La Veggente

di Marian Yagami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigioniera! ***
Capitolo 2: *** Un alleato inaspettato ***
Capitolo 3: *** Deserto ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Prigioniera! ***


Capitolo 1

Prigioniera!

 

 

- Fratello, devi partire per forza? - chiese Lothian, aggrappandosi al mantello del ragazzo.

Lui accarezzò i capelli arancioni della bambina e sorrise.

- Si purtroppo. Quando c'è una guerra io sono il primo a dover stare in prima linea. - disse.

Un soldato in armatura si avvicinò ai due e fece un inchino.

- Principessa... - disse, poi si rivolse al ragazzo.

- Re Elya, siamo pronti a partire, attendiamo le sue istruzioni. –

Elya fece un cenno di assenso, poi prese la sorellina tra le braccia e le stampò un bacio sulla fronte.

- Tornerò presto, te lo prometto! –

Lothian osservò dalla finestra della sua stanza il fratello, che saliva a cavalcioni del suo drago rosso sangue e partiva alla volta della guerra, seguito da migliaia di soldati accompagnati da altrettanti draghi.

 

 

Elya fissava l'orizzonte, dove la grande distesa del Mare Orientale si congiungeva al cielo. Le tre lune blu erano sorte già da un pezzo, e ciò significava che avrebbero combattuto nascosti dall'oscurità della notte.

Il ragazzo ricordava ancora le parole pronunciate dal padre in letto di morte.

“ Proteggi il tuo regno come fosse il tuo cuore! ”

Così era stato detto, e così avrebbe fatto.

Il regno di Orion, di cui Elya era sovrano, era da sedici anni sotto la minaccia di invasione da parte di un grande regno limitrofo, il regno di Lyra, che mirava ad impadronirsi di tutti i territori della regione di Howl.

Elya non era pronto per la guerra. A soli diciotto anni era la colonna portante di tutto Orion. A soli diciotto anni la sua mente era stata costretto a pensare come quella di un uomo adulto. Aveva dovuto dimenticare in fretta i suoi divertimenti giovanili, i suoi voli spensierati con il drago, le sue tirate di scherma con gli amici. Tutte le sue attenzioni dovevano convergere nella guida del regno e nella sua protezione.

 

 

In breve tempo, l'esercito arrivò nei pressi regno di Lyra. Il castello, dimora della regina Laya, si stagliava nero all'orizzonte, e si riconosceva subito dai tanti altri castelli che punteggiavano il territorio. Il castello era il baluardo della capitale del regno, la città più vasta, che si estendeva tutta attorno alla fortezza. I draghi volarono sopra la città, ma non planarono, restarono sospesi in aria, e i loro cavalieri rimasero in attesa dell'ordine di iniziare la battaglia. Nella mente di Elya, il piano era già stato ripetuto più volte, ma per essere sicuro al cento per cento, fece un cenno al suo fidato consigliere, il Gran Sacerdote Gaot, che lo seguiva come un'ombra anche in battaglia. Gaot sosteneva che bisognava reagire ai torti con la vendetta. La regina di Lyra aveva distrutto quasi tutto il regno in un attacco a sorpresa qualche mese prima, proprio alla morte del vecchio sovrano, quando il regno era debole e privo di sostegno. Quella notte avrebbero ripagato Lyra con la stessa moneta.

- Ecco il palazzo reale! - gridò Elya, per farsi sentire da tutti i soldati. - Ora, dovete solo seguire attentamente le istruzioni del generale Karal e del maggiore Chang. Siete tutti pronti? –

I soldati lanciarono un solo, unico grido e alzarono le spade al cielo.

La battaglia era iniziata.

 

 

La truppa guidata dal maggiore Chang si fiondò sul lato nord – orientale del palazzo, e i forti draghi iniziarono a lanciare fiammate e ad accanirsi con gli artigli d'acciaio sulle pietre della costruzione, distruggendo un torrione e le merlature superiori.

Le guardie accorsero subito a contrastare l'attacco, lasciando praticamente sguarnita l'entrata principale. Il generale Karal e la sua squadra, assieme al re Elya e a Gaot, uscirono dall'ombra e misero fuori combattimento i pochi soldati rimasti a guardia dell'ingresso principale. Lasciarono i draghi a distruggere le mura e il ponte levatoio, e il gruppo si diresse verso le stanze della regina. Li, avrebbero contrattato la conclusione dei conflitti e la deposizione delle armi.

Al passaggio dei soldati, la servitù e gli abitanti del castello, svegliatisi per il frastuono,  scappavano in preda alla paura, e cercavano nascondigli sicuri.

- Gaot, riesci a vedere dove si trova la stanza della regina? - chiese Elya, fermandosi nel mezzo di un largo corridoio. Da una finestra vide che la zona attaccata dal maggiore Chang andava a fuoco.

Gaot chiuse gli occhi e allungò le braccia in avanti, come per prendere qualcosa di invisibile. Tutta la sua figura si illuminò di una luce verde brillante, poi tornò come prima.

- Seguitemi. - disse, e si mise a camminare spedito.

Arrivati ad un corridoio che curvava, davanti a loro si parò una ragazza che aprì le braccia e non volle farli passare.

- Voi non vi avvicinerete alla regina di un passo di più! - ringhiò.

All'inizio, il gruppo non si accorse che si trattava di una donna. Anche se era notte inoltrata, e tutti gli abitanti del castello erano in camicia da notte e pigiama, lei era completamente vestita, e un pesante mantello verde nascondeva le sue forme. Inoltre, i suoi capelli erano molto corti, di un blu tendente al verde, spettinati e in disordine, che le davano un aspetto selvaggio. Tutta la sua femminilità si sprigionava dagli occhi, felini, di un viola intenso e penetrante.

- E tu chi saresti, per credere di poterci dare un simile ordine? - rise il Gran Sacerdote.

- Non te ne frega niente di chi sia io. Il fatto importante è che voi di qui non passate. –

Gaot fece un passo avanti, ma venne respinto da una barriera invisibile.

- Ah... - sorrise. - Ci dilettiamo anche nelle arti magiche? - le disse.

Lei digrignò i denti, e gli lanciò un'occhiata gelida. Il re la fissava assorto. “Chi può essere...” pensava, “ questa ragazza, che sfida così apertamente il Gran Sacerdote? È davvero così forte che pensa di poterlo contrastare? Oppure non sa chi si è trovata davanti?”

Gaot fece un altro passo avanti, e con un semplice schiocco di dita distrusse la fragile barriera magica.

In quel momento, la ragazza si irrigidì e i suoi occhi si fissarono in un punto indistinto nel vuoto.

- Non riuscirete a farle del male. La regina si salverà dal vero nemico, colui che ha causato il male del mondo! - esclamò, poi ebbe un sussulto e sbatté le palpebre più volte, come per riprendersi.

Il Gran Sacerdote trattenne il fiato, e la sua espressione di sufficienza si trasformò in una smorfia di terrore e rabbia.

- Sei una veggente! - tuonò.

La prese per un braccio e la strattonò, facendola sbattere contro il muro e cadere per terra.

- Gaot, smettila! - ordinò il re.

- Ma... mio re, lei è una veggente! I suoi poteri psichici sono pericolosi per noi! –

Elya si avvicinò alla ragazza e la aiutò ad alzarsi. Lei, per tutta risposta lo fissò con uno sguardo di puro odio.

- Questa ragazza verrà con noi. - affermò Elya.

- Cosa? - esclamarono lei e Gaot in coro.

- Maestà! Non... non si può! - fece il Gran Sacerdote.

- Per quale motivo? - chiese Elya. - Anzi, trovo che sia molto utile avere una veggente al castello. Può prevedere in anticipo l'esito delle battaglie, può aiutarci a modificare i fatti spiacevoli del futuro. Se vogliamo evitare altri scontri ci può essere utile senz'altro. –

Gaot non seppe cosa ribattere, ma la sua espressione rimase contrariata.

Fu la ragazza, invece, a controbattere.

- Non sono un oggetto che tu puoi decidere di prendere e portare dove vuoi, sono una persona come tutti voi! Inoltre non ti sarò di alcun aiuto, non decido io quando avere una divinazione. Succede e basta. - disse, incrociando le braccia al petto.

Elya spalancò gli occhi. Nessuno metteva mai in discussione i suoi ordini, e soprattutto nessuno gli dava mai del tu. Tutto ciò gli provocò un fastidio che non seppe spiegarsi.

- Nessuno disobbedisce ai miei ordini. - disse, freddo, poi prese la ragazza per un braccio.

- Gaot, guidaci fino alle stanze della regina Laya. - fece ancora Elya, e seguì il Gran Sacerdote per i corridoi, trascinandosi dietro la ragazza riluttante.

 

 

Arrivarono davanti ad una porta bianca a due battenti, decorata con intarsi floreali e rami intrecciati. Gaot aprì la porta con un tonfo, ed entrò seguito dal re e da alcuni soldati. La stanza era molto ampia e praticamente vuota. Vi si trovava solo un grande letto a baldacchino, proprio al centro della camera, e lungo la parete opposta all'entrata si trovava un'alta porta, più piccola, che conduceva probabilmente al guardaroba o al bagno.

In un primo momento credettero che la stanza fosse vuota, poi videro una figura stagliarsi in controluce davanti alla grande vetrata, che si apriva sulla balconata.

- Regina Laya... - disse Elya, facendo un passo avanti.

La donna si voltò e si avvicinò al ragazzo.

- Ma... - esclamò la ragazza, spalancando gli occhi e tendendo un braccio verso la regina, ma si interruppe subito. La donna le lanciò uno sguardo sconsolato.

- Cosa desiderate da me, re Elya di Orion? - chiese Laya, lisciando la sua sottile veste da camera. Nonostante la sua camera fosse occupata da soldati armati, la sua figura emanava dignità e orgoglio, e non traspariva alcun senso di paura. I suoi lunghi capelli neri e viola scendevano morbidamente lungo la schiena, e i suoi occhi dorati erano decisi e saldi.

- Sapevo che sareste arrivati. –

- Ve lo ha predetto lei? - fece Elya, spingendo la ragazza in avanti.

- Come fate a saper... - esclamò la regina, ma la ragazza abbassò la testa, rammaricata.

- Perdonatemi, ho avuto una visione alla loro presenza... Se volete punirmi, fatelo, mia regina. - mormorò, mentre le lacrime le velavano gli occhi.

Elya si schiarì la gola, mentre in quel momento nella sua mente si delineava un nuovo piano.

- Regina Laya, sono venuto qui perché pretendo che voi ritiriate tutte le truppe e vi facciate vincere in questa guerra, durata da ormai troppo tempo. –

Gaot lo fissò incredulo.

- Vostra maestà! Non era questo il piano... - sussurrò, ma Elya lo zittì.

- Sapete benissimo che non potrò mai accettare questa richiesta, eppure me la proponete ugualmente. Perché? - chiese Laya, che intuiva un tranello.

- Questa ragazza è molto importante per voi, non è vero? È la veggente di corte o sbaglio? -

disse il re, stringendo involontariamente il braccio della ragazza.

- Se oserete farle del male, io vi giuro che... - fece per dire la regina, ma venne interrotta.

- Diciamo che non le farò del male, ma la porterò momentaneamente al mio castello, così voi potrete decidere con tutta calma il da farsi... –

- Regina, non dovete preoccuparvi per me, voi pensate solo a vincere la guerra e ciò mi renderà felice. Aspetterò con trepidazione il giorno in cui verrete a liberarmi da questi miserabili e spregevoli rapitori. – affermò la ragazza.

- Ora basta! – gridò Elya. – Hai parlato fin troppo. E voi, regina, meditate sulle mie parole.-

I soldati uscirono dalla camera con passo veloce, seguiti da Gaot e dal re.

Si diressero all’ingresso principale, dove i loro draghi avevano abbattuto tutto, e vi salirono in groppa, per tornare a Orion.

- Tu verrai con me. – disse Elya, alla ragazza, trascinandola.

Lei si puntellò sui piedi, ma lui era molto più forte, e la smosse subito.

- Lasciami andare, bastardo! – gridò la ragazza, scalciando.

- Ah, la metti così? – fece Elya, al che se la caricò in spalla come un sacco di patate e salì sul suo drago. Lei si dimenava e cercava di divincolarsi, ma le braccia forti di Elya la trattenevano. La fece sedere davanti a lui e prese le redini del drago, intrappolandola.

- Me la pagherai! – ringhiò, incrociando le braccia al petto e cercando di distanziarsi da quell’individuo.

- Ti consiglio di reggerti, invece di mettere il muso. A me piace la velocità! – rise Elya, spronando il drago in una vertiginosa picchiata.

La ragazza decise che da quel momento, la sua guerra personale contro Elya era aperta.  

                                                                                                      

Questa storia è nata per un concorso, ma durante la sua stesura, ho capito una cosa. Elya, Lothian, e la veggente ( che presto rivelerà il suo nome), stavano aspettando da tempo di uscire dalla mia testa spettinata e di vivere le loro avventure. Ditemi cosa ne pensate!

 

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Capitolo 2
*** Un alleato inaspettato ***


Capitolo 2

Un alleato inaspettato

 

 

- Allora, vuoi dirmi il tuo nome? – disse Elya, che stava perdendo la pazienza.

La ragazza dai capelli blu – verdi stava zitta, cercando di fissare un punto che non fosse quel ragazzo davanti a lei.

Si trovavano in una stanza di medie dimensioni, abbastanza spoglia di arredamento.

C’erano solo alcune poltrone e un divano, un mobile ricolmo di libri in un angolo e un camino dove il fuoco scoppiettava allegramente. Era il salotto privato del re precedente, dove egli invitava gli amici a chiacchiere pomeridiane o si ritirava per meditare e leggere un buon libro.

- Sai che il tuo comportamento non servirà a migliorare le cose? – continuò Elya, che stava cominciando ad innervosirsi.

Lei alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi blu oltremare, trattenendo a stento un sorriso beffardo.

- Non prendermi in giro! – gridò Elya, sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduta la ragazza. Lei trasalì, non se lo aspettava, ma si riprese subito e si alzò con uno scatto, trovandosi a pochi centimetri dal viso di lui.

- Senti un po’ tu. – gli inveì contro, scaldandosi per la rabbia. – Non so chi ti credi di essere, ma non mi importa se tu sia un re o un contadino! Se ti rivolgi ancora a me con quel tono… -

- Cosa mi fai? – le disse, prendendola per il colletto del mantello, e avvicinando ancora di più i loro due visi.

- I figli di papà come te, proprio non li reggo! – sibilò, lei, a denti stretti.

Elya ebbe l’istintivo e involontario moto di gridarle qualcosa di offensivo e di spingerla via, ma qualcosa lo tratteneva. Era affascinato, stregato, da quegli occhi combattivi e fieri, e questo lo turbava. Perché quell’insulsa ragazzina che non sapeva stare a suo posto lo faceva sentire così… così inerme?!

I due erano talmente vicini che potevano sentire il reciproco respiro.

- Tu non sai niente di me, quindi non azzardarti più a parlarmi così. – mormorò, e la lasciò andare, poi si voltò e se ne andò, lasciandola sola.

La ragazza rimase interdetta. Si aspettava una risposta per le rime, invece quella reazione l’aveva spiazzata totalmente.

Tuttavia quella vicinanza le causò un brivido intenso.

“ E ora perché il mio cuore ha sussultato? ” pensò.

 

 

Elya era infuriato, più con se stesso che con quella ragazza in verità, perché non capiva il motivo di quelle strane sensazioni.

Si gettò sul suo enorme letto, pensieroso.

“ Quella maledetta! Deve avermi fatto un incantesimo!” pensò, un attimo prima di cadere in un sonno profondo. Stava appena sorgendo il sole.

 

 

Un servitore entrò nella camera in cui si trovava la ragazza.

- Siete ancora qui? Il re vi aveva fatto preparare una stanza tutta per voi… - 

- Potete riferire al re che non ho bisogno della sua compassione. Posso benissimo dormire su una poltrona, o su un divano. –

- Ne siete sicura? Lasciate che vi porti del cibo… - 

Lei ci pensò un po’ su.

- Va bene. Ah, per cortesia, potete portarmi un pezzo di carta, pennino e inchiostro? –

 

 

Il servitore tornò con un vassoio colmo di pane e frutta, una brocca d’acqua e un bicchiere.

- Ecco ciò che mi avete chiesto. – disse, e da una tasca del grembiule estrasse tutto il necessario per scrivere.

- Se ora non avete più bisogno di me… -

- No aspetta! – fece lei. – Non vuoi un po’ di frutta o del pane? –

Il servitore sgranò gli occhi. – Voi volete darmi del cibo? Vo… voglio dire, non mi è permesso mangiare mentre lavoro… -

L’uomo sembrava visibilmente imbarazzato.

- Oh, beh… Però non andare comunque. Puoi consegnare questo foglio al re? È molto importante. –

La ragazza si chinò sul foglio e intinse il pennino nell’inchiostro, poi, sul foglio, scrisse in bella grafia solo una parola. Piegò il foglio a metà e lo consegno all’uomo. Lui uscì dalla stanza, e si chiuse la porta alle spalle.

 

 

Elya strizzò gli occhi, poi non potendo più sopportare quel fastidioso fascio di luce che lo colpiva in pieno volto, si alzò. Ancora scombussolato per aver dormito a quell’insolito orario, spettinato e traballante guardò fuori dalla finestra.

- È mezzogiorno… - mormorò. Fece un rapido calcolo con le dita e farfugliò qualcosa come: - Ho dormito solo sei ore! –

La battaglia nel regno di Lyra si era protratta più del previsto, e i soldati erano arrivati a casa solo poco prima dell’alba.

In quel momento, Elya ebbe uno strano brivido. Si voltò di scatto e ispezionò la stanza con lo sguardo.

- Qualcuno è stato qui! Ero talmente stanco che non me ne sono accorto! –

Si avvicinò a grandi passi al comodino, su cui poggiava un biglietto piegato in due.

Il re lo aprì e lesse ciò che vi era scritto: Bri.

Le mani del ragazzo si strinsero attorno alla carta. Uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto di suo padre.

Spalancò la porta di scatto e le parole gli uscirono dalla bocca come un getto d’acqua.

- Bri! Bri! Bri! Non potevi dirmi subito il tuo nome? Solo tre lettere! Sei assolutamente… -

Solo in quel momento si accorse che la ragazza stava dormendo sdraiata sul divano.

Sembrava così tranquilla…

Non somigliava per niente alla tipa che la notte prima lo aveva affrontato così sfacciatamente.

Si avvicinò con cautela, e si abbassò all’altezza del suo viso.

Voleva guardarla bene, capire come una persona poteva cambiare da un momento all’altro. Le sue ciglia lunghe facevano ombra sulle guance rosee. Quelle ciglia, che nascondevano due profondi occhi incantatori.

Le labbra piene e rosse erano chiuse in una forma a cuore.

Piene.

Rosse.

La distanza tra i volti dei due sembrava diminuire sempre di più.

Elya voleva quelle labbra, le desiderava, voleva capire che sapore avevano.

“Sapore di ciliegia, ecco che sapore hanno.” pensò lui, quando ormai era ad una distanza tale che quasi le sfiorava.

“Ma che sto facendo!”

Il re si alzò con uno scatto e corse via dalla stanza, prendendosi a pugni mentalmente.

“ Sono impazzito!” si ripeteva. Non si capacitava di aver pensato seriamente quelle cose, tuttavia il ricordo delle labbra di ciliegia lo perseguitava. 

 

 

 

- Primo ministro, abbiamo notizie dal regno di Lyra? – chiese Elya, seduto su una bella sedia decorata, attorno ad un tavolo rotondo. Il primo ministro era seduto alla sua destra.

- Non ancora, mio signore. Pare che la regina stia valutando la situazione… -

Elya sospirò. – Comprendo. Temo che sarò costretto a dare un ultimatum. –

- Sono d’accordo con voi, re Elya… -  fece il Gran Sacerdote. - … sul fatto che questa guerra debba terminare ad ogni costo, tuttavia, se posso permettermi, il vostro piano è alquanto rischioso… -

- Spiegati meglio. – ribadì il re.

- Beh, le cose stanno così. Il fatto che voi abbiate rapito una veggente non ci garantisce che la regina si arrenderà alle nostre richieste. Voglio dire, quanti veggenti ci saranno in tutto il regno di Lyra? Potrebbe benissimo rimpiazzarla con qualcun altro e ignorare il nostro avvertimento! –

Nella grande sala del parlamento calò il silenzio, che venne rotto dalle parole di Elya.

- No. – affermò. – Negli occhi della regina ho visto ben altro che la collera per aver perduto una veggente. Nei suoi occhi c’era affetto. Affetto verso quella ragazza. Come una madre con una figlia. La regina cederà, ve lo assicuro. –

 

 

Bri era rimasta chiusa nel salottino privato tutto il giorno. La stanza che il re le aveva preparato non l’aveva nemmeno vista, e non era intenzionata a farlo.

“ Se devo essere una prigioniera, resto in prigione!”

Le guardie erano appostate all’esterno per impedirle la fuga.

La ragazza era irrequieta e si annoiava.

Non era abituata a stare tranquilla senza far niente. Lei era continuamente in movimento, e aveva sempre qualcosa da fare.

- Buongiorno! – disse una voce di bambina dall’esterno della stanza.

- Buongiorno, principessa. – risposero le guardie.

- Vorrei parlare con la prigioniera. – continuò la piccola, e i soldati aprirono la porta.

Lothian entrò nella stanza, e quando vide Bri le sorrise candidamente. Le guardie richiusero la porta.

- E tu chi sei? – fece Bri, sorpresa.

- Io sono la sorella di Elya, mi chiamo Lothian. – rise la bimba dai capelli arancioni.

- Ah! – esclamò Bri. – Non vi somigliate per niente! –

In effetti Lothian ed Elya erano completamente differenti. A partire dal colore dei capelli, perché quelli di Lothian erano appunto arancioni, mentre quelli di Elya erano grigio perla, con i riflessi argentati.

Inoltre lei era gentile ed educata, delicata come un fiore, mentre lui era borioso e tronfio, e tanto, tanto arrogante!

- Perché sei qui? – chiese Bri, sorridendo. Quella bambina la tranquillizzava.

- Volevo conoscere la persona che è riuscita a tener testa al fratellone! – disse, divertita. – Non vedevo l’ora che qualcuno lo mettesse in riga! –

Bri sorrise orgogliosa. “ La prima battaglia l’ho vinta io!” pensò.

 

 

La sera si faceva via via più vicina e Bri era di nuovo da sola. Scorse con gli occhi i titoli dei libri nello scaffale, ma la maggior parte di essi li conosceva già e li aveva già letti.

In quel momento, sentì un leggero trambusto fuori dalla porta, che venne poi aperta con un tonfo.

- Sbrigati veggente, scappa! – esclamò il Gran Sacerdote, che, trafelato, era entrato nella stanza.

Fuori, le guardie erano stese per terra, apparentemente senza vita.

- Non preoccuparti, sono solo addormentati! – disse Gaot, rassicurando Bri che era sconvolta.     - Non c’è tempo da perdere, stanno per giungere altri soldati! –

Bri annuì, e corse fuori dalla stanza.

- Vorrei sapere solo una cosa, Gran Sacerdote. Perché mi fate fuggire? –

Gaot sospirò. – Il re Elya non desidera la fine della guerra come vorrebbe far credere. Tuttavia non è un buon motivo per dover rapire persone a suo piacimento… -

Bri sorrise per il buon cuore di quell’uomo, che nonostante fosse suo nemico la aiutava come un amico.

- Grazie. – mormorò, mentre si tirava il cappuccio sopra la testa e correva verso l’uscita della sua prigione.

 

 

 

Mmh! Che caratterino questa Bri! Non si farà mettere i piedi in testa da nessuno!

Ed Elya, che si ostina a voler odiare la ragazza, ma poi non resiste alle sue labbra di ciliegia...

Come si svilupperà la storia?

Recensite!

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Capitolo 3
*** Deserto ***


Capitolo 3

Deserto

 

 

Bri era giunta ormai al limitare del grande destro che separava il regno di Orion da quello di Lyra. Il cavallo le aveva fatto trovare Gaot era uno dei più veloci del regno, e aveva impiegato solo qualche ora a percorrere quel tratto, mentre altre cavalcature ci avrebbero impiegato anche un giorno pieno.

Si era ormai fatto giorno quando le robuste zampe dell’animale iniziarono ad innalzare nuvoloni di sabbia dietro di se.

“ Chissà che sorpresa, quando quel bellimbusto scoprirà che sono fuggita!” pensò Bri, sghignazzando.

 

 

- È evasa?! – gridò Elya, fuori di se.

Le guardie erano prostrate ai suoi piedi e chiedevano clemenza.

- Andatevene via, ruffiani. – esclamò, poi fece convocare il Gran Sacerdote.

- Come ha fatto. – mormorò in tono neutro, nascondendo una gelida rabbia.

Gaot rabbrividì, ma si fece comunque avanti.

- Non lo so, maestà. Le guardie affermano di non ricordare niente dell’accaduto. Dicono di essersi risvegliati per terra, ma di non sapere perché si trovassero li. –

Elya trasse un respiro, infastidito.

Non era furioso per il fatto che fosse sparita, ma principalmente per il fatto che non avrebbe più potuto vederla, e questo lo irritava ancora di più.

- Manda una squadra di ricerca, non può essere andata lontano. – sibilò il ragazzo.

- Ma vostra maestà! Ormai è inutile! Deve accettare che il piano è fallito e che si deve mettere all’opera per uno nuovo! –

- Sta zitto! – gridò Elya, alzandosi in piedi dal trono su cui sedeva. – Se non vuoi mandare nessuno ci andrò io a recuperarla! – e senza che il Gran Sacerdote potesse ribattere, il ragazzo si diresse verso le scuderie e fece sellare il suo drago.

- La raggiungerò in un attimo! – mormorò a se stesso. – E poi le farò vedere io chi comanda! –

 

 

“ Così impara!” pensò Bri, mentre il vento muoveva i suoi corti capelli blu – verdi. “Mi ha voluto imprigionare e questo è il risultato che ha ottenuto!”

Ma quando ripensava ad Elya non le venivano in mente i momenti in cui si è comportato da cafone o da arrogante, ma rivedeva i suoi occhi, profondi, blu oltremare, e le sue forti mani, e quell’attimo in cui i loro visi erano talmente vicini da sentire il reciproco respiro e da potersi anche sfiorare. 

Bri scosse la testa.

“ E adesso perché ho pensato a queste cose?”

In quel momento, un rumore la distrasse dalle sue dolci fantasie.

Si voltò per vedere se era seguita da qualcuno, ma non vide nessuno. Fu quando tornò a guardare avanti, che si vide sbarrare la strada.

Sei uomini incappucciati e armati fino ai denti, a cavallo, la circondarono come fanno le iene con le loro prede.

I loro cappucci erano neri, mentre le loro tuniche erano bianche bordate di nero, e sul petto svettava il disegno di una volpe stilizzata.

- Volete concedermi il passo? – chiese Bri, mantenendo un tono freddo e controllato, pur sapendo che la sua richiesta non sarebbe stata ascoltata.

I sei uomini iniziarono a sghignazzare, proprio come delle iene. Poi, il più grosso e alto si fece avanti ed estrasse la sua sciabola dal fodero.

- Abbiamo l’ordine di ucciderti. – disse solamente, poi, come fosse un unico corpo con i suoi compagni, si lanciò all’attacco seguito dagli altri cinque.

Bri alzò istantaneamente una barriera protettiva per se e il cavallo, e i sei uomini ci si schiantarono contro. Mentre gli altri cercavano di distruggere lo scudo mistico con le sciabole, il grosso estrasse dalla tasca della casacca un pendente con un cristallo verde acido, molto appuntito. Poi, come volesse dare un pugno alla barriera, si scagliò contro di essa e la trapassò con la punta del cristallo. La corazza magica si distrusse in un istante, e Bri restò indifesa.

Il cavallo si imbizzarrì e si impennò, e uno degli assalitori lo trafisse al collo, facendolo stramazzare al suolo. Bri cadde da un lato, e si ritrovò circondata dai sei.

Il capo le puntò la spada alla gola e disse in un soffio: - Muori. –

I perfidi propositi dell’uomo furono sventati da una forte raffica di vento. I sei si voltarono nello stesso istante in cui una potentissima fiammata li avvolse.

Bri indietreggiò prima di esserne investita.

- Cosa stavate cercando di fare? – gridò una voce arrogante dall’alto del suo drago rosso, mentre i sei scesero dai cavalli e si rotolarono sulla sabbia per estinguere le fiamme dai loro vestiti.

La ragazza sgranò gli occhi. “Non può essere!”

I malviventi, ripresisi dalla colluttazione, montarono in groppa ai loro destrieri e se la diedero a gambe come donzelle con la sottana.

Il drago planò e atterrò vicino al cavallo morto. Mentre Elya scendeva, il drago iniziò a mangiare di gusto.

- Bri. – disse il ragazzo, avvicinandosi. Lei iniziò a correre dalla parte opposta, scappando da lui.

- Ma che fai? – gridò, e corse al suo inseguimento. Bri arrancò un po’ sulla sabbia, ma Elya la raggiunse in un attimo e la afferrò per un braccio.

Gli occhi grandi di Bri fissarono il ragazzo con un misto di sconcerto e rabbia.

- Lasciami andare! – gridò. – Non ci torno in quella prigione! –

La mente di Elya era offuscata. Voleva ribattere, ma i suoi occhi cadevano sempre sulle labbra della ragazza.

- È questo il ringraziamento per averti salvata? – gridò, sovrastandola.

Il cervello del ragazzo stava fumando…

- Se solo tu non mi avessi rapita, tutto questo non sarebbe accaduto! Sei solo un viziato, presuntuos… - gridò lei di rimando, ma venne interrotta.

Elya aveva smesso di ragionare, e con uno scatto improvviso aveva attirato a se Bri, schiacciando letteralmente le proprie labbra contro quelle della ragazza.

Non era un bacio dolce e romantico, ma sensuale e possessivo.

Bri non capiva più niente. Un momento prima stavano litigando e ora si ritrovavano uniti. Non si era nemmeno accorta che aveva trattenuto il respiro.

Elya la teneva stretta per la schiena, mentre le sue labbra si modellavano su quelle di lei.

Era strano, ma Bri non doveva farsi coinvolgere! Eppure era così… così…

Le braccia della ragazza si mossero da sole, mentre si stringevano alla schiena di Elya, come se lui fosse la sua unica fonte di vita e se si fossero separati, lei non sarebbe potuta più esistere.

Il bacio di Elya si fece più profondo, e le sue mani, dalla schiena salirono, per intrecciarsi con i capelli blu – verdi di Bri.

- Fermo! – gridò lei, spingendolo via improvvisamente. Elya rimase sbigottito, mentre Bri si allontanava, rossa in viso e accaldata.

- Come ti sei permesso? – gli gridò, trattenendo le lacrime di rabbia.

Il ragazzo non sapeva cosa dire. Solo in quel momento si rese conto di ciò che aveva fatto.

“ Le sue labbra non sanno di ciliegia. Hanno un sapore ancora più buono!”

Bri iniziò a piangere.

- Perché l’hai fatto? Perché? – singhiozzò. – Avevo giurato di odiarti in eterno! –

Elya le si avvicinò e la tenne stretta in un abbraccio.

- A volte si può prendere per odio quello che in realtà non è. Anche io credevo di odiarti, sai? – sussurrò lui, dolcemente.

- Lo immaginavo… - mormorò Bri.

Lei lo fissò in viso. Non gli aveva mai visto quell’espressione, senza un’ombra di arroganza e di prepotenza.

I loro visi si avvicinarono nuovamente, ora consapevoli di ciò che stava per accadere.

Questa volta fu un bacio pieno di sentimento e di dolcezza.

Elya posò un mano sul collo di Bri, in una tenera carezza, e le sue dita vennero a contatto con del metallo freddo.

Si sciolse lentamente dal bacio e chiese: - Cos’è? –

Bri abbassò la testa. – Se te lo dico non mi ucciderai? – fece lei in un sussurro.

- Perché dovrei? – rise Elya, reclinando la testa all’indietro.

La ragazza tirò la catenina che ricadeva dentro il corpetto e la estrasse. Alla catenina era appeso un anello che portava il simbolo di un fiore del deserto.

Lui fissò il ciondolo, poi la guardò in viso.

- Tu sei la principessa del regno di Lyra? Cioè, la figlia di Laya? – fece, incredulo.

Bri si preparò ad una delle sue reazioni improvvise, ma con suo grande stupore, Elya scoppiò in una fragorosa risata.

- Non è possibile! – disse fra le risa. – Sei un maschiaccio e sembri una popolana, in più sei anche sboccata! –

Lei, offesa, gli tirò un pugno sul braccio.

- Ehi, mi hai fatto male! – esclamò lui, asciugandosi le lacrime scese per il gran ridere.

- Così impari! Come ti permetti di dire certe cose? –

- Sai, è questo che mi piace di te… non ti fai mettere i piedi in testa! –

- Nemmeno da te. – replicò Bri, prendendo la mano del ragazzo e intrecciando le proprie dita con le sue.

Elya sorrise. – Torniamo a casa. – disse.

- A casa tua? – chiese Bri.

- Non preoccuparti, ti riporterò da tua madre, devo prima sistemare alcune faccende burocratiche. –

I due ragazzi si diressero verso il drago, che aveva finito il suo pasto.

- Oh, guarda! – esclamò Bri, chinandosi per terra. Raccolse un ciondolo con una grossa pietra verde affilata. – Il tizio grosso che mi ha assalito deve averlo perso! –

Elya osservò attentamente il monile, con espressione corrucciata.

- È con questo che sono riusciti a distruggere la mia barriera. Quel tizio ha detto: abbiamo l’ordine di ucciderti. Questo vuol dire che non erano dei semplici predoni, ma dei sicari. –

- E io so anche chi li ha mandati. – mormorò Elya con voce cupa, fissando il cristallo verde.

Sospirò, poi prese il viso di Bri fra le mani.

- Sposiamoci. – disse di getto.

- Cosa??? – esclamò lei.

- Solo per finta! Ho in mente un nuovo piano, ma ho bisogno della tua complicità. –

- Oddio! Come potrei mai sposare qualcuno come te? Sei così… -

- …affascinante? – azzardò lui.

- Stavo per dire insopportabile! – concluse la ragazza.

- Non mi sembra che prima fossi così disgustata della mia presenza! – affermò Elya, trascinandola di nuovo a se.

 

 

- Padrone, abbiamo fallito. – ammise l’uomo grosso, incappucciato. Gli altri cinque erano alle sue spalle, con il capo chino.

Una figura nell’ombra si mosse, e si avvicinò a lui.

- Non temere, mio devoto. – disse. – Quando il giorno della consacrazione avverrà, i tuoi sforzi saranno ripagati. –

Poi, con un gesto improvviso, lo trafisse con una lama affilata.

- Voi cinque, da questo momento eseguirete ogni mio ordine. Toglieremo di torno il re Elya una volta per tutte. -

 

 

 

La passione trionfa sempre! E poi, io adoro il romanticismo!

C’è un nemico nell’ombra, pronto a scagliarsi contro il re, ma Elya sembra sapere chi sia...

Per scoprire di chi si tratta non vi resta che leggere il prossimo e ultimo capitolo.

Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate! ^______^

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Capitolo 4

Rivelazioni

 

 

Elya e Bri salirono in groppa al drago, dirigendosi al castello di Orion.

- Allora, vuoi dirmi chi è il responsabile di questo “attentato”? – esclamò lei. Era seduta davanti al ragazzo, e lui le circondava i fianchi con le braccia.

- Se te lo dicessi saresti capace di saltargli al collo e mandare in fumo il nostro piano! –

- Uffa! – fece Bri, e incrociò le braccia al petto.

- Quando ti arrabbi mi piaci ancora di più! – sussurrò Elya all’orecchio della ragazza, che rabbrividì emozionata.

- Tieni a freno gli ormoni. – fece lei, tentando di trattenersi.

 

 

Arrivarono al castello in mattinata, e planarono nel grande cortile centrale attirando l’attenzione di tutti.

- È tornato il re! – esclamò qualcuno.

Elya chiamò lo scudiero, che si occupò del drago, poi, lui e Bri, presi saldamente per mano, si avviarono verso l’interno.

Entrarono nella sala del parlamento e convocarono il congresso dei politici.

- Cari amici, -iniziò a dire Elya. – che siete riusciti a riunirvi con così poco preavviso, ho una notizia molto importante di cui rendervi partecipi. –

Tra i presenti si alzò un mormorio conciso, che venne interrotto dal seguitare del discorso del re.

-  La notizia, la bella notizia, è l’annuncio delle mie nozze. –

Il mormorio si trasformò in un vociare confuso. C’era chi era felice di questa notizia, e chi era sconcertato.

- Con lei, vostra maestà? – chiese uno, puntando il dito verso Bri.

- Precisamente. – confermò lui.

- Ma è una nemica! – fece qualcuno.

- Esatto maestà! – dichiarò Gaot, allarmato.

- Amici miei!Lei non è nostra nemica. In verità lei è la figlia del defunto sultano di Lyra. –

- La principessa? – sussurrarono alcuni.

- Metteremo fine al conflitto con un matrimonio. – concluse Elya, poi lasciò i politici a discutere della faccenda come meglio credevano, e si ritirò nelle sue stanze. 

 

 

- Perché l’hai annunciato davanti al parlamento? – chiese Bri, che ancora non capiva.

- La persona che cerchiamo è tra loro, e sono certo che non esiterà a mostrarsi. Dobbiamo solo aspettare. – disse Elya, togliendosi il mantello.

Bri si guardò intorno. Era la stanza più lussuosa e piena di cose inutili in cui era mai stata.

- Non badi a spese, vero? – fece al ragazzo.

- Sono un… come mi avevi definito? Ah, si, viziato e presuntuoso! – replicò lui, con un sorriso sghembo.

- Finiscila! – rise lei, togliendo anch’essa il mantello. – E ora che facciamo? Voglio dire, la trappola è tesa… -

- Io avrei una mezza idea… - disse Elya, circondandola con le braccia e spingendola verso il letto.

- La vuoi smettere? – rise ancora Bri. – Dico sul serio. –

- Beh… dovremmo mettere al corrente tua madre del nostro matrimonio, naturalmente spiegandole anche il piano di attacco. La faremo arrivare in un battibaleno. –

- E come? –

- Ovvio, la andrai a prendere tu. Con il mio drago. – disse Elya, come se non ci fosse cosa più semplice al mondo.

- Io? Io non sono brava a condurre un drago! – esclamò Bri, in preda al panico.

- Fidati di me. –

In quell’istante, Bri si congelò nella sua posizione, e il suo viso assunse un’espressione terrorizzata.

- Che succede? – esclamò Elya, allarmato. – Bri, rispondimi! –

La ragazza tornò in se e scoppiò a piangere.

- Ho visto una cosa terribile! – disse tra le lacrime. – Tu e… eri morto e… vedevo qualcuno con un pugnale in mano e poi sangue, tanto sangue! –

- Calmati! Chi era la persona con il pugnale? –

- Non lo so, non si vedeva in volto… -

Elya la strinse tra le braccia, consolandola. – Su, non piangere. Quello che hai visto potrebbe succedere, è vero, ma siamo noi gli artefici del nostro futuro, e se io decido che non succederà, non succederà. –

- Sempre a dare ordini tu… - fece Bri. Quelle parole la avevano un po’ tranquillizzata. Era chi le aveva pronunciate che non ci credeva poi tanto.

 

La mattina dopo, Bri partì alla volta del suo regno, sulle ali del drago rosso di Elya.

Il ragazzo invece si dedicò ai preparativi del finto matrimonio.

Organizzò il banchetto e la lista degli ospiti, chiamò il sarto reale per confezionare un abito da sposo.

- E la sposa, vostra maestà? – chiese il sarto, convinto di dover realizzare anche quello di Bri.

- Arriverà. – fu la risposta di Elya, che sorrise divertito. Quell’espressione si trasformò subito in una smorfia, ripensando alla premonizione di Bri del giorno prima.

 

 

Dopo aver avviato i preparativi, Elya si ritirò a meditare.

“ Le premonizioni sono garantite al cento per cento?” pensò.

Qualcuno bussò ala sua stanza. Elya si irrigidì.

- Chi è? – chiese.

- Sono Gaot, vostra maestà. – rispose l’uomo dall’esterno.

- Entra, mio vecchio amico. – disse Elya, alzandosi dalla poltrona su cui sedeva.

- Mio re, vorrei conversare con lei, se non sono di troppo disturbo. –

- Saggio Gaot, arrivi in un momento opportuno. Ho proprio bisogno di distrarmi dai miei pensieri. Che ne dici se svolgiamo la nostra chiacchierata sulla terrazza del tetto? Vorrei prendere una boccata d’aria. –

Dalla grande terrazza si poteva ammirare tutto il meraviglioso regno di Orion.

- Allora, di cosa volevi parlarmi? –

Gaot sospirò pesantemente.

- Maestà, siete sicuro di tutto questo? Del matrimonio intendo. –

- Non ti seguo… -

-Dico solo che state correndo un po’ troppo… La conoscete solo da tre giorni, in più è molto sconveniente per voi! –

- Sconveniente per me, Gaot? Vorresti dire sconveniente per te! –

Gaot lo guardò stralunato. – Maestà? –

- Con un matrimonio posso mettere fine al conflitto, sai? Credevi non l’avessi capito che trami qualcosa? Credevi fossi così ottuso o ingenuo da non capire cos’hai in mente? Tu non vuoi la pace. Tu vuoi che la guerra continui.–

- Non capisco, davvero… -

- Getta la maschera, consigliere ingannatore! So che hai ordito una cospirazione, ma non ne capisco ancora il perché… -

- Vi sbagliate, maestà, io… -

- Taci, avrei dovuto accorgermene dall’inizio… Sei stato tu a liberare Bri e a lasciarla fuggire,  sei stato tu ad aver assoldato i predoni per farla fuori. L’ho capito dal talismano dalla pietra verde, che tu hai dato al loro capo per distruggere la barriera magica. Quel talismano era un dono di mio padre. Come ho fatto ad essere così cieco! E quando abbiamo rapito Bri! In realtà a te non interessava la sua libertà, bensì il fatto che fosse una veggente. Avrebbe potuto predire le tue mosse in maniera cristallina. Una cosa però non mi è chiara. Cosa ti ha fatto Bri? Avresti potuto farla tornare al suo regno e basta. –

- Siete perspicace, maestà, ma non abbastanza. Perché farla tornare al suo regno se la colpa del delitto poteva ricadere direttamente nelle vostre mani? Il mio vero obiettivo siete voi, fin dall’inizio. –

Elya gli lanciò uno sguardo truce.

- Senza la vostra esistenza, il trono sarebbe stato mio, mio di diritto! –

- Cosa stai blaterando? – esclamò il ragazzo.

Gaot rise malignamente. – L’anno prima della vostra nascita, il re si era rassegnato a non poter avere figli, e non avendo altri parenti in vita, mi promise che alla sua morte il regno sarebbe passato direttamente nelle mie mani. Immaginate la collera e l’irritazione quando, non solo siete nato voi, ma anche quel fiore della vostra sorellina… -

- Se oserai toccarla anche solo con un dito,io… -

- Maestà! Non si alteri, per carità! – gracchiò il Gran Sacerdote. – Così, - proseguì. – decisi che bisognava darci un taglio. Sai perché è scoppiata la guerra tra il nostro Paese e quello di Lyra? –

- Ovvio, perché loro ci hanno dato battaglia improvvisamente e senza motivo. –

- In realtà un motivo c’era. – precisò Gaot, il cui viso si era trasformato in una maschera di follia.

- Tu! – esclamò Elya, che ricollegava ogni tassello. – Tu hai scatenato la guerra! –

- Per l’appunto. Ho inviato una “squadra speciale”… – confermò.

- Così, mentre eravamo impegnati con il conflitto avresti potuto tramare indisturbato! –

- Non solo! Avrei potuto mascherare la tua morte come un tragico attacco da parte del nemico! – esclamò, e da una manica estrasse un lungo pugnale affilato.

Elya trasalì, pronto a difendersi.

- Di le tue ultime preghiere. – sibilò Gaot.

Il ragazzo sorrise. – Attento alla testa. – mormorò, e un attimo dopo, due forti zampe di drago presero il Gran Sacerdote per le spalle e lo scaraventò da una parte, facendogli cadere il pugnale dalle mani.

- Bri! – esclamò Elya, correndo incontro alla ragazza e alla madre, la regina Laya, che scendevano dal drago.

I due ragazzi si strinsero in un abbraccio, poi Elya andò dalla regina e si inchinò davanti a lei.

- Mi perdoni per tutto l’agitazione che vi ho fatto passare, regina Laya. Sono davvero mortificato. Sua figlia è libera di andarsene quando più le aggrada… -

- Ma che stai farneticando? Io voglio stare qui con te, hai capito, zuccone? – esclamò Bri, dandogli un pizzico su un braccio.

- Ma sei matta? Comportati un po’ più da principessa! – rise Elya, e i tre scoppiarono a ridere.

- Stupida ragazzina… - boccheggiò Gaot, rialzandosi dal pavimento. Nei suoi occhi si rispecchiava la pazzia.

Alzò le braccia davanti a se e creò una sfera di energia verde, pronto a scagliarla contro Bri con tutta la sua forza.

La ragazza raccolse in un attimo il pugnale che Gaot aveva perso, e con uno scatto felino fece riflettere la sfera di energia sulla lama lucida come uno specchio, rispedendola al mittente.

Il globo fosforescente colpì l’uomo in pieno petto, e in un lampo di luce fortissimo ne disintegrò ogni piccola particella.

Bri trasse un sospiro. Era finita. Finalmente era finita.

Elya le cinse le spalle con un braccio.

- Hai, visto? Non sono morto come credevi. Il futuro si può cambiare, siamo noi a decidere in che modo. –

- Devi ringraziare me per questo! – disse Bri, ricambiando l’abbraccio.

- Quando la smetterete di fare i piccioncini, dovrete spiegarmi un po’ di cose. – rise Laya, guardandoli con tenerezza.

- Le ho spiegato ogni cosa del piano, ma ci sono ignote tante altre cose… - chiarì Bri.

 - Prima cosa fra tutte… - fece Laya. – Se il matrimonio era fasullo, perché mi avete convocata lo stesso? –

Elya sorrise.

- Oggi metteremo le fondamenta per una pace duratura, e cancelleremo una volta per tutte i nostri conflitti. Siete d’accordo, maestà? –

Laya si avvicinò a due e sussurrò giocosamente all’orecchio della figlia: - Se sarai così stupida da lasciarti sfuggire un così bravo ragazzo, ti diseredo! –

- Maestà… - fece Elya, divertito. – Guardi che l’ho sentita! Comunque, Bri, l’idea del matrimonio è ancora lontana… -

La ragazza scoppiò a ridere. – Inoltre ho un mucchio di cose da fare prima di sposarmi, e le farò tutte quante! – affermò compiaciuta.

- Mio caro re Elya, temo che morirai scapolo! – sospirò Laya, che ancora non si capacitava di come sua figlia potesse essere uscita così poco principesca!

- Prima a litigare… poi tutti latte e miele… - mormorò Bri. – Siamo davvero una coppia di stupidi… -

- Stupida sarai tu! – esclamò scherzoso Elya, chiudendo la bocca di Bri con un bacio, prima che potesse ribattere.

 

 

 

Allora che ne dite?

La storia si è conclusa per il meglio e c’è stato un bel lieto fine.

Ditemi cosa ne pensate, e se vi è piaciuta questa storia leggete anche un’altra mia fan-fiction, dal titolo “Starlight”.

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