La Veggente di Marian Yagami (/viewuser.php?uid=60045)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigioniera! ***
Capitolo 2: *** Un alleato inaspettato ***
Capitolo 3: *** Deserto ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 1 *** Prigioniera! ***
Capitolo
1
Prigioniera!
-
Fratello,
devi partire per forza? - chiese Lothian, aggrappandosi al mantello del
ragazzo.
Lui
accarezzò i capelli arancioni della bambina e sorrise.
-
Si purtroppo. Quando c'è una guerra io sono il primo a dover
stare in prima linea.
- disse.
Un
soldato in armatura si avvicinò ai due e fece un inchino.
-
Principessa... - disse, poi si rivolse al ragazzo.
-
Re Elya, siamo pronti a partire, attendiamo le sue istruzioni.
–
Elya
fece un cenno di assenso, poi prese la sorellina tra le braccia e le
stampò un
bacio sulla fronte.
-
Tornerò presto, te lo prometto! –
Lothian
osservò dalla finestra della sua stanza il fratello, che
saliva a cavalcioni
del suo drago rosso sangue e partiva alla volta della guerra, seguito
da
migliaia di soldati accompagnati da altrettanti draghi.
Elya
fissava l'orizzonte, dove la grande distesa del Mare Orientale si
congiungeva
al cielo. Le tre lune blu erano sorte già da un pezzo, e
ciò significava che
avrebbero combattuto nascosti dall'oscurità della notte.
Il
ragazzo ricordava ancora le parole pronunciate dal padre in letto di
morte.
“
Proteggi il tuo regno come fosse il tuo cuore! ”
Così
era stato detto, e così avrebbe fatto.
Il
regno di Orion, di cui Elya era sovrano, era da sedici anni sotto la
minaccia
di invasione da parte di un grande regno limitrofo, il regno di Lyra,
che
mirava ad impadronirsi di tutti i territori della regione di Howl.
Elya
non era pronto per la guerra. A soli diciotto anni era la colonna
portante di
tutto Orion. A soli diciotto anni la sua mente era stata costretto a
pensare
come quella di un uomo adulto. Aveva dovuto dimenticare in fretta i
suoi
divertimenti giovanili, i suoi voli spensierati con il drago, le sue
tirate di
scherma con gli amici. Tutte le sue attenzioni dovevano convergere
nella guida
del regno e nella sua protezione.
In
breve tempo, l'esercito arrivò nei pressi regno di Lyra. Il
castello, dimora
della regina Laya, si stagliava nero all'orizzonte, e si riconosceva
subito dai
tanti altri castelli che punteggiavano il territorio. Il castello era
il
baluardo della capitale del regno, la città più
vasta, che si estendeva tutta
attorno alla fortezza. I draghi volarono sopra la città, ma
non planarono,
restarono sospesi in aria, e i loro cavalieri rimasero in attesa
dell'ordine di
iniziare la battaglia. Nella mente di Elya, il piano era già
stato ripetuto più
volte, ma per essere sicuro al cento per cento, fece un cenno al suo
fidato
consigliere, il Gran Sacerdote Gaot, che lo seguiva come un'ombra anche
in battaglia.
Gaot sosteneva che bisognava reagire ai torti con la vendetta. La
regina di
Lyra aveva distrutto quasi tutto il regno in un attacco a sorpresa
qualche mese
prima, proprio alla morte del vecchio sovrano, quando il regno era
debole e
privo di sostegno. Quella notte avrebbero ripagato Lyra con la stessa
moneta.
-
Ecco il palazzo reale! - gridò Elya, per farsi sentire da
tutti i soldati. -
Ora, dovete solo seguire attentamente le istruzioni del generale Karal
e del
maggiore Chang. Siete tutti pronti? –
I
soldati lanciarono un solo, unico grido e alzarono le spade al cielo.
La
battaglia era iniziata.
La
truppa guidata dal maggiore Chang si fiondò sul lato nord
– orientale del palazzo,
e i forti draghi iniziarono a lanciare fiammate e ad accanirsi con gli
artigli
d'acciaio sulle pietre della costruzione, distruggendo un torrione e le
merlature superiori.
Le
guardie accorsero subito a contrastare l'attacco, lasciando
praticamente sguarnita
l'entrata principale. Il generale Karal e la sua squadra, assieme al re
Elya e
a Gaot, uscirono dall'ombra e misero fuori combattimento i pochi
soldati
rimasti a guardia dell'ingresso principale. Lasciarono i draghi a
distruggere
le mura e il ponte levatoio, e il gruppo si diresse verso le stanze
della regina.
Li, avrebbero contrattato la conclusione dei conflitti e la deposizione
delle
armi.
Al
passaggio dei soldati, la servitù e gli abitanti del
castello, svegliatisi per
il frastuono, scappavano
in preda alla
paura, e cercavano nascondigli sicuri.
-
Gaot, riesci a vedere dove si trova la stanza della regina? - chiese
Elya,
fermandosi nel mezzo di un largo corridoio. Da una finestra vide che la
zona
attaccata dal maggiore Chang andava a fuoco.
Gaot
chiuse gli occhi e allungò le braccia in avanti, come per
prendere qualcosa di
invisibile. Tutta la sua figura si illuminò di una luce
verde brillante, poi
tornò come prima.
-
Seguitemi. - disse, e si mise a camminare spedito.
Arrivati
ad un corridoio che curvava, davanti a loro si parò una
ragazza che aprì le braccia
e non volle farli passare.
-
Voi non vi avvicinerete alla regina di un passo di più! -
ringhiò.
All'inizio,
il gruppo non si accorse che si trattava di una donna. Anche se era
notte inoltrata,
e tutti gli abitanti del castello erano in camicia da notte e pigiama,
lei era completamente
vestita, e un pesante mantello verde nascondeva le sue forme. Inoltre,
i suoi capelli
erano molto corti, di un blu tendente al verde, spettinati e in
disordine, che
le davano un aspetto selvaggio. Tutta la sua femminilità si
sprigionava dagli
occhi, felini, di un viola intenso e penetrante.
-
E tu chi saresti, per credere di poterci dare un simile ordine? - rise
il Gran
Sacerdote.
-
Non te ne frega niente di chi sia io. Il fatto importante è
che voi di qui non
passate. –
Gaot
fece un passo avanti, ma venne respinto da una barriera invisibile.
-
Ah... - sorrise. - Ci dilettiamo anche nelle arti magiche? - le disse.
Lei
digrignò i denti, e gli lanciò un'occhiata
gelida. Il re la fissava assorto.
“Chi può essere...” pensava, “
questa ragazza, che sfida così apertamente il
Gran Sacerdote? È davvero così forte che pensa di
poterlo contrastare? Oppure
non sa chi si è trovata davanti?”
Gaot
fece un altro passo avanti, e con un semplice schiocco di dita
distrusse la fragile
barriera magica.
In
quel momento, la ragazza si irrigidì e i suoi occhi si
fissarono in un punto
indistinto nel vuoto.
-
Non riuscirete a farle del male. La regina si
salverà dal vero nemico, colui
che ha causato il male del mondo! - esclamò, poi
ebbe un sussulto e sbatté
le palpebre più volte, come per riprendersi.
Il
Gran Sacerdote trattenne il fiato, e la sua espressione di sufficienza
si
trasformò in una smorfia di terrore e rabbia.
-
Sei una veggente! - tuonò.
La
prese per un braccio e la strattonò, facendola sbattere
contro il muro e cadere
per terra.
-
Gaot, smettila! - ordinò il re.
-
Ma... mio re, lei è una veggente! I suoi poteri psichici
sono pericolosi per
noi! –
Elya
si avvicinò alla ragazza e la aiutò ad alzarsi.
Lei, per tutta risposta lo
fissò con uno sguardo di puro odio.
-
Questa ragazza verrà con noi. - affermò Elya.
-
Cosa? - esclamarono lei e Gaot in coro.
-
Maestà! Non... non si può! - fece il Gran
Sacerdote.
-
Per quale motivo? - chiese Elya. - Anzi, trovo che sia molto utile
avere una veggente
al castello. Può prevedere in anticipo l'esito delle
battaglie, può aiutarci a
modificare i fatti spiacevoli del futuro. Se vogliamo evitare altri
scontri ci
può essere utile senz'altro. –
Gaot
non seppe cosa ribattere, ma la sua espressione rimase contrariata.
Fu
la ragazza, invece, a controbattere.
-
Non sono un oggetto che tu puoi decidere di prendere e portare dove
vuoi, sono
una persona come tutti voi! Inoltre non ti sarò di alcun
aiuto, non decido io
quando avere una divinazione. Succede e basta. - disse, incrociando le
braccia
al petto.
Elya
spalancò gli occhi. Nessuno metteva mai in discussione i
suoi ordini, e soprattutto
nessuno gli dava mai del tu. Tutto ciò gli
provocò un fastidio che non seppe
spiegarsi.
-
Nessuno disobbedisce ai miei ordini. - disse, freddo, poi prese la
ragazza per
un braccio.
-
Gaot, guidaci fino alle stanze della regina Laya. - fece ancora Elya, e
seguì
il Gran Sacerdote per i corridoi, trascinandosi dietro la ragazza
riluttante.
Arrivarono
davanti ad una porta bianca a due battenti, decorata con intarsi
floreali e rami
intrecciati. Gaot aprì la porta con un tonfo, ed
entrò seguito dal re e da alcuni
soldati. La stanza era molto ampia e praticamente vuota. Vi si trovava
solo un
grande letto a baldacchino, proprio al centro della camera, e lungo la
parete
opposta all'entrata si trovava un'alta porta, più piccola,
che conduceva
probabilmente al guardaroba o al bagno.
In
un primo momento credettero che la stanza fosse vuota, poi videro una
figura stagliarsi
in controluce davanti alla grande vetrata, che si apriva sulla
balconata.
-
Regina Laya... - disse Elya, facendo un passo avanti.
La
donna si voltò e si avvicinò al ragazzo.
-
Ma... - esclamò la ragazza, spalancando
gli occhi e tendendo un braccio
verso la regina, ma si interruppe subito. La donna le lanciò
uno sguardo
sconsolato.
-
Cosa desiderate da me, re Elya di Orion? - chiese Laya, lisciando la
sua
sottile veste da camera. Nonostante la sua camera fosse occupata da
soldati
armati, la sua figura emanava dignità e orgoglio, e non
traspariva alcun senso
di paura. I suoi lunghi capelli neri e viola scendevano morbidamente
lungo la
schiena, e i suoi occhi dorati erano decisi e saldi.
-
Sapevo che sareste arrivati. –
-
Ve lo ha predetto lei? - fece Elya, spingendo la ragazza in avanti.
-
Come fate a saper... - esclamò la regina, ma la ragazza
abbassò la testa,
rammaricata.
-
Perdonatemi, ho avuto una visione alla loro presenza... Se volete
punirmi,
fatelo, mia regina. - mormorò, mentre le lacrime le velavano
gli occhi.
Elya
si schiarì la gola, mentre in quel momento nella sua mente
si delineava un
nuovo piano.
-
Regina Laya, sono venuto qui perché pretendo che voi
ritiriate tutte le truppe
e vi facciate vincere in questa guerra, durata da ormai troppo tempo.
–
Gaot
lo fissò incredulo.
-
Vostra maestà! Non era questo il piano... -
sussurrò, ma Elya lo zittì.
-
Sapete benissimo che non potrò mai accettare questa
richiesta, eppure me la
proponete ugualmente. Perché? - chiese Laya, che intuiva un
tranello.
-
Questa ragazza è molto importante per voi, non è
vero? È la veggente di corte o
sbaglio? -
disse
il re, stringendo involontariamente il braccio della ragazza.
-
Se oserete farle del male, io vi giuro che... - fece per dire la
regina, ma venne
interrotta.
-
Diciamo che non le farò del male, ma la porterò
momentaneamente al mio castello,
così voi potrete decidere con tutta calma il da farsi...
–
-
Regina, non dovete preoccuparvi per me, voi pensate solo a vincere la
guerra e
ciò mi renderà felice. Aspetterò con
trepidazione il giorno in cui verrete a
liberarmi da questi miserabili e spregevoli rapitori. –
affermò la ragazza.
-
Ora basta! – gridò Elya. – Hai parlato
fin troppo. E voi, regina, meditate
sulle mie parole.-
I
soldati uscirono dalla camera con passo veloce, seguiti da Gaot e dal
re.
Si
diressero all’ingresso principale, dove i loro draghi avevano
abbattuto tutto,
e vi salirono in groppa, per tornare a Orion.
-
Tu verrai con me. – disse Elya, alla ragazza, trascinandola.
Lei
si puntellò sui piedi, ma lui era molto più
forte, e la smosse subito.
-
Lasciami andare, bastardo! – gridò la ragazza,
scalciando.
-
Ah, la metti così? – fece Elya, al che se la
caricò in spalla come un sacco di
patate e salì sul suo drago. Lei si dimenava e cercava di
divincolarsi, ma le
braccia forti di Elya la trattenevano. La fece sedere davanti a lui e
prese le
redini del drago, intrappolandola.
-
Me la pagherai! – ringhiò, incrociando le braccia
al petto e cercando di distanziarsi
da quell’individuo.
-
Ti consiglio di reggerti, invece di mettere il muso. A me piace la
velocità! –
rise Elya, spronando il drago in una vertiginosa picchiata.
La
ragazza decise che da quel momento, la sua guerra personale contro Elya
era
aperta.
Questa
storia è nata per
un concorso, ma durante la sua stesura, ho capito una cosa. Elya,
Lothian, e la
veggente ( che presto rivelerà il suo nome), stavano
aspettando da tempo di
uscire dalla mia testa spettinata e di vivere le loro avventure. Ditemi
cosa ne
pensate!
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Capitolo 2 *** Un alleato inaspettato ***
Capitolo
2
Un
alleato
inaspettato
-
Allora, vuoi dirmi il tuo nome? – disse Elya,
che stava perdendo la pazienza.
La
ragazza dai capelli blu – verdi stava zitta,
cercando di fissare un punto che non fosse quel ragazzo davanti a lei.
Si
trovavano in una stanza di medie dimensioni,
abbastanza spoglia di arredamento.
C’erano
solo alcune poltrone e un divano, un
mobile ricolmo di libri in un angolo e un camino dove il fuoco
scoppiettava
allegramente. Era il salotto privato del re precedente, dove egli
invitava gli
amici a chiacchiere pomeridiane o si ritirava per meditare e leggere un
buon
libro.
-
Sai che il tuo comportamento non servirà a
migliorare le cose? – continuò Elya, che stava
cominciando ad innervosirsi.
Lei
alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi blu
oltremare, trattenendo a stento un sorriso beffardo.
-
Non prendermi in giro! – gridò Elya, sbattendo
un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduta la ragazza. Lei
trasalì, non se lo aspettava, ma si riprese subito e si
alzò con uno scatto,
trovandosi a pochi centimetri dal viso di lui.
-
Senti un po’ tu. – gli inveì contro,
scaldandosi per la rabbia. – Non so chi ti credi di essere,
ma non mi importa
se tu sia un re o un contadino! Se ti rivolgi ancora a me con quel
tono… -
-
Cosa mi fai? – le disse, prendendola per il
colletto del mantello, e avvicinando ancora di più i loro
due visi.
-
I figli di papà come te, proprio non li reggo!
– sibilò, lei, a denti stretti.
Elya
ebbe l’istintivo e involontario moto di
gridarle qualcosa di offensivo e di spingerla via, ma qualcosa lo
tratteneva.
Era affascinato, stregato, da quegli occhi combattivi e fieri, e questo
lo
turbava. Perché quell’insulsa ragazzina che non
sapeva stare a suo posto lo
faceva sentire così… così inerme?!
I
due erano talmente vicini che potevano sentire
il reciproco respiro.
-
Tu non sai niente di me, quindi non azzardarti
più a parlarmi così. –
mormorò, e la lasciò andare, poi si
voltò e se ne andò,
lasciandola sola.
La
ragazza rimase interdetta. Si aspettava una
risposta per le rime, invece quella reazione l’aveva
spiazzata totalmente.
Tuttavia
quella vicinanza le causò un brivido
intenso.
“
E ora perché il mio cuore ha sussultato? ”
pensò.
Elya
era infuriato, più con se stesso che con
quella ragazza in verità, perché non capiva il
motivo di quelle strane
sensazioni.
Si
gettò sul suo enorme letto, pensieroso.
“
Quella maledetta! Deve avermi fatto un
incantesimo!” pensò, un attimo prima di cadere in
un sonno profondo. Stava
appena sorgendo il sole.
Un
servitore entrò nella camera in cui si
trovava la ragazza.
-
Siete ancora qui? Il re vi aveva fatto
preparare una stanza tutta per voi… -
-
Potete riferire al re che non ho bisogno della
sua compassione. Posso benissimo dormire su una poltrona, o su un
divano. –
-
Ne siete sicura? Lasciate che vi porti del
cibo… -
Lei
ci pensò un po’ su.
-
Va bene. Ah, per cortesia, potete portarmi un
pezzo di carta, pennino e inchiostro? –
Il
servitore tornò con un vassoio colmo di pane
e frutta, una brocca d’acqua e un bicchiere.
-
Ecco ciò che mi avete chiesto. – disse, e da
una tasca del grembiule estrasse tutto il necessario per scrivere.
-
Se ora non avete più bisogno di me… -
-
No aspetta! – fece lei. – Non vuoi un po’
di
frutta o del pane? –
Il
servitore sgranò gli occhi. – Voi volete
darmi del cibo? Vo… voglio dire, non mi è
permesso mangiare mentre lavoro… -
L’uomo
sembrava visibilmente imbarazzato.
-
Oh, beh… Però non andare comunque. Puoi
consegnare questo foglio al re? È molto importante.
–
La
ragazza si chinò sul foglio e intinse il
pennino nell’inchiostro, poi, sul foglio, scrisse in bella
grafia solo una
parola. Piegò il foglio a metà e lo consegno
all’uomo. Lui uscì dalla stanza, e
si chiuse la porta alle spalle.
Elya
strizzò gli occhi, poi non potendo più
sopportare quel fastidioso fascio di luce che lo colpiva in pieno
volto, si
alzò. Ancora scombussolato per aver dormito a
quell’insolito orario, spettinato
e traballante guardò fuori dalla finestra.
-
È mezzogiorno… - mormorò. Fece un
rapido
calcolo con le dita e farfugliò qualcosa come: - Ho dormito
solo sei ore! –
La
battaglia nel regno di Lyra si era protratta
più del previsto, e i soldati erano arrivati a casa solo
poco prima dell’alba.
In
quel momento, Elya ebbe uno strano brivido.
Si voltò di scatto e ispezionò la stanza con lo
sguardo.
-
Qualcuno è stato qui! Ero talmente stanco che
non me ne sono accorto! –
Si
avvicinò a grandi passi al comodino, su cui
poggiava un biglietto piegato in due.
Il
re lo aprì e lesse ciò che vi era scritto:
Bri.
Le
mani del ragazzo si strinsero attorno alla
carta. Uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto di
suo padre.
Spalancò
la porta di scatto e le parole gli
uscirono dalla bocca come un getto d’acqua.
-
Bri! Bri! Bri! Non potevi dirmi subito il tuo
nome? Solo tre lettere! Sei assolutamente… -
Solo
in quel momento si accorse che la ragazza
stava dormendo sdraiata sul divano.
Sembrava
così tranquilla…
Non
somigliava per niente alla tipa che la notte
prima lo aveva affrontato così sfacciatamente.
Si
avvicinò con cautela, e si abbassò
all’altezza del suo viso.
Voleva
guardarla bene, capire come una persona
poteva cambiare da un momento all’altro. Le sue ciglia lunghe
facevano ombra
sulle guance rosee. Quelle ciglia, che nascondevano due profondi occhi
incantatori.
Le
labbra piene e rosse erano chiuse in una
forma a cuore.
Piene.
Rosse.
La
distanza tra i volti dei due sembrava
diminuire sempre di più.
Elya
voleva quelle labbra, le desiderava, voleva
capire che sapore avevano.
“Sapore
di ciliegia, ecco che sapore hanno.”
pensò lui, quando ormai era ad una distanza tale che quasi
le sfiorava.
“Ma
che sto facendo!”
Il
re si alzò con uno scatto e corse via dalla
stanza, prendendosi a pugni mentalmente.
“
Sono impazzito!” si ripeteva. Non si
capacitava di aver pensato seriamente quelle cose, tuttavia il ricordo
delle
labbra di ciliegia lo perseguitava.
-
Primo ministro, abbiamo notizie dal regno di
Lyra? – chiese Elya, seduto su una bella sedia decorata,
attorno ad un tavolo
rotondo. Il primo ministro era seduto alla sua destra.
-
Non ancora, mio signore. Pare che la regina
stia valutando la situazione… -
Elya
sospirò. – Comprendo. Temo che sarò
costretto a dare un ultimatum. –
-
Sono d’accordo con voi, re Elya… -
fece il Gran Sacerdote. - … sul fatto che
questa guerra debba terminare ad ogni costo, tuttavia, se posso
permettermi, il
vostro piano è alquanto rischioso… -
-
Spiegati meglio. – ribadì il re.
-
Beh, le cose stanno così. Il fatto che voi
abbiate rapito una veggente non ci garantisce che la regina si
arrenderà alle
nostre richieste. Voglio dire, quanti veggenti ci saranno in tutto il
regno di
Lyra? Potrebbe benissimo rimpiazzarla con qualcun altro e ignorare il
nostro
avvertimento! –
Nella
grande sala del parlamento calò il
silenzio, che venne rotto dalle parole di Elya.
-
No. – affermò. – Negli occhi della
regina ho
visto ben altro che la collera per aver perduto una veggente. Nei suoi
occhi
c’era affetto. Affetto verso quella ragazza. Come una madre
con una figlia. La
regina cederà, ve lo assicuro. –
Bri
era rimasta chiusa nel salottino privato tutto
il giorno. La stanza che il re le aveva preparato non l’aveva
nemmeno vista, e
non era intenzionata a farlo.
“
Se devo essere una prigioniera, resto in prigione!”
Le
guardie erano appostate all’esterno per
impedirle la fuga.
La
ragazza era irrequieta e si annoiava.
Non
era abituata a stare tranquilla senza far
niente. Lei era continuamente in movimento, e aveva sempre qualcosa da
fare.
-
Buongiorno! – disse una voce di bambina
dall’esterno della stanza.
-
Buongiorno, principessa. – risposero le
guardie.
-
Vorrei parlare con la prigioniera. – continuò
la piccola, e i soldati aprirono la porta.
Lothian
entrò nella stanza, e quando vide Bri le
sorrise candidamente. Le guardie richiusero la porta.
-
E tu chi sei? – fece Bri, sorpresa.
-
Io sono la sorella di Elya, mi chiamo Lothian.
– rise la bimba dai capelli arancioni.
-
Ah! – esclamò Bri. – Non vi somigliate
per
niente! –
In
effetti Lothian ed Elya erano completamente
differenti. A partire dal colore dei capelli, perché quelli
di Lothian erano
appunto arancioni, mentre quelli di Elya erano grigio perla, con i
riflessi
argentati.
Inoltre
lei era gentile ed educata, delicata
come un fiore, mentre lui era borioso e tronfio, e tanto, tanto
arrogante!
-
Perché sei qui? – chiese Bri, sorridendo.
Quella bambina la tranquillizzava.
-
Volevo conoscere la persona che è riuscita a
tener testa al fratellone! – disse, divertita. –
Non vedevo l’ora che qualcuno
lo mettesse in riga! –
Bri
sorrise orgogliosa. “ La prima battaglia
l’ho vinta io!” pensò.
La
sera si faceva via via più vicina e Bri era
di nuovo da sola. Scorse con gli occhi i titoli dei libri nello
scaffale, ma la
maggior parte di essi li conosceva già e li aveva
già letti.
In
quel momento, sentì un leggero trambusto
fuori dalla porta, che venne poi aperta con un tonfo.
-
Sbrigati veggente, scappa! – esclamò il Gran
Sacerdote, che, trafelato, era entrato nella stanza.
Fuori,
le guardie erano stese per terra,
apparentemente senza vita.
-
Non preoccuparti, sono solo addormentati! –
disse Gaot, rassicurando Bri che era sconvolta.
- Non c’è tempo da perdere, stanno
per
giungere altri soldati! –
Bri
annuì, e corse fuori dalla stanza.
-
Vorrei sapere solo una cosa, Gran Sacerdote.
Perché mi fate fuggire? –
Gaot
sospirò. – Il re Elya non desidera la fine
della guerra come vorrebbe far credere. Tuttavia non è un
buon motivo per dover
rapire persone a suo piacimento… -
Bri
sorrise per il buon cuore di quell’uomo, che
nonostante fosse suo nemico la aiutava come un amico.
-
Grazie. – mormorò, mentre si tirava il
cappuccio sopra la testa e correva verso l’uscita della sua
prigione.
Mmh!
Che caratterino questa Bri! Non si farà
mettere i piedi in testa da nessuno!
Ed
Elya, che si ostina a voler odiare la
ragazza, ma poi non resiste alle sue labbra di ciliegia...
Come
si svilupperà la storia?
Recensite!
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Capitolo 3 *** Deserto ***
Capitolo 3
Deserto
Bri
era giunta ormai al limitare del
grande destro che separava il regno di Orion da quello di Lyra. Il
cavallo le
aveva fatto trovare Gaot era uno dei più veloci del regno, e
aveva impiegato
solo qualche ora a percorrere quel tratto, mentre altre cavalcature ci
avrebbero
impiegato anche un giorno pieno.
Si
era ormai fatto giorno quando le
robuste zampe dell’animale iniziarono ad innalzare nuvoloni
di sabbia dietro di
se.
“
Chissà che sorpresa, quando quel
bellimbusto scoprirà che sono fuggita!”
pensò Bri, sghignazzando.
-
È evasa?! –
gridò
Elya, fuori di se.
Le
guardie erano prostrate ai suoi
piedi e chiedevano clemenza.
-
Andatevene via, ruffiani. –
esclamò, poi fece convocare il Gran Sacerdote.
-
Come ha fatto. – mormorò in tono
neutro, nascondendo una gelida rabbia.
Gaot
rabbrividì, ma si fece comunque
avanti.
-
Non lo so, maestà. Le guardie
affermano di non ricordare niente dell’accaduto. Dicono di
essersi risvegliati
per terra, ma di non sapere perché si trovassero li.
–
Elya
trasse un respiro, infastidito.
Non
era furioso per il fatto che
fosse sparita, ma principalmente per il fatto che non avrebbe
più potuto
vederla, e questo lo irritava ancora di più.
-
Manda una squadra di ricerca, non
può essere andata lontano. – sibilò il
ragazzo.
-
Ma vostra maestà! Ormai è inutile!
Deve accettare che il piano è fallito e che si deve mettere
all’opera per uno
nuovo! –
-
Sta zitto! – gridò Elya,
alzandosi in piedi dal trono su cui sedeva. – Se non vuoi
mandare nessuno ci
andrò io a recuperarla! – e senza che il Gran
Sacerdote potesse ribattere, il
ragazzo si diresse verso le scuderie e fece sellare il suo drago.
-
La raggiungerò in un attimo! –
mormorò a se stesso. – E poi le farò
vedere io chi comanda! –
“
Così impara!” pensò Bri, mentre il
vento muoveva i suoi corti capelli blu – verdi. “Mi
ha voluto imprigionare e
questo è il risultato che ha ottenuto!”
Ma
quando ripensava ad Elya non le
venivano in mente i momenti in cui si è comportato da cafone
o da arrogante, ma
rivedeva i suoi occhi, profondi, blu oltremare, e le sue forti mani, e
quell’attimo in cui i loro visi erano talmente vicini da
sentire il reciproco
respiro e da potersi anche sfiorare.
Bri
scosse la testa.
“
E adesso perché ho pensato a
queste cose?”
In
quel momento, un rumore la
distrasse dalle sue dolci fantasie.
Si
voltò per vedere se era seguita
da qualcuno, ma non vide nessuno. Fu quando tornò a guardare
avanti, che si
vide sbarrare la strada.
Sei
uomini incappucciati e armati
fino ai denti, a cavallo, la circondarono come fanno le iene con le
loro prede.
I
loro cappucci erano neri, mentre
le loro tuniche erano bianche bordate di nero, e sul petto svettava il
disegno
di una volpe stilizzata.
-
Volete concedermi il passo? –
chiese Bri, mantenendo un tono freddo e controllato, pur sapendo che la
sua
richiesta non sarebbe stata ascoltata.
I
sei uomini iniziarono a
sghignazzare, proprio come delle iene. Poi, il più grosso e
alto si fece avanti
ed estrasse la sua sciabola dal fodero.
-
Abbiamo l’ordine di ucciderti. –
disse solamente, poi, come fosse un unico corpo con i suoi compagni, si
lanciò
all’attacco seguito dagli altri cinque.
Bri
alzò istantaneamente una
barriera protettiva per se e il cavallo, e i sei uomini ci si
schiantarono
contro. Mentre gli altri cercavano di distruggere lo scudo mistico con
le
sciabole, il grosso estrasse dalla tasca della casacca un pendente con
un
cristallo verde acido, molto appuntito. Poi, come volesse dare un pugno
alla
barriera, si scagliò contro di essa e la trapassò
con la punta del cristallo.
La corazza magica si distrusse in un istante, e Bri restò
indifesa.
Il
cavallo si imbizzarrì e si
impennò, e uno degli assalitori lo trafisse al collo,
facendolo stramazzare al
suolo. Bri cadde da un lato, e si ritrovò circondata dai sei.
Il
capo le puntò la spada alla gola
e disse in un soffio: - Muori. –
I
perfidi propositi dell’uomo furono
sventati da una forte raffica di vento. I sei si voltarono nello stesso
istante
in cui una potentissima fiammata li avvolse.
Bri
indietreggiò prima di esserne investita.
-
Cosa stavate cercando di fare? –
gridò una voce arrogante dall’alto del suo drago
rosso, mentre i sei scesero
dai cavalli e si rotolarono sulla sabbia per estinguere le fiamme dai
loro
vestiti.
La
ragazza sgranò gli occhi. “Non
può essere!”
I
malviventi, ripresisi dalla
colluttazione, montarono in groppa ai loro destrieri e se la diedero a
gambe
come donzelle con la sottana.
Il
drago planò e atterrò vicino al
cavallo morto. Mentre Elya scendeva, il drago iniziò a
mangiare di gusto.
-
Bri. – disse il ragazzo,
avvicinandosi. Lei iniziò a correre dalla parte opposta,
scappando da lui.
-
Ma che fai? – gridò, e corse al
suo inseguimento. Bri arrancò un po’ sulla sabbia,
ma Elya la raggiunse in un
attimo e la afferrò per un braccio.
Gli
occhi grandi di Bri fissarono il
ragazzo con un misto di sconcerto e rabbia.
-
Lasciami andare! – gridò. – Non ci
torno in quella prigione! –
La
mente di Elya era offuscata.
Voleva ribattere, ma i suoi occhi cadevano sempre sulle labbra della
ragazza.
-
È questo il ringraziamento per
averti salvata? – gridò, sovrastandola.
Il
cervello del ragazzo stava
fumando…
-
Se solo tu non mi avessi rapita, tutto
questo non sarebbe accaduto! Sei solo un viziato,
presuntuos… - gridò lei di
rimando, ma venne interrotta.
Elya
aveva smesso di ragionare, e
con uno scatto improvviso aveva attirato a se Bri, schiacciando
letteralmente
le proprie labbra contro quelle della ragazza.
Non
era un bacio dolce e romantico,
ma sensuale e possessivo.
Bri
non capiva più niente. Un
momento prima stavano litigando e ora si ritrovavano uniti. Non si era
nemmeno
accorta che aveva trattenuto il respiro.
Elya
la teneva stretta per la
schiena, mentre le sue labbra si modellavano su quelle di lei.
Era
strano, ma Bri non doveva farsi
coinvolgere! Eppure era così…
così…
Le
braccia della ragazza si mossero
da sole, mentre si stringevano alla schiena di Elya, come se lui fosse
la sua
unica fonte di vita e se si fossero separati, lei non sarebbe potuta
più
esistere.
Il
bacio di Elya si fece più
profondo, e le sue mani, dalla schiena salirono, per intrecciarsi con i
capelli
blu – verdi di Bri.
-
Fermo! – gridò lei, spingendolo
via improvvisamente. Elya rimase sbigottito, mentre Bri si allontanava,
rossa
in viso e accaldata.
-
Come ti sei permesso? – gli gridò,
trattenendo le lacrime di rabbia.
Il
ragazzo non sapeva cosa dire.
Solo in quel momento si rese conto di ciò che aveva fatto.
“
Le sue labbra non sanno di
ciliegia. Hanno un sapore ancora più buono!”
Bri
iniziò a piangere.
-
Perché l’hai fatto? Perché? –
singhiozzò. – Avevo giurato di odiarti in eterno!
–
Elya
le si avvicinò e la tenne
stretta in un abbraccio.
-
A volte si può prendere per odio
quello che in realtà non è. Anche io credevo di
odiarti, sai? – sussurrò lui,
dolcemente.
-
Lo immaginavo… - mormorò Bri.
Lei
lo fissò in viso. Non gli aveva
mai visto quell’espressione, senza un’ombra di
arroganza e di prepotenza.
I
loro visi si avvicinarono
nuovamente, ora consapevoli di ciò che stava per accadere.
Questa
volta fu un bacio pieno di
sentimento e di dolcezza.
Elya
posò un mano sul collo di Bri,
in una tenera carezza, e le sue dita vennero a contatto con del metallo
freddo.
Si
sciolse lentamente dal bacio e
chiese: - Cos’è? –
Bri
abbassò la testa. – Se te lo
dico non mi ucciderai? – fece lei in un sussurro.
-
Perché dovrei? – rise Elya,
reclinando la testa all’indietro.
La
ragazza tirò la catenina che
ricadeva dentro il corpetto e la estrasse. Alla catenina era appeso un
anello
che portava il simbolo di un fiore del deserto.
Lui
fissò il ciondolo, poi la guardò
in viso.
-
Tu sei la principessa del regno di
Lyra? Cioè, la figlia di Laya? – fece, incredulo.
Bri
si preparò ad una delle sue
reazioni improvvise, ma con suo grande stupore, Elya scoppiò
in una fragorosa
risata.
-
Non è possibile! – disse fra le
risa. – Sei un maschiaccio e sembri una popolana, in
più sei anche sboccata! –
Lei,
offesa, gli tirò un pugno sul
braccio.
-
Ehi, mi hai fatto male! – esclamò
lui, asciugandosi le lacrime scese per il gran ridere.
-
Così impari! Come ti permetti di
dire certe cose? –
-
Sai, è questo che mi piace di te…
non ti fai mettere i piedi in testa! –
-
Nemmeno da te. – replicò Bri,
prendendo la mano del ragazzo e intrecciando le proprie dita con le sue.
Elya
sorrise. – Torniamo a casa. –
disse.
-
A casa tua? – chiese Bri.
-
Non preoccuparti, ti riporterò da
tua madre, devo prima sistemare alcune faccende burocratiche.
–
I
due ragazzi si diressero verso il
drago, che aveva finito il suo pasto.
-
Oh, guarda! – esclamò Bri,
chinandosi per terra. Raccolse un ciondolo con una grossa pietra verde
affilata. – Il tizio grosso che mi ha assalito deve averlo
perso! –
Elya
osservò attentamente il monile,
con espressione corrucciata.
-
È con questo che sono riusciti a
distruggere la mia barriera. Quel tizio ha detto: abbiamo
l’ordine di
ucciderti. Questo vuol dire che non erano dei semplici predoni, ma dei
sicari.
–
-
E io so anche chi li ha mandati. –
mormorò Elya con voce cupa, fissando il cristallo verde.
Sospirò,
poi prese il viso di Bri
fra le mani.
-
Sposiamoci. – disse di getto.
-
Cosa??? – esclamò lei.
-
Solo per finta! Ho in mente un
nuovo piano, ma ho bisogno della tua complicità. –
-
Oddio! Come potrei mai sposare
qualcuno come te? Sei così… -
-
…affascinante? – azzardò lui.
-
Stavo per dire insopportabile! –
concluse la ragazza.
-
Non mi sembra che prima fossi così
disgustata della mia presenza! – affermò Elya,
trascinandola di nuovo a se.
-
Padrone, abbiamo fallito. – ammise
l’uomo grosso, incappucciato. Gli altri cinque erano alle sue
spalle, con il
capo chino.
Una
figura nell’ombra si mosse, e si
avvicinò a lui.
-
Non temere, mio devoto. – disse. –
Quando il giorno della consacrazione avverrà, i tuoi sforzi
saranno ripagati. –
Poi,
con un gesto improvviso, lo
trafisse con una lama affilata.
-
Voi cinque, da questo momento
eseguirete ogni mio ordine. Toglieremo di torno il re Elya una volta
per tutte.
-
La
passione trionfa sempre! E poi,
io adoro il romanticismo!
C’è
un nemico nell’ombra, pronto a
scagliarsi contro il re, ma Elya sembra sapere chi sia...
Per
scoprire di chi si tratta non vi
resta che leggere il prossimo e ultimo capitolo.
Mi
raccomando, ditemi cosa ne pensate! ^______^
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Capitolo 4 *** Rivelazioni ***
Capitolo
4
Rivelazioni
Elya
e Bri salirono in groppa al drago,
dirigendosi al castello di Orion.
-
Allora, vuoi dirmi chi è il responsabile di
questo “attentato”? – esclamò
lei. Era seduta davanti al ragazzo, e lui le
circondava i fianchi con le braccia.
-
Se te lo dicessi saresti capace di saltargli
al collo e mandare in fumo il nostro piano! –
-
Uffa! – fece Bri, e incrociò le braccia al
petto.
-
Quando ti arrabbi mi piaci ancora di più! –
sussurrò Elya all’orecchio della ragazza, che
rabbrividì emozionata.
-
Tieni a freno gli ormoni. – fece lei, tentando
di trattenersi.
Arrivarono
al castello in mattinata, e planarono
nel grande cortile centrale attirando l’attenzione di tutti.
-
È tornato il re! – esclamò qualcuno.
Elya
chiamò lo scudiero, che si occupò del
drago, poi, lui e Bri, presi saldamente per mano, si avviarono verso
l’interno.
Entrarono
nella sala del parlamento e
convocarono il congresso dei politici.
-
Cari amici, -iniziò a dire Elya. – che siete
riusciti a riunirvi con così poco preavviso, ho una notizia
molto importante di
cui rendervi partecipi. –
Tra
i presenti si alzò un mormorio conciso, che
venne interrotto dal seguitare del discorso del re.
- La
notizia, la bella notizia, è l’annuncio delle mie nozze.
–
Il
mormorio si trasformò in un vociare confuso.
C’era chi era felice di questa notizia, e chi era sconcertato.
-
Con lei, vostra maestà? –
chiese uno,
puntando il dito verso Bri.
-
Precisamente. – confermò lui.
-
Ma è una nemica! – fece qualcuno.
-
Esatto maestà! – dichiarò Gaot,
allarmato.
-
Amici miei!Lei non è nostra nemica. In verità
lei è la figlia del defunto sultano di Lyra. –
-
La principessa? – sussurrarono alcuni.
-
Metteremo fine al conflitto con un matrimonio.
– concluse Elya, poi lasciò i politici a discutere
della faccenda come meglio
credevano, e si ritirò nelle sue stanze.
-
Perché l’hai annunciato davanti al parlamento?
– chiese Bri, che ancora non capiva.
-
La persona che cerchiamo è tra loro, e sono
certo che non esiterà a mostrarsi. Dobbiamo solo aspettare.
– disse Elya,
togliendosi il mantello.
Bri
si guardò intorno. Era la stanza più
lussuosa e piena di cose inutili in cui era mai stata.
-
Non badi a spese, vero? – fece al ragazzo.
-
Sono un… come mi avevi definito? Ah, si,
viziato e presuntuoso! – replicò lui, con un
sorriso sghembo.
-
Finiscila! – rise lei, togliendo anch’essa il
mantello. – E ora che facciamo? Voglio dire, la trappola
è tesa… -
-
Io avrei una mezza idea… - disse Elya,
circondandola con le braccia e spingendola verso il letto.
-
La vuoi smettere? – rise ancora Bri. – Dico
sul serio. –
-
Beh… dovremmo mettere al corrente tua madre
del nostro matrimonio, naturalmente spiegandole anche il piano di
attacco. La
faremo arrivare in un battibaleno. –
- E
come? –
-
Ovvio, la andrai a prendere tu. Con il mio
drago. – disse Elya, come se non ci fosse cosa più
semplice al mondo.
-
Io? Io non sono brava a condurre un drago! –
esclamò Bri, in preda al panico.
-
Fidati di me. –
In
quell’istante, Bri si congelò nella sua
posizione, e il suo viso assunse un’espressione terrorizzata.
-
Che succede? – esclamò Elya, allarmato.
– Bri,
rispondimi! –
La
ragazza tornò in se e scoppiò a piangere.
-
Ho visto una cosa terribile! – disse tra le
lacrime. – Tu e… eri morto e… vedevo
qualcuno con un pugnale in mano e poi
sangue, tanto sangue! –
-
Calmati! Chi era la persona con il pugnale? –
-
Non lo so, non si vedeva in volto… -
Elya
la strinse tra le braccia, consolandola. –
Su, non piangere. Quello che hai visto potrebbe succedere, è
vero, ma siamo noi
gli artefici del nostro futuro, e se io decido che non
succederà, non
succederà. –
-
Sempre a dare ordini tu… - fece Bri. Quelle
parole la avevano un po’ tranquillizzata. Era chi le aveva
pronunciate che non
ci credeva poi tanto.
La
mattina dopo, Bri partì alla volta del suo
regno, sulle ali del drago rosso di Elya.
Il
ragazzo invece si dedicò ai preparativi del
finto matrimonio.
Organizzò
il banchetto e la lista degli ospiti,
chiamò il sarto reale per confezionare un abito da sposo.
- E
la sposa, vostra maestà? – chiese il sarto,
convinto di dover realizzare anche quello di Bri.
-
Arriverà. – fu la risposta di Elya, che
sorrise divertito. Quell’espressione si trasformò
subito in una smorfia,
ripensando alla premonizione di Bri del giorno prima.
Dopo
aver avviato i preparativi, Elya si ritirò
a meditare.
“
Le premonizioni sono garantite al cento per
cento?” pensò.
Qualcuno
bussò ala sua stanza. Elya si irrigidì.
-
Chi è? – chiese.
-
Sono Gaot, vostra maestà. – rispose
l’uomo
dall’esterno.
-
Entra, mio vecchio amico. – disse Elya,
alzandosi dalla poltrona su cui sedeva.
-
Mio re, vorrei conversare con lei, se non sono
di troppo disturbo. –
-
Saggio Gaot, arrivi in un momento opportuno.
Ho proprio bisogno di distrarmi dai miei pensieri. Che ne dici se
svolgiamo la
nostra chiacchierata sulla terrazza del tetto? Vorrei prendere una
boccata
d’aria. –
Dalla
grande terrazza si poteva ammirare tutto
il meraviglioso regno di Orion.
-
Allora, di cosa volevi parlarmi? –
Gaot
sospirò pesantemente.
-
Maestà, siete sicuro di tutto questo? Del
matrimonio intendo. –
-
Non ti seguo… -
-Dico
solo che state correndo un po’ troppo… La
conoscete solo da tre giorni, in più è molto
sconveniente per voi! –
-
Sconveniente per me, Gaot? Vorresti dire
sconveniente per te! –
Gaot
lo guardò stralunato. – Maestà?
–
-
Con un matrimonio posso mettere fine al
conflitto, sai? Credevi non l’avessi capito che trami
qualcosa? Credevi fossi
così ottuso o ingenuo da non capire cos’hai in
mente? Tu non vuoi la pace. Tu
vuoi che la guerra continui.–
-
Non capisco, davvero… -
-
Getta la maschera, consigliere ingannatore! So
che hai ordito una cospirazione, ma non ne capisco ancora il
perché… -
-
Vi sbagliate, maestà, io… -
-
Taci, avrei dovuto accorgermene dall’inizio… Sei
stato tu a liberare Bri e a lasciarla fuggire,
sei stato tu ad aver assoldato i predoni per farla fuori.
L’ho capito
dal talismano dalla pietra verde, che tu hai dato al loro capo per
distruggere
la barriera magica. Quel talismano era un dono di mio padre. Come ho
fatto ad
essere così cieco! E quando abbiamo rapito Bri! In
realtà a te non interessava
la sua libertà, bensì il fatto che fosse una
veggente. Avrebbe potuto predire
le tue mosse in maniera cristallina. Una cosa però non mi
è chiara. Cosa ti ha
fatto Bri? Avresti potuto farla tornare al suo regno e basta.
–
-
Siete perspicace, maestà, ma non abbastanza.
Perché farla tornare al suo regno se la colpa del delitto
poteva ricadere
direttamente nelle vostre mani? Il mio vero obiettivo siete voi, fin
dall’inizio. –
Elya
gli lanciò uno sguardo truce.
-
Senza la vostra esistenza, il trono sarebbe
stato mio, mio di diritto! –
-
Cosa stai blaterando? – esclamò il ragazzo.
Gaot
rise malignamente. – L’anno prima della
vostra nascita, il re si era rassegnato a non poter avere figli, e non
avendo altri
parenti in vita, mi promise che alla sua morte il regno sarebbe passato
direttamente nelle mie mani. Immaginate la collera e
l’irritazione quando, non
solo siete nato voi, ma anche quel fiore della
vostra sorellina… -
-
Se oserai toccarla anche solo con un dito,io…
-
-
Maestà! Non si alteri, per carità! –
gracchiò
il Gran Sacerdote. – Così, - proseguì.
– decisi che bisognava darci un taglio.
Sai perché è scoppiata la guerra tra il nostro
Paese e quello di Lyra? –
-
Ovvio, perché loro ci hanno dato battaglia
improvvisamente e senza motivo. –
-
In realtà un motivo c’era. –
precisò Gaot, il
cui viso si era trasformato in una maschera di follia.
-
Tu! – esclamò Elya, che ricollegava ogni
tassello. – Tu hai scatenato la guerra! –
-
Per l’appunto. Ho inviato una “squadra
speciale”… – confermò.
-
Così, mentre eravamo impegnati con il
conflitto avresti potuto tramare indisturbato! –
-
Non solo! Avrei potuto mascherare la tua morte
come un tragico attacco da parte del nemico! –
esclamò, e da una manica
estrasse un lungo pugnale affilato.
Elya
trasalì, pronto a difendersi.
-
Di le tue ultime preghiere. – sibilò Gaot.
Il
ragazzo sorrise. – Attento alla testa. –
mormorò, e un attimo dopo, due forti zampe di drago presero
il Gran Sacerdote
per le spalle e lo scaraventò da una parte, facendogli
cadere il pugnale dalle
mani.
-
Bri! – esclamò Elya, correndo incontro alla
ragazza e alla madre, la regina Laya, che scendevano dal drago.
I
due ragazzi si strinsero in un abbraccio, poi
Elya andò dalla regina e si inchinò davanti a lei.
-
Mi perdoni per tutto l’agitazione che vi ho fatto
passare, regina Laya. Sono davvero mortificato. Sua figlia è
libera di
andarsene quando più le aggrada… -
-
Ma che stai farneticando? Io voglio stare qui
con te, hai capito, zuccone? – esclamò Bri,
dandogli un pizzico su un braccio.
-
Ma sei matta? Comportati un po’ più da
principessa! – rise Elya, e i tre scoppiarono a ridere.
-
Stupida ragazzina… - boccheggiò Gaot,
rialzandosi dal pavimento. Nei suoi occhi si rispecchiava la pazzia.
Alzò
le braccia davanti a se e creò una sfera di
energia verde, pronto a scagliarla contro Bri con tutta la sua forza.
La
ragazza raccolse in un attimo il pugnale che
Gaot aveva perso, e con uno scatto felino fece riflettere la sfera di
energia
sulla lama lucida come uno specchio, rispedendola al mittente.
Il
globo fosforescente colpì l’uomo in pieno
petto, e in un lampo di luce fortissimo ne disintegrò ogni
piccola particella.
Bri
trasse un sospiro. Era finita. Finalmente
era finita.
Elya
le cinse le spalle con un braccio.
-
Hai, visto? Non sono morto come credevi. Il
futuro si può cambiare, siamo noi a decidere in che modo.
–
-
Devi ringraziare me per questo! – disse Bri,
ricambiando l’abbraccio.
-
Quando la smetterete di fare i piccioncini,
dovrete spiegarmi un po’ di cose. – rise Laya,
guardandoli con tenerezza.
-
Le ho spiegato ogni cosa del piano, ma ci sono
ignote tante altre cose… - chiarì Bri.
- Prima
cosa fra tutte… - fece Laya. – Se il matrimonio
era fasullo, perché mi avete convocata
lo stesso? –
Elya
sorrise.
-
Oggi metteremo le fondamenta per una pace
duratura, e cancelleremo una volta per tutte i nostri conflitti. Siete
d’accordo, maestà? –
Laya
si avvicinò a due e sussurrò giocosamente
all’orecchio della figlia: - Se sarai così stupida
da lasciarti sfuggire un
così bravo ragazzo, ti diseredo! –
-
Maestà… - fece Elya, divertito. –
Guardi che
l’ho sentita! Comunque, Bri, l’idea del matrimonio
è ancora lontana… -
La
ragazza scoppiò a ridere. – Inoltre ho un
mucchio di cose da fare prima di sposarmi, e le farò tutte
quante! – affermò
compiaciuta.
-
Mio caro re Elya, temo che morirai scapolo! –
sospirò Laya, che ancora non si capacitava di come sua
figlia potesse essere
uscita così poco principesca!
-
Prima a litigare… poi tutti latte e miele… -
mormorò Bri. – Siamo davvero una coppia di
stupidi… -
-
Stupida sarai tu! – esclamò scherzoso Elya,
chiudendo la bocca di Bri con un bacio, prima che potesse ribattere.
Allora
che ne dite?
La
storia si è conclusa per il meglio e
c’è
stato un bel lieto fine.
Ditemi
cosa ne pensate, e se vi è piaciuta
questa storia leggete anche un’altra mia fan-fiction, dal
titolo “Starlight”.
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