Gajevy Week 2016 – Strade che s'incontrano

di Arya Tata Montrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 31th January – Differences ***
Capitolo 2: *** 14th February – Blanket ***
Capitolo 3: *** 15th February – I love you ***
Capitolo 4: *** 16th February – Childhood ***
Capitolo 5: *** 17th February – Forbidden ***
Capitolo 6: *** 18th February – Council ***
Capitolo 7: *** 19th February – Song ***
Capitolo 8: *** 20th February – Jealousy ***



Capitolo 1
*** 31th January – Differences ***



Gajevy Week 2016
31th January
[Bonus Day One]

 
Differences
 



Chi osservava Levy, generalmente, lo faceva con un sorriso intenerito e contento; Levy scatenava reazioni positive, anche solo rimanendo in silenzio a leggere. Vedendola, il pensiero delle persone si risolveva in una sola parola: adorabile.
Piccolina e aggraziata com’era, Levy dava l’impressione di essere la personificazione della “brava ragazza”, amante della lettura, studiosa, rispettosa, da difendere.
Gajeel, invece, era diametralmente l’opposto, come le reazioni che scatenava. Lui era alto, imponente, scuro e la reazione più naturale era avere paura di lui.
Quando passeggiava, Levy veniva salutata da molti, il proprietario della libreria di Magnolia la chiamava sempre, felice che lei entrasse nel suo negozio. Qualche ragazzo, addirittura, le offriva da bere o della semplice compagnia.
Gajeel sembrava avere una cupola attorno a sé, perché quando si spostava per la città, la folla si apriva, per non intralciargli il passaggio – e allontanarsi il più possibile da quel brutto ceffo, come lo appellavano – e al massimo i negozianti mandavano da lui apprendisti sacrificabili per chiedergli di spostarsi, perché la gente non si avvicinava.
Insomma, due poli opposti, due estremi che, secondo l’opinione di molti, non si sarebbero mai nemmeno parlati.
 
In barba all’opinione popolare, Levy e Gajeel si parlavano – dopo gli eventi di Phantasia era diventato sempre più semplice – e non solo: avevano cominciato a prendere lavori insieme e, anche se Levy non aveva sciolto gli Shoadow Gear, avevano formato un nuovo team.
Quei due, non si sarebbe mai detto, avevano anche molte cose in comune, oltre le mille differenze che li separavano.
Amavano il silenzio: creava sempre un’atmosfera particolare, che fosse dovuto all’isolamento delle loro menti dal caos della gilda o al viaggio verso un lavoro, quando non avevano nulla da dire e si godevano il momento, coi profumi dei boschi, i paesaggi e il vento che soffiava.
Amavano le storie: che vivevano, che lei leggeva da sola e qualche volta leggeva a lui, sottovoce, che Gajeel ascoltava rapito – non gli piaceva leggere, ma se qualcuno leggeva per lui era ben felice di seguire la storia.
Amavano i dettagli, osservare: quando viaggiavano c’era sempre una miriade di cose che ognuno notava, zitto, di quello che li circondava.
Li accomunava il fatto che ad entrambi piacesse essere così diversi: in cucina, lui era un mago quasi quanto con il metallo, lei invece era un totale disastro – «Ci provo, almeno!» diceva sempre; con gli animali, lui pareva così diffidente, non si avvicinava, mentre Levy si prodigava nell’accarezzare perfino quelle creature enormi e pericolose che erano i Cammelli Rinoceronte – che sembravano adorarla, dato che si avvicinavano apposta per farsi accarezzare; con i capelli, che Levy pettinava ogni giorno anche se erano corti e Gajeel che era tanto se se li legava, ogni tanto.
Erano tante le piccole cose che li rendevano diversi e poche, forse altrettanto piccole, che li rendevano uguali.
«E perfetti.» diceva spesso Mirajane ad una ridacchiante Juvia. 


 
[476 words]
Angolo autrice
Buonasera a tutti! Eccomi qui, puntuale come un orologio svizzero, a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta che, come accennato nell'introdizione, ha una linea continuativa degli eventi.
Questo Bonus Day One fa da introdizione alla raccolta e si colloca, nella linea temporale, poco dopo Phantasia. Ho tentato di tenere la cosa il più platonica possibile come se ci fossi riuscita, dato che il loro rapporto ancora si sta evolvendo e anche se Juvia e Mirajane hanno già intuito qualcosa. 
Spero che possa esservi piaciuto e vi ringrazio davvero molto per averlo letto! Un grazie speciale a Kore Flavia e a tenny_93 per aver betato il capitolo.

Per chiunque voglia partecipare, trova i prompt qui  (cliccate sul simbolino)

A presto, 
Tata ❤︎

 

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Capitolo 2
*** 14th February – Blanket ***



Gajevy Week 2016
14th February
[ Day One]

 
Blanket
 




 
Non piangeva, il cielo, troppo felice della sua salvezza per badare a ciò che stava sotto di lui e nemmeno le nuvole ebbero abbastanza pietà per coprire quello scherzo crudele. 
Magnolia, quel giorno, non rideva. Rimaneva inerte, silenziosa, assorta nelle sue rovine
Non un soffio di vento a battere confortante le spalle, a promettere che sarebbe passato, a trascinare via con sé tutto quel dolore. Tutti, però, credevano – volevano credere – a quella inesistente promessa. 
Tra le macerie della Gilda, il primo giorno vagavano maghi scoraggiati, abbattuti, senza meta, provando a cercare qualcosa che facesse sgretolare o anche solo crepare quel brutto incubo. Le parole del Master rimbombavano come la voce del cattivo che ti confonde mentre corri nel labirinto della tua mente, alla ricerca della consapevolezza che fosse tutto un sogno. 
Fairy Tail non poteva essere stata sciolta. Era la loro casa, non potevano lasciarsi fermare dall’ennesimo edificio distrutto, quello era solo un simbolo, quello non era mai importato a nessuno di loro.  
Eppure, quei cumuli di legno e pietra, che erano stati mura, sedie, boccali, facevano male. Come se tutta la gioia e i ricordi legati a quelle macerie si fossero trasformati in sangue che sgorgava e feriva della carne viva, caduta sotto i colpi di Tartaros. Come se l'edificio che ogni giorno accoglieva tutti quegli strampalati maghi fosse esso stesso un membro di Fairy Tail. 
Oppure facevano male proprio perché aveva perso il suo nome. Perché Makarov — non più il Master, faceva male dirlo, ora — aveva sciolto la Gilda, perché la loro famiglia, la loro casa ora non esisteva più. 
Quel poco che era rimasto in piedi, ora veniva guardato con rimorso — per non aver fatto di più, per non essere stati abbastanza forti, per non essere stati in grado di evitare tutto quello — e i più erano già tornati nei dormitori a raccattare le loro cose per partire, per andare lontano, allenarsi, diventare abbastanza forti da proteggere la loro casa — Fairy Tail non poteva chiudere per davvero, no? — e soprattutto per non vederla distrutta. 
Tra i pochi che al sorgere del sole erano rimasti a Magnolia, Levy era quella che prima l'avrebbe lasciata. Il suo zaino era pronto e i libri che non avrebbe portato con sè erano stati portati in un magazzino poco prima. Ora, seduta sull'unico muro della Gilda rimasto in piedi, procrastinava, ritardando la partenza, in attesa. Amava l'alba a Magnolia, spesso si era trovata ad ammirarla quasi per caso, alzando lo sguardo da quelle pagine ingiallite che per ore aveva divorato con gli occhi aiutata dalla fioca luce di una candela o di una lampada. 
Un po' di malinconia le si era attaccata addosso, forse era proprio per questo che non riusciva a compiere quel piccolo salto per scendere dal muro ed incamminarsi verso il bosco che circondava la città. C'era qualcosa che le mancava, lo sentiva, ma non capiva cosa. Aveva redatto un foglietto con le cose da fare, il giorno prima, giusto per mettere in ordine i pensieri e non aver nulla di incompiuto per cui tornare in quella città prima del tempo, e ogni punto di quella lista era stato spuntato tante volte quante aveva controllato di aver preso e fatto tutto. Riprese mentalmente le persone che aveva salutato e che se n'erano già andate e, sulle prime, non aveva trovato nulla che si potesse attribuire a quel senso di mancanza che si sentiva addosso.
Sospirò, dondolando ancora le gambe avanti e indietro, in attesa. Osservava il mare davanti a lei, con la testa, per una volta, libera da ogni pensiero — mai come in quelle ultime ore la sua mente ne aveva macinati, ora le sembrava come bloccata su quell'unica mancanza, tanto che la sua attenzione si era focalizzata su altro, archiviando temporaneamente la questione. In quel momento, si godeva solo la vista dell'acqua placida del mare, colorata dai dolci riflessi dell'alba. Era come se nulla fosse successo, come se Tartaros fosse stata davvero un brutto sogno.
Levy si sentiva libera, più leggera del solito. Era una sensazione nuova per lei concentrarsi su una cosa sola — o meglio, non concentrarsi affatto — e Gajeel glielo diceva sempre che doveva rallentare, smetterla di pensare a quattro cose alla volta. 
Ebbe un sussulto distogliendo la sua attenzione da quel punto fisso che osservava da dieci minuti buoni e che era cambiato da aranciato a nero. Scrollò il capo e un attimo dopo realizzò che proprio Gajeel si era frapposto tra lei e la sua mancanza di pensieri — che poi fosse finita a pensare lo stesso era un altro discorso.
«Pensavo fossi già partita, Levy.» le disse, andando diritto al punto. I mezzi termini non erano mai stati nelle sue corde. Levy notò che non le aveva affibbiato il solito nomignolo, quindi in quel momento era davvero serio. 
«No, sento che manca qualcosa.» fece, a mezza voce. Gajeel alzò un sopracciglio, per mascherare il suo stupore. Levy riusciva sempre a trovare il modo giusto di rispondergli. Forse dalle sottigliezze che lui stesso non notava, ma lei sì e le sfruttava per capire quale formulazione  della risposta si sarebbe adattata al suo umore o non lo avrebbe indispettito. Poteva anche non essere forte, ma Gajeel aveva da tempo imparato che non era necessariamente la potenza della magia il metro del valore di un mago, a dispetto di tutte le ridicole credenze dei civili: il mago più forte non è colui che padroneggia la magia più potente, ma quello che sa usarla nel modo più adatto alla situazione. Tra le righe, era stato Metallikana a dirglielo, mentre gli insegnava ad usare al meglio i suoi incantesimi, ma lui l'aveva capito solo molto più tardi, durante i "preparativi" per la più spettacolare parata di Magnolia. 
Gajeel ghignò, quel suo inconfondibile ghihihi si disperse nell'aria pungente dell'alba. Si appggiò con la schiena al muro rimasto in piedi, accanto a Levy, e rimasero in silenzio per minuti che ad entrambi parvero ore — il Sole non è un po' lento a sorgere, oggi?
 
«Non lo capisco.» Levy ad un tratto spezzò quel silenzio surreale. Gajeel non capì ma prima che potesse chiedere alchunchè, Levy si era sbrigata a specificare. Lo conosceva davvero bene. «Come abbiamo potuto arrenderci davanti alle macerie, intendo. Non lo capisco. Ci siamo rialzati tante volte, abbiamo ricostruito la gilda tante volte.»
Inevitabilmente, la mente di Gajeel fu riportata a otto anni prima*, quando ancora era affiliato a Phantom Lord e al suo attacco all'edificio della Gilda. Anche quella volta era stato distrutto, per colpa — una volta era "merito" — sua. 
«Phantom Lord non ha sciolto la famiglia, Gajeel. L'ha allargata.» ancora una volta, fu la voce di Levy accanto a lui a riportarlo alla realtà. Come..?
«Mh» grugnì in risposta, senza lasciar trasparire nulla, nemmeno che lei avesse ancora una volta indovinato il suo pensiero. Sprofondarono nel silenzio ancora per qualche minuto, godendosi il panorama — il Sole non sembrava essersi mosso, davvero il tempo scorreva così lento? 
Levy ridacchiò. «Grazie per avermi ascoltata. Ah, ho capito che cosa mi mancava.»
 
Gajeel non ebbe bisogno di parlare perché Levy rispose alla domanda che aveva intenzione di porle: «Volevo salutare te.» disse voltandosi, guardandolo negli occhi. Già, dovevano partire e lasciarsi tutto quello alle spalle, per il momento. 
Levy, al contrario di lui, aveva degli occhi comuni. L'aveva accennato una volta ma per lui avevano sempre avuto qualcosa di particolare: forse scintillavano, forse era una particolare sfumatura di marrone, forse erano davvero grandi, forse erano avidi, curiosi e scattanti. Forse tutte quelle cose messe assieme.
«Hai già deciso dove andare?» le chiese, quasi all'improvviso, continuando a fissarla. 
«No, ma ho intenzione di viaggiare verso Ovest. Tu, invece?»
«Panther Lily vuole trascinarmi a Nord, alta montagna. Spero non faccia troppo freddo, non voglio diventare come il Ghiacciolo.» era ovvio che si riferisse a Gray. 
Levy sorrise leggermente, mettendosi poi a rovistare nella sua sacca. Si era portata il minimo indispensabile: un paio di coperte, quattro cambi, un po' di libri nello Stok magico — Erza e Biska le avevano insegnato l'incantesimo, non occorreva che fosse rapida nel cambio — qualche provvista e un kit medico per qualsiasi evenienza, era sempre preparata, lei. Estrasse una delle due coperte, viola e decorata con piccole stelle/shuriken e se la guardò per qualche secondo, stropicciando la leggermente con le dita, a saggiarne il tessuto, poi la porse al ragazzo. 
Sembrò sciogliere le braccia a fatica, Gajeel, rompendo la posa staturaria in cui stava — braccia conserte, schiena dritta e petto in fuori — e prendendo la coperta quasi fosse fatta di carta. Era un po' sorpreso, cosa avrebbe dovuto essere?
 
«Un regalo». 
Già, e come faceva Levy a capire sempre quello che pensava?
«Così ti terrai al caldo, sulle montagne.» Levy sembrava così razionale anche mentre richiudeva lo zaino apposta per non guardarlo, dopo avergli dato una risposta stupida ad una domanda che nemmeno aveva posto. Si scostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio, alzando poi lo sguardo e sorrise. 
 
«Anche io ho un regalo per te.» lo disse così, senza pensare, senza aver davvero preparato nulla per lei. 
Si mise a frugare nella sua sacca, alla ricerca di qualcosa che potesse anche solo vagamente piacerle. In una delle tasche, scovò un bracciale di pelle nera pieno di borchie. Si ricordava di quell'oggetto, era una delle prime cose che aveva comprato con lo stipendio della prima missione da mago. 
«Non è molto, ma ti starebbe bene» borbottò, porgendoglielo un po' in malo modo, come era solito fare lui. Non era poi così convinto che fosse di suo gradimento ma non aveva molto altro. 
«È molto bello.» Levy lo aveva indossato subito, stendendo il braccio in avanti come per rimirare lo sul serio. 
Gajeel rise, osservando la piccola figura al suo fianco. Indossava gli stessi abiti che aveva quando l'attaccò, prima della guerra tra Phantom Lord e Fairy Tail. Non potè fare a meno di sentirsi un po' un verme per quello che le aveva fatto, anche se lei ogni tanto gli ricordava che lo aveva perdonato.
Gettò l'occhio alla sua roba, posata su quel muretto, apposta per non guardarla e sentirsi ancora più schifoso per starle accanto dopo quello che le aveva fatto. Dal nero dello zaino, spiccava il bianco del cappello del suo completo, quello elegante per i concerti. Non ci pensò sopra nemmeno un istante; lo prese e lo posò sul capo di Levy. 
«Ecco, così è perfetto, ghihihi.» ghignò. 
 
Levy si affrettò a togliersi qualunque cosa avesse in testa per capire cosa fosse e ci mise un attimo a capire da dove arrivasse quel cappello. 
Il sorriso che Gajeel ricevette in risposta fu in grado di ricacciare i pensieri su quanto odiasse il sè stesso del passato in un angolino della sua mente. Da quando Kurogane pensava che Levy fosse davvero bella, soprattutto con il suo cappello sulla testa? 
 
«Grazie Gajeel!» di slancio, Levy lo abbracciò e lui dovette realizzare prima di ricambiare. 
«Grazie a te, Shorty.» ridacchiò lui. 
 
Un gallo cantò e seppero che era l'ora di separarsi. Gajeel mise la coperta nella sua sacca e si salutarono con un arrivederci ed un sorriso — Gajeel ghignò, ma Levy lo contò come sorriso.
Alle loro spalle, il Sole aranciato illuminava il muretto e i resti della Gilda che giacevano immobili e indisturbati, in attesa che Fairy Tail tornasse a rimetterli in piedi, come aveva sempre fatto.
 
[1881 words]
Angolo autrice
Buon giono e buon S. Valentino a voi, carissimi lettori!
Dopo il Bonus Day One, che spero vivamente vi sia piaciuto, riprendo ufficialmente la raccolta col Day One, che spero vi piaccia le stesso. 
Ora mi pare doveroso darvi qualche piccola dritta sulla storia, ecco. Sarà una specie di long, in quanto i capitoli avranno un ordine logico. A differenza del Bonus, da qui in poi la storia si sviluppa successivamente a Tartaros come se non l'aveste capito leggendo e, dopo questo capitolo, saranno incentrate sul personaggio di Gajeel.
Se trovate qualche errore, mi scuso davvero molto, vorrei me lo faceste notare così da poter sistemare in fretta e niente, spero mi seguirete in questo esperimento!

A presto, 
Tata ❤︎

 

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Capitolo 3
*** 15th February – I love you ***



Gajevy Week 2016
15th February
[ Day Two]

 
love you
 




 
Per quanto Gajeel ricordasse, non aveva mai scambiato nemmeno una parola di saluto con Reedus. Di lui, conosceva solo il nome, il fatto che fosse davvero bravo a dipingere e che dopo i sette anni che lui aveva trascorso a Tenrou era visibilmente dimagrito.
Quando l’aveva incontrato alle porte Nord della città, Gajeel e Panther Lily gli avevano rivolto solo un cenno di saluto prima di muoversi verso la soglia che avrebbe significato un nuovo inizio — inizio di un viaggio che li avrebbe riportato proprio lì, a Magnolia, tutti insieme. 
Reedus però li aveva fermati prima che la attraversassero.
«Gajeel, Panther Lily.» li aveva chiamati e si era mosso per raggiungerli. «Prima che ve ne andiate, ho qualcosa da darvi. Pensavo di farlo ieri, ma non vi ho visti in giro.» aveva detto, a mo’ di spiegazione. Si mise a frugare nel suo zaino sotto gli sguardi un po’ scettici e un po’ curiosi del Dragon Slayer e dell’Exeed, alla ricerca del fantomatico oggetto che doveva recapitargli.
Reedus aveva poi estratto dal grande zaino verde prima un blocco da disegno, di quelli con i fogli staccabili e bianchi, l’aveva sfogliato un po’ e l’aveva richiuso e riposto con cura, poi una cartelletta nera, con tanto di elastico a chiuderla.
«Qui ci metto i disegni finiti.» aveva blateratoaprendola e frugandovi dentro con cura. «Mentre eravate via ho passato molto tempo a ritrarre tutti voi, sapete? Volevo darvi i vostri.»
Panther Lily aveva ringraziato, un po’ sorpreso, mentre Gajeel era rimasto in silenzio, a fissare Reedus a braccia conserte, stoico come al solito e con un’espressione neutra, impassibile — se proprio si doveva interpretare, sarebbe risultata al limite della minaccia — sul volto.
Lily si era già tolto lo zaino dalle spalle per cercare una qualche busta che potesse contenere i disegni senza stropicciarli troppo — come cercare un ago in un pagliaio, anzi, peggio — che l’artista gli aveva consegnato l’intera, voluminosa, cartellina. L’Exeed fu costretto ad assumere la forma di Edolas per poterla sollevare dato che Gajeel non aveva mosso un dito. Non pareva molto contento di perdere del tempo che avrebbe potuto passare ad allenarsi. Lily lo capiva, c'era una persona da proteggere a tutti i costi — e magari anche da raggiungere. 
«Tutti questi? Cioè, tutta la cartelletta?» aveva chiesto Lily.
«Sì, ne ho fatti davvero molti su di voi.» fu la risposta, omettendone il motivo. Reedus aveva preso di nuovo il suo zaino, controllando nuovamente di non aver tralasciato nulla e ne tirò fuori un quadernetto ad anelli, ricolmo di fogli scritti molto fitti in una calligrafia minuta e ordinata. Lo aveva sfogliato veloce fino ad un separatore, datato a sette anni prima. Aveva quindi controllanto la sistemazione di ogni disegno, per sincerarsi che ci fossero davvero tutti, quelli che doveva dare, in quella cartellina nera. Nessuno sapeva quando si sarebbero incontrati di nuovo, quindi Reedus voleva fare le cose per bene.
«Sono tutti lì, a posto.» borbottò, rimettendo il quadernetto nello zaino. «Alla prossima?» domandò e gli altri due, anche Gajeel, rimasto fermo fino ad allora, annuirono. «Alla prossima.»
Ognuno aveva messo via le proprie cose e  si erano allontanati, ognuno per la propria strada.
 
Gajeel si presentò davanti al bancone della locanda dicendo alla receptionist che erano in due e che sarebbero ripartiti la mattina dopo. La donna, già spaventata dal suo aspetto tutt’altro che rassicurante, sussultò e, quasi tremante, gli consegnò le chiavi della stanza, rifugiandosi poi dietro ad una collega. 
Mentre si avviavano verso la stanza per posare i pochi bagagli, Lily fece in modo di farsi notare mentre scuoteva la testa, contrariato dal comportamento dell’amico poco prima, venendo del tutto ignorato.
In quel momento, voleva solo scendere al bar e farsi un boccale di birra. Magari anche due o tre. 
Ad un mese dalla partenza, Gajeel sentiva un forte bisogno di menare le mani senza un obbiettivo ben preciso, la classica vecchia rissa che a Fairy Tail non mancava mai. Se qualche anno prima un qualche idiota avesse detto che gli sarebbe mancata la sua Gilda o una persona, Gajeel gli avrebbe riso in faccia e, molto probabilmente, la faccia gliel'avrebbe anche spaccata. Ora, invece, sentiva la mancanza di tutte quelle serate o pomeriggi a far nulla al bar di Mirajane, a masticare chiodi mentre Levy leggeva, a litigare per le cose più stupide con Fiammella e Ghiacciolo. Si sarebbe fatto torturare piuttosto che ammetterlo, ma sì, gli mancavano, perfino Erza che li conciava per le feste quando la disturbavano troppo o le facevano cadere la torta.
Lily lo salutò e gli disse che sarebbe andato a farsi un bagno, visto che da quando erano partiti che non se ne facevano uno e, appunto, gli consigliò di seguire il suo esempio.
«Dopo.» fu la secca risposta e Panther Lily, scrollate le spalle, si chiuse in bagno.
Galee sbuffò e aprì la porta che conduceva al corridoio. Prima di chiudersela alle spalle e andare a prendersela davvero, quella birra, l’occhio gli cadde sul letto, dove erano malamente buttate la sacca sua e quella di Lily. Quest’ultima era un po’ rovesciata e, nella penombra, Gajeel riuscì a distinguere il profilo della cartellina che gli aveva dato Reedus. Con una falcata raggiunse il letto e l’agguantò, dirigendosi poi al bar.
Nemmeno sapeva perché l’aveva presa, quella cartellina ma ora, già che ce l’aveva lì, decise di aprirla. Fece cenno alla barista di portargli da bere mentre sfogliava tutti i disegni riposti con ordine. Erano sistemati per numero di creazione – spaventosamente alto, per alcuni – con segnata la data e i soggetti ritratti, a volte con delle specifiche. Gajeel li sfogliava lento, sorseggiando dal boccale appena arrivato. La prima parte del plico, ritraeva sostanzialmente lui che masticava chiodi, che faceva a botte con gli altri maghi della Gilda, Lily che svolazzava, a volte con Charles ed Happy, lui che scherzava con Juvia o Mirajane. Scene di tutti i giorni che strapparono a Gajeel un mezzo sorriso — che sarebbe dovuto essere un sorriso, ma è di Kurogane che parliamo. Ce ne saranno stati un centinaio, ma Gajeel dovette ammettere che Reedus era stato davvero bravo a cogliere le situazioni  e a trasportarle su carta. Sul retro di alcuni disegni, poi, era presente, oltre alla descrizione del disegno e al suo titolo, una dicitura che riportava gli anni passati dalla loro scomparsa a Tenrou. 
Uno dopo l'altro, si susseguivano tratti, chiaro-scuri e colori, senza che il ragazzo vi prestasse particolare attenzione. 
Voltò l'ennesimo foglio, sbirciando quello successivo da sopra il bordo del boccale. Gajeel osservò quel disegno con particolare attenzione, gli ricordava qualcosa. 
La scena raffigurava lui e Levy seduti uno davanti all'altra, visti di profilo. Lui aveva il mento appoggiato alle braccia conserte, in modo da poter osservare agevolmente la maga davanti a lui. Levy, invece, prestava tutta la sua attenzione al libro che reggeva tra le mani, tenuto un po' sollevato. 
Gajeel ricordava bene quella scena, avvenuta appena prima di Tenrou. Era la sera prima dell’esame e loro avevano deciso di essersi allenati abbastanza – Levy era davvero stanca.
Così erano rimasti alla gilda e lei aveva ripreso a leggere quel libro che da una settimana a quella parte stava come abbandonato nella sua borsa. 
Al momento non se n'era accorto — e come avrebbe potuto? — ma osservandoli in quel disegno potè vedere i suoi occhi rossi scintillare e il mezzo ghigno che aveva dipinto in faccia assumeva tutt'altro significato. 
 
Giusto un mese prima avrebbe maledetto Reedus per avergli fatto perdere tempo dietro a quella cartellina ma, ora, perfino quel pesante vuoto che si sentiva addosso aveva un nome. Quello scricciolo di maga gli mancava; non come il resto della Gilda, no… quasi quanto Metallikana.
Ghignò di un riso nervoso, al pensiero di come diamine avesse fatto a rammollirsi tanto: da quando qualcuno diventava così importante da poter essere equiparato a suo padre?
Posò il disegno, prima di stringere i pugni accanto alle orecchie, pensando al male che aveva fatto — a centinaia di maghi, a lei — e, un po’ egoisticamente, anche lui mancasse a lei. Non aveva senso quell’accostamento di pensieri, se ne rendeva conto, ma, guardando quel disegno, gli venne in mente una frase che gli aveva letto — perché quella volta, lei stava leggendo sottovoce, conscia che lui stesse ascoltando ogni parola — :i pensieri non hanno senso, non possono; sono guidati dal cuore che vince sulla mente. 
 
«É la sua fidanzata?» chiese la cameriera, arrivata a portargli il terzo boccale, riscuotendolo da suoi pensieri.
Galee sollevò la testa dal disegno, guardando la donna con fare un po’ sorpreso. Gli sorrideva cordiale e curiosa.
«No… un’amica.» rispose, senza nemmeno sapere il perché. Sì, si era decisamente rammollito, altro che sguardo spregevole.
«Capisco. Ecco la sua birra.» fece la donna, sempre sorridente, e posò il boccale sul tavolo. Poi si girò e se ne andò, surrogando tra sé e sé: « Sembravano così innamorati, in quel disegno…» ovviamente nessuno tranne Gajeel e il suo udito di drago sentirono. 
Innamorati, eh? Forse lui sì, Metallikana gliene aveva parlato dell’ “amore”. «Lo saprai quando ti renderai conto che sei felice anche solo a pensarci.» gli aveva detto. Era una spiegazione per bambini ma lui non si riteneva poi molto più maturo di allora. Metallikana si era anche premurato che scegliesse bene, ma quella era un’altra storia, quello era stato il suo ultimo consiglio da padre.
 
Sul tavolo saltò una piccola figura nera con un kiwi fra le zampe mezzo mangiucchiato. 
«Hai dato un’occhiata ai disegni, finalmente.» fece l’Exeed continuando a mangiare allegramente. 
«Sì. Credo che questo sia il mio preferito.» Gajeel allungò il foglio a Lily mentre si scolava anche quel boccale — l’influenza di Kana si faceva sentire.
Lily, osservando il disegno, si dovette trattenere dal ridacchiare, limitandosi ad un sorriso soddisfatto. Alle sue orecchie, quella frase, era suonata più che chiara.
 
L’ho capito che mi sono innamorato di lei.


 
[476 words]
Angolo autrice
Buonasera! Eccomi di nuovo con il secondo Day di questa settimana. 
Sono felicissima che vi sia piaciuto il capitolo precedente, davvero! Spero che anche questo sia di vostro gradimento, ovviamente. E nulla, ringrazio tantissimo MaxB e AlexiaLil per aver recensito lo scorso capitolo e tenny_93 per averlo letto in anteprima e aver dato la sua approvazione. 
Come sempre tento di rimanere il più possibile attinente al prompt ma anche di renderlo... originale, ecco. Interpretarlo in una maniera un pochino diversa da quella che potrebbe venire in mente come primo pensiero.

A domani, spero!
Tata❤︎

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Capitolo 4
*** 16th February – Childhood ***



Gajevy Week 2016
16th February
[Day Three]

 
Childhood
 



Quella strada se la ricordava molto diversa, ma principalmente era dovuto al cambiamento della vegetazione durante gli anni di assenza. Gajeel osservava critico il bosco che si sviluppava scuro attorno al sentiero che stavano percorrendo. 
Una vocina, dalla tonalità particolarmente gradita e candida, gli si infiltrò nella mente, chiedendogli quanto ancora ci sarebbe stato da camminare, perché lei era stanca. Poi, Gajeel pensò che, piccola com’era, la proprietaria di quella voce — quella vera, non la piccola replica nella sua testa — sarebbe stata benissimo nel suo zaino e che avrebbe potuto portarla lui, nonostante tutte le proteste che sicuramente gli avrebbe rivolto. 
Lily, al contrario, era rimasto in silenzio quella mattina, quando l’aveva trovato a vestirsi in fretta. Non gli aveva chiesto nemmeno il motivo quando Gajeel gli aveva riferito che doveva andare da solo. 
 
Anche se oramai doveva essere mattina inoltrata, quel bosco appariva scuro quasi fosse una notte di luna piena. Gajeel se la ricordava bene quell’atmosfera inquietante che permeava gli alberi e gli odori del bosco. A lui, però piacevano molto; gli erano sempre piaciuti, fin da bambino. 
Ricordava che gli altri bambini avevano timore di quegli alberi intricati, del sentiero tutt’altro che diritto e nemmeno sempre visibile. A loro, al contrario di lui, tutti quei colori scuri facevano paura. Soprattutto, però, gli altri bambini avevano paura di lui: quando emergeva dal bosco, scappavano; quando si avvicinava al villaggio — che era molto cambiato, notò — loro urlavano e si nascondevano dietro alle ampie gonne delle madri. 
Le prime volte, Gajeel era tornato da Metallikana davvero molto triste, ma poi ci aveva fatto l’abitudine. Solo una volta si era lasciato andare di nuovo, quando aveva visto due ragazzini della sua età abbracciarsi e aveva chiesto al suo drago perché anche lui non potesse avere lo stesso. Era stato allora che Metallikana gli aveva rivolto delle parole che non si sarebbe mai dimenticato, non importava quanto avesse cercato di relegarle in un angolino della sua mente. Gli erano tornate in mente subito quando aveva cominciato a conoscere Levy  e lui, stupido, se ne rendeva conto solo ora che aveva capito di amarla.  
«Trova qualcuna che vorrà stare al tuo fianco e aiutarti e non dietro di te a farsi proteggere; una che voglia insegnarti e capirti.» 
 
Levy gli aveva insegnato davvero molte cose e lei aveva, di contro, imparato a capirlo. Spesso lo sorprendeva come potesse essere successo che, nonostante lui rimanesse in silenzio, lei comprendesse perfettamente il suo pensiero.
 
Un debole raggio di luce si fece strada tra le fronde degli alberi, più rade man mano che si avvicinava al termine del sentiero. La grande pianura che lo aveva accompagnato durante la sua infanzia era ancora lì, intatta, e intimamente Gajeel ne fu felice: era come se tutto ciò che aveva condiviso con Metallikana fosse rimasto intatto, cristallizzato come lo era nella sua memoria. Poco importava che a tener lontana la gente era stata, molto probabilmente, proprio la paura del grande Drago di Ferro e di suo figlio.
Si dilettò in una breve e rapida corsa fino al pendio della montagna, come faceva quando era piccolo, dove compariva tra i cespugli di Belladonna — aveva imparato presto che quelle bacche erano tutt'altro che buone, per fortuna non a spese sue — la grotta in cui era cresciuto, preso da una nostalgia più grande della volta che non aveva fatto ritorno a casa dopo la prima scomparsa del padre. Per lui, quella era una sensazione strana, quasi sconosciuta e che tutt’ora provava ogni volta che entrava in una libreria e s’immaginava Levy a caricarsi di libri che poi lui avrebbe aiutato a portare.
«Ha fatto un miracolo.» poteva sentirlo, Metallikana che rideva bonariamente di lui — sì, l’aveva capito dopo che ogni volta che lo faceva era perché gli voleva bene, ma dettagli.
 
Nella grotta — casa sua — era tutto come lo aveva lasciato. Nemmeno gli animali avevano osato oltrepassare quella vecchia tenda con cui si riparava dalle piogge tempo prima.
I suoi occhi ci misero poco ad abituarsi a quella penombra conosciuta, rassicurante. Si concesse qualche minuto per rimanere lì, fermo ed immobile, a fissare il grigio della parete rocciosa avanti a lui, a metabolizzare. Per anni non aveva messo piede in quel luogo dall’aria così densa di ricordi e lo faceva ora che Metallikana era definitivamente morto. Era strano trovarsi lì dopo tutto quel tempo mentre sembrava che in quello stesso luogo il tempo non fosse mai passato: poteva vedersi più piccolo tornare correndo dal drago al calar della sera e salutarlo con uno sbuffo.
 
Così, sempre stoico nonostante tutto, si voltò verso una parete della vasta grotta — doveva starci comodo un drago, dopotutto. Gajeel non trovò la forza per reprimere un sorriso alla vista di tutte le profonde incisioni scavate dall’artiglio del drago per segnare la sua altezza ogni due cicli di luna. «Cresci a vista d’occhio, ragazzino.» gli diceva ogni tanto e in quei momenti Gajeel era felice, perché per lui ricevere un gesto d’affetto da suo padre era importantissimo. 
Solo ora capiva il motivo di tutto quel distacco ma quei momenti per lui rimanevano davvero speciali. Si rese conto che forse e solo forse avrebbe condiviso quei sentimenti con Levy. Sicuramente le avrebbe mostrato quella grotta, una volta che si fossero rivisti. 
 
In un angolo, c’era la roccia piatta e piena di paglia su cui aveva sempre dormito. Un po’ piccola, ora, ma abbastanza comoda per sedersi e lui non era certo il tipo che si faceva fermare da queste sottigliezze. Poggiò la testa sul muro e chiuse gli occhi.
Immaginò di in quella casa con lei al seguito e di trovarvi Metallikana, come aveva fatto lui da piccolo. Immaginò di presentargliela come sua fidanzata e che Metallikana gli ridesse in faccia, dicendogli che non era stupido e che l’aveva capito già sulle macerie del castello di Tartaros. Pensò perfino che a quel punto gli avrebbe ruggito contro che era stato un emerito idiota a prendere proprio lei come bersaglio durante la faida tra Phantom Lord e Fairy Tail e che era stato altrettanto idiota ad unirsi a Phantom Lord.
 
Quando si alzò dal suo piccolo giaciglio, era ormai pomeriggio. Era ora di tornare al villaggio e riprendere ad allenarsi perché sì, Metallikana — ora l’aveva capito cos’era quella vocina che ogni tanto faceva capolino nella sua testa, prima di Tartaros — gli aveva anche detto di difenderla, quella piccola maga che gli stava accanto.
Lasciò la culla della sua infanzia con un leggero sorriso sulle labbra, deciso a ritornarci presto con Levy e poi, magari un giorno, con i suoi figli.


 


 
[1090 words]
Angolo autrice
Buonasera! Eccomi, ancora una volta, puntuale! Non ci credo, davvero. Ricordate l'anno scorso, che ero sempre in ritardo? Ecco. 
Sempre a proposito dello scorso anno e della relativa scorsa Week, vorrei farvi un piccolo appunto. Dato che non sapevo proprio che cosa inventarmi per questo prompt e il far immaginare a Gajeel un proprio futuro come padre mi pareva banale, ho pensato di ricollegarmi al prompt "Metallikana" dello scorso anno (potete trovarlo qui, se volete ). Questa shot, quindi, è una sorta di prequel a quella, dalla quale ho ripreso molti dettagli. Mi sembrava un'idea carina, spero apprezziate!
E qui ci vuole una speciale menzione per MaxB che mi ha seguito anche l'anno scorso, santa donna!
Da oggi, poi, non ho più shot pronte, quindi domani credo tornerò a dare la ritardataria cronica, com'è nella mia natura XD

A domani, 
Tata ❤︎

 

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Capitolo 5
*** 17th February – Forbidden ***



Gajevy Week 2016
17th February
[ Day Four]

 
Forbidden
 




 
S'era cacciato davvero in un pasticcio enorme ed ora era bloccato in quella gabbia senza poter portare avanti la missione per cui era stato profumatamente pagato.
Ecco, forse non avrebbe dovuto accettare quell’incarico senza leggerlo, ma lui e Panther Lily avevano bisogno di soldi, se quella notte non la volevano passare coperti dalla neve e poi il committente era un riccone belloccio, se li avesse fregati lo avrebbero sistemato per le feste. Erano quindi partiti per raggiungere le rovine di Todona, un’antica città dalla quale avrebbero dovuto recuperare delle pergamene, protette da un golem magico. Lily si era fatto fregare subito, come aveva detto Gajeel, da una trappola di rune piazzata dal mostro. Gajeel ovviamente gli aveva riso dietro un po’ prima di partire di nuovo alla ricerca del loro obbiettivo – e magari tra quel mucchio di cartacce trovare un incantesimo che sciogliesse le rune, non aveva Levy a risolvere quel casino – ma, ad un passo da quelle maledette pergamene, si era fatto fregare pure lui, come un emerito idiota.
 
Ora se ne stava lì, a tamburellare il pavimento con le dita e sforzandosi di pensare ad un piano intelligente. Le rune l’avevano chiuso in una gabbia ampia, abbastanza perché potesse comodamente girare in tondo borbottando, ma coprivano sia il pavimento che il soffitto e aveva constatato con le sue mani che erano resistenti alla sua magia e alla sua forza fisica.
Aveva già provato a osservare le rune che componevano la sua prigione, ma per lui erano meno conprensibili degli scarabocchi di Levy quando analizzava e traduceva qualcosa – e quelli erano in lingua moderna. 
Accidenti a quelle cartacce e alla sua ignoranza in materia di alfabeti morti. Era quasi sicuro che su quella parete ci fosse scritto qualcosa tipo “vietato toccare, altrimenti verrete imprigionati” ma ovviamente, per lui erano solo incisioni senza senso su un muro, non poteva mica immaginarselo prima. Ora sì, dato che come aveva sfiorata le pergamene, era stato avvolto da una luce intensa e poi s’era ritrovato bloccato in quella gabbia.
Il golem ancora non si era palesato ma immaginò che lo facesse solo come misura ultima contro la sottrazione del tesoro di cui stava a guardia. Una cosa molto in stile “piuttosto che farle rubare, faccio saltare tutto”. I golem erano una cosa seria.
 
Nonostante riconoscesse di essere stato un cretino e non aver fatto abbastanza attenzione, ancora non si era arreso all'idea che se non fosse tornato entro tre giorni sarebbe stato inviato un altro mago ad aiutarlo.
E di giorni ne erano passati cinque.
Il suo “salvatore" sarebbe arrivato nel giro di qualche ora e l'ultima cosa che voleva era farsi salvare da una trappola in cui era caduto come un idiota. Non era sicuro di poterlo accogliere senza un pugno. Certo, era cambiato ma c’erano cose che proprio non gli andavano giù ed essere salvato da un qualunque mago cervellone era decisamente tra quelle. 
 
Dei passi rapidi lo riscossero dai suoi pensieri, che avevano pericolosamente cominciato a virare verso la possibilità del suo “ringraziamento” a suon di pugni per quel poveretto che l’avrebbe salvato – e si sarebbe intascato tre quarti del gruzzolo.
Non riuscì ad impedire che un basso ringhio gli salisse dalla gola al sentire quel rumore che, man mano che si faceva più vicino, diventava più chiaro; c’era qualcosa di strano, familiare, in quel passo. 
 
Non volle crederci fino a che non gli fu davanti in tutta la sua minuta e ridacchiante statura: il mago che avrebbe voluto prendere a pugni era in realtà una piccola, adorabile maga del Solid Script. 
Gli rivolse un cenno di saluto e ottenne in risposta solo un grugnito, ma Levy rise lo stesso. «Anche io sono felice di vederti.» 
Subito dopo, però, l’attenzione della maga fu attirata dalle incisioni sulla parete, che studiò attentamente per qualche secondo. «Tutto ciò che qui dentro è custodito, per chi al sol denaro auspica è un panorama proibito. Se questo è il tuo obbiettivo, toccalo e il giallo, né del sole né del denaro, sarà la tua cella.» tradusse sottovoce e sentì Gajeel borbottare un “fino a lì c’ero arrivato”. Poi Levy riprese a tradurre e comprese che se avesse provato a spezzare l’incantesimo, sia quello della gabbia sia quello che imprigionava Gajeel, sarebbe apparso il golem e se avesse toccato le pergamene sarebbe finita in gabbia anche lei.
Il ragazzo poté bearsi del viso corrucciato di Levy per la prima volta dopo quattro mesi di separazione e, non l’avrebbe mai ammesso, ma gli era mancato davvero tanto. Non quanto la sua proprietaria ma era tutto proporzionato.
Per la seconda volta in poco meno di un’ora, Levy distrasse Gajeel dai suoi pensieri, considerando le opzioni che poteva mettere in atto per concludere al meglio quella missione. «Se tocco quelle pergamene,» disse, «finisco in gabbia e il golem apparirebbe a farci fuori entrambi. Se tento di liberarti appare il golem ma non avrei tempo di decifrare le rune. In ogni caso, quindi dovrei combattere da sola.» 
«Quindi se cominci a liberarmi e appare il golem tu, combatti mentre io sto qui a fare nulla.» fece Gajeel, riflettendo. «Così però potresti sconfiggere quel coso…»
«Golem.» lo corresse Levy, con un sorriso. Il suo viso si era contratto in quella smorfia allegra quando lui aveva dato per scontato che lei avrebbe di certo sconfitto il golem e ne era intimamente felice. 
«Sì, sì, golem, come dici tu. Dicevo, se cominciassi a liberarmi e appena appare il golem lasci perdere e combatti, non avresti problemi.» finì la frase un pochetto scocciato. Levy però poteva capirlo, essere stato messo in trappola non doveva garbargli molto.
«Penso sia un buon piano, sì. Poi potrebbe darsi che, sconfitto il golem anche le rune svaniscano.» considerò, ancora, Levy. Ne sapeva abbastanza di incantesimi antichi da sapere che quella era la prassi comune, ma non sempre le cose venivano fatte seguendola, quindi avrebbe dovuto tenere in considerazione anche quell’eventualità, in modo da non essere troppo stanca per liberare Gajeel, Lily e l’incantesimo a guardia delle pergamene che avevano messo i suoi amici nei pasticci.  
 
Levy quindi cominciò ad analizzare le rune a terra e, quando fece per sfiorarle con la magia, la stanza prese a brillare, come se fossero apparse mille lucciole. 
Una volta che fu solo la luce delle torce ad illuminarli, però, un’enorme ombra si proiettava su di loro. Quel golem era alto quanto la stanza e a prima vista sembrava un semplice agglomerato di roccia calcarea a forma antropomorfa. L’unica cosa per cui gli si attribuiva una sorta di vita erano gli occhi, cerchi di energia magica azzurra e luccicante, e le movenze, lente ma potenti. 
Levy lo studiò per qualche secondo, cercando di carpire eventuali punti deboli. Aveva letto da qualche parte che di solito erano proprio gli occhi che controllavano tutta la magia necessaria a farlo muovere, se colpiva quelli poteva dissiparla e far crollare a terra il mostro come un sacco di patate. Se poi non ci fosse riuscita, le bastava fargli utilizzare abbastanza magia da crollare ugualmente. Il problema era che probabilmente quel coso aveva più potere magico di Erza e Mirajane messe assieme. Levy quindi puntò alla soluzione più opportuna: gli occhi. 
Appena il golem fece per avanzare verso di loro, Levy gli corse incontro e, rapida, scrisse con la magia la parola “knife” diverse volte e, quando fu balzata all’altezza del volto del golem, glieli scagliò contro.
Non aveva però calcolato che anche il suo avversario disponesse della magia e dal suo corpo si dipanarono dei coni di roccia, che andarono a conficcarsi alle sue spalle. Uno, addirittura, prese Gajeel di striscio. 
Levy si girò per controllare come stesse il suo compagno, rassicurata quasi istantaneamente da un ghigno divertito di Gajeel. Quando si fu nuovamente voltata verso l’avversario, ci mise una frazione di secondo a capire che prima di passare agli attacchi fisici avrebbe raggiunto un livello di magia abbastanza basso da non consentirgli di attaccare a distanza. Si portò quindi davanti a Gajeel, in piedi, con una gamba davanti all’altra, il busto rivolto agli scaffali pieni di pergamene e il volto rivolto verso il golem.
Svelta, tracciò una serie di linee nell’aria che, allo schiocco delle sue dita, si trasformarono in un’arco lungo. Le bastò poi tendere la corda perché un’asta di magia verde si disegnasse una freccia. In pochi secondi, Levy scagliò una serie di frecce che centrarono il bersaglio in vari punti, facendo in modo che braccia e gambe si staccassero dal corpo principale, così da rallentarlo e prendere meglio la mira. 
 
Gajeel, dietro di lei, non poteva far altro che osservarla. Si muoveva in fretta, era davvero migliorata. Il cono di roccia, però, lo aveva costretto a scartare di lato, atterrando malamente sul sedere. Proprio non se l’aspettava. Come non si aspettava nemmeno che Levy si sarebbe frapposta tra lui e il golem, per proteggerlo meglio.
Mentre Levy si preparava a tirare la freccia, quindi, Gajeel aveva gli occhi puntati su di lei. E lo sapeva che non era assolutamente il momento ma i suoi occhi non potevano fare a meno di rimanere fissati sul sedere di Levy. Ghignò, pensando che, tutto sommato, quello fosse un “panorama proibito” decisamente migliore di quel mucchio di cartacce che era andato a cercare. Valeva decisamente di più e, non appena ne avesse avuta l’occasione, sarebbe diventato il golem di quel tesoro.
Gajeel sussultò, come se fosse stato colto in flagrante mentre pensava a voce alta – fortunatamente si era ben guardato dal farlo –, mentre le rocce che componevano il golem cadevano a terra prive della magia che le aveva fatte muovere e sparivano lentamente, assieme alle rune che lo imprigionavano. 
 
Levy si voltò e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi. 
Lui scosse la testa e si tirò in piedi da solo, borbottando un ringraziamento a mezza voce. Levy sorrise lo stesso, oramai lo conosceva quel burbero drago. 
«Prendiamo le pergamene e andiamo a farci pagare?» chiese lei. 
«E poi recuperiamo pure il mio gatto.»
«Andata.» rise Levy.
 
[1662 words]
Angolo autrice
Buonasera! Oggi sarò molto breve perchè sono in ritardo e non sto nemmeno bene.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come al solito cerco di interpretare in modo abbastanza particolare ogni prompt. Eccoci però al giorno tanto atteso, in cui si riuniscono finalmente i nostri beneamini.
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere. 
Come al solito, ringrazio tutti coloro che recensiscono: Shona, AlexiaLil e MaxB. Vi risponderò appena possibile!

A domani, 
Tata❤︎

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Capitolo 6
*** 18th February – Council ***



Gajevy Week 2016
18th February
[ Day Five]

 
Council
 




 
Non vedeva l’ora di arrivare, Gajeel. Levy e Lily, nel frattempo, ammazzavano la noia del viaggio con le parole crociate create appositamente dalla ragazza. Avevano cominciato appena la carovana del Concilio aveva cominciato a muoversi e Gajeel, di conseguenza, si era sentito male. Ovviamente non era il massimo giocare alle parole crociate ammanettati ma avevano dovuto accontentarsi in assenza di altro passatempo.
A quanto pareva, il Concilio non doveva aver particolarmente gradito il loro intervento perché li avevano prelevati la sera prima dalla locanda dove avevano riscosso il pagamento per la missione alla zona antica di Todona. Gli avevano sbattuto sul tavolo una pila di documenti mentre mangiavano e Gajeel aveva dato leggermente in escandescenze, facendo saltare il cappello di un soldato prima che potesse parlare. Al che li avevano ammanettati e caricati sul carro.
Nessuno dei tre aveva capito il perché di tutto quel trambusto, in fondo avevano solo completato una missione come privati, Levy sapeva benissimo che non era illegale, e non avevano nemmeno distrutto nulla. Eccetto il cappello a terra di quel soldato ma non poteva davvero essere sufficiente per un arresto!
 
«Siamo arrivati?» Gajeel emise l’ennesimo lamento, tentando di non vomitare. 
Levy scrisse l’ennesima parola nelle caselle corrispondenti. «A te, Lily.» disse mentre l’Exeed leggeva la definizione della prossima parola. «Non saprei dirti, Gajeel. Forse saremmo potuti andare a piedi se non avessi aggredito quel soldato.» rispose, ascoltando al contempo Lily che dava la definizione del quarantotto verticale. 
«Cretino.»
«Esatto» 
Gajeel non seppe se si riferissero a lui o alle parole crociate; non ebbe tempo di obbiettare che dovette nuovamente sporgersi per non rischiare di vomitare nel carro. Purtroppo Levy non conosceva l'incantesimo Troia e Wendy era lontana, quindi l’avrebbero ignorato ancora per un po’.
 
A mezzogiorno, Levy pregò la loro scorta di fermarsi, non tanto per lei, quanto per Gajeel che, dopo tutte quelle ore, stava per svenire. Accordata la pausa, si fermarono in una radura, dove alcuni soldati piantarono delle tende. Quando poi giunse il momento di farli scendere, si presentò un soldato con l’ordine di trascinare fuori Kurogane. 
Levy ridacchiò. «Quanto scommetti che non ce la fa?»
«La bottiglia di brandy che abbiamo rimediato ad Hargeon la scorsa settimana.» fu il divertito commento di Lily. Entrambi non si mossero di un millimetro dalle loro postazioni, abbandonando perfino il complesso reticolo di parole crociate che avevano creato. 
Il soldato sbuffò, altezzoso. «Posso benissimo farcela!»
 
Mezz’ora e tre soldati avviliti dopo, a Levy fu concessa una cavigliera anti-magia per trasportare fuori il suo compagno. D’altra parte, se avessero tolto le manette a Lily sostituendole con la cavigliera non sarebbe cambiato poi molto, quindi la ragazza si era offerta volontaria. 
Rimase un po’ a studiarsi Gajeel con una mano sotto al mento, per capire bene quale fosse la miglior maniera per sollevarlo abbastanza da non fargli male durante il trasporto. Decise poi che il miglior approccio per staccarlo da quella minuscola finestra fosse aiutarlo a camminare con le sue gambe, quindi gli sollevò il braccio e se lo mise attorno al collo, passando il suo, piccolo ed esile, sulla schiena del ragazzo. 
«Gajeel?» lo chiamò. «Mi senti? Ci siamo fermati, sveglia.» 
Lui sembrò riscuotersi un poco. «Siamo arrivati?»
«Più o meno. Prova a camminare, dai.» gli rispose.
Gajeel fece come gli era stato detto, troppo scombussolato per obbiettare alla dolce voce di Levy che gli sussurrava nell’orecchio. In quello stato, non riuscì a controllare un pensiero a proposito di quanto lui adorasse quella voce tanto delicata.
Mossero qualche passo verso la radura, seguiti a ruota da un ridacchiante Lily.
 
Levy attirò su di sé parecchi sguardi ammirati da parte dei soldati, soprattutto da quelli che avevano tentato invano di spostare quella montagna di muscoli e metallo che era Gajeel. Il ragazzo, tornato abbastanza cosciente nel corso di quella breve passeggiata, si premurò di fulminarli con lo sguardo, uno ad uno. Facevano bene ad ammirare Levy ma c’era un limite, oltre il quale ci sarebbe stato lui a riportarli a calci dalla parte opposta.
Un soldato indicò loro una tenda abbastanza grande, decorata con qualche fronzolo tipico degli ufficiali di alto grado e Levy accompagnò Gajeel senza fiatare. 
«Levy, hai idea del grado di questo tizio?» chiese Panther Lily, per cercare di valutare meglio la situazione. 
«A giudicare dalla decorazione, credo sia un generale o qualcosa del genere.» rispose lei. 
Era sempre a lei che si chiedeva qualsiasi cosa; Gajeel ebbe il tempo di notarlo, dato che non procedevano molto spediti a causa della sua chinetosi. 
«E cosa credi che vogliano?» 
«Ci stanno facendo procedere da soli, anche se con strumenti anti-magia e gli occhi di…» Levy si guardò intorno velocemente, a fare una conta dei loro sorveglianti. «Trentatré soldati semplici e un tenente. Non siamo prigionieri ma ci ritengono abbastanza pericolosi.» 
«Sono pericolosi anche con questa robaccia addosso.» Gajeel aveva finalmente ritrovato la forza di parlare. Si riferiva ovviamente a manette e cavigliere anti-magia. 
«Sì, ma è meglio starcene buoni per il momento. Sentiamo cosa vuole il pezzo grosso e agiamo di conseguenza.» Lily lo zittì subito, in modo da non alimentare la sua fame di distruzione. A volte si divertiva troppo a spaccare le cose per fermarsi a pensare.
«Fate parlare me, è meglio.» fece Levy in uno sbuffo prima di entrare nella tenda del “pezzo grosso”. 
 
La tenda era abbastanza spoglia, c’era un tavolo di legno, delle sedie, una lettiga e molte carte sparse per il tavolo. C’era una sedia in particolare, dove stava seduto un uomo massiccio, a capo chino. Levy se l’aspettava un po’ più sfarzosa, ma forse era un’unità offensiva. 
Come a confermare i suoi sospetti, l’uomo sollevò gli occhi dalle carte e diede loro il benvenuto nel quartier generale provvisorio dell’Unità Esecutiva.
«Sicuramente vi chiederete perché siete qui. E pure perché siete sottoposti a queste... misure di sicurezza». Fece. Aveva una voce molto profonda e cavernosa. 
Levy solo qualche mese prima non sarebbe riuscita a controllare il tremore ma ora era diversa. Era più forte. 
«Si, ci farebbe molto piacere.» disse, in tono leggermente piccato.
 
Il Generale rise. «Penso abbiate capito che è perché siete... Un rischio, qui dentro, fatto conto che facevate parte della Gilda Fairy Tail.»
«Facciamo» Levy lo corresse immediatamente mentre Lily e Gajeel le lanciavano un'occhiata piena di approvazione. Stavano rispettando ciò che lei aveva detto prima, lasciavano parlare lei. 
«Si, quello che è. Insomma, dopo la missione a Todona il vostro curriculum è stato attentamente esaminato sotto consiglio di Warlod-sama ed è stato deciso che sareste ottimi elementi sotto il mio comando. Tutti e tre.» disse, adocchiando anche Panther Lily. «Che ne dite?»
 
I tre si guardarono in faccia, leggendovi la risposta che avrebbe dato il compagno. 
Fu Gajeel a rispondere, questa volta: «La paga è buona?»
Con una risata del Generale, si ritrovarono tutti e tre fuori dalla tenda, senza più cavigliere nè manette e con la divisa tra le braccia.
 
Levy uscì dalla tenda osservandosi con occhio critico la lunga giacca. L'aveva indossata nella maniera canonica, come l'aveva indosso il Generale. Non era molto convinta, Gajeel lo vedeva dal suo sguardo. 
Gajeel, però osservando la figura d'insieme, trovava che Levy, con quella divisa – con cui faceva a pugni, letteralmente, alla sola vista prima di Fairy Tail – addosso fosse davvero stupenda.
Solo... 
«Ohi, Gamberetto.» la richiamò. 
Non appena la ragazza si girò, Gajeel le sbottonò in fretta la giacca, prima che lei potesse protestare e gliela sfilò, per poi appoggiargliela sulle spalle, come l'aveva messa lui. «Decisamente meglio, ghihihi»
«Gajeel!» urlò Levy.
«Stai molto meglio così, Levy.» Lily intervenne per fare da paciere. 
Levy sbuffò, acconsentendo poi alla nuova sistemazione della sua giacca. «Però in battaglia la metto come dico io.»
«Certo, Gamberetto.» ghignò ancora una volta Gajeel, mettendole delicatamente una mano sulla testa. «Così stai benissimo»
 
Lily, a ragione tradusse quella frase come: sei bellissima, così
Forse avrebbe insegnato a Levy quella particolare lingua morta. 
 
 
[1238 words]
Angolo autrice
Eccomi qui, di nuovo in corner con il nuovo capitolo. Sì, anche l'anno scorso è andata così, dato che non me le ero preparate in anticipo. 
E nulla, spero che anche questo capitolo possa esservi piaciuto, non l'ho nemmeno riletto per la fretta quindi non saprei dargli un buon giudizio. 
Mille grazie a Shona e MaxB che continuano a seguirmi! Presto risponderò giuro, ma sono indietrissimo, forse riuscirò dopo aver concluso la raccolta, mi dispiace. 

A presto, spero. Magari ad un'ora decente.
Tata ❤︎

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Capitolo 7
*** 19th February – Song ***



Gajevy Week 2016
19th February
[ Day Six]

 
Song
 




 
Contrariamente a quanto aveva precedentemente pensato, ad un mese e mezzo dal suo ingresso ufficiale nell’Unità Esecutiva, Gajeel si stava divertendo come un matto – eccetto per tutte le scartoffie da compilare, odiava quella parte. 
In quel misero lasso di tempo, Gajeel era stato promosso Capitano e Levy si era tenuta stretta il suo posto di Tenente, ottenuto un paio di settimane prima di Gajeel proprio per rimanere con lui. Non le andava una nuova separazione. Lily invece era Sottotenente, carica che non gli andava molto a genio, soprattutto se comparata a quella che aveva ad Edolas. Non se ne lamentava, però, perché quella particolare conformazione faceva davvero piacere agli altri due membri del loro Team – oramai gli Shadow Gear erano andati da un pezzo, nell’ultimo periodo erano solo loro tre – e permetteva a Gajeel di fare la testa calda senza particolari ripercussioni, come alla Gilda, dato che era lui che comandava.
Ovunque andassero, erano sempre in coppia, che fossero Capitano e Tenente, Tenente e Sottotenente o Sottotenente e Capitano. Era davvero raro vederli  in giro da soli, che fosse in giro per l’accampamento o nella divisione della loro Unità al palazzo del Concilio. 
 
Quel giorno, però, Gajeel si annoiava profondamente. Nemmeno la tortura giornaliera alle reclute sembrava aver sollevato la densa coltre di noia che lo avvolgeva. 
Levy sembrava davvero preoccupata, di solito, alla Gilda lo trovava in quello stato quando una missione era stata troppo semplice, senza che avesse potuto prendere a calci nessuno, oppure quando mancavano le risse da qualche giorno. Insomma, ogni volta che non poteva menare le mani per un po’. Lily gli aveva perfino portato la cartellina con i disegni di Reedus ma sembrava non importargli; li sfogliava lentamente, senza soffermarsi su nessuno in particolare, nemmeno su quello intitolato “Notte prima degli esami”, quello che qualche mese prima aveva permesso che quella testa di bulloni – come lo chiamava Natsu, a volte – realizzasse i suoi sentimenti per Levy.
 
«Sono due giorni che fa così, non so che diamine abbia.» borbottò Lily, nella forma di Edolas, mentre prendeva il vassoio dal bancone della mensa, seguito a ruota da Levy. 
«Io forse sì, però devi chiarirmi una cosa. Da quanto non lo senti cantare?» chiese lei, mentre prendevano posto al tavolo degli ufficiali. 
«Le mie povere orecchie sono grate per i quattro mesi in cui ha solo canticchiato a mezza voce.» l’Exeed si portò le zampe sulle orecchie, massaggiandole, come per sottolineare quanto detto poco prima. 
Levy ridacchiò, divertita da quella reazione molto pacata rispetto al mai celato disgusto degli altri maghi. «Dai, non è così male…» si sforzò di dire. In realtà non piacevano nemmeno a lei quelle canzoni, ma aveva sempre fatto finta del contrario giusto per far contento Gajeel. 
«Quindi, come ci riprendiamo il solito Gajeel cretino e burbero?» fece Lily, addentando la bistecca.
«Ho un’idea, ma tu mi devi supportare. Hai impegni ora?» 
«No, nessuno. Però ho paura di quello che frulla in questa testolina.» Lily le toccò una tempia con un dito in un modo che fece ridacchiare ancora di più Levy. 
 
Il Colonnello Baker era un omuncolo basso, con i mustacchi e un ciuffo di capelli a mo’ di ricciolo di panna color grano e un paio di occhiali a fondo di bottiglia. Non esattamente l’uomo più intimidatorio che ci fosse e nemmeno ciò che ci si immaginava quando lo si definiva Colonnello. Quello che gli aveva permesso di raggiungere quella carica era stata la sua intelligenza e abilità strategica. Aveva vinto una battaglia abbastanza importante e l’avevano decorato. 
Era un tipo particolarmente odioso ed era quasi impossibile entrare nelle sue grazie. Per ottenere qualcosa da lui, era in atto un circolo immenso di favori. 
Levy era fuori da tutto quello ma, per qualche scherzo del destino, l’aver battuto Baker a scacchi le aveva fatto guadagnare la sua stima. La presenza di Lily era solo una garanzia in caso Baker fosse stato restio a concederle ciò che chiedeva. Fortunatamente, Baker era stato ben felice di accettare e Levy aveva avuto campo libero. 
Lei e Lily avevano lavorato una settimana intera, ma alla fine ce l’avevano fatta.
 
La sera prestabilita, Levy aveva trascinato Gajeel a mettersi il suo completo bianco e, per l’occasione, si era infilata il cappello che le aveva dato alla partenza da Magnolia e non ne aveva voluto sapere di ridarglielo. Poi l’aveva spinto fino al palco e gli aveva cacciato in mano la chitarra. 
«Signore e signori, dopo gli incantesimi di magia arborea di Mike, ecco a voi il Capitano Redfox e la sua splendida musica!» aveva annunciato la ragazza. Per l’occasione si era vestita con dei pantaloncini, delle parigine nere, gli stivaletti e una camicetta con le maniche tirate su a tre quarti, oltre all’immancabile fascetta che domava i ribelli fili turchini.
Gajeel ci aveva messo un po’ a realizzare quanto era successo e soprattutto dove si trovava, troppo concentrato ad ammirare Levy, andatasi a sedersi in prima fila e che gli sorrideva, sgargiante.
Il ragazzo si espresse nel suo consueto ghigno, prima di mettersi a cantare, allegro.
 
A poco valsero le innumerevoli proteste da parte del pubblico, lui non smise nemmeno per un secondo di cantare, osservando sporadicamente Levy che, da sotto il cappello bianco, continuava a guardarlo sorridente. 
Quando ebbe finito, dal coro di sospiri di sollievo si levò un singolo applauso: Levy. 
«Grazie a tutti!» ghigno Gajeel prima di scendere dal palco, accompagnato da nuove esclamazioni di sollievo.
 
Qualche metro a distanza dal palco, trovò Levy a salutarlo e a fargli i complimenti per l’esibizione.
«Tu non dovresti essere a presentare la prossima esibizione?» fece il ragazzo.
«Ho delegato a Lily. E poi ora ho voglia di una passeggiata, mi accompagni?»
«Faccia strada, Tenente Gamberetto.» ghignò Gajeel, sollevando il cappello e scompigliandole i capelli con una mano.
«Questa sera sono solo Levy, Gajeel. Quando siamo io e te puoi anche lasciarle perdere, le formalità» lei si voltò a regalargli l’ennesimo sorriso della serata. 
«Allora grazie, Levy.» 
 
Per aver organizzato lo spettacolo, per avermi fatto esibire, per aver applaudito alla mia canzone mentre tutti fischiavano. Per averci pensato.
 
«Di nulla. Però il cappello me lo tengo.»
«Te lo regalo, allora.»
 
[1016 words]
Angolo autrice
Come al solito, torno in corner. 
Questo capitolo è un po' più corto dei precedenti ma personalmente è quello che mi piace di più finora. Cioè, da qui si comincia una vera e propria interazione tra i due, che si accentuerà domani. Chi conosce il prompt di domani capirà perchè *ghigna come Gajeel*.
Quindi... niente, spero che vi sia piaciuto leggerlo quanto è piuaciuto a me scriverlo! 
Un grazie enorme a MaxB che recensisce sempre, anche se ancora le devo rispondere *la incoronano Signora dei Ridatat(ar)i*

E niente, a domani
Tata❤︎

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Capitolo 8
*** 20th February – Jealousy ***



Gajevy Week 2016
20th February
[ Day Seven]

 
Jealousy
 




 
Lo stratagemma della sera precedente aveva sortito gli effetti sperati: Gajeel era tornato in piena forma e ghignava di continuo. Tutto era tornato alla normalità, intatti il ragazzo era tornato a lamentare una discreta voglia di fare a pugni con qualcuno che non fosse Lily o Levy, che aveva cominciato ad allenare nella palestra della loro divisione, più che altro perché era stata lei stessa a chiederglielo.
«Sei stata brava, a Todona.» le aveva detto, senza fornire una vera e propria risposta, la settimana prima.
«Grazie, ma non credo sia sufficiente. Voglio diventare più forte!» aveva replicato lei e la discussione era terminata con Gajeel che l’aveva presa sottobraccio e che la portava in palestra, mentre lei si dimenava per farsi lasciare a terra e poter camminare da sola.
 
Faceva caldo e avevano deciso di allenarsi fuori, lei, Gajeel e Lily. Avevano appena finito di pranzare e, come avevano stabilito per evitare disguidi con gli orari di allenamento delle reclute che toccavano alla loro Unità in assenza di particolari missioni, stavano utilizzando il resto della pausa pranzo per il loro turno. 
Così ora si stavano dando battaglia Capitano e Tenente, in uno scontro dove l’unica proibizione era l’utilizzo della magia. Gajeel, suo malgrado, dovette riconoscere che in quei mesi – più la settimana di pratica da sola, dato che aveva solo guardato, era quello il primo combattimento che facevano – Levy aveva fatto passi da gigante con la forza fisica. Una rapida e molto approssimativa stima lo portò a pensare che fosse più che raddoppiata dalla prima volta che l’aveva vista.
 
Parò un gancio con l’avambraccio e si abbassò in modo da passare con il tallone al livello delle ginocchia di lui. Levy si diede una spinta in senso antiorario e prima che Gajeel se ne accorgesse, era già per terra, con il piede della ragazza sul petto, a decretare la sua sconfitta.
«Hai abbassato la guardia, non va bene Gajeel!» lo riprese in tono scherzoso mentre gli dava una mano a .rialzarsi.
Gajeel sbuffò mentre con la mano si levava la terra dai pantaloni. «Non pensavo fossi così brava, Gamberetto.» 
«Mai sottovalutare l’avversario, ricordatelo bene.» Lily ridacchiò mentre si toglieva la giacca della divisa ed assumeva la forma di Edolas; stavano uscendo le reclute, non poteva permettersi di farsi vedere come semplice gatto – che poi, la definizione corretta, sarebbe “cucciolo di pantera antropomorfa” ma aveva sempre sorvolato.
 
«Fatti da parte, Gajeel, tocca a me affrontare la nostra Fata.» fece l'Exeed, utilizzando il nome con cui Levy era diventata famosa nel Concilio, un po’ per merito della Gilda e un po’ per merito delle sue movenze sempre aggraziate, come quelle di una fata, perfino in combattimento.
«Uhmf» Gajeel si scostò, andandosi a sedere su di un tavolo in pietra lì vicino, all’ombra di un’albero. «Vediamo come se la cava, allora.» 
 
Levy, prima di cominciare, strinse per bene la fascetta nera che le domava i capelli e si assicurò con un’occhiata che il bracciale che le aveva regalato Gajeel fosse ancora al suo posto, sopra la giacca della divisa malamente buttata sopra ad un ramo dell’albero.
«Sono pronta!» esclamò e si mise in guardia. 
Lily si espresse in un sorrisetto pericolosamente simile al ghigno di Gajeel e iniziarono a combattere. 
 
Attorno a loro si era andato a formare un capannello di reclute che osservavano ammirati il Tenente e il Sottotenente che si affrontavano. Levy era molto veloce, ma i suoi colpi erano poco efficaci contro il massiccio corpo dell’Exeed e presto il fine udito di drago di Gajeel captò tra i bisbigli delle reclute attorno a loro delle scommesse. I più puntavano su Lily, perché preso la Fata si sarebbe stancata di saltare a quel ritmo incalzassimo ed il Dragon Slayer del Ferro si trovò a ghignare pensando a quanto fosse stupida quella loro analisi. Non per forza vince il più grosso, Levy lo stava dimostrando proprio in quel momento, mettendo Panther Lily alle strette. 
Certo, in un confronto comprendente anche la forza magica sarebbe stata un’altra storia, ma così Levy era riuscita a vincere anche abbastanza in fretta, attirando a sé diversi commenti ammirati. 
 
«Complimenti Tenente, ottimo lavoro.» Gajeel dovette usare un tono più formale, dato che c’era gran parte delle loro reclute a fissarli.
«Grazie.» fece semplicemente lei, tirando giù dal ramo la sua giacca e il bracciale, che rimise subito dopo. Dalla giacca tirò fuori un fazzoletto con cui si asciugò la fronte. 
 
«Proprio un bel lato B.» 
«E io che pensavo che avesse ottenuto la carica solo perché è tanto carina.» 
Il fine udito di Gajeel non si lasciò sfuggire nemmeno questi commenti che gli fecero montare la rabbia. Come si permettevano di parlare così della sua Levy?
 
Una campana risuonò per tutto l’edificio e il cortile dove si trovavano, annunciando il termine della pausa pranzo. 
Gajeel, ancora seduto sul tavolo di pietra, con il mento sostenuto dalla mano, ghignò del suo ghigno più sadico, di quelli che non esibiva dai tempi di Phantom Lord. 
«Ho un’idea geniale per l’addestramento di oggi.» fece e, non appena giunse alle sue orecchie, Levy tremò al ricordo del suo primo incontro con Gajeel.
Il ragazzo scese dal suo comodo seggio e si levò con semplicità la giacca dalle spalle, proprio mentre Levy appoggiava la sua come le aveva consigliato il primo giorno.
«Oggi vi scontrerete con me. E potrete usare la magia, al contrario del sottoscritto. Chi mi batte ha la giornata libera, domani, gli altri sgobberanno il triplo.» stabilì e, senza nemmeno ascoltare eventuali commenti, indicò i due che aveva sentito parlare qualche minuto prima. «Voi due sarete i primi, bella occasione, no?»
 
Ovviamente no, dato che quei due erano quasi i più scarsi del corso e, pur potendo utilizzare la magia, fecero ben meno di Jet e Droy al loro primo incontro. Loro almeno erano riusciti a colpirlo prima di finire al tappeto, quei due incompetenti dalla lingua lunga si erano storditi a vicenda mentre Gajeel aveva semplicemente scartato di lato con un tempismo a dir poco perfetto. 
I due, nella nebbia dell’incoscienza, non seppero dire se era la loro stessa voce o quella del Capitano, che diceva: «La prossima volta assicuratevi che non vi senta nessuno mentre fate commenti sul Tenente McGarden.»
 
Non azzardatevi mai più a fare commenti sul mio Gamberetto
Levy ridacchiò mentre si nascondeva il viso rosso con le maniche della giacca della divisa.


[1032 words]
Angolo autrice
Alla fine ce l'ho fatta! Ancora una volta in tempo, visto come sono brava? Un biscotto me lo merito
Comunque, ultimo capitolo che riprende qualche elemento dei precedenti, come il bracciale del Day One. E mi piaceva fare questa Levy un po' badass, perchè dai, ci sta. Si è allenata tanto in questo anno e, con l'agilità, può battere Gajeel e Lily, secondo me. Volevo concludere questa Week con questo momento particolare, un po' un bel risvolto di quanto scritto prima.
Ho adorato scrivere anche questo capitolo, da quando si sono riuniti mi sto divertendo da matta, nonostante non me li sia preparati prima. 
Un grazie speciale a MaxB, che mi ha seguito dall'inizio alla fine!

A presto, no, non vi liberate di me, sono come un parassita, ho già preparato roba
Tata❤︎

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