Summer Paradise

di Marss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


SUMMER PARADISE













 

 

 

PROLOGO

 






 

Sono Martina.
Sono bassa, magra, ho lunghi capelli biondi e grandi occhi verdi che sono costretta a nascondere con degli occhiali da vista. Ho 18 anni, ma me ne sento 15. Sono timida, indecisa, pigra, allegra e vivace. Sono la contrapposizione fatta persona.
Sono il classico topo da biblioteca, amo leggere, scrivere e passare le serate sul divano con la coperta. Amo anche la musica, però. Amo andare a ballare, uscire con i miei amici, divertirmi. L'avevo detto che sono perennemente in contraddizione con me stessa, no?!
Vivo in un piccolo paesino in provincia di Milano e i miei amici sono l'esatto opposto di me.
Loro fumano, bevono, amano sballarsi e scopare con le classiche ragazze da “una botta e via”. Io sono quella sempre alla ricerca del vero amore, quella che aspetta il ragazzo giusto per concedersi completamente.
Insomma, che centro io con questi ragazzi? Loro sono i miei compagni di avventure, i miei amici d'infanzia, quelli in grado di farmi ridere a crepapelle ogni secondo. Sono tutti maschi e con loro ho un rapporto migliore che con qualsiasi altra ragazza. Sono quelli con cui ho condiviso ogni nuova esperienza, ogni gioia e ogni dolore. Sono quelli con cui andrò in vacanza, quest'estate. Sì, una settimana in un campeggio a Riccione. Partiamo in sei e speriamo di tornare tutti interi! Ne vedremo delle belle, ne sono convinta.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


CAPITOLO UNO

 

 













-Ti prego Martina, comportati bene!
-Non farci pentire di averti dato il permesso di andare...
-Soldi e documenti sempre a portata di mano.
-Non mettere mai il silenzioso al cellulare
-Non cacciatevi nei guai
-Se succede qualcosa, chiamaci subito

Dio, ma 18 anni serviranno pure a qualcosa, no?
Insomma, i miei genitori mi stavano riempiendo delle solite e inutili raccomandazioni. Sapevano benissimo che di me ci si poteva fidare, i parenti dei miei amici si affidavano al mio buon senso, alla fine. Quindi, perché preoccuparsi?
-Mamma, papà, tranquilli!- provai a calmarli
-Di te ci fidiamo Marti... è sui tuoi amici che abbiamo qualche dubbio!- rispose mio padre, sorridendo
Già, potevo immaginarlo. Ero rimasta piacevolmente sorpresa quando i miei avevano acconsentito a lasciarmi andare con gli altri, insomma, non era da loro! Non erano mai stati troppo contenti della mia compagnia, i ragazzi li conoscevano da una vita, ma negli ultimi anni erano cambiati parecchio.
-Vedrò di tenerli a bada, ok?
Li abbracciai e terminai di fare i bagagli. Nel frattempo, il cellulare continuava ad illuminarsi, segno che i miei amici erano decisamente eccitati per la partenza! Continuavano a scrivere nel gruppo WhatsApp che avevano creato..

Davide: raga non vedo l'ora di partire!
Andrea: a chi lo dici, la valigia è gia pronta da un pezzo
Stefano: 7.30 in Stazione Centrale, mi raccomando
Simone: sono già li!
Federico: Marti, forse conviene che cominci ad avviarti adesso, per evitare di ritardare...
Davide: Marti se arrivi tardi giuro che ti strangolo!
Andrea: tranquilli ragazzi, sono già d'accordo che la passo a chiamare io! Così non corriamo nessun rischio

Sempre molto simpatici! Ok, forse qualche volta ero arrivata in ritardo agli appuntamenti... beh, lo dovevo ammettere, arrivavo sempre in ritardo! Era qualcosa di più forte di me, nonostante i mille tentativi per cercare di evitarlo.

Martina: vi giuro che ho puntato sei sveglie! Non arriverò tardi, promesso
Federico: anche perché se no ti lasciamo a Milano!
Martina: non ve la cavereste mai da soli, non potete abbandonarmi qui

Risi, abbandonando il telefono sul comodino e facendo mente locale su cosa potevo aver dimenticato. Ricontrollai la valigia un'ultima volta, poi corsi a lavarmi i denti e a mettermi il pigiama. Mi aspettava una bella levataccia, conveniva coricarsi presto.

Martina: a domani ragazzi! E vedete di non scrivere più stupidate, mi intasate il cellulare!

Spensi definitivamente il cellulare e cercai di addormentarmi, già immaginando la splendida avventura che ci aspettava.

 

Driiin

Il suono del campanello mi annunciò che Andrea aveva mantenuto la parola ed era passato a chiamarmi. Anche perché abitavamo sullo stesso pianerottolo, non poteva non farlo!
-Sono pronta!- esclamai, aprendo la porta e andando a recuperare la valigia. Salutai i miei genitori, ascoltando nuovamente le loro ultime raccomandazioni, poi uscii. La madre di Andrea ci accompagnò fino alla stazione, dove incontrammo gli altri
-Niente ritardo, complimenti! Cominciamo bene...- disse Stefano, venendoci incontro e stampandomi un bacio sulla guancia.
Ignorai la battuta e salutai gli altri, poi cominciammo a guardarci attorno alla ricerca del binario. Avevamo già preso i biglietti su internet, non dovevamo far altro che aspettare di poterci sedere sul FrecciaBianca che ci avrebbe portati a Riccione
-Ma ci pensate? Una settimana noi sei, in un campeggio, da soli!- esclamò Simone
-Raga, ve lo dico, qualcuno non torna a casa!- rise Davide
Ridemmo tutti sapendo che, sicuramente, ne sarebbero successe di tutti i colori.
Il treno arrivò puntuale al binario 18, così ci avviammo e ci mettemmo in fila per salire. C'erano molti altri gruppi di ragazzi che, come noi, avevano scelto l'ultima settimana di Luglio per scappare dal caldo afoso di Milano e rifugiarsi al mare. Riccione era sicuramente una meta particolarmente ambita dai giovani, locali, discoteche e divertimenti non sarebbero mancati!
Davanti a noi c'era un gruppo di ragazze, più o meno della nostra età, che cercavano faticosamente di salire i gradini del treno con le pesanti e ingombranti valigie.
-Volete una mano?- chiese Stefano, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi e offrendo un aiuto alle ragazze. Loro, come tutte quelle che lo vedevano, rimasero incantate.
Stefano, c'era da dirlo, era proprio un bel ragazzo. Media statura, un fisico mozzafiato e un sorriso da urlo. La sua spiccata intelligenza e il senso dell'umorismo lo rendevano praticamente perfetto. Non conoscevo ragazza che non fosse caduta ai suoi piedi, sottoscritta compresa. Come tutte, mi ero presa la mia bella cotta per il ragazzo. Ma in fondo ci conoscevamo dall'asilo nido, eravamo sempre stati in classe insieme e risultava difficile perfino per me immaginarlo in un ruolo diverso da quello dell'amico.
-Oh... beh, grazie!- gli rispose una ragazza, lasciando andare il manico della valigia, sfiorando le dita del ragazzo. Stefano continuò a sorridere mentre trascinava i bagagli delle ragazze sulla carrozza.
-Il solito provolone!- gli urlò dalla banchina Andrea. Scoppiammo tutti a ridere, continuando a fare battute. A turno salimmo sul treno, che partì poco dopo.
-Riccione, arriviamo!- urlò Davide, una volta preso posto.
Altri ragazzi seduti nel nostro stesso vagone si unirono al suo urlo gioioso, creando un chiassoso ma divertente coretto. Stefano aveva accompagnato le ragazze fino ai loro posti, nell'altro vagone.
-Quello rimorchia prima ancora di partire- commentò Federico, estraendo le cuffie per l'iPod dalla tasca dello zaino
-Quello rimorchierà per tutta la vacanza! Preparati- rispose Andrea
-Oh andiamo, tutta invidia la vostra! Lasciatelo stare- cercai di zittirli, ma i ragazzi avevano ormai cominciato a fare battute su Stefano.
Quando il ragazzo tornò nel nostro vagone, si levò un coro entusiata
-Quante te ne sei già scopate?
-Madonna, quanto erano fighe
-Hai preso i loro numeri? Magari le rivediamo una di queste sere
I miei amici erano decisamente incontrollabili, cominciarono a bombardare il povero Stefano di domande.
-Non mi sono scopato proprio nessuno! Le ho solo aiutate a caricare i bagagli...- disse lui, mantenendosi sul vago.
-Non ci credo nemmeno se lo vedo! Forza spara, vogliamo i dettagli!- disse Andrea, fissandolo
-E va bene. Si chiamano Alice, Chiara, Giorgia e Sonia. Hanno 17 anni e stanno andando a Rimini.
-Beh, a Rimini si può andare con l'autobus dal nostro campeggio...- commentò Davide con tono malizioso
-Si può fare, decisamente- continuò Andrea
-Oh andiamo ragazzi, fate sul serio? Sapete quante altre ragazze, belle il doppio, incontreremo in questa settimana?
Non ne vale la pena- terminò Simone. Non l'avrei mai detto, ma ero d'accordo con lui

-Simo ha ragione! Mica potete correre dietro alle prime tipe che incontrate!- provai a dire
-Marti, in amore tu non puoi mettere becco!- mi zittì Davide, accompagnando le parole con uno sprezzante gesto della mano
-Ah perché, si parla di amore qui?!- risposi subito con tono tagliente
Simone rise, seguito a ruota da tutti
-Sul serio raga, secondo me non ne vale la pena! Poi per carità, fate come vi pare- conclusi, rubando una cuffietta dalle mani di Federico e mettendomi ad ascoltare la musica con lui.
I ragazzi decisero di lasciare perdere l'argomento, probabilmente riflettendo su ciò che era appena stato detto. Il viaggio sarebbe durato 2 ore, niente di insopportabile. Passammo la maggior parte del tempo ad ascoltare la musica, ridere e conversare con gli altri gruppi di ragazzi presenti sul vagone. Molti si dirigevano a Riccione, altri terminavano la corsa a Rimini, ma lo scopo della vacanza di tutti era uno solo: divertirsi!

Attenzione! Avvisiamo i gentili passeggeri che stiamo per entrare nella stazione di Riccione.

Entrammo in stazione pochi minuti dopo l'annuncio al microfono. Recuperammo velocemente i bagagli, salutammo chi rimaneva sul treno e scendemmo, sorridenti più che mai.
-Bene, dove dobbiamo andare ora?- chiese Federico guardandosi attorno alla ricerca di indicazioni
-Dobbiamo prendere l'autobus 55, quindi direi di uscire dalla stazione e cercare la fermata
Ci incamminammo leggermente spaesati, ma decidemmo di seguire un gruppo di persone che si dirigeva verso le scale. Una volta fuori trovammo subito la fermata dell'autobus, acquistammo i biglietti in tabaccheria e aspettammo, chiacchierando tra noi
-Qualcuno sa qual'è la nostra fermata?- chiesi, sperando che almeno uno di loro avesse controllato la cartina prima di partire
-Ehm..- dissero in coro. C'era da aspettarselo!
Salimmo sull'autobus insieme a molti altri ragazzi, cercando una cartina per capire dove saremmo dovuti scendere.
-Andate al campeggio “Mirasol”?
Un ragazzo alto e magro stava in piedi dietro di me, sorridendo. Mi voltai e ricambiai il sorriso, perdendomi in quegli occhi azzurri. Il ragazzo continuava a fissarmi e io continuavo a fare la figura dell'idiota, rimanendo ferma a guardarlo senza riuscire a spiaccicare nemmeno una parola. Sentii le risatine divertite dei miei amici, ma mi sforzai di ignorarli.
-S..si- riuscii finalmente a rispondere, senza staccare gli occhi dai suoi.
-Ci stiamo andando anche noi- replicò lui, indicando un gruppo di ragazzi seduti poco distanti -ho sentito che non sapete dove scendere. Noi abbiamo chiesto indicazioni prima, possiamo fare il viaggio insieme!
Oh sì, era decisamente un'ottima idea!
-Volentieri
-Io sono Giacomo comunque, piacere- disse, stringendomi la mano. Salutò i miei amici e si presentò anche a loro -vi faccio conoscere gli altri!
Raccogliemmo le nostre cose e, facendoci largo tra gli altri passeggeri, raggiungemmo il gruppo di Giacomo.
-Loro sono Cristian, Matteo, Lorenzo e Samuele.
-Ciao!- dissero loro in coro, stringendo le mani a tutti
-Di dove siete?- chiese Matteo
-Provincia di Milano, voi?
-Torino. Ma avete tutti 18 anni giusto?
-Sì, anzi ne abbiamo tutti 19 tranne Martina...- rispose Stefano
-Sei la più piccola quindi!- mi disse Giacomo, che era rimasto accanto a me per tutto il tempo
-Sì, ma non di molto!
-Tranquilla ti capisco, anche io sono il più piccolo della compagnia! Compio gli anni a dicembre..
Chiacchierai con Giacomo per tutto il tragitto mentre gli altri si aggiornavano con i suoi amici sulla quantità stratosferica di belle ragazze che avevano già incontrato. Era decisamente simpatico, oltre che essere molto, molto carino! Gli occhi azzurri e il fisico perfetto facevano la loro parte... comunque, risi un sacco!
-Quanto vi fermate in campeggio?- gli chiesi
-Solo una settimana, anche se mi piacerebbe restare di più
-Anche noi restiamo per poco.
-Ci faremo bastare questi 7 giorni ragazzi!- si intromise Andrea, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
-Per forza! Sta sera restiamo in campeggio, ma da domani si esce!- disse Davide
Pian piano anche gli altri si aggiunsero alla conversazione, programmando le varie serate all'insegna dell'alcool e della musica
-Martedì c'è una serata splendida alla discoteca Cocoricò... 18 ore di musica no stop! Noi andiamo di sicuro!- disse Matteo, guardando i suoi amici come per chiedere un consenso
-Perfetto, ragazzi sappiamo cosa fare Martedì!- rispose Andrea, guardandoci
-Potremmo andare insieme...- disse Giacomo, sfiorandomi il braccio
-Mi piacerebbe molto- affermai. I miei amici, da bravi cretini, cominciarono a fare battute oscene, seguiti a ruota dagli amici di Giacomo
-Marti, non ti facevo così audace...forse è la volta buona che la smetti di fare la santa!- disse Davide
-Anche perché lo sappiamo benissimo che non sei santa per niente!- aggiunse Federico, scatenando una risata generale
-Chissà, magari è la volta buona che anche voi la smettiate di fare gli idioti... sempre se ne siate capaci.- ammutolirono immediatamente, cosa che fece scoppiare a ridere Giacomo
Ero ormai abituata a questi piccoli battibecchi con loro, questo argomento in particolare poi, era stato spesso oggetto di discussione. Ma, come consuetudine, i nostri piccoli litigi consistevano solo in un breve scambio di battute, che terminava sempre con una risata generale. Alla fine, tutto veniva sempre dimenticato.
-Oh, siamo arrivati! Dobbiamo scendere!- esclamò Lorenzo, interrompendo le nostre risate. Recuperammo i bagagli e scendemmo dall'autobus, avviandoci verso la lunga strada sterrata che portava al campeggio. La spiaggia era a pochi metri dalla strada, facilmente raggiungibile a qualsiasi ora. Senza smettere di ridere, camminammo per tutto il tragitto fino ad arrivare all'ingresso. Essendo domenica, tipicamente giornata di arrivi e partenze, c'era molto casino. Un sacco di famiglie con bambini si accalcavano al gabbiotto di legno della reception, aspettando di poter effettuare il check out. Ci avvicinammo anche noi e ci mettemmo in coda, aspettando pazientemente il nostro turno. A turno ricevemmo le chiavi dei bungalow in cui avremmo alloggiato. Il nostro e quello degli amici di Giacomo erano relativamente vicini, quindi percorremmo il primo pezzo a piedi insieme. Il campeggio era molto grande, con un'area dedicata ai bungalow e un'altra dedicata alle tende e alle roulotte. C'erano poi gli spazi comuni, come la piscina, i campi da tennis e calcetto, il parco giochi per i bambini, il ristorante e il bar, che davano su una grande piazzola lastricata in cui era posizionato anche il palco per gli spettacoli dell'animazione. Il campeggio era diviso in vie, ognuna con un nome diverso. Il nostro bungalow si trovava in via Dante, mentre quello dei nostri nuovi amici era in via Petrarca.
-Bene, noi siamo arrivati!- disse Matteo, all'imbocco della via
-Noi dobbiamo girare a sinistra mi pare...- rispose Andrea
-Allora... ci vediamo!- disse Giacomo, sorridendomi
-Sì! Ci vediamo..- risposi
Gli sorrisi un'ultima volta poi mi voltai, raggiungendo i miei amici.
-Ehi Martina aspetta!- Giacomo mi raggiunse velocemente -senti ti va se ci scambiamo i numeri? Così se decidiamo di uscire tutti insieme, ci sentiamo!
Andrea, Davide e gli altri non poterono fare a meno di trattenere le risate. Anche gli amici di Giacomo ridacchiarono, ma li ignorammo spudoratamente
-Certo!- estrassi il cellulare e scrissi il suo numero, poi lo chiamai in modo che riuscisse a memorizzare il mio.
-Ci sentiamo allora! Ciao!- questa volta, Giacomo andò veramente, lasciandomi immobile a fissare la sua figura che si allontanava.
-Marti, dobbiamo portarti in braccio?- chiese Simone ridendo
Tornai sulla terra e scoppiai a ridere. Ma che cavolo mi stava succedendo?!
Continuarono a prendermi in giro per tutto il restante tragitto, ma non ci feci minimamente caso, troppo immersa nei miei pensieri. Insomma, sembrava assurdo aver già incontrato un ragazzo così carino e interessato a me. Proprio a me, non ero certo la classica ragazza stra figa che attira l'attenzione!
-Bungalow 181, siamo arrivati!- esclamò Federico
Il bungalow era abbastanza grande, con una cucina, bagno privato, una camera matrimoniale e quattro letti singoli. L'esterno consisteva in una piccola veranda e un giardinetto con una sdraio e uno stendibiancheria.
-Come ci sistemiamo con i letti?- chiesi
Andrea, Davide, Federico e Simone si tuffarono a capofitto sui quattro letti singoli nella camera accanto alla matrimoniale. Io e Stefano rimanemmo fermi davanti alla porta, guardando gli altri con aria perplessa.
-Fatemi capire, perché io non posso dormire in un letto da sola?- chiesi, ridendo
-Perché i maschi non dormono nello stesso letto!- fu la risposta di Andrea.
Sospirai, senza però smettere di sorridere. In fondo, non mi dispiaceva poi così tanto dividere il letto con Stefano...
-Io dormo vicino alla finestra, te lo dico!- esclamò lui, lanciando lo zaino sul letto. Cominciammo a svuotare i bagagli, sistemando i nostri vestiti negli armadi. Io e Stefano dovevamo condividere anche quello... ci fu una guerra all'ultimo sangue per la divisione! Alla fine, riuscii ad accaparrarmi più di metà armadio, costringendolo ad impilare tutte le sue cose in un angolino.
-Hai voluto la parte del letto vicino alla finestra...- lo canzonai, finendo di sistemare le ultime cose.
Decidemmo di andare al supermercato del campeggio, per comprare le cose necessarie alla prima sopravvivenza. Acquistammo pasta, sughi pronti, affettati e un po' di frutta, poi tornammo a casa e preparammo il pranzo.
-Ci facciamo un giro? Giusto per orientarci...- proposi quando terminammo di sistemare
-Dai ammettilo, speri di incontrare Giacomo!
-Va bene lo ammetto! Allora, ce lo facciamo questo giro o no?
Cinque minuti dopo girovagavamo per il campeggio. Passammo davanti alla piscina, già piena di gente e al bar, dove i ragazzi vollero fermarsi a bere una birra. Poi passammo in reception a chiedere indicazioni sulla spiaggia. Avevamo diritto a due ombrelloni e sei lettini, era tutto compreso nel prezzo. Un bella comodità!
Andammo a fare un giro in spiaggia, passeggiando sul lungo mare senza smettere nemmeno un secondo di chiacchierare tra noi e fare i cretini. Davide rischiò più di una volta di finire in acqua con addosso tutti i vestiti!
Rientrammo per l'ora di cena e mangiammo in veranda, programmando i giorni seguenti
-Una sera dobbiamo andare alla Baia Imperiale, a Gabicce- dissi
-Si per forza! Dicono che quel posto sia una figata- mi fece esco Andrea, che non si tirava mai indietro quando c'era da far festa
-Martedì siamo al Cocoricò non dimenticatevelo!
-Poi direi che scegliamo al mattino dove andare la sera! Tanto i PR vengono a cercarti direttamente in spiaggia...
Mentre gli altri stavano ancora parlando, sentii la vibrazione del mio cellulare

Giacomo: Ciao! Noi andiamo al bar, ci raggiungete?

Non potei fare a meno di sorridere. Gli altri se ne accorsero, perché cominciarono a sommergermi di domande.
-Era Giacomo. Chiede se li raggiungiamo al bar- dissi
-Passa all'azione velocemente il ragazzo!- disse Federico
-Cosa gli rispondo?
-Che va bene! Fatti dire a che ora, ci beviamo qualcosa insieme

Martina: Certo, volentieri! A che ora?
Giacomo: Per le 22.30?
Martina: Perfetto, a dopo!

Sparecchiammo e ci preparammo per uscire. Come ogni volta, rimasi ferma per una vita davanti all'armadio, perennemente indecisa su cosa indossare. Sentii Stefano ridere mentre tornava dal bagno dove era andato a cambiarsi.
-Non c'è niente da ridere sai?- gli dissi sbuffando
-Si invece! Ci conosciamo da una vita e non ti ho mai vista così nervosa per un'uscita con un ragazzo..- disse lui,
senza smettere di ridacchiare.

-Lo so... non so, è strano anche per me!- Giacomo non era il primo ragazzo con cui uscivo, il fatto che fossi ancora vergine non significava certo che facessi vita di clausura. Ma, per qualche strana ragione, questa volta era diverso. Forse perché era capitato tutto per caso, forse perché lui era veramente carino, forse perché ero partita con l'idea di lasciarmi andare e divertirmi, senza pensare troppo alle conseguenze.
-Puoi metterti un paio di shorts e una maglietta. E' una serata tranquilla e stai comunque benissimo.
Arrossii a quel complimento. -Grazie, davvero.- dissi, andando ad abbracciarlo.
Poi tornai all'armadio e seguii il suo consiglio, indossando dei semplici pantaloncini di jeans e una maglia a maniche corte. Uscimmo di casa pochi minuti dopo, dirigendoci verso il bar. Giacomo e i suoi amici erano già lì, sorseggiavano un drink ciascuno seduti ad uno dei tanti tavolini. Il palco era dominato dagli animatori che cercavano di far ballare i bambini presenti e i loro genitori se ne stavano leggermente in disparte, osservando i figli senza perderli di vista.
Salutammo tutti e ci accomodammo in un tavolo accanto al loro.
-Com'è il vostro bungalow?- ci chiese Cristian
-Carino! Ci siamo sistemati e ci stiamo alla grande. Il vostro?- rispose Davide
-Anche noi siamo messi bene, peccato solo dover dividere il letto con lui...- disse Giacomo, indicando Samuele. Scoppiammo tutti a ridere
-Già, anche noi dobbiamo dividere il letto- disse Stefano, guardandomi
Risi e mi voltai verso Giacomo, che si irrigidì leggermente. Perché quella reazione?
-Sì, perché “i maschi non dividono i letti matrimoniali”- dissi, facendo il verso ad Andrea che mi rispose con un buffetto sul braccio.
Ridemmo tutti, ma Giacomo sembrò non rilassarsi. Ci alzammo per prendere qualcosa da bere anche noi, poi passammo il resto della serata con i nuovi amici, a chiacchierare e a raccontare aneddoti divertenti sulle nostre vite.
-E' l'1 ragazzi. Io sono abbastanza stanca, mi sa che torno in casa..- dissi, alzandomi
-Andiamo anche noi dai. Magari ci possiamo vedere domani!- disse Giacomo, alzandosi a sua volta
-Dai raga ci becchiamo in spiaggia di sicuro!- rispose Simone
Ci demmo appuntamento per il giorno seguente, ci salutammo e rientrammo nel nostro bungalow. 

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


CAPITOLO DUE






















Un raggio di sole filtrò timidamente dalla finestra semiaperta. Aprii gli occhi lentamente, guardandomi attorno leggermente spaesata. Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai, allargando le braccia per stiracchiarmi, ma colpii Stefano che dormiva beato accanto a me. 
-Ei, attenta!- disse ridendo, mettendosi a sedere 
-Susa...- sussurrai, osservandolo. Vedere i suoi addominali perfetti di prima mattina era sicuramente un buon modo per svegliarsi. Sorrisi fra me, poi mi liberai delle lenzuola e mi alzai. Gli altri ovviamente dormivano ancora, così decisi di preparare le cose per la colazione in veranda prima di svegliarli.
-Forza pigroni! La spiaggia ci attende!- urlai, rimanendo sulla soglia della loro camera
-Marti, sono le 9. Perché cazzo ci stai svegliando?- mi rispose Davide, allungando un braccio per controllare l'ora sul cellulare. 
-Perché siamo al mare! Ed è appena passato un gruppo di ragazze molto carine, qui davanti, sicuramente dirette in spiaggia
A quelle parole si alzarono tutti di scatto, correndo verso le finestre per cercare le ragazze. 
-Ei ma non c'è nessuno!- esclamò contrariato Andrea
-Certo che no, era un trucco per farvi alzare! La colazione è sul tavolo...-dissi, dirigendomi verso il bagno e ignorando gli insulti dei miei amici. 

Dopo la colazione preparammo le cose e raggiungemmo a piedi la spiaggia, sistemandoci sui lettini. 
-Bagno?- domandò subito Simone
-Certo. Chi arriva ultimo paga da bere!- urlò Federico. I ragazzi si lanciarono tutti verso il bagnasciuga, travolgendo i poveri passanti. Scossi la testa ridendo, seguendoli lentamente e scusandomi con una coppia di anziani che si lamentava per la sabbia sollevata dal gruppo. Il mare di Riccione non era certo il migliore che avessi mai visto, ma per quella settimana andava più che bene. I ragazzi già sguazzavano in acqua quando arrivai sul bagnasciuga. Provai la temperatura con un piede, ma mi ritrassi immediatamente: era gelida!
-Forza Marti, si sta da Dio qui!- mi urlò Andrea, immerso fino alle spalle
-No raga è troppo fredda!- mi lamentai
I ragazzi risero e cominciarono a corrermi incontro, schizzandomi addosso litri d'acqua. Ne uscii completamente fradicia.
-Ora sei bagnata, non hai più scuse!
-Siete degli scemi!- dissi ridendo. Decisi di farmi coraggio e seguire il loro esempio, buttandomi in mare in un colpo solo. Rabbrividii quando l'acqua mi lambì il collo, ma non mi lamentai ulteriormente. Con poche bracciate raggiunsi gli altri, che si stavano arrampicando gli uni sulle spalle degli altri, per poi lottare fra loro. Ridevano e si divertivano come bambini piccoli, e la cosa mi fece sorridere teneramente. Mi tornarono in mente numerose scene della nostra infanzia, quando giocavamo a rincorrerci nel cortile della scuola. Ci conoscevamo da così tanto tempo... avrei potuto descrivere ad occhi chiusi ogni minimo particolare di quei ragazzi, conoscevo ogni lato del loro carattere, pregi e difetti. Il fatto che fossi praticamente l'unica ragazza della compagnia non mi turbava, per me era molto più facile andare d'accordo con loro piuttosto che con altre ragazze. Insieme avevamo attraversato ogni fase, eravamo cresciuti insieme, avevamo frequentato la stessa classe per anni, dall'asilo nido alle medie. Certo, alle superiori avevamo dovuto separarci, ma la nostra amicizia non si era fermata. 
Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi che Stefano e Simone mi stavano tendendo un agguato. Non feci in tempo ad aprire bocca per protestare che mi ritrovai sulle spalle di Stefano.
-Ma che cavolo fai!- gli urlai, aggrappandomi alla sua testa
-Ti faccio fare i tuffi!- rispose lui ridendo
-Dai, vediamo quanto lontano arriva!- esclamò Simone -Al tre la lanci! Uno... due... tre!
Venni catapultata in acqua, poco distante dai due idioti. Risi e un po' d'acqua salata mi entrò in gola, facendomi tossire
-Quanto siete scemi!
-Beh, non è andata molto lontano... lo rifacciamo?- chiede Simone
-Non ci pensare nemmeno! Vado a prendere il sole, almeno li sarò al sicuro!
Detto questo mi allontanai a grandi passi, salutandoli con la mano e tornando verso la riva. Recuperai l'asciugamano e mi stesi al sole, infilando le cuffie nelle orecchie e facendo partire la riproduzione casuale del mio cellulare. 

Dovevo essermi addormentata, perché non avevo sentito i ragazzi risalire e sistemarsi sui lettini accanto a me. Ma soprattutto non mi ero accorta di Giacomo, che se ne stava seduto sulla sabbia a fissarmi. Mi alzai di scatto, togliendomi le cuffie e guardandolo confusa.
Aveva un'espressione buffa stampata in volto, si vedeva che si stava trattenendo per non ridere.
-Che ci fai qui?- gli chiesi, guardandomi attorno. I miei amici si stavano allontanando con gli amici di Giacomo, così lui si sedette sulla sdraio accanto alla mia. 
-Siamo venuti per proporvi di mangiare insieme, ma stavi dormendo e non volevo svegliarti...
-Oh..- cercai di ricompormi, ma la sua espressione divertita non scomparve -perché ridi? Ho qualcosa in faccia?
-E' che... ti è rimasto il segno delle cuffie sulla guancia!- a quel punto cominciò a ridere sul serio, senza più trattenersi.
Afferrai il cellulare per controllare ed eccolo li, il segno del filo delle cuffiette ben marcato sulla guancia sinistra! Mi coprii istintivamente la parte con una mano, arrossendo
-Non coprirti, tanto ormai ti ho vista!-disse lui, continuando a ridacchiare.
-Gli altri sono andati a mangiare?-chiesi, per cambiare argomento
-Si, probabilmente saranno al bar della spiaggia. Avranno sicuramente adocchiato qualche tipa carina, staranno sbavando!
-E tu?
-Io cosa?
-Come mai non sei a sbavare con loro?- chiesi, a metà tra il titubante e il divertito
-Perché io ho già adocchiato una tipa carina- rispose tranquillamente, senza smettere di guardarmi negli occhi. Arrossii violentemente e abbassai lo sguardo, sorridendo tra me. Il silenzio che calò tra noi si fece imbarazzante, ma Giacomo ruppe la tensione
-Dai, raggiungiamoli. Ho una fame da lupi!

I ragazzi erano seduti tutti attorno ad un grande tavolo e, come volevasi dimostrare, stavano chiacchierando con un gruppo di ragazze sedute proprio li accanto. 
-Ei, guarda chi si vede!- esclamò Andrea, vedendoci arrivare
-Marti, perché sei tutta rossa? Che avete combinato di la?- chiese ironicamente Davide, scatenando una risata generale e battutine di circostanza. Giacomo rise insieme agli altri, mentre io non smisi un secondo di mordicchiarmi il labbro, visibilmente a disagio e con il viso in fiamme. 
-Dai smettila cretino!- risposi al mio amico, dandogli un buffetto sul braccio e accomodandomi accanto a lui.
Ordinammo dei panini e continuammo a ridere tra noi, i ragazzi smisero di fare domande su me e Giacomo e io li ringraziai mentalmente per questo. 
-Ragazzi, stasera che fate?- chiese ad un certo punto Lorenzo, uno degli amici di Giacomo
-Non abbiamo ancora deciso, ma pensavamo di andare a ballare! 
-Vi ricordo che domani sera siamo al Cocoricò...- disse Davide per l'ennesima volta
-Sì Davide, abbiamo capito, non c'è bisogno che lo ripeti ogni ora!- lo derisi
-Che ne dite della discoteca "Altromondo" a Rimini?- propose Federico
-Un mio amico ci è stato l'anno scorso, mi ha detto che è fighissimo come posto!- esclamò Lorenzo
-Perfetto allora, problema risolto! Poi ci mettiamo d'accordo sull'orario e su come raggiungerla!

Passammo il pomeriggio in compagnia dei nostri nuovi amici. Erano tutti molto simpatici, andavamo d'accordo, e caratterialmente erano simili ai miei amici, quindi fu facile trovare argomenti di conversazione ed interessi comuni. 
Quando decisero di andare a prendere qualcosa di fresco da bere, Giacomo mi trattenne per un braccio
-Andiamo a fare un giro, ti va?- mi propose.
Annuii e feci cenno agli altri che li avrei raggiunti dopo. Come risposta, ricevetti un osceno gesto con la lingua da parte di Andrea e Davide, che fortunatamente Giacomo non vide. Scossi la testa, ormai rassegnata alla loro stupidaggine, e seguii il ragazzo verso il bagnasciuga. Camminammo molto, i piedi immersi nella fresca acqua marina, chiacchierando del più e del meno. Mi raccontò della sua vita a Torino, di quanto era legato ai suoi amici, dell'iscrizione all'università e della sua recente rottura con una ex un po' troppo gelosa. Lo ascoltai in silenzio, rapita dalla facilità con cui si aprì con me. 
Quando arrivò il mio turno gli parlai brevemente dell'università a cui mi ero appena iscritta e dei miei amici. 
-Li conosci da molto, quindi...- disse
-Dall'asilo nido. Siamo cresciuti insieme, letteralmente! Loro sono tutto, la mia ancora, quando sono triste sanno sempre come farmi tornare il sorriso. 
-Fa strano vedere una ragazza da sola in mezzo a tutti questi maschi
-Lo so, me lo dicono in tanti. Ma sono speciali, ho un rapporto talmente bello con loro che non li cambierei mai. Poi ovvio, ho anche delle amiche e una migliore amica, ma questi ragazzi sono un discorso a parte. 
-E' bello il vostro rapporto, siete affiatati. Ti fanno un sacco di battute e a volte ti prendono in giro, ma si vede che ti vogliono molto bene.
-Già, ormai ci ho fatto l'abitudine, è uno stuzzicarsi continuo! Ma tra fratelli ci si comporta così.
-Quindi li consideri così? Come fratelli? Non hai mai pensato a loro in maniera diversa?
-Mi è difficile pensare a qualcuno di loro nel senso che intendi tu. Ma sì, non posso negarti che, un paio di volte, mi è capitato.
-Stefano ti guarda, spesso. Quando siamo insieme o parliamo io e te, lui ci fissa, si irrigidisce, come se gli desse fastidio. 
Mi bloccai, guardandolo a bocca aperta. Ma cosa stava blaterando?
-Ma chi, quello Stefano? Figurati, ha talmente tante ragazze ai suoi piedi!
Non era possibile, sicuramente aveva frainteso i suoi sguardi. Insomma, Stefano geloso di me? Impossibile.
-Giuro! Prima mi ha fulminato, pensavo volesse tagliarmi la gola
Risi per quella affermazione -Che esagerato! Te lo sarai immaginato sicuramente, conosco Stefano da tanto e so di per certo che non prova nulla per me! 
Giacomo, a quelle parole, sembrò rilassarsi. Decidemmo di tornare indietro, ci eravamo allontanati parecchio e il sole stava cominciando a calare. 
-Finalment...- cominciò a dire Davide quando tornammo ai nostri ombrelloni, ma il mio sguardo inviperito gli fece cambiare idea. 
Raccogliemmo le nostre cose e rientrammo al campeggio, accordandoci per la serata imminente.
Una volta dentro il bungalow, si scatenò l'inferno! Decidere chi doveva essere il primo a fare la doccia fu un'impresa ardua, ma alla fine riuscii a vincere e mi avviai tronfia verso il bagno. Dopo le docce e la cena, arrivò il fatidico momento del "e stasera, cosa mi metto?". Come la volta precedente, mi piazzai davanti all'armadio con le braccia conserte, sbuffando mentre facevo scorrere lo sguardo sui capi che mi ero portata. Vestito e tacchi non erano indicati per la serata, la discoteca era molto più "easy", o almeno così l'avevano definita i ragazzi. Alla fine optai per degli shorts e un top bianco, leggermente aderente e senza spalline. Avevo appena infilato i vestiti quando Stefano entrò in camera. Restò fermo un istante sulla soglia, guardandomi in modo ambiguo
-Tutto ok?- gli chiesi, leggermente a disagio 
-Stai bene vestita così.- disse semplicemente, dedicandomi un'ultima occhiata per poi dirigersi velocemente verso la sua parte d'armadio. Prese una T-shirt nera e dei jeans lunghi fino al ginocchio, e cominciò a spogliarsi. L'avevo seguito con lo sguardo, ma quando cominciò a sfilarsi la maglietta mi girai. Lo sentii ridacchiare, così sbirciai con la coda dell'occhio, sperando di non essere beccata. Era rimasto in boxer e la vista, giuro, era spettacolare. I suoi addominali erano davvero perfetti, si vedeva che, soprattutto nell'ultimo periodo, si era dedicato molto alla palestra. Inevitabilmente il mio sguardo scivolò un po' più in basso, ma la risata di Federico nella stanza accanto mi fece sobbalzare. Stefano, che sicuramente si era accorto di tutto, riprese a ridacchiare soddisfatto. Avvampai, così afferrai la borsa dei trucchi e corsi in bagno, tenendo lo sguardo basso per la vergogna. 

Una decina di minuti più tardi uscimmo e ci dirigemmo verso l'ingresso del camping, luogo di ritrovo con gli altri. Una delle comodità di quel campeggio era che potevamo lasciare le chiavi del bungalow alla reception e recuperarle al rientro, evitando così di perderle chissà dove. Giacomo e gli altri erano già arrivati, così li salutammo e ci avviammo verso la fermata dell'autobus che ci avrebbe portati a Rimini. 
-Sei molto carina stasera- mi disse Giacomo in un orecchio. -a dire la verità lo sei sempre, ma stasera in modo particolare. 
Come al solito arrossii violentemente, distolsi lo sguardo e lo piantai per terra, sorridendo però come un'ebete. I complimenti mi mettevano sempre un po' a disagio, ero sicuramente lusingata, ma la mia indole timida in quei casi veniva inevitabilmente a galla, facendomi arrossire in maniera spropositata. 
L'autobus era pieno di ragazzi, c'era un gran trambusto e fu difficile perfino entrare e timbrare il biglietto. Contammo le fermate e provammo a guadagnarci un po' di spazio vicino alle porte, ma restammo comunque schiacciati come sardine. Mi ritrovai in piedi tra Stefano e Giacomo e, neanche a dirlo, la situazione si fece davvero imbarazzante. Giacomo spostò la mano sul mio fianco e mi avvicinò a se, facendomi appoggiare la schiena sul suo ampio petto e sfiorandomi i capelli con il mento. Tenevo lo sguardo basso, ma potevo chiaramente vedere l'espressione contrariata di Stefano, che fissava il ragazzo dietro di me in modo strano. Non si era mai comportato così, perché cominciava proprio ora? Che Giacomo avesse ragione? Ma no, sicuramente era tutto un mio film mentale, mi ero lasciata impressionare dalle sue parole e ora vedevo cose impossibili. Cercai di rimanere il più rigida e composta possibile, nonostante apprezzassi quel lieve contatto con il suo petto.
Dopo qualche minuto scendemmo dall'autobus insieme ad una marea di ragazzi, ma riuscimmo miracolosamente a non perderci di vista e ci incamminammo verso la discoteca. 
Il locale era enorme, la scritta "Altromondo Studios" capeggiava sopra le porte d'ingresso. Ci mettemmo in fila per acquistare i biglietti e parecchio tempo dopo riuscimmo ad entrare. Il posto straripava di gente che ballava al ritmo della musica assordante, ragazzi e ragazze già ubriachi si accasciavano contro i muri, sorretti da amici messi forse peggio di loro. 
-Vediamo di non perderci, ok?- urlò Simone, mentre ci dirigevamo verso il bar. Nessuno di noi aveva controllato che tipo di serata ci sarebbe stata, ma una cosa la sapevamo: open bar compreso nel prezzo d'ingresso!
-Cominciamo alla grande questa serata!- esclamò Davide quando tutti riuscimmo a prendere da bere
-Un brindisi! Che questa sia una delle vacanze più devastanti mai fatte fino ad ora!- disse Matteo, amico di Giacomo, alzando il bicchiere. Ridemmo tutti e seguimmo il suo gesto, poi cominciammo a guardarci intorno. La musica elettronica che metteva il dj rimbombava dappertutto, vibrava perfino il pavimento. Riuscimmo a restare tutti insieme per la prima ora, dopo aver bevuto un paio di drink decidemmo di andare in pista a ballare. Certo, "ballare" era una parola grossa, visto che, data l'enorme quantità di gente, si riusciva a malapena a muovere leggermente le gambe ed il busto. Ma la cosa aveva poca importanza, la musica mi piaceva e l'alcool bevuto cominciava lentamente a fare effetto. Inizialmente impacciata, cominciai a lasciarmi andare, agitanto le braccia e saltando al ritmo della musica, seguita a ruota dagli altri. Giacomo rimase accanto a me per tutto il tempo, ogni tanto percepivo il suo sguardo su di me, ma la cosa non mi dava per niente fastidio. I miei amici cominciarono ad abbandonarci uno alla volta, si allontanavano per andare al bar o per correre dietro a qualche bella ragazza. Alla fine rimanemmo solo io, Giacomo, Stefano e Lorenzo. Ballavamo vicini, sorridendoci l'un l'altro, euforici. Giacomo si avvicinò sempre di più a me, facendo aderire la mia schiena al suo torace, tenendomi saldamente per i fianchi. Ballai contro di lui, senza staccare il mio corpo dal suo, sorridendo maliziosa. Non mi ero mai comportata così e la cosa un po' mi spaventava. Ma quando sentii che i miei movimenti scatenavano una certa reazione nel ragazzo, persi un po' di incertezza e mi feci più audace. Lanciai una fugace occhiata a Stefano e notai che aveva smesso di ballare. Lo sguardo che mi rivolse era indecifrabile, non riuscii a capire che emozione stesse provando. Avevo comunque la mente confusa, quindi decisi di non badarci molto. La musica continuava e Giacomo non mi lasciò andare nemmeno un secondo, ogni tanto si chinava per sfiorarmi il collo con le labbra o per sussurrarmi qualcosa nell'orecchio. 
Alla fine anche Stefano e Lorenzo si allontanarono, lasciandoci soli, ma nessuno di noi due se ne accorse, troppo presi a ballare e scambiarci effusioni. Giacomo continuava ad accarezzarmi il collo e i fianchi, ma non provò mai a baciarmi. 
Continuammo a ballare insieme per un po', poi controllai l'ora sul cellulare. Erano già le 4 e non me ne ero nemmeno accorta, il tempo era decisamente volato! Cominciai a guardarmi in giro, alla ricerca dei miei amici, e Giacomo fece lo stesso. Individuò Simone e Federico insieme a Lorenzo e Samuele vicino al bar, così mi prese per mano e mi portò da loro
-Chi si rivede!- esclamò Federico, squadrandomi da capo a piedi con un sorrisetto malizioso
Lorenzo e Giacomo si scambiarono un'occhiata veloce, ma vidi quest'ultimo scuotere negativamente la testa. Che si stavano dicendo?
-Raga per che ora pensavate di andare?- chiesi ai miei amici
-Direi che tra una mezzoretta possiamo anche uscire, così siamo sicuri di riuscire a prendere l'ultimo autobus!- rispose Simone
-Gli altri dove sono?
-Andre e Dave sono con due tipe vicino all'ingresso, Ste era con noi fino ad un attimo fa, credo sia andato in bagno. 
Anche Giacomo si informò sul resto della sua compagnia, poi decidemmo di rimanere insieme agli altri per evitare di perderci ancora di vista. Continuò a tenermi la mano per tutto il tempo, ogni tanto mi accarezzava leggermente il braccio o mi attirava più vicina a sè. 
Si staccò da me solo quando decidemmo di cercare gli altri, trenta minuti più tardi. Stefano ci aveva raggiunti al bar e insieme avevamo recuperato Andrea e Davide, intenti a flirtare con due ragazze e tutti gli altri amici di Giacomo, impegnati allo stesso modo. Uscimmo e ci dirigemmo alla fermata dell'autobus, ma per fortuna non dovemmo aspettare troppo. Il mezzo, questa volta, non era stra colmo e riuscimmo anche a sederci, continuando a parlare e commentare la serata. 
-Allora, quante ve ne siete fatte voi due?- chiesi ad Andrea e Davide, ridendo
-Due gnocche da paura, non potete capire!- risposero in coro, cominciando a snocciolare i dettagli fisici delle due ragazze con cui erano stati, raccontado anche cose che avrei volentieri evitato di sentire. Alzai gli occhi al cielo mentre sentivo i commenti degli altri sulle "tette da sballo" che aveva una ragazza, ma non potei fare a meno di ridere. 
Una volta scesi ci incamminammo verso il campeggio e recuperammo le chiavi alla reception, dirigendoci poi verso i nostri bungalow. I ragazzi erano ancora decisamente allegri per via della quantità di alcool ingerita, camminavano storti, reggendosi l'uno all'altro e urlando come matti. Stefano si avvicinò a me e appoggiò la testa sulla mia spalla, continuando a camminare e a cantare insieme agli altri. Vidi Giacomo girarsi verso di noi e irrigidirsi, le braccia tese lungo i fianchi. Provai a sorridergli in segno di scuse, ma non si rilassò.
-Bene, mi sa che ci salutiamo qui- dissi ad un certo punto, fermandomi. Gli altri erano arrivati, mentre noi dovevamo girare a sinistra. -Ci vediamo domani in spiaggia?- chiesi, guardando Giacomo
-Certo- rispose lui, la mascella ancora leggermente contratta
-Ok allora... buona notte!- gli sorrisi un'ultima volta, poi salutai e afferrai per la maglietta Andrea, che stava proseguendo a camminare nella direzione sbagliata. 
Stefano rimase appoggiato a me fino a quando non aprii la porta del bungalow e non entrai in camera. I ragazzi si buttarono subito a letto, senza nemmeno togliersi i vestiti. Ne approfittai per farmi una rapida doccia e schiarirmi un po' le idee riguardo a Giacomo e Stefano. 
Giacomo mi piaceva molto, era dolce e terribilmente carino, mi lusingava il fatto che pensasse a me e che mi riempisse di attenzioni e complimenti. E mi piaceva anche che si mostrasse geloso dei miei amici, lo sguardo infuocato che aveva lanciato a Stefano ne era la prova. 
Stefano. Che gli prendeva? Non aveva mai mostrato il minimo interesse nei miei confronti, ma mi sembrava che stesse cominciando a comportarsi in modo strano. Magari ero solo paranoica io, anzi probabile. Era già fin troppo bello che un ragazzo come Giacomo ci stesse provando con me, figuriamoci se ci si metteva pure Stefano!
Mi asciugai e poi mi infilai sotto il lenzuolo, voltandomi ad orsservare il ragazzo che già russava accanto a me. Il suo volto era leggermente illuminato dalla luna e l'espressione serena lo faceva sembrare più giovane e carino. 
Sorrisi tra me e poi mi addormentai, sfinita.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


CAPITOLO TRE
 








Il risveglio fu traumatico. Il sole mi illuminava fastidiosamente il viso, facendomi imprecare sottovoce, e avevo un leggero mal di testa, dovuto sicuramente alla serata appena terminata. Sentivo qualcosa avvolgermi delicatamente il corpo, forse le lenzuola… no, le lenzuola non hanno le braccia! Mi voltai e vidi Stefano steso vicino a me, un braccio attorno al mio ventre. Dormiva profondamente, sentivo il suo respiro regolare sfiorarmi leggermente la pelle. Lo osservai, studiai i lineamenti gentili del suo viso senza scostarmi, per paura di svegliarlo.
Era bello, davvero bello. Lo avevo sempre saputo e, forse, la cotta per lui non mi era proprio passata del tutto. Avevo tanto sperato che si accorgesse di me, avevo desiderato di averlo mio per tanto, troppo tempo. E ora stava lì, sdraiato accanto a me, e io mi sentivo tremendamente confusa. Insomma, pensare che lui potesse provare qualcosa per me mi faceva sentire lusingata. Ma quanto valeva la pena sperarci? Avevo già sprecato troppo tempo dietro di lui. E poi c’era Giacomo, così dolce e gentile, non mi sarei mai immaginata di poter attirare l’attenzione di un ragazzo del genere.
Provai a spostarmi lentamente, ma la sua stretta divenne più forte e rimasi intrappolata tra il suo braccio ed il materasso. Decisi di rimettermi sdraiata e di aspettare ancora qualche minuto prima di alzarmi definitivamente, così mi accoccolai accanto a lui, facendomi cullare dal suono del suo respiro regolare.
 
-Raga guardate! Come sono teneri!- la voce squillante di Simone mi fece alzare di scatto. Mi guardai attorno allarmata e notai che anche Stefano aveva avuto la stessa reazione
-Ma che cazzo…- imprecò lui, mettendosi a sedere e lanciando un’occhiata infuocata agli altri che se ne stavano in piedi sulla soglia, a ridere come dei cretini.
-Simo spero tu abbia immortalato il momento!- rise Federico
-Ovvio, una bella foto che finirà dritta dritta su Facebook
-Non ti azzardare!- urlò Stefano, balzando in piedi e correndo verso l’amico.
Scattai in piedi anche io, cercando di fermare Simone. Alla fine riuscimmo a strappargli il cellulare di mano e a impedire che la foto incriminata venisse caricata sul social network. Mi defilai in bagno mentre Stefano provava a giustificare la cosa, nonostante le grasse risate che gli altri continuavano a farsi.
Dopo una veloce colazione ci dirigemmo in spiaggia, ma Stefano evitò in ogni modo di incrociare il mio sguardo. Sembrava davvero in imbarazzo, non me lo sarei mai aspettata da uno come lui.
Trovammo Giacomo e gli altri accanto ai nostri lettini e passammo tutta la giornata in spiaggia insieme. Stefano continuava a evitarmi e Giacomo sembrava particolarmente contento della cosa. Io mi sentivo tremendamente confusa a riguardo. Alla fine non avevamo fatto nulla di male, poteva capitare di abbracciare le persone nel sonno, no?! Questo non significava di certo che ci fosse qualcosa di più di un’amicizia. Ero comunque decisa a lasciar perdere la cosa e ad approfondire il più possibile la conoscenza con Giacomo. Quel ragazzo cominciava a piacermi sul serio, era sempre gentile e premuroso con me.
-Raga non vedo l’ora di stasera! 18 ore di musica senza interruzioni, sarà una bomba!- Davide ci ricordò per l’ennesima volta il programma della serata. Saremmo andati al Cocoricò, la discoteca più grande e conosciuta della zona. Molti turisti stranieri venivano a Rimini solo per quello, visto che per tutta l’estate era scenario di grandi serate con dj internazionali.
-A che ora inizia la serata?- chiese Lorenzo
-Ho controllato prima sulla pagina Facebook, pare sia dalle 20 alle 14- rispose Samuele
-Perfetto, direi che possiamo andare lì per l’orario di apertura allora- Davide non stava davvero più nella pelle.
L’idea di una serata del genere mi entusiasmava e spaventava allo stesso tempo. Mi piaceva andare in discoteca anche se non ero una gran ballerina, ma per 18 ore di fila… insomma, come avrei fatto a resistere tutto quel tempo?
-Ragazzi ma siamo sicuri di voler andare così presto?- chiesi, cauta
-Marti ti prego non cominciare! Sono due giorni che programmiamo questa cosa- Andrea mi bloccò immediatamente
-Lo so, non sto dicendo di non andare! Solo mi chiedevo se valesse davvero la pena entrare alle 20, ho guardato la line up e non ci sono dj particolari… potremmo prendercela un po’ più comoda ed entrare anche per le 23
-Martina ha ragione ragazzi, magari possiamo andare a bere qualcosa prima- Giacomo intervenne a mia difesa. Lo guardai, sorridendogli riconoscente per avermi supportata
-Non vale, tu sei di parte!- esclamò il suo amico Samuele. –Comunque, per me va bene. Tanto avremo tutto il tempo che vogliamo per ballare e divertirci.
A poco a poco tutti si convinsero e io potei tirare un sospiro di sollievo. Certo, 3 ore in meno non erano poi molte, ma ero abbastanza sicura che sarei riuscita a convincerli a entrare più tardi e uscire prima dell’orario di chiusura.
Restammo seduti al bar della spiaggia a lungo, chiacchierando del più e del meno, anche se l’argomento principale restò la serata imminente. Solo un gruppetto di ragazze che passeggiava nei dintorni riuscì a far cambiare argomento ai miei amici, che cominciarono subito a riempirle di fischi e commenti imbarazzanti. Sempre i soliti.
Giacomo, per mia sorpresa e gioia, non si unì a loro. Mi piaceva ogni istante di più, non era come gli altri, o almeno così mi sembrava, non lo conoscevo abbastanza bene per poterne essere certa. Le attenzioni che mi dedicava e gli sguardi che ci scambiavamo durante tutta la giornata, comunque, mi facevano ben sperare.


Decidemmo di restare in spiaggia fino alle 19 inoltrate, il sole stava calando lentamente e la gente cominciava a rientrare, quindi era decisamente il momento più bello della giornata. Facemmo il bagno tutti insieme, l’acqua era piacevolmente tiepida e restammo a mollo a lungo, scherzando tra noi e con i nostri nuovi amici. Poi rientrammo ai nostri bungalow, dandoci appuntamento per le 21 al bar del campeggio.
Dopo la solita “lite” per stabilire i turni delle docce, una cena veloce e il mio ormai scontato “cosa diavolo mi metto stasera”, ci dirigemmo verso il bar. L’intenzione era quella di bere un po’ prima di andare a ballare, i drink nei bar costavano meno e non volevamo spendere un sacco di soldi in discoteca, visto che già la serata aveva un costo discretamente alto.
-All’inizio di questa sera devastante!- fu il brindisi di Davide. Era davvero esaltato, peggio di un bambino la mattina di Natale.
Ridemmo e alzammo i bicchieri, brindando con lui.
-Ho intenzione di spaccarmi stasera- esclamò Andrea, seguito da urla di approvazione di tutti gli altri.
Mi limitai a ridere di quell’entusiasmo quasi infantile, sperando di riuscire a prolungare quel pre-serata per il maggior tempo possibile. Non sapevo perché quell’evento mi rendeva così nervosa, forse perché sapevo che sarebbe stato davvero devastante, tutte quelle ore in un posto chiuso, con una miriade di persone addosso. O forse perché Giacomo non mi staccava gli occhi di dosso e l’idea che potesse avvicinarsi di più a me in quel contesto un po’ mi spaventava. Ecco, ero la solita fifona! Speravo sempre di incontrare qualcuno che si interessasse a me, poi quelle rare volte che succedeva… mi veniva voglia di scappare! Perché reagivo sempre così?
Decisi mentalmente che, questa volta, non sarei scappata. Giacomo era meraviglioso e non avrei potuto chiedere di meglio, la situazione era perfetta per potersi finalmente lasciare andare. Volevo godermi la vacanza fino in fondo, senza pensare davvero troppo alle conseguenze. Ovviamente contavo sulla vocina nella mia testa che, come sempre, mi avrebbe fermata nel momento più opportuno.

I ragazzi cominciarono a bere praticamente senza sosta, partendo da qualche birra per arrivare poi a drink più forti e complessi. Alle 23 eravamo ancora in campeggio e, piuttosto che vederli continuare a bere come dei russi in Siberia che tentano di scaldarsi a sorsi di vodka, decisi che era arrivato il momento di spostarci e andare in discoteca.
-Forza ragazzi, direi che possiamo anche avviarci adesso- dissi, cercando di spostarli dal bancone del bar.
-Andiamo a divertirci!- urlò Federico, abbandonando il drink che teneva in mano e allontanandosi velocemente dal bar. Gli altri lo seguirono a ruota e io li raggiunsi con calma. Mi sentivo come una maestra che porta un gruppo di bambini esaltati in gita scolastica, anche se ero piuttosto abituata alla cosa visto che, ogni volta che uscivo con loro, esageravano con l’alcool. Non a caso, i genitori dei miei amici facevano affidamento su di me per portarli a casa sani e salvi. Mi chiesi perché accettavo tutto questo, ma poi Andrea, che mi precedeva di qualche metro, tornò indietro di corsa e mi abbracciò di slancio, sollevandomi da terra e portandomi in mezzo agli altri. Ecco, esattamente per questo.
 

Riuscimmo ad arrivare alla discoteca per mezzanotte, meglio del previsto. Il Cocoricò era un locale immenso, con una grande piramide di vetro che mi ricordava vagamente quella del Museo del Louvre di Parigi. Una marea di gente si stava dirigendo verso l’ingresso, così ci mettemmo in coda e aspettammo “pazientemente” il nostro turno per acquistare i biglietti. Dopo quasi mezz’ora di attesa, riuscimmo finalmente a entrare. Davide era il più eccitato, gli occhi brillavano, un po’ per l’emozione e un po’ per l’alcool. Cercammo, come la sera precedente, di non perderci di vista. Riuscii a convincere i ragazzi a non fare un altro giro al bar, avevano già bevuto a sufficienza per il momento e non c’era proprio bisogno di continuare. Misero un (adorabile) broncio, ma decisero che avevo ragione e si buttarono in pista. Giacomo, che non aveva bevuto troppo, mi prese per mano e mi trascinò insieme agli altri, tenendomi stretta a sé per evitare di farci separare dalla folla.
Cominciammo a ballare sotto quella piramide che rifletteva la luce della luna e si mischiava alle luci stroboscopiche che partivano dal palco rialzato. Il dj metteva un disco dietro l’altro, la musica ci rimbombava nel petto, sentivo la pelle vibrare. Nonostante fossi il classico “topo da biblioteca”, adoravo questa sensazione. I miei amici, una calda serata estiva, buona musica a tutto volume. Chiusi gli occhi per un istante, godendomi tutto questo.
Giacomo mi attirò a sé, risvegliandomi dai miei pensieri. Ballammo insieme per parecchio tempo, in buona sintonia. I nostri corpi combaciavano perfettamente, teneva le mani sui miei fianchi, stringendo leggermente. Sentivo il suo respiro caldo tra i capelli, mi solleticava il collo, ma era parecchio piacevole. Ballai contro di lui senza troppe inibizioni, finalmente potevo rilassarmi e lasciarmi andare.


L’effetto dell’alcool cominciò piano piano a scemare, era già passata qualche ora e ballando in mezzo a così tanta gente sudavamo parecchio. Verso le 4 decidemmo di andare al bar a prendere da bere, avevo la gola secca e qualcosa di freddo mi avrebbe fatto sicuramente bene. I miei amici insistettero per ordinare anche per me, li lasciai fare anche se sapevo che me ne sarei pentita. Il drink che mi diedero era tra i più forti che avessi mai assaggiato, mi bastò un sorso per capirlo.
-Voi siete scemi!- urlai, cercando di sovrastare la musica
-Dai Marti, lasciati andare- fu la risposta collettiva che ricevetti.
Spensi la parte razionale del mio cervello e decisi di dargli ascolto, così in pochi minuti finii il contenuto del mio bicchiere. L’effetto ovviamente non tardò ad arrivare, mi sentivo rinata e piena di energie, pronta ad affrontare altre ore in quel casino. Cominciai ridere come una scema per ogni minima cosa, senza riuscire a controllarmi. Eravamo ancora nella zona del bar, potevamo muoverci più liberamente, e io correvo da una parte all’altra come una pazza scatenata, abbracciando i miei amici e anche quelli di Giacomo. Gli altri non erano messi molto meglio di me, quindi ci fu un abbraccio collettivo, seguito da vari “ti voglio bene cazzo” mormorati qua e là.
Giacomo mi dava corda, assecondando i miei abbracci e tenendomi stretta a lui un po’ più a lungo del necessario. Sentivo il suo sguardo bruciarmi sulla pelle quando mi capitava di essere vicina a Stefano, ma ovviamente non ero nelle condizioni fisiche e mentali adatte a preoccuparmi.
Tornammo a ballare e ci divertimmo come non mai, l’alcool aveva il meraviglioso potere di annullare tutte le inibizioni e i pensieri negativi, non ci preoccupammo più di nulla e, essendo un gruppo abbastanza numeroso, attiravamo l’attenzione. Ben presto ci ritrovammo a ballare con mezza discoteca, i ragazzi si misero a organizzare parecchi pogo creando una gran confusione. Risi di tutta questa situazione, senza mai allontanarmi troppo da Giacomo che mi teneva vicina a lui. Ballavamo corpo contro corpo sulle note di quella musica ritmata, guardandoci negli occhi con i visi sempre più vicini. I nostri nasi si sfioravano, gli occhi incatenati, sentivo il suo respiro sulle mie labbra.
-Raga è la nostra canzone!- l’urlo di Davide, in piedi accanto a noi, mi fece girare la testa di scatto, facendomi uscire da quella sorta di bolla che avevo creato.
Il dj aveva messo un pezzo che in compagnia adoravamo, Young Again di Hardwell. Lanciai uno sguardo di scuse a Giacomo, poi raggiunsi i miei amici e li abbracciai, cominciando a intonare insieme a loro le poche parole di quella canzone.
 
When I was a boy,
I dreamed of a place in the sky,
playing in the fields,
battling with my shields,
bows made out of twine.

I wish I could see this world again,
through those eyes,
see the child in me,
in my fantasy,
never growing old.

 
Quando partì il ritornello chiudemmo gli occhi e alzammo le mani al cielo, cantando a squarciagola, senza però allontanarci.
 
Will we ever feel young again?
Will we ever feel young again?
Will we ever feel young again?

We wanna feel young,
we wanna feel young again!
 
Poi cominciò la melodia vera e propria, così ci mettemmo a saltare, vicini, felici e spensierati, proprio come quando eravamo bambini. In quel momento pensai che non potevo desiderare nulla di meglio al mondo, avevo delle persone fantastiche al mio fianco, che nonostante tutto mi apprezzavano e mi volevano bene.
Giacomo ci osservava poco distante, quando mi voltai a guardarlo mi sorrise e si avvicinò, abbracciandomi da dietro seguendo il ritmo del nuovo pezzo musicale. Restammo in quella posizione a lungo, non provò più a baciarmi ma quel contatto parlava da solo.
  

Verso le 8 del mattino cominciavo ad essere davvero stanca. La musica non si era fermata nemmeno un secondo, qualcuno era andato via ma in generale c’era ancora tantissima gente. I ragazzi continuavano a ballare imperterriti, eravamo riusciti a rimanere tutti insieme anche se ogni tanto qualcuno puntava una ragazza e si allontanava per provare a rimorchiarla. Mancavano ancora 6 ore alla chiusura e sentivo che non ce l’avrei fatta a resistere. L’acool aveva ufficialmente abbandonato il mio corpo e al suo posto erano subentrate la stanchezza e il mal di gambe.
-Raga io comincio a non farcela più- urlai agli altri mentre ci dirigevamo verso i bagni. Cercavamo, nei limiti del possibile, di muoverci in gruppo per evitare di disperderci troppo.
-Hai resistito fino ad adesso! Mancano solo poche ore dai…- provò a convincermi Federico.
-No Fede davvero, ho male ovunque. Altre 6 ore non le reggo.
I miei amici si scambiarono qualche sguardo rassegnato.
-Dai raga io ce la faccio! Vi prego non ci capiterà più una serata così- protestò Davide, seguito a ruota da Andrea.
-Se voi volete restare non è un problema, io torno in campeggio anche da sola
-Da sola? Non mi pare il caso- disse Stefano.
-Sono le 8 del mattino, cosa vuoi che mi succeda…
-Ti accompagno io.- mi girai verso Giacomo che aveva appena parlato. I miei e i suoi amici cominciarono a scambiarsi sguardi maliziosi e a sussurrare battutine, ma non ci feci caso.
-Non è necessario- cominciai a dire –Non voglio farti perdere la fine della serata. Non è un problema per me tornare da sola, seriamente!- ovviamente il fatto che si fosse offerto di accompagnarmi mi lusingava parecchio, ma allo stesso tempo mi metteva un po’ di ansia. Saremmo stati da soli per davvero, poteva succedere qualsiasi cosa tra noi e credevo di non essere ancora pronta.
-Sono abbastanza stanco anche io, mi metto a letto volentieri. Non mi pesa, davvero. Se vuoi andare, vengo anche io- sembrava piuttosto convinto a non cambiare idea.
Guardai gli altri che mi fecero l’occhiolino, ad eccezione di Stefano, che si irrigidì e spostò lo sguardo altrove. Il suo atteggiamento cominciava davvero ad irritarmi. Che motivo c’era di comportarsi in quel modo? Se aveva dei problemi poteva parlare chiaro.
-Va bene- dissi di slancio, continuando a tenere gli occhi fissi su Stefano. –Grazie- aggiunsi, rivolgendomi poi a Giacomo.
Dopo la coda per il bagno tornammo in pista un altro po’, continuavano a mettere canzoni che adoravo e un po’ mi dispiaceva andare via. Dopo circa 40 minuti decisi però che ero definitivamente morta, così salutai gli altri.
-I preservativi sono sul comodino vicino al mio letto- mi sussurrò nell’orecchio Simone, ridendo.
Risi e feci finta di nulla, cercando di mascherare l’evidente disagio che cominciavo a provare. Sarebbe andata in quel modo? A letto insieme?
Mi sentivo terribilmente confusa mentre mi dirigevo alla fermata dell’autobus con Giacomo. Era come avere un diavoletto e un angioletto sulle spalle, proprio come nei cartoni animati. Il “me-diavolo” mi diceva di lasciarmi andare per una volta, che avevo 18 anni e dovevo godermi la mia gioventù. Il “me-angelo”, invece, continuava a ripetermi che potevo benissimo tirarmi indietro, che forse non era ancora arrivato il momento giusto e che dovevo rispettare i miei tempi.
La situazione era quasi comica, così cercai di annullare tutti quei pensieri e di concentrarmi sul ragazzo in piedi accanto a me. Lo osservai di sottecchi, osservai il suo bel profilo, gli occhi chiari che risplendevano con la luce del sole, la pelle leggermente abbronzata. Nonostante tutte quelle ore passate a ballare e nonostante il caldo afoso che faceva, aveva un buonissimo profumo, potevo sentirlo anche a distanza.
Prendemmo l’autobus senza dire una parola, scambiandoci solo degli sguardi e dei sorrisi di tanto in tanto.


Una volta nel campeggio recuperammo le chiavi dei rispettivi bungalow e ci avviammo con calma. Erano le 9 del mattino e, ovviamente, la gente cominciava a svegliarsi e uscire. Delle famiglie si stavano già avviando verso il mare mentre un paio di ragazzi rientravano dalla corsa mattutina.
Arrivammo al solito bivio e Giacomo si offrì di accompagnarmi fino al mio bungalow. Tenni gli occhi bassi per tutto il tragitto, sapevo cosa sarebbe potuto succedere e non riuscivo più a tenere a bada i miei pensieri.
-Eccoci- mormorai, davanti alla porta. Giocherellai con la chiave magnetica, tormentandomi il labbro con i denti e cercando di guardarmi attorno, nonostante sentissi chiaramente lo sguardo di Giacomo su di me.
-Eccoci…- ripeté lui, avvicinandosi leggermente. Alzai finalmente lo sguardo e lo posai su di lui, lasciandomi incantare dai suoi meravigliosi occhi azzurri.
Accadde tutto piuttosto in fretta. In un secondo me lo ritrovai addosso, le labbra cercavano fameliche le mie. Gli misi le braccia dietro il collo, avvicinandomi il più possibile e schiudendo le labbra, permettendo alle nostre lingue di sfiorarsi. Mi spinse contro la porta, appoggiando una mano accanto alla mia testa per non pesarmi troppo addosso.
Ci baciammo a lungo, alternando momenti intensi ad altri più teneri e delicati. Quando mi staccai ripresi fiato, sorridendo.
-Desideravo farlo dal primo momento in cui ti ho vista, in autobus- mormorò, la voce roca e il fiato corto. Non sapevo bene come rispondere, avevo la mente completamente annebbiata, così lo baciai nuovamente.
-Vuoi entrare?- gli chiesi. Rimasi stupita dalle mie stesse parole, la frase mi era uscita di getto, senza esitazioni.
-Tu lo vuoi?- rispose sorridendo.
Non gli risposi, mi limitai a sorridergli e ad aprire la porta. La mano mi tremava leggermente ma cercai di mascherarlo. Si chiuse la porta alle spalle e in un attimo si avventò nuovamente su di me, accarezzandomi i capelli, il collo e le spalle, senza smettere di baciarmi neanche per un secondo. Mi ritrovai nella camera matrimoniale, stesa sul letto che condividevo con Stefano. Stefano, che mi aveva lanciato un’occhiata infuocata poco prima che lasciassi la discoteca con Giacomo.
Relegai quel pensiero in un angolo remoto della mia mente, concentrandomi sul ragazzo con cui mi trovavo.
Giacomo era steso su di me, sentivo le sue mani sul mio corpo, percorrevano veloci il mio profilo scostando appena la maglietta. Sollevai le braccia per permettergli di sfilarla, lasciandomi accarezzare. Tolse il reggiseno e si chinò a baciarmi i seni, alternando lingua e denti, facendomi impazzire. Il mio corpo reagiva ad ogni singolo movimento del ragazzo, mentre nella mia testa regnava il caos. Proprio non riuscivo a togliermi dalla mente che quella non fosse la cosa giusta da fare. Tuttavia, non fermai la mano di Giacomo che scendeva veloce verso l’ombelico e i miei pantaloncini, infilandosi sotto le mutandine e cominciando ad accarezzarmi. Sollevai il bacino d’istinto, ancorandomi al suo collo. Lo sentii sorridere sulle mie labbra quando feci scivolare una mano sul suo petto, cercando di sfilargli la maglietta. Volevo sentire la sua pelle a contatto con la mia, accarezzai i suoi addominali scendendo poi verso la cintura dei suoi pantaloni. Si staccò leggermente da me per permettermi di slacciarla, poi tornò sulle mie labbra. Cominciai ad accarezzarlo, leggermente imbarazzata, mentre lui continuava a mordicchiarmi il labbro inferiore.
Quando si sistemò meglio tra le mie gambe, mi fermai.
Lo guardai, aveva gli occhi lucidi ed eccitati, lo sguardo leggermente confuso. Era bello, bello da morire, e voleva me, ma realizzai che non volevo fare l’amore con lui, non in quel momento.
-Scusa- balbettai, distogliendo lo sguardo –Non volevo illuderti, solo… io non…
Mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo
-Ei, non siamo costretti a fare nulla- disse semplicemente, fissandomi con una dolcezza infinita.
Lo abbracciai di slancio, ringraziandolo mentalmente. Poi lo baciai, accarezzandogli i morbidi capelli
-Grazie- dissi, e gli ero grata veramente, per aver capito le mie necessità e per non aver insistito.
Restammo abbracciati in quella posizione, poi si sdraiò accanto a me, passandomi un braccio attorno al ventre e facendomi appoggiare la schiena contro il suo petto. Cullata dal suo respiro dolce e regolare, mi addormentai. 





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Non ho assolutamente scuse! Ormai è diventata una costante questa frase, nelmio profilo. Comincio mille storie, le pubblico e poi le lascio a metà, a volte mi dimentico quasi della loro esistenza. Il più delle volte, in realtà, non ho l'ispirazione giusta per continuarle. 
E così eccomi qua, un anno dopo, ad aggiornare questa storia. La maggior parte delle persone che la segue probabilmente si sarà anche dimenticata della sua esistenza, ma spero che trovare questo aggiornamento possa farvi piacere! Ci ho messo un po', ma spero che ne valga ancora la pena. 
Come al solito, prometto solennemente di non farvi aspettare un altro anno prima di pubblicare un nuovo capitolo. 
Detto questo, vi saluto e ringrazio tutti per l'attenzione e, soprattutto, la pazienza. 
Un bacione

Marss

 

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