Svegliati Maka

di ayama5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Morte ***
Capitolo 2: *** Soul ***
Capitolo 3: *** Death the Kid ***
Capitolo 4: *** Black Star ***
Capitolo 5: *** Tsubaki ***
Capitolo 6: *** Patty ***
Capitolo 7: *** Liz ***
Capitolo 8: *** Crona ***
Capitolo 9: *** Stein ***
Capitolo 10: *** Spirit ***
Capitolo 11: *** La Vita ***



Capitolo 1
*** La Morte ***


La battaglia con il Kishin era finita. Maka Albarn era riuscita a sconfiggerlo raccogliendo tutto il suo coraggio e quello dei suoi amici che ora la guardavano ammirati mentre l’onda di pazzia si dissolveva e il cielo tornava azzurro.
Maka guardò il panorama dal pezzo di terra rialzato su cui si trovava e capì immediatamente che non stava bene: i colpi di laser del Kishin che aveva incassato si sentivano su tutto il corpo e il fianco che era stato brutalmente martoriato da quel mostro sanguinava copiosamente. In più il risveglio dei suoi poteri di arma rimasti assopiti per così tanto tempo aveva segnato sia il suo fisico che la sua anima.
Maka chiuse gli occhi sentendo uno strano tepore avvolgerla e cadde all’indietro precipitando giù dal terrazzamento, non sentì nemmeno il dolore dell’impatto col terreno e chiuse gli occhi per l’ultima volta avvertendo la sua anima spegnersi.

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Capitolo 2
*** Soul ***


La vide cadere e il suo ghigno fico si trasformò in una smorfia preoccupata, voleva attutire la caduta ma il suo corpo ancora intorpidito per i colpi ricevuti non si mosse velocemente quanto avrebbe voluto e rimase impotente a guardarla raggiungere il suolo con un tonfo sordo.
-MAKA!!!!- il suo nome gli uscì dalla bocca in coro con le voci degli altri.
Non ci voleva credere. Non poteva essere vero.
Continuando a chiamarla si avvicinò a lei il più in fretta possibile e le mise le mani sulle spalle scuotendola leggermente.
-Maka! Ehi Maka! Maka, rispondimi ti prego!!-
Nessuna risposta dalla sua partner. Soul la osservò mentre le lacrime cominciavano a bruciargli gli occhi, era bella come al solito: i capelli ancora divisi in due codini, il viso dai tratti dolci e delicati, le labbra socchiuse che molte volte aveva sognato e gli occhi serrati.
-Ti prego Maka. Ti scongiuro, apri gli occhi. Per favore…-
Nessuna risposta. Come non mai in vita sua Soul desiderò vedere quegli occhi verde smeraldo che sapevano infondere coraggio ma anche tranquillità, voleva sentire la sua voce mentre cercava di spiegargli qualcosa di difficile facendolo apparire facile, voleva ballare insieme a lei e prenderla in giro chiamandola “senza-tette”, voleva persino un suo Maka- chop sulla testa.
Quando capì che non avrebbe mai più avuto niente di tutto questo le lacrime iniziarono a rigargli il volto.
Mise una mano dietro alla sua schiena e le alzò il viso in modo da appoggiare la fronte sulla sua, mentre piangeva delle lacrime caddero sulle guance di Maka e lui si affrettò a levarle con un dolce movimento della mano.
Senza staccarsi da lei chiuse gli occhi e si maledisse. Sentiva di aver fallito: come arma, perché non era riuscito a proteggere la sua maestra d’armi; come persona, perché aveva lasciato un essere speciale come Maka morire; e come uomo, perché non era riuscito a salvare la persona che amava.

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Capitolo 3
*** Death the Kid ***


Gli occhi erano sgranati e i pugni serrati. Non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Aveva gridato il suo nome appena aveva toccato terra ma ora era come paralizzato, in trance.
Con la coda dell’occhio aveva visto Soul avvicinarsi a lei ed era stato attraversato dall’impulso di correre per raggiungerla, stringerla a se e disperarsi. Ma il suo orgoglio non glielo aveva permesso.
Per tutto quel tempo aveva ascoltato quello stupido orgoglio e lo aveva utilizzato per non far trasparire i suoi veri sentimenti, ma non era riuscito a mentire a se stesso.
Lei lo aveva colpito per la prima volta per la perfetta simmetria del suo volto, poi la seconda volta aveva notato come questa si propagasse per tutto il suo corpo, la terza lo aveva impressionato per la sua intelligenza, la quarta per la sua percezione delle anime, la quinta per il suo spirito combattivo, la sesta per il suo coraggio, dalla settima non le aveva più contate.
Tuttavia per quanto non volesse credere alla realtà lui non poteva essere ingannato: non percepiva più l’anima di Maka.
Era finita. Era morta. Aveva combattuto e si era sacrificata per loro, per tutti loro. Li aveva salvati spingendosi al limite estremo delle sue forze e ne aveva pagato le conseguenze.
Si mosse per la prima volta da quando lei era caduta lasciandosi dietro Liz e Patty che piangevano, camminò con passi lenti e si posizionò davanti al corpo, anche così manteneva una simmetria e una bellezza perfette.
-Io sono uno shinigami. Io decido chi vive e chi muore. E allora perché? DIMMI PERCHÉ MAKA!!!- aveva urlato prima di cadere in ginocchio davanti a lei.
Fu la prima volta in cui Kid pianse davanti a qualcosa di simmetrico.

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Capitolo 4
*** Black Star ***


-MAKA!!!- aveva gridato il suo nome insieme agli altri per poi cadere a terra per le ferite e la paura. Non avevano ottenuto nessuna reazione dalla ragazza.
Si alzò in ginocchio e osservò inorridito la scena davanti a se, guardò Soul raggiungerla ma non riuscì a muoversi, vide anche Kid riprendersi ma non riuscì a reagire. Il suo corpo potente, il suo talento, la sua onda dell’anima, la sua determinazione…tutto era stato inutile contro il Kishin ma Maka era riuscita a sconfiggerlo.
Ora che ci rifletteva un attimo tutto era sempre stato inutile anche contro di lei. Lei sapeva assecondarlo ma anche farlo tornare coi piedi per terra, riusciva a calmarlo e a farlo divertire, aveva accettato che fosse lei a comandare nella risonanza a catena perché lei era l’unica che venisse prima di lui. Ricordava in modo doloroso quando era stata maledetta da Aracne. Era andato a cercarla per vendicarsi e aveva ottenuto una sconfitta che lo aveva aiutato a crescere. Alla fine lei lo aveva sempre aiutato. Quando le aveva tirato quel pugno si era sentito morire ma era rinato il secondo dopo quando l’aveva sentita ridere.
Finalmente riuscì ad alzarsi e corse verso di lei. Sorpassò Kid e si mise di fronte a Soul. Controllò ogni suo segno vitale sperando di essersi sbagliato, che fosse solo svenuta. Non respirava, non aveva battito cardiaco.
Black Star strinse i pugni.
-Maledizione. Maledizione. Maledizione. –
Nella sua mente passò il momento in cui si era vantato: “Non avere paura, io sono qui e questo rende automaticamente questo posto il più sicuro del modo.”
-MALEDIZIONE!!!!- urlò ad un cielo ormai azzurro.
Per la prima volta si chiese se sarebbe mai riuscito a trascendere gli dei se non era neanche riuscito a salvare lei.

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Capitolo 5
*** Tsubaki ***


Quando il suo partner si mosse anche lei si risvegliò da quell’ incoscienza in cui era involontariamente sprofondata, controllò il punto in cui Maka era caduta sperando di vederla in piedi sorridente e solo stanca. Iniziò a piangere quando si rese conto che non sarebbe mai più successo.
Era sua amica, la sua amica più cara. La sosteneva ed incoraggiava. La faceva sentire forte. Lei e Maka si erano sempre aiutate nei momenti difficili, solo la presenza dell’altra bastava ad infonderle coraggio ed ottimismo. Con lei accanto era ancora più facile sopportare Black Star durante i suoi eccessi.
Guardò proprio lui per vedere se con i suoi sensi sviluppati avesse percepito qualcosa provenire da lei ma in quell’istante lui gridò al cielo, un suono pieno di rabbia e dolore e Tsubaki capì.
Non avrebbero più rivisto Maka e Soul litigare e fare pace. Si sentì improvvisamente svuotata e priva di forza. Non si mosse e continuò a piangere.

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Capitolo 6
*** Patty ***


Il suo sorriso allegro e ingenuo allo stesso tempo era sparito dal suo volto. Non riusciva a capire a pieno cosa stava succedendo. In fondo lei era stupidotta e infantile. E allora avrebbe voluto sapere perché stava piangendo, perché le bruciava il petto e perché si sentiva così disperata.
Vide il suo maestro d’armi raggiungere Maka e Soul e poi Black Star correre fino da loro. Le piaceva quel gruppo di persone anche se non lo aveva mai ammesso, ma adesso piangevano tutti e non come Kid quando aveva uno dei suoi attacchi nevrotici, piangevano lacrime vere.
Anche le sue erano vere in quel momento. Quando era una teppista insieme a sua sorella e doveva abbindolare qualche ingenuo passante spesso faceva finta di piangere per poi attaccare l’uomo che si era avvicinato mosso da pietà. Adesso però piangeva per il dolore, per il vuoto che sentiva dentro di se e che si stava allargando sempre di più. Voleva solo una cosa adesso.
Si girò verso la sua sorellona, anche lei in lacrime, e le strisciò accanto per poi accoccolarsi contro il suo petto e singhiozzare nel suo abbraccio.

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Capitolo 7
*** Liz ***


La sua prima sensazione fu incredulità. Non era possibile. Morta? Lei? No non era possibile.
Lei si era gentilmente infilata nelle loro vite portando con se persone che presto aveva iniziato a chiamare amici, lei aveva allargato il suo modo di pensare e alleggerito il suo presente, con lei era più facile ridere dei problemi e affrontare le paure. Sì, doveva essere un errore perché lei non poteva essere morta.
Con le lacrime che minacciavano di uscire ma con ancora un briciolo di speranza negli occhi si girò verso Kid per chiedergli come stava l’anima di Maka. Si bloccò. Non aveva mai visto Kid con quell’espressione negli occhi e dopo pochi secondi lui si mosse per raggiungerla. Vedendolo piangere Liz realizzò che li aveva davvero lasciati, per sempre.
Nemmeno si accorse delle lacrime che avevano iniziato a rigarle le guance e dei singhiozzi che le uscivano dalle labbra. Sentì un altro pianto leggero e vide sua sorella avvicinarsi a lei e cercare rifugio tra le sue braccia, era un gesto che faceva quando erano piccole per la strada, prima di scoprire i loro poteri, quel movimento indicava che stava soffrendo troppo per poterlo sopportare da sola.
Liz la lasciò sistemarsi contro il suo petto e poi la cinse in un caldo abbraccio che però sapeva di lacrime.

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Capitolo 8
*** Crona ***


Mentre erano in viaggio verso il rifugio di Medusa si era chiesto più volte come dovesse comportarsi con la morte, che faccia fare o con che spirito prenderla, ma quei dubbi erano sempre e solo riferiti a se stesso.
Quando l’aveva salvata aveva davvero creduto di morire ma aveva anche pensato che se la morte aveva come immagine il suo viso non era spaventosa come credeva; quando si era svegliato lei era stata il suo primo e unico pensiero e anche durante il combattimento si era scoperto più interessato alla salute di Maka che alla sorte del mondo intero.
Ora però capiva che quella che aveva conosciuto prima non era la morte. La morte era arrivata adesso. Lei era a terra, non si muoveva e i suoi amici piangevano disperati. Quindi lui era morto. Si sentiva annullato dentro, non provava altro se non un dolore straziante che aveva vinto persino sul sangue nero e sulla follia. Ragnarok era zitto e tranquillo. Sapeva che qualsiasi cosa avesse fatto, Crona non se ne sarebbe nemmeno accorto: la disperazione era tutto ciò che sentiva.
Non si era nemmeno chiesto che faccia dovesse fare, la bocca si era spalancata da sola e le lacrime avevano iniziato a cadere, come quella volta nel deserto. Però quella volta lei era lì e gli aveva dato il secondo vero abbraccio della sua vita, anche il primo era stato suo comunque, ma la seconda volta aveva sentito un calore propagarsi e dargli sollievo ogni secondo che passava. Non sarebbe stato così stavolta. Nessuno lo avrebbe abbracciato così mai più.
Percepì altri dolori intorno a lui così simili al suo, vide la professoressa Mari piangere tra le braccia del dottor Stein che fissava la scena come impietrito. Ognuno aveva il proprio modo di esprimere il dolore ma Crona capì che quel dolore avrebbe potuto condividerlo perché non era il solo a provarlo e avrebbe avuto qualcuno accanto con cui parlarne anche se ci sarebbe voluto molto tempo.
Il flusso delle lacrime aumentò quando si rese conto che anche con la sua morte, Maka era riuscita a salvarlo dall’oscurità.

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Capitolo 9
*** Stein ***


La sigaretta ormai finita gli era scivolata dalle labbra ed era caduta accanto ai suoi piedi, gli occhi non si erano spostati dal campo di battaglia ormai libero dalla barriera del Kishin, il suo corpo continuava a tremare leggermente mentre la sua mente geniale si rifiutava di accettare le conclusioni a cui essa stessa era giunta.
L’anima di Maka non c’era più, i suoi amici si erano radunati accanto a lei e piangevano, i suoi segni vitali non c’erano più, sentiva freddo in tutto il corpo, tutto ciò poteva significare solo una cosa semplice e precisa: era morta.
Quando l’aveva lasciata andare non aveva neanche preso in considerazione questa ipotesi, sapeva che l’avversario era potente ma si aspettava che tutti insieme sarebbero riusciti a sconfiggerlo grazie alla sua onda anti-demone e al suo coraggio. E lo avevano fatto. Non sapeva come era andato il combattimento ma era sicuro che lei avesse avuto un ruolo centrale, forse era proprio per quello che ora giaceva a terra senza vita.
Sentì il pianto di Mari farsi più forte e le sue piccole mani stringersi attorno alla sua maglia. L’abbracciò d’istinto, un gesto totalmente automatico perché la sua mente stava pregando disperatamente di poter tornare nella follia, ora che finalmente se n’era liberato desiderava solo ripiombarci per poter vedere ancora una volta la sua studentessa sorridere.

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Capitolo 10
*** Spirit ***


Maka. Maka. Maka. Maka.
Il suo nome che si ripeteva nella sua mente era tutto ciò che sentiva, il resto era un fastidioso rumore di sottofondo. La sua bambina, il suo orgoglio, la persona più importante di questo mondo era a terra e non accennava a muoversi.
Il pensiero che fosse morta non lo aveva nemmeno sfiorato finché non aveva visto gli sfoghi degli altri ragazzi, intorno a lui Crona e Mari piangevano ma Stein non aveva avuto nessuna reazione.
Si girò verso di lui sperando che le sue paure fossero smentite ma il dottore era immobile, la sigaretta abbandonata ai suoi piedi. Spirit sentì il mondo crollargli addosso.
Si infilò meglio la giacca e saltò fuori dalla camera della morte, atterrò ai piedi del castello e ci entrò correndo disperatamente verso il tetto.  Le ferite minacciavano di riaprirsi ad ogni movimento che faceva ma lui procedeva ignorando il dolore fisico.
Il suo angelo, la sua piccola, la sua luce, sua figlia. Lei era sua figlia. Lo odiava come uomo e come padre a causa dei suoi errori passati ma lo chiamava ancora papà come quando erano una famiglia felice, si fidava ancora di lui e lui questo lo sapeva, lo sentiva.
Arrivò al tetto pregando che non fosse vero, che se lo fosse solo immaginato o che fosse un’illusione dovuta alla pazzia. Aveva il fiatone e i muscoli indolenziti ma si avvicinò ai ragazzi che si erano raggruppati intorno a lei, da quella distanza poteva vedere le lacrime di Soul Eater che bagnavano il viso di sua figlia.
Il ragazzo staccò la fronte da quella di lei e lo fissò, potevano percepire uno il dolore dell’altro.
La falce più giovane posò delicatamente il corpo di Maka al suolo e si fece un po’ indietro senza però smettere di piangere.
Spirit avanzò ancora di un passo e si accucciò accanto alla testa di Maka. Mentre le lacrime gli segnavano il viso la esaminò con lo sguardo. Per lui era sempre stata perfetta ma in quel momento gli sembrò ancora più bella del solito, l’unica cosa che mancava era il verde acceso dei suoi occhi a testimoniare la forza della sua anima.
Le spostò la frangia con la mano, si chinò su di lei e le lasciò un lungo bacio sulla fronte; poi si sfilò la giacca e la coprì con essa come per rendere ufficiale quella disgrazia.
-Addio, bambina mia. –

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Capitolo 11
*** La Vita ***


Soul si svegliò di soprassalto lanciando un urlo che fece aprire gli occhi anche agli altri. Black Star si infuriò e Tsubaki cercò subito di calmarlo.
-Era solo un sogno- sussurrò Soul più a se stesso che agli altri.
-Cos’hai sognato? – gli chiese Kid.
-Niente di fico - rispose lui, poi posò gli occhi sugli altri. Avevano tutti un’espressione tesa e lo sguardo vuoto.
-Tutto ok? – chiese a Liz, Patty, Crona e Kid.
Annuirono tutti ma fu Crona a parlare per primo.
-Ho sognato che Maka moriva dopo la battaglia col Kishin. –
Il silenzio accolse quella dichiarazione.
-Era solo un sogno – disse Soul.
-Si ma anche io...- cominciò a dire Patty.
-Anche se lo avessimo sognato tutti sarebbe sempre e solo un sogno – urlò lui in risposta. Guardandoli negli occhi capì che la paura che provava lui era anche in loro.
-Che cavolo ci mettiamo a fare i sogni uguali? – sussurrò Liz.
-Dai andiamo – disse Kid – In fondo siamo venuti a dormire da te per poter andare presto no? –
-Giusto. In marcia gente!! – gridò Black Star e il gruppo iniziò a prepararsi.
 
In una casa un po’ fuori mano Stein si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. Era davvero preoccupato, quel sogno non gli aveva lasciato un buon presentimento. Si mise la maglia, il camice e si avviò verso la porta.
-Vai di già? Così presto? – gli chiese la sua partner che gli si era presentata con due tazze di caffè in mano.
-Sì, sono un po’ preoccupato. Mi spiace. –
-Aspetta – lei lo fermò quando aveva già la mano sulla maniglia – Dammi due minuti e arrivo anch’io. –
Lui annuì.
 
Spirit sedeva sul letto con una mano tra i capelli, aveva ancora la fronte sudata per quello che aveva visto in quello stramaledetto sogno. Era così vero, così nitido nella sua mente che l’ansia e l’angoscia lo assalirono. Si cambiò il più in fretta possibile e uscì sbattendo la porta alle sue spalle.
Fece una strada che gli era ormai famigliare, aveva perso il conto delle volte i cui si era recato in infermeria in quegli ultimi tempi.
Era ancora presto e nei corridoi dell’accademia non c’erano ragazzini urlanti ma solo alcuni professori che discutevano del programma della giornata, per questo riconobbe subito le sagome di Stein e Mari. Era tropo presto per loro perciò Spirit dedusse che la loro meta doveva essere il luogo in cui si stava dirigendo anche lui.
-Buongiorno – disse per attirare la loro attenzione.
I due si girarono e ricambiarono il saluto.
-Ti vedo stanco, Spirit – commentò Mari.
-Non ho riposato bene. Troppi incubi – rispose lui. Stein lo guardò da dietro gli occhiali, capiva bene come si sentiva la sua ex-arma.
Arrivarono alla porta della stanza e l’aprirono trovandosi davanti una scena ormai troppo conosciuta.
Dalla finestra aperta entravano i raggi del sole e una piacevole brezza che faceva muovere dolcemente le tende. L’unico letto presente era circondato da sedie occupate dagli studenti più promettenti della Shibusen ed era occupato da Maka Albarn.
Come succedeva da quindici giorni a quella parte, cioè da dopo la sconfitta del Kinshin, alla sinistra di Maka si trovava Soul, seduto e a braccia incrociate, con gli occhi chiusi e estremamente teso, come se a lottare tra la vita e la morte fosse lui e non la sua partner; accanto a lui Crona guardava in basso. Poco più indietro Black Star era in piedi e appoggiato con la schiena ad un armadio, le braccia incrociate dietro la testa e lo sguardo puntato fuori dalla finestra; Tsubaki era di fronte a Maka seduta e con le spalle curve come sempre. Tutto il lato destro di Maka era occupato dal gruppo di Kid, Patty era quella più vicina alla porta e anche quel giorno non aveva il suo sorriso allegro ad illuminarle il viso; sua sorella, seduta accanto a lei, si torturava nervosamente le mani, ogni giorno le sue unghie erano in condizioni peggiori ma lei non se le era mai sistemate. Infine Kid, in piedi, affianco a Maka, era l’unico che ogni volta puntava i suoi occhi dritti sul suo viso e la guardava come se sperasse di riportarla tra loro con lo sguardo.
Come al solito nessuno si girò quando entrarono i tre adulti e i saluti furono immediatamente accantonati.
-Come sta? – chiese Mari.
Il dottor Stein prese la cartella che registrava le variazioni nella notte.
-È stabile- rispose, come ogni giorno.
Tutti coloro che erano in quella stanza non riuscirono a tirare il sospiro di sollievo che avrebbero voluto. Era viva certo ma per quanto lo sarebbe rimasta? Un giorno? Un mese? Oppure la prospettiva peggiore che li avrebbe uccisi tutti, interiormente e lentamente, per sempre?
Non erano molte le parole condivise in quei momenti, giusto le frasi di circostanza. Tutti tenevano costantemente sotto controllo Kid e Stein, loro in fondo potevano vedere l’anima di Maka, avvertire dei cambiamenti, prevedere cosa stava per succedere, ma nessuno dei due aveva mai mostrato di percepire nulla provenire da Maka.
A un certo punto dalla finestra aperta entrò un po’ di musica, trasportata dal vento da chissà dove; era dolce e malinconica, il gruppo venne cullato da quelle note senza preoccuparsi di lasciarsi trasportare.
Patty emise un singhiozzo e venne prontamente abbracciata da Mari e Liz. Tsubaki portò le mani al petto e si raccolse in una preghiera silenziosa; Soul iniziò a tenere il ritmo con le dita e Black Star sbuffò.
L’attenzione di Kid e Stein però era tutta catalizzata dall’anima di Maka che aveva preso a brillare debolmente, la luce seguiva il ritmo della canzone senza una spiegazione.
-Che succede? – chiese Spirit.
-La sua anima sta vibrando – rispose Kid senza riuscire a nascondere una nota di eccitazione nella voce.
Ognuno si ridestò dallo stato squo in cui era precipitato e guardò Maka.
Le palpebre della ragazza tremarono un attimo e poi aprì gli occhi.
-Maka!!! – la felicità nella voce dei suoi amici la fece sorridere.
-Ehi ragazzi. Che succede? – chiese.
-Come che succede! Sono quindici in giorni che sei in coma. Come ti senti? – le chiese Soul.
-Abbastanza bene, grazie – rispose lei con un filo di voce poi li guardò uno a uno come a volerli salutare.
Kid le sorrideva, aveva le guance leggermente rosse e gli occhi umidi. Allungò una mano e le sfiorò la fronte.
-Ci sei mancata – le disse ritraendo la mano.
Accanto a lui, Liz e Patty la salutavano sorridendo con gli occhi che brillavano e la più piccola delle due tirò fuori una piccola giraffa fatta di cartone.
-Questa è per te – gliela offrì con un tono orgoglioso – Ho pensato che avresti voluto qualcosa di allegro appena svegliata. –
-Grazie mille, Patty – le rispose Maka. Lei non poteva sapere che le due sorelle erano rimaste in piedi due notti di seguito per farla e che l’avevano portata tutti i giorni successivi sperando di dargliela.
Mari la salutò con una mano e poi corse ad accudire suo padre che dalla felicità stava addirittura vomitando. Una vota ripresosi dal conato si posizionò davanti al letto e le mostrò un dito in segno di vittoria.
-Ben fatto piccola mia. Non sai quanto sono orgoglioso di te. Sono grato che tu ti sia risvegliata piccolo angelo mio. –
Maka arrossì.
-Ma piantala – gli disse però il tono era giocoso e il viso allegro.
Il dottor Stein le sorrise semplicemente, un sorriso rassicurante e sollevato che lei ricambiò con uno pieno di gratitudine.
Black Star sfoggiò il suo solito sorriso a trentadue denti e le puntò il dito contro.
-Dì la verità, ti sei svegliata perché volevi vedere la mia immensa grandezza nel momento in cui avrò superato gli dei giusto? E comunque era ovvio che ce l’avresti fatta. In fondo puoi combattere a fianco di un dio. –
Maka rise. La sua risata cristallina riempì la stanza e tutti si bearono di quel suono.
Tsubaki si allungò sul letto e le strinse una mano, aveva le lacrime agli occhi e la sua voce tremava.
-Oh Maka. Sono così contenta, così contenta – sussurrò.
Maka le strinse la mano ma i suoi muscoli indolenziti protestarono per quel gesto e una smorfia di dolore le attraversò il viso.
-Tutto bene? – le chiese apprensiva Tsubaki.
-Sì tranquilla. È solo che era tanto che non mi muovevo. –
-Allora appena ti avranno dimessa organizzeremo dei pic-nic, una gita e delle partite di pallacanestro. Va bene? – chiese Crona.
Maka lo osservò. Aveva gli occhi rossi, la pelle più pallida del solito, le mani che stringevano la tunica sopra le gambe e uno sguardo speranzoso.
-Volentieri – disse solamente e questo bastò per far sorridere il ragazzo che in uno slancio di coraggio si alzò e la strinse forte a se. Poi si staccò tutto rosso e imbarazzato.
-Scusa, mi spiace. Ho fatto male immagino. E che non so come comportarmi con qualcuno che si è appena ripreso…-
Maka lo interruppe.
-Non hai sbagliato niente. Mi ha fatto piacere. –
Crona si zittì e si rilassò.
Infine Maka posò i suoi occhi su Soul giusto in tempo per vederlo asciugarsi una lacrima con la manica della felpa.
-Piangi? – gli chiese ignorando quante lacrime aveva versato per lei in quei giorni.
-Assolutamente no – rispose lui –Piangere è molto poco fico no? –
Le sorrise e le appoggiò una mano su un braccio stringendolo delicatamente.
-Bentornata Maka. –
-Sono a casa – rispose sorridendo lei.
 
 
 
 
 
Piccoli appunti:
 
La frase finale è il modo in cui in Giappone uno si annuncia quando ritorna a casa. Mi sembrava appropriato.
Accetto volentieri critiche e commenti da chiunque avesse voglia di farli :)

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