FIABE BALL

di Elsira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biancabulma e le Sette Sfere ***
Capitolo 2: *** Shriccolo ***



Capitolo 1
*** Biancabulma e le Sette Sfere ***


Biancabulma e le Sette Sfere


«Avessi un bambino bianco come la neve, rosso come il sangue e azzurro come il piumaggio di questo uccellino sulla mia finestra!» Esclamò la regina di un regno lontano, dopo essersi punta il dito con l'ago, risultato della distrazione dovuta al canto del piccolo animaletto color topazio che si era posato, infreddolito da quella giornata invernale, alla finestra del suo castello.

Qualcuno, non è dato sapere chi, accolse la preghiera della bella donna e dopo mesi, la regina diede alla luce una bambina con la pelle chiara come la neve, le labbra rosse come il sangue e i capelli azzurri come la gemma sopra nominata. La donna però morì durante il parto cosicché il re, pessimo nel dare i nomi, fu costretto a chiamarla con il primo che gli venne in mente: Biancabulma.

Un giorno, mentre cercava invano di far calmare il pianto della bimba, pregò con tutto se stesso che arrivasse un'anima a liberarlo da quel fardello: avrebbe fatto di tutto, anche cedere il proprio regno. Dopo pochi secondi da tale richiesta, una nuvola scura si materializzò al centro della sala del trono. Quando il fumo si fu diradato, si mostrò al regnante una meravigliosa donna sorridente, che si presentò con il nome di Mrs. Brief, dicendo che lei avrebbe potuto allevare la bimba senza alcun problema.

L'uomo, preso dall'esasperazione per i continui pianti della figlia e bisognoso di avere nuovamente una donna al suo fianco e nel suo letto, accettò di buon grado l'aiuto di colei che gli era appena apparsa dinanzi.

Gli anni passarono in fretta e, come promesso, la nuova regina tenne lontana dal padre la piccola Biancabulma, osservando con profonda invidia quanto la bambina divenisse sempre più bella ogni giorno che passava.

Mrs. Brief, o meglio ancora regina Brief, orgogliosa e vanitosa come non se ne erano mai viste nel regno, aveva sempre con sé il suo più fidato amico: lo Specchio Magico. A egli, che era uno specchio parlante, ogni giorno chiedeva: «Specchio fatato, in questo castello, hai forse visto aspetto più bello?»

E lo specchio aveva sempre risposto: «È il tuo, regina, di tutte il più bello!»

Finché un giorno, quando Biancabulma aveva sette anni, regina Brief fece la solita domanda allo specchio, ma questi anziché darle la risposta di sempre, disse: «Il tuo aspetto qui di tutte è il più bello, ma Biancabulma dalla chioma azzurrina è molto più bella della regina!»

All'udire queste parole, regina Brief allibì e sbiancò per l'ira e l'invidia. Da quel momento in poi, la sola vista di Biancabulma la sconvolgeva, tanto la odiava.

Invidia e superbia crebbero in lei giorno dopo giorno, anno dopo anno, finché non le permisero più di dormire. Fu allora che chiamò un cacciatore, Yamcha, conosciuto per la sua fobia del genere femminile, tant'è che mai aveva avuto il coraggio di avere una donna e gli disse: «Conduci la ragazza nella foresta selvaggia, non voglio più vederla. Uccidila e portami i polmoni e il fegato come prova della sua morte.»

Yamcha, dopo aver visto lo scrigno del tesoro contenente ottima erba per calmare i dolori della sua gotta, accettò di buon grado il compito, seppur mai aveva visto la famigerata Biancabulma.

Agì la notte stessa, intrufolandosi nella camera da letto della ragazza e le coprì il volto con una pezzuola colma di etere, che ebbe l'imprevisto effetto di, anziché far rimanere addormentata la principessa, farla sballare. Biancabulma, drogata dal cacciatore e credendo, chissà come, di essere diventata un uccellino e poter volare, si buttò dalla finestra della sua stanza muovendo le braccia come fossero ali.

La principessa cadde così rovinosamente a terra e, incredibile ma vero, era ancora viva anche se svenuta, nonché probabilmente un poco acciucchita per la botta presa alla testa. Yamcha allora, dopo essersi calato in modo cauto dalla finestra, prese la donzella su una spalla e la portò nel bosco per ucciderla, in modo da poter così ricevere la sua agognata ricompensa.

Quando furono però giunti a destinazione, l'uomo posò la dama a terra e questa venne illuminata dalla dolce luce della Luna e delle stelle. Con il coltello sollevato sopra la testa, pronto a colpire, il volto del poveraccio si tinse di rosso alla visione di cotanta bellezza e, seppur volendo disperatamente la ricompensa promessagli da regina Brief, abbassò le mani e rinfoderò l'arma, perché si era perdutamente innamorato della sua preda.

Sapendo che non sarebbe riuscito nemmeno a parlarle per via della propria timidezza, decise di lasciarla nel bosco e sostituire gli organi richiestogli dalla regina con quelli di un cinghiale che passava lì vicino.

 

La dolce pulzella, risvegliatasi e ancora sotto effetto della droga, iniziò prima a camminare, poi a correre attraverso la foresta, spaventata e confusa dalle orribili immagini che i suoi occhi chiari le mostravano. Non c’erano mostri, scheletri o bestie feroci attorno a lei, ma vestiti griffati stracciati, spasimanti inquietanti e borsette di qualità dozzinale.

Corse così a più non posso, finché non raggiunse una piccola casetta e, incurante che fosse proprietà privata, vi entrò per riposarsi e nella speranza di trovare qualcosa alla sua altezza.

Sospinta la porta ebbe però l’estrema delusione.
Altezza? Lì non c’era nulla di più grosso di un copertone,
era tutto estremamente rotondo, piccolo e il disordine faceva da padrone.
Ma chi diamine viveva in quella sottospecie di tendone?
Non importava poi molto, e così la giovinetta esplorò curiosa palmo palmo l’abitazione.

Incurante di esser maleducata,
trovò dell’arrosto e un fil di insalata,
che divorò perché affamata
seppure restò un filino disgustata:
l’arrosto bruciacchiato non era infatti una gran portata!

Dopo il piccolo pasto, le sovvenne una gran sonno
così notati i numerosi piccoli letti,
non proprio immacolati ma se usati per poco perfetti,
pensò bene di farsi un pisolino.
Così accostò ad un altro un piccolo lettino,
per sua comodità. Poi, complice l’etere, lesta crollò come un tonno.

Ella non ne era consapevole ma presto avrebbe incontrato
i padroni del tendone come da lei soprannominato,
perché mentre la ragazza dormiva
una numerosa squadra di esseri strani si avvicinava ben poco furtiva.

Svegliata in malo modo da bruschi rumori,
la donzella ci mise un po’ per tirar dalle coperte la testa fuori
e, dopo ciò che vide, ebbe voglia di tornar a far sogni, dove non c’erano certi orrori:

c’era Dottoshenron, con nel petto calvo e bianco una stella
aveva le corna nere, la barba gli occhialetti e camminava come una modella

sempre di cattivo umore poi,
non lo addolciva nemmeno una tenera frittella;


c’era Gongoshenron con due stelle, grassottello e bruttino,
la pelle aveva blu,
un paio di dentini aguzzi all’insù,
si vantava sempre e sempre di più
si stava facendo un’avvenente panino;

Brontoshenron era un po’ più alto,
la pelle aveva del colore del cobalto,
le labbra rosee come se ci avesse dato lo smalto,
stava brontolando per la linea di quello bluastro;

quattro stelle aveva in petto Mammoloshenron, il più sensato
la pelle era rossa e faceva spavento ma era il più timido e umanizzato
si poteva sempre con lui ragionare,
era severo ma leale e solare;

Cuccioloshenron era elettrico e piccino,
si lamentava ed era un peperino!
Saputello ma poco intelligentino,
star con lui era quasi sempre un casino,
aveva una sfera da cinque stelle conficcata nel testolino;

 

Eoloshenron era del vento il guidatore
e sei stelle portava al posto del cuore,
era brontolone ma col suo aspetto da mutaforma era un’amore
dato che non si sapeva mai se era nano o cafone;

vi era infine un piccoletto
che sembrava assai inetto,
sette piccole stelle aveva nel petto,
Pisoloshenron era sdraiato… ACCANTO A LEI NEL LETTO?

Inorridita la ragazza fece un balzetto,
onde levarsi da quel posto diventato assai stretto
e così gli altri occupanti della casa seppero del suo svegliarsi troppo presto.


Tutti a quel punto in cagnesco la guardarono
e le dissero che se voleva il vitto e l’alloggio doveva fare meno baccano.
Lo dicono proprio LORO? Fu l’unico pensiero della ragazza che non fosse balzano
Ma poi si rassegnò, dato che da sola in quello stato non poteva andar lontano.

Nei primi giorni di convivenza con le nanosfere
Biancabulma si fece in quattro per cambiare le atmosfere:
ripulì quell’ambiente maleodorante,
riordinò quel disordine imperante,
cucinò perfino per Dottoshenron il più prepotente.

Ed in breve le sette nanosfere
Si innamorarono di quella dolce ragazzina perdutamente,
ignari che il destino stava per raggiungere la piccola dalla bellezza prorompente.

 

Nel castello, dopo aver ricevuto gli organi dal cacciatore, averli cotti e mangiati per l’insana idea di acquisire così la bellezza della principessa, Mrs. Brief si diresse dal proprio specchio e con un largo sorriso soddisfatto gli chiese: «Specchio fatato, in questo castello, hai forse visto aspetto più bello?»

Ma lo specchio rispose: «Il tuo aspetto qui di tutte è il più bello. Ma lontano da qui, in una casina di sette nanosfere, piccina piccina, è Biancabulma dalla chioma azzurrina molto più bella della regina!»

A udire tali parole, regina Brief rabbrividì e fremette dalla collera, rendendosi conto di essere stata giocata da Yamcha... E gli aveva pure dato la sua erba migliore!

Decise che doveva agire in fretta, perciò andò a rinchiudersi nella propria camera segreta e lì rimase finché, grazie alla sua palla di cristallo magica, riuscì a rendersi irriconoscibile.

Parlò una lingua strana e incomprensibile per delle ore, mentre muoveva sinuosa le mani sulla sfera, finché all’interno di quest’ultima non apparì l’immagine esatta nella quale voleva trasformarsi.

Un’ultima parola magica e la donna più bella del castello divenne in un istante una piccola e orripilante vecchia, piena di rughe, coi capelli rosa a caschetto. Il risultato della trasformazione era talmente orripilante, che la sua sola vista avrebbe fatto crepare per infarto anche un animale.

Regina Brief, soddisfatta, prese la pera più bella di tutto il castello e la siringò di veleno, dopodiché colmò un cestino intero di altra frutta e, per esser certa di non fallire, li spennellò tutti con la sostanza letale. Indossò infine un lungo mantello nero e si diresse alla casa delle nanosfere e Biancabulma.

Giunta a destinazione, la regina iniziò a comportarsi come una vecchina ambulante, gracchiando a gran voce chi volesse delle ottime pere. Biancabulma, che amava quel frutto poco calorico e succoso oltre ogni immaginazione, non seppe resistere alla tentazione e si lasciò abbindolare dalla vecchina, facendola entrare in casa per esaminare ogni frutto e scegliere il migliore.

«Mmmh... Sembrano tutte molto buone, ma non ce n'è una che mi ispiri davvero...» Disse dubbiosa la ragazza.

Sull'orlo di una crisi di nervi per l'indecisione della giovane e il desiderio di vederla finalmente morta, regina Brief camuffata esclamò: «Ma no, piccina! Guarda, ti offro un morso gratis di questa prelibatezza.» Prese la pera avvelenata dal cestino e la porse alla donzella, aggiungendo: «Se poi non ti piace, non ti obbligherò certo a prenderne altre.»

Biancabulma, contenta di quell'offerta, non se lo fece ripetere due volte e azzannò il frutto, per cadere poi a terra l'istante dopo, morta stecchita.

La regina tornò al suo aspetto originale e si lasciò andare in una risata vittoriosa, gridando al contempo: «È morta! Finalmente!»

Sparì poi in una nuvola di fumo che riempì l'abitazione di una terribile puzza di zolfo, per riapparire davanti al proprio specchio e chiedere trafelante: «Specchio fatato, in questo castello, hai forse visto aspetto più bello?»

Finalmente lo specchio rispose: «È il tuo, regina, di tutte il più bello!»

E il suo cuore invidioso finalmente ebbe pace.

 

Oh quale orrore,

qual terrore,

qual disperazione,

le nanosfere provarono nel veder a loro pupilla in terra tra i fornelli e il bancone!

Aveva in mano un cesto di cartone

Era pieno di frutti dall’aspetto degno di un golosone

Ma lei era pallidissima, scomposta e immobile. Alle nanosfere venne il magone.

 

Disperate tutte a turno sopra la fanciulla si accalcarono.

Invano un modo per svegliarla cercarono,

niente da fare…. La giovinetta pareva morta.

Costernati a lungo la piansero, poi spinsero il cadavere fuori dalla porta.

E solo dopo pensarono fosse doveroso darle una sistemazione meno contorta;

 

presero dunque una lastra di un minerale lavorato,

ci costruirono una spessa parete di lato

perché il corpo non prendesse il largo e scappasse indisturbato;

 

pensarono poi che la casina loro era già fin troppo intasata

e dunque portarono in mezzo al bosco la bara improvvisata,

pesando che tutto sommato la ragazzina del luogo ne sarebbe stata estasiata…

Ahi quanto quell’idea era sbagliata!

E lo avrebbero scoperto a loro spese, quando la morta sarebbe stata inaspettatamente risvegliata…

 

E quel giorno arrivò, dopo anni e anni, senza che il corpo della bella principessa si decomponesse né si destasse.

Il dì in cui un principe di un regno lontano, persosi nel bosco, bisognoso di cibo e di un bagno caldo, non si ritrovò a passare vicino alla bara di cristallo. Incuriosito, vi si avvicinò e ne scorse la donzella, che gli pareva addormentata.

Non capendo cosa ci facesse quella che ormai era diventata una donna, a dormire nel bel mezzo del bosco, decise di fregarsene e percorrere la propria strada in cerca di qualcosa da mangiare. Non fece però in tempo a fare due passi, che il suo stomaco brontolò con talmente tanto impeto da poter essere sentito da miglia di distanza, tanto era vuoto. Una lampadina si accese dunque nella mente del principe, che tornò a voltarsi verso la donzella con aria furbetta e aprì la bara con facilità.

«Donna!» La chiamò a gran voce, ma l'altra nulla.

«Donna!» Ripeté più forte, scrollandole le spalle. Ancora nulla.

«Svegliati donna, mi servi!» Gridò, dandole uno schiaffo che fece voltare il volto della donzella di lato. Dall'impeto con cui era stato dato, Biancabulma sputò il pezzo di pera avvelenata che non aveva mai ingoiato e così si svegliò.

Appena la vide aprire gli occhi, il principe disse: «Ah, era ora! Sentimi un po', tu. Ho fame, dammi da mangiare.» Biancabulma si voltò verso l'uomo che si stava rivolgendo a lei in modo tanto rude e ne rimase incantata, innamorandosi di lui all’istante.

Un leggero rossore le prese il possesso delle guance, già da una parte colorate per via dello schiaffo, mentre l'altro continuava a elargire ordini: «Poi voglio farmi un bagno. E assicurati che l'acqua sia calda, odio l'acqua fredda! Beh? Che hai da guardarmi con quella faccia imbambolata? Vedi di darti una mossa ed esegui!»

Biancabulma si accigliò e gli puntò un dito al petto, avvicinando il volto al suo e gli rispose per le rime: «Senti un po' bello mio, ma chi ti credi di essere? Donna qui... Donna qua... Oh! Ma per chi mi hai preso, una serva? Io sono una principessa! E poi il mio nome non è "Donna" ma Biancabulma, vedi di mettertelo bene in testa e non scordartelo più!»

Il principe rimase scioccato da quell'atteggiamento. Mai in vita sua, gli si erano rivolti così.

Biancabulma fece un "umph!" di disapprovazione, mentre scendeva dalla bara e si incamminava verso casa delle nanosfere, mentre disse con tono leggermente scocciato: «Seguimi e avrai ciò che hai chiesto, ma vedi di comportarti bene.»

Il principe sbuffò, ma visto il vuoto che si trovava nel suo stomaco brontolante, decise comunque di seguire la principessina, seppur non abbandonando la propria aria truce e pensando: ma proprio lei dovevo trovare nel bosco? Non potevo trovare un gustoso cinghiale? Sarebbe stato meglio...

«Allora, ti muovi o no?» Chiese saccente Biancabulma. Lui sbuffò ancora e, con le mani in tasca e il muso, rispose: «Arrivo, arrivo!»

Fu così che dopo poco i due entrarono a casa delle nanosfere, i quali furono entusiasti e piansero di gioia nel vedere viva la loro adorata Biancabulma. Non furono altrettanto contenti di vedere colui che si presentò a loro come il principe Vegeta, perché temevano che avrebbe portato loro via la principessa appena ritrovata, ma poco si curarono di lui e tornarono ben presto a pensare alla loro pupilla, appena tornata in vita e diventata meravigliosa.

Mentre il principe Vegeta divorava il proprio cibo, Biancabulma, con il bel volto poggiato sulla mano, disse semplicemente: «Quando ci sposiamo?»

La coscia di cinghiale andò di traverso all'uomo, presosi un colpo a tale assurda richiesta, rischiando di strozzarlo. Dopo essersi dato dei colpi al petto, per buttar già l'enorme boccone, guardò con occhi fuori dalle orbite e affanno la donna, chiedendo esasperato: «Cosa?»

L'altra rispose tranquilla: «Certo. Tu mi hai salvata, perciò adesso dobbiamo sposarci.»

«E chi ha stabilito una regola del genere?» Sbottò Vegeta, alzandosi in piedi e battendo la testa nel soffitto. Massaggiandosi la chioma a fiamma, aggiunse poi con voce strozzata: «Oltretutto, io non volevo salvarti. Volevo solo del cibo e un bagno cald...»

«Sentimi un po'!» Esclamò Biancabulma, battendo la mano sul piccolo tavolo di legno e fulminando con lo sguardo il principe, che la guardò confuso. Poi aggiunse: «A te piace mangiare, dico bene?»

Lui annuì, non capendo dove volesse andare a parare quella strana donna. Lei mostrò un sorrisetto assai furbo, dopodiché si voltò verso le sette nanosfere e disse: «Voglio esprimere un desiderio.»

Loro, che tenevano alla principessa sopra ogni cosa, uscirono fuori e si presero per mano, formando un cerchio. Le stelle dei loro corpi iniziarono a brillare e in men che non si dica si fece improvvisamente buio e un drago dal corpo di un serpentone verde, venne evocato, apparendo dal centro del cerchio.

Sotto lo sguardo incredulo del principe Vegeta, il drago parlò: «Io sono il drago Shenron. Mi avete evocato, esprimete il vostro desiderio.»

Senza attendere e con un sorriso vittorioso sulle labbra, Biancabulma disse: «Desidero che il qui presente principe Vegeta mi sposi e passi la sua vita la mio fianco come un vero uomo, o mai più gioirà nel divorare le sue enormi quantità di cibo!»

L'uomo a udire quella frase sbiancò all'istante, ma vani furono i suoi tentativi di fermare l'operazione, perché gli occhi del drago si erano già illuminati ed egli aveva proclamato solenne: «Il tuo desiderio è stato esaudito.»

La luce del sole tornò a splendere e il drago scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé i sette nanosfere con le stelle sui loro corpi che da color arancio eran divenute nere: quando il grande drago sarebbe potuto essere nuovamente evocato, tra un anno a quel giorno e un altro desiderio sarebbe potuto venir espresso, sarebbero tornate del colore naturale. Ma che questo dettaglio, non lo venga mai a sapere il principe Vegeta...

Tale principe infatti, corso subito a mangiare il gustoso cinghiale e accortosi che non gli sapeva più di nulla, era tornato fuori e, mogio e arreso, aveva preso Biancabulma sotto braccio e insieme si erano diretti al suo castello, dopo che Dottoshenron ebbe indicato loro la direzione da prendere ed Eoloshenron si fosse trasformato in cavallo bianco per farli arrivare prima a destinazione.


E fu così che la storia finì

Anche se un dettaglio ai due neosposi sfuggì

Che dovevano passar la vita insieme il matrimonio infatti sancì

Ma i due mal si sopportavano, questo amaramente Biancabulma scoprì

Ma nonostante ciò insieme trovarono un accordo e pace dopo qualche anno venne fatta

Ma mai la loro vita diventerà calma piatta

Solo uno sporadico litigio col lancio di qualche pignatta

E così bene o male la vita passò beata

E i due vissero felici e scontenti nel castello della terra fatata.

 

THE END






..........

Vi garberebbe... :P (Nd. Elsira)


LE FULMINATE SIAMO NOI SONO TORNATE! E QUESTA VOLTA IL LAVORO È CONGIUNTO!
PER ORA RESTA UN ESPERIMENTO MA NON È ESCLUSO UN PROSSIMO INSERIMENTO.
TREMATE GENTE, IL SODALIZIO PAZZO 
È 
SOLO APPENA COMINCIATO! (Nd. felinala)

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Capitolo 2
*** Shriccolo ***


Su richiesta della nostra cara recensitrice mymanga...
 

Shriccolo



C’era una volta
In una lontana, arida terra desolata,
un losco figuro dalla pelle simile ad una pianta;
egli viveva in beata solitudine meditando,
lontano da tutti, in quel desolato altipiano si godeva l’ambita pace,
un trofeo che gli sembrava di essersi guadagnato.
Ignaro che presto sarebbe stata, ahi lui , solo un ricordo fugace.
 
Godette di quel bene prezioso per molti mesi una volta stabilitosi lì
Ma poi il disastro da vicino lo seguì….
Sotto forma di strani esseri che turbarono il silenzio del deserto
Domandando se vi potessero trovare un tetto per stare al coperto
E tanto rumore fecero che egli infastidito meditò: «Ma perché devono proprio passare di qui?»
Solo dopo alcuni giorni, sbirciando attraverso le palpebre socchiuse si accorse del disastro:
si stavano loro forse stabilendo? «Perché mai vorrebbero trasferirsi in un deserto tutto il dì?»
si chiese perplesso il grande orco mago, che non voleva compagni per farsi dell’acquavite qualche bicchierì.
 
Scocciato dell’interferenza andò a dare il benvenuto agli indesiderati compagni di bagordi:
«Questo è il mio territorio scocciatori, chi vi ha detto di stabilirvi nel mio regno, volete forse guai?»
Al che i nuovi arrivati lo guardarono come fosse di testa molto fuori.
Poi uno di loro, un piccolo, buffo asino pelato, lo blandì:
«Avanti amico, che c’è di strano se ci fermiamo qui?»
 
L'altro rispose, con aria scocciata e sul punto di esplodere per la rabbia, dato che da sempre era dotato di assai ben poca pazienza: «Che c'è di strano?» Si avvicinò al piccolo asinello, arrivando a ringhiargli pericoloso a un millimetro dal volto: «C'è che questo è il mio deserto! Tornatevene immediatamente da dove siete venuti se non volete che vi faccia fuori all'istante!»
«Non puoi.» Rispose l'altro, con un sorriso ebete sul muso. Il mago orco cacciò indietro la testa perplesso: possibile che non avesse capito che rischiava la pelle? Era davvero così scemo?
«E perché mai?» Chiese, riducendo i suoi occhi a due fessure puntate sul ciuco, il quale rispose senza alcun timore di chi si trovava davanti: «Perché le arti marziali sono state bandite. Nessuno può più praticarle, altrimenti il re della Terra scaraventerà la sua arma contro chiunque oserà disubbidire.»
«Di quale arma stai parlando?» Domandò perplesso il mago orco.
La risposta gli arrivò da un uomo-lupo, uno dei tanti, troppi visitatori, il quale si trovava poco distante da loro: «È un'arma inquietante... Il re della Terra ha deciso di bandire le arti marziali perché ha paura che qualcuno si rivolti contro di lui, che essendo un mago ha la forza di una mosca. Per tenere tutti sotto controllo ha costruito un'arma che ha chiamato Groovinator... Fa iniziare a ballare chiunque venga puntata contro, fino al completo annientamento del soggetto.»
«E non ballare in modo serio, carino ed elegante, ma goffo, ridicolo e assai imbarazzante!» Aggiunse l'asinello, per poi spostare il proprio sguardo verso un punto indefinito dell'orizzonte e raccontare, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla: «Io ho assistito all'utilizzo di quell'arma di distruzione di massa... I miei amici della squadra Ginew avevano provato a combattere contro il re della Terra, ma questi li ha ridotti a dei burattini ballerini e li ha ridicolizzati fino a che n...»
«Sì sì, ho capito... Non mi interessano le tue storie, stupido ciuco.» Lo interruppe il mago orco.
L'altro lo tornò a guardare con espressione gioiosa, come se non gli fosse stato fatto alcuno smacco. Il mago orco si chiese seriamente cosa c'era che non andasse nel cervello di quell'animale, dopodiché tirò un sospiro e cominciò a camminare, facendosi spazio a suon di spallate tra tutti gli abusivi che stavano contaminando la sua terra.
«Dove stai andando?» Chiese l'asinello, inclinando la testa di lato e piegando uno dei lunghi orecchi, interrogativo. L'altro rispose senza voltarsi né fermarsi: «Dal re della Terra, a sconfiggerlo, per fare in modo che così voi idioti lasciate il mio deserto e ve torniate da dove siete venuti.» Lo aveva detto con tono rude e assai poco cortese, ma tutti quanti lo acclamarono come il loro liberatore.
Dopo un verso di stizza per quegli applausi e quelle feste, il mago orco si trovò con sua pessima sorpresa l'asinello che gli camminava canticchiando allegro al fianco.
Lo ignorò, pensando che se ne sarebbe andato in fretta, ma dopo aver superato l'ennesima duna, fu costretto a fermarsi e chiedergli, con assai poca grazia e gentilezza: «Si può sapere perché continui a seguirmi?»
L'altro lo guardò beato e rispose semplicemente: «Vengo con te dal re della Terra.»
«E chi ti ha dato il permesso?» Chiese con occhi increduli e scuotendo la testa.
«Andiamo, amico!» Gli disse l'asinello, dandogli di gomito. Lui strizzò gli occhi e ripeté con smacco, pronto a esplodere da un secondo all'altro: «Amico
Il ciuco non lo ascoltò e proseguì, facendogli l'occhiolino: «Non vorrai dirmi che vuoi fare questo viaggio tutto da solo.»
«Sì!» Gridò in modo esasperato il mago orco. L'asinello non gli prestò attenzione, guardò avanti a sé gioioso e cominciò nuovamente a camminare verso il palazzo del re della Terra. Dopo pochi passi si voltò e gli fece cenno di seguirlo con uno zoccolo: «Avanti, amico! Conosco una scorciatoia!»
«Io non sono tuo amico.» Ringhiò l'altro, riprendendo il viaggio. Il ciuco allora disse, roteando gli occhi: «Oookay... Allora come devo chiamarti?»
Qualche istante di silenzio, dopodiché l'orco mago disse secco: «Shriccolo.»
Il ciuco sorrise beato e lo raggiunse facendo una breve corsetta, lo guardò e riportò il capo in avanti, con il sorriso sempre presente sul proprio muso: «Piacere di conoscerti Shriccolo! Io sono Ciucrilin!»
Shriccolo alzò appena un sopracciglio, guardandolo di sbieco, senza dire nulla. Tornò a guardare avanti a sé, mentre Ciucrilin cominciò a intonare una canzone che parlava di un lungo viaggio alla ricerca di un drago.
 
Il re della terra era intanto seduto in poltrona a riposare,
aveva le sembianze di cavalletta e Fababidy si faceva chiamare;
egli era ambizioso crudele e assai venale, più di tutto però ambiva a che tutti lui solo potesse comandare.
 
A questo scopo egli si era convinto di un’acuta impellente necessità:
diventar più potente sposando una principessa per farsi chiamare pure sua maestà
dato che, pur comandando molte cose, il titolo non lo aveva ancora e questo gli seccava, già già!
Consultando il suo attrezzo magico,
una lastra di vetro dal carattere poco simpatico,
era giunto dopo molte ore ad una decisione e una scelta era stata fatta:
di tre principesse ne occorreva una ai suoi scopi adatta
e tra la principessa May, intelligente ma petulante,
la dolce ma svampita principessa Marion, di certo non innocente
e la principessa Fiolunch, un po’ timida ma carina e, sembrava, consenziente
aveva scelto quest’ultima, dato che d’aspetto sembrava pure la più avvenente;
 
solo un problema lo turbava:
la ragazza era rinchiusa in una torre e da un drago ben protetta, liberarla bisognava
come farlo senza che la sua preziosa vita si andasse a rischiare?
Soprattutto occorreva qualcuno di buone capacità da poter con efficacia manovrare
Un bel problema per il re mago che rapidamente si era messo a pensare.
 
Ma meno del previsto egli meditò
Perché presto chi faceva al caso suo incontrò
Esultante il re accolse la notizia: un mago orco arrogante chiedeva di vederlo e lui raggiante gli parlò
 
Fababidy andò dunque a incontrare la strana coppia formata da un asinello e un mago orco, già deciso a rifilare loro l'ingrato compito del salvataggio della principessa.
Andò loro incontro a braccia aperte, ma prima che potesse pronunciarsi l'essere verde gli si avvicinò e lo sollevò da terra per l'attaccatura del mantello, pronunciandosi furibondo: «Sentimi un po', nanetto! Cos'è questa storia che le art…»
«Ehi ehi ehi! Si allontani dal re, rispetti le distanze!» Gridò un tizio dal volto coperto da una pezzuola nera, intromettendosi tra l'uno e l'altro, dividendoli.
Shriccolo lo guardò storto: «E tu chi sei? La guardia del corpo?»
«No, lui è il mio boia.» Disse re Fababidy, scuotendosi gli abiti con pacche tanto vigorose che non avrebbero stordito nemmeno un moscerino. Il re della Terra alzò lo sguardo, stando per chiedere quale fosse il problema in modo da poter arrivare il prima possibile ad affibbiargli l'incarico del salvataggio, quando si trovò il muso di un asinello pelato a un a soffio dalla faccia. Strabuzzò gli occhi incredulo, mentre l'animale sorrideva beato e diceva: «Sei davvero una brutta cavalletta.»
Fababidy osservò interdetto il proprio interlocutore con occhi sbarrati per qualche secondo abbondante, dopodiché gli rispose a tono, offeso e irritato: «Senti chi parla! Ma ti sei mai visto allo specchio, ciuco spelacchiato?»
Ciucrilin restò a osservare con un’espressione priva di intelligenza il re, dopodiché fece schioccare la lingua sul palato prominente e sentenziò: «E anche con una vocetta bella fastidiosa…»
Si voltò e si andò a sistemare al fianco di Shriccolo, sotto lo sguardo confuso dei tre presenti, affermando: «Che cavalletta brutta dotata di voce fastidiosa… Chissà perché il re della Terra la tiene al proprio servizio…»
«Come osi rivolgerti a me con tanta impertinenza? Io sono il r…» Fababidy si fermò, perché interrotto dal mago orco, che aveva portato in avanti la propria mano e, con un sospiro rassegnato di chi aveva provato centinaia di volte a trovare il collegamento fra due neuroni nella mente del ciuco, disse che era inutile proseguire.
Il re della Terra, vedendo quel paio di occhi spenti, acconsentì a dimenticarsi degli ultimi minuti e spiegò a Shricciolo la missione che doveva compiere per lui.
«Ferma, ferma, ferma…» Lo interruppe il mago orco, ponendo entrambe le mani in avanti per dare più enfasi al proprio celato rifiuto. «Io non sono un postino, chiaro? Non porto pacchi e messaggi.» Shricciolo si avvicinò minacciosamente al nano che aveva di fronte,  ringhiando: «Io sono qui perché voglio che voi liberiate il mio deserto.»
«Il tuo… deserto?» Chiese confuso il re.
«Il nostro deserto!» Rispose annuendo energetico, Ciucrillin.
«Nostro?» Chiese perplesso Shriccolo, voltandosi con un sopracciglio alzato verso l’asinello. Questi inclinò la testa con un sorriso raggiante.
Il mago orco scosse la testa e tornò a concentrarsi sul re. Una cosa alla volta.
«Allora, dicevamo: voglio che tu faccia tornare il mio deserto com’era prima… Deserto!»
Fababidy alzò un sopracciglio e decise di portare la situazione a proprio vantaggio. «Senti un po’, facciamo un patto…» Notò lo sguardo interessato, così si sentì sicuro di proseguire: «Tu mi porti la principessa e in cambio, io ti faccio tornare il tuo deserto com’era.»
Ci fu qualche secondo di silenzio, dove Shriccolo ponderò la situazione. Era tanto che non si sgranchiva, un po’ di allenamento contro un futile draghetto da quattro soldi non era affatto una cattiva idea.
Posò i propri occhi in quelli del re e disse, annuendo in modo distaccato: «Ci sto…» Si eresse, per poi tornare giù e puntargli l’indice contro: «Ma bada che se è un inganno…»
«Hai la mia parola.» Disse in un sorriso Fababidy, alzando una mano e portando l’altra sul cuore.
Shriccolo prese la mappa che il boia era andato intanto a recuperare, dov’era segnata la posizione della principessa con una x e il palazzo del re della Terra con una freccia, con tanto di scritta: “voi siete qui”. L’arrotolò e la mise via, per iniziare a camminare e dirigersi verso il drago.
Con suo enorme disappunto, Ciucrilin gli andò dietro anche stavolta, continuando a canticchiare quella strana canzoncina a ripetizione. Fortuna che si era fatto un incantesimo grazie al quale non lo sentiva.
 
Ed infine mago-orco e ciuco arrivarono in vista della meta
Ciucrilin sentì la paura serpeggiare, ma sperò davvero di non essere diventato un profeta,
Dietro spesse imponenti mura munite di alto cancello,
Si stagliavano in colori cupi, tra il paesaggio desolato, la torre e il castello;
Si diceva che a difesa in quel posto ci abitasse un drago, e pure grandicello!
Ora il ciuco non era poi così fifone, ma temeva davvero di rimetterci il collo suo bello.
 
Ma mentre il poveretto faceva tali riflessioni
Il mago orco era lesto andato avanti e Man mano sempre più lontano diminuiva di dimensioni.
Così Ciucrilin si affrettò a corrergli dietro, mormorando un paio di imprecazioni.
 
Notarono presto però una grossa complicazione:
Il castello era circondato da grosse piante carnivore munite di sifone,
Se avessero toccato quelle cose sarebbero stati divorati in un sol boccone!
L'unico luogo sicuro da cui passare era il ponte levatoio tutto in ottone
Obbligati a passare di là, l'effetto sorpresa non era certo un opzione!
Dopo un attimo di riflessione Shriccolo però decise che ciò non era un problemone
E partì alla carica lungo il ponte con fare da sbruffone;
Al ciuco altro non restò se non seguir l'amicone.
 
Avevano fatto a malapena metà del percorso a passo sostenuto
Quando si parò di fronte a loro il nemico tanto temuto:
Il grosso dragone era contorto, verde e oro, aveva il dorso puntuto;
Gli occhioni erano rossi e faceva paura tanto più visto il capo cornuto!
Shriccolo preparato all'incontro, senza paura
Affrontò la grossa impaurente creatura;
Sfruttò l'agilità per tentare di trovare un'apertura
E passare oltre all'enorme corpo e alle sue scaglie di bordatura
 
Il drago non si lasciò fuorviare
E Shriccolo iniziò veloce ad attaccare
Ma poi... Accadde un impensabile scena da guardare!
Nel muoversi per l'attacco, il drago scorse il ciuco e... Improvvisamente solo lui a fissare!
Gli occhietti rossi si strinsero, per poi sgranarsi e a forma di cuore diventare!
Sulle prime nessuno dei due eroi capì
Ma quando il drago in un balletto si esibì
Facendo un verso che sembrava delle fusa o il frullio di un colibrì
La strana imbarazzante verità li colpì:
Il drago era presumibilmente femmina e del ciuco quella si invaghì.
 
Lesto Shriccolo ne approfittò:
Ad intrattenere il "nemico" Ciucrilin senza alcun rimorso lasciò
Sorpassò l'imponente creatura e veloce a cercar la principessa Fiolunch andò.
 
Per molte stanze il verdognolo vagò
Finché non cominciò a spazientirsi un bel po'
Arrivato alla cinquantesima stanza infine la trovò:
Bella era bella e lui tra i lunghi capelli blu quasi si imbambolò
La corsa e la caccia alla principessa lo avevano immusonito però
E quindi di muoversi perché l'avrebbe portata in giro, bruscamente le ordinò.
 
Seppure indignata Fiolunch decise che era meglio obbedire
Perché il posto le era venuto a noia e da lì voleva fuggire
Dunque anche se col primo che capitava era meglio partire!
Rapidi uscirono in sequenza dalla stanza dalla torre e dalle mura.
Ora infatti il drago più non faceva paura:
Il mostruoso guardiano si era trasformato,
Docile coccolosa creatura al seguito del ciuco era diventato!
E infatti seguì il trio facendo stare sul suo dorso il ciuco che se la godeva beato.
Ora tutto si è risolto pensò Shriccolo, il viaggio di ritorno era infatti cominciato!
 
I primi problemi iniziarono ben presto però ad arrivare, in quanto i quattro, giunto il tramonto, dovettero atterrare per far riposare Juushenla la draghessa e passare la notte.
Appena a terra, Shriccolo andò a cacciare qualcosa da mettere sotto i denti per cena, Juushenla si riposò, mentre Ciucrilin e Fiolunch andarono a raccogliere la legna per accendere il fuoco.
Il tempo passò sereno, i due collaboravano piacevolmente, finché Ciucrilin non vide un prato pieno di fiori e non gli venne in mente di andare a raccoglierne qualcuno per la sua bella draghessa. Fiolunch lo seguì volentieri, esaltata di poter ammirare uno spettacolo che raramente poteva osservare dalla torre nella quale aveva abitato gran parte della propria vita.
Posando la legna a terra al limitare del prato, entrambi vi si immersero ridendo e iniziarono a giocare. Era divertente rotolarsi nell’erba, immersi da quei fiori e Ciucrilin era davvero beato in quel momento, finché non sentì uno starnuto e si voltò con un largo sorriso di presa in giro sul muso, dicendo: «Ehi principessa, hai sniffato con troppa audacia un f…» S’interruppe, perché di fronte a lui si trovava una bionda con gli occhi verdi, con sguardo sadico in volto. Si trovò la punta di un AK-47, saltato fuori dalla chioma voluminosa della donna, sulla punta del muso che lo spingeva leggermente all’indietro, mentre i suoi occhi si staccavano dalla bionda per andare a incrociarsi in modo da osservare il proprio naso.
«Portami dai soldi.» Disse gelida la donna. Ciucrilin deglutì rumorosamente, dopodiché si diresse con lei dalla draghessa e il mago orco, più che altro nella speranza che riuscissero a farla tornare la dolce e docile principessa dalla chioma blu.
Arrivati al campo, Juushenla li guardò interrogativa mentre Shriccolo alzò dubbioso il capo, chiedendosi come avesse fatto Fiolunch a zittire finalmente Ciucrilin. Appena li vide, capì.
«Voglio i soldi, andiamo immediatamente da Fababidy!» Gridò la bionda, alzando l’arma al cielo carica e iniziando a sparare pecore con tanto di mantello rosso e mascherina sugli occhi dal mitra, che esplosero in cielo creando fuochi d’artificio che incantarono Ciucrilin, il quale intanto si era diretto dalla sua amata draghessa e stava osservando con lei lo spettacolo.
Shriccolo le si avvicinò calmo, con sguardo serio, cosicché Fiolunch gli puntò l’arma contro e iniziò a sparare belanti pecore, che il mago orco le deviò senza problemi spedendole in cielo, fino al termine delle munizioni. A quel punto l’essere dal bel colorito le era arrivato di fronte. «Sentimi bene, vedi di non darmi grane. Andremo dal tuo Lord dopo aver mangiato e dormito, non un istante prima.»
«Io non prendo ordini da un incrocio tra un orco e una lumaca verde!» Ribatté decisa la donna.
«E io non li prendo da una principessa spara-pecore.» Concluse Shricciolo, prendendo tra le mani l’arma della donna e alzandogliela in alto, in modo che lei non potesse arrivarci.
La principessa si alzò sulle punte dei piedi indispettita da tale subdola mossa, allungandosi, lamentandosi e stendendosi più che poteva, senza però riuscire a raggiungere la propria arma. In compenso, una brezza profumata di vento serale che si era appena alzato, le sfiorò il volto e le fece il solletico al nasino regale, facendola nuovamente starnutire e tornare la magnanima ragazza che era stata all’inizio di quella strana esperienza.
Fiolunch blu guardò innocente il mago orco, il quale invece la osservava a occhi perplessi per quella trasformazione improvvisa; lui, infatti, non si era minimamente accorto del mutamento della principessa da blu a bionda e talmente poco gli era interessato il cambiamento di carattere che non ci aveva prestato caso più di tanto. Ma vederla trasformarsi così, da un istante all’altro, sotto i propri occhi, faceva tutt’altro effetto ed era impossibile da ignorare.
La ragazza si scusò a prescindere per le proprie azioni, anche se non ricordava nulla di ciò che aveva fatto nella sua altra forma; dopodiché si mise vicino al fuoco accesso dalla draghessa e si addormentò tranquilla, seguita da Ciucrilin. Shriccolo le osservò per qualche istante il volto, illuminato a sprazzi dalla luce delle fiamme danzanti, dopodiché alzò le spalle, diede un morso al coscio di carne catturato poco prima e, dopo essersi riempito lo stomaco, si distese e si addormentò, sognando il proprio deserto senza anima viva, eccetto lui.
 
Intanto, alla dimora del re della Terra, il boia era impegnato come wedding planner e stava coordinando la sistemazione delle ultime decorazioni floreali. Il palazzo era infatti stato addobbato con decine di centinaia di fiori dalle multiple forme e dai colori vivaci, per meglio accogliere quella che sarebbe stata la prossima regina del pianeta. Il banchetto era pronto e sarebbe stato capace di soddisfare il più affamato degli invitati; cosa ironica, dato che di tutti coloro che erano stati invitati ad assistere alle nozze, ovvero l'intero pianeta, nessuno aveva dato conferma.
Era dunque tutto pronto per il matrimonio, mancavano solo gli sposi. Uno dei quali in quel momento si trovava nella propria stanza e, dopo aver ammirato per ore la corona che presto avrebbe ufficialmente indossato, per poi non togliersela più, era adesso rivolto verso lo specchio a parete e stava facendo le prove per la propria entrata in scena. «Benvenuti, avete fatto in fretta. Benvenuti miei cari… Benvenuti, al cospetto del grande re della Terra! Benvenuti in questo giorno speciale!» Esclamò Fababidy, prima distaccato e arrogante, poi con quella che avrebbe dovuto essere una voce sexy, per terzo in una posa da condottiero e infine allargando le braccia e mostrando con orgoglio il proprio abito da pinguino.
Il re infatti, si stava preparando ad accogliere la propria futura sposa nel modo migliore. Egli non era a conoscenza della piccola e insignificante caratteristica della giovane, ma era certo di star andando a maritarsi con una bella ragazza dal carattere docile, facile da sottomettere, che doveva intendere subito con chi avesse a che fare.
Dopo innumerevoli tentativi, decise di voler apparire in un primo momento come una creatura magnanima, dal cuore d'oro, pronta al dialogo con la consorte e i sudditi, perciò optò per la versione “carino e coccoloso”. E fu appunto con un sorriso dolce, che accolse l’annuncio del suo fidato boia, il quale era venuto ad avvertirlo che la quasi regina e il suo seguito erano appena atterrati sul gran piazzale.
 
L’arrivo della futura regina fu trionfale
La groppa di un drago non era certo un mezzo a tutti usuale!
I quattro furono accolti con ogni onore secondo il più alto cerimoniale
 
La giovane principessa fu quindi al suo sposo presentata
E se lei trovò strano il suo aspetto, tacque, dato che era troppo ben educata.
Fababidy restò di lei colpito, tanto era bella la ragazza e tanto dolce sembrava; era certo, l’avrebbe adorata.
E così fu con lei gentilissimo, un galancavalletta, però su una cosa fu inflessibile: oggi l’avrebbe sposata.
Lei infatti aveva timida domandato se avessero potuto far prima conoscenza, ma lui avido l’aveva negata
 
E così il gran lord condusse all’altare la bella e docile sposa poco convinta
Senza nemmeno farle cambiare d’abito, con la scusa che “anche così siete bella come una tela dipinta”
E Fiolunch, ammaliata da quei modi galanti, entrò con la serenità in volto scolpita.
Shriccolo nel mentre, un sospiro di sollievo tirò
Manca poco ormai e degli invasori mi libererò
Pensava contento mentre entrava. E anche al banchetto un pensiero dedicò
 
Ciucrilin invece era allegro e gagliardo; chiacchierando con la sua draghessa infatti, nella chiesa entrò
Una volta scorti i numerosi fiori però, la tranquillità subito lo abbandonò!
Aveva assistito alla trasformazione della principessa solo due volte dato che il viaggio rapido era stato
Ma ne era assai preoccupato
Per non dire un poco terrorizzato!
Il ciuco pelato, prevedendo grossi guai, quindi sbiancò.
 
La cerimonia si svolse in modo cerimonioso
Tutto era stato previsto nei minimi dettagli, nulla era lasciato al caso capriccioso
Ma la cosa più buffa era stato il discorso del re che era stato pronunciato con fare altezzoso:
in una chiesa desolata come quella risuonava infatti stonato un: «Benvenuto popolo mio meraviglioso!»
perciò alla cerimonia, il boia i salvatori e la sposa unici presenti lo fissavano come se parlasse astruso
 
Dopo tal discorso, giudicato da tutti i presenti assai noioso,
La cerimonia senza intoppi proseguir sembrò,
Gli sposi stavano infine per suggellare il loro accordo,
Lei ritta in piedi, lui che le teneva la mano in piedi su uno sgabello rotondo...
Quando tutto d'improvviso nel caos precipitò!
La bella principessa infatti i bei bouquet inavvertitamente odorò
Che buon profumino! Ma prurito quell’olezzo provocò
E la giovane fermarsi non poté e dunque starnutò.
 
Immaginate la sorpresa del gran lord! Basito, spiazzato restò
Allorché il gran cambiamento nella ragazza notò
Ma quello fu nulla rispetto alla sorpresa di quando lei gelida lo squadrò
Per poi estrarre il mitra piazzarglielo nella bocca spalancata e poi minacciosa sussurrò:
«O i soldi o la vita che scegli lord dei miei stivali dimmi un po'?»
Terrorizzato il vile impalato restò
Mentre il boia in suo aiuto a precipitarsi tentò,
Ma nessuno fece a tempo a fare alcunché, del tempo non avanzò
Che subito un altro starnuto colse la giovane impreparata
Ella di nuovo blu e docile era tornata!
 
Tutti un sospiro tirarono lieti e nella stanza ci si poté di nuovo rilassare
Allorché la principessa si accinse, scusandosi, la potente arma di gettare,
ma il fiato non fecero a tempo a tirare
che un altro starnuta colse la comare!
E lei, ancora bionda, furibonda per l’interruzione, ancora la cavalletta stette a minacciare:
«Che fai ancora qui impalato? Ti ho detto che voglio la grana, sei sordo o non vuoi collaborare?»
Disse riprendendo a brandire la sua arma sputa pecore letale,
onde non ci fossero dubbi sul fatto che non le andasse di scherzare.
All’improvviso però la fiera donna bionda divenne di un pallore mortale
Mentre cercava di trattenere il fiato, e quello starnuto, che lo sapeva, blu l’avrebbe fatta tornare.
Cercò la testarda di tapparsi il naso piccino
Per resistere in quella forma ancora un pochettino,
ma alla fine cedere dovette
e lo spettacolo piacevole non doveva essere a giudicare dalle facce di chi lo godette:
ella si piegò in due, quasi teatralmente
e trenta starnuti uno dopo l’altro la sconquassarono letteralmente;
quando infine già di scommettere si tentava
se fosse rimasta bionda o blu alla fine e cosa vinceva chi indovinava,
la giovane si fermò e…
terrore seminò!
Era di nuovo bionda, oh no!
Lesta si riprese dagli starnuti
Mille ed uno insulti non furono certo trattenuti
E alla fine riprese il mitra ma…
Il boia si era spazientito e toltosi il cappuccio rivelò la sua faccia calma.
«Senti un po’ biondina
Ti sei per caso svegliata male stamattina?
Mi sono stufato! Vuoi pronunciare le dannate parole e piantarla di fare la stupidina?
O preferisci per caso ricevere una bella lezioncina?»
Al che la donna sbuffò e gli disse che sapeva lei dove mettergli la sua lezioncina…
Ovvero in una sua parte molto delicatina!
 
Il povero re Fababidy restò oltremodo scioccato da tutto ciò.
Ripresosi, decise che era meglio cercar un’altra principessa, e di arrestare la donna quindi ordinò
Ma non fece in tempo che una bomba pecora davanti al brutto muso si trovò!
Sarebbe morto se non che per riflesso, lesto una barriera per proteggersi creò
 
Quando il polverone si diradò,
una scena orribile il povero Ciucrilin a guardare si trovò:
la sua draghessa, la sua povera Juushenla, si era precipitata a difendere la principessa
ed entrambe ora giacevano sul pavimento immobili, con la principessa sotto la draghessa.
Disperato lui la chiamò
Temendo che fosse davvero morta la sua dolce draghetta, sempre più forte, il suo nome urlò
poi, quando stava per andare a controllare,
ed in soccorso di entrambe andare,
Juushenla si mosse, e rapida come un fulmine, la testa del supposto regnante azzannò
Per un po’, folgorati da quella macabra scena, nessuno nella stanza parlò
mentre la draghessa in un sol boccone il resto del lord con goduria divorò
e questa fu la fine che l’ambizioso e potente Fababidy rapidamente trovò!
 
Restava ora un grave problema la cui soluzione bisognava in fretta trovare
Ossia, di come gestire la successione che la morte del lord andava a creare.
 
Si fece però avanti inaspettatamente
Il boia dal nero cappuccio aderente
Disse di chiamarsi Ten, e che data la mancanza di eredi il trono lo avrebbe preso lui personalmente
Sfidò con lo sguardo i presenti ma nessuno trovò da ridire, nessuno tranne ovviamente…
«IO mi oppongo, faccia nera, voglio i soldi ed il potere regina sarò io che ho l’arma più potente!»
Affermò sicura Fiolunch, bionda, bella e assai prepotente.
 
Al che il povero boia perse la pazienza.
Andò verso la biondina, deviando le pecore che lei nel mentre gli tirava.
E quando le munizioni furono finite e lei ancora non scappava
Le andò sempre più vicino, incurante dei ceffoni che lei a tirargli provava
Poi d’improvviso si chinò, e con molta destrezza
La prese per le gambe e così facendo la sbilanciò
E fu così che pochi secondi dopo la cara Fiolunch per aria a testa in giù umiliata si trovò!
 
Data la posizione umiliante
La giovane si trasformò velocemente in un groviglio urlante
Intimò al bruto che l’aveva afferrata di mollarla all’istante
Lo minacciò di castrazione, gli diede del dannato rozzo furfante
Ma quello invece di mollarla le diede una pacca sul sedere ballonzolante
Al che lei si zittì sorpresa ed avvilita comprendendo che al momento era assai impotente.
 
Quando silenzio ci fu, boia Ten lesto verso la porta si incamminò
«Questa me la porto via io se permettete, sarà al sicuro come mia sposa e la domerò.»
Nessuno a fermarlo provò
Solo Ciucrilin si sentì in dovere di domandare
Se la giovane sarebbe alfine stata bene o se quel tipo poco rassicurante la voleva maltrattare,
Mentre Shriccolo all’improvviso si riscosse,
il nuovo re velocemente rincorse, deciso ad ottenere quel che voleva anche a suon di percosse
«Ehi tu! Della matta principessa cambia colore nulla mi può interessare
Ma io ho fatto tutta questa fatica per uno scopo, ossia il divieto alle arti marziali levare
Così che dalla mia terra gli invasori se ne possano finalmente andare
Ora spiegami a tal proposito che intendi fare?
E bada bene che se la risposta non è buona, per te sarà un gran penare!»
 
«Il divieto è stato rimosso allorché il grande Fababidy è morto
Dato che solo lui aveva dell’incantesimo il controllo ed il porto
Le tue terre quindi al più presto deserte torneranno, non temere
Altrimenti sarà mia cura se vorrai a ciò di persona provvedere;
addio ora grande mago orco e che la pace ti possa accompagnare!»
 
Questo fu il rassicurante congedo del regnante
Che Shriccolo prese in parola tornando sereno nella sua terra di sabbia desolante
Ma una brutta sorpresa ebbe a constatare.
Benché tutti gli altri fossero spariti, un unico essere spesso continuava ad andarlo a trovare
Il ciuco testardo che diceva di essergli amico, e che solo maledetto lui, non lo voleva più lasciare!
 



THE END


 

Legenda nomi:
Shriccolo : Shrek / Piccolo
Ciucrilin : Ciuchino / Crilin
Fiolunch : Fiona / Lunch
Juushenla : Juu-chan (C18) / Shenron
Fababidy : Lord Farquaad / Babidy
Boia Ten : Tenshinhan





Secondo esperimento ultimato,
se sia un successo conclamato
come il primo lo direte voi bella gente
intanto noi siamo già tutte contente
perché altre pazze idee ci affollano abbondanti la mente
Perciò... Continuante a serguire il duo ormai sulla buona strada avviato!

 (Nd. felinala)


Ehm... Io dico solo che faccio da equibriliatrice tra Nala e Goten, in questa malsana produzione,
puramente a scopo egoistico in quanto così Goten mi lascia un pochetto più in pace, se lo faccio sfogare con Nala.
E che l'arma Groovinator viene dal gioco Rachet e Clank
, mentre la spara pecore di Lunch... Chiedo scusa, Fiolunch, viene dal giochino di Worms.

E adesso mi ritiro dicendovi che la raccolta è in produzione (quindi sì, lasciatevi invadere dalla paura)
Buona domenica, gentaccia! ^^

(Nd. Elsira)

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