Il veleno del Pungolo Orrendo - La vita è l'avventura più bella

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 28 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** 31 ***
Capitolo 33: *** 32 ***
Capitolo 34: *** 33 ***
Capitolo 35: *** 34 ***
Capitolo 36: *** 35 ***
Capitolo 37: *** 36 ***
Capitolo 38: *** 37 ***
Capitolo 39: *** 38 ***
Capitolo 40: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Moccicoso Jorgenson era stato un giovane uomo di 19 anni, un ragazzo vichingo, appartenente alla tribù degli Hooligans di Berk. Era strafottente, egoista e, alle volte si dimostrava stupido. Era l'unico figlio di Stizzabifolko Jorgenson, fratello minore di Stoick l'Immenso, il Capo del villaggio di Berk.
Moccicoso Haddock era un bambino di 5 anni, un piccolo vichingo degli Hooligans di Berk come ce ne erano tanti sull'isola. Era curioso, espansivo, rispettoso verso gli altri e per nulla stupido. Era il primogenito di Hiccup Horrendous Haddock Terzo, unico figlio di Stoick l'immenso e suo erede come capotribù.
Cosa hanno in comune questi due individui, a parte il nome? Tutto, si tratta della stessa persona.
Cinque anni prima dell'inizio di questa storia, il giovane uomo era stato avvelenato da un pericolosissimo drago di classe Sharp, il Pungolo Orrendo, il cui veleno ha l'effetto di far tornare il malcapitato alla primissima infanzia, sia fisicamente che mentalmente.
Tornato un neonato, con pochi ricordi della sua vita precedente, che andarono lentamente scomparendo, o almeno vennero accantonati a favore di nuovi ricordi, venne preso in custodia dal cugino, Hiccup, che se ne prese cura e, alla fine, lo adottò come figlio suo.
Inizialmente avevano provato a cercare un antidoto, ma fu inutile, e alla fine decisero tutti che era meglio che Moccicoso riprendesse tutto il percorso da zero, come figlio di Hiccup, il quale, nel frattempo aveva deciso di sposare l'amore della sua vita, con il quale era fidanzato da tempo.
Il bambino, così, crebbe, seguendo tutte le tappe di qualunque bambino della sua stessa età apparente, amato e seguito dai suoi genitori adottivi, che presto gli diedero anche dei fratelli, che divennero, poi, i suoi compagni di giochi.
La nostra storia inizia qui, in un caldo pomeriggio di fine estate.
Era periodo di esplorazioni, per il gruppo dell'Accademia, ma quel giorno, Hiccup aveva deciso di mandare solamente Gambedipesce, Testa di Tufo e Testa Bruta, restando a casa con la famiglia, perché Astrid aveva partorito appena il giorno prima, dando alla luce il loro quarto figlio.
La famigliola aveva passato la mattina in casa, così che i figli maggiori, ovvero Moccicoso, Valka e Hoffer, potessero fare conoscenza col nuovo fratellino, a cui era stato dato il nome del nonno, Stoick, ma il pomeriggio, il giovane padre aveva dato il permesso ai tre bambini di andare a giocare all'aperto, quasi completamente liberi dal suo controllo.
Moccicoso, unico dei bambini di famiglia ad avere un drago di grosse dimensioni tutto per sé, il vecchio Zannacurva, aveva spiccato il volo con lui, prodigandosi in spericolate acrobazie assieme all'Incubo Orrendo. Hiccup li aveva lasciati andare, conscio che il drago avrebbe protetto il figlio adottivo dai pericoli che avrebbero potuto presentarsi, quindi era rimasto a controllare gli altri due figli, e non aveva notato che il moretto e il suo animale erano precipitati nella parte alta di Berk, proprio nel punto in cui c'era la capanna del vecchio Mildew.
Il giovane uomo si allarmò solo quando vide l'anziano brontolone avvicinarsi, trascinando il piccolo, strattonandolo per un braccio con aria arrabbiata, avendo appresso Zannacurva da un lato e l'inseparabile pecora Fungus dall'altro.
Il castano si alzò dalla panca, avvicinandosi e guardando il vecchio con fare interrogativo.
"Tu! Ragazzo, cercavo proprio te!" ringhiò Mildew, fermandosi, ma senza mollare il bambino "Già mi tocca sopportare queste maledette bestiacce per colpa tua, ma credevo fossi più responsabile con i tuoi figli! Questo ragazzino mi ha sfondato il tetto, insieme al suo dannatissimo drago!"
"Ma non l'abbiamo fatto apposta..." piagnucolò Moccicoso, cercando di liberare il braccio dalla presa dell'altro.
"Non l'hai fatto apposta?!" esclamò il vecchio "Tu ti meriti una lezione, nanetto! Così imparerai a pensarci due volte prima di distruggermi la casa, la prossima volta!"
Alzò la mano, pronto a tirargli un ceffone, ma Hiccup gli bloccò il braccio, guardandolo severo.
"Basta così, Mildew!" lo fermò "Accetto le tue lamentele, ma se alzi anche solo un dito su chiunque dei miei figli te ne pentirai! Ora me ne occupo io, quindi vattene!"
Mildew borbottò qualcosa di incomorensibile, mollò la presa sul ragazzino e se ne andò brontolando; Hiccup, quindi, prese il figlio per un braccio e si rivolse a Zannacurva.
"Vai alla tua cuccia, Zannacurva." ordinò "Per oggi avete fatto abbastanza danni." attese che il drago si fosse allontanato e si abbassò, per guardare il figlio negli occhi, molto severo "Quanto a te, Moccicoso, ti ho detto mille volte di fare attenzione, quando esci con il tuo drago. Sei più grande dei tuoi fratelli, devi fare loro da esempio, quindi non mi fare pentire della maggiore libertà che ti concedo rispetto a loro!"
"Scusa, papà..." sussurrò Moccicoso, tenendo lo sguardo basso, con aria colpevole "Non lo faccio più, te lo prometto..."
Hiccup sospirò, dandogli un buffetto affettuoso, infine lo abbracciò e si tirò su, prendendolo in braccio.
"Va bene, giovanotto, ti perdono." disse "Sacro Thor, quanto pesi! cominci ad essere grande per certe cose, ragazzo mio! Che dici? Andiamo a vedere se mamma ha bisogno di qualcosa? Non possiamo farla stancare troppo, deve ancora riprendersi dalla nascita di tuo fratello."
Il bambino annuì, stringendosi al padre, quindi i due rientrarono in casa, andando ad aiutare Astrid e a farle compagnia, raggiunti poco dopo anche dagli altri due bambini.
Erano tutti radunati nella stanza coniugale, intenti ad osservare il piccolo Stoick alle prese con il suo pasto, quando Gambedipesce entrò, trafelato, e si rivolse ai due adulti.
"Hiccup! Astrid! Tragedia!" esclamò "È successa una grande tragedia!"
"Calma, fai un respiro profondo e spiegati bene." lo calmò Hiccup, facendolo sedere.
"Siamo... siamo andati a esplorare un'isola..." spiegò il corpulento giovane "Ma dobbiamo starci lontani, assolutamente!"
"Perché? che cosa è successo?" insistette l'altro.
"È infestata! Non possiamo assolutamente avvicinarci!" continuò il biondo.
"Infestata da cosa?" lo incitò Astrid, prendendo meglio il figlio, che aveva appena finito di poppare.
Il giovane non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo su Moccicoso, che era rimasto in piedi accanto al letto. Hiccup capì, posò una mano sulla spalla dell'amico e lo guardò negli occhi, serio.
"Chi è stato colpito, Gambedipesce?" domandò, con un filo di voce "Chi è la vittima del veleno del Pungolo Orrendo?"

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Capitolo 2
*** 1 ***


Gambedipesce balbettò qualcosa di incomprensibile, fissando gli occhi dell'amico, sotto shock, ma non ci fu bisogno che lui rispondesse, perché la porta della stanza, che era rimasta socchiusa, si spalancò, e Testa di Tufo fece il suo ingresso.
Il ragazzo teneva lo sguardo basso, fisso sul fagotto di abiti che teneva tra le braccia, gli occhi erano tristi, rassegnati, e una lacrima scendeva lungo la guancia. Gli abiti che teneva tra le braccia erano quelli della sorella, e dentro questi era stata avvolta una neonata.
Era pelata, tremante, sembrava addirittura spaventata, ma sembrava in salute. Hiccup e Astrid si fissarono per un momento; avevano capito tutto: quella bambina era Testa Bruta.
La donna fece avvicinare il marito, porgendogli il figlio neonato, per rimetterlo a dormire nella sua culla, poi si appoggiò a Moccicoso e si alzò a fatica, aiutata dal figlio maggiore, quindi si avvicinò all'amico appena arrivato.
"Testa di Tufo, passami Testa Bruta, per favore." disse, calma, facendosi passare la neonata "Fammi vedere come sta."
Il ragazzo esitò, ma alla fine cedette, lasciando la sorella alle cure dell'amica, e si mise in un angolo, continuando a tenere lo sguardo basso, mentre Astrid prendeva dei vecchi vestitini di Valka da un baule vicino al letto e vestiva Testa Bruta, che continuava a guardarsi intorno con aria confusa e spaventata.
"Tranquilla, tesoro." le sussurrò, tranquillizzante "Andrà tutto bene, sei al sicuro, ora."
Le fece una carezza, e la piccola le afferrò un dito, osservandolo, infine sembrò come rendersi conto di qualcosa e scoppiò a piangere, disperata. Hiccup si avvicinò alla moglie, mentre lei cullava la neonata, lasciandola sfogare; le fece una carezza e attese che si fosse calmata, infine aiutò la moglie a sedersi sul letto e fece uscire Valka e Hoffer a giocare, mentre trattenne Moccicoso.
Astrid non tolse gli occhi da Testa Bruta e quando questa si fu calmata le posò un bacio sulla fronte, materna e rassicurante.
"Hai fame, tesoro?" domandò, passandole, con delicatezza, un dito sulla guancia. Testa Bruta fece un verso lamentoso e si portò un pugnetto alle labbra, cosa che la bionda prese per un sì "Okay, piccola, ora ti do da mangiare, non c'è problema." alzò lo sguardo verso Hiccup, che teneva Moccicoso per mano, poi si girò verso gli altri due ragazzi "La allatterò io, così risparmiamo sul latte di yak."
Il marito annuì, ma Testa di Tufo fece un passo avanti, incerto.
"È mia sorella." disse "Voglio occuparmi io di lei."
"Tufo, un bambino non è uno scherzo..." obiettò Hiccup.
"Voi ne avete avuti quattro." lo interruppe il biondo, deciso "Lei è mia sorella, voglio crescerla io! Non lascerò che mi venga tolta!"
"Sì, ma tua sorella deve mangiare, se la allatto io sarà più facile." si intromise Astrid.
"Non è neanche detto che si attacchi." protestò Tufo.
"Beh, proviamoci." concluse la bionda, slacciandosi la camicia da notte e tornando a guardare Testa Bruta "Se non si attacca, allora troveremo un altro modo."
La piccola fissò la donna, dubbiosa. Era indecisa su cosa fare, ma alla fine, esitante, si attaccò al seno, poppando lentamente all'inizio, per poi dare sfogo alla sua fame quando ebbe preso confidenza con il... nuovo sistema di alimentazione.
Testa di Tufo le fissò, deluso, quindi fece per uscire, ma Hiccup lo fermò.
"Ti faccio preparare una stanza qui." disse "Se vuoi crescerla tu devi essere sempre presente."
"E poi ti potrebbe fare comodo stare con qualcuno con un po' di esperienza, come loro." ammise Gambedipesce, alzandosi "Vado ad avvertire il Consiglio. È meglio che sappiano anche loro della cosa."
Senza dire altro corse via, lasciando gli altri da soli.
Astrid si sistemò meglio sul letto, facendo spazio ai due ragazzi; Tufo si sedette su un lato, allungando, esitante, la mano verso quella della piccola Bruta, che ancora non si era staccata, e Hiccup si sedette sull'altro lato, dopo aver preso su anche il piccolo Stoick e facendo salire sul letto Moccicoso, che non toglieva gli occhi dalla neonata, incuriosito dal nuovo arrivo.
Quando Bruta ebbe finito di mangiare, la donna la passò al fratello, aiutandola a prenderla meglio per farle fare il ruttino, poi fece avvicinare il figlio maggiore e lo abbracciò stretto, stampandogli un bacio materno sulla guancia.
Testa di Tufo era un po' impacciato, ma riuscì nell'intento, quindi prese meglio la piccola e la cullò, lasciando che si guardasse intorno. Il sui sguardo incrociò quello del bambino più grande, che si rivolse subito allo "zio".
" Posso prenderla, zio Tufo?" chiese "Non le faccio nulla, poi te la lascio di nuovo."
Il ragazzo esitò, ma alla fine annuì, attese che Astrid prendesse meglio il bambino e gli mise in braccio la piccola, che venne sorretta anche dalle mani di Hiccup e della moglie.
Testa Bruta fece un verso curioso, afferrando un dito di Moccicoso, e rimase tranquilla, mentre lui la osservava, e alla fine si sorrisero.
"Moccicoso, c'è una cosa che devi fare." disse Hiccup, dopo un po' "È molto importante. Testa Bruta è una bambina molto speciale, come te. Quindi è importante che tu mi prometti che la proteggerai, okay?"
"Va bene, papà." acconsentì il bambino, abbassandosi sulla piccola e baciandole il nasino, provocandole, con quel gesto, una risata e un sospiro beato.
Hiccup gli fece una carezza e si voltò verso Tufo, sorridendo.
"Sarà una bella avventura, amico mio." lo informò "Sarà difficile, ma essere genitore è una delle cose più belle che possano capitare."
Il biondo annuì. Sapeva già che gli sarebbe mancata la sua sorella dispettosa, ma ora avrebbe avuto una figlia da tirare su, sarebbe stato diverso, ma forse anche migliore.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Testa di Tufo si trasferì in casa Haddock il giorno stesso. Gli venne preparato un letto nella stanza di Moccicoso, mentre Testa Bruta, per comodità finché non fosse pronta una culla tutta per lei, venne messa, con le opportune cautele per evitare che rischiasse di cadere, nel letto con il maggiore dei figli di Hiccup e Astrid, così che Tufo potesse tenerla d'occhio.
La piccola faticò ad addormentarsi, era spaesata per la sua nuova situazione e doveva ancora abituarsi, ma quando, finalmente, prese sonno, fece una unica tirata fino al mattino, lasciando dormire tranquilli i suoi compagni di stanza. E, il mattino seguente, quando il giovane uomo si svegliò, la bambina era ancora profondamente addormentata, con un pugnetto davanti alla bocca e l'altro stretto attorno a una delle zampine dell'Uncinato Mortale di pezza che Hiccup aveva lasciato a Moccicoso cinque anni prima, e da cui il ragazzino non si separava mai, quando andava a dormire.
Tufo osservò la sorella, ora diventata in automatico sua figlia, dormire, sospirò tristemente e la tirò su, riuscendo a non svegliarla. Testa Bruta mollò la presa sul draghetto e si portò anche l'altro pugnetto alla boccuccia, sbadigliano e lasciando ciondolare la testolina di lato, talmente era profondo il suo sonno. Il giovane si voltò verso l'altro bambino, che, anche lui senza svegliarsi, si era girato dall'altra parte, scalciando via la coperta e borbottando qualcosa nel sonno; il biondo riportò alla mente quel periodo di cinque anni prima, quando Hiccup si era preso carico del cugino e Astrid li aveva convinti a dargli una mano. Ma col passare del tempo, solo Astrid mantenne la parola, cosa che, a posteriori, fece sentire Testa di Tufo una carogna: se solo si fosse impegnato di più, ora avrebbe saputo cosa fare con la sua piccola nuova figlia.
Prendendola meglio, come il giorno prima gli avevano mostrato i suoi amici, uscì dalla stanza e andò in cucina, trovando i due coniugi già svegli, Astrid seduta su una poltrona vicino al fuoco e Hiccup in piedi, vicino al tavolo, su cui aveva messo il piccolo Stoick, per cambiarlo dopo avergli fatto fare il ruttino.
"Sta ancora dormendo." sussurrò il giovane uomo "Ma credo vada cambiata."
Hiccup lanciò una rapida occhiata alla piccola, prima di finire di vestire il figlio minore.
"Tranquillo, non è sporca." disse "Ma ha fame."
"Come fai a dirlo?" domandò, sorpreso, ma non troppo, della grande esperienza dell'amico.
Il castano indicò la manina della piccola, che copriva la boccuccia, e che sembrava poppare nell'aria.
"Non tutti i bambini si svegliano e piangono, quando hanno fame." spiegò "Bisogna saper interpretare i segnali."
Tufo annuì, avvicinandosi a Astrid, che prese la piccola, con delicatezza. Testa Bruta si attaccò subito, prendendo a poppare avidamente.
"Pensate che si ricordi qualcosa?" chiese il biondo, dopo un po' "Sa chi siamo?"
"Moccicoso si ricordava la sua vecchia vita a tratti, ricordi?" rispose Hiccup, prendendo su Stoick e preparando il tavolo per cambiare Testa Bruta, non appena avesse finito di fare colazione "Sicuramente ieri si è resa conto che qualcosa era cambiato, se no non sarebbe scoppiata a piangere in quel modo, ma devi comunque prepararti perché in alcuni momenti i ricordi saranno più forti, e le reazioni di rimando più evidenti."
Testa di Tufo sospirò, rassegnato, lasciandosi cadere sulla panca vicino al tavolo.
"Volevamo fare uno scherzo a Gambedipesce, ieri." confessò "Ci stavamo annoiando, non avevamo ancora trovato nulla di interessante, su quell'isola. Così ci siamo nascosti, ma ci siamo trovati tre Pungoli Orrendi alle spalle... è stato terribile... Bruta era la più vicina, l'hanno punta in due, prima che Muscolone ci togliesse dai pasticci..."
"Due punture?" domandò Astrid, prendendo meglio la bambina, che aveva finito di mangiare, e alzandosi per portarla al tavolo e cambiarla "Ora capisco perché sembra più piccola rispetto a quando era stato punto Moccicoso: lui mostrava tre o quattro mesi, mentre lei non dimostra più di due mesi, potrebbe benissimo passare come coetanea di Stoick."
"Noi volevamo solo divertirci un po'..." continuò il biondo, tenendo lo sguardo basso, con aria colpevole.
"Lo sappiamo, Tufo." lo interruppe Hiccup, posandogli una mano sulla spalla "Ormai è fatta, nessuno ce l'ha con te, è successo. Ora non ti buttare giù, Testa Bruta ha bisogno di un padre forte, per crescere bene."
Il ragazzo si tirò su, stancamente, intanto che Astrid adagiava la neonata sul telo steso sul tavolo, e guardò la piccola.
"Devo cambiarla." disse, deciso "Spero di non fare pasticci..."
"Non ti preoccupare, fai come ti abbiamo mostrato." lo rassicurò la donna "E stai tranquillo, le femmine non hanno l'abitudine di prendere la mira, quindi non devi temere gli schizzi a tradimento."
Tufo annuì, cominciando quella specie di rituale, facendo molta attenzione a non far male alla piccola, che ancora continuava a dormire. Infine prese la vecchia casacchina che i coniugi avevano usato per la loro unica figlia femmina quando era neonata e gliela infilò, con cautela.
"Credo che le cucirò un nuovo guardaroba." disse, aggiustando le minuscole maniche, che erano andare a impigliarsi nei pugnetti "Non posso riciclare l'intero guardaroba di vostra figlia, magari in futuro potreste averne bisogno voi..."
"Oh, tesoro... io ho partorito l'altro ieri, ricordi?" esclamò Astrid, posandogli le mani sulle spalle "Per la terza volta, tra l'altro. Sappi che, come le altre volte, per i prossimi tre mesi dovrà arrangiarsi da solo, perché ho appena patito ore di atroci dolori per far nascere quel frugoletto, che tra le altre cose mi toglie anche tutte le energie, e non ho alcuna voglia di metterne in cantiere un altro almeno per i prossimi 12 mesi."
"Oh... Ora capisco da dove arriva la tua forza di braccio, quando fai qualche dimostrazione di lotta ai ragazzini che vengono a studiare all'Accademia!" commentò Testa di Tufo, improvvisamente tornato di buon umore "Tua moglie ti manda spesso in bianco e sei costretto a farti molte..."
"Okay, hai già detto troppo, Testa di Tufo!" lo interruppe Hiccup, chiudendogli la bocca con la mano "Hai parlato troppo, e sei in una casa piena di bambini!"
"Ehi! Toglimi quella mano dalla bocca!" esclamò l'altro, ridendo, scostandola malamente "Chissà che porcherie ci fai!"
Hiccup alzò gli occhi al cielo, ridendo a sua volta e cercando di nuovo di toccare la faccia dell'amico, in un clima di allegria che contagiò tutti e tre gli adulti della casa.
E furono quelle risate a svegliare Testa Bruta, che aprì gli occhi e guardò di fronte a sé, cercando di mettere a fuoco la scena, e quando riconobbe i tre scherzare e ridere tra loro li osservò per qualche secondo, prima di venire contagiata anch'ella dall'allegria e scoppiare in un'allegra risata innocente.
Appena la sentì ridere, Tufo si voltò verso di lei, poi si avvicinò, le prese le manine e gliele baciò. Bruta lo guardò, mentre uno strano ricordo nebuloso affiorò timidamente, confondendola per un secondo.
Suo fratello? No... non era suo fratello, era troppo grosso per essere suo fratello. Quello era grosso come il papà di quell'altro bimbo più grande che il giorno prima le aveva baciato il nasino. L'altro bambino aveva un papà, ma non poteva essere anche il suo papà, quello era solo un signore gentile a cui sapeva di volere tanto bene, e l'altra signora, quella che l'altro bambino chiamava mamma, voleva tanto bene anche a lei, anche perché le dava una pappa tanto buona.
Mentre quello che ora la stava coccolando, quel signore tanto bello con quei capelli tanto lunghi... quello era il suo papà.

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Capitolo 4
*** 3 ***


Dopo un po' anche gli altri bambini di casa si svegliarono, andando in cucina per la colazione, prima di cominciare la giornata.
Finita la colazione, Hiccup uscì di casa, lasciando soli Astrid e Testa di Tufo, insieme ai due neonati, e accompagnò Val e Hoffer da Gambedipesce, con cui avrebbero passato la giornata, imparando cose nuove sui draghi e la storia di Berk. Una volta sistemati i più piccoli, andò alla bottega di Skarakkio assieme a Moccicoso, dove li attendeva una lunga mattina di lavoro.
Appena entrarono, il bambino corse subito a salutare il vecchio fabbro, che gli diede un'affettuosa pacca sulla testa, prima di tornare a lavorare sui denti di un giovane Gronkio. Intanto, Hiccup prendeva posto al tavolo dei progetti, vi sistemava sopra un foglio di pergamena e preparava un carboncino, cominciando a disegnare uno schizzo.
Il piccolo lo raggiunse, si arrampicò sulla panca e osservò il lavoro.
"Cosa facciamo oggi, papà?" chiese, su di giri, come sempre quando accompagnava il padre al lavoro.
"Dobbiamo costruire una culla per Testa Bruta." spiegò il giovane uomo "Tra poco comincerà a far freddo, e in una culla tutta sua starà più calda."
Moccicoso annuì, pensieroso, guardando il progetto che stava prendendo forma sulla pergamena.
"Papà, posso chiederti una cosa?" si decise, dopo un po' "Ieri hai detto che lei è speciale come me... perché?"
Hiccup posò il carboncino, spostando lo sguardo sul figlio adottivo, quindi fece un respiro profondo, cercando le parole giuste.
"Moccicoso, ricordi la sera dei Giochi del Disgelo? Cosa ti ho mostrato?" cominciò.
"I... il Pu... Pungolo qualcosa sul Libro dei Draghi." rispose il moretto, pensandoci su.
"Esatto, il Pungolo Orrendo." continuò l'altro, facendo avvicinare il figlio e, con delicatezza, scoprendogli la spalla destra, su cui c'era un piccolo segno di una cicatrice a forma di V. La indicò, riprendendo la spiegazione "E cosa ti dissi?"
"Che... che io so... sono stato punto..." disse il bambino, sfiorandosi la cicatrice indicata da Hiccup.
"Bene, figliolo." disse l'uomo, scompigliando i capelli del ragazzino "Ora... ti ricordi ieri mattina chi ho mandato fuori in missione?"
"Zio Gambedipesce..." elencò Moccicoso, dubbioso "zio Testa di Tufo e..." alzò gli occhi, realizzando ciò che stava per dire "Papà, la bambina è zia Testa Bruta?"
"Sì. È stata punta due volte." confermò il giovane "Ora è una bambina piccola come tuo fratello Stoick, e come lui ha bisogno di essere protetta. Ho chiesto a te di farlo proprio perché voi due siete... nati allo stesso modo."
Il bambino ci pensò su, poi annuì, deciso.
"Lei quando era grande era divertente, ma ora è piccola, ieri sembrava che aveva tanta paura." disse "Va bene, la proteggo io."
Hiccup sorrise, riprendendo il carboncino, ma non poté rimettersi al lavoro, perché nella bottega entrò Stoick l'Immenso, scortato da suo fratello Stizzabifolko.
"Nonno!" esclamò Moccicoso, saltando giù dalla panca, per correre incontro al capotribù, che lo prese subito in braccio, lasciandosi abbracciare dal ragazzino.
"Ehi, campione!" lo salutò, per poi rivolgersi al figlio, che si era avvicinato "Hiccup, non sono ancora riuscito a passare da casa tua. Come stanno mia nuora e il mio nuovo nipotino?"
"Bene, papà." rispose l'altro "Ehm... Gambedipesce è venuto a parlanti, ieri?" domandò poi, grattandosi la testa. Stoick annuì, cosa che fece sospirare nervosamente Hiccup "Quindi sai.. "
"Che la tua squadra è stata nuovamente ridotta da un attacco di Pungoli Orrendi?" completò il Capo "Sì, so tutto. Come stanno i ragazzi?"
"Testa Bruta sta fisicamente bene, a parte... l'effetto del veleno." riferì il castano "Astrid si è offerta di allattarla, per fare prima, tanto ha abbastanza latte per dare da mangiare sia a lei che a nostro figlio. Testa di Tufo è un po' sotto shock, ma è deciso a volersi prendere cura di lei."
"Come?!" esclamò Stoick, allarmato "Hiccup, stiamo parlando di Testa di Tufo! Non credo sia il caso..."
"Non me la sento di separarlo da lei." ammise il giovane "Ma, comunque, lo stiamo tenendo d'occhio, e per ora sembra responsabile."
"Se lo dici tu..." borbottò l'altro, rimettendo a terra il bambino, che andò ad abbracciare le gambe del padre, lanciando delle occhiate intimorite al fratello del nonno "D'altronde, cinque anni fa neanche tu eri proprio preparato per crescere un bambino, quindi ti darò fiducia."
"E, viste le circostanze, ci sono delle cose che dovresti sapere..." si intromise Stizzabifolko, che era stato silenzioso fino a quel momento.
Il castano si voltò verso di lui, ascoltando attentamente ciò che doveva dirgli.
Due ore dopo tornarono a casa per il pranzo, e Val e Hoffer corsero subito incontro al padre, allegri, mentre Astrid cucinava, lanciando saltuarie occhiate all'ultimo figlio, che dormiva nella culla, e Testa di Tufo cullava Testa Bruta, che dormiva tra le sue braccia, con la testolina poggiata sul suo petto, una manina stretta attorno a una ciocca dei capelli del "padre" e l'altra stretta attorno alla parte in argilla di un vecchio succhietto, la cui parte in morbida stoffa era zuppa di miele e la stava succhiando nel sonno.
Hiccup mandò i bambini a giocare, per il tempo necessario prima che il pranzo fosse pronto, poi si rivolse, serio, alla moglie e all'amico, raccontando loro quanto gli era stato detto dallo zio.
"Ma... come è possibile?" domandò, alla fine, la bionda "A me lo avevano..."
"Il tuo caso non è la norma, tu avevi bisogno di una preparazione speciale, visto cosa saresti diventata." rispose il marito "Ma, ovviamente, dopo l'incidente è stato annullato tutto. Ora che c'è stato questo nuovo incidente sta a noi decidere cosa fare."
"Io... non lo so..." ammise Testa di Tufo "Testa Bruta è ancora piccola... è praticamente nata ieri..."
"Sì, ma è nostro dovere pensare al futuro dei nostri figli." disse Astrid, decisa, rivolgendosi a entrambi "E le tradizioni sono chiare, quindi facciamolo. Mi occuperò io di preparare Bruta, quando sarà abbastanza grande, le insegnerò tutto quello che so."
"Ma dovremo dirglielo?" chiese Tufo, ancora dubbioso "Quando? E poi... ci sono un sacco di cose da fare, se vogliamo seguire tutte le regole..."
"Glielo diremo a tempo debito." lo rassicurò Hiccup "Per adesso lasciamo che si godano questi anni di spensieratezza, per il resto abbiamo un sacco di tempo."
Testa di Tufo annuì, abbassando lo sguardo sulla neonata addormentata.
Aveva appena preso la sua prima vera decisione da padre, la prima di tante che ne sarebbero seguite.

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Capitolo 5
*** 4 ***


Passarono i giorni.
Testa di Tufo si abituò alla sua nuova situazione di padre; non fu semplice, ma per il bene della piccola Testa Bruta ce la mise tutta, grazie anche al grosso aiuto che ricevette da Astrid e Hiccup.
Iniziò anche a pensare a un nuovo guardaroba per la bambina, dal momento che aveva deciso di non continuare a usare a oltranza gli abiti dismessi di Valka, e poiché non aveva trovato nessun vecchio vestitino in casa sua, risalente a quando erano neonati, doveva crearlo da zero.
Quella mattina erano andati al porto, per curiosare tra la merce del mercante Johan, chissà che non avrebbero trovato qualcosa di utile.
Testa di Tufo teneva la figlioletta in braccio, e lei si guardava intorno, incuriosita, tenendosi il succhietto in bocca; con loro c'erano anche Hiccup e la sua famiglia, di cui, ormai, era diventato un membro fisso, poiché Astrid si occupava dell'alimentazione della piccola, oltre che aiutarlo nelle cose in cui si trovava in difficoltà.
Il biondo si avvicinò a un cumulo di merce ammucchiata, in mezzo a cui aveva notato della stoffa che poteva fare al caso suo, così aveva preso alcuni campioni e si era seduto su un cesto capovolto, confrontando i vari colori per vedere quale potesse andare meglio. La piccola lo osservò, interessata, lasciandosi provare addosso ogni campione di stoffa, e facendo dei risolini innocenti quando questi la solleticavano un po', ma dopo circa mezz'ora di prova, decise che si stava annoiando e prese a guardarsi intorno, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Trovò qualcosa lì vicino, a portata delle sue manine e, senza neanche allungarsi troppo, lo afferrò, tirando verso di sé. Si trattava di un lungo cucchiaio di legno, ma era incastrato, così che la piccola dovette fare forza e, quando finalmente, riuscì a liberarlo, il suo braccino, con annesso cucchiaio, andò automaticamente indietro, colpendo la fronte del giovane uomo che la teneva in braccio, che ancora era concentrato sui campioni di stoffa.
"Ohuch!" esclamò Testa di Tufo, portandosi una mano alla fronte "Testa Bruta, ma che fai?"
La bambina lo fissò, silenziosa, poi sembrò prendere una decisione e, senza preavviso, colpì di nuovo il padre adottivo con il cucchiaio di legno. Il giovane cercò di ripararsi, finché la risata felice della piccola non lo bloccò.
Quella era la risata della sorella, quella che faceva quando combinavano qualche scherzo divertente a qualcuno. Senza dire nulla, tolse, con delicatezza, l'arma impropria dalle mani della neonata, infine la prese meglio e la abbracciò.
"Mi dispiace tanto, sorellina..." sussurrò, mentre le lacrime cominciarono a scendergli sulle guance e i singhiozzi lo fecero sussultare; Testa Bruta rimase confusa dalla reazione del giovane uomo, e venne quasi subito contagiata dalla sua tristezza, scoppiando a piangere anche lei.
Fu il pianto della piccola che richiamò l'attenzione di Hiccup e Astrid, che si fermarono di fronte ai due, appena videro la scena.
"Mi... mi manca la mia sorellina..." confessò Testa di Tufo, cercando di calmarsi.
Astrid sospirò, passando Stoick Jr al marito, prima di avvicinarsi all'amico e abbassarsi alla sua altezza.
"Tufo, tua sorella è ancora qui." disse, carezzando la testa di Testa Bruta, che tirava su col naso, tenendo la manina sulla casacca del giovane "C'è sempre, solo che le sue reazioni sono proporzionate all'età che ha ora. Però, adesso, non ha più bisogno di suo fratello, ha bisogno di suo padre, quindi cerca di essere forte, fallo per lei."
Il biondo si calmò, guardando la bambina, che ricambiò lo sguardo con aria triste.
"Va bene." acconsentì "Hai ragione, lo farò."
Astrid sorrise e si tirò su, mentre l'altro raccoglieva tutti i campioni di stoffa e prendeva meglio la piccola, prima di alzarsi a sua volta e andare dal mercante per contrattare sul prezzo.
Quando furono a terra, Tufo si fermò, guardando di nuovo Bruta e sorridendole; la bambina rispose al sorriso, rassicurata, e fece un verso beato e tranquillo quando lui la tirò su e le stampò un rumoroso bacio paterno sulla sua guanciotta rosea.
Gli sarebbero sicuramente mancate le scorrerie che faceva prima, ma ora era un padre di quasi 25 anni, la sua priorità era il benessere di quel frugoletto pelato e fragile.

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Capitolo 6
*** 5 ***


L'inverno arrivò, con la sua morsa di gelo. La vita nella piccola isola rallentò considerevolmente, fino al Disgelo, quando riprese frenetica.
Testa Bruta crebbe, e il giorno dei Giochi del Disgelo dimostrava ormai sette mesi. Era allegra, socievole e sempre sorridente, ed era legatissima a Testa di Tufo, che ormai aveva preso il ritmo e riusciva a occuparsi di lei senza troppi problemi.
Quel mattino erano tutti fermi davanti all'Arena, in attesa che Skarakkio passasse per prelevare Moccicoso e Valka, che avrebbe iniziato da quell'anno a competere ai Giochi. Il bambino era nervoso, e non mollava la gamba del padre, che aveva abbracciato in cerca di conforto.
"Tranquillo, tesoro." lo rassicurò Astrid, abbassandosi alla sua altezza "Andrà tutto bene."
"Perderò... come l'anno scorso..." si lamentò il ragazzino, mentre Valka girava loro intorno, piena di energia e per nulla nervosa per la competizione imminente.
"Non fa nulla." rispose Hiccup, scompigliandogli i capelli "Tu ce l'avrai comunque messa tutta."
Moccicoso tirò su col naso, cercando di stare su ma era davvero molto nervoso.
Testa Bruta lo fissava dall'alto, stretta al padre e avvolta in un elegante e grazioso vestitino color verde muschio, con polsini e il colletto in morbido e caldo pelo. Indicò il bambino, voltandosi verso Tufo: voleva scendere alla sua altezza, per guardarlo meglio. Il giovane la accontentò, così lei tirò la casacca del moro, facendolo avvicinare.
"Coco!" disse, nel suo modo incerto, afferrando l'amico per il colletto e stampandogli un bacio sulla guancia.
Dopodiché posizionò gli indici agli angoli della bocca del bambino, spingendo su per formare un sorriso.
"Etto!" lallò ancora, per poi spingere in basso le ditine e fargli formare una bocca triste; scosse la testa "Gno! Gno!"
"Va bene, ci provo..." acconsentì Moccicoso, che sembrava aver capito il discorso della piccola, che sorrise e lo attirò a sé, stampandogli un bacino sul naso, prima di piantargli una forte manata in faccia e ridere divertita.
Il ragazzino si riparò, sospirando paziente, poi vide arrivare Skarakkio, salutò tutti e, insieme alla sorella, entrò nell'Arena.
Come l'anno prima, Moccicoso non riuscì a vincere la gara, ma ci fu una novità: Valka arrivò prima di tutti, diventando la prima della famiglia Haddock a vincere i Giochi del Disgelo.
Alla sera si trovarono tutti nella Sala del Consiglio, per ridere e festeggiare insieme. Come al solito, Hiccup aveva un tavolo riservato per la sua famiglia e per il corpo dei Cavalieri, così erano tutti riuniti.
Moccicoso rimase seduto al suo posto, a testa bassa, triste perché convinto di non essere stato bravo. Hiccup cercò di rassicurarlo, ma il bambino era testone, era impossibile togliergli un'idea dalla testa, se ne era fermamente convinto.
Testa Bruta lo fissò a lungo, dal suo posto in braccio a Tufo, seduto accanto al moro, poi allungò la manina e diede delle pacchette affettuose sulla testa dell'amico, facendo dei versi rassicuranti.
"Grazie, Testa Bruta..." la ringraziò Moccicoso.
Lei fece un altro verso, afferrando il cucchiaio del padre e tirandolo in testa al bambino, per poi scoppiare a ridere con aria allegra, risata che contagiò anche il moro, nonostante tutto.
Immersi in quel clima allegro e spensierato, il gruppo riprese la cena, finché Stoick non si avvicinò al tavolo, attirando l'attenzione di tutti i presenti nella sala: stava per fare un discorso. Si voltarono verso di lui, che cominciò a parlare.
"Amici miei..." disse "Miei cari berkiani, oggi festeggiano il Disgelo, l'annuale ciclo della natura, il suo rinnovamento. Innanzitutto faccio i complimenti ai ragazzi che oggi si sono sfidati, sia con le prove fisiche, sia, per i più grandi, con le prove con i draghi ideate da mio figlio e dagli altri ragazzi dell'Accademia." ci fu un applauso, e l'uomo dovette attendere che scemasse, prima di riprendere a parlare "Ed è in questo periodo di rinnovamento che voglio dire una cosa a tutti voi. Come la natura, anche nella vita c'è bisogno di cambiamenti, per questo vi comunico che ho deciso di cedere il mio posto alla generazione successiva."
Si fece un improvviso silenzio, mentre tutti cercavano di capire cosa volesse dire il loro capo. Hiccup ci arrivò dopo qualche secondo, lentamente si giri verso il padre e poi si alzò, guardandolo, sorpreso, negli occhi.
"Papà, io non so..." balbettò il giovane.
"Sei pronto, figliolo." sussurrò suo padre, poggiandogli una mano sulla spalla "È arrivato il momento." tornò, quindi, a rivolgersi all'intera sala "Signori, vi presento il nuovo Capo di Berk: mio figlio Hiccup!"
Ci fu uno scroscio di applausi, unite a dei cori benaugurale, mentre i due si abbracciavano. Moccicoso si guardò intorno, confuso, poi si rivolse a Astrid.
"Mamma, che succede?" domandò.
"Succede che tuo padre è il nuovo Capo di Berk, mio bel moretto." rispose la donna, scompigliandogli i capelli e stringendolo "Quindi tu sarai il prossimo."
"Io? Ma io non sono vostro figlio..." obiettò il bambino, confuso "Voi mi avete adottato..."
"Non è il sangue a fare di te un Haddock, figliolo." si intromise Hiccup, dandogli un buffetto "Tu sei mio figlio quanto i tuoi fratelli, e sei il mio primogenito, quindi sei il mio erede."
Moccicoso annuì, sorridendo. Era il primogenito, l'erede al trono di Berk. Ce l'avrebbe messa tutta per rendere fiero suo padre e diventare bravo quanto lui. Perché lui era un Haddock, e gli Haddock sono destinati a fare grandi cose, lui non sarebbe stato da meno.

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Capitolo 7
*** 6 ***


Il tempo corse veloce. Le settimane divennero mesi, i mesi divennero anni.
Hiccup non ci mise molto ad abituarsi al suo nuovo ruolo, in fondo era stato addestrato per farlo, nonostante da bambino non fosse un vichingo come gli altri.
Si dimostrò essere un Capo equo, giusto, lo specchio di ciò che era come padre per i suoi quattro figli, che crebbero seguendo le sue orme e quelle di sua moglie, diventando ottimi Cavalieri, bravi strateghi, combattenti e diplomatici, al pari dei loro genitori.
Col passare del tempo, alcuni di loro crearono anche delle loro famiglie: Valka sposò un giovane Capo di un'isola vicina, cosa fatta per amore, ma che servì anche a consolidare le alleanze, e aveva reso Hiccup nonno di due bellissimi bambini, che adoravano seguirlo e ascoltare le storie sul nonno, ogni volta che venivano a Berk; anche Hoffer si era appena sposato con una giovane della stessa isola dove si era trasferita la sorella, ed erano in attesa del loro primo figlio. Stoick, invece, non aveva ancora messo su famiglia, ma all'età di 17 anni frequentava una ragazza di Berk con cui aveva condiviso gli anni dell'Accademia addestradraghi.
Per quanto riguardava Moccicoso, era diventato un bel giovanotto di 23 anni che faceva girare la testa a un sacco di ragazze dell'isola. Non aveva una ragazza, i genitori non gli stavano mettendo fretta di accasarsi, per cui si stava godendo la vita, finché poteva, senza mai tralasciare di seguire gli insegnamenti del padre e dell'ormai vecchio nonno, che lo stavano preparando a un futuro di capotribù.
Anche Testa Bruta era cresciuta, diventando una diciassettenne carina e intelligente, con una gran voglia di imparare, ma senza mai dimenticare il lato divertente della vita. Adorava suo padre, Testa di Tufo, gli era molto legata e lo ascoltava sempre, quando aveva qualcosa da dirle. Allo stesso modo era legata a Hiccup e Astrid, che considerava degli zii, e la donna era la sua figura di riferimento, tanto che cercava di somigliarle in ogni modo.
Non usciva con nessuno, non avendo trovato nessuno che le piacesse, e suo padre non le metteva fretta, quindi non si preoccupava di cercare qualcuno per accasarsi, come avevano fatto i fratelli di Moccicoso.
Nelle due famiglie c'era un clima di spensieratezza e allegria, ma non ci si dimenticava mai i propri doveri: Hiccup, oltre a eseguire i suoi doveri di Capo, aveva ereditato da Skarakkio, mancato pochi anni prima a causa dell'avanzata età, la sua bottega, in cui lavorava insieme al figlio maggiore; inoltre, quest'ultimo aveva avuto dal padre il compito di addestrare le nuove reclute dell'Accademia, cosa che occupava molto tempo del giovane.
Alle volte anche Testa Bruta partecipava alle lezioni, ma solo alla parte teorica, poiché non aveva un drago suo, non essendo riuscita a trovarne uno che facesse al caso suo. Le piaceva stare in mezzo ai draghi, e fin da bambina si divertiva quando doveva lavare Vomito e Rutto, il Bizzippo di famiglia, o Hiccup e Astrid la lasciavano giocare con Sdentato e Tempestosa, insieme agli altri bambini della casa.
Ma cresceva in lei la voglia di cavalcare un drago da sola, e con questa richiesta nella mente era scesa a fare colazione con il resto della famiglia Haddock, quella fredda mattina di fine inverno.
Con fare allegro si avvicinò al padre, seduto accanto al posto del Capo, e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia, poi fece lo stesso con Hiccup e Astrid, prima di andare a prendersi una tazza di latte di yak caldo e andarsi a sedere al suo posto, accanto a un assonnato Moccicoso.
"Oggi all'Accademia fai lezione?" domandò, rivolta al moro.
"Certo che sì, ma non farò molto, le giornate sono ancora corte, non conviene stare troppo a lungo fuori." rispose il giovane, tirandosi indietro i capelli scompigliati "Perché?"
"Perché volevo provare a cavalcare qualche drago, se è possibile." disse lei, supplichevole "Ormai so tutto dei Draghi, ma ancora non ne ho trovato uno adatto a me, però mi piacerebbe provare a cavalcare uno da sola..."
"Va bene." sospirò il giovane "Ti farò provare Zannacurva. È vecchio ma è tranquillo, però non te lo lascio guidare da sola, verrò con te."
"Davvero?" esclamò la giovane, su di giri, saltandogli al collo e stampandogli un bacio sulla guancia "Grazie mille, Moccio!! Quando lo facciamo, allora?"
"Ehm... oggi c'è parecchio da fare all'Accademia, quindi direi stasera, subito dopo il tramonto, quando saranno andati via tutti. Che ne dici?"
"Si! Si! Si!" disse la bionda, su di giri "Grande! cavalcherò un drago da sola!"
"Stai tranquilla, tesoro." la fermò Astrid "C'è ancora un po' di tempo, e poi oggi devi aiutarmi con le faccende. Però ti prometto di lasciarti libera al tramonto."
Testa Bruta annuì, rimettendosi seduta composta e lisciandosi la lunga treccia che le ricadeva lungo il fianco destro. Doveva stare calma, non doveva dare di matto, oppure non sarebbe arrivata viva alla sera.
Finita la colazione, ognuno si accinse a eseguire le proprie mansioni: Hiccup doveva amministrare un villaggio, aiutato da Testa di Tufo e Gambedipesce, Moccicoso andò all'Accademia per occuparsi dei giovani cavalcadraghi, tutti più o meno della stessa età del fratello minore, mentre Astrid si occupò delle faccende che il marito non poteva seguire, portandosi dietro Testa Bruta e, all'occorrenza, istruendola su alcune mansioni che avrebbe dovuto avere una volta che avesse trovato qualcuno che la sposasse, esattamente come era stato fatto con lei quando le era stato comunicato il fidanzamento con Hiccup, quando aveva 15 anni.
La ragazza ascoltò attenta, prendendo nota di ogni cosa, ma con la mente proiettata a quella sera, quando avrebbe, finalmente, cavalcato un drago da sola, o quasi.
La giornata passò veloce, e alla sera Moccicoso congedò presto i ragazzi, rimanendo da solo a riordinare.
Era intento a spazzare una delle stalle, quando qualcuno bussò alla pesante porta. Il giovane andò ad aprire, trovandosi di fronte Frigg, una sua coetanea con cui aveva condiviso gli anni dell'Accademia, una bella ragazza dai voluminosi capelli rossi, non troppo alta, ma particolarmente prorompente.
Tra le altre cose, questa ragazza era una delle tante che gli giravano attorno. Non che a lui dispiacesse, anzi, essendo un ragazzo libero non si faceva alcun problema, accettando le avances delle ragazze più carine, e alle volte andando anche oltre.
Con Frigg non era stato diverso, si erano girati attorno per mesi, avevano pomiciato nei momenti liberi, e erano anche andati oltre un paio di volte.
Per questo, quando lei gli saltò al collo e lo baciò non si tirò indietro, anzi prese in mano la situazione, la attirò a sé e approfondì il bacio.
"Ehi, non mi aspettavo di vederti oggi!" esclamò, dopo che si furono salutati a dovere.
"Mi sono liberata e ho deciso di venirti a trovare, senza l'impiccio delle altre." spiegò lei, slacciandogli uno a uno i lacci della camicia, con fare seducente "Volevo passare un po' di tempo con te, Haddock."
Il moro sorrise. Aveva proprio bisogno di una pausa, e quella ragazza gli piaceva un sacco. Senza dire altro la prese per i fianchi e la trascinò verso un cumulo di fieno vicino a una delle pareti della stalla, la fece stendere e riprese a baciarla, mentre i loro vestiti formarono un mucchio ai loro piedi.
Moccicoso baciò la giovane a lungo, ascoltando ogni suo sospiro, godendo di ogni sua carezza, di ogni suo tocco, e alla fine unendosi a lei in una danza antica, a cui parteciparono attivamente entrambi.
Per un momento gli sembrò di essersi dimenticato di qualcosa, ma la sensazione durò poco, talmente era preso da ciò che stava facendo. Si immerse completamente in quelle sensazioni, e nessuno dei due si accorse che qualcuno li stava osservando dalla porta.
Testa Bruta si era liberata prima del tramonto, e si era diretta, spedita, verso l'Arena. Sapeva che a breve avrebbe, finalmente, cavalcato un drago.
Era allegra, e con questo sentimento nel cuore entrò nell'area di allenamento. Ma la trovò deserta, quindi provò a chiamare se ci fosse qualcuno, ma non ci fu risposta, quindi decise di cercare nelle varie gabbie vuote.
Le aprì una ad una, fino all'ultima. Qui finalmente trovò qualcuno, ma non ne fu contenta: c'era Moccicoso, ma era in compagnia di quell'oca di Frigg.
Le salì il veleno alla bocca; non solo quell'idiota si era dimenticato dell'appuntamento che avevano, ma stava anche intrattenendosi in modo molto spinto con una delle più insopportabili ragazze di Berk, una di quelle che ottenevano tutto solo perché erano belle, mentre lei doveva faticare per riuscire a ottenere qualcosa, nonostante fosse figlia di uno degli uomini della scorta del Capo!
Odiava quella rossa, ma ancora di più odiava Moccicoso! L'aveva delusa, non si meritava più neanche il suo saluto!
Senza dire nulla corse fuori, andando diretta a casa e trovandoci suo padre e gli zii. Sbatté la porta e li guardò, arrabbiata, tenendo i pugni chiusi.
"Quello stronzo con me ha chiuso!" urlò "Se non voleva farmi quel favore poteva anche dirlo, invece di farsi trovare mentre fa sesso con quella sottospecie di cosa odiosa che è Frigg Magnusdottir!"
Detto ciò, salì in camera sua. I tre adulti si guardarono per qualche secondo, poi Tufo decise di seguire la ragazza, proprio mentre Moccicoso faceva il suo ingresso in casa, con aria soddisfatta e pensierosa.
Si guardò intorno, non facendo troppo caso agli sguardi critici e severi dei genitori. Sorrise e si avvicinò al tavolo, sedendosi alla panca.
"Mamma, papà, ho appena preso una decisione." comunicò "Chiederò la mano di Frigg Magnusdottir."
"No, tu non lo farai." lo gelò Hiccup, con voce molto seria.

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Capitolo 8
*** 7 ***


Moccicoso alzò gli occhi, fissando suo padre, incredulo.
Era sempre stato severo, doveva ammetterlo, lo aveva sempre sgridato quando, da piccolo, faceva qualcosa di sbagliato, lo aveva punito, di solito impedendogli di uscire con Zannacurva, ma anche mettendolo in punizione. Ma mai gli aveva imposto le cose.
Hiccup non era mai stato un padre-padrone, come lo erano molti capifamiglia vichinghi. Non aveva mai preteso che i figli facessero ciò che diceva lui, il suo punto forte era il dialogo, non l'imposizione, e aveva sempre lasciato molta libertà a Moccicoso e i suoi fratelli.
Allora perché ora stava usando quel tono? Perché lo aveva gelato in quel modo, quando il giovane gli aveva comunicato di voler, finalmente, mettere su famiglia?
"P... papà?" sussurrò il moro, incerto.
"Non chiederai a Frigg di sposarti." ripeté l'uomo, zoppicando verso il figlio.
"Perché?" domandò l'altro, ancora confuso.
"Perché hai già una fidanzata, Moccicoso." comunicò Astrid, incrociando le braccia, seria quanto il marito.
"Cosa?! Chi? Come?" balbettò il ragazzo scattando in piedi.
Hiccup lo fece sedere di nuovo, con un gesto autoritario della mano, e si fermò di fronte a lui, guardandolo dall'alto in basso.
"Quando eri bambino abbiamo combinato il tuo matrimonio." disse, calmo.
"Come? Perché?" chiese ancora il ragazzo, che cominciava ad essere arrabbiato "I miei fratelli e mia sorella sono stati liberi di scegliere, perché per me sarebbe diverso?"
"Perché tu sei il primogenito." rispose Astrid "E sei l'erede. Anche tuo nonno, quando eravamo bambini, ha combinato il nostro matrimonio."
"Ma voi vi amate..." cercò di obiettare Moccicoso "Io non..."
"Ci saremmo dovuti sposare anche se non ci fossimo amati." lo bloccò il padre, guardando la moglie "Comunque tu hai una promessa da molto tempo prima di diventare mio figlio."
"Come faccio ad avere una promessa da prima che mi adottassi?" insistette il giovane, stringendo i pugni "Ero un neonato!"
"Non lo eri, prima che venissi avvelenato dal Pungolo Orrendo." continuò Hiccup "È stato Stizzabifolko a combinare il tuo matrimonio, cosa che è decaduta nel momento in cui sei tornato bambino."
"Stizzabifolko mi ha abbandonato, lo sai!" obiettò l'altro, rabbioso "E comunque quella con cui dovrei sposarmi ora dovrebbe avere la vostra età!"
"Non è così." si intromise Astrid "L'accordo era decaduto nel momento in cui sei tornato bambino, ma è tornato valido, per nostra volontà, cinque anni dopo."
Moccicoso, finalmente, capì. Scattò in piedi, puntò i pugni sul tavolo e guardò il padre negli occhi, con rabbia.
"NO!" ringhiò "Non se ne parla! Non la sposerò mai! Io voglio sposare Frigg!"
"La decisione è presa, Moccicoso." lo fermò la madre "Non hai nessuna voce in capitolo su questa cosa, sta solo a noi decidere, in quanto tuoi genitori, è la legge."
"Fanculo la legge!" ruggì il moro, ma venne zittito da un ceffone.
Si voltò verso Hiccup, la cui mano era ancora tesa, dopo averlo colpito. Capì che la cosa era seria: non aveva mai usato le maniere forti, né con lui, né con i fratelli.
"Non voglio sentire altro." disse l'uomo, con voce bassa e autoritaria "Questa estate Testa Bruta compirà 18 anni. Quello stesso giorno vi sposerete."
"E mi aspetto che consumiate il matrimonio." continuò l'altra, seria quanto il marito "Sei il futuro capo, devi avere un erede da tua moglie."
Il ragazzo ancora rodeva di rabbia, ma dovette mordersi la lingua: stava parlando con i suoi genitori, per cui doveva portare loro rispetto.
"D'accordo, la sposerò." acconsentì "Ma non sono affatto felice di farlo, quindi non aspettatevi smancerie e cose varie come era per voi. Io non la amo, anzi, la detesto."
Nel frattempo, Testa Bruta era salita nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Testa di Tufo aveva bussato quasi subito, poi era entrato, guardando la giovane con aria preoccupata.
"Hiccup e Astrid gli stanno facendo un discorso in questo momento." comunicò "Come ti sentì?"
"Delusa, papà." sussurrò lei, sedendosi sul letto "Mi aveva promesso, pensavo che lui mantenesse le promesse, e invece ha preferito infilarsi nella sottogonna di quella invece di mantenere la promessa che mi aveva fatto. Lo odio!"
L'uomo fece un respiro profondo, riordinando le idee.
I giorni precedenti aveva parlato spesso con i suoi amici di quello che stava per dirle: mancava poco, ormai, e Astrid le aveva insegnato tutto quello che doveva insegnarle, quindi era arrivato il momento che sapesse.
Prese la sedia e la sistemò di fronte alla figlia, poi si sedette e la guardò negli occhi.
"Figlia mia, Moccicoso ha fatto una cosa molto sbagliata." esordì "E capisco la tua rabbia, ma c'è una cosa che devi sapere." fece una pausa, così da avere tutta l'attenzione della bionda "Quando eri molto piccola, subito dopo che eri stata avvelenata dal Pungolo Orrendo, siamo venuti a conoscenza di una cosa che risale a quando eravamo ancora gemelli, e, per scelta, io, Hiccup e Astrid abbiamo deciso di mantenere anche dopo che sei tornata bambina."
"Di cosa parli, papà?" lo incoraggiò a parlare Bruta, che aveva un brutto presentimento.
"Ecco..." balbettò l'uomo, tormentandosi le mani "Lo so, tu eri piccola, ma è dovere di un padre pensare al futuro dei propri figli, così, con Hiccup abbiamo... abbiamo combinato il matrimonio tra te e Moccicoso."
"CHE COSA?!" esclamò Testa Bruta, scattando in piedi "No! Io quello stronzo non lo sposerò mai!"
"Non hai scelta." la fermò il padre, alzandosi a sua volta e poggiandole una mano sulla spalla "Sono le tradizioni, e Astrid ti ha educata per questo ruolo: diventerai la moglie del futuro capo di Berk, è un grande onore."
La giovane non rispose, superò Testa di Tufo e andò alla porta, quindi la aprì e scese in cucina, quasi di corsa, andando incontro a Moccicoso e spintonandolo in malo modo.
"Io ti odio, razza di puttaniere che non sei altro!" lo aggredì, prendendolo a pugni, che il giovane cercò parare. Testa di Tufo la raggiunse immediatamente e la allontanò, tenendola ferma, mentre Hiccup si metteva in mezzo ai due.
"Bene, ragazzi." disse "Ora che siete a conoscenza della cosa possiamo iniziare i preparativi: come ho detto, il giorno del diciottesimo compleanno di Testa Bruta vi sposerete, e in questo periodo mi aspetto da voi la massima collaborazione, siamo intesi?"
I ragazzi annuirono: non era solo il padre dello sposo, ma anche il capotribù, e la sua parola era legge.

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Capitolo 9
*** 8 ***


Qualche giorno dopo ci furono i Giochi del Disgelo, e durante i festeggiamenti finali l'intero villaggio venne messo al corrente dell'imminente matrimonio dei due ragazzi.
La notizia fu accolta da un'ondata di generale allegria, che però non fu condivisa dai due interessati, che passarono la serata a guardarsi in cagnesco e evitare qualunque contatto fisico tra loro.
Non c'era nulla da fare, l'odio che provavano l'uno per l'altra era forte e reciproco, e non c'era modo di far loro accettare la cosa. Certo, avevano accettato di sposarsi, ma lo facevano solo per seguire la legge, non per altro.
Ma questo non spegneva l'entusiasmo di chi stava loro intorno, infatti i loro genitori e gli amici più stretti si diedero da fare per preparare tutto ciò di cui c'era bisogno. Ognuno faceva la sua parte: Hiccup supervisionava sull'immagazzinamento delle risorse, insieme a Gambedipesce; Astrid e il vecchio Stoick si dedicavano alla preparazione del luogo dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Mentre Testa di Tufo insistette nel voler cucire i vestiti che sarebbero stati usati dai due sposi durante la cerimonia, facendo uscire di testa i due giovani con le continue prove e controprove.
E con questo spirito l'estate arrivò, scandito anche dalle continue liti dei due ragazzi.
Mancava poco, ormai, poco più di una settimana, e quella sera la situazione era tranquilla, anche perché Testa Bruta era dovuta rimanere a casa a fare le ultime prove dell'abito, mentre Moccicoso aveva avuto da fare all'Accademia.
Al tramonto era ancora lì, intento a pulire la pelle del suo Incubo Orrendo, quando Hiccup lo raggiunse.
Il giovane si voltò verso di lui appena lo sentì avvicinarsi, riprendendo a lavorare non appena lo riconobbe.
"Fai una pausa, figliolo." disse, dandogli una leggera pacca sulla spalla e andando a sedersi su una panca, poggiando una grossa zucca-bottiglia che teneva a tracolla e due coppe di legno che aveva in mano.
Quando il ragazzo si avvicinò e si sedette accanto a lui, il padre aprì la zucca e ne versò una parte del contenuto nelle due coppe, passandone una al moro.
"Idromele." disse "Fa parte della scorta per il tuo matrimonio, ma se sparisce una bottiglia non se ne accorgerà nessuno."
Moccicoso annuì e bevve, tenendo gli occhi fissi di fronte a lui.
"Papà, sai che non sarà mai come il vostro matrimonio?" esordì, pensieroso "A me Testa Bruta non piace. Okay, quando eravamo piccoli andavamo d'accordo, ma poi si cambia..."
Hiccup non rispose e si versò dell'altro idromele, fissando, poi, la zucca-bottiglia.
"Quando eri piccolo ti davo il latte da una bottiglia come questa." riferì, con voce nostalgica "Eri un bambino così piccolo, eppure eri sempre affamato... d'altronde anche prima dell'incidente non ti facevi mai mancare un buon pasto, ma quando sei tornato bambino... io non avevo idea di come si cresce un bambino, ho imparato grazie a te."
"Hai... hai fatto un buon lavoro, papà." sussurrò Moccicoso, sorpreso da quel momento nostalgico dell'uomo "Grazie."
Hiccup annuì, sorridendo e guardandolo negli occhi.
"Prima di prenderti con me non ero neanche mai riuscito a esternare i miei sentimenti per tua madre, sai?" continuò "Quindi è grazie a te se ora ci amiamo, in un certo senso."
Il giovane non rispose e terminò la sua coppa di idromele, quindi restituì tutto al padre, che posò tutto quanto e gli diede una pacca sulla spalla, guardandolo con gli occhi lucidi.
"Moccicoso, capisco quello che provi, ma lo faccio per il tuo bene." disse "Io ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, e so che ora sei arrabbiato, ma... provaci, almeno."
"Papà, avrei voluto almeno che me lo diceste." rispose il ragazzo "Sarebbe stato meglio saperlo per tempo, così non mi facevo illusioni. Te l'ho detto, ci proverò, ma non ti fare illusioni, non sarà mai come te e mamma."
Il castano annuì, alzandosi in piedi, aiutato dal figlio per via della vecchia protesi che lo rendeva malfermo, poi posò una mano sulla guancia del giovane, in modo paterno, e sorrise.
"Va bene, figliolo." concluse "Ma prima che vi sposate dovete fare una cosa: le avevi promesso di fare un giro con Zannacurva. Mantieni la promessa, domani prendetevi una giornata e scappate da Berk, insegnale a cavalcare un drago."
"Domani? Perché domani?" domandò il moro, confuso.
"Domani è un buon giorno." rispose l'altro, facendo spallucce "Chiederò a Gambedipesce di sostituirti con le reclute, così avrete tutto il tempo."
Moccicoso annuì. Proprio non riusciva a dire di no a suo padre.
Il giorno seguente, i due ragazzi uscirono all'alba.
Non che avessero tanta voglia di passare del tempo insieme, dopo quanto successo si detestavano, ma i loro genitori avevano insistito, così avevano preso il pranzo al sacco ed erano saliti in groppa a Zannacurva, per poi spiccare il volo.
L'aria tra i due era tesa, e restarono in silenzio per tutto il tempo, senza guardarsi né toccarsi, in poche parole ignorandosi reciprocamente, per quanto la situazione lo permetteva.
Zannacurva fu docile, all'inizio, ma anche lui sentiva l'atmosfera pesante, e la cosa non gli piaceva affatto. Doveva fare qualcosa per cambiare l'aria. Ma cosa?
Gli venne un'idea, ma erano più di due decenni che non lo faceva, in pratica da prima che Moccicoso tornasse bambino. Ma era una buona idea, poteva funzionare!
Senza alcun preavviso, il vecchio drago prese fuoco, agitandosi e cercando di disarcionare i due ragazzi. Moccicoso cercò di calmarlo, afferrando meglio le corna, ma la mossa fu inutile.
"Che cosa succede?" chiese Testa Bruta, cercando di afferrare meglio la sella.
"Non lo so." ammise l'altro "È agitato, non l'ho mai visto così agitato!"
Cercò ancora di prendere in mano la situazione, ma Zannacurva si abbassò di quota, notando il cratere col laghetto tanto cari a Hiccup e Sdentato, e li disarcionò, facendoli finire in acqua, prima di allontanarsi in volo il più velocemente possibile.
"Dannazione!" imprecò Moccicoso, uscendo dall'acqua "Che ti è preso, stupida bestiaccia? Torna immediatamente qui! Mi senti, vecchio lucertolone rincoglionito?"
"È inutile, è già lontano, non ti sente." disse la bionda, incespicando sulla riva, bagnata fradicia, passandosi le mani sulle braccia per cercare di tenersi calda.
In quel momento si sentì un tuono, e non ci volle molto che iniziò a piovere in modo torrenziale. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato.
"Fantastico, ci mancava pure questa." si lamentò, poi si rivolse alla fidanzata "Andiamo a ripararci. Aspettiamo che finisca, poi torniamo verso casa."
La ragazza annuì, seguendolo verso una piccola rientranza nella parete di roccia, che sarebbe servita da riparo.
Si sedettero a terra, in silenzio, aspettando che la pioggia terminasse, fissando entrambi lo scrosciare dell'acqua che scendeva dal cielo.
Ma non accennava a smettere, e Moccicoso cominciò ad essere impaziente. Era nervoso, non gli piaceva restare fermo troppo a lungo, senza contare che era arrabbiato perché Zannacurva li aveva mollati lì senza alcun motivo, esponendoli a chissà quali pericoli.
Si girò verso Testa Bruta, e solo allora si accorse che stava tremando di freddo. Certo, la detestava, ma non poteva permettere che morisse congelata, i suoi genitori lo avrebbero ucciso se fosse successo, quindi mise da parte l'orgoglio e si avvicinò, passandole un braccio dietro la schiena.
La giovane sussultò per un secondo: non se lo aspettava. Si irrigidì per un secondo, ma quando sentì il calore della pelle del ragazzo attraverso gli abiti zuppi si rilassò nuovamente. Quel tepore era piacevole, e si ritrovò a cercarne ancora, andando ad accoccolarsi contro il fianco del moro, che la abbracciò meglio, mentre lei gli poggiava la testa sulla spalla, rilassata.
Chiuse gli occhi, sentendo la calda guancia del fidanzato poggiarsi sulla propria, mentre le sue mani trovarono quella di lui, nella disperata ricerca di tutto il calore possibile per smettere di tremare. Il giovane le strinse entrambe nella sua, portandosele al petto per darle una ulteriore superficie calda da cui attingere per riuscire a mantenere alta la propria temperatura corporea.
Testa Bruta sentì il suo cuore, sotto la sua mano, un battito ritmico, regolare, rilassante...
Senza aprire gli occhi spostò lentamente la testa, senza perdere il contatto con la sua guancia, finché non sentì il suo naso sfiorare il proprio. A quel punto lo sentì spostare leggermente la testa, cercare di nuovo il contatto con la guancia, fin quando le loro labbra, socchiuse, non si sfiorarono.
Fu un attimo, ma li bloccò, nessuno dei due si mosse da quella posizione. Sentivano i propri respiri caldi incrociarsi in quella terra di nessuno, tra le loro labbra, ma nessuno dei due volle muovere un passo.
Testa Bruta aprì gli occhi, trovandosi quelli di lui a pochissima distanza, la stessa espressione indecisa che aveva lei, esattamente quella.
Cosa stava succedendo? Cosa dovevano fare?
Moccicoso chiuse gli occhi, arrendendosi a quello sguardo, e decise per primo.
Oltrepassò la terra di nessuno, unendo le proprie labbra con quelle di lei, che lo accolse immediatamente, dandogli la possibilità di approfondire il contatto.
Assaporò quelle labbra in ogni modo possibile, senza mai interrompere il contatto, in modo istintivo ed intenso, e lei lo lasciò fare, lo seguì mansueta, abbandonandosi a lui come mai aveva fatto.
Passò un lungo tempo, occupato in quel modo, e il temporale finì.
Finalmente si separarono, riluttanti, ma immediatamente sembrarono rendersi conto di ciò che avevano fatto.
Scattarono in piedi, allontanandosi con aria schifata e guardandosi in cagnesco.
"Mi hai infilato la lingua in bocca!" esclamò Testa Bruta, disgustata "Che schifo!"
"Anche tu l'hai fatto, cretina!" rispose Moccicoso, altrettanto disgustato.
"Fallo di nuovo e te la trancio, stronzo!" lo ammonì lei, seguendolo fuori dalla radura "Io non sono una delle tue puttane!"
"No, sei la mia futura moglie, purtroppo." ammise l'altro, guardandola male, per poi accelerare il passo e camminare in direzione del villaggio.

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Capitolo 10
*** 9 ***


Il giorno dopo ripresero i preparativi per le nozze.
Come prima della gita, i due sposi ripresero a ignorarsi o, se non era possibile farlo, a insultarsi a vicenda. Nessuno dei due voleva parlare di quanto successo nella radura, né ebbero il tempo di farlo, presi come erano dai preparativi.
Era giovedì sera, il giorno prima della data delle nozze, e i due ragazzi avevano avuto qualche ora di libertà, prima della corsa finale verso la cerimonia.
Testa Bruta era uscita per prendere un po' d'aria, e camminava lungo le strade di Berk, ignorando tutti. Si fermò solo quando un piccolo Terribile Terrore atterrò davanti a lei, tagliandole la strada, e decise di guardarsi intorno.
Vide Moccicoso uscire dalla casa di Frigg, con aria soddisfatta. Si guardarono per un secondo, poi lui la raggiunse, riservandole uno sguardo freddo.
"Ultima visita alla tua puttanella?" domandò la giovane, con disprezzo.
"Ultima visita da uomo non sposato." la corresse lui.
"Sì, certo... uomo..." borbottò lei, riprendendo a camminare verso casa "Non farmi ridere!"
"Nessuna ragazza si è mai lamentata, quindi direi che sono un uomo." spiegò il moro, seguendola.
"Nessuna si è lamentata fin'ora." lo corresse Bruta "Ne riparleremo domani sera, quando ci toccherà fare quella roba. Sono più che certa che la tua fama è sopravvalutata."
Moccicoso non rispose alla provocazione, si limitò a lanciarle un'occhiataccia, mentre entravano in casa e salivano le scale, andando per l'ultima volta verso le rispettive stanze, poiché la sera dopo avrebbero varcato la soglia della loro nuova casa, dove avrebbero vissuto insieme, come una coppia sposata.
Testa Bruta poggiò la mano sul pomello della sua porta, ma fece un respiro profondo, prima di aprire. Il giovane si fermò, osservandola.
"I miei già chiedono degli eredi." disse, distogliendo lo sguardo "Mamma ha passato tutta la mattina a farmi un imbarazzante discorso su cosa dovrei fare domani sera con te."
"Pensavo che sapessi già cosa devi fare." lo schernì la bionda "Da quello che ho visto hai fatto pratica con quella. Ma una cosa è certa: come regalo di compleanno io non voglio un figlio da te. Spero che ti si ammosci domani, così mi risparmi la cosa."
Moccicoso alzò gli occhi al cielo. Se anche la loro vita coniugale sarebbe stata come quella sera, allora si sarebbero strangolati entro un mese, ma non c'era nulla da fare, dovevano farlo.
La guardò, mentre apriva la porta, e si fermava, ricambiando lo sguardo, con freddezza.
"Comunque baci da schifo." commentò la bionda "Ci metti troppa saliva, è disgustoso."
Il giovane strinse i denti. Nessuna si era mai lamentata, anzi cadevano tutte ai suoi piedi al primo bacio. Chi caspita era lei per giudicarlo?
"Bacio da schifo? Davvero?" ringhiò, afferrandola per un braccio e facendola avvicinare a sé.
Non attese la sua reazione, e ignorò lo sguardo sorpreso e confuso che le era comparso negli occhi; le poggiò la mano libera sulla nuca e la baciò.
In un primo momento lei oppose resistenza, cercò anche di divincolarsi, ma alla fine si arrese, lasciandolo fare, ricambiando e approfondendo il bacio, mentre lui le mollava il braccio e poggiava la mano sul suo fianco, attirandola ancora a sé e prolungando il contatto.
Si allontanarono dopo un po', guardandosi negli occhi. Moccicoso riprese, quasi immediatamente, la sua espressione sprezzante.
"La lingua non ti ha fatto così schifo, stavolta." commentò "Sei stata tu a infilarmela in bocca per prima."
"Tu sei solo un enorme cumulo di sterco di yak!" ringhiò Testa Bruta, tirandogli un ceffone "Ti odio!"
Detto ciò entrò in camera e gli sbatté la porta in faccia.
Il mattino seguente i ragazzi vennero fatti alzare molto presto per prepararsi alla cerimonia ed eseguire i riti che precedono il matrimonio vero e proprio. Moccicoso venne portato a casa di Gambedipesce, così da lasciare l'intera casa libera per la sposa e il suo seguito. Lì lo attendevano, oltre a Gambedipesce, anche Hoffer, tornato a Berk insieme alla sorella e le rispettive famiglie proprio per assistere al matrimonio del fratello, Stoick Jr, il loro nonno Stoick l'Immenso e Stizzabifolko, che appena vide entrare lo sposo insieme a Hiccup prese da parte quest'ultimo, per parlargli in privato.
"Hiccup, vorrei... vorrei ringraziarti." esordì l'uomo "Grazie per aver accettato di rendere di nuovo valido il fidanzamento con la giovane Thorston."
"Stizzabifolko, era mio dovere occuparmi del futuro di Moccicoso: è mio figlio." rispose il castano, rassicurante.
"È anche mio figlio..." continuò il vecchio; Hiccup stava per parlare, ma lui lo fermò con un cenno della mano, sguainò la spada che teneva appesa alla cintura e gliela porse, tenendola reverenzialmente con entrambe le mani "È la mia spada. Dagliela, sarà la sua spada degli antenati."
"Stizzabifolko, io..." cercò di obiettare l'altro, ma Stizzabifolko lo zittì, mettendogli in mano la spada, guardandolo in un modo che non ammetteva repliche.
Alla fine annuì, e gli venne un'idea; guardò il vecchio zio negli occhi e sorrise.
"Il matrimonio dovrei celebrarlo io." disse "Ma oggi sono venuti a trovarmi i miei nipoti dall'Isola dei Bog-Burglar, che non vedo mai, quindi vorrei passare un po' di tempo con loro. Se facessi il celebrante non potrei, quindi... che ne pensi di prendere il mio posto?"
"Io?!" esclamò l'altro, sorpreso "Okay! Grazie!"
Hiccup sorrise, dandogli una pacca sulla spalla, poi tornò dal gruppo per completare i riti dello sposo.
Nel primo pomeriggio tutti gli invitati si trovarono sul luogo dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Il corteo dello sposo era già lì, mancava solo la sposa.
Moccicoso era in piedi vicino all'altare. Si sentiva tutti gli occhi addosso, e la cosa lo rendeva nervoso.
Glisudavano le mani; se le asciugò sui pantaloni in pelle nera, poi allentò il colletto della camicia, dello stesso colore dei pantaloni. Il vestito gli era stato cucito da Testa di Tufo, a detta sua per far completo con l'abito della figlia, anche questo cucito dall'uomo, e il giovane non ne era stato entusiasta, ma aveva dovuto cedere.
In quel momento venne annunciato l'arrivo della sposa. Moccicoso si girò verso il fondo del campo dove si teneva la cerimonia, e lo stesso fecero gli altri invitati, per poter vedere la ragazza camminare verso l'altare.
Il corteo veniva aperto da Testa di Tufo, padre della sposa, che camminava tenendo tra le mani la spada degli antenati che, durante la cerimonia, sarebbe stata scambiata con quella dello sposo; dietro di lui Astrid, e poi, finalmente, la sposa. Chiudevano il corteo Valka e altre donne di Berk.
Il ragazzo si concentrò su Testa Bruta.
La giovane indossava un abito lungo, e il giovane ne fu sorpreso, perché non aveva mai usato vestiti di quel genere. Era di colore verde pallido, con dei lacci che lo chiudevano sul bustino; le maniche erano lunghe, e la scollatura, non troppo marcata, era bordata di una striscia di pelo chiaro. La gonna era ricamata con delle rune benaugurali, e in testa, sui lunghi capelli sciolti, teneva una corona di fiori. Moccicoso dovette ammettere che il tutto valorizzava le forme della ragazza, pur non essendo troppo marcate, e non stava affatto male.
La sposa arrivò all'altare, gelando lo sposo con uno sguardo d'odio, sguardo che venne ricambiato all'istante da lui, e la cerimonia iniziò.
Quando la cerimonia si concluse, iniziò il banchetto.
I due ragazzi vennero fatti sedere al centro del tavolo principale, e per tutto il tempo si ignorarono, eccezion fatta per i momenti in cui dovevano essere eseguiti i riti benaugurali, ed entrambi si estraniarono dal clima di allegria che pervadeva l'aria.
Sapevano che entro poco avrebbero dovuto consumare quel matrimonio imposto, e speravano che quel momento arrivasse il più tardi possibile.
Ma quella non era l'unica cosa che impegnava le loro menti. Infatti entrambi, indipendentemente l'uno dall'altra, superata la fase critica in cui dovevano restare concentrati, presero a pensare a ciò che era successo alla radura, e poi la sera precedente.
Che diavolo era loro preso? Si odiavano! Per quale motivo era saltato loro in mente di baciarsi?
Ma quella domanda non ricevette risposta, perché era giunto il momento, per loro, di ritirarsi nella loro casa coniugale, per poter dare inizio alla loro vita di coppia.
Scortati dai rispettivi seguiti vennero portati a casa, fino alla stanza coniugale, poi vennero lasciati soli.
I due si guardarono per un secondo, non avevano alcuna fretta di cominciare; Moccicoso si guardò intorno.
"Beh, direi di dare un'occhiata alla casa che ci ha regalato mio padre." propose, uscendo dalla camera da letto.
Testa Bruta non rispose, si limitò a seguirlo, mentre esplorava la loro dimora, composta da una ampia cucina, un soppalco e tre grosse stanze da letto.
Il moro aprì la porta di una delle stanze, osservandola con aria soddisfatta.
"Oh, bene... bella stanza!" commentò "Allora questa sarà la camera di Frigg."
A Testa Bruta si gelò il sangue nelle vene a sentire quel nome. Con un'espressione omicida si girò verso il marito, fissandolo.
"Quella puttana non metterà piede in questa casa per nessun motivo al mondo!" ringhiò.
"Perché?" chiese l'altro, sorpreso "Sono un uomo, ho diritto ad avere delle concubine!"
"Questa è casa mia! Sarò io a gestirla, quindi faccio io le regole." continuò la bionda, puntandogli il dito contro "E se anche solo una delle tue troiette metterà piede qui, il tuo culo si beccherà talmente tante pedate che non riuscirai più a sederti per il resto dei tuoi giorni!"
"Cosa?!" esclamò il moro, stringendo i pugni "Non parlarmi così, tu! Sono tuo marito, portami rispetto! Questa è anche casa mia, quindi ci porto chi voglio!"
"Rispetto un paio di palle!" ringhiò Testa Bruta "Queste sono le regole! Se ti stanno bene, allora puoi restare, altrimenti quella è la porta!"
Indicò la porta d'ingresso, in attesa. Il giovane non ci pensò due volte a prendere quella via, mentre lei si voltava e tornava verso la stanza coniugale.
Moccicoso aprì la porta, ma si fermò appena vide Sdentato accucciato a pochi metri dall'entrata. Il drago lo guardò con aria critica, scoprendo i denti.
"Grandioso..." borbottò "Volevano proprio essere sicuri che non uscissimo di qui, se hanno lasciato di guardia la  scorta di papà..."
Sospirò e tornò nella stanza coniugale, trovandosi di fronte la moglie, che gli dava le spalle, cercando di togliersi l'abito, ma con scarsi risultati.
La osservò, pensieroso. Non è che avesse tanta voglia di consumare il matrimonio: la detestava, e sapeva che la cosa era reciproca, ma dovevano farlo.
Sapeva anche che avrebbe passato il resto della vita a rispondere agli insulti e alle lamentele della moglie, quindi prese una decisione: le avrebbe dato qualcosa su cui non avrebbe potuto lamentarsi, un po' per vendetta verso di lei e un po' per dare tregua ai suoi nervi, messi a dura prova.
Lentamente si avvicinò alla moglie, fermandosi alle sue spalle, poi allungò la mano e, uno alla volta, sganciò i bottoni che chiudevano l'abito dietro alla schiena.
La sentì irrigidirsi, ma continuò il suo lavoro, mentre con l'altra mano le spostava i capelli, scoprendo il collo.
Sulla scapola destra notò due piccoli segni a forma di V, due cicatrici identiche a quella che aveva lui sulla spalla, i segni dei Pungoli Orrendi che l'avevano avvelenata. Con delicatezza ci passò sopra le dita, sentendola sussultare, infine si avvicinò, posandoci sopra le labbra, mentre l'altra mano sganciava l'ultimo bottone e la liberava dell'abito nuziale, che scivolò a terra, lasciando la pelle della giovane completamente esposta e raggiungibile da parte del marito.
Moccicoso la fece girare, prendendola per i fianchi e guardandola negli occhi. Notò che era ancora arrabbiata, ma non si scompose; la trascinò verso il letto, posandole dei leggeri baci sul viso e il collo, mentre la resistenza da parte di Testa Bruta andò scemando, fino a scomparire quando le mani del moro ripresero a esplorare il suo corpo, provocandole degli istantanei brividi ad ogni tocco, che aumentavano man mano che queste si avvicinavano a zone proibite.
Si lasciò completamente andare, lasciando che lui continuasse l'esplorazione, mentre lei cercava, con scarsi risultati perché quello che stava facendo il marito la distraeva non poco, di slacciargli la camicia.
Moccicoso sentì il respiro della bionda farsi più irregolare, la vide quasi impazzire mentre lui si dedicava a lei, ma non si fermò. La aiutò a liberarsi della sua camicia, e la lasciò esplorare i suoi muscoli, finché lei non lo strinse, nascondendo il volto sull'incavo del suo collo, cercando di riprendere il controllo della respirazione.
Il giovane capì che era pronta, quindi si allontanò leggermente da lei, guardandola negli occhi mentre si liberava anche dei pantaloni e baciandola con dolcezza mentre si univa a lei.
Testa Bruta non ci capiva più niente, presa come era da quelle fantastiche sensazioni. Lo strinse, accolse i suoi baci, le sue carezze, e più di una volta venne colta da piacevoli brividi che non aveva mai provato prima d'allora.
Era ancora molto arrabbiata, ma non riusciva a pensare, in quel momento, mentre era unita a suo marito, mentre quel ragazzo che tanto detestava la stava facendo sua.
Riacquistò un po' di lucidità solo dopo che entrambi furono arrivati alla fine di quell'atto, mentre cercava di prendere fiato e Moccicoso aveva poggiato la testa sul suo seno, facendo lo stesso. La giovane gli teneva la mano tra i capelli, distratta, ma quando si rese conto di quanto successo la contrasse, tirandoglieli e facendolo scattare su.
"Ahia!" esclamò il moro, puntandosi sui gomiti "Ma che cosa..."
"Io non sono una delle tue troiette!" ruggì lei, senza mollare la presa.
"Poco fa mi sembrava il contrario." commentò lui, cosa che fece reagire violentemente la moglie, da cui partì uno schiaffo che non arrivò mai a destinazione, perché Moccicoso le bloccò il polso.
"Ti odio!" esclamò lei, cercando di liberarsi.
"Anche io." ammise il ragazzo, guardandola negli occhi "Però ti è piaciuto, non negarlo." lei stava per rispondergli male, ma lui la bloccò, mettendole, con delicatezza, un dito sulle labbra "Scommetto che ti piacerebbe rifarlo, vero?"
Senza aggiungere altro le posò alcuni leggeri baci sull'incavo del collo, che le provocarono alcuni brividi, ma poi lui si fermò, tirandosi di nuovo su e spostandosi di lato.
"Beh, arrangiati da sola." disse, dandole le spalle.
La reazione non piacque a Testa Bruta, che gli piantò un pugno tra le costole. Moccicoso saltò, girandosi nuovamente, e notando che ora era lei che gli voltava le spalle, offesa.
Si avvicinò, passandole un braccio attorno ai fianchi, e lei girò la testa, fulminandolo con lo sguardo.
"Sei uno..." cercò di insultarlo, ma lui la zittì con un leggero bacio sulle labbra.
"Sì, sono uno stronzo." completò lui, esasperato "Sei ripetitiva, sai? Ora dormi, se proprio vuoi, domani ne avrai un'altra dose, se ne avrò voglia."
La strinse, sentendola rilassarsi, e le posò un bacio sulla tempia, mentre lei si addormentava tra le sue braccia.
Moccicoso la osservò mentre dormiva; doveva ammetterlo, nonostante la odiasse, il sesso con lei era stato decisamente meglio che con altre ragazze. Forse poteva accontentarla sulla faccenda delle amanti, se fosse continuato in quel modo.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Sdentato era ancora accucciato davanti alla porta, quando Astrid si presentò davanti alla casa del figlio maggiore per prelevare la sua sposa, per l'ultimo rito che doveva essere fatto a seguito del matrimonio.
Il drago alzò la testa, facendo le fusa quando la donna gli riservò una grattatina dietro l'orecchio, lei sorrise e salì i primi scalini del piccolo portico, aprendo la porta.
"Torna pure a casa, bello." disse "I miei nipoti presto si sveglieranno e chiederanno di te per giocare."
L'animale, appena sentì quelle parole, scattò in piedi, allegro, e corse verso casa, tra le risate della donna, che finalmente entrò.
Si guardò intorno, facendo un sospiro di sollievo quando vide tutto in ordine, e infine andò alla stanza coniugale.
Ciò che vide appena varcata la soglia la fece sorridere trionfante: i due giovani dormivano ancora, lei tra le braccia di lui, stretti l'uno all'altra come se avessero avuto paura di cadere se solo si allontanavano un po'.
Si avvicinò al letto, scuotendo delicatamente Testa Bruta, per svegliarla.
La ragazza aprì gli occhi, ancora assonnata, e scattò, cercando di divincolarsi dall'abbraccio del marito, quando si rese conto della posizione, ma più si agitava, più il giovane la stringeva a sé, senza però svegliarsi.
"Aspetta, ti aiuto." propose la donna, avvicinandosi al figlio, dall'altro lato del letto.
Dolcemente gli carezzò i capelli, con movimenti lenti, calcolati, e poco per volta il figlio lasciò la presa, borbottando nel sonno e girandosi dall'altra parte.
Testa Bruta scattò in piedi, afferrando la vestaglia che era posata sulla cassapanca vicino al letto, e infine si voltò verso la suocera, che aveva aggiustato il lenzuolo che copriva Moccicoso, senza svegliarlo, e si era avvicinata a lei.
"L'ho cresciuto io." spiegò, interpretando lo sguardo sorpreso della sposa "So cosa fare in questi casi, ma non ti preoccupare, ti spiegherò come fare, così potrai cavartela da sola, la prossima volta che succede. Ora andiamo, dobbiamo fare un'ultima cosa per validare la tua condizione di moglie."
La giovane sospirò, seguendo l'altra fuori, verso la casa dove era cresciuta.
Nel tragitto incrociarono Hiccup, che andava nella direzione opposta per occuparsi del figlio. Astrid si fermò, avvicinandosi al marito, per poi passargli le braccia attorno alle spalle e baciarlo con dolcezza.
La ragazza li fissò, stupita: era incredibile quanto quei due fossero uniti, nonostante fossero passati più di venti anni da quando si erano sposati. Per un momento li invidiò, pensando al fatto che lei detestava Moccicoso, anche se... doveva ammetterlo, ciò che avevano fatto quella notte non era stato male, anzi...
I due si scambiarono un ultimo bacio, prima di separarsi. Astrid riprese a camminare verso casa, non prima di aver scherzosamente dato un pugno sul braccio del Capo, che le aveva appena dato un pizzicotto sul fondoschiena.
Finalmente arrivarono in casa. Bruta fece qualche passo verso il focolare, vicino al quale Astrid aveva posto dei vestiti della ragazza.
La aiutò a vestirsi, con calma. Il vestito era sullo stile di quelli che aveva usato prima del matrimonio, ma era nuovo; la giovane lo osservò, lisciandosi addosso la lunga veste, sicuramente era opera del padre, l'ultimo dei tanti che aveva cucito per lei, fin da bambina. Sapeva che li aveva tenuti tutti, lo aveva sorpreso più di una volta ad osservarli con aria nostalgica, soprattutto alcuni che non aveva mai indossato, non in quella vita, almeno.
Astrid la riportò alla realtà, facendola sedere vicino al fuoco, quindi la pettinò con attenzione, acconciandole i capelli in modo elaborato, come erano i suoi. Conclusa l'operazione le mise in testa uno scialle di lino bianco, come quello che usava lei, simbolo del suo status di donna sposata.
In quel momento la porta si aprì, e Testa di Tufo entrò, bloccandosi quando vide la ragazza, vestita e acconciata in quel modo.
Si avvicinò, e Testa Bruta notò che sembrava commosso. Le fece una carezza, sorridendo e poi abbracciandola.
"Oh, Thor..." sussurrò "Sei stupenda, piccolina... davvero... bellissima... mi viene da piangere... mi sembra ieri che... che..."
Non riuscì a continuare la frase, preso dai singhiozzi. Astrid si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Sì, Tufo. Sembra ieri che la tenevi in braccio per farla addormentare." completò la frase per lui, che annuì "La tua bambina è cresciuta, ora è una donna sposata, una bellissima donna sposata."
Testa Bruta abbassò lo sguardo, un po' a disagio, ma poi si avvicinò e abbracciò di nuovo l'uomo, tenendolo stretto.
"Ti voglio bene, papà." disse.
L'altra, intanto, aveva preso un mazzo di chiavi e l'aveva legato a un cordino. Si avvicinò alla giovane e glielo porse, legandoglielo alla cintura.
"Sono le chiavi della tua casa." spiegò "La moglie ne è la custode, ed è lei a decidere delle cose che la riguardano essa."
La giovane annuì, stringendo le chiavi. Almeno quella era una cosa positiva: avrebbe avuto più controllo su quell'idiota di suo marito.
Intanto Hiccup era arrivato a casa dello sposo, il quale ancora dormiva, russando sonoramente.
Si avvicinò al letto e, senza mezzi termini, ribaltò il materasso, facendo cadere a terra il ragazzo, che si svegliò, imprecando contro un indefinito Dio del pantheon vichingo.
"Buongiorno, figliolo." lo salutò il castano "Spero per te che la notte sia stata piacevole."
"Papà? Che ci fai qui?" chiese l'altro, alzandosi in piedi e infilandosi i pantaloni.
"È mio dovere controllare che tutto sia andato per il meglio. Sono tuo padre." rispose l'uomo, scrollando le spalle.
"Non ti è bastato mettere Sdentato di guardia alla porta?" domandò ancora il moro "Avevi paura che me la svignassi?"
"Se ti sei accorto di lui, allora hai tentato di farlo, altrimenti non lo avresti proprio visto." concluse Hiccup, andando verso la cucina, seguito dal figlio.
"Sì, ci ho provato." ammise il ragazzo, accendendo il fuoco al centro della stanza "Cosa pretendevi? Ci odiamo, abbiamo litigato e volevo starle lontano. Comunque non temere, dopo abbiamo consumato il matrimonio."
"Bene. Ora siediti." ordinò, indicando la sedia accanto al tavolo, prendendo posto sulla panca. Il ragazzo ubbidì, guardandolo in attesa, quindi riprese a parlare "Tu conosci bene le leggi vichinghe, ma sai che non sempre le seguo."
"Dove vuoi arrivare, papà?" lo incitò Moccicoso.
"Vedi, figliolo, fino adesso ti abbiamo lasciato relativamente libero." continuò Hiccup "Ero al corrente delle tue relazioni con alcune ragazze di berk, ma speravo che prima o poi ti saresti deciso a mettere la testa a posto."
"Papà, sei il capotribù, conosci la legge meglio di tutti noi." obiettò il giovane "Ci sono molto, al villaggio, che hanno le concubine in casa..."
"Moccicoso, sì, conosco bene la legge." ammise il castano "Quello che voglio dire è: ora sei un uomo sposato, non puoi pensare solo a te stesso, ma anche a Testa Bruta. So che la odi, ma siete cresciuti insieme, vi abbiamo educati al rispetto, quindi pensaci bene, e pensa a cosa la infastidisce. So che a lei non piace che vai con altre donne, anche lei ti detesta, ma sa cosa è giusto e sbagliato, e per lei è sbagliato che tu, suo marito, seppur imposto, ti faccia vedere con altre, quindi portale rispetto e agisci di conseguenza."
Moccicoso non rispose, sistemandosi meglio sulla sedia, pensieroso.
In quel momento la porta si aprì, e fecero il loro ingresso Astrid e Testa Bruta, quest'ultima abbigliata col suo nuovo abito. I due uomini si alzarono, e Hiccup andò ad abbracciare la moglie, baciandola teneramente, mentre i sue neosposi si lanciarono un'occhiataccia.
"È meglio andare a controllare che vada tutto bene, tesoro." disse Astrid "La gente sta ancora festeggiando, devi controllare come sta andando."
L'uomo annuì e uscì di casa, trascinando la compagna con sé, e lasciò soli i due ragazzi.
Si guardarono per un po', senza muoversi, infine Moccicoso si avvicinò, guardandola serio.
"Allora niente concubine?" chiese.
"Non finché sarò in vita." ringhiò la bionda "Qui in casa non voglio altre donne che possano infilarsi nei tuoi pantaloni."
"Va bene, come vuoi, allora esco." acconsentì lui, andando alla porta "Vado da Frigg, torno tra un paio d'ore."
"Cosa?! No! Tu non puoi..." lo fermò Testa Bruta, poggiando una mano sulla porta.
"Perché no? La regola è niente donne in questa casa." rispose Moccicoso. La giovane stava per schiaffeggiarlo, ma lui la fermò, avvicinandosi a lei e posandole un bacio sulle labbra "Questa è casa mia, quindi tornò di sicuro."
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle prima che l'altra potesse reagire.
Quando fu sola, la ragazza tirò un forte e rabbioso pugno alla porta.
Odiava a morte suo marito. Sacri Dei, lo odiava davvero molto!
Giurò che prima o poi l'avrebbe pagata, non sapeva ancora come, ma Moccicoso avrebbe pagato per quello che le stava facendo.

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Capitolo 12
*** 11 ***


Passò il tempo. L'inverno arrivò, e quell'anno la morsa del gelo fu particolarmente intensa.
La convivenza dei due ragazzi continuava, anche se si sopportavano a malapena. Passavano le giornate a litigare, e ogni lite finiva quasi sempre con Moccicoso che andava a casa della sua amante per passarci un paio d'ore, mentre Testa Bruta gli urlava dietro, minacciandolo in vari modi.
Ma ogni volta, alla sera, quando si ritrovavano in casa, pur riprendendo a litigare finiva sempre che si trovavano nel letto, stretti in un intimo abbraccio, come il loro primo giorno.
Era una mattina particolarmente fredda, e i due erano ancora a letto, addormentati e abbracciati stretti.
Moccicoso aprì lentamente gli occhi, trovandosi il volto addormentato della moglie a pochi centimetri dal proprio. Era raggomitolata contro di lui, avvolta nelle coperte nel tentativo di proteggersi dal freddo il più possibile, e sembrava serena.
La osservò attentamente, mentre gli tornavano alla mente ricordi della loro infanzia. Si sorprese, riconoscendo la stessa espressione tranquilla che aveva da neonata, quando passava ore a guardarla dormire, incantato da quel faccino innocente.
Da piccolo le era affezionato, non poteva negarlo, giocava con lei, si lasciava picchiare solo per sentirla ridere, ma poi tutto era cambiato, dopo che lui aveva compiuto quattordici anni.
Lui era cresciuto, non aveva più tempo per giocare con lei, così si erano allontanati, e lui aveva preso a frequentare le coetanee, con cui sentiva una maggiore affinità. Certo, voleva ancora un gran bene a Testa Bruta, come ne voleva ai suoi fratelli, ma non gli interessava più passare molto tempo con lei, stando dietro ai suoi innocui scherzetti.
Nel frattempo anche lei era cresciuta, ma ormai era tardi, a lui interessavano più le coetanee, e stare con lei lo considerava uno spreco di tempo; certo, a volte accontentava le sue richieste, se aveva tempo, ma non erano la priorità. Era per questo che, quella volta che doveva insegnarle a volare con i draghi gli era passato di mente: aveva preferito stare con la sua ragazza che con lei. E non si era aspettato ciò che era successo dopo, per questo aveva iniziato a odiarla, perché la sua vita gli era sfuggita di mano.
Erano sposati da due mesi, ma la situazione non era migliorata. Continuavano sempre a litigare e insultarsi per qualunque cosa, da mattina a sera; l'unico momento di tregua era alla sera, nella loro stanza coniugale, quando assolveva i suoi obblighi di marito, unendosi a lei, approfittando anche per scaldarsi nelle fredde sere invernali.
Certo, non era per niente male il sesso con lei, ma non riusciva comunque ad accettare di averla dovuto sposare.
Però, in quel momento, mentre lei ancora dormiva, sembrava davvero come quando erano bambini.
Spostò la mano, che era poggiata sul fianco della moglie, per mettersi meglio; Testa Bruta si lamentò nel sonno, spostandosi e accoccolandosi ancora di più contro il suo petto. I loro visi si fecero più vicini, e l'espressione dolce della bionda era irresistibile, come quando era bambina.
E, ogni volta, quando la guardava dormire, da piccoli, alla fine gli veniva sempre voglia di posarle un bacio sulla guancia, o sul naso, o sulla fronte...
Quella volta non fece eccezione: con delicatezza le spostò i capelli dal volto, per poi avvicinarsi e baciarla sulle labbra.
Testa Bruta sentì qualcosa di strano. Stava dormendo, ma era vicina a svegliarsi, quando qualcosa di caldo e piacevole le sfiorò le labbra.
Aprì gli occhi, trovandosi a pochi centimetri dal viso del marito, e si rese conto che l'aveva appena baciata.
"Mi hai svegliato, stupido cretino..." borbottò, cercando di allontanarsi da lui.
Ma faceva freddo, appena si spostò lo sentì, quindi tornò nella posizione iniziale, cercando il calore emanato dal corpo del giovane.
"Che c'è, piccola rompiballe?" chiese lui, continuando con gli appellativi poco gentili che si scambiavano ogni giorno, appena svegli e per tutta la giornata.
"Fa freddo..." si lamentò la bionda, poggiando le mani sul petto di Moccicoso, che sospirò, facendola stendere meglio e sistemandosi sopra di lei, che cercò di opporre resistenza "Ma che stai facendo?!"
"Rilassati." rispose il moro, guardandola negli occhi "Ti scaldo un po', tanto abbiamo tempo: papà ha detto di andare sul tardi alla fucina, e anche mamma inizierà il lavoro quando farà meno freddo, quindi puoi raggiungerla dopo, e non c'è fretta di uscire di qui."
Testa Bruta annuì, lasciandosi scaldare dal marito. Poco per volta si rilassò, mentre le sue calde mani si muovevano lungo le braccia, con movimenti calcolati.
Dopo poco incrociò il suo sguardo, e le mani si fermarono, mentre quelle di lei andarono, in automatico, dietro la schiena del giovane. Subito dopo le loro labbra si incontrarono in un bacio intenso e, senza neanche rendersene troppo conto, si erano di nuovo uniti, in un momento di intensa passione.
Si lasciarono andare, liberando i loro corpi, senza risparmiare baci e carezze, come era ogni volta che avevano quel tipo di incontro ravvicinato.
Quando conclusero, Moccicoso si stese sopra di lei, cercando di prendere fiato, mentre una mano di lei ancora era affondata sugli scuri capelli del giovane, e l'altra era posata, con delicatezza sulla sua guancia.
"Sei più calda, adesso?" chiese il moro, non appena la respirazione tornò pressoché normale. Lei gli riservò un'occhiataccia, così lui si tirò su, recuperò le sue cose e si rivestì, prima di rivolgersi di nuovo alla moglie "All'ora di pranzo non mi aspettare. Vado a trovare Frigg."
"No! Te lo proibisco!" obiettò Testa Bruta, scattando in piedi, avvolta nel lenzuolo.
"La regola è che non posso portarla qui, non che non posso andare da lei." disse lui, serio.
La giovane cercò di replicare, ma non riuscì a trovare un modo per farlo, quindi gli riservò solo un'occhiataccia.
"Ti odio!" ringhiò.
"Lo so, e la cosa è reciproca." ammise il giovane, avvicinandosi e darle un fugace bacio sulle labbra, per poi correre fuori, lasciandola sola.
La mattina passò tranquilla, ognuno era impegnato nei propri compiti, fino all'ora di pranzo.
Testa Bruta si sedette al tavolo della casa di Astrid e Hiccup, pensierosa. Astrid notò il suo sguardo, quindi prese posto accanto a lei, facendole una carezza materna.
"Moccicoso è andato da... da quella." confessò, con rabbia.
"Tipico di Moccicoso: è sempre stato allergico alle regole." ammise Astrid, scuotendo la testa.
"Il problema è che le regole le segue." continuò la giovane, stringendo i pugni "Ma ha trovato delle scappatoie. Io... lo odio, ma lui non fa nulla per cambiare le cose..."
"Allora fai in modo che non abbia più bisogno di queste scappatoie." suggerì la donna.
"Non so... è difficile..." si lamentò Testa Bruta.
"Ti verrà in mente, vedrai." la rassicurò l'altra "E una volta trovato, la vita diventerà più semplice."
La giovane annuì. Doveva pensarci bene, in qualche modo si sarebbe liberata di quella puttanella che tanto piaceva al suo odiato marito.
Moccicoso, intanto, stava mettendo via gli attrezzi, impaziente di lasciare la fucina, per l'ora di pranzo. Hiccup si avvicinò, guardandolo serio.
"Pranzi con tua moglie?" domandò.
"In realtà ho altri progetti, papà." ammise l'altro, aggiustandosi la camicia e indossando il mantello, pronto ad uscire.
"Testa Bruta lo sa che vai dall'altra?" chiese il castano, critico.
"Certo, ma sto seguendo le sue regole, quindi non ha nulla di cui lamentarsi." disse il ragazzo, con fare ovvio.
"Moccicoso, quello che stai facendo è pericoloso, lo sai?" lo avvertì il padre, passandosi una mano sul volto "Tu non hai idea di cosa possa passare nella mente di una donna. Testa Bruta potrebbe diventare pericolosa, per te."
"Perché?" chiese il giovane "Stai tranquillo, ho tutto sotto controllo. Ora devo andare."
Detto ciò uscì dalla bottega. Hiccup sospirò, preoccupato: sarebbe finito male, se Moccicoso non avesse messo la testa a posto.

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Capitolo 13
*** 12 ***


La vita procedette, sull'isola di Berk.
L'inverno fu gelido, ma nonostante tutto gli abitanti del piccolo paese riuscirono ad andare avanti, preparandosi per Snoggheldhon.
Hiccup si diede da fare per preparare tutto: aiutato dai suoi uomini e dai ragazzi dell'Accademia liberò le strade dalla neve, raccolse la legna e controllò che le provviste fossero sufficienti.
Anche Moccicoso e Testa Bruta aiutarono nell'organizzazione della festa, seppur alternando la collaborazione a momenti di lite, di solito innescati dal fatto che il giovane flirtava spudoratamente con la sua amante, ignorando la moglie lì presente.
Hiccup, dopo averne parlato con la compagna, aveva deciso di non intervenire e di lasciare che la questione fosse risolta unicamente dai due ragazzi. Non era contento di vedere quella situazione, ma sapeva di non poter intervenire, a meno che non gli fosse stato richiesto direttamente, quindi si limitò a vigilare, cercando di arginare i danni dando a Moccicoso delle mansioni che non gli permettevano di avere molto tempo libero da dedicare a Frigg.
Era la mattina di Snoggheldhon.
Moccicoso e Testa Bruta dormivano ancora, stretti l'una all'altro, sotto le coperte.
La giovane si svegliò lentamente, percependo, poco per volta, ciò che la circondava: il braccio caldo del marito sotto la sua testa, a farle da cuscino, e che la avvolgeva, con la mano poggiata sul torace, dal lato opposto, il movimento ritmico del petto muscoloso del ragazzo, ancora addormentato, sulla sua schiena, l'altro braccio che seguiva il proprio, fino alla mano, intrecciata alla propria, saldamente, come a non volerla lasciare andare.
Il moro russava sonoramente, ma lei ormai ci era abituata, e quasi non lo sentiva più. Lo sentì muoversi, abbracciandola meglio, senza mollare la sua mano, e si voltò verso di lui, osservandolo.
L'espressione era rilassata, serena. Le ciglia scure delimitavano la linea degli occhi, che la bionda poteva vedere muoversi sotto le palpebre; le guance erano coperte da un sottile velo di barba dello stesso colore dei capelli, che incorniciava le labbra, socchiuse nel tentativo di respirare meglio, cosa che gli provocava quel terribile russare.
La ragazza doveva ammetterlo: Moccicoso non era affatto brutto, ma come si comportava, come la trattava ogni volta, glielo faceva odiare ogni giorno di più. Da piccola le piaceva stare con lui, erano cresciuti insieme, e aveva vaghi ricordi di quando era piccolissima, quando veniva messa in braccio a lui, e andava in brodo di giuggiole quando la riempiva di bacetti, nonostante i suoi innocui scherzetti che la divertivano un sacco; ma poi si erano lentamente allontanati, pur volendosi ancora bene, e avevano preso strade diverse.
In realtà non lo odiava per via del matrimonio combinato dai loro padri, ormai lo aveva accettato, quanto per come lui si comportava, non ascoltandola e facendo di testa sua, senza contare quelle volte che gli chiedeva dei favori e lui non li faceva, oppure quando, nonostante tutto, continuava a frequentare quella rossa, che a suo parere lo voleva solo perché era figlio del Capo e, probabilmente, sperava di ottenere qualche tipo di favore.
Quest'ultima cosa, in particolare, la faceva andare in bestia: come poteva, lui, venire a letto con lei e poi andare ancora da quella? E soprattutto farlo alla luce del sole! Certo, conosceva le regole, aveva visto molti uomini sposati di Berk avere delle concubine in casa o fuori senza incorrere in problemi di vario tipo, ma Moccicoso era stato cresciuto da Hiccup Horrendous Haddock Terzo, forse uno degli uomini più fedeli, corretti e leali di tutta l'isola, e aveva anche, in casa, l'esempio di suo padre, Testa di Tufo, che in passato aveva avuto molte donne che gli correvano dietro, lo aveva visto con i suoi occhi, ma aveva deciso di non prendere moglie per crescere lei, la sorella gemella diventata sua figlia, a cui voleva immensamente bene... insomma, aveva avuto un esempio fortemente monogamo e uno talmente preso dal crescere una figlia da non volerne sapere di avere una donna accanto, eppure il moro aveva deciso di prendere una strada diversa.
Era arrabbiata, molto arrabbiata, e lui non lo vedeva, anzi sembrava sguazzarci a farla imbestialire. Dimenticava la sua rabbia solo in un unico momento: durante il sesso; in quel frangente si dimostrava sempre dolce, attento e particolarmente affettuoso, ma era confinato in un unico momento della giornata, al massimo due, al mattino e alla sera, dopo diventava il solito Moccicoso di sempre.
Persa nei suoi pensieri, tornò alla realtà quando lo vide svegliarsi e aprire gli occhi, incrociando i suoi occhi di ghiaccio con i propri.
Si guardarono per qualche secondo, finché Testa Bruta si ruppe il silenzio.
"Oggi è Snoggheldhon." lo informò.
"Già..." confermò il ragazzo, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Senti... pensavo... che dici di fare una tregua?" propose la bionda, girandosi verso di lui.
"Una tregua?" chiese l'altro, pensieroso.
"Per oggi cerchiamo di non litigare?" continuò lei, seria.
"Mh... okay..." annuì il giovane, tirandosi su e raccogliendo i suoi abiti, abbandonati per terra la sera prima.
La ragazza lo guardò indecisa, infine lo prese per un braccio, trascinandolo nuovamente giù e coinvolgendolo in un bacio, che lui ricambiò, approfondendolo.
Si separarono dopo un po', guardandosi negli occhi, riluttanti ad allontanarsi, finché Moccicoso non abbassò lo sguardo.
"Mamma ieri mi ha chiesto se ci stiamo dando da fare per avere un erede." disse.
"È da quando ci siamo sposati che lo facciamo." rispose la giovane, facendo spallucce "Se non rimango incinta non è mica colpa mia..."
"Stai dicendo che è colpa mia?" borbottò il moro, guardandola in disappunto. Testa Bruta gli lanciò un'occhiataccia eloquente, che lui capì al volo, e si affrettò a risponderle "Che c'entra? Con lei sto attento! Non voglio un figlio bastardino!"
La ragazza non rispose, limitandosi a guardarlo male, per poi alzarsi e vestirsi.
Finito di prepararsi, andarono alla Sala Grande per gli ultimi preparativi, dove trovarono i loro genitori e il resto del villaggio.
Moccicoso si mise al lavoro, accatastando la legna vicino ai focolari, mentre Testa Bruta aiutava Astrid e le altre donne a preparare i tavoli, in un clima allegro e spensierato che non si vedeva da molto tempo. Certo, la giovane non risparmiava le occhiate assassine nei confronti dell'amante del marito, ogni volta che lei cercava di avvicinarsi a lui, con qualunque scusa, ma per il resto la giornata passò tranquilla.
Alla sera l'intero paese si raccolse nella Sala, che si riempì delle chiacchiere e delle risate di tutti gli abitanti dell'isola.
Astrid e Hiccup si immersero nella folla, parlando con tutti, e lo stesso fecero Moccicoso e Testa Bruta, in quanto erede del Capo e consorte. Tra una chiacchiera e l'altra si fecero anche dei brindisi, ai quali il moro partecipava volentieri, mentre Testa Bruta seguiva Astrid, osservandola attentamente per poter imparare il più possibile su come avrebbe dovuto comportarsi non appena avesse preso il suo posto, come moglie del successivo Capo.
I due giovani si persero di vista, verso metà serata, cosa che non preoccupò la bionda, almeno finché Gustav Larsson, il primo allievo dell'Accademia dei Draghi, ora diventato uno degli ufficiali dell'esercito di Berk, non si avvicinò, tenendo due coppe colme di idromele tra le mani.
"Ehi, Testa Bruta, dove è tuo marito?" domandò l'uomo, guardandosi intorno "Volevo fare un'ultima bevuta con lui, ma non lo trovo da nessuna parte..."
"Che strano..." rispose la ragazza, cercando tra la folla "Era qui fino a poco fa..."
Lo cercò con lo sguardo, ma non lo vide da nessuna parte, quindi decise di uscire.
Si incamminò lungo la strada, illuminata dalle lanterne, e si guardò intorno. Si avvicinò alla sua capanna, e lì vide una fioca luce filtrare da una delle finestre. Decise di entrare, e vide che la luce proveniva dalla stanza coniugale, quindi camminò in quella direzione, aprendo lentamente la porta.
Ciò che vide non le piacque affatto: Moccicoso era steso sul letto, e sopra di lui c'era Frigg; i movimenti di quest'ultima e i versi che faceva non lasciavano dubbi su cosa stessero facendo, inoltre i loro vestiti erano sparsi per terra, cosa che diede l'assoluta certezza agli occhi di Testa Bruta riguardo a ciò che stava succedendo.
Strinse i pugni e si avvicinò in due falcate al letto, prese la rossa per i capelli e la trascinò giù dal letto, buttandosi addosso a lei e lasciando che la sua rabbia prendesse il sopravvento.
"Stai lontana da mio marito, puttana!" urlò, mentre la colpiva alla cieca "E stai lontana da casa mia!"
L'altra cercò di difendersi, ma la furia della bionda era inarrestabile, e non si placò neanche quando Moccicoso la prese per la vita e la sollevò di peso, allontanandola da Frigg.
Intanto l'assenza dei due ragazzi aveva attirato l'attenzione dei presenti in Sala, così Hiccup, Astrid e un piccolo gruppo di Cavalieri erano usciti a cercarli, arrivando in casa loro proprio quando Moccicoso aveva appena separato le due.
"Cosa sta succedendo qui?" chiese l'uomo, autoritario.
"Quella puttana si stava facendo mio marito sul nostro letto!" ringhiò Testa Bruta "Non si deve più avvicinare a lui!"
Hiccup e Astrid si guardarono, poi il castano si avvicinò ai tre, raccolse da terra il vestito di Frigg e glielo buttò addosso, guardandola serio.
"Vestiti in fretta." disse "Esci di qui, e guai a te se ti avvicini ancora a questa casa o a mio figlio."
Il tono era autoritario, intransigente, e la rossa non poté fare altro che fare ciò che le era stato ordinato, il più in fretta possibile. Quando questa fu uscita, Hiccup si voltò verso il figlio e la nuora.
"Sappiamo bene che certe cose si fanno in due." continuò, calmo "Quindi Frigg non è l'unica ad avere colpe. Però non sta a me decidere quale punizione spetta a Moccicoso, questo è compito di Testa Bruta." si voltò verso la moglie e gli altri e fece loro segno di uscire.
Quando furono soli, Testa Bruta guardò il moro. Era seria e delusa. Senza dire una parola prese le sue cose e uscì, dirigendosi a una delle altre stanze.
"Testa Bruta, mi dispiace..." si scusò il giovane, seguendola "Avevo bevuto troppo, non ragionavo..."
"No, tu ragionavi eccome!" obiettò lei, rabbiosa "Solo non lo facevi col cervello! Ora vattene, devo mettere a posto la mia nuova camera. Io lì non ci dormo, quella ha appestato il letto, e non dormo con te!"
"Ma... e gli obblighi matrimoniali?" domandò Moccicoso, confuso.
"Ah, sì, gli obblighi matrimoniali." rispose lei, avvicinandosi, poi gli prese un polso, aprendogli a forza la mano e gliela schiaffò sulla faccia "Ecco, ti presento la tua nuova amante. Su, baciala e fate conoscenza."
Detto ciò, rientrò nella stanza, sbattendogli la porta in faccia e chiudendolo fuori.
Il giovane fissò il legno della porta a lungo, prima di decidersi e tornare nella sua stanza.

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Capitolo 14
*** 13 ***


I giorni successivi i due giovani fecero la vita da separati in casa.
Moccicoso non ci pensò neanche di chiedere al padre di annullare la sua decisione riguardo Frigg, sapeva di avere sbagliato portandola in casa, quindi ne accettò le conseguenze. Non cercò neanche altri "svaghi" per evitare che Testa Bruta si inventasse una punizione peggiore di quella che già gli aveva inflitto, e che sperava si concludesse presto.
Dal canto suo, la ragazza non aveva alcuna intenzione di perdonare il marito per ciò che aveva fatto. Già non le andava giù la vita che faceva prima, ma trovarselo nel letto coniugale con quella bambolona era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Da tre mesi, ormai, non lo faceva più entrare nel suo letto, né si faceva toccare da lui. Se prima di Snoggheldhon la vita in casa loro era scandita dai loro litigi e dagli insulti reciproci, ora c'era molta tensione, e il silenzio, soprattutto quello della bionda, era raggelante.
Tutti, in paese, sapevano cosa era successo, la voce era girata, ma, dopo il primo mese di chiacchiere, nessuno più si interessava alla situazione tra i due, a parte i diretti interessati e i loro parenti.
Ma anche loro avevano altro a cui pensare: c'era un villaggio da dirigere, l'Accademia da controllare, i draghi da accudire e, oltre a questo, due mesi dopo Snoggheldhon il vecchio Stoick, ormai quasi settantacinquenne, si era ammalato e andava seguito di continuò, per cui tutta la famiglia e gli amici, compresi Testa di Tufo e Gambedipesce, facevano i turni a stargli dietro.
Quel pomeriggio era Testa Bruta ad occuparsi del vecchio capo emerito, costretto a letto dalla malattia.
Gli aveva appena portato dell'acqua da bere, quando l'uomo le affermò debolmente il polso, bloccandola lì vicino a lui.
"Valka..." sussurrò l'uomo, guardandola con gli occhi annebbiati "Moglie mia..."
"Nonno, sono Testa Bruta..." lo corresse la bionda.
Stoick sembrò riconoscerla, sorrise e le carezzò una guancia.
"Ragazzina, sei diventata una bellissima donna." disse "E pensare che non nutrivo alcuna fiducia nelle capacità di Testa di Tufo. Invece ha fatto un ottimo lavoro con te."
"Grazie, nonno." ringraziò lei, sedendosi sul letto, accanto al vecchio "Papà è stato bravo, e io gli voglio bene per questo."
L'uomo accennò un sorriso, prendendole meglio la mano e carezzandola.
"Quando eri piccola ti ho tenuto spesso in braccio, entrambe le volte." riferì "La prima volta insieme a tuo fratello. Eravate scatenati già da neonati, sai? E poi quando sei tornata bambina... eri una bellissima bambolina, tuo fratello... tuo padre ti aveva cucito un sacco di vestitini, tutti graziosi e perfetti per te. E sorridevi sempre, anche se ti piaceva picchiare Testa di Tufo e Moccicoso... certe cose non cambiano mai..."
"Mi piaceva stare in braccio a te, nonno Stoick." confessò, sorridendo "Eri grande e grosso, mi sentivo sempre al sicuro con te, anche se la tua barba mi faceva sempre il solletico..."
Stoick sorrise, ma la sua vista si annebbiò di nuovo, e la mano in quella della ragazza prese a tremare debolmente.
"Valka..." sussurrò, delirante "Amore mio, sei più bella del giorno in cui ti ho perduta..."
Testa Bruta sospirò e si alzò, andando verso la porta che dava in cucina, quando sentì qualcuno entrare in casa. Si affacciò nel locale, vedendo entrare Hiccup e Astrid, insieme a Tufo, Gambedipesce e Moccicoso; guardò il Capo, che si avvicinò e ricambiò lo sguardo, in attesa.
"Sta delirando." lo informò "Credeva... credeva che fossi tua madre."
Hiccup annuì e fece un respiro profondo, lanciò un rapido sguardo alla moglie e si decise a entrare nella stanza del padre, chiudendo la porta.
Astrid sospirò, abbracciando la giovane nuora e accompagnandola al tavolo, dove già si erano sistemati gli altri uomini; Testa Bruta si sistemò sulla panca, tra suo padre e suo marito, che teneva la testa bassa, conscio di ciò che stava succedendo.
Nella cucina c'era un silenzio triste, un'aria di attesa dell'inevitabile. Stoick l'Immenso era stato il Capo del villaggio, ma per quelli che ora erano seduti a quel tavolo era qualcosa di più. Era un padre, un nonno per due di loro, e sapere che l'inevitabile era vicino stava mandando in pezzi i loro cuori.
Sembrò passare un'eternità, durante la quale sentivano Hiccup parlare con suo padre nell'altra stanza, ma non riuscivano a capire le parole, le voci erano troppo basse. Quando la porta si aprì di nuovo, tutti si voltarono verso di essa.
L'uomo ne uscì, zoppicando, il capo era chino, i folti capelli spettinati gli coprivano gli occhi. Astrid si avvicinò al marito, posandogli una mano sulla guancia.
"Hiccup..." disse, con voce bassa.
"È andato..." rispose il castano, intuendo la tacita domanda, con voce rotta dai singhiozzi "Lui non è più..."
Non riuscì a terminare la frase. Astrid lo abbracciò, lasciandolo sfogare, e lui ricambiò, nascondendo la testa sulla sua spalla, mentre gli altri si alzavano dai loro posti e si avvicinarono alla coppia. Moccicoso fece qualche passo in più, indeciso, infine abbracciò i suoi genitori, unendosi al loro lutto.
Dopo un po' il Capo si riprese, alzò la testa e si asciugò le lacrime, voltandosi verso i suoi collaboratori.
"Gambedipesce, inizia a preparare l'occorrente, faremo domani mattina il funerale, e chiama qualcuno che possa sistemare papà." ordinò "Testa di Tufo, tu avverti Stizzabifolko, era il fratello di mio padre, deve essere il primo ad avere la notizia, e manda un Terribile Terrore al capo dei Bog-Burglar: vorrei che Val e Hoffer sappiano che il nonno non c'è più, anche se è improbabile che riescano ad esserci domani mattina."
I due uomini si misero subito al lavoro, uscendo di casa, e Hiccup guardò il figlio e la nuora, che si era avvicinata a loro, a testa bassa.
"Tornate a casa, ragazzi." disse, dando una pacca sulla spalla a Moccicoso "Dovete riposare."
"Ma, papà, noi..." cercò di obiettare il moro, ma l'altro lo fermò.
"Gambedipesce e Testa di Tufo bastano per quello che si deve fare." disse "Non ho bisogno di altri. Ora andate."
Il giovane annuì e uscì dalla capanna, incamminandosi verso casa insieme alla moglie.
Appena furono a casa, Testa Bruta si lasciò cadere sul divanetto posto vicino al focolare, un divanetto che era stato un regalo di nozze di Stoick, con la scusa che l'avrebbero usato molto una volta avuti dei figli. Moccicoso esitò, ma alla fine la raggiunse, si sistemò accanto a lei e le poggiò una mano sulla schiena.
Lei lo lasciò fare e, dopo qualche minuto, si girò verso di lui, lo abbracciò, poggiando la testa sul suo petto, e lasciò che le lacrime scorressero, liberando tutta la tristezza per il lutto che stavano affrontando.
Il ragazzo la strinse e la fece sfogare, in silenzio, finché non venne contagiato pure lui, che si lasciò andare, piangendo insieme alla moglie la perdita del loro burbero ma amato nonno.
Rimasero in quella posizione per parecchio, anche dopo che le lacrime furono esaurite; avevano bisogno della vicinanza reciproca, del loro calore umano, mentre cercavano di far riaffiorare i ricordi più belli collegati a quel grande uomo che era Stoick l'Immenso.
Un ricordo, in particolare, tornò alla mente di entrambi, una memoria che pensavano di aver dimenticato, sepolta nella miriade di pensieri che affollavano le loro menti.
Erano bambini, Moccicoso aveva sette anni, Testa Bruta ne aveva poco più di due, ed era la sera di Snoggheldhon.
Erano appena entrati nella Sala Grande per la cena, e la bambina sfoggiava un nuovo abitino cucito dal suo papà, rosso, con dei ricami in oro e la gonnellina lunga bordata di pelliccia, come i polsi e il colletto; tutti si fermavano a fare i complimenti a Testa di Tufo per l'inventiva, e nessuno si dimenticava di fare una carezza alla piccola, che non rifiutava neanche una di quelle coccole.
Il bambino era corso da loro, abbracciandola e tirandola su, e tra le risate avevano preso a rincorrersi per tutto lo spazio disponibile, fino al posto dove era seduto Stoick; a quel punto Moccicoso aveva rallentato e Testa Bruta era riuscita a saltargli addosso per tirargli degli schiaffetti scherzosi sulla faccia. L'uomo li aveva guardati per un po', ridendo di quei giochi tra bimbi, poi si era abbassato e li aveva presi entrambi in braccio.
"Calma, Testa Bruta!" le aveva detto, col sorriso sulle labbra "Se lo picchi ancora poi non resterà più niente di Moccicoso."
"Io vojo bene Coco." aveva risposto la biondina "Io faccio totò perché lui mio!"
"Tesoro, non c'è bisogno di picchiarlo." la aveva rimproverata l'ormone "C'è un modo più semplice per dire agli altri che lui è tuo, e lo farete quando sarete più grandi: il matrimonio."
"Non posso sposarla adesso?" si era intromesso il moro "Così non mi picchia più."
"Ti, desso!" aveva insistito la piccola,afferrando la camicia dell'amico "Pottiamo, nonno?"
A quel punto Stoick era scoppiato a ridere, prendendo meglio i due bambini.
"Vi amate proprio tanto, eh?" aveva esclamato "Ma dovete aver pazienza, quando sarà il momento potrete sposarvi."

I due coniugi si guardarono per qualche secondo: quello era uno dei momenti più felici che avevano vissuto insieme al nonno acquisito, e si era parlato del loro matrimonio. I ricordi di Testa Bruta erano nebulosi, lontani, perché era troppo piccola, ma Moccicoso era riuscito a riportare a galla ogni parola, sorprendendosi di tutto quello che era venuto fuori.
Da bambini si volevano talmente bene da pensare loro stessi di volersi sposare. Per qualche motivo questa cosa non sembrava essere sopravvissuta all'adolescenza, ma forse c'era un motivo se era venuta a galla in quel momento.
Forse Stoick stava chiedendo loro di darsi una seconda possibilità. Ed, effettivamente, la richiesta era ragionevole: provare a far rivivere l'amore semplice e innocente che li legava da bambini.
Moccicoso accettò la sfida. Lentamente, avvicinò il viso a quello della moglie e cercò le sue labbra, per unirle con le proprie, in un bacio leggero, lungo e rassicurante, un bacio che Testa Bruta ricambiò, accogliendolo come il dono più prezioso che le potesse essere fatto.
Sapevano di non amarsi più come una volta, ma dovevano tentare, dovevano farlo per il loro nonno burbero e gigante, che ora li osservava dal Regno delle Valkirie.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Il giorno dopo ci furono i funerali di Stoick l'Immenso.
Testa di Tufo e Gambedipesce non si limitarono ad avvertire i figli del loro Capo, ma anche gli altri capotribù dell'arcipelago, poiché il vecchio si era guadagnato una buona fama in tutte le isole del circondario, per questo quelli più vicini e chi aveva la possibilità di usare i draghi, che erano il mezzo più veloce per i lunghi viaggi, si erano presentati a Berk in tempo per assistere alle esequie.
La cerimonia iniziò all'alba, quando tutti si raccolsero in una baia vicino al porto, dove era stata portata la barca che sarebbe stata bruciata insieme al corpo del defunto. Davanti a tutti, con gli archi pronti per lanciare le frecce rituali, c'erano i famigliari più stretti: Hiccup davanti a tutti, con la moglie Astrid, dietro di loro i figli con i consorti, e con loro anche Stizzabifolko, fratello minore del defunto, e poi, dietro di loro, i capi delle altre isole e il resto dei berkiani.
Moccicoso era in piedi insieme ai fratelli e alla sorella, accanto a lui c'era Testa Bruta, in lacrime, che reggeva il suo arco tra le mani tremanti. Si voltò verso di lei, e vedendo che non era in grado di continuare con il rito le tolse l'arma dalle mani, mettendola a terra e abbracciandola, mentre la barca veniva spinta nell'acqua; la ragazza lo lasciò fare, continuando a piangere anche quando venne dato il segnale di scoccare le frecce e dopo, mentre Hiccup faceva il suo discorso.
Quando tutto fu finito, il giovane riportò a casa la moglie. Non se la sentiva di continuare con le riunioni di rappresentanza insieme al padre, con lei ridotta in quello stato, quindi aveva avvertito tutti della loro assenza e si era allontanato con lei.
Camminavano stretti l'una all'altro, in silenzio, lungo le strade della cittadina, verso la loro capanna.
"Mi manca..." confessò la bionda, tenendo la testa bassa.
"Manca a tutti." ammise il ragazzo, aprendo la porta di casa.
Testa Bruta annuì, andando verso la sua stanza e fermandosi sulla porta.
"Non era mio nonno, ma mi ha sempre trattato come una sua nipote..." disse "A Snoggheldhon mi prendeva sulle spalle per appendere le decorazioni in Sala Grande..."
"Lo faceva anche con me." confermò il giovane, poggiando la schiena contro il muro.
"Io... me lo ricordo..." continuò Testa Bruta, pensierosa "Come..."
"Ricordi persi risalenti a prima dell'avvelenamento." spiegò Moccicoso "Ogni tanto succede, ma non so come funzioni: noi due siamo i primi a sopravvivere al Pungolo Orrendo, quindi è tutto quanto un'incognita."
Testa Bruta annuì, aprendo la porta della sua stanza, e lui si avvicinò, ma lei gli posò una mano sul petto, fermandolo.
"No, Moccicoso, non ancora." disse, scuotendo la testa.
"Sicura?" chiese lui, guardandola negli occhi.
"Non è ancora il momento." ripeté la bionda "E comunque vado solo a darmi una sistemata, dobbiamo tornare fuori, ci sono un sacco di cose da fare."
Moccicoso sospirò, facendo un passo indietro. Avevano fatto pace, ma ancora lei non voleva farlo entrare in camera sua, ma doveva essere paziente, in fondo aveva ragione, si era comportato da stronzo e si era meritato quella punizione, spettava a lei decidere quando fosse finita.
Il tempo passò, e arrivò l'estate. La vita riprese, frenetica, favorita dalle giornate lunghe e calde.
I due giovani si riavvicinarono, lentamente, tornando ad essere amici come lo erano prima che si sposassero, un anno prima, e forse un po' di più.
Era mattina, e Moccicoso dormiva ancora, russando sonoramente, tanto che Testa Bruta riusciva a sentirlo da qualsiasi altra stanza della loro casa. La giovane si era alzata presto, per mettere a bollire il latte appena munto che era stato lasciato davanti alla capanna e preparare la colazione; dopo che lo ebbe fatto, decise che era ora di alzarsi anche per il marito, quindi andò a svegliarlo, in camera sua.
Appena entrò lo vide: era steso sul grande letto matrimoniale, e riusciva ad occuparlo tutto; aveva scalciato via la coperta e dormiva steso a pancia in su, con addosso solo i calzoni.
La giovane si avvicinò, sedendosi accanto a lui, sul letto, e appena lo sentì muoversi, il moro cambiò posizione, mettendosi di fianco, rivolto verso di lei e continuando a dormire.
"Moccicoso, è ora di alzarsi." lo chiamò Testa Bruta, poggiando una mano sul suo braccio.
Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile, spostando il braccio e affondando ancora la testa sul cuscino. La bionda sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"E va bene... proviamo una variazione sulla tecnica di zia Astrid..." disse, poi avvicinò la mano e la passò, delicata, tra i capelli del marito.
Moccicoso si mosse ancora, e lei continuò, abbassandosi sul suo orecchio.
"Su, svegliati." sussurrò "Non puoi dormire tutto il giorno, hai una famiglia da mantenere." detto ciò si spostò leggermente e gli posò un bacio sulle labbra.
Il giovane, finalmente, aprì gli occhi e la fissò con aria assonnata.
"Mh... perché mi hai svegliato?" borbottò, strofinandosi gli occhi "Stavo facendo un sogno fantastico..."
"Immagino il sogno..." disse lei, guardandolo seria "Quale delle tue troiette ti stavi facendo?"
"Strano che ti definisci così, Testa Bruta..." rispose il moro, eloquente.
La ragazza spalancò gli occhi, capendo cosa intendesse, e lo colpì forte sul braccio, con la mano.
"Sei un porco!" esclamò, mettendo il broncio.
Moccicoso si tirò su, prendendola per i fianchi e attirandola a sé.
"E dai, dovresti essere contenta: stavo sognando te." ammise, posandole un bacio sul collo.
"Cretino." lo apostrofò la bionda, pur senza allontanarsi da lui.
Il moro la guardò, tornando improvvisamente serio, e la strinse.
"A parte gli scherzi: sono quasi cinque mesi che non vedo più altre donne." disse "Non pensi sia il momento di finire con la punizione?"
"Io... non lo so..." sospirò la giovane, accoccolandosi sul petto del marito "È che... siamo sposati da un anno, ma... ecco... abbiamo passato la maggior parte del tempo a litigare..."
"Beh, non tutto il tempo." ammise Moccicoso "E, comunque, le cose possono cambiare..." si bloccò, pensieroso, prima di guardare la moglie "Noi ci siamo sposati un anno fa, ed era il tuo compleanno. Quindi... oggi è il tuo compleanno!"
"Sì. E allora?" disse la bionda, facendo spallucce.
"Allora buon compleanno." augurò l'altro, stringendola ancora e baciandola con dolcezza.
Testa Bruta ricambiò e, quando si allontanarono, gli sorrise.
"Pensavo te ne fossi dimenticato..." sussurrò.
"Papà ci ha fatti sposare il giorno del tuo compleanno, sarà difficile dimenticarsene." continuò lui, mentre la faceva stendere accanto a lui, senza mollarla e posandole un altro bacio sulle labbra. La giovane sorrise e lo lasciò fare; Moccicoso la fissò, sorpreso "Stai sorridendo. Mi mancava... è un anno che non lo fai..."
"Perché ti comportavi da idiota." si lamentò la bionda.
"Mi è sempre piaciuto vederti sorridere, davvero." confessò "Fin da quando eravamo piccoli. Vederti sorridere mi rallegrava la giornata. Anche quando mi picchiavi solo per il gusto di farlo, se dopo sorridevi ti perdonavo tutto."
Si guardarono, in silenzio, per un po'. Testa Bruta aveva pochi ricordi di quando era molto piccola, ma si ricordava abbastanza bene quando lui la voleva sgridare ma desisteva non appena gli faceva uno dei suoi sorrisi.
Era vero: si volevano molto bene da bambini, e dovevano ritrovarsi, per riuscire a continuare la loro vita, dovevano farlo per sé stessi.
Moccicoso si tirò su, puntellandosi su un gomito, senza togliere gli occhi dalla moglie.
"Sai cosa?" propose "Oggi vado in perlustrazione con alcuni Cavalieri. Verrai con me, chissà che non troviamo un drago anche a te."
"Cosa? Sei sicuro?" domandò Testa Bruta, sorpresa.
"Sei mia moglie, quindi è giusto che hai anche tu un drago tuo e prendi parte alle esplorazioni, come fa mia mamma." spiegò l'altro, alzandosi dal letto e vestendosi "E poi, prima dell'incidente, anche tu eri un Cavaliere. Non mi pare giusto che io ho mantenuto il mio drago e tu non puoi, quindi ne avrai uno nuovo."
Testa Bruta saltò in piedi, felice, e abbracciò il marito, stampandogli un bacio sulle labbra.
"Sì! Grazie, Moccicoso!" esclamò "Ti amo!"
Gli stampò un altro bacio sulle labbra e corse a prepararsi. Un'ora dopo erano in volo intorno a Berk.
Insieme a loro, come scorta, c'era Gustav Larsson, che volava affianco a loro, in groppa al suo Curvazanna.
Testa Bruta era stretta al marito, e si guardava intorno, eccitata. Moccicoso la lasciava fare, riservandole delle saltuarie carezze affettuose, ogni volta che lei si sporgeva in avanti per vedere meglio un drago di passaggio o altre cose che attiravano la loro attenzione.
Ad un certo punto sentirono uno strano suono, che fece agitare i due Incubi Orrendi.
"Che cosa..." chiese la giovane, rafforzando la presa attorno ai fianchi del compagno.
"Un drago sotto stress." spiegò Gustav, guardandosi intorno "Probabilmente è in pericolo, o qualcosa del genere. Scendiamo di quota e diamo un'occhiata."
Scesero sul bosco, guardandosi intorno.
"Guardate là!" esclamò Testa Bruta, indicando una zona libera dagli alberi vicino a uno strapiombo.
Proprio in quel punto c'era stata una frana, e alcuni massi avevano bloccato un giovane Incubo Orrendo, finendo gli su un'ala. Il povero animale cercava di liberarsi, urlava chiedendo aiuto, ma non riusciva a muoversi da lì.
Atterrarono poco lontano e si avvicinarono, con cautela. Il drago li notò e, spaventato, prese fuoco, ma i tre non si fecero intimidire e si avvicinarono ancora.
Moccicoso e Testa Bruta fissarono l'ala bloccata, poi si guardarono.
"Scouldy..." dissero, all'unisono, poi, insieme, si misero al lavoro, dando degli ordini a Gustav.
"Io mi occupo di distrarlo." disse la bionda "Voi trovate il modo di liberargli l'ala."
"D'accordo." acconsentì il marito "Ehm... Bruta, ti ricordi come si fa?"
"Sì, Moccicoso. Concentrati!" esclamò lei, guardando attentamente il drago "Oh... sei una femmina. Tranquilla, non ti facciamo nulla. Sai, anni fa abbiamo liberato un altro drago che aveva il tuo stesso problema... beh, lui era uno Scalderone, ma non fa nulla..."
L'animale ringhiò, ma lei non si mosse, avvicinandosi, anzi, di un passo.
"Che dici se ti do un nome? Sarà più facile parlare..." ci pensò, per poi fare un altro passo avanti "Fireworm. Ti piace?"
Distolse lo sguardo, allungando il braccio verso di lei. E rimase sorpresa quando sentì la pelle squamosa del drago a contatto con la sua mano; sorrise, guardandola, e le carezzò il muso, riprendendo a parlarle con dolcezza.
Ci misero un'ora a liberarla, ma l'ala era spezzata e aveva bisogno di essere curata.
"Portiamola a Berk." propose Gustav "Lì potremo curarla."
Gli altri annuirono, prepararono un'imbragatura di fortuna e trasportarono il rettile a Berk.
Ma appena atterrarono Hiccup si avvicinò al figlio, serio.
"Moccicoso, devo parlarti." disse.
"Cosa succede, papà?" chiese il giovane, allarmato dal tono dell'uomo.
"Si tratta di Stizzabifolko." riferì l'altro "Stamattina ha avuto un malore. La guaritrice dice che non gli resta molto, e ha chiesto di vederti."
"Cosa? Perché io?" insistette il moro.
"Non lo so." ammise Hiccup "Ma ti conviene andare."
Il ragazzo sospirò, andando verso la casa del vecchio. Aprì la porta e andò nella sua stanza.
Stizzabifolko era steso sul letto, respirava a fatica. Si voltò verso il nuovo arrivato, sorridendo.
"Moccicoso... figlio mio..." sussurrò.
"Non sono tuo figlio." lo bloccò l'altro "Non più. Tu mi hai rifiutato, hai perso la tua occasione."
"Moccicoso, devi capire..." cercò di spiegare il vecchio "Tu non sai... io..."
"Io so solo che papà si è dovuto far carico della responsibilità di un bambino abbandonato che avrebbe potuto benissimo essere cresciuto dal suo vero padre, solo perché quest'ultimo non ha voluto riconoscerlo." continuò Moccicoso, freddo.
"Moccicoso, quando sei nato era tua madre ad occuparsi di te." rivelò Stizzabifolko "Quando sei stato avvelenato lei non c'era più, e io non me la sono sentita... mi sono limitato a guardarti crescere da lontano. Ma ogni tappa che facevi mi ricordava sempre quello che eri..."
"Perché ero sempre io." lo interruppe il moro "Solo che papà ha usato altre tecniche per crescermi. Per esempio non mi ha mai fatto pesare il fatto di non aver mai vinto i Giochi del Disgelo, mentre tu, prima, hai sempre insistito che vincessi."
"Ammetto che Hiccup ha fatto un lavoro migliore di me." ammise il vecchio, con un filo di voce "Ma è anche vero che vedendoti crescere sano e forte, e vedendoti diventare l'uomo che sei diventato mi hai reso fiero di essere stato io a metterti al mondo."
"L'uomo che sono diventato?" insistette Moccicoso "Ti rendi conto di quello che sono? Sono stato costretto a sposare una donna che mi odia e che non amo, e ho rovinato tutto!"
"Sei sicuro di non amare Testa Bruta?" intervenne l'altro "Io penso non sia vero. Ho visto come siete, quando siete insieme." si portò una mano al petto, con una smorfia, e afferrò la mano del giovane "Figliolo, sei un uomo migliore di quanto credi... e di quanto potessi diventare se ti avessi cresciuto io... mi dispiace per tutto quanto, ti chiedo perdono..."
"Io... io ti perdono..." fu l'unica cosa che riuscì a dire Moccicoso, sentendo la debole mano del padre naturale stringere la sua.
"Grazie, figlio mio..." sussurrò Stizzabifolko, sorridendo "Ora sono in pace... posso... posso andare..." la sua vista si annebbiò, e allungò il braccio verso il vuoto di fronte al letto "Fratello... sei qui..."
Infine mollò la presa sulla mano di Moccicoso, che lo fissava shockato.
In silenzio uscì dalla capanna, dirigendosi verso la sua. Appena entrò, Testa Bruta gli saltò al collo, felice.
"Fireworm si riprenderà presto!" esclamò, felice "Hiccup ha detto che potrò addestrarla non appena si sarà ristabilita!" sentì che il marito non reagiva, quindi si preoccupò, si allontanò leggermente e lo guardò negli occhi "Moccicoso, che succede? Qualcosa non va?"
"Lui... lui è andato..." sussurrò il giovane, mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance "Stizzabifolko è... non c'è più..."
"Mi dispiace..." disse lei, abbracciandolo rassicurante.
Il ragazzo la lasciò fare, affondando la testa tra i suoi capelli e stringendola. Lei era lì, con lui, nonostante tutto non se ne era andata, non aveva chiesto il divorzio, anche se ne aveva avuto la possibilità.
Non doveva lasciarsela scappare.
Fece un respiro profondo e la guardò, supplichevole.
"Ti prego, torniamo a dormire insieme..." la supplicò "Perdonami... ti giuro che non andrò mai più con altre..."
Testa Bruta sorrise, lo prese per mano e lo portò in camera.
Era passato tanto tempo, era giunto il momento di perdonarlo.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Un altro inverno arrivò a Berk.
La situazione tra i due giovani migliorò considerevolmente, e le liti dell'anno prima erano, ormai, un lontano ricordo.
Testa Bruta aveva anche iniziato ad addestrare Fireworm, che lentamente si riprendeva dalla frattura all'ala e si stava ambientando nella sua nuova casa, seguita pazientemente anche dagli altri draghi che vivevano con gli umani di Berk, soprattutto da Zannacurva e Curvazanna, che sembravano essere entrati in competizione tra loro per avere le attenzioni della giovane Incubo Orrendo.
Moccicoso, dal canto suo, aveva imparato la lezione, non vedeva più altre donne e si dedicava completamente alla moglie, aiutandola anche nell'addestramento del suo drago, in quanto esperto di Incubi Orrendi. La ragazza aveva anche ripreso a dormire con lui, cosa che aveva aumentato la complicità tra i due, cementando maggiormente il loro legame.
Mancava un mese a Snoggheldhon. A Berk faceva freddo, e le giornate erano corte, per cui gli abitanti dell'isola passavano molto più tempo in casa, al caldo dei focolari domestici, che fuori, se non per cose urgenti o, per chi ne aveva uno, per far sgranchire le ali ai propri draghi.
Moccicoso e Testa Bruta dormivano ancora, stretti in un caldo abbraccio. Faceva molto freddo, la pesante coperta li riparava, ma avevano passato due ore, la sera precedente, a scaldarsi a vicenda, scambiandosi tenerezze e dimostrandosi reciprocamente la forza del legame che si stava creando tra loro.
La bionda aprì lentamente gli occhi, prendendo coscienza dell'ambiente circostante e rendendosi subito conto di essere imprigionata dalle forti braccia del marito, che la stringeva come aveva fatto la loro prima notte di nozze. Si mosse leggermente, e sentì il giovane rafforzare la presa, pur senza farle male, esattamente come aveva fatto quella mattina di più di un anno prima; ma, a differenza di allora, stavolta non ci pensò neanche di tentare di liberarsi, anzi, fece in modo che il moro la stringesse ancora, fino a ritrovarsi col volto a pochi centimetri dal suo.
Lo guardò dormire, pensierosa. Era incredibile quanto le cose fossero cambiate in così poco tempo: un anno prima sarebbe fuggita da quell'abbraccio stritolante, mentre ora lo cercava, e adorava svegliarsi e scoprire di non riuscire a muoversi perché quel giovane uomo l'aveva imprigionata come, da piccolo, faceva con il suo vecchio Uncinato Mortale di pezza. Nonostante tutto, quel gesto la faceva sentire protetta, sapeva che lì era al sicuro, che finché lui la stringeva sarebbe andato tutto bene.
Senza pensarci due volte gli posò un bacio sulle labbra, cercando di non svegliarlo, per poter prolungare ancora per un po' quel momento. Da qualche tempo si era scoperta amare quel semplice gesto, nonostante il loro primo bacio risalisse a qualche giorno prima del matrimonio, al cratere, dopo che Zannacurva li aveva mollati lì senza motivo apparente ed era scoppiato quel temporale.
Anche se in quell'anno si erano scambiati un sacco di baci, dopo che si erano riavvicinati avevano un sapore differente, e Testa Bruta cercava spesso le labbra del compagno, anche senza motivo.
Erano una droga, più ne riceveva, più ne voleva, e a Moccicoso non dispiaceva affatto accontentarla.
La ragazza posò un secondo bacio sulle labbra del marito, poi un terzo, e andò avanti finché non lo sentì ricambiare, segno che si stava svegliando.
Il giovane aprì gli occhi, sorridendo alla moglie non appena la mise a fuoco, infine la baciò in modo più profondo e audace, come solo lui sapeva fare.
"Ti stavo sognando..." disse, dopo che si furono salutati come si deve.
"Davvero? Cosa hai sognato?" domandò la bionda, carezzandogli i capelli.
"Credo che tu possa immaginarlo da sola." rispose il ragazzo, abbassando una delle mani fino al fianco, per poterla stringere meglio.
"Sei in porco!" commentò lei, intuendo cosa volesse dire, ma lasciandosi stringere.
"Beh, ormai dovresti conoscermi bene, sai come sono fatto." ammise il moro, passandole una mano tra i capelli.
"Resti sempre un porco." borbottò scherzosamente Testa Bruta, dandogli un pizzicotto sul fianco, cosa che lo fece trasalire.
"Ohuch... ma la smetterai mai di farmi male?" si lamentò Moccicoso, massaggiandosi il punto dolorante, mentre la moglie rideva per la sua reazione.
"Sei mio marito, devo lasciarti un marchio visibile che non faccia avvicinare le altre donne." spiegò la ragazza, tra le risate.
"Non puoi fare come la mamma, che per affermare lo stesso concetto ha fatto le treccine a papà?" borbottò il giovane, lanciandole un'occhiataccia.
"Potrei, ma così è più divertente." ammise la bionda, facendogli gli occhi dolci come faceva da bambina, dopo che aveva combinato qualche marachella in cui a rimetterci era il suo amichetto.
E, come allora, Moccicoso si sciolse a quello sguardo, la imprigionò in un abbraccio e la baciò. Quando si allontanarono la guardò negli occhi, serio.
"Proviamo a fare un bambino." propose.
"Come se non ci provassimo abbastanza..." commentò la ragazza "Ci proviamo da quando siamo sposati, ma non è ancora successo..."
Il giovane si tirò su, sospirando frustrato, passandosi una mano tra i capelli.
"Non capisco..." disse "Mia madre è rimasta incinta subito, mia sorella lo stesso, ha avuto il primo figlio entro il primo anno di matrimonio, idem per Hoffer, e Stoick si è sposato subito dopo di noi e già sua moglie aspetta il secondo figlio... perché per noi non vale la stessa regola? Cosa abbiamo fatto perché la Dea Frigga non ci permetta di avere un erede?"
"Non lo so, Moccicoso..." rispose lei, abbassando lo sguardo "Forse uno di noi ha qualcosa che non va... o magari è il modo in cui siamo... nati che influisce nella fertilità." alzò gli occhi, rassegnata "Forse dovremmo considerare l'adozione per avere un erede, magari non possiamo avere figli in modo naturale per la nostra natura di sopravvissuti al Pungolo Orrendo..."
Il ragazzo annuì, pensieroso, facendo una carezza alla moglie, prima di raccogliere i suoi vestiti e prepararsi per la giornata; la bionda fece lo stesso e, non appena furono pronti, uscirono di casa, camminando mano nella mano in direzione delle stalle comuni dei Draghi.
Vi entrarono, trovandoci dentro i genitori, intenti a prendersi cura dei rispettivi animali; li salutarono e si avvicinarono alla nicchia assegnata a Fireworm, proprio accanto a quella di Zannacurva.
"Fireworm? Piccola, come stai oggi?" la chiamò Testa Bruta, spostando la tenda che separava la cuccia dalla zona comune. Ma era vuota, e lei si bloccò, guardandosi intorno "Ma cosa... Fireworm?"
"Se stai cercando Fireworm, so dove è finita." disse Testa di Tufo, facendole un cenno e indicando verso la cuccia di Zannacurva, di fronte alla quale si era fermato Moccicoso, che fissava l'interno a bocca aperta.
La giovane si avvicinò al marito, volgendo lo sguardo nella stessa direzione. Ciò che vide la sorprese: Fireworm e Zannacurva erano accucciati sullo stesso giaciglio, il vecchio drago aveva avvolto la femmina con un'ala, con fare protettivo e strofinava il suo muso su quello di lei, teneramente; lei lo lasciava fare, facendo le fusa, e lui non smetteva di coccolarla, facendo molta attenzione all'ala steccata di Fireworm.
"A Zannacurva piacciono giovani, vedo!" esclamò Testa di Tufo, affiancando la figlia e il genero "Hai capito il vecchietto?"
"Ma... ma... come... cosa..." balbettò il moro, scioccato dalla scena che aveva davanti.
Astrid si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla, comprensiva.
"Forse è meglio se oggi Testa Bruta si faccia aiutare da tuo padre con Fireworm, che ne dici, tesoro?" propose "Perché tu non mi aiuti a spazzolare Tempestosa, nel frattempo?"
"Va... va bene, mamma..." accettò Moccicoso, poi la seguì, lasciando Testa Bruta con Hiccup e Testa di Tufo ad occuparsi degli Incubi Orrendi.
Il castano attese qualche secondo, infine si avvicinò alla coppia di animali, allungò il braccio e poggiò la mano sul muso di Zannacurva, che lo lasciò fare, mansueto.
"Ehi, vecchio mio..." sussurrò "Allora hai trovato una compagna, finalmente?"
"Ma... fino a ieri era in competizione con Curvazanna..." commentò la ragazza, avvicinandosi per controllare l'ala del suo drago "Come è possibile?"
"Ogni drago sviluppa una forte empatia con il proprio Cavaliere." spiegò il Capo, facendo un passo verso la nuora e tagliando le corde che tenevano ferma l'ala dell'animale, per controllare meglio la ferita "Questo si riflette anche nelle relazioni sociali, per cui gli animali si relazioneranno tra loro in modo affine a come si relazionano tra loro i loro conduttori."
"In che senso?" domandò la giovane, interessata, passando una mano lungo le ossa ricomposte dell'arto di Fireworm per verificarne l'andamento della guarigione.
"Beh, guarda il nostro corpo draghi." continuò l'altro, indicando con la mano l'ambiente "Anche solo il piccolo gruppo composto da Sdentato, Tempestosa, Muscolone e Rutto e Vomito. Cosa mi sapresti dire di loro? Che relazioni hanno?"
"Io... non... non saprei... a me sembrano tutti pari."  rispose Testa Bruta, confusa.
"Dunque..." si intromise Testa di Tufo poggiandosi un dito sul mento, pensieroso "La cosa più semplice da notare è che Sdentato è il capo."
"Esattamente." confermò Hiccup "Sdentato è considerato il capo del corpo dei draghi, così come io sono a capo degli umani. Se noti, ha anche un forte legame con Tempestosa, così come io sono molto legato a mia moglie."
"Sì, ma... Zannacurva e Fireworm?" chiese, infine, la bionda, facendo una carezza al suo animale.
"Tu e Moccicoso avete un forte legame." spiegò il biondo, passando una mano sulla treccia della figlia "Così come lo avete tu e Moccicoso, piccola mia, anche Zannacurva e Fireworm si sono legati. E da quello che vedo è stato un colpo di fulmine, si amano molto, direi."
"Io e Moccicoso non..." obiettò Testa Bruta, ma si bloccò appena notò gli sguardi dei due, fece un respiro profondo e riprese a parlare "Noi ci vogliamo bene, ma non come pensate voi... è complicato... stiamo cercando di far funzionare il matrimonio, ma... noi non siamo... è complicato... non riusciamo neanche ad avere un erede... sì, insomma... avete capito..."
Mentre parlava, il suo volto aveva assunto diverse sfumature di rosso, cosa che non era passata inosservata ai due uomini, i quali si lanciarono un'occhiata, sorridendo.
"Forse dovreste provare a non pensare di avere un erede." propose il castano "Capiterà, quando sarà il momento, non abbiate fretta."
"Ma... se non capitasse?" insistette la giovane, carezzando il muso di Fireworm.
"Non ci pensare ora, Testa Bruta." rispose Tufo, dandole un buffetto sulla guancia "Non ho alcuna fretta di diventare nonno, stai tranquilla. In ogni caso andrà tutto bene."
Nel frattempo, Moccicoso stava dando del pollo a Tempestosa, mentre Astrid si occupava della pulizia delle sue squame.
"Vedo che con Testa Bruta va molto meglio..." commentò la donna, nel tentativo di iniziare una conversazione con il figlio maggiore.
Il moro fece spallucce, lanciando un'occhiata verso la moglie.
"Ci proviamo, ma è difficile..." rispose, prendendo una coscia di pollo e lanciandola all'Uncinato Mortale.
"In amore nulla è semplice, tesoro." disse l'altra, comprensiva "Ma ne vale sempre la pena."
Il ragazzo annuì, pensieroso, grattando il collo del drago della madre, che fece le fusa e strusciò la testa contro il suo petto.
"Dimmi cosa ti tormenta, mio bel moretto." lo incitò la bionda, intuendo i pensieri dell'altro.
"Mamma! Piantala di chiamarmi così! Non ho più cinque anni!" protestò lui, per poi tornare serio e fare un respiro profondo "Io e Testa Bruta stiamo cercando di avere un erede."
"Davvero? È una bella cosa." annuì la donna.
"Sì, ma..." la interruppe il giovane, cercando le parole giuste "ecco... sì, insomma... ci proviamo da un po', ma non ci riusciamo."
"Dovete solo aver pazienza, quando sarà il momento arriverà." lo rassicurò Astrid.
"Ma io ricordo che tu non avevi problemi..." continuò Moccicoso, diventando color porpora "Ecco... io ricordo... tu e papà, quando avete deciso di volere un altro figlio dopo di me e Val, tu sei rimasta subito incinta di Hoffer, e lo stesso vale per Stoick. E anche mia sorella, non ha problemi a dare degli eredi al marito, visto che ora aspettano il terzo, per non parlare delle mie cognate, anche loro... Insomma... perché noi abbiamo tanti problemi? Forse gli Dei ci odiano? Oppure è l'effetto del veleno? Magari chi è stato avvelenato dal Pungolo Orrendo non può avere figli..."
"Magari dovreste smettere di pensarci, e l'erede arriverà quando meno ve l'aspettate." consigliò la bionda "Concentratevi su di voi, cercate di aumentare la complicità di coppia, fate l'amore perché vi volete bene, non per avere un erede. Già siete sulla buona strada: vi amate molto, ora siete fedeli l'uno all'altra, e questo già è un vantaggio; pensa solo a Testa Bruta, al fatto che la ami, non pensare al resto."
"Ma io..." sussurrò Moccicoso, ma si bloccò, fece un respiro profondo e annuì "Va bene, lo farò. Grazie, mamma."
Dopo un po' terminarono tutti quanti i lavori nella stalla dei draghi, quindi riordinarono tutto e decisero di pranzare tutti insieme. Dopo pranzo, visto il freddo intenso, Hiccup li liberò, così Moccicoso e Testa Bruta tornarono a casa, per godersi il caldo del focolare domestico.
Entrambi erano pensierosi, stavano assimilando quanto detto loro dai rispettivi parenti, e nessuno dei due parlò; appena entrarono in casa, la ragazza si sedette sul divanetto e fissò lo sfrigolio del fuoco di fronte a lei.
Il giovane la guardò per qualche secondo, prima di decidere di raggiungerla. Si sistemò accanto a lei, le passò una mano attorno alle spalle e la strinse a sé, lasciando che la compagna gli poggiasse la testa sulla spalla, godendo appieno di quel momento.
Continuando a tenerla abbracciata la osservò, notando ogni minimo particolare.
Testa Bruta non era bellissima, non era tutta curve come le ragazze con cui era stato prima di decidere di esserle completamente fedele. Era una giovane donna come tante, che sarebbe passata inosservata se non la si conosceva; ma lui la conosceva da sempre, erano cresciuti insieme, conosceva il suo carattere, la sua allegria contagiosa, la sua timida dolcezza che aveva mostrato a pochissimi, la sua forza quando si metteva in testa qualcosa e la sua fragilità quando era sola con lui.
Ci pensò su, arrivando alla conclusione che quelle erano qualità che valevano mille volte di più della bellezza fisica. Quella era la sua vera bellezza, ed era qualcosa di interiore, qualcosa che vedevano in pochi.
Qualcosa che, forse, vedeva solo lui.
Testa Bruta era bella, ed era sua moglie. Doveva lavorare su questo, dedicarsi a lei, non pensare di avere degli eredi, pensare solo a stare bene con lei.
La baciò, prolungando il più possibile quel gesto, per poi allontanarsi e guardarla negli occhi.
E lì vide qualcosa che lo sorprese. Quello sguardo lo aveva già visto: era lo stesso che si scambiavano i suoi genitori in ogni momento della giornata, da sempre.
Moccicoso restò sorpreso: nonostante tutto quello che le aveva fatto, lei lo guardava in quel modo. Perché? Non pensava di meritarselo, ma stava succedendo.
Testa Bruta si era innamorata di lui, in modo profondo, indelebile, indissolubile. Doveva fare in modo da meritarsi quell'amore, Moccicoso avrebbe lavorato su questo, d'ora in poi.

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Capitolo 17
*** 16 ***


Un mese dopo arrivò Snoggheldhon.
Il clima di allegria e felicità contagiò l'intera isola, a cui si era aggiunta una piccola rappresentanza delle isole vicine, prima tra tutti l'isola dei Bog-Burglar, a cui appartenevano Valka e Hoffer, i quali avevano deciso di passare con la famiglia d'origine la festa, anche perché quello era il primo anno che Stoick l'Immenso non era più con loro.
Moccicoso e Testa Bruta avevano, ormai, completamente dimenticato i dissapori dell'anno prima, il ragazzo si impegnava molto per far funzionare la relazione, si dedicava completamente a lei e non pensava ad altro, cercando di meritarsi i sentimenti che la giovane provava nei suoi confronti.
Era la mattina di Snoggheldhon, e nella Sala Grande si stavano facendo gli ultimi preparativi.
Testa Bruta era seduta a uno dei tavoli con Val, e insieme stavano preparando gli ultimi festoni, che poi avrebbero passato ai ragazzi per appenderli alle pareti.
La giovane era pensierosa, e alzava saltuariamente gli occhi, posandogli alternativamente sul marito o su un gruppo di ragazze poco lontano, all'interno del quale c'era Frigg, l'ex amante di Moccicoso.
"Cosa ti tormenta, sorellina?" domandò l'altra, poggiando il lavoro e guardandola seria. Testa Bruta sorrise, scuotendo la testa e poggiando le mani sul tavolo.
"Nulla, solo..." disse, poi fece un respiro profondo "Tuo padre ha revocato la punizione a quella..."
"Oh... capisco." ammise Valka, seria "Hai paura che mio fratello si lasci di nuovo tentare?" l'altra esitò, poi annuì, tenendo lo sguardo basso; l'altra le prese la mano, rassicurante, e la guardò negli occhi "Ascolta, Testa Bruta,Moccicoso sarà pure un idiota, arriva sicuramente tardi alle cose, ma non è uno a cui piace far soffrire le persone, soprattutto chi ama."
"Io... non so... e se l'attrazione che ha per quella fosse più forte del... del nostro legame?" domandò la ragazza, dubbiosa.
"Noi siamo cresciuti insieme, Moccicoso è il mio fratello maggiore, tu sei stata allattata da mia madre, e tu e tuo padre avete sempre vissuto con noi." elencò Valka "Sinceramente, a vedervi dall'esterno, anche da bambini siete sempre stati molto uniti. Moccicoso stravede per te, è sempre stato così, anche se crescendo si è un po' allontanato. Ha fatto degli errori, anche molto grossi, ma sta rimediando, quindi abbi fiducia in lui."
Testa Bruta annuì, pensierosa. In quel momento la figlia di due anni della cognata, la piccola Astrid, si avvicinò di corsa alla mamma, abbracciandole forte le gambe. La donna la prese su, con attenzione, e la fece sedere sulle sue ginocchia.
"Amore, cosa c'è?" domandò, rivolta alla figlioletta, che le porse un dolcetto.
"Papy dice per fatellino." rispose la piccola "Cetto buono, ticuro piace lui."
"Oh, grazie, tesoro." la ringraziò l'altra, prendendo il dolcetto e assaggiandolo, ma lasciandone un pezzetto per la figlia "Di' a papà che al tuo fratellino è piaciuto tanto il regalo."
La bambina annuì, mangiando l'ultimo pezzetto, per poi saltare giù e riprendere a correre per la sala. Testa Bruta la guardò, pensierosa.
"Sei fortunata, Valka." commentò "Tuo marito è un ottimo compagno e padre..."
"Sì, sono fortunata: Eret è un po' come papà, si impegna sempre molto e non mi fa mancare nulla, né a me, né ai bambini." disse l'altra, lanciando uno sguardo verso il marito, poco lontano, che era appena stato raggiunto dalla figlia.
"Gli uomini come i nostri padri sono rari." ammise Testa Bruta "Non so se Moccicoso riuscirà ad essere come loro..."
"Mio fratello riuscirà ad essere un buon padre, quando avrete dei figli, ne sono certa." la rassicurò l'altra "Ha sempre cercato di imitare papà, in ogni campo. Lo farà anche con i figli, in futuro."
"Spero che sia così, davvero..." sospirò la giovane "Non passerà molto tempo, prima che succeda."
Valka la fissò, spalancando gli occhi dalla sorpresa, infine si alzò e la abbracciò forte, felice.
"È fantastico, sorellina! Era anche ora!" commentò "Lui lo sa?"
"Contavo di dirglielo in questi giorni..." rispose la giovane, ricambiando l'abbraccio, ma qualcosa la distrasse, si sciolse dalla stretta e si voltò verso il marito "Che cosa..."
Moccicoso era in piedi vicino a uno dei focolari, stava riordinando la catasta di legna, e, accanto a lui, pericolosamente vicina, c'era Frigg.
Testa Bruta fece qualche passo verso di loro, ma Valka la fermò, prendendola per un braccio.
"Dagli fiducia, stai tranquilla." disse.
Intanto il giovane ignorava l'altra, continuando il suo lavoro.
"Non mi saluti più?" chiese Frigg, facendo un altro passo verso di lui.
"Non hai nulla da fare, Frigg?" ringhiò Moccicoso, lanciandole un'occhiataccia.
"Oh, dai, che ti prende? Tuo padre ha revocato la punizione, possiamo tornare a parlarci." insistette la rossa, attorcigliandosi un ricciolo attorno a un dito.
"Va bene. Ciao." rispose il moro, tornando al lavoro.
"Che c'è, Moccicoso?" domandò ancora lei, avvicinandosi di più e passandogli una mano sul braccio, con fare sensuale "Una volta non mi eri così ostile con me, anzi..."
Il ragazzo scostò malamente la mano, guardandola a denti stretti.
"Basta, Frigg! Piantala!" disse "Sono un uomo sposato, ora!"
"Oh, andiamo!" protestò la giovane "Anche l'anno scorso lo eri, ma non ti sei fatto questi problemi. E poi, se non ricordo male, se non fosse stato per il matrimonio combinato, avresti sposato me."
"Le cose cambiano." obiettò il ragazzo "Ora so che non è giusto fare quello che facevo prima: spezzerei il cuore a mia moglie."
"Da quando in qua ti importa di quello sgorbio?" insistette Frigg "Non l'hai mai considerata! E poi una così come può essere una buona moglie di un capo? Suo padre è un idiota! Io sarei molto meglio, e farei una figura migliore quando verrebbero a trovarci gli altri capotribù dell'arcipelago."
"Non chiamarla così!" la rimproverò lui, stringendo i pugni "Lei è la migliore moglie che un uomo possa desiderare." si bloccò un momento, pensieroso, infine le puntò contro il dito, con fare arrabbiato "Un momento! Tu venivi a letto con me perché sono il figlio del capotribù!"
"E allora? Cosa c'è di male?" insistette la rossa, confusa.
Lo sguardo del giovane divenne freddo. Senza dire altro superò la ragazza, andando, a passo spedito, verso la compagna.
Testa Bruta lo fissò, interrogativa, per poi restare sorpresa quando lui la abbracciò, inaspettatamente.
"Scusami, Testa Bruta..." sussurrò, al suo orecchio, tenendola stretta "Scusa se ti ho fatto soffrire... giuro che non lo farò più."
"Va... va bene..." balbettò la bionda, ricambiando l'abbraccio, ma allontanandosi leggermente "Moccicoso, per favore, non stringere... mi soffochi..."
"Oh... ehm... scusa..." rispose Moccicoso, allentando la presa e guardandola negli occhi, tornando serio "Quella stava con me solo perché sono l'erede... ho definitivamente rotto con lei, lo giuro." Testa Bruta sorrise, lasciando sorpreso Moccicoso, che le carezzò la guancia "Di nuovo quello sguardo..."
"Quale sguardo?" chiese la giovane.
"Quello che urla al mondo che mi ami." spiegò il moro "E non lo fai perché diventerò il Capo, ma mi ami e basta..."
La giovane donna arrossì. Da poco si era resa conto dei suoi sentimenti, e scoprire che anche lui se ne era accorto era stato una sorpresa. Lo baciò dolcemente, lasciandosi stringere, e poi gli poggiò la testa sulla spalla.
"Io... io..." balbettò, indecisa "Hai ragione... io... credevo che... invece... credo... credo di amarti da sempre, solo che... prima non pensavo..."
"Va bene così, non potrei chiedere di meglio che stare accanto a una donna che mi ama incondizionatamente." la rassicurò, guardandola negli occhi.
"Aspetta, c'è ancora una cosa che dovrei dirti..." lo interruppe "Ci siamo riusciti."
"Cosa?" domandò l'altro, confuso. Testa Bruta gli prese la mano, mettendosela sulla pancia, e lui capì; il suo sorriso si fece più ampio, mentre la mano libera si spostava sulla nuca di lei, per farla avvicinare e baciarla ancora, infine tornò a guardarla, continuando a sorridere "Avremo un figlio! Oh, Dei! Non ci speravo più... non ci posso credere, mi darai un figlio! Testa Bruta, ti amo!"
La giovane incrociò il suo sguardo, sorridendo quando vide i suoi occhi illuminarsi.
Quello che aveva detto era vero: lui la amava. Ora era certa che non l'avrebbe più fatta soffrire.

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Capitolo 18
*** 17 ***


L'inverno andò, gradualmente, verso la fine.
Tutti i problemi dell'anno prima erano solo un lontano ricordo, ed ora i due ragazzi andavano d'amore e d'accordo come una volta, con un'unica variante: aspettavano il loro primo figlio.
I famigliari vennero subito messi a corrente della notizia, cosa che provocò un impeto di gioia che contagiò l'intera isola per parecchi giorni, ma comunque, dopo un po', la vita riprese normalmente.
Le giornate si stavano allungando, e il clima si fece meno freddo.
Erano i primi di marzo, entro un mese ci sarebbero stati i Giochi del Disgelo, quindi tutti si stavano dando da fare in vari modi per l'organizzazione, chi addestrando i ragazzi, chi preparando le prove, erano tutti occupati, e nessuno stava a oziare, preso dall'allegria generale che contraddistingueva quel periodo dell'anno.
Testa di Tufo si svegliò presto, quella mattina. Si vestì in fretta e uscì dalla sua stanza, fermandosi nel corridoio della grande casa e fissando la porta di fronte.
Nello stesso momento, anche Astrid uscì dalla sua camera, sorridendo gli cordialmente e avvicinandosi preoccupata, non appena notò l'espressione nostalgica dipinta nel volto dell'amico. Il biondo fece un passo verso la porta e la aprì, guardando nella stanza che la celava.
"La vecchia camera di Testa Bruta." disse la donna, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Sembra ieri che era tornata bambina..." commentò l'altro, entrando e aprendo un baule vicino a una parete.
"È diventata una bella donna, invece." ammise Astrid, restando sullo stipite della porta.
L'uomo annuì, aprendo il baule e rovistando nel contenuto, per poi tirarne fuori un piccolo abito da neonata color panna e con dei ricami. Lo fissò, sospirando nostalgico.
"Il primo abito che le avevo cucito..." disse "Era passato un po' da quando l'avevo adottata, prima le mettevamo i vecchi abiti di Valka."
"Me lo ricordo." rispose Astrid, sorridendo "Quando l'hai vestita e si è resa conto che il vestito era nuovo ha fatto un sorriso luminoso, e poi si è pavoneggiata con tutti per tutto il giorno. E Moccicoso non smetteva di coccolarla."
Testa di Tufo annuì, tirando fuori altri vecchi vestiti e sistemandoli ordinatamente sul letto.
"Sai, è strano... Quando... quando avevano la nostra età non mi sono mai sembrati... innamorati." commentò.
"Credo che lo fossero anche prima." ammise la bionda, pensierosa "Solo che se lo dimostravano in modo differente. Moccicoso stava sempre con voi, partecipava a tutte le vostre scorribande, ricordi? E poi, dopo che lui è tornato bambino, tua sorella mi è sembrata cambiata, come se si fosse spezzato qualcosa..."
"Sì, è vero: non aveva più molta voglia di fare scherzi, ma poi si è ripresa. E Gambedipesce ha cominciato ad andarle dietro..."
"Ma l'amore della sua vita è sempre stato Moccicoso, come il mio è Hiccup." sospirò Astrid "Io penso che, in cuor suo, in qualche modo tua sorella sperasse che le succedesse ciò che poi le è successo. Ecco perché si è abituata così in fretta alla sua nuova condizione."
"Io pensavo che Moccicoso si fosse rassegnato al suo stato quando Hiccup ha deciso di interrompere le ricerche..." disse il biondo, pensieroso.
"Non è esatto." rispose Astrid, avvicinandosi e sedendosi sul letto, prendendo uno dei vestitini "Ha passato quasi sei mesi con gli incubi. Hiccup si alzava di notte per cercare di calmarlo."
"Perché Hiccup? Non lo aiutavi anche tu?"
"Io ero incinta, Hiccup non voleva farmi stancare. E poi Moccicoso al tempo era più legato a lui, anche se mi ha subito accettato come sua madre."
Testa di Tufo annuì, posando un altro abitino sul letto.
"È vero. Comunque hai ragione: Testa Bruta non ha mai avuto gli incubi." ammise "E ricordo che, i primi tempi, prima che avesse la sua culla, qualche mattina l'ho trovata che Moccicoso la stringeva stretta come di solito faceva con il suo pupazzetto, e lei aveva quell'espressione beata che ti fa sciogliere all'istante..."
"Sei stato fortunato, amico mio." si intromise Hiccup, entrando nella stanza e posando un bacio sulle labbra della moglie "Gli incubi di Moccicoso mi hanno fatto passare molte notti in bianco, molte più di quante me ne hanno fatte passare gli altri tre. Comunque cosa stai facendo?"
"Raccolgo le cose di quando Testa Bruta era bambina." spiegò il biondo "Le porterò a loro, così avranno già un piccolo guardaroba da cui partire quando lei partorirà."
"Sì, ma come fai ad essere sicuro che sarà una femmina?" obiettò l'altro.
"Intuito." rispose Tufo, facendo spallucce, per poi guardarsi intorno "A parte gli scherzi, credo che dovrò trovarmi una casa mia, ho già occupato per troppo tempo la vostra."
"Tufo, questa è casa tua!" obiettò Astrid "Tu sei parte della famiglia..."
"Lo so, ma..." disse il biondo, abbassando lo sguardo "Ecco... voi siete sposati, siete stati i primi a farlo, avete cresciuto in modo impeccabile quattro figli e mi avete aiutato a crescere Bruta. Anche Gambedipesce ha messo su famiglia da tempo, ha trovato una moglie stupenda, che ama e con cui ha avuto due figlie, la maggiore delle quali ha sposato Stoick e vi ha resi da poco nonni. Io, invece... io ho solo cresciuto Testa Bruta, non mi sono trovato nessuna donna, non ho voluto mettere su famiglia solo per crescere lei... Finché lei era piccola ci stava che vivessi con voi, anche perché tu eri la sua nutrice, ma ora... la gente parla, non è decoroso che una donna viva con due uomini, soprattutto se si tratta della moglie del Capo."
"Beh, che si facciano gli affari loro!" esclamò Astrid, puntando il dito "Questa è casa tua, e mio marito è il capotribù, quindi se non gli sta bene possono anche andarsene loro, tu resti qui, non andrai da nessuna parte, perché sei parte della nostra famiglia!"
"È vero. Sei diventato come un fratello per noi." ammise Hiccup, sorridendo, per poi prendere una parte degli abitini ordinatamente sistemati sul letto e tornare verso la porta "Andiamo, ora. Portiamo questa roba ai ragazzi."
Il biondo annuì, prendendo l'altra parte dei vestiti e seguendo l'amico fuori.
Tutti e tre uscirono per strada, andando verso casa dei figli.
La vita attorno a loro era appena cominciata, uomini e donne di ogni età si apprestavano ad eseguire i loro compiti giornalieri, e i bambini che non seguivano i genitori ai loro lavori erano intenti a giocare e rincorrersi.
Un gruppo di questi ultimi attirò la loro attenzione. Erano impegnati in una piccola zuffa, come ne accadevano tutti i giorni; i tre si fermarono, e un vecchio ricordo prese forma nelle loro menti.
Era un caldo pomeriggio estivo di circa 15 anni prima. Moccicoso aveva appena compiuto sette anni, e Testa Bruta non aveva ancora due anni.
Il bambino aveva avuto la libera uscita da parte dei genitori, così aveva deciso di provare a socializzare con i coetanei e si era avvicinato a un gruppo di bambini che stavano giocando nella piazza centrale.
Contemporaneamente, Testa Bruta era intenta a farsi coccolare dal nonno Stoick, da cui era corsa per mostrargli il suo nuovo abitino, cucito dal papà.
Dopo aver fatto il pieno di coccole da parte dell'omone, la piccola si era guardata intorno, in cerca dell'amico. Non trovandolo, aveva preso a correre intorno alla casa, chiamando il suo nome.
"Coco?" lo chiamava, preoccupata "Doe tei?"
Guardò dietro un albero, ma non lo trovò, si voltò verso i famigliari e fece spallucce, ma scattò appena sentì le risate e le urla di un altro gruppo di bambini, nei pressi del recinto dei cinghiali. La piccola allungò il collo, cercando di vedere meglio il gruppo, infine corse verso di loro, in modo goffo e continuando a chiamare Moccicoso.
Solo quando fu abbastanza vicina lo vide: era al centro del gruppo, buttato a faccia in giù nel fango, e sopra di lui, seduta sulla sua schiena e con una mano sulla sua testa, in modo da tenerla affondata nel fango, c'era Frigg, che continuava a tormentare il moro, incitata dai suoi amici, che continuavano a ridere dei tentativi di Moccicoso di liberarsi.
"Coco!" urlò la piccola, prendendo una pietra da terra e lanciandola contro la rossa, che si alzò e si avvicinò a lei, arrabbiata.
La prese per il colletto, ma la biondina fu più veloce, la morse e corse dal suo amichetto, che cercava di tirarsi su, ma scivolava ogni volta nuovamente nel fango.
"Coco!" lo chiamò di nuovo, abbracciandolo e ignorando il fatto che si sarebbe sporcata, facendolo "Loro tivi, tu mio!"
Il bambino non aveva risposto, ma l'aveva stretta e si era alzato, prendendola in braccio e tornando verso casa con lei, ignorando il resto del gruppo di coetanei che continuava a schernirlo.

Come allora, anche in quel momento un bambino stava venendo preso in giro dagli altri, e come allora c'era una bambina che stava prendendo le sue difese.
Hiccup sospirò, passando le sue cose agli altri due e avvicinandosi al gruppo con aria autoritaria. La zuffa si bloccò di colpo e tutti i bambini lo fissarono, a bocca aperta, ma lui li ignorò, abbassandosi e guardando la piccola vittima e la piccola intervenuta in sua difesa.
Fece loro una carezza e sorrise.
"Tienitela stretta questa ragazzina, campione." gli disse "Quando sarai grande avrai bisogno di una donna forte al tuo fianco, e lei sarà perfetta, ma non devi fartela scappare."
"Va... va bene, Capo." balbettò il piccolo, tenendo lo sguardo basso.
"Bravo, ragazzo!" esclamò l'uomo "Come ti chiami?"
"Hiccup Larsson, signore." rispose il ragazzino "Figlio minore del tuo ufficiale Gustav."
"Oh, mi ricordo di te, sei quello che combina un sacco di danni all'Accademia." disse il castano; il bambino abbassò lo sguardo, sconfortato, ma Hiccup lo rassicurò, scompigliandogli i capelli "Tranquillo. Ti rivelo un segreto: chiunque porti il nostro nome è destinato a fare grandi cose, perché la nostra forza è nel cervello prima di essere nei muscoli."
Detto ciò lo aiutò ad alzarsi, gli fece un'ultima carezza e tornò dalla moglie e dall'amico.
Gli anni stavano passando, ma certe cose sarebbero sempre state le stesse, e questo lo confortava.

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Capitolo 19
*** 18 ***


L'inverno passò veloce, la natura si risvegliò e il caldo tornò a Berk.
Moccicoso si diede da fare, facendo in modo che Testa Bruta non si stancasse e coccolandola in ogni modo possibile.
La giovane stava giungendo al termine della gravidanza, e non era seguita solo dal marito, ma anche gli altri parenti le stavano dietro, aiutandola e dandole consigli utili in futuro.
L'intera isola era in festa da mesi. Non era la prima volta che il loro Capo sarebbe diventato nonno, ma quella volta il nascituro sarebbe stato uno dei suoi successori, e la nascita di un futuro Capo, a Berk, era sempre festeggiata e sentita da tutti, ma quella volta di più, perché erano passati più di quaranta anni dall'ultima volta in cui era nato un erede al trono, nel senso proprio del termine.
Sì, perché l'ultimo futuro Capo la cui nascita era stata festeggiata era Hiccup, che aveva appena raggiunto i 45 anni di età, mentre Moccicoso era sì il suo erede diretto, ma essendo adottivo ed essendo in realtà coetaneo del padre, il suo arrivo non aveva riscosso lo stesso successo.
Al contrario, i più anziani tra i berkiani, memori dei comportamenti irresponsabili del moro ai tempi in cui regnava il buon compianto Stoick, nutrivano forti dubbi sulle sue future capacità di leadership, nonostante avesse mostrato di essere all'altezza dei compiti assegnati. E gli errori che aveva fatto di recente, tra tutti la sua passata relazione extraconiugale, finita con un'imbarazzante scenata e un ordine restrittivo nei confronti dell'amante, agli occhi degli scettici non facevano che avvalorare le loro teorie.
Il giovane ce la metteva tutta per mostrare quanto fosse cambiato, si impegnava, lavorava sodo, seguiva suo padre quando poteva e gli chiedeva continuamente consigli. Sapeva bene cosa pensassero gli anziani, fin da bambino aveva dovuto sentire i loro discorsi, e ai tempi la cosa gli aveva anche fatto male; aveva imparato a fregarsene, ma non poteva sempre ignorarli, soprattutto ora che era diventato un uomo adulto, che era vicino ad essere un padre, e che, presto o tardi, avrebbe preso il posto di Hiccup.
A dirla tutta, Moccicoso sperava che quel momento arrivasse il più tardi possibile: non si sentiva pronto, né all'altezza del compito. Suo nonno era stato un grande capo, suo padre lo aveva addirittura superato, e lui non pensava di valere neanche un decimo di quanto valessero loro.
A tutto questo si aggiungevano i suoi dubbi sulle sue capacità di essere un buon padre. Sì, perché man mano che la data della nascita del bambino si avvicinava, il giovane uomo si sentiva sempre più inadeguato a ciò che sarebbe diventato.
Sapeva che non sarebbe stato semplice, aveva visto i sacrifici fatti dai suoi genitori per crescere lui e i suoi fratelli, ma loro avevano avuto da crescere quattro figli, più avevano aiutato Testa di Tufo a crescere Bruta, e lui per ora ne aveva da crescere solo uno, ma ciò non lo tranquillizzata, anzi lo terrorizzava di più.
E con tutti quei dubbi che gli affollavano la mente si era svegliato, in quella calda mattina estiva.
Testa Bruta dormiva ancora, e lui non si era mosso dal letto, osservandola e aspettando che si svegliasse, come faceva sempre.
La bionda era stesa, girata verso di lui, con gli occhi chiusi e un'espressione serena; una mano era delicatamente poggiata sul pancione, ormai più che evidente, mentre l'altra era protesa verso di lui, con le dita che sfioravano il suo petto.
Moccicoso le afferrò la mano, con delicatezza, e gliela baciò. Amava quella giovane donna, e ogni giorno, ogni minuto che passava con lei non poteva fare a meno di chiedersi che cosa gli era preso i primi tempi, quando cercava di allontanarla, facendola arrabbiare di proposito e, di conseguenza, provocandole una grande sofferenza.
Ripensava a quel periodo in ogni momento, ritornava con la mente alle liti insensate che avevano avuto, tutte sistematicamente provocate dal suo comportamento immaturo, ma anche ai loro momenti di tenerezza, agli sporadici baci che si scambiavano, gesti semplici e spontanei che in qualche modo cementavano la loro relazione, e che erano un silenzioso assaggio di ciò che stavano vivendo ora.
E ripensava alle loro prime notti di passione, confrontandole con ciò che faceva con Frigg.
Quando era con la sua amante erano degli incontri intensi, doveva ammetterlo, ma era sempre freddo, distaccato, e lei non faceva nulla per cambiare la cosa, nonostante cercasse sempre di attirarlo verso di lei, e ora sapeva che lo faceva per acquisire una posizione, per elevare il suo status sociale. Mentre con sua moglie era stato diverso fin da subito, il coinvolgimento fisico ed emotivo era totale, e ogni volta, ogni notte d'amore, non era solo un dovere coniugale.
Ogni volta che faceva l'amore con Testa Bruta, ogni volta che era nuda, inerme, tra le sue forti braccia, Moccicoso non poteva fare a meno di pensare a quanto quella ragazza fosse fragile, bisognosa di protezione, a dispetto delle apparenze. Ogni volta che incrociavano lo sguardo poteva vedere il suo amore crescere, rafforzarsi, nonostante tutto.
Ogni minuto che avevano passato insieme, il loro legame si era fatto più forte, più profondo.
Si mosse, abbassandosi fino al pancione della moglie, e vi posò sopra un bacio; subito sentì il piccolo muoversi, spingersi verso di lui. Sorrise, seguendo quelle capriole con la mano e alzando gli occhi verso il volto della bionda.
Testa Bruta aprì gli occhi, ancora assonnata, e incrociò lo sguardo del marito. Si sorrisero, poi lei si tirò su, a fatica, e si carezzò la pancia.
"Mi hai svegliato..." si lamentò, rivolta al marito "Lo sai bene che se ti sente prende a fare capriole... e ieri ho faticato ad addormentarmi..."
"Scusa, piccola... non ci avevo pensato..." si scusò il moro, affiancandola e posandole un bacio sulle labbra "Come ti senti?"
La giovane fece spallucce, carezzandosi il pancione.
"Mi sento come un Gronkio con l'indigestione..." rispose "Sto ingrassando troppo..."
"Non è vero." la rassicurò Moccicoso "Sei bellissima, come sempre."
Le fece un'ultima carezza, prima di alzarsi e vestirsi, aiutando anche la moglie, impedita dalle nuove forme.
"Oggi sto in bottega con papà." riferì il ragazzo, aiutandola ad abbottonarsi la camicia "Mamma dice che il bambino potrebbe nascere in questi giorni, quindi non voglio allontanarmi troppo. Tu cerca di non affaticarti, stai a riposo e non lavorare."
Ma Testa Bruta non gradì le attenzioni del marito, lo prese per i capelli e lo fece avvicinare, guardandolo con rabbia.
"Se mi dici ancora che devo stare a riposo, giuro che ti taglio i gioielli di famiglia e te li faccio mangiare!" lo minacciò "Sto bene! Voglio lavorare, altrimenti mi annoio!"
"Ma... ma piccola... il bambino..." balbettò il ragazzo, cercando di liberarsi dalla presa.
"Il bambino sta bene. Se deve nascere oggi allora nascerà oggi, ma non mi dire che devo stare a riposo, chiaro?" ringhiò la bionda, esasperata dalle continue attenzioni che le venivano date negli ultimi giorni.
"Va... va bene, tesoro." acconsentì il moro "Come vuoi tu." fece un respiro profondo quando Testa Bruta lo mollò e si massaggiò la testa "Però, davvero, se qualcosa non va..."
"Se qualcosa non va sarai tra i primi a saperlo." lo rassicurò lei, prendendolo per la camicia e facendolo di nuovo avvicinare per posargli un bacio sulle labbra "Tanto passerò buona parte del tempo con tua madre. Ora vai devi lavorare."
Moccicoso ricambiò il bacio, fece un'ultima carezza al pancione della giovane e corse fuori, andando verso la fucina. La bionda attese un po', prima di uscire, quindi andò verso la casa del Capo, dove trovò Astrid intenta a spazzolare e lavare alcuni Terribili Terrori del servizio di posta aerea che vivevano con loro.
Quando Bruta entrò nella capanna, alcuni animali svolazzavano per casa, facendo un gran fracasso, mentre uno era immerso in una tinozza, con l'acqua fino al collo, che si dimenava e cercava di liberarsi dalla presa della donna, che non lo mollava e gli passava una piccola spazzola fra le squame, liberandolo dai parassiti.
"Non sembra molto contento..." commentò la giovane, avvicinandosi.
"È tutta scena. Fanno i bambini, ma in fondo gli piace." rispose l'altra, prendendo l'animale per un'ala per potergli spazzolare sotto la piega dell'arto. Il Terribile Terrore fece un verso arrabbiato e cercò di sputarle addosso una piccola palla di fuoco, ma la donna fu più veloce e gli spruzzò un po' d'acqua sul muso, cosa che provocò nel drago un verso di disappunto e di rassegnazione.
"Serve una mano, zia?" domandò Testa Bruta, dopo un po' "Non mi va di stare a far niente... mi annoio..."
Astrid ci pensò su, finendo di lavare l'animaletto, per poi lasciarlo libero. Quest'ultimo volò su una trave del soffitto, scrollandosi l'acqua di dosso e facendo un verso in direzione della donna che suonava tanto come un insulto.
"Va bene." annuì, ignorando l'animaletto "Magari vai a prendere un po' d'acqua dal pozzo, ma senza esagerare."
La bionda acconsentì e prese il secchio, uscendo nuovamente dalla casa e andando al pozzo più vicino.
Se la prese con calma, fermandosi vicino al muretto e carezzandosi il pancione, sentendo il piccolo che faceva le capriole, prima di calare la corda e prelevare un po' dell'acqua sotterranea, per poi versarla nel suo recipiente.
Mentre era intenta nel suo lavoro, un'altra persona si avvicinò fermandosi alle sue spalle in attesa che arrivasse il suo turno. La ragazza si fermò un momento, per prendere fiato, e si girò verso l'altra persona, trovandosi di fronte Frigg.
Ci fu un momento di gelo, ma alla fine la bionda decise di ignorare l'altra e riprendere il suo lavoro, ma dovette fermarsi di nuovo quasi subito, a causa dei movimenti troppo agitati del bambino, che le stavano togliendo le forze.
La rossa si avvicinò, poggiando l'otre che aveva con sé sul muretto del pozzo, e guardò l'alta, squadrandola dalla testa ai piedi.
"Certo che sei diventata proprio un Gronkio ciccione." le disse "Perché non te ne rotoli a casa, invece di fermare la coda al pozzo?"
Testa Bruta ebbe un momento di tregua. Scattò su e prese l'altra per il colletto del vestito, guardandola con rabbia.
"Io sarò pure un Gronkio ciccione, ma almeno non mi faccio uno che ho sempre trattato male solo perché è il figlio del Capo." la apostrofò, rabbiosa "E, per la cronaca, io sto dando un figlio a mio marito, cosa che tu sicuramente non avresti fatto, pur di mantenere perfetto questo tuo corpicino da favola. Beh, ti dico una cosa: io ho trovato qualcuno che mi ama, tu invece starai sempre sola se continui così, e se pensi che le tue tette antigravitazionali dureranno a lungo ti sbagli, prima o poi si afflosceranno e non ci sarà più un uomo che ti verrà dietro solo perché gliele sbatti in faccia!" la mollò, prendendo il suo secchio e superandola con due falciate "Ora, se permetti, devo tornare a casa da mia suocera e partorire, quindi vedi di non farmi girare ulteriormente le scatole."
Detto ciò si incamminò verso la casa del Capo, con calma, aprì la porta e entrò, guardando Astrid, seria.
"Zia Astrid..." disse, facendo dei respiri profondi e poggiando il secchio sul tavolo "Credo mi siano iniziate le doglie..."

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Capitolo 20
*** 19 ***


Astrid alzò gli occhi dalla tinozza, dentro la quale c'era un altro Terribile Terrore che si stava lasciando lavare, con aria beata, e fissò la nuora.
"Cosa, tesoro?" domandò, sgranando gli occhi.
"Ho le contrazioni." spiegò la giovane, carezzandosi il pancione "Sono iniziate le doglie."
La donna annuì, lasciando perdere l'animaletto che stava lavando, il quale fece un verso di protesta prima di raggiungere il compagno che teneva il broncio per essere stato lavato, e si avvicini alla nuora, le fece una carezza e la accompagnò verso la sua camera da letto.
"Va bene, Testa Bruta." disse "Ora ti controllo, poi faccio chiamare Moccicoso. In ogni caso ci vorrà un po', quindi stai tranquilla e cerca di rilassarti, le prossime ore non devi fare altro che stare a riposo."
"Okay... fa... farà male?" domandò la giovane, mettendosi a letto.
"Non subito, tranquilla." rispose l'altra, controllandola "Ma ne varrà la pena, vedrai. Va bene, ci vorrà qualche ora. quando senti la prossima contrazione avvertimi, io faccio chiamare Moccicoso."
Ciò detto, la bionda uscì dalla stanza, prese un pezzo di pergamena e scrisse un messaggio, poi si voltò verso i Terribili Terrori appollaiati sulla trave del soffitto.
"Cecchino, tocca a te." disse. L'animale fece un verso gracchiante e tenne il broncio, restando sulla trave "Oh, andiamo, mi terrai il muso ancora a lungo?" il piccoletto fece un altro verso arrabbiato, guardandola con aria di sfida "Ehi, modera i termini, nanetto! Ora scendi giù, oppure te ne pentirai!"
Il draghetto fece un ultimo verso lamentoso e decise di scendere per portare il messaggio, quindi Astrid glielo legò alla zampina.
"Tranquillo, non devi andare troppo lontano, sarai di nuovo qui tra pochissimo." lo rassicurò, avvicinandosi alla finestra e lasciandolo libero.
Pochi minuti dopo vide arrivare di corsa Moccicoso, seguito da Hiccup e Testa di Tufo. Li fece entrare e guardò il figlio, seria.
"Il travaglio è appena iniziato." disse "Ci vorranno ancora alcune ore, ma devo tenerla sotto controllo."
"Posso vederla?" chiese il moro, impaziente "Per favore, mamma..."
La bionda annuì, e il giovane corse nella stanza, trovando la moglie seduta sul letto. Si sorrisero, poi lui si sistemò accanto a lei e la abbracciò.
"Andrà tutto bene, piccola." sussurrò.
"Lo stai dicendo a me o a te stesso,Moccicoso?" domandò l'altra, stampandogli un bacio sulle labbra "Manca qualche ora. Sto bene, vai di là e stai tranquillo, tua madre si occuperà di tutto."
"Ma io... non posso stare qui ancora un po'?" si lamentò il giovane, abbassando lo sguardo.
"No, caro." intervenne Astrid, entrando nella camera "Ti ho fatto entrare adesso, ma nelle prossime ore qui dentro non sono ammessi uomini."
"Ma, mamma... per favore... è mia moglie..." insistette Moccicoso, alzandosi in piedi.
"Niente ma. Anche tuo padre ha dovuto aspettare fuori, tutte e tre le volte, ma tu eri troppo piccolo per ricordarlo." continuò la donna, accompagnando il figlio alla porta "Ora stai fuori e lasciaci lavorare."
Detto ciò gli chiuse la porta in faccia, lasciandolo in cucina insieme a Hiccup e Testa di Tufo che camminavano per tutta la stanza, sotto l'occhio curioso di Sdentato, che se ne stava accucciato sul suo giaciglio in compagnia dei Terribili Terrori della posta aerea.
Il ragazzo sospirò e si sedette al tavolo, proprio nel momento in cui fecero il loro ingresso Gambedipesce e sua moglie Beyla, una donnina minuta e magra, dai lunghi capelli biondi ma con un forte carattere, molto in contrasto con quello del marito.
L'omone guardò gli altri, e li capì al volo; Beyla stampò un bacio sulle labbra del marito e raggiunse Astrid nell'altra stanza: avrebbe aiutato anche lei durante il parto.
"Caspita, capo!" esclamò Gambedipesce, dando una pacca sulla spalla di Hiccup "Stai per diventare di nuovo nonno!"
"Stiamo per diventare nonni." lo corresse Testa di Tufo "Lì dentro c'è mia figlia, e se succede come per Astrid rischiamo di sentirla urlare nel giro di qualche ora... e allora ci sarà sangue dappertutto..."
"Grazie mille, suocero." lo interruppe Moccicoso "La tua vena sadica non l'hai mai persa. Vi ricordo che la partoriente è mia moglie, e tra un po' metterà al mondo mio figlio, quindi si potrebbe parlare di altro?"
Hiccup sorrise, avvicinandosi al figlio e scompigliandogli affettuosamente i capelli, cosa che Moccicoso non gradì, infatti scostò malamente la testa, guardando male il padre, che si era seduto a capotavola, sulla sua poltrona, con aria pensierosa.
"Sai, quando stava per nascere tua sorella ero agitato quanto lo sei tu ora." confessò "In fondo era il primo figlio che avrei avuto da Astrid, e pur avendo avuto già esperienza crescendo te, non avevo idea di come sarebbe stato dopo. Poi sentivo Astrid urlare dentro casa, e questo non aiutava..."
"Mi ricordo quel giorno." si intromise Testa di Tufo "Tu stavi sbottando di brutto. Era divertente vederti sclerare mentre Astrid urlava minacce contro i tuoi gioielli. E poi Moccicoso è venuto verso di noi, gattonando, e si è seduto per terra davanti a mia sorella, fissandola con aria spaesata, così lei lo ha preso in braccio e lo ha tenuto stretto finché non è finito tutto."
"Beh, zio, lo ripeto: tua sorella ora sta per partorire." sbottò il moro "E, per cortesia, avevo chiesto di parlare d'altro."
"Hai ragione." annuì Hiccup, mettendosi più comodo sulla poltrona "Dimmi un po', avete già pensato al nome?"
"Sì." rispose Moccicoso, più calmo "Se è maschio si chiamerà Hiccup." si fermò, notando l'espressione sul volto del padre "Beh, sì... insomma... è l'erede al trono, è giusto che porti il tuo nome... comunque... se è femmina... lì ancora non sappiamo bene..." si voltò verso Testa di Tufo "Zio, tua madre come si chiamava?"
"La mamma si chiamava Sjöfn. Perché?" rispose il biondo, curioso.
"Oh... perfetto, la dea dell'amore." continuò il moro "Allora si chiamerà Sjöfn Valkyrja."
"Nomi importanti!" esclamò Hiccup, sorridendo, infine fece un respiro profondo e si protese verso il moro, serio "Ascolta, figliolo, ormai hai 25 anni, e nell'ultimo anno ti sei dimostrato particolarmente responsabile, contro ogni mia previsione."
"Papà, non starai per dirmi..." si lamentò il ragazzo, mettendosi sulla difensiva "No! Non dirlo neanche per scherzo! Non sono pronto, e poi non fa per me!"
"Perché no? Sei pronto, sul serio, e sei l'unico che può farlo." insistette il castano "Darò l'annuncio a fine estate. Sei pronto, anche se non sembra."
"Papà, tu non capisci..." continuò Moccicoso "Questa cosa non fa per me, e poi sai cosa dicono gli anziani, non mi accetteranno..."
"Gli anziani sanno solo lamentarsi." ammise Hiccup, arretrando fino a poggiare la schiena sullo schienale della sedia "È il loro mestiere. Quando ero piccolo io, anche di me ne dicevano di tutti i colori, ma poi ho dimostrato che si sbagliavano su tutto."
"Tu hai addestrato un drago." obiettò il giovane, guardando il padre negli occhi "Ma io non ho fatto nulla di memorabile, a parte farmi un'opportunista che poi è stata menata di brutto da mia moglie, e lo sai che le cose negative restano più impresse di quelle positive, nella mente della gente."
"Si ricorderanno, vedrai." concluse il castano "Non cambio idea: mi ritirerò alla fine dell'estate, e tu prenderai il mio posto."
Moccicoso abbassò la testa, arrendevole. Non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea a suo padre.
Le ore passarono, gli uomini radunati in cucina cominciarono a sentire i primi lamenti della partoriente, cosa che fece sbiancare gradualmente il suo compagno.
Nella cucina c'era silenzio, rotto solo dai rumori dei passi degli uomini e dal viavai di Astrid e Beyla, indaffarate nella stanza accanto. C'era un'aria tesa, e sembrava che anche fuori la vita si fosse fermata, poiché non si sentiva alcun rumore.
Improvvisamente, questo silenzio irreale venne stroncato da un urlo agghiacciante della donna che stava partorendo nella stanza da letto del Capo.
Moccicoso scattò in piedi, girandosi verso la porta oltre la quale c'era la moglie. Era pallido e teso, e lo sguardo era sempre più terrorizzato, ogni volta che sentiva un altro lamento.
All'ennesimo urlo l'intera sua vita gli passò davanti agli occhi, e lui dovette poggiarsi per non cadere.
E, come se provenisse da un altro mondo, il pianto di un neonato si fece strada nell'aria.
Gli uomini si raccolsero attorno a Moccicoso, in attesa, e poco dopo la porta si aprì. Astrid uscì, tenendo un fagottino tra le braccia; si avvicinò al figlio e glielo mise in braccio, sorridente.
"È una femmina, figlio mio." riferì.
Il ragazzo non rispose, restando incantato a fissare la piccola tra le sue braccia. Era minuscola, la pelle era rosea e delicata, e aveva tanti capelli neri e scompigliati. La bionda si avvicinò ancora al figlio e gli baciò la fronte, materna.
"Vieni con me, tesoro." disse "Tua moglie vuole vederti."
Moccicoso la seguì, senza mollare la piccola, che aveva aperto gli occhi ed ora lo fissava con aria stanca. Entrarono nella camera, e subito il giovane corse da Testa Bruta, che era stesa sul letto con gli occhi chiusi e l'aria stravolta.
Appena lo sentì avvicinarsi lo guardò e, appena lo riconobbe, gli sorrise, prendendo in braccio la neonata, che l'altro gli porgeva.
"Abbiamo avuto una bella femmina." disse il moro, sistemandosi accanto alla moglie, che subito si dedicò alla figlia.
"Come la chiamiamo?" domandò Bruta, facendo una carezza alla piccola e attaccandosela al seno.
"Sjöfn Valkyrja." riferì il giovane "Ho chiesto a Testa di Tufo come si chiamava sua madre, e direi che è perfetto."
Testa Bruta annuì, prendendo il marito per la camicia e stampandogli un bacio sulle labbra.
Aveva appena avuto una bellissima figlia dall'uomo che amava. Era tutto perfetto, ora, non solo il nome della piccola.

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Capitolo 21
*** 20 ***


La notizia della nascita della piccola Sjöfn Valkyrja Haddock fece immediatamente il giro dell'isola, e l'intero villaggio si preparò per i festeggiamenti.
Moccicoso portò moglie e figlia a casa, in modo che potessero riposare tranquille, e Hiccup, Astrid e Testa di Tufo si dedicarono a tenere lontani i curiosi,  almeno finché mamma e bimba non si fossero riprese completamente. 
La piccola si dimostrò subito curiosa e particolarmente affettuosa, e i giorni seguenti, quando non dormiva, era impegnata a osservare attentamente ogni particolare dell'ambiente circostante, oppure godeva delle coccole dei genitori o dei nonni, che non si sprecavano.
Era passata una settimana, e quella mattina Moccicoso aveva del lavoro arretrato alla bottega da finire, quindi Testa Bruta e Sjöfn erano rimaste a casa, e Testa di Tufo era andato da loro a tener loro compagnia e... fare il pieno di coccole alla nipitina.
Erano seduti in cucina, la piccola era in braccio al nonno, il quale la stava riempiendo di bacetti, mandandola in brodo di giuggiole.
"Papà, non esagerare!" lo rimproverò, scherzosa "Così me la vizi troppo!"
"Oh, non è mai troppo per questa bella brunetta, vero, amore di nonno Tufo?" obiettò, stampando un altro bacio sulla guanciotta della piccina, che fece un verso beato e gli afferrò una ciocca dei suoi capelli, che teneva ancora lunghi come quando era un ragazzo.
La giovane madre sospirò, alzando gli occhi al cielo. Da quando era nata Sjöfn, sia suo padre che suo suocero sembravano essere tornati bambini. Era sorpresa soprattutto di quest'ultimo: non era la prima volta che diventava nonno, e alcuni dei cugini della piccola vivevano lì a Berk, quindi li vedeva tutti i giorni, ma la nascita della loro figlia lo aveva fatto cambiare drasticamente, come se non aspettasse altro.
Ma, in qualche modo, poteva capirlo: Moccicoso era il suo erede, anche se gliene aveva fatte passare molte, inoltre era l'unico tra i figli di cui avesse combinato il matrimonio, il che significava che teneva molto a lui, per cui la nascita di Sjöfn era la prova della sua lungimiranza. E poi Hiccup aveva sempre dimostrato molto affetto per Valka e anche per lei, che significava che aveva sempre voluto avere una figlia femmina, quindi la nascita di un'erede di sesso femminile gli aveva dato una nuova energia.
Persa nei suoi pensieri, venne riportata alla realtà dall'ennesima esclamazione del padre.
"Oh, mamma mia!" esclamò l'uomo, facendosi aria con la mano "Qualcuno l'ha davvero fatta grossa!"
La giovane sospirò, alzandosi e prendendo la piccola in braccio.
"Dammi qui. Va cambiata." disse.
Tufo gliela lasciò prendere, sorridendo e facendo un sacco di boccacce alla piccola, e aiutò la figlia a preparare le cose per cambiarla.
In quel momento la porta si aprì; Moccicoso e Hiccup entrarono, trasportando una culla in legno massiccio.
"Eccola!" comunicò Moccicoso, andando a baciare la moglie "Un piccolo regalo per la mia principessina! Ho aggiustato la tua vecchia, tesoro, e ci ho aggiunto un tocco personale. Che ne pensi?"
La giovane finì di cambiare la figlia, la prese in braccio e si avvicinò per osservare il dono del marito.
"È... È perfetta!" commentò "Grazie!" guardò la bambina, che anche lei osservava incuriosita la culla, e infine si decise, spostò le copertine che erano già state messe nel lettino e la adagiò dentro, con attenzione.
Sjöfn fece un verso felice e agitò i pungenti, che Hiccup afferrò con delicatezza, sorridendole.
"Ti piace il tuo nuovo letto, tesoro?" domandò "Sai, lo avevamo costruito io e il tuo papà quando è nata la tua mamma, e anche a lei era piaciuto molto. A casa tengo ancora quella del tuo papà, che è molto più vecchia, ma sono sicuro che verrà usata ancora, quando i tuoi genitori ti daranno un fratellino, più avanti."
"Papà, non starai correndo troppo?" lo interruppe il moro, tenendo stretta la moglie "Sjöfn è  nata solo una settimana fa..."
"Dopo che è nata Val, io e tua madre già pensavamo a un terzo figlio, sai?" rispose Hiccup,  facendo spallucce.
"Ma se lo hai detto tu che ti ha sempre mandato in bianco per i due mesi successivi dopo i vari parti?" lo contraddisse Tufo, poggiando una mano sulla spalla dell'amico.
"Che c'entra questo ora?" chiese Hiccup, guardando male il consuocero "Anche se non si combinava nulla in quel periodo si parlava già, mica era vietato..."
"Si parlava quando non avevi le mani impegnate, secondo me." continuò l'altro, allusivo.
"Okay, la conversazione si sta facendo imbarazzante!" li interruppe Moccicoso "Non voglio sapere niente della vita sessuale dei miei, se permettete, grazie."
"Giusto." sospirò il Capo, avvicinandosi al figlio "Comunque io e te dobbiamo parlare. Riguarda la successione."
"Ma, papà..." protestò il moro "Dobbiamo proprio parlarne adesso?"
"Sì, figliolo, a giorni farò l'annuncio. Dobbiamo organizzarci bene." disse l'altro, serio.
"Ma non si può fare come aveva fatto il nonno?" suggerì Moccicoso "Tipo farlo tra cinque anni?"
"No, si farà adesso." insistente Hiccup,  alzando poi la mano quando il giovane stava nuovamente per replicare "Te l'ho già detto, sei pronto, e sono certo che sarai un ottimo capo."
"Tuo padre ha ragione." si intromise Testa Bruta "E poi... pensaci... Capo! è  un grande onore! chiunque sarebbe strafelice!"
"Non lo so... io..." sospirò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
"Non preoccuparti, c'è ancora un po' di tempo." lo rassicurò il padre "Per adesso pensiamo ad altro... tipo: Io e Astrid oggi pomeriggio andiamo in esplorazione con un gruppo di Cavalieri. Potresti venire con noi, e intanto che sei via Tufo si occuperà di Bruta e Sjöfn."
Il giovane uomo guardò la moglie, indeciso, quest'ultima gli sorrise,  rassicurante, così lui acconsentì.
Quel pomeriggio partirono presto. Il gruppo era composto da Hiccup, Astrid, Moccicoso, Gambedipesce, Gustav e alcune giovani nuove reclute dell'Esercito di Berk, con i rispettivi draghi.
Votarono in formazione per u bel pezzo, Hiccup in testa che guidava il gruppo, e tutti gli altri dietro di lui.
Moccicoso si guardava intorno, tenendo a bada il vecchio Zannacurva, su di giri perché era molto tempo che non andava in esplorazione così lontano.
Dopo un po' arrivarono a un gruppo di isole, e il Capo affiancò il figlio, indicando la più vicina.
"Su questa è meglio non atterrare." disse "È dove sei stato avvelenato."
"E quella successiva è  dove è stata avvelenata Testa Bruta." riferì Gambedipesce, indicando l'isola successiva.
"Proviamo ad atterrare in quell'altra?" propose Astrid, indicando una terza isola "È più lontana alle altre, non può essere infestata pure quella."
Hiccup annuì, dando l'ordine di atterrare.
Si fermarono su una radura nei pressi di una scogliera a strapiombo sul mare. L'isola sembrava tranquilla, non sembravano esserci pericoli, quindi decisero di addentrarsi, restando sempre allerta.
C'era molto silenzio, troppo silenzio. Moccicoso aveva una brutta sensazione, non gli piaceva quel posto.
Sentì qualcosa muoversi tra i cespugli e si fermò, per ascoltare meglio.
"Cosa c'è,  figliolo?" domandò il Capo, affiancandolo.
"Non lo so, papà... qualcosa non va..." rispose il moro, guardandosi intorno.
E, come se fosse stato dato un segnale, dei draghi spuntarono fuori come dal nulla, circondandoli.
Era un branco di Pungoli Orrendi.

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Capitolo 22
*** 21 ***


Intanto al villaggio tutto era tranquillo.
Testa Bruta era seduta davanti a casa, con Sjöfn in braccio, la quale si lasciava coccolare da chiunque passasse, facendo dei versi beati e un'aria timida e furbetta; Testa di Tufo, vicino a loro, tagliava la legna, aiutato dal suo drago, Vomito e Rutto, che gli passava i vari pezzi da tagliare e poi li accatastava nella legnaia accanto alla casa. Il pomeriggio stava procedendo bene, in poche parole, in attesa del ritorno del Capo e del suo seguito, usciti in esplorazione.
E, quando venne l'ora del pasto per la piccola, un piccolo gruppo si raccolse attorno alla neomamma, per ammirare la dolcezza e la tranquillità di quel batuffolino; in prima fila, con gli occhi sgranati, c'era il suo cuginetto Finn, figlio maggiore di Stoick Haddock, di circa un anno più grande della neonata, che fissava Sjöfn senza perdersi un movimento.
"È bella, vero?" disse Testa Bruta, rivolta al nipote, il quale annuì energicamente "Se vuoi, dopo, puoi farle la guardia mentre dorme, però non devi svegliarla, okay?"
Finn annuì ancora, mentre Testa Bruta faceva fare il ruttino alla figlia e la sistemava nella culla, lasciando il bambino di guardia, ma senza mai perderli d'occhio.
Stoick si avvicinò, dando uno sguardo al figlio, e poi sorridendo alla cognata.
"Papà non aspettava altro." disse "In certe cose somiglia molto a nonno, che era entusiasta che papà avesse una famiglia numerosa, così aveva più nipoti da coccolare."
"Tuo padre non vedeva l'ora che noi avessimo un figlio anche perché così può insegnargli tutto quello che sa, come nonno ha fatto con mio marito." lo corresse la bionda.
I loro discorsi vennero interrotti da un brusio e un inizio di confusione in piazza, dove tutti si erano radunati, guardando il cielo.
"Devono essere di ritorno." informò il giovane uomo, affiancando Testa di Tufo, che si era avvicinato alla figlia per guardare anche lui il cielo.
"Strano... di solito quando un gruppo va in esplorazione non torna mai prima di sera tarda." disse Testa Bruta, prendendo il cannocchiale e guardando verso il ,gruppo di draghi che si stava avvicinando. 
Ma ebbe un mancamento, e Tufo e Stoick dovettero tenerla.
"Ehi, tutto bene?" chiese il giovane uomo, preoccupato.
La ragazza gli prose il cannocchiale, tremante, cercando di rimettersi in piedi.
"Za.... Zannacurva..." balbettò, con un filo di voce "Non... Non ha Cavaliere..."
Stoick non disse nulla, afferrò meglio il cannocchiale e guardò il gruppo di ritorno.
"Tranquilla, mio fratello sta bene." disse "È alla guida di Sdentato."
Testa Bruta fece un sospiro di sollievo, ma questa volta fu Testa di Tufo a scattare, prendendo la lente dalle mani del giovane e guardando anche lui.
"Anche Tempestosa è senza Cavaliere." li informò, per poi guardare l'altro "Stoick, non vedo i tuoi genitori!"
Il giovane scattò, correndo nel piazzale di fronte casa e spingendo via la gente, in modo da lasciare spazio per l'atterraggio dei draghi.
Poco dopo il gruppo arrivò. 
Il primo a scendere dalla propria cavalcatura fu Gambedipesce, che si poggiò subito alla sua Muscolone con aria triste e sconfortata, e lei gli riservò una leccata amorevole, poi fu la volta di Moccicoso, il quale, appena scese dalla sella si avvicinò a Gustav, che teneva qualcosa tra le mani, e glielo prese, con molta attenzione.
Testa Bruta affiancò il marito, guardandolo preoccupata.
"Moccicoso,cosa e successo?" domandò "Dove sono i tuoi?"
Il moro alzò gli occhi, ricacciando indietro le lacrime e stringendo con attenzione l'involto di vestiti che aveva preso da Gustav.
"Credo che l'intero arcipelago sia infestato." la informò.
"Cosa? Per favore, spiegati..." lo implorò la donna, avvicinandosi di un passo.
Senza dire altro, Moccicoso spostò un lembo di quell'involto di vestiti, rivelando due bambini, un maschio e una femmina, apparentemente di poco più grandi della loro figlia.
Erano entrambi minuscoli, lei era pelata e respirava a fatica perché presa da singhiozzi incontrollabili, e lui aveva una massa di capelli castani e l'aria triste, e la gambina sinistra si interrompeva poco sotto il ginocchio.
E si tenevano per mano. Quelle minuscole manine erano intrecciate l'una all'altra, saldamente, quasi avessero paura di perdersi se si fossero mollato solo per un secondo.
"Ci... ci avevano circondati." spiegò il castano, dopo un momento di silenzio "Abbiamo cercato di fuggire, ma papà è rimasto indietro. È  stato colpito per primo, poi mamma si è buttata su di lui... E anche lei..."
"Andiamo dentro." lo interruppe Testa Bruta, prendendo i due piccoli e tornando verso casa.
Moccicoso la seguì, prendendo in braccio la figlia addormentata appena fu vicino alla porta, per portarla dentro con loro. E vennero raggiunti anche da Stoick, Gambedipesce, Testa di Tufo e Gustav, che si sedettero attorno al tavolo mentre la bionda controllava meglio i due piccoli e li vestiva con un paio dei vestiti che le erano stati lasciati da loro stessi per completare il corredino della figlia.
Quando ebbe finito si sedette sul divano, prendendoli bene e guardando gli uomini.
Il silenzio era opprimente. Era come se fossero in lutto. Nessuno parlava, nessuno voleva dire nulla.
E quel silenzio venne rotto da una grande esplosione, seguita da un frastuono metallico, proveniente dall'esterno.
"La fucina!" esclamò Moccicoso, scattando in piedi e correndo di nuovo fuori.
Gli altri lo seguirono, mentre lui entrava nell'edificio, trovandovi Sdentato che, per qualche motivo, aveva deciso di buttare tutto all'aria.
Il moro si avvicinò, cauto, al Furia Buia.
"Ehi, calma, bello..." disse, calmo "Che ti prende?" Sdentato fece un verso nervoso, e lui gli poggiò una mano sul muso "Stai calmo, vecchio mio. Non è il caso di agitarsi così, non è colpa tua quello che è successo..."
Il drago lo lasciò fare, e sembrò calmarsi, poi si voltò verso Testa Bruta, che ancora teneva i due piccoli in braccio e si era avvicinato al marito, e annusò il bambino, che allungò la manina, poggiandola sul suo muso, facendo un verso triste.
Sdentato si tranquillizzò ancora, dando un'ultima leccata al piccolo, che sembrò riacquistare l'allegria, e scoppiò a ridere, facendo tranquillizzare anche la piccina accanto a lui.
Moccicoso li guardò, infine li prese dalle braccia della moglie e guardò i compagni.
"Moccicoso,  so che è un brutto momento..." si intromise Gustav, facendo un passo avanti "Ma siamo senza un capo, ora."
Il giovane guardò per un attimo la moglie, e poi i due bambini, ora intenti a togliersi la bava di Sdentato di dosso, incuranti di ciò che li circondava. alla fine alzò la testa, deciso.
"No, non è così." disse "Prenderò il comando da subito, come era volere di Hiccup."
Nessuno lo contraddisse: era ciò che tutti aspettavano, e lui tornò a guardare i due bambini.
"Papà mi ha sempre detto che un capo protegge la sua gente." continuò "Quindi ordino, fin da subito, che nessuno si avvicini a quel dannato arcipelago! Non voglio che ci siano altre vittime, oltre a noi quattro!"
Acconsentirono senza obiettare. D'altronde aveva ragione, non potevano permettersi di perdere altri uomini.
Tornarono a casa, e la coppia restò sola, con i tre bambini. E, mentre Testa Bruta si occupava delle due femmine, affamate, in cui notò che Astrid non ebbe problemi ad attaccarsi al seno per mangiare, Moccicoso si sedette al tavolo, facendo stare il piccolo Hiccup di fronte a lui, seduto sulla tavola e ben tenuto dal giovane uomo.
Hiccup si guardò, curioso, toccandosi poi la gambina sinistra e confrontandola con la destra. Moccicoso gli diede un buffetto, rassicurante.
"Lo so, è  strano. Ci sono passato anche io." disse "Ma non temere, andrà tutto bene. Papà ti insegnerà tutto ciò che sa, figlio mio."
Detto ciò lo riprese in braccio, prendendolo meglio e osservando il piccolo Hiccup addormentarsi, rassicurato da quell'abbraccio paterno.

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Capitolo 23
*** 22 ***


Passò del tempo.
L'inverno fu gelido e particolarmente lungo, ma i vichinghi sono gente tosta, il freddo non li spaventa facilmente. 
I berkiani non faticarono ad accettare Moccicoso come loro nuovo capo. In fondo era figlio del precedente, e avevano fiducia negli insegnamenti che gli aveva dato, senza contare che Sdentato aveva deciso di seguirlo ed era diventato il suo drago, cosa che fece avvicinare di più il popolo al loro nuovo leader.
Il giovane uomo e sua moglie, a Snoggeldhon, avevano presentato i loro figli al villaggio, cosa che, nonostante tutto, fece aumentare il clima di allegria tipico del periodo.
La piccola Sjöfn, crescendo, dimostrò un'ulteriore somiglianza con i suoi genitori, soprattutto con la madre, da cui aveva ereditato lo spirito giocoso e dispettoso, che sfogava con i genitori, soprattutto con il padre, o con il nonno, e con il fratello gemello adottivo, il quale la lasciava fare con aria rassegnata.
Hiccup, lentamente, aveva acquistato tutti i tratti tipici comportamentali dei bambini della sua età apparente, e sembrava essersi dimenticato dei suoi precedenti 45 anni di vita; era curioso ma riflessivo, e stava stringendo un forte legame con Testa Bruta, che cercava continuamente, come se avesse avuto paura di perderla. Dimostrava anche un forte legame con Sjöfn, di cui tutti lo consideravano il fratello gemello, e con Astrid, che a volte cercava anche solo per una coccola, poiché con lei era sempre molto dolce.
Astrid era la terza bambina di casa Haddock; Moccicoso e Testa Bruta avevano deciso di non adottarla, ma di prenderla solo in affidamento, dandole tutto l'affetto di cui aveva bisogno, dei genitori a cui appoggiarsi, ma permettendole di tenere il nome della sua famiglia d'origine, perché per loro era giusto così. Era solitaria, a volte triste, e si arrabbiava facilmente se le veniva fatto qualche torto, alzando spesso le mani, a modo suo, su chi riteneva essere colpevole del torto subito.
Testa di Tufo andava a trovarli spesso, e all'inizio sembrò essere caduto in depressione. D'altronde lo si poteva capire: lui e Gambedipesce erano rimasti gli unici superstiti del gruppo di Cavalieri originale, ma lui era quello che aveva perso di più, perché Moccicoso era stato il suo migliore amico, Testa Bruta era sua sorella, e Hiccup e Astrid lo avevano accolto in casa come un fratello. Certo, nessuno di loro era morto, ma non era comunque più come prima, ma bastò stare insieme a tutti i suoi nipoti per ritrovare un po' del buonumore di un tempo, per questo passava spesso da loro, quei tre bambini erano diventati la sua ragione di vita.
Quel giorno c'era tormenta, i berkiani si erano chiusi tutti in casa, al caldo dei loro focolari, e solo Tufo aveva deciso di avventurarsi fuori, per la sua visita giornaliera alla famiglia della figlia.
Camminando a fatica, contrastando la tormenta, entrò in casa, chiudendo immediatamente la pesante porta, per non far entrare il freddo pungente nella grande cucina, riscaldata dal grande focolare centrale, costantemente alimentato dal padrone di casa.
Il biondo si tolse il pesante mantello, buttandolo in un angolo, e abbracciò Bruta, che gli era venuta incontro per salutarlo. Le sorrise e si guardò intorno, notando subito i tre bambini nella cuccia di Sdentato, che sonnecchiava tenendoli d'occhio, in una posizione protettiva.
Hiccup era al centro del gruppetto e si guardava attorno, senza perdersi nulla di ciò che accadeva dentro la stanza, Sjöfn era alla sua destra, persa nell'esaminare un filo di paglia che teneva stretto nel pugnetti, e alla sua sinistra c'era Astrid, che teneva tra le mani un cucchiaio di legno, lo esaminava e, a tratti, lo assaggiava, portandoselo alla bocca, ignorando tutto e tutti.
Testa di Tufo si avvicinò ai tre, baciando affettuosamente le loro fronti, ma quando fu il turno di Astrid, questa reagì con un urlo infastidito quando il nonno le prese la manina che stringeva il cucchiaio, e lo picchiò in testa a ripetizione, quasi spaventando gli altri due piccoli, che si votarono verso di lei, fissandola. 
Ma la sorpresa durò poco. Sjöfn scoppiò a ridere di gusto, ribaltandosi per le risate, mentre Hiccup assunse un'aria critica e perplessa, voltandosi verso Testa Bruta e allungando le manine per essere preso in braccio, cosa che lei fece subito, riempiendolo di baci, mentre Moccicoso accorreva in aiuto del suocero.
Non ci fu bisogno, però. Come era iniziata, la crisi di rabbia terminò non appena la biondina incrociò gli occhi con quelli di Tufo; abbassò l'arma impropria, fece un verso di scuse e gli porse il cucchiaio, facendosi poi prendere in braccio e abbracciandolo stretto, per quanto glielo permettessero le sue braccine.
"Cavolo!" esclamò l'uomo, stringendo la nipotina "Sarà piccina, ma è proprio forzuta!"
"Papà, come hai fatto?" domandò Bruta, avvicinandosi, mentre Moccicoso prendeva su Sjöfn, che era tornata tranquilla "Di solito ci vuole molto più tempo per farla calmare, quando ha queste crisi..."
"Non lo so..." ammise Testa di Tufo, stringendo la piccina, che aveva preso a esaminare i suoi capelli "Ma meglio così, no? Almeno ora è calma..."
Bruta annuì, guardando il figlio, che si era allungato verso Astrid e le stava facendo una piccola carezza, anche se lei sembrò ignorarlo, concentrata come era sui capelli del nonno.
"Avete già pensato al loro futuro?" chiese, a bruciapelo, il biondo.
"Non del tutto." rispose Moccicoso "Sappiamo che Hiccup e Astrid devono stare insieme, ma non ce la sentiamo di programmare nulla, per ora, come invece voi avete fatto con noi. Faranno le loro esperienze, ma per adesso non saranno promessi."
"Sono solo dei bambini, quando verranno promessi glielo diremo subito, senza aspettare." continuò Testa Bruta "E prima di farli sposare dobbiamo essere sicuri che vadano d'accordo fin da subito, non come era per noi..."
Testa di Tufo annuì, guardando Astrid, che alzò lo sguardo e, inaspettatamente, gli sorrise.
"Ehi!" esclamò "Amore di nonno! Allora sai sorridere anche tu, biondina?"
La piccola fece un verso e si lasciò coccolare dall'uomo, che la riempì di baci e poi la consegnò a Testa Bruta perché le desse da mangiare.
Era strano, per lui, ma alla fine sapeva che ci avrebbe fatto l'abitudine. In fondo al momento non erano altro che i suoi nipotini, e a lui piaceva stare con i bambini, farli ridere e giocare con loro.
Guardò Hiccup e Astrid, impegnati nel loro pasto. Sorrise, quando notò le loro manine intrecciarsi.
Quei due si sarebbero voluti sempre bene, nonostante tutto.

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Capitolo 24
*** 23 ***


Il disgelo riportò la vita a Berk.
Moccicoso era impegnato tutto il giorno, tra i suoi impegni di capotribù e quelli alla bottega, ma non mancava di passare del tempo con i suoi tre bambini, a cui, presto, se ne sarebbe aggiunto un altro, poiché Testa Bruta era di nuovo incinta, e avrebbe partorito i primi giorni d'inverno.
La donna aveva deciso di restare a casa e seguire i tre bambini, che man mano che crescevano si rivelarono dei piccoli uragani, soprattutto Sjöfn e Astrid, che non appena impararono a camminare presero a correre in ogni angolo del paese, ridendo e portando allegria tra gli abitanti dell'isola. 
Hiccup, per ovivi motivi, non aveva imparato a camminare, e un po' ne soffriva a vedere le due bambine correre in ogni dove, quindi passava il tempo a gattonare attorno a casa, o a fissarsi le gambine con aria triste, salvo poi riacquistare il buonumore quando la mamma lo prendeva su e lo riempiva di coccole, parlandogli del nuovo fratellino che presto sarebbe nato.
Quel pomeriggio la bionda era seduta davanti a casa, Astrid e Sjöfn correvano nel piazzale insieme a Sdentato, rimasto con loro mentre Moccicoso era in bottega, e Hiccup era seduto in braccio alla madre adottiva, e fissava la scena giocosa con aria triste e sconsolata.
L'uomo si fece vedere dopo un po', le due piccole gli corsero incontro e lui le prese in braccio, lasciandosi abbracciare. Senza mollare si avvicinò alla moglie e la baciò con dolcezza, infine guardò Hiccup, mise giù le piccole e si rivolse a quest'ultimo, prendendo qualcosa dalla tasca.
"Ehi, campione, ho una cosa per te." disse, abbassandosi alla sua altezza e prendendogli, con delicatezza, la gambina sinistra per attaccarci qualcosa "Così potrai correre anche tu, come Sjöfn e Astrid."
Il castano guardò il padre, confuso, e spostò gli occhi sulle sue gambine. Ora alla sinistra era agganciata una protesi a molla di ferro, su misura per lui; Moccicoso lo prese su e lo portò sul piazzale davanti a casa, si abbassò e, con cautela, mise a terra il figlio, in piedi, tenendolo con le mani attorno al torace per evitare che potesse cadere.
"Proviamo, figliolo?" lo incoraggiò "Fai un passo avanti..."
Hiccup alzò la gambina sinistra, incerto, e posò la protesi davanti a lui; per poco non cadde, ma le forti mani del padre lo tennero in piedi, e lui provò a fare un altro passo. Questa volta fu più stabile, cosa che gli diede più coraggio, tanto che, con le sue piccole manine, spostò quelle per lui enormi del papà adottivo, e fece un altro passo, libero da quella protezione. 
Ma questa volta non andò bene, mise la protesi in fallo e finì col sedere per terra.
Con aria triste e sconfortata si guardò intorno, fermandosi su Astrid e Sjöfn, che giocavano con Sdentato poco lontano.
"Su, è solo un piccolo fallimento, riprovaci." disse il moro, rimettendolo in piedi.
Gli fece fare ancora qualche passo sia con lui che da solo, con lo steso risultato e, al terzo tentativo, Hiccup, con le lacrime di rabbia che gli scendevano sulle guance e l'espressione imbronciata, si tolse a fatica la protesi e la lanciò via.
Questa andò a colpire Sdentato dritto in fronte, che guaì, strofinando il muso con la zampa; Astrid si fermò, guardando il drago, indecisa, poi raccolse la protesi da terra e si avvicinò a Hiccup, che ancora singhiozzava a terra, accanto a Moccicoso.
"Tato bua!" urlò, arrabbiata, rilanciandogli addosso il piede di ferro "Cativo!"
Hiccup si riparò, continuando a singhiozzare e fissandosi le gambine, sconfortato, e, a quella scena, la biondina sembrò addolcirsi; fece un passo verso di lui e riprese la protesi, passandola al moro.
"Papy, metti..." disse, poi attese che l'uomo riallacciasse il ferro alla gamba del figlio e prese la manina del bambino "Sù, Chico!"
Il piccolo la guardò, indeciso, infine, a fatica provò a rimettersi in piedi, riuscendoci al quarto tentativo. Astrid non gli lasciò mai la manina, mentre lui cercava ancora di camminare, facendo qualche passo, prima di cadere in avanti; ma riuscì a non finire a terra, perché Sdentato, che si era messo alle sue spalle, lo aveva afferrato al volo per il vestito e lo aveva rimesso in piedi.
Intanto anche Testa Bruta si era avvicinata, affiancando il marito, il quale la prese per i fianchi e la baciò, prima di tornare a osservare i progressi del loro figlio maschio.
Il castano fece ancora qualche passo, si fermò e guardò di nuovo Astrid, aprendo le braccine. La piccola capì e lo abbracciò stretto, stampandogli un bacio rumoroso sulla guancia, mentre lui gli passava la manina sulla testolina, dolce.
Ma quel momento di tenerezza fu interrotto da Sjöfn, che, sentitasi esclusa, corse verso il gemello e l'amichetta e li abbracciò entrambi, quasi travolgendoli e facendoli cadere in blocco.
I due adulti risero alla scena. Moccicoso carezzò la pancia della moglie; quattro figli sarebbero stati difficili da gestire, ma sapeva che ce l'avrebbero fatta.

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Capitolo 25
*** 24 ***


L'estate passò veloce.
Testa Bruta partorì il giorno della prima neve, dando alla luce due bambine, a cui vennero dati i nomi di Sif e Freya. I tre più grandi sembrarono contenti di avere compagnia, tanto che, nei limiti delle loro possibilità, aiutarono i genitori nella cura delle neonate. 
Piano piano, Hiccup imparò a gestire la sua protesi, riuscendo a camminare e, finalmente, correre come tutti i suoi coetanei, e una volta imparato non si riusciva più a farlo stare fermo. Durante le ore di luce lo si poteva vedere correre per il paese assieme a Astrid e Sjöfn, arrampicandosi ovunque potesse e giocando con i draghi di casa, mentre quando faceva buio restava in casa, osservando il padre che leggeva delle pergamene o dei pesanti libri al lume di una candela, o aiutando Testa Bruta ad apparecchiare la tavola, oppure ancora giocando alla lotta con il nonno, che si lasciava picchiare dai tre piccoli, ridendo come se fosse tornato bambino pure lui.
E, mentre loro giocavano, le gemelline li osservavano dalla loro posizione nella cuccia di Sdentato, il posto più caldo e sicuro della casa, guardate a vista dal Furia Buia che, nonostante le sette tonnellate di peso, si stava rivelando un ottimo baby setter.
Le piccole erano entrambe brune, come il padre, e con i suoi stessi occhi color ghiaccio, ma Sif era più piccola di Freya, seppur apparentemente più dispettosa. Testa di Tufo le coccolava ogni volta che poteva, come faceva anche con gli altri tre nipoti, e loro non rifiutavano mai una sua carezza, un bacetto sulla fronte o qualunque altra sua attenzione. Inoltre sembravano gradire particolarmente di vederlo soccombere sotto i tre maggiori, durante i giochi di lotta: a quel punto si sbelicavano dalle risate ad ogni lamento del biondo quasi cinquantenne alle botte dei tre piccoli.
L'inverno era quasi finito, il disgelo era alle porte.
Moccicoso e Testa Bruta dormivano ancora, abbracciati stretti come due sposini nella loro prima notte di nozze.
Nonostante i numerosi figli, i due riuscivano ancora a concedersi una certa intimità, per potersi dimostrare reciprocamente l'amore che li legava; e anche quando erano impegnati nelle faccende quotidiane o nella cura dei loro bambini si potevano vedere scambiarsi sguardi complici, o baci fugaci, o qualunque altro gesto dolce potessero concedersi in quell'attimo di pausa.
L'uomo aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco il volto vicinissimo della compagna, che era ancora addormentata tra le sue braccia. Sorrise, vedendola rilassata, ancora immersa nel mondo dei sogni, e si avvicinò ancora, posandole un bacio sulle labbra.
La bionda aprì gli occhi, svegliata da quel gesto, e sorrise, ricambiando il bacio.
"Ciao..." lo salutò, con la voce ancora impastata dal sonno "Già sveglio? I bambini..."
"I bambini dormono ancora." la rassicurò il moro, posandole altri baci lungo tutto il viso "È ancora presto."
"E allora perché mi hai svegliato?" si lamentò la donna, accettando quelle attenzioni e stringendosi maggiormente al marito "Volevo dormire un po' di più..."
"Non volevo svegliarti." si scusò Moccicoso, guardandola poi allusivo "Però, ora che sei sveglia, si potrebbe occupare il tempo, approfittando del fatto che le pesti dormono ancora..."
"Sei un porco!" esclamò la bionda, pur senza allontanarlo.
"Mi conosci, sai come sono." ammise il giovane, spostandosi sopra di lei e continuando a baciarla "Però non mi sembra che ti dispiaccia."
"No, affatto." rispose Bruta, passando le mani sul petto del compagno, sensuale "Ma hai fatto di nuovo centro al primo colpo... devi darti una regolata, non posso sfornare bambini in continuazione..."
Moccicoso si bloccò sul posto, fissando la moglie. Ma la sorpresa durò poco, e sul suo volto si dipinse un sorriso felice.
La baciò di nuovo, unendosi a lei; i sospiri della donna riempirono l'aria della stanza, mentre lui si dedicava a lei in quell'intenso momento di passione, fino alla fine, quando la strinse a sé in quell'ultimo istante, prolungando il contatto con un dolce bacio che le confermava quanto la amasse.
Ripresero fiato, sorridendosi, poi Testa Bruta si mise seduta, guardando seria il marito.
"Dovremo allargare la casa." suggerì "I bambini cresceranno, e non possono dormire tutti insieme, avranno bisogno dei loro spazi."
"Ci stavo già pensando." rispose il moro, alzandosi e infilandosi i pantaloni "Anche solo per Hiccup, così non deve dormire con le sorelle..." posò una mano sulla pancia della moglie "E se sarà un maschio, anche per lui..."
"Vai a prendere i bambini." disse Bruta, posandogli un ultimo bacio sulle labbra "Le gemelle devono mangiare, e lo sai che agli altri tre piace stare un po' sul lettone a farsi coccolare."
"Soprattutto Hiccup con te." commentò il moro "Si è davvero affezionato molto, non pensavo..."
"Forse è perché prima era cresciuto senza madre." commentò la giovane donna "E ora ha paura di perdere anche me. Ma ora vai a prenderli, o si fa tardi"
Moccicoso annuì, andando alla camera dei figli, guardandoli uno per uno.
Trovò il figlio già sveglio, seduto sul suo lettino, con i capelli sparsi e spettinati in una cresta laterale; aveva l'aria assonnata, ma stava cercando, con scarsi risultati, di allacciarsi la protesi alla gambina.
"Già sveglio, figliolo?" chiese il moro, avvicinandosi al piccolo.
Il bambino gli porse la protesi, sporgendo la gambina.
"Papà, iuti..." disse Hiccup, in attesa.
L'uomo acconsentì, paziente, e quando gli ebbe messo la protesi lo prese in braccio e lo mise a terra, prima di andare a svegliare Sjöfn e Astrid e prendere le gemelline, di ormai quattro mesi. Poi, tutti insieme, andarono nella stanza coniugale, dove li attendeva Testa Bruta, che prese subito le due piccole per dar loro il latte.
Hiccup, Astrid e Sjöfn salirono sul letto, per ammirare il pasto delle due, e per poi ricevere la loro dose di coccole prima che i genitori iniziassero i loro lavori giornalieri.
La mattina passò veloce, tra le varie mansioni degli adulti e i giochi dei bambini, e al pomeriggio si trovarono tutti a casa.
I bambini più grandi vennero coinvolti in un gioco di lotta con il nonno, tra le risate delle gemelline, che osservavano dalla loro posizione privilegiata nella cuccia di Sdentato, mentre i genitori erano seduti al tavolo, presi dalla lettura e discussione di alcuni documenti importanti per la gestione del villaggio.
Dopo un po', Hiccup si stancò di giocare e si avvicinò ai due adulti, arrampicandosi sulle gambe del padre e osservando il suo lavoro. Moccicoso si fermò, capendo che era giunto il momento di fare una pausa, e lo prese meglio, mentre il piccolo trascinava verso di lui uno dei tomi poggiati sul tavolo e lo aprì, sfogliandolo interessato.
"Questo è il Libro dei Draghi, campione." spiegò il moro, rivolto al figlio "Sai cos'è?"
"Daghi!" esclamò Hiccup, indicando le illustrazioni sulla prima pergamena, per poi girare pagina e osservare attentamente il disegno successivo "Chino!" continuò, riconoscendo un Terribile Terrore, e indicando l'animaletto che viveva in casa con loro e che, saltuariamente, veniva usato per mandare messaggi in giro "Tacuvva! Tosa! Tato!" continuò, su un Incubo Orrendo, un Uncinato Mortale e, infine, un ritratto di Sdentato fatto anni prima da lui stesso, prima di tornare bambino.
Sfogliò ancora le pagine del libro, nominando tutti gli animali che riusciva a riconoscere, fermandosi a una delle ultime pagine. A quel punto sembrò bloccato, ipnotizzato da quel vecchio disegno; Moccicoso lo guardò attento, notando che era terrorizzato da quell'illustrazione: un Pungolo Orrendo.
Lentamente chiuse il libro, facendo girare il bambino e guardandolo negli occhi.
"Tranquillo, Hiccup, sei al sicuro, ora." lo rassicurò "Siamo tutti al sicuro: nessuno può più avvicinarsi a quelle isole, non ci saranno più altre vittime, a parte noi."
Il castano tirò su col naso, un po' rincuorato, e si strinse alll'uomo che lo aveva adottato.
Moccicoso sapeva perfettamente cosa stava provando: da piccolo era stato terrorizzato da quel disegno anche lui, probabilmente a causa del ricordo dell'aggressione, nascosto nella sua mente, e ci era voluto tempo perché riuscisse a superarlo.
Ma sapeva che ce l'avrebbe fatta, perché lui era un Haddock, e gli Haddock riescono sempre a superare anche le prove più difficili.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Sei mesi dopo nacque Valka, chiamata così in onore della sorella minore di Moccicoso, tornata a Berk per una visita alla famiglia (soprattutto a quelli che erano stati i suoi genitori, ma che, per uno strano scherzo degli Dei, erano diventati due dei bambini del fratello), e rimasta coinvolta nel travaglio della cognata, così che l'aveva aiutata a far nascere la nuova figlia.
Dopo di lei, la coppia decise di non avere altri figli, per cui presero precauzioni per non averne, o almeno ci provarono, perché dieci anni dopo, per un loro errore di calcolo, vennero al mondo Sòl e Syn, due brunette scatenate e furbette, che divennero presto le mascotte di casa Haddock.
I due coniugi erano più uniti che mai, anzi il loro amore sembrava crescere man mano che gli anni passavano, i tempi delle liti, dell'amante opportunista e del matrimonio forzato erano solo un lontanissimo ricordo. 
Gli anni passarono, e i bambini crebbero.
Hiccup divenne un bel ragazzone alto e forte, di quelli che avrebbero fatto girare la testa con uno sguardo a qualsiasi ragazza; ma, essendo l'unico figlio maschio di una famiglia numerosa, sviluppò un carattere chiuso e taciturno, isolandosi dai suoi coetanei.
Passava il tempo aiutando il padre in bottega, oppure, quando aveva un momento libero, saltava in groppa a uno dei draghi di casa, solitamente Sdentato o, quando non era disponibile perché in giro con Moccicoso, il vecchio Zannacurva, e volava via per un po', altrimenti restava seduto in un angolo del villaggio, con un quadernetto di pergamena e un carboncino tra le mani e disegnava, copiando ciò che lo circondava.
Anche Astrid divenne una bella ragazza, seppure un po' maschiaccio, ma i suoi lunghi capelli biondi, sempre tenuti sciolti, e la sua fisicità, seppur fasciata da abiti dal taglio maschile, che preferiva a quelli più femminili usati dalle altre ragazze di casa, attiravano un sacco di sguardi e complimenti da parte dei ragazzi coetanei. Ma se da bambina era dolce, sorridente e disponibile ad aiutare il prossimo, seppur a volte si mostrasse solitaria, con l'arrivare dell'adolescenza i sorrisi si fecero sempre più rari, divenne più ribelle e il carattere solitario si accentuò, soprattutto in famiglia, perché fuori era riuscita a raccogliere attorno a sé un buon gruppo di ragazzini ribelli e un po' bulli, e, col tempo, aveva cominciato a mostrare una certa ostilità verso Hiccup, per qualche strano motivo che nessuno conosceva.
Alla soglia dei 18 anni, i due ragazzi, che da bambini erano molto uniti e nella "vita" precedente erano una coppia inseparabile, sembravano due estranei, incompatibili: tanto calmo e solitario era lui, quanto bulla e attaccabrighe era lei.
Moccicoso e Testa Bruta cercarono di far migliorare la situazione, ma non ebbero successo, quindi decisero di controllare la situazione da vicino e intervenire solo quando ce ne fosse stato veramente bisogno.
Era un caldo giorno d'estate, Sjöfn, Hiccup e Astrid avevano da poco compiuto 18 anni.
In casa Haddock si erano appena svegliati tutti, ed erano raccolti attorno al grande tavolo per fare colazione, almeno i genitori e i figli grandi, perché Sòl e Syn, di sei anni, correvano per la cucina, già piene di energia nonostante fosse presto.
Hiccup era seduto accanto a Moccicoso, con la testa bassa e gli occhi fissi sulla sua colazione, e accanto a lui si era seduta Astrid, che aveva già cominciato a punzecchiarlo, nonostante i rimproveri del padre.
"Oggi hai la giornata libera, figliolo." gli riferì il moro, sorseggiando la birra dal suo calice "Non venire alla bottega, io ho da fare in giro, cose da Capo, sai..."
"Va bene, papà,  non c'è problema, mi troverò altro da fare." acconsentì Hiccup, finendo la sua focaccia.
"Tanto saranno le solite cose da checca che fai..." commentò la bionda, deridendolo.
"Astrid!" la rimproverò il padre, severo, ma lei sembrò non volerlo ascoltare e gli lanciò un'occhiataccia.
"Dai ascolto a tuo padre, signorina!" intervenne Testa di Tufo, seduto all'altro capotavola.
"Lui non è mio padre!" ringhiò la giovane, alzandosi in piedi e andando alla porta, non prima di aver spinto la testa del castano sulla sua ciotola di latte, solo per fargli un dispetto "Vado, mi aspettano. Non torno per pranzo."
Attesero che la porta fosse chiusa, poi Testa Bruta si avvicinò al figlio, passandogli un panno per pulirsi, guardandolo seria.
"Tesoro, dovresti reagire, non puoi farti mettere i piedi in testa in quel modo." disse.
"Va bene, mamma..." acconsentì il giovane "Posso uscire anche io, ora? Torno per pranzo..."
"Va bene, ma non metterti nei guai." rispose la donna, posandogli un bacio materno sulla guancia e sistemandogli i capelli, sparsi e ribelli come al solito, prima che lui prendesse il suo quaderno e corresse fuori.
I due coniugi si guardarono sospirando. Quei due ragazzi erano diventati davvero difficili da gestire.
"Io ve l'avevo detto cosa bisognava fare." si intromise Testa di Tufo "La stessa cosa che noi abbiamo fatto con voi."
"Papà,  non iniziare." lo interruppe Moccicoso "Con me e tua figlia era diverso, lo sai."
"Mica poi tanto: vi odiavate." continuò il biondo, alzandosi in piedi e stirandosi la schiena.
"No, non ci odiavamo." disse Testa Bruta "C'era rabbia per come Moccicoso si stava comportando, c'era anche delusione, ma non c'era odio, almeno non da parte mia. Invece Astrid odia Hiccup, ma non capisco perché."
"Lo so io perché, mamma." annunciò Sjöfn "Ce l'ha con lui perché mio fratello è stato adottato e lei no."
"C'è un motivo se non l'abbiamo fatto." obiettò il moro "E comunque se il suo odio deriva da questa cosa, dovrebbe odiare noi, non Hiccup."
La giovane fece spallucce, finendo di fare colazione e chiudendo lì la questione.
Intanto Hiccup si era addentrato nel bosco, arrivando a una radura in un cratere con un laghetto. Era un posto che conosceva bene, ci andava spesso quando non voleva essere disturbato, per qualche strano motivo lì si sentiva al sicuro.
Seduto contro una delle pareti a strapiombo, aveva preso il suo quaderno e si era messo a disegnare, ritraendo in ogni minimo particolare un Terribile Terrore selvatico che si era andato a rifugiare lì, probabilmente anche lui in cerca di un po' di tranquillità.
Era lì da due ore, col carboncino stretto nella mano sinistra e il quaderno sulle ginocchia, quando sentì della confusione poco lontano.
Aguzzò le orecchie, e intuì che erano un gruppo di persone, e si stavano gradualmente avvicinando alla radura. Ascoltò con attenzione, per capire chi fossero, e quando lo capì si allarmò.
Erano Astrid e il suo gruppo di bulletti.
Non che avesse paura di loro, li considerava solo un gruppo di sfigati tutto muscoli e niente cervello, almeno per quanto riguardava il branco, ma non aveva alcuna voglia di sopportare le loro prese in giro, non quel giorno.
Si mise il libretto e il carboncino nella tasca interna della casacca e si appiattì sulla parete di roccia, sperando di non essere notato, e attese in silenzio.
Come aveva previsto, il gruppo arrivò dopo qualche minuto, ma la speranza di non essere visto si infranse immediatamente.
"Ehi, Astrid, guarda chi c'è là giù!" esclamò uno dei ragazzi del seguito, indicando nella direzione in cui era nascosto Hiccup "La checca storpia!"
"Bella vista, Oleg!" si complimentò la bionda, scendendo nel cratere e avvicinandosi al castano "Almeno ci divertiamo un po'!"
"Astrid, non ho voglia di litigare, oggi." cercò di fermarla il giovane, senza muoversi.
"Certo che non hai voglia." lo istigò la ragazza, spintonandolo "Sei solo una checca smidollata." lo spintonò ancora, mentre lui cercava di spostarsi "Su, reagisci! Mostra che hai le palle!"
Ma Hiccup non raccolse la sfida, si limitò a spostarsi ad ogni spintone che riceveva, mentre il resto dei ragazzi lo derideva e incitava la giovane.
Però la fortuna sembrava proprio non assisterlo, quel giorno: cercando di ripararsi dall'ennesimo spintone mise la protesi in fallo, che cedette e lui cadde in avanti, sulla dura roccia.
Riuscì a ripararsi la faccia con le mani, ma nella caduta aveva sentito qualcosa di strano nella tasca interna della casacca. Ci portò una mano, mentre si girava, e ciò che scoprì non gli piacque: il carboncino si era polverizzato.
Quello non era un carboncino normale, era di pietra sanguigna, introvabile in quelle zone, ed era riuscito a trovarlo per caso qualche giorno prima tra le cianfrusaglie di un mercante approdato temporaneamente a Berk.
Ed ora era ridotto in polvere.
La rabbia gli salì, non sentiva più le battute di scherno del gruppo, non gli importava cosa stessero dicendo. Voleva solo fargliela pagare.
Con una mossa fulminea della gamba sana, arpionò quella di Astrid, facendola cadere e saltandole addosso.
Non gli importava che fosse una donna; non gli importava di ricevere una punizione non appena fosse tornato a casa. Voleva solo fargliela pagare.
Sorpresi e spaventati da quella furia scatenata il gruppo si disperse, lasciando i due da soli, a picchiarsi. Astrid si difese e attaccò a sua volta, sferrando alcuni colpi buoni, ma capì ben presto che il giovane era molto più forte e resistente di lei, nonostante la ragazza parasse bene i colpi.
Alla fine si limitò solo a parare i colpi come poteva, ma per fortuna per lei la furia del ragazzo si esaurì.
Col fiatone e ancora gli occhi colmi di rabbia il castano si spostò, mettendosi seduto e controllandosi la protesi. Astrid si alzò, camminando verso il laghetto per darsi una lavata, dandogli le spalle.
"Dannazione!" esclamò,  all'improvviso, Hiccup, facendo sussultare la bionda "La protesi si è spezzata! Ci mancava anche questa!"
"E allora?" incassò lei, guardandolo seria "Ne hai un paio di riserva a casa."
"Certo, e come ci arrivo? Strisciando?" domandò l'altro, sarcastico "Solo ad uscire di qui, con una gamba sola, ci metterei mezza giornata!"
La bionda sbuffò, alzandosi e avvicinandosi al giovane. Lo afferrò per una spalla e lo fece alzare, sorreggendolo.
"Andiamo, stupida ragazzina piagnucolosa. Ti riporto a casa." borbottò, aiutandolo a fare ritorno a casa.
Ci misero parecchio, e quando arrivarono alla capanna Testa Bruta, Moccicoso e Testa di Tufo subito notarono i lividi che coprivano i loro visi. Astrid capì la domanda silenziosa e si affrettò a rispondere, aiutando Hiccup a sedersi e prendendo una protesi nuova dal baule vicino alla porta.
"Perché ci guardate così? Abbiamo fatto a botte, e la protesi della signorina si è rotta." disse.
Il moro si portò una mano alla faccia, incredulo, guardando la moglie e il suocero.
"Non ci posso credere che sto per farlo..." si lamentò "Astrid, siediti."
"Perché?" obiettò la bionda, incrociando le braccia.
"Basta così!" ringhiò l'uomo, battendo il pugno sul tavolo "Sono stufo della tua insolenza! Siediti e non fiatare!"
La giovane ubbidì, intuendo la rabbia nella voce del moro, e attese la punizione che, sicuramente, stava per arrivare.
Moccicoso fece un respiro profondo e tornò a guardare i due giovani.
"Incredibile... pensavo che non avrei mai fatto una cosa del genere, perché l'ho provata sulla mia pelle..." esordì "Credevo che non ce ne sarebbe stato bisogno, siete sempre andati più che d'accordo e pensavo che sareste arrivati da soli alla stessa conclusione, ma a quanto pare mi sbagliavo, serve un intervento esterno."
"Papà, non farla troppo lunga e dacci questa dannata punizione!" esclamò Astrid, esasperata.
L'uomo si voltò verso Tufo, serio.
"Papà, quello che dovevi preparare è pronto?" domandò.
"Tutto quanto, e tutto su misura." rispose il biondo, battendo con la mano sull'armadio dove teneva i suoi attrezzi da sartoria.
"Perfetto." tornò a guardare i due, penetrandoli con lo sguardo "Astrid, vuoi sapere perché abbiamo adottato Hiccup e non te? Perché voi due dovrete sposarvi, e lo farete questo venerdì."

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Capitolo 27
*** 26 ***


"Cosa?!" esclamarono i due giovani, all'unisono.
"Avete capito bene, ragazzi: vi sposerete questo venerdì, fra cinque giorni." ripeté Moccicoso, incrociando le braccia con fare autoritario.
"Non puoi farlo!" obiettò Astrid, scattando in piedi "La legge dice che i matrimoni vanno fatti a fine estate, e c'è una lunga preparazione per gli sposi!"
"Lui è il Capo, può fare delle deroghe alla legge." si intromise Hiccup, anche lui non così contento di questa sparata del padre adottivo.
"Stai zitto, sfigato!" lo zittì la bionda, prendendolo per i capelli e spingendogli la testa contro il tavolo.
Il castano, stufo di quegli atti di bullismo, e ancora nero per lo scherzo di poco prima alla radura, scattò in piedi e le afferrò la mano, per poi storcerlgliela, portandole il braccio dietro la schiena e bloccandola.
"Avete finito?" ruggì il capofamiglia, ottenendo di nuovo la loro attenzione "Okay, mi avete costretto a farlo! Dovete imparare a convivere, quindi da questo momento condividerete la stessa stanza." Astrid stava per replicare di nuovo, ma uno sguardo del moro la zittì all'istante "Niente storie, signorina! Ora vai a pendere le tue cose e sposta tutto in camera di Hiccup! E i prossimi giorni non voglio più vederti in compagnia di quei ragazzi con cui sei sempre, chiaro?"
La ragazza non disse altro, si liberò dalla presa di Hiccup, che ancora la teneva ferma, e andò in camera, sbattendo la porta. Moccicoso si voltò verso il figlio, che stringeva i denti, ancora colmo di rabbia.
"Vai ad aiutarla, e non perderla d'occhio, i prossimi giorni." ordinò "È la tua fidanzata, impara a farti rispettare."
Il ragazzo annuì e seguì la bionda; quando furono soli, Moccicoso si voltò verso la moglie e il suocero, passandosi, esasperato, una mano tra i capelli.
"Non avrei mai voluto arrivare a questo punto..." disse "Ma ora credo di capire come si sia sentito lui quell'unica volta che mi ha schiaffeggiato..."
"Però Astrid ha ragione." obiettò Testa Bruta "Il matrimonio ha bisogno di una lunga preparazione..."
"Lo so, sono il Capo, conosco la legge." ammise il moro, abbracciandola "Ma, al contrario di quanto ha detto Hiccup, non ho fatto nessuna deroga."
"In che senso?" domandò l'altra, confusa, ma fu interrotta da Testa di Tufo, che sembrava aver capito cosa intendesse il genero.
"Geniale!" esclamò, per poi guardare la figlia e spiegare quanto avesse capito del piano dell'uomo "È vero che ci vuole una preparazione lunga, ma loro l'hanno già fatta... e sono già sposati! Questo che faranno adesso è solo una sorta di rinnovo delle promesse. Ora capisco perché mi avevi chiesto di aggiustare i loro vecchi abiti da sposi."
"Esatto, papà." ammise il capotribù "Anche avessero scelto di loro spontanea iniziativa, come speravo all'inizio, la cerimonia sarebbe stata solo un pro-forma, e avrebbero comunque indossato gli stessi abiti di 40 anni fa."
Intanto Astrid stava raccogliendo tutte le sue cose, buttandole sul letto con fare arrabbiato. Hiccup entrò nella stanza, fermandosi sullo stupite della porta e guardandola seriamente.
"Mi ha ordinato di tenerti d'occhio." le riferì.
"Come se una checca smidollata potesse fare qualcosa..." lo schernì, acida, senza guardarlo.
"Disse colei che le ha prese dalla suddetta checca..." continuò l'altro, avvicinandosi "Davvero ti aspettavi che continuando di questo passo papà non avrebbe perso la pazienza?"
"Papà può anche andare a farsi fo..." esclamò la bionda, buttando alcuni vestiti sul letto.
"Basta così! Stai esagerando!" la bloccò Hiccup prendendola per un braccio "Puoi anche insultare me quanto vuoi, la cosa non mi tocca, ma se incominci a prendertela con le persone che ci hanno cresciuto allora mi fai incazzare sul serio!"
"Ah, sì? E cosa fai?" lo punzecchiò Astrid, guardandolo negli occhi con aria di sfida "Ti metti a piangere? Sei solo una ragazzina viziata, anche se provi ad atteggiarti da vero maschio vichingo!"
"Vuoi il vero maschio vichingo?" ruggì il castano "Va bene, avrai il vero maschio vichingo, però poi non ti lamentare!" prese alcune delle cose che c'erano sul letto e gliele mise tra le mani "Metti subito in ordine la tua roba nella mia stanza, e non fiatare!"
Senza dire altro le prese un braccio, trascinandola in camera sua. Astrid oppose resistenza, ma non riuscì a opporsi, così dovette soccombere e riordinò tutto, sotto lo sguardo irritato del fidanzato. Quando ebbe finito si fermò di fronte a lui, con le braccia incrociate e la sua solita aria sprezzante.
"Se pensi davvero che questo basti a farmi rigare dritto ti stai sbagliando." riferì.
"A me basta che ti insegni un minimo di rispetto." ammise il castano.
"Sai dove te lo puoi mettere il tuo rispetto, tesoro?" continuò la ragazza, portandosi le mani sui fianchi.
"Come ho detto, poi non ti lamentare." ripeté l'altro "Non imparerai il rispetto, allora non ne riceverai più da me. E visto che vuoi il vero maschio vichingo mi comporterò come tale." le afferrò il braccio, facendola avvicinare a lui, e la guardò intensamente negli occhi "Tra pochi giorni sarai mia moglie, quindi sei una mia proprietà. Posso fare qualunque cosa io voglia."
Detto ciò la attirò a sé, unendo le sue labbra con le proprie. Astrid oppose resistenza, ma lui non la mollò, inducendola a ricambiare.
Non gli piaceva obbligarla, ma lei stava davvero passando il limite, doveva fare qualcosa per fermarla, e se fare il marito-padrone era l'unica strada, allora doveva seguirla.
Dopo un po' la giovane sembrò arrendersi e ricambiò spontaneamente. Lentamente, Hiccup addolcì il bacio, pur mantenendo il controllo, la presa sulle braccia di Astrid si allentò, permettendole di nuovo di muoversi, e le mani si spostarono sul volto della bionda, ad incorniciare quell'atto che, da aggressivo e possessivo era diventato dolce e condiviso.
La ragazza non si mosse, non reagì. Era come bloccata, come se fosse stata ipnotizzata dal giovane. Lo odiava con tutta sé stessa, aveva una gran voglia di picchiarlo, prenderlo a calci finché non lo avesse visto agonizzare, ma allo stesso tempo lo stava baciando, e si sentì sussultare quando lui si allontanò per un momento, prima di riprendere a baciarla. Non riusciva a interrompere il contatto; non voleva farlo, voleva che durasse il più a lungo possibile.
Finalmente, Hiccup interruppe il bacio, seppur allontanandosi di poco, e spostò le labbra vicino all'orecchio di Astrid.
"Che tu lo voglia o no, ora sei la mia donna." sussurrò "Sta a te decidere se vuoi una convivenza pacifica o vuoi una guerra che potresti non vincere mai."
La ragazza alzò la testa, guardandolo negli occhi. Sapeva che avrebbe combattuto, non si sarebbe mai arresa, ma capì che anche lui non lo avrebbe mai fatto, lo capì solo guardandolo negli occhi.
Perché quelli erano gli occhi di un drago pronto alla battaglia.
Una battaglia che era appena iniziata.

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Capitolo 28
*** 27 ***


Quello stesso pomeriggio venne sparsa la voce dell'imminente matrimonio dei due ragazzi.
Tutti si misero subito all'opera, anche perché c'era pochissimo tempo per preparare tutto, ma, nonostante la fretta, non venne lasciato nulla al caso, doveva essere tutto perfetto.
I due sposi non smisero mai di litigare e, tra battute sarcastiche e insulti non troppo velati, arrivò il momento di andare a dormire e di condividere lo stesso letto.
Appena entrati in stanza, Hiccup chiuse la porta, mentre Astrid si fermò in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate e lo sguardo assassino posato sul fidanzato.
"Se solo provi a toccarmi, giuro che ti strappo le palle e te le faccio ingoiare!" lo minacciò.
"Ma stamattina non dicevi che le palle non le avevo?" fu la risposta sarcastica del castano, che si sedette sul letto, guardandola ostile quanto lei "Avanti, cambiati e andiamo a dormire."
La bionda borbottò un insulto e andò all'altro lato del letto, dandogli le spalle e indossando la camicia da notte. Quando si voltò, trovò il ragazzo già sotto le coperte, e notò che non indossava nulla, almeno nella parte di sopra.
"Se provi a..." tentò di minacciarlo, ma Hiccup la interruppe.
"Rilassati, ho addosso i pantaloni!" esclamò, esasperato, poi toccò il lato vuoto del letto "Vieni a letto e non fiatare!"
Astrid gli lanciò un'occhiataccia, mettendosi, finalmente, sotto le coperte, e lui spense il lume sul suo comodino.
Per dieci minuti ci fu silenzio, ma, ad un certo punto, la ragazza prese a girarsi e rigirarsi, prendendo a pugni il cuscino e il materasso. Per un po' il giovane sopportò, ma dopo mezz'ora non ne poté più e si voltò verso di lei, afferrandole la mano che stava per tirare l'ennesimo pugno al materasso.
"Vuoi stare ferma?" esclamò "Sto cercando di prendere sonno!"
"Anche io!" rispose lei, con rabbia "Ma questo letto è  troppo duro!"
"E poi sarei io la ragazzina viziata..." borbottò Hiccup, lasciandole andare il polso "Che cosa ti aspettavi? Un letto di piume, magari come il tuo?" Astrid stava per rispondere, ma non le diede il tempo "Questo è il mio letto, l'ho costruito io con l'aiuto di papà qualche tempo fa, è solo un'asse di legno di pino coperta con un sottile strato di paglia, e non lo cambierò solo perché la mia fidanzata non riesce a dormirci, chiaro?"
"Stronzo!" fu l'unica cosa che riuscì a dire come risposta la giovane, cercando di liberare la mano dalla presa dell'altro.
"Forse non hai capito la situazione, Astrid." continuò lui, a denti stretti "Sei in camera mia, nel mio letto, quindi vedi di abituartici in fretta, possibilmente entro la prima notte di nozze."
"Quello sarà il giorno in cui perderai tutto il tuo armamentario." lo minacciò ancora la bionda, avvicinando il volto a quello del fidanzato, con rabbia "Ti farò a pezzi, lo giuro!"
Hiccup non rispose, non ne valeva la pena, ma era stufo di litigare, in quel momento voleva solo andare a dormire. Doveva zittirla definitivamente, affermando di nuovo la sua autorità, come aveva fatto poche ore prima.
Decise di usare la stessa tecnica. Approfittando della vicinanza, portò una mano sulla nuca della fidanzata, tenendola ben salda tra i capelli, e poi la baciò, senza darle modo di ritirarsi.
Astrid cercò di opporre resistenza, posò le mani sul petto del ragazzo, per spingerlo via, ma fu inutile. Dovette ricambiare il bacio, controvoglia. Lui non si allontanò, approfondì maggiormente il contatto, addolcendolo man mano, e la bionda scoprì che ricambiare diventava man mano più semplice, finché ogni traccia di ostilità sparì. Le mani si rilassarono, ancora posate su petto del giovane, ma invece di spingerlo via si muovevano leggere lungo le linee dei muscoli, per poi salire e avvolgersi attorno alle spalle, mentre le braccia di lui la avvolgevano, non più costringendola, ma accogliendola in un abbraccio protettivo.
Hiccup allontanò il volto, dopo un po', e si accorse che la fidanzata lo stava seguendo, come a chiedere di non interrompere il contatto.
Sorrise, accontentandola. Aveva finalmente capito come tenerla sotto controllo, come azzerare gli scatti di ostilità.
Sapeva che lo odiava, i suoi occhi glielo stavano urlando. Ma il resto del suo corpo agiva contro questo sentimento, e lui non doveva fare altro che accontentarla.
Le sue labbra seguirono i lineamenti del volto, posandovi piccoli baci, tornando poi su quelle di lei, che ancora chiedevano quel contatto, e continuò in quel modo finché non sentì che si stava addormentando; non la mollò neanche quando la giovane chiuse gli occhi, e sentì il suo respiro farsi regolare. Le diede un ultimo bacio e, finalmente, si addormentò anche lui.
Il mattino seguente, quando Hiccup si svegliò, trovò Astrid ancora addormentata, con la testa sul suo petto.
Guardò la finestra, notando una debole luce filtrare attraverso le imposte, e decise di svegliarla.
Con delicatezza le passò un dito sul volto, dalla fronte, poi lungo la linea degli occhi, sul naso e fino alle labbra, dove vi posò le proprie.
Astrid ricambiò immediatamente, apprendo gli occhi e guardando il fidanzato, ancora assonnata.
Il ragazzo non parlò e si allontanò lentamente, mettendosi seduto e afferrando la protesi sul bordo del letto, mentre la giovane si strofinava gli occhi, cercando di ritrovare un po' di lucidità.
Il castano aveva già finito di vestirsi, quando lei si decise ad alzarsi e andò a lavarsi la faccia alla tinozza posata sul tavolo da toeletta nell'angolo.
"Oggi faccio un salto alla fucina." la informò il giovane, avvicinandosi "Devo aggiustare la protesi che mi hai rotto ieri."
"Fai quello che vuoi, non mi interessa." rispose la bionda, acida, prendendo i suoi vestiti e cambiandosi "Io me ne starò in giro."
"Non andrai a trovare quei tuoi amici?" domandò l'altro, dubbioso.
"Non sono affari che ti riguardano." continuò lei, alzandosi in piedi e guardandolo negli occhi, con la solita espressione ostile "Io faccio quello che voglio, non sarà uno stupido ordine del vecchio nano a impedirmelo!"
"Quel vecchio nano, come lo chiami tu, è nostro padre, ed è il capotribù!" la rimproverò Hiccup, stringendo i pugni.
"No, ti sbagli!" lo corresse l'altra, puntandogli il dito contro "Lui non è mio padre! Io me ne frego dei suoi ordini idioti!"
Hiccup fece un respiro profondo, raccogliendo le idee perché lei lo ascoltasse, infine fece un passo avanti, mantenendo lo sguardo duro sugli occhi della fidanzata.
"Bene, allora se non vuoi fare come dice lui, farai come dico io!" ringhiò, prendendola per un braccio "Ora scendiamo a fare colazione, poi tu verrai con me in fucina."
"Te lo puoi scordare, checca!" esclamò la giovane, con aria di sfida, sostenendo lo sguardo del fidanzato.
Il ragazzo non disse nulla e la strattonò in cucina, dove li stava aspettando il resto della famiglia. La fece sedere al solito posto e prese la colazione per entrambi, sotto gli occhi stupiti dei genitori e delle sorelle, che non si aspettavano un cambiamento così improvviso del loro fratello di solito calmo, timido e gentile con tutti.
Astrid mangiò in silenzio, lanciando occhiatacce omicide nei confronti del fidanzato e, quando tutti ebbero finito, il castano la trascinò verso la bottega, ignorando le sue proteste e gli insulti.
Entrati nella fucina, Hiccup fece sedere la bionda al tavolo vicino alla finestra, poi si mise al lavoro, concentrandosi sulla protesi che doveva riparare.
Passò un'ora, tra il lavoro di lui e gli sbuffi annoiati di lei, quando alla finestra si presentarono i primi clienti, con richieste varie di riparazioni o ordini di utensili.
Il giovane accontentò pazientemente tutti, accogliendo con un sorriso le congratulazioni per l'imminente matrimonio, e continuando a ignorare le lamentele e gli insulti borbottati dalla fidanzata.
Ma l'attenzione della giovane si risvegliò quando uno dei ragazzi del suo gruppo, Oleg, si avvicinò per farsi affilare l'ascia. Il giovane bulletto passò l'arnese all'altro, facendo finta di ignorare la ragazza.
"Ehi, Oleg!" lo chiamò, alzandosi in piedi e sporgendosi verso di lui.
"Oh, ciao, Astrid!" la salutò il giovanotto, con un sorriso di scherno stampato in faccia "Ho sentito che ti sposi."
"Già." borbottò la giovane, lanciando l'ennesima occhiataccia a Hiccup, concentrato nel suo lavoro.
"Sai, Astrid, non credevo che ti piacessero le ragazze." la prese in giro Oleg, guardandosi le unghie con aria di superiorità "Ma avrei dovuto prevederlo, ho sempre avuto qualche dubbio sul fatto che fossi un maschio o una femmina..."
"Io ti ammazzo, stupido scimmione senza cervello!" esclamò la bionda, uscendo dalla capanna di corsa per darle al ragazzo, ma venne bloccata da Hiccup, che la prese per i fianchi e la tenne stretta, guardando l'altro duramente e consegnandogli l'ascia.
"Ecco, te l'ho affilata!" disse, riportando dentro la giovane "Ora sparisci! La bottega è chiusa!"
Detto ciò chiuse la porta e lasciò andare la compagna, che era ancora tesa.
"Credevi davvero che ti avrebbe accolto come faceva prima?" domandò, serio "A quello non gliene frega nulla di te, ti seguiva solo perché prima eri quella tosta, ma ora che sei la fidanzata dello sfigato non sei più nessuno per lui!"
Astrid stava per reagire violentemente, ma lui non glielo permise, le afferrò saldamente le mani e la attirò a sé, sostenendo il suo sguardo.
Lei non si mosse, ma l'odio che portava dentro era in procinto di farla esplodere. Non le era rimasto più nulla, non aveva una famiglia, gli amici se ne erano andati, ed era fidanzata con... quello!
Hiccup intuì il suo turbamento, capì che stava per esplodere, e decise di farla sfogare. Si abbassò su di lei, continuando a guardarla negli occhi, ma questa volta non usò un minimo di costrizione, né di autorità; unì le sue labbra con quelle della ragazza e attese. Fu lei a fare la mossa successiva, nel momento immediatamente successivo, approfondendo il contatto e stringendogli le mani, quasi non volesse lasciarlo andare.
Lo odiava, ma in quel momento stava odiando di più il resto del mondo, un matrimonio con uno sfigato non era più la cosa peggiore che le fosse capitata.
Quando si allontanarono era molto più calma, e Hiccup le sorrise.
"Adesso la smetterai di lamentarti?" chiese, mentre lei faceva un passo indietro, abbassando lo sguardo.
"D'accordo, accetto il matrimonio." rispose la bionda "Ma tu resti sempre una checca sfigata, e puoi scordarti che accetterò di consumare, venerdì notte!"
Hiccup sospirò, alzando gli occhi al cielo. C'era ancora molto lavoro da fare, con lei, ma forse era sulla buona strada.

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Capitolo 29
*** 29 ***


Il mattino seguente, quando Hiccup si svegliò, la luce dell'alba filtrava attraverso le imposte socchiuse.
La prima cosa che percepì fu il respiro di Astrid vicino al suo volto, e il suo peso sopra di lui, nella stessa posizione in cui si erano addormentati la notte precedente. Con cautela la spostò, per potersi alzare, ma cercando di non svegliarla. Però la ragazza aprì gli occhi, fissandolo con aria assonnata.
"Scusa, non volevo svegliarti." si scusò il giovane, passandole una mano tra i capelli "È l'alba, puoi dormire ancora un po'."
"Ma vai a succhiare rocce!" borbottò la bionda, con la voce impastata dal sonno, afferrando il cuscino e girandosi dall'altra parte.
Il ragazzo sospirò, tornando a stendersi accanto a lei. Quel giorno non voleva litigare, quindi doveva cercare di tenerla tranquilla fin da subito; con delicatezza la fece girare nuovamente verso di lui, avvicinando il viso al proprio e posandole un bacio sulle labbra. Astrid lo lasciò fare, chiudendo gli occhi e accoccolandosi contro il petto del fidanzato.
"Oggi sarà una giornata lunga." disse il castano "Ci saranno un sacco di cose da fare... la cerimonia... i vari riti... e mamma vuole che balliamo durante il banchetto... e poi dobbiamo tornare qui, stasera..."
"Stasera te lo taglio, lo giuro..." si lamentò la giovane, sistemandosi meglio contro il petto dell'altro "Se provi anche solo a toccarmi ti taglio l'armamentario e lo do in pasto a uno Skrill..."
"Non farò nulla che non voglia anche tu." la rassicurò il ragazzo, alzandole delicatamente la testa per guardarla negli occhi e sorridendole.
La bionda lo fissò, con gli occhi socchiusi e assonnati, ma completamente persi in quelli di lui, e poi si sistemò meglio, stringendosi maggiormente al suo futuro marito, borbottando qualcosa di incomprensibile. Hiccup non la mollò e la baciò di nuovo, in modo fugace, ma che indusse lei a chiederne ancora, così che dovette accontentarla, baciandola in modo più audace e profondo, finché non la sentì abbandonarsi completamente a lui.
La giovane riuscì a svegliarsi completamente, ma non lo allontanò. Anzi quelle attenzioni, quelle coccole e quel bacio le stavano facendo dimenticare la rabbia verso il mondo e verso lo stesso ragazzo; il suo profumo, il calore delle sue labbra, il tocco incerto e dolce della sua lingua erano un anestetico per tutta la negatività che aveva in corpo, lasciandole solo sensazioni positive e un insistente desiderio che quell'atto durasse per sempre.
E, persi in quel tenero gesto, non si accorsero che la porta si era aperta e Testa Bruta e Moccicoso erano entrati nella stanza, per preparare i due sposi in vista della giornata che li attendeva. Appena videro i due giovani stretti in quel tenero abbraccio, intenti a coccolarsi, si scambiarono uno sguardo eloquente e decisero di uscire in silenzio e lasciare loro qualche altro minuto per coccolarsi ancora un po'.
I ragazzi si separarono, guardandosi negli occhi.
"Io ti odio... Non voglio sposarti..." si lamentò la giovane, con un filo di voce.
"Non siamo noi a decidere, lo sai." sospirò l'altro, facendole una carezza.
"Chiederò il divorzio." lo informò lei, decisa "Quello posso deciderlo io."
"Serve un motivo valido per farlo, conosci la legge." obiettò Hiccup, posandole un bacio sulla guancia e cercando di alzarsi per potersi preparare, ma la bionda lo trattenne. Alzò gli occhi al cielo, accontentandola e spostandosi sopra di lei, mentre la coinvolgeva in un bacio molto più audace dei precedenti; infine le parlò all'orecchio "Se continui così potrei cominciare a pensare che non mi odi poi così tanto..."
Astrid sembrò rendersi conto di quello che stava facendo e, con un movimento veloce, spinse via Hiccup, che cadde a terra facendo un gran fracasso, proprio nel momento in cui Moccicoso e Testa Bruta rientravano nella stanza.
Senza fare commenti, il moro aiutò il figlio ad alzarsi e lo accompagnò fuori, nell'altra stanza, dove lo avrebbe aiutato a prepararsi, mentre la moglie avrebbe aiutato la sposa.
I preparativi furono lunghi, e Hiccup venne accompagnato sul luogo della cerimonia solo in tarda mattinata, dove avrebbe dovuto aspettare la futura moglie ancora un po', poiché i preparativi, per lei, erano un po' più lunghi.
Quando, finalmente, la sposa si presentò con il suo seguito, tutti gli invitati non riuscirono a toglierle gli occhi di dosso. Indossava un lungo abito rosso, con un'ampia scollatura e le spalle scoperte, e il bustino, particolarmente aderente, metteva in risalto quelle forme che solitamente erano mascherate negli abiti di taglio maschile che era solita portare; i capelli erano sciolti, ma pettinati in modo che cadessero tutti sulla spalla sinistra, in modo da lasciare scoperta la nuca e la parte della schiena non fasciata dal bustino, e in testa aveva una tiara in argento su cui erano stati agganciati dei nastri dello stesso colore del vestito, che tenevano alcuni fiori, in un effetto che la faceva sembrare una Dea. Hiccup ne restò incantato, non l'aveva mai vista così e doveva ammettere che era proprio uno schianto.
Anche Astrid, mentre camminava, non riusciva a togliere gli occhi dal suo sposo. Lui vestiva completamente in nero, con un paio di pantaloni in pelle aderenti nei punti giusti e una camicia particolarmente fasciante, tanto che fu difficile, per non dire impossibile, per la ragazza, non creare nella mente un'immagine particolarmente allettante di cosa veniva nascosto da quei vestiti. Era affascinante, davvero molto affascinante, con quei capelli castani che non riuscivano a stare a posto, quegli occhi verdi dall'espressione di un drago fiero e altero, e la gamba di ferro tirata a lucido, quella gamba di ferro che aveva sempre avuto, da quando ricordava, ma i loro genitori non gli avevano mai detto come fosse successo, poiché sapeva che non era nato così.
E, quando lei arrivò all'altare, i loro occhi si incontrarono, e non si staccarono più fino alla fine della cerimonia.
Come per magia, esistevano solo loro, il resto del mondo non aveva importanza, era lontano. Seguirono ogni rito così come lo avevano imparato, ma tutto passò in un soffio e, prima che se ne rendessero conto, erano seduti al loro tavolo nella sala del banchetto.
Attorno a loro c'era festa, tutti bevevano e scherzavano, e un'orchestrina suonava una musica allegra.
Tutti i dissapori, tra loro, sembravano completamente spariti.
Hiccup si guardò intorno e, quando notò un cenno della madre, si alzò e porse una mano alla moglie, parlandole all'orecchio.
"Facciamo contenta la mamma." sussurrò "Concedimi un ballo, mia signora."
Astrid esitò per un momento, ma alla fine acconsentì, così il giovane la accompagnò sulla pista da ballo, dando inizio alle danze.
Il castano la strinse, eseguendo ogni passo e conducendola nella danza, senza mai abbassare lo sguardo dal suo volto e baciandola ogni volta che poteva.
Erano di nuovo solo loro, nel loro mondo, finché la musica non terminò, e Hiccup baciò la moglie per l'ultima volta, prima di tornare a sedersi, tra gli applausi degli invitati.
Tornati al loro posto, alcuni compaesani si avvicinarono per congratularsi con loro. Gli sposi li accolsero con sorrisi e ringraziamenti, senza eccezioni.
Ma la favola non poteva durare a lungo.
Oleg si avvicinò alla coppia, apparentemente anche lui per fare le congratulazioni alla coppia. Girò attorno al tavolo, tenendo il boccale di idromele tra le mani, e si fermò tra i due, guardandoli dall'alto, con un sorriso di scherno stampato in faccia.
"Wow! Gran bella festa!" esclamò "Certo, però, avrei scelto meglio i vestiti, tipo... invertendoli, sicuramente sareste stati meglio..."
Astrid sembrò improvvisamente svegliarsi, e scattò in piedi.
"Ma io ti ammazzo!" esclamò, prendendolo per il colletto, pronta a stampargli il suo pugno in faccia.
Hiccup la prese al volo, bloccandola.
"Okay, credo sia arrivato il momento di ritirarci, vero?" disse, con voce calma.
"Prima voglio fare a pezzi questo pallone gonfiato!" protestò la bionda, mentre il marito la portava via, trascinandola verso casa, dopo aver avvertito tutti della loro uscita di scena per quella sera.
Appena entrarono nella loro stanza, Astrid si fermò di fronte al letto, mentre Hiccup chiudeva la porta.
"È stata una lunga giornata." disse, poi, avvicinandosi alla moglie "Su, andiamo a dormire."
La bionda annuì, guardandosi intorno, finché il suo sguardo non si fermò sul marito, che stava per prepararsi per dormire. Lo guardò ancora, mentre si sbottonava la camicia, lasciando, finalmente, liberi i muscoli sottostanti, e si avvicinò, esitante.
Il ragazzo si fermò, quando se la trovò di fronte, molto vicina, e non si mosse, quando lei posò una mano sul suo petto, leggera, per poi abbassata e sbottonare un bottone alla volta.
Lo aveva già visto senza camicia, i giorni precedenti, ma non ci aveva mai fatto caso, non lo aveva mai guardato con attenzione, e ora che lo stava facendo dovette ammettere che era davvero ben messo. Altro che checca, Hiccup era un vichingo con i fiocchi e i controfiocchi!
Finalmente riuscì a liberarlo dal tessuto della camicia, così che la pelle del giovane fu completamente accessibile. Segnò, con le dita, tutte le linee dei muscoli, senza perdersene una, finché non sentì la mano del compagno posarsi sotto il suo mento per farle alzare la testa.
Quei profondi occhi verdi la ipnotizzarono all'istante, e il bacio che ne seguì quasi la fece svenire.
Si allontanarono, guardandosi di nuovo negli occhi, poi lei gli diede le spalle. Non ci volle molto a Hiccup per capire le sue intenzioni; passandole la mano sulla schiena allentò i lacci del corsetto, uno ad uno, finché il vestito non scivolò a terra.
Ora la pelle della ragazza era completamente libera e accessibile, e il giovane non resistette. Le sue mani si posarono sulla schiena della bionda, scendendo delicate, mentre le sue labbra disegnarono una linea immaginaria dalla spalla destra fino al collo, salirono fino al lobo dell'orecchio e poi deviarono verso le labbra di lei.
La guardò di nuovo, ricordandosi la promessa fatta quella mattina: non avrebbe fatto nulla che lei non volesse.
Lei voleva.
Non aveva detto una parola, ma glielo stava urlando. Il suo sguardo, le sue labbra, tutto il suo corpo voleva andare fino in fondo, voleva unirsi a lui.
Ed Hiccup decise di accontentarla.
La prese in braccio e la fece stendere sul suo letto di assi di pino, si liberò del resto degli abiti e si stese sopra di lei, riprendendo a baciarla, mentre le loro mani si strinsero, si intrecciarono ed esplorarono ogni lembo di pelle dei rispettivi corpi.
Si presero tutto il tempo di cui avevano bisogno, i baci non si sprecarono, e insieme scoprirono nuove sensazioni, finché non furono entrambi pronti a diventare un'unica entità.
Astrid non si aspettava un'esplosione di emozioni così intensa. Il suo cuore sembrò impazzire, talmente era veloce il suo battito, la pelle bruciava in ogni punto anche appena sfiorato dal suo amante, ma era un bruciore piacevole, che la faceva sentire in paradiso, e non riusciva a parlare, talmente era presa da quello che le stava succedendo, gli unici suoni che riusciva ad emettere erano dei profondi sospiri, che riempirono l'aria della stanza.
Hiccup si muoveva lento, non fece economia di baci, carezze e abbracci nei confronti della sua compagna. Non riusciva a pensare, in quel momento, preso come era da quell'antico rituale, e i sospiri della giovane riempivano le sue orecchie, svuotandogli ancora di più la mente.
Non c'era più odio, non c'era più rabbia, tutto era scomparso; tutte le liti, le frasi infelici erano temporaneamente dimenticate, durante la loro danza, che durò a lungo, ma quando giunse al termine li lasciò esausti ma sereni.
Il ragazzo, finalmente, si spostò, liberando la compagna dal suo peso, ma le loro mani restarono incrociate, e gli occhi persi gli uni negli altri.
Astrid si avvicinò al suo sposo, posandogli un ultimo bacio sulle labbra, poi si accoccolò sul suo petto, in cerca di un po' di calore umano, ma la sua mente stava tornando lucida, i suoi pensieri ripresero a circolare nella sua testa.
"Ti odio..." sussurrò, con un filo di voce "Il fatto che siamo sposati non cambia nulla."
"Shhh..." la zittì il castano, con delicatezza "Dormi, ora, non pensare a nulla."
Detto ciò le passò una mano sui capelli, leggero, continuando con quella carezza premurosa finché non la sentì addormentarsi.
Oramai erano sposati, la cosa migliore da fare era provare a darsi una possibilità, e Hiccup aveva appena deciso che lo avrebbe fatto, avrebbe cercato di essere un buon marito, ad ogni costo.

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Capitolo 30
*** 28 ***


I giorni seguenti i preparativi continuarono.
Nonostante avesse accettato l'idea di sposarsi, Astrid restava sempre particolarmente ostile con tutti, soprattutto con il fidanzato. Hiccup sopportava in silenzio quando poteva, ma reagiva ogni volta che lei superava il limite, sedando ogni tentativo di rivolta.
Tutto il paese si stava dando da fare, e il pomeriggio del giovedì era già tutto pronto, così che poterono tutti riposarsi, prima della grande festa del giorno dopo.
Hiccup e Astrid avevano passato la mattina in balia del nonno, che voleva far loro provare i vestiti che avrebbero usato il giorno successivo, per controllare che non ci fossero modifiche dell'ultimo minuto, ma al pomeriggio poterono farsi un giro, allontanandosi dal casino e, come aveva suggerito Moccicoso, approfittarne per stare un po' soli.
Subito dopo pranzo, il giovane aveva preso il suo quaderno di pergamena e un carboncino e si era addentrato nel bosco. La bionda, prima indecisa su cosa fare, alla fine lo aveva seguito, seppur senza smettere di borbottare, cosa che, assieme agli insulti e alle litigate con il fidanzato, erano ormai all'ordine del giorno.
Camminarono tra gli alberi, il ragazzo davanti e la ragazza un paio di passi dietro di lui, fino alla radura col laghetto, e scesero giù da un passaggio tra le rocce, poi lui si sedette sull'erba, guardandosi intorno. Astrid lo raggiunse, con aria annoiata.
"Non capisco che cosa ci trovi in questo posto..." disse la ragazza.
"È tranquillo, sto bene qui."spiegò lui, aprendo il suo quaderno, in cerca di qualcosa da ritrarre.
Astrid non disse nulla, cacciò una pietra e decise di sedersi poco lontano. Moccicoso aveva detto loro si passare del tempo insieme, ma a dirla tutta non ne aveva per niente voglia, dal momento che dal giorno dopo avrebbero dovuto comunque passare il resto della vita insieme, da coppia sposata.
Prese un legnetto e si mise a fare dei segni a casaccio sulla terra, annoiandosi, però, quasi immediatamente. Nonostante ciò, continuò quello che stava facendo, tenendosi la testa con la mano sinistra, e il legnetto tra le dita della mano destra.
Dopo circa tre quarti d'ora si sentì osservata, alzò gli occhi e si guardò intorno, scoprendo che Hiccup, seppur concentrato sul disegno, ogni tanto le lanciava un'occhiata. Si alzò e si avvicinò, guardandolo dall'alto, tenendo le braccia incrociate.
"Perché mi guardi, checca?" chiese, acida.
Hiccup le fece cenno di sedersi accanto a lui, ma lei non si mosse, così il ragazzo alzò gli occhi, serio, guardandola come ormai faceva negli ultimi tempi quando lei non lo ascoltava.
"Siediti, Astrid." ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.
La giovane sbuffò e si sistemò al suo fianco, controvoglia; il castano aspettò che si fosse seduta, e poi le porse il quaderno, aperto sulla pagina che stava disegnando.
Ciò che vide la sorprese: era un suo ritratto, fatto sul momento, velocemente, in quella mezz'ora che erano rimasti nella radura, ma era perfetto in ogni dettaglio, compresa l'espressione annoiata. Ma ciò che davvero la colpì fu il velo di tristezza che traspariva da quello schizzo veloce.
Si girò verso il fidanzato, a bocca aperta. Possibile che fosse così bravo a disegnare? E poi... come aveva fatto a vedere il suo stato d'animo? Lei era sempre stata molto brava a nasconderlo...
"Io disegno quello che vedo." disse il ragazzo, rispondendo alla tacita domanda "E ciò che ho visto ora in te è questo."
Astrid si morse le labbra, distogliendo lo sguardo. Non poteva abbassare la guardia, soprattutto in presenza dello sfigato; non poteva cedere, doveva resistere.
Hiccup non disse altro, riprendendo a lavorare sullo schizzo, nonostante la modella non fosse più nella posizione iniziale. La ragazza aveva bisogno di un momento per raccogliere le idee, e lui aveva deciso di lasciarle tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Ma dopo un po' fu lui stesso a rompere il silenzio.
"Sei triste perché mamma e papà non ti hanno voluto adottare, vero?" domandò, senza alzare gli occhi dal disegno "Ed è anche il motivo per cui ce l'hai con me."
"Non sono affari tuoi." ringhiò la bionda, tornando sulla difensiva.
Il giovane sospirò. Non voleva tornare a litigare, non il giorno prima del loro matrimonio. Chiuse il quaderno e lo mise via, insieme al carboncino, e allungò il braccio, passandolo attorno alle spalle della fidanzata e attirandola a sé.
Come sempre, all'inizio lei cercò di opporre resistenza, ma poi cedette, poggiando la testa sulla spalla di lui.
Era tesa, avrebbe voluto mantenere il controllo, ma non ci stava riuscendo. Quella situazione era snervante, stava odiando il mondo intero per tutto quello che le stava capitando, e, cosa che le faceva salire ancora di più la rabbia, l'unica persona che aveva capito che qualcosa non andava in lei era l'ultima che avesse voluto vedere.
Quasi non si accorse che aveva cominciato a piangere. Strinse i pugni, pronta a colpire il ragazzo pur di sfogare ciò che sentiva dentro, però sentì una mano di lui afferrarle delicatamente il polso, mentre con l'altra le asciugava le lacrime, spostandosi di fronte a lei.
Lo guardò negli occhi, quegli occhi verdi di un drago combattente erano imperscrutabili. Come era possibile che lui riuscisse a vedere fino dentro alla sua anima e lei non aveva alcuna idea di cosa gli stesse passando per la mente?
Abbassò nuovamente lo sguardo, lasciando andare le lacrime, mentre Hiccup si avvicinava ancora, poggiando la fronte su quella di lei e lasciandola sfogare.
"Andrà tutto bene." le sussurrò "Lo so che sta andando tutto storto, ma passerà, vedrai."
"Come... come può passare?" balbettò la bionda, presa dallo sconforto "Non ho più nessun amico... sono rimasta sola..."
"No, non sei sola, Astrid." la corresse Hiccup, rassicurante, afferrandole delicatamente il volto con entrambe le mani e baciandola sulle labbra.
Astrid ricambiò il bacio, chiudendo gli occhi. Era talmente sconfortata che non sentiva più neanche l'odio nei confronti del suo fidanzato, anzi quel semplice gesto era diventato un appiglio, una corda a cui aggrapparsi per non rischiare di affogare.
E, mentre quel bacio si faceva più profondo, una breve immagine le passò veloce nella mente, come se fosse un lontano ricordo sepolto nel tempo.
Un bambino dai disordinati capelli neri gattonava verso di lei, seguito da Hiccup, che poi lo aveva preso in braccio e si era ancora avvicinato, baciandola sulle labbra, mentre il bimbetto poggiava una margheritina sulla sua pancia, gonfia per una gravidanza giunta quasi al termine.
Aprì gli occhi, confusa, e fissò il ragazzo. Il ricordo scomparve, così come era arrivato, mentre lui si alzava in piedi e la aiutava, per poi darle un altro fugace e rassicurante bacio sulle labbra, prima di riaccompagnarla in paese ed affrontare le ultime ore prima del gran giorno.

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Capitolo 31
*** 30 ***


Il mattino seguente, i due sposini vennero svegliati da Testa Bruta, che avrebbe dovuto aiutare Astrid a prepararsi.
La giovane si lamentò, accoccolandosi meglio sul petto del marito, mentre l'altra apriva le imposte per far entrare la luce e recuperava dal comodino il libretto su cui la ragazza aveva appuntato i sogni che aveva fatto quella notte.
Hiccup si svegliò immediatamente, seppur ancora intontito dai festeggiamenti e da quanto successo dopo, ma dovette aspettare un momento per alzarsi, perché la moglie lo aveva trattenuto, cercando di ripararsi dalla luce del sole usando il suo corpo. Il giovane sospirò, lanciando un'occhiata alla madre, e si rivolse alla compagna, parlandole all'orecchio.
"Devo andare, Astrid." sussurrò "Ora mamma ti aiuta a prepararti."
"No..." si lamentò lei, afferrandolo per i capelli, ancora mezza addormentata "Ti odio... giuro che chiederò il divorzio appena posso..."
"Sì, va bene..." la assecondò il castano, abbassandosi per darle un fugace bacio sulle labbra e riuscendo a liberarsi dalla presa "Ora devo andare, ci vediamo dopo."
Si vestì velocemente e andò in cucina, e venne subito accolto dalle sorelle. Sjöfn abbracciò il gemello, dandogli un bacio sulla guancia e accompagnandolo al tavolo; Moccicoso gli mise davanti un boccale di birra e un piatto con pane, uova e della carne arrostita, e prese in braccio Sòl, la figlia minore, di sei anni, mentre la gemella Syn si arrampicò in braccio al fratello, abbracciandolo stretto mentre lui faceva colazione.
Mangiò in silenzio, senza badare troppo a ciò che gli accadeva intorno, finché la sorellina, ancora in braccio a lui, non attirò la sua attenzione. 
"Fratellone?" chiese la piccola, guardandolo "Che cosa vuol dire 'incinta'?"
"C... che cosa?" balbettò il castano, preso di sorpresa dalla domanda della bambina "Syn, dove l'hai sentito?"
"Mamma lo ha detto a papà."spiegò la brunetta, indicando il padre, che era sbiancato e si guardava intorno, cercando di evitare gli sguardi critici dei figli e del suocero, seduto vicino al fuoco "Mamma ha detto che è di nuovo incinta."
"Papà!" esclamò il ragazzo "Ma tu e mamma vi darete mai una calmata?"
"Ehm... è stato solo... solo un errore di calcolo..." cercò di giustificarsi il moro, deglutendo nervosamente.
"Sì, certo, lo avete detto anche sette anni fa." si intromise Testa di Tufo, alzandosi dal suo posto e avvicinandosi al tavolo "Perché non usate qualche anticoncezionale? Il mercante che viene tutte le settimane al porto ne ha un tipo che sembra pratico e interessante... è un tubo fatto con l'intestino di agnello, conciato e molto sottile..."
"Non infilerò i miei gioielli nelle interiora di un agnello!" protestò l'uomo "È disgustoso!"
"Veramente non ci devi infilare tutto quanto, ma solo la parte utilizzata per..." lo corresse il vecchio biondo, gesticolando in modo inequivocabile.
"Okay, basta!" li interruppe Hiccup, portando le mani avanti "Se permettete io vorrei restare nell'ignoranza. Non voglio sapere nulla della vita sessuale dei miei e di tutto quanto è collegato!"
"Hai ragione, fratellino." ammise Sjöfn, scompigliando i capelli del gemello e sorridendo furbamente "Non parliamo della loro vita sessuale. Però potremmo parlare della tua."
"Non ho commenti a riguardo." cercò di tagliare corto il giovane, afferrando il suo boccale di birra.
"No?" continuò la ragazza, ignorando l'imbarazzo del fratello "Hiccup, siamo arrivati a casa un'ora dopo di voi e, dai versi che si sentivano dietro la vostra porta, Astrid sembrava già più volte arrivata al dunque, e avete continuato per altre due ore senza soste! Ho perso il conto di quante volte tua moglie abbia raggiunto..."
"Saranno affari miei quello che faccio con Astrid?" protestò il castano, diventato completamente rosso a causa dei discorsi della sorella.
"Se permetti vorrei saperlo in anticipo se mio fratello fa sesso, almeno quando succede mi trasferisco temporaneamente da Finn!" spiegò la brunetta, mettendo il broncio.
"Tu e tuo cugino Finn non state passando un po' troppo tempo insieme, signorina?" si intromise Moccicoso, rivolto alla figlia maggiore.
"Non posso, papà?" protestò la giovane, incrociando le braccia con aria di sfida.
"Guarda che, se continui così, potrei pensare cose strane e decidere di farvi fidanzare." la minacciò l'altro, puntando il dito.
"Fai pure." acconsentì Sjöfn, facendo spallucce "Tanto abbiamo già fatto sesso."
Moccicoso si bloccò, diventando improvvisamente verde, e un sorriso furbo si creò sul volto della ragazza, che Hiccup capì al volo.
"Stai mentendo, Sjöfn." disse, mentre un sorriso divertito si formava anche sul suo volto.
"Sì,  ma mi piace vedere che colore diventa la faccia di papà quando riceve certe notizie." ammise lei, alzandosi in piedi e dando una pacca sulla spalla al padre "Rilassati, vecchio! Finn ci tiene troppo alle tradizioni, non toccherà alcuna donna finché non avrà moglie."
Moccicoso fece un sospiro di sollievo, proprio nel momento in cui la porta della stanza coniugale di Hiccup e Astrid si apriva, e Testa Bruta ne usciva, scortando la nuora, la quale indossava un vestito pratico, ma molto femminile, e un velo sulla testa, tenuto da una fascia di cuoio, a indicare il suo status di donna sposata, che copriva una acconciatura particolarmente elaborata.
Il giovane si alzò in piedi, tenendo lo sguardo fisso sulla moglie, che non aveva mai visto con quegli abiti, e dovette ammettere che era proprio bella vestita così. La fece sedere accanto a lui e attese che finisse di fare colazione, senza toglierle gli occhi di dosso, poi, quando suo padre diede loro il permesso di uscire, la portò fuori, accompagnandola nella zona alta della città, un posto tranquillo ma solitamente poco frequentato del centro abitato, con una vista spettacolare della baia del porto e dell'oceano.
Si sedettero sull'erba, dietro alcuni cespugli, rivolti verso il mare, restando in silenzio per parecchio. Hiccup guardava alternativamente il panorama e la moglie, la quale teneva lo sguardo basso e cercava di aggiustarsi l'acconciatura per renderla più comoda, poiché non vi era abituata.
Dopo un po', il giovane prese l'iniziativa, si spostò alle sue spalle e, senza toglierle il velo dalla testa, disfò l'acconciatura, lasciandole i capelli liberi e sciolti. Astrid si passò le dita tra le ciocche, guardando interrogativa il marito.
"Non voglio darti ulteriori fonti di stress." spiegò "So già che odi me e il fatto di avermi sposato, per cui se questa acconciatura ti mette a disagio allora tieni i capelli sciolti, me ne frego delle tradizioni."
La ragazza annuì, abbassando di nuovo lo sguardo, mentre il ragazzo le passava un braccio attorno alle spalle, rassicurante.
"Ti ho fatto male?" domandò, dopo qualche altro minuto.
"Cosa?" chiese l'altra, ri rimando, alzando gli occhi verso di lui.
"Ieri sera. Ti ho fatto male?" ripeté il castano, visibilmente preoccupato.
"N... no, era okay." rispose Astrid, arrossendo involontariamente. Hiccup lo notò, e ciò gli fece scappare un sorriso.
"Astrid, sai cosa? Uno dei tuoi desideri credo si sia avverato: sei una Haddock, ora." continuò.
"Certo, ma per esserlo ho dovuto sposare l'unico Haddock che odio..." borbottò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
Il giovane non disse nulla e sorrise di nuovo, stringendo la compagna e attirandola ancora a sé, per poi coinvolgerla in un intenso bacio, che lei ricambiò immediatamente.
"Allora trova una buona ragione per divorziare..." sussurrò, sfidandola.
"Lo farò,  puoi starne certo." ringhiò lei, fissandolo negli occhi, riprendendo quell'espressione ostile che riservava solo a lui.
"Non avevo dubbi." concluse il giovane uomo, sostenendo il suo sguardo.
Astrid esitò per un attimo, aveva visto una strana luce negli occhi verdi del marito, ma resistette.
Aveva capito che lui avrebbe lottato; la loro guerra, iniziata pochi giorni prima, non era ancora finita, erano solo cambiati gli obiettivi: lei voleva la libertà, lui voleva sua moglie.
Doveva resistere, doveva trovare un modo per ottenere il divorzio.
Doveva.
Resistere.
Ma il flusso dei suoi pensieri venne interrotto. Le labbra di Hiccup la stavano distraendo, il loro tocco sulla pelle del collo la stava mandando a fuoco.
Si lasciò scappare un sospiro, mentre lui, con delicatezza, la faceva stendere sull'erba fresca, si spostava sopra di lei e riprendeva a baciarla, liberandola di una parte dei vestiti.
E poi si unirono di nuovo, come la sera precedente.
E, mentre faceva l'amore con suo marito, sotto il caldo sole estivo di quella sperduta isola del Nord, Astrid capì di aver perso un'altra battaglia.
Quando ebbero finito, mentre si coccolavano ancora stesi sull'erba, Hiccup capì di aver vinto la guerra. Astrid era sua, completamente, anche se era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Le diede un ultimo bacio sulle labbra, spostandosi poi al suo orecchio.
"Sei stupenda, mia signora." sussurrò.
Astrid arrossì, lasciandosi scappare un sorriso sognante.
Questo fece sparire ogni dubbio dalla mente di Hiccup: si era innamorata di lui.
Aveva vinto la guerra. Lei era diventata sua.

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Capitolo 32
*** 31 ***


Intanto, a casa Haddock erano rimasti solo Moccicoso, Testa Bruta e Testa di Tufo. 
Il moro era in piedi accanto a Sdentato, il quale faceva le fusa, mentre l'altro gli spazzolava la schiena. I due, negli ultimi 18 anni avevano legato molto, erano arrivati a rispettarsi a vicenda, nonostante nella prima vita dell'umano non sempre andassero d'accordo; inoltre al drago era sempre piaciuto stare con i bambini, fin dai tempi in cui Hiccup era il padre di Moccicoso, e il fatto che in quella casa ce ne fossero tanti lo mandava su di giri, unito al fatto che uno di loro era il suo vecchio Cavaliere.
"Allora, bello, che ne pensi della festa di ieri?" chiese l'uomo, grattando il Furia Buia dietro le orecchie "Ho fatto bene a farli sposare?"
Sdentato fece un verso gorgogliante, tirando indietro le orecchie e allungando il collo perché l'altro gli grattasse meglio alcuni punti inaccessibili. 
"Certo." disse Testa di Tufo, al posto dell'animale, tenendo le braccia incrociate "Ma faresti meglio ad abituarti agli anticoncezionali. Hai trasformato mia figlia in una nursery ambulante!"
"Papà,  dai, non fare così." si intromise Testa Bruta "Abbiamo fatto un errore di calcolo, può capitare."
"Esatto. E poi vent'anni fa non continuavi a ripeterci di volere dei nipoti?" continuò il moro.
"Era venti anni fa." borbottò il biondo "La mia bimba aveva 18 anni, e io avevo da poco superato i 40, ero abbastanza giovane per essere nonno. Ma ora ho superato i 60! Non voglio più fare il nonno di un neonato, voglio fare il bisnonno!"
"Non sono più una bambina, lo sai!" protestò la donna "E sai anche che io e Moccicoso avevamo deciso di non avere altri figli, ma gli errori di calcolo possono capitare, quindi ora cerca di abituarti in fretta alla situazione, perché per diventare bisnonno ne avrai ancora per parecchio."
"Beh... se Hiccup e Astrid sono come prima, può darsi che entro nove mesi potrebbero nascere degli eredi..." constatò il vecchio, tenendosi il mento con una mano, con aria pensierosa. 
"Non stai correndo un po' troppo, papà?" lo fermò Moccicoso "Si sono sposati appena ieri..."
"E non ci hanno fatto dormire per due ore, ieri notte." ammise l'altro "Per cui... certo,  però, forse bisognerebbe dar loro una casa..."
"La costruiremo a primavera." acconsentì il moro "Ammetto che li abbiamo fatti sposare in fretta, ma se non facevo così la situazione ci sarebbe sfuggita di mano. Per ora dovranno restare qui, tanto c'è spazio per tutti."
I loro discorsi vennero interrotti dall'arrivo di Stoick, il fratello minore di Moccicoso, Gustav, diventato uno degli anziani del Consiglio di Berk e uno dei consiglieri fidati del capotribù, Gambedipesce e sua moglie Beyla, la donna di magia del villaggio e anche lei membro anziano del Consiglio di Berk.
Appena arrivati si sistemarono attorno al tavolo.
"Gran bella festa, ieri, eh, Capo?" esclamò Gustav, dando una pacca sulla spalla al moro "Io pensavo che gli cedessi la carica..."
"Lo farei, Gustav, ma non sono pronti." sospirò l'uomo "Lo so che è strano da dire, visto che hanno governato per venti anni prima di me, ma le cose cambiano."
"Cosa ti fa pensare che Hiccup non sia pronto?" domandò Gambedipesce.
"Non è solo Hiccup." ammise il Capo, prendendo la mano della moglie "Lo so che Stoick l'Immenso governava da solo, un po' me lo ricordo, ma Hiccup si è sempre avvalso dell'aiuto di Astrid, e anche io mi faccio aiutare da Testa Bruta. Lei non è solo mia moglie, è anche la mia prima consigliera, e mi sostituisce quando io non posso occuparmi delle faccende. Quello che voglio dire è che anche Astrid deve essere pronta, e non lo è."
"Non capisco..." intervenne Stoick "Ieri mi sembravano a posto."
"No, Moccicoso ha ragione." si intromise Testa di Tufo "Hiccup e Astrid, da quando sono tornati bambini, si sono chiusi un po' in sé stessi. Hiccup è ancora un po' chiuso, ma Astrid, ultimamente, è arrabbiata con il mondo."
"Sembra come erano quando eravamo ragazzi, durante l'addestramento antidrago..." constatò Gambedipesce, pensieroso.
"Sono sicura che si riprenderanno." li interruppe Bruta, infine, passando il libretto dei sogni a Beyla "Ecco... Astrid ha segnato i suoi sogni della notte scorsa. So che in realtà non è proprio la loro prima notte di nozze, ma interpretare questi sogni potrebbe essere utile."
La druida prese il quadernetto e lo aprì, leggendo con attenzione ciò che vi era scritto. La sua espressione concentrata, si fece presto sorpresa, infine imbarazzata, e i suoi occhi si posarono su Moccicoso.
"Cosa dice?" domandò il Capo, allarmato "Qualcosa di brutto?"
"No, non penso, ma... potrebbe interessarti. Ascolta..." riferì lei, leggendo poi le poche righe della pagina "'Sono seduta sotto il portico di una casa. Credo sia casa mia, perché sento una certa familiarità con il posto. Sono molto arrabbiata, credo di aver litigato con qualcuno, non so perché, ma sento questa sensazione... Mi sto guardando intorno, seduta sulla panchina. È primavera, ed è tutto fiorito; è molto bello. Sull'erba di fronte a casa un bambino sta giocando in mezzo alle margherite, ha i capelli neri, e credo non abbia più di sette o otto mesi. È tranquillo, ma non lo perdo d'occhio, e intanto mi carezzo la pancia... sono incinta, la gravidanza è avanti, credo quasi alla fine. Poi vedo arrivare Hiccup. È in groppa a Sdentato, salta giù e mi guarda. Io mi alzo, e mi sale la rabbia, so che avevamo litigato, e lui mi ha fatto molto arrabbiare... lo vedo avvicinarsi, poi lui si ferma davanti al bambino, lo guarda e lo prende in braccio, per poi salire il portico e fermarsi di fronte a me. Ci guardiamo, poi lui mi mormora di perdonarlo e mi bacia, mentre il bambino mi porge una margherita e la poggia sulla mia pancia'." chiuse il libretto e tornò a guardare il capotribù "Questo non è un sogno, ma un ricordo in piena regola, risalente a quarant'anni fa!"
Moccicoso si alzò in piedi, sospirando nervoso e passandosi una mano sui capelli, per poi prendere anche lui il libretto e leggere le stesse parole.
"Mi ricordo di quel giorno." confessò "Lo so, ero piccolo, ma credo sia un effetto collaterale del veleno... ho ricordi risalenti ai primi tempi, dopo che sono stato avvelenato, tipo quando mio padre mi ha adottato, o quando ho chiesto di interrompere le ricerche per la cura... e questo... ricordo che mamma era incinta di Val, e quel mattino lei e papà avevano litigato forte, non succedeva spesso, ma quando succedeva mi spaventavo a morte, non volevo che succedesse e avevo paura che mi abbandonassero... lo so, è stupido, ma ero solo un bambino. Comunque papà era andato a farsi un giro, per sbollire la rabbia, e io ero rimasto con mamma, che mi aveva messo a giocare sull'erba. Dovevo inventarmi qualcosa per farla tranquillizzare, e tutte quelle margherite così carine mi hanno fatto venire un'idea, così ne ho preso una e sono andato verso di lei. Poi papà mi ha preso in braccio, e ho visto che hanno fatto pace..."
Ci fu un momento di silenzio, mentre Beyla riprendeva il libretto e leggeva la pagina successiva. Questa volta sorrise, guardando gli altri.
"Questo è un vero sogno, non un ricordo." confermò "Non posso dirvi cosa ha sognato, ma posso dirvi che, se tutto andrà come deve, presto i ragazzi avranno un erede, e può darsi che i loro dissapori si risolveranno."
"Bene! Diventerò bisnonno!" esclamò Testa di Tufo, scattando in piedi, allegro, e saltellando attorno al tavolo, quasi fosse diventato bambino.
"Com'è che sei più felice di diventare bisnonno che di avere altri nipotini da noi?" borbottò il genero, guardandolo male.
"Perché questa è una notizia, mentre mia figlia di nuovo incinta non fa più notizia." ammise il vecchio, continuando il suo balletto scemo.
Moccicoso sospirò, portandosi una mano sulla fronte, esasperato, mentre la moglie lo abbracciata stretto, posandogli un dolce bacio sulle labbra.
"Su, tesoro, non fare così." lo rassicurò "Sai come è fatto papà..."
"Già... ha fatto troppi giochi pericolosi da giovane e ha preso troppe botte da figlia e nipoti..." borbottò, prima di tornare a parlare al gruppo "Abbiamo ancora sei giorni di festeggiamenti da coordinare. Dividiamoci i compiti come già stabilito, non credo ci sia niente altro da aggiungere. Ora potete andare. Beyla, grazie ancora per la tua consulenza."
Detto ciò congedò il gruppo, e tutti tornarono ai loro compiti.
Intanto Hiccup e Astrid erano in giro per le vie del paese. Il ragazzo non mollava mai la giovane, e lei, nonostante il momento di passione di poco prima, era tornata ostile quanto lo era in precedenza.
Dopo un po' vennero avvicinati dal gruppo di bulli che una volta facevano capo alla ragazza, ma che ora erano guidati da Oleg.
Quest'ultimo fece qualche passo verso di loro, guardandoli con derisione.
"Oh, guarda chi c'è... La maggiore delle sorelle Haddock e sua moglie..." rise.
"Oleg, levati dalle palle!" ringhiò la bionda, a denti stretti, cercando di liberarsi dalla presa del compagno, che la teneva per un braccio.
"Oh, andiamo... Non voglio fare nulla." continuò il ragazzone "Avevo solo una curiosità... mi chiedevo come è il sesso tra due ragazze... sì, insomma... come fate, visto che nessuno di voi due possiede gli attributi?"
Venne zittito da un pugno in faccia, che lo colse di sorpresa.
"Se non la pianti sarai tu a perdere gli attributi, coglione!" lo minacciò la ragazza, ancora con i pugni stretti. Stava per rincarare la dose, quando Hiccup la prese e la fece allontanare dal gruppo, portandola in una zona più tranquilla.
"Stai calma." le disse, quando si fermarono "Non vale la pena."
"Fanculo!" esclamò la giovane, ancora arrabbiata "Quello si merita una lezione! E non saranno i tuoi ragionamenti da checca a impedirmelo!"
"No, ma sei mia moglie, e non voglo che ti comporti in questo modo, chiaro?" insistette il castano, riprendendo il suo tono autoritario e afferrandole di nuovo il braccio.
"Lasciami!" continuò lei "Me ne frego dei tuoi ordini! E quando troverò il modo di divorziare ti farò pagare anche gli interessi!"
"Beh, nel frattempo devi ubbidirmi, però." concluse lui, a denti stretti, afferrandole entrambe le mani.
Astrid si zittì, fissando il compagno negli occhi. Era davvero determinato, e cocciuto come un Incubo Orrendo disobbediente. Le si avvicinò ancora, mentre le loro mani si intrecciavano, e le parlò all'orecchio.
"Ricordi cosa ho detto qualche giorno fa?" sussurrò, sempre più serio "Non avrai il mio rispetto finché non me ne darai."
"Io non sono la tua servetta." protestò la giovane.
"No, non lo sei. Ma devi imparare a rispettarmi." disse Hiccup, a voce sempre molto bassa "Quindi ora datti una calmata."
La bionda non disse una parola, mentre quei penetranti occhi verdi la ipnotizzavano. Annuì debolmente, senza quasi rendersi conto di quello che stava facendo, e notò subito che lo sguardo del marito si addolcì.
Hiccup le sorrise, senza mollarla. Le posò un bacio sulla guancia e la abbracciò, rassicurante.
"Sei testarda, ma ragionevole." ammise "E sei anche una bella ragazza, ma non devi arrabbiarti per qualunque cosa."
"Ti odio..." sussurrò Astrid, seppur arrossendo per il complimento appena ricevuto.
Il giovane la tenne stretta, non reagendo al tentativo di istigazione della compagna. Avvicinò nuovamente le labbra al suo orecchio e le parlò.
"Voglio un figlio, Astrid." disse, serio ma dolce.
La ragazza, a quelle parole, sentì il cuore fermarsi per un momento, e poi accelerare. Tornò a fissarlo negli occhi.
Un figlio? No! Non gli avrebbe mai dato un figlio! Poteva scordarselo! Questo è ciò che gli urlava, con la mente.
Ma il resto del corpo sembrò sconnesso con il suo pensiero.
Annuì debolmente.
"I... io... io ne vorrei almeno tre." rispose, con un filo di voce.
Le loro labbra si unirono, in un lungo bacio dolce e passionale.
Astrid non ci stava più capendo niente. Al secondo giorno di matrimonio era ormai completamente in balia del volere del compagno, ma, cosa più strana, sentiva di volere davvero quello che aveva detto.
Doveva trovare il modo di reagire, o avrebbe perso quella guerra.
Non poteva permettere che Hiccup vincesse ancora.

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Capitolo 33
*** 32 ***


Passò il tempo, tra alti e bassi della relazione di Hiccup e Astrid.
Non passava giorno che non litigassero, ma il giovane riusciva sempre a calmare la compagna.
E più battaglie lui vinceva, più lei si faceva agguerrita, cercando ogni modo possibile per ottenere il divorzio. Certo non era semplice: il castano sembrava sapere sempre come distrarla, come farle perdere la testa, facendole anche perdere di vista l'obiettivo.
Lo odiava a morte per questo; lo odiava quando usava quel tono autoritario che non aveva mai usato con nessuno, quando la portava via dai guai ogni volta che il suo vecchio gruppo di bulli si burlava di loro e a lei veniva voglia di menare le mani (cosa che, però, col passare delle settimane, avveniva sempre più di rado, finché  a fine inverno il bullismo era pressoché cessato), e quando usava quel tono dolce, la toccava con quella delicatezza estrema, come solo lui sapeva fare.
Erano quelli i momenti in cui perdeva la testa: quando, nonostante tutto, nonostante le minacce, gli insulti e quant'altro, Hiccup ignorava ciò che lei gli faceva e si comportava da marito amorevole, prendendo esempio da Moccicoso con Testa Bruta.
E facevano l'amore spesso, in modo intenso, a lungo, come una vera coppia felice.
Era come avere due personalità: la ragazza solitaria, arrabbiata con il mondo che non voleva seguire le regole né rispettare l'uomo che era stata costretta a sposare, e la giovane sposa che si scioglieva a ogni tocco dell'amato marito. E Astrid si stava rendendo conto che, poco per volta, la seconda personalità stava prendendo il sopravvento.
Odiava Hiccup, lo odiava con tutta sé stessa, ma ogni volta che la guardava, che le faceva un complimento, che le dava un bacio, il suo cuore faceva un salto, e lei si scioglieva come neve al sole.
E, tra questi alti e bassi della loro relazione, passò l'inverno, con la sua morsa di gelo e le giornate brevi, tipiche di quelle latitudini.
Era mattina presto, fuori era ancora buio e l'intera isola stava ancora dormendo.
Faceva freddo, e Hiccup e Astrid si erano addormentati, la sera prima, dopo essersi scaldarti con il calore dei propri corpi, ed erano ancora stretti l'una all'altro, avvolti in una calda coperta di pelo di yak.
Il giovane aprì gli occhi, svegliato da un leggero movimento della compagna, e la guardò, senza muoversi.
La bionda dormiva ancora, accoccolata contro il suo petto. Era tranquilla, ancora immersa nel mondo dei sogni; le mani erano poggiate sul petto del marito, e le dita si muovevano, quasi a volerlo afferrare per poterlo trascinare con lei in chissà quale avventura stesse vivendo nella sua mente.
Hiccup le prese la mano, se la portò alle labbra e ci posò sopra un leggero bacio; gli piaceva guardarla dormire, era l'unico momento in cui era serena, non dominata dalla rabbia, ed era come tornare bambini, quando, dopo un'intera giornata di corse e giochi, si addormentavano nella cuccia di Sdentato, vicini e inseparabili.
Le tirò indietro i capelli, per scoprirle il viso e poterla osservare meglio, quindi le posò un bacio sulla fronte.
Astrid aprì gli occhi, mezza addormentata, e si accoccolò meglio contro il petto del compagno.
"Ho freddo..." si lamentò, con un filo di voce.
"Tranquilla, ora ti scaldo." la rassicurò il moro, abbracciandola meglio e posandole un bacio sulle labbra.
La bionda lo lasciò fare, ricambiando il bacio e chiedendone ancora, coinvolgendolo, infine, in un momento di passione. Il ragazzo la accontentò senza esitazioni, assecondando ogni movimento e senza sprecare le tenerezze e le coccole.
Quando ebbero finito era già ora di alzarsi. Si diedero un ultimo bacio e si prepararono, raggiungendo il resto della famiglia per la colazione.
Hiccup si sedette al suo solito posto, accanto al padre, e Astrid si sistemò vicino a lui, poggiando le braccia sul tavolo e adagiandoci sopra la testa, ancora assonnata. Il compagno le aggiustò amorevolmente il velo, ma lei gli spostò la mano, infastidita.
Il castano sospirò: era tornata la solita ragazza arrabbiata con il mondo intero.
Finito di mangiare, Moccicoso affidò al figlio alcuni compiti, come ormai aveva iniziato a fare da due mesi, con la scusa di responsabilizzarlo per il futuro, per cui il giovane dovette allontanarsi per un po', scortato da Sdentato, lasciando la moglie libera dal suo controllo.
Con aria pensierosa, la giovane prese a camminare per le vie del borgo, ignorando chiunque le si avvicinasse. Aveva tanti pensieri che le vorticavano in testa, ma il principale, quello per lei al momento più importante, era trovare un modo per riuscire a ottenere il tanto desiderato divorzio.
Persa nei suoi ragionamenti, non si accorse di un ostacolo e quasi cadde, quando andò a sbattere contro una persona che le stava sbarrando la strada. Alzò gli occhi, trovandosi di fronte Oleg, che la fissò, mostrando un sorridenti di scherno.
"Ma guarda chi si vede!" esclamò il ragazzo "La moglie della checca."
Astrid non si lasciò intimidire e, con due mosse veloci, lo mise al tappeto e lo immobilizzò.
"Di' ancora un'altra parola e ti ammazzo di botte!" ringhiò, storcendogli il braccio dietro la schiena "Sai benissimo che ne sarei capace, quindi non fiatare."
L'altro non rispose, restando a terra, immobile, in attesa di essere di nuovo libero. Astrid lo guardò per un attimo, infine sorrise: le era appena venuta un'idea.
"Bene, ora, per farti perdonare, dovrai aiutarmi ad ottenere il divorzio dalla checca." riferì "Ho già un'idea, non devi fare altro che fare quello che ti dirò."
Hiccup restò in giro per parecchio, e tornò a casa solo nel tardo pomeriggio; sceso dalla sella, diede una pacca sul fianco a Sdentato, andando, insieme a lui, verso casa.
Era stanco morto, aveva sgobbato come un matto tutto il tempo, e l'unica cosa che voleva in quel momento era sedersi accanto al fuoco e stringere la compagna, rilassandosi insieme a lei.
Si fermò a qualche metro dalla porta di casa, stirandosi i muscoli delle braccia, e si guardò intorno, distrattamente.
Notò qualcosa, ben nascosto dietro al muro della capanna, non ci fece subito caso, ma poi notò un movimento, e decise di guardare meglio.
Si avvicinò, curioso, ma si bloccò non appena notò quello che c'era dietro il muro.
Ciò che vide non gli piacque.
Sua moglie era il piedi, con la schiena poggiata contro il muro, e con lei c'era Oleg. Il ragazzo era molto vicino alla bionda, troppo vicino, le sue mani erano posate in zone del corpo della giovane che solo Hiccup era autorizzato a toccare, e le posava dei baci su tutto il volto. E, cosa che fece sbiancare il castano, a lei sembrava non dispiacere affatto.
Non ci vide più. In due falciate fu accanto a loro, li separò in malo modo, colpì Oleg in faccia con un forte pugno e afferrò Astrid per il polso, trascinandola dentro casa.
La strattonò fino al centro della cucina, prima di decidersi a mollarla.
"Che cosa stavi facendo con quello?" domandò, iroso. 
"Pensavo fosse palese." rispose lei, senza scomporsi.
"Da quanto tempo va avanti?" chiese ancora il moro, a denti stretti.
"Uhm... da un po'..." rispose vaga, alzando lo sguardo e guardandolo negli occhi "E non hai visto nulla. Di solito facciamo di peggio." mentì.
Hiccup sostenne lo sguardo, restando in silenzio per qualche secondo.
"Stai mentendo." disse "È solo un trucco per ottenere il divorzio."
Astrid non rispose, l'aveva smascherata, ma non volle arrendersi. Decise di provarci ancora, andandoci giù più pesante.
"Perché dovrei mentire?" continuò "E, per la cronaca: ci sa fare più di te, a letto. Ed è molto più dotato. D'altronde che altro potevo aspettarmi da una checca come te?"
"Ci sei andata a letto?!" esclamò "Quando?"
"Uhm... tipo negli ultimi due mesi, ogni volta che sei via per commissioni." rispose la bionda, incrociando le braccia.
"Stai mentendo!" la interruppe il ragazzo, smascherandola di nuovo.
La giovane lo guardò. Non doveva cedere, non voleva farlo. Doveva ancora insistere, e optò per un colpo basso, unendo una verità con una menzogna. Fece un respiro profondo, doveva essere convincente questa volta.
"No, non sto mentendo." insistette "E tra qualche mese nascerà la prova."
Gli ci volle un momento per realizzare cosa la moglie avesse detto, ma alla fine capì. Si avvicinò, confuso, e le afferrò di nuovo il braccio.
"Sei... sei incinta?" chiese, con un filo di voce.
"Sì, e non è tuo." ammise la giovane, senza muoversi di un passo "Come ti ho detto, lui ci sa fare più di te, ed è più dotato. E, prima che tu me lo chieda: con te ho sempre fatto finta, non è stato difficile."
Hiccup la guardò ancora, sempre più confuso. Sentì il cuore andare in frantumi; lasciò andare la ragazza, fece un passo verso il tavolo e vi si poggiò, facendo dei respiri profondi. Dopo qualche minuto si voltò nuovamente verso Astrid, puntandole contro il dito.
"Sai una cosa?" riprese a parlare, tenendo il tono di voce basso "In questi mesi pensavo che fossi solo testarda, che non volessi accettare il matrimonio solo per orgoglio, e che, col passare del tempo, avresti cambiato idea a riguardo. Ma, a quanto pare, mi sbagliavo: sei solo una stronza senza sentimenti che se ne frega di tutto e di tutti." si tolse rabbiosamente la fede, gettandola a terra, ai piedi della ragazza "Va bene, hai vinto tu! Avrai il tuo divorzio."
Detto ciò andò verso la porta, proprio nel momento in cui Moccicoso e Testa Bruta entravano. L'uomo notò immediatamente l'espressione del figlio, quindi lo fermò, prendendolo per un braccio.
"Ehi, figliolo, che succede?" chiese, preoccupato. 
"Succede che quella mi tradisce da almeno due mesi." rispose il castano, indicando Astrid "E, a quanto pare, si è pure fatta mettere incinta da Oleg Ekkertson! Io me ne vado! Ne ho abbastanza di lei, e voglio il divorzio!"
Detto ciò uscì di casa, quasi travolgendo Testa di Tufo, salì in groppa a Sdentato e volò via.
"Ehi, ma che succede?" chiese il vecchio, indicando il nipote appena volato via.
"Succede che abbiamo un casino a cui rimediare." rispose il moro, carezzando il pancione della moglie.
"Oleg non è il figlio di Frigg?" si intromise Bruta, preoccupata.
"Sì." ammise l'altro, guardandosi intorno, preoccupato "A quanto pare la sua famiglia ha una fissa con la nostra." fece un respiro profondo, passandosi nervosamente una mano tra i capelli "Vado a parlare con Astrid. Se è vero quello che ha detto siamo davvero nei casini, ma ne dubito: è testarda, ma non si abbasserebbe mai a fare certe cose, sa a cosa andrebbe incontro, per questo credo che abbia mentito."
La bionda annuì, lasciando andare il marito.
Moccicoso si guardò intorno; prima di parlare con la ragazza doveva radunare le idee.
Abbassò lo sguardo, sull'erba appena visibile sotto un leggero manto di neve, che si stava sciogliendo per il primo sole della primavera ormai alle porte. In una zona ormai completamente libera dal manto bianco invernale notò che la natura stava iniziando a svegliarsi: un cespuglietto di margherite era appena sbocciato.
Gli venne un'idea. Colse uno di quei piccoli fiori ed entrò in casa.
Ora sapeva come far ragionare Astrid.

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Capitolo 34
*** 33 ***


Moccicoso entrò in casa da solo. Testa Bruta e Testa di Tufo avevano deciso di aspettare fuori.
Appena fu in cucina si guardò intorno, riservando alla nuora uno sguardo severo. Senza dire nulla si abbassò, prese da terra la fede che Hiccup aveva gettato via e se la rigirò nella mano, sospirando, infine prese la sua sedia, la mise davanti al divanetto e indicò quest'ultimo.
"Siediti." ordinò, guardando la giovane.
"Perché?" chiese l'altra, distaccata.
"Siediti e basta." ringhiò il moro, tirando un pugno contro il tavolo "Dobbiamo parlare."
"Quello che avevo da dire l'ho già detto." obiettò lei, facendo spallucce ma obbedendo all'ordine e prendendo posto sul divano.
"Non mi interessa." la zittì l'uomo "Ora rispondi alle mie domande, e guai a te se mi racconti balle, chiaro?"
Astrid non rispose, ma gli riservò un'occhiataccia d'odio. Moccicoso non si scompose, restò in piedi e riprese a parlare.
"Bene." disse "Prima domanda: cosa c'è tra te ed Ekkertson?"
La bionda aprì la bocca, pronta a raccontare di nuovo la storia, ma lo sguardo truce dell'uomo la fece desistere; abbassò, quindi, gli occhi, si morse le labbra e scosse la testa.
"Nulla." rispose.
"Quindi non ci sei andata a letto?" continuò l'altro. La giovane scosse la testa, e lui passò a un'altra domanda "Sei incinta?"
La ragazza non rispose subito. Fece dei respiri profondi, e a Moccicoso fu chiaro che stava trattenendo le lacrime, dovute allo stress della sua pressione psicologica.
"Sì... da... da due mesi..." ammise.
"Chi è il padre?" domandò ancora l'uomo, facendo un passo verso la sua sedia.
Astrid esitò ancora, facendo vagare gli occhi sulla stanza, mentre qualche lacrima sfuggiva al suo controllo.
"Hic... Hiccup..." sussurrò, appena udibile.
Moccicoso si sedette di fronte a lei, cercando il suo sguardo, e riprese con la domanda successiva.
"Perché gli hai detto che non è suo, allora?" chiese, con voce più calma.
"Io... volevo il divorzio..." confessò la giovane, ormai in lacrime "Voi ci avete fatto sposare senza chiedere il nostro parere... io non volevo... lo odio!"
"Astrid, perché ce l'hai tanto con Hiccup?" la interruppe l'uomo, ma non ci fu bisogno che lei rispondesse, le bastò uno sguardo perché lui capisse "È perché lui è stato adottato e tu no?"
Astrid annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Moccicoso allungò la sua e le aggiustò il velo sui capelli, in un amorevole gesto paterno.
"Tesoro, c'è un motivo se non ti abbiamo adottato, ma solo presa in affidamento." continuò il moro "Ma non significa che non ti vogliamo bene come le altre figlie. Per quanto mi riguarda, tu sei mia figlia, ti voglio bene al pari delle altre, anche se non porti il nostro nome."
"Perché non mi avete adottato, allora?" insistette lei, più calma.
"Vedi, quando siete entrati nella nostra famiglia, tu e Hiccup eravate due bambini minuscoli." spiegò Moccicoso, con lo sguardo fisso sulla margherita che teneva in mano "Sembravate fragili, e i primi tempi eravate sempre un po' tristi e spaesati. Ma c'era una cosa che colpiva subito chiunque vi guardasse, ed era il fatto che eravate uniti: non vi separavate mai, e se uno di voi veniva allontanato dall'altro subito vi cercavate a vicenda. E vi tenevate spesso per mano. Anche se eravate due scriccioli più piccoli di un Terribile Terrore, eravate una cosa sola. Per questo la prima cosa che ho pensato è  stata che, sicuramente,  una volta cresciuti, tra di voi sarebbe nato qualcosa, ecco perché non ti ho adottato: volevo darti la possibilità di sposare l'altra metà della tua anima, così come io ho potuto sposare la mia, e come anche è stato per i miei genitori."
"Avevate pianificato il nostro futuro?" lo interruppe la giovane "Ma... Non è giusto! Eravamo solo dei bambini, non avevate il diritto di..."
"Anche il mio matrimonio è stato combinato quando ero un bambino." continuò il moro "Per la precisione, io avevo cinque anni, e Testa Bruta solo pochi giorni. E anche mia madre e mio padre erano stati promessi da bambini. È una cosa normale, e, come vedi, ciò non ci ha impedito di amarci, anche se io qualche errore che ha quasi portato alla rottura l'ho fatto, come lo hai appena fatto tu, ma alla fine si è risolto."
"Tu hai fatto degli errori?" chiese Astrid, sorpresa "Davvero mamma ha quasi chiesto il divorzio?"
"No, non lo ha fatto." ammise Moccicoso, sorridendo e poggiando la schiena contro lo schienale della sedia "Ma avrebbe potuto. Sai, al tempo avevo un'amante, una ragazza che credevo di amare, ma non era così; la mia relazione con lei è continuata per un po' anche dopo che avevo sposato la mamma, e lei sapeva, ma sopportava, diciamo così, a patto che non la portassi a casa. A me andava bene, la vedevo fuori e non avevo nessun problema a riguardo. Fatto sta che, tempo dopo, la sera di Snoggheldon, avevo bevuto troppo e non ragionavo bene... e Testa Bruta mi ha beccato a far sesso con Frigg, la mia amante, e attualmente la madre del tuo amico Oleg, sul nostro letto coniugale."
"E... e dopo cosa è successo?" lo incitò la giovane, presa ormai dal racconto.
"È successo che mio padre ha emesso un ordine restrittivo su Frigg, e ha delegato mia moglie per la punizione da dare a me." continuò il moro "E lei ha colto la palla al balzo: si è trasferita in un'altra stanza seduta stante e mi ha mandato in bianco per due mesi."
Astrid restò in silenzio, tenendo la testa bassa e torcendosi le mani. Questo discorso significava, sicuramente, che le sarebbe arrivata una punizione. Moccicoso guardò di nuovo la margherita e riprese a parlare.
"Non accetterò la vostra richiesta di divorzio." enunciò "Dovete imparare a rispettarvi a vicenda, non solo per voi, ma anche per il bambino." fece un respiro profondo, sporgendosi di nuovo verso la ragazza "Vedi, i miei genitori si amavano molto, ma ogni tanto scappava qualche discussione molto accesa che sfociava nella lite. È normale, è capitato anche a me e Bruta, ma visti dagli occhi di un bambino è una cosa molto brutta. Certo, dopo mamma e papà facevano sempre pace, ma, sul momento, vedere mia madre triste mi faceva stare male; per questo, ogni volta, per farla stare meglio, le regalavo un fiore, una semplice margherita, ma che per me diceva molto." le porse il fiore, guardandola "Il tuo bambino non può farlo, ora, per questo lo faccio io. Adesso parleremo anche con Hiccup, ma devi impegnarti, chiedergli scusa e cercare di farti perdonare."
La ragazza non disse nulla, tenendo gli occhi fissi sul fiorellino. Con la mano tremante la prese, rigirandola e guardandola stupita.
"Io... ho sognato..." balbettò, confusa.
"Lo so, piccola." la interruppe l'uomo, alzandosi in piedi e dandole anche la fede di Hiccup "Quando sarete pronti vi spiegheremo tutto, ma ora non è il momento. Appena Hiccup torna digli la verità, okay?"
Astrid annuì, e il moro si sporse, posandole un bacio sulla fronte, paterno, poi si alzò e uscì, tornando dalla moglie.
Appena uscì, la donna lo strinse, guardandolo interrogativa, e il moro le raccontò tutto.
"Adesso bisognerà far ragionare Hiccup." concluse.
"Gli parlo io, appena torna." propose Testa Bruta. 
"Ci potrebbero volere ore." intervenne Testa di Tufo, che aveva ascoltato tutto "Quando eravate bambini, io ricordo che Hiccup stava via anche delle ore per sbollire la rabbia dopo una lite..."
"Non importa." disse lei, decisa "È con Sdentato, e sono sicura che anche lui non vorrà stare via molto, quindi insisterà a tornare presto. E poi Hiccup è molto attaccato a me, lo sapete, quindi mi darà sicuramente ascolto se sono io a parlargli."
"Va bene." acconsentì Moccicoso, carezzandole la pancia "Però, per favore, non ti stancare, okay?"
La donna sorrise, posando un bacio sulle labbra del marito. Le piaceva quando si preoccupava in quel modo per lei, anche se come capotribù era sempre severo e a volte burbero.
Hiccup tornò tre ore dopo, quando la famiglia aveva già finito di cenare e si erano già quasi tutti ritirati nelle proprie stanze.
Entrò in casa, e trovò la madre seduta in cucina, sul divano vicino al fuoco.
"Mamma? Sei ancora sveglia?" domandò, preoccupato. 
"Ti stavo aspettando, Hiccup." rispose la donna, poi toccò il posto accanto a lei "Siediti, per favore."
Il ragazzo ubbidì senza fiatare, si sedette e la fissò interrogativo.
"Tuo padre ha parlato con Astrid." continuò Bruta, aggiustando una ciocca di capelli ribelle sulla fronte del giovane "Si è fatto raccontare tutto."
"Tutto cosa?" la interruppe il castano, stringendo i pugni "Mi ha tradito, non c'è altro da dire."
"Ascolta, tesoro... Astrid è una ragazza forte, testona, e alle volte si dimostra anche impulsiva, ma non farebbe mai una cosa del genere." disse la bionda, calma e comprensiva "Sa che è sbagliato, e anche se non ti amasse non sarebbe mai andata con un altro, avrebbe cercato un altro modo, più lecito e che avesse portato a meno conseguenze per entrambi, per ottenere il divorzio. Quello che ha fatto è solo una ripicca che le è sfuggita di mano."
"Mamma, tu non hai idea di come mi sono sentito..." protestò Hiccup, abbassando lo sguardo.
"Invece lo so." ammise la donna, carezzando amorevolmente la guancia del figlio "Anni fa, prima che Sjöfn nascesse, Moccicoso mi tradiva con un'altra donna, la madre di Oleg, per la precisione. Io lo sapevo, anzi tutta l'isola ne era al corrente, ma non sapevo come porre fine alla cosa; così, sperando di limitarlo almeno un po', gli ho imposto di non portarsela a casa. E lui accettò, non se la portò mai a casa a farsi i suoi comodi, almeno fino a Snoggheldon, quando, credo perché avesse bevuto troppo e non ragionava più con il cervello, li ho trovati a fare sesso sul letto coniugale. A quel punto non ci ho visto più e le ho date di santa ragione a quella donna, finché anche il capotribù, mio suocero, non entrò, assistendo alla scena, e decise di emanare un ordine restrittivo nei confronti di Frigg e delegare a me una punizione adatta nei confronti di Moccicoso."
"Io... mi dispiace... non pensavo..." balbettò il ragazzo.
"Lo so, tesoro." sorrise Testa Bruta "La tua situazione non è esattamente come la mia: Astrid non ti ha tradito, ma comunque ti ha fatto soffrire. Ma devi capire, per qualche motivo è sempre stata una persona solitaria, anche se da bambina era molto legata a te, motivo per cui vi abbiamo fatti sposare; crescendo, però, ha iniziato a odiarti, perché, non so come, ti ha attribuito la colpa del fatto che non l'abbiamo adottata, come abbiamo adottato te, ma in fondo ti vuole molto bene, anche se fatica ad accettarlo. Può anche darsi che scoprire di essere incinta l'abbia in qualche modo mandata in panico, per cui ha deciso di fare quel colpo di testa e spezzarti il cuore, ma credo ti sia reso conto che la sua è solo una maschera. Anche se fa la dura, Astrid è molto dolce e ha un gran bisogno di essere amata, e questo solo tu puoi farlo. Perdonala, Hiccup, fallo almeno per il vostro bambino."
"Non lo so, mamma... è difficile... questa volta ha davvero superato il limite..." si lamentò Hiccup, confuso.
"Per questo Moccicoso ha deciso di delegare a te la decisione su quale punizione darle, ma non accetterà nessuna richiesta di divorzio, né da te né da lei." riferì la donna, alzandosi e carezzandosi la pancia "Ora vai in camera, parlate e chiaritevi. E non dimenticare quello che ti ho detto."
Hiccup annuì e abbracciò la madre adottiva, che gli scompigliò amorevolmente i capelli, poi le carezzò affettuosamente la pancia e andò in camera sua.
Astrid era seduta al tavolino da toeletta, davanti allo specchio, e si stava preparando per la notte. Appena sentì Hiccup entrare si girò, guardandolo, in attesa di una sua qualunque reazione.
Il ragazzo non disse nulla e si avvicinò alla moglie, la fece sistemare meglio e la aiutò a togliersi il velo dalla testa, per poi passarle una mano sui capelli biondi.
La sentì sussultare; evidentemente aveva paura di una sua reazione violenta.
"Dovresti evitare certe scenate, nelle tue condizioni, non andartele a cercare." disse, calmo, poggiandole la mano sulla spalla "Il bambino potrebbe risentirne."
"Hai parlato con papà?" chiese la ragazza, con un filo di voce.
"No, ho parlato con mamma, ma è la stessa cosa." la corresse il giovane, restando alle sue spalle "Ma prima sono andato a farmi un giro per sbollire la rabbia che mi hai fatto venire."
Astrid abbassò la testa, con aria colpevole, e il compagno si mosse, fermandosi di fronte a lei, per guardarla negli occhi.
"Ora, per favore, non fare più i capricci." continuò "Sappiamo entrambi che ci hanno fatti sposare perché, per mamma e papà, era giusto così, quindi, invece di farci la guerra, diamoci una mano. Stiamo per avere un figlio, è nostra responsabilità che lui cresca in un ambiente sano, come quello in cui siamo cresciuti noi."
La ragazza annuì, asciugandosi una lacrima; Hiccup le posò due dita sotto il mento, facendole alzare la testa, con delicatezza, e si avvicinò ancora, mettendosi in ginocchio.
"Astrid, capisco quello che provi, ho cercato di mettermi nei tuoi panni e immaginare come sarebbe stato se avessero adottato te e non me." ammise, tenendo la voce bassa e un tono rassicurante "Credo che anche io sarei arrabbiato con il mondo, ma se trovassi una persona che mi vuole bene, che mi ama nonostante gli stia facendo patire le pene dell'inferno a causa del mio odio, credo che mi appoggerei a questa persona, cercherei di non odiarla, perché non se lo merita."
La bionda restò ancora in silenzio. Hiccup non era più arrabbiato, e le stava dando una seconda possibilità. Decise di accettare.
Lentamente infilò la mano in tasca, tirando fuori la fede che lui aveva gettato via, e gliela porse, speranzosa. Il giovane la prese e se la rimise al dito, poi le baciò la fronte e si alzò.
"Mamma ha detto anche che spetta a me decidere quale punizione darti." concluse "E credo di sapere cosa fare."
"Ti prego, non mandarmi via..." lo implorò Astrid, con un filo di voce.
"No, tranquilla, potrai continuare a dormire qui." la rassicurò "Però abbiamo bisogno di un corredo per il bambino. Fatti spiegare da nonno come fare, perché sarai tu a cucirlo."
"Ma io... Non so come fare..." protestò timidamente la ragazza.
"Per questo ho detto di farti spiegare da lui." continuò l'altro "Ti sei sempre comportata da maschiaccio, e difficilmente facevi cose da ragazze. La tua punizione sarà di fare almeno una cosa come una donna. Per la precisione una donna che sta per avere un figlio e deve preparare tutto ciò di cui ha bisogno."
Astrid esitò e poi annuì, alzandosi in piedi ma tenendo la testa bassa. Il compagno la prese per i fianchi, facendola avvicinare a sé e le baciò dolcemente le labbra.
"Andiamo a dormire." disse, infine "Hai bisogno di riposare."
Detto ciò la aiutò a prepararsi per la notte e, una volta a letto, la strinse finché non si fu addormentata.
La guardò dormire, finché non raggiunse anche lui il mondo dei sogni, conscio che quello era l'inizio di una nuova vita.

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Capitolo 35
*** 34 ***


Al mattino seguente, Astrid si svegliò che fuori già albeggiava.
Lentamente prese coscienza di sé e dell'ambiente circostante. Una mano calda era delicatamente poggiata sul suo fianco, la mano di Hiccup; lo sentiva vicinissimo, poteva percepire il suo respiro sul suo viso, e il suo petto muscoloso che si muoveva al ritmo del suo respiro a pochi millimetri dal suo seno.
Negli ultimi mesi si era svegliata spesso in quel modo, e si era sempre sentita al sicuro. Ma, appena apriva gli occhi, l'odio per suo marito prendeva il sopravvento, facendo emergere la sua personalità ribelle.
Però d'ora in poi doveva frenare l'istinto ribelle, lo aveva promesso a Moccicoso. Doveva provare ad accettare Hiccup al suo fianco, doveva farlo per il loro bambino non ancora nato.
Finalmente aprì gli occhi, trovandosi quelli del castano che la fissavano. Erano aperti, vigili, e la ragazza non poté non notare che non vi era alcuna traccia di rabbia, come succedeva i giorni precedenti, quelle volte che si guardavano in faccia dopo una lite; poteva ancora leggerci la fierezza di un drago, la determinazione di un Alfa, ma la rabbia aveva lasciato il posto a un'altra emozione, più positiva, che Astrid ancora non riusciva a identificare.
"Buongiorno." le sussurrò il ragazzo, posandole un leggero bacio sulle labbra.
A quel tocco Astrid si sciolse, chiedendone silenziosamente di più. Da quando stavano insieme non riusciva più a farne a meno di questi gesti e, nonostante le liti continue, gli insulti, e tutto quanto era successo, si stava rendendo conto di essere diventata dipendente da lui e, di conseguenza, gli aveva poco per volta esposto il lato debole del suo carattere, quello che aveva sempre tentato di nascondere. Si rese improvvisamente conto che ciò che suo padre aveva detto il giorno prima era vero: loro erano anime gemelle, altrimenti lui non sarebbe mai riuscito a fare ciò.
Hiccup la strinse, baciandola ancora, con dolcezza, per poi allontanarsi leggermente e posarle, con delicatezza, una mano sulla pancia.
"È ancora presto..." disse la giovane "Beyla la Saggia dice che si iniziano a sentire i movimenti solo dopo il quinto mese."
"Lo so, mamma lo dice sempre a papà, ogni volta che è incinta." rispose lui, sorridendo "Però sapere che qui c'è nostro figlio è... grandioso."
Astrid sorrise, mentre il compagno si abbassava per baciarle la pancia, e lei gli carezzò i capelli, provando a tirarsi su.
Ma un capogiro e un attacco di nausea la costrinse a stendersi nuovamente, portandosi una mano sul volto.
"Oh, Thor..." si lamentò "Le nausee mattutine..."
"Stai bene?" chiese l'altro, preoccupato.
"Sì, è normale..." annuì la bionda "Mi aiuti ad alzarmi?"
Hiccup annuì e, dopo essersi allacciato la gamba di ferro, la prese per i fianchi e la aiutò a mettersi in piedi. La bionda fece dei respiri profondi e poggiò la fronte sul petto del marito, aspettando di riprendere un po' di lucidità.
"Astrid,  forse è meglio se oggi stai a casa." suggerì il ragazzo, preoccupato "Nelle tue condizioni è meglio se non ti affatichi"
"Ma io..." cercò di protestare la giovane, reggendosi al compagno, ma lui la bloccò, guardandolo serio.
"Dico sul serio: lascia da parte l'orgoglio, una volta tanto, e accetta il mio consiglio." insistette "Non lo dico perché aspetti nostro figlio, ma perché tengo a te. Non voglio che ti succeda nulla, davvero."
La ragazza alzò gli occhi sul suo viso. Era sinceramente preoccupato; si stupì di questo, perché, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare avrebbe dovuto odiarla. Alzò la mano, tremante, e la poggiò sulla guancia del compagno, facendolo abbassare alla sua altezza.
"Hiccup... ti prego, perdonami..." sussurrò, implorante "Per favore, revoca la punizione..."
"Astrid, non posso..." obiettò il castano.
"Tu vuoi che faccia qualcosa di femminile, questa era la punizione che volevi darmi..." continuò la giovane "Ma la sto già facendo... ti sto dando un figlio... cosa c'è di più femminile del far nascere una nuova vita? Ti prego... io..."
Hiccup non si mosse. Stava vacillando, non sapeva cosa fare. Alla fine annuì, baciandola per l'ennesima volta.
"Va bene, però abbiamo davvero bisogno di un corredo." annuì "Dato che da ora in avanti starai a riposo, aiuta nonno con il lavoro, va bene?"
La bionda fece un sospiro di sollievo, rincuorata dalla revoca della punizione, e si fece accompagnare in cucina, dove li attendeva il resto della famiglia.
Appena si sedettero a tavola, Sjöfn si avvicinò alla coppia, stampò un bacio sulla guancia al fratello e abbracciò stretta la cognata.
"Allora avete fatto pace, finalmente?" domandò, entusiasta, dando poi una pacca sulla spalla di Astrid "Ammettilo, sorellina: non hai divorziato perché mio fratello ci sa fare a letto."
"Sjöfn, per favore, non cominciare..." protestò Hiccup "Astrid non può agitarsi, è incinta."
"Oh, sul serio?" continuò la sua gemella "Beh, fratellino, hai appena risposto alla mia domanda."
"Bene, se avete finito c'è del lavoro da fare." li interruppe Moccicoso "Sjöfn, porta le tue sorelle all'Accademia per l'addestramento, poi trovati qualcosa da fare. Astrid, accompagna Testa Bruta da Beyla, e magari fatti dare un'occhiata anche tu: voglio essere sicuro che tu e il bambino stiate bene."
"Papà ha ragione." ammise il castano, facendo una carezza alla compagna "Fatti fare un controllo, così siamo sicuri che stai bene."
La ragazza annuì, e il capofamiglia si rivolse al figlio.
"Hiccup, oggi alla fucina cavatela da solo." ordinò "Io ho delle cose da fare."
Detto ciò, prese le sue cose e uscì.
Dopo aver controllato che tutto fosse a posto, si diresse verso una specifica capanna, sul confine con il bosco. Bussò e attese che gli fosse aperto.
L'attesa non durò a lungo: una donna della sua stessa età gli aprì. I capelli erano rossi, spruzzati qua è là di bianco, tenuti sciolti ma in ordine; indossava un abito lungo, molto femminile, e chi l'avesse vista in quel momento per la prima volta avrebbe potuto facilmente intuire che da giovane doveva essere stata molto bella.
"Frigg..." la salutò l'uomo, freddo e autoritario "Tuo figlio è in casa? Devo parlargli."
La rossa annuì e fece entrare il moro, per poi chiamare il figlio, che corse in cucina, per poi bloccarsi quando vide il capotribù.
"Proprio te cercavo, Oleg." disse Moccicoso,  con voce neutra "Devo parlarti di quanto successo ieri."
"Oh, andiamo, Moccicoso!"si intromise la madre "Tua nuora era consenziente! Dovresti punire lei, non Oleg."
"Di Astrid me ne sono già occupato." la interruppe il moro "Ma la legge parla chiaro: un uomo non può sedurre una donna sposata a un altro."
"Io non l'ho sedotta!" obiettò il giovane "È stata lei a..."
"Davanti alla legge sei colpevole." sentenziò l'altro "Ma ti risparmio l'umiliazione pubblica dicendoti ora cosa ti spetta." si avvicinò, guardando il ragazzo negli occhi, autoritario "Non devi più avvicinarti ad Astrid o a suo marito, né parlarci, a meno che non sia strettamente necessario. E se scopro che hai provato a sedurre altre donne sposate dell'Isola, ti caccio a calci nel sedere, chiaro?"
"Ma... Non puoi farlo..." obiettò Frigg.
"Posso farlo eccome: sono il capo." concluse il bruno, andando alla porta.
Senza dire altro uscì dalla capanna e riprese il suo giro.
Dopo un po' una risata famigliare attirò la sua attenzione. Si fermò e si guardò intorno.
In un angolo notò sua figlia Sjöfn, con la schiena poggiata al muro, piegata dalle risate per qualcosa detto da suo cugino Finn, che era con lei, con le braccia incrociate, e la guardava con aria offesa.
La ragazza fece un respiro profondo, prese l'amico per il colletto e lo strattonò verso di sé, autoritaria, infine lo coinvolse in un bacio appassionato.
Moccicoso sorrise, riprendendo a camminare verso casa.
Le sue figlie stavano crescendo, stavano diventando delle bellissime donne. Non poteva non andarne fiero. 

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Capitolo 36
*** 35 ***


Nel frattempo Hiccup era stato chiamato in Sala Grande, perché uno dei draghi più grossi era sfuggito al controllo dell'addestratore, era entrato e aveva messo tutto sotto sopra.
Con calma e pazienza aveva suddiviso il lavoro, aiutando un po' qui e un po' là e coordinando tutto.
Dopo aver dato qualche ordine ad alcune giovani reclute dell'Accademia, si avvicinò a Stoick, che aveva raccolto i ritratti dei vecchi capi di Berk da terra e si stava apprestando a rimetterli al loro posto.
L'uomo si passò una mano sui capelli biondi, controllando che gli scudi non fossero danneggiati, e il ragazzo prese uno dei più vecchi, osservandolo attentamente.
"Hamish Primo e Hamish Secondo..." disse "Papà tiene un loro ritratto su pergamena, dentro un vecchio volume che apre raramente..."
"Sì, l'ho visto." confermò l'altro "Era nel tu... nel diario di mio padre."
Hiccup annuì,  andando ad appendere lo scudo. Aveva imparato, fin da piccolo, che i suoi genitori, i suoi zii, il nonno materno e gli amici di famiglia non amavano molto parlare dei nonni paterni, e quando aveva visto Stoick rabbuiarsi aveva deciso di non chiedere altro, per evitare possibili imbarazzi o scenate.
Tornò al tavolo e guardò gli altri scudi, esaminando il legno con attenzione, nel caso che all'altro fosse sfuggito qualcosa.
Si fermò sugli ultimi tre, i più recenti, analizzandoli uno per uno.
Non aveva mai fatto tanto caso a quei ritratti, anche se tre anni prima aveva dovuto passare un'intera giornata fermo, insieme a suo padre, per permettere all'artista ufficiale, suo cugino Finn, che era bravo quanto lui nel disegno, di realizzare il più recente.
Osservò i tratti decisi, le mani di colore dati nei punti giusti e nel modo giusto, poi osservò le figure nell'insieme. Moccicoso aveva un aspetto fiero, da vero Capo, era imponente in quel ritratto, paragonato a lui: infatti a quel tempo Hiccup era un ragazzino basso e mingherlino, più basso di suo padre, nonostante egli non fosse tra gli uomini più alti dell'Isola, ed ora il giovane superava il suo vecchio di una buona spanna. E, in quel disegno, il ragazzo poteva anche vedere il contrasto tra i due; tanto fiero e altero era il padre, quanto timido e chiuso appariva il figlio.
Sì,  perché a quel tempo era ancora molto chiuso in sé stesso, cosa che lo fece sorridere, perché in realtà non era passato molto tempo, e aveva iniziato ad aprirsi davvero solo nel momento in cui si era trovato fidanzato e poi sposato ad Astrid. Doveva ammettere che il matrimonio gli aveva fatto bene, rendendolo più consapevole delle sue capacità.
Distrattamente spostò lo sguardo sugli altri due ritratti, quello di Moccicoso con suo padre e quello di suo padre con suo nonno.
La cosa che gli saltò subito all'occhio era che i ritratti erano stati fatti dalla stessa persona, anche se nel più recente i tratti erano più incerti e malfermi, per via dell'età dell'autore. Poi si concentrò su suo padre, quindicenne; non c'era nulla di più contrastante di quel ritratto del giovane con quello del vecchio Moccicoso: da ragazzo era sì robusto, ma era molto più piccolo di statura rispetto al padre. Quest'ultimo non era robusto come lui, era più magro, ma era comunque imponente, e da quello che poteva vedere, a parte i capelli, di colore diverso, sembrava somigliare molto a suo zio Stoick.
Sorrise di nuovo. Sapeva che Moccicoso era stato adottato, esattamente come lui, ma sapere che padre e figlio erano fisicamente molto diversi era strano. In fondo anche Testa Bruta era stata adottata, e nonno Tufo le somigliava parecchio, nonostante ciò.
Senza bighellonare oltre, afferrò il ritratto immediatamente precedente, pronto ad appenderlo assieme agli altri, ma un'occhiata veloce gli fece notare qualcosa di strano. Posò di nuovo lo scudo e osservò il disegno.
Non si concentrò sul Capo, per lui era un vichingo come gli altri, senza nulla di interessante. Fissò, invece, il figlio, un ragazzino piccoletto e mingherlino vestito di verde, con i capelli castani.
C'era decisamente qualcosa di strano, ma non riusciva a identificare cosa fosse.
Affiancò il secondo ritratto e confrontò il nonno quindicenne e il nonno capotribù.
Capelli castani, costituzione poco "vichinga"... una protesi alla gamba sinistra...
Si allontanò dal tavolo di un passo, e posò gli occhi sui suoi piedi.
Una protesi alla gamba sinistra...
Esattamente come lui.
Lo sguardo si spostò sul braccio, ancora teso verso il ritratto.
Costituzione poco vichinga...
Due su tre.
La mano si alzò, e passò le dita sui capelli castani.
Scacco Matto!
Aveva capito cosa c'era di strano!
Guardò Stoick, che si era avvicinato, penetrandolo con uno sguardo indecifrabile.
"Hiccup, tutto okay?" chiese l'uomo, preoccupato.
"Come si chiamava tuo padre?" domandò il castano, a bruciapelo.
"Cosa..." disse il biondo, confuso e preso alla sprovvista da quella domanda.
"Rispondi!" ringhiò il ragazzo, tirando un pugno al tavolo.
Stoick sospirò, rassegnato, e distolse lo sguardo.
"Hiccup..." sussurrò.
"Ti ho chiesto di rispondere!" insistette l'altro, irato.
"Questa è la risposta alla tua domanda!" lo zittì l'uomo, incrociando gli occhi con quelli del ragazzo "Mio padre si chiama Hiccup. Hiccup Horrendous Haddock."
"Quindi io porto il suo stesso nome?" continuò Hiccup "Chi è stato a darmi questo nome?"
"È stato tuo padre." disse il biondo, guardando gli scudi.
"Va bene, andrò a chiedere altro a lui, allora." concluse Hiccup, andando verso la porta, ma lo zio lo fermò.
"Non ho detto che è stato mio fratello." precisò "Ma che è stato tuo padre."
"Mio padre?" chiese il giovane, confuso "Pensavo che io e Astrid fossimo dei trovatelli..."
"È complicato..." ammise Stoick "Però alcuni dei più anziani del villaggio hanno conosciuto tuo padre, anche se per poco tempo."
"Io non capisco..." continuò il castano "Se conoscevate mio padre allora perché mi avete detto che..."
L'uomo sospirò, passandosi una mano sugli occhi con fare pensieroso. Aveva capito cosa aveva l'altro, ma non sapeva come spiegare tutto.
"Dimmi cosa hai visto nei ritratti." chiese, infine, indicando gli scudi.
Hiccup non parlò, si limitò ad affiancare il più vecchio dei tre al più recente. Non c'era bisogno di dire altro: i due eredi erano identici.
"Io sono stato adottato, quindi è ovvio che non somiglio a mio padre." spiegò "Ma anche lui era stato adottato, ai tempi. Quindi lui non era imparentato con tuo padre, ma dalla somiglianza, direi, io sono imparentato con te."
Il biondo lo fissò, pensieroso, infine prese una decisione. Gli fece cenno di seguirlo e uscì in strada, andando verso la capanna del Capotribù.
Passando vicino a casa sua, Stoick notò suo figlio in compagnia di Sjöfn. Quando vide che quest'ultima gli era saltato al collo e lo stava baciando con passione, decise di fare una deviazione e fermarsi accanto a loro.
Si schiarì la voce, attirando la loro attenzione e, quando i due si allontanarono, il ragazzo leggermente imbarazzato, li guardò severo.
"Andate a chiamare i membri del Consiglio." disse l'uomo, serio "Dite loro di venire al più presto a casa di mio fratello. È urgente."
Dopodiché fece un cenno a Hiccup e riprese il tragitto.
Nel piazzale davanti alla capanna trovò Moccicoso, di ritorno dalle sue commissioni. Fermò Hiccup e si avvicinò al fratello, parlandogli a bassa voce.
Il moro ascoltò con attenzione, infine si voltò verso il figlio e annuì, pensieroso.
"Entra in casa, Hiccup." ordinò, una volta che il fratello minore ebbe finito di parlargli "Appena ci sono tutti dobbiamo parlare."
Il ragazzo non disse nulla ed entrò in casa, fermandosi sulla porta e guardandosi intorno.
Testa Bruta era seduta al tavolo e controllava delle carte, mentre vicino al fuoco, sul divano, erano seduti Astrid e Testa di Tufo, intenti a cucire, anche se la ragazza sembrava molto in difficoltà con la cosa.
 Stoick entrò dietro di lui, si avvicinò alla cognata e chiamò Tufo, che mise via il suo lavoro e si avvicinò, per ascoltare ciò che doveva dire loro. Il giovane, invece, si avvicinò alla moglie, le posò un bacio sui capelli e le tolse il lavoro dalle mani, per poi inginocchiarsi davanti a lei e guardarla negli occhi.
"Credo di aver appena combinato un casino." sussurro il castano, prendendole la mano, con delicatezza "Non so bene come, ma credo sia appena successo..."
"Hiccup..." cercò di rassicurarlo lei, ma il ragazzo la interruppe.
"Ho detto una cosa a zio Stoick." spiegò "Gli ho chiesto delle spiegazioni su una cosa. Lui ha cercato di rispondere, ma poi, alla fine, ha deciso di convocare il Consiglio di Berk."
"Hiccup... cosa... cosa gli hai detto?" balbettò la bionda, allarmata.
"Tranquilla, ora saprai." la rassicurò Hiccup, guardando la porta, dalla quale erano appena entrati Gambedipesce e sua moglie. Posò una mano sulla guancia della compagna e la fece avvicinare, guardandola intensamente.
"Qualunque cosa succeda..." concluse "Astrid, non dimenticarti che ti amo."
Astrid restò sorpresa. Il suo cuore fece un balzo: era la prima volta che qualcuno le diceva quelle parole, e la cosa che la colpì di più fu che venivano dall'uomo che aveva quasi spinto ad odiarla con il suo atteggiamento ribelle.
Sospettava che il ragazzo provasse un qualche tipo di affetto nei suoi confronti, altrimenti non si sarebbe spiegata i momenti di dolcezza incondizionata che le regalava e le notti d'amore che condividevano, ma sentirselo dire fu una vera sorpresa, che la lasciò senza parole.
Esitò a lasciargli andare la mano, mentre lui si tirava su e si voltava verso il tavolo, su cui si erano sistemati tutti i membri del Consiglio, lasciando dei posti vuoti, proprio accanto alla sedia del Capo.
Moccicoso fece cenno anche a loro di prendere posto, e quando furono tutti seduti si avvicinò a uno scaffale su cui teneva alcuni documenti e prese due volumi, mettendoli di fronte alla coppia.
"Hiccup, tu hai chiesto chi sei..." esordì "Ma la vera domanda è 'chi siamo?', perché per rispondere devo spiegarti anche perché io e Testa Bruta siamo stati adottati..."
Il ragazzo annuì, tenendo lo sguardo basso, mentre Astrid teneva una mano poggiata sulla coscia, in un gesto che intendeva essere rassicurante.
"I miei genitori, come anche Testa di Tufo avevano fatto una scelta, nel momento in cui io e Bruta siamo stati adottati..." continuò il moro, scegliendo attentamente ogni parola "È, quando è toccato a me dover scegliere, io sono andato nel senso contrario, pensando che fosse giusto così, perché non volevo che voi due sopportaste lo stesso peso che ci siamo dovuti portare dietro noi, fin dall'infanzia. Per quanto riguarda me, io ho saputo la verità a cinque anni, quando mio padre ha capito che ero pronto, mentre mia moglie ha saputo tutto fin da subito, perché Tufo le ha sempre raccontato ogni cosa."
"Papà, vieni al dunque!" lo interruppe Hiccup, un po' spazientito.
"Abbi pazienza, figliolo." lo calmò l'altro, aprendo uno dei volumi, che il giovane riconobbe essere il Libro dei Draghi, che veniva aggiornato continuamente dal capotribù o dai suoi uomini di fiducia. Girò fino a una specifica pagina, infine porse nuovamente il libro ai due "Il Pungolo Orrendo è al momento uno dei più pericolosi draghi conosciuti. Il suo veleno è letale, a meno che non si venga immediatamente soccorsi, poiché rende la vittima incapace di provvedere da sola al proprio sostentamento. Fino a poco meno di cinquant'anni fa non se ne conoscevano i veri effetti, finché, un giorno, un gruppo di Cavalieri di draghi, il primo in assoluto che fu formato a Berk, non si imbattè in uno di loro." aprì l'altro volume, il diario di suo padre, e mostrò un ritratto di gruppo, fatto velocemente a carboncino, e porse anch'esso ai ragazzi, indicando uno dei membri "Si trattava del cugino del capogruppo, il primo, in assoluto, che, grazie all'intervento tempestivo degli altri, sopravvisse al veleno, anche se non fu mai più lo stesso, dopo allora."
Hiccup alzò gli occhi, cominciando a capire, ma non disse nulla, attendendo la continuazione del discorso.
"Da allora ci furono altri tre sopravvissuti, una che fu avvelenata cinque anni dopo, e altri due dopo oltre venticinque anni." disse ancora l'uomo, con calma "Ma credo tu abbia già capito cosa sto dicendo, vero? Hai capito quale effetto ha sull'uomo il veleno di quel drago?"
"Forse... forse riporta il malcapitato fisicamente e mentalmente all'infanzia, senza alcun ricordo di quanto vissuto in precedenza?" provò a spiegare il castano, incerto.
"Sulla cosa dei ricordi ho ancora qualche perplessità." ammise Moccicoso, sedendosi al suo posto "Ma sul resto ci hai preso."
"Perché la cosa dei ricordi non ti convince?" lo incitò l'altro, ormai incuriosito.
"Perché, vedi, cugino..." spiegò l'uomo, togliendo ormai ogni dubbio su chi fossero le quattro vittime "Io da piccolo avevo qualche dejavu sulla mia vita precedente, e i ricordi mi sono cominciati a tornare, abbastanza chiari, attorno ai venti anni; Testa Bruta aveva dei ricordi un po' più chiari già da bambina, e dopo il nostro matrimonio ha recuperato poco per volta anche il resto..."
"Io, invece, non ricordo nulla..." confermò Hiccup, pensieroso "Ma... e il quarto avvelenato?"
"I... io credo di sognarli di notte..." sussurrò Astrid, tenendo lo sguardo basso. Il compagno la guardò, sorpreso e lei si affrettò a spiegare "Erano strani... Non riuscivo a capire... c'eri sempre tu, a volte un bambino con i capelli neri..." alzò lo sguardo verso Moccicoso "E, in certi casi, ero incinta..." si voltò verso Stoick, che alzò le mani, bloccandola.
"Io sono l'ultimo nato." disse "Potrebbe anche trattarsi di Hoffer, o, forse è più probabile, Valka."
"Aspettate..." intervenne di nuovo il castano "Se è vero quello che avete detto, allora... io sarei il precedente capotribù?"
"Stavi progettando di passare la carica a me, entro qualche settimana, quando è successo l'incidente, una settimana dopo la nascita di Sjöfn." spiegò Moccicoso, voltandosi poi verso Astrid "Eravamo andati in ricognizione sull'arcipelago dove eravamo stati colpiti io e Testa Buta, e siamo atterrati sperando che non ci fossero quei dannati draghi, ma ci sbagliavano..."
"Ero presente anche io." spiegò Gustav, che era rimasto in silenzio fino a quel momento "Il primo a venire colpito è stato Hiccup, poi Astrid si è buttata su di lui per proteggerlo, ed è stata colpita anche lei."
"È stato orribile..." commentò Gambedipesce, guardandosi le mani "Io ero presente tutte e tre le volte, ma credo che vedere voi due venire colpiti da quelle bestiacce sia stato la cosa peggiore in assoluto..."
Hiccup non disse nulla e si voltò verso la moglie, che teneva ancora lo sguardo basso e aveva l'aria abbattuta. Senza esitare le passò un braccio attorno alle spalle, e lei nascose il volto contro il suo petto e scoppiò a piangere.
"Hiccup, non hai idea di quante volte avrei voluto dirvi tutto..." si scusò il moro, allungandosi per poggiare la mano sulla spalla dell'altro "Ma ogni giorno diventava più difficile. Tu per me sei stato un ottimo capo e cugino, poi sei diventato un padre grandioso... pensavo che non sarei stato all'altezza di averti come figlio... lo stesso vale per Astrid: è stata la madre migliore che potessi avere, non ha mai fatto distinzioni tra me e i miei fratelli, per lei ero solo il suo..."
"Il mio bel moretto..." completò la bionda, senza sciogliersi dall'abbraccio del compagno, ma voltandosi verso il capofamiglia.
Moccicoso sorrise, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia, mentre Hiccup si abbassava per posarle un bacio sulla fronte, e poi si guardò intorno, in attesa che qualcun altro parlasse.
"Che si fa ora?" intervenne, nuovamente, Gustav, serio "Per come stanno le cose, Hiccup in teoria non ha mai ceduto l'incarico a Moccicoso..."
"Lo faccio ora." disse il ragazzo, determinato "Nonostante tutto, le cose non cambiano: è lui il capotribù, e io sono suo figlio. Semmai si può dire che la legittima erede è Sjöfn, in quanto nata prima di me, dato che l'incidente è successo una settimana dopo..."
"No, Hiccup." lo fermò Testa Bruta "Tu sei il nostro unico figlio maschio, quindi spetta a te."
"Ma... mamma..." cercò di protestare Hiccup,  ma Astrid lo fermò.
"Lascia perdere... va bene così..." disse.
Il ragazzo esitò, ma alla fine annuì, guardando di nuovo Moccicoso, il quale si alzò in piedi, decretò la fine della riunione e accompagnò i membri del Consiglio fuori.
Anche la giovane coppia uscì per strada, camminando mano nella mano verso la parte alta del villaggio.
Faceva ancora freddo, ma erano ben coperti, e il giovane voleva passare del tempo da solo con la compagna, e, dal momento che in casa non erano mai davvero soli, sapeva dove portarla.
Si fermò davanti alla porta del fienile e la fissò. Nelle settimane precedenti l'aveva portata spesso lì, nei momenti di tregua, quando lei era meno ostile nei suoi confronti, con la scusa di stare soli in un posto caldo, senza essere disturbati. Di solito passava il tempo a disegnare, facendole numerosi ritratti, ma ogni tanto scappava qualche bacio o qualche coccola, che nessuno dei due rifiutava.
Aprì la porta e fece entrare Astrid, poi la seguì e si sedettero in mezzo al fieno, vicini.
La giovane poggiò di nuovo la testa sul petto del ragazzo, in silenzio. Ciò che avevano saputo li aveva un po' scombussolati, e dovevano ancora metabolizzare tutto.
"Quindi Stoick è... è nostro figlio?" sussurrò la bionda.
"Anche Val e Hoffer." confermò l'altro "Ed effettivamente la cosa è assurda..."
"Hiccup... stavo pensando..."lo interruppe la giovane, guardandolo negli occhi "Noi... noi prima eravamo già sposati..."
"Hai ragione." ammise il castano, sorridendo "E significa che siamo sempre stati sposati. E tu che non volevo saperne di me..."
Astrid abbassò lo sguardo, arrossendo. Aveva ragione, prima non voleva averlo come compagno, ma ora stava imparando ad accettarlo, tanto più che stavano per avere un figlio.
E se diciotto anni prima si era sacrificata per non perderlo doveva significare qualcosa.
Sì, doveva provarci ancora, doveva recuperare interamente il loro rapporto.

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Capitolo 37
*** 36 ***


L'inverno terminò e la vita riprese normalmente.
Hiccup e Astrid, nonostante avessero saputo la verità, decisero di non cambiare nulla nel loro rapporto con chi li circondava. In fondo si sentivano solo di ragazzi di neanche venti anni, che stavano per formare una famiglia loro, e Moccicoso, Testa Bruta, Testa di Tufo e gli altri accettarono la loro scelta, cosa che non fu difficile da fare, poiché li avevano visti crescere in quella loro seconda vita, al pari delle ragazze di casa Haddock, per cui il ragazzo continuò ad essere l'unico figlio maschio del capotribù e la bionda la sua consorte.
Le gravidanze di Bruta e Astrid procedettero, e a inizio estate la prima era ormai in procinto di partorire, e la seconda era al settimo mese. Venivano seguite molto, sia dai rispettivi mariti che dal resto della famiglia e dagli amici più stretti, anche perché la giovane sembrava indebolirsi, man mano che la data del parto si avvicinava.
Era una mattina particolarmente calda, come sempre l'intera famiglia Haddock era raccolta in cucina per fare colazione tutti insieme, prima di dedicarsi ai propri compiti quotidiani.
Hiccup e Astrid raggiunsero gli altri, e si sedettero al loro posto; Syn si avvicinò alla bionda, la abbracciò e poggiò un orecchio sul suo pancione, sorridendo appena sentì il piccolo muoversi.
"Si muove come quello della mamma!" esclamò la brunetta, mostrando un luminoso e innocente sorriso parzialmente sdentato per la perdita dei primi dentini da latte.
"Sì, Syn, si muove molto." ammise la giovane, dando un buffetto alla piccola "Sopratutto quando viene coccolato dal suo papà."
La bambina si voltò verso il fratello maggiore, che le fece poggiare di nuovo l'orecchio al pancione, per poi posare sopra la mano. Syn spalancò la bocca, sorpresa, guardando di nuovo il moro, in cerca di spiegazioni.
"Anche tu e Sòl facevate così, quando eravate nella pancia di mamma e papà vi coccolava." ammise, indicando Moccicoso, che aveva assistito all'intera scena dal suo posto, e annuì quando lo sguardo della figlia minore si posò su di lui.
Syn sorrise, correndo dal padre e sedendosi in braccio a lui, mentre Sjöfn entrava, mezza assonnata, e si sistema va al suo posto, salutando tutti.
In realtà non salutò proprio tutti, infatti ignorò il fratello e la cognata.
Faceva così da quando, di comune accordo con i diretti interessati, Moccicoso e Testa Bruta avevano deciso di raccontare alle figlie la vera storia di Hiccup e Astrid, oltre che la propria.
Tutte avevano ascoltato con attenzione, ma, mentre le minori avevano accettato la cosa, e avevano deciso che Hiccup sarebbe sempe stato il loro fratello maggiore, senza alcuna riserva, Sjöfn sembrava non averlo accettato, smettendo di comportarsi come suo solito nei confronti dei due coetanei e creando una leggera tensione in famiglia.
Il ragazzo la guardò, preoccupato, scambiando poi uno sguardo con la moglie, i genitori e il nonno. Non potevano continuare così, bisognava fare qualcosa.
Così, finito di far colazione, Hiccup decise di parlarci da solo, e, appena la ragazza uscì di casa, dopo aver salutato la moglie e detto velocemente alla madre cosa volesse fare, la raggiunse, sulla strada per le stalle dei draghi.
"Sjöfn, aspetta!" esclamò, prendendola per un braccio.
La ragazza si fermò, guardandolo con freddezza, e si liberò dalla presa.
"Che vuoi?" chiese, con distacco.
"Solo parlare." continuò il castano, allargando le braccia in segno di pace.
"Di cosa?" insistette lei "Non c'è nulla da dire."
"Credo di sì, invece." la contraddisse Hiccup, serio. La bruna distolse lo sguardo senza rispondere, così lui riprese la parola "Sei così da quando mamma e papà vi hanno raccontato la verità su me e Astrid. Ti conosco troppo bene per non sapere che questa cosa ti turba in qualche modo."
Sjöfn fece un respiro profondo, alzando di nuovo gli occhi sul giovane.
"Tu... quanti anni hai?" chiese.
"Tecnicamente dovrei essere circa un anno più vecchio di nonno." rispose, calmo "Lo stesso vale per Astrid e papà. Mamma, invece, ha esattamente la stessa età di nonno Tufo."
"Ma allora cosa... cosa siete?" balbettò la ragazza, portandosi una mano alla testa e aggrottando la fronte, pensierosa.
"Siamo vittime di una specie di drago non molto comune, per fortuna, come ti abbiamo già detto." spiegò Hiccup "Che nel momento in cui ci ha morso ci ha riportati all'infanzia. Oltre a ciò, io ho perso anche la memoria di ciò che ho vissuto in precedenza, ma ho ricordi abbastanza nitidi da poco dopo l'incidente in poi. Papà e mamma, per quanto ne so, ricordano anche le cose successe prima dell'avvelenamento, e Astrid ha qualche flash della nostra vita insieme. Ma questo ve lo avevamo già raccontato quando vi abbiamo spiegato tutto."
"Sì,  ma..." obiettò la bruna, tormentandosi i capelli "Quello che intendo dire... Se tu sei cugino di papà, ma sei il padre di zio Stoick... e mamma è sorella di nonno Tufo... ma tu hai adottato papà, quindi sei anche suo padre, per cui sei mio nonno..."
Si prese la testa tra le mani, abbassando il volto con aria dolorante, e il ragazzo si avvicinò, prendendole delicatamente le braccia.
"Questo non cambia nulla." la rassicurò "Ho capito cosa ti tormenta: sei in crisi perché non sai più chi sei, dopo quello che ti abbiamo detto." le tirò su, con delicatezza, il mento, e la guardò negli occhi "Sjöfn, i legami di sangue non contano. Ai tempi sono stato cugino di papà, e poi suo padre, ma ora è lui mio padre, e tu continuerai ad essere la mia gemella dispettosa, chiaro?"
La giovane annuì timidamente, rilassandosi, così Hiccup la abbracciò, accompagnandola alle stalle dei draghi.
Quando entrarono, videro Finn alle prese con un giovane Terribile Terrore dispettoso, che gli aveva rubato il quaderno degli schizzi e si stava facendo rincorrere per tutto il locale senza lasciarsi prendere.
Sjöfn scoppiò a ridere, tenendosi la pancia per poter respirare e guadagnandosi le occhiate critiche dei due giovani presenti, poi Hiccup fece un passo avanti ed emise un fischio acuto. Immediatamente l'animaletto si fermò, guardandolo sottomesso mentre lui si avvicinava e si abbassava alla sua altezza.
Hiccup allungò la mano con fare severo e il draghetto mollò il quaderno, che lui poté, finalmente, restituire al cugino, mentre ancora la bruna rideva sena riuscire a smettere.
"Quando inizia a ridere così non la finisce più..." commentò Finn, facendo un sospiro rassegnato.
"So io come farla smettere." suggerì l'altro, facendo un sorriso furbo e rivolgendosi alla sorella, alzando la voce "Ehi, sorellina, mi sa che, finché non è pronta casa mia dovremo organizzarci meglio sull'uso del fienile! Ieri io e Astrid volevamo rilassarci un po', lì dentro, ma voi due ci avete preceduto!"
Riuscì a far calmare la giovane, che divenne immediatamente rossa per l'imbarazzo, ma come effetto collaterale anche Finn arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo. Hiccup gli diede una pacca sulla spalla, rassicurante.
"Vai tranquillo, nessuno ci farà caso al fatto che non avete seguito le regole." disse "Quella regola non l'ha mai seguita neanche mio padre, non è un mistero che prima di sposare la mamma andasse a letto con Frigg Magnusdottir, e da quel che mi hanno detto, nemmeno io e Astrid l'abbiamo seguita, quando ci siamo sposati la prima volta."
Sjöfn si avvicinò,  tirandogli un pugno non troppo forte sul petto, che lui parò, ridendo.
"Sei un idiota." lo rimproverò, tenendo il muso.
Il ragazzo la abbracciò fraternamente, per farsi perdonare, e guardò Finn, tornando serio.
"Dirò a papà che, in sua vece, ti ho concesso la mano di Sjöfn." disse "Non penso farà storie a riguardo, anzi, sarà sicuramente felice di saperlo."
L'altro annuì, guardando la ragazza e tornando ad avere un colorito rosso. Hiccup sorrise nuovamente, voltandosi verso la sorella, la quale gli stampò un affettuoso bacio sulla guancia.
Lei sarebbe stata sempre la sua sorella gemella, nonostante tutto. Non era importante chi era stato prima, ma chi era adesso.
Adesso era l'unico figlio maschio di una famiglia numerosa, presto sarebbe stato padre e più avanti sarebbe diventato capotribù.
Ma, quest'ultima cosa, sperava che succedesse il più tardi possibile.

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Capitolo 38
*** 37 ***


I tre stavano uscendo dalle stalle, quando vennero raggiunti dalla piccola Sòl.
La bambina era agitata. Prese il fratello per mano e fece per trascinarlo verso casa.
"Ehi, sorellina, che succede?"chiese Hiccup, fermandola e abbassandosi alla sua altezza.
"Mamma e Astrid stanno male." spiegò la piccola, con le lacrime agli occhi "Hanno detto di chiamare te e papà..."
"Stanno male? In che senso?" insistette il castano "E dove è finito nonno?"
"Nonno è dovuto andare all'Accademia... Non voleva andare, ma mamma ha detto che non sarebbe successo nulla..." continuò lei, singhiozzando "Poi Astrid ha avuto male alla pancia, e mentre mamma si è fatta la pipì addosso mentre la accompagnava in camera... e ha avuto male alla pancia anche lei..."
"Finn, vai a cercare tua nonna." ordinò Sjöfn, scattando verso casa "Credo ci sia bisogno di lei. Hiccup, tu e papà aspetterete fuori, io vado a vedere come stanno!"
"Ma... Astrid è al settimo mese..." obiettò Hiccup, prendendo per mano Sòl e voltandosi verso il cugino "Non può essere che..."
"Mio nonno dice che anche tu sei nato prima..." spiegò l'altro "E anche zia Valka. Ma ora è meglio se vado a cercare nonna, tu corri a casa."
Lui corse via, e il castano seguì la sorellina verso casa, fermandosi davanti alla porta, quando vide arrivare di corsa Moccicoso, trascinato da Syn, agitata quanto la gemella. I due uomini si guardarono, capendosi all'istante.
"Sjöfn e Finn erano con me." riferì il giovane "Lei è già dentro, e mio cugino è andato a chiamare sua nonna."
"La Saggia Beyla avrà parecchio lavoro..." commentò il moro "Speriamo bene..."
"Papà,  posso chiederti una cosa?" continuò il ragazzo, torcendosi le mani "Le... le altre volte che Astrid..."
"Ero solo un bambino, ma ricordo che eri sempre molto agitato, e contagiavi anche me... Quando è nata mia sorella ho passato tutto il tempo in braccio a Bruta pur di cercare un minimo di tranquillità."
Hiccup abbassò lo sguardo, incrociando quello delle due gemelline, che si erano aggrappate alle sue gambe, in cerca di conforto, mentre Sif, Freya e Valka jr raggiungevano sorella maggiore in casa, per darle una mano, insieme a Beyla, arrivata di corsa, chiamata da Finn.
E, davanti alla capanna del capo, poco per volta si radunò una piccola folla attorno ai compagni delle due partorienti, prima composta dai parenti e gli amici più stretti, e poi, con l'avanzare delle ore, anche dal resto del paese.
Dopo un po' si iniziarono a sentire i lamenti delle due donne, e quelli di Astrid fecero raggelare il sangue nelle vene al marito, poiché sembrava soffrire molto più di Testa Bruta, nel travaglio.
Hiccup si sedette sullo scalino davanti a casa, tenendo lo sguardo basso e la testa tra le mani, cercando di estraniarsi, ma senza davvero riuscirci. Moccicoso lo guardò, preoccupato; senza dire una parola guardò le figlie minori, che si erano aggrappate a lui, spaventate dalle urla della madre e della moglie del fratello minore, e indicò il ragazzo, eloquente. Le piccole gli si avvicinarono e lo abbracciarono stretto, mentre il moro gli dava una pacca sulla spalla.
"Tranquillo, figliolo, andrà tutto bene." lo rassicurò, proprio nel momento in cui Astrid urlava per l'ennesima volta e Beyla usciva di caos per parlare con loro.
"Testa Bruta sta andando molto bene." riferì, rivolta al Capo "Il bambino è messo bene, e credo che nel giro di un paio d'ore sarà nato." si girò verso il ragazzo, che si era alzato, pur senza mollare le sorelle, e lo guardò, seria "Per Astrid ci vorrà di più: sono due gemelli, e lei non è ancora del tutto pronta, la dilatazione non è ancora al massimo... inoltre è debole, e ha già perso conoscenza un paio di volte, a seguito di due forti contrazioni."
"Per favore, non voglio che Astrid muoia..." la implorò il castano, con un filo di voce.
La donna gli posò una mano sulla spalla, rassicurante, e lo guardò negli occhi.
"Farò tutto il possibile perché stia bene, stai tranquillo." disse.
"Perché non entriamo a vedere come stanno?" propose Moccicoso "Potrebbe fare loro bene..."
"D'accordo, ma non potete stare più di cinque minuti." acconsentì la Saggia, accompagnandoli in casa.
I due la seguirono, e lei li accompagnò nelle rispettive stanze coniugali, dove erano state portate le due partorienti.
Hiccup entrò, ma restò vicino alla porta, guardando la moglie, un po' intimorito. Astrid era stesa sul letto, era molto pallida e sembrava debole; gli occhi erano chiusi e delle lacrime le ricavano le guance.
Il ragazzo si fece coraggio e si avvicinò, sistemandosi accanto alla compagna; le carezzò la fronte, con delicatezza, e lei sussultò al contatto, aprendo gli occhi e fissandolo, sorpresa.
"Hiccup..." sussurrò, con voce affaticata.
"Beyla mi ha fatto entrare per vederti." spiegò lui, continuando a tenerle la mano tra i capelli.
"Resta, ti prego..." lo implorò la giovane, afferrandogli la mano.
"Non... Non so se posso..." balbettò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
Astrid stava per rispondergli, ma venne colta da una contrazione improvvisa, e il dolore la fece urlare; la stretta sulla mano di Hiccup si fece più forte e lui non si mosse, abbracciandola e attendendo con lei che il dolore cessasse.
Beyla arrivò di corsa, per controllarla, e guardò il ragazzo, pronto a mandarlo via.
"Ti prego... lascia che Hiccup resti qui..." chiese la bionda, senza mollare la mano del marito.
La druida ci pensò su e alla fine annuì.
"D'accordo. In effetti stavo per mandare una delle ragazze, ma mi servono di là: a Testa Bruta manca poco." acconsentì "Per te ci vorrà ancora un po', invece, abbi pazienza."
"Ma sono passate quattro ore..." obiettò la ragazza.
"Lo so, ma non tutti i bambini ci mettono lo stesso tempo a nascere..." rispose Beyla, andando alla porta "Ora stai tranquilla, appena possibile torneremo da te."
Astrid annuì, stringendosi al compagno, e l'altra uscì, per dedicarsi all'altra partoriente.
"Rilassati, Astrid." cercò di rassicurarla lui "Andrà tutto bene."
La ragazza annuì debolmente e si aggrappò alla casacca di Hiccup, riprendendo a singhiozzare, mentre il giovane la stringeva.
Moccicoso si affacciò alla porta aperta e li guardò, per poi avvicinarsi al letto e guardarli, agitato quanto Hiccup.
"Mi hanno buttato fuori..." sospirò, facendo una carezza alla ragazza "Tu come stai, piccola?"
"Fa male, papà..." si lamentò la bionda, cercando di prendere il controllo della respirazione.
"Tranquilla, tieni duro, finirà presto, ma sono certo che ne varrà la pena." la rassicurò.
"Le... le altre volte come era?" chiese la ragazza, girandosi verso di lui.
Moccicoso fece un respiro profondo e si sedette sul letto, raccogliendo le idee.
"Ricordo che urlavi sempre parecchio." rispose, con un sorriso nostalgico "Al tempo ero un bambino, e non capivo molto, ma ricordo che ogni volta minacciavi Hiccup perché ti aveva messa incinta, salvo poi dimenticare tutto una volta nato il bambino.
"Ehm... che tipo di minacce?" domandò il ragazzo, deglutendo nervoso.
Dall'altra stanza si sentì Testa Bruta urlare e lanciare minacce esplicite nei confronti dei gioielli di famiglia del marito. L'uomo guardò il figlio, eloquente, e lui abbassò lo sguardo sulla compagna, che ebbe un sussulto per via dell'ennesima contrazione.
"Perché dovrei minacciarlo?" sussurrò, appena il dolore fu passato "È mio marito... è giusto che gli dia dei figli..."
Hiccup sorrise, abbassandosi su di lei per posarle un bacio sulle labbra. Dall'altra stanza ci fu un silenzio improvviso, che fece allarmare Moccicoso, il quale si alzò e andò alla porta.
E, infine, si sentì il pianto di un bambino. Il moro si rilassò e sorrise, vedendo poi Beyla uscire dalla stanza, dieci minuti dopo, con un fagottino tra le braccia.
Si avvicinò all'uomo, che lo prese, esaminandolo con attenzione.
"Un'altra femmina..." sussurrò, con un sorriso felice dipinto in volto. Prese la manina della neonata, con delicatezza "Benvenuta al mondo, piccola... piccola Arwen. Ora ti riporto dalla mamma."
Detto ciò, andò da Testa Bruta, lasciando i due da soli con la Saggia, che controllò di nuovo Astrid.
"Ci siamo quasi." disse "Hiccup, per favore, ora esci, me la cavo da sola adesso. Vai di là dai tuoi, sicuramente sei curioso di vedere tua sorella."
Hiccup guardò la moglie, che annuì, quindi le posò un bacio sulla fronte e si alzò, dirigendosi nell'altra stanza.
Trovò tutte le sorelle e il padre raccolti attorno al letto, su cui era stesa Testa Bruta, che teneva in braccio la piccola, impegnata nel suo primo pasto.
Si avvicinò cauto, fermandosi dal lato opposto rispetto a Moccicoso, e guardò la sorellina.
"Gli Dei vogliono proprio essere sicuri che tu sia l'unico maschio, bambino mio." commentò la donna, alzando la mano verso il volto del ragazzo e passandogliela tra i capelli.
Il giovane sorrise, lasciandola fare e lanciando delle occhiate verso la porta, in attesa di ricevere notizie dall'altra stanza.
"Andrà tutto bene." lo rassicurò la bionda "Astrid è in buone mani."
Hiccup annuì, scattando in piedi non appena sentì un urlo della compagna. Quello stesso urlo fece spaventare Arwen, che scoppiò a piangere.
Pianto che si sovrappose a quello proveniente dalla stanza coniugale dei ragazzi, e poco dopo, a un terzo pianto, dalla stessa stanza.
Il ragazzo si avviò, zoppicando, verso la porta, incrociando a metà strada Beyla, che teneva in braccio due fagottino. Il giovane si avvicinò e li guardò, con le mani tremanti, infine li prese.
"Un maschio e una femmina." riferì la donna "Lei è nata per prima."
Il castano annuì, guardandoli, per poi andare in camera sua, seguito dalla druida, che però lo fermò prima che potesse aprire gli occhi.
"Hiccup, Astrid è molto debole." disse "È svenuta appena è nato il secondo... Non deve affacciarsi."
"Non la farò affaticare." intervenne il ragazzo "Ma devo vederla... ti prego..."
La donna sospirò, ma gli aprì la porta e lo lasciò entrare. Hiccup andò, spedito, verso la compagna, distesa ancora sul letto, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Il ragazzo si sedette accanto a lei e adagiò i due piccoli sul suo petto. Astrid aprì gli occhi e li guardò, prendendo le loro manine.
"Sono minuscoli..." sussurrò.
"Cresceranno." rispose il ragazzo "Come li chiamiamo?"
"Lui voglio che si chiami come te." suggerì la bionda, passando le dita sulla testolina pelata del maschio "Hiccup Horrendous Haddock, quarto per nome."
"Allora lei avrà il tuo nome." completò lui, posando la mano sulla testolina piena di capelli castani della piccola, che stava già cercando la testa per poter pompare "Astrid Skađi Haddock."
"Lui diventerà un grande capo." continuò la ragazza, attaccandoseli al seno.
"Capo dell'esercito di Berk." la corresse Hiccup "Perché il futuro capotribù sarà Skađi, essendo nata per prima."
Astrid annuì, guardando i due bambini.
Non era importante cosa sarebbero diventati da grandi. La cosa più bella era che li aveva appena conosciuti e già li amava, perché erano i suoi figli, e li aveva avuti da Hiccup, suo marito.
Si voltò verso di lui e lo baciò dolcemente.
Aveva deciso: il passato era passato, esisteva solo il presente.

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Capitolo 39
*** 38 ***


I giorni seguenti, le due neomamme vennero seguite molto, per concedere loro di riprendersi dopo il lungo travaglio.
Hiccup, nonostante la casa fosse pronta per trasferircisi insieme alla moglie e i due bambini, decise di aspettare ancora, e rimandò il trasloco alla fine dell'estate.
E, oltre a ciò, il giovane riferì al padre la decisione che aveva preso in sua vece riguardo il fidanzamento tra Sjöfn e Finn, cosa che l'uomo accettò di buon grado, iniziando subito a preparare tutto per il matrimonio imminente.
Per questo, in casa Haddock, i giorni che seguirono la nascita dei tre bambini ci fu molta confusione: tutti vennero coinvolti nei preparativi, nei limiti delle loro possibilità, persino i draghi fecero la loro parte, dando una mano nel trasporto del materiale più pesante; tutti tranne il vecchio Zannacurva.
L'Incubo Orrendo era ormai vecchio, non reggeva più lunghi voli e non era più in grado di lavorare con i ritmi che aveva una volta. Per questo Moccicoso aveva deciso di mandarlo in pensione, pur tenendolo in casa per la compagnia.
Il vecchio drago passava le giornate vicino alla capanna, o accovacciato nella sua cuccia, in casa, e si lasciava fare qualunque cosa dalle bambine del suo primo Cavaliere, e, da quando erano nati Arwen, Hiccup jr e Skađi, era diventato il loro babysitter, e vegliava su di loro, stando attento che non prendessero freddo o non si facessero male quando le madri li mettevano a dormire nella sua cuccia con lui.
Quel pomeriggio non faceva eccezione. L'animale era accucciato al suo posto, e i tre bambini erano sistemati vicino a lui.
I piccoli avevano appena compiuto un mese. Arwen era allegra e giocosa, come la mamma, e testarda come il papà. Hiccup jr e Skađi erano più riflessivi, caratteristica che avevano preso dal padre, ma particolarmente curiosi; dalla mamma avevano ereditato l'impulsività, che saltuariamente mostravano, e la propensione alla violenza, come reazione a un torto subito.
In quel momento erano tutti e tre svegli, attenti a ciò che succedeva loro intorno; Astrid e Testa Bruta erano impegnate nella realizzazione dell'abito nuziale di Sjöfn, che quest'ultima stava provando, ferma, in piedi, in mezzo alla stanza.
"Mi sembra perfetto." commentò la più anziana, osservando la figlia e girandole attorno per aggiustarle le pieghe fuori posto.
"Ma... Non si può fare una scollatura più ampia?" propose la sposa, lisciandosi il corsetto.
"Vuoi far venire un infarto a papà?" intervenne Astrid, allontanandosi di un passo per osservarla nell'insieme.
"Mica devo piacere a papà, devo piacere a Finn." si lamentò Sjöfn, alzando gli occhi al cielo.
In quel momento la porta si aprì, e Testa di Tufo entrò, andando a posare della legna vicino al focolare e poi osservando la nipote prossima al matrimonio. 
"Wow! Tesoro, sei uno schianto!" commentò il vecchio, abbracciandola.
"Grazie, nonno." lo ringraziò lei "Però non mi convince la scollatura..."
"Se vuoi la modifico." propose il biondo, allontanandosi e prendendo tutte le misure a mente "Ti va bene una cosa tipo il vestito che aveva Astrid? Questo, in effetti, mi sembra troppo accollato..."
"Sì!" esclamò la bruna "Sei grande, nonno! È perfetto!"
"Papà... Non ti sembra di esagerare?" lo rimproverò Testa Bruta, sospirando rassegnata.
"Per le mie bellissime nipotine faccio questo ed altro." ammise l'uomo, voltandosi verso la cuccia di Zannacurva "A proposito di nipoti..."
Si abbassò, sedendosi di fronte ai tre neonati, e posò un bacio sulla fronte di ciascuno di loro, mettendosi poi a giocare con i gemelli, che gli avevano afferrato i capelli e avevano preso a tirarglieli, ridendo divertiti.
Arwen li guardò per un minuto e, volendo unirsi ai giochi, ma venendo ignorata dal nonno, ad un certo punto lanciò un urlo arrabbiato, attirando la sua attenzione e riservandogli un'occhiataccia offesa.
"Oh, dai, non fare così! Lo sai che voglio tanto bene anche a te!" esclamò l'uomo, prendendo anche lei e coinvolgendola nel gioco.
Zannacurva li osservò, sbuffando sereno, e fece più spazio nella cuccia per lasciare giocare i quattro, poi poggiò la testa sotto l'ala, in una posizione comoda,  e chiuse gli occhi, addormentandosi subito, nonostante la confusione.
I giochi continuarono, mentre le tre donne riordinavano tutto e preparavano per la cena, poiché a momenti sarebbero tornati i capofamiglia e le altre ragazze di casa.
I due uomini non tardarono ad arrivare e, per prima cosa, baciarono le rispettive consorti, per poi dedicarsi anche loro ai figli, appena questi ultimi richiesero la loro attenzione.
Moccicoso strinse la figlioletta, riempiendola di baci e di coccole, e poi si rivolse al vecchio drago, che si era tirato su con aria stanca.
"Vuoi uscire a prendere aria, amico mio?" chiese.
Il drago fece un verso debole, andando alla porta e uscendo nel cortile davanti a casa, infine si accovacciò, mentre Sdentato si avvicinava cauto e gli annusa il muso.
"Che strano..." commentò Hiccup, osservando che anche Tempestosa e Vomito e Rutto stavano facendo lo stesso, seguendo Sdentato "Non li ho mai visti comportarsi così."
"Hai ragione, è strano..." ammise il moro.
Terminata la processione, Sdentato si avvicinò ai due uomini, spingendo Moccicoso verso Zannacurva, che si avvicinò,  seppur confuso dallo strano comportamento degli animali.
L'Incubo Orrendo fece un verso debole, mentre il moro gli poggiava una mano sul muso.
"Cosa vuoi dirmi, amico mio?" chiese, mentre il rettile faceva le fusa, accovacciandosi e mettendosi più comodo, per poi chiudere gli occhi.
A quel punto il Furia Buia spinse via l'uomo, mettendosi in mezzo ai due, come a voler proteggere Moccicoso da qualcosa che stava per succedere.
E, cogliendo tutti di sorpresa, Zannacurva prese improvvisamente fuoco. Ma non era il solito fuoco, era più intenso, quasi un'esplosione. E, come era iniziato, l'incendio finì.
Però, al posto dell'enorme drago, erano rimaste solo delle candide ossa, su un'impronta scura sul pavimento. Moccicoso si avvicinò, shockato, stringendo la figlia, la quale si era aggrappata alla sua casacca, e si abbassò, osservando ciò che era rimasto del suo vecchio fidato amico.
"Cosa... lui..." balbettò, tirandosi su di nuovo.
"È morto, papà..." concluse Hiccup "Credo che abbia voluto salutarti, prima di andarsene..."
Il moro annuì, dando una pacca a Sdentato, che stava facendo le fusa, come a rassicurarlo.
Poco dopo rientrarono; l'uomo lanciò uno sguardo alla moglie e andò a sedersi al suo posto, triste, lasciandosi stringere dalla piccola Arwen. Testa Bruta mollò ciò che stava facendo e si avvicinò al compagno, per poi abbracciarlo.
Moccicoso non riuscì a tenersi a lungo, e dopo qualche minuto prese a singhiozzare a dirotto, senza riuscire a smettere, continuando finché le lacrime non si esaurirono da sole. Hiccup, Astrid, Testa di Tufo e le ragazze si raccolsero attorno alla coppia, partecipando al lutto del capofamiglia, che non aveva perso solo il suo primo drago, ma anche il suo migliore amico e compagno fidato.
Quando si fu calmato, il moro restituì Arwen alla moglie e si alzò in piedi, asciugandosi gli occhi e raddrizzando le spalle.
Doveva andare avanti, anche se Zannacurva non era più al suo fianco.
Ma sapeva di non essere solo, c'era la sua famiglia a sostenerlo, e questo era l'importante.

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Capitolo 40
*** Epilogo ***


Sjöfn e Finn si sposarono poche settimane dopo.
Moccicoso riacquistò il suo buonumore, nonostante la perdita recente; d'altronde si stava sposando la sua figlia maggiore, non poteva non esserne felice.
I primi dell'inverno, Hiccup si trasferì, insieme a Astrid e ai bambini, nella nuova casa, e sei mesi dopo annunciarono di aspettare un altro figlio; Testa di Tufo andò al settimo cielo all'idea di diventare di nuovo bisnonno, tanto più che anche Sjöfn annunciò nello stesso periodo la sua prima gravidanza.
E, quando i due bambini, una femmina di nome Ethel per Hiccup e Astrid, e un maschietto di nome Moccicoso Jr per Sjöfn e Finn, vennero al mondo, venne proclamata festa per una settimana, che si concluse con il ritiro di Moccicoso a favore di Hiccup, che tornò a vestire i panni del capo dopo  20 anni dall'incidente che lo aveva fatto tornare bambino.
Il giovane uomo si mise subito al lavoro, forte degli insegnamenti del padre adottivo, uniti a quelli del padre biologico, mancato più di venti anni prima e di cui il castano stava riprendendo a ritrovare i ricordi, e si dimostrò un capotribù addirittura migliore di come era stato la prima volta.
E con queste novità il tempo passò. I ricordi tornarono, e il vecchio gruppo dei primi Cavalieri dei Draghi si ritrovò, sempre più spesso, a ricordare tutti insieme i vecchi tempi, quando erano ancora tutti coetanei, ed erano una squadra invincibile.
Queste serate all'insegna del ricordo aumentarono col tempo, perché a due di loro, Testa di Tufo e Gambedipesce, non restava più molto tempo ed erano consci che sarebbero stati i primi della squadra a raggiungere Zannacurva nel Valhalla.
Il primo ad andarsene fu Gambedipesce, alla veneranda età di 70 anni, un record per un vichingo; e fu solo grazie all'amore dei famigliari se Testa di Tufo riuscì ad andare avanti, riuscendo a veder crescere i nipoti ancora per un po'.
Visse anche un momento epocale per Berk: la pace definitiva con la tribù dei Grandi Guerrieri.
Come fu possibile? Semplice: durante una visita di rappresentanza, Hiccup si era portato dietro Skađi, allo scopo di istruirla come futura capotribù. Lei aveva quindici anni, la prima volta che mise piede sull'Isola dei Grandi Guerrieri, ma fu questione di uno sguardo, che il suo cuore venne preso dal diciottenne Dagur, detto Il Pacifico, figlio maggiore di Oswald II e nipote di Dagur Lo Squilibrato, e futuro capo della sua tribù. La cosa fu reciproca e, tre anni dopo, in una grande festa che coinvolse tutte le isole del vicinato, i due ragazzi convolarono a nozze, unendo anche indissolubilmente due popoli che si erano fatti la guerra per oltre cinquant'anni.
La gioia fu tanta che il cuore di Testa di Tufo, oramai quasi ottantenne, non resse, e due sere dopo la fine dei festeggiamenti salutò tutti i nipoti, come ormai era abituato a fare tutte le sere prima di andare a letto, e andò a dormire, per poi essere preso dalle Valkirie durante la notte, serenamente e senza alcun dolore.
Quando, il giorno dopo, Testa Bruta lo trovò ancora steso nel letto, con un sorriso disteso sulle labbra, subito capì cosa fosse successo; avvertì il marito e i figli, e poi si fece da parte, lasciando che lo preparassero per l'ultimo saluto, chiudendosi nel suo lutto e piangendo in silenzio la perdita di colui che era stato un fratello e un compagno di scorribande prima e un amorevole padre dopo.
E ancora pianse, stringendosi a Moccicoso, mentre Hiccup, aiutato da alcuni uomini del villaggio, disponeva la salma sulla barca e la faceva andare al largo nel porto, e dava poi il segnale agli arcieri di lanciare le frecce incendiate, perché il fuoco potesse aiutare Testa di Tufo a raggiungere Gambedipesce, così che, finalmente, si potessero fare compagnia, ricordando i vecchi tempi.
Mentre la nave bruciava, il capo raggiunse il resto della famiglia e abbracciò Astrid, la quale nascose il volto sul suo petto, lasciando andare le lacrime, mentre Skađi e Dagur Jr li affiancatono.
"Mi mancherà il nonno." commentò la giovane "Soprattutto mi mancheranno i suoi pazzi racconti delle avventure di quando era giovane... era bravissimo a raccontare quelle storie..."
"Lo so, tesoro." ammise Il castano, continuando a fissare la nave che bruciava "Nonno ha vissuto un sacco di avventure, ma la più bella l'ha appena conclusa."
La ragazza lo guardò confusa, ma fu Moccicoso a risponderle, affiancandoli insieme a Testa Bruta.
"Tuo padre ha ragione, biondina." disse "La più bella avventura che chiunque possa vivere è la vita stessa."
Hiccup annuì, alzando gli occhi verso il cielo.
Gambedipesce e Testa di Tufo li aspettavano, e sapeva che lui e Astrid sarebbero stati gli ultimi a raggiungerli.
Ma non aveva importanza, perché sapeva che li avrebbero aspettati pazientemente, attendendo la fine di quella lunga avventura che solo loro quattro avevano avuto la fortuna di vivere due volte.
E, nel frattempo, avrebbero vegliato su di loro, e su Berk.

Fine

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