Absolute, infinite and relative time

di Astrid_Dragon_02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alfred & Arthur ***
Capitolo 2: *** Explorer ***



Capitolo 1
*** Alfred & Arthur ***


Absolute, infinite and relative time



TITOLO DEL CAPITOLO: Alfred & Arthur

PARING: UsUk

RATING: Giallo

PERSONAGGI: Arthur Kirkland (Inghilterra)/ Alfred F. Jones (America)/ Matthew Williams (Canada)/ Antonio F. Carriedo (Spagna)

NOTE: Parti di testo tratte da ''Romeo e Giulietta''... Opera di cui sono profondamente innamorata. Enjoy it<3



Londra- 1595


Alfred scese dalla nave mercantile quasi correndo.
Aveva sulle spalle una sacca di Juta con i pochi effetti personali che si era portato dietro dalla piccola colonia americana da cui proveniva, quali qualche indumento, dei copioni teatrali e una lettera scritta dal fratello Matthew prima della partenza. I due non erano realmente fratelli, ma entrambi si erano presi cura l’uno dell’altro nell’orfanotrofio in cui erano cresciuti, cercando di far sentire l’altro meno solo e triste nei momenti più bui.
Matthew era partito per il Canada lo stesso giorno in cui la nave di Alfred era salpata dal porto della colonia della Virgina.




Alfred era arrivato in Virginia come garzone su una nave mercantile, i suoi genitori lo avevano venduto al capitano per pochi spiccioli dopo aver dato alla luce l’ennesimo figlio, ormai troppo poveri per prendersi cura di cinque bambini. 
Alfred non ci era rimasto male. Tutte le attenzioni che i suoi genitori non erano stati in grado di offrirgli gli erano date dai marinai. Questi nei momenti più calmi gli insegnarono come cavarsela su una nave, il prete a bordo lo istruì nella scrittura e nella lettura, il cuoco gli mostrò come ricavare da poche e misere provviste dei deliziosi manicaretti.

La gioia era parte integrante della sua vita in quei mesi, così come quando arrivarono in Virginia dai coloni già residenti e Alfred venne lasciato in un orfanotrofio dalla ciurma della nave.
Non che non lo volessero più, era chiaro, ma quelli volevano che Alfred si istruisse ulteriormente e venne affidato al parroco della colonia, che istruì lui e gli altri ragazzi e bambini senza famiglia fino alla maggiore età.

Mentre Matthew era affascinato dagli insegnamenti sulla geografia e sulla storia delle grandi spedizioni in quel nuovo mondo, Alfred era sempre stato innamorato dei racconti di coloro che venivano da Londra. Raccontavano storie magnifiche su gruppi di uomini e ragazzi che mettevano in scena grandi spettacoli sul palco, nei teatri di Londra davanti alla regina stessa.

Il ragazzino avrebbe voluto imparare l’arte del teatro, ma essendo in una colonia di puritani, quello svago era severamente proibito, così Alfred di tanto in tanto rubava dei copioni dalle cabine dei capitani delle navi che arrivavano al porto e li custodiva gelosamente in una catapecchia in fondo al bosco che aveva tirato su con le proprie mani. Certi pomeriggi, mentre i suoi coetanei giocavano con una palla di stoffa sui prati del paese, il biondino si rifugiava nel suo piccolo antro di felicità a recitare interi copioni per ore e ore. 

Una volta cresciuto, gli stessi mercanti che lo avevano portato nella colonia lo riportarono a Londra e lui, al posto di pagare pedaggio come gli altri passeggeri, doveva solo mettere in scena uno dei suoi spettacoli teatrali per la ciurma nelle sere più monotone e tranquille.

Era bravo Alfred, era bravo davvero.
Gli amici e i mercanti rimanevano in silenzio ad assaporare lo spettacolo per ore intere, immergendosi completamente nella trama.
Alfred era sempre cresciuto con il sogno di interpretare l’eroe della situazione, voleva salvare le donzelle in pericolo o combattere mostri come gli eroi dei racconti antichi.




Una volta arrivato a Londra, Alfred si precipitò nella locanda più vicina e affittò una camera per qualche giorno a pochi soldi. 
Per cena si trattenne alla taverna della locanda in cui fece la conoscenza di Richard Burbage, un uomo di circa vent’anni che aveva alzato un po’ il gomito. Egli gli raccontò del proprio lavoro: era stato il primo attore della compagnia di ''Lord Chamberlain’s Men” e il drammaturgo di successo William Shakespeare avrebbe aperto le audizioni per la sua nuova tragedia intitolata Romeo e Giulietta. Richard svelò qualche dettaglio sulla trama, come l’amore impossibile dei due giovani amanti e il destino tragicamente avverso.

Il giovane rimase incantato dalla figura di Romeo, ragazzo talmente innamorato da morire per amore.
Dopo aver salutato il nuovo amico e avergli offerto un calice di vino, si precipitò in camera propria per prepararsi al meglio; sapeva di avere un copione del suddetto drammaturgo tra i propri scritti e non appena lo trovò iniziò subito a declamare le parole del personaggio.

Il giorno seguente indossò i propri abiti più belli, si ripulì per bene e si recò al The Rose theatre per le audizioni. Una volta arrivato nell’edificio si mise in attesa di poter mettere in mostra le proprie doti di commediante e in meno di un’ora, il biondo salì sul palco; Richard lo riconobbe e gli sorrise calorosamente, mentre un uomo basso e tozzo e un uomo sui trent’anni lo guardavano seri.
Alfred non era mai stato spaventato dal palcoscenico e non appena i suoi piedi toccarono lo scricchiolante legno della piattaforma, ripeté con maestria e minuziosa precisione ogni parola del monologo dell’ebreo Shylock dell’opera ''Il mercante di Venezia’’.

L’uomo più giovane accanto a Richard batté estasiato le mani e sorrise al giovane.
''La parte è tua. Domani alle otto in punto, presentati qui e inizierai la tua carriera da attore. Farai strada, ragazzino.”

L’uomo aveva una leggera barba e dei capelli corti e castani, non era particolarmente alto, ma aveva un buon fisico. Alfred pensò che fosse uno degli attori, ma sbiancò non appena questi gli porse la mano. 

“William Shakespeare. Sarò il tuo condottiero in quest’avventura che non può essere altro se non un successo.”



L’americano gli strinse la mano e gli sorrise appena, tornando in città  poco dopo. 

Il giorno seguente si presentò all’appuntamento con la compagnia teatrale, pensando di essere il primo dati i quindici minuti di anticipo, ma con sua grande sorpresa tutti gli attori erano già intenti a prepararsi e a provare le scene della tragedia.

''Alfred, amico mio!” Richard si avvicinò raggiante al fianco di un ragazzo castano con la pelle abbronzata, gli occhi verdi e i capelli castani.

''Lui è Antonio, un amico spagnolo conosciuto in una dei nostri tanti viaggi di lavoro!’’

Lo spagnolo sorrise e strinse la mano del ragazzo davanti a sé.
Hola muchachito! Soy Antonio, mucho placer de conocerte!

Alfred ricambiò la stretta ma senza rispondere, infatti non aveva capito praticamente nulla.

“Ehi Antonio, parla una lingua comprensibile a questo povero disgraziato, per l’amor del cielo!” Lo rimproverò Richard.

Alfred sorrise e iniziò a interagire con l’intera compagnia nell’attesa che il suo costume fosse pronto, poi si vestì e salì sul palco. Il biondo aveva un enorme sorriso stampato in faccia, infatti non vedeva l’ora di conoscere la bellissima donzella che avrebbe interpretato la sua amata Giulietta.




Dalle quinte uscì una figura estremamente esile e morbida, dalla pelle chiara come la porcellana più pregiata e gli occhi verdi come gli smeraldi più belli. I capelli biondi, chiari e lisci, cadevano sul suo viso appena truccato. Alfred non riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura così raffinata ed elegante.

Al via di Shakespeare i due iniziarono con la scena del ballo a casa Capuleti, danzando sul palcoscenico; la mano di Giulietta era piccola e morbida, le dita affusolate sfioravano quelle più rudi di Alfred, il quale non riusciva a staccare lo sguardo dai bellissimi occhi smeraldini della ragazza davanti a sé.

“Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.’’

La ragazza, dal canto suo, aveva le guance velate d rosso e sembrava realmente innamorata del ragazzo che si trovava davanti. 

“Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.’’

Che voce! Era la più bella che Alfred avesse mai sentito, dolce e soave quanto decisa e chiara.
Al biondo balenò un pensiero nella mente, ma lo ignorò volutamente.

“Santi e palmieri non han dunque labbra?”

''Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per la preghiera.’’

Alla parola ''labbra’’ Alfred arrossì appena. Quel pensiero era tornato a far capolino nei suoi pensieri, ma lo scacciò ancora.
''E allora, cara santa, che le labbra facciano anch’esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.’’

''I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono’’ Un sorriso compiaciuto spuntò sulla bocca rossa dell’attrice.

Ricordando il copione, Alfred sorrise a sua volta: ora poteva permettere a quel pensiero di sfociare in azione.
''E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera’’

E la baciò.
Non credeva che una persona potesse avere un sapore del genere,  ma quando si staccò si rese conto che quelle labbra sapevano di tea zuccherato. Continuò con il dialogo.
''Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.’’

''Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!’’

''O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato.’’


E la baciò ancora.




Il drammaturgo, che aveva assistito alla scena, applaudì con il petto gonfio di orgoglio e mandò i due a godersi un po’ di riposo nella sala dei costumi.
La ragazza si avviò indifferente dietro le quinte e Alfred la seguì come nemmeno il più fedele dei cani della regina avrebbe mai fatto.
''Ehi, signorina! Si fermi, la prego!’’ esclamò Alfred, ma quella non si fermava e il giovane non ne comprendeva il motivo. 

Una volta arrivati nella sala, questa inciampò nel lungo abito e Alfred la prese al volo, ma cadde rovinosamente insieme a lei. Le cadde addosso e iniziò freneticamente a scusarsi, guardandola negli occhi.
Con la gamba tra le sue però notò un fatto curioso… La ragazza aveva qualcosa tra le gambe che solitamente il gentil sesso non possedeva.
Preso dalla curiosità, Alfred spinse l’arto contro la sua intimità e da quel momento non ebbe più dubbi.

''PERVERT! TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! E LA GAMBA!”

My God- perdonami, Giulietta, io-…” ma non fece in tempo a finire la sua frase di scuse che quello gli si scagliò contro, prendendolo per in colletto della camicia.

''Chiamami ancora Giulietta e Romeo non sarà l’unico a morire in questo teatro. Sono un maschio, razza di ragazzino insolente. MASCHIO. Sono Arthur Kirkland, idiot!”

L’americano sgranò gli occhi, confuso.
''Allora perché sei..?”

''Vestito da donna? Perché fare gli attori è un mestiere da uomini e c’è bisogno di qualcuno di meno… Hm. Imponente per certi ruoli, razza di enorme deficiente.’’ Rantolò infastidito Arthur.

Alfred guardò il suo viso: la parrucca era caduta nell’aggressione e ora Alfred poteva notare le sopracciglia improbabili che troneggiavano sulla faccia del ragazzo, il rossetto si era sbiadito tra le parole e i baci della scena. Ripensò a quei baci e in men che non si dica, stava ripetendo quei dolci gesti tra le proteste dell’altro.

''C-Che stai facendo?! Lasciami subito!” Il ragazzo si dimenava tra le braccia del minore, che lo teneva stretto a sé e gli slacciava il corsetto.
Pian piano l’inglese si lasciò andare e dopo alcuni baci appassionati, Alfred sussurrò accaldato sulle labbra di Arthur: ''Sei veramente ridicolo con questo vestito da principessa, my dear Arthur…’’ la mano dell’americano sfilò lo scomodo corsetto al ragazzo sotto di lui. ''… Lascia che ti aiuti a disfartene.’’

 





TANA DEL'AUTRICE

Oh mamma, è la prima volta che pubblico su questa sezione e sono un tantino emozionata. ////v////
Spero di non aver scritto troppe cagate o che per lo meno che questa prima OS vi piaccia!
Recensite pure(non mordo tranquilli u.u) e spero di scrivere al più presto il prossimo capitolo! 

Kiss da Astrid<3 

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Capitolo 2
*** Explorer ***


Absolute, infinite and relative time



TITOLO DEL CAPITOLO: Explorer

PARING: UsUk

RATING: Arancione

PERSONAGGI: Arthur Kirkland (Inghilterra)/ Alfred F. Jones (America)ùù

EPOCA STORICA: Regno elisabettiano 

 


Londra- 1563



La luce debole e grigia di una fredda mattina di Novembre filtrava dalla finestra della stanza di Arthur, accarezzandogli delicatamente il viso e inducendolo a rannicchiarsi ulteriormente sotto le coperte.
Non voleva alzarsi e passare un’altra giornata a servir la regina, non che fosse una cattiva sovrana o che lo trattasse male, però era il 17 Novembre e per la corte era un giorno estremamente importante. Sarebbe presto tornato un esploratore dal nuovo mondo e la regina aveva organizzato una grande sfilata nella sala grande del castello in cui l’uomo avrebbe potuto mostrare ciò che il nuovo mondo aveva da offrire.


Arthur non aveva scelta, doveva necessariamente alzarsi dalla propria branda e vestirsi di tutto punto, infondo era il favorito della sua sovrana e doveva presentarsi al meglio dinnanzi ai nobili e ai vescovi più importanti. La monarca aveva affermato di voler trovare una sposa per il suo favorito ed era certa che una bella e giovane nobile sarebbe stata perfetta per Arthur; gli aveva dunque raccomandato di indossare l’abito migliore del guardaroba e il biondo non poté fare diversamente.

Indossò degli stretti pantaloni neri e una lunga casacca bianca e nera, con un lungo mantello bianco che copriva la sua spalla destra, mentre gli stivali neri e lucidi.
L’inglese si guardò allo specchio e si sistemò, abbastanza agitato per la lunga giornata che gli si prospettava.

Il ragazzo scese le scale e dell’ala del palazzo per la servitù e si intrufolò in cucina, rubando una brioches con la crema dalla cesta destinata alla tavola reale e dopo averla mangiata, si diresse nella sala grande con le damigelle di compagnia della regina. Dopo sole tre ore, alle 9 del mattino del 17 Novembre 1563, la sala era gremita di nobili, clerici e borghesi che attendevano impazienti l’uomo che li avrebbe divertiti per l’intera giornata, la regina Elisabetta I era seduta sul proprio trono vestita di tutto punto con Arthur accanto, il quale squadrava disinteressato la stanza.

 

 

 

Il biondo odiava le feste a causa del troppo caos e delle persone che tentavano sempre di attaccare bottone. Improvvisamente i tamburi rullarono, le trombe suonarono e il portone si spalancò, rivelando due enormi cavalli bianchi che, a passo spagnolo, avanzavano impettiti verso il trono, guidati da due garzoni. Immediatamente dopo, due grossi lupi grigi vennero introdotti nella grande sala, portati al guinzaglio da due robusti uomini coperti da una pelliccia d’orso, poi entrarono due bellissime dame dagli abiti abbastanza succinti che trasportavano cesti di nuovi ortaggi e spezie mai viste.

 Ad ogni creatura che metteva piede nel salone, dal pubblico si alzavano sospiri e grida di stupore; Arthur era sorpreso, ma non estasiato. I suoi occhi si spalancarono dalla meraviglia, però, quando entrò un ragazzo biondo dagli occhi blu come il cielo, la pelle sporca di terra per i mesi passati in un mondo selvaggio, gli abiti sgualciti e un po’ malridotti. Il giovane si inchinò davanti alla regnante e sorrise alla platea.

 “Cari nobili, vescovi, donne, bambini, mercanti, gentiluomini e non… Il mio nome è Alfred F. Jones e sono appena sbarcato dal mio veliero per portare a voi ciò che in questi mesi ho scoperto sulle nostre nuove terre!”


Il giovane parlò per ore, raccontando aneddoti che parevano magici: bestie che non si erano mai viste in Inghilterra, foreste rigogliose costellate di laghi e corsi d’acqua, di popoli che parlavano lingue sconosciute e che veneravano la natura tramite riti e balli intorno al fuoco.
Non appena i racconti del giovane terminarono, la sovrana diede il via al rinfresco e ai balli, così l’esploratore scomparve dalla vista di Arthur, il quale si sentì.. Solo, sconsolato.
Ma cosa andava a pensare?! Sentirsi abbattuto solo perché un ragazzino un po’ sporco e borioso che non conosceva le buone maniere non era andato a salutarlo personalmente. Che assurdità.

 

 

 

Nel mezzo della festa, il giovane inglese vide l’esploratore americano avvicinarsi e sorridere calorosamente. Il biondo sentì il cuore battere all’impazzata e i palmi delle mani sudare, le guance avvampare e diventare incandescenti. I loro sguardi si incrociarono, il verde e il blu divennero un unico colore che sembrava formare il cielo e la terra di un nuovo pianeta.

 Ormai i due erano a un passo dal potersi toccare, quando Elisabetta sbucò da dietro Arthur e salutò calorosamente Alfred, impedendo ai due di potersi finalmente conoscere.

Alfred non si scoraggiò e ne mezzo della conversazione fece accidentalmente cadere addosso ad Arthur il proprio bicchiere di vino rosso.

 “B-Bloody hell! Il mio unico vestito buono!” Imprecò infuriato l’inglese mentre Alfred ridacchiava divertito, guardandolo. Aveva giudicato male l’esploratore, era solo uno di quei maleducati e altezzosi ragazzetti che avrebbero fatto di tutto pur di attirare l’attenzione della regina e di finire tra le sue grazie.

 “Buon Dio, perdonatemi signore! Vi accompagnerò a cambiarvi d’abito e laverò personalmente gli abiti!” 

Detto questo congedò la sovrana e trascinò Arthur in una delle stanze degli ospiti che ben conosceva.

“Lasciami, razza di idiota!” Arthur si dimenava e cercava di liberarsi dalla presa dell’americano, ma venne spinto in una camera sontuosa e illuminata solo dai raggi della luna.

“Che stai facendo?! Fammi uscire di qui!” L’americano bloccò la porta con la chiave e si buttò immediatamente sulle labbra dell’inglese, baciandolo con foga e trasporto.

 

 

 

Arthur subito si tirò indietro, ma le braccia forti e muscolose di Alfred lo tennero stretto al suo petto. 

L’inglese non riusciva a credere che quel maledetto lo stesse baciando… E toccando! Il ragazzo gli stava toccando le natiche, le stringeva tra le mani grandi e ruvide, infilando queste ultime negli stretti pantaloni dell’altro, assaporando col tatto la sua pelle liscia e tiepida. Arthur pensava di poter morire di imbarazzo, quello sporco biondo lo stava toccando come mai nessuno aveva fatto prima, lambiva la sua pelle con quelle mani callose e calde, con le braccia muscolose e sudate… I loro corpi aderivano alla perfezione e Arthur poté notare il torace tonico dell’altro, sentire il suo odore di selvatico e il suo sapore salato…

Il biondo si lasciò andare ed affondò le mani nei suoi capelli e li tirò appena, ricambiando ogni bacio con bisogno ed eccitazione.
I due si dettero piacere tutta la notte, unendo i loro corpi e i loro spiriti in un vortice di lussuria dolce e delicata, pregna di amore, desiderio e bisogno costante di contatto.
Era come se i due fossero nati per essere uniti a quel modo, aggrovigliati in un cumulo di lenzuola e morbide coperte pregiate, profumate di lavanda.


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I fuochi d’artificio scoppiavano nel cielo, illuminando i corpi dei due amanti di colori vivaci e splendenti, Arthur accarezzava il petto dell’esploratore e ne guardava la pelle appena abbronzata e liscia mentre Alfred carezzava i suoi capelli dorati.

“Non sapevo che i favoriti della regina fossero così dannatamente bravi…”

 “E io non sapevo che gli esploratori fossero così rudi!” Ringhiò Arthur dolorante.

 Alfred ridacchiò e tirò un leggero schiaffo sulla natica di Arthur.  “You’re talking like a virgin!” 

“Shut up, idiot! I was virgin!”

 “.. Ecco perché eri così dolorosamente stretto! Una volta mi è capitato con una principessa indigena ma lei non era così-…” Alfred non riuscì a finire la frase che Arthur gli aveva già dato un pugno sulla spala e si era voltato, accoccolandosi offeso tra le coperte pregiate.

 

 

 

Alfred rise e lo abbracciò da dietro, baciandolo sulla nuca.  “E’ stata una bella prima volta?”  Sussurrò.

 

Arthur arrossì, si mordicchiò il labbro e annuì timidamente.
Alfred sin dall’infanzia aveva sempre amato viaggiare, adorava scoprire nuovi luoghi, nuove lingue e culture; non era mai stato legato a qualcuno, non aveva mai sentito il bisogno di restare in un luogo per qualcuno… Ma in quel momento Alfred sentì che sarebbe potuto rimanere in quel letto abbracciato a quello scorbutico inglesino per tutta la vita. 

 

 

 

 

 

TANA DELL'AUTRICE

 

Ed ecco il secondo capitolo di questa ff <3
Piccola OS su un Alfred esploratore e un Arthur che soggiorna alla corte di Elisabetta I.
Spero vi piaccia e se qualcosa non va, fatemelo sapere!
E... Non credo di avere altro da dire se non USUK USUK USUK USUK.

... LOL.

Kiss da Astrid<3 

 

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