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di greenrose151
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Caro diario,
non avrei mai creduto che fare la stagista sarebbe stato tanto faticoso, come non avrei mai creduto che Londra potesse essere tanto bella.
Ho sempre desiderato viaggiare, vedere posti nuovo, provare nuove emozioni, scrivere e fotografare qualsiasi cosa, vedere me stessa cambiare giorno dopo giorno. Ed è proprio così che mi sento tutti i giorni, mentre mi faccio largo tra la massa di gente che cammina disordinatamente per Oxford Street, più viva di quanto lo fossi mai stata in tutta la mia vita.
E la cosa più sorprendente di tutte è che non mi sento sola, e nonostante in questo momento accanto a me non ci sia nessuno, mi sento la persona più amata della terra.
Mi basta la consapevolezza che qualsiasi cosa stia facendo, in qualsiasi luogo mi trovi, in qualsiasi momento della giornata, mi basterebbe una chiamata perchè la persona di cui ho davvero bisogno mi allontani dalla sensazione di solitudine che ancora, a volte, mi sopraffà.

Sai, a volte mi guardo intorno, mi guardo indietro, e, nonostante i mille ricordi di ciò che di negativo ho vissuto, la prospettiva ed il bisogno di continuare a lottare per ciò che faccio, per ciò che ho, mi porta a stringere i denti ed andare avanti. Poi Londra è magnifica, è un susseguirsi di novità giorno dopo giorno, è la mia casa, e penso che ovunque andrò il mio cuore si rifiuterà di lasciarla. Ma ora che ci penso non ti ho raccontato tutto..
Anzi, non ti ho proprio raccontato nulla..
Non sapresti di cosa io stia parlando se ti dicessi che il motivo per cui la mia vita è totalmente cambiata mi si è presentato davanti agli occhi in un giorno qualsiasi, trasformando un giorno qualsiasi in "quel giorno".
Allora accomodati e ascolta la mia storia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Sono passati appena due giorni da quando mi sono trasferita qui a Londra e già mi sembra di vivere in questa casa da mesi se non fosse per le ultime modifiche da apportare all'arredamento ma d'altronde sono arriva qui prima dell'inizio dello stage così da avere abbastanza tempo per organizzare la mia nuova vita.
Il quartiere è tranquillo, non passano molte auto e verso sera si possono ascoltare le voci dei bambini che corrono per la strada.
Le case sulla strada sono tutte uguali e così anche la mia: piccola e articolata in due piani con un piccolo spiazzo per l'auto che non ho. Appena avrò un po' di tempo vorrei davvero trasformare quel piccolo spazio in un bel giardino.

Ci sono così tante cose da fare qui a Londra, così tante cose da vedere che ogni mattina mi alzo con mille progetti per la mente e altrettante idee per poterli portare a termine. E questa è una di quelle mattine.

La mattina la passo in giro per i negozi di Oxford Street incantata dalle mille vetrine di colori diversi entrando di tanto in tanto in qualche negozio per comprare qualcosa da indossare per quando inizierò a lavorare.
Vorrei condividere con qualcuno tutta la gioia che provo in questo momento, qualcuno che sia presente, che sia vicino a me, che mi aspetti nella nuova casa al mio ritorno, ma nessuno era voluto partire con me, o forse la verità era che nessuna credeva in quello che stavo per fare: partire per ricominciare da capo.
Vorrei qualcuno con cui girare per i negozi e magari che mi consigli qualche vestito dal momento che sono un'eterna indecisa, qualcuno a cui la sera raccontare i miei progetti per il giorno dopo. È questo che ti regala Londra: l'illusione che tutto ciò che vuoi sia ad un passo da te e stia solo a te raggiungerlo. Il tempo in metropolitana sembra scorrere troppo velocemente ed in pochi minuti mi trovo a casa.
Lascio la spesa in cucina insieme alle borse coi vestiti nuovi e corro verso la mia camera. Credo di essere l'unica diciannovenne a lasciare a casa il cellulare quando esce.

Due chiamate perse. 12:15 a.m. Charlotte.

Bastano pochi squilli perchè la solita voce acuta della mia mia migliore amica riempia la stanza ed il vuoto che dentro di me la sua lontananza ha creato.
Così la vedo apparire sullo schermo. China sul suo telefono e sorridente come sempre, coi lunghi capelli rossi che le cadono sulle spalline della maglietta bianca che indossa e gli occhi verdissimi che tanto preferivo ai miei marroni.

"Ehi Haze, sembra carino li dietro"

Ed in quel momento era come se fossimo nella stessa camera, una davanti all'altra.

"Si che lo è" rispondo "mi sono occupata di tutto io"

"Quanto fa freddo da uno a dieci?" Ride.

"Per una freddolosa come me..mille! Se non fosse per la bellezza di questo posto mi sarei trasferita in Messico"

"Dai Haze non dire così, avresti fatto i salti mortali per essere lì anche se non fosse stato gennaio. Sai, oggi ho visto Meredith e mi ha detto che è tornato.. ma tu forse già lo sapevi"
A quelle parole quasi mi strozzo con la mia stessa saliva.
"Chi? Cosa?"

Mi guarda incredula. "Come chi? Non te l'ha detto? Non l'hai letto su Internet?"

"Charlotte mi dici di cosa stai parlando?"

"Beh.. Niall è a Londra"

Mi stupisce la noncuranza con cui pronuncia quelle parole mentre dentro di me prendono il sopravvento mille emozioni contrastanti mischiate a ricordi che non ripercorrevo da tempo.
No, io non sapevo niente, nessuno mi aveva detto nulla.

"Cosa aspetti?" incalza bloccando il flusso costante dei miei pensieri "Vai a parlare con lui!"

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


"Caro diario, certi legami durano per sempre. Di certi legami puoi vedere solo l'inizio. Non possono e non riescono a finire. Certi legami fanno giri immensi, si allontanano, si perdono, incolpano il caso, per poi ricongiurgersi, sempre. E così sono le persone, quelle che ti entrano nel cuore e che da quello non escono più. Mi piace sapere che ovunque andrò sarà il destino a riportarmi esattamente dalle mani che ho bisogno di stringere, da chi mi fa sentire veramente a casa."

Sono passati appena un paio di giorni da quando mi sono trasferita ma per me è come vivere a Londra da molto più tempo. Ho avuto tutto il tempo necessario per riorganizzare la casa: tutti i mobili che avevo ordinato sono arrivati ed ora che tutto è in ordine così come l'avevo sempre immaginato mi sento ancora più parte integrante del mondo che sto creando.
La mattina l'ho passata in giro per i negozi del quartiere per comprare qualche vestito adatto allo stage che tra pochissimo inizierò. Non ho ancora conosciuto nessuno ma ho ancora molto tempo per farlo.
E' appena passata l'ora di pranzo ma non sento il bisogno di mangiare. Lo stomaco è come chiuso e anche mentre piego i vestiti nuovi i miei pensieri mi portano al grande punto interrogativo che anima la mia mente da un paio di giorni.
Mi infastidisce aver appreso la notizia da Charlotte. Io, che sarei dovuta essere la prima persona a saperlo, ancora prima della stampa. A volte, quando mi capita di ritrovarmi a fissare qualche sua foto su internet piuttosto che su un giornale, mi chiedo se a volte mi pensa ancora, come io penso a lui. Se mai si chiede cosa io stia facendo o perchè me ne sia andata all'improvviso dalla sua vita.
Probabilmente se non sentissi, a distanza di due anni, la sua mancanza non avrei portato con me da Parigi la foto che ora troneggia sulla scrivania, la foto di me e Niall, una delle ultime foto che ci ritraggono felici ed abbracciati prima che io partissi.
Non è stato per niente facile lasciare l'Irlanda due anni fa. Non è mai facile cambiare vita da un giorno all'altro. Essere obbligata a cambiare vita. Svegliarti la mattina e dover imparare una nuova strada per andare a scuola, iniziare la scuola a metà anno con tutti i gruppetti formati..
Dentro di me esplode il desiderio di vederlo, anche solo per pochi minuti nonostante le mille cose che avrei da dire, anche solo il tempo di un abbraccio, una carezza, un 'per favore scusami'.
Nell'agenda riesco a trovare un vecchio indirizzo della sua casa a Londra, un vecchio fogliettino stropicciato che indica un' abitazione molto lontana da dove mi trovo ora perciò mi vesto velocemente del mio nuovo vestito rosso e una pelliccia per ripararmi dal freddo.
Devo essermi davvero ambientata benissimo perchè in meno di un'ora riesco ad attraversare la città senza perdermi. L'uscita della metropolitana non è molto distante dalla via che cerco perciò proseguo a piedi. Il quartiere, pur essendo abbastanza lontano dal centro città, sembra davvero un'opera d'arte, per non parlare delle case: una più grande dell'altra, ognuna adornata da splendidi giardini.
Riconosco in lontananza la casa che cerco e avvicinandomi non riesco a distinguere nessun giornalista che possa farmi pensare di trovarmi nel posto giusto. L'abitazione davanti a cui mi trovo è la più nascosta tra tutte: un grande muro infatti la circonda impedendone la vista ma già dall'esterno sembra gigantesca. Dovrebbe essere questa.
Mi faccio coraggio consapevole del fatto che ormai sarebbe stato troppo tardi per cambiare idea e suono il campanello.
Non passa molto tempo che la voce di una donna interrompe il flusso del miei pensieri.
"Chi sei?"
"Salve, dovrei parlare con Niall"
La signora, che sicuramente mi starà osservando da una delle videocamere, sembra sbuffare.
Oh no so già cosa sta per dire.
"Senti cara ho già mandato via un gruppo di paparazzi qualche minuto fa e non ho intenzione di uscire ancora di casa con questo freddo quindi o te ne vai tu o chiamo.."
"No signora io e Niall ci conosciamo, sono Heaven Rose G..."
Già il mio cuore batteva velocemente, vi lascio immaginare la mia reazione quando all'improvviso una voce ancora troppo famigliare esordì: "Haze? Oddio sei proprio tu? Dai entra"
Quasi finii con la faccia spiaccicata contro il cancello per la mia irrefrenabile voglia di varcare quella soglia non appena avvertii la porta sbloccarsi. Attraverso quasi correndo il vastissimo giardino, curato nei minimi dettagli, ma l'ansia è così tanta che la mia attenzione non riusce a focalizzarsi su nulla che non sia la porta davanti a cui mi trovo.
Non aspetto molto perchè questa si apra facendomi trovare faccia a faccia con Niall. Quasi mi dimentico di respirare.
"Non vorrai restare davanti alla porta tutto il pomeriggio! Ne abbiamo di cose di cui parlare"
Così lo seguo, osservandolo da vicino come non mi capitava di fare da troppo tempo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Caro diario,
quando pensi che sia la fine stai solo affrontando un nuovo inizio."

Lo guardo sedersi sul divano ed indicarmi il piccolo spazio accanto a lui così, dopo essermi liberata della pelliccia, mi avvicino. Non riesco a capire se l'improvvisa vampata di calore che mi attraversa derivi dallo sbalzo termico o dalla sua vicinanza.
Nessuno dei due sembra essere intenzionato ad aprire bocca così mi perdo in quel silenzio per niente imbarazzante.
Erano passati due anni eppure non sembrava così diverso da come lo ricordassi se non per la barba. I capelli biondi sono leggermente arruffati e vanno a sottolineare il pallore del suo volto. È elegante come sempre: la camicia sui toni del marrone gli sta davvero bene ed i suoi jeans neri leggermente attillati lo allungano ancora di più. È molto più alto di me.

"Beh?" esordisce.

I suoi occhi adesso sono puntati su di me ed io riconosco quello sguardo, quegli occhi blu sempre pieni di vita.
È davvero bellissimo. Tiro un sospiro.

"Mi sono trasferita a Londra"

"Woo e come mai?" sembra sorpreso.
"Sai, l'idea di allontanarmi dai miei e decidere una volta per tutta quale svolta dare alla mia vita.. era quello che aspettavo da tempo. Sono stanca di sottostare a quello che mi dicono, fare quello che mi dicono di fare solo perchè vivevo con loro"

Si avvicina un po' di più a me mentre giocherella con le dita.
So cosa vuole chiedermi, e so anche che una parte di lui non vorrebbe pronunciare quelle parole per paura di chissà quale risposta.

"Haze, sono due anni che non ti vedo, dovrei essere arrabbiato, chiederti perchè sei scappata a Parigi senza dirmi niente e senza rispondere alle mie chiamate. Eppure una parte di me vorrebbe così tanto invitarti a prendere un tè per raccontarti cos'ho fatto in tutto questo tempo ed ascoltarti.."

"Se fosse stato per me non l'avrei mai fatto. Sai quanto odi ricominciare tutto daccapo, farmi nuovi amici, mi trovo raramente a mio agio con qualcuno e tu eri l'unica persona che potessi chiamare amico.."

"Haze io ti ho già perdonata"

Sembra essere sincero.
Cerco il suo sguardo triste e lo ritrovo a fissarsi le dita. Quanto bisogno ho di lui ora più che mai. Quanto ho bisogno dell'unico vero amico che abbia mai conosciuto.

"Hai presente quando hai vinto X Factor? Beh, io ero terrorizzata di perderti. Non te l'ho mai detto perchè eri così felice, ed io la ero per te, davvero. Ma il solo pensiero che potessi lasciarmi per i tuoi impegni da pop star mi faceva stare male."

"Avresti dovuto dirmelo.."

Le mia mani sfiorano le sue nel tentativo che lui possa avvolgerle nelle sue, come eravamo soliti fare da piccini.

"Lo so. Comunque sia tu hai iniziato ad andare in tour per l'Inghilterra ed io ad osservarti da lontano ma pur sempre ad aspettarti. Mio padre.."

"Lo so già.."

"Tu lo sai?" non riesco a trattenere un gemito di stupore.

Quando ancora vivevo a Mullingar mio padre mi obbligò, insieme alla mia famiglia, a trasferirci a Parigi, contro il volere di tutti; disse che era per lavoro quando l'unico motivo ero io ed il suo odio verso il mondo della gente famosa. Non era il solo a pensare che la mia timidezza unita al fatto che il mio unico amico fosse partito per qualche mese avrebbero finito per uccidermi. Io, che ero la ragazzina che somatizzava, che metteva sempre gli altri prima di se stessa..

"Si, tua madre lo disse alla mia.."

"E perchè non mi hai cercata?"

Il silenzio avvolse i nostri corpi come un confortevole mantello ad attenuare ancora una volta il rumore dei pensieri. Fu in quel frangente che mi fermai ad osservare i particolari della stanza in cui ci trovavamo. Ricordo ancora come fosse la sua casa di Mullingar e devo dire che questa non le somiglia per niente.

La casa è davvero molto accogliente e altrettanto grande e mi chiedo dove si sia cacciata la donna che poco fa mi aveva parlato attraverso il campanello. Siamo seduti sul divano del soggiorno, così morbido che potrei sprofondarci. Resto a fissare la grande finestra davanti a noi che da sul giardino in attesa della risposta che non tarda ad arrivare.

"Pensavo ti fossi dimenticata.. tu perchè non l'hai fatto?"

I miei occhi si trovano a fissare i suoi incapaci di reggere al peso del suo sguardo.

"Anche io lo pensavo. Ti ho sempre seguito, da lontano, pensando che ormai la tua nuova vita ti avesse fatto dimenticare molte cose.."

"Si, ma tu non sei tra quelle Haze"

Il mio sguardo cade sul piccolo orologio della mensola. Devo tornare a casa o farò tardi.

"E se facessimo finta di non esserci mai separati?"

Mi guarda come se avessi detto la cosa più strana del mondo e sorride. Sorride e il suo viso si illumina.

"Affare fatto" esordisce.

Resto ancora qualche minuto a chiacchierare con lui e, dopo esserci scambiati i nostri nuovi numeri di cellulare a vicenda mi accompagna alla porta non senza prima avermi abbracciata. Per tutto il tragitto verso casa mi sento davvero contenta.

Che bello essere tornata nella vita di Niall Horan.

--------------------------- SPAZIO AUTRICE

Non ho ancora scritto nulla perciò ne approfitto ora che avete letto fino a questo capitolo e vi state immergendo sempre di più nella storia vera,conoscendo meglio Haze. Che ve ne pare? Ancora tantissime cose dovranno succedere: la vita della protagonista stacambiando, sta prendendo la strada che non avrebbe mai pensato di imboccare quando decise di arrivare a Londra.
Mi raccomando davvero,se vi piace questa storia fatemelo sapere nelle RECENSIONI,scrivetemi le vostre aspettative e soprattutto cosa avreste fatto se foste nei panni di Haze..
Spero, attraverso questa storia, di trasmettervi tutto il mio amore per i personaggiche avete incontrato e che ancora dovete conoscere e soprattutto quanto io ami scrivere e quanto sia bello attraverso la lettura scivolare in mondo in cui tutte le cose impossibili non lo sono affatto.
Se volete aiutarmi afar conoscere questa story vi raccomando di condividerla nei vari Social.
Un bacio super gigante, C.

PS. Potete trovare la storia anche su Wattpad di un capito avanti a quello che leggete qui su EFP, io sono @GreenRose151

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Non mi sentivo in ansia fino alla chiamata con mia madre.
Ero pronta, sicura di me stessa col mio curriculum in mano fino a che mia madre non mi ha ricordato quanto questo stage possa essere importante, anzi fondamentale, per la mia futura carriera da giornalista. Infatti, tra poche ora avrò il primo incontro col direttore del piccolo giornale per cui lavorerò durante la mia permanenza a Londra. A dire la verità non so cosa potrei aspettarmi. Questo lavoro è stata una gentile concessione da parte di uno degli amici più cari di mio padre: è bastato parlargli di come avessi passato il primo anno al college e del perché avessi deciso di prendermi un anno di pausa per riflettere su quale fosse la giusta rotta della mia vita e di quanto vorrei studiare per diventare una giornalisti perché lui mi desse la fantastica opportunità di provare a lavorare per il suo giornale di Londra.
Non abbiamo mai parlato di retribuzione e nemmeno dei compiti che dovrò svolgere e tutto questo non fa altro che aumentare il senso d'ansia che ho dentro.
Faccio un veloce calcolo di quanto potrebbe volerci per raggiungere la redazione e arrivo alla conclusione di aver scelto una zone lontana da tutto: a circa mezz'ora dalla casa di Niall ed un'ora dal 'lavoro'.
A proposito di Niall, in questi due giorni ci siamo visti una sola volta, ieri per l'esattezza e siamo usciti per fare colazioni in un bar della zona in cui vive, nascosto e sconosciuto al mondo dal momento che al nostro ingresso non c'era un'anima viva nonostante fossero le dieci di mattina. È stato divertente chiacchierare del più e del meno, confidargli il perché sono arrivata qui e parlare delle nostre famiglie. Non vedo l'ora che sia questa sera per chiamarlo.

Indosso un maglioncino azzurro chiaro, colore che a detta di Charlotte valorizza il colore marrone dei miei capelli, e un paio di jeans neri che ho comprato appositamente senza strappi sulle ginocchia giusto per sembrare più professionale. Abbraccio la mia adorata Céline e mi precipito in strada.

In meno di un'ora sono davanti ad quello che sembra un mini grattacielo per le dimensioni, bellissimo. La parete esterna sembra rivestita di vetro nonostante non si veda nulla di ciò che sta oltre quella parete. Mi perdo ad osservare la gente che entra ed esce e a cercare di capire quante siano le società presenti ma un rapido sguardo all'orologio mi fa precipitare nella realtà. Mancano dieci minuti all'appuntamento.
Dal momento che sono terribilmente claustrofobica accantono l'idea di prendere l'ascensore e dopo cinque rampe di scale mi ritrovo in un atrio immenso circondato da tante stanza dalle quali di tanto in tanto escono ragazze in uniforme con pacchi di carta.

"Signorina G..?"

"Si sono io" esclamo voltandomi di scatto.

Davanti a me sta un uomo sulla trentina il cui fascino è dato in gran parte dal completo grigio che indossa, dalla postura dritta e dagli occhi di un azzurro davvero intenso evidenziati dalla massa di capelli biondi che si trova in testa. Sorride allungandomi la mano che con una presa salda avvolge le mie.

"Piacere sono il Sign. Collins, il direttore. Venga si accomodi nel mio studio."

Così lo seguo mentre entra nella prima stanza alla mia destra. Mi accomodo su una delle due sedie in pelle, davanti alla scrivania a cui siede. È tutto davvero bellissimo e non sto nella pelle al solo pensiero di poter dire di scrivere per un giornale tanto rinomato in uno dei complessi più eleganti in cui sia mai stata.
Mi incanto a studiare dettagli di quella stanza, come gli affreschi che percorrono il soffitto e gli enormi quadri che attraversano le quattro pareti, il pavimento in pietra l'enorme lampadario di cristallo.

"Dunque.. Heaven, giusto?"

"Si, ma mi chiamano tutti Haze.."

"Okay Heaven, somigli a tuo padre più di quanto ricordassi"

"Dunque è lei l'amico di mio padre? Mi aspettavo.."

"Qualcuno dell'età di tuo padre?" Scoppia una sonora risata. "Farò subito chiarezza ai tuoi pensieri.. mio padre è il proprietario di tutto questo, lui mi ha chiamato per avvertirmi di procurarti un piccolo impiego. Io sono solo il direttore."

"Ah.. e come conosci mio padre?"

"Forse la giusta domanda Heaven è come conosco te"

Probabilmente prova un certo gusto nel vedermi spiazzata dalle sue risposte enigmatiche perciò mi limito a schiudere istintivamente la bocca non capendo a cosa si riferisca.
 
"Non abbiamo così tanti anni di differenza ma probabilmente non ricordi più nulla di quando vivevi in Italia, beh infondo eri piccola. Mi chiamo Marc e vivevamo vicini, io avevo nove anni più o meno quando sei nata."

Non ricordo nemmeno come fosse la mia casa prima di trasferirmi a Mullingar e si aspetta che mi ricordi del vicino di casa? È un colloqui di lavoro o una seduta dallo psicologo. Quest'uomo inizia a farmi sentire a disagio nonostante faccia di tutto per non darlo a vedere.

"Ma torniamo a noi, quando vuole potremo discutere della sua retribuzione ma solo se svolge i compiti che le assegnerò in modo più che efficiente."

"Bene e.. quando inizio?"

"Oggi stesso"

L'euforia si impossessa di ogni muscolo del mio corpo.

"Bene, ho così tante idee, ho visto così tanti uffici e non vedo l'ora di trasferire le mie cose nella mia. Ho così tante idee. Vedrà che non la deluderò."
Dico, con la voce più acuta del dovuto, appoggiando il fascicolo con tutto ciò che ho studiato fino ad ora davanti a lui.
Mi guarda e scoppia in una risata. Non pensavo di essere così divertente fino ad oggi.

"Simpatica Miss. Heaven ma ora si alzi e mi porti un cappuccino con poca schiuma e in seguito potrà gentilmente dare uno sguardo ai fascicoli qui dietro."

Mi sembra che stia scherzando quando indica una pila di almeno ventimila fascicoli impilati uno sull'altro. Sono articoli e frammenti di libri in attesa di revisione..

"Beh? Non ha tutto il pomeriggio"

E a quelle parole avrei voluto strozzarlo ma mi limito ad uscire e a chiedere della macchinetta dei cappuccini rossa per l'imbarazzo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Mi sveglio e mi sembra di essere ancora più stanca di quanto lo fossi ieri sera.
Mi sveglio e la prima cosa che cattura il mio sguardo è la pila di fogli tra cui un libro di cucina di una ex detenuta e alcuni articoli sull'allevamento dei polli che ho letto fino a tarda mattina: tutto questo perchè il mio nuovo 'capo' mi ha chiesto delle recensioni sulle novità che arrivavano in redazione.
Deboli raggi di sole si infilano tra le sottili aperture della tapparella adagiandosi sulla coperta.
Mi dico che se vivessi ancora insieme ai miei genitori a quest'ora, a causa delle loro urla, sarei già al piano di sotto a preparare la colazione. Ma, nonostante adesso possa gustarmi quei pochi minuti di dormiveglia accucciata nel letto che bramavo tanto da piccola, il rumore del telefono mi fa scattare in piedi come una molla.

Niall: Hai un bel vestito?

Non capisco a cosa si riferisca e facendo mente locale non ricordo mi avesse accennato nulla circa dei vestiti perciò mi limito a rispondere chiedendo a cosa sarebbe servito. Non aspetto molto per una risposta.

Niall: Stasera c'è la festa di un amico della squadra di calcio e sarebbe d'impatto se venissi accompagnato da una damigella..
 
Ancora stavo digitando una risposta quando l'ennesimo messaggio mi interruppe dando un senso al flusso dei miei pensieri.

Niall: Dai Haze è sabato sera e ti sei trasferita da pochissimo.. sarà divertente fare qualcosa insieme. È un evento elegante perciò passo a prenderti tra venti minuti che usciamo a comprarti qualcosa di carino. Puoi rispondere con 'si', 'sicuramente' oppure 'ovvio che si'. A dopo!

A dir la verità avevo passato buona parte delle mie prima giornate a Londra a caccia di negozi particolari e sono pure tornata a casa con un buon numero di vestiti ma il pensiero che possano non essere all'altezza di quell'evento mi fa sorridere per l'idea di Niall perciò mi limito a rispondere con un semplice 'okay' contenendo l'euforia che mi invade.
- --
Entro in casa rimettendo il portafogli nella borsa dopo aver pagato il taxista.
Sono esattamente le cinque del pomeriggio, ciò significa che ho solo tre ore prima che il mio cavaliere arrivi impaziente di partecipare alla festa.
Mi chiudo in bagno armeggiando col pacchetto delle ciglia finte ancora nuovo e appena lo apro e inizio a posizionarle sulla palpebra ripenso alla bellissima giornata che ho passato e un sorriso mi si disegna sul volto involontariamente.

Niall era venuto a prendermi poco prima di mezzogiorno promettendomi che mi avrebbe portata a pranzo in uno dei migliori ristoranti della zona e così fu.
Il locale era abbastanza nascosto rispetto alla strada e all'interno stavano solo coppie troppe impegnate nelle loro conversazioni per accorgersi di noi. La pizza era squisita e sorprendentemente simile a quella che qualche anno prima avevo assaggiato in Italia.
Dopo un po' che lo ascoltavo mentre mi raccontava alcune delle avventure più pazze che ha vissuto durante il tour in America decidemmo che era meglio avviarci verso il negozio di una sua amica in cui avremmo,a suo dire, trovato l' abito perfetto.
Myra,l'amica di Niall, gestiva una boutique a pochi isolati dalla mia casa e fu un piacere avere a che fare con una persona gentile come lei. Mi fece provare miliardi di vestiti da quelli monospalla a quelli la cui scollatura mi arrivava alle ginocchia senza smettere di complimentarsi per il mio fisico e dicendo che sicuramente mi sarebbe stato tutto benissimo. E ci avrei anche creduto se nella maggior parte dei casi alla mia uscita dal camerino non mi aspettasse la risata di Niall e i suoi commentidel tipo "Carino ma ti fa sembrare un frate" oppure "Ti prego dimmi che non l'hai indossato veramente".
Salutammo Myra dopo due ore passate nello store.
Fu Niall a regalarmi i tre vestiti più belli che abbia mai comprato nella mia vita; disse che erano il regalo che non mi aveva fatto per il compleanno dell'annoscorso.


Decido di indossare il vestito bianco composto da una fascia bianca che circonda il petto e l'ampia gonna di seta che inizia alla fine della fascia e raggiunge le caviglie così da lasciar intravedere i sandalineri il cui tacco è davvero troppo alto per i miei standard. Spero di non aver freddo anche se Niall mi ha più volte ricordato quanto caldo ci sia nella casa del festeggiato di cui non ricordo il nome.
I miei naturali capelli mossi non sono stati modificati e sulle labbra ho applicato il mio rossetto color borgogna in contrasto con l'incarnato sempre pallido nonostante il fondotinta.
Il campanello suona facendomi sobbalzare, così prendo la borsa e faccio capolino fuoridalla porta non senza essermi armata della mia solita pellicciacontro il freddo.

"Wow sei bellissima. Ho gusto per i vestiti" dice Niall indicandomi la portiera della macchina spalancata perchè entrassi.

"Anche tu" ribatto.

L'abito che ha scelto è uno smoking blu scuro che lascia intravedere la camicia bianca sotto il cui colore evidenzia il papillon dello stesso colore della giacca.

La festa si tiene in una delle ville di un quartiere di cui nonconoscevo l'esistenza. L'abitazione è enorme e tantissime macchine restano immobili nel cortile all'interno accompagnando folle di signori e signore ma anche ragazzi e ragazze tirati a lucido.
Mi chiedo se ci sia anche gente famosa e Niall sembra ancora una volta leggermi nel pensiero.

"Non essere così tesa Heaven, è solo la festa di Paul, nessun fotografonessuna star interplanetaria.."

"Tranne te" lo interrompo.

"Beh"dice sorridendo "tranne me e forse.."

Non riesco a cogliere fino in fondo la frase perchè arrivati all'ingresso siamo accolti da un ragazzetto poco più grande di Niall,sui venticinque anni forse che ci abbraccia, probabilmente già ubriaco. È Paul, alto e abbastanza paffuto, con gli occhi che si fanno piccoli ogni volta che sorride.

"Grazie per essere venuto amico" dice schiaffeggiando amichevolmente la spalla di Niall.

"Lei è Haze" risponde, ricambiando il sorriso del ragazzo davanti a lui.

Sorrido, sia perchè sono imbarazzata sia perchè non so cosa dire o fare,così mi limito a stringergli la mano e fare gli auguri, in ogni caso domani si sarà già dimenticato di chi io sia.
La festa è nell'atrio e tutto sembra magnifico: dai piccoli calici di champagne posati sull'enorme tavolo imbandito al centro della sala ai lampadari di cristallo che pendono dal soffitto, dalla musica rock ad un volume che potesse consentire di chiacchierare senza dover urlare agli invitati che sembrano divertirsi davvero. Afferro Niall, che mi è accanto, per paura che tutta la gente che viene a salutarlo possa strapparlo via da me e ritrovarmi sola.
Dopo qualche ora di chiacchierate con perfette sconosciute lo osservai mentre di punto in bianco scompariva tra la folla correndo.
Mi basta poco per individuarlo mentre abbraccia e scherza con un ragazzo molto alto il cui viso era messo in ombra dal cappello che portava.

"Ehi perchè sei scappato?" dico mentre lo raggiungo.

Mi guarda e scoppia a ridere. "Haze c'è Harry"

Mi volto e i miei pensieri mentre cerco di mettere insieme i pezzi si bloccano lasciando spazio allo stupore che mi invade.
Lo guardo mentre allunga la mano verso di me e spero con tutta me stessa che il rossore sul mio volto sia mascherato dal colore delle luci.
È altissimo, i capelli sono ricci e scendono morbidi sulle spalle evidenziando la forma allungata del volto e gli occhi verdi che, al colore delle luci, sono chiarissimi. Le labbra gli si increspano in un sorriso mentre mi osserva allungare la mia mano e stringere forse più del dovuto la sua.

"Mi chiamo Heaven ma per tutti sono Haze"

Faccio uno sforzo incredibile per mantenere ferma la mia voce.

"Io sono Harry Styles"

Probabilmente avrebbe anche potuto evitare di dire il suo nome, come se mezzo mondo già non lo conoscesse.

Parlava con Niall su quanto fosse divertente partecipare alle feste in cui non c'erano paparazzi e di tanto in tanto interrompeva il discorso del ragazzo biondo ricordandogli la sconfitta di una squadra a me sconosciuta e all'ennesima sbuffata di Niall mi osservava divertito come per condividere con me qualcosa che lo faceva felice. Mi sentivo parte della conversazione anche se parlavo a stento ma era così piacevole ascoltarli chiacchierare.

"Ma tu Harry non ce l'hai l'accompagnatrice?" dico, interrompendolo.

"Mi porto bene anche da solo" dice ammiccando.


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SPAZIO AUTRICE

Non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, la svolta alla storia, da qui in avanti ne succederanno di tutti i colori.. Voglio mandare un grande bacio a te che stai leggendo perchè se sei arrivato fin qui significa che quello che sto scrivendo in qualche modo ti incuriosisce e non vedo l'ora di stupirti

Qualcuno che lasci una RECENSIONE giusto per fami sapere cosa gliene pare?

Vi ricordo che mi trovate anche su Wattpad come @GreenRose151 dove potete seguire la storia.

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


"Secondo me lavori troppo H, dovresti concederti una pausa ogni tanto"

La guardo, mentre attraverso lo schermo del cellulare appoggiato in modo precario al muro della cucina, si spazzola i lunghi capelli rossi. Charlotte.
La distanza sembra farsi più sottile e meno intensa ogni volta che la guardo negli occhi mentre mi osserva. Vorrei abbracciarla e la consapevolezza che per quanto possa stringere il cellulare lei non potrà sentirsi avvinghiata a me accresce in me la malinconia.

"Ma non oserei chiedere al signor Collins un giorno di vacanza, pensa che mi fa fare l'aiutante della donna delle pulizie dopo! Già il mio lavoro fa schifo figurati se me lo inimico anche"

Sorride. "In ogni modo" continuo "Non puoi nemmeno lontanamente immaginare chi io abbia conosciuto due sere fa.."

Il suo viso è ad un palmo dal suo cellulare mentre pensa e ripensa a chi possa aver conosciuto. Non indovinerebbe nemmeno tra cento anni.

"Qualcuno di famoso?"

"Direi" rispondo

"Eddai dimmelo, Liam Payne?"

"Harry"

Quasi sussurro il suo nome e, nel vederla strabuzzare gli occhi arrossisco.

"È davvero bello, Char. Cioè, non che io abbia mai pensato che non lo fosse, ma dal vivo è tutta un'altra storia. Ricordo anche com'era vestito e il suo sorriso quando cercava di includermi nelle sue assurde conversazioni con Niall."

"Ehi ehi calma principessa, non farti i film mentali..."

Rido.

"Potrebbe essere la persona più falsa e meschina della terra per quanto ne sappiamo, non lo conosci nemmeno e ne parli come se fosse stupendo e quant'altro. È pur sempre un cantante, cosa ne sia che non sia anche un perfetto attore?"

"No Char, non credo che lui sia quel genere di persona."

Così passano le ore, tra le sue risate e i miei racconti che lei può solo immaginare.
E mentre parlo di lui al passato una piccola parte di me sogna il momento in cui lo rivedrò di nuovo. La mia testardaggine non mi fa nemmeno lontanamente tenere conto di quello che Charlotte pensa di Harry: io non lo conosco, è vero, ma nemmeno lei.

Il tempo sembra volare mentre correggo e ricorreggo pagine e pagine di manuali per la redazione ricchi di errori di grammatica che, giustamente, spetta all'aspirante giornalista e reporter correggere. Odio il signor. Collins.

Il cellulare squilla e in men che non si dica sento la voce di Niall dall'altra parte.

"Dunque Haze.."

"Si...?"

Adoro quando mi chiama. Ancora non mi sono abituata al suo ritorno nella mia vita, è passato un po' di tempo e, nonostante tutto, ancora a volte mi sembra che non sia reale.

"Il mio amico Olly ci ha invitati al suo concerto di sta sera, alla O2.. e visto che ti piace così tanto la sua musica devi venire con noi"

"Noi?"

Per un secondo sembro non aver ben compreso il significato di ciò che mi ha appena detto. Io adoro Olly Murs. Èra una meravigliosa idea, era scontato che sarei venuta anche adesso.

"Beh si, noi. Io e Hazza"

"Okay ci sarò, passami a prendere alle..?"

"Otto" risponde

"Okay a dopo"

Attacco il telefono con un'agitazione che no era solo per l'imminente concerto di Olly.
Erano passati solo due giorni dall'ultima volta in cui avevo parlato con Harry eppure non riuscivo a smettere di pensare a lui e a quanto la sua presenza avesse stravolto la serata.
Ho così poco tempo per prepararmi che non riesco a concentrarmi su quello che devo davvero fare ma anzi mi ritrovo in giardino a cantare mentre innaffio le piante per la milionesima volta.

Dopo mezz'ora sono già pronta: indosso una felpa gialla abbastanza larga e altrettanto lunga con un paio di leggins neri e un paio di Adidas nere con la particolarità sulla suola in cui si alternano strisce di colore bianco, blu e rosso. Decido di non truccarmi ma all'ultimo momento applico solo un velo di fondotinta. Mi faccio due trecce che cadono morbide sulle spalle.
Non aspetto molto prima di sentire il campanello suonare così mi precipito giù dalle scale fiondandomi fuori dalla porta e lasciandola chiudersi rumorosamente alle mie spalle.
Salgo sul suv nero senza che Niall, come la scorsa sera, scendesse ad aprirmi la portiera.

"Ehi" saluto.

Vedo Niall vooltarsi verso di me dalla postazione a sinistra del conducente e rivolgermi un sorriso. Non trovo Harry e per un attimo penso che abbia deciso di non venire.

"Harry è già là. Problemi di auto e fans."

Annuisco anche se non capisco quali potranno mai essere questi problemi.
Per tutto il tragitto resta con la schiena rivolta verso la strada e lo sguardo fisso sul mio mentre mi racconta di come lui e Olly si erano conosciuti e di quando si erano visti per l'ultima volta prima che partisse per il tour. Mi dice che durante i tour dell' 'Up all night' e 'Take me home' era Olly ad aprire i concerti e che da li sono diventanti subito amici. Deve essere bello conoscere gente e allo stesso tempo tempo condividere con loro un tour e tutte le emozioni che questo porta e penso che sia stato proprio così perchè mentre me ne parla gli occhi gli luccicano e non riesce a trattenere ampi sorrisi. Ama il suo lavoro tanto quanto io in questo momento odi il mio. E io odio davvero tanto il mio lavoro.

Arrivati davanti all'O2 Arena notiamo una folla infinita di ragazzine che aspettano di entrare. Sono solo le sei e mezza di sera e il concerto inizierà alle nove e loro se ne stanno sorridente in piedi in fila davanti all'ingresso con le mani e la faccia pitturate di scritte che non riesco a decifrare dalla macchina. Ma noi non ci fermiamo, la macchina continua a andare finchè non entra in un parcheggio sotterranereo che non pensavo esistesse.
Siamo lontani dall'ingresso principale, lontani dalla folla. La macchina parcheggia e scendiamo. È tutto buio intorno a noi se non fosse per qualche debole luce arrivata da qualche lampadina del soffitto e i fanali ancora accesi della macchina non avrei mai notato la porta tagliafuoco non molto lontana da noi. Niall invece sembra non aver bisogno di guardarsi intorno perchè mi prende la mano e ci avviamo verso quella porta lasciandoci alle spalle le macchine parcheggiate e il rumore delle fans che riecheggia da lontano. Oltre la porta riconosco le mattonelle bianche del muro che avevo visto qualche anno fa nel film dei One Direction al cinema. Siamo nel backstage.
Riesco a notare solo qualche figura intenta a portare da una parte all'altra vestiti ma non riesco a mettere a fuoco nient'altro. Io e Niall attraversiamo un'altra porta che da su una rampa di scale altissima. Benedico il momento in cui scelsi di non mettere i tacchi.

"Dimmi che è uno scherzo"

"Eddai Haze, per due scalini. È indispensabile, se facessimo la fila come persone normali potrei essere riconosciuto e.."

"E? Che male c'è?"

Mi guarda come se non ci arrivassi.

"È la serata di Olly, non la mia."

Così si volta e dietro di lui finchè dopo minuti che sembrano ore sbuchiamo tra le gradinate dell'Arena. Non è ancora entrato nessuno e in posto così grande mi sento come una formica. È magnifico. Siamo davvero in alto e possiamo osservare tutta l'Arena.

"Puoi sederti dove voi, questa parte dell'Arena è chiusa al pubblico. Staremo qui con gli amici di Olly e i suoi genitori penso"

Lo osservo ma non riesco a rispondere. Mi sembra così impossibile trovarmi li. La visuale non è delle migliori, penso che dovremmo osservare il concerto dai maxi schermi, non deve essere una novità per Niall o comunque per gli amici di Olly, abituati ad assistere a milioni di suoi concerti. Io invece non ero mai stata ad un concerto. Non era mai stata nemmeno ad un concerto di Niall e tanto meno con Niall.

In poco tempo l'Arena si riempie di ragazzine e ragazzi super eccitati e l'atmosfera cambia, pare di essere in un teatro per tutto il brusio che si crea in sottofondo. Sono anche arrivati dei ragazzi che non conosco e che non ho degnato di uno sguardo dal momento che me sto seduta al limite del settore a noi dedicato affiancata ad una ragazzina sui 13 anni ricci dai capelli biondi che sgranocchia patatine da almeno mezz'ora.

Quando Olly fa la sua prima apparizione sul palco si leva un urlo generale che fa tremare tutto: è così bello sentirsi parte di qualcosa e,nonostante urli anche io, il mio suono sembra attutito da quello degli altri. Le luci si alzano ed abbassano e giurerei di riuscirei a percepire i fiati sospesi delle persone ammaliate ad quell'apparizione tra tutto quel rumore.
E Olly balla, canta e allunga le mani verso le ragazze della prima fila che piangono mentre lo sfiorano. E io canto, e mi sembra di essere stata catapultata in un altro mondo, non sento altro e non mi preoccupo di altro che non siano le parole della canzoni che so a memoria.

Sobbalzo quando mi sento accarezzare la spalla.

"Ehi ma.."

Nonostante fosse buio riesco a distinguere perfettamente la figura in piedi davanti a me.

"Ti piace eh?"

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ci metto un po' a realizzare cosa stia accadendo.
Quel magico velo di tepore e sicurezza che si era creato intorno a me ,estraniando dai miei pensieri chiunque non fosse Olly Murs, sembra essersi improvvisamente sgretolato.
Alzo lo sguardo e lo vedo. Dritto di fronte a me.
È davvero buio questo posto ma riesco comunque ad osservarlo mentre, come se il mio evidente stupore non gli interessasse, si siede accanto a me, riparato dietro la mia figura dalle centinaia di ragazzette accanto a me. Mi chiedo se si ricordi di me e se io sia stata la prima persona che nel buio e nella folla ha riconosciuto.

“Ciao”

Finalmente il mio sguardo cattura il suo e giurerei di vederlo sorridere divertito. Spero che la risata non si riferisca al colore che le mie guance devono aver assunto perché sono sicura che il rosso che le tinge è visibile anche nonostante la poca luce.

“Ciao Harry”

Si sposta il ciuffo con le dita con un movimento rapido. Tiene le gambe leggermente divaricate nei jeans che mi sembrano essere neri ed attillati.
Dovrei essere meno indiscreta nel fissarlo e non lo farei se non fosse così preso dalla scena che si svolge davanti ai nostri occhi.

“Questa è la mia preferita” dice avvicinando le labbra al mio orecchio.

Quel gesto sembra così naturale che mi stupisco di come possa esserlo anche con qualcuno che conosce da pochi giorni, come me.
Olly inizia ad intonare un'altra canzone e, mentre un urlo generale si solleva dalle gradinate, la mia attenzione è catturata dalla persona accanto a me.
Harry solleva le mani e le agita verso il cielo come a catturare un po' di quell'atmosfera magica. Osservo la mascella contrarsi mentre inizia ad intonare strofe del ritornello. La sua voce roca è tutto ciò che mi giunge all'orecchio. Guarda in avanti e mentre canta di tanto in tanto si passa le dita tra i capelli o si inumidisce le labbra con la lingua. Ha lo sguardo fisso davanti a noi ma penso si senta un po' osservato.

“Promettimi che finisci di cantarla per me” dice.

E, mentre faccio per rispondere, le parole muoiono in gola mentre lo guardo allontanarsi di corsa verso un gruppo di ragazze che devono essere arrivate solo ora.


“Ma è già finito?” urlo.

Niall, che poco tempo fa era venuto a sedersi accanto a me, ora mi allunga la giacca aspettando che la indossi, cosa che faccio non appena lo vedo fare lo stesso con la sua. Trovo che i colori chiari gli stiano particolarmente bene, infatti la camicia sui toni dell'azzurro pastello gli evidenzia il viso e si intona perfettamente col colore azzurro degli occhi.
Sposto lo sguardo verso la porta da cui qualche ora prima io e il mio accompagnatore abbiamo fatto capolino per osservare il gruppo di persone che aveva passato il concerto in compagnia di Harry e Niall allontanarsi.
Le luci non sono ancora state accese e il cantante sta dialogando coi fans perciò nessuno sembra guardare dalla nostra parte.
Harry sta parlando con una ragazza dai capelli biondi, stringendosi nel suo cappotto nero.
Intercetta il mio sguardo ma non appena Niall lo nota lo distoglie all'improvviso.
Non sono più di fianco alla dolce bambina mangia patatine: verso la metà del concerto mi ero spostata verso il mio amico così da poter condividere con qualcuno le mie teorie/ preferenze riguardo le canzoni.

Un ragazzo si avvicina a noi probabilmente con l'intento di salutare Niall: è alto e la carnagione olivastra mette in risalto gli occhi chiari di cui non riesco a decifrare il colore. Dopo poco, accorgendosi di me, chiede il mio nome e sembra davvero interessargli dal momento che mi ritrovo ad evitare il suo sguardo che di tanto in tanto si posa su di me rastrellandomi ca capo a piedi.
Il cellulare suona e dobbiamo congedarci al ragazzo che saluta entrambi per nome ma cui rispondo con un semplice “ciao” non ricordando il suo.
Guardo Niall allontanarsi ed armeggiare col suo iPhone, allontanarsi da me e mettere la mano davanti alla bocca come se la conversazione dovesse rimanere segreta tra lui e il suo interlocutore.

“Problemi, ovviamente” dice avvicinandosi.

“Che tipo di problemi?”

“Harry è la persona che passa meno inosservata del mondo.. è uscito prima ed ha incontrato delle fans, una decina, non lo so. Ma il punto è che la voce si è sparsa ed è bloccato nel parcheggio. Dimmi come può uscire se ha avuto la brillante idea di guidare fino a qui da solo: poi i menager si lamentano se attiriamo i paparazzi..”

Le parole traboccano dalla mia bocca senza che il cervello le abbia selezionate.

“Guido io la macchina di Harry”

Mi guarda come se avessi detto un'assurdità.

“Insomma, in qualche modo dovrà pur uscire di qui perciò guido io. A lui basterà accucciarsi sui sedili posteriori per non essere visto”

La mia idea sembrò così tanto assurda sul momento che adesso io e Niall ci stiamo salutando mentre mi indica la macchina di Harry: una Range Rover nera laccata dai sedili di pelle color ambra e coi finestrini posteriori oscurati, non sarà difficile essere ben nascosto.
Penso a cosa sto per fare e a come, se me l'avessero anticipato qualche mese fa, avrei riso in faccia a chi avrebbe pronunciato “conoscerai Harry Styles e finirai a fargli da autista”. Non so nemmeno dove andremo o di cosa parleremo mentre saremo in un piccolo spazio insieme ma decido di accantonare i pensieri per godermi l'ennesima nuova avventura che da quando sono a Londra sembrano sbucare da ogni lato.
Le chiavi sono già inserite perciò metto in moto. Le mani avvolgono il volante tentando di imprimere la sensazione di guidare una macchina tanto grande e bella per la prima ed ultima volta nella mia vita.
Chiudo la portiera e mi volto per osservare Harry sdraiato a pelle d'orso occupando tutti e tre i sedili retrostanti a me.
Mi guarda e non riesce a trattenere un sorriso che spunta tra i ciuffi di capelli che gli cadono sul volto. Sorrido di rimando.

“Non vorrei sembrare scortese, hai un sorriso bellissimo ma è mezzanotte e vorrei arrivare a casa sano e salvo”


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SPAZIO AUTRICE

E anche il capitolo 7 è stato pubblicato... che belli i concerti! Quanti si sono sentiti come Haze almeno una volta nella vita? Rapiti dai problemi quotidiani e catapultati in mondo in cui esistiamo solo noi e ciò che ci rende felici? Haze ha finalmente conosciuto Harry e, come avrete notato, ci stiamo addentrando sempre di più nella storia vera e propria che non vedo l'ora di raccontarvi. Secondo voi cosa succederà ora? Vorrei ringraziare tutti i lettori che stanno seguendo questa storia perché è davvero importante per me. Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate lasciate qualche COMMENTO o VOTATE la storia se vi è piaciuta.. ne sarei davvero felicissima. Un bacio … e preparatevi per quello che sta per succedere C.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il paesaggio sembrava sfuggire da noi, imboccare la via opposta alla nostra.

A volte lanciavo una rapida occhiata allo specchiato accanto a me per osservarlo mentre, assorto nei suoi pensieri, fissava un punto indefinito fuori dal finestrino.
Mi chiedevo a cosa stesse pensando.
Coi palmi delle mani reggeva il capo e la fronte era praticamente appiccicata al vetro. Le labbra erano contratte e tutto mi faceva pensare a quanto dovevano essere profondi i pensieri che gli attraversavano la mente.
È davvero interessante Harry e, vederlo silenzioso distante pochi centimetri , faceva nascere in me quel desiderio di sapere di più su di lui, anche se qualcosa sembrava dirmi che era troppo presto e che forse, il momento giusto, non sarebbe mai arrivato.
Lo guardavo passarsi la lingua sulle labbra, inumidendole, per poi, con le dita sottili, aggiustarsi i polsini della camicia color verde scuro che indossava quella sera.

"Ormai la conosco a memoria questa strada"

La sua voce rompeva il silenzio mentre, a quelle parole, le mie dita si tendevano sul volante.
Avrei dovuto imparare a controllarmi per non lasciare che la sua presenza mi destabilizzasse.
rano poche le macchine in strada e sui marciapiedi non vi erano pedoni; credo fosse abbastanza tardi nonostante non riesca a ricordare che ora segnasse il piccolo orologio accanto al contachilometri. La strada era molto stretta e mi risultava impossibile accelerare nonostante le numerose esortazioni del ragazzo alle mie spalle. Faceva davvero buio e, se non fosse stata una scorciatoia, non avrei mai imboccato quella piccola via.

"È bello. Voglio dire, viaggiare ed attraversare il mondo e poter chiamare casa non solo un unico paese"

La sua attenzione sembrò muovere da ciò che stava al di fuori del piccolo spazio in cui eravamo seduti alle mie parole e lo notai mentre ruotava il busto mettendosi seduto in modo composto.

"Heaven giusto?"

"Si, mi chiamo così.."

"Ti piace viaggiare?"

A quelle parole tirai quasi un sospiro mentre percepivo il suo sguardo su di me.

"Beh si anche se le uniche volte in cui ho lasciato quella che pensavo fosse la mia casa era per trasferirmi da qualche altra parte."

Mi osservava esaminando ogni parola che dicevo, come a studiarmi ed io provavo una sorta di piacere nel vederlo così attento ed incuriosito da ciò che a nessuno era mai sembrato più di tanto interessante.

"Sei molte persone"

All'inizio non capii a cosa facesse riferimento ma poi senza pensare iniziai a raccontargli.

"Si, beh, sono una ragazza italiana che odia cucinare e gesticola più di qualsiasi persona tu abbia mai incontrato. Sono irlandese da quando, all'età di cinque anni, mi sono trasferita a Mullingar ma tutt'ora non posso soffrire la birra. Sono una studentessa francese che nonostante i due anni passati alla Sorbona, a Parigi, tra i libri di architettura, ha ancora mille dubbi su quale sia la strada giusta per lei. Ed ora sono una giovane londinese che cammina per le strade sperando di trovare se stessa, stanca della monotonia.."

"Non ti facevo così interessante"

Sorrisi diventando palesemente rossa, cosa che lui notò e che lo portò a sorridere di rimando scoprendo il suo sorriso perfetto.

"Si, Heaven è un complimento" Aggiunse tra le risate.

Mi accorsi delle sue braccia che, in quel momento, si insinuarono nel piccolo spazio tra il mio collo e il sedile. Percepivo il suo respiro sul collo. Le mani sfioravano la mia pelle e credo che lui non ci avesse fatto caso, o almeno non nel modo in cui a me colpì quel gesto tanto intimo.

La casa di Harry era ancora molto lontana eppure tutti quei chilometri che ci separavano dalla meta mi sembravano pochi. Sarei sicuramente potuta restare a parlare con lui per tutta la notte.
Mentre lo ascoltavo parlare di quando, insieme ai suoi amici, era stato a Parigi mi resi conto della pioggia che aveva iniziato a battere forte sul vetro impedendomi di vedere bene davanti a me. Il rumore della pioggia e dei tergicristalli si faceva marginale, sembra essersi creato un naturale sottofondo per ogni parola che il ragazzo mi indirizzava.

"Era stato così bello.. che poi il concerto.. non ne parliamo! Mi stai facendo venir voglia di prendere il primo aereo e partire subito. Potrei anche prendere in considerazione l'idea di portarti con me"

Sorrisi e lo sguardo cadde sullo specchietto che rifletteva l'immagine di un Harry ancora assorto nei mille pensieri a cui le parole davano voce.
Gli occhi verdi brillavano nel buio e i ricci erano raccolti sulla testa in uno chignon. Sembrava così piccolo in quella posizione ed allo stesso tempo così maturo mentre gli spuntavano sottili rughe tra le sopracciglia.

Si accorse che lo osservavo e mi osservò di rimando, questa volta in silenzio.

Silenzio che sembrò sbriciolarsi in mille schegge affilate ed investirmi come si trattasse di una folata di vento gelido mentre la mente non sembrava riuscire a tenere insieme i pezzi della realtà che diventava sempre meno logica. Il volante si allontanò dalle mie mani mentre il respiro si bloccava. Chissà se anche a lui fu difficile mantenere il controllo.

"Devia Haze, devia"

Percepii una botta alla schiena seguita dal rumore di uno schianto.

Poi nulla. Buio.

Dove sei Harry?

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


lo occhio e vengo all'improvviso inghiottita dal buio che mi circonda.
Mi sento sfinita e allo stesso tempo reduce da un sonno profondo.
Mi gira la testa.

Qualcuno ha scostato troppo la tenda, qualcuno che non sono io. Vorrei chiamare mia madre e dirle di tornare e mettere tutto a posto ma la gola è come disidratata e le parole escono come sibilii. Me ne occuperei se non mi sentissi tanto spossata.
Ed è proprio mentre penso a come attirare l'attenzione di qualcuno che realizzo di non trovarmi sul mio letto e tantomeno nella casa parigina, dove ancora vivono i miei.

Mi alzo di scatto e non ci vuole molto perchè realizzi di trovarmi in una camera d'ospedale.
Sono sola. Sola in questa piccola camera dalle pareti che mi sembrano di un color verde mela e con una grande finestra a pochi passi dal mio giaciglio, disposta così in alto che nemmeno da seduta riesco a vedere una parvenza di paesaggio all'esterno.
Mi chiedo da quanto tempo sono in questo stato mentre osservo il mazzo di fiori poggiato sul basso comodino alla mia destra. Gigli. I miei preferiti.
Allungo la mano per poi avvolgerli tra le braccia respirandone il profumo e sperando che il loro odore possa scacciare quello di disinfettante e minestrina che impregna l'aria.

"Rimettiti presto"

Ho troppe domande alle quali vorrei trovare il più in fretta possibile una risposta se non mi sentissi così male.

Indosso, al posto del mio solito pigiama a fiori azzurri, una camicia da notte troppo corta e di un monotono color bianco. Ringrazio mentalmente di avere una coperta ad avvolgermi. Non so come avrei potuto reagire se mi fossi risvegliata mezza nuda.
Non so né che giorno è né dove sono e non so nemmeno per quale assurdo motivo mi trovi sdraiata su questo letto. L'unica cosa che so è che più cerco di mettere insieme i pezzi più il dolore alla testa si intensifica.
L'ultima cosa che ricordo siamo io e Harry a chiacchierare nella sua macchina, poi quel rumore improvviso così forte..


Faccio davvero fatica ad alzarmi ma uno strano senso del dovere mi obbliga ad impiegare tutte le mie forze per quel gesto.
Ho una fascia che avvolge la mia pelle, dal basso ventre fino in prossimità del diaframma.
È davvero buio ed i miei occhi faticano ad abituarsi alla scarsa luminosità per questo attraverso la piccola stanca con le braccia tese davanti a me, come se cercassi di catturare ostacoli immaginari.

La porta scricchiola ed io faccio capolino in un corridoio larghissimo con ampie vetrate e, su entrambe le pareti, una lunga fila di sedie vuote.


"Ehi, ma lo sai che ora è?"
La signora seduta davanti a me con in mano una fumante tazza di caffè si abbassa gli occhiali sul naso per osservarmi.
Scuoto la testa.

"Beh sono le 4 di mattina e dovresti essere a letto.. Hai bisogno di qualcosa?"

"Perchè sono qui?"

Picchietta il seggiolino accanto a lei facendomi segno di sedermi ma voglio restare in piedi. Devo trovare una persona e in più temo di fare troppa fatica a rialzarmi per via della fasciatura.

"Tesoro, hai avuto un incidente ma va tutto bene. Sei stata ricoverata per controlli d'obbligo. Hai dormito un intero giorno. Mi sorprende vedere che stai anche meglio di quanto i medici si aspettassero"

Probabilmente si accorge del mio sguardo interrogativo e perso perchè mi interrompe ancora prima che riesca a pensare a cosa dirle.

"Io lavoro più avanti, controllo il raparto. No, non sono un medico e tanto meno una delle tue infermiere perciò sarei la persona meno indicata nel caso volessi informarti sulle cure o.."

"No, io sono qui per il ragazzo..."

"Ragazzo?"

"Si. Harry. Il ragazzo che era con me. È stata tutta colpa mia e devo sapere come sta"

La testa sembra scoppiare. Prendo il capo tra le mani e vorrei colpirmi o sbattere la testa da qualche parte per bloccare il dolore. Avverto che la signora bionda, fino a poco prima seduta davanti a me, si alza avvolgendomi in un caldo abbraccio.

"Non dovrei dirtelo ma per questa volta farò un'eccezione .. percorri tutto questo corridoio. È l'ultima porta a destra, la stanza che da sul cortile." dice abbassando sempre di pù la voce ad ogni parola.         Le sorrido.

Quasi corro, premendo le dita sulla benda, sapendo che, per quanto non dovrei, la voce della signora, che ora mi sto lasciando alle spalle, non potrebbe mai ammonirmi senza svegliare tutto il corridoio.
Entro senza bussare, troppa era la voglia di rivederlo.

Così lo vedo, seduto sulla poltroncina trapuntata accanto al letto, col capo chino sul libro aperto sulle ginocchia.
Nel buio che ci avvolge il suo viso è illuminato dalla debole lampadina che dovrebbe agevolargli la lettura.

"Ciao" sussurro.

Alza lentamente lo sguardo, come se avere gente intorno all'improvviso fosse un avvenimento non così raro.

"Heaven"

Il mio nome risuona nella stanza e, detto da lui, sembra ancora più bello di quanto pensi che lo sia.
Sorrido, ma è un sorriso sforzato.
Nonostante la luce riesco a vedere il gigantesco cerotto che gli copre gran parte del braccio e, dalla mia mente, il pensiero che sia colpa mia non riesce ad abbandonarmi.

"Siediti accanto a me"

La poltrona è davvero piccola eppure non c'è alcun altro posto in cui vorrei stare ora che non sia accanto a lui. La luce viene spenta e in pochi secondi mi ritrovo a dover allungare le braccia sperando di non cadere.
Le braccia di Harry mi sfiorano ed in un batter di ciglia mi ritrovo accanto a lui, avvolta dalle sue braccia.
Se la testa non mi facesse così male e non mi sentissi così stanca probabilmente gli parlerei e gli chiederei scusa. Gli direi che non l'ho fatto apposta e che più ci penso più non ricordo alcun particolare di ciò che è successo su quella macchina dal momento in cui abbiamo smesso di parlare.

Non mi accorgo di piangere fino a quando i polpastrelli delle dita di Harry non accarezzano delicatamente le mie guance, rapendone qualche lacrima. Mi risulta così difficile aprire gli occhi che decido di restare intrappolata nel buio che mi creo.
Le mie braccia gli circondano il busto e non importa se il peso della sua schiena appoggiata allo schienale finirà con lo schiacchiarmi, ho così bisogno di aggrapparmi a qualcuno.

"Va tutto bene. Noi stiamo bene. Riposati" sussurra al mio orecchio.

E così mi addormento al suono di quelle parole che sembrano essere l'unico antidoto per spegnere il flusso dei miei pensieri con la testa che trova conforto incastrata perfettamente tra la sua clavicola e la mascella.
E così ci addormentiamo, stretti l'uno all'altra, come a cercare nell'altro la forza necessaria per uscire da quel pasticcio, intrappolati nei nostri stessi abbracci, protetti dalla paura e lontani dal dolore.

Non fa più così freddo se mi abbracci, Harry.


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SPAZIO AUTRICE
Hello! Volevo informarmi che OGNI GIOVEDÌ pubblicherò un nuovo capitolo di 'Different perspective' perciò, se siete interessati (spero ovviamente di sì) tenetevi un po' di tempo ogni giovedì sera per leggervi l'ennesima avventura di Heaven. Mi farebbe davvero piacere se mi aiutaste a diffondere questa storia condividendola sui vari social o anche semplicemente facendomi sapere cosa ne pensate attraversp qualche recensione.

Vi ricordo che potete trovare la storia anche su Wattpad dove potete trovarmi come @GreenRose151

Un grandissimo bacio.
Ci vediamo giovedì. :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


"Non dirmi che gliel'hai detto.."

Mi gira ancora la testa e nonostante sia più che sicura di essermi addormentata in un posto che non fosse il letto della mia camera d'ospedale, ora mi ci ritrovo, avvolta dal sottile lenzuolo verde, dello stesso colore delle pareti. Mi basta alzare di poco il viso perchè il mio sguardo finisca ad interrogare l'orologio appeso sulla parete davanti a me.
Sono quasi le dieci di mattina. Le lancette sembrano rincorrersi con un ritmo lento e i minuti sembrano bloccarsi per poi scorrere sempre più piano, piano, mentre la mia voglia di uscire di qui aumenta ogni secondo di più.

"Beh.. non rispondi?"

La mia voce esce più stridula del dovuto mentre aspetto. Il ragazzo biondo seduto sulla sedia accanto a me si alza, tirando la sedia e spostandola così da essermi ancora più vicino.
Lo strepitio invade la stanza e non posso fare a meno di socchiudere gli occhi per il rumore.

"Potrei averlo fatto.. Si. Li ho chiamati ieri sera, dopo due giorni che eri già in ospedale. Cosa avrei dovuto fare, tenerli all'oscuro di tutto quando sarebbe potuto succedere Dio solo sa cosa? Sono i tuoi genitori, che ti vada bene o no lo avrebbero saputo." Il mio sguardo cattura il suo e per attimi che sembrano infiniti nessuno sembra aver intenzione di spostare la proprio attenzione. "Lo avrebbero saputo da me, Niall. Ma grazie del pensiero."

Si aggiusta gli occhiali, riposizionandoli con un lento movimento in cima al naso. Sta pensando. È molto da lui concedersi, attraverso i gesti, pochi secondi per analizzare la situazione e cercare le parole giuste. Adoro quando porta gli occhiali, gli conferiscono un' aria più matura e allo stesso tempo mettono in risalto il colore azzurro dei suoi occhi. Velocemente apre il primo bottone della camicia e dopo aver preso un respiro profondo sembra aver intenzione di rompere il silenzio.

"Lo sai meglio di me che non l'avresti fatto."

"Come puoi esserne così sicuro?"

"Perchè ti conosco. Dimmi se sbaglio, ma penso che faresti di tutto per evitare che i tuoi non pensino che lasciarti venire qui da sola sia stata pessima idea."

Colpita e affondata direi. Non ho il coraggio di ribattere, non troverei le parole giuste, o semplicemente, non ho voglia di inventare scuse per lasciare ad intendere che abbia torto quando ha completamente ragione.
Sembra aver capito che il discorso si sarebbe concluso con quelle sue ultime battute, perciò si alza. Attraversa tutta la camera, supera l'armadio davanti al letto e raggiunge la finestra che da sulla strada. La socchiude leggermente lasciando che una leggera folata di vento ci raggiunga, facendomi rabbrividire. Fa per ritornare alla sedia accanto a me, ma prima di sedersi di nuovo, apre e fa cadere le mani all'interno dello zaino appoggiato sul tavolino, appena dietro la sua seggiola.
Ne estrae una brioche e insieme a quella un contenitore cilindrico bianco e verde sul quale troneggia il simbolo bianco, verde e nero di "Starbucks". Mi stende un tovagliolo sulla coperta, in prossimità delle gambe e vi appoggia tutto sopra.

"Non sono paraplegica, ce l'avrei fatta anche da sola."

Mi guarda e sorride.

"Non hai ancora fatto colazione vero? E poi quando la pianterai di essere così acida e inzierai a goderti questa giornata anche se in un ospedale? Sei in buona compagnia!"

Lo guardo e sorrido di rimando.

"Scusa. Grazie mille, non avresti dovuto, lo sai. E no, non ho mangiato, e anche se fosse ti mentirei perchè a questa colazione non direi di no nemmeno dopo aver mangiato tutto il cibo del mondo."

In pochi minuti divoro tutto, dalla brioche ai mirtilli al cappuccino con la panna montata, il tutto sotto lo sguardo vigile di Niall. Il che mi sorprende, riesco a trovarmi totalmente a mio agio con lui. So di non essere nella mia forma migliore: nonostante non ci siano specchi qui, infatti posso immaginarmi pallida come un cencio lavato, struccata e per di più indolenzita al massimo e con cerotti ovunque, la sua presenza non mi intimorisce, anzi, gli sono grata per essere stato lui la prima persona che ho incontrato questa mattina. Non avrei potuto scegliere risveglio migliore, peccato per la location.

"A proposito.." dice, iniziando a camminare avanti ed indietro per la camera.

"Si..?"

"Non ti sei chiesta per quale assurdo motivo dalla camera di Harry ti sei improvvisamente risvegliata nel tuo letto?"
Percepisco le guance riscaldarsi eccessivamente. " E soprattutto" continua "sarei curioso di sapere cosa ci facevi stretta stretta a lui" dice, imitandomi ed abbracciando l'aria.
Sorride e io vorrei non sentirmi così in imbarazzo.

"Beh, ieri sera mi sono svegliata all'improvviso e ti giuro mi faceva male tutto, non capivo dove fossi. Mi sentivo solo terribilmente in colpa per quello che era successo. Ho cercato la sua camera per vedere come stava. Era tardissimo e stava leggendo, così sono rimasta un po' con lui e ho finito con l'addormentarmi"

"E come mai lo tenevi stretto come se fosse una bambola gigante?"

"Beh, è caldo."

Ride e per un attimo riesco a rilassarmi.

"Si, è vero Harry è caldo. In ogni modo vi ho trovati così sta mattina e ti ho riportata qui. Ringrazia che si sia trattato di me, non oso immaginare cosa avrebbero pensato le infermiere, o la mamma di Harry.."

"La mamma..?"

"Si, sono venute a trovarlo poco fa. Lei e sua sorella, Gemma. Credo siano ancora in camera con lui"

"Ah.."

La notizia che Harry sia ancora all'aspedale, a poche camere di distanza da me, mi tranquillizza inspiegabilmente. So che non sta male e che tutto sommato per lui l'impatto è stato meno violento rispetto a quanto lo è stato per me, ma non voglio che se ne vada, non ora, non ora che muoio dalla voglia di rivederlo.

"Sai, sarebbe strano se ti piacesse un mio amico..."

Annuisco.

"Mi fa male la testa.. ti dispiace se dormo un po'?" dico, cercando di cambiare argomento.

"No niente affatto. Vado a trovare Hazza intanto."

Chiudo gli occhi e l'ultima cosa che percepisco è lo schiocco delle sue labbra sulla mia testa prima di addormentarmi.

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Dopo aver pranzato sono stata di nuovo sola con l'infermiera che ha passato in rassegna il mio corpo controllando le ferite. La fasciatura è stata rimossa per poter disinfettare la ferita e ho fatto davvero fatica ad evitare di osservare quel lungo taglio, più profondo di quando pensassi, che dal fianco destro si protrae per quelli che mi sembrano cinque centimetri. Spero non rimanga la cicatrice. La signora bionda dal camice bianco ha detto che domani pomeriggio potrei essere dimessa e non sono riuscita a trattenere un gridolino di entusiasmo. Questi tre giorni sono passati lentamente, troppo lentamente. Mi stendo, togliendo la sottile coperta dal mio corpo e restando solo con la mia sottile tutina. Di tutte le cose che potrei fare mi risulta difficile scegliere qualcosa che non implichi stare all'aria aperta oppure camminare o usare il computer.
Non c'è molto da fare qui. Chiacchiererei con qualcuno, ma putroppo sono sola, perciò decido di prendere uno dei libri che casualmente avevo in borsa la sera dell'incidente. Adoro leggere, ed in questo momento non potrebbe esserci nulla di meglio che un buon libro ed una realtà migliore di questa in cui immergermi completamente.
Non passa molto tempo che qualcuno bussa alla porta. Non vedo chi potrebbe essere se non Niall che è tornato perciò grido "Avanti" mentro tento di scendere dal letto.

"Hey"

Non capisco se a farmi rabbrividire è stato l'impatto dei miei piedi scalzi col pavimento freddo o l'aver immediatamente riconosciuto quella voce.
No, non è ufficialmente Niall. Mi volto all'improvviso e mi sento come bloccata davanti al ragazzo che lentamente si fa strada all'interno della piccola camera. Con la mano si porta indietro il ciuffo, inclinando leggermente la testa seguendo la spinta delle dita. È così dannatamente perfetto nonostante sia appena uscito dalla sua camera d'ospedale.

"Ti ho portato questi" dice allungandomi un mazzo di gigli profumati che ripongo immediatamente sul tavolino accanto al letto.

"Grazie... non dovevi"

Sorride, e sul suo viso compaiono due fossette che gli solcano le guance in un modo adorabile. Chissà cosa direbbe Niall se solo vedesse la mia espressione in questo momento.

"In verità li ha comprati mia madre sta mattina, ma ho pensato fosse carino che fossi io a portarteli. Non sono uscito in questi giorni."

Con piccoli passi si avvicina a me sempre di più, mentre io resto impietrita e incapace di intendere o volere nulla, completamente ammaliata. Sarà l'effetto degli antidolorifici.

"Se andassimo nel cortile qui davanti? Non c'è molto da fare e io non aspetto visite.." dico.

Mi guarda valutando la mia proposta per poi annuire.

"Si, ma prima dovresti mettere qualcosa addosso." sottilinea ridendo.

Ed è in quel momento che realizzo di essere coperta solo da una veste abbastanza corta, del tessuto di una simil tuta, che arriva a coprire appena fin sotto le cosce. Arrossisco mentre lui ride perciò infilo il primo paio di pantaloni che trovo nell'armadio senza preoccuparmi di non essere sola, ma con l'unica preoccupazione di fare il più in fretta possibile così da passare più tempo insieme.
Voglio essere il suo rimedio alla noia, almeno qui.
Così in poco tempo abbiamo già raggiunto l'ultima rampa di scale e ci stiamo dirigendo nel piccolo cortiletto verde attraversato da una strada in ciottolato dell'ospedale diretti ad una delle panchine lungo il viale.
Harry è elegante anche con una camicia nera un po' stropicciata, il suo paio di jeans attillati e un paio di pantofole grigie.
Mi chiedo cosa possa pensare invece di me, vestita delle prime cose che ho trovato, struccata, pallida e coi capelli raccolti in una coda disordinata. Eppure, dal momento in cui ci siamo seduti l'uno accanto all'altra sulla panchina, non sembra aver intenzione di smettere di sorridere.
Restiamo così per un po', vicini, ad osservare intorno a noi le poche persone, per lo più anziane, che di tanto in tanto attraversano in cortile per dirigersi alla sua estremità opposta. Sembra tutto più tranquillo qui. All'improvviso quel senso di soffocamento dovuto alle dimensioni della camera sembra sparire, rimpiazzato da questo posto aperto.

"Come stai?" chiedo.

Mi guarda.

Il suo viso è a pochi centimetri dal mio ed il suo profumo mi invade le narici. La pelle è pallida, più pallida di quanto dovrebbe essere mentre gli occhi verdi sono lucidi e vividi.
Schiude le labbra per rispondere e mi sorprendo incantarmi ad osservare il loro movimento lento, mentre si muovono.

"...Piuttosto te, come va? Mi sembri un po' provata" dice ridendo.

Scuoto la testa, allontanando i pensieri che si stanno affollando nella mente.

"Si, io sto bene, sono solo stanca, credo."

"Almeno ieri sera hai dormito bene" dice ammiccando e facendomi arrossire.

"Hai ricevuto visite questa mattina" dico nel tentativo di cambiare argomento.

"Si beh" dice lasciando che il suo sguardo si concentri su un punto indefinito davanti a noi "mia madre è passata per assicurarsi che fosse tutto okay e anche mia sorella è venuta con lei. Sai, i giornali hanno saputo dell'incidente e sta mattina hanno preso d'assedio l'ingresso cercandomi. Niente che non sia già successo, però sai, mi infastidisce sapere che infastidiscono la mia famiglia"

" E come farai quando ti dimetteranno?"

"Non lo so, penso che uscirò questa notte o al massimo domani mattina sul presto. Cerco sempre di lasciar trapelare minori informazioni possibile sulla mia vita privata, è snervante dover dare spiegazioni a loro come se si trattasse dei tuoi genitori.."

Lo guardo annuendo. Non so cosa dire, non ho mai provato nulla di simile e non posso capire cosa significhi essere sempre sotto i riflettori.

"Ho visto che Niall è passato questa mattina..." dice.

"Si, mi ha svegliata lui, abbiamo parlato un po' e mi ha portato la colazione.."

"Com'è che vi conoscete?"

"Io sono nata in Italia e poi mi sono trasferita in Irlanda, nella città di Niall quando facevo le elementari, è lì che ci siamo conosciuti. Abbiamo fatto gli ultimi anni delle elementari, poi le medie e anche il liceo insieme, sai, fino a prima che partisse e diventasse..."

"Famoso.." conclude.

Annuisco.

"E siete sempre stati amici o...?"

Rido involontariamente a quella domanda.

"Certo! E lo siamo anche ora, non è cambiato nulla"

"Hai quasi visitato più paesi di me sai Heaven?" dice ridendo e portando il braccio intorno alle mie spalle per poi stringermi a se.

In un certo senso mi mancava questa sensazione. Sorrido, abbandonandomi a quel contatto e appoggiando la testa sulla sua spalla.

I minuti sembrano scorrere troppo velocemente perchè dopo poco Harry scatta improvvisamente in piedi osservando il suo orologio da polso e scompigliando nervosamente i capelli.

"Merda Simon. Mi starà aspettando.. Devo davvero scappare."

E senza voltarsi si dirige verso la porta d'ingresso, da cui eravamo usciti non so quanto tempo fa. Fortunatamente non fa in tempo ad arrivare fino alla porta che si volta e grida: "Ovviamente sentirò la tua mancanza"


"Anche io la tua, Harry" penso, non riuscendo a smettere di ridere mentre lo osservo improvvisare una corsa e svoltare l'angolo, lontano dalla mia vista.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


La stanza mi sembra ancora più vuota e spoglia di quanto già lo fosse, mentre ammucchio tutte le mie cose nell'unica borsa che ho con me.
Mi sento così strana con addosso i miei vestiti e non più quella corta ed troppo sottile tutina a farmi da pigiama.
Sono passati solo tre giorni e a me sembra di non vedere casa mia da mesi. Sono passati solo tre giorni eppure l'idea di dovermi recare al lavoro e recuperare questi giorni mi spaventa da morire. Sono passati solo tre giorni e mi sembra di evitare i miei genitori da troppo tempo.
Sollevo la borsa con una mano e, prima di lasciarmi alle spalle tutto quanto, mi volto ad osservare, per quella che spero essere l'ultima volta, ogni particolare di quella piccola stanza: dalle pareti color mela alla piccola sedia accanto al letto, dalla finestra che attraversa un'intera parete, dalla quale entrano deboli raggi di sole mattutino, all'orologio che ero solita controllare minuto dopo minuto, sperando che il tempo passasse ancora più in fretta.

Una volta uscita completamente da quel luogo vengo investita dalla realtà e una nuova sensazione di libertà mi riempie i polmoni. È come se lo stare rinchiusa tra quelle quattro pareti mi avesse fatto dimenticare di essere a Londra ed io non vedo l'ora di riprendere le redini della mia nuova vita dopo questa piccola ed inaspettata pausa.

Il taxista sembra annoiarsi troppo ed avermi scelta come rimedio alla noia. Ma ogni qual volta tenti di iniziare una conversazione si ritrova puntualmente a parlare da solo,senza che io, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, gli presti l'attenzione che spererebbe di ricevere. Mi accompagna fin davanti al solito ed imponente edificio, poco distante da Oxford Street.
Tra tutti i posti in cui vorrei essere ora, questo è sicuramente ai piedi della lista.

Cerco di mascherare la mia espressione seccata con un sorriso appena accennato, mentre salgo le scale. E, mentre la mia mente fantastica, mi ci ritrovo in cima, all'ingresso della redazione di uno dei giornali più letti della città.
Attraverso la hall, gremita, come al solito, di gente che scatta da tutte le parti come molle,noncuranti dei miei tentativi di farmi notare.

"Heaven"

Il Sign. Collins mi si avvicina rapidamente, allungando la mano così da stringere con vigore la mia.

"Che piacere rivederti, come va?"

"Va tutto bene, credo. Mi dispiace per l'assenza ma sa.."

"Tranquilla ho saputo. Hai avuto un incidente. Almeno eri da sola pensa se ci fosse stata un'altra persona con te.."

Resto quasi sbigottita alle sue parole.

"Scusami...?"

Mi guarda non capendo il motivo di quella parola, perciò continua come se nulla fosse.

"Sai, su Internet uno dei soliti siti di news locali ha pubblicato la notizia ed in men che non si dica tutta la città ne è venuta a conoscenza. Fortunatamente nulla di grave."

Fingo ancora una volta un sorriso mentre dentro di me non faccio che pensare a cosa si possa essere inventato Harry per giustificare le sue ferite e, soprattutto, perché i giornali abbiano parlato solo di me. C'era anche lui, e questo è innegabile, allora perché nasconderlo?

"In ogni caso, visto che sei già qui ho qualcosa per te.."

Inutile dire che a quelle parole la mia mente ha iniziato a fantasticare su quale altro assurdo lavoro mi sarebbe stato affibbiato anche questa volta.

"..Ti farò conoscere la mia nuova giornalista. Anche lei è stata una tirocinante qui, qualche tempo fa. Era davvero troppo brava per non venir assunta. "

Mi chiedo come faccia a fingere così bene di non accorgersi di come l'atteggiamento di tutte le donne nella stanza sia cambiato da quando è uscito, per raggiungermi, dal suo ufficio. Probabilmente ci è abituato. In effetti è innegabilmente attraente: che siano i capelli biondi o il fisico muscoloso messo in risalto da uno dei suoi soliti completi sui toni del grigio, tutte le segretarie non riescono a levargli gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.

"Seguimi" dice, accompagnando le parole con un cenno della mano.

Lo seguo all'interno di una delle tante porte che si aprono sulla gigantesca hall, dalle pareti di vetro e i vasi mastodontici ornati con motivi classici.
Entriamo in quello che sembra un piccolo studio, forse il più piccolo tra tutti.
Le pareti sono di un colore rosa carne molto pallido e vi sono appesi alcuni quadri raffiguranti paesaggi, in perfetto contrasto col contesto in cui si trovano. Il lampadario di pietre, che scintillando riflettono la luce, proietta meravigliosi colori ovunque ed io non posso fare a meno che restare impressionata da tanta bellezza.

"Okay Heaven, d'ora in poi, questa giovincella sarà il tuo mentore. Divertitevi.." dice andandosene.

Resto impalata davanti alla scrivania, fissando la persona che, tra tutto quel disordine, saltella da una parte all'altra, alla ricerca, probabilmente, di qualcosa.
Seduta composta sulla scrivania, circondata da tutto quell'ordine, sta una ragazza dai capelli color biondo platino, raccolti sul capo da un cerchietto rosa confetto. Ha il viso abbastanza rotondo e la pelle diàfana, in contrasto col colore troppo rosa delle guance. Gli occhi azzurri sono come il cielo quando non ci sono nuvole.

"Io sono Hayley, e come avrai notato amo il rosa"

Le stringo la mano, incredibilmente morbida e piccola, osservandola mentre a sua volta mi sorride scoprendo i suoi denti perfetti.
È davvero bellissima, tanto bella quanto strana. Infatti, indossa un vestito viola composto di un top molto aderente ed una gonna molto voluminosa, che mette in risalto le gambe secche.
Noto una sedia, in un angolo della stanza e la raggiungo con l'intento di appoggiare la borsa con gli ultimi lavori che mi erano stati richiesti.

"Non se ne parla. Mi farò dare al più presto un'altra scrivania dove tu possa stare. Non puoi stare seduta su una sedia senza un tavolo davanti. Vieni a sederti accanto a me, condivideremo la postazione per ora."

Effettivamente la scrivania è davvero molto larga per una sola persona, non è una cattiva idea. Così,mentre la guardo ammucchiare la roba sparsa per il banco, mi avvicino.

"Quindi cos'hai fatto fin ora Heaven?"

"A dir la verità nulla di che, o per lo meno, niente di tutto ciò che mi sarei aspettata di fare. Sono qui da poco e mi occupo di leggere e correggere i manoscritti che arrivano in redazione da parte di coloro che vorrebbero vedere le proprie opere pubblicate, ma fin ora nulla di quello che ho esaminato è stato realmente pubblicato."

"Beh non mi stupisce, perchè un libro venga pubblicato da noi bisogna che sia davvero buono, e io penso di intendermene. Ho letto e corretto manoscritti per mesi prima di essere, diciamo, scoperta."

"Scoperta?" dico, mentre la curiosità di conoscere la storia prende la meglio sui miei pensieri.

"In tanti pagherebbero per avere l'opportunità di fare uno stage qui. Il posto è magnifico, il giornale è famosissimo e lo stipendio è davvero alto. C'è chi farebbe carte false per avvicinarsi e farsi conoscere dal direttore. Io sono stata per molto tempo tra quelle persone, finchè non ho iniziato a scrivere, gratuitamente, per uno di quei giornali sconosciuti. Mi lasciavano scrivere quello che volevo ed io lo facevo. Scrivevo di tutto ciò mi sembrava ingiusto, diritti omosessuali, storie di senzatetto, problemi ambientali. Poi, un giorno il signor. Collins mi contattò. Non so come, non so perché si interessò proprio a me, mi disse solo che aveva bisogno di qualcuno che scrivesse per farsi sentire, ed era esattamente quello che io facevo. Così mi assunse come tirocinante, giusto per mettermi alla prova.. ed ora anche io sono qui"

Resto come affascinata da quelle parole tanto forti, uscite da una ragazza tanto piccola e all'apparenza così innocua ed innocente, dalla voce più soave che abbia mai ascoltato.

"Io non voglio un lavoro, voglio che i miei pensieri non restino nella mia mente. Voglio che la gente che mi legge pensi."

Sorride nel vedermi tanto pensosa.

"Ci vuole determinazione" aggiunge.

"Sai, ho lasciato Parigi,l'Università, la mia vita perchè sentivo che la strada che stavo imboccando non faceva per me. Sono venuta qui da sola perchè tutto ciò che voglio è far sentire la mia voce. Sono più che determinata se questo è il mio posto."

Mi stringe la mano.

"Qualcosa mi dice che io e te,Heaven, potremmo essere ottime amiche."


Il sole è in procinto di tramontare,già in lontananza l'azzurro del cielo inizia a mescolarsi alle mille tonalità calde che annunciano la discesa del sole.
Ogni momento della giornata è perfetto per passeggiare per le vie del centro, immergersi tra la gente e sentirsi un po' meno soli, nonostante al proprio fianco non ci sia nessuno. Arrivo fino a Piccadilly Circus e mi siedo nel piccolo spazietto libero tra due turiste cinesi, ai piedi della statua in pietra.
E, mentre i miei occhi vengono catturati dalle insegne luminose accanto a me, la mente spazia e tutti i miei pensieri finiscono ad un'unica persona. Harry.
Continuo a chiedermi perchè abbia chiesto di non venire citato nei giornali che parlano dell'incidente.
Non voglio pensare di poter essere io la causa. Non voglio pensare che l'unico motivo per cui non compare insieme a me sia il fatto che lui non voglia avere nulla a che fare con me. Sono giorni che non lo vedo e mentirei se dicessi che non ne sento la mancanza. Sono giorni che non lo vedo e mentirei se dicessi di non aver ripensato all'ultima volta che ci siamo visti, a come mi sono sentita quando il suo braccio era allacciato intorno al mio corpo, a come mi sono sentita sicura mentre, su una poltrona troppo stretta,ci siamo addormentati avvinghiati l'uno all'altra.
E mi sento così stupida mentre fantastico, pensando a come lui non possa condividere quello che fin'ora ho provato io, a come si sia così velocemente ritirato dal voler condividere con me l'imbarazzo per un articolo in cui appaio.

I miei pensieri vengono interrotti dal telefono. Un messaggio. Niall.

"Stasera si esce a cena. Devo presentarti una persona."

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