Destination Unknown

di _Ala_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba rossa ***
Capitolo 2: *** L'occhio del ciclone ***
Capitolo 3: *** Fairytales ***
Capitolo 4: *** La voce di Naruto ***
Capitolo 5: *** Un letto singolo ***
Capitolo 6: *** Occhi che non vedono ***



Capitolo 1
*** Alba rossa ***


riassunto

 

DESTINATION UNKNOWN

 

L’Akatsuki era tornato.
E aveva affidato a Itachi Uchiha e Kisame quella missione:
"Recuperate Kyuubi. Portatelo da me"
 
Ma stavolta Naruto non si era fatto cogliere impreparato. Era cresciuto.
Sapeva chi era quell’uomo, sapeva cosa rappresentavano quei mantelli neri e rossi.
Quegli occhi lo riportavano indietro, erano quelli gli occhi per cui aveva perduto Sasuke. E Naruto, per questo, li odiava.
 
Non si sarebbe arreso facilmente, lui doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
 
[Doveva salvare Sasuke]
 
 
CAPITOLO 1
Alba rossa
 
 
Eppure non ce l’aveva fatta. Non era ancora abbastanza forte per quel bestione.
Era bastato lui, l’Uchiha non si era dovuto nemmeno sporcare le mani, ancora invisibili sotto la stoffa nera, sotto quelle nuvole cariche di sangue, era rimasto immobile, a guardare. Gli occhi neri freddi, impenetrabili, in attesa, privi di incertezza.
Non aveva dubbi riguardo l’esito di quello scontro. Non ne aveva mai avuti.
 
Naruto guardava dal basso, steso in una pozza del suo stesso sangue.
Era nel centro esatto del pavimento di pietra, ormai crepato e macchiato, quel pavimento che doveva restare puro, che una volta era stato pestato solo da piedi sacri; un tempio.
Kisame pioveva su di lui, come una nuvola temporalesca che copre l’azzurro del cielo d’estate [gli occhi di Naruto.]
La spada immane era sollevata, pronta per finirlo, quasi come in un gioco troppo letale tra bambini.
Dov’erano i genitori di quei bambini ora?
Naruto non lo sapeva, non aveva mai visto il volto dei suoi.
Guardava il luccichio della spada, che brillava quasi come le lacrime che ormai vedeva sempre più spesso sul volto di Sakura-chan, sempre meno incapace di nasconderle.
Il gigante bluastro lo avrebbe lasciato senza sensi, privo di qualunque energia e possibilità di fuga. Probabilmente, trasportato dalla foga del combattimento, Kisame avrebbe voluto ucciderlo, e il ragazzo lo vedeva nel suo sguardo, in quegli occhi da squalo, feroci. Ma il mostro aveva una missione, e neanche tutta la sua forza poteva competere con la volontà della sua organizzazione.
No, l’avrebbe solo tramortito, un fantoccio da trasportare nella terra dell’Akatsuki.
Non che questo fosse di qualche consolazione per lo shinobi…
Tolto il demone a nove code, non avrebbe più avuto scopo. L’avrebbero eliminato senza ripensamenti.
 
Naruto a terra si contrasse, non era tipo da arrendersi, ma vedeva la speranza scivolare via dal corpo insieme al suo sangue.
"Non posso morire! Merda, devo fare ancora così tante cose!
Diventare Hokage…
Far tornare il sorriso a Sakura-chan, mantenere quella promessa…
[ti riporterò Sasuke]
 
Sasuke… devo… salvare… Sasuke…"
 
Ma per quanto volesse non riusciva a muoversi, i suoi sensi si stavano intorpidendo, l’odore ferroso del suo sangue perso sul pavimento gli dava la nausea. L’unica cosa a tenerlo ancora fuori dal buio era il dolore alle ferite gli picchiava nel cervello. E quasi non bastava.
C’era solo quella spada, letale, definitiva, che scendeva su di lui, sempre più veloce.
Naruto non perse tempo a tentare di chiudere gli occhi, non tentò di difendersi, non riuscì a fare nulla, e poi non ne aveva più la forza.
I suoi pensieri si alleavano contro di lui, scaraventandolo sempre più giù, nel dolore, nel rifiuto, nella disperazione.
Più cercava di dare una logica a tutto più le cose premevano per sfuggirgli dalle dita, accalcandosi l’una sull’altra appena fuori dalla sua portata.
Il buio avanzava, la fine di tutto.
C’era solo un pensiero che rimaneva indelebile, come inciso dentro di lui.
"Non salverò Sasuke.."
 
Riusciva a pensare solo a questo, l’azzurro dei suoi occhi luminosi inverosimilmente quasi opaco mentre le immagini si confondevano in un vortice infinito di passato e presente, che mischiava realtà e sogni, rimpianti e desideri.
Perché davanti ai suoi occhi, come se ci fosse stato appeso un quadro bellissimo, vedeva solo un sorriso tra il rosa dei fiori di ciliegio, e più in là, immerso nell’ombra, un sorriso molto più amaro, su un volto in cui sembrava fuori posto.
La ragazza della sua vita e il suo amico perduto.
 
Naruto aspettò; il dolore, il colpo, il vuoto.
Ma non arrivò nulla.
Silenzio, solo un silenzio troppo irreale per essere vero.
Un silenzio leggero, ma all’improvviso troppo carico, opprimente.
Naruto cercò di vedere oltre il quadro, ci provò con ogni goccia di ciò che era rimasto di lui.
Ma quello che vedeva non cambiò.
Sasuke. Di nuovo, sempre e solo Sasuke.
Quasi Naruto si arrabbiò in quel momento così sbagliato, impossibile.
"Cazzo, togliti dai miei pensieri! Lasciami stare! Ti prego,almeno per un istante, l’ultimo…"
Ma Sasuke non se ne andò.
 
Il cervello distrutto del ragazzo biondo ci mise tanto ad arrivarci, a cogliere che quello non era il Sasuke che invadeva sempre i suoi pensieri. Non era il Sasuke giovane, vestito di blu e bianco, il ragazzo che fra i capelli portava un copri fronte identico al suo, ma non era nemmeno il Sasuke vuoto, impassibile che aveva visto profilarsi su quelle rocce, stagliato contro il sole, meno di un mese prima.
No, questo Sasuke non indossava quei fottutissimi vestiti così simili a quelli del Sennin dei Serpenti, Orochimaru, quei vestiti che lo indicavano come di sua proprietà.
Il Sasuke che Naruto stava guardando era vestito di nero e bianco, ma c’era anche uno sprazzo di rosso in quel buio, il ventaglio, il simbolo degli Uchiha, del suo clan annientato, il simbolo di un tempo finito, di una famiglia perduta, di un orgoglio ancora così vivo… il simbolo di una vendetta.
 
Naruto guardò Sasuke in piedi davanti a lui, con una mano artigliata al braccio la cui spada avrebbe dovuto colpire lui.
Con un unico movimento quasi troppo veloce per essere visto, o almeno non dagli occhi stanchi del ragazzo disteso a terra, scagliò quel colosso lontano, e osservò la sua imponente mole sbattere contro il muro, romperlo, e rimanere lì, incastrato.
 
Sasuke, letale, che lanciava via Kisame, Sasuke che lo salvava… e poi, che si voltava verso Naruto, per un istante appena, quasi…
…quasi a controllare che fosse vivo…
E fu guardando quegli occhi neri, gli occhi che da anni erano la sua più grande ragione di vita, che Naruto capì che l’Uchiha era lì, era reale. "Sa…Sas’ke…" mormorò prima di sprofondare in un piacevole oblio.
 
***
 
Sasuke non perse tempo a guardarlo.
Si voltò verso il fratello
"Itachi, finalmente"
Il maggiore lo guardò sogghignando.
"Otooto-chan"
"Non chiamarmi otooto"
"Come preferisci…
Mangenkyo sharingan"
 
 
***
 
Dolore…il dolore.
Lo shinobi riaprì gli occhi solo perchè sentì l’urlo di Sasuke, perché capì il dolore di Sasuke, perché intuì la rabbia impotente di Sasuke. Perché capì che stava per essere ucciso.
E come era sempre successo, come sarebbe successo sempre finché fosse rimasto in vita, Uzumaki Naruto non poteva accettare che Sasuke fosse in pericolo, Uzumaki Naruto non poteva sopportare che Sasuke fosse in pericolo.
Un battito di ciglia, come per pulire un vetro appannato, e Naruto si rese conto di quello che stava succedendo: Sasuke contro il muro, sollevato da terra, ridotto a un fantoccio impotente nelle mani del fratello che gli stringeva il collo, soffocandolo.
Il ninja della Foglia guardò gli occhi di quello che era stato il suo migliore amico: erano persi, disperati, fissi in quelli del Mukenin.
Sasuke gridò ancora, e il suo corpo si contrasse.
Itachi sorrise, pigramente.
Con il suo sguardo, la ricompensa per aver ucciso il suo migliore amico, torturava suo fratello.
Quel fratello che contro la superiorità di quello sguardo non poteva fare nulla, quel fratello che avrebbe potuto avere a sua volta quell’arma, ma che l’aveva rifiutata.
Aveva rifiutato di uccidere lui, Naruto.
Le sue mani si mossero da sole, si contrassero alla ricerca del terreno, di un appiglio per cercare di tirarsi in piedi.
"Lascialo…"
Una voce soffocata tra quei denti che si stringevano, ora felini.
"Lascialo!"
Un ruggito.
Itachi, ancora sorridendo, lo guardò; occhi rossi riflessi in occhi rossi.
Il corpo di Naruto tremava mentre si tirava in piedi, ciondolante, le braccia pendenti lungo i fianchi, ma lo sguardo fermo non aveva incertezze.
C’era solo furia dentro, solo potere, puro e incontrollato.
La voce di Itachi Uchiha era incolore.
"Ciao Kyuubi"
Il sorriso era scomparso dalle sue labbra.
 
***
"Avevi detto mai più…"
-derisione-
"Non posso scegliere"
-parole sibilate tra labbra strette-
"Ah… l’Uchiha, vedo…"
"Mi serve il tuo aiuto"
-sussurro fra i denti-
"Sei debole, Naruto-kun, sai che è pericoloso per te…
Avevi detto mai più,
E poi…
Quell’Uchiha non si interessa di te,
lo sai benissimo"
"DAMMI IL TUO POTERE!"
-un urlo nella caverna rossa-
-un ribollio, un fluire da dietro quelle altissimi sbarre-
-una risata grottesca-
"si…"

***

Fiction ambientata circa un mese dopo la prima "escursione" di Naruto e Sakura nel covo di Orochimaru. Quando c'è Sai e Sasuke vuole eliminare tutti, tanto per chiarirci ^^

Pubblico questo capitolo di introduzione un po' titubante.

Un mio difetto nello scrivere è quello di cominciare le cose sempre piano, sempre troppo "alla larga". Per entrare nel vivo ( e divetare interessante) la storia ci mette un po', soprattutto in questo caso.

Ma d'altronde un ritorno di Sasuke ce lo vedo lungo e tormentato, spesso frustrante.

Mi sembra poco realistico pensare che in due capitoli l'Uchiha torni a Konoha e si innamori in una botta sola di Sasuke e Sakura -insieme-della serie "vissero felici e contenti".

Poi è un mio parere, spero che mi comprendiate e che la fiction vi piaccia.

Un abbraccio.

_Ala_

 

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Capitolo 2
*** L'occhio del ciclone ***


riassunto

CAPITOLO 2 : L’occhio del ciclone

 

A Naruto non restarono ricordi chiari di quella battaglia, non fu lui a combattere, ma il demone volpe sigillato al suo interno. Il ragazzo gli aveva lasciato spazio, gli aveva lasciato un’illusione di libertà, ma solo per quel poco tempo necessario; in fondo la volpe gli lasciava l’illusione di essere il solo possessore di se stesso da anni.. pochi minuti poteva concederglieli, specialmente considerando il disperato bisogno che ne aveva. Da solo non sarebbe stato in grado di proteggere Sasuke, e pur di riuscirci era disposto a cedere se stesso. Queste erano verità che gli bruciavano dentro.

E, faceva male ammetterlo, la cosa che più gli pesava, in quel caso, non era certo il lasciarsi così controllare dal demone che tanto lo tormentava.

Il chakra rosso lentamente scomparve, Naruto se lo riprese dentro, dove non poteva ferire nessuno, dove ne aveva il dominio. Non era facile, ne divertente convivere con un tale mostro, così radicato in se da non permettere agli altri di separare bestia e contenitore.

Ma non era importante in quel momento.

Non gli importava delle zanne che si ritiravano riprendendo le loro consuete forme, ne degli artigli che, lacerandogli la pelle morbida dei polpastrelli, si ritraevano dolorosamente. La sua carne esposta venne ricoperta da nuovi strati di epidermide, i suoi occhi ritornarono cerulei, rimodellandosi nel loro taglio abituale.

E mentre il cielo si rifletteva nuovamente nel suo sguardo la coscienza sopita del ragazzo si risvegliò, e ritrovando quel senno che sembrava perduto nella follia della volpe Uzumaki Naruto ritrovò se stesso. Prima non c’era. Prima c’era solo Kyuubi, il demone a nove code, prima c’era la sua rabbia cieca, la sua voglia di distruzione incontrollata, la sua smania di uccidere, annientare, devastare.

Ma ora era tornato Naruto e con lui il suo primo pensiero, il suo chiodo fisso. Perché se c’era Naruto non poteva non esserci Sasuke. Era la sua preoccupazione sempre presente, la metà mancante di se stesso. La zona calma al centro della tempesta, l’unico angolo di pace, l’occhio del ciclone. Il dolore per il suo abbandono, poi la rabbia, e ora…la preoccupazione.

Con uno sforzo si voltò a cercarlo con lo sguardo, e lo vide lì, abbandonato come una bambola di stracci sciupati, maltrattati, ai piedi di quella parete contro cui suo fratello l’aveva lasciato dimenticandosi di lui nell’esatto istante in cui la potenza di Kyuubi si era manifestata. Con amarezza il ragazzo pensò che, in un ipotetica inversione di ruoli, Sasuke mai avrebbe scordato Itachi. C’era quasi invidia ora in lui, a pensare che, per suo amico smarrito, il fratello maggiore era l’unica ragione di vita.

Costringendo i muscoli a muoversi lo raggiunse a tentoni, trascinandosi sui gomiti. Il suo corpo, martoriato dopo lo scontro con Itachi, non sembrava nemmeno appartenergli. Ma non gli importava, non sembrava nemmeno accorgersene, il suo intero essere era completamente rivolto verso Sasuke.

Si, perché se l’Uchiha, con tutto il suo maledetto orgoglio se ne stava lì immobile, pateticamente spezzato sul pavimento, mentre il suo sangue, quel prezioso sangue della sua stirpe, si allargava in pozze cremisi intorno a lui, sprecandosi a macchiare un lercio terreno, doveva essere grave davvero.

Quando finalmente Naruto lo raggiunse perse un battito alla vista di quel volto esanime, ma proprio per la gravità delle condizioni del’amico era fondamentale che si riprendesse, e scuotendo appena la testa con l’intenzione di riacquisire un minimo di lucidità si sporse ancora verso di lui. Faticosamente afferrò le sue spalle e attento, con delicatezza, lo mise riverso sul pavimento. Stendendolo vicino a lui il sangue del ragazzo prese a scorrere insieme al suo, mischiandosi in modo che era impossibile distinguere l’uno dall’altro. Si trascinò fin dietro la testa di Sasuke, e sollevando il capo lo guardò ancora. Respirava? Non avrebbe saputo dirlo. Spaventato allungò due dita tremanti e oltrepassando lentamente i suoi occhi, il suo naso e la sua bocca arrivò a sfiorargli la pelle calda e delicata della gola. Naruto posò le dita sotto il suo collo, premendo sulla giugulare cercando la vita laddove suo fratello poco prima aveva stretto tanto da procurargli quasi la morte. Si, un respiro di sollievo gli scivolò dalle labbra e gli fece socchiudere gli occhi: si il battito c’era, debole ma c’era. Era vivo.

L’angoscia che prima gli premeva sul petto sembrò sciogliersi all’improvviso, la felicità unita al conforto gli scivolò nelle vene, si sentiva pulsare, ribollire di gioia.

La scomparsa di quel dubbio tormentante lo liberò, e insieme alla preoccupazione opprimente sembrò svanire anche la sua forza, quella forza che si era costretto a raccogliere. Le sue braccia, tese allo spasimo nel sostenerlo sopra il capo dell’altro cedettero, e solo con uno sforzo di volontà inumano Naruto riuscì a resistere ancora un istante, a non crollare del tutto sopra Sasuke.

I suoi gomiti picchiarono sul pavimento, facendo schizzare il sangue. Ce ne era così tanto… così tanto…

..tanto da formare delle pozzanghere.

Il ninja della foglia sentì la sua gola seccarsi, e poi le lacrime riempire prepotenti i suoi occhi. Contrasse il viso per cercare di non cedere a esse, ma era impossibile.

Il suo corpo, la sua anima, erano sfinite, logorate dal combattimento e dall’angoscia che tutta la situazione gli accumulava addosso.

E allora le lacrime debordarono, colarono lungo le sue guance, lungo le tre cicatrici parallele, solitamente unica pecca di quel viso giovane, vitale, ora deformato in una maschera grottesca di lividi e graffi.

La stilla salata percorse la sua pelle, il profilo del suo naso, le sue labbra. Goccia esitante che restò un attimo così sospesa, in bilico sul nulla, quasi incerta o impaurita, e poi cadde, spiccando il suo salto nel vuoto. Piccola lacrima in cerca di libertà.

Lacrima che infine morì sul viso bellissimo del ragazzo moro, che si infranse in mille altri bagliori, come brillii leggeri sulla sua fronte, seguita da altre, più veloci, quasi…

...come gocce di pioggia.

Naruto non seppe se furono le sue lacrime o il suo sguardo a svegliare il ragazzo.

Sasuke aprì gli occhi.

…i loro visi vicini, paralleli, ma opposti .

Non sembrò di trovarselo davanti.

Gli occhi neri rispecchiarono l’azzurro, che a sua volta rifletté il nero.

I loro sguardi per un istante apparsero uguali.

Naruto non fece nulla per fermare le lacrime, anzi alla vista degli occhi del vecchio compagno, di quel nero che da anni cercava, disperato, la stretta al petto si intensificò. Di nuovo il senso di dejà vu sbagliato, un errore in un quadro che conosceva a memoria. Gli occhi di Sasuke non sembravano quelli di un mese prima, è vero, ma neanche quelli di pochi minuti prima, non erano vuoti, non erano arrabbiati.

Sembravano invece stanchi… così stanchi, di tutto.

"perché…?" mormorò tra le labbra pallide, macchiate di sangue.

Naruto scosse appena la testa, stringendo gli occhi, pieni di incomprensione a quella domanda

"perché cosa, Sas’ke?"

Chiese con voce tenera, incorporea quasi. Irreale in quella atmosfera scesa su di loro, atmosfera che sapeva di un passato ricreato dalla pioggia.

Ma il ragazzo moro era troppo debole, o forse semplicemente troppo esausto per rispondere, o forse chissà, non voleva farlo, non voleva ripronunciare quelle parole.

Spostò lo sguardo al di là del viso preoccupato che galleggiava sopra di lui, oltre le sue spalle robuste, lungo il soffitto altissimo.

E Naruto improvvisamente capì, ricordò.

Sasuke gliel’aveva già fatta quella domanda, tre anni prima, nella valle della fine.

"perché ti spingi così lontano per me, Naruto?"

Non ebbe il coraggio di rispondere, sapeva che le parole che avrebbe detto non sarebbero state le stesse. Aprì piano le labbra morbide, ma l’indecisione sulla risposta gli impedì di pronunciare alcun suono.

Gli occhi scuri ritornarono decisi, fissi nei suoi laghi azzurri, così incerti.

"Dimmi perché..!"

Ordinò con voce soffocata, stremata dal dolore.

Naruto socchiuse appena le palpebre, la sue labbra si aprirono un poco di più, ma ancora non rispose.

E mentre Sasuke perdeva conoscenza, mentre si spegneva di nuovo nell’oblio l’ultimo rantolo fu per lui, l’ultimo appello.

"N..Naruto..?"

Solo allora, solo quando il ragazzo perse i sensi la voce di Naruto si decise a collaborare.

Tre parole spezzate, mute, quasi un bisbiglio di labbra troppo tremanti.

". . . P e r c h è T i A m o . . . "

E poi crollò, piano, dolcemente, attento a non schiacciare il viso del ragazzo, ormai una macchia bianco gesso nel nero più completo. Il suo capo si appoggiò sul corpo di Sasuke, sul cuore di Sasuke.

 

 

E quando arrivò Sakura, qualche tempo dopo, non poté impedirsi di urlare, perché era tutto troppo brutto.

Il rifiuto della realtà, che l’avrebbe colta subito se li avesse visti svegli e felici, con gli occhi illuminati nell’andarle incontro [proprio come li voleva] non poteva sopraffarla nello scorgerli così: così immobili, uno sopra l’altro, col loro sangue mischiato, la guancia di Naruto sotto il collo di Sasuke, la sua mano abbandonata accanto alla sua fronte.

Si sono uccisi a vicenda

Continuava a urlare Sakura.

Morti entrambi. E lei sola.

Come nei suoi incubi ricorrenti

No, non rifiuta la realtà Sakura Haruno, perché dentro di lei aveva sempre avuto la certezza che Naruto avrebbe trovato Sasuke, che Naruto non l’avrebbe delusa e gliel’avrebbe riportato. Avrebbe mantenuto la sua promessa.

E infine l’aveva fatto.

Sakura Haruno urlava, perché il suo sogno più grande, più ricorrente, si era trasformato nel suo più grande incubo.

 

 

***

ed ecco che anche Sakura fa la sua comparsa, povera, le verrà un infarto a crederli morti entrambi ^^

E ora le risposte ai commenti:

_misty_: ecco che un altro pezzetto si è scoperto! continua a leggere, e ti assicuro che la storia diventerà chiarissima, è già tutta nella mia testolina, e in parte su carta! ^^Hai centrato in pieno quello che io vedo in amore tra tre persone, il fatto di amare senza limiti, e tutto ciò che ne consegue! ehi! ma come sei intuitiva eh? XD

Rinoagirl89: ooooh! mi hai illuminata sull'ortografia della parola  "theresome", (io scrivevo treasome, e non so da dove mi usciva! -_-'') grazie mille! e grazie tantissimo anche per averla aggiunta tra i preferiti, giuro che non la pianterò a metà e che si, resterà sasusakunaru fino alla fine! va bene così l'aggiornamento?! cercherò di farne uno alla settimana (ma non voglio minacce di morte se non mi riuscirà eh? XDDD)

coccinella90: grazie grazie grazie! addirittura due commenti, immagino che ti sia piaciuta così tanto da voler lasciare un segno eh? (ovviamente non l'hai fatto erroneamente, no no XD) si si, il rapporto fra i tre è bellissimo -o almeno il rapporto fra i tre che c'è nella mia testa..) al prossimo, ciao!

AliceInWonderland: sapere che addirittura hai guardato il mio profilo mi commuove *.*, hai visto, ho scritto un'altra oneshot!?! -non era un invito ad andare a leggerla ovviamente..XD- e anche giustice's eyes è aggiornata, spero ti piacciano ancora baci!

Stranger88: PUCCIA!!!!! anche qui ti trovo! e scrivo sul tuo paring preferito (e allora tutti i discorsi sulle shikatema?!? traditrice!!) effettivamente questa con il suo 'più leggera' è anche più facile da scrivere!! e da leggere immagino..non essere triste, visto come aggiorno in fretta, ti lovvo bacio bacio!!!!

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Capitolo 3
*** Fairytales ***


riassunto
FAIRYTALES
 
 
Sakura trasformò il suo urlo in singhiozzi mentre scivolava per terra, priva di quella forza che avrebbe dovuto sorreggerla: l’amore.
L’amore quasi ossessivo, irrazionale, per Sasuke e poi quell’altro tipo di amore, un amore che in fondo sapeva un po’ d’amicizia, di sicurezza, d’appoggio.
Il bisogno disperato che lei aveva di Naruto.
Perché non era l’Uchiha infondo, a esserle rimasto accanto mentre la sua realtà crollava in pezzi,
anzi era lui che l’aveva infranta.
Si, quando tre anni prima il destino l’aveva privata del suo tutto, di Sasuke,
lei aveva scoperto che in mezzo a qual niente qualcosa di rimasto c’era ancora.
Qualcosa di piccolo, qualcosa che la ragazza che era stata prima era troppo cieca per vedere,
così abbagliata dal grande fuoco Uchiha e lì, lì nell’ombra di quella luce, era sempre rimasto lui, Naruto.
Il bambino con troppi sogni, il bambino con troppa solitudine intorno,
con una forza tremenda e terrificante racchiusa dentro - quella del Kyuubi - e un’altra ancora più forte: la sua.
Quella che si permetteva di sopravvivere al demone, di sopravvivere alla solitudine.
Lui non tirava semplicemente avanti, lui combatteva.
Combatteva per se stesso, per il suo sogno, e per il sogno di qualcun altro.
Il sogno di Sakura, che era l’amore, la stella di Naruto.
E lui combatteva per riportarle il ragazzo a cui lei aveva donato il cuore.
 
Con gli occhi pieni di lacrime e la gola secca per le urla, fu da lui che strisciò per prima.
Non naruto, non anche Naruto, non avrebbe potuto sopportarlo.
La sua vita, la sua fragile anima già privata da tempo della sua metà, non avrebbe potuto reggere quell’ultima botta.
Sakura si avvicinò al ragazzo, a quello che negli ultimi anni era stato il suo unico rapporto con la vita.
Lo toccò.
Era caldo.
Quasi tremando per l’emozione, per quella speranza che se poi si fosse infranta l’avrebbe definitivamente uccisa,
Sakura chiuse gli occhi e permise alla ragione, al ninja medico che era in lei di intervenire.
Stese la mano sul suo capo, in aria a pochi centimetri della sua guancia, dalla sua tempia,
e quando li riaprì erano pieni di lacrime diverse, di sollievo.
"Sei vivo…" mormorò.
 
In quel momento Sakura percepì un movimento, un impercettibile, minuscolo movimento.
Altri due occhi si aprirono.
E non erano quelli di Naruto.
La kunoichi rimase ferma, immobile, shoccata a fissare quegli occhi, occhi neri come ossidiana, come la notte stessa.
Quegli occhi che portavano il respiro alle sue labbra.
Rimase per un secondo infinito immobile, impietrita davanti a lui,
ma dentro sentiva un turbine di emozioni così devastanti da non riuscire realmente a comprenderne nessuna.
Sentiva la gioia e l’opposto della gioia che si annientavano l’un l’altra in un vuoto in cui l’unica cosa
che importavano erano gli occhi di lui.
Era talmente felice da non riuscire ad esserlo.
 
 
[ E’ così difficile riuscire a comprendere la portata dei tuoi sogni quando questi si avverano]
"Sa..su…ke-kun…" fu solo capace di mormorare, in una replica di quella volta,
un mese prima, quando l’aveva rivisto dopo tanto tempo e lui le aveva detto che l’avrebbe uccisa per un suo capriccio.
Quello era stato un Sasuke che lei non conosceva, non che si illudesse di averlo mai conosciuto veramente
ma era ancora più freddo e privo di sentimenti, era totalmente vuoto. Inumano.
C’era solo odio in quel mukenin, solo odio verso una persona.
C’era solo un obbiettivo, nient’altro.
Senza più quell’obbiettivo non ci sarebbe più stato nemmeno lui.
Ma oggi quegli occhi erano diversi.
C’era tutto dentro.
Tutto il mondo.
C’era perdita, c’era sconfitta, c’era rinuncia.
Rinuncia a continuare a crederci.
Anche quell’obbiettivo era scomparso, e con esso, sembrava dover infine scomparire anche lui.
Il guscio per quella vendetta, un guscio ormai vuoto.
Sasuke mosse le labbra, ma ne uscì solo aria silenziosa.
Sakura scosse la testa senza capire.
Sasuke stette in silenzio.
Come a ricaricarsi, a convincersi. Quando infine parlò la sua voce era ferma.
"Sakura, uccidimi."
Lei sbarrò gli occhi verdi, le si mozzò il fiato.
"No!" espirò.

 

 
 
***
 
 
Cosa poteva fare ora?
Non poteva riportarlo a Konoha, aveva troppa paura di quello che avrebbero potuto fare.
Delle decisioni del Consiglio.
E lei non poteva rischiare.
Non avrebbe mai potuto farlo.
Sasuke era tornato.
 
Quando Naruto si svegliò la fissò spaventato.
"Cosa hai fatto?"
Sasuke era tornato.
 
 
Sakura lo guardò, dura.
"Sarebbe morto.
L’ho guarito
- salvato -
Ti sembra così strano?"
Sasuke era tornato.
 
Lui scosse la testa, un sorriso amaro sulle labbra.
Già complice di quell’illusione.
"No, Sakura-chan"
Sasuke è tornato?
 
Avrebbero dovuto saperlo.
Che non lo avevano ancora guarito
- salvato -
Ma era bello crederci.
 
 
 
***
 
 
 
Da quando aveva riaperto gli occhi Sasuke era stato capace di dire una sola frase.
[Non ce l’ho fatta]
I due ragazzi vicini a lui avevano sollevato la testa e si erano guardati,
lo stesso scintillio nello sguardo nel costatare che allora era ancora in grado di parlare.
Che non era del tutto vuoto come sembrava.
Non si muoveva.
Non li guardava.
Teneva gli occhi fissi nel vuoto, così apatico da sembrare morto.
Ma poi aveva detto quella frase, e loro avevano sperato.
Solo che successivamente l’aveva ripetuta così tante volte
che alla fine Naruto avrebbe preferito fosse rimasto zitto.
Quella nenia desolante, fatta solo di parole respirate troppo forte lo distruggeva.
Perché se quello che Sasuke esternava era quello che sentiva dentro,
allora era difficile convincersi di averlo salvato. Troppo difficile.
Persino per lui.

 

Ma dopo quattro giorni scoppiò.
Quella situazione gli toglieva l’aria.
Non riusciva più a guardare Sasuke rimanere privo di vita, non riusciva più a sopportare
che Sakura continuasse a sorridere e medicargli le ferite come se tutto andasse per il meglio.
Lui non era fatto per l’ipocrisia, non riusciva a recitare, e ora i fili si stavano stringendo troppo intorno a loro,
sentiva quelle sottile corde di finzione segargli la pelle.
Per un po’ riuscì a nasconderlo, d'altronde la sua pelle era famosa per rigenerarsi in fretta, quasi istantaneamente.
Ma alla lunga quel logorio risultò così evidente che anche gli occhi di Sakura, ora puntati su altre ferite se ne accorsero.
"Cosa c’è che non va, Naruto?"
Lui non alzò nemmeno il viso, scosse un poco le spalle.
"Cosa va piuttosto?" mormorò.
La ragazza stette in silenzio.
Lo shinobi fremeva sotto i suoi occhi, disturbato tanto dall’apatia di lui quanto
dalla incredibile capacità di lei di far finta che fosse tutto normale.
"Naruto…" sussurrò la ragazza, quasi supplicandolo di lasciarla nella sua apparente felicità,
di non costringerla ad aprire gli occhi. Ma quel tono riuscì solo a farlo infuriare di più.
"Cosa va, Sakura-chan!? Dannazione, dimmi che cos’è che va esattamente!
Ti sembra normale tutto questo? Mi fa SCHIFO, mi fate schifo! Tutti e due!"
Lei incassò le spalle, come a difendersi dalla sua rabbia.
Cercò di balbettare qualcosa, le labbra morbide che tremavano, ma lui continuò a inveire.
"Guardati! Tu che te ne stai lì, con quel tuo solito vestito rosso, così romanticamente spaventoso,
che ti pettini i capelli per piacere a una statua di gesso che tra poco nemmeno respira,
come se ti ostinassi a fare finta che quel cadavere lì disteso abbia qualcosa a che fare col nostro Sasuke!"
Lei rimase solo a guardarlo, tremante, mentre le lacrime affollavano quegli occhi infranti dalla realtà.
Naruto non le badò più che un istante, girandosi poi schifato, come se lo riempisse di orrore la sua sola vista.
Afferrò invece Sasuke per le spalle, tirandolo in piedi e sbattendolo contro il muro con tutta la forza che aveva.
"Maledizione Sasuke! Ma perché fai così?! Non hai ucciso Itachi, e allora?! Pensi che morire ti servirà a farlo!?
Sei debole Sasuke, mi fai solo pena! Riaverti così non ha senso!
Tornatene da quella serpe se è ciò che vuoi! Io non sono disposto a…"
Ma una mano lo spinse lontano,
strappandolo dal corpo del mukenin che si limitava a fissarlo senza alcuna reazione.
Sakura si mise davanti a lui, come a volerlo proteggere.
"Ma che diavolo stai facendo!?" anche lei stava urlando, strappata brutalmente dal suo mondo di favole.
E Naruto aveva intenzione di risvegliarla del tutto.
"Sakura, guardalo!" ruggì, " E’ come se fosse morto, come se fosse ancora di Orochimaru!"
"Lui non è di Orochimaru.." bisbigliò lei tra i denti, poi assottigliò gli occhi,
"Naruto, è Sasuke. È sempre stato difficile!"
Il ragazzo distolse lo sguardo, senza sembrare intenzionato a rispondere.
"Tsk" fu tutto ciò che disse.
La voce della ragazza di ammorbidì "prova a metterti nei suoi panni, pensa a tutto quello che ha passato…"
"E PERCHE’ IO NON L’HO PASSATO!?" ruggì il ragazzo in risposta.
"Evita di usare con me queste pallide scuse Sakura-chan, tutti abbiamo ricordi che vorremmo dimenticare"
La sua voce andò in decrescendo, prima di spegnersi in un basso sussurro.
A Sakura si strinse il cuore, lui non accennava mai al suo passato.
Era tipico di Naruto guardare sempre in avanti con un sorriso.
Gli posò una mano sulla guancia, ma non era intenzionata a cedere.
"Naruto, non è quello che intendevo. Io…lo so, di te."
Lui chinò lo sguardo, non era abituato a venir consolato,
e lei, provando una tenerezza nuova, gli disse:
"Ma… insomma, lui è Sasuke, è qui".
La conversazione, dopo le parole afflitte di lui, aveva cambiato tono,
era scesa a un altro livello e aveva un altro valore per lei.
Non voleva ferirlo, ma lo implorava di capire.
"Questo non è il Sasuke a cui voglio bene"
"E’ Sasuke, è lui, ed è tutto ciò che voglio"
Lui assorbì in silenzio la coltellata in pieno stomaco.
"Non è quello che voglio io…" mormorò, "non mi basta, non è per questo vegetale che ho combattuto".
La sua voce ora era più decisa.
Con delicatezza si liberò dalla mano di lei, che carezzava il suo viso, poi le voltò le spalle e se ne andò.
 
La ragazza lo guardò andare via senza una parola, poi,
quando non sentì più i suoi passi nelle vicinanze si voltò verso Sasuke.
E lo trovò in piedi di fronte a lei.
" Ha ragione Naruto, Sakura"
La usa voce era suadente, quasi viscida e Sakura con orrore si tirò indietro con un movimento istintivo,
le ricordava troppo il tono del Sennin dei serpenti.
"Che intendi?" Balbettò Sakura cercando di rielaborare la sorpresa di trovarselo davanti e reattivo.
"Odiami, uccidimi." Ancora quella voce, quel tono quasi persuasivo, e allo stesso tempo quasi derisorio,
che le faceva accapponare la pelle.
"Io ti ucciderei se servisse" continuò lui, "Ma per cosa, per scappare? Per dove?
Neanche state con lui, neanche uccidere, annullarmi, separarmi da voi, le uniche persone che contassero qualcosa.."
La sua voce aveva preso un tono più deciso.
Ecco il motivo del suo cinismo, era come se parlasse a se stesso.
"Neanche questo mi ha dato il potere per uccidere Itachi"
La voce di Sakura entrò in quell’atmosfera intima,
quel monologo che lui stava tenendo con se stesso, spezzandolo.
"Intendi Orochimaru, vero?" costatò, la rabbia traspariva dalla sua voce.
"Quando dici lui, intendi Orochimaru, vero?"
"Certo, finché è l’unico in grado di darmi il potere…"
Sasuke aveva perso la sua aria imperturbabile ora, stringeva i pugni ai lati del corpo.
"Forse la cosa giusta sarebbe tornare, è l’unico maestro che può darmi qualcosa adesso"
"Orochimaru?! Ma come fai ancora a dirlo, come fai a essere così idiota?!" la frase sfociò in un urlo.
"Se ci tenevi tanto perché non te lo sei fatto trasferire nel corpo?!
Fatti uccidere! Fallo entrare in te! Che schifo, mi disgusta solo l’idea. Quell’essere…dentro di te, che schifo!
Tu non sei suo, non sei suo! Ti tratta come un giocattolo..! E tu! .."
"Sakura, io non sarò mai tuo."
Quella affermazione riuscì a zittirla, la ragazza si sentì come svuotata.
"Non intendevo questo…" mormorò.
"Davvero?" Insinuò lui velenoso, alzando un sopracciglio.
Lei non rispose.
L’Uchiha alzò un angolo delle labbra in un accenno di sorriso amaro. Poi si mosse per sorpassarla.
Lei ci mise una frazione d’istante a reagire.
"Dove vai!?" Esclamò girandosi verso di lui, allarmata.
"Da Orochimaru"
Rispose lui, senza voltarsi ma tuttavia arrestandosi "le tue parole mi hanno fatto riflettere".
"NO! Non lo farai! Te lo impedirò!"
Lui si girò verso di lei, sul viso l’ombra di un sorriso sghembo.
"Ah sì? E pensi di riuscirci? Anche ridotto così tu non puoi competere con me, Sakura".
Sulla faccia della Kunoichi si leggeva il panico, "Chiamerò Naruto! Lui ti fermerà! In due ti fermeremo!".
Ma la faccia del mukenin restò tranquilla.
"No, non lo farai" rispose, " Naruto mi ucciderà Sakura, tu non lo vuoi, tu non vuoi questo."
"No, non lo farà, lui ti ama come ti amo io!"
Sasuke a queste parole si animò, c’era fuoco nei suoi occhi.
"Se mi ami lasciami andare!"
Gridò, e la sua voce era imperativa si, ma anche calda, quasi un implorazione a capire…
Sakura restò impietrita, gli occhi verde foglia,
quasi un emblema di quel villaggio, di tutto quello che lui lasciava. Lei e Konoha.
...e Naruto…
Sasuke le diede le spalle bruscamente, nuovamente di ghiaccio.
"Addio. Se tenti di fermarmi, ti ucciderò"
Ma lei era decisa,
 
[io ti amo]
 
"E allora fallo!"
IL tempo di tendere i muscoli per spiccare la corsa verso di lui e si trovò premuta contro il muro,
il corpo di Sasuke schiacciato addosso e la sua mano che le inchiodava la gola in una morsa ferrea.
"Hai detto che se ti amo dovrei lasciarti andare, hai detto che si ti amo non dovrei cercare di tenerti qui.
Hai detto che non sarai mai mio. Mi credi così egoista Sasuke-kun?"
Strinse i denti, afferrando il polso della mano con cui la imprigionava con le sue.
"Pensi che io ti voglia qui per me? Pensi che non voglia vederti sprecare tutta la tua vita inseguendo una vendetta, per me?
Pensi che io non voglia lasciarti morire, scomparire, per me?
Tu non hai capito niente.
Ama chi ti pare Sasuke-kun, ma vivi.
È a te che dovrebbe interessare.
E mi fa pena sapere che non è così"
Le sfuggì un gemito di dolore che si tramutò in urlo quando lui premette più forte la mano sulla sua gola.
Il viso di lei divenne rosso, le sue labbra si contrassero nello sforzo di prendere aria.
Lui la stava uccidendo, e i suoi occhi rimanevano maledettamente freddi.
L’aria iniziò a vibrare di energia mentre lui richiamava il chakra necessario per un chidori nel suo palmo libero.
Lo avvicinò allo stomaco della ragazza, che si contrasse istintivamente.
" Sei felice Sakura?" mormorò guardandola negli occhi.
" Sei felice?!" Urlò poi cattivo, spietato.
"Io ti amo" disse lei, parole soffocate dalla sua stretta sempre più decisa.
Sasuke piegò il bracciò all’indietro, caricando il chidori di movimento.
Si preparò ad ucciderla.
"Come sarebbe bello" mormorò, avvicinando le labbra al suo orecchio,
"farmi amare da te".
Sakura sbarrò gli occhi, lui bruciò nei suoi.
Rimasero immobili, per un ultimo istante.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La voce di Naruto ***


riassunto
 LA VOCE Di NARUTO

 

La voce di Naruto, squillante come una tromba, spezzò il silenzio pesante che era sceso sui due ragazzi, immobili nel loro ultimo istante insieme.
"Sakura-chan! Scusami, non so che mi è preso!
Cioè, sono convinto di ciò che ho detto, ma non dovevo arrabbiarmi così con te!
Col teme si, ma con te no."
Sakura sbarrò gli occhi nel sentire la sua voce.
I muscoli ebbero involontariamente una nuova contrazione a quell’imprevisto, che sapeva quasi di speranza.
Naruto era lì! Era così vicino!
Voleva scalciare, dimenarsi, urlare. Qualsiasi cosa per manifestare la sua presenza.
Ma il chidori a pochi centimetri dal suo ventre la pietrificava.
Così non parlò, rimase silenziosa benché dentro urlasse, fissando gli occhi in quelli di Sasuke.
Cosa avrebbe fatto lui ora?
Se l’avesse uccisa Naruto l’avrebbe annientato, ma se fosse riuscito a eliminarla così veloce da riuscire poi a scappare…
allora sarebbe stato libero.
Negli occhi del ragazzo si agitarono mille pensieri, in un esplosione confusa.
I fulmini racchiusi nella sua mano sfrigolarono mentre aumentavano d’intensità.
Sakura non era una ragazza qualunque, capace di illudersi in una situazione del genere, lei era una ninja, e capì subito come sarebbero andate le cose.
Lui aveva deciso, era stanco. Stava per concludere tutto.
Nonostante questo lei non chiuse gli occhi, malgrado la paura, la consapevolezza della morte che le gravava addosso, li tenne su di lui.
Anche davanti alla sua fine non era in grado di distogliere lo sguardo dal suo viso. Non aveva intenzione di perdersi nemmeno un istante della sua bellezza.
Era troppo che lo aspettava.
"Sakura-chan? Non mi vuoi vedere? Se preferisci così… me ne andrò, non temere".
Il sangue le pompò potente nelle vene. Dritto nel suo cuore.
Sasuke se ne accorse, sotto la mano con cui le stringeva la gola sentì i battiti della ragazza velocizzarsi, frenetici. Tutta l’agitazione che le scorreva in corpo in un istante si riversò su di lui.
E non fu difficile condividere i suoi sentimenti.
Se Naruto se ne andava, lei era perduta.
Se Naruto restava, avrebbe potuto salvarla.
La kunoichi socchiuse le labbra, pronta a gridare, e lui istantaneamente caricò il colpo, disposto a tutto pur di impedirglielo. Un riflesso automatico derivato da anni di esercizio nell’uccidere.
Lei fremette, di paura, di frustrazione.
Ma, all’ultimo istante, Sasuke esitò.
E il cuore di Sakura si fermò.
"NARUTO!"
Un grido squarciò l’aria. C’era paura, c’era bisogno.
Naruto non perse tempo nemmeno a pensare. Il corpo lo trascinò in avanti prima che il suo cervello fosse in grado di dare ordini. E, nel momento in cui si trovò davanti a quella scena, per un istante nei suoi occhi si lesse il rifiuto della realtà.
Sakura urlò di nuovo, e il suo nome risuonò come una supplica.
Sasuke la scagliò lontano con disprezzo, guardandola sbattere la testa contro la parete e accasciasi a terra.
Poi si voltò a fronteggiare il suo eterno rivale.
"Di nuovo qui, Naruto?" chiese, beffardo.
Dalla gola della Kitsune uscì solo un basso ringhio.
Poi si slanciò su di lui.
La ragazza cercò di girarsi su un fianco, per guardarli.
Ma si sentiva così debole in quel momento, e muoversi le costava uno sforzo così grande. Sbatté gli occhi verde prato, grandi e luminosi, finché riuscì a far svanire quello spesso strato di oscurità che le premeva intorno alla testa. Il martellare incessante alle tempie le fece emettere un gemito, e lei strizzò di nuovo le palpebre, per proteggersi.

 

Il pugno di Naruto gli piegò la testa da un lato.
Disgustato sputò sangue al suolo e si rigirò verso di lui.
Era più forte di come se l’era immaginato.
Questo doveva concederglielo.
Ma non era abbastanza.
Ridendo lasciò che il segno maledetto gli si dipingesse sul corpo,
fremendo mentre sentiva il potere invaderlo come una cascata rigeneratrice.
I suoi occhi rossi si riflettevano in quelli azzurri dell’altro.
"Sei pronto a perdere di nuovo?"
Sibilò, derisorio.

 

 
 
I fili rosati dei suoi capelli le facevano solletico dietro al collo. Le davano fastidio.
Cercò di sollevare una mano per scostarli. Ma non fu in grado di trovarla, non le rispondeva.
Era come se non riuscisse più a sentire il suo corpo. Ci rinunciò.
Lei voleva solo riposare, non voleva nient’altro. Solo lasciarsi cullare da quella sensazione di vuoto che le chiedeva gentilmente di entrare. Voleva svanire e non sentire più dolore.
Inconsciamente pensò che era stanca anche di piangere.

 

Lo guardò dall’alto. Naruto era a terra.
Un braccio era spezzato, il sangue usciva dalle numerose ferite.
A Sasuke sembrava un miracolo già il fatto che riuscisse a tenere ancora gli occhi aperti.
Eppure era così.
Non si staccavano dai suoi.
Sembrava accusarlo.
Il mukenin si passò la lingua sulle labbra, assaggiando il suo stesso sangue.
Ne stava perdendo troppo.
E il suo chakra era agli sgoccioli.
Doveva farla finita presto.
O sarebbe finito lui.

 

 
Però diavolo, faceva troppo male per riuscire a escludere tutto dalla sua testa.
E poi cos’era quella sensazione di tristezza che premeva contro la sua anima.
Non era certa di volerlo sapere.
Ma era come un incubo, più ti sforzi di non pesarci, più quello torna a perseguitarti. Crudele.
Anche un'altra cosa era crudele.
Anche Sasuke lo era.
Sasuke?
 
 
"Sei pazzo Naruto, come credi di poter combattere ridotto in questo stato?"
"Non ti lascerò andare via, Sas’ke.
Non questa volta. Io ti fermerò, che tu lo voglia o meno!"
Una risata gorgogliò priva di gioia dalla gola del mukenin.
"Ma guardati, Naruto. Sei un fallito.
Non puoi competere con me,
col potere che Orochimaru mi ha donato!"
Gli occhi dell’altro si velarono di amarezza.
Non avrebbe mai capito.
Nessuno dei due avrebbe mai accettato di cedere.
"Come puoi voler tornare da Orochimaru, Sasu?
Come puoi dopo avere visto che non è servito?"
"Stai zitto!"
Quelle due parole ferirono l’aria. Secche.
"Non parlare di cose che non sai.
Chiama la volpe Naruto.
Chiamala, e facciamola finita.
Sono io il più forte"

 

 
 
Sakura si chiese ancora una volta che cosa stesse succedendo lì.
Si chiese ancora perché diavolo non riuscisse a dormire.
Maledì i volti di Sasuke e Naruto, che le martellavano nella testa peggio dell’emicrania.
Poi aprì finalmente gli occhi. Coscientemente.
E quello che vide la lasciò senza fiato.
Pensò fosse meglio tornare all’oblio.
Perché essere svegli faceva troppa paura.
Le veniva da vomitare.
 
 
 
"Non chiamerò mai più la volpe, dannazione!
Ma non lo capisci?!
A me fa schifo l’idea che qualcuno mi usi,
mi fa schifo l’idea che qualcuno mi controlli!
Quante volte dovrò ripetertelo?!"
"Allora sarai destinato a perdere!"
"IO ti riporterò indietro invece!
Ma lo farò con le mie forze!
Senza la volpe.
Senza quella serpe.
Solo io…"
Sasuke socchiuse gli occhi, incredibile come ogni parola di quel baka gli suscitasse rabbia.
"Parli solo perché vuoi rimandare la morte."
Sussurrò.
"Sas’ke, sei tu che stai continuando a parlare.
Sei sicuro di volermi uccidere..?"
E il mezzo sorriso che si formò sulle labbra spezzate di Naruto
era così fiducioso da fargli male agli occhi.
Perché c’era totale adorazione in lui.
Totale affetto.
- Io devo ucciderti.
Io devo uccidere Itachi -
"Stai sognando troppo, Naruto"
Disse invece.

 

 
 
Quell’essere scuro, quell’essere deviato non era Sasuke!
Cosa erano quelle due protuberanze mostruose sulla sua schiena?
"Sasuke-kun.." provò a mormorare.
Ma dalle sue labbra non uscì suono.
Non fu nemmeno sicura di averle mosse.
E cos’era quel chakra maligno che sprigionava?!
Lei l’aveva già sentito.
Nella foresta dell’esame chuunin, tanti anni fa.
"No…" mormorò di nuovo.
E stavolta la voce le arrivò alle orecchie, come un gemito.
Spostò lo sguardo. Qualsiasi cosa, le andava bene guardare tutto.
Ma non quel Sasuke. Non quel mostro.
E, per terra, distrutto, c’era Naruto.
Lo shinobi non le faceva paura invece. Era lui.
Non c’era il demone volpe che si manifestava.
Le sue dita non avevano artigli.
E i suoi occhi, erano azzurri.
- Naruto ha degli occhi così belli -
Si calmò a guardarlo. La sua immagine, nella confusione che le trapanava il cranio, aveva un effetto salutare per lei.
Ricominciò a respirare normalmente. Si tranquillizzò abbastanza per provare a muoversi.
Prima di tutto la mano, a scostare il ciuffo di capelli che la infastidiva, proprio lì, dietro al collo.
Poi provò a muovere la gambe.
Inutile, le sue ginocchia non ne volevano saper di collaborare.
Esausta spostò lo sguardo di nuovo verso le due figure che si fronteggiavano a pochi passi da lei.

 

 

"Allora fallo. Uccidimi."
Sasuke rimase immobile.
Naruto inclinò ancora le labbra in quel sorriso stanco.
"E’ bello essere dei sognatori Sasu.
Dovresti provarci anche tu".
Gli occhi del ragazzo di incupirono.
"Avresti dovuto scegliere con attenzione i tuoi sogni Naruto.
Non buttare la tua vita nel seguirne di impossibili"
"Sai, Sas’ke, se tu non avessi tentato di uccidere Sakura-chan,
io avrei potuto fare finta che non mi importasse dei tuoi errori.
Ma così hai esagerato.
Ora ti dovrò riportare a Konoha.
E mi dispiace.
Perché non so come andrà a finire".
"Ma di che diavolo parli!
Tu stai impazzendo!
Guardati.
Non riesci nemmeno a muoverti".
"Uccidimi allora".

 

 
 
Un tremito riprese a scorrerle dentro mentre guardava Sasuke.
Perché si era ridotto così?
Ma perché tutto questo stava succedendo?
Era troppo difficile lottare contro i fulmini.
E Sakura era troppo stanca per cercare ancora di chetarli.
Ma c’era Naruto.
E c’era Sasuke.
E lei era ancora immobile per terra. Inutile come sempre.
Cercò ancora di muoversi.
Era difficile.
E poi vide Sasuke avanzare ancora. E vide il chidori formatosi nella sua mano.
Quei fulmini che lei non riusciva a calmare.
E come erano belli.
E come brillavano.
Sentì i suoi occhi colmarsi di lacrime.
E poi la voce di Naruto, l’unica cosa che poteva trovare spazio nella sua mente in quel momento.
"Uccidimi allora".
E così il nero diventò bianco. E il bianco si scurì nel nero.
Il cerchio alla testa venne strappato via dalla sua voce.
E all’improvviso la scena diventò reale. I contorni si fecero nitidi sotto i suoi occhi.
Un urlo distorto le sfuggì dalle labbra.
Naruto lo sentì, perché si voltò verso di lei.
Sasuke invece era troppo concentrato nel suo gesto per accorgersi della kunoichi.
Ma era sempre stato così.
E a lei non importava.
Se Sasuke avesse ucciso Naruto, Sakura era sicura che poi lui sarebbe morto.
O almeno l’avrebbe fatto nella sua testa.
E vivere nell’incubo di saperli entrambi deceduti le era impossibile.
Non seppe dove trovò la forza, ma con uno sforzo immane si tirò in piedi.
Costrinse le sue gambe a muoversi, corse. La sua voce che risuonava nell’aria.
Ora anche Sasuke la sentì.
Per un attimo si distrasse e si voltò verso di lei.
La kunoichi stava volando.
Non era mai riuscita a correre così veloce.
Quando abbracciò Sasuke pensò solo all’esame di anni prima.
Ritornò a essere la bambina spaventata che lo implorava di fermarsi.
Ma stavolta la sensazione fu diversa.
Mentre stringeva le mani contro il suo petto sentì che era un uomo quello che abbracciava.
Per un istante ebbe paura.
Si strinse più forte a lui, impacciata dalle due mani enormi che gli eruttavano dalla schiena. Seppellì il viso nei suoi lunghi capelli argentei che odoravano di sangue e sudore. I singhiozzi le scuotevano il petto e facevano tremare anche il ragazzo.
Dentro se stessa pregò di riuscire a fermarlo, o di morire nel tentativo.
E poi lo sentì.
Il chidori si esaurì nell’aria, offuscando l’ambiente prima rischiarato da quella luce.
Le sue ali strusciarono contro la sua pelle mentre si rattrappivano fino a scomparire. I capelli si ritirarono, tornando di quel colore ebano che lei adorava, la sua pelle coriacea tornò morbida, bianca, a contatto con il suo corpo.
Lei scostò un po’ il viso, in modo da incontrare quello di lui, che la osservava da sopra la spalla, non seppe definire il suo sguardo.
Si era arreso. Era come spento, si era spenta la rabbia e non c’era nemmeno il dolore, rimaneva solo quiete; il suo viso era disteso, ma allo stesso tempo impassibile, distaccato.
Sakura restituì lo stesso sguardo.
Era come se non ci fosse niente altro.
E poi, con la coda dell’occhio, vide un movimento che la gelò.
Naruto, ora in piedi davanti a loro, le restituì l’occhiata, deciso, e sferrò il colpo.
La mano si scontrò con la tempia di Sasuke come se fosse fatta di pietra.
Lei smarrita riportò lo sguardo su di lui.
Affranta ritrovò la rabbia nei suoi occhi. Mentre il mukenin sveniva la incenerì, tradito.
A lei veniva da piangere, ma scosse la testa, come tentando di negare la sua partecipazione alla vicenda.
                                                                                                                                                [Scusami]
 
Ma non fece in tempo a formularne il pensiero che Naruto la interruppe.
"Sakura-chan" la sua voce era un ringhio.
"Non ti azzardare a chiedergli scusa, se non lo finisco ora è solo perché… - perché lo amo - …perché ti amo Sakura-chan.
Ti amo così tanto che non voglio privarti della cosa che ti rende felice.
Ma lui stava per ucciderti - per uccidermi - e quindi ora lo portiamo a Konoha. Dagli Anbu".
Sakura annuì, in lacrime.
Naruto aveva ragione, ovviamente, lui era un mukenin, lui era pericoloso, lui stava per ucciderla…
ma aveva esitato

 

 

 

***

 

 

Vi assicuro che questo è l'ultimo capitolo dove c'è solo azione.
Dal prossimo sarà un concentrato di sentimenti e paranoie tali da fare girare la testa *___*
Proprio come piacciono a me! ^^
(Ed ecco che tutti quelli che seguivano la storia solo per l'azione svaniscono.. uffa! Mi sono fregata -_-'')
 
Ringrazio tantissimo chi mi ha commentato, siete stati molto carini *__*,
un grazie anche a chi ha aggiunto la fic ai preferiti, se vi va, mi piacerebbe sapere il perchè ^^

E ora le risposte individuali:

mansu95: Grazie mille per i complimenti, sapere che la fic è riuscita a emozionarti mi fa saltare di gioia! Sono sollevata dal fatto che pensi che i personaggi siano azzeccati, ci tengo abbastanza a mantenerli IC, anche se presto ho paura che cadrò nel OOC, a causa anche della trama (vedrai che gli combino! XD) cercherò comunque  di evitare! Presto la situazione si chiarira un po' (ho detto presto..?! ^___^ che bugiarda!), e sentimenti dei tre si sveleranno... Un bacio! spero che continuerai a seguire la fic!

Rinoagirl: Che bello *___* qualcuno che mi capisce *___*, hai pienamente ragione, sisi XD, certe volte, ci cadevo anche io nell'errore di non recensire ciò che leggevo -e certe volte ci cado ancora in verità >__<'' - per pigrizia o altro, e invece da quando sono autrice ho capito che i commenti fanno più piacere di quanto si pensa XD. Comunque ho deciso di continuare ad aggiornare (anche perchè un po' di commenti alla fine sono arrivati XD ), spero che tu continuerai a farmi sapere che ne pensi, un bacio!

_misty_: Ecco, ora verrai linciata per non aver aggiunto subito la fic! Ti lanceremo tutti (...) pomodori addosso e verranno sritti manifesti sulla tua inettitudine...Muahahah!!! NUUUUU!! ù__ù, Sai che scherzo vero?! Non ti preoccupare, mi fa piacere che tu abbia commentato ora che hai potuto, non temere, continuerò ad aggiornare adesso, e presto vedrai che la treasome si svolgerà in pieno dato che tutti i personaggi inizieranno a intricarsi tra loro.... un bacio, bella!

cicoria : Sono felice che la fic ti piaccia! Anche qui ho voluto continuare un po' il contrasto tra realtà e sogno (e Sakura è sempre quella addormentataXD, ma presto anche lei si sveglierà e metterà in moto le cose, non temere!^^) Che ne pensi del suo amore in questo chappy?, è proprio persa povera, non riesce e odiarlo nemmeno quando lui è lì che la sta per ammazzare >__>!!! L'amore mette proprio le fette di prosciutto sugli occhi..! E io ne so qualcosa per altro...^^. Alla prossima! Un bacio!

E infine un grazie anche a chi legge solamente ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Un letto singolo ***


riassunto
UN LETTO SINGOLO

 

 

I passi di Sakura risuonavano lungo il corridoio, desolanti, e questo era strano dato che solitamente ascoltare il rumore ritmico dei suoi tacchi lungo la strada la calmava. La faceva sentire meno sola, come se ci fosse sempre qualcuno che camminava lì con lei.
Ma ora, mentre scendeva sempre di più nelle prigioni seguendo la guardia carceraria che la scortava verso una delle celle situate più in profondità, quei passi la intristivano. Risuonavano lugubri, in un luogo dove il silenzio aveva ormai vinto da tempo la sua sfida contro la musica. Le risate erano molto rare in cella, specialmente in quelle d’isolamento. Quasi inesistenti.
All’improvviso la guardia si arrestò davanti a una delle porte di legno e acciaio.
"Questa è la cella di Sasuke Uchiha?" sussurrò a voce bassa la ragazza, intimorita.
"Ragazzina, qui sotto questa è l’unica cella occupata al momento, quindi si, immagino che dentro ci sia chi cerchi tu". La voce rude dell’uomo le confermò i suoi dubbi.
Sasuke era solo lì sotto.
Facendosi coraggio fece qualche passo verso la porta e sbirciò all’interno dalla grata che vi era situata nella parte superiore, all’altezza dei suoi occhi.
C’era buio dentro, e lei riuscì solo a distinguere una sagoma accasciata contro il muro. L’unica luce che penetrava nella stanza era quella che arrivava dal corridoio stesso, e anche quest’ultimo era scarsamente illuminato da poche torce disposte a intervalli regolari.
"Perché è al buio?" chiese, trattenendo a stento l’indignazione nella sua voce, che uscì comunque più aspra di quello che avrebbe voluto.
"E’ bendato, che cosa credi che gliene importi della luce?" ribatté la guardia, risentita.
"Bendato?" Sakura ora era confusa, l’irritazione cominciava a bruciarle nelle vene.
"Ordini del Consiglio, gli Uchiha sono famosi per le loro diavolerie degli occhi.."
"Ma.." la ragazza lo interruppe, ma quello la zittì con la mano.
"Non posso starti dietro tutto il giorno, se ti va bene entra, se no vattene via. A me non importa nulla!"
La kunoichi inghiottì le parole che stavano per esploderle sulle labbra e, senza degnare di un'altra occhiata l’uomo staccò una torcia dalla parete e lo guardò con sfida.
"Puoi andare ora, le chiavi lasciale pure a me". Ordinò.
Quello fece per protestare, ma la ragazza gli strappò il mazzo dalle dita.
"Sono l’allieva dell’Hokage, e la ragazza che lo ha messo qui dentro. Credi che lo farei scappare?"
L’uomo la squadrò contrariato per un istante, poi si girò senza una parola e se ne andò.
 
Entrò piano, facendo attenzione nel chiudere la porta. Il ragazzo sembrava dormire, non ebbe nessuna reazione al suo arrivo.
Sakura lo guardò commossa, lottando con le lacrime che pungevano contro le sue palpebre. Si ordinò di non farsi sfuggire rumori. Se Sasuke l’avesse sentita provare compassione per lui, il suo orgoglio non avrebbe retto. E lei non voleva rendergliela più difficile di quanto già non fosse.
Nonostante tutto quando lo illuminò, si dovette premere una mano sulle labbra per non scoppiare in singhiozzi.
Non aveva mai visto l’Uchiha così sconfitto.
Era seduto sul pavimento, la schiena contro la parete. Le braccia erano sollevate ai lati del suo viso, con i polsi incatenati al muro. La sua figura era piegata in avanti, la testa china, come se non avesse avuto la forza di tenersi dritto. Sembrava completamente disanimato, e la ragazza si sentì mortificata per lui.
Ma perché lo trattavano così?
Intrappolato, bendato, incatenato. Come se fosse il peggior nemico di Konoha, il più crudele, il più pericoloso.
E in effetti…
Kami, a volte Sakura sembrava non rendersene conto.
Pensava < lui mi ha abbandonata >, ma la realtà era che lui non aveva solo lasciato lei - e Naruto - lui aveva tradito la Foglia, aveva voltato le spalle all’Hokage, si era unito al più letale avversario di Konoha, aveva progettato di cedergli il suo corpo cazzo! Aveva fatto ferire i ninja della Foglia mandati al suo inseguimento, cercato di uccidere altri chuunin e un sensei quando un mese prima si erano rincontrati.
Per non parlare dei crimini indicibili di cui sicuramente si era macchiato a Oto, durante la sua alleanza col Sennin dei serpenti.
Uchiha Sasuke era un traditore. Era un nemico del villaggio.
E lei, merda, lei lo amava.
Come non avrebbe mai potuto amare nessun altro.
[nemmeno Naruto]
Come sembrava patetico così, come sembrava umiliato.
Uchiha Sasuke, l’ultimo rimasto del maestoso e potente Clan Uchiha, era ridotto come la peggiore feccia dei vicoli di Konoha.
Disprezzato, odiato, temuto, imprigionato.
Esiliato lì, in quella cella buia e isolata. Privato della vista, dell’orgoglio, dei vestiti con l’emblema della sua famiglia.
Si, Uchiha Sasuke ora era solo un giovane rifiuto umano in attesa di un giudizio.
Che aveva cercato di uccida tra l’altro, un particolare che non trovava spazio ora tra i pensieri della kunoichi. Perché la sua mente era solo piena di pena, di smisurata compassione, per il ragazzo che era metà della sua vita, e che lei stessa aveva contribuito a ridurre in quello stato.
< Ma almeno era vivo, almeno era al sicuro >, si ripeteva continuamente. Ma non era certa di riuscire a convincersene.
Quella non era vita per un Uchiha, non era vita per Sasuke.
D'altronde cos’era vita per lui ormai? La sua vendetta?
E che razza di vita era quella?!
Una vita spesa [buttata] nel cercare di vendicare il suo Clan, la sua famiglia, uccidendo suo fratello.
 
Sasuke non mosse un muscolo, non voltò nemmeno il viso verso di lei, ma evidentemente non dormiva, al contrario di quello che lei aveva creduto, evidentemente lui l’aveva sentita.
E d’altra parte, trattandosi proprio di lui, era ovvio. Nulla gli sfuggiva, mai.
"Vattene via, Sakura"
Lei chiuse gli occhi, incassando le sue parole senza fare una piega.
Sapeva che quella era una possibilità, per non dire una certezza.
"Sasuke-kun, io.."
Ma lui non la lasciò parlare
"Non mi rivolgere la parola. Tu sei insopportabile. Vattene via."
Lei si premette ancora una mano sulle labbra per non far uscire suoni finché non fu sicura di essere in grado di controllarli.
"Mi avresti uccisa" si giustificò debolmente.
Poi guardò il muro della cella, per prendere coraggio e riuscire a sopravvivere alle sue prossime parole.
"Si" disse lui "Ti avrei uccisa. E ti ucciderei adesso".
La sua voce per una volta non era inespressiva, anzi, conteneva una furia omicida che la spaventò.
"Vattene via, Sakura. Vattene via." Sillabò.
La ragazza non si mosse, provò ancora a parlare.
Ma lui con uno scatto sollevò il capo. Nei suoi lineamenti era inciso l’odio.
"VATTENE VIA, ADESSO!"
L’urlo del mukenin risuonò per tutta la cella, per tutto il sotterraneo.
Sakura si nascose il viso con entrambe le mani, vergognandosi irragionevolmente di ciò che aveva fatto, e per soffocare quel pianto che ormai non riusciva più a controllare corse via, lontano da lui.
Come se da ciò ne dipendesse la sua stessa vita.
Corse da Naruto.

***

 

Il chuunin era disteso sul suo letto; lo sguardo rivolto al soffitto, le mani incrociate dietro la testa, le dita affondate nei capelli biondo oro.
Accanto a lui, sul pavimento, riposava abbandonata una ciotola vuota di ramen, la cucina era ancora in disordine, non si era premurato di lavare i piatti o di mettere a posto.
Pensava.
Sasuke, Sakura. Le due persone che tenevano in piedi il suo universo, intorno alle quali girava la sua vita.
Amava Sakura, la amava come un uomo ama una donna. L’aveva sempre amata.
E Sasuke… Sasuke era il suo migliore amico, era una persona cara, era… era un legame. Il primo legame che avesse mai avuto.
Così solo, così uguale a lui. Ma anche così totalmente opposto.
Cosa provava per lui? Che nome dare al suo sentimento?
Oh, ma perché bisogna sempre dare un nome a tutto?
Perché catalogare in quel modo quello che si prova?
Perché deve sempre esserci una ragione, una spiegazione… perché devono esserci limiti, confini, regole…?
Naruto odiava le regole. Da sempre.
Naruto amava Sasuke.
L’amava quanto amava Sakura, seppure in modo diverso.
Amore, amicizia, affetto fraterno.
Non lo sapeva.
Sapeva solo che senza di lui tutto avrebbe perso senso. Lui stesso avrebbe perso senso.
Per questo, anche se aveva quasi ucciso la donna che lui amava, e lo odiava per questo, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Rifiutava di tagliarlo fuori, rifiutava di abbandonarlo, rifiutava di dimenticarlo.
 
La sua porta si aprì con uno scatto, scivolando di lato con forza.
Naruto balzò seduto, guardando la ragazza con un’espressione confusa sul viso.
 
Nel vano della porta Sakura piangeva.
Non faceva nulla per fermare quelle lacrime che continuavano a scendere lungo le sue guance, traboccando dai suoi occhi stretti, arrossati. Che sembravano ancora più scintillanti; il verde ancora più chiaro, più limpido, più puro.
I suoi capelli erano un disastro, spettinati, scompigliati dalla corsa; i fili rosa come fiori di ciliegio, così fini e lucenti, erano ora arruffati e annodati.
Ma Sakura non se ne curava. Stava lì, le labbra, umide di lacrime, erano semiaperte nel tentativo di prendere aria. Il suo petto si alzava e si abbassava veloce, inquieto dopo la lunga corsa senza controllo.
"Naruto.." balbettò tra i singhiozzi, poi strizzò gli occhi, colta da una nuova ondata che gli impediva di parlare. Voleva chiamarlo, per stringerlo. Ma non ce ne fu bisogno.
Perché Naruto, così attento a lei, aveva già capito.
Era bastato solo quel richiamo appassionato, pieno di necessità, e lui era balzato da lei.
E la stava già abbracciando.
 
Naruto si alzò solo a sentire la sua voce tremante.
Sakura soffriva, Sakura stava male, gli stava chiedendo sostegno.
E Naruto, come al solito, non glielo avrebbe rifiutato.
Si avvicinò a lei più in fretta che poté. Quando le fu a pochi centimetri si fermò, era più alto di lei ora che erano cresciuti. Era quasi un uomo ormai.
Avvertiva il suo corpo sussultare in preda alle lacrime. Guardava il suo bellissimo viso contratto, bagnato, arrossato, che aveva dipinto nei tratti una sofferenza profonda.
Piano alzò le braccia e le portò intorno a lei, con una mano le toccò la schiena, l’altra la poggiò dietro la sua testa fra quei capelli morbidi che adorava tanto. All’inizio fu un tocco leggero, e lei restò rigida, le braccia lungo i fianchi, poi però, con un impeto che lo sorprese, gli lanciò le braccia attorno al collo, sulle spalle, e lo strinse come se volesse inghiottirlo dentro di sé, rubandogli la sua forza, la sua stabilità.
Sakura era fragile, era fatta di cristallo, da quando si era frantumata la prima volta, alla partenza di Sasuke, i pezzi erano incastrati debolmente, precariamente. Sembrava forte all’apparenza, come solo il cristallo sembra, ma ci voleva meno che un soffio di vento a farla sbriciolare di nuovo.
E ora era la tempesta che si abbatteva su di lei.
A sentire quel bisogno il corpo di Naruto di nuovo rispose ancora prima della sua mente. La sua stretta si fece decisa, la incollò al proprio corpo con tutta la forza che osò usare.
La sua mano afferrò la nuca di lei spingendola sulla sua spalla, mentre lui stesso premeva il mento dietro a quella di lei come a volerla stringere con tutto il corpo.
Dopo quello che sembrò un minuto, o forse un’intera esistenza, lei si calmò, si staccò da lui e si asciugò gli occhi.
Lui non spostò le mani dalle sue spalle, erano alla distanza imposta dalle sue braccia stese, non sapeva se la teneva così per non farla allontanare troppo o per impedirle di tornare ancora vicina.
"Naruto"disse lei.
Lui la guardò negli occhi.
"Prima hai detto che mi ami, ma non era la prima volta vero?
Ero io che non volevo capirlo, ma tu avevi già tentato di farmelo sapere in mille modi.
E io a pensare che era più comodo ignorarti.
Quante volte mi hai chiesto di uscire con te?
Quante volte mi hai proposto di mangiare insieme del Ramen?
Io non riesco a ricordarlo."
Lui abbassò gli occhi, senza capire perché lei stesse scegliendo un momento così delicato - era li a piangere fra le sue braccia per un altro - per parlare del suo amore mai corrisposto.
Ma la voce di lei non vacillò, era stranamente sicura, vuota.
"Poi quella sera, in ospedale, dopo la missione al Ponte Tra Cielo e Terra, ti ho sentito mentre parlavi nel sonno. Dicevi < Salvami, puoi salvarmi… >
Io non ci ho fatto caso"
Naruto abbassò ancora di più il capo, celando quelle guance cariche di imbarazzo.
Perché? Perché lo stava umiliando così?
" E io lo sapevo che parlavi di me. Ricordo ancora tutte le volte che mi hai guardato, nascosto nell’ombra su quell’altalena, davanti all’Accademia. E io, stronza, che mi facevo beffe dei tuoi ridicoli tentativi d’approccio. Che mi lasciavo condizionare da quello che la gente continuava a mormorare alle tue spalle.
Quante volte sei rimasto lì da solo?"
Le mani del ragazzo sulle sue spalle tremavano, le tolse, per poi stringerle a pugno lungo i proprio fianchi.
"Se potessi tornare indietro prendere tutti a calci, te lo giuro".
Sakura vide le sue spalle rilassarsi un pochino, ma continuò, la voce inflessibile.
"Vuoi ancora essere salvato da me, Naruto?"
Lui si irrigidì.
Lei proseguì, all’improvviso esitante.
"E tu.. tu puoi salvarmi..?"
Gli occhi azzurro cielo, spalancati, si sollevarono a sentire il tremito nella voce di lei.
Alla vista di quelle lacrime che avevano ripreso a scorrere lungo il suo viso, sulle sue labbra tremanti.
E stavolta non più per Sasuke, ma per lui.
Naruto annuì, ancora sorpreso, ma implorante.
Lei si sporse,lentamente.
Lei lo baciò.
Lui rispose, con un bisogno che negava da troppo tempo. Erano anni che aspettava di toccare le sue labbra.
Che sognava, pregava, piangeva per averla.
E ora lei era lì. La sua Sakura-chan era li che baciava lui.
Un bacio dolcissimo, malgrado l’impacciata irruenza del ragazzo. Che Sakura riuscì a calmare, a controllare.
Quasi a rassicurarlo che quel bacio era reale, che non c’era nessuna fretta, che lei non era una fantasia.
E così Naruto si lasciò baciare, anche se sapeva dentro di sé, che tutto ciò era dovuto a Sasuke.
A una qualche reazione che aveva scatenato in lei e che l’aveva portata a cercare riparo in lui.
Ma non poté biasimarla per questo, per amare quel ragazzo scontroso e difficile.
Anche lui amava Sasuke in fondo.
E così, con la consapevolezza che la kunoichi insieme a baciare lui, baciava anche il ragazzo moro nella sua testa, lui baciando lei riuscì a sentire il sapore di Sasuke sulle proprie labbra.
E così il cerchio si chiuse intorno a loro.
Entrambi consapevoli che solo in due non sarebbero mai riusciti a essere completi.
Ma non si dissero nulla.
Preferirono restare in silenzio.
Persi l’uno nelle labbra dell’altro.
Abbracciati, per tutta la notte.
Distesi su quel letto singolo che ora ospitava due persone.
[E il fantasma di una terza]

 

Quando Sakura si svegliò, la mattina dopo, Naruto non c’era.
Sakura chiuse gli occhi.
Una lacrima colò sulla sua guancia.

 

 

***

 

 

Ed ecco un bel capitolo per tutti i sostenitori del NaruSaku ^^

Personalmente non adoro questa coppia, o meglio, la adoro quando comprende anche Sasuke, ma non quando lo taglia fuoriXD

Voglio ringraziare tantissimo le persone che commentano la mia fic o che l'hanno aggiunta tra i preferiti, grazie sul serio!

Come al solito, mi farebbe piacere leggere i vostri commenti!

Un bacio anche a chi legge solamente, spero vi piaccia!

E ora le risposte individuali, sarò breve ma devo assolutamente finire i compiti, tra due giorni ricomincia la scuola e non li ho ancora iniziati;_;

Sono messa proprio male...

mansu95 : Innanzi tutto, grazie mille per il commento! Hai ragione, Sasu è così dolce infondo, e presto la cosa verrà fuori, deve solo trovare le palle per ammettere che ci tiene ancora a qualcuno^^ Naruto povero è esasperato, mettiti nei suoi panni, si fa un mazzo tanto per riprenderselo, e poi Sasu cerca di ammazzargli la tipa! 8e poi ammazzare anche lui! XD) comunque si, come vedi Sasuke è rimasto un tantinello irritato dal "tradimento" di Sakura , ma non temere, le cose alla fine si aggiusteranno! Un bacio!

Rinoagirl89: Sono contenta il capitolo ti piaccia! per la lemon, sinceramente era dall'inizio della fic che ci pensavo, ero un poco preoccupata perchè non ne avevo mai scritte prima, e in più una lemon, come dire.. a tre mi sapeva di complicato, ogni volta che ci pensavo mi venivano in mente o cose pervertite o cose ridicole (della serie "fanno un bel trenino!" XD). poi però in seguito al tuo commento mi ci sono messa, e mi è venuta una lemon lunga praticamente un capitolo O__O, si, non oso pensare agli sproloqui che ci devo aver messo dentro, ma va beh! In definitiva: LA LEMON CI SARA', ma dovrete aspettare un bel po' dato che, vista la situazione e il fatto che ci vorrà un po' prima che tutti i vari problemi si sistemino, intendo metterla come epilogo, diciamo una specie di regalino per tutti i lettori che ce la faranno a sopportare fino alla fine^^. Un bacio!

cicoria: ciao! sono contenta che tu stia continuando a seguirmi! Sai, la pensiamo allo stesso modo su tante cose, ad esempio le threesome, anche secondo me rappresentano l'amore nella forma più completa, senza regole o limiti^^ E allo stesso modo mi piacciono molto le NaruXSasu, o meglio, è un discorso complicato: secondo me Sasuke è solo e sempre SEME, ma allo stesso tempo, fuori dall'ambito sessuale, credo sia Naruto il vero "forte" della coppia mentre Sasu è quello sempre complessato e pieno di fisse, che ha bisogno di Naruto per andare avanti! non temere, arriverà anche la coppia Naru/Sasu, o sasu/Naru, dipende dai punti di vista, bisogna solo aspettare un po'! Fammi saper che ne pensi del chappy! Un bacio!

bacinaru: Non ti preoccupare se hai scoperto solo ora la fic! mi hai fatto contentissima nel recesire questo capitolo, e sarò ancora più felice se continuerai a seguirmi XD, cmq, io in realtà non adoro tanto le Naru/Saku, dato che nella mia testa al primo posto (beh, al secondo, dopo le threesome!) adoro il paring SasuSaku, però in questa fic do molta importanza alla coppia Naruto-Sakura (come si può vedere dal chappy XD).A proposito, ti è piaciuto? Finalmente Sakura si decide ad ammettere che ama la kitsune e se lo bacia, il primo bacio! che carini*___*, fammi sapere che ne pensi! Un bacio!

Regina Oscura: Prima di tutto grazie mille per la recensione e benvenuta! Sono davvero contanta che ti piaccia, hai ragione, per ora la fic è un poco triste, ma chi voglio prendere in giro, è Drammaticamente Triste! ma io sono per l'happy ending, non temere! Ti è piaciuto questo chappy? Un bacio!

_misty_: Grazie mille per il commento! Si, un po' è contorto forse con tutti quei cambiamenti di vista, con la continua separazione tra la scena cruda, di Naru e Sasu e quella più "addormenteta" di Sakura ( bella l'idea che si sia fatta di qualche cosa, in effetti ho riletto il capiolo e sembra davvero allucinata! XD) Sono contenta che mi capisci, era irrealistico che Sasu tornasse e abbracciasse felice i compagni con il sottofondo di uccellini canterini e di un bel cielo azzurro! Sasuke rimarrà contorto ancora per un bel po', sospeso tra la rabbia e la voglia di essere un po' felice, ma poi le cose si incentreranno su di lui!!! Un bacio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Occhi che non vedono ***


riassunto

 

Where are you?
And I am so sorry,
I cannot sleep, i cannot dream tonight
I need somebody and always.
 
"I miss you"
Blink182

 

CAPITOLO 6

Occhi che non vedono

 

 

 

"Devo vedere Sasuke Uchiha".
La voce di Naruto, sicura, non tradì la minima incertezza, e la guardia non ne vide nemmeno nei suoi occhi,
seri come mai li aveva visti. Per questo le proteste gli si fermarono alla base della gola, e si limitò a scortarlo con un cenno fino alla cella del mukenin.
Lo shinobi non parve interessarsi al suo comportamento, limitandosi a considerare che, diavolo, era una delle ultime in quel sotterraneo. Da lì uscire sarebbe stato impossibile.
Anche il sorvegliante, sebbene con diversi sentimenti, sembrava pensare la stessa cosa mentre, nell’aprire lentamente la porta, ascoltava rapito il cigolio stridente della vecchia anta che gemeva lungo i cardini.
Era da anni che a Konoha non era più necessario usare quel tipo di celle, da anni non si catturava nessun pericolo tale da costringere il Consiglio a quella scelta. Il bisogno di farle tornare funzionanti era una dimostrazione di quanto chiaro fosse il rischio che comportava la custodia di un simile prigioniero al villaggio e l’uomo si sentiva quasi orgoglioso (orgoglioso e spaventato, come la preda davanti a un predatore ferito a morte) nel poter dichiarare di essere lui ad avere l’incarico di vigilare tale potenza.
In preda a questi sentimenti contrastanti lanciò solo un’occhiata pregna di malevolo disprezzo al recluso, e poi, avvertendo un brivido di paura scorrergli lungo la schiena, lasciò le chiavi al giovane biondo al suo fianco e imboccò velocemente il corridoi per tornare al suo posto vicino all’ingresso.
Il ragazzo vestito d’arancione non si curò di lui, provò solo una vaga irritazione verso chi aveva bisogno di chiudere in gabbia la gloria, per poterla vedere da vicino.
Invece rimase in piedi, fermo davanti a Sasuke.
In un altro momento il suo stato l’avrebbe scosso, indignato; si sarebbe precipitato ad aiutarlo anche contro gli ordini dell’Hokage, si sarebbe messo nei guai senza una domanda in più, avrebbe spaccato in pezzi il mondo senza nemmeno starci a pensare.
Non gliene sarebbe importato niente, perché non c’era niente che fosse troppo per l’Uchiha.
Ma non quel giorno. Non dopo quello che aveva osato fare.
Naruto rimase in piedi davanti allo straccio che era Sasuke, e intorno a lui non c’era che rabbia.
- Hai cercato di uccidere Sakura-chan -
Avrebbe voluto dirgli queste parole, avrebbe voluto insultarlo, riversargli addosso tutto la sua collera incredula, ma in fin dei conti sapeva già che non avrebbe avuto presa sull’altro, sapeva già che tutte le parole d’odio che poteva urlare gli sarebbero scivolate addosso senza bruciarlo, senza nemmeno scottarlo.
No, semplicemente Naruto guardò Sasuke, e il mukenin sollevò su di lui quel viso con cui non poteva guardare, anche sui suoi lineamenti di scolpito non c’era altro che rabbia.
Rimasero fermi, a fissarsi a vicenda, a sfidarsi silenziosamente a parlare per primo, ad abbassare lo sguardo.
E fu l’Uchiha a cedere senza riuscire a reggere troppo a lungo l’umiliazione di farsi vedere in quello stato.
Ma ancora non aveva inghiottito il suo orgoglio e la sua ira e la sua domanda fu un sibilo sprezzante:
"Che diavolo ci fai qui?"
Certo che avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto gridare fino a perdere la voce e i sensi, vomitargli addosso tutta la rabbia che sentiva, tutto il dolore, l’incredulità di esser stato tradito anche da loro, sfogare il suo odio e la sua frustrazione su di lui e… ma avrebbe significato mostrarsi deboli, ed era una cosa che lui non poteva permettersi; gli restava ancora qualcosa della sua arroganza da difendere.
Strinse i denti, sentendo qualcosa dibattersi dentro di lui.
Non voleva che Naruto lo vedesse così annientato!
Voleva alzarsi e fronteggiarlo, guardarlo negli occhi! Voleva picchiarlo a sangue e ucciderlo, se fosse servito. Ma non poteva farsi vedere così.
Ai suoi piedi, cieco, piegato. In ginocchio.
Lui che aveva rifiutato di farlo davanti a tutti.
Non poteva sopportare che il suo eterno rivale lo deridesse. Gli rinfacciasse di avere vinto.
Lo shinobi della Foglia sogghignò.
"In che stato ti sei ridotto, Uchiha?".
Come previsto il moro chinò ancora di più il viso ribollendo intimamente, Naruto esitò un secondo, poi, deciso, continuò a deriderlo.
"Ecco il grande e potente Uchiha, che non ha bisogno di nessuno dei suoi amici, che non ha bisogno di nessun legame. L’Uchiha che vive solo per vendicarsi. < Io sono un vendicatore > non era così che dicevi?"
La Kitsune ridacchiò.
" Se ti vedessero ora, i tuoi antenati? Se ti vedessero ora?!
Traditore della Foglia, incarcerato in quello stesso carcere in cui loro sbattevano la feccia. Perché è ciò che sei, Sasuke, feccia.
Il clan si vergognerebbe di te."
Il biondo rise di nuovo, cercando di imprimere nelle sue parole tutto il disprezzo e lo scherno possibile. Si sentiva morire a trattare il suo amico così, proprio lui che sapeva perfettamente quanto quelle frasi lo ferivano dentro checché Sasuke mostrasse, ma le sputò fuori comunque, con rabbia, come una bestemmia, grondanti di veleno.
I pugni del Mukenin tremavano intanto, ma ancora non parlava, non aveva nessuna intenzione di dargli la benché minima soddisfazione, a lui quanto a nessuno, e non contava che l’obbiettivo celato di Naruto fosse esattamente quello di provocarlo, di svegliarlo, di farlo vivere di nuovo.
Ne aveva abbastanza dell’apatia, voleva Sasuke. Il Sasuke che lui amava.
Se necessario infuriato come un demone, ma almeno vivo, presente.
" Uchiha," continuò quindi nello stesso tono, " ti sei fatto battere da me."
Il moro sollevò di scatto il viso, come in un riflesso di rabbia involontario, poi probabilmente si rimproverò di ciò che aveva fatto, perché tacendo lo piegò di nuovo in una sorta di autodifesa e si irrigidì in quella posizione.
"Alla fine Naruto Uzumaki ha battuto il genio, il primo della classe, il migliore in ogni cosa.
Battuto dal pivello, dal coniglio, dall’idiota. La tua grande aria di superiorità è sparita, vero?!"
La Kitsune vide le labbra dell’altro ragazzo stringersi ed esultò silenziosamente dentro di sé.
"Vero?!" lo incalzò ancora, "vero? Vero? VERO?!" e poi sillabò quella parola, scandendola deciso.
"Perdente."
Sasuke sbarrò gli occhi nascosti dalla stoffa della benda, con stampate sotto le palpebre immagini accecanti di un enorme serpe che gli si avventava contro, e di un ragazzino, un moscerino, che gli piantava due shuriken nel muso, fermandolo, facendo quello che lui non era riuscito a fare, socchiuse le labbra e ne uscì un sibilo: "piantala, ti avviso.." ma l’altro ninja continuò.
"Non sei riuscito neanche a battere Itachi.." Naruto si odiò.
"Io ti ho salvato da lui, Io l’ho fatto scappar…"
"SMETTILA!" il ruggito dell’ Uchiha rimbalzò per tutto il sotterraneo, di nuovo, proprio come con lei...
Era la seconda volta che lo portavano a gridare, ma questa volta era un urlo incontrollato, selvaggio.
Il suo corpo tremava, cercava di liberarsi e di slanciarsi contro l’altro come un animale. Naruto lo aveva colpito laddove non poteva accettare essere toccato; "ZITTO!" gridò nuovamente.
"Cosa ne sia tu di me?! Io ti ODIO! Non mi hai battuto, capito?! Non mi batterai MAI! È stata Sakura, che è arrivata con l’inganno, come due codardi, come sempre. Patetici, siete patetici…"
"Sei tu ad essere patetico."
La voce di Naruto era tornata tranquilla dopo aver raggiunto il suo obbiettivo.
Ma non dolce.
Non poteva.
Lentamente, felice che nessuno potesse vedere l’angoscia e quel pentimento che gli s’era dipinto in faccia, si sedette davanti al prigioniero, osservò lo slancio del suo busto verso di lui e le sue braccia frementi, le catene tendersi e stridere inchiodate al muro finche piano Sasuke si calmò e si lasciò scivolare di nuovo contro alla parete, piegando una gamba verso di sé, di nuovo in perfetto mutismo.
Sospiro addolorato, poi voce calma: "Perché devo arrivare a dirti queste cose per farti avere una qualsiasi forma di rapporto con me? Perché arriviamo a parlare solo quando la situazione intorno a noi è critica, quando tutto sembra stia per finire, quando tu tenti di uccidermi?
Spiegamelo, perché io non lo riesco a capire…"
Naruto attese, ma l’altro non gli diede risposta.
"Una volta non era così…" rifletté.
" E’ sempre stato così." La replica del Mukenin fu lapidaria.
Il biondo esitò, "Forse" concesse. Alzò le spalle prima di proseguire, "ma eravamo comunque migliori amici, no?"
Silenzio dall’altra parte.
"Ma come puoi non capire quanto ti abbiamo voluto bene, io e Sakura-chan? Quanto te ne vogliamo adesso? Cosa le hai detto ieri?"
- Perché è venuta da me in lacrime, a cercare riparo? -
"Lei ti ama, Sasuke"
"Non ho mai voluto questo amore. E neanche essere tuo amico"
La voce del moro era intrisa di tenerezza nel mormorare queste parole, non c’era tutta quell’indifferenza costruita che si portava sempre dietro. Sembrava stesse parlando a se stesso, ma poi si indurì ancora.
"E tu come fai a non capire che siete solo una scocciatura per me? Mi siete completamente indifferenti.."
"Ah si?" ribatté la Kitsune con un mezzo sorriso che l’altro intuì anche se non poté vedere.
" E allora perchè non mi hai ucciso nella valle della fine?
Perché non hai ucciso Sakura poco tempo fa, nel tempio?
Perché non hai fatto fuori me poco dopo?
Perché quando lei ti ha abbracciato ti sei fermato, l’altro giorno?
Perché ci hai salvato da Gaara, anni fa?
E perché ancora prima hai rischiato la tua vita per non farmi uccidere da Haku?!
Devo continuare?"
Sasuke stette zitto.
Abbassò di nuovo la faccia, di nuovo si fece piccolo, incontro a se stesso.
Naruto spalancò le braccia come per dire - visto? - poi sbuffò, deluso, e senza un’altra parola uscì dalla cella.
L’Uchiha immobile ascoltò il rumore della chiave girare nella serratura.
E poi i suoi passi.
Distanti.
Sempre più distanti, finché non rimase più nulla da sentire.
Finché fu sicuro di essere stato lasciato solo.
Si permise solo all’ora di buttar fuori tutta l’aria che tratteneva nei polmoni, e con quella la tensione accumulata.
Odiava Naruto.
Odiava quel povero idiota che ogni volta lo costringeva a pensare.
Lo detestava.
Arrendendosi si ritrovò a riflettere, ad ammettere solo a se stesso quello che non poteva dire a nessun altro. Quello che sapeva da sempre, e che mai si era permesso anche solo di sussurrare.
"Certo che li amavo. Erano tutto ciò di bello e positivo c’era nella mia vita. Avevano riempito quello spazio lasciato vuoto da papà, mamma e anche da Itachi, quel fratello che magari non è mai esistito davvero, ma che è stato il mio più grande amico e protettore. Si, certo che li amavo."
Sasuke fece per passarsi una mano sugli occhi, ma i suoi polsi erano trattenuti da catene inchiodate al muro. Per un istante se ne era dimenticato. Girò il viso verso la sua mano. Gli faceva male, era da ore che non sentiva più nulla dai polsi in su.
Provò a muovere le dita, ma non successe nulla, o per lo meno, gli sembrò non fosse successo nulla.
Era troppo cieco per vederlo davvero.
Forse era sempre stato troppo cieco per qualsiasi cosa.
"Alla fine ho scelto di lasciarli, tra l’amore e l’odio ho scelto l’odio. Era più grande già allora. A dodici anni ho deciso di dare alla mia vita un unico obbiettivo e ho lasciato tutto il resto al nulla.
L’amore di Sakura che mi indeboliva, quello di Naruto che mi faceva scordare la cose che davvero importavano".
La faccia di Itachi comparve nella sua mente, e davanti ai suoi occhi da nero tutto si tinse di rosso. Strinse i pugni e i denti, per impedire a un gemito di liberarsi.
Poi si ripeté le solite frasi, per ricordare, per convincere.
"Non posso amare, non è per me farlo.
Io sono un vendicatore. Io vivo solo per uccidere.
Io non sono in grado di legarmi a qualcuno, e non è neanche ciò che voglio.
L’unica cosa che voglio è Itachi, e lo voglio morto."
Frasi che, forse non per la prima volta ma di certo per quella che fece più male, suonavano un pò stanche.
 
Erano tre giorni che Tsunade-sama non le rivolgeva la parola, non le parlava se non lo stretto necessario, per informazioni schematiche e efficaci su nuove tecniche o particolari medicazioni.
L’allieva ne era quasi felice. La sua testa rosata veleggiava in altri contesti, ben lontani dall’apprendimento e dalla medicina.
Erano tre giorni che Sasuke Uchiha era prigioniero a Konoha.
Erano tre giorni che Sakura Haruno dormiva a casa di Naruto Uzumaki.
Ma senza fare niente, niente se non trovare riparo.
Sakura e Naruto dormivano e basta, abbracciati in quel letto a una piazza che sembrava unirli in sé come un guscio trasparente e impalpabile, eppure decisamente solido.
La ragazza appiccicò la targhetta contrassegnata sulla provetta che Tsunade-sama le porgeva.
Distrattamente la prese dalle lunghe dita della donna e la posizionò sullo scaffale, nella ferrea logica della successione alfabetica.
Cercò con gli occhi la mano del Quinto Hokage, pronta per riconoscere quale colore collocare sulla nuova fiala, ma non la trovò. Momentaneamente spiazzata guardò in viso la sua maestra, e quella con occhi seri la fissò di rimando.
" Abbiamo finito per oggi, puoi andare".
La ragazza annuì automaticamente e si diresse all’uscita, ma sull’uscio della porta la voce della donna la fermò.
"Come stai, Sakura? Va tutto bene?"
La kunoichi perse la sua aria d’automa per girarsi e scrutare il viso insolitamente dolce, solitamente preoccupato. Non perse tempo a chiedersi a cosa si stesse riferendo - era così palese che era più facile ignorarlo - così si mise in faccia quel suo solito sorriso non del tutto convinto, ma gentile e disponibile.
"Va tutto come al solito, Tsunade-sama. Io e Naruto ci alleniamo tutti i giorni, e duramente.
Oserei dire che presto sarà al livello di un Sensei."
La sua maestra la osservò ancora un momento, aspettando, come incoraggiandola a proseguire, ma quando incontrò solo il silenzio desistette e il suo viso si fece indifferente. Per Sakura fu più facile ignorare anche il leggero velo di delusione che troneggiava sui lineamenti affascinanti dell’Hokage, così com’era facile fingere di non rendersi conto a quante cose preferisse non pensare, ultimamente.
Leggermente più depressa salutò un’altra volta e fece per uscire dalla stanza, ma la voce della sua maestra la fermò ancora.
"Mi hanno detto che rifiuta di mangiare e di bere."
Il cuore di Sakura si fermò.
A chi alludeva la donna era scontato.
Si morse un labbro morbido cercando di mantenere sul viso un’espressione neutra.
Mosse un passo per allontanarsi, ma poi qualcosa di più forte la costrinse a girarsi e guardare in volto la donna.
"Tsunade-sama?"
Il viso del Quinto Hokage era duro, inflessibile. La fissò negli occhi.
"L’Uchiha" specificò.
 
I lineamenti della guardia carceraria che controllava i sotterranei della prigione Sakura li ricordava bene.
Ricordava lo scintillio sprezzante che gli brillava negli occhi l’ultima volta, quando lei aveva lanciato le chiavi della cella sul tavolo accanto all’entrata prima di scappare fuori in lacrime.
E la riempiva di frustrazione il fatto che quello scintillio fosse presente anche adesso.
"Cosa vorrebbe dire che non mangia e non beve da quando è qui?!"
Esclamò guardando l’uomo furente.
La guardia non si scompose, sembrava che il suo tono non lo toccasse minimamente.
"Significa che gli ANBU gli portano cibo e acqua, e lui li rifiuta. Allontana la testa, gli grida di non toccarlo. Li minaccia."
"Cosa intende con ‘allontana la testa’?" un dubbio terribile balenò in mente alla kunoichi.
"Beh.. si rifiuta di mangiare dalla mani degli ANBU."
Con il fiato mozzato dall’incredulità l’esclamazione di Sakura uscì soffocata.
"Non gli permettete di magiare da solo?!"
L’uomo la guardò contrariato. "Gli ordini sono di non lasciargli le mani libere, per nulla al mondo."
"Ma il quinto Hokage…"
"E’ il Consiglio che ha deciso…"
Le sopracciglia delle ragazze si inarcarono, indispettite, poi si prese un istante per riflettere. Era ovvio che ci fossero dietro quei vecchi inaciditi. Ovvio.
"Ma.. è ridicolo! "esclamò affondando le mani fra i capelli rosa ai lati della testa con un gesto esasperato, "lui non si lascerà mai imboccare!"
"Quando avrà fame lo farà vedrai."
"Fame?! Credi che dopo tre giorni non ne abbia… Diavolo! Lui è.. lui è…"
..Lui è un Uchiha. È Sasuke!..
"Lui è troppo orgoglioso" concluse alla fine.
La guardia fece spallucce indifferente e lei aprì di nuovo le labbra, pronta a replicare, a insultarlo piuttosto, ma poi si arrese.
Si sentiva un’idiota per non aver capito subito ciò che il Consiglio avrebbe pensato, ma non era stupida: era inutile discutere, cercare di spiegare tutti i meccanismi e le sfaccettature impossibili del carattere del ragazzo che amava. Quell’uomo non avrebbe mai capito, e peggio ancora, non gli sarebbe mai importato. Nessuno voleva aiutare Sasuke, nessuno. Come poteva farlo, lei?
"Posso andare da lui?" chiese quindi con un sospiro.
L’altro alzò nuovamente le spalle, Sakura si chiese quando gli si sarebbero in criccate, a quel bastardo.
"Fa come ti pare."
Preso un sospiro la ragazza si fermò davanti alla porta di legno massiccio che teneva rinchiuso il potere Uchiha. Doveva entrare ma era anche spaventata, così si alzò sulle punte e sbirciò silenziosamente al’interno.
La sagoma di Sasuke era a mala pena riconoscibile nel buio, facendosi forza alzò un po’ la torcia che teneva in mano e scorgendolo i suoi occhi si colmarono di dolore.
Il ragazzo aveva il capo abbassato e i capelli luridi, pesanti a coprirgli il viso. Le mani eleganti sfregavano contro alle catene, le lunghe dita immobili nel vuoto. Tutto il suo corpo era accasciato in avanti, stancamente teso verso il suolo. Sasuke sembrava svuotato di qualsiasi cosa.
La mano che le era inconsciamente salita alla serratura girò tremante le chiavi e la kunoichi spinse le porta per entrare. Al suo ingresso l’Uchiha non ebbe nemmeno un sussulto, non sollevò la testa e non le disse nemmeno di andarsene. Stette immobile, come prostrato verso una vita che lo aveva ferito. Di nuovo.
Lei sentì una gran compassione verso di lui, e avrebbe voluto volargli accanto e stringerlo fino a non riuscire più a respirare, ma non si lasciò scoraggiare e entrò decisa, senza esitare davanti al tanfo che riempiva opprimente lo spazio ristretto. Indignata si guardò intorno e si rese conto che effettivamente c’era un buco accanto al corpo del ragazzo, probabilmente la latrina, ma era logico pensare che non fosse mai stato usato.
Se l’era fatta addosso.
Avevano lasciato che Sasuke Uchiha se la facesse addosso . Non che avesse poi molto da fare poi, considerato che non mangiava.
La kunoichi deglutì appena e si avvicinò a lui.
Non gli disse il suo nome, non si annunciò in alcun modo, Sasuke sapeva che c’era qualcuno lì con lui, e lei era certa che avesse capito chi.
Rimase a lungo immobile, la punta di un sandalo a strisciare il pavimento, le braccia incrociate.
"Ho saputo che non vuoi nutrirti," disse alla fine, la voce il più neutra possibile.
Lui non le rispose.
Vederlo così e pensare a com’era, e insieme ricordare il loro ultimo incontro e rievocare com’erano stati una volta, le fece salire il magone.
Cercò di controllarsi.
"So di averti deluso," cominciò, "so che probabilmente ti senti tradito e ingannato…" cercò di ricacciare indietro le lacrime che premevano sui suoi occhi prima di continuare, ma quelle irritavano la sua pelle e le sfuggivano nella voce. Sospirò.
"Ma anche tu hai deluso me. Anche tu mi hai tradita quando te ne sei andato".
Il magone incrinava le sue parole, e lei assaporò il retrogusto salato delle lacrime sulle labbra.
"So che non te ne importa, so che mi odi e che non vuoi vedermi mai più" continuò stringendo i pugni, la voce sempre più alta e acuta.
"So che credi che oramai non hai più niente per vivere e so che sei stanco. Io lo so che sei stanco, Sasuke. Ma non puoi lasciarti morire. So che non ne hai voglia, va bene? Ma devi mangiare, devi dare al tuo corpo un po’ di forza."
Sakura inghiottì cercando di farsi coraggio.
"Lo so che mi odi, ma io ti amo! E non posso lasciarti morire!" si accorse di aver cominciato a singhiozzare, e mordendosi le labbra si costrinse a ritrovare la decisione, "perciò ora mi avvicinerò e ti darò da mangiare, e tu lo prenderai, merda, lo prenderai!"
Strizzò gli occhi e stille minuscole bagnarono l’aria accanto ai suoi occhi ornando le sue ciglia, poi la kunoichi raccolse la scodella di cibo intatto da terra e si avvicinò a lui, inginocchiandoglisi davanti.
Rumore di passi rapidi contro al pavimento. Rumore debole di metallo quando intinse il cucchiaio nella ciotola.
Il contenuto era una zuppa fredda e raggrumata, palesemente abbandonata lì da ore, a Sakura salì quasi la nausea ma d’altronde non aveva altro da dargli, e lui doveva mangiare subito.
Con la mano libera portò dolcemente, molto lenta, i capelli neri di Sasuke dietro al suo orecchio, poi gli posò il palmo sulla guancia pallida e gli sollevò un poco il viso.
"Lo so che non puoi vedere e che dev’essere umiliante per te, ma ti prego, ora apri la bocca. Lascia che ti aiuti."
Ancora nessuna reazione e Sakura col pollice gli carezzò la pelle. Al gesto la testa del ragazzo ebbe un rapido scatto verso il basso, ma quando lei forzò di nuovo per sollevargli il viso Sasuke si lasciò gestire e schiuse piano le labbra tremanti. Erano secche, devastate, ma a lei parvero stupende come sempre.
Sostenendogli il viso perché cosciente dello sforzo che gli richiedeva anche il solo tenere ritto il capo la ragazza lo imboccò dolcemente. Ci mise un’attenzione infinita, ma nonostante ciò lui non fu abbastanza veloce e del brodo gli colò sul mento. L’Uchiha sembrò voler riabbassare istantaneamente il capo, vergognoso, ma lei sentì la tensione del movimento sul palmo della mano e lo prevenne, saldando la presa.
"Sasuke-kun, non è importante, dai. Prendine un altro," cercò di non lasciare trapelare le lacrime nella sua voce.
In silenzio lo imboccò finché la ciotola in equilibrio sulle sue gambe non fu vuota, poi sospirò.
"Bravo. Tornerò sta sera."
Attese nuovamente una risposta da lui ma non arrivò, quando tolse la mano dalla sua guancia lui lasciò ricadere il viso, di nuovo come inanimato.
Lei si alzò, scosse il vestito dalla polvere e uscì, lasciandolo esattamente nella posizione in cui si trovava quando lei era entrata.
Quella sera Sakura chiese alla guardia un catino d’acqua e un cambio di vestiti, oltre al cibo che si era incaricata di portare a Sasuke.
Non si fermò nemmeno davanti al sussurro maligno dell’uomo.
" Se usasse il buco come tutti i prigionieri invece di fare il superiore allora non ci sarebbe bisogno di…"
Ordinò semplicemente: "sta zitto." Mentre già camminava.
Quando però cercò di comunicare al ragazzo le sue intenzioni cominciarono i problemi.
"Sasuke… qui c’è un catino d’acqua pulita, e dei vestiti…" la kunoichi abbassò la voce, "ora ti aiuto, va bene?"
Senza guardarlo fece per avvicinarsi, ma quello la bloccò subito. "No".
Lei sospirò, "posso immaginare quanto sia difficile, ma tu devi cambiarti Sasuke! Sono un ninja medico, e ti assicuro che se non prenderai dei provvedimenti i rischi di infezione saranno altissimi, per non parlare del.."
"No."
Lei lo guardò, lui stava rigido come una statua, ma lei sapeva benissimo che solo essere in una situazione del genere per lui equivaleva all’inferno. Probabilmente lo avrebbe torturato meno uno shuriken piantato in pieno stomaco, o il trovarsi al centro di una battaglia impossibile.
Sakura conosceva il ragazzo, e capiva perfettamente la sua posizione. Lei stessa voleva essere da un’altra parte. Umiliarlo in quel modo, anche se indirettamente e senza colpevolezza, significava ferire se stessa.
Ma non c’erano alternative.
"Ma tu devi farlo.." si trovò a mormorare.
"Sakura. Per favore."
Il suo tono era basso, privo di qualsiasi orgoglio, rabbia, o arroganza.
"Per favore." Ripeté.
Era rigido come un ramo secco, sul punto di spezzarsi.
Lei cercò ancora di insistere, ci provò davvero, ma alla fine non ce la fece.
Distolse lo sguardo da lui e, mollando tutto, se ne andò soffocando i singhiozzi con le mani.
 
 
***
 
 
 
Perdonate il ritardo. Purtroppo questa storia va così; la aggiorno quando mi capita e spesso mi succede di non ricopiare niente su computer per mesi! (Anche perché, diciamocelo, trascrivere è piuttosto noioso..^^).
Ciò nonostante ci tengo parecchio. È la prima fiction in assoluto che io abbia mai scritto ( ecco perché fatta su carta, non doveva nemmeno essere pubblicata!) e mi piace inoltre.
Come sempre i ringraziamenti vanno a tutti i lettori.
A loro, a quelli che hanno aggiunto la mia storia ai preferiti, a quelli che mi lasciano scritti quello che ne pensano. ^____^.
Un enorme bacio a:
Regina Oscura (emh… in realtà mi sa che la fic resterà "a tre" fino alla fine! Spero che ti piaccia comunque^^), TheFrozenColor (Orgogliosissima di essere una delle poche XD. Ti capisco, le Naru/Sasu/Saku secondo me sono la conclusione che dovrebbe inventarsi Kishimoto per il manga!), Rinoagirl89 (Sono completamente d’accordo! Anche a me il solo Naru/Saku non fa impazzire, se però c’è l’Uchiha di mezzo…^ç^), mansu95 ( Già, Naruto probabilmente ha sbagliato, ma povero, in una situazione come la sua chiunque impazzirebbe e commetterebbe cavolate! Ora vedrò di fare in modo che si faccia perdonare^^).
Un bacio a tutti.
_Ala_

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