After All This Time di lella23 (/viewuser.php?uid=34276)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo Inizio ***
Capitolo 2: *** Ritorno ***
Capitolo 3: *** Ferite ***
Capitolo 4: *** Distrazione ***
Capitolo 5: *** Comprensione ***
Capitolo 6: *** Effimero ***
Capitolo 1 *** Nuovo Inizio ***
Nuovo Inizio
Erano passati
tanti anni, era passato tanto tempo.
Quanto cose
erano cambiate, molte stravolte altre rimaste immutate.
Era il tempo
che decideva, stravolgeva e faceva rimanere uguale.
Tutto era
cambiato, eppure loro erano le stesse... o forse non lo erano più?
Cap. I Nuovo
Inizio
It's
funny how, the walk of life,
Can take you down without a fight.
So
many years, can lay behind,
Regretfully until it's time,
To
realize the moment,
When you turn around.
I'm
coming home to breathe again,
To start again,
I'm coming
home,
From all the places I have been,
With nothing but a voice
within,
That calls me, calls me home.
***
E
'strano come, il cammino della vita,
Può tirarti giù senza
combattere.
Così tanti anni, può deporre dietro,
Purtroppo
fino a quando è il momento,
Per realizzare il momento,
Quando
si gira intorno.
Sto tornando a casa a respirare di nuovo,
Per
ricominciare,
Sto tornando a casa,
Da tutti i luoghi che sono
stati,
Con niente ma una voce dentro,
Che mi chiama, mi chiama
a casa.
{Shannon
LaBrie ~ Calls Me Home}
Camminava
lentamente per le strade, sorseggiando un caffè fumante dal
bicchiere di carta, avrebbe preferito della cioccolata, ma la
mancanza di sonno doveva essere ridotta almeno da permetterle di
arrivare a casa. Si strinse nel cappotto quando una sferzata di vento
gelido di Gennaio le scompigliò le poche ciocche libere dalla
crocchia che aveva fatto prima.
La strada dalla
metropolitana a casa sua non era molta per fortuna, era quasi buio
era l'alba e lei non vedeva l'ora di stare sotto le coperte.
Controllò un'ultima volta il cercapersone, ma vide che era muto fece
un sospiro di sollievo.
Arrivata al suo
appartamento si spogliò degli abiti pesanti e si buttò sul letto
sfinita, non aveva molto in quello spazio, c'erano solo tre stanze:
la sala con la cucina, il bagno e la camera, non che le interessasse
granché visto che comunque non passava molto tempo lì.
Il turno di notte
era stato massacrante, un uomo era stato colpito da una pistola alla
spalla, per un soffio non aveva colpito la colonna vertebrale e i
frammenti del proietti erano però finiti nel collo fino ad arrivare
quasi al cranio e aveva dovuto operare subito.
Emma si girò nel
letto, sentiva negli appartamenti vicini rumori lievi, mentre lei
stava per addormentarsi gli altri si alzavano per affrontare una
nuova giornata. Sospirò pensando che almeno per quel giorno era
libera e un pò di sonno le avrebbe fatto più che bene. Si era da
poco specializzata in neurochirurgia, dopo un durissimo tirocinio,
Oxford non faceva certo passare incompetenti pigri.
Ripensò a come in
quegli anni si era impegnata, si era ammazzata quasi sui libri,
studiare, studiare e studiare. Non aveva nemmeno visitato Londra,
solo nelle poche occasioni in cui le altre erano venuta trovarla e la
vita sentimentale era un caos tremendo di cui non aveva nè la voglia
nè la forza per sistemare... non che adesso fosse cambiato qualcosa.
Nemmeno si rese
conto di essersi addormentata, intontita si svegliò ore dopo, vide
che erano le tre del pomeriggio e il telefono squillava
insistentemente. Con un grugnito cercò il cellulare sul comodino e
lo tirò a sè.
-Hello?- borbottò.
-Ehm...
Emma?-rispose una voce femminile.
Emma spalancò gli
occhi e si svegliò di colpo.
-Ali! Ciao!-
esclamò felice.
-Ciao... era da un
mese che non ti sentivamo!- era Bea quella.
La rossa rise,
avevano messo il viva voce.
-Ciao Bea-
-E io chi sono?!
L'ultima ruota del carro?- sbuffò Ele.
-Ciao anche a te
Ele!- sorrise.
-Ci hai fatto
preoccupare! Potevi anche mandarci qualche segnale che eri ancora
viva!- si lamentò Bea.
-Scusate, ma dopo
la specializzazione è tutto frenetico... è tanto se mi ricordo di
mangiare-
-Povera la nostra
neodottoressina specializzata- ridacchiò Ele.
-Si continua Ele e
dopo se avrai bisogno di me, me ne ricorderò!-
-Ok, ok... basta
ragazze, ho voluto riunirvi per darvi un annuncio importante... Emma
potresti collegarti con il pc? Così potremmo vederti!- esordì
Alice.
-Aspettate,
accendo e sono subito da voi!-
Dopo pochi minuti
le vide tutte e tre allo schermo, erano cambiate in quei 9 anni
eppure le avrebbe riconosciute tra mille.
-Cavolo non
scherzavi! Sembri davvero uno zombie Emma!- disse sorpresa Bea.
-Io non dico
bugie! E poi ho avuto il turno di notte... comunque cosa devi dirci
Ali?-
-Ecco...- Alice
sorrise e le guardò quasi timida – Eric mi ha chiesto di
sposarlo!- disse tutto d'un fiato.
Le altre urlarono
di contentezza e Emma rise, era davvero felice per Alice, era da
tanto che aspettava quel momento e finalmente Eric aveva deciso di
farsi avanti. Era davvero una rarità che una coppia dei tempi del
liceo arrivasse a sposarsi, ma lei non ne era sorpresa, Eric e Alice
erano fatti per stare assieme, erano anime gemelle. Continuarono a
ridere e a fare progetti per il matrimonio che era già stato fissato
per luglio. Dopo due ore Emma dovette andare, aveva ancora sonno da
recuperare.
Si sedette le
coperte e come sempre dopo aver parlato con le altre le vennero in
mente i momenti passati, le giornate che aveva trascorso all'ultimo
anno di liceo e con quelle l'inevitabile ricordo di un paio di occhi
azzurro ghiaccio che le avevano spezzato il cuore.
Strinse gli occhi
e si girò dall'altra parte, nove anni... nove anni in cui era stata
con altri ragazzi, nove anni in cui era cresciuta, nove anni un cui
era diventata davvero una donna e ancora pensare a lui le
causava lo stesso identico colpo al cuore, lo stesso dolore che aveva
quando era partita.
Restò a guardare
il muro, qualcosa che aveva cercato di nascondere in quella
conversazione con le altre era emerso e non la lasciava in pace,
qualcosa come... nostalgia. Quanto le sarebbe piaciuto stare con le
altre e parlare del matrimonio di Alice, organizzare e... scosse al
testa chiuse gli occhi, non poteva permettersi questo genere di
pensieri, eppure... sospirò e lasciò che quelle sensazioni la
sommergessero, era stanca di lottare, forse arrendersi era l'unica
soluzione.
Correva senza
fiato per le strade, doveva assolutamente arrivare in tempo, lo
sapeva che non avrebbe dovuto restare con Alice a parlare del
matrimonio, lo sapeva eppure l'aveva fatto lo stesso. Sbuffò dandosi
della stupida, bastava ancora un po' e sarebbe arrivata.
Era diventato
tutto così frenetico, dopo la laurea si era fatta in quattro per la
specializzazione e averla ottenuta era stato un sogno, aveva sempre
desiderato diventare pediatra ed ora che ci era riuscita non poteva
che esserne fiera! Lavorava all'ospedale della città da ormai tre
mesi. Peccato che però la vita sentimentale non andasse come quella
lavorativa, con Mirko era ormai tutto finito, erano stati anni
difficili quelli dell'università, sembrava che tutto potesse andare
per il meglio, ma... il lavoro che aveva intrapreso l'aveva
allontanato così tanto ed era cambiato così tanto che stare insieme
era diventato un inferno. Le liti erano diventate quotidiane, i
silenzi rancorosi insostenibili e l'assenza di lui non aveva fatto
altro che accelerare la rottura.
Finalmente dopo la
curva raggiunse l'arrivo, piegata sulle ginocchia e con il fiatone
per la corsa provò a fare un altro passo, quando la vide seduta nel
cortile tranquilla. Sorrise nel vederla e dopo aver preso un po' di
fiato le andò vicino e si accorse della sua presenza.
-Mamma!- urlò la
sua piccola.
Le corse incontrò
e l'abbracciò, Bea allora la prese in braccio e le diede un bacio
sulla fronte. Eccolo, il suo piccolo miracolo... la sua Isabel, aveva
solo due anni e l'adorava. Salutò la maestra mentre tranquillamente,
a differenza dell'andata, andarono verso casa. La piccola raccontò
dettagliatamente cosa aveva fatto al nido e di come aveva litigato
con un'altra bambina per il possesso di una certa bambola.
Bea ascoltava
sorridendo, era bello sentirla così felice con gli occhioni blu che
si illuminavano. A volte la guardava e pensava se era stata davvero
lei ad aver tenuto per 9 mesi quell'angelo nel suo grembo. Sospirò
pensando che l'altro che aveva contribuito a quel miracolo non era
così entusiasta... Mirko era davvero preso dal suo nuovo incarico di
amministratore delegato per passare un po' di tempo con Isabel e
quello era il principale motivo di discussione tra i due, certo il
fatto che non parlavano d'altro contribuiva.
Ricordava la
sorpresa di essersi trovata positiva al test, aveva avuto un ritardo
abissale, ma vedere nero su bianco che era veramente incinta l'aveva
atterrita, sopratutto in quel periodo, si stava lasciando con Mirko e
trovarsi incinta di lui non era certo stata una mossa intelligente.
Ricordava anche il pallore di lui quando gli aveva comunicato la
buona novella, stava per svenire, doveva dargli atto però che non
aveva detto quello che si era aspettata, aveva voluto contribuire
nella crescita della piccola anche se loro non stavano più assieme,
ma oltre a mandare soldi in quel periodo non faceva altro e lei
sapeva quanto era importante per sua figlia una figura maschile.
Così Bea si era
trovata a dover crescere una bambina a 26 anni e ora che ne aveva
quasi 28 non ne rimpiangeva nemmeno un minuto, anche se era difficile
e aveva davvero sudato per avere il lavoro che faceva non aveva
rimpianti.
Anche se la sua
vita sentimentale era pressoché nulla, dopo Mirko, la gravidanza e
la specializzazione non aveva nemmeno avuto il tempo per pensare agli
uomini.
Arrivò
all'appartamento che condivideva con Ele e Alice, anche se
quest'ultima negli ultimi mesi stava passando più tempo da Eric che
lì con loro.
Bea mise giù la
bambina che schizzò subito in camera a mettere via lo zainetto. Era
un appartamento abbastanza grande, l'avevano trovato le ragazze quasi
subito dopo aver iniziato l'università, era stato davvero un colpo
di fortuna: tre camere, un bagno, cucina e sala. Essendo in tre a
pagare l'affitto il prezzo si abbassava permettendo a tutte di poter
vivere tranquille.
Si sdraiò sul
divano mentre Isabel aveva preso dei fogli da colorare, Bea sorrise
le ricordava sua cugina quando era piccola che colorava in modi
assurdi tutti i soggetti... com'era cambiata! Come anche gli altri,
tutti erano diventati così grandi. Lo sguardo le si fece
malinconico, cambiava davvero tutto e non potevi davvero far niente
per fermare il tempo, ma c'era stato un momento in cui aveva sperato
di poterlo fare, troppo giovane e sciocca per vedere la verità.
Sospirando di
passò una mano sulla faccia, era davvero stanca e Ele non era ancora
tornata, si domandava dove diavolo fosse finita.
-No! Vi prego no!
Ilaria! I ciclamini non vanno lì! I miei poveri fiori!- urlava una
ragazza mentre rincorreva quella che doveva essere la sua aiutante
per quel giorno ma che si stava rivelando solo un'ulteriore lavoro.
-Benni devi stare
più calma! Potrebbero venirti le rughe sai?- rise l'altra.
Ele rise con lei,
uscendo dal magazzino portando della terra per le piante.
Era una giornata
plumbea di gennaio e stavano aiutando Benedetta con il negozio di
fiori che i suoi genitori gestivano da anni. Benni era una ragazza
allegra e solare, era piuttosto bassa, capelli biondi che scendevano
liberi ma che spesso legava per lavorare con le piante e occhi
marroni.
Ilaria invece era
l'opposto, alta, capelli lunghi e mori con occhi blu che potevano
incenerirti o regalarti uno sguardo amichevole, il più delle volte
non riusciva a stare zitta e finiva sempre per fare figure o
offendere senza volerlo.
Ele le aveva
conosciute in facoltà, quella di lettere, si erano trovate vicine e
subito era scattato qualcosa che le aveva unite, parlando si erano
sentite in sintonia e ora dopo 9 anni erano ancora amiche.
Lei però era
l'unica ad aver finito quell'università, infatti Ilaria aveva
cambiato presto per la sua passione per la paleontologia e da poco
aveva trovato lavoro presso il museo della città, invece Benni aveva
lasciato gli studi per il negozio che andava a gonfie vele.
Ele si sedette un
attimo per prendere fiato, dopo alcuni mesi di supplenza in scuole di
paesi lontani dalla città era finalmente riuscita ad ottenere un
posto per insegnare al liceo dove 9 anni prima era uscita, avrebbe
iniziato a settembre e non vedeva l'ora, sarebbe stato davvero
strano... sperava solo di fare del suo meglio.
Guardò l'orologio
e vide che era molto tardi, quella sera si era messa d'accordo con
Bea e Ali per cenare e parlare del matrimonio.
Salutò le ragazze
e andò verso l'appartamento, quel giorno era malinconica, pensava al
passato e a quanto sarebbe stato bello avere lì anche Emma a
festeggiare con loro, come lo sarebbe stato alla nascita dello
scricciolo, come loro chiamavano Isabel. Sospirò, sarebbe stato
bello ma Emma era lontana, in un altro stato a lavorare anche troppo,
l'aveva visto quando si era collegata con loro, sembrava l'ombra
della ragazza vivace e sorridente di 9 anni fa.
Eppure doveva
sapere come le cose possono cambiare, di come possono essere crudeli
a volte. Il pensiero corse subito verso Luca, da quanto non lo
sentiva? Due anni se non di più, da quando era partito per gli Stati
Uniti, da quando le aveva detto di andare con lui...
A volte si
chiedeva cosa sarebbe successo se avesse detto di si, se fosse
partita con lui fregandosene di tutto quello che aveva lì, ma non ci
sarebbe mai riuscita. L'aveva amato e tanto e le mancava da morire,
ma come poteva lasciare la sua famiglia? La sua vita?
Però c'erano
alcune notti in cui si stringeva sotto le coperte infreddolita e
senza pensare allungava la mano per cercarlo e trovava solo uno
spazio vuoto e freddo che le ricordava continuamente ciò che aveva
perso.
Era sul divano e
stava già sfogliando la rivista per spose che aveva comprato venendo
lì. Era così felice! Quasi ridacchiò da dietro quel giornale,
tutto stava andando per il meglio, finalmente Eric si era deciso a
farle la fatidica proposta. Quanto era stato bello... l'aveva
invitata fuori, in uno dei più costosi ristoranti della città
dicendo di voler festeggiare la specializzazione a cardiochirurgo, a
fine serata si era trovata una torta, la sua preferita, con sopra
l'anello. Sospirò al ricordo, sapeva che prima o poi avrebbe ceduto.
Solo il pensiero
di Emma lontana le fece smorzare il sorriso estatico che le si era
affacciato sulle labbra, era così lontana... sarebbe mai tornata?
Sapeva che ormai aveva un lavoro assicurato lì, ma come poteva
trovarsi davvero bene a Londra? Sapeva che oltre ai dottori
dell'ospedale non frequentava praticamente nessuno, pure con gli
uomini niente se non qualche storia durata poche settimane.
A volte si
chiedeva se potesse andare avanti e dimenticare Francesco,
dimenticarlo e finalmente innamorarsi ancora di qualcuno che non la
lasciasse mai.
Appoggiò la
guancia sulla mano guardando fuori dalla finestra, sapeva però che
non tutti potevano essere felici come lo era lei, ma quanto avrebbe
voluto che le sue amiche finalmente potessero avere il loro lieto
fine che sembrava così vicino, ma che invece non era che una piccola
parentesi delle loro vite.
In quel momento
delle mani le oscurarono gli occhi, un respiro le solleticò
l'orecchio e l'odore penetrante e forte che ormai conosceva così
bene le entrò dentro.
-Chi sono?- le
sussurrò all'orecchio.
Alice rise, quanto
era stupido, erano passati anni ed erano cresciuti, ma lui doveva
fare ancora quegli scherzi infantili.
-Chissà! Forse il
mio futuro marito?- disse pensosa.
Rise anche lui e
le liberò la vista, Alice si girò subito e sorridendo allacciò le
braccia intorno al suo collo e lo baciò. Erano passati nove anni
eppure quell'emozione, quel sentimento, non cambiava mai.
-Vorrei stare con
te stasera...- le sussurrò quando si divisero.
-Mi dispiace, ma
devo proprio cenare con le altre! Dobbiamo iniziare a organizzare!-
-Mancano ancora
sette mesi!-
-Voglio che sia
tutto perfetto!-
Lo baciò ancora,
quella sera aveva già previsto che probabilmente avrebbero parlato
di tutto tranne che del matrimonio, avrebbero parlato del vestito
sicuramente, ma per le altre cose era ancora presto.
Lo salutò e andò
via prendendo la giacca e la borsa, era davvero freddo e iniziava ad
imbrunire. Salì in macchina e andò verso il suo appartamento, erano
passati così in fretta quegli anni, lei e Eric erano rimasti uniti
nonostante tutte le difficoltà che avevano incontrato ed erano
riusciti a trovare quella stabilità che la rendeva così felice.
Anche il lavoro
andava bene, ormai da un anno era stata presa dall'asilo della città,
trattare con i bambini era sempre stato il suo sogno ed ora che era
realizzato era orgogliosa di sé e tra un anno anche Isabel si
sarebbe aggiunta, adorava quella bambina così dolce e testarda.
Somigliava molto a Bea, sia per aspetto che per carattere, se solo
Mirko se ne fosse preso più cura... sospirò e parcheggiò.
Mentre saliva le
scale pensò ancora a Emma, la voleva con lei in quel giorno, la
voleva con le altre a farle da testimone, non poteva rifugiarsi in
un'altra nazione per sempre... prima o poi avrebbe dovuto affrontare
i suoi demoni e prima era meglio sarebbe stato per tutti, perchè
mancava anche alle altre seppur non ne parlavano quasi mai e con
questo pensiero entrò sicura in casa.
Era quasi finito
il suo turno, stava compilando l'ultima cartella dell'uomo colpito
dalla pallottola e avrebbe dato un'ultima occhiata al paziente prima
di andare. Si fermò un attimo per sollevare lo sguardo, dalla
finestra vide che l'acqua stava iniziando a scendere, che strano...
pensò sarcastica.
-Ehi Castello!-
Emma si girò
verso la voce, ormai aveva fatto il callo alla stana pronuncia che
facevano del suo cognome, nei primi tempi la trovava irritante, ma ti
abitui a tutto.
-Che vuoi Smith?-
disse quasi seccata, non le era mai andato a genio quel tipo, da
quando era venuta lì per la specializzazione non aveva fatto altro
che provarci con lei, davvero irritante.
-Il capo chiede di
te- rispose tranquillo lanciandole un sorriso.
Lei girò gli
occhi al cielo, prese la cartella e andò subito verso l'ufficio del
capo chirurgo, era un'uomo dall'aspetto giovanile sulla cinquantina,
brizzolato e con un pizzetto quasi completamente bianco. Emma fin da
subito aveva provato un enorme rispetto per lui, infondeva fiducia e
serenità e sapeva incantarti con i suoi racconti.
Si chiese perchè
mai l'avesse fatta chiamare, le vennero in mente i motivi più
disparati, ma nessuno poteva corrispondere al vero. Arrivata davanti
alla porta bussò e subito sentì la forte voce dell'uomo dire di
entrare.
-Ah eccoti
Castello... vieni pure, entra!-
Emma entrò
nell'ufficio e titubante si sedette su una delle due poltroncine che
stavano davanti alla scrivania.
-Ti sarai chiesta
perchè ti ho convocata!-
-Si... che voleva
dirmi?- cercò di andare subito al sodo lei, voleva far finire subito
quella conversazione, non le piaceva temporeggiare e sopratutto
voleva vedere come stava il suo paziente.
-Dritta al punto,
bene! Volevo proporti un trasferimento...-
Emma sobbalzò
leggermente, cosa aveva detto?
-Un
trasferimento?-
-Si! Hanno chiesto
di te, nella tua città natale, vorrebbero averti tra i loro
chirurghi e tu sei una delle migliori che abbiamo, ma so che ti manca
casa e non posso certo trattenerti qui!-
Emma rimase
imbambolata per alcuni attimi, tornare a casa? Tornare in quella
città dove nove anni prima era praticamente scappata per lasciarsi
dietro tutto quello che era successo, dove stavano tutti i suoi
ricordi brutto o belli che siano, dove... dove aveva perso tutto e
avuto tutto.
Con poche parole
si congedò dall'uomo dicendo che ci avrebbe pensato e con la
promessa che l'avrebbe chiamato subito per informarlo della sua
scelta uscì da quell'ufficio. Finì di compilare la cartella,
controllò il paziente ed andò agli spogliatoi per cambiarsi, fece
tutto questo con un pensiero in mente, con un'immagine che le girava
in testa... casa.
Nel suo
appartamento vide quanto malinconico e squallido fosse, vide quanta
solitudine l'aveva circondata, vide quanto quella vita la stava
trasformando in una zitella acida e senza speranza, vide quanto le
mancava casa, le sue amiche e... anche lui.
Era seduta sulla
poltrona con il cellulare in mano, lo guardava e pensava, sarebbe
valsa la pena? E se tutto sarebbe finito per peggiorare? Eppure...
poteva già sentire le altre che l'accoglievano all'aeroporto, il
sole sulla pelle... tutte cose che le vorticavano in mente ed era
come se la chiamassero. Sicura compose il numero del suo superiore.
Forse era venuto
il momento di tornare a casa.
Ed eccoci con un nuova storia! Il seguito di My Only Desire eccolo qui,
spero davvero che tutti quelli che seguivano leggano anche il
seguito! Voglio ringraziare tutti quelli che mi hano messo tra gli
autori preferiti, davvero grazie mi ha reso molto felice! Fatemi sapere
cosa ne penate!
Al prossimo capitolo!!
Baci^^
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Capitolo 2 *** Ritorno ***
Ritorno
I'm
back, back in town
and everything has changed
I feel, feel let
down
The faces stay the same
[…]
I
see, see shadows
Of who you'll always be
I drive, drive these
roads
Made of memories
***
Sono
tornato, tornato in città,
E tutto è cambiato
Mi sento, mi
sento lasciato in dietro,
Le facce sono rimaste le stesse
[…]
Vedo,
vedo ombre
Di chi saremo sempre
Quando guido, guido per queste
strade
Fatte di ricordi
{Yellowcard
~ Shadows And Regrets}
Era una giornata
plumbea, una giornata che ti invogliava a girarti dall'altra parte
nel letto e continuare a dormire ed era quello che Bea avrebbe fatto
se solo non avesse dovuto portare la sua amata figlioletta al nido e
andare al lavoro. Con un sospiro si alzò sbadigliando e svegliò la
bambina per poi andare in cucina per preparare qualcosa per colazione
e sentì il leggero scalpitio dei piedini di Isabel che arrivava,
sorrise a quel rumore.
-Ho sonno mamma!-
mormorò la bambina stringendo a sé il suo pupazzo preferito, un
panda che aveva chiamato Yuki dopo che le aveva chiesto di leggere un
suo vecchio manga che aveva trovato in uno scatolone.
-Lo so tesoro, ma
ti devo portare al nido... non vuoi giocare con i tuoi amichetti?-
-Si però... ho
sonno!- protestò più imbronciata cullando Yuki.
Bea sorrise e le
si avvicinò, abbassandosi alla sua altezza per guardarla meglio
negli occhi.
-Presto il sonno
ti passerà, parola di mamma!- disse alzando il mignolo, era il loro
modo per fare le promesse irrevocabili.
Allora la piccola
le fece un sorrisino, alzò il suo ditino e lo intrecciò con quello
della mamma.
-Adesso però
mangiamo qualcosa! Poi a vestirsi!- disse allegra Bea.
In quel momento
entrò Ele con una faccia da zombie, sembrava non avesse dormito per
niente. Lo notò anche Isabel visto che stava facendo strane facce
per non ridere, sapeva quanto potesse essere suscettibile la ragazza
appena sveglia.
-Nottataccia eh?-
esordì Bea mentre beveva dalla sua tazza.
-Non farmici
pensare...- borbottò Ele versandosi anche lei del caffè.
Bea si trattenne
dal ridere, l'amica molto probabilmente era stata trascinata in vari
locali da Ilaria, quella ragazza era davvero molto convincente quando
voleva.
Dopo aver finito
di mangiare la bambina andò in camera e con l'aiuto della madre si
vestì, le stava allacciando la giacca quando vide l'orologio, erano
in assoluto ritardo.
-Dobbiamo andare
adesso... ciao Ele, cerca di riprenderti!- disse divertita prima di
prendere per mano Isabel e uscire di casa.
Quella mattina
dovevano correre non voleva usare la macchina, presero il bus appena
in tempo, la bambina i divertiva molto a prendere i mezzi pubblici,
guardava la gente e magari ridacchiava di quelli che riteneva
divertenti. Arrivati al nido lasciò Isabel mentre correva dai suoi
amichetti.
Con un'altra corsa
andò a prendere l'altro bus che portava all'ospedale, durante il
viaggio aveva preso a piovere e com'era ovvio non aveva preso nessun
ombrello con sé. Scese dal mezzo e corse all'entrata dell'ospedale e
mentre si malediva per l'ennesima volta qualcuno arrivò da lei in
gran corsa.
-Bea! Sbrigati!-
le disse una donna dai lunghi capelli castani mossi e gli occhi
marroni.
-Gaia se non te ne
sei accorta sono abbastanza fradicia e...- stava sibilando ma l'altra
la interruppe.
-Subito!- disse
troncando ogni discussione e la prese per mano trascinandola fino
agli spogliatoi.
Bea sollevò gli
occhi la cielo ma la seguì, era meglio non discutere con lei.
Sorrise pensando a quando si erano incontrate nella facoltà di
medicina e psicologia.
Si erano scontrare
nella biblioteca e da lì avevano iniziato a parlare, inutile dire
che avevano legato quasi subito e trovarsi nello stesso ospedale era
stata davvero una fortuna. Certo frequentavano diversi reparti, Gaia
era una psicologa, ma quando potevano si incontravano nella saletta a
bere uno dei caffè orridi della macchinetta.
Si chiese in quel
momento che poteva avere di così importante da trascinarla negli
spogliatoi.
-Spero sia
davv...- non finì la frase.
Quello che vide le
fece spalancare gli occhi, dottoresse, alcune infermiere e delle
specializzande erano assiepate negli spogliatoi.
“Che diavolo
succede?” pensò allibita.
-Oddio ti rendi
conto?-
-Che fortuna! Meno
male che non sono andata a casa subito...-
-Ma quando
arriveranno gli idraulici?-
-Io spero mai!-
Colse alcune frasi
sparse, ma non riusciva proprio a capire la situazione, vedeva solo
Gaia con un sorriso che non aveva niente di rassicurante.
-Si può sapere
che succede?- sibilò all'amica.
-Cara mia, oggi è
il giorno che aspettavo da quando siamo arrivate qui!- disse soltanto
con occhi sognanti.
-Tu hai dei
problemi...-
In quel momento
uscirono dalle docce dei ragazzi, riconobbe alcuni specializzandi e,
spalancò gli occhi a vederlo, Riccardo.
Riccardo era uno
dei ginecologi dell'ospedale e anche uno dei dottori più ambiti, era
davvero bello e faceva voltare tutte le donne e anche alcuni uomini
dell'ospedale, si diceva anche che era ancora single, inutile dire
che molte ragazze ci provavano, ma nessuna alla fine era riuscita ad
ottenere più di un caffè da lui.
Bea aveva una
piccola cotta per lui, in parte influenzata anche dal fatto che
l'aveva aiutata molto il suo primo giorno di lavoro lì, certo non ci
aveva mai provato spudoratamente come alcune sue colleghe avevano
fatto, si parlavano ogni tanto quando si vedevano nella saletta, ma
nulla di che. Molte volte si chiedeva se fosse impegnato con qualcuna
visto il suo rifiuto per le altre che praticamente gli si buttavano
ai piedi...
Ora però quello
era l'ultimo dei suoi problemi, infatti si trovava davanti Riccardo
nudo a parte un asciugamano legato in vita mentre lo spettacolo dei
suoi pettorali era assistito dalle più perverse donne dell'ospedale
inclusa lei. Sentiva il sospiro trattenuto delle altre e capì
l'urgenza dell'amica a portarla lì, infatti era a conoscenza
dell'interesse che lei nutriva nei confronti del ginecologo anche se
Bea aveva dichiarato di non voler farsi avanti per molti motivi che
però Gaia riteneva delle scuse patetiche, allora faceva di tutto per
“aiutare” l'amica.
A volte Bea odiava
questo lato del suo carattere, anche se in quel momento non lo dava a
vedere visto il panorama che stava guardando.
-Oh che ci fate
qui?- disse uno dei ragazzi un po' imbarazzato.
Le donne a quella
domanda si riscossero dalla visione e insieme diedero vita a una
serie di scuse che non stavano né in cielo né in terra. In quel
momento Bea si accorse di star ancora guardando Riccardo, infatti
quello la fissava interrogativo con i suoi occhi azzurri. Arrossì un
poco mentre voltava il viso verso Gaia che ghignava sotto i baffi.
Uscirono tutte quasi sghignazzando come delle liceali, fuori l'amica
le spiegò di come le tubature delle docce degli uomini fossero
saltate e di come fino a che non le avessero sistemate avrebbero
diviso le docce.
-Era necessario
portarmi lì?! Adesso penserà che sono come quelle ingrifate che non
fanno altro che saltargli addosso!- mugugnò Bea guardandola male.
-Pff come se non
ti fosse piaciuto quello che hai visto...- ribatté sorridendo Gaia.
Lei sollevò gli
occhi al cielo senza rispondere, lo sapeva che se avesse detto di no
sarebbe stata una bugia madornale. Però non capiva, si certo le
piaceva però da quello ad arrivare a qualcosa di più era
impensabile soprattutto ora, era troppo concentrata su Isabel e sulla
futura specializzazione per chirurgia infantile per poter pensare ad
altro.
Si mise il camice
e raccolse i capelli in coda veloce, presto sarebbero arrivati i
primi bambini, quel giorno almeno erano solo la mattina, per le
quattro sarebbe stata al nido a prendere Bel. Il giorno dopo per
fortuna era a casa, sorrise era davvero felice... finalmente Emma
tornava a casa! Sarebbe arrivata in aereo, le cose più ingombranti
erano già arrivate e loro le avevano messe nella stanza ormai quasi
inutilizzata di Alice, non vedeva l'ora di rivedere l'amica, dopo
quasi quattro anni dall'ultima volta che lei e le altre erano state a
Londra. Tutto stava tornando alla normalità, o almeno in parte, con
quei pensieri chiamò il primo appuntamento della giornata.
Stava mettendo in
valigia gli ultimi vestiti dopo averli piegati un po' come capitava,
doveva ammetterlo anche se erano più di cinque anni che viveva da
sola non era mai stata una brava casalinga, anche perchè di tempo
non ne aveva nemmeno avuto abbastanza per imparare.
Sospirò mentre
chiudeva la cerniera, si guardò in giro, di certo non le sarebbe
mancato quell'appartamento grigio e solitario... se pensava a quando
l'aveva affittato, le sembrava il paradiso! Il suo primo appartamento
da sola lontana dalla presenza asfissiante di sua madre e del suo
fidanzato, o meglio, nuovo marito. Suo padre invece era ancora a
casa, lo sentiva ogni tanto e l'ultima volta era stato il giorno
prima, sembrava davvero contento del suo ritorno. Aveva ancora la sua
macchina nel garage, a Londra non le sarebbe molto servita per quello
l'aveva lasciata indietro.
Guardò fuori
dalla finestra, anche le altre avevano quasi urlato per la felicità,
quello l'aveva convinta della scelta che aveva fatto. Non vedeva
l'ora di tornare, sebbene i ricordi le lasciavano ancora l'amaro in
bocca la nostalgia era più forte.
Avrebbe avuto una
settimana prima di cominciare a lavorare nell'ospedale, anche se
avrebbe preferito iniziare subito.
Vide il cielo
imbrunirsi, la prossima volta che avrebbe visto il tramonto sarebbe
stato a casa, con quel pensiero sorrise mentre si voltava per andare
a farsi una doccia.
Era una soleggiata
giornata di Gennaio, una delle poche fino a quel momento, era un
giorno perfetto per il ritorno di qualcuno. Bea sorrise mentre
metteva Isabel nel suo seggiolino in macchina, andavano in aeroporto,
finalmente Emma tornava a casa.
-Mamma pecchè
sorridi?- domandò la bambina.
-Perchè la mamma
oggi incontra una persona che le era mancata molto!- disse lei
baciandole la fronte.
-Posso vederla
acchio?-
-Certo! Non vede
l'ora di conoscerti!-
Bel sorrise e Bea
lo fece con lei, Emma era veramente impaziente di vedere la sua
piccola, sapeva che era curiosa di sapere com'era, che la considerava
già come una nipotina.
In macchina ci
mise un po' per arrivare all'aeroporto, quando fece scendere la
bambina, quella guardò il tutto con occhi sgranati e la bocca
aperta, non era mai stata lì e adorava tutto quello che era nuovo
per lei. La prese in braccio, aveva paura di poterla perdere in quel
caos. All'entrata vide Alice e Ele, le salutò e la bimba sventolò
la mano sorridendo, le considerava come delle zie, infatti le
chiamava così.
-Quando dovrebbe
arrivare?- domandò Bea lasciando Isabel tra le braccia di Alice
visto che la bimba scalpitava per andare dalla zietta.
-Mezz'ora, o
almeno quello che dicono qui, penso potrebbero avere dei ritardi-
rispose Ele.
-Come sempre del
resto...- scosse la testa lei mettendosi una ciocca dietro
l'orecchio.
Alice intanto
faceva giocare la bimba che ridacchiava felice, rimasero un po' a
guardarle quando Ele propose di entrare, almeno sarebbero state più
al caldo, seppur ci fosse il sole la giornata non era certo mite.
-Chissà se lo
sa...- esordì a un tratto Bea con sguardo triste.
Le altre la
guardarono confuse, non sapendo a cosa di riferisse. Ricambiò anche
lei lo sguardo, ma sorpresa.
-Non lo sapete?-
-Cosa?- domandò
Alice mentre si sistemava meglio Bel in braccio.
-Di... Francesco-
-Che era tornato
all'azienda di suo padre? Certo, sai li vedo anch'io i vecchi
giornali di Mirko che ti ostini a tenere...- disse Ele sarcastica.
-Non quello! Vi
ricordate quella ragazza di cui ci aveva raccontato Emma?-
-Quella che aveva
visto fuori dal suo appartamento?- domandò Alice.
-Si quella.... be
sapete che ho ancora l'abbonamento alle riviste di finanza che aveva
fatto Mirko e mi arrivano i numeri nuovi, ho visto la foto di
Francesco in prima pagina sai tutto sul suo successo come vice
presidente dell'azienda del padre eccecc...-
-Quello si
sapeva!- la interruppe Ele.
-Se mi lasci
finire magari!- disse fulminandola.
-Vai avanti Bea-
si intromise Alice, con un brutto presentimento nel cuore.
-Be ho voluto dare
un'occhiata, ero curiosa di vedere come se la passava quello stronzo
e...-
-E?- la esortarono
in coro le altre.
-E il nostro caro
ex-professore si sposa con quella gallina bionda!- disse quasi
arrabbiata Bea.
-Cosa!?- dissero
tutte e due.
-Già... da non
credere!-
In quel momento
annunciarono l'atterraggio del volo di Emma e si zittirono, cosa
avrebbero detto? Era meglio tacere o dire tutto all'amica? Con uno
sguardo si risposero subito, meglio rimandare a domani, quel giorno
non dovevano esserci pensieri tristi.
-Ma quanto ci
mette?- si lamentò Ele.
-Pff un po' di
pazienza!- la fulminò Bea.
Il tempo non aveva
certo migliorato il loro rapporto, ma ormai erano abituate così e in
fondo si volevano bene.
Proprio mentre la
bionda stava per ribattere videro la chioma rossa della loro amica
spuntare tra i passeggeri appena scesi. Le ragazze si ritrovarono a
sbracciarsi per farsi vedere e appena Emma lo fece con un sorrisone
venne loro incontro correndo. La prima che abbracciò fu Bea che si
era messa davanti a tutte, poi si unì anche Ele e per ultima Alice
con ancora in braccio Isabel. Mentre ridevano per quel loro incontro,
la bimba guardava la nuova arrivata con curiosità, sentendosi
osservata Emma la vide e subito capì essere la figlia di Bea,
assomigliava davvero molto a lei.
-Finalmente sei
tornata eh?- disse Ele sorridendo attirando la sua attenzione.
-Si, può dire di
si...- rispose la rossa ricambiando il sorriso.
-Ah! Sono quattro
anni che non ci vediamo!- esordì Bea quasi commossa.
-Bea... ci siamo
viste l'altro giorno su skype!- la prese in giro Alice.
-Quello non lo
conto!-
Emma rise e
rivolse lo sguardo ancora sulla bambina, era davvero tenerissima con
quegli occhioni blu e il nasino. Le sorrise e le si avvicinò.
-Ciao!- disse lei.
-Ciao...- rispose
la bimba scrutandola.
-Sei Isabel vero?-
Lei annuì
continuando a guardarla.
-Io sono un'amica
della mamma, sai non vedevo proprio l'ora di conoscerti!-
-Davvero?- domandò
dubbiosa lei.
-Certo!-
Isabel sorrise e
tese le braccia per far capire che voleva stare in braccio a lei,
Alice cedette la bimba quasi ridendo all'espressione allibita di
Emma, non se l'aspettava davvero. Quando fu tra le sue braccia disse
solo -Acchio!- e Emma capì che si riferiva al volerla conoscere.
Dopo aver
recuperato le valige della ragazza uscirono dall'aeroporto e Emma
sorrise per l'ennesima volta, finalmente era tornata. Andò in
macchina con Bea visto che Isabel non sembrava intenzionata a volerla
lasciare, la sorpresa della rossa a quell'improvviso attaccamento
fece ridere Bea per quasi tutto il viaggio.
Arrivate
nell'appartamento delle ragazze Emma si sentì stanca, quella notte
non aveva dormito molto, era troppo agitata per dormire e aveva
passato la notte quasi in bianco e l'attesa all'aeroporto a Londra
era stata veramente snervante in quel momento voleva solo farsi una
doccia e magari dormire un po', sapeva che però quello non poteva
permetterselo infatti aveva promesso a suo padre di andarlo a trovare
quel giorno.
-Ehi sembri
stanca... fai pure una doccia! Ti preparo magari una cioccolata, ok?-
disse Bea sorridendole.
-Si mi ci
vorrebbe!-
Dopo un breve tour
della casa la lasciò in bagno con asciugamani e un cambio. Mentre
stava sotto al getto si chiese se davvero poteva stare lì, sapeva di
aver l'appartamento che sua nonna le aveva lasciato, ma non sapeva
se sarebbe stata in grado di viverci. Scosse la testa, no meglio
stare lì con le altre, era stanca di stare sola, a Londra non aveva
fatto altro.
Finita la doccia
prese i cambi e andò in quella che sarebbe diventata la sua nuova
camera, non era grandissima ma nemmeno un buco. Il letto matrimoniale
era di fianco alla porta, nella parete di fronte stava la finestra e
a destre una libreria e l'armadio, chiuse la porta dietro di se e si
rivestì. Stava legando i capelli quando con la coda dell'occhio
colse un'immagine a lei molto famigliare.
Sorpresa si voltò
e vide su una sedia che stava nell'angolo un giornale, con un tuffo
al cuore vide due occhi ghiaccio che conosceva fin troppo bene
fissarla dalla copertina. Quasi fosse in trans si avvicinò e prese
in mano la rivista, si accorse che le tremavano leggermente le dita.
Erano nove anni che non vedeva la sua faccia se non nei ricordi, nove
anni erano passati... davvero era stato così tanto tempo fa? A lei
sembravano solo ieri le giornate passate con lui, in
quell'appartamento su quel divano che profumava di carta, in quel
letto tra le sue braccia... sembrava solo ieri il giorno che l'aveva
lasciata ed ora dopo nove anni lo rivedeva sulla copertina di una
rivista.
Col cuore in gola
l'aprì e lesse l'articolo che lo riguardava, aveva preso un posto
davvero di spicco nell'azienda di suo padre, la stessa che diceva di
odiare... come poteva averle mentito anche su quello? Sentiva che se
avrebbe continuato non avrebbe avuto più pace, ma lo fece comunque
perchè per quanto poteva dire era sempre masochista quando si
trattava di lui.
Quando finì
l'articolo qualcosa dentro di lei si fece piccolo piccolo, tanto che
non riusciva più a sentire niente. Com'era possibile? Lui... si
sposava, con un'altra... e lei? Lei come una stupida a stare ad
aspettare qualcosa che non poteva più esserci, qualcosa a cui solo
lei, illusa, pensava. Sorrise amara, aveva quasi 28 anni eppure
dentro al cuore si sentiva ancora quella diciannovenne che era
scappata da quella città con il cuore infranto.
Rimise dove aveva
trovato la rivista e uscì dalla camera stampandosi un sorriso finto
in viso, era diventata una maestra in quello. Disse alle altre che
doveva incontrarsi con suo padre e di non preoccuparsi ci sarebbe
andata a piedi, dopotutto l'appartamento distava poco dalla casa.
Fuori respirò a
fondo l'aria e si guardò in giro, non era cambiata molto la città,
era sempre la stessa, forse qualche edificio nuovo e negozi che non
ricordava ci fossero.
Lentamente
percorse la strada che la separava dalla sua vecchia casa, arrivò e
vide che non era cambiata per niente. Pigiò il citofono e entrò con
un sorriso, dopotutto un po' le era mancato suo padre.
La visita fu
abbastanza lunga e stranamente Emma si trovò bene con lui, parlarono
molto, soprattutto riguardo al lavoro. Ascoltò con rinnovato
interesse le operazioni e i casi che suo padre si era trovato davanti
nel corso degli anni, capì che gli mancava molto l'ospedale, infatti
da poco era stato mandato in pensione, ma vide nei suoi occhi una
luce... forse aveva trovato anche lui qualcuno, una compagna più
degna di quella che era stata sua madre, lo sperava con tutto il
cuore.
Prima di andare le
fece avere la macchina, nonostante gli anni di inattività era in
buono stato, con un saluto e la promessa di tornare presto Emma andò
via, era davvero bello poter riavere la sua macchina, si accorse che
le era veramente mancata a Londra.
Non ritornò
subito dalle sue amiche, doveva fare prima delle cose. La prima tappa
era il fioraio dove prese delle gardenie bianche per poi andare al
cimitero cittadino, erano nove anni che non ci metteva e un po' se ne
vergognava. Entrata si diresse subito alla tomba di sua nonna dove
posò i suoi fiori preferiti, vedendo la foto sentì quasi la
presenza di lei lì e questo le fece un po' appannare gli occhi.
Rimase lì per un po' ti tempo, accorgendosi solo allora dell'aspetto
curato della tomba sebbene non ci andasse più nessuno da nove anni e
vide anche dei fiori, tre rose bianche, poste vicino alla lapide. Chi
poteva essere? Si domandò confusa, suo padre? Forse... ma non ne era
del tutto convinta, forse era solo qualche vecchia amica di sua
nonna, ne aveva tante.
L'ultima tappa era
l'appartamento di sua nonna, doveva vedere in che condizioni era,
anche se andare in quel condominio dopo aver appreso di Lui sarebbe
stata una doppia pugnalata. Fermò la macchina e guardò fuori, il
palazzo si ergeva fiero, con il cuore pesante uscì dall'abitacolo e
si avvicinò al portone. Aveva con sé le chiavi e con un sospiro
quasi sofferente aprì, si trovò davanti all'atrio, i ricordi si
alternavano dietro le palpebre e con un gesto del capo fece quasi per
scacciarli. Entrò nell'appartamento e vide che c'era molta polvere e
molto probabilmente c'era da fare qualche riparazione alle tubature
ma per il resto non era male, forse sarebbe anche riuscita ad
affittarla.
Uscì e mentre
stava per uscire passò di fianco le scale, non riuscì ad impedirsi
di guardare su, quasi aspettasse di vederlo scendere per venirle
incontro. Serrò la mano in un pugno, sapeva che era masochista,
sapeva che non le avrebbe fatto per niente bene eppure... eppure salì
quelle scale, le salì maledicendosi ad ogni scalino ma non tornò
indietro nemmeno una volta.
Il corridoio era
ancora come se lo ricordava, grigio e con qualche crepa, questo non
faceva che farle provare lo stesso dolore sordo di nove anni fa. Lo
percorse e si trovò davanti alla porta, a quella porta,
sfiorò con le dita il legno laccato che aveva di fronte e si
allontanò quasi subito, era troppo... era davvero troppo...
Mentre pensava a
questo sentì un rumore dietro, e vide la maniglia abbassarsi, con il
cuore in gola arretrò fino al muro. Ma quello che uscì non era
certo chi si immaginava, una coppietta felice si teneva per mano
mentre la ragazza dopo aver dato un bacio al ragazzo chiuse a chiave
la porta, per poi scendere, erano talmente presi da loro che non
l'avevano vista neppure, quasi fosse invisibile.
Emma con un grande
sforzo uscì dal condominio ed entrò in macchina, appoggiò la testa
al sedile. Quanto poteva arrivare la sua stupidità? Come poteva
pensare che potesse esserci ancora lui in quell'appartamento? Colpì
con un pugno il volante, ma non servì a niente se non a procurarle
una fitta alla mano.
Era stanca, stanca
di aspettare, stanca di quel grigiore che sembrava aver invaso al sua
vita, stanca di quell'amore che ormai da nove anni sembrava averle
tolto la felicità.
E finalmente il seconod capitolo è arrivato!! Mi scuso umilmente
per il ritardo madornale, ma purtroppo non ho avuto tempo per la storia
e ho avuto dei problemi =( ma eccomi qui! La storia spero non
avrà altri rallentamenti, spero di non far passare così
tanto tempo anche per il terzo! Vorrei anche ringraziare Leuzza per il
suo supporto =) mi ha aiutato molto per scrivere questo capitolo!
Passando alla storia, ecco che vediamo il ritorno di Emma finalmente e
anche qualche notizia su Francesco, in più Bea alle prese con un
bel ginecologo xD... per ora è tutto! Chissà cosa
succederà nel prossimo capitolo ;)
Al prossimo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Baci^^
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Capitolo 3 *** Ferite ***
Ferite
I've
seen fire and I've seen rain
I've seen sunny days that I thought
would never end
I've seen lonely times when I could not find a
friend
But I always thought that I'd see you again
[...]
Well,
there's hours of time on the telephone line to talk about things
to
come
Sweet dreams and flying machines in pieces on the ground
***
Ho
visto fuoco e ho visto pioggia
Ho
visto giorni soleggia che pensavo non sarebbero mai finiti
Ho
visto i tempi solitari in cui non riuscivo a trovare un amico
Ma
ho sempre pensato che ti avrei rivisto
[…]
Beh,
ci sono ore trascorse alla linea del telefono
A
parlare di cose che sarebbero avvenute
Dolci
sogni e macchine volanti a pezzi sul pavimento
{Birdy
~ Fire & Rain}
Quella mattina
aprì gli occhi anche prima che la sveglia iniziasse a suonare,
sbadigliò e si mise a sedere, finalmente quel giorno avrebbe
ricominciato a lavorare, dopo una settimana di inattività che
l'aveva fatta stancare più che riposare, non vedeva l'ora di
immergersi nel lavoro e non pensare a nient'altro.
Si alzò con una
nuova carica e andò a farsi una doccia, sotto il getto pensò a quei
giorni che aveva passato che le altre, aver ritrovato la loro
amicizia ancora intatta dopo quegli anni era davvero una bellissima
sorpresa, certo erano cambiate ma quando erano insieme le sembrava di
ritornare indietro nel tempo, di ritornare quell'adolescente così
piena di speranze e felice che era stata.
Uscì dalla doccia
con un sospiro e guardò il suo riflesso sullo specchio umido di
condensa, aveva sempre i capelli rossi e mossi che ormai teneva
sempre legati e gli occhi verdi erano diventati più scuri, era
diventata anche più pallida e le lentiggini quasi stagliavano nel
contrasto con la sua pelle.
Mentre asciugava i
capelli pensò a quanto era stata felice e allo stesso tempo triste
di vedere Alice e Eric, erano davvero una coppia perfetta, così
uniti e innamorati... tutto il contrario di quello che era capitato a
lei e le altre. Ma pensandoci forse era così che doveva andare,
magari per loro non era ancora arrivata il momento.
Finito si
asciugarsi e vestirsi si riguardò nello specchio, sorrise
lievemente, forse invece era lei che si faceva ancora delle
illusioni. Uscì dal bagno e si trovò davanti a Ele che sbadigliava
e stava per uscire, la salutò, doveva andare a fare da supplente in
una scuola di un paese vicino. Andò in cucina e trovò Bea con Alice
che stavano preparando la colazione.
-Buongiorno!-
salutò allegra Alice.
-'Giorno- rispose
lei sorridendo leggermente mentre prendeva il caffè che le porgeva
Bea.
-Allora emozionata
per il primo giorno di lavoro?- disse Alice guardandola attenta.
Emma si strinse
nelle spalle mentre beveva, non era emozionata, più che altro
sollevata di poter tornare in ospedale.
-Non parlare
troppo eh!- la riprese scherzando Bea.
Rise appena e
scosse la testa.
-Non sono
emozionata, voglio solo riprendere a lavorare...-
-Sei troppo
stacanovista Emma!-
-Non sono
stacanovista Ali, solo non mi piace stare in casa senza fare
niente...-
“Ti fa pensare
troppo...” aggiunse pensando.
Non seppe come
però quelle parole aleggiarono nella stanza anche senza averle
dette.
-Be forse è
meglio se ti sbrighi... il turno inizia presto!- disse Bea cambiando
discorso, quel giorno era a riposo.
Emma annuì e dopo
aver finito il caffè e salutato le amiche uscì respirando l'aria
fredda di gennaio.
Si strinse nel
cappotto e salì in macchina ringraziando chiunque avesse inventato
il riscaldamento che accese subito chiusa la portiera. Certo a Londra
faceva molto più freddo, ma lì non poteva godersi quelle comodità!
Sorridendo per il bel caldo che si era irradiato per tutto
l'abitacolo si inserì nel traffico cittadino, ancora sonnacchioso
visto l'albeggiare.
In men che non si
dica era arrivata all'ospedale, parcheggiò la macchina al posteggio
riservato e scese. Non vedeva l'ora di entrare e ricominciare a
lavorare, distrattamente pensò che forse Alice avesse ragione, era
davvero una stacanovista.
Entrò e subito si
diresse agli spogliatoi dove si cambiò e si mise il camice, aveva
sentito da Bea che poco tempo fa gli uomini dovevano fare la doccia
lì, quasi rise a ricordare la faccia che aveva fatto la sua amica
nel raccontare come si era trovata davanti un certo Riccardo, era
proprio curiosa di vederlo.
Stava mettendosi
il camice quando si sentì chiamare.
-Emma!-
Si girò e vide
Gaia sorriderle e salutarla, ricambiò il sorriso, Bea le aveva
presentate e doveva dire che era molto simpatica e un po' pazza, ma
forse lo erano tutti gli psicologi...
-Gaia, ciao!-
-Bea mi aveva
detto che venivi oggi iniziavi qui...-
-Si... non vedevo
l'ora di ricominciare- disse un po' imbarazzata mentre uscivano dagli
spogliatoi.
-Ah ti capisco,
anch'io a volte faccio anche fatica a stare a casa!-
-Be mi consola non
essere l'unica...- fece divertita.
Era da poco che la
conosceva ma comunque si sentiva a suo agio con lei, poteva sembrare
che facendo un lavoro del genere ti potessi sentire analizzata per
ogni parola o gesto che facevi, invece era assolutamente il
contrario, si sentiva libera di parlare e questo le faceva capire
quanto brava era nel suo lavoro.
-A questo
proposito... vorrei chiederti un favore se possibile- disse
improvvisamente seria Gaia.
Emma si fermò a
guardarla curiosa, cosa poteva volere?
-Dimmi pure-
-So che è solo il
tuo primo giorno e che probabilmente tra pochi secondi ti ritroverai
con un sacco di pazienti, ma vorrei che tu vedessi una mia
paziente...-
-Una tua
paziente?-
-Si, purtroppo non
ha avuto una vita molto facile, è stata sfigurata e mentre faceva
gli esami periodici le hanno trovato un tumore cerebrale...-
Emma la guardò
corrugando la fronte, certo avrebbe accettato di vederla, si sentiva
dispiaciuta per quella donna, anche se per qualche strano motivo
avvertiva che c'era dell'altro, ma ignorò quei pensieri.
-Vuoi che la
visiti vero?-
-Si, mi faresti un
favore enorme...-
-Ok, va bene, ma
credo che non potrò andare da lei prima di pranzo, mi hanno affidato
dei casi e devo parlare ancora con il primario del mio reparto....-
-Ah benissimo!
Grazie davvero Emma! Ti farò avere la sua cartella a pranzo...
mangiamo insieme ok?- disse entusiasta prima di andare via
sventolando una mano.
Emma la guardò un
po' allibita, ma sorrise, aveva l'impressione di doversi abituare a
quelle uscite, ma la cosa non la preoccupava affatto, anzi le dava un
senso di calore che da molto non provava.
-Come sarebbe a
dire che non riesci a venire?!- urlò al telefono Bea, che si accorse
subito dello sguardo turbato di sua figlia e facendole un sorriso e
una piccola carezza andò in bagno imprecando mentalmente contro
quello che era stato il suo ragazzo.
-Sarebbe a dire
che non ci riesco! Ti devo fare il disegnino per caso?- sibilò Mirko
dall'altra parte.
-Avevi detto che
avresti passato il pomeriggio con Isabel! Glielo hai promesso!-
-Ho avuto un
imprevisto ok? Non l'ho cercato io! Ho un lavoro impegnativo!-
-Ah perchè il mio
è una passeggiata! Senti Mirko, Isabel è anche tua figlia, hai
voluto far parte della sua vita ora prenditi le tue cazzo di
responsabilità! Le hai promesso che questo pomeriggio l'avreste
passato insieme e ora io dovrei dirle che non puoi? La prossima volta
vedi di fare promesse che puoi mantenere!- chiuse con un gesto
rabbioso la comunicazione.
Si sedette sulla
vasca prendendosi il viso tra le mani, come avrebbe fatto ora a dire
a Isabel che quel deficiente di suo padre non sarebbe arrivato? Era
stata così contenta di quel pomeriggio... aveva voluto mettere il
suo vestitino più bello... e ora lei avrebbe dovuto dirle che non
sarebbe arrivato nessuno?
Facendo un
profondo respiro si alzò e andò in salotto dove Isabel stava
colorando attenta a non sporcarsi il vestitino, appena la sentì alzò
gli occhioni blu su di lei e si sentì il cuore sprofondare quando
vide quanto erano felici.
-Mama! Quaddo
arriva papà?-
Bea sospirò e si
inginocchiò di fianco alla bimba accarezzandole la testolina.
-Bel... purtroppo
il papà non può venire...- cominciò incerta.
-Non è vero! Ha
pomesso!- ribatté sicura.
Si passò una mano
sulla faccia stanca, come poteva spiegarle che non sempre le promesse
potevano essere mantenute? E che Mirko soprattutto aveva una tendenza
a infrangerle tutte le volte? Ma non poteva farle perdere fiducia in
tutti, soprattutto in suo padre anche se non ne meritava per niente.
Prese Bel in braccio, aveva bisogno di un contatto con lei.
-Vedi papà al
lavoro ha molte persone che si fidano di lui e per questo ci sono
cose che può fare solo lui, molte volte però ha così tanto lavoro
in un giorno che non può nemmeno tornare a casa prima di sera...-
Mentre le diceva
quelle cose cercava di essere comprensibile e sentiva lo sguardo
attento della bambina, sperava che capisse che non era dipeso da
Mirko quella situazione.
-Ma.... ma aveva
pomesso...- disse mogia Isabel prendendo il suo pupazzo.
-Lo so piccola
mia, lo so... vedrai che si farà perdonare e verrà un altro giorno-
mormorò dandole dei baci e cullandola per consolarla.
Isabel si
abbandonò al suo abbraccio, traendo conforto da quel contatto. Bea
le carezzò i capelli sottili e le venne un'idea, sorridendo le
sollevò il visino.
-Che ne dici se
vieni con me ad aiutare la zia Ali?-
La piccola a
sentire quella frase si illuminò sorridendo felice, era da quando
aveva saputo del matrimonio non vedeva l'ora che arrivasse quel
giorno, probabilmente era eccitata per la novità che rappresentava.
Mentre saltellava
felice Bea si alzò e dopo mettendo via i colori e gli album prese il
capottino della bambina proprio quando Alice fece la sua entrata.
-Ehi...- la
salutò.
-Ziaaa!- esclamò
la piccola andandole incontro.
Alice la prese in
braccio sorpresa e la guardò perplessa sapeva che la bimba doveva
stare con Mirko quel pomeriggio, ma lei scosse la testa tesa, non
voleva parlarne con Bel lì e l'altra lo capì.
Misero
il capottino alla bambina e uscirono, quel giorno avrebbero dovuto
vedere per le bomboniere. Pensava sarebbe stata una cosa veloce e
invece Ali non si decideva a scegliere! Si ritrovò molte volte
sull'orlo di una crisi di nervi, sentendo ogni singola dettaglio che
non andava bene in tutti i modelli che le aveva sottoposto la
commessa, non pensava di poter vedere quel lato dell'amica così
puntiglioso, ma probabilmente era anche perchè teneva davvero tanto
che fosse tutto perfetto e solo per quello sopportò tutto.
Isabel invece
sembrava divertita e curiosa delle cose esposte e ogni tanto la
chiamava per farle vedere qualcosa. Alla fine decise per delle
scatoline color panna con nastri colorati e confetti intonati, uscite
dal negozio Bea tirò un sospiro di sollievo e vista l'ora andarono a
pranzare in un piccolo ristorante mentre Bel sorrideva felice per
quell'uscita. Mentre si sedevano Bea pensò a distrattamente a Emma e
se il suo primo giorno stava andando bene.
Era stata una
mattinata abbastanza frenetica, come aveva previsto non si era potuta
fermare nemmeno un secondo, tra i vari pazienti che le avevano
affidato e le visite fatte ai suoi superiori era girata per
l'ospedale come una trottola, ma la cosa non le dispiaceva affatto,
ora però era l'ora di pranzo e andò alla mensa con lo stomaco che
brontolava e una fame da lupi. Si era appena seduta e si stava
legando i capelli quando vide una cartella messa di fianco al suo
vassoio e Gaia sedersi davanti a lei.
-Potevi
aspettarmi!- la rimproverò divertita l'altra.
-Avevo troppa
fame!- ribatté lei ridendo.
-Ti perdono solo
perchè è il tuo primo giorno- le concesse prima di infilzare la sua
insalata.
Emma guardò
perplessa il suo pranzo, solo una misera insalata? Si mosse
leggermente a disagio, le faceva quasi sentire in colpa per il
piattone di pasta che aveva preso.
-Ma... solo
un'insalata?-
-Si... voglio
vedere quanto mi dura la dieta!- disse divertita -A volte scommetto
con Bea quanto tempo ci metto per piantare lì tutto e farmi una
scorpacciata di cioccolato, per adesso sono tre giorni che vado
avanti con questa insalata insapore... è un record!-
Emma si mise a
ridere, mangiando si raccontarono un po' della mattinata e finito di
riempirsi lo stomaco finalmente prese la cartella della paziente, era
da quando l'aveva vista lì di fianco a lei che voleva darci
un'occhiata e se fosse stata sola l'avrebbe fatto. Dette una veloce
occhiata, vide che era stata ricoverata dopo che il marito le aveva
buttato dell'acido sul viso mentre dormiva, leggendo sentì un nodo
allo stomaco che riconobbe come pietà, quella donna era stata
davvero sfortunata, abusi su abusi e come se non bastasse tumore
celebrale come ciliegina sulla torta... a volte la vita era davvero
una stronza. Passò a leggere la diagnosi e in quel momento si sentì
ancora di più sprofondare, cosa avrebbe potuto fare? Era ormai in
stadio avanzato, anche con le cure non erano riusciti a debellare il
tumore.
-Gaia... io non
credo che...- iniziò piano e dispiaciuta.
-Alt! Non dire
altro, so che la situazione è tutt'altro che facile, le hanno dato
pochi mesi, ma vorrei che la vedessi lo stesso- la interruppe con
voce ferma.
-Ma non posso
andare da lei e magari darle false speranze! Sarebbe una cattiveria!-
ribatté lei.
-Non le darai
nessuna falsa speranza Emma, sa bene che non ci sono possibilità, ma
vedere che qualcuno vuole ancora provare con lei la farà stare bene,
almeno per quello che le resta-
Emma guardò
l'altra che ricambiava lo sguardo aspettando, non sapeva che fare,
non voleva illudere quella donna ma stando a sentire lei non
l'avrebbe fatto... sospirò e annuì provocando in Gaia un'enorme
sorriso. Si sentiva meglio anche lei, eppure qualcosa le diceva che
molto probabilmente si sarebbe pentita di aver accettato quel caso.
Avevano finito
quella giornata di shopping nelle vie del centro con una capatina in
un negozio di abiti da sposa, certo non avrebbe preso subito il
vestito, ma dare un'occhiata per farsi un'idea su quello che le
piaceva o meno. Era stata davvero una giornata frenetica e Isabel si
era addormentata ancora prima di arrivare alla macchina, la mise sul
seggiolino lentamente mentre Alice si metteva alla guida. Una volta
partite Alice si mise a lanciarle occhiate preoccupate, sapeva che si
era trattenuta tutto il giorno per via di Bel ma visto che ormai ora
stava dormendo beatamente si aspettava che parlasse. Sospirò
poggiandosi al sedile, era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare in
quel momento, ma non vide alternative e forse confidarsi con lei
l'avrebbe aiutata.
-Non è venuto a
prenderla per “impegni improvvisi”- disse sarcastica.
Alice scosse la
testa mentre faceva manovra e usciva dal parcheggio.
-È davvero un
deficiente...- commentò.
-Più che
deficiente! Come ha potuto prometterle l'uscita se poi non si è
nemmeno presentato?! È solo una bambina eppure è l'ennesima volta
che non fa che ferirla! Dovevi vederla Ali... era davvero convinta
che sarebbe arrivato visto che l'aveva promesso...- scosse la testa
-Sono stanca di doverle dire che il suo papà non si presenterà,
sono stanca di vederla triste! Ha solo due anni! Dovrebbe correre per
casa e saltellare pensando solo a giocare!- sbottò finendo quello
sfogo, in effetti in quel momento si sentiva davvero meglio.
-L'ho detto e lo
ripeto, è un deficiente! Non sta prendendo seriamente il fatto di
essere padre... devi fargli capire che non può esserlo due secondi e
poi dimenticarsene subito dopo!- replicò Alice in tono duro.
-Lo so Ali... lo
so...- sospirò Bea guardando fuori dal finestrino.
Alice capì subito
che non voleva più parlare e accese col volume basso la radio, lei
le era grata per quel silenzio. Guardando fuori dal finestrino le
luci che iniziavano ad accendersi si chiese per la prima volta in
quei due anni perchè era dovuta finire così tra lei e Mirko... non
si era mai soffermata su quei pensieri perchè li giudicava troppo
pericolosi e aveva qualcos'altro a cui badare come a Isabel e al suo
lavoro.
Erano arrivate e
prendendo la piccola salì all'appartamento salutando Alice che dopo
un cenno ripartì. Mise nel lettino la piccola e le diede una piccola
carezza pensando che avrebbe tanto voluto darle un padre più
presente, sospirò e uscì dalla stanza mettendosi sul divano.
Sospirò e
sprofondò nei cuscini, era davvero arrabbiata con Mirko, arrabbiata
e delusa perchè sperava che almeno per quel giorno si presentasse e
facesse il padre. Guardò il soffitto e fece un sorriso amaro, come
faceva a sperare in una cosa del genere quando lei per prima aveva
dei dubbi su di lui? E come dimenticare il giorno che gli aveva
confessato di essere incinta? La prima cosa a cui aveva pensato era
ai soldi... non si era avvicinato e non aveva sorriso come un ragazzo
normale avrebbe fatto alla notizia di avere un figlio.
Quello
probabilmente era stata la rottura definitiva, quando dopo mesi di
litigi e incomprensioni si era giunti al punto di non ritorno...
eppure ancora non riusciva a spiegarsi come avevano potuto arrivare a
quello, si erano amati così tanto, avevano fatto dei progetti, erano
così sicuri che sarebbero rimasti insieme fino alla fine eppure...
eppure niente era per sempre, né le cose brutte né, purtroppo, le
cose belle.
Dopo la pausa
pranzo non era riuscita ad andare dalla paziente, anzi, non aveva
avuto nemmeno il tempo per pensarci visto le visite e i vari esami
che aveva dovuto fare. Ma ora era libera finalmente e andò nel
reparto di oncologia, ancora aveva delle perplessità sul caso, ma
Gaia aveva insistito tanto e non voleva dirle di no senza nemmeno
averci provato, in quel momento si accorse che i dati anagrafici
avevano un che di strano visto che mancavano alcune informazioni come
il comune di residenza e altre cose... ma non ci fece molto caso e
lesse il nome che aveva ignorato nella pausa pranzo, Lis. Che nome
strano pensò prima di salutare Gaia che l'avrebbe accompagnata nella
stanza, con sua grande sorpresa si ritrovò abbastanza nervosa, non
le era mai capitato di avere a che fare direttamente con una donna
che avesse subito certi abusi.
-Non preoccuparti,
sii solo professionale e vedrai che andrà tutto bene!- le disse Gaia
come incoraggiamento prima di entrare nella stanza.
Era singola e
dalla finestra entravano gli ultimi raggi di sole di quella giornata,
la prima cosa che vide entrando era una donna seduta sul letto girata
verso la finestra, sembrava assorta in chissà quali pensieri.
-Lis...- la chiamò
piano Gaia.
Lis si girò
lentamente e Emma vide per la prima volta le fasciature che
ricoprivano gran parte del viso lasciando libera la bocca e l'occhio
sinistro, anche vista così si vedeva chiaramente l'effetto corrosivo
che aveva avuto l'acido. Sentì ancora una gran pena per lei quando
incrociò lo sguardo del suo occhio blu, qualcosa successe durante
quel contatto visivo, qualcosa che Emma non riuscì a spiegarsi ma
che dentro le dava uno strano senso di angoscia.
-Lei è la
dottoressa Castello, ha accettato di rivedere il tuo caso...- spiegò
sempre con voce bassa Gaia, molto probabilmente per non agitarla.
Lis annuì piano
senza mai distogliere lo sguardo da lei, Gaia le fece segno di
avvicinarsi e lei lentamente lo fece con ancora quei sentimenti che
le si agitavano dentro.
-Lei... lei è
Emma Castello?- sussurrò con voce arrochita.
-Si, sono io. Ho
guardato la sua cartella e penso che potremmo fare altri esami per
verificare lo stato della sua salute e poter vedere come proseguire
con le terapie...- disse Emma in tono professionale, per nascondere
il suo turbamento, ma senza quasi accorgersi si trovò a imitare il
tono basso che aveva adottato Gaia.
In quel momento
successe qualcosa che non si aspettava minimamente, Lis le sorrise
leggermente, sembrava quasi sollevata, come se le avesse tolto un
grosso peso dalle spalle. Emma si trovò a guardarla con sorpresa e
si chiese se effettivamente Gaia avesse ragione, forse non l'avrebbe
illusa ma vedere qualcuno ancora interessato al suo caso l'avrebbe
aiutata ad affrontare tutto con più serenità.
Parlarono ancora
per poco, dicendole che il giorno dopo avrebbero iniziato con gli
esami e i vari accertamenti, salutandola uscirono da quella stanza.
Emma guardò ancora quella porta una volta chiusa, incerta, non si
spiegava quello che era successo lì dentro, non riusciva ad
immaginare perchè avesse provato quel nodo di emozioni. Scosse la
testa sospirando, probabilmente non l'avrebbe mai capito.
Il suo turno era
ormai finito, uscendo dall'ospedale vide che ormai il sole era calato
e stringendosi nel cappotto andò alla macchina. Arrivata
all'appartamento immersa nei suoi pensieri trovò Bea sul divano
anch'essa in qualche modo persa nei pensieri, la salutò e si sedette
di fianco a lei.
-Come è andata la
giornata?- le chiese.
-Faticosa... a
te?- disse stanca.
-Anche per me...
lo stesso-
Emma annuì
insieme si ritrovarono a guardare uno di quei programmi stupidi di
persone che cadevano o si facevano male in modi assurdi e mentre ogni
tanto ridevano per qualcosa di particolarmente buffo la serata passò,
era questo che le era mancato, pensò Emma, una compagnia quando
tornava dal lavoro, i momenti passati a ridere dimenticandosi di
tutte le fatiche della giornata, le erano mancate le sue amiche.
Andò a letto con
un gran sospiro di sollievo era davvero stanca, stava mettendosi
sotto le coperte quando si accorse che per tutto il giorno non aveva
pensato nemmeno una volta a Lui.
Ehm Salve!
Chiedo umilmente perdono! Lo so che sono passati mesi dall'ultimo
aggiornamento ma vi giuro che non è tutto dipeso da me! Ho avuto
dei problemi e poco tempo per scrivere!
Dopo questo piccolo spazio delle scuse andiamo al capitolo, allora che
dire? Emma comincia il lavoro all'ospedale e vediamo un personaggio, la
paziente Lis, che vi consiglio di tenere d'occhio ;) Poi abbiamo Bea
con i suoi problemi, Mirko che sembra fare il padre fantasma e la
piccola Isabel che subisce tutto...
Spero davvero di poter aggiornare presto, ma non assicuro niente...
Sperando che la storia continui ad appassionarvi ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci^^
|
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Capitolo 4 *** Distrazione ***
Distrazione
If
I am an extra in the film of my own life
Then who the hell is the
director?
If I am an extra in the film of my own life
Will
someone please turn off the camera?
***
Se
sono una comparsa nel film della mia stessa vita
Allora chi
diavolo è il regista?
Se sono una comparsa nel film della mia
stessa vita
Può qualcuno per favore spegnere la cinepresa?
{Placebo
~ The Extra}
Era passata poco
più di una settimana, le giornate piovose e fredde di Londra si
erano sostituite a quelle relativamente miti della sua città. Ormai
si era quasi abituata al nuovo ospedale e alle visite giornaliere
della paziente affidatale da Gaia, Lis, a volte mangiava in sua
compagnia e si era quasi sorpresa dalla confidenza che aveva preso
con lei. Parlavano molto e spesso lei le chiedeva di Londra e di come
si era trovata oppure di altri viaggi che aveva fatto, aveva la
sensazione che volesse quasi vivere anche lei quei viaggi che molto
probabilmente non avrebbe mai avuto la possibilità di fare.
A volte si
ritrovava a pensare se anche lei si fosse trovata in una situazione
simile non credeva di poter affrontare tutto quello come lo stava
facendo Lis, con quella serenità, probabilmente si sarebbe infuriata
contro tutto e tutti. Sospirò mentre metteva sul fuoco il caffè,
quella domenica era libera e la sua sveglia era suonata alle dieci,
la casa era stranamente vuota.
Forse Bea e Isabel
erano andate a fare un giro, ma di solito la domenica Ele stava a
dormire fino a tardi e anche lei era sparita. Guardò la cucina
sentendosi malinconica, a volte trovava la solitudine appagante ma
quel giorno non riusciva a sostenere quel silenzio, proprio non ci
riusciva. Sentì il caffè venire su e lo tolse dal gas versandoselo
nella tazza, forse doveva uscire anche lei, magari un bel giro per la
città le avrebbe tolto quella sensazione... e avrebbe visitato la
tomba di sua nonna, non ci andava da quando era arrivata.
Finì il caffè e
andò a cambiarsi, chissà magari avrebbe incontrato anche l'amore
della sua vita! Scoppiò a ridere scuotendo la testa mentre si legava
i capelli, davvero la fantasia non le mancava per niente. Prese la
borsa e uscì alla volta della città, magari dopo l'amore della sua
vita riusciva pure a trovare quel paio di scarpe che aveva visto in
saldo l'altro giorno.
Teneva Isabel per
mano mentre passeggiavano per il parco, non aveva idea del perchè ma
quella mattina la sua adorabile bambina si era messa in testa di
uscire e andare al parco, ma non aveva voglia di andare a giocare con
gli altri bambini. Si stava comportando davvero stranamente...
sospirò e si sedette su una delle panchine guardando in faccia sua
figlia.
-Bel... cosa c'è?-
La bambina abbassò
il viso e si strinse nelle spalle.
-Nente...- mormorò
disegnando cerchi con il piedino.
-A me puoi dirlo,
lo sai...- sorrise cercando di confortarla dopo averle alzato il
viso.
Isabel la guardò
negli occhi triste, quello sguardo le fece chiudere lo stomaco e
stringere il cuore, l'ultima cosa che desiderava per la sua piccola
era che fosse triste come lo era stata lei per colpa di suo padre, si
era sicura che quello sguardo era colpa di Mirko.
-Mama... pecchè
papà no vuole pù stare co me?- disse guardandola negli occhi.
Bea sospirò e la
prese in braccio stringendola, non sopportava davvero di vederla
così.
-Tesoro non è
così, il papà vuole stare con te ma è molto impegnato e non trova
il tempo...-
La piccola non
sembrava molto convinta e certo non poteva biasimarla, ma metterla
contro suo padre non sarebbe stato giusto quindi doveva difenderlo
come poteva anche se era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
Le carezzò i
capelli cercando di darle conforto, non capiva come Mirko potesse
deluderla ogni volta senza che provasse un minimo di rimorso,
probabilmente perchè non vedeva l'espressione amareggiata di Bel che
contrastava con i suoi tratti infantili.
In quel momento la
piccola annuì e si unì ad un gruppetto di bimbi che giocavano, Bea
sospirò guardandola, avrebbe fatto di tutto per lei eppure non era
riuscita a darle il padre che meritava, seppur sapeva che non era
assolutamente colpa sua non poteva fare a meno di chiedersi se avesse
fatto bene a coinvolgere Mirko... scosse la testa, non doveva fare
certi pensieri! Certo lui si stava comportando in maniera davvero
irresponsabile, ma aveva il diritto di conoscere sua figlia anche se
non lo meritava.
Guardava la
piccola da quella panchina cercando di non perderla di vista, si
sarebbe mai tolta quell'ansia che la prendeva quando non l'aveva
vicino? Scosse la testa dicendosi che molto probabilmente avrebbe
dovuto conviverci a vita con la preoccupazione.
Era immersa in
questi pensieri quando all'improvviso venne investita da qualcosa e
scaraventata per terra, quel qualcosa le lavò la faccia in meno di
due secondi.
-Merda! Sirio! A
cuccia!-
Bea rise
leggermente dopo essersi resa conto che lo strano essere che l'aveva
quasi aggredita era un cagnolone la cui razza non era ben definita.
-Non si preoccupi
non mi ha fatto...- stava dicendo divertita verso il padrone
preoccupato quando alzò lo sguardo e le parole le morirono in gola.
Lì davanti a lei
si stagliava contro la luce proprio lui, Riccardo...
-Bea?- disse lui
sorpreso riconoscendola.
Lei chiuse gli
occhi per un attimo chiedendosi perchè le figure le faceva solo lei?
Con un sospiro annuì e cercò di alzarsi mentre l'altro teneva a
freno il cane.
-In persona...-
rispose lei cercando di sdrammatizzare.
-Oh cavolo scusami
ma a quanto pare piaci molto al mio cane...-
Sbagliava o era
leggermente imbarazzato?
-Non
preoccuparti... e poi non mi sono fatta niente quindi va bene, la
cosa comunque è reciproca!- disse sorridendo suo malgrado, le
piaceva davvero quel cane era molto affettuoso, forse un po' troppo
ma non le dispiaceva.
-Mi fa piacere
sentirtelo dire, così vieni anche tu al parco?- chiese gentilmente
lui, le piaceva parlarle o almeno questo era quello che le aveva
detto una volta davanti alla macchinetta del caffè... chissà se era
davvero così.
-No sono qui con
mia...-
-Mamma!-
Bea si girò di
scatto verso la voce e la sua piccola le corse incontro preoccupata,
probabilmente aveva visto l'assalto del cane. Sorridendo dolcemente
la prese in braccio rassicurandola e dandole dei piccoli baci sulla
fronte, solo dopo qualche minuto si ricordò che c'era Riccardo e in
qualche modo si sentì imbarazzata, non aveva mai detto di avere una
figlia, in qualche modo quell'argomento non era mai saltato fuori nei
loro discorsi davanti al caffè, in effetti parlavano solo di lavoro.
Si girò lentamente verso di lui e lo guardò mordendosi il labbro,
Riccardo stava studiando leggermente sorpreso la sua piccola Isabel e
in qualche modo nei suoi occhi trovò qualcosa che si avvicinava alla
tenerezza.
-Mamma... chi è?-
mormorò al suo orecchio Isabel guardando curiosa e un po' timida
l'uomo che aveva davanti.
-Lui... lui è un
amico della mamma, tesoro...-
-Piacere di
conoscerti piccola... mi chiamo Riccardo- disse lui sorridendo.
Bel si nascose un
po' sul collo della mamma imbarazzata.
-Su dai rispondi
al signore, non fare la timida adesso...- sussurrò lei divertita.
-Mi chiamo
Isabel...- mormorò la bimba facendo spuntare gli occhioni.
-Ma è un nome
bellissimo... adatto ad una bellissima bimba!-
Isabel andò
letteralmente a fuoco e nascose il visino tutta imbarazzata, Bea rise
a quel comportamento, la sua piccola difficilmente era timida.
Dopo poco volle
scendere e facendo un cenno di saluto a Riccardo tornò dai suoi
amici e lei si voltò verso Riccardo sperando... sperando in cosa? Si
chiese all'improvviso stranita, sperando che il fatto di aver lei una
figlia non la mettesse in cattiva luce con lui? Che diavolo le
saltava in testa!? Non poteva pensare davvero seriamente di poter
avere una... relazione con lui!
-Così hai una
figlia...- constatò lui.
In qualche modo
quella frase la fece innervosire e lo guardò negli occhi fiera, non
si sarebbe mai vergognata della sua Isabel, era il regalo più bello
che le era stato fatto ed era stata davvero stupida a pensare anche
solo per un secondo che lei potesse impedirle qualcosa!
-Si ho una
splendida e meravigliosa figlia di due anni- disse con un tono di
voce forse un po' più duro di quello che aveva effettivamente voluto
ma in qualche modo sortì il suo effetto.
-Oh certo non
avrei mai pensato a qualcosa di diverso... solo non me l'avevi mai
detto-
-Tu non me l'hai
mai chiesto-
-Touché- mormorò
lui sorridendo appena.
In qualche modo
Bea rispose a quel sorriso e dopo alcune sue domande si ritrovò a
raccontargli di tutto quello che le era successo, la fine della sua
relazione che era durata ben sette anni, di come Isabel era stata
così importante per lei e così di aiuto... non poteva pensare a
Mirko c'era lei da accudire e questo le aveva fatto davvero bene.
Raccontarsi così non era da lei eppure con Riccardo tutto pareva
semplice, lo vedeva nei suoi occhi che lui ascoltava ogni parola, ma
oltre a quello ascoltava anche le sue emozioni e questo le faceva
quasi desiderare di avvicinarsi di più di prendergli la mano e
perdersi nei suoi occhi azzurro mare.
-Quindi posso
contare sulla tua presenza?-
Emma sospirò ma
annuì, non aveva altra scelta. Quel pomeriggio era andata da suo
padre a fargli visita e a quanto pare ne aveva ricavato un invito ad
uno dei tanti party in cui quando era adolescente lui e sua madre
andavano lasciandola con la nonna. Ora si trovava incastrata ad
accettare, decisamente non era un buon segno.
-Non sai quanto mi
faccia piacere, ti presenterò dei miei vecchi colleghi...-
Era partito in
quarta a farle quasi una lista degli invitati e lei non potè fare
altro che sorridere leggermente, dopotutto non poteva essere così
male.
Lui stava ancora
parlando quando le venne in mente qualcosa che gli doveva chiedere.
-Papà...-
-E poi... che c'è
Emma?-
-Per caso sei
andato a visitare la tomba della nonna di recente?- era da quando ci
era andata che voleva domandarglielo, non sapeva perchè ma in
qualche modo sentiva di doverlo sapere.
-Oh... ehm...
veramente non sono potuto andare...- disse imbarazzato, con tono
quasi di scusa.
Emma rimase quasi
sorpresa, non era stato lui a tenere la tomba della nonna così bene
e non era nemmeno lui a portare quelle rose bianche... ma allora chi
era?
-Non preoccuparti
papà, era solo per sapere... oh si è fatto tardi devo andare...-
disse un po' troppo frettolosamente alzandosi dal divano.
-Certo... ci
vediamo per il party-
-Si ci troveremo
lì-
Con un sorriso un
po' teso uscì dalla casa e si diresse verso la macchina, non erano
nemmeno le cinque ed era già abbastanza stanca, si guardò in giro
mentre saliva e sprofondò nel sedile mentre accendeva il
riscaldamento, se non c'era il sole il freddo si faceva sentire
pizzicando quasi la pelle esposta.
Mentre guidava si
perse nei suoi pensieri, i suoi pazienti per la maggior parte
occupavano il suo cervello, cosa doveva fare il giorno dopo, gli
esami da prenotare e ovviamente andare a trovare Lis, quella povera
donna che pareva quasi dimenticare quello che era successo perdendosi
nelle sue parole e nei suoi racconti.
Ovviamente alla
fine per quanto cercasse di tenere fuori i pensieri indesiderati
quelli tornavano prepotentemente quando aveva delle giornate libere
come quella che aveva appena passato. Sospirò mentre strinse il
volante tra le mani, poteva davvero dire di averlo dimenticato? E
allo stesso modo poteva dire di amarlo ancora? Due domande che le
riusciva difficile anche solo pensarle, rispondere era impossibile.
Arrivata al
parcheggio scese e salì di sopra lentamente ancora pensierosa e
leggermente avvilita, nemmeno con se stessa le sue emozioni erano
chiare, come poteva pretendere di mettere insieme la sua vita se
tutto era così confuso?
Era entrata in
casa quando vide Alice sul divano concentrata su qualcosa, Emma la
guardò divertita, probabilmente era per il matrimonio.
-Ehi!- disse piano
sedendosi di fianco a lei.
-Ciao Emma...-
rispose l'altra chiudendo la rivista per spose che stava leggendo.
-Trovato qualcosa
di interessante?- con un cenno indicò la pila di giornali che
occupava il tavolino del salotto.
-Oh non molto...
sono così confusa a volte! Davvero troppe cose a cui pensare!-
-Be è un
matrimonio dopotutto...-
-Si e deve essere
tutto perfetto!- mormorò la mora con decisione.
Sorrise quasi
malinconica, ovviamente voleva che tutto fosse come aveva sempre
voluto, aveva di fianco l'uomo della sua vita! Chissà se anche lei
un giorno... scosse la testa e fece un profondo respiro, meglio non
indugiare in quei pensieri.
In quel momento
sentirono in rumore provenire dalla stanza di Ele, entrambe
sobbalzavano per al sorpresa.
-Che diavolo sta
combinando?!- esclamò Emma.
La bionda uscì
dalla porta e si precipitò nel salotto sconvolta.
-Oddio, oddio come
ho fatto a dimenticarmelo?!- continuava a ripete.
Le due si
guardavano perplesse per poi rivolgere l'attenzione alla loro amica.
-Ehm... Ele? Di
che stai parlando?- disse incerta Alice guardandola.
-Come di cosa sto
parlando!? Oggi! Ali! È il 14!-
Emma osservò
l'espressione della mora cambiare totalmente diventando completamente
sconvolta.
-Il 14?! Oh mio
Dio!- si alzò in piedi e raggiunse Ele che stava alla finestra
fremendo.
La rossa passava
lo sguardo da una all'altra senza capire un accidente di quello che
stava accadendo, che cosa doveva esserci di così sconvolgente nel
fatto che quel giorno era il 14?
-Ragazze che vi
prende?!-
-Oh Emma non puoi
capire! Certe cose non si possono spiegare...- sospirò Ele da dietro
la tendina, mentre l'altra annuiva convinta con gli occhi incollati
sul vetro.
-Certe che le si
deve vedere-
-Voi siete andate,
completam...-
Si era avvicinata
alla finestra incuriosita e dubbiosa al tempo stesso quando uno
spettacolo le si era presentato davanti facendole perdere le parole
ammutolendola.
“Questa cosa è
decisamente da pazzi!” l'unico pensiero coerente che le si era
formato in testa mentre per poi essere assalito dalla marea di altri
a dir poco imbarazzanti.
Muscoli che si
gonfiavano e leggeri rivoli di sudore scendevano tra i solchi degli
addominali arrivando all'elastico di quelli che sembravano boxer, o
erano pantaloncini? Ma cosa le importava poi?! C'era un magnifico
esemplare di uomo proprio in faccia alla finestra di casa loro che
stava facendo la sbarra e lei si chiedeva se quelli erano boxer o
pantaloncini?!
-Oh mio dio...-
mormorò mordendosi il labbro subito dopo.
Era sceso dalla
sbarra e aveva preso una bottiglietta di acqua e dopo averne bevuto
un po' se l'era versata sui capelli castani. Non aveva solo il fisico
più perfetto che lei avesse mai visto, era decisamente bellissimo.
Da quella distanza non riusciva a cogliere il colore degli occhi ma i
lineamenti erano decisi e molto virili... come se ne avesse bisogno
con un corpo così!
-Già...- sospirò
Ele alle sue parole.
-Da quando abbiamo
l'uomo perfetto vicino a casa nostra?- mormorò in completa
contemplazione lei.
-Da quando Mr
Perfezione sta facendo un corso di non so che lotta, lì è casa sua
e sotto c'è la palestra... ti dico solo che non è l'unico da poter
essere ammirato...- disse sognante Alice.
-Te non hai un
matrimonio tra sette mesi?- commentò leggermente divertita Ele.
-Mi sposo mica
diventerò cieca eh! Ogni tanto non fa male rifarsi gli occhi!-
-Cosa
centra il 14?- si intromise lei senza distogliere gli occhi da quel
ragazzo, stava diventando una guardona e in qualche modo quel
pensiero non la toccava minimamente... forse era anche peggio di
quello che pensava.
-Oggi faceva
ritorno dalle vacanze natalizie... ogni giorno alle cinque e mezza si
piazza lì e fa la sbarra-
-Questa è una
cosa che mi mancherà da sposata...- mormorò quasi triste Alice.
Emma stava per
ridere quando in pochi minuti successero troppe cose tutte assieme,
Bea era entrata in salotto salutandole e avvicinandosi a loro e nello
stesso momento il caro Mr Perfezione aveva alzato gli occhi sulla
loro finestra le ragazze presero le tendine per nascondersi lasciando
scoperta la loro amica che si ritrovò davanti a quello spettacolo
magnifico mentre l'altro la guarda decisamente divertito.
Bea stava
guardando quell'apparizione con gli occhi sgranati e cosa che la
sconvolse ancora di più quello le fece l'occhiolino facendole
perdere i pochi neuroni che aveva risparmiato quella vista e arrossì
in maniera quasi inumana quando lui si girò dando spazio alla vista
di quel lato b perfettamente fasciato da dei pantaloncini molto
aderenti.
-ODDIO!- esclamò
portandosi le mani al viso imbarazzata mentre le sue cosiddette
amiche scivolavano a terra ridendo come pazze.
-Bea! Non è
giusto lo volevo anch'io l'occhiolino!- disse ridendo Ele.
-Voi... voi! Che
diavolo mi fate fare queste figure!?- quasi urlò mentre cercata di
calmare i bollenti spiriti che la visione di quel fusto le aveva
provocato.
A nulla valsero le
sue minacce e ringhi di imbarazzo quelle non volevano saperne di
smettere, alla fine sospirò sorridendo leggermente, infondo non le
era andata poi così male... magari avrebbe evitato di passare
davanti al palazzo per un po', giusto il tempo di almeno un centinaio
di anni o giù di lì.
Salve a tutti...
si non sono un'apparizione celeste e non sono resuscitata dal mondo dei
morti xD, dopo questo vergognoso ritardo sono tornata ad aggiornare
questa storia... purtroppo in questi mesi me ne sono capitate di tutti i
colori, tra cui la perdita completa del mio vecchio PC, ma non
preoccupatevi sono riuscita a comprarne un altro e sono in piena
attività! Dopo anni finalmente mi sono goduta l'estate senza
debiti a settembre e quindi con tutto il tempo di riprendere in mano
questa storia, so che il capitolo è corto e molto probabilmente
non succede chissà cosa a parte l'apparizione di Riccardo e del
vicino di casa... che non mi dispiace dire ho avuto fino a una
settimana fa! Abitare in un luogo turistico ha i suoi vantaggi
dopotutto xD quindi ho deciso di mettere nella storia, per appagare un
po' gli occhi di queste povere protagoniste che ne hanno passate anche
troppe ;)
ps.
magari date un'occhiata all'altra storia che sto scrivendo a quattro
mani con una mia amica, ci tengo particolarmente e presto
aggiornerò anche quella ^^
Al prossimo capitolo! Che sto già scrivendo e sarà pieno di avvenimenti!
Baci^^
|
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Capitolo 5 *** Comprensione ***
Comprensione
Cos
all of the stars
Are fading away
Just
try not to worry
You'll see them some
day
Take what you need
And
be on your way
And stop crying your
heart out
***
Perché
tutte le stelle
Si stanno
spegnendo
Cerca solo di non
preoccuparti
Un giorno le
vedrai
Prendi quello che ti serve
E
continua per la tua strada
Smetti di
piangere a dirotto
{Oasis
~ Stop Crying Your Heart Out}
L'appuntamento
alle cinque e mezza era diventato ormai un rituale a cui Emma non
dispiaceva affatto partecipare quando poteva, molto probabilmente
l'influenza di Alice ed Eleonora aveva avuto il suo peso, ma non
poteva negare che non era solo per le amiche che stava appostata alla
finestra come una stalker in erba.
Quello era il
momento della giornata che affrontava con divertimento e che le
faceva dimenticare almeno per un po' tutti gli affanni della sua
vita, non poteva che ringraziare le sue amiche e ovviamente Mr
Perfezione per quello, a volte si chiedeva che nome effettivamente
avesse ma poi lasciava perdere, meglio così e poi se avesse scoperto
più su di lui non sarebbe più stata la stessa distrazione che
rappresentava.
Sbuffò e cercò
di concentrarsi su quello che aveva davanti, un'immensa distesa di
nero, bianco e grigio puntellata da qualche raro colore che
costituiva il suo armadio... era rimasta allibita trovandoselo di
fronte, era davvero diventata così cupa? Erano davvero i suoi
vestiti quelli? Tutti? Forse qualcuno era rimasto a Londra, cercò di
convincersi mentre passava le dita su pantaloni, jeans magliette e
camice.
Non aveva neppure
uno straccio di vestito! Ma che aveva avuto in testa in quegli anni?!
Fece un sorriso leggermente amaro, aveva avuto in testa anche troppo
e ora si ritrovava l'armadio di una suora daltonica! Che diavolo si
sarebbe messa a quello stupido party? Aveva urgente bisogno di una
mano... e di un armadio nuovo.
Sospirò e guardò
l'orologio, quel giorno era di turno e sarebbe stata una giornata
molto faticosa; erano in programma due interventi interessanti e lei
avrebbe dovuto aiutare il suo capo come assistente, seppur una grande
occasione, essere considerata meno per la sua età la infastidiva
profondamente.
Doveva sopportare
e tenere a freno la lingua anche se a volte era difficile farlo
quando quello non faceva che guardarla come se la considerasse uno
scherzo solo perchè era la più giovane. Con quei pensieri molesti
chiuse l'armadio e andò a cambiarsi, dopo essersi preparata e preso
la borsa salutò Ele che stava stravaccata sul divano a guardare soap
mentre mangiava gelato.
Arrivò in
ospedale con qualche minuto di anticipo che sfruttò andando alla
saletta caffè dopo essersi messa il camice.
-Emma già qui?-
La rossa si voltò
mentre aspettava la sua meritata dose di caffeina e vide Bea, si era
dimenticata che anche lei era di turno quel giorno.
-Si meglio
arrivare prima che stare in camera a deprimersi...- sbuffò lei
prendendo il bicchiere.
-Deprimersi?
Perchè?- chiese perplessa l'amica sedendosi.
Lei rimase in
piedi appoggiata al muro sorseggiando il caffè.
-Perchè a quanto
pare in questi anni non sapevo nemmeno dove stava di casa il
colore... il mio armadio è un tempio dell'orrore!-
-Non ci credo-
disse divertita Bea mentre mangiava un pacchetto di patatine.
-A cosa non
credi?-
A quella riunione
improvvisata si era aggiunta anche Gaia che sorridendo canzonatoria
era entrata con in mano un sacchetto pieno di biscotti, la dieta era
durata almeno cinque giorni, poi aveva mandato al diavolo tutto per
una porzione di gelato.
-A quanto pare
Emma non ha vestiti nell'armadio... ma scheletri- rispose con tono
minaccioso Bea.
-Oh questo si che
è interessante... sentiamo che tipo di orrori si celano?- disse Gaia
con finto tono serio sedendosi di fianco alla mora.
Emma girò gli
occhi ma non poté impedirsi di sorridere, almeno non sarebbe stato
così deprimente.
-Diciamo che non
ho un vestito e che il colore non esiste...-
-Oh mio Dio...
questo è male! Molto male!-
Bea scoppiò a
ridere per l'espressione di assoluto scioc che aveva la sua amica,
anche per lei era impossibile che Emma non avesse nemmeno un vestito.
-Dai Emma ne avrai
almeno uno... magari dimenticato e sommerso da altro-
-Non c'è ve lo
assicuro, ci avrò rovistato per almeno mezz'ora e ho trovato solo
una minigonna e un pareo... nero- disse quasi sconsolata.
-Ma cosa ti
mettevi quando uscivi a Londra!?-
-Bea non uscivo
molto! E sinceramente andare per Londra con un vestitino striminzito
va bene se vuoi morire assiderata!-
-Oppure non volevi
mostrarti troppo ai ragazzi- esordì Gaia mangiandosi un biscotto.
-Come?-
-Si non volevi
sembrare troppo bella, per evitare chissà che coinvolgimenti allora
andavi si presentabile ma nemmeno come una bomba sexy- disse
tranquillamente la psicologa prendendo un altro biscotto.
La rossa guardava
l'altra quasi senza parole, era davvero stato così? Evitava di
mostrarsi al meglio per non dover impegnarsi? In effetti con i
ragazzi che aveva avuto nessuno era durato molto, la relazione più
lunga era durata si e no un mesetto e come sempre aveva chiuso lei i
ponti, non c'era stata una volta in cui si era sentita almeno in
minima parte triste anzi... ne era sollevata!
Non ci poteva
credere... ecco un'altra cosa cui doveva ringraziare Lui, sarebbe mai
stata capace di avere uno straccio di relazione?!
-Be io vado la mia
pausa è finita! Ah Emma, Lis ti aspetta oggi, prima di andare falle
una visita!- con un cenno di saluto Gaia uscì dalla saletta
tranquillamente come se non l'avesse sconvolta con quel ragionamento.
Bea guarda l'amica
dispiaciuta, in effetti Gaia aveva ragione, lei faceva di tutto pur
di non lasciare che qualcuno penetrasse quelle mura che aveva eretto
intorno al suo cuore, ma non poteva certo biasimarla per questo.
-Ti potrei
prestare qualcosa di mio se vuoi...- provò a dire lei cercando di
cambiare discorso.
-Uhm? Oh... si, si
certo stasera guardo, grazie, adesso vado oggi ho delle operazioni...
ci vediamo stasera- mormorò distratta Emma uscendo dalla saletta
sotto lo sguardo preoccupato di Bea.
-Mamma non credo
che questi vadano bene...- provò a dire Alice mentre rigirava tra le
dita una margherita, le sembrava fin troppo semplice come scelta.
-Ma tesoro è un
bel fiore!-
-Carino... ma io
non voglio solo qualcosa di carino per il mio matrimonio!-
sbottò leggermente lei, possibile che dovesse sempre contestare ogni
sua decisione?
Quello era il
giorno dedicato ai fiori che avrebbero addobbato la chiesa e il
ricevimento, di era presa un giorno di permesso dal lavoro trascinata
da sua madre nel negozio dell'amica di Ele, Benedetta, e stavano
scegliendo.
A volte avvertiva
lo sguardo divertito della ragazza per i battibecchi che lei e sua
madre si scambiavano, pazientemente aspettava che decidessero cosa
fare ma Alice non aveva idea di cosa scegliere, niente le sembrava
abbastanza per colpirla, pensava sarebbe stato più semplice! Se si
faceva tutti quei problemi solo per i fiori non osava pensare a cosa
avrebbe fatto con il vestito!
Be almeno poteva
togliere per sempre le margherite dalla lista dei fiori, non che ci
fosse mai entrata in quella lista ma almeno era uno in meno a cui
pensare.
Si trovò davanti
delle peonie e le guardò attenta, non erano proprio il massimo e il
colore era decisamente troppo rosa.
-Nel linguaggio
dei fiori la peonia simboleggia la rabbia, non credo sia molto
indicato per un matrimonio- esordì Benedetta mentre passava vicino a
lei con dei vasi e un sorriso leggero sulle labbra.
-Ah davvero?
Eppure me le hanno consigliate in molti...- mormorò pensierosa.
-Be se vuoi un
consiglio ti direi di usare fiori bianchi e decidere un colore da
abbinarci, il bouquet soprattutto dovresti farlo colorato se il
vestito che hai scelto è bianco, niente è peggio di un bouquet che
nemmeno si vede-
Alice ascoltò
attentamente i consigli di Benedetta, davvero quella ragazza era una
manna dal cielo, finalmente trovava dei consigli sensati e
ragionevoli. In breve si trovarono a parlare di cose che non
centravano in nessun modo con il matrimonio, per esempio del
fidanzato di Benedetta, Lorenzo, che non si decideva a chiederle di
sposarlo ed era più impegnato a fare da allenatore di calcio di una
divisione minore invece di stare con lei.
La mora la capiva
perfettamente, anche lei spesso si trovava sola per via dei continui
turni che Eric era costretto a fare in ospedale, dopo che aveva
ottenuto la specializzazione in cardiochirurgia non faceva che
passare il tempo in sala operatoria piuttosto che con lei.
Sentiva la ragazza
lamentarsi di quando Lorenzo si era quasi dimenticato del suo
compleanno quando vide dei fiori, degli stupendi gladioli e
immediatamente le venne alla mente un ricordo dolce che le fece
sollevare gli angoli delle labbra lentamente.
Si era appena
svegliata e si rigirò tra le lenzuola con un sospiro felice credendo
di trovare il suo ragazzo proprio di fianco a lei, ma abbracciò il
nulla. Confusa si mise seduta e si guardò in giro, dove poteva
essere Eric? La sveglia segnava le sette e mezza del mattino,
probabilmente era stato chiamato in ospedale per chissà quale
urgenza. Sospirò passandosi una mano tra i capelli, sapeva che il
lavoro di Eric era importante per lui e doveva farci l'abitudine,
stare insieme a un chirurgo, seppur ancora specializzando, voleva
dire anche quello.
Doveva alzarsi
e tornare all'appartamento che divideva con le altre, magari riusciva
ancora a prendere una delle brioches che Bea preparava, erano
buonissime e Ele aveva il vizio di mangiarne almeno più della metà,
ovviamente l'altra si arrabbiava e finivano per litigare come al
solito.
Guardò fuori
dalla finestra e sorrise leggermente, pioveva e lei era al calduccio
sotto le coperte... poteva rinunciare per una volta alle brioches di
Bea! Pensando a quello si sdraiò ancora e si avvolse nelle coperte
come un bozzolo e sorrise beata.
Stava per
addormentarsi ancora quando sentì dei rumori in casa, assonnata aprì
gli occhi e guardò davanti a sé e vide un paio di occhi petrolio
mentre la guardavano divertiti.
-Buon
giorno...- sussurrò il suo meraviglioso ragazzo mentre si sedeva
vicino a lei.
-'Giorno-
mormorò lei roca e ancora non del tutto sveglia.
-Vedo che oggi
siamo pigri eh...- sussurrò divertito dandole poi un leggero bacio
sulle labbra.
-Un po'...-
sorrise lei sollevando una mano che posò sulla sua guancia -non hai
lavoro oggi?-
-No stranamente
ho una giornata libera e per festeggiare questo...- detto questo
portò davanti un bellissimo mazzo di fiori.
Alice spalancò
gli occhi e prese il mazzo sorpresa, non aveva idea di che fiori
fossero, ma le piacevano davvero tanto.
-Sono
bellissimi...- disse sorridendo e dandogli un altro bacio.
-Si chiamano
gladioli... e nel linguaggio dei fiori significa “Mi trapassi il
cuore”- sussurrò lui guardandola negli occhi.
La ragazza
rimane ancora più sorpresa, anche dopo tutto quel tempo, anche dopo
tutte le cose che erano successe... riusciva ancora a sorprenderla.
-Tu sei il
ragazzo più sorprendete che io abbia mai conosciuto-
-Oh ne sono
sicuro, per questo mi ami- sorride -Ora alzati ci aspetta una
giornata tutta per noi!- dice prendendola in braccio.
Alice rise
aggrappandosi a lui lasciando i fiori sul letto mentre loro si
diressero verso il bagno, per iniziare al meglio quel giorno.
-Oh quelle sono
davvero molto belle-
La voce di sua
madre irruppe nei suoi ricordi e la fece tornare al presente, quasi
si era dimenticata della presenza delle altre.
-Si sono
meravigliose...- mormorò lei sorridendo.
-Allora vada per i
gladioli?- disse Benedetta guardandole.
-Si gladioli,
camelie e quelli lì piccoli... saranno perfetti per il bouquet-
decise Alice soddisfatta, finalmente una cosa in meno a cui pensare
per il matrimonio, si stava rivelando particolarmente stancante,
dopotutto era così che doveva essere.
Emma stava
controllando delle cartelle, compilò le ultime cose e le rimise a
posto. Sospirò guardando l'ora, mancava poco alla fine del suo turno
e non aveva molta voglia di tornare a casa e affrontare ancora il suo
orrido armadio, era già stato abbastanza deprimente una volta.
Doveva passare a
salutare Lis, magari parlare con lei l'avrebbe risollevata almeno un
po'. Stava per andare quando il cercapersone iniziò a suonare, il
capo la chiamava, sorpresa rispose e andò a cercarlo.
Lo trovò nel suo
ufficio a guardare degli RM, da quello che lei vedeva da chiunque
avesse preso quelle immagini non se la passava per niente bene.
-Ah Castello sei
arrivata...- costatò l'uomo con un tono quasi funereo.
-Si signore...
aveva bisogno di me?- rispose lei in tono tranquillo, senza far
presagire la curiosità che l'aveva presa dalla chiamata.
-Si... tenga e mi
dica cosa ne pansa...- disse passandole la cartella con insieme la
risonanza magnetica.
Emma la prese e
iniziò ad esaminarla, il paziente, un certo Stefano Ferri, aveva un
meningioma davvero molto grande, quasi inoperabile per le sue
dimensioni ma soprattutto per la sua posizione. Fece una smorfia,
quel ragazzo non aveva speranze, certo potevano tirarne via una parte
ma avrebbe comunque continuato a crescere.
-Direi che l'unica
via è rimuovere una parte del tumore per poi ricorrere alla radio e
sperare che questo funzioni... oppure la Gamma Knife potrebbe essere
una soluzione- disse infine all'uomo che le stava di fronte.
Per tutto il tempo
il chirurgo non le aveva tolto gli occhi di dosso fece un leggero
sorriso.
-È quello che ho
pensato anch'io, ma ci vorrebbe davvero molto tempo, credo che per
ora sia meglio puntare sulla chirurgia e sulla radio-
Emma annuì
d'accordo, chiamare tutti quegli specialisti avrebbe richiesto troppo
tempo e per il paziente non era per niente consigliato.
-Se posso
chiederlo... perchè mi ha chiamato?-
-Vorrei che lei mi
assistesse all'operazione, hanno chiesto almeno due specialisti e ho
pensato a lei. A Londra ne ha visti molti di questi casi se non
sbaglio-
-Si è vero,
molti- sospirò pensando che seppur giovane a Londra aveva fatto
decisamente più interventi che in quelle settimane lì.
-Bene allora sarà
con me in questa operazione, domani arriverà il paziente, tenga pure
la cartella-
Emma annuì e
salutò l'uomo per poi uscire sospirando stancamente, avrebbe mai
avuto uno straccio di intervento tutto suo? Molto probabilmente
sperava che con quello potesse fargli vedere quanto valeva come
chirurgo.
Andò agli
spogliatoi per cambiarsi, salutò delle colleghe e si stiracchiò un
po', doveva andare da Lis dopo aver messo le scarpe e preso la borsa
uscì andando al suo reparto verso la sua camera, la trovò sul letto
mentre leggeva un libro.
-Ciao Lis- disse
piano entrando.
L'altra si girò
verso di lei e fece un sorriso, o quello che a lei sembrava.
-Ciao Emma-
Emma si avvicinò
a lei sedendosi sulla sedia di fianco a lei guardandola.
-Allora come va?-
-Bene credo... e
tu? Hai qualcosa da raccontarmi?-
In quei loro
incontri c'era una cosa che aveva notato, Lis non amava
particolarmente parlare di sé, non che ci fosse da sorprendersi da
quello che lei sapeva della sua storia chiunque avrebbe voluto
evitare l'argomento, quello che la sorprendeva molto era quanto Lis
fosse interessata alla sua di storia, di quanto domandasse cosa
facesse e cosa aveva passato.
-Certo, a quanto
pare mio padre mi ha invitato ad un party, davvero molto noioso e non
ho niente da mettermi-
Forse la cosa di
cui doveva preoccuparsi era quanto facile fosse per lei parlare di
sé.
-Non ci credo-
rispose Lis divertita.
-Invece si! Il mio
armadio non ha vestiti o almeno io non ne ho comprati- sospirò
pensando ancora alle parole di Gaia, si era rifiutata di stare
davvero con qualcuno.
-Come mai?- disse
cauta l'altra.
-Credo... credo
perchè non ne volessi particolarmente, o forse non volevo avere
niente che mi facesse venire voglia di metterlo per fare colpo, ci
sono tanti motivi che potrebbero essere plausibili- si strinse nelle
spalle un po' a disagio sotto lo sguardo azzurro dell'altra.
-Oh... sai forse
può essere stato così fino ad ora, ma credo tu possa andare avanti
e prenderti un vestito che ti starà benissimo e farai cadere ai tuoi
piedi tantissimi ragazzi a quel party!- mormorò uno strano tono, un
misto tra ripianto e rimorso.
-Spero tu abbia
ragione- sorrise leggermente e guardò l'orologio -oh cavolo è
tardissimo, devo andare. Ci vediamo domani Lis! Ciao!-
Si alzò in fretta
e andò alla macchina, forse riusciva a trovare ancora qualche
negozio aperto in centro, non era molto positiva in quel senso ma
provare non avrebbe certo guastato.
Per chissà quale
buona stella trovò un negozio ancora aperto, entrando le saltarono
subito all'occhio un paio di vestiti che provò e finalmente ne trovò
uno che le stava bene e le piaceva anche! Certo non era molto
appariscente ma nemmeno così sottotono, mono spalla che arrivava
sopra il ginocchio, viola scuro. Lo comprò e arrivò a casa contenta
del suo acquisto, finalmente aveva un vestito.
-Ehi come mai così
felice?- le disse Ele mentre passava davanti alla porta.
-Ho trovato un
vestito finalmente!- rispose divertita lei mentre metteva la giacca
sull'appendino ed entrava in casa facendo un sospiro di sollievo per
il caldo dell'ambiente, fuori era davvero freddo.
-Questa si che è
una novità- ironica la guardò.
-Lo so! Ora devo
andare a prepararmi...-
-Ti aiuto!-
-Ele posso...-
-Ti aiuto non devi
ringraziarmi!- disse l'altra sorridendo contenta.
Emma avrebbe
potuto benissimo fare da sola ma non voleva dare un dispiacere a Ele,
aveva già molto tempo per annoiarsi, certo il lavoro molte volte la
chiamava ma erano solo per pochi giorni o settimane e il più delle
volte era a casa, per fortuna a settembre avrebbe iniziato in città
al loro vecchio liceo.
Andò in bagno per
farsi una doccia mentre Ele avrebbe preparato tutto quello che le
serviva, o almeno era quello che aveva detto lei. Sotto il getto
dell'acqua calda finalmente riuscì a rilassarsi un poco, quella era
stata decisamente una giornata pesante... sperava solo che quella
serata la facesse almeno un po' distrarre.
Finita la doccia
si asciugò i capelli e andò in camera dove si mise il vestito
soddisfatta si guardò allo specchio, le stava davvero bene! In quel
momento entrò in camera Bea e le sorrise.
-Ecco perchè Ele
è così indaffarata! Però alla fine l'hai trovato un vestito...-
-L'ho comprato
vorrai dire... e se non ci credi puoi guardare nell'armadio e vedrai
l'orrore!- divertita andò da Ele, doveva ammettere che almeno
l'aveva sollevata da dover pensare a come truccarsi.
-Vieni vieni! Ti
sta benissimo quel vestito Em!- sorridendo la bionda la fece sedere
su una sedia e le svolazzò intorno come un'ape operaia.
-Donna di 29 anni
che mentalmente ne ha ancora 16... o forse anche meno- commentò Bea
scuotendo la testa mentre seguiva Bel che camminava a zonzo per la
casa.
-Em Em!-
ridacchiava la bimba indicandola.
-Non ti insulto
solo perchè siamo in presenza di minori- la fulminò Ele.
Emma alzò gli
occhi al cielo divertita, doveva ammetterlo i loro battibecchi le
erano davvero mancati, sorride alla piccola facendole ciao ciao con
la mano.
Dopo varie
schermaglie delle due e varie preghiere di Emma che l'amica facesse
almeno qualcosa di decente Ele ebbe finito. Si alzò dalla sedia e
andò a vedersi allo specchio sotto lo sguardo soddisfatto della
bionda e quello colpito di Bea.
Quando arrivò al
bagno rimase un attimo sorpresa, Ele aveva fatto davvero un ottimo
lavoro! Quasi non ci credeva di star vedendo se stessa... erano anni
che non si vedeva così... affascinante? Sorrise incredula, quella
serata doveva essere un successo, non poteva andare altrimenti.
-Ele ereggerò una
statua in tuo onore!- disse ridendo.
-Guarda che ci
conto io!-
Scuotendo la testa
andò in camera mettendo scarpe e dei gioielli, la pochette era sul
comodino, gentile concessione di Bea, ed infine la giacca, era pronta
per il party.
Salutò le amiche
e andò alla macchina stringendosi nel lungo cappotto che aveva
preso, forse un vestito così corto non era stata una buona idea.
Scosse la testa appena quel pensiero si formò nella sua testa, basta
ripensamenti, basta tirarsi indietro per paura di rischiare, doveva
andare avanti lasciandosi tutto alle spalle.
-Tu credi che
riuscirà a superare Francesco?- esordì Ele guardando l'amica uscire
di casa.
-Io... non lo so,
potrebbe come no, credo abbia bisogno di svagarsi un po' e magari
trovare qualcuno che la meriti davvero- rispose Bea spostando dei
capelli dalla fronte della sua piccola mentre concentrata disegnava.
Ele sospirò
buttandosi sul divano, aveva uno strano presentimento per quella sera
o forse erano solo sue paranoie.
-Forse hai
ragione... certo io non posso giudicarla, dopotutto sono ancora
bloccata a Luca...- mormorò un po' avvilita dalla verità delle sue
parole, era ancora ferma a lui, ancora a pensare agli anni passati
insieme, alle risate, ai momenti che non sarebbero più tornati... ma
a differenza di Emma era stata lei a volerci rinunciare per motivi
che le erano sembrati giusti ma che nei momenti più difficile le
sembravano delle sciocchezze.
-E nemmeno io se è
per quello... siamo tutte e tre in un bel guaio- un sorriso triste si
formò sulle labbra di Bea guardando verso di lei.
Vero tutte e tre
si erano lasciate chi per un motivo, chi per un altro si ritrovavano
in quella maledetta situazione in cui avrebbero voluto andare avanti
ma quei pesi non le facevano muovere nemmeno di un centimetro.
-Be per quel che
vale alla fine siamo qui, tutte insieme ad affrontarlo- disse un po'
più sicura Ele facendo un mezzo sorriso.
-Per quel che
vale? Certo che vale tantissimo!-
-Mama! Mama!-
-Cosa c'è
piccolina?-
-Em! El!-
Guardando il
disegno della sua piccola dove si poteva intuire Emma seduta con dei
capelli rosso fuoco e Ele in piedi con dei pennelli in mano sembrava
quasi una scienziata pazza con i capelli biondi sparati di qua e di
là. Bea scoppiò a ridere mentre l'amica fece il broncio per il
disegno.
-Io non sono
così!-
Cosa le era venuto
in mente di accettare quel maledetto invito!? Pensava davvero di
poter passare una serata divertente!? In mezzo a quella marea di
anziani signori... no, vecchi che non facevano altro che decantare i
tempi andati e di come ai loro tempi ci fosse più rispetto per i
dottori più anziani.
Oh ma quella era
l'ultima volta che suo padre la incastrava in uno di quei obrobriosi
party! Prese un bicchiere non aveva idea di quale vino e se lo scolò
tutto per poi fare un sorriso forzato agli invitati, almeno l'alcool
non mancava, unica nota positiva.
Perchè non aveva
dato retta al suo istinto e non si era rinchiusa in camera evitando
quella botta di vita sociale? La sua solita fortuna ovviamente! Prese
un altro bicchiere e proprio mentre stava per scolarsi l'ennesima
dose di vino una voce la interruppe.
-Ehi non credi di
aver bevuto abbastanza? Certo la serata è un po' un mortorio ma non
credo che ubriacandosi si risolva qualcosa...-
Emma si girò per
fulminare e insultare chiunque avesse avuto l'ardire di interrompere
il suo momento di quiete quando si ritrovò le parole bloccate in
gola. Un paio di occhi scuri la guardavano divertiti, ad
incorniciarli vi era un viso maschile davvero molto attraente con una
leggera barba che ombreggiava le guance mentre i capelli biondo scuro
erano tirati indietro in maniera impeccabile. E quello da dove
spuntava?
-I fumi
dell'alcool ti hanno tolto l'uso della lingua?-
-Io non sono
ubriaca!- sbottò lei riprendendosi e guardandolo male, si era
l'unico ad avere in apparenza quasi la sua età ma era decisamente
irritante per le buone maniere.
-Oh sai lo dicono
sempre gli ubriachi-
Quel sorrisetto le
faceva venire un prurito alla mano, quanto avrebbe voluto
schiaffeggiarlo, ma non era così in là da rovinare il party di suo
padre, certo come se ci fosse qualcosa da rovinare.
-Pensala come
vuoi, la cosa non mi tocca minimamente- disse per poi sorseggiare dal
suo bicchiere.
Lo sconosciuto
irritante scoppiò a ridere, così senza un motivo apparente, o forse
era un altro modo per prenderla in giro.
-Io sono John
comunque- disse quasi si aspettasse che lei rispondesse con il suo
nome, be non gli avrebbe certo dato quella soddisfazione!
-Piacere John-
disse sorridendo falsamente per poi girare i tacchi -a mai più
John!- e se ne andò soddisfatta a cercare qualcosa al buffet, aveva
un certo languorino e subito dopo cercò suo padre per congedarsi,
non poteva rimanere un minuto di più o sarebbe impazzita, oppure si
sarebbe messa a ballare su qualche tavolo ubriaca persa.
Ehm Salve... si sono ancora viva e in piena attività! Non posso
che chiedervi umilmente perdono per il ritardo con cui ho postato
questo capitolo ma davvero sono stati dei mesi pieni e difficili per me
che mi hanno quasi tolto la voglia di scrivere ma per fortuna questo
non è successo ed eccomi qui con questo capitolo! L'avevo pronto
da un po' ma volevo aspettare di finire il capitolo dopo per pubblicare
questo... si ho un altro capitolo bello pronto per voi xD penso lo
pubblicherò quando avrò finito quello dopo ancora
così da avere sempre un capitolo pronto in caso. Spero che chi
seguiva la storia continuerà a farlo, non ho intenzione di
mollare quindi non preoccupatevi se magari ritarderò ancora un
po' ma lo studio in questo periodo mi sta davvero portando via un sacco
di tempo.
Per
quanto riguarda il capitolo... be vedete l'arrivo di un nuovo
personaggio alla fine, sarà abbastanza importante per la nostra
Emma ;)
Sperando di poter pubblicare il prossimo capitolo presto vi saluto!
Recensite mi raccomando!
Al prossimo capitolo
Baci^^
|
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Capitolo 6 *** Effimero ***
Effimero
If
our hearts are never broken
well there’s no joy in the
mending
there’s so much this hurt can teach us both.
Though
there’s distance and there’s silence
your words have never
left me
***
Se
i nostri cuori non si fossero mai spezzati
Be non ci sarebbe gioia
nel ripararli
C’è molto che questo dolore può insegnare ad
entrambi
Benchè c’è distanza e c’è silenzio
Le tue
parole non mi hanno mai lasciato
{Snow
Patrol ~ New York}
Era una giornata
un po' meno fredda del solito, ma non per questo aveva rinunciato
alla sua sciarpa. Guardò il cielo terso mentre con un leggero
sorriso portava Isabel all'asilo, presto avrebbe iniziato il turno
all'ospedale.
La guardava mentre
saltellava di fianco a lei, contenta di andare a giocare con i suoi
amichetti e soprattutto di poter sfoggiare il nuovo cerchietto che
Emma le aveva regalato, si era impuntata di volerlo mettere quella
mattina e ovviamente non aveva potuto dirle di no. Sorrise mentre la
teneva per mano, sembrava così spensierata quella mattina, sperava
solo che quello stato d'animo durasse per tutto il giorno, dopo
quello che era successo con Mirko ci credeva sempre meno.
Vedeva come la
mancanza del padre le pesava, ma mai si era lamentata per quello ed
era soprattutto quello che la faceva infuriare con lui, non poteva
accorgersi che nella sua vita non poteva esserci solo il lavoro? Che
c'era anche quella meravigliosa bambina?
Sospirando scosse
la testa, ormai era quasi inutile parlarci, non facevano altro che
litigare e quello non era certo il bene di Bel.
In poco tempo
arrivarono all'asilo vide in quel momento stavano arrivando altri
bambini e con uno sguardo distratto passo tra la folla per poi
inciampare in una persona. La giornata prometteva così bene, perchè
rovinarla subito così?
-Oddio mi scusi...- disse mentre alzava
lo sguardo incrociando un paio di occhi fin troppo familiari.
-Bea...- un
sorriso caldo la premiò, forse non era poi rovinata così tanto.
-Riccardo... oddio
scusami, non ti avevo proprio visto... ma... cosa ci fai qui?-
domandò perplessa mentre sorrideva.
-Oh mia sorella
non poteva portare la sua piccola, allora l'ho portata io visto che
ero per strada- disse guardandola attento per poi abbassare lo
sguardo verso la sua piccola.
A differenza
dell'ultima volta Bel guardava l'uomo curiosa mentre stava aggrappata
alla sua mano, Bea sorrise si era già sciolta.
-Bel ti ricordi di
Riccardo?-
La piccola annuì
mentre sorrise.
-Ciao Ric-
L'uomo rispose al
sorriso mentre si abbassò al suo livello, Bea non poteva che notare
quanto quella pettinatura scompigliata gli donasse, soppresso un
sospiro, decisamente non era il luogo per certi pensieri.
-Ciao Bel... sai
che hai proprio un bellissimo cerchietto?-
Isabel si illuminò
tutta a quel commento mentre iniziò a dire quanto era bello e che la
zia Em era davvero brava a fare i regali. Bea rimase così sorpresa
dal modo in cui Riccardo interagiva con Bel che non riuscì a dire
niente, poteva essere più perfetto di quello che era? Non lo
riteneva possibile e invece eccolo li, quell'uomo terribilmente
attraente, con un senso dell'umorismo che non mancava mai di farla
ridere nelle loro pause caffè che stava parlando con sua figlia di
quanto un fiocco potesse essere meglio dei brillantini.
-Bel, l'asilo sta
cominciando potrai parlare con Riccardo un'altra volta...- mormorò
lei rendendosi conto solo in quel momento che la folla ormai era
sparita.
Isabel fece un po'
di capricci ma alla fine la salutò con un bacetto sulla guancia
mentre andò all'entrata saltellando contenta, mentre la guardava non
poté fare altro che sorridere. Quando non riuscì più a vederla si
girò verso Riccardo e scoprì che la stava fissando con una strana
espressione sul viso che non riusciva a capire, ma in qualche modo si
ritrovò ad arrossire.
-Be io devo
andare, il turno inizia tra poco...- disse lei cercando di apparire
meno imbarazzata.
-Oh devo andare
anch'io ti do un passaggio!-
-Non vorrei
disturbare-
-Non dire
sciocchezze, non disturbi mai e poi stiamo andando nello stesso
posto!- disse divertito lui mentre Bea non poteva fare altro che
accettare l'offerta.
Doveva ammettere
che l'auto era davvero comoda, sarebbe riuscita anche a dormirci, ma
lei non faceva testo, poteva dormire su qualunque superficie
orizzontale.
-La porti tutte le
mattine?- esordì lui mentre usciva dal parcheggio.
-Si o almeno tutte
le volte che posso, le mie coinquiline mi aiutano davvero tanto e
quando non riesci sono loro a portarla-
-Le conosci da
molto?- chiese curioso.
Stranamente le sue
domande non le davano fastidio, di solito chi era così curioso di
impicciarsi degli affari suoi riceveva un bel biglietto per
fatti-i-cazzi-tuoi-land ma con lui le sembrava naturale parlare.
-Dal liceo...
siamo andate a vivere insieme quando abbiamo iniziato l'università e
da allora siamo così- sorride ricordando al primo giorno di
convivenza, Ele non faceva altro che lamentarsi dicendo di non aver
spazio per le sue cose in camera mentre Ali correva per
l'appartamento dicendo di aver dimenticato di sicuro qualcosa.
-Dovete essere
molto unite allora-
-Oh non sai
quanto- disse ridendo leggermente.
In poco tempo
arrivarono all'ospedale e mentre passavano all'entrata Bea scoppiò a
ridere.
-No non ci credo-
-Invece si! Era
davvero fuori di testa ancora oggi non so come abbia fatto a fondere
la pendola con la pasta...- disse divertito.
Lei scosse la
testa divertita, non riusciva a credere che il suo coinquilino
dell'università avesse fatto una cosa del genere.
Proprio mentre
stava per rispondergli senti degli sguardi addosso che erano
tutt'altro che amichevoli, volse gli occhi intorno e vide parecchie
infermiere e delle dottoresse fissarla con invidia e in quel momento
si accorse che era entrata con il dottore più desiderato
dell'ospedale... forse era un po' nei guai.
-Ci... ci vediamo
in giro allora, devo scappare ora...- disse un po' nervosa.
-Oh certo... ci
vediamo-
Senza nemmeno
ascoltarlo si diresse verso gli spogliatoi ansiosa anche se in un
certo senso si sentiva quasi orgogliosa per come erano andate le
cose, Riccardo aveva incontrato lei e a lei aveva dato
un passaggio non certo a quelle infermierine senza cervello!
Sorridendo leggermente si mise il camice e uscì con la testa alta,
davvero quel giorno non poteva iniziare meglio.
-Ok spiegatemi
ancora come sono finita in questo posto?!- disse per
l'ennesima volta Bea mentre si guardava in giro.
Vedeva donne che
saltavano in assoluto delirio mentre stringevano in mano un bicchiere
di birra e urlavano a dei ragazzi prestanti che avevano imbastito uno
spettacolino improvvisato.
-Perchè Ali
voleva avere un'idea di cosa fare per il suo addio al nubilato e
voleva averci tutte qui visto che in teoria dovremmo organizzarlo
noi- rispose pazientemente Emma mentre sorseggiava la sua birra.
-E io avrei
lasciato la mia piccola da mia madre per questo- disse ancora Bea.
-Credo che il
messaggio sia arrivato le prime 30 volte in cui l'hai detto Bea- si
intromise Ele alzando gli occhi al cielo.
-Una serata di
svago non può che farti bene! Anzi! Tutte ne abbiamo bisogno!-
trillò allegra Ilaria mentre saltellava un po' brilla, era venuta
con Ele visto che nemmeno lei aveva impegni per quella sera.
Alice invece era
scomparsa, le aveva mollate lì e sentendo poi il telefono squillare
era dovuta andare via di corsa, purtroppo Eric era molto preso in
quel periodo e dovevano sfruttare ogni minuto libero, o come aveva
detto Ilaria, dovevano fare i conigli in calore. Bea preferiva
decisamente non pensare in quei termini. Si guardò in giro per il
locale mentre teneva il suo bicchiere vuoto in mano, si sentiva un
po' fuori posto in quel luogo però non poteva negare di non godersi
la vista... almeno un po'.
-Magari potremmo
ingaggiare uno di quei fusti per l'addio- mormorò Ilaria mentre
finiva il suo cocktail e lo sguardo indugiava su uno dei ballerini, o
meglio, sugli addominali.
-Be non mi
lamenterei di certo io- commentò divertita Emma mentre poggiava il
bicchiere sul bancone.
-Su questo
concordo pienamente- rise Ele sedendosi.
-Se proprio volete
lo chiameremo- sospirò rassegnata Bea.
-Ma non fare la
finta santa che sappiano che non dispiacerebbe nemmeno a te cara
Bea!-
-Non è
assolutamente vero Ilaria!- sbottò lei arrossendo leggermente mentre
la fulminò con lo sguardo.
-Ha una figlia ed
è così timida... non oso immaginare come tu sia riuscita a farla
quella bambina-
Ilaria si trovò
dei cubetti di ghiaccio in testa appena finita la frase.
-Ma sei
impazzita?!-
Bea sogghignò
solamente mentre sorseggiava la sua birra, ora era decisamente
soddisfatta. Le cadde l'occhio su Emma che sembrava un po' pensierosa
per poi sogghignare leggermente, oh lei sapeva il motivo di quel
silenzio.
-Emma... perchè
non informi le nostre amiche di cosa è successo oggi?- disse tenendo
il bicchiere in mano.
Emma si bloccò e
socchiuse gli occhi arrabbiata, non aveva la minima intenzione di
raccontare cosa era successo quel giorno, a nessuno e men che meno
alle altre, già sentiva nelle orecchie le loro supposizioni e
consigli, le pressioni per qualcosa che non voleva nemmeno prendere
in considerazione.
-Certo che il
mondo è proprio piccolo-
Emma si girò
di scatto trovandosi davanti l'ultima persona che voleva vedere. Come
diavolo era arrivato quel tipo lì!? Incredula lo guardò con una
cartella in mano, nel bel mezzo del suo turno in ospedale doveva
trovarsi di fronte la persona più irritante che lei avesse mai
conosciuto.
-Ah Castello
vedo che ha conosciuto il dottor John Smith, è arrivato apposta da
Londra per dei corsi avanzati- disse il suo capo arrivando alle
spalle dell'uomo.
-Io e la
dottoressa ci siamo conosciuti qualche giorno fa- si girò e le
sorrise in mondo impertinente -non pensavo proprio di trovarla qui-
detto questo si chinò verso di lei -e credo che al nostro ultimo
incontro non si sia comportata in modo molto educato... dottoressa-
mormorò al suo orecchio con un tono canzonatorio prima di
allontanarsi e andare via con l'altro che li guardava un po'
perplesso.
Emma li guardò
mentre si allontanavano con un'espressione infuriata e allo stesso
tempo imbarazzata, quell'uomo era il demonio!
Preferiva
dimenticare tutta la faccenda ma ovviamente per sua sfortuna Bea e
Gaia avevano assistito a tutta la scenetta.
-Cosa? Cosa è
successo?! Ora voglio sapere che è successo a Emma!-
Ilaria quando era
brilla era decisamente logorroica, doveva appuntarsi di non prenderle
più di un paio di birre.
-Emma che ci stai
nascondendo?- chiese Ele con gli occhi avidi di sapere, ovviamente la
comare che era in lei pretendeva dettagli.
Emma avrebbe
voluto aggiungere ance Bea alla lista nera, era decisamente morta e
con uno sguardo omicida gli rese ovvi i suoi pensieri ma l'altra
invece di tremare di paura rise semplicemente.
-Emma non fare la
timida su-
-Bea sei morta-
mormorò a denti stretti Emma guardandola malissimo.
-Eddaiiii Emma
dicci dicci!- si lagnò Ilaria guardandola.
-Non è niente!
Solo un'insopportabile dottore che è arrivato da Londra- sbottò
allora lei infastidita.
-Oh... ooooh...
ora ho capito- disse sogghignando Ele.
Ilaria e Bea
avevano lo stesso identico sguardo, non andava per niente bene.
-Non fatevi venire
strane idee! Io quello non lo sopporto!-
-Oh certo infatti
eri molto infastidita quando si è avvicinato a sussurrarti chissà
cosa all'orecchio-
-Lui ha fatto
cosa!?- dissero in coro le altre due.
“Beatrice
Rainoldi tu sei una donna morta!” pensò ringhiando Emma.
-Non eravamo qui
per organizzare l'addio al nubilato di Ali?- cercò di sviare il
discorso senza riuscirci minimamente.
-Devi
assolutamente dirci cosa ti ha detto!-
-È qualche
proposta indecente vero? Vero?!-
La rossa sospirò
affranta e lei che voleva passare una tranquilla serata tra amiche,
perchè capitava tutto a lei?!
-Scommetto che è
un gran gnocco!-
Decisamente doveva
togliere la bottiglia a Ilaria prima che fosse troppo tardi.
Emma guardò
distratta gli ultimi esami di una sua paziente, era ancora un po'
assonnata per la sera prima. Cercò di nascondere uno sbadiglio, non
le avevano dato tregua ma per fortuna era riuscita a sviare il
discorso da lei a Bea, sogghignò leggermente, così imparava a
parlare a sproposito.
Per non parlare
della sorpresina di quella mattina, a quanto pare quella sera Ele si
era data da fare, infatti si era vista passare uno degli
spogliarellisti del locale davanti alla cucina mentre beveva il
caffè. Per fortuna Isabel non c'era o sarebbe stato difficile
spiegare la presenza di un fusto mezzo nudo in salotto.
Soppresse una
risata con un colpo di tosse quando sentì un paio di mani sui suoi
fianchi e un respiro caldo solleticarle l'orecchio.
-Buon giorno
Dottoressa- mormorò una voce maschile con un forte accento inglese.
-Togli le mani o
te le amputo Smith- sibilò a denti stretti, l'ultima cosa che voleva
era aumentare i pettegolezzi che sarebbero arrivati sicuramente alle
sue amiche, evitare l'esperienza della sera prima era la priorità.
-Dammi tempo una
settimana e mi pregerai per il contrario-
-Dammi tempo
trenta secondi e non avrai più la possibilità di fare figli-
Sentì l'altro
ridacchiare mentre toglieva le mani e si spostò davanti a lei
sorridendo. Gli occhi castani gli brillavano e per un pazzo momento
avrebbe voluto allungare la mano e attirarlo a sé, ma finì subito.
-È una minaccia
perfida, sai? Non sei gentile... il mondo ha bisogno di me- disse
facendole l'occhiolino.
-L'ultima cosa di
cui ha bisogno il mondo è la tua progenie, farei un favore
all'umanità-
John non sembrò
affatto colpito dalle sue parole anzi rise ancora.
-Oh mi divertirò
sicuramente qui-
Emma sbuffò
ignorandolo, quel tipo era davvero un appiccicoso polipo che doveva
tenere per sé i suoi viscidi tentacoli.
Soprattutto in
quel giorno, arrivava il paziente dal tumore quasi inoperabile e
doveva tenersi pronta per l'incontro e spiegare a lui e ai famigliari
l'operazione e la fase successiva. Quella parte era una delle più
importanti doveva essere onesta ma non troppo da spaventare il
diretto interessato, a meno che il capo non facesse lui gli onori di
casa visto che a quanto pare lei doveva solo assistere.
-Stai cercando di
ignorarmi per caso?- al solito eccolo a interrompere i suoi pensieri.
-Renderti ancora
più insopportabile di quanto già sei non ti aiuterà lo sai?- disse
annoiata leggendo gli esami e mettendoli via nella cartella
andandosene via.
-Eddai!
Permalosa!- le urlò dietro divertito ma lei lo ignorò ancora
completamente.
Andò a prendersi
un caffè di cui aveva assolutamente bisogno, ma appena mise piede
nella saletta le suonò il cercapersone, era arrivato il paziente a
quanto pare.
Mentre andava
verso la camera un leggero brivido le corse lungo la schiena
lasciandole una strana inquietudine, cosa le prendeva?
Entrò nella
stanza dove il suo capo era già presente con il paziente, era un
uomo sui trent'anni moro con gli occhi grigio-azzurri, il viso era
davvero molto carino e qualcosa nel suo sguardo quando si posò su di
lei diede una stretta allo stomaco. Stefano Ferri era davvero uno
strano uomo che le faceva provare sensazioni ancora più strane.
Irrigidendosi un
po' Emma si avvicinò all'uomo che stava già spiegando cosa
avrebbero fatto e quali erano i rischi per l'intervento, sentiva il
suo sguardo su di sé e non riusciva a capire perchè la stesse
fissando con così tanta curiosità, era sicura di non averlo mai
incontrato in vita sua eppure dai suoi occhi sembrava che la
conoscesse già.
-Ha qualche
domanda?- disse il chirurgo dopo aver finito la sua spiegazione.
-Sarete presenti
tutti e due all'intervento?- disse piano ma con voce ferma.
Emma era sorpresa
dalla calma che sembrava pervadere l'uomo, aveva un tumore che
l'avrebbe portato alla morte se non operato e la stessa operazione
era molto complicata eppure era come se la cosa non lo toccasse
minimamente. Non aveva mai visto una persona reagire in quel modo,
non credeva fosse del tutto normale.
-Si saremo
presenti io e la dottoressa Castello-
Stefano si limitò
ad annuire e non fece altre domande, allora i due si congedarono e
dopo un breve colloquio tra di loro Emma andò a prendere il suo
meritato caffè.
Si sedette sul
divanetto con il bicchiere e la cartella di Stefano, era davvero
incuriosita da lui anche se non sapeva bene il perchè, forse era la
sua reazione o l'assenza completa di famigliari, di solito era
consigliato essere accompagnati da qualcuno, ma lui era da solo ad
affrontare una cosa che non era per niente semplice.
Stava sorseggiando
dal bicchierino quando Gaia comparve nella saletta.
-Ehi sempre
impegnata vedo!-
-Si, è quel
paziente di cui ti parlavo, Stefano Ferri, è arrivato oggi- disse
sospirando Emma.
-Oh il meningioma,
quando lo opererete?-
-Dopo aver fatto
tutti gli esami ma non credo che aspetteremmo molto-
-Certo certo,
prima è meglio è per lui- disse Gaia guardandola attenta.
Emma sentì lo
sguardo dell'altra addosso, prima cercò di non farci caso, ma alla
fine cedette e sollevò gli occhi.
-Che c'è?-
Gaia cercò di
nascondere il sorriso che voleva formarsi sulle sue labbra, quasi si
aspettasse la sua reazione.
-Vedo che questo
Stefano ti ha colpito in qualche modo-
-Sempre al sodo tu
eh- mormorò lei chiudendo la cartella -Be si. È così calmo! Se
fossi nella sua stessa situazione non credo di poter restare così
tranquilla. E non ha portano nessuno con lui, ne un genitore o una
fidanzata... o fidanzato! Niente, è da solo ad affrontare tutto e io
non potrei mai farlo- disse tutto quello che le passava per la mente
tanto che le cadde la cartella.
Gaia si piegò
subito a prenderla sorridendo leggermente.
-Posso capire che
la cosa ti possa destabilizzare ma...- corrugò la fronte dopo aver
lanciato un'occhiata al fascicolo.
-Cosa c'è?- disse
Emma perplessa.
-Niente solo
che... qui c'è scritto Ferrari, non Ferri, credo che tu l'abbia
letto male- rise leggermente l'altra.
Emma sbatté le
palpebre una, due, tre volte per poi prendere in mano la cartella e
lesse il nome che spiccava, inchiostro nero su bianco... Stefano
Ferrari.
Ferrari...
no, non era possibile.
-Stefano
basta davvero, questa conversazione è completamente inutile io non
cedo e nemmeno voi... io non sono fatto per dirigere e lo sai! È per
questo motivo che ho lasciato a te tutto!... no, fratellino te lo
chiedo come favore personale, lasciatemi vivere come mi pare in
pace!-
Le
sue parole, quei ricordi che cercava di evitare, eruppero nella sua
mente come se una diga avesse ceduto. Quella conversazione che aveva
ascoltato senza volere, quelle parole che non riusciva a capire in
quel momento.
-Tu... tu non
torneresti?- sussurrò lei.
-No
mai, non è la vita che voglio, non è quello che fa per me, penso
che mio fratello se la cavi meglio di me negli affari, Stefano è più
bravo di quello che pensa mio padre-
Stefano...
Stefano...
suo fratello! Il suo dannato fratello!
No non poteva essere lui, non poteva esserlo! Quanti altri Stefano
Ferrari potevano esistere? Tantissimi! Ma nessuno l'avrebbe guardata
in quel modo se non suo
fratello.
“Deve
avergli raccontato di noi” si rese conto improvvisamente, l'aveva
riconosciuta e non aveva detto niente!
Quella
sensazione, tutto... tutto tornava! Non poteva crederci, non voleva
crederci!
Si
portò una mano al viso sconvolta sotto lo sguardo preoccupato di
Gaia, lei non sapeva, non poteva sapere. Senza dire niente Emma si
alzò dal divanetto e uscì di corsa dalla saletta, non riusciva a
stare in quella stanza un minuto di più. Passava per i corridoi con
la mano ancora davanti alla bocca mentre l'altra era stretta in un
pugno tremante. Il destino non faceva altro che beffarla, la vita non
faceva altro che prenderla in giro e lei non riusciva più a reggere
tutto.
Era
arrivata all'entrata quando qualcosa la fece gelare, una voce che non
sentiva ormai da 9 anni, una voce che le era mancata come l'ossigeno
e che era diventata il suo tormento più grande mentre nella sua
mente ripeteva quelle parole che l'avevano annientata. Lentamente si
girò verso la fonte e lo vide.
-Stefano
Ferrari! È mio fratello! L'hanno ricoverato oggi e io l'ho saputo
tre minuti fa! Mi dica subito la sua stanza maledizione!-
Non
era cambiato per niente, in 9 anni era forse diventato se possibile
ancora più affascinante. Alto, moro, spalle larghe e due occhi
azzurro ghiaccio che sembravano poterti congelare da quanto erano
freddi o scottarti per la loro intensità.
Era
lui, in tutto il suo splendore con i capelli spettinati e
l'espressione preoccupata... era proprio lui.
-Francesco...-
un mormorio le uscì dalle labbra nello stesso momento in cui venne
pronunciato da qualcun altro.
-Rebecca
non è il momento!-
-Calmati!
Non otterrai niente così tesoro!- disse la bionda guardandolo mentre
lo prese sottobraccio.
Emma
socchiuse gli occhi con espressione quasi dolorante, per quanto ci
provasse non riusciva a muoversi ma proprio mentre era riuscita a
fare un passo indietro quegli occhi che tanto aveva amato e odiato al
tempo stesso la trovarono e la trafissero.
Francesco
spalancò gli occhi riconoscendola, scioccato dalla sua vista, se la
situazione non fosse stata così tragica avrebbe riso per quello.
-Emma...-
Il
suo sussurro fu tutto quello di cui ebbe bisogno per potersi muovere,
mordendosi le labbra fece un altro passo all'indietro per poi
voltargli le spalle e correre verso gli spogliatoi con gli occhi
lucidi e un peso al cuore che non faceva altro che aumentare tanto da
schiacciarla a terra.
Ehm salve!
Si
lo so, lo so... è passato più di un anno ormai e sono
più scioccata di voi da questa cosa! Non avevo idea che ci avrei
messo così tanto a pubblicare questo capitolo soprattutto visto
che era già bello che pronto, ma sono stati mesi molto impegnati
e ho davvero poco tempo per scrivere e quando ne ho guardo il pc senza
sapere cosa scrivere... chiedo umilmente perdono per questo ennesimo
ritardo e spero che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia!
Passando al capitolo.... eh si finalmente è tornato! Non vedevo
l'ora di arrivare a questo punto e vi prometto che non
abbandonerò mai questa storia anche se ci saranno un po' di
ritardi!
Al prossimo capitolo!
Baci^^
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