Termosifoni: Vol.1

di Spiderwick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio ***
Capitolo 2: *** Il caso Mark ***
Capitolo 3: *** Come Maaaanu ***



Capitolo 1
*** L'Inizio ***


Un uomo in camice bianco correva per le sale grigie del bunker sotterraneo. Una pila di fogli bianchi veniva trattenuta sotto la braccio destro mentre l'uomo girava un angolo, sbattendo contro due donne vestite alla stessa maniera. Scusate! disse, senza voltarsi. La sua corsa si interruppe dopo un altro mezzo minuto, davanti ad una porta a vetri automatica. Perdonate il ritardo, signori... disse, con il fiatone. Aspettavamo tutti lei, dottore. mormorò un uomo dalla mascella pronunciata e dall'uniforme verde. E' pronto? Vorremmo sentire qualcosa riguardo il suo progetto. aggiunse l'ufficiale, intrecciando le dita delle mani poggiate sull'ampio tavolo rotondo, circondato da diverse figure silenziose. S-sì... borbottò lo scienziato, lasciando tutti i fogli e i grafici sul tavolo. Dunque...la formula è pronta e sappiamo anche come rilasciarla ma...non sapevamo ancora su chi testarla fino a qualche ora fa. spiegò il dottore, suscitando diversi borbottii sommessi da parte di tutti i partecipanti. Mi pare di capire che avete trovato dei soggetti adatti. Bene. Chi sono? tagliò corto l'ufficiale, fissando negli occhi il dottore che, teso, deglutì. Beh, ecco...si tratterebbe di un gruppo di ragazzi non troppo in vista ma abbastanza famosi nel loro piccolo. Lavorano su YouTube e si fanno chiamare...ehm...i Termosifoni. Possiamo monitorarli facilmente e il primo dal quale vorremmo partire è...

LYEZAR
 
Corri, corri...tanto ti becchiamo! disse un ragazzo alto, sui vent'anni, e con la faccia che ricordava vagamente quella di una scimmia. Ragliò poi qualche insulto che strappò diverse risate ai suoi scagnozzi - tre brutti teppisti - cominciando a correre verso il ragazzo con gli occhiali, noto sul web come 'Lyezar'. Quest'ultimo, in preda al panico, stava scappando dal gruppo di tamarri milanesi che un minuto prima aveva cercato di aggredirlo con l'intenzione di sottrargli portafogli, cellulare e laptop chiuso in uno zaino nero. Porca... mormorò Lyezar con il fiatone, infilandosi in un sottopassaggio poco illuminato. Bravo, Simone...complimenti... si disse, poggiando una mano contro il muro del sottopassaggio mentre rallentava la sua fuga. Anni di horror e survival non ti hanno insegnato che è meglio non infilarsi in un buco come ques- non fece in tempo a finire che un pugno gli colpì la nuca, atterrandolo immediatamente. Lo scimmione lo guardava dall'alto con un sorriso ebete, accompagnato da un calcio che colpì Lyezar allo stomaco. Mi hai fatto sudare. disse il delinquente, piegandosi sulle ginocchia. Ora mi prendo tutto e ti taglio quel naso rosso... minacciò, estraendo un coltello a scatto dalla tasca dei pantaloni. Prima che potesse fare altro, però, una strana nebbia simile ad un gas pervase il sottopassaggio e si infilò nelle narici di Lyezar. Ma che ca- disse il rapinatore, ma la sua frase fu brutalmente interrotta da un colpo alla gola preciso e veloce. Un altro colpo lo raggiunse invece ai testicoli, facendolo accasciare a terra. Lyezar si alzò, tremante, guardandosi le mani che un secondo prima avevano atterrato l'aggressore senza che lui neanche se ne accorgesse. Gli occhi della vittima, diventata carnefice, si abbassarono lentamente sulla figura distesa sotto i suoi piedi e notò, con grande orrore, che lo scimmione stava emettendo un ultimo rantolo disperato alla ricerca di aria che non arrivava. Oh no... mormorò Lyezar, conscio di cosa aveva fatto. La vita dello scimmione si spense subito dopo e Lyezar, in preda al panico, si voltò e corse più veloce che poteva nella speranza di lasciarsi quell'incubo alle spalle.

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Capitolo 2
*** Il caso Mark ***


Francesco? disse una donna bionda in camice bianco, infilando la testa all'interno dell'ufficio numero 3 del bunker. Lo scienziato a capo del progetto, il dott. Francesco Wolfler, alzò lo sguardo dal computer rivelando un paio di borse sotto agli occhi grandi quanto scatole di 1up Box. Ah...Lisa. Entra. rispose con voce stanca, abbandonandosi allo schienale della poltrona consumata in finta pelle. Cosa posso fare per te? domandò Wolfler, attendendo che la donna entrasse. Nulla, nulla...volevo solo sapere com'è andato il primo test. ammise la donna, avvicinandosi piano alla scrivania piena di scartoffie dietro alla quale sedeva l'uomo. Beh...in linea di massima è andato bene. rispose Wolfler con aria greve. C'è stato un morto ma il primo soggetto ha risposto bene alla somministrazione della formula. la dottoressa impallidì nell'apprendere che qualcuno era deceduto durante l'esperimento. Qualcuno è morto? E...la Sezione 6 se n'è già occupata? domandò, asciugandosi alcune gocce di sudore freddo dalla fronte con il dorso della mano. Non ce n'è stato bisogno. La vittima non aveva parenti in vita e gli amici sono stati ridotti al silenzio facilmente. spiegò l'uomo, chiudendo gli occhi e cominciando a massaggiarsi le palpebre. Bene...bene... intervenì la dottoressa tirando un sospiro di sollievo abbastanza evidente. E il prossimo? Chi è? domandò, dopo alcuni interminabili secondi di pausa. Ah, il prossimo è...

THE MARK
 
Ma sei cretino? disse Mark con un mezzo sorriso divertito sulle labbra quando la scritta 'MORTO' apparve sullo schermo del pc. No, sono Moro. rispose una voce dalle cuffie da gaming. Perché mi hai ucciso, cretino? chiese Mark, apostrofandolo nuovamente con il solito insulto goliardico. Prima che Moro potesse rispondere, il citofono dell'appartamento di Mark suonò due volte. Ma dai! esclamò qualcuno con la voce impastata: era Esprit. Mark, ma che palle...stavamo registrando! aggiunse con tono lamentoso, accompagnando la frase con un sospiro conto. Sì, ma stai calmo Esprit. mormorò Mark con una punta di ironia nella voce. Sarà la pizza...torno subito. avvisò, alzandosi dalla sedia. Attraversò il corridoio dell'appartamento e, arrivato in cucina, prese la cornetta del citofono rispondendo Sì? dall'altro capo del ricevitore qualcuno esclamò 'pizza' e Mark riagganciò, dirigendosi verso la porta di casa dietro la quale qualcuno, decisamente più in fretta del previsto, bussò. Quando Mark aprì la porta si trovò davanti non il fattorino ma un uomo in camicia hawaiana, cappello fedora, calzoncini corti e macchina fotografica. Lo sconosciuto sorrideva in modo inquietante e fissava Mark che stava immobile, portafogli alla mano per pagare la pizza, decisamente confuso. Ehm...posso aiutarla? chiese Mark, lanciando un'occhiata oltre lo sconosciuto, come se si aspettasse di vedere chissà chi. Forse. disse il 'turista', afferrando la macchina fotografica appesa al collo. Sorridi. disse, scattando una foto. Un secondo dopo dall'obiettivo della compatta uscì una sottile nebbiolina densa che si infilò rapida nelle narici dello YouTuber. Mark cadde a terra, svenuto, per quelle che gli sembrarono ore; alla fine, dopo quelli che invece erano stati pochi minuti, il ragazzo fu svegliato da un uomo mingherlino con giacca e cappello di una pizzeria e, naturalmente, un cartone da pizza nella mano destra. Zio, se è un trucco per non pagare la pizza ti meno. disse lo sconosciuto mentre Mark, disorientato, provava ad alzarsi: un conato di vomito minacciò di fargli sputare il pranzo del Natale scorso ma il Termosifone si mise comunque in piedi - sebbene a fatica - cercando il portafogli nella tasca posteriore dei jeans. Ehm... mugugnò lo YouTuber. ...credo che quel tipo mi abbia derubato. Ascolta, non sto molto bene e...dai, non è la prima volta che vieni qui a portarmi la pizza...lo sai che di solito pago... cercò di giustificarsi, trattenendo a fatica un altro conato di vomito. Sì...lo s-so...urgh.. mormorò il fattorino, lasciando cadere la pizza per portarsi entrambe le mani alla bocca. Dopo neanche due secondi, l'uomo si girò e cominciò a vomitare, gorgogliando qualcosa di simile a 'Lascia stare' mentre si allontanava verso le scale, in preda al mal di stomaco. Mark lo guardò con la bocca aperta, confuso, e pian piano il disturbo allo stomaco gli passò: la cosa strana è che anche il fattorino, in cima alle scale, pronto a scendere, sembrava stare decisamente meglio. Ma che ca- disse Mark, cominciando a ridere per la situazione assurda, quasi dimenticandosi per un attimo del 'turista' con la macchina fotografica. Quasi nello stesso momento, il fattorino cominciò a ridere senza un motivo apparente e smise solo quando, in preda al panico ma ancora ridente, corse via percorrendo le scale verso il piano terra.

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Capitolo 3
*** Come Maaaanu ***


Voleva vedermi, signore? disse Wolfler, infilando la testa nell'ufficio del Generale. Hm? Sì, entri. rispose l'ufficiale, invitando l'uomo a farsi avanti con un cenno della mano destra. Il giovane ricercatore entrò nell'ufficio con qualche attimo di esitazione, cosa che non sfuggì al militare. E' nervoso dottore? domandò l'ufficiale. No...no... rispose con fare poco convincente Wolfler. E' solo che sono oberato di lavoro e... il Generale lo interruppe subito alzando la mano destra. Come tutti. Non la traterrò molto...voglio solo sapere perché sulla mia scrivania non c'è uno straccio di rapporto sui nuovi progressi del progetto. tagliò corto l'ufficiale, infilando la mano precedentemente alzata in una scatola aperta di sigari toscani. Sì, ecco...è che ci sono stati alcuni problemi e...come dicevo...siamo stati sommersi dal lavoro... la frase del dottore venne nuovamente interrotta dal militare che, questa volta, però, si limitò a ridere facendo calare un silenzio teso. Wolfler non osò parlare mentre l'ufficiale portava alla bocca il sigaro, accendendolo con uno zippo d'argento. Guardi che so cos'è successo. Crede di avere il controllo qui, vero? Non potrebbe trovarsi più in errore, doc. L'intelligence mi ha informato della morte di quel ragazzo. spiegò, espirando una generosa dose di fumo dolciastro. Non tollererò altre 'mancanze'. Voglio essere informato su tutto. E' chiaro? chiese con severità. Sì, sì...certo. Chiedo scusa. In realtà stavo giusto per venire da lei, signore...siamo pronti con la fase tre. disse il giovane, avvicinandosi con timore alla scrivania dell'ufficiale per lasciarvi una folta documentazione cartacea. Sarebbe? chiese il Generale, afferrando il faldone. Il migliore amico del soggetto numero due? aggiunse, ciccando la cenere del sigaro in un bicchiere di plastica colmo d'acqua. No, signore. Pensavamo di procedere con...

MANU

'Lyezar ha abbandonato il gruppo' - 'Ragazzi, che cavolo è successo? Perché ha abbandonato? - 'Non lo so...provo a contattarlo. Comunque è tutto confermato per domani. Ci vediamo all'ingresso della Games Week alle 10:00. Occhio a non farvi fregare il portafogli dai terroni!' - 'Come Maaaanu' -- Che cretini... disse Manu a bassa voce, rileggendo velocemente i messaggi degli ultimi giorni sul suo smartphone. Indugiò con lo sguardo sulla notifica dell'abbandono di Lyezar per qualche attimo prima di riporre il cellulare nella tasca dei jeans. Gli occhi si spostarono verso la finestra alla sua destra, quella del vagone regionale Napoli-Milano, in dirittura di arrivo alla stazione di quest'ultima. Il telefono squillò e, sfilandolo nuovamente dalla tasca, il ragazzo rispose con un secco Pronto? Mamma, sì...sono arrivato adesso. Stiamo entrando in stazione. No...no...mamma, non fa così freddo. No,  non mi serve nessuna mutanda di lana... disse, guardandosi attorno con aria imbarazzata. No, nessun albergo...in realtà dovrei stare da Lyezar...sì, dai...hai capito chi è. No, è vero, non lo sento da un po' ma vedrai che verrà all'appuntamento con gli altri. Sì, ascolta...devo andare. Ti chiamo dopo, ciao. concluse, alzandosi e riponendo il cellulare nella tasca per l'ultima volta. Il treno si fermò un minuto dopo e il vagone si svuotò in fretta, eccezion fatta per una coppia di uomini dall'aria insolita: erano uguali, alla strega di due gemelli. Vestivano in modo identico - vale a dire abito nero con cravatta e cappello borsali - ed erano entrambi sprovvisti di capelli e di sopracciglia. Si alzarono nello stesso momento, bloccando l'uscita. Scusi. Disse uno, rivolgendosi a Manu. Ehm...sì? rispose il ragazzo, intimorito dai due. Respiri. ordinò l'altro. Poi i due gemelli in nero aprirono le bocche in modo innaturale, quasi come se le mascelle si fossero slogate, ed espirarono lo stesso gas che aveva precedentemente colpito Lyear e Mark. Manu fece per urlare ma non riuscì a fare altro che svenire, crollando rovinosamente sul pavimento del vagone, privo di sensi.

Ragazzo? Ragazzo! tuonò forte la voce del controllore, chinato sul corpo immobile di Manu che dopo un paio di schiaffi sul volto si riprese. ...eh? Cosa..cos'è successo? domandò con voce impastata e chiaro acento napoletano. Il controllore, probabilmente un leghista dell'ultima ora, alzò gli occhi al cielo e disse Meridionali... prima di allontanarsi, lasciando il vagone. Manu si alzò, cercando di ignorare le vertigini. Diede uno sguardo all'orologio da polso che segnava le dieci e mezza. Merda! esclamò, caracollando fuori dal vagone. La mezz'ora seguente la passò tra autobus e corse a piedi che gli fruttarono sudore e fiatone ma che, alla fine, lo portarono all'ingresso della Games Week. Cercò i suoi amici per circa cinque minuti senza successo fin quando, letteralmente sommersi da un manipolo di ragazzini, riconobbe iNot e il Gatto che troneggiavano cercando al contempo di tenere testa alla folla assillante. Si avvicinò, muovendo le braccia sopra la testa per cercare di farsi notare ma nessuno lo vide; e nessuno lo lasciò passare. Neanche venti secondi dopo i due Termosifoni si allontanarono - seguiti dalla folla - lasciando Manu da solo, sudato e sconsolato. 
Ore dopo, finalmente, Manu riuscì a ritrovare tutti i compagni. Vide iNot, il Gatto, Mark, Moro e Orothi. Non c'era traccia nè di Lyezar nè di Luke, mentre non provò neanche a cercare Yotobi: sapeva benissimo che odiava le fiere. Ragazzi, finalmente... disse Manu, raggiungendoli. Per tutta riposta il gruppo lo ignorò, continuando a parlare di un solo argomento: l'abbandono della chat di Whatsapp da parte di Lyezar. Qualcuno gli ha spoilerato una serie tv? chiese iNot, rivolgendosi a Mark. Non che io sappia. E comunque è strano che Lyezar sia sparito così...  rispose Mark, scrollando le spalle. Oh! Cretini, volete cagarmi? intimò Manu con aria irritata; ma nessuno lo considerò neanche per un minuto, anzi: iNot, ad un certo punto, disse Manu non doveva incontrarlo? Forse gli ha rubato il portafogli e l'ha lasciato per strada... ​la battuta venne accolta da alcune risate e dal solito coro 'Come Maaaanu' cosa che, ovviamente, fece sbroccare il partenopeo. Ora basta!  urlò, arrabbiato. E' stata una giornata di merda, smettetela di prendermi per il culo e ascoltatemi, cazzo! IO HO UNA VOCE! aggiunse, restando poi a bocca aperta quando su uno specchio alla sua destra. La sua immagine non c'era. Il gruppo dei Termosifoni era perfettamente visibile ma lui, Manu, non c'era.

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