Hijo de la Luna - Quando il passato non passa

di St_rebel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Return ***
Capitolo 2: *** Memories ***
Capitolo 3: *** Different ***



Capitolo 1
*** Return ***










1.Return
 



 
È strano tornare a casa.. è tutto uguale: gli stessi odori, le stesse sensazioni, le stesse cose... ti rendi conto che l'unico a essere cambiato sei tu.
(Benjamin Button)
 
 




Premetti sull’acceleratore, mettendo contemporaneamente la mano sul cambio.
La mia piccola Audi grigio metallizzato stava gridando pietà per tutti i chilometri, che le avevo fatto fare da New Orleans. Dopotutto, avevo dovuto attraversare due stati per arrivare in California, precisamente a Beacon Hills.
Era così strano tornare nella mia città natale, dopotutto questo tempo. Mi sarei sentita come un pesce fuor d’acqua? O i ricordi, sarebbero tornati tutti assieme?
Abitare per dieci anni, in una città come New Orleans, piena di feste, luci, persone, ti fa dimenticare la bellezza di un posto dove i boschi regnano sovrani.
Forse, per quello mia madre mi aveva portata in quella città così maestosa, all’età di soli quindici anni.
Per dimenticare.
Ma, dopo la morte di mia madre anche New Orleans aveva perso il suo fascino. Le luci abbaglianti avevano perso la loro lucentezza, le feste voluttuose e divertenti erano diventati una marcia funebre, ai miei occhi. Avevo cercato di scappare, andare in un altro stato.
Dimenticare, di nuovo.
Ma, io non potevo.  Per me, per una Morgan, era impossibile scappare dal suo destino.
Capii quello che mia madre realmente era, solo pochi giorni dopo il suo funerale.
Pensavo fin da quando ero bambina, che fosse come me.
Un lupo mannaro.
In realtà era un grandino molto più elevato. Era una suprema.
Una donna incaricata per discendenza di governare il mondo sovrannaturale. Una donna con inimmaginabili poteri.
Alla sua morte, io avevo preso il suo posto accanto ad altre due donne: Tiana Harris e Jocelyne Argent.
Tre dinastie che potevano controllare il mondo sovrannaturale.
Tre dinastie che rappresentavano le maggiori entità sovrannaturali.
Gli Harris sono druidi; gli Argent, cacciatori; noi Morgan, siamo lupi mannari. Mia madre lo era, e lo ero io fin dalla nascita. Ciò che ci contraddistingueva dagli altri lupi erano gli occhi di un viola malva particolare.
Per due anni, mi avevano addestrato al combattimento, alla magia, al controllo del mio corpo. Tiana mi aveva anche insegnato un po’ dell’arte dei druidi, e del controllo sulle emozioni. Le avevo voluto bene, come ne avevo voluto a mia madre. Jocelyne Argent invece, fece di tutto per farsi odiare, come si era fatta odiare tutta la famiglia Argent. Non aveva mai avuto una buona parola per me, si era sempre comportata come una cacciatrice con la sua preda. Il motto degli Argent era: “Cacciamo chi ci da la caccia”. Io non avevo mai fatto niente a quella Argent se non cercare di ucciderla, nove anni fa.
Okay, si lo riconosco, non fu una bella mossa da parte mia; ma gli Argent avevano ucciso parte della mia famiglia.
Mi avevano distrutto la vita.
Era colpa loro, se mia madre mi portò via.
Volevo vendicarmi. Purtroppo non c’ero riuscita, perché mia madre mi aveva fermato. Ancora oggi porto del rancore verso la famiglia Argent, e soprattutto verso una in particolare.
Kate Argent.
Con un schiocco delle dita, accesi il lettore audio dell’auto, lasciando che la voce suadente di Katy Perry invadesse l’abitacolo.
-Make me your Aphrodite. Make me your one and only .Don’t make me your enemy, your enemy, your enemy- cantai rilassando le mani sul volante.
Tra un po’ avrei raggiunto il cartello di “Benvenuti a Beacon Hills”, che avrebbe davvero significato che stavo tornando a casa.
Casa dolce casa, come si suol dire; ma non c’era niente di dolce a tornarci senza mia madre.
-Are you ready for, ready for. A perfect storm, perfect storm. Cause once you’re mine, once you’re mine - alzai la voce abbassando i finestrini.
Tanto sapevo di avere una bella voce, e poi quella canzone mi caricava come non so cosa.
L’autostrada che portava a Beacon Hills, poteva essere solo deserta a quell’ora; visto e considerando che erano le otto di mattina, ed era domenica.
Mi guardai nello specchietto.
I capelli color castagna erano ancora in boccoli ordinati e, nonostante il lungo viaggio, gli occhi erano rimasti sempre vispi e attenti, grazie agli innumerevoli sorsi di caffè, bevuti dal thermos.
Feci un sorrisino arrogante al mio riflesso. Si, durante tutti questi anni ero diventata un pizzico vanitosa, ma potevo permettermelo. Avevo perso cinque chili, avevo fatto crescere i capelli e dal mio piattume adolescenziale, era finalmente spuntata una graziosa terza abbondante; il che era già un record.
Prima che la canzone finisse, superai il cartello, e il mio sorrisino arrogante, si trasformò in una linea dritta e ferrea.
Era reale. Stavo tornando a casa.
Stavo tornando dal mio passato.
 
Mi accorsi di non sapere dove andare, quando non riconobbi nessuna delle strade. Richiamai alla memoria, la strada per il centro veterinario di Beacon Hills.
Avrei trovato sicuramente qualcuno che mi avrebbe dato una mano.
Dopo venti minuti e trenta strade sbagliate, trovai la dimora lavorativa, di quello che era stato consigliere e grande amico di mia madre.
Alan Deaton, veterinario a tempo pieno e druido a tempo perso, da quando Talia Hale era morta, nell’incendio di dieci anni.
Ero contentissima di rivederlo. Mi era mancato così tanto.
Lasciai l’Audi nel piccolo parcheggio e scesi preoccupandomi di chiuderla come si deve. Dopottutto, era stato il regalo di Tiana per i miei vent’anni.
Battei contro la porta vetrata dello studio. Sapevo che Deaton era lì, ne avvertivo il battito cardiaco, e quando dalla colonna ne vidi spuntare la testa perfettamente pelata, quasi lanciai un grido di felicità. Quando lo sentii aprire la porta, gli saltai al collo, ora che riuscivo a farlo. Ero anche cresciuta in quei dieci anni, passando dal mio basso metro e 60, al mio uno e 70. Il druido rimase basito, e sorpreso.  Mi allontanò tempestivamente da sé, pensando fossi un qualche mostro strano, ma quando mi vide in viso, le sue labbra si allargarono in un sorriso.
Lui era davvero lì, e io ero davvero qui.
-Riliane? – chiese stupito l’uomo prendendomi le mani chiudendole tra le sue.
Mi ritrovai a dover ricacciare la lacrime.
-Mi sei mancato, Doc - gli risposi con il labbro tremante usando il nomignolo con cui lo chiamavo da bambina.
-Quanto sei cresciuta, Lia!- mi disse abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio, lasciando che una lacrima mi sfuggisse dall’occhio e scivolando per tutta la guancia.
-Mi dispiace per tua madre, posso solo immaginare che perdita hai dovuto affrontare – mi sussurrò lui all’orecchio, mentre mi accarezzava i capelli con fare paterno.
Altre lacrime scesero sulla guancia, quasi a fare a gara con la prima.
Decisamente, mancavo troppo da casa.
Chissà quando avrei visto i miei piccoli mostriciattoli, che ora avrebbero dovuto avere all'incirca diciassette anni, che reazione avrei avuto? Mi preoccupava di più la reazione che avrei avuto quando avrei rivisto, Lui.
Mi staccai asciugandomi le lacrime con la manica della giacca di jeans.
-Come fai a saperlo? – gli chiesi mentre gli occhi tornavano al loro stato normale.
-Ho le mie fonti – mi rispose enigmatico come sempre, regalandomi un enorme sorriso.
-Che ne dici se andiamo a casa tua, e ti aggiorno su tutto quello che è successo, da quando sei partita? Sai com'è abbiamo ben dieci anni da recuperare – continuò lui, prendendo da dietro il banco le chiavi della macchina e il cellulare.
- Lascia stare per la macchina, prendiamo la mia, ti porto io domani qua, e poi Doc, ormai è anche tua quella casa- gli ricordai con un sorriso.
- Grazie Lia, è bello riaverti qua! Ho tante cose da raccontarti – mi disse salendo nel lato del passeggero al mio fianco.
-Grazie Doc, anche io sono contenta di essere tornata – mentii con un mezzo sorriso.
 Per fortuna, Deaton non poteva sentire il mio battito cardiaco che accelerava.
 
Doc mi fece da navigatore fino alla destinazione, e quando arrivammo, notai che la casa era stata tenuta in modo eccellente. Io e mia madre prima di partire avevamo lasciato la casa a lui, perché non la occupassero, o cadesse a pezzi.
-E’ rimasta come la ricordavo – gli dissi prima di spegnere il motore dell’auto.
Scendemmo entrambi, e lui mi diede la chiave, dicendo che dovevo farlo io. Aprii, la porta, e mi meravigliai di come tutto fosse rimasto uguale.
Gli occhi ripresero la loro lucidità, senza però versare una lacrima.
Sembrava quasi che io e mia madre non fossimo mai andate via, come se lei non fosse mai morta, e che sarebbe spuntata dalla cucina con in mano il suo solito mestolo.
Quel ricordo mi mise una tristezza infinita. Deaton se ne accorse e mi mise una mano sulla spalla, per confortarmi. Con quel gesto mi sentii immediatamente rincuorata. Mi ricordò molto Tiana che mi accarezzava la testa per farmi passare i brutti pensieri. Beh, dopotutto erano entrambi druidi, chi più di loro poteva capire le emozioni senza trucchi, tipo udito supersensibile.
-Va tutto bene, grazie per averla tenuta in questo perfetto stato, anche la mamma te ne sarebbe grata– lo ringraziai sorridendo.
-Era una promessa che feci ad entrambe, dopotutto. Sarai affamata, vuoi che ti prepari qualcosa per colazione? – mi chiese andando verso la cucina
-Oh, sì ho una fame da.. lupi – risi della mia pessima battuta.
Un lupo, dopotutto lo ero, non potevo negarlo. Sentii ridere anche lui, dalla cucina.
-Però prima vado a farmi una doccia – lo informai incominciando a salire le scale.
-Trovi dei cambi nella tua camera, spero che qualcosa ti vada ancora però – mi rispose Deaton dalla cucina, sapendo che avrei potuto comunque sentirlo.
 
Dopo la doccia, mi sentii meglio. Mi sentivo rilassata, e piena di energie. Mi misi l’accappatoio, e iniziai a tamponare dolcemente i capelli.
Anche il bagno era rimasto uguale.
Nessun segno di sporcizia, il sapone messo nuovo da poco. Solo le mensole erano vuote. Doc aveva buttato tutto, tranne i profumi che spiccavano in tutte le loro boccette sul lavandino. La preziosa collezione di profumi francesi, che mamma si era pentita di non aver portato. Mi ricordai di quando mamma alle volte cantava una filastrocca, per decidere quale spruzzarsi, o quando ne metteva a me una goccia prima che uscissi per andare a scuola.
-Non è importante se ti trucchi, come tutte le altre, è importante che tu abbia un profumo particolare, diverso da tutti. Ricordalo, Lia è l’odore che ci rende unici
Quando capii che si riferiva ai nostri sensi super sviluppati, e agli odori unici delle persone, era troppo tardi.
Smisi di guardare le boccette di profumo, e mi misi a cercare il mio balsamo anti crespo, ricordandomi, poco dopo, che le mensole erano vuote, e che avevo lasciato la mia boccetta nel portabagagli.
Cavolo, ora devo andare in macchina a riprenderlo, pensai.
Riallacciai l’accappatoio, e fissai il turbante sulla testa;  non m’importava che qualcuno mi vedesse in quelle condizioni, a New Orleans passavo da una stanza all’altra, anche mezza nuda.
Scesi le scale, stando attenta agli scalini.
Okay, è vero che ho i sensi super sviluppati, però mi sa che con me sono un po’ andati a farsi fottere. Io cado anche se sbatto contro un sassolino.
Sentii l’odore dolce delle brioche, e dell’odore acido della spremuta d’arancia.
-Lia, dove stai andando? – mi chiese Doc, ancora all’opera in cucina.
-Vado a prendere l’anticrespo in macchina, o avrò dei capelli orribili per il resto della giornata – gli risposi ridendo.
Quando aprii la porta per uscire, mi ritrovai davanti due ragazzi, uno dei due aveva in mano una busta di plastica.
Ciambelle, riconobbi dall’ odore olioso.
Li guardai bene in viso, esaminando ogni loro zigomo, e poi, li riconobbi.
Due bambini, che non vedevo da troppo tempo.
Due bambini diventati due ragazzi bellissimi.
Il mio labbro prese a tremare e gli occhi ad inumidirsi.
-Scott … Stiles … - balbettai sull’orlo di una crisi di pianto.
Quando si buttarono entrambi addosso a me, capii che oggi avrei passato la giornata a piangere, come una bambina.
I miei due mostriciattoli.
-Ci sei mancata così tanto, Lia! – dissero in coro con voce strozzata, incuranti di come fossi conciata.
Bentornata a casa, Riliane Morgan, pensai mentre i ragazzi mi abbracciavano, senza che nessuno di noi accennasse a staccarsi da quell'abbraccio, che desideravo da anni.

 Nel mentre, Alan Deaton continuava a guardare la scena a braccia conserte e con un sorriso enorme sul viso.
 
 
 
 
Writer’s corner.

Buonasera (sono le 21.21), sono una nuova del fandom di TW, ma ne sono già innamorata alla follia! Spero siate clementi, se dimenticherò delle cose XD
Abbiamo visto in questo primo capitolo, il nuovo personaggio, e delle nuove creature soprannaturali. Le Supreme (ogni riferimento ad AHS è quasi ovvio), che sono coloro che governano il mondo sovrannaturale. Le ho volute creare, perché tutti hanno bisogno di persone che hanno creato le leggi del sovrannaturale. Sono un po’ come gli Originali, in The Vampire Diaries. Nessun crossover però, anche se la mia Riliane ha il volto di Hayley Marshalle e Faye di The secret circle. A dirla tutta sembra il connubio di quei due personaggi. No, non l’ho fatto apposta. Riliane è nata da me xD
Dopo questa lungo discorso, direi che vi lascio.
Spero che il capitolo vi piaccia, e che la storia vi interessi. Ve ne sarei davvero grata se mi supportaste in questa nuova avventura.
Buonviaggioavederci,
 
St_rebel

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Capitolo 2
*** Memories ***









2. Memories
 


“Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore.”
(George Gordon Byron)
 
 
Quando finalmente ci staccammo, i miei capelli si erano interamente asciugati e facevano letteralmente schifo.
Tant’è che il “piccolo” Stiles si mise a ridere, seguito da Scott.
Feci la linguaccia ad entrambi, come facevo una volta, e storsi il naso, nella mia tipica smorfia.
-Visto che vi state prendendo gioco della vostra amata ex babysitter ora, mi aiuterete con le valigie! – ordinai imperativa.
-Certo, Lia!- risposero con saluto militare, continuando a sorridere.
Uscii, finalmente, dalla porta, accompagnata dai due, nel mentre Deaton portava le ciambelle sul tavolo della cucina.
-New Orleans, eh Lia? – mi chiese Stiles mentre prendeva la valigia media con un po’ di fatica. Dopotutto, dentro quelle tre valigie c’erano stipati dieci anni di shopping.
-Rumorosa, festosa e luccicante come se fosse sempre Natale. Niente di speciale – risposi facendo spallucce.
-Immagino ti sarai divertita, mi ricordo che adoravi ballare e mettere costumi strani – suppose Scott, prendendo la valigia più grande, e aiutando Stiles al contempo.
Dannata forza licantropesca, eh Scott?
-Se devo essere sincera, non ne ero entusiasta all’inizio. Ma, ho dovuto farmela andare bene – sospirai al ricordo dei numerosi pianti e grida contro mia madre, quando mi aveva caricata in macchina con poca gentilezza, e portata via.
Ripensai ai mesi in cui le avevo tenuto il broncio, e me ne pentii. Lei era morta e io avevo sprecato due anni a litigare.
Due anni che non sarebbero più tornati.
Posammo le tre valigie nel salotto accanto al divano bianco in pelle, e da una ne recuperai tutto il necessario per il bagno, e un cambio estivo, pronta per la seconda doccia.
-Ci metto poco, e vi raggiungo, così possiamo parlare di cosa è successo in tutti questi anni. Vi vedo diversi- dissi con un sorrisino ambiguo, lasciando i miei due mostriciattoli sorpresi, soprattutto Scott che ingoiò rumorosamente saliva.
Deaton si mise a ridere, chiudendo le bocche aperte dei due ragazzi.
Risi anch’io,  salendo le scale di corsa.
Entrai nuovamente nel bagno, mettendo sulle mensole tutto quello che avevo nella borsa. Aggiunsi i restanti profumi alla collezione di mamma, e ne rimasi incantata. Mille boccette di profumo di colore diverso, e forme stravaganti. Mi ripromisi di mettermene una goccia finita la doccia.
Mi tolsi di nuovo  l’accappatoio di spugna, rosa antico, e il turbante; mi guardai allo specchio.
Gli occhi color grigio fumo erano ancora leggermente arrossati , i capelli erano secchi e informi  e reclamavano il mio potentissimo balsamo al burro di karitè. 
Guardai il mio petto, e il mio viso in cerca di brufoli e punti neri. Avevo una mania per quei “cosi” che si formavano sulla mia pelle, ogniqualvolta fossi vicina al ciclo, e purtroppo per me e gli altri, ci ero molto vicina. Non ne trovai poi così tanti, come pensavo.
Presi il cellulare appoggiato al lavandino e feci partire il lettore musicale. 
Essere una Suprema implicava anche poter controllare l’ambiente che ti circondava, eppure io preferivo fare quelle piccole cose che mi rendevano ancora in parte umana, come premere il tasto Play per far partire la musica.
Entrai nella doccia, portandomi dietro shampoo, balsamo e bagno schiuma.
Mentre l’acqua tornava dolcemente a lambire e idratare di nuovo i capelli, ripensai ai due ragazzi che si erano presentati pochi minuti fa alla mia porta.
Pensai che quando ero andata via, avevano poco più che otto anni, e ora erano degli adolescenti.
Scott, il dolce e gentile Scott, era diventato un ragazzo stupendo. Lineamenti marcati e virili, naso perfettamente delineato, e un delicato taglio a mandorla, che rendeva i suoi occhi neri come il carbone ancora più profondi. Merito della bellezza ispanica di sua madre, ricordai. 
Supposi però, che  la notevole crescita muscolare fosse dovuta alla trasformazione in licantropo. Per quanto Scott fosse cresciuto, era sempre stato magro e longilineo, soprattutto dovuto all’altezza spropositata; impossibile quindi che fosse diventato muscoloso e … “spesso”, si può dire (?)
Al contrario, Stiles rimaneva sempre un patato, con quei nei sparsi per tutto il viso, il taglio dolce degli occhi color cioccolato, e la carnagione chiara. Immaginai che si stesse facendo ricrescere i capelli da poco, perché mi ricordavo un bimbo con i capelli nero pece, tenuti costantemente lunghi. Per fortuna, aveva anche mantenuto il suo mezzo sorriso impertinente. Ricordai di averglielo insegnato io, perché dopo la morte della madre, Stiles non era più riuscito a sorridere come tutti i bambini della sua età.
Quando incominciai a fargli da babysitter, avevo solo dieci anni, e lui quattro.
Sua madre era morta solo da qualche settimana, e suo padre non riusciva a badare a lui, a causa della sua posizione di vice-sceriffo, e del suo vizio dell’alcool.  
Fu mia madre, a propormi se volessi badare ad un “problematico” bambino, come lo definivano le maestre dell’asilo e i suoi compagni. Quando le chiesi il perché, lei mi rispose dolcemente che doveva un favore ad un’amica, che non era riuscita a ricambiare in tempo. Intuii, a quel tempo, che avesse conosciuto Claudia Stilinski. Solo qualche anno dopo scoprii che fu la madre di Stiles a farmi nascere.
Dopotutto, era l’ostetricia più famosa di tutta Beacon Hills.
Mia madre mi raccontò che fu un parto particolarmente difficile, perché nacqui durante la luna piena, e si sa come i lupi possano essere “vivaci” in quel periodo. Mi raccontò di come Claudia non fece domande sul perché i suoi occhi avessero cambiato colore, o perché le unghie fossero diventati degli artigli; la donna mantenne la promessa di non parlarne mai con nessuno.
Il giorno dopo mi presentai alla porta dello sceriffo Stilinski, chiedendogli se avesse bisogno di una mano con il figlio.
Non accettai favori, ne soldi.
Andavo a scuola, e quando uscivo, andavo a prendere il piccolo Stiles, come lui voleva che lo chiamassi, all’asilo. Gli preparavo la merenda, e gli mettevo i cartoni alla tv, nel mentre io facevo i compiti per il giorno dopo. Di solito suo padre, lo veniva a prendere alle sei del pomeriggio, ma molto soventemente lo sceriffo si fermava in centrale fino a notte tarda; e allora preparavo a quel piccolo mostriciattolo anche la cena, e lo mettevo a dormire nel letto provvisorio accanto al mio.
Ovviamente gli mettevo come cuscino, il suo cuscino, o avrei passato notti insonni. Notti che passavo comunque, perché il bimbo si aggrappava continuamente alla mia schiena, o al mio petto. Finii, nonostante tutto, per volergli bene come ad un fratello minore, e lui ricambiò il mio affetto. Si fidò di me, e da quel momento smise di avere la brutta reputazione che suo padre mi aveva detto avesse.
Grazie alle ottime credenziali, ricevute dal signor Stilinski, un annetto dopo, mi fu affidato anche Scott. Anche a sua madre, non chiesi niente. Ma ogni volta che dovevo fare una visita, che non riguardasse il mio essere sovrannaturale, lei faceva in modo che, per me, fosse gratis.
Fu a causa del mio babysitteraggio non retribuito, e del poco tempo che avevo a disposizione per badare singolarmente ad ognuno, che Scott e Stiles diventarono inseparabili, solo la mia schiena non ne fu mai molto contenta.
Sia Scott che Stiles, tiravano molti calci la notte, e alle volte era impossibile dormire con loro. Ma, ripensando a come li avevo abbandonati così all’improvviso, mi sentii veramente in colpa. Mi chiesi se c’è l’avessero avuta con me, se mi avessero odiata per essermene andata, senza nemmeno salutarli.
Scacciai quei brutti pensieri, ero tornata a casa, e loro erano qui, e io ero così contenta di poterli riabbracciare.
Chiusi la manopola della doccia, strizzando i lunghi capelli castani, e uscii, avvolgendomi nell’accappatoio e richiudendo i capelli in nuovo turbante, più stabile del precedente. Presi l’intimo, ovviamente sempre discordante uno dall’altro. Avevo optato per un reggiseno giallo canarino e slip lilla.
Non c’è sfida con nessuno nell’abbinamento dei colori, pensai ironicamente.
Indossai velocemente, anche il vestitino che avevo recuperato dalla valigia. Un vestitino bianco, molto semplice, e molto estivo, tutto di pizzo, con le spalline e un grazioso scollo a cuore. Qualche anno fa, non mi sarei mai sognata di mettere qualcosa del genere. Troppo femminile, per me.
Eravamo in California, per fortuna, così non avevo dovuto cambiare vestiario, o comprare pesanti giacconi che odiavo, tra l’altro.
Non misi scarpe, né infradito. Adoravo camminare per casa a piedi nudi. Mi sentivo libera e fresca.
Mamma mi ripeteva sempre che in questo ero sempre stata molto primitiva.
Molto animale.
Presi il mio amato anti crespo, e ne misi una quantità abbondante sul palmo della mano. Lo passai tra le ciocche, sentendo che si ammorbidivano ancora di più. Presi il pettine e iniziai a pettinarli con cura.
Finii dopo dieci minuti e mille imprecazioni contro i nodi; non gli asciugai nemmeno. Era estate, e poi io non potevo ammalarmi.
Una delle tante cose belle dell’essere un licantropo.
Buttai accappatoio e asciugamano nel cesto della roba sporca, e spensi la luce del bagno, andando verso le scale, per raggiungere gli altri.
Quando iniziai a sentire odore di ciambelle e di crema che fuoriusciva, quasi mi catapultai giù. Amavo i dolci, e amavo le brioche.
Entrai in cucina, notando Scott seduto a capotavola, Stiles alla sua destra e Deaton alla sinistra, a me sarebbe spettato l’altro capotavola.
Stiles stava già mangiando una ciambella, e aveva la guancia sporca di zucchero a velo, Doc si stava versando del caffè, e Scott mi guardava, in attesa.
Presi la tazza di caffè che Doc mi offrì e una brioche piena di crema.
Ne diedi un grosso morso, e la masticai con calma.
Quando la finii, Deaton prese parola.
-Allora, mi sembra giusto che ci aggiorniamo tutti sulle novità, vuoi cominciare tu, Riliane?- mi chiese Doc
-Certo, credo che ne approfitterò per fare ad entrambi le mie scuse per essermene andata senza avvisarvi, mi dispiace davvero –dissi guardandoli entrambi negli occhi, posando la seconda brioche sul tavolo.
-Lia, non devi scusarti, tua madre avrà avuto una buona ragione per portarti via così in fretta, dopotutto quello che è successo a Beacon Hills, posso intuirlo benissimo – disse Scott rivolgendomi un sorriso, e un cenno di assenso con l’amico al suo fianco.
-Quindi voi non sapete niente, Deaton non vi ha detto niente – esclamai confusa.
-No, ha mandato un messaggio a Scott dicendogli che stavi tornando a casa, e che sapevi tutto su.. beh.. quello. E’ stato molto conciso – mi disse Stiles nervoso passandosi una mano sulla nuca.
-Ho preferito non anticiparvi niente, pensavo che una sana chiacchierata vi avrebbe riavvicinati – ci confidò Deaton con fare paterno.
-Però lei sapeva.. di me, intendo– disse Scott alzando il sopracciglio
-Un licantropo? Lo sento dall’odore. Doc non mi ha detto niente, anche perché da quando sono andata via, non ho più sentito nemmeno lui – gli confessai riprendendo a mangiare la brioche.
-Come hai fa... Sei anche tu un lupo?! La mia ex babysitter è un licantropo! – esclamò Stiles gesticolando come faceva da bambino.
Scott mi guardò sconvolto, e allora decisi di trasformarmi davanti a loro.
Non ebbi bisogno di tanta concentrazione per far apparire gli artigli, le zanne e la consueta, fastidiosa peluria sul viso.
-I tuoi occhi? Sono viola! – esclamò sorpreso Scott
-Penso che dovresti raccontargli tutto dall’inizio- mi consigliò Deaton finendo la tazza di caffè
Annuì, e dopo un bel respiro, incominciai.
Gli raccontai di mia madre, del fatto che appartenesse alla famiglia dei Morgan, un’importante stirpe di lupi mannari. Del perché ci eravamo trasferite, evitando di citare l’incendio di casa Hale. Non volevo parlarne.
Non volevo che si ricordassero che li conoscevo, così bene. Soprattutto, di uno in particolare.
Così cercai un modo per bypassare l’argomento, senza che Scott se ne accorgesse.
Raccontai  che mia madre, dopo aver saputo che i cacciatori erano in città, aveva voluto andarsene, trasferirsi a New Orleans, dove le Supreme avevano la loro dimora, e non era poi una bugia, in fondo.
Gli raccontai di come scoprii che oltre ad essere un lupo mannaro, mia madre fosse anche una delle tre Supreme.
Alle loro facce confuse, spiegai cosa le Supreme fossero, e quale compito avessero, nel mondo sovrannaturale. Gli raccontai degli estenuanti allenamenti, degli insegnamenti di Tiana, e delle litigate con Jocelyne; di come due anni fa ritrovai mia madre agonizzante a terra, con morsi di lupo alla gola e sui fianchi, di come morì nel giro di pochi minuti, senza che io potessi fare niente, e del fatto che non si sapesse chi potesse essere il suo assassino. Ma, sapevo che la Argent e Tiana mi nascondevano qualcosa, lo vedevo ogni giorno negli sguardi che mi lanciavano, e questo mi aveva dato fastidio, ma poi avevo lasciato correre, e avevo cercato di accantonare tutto in un angolo della mia mente.
Quando finii la mia gola era asciutta, ma il tono era rimasto fermo e deciso, nonostante avessi dovuto ricordare della morte di mia madre, e del suo orribile assassinio.
Al contrario, Scott aveva un sopracciglio alzato e la bocca semiaperta in un espressione di stupore , ma la reazione di Stiles era la migliore: bocca decisamente aperta, la ciambella a mezz’aria, e gli occhi spalancati. Risi, avvicinandogli come meglio potevo la ciambella alla bocca. Deaton era rimasto tranquillo come sempre, anzi si stava versando un’altra tazza di caffè.
-Quindi, mi state dicendo che la mia adorabile babysitter, è un lupo mannaro, ma non uno normale. Sei una specie di capo di tutta la razza mannara?  - mi chiese Stiles sarcastico gesticolando verso di me
-Esatto! Sono un’ Alpha superiore a tutti gli altri Alpha, ecco – risposi terribilmente a disagio.
Mi piaceva la sensazione di potere che mi dava il mio ruolo, ma non in questo momento.
-Fantastico! Un giorno verrò a scoprire che la cuoca della mensa per preparare quello schifo di stufato usa carne di coyote mannaro* - affermò sarcastico Stiles.
Tutti ridemmo, e finalmente l’aria diventò meno densa.
-Ora, invece voglio sapere cos’è successo in questa tranquilla cittadina – ordinai ironica.
Mi raccontarono tutto dall’inizio alla fine non tralasciando nemmeno una virgola.
Mi raccontarono di Lydia, della bellissima bambina dai capelli color fragola, che era sempre piaciuta tanto a Stiles, e di come trovasse cadaveri, di Jackson che era diventato un Kanima. Sapevo chi era perché qualche volta d’estate guardavo pure lui.
Si, okay gestivo un asilo non retribuito, e illegale, ma chissene giusto? Dopotutto guardavo i figli di un vicesceriffo, ora sceriffo a tutti gli effetti, di un avvocato mangia uomini, e di quanto ne sapevo a detta di Melissa stessa, di un agente dell’FBI.
Sarei stata apposto con la legge per tutta la vita.
Ovviamente, ma speravo di no, gli Hale vennero nominati diverse volte, ma soprattutto fu nominato spesso Lui e sperai che Scott non mi chiedesse perché il mio cuore sobbalzasse sempre al suo nome.
Lo sperai davvero, perché faceva davvero troppo male.
Faceva ancora male, dopo dieci anni.
Mi raccontarono che non c’era solo Scott, ma anche altri Beta. Li avrei voluti conoscere.
Poi si misero a parlare degli Argent, e sentii la pulsazione del mio sangue schizzare alle stelle. Scoprii che Scott aveva avuto una relazione duratura con la nipote di Kate Argent, Allison, da poco interrotta a causa della morte della madre di lei.
-Beh Scott, le Argent non te le consiglio, non sono proprio fidanzate ideali- gli sussurrai sapendo che poteva benissimo sentirmi.
Lui mi guardò curioso, ma ad un mio cenno, lasciò cadere il discorso.
-Comunque questo è più o meno il riassunto della storia, carina eh? Un po’ macabra e piena di morti, ma che ci vuoi fare! – mi disse Stiles sarcastico.
-Bravo Stiles! Sono fiera che hai ereditato il mio sarcasmo- ammisi mentre mi asciugavo per finta una lacrima da un occhio.
-Fidati, qualcuno non lo apprezza di certo. Anzi sono stato minacciato di morte, più volte**– mi disse Stiles assumendo un espressione leggermente terrorizzata.
Risi, immaginandomi chi potesse prendersela così tanto per del sarcasmo***
-Noi dobbiamo andare ora, io e Stiles avevamo in programma di allenarci con il lacrosse – mi comunicò Scott alzandosi dalla sedia.
-Oh, posso venire anch’io? Voglio vedere i miei due mostriciattoli antisportivi giocare a Lacrosse! – li pregai mettendo la mani unite tra loro.
-Certo che puoi! Anche se modestamente io sono migliorato abbastanza – si vantò il licantropo facendo il trionfo e gonfiando il petto.
-Allora Scott tu vai a piedi, io porto solo la mia adorata Lia – gli comunicò Stiles prendendomi per mano, e sorridendomi.
Oh, era proprio da noi fare tutti quei teatrini.
-Vi odio!- esclamò Scott a braccia conserte mentre io stavo ancora a braccetto attaccata a Stiles.
-Allora, divertitevi! Ricordati che quando torni devi disfare le valigie - mi disse Doc iniziando a mettere apposto le tazze, e il piatto con le restanti brioche.
-Certo Doc!- gli assicurai andando verso di lui e abbracciandolo.
Raggiunsi gli altri due in salotto, e velocemente raccolsi un paio di sandali bianchi con un fiore enorme nel mezzo, e una minuscola pietra gialla come pistillo, e li misi ai piedi.
Ovviamente, erano tutte cose che mi aveva regalato mia madre, se no non le avrei mai indossate di mia spontanea volontà. Troppo femminili per un maschiaccio adorante della pelle sintetica.
Presi a braccetto Stiles e Scott, attirandoli ancora più vicino a me, e uscimmo nel vialetto.
La mia bella Audi, parcheggiata, che si stava godendo un meritato riposo.
-Andiamo con la mia Jeep – esclamò contento Stiles, saltellandomi verso quella macchina un po’ vecchio stile e di colore azzurro cielo, un po’ graffiato qua e là
-Informazione dell’ultimo minuto: Stiles ama la sua Jeep – mi sussurrò Scott, cosicchè l’amico non lo sentisse.
Dopo due minuti eravamo dentro la Jeep, e stavamo andando verso la Beacon Hills High School, altro posto che odiavo, tra l’altro.
Io ero sul sedile davanti accanto a Stiles, dietro ci stava Scott che aveva sbuffato quando l’amico gli aveva detto di andarsene dietro, perché oggi il posto d’onore l’avrei occupato io.
Sempre dolce e premuroso il mio Stiles, pensai rincuorata.
Finalmente potei chiedere a Stiles di suo padre, e a Scott di sua madre. Mi risposero che entrambi stavano bene, e che per fortuna lo sceriffo aveva smesso di bere.
Mi appuntai mentalmente di andarli a trovare entrambi, presto.
Parcheggiammo nel cortile della scuola, e scendemmo.
Faceva caldo, troppo caldo. Io odiavo il caldo, odiavo sudare, e odiavo dovermi idratare ogni cinque minuti.
Per fortuna, Scott mi comunicò che avevamo acqua per un reggimento dentro quei borsoni, tant’è che quello di Stiles lo dovetti portare io, talmente era pesante, mentre il ragazzo sbuffava infastidito che una ragazza fosse più forte di lui.
-Lo accetto solo perché sei tu, Lia – mi comunicò il ragazzo sorridendomi.
Arrivammo presto al campo, e per fortuna non c’era nessuno. Lasciai che i ragazzi si cambiassero, mentre io mi posizionavo all’ombra sotto le gradinate degli spalti.
Non sapevo quasi niente del Lacrosse, perché quando frequentavo io quella scuola si giocava molto di più a Basket. Ci giocavo anche io, a dir la verità. I miei sensi ultra sviluppati, sostituivano la mancanza di altezza.
I due ragazzi si misero a giocare, Scott in porta, e Stiles nell’attacco, credo (?). Io facevo il tifo per Stiles, visto che era quello sprovvisto di poteri sovrannaturali. Ovviamente, Scott usava spesso i suoi sensi e Stiles si arrabbiava. Allora, usai qualche trucchetto per deviare la palla all’ultimo minuto cosicchè Scott non la potesse parare. Quindi, finii che mentre Stiles si arrabbiava con Scott, Scott si arrabbiava con me perché usavo i miei poteri per deviare la traiettoria della palla. Ovviamente, gli avevo spiegato che essendo una Suprema potevo controllare lo spazio attorno a me.
Ad un tratto, però sentii due odori diversi da quello di Scott e Stiles.
Pensai che se Scott non si stesse agitando, c’era un motivo, ma lo capii troppo tardi.
Dal fondo della radura apparirono due ragazzi giovani, con due odori differenti, ma entrambi con l'odore di terriccio che contraddistingueva noi licantropi.
Si avvicinarono sempre di più, fino a fermarsi accanto a noi.
Il primo era un ragazzo  con i capelli biondi e boccolosi, due fantastici occhi azzurri, e un fisico da mozzare il fiato. Mi ricordava un casino Matty McKibben, del programma di MTV “Diario di una nerd Superstar”.
Poi guardai il secondo: era un ragazzo bellissimo, con i capelli neri come piume di corvo, la pelle abbronzata, gli occhi verde bosco intensi e penetranti, e un sottile velo di barba a delineare gli zigomi virili. La maglietta nera a delinearne la muscolatura perfetta del torace e delle braccia.
Dovrebbe avere circa la mia età, pensai tra me e me.
Poi, ricordai.
Gli occhi verde bosco, l’odore da lupo, e la capacità di essere sexy, sempre; lo sguardo truce e minaccioso, la muscolatura perfetta.
Sentii il cuore aumentare i suoi battiti in modo irregolare e spropositato.
Realizzai che davanti a me, c’era il bambino con cui avevo sempre fatto il bagnetto da piccola, il bambino che giocava con me tutti i giorni a nascondino, il ragazzo che mi chiedeva di fargli le relazioni di storia e letteratura, per il giorno dopo.
Il mio migliore amico.
La mia prima cotta.
La mia unica grande cotta.

Sentii Scott, girarsi verso di me, probabilmente perché il mio cuore stava mancando qualche battito; ma non me ne importò
Davanti a me c’era Derek Hale.

 





Vestiti di Riliane:

http://www.polyvore.com/cgi/set?.locale=it&id=182780633
 
 
*Ovviamente è un anticipazione che mi sto prendendo su Malia
** Stiles si riferisce a Derek e alle sue innumerevoli minacce di morte
***Anche Riliane si riferisce a Derek.
 
 
 
 
Writer’s Corner.
 
Hola! E’ bello ritornare con un nuovo capitolo, chiuso magari un po’ male. Ma, per esigenze di lunghezza ho dovuto tagliarlo, e poi mi piace chiudere con la Suspence.
Stiamo entrando nel vivo della terza stagione; spero che non spiaccia se ho riciclato l’ultima scena della 2x12, ma mi serviva assolutamente.
Bando alle ciance, finalmente abbiamo il Lui, che ovviamente non poteva essere niente popo de meno che Derek Hale (ola delle ragazze presenti). Anch’io avrei voluto farci il bagno assieme, infatti invidio fortemente la mia Riliane. Spero che il capitolo Memories vi abbia garbato, soprattutto perché ho voluto dare spazio appunto alle “Memorie” di Riliane su quanto riguarda il rapporto con Stiles e Scott. Ovviamente c’è ne sono altre di cose, ma le approfondiremo più avanti. Per ora mi concentrerò nell’ affrontare il tema Derek, che sarà problematico per Riliane.
Smetto di annoiarvi promesso, passo a ringraziare:
  • jessalex e MorganaRoisinDubh81 per la bellissime recensioni che mi hanno lasciato e per averla inserita tra le Preferite/Seguite
  • bambo898 per averla messa nelle seguite.  Grazie mille, e spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Questo è tutto, mi spiace di non aver potuto aggiornare prima, e credo che i tempi saranno simili tra un capitolo e l’altro, perché sono una maturanda (me piange).
Buona notte!

St_rebel

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Capitolo 3
*** Different ***


 




 
 
3. Different
 
 



 
All I know since yesterday is everything has changed
(Taylor Swift/Ed Sheeran)
 
 
 
Si dice che il cervello, quando entra in stato di shock, sta cercando di riavviarsi. Come un computer che crasha a causa di un corto circuito o di un affollamento di dati.
Per me invece, la causa di tutto questo era l’essere bellissimo che stava davanti ai miei occhi. Derek Hale.
Sentivo le gambe molli come gelatina, e il cuore pompare più velocemente.
“Non adesso, Lia, non adesso” continuavo a ripetermi in testa, memore dei consigli di Tiana, sul controllo delle emozioni. Incrociai le braccia sotto al seno, come abitudine, che avevo acquisito per controllare le emozioni negative. Sentivo lo sguardo dei quattro ragazzi su di me; soprattutto quello sguardo, che sembrava volermi incenerire con la forza del pensiero.
-Ehm, non vorrei interrompere questo “magico” momento ma lei chi è? – chiese il ragazzo con i capelli ricci, indicandomi con il pollice.
-Lei è Riliane Morgan – rispose Derek con voce astiosa, stringendo i pugni contro i fianchi, e assumendo la sua solita espressione da “ti odio, perché mi hai trattato male”.
Sì, mentalmente era ancora l’adolescente che ricordavo.
-Perché sei qui?– continuò lui contraendo i muscoli delle braccia e stringendo i pugni, ancora più forte, mentre gli occhi cominciavano a prendere una sfumatura rossastra.
- Come fate a conoscervi? – chiese incuriosito Scott girando la testa tra me e Derek.
Non farti venire il torcicollo, pensai sarcastica.
-Così bene, aggiungerei! – s’intromise Stiles indicando me e Derek, cosa che lo portò a  spostare il suo sguardo astioso e imbrociato sul piccolo Stiles.
Bravo, mostriciattolo! Ti sei guadagnato una morte veloce e rapida, pensai accennando un sorriso.
Ignorai la domanda di Scott e l’affermazione di Stiles, rivolgendomi per la prima volta, al ragazzo, che ricordavo molto meno musone.
-Non sono fatti tuoi, Hale! – gli risposi con la stessa durezza, tenendo le braccia incrociate sotto al seno.
Lo vidi stringere i pugni ancora più forte, mentre i suoi occhi diventavano rossi, come quelli di un Alpha. Nonostante lo avessi già saputo da Scott e Stiles quella mattina, ancora non riuscivo a crederci. Nei miei ricordi, solo Talia possedeva quegli occhi, simbolo di potere, e autorità, vederli su Derek, mi faceva davvero realizzare che Talia era davvero morta.
-Hai ragione Riliane, non sei più affare mio – mi rispose sillabando chiaramente l’ultima frase. Come se il concetto non fosse stato ancora abbastanza chiaro.
Sì, Derek. L’ho capito che mi odi dal profondo del tuo cuore, ma se tu sapessi quante volte ho provato a scappare per tornare da te, forse non mi odieresti, e non mi guarderesti in quel modo, ma non posso dirtelo, perché comunque non mi crederesti, pensai mentre si formava un nodo alla gola, che mi rendeva impossibile pensare lucidamente. Mi aveva ferito, di nuovo.
Mi guardò ancora una volta, con quegli occhi verde bosco che ancora mi ritrovavo ad amare, dopo tutti quegli anni, e poi se ne andò correndo velocemente verso il bosco,
lasciando i tre ragazzi sconvolti e sorpresi, e una me ferita. Sentii il mio cuore perdere uno dei suoi furiosi battiti; forse riuscii a sentirlo addirittura rompersi, di nuovo.
Mi odia, mi odia per averlo lasciato da solo, pensai
-Ehm, mi sono perso qualcosa? – disse il ricciolino grattandosi la nuca in preda all’imbarazzo.
-In effetti anche io ho ne ho l’impressione – disse Stiles ironico
Mi lasciai cadere sul prato massaggiando le tempie con le dita, fregandomene del vestito bianco.
-Ho dimenticato di raccontarvi un pezzo prima, ma speravo di non doverlo incontrare così presto – ammisi  nervosa mentre ancora mi massaggiavo le tempie.
Tutti rimasero zitti in attesa che cominciassi a raccontare. Meglio togliersi il problema ora, che riesco ancora a parlarne, pensai.
Presi una bella boccata d’aria, allungai le gambe intorpidite sull’erba, e iniziai a raccontare.
 
 
-Quindi mi stai dicendo che tu e Derek facevate il bagnetto assieme? Mi prendi in giro Lia? – mi chiese Stiles anche fin troppo sorpreso, visto il modo in cui gesticolava furiosamente.
-Di tutto il racconto solo l’episodio del bagnetto ti è rimasto, Stiles? – gli chiesi quasi ringhiando.
-Beh, non è normale! Quello è un.. Cioè non ci credo – rispose ancora sorpreso.
-Senti anche tu e Scott lo avete visto spesso a casa mia, solo che probabilmente non ve lo ricordate – gli risposi esasperata
-Quindi eri una sua mezza fidanzata? Perché non c’è lo immagino Derek amichevole con qualcuno –disse il ricciolino, che oltretutto non si era ancora presentato.
-E tu saresti? – gli chiesi quasi infastidita puntando lo sguardo contro di lui.
-Sono Isaac Lahey – mi disse sorridente il ragazzo, il che lo rendeva ancora più bello.
Mica brutti i tuoi beta, Hale, pensai guardando Isaac.
-Comunque no, non ero la sua ragazza. Ero sua amica. – ammisi con una smorfia, pensando a quella Argent che lo aveva davvero avuto al posto mio.
-Gli facevo anche i compiti di storia e di letteratura, e oltretutto gli davo i miei appunti. Dovrebbe solo essermi grato, e invece.. – continuai ironica per alleggerire l’atmosfera, e per alleggerire la mia testa da quei pensieri nefasti e crudeli.
-Sei anche tu come noi? – mi chiese Isaac gentile spostandosi un ricciolo biondo dal viso.
-Si, sono solo un po’ più speciale – mi vantai non potendo non accennare un sorrisetto arrogante.
Adoravo il mio ruolo. Adoravo essere una Suprema.
Isaac mi guardò interrogativo, e io con piccolo cenno della mano feci sollevare la palla da lacrosse in aria, facendola volteggiare davanti al bellissimo viso del ragazzo.
Lui guardò stupito la palla volteggiare, mentre Scott e Stiles ridacchiavano come bambini.
La magia è bella per qualsiasi età, mi ripeteva mia madre quando per gioco creava delle bolle enormi con la schiuma del sapone, e mi ci faceva volteggiare all’interno.
Il solo ricordo mi portò via un po’ della tristezza e dell’amarezza che mi aveva lasciato l’incontro improvviso con Derek.
-Wow, è.. è Wow, non ci credo! Cosa sei? –boccheggiò Isaac meravigliato.
-Sono una Suprema, oltre ad essere un lupo mannaro, ovviamente. Una Suprema è un po’ come una strega, anzi in realtà siamo come le streghe. Solo che le streghe si sono estinte da parecchio, quelle vere intendo, e dalle ultime sono nate delle ibride. Mezze streghe e mezze creature soprannaturali. Le streghe controllavano il mondo sovrannaturale in origine, e ora il compito è passato a noi. Siamo tre: io, Jocelyne e Tiana. Ognuna di noi ha un ramo del sovrannaturale su cui ha il pieno potere. Tiana è una druida, e quindi controlla le stirpi dei druidi, e di coloro che scelgono la magia nera; si occupa anche dell’educazione delle future Supreme. Jocelyne è una cacciatrice – gli dissi facendo cadere la palla a terra.
- E tu? Controlli i lupi mannari? – chiese ancora più incuriosito Isaac, mentre Scott e Stiles rimanevano ad ascoltare.
- Non solo, controllo tutte quelle creature che assumono forme animali. Diciamo che sono tornata anche per il movimento che c’è stato con Jackson. Un kanima è una creatura rara – risposi con tono da maestrina.
-Ma, prima quando te lo abbiamo raccontato, tu sembravi non saperne niente! – esclamò Scott stranito
-Sapevo del Kanima, non sapevo che però fosse Jackson – ribattei sicura
-Okay, basta parlare di animali e sovrannaturale. Io ho fame, e pretendo di mangiare – impose Stiles alzandosi in piedi.
Probabilmente il mio vestitino bianco si era sporcato tutto, ma non mi importava poi molto. Li vidi recuperare tutta l’attrezzatura da lacrosse; volli aiutare anch’io ma il ricciolino mi rubò presto il borsone di mano, regalandomi uno dei suoi enormi sorrisi, che invece di farmi innervosire, come solitamente succedeva, mi fece piacere.
-Ehi Isaac, ricordati che sei appena sopravvissuto a quel rapimento– lo sgridò Scott facendo la sua tipica smorfia di disapprovazione.
- Sono in piena forma, amico!- esclamò Isaac allargando le braccia.
-Sì, ma non ti sforzare lo stesso – gli ripeté accondiscendente il moro.
Stavo per aprire la bocca, ma Stiles mi interruppe.
-Si, abbiamo altri problemi. Due beta del branco di Derek sono spariti, e non sono tornati come Isaac. Non sappiamo dove sono, e non riusciamo a trovarli. Derek sa qualcosa che non vuole dirci, e continua a cercarli da solo. Stupido sourwolf! – esclamò Stiles nervoso verso gli alberi, come se Derek fosse appostato lì con la sua aria arcigna.
Non feci in tempo a ribattere, che ci ritrovammo davanti la Jeep di Stiles. Stavolta cedetti il posto d’onore a Scott che sospirò felice.
Io ed Isaac ci sistemammo dietro. Lui si strinse nel suo posto, per non farmi pesare la sua presenza. Era davvero troppo gentile con il suo modo di fare. Nemmeno Derek nei suoi anni migliori aveva mai pensato di fare gentilezze simili. Ed ecco che il pensiero tornava a lui, ed ai suoi occhi verdi che mi guardavano con disprezzo e delusione.
Scossi la testa, cercando di scacciare quell’immagine dalla testa. Dopotutto ero proprio l’unica persona con cui lui avrebbe dovuto prendersela. L’avevo avvertito che andare a letto con quella Argent sarebbe stata una cattiva idea, ma lui non mi aveva ascoltato, e ora ero io che dovevo sentirmi in colpa.
Tzè. Dovrei essere io ad odiarti Derek Hale.
Incrociai le braccia al petto, appoggiando la schiena al sedile con la conseguenza che sentii la schiena pulsare per la tensione accumulata e infine, chiusi gli occhi.
Sentii i ragazzi parlottare tra loro, e finalmente riuscii a rilassarmi; anche se la schiena mi sembra ancora un pezzo di marmo.
-Ehi Lia, vuoi che ti porto a casa, o mangi con noi? – mi chiese Scott girando il viso verso di me.
-Ho da sistemare le valigie, magari un’altra volta okay? – gli risposi ancora con gli occhi socchiusi.
Scott ritornò al suo posto mente vidi Stiles, lanciarmi un’occhiata apprensiva dallo specchietto.
 
Quando rientrai in casa, capii che anche Deaton se n’era andato e io ero rimasta da sola. Mia madre non c’era, e Tiana non sarebbe sbucata fuori da un momento all’altro. Nemmeno Jocelyne sarebbe uscita fuori all’improvviso intimandomi di fare qualcosa di utile.
Mi sentii talmente sola, e in tensione che non ho ebbi nemmeno voglia di prepararmi il pranzo. Portai le tre valigie al piano di sopra, e le posai sul pavimento della mia vecchia camera.
Era ancora come me la ricordavo: i muri rosa antico erano leggermente sbiaditi, ma la scrivania e il letto erano ancora intatti, così come l’enorme armadio, opposto al letto; eppure tutto era vuoto e triste, esattamente come me.
Aprii la prima valigia che conteneva tutti i miei vestiti, e uno alla volta furono appesi alle grucce dell’armadio, e finalmente sentii la stanza meno vuota. Quando la prima valigia fu finalmente vuota, presi il telefono attivando il lettore musicale, e le prima note di “Make your move” risuonarono tra le pareti.
Amavo cantare, amavo la musica, amavo come non mi facesse sentire sola.
Mentre canticchiavo misi apposto anche la seconda e la terza valigia, dividendomi tra il bagno e la mia camera. Passai distrattamente anche davanti alla camera di mia madre, ma non osai entrarci. Quando finii mi sentii quasi stanca, e mi appoggiai contro la scrivania, annotandomi mentalmente di comprare un computer. Lasciai vagare lo sguardo sulla mia camera, e sorrisi soddisfatta.
I libri erano tutti apposto, i vestiti anche, e io ero ancora un fascio di nervi. Fu così che ebbi l’illuminazione.
Presi dall’armadio una canotta grigia, dei pantaloncini elasticizzati neri e le scarpe da ginnastica, e infine recuperai dai cassetti un reggiseno sportivo.
Mi vestii in fretta e furia combattendo contro il reggiseno sportivo che non voleva collaborare; quando finalmente lo infilai, e quindi di conseguenza indossai anche la canottiera, presi al volo telefono e cuffiette appoggiate sulla scrivania, e uscii dalla mia camera.
Visualizzai mentalmente un elastico, e con uno schiocco di dita, questo mi volo in mano, dal bagno.
Essere una suprema era una figata pazzesca.
Scesi le scale di corsa, mentre mi facevo una coda alla veloce. (Pregai anche di non cadere di faccia sul pavimento).
Aprii la porta mentre facevo un po’ di skip, e dopo aver sgranchito le spalle uscii. Chiusi con un movimento della mano, la porta, e mi diressi nel bosco alle mie spalle, forse il miglior posto per fare jogging senza avere rotture di scatole.

La musica mi rimbombava nelle orecchie, e l’odore fresco e naturale del bosco mi riempiva il naso, trasmettendomi un sensazione di puro benessere.
Mi mancava questo posto, da morire. Potevo sentire il sole scaldarmi le spalle, e anche se odiavo sudare, correre era l'unica cosa che mi rendeva meno tesa.
Forse fu per le cuffiette o per il naso, temporaneamente occupato a sentire gli odori del bosco, che non sentii una mano spingermi contro il primo albero disponibile.
Sbattei la testa talmente forte che sentii un rivolo di sangue scendermi lungo la tempia destra.
Okay, beatitudine finita.
Ringhiai, lasciando che gli occhi si colorassero del solito viola, e le fattezze del mio viso si alterassero in quelle di un lupo. Mi girai verso la creatura che aveva osato, ma mi ritrovai bloccata contro il tronco dell’albero.
-Perché sei qui ? – mi chiese ringhiando.
Riconobbi gli occhi di Derek, ora rossi, come fuoco. Non gli risposi, e lui strinse ancora di più la presa sul mio collo.
Pensai che volesse uccidermi, e il peso sullo stomaco tornò a farsi più forte. Mi venne quasi la nausea, al pensiero, ma dovevo reagire. Lui, non era più il mio Derek.
Gli assestai una ginocchiata al centro dello stomaco, facendolo distrarre per quel poco che bastava per liberarmi dalla sua presa.
Infatti funzionò, e io potrei sgusciare fuori dalla "gabbia", mettendomi in posizione di difesa. Lui mi guardò con ancora gli occhi rossi, accesi dalla rabbia.
-Ci sono modi più civili per chiedere le cose – gli dissi ritornando alle fattezze umane, ma ancora sulla difensiva.
-Questa non è una gentilezza che ti spetta – mi rispose a labbra strette. Potevo sentire i suoi nervi in tensione e pronti a scattare, sotto la maglietta nera.
-Ah davvero? Bene! Io me ne vado – gli risposi acida facendo dietro front per tornarmene a casa, ma lui mi afferrò per un polso e mi girò verso di sé, rimanendo a debita distanza.
-E la terza volta che te lo chiedo, e gradirei una risposta. Cosa sei venuta a fare qui? – sillabò Derek tenendo ancora il mio polso fermamente, facendomi quasi male; ma non mi passo per la testa di staccare la presa.  
Era la prima volta da quasi undici anni, che non avevamo un contatto, ed anche se faceva leggermente male, era comunque il più piacevole che avessi avuto oggi.
-Questa non è una gentilezza che ti spetta – gli rinfacciai con un sorriso sarcastico al che, lui mi strattono il polso con più violenza avvicinandomi a sé.
Potevo avvertire il suo respiro affannoso per la rabbia e la frustrazione, e le vene pulsare sotto la pelle tesa. Le sue labbra si contrassero e sentii la sua mascella schioccare, per il nervoso. Era davvero diventato più bello, e io dovevo darmi un contegno.
-Riliane.. – cominciò lui minaccioso, come quando eravamo adolescenti e io non volevo ridargli la palla da basket.
Solo che non eravamo più dei ragazzi.
-Non è stata una mia scelta – gli rivelai guardandolo dritto negli occhi sempre meno rossi, e più verdi.
Lui rimase zitto aspettando che continuassi. Anche la presa sul mio polso diminuì, ma io non accennai comunque a toglierlo.
-Mia madre mi ha portata via, appellandosi al diritto di essere una Suprema, e Argent ci ha lasciate andare. Ma, io non volevo. Sapevo che ti stavo lasciando da solo, sapevo che il mio posto era accanto a te come sempre, anche se lo sentivo sempre più vacante negli ultimi mesi dopo che avevi conosciuto Kate. – gli confidai non lasciando che il macigno che avevo sullo stomaco mi occludesse la voce.
-Puoi pensare che ti stia ingannando, ma sai che non è così. Lo sai benissimo che non ti avrei mai lasciato da solo – terminai il monologo, continuando a guardarlo negli occhi che ora brillavano del loro solito colore verde bosco.
Lui continuò a guardarmi, cercando una minima traccia di bugia, di falsità, ma sapevo che non ne avrebbe trovata. Ero stata sincera, per tutto il tempo.
-Ti ho cercata dopo l’incendio, ovunque – mi confidò il moro mentre teneva ancora il mio polso.
-Mi dispiace, Derek – gli dissi allungando la mano libera verso il suo viso.
Volevo toccarlo, volevo sapere se mi avesse creduto, volevo averlo di nuovo accanto a me, anche se stavo infrangendo il mio codice. Anche se non avrei dovuto più avere questi attimi di debolezza. Ma lui era Derek, era il ragazzo che amavo da tutta una vita.
Era lui la mia debolezza.
Lui mi afferrò anche l’altra mano libera, fermandola pochi millimetri prima della sua guancia.
-Questo non vuol dire che ti ho perdonata, non vuol dire niente. Niente è più come prima, Riliane – mi disse brusco staccando entrambe le mani dalle mie, come se si fosse scottato.
-Tu mi odi, non è vero?- gli chiesi dura, ricacciando indietro il macigno che sentivo premere all’interno del mio stomaco.
-No, non ti odio. Solo che non è più come prima – ripeté con espressione assente sparendo di nuovo, nel bosco.
Quando non avvertii più la sua presenza, mi accasciai a terra priva di forze.
Mi sentii di nuovo come se avessi perso tutto.
Sentii di nuovo dolore.
 

(Riliane Jogging)
http://www.polyvore.com/jogging/set?id=190098377



 
Say Hi to Riliane.


 


Say Hi to Derek.







Writer's corner

Buonasera bella gente! Mi dispiace tantissimo per il ritardo, ormai sono passati quasi due mesi dall'ultimo capitolo, e per chi mi segue, avreste tutti i motivi per trucidarmi. Ma avendo iniziato l'ultimo quadrimestre, e avendo l'esame, vivo praticamente d'ansia. Oltre al fatto che avevo pochissima ispirazione per scrivere questo capitolo, infatti non sono pienamente soddisfatta sopratutto del finale. 
Ho anche creato una pagina apposta dove si possono seguire tutti gli aggiornamenti delle storie che scrivo e che intendo iscrivere, tra cui anche questa: https://www.facebook.com/Storiadiunascrittriceinerba/
Ma passerei ad i ringraziamenti:


MorganaRoisinDubh81
Grazie per aver recensito lo scorso capitolo, siete state una marcia in più per rimettermi a scrivere.

bambo898
corinna_black303 
Hale_
Grazie per aver messo la mia storia tra le seguite, mi piacerebbe avere anche un vostro parere riguardo alla storia, per migliorarla sempre.

Spero che il capitolo via sia piaciuto e recensite! Mi fareste un regalo enorme :) E ovviamente farete felice una scrittrice :)

St_rebel



 


 
 
 
 

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