Multifandom Island - L'Accademia

di JaneChase
(/viewuser.php?uid=703901)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Cosa vuol dire amore ***
Capitolo 3: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 4: *** ParentsDay ***
Capitolo 5: *** Cercando di caprici qualcosa ***
Capitolo 6: *** Mi serve un'impresa ***
Capitolo 7: *** Tra lievito e farina... ***
Capitolo 8: *** Lui non è il mio ragazzo! ***
Capitolo 9: *** Mai mettersi contro i legati ***
Capitolo 10: *** The Multifandom Games ***
Capitolo 11: *** A Team, a new family for the games ***
Capitolo 12: *** L'Arena si avvicina ***
Capitolo 13: *** Che i giochi abbiano inizio! ***
Capitolo 14: *** Il Labirinto ***
Capitolo 15: *** Le Prime Coppie ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni ***
Capitolo 17: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


~~JANE
Apro gli occhi. La sveglia suona portando le 07:20. Lunedì 04 Agosto. Mi vesto con il solito jeans largo pieno di strappi, le Nike rosse e una T-shirt con su scritto "Keep Calm And Love Percy Jackson". Ieri pomeriggio abbiamo ricevuto una lettera dalla scuola, in cui i miei docenti chiedevano un incontro. Ho appena finito le scuole medie, e quando sono sicura di non rivedere mai più coloro che mi hanno tenuto d'occhio per tre anni, mi chiedono un incontro. Prendo il mio zainetto blu, carico di libri di Shadowhunters dato che ho in programma di mangiare a casa di Ashley, la mia migliore amica, e di scambiarci libri e fumetti da leggere. Eh già, sono la classica ragazza nerd: Riccioli castani, occhi scuri, grandi occhiali, cuffie, volume, libro alla mano, e ignora il mondo.
Dopo una bella camminata, arrivo nella mia vecchia scuola. Supero il plesso della segreteria e la casa del custode, per imboccare il largo sentiero che porta al plesso A, quello delle aule. Oltre a questi edifici ce ne sono altri tre, ovvero il teatro, la palestra e il plesso B, quello dei laboratori, il tutto circondato da pini, aiuole smisurate e due cortili, e un parcheggio per le auto dei prof. Entro all'interno dell'edificio, tutto pareti bianche e porte nuove, salgo una rampa di scale che conduce al primo piano, e dopo aver superato una fila di aule chiuse e svoltato a sinistra, eccomi davanti alla classe che per tutto l'anno scolastico è stata la mia seconda casa. La porta è aperta e all'interno scorgo Mary Olsen, una quasi tredicenne dai corti capelli, castani come i suoi occhi sfolgoranti nascosti dal vetro degli occhiali. È appoggiata al davanzale di una delle grandi finestre scorrevoli che rappresentano un'intera parete dell'aula. Sta scrivendo e cancellando delle piccole parole sulla lavagna pulita. Mi vede e mi sgancia un sorriso, e con un cenno mi invita a raggiungerla. Sento i muscoli della faccia rilassarsi, mentre entro in quell'ambiente familiare. Appena metto piede all'interno dell'ampia stanza rettangolare, vengo investita da un'insopportabile odore di chiuso, che misto all'aria afosa della mattina d'estate inoltrata, mi spinge a correre verso la mia amica e ad affacciarmi alla finestra per prendere aria. A Mary scappa una risatina poco trattenuta.
-Già. Pensa che quando sono arrivata era anche peggio- dice in tono scherzoso.
-Oh, dei!- esclamo voltandomi verso di lei, e sorridendo a mia volta. Siamo compagne di classe dalla quarta elementare, ma il nostro rapporto si è rafforzato solo negli ultimi due anni. Siamo passate da uno stupido "Ciao, come va? Studiamo insieme per il prossimo compito?" a un "Ciao! Come stai? Oggi è successo questo. Come ti è andata l'interrogazione? Se vuoi ti do una mano con questo. Ti consiglio vivamente di fare quello..." e tutto grazie a Percy Jackson. La saga sui semidei che ha fatto impazzire il mondo. In verità all'inizio ero molto più informata di lei, ma dopo l'uscita nelle sale del secondo film, lei ha iniziato ad interessarsi alla storia, e a rivolgermi più spesso la parola. In poco tempo mi ha anche superato con Eroi dell'Olimpo la seconda saga di Rick Riordan (che in realtà sarebbe la terza, dato che la seconda è stata la saga egizia The Kane Chronicles). E così nacque la nostra grande amicizia tra nerd. Una voce dal fondo dell'aula interrompe i miei pensieri: -Ehi, a te! Non si saluta più?
Mi volto e vedo una ragazza più bassa di me di qualche centimetro, con i lisci capelli castano chiaro legati in una coda di cavallo, con una tuta rossa e un accenno di lentiggini sulla pelle abbronzata del viso. Attraversa la stanza a grandi falcate, facendo lo slalom tra i banchi perfettamente allineati, e mi si piazza davanti. Da vicino riesco a vedere meglio i suoi occhi, castani come i miei, che risaltano minacciosi come fiamme ardenti. Lucy McCarthy.
-Ciao, Lu!- le dico guadagnandomi un'occhiataccia.
 -Scusami- continuo. -Sono parecchio assonnata, forse è per questo che non ti ho visto. -Oh, beh. Se lo dici tu- risponde lei in un tono sarcastico che tradisce irritazione.
-Sta facendo avanti e indietro, là infondo, da quando è entrata- mi sussurra Mary, per evitare di far esplodere la McCarthy e iniziare una lite. Come darle torto. Entrambe conosciamo Lucy dall'inizio delle scuole medie. Io e lei siamo diventate subito amiche. Ha un carattere esuberante, e ti dice sempre in faccia ciò che pensa. Un po' l'ammiro ma il più delle volte mi fa esasperare. Tende ad essere parecchio aggressiva certe volte, anche se, per fortuna, in ambito scolastico solo a parole. L'abbiamo aggiunta al nostro gruppo di semidei, anche se non ha mai letto la storia. Lei, Mary e Ashley sono le mie più care amiche e ho fatto il possibile per unirle. Il risultato, devo dire, è stato ottimo ma si può sempre migliorare. Mi sento afferrare le spalle da dietro, e per poco non mi viene un colpo. Ecco che compare Ashley Michael. Una ragazza alta un centimetro più di me (anche se non si nota dato che ho il collo più lungo), dalla pelle olivastra resa più scura dall'abbronzatura. I capelli neri corti legati con una fascia rossa, gli occhi castani che al sole prendono sfumature dorate, messi in evidenza da una T-shirt grigia con la stampa di One Piece. Saluta tutte con la sua voce roca, che negli ultimi anni è rimasta la stessa. Mi guarda da capo a piedi e assumendo un tono sarcastico dice: -Va bene che durante l'estate ti sei abbronzata poco e sei rimasta una mozzarella, ma così sembri proprio un fantasma. Che è successo?
Il cuore torna a battere ad un ritmo regolare, e appena mi calmo del tutto sto per replicare, ma una voce alle mie spalle m'interrompe: -Molto bene. Vedo che ci siete tutte.
Mi volto e vedo un uomo alto, con la pelle del colore del caffè, un completo gessato blu e un borsalino. Per un attimo lo fisso piegando la testa di lato. Mi ricorda tanto qualcuno, ma non ricordo bene chi. Senza batter ciglio mi consegna delle buste e mi dice di distribuirle, dopodiché abbandona l'aula a passo veloce. Guardo le buste che ho in mano. Su ognuna c'è scritto un nome. Forse le professoresse devono comunicarci qualcosa d'importante penso. Vorranno punirci per qualcosa che abbiamo fatto? Sono una figlia di Atena non ho mai fatto nulla di male a scuola! Dei miei, fate che non sia nulla sulla mia condotta. Mentre la mia mente vaga tra assurdi pensieri le mie amiche mi guardano in silenzio, pallidissime. Mi chiedo se non stanno pensando a quello che penso io. Torno a guardare le lettere. Sulla prima c'è scritto in bella grafia Ashley Michael. Metto tra le mani della mia amica la busta viola, e solo ora mi accorgo del colore. Perfettamente adatto ad una romana penso spostando lo sguardo sulla seconda busta, viola come la prima, ma con la stessa grafia impeccabile è indirizzata a Lucy McCarthy. La porgo a Lu, che la prende con mani tremanti. Strano quanto in fretta la sicurezza di una persona possa andare in frantumi, penso soffermandomi sulla terza busta. È arancione, il colore del campo greco, e in una scrittura quasi indecifrabile, come se fosse formata da tante piccole saette, ecco spuntare il nome di Mary Olsen in inchiostro blu. Trattengo un risolino, pensando alla stranezza della situazione. Due buste viola inchiostrate di rosso per due figlie di Marte, una busta arancione con una grafia saettante in inchiostro blu, degna di una figlia di Zeus. Quasi penso che sia tutto uno scherzo, ma so che se la scuola c'entra in qualche modo, non è affatto possibile. Prima di abbassare lo sguardo sull'ultima lettera, già me l'immagino. Una busta arancione, con su scritto il mio nome in inchiostro grigio, a caratteri tondeggianti che ricordano gli occhi di un gufo. Abbasso lo sguardo. La busta è arancione come mi aspettavo, ma il resto no. Una calligrafia ondulata e imperfetta in inchiostro verde, con cui è stato scritto Julie Doran. Torno a guardare le altre. Nessuna ha ancora aperto la propria busta. Per un attimo i nostri sguardi scivolano l'uno sull'altro in un'armoniosa intesa.
-Al tre- dice Mary, fissando ciò che ha in mano. Noi tre la imitiamo e la ascoltiamo contare: -Uno... due... tre!
Apriamo le nostre buste nello stesso istante, e un vortice di energia c'investe. Ci ritroviamo in caduta libera, in quella che sembra un'altra dimensione. Mi guardo intorno spaventata e quando vedo Mary, mi avvicino più che posso a lei. Se stessi cadendo alla velocità della luce in un luogo che non sia un baratro oscuro, di certo starei urlando di gioia, come la mia amica del resto. Ma la sensazione di cadere nel vuoto mi serra la bocca. Con un tentativo disperato cerco di prendere la mano di lei, che per raggiungermi allunga il braccio il più possibile. Dietro di me sento Ashley gridare, il che non mi è di nessun aiuto. Finalmente riesco ad afferrare la mano della mia amica, e chiudo gli occhi sforzandomi di tenerli chiusi. Sento la forza di gravità che mi spinge sempre più in basso e l'attrito mi fa bruciare la pelle. Capisco che sto per schiantarmi, e stringo sempre più forte la mano di Mary, così forte da farmi male. L'attimo dopo sto fluttuando a mezz'aria. Mi sento leggerissima, come se stessi sognando. Poi la leggiadria scompare, quando qualcosa mi mette a sedere. Finalmente apro gli occhi. Mi trovo in una grande stanza piena di banchi occupati da ragazzi. Sulla parete di fronte a me ci sono due lavagne e subito a sinistra una cattedra, mentre a destra una porta aperta. Abbasso lo sguardo sulla mano di Mary che stringe forte la mia e viceversa. Poi guardo lei. La ragazza si stava guardando intorno strabuzzando gli occhi. Anche lei deve aver tenuto gli occhi chiusi. La mia amica si gira a guardarmi, poi vede la nostre mani avvinghiate sussurra uno scusami, mentre allenta la presa. La imito e le nostre mani scivolano via l'una dall'altra. Adesso, rialzato lo sguardo, noto che alcuni dei presenti ci stanno guardando. Chi borbottando fra se, chi ridacchiando sotto i baffi. Poi c'era qualcuno che distoglieva immediatamente lo sguardo, o chi non s' interessava affatto. Continuando a spostare il mio sguardo indagatore in quello strano luogo, mi accorgo di trovarmi nell'ultima fila di banchi. Ogni fila è formata da tre gruppi di due banchi, e noi siamo al centro della nostra. Io al banco sinistro, Mary a quello destro. Alla nostra destra, sono sedute Lucy e Ashley. Appena le vedo spalanco gli occhi. La mia compagna di banco segue il mio sguardo e fa lo stesso. Indossano dei pantaloncini di jeans, degli anfibi rossi praticamente identici (Cambia solo il numero) e... la maglia del Campo Giove! Quando anche loro si accorgono di noi, ricambiano il nostro sguardo con un altro altrettanto shockato. D'istinto mi guardo addosso. Stesse Nike, stessi jeans, stessa T-shirt arancione. No non era la stessa. Sulla maglia c'è scritto Camp Halfblood! Guardo Mary e lei guarda me. Stessa e identica maglia. Mi lascio scappare un "Oh miei dei", ma la mia voce è talmente soffocata (sia per via del salto nel vuoto, sia per la sorpresa), che solo Mary lo sente. O almeno credo. Sento scoppiare una risata davanti a me. Voltandomi, mi ritrovo davanti un ragazzo dal sorriso spavaldo. È appoggiato comodamente alla sedia, e ci guarda divertito. Capisco che ci sta guardando da un po', ma prima di riuscire a dire qualcosa, inizia a parlare: -Siete davvero spassose.
-Cerchi rogne?- sbotta Lucy, mentre si avvicina ai nostri banchi. Il ragazzo dopo averle dato una rapida occhiata, le risponde con un sorriso che la manda su tutte le furie.
-James Sirius Potter- aggiunge tenendole una mano. Ora, bisogna sapere che Lu è una grande potterhead (anche se solo sul lato film), infatti sentendo quel nome sbianca. Il che provoca a James una seconda risata, ma stavolta viene interrotta da una spinta del suo compagno di banco. Il moro, che non ci fa poi molto caso, ci presenta il suo amicone. Albus Severus Potter, il suo fratellino, e indicando una ragazzina in prima fila davanti alle lavagne dicendoci che si trattava di sua sorella Lilian. Lucy torna a sedersi sconvolta, mentre Ashley le fa aria con la mano incrociando il mio sguardo. Sorridendo a più non posso, il mago ci indica due ragazzi alla nostra sinistra. Quello più vicino a me è un ragazzo muscoloso, con occhi azzurri, lisci capelli neri e la pelle olivastra. All'inizio Mary lo prende per uno dei suoi fratelli. Io invece penso che potrebbe essere la perfetta versione in miniatura di Alec Lightwood. Accanto a lui, appoggiato al davanzale della finestra, un ragazzo dai capelli dorati, gli occhi verdi sfavillanti, un accenno di lentiggini sulla pelle abbronzata delle braccia, addominali scolpiti sotto la tenuta degli shadowhunters. Guardo James, nella sua divisa di Hogwarts, i colori dei Grifondoro messi in evidenza dal nero. Ci dice che l'apparente figlio di Zeus del banco accanto, si chiama Brad Mellark, il figlio di Peeta Mellark e Katniss Everdeen. Poi indica il suo compagno di banco.
 –Quel tizio laggiù, invece, si chiama Jake. È il figlio di...
-Clarissa Adele Morgernstern e Jonathan Herondale- lo interrompo io. Un po' sorpreso annuisce, guardando il ragazzo che intanto si è voltato a guardarci, come se avesse sentito i nomi dei suoi genitori, e cercando la persona che li ha pronunciati per mozzargli la lingua. Intanto in classe entrano un ragazzo e una ragazza, mano nella mano. Lei dai lunghi capelli biondi, lui dai riccioli castani. Stessi occhi marroni, che si girano a fissarci, come avvertendo la nostra presenza.
 -Eccone altri- borbotta fra sé Albus.
 -Altri cosa?- chiede Mary.
 -Legati- risponde lui.
-Sono i figli di Leo Valdez e Calypso- aggiunge il fratello. La mia amica sgrana gli occhi. Io mi limito a guardarli, pensando che nient'altro mi avrebbe sorpreso tanto. Ecco che in classe entra una donna dall'aspetto noto. Si avvicina a noi con passo svelto. Ora che è più vicina la riconosco. È Bella di Twilight! -Benvenute- dice in tono solenne. In poco tempo ci spiega che ci troviamo all'Accademia. L'Istituto scolastico di Multifandom Island, per i figli dei grandi eroi delle saghe. Mi guardo intorno, incrociando lo sguardo con quello delle mie amiche. Alla fine mi decido a chiedere: -E cosa c'entriamo noi in tutto questo? Bella mi rivolge un ghigno divertito. Si avvicina al banco di Ashley e Lucy.
 -Ave, Holly e Megan Zhang. Figlie di Frank Zhang e Hazel Levesque. Poi arriva davanti a Mary.
-Ave, Abigail Grace. Figlia di Jason Grace e Piper McLean. Inizio a tremare, con il sospetto di sapere cosa mi aspetta. Infine si rivolge a me: -Ave, Jane Audrey Jackson. Figlia di Percy Jackson e Annabeth Chase. Ora sto cadendo dalla sedia. Mi sento afferrare prima di toccare terra. L'attimo dopo il buio.

 

Shao Sheo gente! Per coloro che leggono la storia per la prima volta, spero che questa sottospecie di prologo geneticamente impuro (Ogni riferimento a qualche sorta di razzismo verso i prologhi geneticamente danneggiati è puramente casuale v.v) vi sia piaciuto, per chi lo ha già letto, come potete vedere l’ho sistemato un po’ ;) Darò un’ulteriore aggiornatina a questo e a tutti gli altri capitoli nei prossimi giorni. Grazie per aver letto l’inizio delle avventure dei nostri nuovi eroi della Multifandom Island, e spero che questa mia prima storia sia all’altezza delle aspettative :D
Un bacione                                                                 Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cosa vuol dire amore ***


JANE
~Mi sveglio in uno scomodo letto dalle lenzuola bianche. Intorno a me, i volti sollevati di quattro ragazze. Di scatto mi metto a sedere guardandomi intorno. La stanza con più brande allineate,  somiglia parecchio all'infermeria del Campo Mezzosangue. Il mio sguardo si posa immediatamente sulle quattro sconosciute che mi ritrovo davanti.
-Chi...chi siete?- chiedo.
La preoccupazione percorre i loro visi.
-Jai- dice la ragazza più vicina a me. -Siamo noi.
Mi sorprendo, dato che non molti conoscono il mio soprannome. Inizio a osservare la ragazza. Pelle ambrata, corti riccioli neri e occhi scuri. Un raggio di sole penetra dalla finestra donando a quegli occhi una sfumatura d'oro.
-Ash?! Sei proprio tu?!- esclamo stupefatta. Stranamente l'aver pronunciato quel nomignolo, a me tanto caro, mi serra lo stomaco, come se non fosse mai uscito dalle mie labbra prima di allora. Come se mi fosse estraneo. Guardo le altre due. Una ragazza identica ad Ashley, tranne per i capelli più lunghi e appena più chiari, oltre ad alcuni centimetri d'altezza in meno e curve poco rilevanti.
L'altra era poco abbronzata, con i corti capelli arruffati, e dei profondi occhi blu elettrico. Sgrano gli occhi.
-Lucy? Mary? Ma cosa...?
Una porta infondo alla stanza si apre interrompendomi. Ecco che compare Bella. Cerco di non fissarla disgustata, dato che odio Twilight, ma dalla sua espressione capisco che non ci riesco.
-Guarda che non sono mica una prostituta- mi dice.
Non dico nulla, ma le mie amiche
che intuiscono la ragione del mio sguardo, si affrettano a spiegarmi come stanno le cose. La donna è la perfetta copia di Kristen Stewart, l'attrice che ha interpretato Bella, ma in realtà è una shadowhunter inviata dal Conclave per controllare che nessuno si faccia male. La cacciatrice, con movimenti fulminei,  m'inietta un liquido verdognolo nel braccio con una siringa.  Quando me ne rendo conto mi limito ad abbassare lo sguardo su un lato del letto, dove una maglia del campo e dei jeans puliti giacciono indisturbati.
-Immagino che dovrei cambiarmi- dico con un fil di voce. In tutta risposta la donna in nero afferra i vestiti e me li tira in faccia.
-Certo e ti conviene muoverti, che la lezione della Prior sta per iniziare- sbotta poi. Dopodiché si avvia impettita verso la porta.
-Bel caratterino eh?- borbotto facendo scivolare i piedi giù dal letto. Mi guardo. Indosso una camicia da notte piuttosto all'antica.
-Sarà perché l'hai scambiata per Bella- dice Mary. -È cresciuta tra i mondani e, come te, detesta Twilight- aggiunge.
-Oh, e chiamami Abby.
La guardo e le rispondo: -Okay, Abby.
Quel nome mi risulta dolorosamente familiare.
-Quindi... Abby, Holly e... Meggy?- chiedo.
-Non mi piace Meggy!- esclama Lucy/Megan.
-Va bene, Megan.
Sbuffo e chiedo per quanto tempo ho dormito.
-Quattro ore- risponde Holly.
-Hai anche saltato il pranzo- aggiunge Megan.
Mi vesto e abbandono il pigiama sul letto sfatto.
Seguo le mie amiche fuori dal l'infermiera,  e mi faccio scortare
lungo una serie di lunghi corridoi scuri.
-Allora- inizio. -Come avete fatto a...- lascio la frase a mezz'aria facendo scorrere lo sguardo su di loro. Indossavano gli stessi vestiti di quella mattina.
-Praticamente, il nostro aspetto è stato modificato dalla foschia,  in modo da farci somigliare ai nostri falsi genitori- dice Abigail.
-E per espellere tutta questa foschia bisogna provare emozioni forti- aggiunge Holly. Poi continua: -Come gioia, tristezza...
-Rabbia- subentra Meggy.
-E farla uscire con le lacrime o facendola evaporare.- Finisce la sorella.
Da una porta scura aperta, esce un uomo. Spalanco gli occhi davanti alla figura di Hodge.
-Ma tu... dovresti essere morto!- esclamo.
-Vallo a dire a Castellan, che ti fa da istruttore in combattimento.- risponde scansandomi e avviandosi tranquillamente verso il corridoio da cui siamo venute. Megan mi spinge in avanti destandomi dallo shock. Bianca come un lenzuolo le seguo fin dentro un'aula, la stessa in cui siamo arrivate questa mattina. Sedendomi allo stesso posto, sento una voce quasi impercettibile.
-Ecco Miss svenimento.
Mi volto verso Jake che sghignazza all'orecchio del povero Brad. Provo una rabbia improvvisa, che mi spinge ad attaccar briga,  cosa assolutamente non da me.
-Qualche problema,  mortale?- sbotto.
Lui alza lo sguardo su di me. Nota la mia espressione da cane rabbioso e con un sorrisetto sarcastico si alza. Sento Abby dirmi qualcosa,  probabilmente un avvertimento. Ma la professoressa deve
ancora arrivare. Il cacciatore ora è appoggiato al mio banco sulle mani, chinato su di me, con quei suoi occhi sfavillanti puntati nei miei.
-Cosa c'è piccola mondana?
Mi alzo, lo afferro per la tenuta e lo trascino fuori dalla classe, sotto gli sguardi sorpresi dei miei compagni.  Una volta fuori chiudo la porta, spingo il ragazzo, ancora confuso, contro il muro bloccandolo.
Mi avvicino il più possibile a lui, e fissando il suo viso insopportabile con occhi ardenti, sbraito: -Non permetto a qualcuno che non conosce la differenza tra demoni e mostri di chiamarmi mondana!
Detto questo gli mollo una ginocchiata nello stomaco, e mentre Jake si piega su se stesso lamentandosi, mi volto, apro la porta e torno al mio posto. Vedendomi sola Brad fa per alzarsi, quando il cacciatore rientra in classe impassibile,  seguito dalla Professoressa Prior. La mia compagna di banco spalanca gli occhi gonfi di lacrime alla vista di Tris. Sbollisco in fretta la rabbia, portandole una mano davanti agli occhi. Non avrei mai permesso che la mia amica perdesse la faccia.
-Dovrei decidermi a leggere Divergent- le sussurro all'orecchio, mentre le porgo un fazzoletto (trovato nei jeans) da sotto al banco.
-Sì, dovresti.- dice lei asciugandosi gli occhi di nascosto. Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno ci abbia visto. Erano tutti concentrati sulla lavagna, dove la Prior stava scrivendo a caratteri cubitali "Love". Per un attimo incrocio lo sguardo di Albus, che mi fa cenno di ascoltare.
Annuisco, e guardo Abby, tornata in se. Mi sgancia un sorrisetto tirato, per poi posare lo sguardo sulla sua eroina, che si accinge a cominciare. La imito ascoltando attentamente.
-Come molti, se non tutti, di voi sapranno, io sono la professoressa Prior,  e oggi parliamo di una delle forze più forti del mondo. Una cosa che ogni saga ha in comune: L'amore. Iniziamo con...
La ascolto, viaggiando tra le saghe con la mente. Parla di Harry e Ginny,  mentre qualche sguardo si posa sui fratelli Potter. Di Hermione e Ron, uno degli amori più belli. Di James e Lily, e di Severus. Passa ad Hunger Games parlando di Katniss. Di Peeta che non le toglie gli occhi di dosso da quando ha cinque anni. Della confusione che la ragazza ha avuto in testa, facendomi ricordare quanto Suzanne Collins mi abbia fatto dannare. E di Cato e Clove, e di quanto l'abbiano colpita personalmente.  Parlò delle diverse sfumature d'amore in The Mortal Instruments. Dal colpo di fulmine, divampato in un incendio, di Clary e Jace, alla pazzia di Valentine, che era disposto a sacrificare la donna che amava per raggiungere il suo scopo. Per un attimo, penso che sta cercando di evitare di parlare di lei e Tobias, data la sua espressione triste mentre racconta quelle storie. Poi inizia il mio di tormento. È passata a Percy Jackson. "E indovina un po' chi è la coppia principale" penso, mentre Tris inizia a parlare di Percy e Annabeth. Una storia d'amore molto travagliata. Un sentimento talmente forte da sfidare l'odio
di titani e giganti. Penso a loro come a due ragazzi felici,  che nonostante tutto vanno avanti, insieme. Penso a me stessa. Una figlia di Atena benedetta da Poseidone. Bello scherzo della natura! Penso al sogno che ho fatto il giorno del mio tredicesimo compleanno. Una civetta d'acqua volteggiava sulla mia testa,  mentre Atena e Poseidone mi sorridevano dicendo "Ti proteggeremo sempre". Scoprire che sono i miei nonni... Mi sarei aspettata di venire abbandonata dagli dei. Ma Percy e Annabeth... non posso crederci.
Il petto mi che sta per scoppiare. Vengo schiacciata da un'immensa tristezza, e sento le lacrime che mi rigano il viso. La Prior, che intanto era arrivata a parlare di Leo e Calypso, si ferma di scatto fissandomi con tanto d'occhi. Tutti la imitano, e capisco di aver addosso tutta l'attenzione della classe. Una lacrima cade sul banco, verde sulla superficie scura del laminato. I capelli mi si trasformano in lunghe e morbide onde nere. Le iridi, che perdono il colore castano, lavato via dall'acqua verdognola e salate che mi sgorga dagli occhi, diventano grigie. La pelle olivastra, che sostituisce quella bianchissima di poco prima. Il silenzio in cui la stanza è sprofondata,  viene interrotto dalla voce di Brad, che incredulo esclama: -Mamma?!
I ragazzi iniziano a ridere, mentre un'ultima lacrima, stavolta limpida e trasparente, scivola via dai miei occhi. Abigail mi stringe la mano.
-Bentornata, Jane Audrey Jackson- mi dice.
Alzo lo sguardo, portandomi una lunga ciocca corvina dietro un orecchio.  Riesco a vedere le cose più chiaramente. Ogni ombra, ogni particolare. Ogni granello di polvere che aleggia nell'aria. Una vista acuta, proprio come quella di una civetta che si avventa sulla sua preda.
 
 
 
Hola a tutti i Demipotterbutes divergenti con sangue di shadowhunter presenti. Questo capitolo mi è venuto corto un accidente, e non è manco una gran cosa, ma ci si accontenta. Ringrazio voi anime beate, che con fede seguite gli scleri di un’autrice schizzata quale io sono :’D i cui avi probabilmente hanno dato il nome alla dodicesima legione fulminata XD. Chiederò personalmente a zio Ade, una reggia nei Campi Elisi per ognuno di voi ;) Continuate a seguire le avventure delle nostre belle legate.
Un bacione                                                 Jane
JANE
~Mi sveglio in uno scomodo letto dalle lenzuola bianche. Intorno a me, i volti sollevati di quattro ragazze. Di scatto mi metto a sedere guardandomi intorno. La stanza con più brande allineate,  somiglia parecchio all'infermeria del Campo Mezzosangue. Il mio sguardo si posa immediatamente sulle quattro sconosciute che mi ritrovo davanti.
-Chi...chi siete?- chiedo.
La preoccupazione percorre i loro visi.
-Jai- dice la ragazza più vicina a me. -Siamo noi.
Mi sorprendo, dato che non molti conoscono il mio soprannome. Inizio a osservare la ragazza. Pelle ambrata, corti riccioli neri e occhi scuri. Un raggio di sole penetra dalla finestra donando a quegli occhi una sfumatura d'oro.
-Ash?! Sei proprio tu?!- esclamo stupefatta. Stranamente l'aver pronunciato quel nomignolo, a me tanto caro, mi serra lo stomaco, come se non fosse mai uscito dalle mie labbra prima di allora. Come se mi fosse estraneo. Guardo le altre due. Una ragazza identica ad Ashley, tranne per i capelli più lunghi e appena più chiari, oltre ad alcuni centimetri d'altezza in meno e curve poco rilevanti.
L'altra era poco abbronzata, con i corti capelli arruffati, e dei profondi occhi blu elettrico. Sgrano gli occhi.
-Lucy? Mary? Ma cosa...?
Una porta infondo alla stanza si apre interrompendomi. Ecco che compare Bella. Cerco di non fissarla disgustata, dato che odio Twilight, ma dalla sua espressione capisco che non ci riesco.
-Guarda che non sono mica una prostituta- mi dice.
Non dico nulla, ma le mie amiche
che intuiscono la ragione del mio sguardo, si affrettano a spiegarmi come stanno le cose. La donna è la perfetta copia di Kristen Stewart, l'attrice che ha interpretato Bella, ma in realtà è una shadowhunter inviata dal Conclave per controllare che nessuno si faccia male. La cacciatrice, con movimenti fulminei,  m'inietta un liquido verdognolo nel braccio con una siringa.  Quando me ne rendo conto mi limito ad abbassare lo sguardo su un lato del letto, dove una maglia del campo e dei jeans puliti giacciono indisturbati.
-Immagino che dovrei cambiarmi- dico con un fil di voce. In tutta risposta la donna in nero afferra i vestiti e me li tira in faccia.
-Certo e ti conviene muoverti, che la lezione della Prior sta per iniziare- sbotta poi. Dopodiché si avvia impettita verso la porta.
-Bel caratterino eh?- borbotto facendo scivolare i piedi giù dal letto. Mi guardo. Indosso una camicia da notte piuttosto all'antica.
-Sarà perché l'hai scambiata per Bella- dice Mary. -È cresciuta tra i mondani e, come te, detesta Twilight- aggiunge.
-Oh, e chiamami Abby.
La guardo e le rispondo: -Okay, Abby.
Quel nome mi risulta dolorosamente familiare.
-Quindi... Abby, Holly e... Meggy?- chiedo.
-Non mi piace Meggy!- esclama Lucy/Megan.
-Va bene, Megan.
Sbuffo e chiedo per quanto tempo ho dormito.
-Quattro ore- risponde Holly.
-Hai anche saltato il pranzo- aggiunge Megan.
Mi vesto e abbandono il pigiama sul letto sfatto.
Seguo le mie amiche fuori dal l'infermiera,  e mi faccio scortare
lungo una serie di lunghi corridoi scuri.
-Allora- inizio. -Come avete fatto a...- lascio la frase a mezz'aria facendo scorrere lo sguardo su di loro. Indossavano gli stessi vestiti di quella mattina.
-Praticamente, il nostro aspetto è stato modificato dalla foschia,  in modo da farci somigliare ai nostri falsi genitori- dice Abigail.
-E per espellere tutta questa foschia bisogna provare emozioni forti- aggiunge Holly. Poi continua: -Come gioia, tristezza...
-Rabbia- subentra Meggy.
-E farla uscire con le lacrime o facendola evaporare.- Finisce la sorella.
Da una porta scura aperta, esce un uomo. Spalanco gli occhi davanti alla figura di Hodge.
-Ma tu... dovresti essere morto!- esclamo.
-Vallo a dire a Castellan, che ti fa da istruttore in combattimento.- risponde scansandomi e avviandosi tranquillamente verso il corridoio da cui siamo venute. Megan mi spinge in avanti destandomi dallo shock. Bianca come un lenzuolo le seguo fin dentro un'aula, la stessa in cui siamo arrivate questa mattina. Sedendomi allo stesso posto, sento una voce quasi impercettibile.
-Ecco Miss svenimento.
Mi volto verso Jake che sghignazza all'orecchio del povero Brad. Provo una rabbia improvvisa, che mi spinge ad attaccar briga,  cosa assolutamente non da me.
-Qualche problema,  mortale?- sbotto.
Lui alza lo sguardo su di me. Nota la mia espressione da cane rabbioso e con un sorrisetto sarcastico si alza. Sento Abby dirmi qualcosa,  probabilmente un avvertimento. Ma la professoressa deve
ancora arrivare. Il cacciatore ora è appoggiato al mio banco sulle mani, chinato su di me, con quei suoi occhi sfavillanti puntati nei miei.
-Cosa c'è piccola mondana?
Mi alzo, lo afferro per la tenuta e lo trascino fuori dalla classe, sotto gli sguardi sorpresi dei miei compagni.  Una volta fuori chiudo la porta, spingo il ragazzo, ancora confuso, contro il muro bloccandolo.
Mi avvicino il più possibile a lui, e fissando il suo viso insopportabile con occhi ardenti, sbraito: -Non permetto a qualcuno che non conosce la differenza tra demoni e mostri di chiamarmi mondana!
Detto questo gli mollo una ginocchiata nello stomaco, e mentre Jake si piega su se stesso lamentandosi, mi volto, apro la porta e torno al mio posto. Vedendomi sola Brad fa per alzarsi, quando il cacciatore rientra in classe impassibile,  seguito dalla Professoressa Prior. La mia compagna di banco spalanca gli occhi gonfi di lacrime alla vista di Tris. Sbollisco in fretta la rabbia, portandole una mano davanti agli occhi. Non avrei mai permesso che la mia amica perdesse la faccia.
-Dovrei decidermi a leggere Divergent- le sussurro all'orecchio, mentre le porgo un fazzoletto (trovato nei jeans) da sotto al banco.
-Sì, dovresti.- dice lei asciugandosi gli occhi di nascosto. Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno ci abbia visto. Erano tutti concentrati sulla lavagna, dove la Prior stava scrivendo a caratteri cubitali "Love". Per un attimo incrocio lo sguardo di Albus, che mi fa cenno di ascoltare.
Annuisco, e guardo Abby, tornata in se. Mi sgancia un sorrisetto tirato, per poi posare lo sguardo sulla sua eroina, che si accinge a cominciare. La imito ascoltando attentamente.
-Come molti, se non tutti, di voi sapranno, io sono la professoressa Prior,  e oggi parliamo di una delle forze più forti del mondo. Una cosa che ogni saga ha in comune: L'amore. Iniziamo con...
La ascolto, viaggiando tra le saghe con la mente. Parla di Harry e Ginny,  mentre qualche sguardo si posa sui fratelli Potter. Di Hermione e Ron, uno degli amori più belli. Di James e Lily, e di Severus. Passa ad Hunger Games parlando di Katniss. Di Peeta che non le toglie gli occhi di dosso da quando ha cinque anni. Della confusione che la ragazza ha avuto in testa, facendomi ricordare quanto Suzanne Collins mi abbia fatto dannare. E di Cato e Clove, e di quanto l'abbiano colpita personalmente.  Parlò delle diverse sfumature d'amore in The Mortal Instruments. Dal colpo di fulmine, divampato in un incendio, di Clary e Jace, alla pazzia di Valentine, che era disposto a sacrificare la donna che amava per raggiungere il suo scopo. Per un attimo, penso che sta cercando di evitare di parlare di lei e Tobias, data la sua espressione triste mentre racconta quelle storie. Poi inizia il mio di tormento. È passata a Percy Jackson. "E indovina un po' chi è la coppia principale" penso, mentre Tris inizia a parlare di Percy e Annabeth. Una storia d'amore molto travagliata. Un sentimento talmente forte da sfidare l'odio
di titani e giganti. Penso a loro come a due ragazzi felici,  che nonostante tutto vanno avanti, insieme. Penso a me stessa. Una figlia di Atena benedetta da Poseidone. Bello scherzo della natura! Penso al sogno che ho fatto il giorno del mio tredicesimo compleanno. Una civetta d'acqua volteggiava sulla mia testa,  mentre Atena e Poseidone mi sorridevano dicendo Ti proteggeremo sempre. Scoprire che sono i miei nonni... Mi sarei aspettata di venire abbandonata dagli dei. Ma Percy e Annabeth... non posso crederci.
Il petto mi che sta per scoppiare. Vengo schiacciata da un'immensa tristezza, e sento le lacrime che mi rigano il viso. La Prior, che intanto era arrivata a parlare di Leo e Calypso, si ferma di scatto fissandomi con tanto d'occhi. Tutti la imitano, e capisco di aver addosso tutta l'attenzione della classe. Una lacrima cade sul banco, verde sulla superficie scura del laminato. I capelli mi si trasformano in lunghe e morbide onde nere. Le iridi, che perdono il colore castano, lavato via dall'acqua verdognola e salate che mi sgorga dagli occhi, diventano grigie. La pelle olivastra, che sostituisce quella bianchissima di poco prima. Il silenzio in cui la stanza è sprofondata,  viene interrotto dalla voce di Brad, che incredulo esclama: -Mamma?!
I ragazzi iniziano a ridere, mentre un'ultima lacrima, stavolta limpida e trasparente, scivola via dai miei occhi. Abigail mi stringe la mano.
-Bentornata, Jane Audrey Jackson- mi dice.
Alzo lo sguardo, portandomi una lunga ciocca corvina dietro un orecchio.  Riesco a vedere le cose più chiaramente. Ogni ombra, ogni particolare. Ogni granello di polvere che aleggia nell'aria. Una vista acuta, proprio come quella di una civetta che si avventa sulla sua preda.
 
 
 
Hola a tutti i Demipotterbutes divergenti con sangue di shadowhunter presenti. Questo capitolo mi è venuto corto un accidente, e non è manco una gran cosa, ma ci si accontenta. Ringrazio voi anime beate, che con fede seguite gli scleri di un’autrice schizzata quale io sono :’D i cui avi probabilmente hanno dato il nome alla dodicesima legione fulminata XD. Chiederò personalmente a zio Ade, una reggia nei Campi Elisi per ognuno di voi ;) Continuate a seguire le avventure delle nostre belle legate.
Un bacione                                                 Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Casa dolce casa ***


JANE
~Finita la lezione, la professoressa Prior ci assegna di descrivere le nostre OTP, rappresentando appieno il significato di "Love".
Io e le mie amiche siamo le ultime ad uscire. È stata una mia decisione e loro mi hanno appoggiato. Hanno detto che per me è stata dura. Ricevere tutta quella situazione in un colpo solo. Almeno loro hanno avuto più tempo per adattarsi a delle nuove se stesse (se per più tempo s' intende quattro ore), e che mi avrebbero aiutato in tutti i modi, continuano a ripetere. Appena usciamo, accanto alla porta, troviamo Jake ad attenderci. Probabilmente vuole regolare i conti. Penso ad un modo carino per fargli le mie scuse, mentre mi squadra con sguardo truce. Vedendomi esitare la sua espressione assume un'aria divertita. Chiedergli scusa? Non se ne parla proprio! Qui sono IO la vittima! IO sono l'ultima arrivata, che non sa praticamente nulla sul luogo in cui si trova. Sono IO quella che non sa più chi è! E di certo non gli chiederò scusa perché devo... Infatti non devo!. Dopo che la mia mente ha visualizzato questi pensieri, gli volto le spalle e mi avvio nella direzione opposta. Le mie compagne mi seguono ridacchiando fra loro. Mi giro cercando di capirne il motivo, quando vedo il volto del biondino che risponde alla mia domanda. Ha quella che chiamo "faccia da merluzzo". Tutta incredulità e ignoranza. In un attimo, però, la sua espressione diventa quella di un figlio di Ares inferocito. Fa per seguirci, ma qualcuno lo trattiene per le spalle.È Brad.
Mi decido a voltarmi in avanti, affiancata dalle ragazze.
-L'hai chi-u-so!- esclama Megan euforica.
-La sua faccia...- interviene Holly continuando a ridere.
-Eh, brava la nostra Jane!- termina Abby.
Evito di trattenere un sorriso.
Il primo sorriso sincero da quando sono rinata.
Ecco che non-Bella ci viene incontro, seguita da un ragazzo dai riccioli biondi.
Si fermano davanti a noi.
-Vi stavo appunto cercando- dice la donna osservandomi. Visto da vicino, il ragazzo è carino. Ha due grandi occhi verdi che hanno un non so che di familiare.
-Luke, accompagna le romane nella loro stanza- dice la cacciatrice. -Io mi occupo delle greche.
Poi si avvicina a lui e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Mi pare di cogliere un "sta lontano da lei", ma al posto di soffermarmi tanto su quelle parole, saluto le Zhang.
Luke, Holly e Megan scompaiono dietro un angolo, mentre noi svoltando a sinistra imbocchiamo la strada per l'infermeria.
-Vedo che la pozione ha fatto effetto in fretta- dice la shadowhunter. Abby mi bisbiglia che quella roba che mi ha iniettato, serve ad amplificare le emozioni. Quindi capisco il motivo per il quale ho fatto l'amazzone con Jake, e mi viene voglia di ringraziare la tizia che me lo ha fatto fare. E lo faccio.
-Sì. Grazie- dico. Lei si limita a sorridere sarcastica.
Entriamo nell'infermeria e la donna, dopo aver armeggiato per aprire un mobiletto, apre un barattolo pieno di caramelle gommose e me ne porge una. Inarco un sopracciglio e dico:
-Dovrei fidarmi?
-È una precauzione nel caso ti venisse voglia di spaccare mobili, lanciare coltelli a random o piangere disperatamente fino ad allagare l'Accademia.- risponde la cacciatrice con un velo di sarcasmo.
-Se lo dice lei- dico prendendo la caramella. La faccio scivolare tra le labbra e inizio a masticarla. L'aspro sapore del limone mi esplode in bocca.
-Chiamami pure Livvy- dice la donna intenta a posare il barattolo al suo posto.
-Livvy... come Livia Blackthorn?- chiedo.
Lei mi guarda stupita,  per poi mostrare di nuovo il suo sorriso. Poi dice:-Però... La Clare fa appena riferimento a me, nel quinto libro di The Mortal Instruments. Il mio nome compare all'interno della storia una sola volta, eppure l'hai ricordato come se fossi uno dei protagonisti.-
Si porta le mani agli occhi, e quando le riabbassa contengono due lenti a contatto. I suoi occhi, prima scuri, ora hanno uno strano colore verde-azzurro.
Spalanco gli occhi, mentre la shadowhunter, ridacchiando, aggiunge: -Che memoria eccellente.
Sto per ribattere con un "vedi tu, sono una figlia di Ate..." ma mi fermo. Annuisco e mi aggrappo a Abby, che è ancora con me. Livvy si porta una ciocca dietro un orecchio. Esce dall'infermeria facendoci segno di seguirla, e percorrendo la strada precedente a ritroso, e imboccando la direzione presa da Luke nell'accompagnare Holly e Meggy,  ci conduce ,attraverso una rampa di scale, in un corridoio pieno di porte. Mentre camminiamo
ne guardo qualcuna. Quattro porte in legno d'ebano affiancate. Sulla prima, lo sfavillante stemma dei Grifondoro.  La seconda, decorata con lo stemma dei Tassorosso. La terza, con l'eleganza dello stemma dei Corvonero. La quarta, possedeva la maestosità dello stemma dei Serpeverde, la mia casa. Vorrei avvicinarmi a quella porta, per ammirarla da vicino, ma al momento preferisco seguire Livia per non restare indietro. Noto che anche Abby ha avuto il mio stesso pensiero, da come guarda la prima porta.
Sulla parete sinistra, porte variopinte portano i nomi di vari distretti. Noto quella del distretto di Abigail, il cinque, decorato con scintille elettriche. Poi quella del distretto dodici,  il distretto di Katniss, Peeta e Brad, e anche il mio. È decorata con delle fiamme. Ridacchio pensando alla Kat del mio gruppo WhatsApp,  una dodicenne dalla voce squillante, che tende a sclerare molto. Sulla destra invece una porta nera, decorata con una runa del potere angelico d'argento.
Mi porto una mano sulla spalla, dove (dopo varie suppliche e promesse fatte alla mia madre mortale) mi sono fatta tatuare quella stessa runa. Chissà se c'è ancora penso superando alla svelta quella porta. Finalmente ci fermiamo davanti a una porta. Il corridoio continua ancora un po' mostrando la porta degli abneganti e quelle delle altre fazioni.
-Attraverso questa porta avrete accesso al vostro dormitorio- dice la Blackthorn. Poi continua: -Sulla porta della vostra stanza ci sono scritti i vostri
nomi, non potete sbagliare. All'interno troverete i vostri bagagli e i vostri programmi. Dopo esservi sistemate controllate i programmi per capire in quale classe andare. E non vi azzardate a marinare le lezioni o sono guai!
Detto questo si volta e torna indietro. Rimango per un po' ad osservare la porta. È dipinta completamente d'arancio, e sopra c'è scritto Camp Halfblood, con sotto lo stemma del campo: un pegaso nero. È identica alla mia maglietta. Abigail infila una chiave di bronzo nella serratura, la gira e dopo aver sentito un "click" afferra la maniglia e apre la porta. Entriamo chiudendoci la porta alle spalle. Immediatamente veniamo investite dall'odore dei campi. Mi guardo intorno scorgendo un vasto prato, dei campi di fragole e in lontananza persino un laghetto. Sono estasiata dalla vista e la mia amica non è da meno. Ci scambiamo un sorriso e prendendoci per mano, iniziamo a camminare lungo un sentiero contornato da piccole casette. Alcune sono su due livelli, altre basse e larghe,  ma tutte con riferimenti alle case del campo. Una di esse attira la mia attenzione. Una casetta a pian terreno, che è la copia esatta della casa nove. Intorno alla casa è piantata la trina di luna. Sulla porta in legno bianco è inciso ALICIA & SAMMY VALDEZ. Ne rimango parecchio colpita. Penso a Leo e Calypso e quasi piango. Ma la curiosità vince tutto il resto. Sono curiosa di vedere la mia nuova casa. Inizio a tremare, ansiosa di sapere cosa è stato pensato per me. Poi la vedo. Una
casa su due piani dipinta di azzurro. Sulla facciata laterale sono dipinti un gufo grigio dalle ali spalancate che ha un tridente verde tra gli artigli e, in alto, un'aquila d'oro e una colomba bianca in volo. La porta , blu elettrico (io e Abby abbiamo sempre avuto gli stessi gusti in fatto di colori), è decorata con piccole saette, e con le lettere greche alpha, theta, epsilon bianche. Su una targhetta di bronzo è inciso ABIGAIL GRACE & JANE AUDREY JACKSON. Stavolta sono io a infilare nella serratura una chiave di bronzo, un po' più corta della prima, con la forma di un tridente grassoccio e di una saetta. Apro la porta. Un confortevole tepore mi avvolge. Il messaggio è chiaro: Casa.
Senza esitare un attimo di più, entro seguita dalla mia amica. Passiamo in rassegna tutto il pian terreno. C'è una piccola cucina, con mobili bianchi e un tavolo rotondo in laminato. Le pareti sono dipinte di bronzo, donando un'aria accogliente allo stretto spazio. Il resto del piano è occupato da un bagno e un salotto, con tanto di divanetti blu e grigi, un televisore da sessantacinque pollici, a muro, collegato a consolle  varie, un caminetto e una vetrinetta. Quest'ultima è piena di foto incorniciate. Tra di queste, una in particolare attira la mia attenzione. Ci sono Percy e Annabeth con il pancione. Lui tiene in braccio un bambino di circa due anni, dai capelli biondissimi, gli occhi chiusi e la bocca dischiusa in un grande sorriso. Sembrano così felici penso. Accanto a quella, un'altra
cornice, in cui spicca un'ecografia. Un'etichetta alla base della cornice portava la scritta "Jane - Terzo mese". Caccio indietro le lacrime, mi volto e corro verso le scale che ho visto dall'ingresso. Sto per salire, ma preferisco aspettare Abby. Ecco che arriva,  mi lancia un'occhiata complice e insieme iniziamo a salire. Il primo piano è occupato soltanto da una grande camera. Una parete è occupata unicamente da grandi porte finestre scorrevoli, che danno su un balcone con vista lago. Ci sono due letti appesi al soffitto a mansarda con catene di bronzo e argento. Ognuno accanto alla propria parete. La mia, quella destra, è dipinta da pennellate curve con il colore del mare, che sembra formata da tante onde che si abbattono l'una sull'altra. Quella di Abigail è azzurro cielo,  con qualche macchia bianca opaca, che sembra rappresentare le nuvole. Sotto i letti, ognuna alla sua parete,  ci sono due scrivanie. La mia grigio chiaro,  quella di Abby blu elettrico. Accanto ad esse degli armadi bianchi e dei mobiletti a muro, dove probabilmente vanno le armi. La parete che da sulle scale in noce è in lavagna bianca, e vi è appeso un porta pennarelli. Guardo la mia amica con un sorrisetto tipico dei bimbi che hanno puntato un nuovo gioco. Lei ricambia con sguardo complice e subito ci diamo all'arte.  Lei inizia a disegnare saette e io gufi ridendo come una matta. Appena finito, poso il pennarello grigio e osservo la mia opera. Dopodiché mi volto e rivolgo la mia attenzione a delle
borse abbandonate sul parquet al centro della stanza. Due borsoni neri strapieni, due tracolle, qualche scatola e lo zainetto blu che ho portato a scuola stamattina.
-Quanta roba- dico afferrando il borsone destro. -Puoi dirlo forte- sbuffa la mia compagna, che intanto mi si è avvicinata.
-Allora... iniziamo!- termino io aprendo il mio bagaglio.
Dentro, trovo le mie T-shirt preferite: Quelle con il "keep calm and...", quelle con i personaggi dei miei Anime preferiti. Ci sono anche delle camicie, delle giacche e dei jeans, oltre a un paio di Nike di riserva. In una tasca laterale becco la biancheria intima, e nella seconda qualcosa di assolutamente essenziale: il mio Nintendo 3Ds XL, il mio gufetto azzurro portafortuna, e... un sacchetto di dracme?! Sul fondo trovo anche il carica batterie e la scatola per le schede del videogioco, e qualche biglia di vetro. Inizio a sistemare tutto nell'armadio, mentre gli oggetti dell'ultima tasca in un cassetto della scrivania. La tracolla l'abbandono sul letto con un lancio lungo, dato che al momento non mi serve. Lo zainetto, invece, lo appendo all'armadio. Infine apro la scatola. All'interno vi trovo un biglietto. Lo leggo.
"Signorina Jackson,
siamo davvero onorati di averla qui all'Accademia. Ci siamo permessi di lasciare a lei e alla sua coinquilina, delle vivande, degli indumenti e del denaro in caso di necessità. In questa scatola troverà i libri che le serviranno durante il prossimo anno scolastico, che potrete sistemare nell'
armadietto a muro, insieme alle armi dove troverete anche una copia del regolamento scolastico e il vostro programma...
"
Evito di leggere i saluti, alzo lo sguardo e lo incrocio con quello della mia compagna. Lei tiene in mano un tomo rilegato dalla copertina rigida. Un vero e proprio mattone.
-E si aspettano che io legga tutto questo?!- esclama.
-Pensavo ti piacesse leggere- le dico.
-Sì,  ma non uno stupido regolamento! Odio le regole, e lo sai anche tu!- continua lei.
-Beh, le regole sono fatte per essere infrante, quindi tanto meglio conoscerle- finisco, evitando di far cenno al fatto che Jason e le regole sono una cosa sola. Lei sospira tirando fuori dal mobiletto il suo programma. La imito.
-Scalata della parete di lava. Figo!- esclama euforica.
-Salti mortali.
Mi guarda confusa.
-Roba da Shadowhunters.- dico rispondendo alla sua tacita domanda.
-Oh. Dovrei decidermi a leggerlo- dice lei.
-Deja vù! Comunque adesso puoi farlo- termino aprendo lo zainetto e tirando fuori una copia di "Città di Ossa".
Le porgo il libro, che afferra guardandomi con sguardo accusatorio.
-E tu vedi di leggere Divergent!- mi ordina.
-Agli ordini!-
esclamo. Lei si limita a sorridere e ad infilare il libro in un cassetto della sua scrivania.
-Su andiamo.- dice.
La seguo verso le scale, lasciandomi alle spalle la mi meravigliosa camera.
Prima di uscire, mangio qualcosa recuperata dal mini frigo,  dato che ho saltato il pranzo. Appena finito, raggiungo Abigail fuori, chiudendomi la porta alle spalle. Insieme, iniziamo a percorrere il sentiero verso l'Accademia. Mi volto un'ultima volta verso la mia nuova casa. Gli occhi del gufo grigio sembrano seguirmi da lontano.
 
 
 
Alzi la mano chi vorrebbe vivere in quella strafigata di casa! *alza la mano* In questo capitolo mi sono superata u.u ma ora voglio quella casaaa! DX veniamo alle cose importanti… grazie mille per le recensioni anime pure. Detto questo ora scappo (delle note più inutili di queste non c’esistono) :’D Dettagli gente… dettagli.
Un bacione                                                           Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** ParentsDay ***


~L'Accademia è un vero e proprio labirinto. Appena uscite dal dormitorio, io ed Abby abbiamo preso la pianta dell'edificio, trovata insieme al programma, per orientarci in quei corridoi intricati. Appena abbandonato il corridoio delle porte (il nome effettivo del lungo corridoio che conduce ai dormitori), ci salutiamo.
 Sulla strada per la sala d'addestramento degli shadowhunters, mi imbatto in una ragazza dai lunghi boccoli biondi. La riconosco all'istante: Alicia Valdez. Lei mi nota subito, e si volta sfoderando un sorriso. Indossa un abito bianco di cotone leggero, lungo fino alle ginocchia, e dei sandali di cuoio.
-Hola!- mi saluta.
-Ehm... hola a te.- dico. Di solito sono io quella che saluta con "Hola", essendo una LeoLover, ma chi mi poteva superare, se non la figlia di Leo stesso? La ragazza ride e mi porge una mano.
-Io sono Alicia.- dice.
-Jane- continuo afferrandole la mano.  Continuando a sorridere, mi dice che è impossibile non notarmi, e che sono sulla bocca di tutti.
-Lily Potter, ha sentito dire alla Prior che ti ha visto dare un calcio a Jake. Insomma ovunque mi giro qualcuno parla di te. Sei come una celebrità!-
Le rivolgo un sorrisetto tirato, mentre continuiamo a camminare. Lei capendo che tutta quella attenzione non è proprio ciò che desidero, si affretta a dire: -Ma sta tranquilla. Con i nuovi succede sempre così. Dovevi vedere come guardavano me e mio fratello, solo perchè siamo figli di un semidio e una ninfa.
La guardo malcelando comprensione.
-Sai- mi decido infine a dire. -sei identica a tuo padre. Attacchi bottone facilmente.
Lei torna a sorridere.
-Lo so. Ah, comunque, ora che siamo amiche (perchè siamo amiche vero?), devi assolutamente farmi vedere la tua casa. L'ho vista dall'esterno ed è praticamente favolosa! Davvero eccez...
-Calma!- la interrompo. Prendo il programma per vedere chi è il mio compagno d'allenamento. Si tratta proprio di Alicia.
-Allora Alice- riprendo. -Oggi saremo compagne d'allenamento, quindi ti sarei grata se mi mostrassi la strada, perchè questa pianta è un casino. Poi, se vogliamo essere davvero amiche, vorrei saperne un po' di più sul tuo conto.
Lei si limita a rispondere: -Mi piace Alice!
Ancora sorridente, s'incammina lungo uno stretto corridoio ed io la seguo. Dopo alcuni secondi di silenzio, la mia nuova compagna inizia a raccontarmi la sua storia. Mi spiega di essere nata al campo, e di averci vissuto per tre anni. Il giorno del suo terzo compleanno, nacque suo fratello Sammy, e ci fu una grande festa. Poco dopo, però, suo fratello fu allontanato dalla famiglia, e né lei né i suoi genitori ne capirono il motivo. Sua madre, pensando che fosse qualche specie di punizione divina, per aver sposato l'uomo che amava pur essendo un semidio, scappò via dal campo portandola con sé. A suo padre disse che Alicia era morta, e che non sarebbe riuscita a sopportare, né a dimenticare, quel dolore restando al suo fianco. Quindi gli altri tredici anni della sua vita, li ha passati ad Ogigia
con sua madre. Ma Leo sapeva che non era morta, quindi ogni anno, il giorno del suo compleanno, una Argo II in miniatura arrivava sulle spiaggie dell'isola, trasportando un regalo per lei. Nonostante tutto, lui non ha mai smesso un istante di amare sua moglie e sua figlia.
-Quando incontrai Sammy, e ci portarono all'Accademia, il mio cuore era colmo di gioia. Ma, nonostante ciò, i miei genitori hanno continuato a non vedersi. Forse è stata una decisione della mamma, per non rovinare quella felicità che io e mio fratello abbiamo ritrovato... non lo so per certo. Ora il mio obiettivo è quello di totalizzare abbastanza punti per il ParentsDay, e fare in modo che loro possano ritrovarsi. Ritrovare i loro figli.
Con un sospiro termina il racconto. Sono alquanto sconvolta. Vorrei dirle qualcosa di rassicurante, ma lei, risfoderando il suo bel sorriso, si ferma davanti ad una porta scura.
-Ecco a lei, la sala d'addestramento degli shadowhunters- dice aprendo la porta. Per un attimo scorgo i suoi occhi scuri, lucidi e gonfi di lacrime. Entriamo in una stanza, ricavata dal sottotetto di una torre, con pareti scure e finestre a mezzaluna, da cui filtra la luce del pomeriggio. Mi affaccio ad una finestra aperta, notando solo in questo momento l'altezza a cui ci troviamo.
-Non pensavo di essere salita tanto!- esclamo sorpresa.
-Non mi sorprende- dice la ragazza alle mie spalle.
-Sei un'ottima ascoltatrice.
Sento la porta aprirsi con un click e chiudersi con un clack, ed ecco che
Mr. Hodge, fa il suo ingresso nella sala.
Dopo le presentazioni ufficiali, l'uomo iniziò a dire: -Bene, signorine. Inizieremo con una semplice camminata sulle travi, per testare il vostro senso dell'equilibrio, poi ci darete dentro con i salti mortali.
Ci da delle divise da addestramento (cannottiera e pantaloni di tuta senza tasche) e, dopo che ci siamo cambiate negli spogliatoi accanto alla stanza, ci lega una corda elastica intorno alla vita. Una volta salite sulle travi iniziamo a camminare. Alicia sfoggia la sua eleganza e il suo equilibrio, come una modella sui tacchi alti. Io mi limito a camminare e saltare da una trave all'altra. Non so bene il perchè, ma l'altezza mi rassicura molto. Dal basso Hodge ci grida di saltare giù. La mia compagna si siede su una trave facendo penzolare le gambe. Deglutisce, e con una spinta si lancia giù. La guardo cadere e raggomitolarsi mentre grida. La corda elastica la fa rimbalzare un paio di volte prima di lasciarla penzoloni a due metri da terra. Con un cenno il mio istruttore mi fa capire che è arrivato il mio turno. Guardo verso il basso. Non ho mai sofferto di vertigini, ma tendo spesso ad evitare gli spazi alti perché mi viene una voglia irrefrenabile di buttarmi di sotto. Lancio un'occhiata di sfida al pavimento e salto. L'attimo dopo mi trovo in caduta libera. Ma la sensazione che provo è totalmente diversa da quella che ho sentito cadendo nel buio questa mattina. Mi sento libera e stranamente euforica, tanto da spingermi a
fare una pazzia. Al posto di stringermi le ginocchia al petto come Alice, allargo braccia e gambe, cercando di spingermi il più possibile verso la parete, dove con i piedi mi slancio in avanti, roteando dall'alto in basso, mentre la corda elastica si avvolge sulla trave. Mentre le mie dita armeggiano con il nodo in vita, mi sento gridare. Un grido carico di gioia e pazzia. Pochi istanti prima di rimanere completamente bloccata alla trave, riesco a liberarmi dalla corda, e mentre la terra mi attrae a se, compio una serie di capriole finendo per atterrare in piedi e a braccia spalancate. Alzo lo sguardo su Alicia, appesa a meno di mezzo metro da me, totalmente sbiancata, con gli occhi sgranati. La risata di Hodge echeggia nella sala, accompagnata ad un unico applauso. Abbasso le braccia. Mi sarei aspettata una reazione tipo "Ma cosa ti è saltato in mente?!" ma l'uomo mi osservava divertito, senza una punta di rabbia. Infine, recuperato il suo tono calmo e distaccato, mi dice: -Avresti potuto farti molto male.
-Ma non è successo- lo contraddico io.
-Tu sei completamente pazza!- esclama la mia amica ancora appesa ad una trave.
-Beh, sapevo di essere pazza, ma non fino a questo punto.- termino sarcasticamente. Una seconda risata esplode nel sottotetto della torre.
Dopo aver aiutato Alicia a scendere, e ad averla tranquillizzata, Hodge mi dice: -Devo ammettere, che per essere stato il tuo primo salto mortale, sei stata brava. Ti do cinque punti.
Dopo esserci congedate dal nostro
istruttore, io ed Alice ci dirigiamo verso il corridoio delle porte. Dato che ho il resto del pomeriggio libero, ho acconsentito ad accompagnarla a prendere suo fratello al dormitorio. Intanto lei mi spiega la faccenda punti. Se riesci a farne abbastanza, puoi partecipare al ParentsDay. Evento che capita una volta al mese, in cui è possibile incontrare i propri gentitori.
Rabbrividisco all'idea di poter incontrare Percy e Annabeth. Se accadesse cosa potrei mai dire loro? "Ciao, sono la figlia che avete abbandonato fra i mortali. Grazie per non esservi curati di me in questi ultimi tredici anni!". La mia compagna mi dice che è raro totalizzare dieci punti il primo giorno.
-Sei proprio una ragazza speciale tu.- dice sorridendomi. Le sorrido a mia volta, chiedendole perchè dieci punti, se me ne hanno assegnati la metà.
-Praticamente, appena inizi a frequentare l'Accademia ti assegnano cinque punti di partenza. Uno per ogni simbolo nello stemma del Multifandom.
Fischio, accorgendomi di essere arrivata nel corridoio delle porte. Ci fermiamo davanti alla porta arancione che da sul mini campo. Lei mi saluta con un abbraccio.
-Ci si vede- le dico mentre apre la porta con la sua copia della chiave.
-Certo. Oh, e per la visita alla tua casa, fammi sapere che organizziamo una cenetta coi fiocchi.
Detto questo scompare dietro la porta.
Rimango per un paio di secondi a osservare lo stemma del campo, pensando a Blackjack. "Chissà, magari papà mi farà fare un bel giro sul suo bel pegaso".
Mi maledico per quel pensiero, e rivolgo la mia attenzione sulla porta a destra di quella del mio dormitorio. È dipinta di viola. In alto, la scritto in oro Camp Jupiter, appena più in basso la sigla SPQR contornata dall'alloro. Lo stemma del campo Giove. Un paio d'ore fa non l'ho notata, ma adesso spicca maestosa sulla parete bianca del corridoio. Accanto alla porta viola, sempre sulla destra, ecco un'altra porta. È del colore della sabbia, e su di essa un unico simbolo. Il geroglifico per "Per Ankh", La casa della Vita. Per poco non cado a terra. "Ci sono anche maghi egizi qui?!" penso. Ecco che la porta romana si apre, e la figura di Megan Zhang fa capolino nel corridoio. Mi guarda sorpresa.
-Ciao Jai! Nuovo look?- mi dice. Faccio scorrere lo sguardo su ciò che indosso: la divisa d'allenamento.
-Acc...-. Mi passo una mano sulla fronte.
-Ciao Meg... e no. Ho dimenticato i vestiti nello spogliatoio.- le rispondo infine.
-Se vuoi ti accompagno a riprenderli- mi propone lei. -Ho il pomeriggio libero e mi annoio a casa senza far niente.
-Oh, beh, allora andiamo- le dico. Essendo stata assorta nei discorsi di Alice, sia all'andata sia al ritorno, non ricordo la strada per il sottotetto della torre. Per di più l'Accademia possiede ben dieci torri. Prendo la pianta, informando la mia amica sul lungo pomeriggio che ci attende.
Passiamo in rassegna tutta, e dico tutta, l'Accademia. Attraversiamo l'ala ovest, quella delle aule e i laboratori, e scorgiamo Abby a lezione di fauna
capitolina, intenta ad apprendere i punti deboli degli ibridi. Superata l'ala interna degli uffici amministrativi, sbocchiamo in uno dei cinque cortili della scuola, e da lì accediamo alla mensa. Ritornate all'interno, intravediamo Holly a lezione d'economia domestica. Ha bruciato il pane, e Brad le sta dando una mano a rifarlo. Arriviamo nell'ala sud, dove, in una sala ricreativa, Alicia e suo fratello Sammy giocano con un vecchio modello di Nintendo Ds.
Dopo aver controllato ben cinque torri, troviamo quella giusta.
-È questa, la riconosco!- esclamo.
-Alleluhia!-. Vedo Meggy alzare le mani al cielo. Iniziamo a salire le scale, quando c'imbattiamo in Jake. Il ragazzo, nella sua tenuta nera, mi squadra da capo a piedi letteralmente disgustato. Prima di far salire il crimine a Megan, ma soprattutto a me, lo scanso tirandomi dietro la mia compagna. Entriamo nella sala d'addestramento, dove una fune elastica è avvinghiata ad una trave, come un serpente avvolge la prrda nelle sue spire. Riconosco il mio operato, e con un sorisetto orgoglioso corro a prendere i miei vestiti nello spogliatoio. Essendo già tardi, evito di cambiarmi, e ritorno con la mia amica romana al corridoio delle porte. Lungo la strada, le racconto di Alicia, dei salti mortali e dei dieci punti. Lei si limita a fischiare soddisfatta, ma con un po' di tristezza ben nascosta. Forse perché adesso non ho più bisogno di essere protetta da lei. Scaccio via in fretta il pensiero. Arriviamo ai dormitori velocemente.
La saluto e apro la mia porta. Dietro di essa, le luci del tramonto mi accolgono accompagnandomi fino a casa. Appena entro, trovo un libro buttato sul divano: "Guida alla fauna capitolina per principianti". Capisco che Abigail è in casa. Salgo le scale e la trovo sul suo letto, intenta a leggere un libro di geografia. Mi vede e mi saluta: -Ciao Jane! Bel completo!
-Grazie- sbuffo gettando i miei vestiti sulla scrivania. Infilo la scatola dei libri, ancora in mezzo alla stanza, sotto l'armadio. Prendo un pigiama e della biancheria da un cassetto e mi avvicino alle scale.
-Vado a farmi una doccia.- informo la mia amica prima di scendere e chiudermi in bagno. Mi appoggio al lavandino in marmo bianco, e mi guardo allo specchio. I capelli spettinati, sono attaccati al collo. Gli occhi stanchi e spenti. I vestiti sporchi e madidi di sudore. Noto sulla spalla destra, la runa del potere angelico spuntare dalla cannottiera senza maniche. "Una tizia che prima ti da un calcio nello stomaco, poi si sfaccia per qualcuno della tua gente. Ora capisco il motivo di quel disgusto. Probabilmente lo avrei fatto anch'io." penso ricordando l'espressione di Jake sulla torre. Mi spoglio e mi getto sotto la doccia, lasciando scivolare via tutti i miei pensieri, come fa l'acqua su di me. Ho sempre adorato stare a contatto con l'acqa. In spiaggia, i miei dovevano fare i salti mortali per tirarmi fuori dall'acqua salata, mentre io me ne andavo sempre più a largo. Quando pioveva invece, facevo di tutto
per resistere all'impulso di gettare l'ombrello e inzupparmi da capo a piedi. Potrei rimanere ore ed ore sotto la doccia. Osservo il getto d'acqua che mi viene addosso. D'istinto apro una mano, come per trattenere il liquido. Spalanco gli occhi. Vedo un vortice d'acqua plasmarsi sul palmo della mano, assumendo una forma sottile ed elegante, che molta gente trova viscida: una serpe. Il serpente mi guarda con quei suoi occhi trasparenti, per poi avvinghiarsi al mio braccio. Di scatto chiudo la mano, facendo esplodere la creatura in tante gocce trasparenti. Chiudo l'acqua ed esco, avvolgendomi in un accappatoio grigio in microfibra. Indosso il pigiama, ancora mezza bagnata, e ritorno in camera.
-Un'asciugatina?- mi chiede la mia amica, affacciandosi dal letto.
-Se vuoi- le rispondo. Con uno schiocco di dita una folata di vento spalanca le porte-finestre, e m'investe asciugandomi pelle e capelli, mentre Abby, con movimenti circolari del dito, la controlla. Una volta asciutta, il vento si ritira socchiudendo le porte.
-Grazie- le dico.
-Non c'è di che- termina, volteggiando giù dal letto per posare il libro sulla scrivania. Guardo il mio letto, a cinque metri di distanza dalla mia testa.
-Ehm... aiutino?- le chiedo. Abigail mi si avvicina, mi prende la mano e ricomincia a volare. Mi posa sul mio letto, per poi tornare sul proprio. Le lenzuola sono di cotone. Blu elettrico, come quella della mia coinquilina. Ora che il sole si è dileguato lasciando spazio ad Artemide (oppure
Selene) e la stanza è illuminata da una luce azzurra.
Dopo un po' iniziamo a raccontarci le nostre avventure pomeridiane.  Sentendo del ParentsDay, si accigliò per un momento.
-Comunque è strano, come si possa ricevere tante botte in un colpo solo.- dice infine.
-Secondo me, non siamo impazzite solo perché siamo abituate a leggere libri interi anche in meno di ventiquattr'ore.- continuo io.
Lei ridacchiando aggiunge: -Già forse hai ragione.
Evito di dirle io ho sempre ragione. Ci infiliamo sotto le lenzuola.
-Buonanotte, Abby.
-Buonanotte, Jane.
Detto questo, con un ultimo schiocco di dita, la luce si spegne.
Cado in un sonno profondo, sognando il momento in cui mi getto tra le braccia di Percy e Annabeth.JANE
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cercando di caprici qualcosa ***


ABBY
Mi sveglio. La luce che invade la stanza. Mi copro la testa con le lenzuola, ma ora che sono sveglia devo assolutamente alzarmi. Mi metto a sedere facendo penzolare le gambe. Ancora non mi sembra vero. Vista dall'alto, la stanza sembra molto più grande. E questa strafigata di stanza è mia! Mia e di Jane. Alzo lo sguardo e la vedo. Si gira e rigira in quel groviglio di lenzuola, con l'espressione di chi sta facendo un bel sogno. Ma, ahimè, mi tocca svegliarla. Le porte di vetro mezze aperte fanno entrare un venticello fresco nella camera. Mi butto giù dal letto, e con un battito di ciglio mi faccio guidare da una corrente fino al letto della mia compagna di stanza.
-Jane- le dico scrollandola. -Jane!-.
Di scatto apre gli occhi e si mette a sedere. Mi guarda per poi mettersi le mani in testa. Una cosa che non è cambiata in lei dalla trasformazione, è il fatto di avere i capelli straspettinati appena sveglia. Rido facendola arrossire.
-E io che pensavo che non avrei mai più avuto i capelli di Piper- dice. Guardo fuori, intuendo l'ora: le 07:00.
-Abbiamo un'ora per prepararci- la informo.
-Oggi c'è un'altra lezione di saghe a confronto, quindi ti conviene portare qualcosa per prendere appunti. Uso per prima il bagno.- termino io, tirandole una mano e iniziando a volare, per poi lasciarla accanto alla scrivania. Prendo una maglia del campo linda e profumata e dei pantaloni blu, poi scendo, svolazzando, giù per le scale. Dopo essermi fatta una bella doccia, mi infilo i miei
vestiti. Stanotte, non riuscendo a dormire, per non disturbare Jane già tra le braccia di Ipno, ho letto un paio di pagine del regolamento. In pratica all'Accademia ci si può vestire a proprio piacimento, tranne la mattina, in cui bisogna indosare l'uniforme del proprio fandom, nel nostro caso la maglia del campo. Infilate delle scarpe di tela bianche, esco dal bagno, trovando Jai in cucina, intenta a bere del latte al cioccolato. Su un divano in soggiorno, giacciono due borse a tracolla. Entrambe blu elettrico, ma su una spicca l'immagine di una saetta in giallo forforescente, sull'altra gli occhi di una civetta. Abbandonati su una delle sedie intorno al tavolo rotondo, i vestiti della mia amica: jeans e maglia del campo. "Molto perspicace la mia Jane" penso. Torno a guardarla. È appoggiata al lavandino, mentre si sgola il contenuto della sua tazza. Nel suo pigiamino a righe bianche e azzurre sembra un'altra persona. Non sono proprio abituata a vederla in pantaloncini e cannottiera. Appena finito si pulisce la bocca con il dorso della mano. "Tipico di Jai". Si accorge della mia presenza e mi dice: -Oh, Abby. Se ne vuoi, qui c'è un'altra tazza di latte al cioccolato. All'inizio avevo pensato di fare del caffé, ma a prima mattina non mi piace molto, e poi anche la cioccolata da molta energia. Infatti possiede...
-Il latte mi va bene- la interrompo io. Lei si limita ad alzare le spalle, porgendomi una tazza azzurro puffo.
-Nella borsa ti ho messo un notebook, una penna
blu, e dei fili di rame, nel caso tu abbia bisogno di scaricare energia-.
Detto questo, prende i suoi vestiti e scompare dietro la porta del bagno. Mi siedo e mando giù il latte. Piano piano mi sto accorgendo di quanto mi piaccia vivere così, con la mia amica Jane, in questa casa pazzesca. Ma so che non devo avere questi pensieri. Non sarà così per molto. Non se non incontrerò Jason e Piper, i miei "genitori". Quando Jai mi ha detto del ParentsDay, mi si è rivoltato lo stomaco. "Come si può voler incontrare qualcuno che ti ha abbandonato tanto facilmente?! Poi conoscendo la mia compagna, e la conosco bene, so che farà di tutto per incontrare Percy ed Annabeth, facendosi solo del male. Io non ho intenzione di vedere Jason e Piper, e se per questo dovrò andarmene da qui, è proprio quello che farò". Nel silenzio totale, metto la tazza, ancora mezza piena, nel lavandino, per poi lasciarmi cadere sul divanetto blu del soggiorno.

Quando finalmente Jane esce dal bagno sono le 07:40. Usciamo di casa, avviandoci lungo il sentiero che porta all'Accademia. Nessuna della due parla fino a quando entriamo nel corridoio delle porte. Davanti alla porta del distretto dodici, Brad e Holly stanno chiacchierando e ridacchiando tra loro.
-Hola Hol!- saluta Jane. L'altra si volta e le va incontro abbracciandola.
-Jai! Dormito bene?
Le guardo sorridendo. Sono sempre state grandi amiche, ed è un sollievo vedere che, nonostante tutto, certe cose non cambiano. Decido di unirmi alla conversazione e
saluto i ragazzi. La ragazza dai riccioli neri, parla di come sua sorella Megan (che si è avviata in classe con i fratelli Potter, bombardandoli di domande su vari incantesimi), faccia delle buffe pose mentre dorme. A questo punto subentro io, descrivendo la faccia che aveva Jane prima che la svegliassi. La legata arrossisce imbarazzata, e per non fare il terzo incomodo in una conversazione che riguarda i modi di dormire delle proprie coinquiline, decide di attaccar bottone con Brad, cosa molto gradita dal ragazzo del pane. Iniziano a parlare del distretto dodici, tornando sul discorso di quanto la ragazza assomigli a Katniss Everdeen. Infatti è proprio così. Se non fosse per i tratti caratteristici di Annabeth nel viso e di Percy nel modo di muoversi, con una bella treccia potrebbe essere la versione in miniatura della mamma di Brad. Stando a quanto ho sentito dire da Holly, che la conosce anche più di me, ha anche una voce stupenda. Smetto di pensarci, descrivendo alla mia amica l'immagine di Jane in pantaloncini che si rigira sul letto arruffandosi i capelli. Camminando e ridacchiando, arriviamo in classe praticamente subito. Guardo fuori. Le 07:55. L'aula è mezza vuota. Megan si è seduta accanto a Lily, immersa in un discorso alquanto esasperante per la povera strega. Mi siedo al mio posto, e Holly ne approfitta della mancanza della sorella per sedersi al suo posto, continuando la nostra divertente convrrsazione. Dopo un po' anche Jane si siede, parlando con il ragazzo
dagli occhi azzurri. Jake che era seduto al suo posto da prima del nostro arrivo, la guarda storto, ma lei non sembra farci caso. Quando la mia amica termina il suo elenco di pose di Meggy, mi giro avanti. Vedo Albus, seduto al banco davanti al mio, e suo fratello James a pezzi. "Effetto Megan Zhang" penso scrollando le spalle. Finalmente la mia compagna di banco smette di parlare con il suo nuovo amicone, proprio quando il nostro insegnante speciale varca la soglia della classe. Un bambino sui sette anni, con i capelli scuri e arruffati e degli occhiali troppo grandi. Jane spalanca gli occhi. Il ragazzino si presenta. Max Lightwood. Guardo prima lui, poi Jai, infine penso "Ma perché ieri ho letto quello stupido regolamento al posto di Shadowhunters?! Forse perché poi non avrei più dormito per leggerlo". Essendomi risposta da sola mi sale la rabbia, quindi sfilo dalla borsa il rame, e inizio a scaricare energia elettrica, che una volta attraversato il filo si disperde sottoforma di calore. In questi momenti desideri l'elisio per la tua coinquilina. Megan intanto ritorna al suo posto, con un'espressione imbronciata. Più avanti, la piccola Potter tira un sospiro di sollievo. Dopo essersi destata dalla shock, la mia compagna di banco prende penna e blocco.
-La lezione di oggi, riguarderà la caccia nelle varie saghe. Dagli shadowhunters alle cacciatrici di Artemide- Inizia il nostro piccolo professore. Mentre parla in veste di cacciatore di demoni, lingua alquanto inapprensibile
per me (Non è greco. Quindi non lo capisco!), la mia amica scrive alla velocità della luce ogni parola da lui pronunciata. Dato che non mi sembra giusto usare gli appunti della mia compagna, prendo anch'io carta e penna, scribacchiando le parole più difficili da ricordare, come: "Raziel", "Jonathan Shadowhunter" "Coppa Mortale"...
Poi mi accorgo che mi sto facendo uno spoiler immenso, quindi chiudo il notebook e aspetto la fine della lezione. Questa mattina abbiamo una sola lezione, anche se dura due ore e mezzo. Poi conosco bene cosa vuol dire cacciare in tutte le altre saghe che non siano The Mortal Instruments. Per una volta posso permettermi di oziare. Guardo Megan, l'unica che non sa nulla, nemmeno del proprio fandom, che scrive come una matta. Intanto James, chino sul banco, muove la bacchetta facendo muovere la sua penna. Suo fratello sembra essersi ripreso in fretta. Scrive tranquillamente, quasi come se con il pensiero non fosse tra noi. Brad, invece, scrive velocemente qualcosina, fermandosi ogni tanto e scrollando le spalle. Jake pare l'unico completamente disinteressato. Se ne sta sulla sedia, nella sua tuta nera (anche se devo dirlo, è parecchio figa), che si gira e rigira una barra bianca. Mi annoio da morire, quindi apro il mio quadernino e inizio a disegnare fulmini e saette in inchiostro blu.
Dopo quasi tre ore, trascorse a fare praticamente niente, suona la campanella. 10:30. Avendo il resto della mattinata libera, non so che fare. Megan ha trascinato
Holly con se, alla ricerca dei Potter, che se la sono data a gambe. Jake si è ripreso Brad, lasciando Jane senza qualcuno con cui parlare. In preda alla noia torniamo a casa.
-Io mi annoio!- borbotto gettandomi sul divanetto blu. Lei si limita ad annuire per poi chiedermi: -Cosa vuoi per pranzo?
Le rispondo con un qualunque cosa va bene. Jane torna in camera, si siede fuori al balcone con un album da disegno, e si mette a fare qualche schizzo. Io vorrei leggere Shadowhunters, ma non ricordo dove l'ho messo.
-Cominciamo proprio bene.

La lunga mattinata si è conclusa con un panino al prosciutto. Jane mi dice che non sa fare praticamente nulla, quindi ci arrangiamo. Ora a lei tocca una lezione di storia della magia, con Lily Potter e Sammy Valdez.
-Mi sa che lo fanno a posta a mettermi sempre in compagnia di un altro legato- dice lei. Lungo la strada per l'Accademia, ci fermiamo a prendere Sammy, che in uno stranissimo silenzio ci accompagna fino al corridoio delle porte. Li  saluto avviandomi verso il cortile nord. Appena arrivata in quello spazio aperto e verde, trovo ad aspettarmi Luke Castellan, un uomo dai capelli castani striati di grigio, che non conosco affatto, e... Jake?!
Dopo le presentazioni, Luke e Luke (Garroway), ci chiedono di scegliere un'arma, tra quelle nel carretto alle loro spalle. Ne cerco una adatta a me. Trovata! Una spada dalla lama di bronzo celeste e l'impugnatura d'oro imperiale. Sulla lama vi è incisa una saetta. "Vèlos" penso. È perfettamente bilanciata e mi piace da impazzie. Il cacciatore intanto solleva uno spadone in una lega mortale. Almeno credo. I nostri istruttori ci incitano a iniziare un duello. Parto a raffica, con Vèlos, menando e schivando fendenti. Il ragazzo fa roteare la sua grossa spada. "Che esibizionista" penso, mentre con un affondo ben calcolato gli scalfisco la tenuta. In tutta risposta, lui mi disarma. Si sarebbe aspettato che indietreggiassi, invece con un calcio gli faccio volar via lo spadone. Lui digrigna i denti.
-Tu... stupida mondana, come hai osato?!- ringhia.
-Taci mortale!- ribbatto io. Il ragazzo prende la barra che rimirava in classe, grida "Sanvi" e quest'ultima si trasforma in una spada luminosa. "Vuole la guerra eh?" penso evocando una raffica di vento che mi avvolge. Un tuono rimbomba in lontananza. Stiamo per buttarci l'uno sull'altra, quando veniamo bloccati dai due Luke. Scalciando e divincolandosi ci sputiamo una raffica di "Stupida mondana!" e "Odioso mortale!". Quando riescono a calmarci, i nostri istruttori ci tolgono due punti ciascuno. "Ottimo" penso. "Non ho bisogno dei vostri stupidi punti!". Detto questo torno all'interno dell'Accademia a passo veloce.
Entro nella sala ricreativa, vuota a quest'ora, intenta a sfogare la rabbia su una poltrona a sacco. Poi noto una libreria. Accanto ad essa un cartello con su scritto: "leggere ma non rovinare". Quasi immediatamente trovo Città di Ossa. Prendo il volume e mi lascio cadere sulla poltrona. Lo apro.
-Vediamo di capirci qualcosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Mi serve un'impresa ***


~ABBY
Ho appena finito di leggere l'undicesimo capitolo di Città di Ossa. Sto iniziando a capire il motivo per il quale, per più di un mese, Jane mi è sembrata una drogata. Bussano alla porta. Mi volto e vedo entrare Sammy Valdez.
-Ehm, scusa il disturbo- sussurra, prendendo da una poltroncina rosa shocking un vecchio modello di Nintendo Ds, di colore rosso, che probabilmente ha dimenticato.
-Fa nulla- dico io. -Stavo per andarmene.
Detto questo mi alzo, con il libro chiuso in mano, dirigendomi verso la libreria, dove poso il volume al suo posto. Dopodiché, mi avvio verso l'uscita, dove il ragazzino mi sta mantenendo la porta. Lo ringrazio, e camminiamo insieme per un tratto di corridoio.
-Allora... come ti trovi qui?- si decide a chiedermi interrompendo il silenzio.
-Oh, abbastanza bene- rispondo. -Mi sono già abituata al mio nuovo nome (mille volte meglio dell'altro), ho una casa pazzesca, e ho già perso dei punti, per fortuna.
-Perché per fortuna?- continua lui. In risposta gli dico: -Non ho nessuna voglia d'incontrare dei genitori che mi hanno abbandonato.
-Secondo mia sorella, i miei genitori sono stati puniti, e per questo mi hanno lasciato. Io farei di tutto per rivederli- termina lui. "I tuoi sono stati puniti" penso. "I miei mi hanno abbandonata senza troppe preoccupazioni". Cala di nuovo il silenzio nel corridoio, se non fosse per il suono dei nostri passi che echeggia nello spazio semivuoto. Dopo un po' il legato mi dice: -Beh, ma i punti possono essere usati
anche per altre cose. Come ad esempio, sommarli ai voti di alcune materie. Oppure puoi scambiarli con galeoni, dracme, denarii, armi, vestiti, acqua santa...
-Acqua santa?- lo interrompo.
-Gli shadowhunters ne vanno matti- spiega lui. -Di recente hanno scoperto che utilizzandola per pulire le proprie armi dal sangue dei demoni, esse si purificano e il loro potere aumenta (anche se un uso abusivo di quella sostanza le corrode), oppure impregnano i loro gioelli con il liquido, per santificarli ed ottenere ottime armi antivampiro di riserva.
-Cervellone eh?- dico appena termina. Lui si limita a scrollare le spalle, riprendendo il suo discorso.
-Se ne fai abbastanza, puoi anche chiedere un'impresa- dice. Una lampadina mi si accende nel cervello. Non mi piace l'Accademia, però ho una casa da sballo e delle amiche qui. E dato che, probabilmente, se non incontro Jason e Piper, mi butteranno fuori, tanto vale dimostrare al mondo di che pasta sono fatta. E chissà, magari riesco anche a farmi restare in quella figata di casa! Potrei saltare le lezioni estive, restare con le mie amiche nella mia meravigliosa dimora, sbattere in faccia ai miei genitori e a quell'idiota di Jake la mia superiorità, e tutto in un colpo solo!
-Ahi!
La voce di Sammy mi desta dai miei pensieri.
-Che è successo?- gli chiedo.
-Stavi per andare a sbattere contro un muro. Ti ho toccato il braccio per avvertirti, ma ho preso una scossa e...pff.
S'interrompe mettendosi una mano sulla bocca, trattenendo una risata.
"Fa davvero così ridere prendere una scossa?" penso. A quel punto il figlio di Leo mi mostra un gran sorriso.
-Ora vado. A presto!- esclama correndo lungo il corridoio che porta all'ala sud.
-Bah- borbotto tra me e me, mentre mi dirigo verso il corridoio delle porte.

Avendo il pomeriggio libero, sono tornata a casa, dove come una furia, setaccio il regolamento per trovare l'articolo sui punti.
-Trovato!- esclamo, per poi svolazzare fino al mio letto, dove incrociate le gambe inizio a leggere. A quanto pare, i punti, una volta usati, non possono essere restituiti, quindi bisogna farne altri. Tutti i punti che un alunno fa durante l'anno vengono registrati in un archivio, e a fine anno colui o colei che ne ha fatti di più, può scegliere uno dei premi speciali in palio, e aggiudicarsi un riconoscimento all'interno dell'annuario...
-Bla bla, bla bla... ecco!- esclamo puntando l'indice su una riga. -La tabella dei premi scambiabili con i punti, si può richiedere in segreteria (anche tramite gufo/messaggio Iride/o di fuoco. Niente, sottolineando NIENTE, frecce con bigliettini scritti in grafia orrenda), ed è gratuita. Devo averla!
-Cosa devi avere Abby?
Guardo in basso. Ecco Jane.
-Ciao Jai. Oh, mi serve la tabella dei punti- le dico.
-Ne ho sentito parlare. Me ne farebbe comodo una anche a me.
Guardo la riga, dove ancora porto il segno.
-Alicia Valdez sa mandare messaggi di fuoco?- le chiedo.
-Abby... dovresti sapere che è roba da shadowhunters- risponde lei.
-La prima è andata- continuo. -Hai un gufo?
Lei mi guarda un po' storto.
-Mi piacerebbe. Ma no- risponde infine.
-Non ci rimane altro, che un buon vecchio messaggio Iride. Ci serve dell'acqua.
La mia amica sbianca.
-Non contare su di me- si affretta a dire. Probabilmente è ancora scioccata per l'episodio della doccia.
-Sta tranquilla- la rassicuro. -Fuori ci sono un rubinetto e una pompa. Useremo quelli.
Visibilmente sollevata, si offre di andare a sistemarli. Annuisco, e mentre lei scende le scale, io prendo un sacchetto sotto il cuscino. All'interno ci sono cinque dracme e cinque denarii. Prendo una moneta greca, e rimetto a posto il resto. Ora, non è che non mi fidi di Jane, anzi è il contrario, ma dato che lasciamo spesso le finestre aperte, per scelta comune di prevenzione afa, meglio tenere le cose importanti a portata di volo. Mi faccio guidare da una corrente fin fuori al balcone, atterrando direttamente in giardino, dove la mia compagna sta aprendo il rubinetto. Ecco che, grazie alla luce del sole pomeridiano, spunta un piccolo arcobaleno. Lancio la dracma indirizzando il messaggio alla segreteria dell'Accademia. Ecco formarsi l'immagine di una donna dai capelli rosa, e una vocetta squillante, con percepibile accento capitolino. Effie Trincket.

Dopp aver richiesto due tabelle punti, io e Jane torniamo in casa. Effie mi ha letteralmente scombussolato. Mi pare di sentire ancora la sua strana vocetta in testa. Jane mi chiede se mi va di fare merenda. Annuisco e la
seguo in cucina. In un attimo prende un coltello da un cassetto, lo immerge nel barattolo di crema alla nocciola, e spalma il contenuto su una fetta di pane. Ripete il tutto per un'altra fetta, ed ecco pronta la merenda. Non mi sorprendo dalla velocità con cui ha terminato. Prima di venire qui, aveva due sorelline e un fratellino, quindi probabilmente è abituata a farlo per dei "mocciosetti urlanti", così li ha sempre chiamati, alla velocità della luce, per poi vedere le sue opere trangugiate con tanta voracità. Anche se non li sopporta, lei adora i suoi fratelli. Le si legge in faccia che è così. Io con il mio non ho mai avuto buoni rapporti. Solo botte e insulti...
Il suono del campanello interrompe i miei pensieri.
-Abbiamo un campanello?!- esclamo. La mia amica, sorpresa quanto me, si pulisce le labbra con un fazzoletto e si avvia verso la porta. Mi avvicino a lei. Apre la porta. Sulla soglia non c'è nessuno, ma in lontananza vedo volare un gufo nella direzione opposta alla nostra. Jai recupera una busta da terra.
-C'è posta per noi!

Finita in fretta e furia la merenda, saliamo al piano di sopra. Aiuto Jane a salire sul mio letto, dove apre la busta. Ne tira fuori due libri, molto sottili, dalle dimensioni di un foglio A4, con la copertina nera su cui, a bianchi caratteri cubitali, c'è scritto: "Tabella Punti dell'Accademia". Alzo la mia copia e inizio a svolazzare per la stanza cantando "We are the champions", come facevo ogni volta che mio padre tornava a casa con un
nuovo libro per me. Anche se mi limitavo a saltellare per la casa piuttosto che volare. Jane mi imita dal letto, e trascorriamo in questo modo un quarto d'ora buono. Infine mi dice: -Insomma Abby, forse ti piacciono i capelli sparati, ma così è troppo. Pare ti sia esplosa una bomba in faccia.
-Cheeeeeeeee?- chiedo io, per poi andare ad aprire un'anta dell'armadio, in cui c'è un grosso specchio. Ho i capelli rizzati in testa, da cui proviene un po' di fumo e delle scintille scoppiettanti.
-Li avevo così anche prima?- torno a chiedere.
-Sì, ma prima erano un po' più sistemati...
-Sammy Valdez ti fulminerò!- la interrompo. In seguito le racconto il mio semibarboso pomeriggio.
-Quindi vuoi un'impresa?- chiede lei.
-Già- le rispondo. -E tu verrai con me.
A quelle parole mi sorride.
-Grande!- esclama. -Ora devo andare da Lily. Ha dimenticato una spilla in classe. Quando torno, voglio il resoconto delle tue ricerche okay?
-Okay.- le rispondo. Lei si porta una mano sul cuore con fare teatrale, e capisco che sta pensando a Colpa delle stelle. La porto a terra, dove con un cenno mi saluta e scende le scale. Sento la porta aprirsi e chiudersi. Torno sul letto. Prendo la mia tabella punti. Sto per aprirla, quando vengo schiacciata da un pesante senso di stanchezza. Senza accorgermene chiudo gli occhi.
-Mi serve un'impresa- borbotto a mezza voce. Prima di addormentarmi, mi pare di sentire una voce: "E l'avrai".

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tra lievito e farina... ***


~HOLLY
Il ticchettio persistente della sveglia mi desta dal sonno. Ancora in stato confusionale, tiro fuori dal groviglio di lenzuola candide un braccio, che raggiunta la sveglia la scaglia a terra con violenza. L'oggetto smette di suonare, quindi mi decido a dissotterrare la testa dal cuscino. Apro gli occhi e mi metto a sedere. Nella semioscurità contemplo la mia camera. Un'ampia stanza rettangolare, con due pareti rosso sangue, e due decorate con Zero Kiryu e Maleficent. All'inizio quei muri erano bianchi, ma ci ha pensato Jane, su richiesta di Meg, a dipingere Angelina Jolie sulla parete di mia sorella. Naturalmente ne ho approfittato anch'io, e devo dire che il risultato "me gusta" parecchio. I nostri personaggi preferiti occupano una buona metà della parete, mentre l'altra è rimasta bianca, perché secondo la nostra amica serve più luce a questa stanza, dato che non solo è a pian terreno, ma anche perché il rosso è soffocante. Io non ci ho fatto poi tanto caso, come Megan del resto, ma Jai ha insistito. Per il resto, la camera mi piace un casino. I letti si trovano al centro della stanza, messi l'uno dietro l'altro in orizzontale. Le testate sono in legno scuro, e su di esse vi sono intagliati due felini. Per mia sorella un puma, per me una pantera. Una volta rifatti, i letti si tramutano in due divanetti dall'aria vintage, che fanno un figurone qua in mezzo. Alla parete rossa in fondo, è appoggiata una lunga scrivania a due posti, dello stesso materiale delle
testate dei letti, e ai lati due armadi dalle porte scorrevoli, dipinti in rosso e bianco con un motivo a scacchi. Sul lato bianco della mia parete ci sono un comò, nel solito legno, e un armadietto a muro. Stessa cosa per quella di Meggy. Sulla parete rossa della porta, c'è una grossa lavagna nera sul lato destro, sul lato sinistro, un televisore da trentadue pollici, con un' Xbox 360, dove possiamo scaricare e vedere film in HD. Infine, delle mensole rosse e bianche, e delle cornici (alcune vuote, altre contenenti foto di Frank e Hazel), addobbano le pareti. La prima volta in cui ci abbiamo messo piede, io e mia sorella abbiamo trovato un biglietto, in cui nonno Marte ci spiegava che aveva arredato personalmente la nostra stanza, in base ai nostri modi di essere.
Guardo in basso. La sveglia che ieri sera ho attaccato al letto, giace a terra senza vita. Segna le 05:35. Mi affaccio dalla testata per vedere se Megan si è svegliata. Negativo. Mi alzo e raccolgo la povera sveglia, per poi uscire dalla stanza e gettarla nella pattumiera della cucina. Il salotto è una stanza quadrata, con una televisione, una scrivania con un computer, un puff che fa da tavolino, circondato da quattro poltrone a sacco color arcobaleno. Le pareti giallo limone, sono addobbate da pietre colorate, quadri di animali selvatici, e una mazza chiodata, che per mia sfortuna è di plastica. Un lato della stanza, che funge da sala da pranzo, è occupato da un tavolo quadrato in legno di quercia.
La cucina vi è collegata da un arco, ed è minuscola. Contiene un paio di mobili, un fornello a due fuochi, un lavandino in acciaio, un forno a microonde e un mini-frigo nascosto in un armadietto. Noi due non abbiamo mai cucinato, e da quando siamo arrivate qui, abbiamo mangiato nell'area comune del mini-campo e alla mensa dell'Accademia, mentre la scorsa sera da Jai ed Abby, quindi il cucinino funge da decorazione. Infine una porta variopinta conduce al bagno, tutto mattonelle blu e marmo bianco. Per essere una casa su un solo piano è abbastanza spaziosa.
Torno in camera a prendere una cambiata e mi dirigo verso il bagno, dove mi faccio una doccia. Una volta vestita, prendo le chiavi ed esco. Vista da fuori, la mia casa è il perfetto cottage sul lago. È affiancata da un grosso albero, su cui è costruita una casetta di nostra proprietà. Da qui riesco a vedere casa Jackson/Grace, che svetta incontrastata dall'altra sponda del lago. Scostandomi un ricciolo dietro un orecchio, mi dirigo verso il sentiero che porta a scuola.

Arrivo nell'aula di economia domestica alle 06:00. Trovo Brad in grembiulino e fazzoletto in testa. Mi scappa un risolino, e lui, arrossendo, si le il fazzoletto e mi saluta.
-Ehm... ciao!
-Ciao!- ricambio avvicinandomi al ragazzo. Io e Brad siamo amici da poco, ma è come se ci conoscessimo da una vita. Quando due giorni fa Jane è svenuta, lui l'ha presa, e l'ha portata in infermeria. Mentre Abby e Meg erano con Livvy a sbrigare delle faccende, sono rimasta
l'unica a restare accanto alla figlia di Percy, la mia migliore amica. Brad, per ricevere punti bonus, mi ha fatto compagnia, e ha assistito, mentre il dolore e la preoccupazione per Jai mi distruggevano, alla mia trasformazione in Holly Zhang. Quel pomeriggio l'ho incontrato di nuovo a lezione, e mi ha aiutato a fare il pane. Così tra lievito e farina è nata un'amicizia. Dato che voglio imparare a cucinare, gli ho chiesto di aiutarmi. Così eccomi qui, a cucinare un'ora prima dell'inizio delle lezioni.
-Che si fa oggi?- chiedo.
-Una bella torta. Di quelle che si cuociono in fretta- risponde lui. Mi allaccio un grembiule e vado a lavarmi le mani. Inizio a preparare un impasto, mentre lui mi spiega cosa fare e che ingredienti usare.
-Sai, non mi sarei mai aspettata che fossi così simpatico- gli dico mescolando. Lui non mi da corda e si limita a dirmi come continuare. Vedendo la mia espressione un po' offesa, si affretta ad intraprendere un discorso.
-Cosa hai fatto ieri sera?- chiede.
-Ho fatto una passeggiata con Meg- rispondo. Poi continuo: -Abbiamo incontrato Jane, che tornava a casa dopo una visita a Lily Potter, e ce la siamo portata a casa a dipingerci la stanza.
-Povera- si lascia scappare lui. Gli lancio un'occhiataccia per poi tornare a dire: -Alla fine ci ha invitato a mangiare a casa sua. Quella casa è davvero uno sballo! Abby ha dormito per tutto il tempo. Jai ha detto che probabilmente aveva bisogno di recuperare del sonno perso, e che le avrebbe fatto una
colazione abbondante stamattina. Alla fine siamo tornate a casa a vedere un vecchio film di "Dracula" e infine siamo crollate.
-Che pomeriggio interessante- commenta lui.
-Mi prendi in giro?- chiedo. Lui nega e mi dice di mettere l'impasto in forno. Per un po', nell'aula regna il silenzio.
-Brad?-mi decido a dire.
-Si?- fa lui.
-Perché ti chiami Brad. Non somigli per niente a Brad Pitt.
La mia voleva essere una battuta, ma lui risponde: -L'ha scelto la mamma. Voleva essere uno scherzo per papà, che ha sempre detto che Katniss e il pane, sono le due cose che ama di più al mondo.
Non so come commentare. Neanche un "WTF?" ci sta. Ed ecco che ripiomba il silenzio, che per l'ennesima volta viene distrutto da me: -Mi hai detto che con l'economia domestica si fanno parecchi punti. Mi hai anche fatto compagnia quel giorno in infermeria. Tutti questi punti... li conservi per incontrarli? I tuoi genitori intendo.
Lui annuisce.
-Sei cresciuto con loro?- chiedo.
-No. Proprio come te- risponde lui, per poi continuare: -Ma mi hanno ritrovato e con un mare di lacrime mi hanno portato qui.
-Io non ci ho pensato. Sto facendo punti per una lancia. Magari con quella ne farei anche di più, così, se dovessi incontarli,  saranno fieri di me- dico io.
-Vedrai che sarà così- mi rassicura.
-Magari qualcuno pensasse davvero a me- mi lascio scappare.
-Oh, ma io ci penso a te.
Detto questo si china su di me e mi bacia. Sono talmente sorpresa, che non riesco neanche ad oppormi. Quando si stacca da
me, ho le guance in fiamme. Spegne il forno, caccia fuori la torta e la posa su un banco. Poi senza dire una parola se ne esce dalla classe, rimanendomi tremante con una mano sulle labbra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Lui non è il mio ragazzo! ***


HOLLY
Megan mangia  la torta, guardandomi con aria divertita.
-Quindi tu e Brad vi siete baciati?- Chiede all’improvviso. Io mi limito ad annuire con un cenno della testa, ancora shockata per l’accaduto.
 
Quando sono rientrata, la casa era silenziosamente inquietante. Erano le 07:00, e Meg dormiva ancora. Corsi in camera in preda allo shock, e nel farlo abbandonai violentemente la torta sul tavolo. Ho provato a svegliare mia sorella, ma lei si ostinava a dormire ancora. Tornai sulla soglia della stanza e sbattei violentemente la porta, facendo scattare la mia gemella.
-Chi… chi è?- domanda lei confusa.
-Vi avverto sono armata di…
Guardò il suo letto incerta, per poi afferrare un cuscino.
-… un cuscino! E non ho paura di usarlo!
-Meg, alzati, facciamo tardi a scuola! E devo dirti una cosa importantissima!- Esclamai.
-Oh, Holly… sei tu!- Ribbattè  gettandomi il cuscino in faccia. Ancora tremando l’ho raccolto e rispedito al mittente. Per poi dirle: -Se fai presto, hai il tempo di mangiarti un po’  di torta…
-Torta?!- M’interrompe lei alzandosi velocemente.
-Datemi la torta e nessuno si farà male!- Esclamò per poi seguirmi in cucina.
 
Dopo essersi vestita, si ingozzata con il dolce, mentre io le ho spiegato la mia situazione.
-Wow!- Esclama infine.
-Siamo qui da appena tre giorni, e tu hai già uun ragazzo!
-LUI NON è IL MIO RAGAZZO!- Urlo io. Poi ricomponendomi dico: -Anzi, non voglio vederlo mai più!
Lei mi guarda e ride.
-Beh, non credo proprio sorellina, dato che siete in classe insieme.
Segue una seconda risatina, poi Meg torna ad abbuffarsi.
 
Siamo in corridoio, dirette in classe per la lezione della Prior. Mentre camminiamo ci imbattiamo in Jai e Abby.
-Hola!- saluta Jane.
-Come va?- chiede l’altra.
-Male- Dice mia sorella indicandomi.
-Malissimo!- La correggo.
Le altre mi guardomi perplesse, portandomi, ancora una volta,a spiegare gli avvenimenti della mattinata. Abigail rimane a bocca aperta, per poi mostrare, anche se solo per un secondo, il suo sorriso più malato. Invece Jane, resta a braccia incrociate al petto, con un’ espressione sconvolta. Mi fa un’occhiataccia fulminea, per poi ripeterla a Meg. Non è sconvolta perché Brad ha fatto quel che ha fatto,ma perché l’ho detto prima a Meggy anzicché a lei.
-Bene, si è fatto tardi- Dice la Grace.
-Sarà meglio muoversi, o la Prior ci ucciderà… e sinceramente non voglio essere uccisa da Tris!
Detto questo, la ragazza velocizza il passo, e tutte noi la seguiamo fino in classe. Varco la soglia dell’aula, ed ecco l’immagine di Brad, nel. Bel mezzo di una conversazione con il suo amico Jake. Ecco che Abby va in tensione. Lo shadowhunter si accorge immediatamente della sua presenza e prende a guardarla con disprezzo. Si odiano proprio quei due.
Seguendo lo sguardo del suo amico, Brad si accorge di noi. Anzi di ME. Mi volto, dato che mi sono ripromessa di  non guardarlo,e scorgo la mia insegnante che sta entrando. In fretta e furia spingo le altre in avanti, verso i nostri posti. Le chiacchiere s’interrompono, tutti i ragazzi si siedono, e la Prior prende posto alla cattedra.
-Buongiorno a tutti ragazzi- saluta sorridente.
-Buongiorno professoressa- le fa eco la classe.
-Prima di cominciare, vorrei dare un’occhiata ai vostri compiti. Dopodiché esporrete alla classe le vostre OTP. Ora vi chiamerò in ordine alfabetico, e voi verrete qui uno alla volta. Cominciamo con…
Prendo il mio compito per dargli uno sguardo (e possibilmente evitare una figuraccia per un errore d’ortografia). Leggo la scritta in inchiostro rosso in cima al foglio: Everlark. Me ne sono completamente dimenticata. D’istinto punto il mio sguardo sul ragazzo dagli occhi azzurri fissi su di me. Non mi sono nemmeno accorta che mi sta guardando. Per un momento mi perdo nella profondità del suo sguardo, ma subito mi giro a guardare la parete bianca, sperando che la mia faccia non sia tanto rossa quanto me la sento. “Miei dei!” penso. “E ora che faccio?! Un momento… non posso perdere la faccia in questo modo! Non posso dargliela vinta!”.
Torno a guardarlo negli occhi, ma stavolta in modo truce. In questo momento la prof. chiama Abby. Lei si alza stringendo il suo foglio. Non si direbbe, ma a me pare alquanto imbarazzata. Arriva ala cattedra e porge il compito alla Prior. La professoressa l’accoglie con un sorriso, sorseggiando un caffè. Appena legge il nome della ship preferita dalla mia amica, per poco non si affoga con il caffè. Mette il foglio sulla cattedra, smaltisce la bevanda e con voce leggermente strozzata dice: -Dì alla classe quale OTP hai deciso di trattare.
Lei si volta verso di noi e dice: -FourTris.
Tutti spalancano gli occhi nell’udire quel nome. Tranneme e Meg, dato che non abbiamo idea di cosa significhi.
-Bene, Grace. Spiegaci il tuo compito- dice la Prior interrompendo il silenzio.
-Beh… ho scelto questa OTP perché è una storia d’amore ambientata in una guerra, e il sentimento che provano Tris e Tobias è quasi impossibile perché, essendo lui il suo istruttore, molti potrebbero pensare che lui l’avvantaggiasse. Ma insieme riescono a superare la guerra. Questo dimostra che l’amore vince su tutto, però quando la guerra sta per finire lei muore, e non è la morte di Tris che ti distrugge, come pensa la maggior parte delle persone, ma la reazione di Tobias, che grazie a lei capisce molte cose e dopo due anni dalla sua morte, riesce a superare una delle sue quattro paure.- Spiega la legata. La professoresssa la guarda parecchio colpita.
-Osservo che hai evitato troppi spoiler per le gemelle Zhang- inizia Tris mentre parecchia gente si volta a guardarci.
-So che avresti potuto, ma soprattutto voluto, dire di più, e questo ti fa onore. Per questo ti assegno cinque punti.
Abigail, ancora stravolta dalla sua storia, non nasconde un sorriso imbarazzato. Ecco qualcosa che ha preso da sua madre Piper. La mia amica torna la suo posto. I nostri compagni la guardano un po’ delusi per il punteggio che ha avuto. Si capisce che la Prior non le ha assegnato quei cinque punti a caso. Un po’ perché ha avuto il coraggio di descrivere la storia d’amore della nostra professoressa, un altro po’ perché ha evitato uno spoiler di proporzioni catastrofiche, e un ultimo pizzichino perché… solo lei lo sa. Dopo essersi ripresa Tris, torna al suo registro per chiamare altri ragazzi. Dopo un po’, ecco che anche Jane porge il suo compito alla professoressa, con sguardo orgoglioso. Le scappa uno sguardo, a metà tra l’emozionato ed il calcolatore, in direzione Jake. Io prendo a guardarli in preda alle palpitazioni. Possibile che tra quei due ci sia qualcosa? Lui non sembra aver notato  quel gesto, e se l’ha fatto non ci sta dando poi tanto peso.Tiro un gran sospiro di sollievo. Non poteva essere possibile. La mia Jai me l’avrebbe detto, e sarei stata la prima a saperlo. Cosa che io non ho fatto. Mentre il senso di colpa inizia a farsi setire, la Prior chiede alla mia amica la ship che ha scelto di trattare.
-Clace- Risponde lei raggiante. Ora l’attenzione di Jake è tutta sua. La prof. le da il permesso di cominciare, così dice: -Tutto ebbe inizio al Pandemonium Club di New York…
Parla per una mezz’ora buona, spoilerandomi per benino gli utimi due libri. Quando finalmente chiude la bocca, sono già le 08:00. Mi guardo intorno, per osservare le reazioni di tutti. Megan non capisce nulla, Abby vorrebbe sparare la figlia di Percy ( dato che ha letto soltanto metà del primo libro), Sammy Valdez continua a ripetere “Wow”mentre sua sorella ridacchia sotto i baffi. Lily non fa che ripetere “Fatela stare alla larga da Rose”, mentre suo fratello James, a quelle parole, cerca di nascondere una risata. Tra i Potter solo Albus resta in silenzio, colpito, ad osservare la ragzza dagli occhi grigi con palese ammirazione. Evito di guardare Mellark e mi soffermo su Jake. Il ragazzo finge indifferenza, guardando la mia amica con fare insolito. Infine, con il solito sorrisetto, la Prior dice: -Bene, Jackson. Vedo che hai studiato molto, come da programma. Ci aspettiamo grandi cose da te. Un bel punto non te lo toglie nessuno.
Detto questo riconsegna il compito corretto alla ragazza. Nessun segno rosso sul foglio. Jane ringrazia e, facendo un inchino alla japanese mode, torna al suo posto contenta. Appena si siede la sua compagna di banco le lancia uno sguardo omicida. Lei si limita a sussurrarle uno “Scusa”, per poi mettere a posto il suo nuovo trionfo di compito. Il resto delle lezioni, lo trascorro mezza addormentata, finchè non sento la Prior chiamare il mio nome. Mi alzo con il foglio dell’Everlark, per poi raggiungere la mia insegnante, e iniziare a spiegare la mia ship. Ho letto solo il primo volume di Hunger Games e tutta la mia conoscenza al riguardo si basa sui film che ho visto con Jane. Mentre spiego, non riesco a non guardare Brad. La pelle e i capelli scuri che ricordano quelli della madre, gli occhi azzurri e i lineamenti del padre. Serro gli occhi continuando a parlare, ora più velocemente e balbettante. Quando termino il mio discorso, apro l’occhio destro. Nessuno sta guardando me. Stanno guardando la Prior che fissa una zampa nera, i cui artigli graffiano la cattedra cercando di tenersi agggrappati. Ora vedo Jane che è sbiancata, Abby con i capelli rizzati, e Meggy con un sorrisetto curioso e letale che mi fissano. Faccio scorrere lo sguardo su di me. La spalla destra dalla pelle scura, e il braccio che si fa sempre più nero man mano che i miei occhi scendono. Non è la mia pelle, ma pelo d’animale. “Oh,no” penso, quando vedo quella che dovrebbe essere la mia mano. La zampa di una pantera. Mi decido ad aprire anche l’occhio sinistro avvampando. La professoressa, prima senza parole, ride a gran voce per poi rivolgermi un gran sorriso.
-Tranquilla Zhang. Non ti mangio mica. Puoi anche mettere via la tua… zampa.
-Uhm, sì… Certo… Scusi- sussurro abbassando lo sguardo imbarazzata.
Lei continuando a sorridere, mi porge il compito. Ho preso sette. Un buon voto, anche se forse avrei potuto beccarmi un punto se non avessi scorticato la cattedra. Dei, che situazione imbarazzante. Torno a sedere, e dopo un paio di tentativi riesco a riavere la mia mano. Intanto Megan, dopo avermi dato una pacca sulla spalla, è accanto a Tris a spiegare la Frazel. Lei e Sammy Valdez sono stati gli unici a parlare dei propri genitori. Meg inizia a recitare a memoria il contenuto del suo compito, fatto praticamente da Jai ( dato che mia sorella ha appena iniziato a leggere Il Ladro di Fulmini sotto mia dittatura). Finisce come ha iniziato dopodiché mi lancia uno sguardo come a dire “Sono io che mangio loro”. Sbuffo e mi giro a guardare Grace e Jackson. Abby non sembra accorgersi di me, ma Jai accoglie la mia richiesta d’ aiuto e con le labbra mi mima un “Dobbiamo parlare”. Strappo un foglio dal quaderno e ci scrivo sopra “Ho una sola lezione nel pomeriggio, dopodichè ho il resto della giornata libero. Vieni a casa mia appena puoi”. Accartoccio il foglio, per poi tirarglielo un attimo prima dell’arrivo della mia gemella. La mia compagna l’afferra al volo, per poi aprirlo, leggerlo e mandarmi un’occhiata complice annuendo con un cenno del capo.”È fatta” penso, sperando di riuscire ad arrivare intera a quel momento.
 
Quando finalmente suona la campanella, la Prior ci assegna di descrivere una brothership e una frienship. Stavolta io e Meg siamo le prime ad uscire. Mi dirigo verso il corridoio delle porte come un fulmine, mentre mia sorella mi sta dietro gridandomi di rallentare. Io non le do ascolto, anzi più lo chiede, più accellero. Come una furia apro la porta del dormitorio, e la chiudo prima che Megan possa raggiungermi. Inizio a correre lungo le strade delle Mini New Rome, a quell’ora vuote e silenziose, fino a raggiungere una baracca isolata. La apro. All’interno solo un soffitto sfondato e pareti di legno marcio. A terra, tra polvere e travi di legno, c’è una botola. La apro e mi calo in un tunnel scuro, la cui fonte d’illuminazone è caratterizzata da brillanti gemme multicolore, incastonate tra le pareti rocciose. Alla fine del tunnel, una scala porta ad una seconda botola, che si apre sulla mia camera. Il problema è questo: la n ostra casa si trova nel dormitorio greco. Noi non possiamo accedervi direttamente, dato che abbiamo le chiavi di quello romano, per questo motivo Luke “lo sconosciuto” ci ha condotto fino al tunnel che conduce al nostro cottege. Per fortuna solo Jai sa di tutto ciò, anzi forse anche Abby. Sta di fatto che grazie ai continui ritardi di Meg, o alla mia sveglia anticipata, evitiamo di incontrare (e di conseguenza avere guai con loro) i greci. Entro e chiudo la botola, che torna a mimetizzarsi con il parquet. Certto che i miei genitori hanno fatto un bel casino. Gli dei solo sanno cosa passa loro per la testa.
Mi getto sul mio letto, coprendomi la testa con un cuscino. Non ho voglia di fare nulla. Sento mia sorella aprire la botola, per poi chiuderla una volta uscita dal tunnel e andarsene in cucina. Dopo un po’ riesco ad appisolarmi, e per mia fortuna, senza sognare nulla.
 
Mi sento scrollare una spalla. Faccio riemergere la testa da sotto al cuscino, apro gli occhi e vedo Jane.
-Oh… che ore sono?- chiedo sbadigliando.
-Solole 13:30. Sono venuta prima perché non ho neanche un’ora libera questo pomeriggio- risponde la ragazza, dai lunghi capelli neri racchiusi in uno chignon disordinato, retto da una matita. Mi metto a sedere e le faccio posto sul letto. In quindici minuti le racconto nei minimi dettagli il mio rapporto con Brad. Lei che non sapeva chi fosse stato ad accompagnarla in infermeria,dice che gli manderà un messaggio di ringraziamento (oltre ad una lettera minatoria). Alla fine del racconto è senza parole, quindi si limita ad abbracciarmi. La stringo forte a me, e restiamo così per un po’, finché non le chiedo di parlare. Mini Annabeth mi racconta le sue avventure qui all’Accademia. Di James e Albus che vengono quotidianamente distrutti da Meg. Di Jake, l’anti-duo greco. Della sua nuova amica Alice. Dei suoi dieci punti, dell’impresa, dei sogni sui suoi genitori. Tante cose che ieri a casa sua non è riuscita a dirmi. Mi dice anche cha a mezzanotte ha finito di leggere City of Havenly Fire, e che questa mattina ha incontrato Livia Blackthorn.
-Le ho chiesto: “Perché mi hai detto che ho una super memoria, se appari anche in un altro libro?”, e lei ha rispodto: “Perché sapevo che avevi letto solo i primi cinque. Detesto spoilerare le cose”… insomma ti rendi conto?!
Entrambe ci mettiamo a ridere. Mi è mancato parlare con Jai.
Dopo una mezz’oretta se ne torna a casa, lasciandomi di nuovo da sola con mia sorella. Mi decido a chiederle scusa peraverle sbattuto la porta in faccia. Lei si limitra a sussurrare un “Fa niente”, per poi porgermi un panino. Capisco che sta facendo appelloa tutta la sua forza di volontà per non scuoiarmi viva. Mi metto a sedere, divorando il mio panino. Le racconto di Jane e Abigail, e quando finalmente si decide a parlarmi dice: -Oggi ci addestriamo insieme. Quindio muoviti che non vedo l’ora di metterti al tappeto
Detto questo scompare dietro la porta della nostra stanza.
 
Ora camminiamo lungo il corridoio dell’ala centrale dell’Accademia. Simao dirette al cortile nord, quello per gli allenamenti dei semidei e dei maghi egizi. Meg ha smesso di tenere il broncio, e credo che per stasera sarà tutto risolto. Quando arriviamo a destinazione, veniamo assalite veniamo assalite da volute di polvere, grida, e uno strano rombare che fatremare tutto. Un ruggito. Scorgo Luke Castellan, che corre nella nostra direzione gridando di chiamare a raccolta tutti i legati disponibili. Meganlo blocca e chiede: -Ehi! Cosa sta succedendo qui?!
Per un momento l’uomo esitò, per poi esclamare: -Un mostro è riuscito ad entrare nell’Accademia!
 
 
 
 
Salve a tutti! Mi scuso per gli ultimi due capitoli che sono stati parecchio corti -.-
Per farmi perdonare ne ho scritto uno che probabilmente è tra quelli più lunghi che ho pubblicato. Cosa dire, ringrazio tutti voi per aver seguito la storia fino ad ora, coloro che l’hanno recensita e aggiunta ai preferiti, e anche chi ha visualizzato solamente l’arrivo (anche se probabilmente non leggerà mai tutto questo XD). Per ultimo ci tenevo a precisare che anche se tutta la vicenda è parecchio confusionale, farò in modo di migliorarla ed eliminare gli eventuali “orrori” grammaticali. Un abbraccio a tuuuutti, e alla prossima!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Mai mettersi contro i legati ***


~~MEGAN
Holly sta letteralmente sclerando.
-Che cooooosa?!- esclama lei.
-Ci stai prendendo in giro?!
-Guardati intorno Zhang. Ti pare che io stia scherzando?!- sbraita Luke fuori dai gangheri. Mia sorella vorrebbe provare a scusarsi, ma non le do il tempo.
-Figo!- esclamo.
-Non vedo l'ora di sgranchirmi un po'.
Detto questo faccio scricchiolare le ossa di mani e gambe, mostrando un sorriso letale. Il nostro istruttore, esasperato, ci mostra un carretto, in cui sono sistemate le armi destinate al nostro allenamento.
-Vado a chiamare gli altri. Voi intanto datevi da fare!
Detto questo corre nella direzione opposta alla nostra. Mi precipito all'armeria portatile, seguita da mia sorella. Il carretto contiene armi di svariate dimensioni e leghe, ma non presto attenzione ad ognuna di esse, come avrei fatto in altre circostanze. Afferro un gladio in oro imperiale, mentre mia sorella si fionda su una lancia dello stesso metallo. Ci dirigiamo verso il centro del cortile, e intorno a noi un'orda di uomini scappa nella direzione opposta. Finalmente lo vedo. Un enorme drago alto cinque metri, dalle scaglie di ossidiana, gli occhi due fiamme verdi di discordia, le ali scure che avvolgono il cielo intorno a lui. Dalle narici, caccia nuvoloni scuri di fumo e polveri, che lo circondano e si propagano per il resto dell'ampio spazio esterno. Alzo la testa, rifilandogli un'occhiataccia di sfida. A quanto pare deve averlo infastidito parecchio, perché il mostro sputa una palla di fuoco
verde verso di me. Holly mi si piazza davanti, tentando invano di deviare il dardo infuocato con la lancia. Risultato: una bellissima lancia liquefatta. La mia gemella mostra i denti ringhiando.
-Tu! Non solo hai sputato a mia sorella, ma hai anche osato distruggere la MIA lancia?!- urla Holly. Capisco che il suo lato aggressivo e animalesco sta venendo a galla, quindi la stuzzico ancora un po': -Tecnicamente, non era ancora tua, ma stavi bramosamente conservando punti per averla, quindi...
Vengo interrotta da una ragazza, dai capelli raccolti con una matita in uno chignon stravolto, che mi afferra le spalle. Jane ha il fiatone e un ricciolo ribelle davanti agli occhi. Dietro di lei scorgo Abby e i fratelli Valdez. Tutti sudati, probabilmente hanno corso, per aver abbandonato le proprie attività pomeridiane in fretta e furia e raggiungerci. Alla vista del mostro i capelli della figlia di Jason si rizzano emanando scintille, mentre gli occhi blu elettrico si accendono. Sammy con un ghigno, si allontana per recuperare un enorme martello di bronzo, per poi guardare il drago sarcasticamente. Alicia accanto al fratello ha le mani tremanti per l'eccitazione. Jane sembra l'unica a non volersi trovare qui in questo momento. Ha la tipica espressione da animaletto in trappola, il che fa ringhiare Holly, che di certo farà di tutto per proteggerla. Intanto il drago si limita ad osservarci con aria beffarda, curioso di scoprire la nostra prossima mossa. Ci sta invitando o cosa?
Intanto alle nostre spalle Castellan è nel bel mezzo di una discussione con Garroway.
-Servono dei rinforzi Castellan! Lascia che dall'Accademia inviino altri combattenti...
-No! Quello è un mostro. Si trova sul nostro territorio, e sta ai semidei, e ai loro figli legati, farlo fuori!
-Ma smettila! Cosa possono fare dei "bambini" contro quella cosa?
Per tutta risposta, tiro fuori dal carretto una manciata di coltelli e spade corte, che impugno abilmente tra le dita. Mia sorella si trasforma in una maestosa pantera nera, i cui denti e artigli sono di oro puro. L'oro degli imperatori. Sammy fa roteare il suo martello da una mano all'altra, mentre Alicia viene circondata da un esplosione di fiamme, tanto da assomigliare alla versione femminile di Goku Super Sayan.  Jai si limita ad allontanarsi il più possibile senza farsi notare. Abby invece, viene circondata dal vento, che le fa svolazzare la T-shirt e i capelli scompigliati. Ora nei suoi occhi vedo scintille. In lontananza, sento il rombare di un tuono. Luke alza un sopracciglio, per poi dire in tono altezzoso: -Ti basta come risposta?
Ecco che Holly parte all'attacco, seguita dalla giovane Valdez. Sammy lancia un'occhiata alla legata dagli occhi blu prima di gettarsi nella mischia. Abigail ricambia fulmineamente, per poi volare verso Jane. L'afferra per le spalle chiedendole: -Te la senti di combattere?
L'altra, impallidita, dopo un secondo d'esitazione si decide ad annuire. Abby controlla del vento, facendo trasportare
dalle correnti due spade. Una d'oro e bronzo decorata con una saetta, l'altra in bronzo e argento, con gli occhi di una civetta incisi sull'elsa. Afferra la prima, mentre la seconda viene stretta tra le mani tremanti dell'amica. Ora che Jai è in buone mani, mi decido ad attaccare. Il drago espira fumo e fiamme, ruggendo per la rabbia, mentre Sammy salta agilmente da una zampa all'altra colpendole con il martello. Mia sorella, invece si trova sulla schiena del mostro, occupata a rifarsi gli artigli sulle scaglie nere. Alicia è occupata in un duello fiamma contro fiamma con la creatura. Lei scaglia il suo fuoco rosso, lui i suoi dardi verdi, in un contesto che potrebbe sembrare Expeliarmus v.s. Avada Kedavra dell'ultimo film di Harry Potter, solo in dimensioni estremamente più grandi. Il mostro s'impenna improvvisamente, facendo volare il piccolo Valdez, e gettando a terra Holly, che (anche se presa alla sprovvista) cade sulle zampe con grazia felina. Alice interrompe la sua battaglia personale e si precipita dal fratellino. Il drago alza una possente zampa, pronto ad attaccare la legata, ma i miei coltelli sono più veloci. Dopo averli lanciati, li osservo conficcarsi nella zampa del mostro facendo colare icore verdastro. La creature ruggisce ed io le urlo contro: -Questo è perché hai interrotto il mio addestramento!
Ora lancio le spade. Solo una riesce a conficcarsi nella spalla del drago.
-Questo perché mi hai sputato!
Ormai disarmata, corro al carretto. Sollevo un'ascia
di bronzo, una di quelle enormi che si vedono nei film sui vichinghi, la faccio roteare velocemente ed infine la lancio. L'arma ruota su se stessa alla velocità della luce, per poi conficcarsi nel collo del mostro. Il drago ruggisce, mentre altro sangue mostruoso gli cola giù per la gola.
-Questo, invece, era perché hai buttato a terra mia sorella. E nessuno tocca mia sorella senza pagarne le conseguenze!
Afferro al volo un'alabarda, per poi scagliarmi contro la creatura. Intanto Alicia da dell'ambrosia a suo fratello, che si rimette in piedi barcollante. La sedicenne esplode, circondata da una sfera infuocata. Suo fratello è tutto per lei, ed è pronta a sacrificare tutto per lui. Il mostro si alza in volo, sollevando fumo e polvere, e costringendomi a tossire dopo averne inalato un po'. Ora il combattimento prende un'altra piega. Ecco Abby, trasportata dai venti, che brandendo la spada si fa avanti. Sono solo lei e il drago adesso. I due si lanciano in una danza mortale di vento e fendenti contro fuoco e artigli. Jane intanto si trovava vicino ad una fontana, stringendo al petto la spada che le ha dato la sua amica. Mentre tutti si tengono pronti per un eventuale atterraggio, io corro a raggiungerla.
-Jai tutto bene?- chiedo affannata. Lei annuisce. Apre la mano destra e la immerge nell'acqua.
-Abby non resisterà a lungo- continuo.
-Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile.
Lei non pare ascoltarmi. Con la coda dell'occhio vedo Alice lanciare palle di fuoco verso l'alto
e mia sorella trasformarsi in un drago. Un drago verde, grande abbastanza da trasportare Sammy, che brandendo il martello sale in groppa ad Holly, un attimo prima di vederli volteggiare nel cielo, rabbuiato da nuvoloni carichi di pioggia e fulmini.
-JANE!- le grido. La ragazza prende a guardarmi con quei suoi occhi grigi colmi di paura. Paura di non riuscire ad essere utile. Paura di danneggiare la situazione. Le prendo la mano asciutta e le dico: -Jane puoi farcela. Sei la persona più intelligente che conosca. Fidati andrà tutto bene.
Lei abbassa lo sguardo sulla sua mano ancora nella fontana. La tira fuori trattenendo dell'acqua tra le dita serrate. Quando la riapre, sul palmo la figura di un serpente trasparente avvolto su se stesso.
-Scusa per l'ultima volta- dice la legata alla creatura.
-Non avrei dovuto farlo. Ora ho bisogno del tuo aiuto. Te ne prego.
La serpe si avvolge intorno al braccio di Jane, per poi scomparire. La ragazza si alza in piedi, per poi entrare nella fontana. Le chiedo se va tutto bene.
-Tutto bene- risponde incitandomi a tornare al campo di battaglia. Decido di fidarmi di lei, quindi corro verso Valdez. Mi concentro sul primo animale che mi viene in mente, l'ultimo che ho visto: un serpente. L'attimo dopo, striscio per terra verso la legata dai capelli biondi. "Un momento" penso. "Un serpente?! Non se ne parla nemmeno! Non sono mica una Serpeverde! Io sono e rimango...". Sento il corpo trasformarsi, assumendo dimensioni maggiori. Mi sento
squarciare la pelle della schiena, mentre due grosse ali ne fuoriescono regalmente. "... una fiera Grifondoro!". Eccomi volare davanti a Mini Calypso, che riconoscendomi all'istante mi salta in groppa. Ora sto volando verso l'epicentro della battaglia. Vedo un piccolo tornado abbattersi sul petto del mostro, lasciandosi alle spalle icore e tagli. "Eh brava Abby!" Mia sorella graffia la schiena del drago, mentre il suo passeggero lo colpisce ovunque. Alice riprende a sparare palle di fuoco dalle mani. Io mi avvento sul drago mordendo e graffiando, stando bene attenta ad evitare tornado-girl e le zampe del mostro che cercano di ghermirmi. La creatura continua a ruggire e a sputare fuoco, ma è evidente che ormai è all'estremo delle forze. Proprio per questo diventa più aggressivo. Con uno scatto fulmineo colpisce Holly, che prima di schiantarsi riesce a far appendere Sammy alla coda del mostro. Alicia si arrampica sulla schiena del drago diretta verso suo fratello. In preda alla rabbia, mi lancio contro il muso del drago, e con una zampata lo acceco ad un occhio. La creatura ruggisce inclinandosi da un lato. Abigail ferma il tornado, per poi precipitarsi dai fratelli Valdez che stanno per cadere. Con uno sforzo riesce a trasportarli fino a terra prima di svenire. Ora sta a me condurre i giochi. Sto per voltarmi verso il mio avversario quando Sam urla: -Attenta Meg!
Mi giro, giusto in tempo per vedere un muro di fiamme verdi abbattersi su di me. All'inizio sento un dolore
lancinante, poi un caldo asfissiante, infine una sensazione di freschezza. Acqua. ACQUA?!
Apro gli occhi. Il drago è preso d'assalto da lunghi e violenti schizzi d'acqua provenienti dal basso. Li seguo con lo sguardo, ed ecco Jane in piedi nella fontana, con i capelli bagnato sciolti lungo le spalle, che con le mani alzate controlla tutta l'acqua del cortile. Sposta una mano verso il carretto, dove l'acqua prende a trasportare una spada verso di me. La afferro con i denti da grifone e guardo la mia amica. Lei mime delle forbici con una mano, che porta dietro alla schiena. Il messaggio è chiaro. Devo mozzargli le ali. Stringo forte tra i denti la spada, per poi aggrapparmi alla schiena del drago, sempre più imbizzarrito, con gli artigli. Quando raggiungo le ali, riassumo forma umana, e tenendomi salde alle grosse scaglie inizio a lacerare violentemente une di esse cercando di tagliarla. Il mostro inizia una danza frenetica e disperata a mezz'aria, cercando di farmi cadere, ma resto ben salda all'ala che dopo un ultimo sforzo riesco a staccare dal corpo del mostro. La creatura si ritrova in caduta libera ed io con lei. Prima dell'impatto, una forte corrente mi spinge verso Jai, che manovrando l'acqua mi accoglie nella fontana. Il drago si dissolve in un vapore verdastro. Intorno alla fontana, ecco Abby, Holly, Sammy ed Alice. Mi metto a sedere nell'acqua fissandoli. Ecco che arriva Luke, con una spada in mano, che sgrana gli occhi dinanzi alla scena.
-E il drago?- chiede.
Noi ci mettiamo a ridere di cuore.

Dopo aver spiegato l'accaduto, Castellan ci ha detto di tornare a casa a cambiarci e di raggiungerlo nel suo ufficio all' Accademia. Una volta arrivata con mia sorella, scorgo i miei compagni d'avventura. Jai ha i capelli legati con un laccio blu, una T-shirt azzurra larga con su scritta la sua solita frase jacksoniana: "Keep calm and try to save the world with a pen", e degli shorts bianchi (probabilmente opera del caso), oltre alle solite Nike rosse. Abigail indossa canottiera e pantaloncini, stile vacanze al mare, e i suoi capelli soni stranamente ordinati. Alicia ha i lunghi boccoli biondi racchiusi in due trecce ai lati del viso, e indossa il solito vestito di cotone bianco, stavolta con qualche ricamo di fiamme, e i sandali di cuoio. Sammy è vestito con una semplice maglia del campo e dei bermuda, mentre i riccioli scuri gli cadono davanti agli occhi. Tutti prendono a guardarci divertiti. Entrambe abbiamo i capelli legati con un codino, e una tuta. La sua gialla e blu, la mia blu e gialla, e forse l'effetto che fa quell'abbinamento ci bolla come clown. Do un paio di gomitate a tutti, fermandomi solo quando entra il nostro istruttore. Ci fa un discorso sul coraggio e sul valore eccettera, per poi comunicarci che abbiamo avuto dieci punti ciascuno. In più, un premio a piacimento tra: un'arma, un sacchetto di dracme o denarii, oppure altri cinque punti. La figlia di Jason chiede la spada che ha usato in combattimento, che si chiama
Vèlos. Jai ed Alice prendono i punti. Sammy vuole le dracme. Io ci penso un po', per poi pretendere un gladio. Holly chiede una lancia, e dato che al momento non ce ne sono di oro imperiale, si becca anche una visita alle armerie di Mini New Rome (anche se la città non si chiama esattamente così).
Dopo aver ricevuto i nostri premi, ci congediamo da Luke, che borbottando fra se si lascia scappare un "Bravi ragazzi", anche se nessuno, tranne me, pare sentirlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** The Multifandom Games ***


~~MEGAN
Dopo l'attacco all'Accademia, abbiamo avuto il pomeriggio libero per riposarci. Cosa alquanto gradita da tutti, tranne da Jane, che si perde un mucchio di lezioni noiose, quali Greco Antico, Erbologia e Saghe a confronto (lezione che lei stessa ha chiesto alla Prior questa mattina). Certe volte mi chiedo se 'st'ateniese pensi mai a divertirsi, eppure Abby (che a Luglio se l'è portata in Italia per due settimane) afferma che basta dell'acqua salata per farla uscire fuori di testa, e Holly (sua amica d'infanzia, che due anni fa se l'è portata in vacanza al mare per l'intero mese d'Agosto) concorda pienamente con lei. Il che mi fa venire una voglia matta di fare la stalker e seguirla in spiaggia, anche solo per vedere come la sua espressione noiosa e imbronciata, si trasformi in un sorriso sentendo il rumore delle onde, o come le s'illuminano gli occhi nel vedere l'oceano che si espande verso l'orizzonte, oppure vedere le sue iridi assumere un colore verde-mare a contatto con la luce del sole e l'acqua salata (cose ben descritte dalle due, ma negate categoricamente dalla diretta interessata).
Ci ritroviamo tutte e cinque in mensa, in attesa che il piccolo Valdez torni con qualcosa da bere. Eccolo avvicinarsi con un vassoio pieno di calici, che posa delicatamente al centro del nostro tavolo rotondo, sedendosi tra sua sorella e la piccola Grace, che lo accoglie con un sorriso. Jane, intanto è occupata a parlare con Alicia, e presto il nuovo arrivato e tornado-girl si uniscono alla discussione. Holly afferra la sua Coca Cola e la sorseggia gustandosi la scena. Si parla della battaglia. A quanto pare mia sorella è l'unica senza uno straccio di nuovo amico. In fatto di adolescenti il Camp Jupiter Junior è deserto, e con quello che ha combinato Brad...
-Avete visto Holly-drago? È stata fantastica!- subentro nella discussione prendendo dal vassoio la mia burrobirra. L'ho bevuta per la prima volta con James (dopo uno scherzo fatto al mezzano dei Potter), e devo dire che mi piace un casino. Mia sorella mi guarda un po' stupita, mentre il resto del gruppo la rende partecipe. "Non potevo farti sprecare quest'occasione sorellina" le dico con lo sguardo, per poi aggiungere qualche commento anche su Abby e Jai, mentre vengo tirata sempre più nel discorso. Alla fine ci ritroviamo a ridere clamorosamente, dopo aver fatto cenno alla faccia di Luke. Sorridente Sammy si rivolge alla Grace: -Sei stata brava Babby.
La ragazza, che ha appena finito di sgolarsi il suo sciroppo alla menta, lo crucia con gli occhi, mentre dice: -Non chiamarmi Babby!
-Babby, Babby, Babby!- continua il povero Valdez che non sa cosa lo aspetta. In una frazione di secondo, eccoli entrambi in piedi, a correre verso il corridoio vicino, lui ridendo, lei cercando di acciuffarlo gridando il suo nome e minacce come 'io ti ammazzo!' e cose del genere. Una volta spariti nel corridoio, Alice si affaccia al calice del fratellino, per poi versarne il contenuto nel proprio, e bere tutta l'aranciata con un paio di sorsi. Ridiamo ancora, accompagnate dall'orologio, che con il suo ticchettio segna le 04:35 p.m.
Dopo aver fatto una conta dei punti (Jane al primo posto con ventisei punti, Abby la segue con i suoi diciassette, e alla fine noi Zhang con quindici punti ciascuno),Holly ci saluta, diretta alle armerie romane, seguita da Alicia. Non ha mai visto le armerie del Campo Giove, così ha chiesto a mia sorella di accompagnarla, e lei ha acconsentito. Ora sedute al tavolo ci siamo solo io e Jane, che spazzola il resto del suo frullato blu. Le chiedo se ha qualcosa in programma per il pomeriggio, e lei mi risponde affranta: -Il mio programma pomeridiano se n'è andato al Tartaro, quindi a meno che non trovo il modo di salire sul mio letto per leggere Divergent, o mi metta a disegnare all'infinito sulla lavagna bianca, presumo di no.
-Bene. Allora mi sa che dovrai rimandare il tutto a più tardi- attacco io con la risposta che avevo già preparato.
-Ora vieni con me!
James apre la porta, per poi sganciarci un sorriso tutto denti.
-È arrivata!- annuncia voltandosi, prima di spostarsi dalla soglia della Sala Comune Grifondoro e farci entrare. Sento Lily sospirare e una risatina di sottofondo, prima di incrociare lo sguardo di Hugo Wesley.
-Abbiamo visite eh?- chiedo. Tutte le altre volte in cui ho messo piede in questo luogo, vi ho trovato solamente il moro e sua sorella. Anche i dormitori, che corrispondono ad un terzo di quelli originali di Hogwarts, sono deserti. Jam dice che probabilmente gli altri maghi sono in vacanza (cosa che avrebbe tanto voluto fare anche lui), e che ci stanno soltanto loro perché, come noi e tutti i nostri compagni di classe, frequentano i corsi estivi di recupero.
La rossa, che sembra finalmente accorgersi di Jane, la saluta e l'accoglie nella sala. Il tripudio d'oro e rosso non sembra garbarle molto. I fratelli Potter ci presentano il loro cuginetto, che si trova qui in visita, e io presento loro Jane. James pare guardarla come un falco osserva la preda prima di avventarsi su di essa, quindi appena un secondo prima che possa solo tentare di avvicinarla, parto in quarta con la mia raffica di domande potteriane giornaliera. Lily e Hugo cercano di starmi dietro, mentre le parole straripano dalla mia bocca come un fiume in piena. Jam risponde a due o tre domande, guadagnando terreno verso la mia amica, troppo occupata a vedere con i suoi occhi la mia tattica di sfinimento-Potter per accorgersene. "A mali estremi, estremi rimedi" mi dico, iniziando a fare domande dirette al fratello maggiore, tra gli sguardi stupiti e sollevati dei rossi e quello pensieroso di Jane, che ancora non si accorge di nulla. Ma quanto può essere tonta una nipote di Atena?! Io continuo sempre più veloce, con i polmoni che quasi scoppiano per lo sforzo.
-Per Godric, Megan, chiudi un po' il becco!- sbotta esasperato il ragazzo, che ora è accanto a Jai (per la cronaca ancora persa nel suo mondo). Le mette un braccio intorno alle spalle, riportandola con i piedi per terra, e le sussurra qualcosa all'orecchio. Sto per andare a tirargli un calcio lì dove non batte il sole, quando la ragazza si sposta e annuisce, per poi chiedere: -Solo greco? Perché in latino sono una mezza schiappa.
-Solo greco- annuisce di rimando James.
-Per il latino abbiamo la nostra romanina preferita, non è vero Meg?- si rivolge a me con un sorriso.
-Grazie per avermi mostrato i denti che devo spaccarti- gli dico, per poi sbottare: -Ora si può sapere di che state parlando?!
-Albus ha problemi con il greco antico- spiega il mago.
-E dato che la nostra piccola topa da biblioteca è la migliore in questo campo...
-I topi sono gli animali sacri ad Apollo. Io vado d'accordo con i gufi, animali sacri ad Atena. I gufi mangiano i topi. Di conseguenza io non sono un topo.- dice lei, facendo rimanere i tre a bocca spalancata. Io mi limito a sbuffare malcelando divertimento. Vorrei chiedere perché non è stato Albus a parlarne con Jane, ma mi rispondo da sola pensando all'unica cosa che accomuna serpi e leoni. L'orgoglio.
Jane mi lascia con i Potter, dopo aver fatto cenno al combattimento avvenuto nel primo pomeriggio. Quindi ora sono io ad essere oppressa da domande e richieste. Con qualche sguardo da cucciolotto implorante, il piccolo Wesley riesce a convincermi a ritrasformarmi in grifone, dopodiché inizio a correre disperatamente per la sala, mentre due furie rosse cercano di acchiapparmi e salirmi in groppa. Il moro ride a pieni polmoni guadagnandosi una delle mie occhiatacce tipo. Quando finalmente i due cugini si calmano e riesco a terminare il racconto, Lily mi dice: -Siete proprio forti voi legati. Parteciperete ai giochi?
Notando la mia espressione perplessa, la strega mi spiega: -I Multifandom Games sono una versione aggiornata dei giochi di Panem, organizzati dall'Accademia, e vanno in onda solo sui canali della Multifandom Island, ma speciali frequenze permettono di far sintonizzare anche il mondo mortale...
Si ferma un attimo per riprendere fiato.
-I giochi hanno lo scopo di far totalizzare più punti agli studenti che frequentano i corsi estivi, e le iscrizioni chiudono oggi alle 05:30. Dopodiché si formeranno le squadre, che avranno mezz'ora per scegliere un nome, per poi farsi dare una sistemata dagli stilisti. Stasera gli studenti verranno trasferiti nella torre d'addestramento, ogni squadra con un professore, e dopo un paio di giorni di allenamento ci sbattono in arena.
Quando termina il discorso, io resto zitta per un momento pensando. Infine mi alzo di scatto e guardo l'orologio. 05:10 p.m.
-Bene, mi sa che andrò a farmi una corsetta in segreteria- annuncio, per poi iniziare a correre verso l'uscita.
Senza fermarmi a bussare, sfondo la porta della Sala Comune Serpeverde, dove trovo Jane ed Albus, stesi atterra intorno a un mucchio di libri e quaderni. Sono parecchio vicini, il che in situazioni normali mi porterebbe a fare qualche battutina all'Afrodite, ma vado troppo di fretta. Sotto i loro sguardi sbalorditi, afferro la mia amica per un braccio e la trascino fuori.
-Ma... i miei libri! Megan! I miei libri greci!- grida mentre me la tiro dietro. Pensare prima ai libri che a una scusa per aver dato buca a qualcuno... Cosa ci si poteva aspettare da lei? Per giustificarmi le spiego la situazione, in modo che possa collaborare e muovere quella chiappe semidivine.
Eccoci nel corridoio delle porte, cercando disperatamente le nostre compagne di stanza. Senza accorgermene vado a sbattere contro Holly. Un librone le cade da mano, e si apre sul pavimento, mettendo in mostra il suo contenuto. A caratteri cubitali c'è scritto Multifandom Games (il bello dell'Accademia, è che i libri sono scritti in lingue diverse a seconda dello studente. Quindi per una povera dislessica con il cervello impostato sul latino come me, c'è ancora un briciolo di speranza!). A quanto pare anche lei si è informata al riguardo. Riprendiamo la nostra corsa in tre, stavolta alla ricerca di Abby. Mia sorella intanto ci spiega che una volta presa la lancia e aver fatto fare il giro delle armerie ad Alice, se n'è tornata a casa, dove non avendo nulla da fare, ha iniziato a leggere la sezione "Eventi" del regolamento, che ora teneva stretto sotto un braccio, dato che non ha avuto il tempo di rimetterlo a posto. Scorgo un orologio appeso su una parete grigia del corridoio che porta alla mia classe. 05:20 p.m.
-So che la Grace mi odierà per questo...- dico virando verso un secondo corridoio.
-...ma non c'è più tempo!
Le due annuiscono, e sentendoci delle sporche traditrici ci dirigiamo verso l'ufficio di Effie.
-Santa Cerere benedetta!- esclamo. Ci troviamo su un sentiero esterno, che conduce alla segreteria e agli uffici del personale scolastico, e taglia per un campo di papaveri, dove la figlia di Jason e il figlio di Leo sono piegati in due, ansimanti e completamente zuppi di sudore.
-Abigail Grace!- urla Jane. La ragazza alza lo sguardo sulla coinquilina, cercando di lanciarle un occhiataccia fulminante, ma probabilmente è troppo stanca persino per quello. Scambio uno sguardo d'intesa con la mia gemella, per poi correre dalla ragazza e afferrarla dal lato sinistro. Holly fa lo stesso sulla destra, e riprendiamo la nostra corsa disperata contro il tempo. Abby, ancora con il fiatone, cerca di divincolarsi e di scendere, anche a faccia a terra basta che scende. Noi serriamo la presa, e ignorando il suo linguaggio colorito, ci dirigiamo da Effie, seguite da Jane e Simon. Un giorno la curiosità ucciderà quel ragazzo.
Eccoci dinanzi a Effie, che con la sua chioma cangiante ci porge dei moduli da riempire. Mentre le altre (stanche, sudate, sporche e indolenzite come me), riescono a piegarsi per scrivere, io cado in ginocchio, e devo aggrapparmi alla maglia blu di mia sorella per non scivolare completamente a terra e restarci (come il povero Sammy alle nostre spalle). Una volta tolta la penna dal foglio e riconsegnato i fogli la donna ci annuncia: -Bene! Ora siete ufficialmente all'interno dei giochi! Vi aspetto fra un'ora nel cortile interno per annunciare i componenti delle squadre e i rispettivi accompagnatori. Ora potete andare.
Ci trasciniamo a fatica fino alla porta, trascinando anche il piccolo dei Valdez, che a sua volta trascina una scarpa, che solo ora mi accorgo che ha in mano. "In memoria di questo giorno, coniugherò in tutti i modi e tempi il verbo 'trascinare'. Anche in latino." penso.
Dopo una doccia fredda e una mezz'ora di tanto agoniato riposo, vado all'attacco dell'armadio. Tiro fuori una tuta intera monospalla, che mi arriva a metà coscia, di colore rosso, quindi me la infilo e ci faccio una camminata dentro. Comoda, resistente e soprattutto rossa! Una volta superato il test "MeganZhanghiano" di abbigliamento, mi infilo qualche forcina tra i riccioli, e metto un paio di stivaletti di pelle nera (regalo di nonno Marte). Mia sorella invece, indossa una canottiera rossa, con la stampa di un vecchissimo cartone animato giapponese: Ranma 1/2. Devo ancora abituarmi alle stranezze del vivere con un Otaku. Almeno i pantaloncini di Jeans e gli scarponcini sono sempre gli stessi, così come la fascia rossa con cui lega i capelli decisamente troppo corti per stare bene legati. Decidiamo di uscire per il campo greco, così passiamo a prendere Jai ed Abby. La prima è vestita con Jeans e camicia quadrettata, con i capelli legati alti con due matite. La seconda, invece, da brava nipotina di Zeus, sfoggia una tuta di pelle blu (mi sa che solo Venere sa dove l'ha presa), che fa tanto da James Bond, con un ciuffo sbarazzino che ricade sull'occhio sinistro. Ci rechiamo al cortile interno, dove, appena entriamo, scorgiamo i fratelli Valdez. Il solito vestitino bianco di Alicia, è stato sostituito da un completo arancione, con corpetto e gonna a palloncino. Sammy invece indossa una maglia scambiata e dei jeans, e... dei capelli pazzeschi! Sparati a porcospino con le punte rosse.
-Simon Hephaestus Valdez!- esclama Abigail.
-Che cosa diamine ti sei messo in testa?!
-Colpa mia- subentra la maggiore dei Valdez. Il fratello è troppo occupato a osservare l'amica.
-Tu!- esclama per poi indicarla.
-Figlia di James Bond, che fine hai fatto fare a Babby?!
Lei (all'inizio stupita, ora divertita), decide di reggere il gioco.
-Babby è morta!
Il tono acuto che ha usato ci fa scivolare tutti in una sonora risata.
Faccio un giro del cortile insieme ad Hol, mentre Baby Bond e Mr. Porcospino simulano un combattimento, e le altre due si godono la scena. Avvisto una ragazza dai lunghi capelli scuri, la pelle un po' ambrata e gli occhi nocciola-dorati. Indossa una divisa di quelle scuole per ricconi, anche se non sembra affatto una snob. Non l'ho mai vista prima, sarà una nuova. Sento qualcuno chiamare il mio nome. Mi volto e scorgo James, preso d'assalto dai pugni di Lily che bofonchia qualcosa tipo 'Perché l'hai chiamata!' oppure 'Addio pace, grazie fratello!'. Albus intanto si sta passando una mano sulla fronte, sconsolato. Sto per avvicinarmi quando sento una voce alle mie spalle che chiama l'attenzione dei presenti. Mi volto e vedo un palco allestito al centro del cortile. Ma prima c'era? Il luogo scivola magicamente nel buio, e le uniche luci provengono da dei riflettori rosa (ma chissà perché). Sul palco svettano Effie, il duo Luke, il piccolo Max e la Prior. Mi guardo intorno e scorgo parecchie telecamere che inquadrano ognuno di noi. La donna in rosa, inizia il suo discorso di benvenuto, ma non ci presto molta attenzione, sono troppo distratta. Sbaglio o quel cretino di Mellark sta fissando mia sorella?! Qualcuno da dietro mi da una leggera spinta. Plutone, quanto detesto quando mi arrivano alle spalle. Prima ancora di riuscire a voltarmi, vengo afferrata per le spalle e qualcuno mi sussurra ad un orecchio: -Presta attenzione romanina.
-Potter dannato- dico tra i denti. Non avrei mai pensato di dire questa frase. Quale disonore! Lo sento ridacchiare sottovoce. Vorrei rifilargli un bel pugno nello stomaco, ma preferisco evitare, almeno davanti alle telecamere.
-...ed ora passiamo alla formazione delle squadre- sento dire. Tris e Max si posizionano ai fianchi di Effie. Ecco comparire una piccola boccia di vetro, con qualche fogliettino all'interno, tra le mani della professoressa. La stessa cosa per il cacciatore, solo che la sua contiene più fogli. La donna al centro, prende un foglietto dalla boccia alla sua sinistra, quella della Prior, poi lo apre e legge ad alta voce: -La prima squadra, è coordinata dal Professor Lightwood. I componenti sono: ...
Prende un foglietto dalla boccia a destra.
-..Jake Herondale...
Ecco che il biondo, lascia il suo amico idiota, per poi dirigersi verso il palco, dove viene accolto dagli applausi. Con la coda dell'occhio vedo Abby, che ormai ha smesso di giocare con Sam, con le braccia incrociate, e i capelli leggermente elettrificati. Quando arriverà il momento in cui applaudirà per quel ragazzo, sapremo che la fine del mondo è vicina.
Effie prende un altro fogliettino dalla boccia di Max, e ricala il silenzio.
-..Jane Audrey Jackson...
Mi volto verso il gruppo di legati, e vedo Jai deglutire e immergere le dita in un bicchiere d'acqua (Ma quando l'ha preso in mano? Perché sono sempre l'ultima ad accorgersi di cosa succede?!), per poi imitare Jake. Povera piccola stellina, costretta a condividere lo spazio vitale con quel tipo. Altri applausi, e di nuovo silenzio. Un terzo foglietto viene letto.
-..James Sirius Potter!
Il ragazzo che fino a questo momento mi ha stretto per le spalle, mi lascia andare irrigidendosi. Lo guardo malcelando preoccupazione, ma lui mi rassicura con il solito sorriso. Dopodiché si allontana e raggiunge i suoi nuovi compagni di squadra. Ed ecco gli applausi per il primogenito dei Potter. Solo ora mi accorgo che ho dato l'impressione della ragazza di turno di Jam, e la cosa non mi piace affatto! Forse un tempo mi sarebbe andato a genio, ma adesso che ho scoperto che è un tale idiota...
Intanto Effie annuncia la seconda squadra, coordinata da Beatrice Prior, i cui componenti sono: Abigail Grace, Simon Hephaestus Valdez e Brad Joshua Mellark. Ma perché i ragazzi hanno sempre dei secondi nomi orribili? Tutti tranne James, s'intende. Un momento... perché diamine sto pensando a queste cose?
Per evitare di cadere in pensieri assurdi, mi obbligo a concentrarmi sulla donna, che sta annunciando i componenti della squadra di Luke Garroway.
-..Holly Marie Zhang...
Mia sorella (per mia fortuna ancora accanto a me) mi stringe forte la mano, fino a farmi male, per poi lasciarla e salire sul palco. Intanto gli studenti si sono raggruppati, ogni squadra in fila dietro al proprio professore, in ordine di chiamata. Quando gli applausi finiscono, Eff tira fuori dalla boccia a destra un altro bigliettino.
-..Alicia Flame Valdez...
Ora tocca ad Alice raggiungere mia sorella, spedita e senza un minimo di esitazione. Merito della parlantina? Bah, chi lo sa.
Ecco che Miss Pink estrae l'ultimo nome della squadra tre.
-..Megan Emily Zhang!
Inizio a ringraziare Parche, Giove, nonno Marte, nonno Plutone e compagnia bella, mentre mi precipito verso il palco, e raggiungo mia sorella. Senza accorgercene, le nostre dita s'incastrano fra loro in una stretta rassicurante. La Valdez ci guarda sorridendo, per poi lanciare uno sguardo verso il fratellino. Quando anche gli applausi a me diretti terminano, ci sistemiamo dietro Garroway, ed Alicia che ha dovuto mettersi fra fi noi, inizia a tremare, guardando il cortile. Gli ultimi tre studenti che per esclusione fanno parte della squadra quattro (con Castellan poverini), sono Albus Severus Potter, Alexis Shaw, la ragazza nuova, e Lily Luna Potter. Ora lo spazio intorno a noi, è occupato da tizi vestiti di scuro, tra i quali scorgo Livia Blackthorn, affiancata da Luke "lo sconosciuto" e da un tipo dai capelli neri che non ho mai visto. È intenta a sistemarsi le finte orecchie elfiche, mentre i due la osservano. Vorrei tanto capire chi è tutta 'sta gente. Finalmente arriviamo alla fine della presentazione.
-Felici Multifandom Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore- trilla Effie, per poi sparire in una nuvola di vapore rosa. Rosa, rosa, rosa... ma è la figlia di Barbie? I nostri coordinatori ci conducono giù dal palco, verso il corridoio vicino, mentre il cortile inizia a svuotarsi. Appena siamo scesi tutti, il palco si smaterializza. Torno a stringere la mano della mia gemella, mentre la luce torna ad affluire in ogni angolo del luogo.


Eccomi di nuovo a rompere le balle con queste note ^^ Piccola premessa: i capitoli li scrivo tramite memo sul cellulare (non ho un pc… e fa male), quindi capita che faccia veri e propri orrori quando li devo trasferire tramite fb sul pc di mia zia col copia e incolla (che sia benedetto), o che mi dimentichi di aggiungere le note, dato che li pubblico in automatico senza ricontrollarli (si sono un’idiota :’D). Detto questo, vorrei ringraziare le quattro anime che hanno messo la storia tra le seguite, le tre che l’hanno aggiunta alle preferite, le due che l’hanno recensita, e mariele01, che addirittura mi ha aggiunto agli autori preferiti.  Inoltre volevo scusarmi per il primo capitolo, che avendolo pubblicato tramite cell (grave errore) non ha l’html (non ricordo bene se si scrive così), e per gli orrori, che prima ho accennato, degli altri capitoli. Non li sistemo perché farei un casino, e probabilmente anche dei danni irreparabili. Detto questo grazie ancora, e tenetevi pronti che le cose si movimenteranno un bel po’ a partire dal prossimo capitolo.
Un bacione!                                                                                                                                         Jane Chase ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** A Team, a new family for the games ***


~~JANE
Non mi piace. Non mi piace. NON MI PIACE! Perché? Perché a me? Non potevo, che ne so, andare a spalare letame, o pulire i denti di un segugio infernale, o vedere un libro bruciare? Anzi no. Persino stare in squadra con quest'idiota di Jake è un miliardo di volte meglio che vedere un libro che brucia. Che dolore.
E mi ritrovo a camminare lungo un corridoio lunghissimo, seguendo un bambino che mi fa da allenatore, tra i due ragazzi più emeritamente idioti della scuola, mi correggo, due fra i tre (non dimentichiamoci di Brad), e l'unica cosa che riesco a pensare è un libro che brucia?! Ma quanto sono masochista! Seguiamo Max fino ad arrivare in una stanza piena di porte. Il ragazzino ne sceglie una a caso, e si ferma dinanzi ad essa, noi con lui. Alle mie spalle, riesco a vedere le altre squadre scegliere le proprie porte. Castellan e Garroway finiscono per scontrarsi davanti ad una delle soglie, e iniziano a litigare. A quanto pare vanno d'accordo solo quando devono separare uno shadowhunter idiota, e una legata sfolgorante prima che il cortile esploda. Sbuffando il nostro istruttore ci impone di restare fermi qui, mentre si dirige verso i due, seguito da Tris. Approfittando della confusione, Abby mi si avvicina, per poi sussurrarmi ad un orecchio: -Se fanno troppo gli idioti, dimmelo, che li faccio diventare arrosto di mago e shadowhunter per aquile giganti, okay?
Annuisco. Sono già troppo scossa per la storia del libro che brucia, per rispondere ad una domanda che
termina con 'okay', con un altro 'okay'. Troppo dolore in una volta sola. Quando la legata ritorna dai suoi compagni, ho la tentazione di seguirla, di aggrapparmi al suo braccio e restare con lei. Vengo fermata in tempo dal ritorno del piccolo Lightwood. Alla fine la stanza che gli altri due citrulli avevano adocchiato è stata occupata dalla squadra due. Mi giro verso la nostra porta. Non ho voglia di vedere le mie amiche entrare in stanze differenti dalla mia. Da quando siamo qui all'Accademia, non ci siamo mai separate, e ho paura di crollare a terra. Odio restare da sola in mezzo a degli sconosciuti. Max ci apre la porta, facendoci cenno di entrare.
-Tra mezz'ora torno a prendervi. Voi intanto socializzate e trovatevi un nome- dice prima di richiudere a chiave la porta, lasciandoci soli all'interno di quella che per me sarà una prigione per i prossimi trenta minuti. Resto ferma davanti alla soglia per un attimo, osservando lo spazio intorno a me. La stanza non è poi molto piccola. È quadrata, con le pareti bianco-grigiastre e il pavimento piastrellato. Al centro vi è un tavolo di plastica nera, e intorno ad esso quattro sedie dello stesso materiale. C'è un'unica finestra, larga quanto la parete, lunga quanto il mio braccio, situata a metà del muro difronte, che illumina l'intera stanza. I due ragazzi si accomodano sulle sedie, io invece mi avvicino alla finestra, intenta a guardare fuori. Solo cielo azzurro e nuvole. Ancora una volta, mi ritrovo ad un'altezza non poco
rilevante, senza essermi accorta di essere salita. In questi momenti mi chiedo se sono davvero figlia di Atena (nipote in questo caso). Anche se adesso mi è più facile capire certi miei comportamenti. Percy mi avrà trasmesso la "tontaggine" e la "cretinezza". Senza volerlo finisco per sorridere ripensando alle parole che ho usato per definire l'eredità di mio padre.
-Ehi, sirenetta, che hai da sorridere? Non dirmi che c'è il tuo ragazzo lì fuori.- dice Jam. Facendo appello a tutta la mia sanità mentale, mi volto verso il mago, che con un gesto m'invita a sedermi accanto a lui. Come per sfidarlo, mi siedo per terra a gambe incrociate. Lui scoppia in una risata che rimbomba all'interno della stanza semi-vuota.
-Credo sia arrivato il momento delle presentazioni- dice sorridendo.
-Io sono James Sirius Potter, ho quindici anni, vivo in Gran Bretagna con i miei genitori e i miei fratellini, e fino a quest'anno ho frequentato la scuola di magia di Hogwarts presso la casata dei Grifondoro. Sono una persona che eccelle nello sport, e che protegge la sua sorellina da tutti quei goblin che circolano all'interno della scuola.
Finito il discorso, simula teatralmente un inchino, il che, fatto da seduto, lo fa sembrare un satiro con problemi intestinali (anche perché, grazie alla plastica della sedia, ha fatto uno strano rumore... sperando che sia stata solo colpa della sedia). Continua a sorridermi con quei denti troppo bianchi, il che mi da non poco fastidio. Sbuffo e prendo la parola.
-Il mio nome è Jane Audrey Jackson. La mia vita è appena stata sconvolta, quindi mi ritrovo ad essere la figlia del semidio che ha sconfitto il titano Crono, così, di punto in bianco. Non so praticamente nulla della mia famiglia, tranne ciò che ho letto nei loro libri. Adoro l'acqua e mi piacciono i gufi... Potter smetti di pensare male!
Avvampo, mentre quel cretino ride ancora una volta.
-Co-comunque- riprendo. -Questo è tutto. Oh, e state lontani dalle mie amiche, che vi ammazzo.
Io e James restiamo in silenzio, a guardare il giovane Herondale, per un attimo che mi pare un'eternità. Anzi è un'eternità.
-Allora?- chiede il moro.
-Allora che?- domanda scocciato lo shadowhunter.
-Non ti presenti?
-E a che scopo? Mi conosci già, no?- continua il biondo.
-La sirenetta no. E poi nessuno ti conosce abbastanza. Anche io mi sono presentato e anche lei, con una rivelazione sconcertante ma...
-Ehi!- lo interrompo.
-Sei tu che capisci male!
-...pur sempre una presentazione- insiste Jam ignorandomi. Il cacciatore sbuffa per poi decidersi a dire: -Mi chiamo Jake Lightwood, e questo è tutto ciò che vi basta sapere sul mio conto.
-Quindi, come tuo padre, sei l'uomo dai mille e più cognomi- mi lascio scappare. Il ragazzo mi guarda di traverso, mentre il mago ride di nuovo.
-Insomma Potter!- sbotto.
-Perché per ogni cosa che dica o faccia, ti metti sempre a ridere? Sono davvero così ridicola?
Senza accorgermene, ho posto una domanda retorica. La risposta la conosco già. Non dovrei nemmeno
trovarmi qui, in questo momento. Dovrei essere in quella cameretta microscopica, senza finestre, schiaffata sul letto, con gli auricolari ad ascoltare a tutto volume "Heart by Heart", e piangere. Piangere per dei libri, no. Piangere per i miei genitori separati, per il mio cagnolino che è scappato, una settimana prima di andargli a mettere il micro-cip, per la mia migliore amica, che rischio di perdere ogni giorno, per tutte le persone e i cuccioli che mi sono morti. Piangere e basta. Farlo solo per dei libri è sempre stato un privilegio a me non concesso. C'era sempre qualcos'altro.
Prima che il ragazzo potesse rispondere, protendo una mano aperta verso di lui per fermarlo. Non ho lacrime da versare, quindi le mie guance restano asciutte. Dei, che brutto effetto ha su di me la solitudine. Il mago sbuffa e poggia i piedi sul tavolo.
-Cavoli. Siamo qua dentro da appena cinque minuti e senti che aria che tira- dice. Nessuna risposta.
-Beh, allora passiamo a sceglierci un nome. Cosa proponete?- chiede infine.
-Oh, non contate su di me. Non me la cavo in questo campo- mento. Ho sempre trovato nomignoli a tutto e a tutti. Tutti parecchio originali, ma sinceramente non ne ho affatto voglia in questo momento. Jake si limita ad alzare un sopracciglio come a dire 'non ti starai mica aspettando qualcosa da me, vero?'. Il maggiore dei Potter sbuffa ancora. Rassegnato si ritira nel suo mondo spirituale, cercando un nome per la squadra. Felici Multifandom Games eh? penso.
-Ho trovato!
Alzo lo sguardo verso il ragazzo, che raggiante esclama: -Ci chiameremo "Team J-J-J"!
-No!- rispondiamo all'unisono io e Jake, per poi guardarci. Mi accorgo che questa qui è la prima volta, probabilmente l'unica, in cui io e lui andiamo d'accordo, quindi meglio sfruttarla al massimo.
-Assolutamente no!

-Allora, ragazzi, com'è andata?- chiede Max affacciandosi dalla porta semi-aperta.
-Siano ringraziati gli dei!- esclamo scattando in piedi. Jake mi imita, per poi dirigersi verso il professore. Siamo completamente distrutti. Abbiamo trascorso gli ultimi venti minuti a sputare un 'no' dopo l'altro, per ogni nome assurdo che il mago proponeva. Una cosa assurda! Quando lo shadowhunter ci lascia uscire, inizio a respirare a pieni polmoni, felici che il tormento sia finito. Vedo le altre squadre uscire dalle proprie salette, tutte stranamente serene. A quanto pare sono l'unica che ha sofferto il "mal di compagno di squadra maledettamente idiota". I professori permettono alle squadre di mescolarsi, in attesa dei nuovi moduli da compilare. Per un attimo torna tutto alla normalità. I legati stanno con i legati, I maghi sono tra loro, L'unico shadowhunter e l'unico figlio di tributi, insieme. Alexis rimane in disparte, ad osservare la scena appoggiata ad una parete. Lily la nota immediatamente, e la va a prendere, per portarsela all'interno del gruppo magico. Mi sento meglio insieme alle mie amiche (e amico), sono come me, e sono le uniche persone che mi ispirano sicurezza. Eppure mi
sembra tutto così sbagliato. Siamo una classe, dovremmo essere un grande gruppo unito. Interrompo immediatamente i miei pensieri, scivolando nell'atmosfera familiare dei ragazzi del campo. 
-Allora, come vi è andata?- chiede Meg.
-A noi benissimo- risponde il piccolo Valdez. I capelli appuntiti, si sono afflosciati, facendogli assumere la capigliatura tipica dei ragazzi all'interno degli anime.
-Abbiamo trovato un nome per la squadra, pianificato una possibile strategia, elencando punti deboli e punti di forza di ognuno, e giocato a "pesta il piccolo Valdez"- spiega sorridente Abby, alzando la mano con due dita aperte in segno di pace.
-Oh, povero- sospira teatralmente Alice abbracciando il fratellino.
-Non preoccuparti, la sorellona è qui per proteggerti- dice con fare materno. Noi altre scoppiamo a ridere, facendo arrossire il legato fino alle punte delle orecchie. Quando riesce a liberarsi, s'irrigidisce sempre più rosso in viso. Non riesco a evitare di dire: -Ma che "puccioso", che sei!
Lui alza lo sguardo incredulo, con degli occhioni da cucciolotto confuso, che lo rende ancora più "pucci pucci". Come per concordare, le altre si lasciano scappare un 'aawwww', contribuendo a farlo infiammare. "Letteralmente". Le orecchie gli stanno fumando. Mi guardo intorno, e becco Albus che fa volteggiare dell'acqua con la bacchetta. Approfittandone, la punto con un dito, che sposto velocemente per indicare la faccia di Sammy. L'acqua segue il mio movimento e si schianta sul
ragazzo. Lui rimane fermo e immobile con il viso gocciolante, e le punte dei capelli bagnate che si arricciano.
-Ehi!- sento esclamare. Mi volto verso il Serpeverde che ci guarda incredulo. Torniamo a ridere, stavolta seguiti dai Grifondoro e Alexis. Veniamo interrotti da Garroway, che impone di riformare le squadre. Holly mi da una pacca sulla spalla, per poi recarsi con la gemella e la figlia di Leo dal proprio istruttore. Abigail e Simon mi salutano con un cenno, prima di tornare da Tris. Abbandono il mio sorriso, e vado da Max, seguita dal mago e lo shadowhunter. Il bambino ci porge un modulo da compilare con i dati della squadra.
-Il vostro nome?- chiede. Noi ci guardiamo per un attimo. Jam sorride, e intuendo i suoi pensieri, non posso fare altro che sospirare e annuire. Quando anche il biondo si arrende, il ragazzo comunica: -Team J-J-J.
Il professore ci guarda sorpreso. Io mi limito ad alzare le spalle ed aprire i palmi. Il cacciatore annuisce e mi da una penna.
-Perché scrive lei?- sento sussurrare James.
-Forse perché ha la calligrafia comprensibile?- risponde l'Herondale.
-Ma se è dislessica!- sbotta il moro meritandosi una delle mie occhiatacce minatorie. Si decide a zittirsi, facendo comparire un ghignetto sul viso dell'altro. "Ragazzi", penso esasperata compilando il modulo. Quando finisco porgo la penna al mago. Lui mi guarda confuso.
-Devi firmare- rispondo alla sua tacita domanda. Dopo essersi lasciato sfuggire un 'Ah' si decide a firmare. Ora è il turno
di Jake. Una volta che anche lui ha finito, il mago prende il foglio e osserva le firme.
-Più comprensibile della mia lo è... ma non della tua- dice all'altro ragazzo, che lo fulmina con lo sguardo. Abby deve decidersi a mettere il Copyright alle sue occhiatacce", penso, per poi afferrare il modulo e sfilarlo dalle mani del moro. Porgo il foglio a Max, che lo prende e ci raccomanda di non combinare guai, mentre lui li consegna.
-Team J-J-J eh?- mi sussurrano all'orecchio. Mi giro e guardo Sammy con fare accusatorio.
-Sentiamo il vostro, allora.
-Saette incendiarie- risponde la figlia di Jason, affacciandosi dalle spalle dell'amico.
-E Brad che ne pensa?- chiedo. Sentendo il nome di Mellark, Jake si avvicina. Abigail inizia a guardarlo in cagnesco, quindi ci pensa Sam a rispondere.
-Beh, noi lo abbiamo proposto, e lui ha accettato.
-Noi siamo i Panda Coccolosi!- subentra Alicia. Guardo prima lei, poi Holly, infine Meggy e strabuzzo gli occhi, per poi fissare l'ultima con un sopracciglio inarcato.
-Tra parentesi "Piromani Assassini"- dice annuendo orgogliosa. Le altre due si uniscono a lei con dei risolini.
-Oookay... mi fate paura- dice la Grace, guardandole in modo strano, mentre Simon indietreggia di un passo.
-Uff, a quanto pare siamo gli unici con un nome "stranoioso"!- sbuffa Lily, che si è avvicinata al fratello maggiore con la sua squadra.
-Pensavo che "Maghi Divergenti" fosse un bel nome, ed anche parecchio sensato- dice Al.
-A me piace- aggiunge la mora.
-Un momento!- esclama Abby.
-Who is the Divergent?- chiede. Alexis alza la mano. La legata spalanca gli occhi, per poi avvicinarsi alla ragazza e afferrarle una mano, agitando il braccio.
-Piacere Abby Grace. Anch'io dovrei essere una divergente, sai.
Lei sorride e dice: -Piacere. Io sono Alex.
Tutto intorno a loro, compaiono fiorellini e volano petali colorati. Poi mi accorgo, che sono James (che con la magia fa comparire i fiori) e Sammy (che lancia petali a gogo da un sacco, probabilmente datogli da Jam). La nipotina di Giove va in bestia, e prende ad inseguirli, mentre Alex inizia a ridere. Una risata fine e leggiadra. Si vede che è una signorina per bene.
-Mi sa che abbiamo trovato i perfetti Fred e George della scuola- dico. Gli altri annuiscono. Jake, intanto si è avvicinato a Mellark, che sta in disparte già da un po'. I nostri istruttori tornano nella sala, seguiti da quattro ragazzi e quattro ragazze, a loro volta seguiti da qualche elfo domestico.
-Bene ragazzi- dice Tris, guadagnandosi l'attenzione di tutti.
-Vorrei presentarvi i vostri stilisti.
-Oh miei dei- sussurra la maggiore delle Zhang. Una ragazza sui 18 mi si avvicina e mi afferra la mano. Ha dei lunghi capelli azzurro cyan, e gli occhi nocciola.
-Io sono Lyla, tu devi essere Jane Jackson. Molto piacere, sarò la tua stilista.
Cerco di risponderle con un sorriso, per quanto tirato possa essere. Tenendomi la mano, mi conduce all'interno di una delle stanze collegate alla sala.
So già, che ciò che succederà qui dento non mi piacerà affatto.

ABBY
-No, no, no, e ancora NO!- urlo. Yaya indietreggia, e gli stivali le cadono da mano. Sheila sbuffa esasperata.
-Per l'amor del cielo, Abigail! Che ti costa indossare un paio di stivali?- chiede alzando la voce.
-Odio gli stivali! E le calze, e i leggins, e le minigonne, e tutta 'sta roba che vuoi farmi mettere!- continuo a gridare.
-Cosa c'è che non va nelle mini? E questo è anche un modello lungo- dice la dicissettenne mostrandomi la cortissima gonna che ha deciso di farmi indossare.
-E poi, le calze, i leggins, e gli "stupidi stivali" come li chiami tu...- dice articolando alcune parole facendo il cenno delle virgolette. -...sono delle alternative al far vedere a tutta l'isola le tue belle cosce. Anzi se proprio vuoi metterle in mostra per me non ci sono problemi...
-Assolutamente no!- sbotto interrompendola. La ragazza sbuffa ancora, stringendo la sua coda castana. Ha degli splendidi occhi neri, con delle pagliuzze argentee. Mi dispiace per quegli occhi, dato che se insisterà ancora a volermi vestire come una barbie, sarò costretta a cavarglieli. L'elfa Yaya si avvicina alla stilista, dopo aver raccolto gli stivali, e le chiede cosa fare con le calzature. Lei alza lo sguardo, incrociando il mio. Mi premuro di sganciargli la mia migliore occhiata omicida, il che la porta a sbuffare ancora, mentre dice alla creaturina di rimetterli a posto. Ghigno trionfante, mentre la mora si mete a scavare nel suo baule
portatile.
-Yaya, Lolly, Ninn, venite a darmi una mano- dice la ragazza richiamando i suoi elfi. I quattro si muniscono di aghi, filo, forbici, stoffe, tempere e pennelli. Io intanto gioco tirando piccole saette allo specchio, che rispedisce al mittente, che rispedisco al vero destinatario, senza fermarmi. Anzi quando vedo la macchia nera che ho lasciato sulla superficie riflettente, mi decido a fermarmi. Qualcuno mi tira qualcosa in testa. Sheila. Recupero i vestiti che mi ha lanciato.
-La gonna non posso proprio rimuoverla dall'out-fit che ho creato per te, ma credo che così ti piacerà.
Riconosco un tessuto familiare tra le mie mani. Jeans. Mi tolgo l'accappatoio di microfibra che ho tenuto fino a questo momento, e inizio a infilarmi il tutto. Una volta messo tutto, evito di guardarmi addosso. Mi limito ad allargare le braccia e fare una giravolta, dinanzi agli occhi estasiati della stilista e dei suoi aiutanti. La ragazza mi prende per le spalle e mi mette a sedere, su una sedia.
-E ora il trucco!- esclama raggiante.
-Ma di solito non si mette prima il trucco, poi i vestiti?- chiedo.
-Dettagli- risponde lei, il che mi assicura che è una ragazza dei miei tempi. Con movimenti fulminei e colpi di pennello, finisce in un baleno. Stavolta evita di ammirare la sua opera, e mi sposta di peso davanti allo specchio. Quasi non mi riconosco. Del mascara argentato e dell'ombretto grigio-blu mettono in risalto i miei occhi elettrici, mentre gli zigomi sono ricoperti da una leggera
spolverata di glitter azzurro. Indosso una canottiera e una minigonna azzurre, con motivi di fiamme blu oltremare. Sotto la gonna, dei pantaloni, talmente attillati da sembrare leggins, di colore blu elettrico, con un motivo di fulmini che si diramano dalle caviglie alle ginocchia. Il tutto di jeans, ma così liscio e lucido da sembrare pelle. Infine delle stupende All Star blu notte con i lacci cyan. "Cavoli quanto blu. CAVOLI CHE FIGATA ASSURDA!"
Sono letteralmente senza parole.
-Infine- dice la donna, prendendo tra le mani una ciocca di capelli dal mio ciuffo, e passandovi sopra una mini piastra arcobaleno.
-Un tocco di originalità.
Quando la ciocca torna al suo posto, assume un colore sfumato. Sopra blu notte, scendendo con ogni tonalità di blu, fino al cyan sulle punte. La guardo stupefatta. Lei sorride e dice:- Ora andiamo, ti porto dai tuoi compagni.

MEGAN
-Dei Holly! Sei uno schianto!- esclamo. Ed ho ragione. Mi a sorella indossa un vestito con uno stretto corpetto bianco, e un gonnellone viola a sbuffi. Ha dei tacchi a spillo e si aggrappa ovunque tentando di non cadere. È truccata con glitter, rossetto e ombretto dorati, con un filo di eyeliner. I capelli sono sciolti, e le ricadono vaporosi sulla fronte. Io sono truccata e vestita allo stesso modo, tranne che per la gonna che è rossa, ma lei è mille volte più bella. Per non parlare di Alice. Stesso abbigliamento, tranne che per la gonna arancio e il corpetto e le scarpe neri. Ha i boccoli racchiusi in un'elegante
crocchia alta, con un ricciolo che le ricade a destra del viso. Io invece ho dei pezzi di carta d'alluminio e spilloni in testa da una mezz'ora e mi sembro ridicola.
-Tesoruccio!- mi sento chiamare. Mi volto verso Mirko e Ko, gli stilisti della nostra squadra. Sono gemelli siamesi e hanno la mia età, e l'unica cosa che li distingue è la tinta dei capelli. Li raggiungo traballante sui trampoli che mi hanno infilato ai piedi. Mi mettono a sedere e iniziano e levare cartine e spilli, e a riempirmi di mousse a lunga tenuta.
-Ahi! State attenti!- sbotto dopo l'ennesima tirata di capelli involontaria dei due.
-Oh, perdonaci cara- risponde Mirko. Con gli occhi azzurri, i capelli verdi e i suoi modi gay, somiglia tanto ad una certa "Lamu-chan" che Hol nomina sempre.
-Tranquilla. Abbiamo finito e sei stupenda!- continua il fratello portandosi indietro il ciuffo di capelli biondi.
-Meggy, sei Kawaii!- esclama mia sorella.
-Non chiamarmi Meggy!
Sbuffo e mi dirigo verso lo specchio più vicino. Se avessi avuto della burrobirra in bocca, ora la starei sputando. I riccioli scompigliati hanno ceduto il posto a dei capelli lisci, che terminano con dei boccoli larghi, che mi arrivano tra le scapole. Un ciuffo mi copre un po' di fronte, andando a curvarsi appena sotto il mio occhio sinistro. Inizio a fare pose strane davanti allo specchio, facendo ridere tutti i presenti.
-Ecco, ora ci vorrebbe un selfie- dico allontanandomi dallo specchio.
-Da pubblicare su facebook, e scriverci sopra: "Guardate e ammirate la mia sexagine", con tanto di faccina 'doppia u'.
-Prego- Ko mi porge quella che dovrebbe essere la versione stra-avanzata dell'iPhone 5s. Non riesco a muovere un dito. Quante funzioni può avere una fotocamera? Non possono essere così tante.
-Facciamo una cosa- dico.
-Il selfie ce lo facciamo insieme, basta che fai tu la foto.
E ridiamo ancora.
-Okay, ma la foto la facciamo prima di farvi salire sul carro, che se non ci muoviamo arriviamo in ritardo- risponde il ragazzo mettendomi un braccio intorno alle spalle, mentre tutti ci avviamo verso l'uscita.

JANE
Sto seduta su una delle sedie nere della saletta in cui sono rimasta chiusa per una mezz'ora buona con James e Jake, da una mezz'ora buona aspettando Jake e James. Quando finalmente sento scricchiolare la porta, alzo lo sguardo su uno shadowhunter in versione elegante. I capelli sono rimasti scompigliati, ma la solita tenuta nera è stata sostituita da una sosia con ricami dorati decorativi. Indossa anche un mantello, d'oro come la sua chioma. È così... bello, ecco. Chissà com'è il padre, penso. Mi mordo un labbro e mi alzo di scatto.
-Allora, siete pron...?
Avevo dimenticato di indossare dei tacchi di dodici centimetri. Sto cadendo. Vengo afferrata in tempo dal cacciatore, e ora mi ritrovo tra le sue braccia .Mi sento arrossire mentre in testa mi frulla il nome di Jace. Il ragazzo mi rimette dritta, mantenendomi per le spalle.
-Tutto okay?- chiede.
Annuisco, e faccio il gesto di sistemarmi gli occhiali sul naso. Che sciocca. Non li porto da quando sono arrivata a scuola.
-Aaaagh!- sento gridare James, che intanto ci ha raggiunti.
-Cosa c'è?- sbuffa il biondo.
In tutta risposta il mago domanda: -Ma se gli shadowhunter si sposano in oro, e le sirenette in blu, voi vi state sposando?!
Faccio scivolare lo sguardo sul mio abitino di seta nera, che mi arriva a metà coscia, con i ricami azzurri, e sul velo azzurro che uso come scialle. E mi accorgo che, praticamente, mi sto aggrappando disperatamente al giovane Herondale, tentando di non cadere, e che lui mi stringe le braccia. Per poco non svengo. "Dei se mi vedesse Megan! Prima mi farebbe il terzo grado, poi renderebbe la mia vita dei campi della pena a furia di battutine all'Afrodite."
-Non essere ridicolo mago- dice pacatamente il figlio di Jace.
-Stava per cadere- spiega.
-Oh. Allora perché non abbracci me? Mi farebbe piuttosto piacere, almeno più a me che a quel ghiacciolo ambulante- continua Jam.
-Che ne dite di un braccio ciascuno?- propongo.
-Così almeno cammineremo in maniera decente.
Entrambi annuiscono con mia sorpresa, e si spartiscono i miei arti superiori. Jake a destra, James a sinistra, a farmi da angeli custodi. Beh, praticamente uno di loro lo è, ma dettagli.
-Aaaaaaww!- sento sospirare. Guardo la porta, ora spalancata. Sulla soglia ci sono Lyla e Amy, che si mordono il labbro inferiore, con le dita incastrate fra loro e le mani posate sul petto.
-Che carini che siete!- esclama la rossa, prendendo a braccetto la sua collega.
-Forza Golden Trio. Il vostro carro vi attende.- dice l'altra.
Stando al passo con i miei accompagnatori, le seguo all'esterno della sala, dove attraverso una botola (meglio non farsi domande), imbocchiamo un lungo tunnel buio.
-Anche se io preferisco l'argento all'oro- bofonchio a mezza voce sperando di non essere sentita.


Tantantaaaaan! Eccomi di nuovo con un papirone di capitolo. XD Ho dovuto farlo lunghissimo, e credo che i prossimi capitoli saranno altrettanto lunghi. E ora un annuncio importante, per il quale vi trasformerete in tanti mini-Tobias e mini-Clove (preparate i coltelli, io intanto mi procuro uno scudo d’adamas). A quanto pare la cara zia Jo, il nostro amato zio Rick, la tanto adorata Suzanne, la dea del sadismo Roth, e Cassadic, mi hanno trasmesso il virus del troll-scrittore sadico (sto anche scrivendo col portatile sorseggiando taniche di caffè), quindi… *scappa in Messico*
Aspettatevene di tutti i colori
Un bacione                                                         Jane.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** L'Arena si avvicina ***


HOLLY
-Cheeeese!
Ko scatta un paio di foto, per poi separarsi con suo fratello dall'abbraccio di gruppo. Ci troviamo in una sottospecie di "BatCaverna". L'ampio spazio circolare, è stato scavato nella pietra, raggiungibile solo attraverso un tunnel segreto, la cui entrata si trova nella sala in cui Jam e Sam (fa pure rima) hanno fatto imbestialire la Grace. Sulle pareti della grotta vi sono cavi elettrici e monitor di varie dimensioni. Un unico muro, quello davanti a noi, è completamente spoglio. I gemelli ci porgono delle spille, una ciascuno, con il simbolo della nostra squadra: un piccolo panda che stringe un cuore di peluche. Appunto la spilla sul petto, a sinistra, appena sopra il cuore (un'idea di Mirko). Il biondo mi aiuta a salire sul carro di bambù (sono convinta che non reggerà affatto), con lo stesso emblema,  mentre il fratello si occupa di Meg. Alice sale senza difficoltà. Si vede che anche se porta sandali bassissimi dalla mattina alla sera, è più abituata di noi a indossare 'sti trampoli. Una volta raggiunta la bionda a bordo, noto gli unicorni che dovranno trainarci. Uno nero, dalla criniera e la coda bianche, l'altro bianco con coda e criniera nere. Solo i corni sono uguali. Riesco a percepire il metallo prezioso, come se mi stesse chiamando. Oro. Guardo gli altri carri. Solo noi siamo accompagnate da queste meravigliose creature. Probabilmente perché io e mia sorella siamo le uniche in grado di controllarle. Il carro alla mia destra, quello dei Maghi Divergenti, è l'unico occupato, oltre al nostro. Quando la nostra squadra è arrivata, la piccola Potter stava raggiungendo suo fratello e la sua nuova amica sulla piccola carrozza. Megan mi ha spiegato che il loro carro è stato fatto con vari tipi di legno magico (informazione ricevuta da Pottermore). I ragazzi indossano delle tute nere, che mi pare di aver visto nel film di Divergent, e ognuno ha la spilla della squadra in un posto diverso. "Non possono essere controllati" penso sospirando. Il loro logo è l'emblema di Hogwarts, con al centro una pistola. Tutti noi ci aspettavamo i Doni della Morte, con il simbolo degli Intrepidi al posto della Pietra della Resurrezione, ma, ovviamente, tutto ciò che questa squadra farà, sarà al di fuori delle aspettative. Alla mia sinistra, Sammy e Brad, che camminano in cerchio intorno al loro carro, aspettando Abby, mentre quello del Team J-J-J, è ancora coperto da un telo nero. Il carro delle saette incendiarie è una biga, o almeno la versione L di una biga, dato che è abbastanza grande da contenere tre persone al posto di due. Ai lati è decorata da motivi di fuoco e fulmini che si scontrano, mentre davanti ha il simbolo della squadra: una fiamma che contiene una saetta (cosa che mi ha fatto venire la nostalgia di Fairy Tail). Sento un rumore di passi provenire dal tunnel alle mie spalle. I due ragazzi smettono di girare in tondo, e lanciano un'occhiata speranzosa alla galleria scura. Dalle tenebre fuoriescono due ragazze a braccetto, una dai capelli di ghiaggio, l'altra dalla chioma di fuoco. Simon sbuffa esasperato, mentre Mellark si limita ad abbassare lo sguardo sconsolato, iniziando a prendere posto sulla biga. Al seguito delle due, ecco comparire dall'oscurità, la squadra numero uno al completo. I tre camminano coordinatamente. Jane guarda in basso, per accertarsi di mettere un piede davanti all'altro, mentre Jake e James la sorreggono. La legata sbianca, quando si accorge di stare per inciampare, ma con uno scatto fulmineo lo shadowhunter la solleva di un paio di centimetri, mentre il mago la raddrizza, dopodiché l'altro la rimette a terra. La ragazza li guarda sorpresa, per poi rispondere al sorriso del Potter, con un altro un po' imbarazzato e spontaneo, che rivolge anche al biondo. Al giovane Herondale si alza appena un angolo della bocca, un movimento quasi impercettibile. Sembrano una famigliola felice. Il che mi porta a seguire a ruota le loro stiliste in un coro di 'aawwwwww'. Una volta al carro, Jake lascia la mia amica tra le braccia del Grifondoro, per aiutare le ragazze a scoprirlo. James sembra gradire il gesto, e parecchio anche. Mi pare di sentire un borbottio in direzione Meggy. Ecco che il telo viene rimosso, mostrando un carro nero lucido, con motivi di onde azzurre, stelle rosse e rune dorate, e uno stemma circolare davanti, con all'interno tre J incrociate a formare un asterisco. Lyla lega con un fiocco un nastro azzurro al collo di Jai. Sulla strisciolina di stoffa cangiante è appuntata la sua spilla. La collega, invece, porge delle cinture ai ragazzi (una color oro, l'altra rossa), con lo stesso stemma. Infine le stiliste li mettono l'uno accanto all'altro davanti al carro. Con quei tacchi la ragazza è alta quanto i suoi compagni, e tutti e tre hanno i capelli al naturale. Nessuna acconciatura sfarzosa, niente gel o lacca, solo ciuffi e riccioli ribelli. La rossa scatta loro una foto. Ha avuto la stessa idea di Meg. Infine dopo un abbraccio veloce, si dirigono verso il gruppo degli altri stilisti (che mentre ero distratta hanno raggiunto anche Ko e Mirko). Intanto un paio di uomini in nero, portano al carro due pegasi bianchi, che lo traineranno. Una volta sistemati anche i cavalli alati, Jam salta all'interno del carro. Porge una mano alla figlia di Percy, che l'afferra tentando di salire. Ecco che scivola ancora. Oh, Jai, penso. Persino io sono meno goffa di te sopra 'sti cosi. Il biondo l'afferra per la vita, facendola arrossire fino alle punte delle orecchie. Nonostante tutto, si fa spingere verso il mago, e si aggrappa a quest'ultimo senza fare storie, senza nemmeno cercare di scusarsi. Probabilmente sa che balbetterebbe, finendo per diventare viola, e svenire all'istante, cosa che è meglio evitare. La legata stringe il braccio del moro con tranquillità, come se fosse la cosa più naturale sulla terra. Il ragazzo si libera dalla presa e la cinge un fianco, mentre lei si aggrappa disperatamente alla giacca della sua tenuta nera e rossa.
-Tranquilla sirenetta, non ti lascierò cadere- le dice James. A questo punto la mia gemella sbuffa un 'io lo ammazzo!', finendo per incavolarsi ed imprecare, sintomi della noia e dell'ansia. O forse il maggiore dei Potter c'entra qualcosa?
Lancio un'occhiata sospettosa a mia sorella, quando sento un tonfo. Mi volto verso un Brad steso a terra, ed un Sammy con la bocca spalancata e il braccio sinistro teso, la mano chiusa a pugno. Sta guardando in direzione corridoio oscuro, dove un'Abigail Grace in veste di principessa di fiamme e fulmini versione blu, corre verso i suoi compagni di squadra, seguita da Sheila. Dallo "Stilisti-club" ecco allontanarsi una copia sputata di Ansel Elgort, che raggiunge la squadra due, e appunta spille a random, correndo via con la mora. Sento un secondo rumore, simile a quello che fa una faglia spaccando la terra. Davanti a me una parete della caverna si sta lentamente alzando. Jake Herondale salta sul carro nero, liberando la mia amica dalla stretta del moro, che borbotta qualcosa sottovoce, per poi accettare di condividere la Jackson. Simon, invece, rimane immobile nella sua posizione, mentre continua a fissare la figlia di Jason. Il ragazzo del distretto dodici, (che intanto si è alzato), lo afferra per il colletto della maglia arancione dalle maniche strappate, mentre con la mano libera stende uno strato di "Crema miracolosa di zia Tiffany" sulla guancia destra, (messa dal suo stilista) dove il legato lo ha colpito.
Lo trascina a bordo, e i due si posizionano ai fianchi della ragazza. Vedendoli tutti insieme, devo dire che quei tre non stanno affatto male. I ragazzi sono vestiti allo stesso modo. Quella che un tempo era una T-shirt arancione, ora non ha le maniche, ed è ornata da fulmini che, partendo dalle spalle, incontrano le fiamme in basso. I jeans, hanno stessi colori e decorazioni. Infine scarpe di tela identiche a quelle della legata, ma rosse con lacci gialli. Le maglie sono piuttosto aderenti, e con quegli strappi mettono in risalto i muscoli dei due, donando loro una nota virile. Gli occhi azzurri di Brad, hanno assunto una nuova luce con quelle fiamme indosso. Uno scintillio crepitante, che pare affievolirsi nel momento in qui mi volto dall'altra parte. L'ho fatto di nuovo. Ho lasciato che il mio sguardo cercasse il suo. Ma perché?! Perché evitarlo in tutti i modi possibili, quando alla prima occasione in cui mi si para davanti non riesco a smettere di guardarlo? Alice mi afferra per le spalle e mi chiede se sto bene. Annuisco appena. Mi sento il viso in fiamme. Per cercare di riprendermi, mi concentro sugli unicorni, e sulla parete di roccia, ormai quasi aperta del tutto. Appena il pavimento smette di tremare, il primo carro parte. Vedo la mia amica allontanarsi, una maschera di sicurezza sul viso. Ora Sammy si decide a ricomporsi. Mentre i ventii iniziano la loro corsa, il figlio di Peeta mi lancia un ultimo sguardo disperato. Potrebbe significare tristezza, frustrazione, o altro. Con i suoi occhi imploranti cerca di mandarmi un messaggio. La squadra scompare una volta fuori la grotta. Con un'amara consapevolezza, recepisco la supplica del ragazzo. Ma è troppo tardi, o forse troppo presto. All'interno dell'arena saremo tutti nemici. Forse non nemici mortali, ma come Annabeth ha catturato Percy una volta fuori dal formicaio, così faremo noi tutti alla prima occasione. Perché questi sono i giochi. E io riuscirò a rendere fieri di me Frank e Hazel. Il carro parte. Sussurro qualcosa al nero destriero davanti a me, per poi stringere la mano di mia sorella, preparando un falso sorriso da mostrare al mondo. Come, del resto, ho sempre fatto.
 
JANE
Una cosa che di certo non mi sarei mai aspettata, è tutta la gente che è venuta ad assistere alla nostra traversata in carro. Vedendo il CHB Junior perennemente deserto, e l'Accademia muta come una tomba praticamente sempre, non pensavo che in realtà l'isola fosse abitata da così tante persone. Evito di sforzarmi di sorridere, non servirebbe a nulla. Ancora non capisco come sono finita in questa situazione. Lyla mi ha spiegato che i giochi sono un avvenimento importante qui a Multifandom Island, e che c'è un'intera area sotterranea dell'Accademia, dedicata ad essi. Stavo per chiederle, perché, se ci trovavamo nei sotterranei, dalla finestra ho visto il cielo, ma mi sono fermata. Albus, questo pomeriggio, mi ha detto che il corridoio delle porte, collega l'Accademia con varie zone dell'isola, attraverso dei portali, quindi facendo due più due, ho capito da sola che per la sala sotterranea si usa lo stesso sistema. La mia stilista mi ha raccomandato di essere gentile con i miei compagni di squadra, e di evitare litigi inutili. "Una cosa per i quali i Multifandom Games sono utili, è il creare solidi legami". Le parole della ragazza dai capelli azzurri mi rimbombano in testa. Cinquanta punti, e potrò incontrare Percy e Annabeth. Cosa saranno mai ventinove punti se durante il primo giorno ne ho subito avuti dieci? Il rumore rassicurante degli zoccoli che battono sulla pietra, viene interrotto, lasciando il posto al suono di ali che sbattono. Davanti a me il cielo azzurro. Sorpresa mi guardo intorno, e quando scorgo il luogo da cui ci stiamo allontanando, rimango a bocca aperta. Vedo l'Accademia. L'enorme castello bianco, circondato dal verde, situato su un'isoletta. Un'isoletta che... galleggia nel cielo! Sto per girarmi, per osservarla meglio, ma vengo afferrata per le spalle e tenuta ferma dal giovane Potter.
-Non è bello dare le spalle al pubblico, sirenetta- mi sussurra all'orecchio. Il nephilim mi cinge i fianchi con un braccio, e mi attira a se, strappandomi dalla presa del moro. Arrossisco e guardo prima lui, poi l'altro ragazzo. Perché a me? Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione? Non potevo essere un cagnolino che sta peri fatti suoi e senza dare fastidio a nessuno? E loro, non potevano essere Walt e Anubi? A parte che avrei scelto Anubi, però...
-Tranquilla-
stavolta è il biondo a sussurrare.
-So che non mi sopporti, e ti assicuro che la cosa è reciproca. Solo, mi va di stuzzicare un po' il tuo amichetto magico. Poi, non credi che il pubblico apprezzi?
Di certo Abby apprezzerebbe, e parecchio, fracassarti il cranio. Io mi accontenterei di gettare i tuoi resti in pasto agli ibridi, penso, ma facendo appello a tutta la mia forza di volontà, sfoggio un ghigno da far invidia persino a Scorpius Malfoy. Il cacciatore ricambia e allenta la presa, in modo da farmi rimettere dritta tra i due. I pegasi nitriscono all'unisono, come per incoraggiarmi. Di conseguenza mi decido a sorridere e a guardare dritto davanti a me. Non riesco a fare a meno di allargarlo ulteriormente, quando vedo un'immensa distesa d'acqua. E laggiù, tra le onde, ecco spuntare Multifandom Island. Cinque isolotti uniti tra loro attraverso vari ponti e piattaforme. L'isola centrale, ha una forma triangolare. Al vertice superiore, corrispondono un paio di monti, da cui scende un fiume, che funge da mediana. All'interno vi è anche inscritta una circonferenza di foreste verdi. Nei due semicerchi, distinguo un paesino, diviso a metà dal fiume, e quattro alte torri. Su ognuna di esse vi è uno stendardo.
-Magical Land!- esclama il mago sorridendo. Ecco come si chiama la terra dei maghi. A sud dell'isola, separata da stretti canali, ve n'è un'altra quasi delle stesse dimensioni. Ha più o meno la forma di una strana "V". Una striscia di terra, coperta da boschi, case (alcune sparse, altre insieme a formare un agglomerato urbano) e qualche rilievo, curva con angoli acuti intorno a un grande lago dall'acqua cristallina e la strana forma squadrata. Poco lontane dal grosso bacino, in corrispondenza dei punti cardinali, svettano alte torri scintillanti, che brillano di luce dorata.
-Angelic Land- sussurra lo shadowhunter, con un'espressione fin troppo seria. Decido di ignorarlo, torno a guardare le isole alle quali ci avviciniamo sempre di più. Alla destra e alla sinistra di Magical Land, come due angeli custodi, due isole circolari di uguale grandezza. Ad Est, una striscia di sabbia dorata delimita una circonferenza perfetta, contenente gruppi di alti palazzi, di vari colori, che formano l'immagine di una fiamma variopinta, che emerge dal verde dei prati che circondano la grande città.
-Quella é Divergent Soil- dice Potter seguendo il mio sguardo.
-Mentre quella laggiù...- accenna indicando l'area ovest di Multifandom Island. Una spiaggia ne delimita i confini. Riesco a distinguere campi arati, case, colline, vasti prati e monti, persino fiumiciattoli e laghi. Il tutto in una posizione ben precisa, determinando in ogni minimo particolare, la riproduzione più realistica che abbia mai visto, di una ghiandaia imitatrice. Sembra che un gigantesco uccello sia caduto sulla terraferma, e che mi stia fissando, mentre ci avviciniamo sempre di più a lui.
-...MockingJay's Land- termina Jam.
-É lì che si trovano la torre d'addestramento e l'Arena.
-É bellissima- sussurro, facendo sorridere James. L'altro si limita a studiarci, con gli occhi verdi che scivolano sui nostri volti come fossero rivoli d'acqua. Volgo lo sguardo alla zona Nord dell'isola, l'unica che non ho ancora osservato per bene. A differenza delle altre, che sono separate da quella centrale attraverso canali talmente stretti che da questa distanza sono quasi invisibili, la quinta sembra essere il prolungamento della terra magica. Una striscia di terra orizzontale in corrispondenza del vertice del triangolo, che si ramifica formando la forma di un tridente. Separata da quella sottostante tramite i monti, quella che un tempo era un isoletta, é ricoperta da fitte foreste, colline e campi. Ad ogni punta corrisponde un lago, e una cittadina che lo circonda, diramandosi fino alle ripide scogliere che danno sul vasto oceano. La città della punta Est, é un intricato labirinto di marmo bianco, dove da alcuni edifici fanno capolino stendardi viola e oro. Punta Ovest, invece, é un villaggio circondato da un deserto. Un fiume fuoriesce dal bacino, allungandosi fino a sfociare nel canale che da su Magical Land. Punta Nord, a differenza delle altre, che incontrano i verdi prati solo quando s'incontrano, é ricoperta dal verde. Scorgo qualche campo di fragole, e una collina familiare. Non ho l'opportunità di osservarla meglio, dato che siamo quasi giunti a destinazione. Il piumaggio della ghiandaia, si é smaterializzato in diramazione di strade e canali, e quella che era la sua pupilla, si é rivelata una torre nera. Ci stiamo dirigendo proprio lì. Lancio un ultimo sguardo al tridente circondato dal mare. Chiudo gli occhi, mentre delle lettere greche si formano nella mia mente. Divine Land. Quando riapro gli occhi, di nuovo il buio.
 
ABBY
-Potresti spiegarti meglio?
Okay le isole sono state fighissime, così come l'attico di questa torre della noia. Tanti comodi divani, televisori al plasma e morbidi materassi che non serviranno a nulla.
-C'è stato un cambiamento di programma, quindi vi allenerete fino a stasera. Domattina entrerete in arena- spiega pacatamente Tris, nonostante abbia ripetuto queste parole per tre volte. Bene. Domattina inizieranno i giochi. Dovrò combattere contro le mie migliori amiche, senza poter fare affidamento su un buon allenamento, mentre l'intera isola (e probabilmente anche i miei genitori) mi osserveranno ventiquattr'ore su ventiquattro. E di certo un Valdez fin troppo entusiasta ed un Mellark depresso, come compagni di squadra, non migliorano la situazione. Gli unici lati positivi di tutta la faccenda, sono che finalmente potrò mettere Meggy al suo posto, e pestare a sangue quell'odioso Herondale. La Prior ha detto che i punti all'interno dei giochi, verranno dati in base a sei categorie: coraggio, intelligenza, forza fisica, forza spirituale, gioco di squadra e... bellezza. Come cavolo si può giudicare la bellezza dei concorrenti di un programma mezzo omicida?, continuo a chiedermi da circa mezz'ora.
Ora ci stiamo dirigendo verso i sotterranei dell'edificio (E che diamine! Sono stufa di 'sti benedetti sotterranei!), per allenarci con le altre squadre. Scendiamo lungo una rampa di scale a chiocciola in pietra nera, per poi fermarci davanti ad un portone in quercia a due battenti. La nostra istruttrice lo spalanca, annunciando il nostro ingresso. In sala ci sono Alexis, i Potter e Castellan, che a differenza degli altri, non si volta nemmeno. Mi sa che l'Ade gli ha fatto un po' male. Alex mi sorride, mi saluta agitando leggermente la mano destra, per poi tornare a concentrarsi sul suo sacco da box. Albus armeggia con qualche boccetta, mentre Lily si esercita a lanciare coltelli, che finiscono per conficcarsi a random nella parete di fronte. Il loro istruttore é occupato a parlare a...
-Ma é un cellulare quello?- chiede Sammy sorpreso. Come biasimarlo. Nessun semidio o legato possiede un cellulare, o se lo possedeva se n'è disfatto una volta riconosciuto. Tutti sanno che quei dannati aggeggi mortali attirano i mostri.
-Si, lo è- conferma Tris, per poi spronarci a cominciare l'allenamento. Brad va alla postazione di tiro con l'arco. Non ha nemmeno bisogno di nascondere la sua bravura. La sua fama (o quella della madre) lo ha preceduto. Inizia a scoccare frecce e a centrare bersagli, mentre Simon si aggira pericolosamente nei pressi di una parete ricoperta da armi di vario tipo e materiale. Quasi gli brillano gli occhi. Sposto lo sguardo all'interno della sala, individuando quasi all'istante le prese della corrente. Non riesco a trattenere un ghigno. Continuo a osservare il luogo, e alla fine mi decido ad avvicinarmi ad un sacco da box. Ho proprio bisogno di sfogarmi su qualcosa. Inizio a riempirlo di cazzotti sotto lo sguardo divertito del piccolo Valdez. Sento Tris ordinare al legato di scegliere un'arma ed iniziare a fare qualcosa, dopodiché consiglia a Mellark di passare ai bersagli in movimento. Stranamente a me non dice nulla. Infatti non mi sarebbe piaciuto arrostire il mio idolo con un fulmine. Intanto le squadre numero uno e numero tre ci raggiungono. Max e Garroway, sono impegnati in una discussione che ben presto finisce per coinvolgere anche la divergente e il figlio di Ermes. Le nuove arrivate sono vestite esattamente come me. Scarpe da ginnastica pantaloni neri e canottiera grigia, in più portano i capelli legati in una coda alta. Per i ragazzi stesso stile. Herondale sembra notarmi, quindi finge un'espressione imbronciata e prende a ghignare. Sbuffo cercando di concentrarmi sul sacco. Jane prende il secondo arco e raggiunge il ragazzo del dodici. Ha la benedizione di Apollo, venera Artemide come se fosse la regina dell'umanità, ed é la copia in miniatura di Katniss Everdeen, di certo non avrà problemi a maneggiare un arco. Non si concentra subito sui bersagli mobili, però. La prima freccia che scocca non va a segno, ma per una mezzosangue che discende da due dei come Atena e Poseidone, la testardaggine é una qualità basilare. Mentre la figlia di Percy, ci prende la mano ad essere una mini-MockingJay, Holly si dedica al sollevamento pesi, degno del mini-Peeta che è in lei, mentre Meg insegna a Lily le basi per essere una perfetta mini-Clove. Insomma tutti giocano con il ruolo di un ex-partecipante agli Hunger Games. A questo punto cosa dovrei fare? Mini-Johanna? É solo quello che loro vogliono farti credere! Forza, Abby. Sei una divergente, non possono controllarti. James, intanto, si sta esercitando con la spada, mentre Alice segue corsi di sopravvivenza dagli istruttori di supporto. Non vedo Jake. Oh, come non detto. Eccolo che sventra manichini con ogni sorta di coltello che si ritrova tra le mani. Mi sono leggermente stancata del sacco. Mi allontano, dirigendomi verso una sedia di plastica, che sposto (non molto delicatamente) vicino alla presa più vicina. Un elfo domestico mi si avvicina porgendomi un asciugamano. Lo ringrazio e prendo a tamponarmi la fronte. Poi gli chiedo di portarmi dell'acqua, quindi la creatura si allontana. Osservo un orologio appeso ad una delle parete argentee della sala. 09:45 p.m. Avrei dovuto aspettarmi che questa sarebbe stata una lunga giornata. Osservo gli altri. Al ha raggiunto Alicia, mentre Brad ha posato l'arco, e ora sta maneggiando non molto saggiamente un'ascia di bronzo. Ed il fatto che ha gli occhi praticamente incollati sulla Zhang, non fa che peggiorare le cose. Mentre fa roteare l'arma, per poco non si taglia la testa. Ma con un calcio nel deretano ben assestato, il suo amico cacciatore lo salva da una morte certa. Al quale seguono imprecazioni e insulti vari, in una lingua che di certo non è greco antico, quindi non la capisco. Con un sonoro sospiro esasperato si allontana da Mellark, e recupera qualche coltello. Dopo un po' nota che lo sto osservando, e mi sgancia un sorrisetto da orecchio a orecchio. Rispondo con una delle mie occhiate tipo, cosa che lo fa ridacchiare sotto voce. Con un cenno del capo mi indica i manichini ancora integri, poi la parete delle armi. Mi sta sfidando? In tutta risposta il cretino torna a sorridermi. Oh non sai contro chi ti stai mettendo Herondale, penso. Ma d'altronde, non credo l'abbia mai saputo. Non fino ad ora.
 
 
 
 
 
Ave atque vale, Jane Chase. Autrice sklero-malata (con la K perché io può… puotevo :’(), uccisa dalle sue tre seguaci Abby, LoveAry e Ki-chan. Okay, sul serio. So che è trascorso qualcosa come mezzo millennio e una terza guerra di Panem dall’ultimo aggiornamento, e vi chiedo perdono… ma senza porgere rose. Non credo che v’interessi farvi tartassare i maroni con delle motivazioni che comunque nessuno leggerà (manco ci fosse scritto scemo chi legge *trollface*), quindi mi riferisco ai pochi angeli che hanno letto fin qui, dicendovi grazie, grazie, grazie. Vi adoro tanto tanto *pusheen hug*. Vi aspetto numerosi per l’inizio dei giochi ;)
Un bacione <3                                                              Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Che i giochi abbiano inizio! ***


Non é facile, ritrovarsi in una dimensione alternativa, piena di individui con poteri sovrannaturali, governata da dei, angeli, stregoni e chi più ne ha più ne metta. Per di piú, io che per Capitol City, non ero altro che l'ennesima familiare di un tributo andato a morire, mi ritrovo a fare da stilista, per degli Hunger Games in cui non si muore..
-Yue?

YUE
Una voce mi riscuote dai miei pensieri. Mi volto. Un ragazzo alto, dagli occhi verdi, i capelli ramati, e il fisico perfetto mi sorride dall'alto in basso. Louis Hemmings, il mio collega stilista della squadra numero quattro. É davvero bello, gentile, e abile praticamente in tutto. Il ragazzo perfetto, tranne che per un piccolo particolare: ha la pelle viola. E con viola intendo proprio viola. Mi cinge la spalle a mo' di fratello maggiore e con la sua voce calda e rassicurante chiede: -Come butta?
-Butta male- rispondo. Certo il suo linguaggio arcaico andrebbe riveduto e corretto.
-Oh. Sai...- continua lui.
-... La vita é imprevedibile. Non sai mai cosa ti aspetta dopo una curva, o come comportarti dinanzi a un bivio o un incrocio... Ma una cosa é certa: dopo una discesa, c'è sempre una risalita!
Detto questo mi sgancia un sorriso tutto denti, tra i migliori che una reietta dell'undici abbia mai visto in tutta la sua vita. Non riesco ad evitare di sorridergli di rimando.
-Ora andiamo, va! Non vorremo arrivare tardi all'entrata in Aren...
-Manco morta!- lo interrompo.
-Ho trascorso tre ore, TRE ORE, a cercare di far vestire quei terremoti di Grace e Jackson, e non posso permettermi di perdere l'inizio delle loro agonianti torture!
Detto questo inizio a correre al massimo della velocità, manco fossi nell'Arena, seguita dal mio ridente collega. All'improvviso faccio una frenata talmente brusca, che per poco Louis non mi butta per terra.
-Perché saranno agonianti, vero?- domando.
Sopprimendo una seconda risata parzialmente inutile, mi afferra il polso e riprende a correre trascinandomi con se.
-Non lo sapremo mai se non andiamo a vederlo.- dice correndo, senza avere nemmeno il fiatone. A quanto pare la pelle viola serve a qualcosa. Mi decido a sfilare il polso dalla sua presa, facendo affidamento solo sulle mie gambe, inseguendo una luce infondo al corridoio. Ma ecco che inciampo e batto la testa. La vista mi si appanna, mentre un Hemmings ansioso mi scuote dicendo il mio nome.
Yue.
Apro gli occhi. Mi trovo sul pavimento piastrellato della mia stanza, nella torre d'addestramento per i Multifandom Games. Probabilmente sono rotolata giù dal letto, come spesso accade durante le ultime notti. Succede sempre così quando inizia il periodo dei giochi. Ogni volta che mi addormento, sogno avvenimenti riguardanti il mio primo anno come stilista della squadra quattro, che spesso e volentieri terminano con delle brutte emicranie. Non riesco a spiegarmi il perché di tutto ciò, ma ogni tanto mi fa bene una rinfrescata. Soprattutto se ha a che fare con il trio Grace Jackson Mellark.
Cerco di mettermi a sedere, ma qualcosa, o meglio qualcuno, mi tiene bloccata a terra per le spalle. É Louis. Probabilmente ha cercato di svegliarmi, ma io sono caduta per terra.
-Louis?- chiamo ancora mezza addormentata, e con un cranio pulsante di dolore.
-Sei viva!- esulta stritolandomi in un abbraccio.
-Certo che lo sono. Una semplice botta in testa non può condurmi all'Ade!- replico cercando di scollarmelo di dosso.
-Giusto. La tua testa é troppo dura- mi provoca lo stregone. Già, Louis é un figlio di Lilith. Dopo quattro anni che lo conosco, mi pare ovvio di dover sapere almeno questo. Mi aiuta ad alzarmi, e quando gli chiedo il motivo per il quale mi ha svegliato (come se fosse stato lui), mi risponde con un sussurro: -Vieni con me.
Infilo una vestaglia verde sopra il mio pigiamino a quadri con le stampe dei Bakugan (più per coprirlo, che per altro), e lo seguo nel salotto. Il mega schermo della TV emette un bagliore bianco-celeste, che dà un'aria austera alla grande stanza semicircolare, che durante il giorno é accesa dai colori vivaci delle pareti e degli arredi. Mi accomodo sul divanetto giallo limone, accanto al mio amico, che armeggia con il PC sul tavolino da caffè in vetro verde bottiglia. Attraverso una pen-drive, attiva una connessione remota, o qualcosa del genere (non sono esperta di computer, e trovo anche strano che uno stregone sappia usarne uno), trasmette sul televisore le immagini del portatile. Guardo verso lo schermo enorme, e noto con sorpresa che al suo interno vi é l'immagine del portone che conduce alla sala d'addestramento. Sto per dirgli qualcosa, quando con la coda dell'occhio intravedo un movimento. Torno a concentrarmi sullo schermo, ed ecco fuoriuscire da una fessura tra i battenti, la sagoma di Jane Jackson. Ha i capelli portati indietro da una matita, in quello che prima doveva essere uno chignon, ed indossa un pigiama a righe bianche e blu. Non ha avuto neanche la premura di indossare delle ciabatte. Noto che in una mano impugna un arco, mentre l'altra é occupata da una faretra, che la ragazza mette sulla spalla destra. Senza guardarsi indietro, si avvia lungo le scale, salendo i gradini a piedi nudi, mentre man mano sempre più riccioli sfuggono alla presa della matita.
-Cosa combina?- chiedo sorpresa.
-Guarda.- si limita a rispondere lui. La legata entra nell'ascensore di specchi, salendo verso l'ultimo piano. Ora cammina più lentamente, e con passo felpato, attraversando l'enorme salone, diretta verso la porta bianca che dà sulla camera di Abby Grace.
-Oh, no- mi lascio scappare. Il ricordo della camera del primogenito dei Grace, fa capolino nella mia mente. Era stato proprio il fratello della legata a combinare quel disastro. La mora apre lentamente la porta, per poi intrufolarsi all'interno della camera. Con un gesto fulmineo del topo (o almeno così mi pare che si chiami), lo stilista si collega alla visuale della videocamera nascosta nella stanza dove la nipote di Poseidone é entrata. La porta é ancora socchiusa alle sue spalle, e lei sta scrivendo qualcosa su un foglio con un pennarello. Purtroppo non riesco a distinguerne il colore (Hemmings mi ha spiegato che alcune telecamere risalgono al ventunesimo secolo, quindi la modalità di visione notturna é ancora abbastanza scadente. Per essere un quarantenne nato nel 2000, se ne intende di tecnologia Chicago-capitolina). Chiedo al mio compagno di zoomare sul pezzo di carta per leggere il messaggio.

Buon compleanno Abby! Finalmente tredici anni! Sarai contenta (smile). Ti voglio bene (cuoricino).
Jane (doppio cuoricino).


Finito di scrivere, la ragazza infila il pennarello sotto la canotta, e dopo aver legato il suo messaggio ad un freccia, che viene tirata conficcandosi nel muro di fronte (appena sopra il letto della figlia di Jason, che intanto dorme come un ghiro nel suo intrico di lenzuola celesti), esce dalla camera da letto. Ripercorre il precedente percorso, fino al portone, dove s'infila di nuovo tra i battenti aperti appena, e posa l'arco. Infine, si decide a terminare la sua scampagnata notturna, tornando nella sua stanza al quarto piano. Guardo l'orario in fondo al monitor del computer. 00.05, 07 Agosto. Tra cinque ore e cinquantacinque minuti inizieranno i giochi. Se aggiungiamo anche che sono i quinti Multifandom Games... Se non fosse per quel sette che sfora.
Il mio amico spegne il PC, facendo tornare la TV un semplice schermo gigante che emette luce.
-Non é stato Aww?- domanda lo stregone distruggendo il silenzio che
si era creato pochi istanti fa.
-Credo di sí. Piuttosto, tu che hai quarant'anni...
-Trentanove e tre quarti- m'interrompe lui.
-Come vuoi...- continuo. -... Il punto é: la vuoi smettere di parlare come un'adolescente? Fangirlante per giunta.
-Ehi, cos'hai contro le fangirls? E poi, non sono affatto gay come pare che stai insinuando.
-Ma non ho mica detto...- termino la frase con un sonoro sbuffo esasperato. Louis ridacchia, poi mi da un leggero buffetto sulla guancia.
-Ci conviene andare a dormire. Domani dobbiamo assistere all'entrata. Chissà cosa si é inventato Garroway per i giochi di quest'anno.
-Di certo qualcosa di parecchio banale, e allo stesso tempo talmente idiota, che ci farà ridere tutti.- dico. L'altro si limita a darmi un bacio sulla fronte e a sorridere.
-Buonanotte Claw.- sussurra.
-'Notte Hemmings- saluto io, prima di vederlo sparire dietro ad una porta verde selva. Rimango per un po' ferma e immobile, fissando il vuoto, per poi correre in camera mia a recuperare degli auricolari a forma di farfalla, collegati ad un vecchio I-Pod. Faccio scorrere le mie sessantotto play-list, per poi selezionare l'ultima: Yu. Contiene solamente tre canzoni. Faccio partire l'ultima. La Ninna Nanna di Willove. M'infilo di nuovo nel mio letto, mentre una voce melodiosa, inizia a cantare calde note che mi fanno affogare tra i ricordi.
Là in fondo al prato, all'ombra del pino
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino...


KA-BOOM!
Spalanco gli occhi con un urlo e mi
alzo di scatto dal letto, mentre il suono delle bombe che esplodono invade la stanza. Per poco non inciampo nelle lenzuola scarlatte che durante la notte ho estirpato dal materasso. Mi metto dritta in piedi, pronta a scappare e a cercare aiuto. Il pavimento della camera, però, non sta tremando, e i muri sono ancora completamente intatti, così come tutti i mobili. Eppure il rumore delle esplosioni c'è, assordante e persistente. Sento bussare alla porta, quindi mi rendo finalmente conto che la mia stupidità latente ha iniziato a causarmi seri problemi. Mi avvicino al comodino nero, dove un vecchio cellulare (da cui proviene il rumoraccio) vibra segnalando le 06:15 a.m. Trascino il dito sul touchscreen spegnendo la sveglia, dopodiché scandendo la voce dico: -Avanti.
Luke Castellan apre la porta, e vedendomi ancora in pigiama diventa paonazzo.
-Diamine Claw! Di nuovo in ritardo?! Preparati, e in fretta, che tra un quarto d'ora devi stare alla postazione!
Finito di gridare il semidio esce come una furia dalla mia camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle. Sbuffo e cado a terra sulle ginocchia. Sfidando la forza di gravità mi rialzo, e strascicando i piedi a terra mi dirigo verso la sedia dove i miei vestiti giacciono piegati e stirati. Li afferro e li spiegazzo, infine li sventolo come bandiere e li lancio oltre la porta aperta del bagno. Soddisfatta mi dico: -Ora va meglio.
Una volta recuperati anche gli stivaletti neri, entro in bagno e in dieci minuti sono pronta. Non avendo bisogno di mascara, dato che ho della ciglia lunghissime, ho optato per dell'eyeliner nero, che dona ai miei occhi un'aria felina, anche se non li risalta molto. Niente blush o fondotinta, solo un po' di glitter argentati sugli zigomi, e un rossetto magenta acceso che si abbina perfettamente al mio vestitino di tulle. I capelli neri vengono sistemati da un paio di spazzolate, diventando lisci e morbidi. Che quello stregone del mio amico abbia fatto un incantesimo alla spazzola? La frangetta é diventata un po' lunghina, ma non ho il tempo né la precisione per occuparmene in questo momento. Recupero il mio cellulare, le cuffie, qualche rocchetto di cotone e un ago (che possono sempre servire), e il trucco, infilandoli nella mia borsetta di pelle nera, quindi, anche per quest'anno, mi decido ad abbandonare la mia stanza alla torre d'addestramento. Appena mi chiudo la porta alle spalle, ecco spuntare puntualmente il mio collega, in jeans strappati (tanto per non cambiare), canottiera nera e camicia quadrettata, con maniche a tre quarti, rossa e nera.
-Pronta?- mi chiede.
-Pronta.- annuisco e mi avvicino all'ascensore. Lui mi raggiunge e mi porge un braccio, che aggancio molto volentieri. Ogni entrata equivale a un pugno nello stomaco. Un groppo alla gola, come se la paura di assistere alla morte dei tributi non fosse del tutto infondata. Questo pensiero é sempre qui, non mi abbandona mai, anzi mi perseguita. Il ricordo dei trentunesimi Hunger Games. La mietitura, i carri, l'intervista, l'entrata, la cornucopia, il bosco, il sangue, il cannone...
Rabbrividisco e stringo forte il braccio di Louis, mentre ci allontaniamo sempre più velocemente dal pian terreno. Lui non si lamenta. Credo si sia abituato ai miei improvvisi attacchi di... boh, non so nemmeno come definirli. Si sente un "diing", segno che siamo arrivati a destinazione. Hemmings mi sorride, e una volta aperte le porte ci affrettiamo ad entrare nella sala di controllo del terzo piano. Una grande stanza circolare, con monitor su ogni parete, e una cinquantina di tastiere d'ultima generazione. Di solito noi stilisti non assistiamo qui ai giochi. Ci veniamo soltanto per la formalità di augurare dei "felici" games agli strateghi, e di conseguenza un buon lavoro. Dopodiché andiamo a prendere i tributi per accompagnarli, anche se a differenza dei giochi originali, gli ultimi istanti prima di entrare in arena, i ragazzi li trascorrono con i propri istruttori. Quindi eccoci qui.
-Signorina Claw, signor Hemmings!
Alla mia sinistra, ecco allontanarsi dal centro della sala una donna sulla trentina, con corti capelli scuri, occhi scintillanti e un sorriso smagliante.
-Signora Roth. Che piacere vederla- saluta Louis. La donna ci abbraccia entrambi, augurandoci felici Multifandom Games, dopodiché ci scorta nella zona interna verso un gruppo occupato in chiacchiere amministrative.
Riconosco tutti gli strateghi. Da sinistra verso destra, la signora Rowling, occupata a proporre idee, accanto a lei Mrs. Clare, che ascolta annuendo ogni tanto, poco lontano la signora Collins, che gesticola come per aggiungere particolari, infine il Signor Riordan, totalmente disinteressato, che sorseggia del caffè.
-Guardate un po' chi é passato a salutarci- annuncia l'uomo vedendoci arrivare. Le sue colleghe si voltano e ci accolgono sorridenti. Saluto il gruppo con una riverenza, facendo ridacchiare Suzanne, che mi ricorda per l'ennesimo anno che non mi trovo al cospetto di chissà quale corte reale. Le sorrido e ricambio il suo abbraccio, mentre Louis scoppia a ridere per l'ennesima battuta di Rick. Purtroppo non abbiamo molto tempo a disposizione, quindi ci congediamo dagli strateghi.
-Felici Multifandom Games!- esclamo andandomene.
-E possa la buona sorte...- continua il mio amico.
-Essere sempre a vostro favore!- terminano loro raggianti.
-Hanno in mente qualcosa- mi sussurra il figlio di Lilith una volta fuori dalla sala.
Io gli domando: -E quando non é stato così?
Lui ridacchia scortandomi verso una sala con quattro porte scorrevoli. Sopra ognuna di esse vi é un numero. Entriamo in quella con il numero quattro, l'ultima sulla destra. All'interno altre due porte. Una cosa che mi mancherà di Multifandom Island, se un giorno me ne andrò da qui, é l'intrico di porte, portali e corridoi, che conducono in tutti i luoghi possibili e immaginabili. Qui io e lo stregone ci separiamo. Entro nella stanza a destra, mentre Hemmings imbocca la sinistra. Una stanza quadrata occupata da un tavolo, su cui sono posati degli indumenti, una porta alla parete opposta della camera, e due sedie, una delle quali occupata da un ragazzo dai capelli scuri spettinati, e i profondi occhi verdi posati su di me. Eccolo qui il mio tributo. Albus Severus Potter.
-Ciao, Al. Dormito bene?- attacco bottone.
-Ciao- saluta lui. -Non molto a dir la verità.
Gli sorrido amorevolmente.
-Tranquillo, non ti accadrà nulla di così serio da mandarti in fin di vita.
Notando la sua espressione confusa e spaventata continuo: -Prendila come una partita del vostro Quidditch, solo più lunga, e con meno opportunità di salire su una scopa.
-Fantastico- dice lui con una punta di sarcasmo.
-Coraggio Potter. Nell'Arena non sarai solo.- Come mio fratello, penso, ma evito di dirlo. Il mago si sforza di sorridere, anche se non ha molto successo.
-Bene, vediamo un po' cos'abbiamo qui.
Mi avvicino al tavolo e prendo i vestiti. Con sorpresa noto che si tratta della stessa uniforme che i hanno indossato i tributi dei settantaquattresimi Hunger Games. Cosa state tramando, penso riferendomi agli strateghi. É già il secondo anno che i presunti autori delle saghe che compongono il nostro multifandom fanno da strateghi per i giochi, e devo dire che l'anno scorso per i partecipanti non é stata una passeggiata.
-Qualcosa non va?- chiede Albus, vedendomi pensierosa.
-Nulla. Dai vieni qui che ti aiuto a vestirti.
Dopo averlo aiutato con i vestiti, mi faccio consegnare il suo portafortuna. Il ragazzo prende dalla sedia una scatoletta nera, di quelle usate per custodire i gioielli, e me la mette tra le mani. La apro e osservo la spilla verde e argento che vi é all'interno. Lo stemma degli Slytherin.
-Wow.
Sono letteralmente senza fiato. -É bellissima.
-Me l'ha regalata il mio migliore amico, il giorno del mio tredicesimo compleanno.
Accennando a Scorpius, l'ombra di un sorriso vero e sincero compare sul suo volto. Gli appunto la spilla sul petto, in corrispondenza del cuore e gli sorrido.
-Magari vedendotela addosso nell'Arena, capirà che hai pensato a lui.
Il Potter annuisce. Ora gli appunto anche la spilla dei Maghi Divergenti sul polso.
-Finito- annuncio. -Ora andiamo.
Il ragazzo si alza e mi porge il braccio. Impossibile rifiutare cotanta galanteria. Ci avviamo a braccetto verso la porta, che avvertendo la nostra presenza si apre, mostrandoci un lungo corridoio, dove ci avventuriamo a passo svelto. Dietro di noi una seconda porta si apre, annunciando l'uscita del mio collega, accompagnato dalle ragazze della squadra numero quattro. I tre si affrettano a raggiungerci, quindi in cinque ci dirigiamo verso la postazione. Durante il tragitto nessuno spiccica mezza parola.
Finalmente eccoci davanti ad un'ultima porta. Percepisco la tensione del maghetto nel gesto di stringermi ancor di più il braccio, anche se in modo appena percettibile. Louis, senza nemmeno cercare di trattenersi, stringe Lily ed Alex in un forte abbraccio. Albus prima di imitarlo chiede: -Posso?
In tutta risposta lo stringo forte a me. Lui ricambia l'abbraccio, e mi sussurra all'orecchio: -Se mi vedesse Scorpius in questo momento...
-Sarebbe orgoglioso di te- termino al suo posto. Ci sciogliamo dall'abbraccio, e finalmente un bel sorriso compare su quel faccino da cucciolo. Gli scompiglio i capelli con un gesto fraterno, dopodiché lo lascio dinanzi alla porta, affiancato dalle sue compagne, mentre vicino allo stregone, aspetto che questa si apra. Quando succede trattengo il respiro. I ragazzi si prendono per mano e, senza voltarsi indietro, varcano la soglia. La porta di chiude dietro di loro. Caccio fuori l'aria e afferrando la mano del mio amico, corro in direzione opposta. Lui decide di non farsi trascinare e mi affianca nella corsa. C'infiliamo nella prima porta che vediamo, e una volta seduti sulle sedie di plastica bianca, alziamo lo sguardo sul monitor. Il televisore, prima spento, si accende emettendo un fievole bagliore, poi sullo schermo appare lo stemma di Multifandom Island. Ecco il preside dell'Accademia: un uomo sulla novantina, dalla folta barba grigia, e i capelli più chiari tirati indietro dalla brillantina. L'uomo fa un discorso, sulla scuola che galleggia nel cielo dell'isola, e di come i punti incidano sulla media e il rendimento degli alunni. E da ciò, l'idea dei Multifandom Games, diventati evento nazionale. Ora c'è una presentazione delle squadre, dei propri istruttori e degli stilisti. E infine, é giunto il momento dell'entrata in Arena. Come al solito, le squadre entrano con intervalli di due o treni minuti l'una dall'altra, quindi si comincia con la squadra numero uno. Ecco comparire l'immagina di Jake Herondale, James Potter e Jane Jackson dinanzi al portale che conduce in Arena: un cerchio di luce, grande abbastanza da contenere un bisonte, circondato da incantesimi scritti in varie lingue.
-Quindi... Dovremmo saltare qui dentro?- chiede il mago.
-Certo- risponde il piccolo Lightwood.
 Ecco che Max fa la sua comparsa alle loro spalle.
-Potete guardare all'interno del portale, ma non sporgetevi troppo.
Ovviamente i ragazzi si sporgono eccome. Il bambino da un calcio nel sedere a entrambi, che cadono all'interno del cerchio. Poi guarda la legata, l'unica che ha ascoltato la sua raccomandazione, con aria divertita.
-Oh, io faccio da sola- si affretta a dire la ragazza per poi saltare svanendo nel portale. Il ragazzino guarda verso la telecamera, sorride e alza il pollice. Louis accanto a me scoppia a ridere. Certo che gli istruttori sanno come sdrammatizzare le situazioni. Almeno la maggior parte di loro. L'immagine cambia, ed ora ci sono Sammy Valdez, Abby Grace e Brad Mellark, intorno al medesimo portale. Il legato sembra ardere d'eccitazione, l'esatto contrario del suo compagno letteralmente sconsolato. La ragazza non fa che emettere scintille dalle mani malferme. Tris dietro di loro assiste alla scena divertita, per poi chiedere: -Ricordate il piano?
Simon risponde: -Cercare un posto in alto dove accamparsi. -Per il resto- continua la Grace. -Fidarsi dell'istinto e mettere tutti al tappeto.
La figlia di Jason sorride sadica.
-Non ricordavo che...- interviene l'amico, ma viene interrotto a metà frase, dato che la Prior li ha già scaraventati nell'Arena. Ora la donna guarda il portale con un misto di divertimento ed orgoglio.
-Diretta lei.- dice lo stregone.
-É la Prior, cosa ti aspettavi?
Lui fa spallucce e torna a concentrarsi sul televisore. Ora intorno al cerchio vi sono Holly e Megan Zhang, e Alicia Valdez. Il signor Garroway, invece, é occupato a spazzare.
-Adesso basta!- sbotta la piccola Zhang. -É da quando siamo qui che spazzi per terra!
Sua sorella Holly si limita a guardarla preoccupata, mentre Alice non smette mai di sorridere. Il licantropo, però, non accenna a fermarsi, anzi avvicinandosi alle ragazze inizia a spazzare intorno ai loro piedi, fino a farle cadere all'interno del portale, con tanto di imprecazioni latine da parte di Megan. A questo punto l'uomo getta a terra la scopa, e si asciuga la fronte con la manica della camicia, parecchio soddisfatto. Louis intanto per poco non cade per terra per quanto ride. Gli do una gomitata facendolo piegare in avanti. Sorrido diabolicamente mentre lui cerca di cruciarmi con lo sguardo, nonostante sia uno stregone e non un mago. Intanto la scena cambia ancora una volta. Ed ecco la nostra squadra. I Potter guardano all'interno del cerchio, mentre Alex con gli occhi chiusi fa profondi respiri, più per concentrarsi che per altro. Castellan si avvicina a loro annunciando: -É ora di andare. La Shaw apre gli occhi, mentre ora quello che respira profondamente é il moro. Lily, a metà tra lo spavento e l'entusiasmo, per scherzare chiede: -Un ultimo consiglio?
-Se non saltate ora, vi butto io- risponde lo scorbutico figlio di Ermes. I ragazzi non se lo fanno ripetere due volte, quindi si tuffano all'interno del portale.
-Certo che quel tipo...- inizia il mio collega, ma io lo interrompo tappandogli la bocca con la mano, senza staccare lo sguardo dallo schermo. Ecco apparire l'immagine di un grande prato, circondato da una foresta, nel cui centro si trova la cornucopia, a sua volta circondata da quattro pedane. Su ogni pedana una squadra. Il conto alla rovescia non fa che mettermi ansia, e più calano le cifre, più il mio cuore martella all'interno del mio petto.
-Dieci... Nove...
Le gemelle Zhang si stringono la mano.
-Otto... Sette...
Jane inizia a cantare sottovoce.
-Sei... Cinque... Quattro...
Abigail e i suoi compagni si guardano negli occhi e annuiscono.
-Tre... Due...
Albus porta la mano alla spilla dei Serpeverde.
-Uno...
Parte il segnale acustico, e in un attimo tutti i tributi saltano giù dalle pedane. Jackson scappa verso la foresta, mentre i suoi compagni si avvicinano alla cornucopia. Grace corre il più velocemente possibile verso l'interno, evitando una Megan Zhang che per poco non la fa secca con una mazza chiodata, e recupera Velòs. Alexis fa scorte di viveri, mentre Lily e suo
fratello, dopo essersi caricati sulle spalle uno zaino ciascuno, si avviano alla ricerca di un rifugio. Mellark sembra fiutare il pane a distanza, infatti si carica di sacchi contenenti pagnotte e sfilatini. Anche James recupera uno zaino, e qualche petardo, mentre Herondale si occupa delle armi. Sfortunatamente il destino vuole che nel momento in cui il cacciatore impugna uno spadone, si ritrova con lo sguardo fissato in quello di Abby Grace, che serrando la presa sulla sua spada, avanza imperterrita verso di lui. Rimangono a fissarsi, distanti pochi passi l'uno dall'altro. All'unisono alzano le armi, ma prima che anche uno solo dei due possa avventarsi sull'altro, vengono bloccati dai loro compagni. La nipote di Giove é quella che fa più capricci, mentre viene trascinata via da Sammy e Brad, che intanto hanno recuperato anche un arco e un martello (anche se non grande quanto quello che il piccolo Valdez usa di solito). Jake sembra afferrare al volo la situazione: la spilla sul suo petto sta lampeggiando, segno che la sua compagna di squadra ha trovato un posto dove accamparsi, e sta effettuando una chiamata. Il ragazzo evita di farsi tirar via, e segue il suo compagno nel fitto della vegetazione, lasciando ad Abby un repertorio di imprecazioni in greco antico da esporre al pubblico. Lo stregone, che ormai si é liberato la bocca, per l'ennesima volta ride a crepapelle. Devo ammettere che la scena é già parecchio divertente, figuriamoci per qualcuno che il greco antico lo capisce. Il figlio di Katniss molla la sua compagna ai piedi di un enorme pino, dove inizia ad arrampicarsi. La legata lo segue, salendo abilmente lungo il tronco. Anche Sammy cerca di andar loro dietro, ma scivola e cade più di tre volte.
-Ehm... Aiutino?- chiede. Sbuffando i suoi compagni scendono e se lo trascinano durante l'arrampicata. Quando raggiungono un ramo alto e resistente si sistemano e fanno una stima dei propri averi. Intanto in una caverna ai piedi di un monte, le Zhang scaricano a terra un intero arsenale: una lancia, una mazza chiodata, una clava, un'ascia, due spade, cinque coltelli da lancio, un gladio e una spatha. Alice intanto mette in un sacchetto delle bacche che ha recuperato durante il percorso.
-Oh, Meggy! Se non avessimo preso così tante armi ora non rischieremmo di morire di fame!- rimprovera Holly.
-Non m'importa! E non chiamarmi Meggy! Queste sono mie adesso! Tutte mie! Sono il mio tesssoro.
La sua imitazione di Gollum mi fa rabbrividire. La visuale cambia, ed ecco la squadra numero due, che prepara un accampamento sulla riva di un lago. Sembrano essere stranamente tranquilli. Infine, la mia adorata squadra quattro che una volta che tutti se ne sono andati, e che la cornucopia é stata svuotata, vi si sistemano all'interno.
-Avere un'erudita come compagna di squadra può rivelarsi molto utile- dice raggiante la rossa, mentre il fratello la osserva mentre apre gli zaini per scoprirne il contenuto.
Dato che al momento sembrano essersi sistemati tutti, e che sono abbastanza lontani un bel po' gli uni dagli altri, prima che accada qualcosa d'importante, mi alzo dalla sedia, e faccio per andarmene.
-Tu non vieni?- chiedo ad Hemmings.
-Vi raggiungo dopo- risponde lui. Faccio spallucce e mi avvio verso l'atrio della torre, premurandomi di non passare per la sala di controllo.
-Chissà cos'hanno in mente...
 
 
 
… ebbene sì, sono tornata.
So che probabilmente qualcuno vorrà uccidermi, e con ciò che sto per dirvi, mi manderete direttamente alla forca. Il capitolo lo avevo già bello e pronto domenica sera, quindi l’ho pubblicato sul gruppo ufficiale di facebook dedicato alla ff, solo che non avevo un pc a disposizione quindi non potevo pubblicarlo qui. Ora… piaciute le sorpresine? Yue diverrà, da questo momento in poi, parte integrante della storia. E sì Jane, Abby e Brad hanno dei fratelli maggiori. In quanto agli strateghi… beh, non credo ci sia qualcosa da dire, tranne: ABBIATE PAURA! Detto questo prima di crepare con una morte lenta e dolorosa, ne approfitto per dirvi che a breve aprirò un canale youtube e una pagina facebook, entrambi con il nome Jane Chase, in cui pubblicherò qualche storia (sia questa, sia altre storie che ho iniziato a scrivere), dei miei disegni sui vari personaggi delle mie opere, ed eventuali fan art, quindi se vi va passate a dara un’occhiata ;)
Detto questo andate in pace e… boh XD
Un bacione                                                      Jane

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il Labirinto ***


ABBY
Sto correndo lungo gli intricati corridoi dell'Accademia, senza una meta precisa, con due intrepidi armati di coltelli alle calcagna e... Mi piace! Sorridente guardo indietro verso Tris e Quattro, senza fermarmi, e per poco non sbatto contro una colonna.
-FourTriiiiiis!- urlo all'improvviso. Svolto a destra continuando a gridare il nome della mia ship preferita, mentre i miei istruttori continuano ripetermi cose come "Piantala Grace", o "Il preside lo verrà a sapere", o ancora "Ti sospendo" ad un volume piuttosto elevato, ma io continuo la mia corsa ignorandoli. Entro nell'ala est, dove m'imbatto in Sammy Valdez. Per poco non lo travolgo, ma sembro fermarmi appena in tempo. All'unisono guardiamo in direzione dei prof. che stanno guadagnando terreno, poi ci guardiamo negli occhi, annuiamo e con un ghigno sulle labbra iniziamo a correre insieme gridando FourTris. I nostri insegnanti-killer, alquanto disperati, iniziano a lanciarci coltelli minacciando di azzerarci il punteggio, ma neanche questo sembra scalfirci, anzi non facciamo che accelerare. In poco tempo riusciamo a superare Tris e Tobias, ma quando ci fermiamo per prendere fiato le nostre ginocchia cedono e ci ritroviamo a terra in preda alle risate. Battiamo il cinque e ci diamo qualche pacca sulle spalle, quindi cerchiamo di rialzarci. Dopo tre tentativi falliti, rieccoci in piedi con le gambe tremolanti. All'improvviso ecco che davanti a noi spunta una figura alta e scura che sembra avere le sembianze di un uomo.
Arretro e batto la testa contro una colonna. Poi tutta la luce scompare.

Mi metto a sedere di scatto, ansimante e zuppa. Di certo somiglio a Jai quando fa certi dei suoi sogni strani che riguardano uomini mezzi cani senza maglietta. Scuoto forte la testa e faccio per alzarmi, ma scivolo e sto per cadere dal fottuto albero su cui mi sono accampata con la mia squadra, e che per chissà quale arcano mistero ho dimenticato. Brad mi afferra per la caviglia destra e mi tira su.
-Fa attenzione- mi dice. Lo ringrazio e mi metto sulle ginocchia, cercando Sammy con lo sguardo.
-Ma che caz...?!- esclamo quando lo vedo. É appeso per la giacca all'estremità del ramo e sembra nei migliori dei sogni.
-Oh merda.
Mellark, che come me sembra essersi appena accorto del guaio in cui si trova il piccolo Valdez, ha le mani in testa e cerca furiosamente di strapparsi i capelli. Proprio in questo momento, quel riccio idiota inizia a smuoversi nel sonno, e il ramo risponde con un bel "crick crack". Ora il mio compagno panettiere inizia a sclerare di brutto. Lo afferro per le spalle e lo volto verso di me, quindi gli dico: -Calmo Mellark! Così peggiori solo le cose.
-Ma...ma...- inizia a balbettare lui, ma io lo blocco immediatamente tirandogli uno schiaffo in faccia. Approfitto del fatto che Brad sia troppo sorpreso per replicare ulteriormente e inizio a cavalcare i venti avvicinandomi a Simon. Lo afferro per la maglia, appena pochi secondi prima che l'estremità del ramo si spezzi, portando con se
la giacca di Sammy. Porto Sammy a terra, e Brad (che sembra essersi ripreso) ci raggiunge scendendo dall'albero. Valdez continua a dormire, il che mi fa salire il sangue alla testa.
-SIMON HEPHAESTUS VALDEZ!- gli urlo in faccia. Il ragazzo si sveglia con le palpitazioni e cercando di alzarsi velocemente non mi da il tempo di spostarmi, quindi ci ritroviamo entrambi a terra a massaggiarci la fronte.
-Brutto pezzo d'idiota! Ti rendi conto di cosa hai combinato?!- sbotto alzandomi di scatto. Intanto il signorino Valdez si é messo a sedere dandomi le spalle e grattandosi la testa. Quanto vorrei fulminarlo seduta stante!
-Ho fatto uno strano sogno- dice voltandosi verso me e Mellark.
-Stavo per i fatti miei quando Abby é arrivata correndo e per poco non mi ha travolto. Poi ci siamo messi a correre insieme..
-Gridando FourTris?- chiedo interrompendolo. Lui strabuzza gli occhi e annuisce.
-Scappando da Tris e Quattro- termina.
-Esatto! Ho sognato la stessa cosa!- esclamo io.
-Cosa?!
-Ora che ci penso anch'io ho fatto un sogno strano- s'inserisce il nostro compagno di squadra.
-Davvero?!- chiediamo all'unisono Sammy ed io.
-Si. Ho sognato di rincorrere del pane integrale. Il che é molto strano visto che solitamente rincorro pane bianco.
Rimango in silenzio osservandolo.
-Ci stai prendendo in giro?- azzardo.
-Non ci penso neanche- risponde lui.
Simon scoppia in una risata convulsa dimenandosi per terra come un verme con gli spasmi. Sto per schiaffeggiarmi la fronte quando la terra inizia a tremare. Dal suolo iniziano ad emergere spuntoni di roccia, conditi con un rumore assordante. Senza bisogno di dirci niente, io e i miei compagni iniziamo a correre senza una meta precisa, sperando di non farci uccidere dai rilievi che spuntano dalla terra. 
-Il mio pane.- si lamenta sconsolato Brad.
-La mia colazione!- ribatte Sammy. Ecco che qualcosa mi si accende in testa.
-Velòs!- esclamo, per poi voltarmi in direzione dell'albero dove ho abbandonato la mia spada. Mellark guarda prima me, poi l'albero preoccupato.
-Abby? Non...
Non riesce a finire la frase, o almeno non ho ascoltato il seguito, dato che sto volando verso la mia adorata arma. Cavalcando i venti evito gli spuntoni che paiono moltiplicarsi a velocità allarmante. Zigzagando qua e là riesco a raggiungere il pino, ma Velòs non c'è. Impreco sottovoce stringendo i denti, per poi prendere quota. Supero la cima dell'albero di qualche metro e mi metto ad osservare il paesaggio sottostante. La mia vista inizia ad annebbiarsi. Non ho mai controllato i venti per così tanto, e mi sto stancando troppo, e troppo velocemente. Strizzo gli occhi guardando in basso alla ricerca della mia spada, e con sorpresa mi accorgo che tutte le roccie che stanno uscendo dal terreno hanno iniziato a prendere una forma intricata e precisa.
-Un labirinto...?
All'improvviso un bagliore bronzeo cattura la mia attenzione. Lo seguo con lo sguardo e vedo l'oggetto che tanto cerco. Scendo in picchiata, ma quando mi fermo per afferrare la spada, la roccia su cui si trova inizia a tremare e l'arma cade giù. 
-Porco Chrono!- grido prima di gettarmi all'inseguimento della mia Velòs. Acquisto velocità, e inizia a bruciarmi la faccia. Finalmente riesco ad afferrarla, ma prima che possa provare ad arrestare la mia caduta libera, un altro rilievo spunta dalla terra colpendomi in pieno viso e scaraventandomi in aria. Cerco di controllare i venti ancora una volta ma ho esaurito le forze. Sento Sammy gridare il mio nome, mentre stringo al petto la spada per cui ho rischiato tanto in attesa dell'impatto con il suolo. Le palpebre iniziano a chiudersi lentamente, abbastanza da permettermi di vedere una figura snella e aggraziata volare tra le nuvole. La figura si avvicina. Riesco a distinguerne i lineamenti: un ragazzo. Protende le mani verso di me. Con le poche forze che mi rimangono cerco di allungare un braccio verso di lui, ma alla fine chiudo gli occhi. Subito dopo mi sento afferrare da braccia forti, e la mia testa viene fatta poggiare su un petto caldo, mentre il vento mi scompiglia i capelli. Mi sento così al sicuro. Poi anche la mia mente mi abbandona.
LILY
-Ahiuuu!!
-Sta calma Lils! Ho quasi finito, pazienta ancora un po'!
-Facile per te parlare! Mica sei stato tu quello sbalzato in aria da una roccia mentre sognavi del cibo italiano!
Al sospira e riafferrando il mio braccio ricomincia con l'ovatta e il disinfettante. Una volta finito Alex mi ha bendato per benino. Sbuffo per l'ennesima volta.
Ci troviamo a più di dieci chilometri dal nostro accampamento originale. Ormai la cornucopia é circondata da chilometri di pareti rocciose, e noi ci troviamo dinanzi a questo ginormico cerchio di pietra, totalmente scoperti, e per di più io, la punta del gruppo, ho scarsa mobilità nel braccio destro a causa di queste stupide bende! Per chiudere in bellezza abbiamo perso la metà dei viveri, e la pomata cicatrizzante che mi avrebbe evitato le fasciature. Fantastico! Almeno sono riuscita a salvare la figurina delle cioccorane di papà. La tiro fuori dalla tasca e mi metto ad osservarla con un piccolo sorriso stampato sulle labbra. In questo momento Albus mi si avvicina.
-Lils...
Improvvisamente sento uno strano ronzio, seguito da una voce.
-Salve a tutti voi miei cari tributi. É la vostra stratega, Veronica Roth che vi parla. Oggi iniziano ufficialmente le prove dei giochi. Quest'anno il tema é...: il labirinto! Piaciuta la sorpresina eh? Ora vi spiegherò cosa succederà a breve. Al suono del segnale acustico il labirinto aprirà le sue dodici porte, una per ogni tributo. Le squadre verranno divise e rimescolate in coppie diverse che cambieranno dopo la fine di ogni prova. Solo durante la prova finale le squadre verranno riunite, per un ultimo scontro fatidico al centro del labirinto, davanti alla cornucopia. Bene. Manca poco all'apertura delle porte. Buona fortuna ragazzi!
Mi metto in piedi e vengo subito imitata da i miei compagni. Al tiene lo sguardo basso pensieroso. Qualunque
cosa stesse per dirmi, dovrà aspettare fino al round finale. Parte il segnale acustico. La terra inizia a tremare mentre tre pezzi della parete si alzano lentamente. Lancio un ultimo sguardo ai miei compagni prima di prendere slancio e correre all'interno del labirinto. 
JANE
Fottuti massi! Sto correndo cercando di seminare un grosso masso che mi rotola dietro dalla chiusura delle porte del labirinto. Dalla fretta non vedo la botola che si apre sotto i miei piedi e ci cado dentro come un'allocca. Ora quella che rotola sono io. Rotolo e sbatto non so quante volte finché non mi fermo con un tonfo. Mi rimetto in piedi e mi spolvero i vestiti. Non che serva a molto dato che é talmente buio che non riesco a vedere nulla. Improvvisamente si accende un bagliore in lontananza. Mi avvicino alla luce, sentendo l'eco dei miei passi nella stanza. Una volta abbastanza vicina vedo una torcia alla parete. Cerco di prenderla, ma nonostante i miei centosessantotto centimetri d'altezza non riesco a prenderla. Fottuti centosessanta centimetri! Batto il piede a terra, fissando la fiamma con sguardo truce. Poi dalle tenebre spunta una mano che afferra la torcia e la abbassa per porgermela. Dietro il bagliore della torcia, spunta il viso di Jake Herondale. Non so quale faccia idiota faccio, ma é abbastanza idiota da farlo ridere. Metto il broncio e chiedo: -Cosa ci fai qui?
-Potrei farti la stessa domanda.
-Sono caduta in una botola.
-Mi sono infilato in una strettoia per sfuggire alla caduta di un grosso masso.
Ci fissiamo con sguardo accusatorio per un po', poi decidiamo di proseguire insieme alla luce della torcia. Dopo un oretta buona d'imbarazzante silenzio, mi decido a parlare. -Senti... So che ce l'hai con me per la faccenda del muro, ma... Credo che dovremmo smetterla di guardarci in cagnesco.
Nessuna risposta.
-Ora siamo una squadra, dobbiamo aiutarci a vicenda. Facciamo una tregua, almeno per la durata dei giochi.
Silenzio. Sto per abbandonare le speranze quando il biondo mi chiede: -Pensavo che la runa angelica andasse incisa alla base del collo o sul petto.
-Già- rispondo nascondendo un'ondata di sollievo.
-Ma ho dovuto accontentarmi. Pensa che mia madre voleva farmela tatuare tre volte più piccola.
-Oh... E... Non dovrebbe essere una runa semipermanente?
-A me va bene così.
La nostra "chiacchierata" viene interrotta quando vado a sbattere contro una porta, nonostante la luce della torcia, e una voce ignota mi danneggia per benino i timpani
-Salve Heckson. Siete la prima coppia dei Multifandom Games. Congratulazioni!
Mi gratto la testa cercando di connettere il tutto.
-Qui é Cassandra Clare che vi da il benvenuto alla vostra prima prova. La stanza dei sieri.
La voce s'interrompe e la porta si apre.
-Neanche un po' d'incoraggiamento?
-Non si confà ad uno shadowhunter.
-Giusto... Allora entriamo?
Il giovane Herondale annuisce e mi porge un mano. L'afferro senza esitare e insieme entriamo nella stanza dei sieri.
 

*spunta con un poof* salve! Eh già sono tornata... so che probabilmente qualcuno di voi ha intenzione di uccidermi a causa diquesto ritardo inaudito ma ho avuto problemi con l'account e cose varie. mi scuso per il capitolo minuscolo, ma cercherò di rimediare pubblicando un altro capitolo in settimana (ci tengo a sottolineare cercherò prima che qualcuno mi sgozzi mentre dormo... perché so che mi troverete). non ho altro con qui scassarvi i maroni quindi... 
Baci                                                                                                   Jane


 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Le Prime Coppie ***


SAMMY
–Però, devo ammettere che mi è andata meglio del previsto…
–Già…
Non ne posso più! Sta andando avanti così da più di un’ora, non la sopporto! Alexis Shaw, per quanto siano promettenti le sue curve, si è dimostrata la persona più noiosa e disinteressata che abbia mai incontrato. Per quanto provi ad avviare un dialogo lei lo chiude e lo fa calare in un silenzio imbarazzante con le sue mezze risposte incomplete… Mi sta facendo impazzire!
Dai amico non ridurti in questo stato. Non tutti sanno quale privilegio sia la tua parola, continuo a ripetermi annuendo impercettibilmente, ma devo ammettere che non mi sono mai trovato così in difficoltà nella mia intera esistenza.  Continuo a camminare accanto alla mia compagna d’avventura in questa sottospecie di foresta che dovrebbe essere una serra (o almeno così ci ha detto la Trolling quando ci ha annunciato che la Salex è la seconda coppia dei Multifandom Games), cercando di pensare a qualcosa che non  riguardi lei o le sue amichette rotonde (con scarso successo aggiungerei).
–Io mi annoio– Sbotta improvvisamente. –Cosa vogliono che facciamo?
–Beh… – cerco di rispondere spiazzato. –Siamo in una serra, per quanto grande possa essere, il che vuol dire che forse… forse dovremmo cercare qualche pianta curativa come quelle che ci sono sui libri…
–Oh, ma certo! – m’interrompe piegandosi ad osservare il terreno (mettendo bene in mostra un altro bell’amichetto che ha dietro), per poi camminare, sempre con lo sguardo rivolto verso terra, come se fosse un cane che segue una pista. Si ferma improvvisamente s’inginocchia a terra e inizia a scavare. La guardo confuso, finché lei non si alza con una strana radice tra le mani e mi si avvicina mostrandomela.
–Non ricordo bene come si chiama, ma so che se bollita abbassa la temperatura corporea, ottima se hai la febbre o soffri di autocombustione– sorride soddisfatta e mi mette la radice fra le mani.
–Però… sei forte Dog Girl.
–Tutto quello che vuoi riccio, ma ti prego, impara ad affibbiare soprannomi migliori.
Mi da una pacca sulla spalla e mi precede andando avanti e guardandosi intorno. Resto immobile, a bocca aperta osservando ogni suo movimento. Non sentendomi camminare si volta e notando la mia espressione sorride e dice: –Sono una candida– dopodiché mi raggiunge mi afferra per un braccio e mi trascina via con se. Devo dire che la situazione sta iniziando a prendere una piega migliore, penso infilando nella tasca destra della giacca la radice. E ovviamente, come al solito, parlo troppo presto, dato che improvvisamente ci spuntano davanti delle sottospecie di lupi parecchio incazzati.
–Qu-quelli s-sono…
–Ibridi…– termina per me la frase Alexis. Ed ecco che uno dei miei più grandi talenti viene alla luce.
–VIA! – urlo correndo verso la direzione opposta trascinando la ragazza che non riesce a starmi dietro per quanto si sforzi. Intanto le bestiacce si avvicinano zampettando lentamente, quasi fossero dei “My Little Pony” rosa saltellanti. Devono divertirsi parecchio per inseguirci in questo modo. Siamo sfacciati concludo, continuando a correre e a guardare indietro. La mia compagna, evidentemente stanca di corrermi dietro, pianta i piedi a terra frenando bruscamente, si volta verso i nostri inseguitori e porta una mano alla tasca della giacca. Gli animali/mostri curiosi la guardano con tanto d’occhi finché lei non caccia delle ghiande e gliele tira. Cosa?! Stiamo per essere divorati da dei… cosi mostruosi e tu cosa fai? Gli lanci della ghiande?! Ma certo! Perché non ci ho pensato io? Saranno il contorno perfetto! Mentre mi sale l’istinto omicida le ghiande atterrano ai piedi degli ibridi esplodendo ed emettendo fumo. Mi sento afferrare per il braccio, poi uno strano rumore, come se fosse stata tirata una freccia. L’attimo dopo mi ritrovo sull’ennesimo ramo dell’ennesimo albero mentre la piccola Shaw recupera un gancio dall’ennesimo tronco. Guarda compiaciuta il suo sparaganci (perché ovviamente io sono l’unica persona al mondo oltre ai poppanti di due anni a non sapere come si chiama realmente), dopodiché guarda me.
–Noto con piacere che sei intatto.
–E quella dove la tenevi, scusa? – chiedo.
–Oh…– fa lei alzandosi la maglia. Scopre la pancia fermandosi appena sotto il reggipetto, e prima che possa ribattere con un commentino riguardante il fatto che queste cose non si fanno in pubblico mi mostra una fascia elastica nera che tiene legata dietro la schiena dove infila la sua pistola o qualunque cosa figa sia.
–Ta-daaan! – esclama riabbassando la maglia.
–Non mi avevi detto di essere una candida?
–Beh, fino a un certo punto… dovrò pur difendermi in qualche modo, non trovi?
Prima che possa almeno provare a ribattere mi tappa la bocca e guarda verso il basso, da cui si sentono provenire dei ringhii minacciosi.
–Il fumo non li terrà a bada ancora per molto… vieni– dice afferrandomi la mano e incitandomi a seguirla. Mi alzo e la seguo nella sua pazza impresa di saltare da un ramo all’altro. Evitando di cadere un paio di volte, mi fermo un attimo per prendere fiato e le dico: –E Squirrel Girl ti piace?
Ridacchiando mi afferra l’orecchio e avvicinandosi mi sussurra: –Chiamami Alex Idiot Boy.
Si allontana facendomi un occhiolino e salta sul ramo successivo. Imbarazzato e parzialmente paonazzo la seguo.
 
HOLLY
Seduta per terra in quella che sembra una scatola di latta e con la testa tra le mani cerco di scacciare via le parole di zio Rick che mi rimbombano in testa da un’ora. Congratulazioni Brally siete la terza coppia dei Multifandom  Games. Quanto schifo possono suscitare delle semplici parole. Sento addosso lo sguardo di Brad che mi tormenta e non riesco a sopportarlo. Sciolgo i capelli e li scuoto un po’ con la mano poi me li porto indietro come faccio ogni volta che sono nervosa. Quanto mi servirebbe una sigaretta in questo momento!
–Oh, insomma! Non ce la faccio più a stare qui! Voglio uscire!
–Non ricordi cosa ha detto Riordan? – Mi chiede il ragazzo. Gli lancio uno sguardo assassino che farebbe invidia a Marte stesso mentre quasi ringhiando gli rispondo: –Ero troppo impegnata ad escogitare delle tremende torture da infliggergli per ascoltarlo. Illuminami Mr. Bread.
Con la paura che gli si legge in faccia mi dice: –Divergenze emotive.
–Cosa?!
–Credo c’entri con Divergent,non ne ho idea, Riordan ha detto che per andare avanti dobbiamo superare queste dannate divergenze emotive, diamine! – esplode lui. Peccato che il suo repertorio di parole non del tutto corrette sia così limitato…
–Okay… Stiamo calmi… Ora… Cosa sono queste divergenze emotive? – chiedo. Esaurito fino al midollo, Brad sbuffa e si prende la testa tra le mani.
–Idiota come sempre, eh Ashy? – chiede.
–Ehi, chi ti da tutta questa confiden… aspetta come mi hai appena chiamato?
Ride nervosamente e mi guarda con i suoi occhioni azzurri, poi mi dice: –Lotta coi pugni… ti ricorda qualcosa… cuginetta?
Spalanco gli occhi e cerco di arretrare finendo inevitabilmente per sbattere con la schiena contro il metallo freddo.
–A...Alberic…?– finisco per chiedere sconvolta. Lui sorride malinconico
–Sono io.
Sento il mondo crollarmi addosso lentamente, frammento dopo frammento, l’uno più doloroso dell’altro.
–Come cavolo è possibile?! T-tu non sei mio cugino! Non puoi essere lui! Tutto questo è… è impossibile!
–Nemmeno una settimana fa ti trovavi nella tua scuola, adesso ti trovi in una scatola grande meno di un metro cubo, hai una sorella gemella, un’amica sparafulmini, la pelle scura, sei la nipote di due divinità romane, e puoi trasformarti in animale! Davvero lo credi così impossibile?
Non so come ribattere. Sento che non mi sta mentendo, e che ha ragione, e che odio quando ha ragione. Poi mi viene in mente l’unica cosa che potrebbe dimostrare che è lui quello che ha torto.
–Ma se tu sei davvero mio cugino… perché mi hai baciato?
–Perché ti amo– risponde lui senza pensarci. E ancora una volta la mia assurda intelligenza mi tradisce. Notando la mia confusione dice: –Da quando ho quindici anni sono innamorato di mia cugina. Ma okay, mi tengo tutto dentro e faccio finta di niente. Mi cerco qualche bella ragazza con cui dimenticarla, ma non ci riesco. Per di più la sera del mio diciottesimo compleanno cado in un tombino e mi ritrovo in una scuola piena di ragazzi strani e scopro che il mio migliore amico ammazza i demoni!
Lo ascolto sempre più sotto shock.
–Per di più– continua –Scopro anche che in realtà ho due anni in meno, e che quel bambino che sognavo ogni notte è il mio defunto fratello gemello! Ma mica è finita qui? Certo che no! Mentre mi godo l’ora buca di latino mia cugina spunta dal nulla nella mia classe. Ma che splendida vita di merda!
Non so che dire o fare. Anzi l’unica cosa che so per certo è che in questo momento vorrei sparire dal mondo, sprofondare per tremila chilometri sottoterra e là rimanere. Perché proprio a me? mi chiedo.
–Sai… questa dichiarazione non potevi fartela uscire in un momento peggiore– dico senza pensare.
–Cosa? – chiede lui.
–Io… non so più che pensare… sono così confusa… non so più chi sono!
Sospirando mi dice: –Ti capisco… questa nuova vita deve essere difficile da accettare. Di certo non puoi prenderla tanto alla legger…
–No, tu non capisci!– lo interrompo –Non c’entra nulla la nuova vita, Holly o Ashley, pelle chiara o scura, o nonni divini o meno. Sono proprio io che non capisco più cosa sono. E tu non puoi capirmi… nessuno può…
–…Ashy…
–Non chiamarmi così!– urlo, per poi continuare con voce più moderata –Ti prego.
–Okay… beh… se hai bisogno di parlare… io sono qui– termina lui.
Dopo una quindicina di minuti di silenzio, mi decido a parlargli.
–Forse sono lesbica.
–CHECCOSA?!
Prima che uno dei due possa dire altro, il pavimento inizia a tremare e il soffitto si alza aprendosi lentamente (come se quella in cui ci troviamo fosse davvero una scatola) con uno stridio assordante. Dall’apertura che man mano va allargandosi inizia ad entrare una luce calda. Quando torna a calare il silenzio e il soffitto scompare completamente lasciando il posto a un cielo azzurro, velocemente scavalco la parete alta appena un metro e una volta uscita dalla scatola mi guardo intorno. Vedo una grande radura circondata da alte mura di pietra, il labirinto probabilmente, e poco lontano, al centro di questo grande spazio circolare, la cornucopia. Sorrido e inizio a correre in quella direzione, subito imitata da Brad che è appena uscito dalla scatola. Ed ecco che improvvisamente la terra sotto i miei piedi cede e mi ritrovo a scivolare giù per un tunnel sotterraneo con la canzone del Troll Face sparata a tutto volume. Forse dovrei arrabbiarmi di brutto ma non riesco a frenare l’istinto di ridere a crepapelle. Quindi continuo a sprofondare sottoterra ridendo. Cosa potrei chiedere di meglio?
JAKE
–Ti dico che è così!
–E se così non fosse?
–Jackson..
–Non ho intenzione di morire per una tua bravata Herondale!
Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli. Questa tipa è insopportabile! Meno male che dovevamo fare un tregua.
–Siamo nella stanza dei sieri porca Lilith!– esclamo –è ovvio che dobbiamo bere un siero!
–Ma se non sappiamo nemmeno che sieri sono?
–Bah!
Mi allontano prendo una specie di siringa allungata contenente un liquido nero e scintillante e faccio per iniettarmi il contenuto nel braccio, ma ovviamente la piccola Jane Jackson non può farsi i cavoli suoi e viene a togliermela di mano.
–Ma cosa fai?!– chiede.
–Quello che avrei dovuto fare già un’ora e mezza fa!– le rispondo riprendendomi la siringa. Lei mi guarda mettendo il tipico broncetto da bimbetta capricciosa, poi sospira e dice: –Quale prendo?
–Scegli un colore– le rispondo soddisfatto. Lei si guarda intorno per poi andare a prendere una boccetta con un liquido azzurro da uno scaffale alto. Devo ammettere che è alquanto buffa mentre si alza sulle punte allungandosi il più possibile per prendere la boccetta. Avrebbe potuto risparmiarsi una tale figura da niente e prendere qualche altro siero, e invece ha perseverato. Un punto in più a suo favore. Torna accanto a me ammirando il suo premio.
–E adesso? – mi chiede. Le prendo la mano e la scorto fino ad una sedia simile a quelle degli studi dentistici e la faccio sedere.
–Adesso bevi– rispondo. Lei stappa la boccetta e beve il siero tutto d’un sorso. In un attimo crolla addormentata. Finalmente un po’ di pace penso stendendomi sulla sedia accanto alla sua. Lancio un ultimo sguardo alla stanza dalle pareti blu piena di scaffali con diverse boccette dai liquidi colorati. Inevitabilmente il mio sguardo si posa sulla piccola Jackson e sorrido nel vedere la sua faccia buffa. Rimpiangendo di non avere un telefono per scattarle una fotografia, abbasso lo sguardo sulla siringa e mi inietto il siero nel braccio. Chiudo gli occhi.



Eheheheh... eccomi di ritorno! Okay questo capitolo è comunque un po' corto ma... abbiate pietà. Beh, come potete constatare le cose stanno iniziando a movimentarsi e il bello di tutto questo è che c'è anche la canzone del Troll Face! XD Sappiate solo che questo capitolo è un troll di per se quindi... sta a voi capire ciò che c'è di vero in tutto ciò.
Shao Sheo                                                           Jane

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Rivelazioni ***


ABBY
 
Apro gli occhi, la testa che pulsa lievemente, la vista ancora offuscata. Non riesco a distinguere nient'altro che la luce e alcune voci poco familiari riecheggiare nella mia testa. Richiudo gli occhi strizzandoli per poi riaprirli. Poco a poco riesco a mettere a fuoco dei volti sopra di me. Espressioni sollevate si dipingono su quelle maschere di preoccupazione. Guardando meglio riconosco le facce di un ragazzo e una ragazza, alquanto familiari, e quella ancora più familiare della mia professoressa. Incrocio lo sguardo con quello grave di Tris e scatto a sedere, quando la testa inizia a girarmi, la fronte a pulsare e sento un'orribile nausea salire. Per il dolore non riesco a restare ad occhi aperti. Cerco di reggermi con un braccio, mentre con l'altro porto una mano alla fronte. Giusto il tempo di percepire il bendaggio intorno al capo che mi fanno stendere di nuovo. Emetto un gemito di dolore. 
-Resta giù- mi ordina seccamente la Prior. -Ti conviene. 
Dopo un altro paio di estenuanti minuti nei quali il dolore alla testa non mi da tregua, deglutisco e raccolgo tutta la forza possibile per poter parlare.
 -C-cosa... cosa mi è successo?- chiedo.
 -Hai stabilito un nuovo record- mi risponde la ragazza sconosciuta. -Sei stata la prima ragazza ad essere stata eliminata nei giochi prima dell'inizio delle prove. 
Mugugno in segno di assenso, quando poi recepisco il concetto delle sue parole. 
-Coosa?! 
Faccio per alzarmi ancora una volta, ma vengo bloccata rapidamente dal ragazzo che mi sta seduto accanto.
 -Stai calma Ab. 
Ab... mi sembra di aver già sentito un nomignolo del genere. 
-Chi saresti tu? E chi ti ha dato il permesso di chiamarmi in questo modo?- chiedo guardandolo in cagnesco. Il tipo a dir la verità non è male. Alto, non troppo abbronzato, spalle larghe, capelli biondi in perfetto ordine, occhi scuri e profondi. Sostiene il mio sguardo tra il serio e il preoccupato, ma quasi immediatamente la sua espressione si addolcisce, i muscoli tesi del viso si rilassano concedendogli un tenero sorriso che emana calore da ogni angolazione lo si guardi. 
-Non ti ricordi di me?- chiede con voce tanto mielosa da farmi quasi vomitare. Spero soltanto che non vada a finire come in quei film in cui la protagonista si ritrova fidanzata senza un motivo. Potrei odiare davvero tanto i miei per questo. 
-Sinceramente no- rispondo in modo secco. Dei, quanto può essere difficile sostenere una conversazione? Lo è già abbastanza quando guardi in faccia qualcuno, figuriamoci se il tuo interlocutore ti sovrasta! 
-Avrei dovuto aspettarmelo...- se ne esce lui. -Il mio nome è Caesar Augustus Grace. Sono tuo fratello. 
-Che?!- urlo tentando uno scatto, contenuto ancora una volta dal biondino.
 -Ora basta- sbotta la prof. -Non abbiamo tempo per queste bambinate. Caesar, Willow, tornate a supervisionare il settore Theta. Io mi occuperò della signorina eliminata. 
La ragazza si alza, iniziando ad intrecciare i suoi lunghi capelli biondi (chiaramente tinti, dato che ha le sopracciglia scure), per poi posare una mano sulla spalla destra di Caesar che si alza a sua volta. Entrambi mi lanciano un ultimo sguardo; quello di lei limpido e sereno come il cielo primaverile, quello di lui, profondo quanto il Tartaro, ma non altrettanto ostile. Mi danno le spalle e si dirigono verso l'uscita della stanza. A guardarla meglio credo sia un'infermeria. File di brande vuote, armadietti pieni di medicinali vari, una scrivania ricoperta di fogli sparsi, un kit di primo soccorso aperto su una sedia... Tris mi sistema i cuscini dietro la schiena e mi aiuta ad appoggiarmici, per poi porgermi un bicchiere contenente un liquido scuro e caldo. 
-Bevi- mi ordina. Non me lo faccio ripetere e ne ingoio qualche sorso. Ecco che in bocca mi esplode il sapore della mia infanzia.
 -Buono?- mi chiede la donna.
 -Marmellata di prugne- rispondo lasciandomi scappare un sorriso. 
-Non esagerare però. 
Riprende il bicchiere e lo posa sul comodino di fianco alla branda. Sento la testa alleggerirsi a poco a poco, il dolore si affievolisce. Benedetto sia il nettare.
 -Riposa ancora un po'. Appena ti torneranno a pieno le forze ti riaccompagno all'Accademia. 
Annuisco e cerco di rilassarmi. Ora che il dolore non mi distrae dai miei pensieri, le parole di quel ragazzo non fanno altro che vorticarmi in testa. 
-Un fratello, eh?- sussurro guardando il soffitto. Tris resta in silenzio, totalmente immobile sulla sedia, con le braccia conserte e le gambe accavallate.
 -Ma che bravi genitori.
 Penso al volto di Caesar e alla mia attuale fisionomia, cercando di ricostruire quello che dovrebbe essere l'aspetto dei miei veri genitori, ma quasi immediatamente lascio perdere. Perchè dovrei sforzarmi tanto? Loro non hanno esitato a gettarmi via. Forse mi sono legata fin troppo a questa vita da non volerla abbandonare? Oppure nel profondo non faccio altro che sperare che ci sia una ragione per giustificare il loro comportamento? Che gran mal di testa. Chiudo gli occhi un attimo, e per la prima volta dopo giorni, cerco di ricordare la mia vecchia vita, i volti di tutti quelli che ho conosciuto, che hanno significato qualcosa per me... eppure non riesco a trovare altro che un vuoto incolmabile. 
 
CAES
 
 -Caes mi ascolti?
-Eh? Oh. Scusa... dicevi?
Willow cammina accanto a me, saltellando ogni tanto e facendo attenzione a dove mette i piedi.
-Ti ha scosso un po' non è vero?- chiede. -L'incontro con tua sorella intendo
. -Oh... beh, sì. L'ultima volta che la vidi mia madre mi negò ti tenerla in braccio. Era... così piccola...
Mi accorgo di star parlando un po' troppo, quindi chiudo la bocca e abbasso lo sguardo sui miei stivali grigi in procinto di pestare altra erba. Lei ridacchia per poi dirmi che può comprendermi.
-Ci sono passata anch'io... quando abbiamo perso Rye... è come se una parte del mondo, del nostro mondo fosse scomparsa. Poi è arrivato Brad... pensa che non sapevo nemmeno della sua esistenza. Un pessimo scherzo del destino direi.
La guardo. Ha un sorriso dolce e malinconico allo stesso tempo. Mi sorprende quanto possa sembrare perfetta anche senza chili di trucco, acconciature succinte e tutine aderenti. I suoi occhi azzurro cielo incontrano i miei rasserenandomi. Un qualche strano tipo di magia che solo lei è in grado di fare.
-Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?- mi chiede arrossendo appena.
-Per mia fortuna no. Sarebbero stati osceni glitter e lip-gloss rosa shocking in un contesto del genere- rispondo scherzosamente.
-Ehi, ehi! Non è colpa mia se mi usano come cavia per i loro cosmetici di "ultima generazione".
Rido. Lei protesta e scalcia a terra, ma finisce per seguirmi a ruota. Le prendo la mano riprendendo a camminare e trascinandola con me. Il suo colorito resta abbastanza regolare stavolta.
-Domani saranno sette giusto?- chiedo.
-Già. E vedi di non rompere nulla a casa dei miei, tonto.
-Okay, okay- la rassicuro un po' imbarazzato. Finalmente raggiungiamo le mura del labirinto nel settore Theta. Infilo una mano nella fessura di una parete dove un pannello la scannerizza. Subito dopo la terra sotto i nostri piedi inizia a tremare e la parete si alza. Entriamo nel labrinito, precisamente nella parte inaccessibile ai giocatori dove si preparano le sfide. Raggiungiamo un gruppo di ragazzi vestiti con delle tute grigie come le nostre.
-Siamo qui- annuncià Willow.
-Oh, ragazzi. Come sta l'eliminata?- chiede uno di loro, di cui non ricordo il nome. Sinceramente non mi va che mia sorella venga soprannominata "l'eliminata" ma al momento posso solo aggiornare riguardo le sue condizioni.
-Bene. Ora venite con me. Dobbiamo preparare le gabbie.
-Gabbie?- chiedo. -Per la terza sfida.
-Oohhh!- esclama la mia ragazza. -Di cosa si tratta quest'anno? Arpie? Pixies? Imp?
In genere la terza sfida equivale ad una cornucopia vera e propria. Una seconda, abbondante possibilità per armi e provviste, un gran bel numero di ragazzi eliminati. Ricordo che a noi toccarono le acromantule.
-Oh lo scoprirete presto- risponde il tipo con aria inquietante. Quasi quasi, il fatto che Abigail sia stata eliminata subito mi fa piacere...

ABBY

-Quindi... è stato Caesar a portarmi da te?
-Già. Dovevi vederlo, era così pallido... bianco come un lenzuolo.
Camminiamo lungo un corridoio sotterraneo che conduce ad un portale per l'Accademia.
-E quella ragazza chi era?
-La primogenita degli Everlark. Si chiama Willow. È un'idol. Sta con tuo fratello.
-Ma wow.
Cerco di fare mente locale. Jason e Piper sono i miei genitori biologici, ho un fratello di nome Caeser che sta con una bionda tinta, figlia di quelli che dovrebbero essere Katniss e Peeta, che in teoria in quest'epoca non sono ancora nati...
-La MI viaggia attraverso il tempo e lo spazio- Mi spiega Tris come leggendomi nella mente. -È un luogo speciale. All'inizio nessuno avrebbe dovuto metterci piede.
-Cosa intendi dire?- chiedo. Lei si volta per un attimo a guardarmi seria, per poi riprendere a camminare guardando dritto davanti a se.
-L'isola è strettamente legata alla morte.
Sono confusa. La Prior continua a spiegare. Mi dice che i fondatori della MI erano due ragazzi: Chester Blake, mago mezzosangue con tracce di sangue Nephilim nelle vene, e Crystal Bloom, figlia di un vincitore degli Hunger Games (figlio di Hermes tra l'altro) e un'intrepida che sono riusciti a scappare dai loro paesi. La cosa fa tanto storiella d'intrecci da fangirl di seconda media, ma lasciamo perdere. La prima ad arrivare sull'isola fu Crystal, nel periodo della guerra civile, all'età di dieci anni. Dopo tre anni arrivò Chester, di quattro anni più grande, e dopo essersi raccontati ognuno la propria storia decisero di creare sull'isola un posto dove Nephilim, semidei e maghi, che non hanno chiare le proprie origini, possano vivere in pace ed essere preparati per gli avvenimenti che accadranno in futuro. Usarono tutte le conoscenze che possedevano per creare una fitta rete di passaggi attraverso dei portali, usando materiali e tecnologie di ogni tipo che venivano gettati sull'isola, dato che allora era un po' come una discarica intradimensionale. Poi il progetto fu allargato. Volevano portare sull'isola ogni sorta di creatura, persino comuni esseri umani, a patto che sapessero del mondo invisibile. Era un progetto ambizioso. Purtroppo però, morirono prima di realizzarlo completamente.
-E qui entra in scena la maledizione dell'isola... se così possiamo definirla.
La ascolto attentamente cercando di tenere il passo.
-Se muori sull'isola, la tua anima è destinata a vagare tra le dimensioni per l'eternità- annuncia in tono solenne. Deglutisco.
-Se sei vicino alla morte, sull'isola i tuoi poteri aumentano; se sei scampato alla morte, sull'isola i tuoi poteri scompaiono. Se sei...- si interrompe fermando improvvisamente la sua camminata, e per poco non le vado a finire addosso.
-Se sei morto- continua, -L'isola ti da la possibilità di tornare in vita. A patto che tu abbia qualche conto in sospeso nella vita terrena.
Oh. Porco. Crono.
La donna si volta di scatto verso di me, gettandomi un'altra delle sue occhiatacce serie. -Attenta coi nomi ragazzina.
-Eh? Ma... non ho detto nulla...- mi giustifico sbalordita.
-Si vede che i tuoi pensieri erano troppo forti- termina riprendendo a camminare.
-Aspetta... vuoi dire che riesci a leggermi nel pensiero?!- chiedo sotto shock.
-Oh beh...- continua lei, -è uno dei vantaggi della nuova vita. Puoi scegliere un potere che ti aiuti a raggiungere il tuo obiettivo.
Sono senza parole. -Quindi... in pratica... spii la gente?
-Se la vuoi mettere in questo modo...
-Hai spiato anche me?
-E secondo te perchè ti ho dato quei punti all'inizio? Non hai scritto praticamente nulla su quel compito. Eppure nella tua testa vorticavano così tanti pensieri, tante informazioni... riuscivo quasi a distinguere delle immagini. Mi hai davvero stupito... non avrei mai immaginato che qualcuno pensasse cose del genere riguardo la mia vita passata...
Alla faccia della cocca della prof!
La Prior mi lancia un'occhiataccia.
-Chiedo scusa...
Che figura. Avere a che fare con i professori diventa sempre più difficile.
Restiamo in silenzio per un po', giusto il tempo di farmi sovraffollare la mente da ogni genere di pensiero. In realtà non sapendo molto riguardo al potere di Tris ho cercato di tenerli a freno il più possibile, ma non è durata molto. Dal pensare a quanto detesto i silenzi imbarazzanti, ho finito per fare l'ennesima panoramica della mia vita. Senza accorgermene siamo arrivate ad un ascensore, che altro non è che il portale. La mia istruttrice preme un bottone nero in cima al pannello e le porte si chiudono. Parte la tipica musichetta imbarazzante da ascensore. Per tutto il tragitto restiamo ferme e immobili davanti allo specchio. Più mi guardo, più mi chiedo quanto durerà questo sogno. Lancio uno sguardo alla donna accanto a me che altro non fa che guardarsi dritto negli occhi. Quando le porte si riaprono ci troviamo su una terrazza. La professoressa riprende a camminare solo per affacciarsi e guardare giù. Non sapendo che fare la imito, e riconosco il cortile esterno dell'Accademia che vidi dal carro.
-Sai- mi dice. -Non dovresti giudicare i tuoi genitori.
-Come prego?
-Tu non sai cosa è successo- continua. -Non dovresti saltare a conclusioni affrettate.
Sento dentro di me salire una rabbia incontrollabile.
-Ma cosa puoi saperne tu?!- grido. -Credi di avere il diritto di parlare perchè hai perso i genitori? Ma non è meglio saperli morti che scoprire che ti hanno gettato via?!
Il cielo sopra di noi inizia ad oscurarsi.
-Abigail...- lei cerca di farmi calmare, ma le mie parole mi escono di bocca come un fiume che travolge la sua diga.
-Non hanno avuto scrupolo a disfarsi di me! Cos'è badare a un altro marmocchio era tanto faticoso per loro?! Perchè dovrei pagare io per i loro fottuti errori, se non mi volevano avrebbero potuto...
-ABIGAIL.
Sobbalzo. Ancora una volta mi sento piccola e impotente sotto lo sguardo severo della Prior. Abbasso lo sguardo sui miei pugni serrati. Quanto vorrei qualcosa da prendere a cazzotti. Lentamente il cielo si rasserena facendo spazio ai raggi del sole di mezzogiorno. La professoressa sospira tornando a guardare giù.
-Ti va se... ti racconto una storia?- mi chiede tutt'a un tratto.
Resto in silenzio a fissare il vuoto.
-Mi piacerebbe che l'ascoltassi. Ancora una volta, la protagonista sono io.

Tris dice che per quanto la sua vita sia stata quella che noi tutti conosciamo, è stata la vita che si è meritata. Chissà se la penserò allo stesso modo quando sarò crepata... Mi racconta che il suo unico rimpianto era essersene andata senza dare a Quattro un ultimo saluto. Ricorda che quando vide la MI per la prima volta le sembrava una scintilla, una piccola luce che squarcia le tenebre. Si avvicinò ad essa e cercò di toccarla, poi sentì una voce incorporea che le chiese di scegliere. E lei ha scelto di tornare. L'unico problema fu che è stata confinata sull'isola, essendo questa l'unico luogo che si fa beffe della morte in tale modo. La donna rimase ad aspettare per anni, e intanto, dopo le lezioni in Accademia, dava una mano nei lavori di manutenzione cercando di crearsi un ulteriore scopo. All'inizio non riusciva a controllare il suo potere (cosa tutt'ora evidente), quindi accadeva spesso che i pensieri altrui le ingombravano la mente. Con il tempo è riuscita a fare in modo che i pensieri non arrivassero tutti insieme e in modo confuso, e senza volerlo si ritrovò in possesso di informazioni importanti. Secondo qualcuno dei piani alti, per quanto sembri totalmente random, c'è un tempo preciso secondo il quale una o più persone possono essere trasportate alla MI (senza volerlo ovviamente, perchè se lo volessero di portali ce ne sono a bizzeffe), quindi lei ha fatto in modo che il prossimo fosse Quattro. Non mi ha spiegato chiaramente come, forse per evitare che faccia qualcose del genere, fatto sta che Quattro arrivò sull'isola. E fu allora che iniziarono i guai. All'inizio si rifiutava di crederci, poi per forza di cose... già, hanno finito per farlo. E non è finita qui. Lei è rimasta incinta. Ora se volete spiegarmi come una persona morta possa concepire mi fate un piacere. Nessuno, infatti, riusciva a spiegarsi la cosa. Durante la gravidanza filò tutto liscio, o quasi. Il problema arrivò all'inizio del travaglio. La situazione era abbastanza grave. Per quanto sia un luogo magico fuori dal comune, nemmeno alla Multifandom Island la morte poteva dare la vita. Quindi le alternative erano due: la morte di Tris, oppure la morte della bambina. Essendo la donna molto più vicina alla morte, non esitò a sacrificarsi per la figlia, dato che aveva anche ragiunto il suo obbiettivo e l'unica cosa che la teneva legata alla vita era la creatura che portava in grembo. Così tornò nel mondo mortale. C'erano Tris, Quattro e una giovane strega che faceva da levatrice, sotto una pioggia torrenziale, in una campagna sperduta del West Virginia. Durante il parto la mia istruttrice non ha fatto altro che implorare la ragazza di non lasciare da sola la bimba dopo la sua morte. Quando finalmente la piccola venne fuori la levatrice cercò di ripararla il più possibile, poi si accorse che il corpo della Prior stava svanendo. Allora lanciò uno strano incantesimo dividendo a metà l'anima della donna, della quale una metà venne legata a quella di una donna che aveva avuto un incidente stradale con il marito poco distante da lì. L'altra parte rimase nel corpo di Tris. Di quella notte non ricorda altro che il buio. Era convinta di essere morta, ma si risvegliò nell'infermeria dell'Accademia. Nonostante non abbia alcun diritto di continuare a vivere, un'anima non può lasciare il mondo dei viventi se incompleta. In seguito venne a sapere che Quattro chiese alla strega il medesimo incantesimo, per poi tornare da Christina, nella sua epoca, dato che i due sono sposati da un po'. Della bimba non aveva alcuna notizia. Ogni tanto fa strani sogni in cui i ricordi della donna con la quale divide l'anima vengono mischiati ai suoi, ma nient'altro. Sono stupefatta. Sono un bel po' di informazioni e ho bisogno di un paio di minuti per assimilare il tutto.
-Ora sai come sono andate le cose- dice la professoressa. -Non so neanche in che epoca si trova...
-Perchè mi hai raccontato tutto questo?- chiedo.
-Te l'ho detto, mi hai colpito. Ti ritengo degna di fiducia.
Resto senza parole.
-E poi...- continua -Volevo farti capire quanto sia difficile essere un genitore.
-In che senso?- le chiedo guardandola confusa.
-Nel senso che io sono bloccata qui, lontano da mia figlia, mentre lei si costruisce una vita con un'altra persona, un'altra madre che non sono io. Anche lei potrebbe essere trasportata qui, scoprire che quelli che crede i suoi genitori in realtà non sono tali, sentirsi abbandonata, gettata via, proprio come te in questo momento. Tu sai che non ho avuto scelta, lei no.
Ancora una volta non riesco a sostenere il suo sguardo. Quanto odio queste situazioni. La Prior si allontana da me, dirigendosi verso le scale che danno accesso alla torre. Si ferma un attimo.
-I tuoi genitori hanno avuto i loro motivi- mi dice dandomi le spalle. -Pensaci.
Detto questo mi lascia da sola. Ed ecco che l'ennesimo mal di testa mi attanaglia. Ho la sensazione che questa volta non se ne andrà tanto facilmente.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Rivelazioni ***


ABBY
 
Apro gli occhi, la testa che pulsa lievemente, la vista ancora offuscata. Non riesco a distinguere nient'altro che la luce e alcune voci poco familiari riecheggiare nella mia testa. Richiudo gli occhi strizzandoli per poi riaprirli. Poco a poco riesco a mettere a fuoco dei volti sopra di me. Espressioni sollevate si dipingono su quelle maschere di preoccupazione. Guardando meglio riconosco le facce di un ragazzo e una ragazza, alquanto familiari, e quella ancora più familiare della mia professoressa. Incrocio lo sguardo con quello grave di Tris e scatto a sedere, quando la testa inizia a girarmi, la fronte a pulsare e sento un'orribile nausea salire. Per il dolore non riesco a restare ad occhi aperti. Cerco di reggermi con un braccio, mentre con l'altro porto una mano alla fronte. Giusto il tempo di percepire il bendaggio intorno al capo che mi fanno stendere di nuovo. Emetto un gemito di dolore. 
-Resta giù- mi ordina seccamente la Prior. -Ti conviene. 
Dopo un altro paio di estenuanti minuti nei quali il dolore alla testa non mi da tregua, deglutisco e raccolgo tutta la forza possibile per poter parlare.
 -C-cosa... cosa mi è successo?- chiedo.
 -Hai stabilito un nuovo record- mi risponde la ragazza sconosciuta. -Sei stata la prima ragazza ad essere stata eliminata nei giochi prima dell'inizio delle prove. 
Mugugno in segno di assenso, quando poi recepisco il concetto delle sue parole. 
-Coosa?! 
Faccio per alzarmi ancora una volta, ma vengo bloccata rapidamente dal ragazzo che mi sta seduto accanto.
 -Stai calma Ab. 
Ab... mi sembra di aver già sentito un nomignolo del genere. 
-Chi saresti tu? E chi ti ha dato il permesso di chiamarmi in questo modo?- chiedo guardandolo in cagnesco. Il tipo a dir la verità non è male. Alto, non troppo abbronzato, spalle larghe, capelli biondi in perfetto ordine, occhi scuri e profondi. Sostiene il mio sguardo tra il serio e il preoccupato, ma quasi immediatamente la sua espressione si addolcisce, i muscoli tesi del viso si rilassano concedendogli un tenero sorriso che emana calore da ogni angolazione lo si guardi. 
-Non ti ricordi di me?- chiede con voce tanto mielosa da farmi quasi vomitare. Spero soltanto che non vada a finire come in quei film in cui la protagonista si ritrova fidanzata senza un motivo. Potrei odiare davvero tanto i miei per questo. 
-Sinceramente no- rispondo in modo secco. Dei, quanto può essere difficile sostenere una conversazione? Lo è già abbastanza quando guardi in faccia qualcuno, figuriamoci se il tuo interlocutore ti sovrasta! 
-Avrei dovuto aspettarmelo...- se ne esce lui. -Il mio nome è Caesar Augustus Grace. Sono tuo fratello. 
-Che?!- urlo tentando uno scatto, contenuto ancora una volta dal biondino.
 -Ora basta- sbotta la prof. -Non abbiamo tempo per queste bambinate. Caesar, Willow, tornate a supervisionare il settore Theta. Io mi occuperò della signorina eliminata. 
La ragazza si alza, iniziando ad intrecciare i suoi lunghi capelli biondi (chiaramente tinti, dato che ha le sopracciglia scure), per poi posare una mano sulla spalla destra di Caesar che si alza a sua volta. Entrambi mi lanciano un ultimo sguardo; quello di lei limpido e sereno come il cielo primaverile, quello di lui, profondo quanto il Tartaro, ma non altrettanto ostile. Mi danno le spalle e si dirigono verso l'uscita della stanza. A guardarla meglio credo sia un'infermeria. File di brande vuote, armadietti pieni di medicinali vari, una scrivania ricoperta di fogli sparsi, un kit di primo soccorso aperto su una sedia... Tris mi sistema i cuscini dietro la schiena e mi aiuta ad appoggiarmici, per poi porgermi un bicchiere contenente un liquido scuro e caldo. 
-Bevi- mi ordina. Non me lo faccio ripetere e ne ingoio qualche sorso. Ecco che in bocca mi esplode il sapore della mia infanzia.
 -Buono?- mi chiede la donna.
 -Marmellata di prugne- rispondo lasciandomi scappare un sorriso. 
-Non esagerare però. 
Riprende il bicchiere e lo posa sul comodino di fianco alla branda. Sento la testa alleggerirsi a poco a poco, il dolore si affievolisce. Benedetto sia il nettare.
 -Riposa ancora un po'. Appena ti torneranno a pieno le forze ti riaccompagno all'Accademia. 
Annuisco e cerco di rilassarmi. Ora che il dolore non mi distrae dai miei pensieri, le parole di quel ragazzo non fanno altro che vorticarmi in testa. 
-Un fratello, eh?- sussurro guardando il soffitto. Tris resta in silenzio, totalmente immobile sulla sedia, con le braccia conserte e le gambe accavallate.
 -Ma che bravi genitori.
 Penso al volto di Caesar e alla mia attuale fisionomia, cercando di ricostruire quello che dovrebbe essere l'aspetto dei miei veri genitori, ma quasi immediatamente lascio perdere. Perchè dovrei sforzarmi tanto? Loro non hanno esitato a gettarmi via. Forse mi sono legata fin troppo a questa vita da non volerla abbandonare? Oppure nel profondo non faccio altro che sperare che ci sia una ragione per giustificare il loro comportamento? Che gran mal di testa. Chiudo gli occhi un attimo, e per la prima volta dopo giorni, cerco di ricordare la mia vecchia vita, i volti di tutti quelli che ho conosciuto, che hanno significato qualcosa per me... eppure non riesco a trovare altro che un vuoto incolmabile. 
 
CAES
 
 -Caes mi ascolti?
-Eh? Oh. Scusa... dicevi?
Willow cammina accanto a me, saltellando ogni tanto e facendo attenzione a dove mette i piedi.
-Ti ha scosso un po' non è vero?- chiede. -L'incontro con tua sorella intendo
. -Oh... beh, sì. L'ultima volta che la vidi mia madre mi negò ti tenerla in braccio. Era... così piccola...
Mi accorgo di star parlando un po' troppo, quindi chiudo la bocca e abbasso lo sguardo sui miei stivali grigi in procinto di pestare altra erba. Lei ridacchia per poi dirmi che può comprendermi.
-Ci sono passata anch'io... quando abbiamo perso Rye... è come se una parte del mondo, del nostro mondo fosse scomparsa. Poi è arrivato Brad... pensa che non sapevo nemmeno della sua esistenza. Un pessimo scherzo del destino direi.
La guardo. Ha un sorriso dolce e malinconico allo stesso tempo. Mi sorprende quanto possa sembrare perfetta anche senza chili di trucco, acconciature succinte e tutine aderenti. I suoi occhi azzurro cielo incontrano i miei rasserenandomi. Un qualche strano tipo di magia che solo lei è in grado di fare.
-Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?- mi chiede arrossendo appena.
-Per mia fortuna no. Sarebbero stati osceni glitter e lip-gloss rosa shocking in un contesto del genere- rispondo scherzosamente.
-Ehi, ehi! Non è colpa mia se mi usano come cavia per i loro cosmetici di "ultima generazione".
Rido. Lei protesta e scalcia a terra, ma finisce per seguirmi a ruota. Le prendo la mano riprendendo a camminare e trascinandola con me. Il suo colorito resta abbastanza regolare stavolta.
-Domani saranno sette giusto?- chiedo.
-Già. E vedi di non rompere nulla a casa dei miei, tonto.
-Okay, okay- la rassicuro un po' imbarazzato. Finalmente raggiungiamo le mura del labirinto nel settore Theta. Infilo una mano nella fessura di una parete dove un pannello la scannerizza. Subito dopo la terra sotto i nostri piedi inizia a tremare e la parete si alza. Entriamo nel labrinito, precisamente nella parte inaccessibile ai giocatori dove si preparano le sfide. Raggiungiamo un gruppo di ragazzi vestiti con delle tute grigie come le nostre.
-Siamo qui- annuncià Willow.
-Oh, ragazzi. Come sta l'eliminata?- chiede uno di loro, di cui non ricordo il nome. Sinceramente non mi va che mia sorella venga soprannominata "l'eliminata" ma al momento posso solo aggiornare riguardo le sue condizioni.
-Bene. Ora venite con me. Dobbiamo preparare le gabbie.
-Gabbie?- chiedo. -Per la terza sfida.
-Oohhh!- esclama la mia ragazza. -Di cosa si tratta quest'anno? Arpie? Pixies? Imp?
In genere la terza sfida equivale ad una cornucopia vera e propria. Una seconda, abbondante possibilità per armi e provviste, un gran bel numero di ragazzi eliminati. Ricordo che a noi toccarono le acromantule.
-Oh lo scoprirete presto- risponde il tipo con aria inquietante. Quasi quasi, il fatto che Abigail sia stata eliminata subito mi fa piacere...

ABBY

-Quindi... è stato Caesar a portarmi da te?
-Già. Dovevi vederlo, era così pallido... bianco come un lenzuolo.
Camminiamo lungo un corridoio sotterraneo che conduce ad un portale per l'Accademia.
-E quella ragazza chi era?
-La primogenita degli Everlark. Si chiama Willow. È un'idol. Sta con tuo fratello.
-Ma wow.
Cerco di fare mente locale. Jason e Piper sono i miei genitori biologici, ho un fratello di nome Caeser che sta con una bionda tinta, figlia di quelli che dovrebbero essere Katniss e Peeta, che in teoria in quest'epoca non sono ancora nati...
-La MI viaggia attraverso il tempo e lo spazio- Mi spiega Tris come leggendomi nella mente. -È un luogo speciale. All'inizio nessuno avrebbe dovuto metterci piede.
-Cosa intendi dire?- chiedo. Lei si volta per un attimo a guardarmi seria, per poi riprendere a camminare guardando dritto davanti a se.
-L'isola è strettamente legata alla morte.
Sono confusa. La Prior continua a spiegare. Mi dice che i fondatori della MI erano due ragazzi: Chester Blake, mago mezzosangue con tracce di sangue Nephilim nelle vene, e Crystal Bloom, figlia di un vincitore degli Hunger Games (figlio di Hermes tra l'altro) e un'intrepida che sono riusciti a scappare dai loro paesi. La cosa fa tanto storiella d'intrecci da fangirl di seconda media, ma lasciamo perdere. La prima ad arrivare sull'isola fu Crystal, nel periodo della guerra civile, all'età di dieci anni. Dopo tre anni arrivò Chester, di quattro anni più grande, e dopo essersi raccontati ognuno la propria storia decisero di creare sull'isola un posto dove Nephilim, semidei e maghi, che non hanno chiare le proprie origini, possano vivere in pace ed essere preparati per gli avvenimenti che accadranno in futuro. Usarono tutte le conoscenze che possedevano per creare una fitta rete di passaggi attraverso dei portali, usando materiali e tecnologie di ogni tipo che venivano gettati sull'isola, dato che allora era un po' come una discarica intradimensionale. Poi il progetto fu allargato. Volevano portare sull'isola ogni sorta di creatura, persino comuni esseri umani, a patto che sapessero del mondo invisibile. Era un progetto ambizioso. Purtroppo però, morirono prima di realizzarlo completamente.
-E qui entra in scena la maledizione dell'isola... se così possiamo definirla.
La ascolto attentamente cercando di tenere il passo.
-Se muori sull'isola, la tua anima è destinata a vagare tra le dimensioni per l'eternità- annuncia in tono solenne. Deglutisco.
-Se sei vicino alla morte, sull'isola i tuoi poteri aumentano; se sei scampato alla morte, sull'isola i tuoi poteri scompaiono. Se sei...- si interrompe fermando improvvisamente la sua camminata, e per poco non le vado a finire addosso.
-Se sei morto- continua, -L'isola ti da la possibilità di tornare in vita. A patto che tu abbia qualche conto in sospeso nella vita terrena.
Oh. Porco. Crono.
La donna si volta di scatto verso di me, gettandomi un'altra delle sue occhiatacce serie. -Attenta coi nomi ragazzina.
-Eh? Ma... non ho detto nulla...- mi giustifico sbalordita.
-Si vede che i tuoi pensieri erano troppo forti- termina riprendendo a camminare.
-Aspetta... vuoi dire che riesci a leggermi nel pensiero?!- chiedo sotto shock.
-Oh beh...- continua lei, -è uno dei vantaggi della nuova vita. Puoi scegliere un potere che ti aiuti a raggiungere il tuo obiettivo.
Sono senza parole. -Quindi... in pratica... spii la gente?
-Se la vuoi mettere in questo modo...
-Hai spiato anche me?
-E secondo te perchè ti ho dato quei punti all'inizio? Non hai scritto praticamente nulla su quel compito. Eppure nella tua testa vorticavano così tanti pensieri, tante informazioni... riuscivo quasi a distinguere delle immagini. Mi hai davvero stupito... non avrei mai immaginato che qualcuno pensasse cose del genere riguardo la mia vita passata...
Alla faccia della cocca della prof!
La Prior mi lancia un'occhiataccia.
-Chiedo scusa...
Che figura. Avere a che fare con i professori diventa sempre più difficile.
Restiamo in silenzio per un po', giusto il tempo di farmi sovraffollare la mente da ogni genere di pensiero. In realtà non sapendo molto riguardo al potere di Tris ho cercato di tenerli a freno il più possibile, ma non è durata molto. Dal pensare a quanto detesto i silenzi imbarazzanti, ho finito per fare l'ennesima panoramica della mia vita. Senza accorgermene siamo arrivate ad un ascensore, che altro non è che il portale. La mia istruttrice preme un bottone nero in cima al pannello e le porte si chiudono. Parte la tipica musichetta imbarazzante da ascensore. Per tutto il tragitto restiamo ferme e immobili davanti allo specchio. Più mi guardo, più mi chiedo quanto durerà questo sogno. Lancio uno sguardo alla donna accanto a me che altro non fa che guardarsi dritto negli occhi. Quando le porte si riaprono ci troviamo su una terrazza. La professoressa riprende a camminare solo per affacciarsi e guardare giù. Non sapendo che fare la imito, e riconosco il cortile esterno dell'Accademia che vidi dal carro.
-Sai- mi dice. -Non dovresti giudicare i tuoi genitori.
-Come prego?
-Tu non sai cosa è successo- continua. -Non dovresti saltare a conclusioni affrettate.
Sento dentro di me salire una rabbia incontrollabile.
-Ma cosa puoi saperne tu?!- grido. -Credi di avere il diritto di parlare perchè hai perso i genitori? Ma non è meglio saperli morti che scoprire che ti hanno gettato via?!
Il cielo sopra di noi inizia ad oscurarsi.
-Abigail...- lei cerca di farmi calmare, ma le mie parole mi escono di bocca come un fiume che travolge la sua diga.
-Non hanno avuto scrupolo a disfarsi di me! Cos'è badare a un altro marmocchio era tanto faticoso per loro?! Perchè dovrei pagare io per i loro fottuti errori, se non mi volevano avrebbero potuto...
-ABIGAIL.
Sobbalzo. Ancora una volta mi sento piccola e impotente sotto lo sguardo severo della Prior. Abbasso lo sguardo sui miei pugni serrati. Quanto vorrei qualcosa da prendere a cazzotti. Lentamente il cielo si rasserena facendo spazio ai raggi del sole di mezzogiorno. La professoressa sospira tornando a guardare giù.
-Ti va se... ti racconto una storia?- mi chiede tutt'a un tratto.
Resto in silenzio a fissare il vuoto.
-Mi piacerebbe che l'ascoltassi. Ancora una volta, la protagonista sono io.

Tris dice che per quanto la sua vita sia stata quella che noi tutti conosciamo, è stata la vita che si è meritata. Chissà se la penserò allo stesso modo quando sarò crepata... Mi racconta che il suo unico rimpianto era essersene andata senza dare a Quattro un ultimo saluto. Ricorda che quando vide la MI per la prima volta le sembrava una scintilla, una piccola luce che squarcia le tenebre. Si avvicinò ad essa e cercò di toccarla, poi sentì una voce incorporea che le chiese di scegliere. E lei ha scelto di tornare. L'unico problema fu che è stata confinata sull'isola, essendo questa l'unico luogo che si fa beffe della morte in tale modo. La donna rimase ad aspettare per anni, e intanto, dopo le lezioni in Accademia, dava una mano nei lavori di manutenzione cercando di crearsi un ulteriore scopo. All'inizio non riusciva a controllare il suo potere (cosa tutt'ora evidente), quindi accadeva spesso che i pensieri altrui le ingombravano la mente. Con il tempo è riuscita a fare in modo che i pensieri non arrivassero tutti insieme e in modo confuso, e senza volerlo si ritrovò in possesso di informazioni importanti. Secondo qualcuno dei piani alti, per quanto sembri totalmente random, c'è un tempo preciso secondo il quale una o più persone possono essere trasportate alla MI (senza volerlo ovviamente, perchè se lo volessero di portali ce ne sono a bizzeffe), quindi lei ha fatto in modo che il prossimo fosse Quattro. Non mi ha spiegato chiaramente come, forse per evitare che faccia qualcose del genere, fatto sta che Quattro arrivò sull'isola. E fu allora che iniziarono i guai. All'inizio si rifiutava di crederci, poi per forza di cose... già, hanno finito per farlo. E non è finita qui. Lei è rimasta incinta. Ora se volete spiegarmi come una persona morta possa concepire mi fate un piacere. Nessuno, infatti, riusciva a spiegarsi la cosa. Durante la gravidanza filò tutto liscio, o quasi. Il problema arrivò all'inizio del travaglio. La situazione era abbastanza grave. Per quanto sia un luogo magico fuori dal comune, nemmeno alla Multifandom Island la morte poteva dare la vita. Quindi le alternative erano due: la morte di Tris, oppure la morte della bambina. Essendo la donna molto più vicina alla morte, non esitò a sacrificarsi per la figlia, dato che aveva anche ragiunto il suo obbiettivo e l'unica cosa che la teneva legata alla vita era la creatura che portava in grembo. Così tornò nel mondo mortale. C'erano Tris, Quattro e una giovane strega che faceva da levatrice, sotto una pioggia torrenziale, in una campagna sperduta del West Virginia. Durante il parto la mia istruttrice non ha fatto altro che implorare la ragazza di non lasciare da sola la bimba dopo la sua morte. Quando finalmente la piccola venne fuori la levatrice cercò di ripararla il più possibile, poi si accorse che il corpo della Prior stava svanendo. Allora lanciò uno strano incantesimo dividendo a metà l'anima della donna, della quale una metà venne legata a quella di una donna che aveva avuto un incidente stradale con il marito poco distante da lì. L'altra parte rimase nel corpo di Tris. Di quella notte non ricorda altro che il buio. Era convinta di essere morta, ma si risvegliò nell'infermeria dell'Accademia. Nonostante non abbia alcun diritto di continuare a vivere, un'anima non può lasciare il mondo dei viventi se incompleta. In seguito venne a sapere che Quattro chiese alla strega il medesimo incantesimo, per poi tornare da Christina, nella sua epoca, dato che i due sono sposati da un po'. Della bimba non aveva alcuna notizia. Ogni tanto fa strani sogni in cui i ricordi della donna con la quale divide l'anima vengono mischiati ai suoi, ma nient'altro. Sono stupefatta. Sono un bel po' di informazioni e ho bisogno di un paio di minuti per assimilare il tutto.
-Ora sai come sono andate le cose- dice la professoressa. -Non so neanche in che epoca si trova...
-Perchè mi hai raccontato tutto questo?- chiedo.
-Te l'ho detto, mi hai colpito. Ti ritengo degna di fiducia.
Resto senza parole.
-E poi...- continua -Volevo farti capire quanto sia difficile essere un genitore.
-In che senso?- le chiedo guardandola confusa.
-Nel senso che io sono bloccata qui, lontano da mia figlia, mentre lei si costruisce una vita con un'altra persona, un'altra madre che non sono io. Anche lei potrebbe essere trasportata qui, scoprire che quelli che crede i suoi genitori in realtà non sono tali, sentirsi abbandonata, gettata via, proprio come te in questo momento. Tu sai che non ho avuto scelta, lei no.
Ancora una volta non riesco a sostenere il suo sguardo. Quanto odio queste situazioni. La Prior si allontana da me, dirigendosi verso le scale che danno accesso alla torre. Si ferma un attimo.
-I tuoi genitori hanno avuto i loro motivi- mi dice dandomi le spalle. -Pensaci.
Detto questo mi lascia da sola. Ed ecco che l'ennesimo mal di testa mi attanaglia. Ho la sensazione che questa volta non se ne andrà tanto facilmente.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2759027