Tempesta di pace

di Baetris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X (FINALE) ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Uscii di casa con le chiavi della vespa e l'ipod in mano.

Misi "Ride" di Lana Del Rey. 

Mi lasciai cullare dalla sua voce, superai la città e arrivai in campagna, non c'era nessuno.

Solamente io, il cielo e la sua musica.

Mi accesi una sigaretta sdraiandomi al sole, chiusi gli occhi e assaporai con ogni parte del mio corpo la primavera.

Non mi ricordo l'ultima volta in cui presi tempo solamente per me, senza dare conto ad altra gente di cosa facevo, né ai genitori, né ai miei "amici".

Quando il sole si fece troppo caldo per la mia carnagione bianca, mi ritirai ai piedi di un castagno, imponente nel mezzo del campo di papaveri.

Mi appoggiai al tronco dell'albero, fresco e massiccio.

Aprii il libro che mi ero portata dietro: "Factotum" di Charles Bukowski.

Non so cosa mi piaccia di Bukowski, forse lo stile sporco col quale scrive, forse la mancanza di mezze misure.

Mi accesi un'altra sigaretta, la penultima del pacchetto.

Quel giorno riflettei molto riguardo alla mia vita.

Può sembrare stupido detto da una sedicenne, ma alla fine sedici anni sono abbastanza per vivere brutte esperienze.

Magari a trent'anni ripenserò a ciò che sto pensando ora e mi darò della cretina, chi lo sa.

Sto andando incontro alla mia bocciatura, i miei genitori credono che io vada bene a scuola, non si sono mai interessati alla mia vita, basta che non disonorassi il nome.

Beh, ora l'ho fatto.

L'ho fatto quando feci il primo tiro di una Camel, lo feci quando aspirai per la prima volta della marijuana, lo feci quando a 15 anni presi la prima sbronza, lo feci quando baciai a quella festa un ragazzo di 20 anni.

Come figlia faccio schifo, come persona me la cavo.

L'unica persona che mi capiva era Francesca, la mia migliore amica…. ora dovrei dire "ex" migliore amica, ma un migliore amico non dovrebbe mai diventare ex.

Una volta andai a parlare con uno psicologo (era molto più incasinato lui di me, a dirla tutta) che mi definii: "un'adolescente difficile nella fase ribelle" e per quel motivo i miei genitori decisero di mandarmi in una scuola privata stra-cattolica.

Non servii a molto, anzi, non servii a nulla in pratica.

Quella scuola era una prigione, non potevo esprimermi e non potevo dire la mia: un incubo per me.

Durante le ore di religione facevamo molte discussioni, ma in pratica il prete parlava e noi dovevamo soltanto annuire.

Comodo così.

I miei genitori sono molto impegnati quindi non sono mai andati ad un colloquio e non hanno mai visto una mia verifica, per fortuna.

Però, quando chiamerà la segreteria a casa per annunciare la mia bocciatura, sarà un problema, un problema molto grosso.

Mi dispiace deluderli, però non è solo colpa mia: loro non ci sono mai stati e quando c'erano litigavano.

Mio padre ha tradito mia madre, ma lei lo ha "perdonato": vi spiego meglio, non voleva fare la parte della cornuta divorziando, quindi ha fatto finta di niente.

Di questo fatto sappiamo solo io, i miei e la madre di mio padre: nonna Lisa.

Con lei ho un buon rapporto, ora però è malata e quindi passa maggior parte del suo tempo in una clinica oncologica.

Sono già le 4:20, alle 5 ho l'ultima lezione di teatro prima dello spettacolo: è meglio che vada.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Arrivata allo studio dove facciamo le prove, noto che Liam, il ragazzo italo-americano che farà la parte del Re Lear è in disparte; è molto strano perché di solito è il primo a socializzare.

Mi avvicino a lui con un mezzo sorriso mentre lui sta leggendo un libro.

Ad essere sincera gli avrei parlato comunque, è davvero un bel ragazzo: alto 1.80, viso spigoloso con due fossette da mangiare, occhi grigi e capelli neri. Un sogno, e in più ha anche l'accento americano.

"Ciao Liam, come stai?" gli chiedo io.

"Oh, ciao Irene, non tanto bene. Ho, come si dice? Litigato con mia ragazza prima."

Perfetto, è anche in crisi con la sua ragazza.

"Mi dispiace…" non è vero.

"Tu come staI?"

"Abbastanza bene, grazie."

"Tu fumi?"

"Sì, perché?"

"Vuoi andare a fumare fuori? Prima di inizio lezione."

"Certo!"

Usciamo dallo studio e ci sediamo su una panchina, mi offre una sigaretta.

"Ce le ho, grazie."

"No no, tieni. Tu mi hai ascoltato prima. Sono in obbligo."

"Si dice 'sono in dovere'"

"Ah, giusto."

Accendo la sigaretta, lui fa lo stesso.

"Perché avete litigato?"

"Lei è troppo gelosa. Io ho una migliore amica ma mia ragazza crede che io amo mia amica. Ma non è vero!"

"La gelosia non va bene nei rapporti…" Davvero ho detto una frase del genere?!

"Lo so… Ma sai, con lei ho avuto prima esperienza. Voi la chiamate 'prima volta'?"

"Sì…" perfetto, questa ragazza ha il ragazzo più bello e sexy al mondo.

"Devo essere sincero: la vorrei lasciare ma ho paura. Lei mi ama tanto e anche io la amavo."

"Devi pensare a te stesso, prima."

"Lo so, ma è difficile lasciare qualcuno che hai amato. Noi stiamo insieme da un anno e tre mesi."

Non so cosa dirgli, così sto zitta, fumando e guardando le macchine sfrecciare veloci.

Ad un certo punto sentiamo qualcuno parlare con noi: è Anita, la nostra registra: "Non dovete essere dentro? Il fumo rovina la voce. E anche la pelle. Come farete a trovare l'amore con una brutta pelle?"

Anita è strana, non si capisce quanti anni abbia e di quale stato dell'ex unione sovietica sia, ma ha due passioni: il teatro e la cura del corpo.

"E se io volessi rimanere sola?" chiedo ironica e Liam ride.

"Allora vai avanti a fumare!"

Buttiamo i mozziconi a terra ed entriamo.

Liam è ancora più bello vestito da re, la corona gli sta da Dio.

Recita molto bene: mi ha raccontato che quando era a Seattle aveva anche girato uno spot pubblicitario per una marca di bibite famose di cui non ricordo il nome.

Le prove finisco tardi: sono già le 9! 

Chiamo mia mamma per dirle che non sono stata rapita dagli alieni, si preoccupa subito.

Prima che riesca a comporre il numero sul mio vecchissimo Nokia sento che Liam mi sta chiamando.

"Belle prove eh?"

"Sì, sei stato molto bravo."

"Grazie, anche tu."

Spero che mi chieda di andare a cena con lui…

"Tu hai un motorino, right?"

"Sì."

"Potresti accompagnarmi a casa? Mia mamma mi ha scritto che è bloccata nel lavoro."

"Si dice 'al lavoro', comunque ti accompagno volentieri. Dove abiti?"

Mi accorgo che abitiamo vicini quindi portarlo a casa non è un problema.

"Avverto mia madre e andiamo."

Chiamo mia mamma che mi risponde come se non mi sentisse da mesi e le spiego per quale motivo ho tardato.

"C'mon America!" gli dico scherzosamente.

"Andiamo! Ahaha"

Usciamo dallo studio e salutiamo i nostri compagni.

"Prima fumiamo una sigaretta?"

"Pensavo che gli americani non fumassero così tanto."

"Hai ragione. Ma gli italo-americani sono proprio bad boys."

Per avere solamente diciassette anni, Liam è davvero affascinante: si dice che la sua famiglia sia molto ricca e che viaggino molto spesso e  che lui sappia almeno quattro lingue.

Dopo aver finito di diminuire la durata della nostra vita, mettiamo i caschi e saliamo sulla mia vespa rossa.

"Questi motorini si vedono sempre in film." commenta lui.

"Sì, le vespe sono famose in tutto il mondo."

Ci mettiamo più o meno venti minuti ad arrivare a casa di Liam, una casa davvero bellissima: la classica villetta con giardino dei primi anni trenta.

"Bella casa."

"Grazie, era del mio nonno-nonno."

"Intendi il padre di tuo nonno?"

"Sì."

"Allora si dice bisnonno."

"Grazie… Mi fa bene stare con te per imparare nuove parole."

"Felice di essere utile."

Ci guardiamo per un po' prima che lui interrompa i miei film mentali: "Devo andare, grazie di tutto." Mi dà un bacio sulla guancia e apre il cancella di ingresso.

"Ciao, Liam."

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


La sveglia suona alle 7.30 e scendo a fare colazione.

"Irene, contenta dell'ultimo giorno di scuola?"

"Una cifra proprio."

"Non usare questo linguaggio." tuona mio padre.

"Che sbatti siete!"

Mio padre scuote la testa esasperato.

"Come mai sei a casa?"

"La riunione non è andata in porto, ho preso il treno ieri notte."

"Papà, devo parlarti."

"Dimmi." mi dice distrattamente mentre legge il giornale.

"Come dirtelo… Quest'anno è stato molto duro."

"Uhm."

"Ecco, forse lo è stato fin troppo."

"No! Il Milan ha perso!"

"Puoi smettere di leggere quel giornale?"

"Ti ascolto."

"Forse, anzi, molto probabilmente quest'anno non è andato benissimo dal punto di vista scolastico…"

"Cosa intendi?" mio padre si fa subito serio e abbassa il giornale.

"Credo che mi boccerrano."

"COSA?" mio padre inizia ad urlare, odio quando fa così.

"Non ti arrabbiare…"

"Come cazzo a non arrabbiarmi? Ti rendi conto di cosa vuol dire? Sei un disonore per questa famiglia! Tutti e sottolineo TUTTI in questa famiglia abbiamo avuto il massimo dei voti. Sempre."

"VOI non c'eravate mai! Prova a metterti nei miei panni!"

"Vai a scuola. Continueremo questo discorso con tua madre dopo."

Sto per andare a prendere lo zaino quando mio padre mi ferma: "Dammi le chiavi della vespa e il tuo cellulare."

"Sei impazzito? Come faccio ad andare a scuola?"

"Ti accompagno io, il motorino lo merita solo chi ha dei buoni voti."

"Tu sei pazzo."

"Non parlarmi in questo modo. Ah, dammi anche le sigarette."

"Cosa?"

"Irene non siamo stupidi. Torni a casa sempre con la puzza addosso."

Gli do il pacchetto di Camel e vado a prendere lo zaino.

Per tutto il tragitto sto zitta, mio padre non mette neanche la radio per sentire le notizie: l'unica notizia interessante ora è la mia bocciatura evidentemente.

Arrivo a scuola e vedo tutti i miei compagni sorridenti e felici per l'ultimo giorno di scuola: beati loro.

Ok, in effetti me la sono un po' cercata la bocciatura, ma non è SOLO colpa mia! 

Ma biasimarmi e rimuginare non serve a nulla, quindi tanto vale andare avanti.

"Ciao, Ire."

"Ciao, Gio."

Giovanni è un mio compagno di classe: simpatico e intelligente, appassionato di pallanuoto e abbastanza carino. Non è una bellezza standard, però non è neanche un brutto ragazzo.

"Come stai?"

"Bene, tu?"

"Io sto bene, tu non me la racconti giusta."

Giovanni ha la capacità di capirmi molto bene, anche se non siamo troppo in confidenza.

"Sai, la scuola è finita…"

"Capisco. Comunque mi dispiace, tu eri una delle poche che sopportavo della classe."

"Ahah, grazie."

"Andiamo in classe? Tra poco suona e non vorrei arrivare tardi."

"Tu entra pure, io aspetto un po'."

"Guarda che so che vuoi fumare, fa' pure."

"Grazie papi."

"Sai che sono molto salutista."

"Persino troppo."

"We, abbiamo mangiato pane e simpatia?"

Gli tiro un pugno amichevole sul braccio.

"Mmmh, ciclo?" scherza lui.

"No, sono acida di natura."

Lui ride ed entra a scuola.

Guardo il telefono e sono solo le 8.05, le lezioni iniziano alle 8.15 in genere.

Prendo una sigaretta che avevo nascosto nello zaino e la accendo.

Mi piace guardare gli altri cosa fanno: i migliori sono quelli che studiano per l'ultima interrogazione dell'ultimo giorno di scuola. Poveri.

"Ciao Irene."

Una voce adulta mi chiama da dietro: è la mia prof di arte, l'unica materia in cui vado bene. È una bella donna, sulla cinquantina che gli occhi azzurri e i capelli castani.

"Buongiorno prof."

"Dovresti smetterla." dice riferendosi alla sigaretta.

"Già."

"Allora, emozionata?"

"Prof, per favore. Tanto sappiamo entrambe cosa succederà."

"Se fosse per me non ti boccerei: sei troppo intelligente. Ma sai com'è… Se hai più di tre materie sotto..."

"Lo so, lo so."

Lei viene chiamata da un'altra insegnante e se ne va, lasciandomi da sola nell'angoscia.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Entro in classe alle 8.14, giusto in tempo per non sentire l'ultimo sclero della prof di scienze quando Alice, la mia compagna di banco arriva alle 8.16.

"In ritardo anche l'ultimo giorno di scuola, bene."

"Di un minuto…"

"Beh, pur sempre in ritardo. Siediti."

Alice si siede vicino a me e mi dice: "Per fortuna è l'ultimo giorno, no?"

"Già."

"Cos'hai Ire?"

"Sono un po' preoccupata."

"Dai, non fare così."

Non le rispondo più e mi metto a fissare l'orologio.

L'ora finisce in fretta con la prof. che ci raccomanda di studiare durante l'estate.

La campanella suona e andiamo tutti in cortile per l'incontro di fine anno a cui partecipiamo tutti: alunni, professori, preside e bidelli.

Mi siedo vicino a Giovanni sotto l'unico albero del cortile, all'ombra.

La nostra classe è lontana da noi, sono tutti insieme e ridono. Quanto li odio.

"Dopodomani esco con Cristina, della quarta C." mi dice Giovanni.

"Sì? Wow, ben per te."

"Non sei felice per me?"

"Sì, molto. Ma sono preoccupata e voglio tornare a casa."

Giovanni mi abbraccia e mi rassicura: "Perdere un anno non è la cosa peggiore che ti può capitare. Potresti essere come Camilla Loreti."

Scoppiamo a ridere insieme e per un attimo mi sento sollevata.

Camilla Loreti è una ragazza nella classe di fianco alla mia che sta antipatica a tutti, professori inclusi.

Non so se è per la sua faccia insulsa da trota o dalla sua vocina stridula da gallina, già morta tra l'altro.

Lei sembra accorgersi dei nostri occhi puntati su di lei e si sposta vicino ad un gruppetto di ragazzi probabilmente del primo anno.

Il preside finisce il suo elogio alla nostra bellissima scuola e tutti scoppiano in un boato quando l'ultima campanella, quella delle 12.30, suona.

Esco da scuola travolta dalla folla: all'esterno mi aspetta un bagno di spumante, di bassissimo costo, uova e farina.

Cerco disperatamente di essere colpita dalle uova girando l'angolo, quando incontro Liam.

"Ciao, italian girl."

"Ciao, Liam."

Divento subito rossa per l'imbarazzo: quanto è bello!

Un'altra cosa che mi piace di Liam è come si veste: oggi porta un paio di Vans bordeaux, pantaloni beige a pinocchietto, una canottiera bianca con la scritta: "SO F*CKING COOL FOR YOU" e un cappellino anch'esso bordeaux con scritto L.A. davanti.

"Come stai?" mi chiede lui.

"Bene, cioè non bene. Mi bocciano quindi non sto tanto bene. E in più ho finito le sigarette. Che vita di merda."

"Keep calm, italian girl. Per la bocciata mi dispiace, per le cigarette tieni." Mi offer un pacchetto di Marlboro Gold, è troppo gentile per correggerlo.

"Tu come stai?"

"Ci siamo mollati."

"Sì?"

"Sembri felice."

"No no no…" Non so mentire.

"Sure?"

"Sicura." Come no.

"Ma che ci fai qui?" Gli chiedo io.

"Un giro. Hai fame?"

"Sì."

"Vuoi mangiare qualcosa?"

"Certo!"

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


"Dove vuoi andare?" Mi chiede Liam fissandomi dritto negli occhi.
"Non so, vuoi andare al giapponese?"
"Va bene. Dove è?"
"Qua vicino, ci metteremo cinque minuti."
Cammino alla sua destra, quanto è bello! Credo sia illegale essere così sexy. Forse si accorge che lo sto fissando quando mi chiede: "C'è qualcosa che non va, Ire?" 
"No no, tutto okay. In realtà non troppo."
"Sempre per la bocciatura?"
Annuisco con la testa e cerco nella mia borsa la sigarette.
"Tieni." Liam mi porge una sigaretta e l'accendino.
L'accendo e gli ridó l'accendino. 
"Comunque fumi più tanto di me." 
"Si dice più, senza tanto." Adoro correggerlo, è più forte di me.
"Ahah. Comunque è vero." 
Rido insieme a lui mentre camminiamo.
"Porca merda!" Urlo in mezzo alla strada.
"Che succede?" Mi chiede Liam preoccupato.
"Vedi quel ragazzo dall'altra parte della strada?" 
"Sì. Lo conosci?" 
"È il mio ex ragazzo, Davide."
Davide è stato il mio primo vero ragazzo. Ha 19 anni e andava nella mia stessa scuola: è sempre incazzato con il mondo e ciò lo rendeva così interessante quando stavamo insieme. Davide mi vede e attraversa la strada.
"Ciao bellezza." Mi dice facendomi l'occhiolino.
"Ciao, Davide." Gli dico guardando a terra.
"È questo chi sarebbe? Il tuo nuovo ragazzo?" 
"Mi chiamo Liam. Piacere." Liam gli porge la mano ma Davide finge di non vederlo e dirige lo sguardo su di me.
"Sei sempre sexy. Ho casa libera oggi. Tanto sai dov'è. Ti aspetto." 
Se ne va senza aspettare risposta.
"Ci andrai?" Mi chiede Liam.
"Sei geloso?" Gli dico io scherzando.
"No, però non mi sembra proprio una brava persona."
"No, non lo è."
Arriviamo al ristorante e ci sediamo in un tavolino isolato. 
"Ci sei stata tanto, con quello?" Mi chiede lui riferendosi a Davide.
"Sei mesi, circa. Con un periodo di rottura di due settimane nel mezzo."
"Capisco. Ai tuoi genitori piaceva?"
"Liam, non lo sapevano. Figurati." 
Lui scoppia a ridere.
"I miei genitori non sanno assolutamente niente di me." 
"Non è una bella cosa."
"No, non è neanche bello che ai tuoi genitori non freghi niente di te."
Per un attimo c'è silenzio, poi la cameriera passa a prendere le ordinazioni.
"Ti ho mai detto che sei davvero bella, Ire?"
Credo di essere arrossita di colpo dopo aver sentito quelle parole.
"Grazie, anche tu." COSA HO APPENA RISPOSTO?
Sono un'idiota, punto. 
Finiamo di pranzare parlando del più e del meno, lui mi racconta di quando viveva negli USA e io gli racconto della mia vacanza a San Francisco. 
"Porto il conto?" Chiede la cameriera.
Annuiamo entrambi e pochi minuti lei torna con lo scontrino.
"Sono 20.50€." 
Prendo il portafoglio ma Liam mi precede e paga per entrambi.
"Grazie."
 
 
Ciao ragazze/i, sono tornata dopo tanto. Fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


"Devi andare subito a casa?" Mi chiede lui.
"In realtà sì, perché la situazione a casa non è delle migliori. Non sarei dovuta neanche uscire a pranzo." 
Liam rimane zitto e dopo un po' mi chiede: "Questa estate dove vai?"
"Non ne ho idea, in teoria saremmo dovuti andare a Seattle, ma ora come ora non saprei."
Io e Liam ci salutiamo, lui ha cercato anche di baciarmi ma la depressione per la fine della scuola ha avuto la meglio. 
Non ho voglia di fare niente, non ho voglia di uscire e di vedere le poche persone che reputo mie amiche, non voglio tornare a casa, ma purtroppo devo. 
"Sono a casa." Saluto senza troppa enfasi i miei genitori. 
"Irene, sei una grossa delusione." Tuona mio padre seduto in soggiorno. 
Mia madre invece sta zitta, forse è anche peggio. 
"Ti rendi conto che stai perdendo un anno? Cosa hai fatto quest'anno?"
Non parlo, lo guardo dritto negli occhi.
"Dimmi qualcosa, rispondi!"
Non so cosa dire, anche volendo non saprei cosa rispondergli. 
"Farai un anno scolastico in un collegio." 
"COSA?" Un collegio?! Io?! Col cazzo.
Mia madre finalmente apre bocca ma è solo per dirmi di non urlare in quel modo.
"Io urlo quanto mi pare e piace, in un collegio io non vado." 
"Non c'è molto da discutere, sei minorenne e decidiamo noi per te."
"NO."
"Pensa, andrai lì anche per l'estate. C'è un corso per ragazze che hanno perso l'anno."
"Ragazze?"
"È un collegio femminile."
Scoppio a ridere, ma è una risata nevosa. Non ho intenzione di andare in collegio femminile. 
"Parti domenica prossima."

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Mi arriva un messaggio sul telefono, è Liam. 
"Mi piacerebbe rivederti prima o poi." 
"Ciao Liam, vediamoci stasera. Passa da casa mia alle 10, non suonare."
In realtà non so perché gli abbia scritto così, penso di voler scappare di casa.
Sono troppo fifona per scappare, giuro che odio stare qui però. Con quale diritto mi mandano in un collegio? Vaffanculo. 
Mi mancherà la mia città, mi mancherà Liam. E poi cosa dico a Liam di vederci? Se i miei mi sgamano mi ammazzano. È la volta buona che mi segregano in casa. 
"Okay, a stasera." È la risposta di Liam. 
"Irene, vieni in sala." È la voce di mia madre. 
Arrivo in salotto e oltre ai miei genitori c'è un prete. 
Guardo mia madre e lei mi presenta il prete: "Irene, lui è Don Claudio." 
"Piacere."sorrido senza troppo entusiamo. 
Lui sfodera un sorriso a trentadue denti. 
Deve essere abbastanza giovane, avrà più o meno trentacinque anni. 
Chissà cosa porta una persona a diventare prete o suora. Sarà che io sono agnostica, però davvero non me  lo spiego. Intendo dire, rinunciare al sesso e al divertimento per Dio. 
Che poi, mettiamo che non esista nessun Dio, cosa penseranno i preti che alla loro morte si renderanno conto di aver sprecato la loro vita? 
Se invece Dio esiste, dev'essere una gran figata aver fede. 
"Don Claudio è qui per parlare con te." Mi informa mio padre. 
"Dove possiamo parlare, Irene?" Mi chiede il Don.
"Dove preferisce lei." 
"Possiamo metterci in camera tua se non ti dispiace." 
Andiamo verso la mia camera e i miei genitori mi informano che stanno per uscire per andare a lavoro e di offrire qualcosa da bere al prete. 
Il prete entra nella mia camera e si complimenta per gli ottimi gusti letterari. 
"Anche a lei piace leggere?" Gli chiedo.
"Dammi del tu. Comunque molto, non solo la Bibbia però."
Scoppio a ridere, infondo questo prete non è male.
"Di cosa vuoi parlare?" Mi chiede lui. 
"Non so, cosa vuoi sapere?" 
"Ad esempio come stai."
"Non troppo bene, penso tu sappia che mi bocceranno."
"Sì, i tuoi genitori me lo hanno detto."
"Cos'altro ti hanno detto?"
"Che da un po' di tempo sei distaccata da loro e che non ti confidi mai con loro."
"Ma certo! Non sono loro che se ne sbattono di me."
"Ahah. Sono convinto che sia colpa di tutti e non solo tua, perché non parli mai con tua madre però?"
"Lei non mi capisce, non credo che abbia passato le mie stesse cose."
"Magari chiederglielo?" 
Ha ragione, purtroppo. Io e mia madre non parliamo da tantissimo tempo. 
"Mi piacerebbe parlare ancora con te, Irene ma sono le sei e devo celebrare la messa." 
Credevo fosse una battuta ma è molto serio.
"Oh certo, capisco." 
Lo accompagno alla porta e ci salutiamo: questa chiacchierata mi è servita, e non poco. 
 
 
NOTA DELL'AUTORE
Buonasera! Vi sta piacendo questa storia? Lasciate un commento qua sotto oppure scrivetemi un messaggio privato! 
Un bacio, Buck98

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Chiacchierare con Don Claudio mi ha fatto bene, ma non ho intenzione di andare in un collegio comunque.

Passare lì l’estate e l’anno scolastico mi fa star male, e mi manca solo questo per completare il quadro; il titolo sarebbe “la vita fa schifo”.

Tra qualche ora vedrò Liam e sarò costretta a spiegargli cosa succede, non voglio essere costretta a non vederlo più, oltretutto ora che stava nascendo qualcosa.

Il telefono squilla, è mia madre: “Ciao Irene, non torneremo a casa questa notte, abbiamo preso una camera al Seaview Hotel, camera 236. Se hai bisogno sai dove trovarci. Ordina qualcosa da mangiare, ci sono dei soldi nel mobile dell’ingresso.”

Bingo, i miei non torneranno prima di domani mattina, e il Seaview è dall’altra parte della città.

Si fanno le 9.45 quando mi arriva un messaggio da Liam: “sono sotto casa tua, aspetto?”

Esco in balcone e gli urlo di salire.

“Hi italian girl, how are you?” mi chiede lui baciandomi su una guancia.

Mi incanto a vedere quanto è bello, quella camicia bianca gli sta benissimo.

“Ciao Liam, giornata un po’ strana. Tu?”

“Tutto okay, i tuoi genitori dove sono?”

“Non l’ho ben capito, tornano domani.”

“Awesome. Fumi pot?”

Credo che sia l’erba, ma non ne sono sicura.

“Marijuana?” chiedo io.

“Yes.”

Lui tira fuori dalla tasca un sacchetto di carta stagnola e mi chiede se ho un grinder.

“Certo, America. Mi credi una sprovveduta?”

Lui si mette a rollare una canna che non gli viene particolarmente bene, ma è troppo sexy per farglielo notare.

“Mettiamoci in balcone, ci manca solo la puzza d’erba in casa e i miei mi ammazzano.”

“Sure.”

Iniziamo a fumare sul balcone, con la Luna di giugno che fa a pugni con le luci della città.

Dopo qualche tiro inizio già a sentire l’effetto del THC sulle mie sinapsi e smetto di fumare, sedendomi per terra.

“Sicura di aver fumato prima?” mi chiede lui.

“Sì, ma era da un po’ che non fumavo.”

“Sei carina quando sei high.”

“In Italia si dice ‘fatta’”

“Sei carina comunque.”

Finisce di fumare e butta il mozzicone giù dal balcone.

Mi siedo sul divano e chiudo gli occhi, sono stanchissima ma sto facendo una figura di merda con Liam.

“C’mon Irene, divertiamoci!”

“Che vuoi fare?”

“Honestly? Fucking”

Resto spiazzata da questa affermazione.

“Scusa, so che non sei quel tipo di ragazza.”

“E che tipo sarei?”

“Non l’ho ancora capito.”

 

 

Buonasera a tutte, è da un po’ che non scrivevo.

Cosa ne pensate di questo ritorno?

Buck98

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Sarà l’erba, ma Liam stasera è particolarmente bello.

Non credo di esserne innamorata, ma per lui provo qualcosa di più rispetto ad una semplice simpatia.

Andarci a letto ora mi piacerebbe, ma rischierei di rovinare tutto: tra pochi giorni partirò per un collegio e lui penserebbe che io sia la classica tipa da una scopata e via.

“Liam, non mi fraintendere, ti trovo molto sexy ma non credo che sia giusto andare a letto insieme.”

“Sorry italian girl, hai ragione. Sono stato stupido.”

Rimango in silenzio, non so cosa dire.

“You seem disturbed, stasera.” 

“Scusa Liam. Ho tante cose a cui pensare.”

“Colpa mia?”

“No, no. Non direttamente, perlomeno.”

Liam mi guarda con aria interrogativa.

“Domenica parto per un collegio femminile.”

Liam sbianca. Si vede che non riesce a parlare, si limita a prendermi una mano.

“Mi dispiace.” è l’unica cosa che riesco a dirgli.

“Irene… Io non voglio.”

“I’m so sorry.” gli rispondo io in un inglese maccheronico.

“I’d like to come with you.”

“Non puoi, è un collegio femminile.”

Rimaniamo in silenzio a fissarci, entrambi persi negli occhi dell’altro.

Ad un certo punto lui si alza, e per simbiosi mi alzo anche io.

Mi cinge i fianchi con la mano destra e con la sinistra mi allontana una ciocca di capelli dal volto.

Gli afferro il viso con entrambe le mani e lo bacio, un bacio tenero ma passionale, di quelli di cui si legge nei vecchi libri o che si vede nelle pellicole in bianco e nero.

“Sei fantastica.”

Devo rettificare, credo di esserne innamorata.

Dopo Davide non ero stata in grado di innamorarmi di un altro ragazzo, ma con Liam tutto è diverso: mi fa sentire bene, con lui mi sento importante.

“Quanto devi stare?”

“L’estate, più l’anno scolastico.”

“Capisco. Durante vacanze torni, no? E anche nel weekend?”

“Immagino di sì.”

“Io voglio stare con te, Irene. Non interessa se per 5 minuti o 5 anni, l’importante sei tu.”

 

 

Ciao a tutte! Vi sta piacendo questa love story tra Liam e Irene?

Cosa ne pensate del fatto che lei debba partire?

Fatemelo sapere!

Un bacio a tutte

Buck98

 

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Capitolo 10
*** Capitolo X (FINALE) ***


Rimaniamo a fissarci per qualche istante, quando ad un certo punto Liam inizia a cantare: “I want you to stay with me, cause you’re all I need”

“Canti molto bene, Liam.”

Lui arrossisce, non l’ho mai visto in imbarazzo.

“Perché devi andare?”

“I miei genitori, lo hanno deciso loro per me.”

“Stay with me.”

Inizio a piangere: questo ragazzo nel giro di pochissimo tempo ha cambiato tutta la mi vita, finalmente sono innamorata.

Lui mi abbraccia, le sue braccia mi avvolgono e un profumo da uomo mi travolge.

Rimaniamo in silenzio e in quella posizione per un’ora, io che piango e lui che mi fa sentire apprezzata.

Se solo tutto questo fosse successo prima della fine della scuola forse non avrei perso l’anno e ora non starei piangendo tra le braccia del ragazzo più bello al mondo, ma saremmo in spiaggia ad una delle tante feste di fine scuola.

È mezzanotte e si sentono i fuochi d’artificio esplodere nel cielo stellato di giugno.

Prendo Liam per mano e lo porto in camera mia.

Non so cosa stia facendo, non sono mai capitata in una situazione del genere.

Lui non parla, mi spoglia con gli occhi e si sbottona la camicia, la lancia per terra e mi bacia sulle labbra.

Mi tolgo la maglietta, rimango col reggiseno blu di pizzo che mi aveva regalato Francesca e gli shorts.

Liam mi bacia dappertutto slacciandomi anche il reggiseno.

Dopo qualche minuto rimaniamo entrambi senza vestiti e facciamo l’amore per ore.

È un crescendo di emozioni e di passione. Io do tutta me stessa a lui e lui dà tutto se stesso a me.

Sono assolutamente innamorata di questo ragazzo e giuro su Dio che niente me lo porterà via.


E anche questa avventura è finita. Grazie chi c'era due anni fa e chi si è aggiunto in seguito. Scrivere questa storia mi ha dato tanto e io ho dato tanto a questa storia. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, sarebbe fantastico se poteste darmi la vostra opinione, sia positiva che negativa.
Ho intenzione di scrivere una seconda stagione, cosa ne pensate?
Grazie ancora a tutte voi, da me e da Irene.
Un bacio,
Buck98

La storia di Irene continua in una nuova storia "With or without you"
Se vi va, andate a leggerla e lasciate un commento!
Vi aspetto là!

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