Shikkari shiro! しっかりしろ

di __roje
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


SHIKKARI SHIRO! しっかりしろ

Hara Yuuto è il nome del ragazzo che più di tutti odio. E’ la persona che sarei voluto essere ma che non sono mai riuscito ad essere e guardandolo provavo rabbia perché lui riusciva con tanta naturalezza a farsi amare dalle persone. Era così disinvolto quando si trovava al centro dell’attenzione, diversamente da me che preferivo restare nell’ombra e non farmi notare. Forse a quei tempi meno della metà della classe conosceva il mio nome ma non mi importava, il mio unico obiettivo era studiare e prendere appunti, del resto, del contatto col prossimo non mi interessava affatto eppure nel profondo del mio cuore osservavo con amarezza gli altri mentre parlando, scherzavano amichevolmente e ridevano magari della serata prima passata insieme.
Era la primavera del mio secondo anno delle superiori e come sempre me ne stavo sulle mie giocherellando con la penna mentre il solito professore spiegava qualcosa che per me sarebbe stato facile da apprendere.
Si, perchè per me la scuola era una barzelletta, portavo a casa sempre ottimo voti e avevo la stima dei professori. Nonostante tutto restavo comunque anonimo agli occhi dei miei compagni.

“Yuuto!” gridò all’improvviso il professore ripetendo ancora e ancora il suo nome.

Come al solito si era addormentato sul banco, era tipico di lui, molto spesso trascorreva le prime due ore appisolato sui libri. Chissà forse la sera usciva e rincasava tardi, pensai. Ma non era una giustificazione per essere tanto negligente.
Al quinto richiamo Hara finalmente sobbalzò e molto assonnato si stiracchiò senza curarsi dell’ira del professore. Come faceva ad essere così?
“Dormito bene?” chiese il professore trattenendo la rabbia ma aveva una grossa vena che gli pulsava in testa.
“Avrei potuto dormire meglio se non avesse urlato”
Eccola la solita impertinente risposta e come al solito il professore lo cacciò fuori dall’aula dove Hara non vi rimaneva mai a lungo perchè solitamente se ne andava in infermeria a riposare ancora.
Tale atteggiamento era inaccettabile per me e i docenti, ma tutti i miei compagni lo trovavano figo, un tipo da stimare. Per i ragazzi era un esempio da seguire, infatti al suo seguito durante le pause vi era il solito corteo di lecchini, e le ragazze... tutte le ragazze gli sbavavano dietro. Per me era un comunissimo ragazzo ma forse agli occhi del sesso femminile era appetibile.
Lineamenti del viso morbidi, capelli neri e fluenti, del colore della pece. Li portava solitamente scompigliati e non troppo corti in modo che gli arrivassero sulle orecchie per coprire gli orecchini che sfoggiava visto che il regolamento lo vietava ma non sembrava fregarsene molto.
Fisicamente era abbastanza alto, snello ma robusto praticando quotidianamente sport, infatti col tempo grazie alla sua predisposizione agli sport era diventato il capitano della squadra di basket.
La parte più enigmatica della sua persona restavano però gli occhi, essi avevano un taglio felino ed elegante, le iridi erano di un colore molto particolare un misto tra l’oro e l’arancio conferendogli uno sguardo sfuggente, e spesso ancora apatico per chi lo vedeva la prima volta.
Insomma oggettivamente era un bel tipo e non mi stupiva affatto che avesse tutto questo successo, non passava certo inosservato e credo che tutto questo in parte accrescesse smisuratamente il suo ego.

Come mio solito durante la pausa pranzo me ne stavo per conto mio cercando sempre un posto tranquillo nel cortile dove nessuno mi notasse ma come mio solito beccavo sempre i posti più chiassosi e spesso mi trovavo circondato da gruppi che pranzavano allegramente insieme. No che provassi invidia ma pensavo dentro di me che doveva essere bello condividere del tempo tra le persone e in cuor mio mi chiedevo perchè non riuscissi a ridere così spontaneamente come facevano tutti.
Proprio in quel momento fui colpito alla testa da un pallone tirato alla cieca da qualcuno. Il colpo mi frastornò per qualcosa secondo ma subito mi resi conto di quello che era accaduto così afferrai il pallone e l’osservai. Non era uno di quelli omologati dalla scuola ma sembrava essere stato comprato da qualche parte e portato a scuola.
“Hey tu!”
E di chi poteva essere se no di Hara Yuuto? Come al solito era col suo branco e mi venne incontro per riprendersi la palla. Aveva la divisa in disordine come anche i capelli.
“Quello è mio” disse affannato.
“Lo sai vero che non puoi portare certe cose a scuola?”
Hara prese la palla controllandola come se il mio tocco avesse potuto far del male all’oggetto “Capirai”
“Bene” senza dire nulla ripresi il mio bento.
Hara mi lanciò un altra occhiata “Vuoi unirti a noi?”
Cosa? La domanda mi spiazzò, nessuno ci aveva mai neanche pensato ad invitarmi a fare qualcosa eppure lì davanti c’era proprio il popolarissimo ragazzo della scuola.
“Io?”
Fu tutto quello che riuscii a dire.
“No dicevo al bento” rispose.
E quel sarcasmo? Stavamo sul serio avendo una conversazione, il mio cuore batteva a mille per l’agitazione e sentivo le mani sudate tanto che stavano iniziando a tremare.
“I-io non so giocare”
Altra risposta idiota da parte mia.
“Non devi essere un campione devi solo dare un calcio alla palla” il tono era quasi seccato, forse aveva trovato fastidiosa la mia titubanza, me ne vergognai molto.
Alla fine presi coraggio e lasciai le mie cose lì e decisi di seguire Hara verso il suo branco di amici che ridacchiavano e parlavano animatamente attirando l’attenzione.
“Eccomi!” si annunciò da solo.
“Finalmente pensavo fossi andato a costruirne una” rispose Tetsuo un altro mio compagno di classe. Quest’ultimo era ancora più alto di Hara, era castano e molto più muscoloso degli altri.
Avevo passato molto tempo ad osservarli quindi sapevo bene che caratteraccio avesse Tetsuo, il quale dava retta solo ad Hara mentre gli altri li trattava con sufficienza.
“Hara ma ti ha seguito qualcuno” fece notare una delle ragazze presenti.
Qualcuno notò la mia presenza e sentii il mio corpo prendere fuoco. Non sapevo cosa dire, cosa fare, io conoscevo perfettamente tutti loro ma loro neanche ricordavano che ero della loro stessa classe.
“Ah si l’ho invitato io. Lui è... come hai detto che ti chiami?”
Hara si era di nuovo rivolto a me e i ragazzi presenti mi fissavano attendendo una mia riposta.
“Ecco.. io.. Ryuchi”
“Ok questo è Ryu” spiegò scherzosamente Hara dandomi un soprannome senza neanche chiedermi il permesso.
“Accidenti Hara non puoi invitare mezzo cortile” commentò Tetsuo poco entusiasta del mio arrivo.
Una ragazza mi venne vicino era Yuki Ao un altra mia compagna che mi porse un dolcetto dal suo bento, “Vuoi assaggiarne uno Ryucchan? Li ho fatti io”.
“N-no grazie” abbozzai un sorriso.
Nessuno mi calcolava di solito ma dopo essere stato presentato da Hara i presenti sembravano finalmente avermi messo a fuoco, nonostante avessimo già trascorso un anno e mezzo insieme nella stessa classe.
“Hey mezzasega giochi a basket?”
Mezzasega? Tetsuo mi aveva proprio chiamato così. Perchè?
“Veramente no, non ho mai giocato”
“Perfetto! Io lascio giocateci voi” e il ragazzo si mise a sedere sul prato insieme ad altre ragazze che sbavavano per lui.
Che ci trovavano in quel tipo, pensai.
“Lascialo perdere” disse un altro ragazzo e il suo nome era Onoe. Non potevo credere ai miei occhi il ragazzo più intelligente della classe mi stava rivolgendo la parola. Egli non era solo bravo a scuola ma anche bello, ed era affabile sia con i docenti che con i ragazzi. Per questo motivo era diventato il nostro capo-classe.
“Conosci almeno le regole del basket?” mi domandò Hara venendomi vicino.
“Ah si, qualcosa”
“Ok tieni” mi lanciò la palla e a stento riuscii ad afferrala.
Avevo il cuore in gola, avevo gli occhi dei cinque/sei ragazzi che avrebbero giocato con noi. Più quelli dei ragazzi seduti sul prato, tra cui quelli di Tetsuo che era divertito della scena.
“Hara se volevi umiliare qualcuno me lo dicevi” commentò ancora bieco nei miei confronti.
Hara ricambiò l’occhiata divertita dell’amico come se anche lui volesse solo umiliarmi. Forse era quello il gioco del giorno altro che basket, forse avevano tirato la palla di proposito verso di me per prendermi in giro.
Possibile che fossero così cattivi? Cercai di scacciare quei pensieri ma non potevo fare a meno di sentirmi vittima di un gioco meschino, e mentre pensavo ciò avevo tra le mani quella palla. Cosa dovevo farci secondo Hara?
“Hey la palla la si lancia sai!” disse ancora raccogliendo fragorose risate.
A quel punto qualcosa scattò in me senza più usare la ragione raccolsi tutta la forza che avevo caricai il tiro e scagliai con estrema forza la palla in direzione di quello stronzo.
Mi resi conto di quello che avevo fatto quando una delle ragazze sul prato gridò; ebbene si avevo centrato in pieno viso Tetsuo e quest’ultimo stava ora sanguinando da naso e bocca.
“Figlio di puttana!” esortò pieno d’ira, si era messo in piedi per pestarmi ma fu placcato da Hara che senza parole mi stava fissando sconvolto cercando di medicare l’amico.
In parte mi pentii del gesto ma dall’altra parte mi sentii soddisfatto.
“Ma che ti è preso?” mi domandò un altro, e così anche un altra ragazza, mentre gli altri cercavano di bloccare il sangue dal naso di Tatsuo, che probabilmente gli avevo rotto.

PREMESSA
Allora prima di tutto voglio sottolineare che la storia è palesemente ispirata allo stile dei manga, quindi ci potrebbero essere più avanti i classici episodi demenziali e/o sentimentali. Non sarà dunque una storia pesante, e ho cercato di mettermi il più possibile nei panni di un ragazzino di sedici anni alle prese con la scuola. Detto ciò volevo proporre in questa premessa un disegno rubato alla bravissima Yamamoto per darvi un idea dell'aspetto di Hara.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO II

Che cosa avevo fatto? Mi ero comportato da mostro, magari loro volevano davvero solo giocare e io avevo interpretato male le loro azioni. Per tutta la notte avevo pensato al mio gesto dietro il quale si nascondeva anche tanta amarezza di essere sempre stato ignorato, avevo lasciato andare l’ira e ora avevo lo stomaco sottosopra.
Erano passati tre giorni durante i quali avevo inventato un malore con i miei genitori per evitare la scuola ma prima o poi sarei dovuto tornare e il giorno era giunto.
Sarei stato pestato? Probabile. Sapevo benissimo qual’era il temperamento di Tetsuo e probabilmente Hara gli avrebbe dato una mano nel finirmi.
Avevo tanta paura.
Varcai i cancelli della scuola guardandomi con circoscrizione in giro. Non avevo ricevuto telefonate dalla scuola quindi la cosa non era arrivata alle orecchie dei docenti, chissà perchè, mi ero chiesto. Forse preferivano una vendetta personale, magari ci trovavano più gusto.
Entrai in classe ma come sempre nessuno notò il mio arrivo. Notai con piacere che il gruppo di Hara mancava e provai un profondo sollievo, magari avevano preferito saltare la scuola quel giorno. Ringraziai profondamente quel poco interesse che avevano verso lo studio, ero salvo.
Ma cantai vittoria troppo presto.
“Ryuchi Yumei eh”
Sobbalzai riconoscendo la sua voce, alzai gli occhi dal banco e mi era davanti Hara Yuuto serio e terrificante.
“Non avevo proprio pensato che potessi essere della mia stessa classe ma poi ho controllato il registro. Sei invisibile”
Mi avrebbe fatto a pezzettini, pensai.
“Cosa c’è oggi sei completamente muto?” mi domandò con sufficienza toccando la mia roba e buttandola a caso in giro sul banco senza preoccuparsene. “Sai hai rotto il naso al mio amico con quella pallonata”
“N-non volevo...” dissi con esile voce ma ero terrorizzato.
Sapevo di avere i suoi occhi arancioni su di me, e cercavo comunque di tenere la testa bassa.
“Tornerà la settimana prossima e penso proprio che ti ucciderà. Se vuoi evitarlo ti consiglio di mancare quei giorni”, aveva probabilmente notato la mia assenza in quei tre giorni perchè aveva scandito bene le ultime due parole.
“Mi dispiace...”
“Si dillo al muro”
“No davvero!” avevo gridato.
I nostri compagni si erano girati verso di noi e ci fissavano dicendo cose che non riuscivo a capire.Per la prima volta avevo raccolto l’attenzione di tutti, che strana sensazione.
Hara mi afferrò per il colletto della camicia sollevandomi dal mio posto “Ascolta bene non ti spacco la faccia solo perchè dopo andresti dai professori a piangere ma anche perchè non voglio togliere questo piacere a Tetsuo”, lo disse con tono duro, terrificante e vidi nei suoi occhi rabbia.
“Che succede qui?”
Intervenne Onoe e Hara mi lasciò andare.
“Non ti interessa e va via” lo esortò.
“Non puoi comportarti così a scuola Yuuto, lo sai”
Hara si passò una mano tra i capelli e sorrise bieco “Mi stai forse invitando a picchiarlo fuori di qui? Oh ma che bravo capo classe che sei. Ci vediamo Yumei” scandì bene il mio nome e uscì dall’aula.
Tornai a respirare come se per tutto il tempo mi fossi trattenuto. Me l’avrebbero fatta pagare questo è certo, ma che cosa mi era saltato in mente?
“Stai bene Ryu?”
“Ah si, credo”
“Hai combinato un bel guaio l’altro giorno ti conviene parlarne con qualcuno perchè quelli si vendicheranno e non ci sarò sempre io a fermarli”
“I-io non volevo farlo...”
Onoe mi guardò con un espressione di pena. Era questo l’effetto che facevo alla gente? Rabbia e pena? Che misera persona che ero, pensai.
Per tutto il resto della giornata fui solo, tutti si erano di nuovo dimenticati chi ero ed per un momento pensai che tutto fosse tornato alla normalità, che Hara e Tetsuo avesse dimenticato l’accaduto.
Durante il pranzo guardavo il mio bento ma non avevo fame, mi sentivo uno schifo, forse in colpa perchè infondo avevo sbagliato e non avevo nemmeno chiesto scusa. Forse era quello che dovevo fare... chiedere scusa.
Tornai in classe in cerca di Onoe e sapevo che l’avrei trovato lì a riordinare i banchi.
“Onoe!”
Il ragazzo si voltò a guardarmi stupito di trovarmi lì “E’ successo qualcosa?”
“No volevo chiederti una cosa. Hara ha detto che Tetsuo tornerà la settimana prossima, dov’è ora?”
Onoe non capì la mia domanda “Dopo il tuo colpo è stato portato al pronto soccorso dove gli hanno detto che aveva il setto nasale rotto così ieri, credo, è stato operato e penso che ora debba restare a riposo. Perchè lo chiedi?”
“Tu li frequenti abbastanza sai dove vive?” domandai pieno di speranze.
“Sei idiota!?”
“Perchè?”
Onoe spostò una sedia in maniera brusca “Mi chiedi perchè? Vorresti andare da lui per dirgli cosa? Già questa mattina Yuuto voleva ucciderti cosa credi ti farà l’altro?”
“Lo so ma io mi sento in colpa, ho sbagliato e in qualche modo voglio chiedergli scusa”
“Lui non vuole le tue scuse stanne certo”
Era vero ma effettivamente non sapevo che altro fare per sentirmi emotivamente meglio. Forse prenderle sarebbe stata la soluzione e a questo punto perchè rimandare? Sarei andato io stesso da lui.
“Dimmi solo dove vive perfavore”
Onoe preferì rinunciare pensando che fossi stupido e mi disse tramite i registri dove viveva così presi coraggio e decisi di andare da lui accettando il mio destino. Sapevo benissimo da solo che le scuse non sarebbero bastate quindi avrei accettato ogni punizione infondo me lo meritavo.
Con qualche difficoltà riuscii a trovare la strada indicata da Onoe, sentii il cuore battere sempre più velocemente come se stessi per morire d’infarto da un momento all’altro. Non dovetti cercare a lungo però, proprio sul mio cammino incontrai Hara.
“Tu?” disse sorpreso quanto me.
Cercai di non fermarmi a parlare e cercai di proseguire dritto ma fu inutile, fui fermato proprio da lui che mi afferrò per il braccio strattonandomi.
“Che ci fai qui?”
“Passeggio”
“Ah si certo. Sei così stupido da essere venuto tu stesso a farti pestare?” Era così palese?, pensai. Ma non riuscii a proferire parola ero di nuovo impietrito, mi sentivo sprofondare sotto lo sguardo severo di Hara che attendeva una mia risposta. Quest’ultimo sospirò seccato. “Senti vattene a casa prima di farmi innervosire”
“Non posso...”
“VATTENE!” tuonò.
Ero terrorizzato a morte eppure non volevo andare via. “Non posso io devo parlargli...”
“Tu sei davvero pazzo”
Si forse lo ero davvero dopotutto, era come se andassi cercando da solo la punizione per quello che avevo fatto. In un modo o nell’altro l’avrei pagata quindi non volevo attendere oltre.
Hara mi lanciò un ultima occhiata e mi passò accanto proseguendo per la sua strada, mi girai a guardarlo e pensai che forse stava andando proprio da Tetsuo. Pensai bene di seguirlo quindi.
La scena era questa: Hara Yuuto, il ragazzo che tutti ammiravano e volevano mi camminava davanti a distanza di pochi passi e io la persona più invisibile del mondo lo seguivo come un bravo cagnolino. Sapeva che lo stavo seguendo eppure non aveva più detto nulla, forse anche lui voleva vedermi morto nelle mani dell’amico.
Si fermò poi di fronte a una casa qualunque.
“Siamo arrivati. Sei sempre convinto?” mi chiese scocciato.
Potevo ancora ripensarci e andarmene a casa ma raccolsi tutto il mio coraggio e feci il primo passo nel vialetto di Tetsuo. Non avevo affatto idea di cosa mi attendesse, ma non potevo starmene a casa ad aspettare questo momento.
Hara mi fece strada fino alla porta d’ingresso e bussò senza pensarci due volte. A questo punto avevo il cuore in gola per la paura di trovarmi davanti Tetsuo furioso, forse sapeva già del mio arrivo.
Inaspettatamente però ad aprire fu una bambina che avrà avuto poco più di cinque/sei anni. Mi guardò stranita ma poi la sua espressione cambiò quando vide Hara.
“Haracchan!” e gli saltò addosso.
“Ciao Maki”
Hara sfoderò uno dei suoi sorrisi più belli e spontanei. Diamine come faceva a risplendere così tanto? Persino la bambina mi parve completamente rapita da quei suoi modi così affabili.
"Maki chi è?”
Ed eccolo apparire, Tetsuo enorme e spaventoso. Aveva una bella fasciatura sul naso e profondi lividi viola sotto gli occhi, non credevo di aver fatto un simile danno.
Appena mi vide la sua espressione mutò e divenne feroce.
“Tu! Che cazzo di fai qui!”
Era sul punto di saltarmi addosso per la rabbia ma ad interromperlo fu la piccola Maki “Fratellone è venuto anche Haracchan a giocare con noi” sorrise trascinando Hara verso la porta.
Tetsuo era molto stranito dalla situazione, nel trovarci lì insieme davanti casa sua, “Mi devi una spiegazione” e lanciò una strana occhiata verso l’amico.
“Poi ti spiego”
Seguimmo tutti e tre la piccola dentro. Non potevo crederci ero sul serio nell’abitazione di un mio compagno di classe, provavo sentimenti molto contrastanti perchè dopotutto non ero lì come ospite gradito.
Entrai in quello che probabilmente era un piccolo salotto dove vi erano vari giochi da bambina, tra peluche e tazze da thè sparse un pò ovunque.
“Stavamo per prendere il thè, vuoi partecipare Haracchan?”
Maki continuava a strattonare Hara verso i suoi giochi e quest’ultimo sempre con fare gentile la seguiva.
“Che sei venuto a fare?” mi domandò Tetsuo ignorando quei due.
“Ecco io..” non sapevo davvero come dirglielo che m dispiaceva. Sembrava davvero sul punto di saltarmi addosso da un momento all’altro, si tratteneva solo perchè lì con noi c’era la bambina.
“Andiamo Yumei ti è andata via la voce di nuovo” mi esortò Hara fissandoci serio.
Non dovevo avere paura mi ripetevo nella testa eppure ero praticamente paralizzato.
Tetsuo sospirò esasperato della situazione “Accidenti Hara che diamine ti viene in mente di portare questo idiota qui”
“Ti sbagli ha fatto tutto da solo. L’ho trovato che girava nei dintorni cercando casa tua”
“Cosa? E perchè diavolo saresti venuto eh?!”
“I-io volevo scusarmi..” dissi a bassa voce guardando il pavimento.
Ci fu un silenzio agghiacciante e per un momento pensai che non mi avessero sentito. Sollevai di poco lo sguardo per vedere una sua reazione e lo trovai lì fisso senza parole.
Improvvisamente Hara scoppiò a ridere raccogliendo il nostro stupore.
“Sta zitto” lo esortò Tetsuo.
“Rido perchè non ho mai visto una persona più stupida.” rise ancora.
Strinsi i pugni preso dalla frustrazione della situazione, “Mi dispiace davvero!” dissi ancora e feci un inchino profondo. Sperando che gli arrivasse tutto il mio senso di colpa per quello che avevo fatto.
“Fratelloneee ma quando giochiamo?”
Fu proprio Maki ad interrompere quel momento esortando Tetsuo a sedersi per il gioco. La vidi correre avanti e indietro con le tazzine tra le mani, e strani oggetti che sistemò addosso al fratello come un cappellino poco virile, e un grembiulino rosa.
“Tu quale vuoi?” mi domandò.
“Come?”
“Puoi avere la coroncina o le orecchie da coniglietto” me le mostrò entrambe.
“Ecco io dovrei...” non sapevo davvero che fare. La situazione era totalmente cambiata all’improvviso.
“Metti un coso in testa e siediti” disse minaccioso Tetsuo.
Hara andò verso la piccola e afferrò la coroncina “Lascio il fetish dell’animale al nostro ospite” e mi lanciò un altro sorriso di scherno, indossando la corona e mettendosi a sedere sul pavimento accanto all’amico.
Accettai mio malgrado quelle vergognose orecchie e mi accomodai accanto alla piccola che iniziò a versare del thè finto e a parlare di cose senza senso.
Com’è che era andata a finire in quel modo?
Senza accorgermene Hara aveva il telefono tra le mani puntato nella mia direzione.
“C-che fai?”
“Tetsuo credo che questa foto possa ripagarti del naso rotto, guarda un pò” e passò l’oggetto all’amico.
Tetsuo guardò la foto disgustato “Molto divertente Hara.. davvero. Maki quand’è che finisce ‘sto incubo?”
“Lo dico alla mamma se lo dici ancora!” lo minacciò.
Mi venne da ridere ma cercai di trattenermi. E il pomeriggio andò avanti così, tra sorsi di thè e frivole chiacchiere con la bambina. Poi fummo costretti a creare altri mille giochi per intrattenerla, senza accorgermene mi ero persino divertito nonostante gli scherzi e le battutine cattive di Hara e le occhiatacce di Tetsuo.
Quando tutto finì mi resi conto che ormai era sera così decisi che era ora di andare a casa. Senza che nessuno mi chiedesse nulla aiutai persino a mettere in ordine ma nessuno mi disse grazie.
“Ciao Ryucchan ci vediamo la prossima volta” mi disse Maki agitando la sua manina.
“Vado anch’io ormai s’è fatto tardi” disse Hara accarezzando i morbidi capelli della piccola “quando pensi di tornare?”
“Quando se ne andranno questi lividi” e mi guardò ancora furioso.
E così ce ne andammo. Stranamente nulla era andato come avevo previsto, ovviamente Tetsuo mi odiava a morte e avrebbe di sicuro attuato qualche vendetta nei miei confronti una volta tornato a scuola. E proprio com’eravamo arrivati, stavamo andando a casa insieme, io e Hara.
“Hara tu sapevi che c’era la sorellina?”
Il ragazzo dagli occhi color tramonto mi lanciò una breve occhiata “In verità no”
“Ah”
“Immagino che ti sia andata bene”
“Ciòè?” lo guardai confuso.
“Se non ci fosse stata lei Tetsuo non avrebbe esito a rompere il tuo di naso” sorrise bieco, “ci si vede Ryucchan” disse enfatizzando l’ultima parola e con cenno di mano prese la strada opposta alla mia.
Che davvero non sapesse della sorellina? O avevo avuto davvero culo per la prima volta in vita mia?
Nonostante tutto tornai a casa stranamento appagato della giornata ma no perchè mi ero scusato, bensì perchè mi ero sentito partecipe per la prima volta di qualcosa e no invisibile.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO III

Odiavo l’ora di educazione fisica, preferivo di gran lunga i miei amati libri e le storie che raccontavano. Eppure sembravo l’unico a pensarla così lì, perchè tutti erano super eccitati di sudare e cadere. Di solito mi rendevo ancora più invisibile perchè volevo evitare a tutti i costi di toccare un pallone o di ritrovarmi a giocare a qualcosa, perchè ero una vera frana in qualsiasi sport. Diversamente dai miei compagni che sembravano nati atleti e gorilla allo stesso tempo. “Passaaaa!” disse uno di loro tuonando feroce contro un altro compagno. I loro movimenti erano davvero simili alle danze di accoppiamento dei gorilla, non stavo scherzando. Ovviamente tutto ciò, proprio come nella giungla, eccitava non poco il sesso femminile della mia classe. Le quali osservavano quei maschi completamente rapite dal sudore e dai muscoli in bella vista.
“Accidenti guardate il culo di Nakamura” disse una di loro.
“Solo il suo? Avete visto le spalle di Akira?”
Mi toccai le spalle senza darlo a vedere chiedendomi cosa ci trovassero di bello.
“Haaaaara forza!” gridarono altre quattro ragazze.
Ovviamente nella loro top ten di culi e pettorali non poteva mancare il bello per eccellenza della nostra sezione. Hara Yuuto, che immancabilmente non perdere occasione di mettersi in mostra con qualche giocata vincente. Mi avvicinai di più al campo, nascosto dalle ragazze che ne occupavano i bordi , volevo assolutamente vedere la scena e capire cosa ci trovassero.
Ed ecco che correva per il campo palleggiando con palla e evitando con estrema eleganza tutti gli avversari. Goccioline di sudore gli colavano lungo le tempie e il collo, più che acqua sembravano diamanti luminosi.
Gli occhi del solito arancio sembravano essere diventati di fuoco e i capelli neri erano come sempre in disordine, ma leggeri, volando di qua e di là ad ogni suo movimento.
Porca miseria, mi dissi. Ma come si può essere così belli anche giocando?
“Ragazze ho sentito che Yuuto ha di nuovo rifiutato una ragazza l’altro giorno” disse una bisbigliando.
“Ah si?”
“Già l’avevo sentito anch’io. E’ la terza questo mese, sembra che nessuna sia alla sua altezza”
Fantastico aveva persino gusti difficili, pensai.
“Chissà chi è il suo tipo?” si domandò una ad alta voce.
“Disse che gli piacciono le ragazze chiare”
Stavo sul serio ascoltando quelle conversazioni? Avevo sul serio qualcosa che non andava così tornai nel mio angolo a raccattare palle finite fuori campo mentre il gioco proseguiva sotto le languide ammiratrici arrapate.
Purtroppo fu in quel momento che un pallone raggiunse il mio spazio.
“Palla!” gridò qualcuno.
Guardai quella sfera rotolare verso di me e fermarsi a pochi metri dal mio piede.
“La prendo io” disse un altra voce familiare e purtroppo con mio profondo dispiacere era proprio quella di Hara che venne a riprendersi il pallone.
Quando la raccolse si rese conto di chi fossi e cambiò espressione, usando di nuovo quella sua occhiata malefica, “che fai ti nascondi come i topi?” disse.
“No” ebbi la forza di dire tornando al cesto dei palloni.
“Ti consiglio di allontanarti da lì, l’ultima volta con un pallone hai rotto il naso a qualcuno” disse e tornò al campo.
Maledizione!, pensai. Quella storia mi avrebbe perseguitato a vita e puntualmente quel ragazzo tornava a ricordarmelo. Ormai neanche Tetsuo non aveva più rivangato la faccenda, anzi sembravano tutti essersene dimenticati, quindi perché solo lui doveva continuare. Non ero più invisibile?

Finì finalmente l’ora della sudata e andammo tutti agli spogliatoi per doccia e cambio d’abito. Non avendo fatto nulla presi dall’armadietto la mia divisa per indossarla, non vedevo l’ora di tornare in classe.
“Sai non ti farebbe male un pò di sport”
Oh no..
“No” dissi indossando velocemente la camicia per nascondere quel gracile corpicino che avevo. Con la coda dell’occhio vidi Hara togliersi la maglia da allenamento e sfoderare un corpo da paura, atletico, robusto ma no pompato. Cazzo, doveva avercelo qualche difetto.
“Hara stai ancora parlando con la mezza sega”
Ed ecco Tetsuo.
“Ma no” disse Hara togliendosi anche i pantaloni a pochi centimetri da me, perché diavolo doveva avere l’armadietto proprio accanto al mio. Non avevo più il coraggio di rivestirmi.
“Hey ragazzi grande partita” commentò un altro entrando nello spogliatoio, era Nakamura.
“Si vero. Dovremmo rifarla anche fuori da qui magari nel parco” suggerì Tetsuo.
“Sai che non possiamo” commentò Hara.
Nakamura parve stupito “E come mai?”
“La domenica andiamo agli allenamenti e poi a correre”
Aspettavo con impazienza che andassero tutti sotto le docce per potermi vestire ma sembravo destinato a soffrire ancora e ancora, perché dovevano fare quelle conversazioni lì. La cosa che più mi lasciava senza parole è che Hara non si facesse problemi a parlare in mutande.
“Io vado a farmi una doccia venite?” chiese Nakamura.
“Si arrivo” rispose Tetsuo seguendolo.
Finalmente sarebbero andati via.
“Quanto ti piace origliare eh?” e fu l’ultimo commento di Hara prima di andare nelle docce. Cosa avevo fatto di male per essere punzecchiato di continuo? Mi maledissi sopratutto perché non avevo mai il coraggio di rispondere.

La giornata proseguì come al solito durante le lezioni e quando sentii la campanella di uscita mi sentii in qualche modo sollevato. Ormai andare a scuola era un continuo stato d’ansia, come se qualcosa dovesse accadere da un momento all’altro, chissà perché avevo quella sensazione.
Mi trattenni un pò giusto per evitare il caos e le persone all’uscita, o forse evitavo Hara e i suoi amici? Ormai i miei comportamenti erano inspiegabili persino per me
. Guardai l’orologio e pensai che ormai non doveva esserci più nessuno nell’edificio a parte i capoclasse e gli addetti alla pulizia delle aule, infatti proprio in quel momento vidi entrare Onoe col registro di classe.
“Oh sei ancora qui” mi guardò con stupore.
“Si ma stavo andando a casa”
“Senti se qualcuno fa il bullo con te dimmelo che avverto i docenti” disse all’improvviso con espressione molto amara, la solita pena che tutti provavano nel vedermi, che rabbia.
“Nessuno fa il bullo con me”
“Beh se qualcosa cambia vienimelo a dire”
Gli feci un cenno con la testa e scappai letteralmente via. Perchè quella domanda? Avrà pensato che mi fossi trattenuto per evitare qualcuno in particolare, era così ma no per i motivi che credeva lui.
Mentre percorrevo quei corridoi ormai bui pensai a quanto mi sentissi solo in verità. A come in sedici anni non avessi mai avuto un vero amico, o qualcuno da definire tale. L’amore poi, ah, l’amore non sapevo nemmeno cosa fosse. Nessuna ragazza si era mai nemmeno fermata a parlarmi, ero davvero invisibile dopotutto. Passai accanto ad alcune aule e vi vidi riflesso me stesso, il viso minuto e insignificante, la lunga frangia che pendeva informe sugli occhi nascondendoli. Ero completamente anonimo.

“Dovevate vedere ieri che tiro ho fatto agli allenamenti! Persino l’allenatore ha dovuto ammettere che sono migliorato talmente tanto che tra poco diventerò il capitano”
“In quale dei tuoi sogni Tetsuo?”
E scoppiò un altra fragorosa risata di massa. Era da circa quindici minuti che quei due, insieme agli amici si vantavano del loro sport idiota davanti a quelle oche di ragazze che credevano ad ogni palla.
Eccoci qui ad un altra noiosa giornata circondato da tutti loro, così perfetti, capaci di parlare col prossimo in maniera così disinvolta. E sopratutto lui, Hara, seduto su uno dei banchi che giocherellava con una ciocca dei biondi capelli di una nostra compagna.
“Oggi so che avete le selezioni per il nuovo campionato annuale” disse una di loro.
“Già ma non credo ci siano elementi forti da reclutare quest’anno” commentò Tetsuo.
“Hey Yuuto giù i piedi dal banco” lo esortò Onoe da poco rientrato.
Hara lo guardò con aria di sfida e con quel suo solito ghigno “Perchè devi sempre rompere le palle?”
“Voi mi avete scelto e ora scendi”
Uao Onoe dopotutto sapeva farsi sentire, pensai. Forse qualcuno era davvero riuscito a mettere in riga quel presuntuoso di Yuuto, ma quando Onoe andò a sedersi vidi con i miei occhi che lo prendeva in giro alle spalle insieme agli altri, che come pecore gli davano corda.Idiota!
“Sei un codardo!” dissi.
Ecco l’avevo fatto ancora.
Hara si voltò a guardarmi “Ancora tu” osservò con aria di sufficienza.
Una delle ragazze chiese quale fosse il mio nome non ricordandoselo, si era arrivati addirittura a questo punto?
“Ignoratelo” suggerì Hara e gli altri obbedirono.
“Se vuoi fare tanto il figo del cazzo le persone le devi affrontare faccia a faccia, stronzo!” gridai.
Perfetto adesso avevo l’attenzione dell’intera classe. Molti sembravano addirittura sorpresi di sentirmi parlare, e altri mi sembravano smarriti come se mi avessero visto per la prima volta.
“Credo ti abbia chiamato stronzo” commentò divertito Tetsuo.
“Non ci credo mi hai davvero chiamato stronzo?”
“E-ecco...” avevo ricominciato a balbettare.
Hara si alzò dal suo posto e mi venne incontro “Andiamo voglio sentirlo di nuovo”, mi guardò furioso, “l’hai detto stesso tu no? Devo affrontare faccia a faccia le persone”
Non solo era terrificamene ma era anche più grande di me fisicamente. Se avessi solo osato dire altro mi avrebbe schiacciato come una moscerino.
“Piantala Hara non vedi che è terrorizzato?” intervenne Onoe mettendosi davanti a me.
“Non so se te ne sei accorto ma è stata quella mezzasega a cominciare”
“Non mi interessa, ora smettila e torna al tuo posto” lo esortò, ancora serio in viso.
Hara tremava di ira, lo notai dalle sue mani che tremavano e il viso si era fatto davvero scuro. Avrebbe picchiato più che volentieri sia me che Onoe, ma non lo fece, respirò profondamente e se tornò dall’altra parte dell’aula.
Feci un sospiro di sollievo. Onoe si rivolse verso di me ancora più cupo “Tu piantala” e andò via.
Mi sentivo davvero uno schifo. Gli unici sentimenti che provocavo nelle persone era rabbia e tanta pena, e continuavo ripetermelo ogni giorno eppure non capivo perchè avevo certi scatti di ira. Ero una persona timida, impacciata eppure certe volte cacciavo una grinta davvero strana, sembravo quasi bipolare.
“Uao complimenti Yumei”
Alzai gli occhi dal mio banco e guardai la ragazza che mi si era avvicinata.
Eccone un’altra, pensai, che cosa voleva adesso. Lei era Kioko Mazuna, una delle ragazze più belle e popolari della classe che passava tutto il suo tempo in compagnia di Hara e gli altri, non capivo proprio perchè la gente amasse punzecchiare gli altri.
Feci finta di ignorarla e mi voltai verso le enormi vetrate delle finestre.
“So bene che non parli molto e volevo solo proporti una cosa al dire vero”, attese sicuramente una mia riposta che però non arrivò, anzi continuai ad ignorarla. La sentii sospirare, “se ti va che ne dici di passare in palestra oggi pomeriggio?”
“Perchè dovrei?”
Incontrai finalmente i suoi occhi e la vidi sorridere. “Finalmente ti ho fatto dire qualcosa”, da vicino era ancora più carina, assurdo! Aveva i capelli color nocciola che le scendevano lungo le spalle in onde molto morbide, aveva due belle guance rosee, un sorriso davvero luminoso e gli occhi verdi come le foglie degli alberi. Era minuta ma no insignificante come me, era proporzionata per la sua altezza ed emanava un profumo buonissimo e dolcissimo.
“Non è una trappola tranquillo” proseguì.
Non avevo affatto pensato ad una trappola ma non capivo perchè mi stesse parlando.
“Se sei interessato fatti trovare in palestra per le quattro” e con un cenno di mano si congedò.
Ero ancora mezzo intontito. Avevo davvero parlato per qualche minuti con una ragazza in carne e ossa? Ma cosa diavolo stava accadendo? Forse il mio atto di coraggio le era piaciuto? Cercai di mettere i piedi per terra e di pensare lucidamente a cosa potesse volere da me. Aveva parlato di trappola ma a cosa si riferiva?
Ci pensai per tutto il resto della mattinata a quale potesse essere il motivo ma non trovai una spiegazione. Valutai la possibilità di andare all’incontro ma la parte più lucida di me gridava di tornare a casa e di lasciar perdere.
Purtroppo essendo per buona parte stupido, e spinto forse dall’ormone maschile decisi di recarmi all’appuntamento. Attesi come sempre che tutti fossero andati via per raccogliere le mie cose ma sopratutto per non fare spiacevoli incontro in giro, e pensai allo sguardo furioso di Hara.
La palestra diversamente dal resto dell’edificio principale era un pò più nascosto ma era comunque una strutta impressionante, certo che ne buttavano di soldi per lo sport, pensai. Ero a conoscenza che erano molti i ragazzi ad ottenere borse di studio grazie a particolari talenti sportivi, e con queste borse riuscivano ad avere accesso immediato alle facoltà. Per un secchione come me la vedevo una strada troppo semplice.
Attorno all’edificio c’erano tantissimi alberi, in primavera doveva essere uno spettacolo vederne la fioritura. Non ero mai passato di lì, pensai tra me, o forse si. Eppure quel luogo era del tutto nuovo per me.
Quando scorsi l’entrata dell’edificio all’ingresso c’era proprio Kioko con una serie di fogli in mano intenta a leggere. Chissà perchè aveva scelto quel posto, potevamo anche incontrarci in un caffè in centro, bah.
Come avrei dovuto salutarla? Cenno con la mano a sfigatello o a voce con le mani in tasca a figo? Forse la seconda scelta non mi si addiceva molto, così lasciai perdere e optai semplicemente per un ‘ciao’.
“C-ciao”
Lei alzò lo sguardo dai fogli e rimase sorpresa nel vedermi “Oh alla fine sei venuto” sorrise.
“S-sì”
“Molto bene. Il tuo nome è Ryu vero? Ryuichi Yumei”
Conosceva persino il mio nome e lo pronunciava magnificamente. Vidi però che se lo stava scrivendo sui fogli, non ne capii il motivo, aveva bisogno di segnarlo per ricordarsene?
“Ok perfetto accomodati tra poco cominciamo” e mi indicò di entrare.
“Prego?”
Fui praticamente spinto dentro a forza e con mio molto dispiacere vi trovai la squadra di basket al completo. Fu in quel momento che capii ogni cosa e mi tornò in mente l’argomento di quella mattina: le maledette selezioni!
Altro che incontro con la ragazza figa era solo un modo per fare numero e mi aveva pescato tra tanti. Mi sentii profondamente stupido, mi ero davvero illuso di piacere a qualcuno?
“Allora nello spogliatoio troverai un cambio per la prova e entro oggi saprai l’esito” mi spiegò Kioko, “sta tranquillo andrà benone, ah e di là trovi altre matricole come te” disse ciò e sparì.
“E ora?” dissi a me stesso.
Andai nella direzione indicatami da Kioko. Potevo andarmene è vero ma sarebbe stata ancor più una figuraccia di fronte a quella ragazza, avrebbe pensato chissà cosa di me, che fossi stupido principalmente.
Così, terrorizzato e scocciato di trovarmi di nuovo in mezzo a gorilla sudaticci andai nello spogliatoio a cambiarmi e fu lì che trovai come aveva detto Kioko altri ragazzi confusi quanto me.
“Non mi stanno questi pantaloni” disse uno di loro che portava gli occhiali.
Sembrava sfigato quanto me.
“Io non so nemmeno cosa ci faccio qui” disse un ragazzino minuscolo e magrissimo, “oh bene un altra vittima di quella strega di Kioko” commentò quest’ultimo vedendomi.
“S-scusate dove sono i cambi?”
“Ecco amico” il quattrocchi mi lanciò una tuta completamente a caso.
“Grazie”
“Sei stato trascinato anche tu qui da Kioko vero? Non hai proprio la faccia da atleta” ridacchiò il ragazzino, “Io sono Kyoja piacere e lui è Makoto”
Cosa diavolo voleva da me questo tipo?
“Ryu...”
“Ryu? Uao hai un nome fighissimooo altro che Kyoja!”
Parlava davvero tanto, pensai, ma infondo sembrava simpatico. Mi tolsi la divisa e la sistemai in uno degli armadietti, mi tremavano le mani al pensiero di toccare un pallone.
“Primo provino?” mi domandò Makoto.
“Eh? Ah, si non è esattamente il mio genere”
Kyoja rise rumorosamente, “Povero è stato ingannato da quell’arpia”
Probabilmente stava parlando di Kioko. La chiamava per nome quindi probabilmente si conoscevano bene, o quanto meno si erano presentati ufficialmente, no come me.
“Sta tranquillo ti faranno fare qualche tiro niente di più” cercò di confortarmi Makoto ma non mi sentivo affatto bene.
“Makoto ma perchè non conforti me? Mi tramano le gambineeee”
Sorrisi nel vedere quel pagliaccio.
Una volta pronti uscimmo dallo spogliatoio insieme ad altri dieci ragazzi di cui non avevo capito il nome, eravamo tutti ‘matricole’ quel giorno. Fuori, notammo che c’erano tante persone. Gli allenatori, i manager, qualche spettatore a bordo campo e sopratutto la dannata squadra.
Fu in quel momento che cercai di fare retromarcia per andarmene ma fui spintonato da Kyoja che non sapeva proprio farsi gli affari suoi.
“Uao ci sono tutti” gridò felice.
Quel tutti significava che c’era anche Hara, maledizione!
“Molto bene tutti sulla riga” disse l’allenatore. Un uomo brizzolato, sulla quarantina anche se sembrava più giovare. Oltre che essere l’allenatore della squadra era anche il nostro dannato professore di educazione fisica: Toshiro.
Obbedimmo tutti e in pochi secondi eravamo schierati come marionette pronte.
Guardai in giro cercando di capire dove fossero le mie gioie eppure non li vidi, che strano.
“Ok ragazzi farete qualche tiro contro uno dei ragazzi della squadra e se sarete all’altezza ne farete parte”, spiegò Toshiro, “quello che cerco è gente veloce ma sopratutto forte e con buona resistenza”
Bene tutte caratteristiche che io non avevo.
Incontrai lo sguardo di Kioko che mi sorrideva mimando di mettercela tutta, era facile a dirsi. Altro che figa da paura, avrei voluto seriamente ucciderla in quel momento, mi aveva ingannato con quel suo bel visino.
“Ok ragazzi iniziamo coi palleggi”
In quel momento apparvero Nakamura, Tetsuo e Hara accanto a Kioko così distolsi immediatamente lo sguardo. Miseriaccia!, corsi al centro del campo insieme agli altri. Ci furono lanciati dei palloni e com’era prevedibile non ne afferrai neanche uno. Makoto invece iniziò velocemente a palleggiare, sembrava davvero bravo. Kyoja invece era più negato di me non riuscendo a controllare nemmeno un palleggio.
Raccolsi malincuore un pallone e tentai, purtroppo la palla mi scappò immediatamente di mano.
“Mister ma dove ha preso queste fighette!” ed eccolo il commento ironico e cattivo di Hara. Mi voltai a guardarlo con disgusto, e quel suo ghigno divertito si trasformò in stupore agghiacciato quando mi vide.
“Diamine rinuncio” lasciai cadere la palla.
“Non ti arrendere Ryu” mi esortò Kyoja “guarda si fa così” e la palla gli scappò di mano. Non sapevo davvero chi tra me e lui fosse il peggiore.
“Hey voi due raccogliete la palla!” ci gridò il mister.
Sospirai seccato “Le prendo io” ma ci pensò Kioko e riportarmele.
“Coraggio Ryu!”
“Smettila”
“Eh?”
“Non so nemmeno cosa ci faccio qui perchè mi hai fatto venire”
Kioko era sul punto di parlare ma fu interrotta dal fischio del mister, “Molto bene ragazzi, fate veramente pena ma imparerete con gli allenamenti queste cose o almeno lo spero. Adesso voglio vedere come ve la cavate con i canestri”
“Lo sa vero che siamo bassi?” domandai tra me.
“Ryuuu non preoccuparti basta saltare un pò di più” mi spronò Kyoja che era persino più basso di me.
A passarci i palloni per il lancio si era offerto Hara. Perfetto mi dissi, oltre il danno avrò anche la presa per il culo. Uno dopo l’altro i dieci ragazzi tentarono il canestro ma nessuno ci riuscì tranne Makoto. Era scontato che ci fossero persone come lui lì.
Arrivò il mio maledetto turno e mi trovai Hara davanti.
“Hai deciso di seguire il mio consiglio e darti allo sporto?” ridacchiò.
“Passami la palla e basta”
Obbedì e me ne lanciò una con estrema violenza tanto che non riuscii ad afferrarla e mi cadde a terra. Vidi il mister toccarsi la fronte completamente nauseato da tanto schifo.
“Tira sega”
Cercai di ignorare il nomignolo e tirai, ma la palla non salì di neanche pochi centimetri che cadde immediatamente a suolo. Quella era tutta la mia forza? Cazzo, facevo sul serio pena.
“Allora rinunci?” domandò Hara.
“Si si rinuncio” e feci per andarmene.
“Andiamo Ryu riprova!” gridò da lontano Kioko.
E ora che voleva quella non le bastava la figuraccia che già stavo facendo? Cercai semplicemente di ignorarla e lasciai il mio posto a Kyoja.
“Aspetti mister faccia riprovare quel ragazzo!” Kioko continuava sbraitare.
“Ha già tirato non vedi?”
“Smettila Kioko” disse anche Hara alle mie spalle.
“Mister mi ascolti. Ho scelto io questi ragazzi ma non l’ho fatto a caso come lei crede!” Il mister fu incuriosito dalle sue parole, “Makoto Nijima è estremamente talentuoso come può vedere e in lui non trova difetti ma anche gli altri che ho portato hanno delle doti particolari!”
Doti? Io?
“Non far perdere tempo al mister donna” la interruppe Tetsuo.
“Mister! Kyoja Aruna è estremamente veloce e fin’ora non gli ha dato modo di dimostrarlo! L’ho visto l’altro giorno in campo durante educazione fisica e posso giurarle che ha praticamente battuto un record”
Il mister guardò Kyoja “E’ vero ragazzo? Sei svelto?”
“Eh? Ah un pò”
“Mister e l’altro ragazzo che le ho portato Ryuchi Yumei è più forte di quello che sembra!”
Ok ora la stava sparando grossa.
“Kioko ma che dici? Mister non le dia retta come può giudicare dei talenti visto che non gioca a basket?” si inserì Hara che per una volta stava dicendo una cosa di senso compiuto.
“Io non giocherò a basket ma so quello che dico. Sbaglio o qualcuno ha rotto il a Tetsuo?”
“Che c’entra ora questo?!” intervenne la persona citata.
“Mister è stato quel ragazzo e l’ha fatto tirando il pallone con una sola mano. Lei non lo sa ma Tetsuo ha dovuto addirittura subire un intervento e aveva profondi lividi in viso per un tiro che in fin dei conti non sarebbe dovuto essere talmente forte”
“E’ vero?” domandò il mister rivolgendosi a me.
Tetsuo mi guardavo con disgusto nel sentir di nuovo quella storia. “E-ecco io...”
“Coraggio Ryu” mi incitò Kioko ma non sapevo davvero cosa dire, mi ero appena liberato di quel fardello e ora mi veniva di nuovo sbattuto in faccia proprio davanti alla persona che avevo colpito.
“Mister io direi di mettere alla prova Aruna per ora” suggerì Hara.
“Si sono d’accordo” asserì.
Hara mi affiancò e si avvicinò al mio orecchio “Ti consiglio di sparire immediatamente” sussurrò.
Obbedii e me ne andai verso lo spogliatoio ma fui fermato di Kioko “Perchè Ryu non hai risposto!”
“Lasciami in pace!” e mi liberai dalla sua presa.
Dovevo solo andare via in quel momento, volevo solo tornarmene a casa mia. Mi sentivo una merda, e un vero cretino di aver anche solo partecipato a quella cosa. Ero stato preso proprio per il culo.
Nonostante volessi andare via restai a lungo nello spogliatoio a fissare il vuoto. Lì davanti a me c’era la mia divisa, quell’anonimo indumento che mi rendeva invisibile agli altri. Infondo chi ero? Il ragazzo della pallonata, la mezzasega, il ragazzo sfigato che nessuno vuole, su cui nessuno fa affidamento. Eppure stava a me cambiare quella realtà, stava a me dire ‘ora smettetela tutti e statemi a sentire!”.
Dovevo sul serio decidere chi diamine volevo essere. Il gracile ragazzino che se ne stava in un angolo ad osservare o quello che diceva stop, ora state tutti zitti e sapeva anche farsi sentire? Dovevo solo scegliere.


Note: Volevo solo dire una cosa. Il nomignolo di Ryu sarà per parecchio tempo 'mezzasega' quindi ho preferito renderlo un unica parola quando viene pronunciato da Hara, è dunque un errore voluto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO IV

Non avrei più permesso a me stesso di sentirmi inutile e invisibile. Guardai ancora un pò quella divisa e la rimisi al suo posto nell’armadietto dello spogliatoio, andai accanto ai lavandini e mi guardai allo specchio. Avevo anch’io un volto sotto quella massa di capelli informe, avevo anch’io un dannato nome.
Cercai nelle borse di quei deficienti un elastico o qualcosa che fosse adatto, ne trovai uno proprio nel borsone di quello stronzo di Tetsuo.
Tornai allo specchio e mi dissi ‘forza’, raccolsi l’enorme frangia all’indietro e finalmente rividi dopo secoli i miei occhi, non ricordavo neppure di averli blu.
Mi sistemai la tuta, accorciai i pantaloni in modo che non cadessero troppo sulle scarpe, e feci un respiro profondo. Era davvero il momento di scegliere se farlo o meno.
Pensai che non avevo molto da perdere, e che male che fosse sarei tornato alla mia nullità. Così aprii quella porta e tornai al campo per giocarmela questa volta.
Andai dritto verso il mister.
“Signore”
Si voltò a guardarmi “Tu sei?”
“Ehm sono il ragazzo di prima, signore”
Il mister mi guardò turbato “Sul serio?... Non ti ricordavo così.. ehmm”
In quel momento non capii “Signore mi faccia tentare la prego!”
Kioko tornò lì vicino a noi “Ryu sei tu?” la vidi diventare paonazza, ma che succedeva alla gente?
“Ragazzo se vuoi provare fallo ma non farmi perdere tempo ti supplico”
Guardai e in campo c’era ancora Kyoja che stava cercando di togliere la palla ad Hara, povero, pensai. Nonostante fosse veloce, Hara era dieci volte più forte di lui.
“Togli la palla ad Hara e sei dentro” mi disse.
“Va bene”
“Ah Ryu!” mi chiamò Kioko.
“Si?”
Era ancora rossa come un peperoncino “Metticela tutta questa volta!”
Le feci OK con la mano e le sorrisi.
Togliere la palla ad Hara sarebbe stato ultra difficile forse stavo andando incontro ad un altra figura di merda. Ma ormai avevo preso la mia decisione, mi guardai intorno e vidi molti visi stupiti di vedermi in campo.
Raggiungi Kyoja “Hey” dissi, il ragazzo respirava profondamente, doveva essere molto stanco.
“Se sei suo amico portalo via non ce la fa più” suggerì Hara.
Kyoja mi guardò stranito “Ryu? Sei tu?”
“Certo che sono io chi dovrebbe essere”
Ci fu il silenzio.
“Mezzasega?”
“Il mister ha detto che devo toglierti la palla e sono dentro”
Hara era quello più stranito di tutti “Ma non eri andato via” sospirò seccato, “e vabbè, coraggio vieni” sfoderò quel suo solito orrendo ghigno di divertimento.
Non dovevo gettarmi a caso pensai. Prima di tutto non avevo la sua resistenza atletica, nè tanto meno la sua forza. Ero sicuramente minuto rispetto a lui, e non avevo alcuna esperienza di gioco mentre lui tanta, tutti fattori a mio svantaggio. Pensai bene a come sfruttare quel poco di cervello che avevo.
Ci guardammo per un pò. Hara giocherellava con la palla facendola palleggiare di qua e di là, e ogni tanto mi girava intorno. Potevo immaginare quale fosse il suo scopo farmi correre a caso per farmi stancare.
Pensai allora di lanciarmi contro di lui a caso stando al suo gioco. Hara arretrò di colpo passando la palla sua mia testa, e vista la mia mancata altezza rispetto a lui sapevo bene che non sarei riuscivo a prenderla e così fu.
“Mancata mezzasega”
Ripresi fiato “Ho notato”
“Ti avevo detto di andartene a casa”
Tentai ancora e fu di nuovo un buco nell’acqua. Non poteva andare avanti così, doveva avere qualche punto debole, a parte la mancanza di cervello.
“Ti piace proprio fare figure di merda eh?”
“No” risposi.
Hara allora fece qualcosa di assolutamente imprevedibile, corse verso il canestro e fece punto. Non capii inizialmente perché avesse fatto quel tiro così all’improvviso e continuò ignorandomi completamente. Perchè quell’atteggiamento adesso? Cosa voleva dimostra? Lo sapevo benissimo da me che non ero capace di fare canestro come faceva lui e non era quello il momento di rinfacciarmelo.
“Smettila” dissi
Ma parve non sentirmi.
“Hey io sono qui!”
Nulla ancora. Come mi faceva incazzare quel ragazzo, aveva la dote particolare di portarmi all’estremo, io che di solito ero una persona calma mi sentivo ribollire il sangue in quel momento.
Così proprio mentre stava per caricare il tiro scattai in avanti verso di lui, gli arrivai di fianco all’improvviso prendendolo di sorpresa, vidi lo stupore nei suoi occhi ma tornò immediatamente lucido cercando il salto per un altro canestro ma io l’anticipai e saltai prima per toccare la palle e ci riuscii, toccai la palla e la spinsi via e questa rotolò contro il muro. Ce l’avevo fatta.
Ripresi fiato. Non ci potevo credere, non avevo proprio afferrato la palla ma ero riuscito a impedirgli il tiro. Non sarebbe bastato al mister ma io ero più che soddisfatto.
Hara rimase lì a fissare il pallone a terra senza parole e si voltò a guardarmi con quei suoi occhi arancioni, lanciandomi un occhiata indecifrabile. La ricambiai ma non ci dicemmo nulla.
“Ce l’hai fatta Ryuu!” gridò Kioko.
“Bravooo!” urlò anche Kyoja contento.
Sorrisi verso di loro ma inaspettatamente Kyoja venne verso di me “Come hai fatto? E’ stato strepitoso il modo in cui sei scattato in avanti uao!”
“Io non saprei” non sapevo davvero come risponde.
Venne anche il mister “Bravo ragazzo sei dentro”
“C-cosa? Davvero?”
“Quello che hai fatto è stato anche meglio del togliere semplicemente la palla. Ci vediamo lunedì per gli allentamenti”
Andammo tutti nello spogliatoio. Quella era la prima cosa figa che facevo in vita mia, e molte delle matricole presenti mi chiesero come e dove avessi imparato, domande a cui non seppi rispondere.
“Mezzasega ridammi il mio elastico!” tuonò Tetsuo verso di me.
Mi ero completamente dimenticato di avercelo, me lo tolsi immediatamente “Mi spiace”
“Si come no, a te dispiace sempre”
Apparve Hara dalle docce “Tetsuo credo che dovrai chiamarlo per nome da Lunedì, visto che sarà nostro compagno”
“Non ci penso proprio”
Già avrei passato molto tempo con le persone che meno mi sopportavano, ma il sentimento era reciproco, ma avrei sopporto per il mio bene e sarei andato avanti.
Hara mi venne incontro “Bella la mossa a sorpresa, da veri codardi”, solito commento velenoso e se ne andò.
“Non dargli retta” commentò Makoto “gioco da una vita e la tua mossa  stata bellissima”
“Già qui qualcuno non sa perdere!” suggerì Kyoja.
Non avevo però bisogno che qualcuno prendesse le mie difese. Lo sapevo di essere stato fortunato, se Hara non si fosse messo a fare quei tiri probabilmente non sarei mai riuscito a toglierli la palla.


Quel Lunedì arrivò presto e ci ritrovammo tutti nel campo all’aperto, e come sempre Toshiro era in ritardo come anche il resto della squadra. Con mio profondo dispiacere c’eravamo solo io, Hara e Tetsuo, sotto il sole del lunedì pomeriggio.
“Cazzo bel modo di iniziare la stagione!” commentò esasperato Tetsuo.
Hara nel frattempo si era steso sulla panchina e sembrava più taciturno del solito, no che mi dispiacesse, avrei fatto volentieri a meno dei suoi continui insulti.
“Hey mezzasega perché non mi vai a prendere una bottiglia d’acqua?” domandò Tetsuo.
“Scordatelo” risposi
“Come? Hai sentito che ha detto?”
“Ignoralo ti ho detto” commentò Hara.
“Ma Hara!”
Cercai di fare appello ai principi zen per sopportare l’irritante voce di Tetsuo che continuava a ripetere senza sosta “mezzasega”, quel giorno ci stava dando dentro più del solito, ma solo perché tutti erano in ritardo. All’improvviso decise stesso lui di andarsi a prendere da bere e finalmente ci fu pace.
Hara si era messo nel frattempo a sedere in maniera educata e lo vidi fissare il cellulare. Uao, oggi sembrava ignorarmi più del solito. Non potei fare a meno di notare quanto brillassero i suoi capelli sotto i raggi del sole e quanto perfetto potesse essere anche di profilo e poi per sbaglio incrociai il suo sguardo, così mi girai.
“Piantala” disse.
“Cosa?”
“Sto cercando con tutto me stesso di lasciarti perdere ma tu me lo rendi difficile”
“Non ho fatto nulla” spiegai
“Smettila di fissarmi come un cretino”
Diamine se n’era accorto! Fu in quel momento che arrivò anche Kioko completamente affannata, “Scusate il ritardo”
“Fa nulla tanto qui lo sono tutti” disse Hara venendoci vicino.
“Ci siete solo voi due?”
“C’è anche Tetsuo” dissi.
Kioko continuava a fissarmi e non capii la ragione. Ora sapevo come doveva sentirti Hara quando lo guardavo, era davvero una brutta sensazione.
“Senti Ryu ma ci vedi con quella frangia enorme?” mi domandò.
“Si perché?”
Kioko cercò di guardarci sotto e si avvicinò ancora di più a me, sussultai e mi allontanai.
“Non mordono le ragazze imbecille” commentò ridacchiando Hara.
“Che ne dici se ti taglio un pò i capelli?”
“Cosa?!”
“Kioko ti prego..” commentò seccato Hara.
“Lasciami fare Yuuto. Dai Ryu ti prego! Voglio vedere se ti trovi meglio”
Cercai in tutti i modi di spiegarle che non mi sembrava affatto il caso, ma fui trascinato a forza in un sgabuzzino lì vicino e con mio spavento e stupore Kioko aveva con sé delle forbici.
“Cammini sempre con le forbici addosso?”
“Beh sono utili per molte cose”
Non ebbi il coraggio di chiedere per cosa e la lasciai fare. Vidi cadere uno dopo l’altro ciocche intere di capelli, e cominciai ad avere molta paura. Pensai che mi stesse radendo a zero.
“Finito!”
Non aveva neanche uno specchio con sé quindi dovetti crederle sulla parola quando mi disse che stavo bene. Non smetteva di sistemarmi i capelli. “Sei bellissimo così”, arrossì di nuovo come l’altra volta.
Eppure io andavo dal barbiere che cosa aveva di diverso? Tornammo al campo, e nel frattempo erano arrivati gli altri, o meglio quelli che sarebbero stati i miei nuovi compagni: Makoto, Kyoja e altri.
“Eccoci gente” disse Kioko sventolando quelle maledette forbici.
“Uao Ryu ti sei tagliato i capelli!” osservò Kyoja “Stai molto meglio”
Mi sentivo profondamente in imbarazzo non ero più abituato ad avere gli occhi scoperti. Hara mi lanciò un altra occhiata e tornò accanto a Tetsuo. E poi ero io quello che fissava.
“Bene ragazzi siamo qui oggi per rafforzare i vostri muscoli” spiegò Toshiro “inizieremo con un pò di corsa perché molti voi sono più esili delle bacchette da ramen”, ci lanciò un occhiata di disgusto.
Un professore poteva insultare così i proprio alunni?
Cominciammo così a correre intorno al campo e dopo i primi tre giri mi sentivo già a pezzi. Kyoja invece sembrava essere perfettamente a suo agio ed era già al sesto giro, era davvero veloce come diceva Kioko.
Sentivo i muscoli di cosce di polpacci in fiamme, lo sport era uno schifo.
“Devo chiamare l’ambulanza tra poco?” disse Hara.
“Taci..” annaspavo ormai.
“Devi rallentare il passo o non arrivi alla fine”
Se andavo ancora più lento di così mi sarei completamente fermato o non avrei mai completato. Detto ciò Hara riprese il suo passo veloce, cos’era quel consiglio? Da quando ne dispensava visto che oltre a insulti non sapevo nemmeno che potesse darne.
Raccolsi il suo invito e rallentai il passo ancora un pò e sentii i muscoli stare meglio ma mentre gli altri completavano i trenta giri di campo io non ero manco a metà. Come speravo di diventare un giocare? Decisi così di spingere al massimo il mio corpo e ricominciai a correre un pò più veloce e di terminare quei giri. Ci riuscii.
“Bravo Ryu, ecco bevi un pò d’acqua” Kioko mi portò una bottiglia.
Non riuscivo nemmeno a guardala negli occhi ero veramente a pezzi, presi quell’acqua e me la gettai letteralmente in faccia, andavo a fuoco. Provai immediato sollievo.
Cercai tra gli altri Hara e lo vidi sotto una luce diversa, quel suo consiglio era stato davvero utile, dopotutto poteva anche lui essere in qualche modo gentile.
Passammo il resto della giornata a fare molti altri esercizi nei quali ero completamente negato. Fui aiutato un pò da tutti e a malincuore anche da Tetsuo che più di una volta mi spinse a terra per dispetto. La giornata finì finalmente, i lividi sulle mie gambe non finivano più, e per completare la giornata visto che ero stato il peggiore, il mister mi ordinò di mettere tutto a posto, ero praticamente distrutto.
Quando arrivai nello spogliatoio mi guardai allo specchio ero irriconoscibile sembravo uno di quei gorilla sudaticci che avevo sempre criticato nelle ore di educazione fisica e ora ero uno di loro. Notai anche i capelli, ora erano molto più corti e cadevano appena su fronte e orecchie, e gli occhi erano di nuovo visibili.
Non avevo mai usato le docce della scuola e quella probabilmente era la prima volta. Feci per entrare nell’altra stanza e con mio stupore vi trovai Hara che si medicava le ginocchia.
All’inizio pensai di nascondermi ma poi ripensai al suo consiglio in campo e così decisi di andare fuori a prendere la cassetta del pronto soccorso.
Gliela poggiai a terra e entrai nella doccia sotto il suo sguardo stupito.
“Usala” dissi.
Mi tolsi il resto dei vestiti nella cabina e azionai il getto d’acqua bollente che fu un toccasana.
“Non devi essere gentile solo per quel misero consiglio”
“Io sono gentile a prescindere da quello”
Notai che avevo anch’io delle sbucciature, nonostante tutto capii che non era stato dolorosa solo per me quella giornata, ma solo io mi ero lamentato e fatto vedere in difficoltà.
“Grazie comunque” dissi.
Non sentendo risposta pensai che fosse andato via ma poi vidi un ombra fuori falla cabina e sotto la porta strisciò la piccola cassetta del pronto soccorso e Hara andò via.
Non ne capii il senso, chiusi l’acqua e decisi di aprirla e notai che dall’interno mancavano li cerotti che prima c'erano, capii che quello era il suo modo per dirmi che le aveva usate. Che tipo strano era, forse più complesso di quello che dava a vedere.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Sì, aggiorno alla velocità della luce ma solo perchè ho già ben 10 capitoli di questa storia e attualmente sono un pò bloccata per mancanza di idee. Lentamente rallenterò con gli aggiornamenti perchè non voglio arrivare a non avere più capitoli da postare. Pur non ricevendo recensioni sono contenta di vedere le visualizzazioni, almeno qualcuno si è fermato, anche per un solo secondo, su questa storia. Grazie.

CAPITOLO V

“Che ne dite di un uscita insieme?”
Ecco una delle solite proposte pazze di Kioko. Non avevo ancora capito bene il suo ruolo nella squadra, era una specie di aiutante e tutto fare, si dava da fare per tutti noi ma senza ottenere nulla in cambio, diceva solo che le piaceva.
“Per andare?” domandò Tetsuo
“Non saprei in verità, però questo potrebbe accrescere il vostro affiatamento come squadra. Al momento siete solo estranei che giocano insieme, e non siete pronti per il campionato” osservò attentamente. Pensai che ne avesse di tempo da perdere la ragazza.
“Preferisco non affiatarmi con nessuno” rispose seccato Tetsuo.
“Ryu tu che ne dici?”
Ecco che cercava la mia complicità, dannazione. “Non amo uscire particolarmente”
“E ci credo sei un topo di biblioteca” mi stuzzicò Tetsuo.
“Almeno non leggo Hillo invece di Hello”
“Tu piccolo...!”
Arrivò anche Hara col suo pranzo preso alla mensa “Te l’avevo detto che era una pessima idea Kioko” osservò.
“Sapevi di questa cosa?”
“Si Tetsuo, ero in parte d’accordo per il bene della squadra ma poi ho pensato che fuori da qui saremmo arrivati alle mani se fosse venuto anche mezzasega”
Kioko ridacchiò convinta che stesse scherzando ma le sue parole rappresentavano la realtà. “Possiamo fare così. Verrò con voi e se qualcuno osa diventare violento sarà cacciato sotto mia richiesta dalla squadra”
“Ma tu non sei nessuno donna!”
Uscire con loro sarebbe sembrato al quanto strano pensai, non lì conoscevo e in parte non ci tenevo. Non avevamo gusti in comune, non ci piacevano le stesse cose e non sapevo dove sarei finito.
“Bisogna dirlo a parlantina e quattrocchi” suggerì Hara che aveva ormai aveva dato nomignoli a tutti.
“Scusa ma perché voi siete gli unici senza soprannome?” domandai
Hara mi guardò con sufficienza “Non sei nella posizione di chiederlo”
“Certo che posso. Se io sono mezzasega, tu sei principino e tu Teddy” indicai entrambi.
Kioko scoppiò a ridere fragorosamente “E perché questi nomi”
“Beh devi sapere che una volta a casa di Tetsuo sua sorella ci mise in tes-“
Hara mi piazzò una mano sulla bocca per zittirmi e mi guardò truce “Non una parola o ti ammazzo”
Il viso di Tetsuo era in fiamme dalla rabbia “Ti faccio male giuro!”
Pensai che quei soprannomi fossero perfetti rammentando della coroncina di Hara e ripensando al modo in cui la sorellina di Tetsuo trattasse il fratello come un peluche.


Lasciammo detto a Kyoja e Makoto di vederci alla stazione di Shibuya per le otto passate. Anche Kioko sarebbe venuta con noi, unica donna tra tanti ragazzi, cosa al quanto strana, pensai.
Non sapevo davvero come spiegare ai miei che sarei uscito, ne sarebbero rimasti sorpresi quanto me. Mi sentivo stranamente eccitato, era la prima volta che uscivo come un ragazzo normale.
Non sapevo nemmeno cosa indossare così prima che finisse la scuola chiesi consiglio a Kioko su come ci si vestisse per fare certe cose, e lei mi guardò divertita ma con fare gentile mi diede ottimi consigli, infatti dopo la scuola mi accompagnò a comprare due cose e mi ordinò praticamente di indossarle quella sera stessa.
Erano un paio di jeans chiari molto semplici con qualche strappo qua e là, una semplice maglia bianca e una giacca sportiva nera con una specie di scarpa poggiata solamente sulle spalle e lasciata cadere lungo le spalle.
L’ora X parve non arrivare mai, fui il primo a presentarmi accanto alla statua di Hachi. Intorno a me c’erano tantissime ragazze in gruppo che sembravano divertirsi un sacco. Forse tra un pò saremmo stati come loro, magari un giorno avremmo raggiunto lo stesso grado di complicità, ero davvero ottimista quella sera.
Subito dopo di me arrivò Kyoja completamente vestito rosa con un berrettino viola.
“Ryuuu”
Oddio, pensai.
“H-hey..”
“Che stile. Non sapevo vestissi così bene” mi osservò per bene, mio malgrado dovetti ricambiare il complimento e non potei fare a meno di notare le occhiate disgustate dei presenti.
Arrivò poi Makoto ancora in divisa scolastica.
“Non sei riuscito a tornare a casa?” chiesi.
“Certo, vengo da casa mia perché?”
Sul serio chiedeva ‘ perché’? E io che ero andato addirittura a fare shopping, anche con i miei vestiti non sarei sembrato strano come loro due.
Arrivò poi la rumorosa Kioko che indossava un vestitino nero attillatissimo che lasciata poco all’immaginazione, sembrava la tenuta di una prostituta.
“Come siamo eleganti ragazzi” disse venendoci incontro.
“Sei seria?” domandai sarcastico.
Gli ultimi ad arrivare furono il principino e l’orsetto. Sgranai gli occhi quando vidi Hara, era vestito completamente di nero, jeans e maglia nera attillata che metteva in risalto il suo fisico atletico mentre Tetsuo beh... era osceno. Cannotta gialla, e jeans...
“Chiudi la bocca ‘sega” disse Hara venendoci vicino.
Non mi ero accorto di stare sbavando dallo stupore, che figura di merda.
“Dove avete pensato di andare bei maschioni” era agghiacciante il modo di parlare di Kioko.
“Pensavo ci sapessi tu” rispose Hara che sembrava scocciato.
“In realtà un posto ce l’avrei ma dovrete mentire”
Quella ragazza mi faceva molta paura specialmente per le stupide idee che le venivano. Più passava il tempo e più pensavo che avesse organizzato quella serata per suo svago personale altro che affinità di squadra.
Fummo trascinati in una stradina più isolata rispetto al centro, e qui vi era un locale al quanto poco sicuro, il mio grillo parlante mi diceva di scappare e mollarli li.
“Non credo ci faranno entrare” osservò Makoto, forse l’unico con un pò di materia grigia lì.
“Uao che figata!” commentò invece stupidamente Kyoja
“Tranquilli ragazzi voi dite di avere 18 anni e ci faranno entrare senza problemi. E’ uno dei pochi locali di Tokyo dove non chiedono la carta d’identità e vendono alcolici ai giovani”
“Scusami Kioko ma in che modo entrare clandestinamente ci renderà più affini” chiesi
Mi ignorò completamente. Tetsuo e Hara non sembravano tanto scontenti della scelta di Kioko, infatti entrambi la seguirono all’ingresso inventando nomi ed età falsi. Fummo costretti a fare lo stesso e ci ritrovammo all’interno.
Era il caos. C’era musica assordante, puzza di fumo e di altro, e gente poco raccomandabile. Dove diamine ero finito. Makoto sembrava spaventato e perso quanto me. Kyoja invece guardava tutto con lo stupore di un bambino stupido, gli altri invece era davanti a noi e sembravano sapere come muoversi.
“Allora chi si fa un ballo con me?” domandò Kioko
“Ioooo” urlò Kyoja e si lanciò con lei tra la folla.
Makoto mi si avvicinò timoroso come se io potessi difenderlo. Grande e grosso e tanto codardo. Improvvisamente erano spariti anche Hara e Tetsuo.
“Fantastico” dissi.
Pensai di andarmene ma non sapevo nemmeno dove fosse l’uscite e più cercavo più mi perdevo. Le luci mi confondevano e la musica era troppo forte, non ero abituato.
“Dovremmo cercare gli altri” suggerì Makoto
“Sarà dura”
Senza accorgermene ero andato troppo avanti e avevo perso anche lui. Perfetto. Ero stato scaricato da tutti, ero solo in un posto che non conoscevo in mezzo a strane persone che bevevano come spugne.
La serata che avevo immaginato era un semplice karaoke o a mangiare qualcosa da qualche parte, non certo quello. Non credevo che i ragazzi della nostra età facessero quelle cose.
“Sei tutto solo amico?”
“Dici a me?”
Un uomo molto più grande di me mi aveva rivolto la parola forse era qualcuno che lavorava lì, pensai, e magari mi avrebbe indicato l’uscita per scappare.
“Mi sono perso in verità” spiegai
“Oh povero” rise.
Che cazzo ti ridi! “Può indicarmi l’uscita?”
“Il bar è da quella parte se ti serve”
“No, no il bar ma l’uscita... U – SCI -  TA”
Era completamente ubriaco, non mi avrebbe affatto aiutato.
“Quanti anni hai non sembri grande per stare qui” osservò ancora.
Sembrava di parlare con un ritardato “Infatti non dovrei essere qui”
“Sei davvero bello”
Sospirai seccato di quel tipo così feci dietrofront per andarmene ma mi afferrò per un braccio, “Mi lasci!”
“Andiamo non andartene. Ti posso portare io fuori” disse ghignando.
“Oh no grazie faccio da solo”
Ma perché lì beccavo tutti io i pazzi, avevo forse una calamita?
“Mi sono sempre piaciuti i ragazzini specialmente della tua età”
Grandioso un pedofilo! “Lasciami brutto malato!”, ma fu inutile, rafforzò la presa e mi trascinò verso di lui. Puzzava tremendamente di alcool, mio dio ma che schifo!
Il vecchio fu afferrato per una spalla “Hey amico che ne dici di finirla”
Era Hara.
“Oh non sapevo avesse già il ragazzo perdonami”
“Ma che cazzo dici!” sbottai e mi lasciò andare andando via, ero tremendamente grato che fosse corso a salvarmi da quel tipo ma ero anche furioso “Ma dove cazzo eravate?!”
“Vieni idiota” mi afferrò il braccio e mi trascinò in mezzo alla gente.
Mi tenera stretto forse per paura di perdermi tra la folla. A vederlo da dietro pensai proprio che quel malato avrebbe dovuto provarci con lui no con me, si vedeva proprio che era ubriaco.
Mi portò lontano dalla marmaglia che ballava, e finimmo in un luogo più appartato e meno chiassoso.
“Dove sono gli altri?” domandai.
“Non ne ho la minima idea”
“Non ci stavi cercando?”
“No, cercavo il bar”
Lo fissai incredulo, era stato un puro caso che passasse di lì. Altro che l’affinità del cavolo, ero circondato da un branco di idioti che si erano persi in locale scabroso.
“Se vuoi andartene l’uscita è lì infondo” indicò un punto alle mie spalle.
“E tu?”
Si mise a sedere su uno dei divanetti “Io posso anche restare”
“Non credo dovresti restare non è un bel posto per noi”
Hara mi rise in faccia “Sega come si vede che non sei mai uscito di casa, dio mio”, avrebbe potuto evitare il nomignolo in pubblico ma tanto nessuno avrebbe sentito, “va a casa”
“No se voi restare, resto anch’io”
Hara ghignò divertito, “Hai mai bevuto?”
“Alcool? Oddio no”
“Bene c’è sempre una prima volta” mi afferrò di nuovo per un braccio e mi trascinò nuovamente dall’altra parte del locale, ma come diavolo faceva a sapere dove fossero collocate le cose.
Fui portato davanti a questo bar lercio e pieno di alcool colato. Il barista sembrava avere ottanta anni, ma questo non parve preoccupare Hara che ordinò senza il mio permesso qualcosa di cui non capii neanche il nome.
Ci furono serviti due piccolini bicchierini grondanti di roba che a me sembrava acqua.
“Bevi” mi disse.
“Posso rifiutare?”
“Zitto e bevi”
Il grillo nella mi testa mi diceva di non farlo ma ricordo a tutti voi, che ero profondamente stupido quindi sotto esortazione e quasi costrizione di Hara decisi di buttare giù quella cosa. Lo mandai giù in un sorso, sentii la gola in fiamme come anche lo stomaco. Accidenti.
“Era vodka quella”
“Faceva cagare”
Hara rise e ne ordinò altri due. Quanti me ne avrebbe fatti bere prima di sentirsi soddisfatto. Presi coraggio e mandai giù anche il secondo che fece più male del primo.
“Quanti ne dobbiamo bere?”
Hara mi guardò con quei suoi occhi del colore del tramonto “Finché non faranno effetto”
Dopo quelli ricordo solo che ne bevemmo altri, e altri ancora. C’era tanta musica, tanto fumo in giro che creava una sorta di foschia all’interno del locale al punto da farmi mancare l’aria alcune volte.
“Pensavo che fossi un completo stronzo invece mi stai facendo bere e ti ringrazio”
Hara mi rideva in faccia.
“Smeeettila di ridere imbecille”
“Sei un idiota sega
“Se non me lo dici almeno ottocentoo.. volte.. non sei contento”
Non sapevo neanche io cosa stavo dicendo.
“Hai mai ballato?”
“Mi vedi il tipo?”
Hara mi guardò “Direi di no”
Ormai non eravamo più lucidi. Hara rispondeva in ritardo, fissava ogni tanto il vuoto e io peggio di lui che mi guardavo i piedi da vero ebete. Sotto sua spinta finii in mezzo alla marmaglia, e inizia ad agitarmi come gli altri.
“Sembri una scimmia” rise Hara di me.
“Ma si muovono come gorilla non è colpa mia”
Cominciò a ballare anche Hara attirando l’attenzione delle donne presenti e anche qualche pervertito. Come faceva a saper fare tutto, non lo trovavo giusto.
“Bellissimo..” bofonchiai
“Cosa?”
“Perché tu fai venire la bava a tutti e io invece sembro un gorilla...”
Hara mi guardò semplicemente e non rispose. Mi guardai in giro, le luci erano accecanti, misi una mano davanti per ripararmi, tornai a guardare le persone intorno a me e ce ne erano altre che fissavano. Uao.
“Hai lo squadrone di gente che sbava” gli dissi.
Hara mi fissò ancora “Ti sbagli ‘sega non guardano me”
Poi il buio.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO VI

Il risveglio fu traumatico. La testa era pesante, lo stomaco era sottosopra e tutta la stanza intorno a me girava. Non ricordavo assolutamente nulla e per qualche istante mi parve di non riconoscere nemmeno il luogo in cui mi trovavo.
Vietai a me stesso di tornare in un posto del genere, l’esperienza mi sarebbe servita a non fare più una simile scemenza e a non bere più come avevo fatto. Pensai, che era stata tutta colpa di Hara.
Ci volle qualche secondo per rendermi conto che quella non era la mia stanza. Sgranai gli occhi, dio mio, dove cavolo ero finito. In effetti non ricordavo di essere tornato a casa. I miei mi avrebbero ucciso.
Mi guardai ancora più attorno e vidi Hara, nudo, nel mio stesso letto e con mio profondo sgomento ero nudo anch’io. Perché? Cosa diavolo era successo? Cercai dentro di me le risposte, cosa era successo la scorsa notte.
Decisi così ti dare una grossa gomitata a quell’imbecille che mi dormiva accanto “Svegliati!”
Mugugnò qualcosa di indecifrabile “mmh dormi” rispose.
“Maledizione svegliati!!”
Finalmente aprì gli occhi, si spostò i capelli con una mano e si mise a sedere accanto a me. Fissò prima il vuoto, e poi sgranò gli occhi, finalmente aveva preso coscienza della mia presenza.
“Che diavolo ci fai qui?!” sbottò
“E’ quello che vorrei sapere io da te!”
Notò finalmente che eravamo entrambi nudi, senza pensarci mi diede un calcio facendomi cadere da letto.
“Perchè sei nudo nel mio letto!”
“Bella domanda” cercai in giro i miei vestiti ma erano sparsi un pò ovunque. Cercai di mettermi in piedi ma crollai dolorante a terra, mi facevano terribilmente male fianchi e schiena e l’interno coscia. Che diavolo? pensai.
Hara si teneva la testa tra lei mani e mi fissava spaventato a morte.
“Non ricordi nulla tu?” mi domandò poi.
Mi trascinai fino ai miei pantaloni “No, cosa è successo perché sono qui?”
“Non riesci a camminare”
Lo guardai, come faceva a saperlo? “Si”
“Oddio no!” si alzò di scatto e raccolse le sue cose. Andò di corsa a chiudersi nel bagno lasciandomi come un imbecille sul pavimento della sua stanza ancora mezzo nudo.
Puzzavo terribilmente e volevo solo andarmene a casa, era il mio unico scopo ma tenermi in piedi era difficile così mi misi a sedere sul letto e lì vi trovai un preservativo usato.
Cominciai lentamente a fare 2+2 e si accese la lampadina!
Mi scagliai contro la porta del suo bagno e bussai forte “Apri maledetto!”
“Che cazzo vuoi?”
“Noi due abbiamo fatto sesso? Rispondi!”
Finalmente aprì la porta e apparve Hara con una faccia molto buia. Si era fatto una doccia ed era lì mezzo nudo e ancora bagnato, “Cosi pare..”
“Come ‘così pare’ come fai a non saperlo!” gridai.
“Perché tu lo ricordi? Accidenti” si morse il labbro.
Mi toccai la schiena dolorante e lo fissai “Che diavolo mi hai fatto”
Hara non aveva parole per quanto accaduto. Decisi così di prendere tutte le mie cose e andare a casa, non mi importava di beccare la sua famiglia o altri era già umiliante pensare di aver subito certe cose. Lui non cercò di fermarmi, e non disse altro, era più sconvolto di quanto lo fossi io.
Una volta fuori di lì respirai l’aria fresca del mattino. Tornai con fatica a casa, e una volta lì fui messo in punizione a vita dai miei che addirittura avevano chiamato la polizia avendomi dato per sperso. E come dargli torto.
Quel giorno decisi di restare a letto. Non riuscivo a camminare, figuriamoci con che coraggio mi sarei presentato a scuola, o come avrei spiegato quei miei dolori al mister.
Cercai il mio cellulare e non lo trovai. Perfetto oltre che violentato qualcuno mi aveva anche derubato.
Rimasi tutto il giorno a pensare, e ripensare a cosa fosse successo quella notte. Avevo ricordi confusi, vaghi, ma nulla che riguardasse del sesso con Hara. E allora come si spiegava quel preservativo usato, non vi trovavo spiegazione.
Decisi così di dormire e lasciar perdere.


Tornai a scuola due giorni dopo quando i dolori sparirono del tutto. Non credevo che andare a scuola fosse così orribile, cercai proprio di evitare chiunque. Non ci volle molto infondo conoscevo cinque persone contate.
Ero spaventato sopratutto di mettere piede in classe dove sicuramente l’avrei visto.
“Ryu?” mi sentii chiamare e era Kioko.
“Hey”
Lei mi guardò stranita “Stai bene? Come mai non sei venuto a scuola?”
“Avevo un pò di febbre”
Lei mi sorrise dolcemente “Mi spiace per quella sera” a cosa alludeva? “non avrei dovuti mollarti lì, so che Hara ci ha pensato ad accompagnarti a casa”
Certo proprio a casa.
“Non ti preoccupare”
Entrai in aula e mi misi a sedere, mi feci forza e mi dissi che sarebbe passata anche quella giornata. Dovevo solo pensare ad altro, e fare le cose di sempre. Fu in quel momento che vidi entrare Tetsuo e Hara, quest’ultimo entrò sorridendo, un sorriso che gli sparì immediatamente quando mi vide. Guardai altrove non avevo affatto voglia di parlarci o averci a che fare.
Le ore scolastiche furono del tutto normali e passai il pranzo da solo nel cortile in un posto appartato. Il pomeriggio invece mi recai agli allenamenti dove vi trovai gli altri.
“Ryucchaaan!” gridò Kyoja “ Sei tornato! Pensavo stessi male!”
“Ma no sto bene chi vi ha detto questa cosa”
“L’abbiamo pensato da soli” mi spiegò Makoto “è bello rivederti”
Decisi di non chiedere nulla di quella sera. Arrivarono dopo di me anche gli altri. Tra noi c’era un silenzio agghiacciante, le solite battutine e sferzate mancavano, come se i presenti intuissero qualcosa ma forse era solo la mia immaginazione, ogni tanto si sentiva solo qualche commento di Tetsuo rivolto a Kioko che rompeva.
L’allenamento finì e andammo tutti alle docce. Tutti si spogliavano senza problemi, io non ci riuscivo, così aspettai che tutti finissero. Mi sentivo davvero strano, non riuscivo a guardare in faccia nessuno.
“Ti aspettiamo Ryu?” mi chiese Makoto
“No andate avanti”
Mi salutarono e restai finalmente solo.Potei spogliarmi liberamente, mi tornò in mente il corpo di Hara nudo accanto a me, diamine avevo sul serio qualcosa che non andava. Ero un pervertito anch’io.
“Hey”
Non mi ero accorto che fosse ancora lì. Granai gli occhi nel vederlo “Cosa vuoi”
“Lo dimenticasti da me” e mi porse il cellulare.
Sorrisi amaramente “E io che credevo di averlo perso”
Hara si sedette accanto a me, che scena imbarazzante, pensai. Nessuno dei due parlava e c’era un metro di distanza tra noi, palesemente voluto dopo quello che era successo.
“Ascolta io voglio far finta che non sia mai accaduto” disse all’improvviso “quindi dimentica” mi guardò serio.
“Credi sul serio che basti dire ‘voglio dimenticare’ per cancellarlo? Hara giurami che non ricordi nulla”
“Giuro”
Di nuovo quel angosciante silenzio.
“Non riesco neanche a guardarti in faccia” dissi ridendo nervosamente.
“Non mi hai mai guardato in verità”
“Eh?”
Mi fissò “Non mi hai mai guardato senza distogliere lo sguardo, non sarà difficile superare questo”
“Ok” era l’unica cosa che potessi dire.
Hara raccolse le sue cose e fece per andarsene. Lo fissai andare via e anche lui mi lanciò un ultima occhiata chiudendosi la porta alle spalle.
Dimenticare. Che parolone eppure dovevo farlo. Nel mio cuore provai improvvisamente tristezza e non me ne spiegavo il motivo, mi sentivo poco bene ma dovevo dimenticare tutto e andare come sempre avanti.

Note dell'autore: Questo è il capitolo più piccolo tra quelli scritti ma forse quello chiave del racconto. Ringrazio ancora le persone che seguono, leggono e recensiscono la mia storia. Mi è stato chiesto un chiarimento sull'aspetto di Ryu e visto che la storia non darà mai modo di saperne di più, ho scelto un personaggio che quanto meno gli somigli.
Click!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ok, qui devo fare una grossa premessa visto che nel capitolo si trova una scena di sesso descritta. Ovviamente non sono scesa in particolari, ma tutto l'amplesso viene spiegato e mi spiace, essendo fan degli yaoi queste descrizioni non posso mancare.
Ringrazio ancora i lettori che seguono e commentano la mia storia.


CAPITOLO VII

Era un venerdì come tanti e il mister aveva deciso di portarci in un ritiro sportivo. Ma diavolo come gli venivano in mente certe idee, come sempre ci disse che serviva al corpo e alla mente e che con noi ci sarebbero stati i ragazzi di una squadra avversaria. Perfetto, pensai. Quello che ci voleva nel periodo degli esami.
“Kioko non ti senti a disagio? Ti troverai in mezzo a 12 maschi” osservò Makoto interrompendo la sua lettura.
Quest’ultima invece era del tutto assente e pensava semplicemente alle foto da scattare, “Certo che no. A me piacere stare in vostra compagnia, lo sapete”
“Vorrei avere il tuo entusiasmo” dissi
“Hey guardate Tetsuo si è portato un giornaletto porno!” gridò Kyoja sventolando una specie di fumetto dal sedili di dietro.
“Lascia piccolo bastardo!”
Ed ecco il commento gentile del gigante. Hara invece si era addormentato, lo vedevo perfettamente dal rifletto del finestrino. Non avevamo più parlato di quel giorno e tutto sembrava essere tornato come al solito, anche il suo atteggiamento stronzo nei confronti.
Si avvicinò a noi Kyoja per scappare dalle botte di Tetsuo. “Hey ragazzi sapete come sono quelli dell’altra squadra?” domandò.
“Stronzi ecco come sono” commentò Tetsuo riprendendosi il giornalino.
Kioko ridacchiò “In verità sono molto particolari e forse il più enigmatico è il loro capitano: Masato”
“Che ha?” chiese incuriosito Makoto.
“Oh nulla di che dicono che sia cordiale e affascinante allo stesso tempo per non parlare del suo corpo super sexy!”
“Non credo che queste informazione siano per noi vero...”
“Direi di no”
Finalmente arrivammo. Il paesaggio era strepitoso, c’era un piccolo laghetto, alberi ovunque e soprattutto la quiete. Mi innamorai profondamente di quel luogo incantevole. Proprio sulla riva del lago c’era una piccola casa e ci venne detto che per quel weekend avremmo soggiornato lì.
“Carino” commentò Hara
“Ragazzi le borse su” ci spronò Kioko.
Nello stesso momento arrivò anche il pullman dell’altro gruppo. Toshiro gli andò incontro per primo salutando il loro allenatore che fu il primo a scendere e quest'ultimo era una bella donna bionda.
“Hai visto che gnocca Hara”
“Si figa davvero”
Perché quei commenti mi facevano star male? Non c’era nulla di male, era davvero figa dopotutto. Dal pullman scesero poi altri cinque ragazzi, tutti bellissimi ragazzi per giunta.
“E’ un piacere fare la vostra conoscenza io sono Megami Rinoa” si presentò per prima il loro bellissimo mister.
I ragazzi erano più taciturni di noi quindi il weekend sembrava prospettarsi molto silenzioso, no che mi dispiacesse ovviamente. Afferrammo tutti il nostro borsone e ci recammo alla casetta.
Mi chiesi cosa mia mamma ci avesse messo dentro per farlo diventare così pesante, e pensai i sassi. Ero un atleta eppure trovato fatica a portare un borsone e come se non bastasse Kioko mi aveva mollato il suo.
“Una mano?”
“Eh? Ah, no grazie”
Mi si era avvicinato uno dei ragazzi di prima.
“Dai lascia che ti aiuti sembri soffrire” rise. Afferrò insistendo la borsa di Kioko e se la caricò sulla spalla come se nulla fosse, ma perché tutti intorno a me erano così forzuti? Mangiavano steroidi per colazione.
“Grazie”
“Mi chiamo Masato e tu?”
Masato? Mi tornò in mente il discorso fatto Kioko, quindi doveva essere il capitano dell’altra squadra. In effetti rispecchiava alla descrizione idiota che aveva fatto, gentile e strano. E sexy? Beh era carino cioè, era alto quanto un armadio a muro, occhi scuri e capelli biondi. Sarebbe sicuramente piaciuto a quelle arrapate delle mie compagne.
“Io sono Ryu”
“Immagino tu non sia il capitano della tua squadra”
“Decisamente no. Il nostro capitano è Hara” e gli indicai il ragazzo che camminava davanti a noi.
“Interessante. Immagino tu sia entrato da poco”
Sembrava davvero un tipo cordiale, pensai “L’hai capito dalla mia assurda forza?” risi e lui ricambiò.
“Hey mezzasega!”
Ci risiamo. Mi girai in sua direzione “Cosa vuoi?”
Masato rimase senza parole nel sentirmi chiamare in quel modo. Hara ci venne incontro “Quell’imbecille di Toshiro ha dimenticato portafogli e chiavi della casa nel pullman”
“E io che devo farci?”
“Taci e vieni”
Masato sorrise ad Hara e quest’ultimo non ricambiò affatto tale cordialità. Chiesi a Masato di andare avanti, dicendogli che avremmo fatto presto e che ci saremmo visti alla casetta.


“Mi sembra assurdo tornare indietro in due per un portafogli e due chiavi” commentai, “trovate?”
Ero impaziente di andarmene e tornare con gli altri. Ma tra le tante persone, non poteva chiederlo a quel gorilla del suo amico? No, doveva trascinare me di nuovo lì.
“Trovate!” disse
“Perfetto torniamo indietro”
“Non credevo conoscessi Masato”
Lo guardai confuso “Infatti non lo conosco mi dava solo una mano”
“Guardati le spalle da chi aiuta senza chiedere nulla in cambio”
Le fantastiche perle del ragazzo più stronzo della storia “Grazie del salmone ora torniamo”
Hara mi raggiunse con uno scatto buttandomi a terra e corse via voltandosi con quel suo sorriso a trentadue denti che solo un dio greco poteva invidiargli. Quanto lo odiavo.
Ero contento che fosse tornato tutto come prima. Non avrei sopportato l’atmosfera di quel giorno a lungo, dimenticare era stata davvero la scelta giusta dopotutto.


“Ripeta un pò mister?”
“Si ragazzi mi spiace ma avendoci messo un secolo per un mazzo di chiavi gli altri si sono presi le stanze migliori e hanno avuto modo di scegliersi il compagno di stanza” spiegò.
“Scusi e Tetsuo con chi diamine dorme?” domandò Hara
“Lui ha scelto Makoto”
Hara guardò stranito il mister, immagino perché non si aspettasse una simile scelta da parte dell’amico.
“Megami e Kioko sono insieme, quattro dei suoi ragazzi anche e uno di loro è stato messo con Kyoja quindi ragazzi mi spiace ma dovrete anche voi sacrificarvi e dividere una stanza”
“No!” sbottai
Hara non disse nulla e andò dritto verso la stanza di Tetsuo. Il quale spiegò che non aveva intenzione di muoversi di lì visto che aveva beccato una delle stanza migliori prive di ragni e non voleva sacrificarsi nella mansarda solo per l’amico. Non provai neanche a chiedere a Makoto perché immaginavo che la risposta sarebbe stata simile.
“Accidenti” gli disse Hara.
Decidemmo dunque di andare a vedere questa famosa mansarda. Oltre che essere piena di ragnatele, aveva un solo letto e un sacco a pelo buttato nell’angolo.
“Non ho intenzione di dormire a terra” spiegai serio.
“Allora faremo la conta”
Con mia fortuna vinsi e Hara finì sul pavimento. “Non credevo andasse a finire così” commentò.
“Neanche io”
Per fortuna il resto della giornata la trascorremmo in giro, al lago, a farci il bagno e ad organizzare una bella brace. Gli altri ragazzi risultarono essere molto simpatici, e non c’era uno di loro che non sbavasse per Kioko.
Masato si rivelò gentile con tutti noi e disponibile allo scherzo. Passò l’intero pomeriggio con me e Kyoja a giocare in acqua, ci divertimmo davvero molto.
“Sembra davvero carina Tokyo” disse Masato
“Oh si lo è davvero” confermai
Kyoja uscì dal bagno “Qualche volta devi venire” lo esortò.
“Ci farò un pensiero ragazzi”
Guardai l’orologio nella loro stanza ed erano già le due passate, più cercavo di tardare e più si faceva orario di tornare in camera, non potevo trattenermi per sempre.
“Ryu sembra quasi che tu non voglia tornare in camera” osservò Masato.
“Cosa? No che dici, ho solo visto l’orario. Beh ragazzi buona notte”
“Ciao Ryucchan”
Fuori di lì sospirai profondamente. Una volta in camera trovai Hara addormentato nel mio letto, quel figlio di puttana pur avendo perso se ne era appropriato.
Mi avvicinai e cercai di svegliarlo ma come al solito mugugnò qualcosa di incomprensibile “Maledetto svegliati o ti ammazzo!”
“Mmmh Ryu?”
Rimasi colpito del fatto che aveva detto il mio nome. Aprì gli occhi e si rese conto di doversi alzare di lì, ma io ero ancora sconvolto di aver sentito per la prima volta il mio nome pronunciato dalle sue labbra.
“Ma che cazzo hai fatto fino alle due” disse guardando all’orario.
“Non farlo più”
“Eh?”
“Non dire più il mio nome” lo guardai cupo e mi stesi sul letto dandogli le spalle.
Hara non mi chiese altro e si mise a dormire. Io non riuscii a chiudere occhio, sul letto c’era il suo odore  e non riuscivo a non pensare a quello che aveva detto.
Infatti il mattino dopo avevo due belle occhiaie sotto gli occhi.
“Hai un aspetto orribile Ryu” osservò Kioko già in costume.
“Ho dormito malissimo”
Arrivarono a tavola per la colazione anche Masato e Kyoja, “Uao Ryu.. nottataccia?” rise Masato.
“Ryucchan ma se vuoi puoi dormire da noi se non ti trovi in mansarda”
“Resisterò è solo un altra notte”
Infatti dovevo sopportare e non dare a vedere che ero stanco morto. Ovviamente Toshiro e Megami scelsero qualcosa si semplice per quella giornata: la pesca. Ma quanto potevo essere sfigato.
Ormai tutti avevano notato il mio pessimo aspetto. E Hara non era messo meglio di me, aveva dolori per tutto il corpo avendo passato la notte sul pavimento.
“Stanotte facciamo cambio”
venne a dirmi all'improvviso mentre gli altri si preparavano per la giornata di pesca. “Scordatelo”
E fu così tutto il tempo. I mister affittarono varie barche, e divisi in tre o in due iniziammo questa nuova sfida della pesca. Ovviamente nessuno di noi sapeva pescare ma con mio stupore Masato sembrava capirne qualcosa, così decisi di unirmi a lui, mentre Kyoja scelse di stare con Makoto.
I due bellocci invece si erano già avviati.
“Sicuro di farcela?” mi domandò Masato vedendomi esausto.
“Si certo” abbozzai un sorriso ma avrei voluto solo uccidermi da qualche parte.
La pesca iniziò bene. Masato mi fece vedere qualche tecnica ma lasciai fare a lui, pensai piuttosto a remare, cosa che nemmeno feci perché ero debole quindi per quel povero ragazzo ero completamente inutile. Vidi da lontano Hara divertirsi un mondo con Tetsuo, perché non ridevamo anche noi in quel modo? Masato mi piaceva, forse dovevo essere più simpatico nei suoi confronti, così decisi di attivarmi e gli chiesi di insegnarmi.
Mi spiegò come mettere l’esca e come lanciare. Mi strofinai gli occhi, per un attimo mi parve di vedere tutto ombrato ma probabilmente era stata una mia impressione.
“Aspetta ti prendo una altra esca” disse Masato
“Fa presto vedo parecchi pesci qua sotto” mi affacciai un pò e ne vidi davvero di grossi.
Senza rendermene conto la faccia di uno dei pesci aveva assunto il volto di Hara. “Oh no anche qui..” e caddi in acqua.
“RYUUU!”
Probabilmente quell’alcool non l’avevo più smaltito, lo vedevo ovunque ormai e come se non bastasse dovevo trovarmelo anche durante la pesca. Non bastava solo in camera.
“RYUU RYUU!”
“E’ morto?!”
Di chi erano tutti quelle voci, diamine fate silenzio. Infondo volevo solo dormire un pò.
“Spostati!”
Di nuovo la sua voce, cavolo. Smettila di essere ovunque, mi hai detto di dimenticare eppure sei ovunque intorno a me. Quindi come faccio o meglio come hai fatto tu a far finta di nulla.
Lentamente aprii gli occhi ed era proprio lì davanti a me bagnato fradicio. Sussultai e sputai altra acqua di quel lago di merda. Mi sentivo intontito e non capivo cosa fosse successo.
“Sta bene si è ripreso”
“Oh grazie al cielo!” disse Kioko
“Andate a chiamare Toshiro, non c’è bisogno dell’ambulanza” continuava a dire Hara
Masato mi fu accanto “Mi dispiace tanto Ryu non mi ero accorto che eri caduto”
“S-sono caduto?”
Hara si girò verso di me “Si come un imbecille!”
Eccolo l’insulto anche dopo aver rischiato di morire. Arrivarono anche Toshiro e Megami preoccupatissimi, e mi portarono dentro per controllare che non fossi ferito.
Mi spiegarono che mentre stavo per lanciare la lenza ero praticamente svenuto e caduto in acqua, dovuto al fatto che avevo dormito poco. Solo a me poteva capitare una cosa del genere.
“Meno male che Hara se n’è accorto” disse Makoto
“Cosa?”
“Si è stato Hara a gridare il tuo nome e dopo si è tuffato per venirti a prendere. Masato solo dopo il primo strillo se n’è reso conto, come tutti noi”
Ecco perché l’avevo sognato tutto il tempo, avevo sentito la sua voce.
Quella sera si decise di non fare nulla di particolare visto che io ero ancora abbastanza scosso per tutto. Decidemmo di passare l’ultima notte in tranquillità, a guardare le stelle e il paesaggio notturno. Fu molto bello, uno dei ricordi che più mi sarei portato dietro di quelle due giornate a parte la quasi morte.
Ancora una volta mi trattenni più degli altri fuori e quando vidi che ormai si era fatto molto tardi tornai in camera mia. Probabilmente avrei dovuto di nuovo spostare Hara dal mio letto ma non fu così, era già nel suo sacco a pelo.
“Hey” dissi cercando di svegliarlo dolcemente.
“Cosa vuoi sega”
“Dormi tu lì questa volta”
Hara si mise a sedere “Cosa?”
“Makoto mi ha detto che sei stato tu a pescarmi dal lago almeno questo te lo devo”
“Sicuro?”
Annuii e ci scambiammo i posti. Come al solito non riuscivo a chiudere occhio e adesso, non ci riuscivo doppiamente per il dolore tremendo alla schiena. Ma come aveva fatto a dormire a terra.
“Fa male?” mi domandò all’improvviso.
“No no, è comodissimo”
Lo sentii sospirare. Che cavolo, gli davo pure fastidio?
“Vieni qua dai” si sollevò e mi fece segno di andare sul letto.
“Stai scherzando vero!?”
“Affatto. Ti muovi di continuo e non riesco a dormire quindi o te ne vai fuori o dormi qui”
La solita delicatezza del principino. Non seppi che fare, ma non riuscivo proprio a dormire per terra così accettai l’invito e mi stesi accanto a lui.
“Non ci entriamo” feci notare.
“Lo vedo anch’io”
Mi veniva da piangere non vedevo l’ora di tornare a casa mia e di dimenticare quella scomoda situazione. Sentivo dietro di me la schiena di Hara, calda e ed enorme. Accidenti non riuscivo a non pensare a quella volta, più mi sforzavo e più mi veniva in mente nudo.
“Smettila”
“Non mi sto muovendo che diamine vuoi adesso?”
“Finiscila di pensarci!” gridò
“A-a cosa?”
Si sollevò e mi sovrastò furioso “Quel giorno io l’ho dimenticato smettila di fare così, non ci pensare e dormi”
“O-ok”
Detto ciò Hara continuò a fissarmi intensamente. Pensai che non ci eravamo mai guardati così a lungo negli occhi, aveva ragione non l’avevo mai guardato davvero in faccia da quando lo conoscevo.
“Hara non credo di essere io quello che non riesce a dormire ma sei tu”
“Taci sega”
Mi si avvicinò quel poco che bastava per sfiorarmi appena le labbra. Non potevo credere che stesse facendo una cosa del genere, proprio lui che aveva detto di dimenticare. Che ipocrita. Io però avrei potuto cacciarlo, impedirgli di fare tutto ciò eppure non lo feci e mi baciò.
Non avevo mai baciato nessuno in vita e fu davvero molto strano. Hara era prepotente persino in quel gesto, prese possesso della mia bocca sovrastando la mia lingua e invadendomi completamente.
Sentivo molto caldo, specialmente lì, ma cercai di ignorare quella sensazione. Non sapevo davvero come comportarmi così decisi di chiudere gli occhi e di aspettare che finisse.
Aveva un sapore buonissimo ed era più dolce di quanto pensassi. Probabilmente ci eravamo baciati anche quella volta ma non lo ricordavo, mi ero davvero perso tutto ciò? Mi diedi dell’idiota da solo.
Facevano bene a volerlo tutte era davvero bravo a baciare.
Hara si spostò lentamente da me continuando a guardarmi, di solito avevo sempre ricevuto occhiatacce e risatine di scherno. Non gli avevo mai visto un espressione tanto seria in volto, per la prima volto i suoi occhi assunsero quel intesità che spesso gli avevo visto quando era da solo e non si comportava da imbecille.
Senza accorgermene perché ero completamente rapito da quegli occhi, Hara aveva portato la mano sul mio pigiama e stava lentamente scendono proprio verso quella zona.
“No fermo!” dissi.
Gli bloccai la mano istintivamente ma forse non era quello che volevo in realtà Ero completamente in preda al panico, e provavo troppa vergogna per pensare di fare certe cose proprio con lui.
“Ti piacerà vedrai” disse si liberò dalla mia presa.
Persino quella sua cazzo di voce si era fatta più profonda e sexy, ma che razza di modalità aveva attivato. Senza troppi ripensamenti infilò la mano nelle mie brache. Guardavo ciò che stava facendo completamente spiazzato, mentre Hara facevo tutto con una tale serietà da farmi dubitare se si trattasse davvero di lui.
Cominciò a massaggiare il mio membro da sopra le mutande, prima lentamente e poi pìù freneticamente, stringendo e allargando la presa. Poi infilò lentamente due dita sotto e le sensazioni che stavo provando si moltiplicarono.
Istintivamente mi coprii la faccia non ce la facevo a vedere altro.
“Hey fallo anche a me” mi afferrò una mano e se la portò lì.
Fargli lo stesso? Oddio. Non sapevo che fare, principalmente non sapevo se gli sarebbe piaciuto. Mi diedi dello stupido per simili pensieri, ero completamente estraneo a certe cose. Non volevo però che me lo ripetesse due volte così infilai la mano nei suoi pantaloni e con mio stupore sentii qualcosa di duro e caldo, rimasi sorpreso che fosse già in quello stato, cominciai quindi a fare i suoi stessi movimenti. In pratica copiavo.
Senza rendermene conto l’espressione di Hara era cambiata ancora e ansimava quanto me, mi fissò e notai un lieve rossore sulle sue guance. Tutto ciò mi fece eccitare ancora di più, diamine!
Hara continuava a masturbarmi sempre più velocemente, mi stava portando letteralmente al limite.
“H-hara fermati sto per venire”
A nulla servirono le mie parole perché non riuscii più a trattenermi e così venni. Hara allora si sollevò mettendosi seduto sul letto, mio dio, non potevo credere di essere venuto davvero.
Mi girai sul fianco cercando di non guardarlo direttamente, lo spiavo con la coda dell’occhio e vidi che si stava liberando della maglia. Sembrava parecchio sudato.
Tornò a fissarmi. Cazzo quanto era figo.
“Ora devi rilassarti”
Sgranai gli occhi. Cosa?
Hara mi sovrastò nuovamente, possente e caldo. Mi trovai il suo volto proprio davanti, ancora eccitato come prima. Non ci pensò due volte a sfilarmi definitivamente pantalone e mutande. Passò nuovamente la sua mano sul mio membro sporcandosi e poi lentamente la portò in basso.
Fu in quel momento che capii.
“Hara”
Lui mi guardò e sorrise ma questa volta non era un ghigno orrendo piuttosto un bel sorriso di imbarazzo. Infilò un dito dentro di me, e provai una scossa lungo tutto il corpo al punto da gemere. Mi tappai la bocca con una mano.
“Fammi sentire sega”
Cominciò a spingere e volta dopo volta cominciò a infilare un altro dito facendomi sussultare ancora. Faceva un pò male, ma non era così terribile anzi mi piaceva abbastanza. Dopo un pò le sfilò e mi guardò serio.
“Rilassati Ryu farà male”
L’aveva detto di nuovo, mi aveva chiamato per nome. Non mi concentrai affatto sul senso della frase ero troppo preso nel sentirgli pronunciare il mio nome, tanto che sentii il viso in fiamme.
Hara mi afferrò per le cosce, le aprì e si avvicinò al mio bacino. Portò il suo membro duro contro di me, che strana sensazione e poi con una leggera spinta iniziò a penetrarmi.
Immediatamente un dolore pungente mi attraversò il corpo e feci per respingerlo. Hara mi afferrò il braccio sussurrandomi ancora di rilassarmi, e di respirare. Non ci riuscivo faceva troppo male.
Allora cercai di raccogliere il suo consiglio come avevo già fatto una volta e cominciai a respirare più profondamente e rilassai il corpo. Hara sorrise e diede la spinta definitiva, il dolore fu atroce. Le spinte erano irregolari, alcune prepotenti e altre più gentili per darmi modo di abituarmi. Il piacere era unito al dolore, mi parve un momento eterno. Sentivo il corpo di Hara contro il mio e il suo respiro farsi più pesante.
Non riuscivo a pensare a cosa sarebbe accaduto il mattino dopo. Ero completamente rapito dal suo tocco, dal suo viso e dal suo modo di prendermi. Era possessivo ma al tempo stesso distaccato.
Tra una spinta e l’altro incassavo il dolore e gemevo di piacere. La vergogna c’era da entrambe le parti, ci guardavamo negli occhi senza dirci nulla. Sembravamo due animali in calore.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Buon San Valentino a tutti! Immagino che molte stiano già gustando dei buoni cioccolatini, io sto ancora aspettando i miei. Anche oggi esce un capitolo di Shikkari shiro!, ormai lo considero davvero come un manga, sto impazzendo.
Purtroppo la storia sarà molto lenta nello svilupparsi da qui in poi. Sì sono capitai due avvenimenti chiave ma il rapporto tra i nostri protagonisti crescerà davvero molto lentamente proprio perché sono entrambi degli adolescenti, chiedo solo pazienza e so che molti - compresa me - vorrebbero picchiare Hara.

CAPITOLO VIII

Avevo due profonde occhiaie anche quel giorno ma cercai di ignorare le occhiate dei miei compagni. Aiutai piuttosto Toshiro e Makoto a caricare i borsoni nel pullman. Mi sarebbe mancato molto quel posto così estraneo alla vita frenetica di Tokyo. Speravo in cuor mi di ritornarvi e mi lasciai coccolare dalla brezza mattutina, ma poi una fitta alla schiena mi riportò alla realtà.
“Ok questo era l’ultimo!” disse Toshiro chiudendo tutto.
“E’ stato un vero piacere Toshiro ci vedremo ai campionati allora”, Megami andrò a stringergli mano. Oltre che una bella donna era anche gentile e affabile, ma così come tutta la sua squadra.
Io e Kyoja andammo allora a salutare Masato. “Spero davvero di vedervi presto. Questo è il mio numero” mi porse un bigliettino.
“Lo spero anch’io” ricambiai la sua gentilezza dandogli il mio.
“Mi mancherai Macchan!” Si intromise il solito con il suo tono acuto Kyoja che ci strappò un sorriso. Masato allora ci salutò e salì sul pullman con il resto dei suoi compagni, restammo lì aspettando che partissero. In me provavo di nuovo quella sensazione di appagamento, guardai il display del mio cellulare e finalmente oltre ai numeri dei miei genitori c’era anche quello di una persona che potevo chiamare amico.
Poco dopo salimmo anche noi sul nostro pullman. Continuavo a fissare come un ebete quel numero, come se fosse una gemma preziosa dal valore inestimabile. Senza accorgermene eravamo partiti. Lanciai un ultima occhiata verso quella casetta che avrei portato nel cuore, era la prima esperienza piacevole che vivevo in vita mia.
“Sorriderai come un imbecille ancora per molto?”
“Hara!” gridai
Si sedette accanto a me. Un flash di momenti della scorsa notte mi attraversarono le mente, e ripensai al risveglio. Entrambi ci eravamo lavati e vestiti come se nulla fosse accaduto, ma ogni qual volta i nostri sguardi si incrociavano erano partiti i soliti insulti.
“Tanti posti e decidi di piazzarti qui” osservai.
“Ho pensato che ti sarei mancato lasciata la stanza.” Commento allusivo a qualcosa di particolare? Mi tornò in mente la sue mani su di me, e la sua voce sensuale. Ecco che il viso mi partiva in fiamme.
“Problemi?” chiese con sufficienza.
“No”
Non avevo ancora capito come mi sarei dovuto comportare nei suoi confronti. Io ero praticamente un libro aperto e mi si leggeva in faccia ogni cosa, lui invece era impassibile come se la cosa non lo riguardasse, ma che razza di modo di fare era?
Da quanto ci avevo a che fare la mia vita si era completamente stravolta. Nel giro di poco tempo non solo ero entrato nella squadra di basket, ma avevo anche bevuto come una spugna e fatto sesso due volte con un ragazzo.
Dov’era finito quel timido ragazzo che se ne stava nell’angolo?


Le giornate seguenti si susseguirono molto piatte rispetto a tutto ciò che era successo. Mi misi sotto con lo studio, e cercai di portare a termine tutti gli allentamenti per incrementare la mia massa muscolare. Ero parecchio indietro rispetto agli altri così decisi di andare a correre ogni sabato mattina.
Nonostante la fatica e le gambe in fiamme cominciai a notare che la mia resistenza fisica stava aumentando e così anche la mia forza durante gli allentamenti e l’avevano notato anche gli altri.
“Sono molto contento di te Yumei” mi disse un giorno il mister, “sei arrivato qui che eri la metà di quello che sei adesso e anche in campo noto certi miglioranti, sono molto colpito”
“La ringrazio”
Fu il giorno più bello della mia vita quello. Nello spogliatoio andai davanti allo specchio e quando mi tolsi la maglietta mi accorsi di muscoli che non avevo mai visto prima, stavo lentamente cambiando.
Quel giorno, come un altro, Kioko era venuta a pranzare al mio stesso banco e aveva iniziato a parlare come suo solito di cose completamente a caso di cui non mi interessava. La sua compagnia non era sgradevole ma era troppo logorroica per i miei gusti quindi il più delle volte evitavo di farle troppe domande o sarebbe potuta andare avanti per ore.
“Ryu stai ascoltando?”
“Ah! scusami ero da un altra parte”
Lei mi guardò offesa “Ho notato. Lo vuoi sapere l’ultimo scoop?” mi sussurrò in modo malizioso.
“Se riguarda i pettorali di qualcuno, passo”
“Ma no! Questo ti piacerà riguarda qualcuno che entrambi conosciamo molto bene”. Non era molte le persone che avevo in comune con lei anzi si contavano sulle dita di una mano.
“Avanti dillo”
“Ho saputo da alcune ragazze che ieri Hara è stato visto tornare a casa con una ragazza”
Nel sentire il suo nome il cuore fece un capitombolo.
“Cosa?”
“Si hai capito bene! Da quello che ho capito fin’ora ha rifiutato tutte quelle che gli si sono confessate e poi ieri improvvisamente al cancello c’era questa ragazza che lo stava aspettando. Non aveva la nostra divisa quindi penso sia di un altra scuola ma non so esattamente quale.”
A parte il resoconto alla Sherlock, perché mi faceva così strano che lui potesse tornarsene a casa con una ragazza? Chissà con quante sarà uscito prima di conoscermi, non ero certo il primo. Mi resi immediatamente conto di star paragonando me stesso ad una sua ex, quando praticamente non eravamo nemmeno amici.
“Strano vero?” mi domandò Kioko
“Già”
Kioko mi guardò stranita “Quindi?”
“Non mi interessano questa cose”
Ero bugiardo con lei e con me stesso. Volevo sapere chi fosse quella ragazza, e come fosse fatta. Non riuscivo ad immaginarla, ma pensai che fosse bellissima perché il principino non poteva scegliersi una persona mediocre.
Dopo le interminabili lezioni che a stento avevo seguito perché ancora scosso dallo scoop di Kioko mi recai in palestra, ma quel giorno non avevo proprio voglia di giocare.
“Kyoja smettila di lanciare la palla a vuoto!” tuonò Makoto innervosito.
Si andava avanti già da un pò con tiri senza senso solo per imparare qualche passaggio efficace. Gettai un occhiata in direzione del mister che stava parlando con Tetsuo e Hara, chissà cosa si dicevano.
Mi arrivò poi un pallone in testa.
“Ma cosa avete tutti oggi?” chiese quel povero Makoto.
“Ryu è completamente assente” ridacchiò Kyoja lanciando ancora a vuoto il pallone.
Decidemmo dunque di fare una pausa per rinfrescarci. Andai da Kioko per chiederle una bottiglia d’acqua e con mio dispiacere c’era anche Hara, preferii dunque ignorarlo completamente.
“Acqua?” mi chiese Kioko
“Si grazie”
“Sega stai facendo davvero cagare oggi”
Gli lanciai un occhiataccia e decisi di continuare ad ignorarlo. Posai a terra la bottiglia e tornai in campo chiamando Makoto e Kyoja, dissi loro che volevo provare qualche tattica di gioco giusto per scaldarci un pò. Entrambi furono d’accordo, e decidemmo dunque di fare uno contro tutti.
Presi io le redini del gioco iniziando a palleggiare, riuscii a scansare prima Makoto e poi mi si parò davanti Kyoja che tentò di togliermi la palla, allora cercai di svincolarmi ma mi stava tremendamente addosso così d’impulso lo spinsi via con un braccio, mossa assolutamente scorretta! Facendolo cadere a terra.
Arrivò un fischio del mister
“Stop! Stop! Ma che diavolo fate oggi!”
Mi resi immediatamente conto di quello che avevo fatto. Andai ad aiutare Kyoja a rialzarsi, che poverino era caduto come un sacco di patate. “Perdonami”
“Figurati!” mi sorrise come suo solito.
Decisi dunque di farla finiti lì per quel giorno, non ero nelle condizioni fisiche e mentali di giocare così senza dire nulla a nessuno me ne andai dritto nello spogliatoio. Non riuscivo proprio a capire cosa mi frullasse per la testa, avevo Hara davanti agli occhi praticamente tutti i giorni eppure quel giorno la sua sola presenza mi urtava.
“Cos’hai 50 sfumature di personalità?” Ed eccolo lì sempre pronto a mettere il dito nella piaga.
“Lasciami in pace oggi”
“Sai che non lo farò” Allora decisi di tagliare la testa al toro, andai a raccogliere le mie cose per andarmene il prima possibile. “Hey che succede?”
“Nulla”
Hara sospirò esasperato così venne a strapparmi il borsone di mano per lanciarlo lontano da me, mi afferrò per un braccio e mi spinse contro gli armadietti bloccandomi la fuga.
“Lasciami prima che gli altri ci vedano!”
“Me ne frega il cazzo degli altri”. Mi guardava di nuovo con prepotenza. Ma poi cambiò di nuovo atteggiamento e mi lasciò andare facendo finta che non ci fossi. Andò al lavandino e aprì la fontana per bere.
Più ci provavo e meno lo capivo.
Allora risposi allo stesso modo, raccolsi la mia roba e uscii di lì. Avevo assolutamente bisogno di stare lontano di lui o ci avrei rimesso di salute mentale nel cercare di capirlo.
Passarono altri giorni vuoti, e monotoni. Persino il tempo era grigio, pioveva ormai da una settimana ed erano stati annullati tutti gli allenamenti all’aperto. No che la cosa mi dispiacesse, anzi sarei tornare prima a casa.
Non avevo perso l’abitudine di trattenermi più degli altri a scuola, molto volte aiutavo persino Onoe a riordinare il registro e giorno dopo giorno avevo cominciato ad apprezzare quei momenti. Onoe era un ragazzo di poche parole, e non sembrava dispiacergli la mia compagnia anzi ormai era lui a chiedermi se volessi rimanere e io accettavo con piacere. Anche quel pomeriggio ero rimasto sotto invito suo e stavo tornando dalla sala dei professori.
“Consegnati?”
“Si” risposi
“Dobbiamo sistemare solo queste assenze e abbiamo finito”
Il lavoro non fu molto lungo, fu meticoloso ma mi permetteva di distrarre la mente da brutti pensieri. Il silenzio che si creava intorno a noi era piacevole, non era imbarazzante ma dovuto al fatto che fossimo molto simili e taciturni.
“Con questo tempo chissà quando riprenderete gli allenamenti” disse osservando fuori dalle finestre.
“Non abbiamo fretta per ora”
Onoe annuì sorridendo “Devo ammetterlo sei una persona diversa dall’inizio dell’anno”
Non capii quella sua improvvisa osservazione “Immagino di si”
“Dare quella pallonata a Tetsuo ti ha fatto bene” ridacchiò.
Ora stava esagerando “Non credo”
“Quella volta fui molto contento che qualcuno finalmente avesse dato una lezione a quel cretino, e ai miei occhi hai guadagnato altri punti quando chiamasti idiota Hara. Non sai quante persone vorrebbero farlo”
“Persone?”
Onoe rise “Certo persone. Credi sul serio che piaccia a tutti qui? Ti sbagli. Addirittura è odiato anche dalla sua famiglia al punto che l’hanno abbandonato nella sua stessa casa. Ma credo che questo sia ciò che si meritano persone presuntuose e arroganti come lui”
“Chi non è arrogante infondo” dissi sussurrando.
“Cosa?”
“Hai sentito bene idiota! Lui sarà pure una merda ma tu non sei diverso quindi chiudi la bocca”
“Ryu?”
Lasciai tutto, raccolsi le mie cose e feci per andarmene. Forse avevo esagerato, ma nessuno poteva permettersi di dire certe cose senza sapere, senza conoscere quei suoi lati dolci, quelle carinerie che aveva qualche volta mostrato anche nei miei confronti.
Lo lasciai lì solo come un cane e io che pensavo fosse una persona gentile, una persona che non si fermasse alle apparenze. Ero diventato la sua compagnia preferita solo perché avevo chiamato ‘idiota’ la persona che più detestava. Che meschine le persone.
Non ragionavo più sulle mie azioni, corsi sotto la pioggia battente senza preoccuparmene. Finii più volte in enormi pozzanghere bagnandomi i pantaloni fino alle ginocchia ma non mi importava. Ricordavo ancora perfettamente la strada di casa sua, non l’avevo affatto dimenticata.
Con cuore in gola raccolsi il coraggio di bussare ma mi fermai a pochi millimetri al campanello. Mi stava ritornando la lucidità, che ci facevo davanti a casa sua? Mi comportavo come uno stupido, come una di quelle ragazzine innamorate da manga shoujo.
“Sega?”
Sussultai e mi girai molto lentamente verso il suono della voce. Certo che avevo la grande abilità di farlo apparire continuamente ovunque mi trovassi ma poi pensai che in verità ero sempre io sul suo cammino.
“Ti sei smarrito di nuovo?” mi scansò e andò dritto verso la porta cercando nelle tasche il mazzo di chiavi.
“N-no ecco io..”
“Fa presto che tra poco ho visite” mi guardò con sufficienza. Che visite?
Continuava a fissarmi e le parole mi morivano in gola, perché avevo quest’assurda incapacità di esprimermi quando ne avevo bisogno. Ma esattamente cos’era che volevo dirgli? Mi era passato di mente.
Hara sospirò e aprì la porta “Entra imbecille”
Fui colpito dell’invito ma senza farmelo ripetere due volte lo seguii. Proprio come l’ultima volta che vi ero stato la casa era vuota, buia e puzzava di chiuso come se qualcuno non ci entrasse da giorni.
Posò la busta del konbini che aveva portato con sé, doveva essere la sua cena.
“Se vuoi un cambio è di sopra, il bagno a destra lo sai”
“Oh no non c’è bisogno!”
Mi guardò torvo “Non è una gentilezza ma mi stai sporcando il pavimento quindi cambiati”
Sotto minaccia fui costretti a darmi una ripulita. Sapevo dove andare, era agghiacciante come ricordassi alla perfezione la sua casa e dove si trovasse la sua stanza. Fissai per un tempo interminabile quel letto, ma da solo mi diedi uno schiaffo mentale e andai dritto al suo armadio cercando qualcosa da indossare. Afferrai una semplice maglietta e dei pantaloni che indossandoli mi stavano larghi.
Prima di tornare al piano di sotto mi guardai in giro, quella stanza non aveva praticamente nulla. Ad esempio la mia brulicava di libri e manga, la sua non raccontava assolutamente nulla. Era piatta, priva di calore. Vi era una spoglia scrivania e un computer, una libreria praticamente vuota dove vi era solo qualche libro a caso.
“Il tuo nuovo hobby è frugare in giro adesso?”
Mi fece sussultare “Non volevo”
“Non troverai nulla qui dentro” disse ciò e svanì.
Allora decisi anch’io di lasciare quella stanza e di seguirlo verso la cucina. Notai con stupore che qualcosa cuoceva nel forno a microonde, e capii che si trattava di Ramen istantaneo, ne riconobbi la puzza.
“Mangi da solo?” domandai ripensando alle parole di Onoe.
Hara si mise a sedere “Vedi qualcun altro?”
Sembrava di cattivo umore, peggio degli altri giorni ed era parecchio schivo sulle domande.
“Beh chied-“
“Smettila di girarci intorno e dimmi che ci fai qui”
Mi era completamente passato di mente il vero motivo che mi aveva condotto lì. Poi ripensai ai sentimenti contrastanti che provavo verso quel ragazzo tanto enigmatico e mi sentii stupido, non avevo un buon motivo per stare lì, ero solo venuto perché avevo voglia di vederlo. “Non ho una vera ragione” confessai infine.
Hara aggrottò le sopracciglia non capendo la mia risposta e sospirò “Sono stanco di vederti ovunque e ora mi dici che non hai una cazzo di ragione che ti ha portato qui?”
“Non ce l’ho”
Il timer del fornetto cominciò a suonare ma nessuno dei due si muoveva. Hara era lì che fissava il tavolo come imbambolato, e io guardavo i miei piedi. Si perché non sapevo che altro fare o dire.
“Tu” iniziò a dire guardandomi dritto negli occhi “sei di sicuro la persona che più odio in assoluto”
Quella rivelazione mi spiazzò un pò ripensando a tutto quello che era successo poche settimane fa. Forse stava ancora una volta cercando il modo di prendermi in giro.
“Vale lo stesso per me”
“Oh non credo. Il mio disgusto e odio è vero e maledico quel dannato giorno nel cortile quando ti dissi di venire a giocare con noi perché è da quel giorno che hai iniziato a perseguitarmi” il suo tono di voce di era alzato, divenne spaventoso, notai anche i pugni serrati sul tavolo.
“I-io..”
“Ah odio quel tuo stupido balbettare o le cose senza senso che fai. Ti picchierei ogni momento ti giuro ma non lo faccio perché non ne vale la pena allora più cerco di non averti tra i coglioni e più appari. Sparisci sega!” scandì bene le ultime due parole con un velo di ironia e quell’orribile ghigno crudele che lo rappresentava.
“Fottiti." Dissi semplicemente, afferrai la mia borsa e corsi fuori di lì.
Così era lui quello perseguitato? Lui si sentiva la vittima? E io a cosa dovevo aggrapparmi. Per colpa sua avevo la testa in confusione, per colpa sua mi sono ritrovato in situazioni che non volevo. Non avevo mai voluto giocare con lui, non avrei mai voluto scopare con lui. Se ci fosse una macchina del tempo sarei tornato indietro per impedire a me stesso un simile errore. Volevo cambiare sì, ma no per avvicinarmi a quello stronzo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Zan zan! Ecco il capitolo 9, uao siamo già arrivati fin qui e devo ringraziare chi legge e commenta ogni giorno. Io ce la metto tutta a rendere questa storia interessante ma non è facile trovare le idee e far coincidere le cose, ad esempio su determinati luoghi e posti giapponesi ho dovuto addirittura fare delle ricerche.
Tra le novità volevo semplicemente dire che ad ogni capitolo corrisponderà anche la scheda personaggio di qualcuno e oggi tocca al nostro Ryu. Quindi mi fermò qui e vi auguro buona lettura!

CAPITOLO IX

Per il mio bene la prima cosa che feci il giorno dopo a scuola fu lasciare definitivamente la squadra, avrei sicuramente trovato un altro sport da praticare ma stare lì con lui era tossico per la mia salute.
L’unica che seppe immediatamente del mio ritiro fu Kioko che ne rimase senza parole, mi chiese più volte spiegazioni e le dissi semplicemente che mi toglieva tempo allo studio. Sapevo bene che lei e Toshiro avrebbero capito la mia decisione e che avrebbero avvertito loro gli altri. Quando sarebbe accaduto non volevo essere presente.
Continuai normale la mia vita scolastica. Onoe da quel giorno non mi aveva più rivolto la parola, quindi in classe oltre al saluto di Kioko non interagivo più con nessuno, ero tornato invisibile. Di tutto ciò provai una sorta di sollievo, avrei davvero scacciato via tutto quello che riguardava Hara Yuuto e avrei dimenticato.
Decisi in quelle settimane di concentrarmi solo sullo studio e finalmente tornai ad avere la mia media perfetta.
In varie occasione Makoto e Kyoja avevano tentato di farmi cambiare idea ma fui irremovibile, l’unica che non si arrendeva era Kioko, che non credeva alla scusa dello studio ma decisi ignoravo le sue parole.
Passarono settimane e poi mesi e finalmente iniziò il famoso campionato di basket a cui avrei tanto voluto partecipare, ma la decisione che avevo preso mi aveva in qualche modo davvero salvato. Da quel giorno non avevo più avuto contatti con Hara o quel suo amico bastardo, oltre che vederli in classe non c’erano altre occasioni di sentirmeli nelle orecchie.
Quel giorno però fu più forte di me, volevo assolutamente vedere la cerimonia di presentazione del campionato. C’era mezza scuola presente, ragazzi e ragazze che non vedevano l’ora di vedere i bellocci dello sport.
Mi feci strada tra la folla e fui spintonato varie volte ma finalmente riuscii a ritagliarmi un piccolo spazio per guardare la scena e vidi che al centro del campo le dieci squadre della regione che vi avrebbero partecipato.
Con mio stupore riconobbi il viso di Masato, che sembrava notevolmente cresciuto dalla gita al lago. Sembrava più alto e si era accorciato e tinto i capelli di un tenute biondo cenere chiaro. Chissà perché del cambiamento.
E poi vidi quelli che un tempo erano i miei compagni e al mio posto c'era un ragazzo che non avevo mai visto. Kyoja e Makoto erano impacciatissimi mentre Tetsuo pareva pieno di sé fino al midollo e infine c’era lui, bello e prestante come sempre con la divisa della nostra scuola. Lo sguardo intenso ed enigmatico come sempre e i capelli neri che gli incorniciavano il viso.
Ormai ero un caso perso, pensai.
“FORZAA HARAAA!” Gridarono alcune ragazze senza ritegno. Era strano tornare da quel lato del campo e ascoltare di nuovo le grida delle ragazze, non ci ero più abituato e sorrisi dentro di me.
La cerimonia non durò molto, furono presentate le squadre e annunciata la prima partita che si sarebbe tenuta quel sabato stesso tra due squadre avversarie. Poco dopo la palestra di sfollò e i ragazzi cominciarono ad andare via, così mi unii a loro per non essere visto.
Una volta fuori notai con stupore che gli alberi stavano iniziando la fioritura, immaginai che sarebbe stato uno spettacolo incredibile essere lì in primavera. Mesi fa avrei pensato di andarci con gli altri ma la realtà è che non sarebbe stato così.
Fui sorpreso nel sentire il mio cellulare squillare e quando guardai il nome sul display rimasi senza parole: era proprio Masato, chissà che voleva non ci eravamo mai davvero chiamati se non massaggiati una volta, pochi giorno dopo il weekend.
“Pronto?”
“Ryu ma dove sei non ti ho visto alla cerimonia”
“Scusami Masato ma vedi io-“
“Ah aspetta ti vedo sei tu quello fermo accanto agli alberi?”
Mi girai di scattò e lo vidi uscire dalla palestra che agitava il braccio destro senza preoccuparsi di attirare attenzione. Perfetto, ci mancava solo lui adesso. “Non sei affatto cambiato” disse venendomi incontro”
“E ci credo sono passati mesi no anni.”
Masato sorrise. Non ero abituato a vedere persone che sorridevano per ciò che dicevo, ero solitamente abituato a ghigni e sgridate “Comunque sono davvero felice di vederti” continuò.
“Anch’io” ricambiai il suo sorriso.
Gli occhi di quel ragazzo avevano un aria particolare, ne fui davvero abbagliato.
“Allora ricordi quello che mi avevi detto? Devi farmi assolutamente vedere Tokyo ovviamente quando sei libero dagli allenamenti.”
Lui non sapeva nulla, pensai. “Tranquillo, vedi io non sto più nella squadra.”
“Eh?” spalancò gli occhi.
Feci un bel respiro e gli spiegai le mie ragioni ovviamente non facendo alcun riferimento ad Hara, gli dissi semplicemente che mi portava via tempo e che i miei non erano contenti.
“Mi spiace davvero”
“Sono cose che capitano” ridacchiai.
“No sul serio avrei davvero voluto vederti in campo. Ti trovo anche più robusto rispetto a prima.”
Ah giusto lui non sapeva che mi ero allenato duramente dopo quel weekend e che avevo sollevato pesi e corso quasi ogni giorno per raggiungere il livello degli altri. “Beh il mister mi faceva sudare parecchio.”
Masato rise “Beh io adesso devo tornare all’albergo per forza. Che ne dici se ci si vede lontano da questi ambienti scolastici?”
“Ma certo.”
Masato era la boccata d’aria fresca di cui avevo bisogno in quel periodo, sentivo proprio la necessità di un amico al mio fianco, così gli dissi di farmi sapere quando era libero. E ci congedammo così. Lo vidi andare via con la sua squadra, che vedendomi lanciarono dei saluti che ricambiai.
Non tutte le persone erano cattive dopotutto e in me rinacque la speranza.


Il giorno dopo decisi di accettare l’invito a pranzo di Kioko e Kyoja nella mensa. Non passavo del tempo con loro da settimane, ma sapevo che erano molto indaffarati con gli allenamenti, così li avevo lasciati stare.
“Ryucchan ha visto i capelli di Masato? L’ho preso in giro tutto il tempo alla cerimonia, dovevi esserci” rise spensierato come suo solito.
“Si l’ho incontrato anch’io quel giorno.”
“Vi odio tutti e due. Masato è una persona gentile ma non parla con nessuno della nostra scuola se non per salute, siete proprio fortunati.” commentò Kioko infuriata perchè non ci aveva contatti.
“Se ti va quando usciremo puoi venire con noi” le dissi.
“Davvero?!”
“Certo” Kyoja mi rivolse una strana occhiata “Cosa c’è?”
“Eh? Ah, nulla Ryucchan non sapevo che volesse uscire con te, è strano che a me non abbia detto nulla eppure ci siamo sentiti spesso in questi mesi tramite mail.”
Non sapevo che si sentissero spesso. “Beh gli sarà passato di mente."
“Probabile!”
Dentro di me pensai dunque che avesse proposto di uscire insieme giusto in memoria di quello che ci dicemmo quel weekend, ma non speravo sul serio di organizzare qualcosa. Cioè perché avrebbe dovuto andarsene in giro con me e no con Kyoja, suo vero amico di penna.
Le lezioni terminarono anche quel giorno e andai a prendere le scarpe giù all'ingresso.
“Sega mi sei d’intralcio” disse Tetsuo spintonandomi per arrivare al suo scomparto.
“Soliti modi di merda.”
“Sai mi manca prenderti per il culo tutto il tempo” ghignò.
Evitai di rispondere a quella sua stupida provocazione e lasciai perdere andando nella direzione opposta verso l’uscita e proprio lì vi trovai Hara con due ragazze che se la rideva di gusto. Già era proprio tornato tutto come prima, pensai. Lui il beniamino di tutti e io nessuno.
Fu in quel momento che vibrò il cellulare, era Masato con un suo messaggio.
- Sei libero oggi? –
Che domanda diretta pensai. Inizialmente pensai di rispondere 'no' ma dovevo cercare almeno di tutelare quell’unico pseudo amico che avevo così scrissi di sì e la sua risposta non si fece attendere a lungo.
-Ti va di mangiare qualcosa stasera?-
Un idea carina così risposi che mi andava bene. Mi chiese anche che locale mi piacesse e gli dissi che l’avrei portato in un posto che conoscevo visto che non era di qui.
Mi sentivo stranamente contento e quella mia felicità sparì immediatamente quando i miei mi proibirono di uscire. Non si fidavano e avevano paura che potessi tornare di nuovo ubriaco come quella sera, così spiegai loro che questa volta sarei andato nel pub dove di solito andavamo insieme la domenica.
Mia madre non mi credeva ma volle darmi il beneficio del dubbio. E così dopo varie discussioni con i miei mi ritrovrai persino in ritardo per l’appuntamento. Pregai con tutto me stesso che Masato non si fosse perso, ma quando arrivai ad Harajuku lo trovai proprio fuori dalla stazione.
“Scusa il ritardo” dissi prendendo fiato.
“Figurati pensavo di aver sbagliato fermata in verità.”
“Sei stato bravo invece. Sai molti dei turisti si perdono nel cunicoli della metropolitana” spiegai e gli raccontai che stesso io una volta mi ero perso e scoppiò a ridere.
Sentivo che la serata sarebbe andata alla grande! Masato era davvero una piacevole compagnia e mi divertii molto a fargli vedere vari posti della città. Si metteva ogni tanto a scattare delle foto da bravo turista.
“Dai Ryu vieni anche tu nel selfie”
“Io?”
Fui praticamente trascinato davanti all’obiettivo e scattò. Ne venne fuori un selfie davvero divertente, Masato sorridente e perfetto e io con la faccia di chi non sapeva cosa ci facesse lì. “Se vuoi te la passo”
“No grazie è orribile” la guardai con disgusto.
“Io la trovo spontanea” disse con tono dolce guardandola attentamente.
“Eh?”
Chiuse il cellulare e indicò qualcosa alle mie spalle “E quello cos’è?”
Il giro continuò ancora per un ora e poi decisi di portarlo al pub. Avevo paura che non gli piacesse ma Masato era contento di qualsiasi cosa gli proponessi e sembrava molto divertito della serata, nei fui lieto.
Una volta lì prendemmo possesso di un tavolo. Il posto era molto rustico e familiare, pensai che fosse perfetto per due amici che uscivano, si avevo avuto un ottima idea.
“Vieni spesso qui?” mi chiese all’improvviso guardandosi intorno. Persino sotto le luci tenue del locale i capelli biondi di Masato risaltavano.
“Si, vengo ogni tanto con i miei.”
“Amici mai?”
Quella stupida parola. “Io non ho molti amici.”
Masato si illuminò “Significa che sono il primo?”
“Teoricamente.”
“E quelli del lago? Non ci passi più del tempo insieme?”
L’argomento che non volevo tirare in ballo era saltato fuori proprio quando la serata si stava rivelando divertente per entrambi. “Veramente no. Eravamo solo compagni di squadra dopotutto.”
“Ah capisco eppure sembravi molto intimo con alcuni di loro” osservò.
Non sapevo sul serio dove avesse visto tutta quella intimità tra me e gli altri. Per due giorni c’erano state solo battutine, poche parole con Makoto e risate senza senso con Kyoja.
Mi vide chiaramente confuso.
“Ma sì Kyoja e anche l’altro, Hara.” Certo proprio con Hara andavo d’accordissimo. Ora le stava sparando grosse. Dovette notare che mi sentivo a disagio e così decise di non fare più domande. Non volevo che se ne accorgesse ma non potevo fare a meno di sentirmi strano, così tentai di prendere il menù e cambiare argomento.
Masato fece lo stesso capendo il mio disagio.
La cena fu squisita e piacque molto anche a lui che mi chiese di tornarci presto e gli promisi che vi saremmo tornati anche con i suoi compagni di squadra se lo voleva.
“Ma no io preferirei di nuovo noi due soli.”
“Ah.. vabbe se vuoi si può fare” sorrisi.
Eravamo entrambi alla cassa quando distrattamente urtai contro la persona davanti a me in fila. Un gigante rispetto a me e subito provai una certa familiarità. “Mi scusi” dissi istintivamente.
A voltarsi fu proprio Tetsuo in carne ed ossa “Oh guarda c’è mezzesega.”
Perché a me, pensai. Masato lo riconobbe e lo salutò da bravo ragazzo quale era e Tetsuo parve stupito nel vederci insieme proprio lì
“Che fai fraternizzi col nemico?” commentò sarcastico.
Masato rise “Non credevo di trovare anche te qui” disse.
“Sono qui con degli amici.” Quali amici?! Oh no. Praticamente era vero avevo una sorta di calamita dentro di me perché dove andavo io praticamente ci trovavo anche loro.
“Che ci fai qui con mezzasega tu?”
Urlavo dentro di me. Pregai con tutto me stesso che si muovessero le persone davanti a Tetsuo per scappare da lì il prima possibile. Muovetevi!
“L’ho invitato per un giro, non avevo mai visto Tokyo.” Non dire troppe cose Masato.
“E tra le tante compagnie ti sei scelto mezzasega? Povero.”
Masato smise di sorridere nel sentire ancora quel soprannome “Perché povero?”
“Oh guarda se ne sono andati quelli, coraggio paga imbecille!” gridai.
Tetsuo si fece scuro in viso “Non mi dici che fare capito?” Era sul punto di afferrarmi per il collo quando davanti a me si mise Masato. Com’è che la serata aveva preso quella piega improvvisa. Sempre colpa loro.
“Spostati.”
“Siamo in pubblico io eviterei che dite?” disse a tutti e due guardandoci seriamente.
Masato si era intromesso al momento giusto fermando quella scena pietosa. Tetsuo ingogliò il rospo, e si morse il labbro per la rabbia, mi guardava in maniera famelica. Ma preferii ignorarlo e far finta di nulla.
La porta del locale si aprì di scatto e sulla soglia comparve una ragazzina “Tecchan hai fatto? Ci stai mettendo una vita” pronunciò in nostra direzione.
Con chi ce l’aveva?
“Si ora pago” rispose con mia sorpresa Tetsuo.
Feci un respiro di sollievo vedendo che era in compagnia femminile ma la mia gratitudine sparì quando apparvero altre due ragazze minute e appariscenti sulla porta.
“Ma quello è Masato Nishima” disse una spalancando la bocca.
Vi prego non fatelo!, urlavo dentro di me. In pochi secondi Masato fu accerchiato da loro sotto le occhiatacce di Tetsuo geloso di tanta attenzione rivolta verso un altro ragazzo. Io fui praticamente spinto via senza ritegno e messo in un angolo mentre loro tre riempivano di domande il povero Masato, il quale gentilmente rispondeva a tutto.
“Si può sapere che state combinando?” e apparve anche Hara.
Mi si gelò il sangue nel vederlo. Quant’erano , due o tre mesi che non lo vedevo così da vicino? Si rese conto della nostra presenza lanciandomi un occhiata di sfuggita.
“Ciao Hara da quanto tempo” dissi Masato tagliandosi uno spazio per salutarlo.
Hara da gran maleducato ricambiò con un cenno di capo e andò verso l’amico spronandogli di muoversi.
“Mio diooo siamo circondate da tre giocatori!” urlò una delle ragazze. Perchè non provavo la stessa gioia?
“Scusate ma siete un unico gruppo?” domandò a quel punto la cassiera.
All’unisono io, Hara e Tetsuo rispondemmo con un sonoro “No!”
Una volta fuori di lì ripresi fiato mentre le ragazze cinguettavano ancora eccitate facendo un gran baccano per strada. “Non credevo fosse così complicato pagare” feci notare.
“Penso che non potremmo tornare qui la prossima volta” osservò divertito Masato.
E chi pensava di tornare sapendo che era un posto frequentato anche da loro. Con mio stupore una ragazza si avvinghiò al braccio di Masato senza alcuno scrupolo, premendo il proprio seno contro il suo braccio. “Hai progetti Masato?” chiese
“Veramente s-si”
Liquidala in fretta.
“Ho un idea grandiosa perché non vieni con noi in sala giochi!” propose all’improvviso.
“Hikari muoviti” la esortò Hara da lontano.
La ragazza di nome Hikari per non sentirsi dire no vedendo Masato chiaramente titubante cominciò a trascinarselo lasciando me lì come un emerito cretino. La serata stava prendendo una piega che non mi piaceva affatto ma mio malgrado non potevo lasciarlo da solo così seguii il resto del gruppo, composto da Hara, due suoi amici di cui non avevo mai visto le facce, Tetsuo e quelle oche.
Ci ritrovammo presto nella sala giochi in centro e Masato fu praticamente spinto nelle Purikura. Probabilmente volevano la prova materiale di aver trascorso la serata con lui per mostrarla a cani e porci. Masato mi guardò sofferente.
Anche Tetsuo andò dritto in una cabina con una di loro, mentre gli altri due ragazzi andarono dritti ad altre macchinette a caso poco distanti da noi. Decisi dunque semplicemente di attendere la fine di quella serata e mi lasciai scivolare su uno dei divanetti presenti lì.
Con mio stupore anche Hara si mise a sedere proprio a pochi centimetri da me. Lo sentii sospirare, probabilmente anche per lui la serata aveva preso una strana svolta. Cercavo di guardarlo con la coda dell’occhio, ma il più delle volte cercavo di fissare altrove perché non avevo proprio voglia di sentirmelo ancora nelle orecchie. “Puoi parlare se vuoi sega eh.”
Sentirglielo dire mi stupì, come suo solito si era reso conto che lo stavo fissando.
“Non ti ho vietato di parlarmi.”
“Tecnicamente l’hai fatto.”
Stavamo seriamente avendo una conversazione dopo mesi? Mi accorsi che era diverso rispetto al solito, sembrava più calmo, quasi spento.
“Sei il solito, prendi alla lettera quello che ti si dice” mi diede un colpetto sulla fronte. Non capii lo scopo, né tanto meno il significato di quel gesto ma non mi parve cattivo.
“Ryu! Non vuoi fare le foto tu?” Dal nulla apparve Masato completamente stravolto.
“Che ti hanno fatto?” osservai stupito per i suoi abiti sgualciti.
“Mi hanno praticamente messo sottosopra” ridacchiò, “non venite voi?”
“Io passo.” rispose Hara.
“Si anch’io.”
Una ragazza apparve alle spalle di Masato trascinandolo di nuovo dentro. Mi faceva pena ma se mi fossi messo in mezzo mi avrebbe ucciso brutalmente, mai toccare il loro giocattolino.
Hara allora si alzò e andò accanto ad una console lì vicino e vi cominciò a giocare, così a caso. Probabilmente preferiva lo stupido gioco piuttosto che parlare con me. Il tempo parve fermarsi completamente ma poi finalmente uscirono tutti da quelle dannate Purikura.
Altro posto che scelsero le ragazze furono le cabine del baseball. Che pessima scelta pensai. Perché delle ragazze dovrebbero andare in un posto del genere, ma ne capii immediatamente le ragione quando tutte e tre elemosinarono gli insegnamenti da parte di Masato per lanciare come si deve.
“Guardate ragazze che non gioco bene a baseball” spiegò.
Ma le ragazze continuarono ad insistere così con la galanteria che lo caratterizzava disse loro di indossare casco e guanti e di afferrare le mazze, e una dopo l’altra furono accompagnate nel tiro. Ciò che in pratica volevano ottenere.
“Cazzo quello ci ha fregato le ragazze” commentò Tetsuo.
“Non essere geloso” dissi.
“Prendi esempio Tetsuo a quanto pare piace quell’approccio alle ragazze” suggerì Hara scegliendo il casco giusto per il suo capoccione.
Tetsuo continuò a brontolare per la mancanza di attenzione, ora capiva come mi sentivo.
“Ryu vuoi provare?” mi chiese Masato
“No grazie passo.” Masato però non volle scuse e mi venne a prendere trascinandomi davanti alla macchina che lanciava le palline. Ero terrorizzato, non avevo mai praticato sport come faceva a non capirlo. “Davvero io lascerei perdere.”
“Andiamo ti faccio vedere io” disse gentilmente.
Le ragazze ci lasciarono perdere e cambiarono l’obiettivo delle loro attenzione, Tetsuo si sentì di nuovo amato. Nel frattempo era entrato nella cabina accanto a noi anche Hara pronto per ricevere. Quando la prima pallina partì sperai in parte che gli finisse in fronte ma con mio stupore la prese al primo tentativo colpendola con estrema forza.
Porca miseria c’era qualcosa in cui era negato? Ci pensai un pò e mi dissi: sì i rapporto sociali.
“Allora Ryu devi tenere la mazza così” Masato riprese le sue lezioni di cui potevo benissimo fare a meno, mi spiegò come tenerla in mano e titubante seguii le sue indicazioni “poi devi girare lievemente il busto ma tenere il volto verso la palla” mi indicò il macchinario.
Masato mi afferrò per i fianchi avvicinandomi a lui, mi mise nella posizione di tirare. Quel contatto mi metteva estremamente in agitazione, sapevo che da un momento all’altro sarei diventato rosso come un pomodoro.
Cercai di controllare il mio respiro e i miei battiti, ma Masato era davvero troppo vicino! E poi partì il rumore di un colpo.
Questo però non si era prodotto nella mia cabina bensì in quella affianco dove c’era Hara. Mi voltai a guardare, la mazza era a terra e si teneva una spalla poggiandosi contro la parete.
“Chiamate il medico!” disse uno dello staff.
Che diavolo era successo in meno di un secondo. Lasciai cadere la mazza da baseball e mi precipitai verso di lui. Si teneva la spalla destra con una mano, e sul suo volto vi era dipinta un espressione di dolore.
“Fa vedere” disse Tetsuo.
Ma Hara gli bloccò la mano “Sto bene andiamocene” disse.
“Hara-san ma quella pallina ti ha colpito come un proiettile” disse una delle ragazze. Avevo più chiaro cosa fosse successo in quei pochi secondi di distrazione. Quello che non capivo è perché non volesse attendere il medico della struttura.
“Il dottore sta arrivando” disse un altra ragazza alle mie spalle.
“Ho detto andiamocene!” sbottò di colpo.
Continuate ad insistere idioti. In cuore mio avevo paura che fosse qualcosa di grave, e per uno sportivo non era proprio il massimo farsi del male a pochi giorni dall’inizio del campionato. Eppure nessuno disse più nulla, che codardi.
“No” dissi allora io, “ora tu ti metti lì seduto, in silenzio e ti lasci controllare la spalla, idiota.”
Hara mi guardò perplesso e così un pò tutti. Non me ne fregò assolutamente nulla delle parole che avevo usato, il suo egoismo avrebbe potuto danneggiare la mia vecchia squadra e non era quello che volevo. Hara titubò un pò all’inizio ma poi mi diede retta e attese il medico.
Per fortuna una volta tolta la maglia ci rendemmo conto che non era nulla di serio e ce lo confermò anche il medico, dicendogli tuttavia di stare a riposo per un pò perchè probabilmente la spalla si sarebbe gonfiata. Tirai un sospiro di sollievo.
Si poteva ufficialmente dire che la serata fosse terminata, non credo che gli altri avessero voglia di andare ancora in giro dopo quello che era successo. Così i ragazzi si proposero di accompagnare le fanciulle, Tetsuo invece era praticamente incollato all’amico e nonostante fosse pessimo con me, dovevo ammettere che da amico era bravo.
“Che dici andiamo via anche noi?” mi domandò Masato.
Annuii, e senza avvertire gli altri imboccammo la strada del ritorno. Masato molto gentilmente mi scortò fino alla metro, nonostante fosse lui l’ospita ma mi disse che sapeva come muoversi da lì. “Grazie della serata Ryu.”
“Sarebbe potuto andare meglio credo” ridacchiai.
“No davvero mi sono molto divertito, alla prossima” e andò via.
Infondo aveva ragione la serata non era stata così male come pensavo, tranne per l’infortunio finale di Hara. Come aveva potuto una persona perfetta come lui farsi colpire da una pallina, bah, persino i migliori potevano sbagliare quindi. Mi crogiolai nel pensiero che fosse anche lui umano.


SCHEDA PERSONAGGIO:

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Nome: Ryuchi Cognome: Yumei
Età: 16 anni
Data di nascita: 13 Marzo Luogo di nascita: Tokyo, Giappone
Altezza: 1,72 Peso: 55kg
Capelli: castani Occhi: blu mare
Gruppo sanguigno: A
Scuola: Kudan Kenkyuusho Sezione: Secondo anno, 1 sezione
Colore preferito: Verde Cibo preferito: Temaki
Like: I posti tranquilli e immersi nel verde.
Dislike: I prepotenti (Hara) e le ragazzine isteriche.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO X

Trascinato da Kioko mi ero ritrovato improvvisamente in palestra a dare una mano. Era proprio più forte di me, non riuscivo ad allontanarmi definitivamente da lì. Tuttavia la mia presenza non dispiacque a nessuno.
Feci persino la conoscenza del nuovo componente della squadra Kaoru, una ragazzo della mia stessa età ma di un altra sezione. Era estroverso e anche troppo invadente per i miei gusti, sembrava andare parecchio d’accordo con Kyoja, avendo molti tratti caratteriali in comune. L’avevo anche visto giocare, aveva una buona predisposizione essendo alto quando Hara, ed era anche abbastanza robusto. Anzi a vederlo da dietro sembrava esattamente Hara, capelli neri, solo portati più corti e gli occhi più dolci color nocciola. “Avete visto che tiro?!” urlò.
“Dannazione idiota non devono girarsi per ogni tiro che fai!” lo sgridò Tetsuo.
“Ma volevo che si vedesse” sbuffò Kaoru.
Era arrivato un altro personaggio a disturbare Tetsuo e di questo ero felice. Nel frattempo io e Kioko stavamo mettendo al fresco le bevande, anzi ero io che facevo il mulo avanti e indietro dal magazzino mentre lei annotava semplicemente le cose sui suoi fogli. “Ok questi sono gli ultimi” dissi stanco morto.
“Grazie mille Ryu. Se l’avessi chiesto a loro mi avrebbero detto di sicuro no.”
E chissà perchè. Vedendo gli altri i campo mi domandai dove fosse Hara “Scusa ma dov’è Hara?”
“Ha detto che andava a rinfrescarsi un pò.”
Durante l’allentamento? Mi parve molto strano. Così senza darlo a vedere sgattaiolai silenzioso nello spogliatoio, probabilmente si era nascosto lì e chissà perché.
Lo trovai seduto a terra intento a fasciarsi la spalla ma con scarsi risultati, mi partì una risatina spontanea, che gli costava chiedere l’aiuto di qualcuno.
Andai dunque a prendere la cassetta del pronto soccorso e la feci scivolare a terra verso di lui. Hara sussultò e la fissò confuso per qualche secondo, poi mi guardò con un occhiata glaciale.
“Se vuoi te la fascio”
“Non capisci proprio quando uno ti dice di sparire.”
Ignorai quel suo commento. Sapevo troppo bene cosa pensava e rammentavo perfettamente quello che mi aveva detto quella volta, ma non riuscivo a lasciarlo lì. Aprii la cassetta e tirai fuori del ghiaccio secco. “Questo mi aiutava molto quando mi facevano male i muscoli.”
Molto delicatamente tolsi la benda dalla sua spalla. Con mio mio stupore c’era un grosso livido, e tutta la spalla era gonfia. “Ha l’aria di fare molto male” “Non sbagli” strinse di denti.
“Credo che dovresti dirlo al mister non puoi giocarci sopra.”
Hara mi spinse via “Fatti gli affari tuoi!” tuonò.
Il nostro rapporto era sempre stato così ma negli ultimi tempi era andato peggiorando. Hara era peggiorato. Non gli avevo fatto nulla di male infondo, quindi perché fare così, sempre e ovunque?
Proseguii con la medicazione cercando di fasciare tutta la spalla delicatamente, purtroppo non fui abbastanza bravo e raccolsi qualche suo lamento. A lavoro finito mi alzai per rimettere tutto a posto, e lui restava lì, immobile sul pavimento poggiato contro gli armadietti. “Ero arrabbiato quel giorno” iniziò improvvisamente a dire.
“Cosa?”
“Non farmelo ripetere cazzo.”
Impacciatamente cercò di rimettersi la maglietta e senza sollevare troppo la spalla ci riuscì.
“A me non interessa quello che hai detto quella volta” dissi allora.
“Ah si?”
“Certo”
Afferrò poi dei pantaloni puliti e lì indossò davanti a me senza curarsene, “Allora avresti lasciato la squadra il giorno dopo stesso senza una ragione?”
Beccato. “E’ vero non volevo più vedere la tua faccia di cazzo” dissi esasperato.
“Oh finalmente un pò di verità” sorrise bieco, “quel giorno non stavo bene comunque, me la sono presa con la persona sbagliata.”
Erano delle scuse indirette quelle? “Non puoi semplicemente dire scusa?”
“Apprezza già questo, sega.”
E si era tornati al buon vecchio ‘sega’. Non so, mi sentii felice nel sentirglielo dire. “Non saremo mai amici io e te” feci notare “quindi a che serve dirmi che eri nervoso quel giorno.”
“Non saprei in verità.”
Perfetto, conversazione più chiara non poteva esserci. “Facciamo così allora. Partiamo da zero, cancelliamo tutto e ripresentiamoci da persone civili.”
Hara mi fissò sconvolto “Sei impazzito?”
“Già pessima idea. Ascolta io non riesco a far finta di nulla quando ti ho davanti e non so tu come faccia.”
Sapeva perfettamente a cosa alludevo e fino a quel momento non avevamo mai davvero affrontato l’argomento. Magari parlarne poteva essere la soluzione, ma Hara non mi rispondeva anzi distolse lo sguardo da me.
“Diamine e dì qualcosa!” lo spronai.
“Che vuoi ti dica!!”
Era rossore quello che aveva sul volto? Era seriamente arrossito davanti a me. Non potevo crederci. Il belloccio della scuola era seriamente a disagio.
“Non ti sto chiedendo di darmi una spiegazione ma di dirmi come comportarmi.”
“Non credo ci sia un modo di comportarsi. Semplicemente non devi più pensarci.”
Sul serio lui non ci pensava mai? Ero l’unico? “Già forse dovrei smetterla” sorrisi in modo amaro.
Fu in quel momento che avvertimmo la vibrazione di un cellulare e mi resi conto che era proprio il mio. L’afferrai dalla tasca e quando lessi il nome di Masato pensai che non fosse davvero il momento.
Sotto gli occhi scrutatori di Hara dovetti rispondere.
“H-hey” ero letteralmente a disagio.
- Ciao Ryu. Senti che hai da fare oggi? Abbiamo finito prima gli allenamenti e avevo pensato di fare un salto alla tua scuola per poi spostarci, che ne dici? Tanto finisci per le quattro giusto?-
“E-cco... in questo momento sto aiutando in palestra.”
- Perfetto! Allora posso passare senza problemi!-
Diamine come faceva a non capire che non era il momento? Vidi Hara raccogliere le sue cose, sistemandole, dentro di me gli urlavo di non andare via perché non avevamo finito di parlare e chissà come oggi eravamo riusciti ad aprire una discussione.
- Ci vediamo tra poco ciao! –
“Ciao Masato” Per fortuna era durata poco.
“Da quando frequenti quello?”
La domanda mi spiazzò un pò. “Prego?”
“Non sei mai uscito con anima viva e adesso esci con quel tipo.”
Come si era passati a parlare di Masato e della nostra amicizia? “Non sono una antisociale come credi.”
“Come no.”
“Non ti riguarda con chi esco.”
Lo sguardo di Hara si fece di nuovo gelido e di scatto mi venne incontro. Pensai, ecco ora mi mena sul serio, avevo usato un tono troppo altezzoso per i suoi gusti. Inaspettatamente però mi afferrò per il mento, e si fermò a pochi centimetri da me. “Certo che mi riguarda capito?”
E queste furono le sue parole e mi lasciò andare andandosene. La mascella mi faceva malissimo, non credevo potesse aveva una presa tanto forte. Capii che non mi sarei più liberato di lui dopotutto.
Quando tutti rientrammo in palestra arrivò poco dopo anche Masato che molto gentilmente aveva portato dei dolci per tutta la squadra. Non esisteva persona più gentile di lui.
Il gesto fu apprezzato da tutti persino da quel burbero di Tetsuo che mangiava vogliosamente tutti i dolcetti fregandosene che ce ne fossero abbastanza per noi, il solito egoista.
“Allora vi trovate bene a Tokyo?” domandò Kioko che ancora tentava un approccio con lui.
“Si abbastanza. Ci sentiamo disorientati ma tutto sommato è molto bella.”
Kioko era praticamente invaghita ormai, nessuno la schiodava di lì, neanche il mister quando la chiamava. Beh Masato riusciva a conquistare chiunque dopotutto, pensai.
L’unico di noi che non aveva neanche fatto un cenno di saluto nei suoi confronti fu Hara che restava da solo in campo a fare tiri liberi.
Che imbecille pensai tra me non capendo una cippa di quei suoi strani comportamenti.
“Stasera che hai da fare Ryu?”
Quella domanda mi riportò alla realtà “Niente di particolare in verità.”
Masato parve illuminarsi “Perfetto. Allora stasera ti porto io in un posto.”
Non sapevo se fidarmi, come poteva conoscere la città se era qui solo da pochi giorni? La sua proposto fu udita anche da quella impicciona di Kioko. “Uscite?!”
“Ehmm si”
“Perfetto. Hey ragazzi che ne dite se organizziamo di nuovo tutti insieme.”
“Ti prego no..” dissi quasi supplicandola di non farlo.
L’ultima volta che aveva proposto una cosa del genere mi ero trovato nel letto con un ragazzo e ripetere l’esperienza non mi andava affatto. Kyoja disse immediatamente sì, perché diavolo erano tutti così disponibili.
“Yuuto e tu?” urlò ancora Kioko.
Dì di no ti supplico. Ma Hara parve quasi leggermi nel pensiero e sorrise bieco, faceva sul serio paura. Rispose di si. Non sapevo se era rivolto a me o in generale. In tutto questo Masato era completamente rimasto spiazzato ma non vietò a loro di unirsi a noi, era troppo gentile per farlo dopotutto. Infondo quello era anche un suo difetto.
“Qualcosa non va?” mi domandò vedendomi abbattuto.
“Oh vedrai.”
La storia si andò a ripetere. Stesso luogo per l’appuntamento, questa volta però decisi di indossare qualcosa di semplice perché francamente non ne valeva neppure la pena, e non mi preoccupai di arrivare puntuale tanto non mi sarei perso assolutamente nulla, mi dispiaceva solo per Masato.
Quando però arrivai all’incontro trovai tutti vestiti in modo decente, insomma normale, persino Kioko. Ne rimasi molto colpito, persino Hara indossava una semplice maglietta e un paio di jeans. Ovviamente tra noi restava quello più bello, fin quando non vidi anche Masato che wow sapeva prepararsi davvero bene.
“L’idiota è persino in ritardo” disse Testsuo schifato.
“Già Ryu ma che modi sono!” mi sgridò anche Kioko.
Avevo chiaramente detto a me stesso che non mi importava di arrivare tardi o meno, eppure mi sentii profondamente in colpa nei loro confronti.
Masato mi venne incontro dicendomi che stavo bene vestito in quel modo. Mi domandai se ci vedesse bene visto che era la prima cosa che avevo preso dall’armadio.
“Dove diavolo andiamo ora” domandò Hara sgarbatamente.
Ma se non aveva piacere di essere lì perché ci era venuto?
“Io volevo vedere la ruota panoramica al dire il vero” spiegò Masato “era lì che volevo portarti ma ci sarete già stati tutti immagino.”
All’unisono risposero tutti di sì, tranne me.
“L’unico imbecille che non c’è stato” commentò Hara.
Si creava sempre la situazione perfetta per farlo intromettere, strinsi i pugni dalla rabbia. Masato mi mise un mano sulla spalla e sorrise. “Tranquillo sarà la nostra prima volta insieme.”
Non ci mettemmo molto ad arrivare. Rimasi completamente affascinato dal posto, e dal numero di persone che vi erano. Più volte fui spintonato a destra e sinistra da persone di corsa, e spesso ebbi paura di aver perso il resto del gruppo. Non ero mai stato ad Odaiba prima e ritrovarmi lì era davvero strano.
Intorno a me luci e colori rendevano quel luogo un mondo completamente diverso da Tokyo. Passammo accanto ad un enorme Gundam dove c’erano gruppi di ragazzi a farsi foto. Ovviamente a nessuno di noi venne minimamente in mente di fare una cosa del genere. Nemmeno all’esuberante Kyoja. Rimasi pochi secondi a vedere quei ragazzi, sembravano sul serio divertirsi un mondo diversamente da me che ero sulle spine.
Camminammo ancora e arrivammo in un punto dove era visibile la baia di Tokyo e il Rainbow bridge completamente illuminato. Uno spettacolo affascinante, persino Masato ne rimase a bocca aperta.
E infine eccola l’enorme ruota panoramica.
Vederla lì così maestosa mi fece paura, io che non ero mai nemmeno salito su un cavalluccio nelle fattorie.
“Mica qualcuno soffre di vertigini?” domandò ridacchiando Kyoja.
“Non è così alta come sembra” si intromise Hara.
Non sapevo quanto credere alle sue parole, infondo lui era grande e grosso sembrava non avere paura di nulla. Diversamente da me che avevo paura persino dei fulmini. Purtroppo per me non era il momento di dimostrarsi fifone o Tetsuo avrebbe avuto un altro motivo per prendermi in giro.
“Visto che siamo in 6 dividiamoci in coppie!” propose Kioko avvinghiandosi immediatamente a Masato il quale apparve seriamente spaventato dal suo atteggiamento.
“Sei la solita” osservò Hara
“Ryu saliamo io e te?” mi domandò Kyoja.
Grazie al cielo e annuii immediatamente.
La coda era davvero interminabile come anche le chiacchiere di Kioko, non volevo essere nei panni di Masato il quale era seriamente in difficoltà a contenere i riti di corteggiamento di quella ragazza. Mi venne da ridere.
Kyoja mi strinse il braccio, improvvisamente. “Tutto bene?”
“Ecco Ryucchan mi sento un pò strano in realtà.”
“Femminuccia soffri di vertigini?” lo punzecchiò Tetsuo.
“Non c’è nulla da ridere idiota!”, dissi, “Se non te la senti non salire, se vuoi resto con te.”
“Oh no non voglio privarti del tuo primo giro ma davvero mi viene da vomitare.”
E così fu, di colpo e in mezzo alla gente Kyoja vomitò sulla maglietta di Tetsuo. Il momento più esilarante della mia vita, ero stato ripagato di mesi di tortura e la sua espressione era impagabile, completamente sconvolto.
Rimasi lì imbambolato per tipo dieci minuti cercando di mettere a fuoco l’accaduto. Non potei fare a meno di sorridere ma dovevo sopratutto aiutare Kyoja.
“Dannazione che schifo!”
“Ti serve dell’acqua” suggerii
Kyoja mi sorrise comunque “Tranquillo ora passa.”
Hara tirò fuori dalla sua tasca un tovagliolo e glielo porse.
“Hey qualcuno di voi si è accorto che ho del vomito addosso o no?!”
Hara lo guardò disgustato “Va a ripulirti idiota” disse secco.
Uao non aveva carinerie neanche per il suo amico.
“Giuro che vi picchierò tutti!”
Ma nessuno si stava più curando delle sue idiozie. Ci allontanammo dalla fila per cercare un posto dove far riprendere fiato a Kyoja, ma Kioko non volle saperne di rinunciare al suo giro così ci mandò al diavolo.
Cosa non farebbero le donne per un bel ragazzo.
Tetsuo nel frattempo era sparito e nessuno si curò di dove fosse andato. Hara stranamente gentile andò a prendere una bottiglia d’acqua per Kyoja e gliela porse. “G-grazie” commentò timidamente il ragazzo.
“Credo che fosse semplicemente panico” osservò.
“Già. Forse dovremmo vedere come sta Tetsuo.”
“Naah, starà bestemmiando nel bagno.”
Kyoja rise alle parole di Hara. Wow, quella sera sembrava sul serio carino e penso che l’avesse notato anche Kyoja che era improvvisamente arrossito. Poi però capii che quel rossore non era affatto normale, così gli poggiai una mano sulla guancia.
“Credo che tu abbia la febbre.”
“Ma è impossibile” si scostò.
Senza pensarci due volte afferrai il mio cellulare.
“Che cosa fai?” mi domandò Hara.
“Voglio chiamare i suoi genitori mi sembra ovvio. Kyoja dammi il loro numero.” Inizialmente parve titubante ma poi acconsentì ammettendo stesso lui di non sentirsi affatto bene. Il telefono non bussò a lungo e rispose una donna con la stessa tonalità di voce di Kyoja, doveva essere la madre. Le dissi semplicemente che il figlio era accaldato e non si sentiva bene, le spiegai che eravamo lontani da casa sua per tornare a piedi e che non riusciva a camminare.
La donna parve chiaramente preoccupata e mi rispose che sarebbe venuti in auto. Non dovemmo attendere a lungo, nel frattempo io mi ero seduto accanto a Kyoja e quest’ultimo aveva poggiato la testa sulla mia spalla chiudendo gli occhi. Che tenero, pensai.
Hara nel frattempo era in piedi davanti a noi e si guardava in giro. Mi chiedevo vivamente cosa pensasse in quel momento, probabilmente che tutto ciò fosse solo una seccatura, conoscendolo.
“Mi dispiace Ryucchan” Kyoja aveva la voce per la prima volta rauca e debole.
“E di cosa idiota” sorrisi
“Ho rovinato l’uscita a tutti.”
“Non ci pensare a questo” si intromise anche Hara che ancora una volta cercava di aiutare.
Lo guardai attentamente e lui ricambiò, ma il suo sguardo non aveva nulla di cattivo sembrava un ragazzo normalissimo, uno di quelli che non amavano prendere in giro il prossimo.
Nel mio cuore piangevo, perché conoscevo la realtà. Provai tanta amarezza principalmente perché con me non aveva mai avuto parole di conforto, o modi gentili. Provai invidia.
Passò altro tempo e finalmente arrivarono i suoi genitori. La mamma era praticamente la copia di Kyoja, identica statura e viso. Raccolse il figlio aiutandolo a salire in macchina e ci ringraziò di essergli rimasti accanto.
“Che serata di merda” esordì a quel punto Hara quando vide l’auto andare via.
“Mi chiedo che fine abbiano fatto gli altri a questo punto.”
“Capirai.”
Hara di punto in bianco mise le mani in tasca e cominciò a camminare in direzione opposta alla ruota panoramica. Dove diavolo stava andando. Stava lentamente svanendo in mezzo alla folla, ed era sempre più lontano da me.
Mi guardai indietro e pensai a Masato e Kioko che erano ancora lì, ma poi qualcosa mi disse di andargli dietro. Ovviamente il solito grillo parlante nella mia testa mi dava dello stupido, che mi sarei messo nei guai come l’ultima volta ma poco mi importava.
Cominciai dunque a seguirlo. Lui che mi camminava davanti e io a pochi passi dietro dietro. Non sapevo se si fosse accorto della mia presenza, si guardava a destra e a sinistra in cerca di qualcosa.
Forse cercava Tetsuo, pensai. Sarebbe stava la cosa più scontata che potesse fare. Poi mentre dava uno sguardo in giro, lanciò un occhiata sfuggente alle sue spalle e sfoderò la sua classica espressione seccata. “Perchè diavolo mi stai seguendo?”
“Non stiamo cercando Tetsuo?”
Fu davvero la prima cosa che mi venne in mento in quel momento. Hara sospirò e proseguì per la sua strada ignorandomi completamente come suo solito. Dov’era finito il ragazzo gentile di prima? Perché solo io dovevo vedere quell'orribile lato del suo carattere.
Senza accorgermene era entrato in fast-food lì vicino. Quindi aveva scaricato praticamente tutti per andarsi a mangiare un panino? Egoista del cazzo, pensai dentro di me. A causa delle mie pessime decisioni non potevo nemmeno tornarmene indietro visto che non conoscevo affatto quel posto. Mi maledissi.
Dentro Hara era già alla cassa ad ordinare e mi lanciò un altra occhiata vedendomi avvicinare.
“Gli altri saranno preoccupati” feci notare
“Non credo che a Kioko interessi molto di noi visto che è con Masato.”
Quella cruda verità mi fu sbattuta in faccia con quel suo tono ironico e pungente.
“Io adesso mangio quindi vedi tu dove andartene.”
Possibile che non avesse altri modi con cui parlarmi. Lo guardai disgustato ma non risposi, decisi così di ordinare anch’io un menù dal display e assecondare quei suoi modi e voglie da donna incinta.
Quando la ragazza del locale ci servì il menù notai con mio stupore che avevamo esattamente ordinato la stessa cosa, e restammo completamente ammutoliti.
“Ed ecco i vostri frappè con con panna e cioccolato. Buon appetito!”
Persino il frappè era identico, con le scaglie aggiunte di nocciole. Guardai poi Hara ma questo era pietrificato, non mi degnò di una parola, afferrò il suo vassoio e andò a cercarsi un tavolo. Mi affrettai a prendere il mio e lo seguii.
“Sembra invitante!” dissi osservando il mio mega panino. Più che altro stavo tentando di iniziare una normalissima conversazione. Vedevo le persone intorno a noi completamente a loro agio con amici o fidanzati, e sembravano divertirsi un mondo. Noi eravamo completamente fuori contesto. Hara mangiava le sue patatine guardando fuori dalla finestra facendo finta che di fronte a lui non ci fosse nessuno.
Cercai allora di finire al più presto quel panino perché volevo proprio tornarmene a casa, era insopportabile. Lo ignoravo e mi veniva a punzecchiare, gli davo contro e mi ignorava. Come voleva che mi comportassi?
In cuor mio ero triste. Triste che non mi sopportasse. Guardai anch’io fuori dalla finestra e vidi in lontananza la ruota panoramica illuminata, chissà che stavano facendo gli altri. Non ci avevano proprio calcolato forse davvero eravamo di impiccio per loro. Ero un impiccio per tutti. Strinsi i pugni sotto il tavolo. Infondo non era cambiato nulla dall’inizio dell’anno. Potevo cambiare taglio di capelli, abiti, atteggiamento ma continuavo a non piacere più di tanto alle persone.
“Vuoi andarci?” Mi domandò di punto in bianco Hara interrompendo il mio struggimento.
“Dove?”
“Lì” e indicò verso la ruota. Perché tirava fuori completamente a caso domande idiote. Si, che volevo andarci visto che eravamo venuti per quello e mi ero ritrovato a stare in un fast food in sua compagnia. Ma come potevo dire tutto ciò. Era lì che mi guardava con quel suo sguardo indecifrabile che aspettava una mia risposta. “Parli sempre e ora sei muto.”
“Posso scocciarmi anch’io di parlare ogni tanto?” risposi seriamente innervosito.
“Allora?”
“Beh comunque dovremmo tornarci per gli altri.” La scusa del cazzo. Volevo andarci e come un idiota non lo dicevo chiaramente. Hara allora sorseggiò la sua bibita ancora più seccato per la mia risposta. Voleva sentirsi dire no?
Finimmo di mangiare e vidi che stavamo tornando indietro. Ne fui lieto, ma invece di andarsene a mangiare da solo non avrebbe potuto aspettare che ci fossero gli altri?
Tornammo alla coda che nel frattempo era molto diminuita. Guardai in giro cercando di scorgere i volti di Masato e Kioko, ma c’era davvero tanta gente così pensai di chiamarli.
Hara mi afferrò per un braccio facendomi sussultare “Vieni possiamo salire.”
Mi strattonò all’interno della cabina sotto gli occhi perplessi dell’addetto che di solito vedeva coppiette lì sopra. Che vergogna pensai, o forse ero io a farmi dei film sapendo i nostri precedenti.
La cabina era ancora più piccola di quello che credevo. Mi sentivo ancora più agitato, eravamo solo noi due in uno spazio così ristretto. Cominciai a pensare a cose assurde e mi tornò in mente quella notte al lago, mi senti di fuoco e cercai di scacciare il pensiero immediatamente. Non pensarci, dimentica!, mi gridavo.
Hara si sistemò di fronte a me apatico come suo solito. “Ecco ora puoi raccontare di esserci stato, sega” disse ghignando.
“Non era con te che volevo salirci in verità.”
“Ci sono ragazze che farebbero salti mortali per essere al tuo posto, potrai vantartene.”
Quell’ironia cominciava davvero a starmi sulle palle. Dentro di me pregai che quel dannato giro durasse il meno possibile, ma poi ogni cattivo pensiero svanì quando cominciammo a salire e la vista divenne spettacolare. Si vedeva tutta la baia di Tokyo illuminata, gli enormi grattacieli sembravano così piccoli e le auto sembravano puntini luccicanti che si muovevano a caso.
Mi avvicinai di più al finestrino, entusiasta di quello spettacolo. Sorridevo, per tutta la serata mi ero sentito agitato e di mal umore e ora stavo palesemente sorridendo a quel paesaggio.
“Guarda si vede la Tokyo Tower!” dissi istintivamente.
Hara guardò il punto che stavo indicando con sufficienza “Carino.”
“Possibile che non ti piaccia nulla!”
“Non è il mio genere di divertimento questo, tutto qui.”
E quella era la sua dannata risposta “Allora perché saresti venuto?”
Hara mi guardò intensamente per la prima volta da quando era iniziata la serata, tanto da farmi paura. Gli avevo già visto quello sguardo e no in situazioni felici da rammentare.
“A Tetsuo piace Kioko” iniziò improvvisamente a dire tornando a quel suo atteggiamento distaccato “quindi era preoccupato che potesse rimanere sola con Masato ma così è stato alla fine.”
“Per questo è scappato e non più tornato?”
“Già, non credo volesse farsi vedere completamente sporco.”
Lo guardai confuso “Ok e che cosa c’entri tu?”
“Io osservo il suo rito di corteggiamento e lo derido, fine.”
Era un mostro persino con gli amici. Rimasi incredulo “Non sta bene prendere in giro una persona innamorata.”
Hara sorrise “E perché sega? E’ la parte più divertente. Chiunque perde se stesso quando si innamora di qualcuno, anche la persona più forte diventa debole e vulnerabile e persino quell’idiota si è rivelato come tutti gli altri.”
Per la prima volta forse stavo scavando un pò di più nei suoi reali pensieri e ciò che sentivo non mi piaceva affatto. Come poteva pensare una cosa del genere persino del proprio amico.
“Io credo che tu stia sbagliando.” Hara mi guardò confuso. “Non credo affatto che volere bene a qualcuno renda debole quella persona al contrario, si diventa più grandi e consapevoli di voler fare di tutto per quella persona. Il tuo ragionamento è stupido.”
A quel punto Hara sfoderò il suo gnigno “Sapevo che uno come te avrebbe detto una cosa simile. Ma fattelo dire sega, non sei nella posizione di dire ciò visto che nessuno ti vuole bene.”
Cosa?
“E’ ironico sentir parlare di amore da chi per tutta la vita non ha fatto altro che studiare ed è rimasto invisibile persino nella propria classe per un anno intero. Mi fai solo ridere.”
Il mio corpo si era pietrificato di colpo, i miei pensieri si erano azzerati. Le sue parole furono come lame affilate, ricoperte di velone. Un veleno spregevole che usciva sempre dalla sua bocca.
Sentii qualcosa di caldo scorrermi lungo la guancia. Hara mutò immediatamente quella sua espressione cattiva e di scherno in stupore perchè probabilmente stavo piangendo.
Che mezzo uomo ero. Io, Ryuchi Yumei stavo frignando come un bambino proprio davanti a lui.


SCHEDA PERSONAGGIO:

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Nome: Yuuto Cognome: Hara
Età: 16 anni
Data di nascita: 18 Dicembre Luogo di nascita: Tokyo, Giappone
Altezza: 1,82 Peso: 73kg
Capelli: Neri Occhi: Arancioni
Gruppo sanguigno: 0
Scuola: Kudan Kenkyuusho Sezione: Secondo anno, 1 sezione
Colore preferito: Bianco Cibo preferito: Tutto
Like: Basket
Dislike: Chi balbetta e chi si impiccia degli affari degli altri

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


In quei due giorni ho avuto molto da fare ecco perchè posto sempre in ritardo, scusatemi tanto.

CAPITOLO XI

Le sue parole erano state più cattive del solito ma forse ciò che mi faceva più male e che rappresentavano la realtà. Come potevo difendere sentimenti come l’amore o l’amicizia se io in primis non mi ero mai nemmeno accostato a loro, ero un ipocrita. Senza contare il fatto che nessuno mai aveva esternato certi sentimenti per me.
“Hai ragione sono invisibile” iniziai a dire guardandolo negli occhi e asciugandomi quel pò di orgoglio che mi restava “sono talmente solo e invisibile che la prima persona con cui abbia seriamente parlato sei stato tu”, sorrisi, ma il mio era più un sorriso di tristezza. “E francamente non capisco perché uno come te abbia dovuto farlo. Stavo meglio, avrei evitato tante cose come ad esempio trovarmi qui con te.” L’avevo detto finalmente, mi sentii sollevato e molto più leggero.
“Già me lo chiedo anch’io che mi saltò in mente quel giorno” il suo tono di voce non era più cattivo, era più tenue e profondo e distolse lo sguardo da me concentrandosi sul panorama.
“Quindi non c’è bisogno che tu mi dica quello che sono perché già lo so.”
Hara parve colpito delle mie parole ma cercò di non darlo a vedere “Questa volta cambierai scuola per non vedermi?”, la domanda aveva quel suo solito tono ironico.
“Sarebbe un miracolo ma non credo.”
La ruota panoramica si fermò. Eravamo sul punto più alto in assoluto, ma la magia di quella vista ormai si era spenta, come anche la mia voglia di vederlo lì davanti a me. Non mi sentivo offeso, non ero arrabbiato ma ferito. All’improvviso il mio cellulare squillò interrompendo quel silenzio. “Masato?” Raccolsi l’attenzione di Hara. “Hey” dissi rispondendo.
- Ryu ma dove diavolo siete? Vi stiamo cercando da un ora –
“Ehmm s-siamo sulla ruota in verità.”
- Eh? Ma non vi abbiamo visto. Dice che sono sulla ruota panoramica – probabilmente stava parlando con Kioko infatti sentii la sua voce in sottofondo.
“Tra poco abbiamo finito e siamo da voi.”
- Ryu va tutto bene? Ti sento strano –
“Sto bene tranquillo.”
Non era vero e guardai Hara. I nostri occhi si incontrarono di nuovo.
- Allora a tra poco –
“Ok.”
Guardai il cellulare per qualche istante pensando al povero Masato che aveva passato la serata in altro modo rispetto a come l’aveva immaginata, ma non era l’unico ad essere scontento di com’era andata.
“A quanto pare Kioko non l’ha rimorchiato, peccato” commentò Hara. La sua voce questa volta non aveva alcun tono ironico, anzi probabilmente l’aveva detto seriamente come se fosse dispiaciuto che tra loro non fosse funzionata.
Lo fissai a lungo. Hara ricambiò seccato.
Finalmente scendemmo da quella maledetta ruota. Fu un giro eterno, ed entrambi ci sentivamo spossati. All’uscita ci riunimmo con Kioko e Masato, i quali erano sorpresi di vederci soli. Così dovemmo spiegare tutto quello che era successo mentre loro non c’erano, Kioko si fece una grossa risata per l’accaduto di Tetsuo mentre Masato ebbe una reazione totalmente diversa, quasi triste.
“Ti è piaciuto il giro almeno?” mi domandò.
“Oh si, è stato davvero bello” dissi anche se mentivo a me stesso.
“Possiamo tornare a casa adesso?”, chiese Hara vicino a Kioko che non smetteva di ridere. Per una volta ero d’accordo con lui, la serata poteva anche finire lì visto che eravamo rimasti in quattro. All’inizio Kioko non parve d’accordo ma poi sotto esortazione si convinse.
Una volta a casa mi lasciai proprio andare sul letto, ero stremato, come se avessi scalato una montagna. Ripensai a quello che era successo, e se ricordavo la ruota o al posto mi veniva in mente il volto di Hara. Che mi stava succedendo. Dovevo odiarlo a morte eppure non riuscivo. Fu in quel momento che ricevetti un messaggio.
- Ci rifaremo di questa serata strana. Masato –
Quel ragazzo aveva perfettamente colto ciò che anch’io avevo provato e il mio desiderio di dimenticare. Eppure per quanto mi sforzavo pensavo ad Hara che mi camminava davanti, le sue spalle e la sua schiena perfetta. Ripensai al fast food, e ai ridicoli menù uguali e diversamente dalle emozioni provate in quel momento, mi venne da sorridere. Sentii il cuore sussultare. Cos’era quel sentimento che provavo?
 
 
I giorni seguenti si tornò a scuola. Tutti erano in fibrillazione per l’imminente partita, principalmente le ragazze che stavano già progettando striscioni e canti di supporto.
Persino i docenti cominciarono a diventare maniacali verso lo sport, come se tutto ciò contasse per il futuro. Infatti puntualmente ci ricordavano di essere in palestra Mercoledì alle sei.
Io invece continuavo ad aiutare il mister e Kioko, ormai ero diventato il tuttofare della tuttofare e non venivo neanche pagato, quello si che era vero sfruttamento.
“Chissà se Kyoja sta bene” disse Kioko mentre riordinava i palloni.
“So che tornerà domani, in tempo per gli ultimi allenamenti” spiegai.
“Oh grazie al cielo.”
“E quello lo chiami tiro Hara?!” gridò il mister verso i ragazzi in campo. Era la quarta voleva che lo richiamava ma solo perché non ne faceva una giusta, eppure non aveva mai avuto grossi problemi.
“Non capisco questo suo calo” commentò pensierosa Kioko.
Hara però ce la stava mettendo tutta. Erano giorni che il mister gli affidava il compito di allenarsi fino a tardi, e lui obbediva. Il solito Hara avrebbe mandato al diavolo chiunque l’avesse criticato, eppure restava in silenzio e accettava ogni critica. Persino Tetsuo gli diceva che stava facendo schifo.
Raccolse il pallone e tentò un altro tiro, anche questo sbagliato. “Dannazione di questo passo non arriveremo neppure ai quarti” osservò il mister mangiandosi le mani.
Anche quel giorno l’allenamento terminò. Erano tutti stanchi e sudati, così corsero nelle docce, mentre in campo come al solito restava Hara che provava tattiche di gioco senza portarne a buon fine nessuna. Non capivo davvero quale fosse il problema, poi però notai che si toccava la spalla.
Attesi che anche il mister e Kioko fossero andati via, non volevo che lo scoprissero. Mi trattenni un pò e continuai ad osservare il suo allenamento. “Accidenti!” sbottò ad un certo punto.
“Ti fa ancora male vero?”
Si voltò a guardarmi “Sei ancora qui sega.”
“Si e immagino la tua gioia.”
Raccolse nuovamente il pallone e tentò un nuovo tiro ma nulla “Cazzo!"
“Dovresti dirlo al mister che non sei in condizioni di giocare. Giocherai nella prossima partita, non muore nessuno.”
Mi ignorò completamente all'inizio ma poi rispose: “Hai altri consigli idioti o puoi ritirarti?”
Mi esasperò davvero stavolta “Fa quello che vuoi” e feci per andarmene.
“Sono il capitano non posso rinunciare.” Lo fissai e sul suo viso c’era la determinazione di un vero capitano che pur ferito ce la stava mettendo tutta. Forse il mio era stato davvero un consiglio stupido dopotutto, non potevo chiedere a un giocatore di rinunciare, e conoscendo almeno un pò Hara non l'avrebbe mai fatto ma dovevo fare qualcosa.
Decisi dunque di non tornare indietro e lasciai la palestra, decisi di andare dritto in infermeria per chiedere un parere a chi ne sapeva più di me di dolori e ferite ma come mi aspettavo, l’infermiera disse che c’era solo bisogno di riposo e non era quella la soluzione che stavo cercando.
Così dalla scuola andai in farmacia e comprai varie medicine che a parer del dottore avrebbero alleviato l’infiammazione. E una volta a casa cercai altri rimedi della nonna su internet trovando che il calore poteva alleviare il dolore, così cercai per tutta casa borse d’acqua calda. Si, avevo un piano in mente e Hara Mercoledì avrebbe giocato alla grande.
Stesso quel tardo pomeriggio armato di tutto punto mi recai a casa sua fregandomene di non essere ben voluto, lo stavo facendo per la squadra. Bussai dunque senza esitazione.
E quando mi aprì fu molto sorpreso di trovarmi lì “Ti avevo detto di non farti più vedere” disse seccato.
“Ho qualcosa che potrà aiutarti con il dolore alla spalla” e gli mostrai la busta. La guardò incuriosito per qualche secondo poi tornò apatico come suo solito. Mi disse di entrare e lo feci. “Da quanto ho letto se fai degli impacchi caldi il dolore dovrebbe attenuarsi e queste medicine ti dovrebbe aiutare momentaneamente per gli allenamenti.”
Ero davvero entusiasta di quella soluzione che avevo trovato ma Hara mi parve poco convinto, sopratutto dal modo in cui guardavo perplesso le fasce e le borse di acqua calda che avevo portato. Sospirò “Anche se dico no non te ne andrai vero?”
“Esatto quindi adesso togliti la maglia e facciamolo!” Ci fissammo e mi resi conto di cosa avevo appena detto visto la situazione che c’era tra noi. “E-cco.. hai capito insomma.. per l’impacco...”
Hara sfoderò il suo ghigno “Alludevi ad altro?”
Sprofondai nella vergogna e d’istinto andai a mettere le borse sotto il getto d’acqua bollente per sfuggire da quelle sue solite parole di scherno. Con la coda dell’occhio lo vidi togliersi la maglietta, era di spalle e aveva davvero una schiena bellissima. Lo stavo di nuovo guardando imbambolato.
“Hey sega quanto devo tenere sta roba?”
Sussultai “Ehm credo finché non si faccia freddo l’impacco.” Parve ancora più seccato ma non aggiunse altro e si lanciò sul divano del salotto. Guardai l’orario, erano le sei passate e mi domandai a che ora tornassero i suoi genitori. Avrei fatto bene a chiedere? Non lo vedevo il tipo che amava parlare delle cose sue così lasciai perdere.
Hara ignorandomi completamente si era messo a leggere una rivista a caso. Una volta riscaldato l’impacco andai da lui per metterglielo ma parve non volere aiuto. ”Faccio io” mi disse e andò allo specchio per sistemarselo.
Non mi importava se ero io metterlo o meno, ero contento che avesse accettato l’idea e per averlo fatto pensai che ci teneva davvero tanto a giocare dopotutto. “Dovrebbe darti sollievo immediato.”
“Per curiosità chi ti ha detto questa idiozia?”
“Ho cercato su internet.”
Sospirò “L’avevo immaginato sega” e tornò alla sua rivista sul divano. Passò un intera ora nel silenzio più assoluto e ancora nessuno si era fatto vivo. Che strano. Hara pareva non preoccuparsene o come se la cosa non fosse minimamente strana. Cercai di fare lo stesso e di farmi di affari miei ma combattevo contro l’impulso di sapere. “Hey l’ora è passata posso toglierlo?”
“Ehm credo di si, vediamo come va.”
Fui io ad aiutarlo e poté indossare nuovamente la maglietta. Hara indossandola parve sorpreso, poi cominciò a sollevare il braccio imitando i movimenti di un tiro e si toccò la spalla  “Fa meno male” disse.
“Oddio ha funzionato davvero!”
“Eh?”
Mi tappai la bocca e ridacchi “Non ero convinto che funzionasse davvero.”
“Ringrazia che il braccio mi faccia male o ti spaccherai la testa.”
Ormai quelle minacce erano prive di fondamento, non ne avevo più paura ma ero contento di aver trovato un modo efficace di bloccargli il dolore “Credo che funzionino anche bagni caldi oltre agli impacchi. Domani prima dell’allenamento prendi la medicina e ti farà sparire il dolore almeno per giocare”, spiegai lasciandogli tutto sul tavolo.
“Io davvero non ti capisco. Ti dico le peggior cose e non scappi, sei idiota o cosa?”
Eccolo che ricominciava, “Tranquillo ora me ne vado erano solo gli ultimi avvertimenti, ci vediamo.”
Mi afferrò per il braccio primi che potessi andare in direzione della porta. Non volevo ascoltare altri insulti, non ero andato lì per quello sinceramente e sperai che non lo facesse.
Lo guardai sperando che capisse che non avevo voglia di litigare e incrociai i suoi occhi enigmatici. Da quando avevo iniziato a guardarlo così apertamente?
Poi distolse lo sguardo da me e mi lasciò andare “a domani” disse e se andò senza nemmeno accompagnarmi alla porta. Non mi sorprese quel gesto, piuttosto pensavo che mi dicesse qualcosa ma non lo fece.
Fuori da casa sua alzai gli occhi verso quella che sarebbe potuta essere la sua stanza. Dentro di me mi dicevo che prima o poi mi sarei fatto seriamente male standogli accanto ma nonostante tutto lo facevo.
Cominciai ad avere consapevolezza che c’era altro che mi spingeva a farlo o non mi sarei fatto scopare in quel modo, solo che era dura ammetterlo a me stesso che quel ragazzo stronzo come pochi iniziava a piacermi. Che guaio, pensai e ora chi andava a dirglielo... mi avrebbe davvero ucciso.
“Dimentica.” Mi tornò in mente. Io non l’avevo mai davvero fatto e l’avevo solo e sempre seguito fino a quel momento, ero inquietante. Mi diedi da solo dello sciocco di star provando quei sentimenti, ero pessimo in tutto.


SCHEDA PERSONAGGIO:

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Nome: Kioko Cognome: Mazuna
Età: 16 anni
Data di nascita: 13 Aprile Luogo di nascita: Kanazawa, Giappone
Altezza: 1,63 Peso: 46kg
Capelli: Nocciola Occhi: Verdi
Gruppo sanguigno: B
Scuola: Kudan Kenkyuusho Sezione: Secondo anno, 1 sezione
Colore preferito: Rosso acceso. Cibo preferito: Pocky
Like: Tutti i bei ragazzi muscolosi in particolare Masato.
Dislike: La maleducazione.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO XII

Eravamo arrivati a Lunedì mancava davvero poco alla partita, e l’ansia aumentava in tutti noi, per non parlare del mister che diventava sempre più esigente e scontroso.
La mia specie di terapia aveva portato qualche giovamento ad Hara che quotidianamente la seguiva senza bisogno che gliela ricordassi ma sembrava ancora affaticato anche se almeno qualche tiro lo centrava. Continuavo però a vedere in lui profonda stanchezza perché rispetto agli altri doveva rendere il doppio. Quel pomeriggio fui trascinato proprio da lui nello spogliatoio mentre gli altri erano a giocare e fui sbattuto con estrema violenza contro gli armadietti. “Non funziona più nulla!”
“E tu per poco non mi spaccavi la testa per dirmi questo?” Mi massaggiai la testa perché mi faceva male, che modi.
“Trova qualcos’altro.”
“Non ho più idee, a questo punto devi solo stare a riposo.”
Era sudato, stanco e sul suo volto gli leggevo il dolore che probabilmente stava sopportando “Cazzo. Di questo passo non sarò in forma per la partita.”
“Hara dillo al mister non puoi giocare, così farai perdere la squadra.”
“Sta zitto!” sbottò furioso. Quella sua rabbia però sembrava nascondere tanta amarezza, si toccò la spalla e andò a scavare nella sua borsa in cerca di qualcosa. Lo vidi afferrare due pacchi di aspirine.
“Quante ne stai prendendo” dissi notando che i pacchetti erano quasi vuoti, altro se seguire perfettamente la terapia ne stava abusando “Ne va presa una al giorno idiota!” andai verso di lui di scatto, senza pensarci, puntavo a quei pacchetti perché volevo fermarlo.
Hara mi scansò afferrandomi per un braccio “Non ti riguarda”, mi guardò in maniera truce.
Era vero ma tutto ciò riguardava anche gli altri “Sei il dannato capitano di questa squadra pensa al loro bene! Smettila di essere egoista e fatti sostituire questa volta.” Mi fece davvero arrabbiare al punto che andai via sbattendo la porta e ignorando gli altri una volta fuori di lì. Era un idiota, come potevo provare qualcosa per quel tipo, non ascoltava nessuno e ancora una volta l’aveva dimostrato. Tanto era lui che usciva dal campionato che importava a me.
 
Mercoledì alla fine arrivò e come c’era da aspettarsi dopo tutta la pubblicità che avevano fatto ragazzi e docenti, tutta la palestra era piena. Spalti che brulicavano di ragazze con enormi striscioni e urlavano in coro qualcosa che non capivo. Mi sistemai in un angolo, tra gente a caso dove vi trovai Onoe che a stento mi guardò in faccia ignorandomi. Non ci diedi peso e andai a sistemarmi accanto a Kioko che era in un stato d’ansia assurdo “Speriamo che giochino bene, sono troppo in pensiero per tutti loro. Kyoja sembrava anche meno in forma del solito.”
Solo lui?, pensai. Doveva vedere in che stato era Hara allora “Vedrai che se la caveranno.”
“Speriamo Ryu” e senza accorgersene mi strinse la mano. Che strano gesto, nessuno fino a quel momento aveva mai voluto tenermi per mano per sentirsi meglio. Lei mi guardò confusa “Posso?”
“S-si” non seppi che altro dire. Finalmente la partita stava per iniziare, entrarono prima gli sfidanti, i quali erano giocatori enormi rispetto ai nostri. Almeno un metro e ottanta ciascuno e sembravano davvero agguerriti per la vittoria, cominciai ad essere preoccupato anch’io per gli altri. Era strana quella sensazione, non mi ero mai preoccupato per nessuno questo perché non avevo mai avuto qualcosa a cui pensare.
Poi entrò la nostra squadra. Entrò prima Tetsuo e poi gli altri, Kyoja che come al solito ricambiavi le acclamazioni con vistosi saluti e Makoto che timidamente lì seguiva, poi ecco Kaoru e poi apparve un ragazzo che non avevo mai visto prima. “Ma quello chi diavolo è?” domandi.
“Ah tu non lo sai? Hara si è fatto male alla spalla e ha scelto di non giocare in questa partita. Non ha voluto che si sapesse in giro, ma penso sia stata la scelta migliore che potesse fare.”
Hara quindi non avrebbe giocato. Ero totalmente sorpreso di quella scelta, non era da lui ma poi mi tornò in mente le parole che gli avevo detto e pensai che non poteva davvero avermi dato retta, era impossibile. Lo cercai con lo sguardo a bordo campo ma non lo vidi, dov’era? “Ma non è neppure venuto?”
Kioko ci pensò un attimo “Non saprei ma credo di si.”
Conoscendolo sapevo che quella scelta gli era pesata molto, e non era lì. “Torno subito” dissi a Kioko lasciandola lì senza una valida spiegazione e cercai di farmi strada verso l’uscita. Mi venne di istinto, quegli stupidi sentimenti che provavo mi facevano fare cose senza riflettere. Scesi dagli spalti, gettai ancora un occhiata a bordo campo ma c’erano solo cambi e i mister. Partì a quel punto il fischio d’inizio e la partita cominciò.
Non era lì e quindi dov’era? Hara non si sarebbe perso la partita quindi la stava guardando da dove? Ci pensai un attimo con lucidità e pensai che potesse essere fuori di lì, così corsi fuori dalla palestra.
Era buio e faceva anche abbastanza freddo, il venticello muoveva le foglie degli alberi e il viale era completamente deserto perché erano già tutti dentro. Lo cercai lì, guardai in giro e avevo ragione era vicino ad un albero tutto solo. Hara..
Mi vide e non disse nulla, così neppure io. Non era egoista dopotutto, aveva pensato al bene degli altri e si era fatto da parte da vero capitano lasciando spazio a qualcun altro, bravo, pensai dentro di me e sperai che gli potesse arrivare il mio senso di orgoglio. Decisi dunque di avvicinarmi a lui “Kioko mi ha detto tutto” spiegai.
“Te ne saresti accorto anche vedendo la partita immagino.”
“Perché non sei dentro?”
Hara lanciò un occhiata all’edificio “Posso capire anche da qui come sta andando”, forse faceva riferimento ai boati di esaltazione che si sentivano quando una delle due squadre segnava.
“Vinceranno vedrai”
“Già” sembrava essere giù di morale perché non era ancora partito col suo solito tono pungente, potevo immaginare cosa provasse dentro di se, e a quel punto mi guardò, “Tu perché sei qui fuori?”
Perché ero preoccupato per te, questo avrei voluto dire in quel momento ma non ne ebbi il coraggio “Pensavo volessi compagnia dopotutto” cambiai totalmente la mia versione, e avevo il brutto vizio di guardare altrove quando mentivo a me stesso e agli altri.
“Sai che non voglio la tua compagnia sega.”
Come no detto “Ti dovrai accontentare per stasera.”
“A quanto pare si” e sorrise. Mi aveva un concesso un breve ma bellissimo sorriso, era davvero rivolto a me, peccato solo che durò molto poco “Ti ho già detto di smetterla di fissarmi.”
“Ah.. s-scusa.”
“Sei inquietante quando fai così” parve estremamente a disagio e imbarazzato in quel momento, ma quanti caratteri aveva? E io che pensavo di essere complicato, anzi, lui mi batteva nettamente anche in quello.
“Quando riapriranno le selezioni tornerò nella squadra” dissi a quel punto, pensando che volevo assolutamente tornare anch’io lì con loro.
“Uao proprio quello che volevo” commentò ironico ma non importava, poteva dire e fare quello che voleva non me la sarei più presa per nulla. Anzi per le sue parole non me l’ero mai davvero presa.
“Dovrai sopportare ancora questa mezzasega quindi vedi di guarire non voglio diventare più forte di te” sorrisi, e questa volta stavo cercando il sarcasmo anch’io.
Hara mi fissò però senza dire nulla, nella mia mente avevo immaginato subito una sua risposta che però non arrivò e piuttosto bruscamente mi afferrò per una spalla e mi portò verso di lui, a pochi centimetri, allungò la testa verso di me e molto delicatamente mi strappò un bacio.
Fu un bacio veloce, delicato, proprio l’opposto dei suoi modi. Mi lasciò andare e tirò indietro la testa allontanandosi, ero sul serio senza parole e completamente spiazzato del gesto. Hara da parte sua sembrava perfettamente lucido e a suo agio, tanto che guardò in direzione della palestra sentendo altri boati. “Hanno segnato probabilmente” disse.
“C-cosa era quello!?” Sentii le guance prendere fuoco, il cuore battere prepotentemente contro il petto e ogni parte del mio corpo bruciava. Perché faceva sempre certe cose.
“Era il mio grazie non ti è piaciuto?” ghignò ironico. L’aveva seriamente fatto per scherno? Davvero? Ero basito di tanta sufficienza per certe cose, dopotutto aveva baciato un ragazzo e all’aperto dove chiunque avrebbe potuto vederlo.
“SEI UN IDIOTA!” gridai.
Corsi via di lì perché non sarei più riuscito a guardarlo negli occhi, no dopo quello che aveva fatto. Era il primo a dire ‘dimentica’ e poi puntualmente faceva determinate cose, che mettesse pace coi propri pensieri perché ormai ero completamente confuso e volevo solo andarmene di lì.
Era il tipo faceva un gesto carino e altri cento di merda, che diamine di problemi aveva.
 
Il giorno dopo a scuola non si parlava altro che della strepitosa vittoria dei nostri ragazzi. Mi ero praticamente perso tutta la partita per colpa di quell’idiota, pensai, ma poi mi consolai dicendo a me stesso che ne avrei viste altre. L’edificio sembrava scosso in quei giorni da una strana energia, c’era euforia tra i ragazzi per la vittoria e l’accesso ai quarti di finale ma c’era anche altro nell’aria.
Per tutta la mattinata rimasi seduto al mio posto e avvertivo quella strana forza, vedevo intorno a me ragazzine che confabulavano e ridacchiavano tra loro con libricini e riviste tra le mani. Persino Kioko, che passava le sue intere giornate insieme a noi faceva parte di quel branco.
Arrivò poi l’ora del pranzo e andai al bar a comprare qualcosa e fu lì che incontrai Kyoja più solare del solito “Ryuuuchan!” e mi saltò letteralmente al collo.
“Ciao Ryu” mi salutò anche Makoto che era in sua compagnia.
“Ehilà. Complimenti per la vittoria di ieri” dissi, era mio obbligo complimentarmi con loro erano stati davvero grandiosi dopotutto.
“Ti sei perso una grande partita Ryuccha. Lì abbiamo fatti neri!”
“Immagino” sorrisi. Alle spalle dei due miei amici passò un altro gruppetto di ragazze ridacchiando. Ancora? Ma cos’aveva quel giorno il sesso femminile?
Kyoja si rese conto della mia faccia confusa e diede un occhiata alle sue spalle “Le ragazze hanno già cominciato guardate”, cominciò a dire.
“Cominciato?”
Kyoja scoppiò a ridere “Ma si, dopo domani è San Valentino!”
Mi era completamente passato di mente con tutto quello che avevo fatto in quei giorni. Stava per ricominciato il periodo più brutto dell’anno, vedere tutte quelle oche in fermento che lascivamente inseguivano i loro amori segreti regalando cioccolato qua e là.
“Chissà se qualcuna ci farà qualcosa” chiese ad alta voce Makoto.
“Siamo i campioni quindi credo di sì!” Ammiravo le loro speranze ma io sapevo troppo bene che genere di ragazzi piacesse a quelle ragazze e infatti non tardò a farsi vedere lì. Arrivò Hara accompagnato da Tetsuo e altri due ragazzi tra cui Nakamura, e fu in quel momento che i bisbigli delle ragazze si fecero più intensi. Oche, pensai seccato.
“Cos’è quell’aria truce Ryu?” mi domandò Kyoja facendomi tornare alla realtà.
“Nulla. Solo che non sopporto questa festa.”
Makoto e Kyoja si lanciarono un occhiata divertita “E’ solo perché non hai mai ricevuto nulla immagino. Cambierai idea appena accadrà vedrai” mi rassicurò Kyoja.
“Perché qualcuno di voi ha mai ricevuto qualcosa?”
Ci fu silenzio. Vidi l’espressione di entrambi mutare in una smorfia, avevo completamente colto nel segno, non ero l’unico lì ad essere sfigato col sesso femminile. Gettai un altra occhiata in direzione di Hara e lo vidi circondato di bellissime ragazze, una di queste si era persino attaccata al suo braccio premendo appositamente il suo seno contro di lui. “Ma andiamo” dissi guardando disgustato quella scena.
“Come stanno i miei campioni?” apparve dal nulla anche Kioko col suo bento tra le mani, era stranamente più raggiante del solito “Che sono queste facce buie?” e notò il nostro malumore.
“Kioko-chan almeno tu ci farai del cioccolato?” domandò disperato Kyoja.
“Oh ma certo!” raccolse il nostro stupore “Io faccio sempre del cioccolato in più di cortesia per i miei amici”, lo disse come se fosse una cosa normale concederci quello che restava del suo cioccolato.
“E a chi lo vuoi dare?”
“Ma ovviamente a Masato.” Ci risiamo. Masato erano giorni che non si faceva sentire, o era impegnato con gli allenamenti o voleva salvarsi dalle attenzioni di Kioko. Pensai un attimo a quello che aveva detto, se quindi lei stava preparando il suo cioccolato per Masato.. “A Tetsuo piace Kioko” mi tornarono in mente le parole di Hara. Era vero, Tetsuo era innamorata di lei e sentendola parlare non aveva alcuna intenzione di regale qualcosa a lui, se non cioccolato di cortesia.
“Ryu ma dove sei sparito ieri?” mi domandò all’improvviso.
La domanda mi mise profondamente a disagio “Non mi sentivo molto bene, mi spiace.”
“Povero cucciolo” mi venne vicino e mi accarezzò la testa come se fossi un cane. Per quanto mi sforzassi non la capivo, che stesse anche lei prendendo per il culo tutti noi? Da lontano si sentirono altri schiamazzi e mormorii, era Tetsuo che dava il meglio di se per pavoneggiarsi della vittoria. Hara da parte suo mangiava il suo pranzo in completo silenzio, forse semplicemente perché non aveva contribuito alla vittoria e non poteva vantarsi di nulla. Ti sta bene, pensai tra me.
Da lotano Tetsuo lanciò un occhiata in nostra direzione “Hey donna! Vieni un attimo qua.”
“Che cosa vorrà quell’idiota” commentò al alta voce Kioko molto seccata che quel tipo la chiamasse continuamente donna. Certo che aveva proprio dei bei modi verso la ragazza che gli piaceva. Ero sul punto di andarmene ma Kioko mi trascinò letteralmente verso di loro facendosi largo tra le ragazze che ci lanciarono occhiate di puro odio.
“Che cosa vuoi?”
“Immagino che tu stia preparando del cioccolato, voglio solo informarti che posso accettarlo alla fine delle lezioni non prima.”
“Eh?” L’aveva davvero detto davvero? Mi venne da ridere.
“Che cazzo ridi sega?” domandò Tetsuo irritato dalle mie risate e risposi semplicemente nulla. Senza darlo a vedere guardai Hara che continuava a mangiare come se tutto ciò non lo riguardasse.
“Non ci credo ma tu sei Yumei” disse all’improvviso Nakamura notando la mia presenza, non capivo cosa volesse adesso quel tipo “guardate è irriconoscibile!” mi venne più vicino per guardarmi meglio e con una mano mi afferrò il mento portandolo verso di lui.
“Non credevo avesse degli occhi sotto quei capelli” commentò un altro di quei ragazzi.
“Lasciami.” L’espressione di Nakamura era di puro stupore. Possibile che in tutti quei mesi non avessero notato che avevo tagliato i capelli? Per quei tipi continuavo ad essere invisibile.
“Piantala Kou” disse intromettendosi Hara.
Nakamura allora mi lasciò andare “Ma è sorprendendo giuro!”
“Già, fantastico. Sega su sparisci” mi ordinò e non me lo feci ripetere due volte, non avevo alcun interesse a restare lì in loro compagnia così feci dietrofront e me tornai da Kyoja e Makoto. Sentivo il cuore battere a mille e solo perché si era rivolto a me parlandomi, accidenti non potevo reagire così ogni volta, sarebbe stato palese che mi piacesse.
“Ehm scusami” all’improvviso mi sentii chiamare da quella che pensai fosse la voce di una bambina ma quando misi a fuoco il suo volto, mi resi conto di avere davanti una ragazza. Sussultai letteralmente. “Oh ti ho fatto paura. Perdonami” e la ragazza arrossì.
Non potevo credere che stesse parlando davvero con me “Figurati” le dissi.
“Ah che sbadata non mi sono ancora presentata. Sono Mizumi Aibara” disse sorridendomi dolcemente. Che cosa voleva da me una persona così delicata? Aveva la carnagione bianca come la neve, labbra piccole e carnose a cuoricino. Classici occhi a mandola color ambra. Il suo viso era piccolo ma proporzionato in ogni dettaglio, avevquel lieve rossore sulle gote tipico delle ragazzine della sua età quando parlavano con qualche ragazzo. E il tutto era incorniciato da morbidi capelli neri che le cadevano appena sulle spalle.
Ok, praticamente la stavo fissando “Ah io sono Ryuchi Yumei.”
“Si lo so chi sei”, davvero? Era la prima volta che una persona estranea diceva di conoscermi senza che mi fossi ancora presentato. Era un momento epico.
“Perdonami ma non ricordo di averti mai vista prima.”
“Lo immaginavo, sono nella classe accanto alla tua in verità, quindi ogni tanto ti ho visto nei corridoi.”
C’era un essere umano mi aveva notato. “Oh”, provai profondo imbarazzo.
“Perdona la mia sfrontatezza ma tu..” esitò per un attimo e nella mia testa partirono mille seghe mentali ma cercai di contenerle ricordando il palo con Kioko, ma poi mi dissi perché una ragazza avrebbe dovuto notarmi se non per un motivo sentimentale “tu sei un amico di Hara vero?”
Ogni mia illusione si frantumò in mille pezzi nel sentire quel nome e cominciai a guardarla in maniera fredda e meno gentile rispetto a prima “Ti sbagli non lo conosco” e imboccai la direzione opposta alla sua.
Purtroppo Mizumi non mollò e mi venne dietro “Ma come vi ho visto molte volte insieme allora ho pensato che tu sia un suo amico” continuava a ripetere. Petulante.
“Non so cosa tu abbia visto ma io non ho rapporti con quello.” Mizumi mi guardò stupita come se la notizia andasse contro a tutto ciò che aveva pensato fino a quel momento e non mi sentivo un verme ad aver distrutto quel suo sorriso irritante. Le stava bene, odiavo le persone come lei che cercavano intermediari per approcciarsi agli altri.
“Allora lo chiederò all’altro ragazzo.. Tetsuo” disse ad un certo punto cambiando totalmente i propri piani e nei suoi occhi rinacque una nuova speranza.
“Credimi ti manderà a cagare conoscendolo” pensai purtroppo ad alta voce tradendomi da solo, infatti appena me ne resi conto era già troppo tardi.
Sul volto di Mizumi apparve un ghigno di soddisfazione “Beccato.”
“Cazzo..”
“Sapevo che mi stavi mentendo! Vi ho osservati a lungo e so che uscite persino insieme dopo la scuola.”
Non si arrendeva proprio “Puoi farti aiutare da altre persone che lo conoscono, perché proprio io?”, era vero avevo proprio quel dubbio e non capivo perché avesse scelto proprio me.
“Perché sembri una persona gentile.”
Solo questo? “Pessima motivazione. Non posso aiutarti, pur ritrovandoci a fare cose insieme a lui non mi sopporta quindi davvero non ti sarei d’aiuto.”
“Ma non sai neppure cosa voglio” mi guardò dubbiosa.
“Vuoi provarci lo so già” Mizumi scoppiò a ridere fragorosamente attirando l’attenzione delle persone presenti nel corridoio, così cercai di farla calmare chiedendole una spiegazione. “Non so cosa tu abbia pensato ma non voglio assolutamente provarci con nessuno” spiegò.
“Allora cosa diamine vuoi!”
Mi guardò attentamente avvicinandosi “Non noti nulla?” non capii il senso della domanda, mi stava invitando a fissarla? A guardare esattamente cosa? “Oh pensavo ci somigliassimo di più. Sono sua sorella.”
Vi fu un silenzio che parve eterno. Sorella. Aveva detto chiaramente quella parola o l’avevo sognata? La guardai di nuovo e pensai tra me e me che alcuni lineamenti erano vagamente simili oppure ero io che mi stavo facendo influenzare dallo scherzo? “Stai mentendo!”
“Affatto” mi guardò seccata “perché dovrei dire una cosa del genere altrimenti.”
“Ma tu hai detto di chiamarti Mizumi Aibara, che diavolo significa”, la confusione si faceva sempre più forte ma più la guardavo e l’atteggiamento gentile che all’inizio mi aveva proposto stava lasciando posto a dei tratti che mi ricordavano palesemente Hara. Cazzo è vero, pensai.
“I nostri genitori sono divorziati e io porto il cognome di mio padre non ti ho affatto mentito.”
Quella era sul serio sua sorella? Un momento ma quanti anni aveva. Oddio, pensavo a tremila particolari che non tornavano e sentii il cervello andarmi in fumo “Sei la sua...”
“Gemella. Sì.” Hara aveva una gemella? La notizia mi sconvolte più di quanto immaginassi ma più la fissavo e più mi rendevo conto che tutto ciò si avvicinava ad una dura verità, e avevo davanti agli occhi un altro Hara.
Mizumi a quel punto si guardò in giro, mi afferrò bruscamente per un braccio e mi trascinò via di lì “Sarà meglio parlare in un posto migliore” disse portandomi chissà dove. Mi ritrovai nel retro dell’edificio, nelle grinfie di quella che sosteneva essere sulla sorella. Avrei voluto scappare perché probabilmente stavo cadendo in un altra trappola. “Non guardarmi come se fossi il demonio, è irritante”
Cazzo, più parlava e più l’atteggiamento era quello. “Dammi delle spiegazioni allora. Com’è che nessuno sa della tua esistenza, da dove sei apparsa, che cazzo vuoi” Perché stavo gridando?
“Ti ho già detto tutto mi pare. Nessuno sa che siamo fratelli perché io porto un cognome diverso e nessuno sa dei nostri genitori divisi e di solito non parliamo mai scuola.. beh nemmeno fuori” disse le ultime parole con un pò di amarezza.
“Siete fratelli e non vi parlate?”
“Già. Anzi direi che lui mi odia parecchio.”
Non sei l’unica credimi, pensai. “Cosa? E perché? Anzi soprattutto perché mi hai cercato che vuoi da me.”
“Oh niente di speciale volevo solo sapere qualcosa di lui e so che tu sei suo amico e mi dirai quello che voglio. Un mese fa tentai con Tetsuo ma quell’idiota mi ha praticamente mandato a quel paese”, tipico di quel ragazzo “e quindi ho adocchiato te” ridacchiò compiaciuta.
“Te l’ho già spiegato non so nulla, odia anche me.”
“Non stavi mentendo?”
“Assolutamente no” vediamo se così le arrivava al cervello che io non ero amico del fratello.
Mizumi si incupì di colpo, mica si sarebbe messa a piangere? “Oh beh non importa mi dirai quel poco che sai”, mi si avvicinò di colpo, era sempre più vicina e divenne improvvisamente lasciva e indemoniata “Mi sai dire cosa fa dopo la scuola di solito?” mi domandò sussurrandomi all’orecchio.
Scattai immediatamente indietro per allontanarmi “Nulla!”, ero probabilmente diventato paonazzo.
“Cazzo sei inutile Ryuchi Yumei.”
Che linguaggio poco elegante per una ragazza ma cosa mi aspettavo da una persona che aveva gli stessi geni di Hara, praticamente era come averlo di fronte solo in veste femminile. “Ora rispondi tu a me, che significa che non vi parlate neanche fuori dalla scuola?”
“Quello che ho detto, baka. Conduciamo due vite separate, io vivo con mio padre in centro e lui invece nella casa in periferia con nostra madre” spiegò con sufficienza come se tutto ciò fosse normale.
Non sapevo che vivesse con la mamma, tutte le volte che ero stato a casa sua non l’avevo mai incontrata e non riuscivo ad immaginare che persona potesse essere “Perché ti odia?” domandai ancora.
“Hey guarda che ero venuta io da te per delle risposte” sospirò scocciata “beh in verità non so perché mi odia, so solo che non ci parliamo ormai da anni.”
Addirittura anni! Beh di cosa mi stupivo, quel ragazzo non aveva parole gentili per nessuno non mi sorprendeva che odiasse persino la propria famiglia. “Perchè non lo dici ai tuoi genitori?”
“Mio padre lavora troppo e mia madre..” esitò ancora con un espressione turbata “diciamo che non sa praticamente come fare la mamma.”
Incominciai a collegare alcuni punti e a spiegarmi perché l’ultima volta che ero stato da lui non c’era ancora nessuno. Decisi dunque di non fare altre domande perché avrei potuto tradirmi da solo e ammettere che ero stato a casa sua e non volevo questo. “Mi spiace ma non posso aiutarti Mizumi ora devo tornare in classe.”
“Aspetta Ryu. Tienilo d’occhio per favore, fammi almeno questo piacere” me lo chiese con un tono di supplica come se lei non potesse farlo ma in quelle parole c’era celata anche tanta preoccupazione.
Le dissi che l’avrei fatto ma cosa potevo farci proprio io? Hara non dava modo a nessuno di entrare nelle sue cose e per quanto ci potessi provare ero l’ultima persona che voleva intorno a sé.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Siamo già arrivati al capitolo 13 wow ma soprattutto sono super contenta delle 200+ visualizzazioni che ha avuto il primo capitolo, senza contare i numeri da record degli altri capitoli.
Sono davvero felice e per festeggiare insieme posto un altro capitolo! In più avremo la scheda personaggio di Mizumi oggi.

CAPITOLO XIII

E finalmente arrivò anche San Valentino, la festa per eccellenza dell’ormone a mille. Ovunque c’erano ragazzi che gongolavano di aver ricevuto del cioccolato, e ragazzette che giravano con sacchetti di doni alle quali mancava solo la barba per sembrare Babbo Natale.
Il banco di Hara era pieno di cioccolata, ne traboccava e ai piedi della sua sedia c’erano altre buste. Avrebbe davvero mangiato tutta quella roba? Ma la cosa più strana restava il fatto che accettava qualsiasi cosa senza farsi troppi problemi, e altrettanto faceva Tetsuo mettendo in scena veri e propri teatrini quando avveniva la consegna.
“Ecco Ryu questo è il tuo”, dal nulla comparve Kioko sventolandomi davanti agli occhi una bustina con dentro dei cioccolatini di cortesia.
“Ti avevo detto che non lo volevo” le dissi guardando disgustato quel suo gesto.
Kioko sorrise e me lo poggiò sul banco “Non mi interessa se lo vuoi o meno, come mio amico io sono tenuta a dartelo quindi lo accetterai e basta.” Sembrava più una minaccia più che le parole di un amica. Disse ciò e svanì, guardai allora quel piccolo pacchetto fatto di plastica e nastrini rossi con dentro cioccolatini a forma di cuore. Forse dovevo davvero apprezzare il pensiero, dopotutto nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere.
“Guarderai quel pacchetto come un ebete a lungo?”
Hara, dissi dentro di me, era sempre il solito. “Fatti gli affari tuoi.”
Era lì, marmoreo nella sua divisa scolastica a pochi metri da me che giocherellava con un sacchettino facendo finta che fosse una palla. “Almeno potrai dire che qualcuna ti ha pensato.”
“Non amo particolarmente il cioccolato quindi posso farne a meno”, in parte era vero ma volevo disperatamente che qualcuno me ne regalasse per altri motivi solo per sbatterglielo in faccia.
“E’ la scusa degli sfigati come te” ridacchiò e tornò al suo posto perché proprio lì c’era un altra ragazza, apparsa dal nulla, per dargli altro cioccolato. Diamine quanto ne poteva ricevere una persona?
La pausa pranzo non andò meglio, perché la mensa e il bar erano pieni d’amore. Quell’atmosfera cominciava sul serio a starmi sui censura e proprio lì trovai Kyoja che saltellava ovunque dalla felicità. “Guarda Ryu ho ricevuto del cioccolato da una mia compagna di classe!”
Fissai Makoto “E’ di cortesia?” domandai a bassa voce.
“Si ma tu non glielo dire o ci resterà male” bisbigliò. Quanto potevamo essere tristi, poco dopo arrivò di nuovo Kioko con i suoi cioccolatini e lasciò due pacchetti agli altri, il solito gesto gentile e Kyoja fu nuovamente felice.
“Questa festa è un incubo” dissi mentre mangiavo il mio pranzo.
“Non è vero Ryucchan lo dici solo perché non sei dall’altro lato. Ricevere una cosa del genere ti fa sentire davvero amato ed è una sensazione magnifica” continuava a fantasticare.
“Io ora glielo dico..”
“Non ci pensare nemmeno” mi fermò Makoto
“Buon San Valentino Ryu.” E dal nulla, tra lo stupore di Makoto e Kyoja, apparve Mizumi più bella dell’ultima volta. Era scontato che fosse bella anche lei, ma cazzo, che diamine di geni avevano.
I miei amici parvero leggermente colpiti dalla sua presenza al punto che Makoto aveva iniziato a sbavare. “Che cosa vuoi” dissi semplicemente.
“Ma come io ti dico ‘buon San Valentino’ e tu rispondi così a una ragazza?”, mise in scena una sorta di profondo dispiacere rendendo più dolce la sua voce. Ma che diavolo?
“Già Ryucchan non si trattano così le ragazze.”
Mizumi mi lanciò un espressione di derisione. Odiosa. “Comunque tornando alle cose serie sono venuta per sapere se ci sono novità su quella cosa.”
“Nessuna.”
Kyoja e Makoto tentarono di cogliere l’argomento portante della conversazione ma non ci riuscivano. “Voi siete suoi amici?” domandò allora Mizumi sorridendo.
“Si, io sono Kyoja!” Faceva presto a presentarsi con le ragazze, uao. Fece lo stesso anche Makoto anche se balbettava e tutto ciò mise a disagio Mizumi se si scostò leggermente da lui. Chissà quanto si sarebbe trattenuta ancora.
“Sembrate dei bravi ragazzi ed è per questo motivo che vi do questi” cacciò dalla propria borsa altri sacchetti di quei maledetti cioccolatini offrendoli ad entrambi. Kyoja saltò di gioia e lo stesso fu per Makoto, eppure sapevano che era semplice cioccolato di cortesia ma erano estremamente contenti. Un pò invidiavo quella loro piccola gioia. “Tranquillo Ryu non ti ho dimenticato” e la vidi scavare ancora nella borsa per poi tirare fuori un piccolo cuore interamente di cioccolato porgendomelo.
Esitai a prendermelo non capendo quel gesto, quello non era affatto cioccolato di cortesia ma vero e proprio cioccolato di San Valentino.“E’ per me?”
“Ma sì. Non sono molto brava a fare certe cose quindi potrebbe fare un pò schifo” Rimasi completamente spiazzato da quel gesto e non avevo davvero il coraggio di prenderlo. “Allora lo accetti o no?” lo sventolò ancora aspettando una mia reazione.
Alla fine lo presi e tenerlo tra le mani era davvero una strana sensazione al punto che arrossii non sapendo cosa diavolo dire in quel momento, “G-grazie”, dissi semplicemente.
“Non ci credo Ryucchan ha ricevuto del cioccolato da una ragazza!” commentò Kyoja.
Mizumi mi guardò e sorrise dolcemente “Prego. Ah e ricordati quel fatto”, disse ciò e ci salutò tutti per poi tornare dalle sue amiche.
Ero ancora imbambolato di fronte quel cuore interamente di cioccolato, avevo quasi paura a tenerlo in mano credendo che da un momento all’altro mi sarebbe stato strappato di mano. “Ci siamo persi qualcosa Ryu?” chiese allora a quel punto Makoto.
“Non saprei sinceramente.” Risposi, non sapendo davvero cosa dire riguardo quel gesto. Ero contento ma in parte anche titubante, sapendo a chi era imparentata potevo aspettarmi di tutto.
“Ryucchan quella ragazza è innamorata di te.”
Ne dubitavo molto. “Non credo ragazzi.”
Anche il pranzo terminò così tornammo tutti nelle nostre aule e le lezioni proseguirono in maniera normale, tra cioccolato e studio. Per il resto di quelle ore non riuscivo a non pensare al gesto di Mizumi che teneramente mi aveva fatto un regalo del genere. Sospirai, perché in cuor mio avrei voluto che Hara avesse ogni tanto certi modi e invece no, doveva essere un completo stronzo.
Terminate le lezioni mi recai in palestra per ricominciare con i miei compiti da servo e con mio stupore quando vi arrivai trovai l’edificio che brulicava di persona che guardavano l’allenamento della squadra. E come sempre il solito gruppone di ragazze indemoniate a bordo campo. Tra tutta quella gente intravidi Kioko e le andai incontro, “C’è il pienone oggi” osservai.
“Ciao Ryu. Sì è sempre così dopo la prima vittoria in campionato” mi spiegò con una particolare luce negli occhi come se fosse lei stessa opera di tutto ciò. Kioko mi fissò poi in modo strano sorridendo sotto i baffi.
“Che c’è?”
“Ho saputo che hai ricevuto del vero cioccolato. Complimenti!”
Maledissi Kyoja e Makoto che non sapevano farsi gli affari loro. “Non è come pensi credimi, non so cosa ti abbiano detto ma non ho ricevuto niente del genere.”
“Daaai voglio vederlo!”
Accidenti perchè mi trovavo sempre in certe situazioni. “N-no”, balbettai completamente a disagio ripensando a quel maledetto cuore marrone che avevo nella borsa.
“Antipatico!” Per mia fortuna riuscii a fermarla, se la prese abbastanza mettendomi uno stupido broncio ma ne fui contento almeno non avrebbe più insistito. Da lontano vidi Kyoja che mi salutava. Lo guardai bieco e lui capii immediatamente di aver sbagliato, così cominciò a mimare delle scuse davvero ridicole e mi sorrise.
Era inutile farsi il fegato marcio, pensai. Così lasciai perdere e cominciai le mie mansioni, come piegare le divise, ordinare i palloni, aiutare con le scartoffie e tutto questo mentre le grida di eccitazione salivano ogni qual volta che Hara riusciva a fare un tiro.
Notai con mio piacere che sembrava stare meglio dall’ultima volta che l’avevo visto giocare, quindi sicuramente ci sarebbe stato nella prossima partita. Ero stranamente contento per lui.
L’allenamento terminò al solito orario e tutta la squadra sudaticcia e stanca corse negli spogliatoi. C’era molto energia nell’aria, e tutti erano estremamente su di giri per diversi motivi.
“Accidenti non so più dove mettere questa stupida cioccolata” commentò seccato Tetsuo gettando qualche pacchetto nella pattumiera.
“Io alcuni lì ho lasciati sotto al banco” commentò Hara lasciandone altri nell’armadietto. Quindi era quella la fine che facevano molti dei regali che ricevevano. Che spreco.
“Come potete buttarli via!” si intromise improvvisamente Kyoja raccogliendone uno dalla spazzatura, notai che quel pacchetto era anche estremamente carino.
“Se lo vuoi prendilo” ridacchiò Hara lanciandogliene uno a caso. Non mi sorprendeva che non avesse rispetto per i sentimenti di quelle ragazze, anzi era proprio la reazione che mi aspettavo.
“Almeno non buttateli davanti a noi” aggiunse anche Makoto mettendo in ordine quelli che aveva ricevuto e tipo ne erano quattro o cinque, non male per un ragazzo come lui, pensai.
Kyoja osservò tutti stranito “Ma solo io ho già mangiato i miei?”
“Credo di si” gli risposi.
“Ryucchan tu non hai ancora mangiato il tuo?” Ecco che ricominciava. “Penso che quella ragazza si dispiacerà se sa che non l’hai nemmeno provato. Dove l’hai messo?” e afferrò la mia borsa frugandoci dentro, ma immediatamente scattai per strappargliela dalle mani ma nel farlo il cioccolato volò fuori e finì a terra rompendosi sotto gli occhi di tutti che osservavano quella scena.
“Ben fatto idiota” commentò Makoto.
“NON VOLEVO SCUSAAAMI!”
Ignorai completamente le sue scuse e i suoi piagnucolii, lo raccolsi da terra e dispiaceva più a me di non essermene preso cura come avrei dovuto. Guardai quel cuore distrutto all’interno della plastica trasparente. “Da quando ricevi cioccolato sega?” Non aveva proprio voglia di sentire le stronzate di Hara in quel momento così senza dire nulla presi le mie cose e me ne andai.
In un posto totalmente diverso da quello, e lontano da tutti loro decisi dunque di aprire quel piccolo pacchetto e di assaggiarlo, cosa che avrei dovuto fare dall’inizio probabilmente invece di trattarlo come un piccolo trofeo come facevano tutti.
Assaggiai un pezzettino e in quel dolce sapore avvertii la fatica che probabilmente ci aveva messo Mizumi a crearlo, era quello che si provava nel ricevere cioccolato.. semplice calore e affetto. Fui doppiamente felice di quel gesto e continuai a mangiarlo.
Quando finii tornai alla realtà e imboccai la strada del ritorno per casa ma proprio nel cortile della scuola, poggiato all’ingresso vicino ai cancelli con le cuffie nelle orecchie c’era Hara che aspettava, mi si gelò il sangue nelle vene perché non era da lui restare lì fino a quell’ora. Cercai dunque di far finta di nulla e continuare per la mia strada. “Ciao sega” disse però rivolgendomi un sorriso gelido.
“H-hei..”
Si tolse le cuffie dalle orecchie riponendole nella tasca della giacca. “Proprio te aspettavo.” Seriamente? Come sapeva che non ero ancora andato via e cosa diamine voleva?!
“P-perchè?”
“Che hai da fare oggi pomeriggio?”
Dì che non puoi tardare, baka!, urlava il mio grillo parlante. Si la testa mi diceva di scappare immediatamente da quell’invito eppure il mio cuore restava lì, imbambolato di avercelo di fronte così bello e perfetto. “N-nulla..”
Hara sorrise compiaciuto “Perfetto.” Faceva paura più delle altre volte. Cominciai dunque a seguirlo chissà dove, e si stava ripetendo la solita storia: lui che camminava davanti a me e io a pochi metri dietro. Distanza voluta, forse perché non voleva mostrarsi in giro con una sfigato come me. Io da parte mia tenevo le distanza per paura principalmente.
“D-dove stiamo andando?”
“Non ti deve interessare questo.” Rispose secco mettendomi ancora una volta a tacere. Imboccammo la strada verso la metropolitana, entrò nella stazione e lo vidi marcare il biglietto così feci lo stesso raggiungendolo.
“Vuoi portarmi da qualche parte e abbandonarmi come un cane? Lo sai bene che io non conosco tutti i posti della città”, spiegai con tono agitato.
Hara sorrise “Chissà, può essere.”
Non avrebbe mai ammesso la verità così continuai semplicemente a seguirlo. Perché quel giorno aveva voglia di stare in mia compagnia? Non riuscivo proprio a capirlo.
Scesi dal treno uscimmo dalla stazione e camminammo ancora un pò. Non capivo bene in che quartiere fossimo, ma in giro c’erano tanti ragazzi e principalmente coppiette. Troppo amore c’era in giro! Poi però Hara si fermò all’improvviso davanti un ristorane di Okonomiyaki. “Che ci facciamo qui?”
“Questo ristorante ha messo una promozione a coppia e mi serviva qualcuno con cui andarci.”
Cosa? “Coppia? Aspetta ma queste sono le promozioni di San Valentino!”
Mi guardò seccato lasciandosi uscire un profondo sospiro. “E allora?”
“Non so se te ne sei accorto ma siamo due maschi, non funziona questa cosa con noi!” Non potevo credere che mi avesse trascinato fin lì per un suo capriccio stupido. Non avevo neppure tanti soldi con me per mangiare in un posto simile. In quel momento Hara mi circondò con il suo braccio facendomi sussultare “C-che f-fai?”
“Mantieni il gioco o ti ammazzo” spiegò bieco. Mi trascinò nel locale cingendomi i fianchi e assumendo atteggiamenti assurdi, divenne improvvisamente galante.
Nell’ingresso la cameriera ci guardò in modo strano, che vergogna pensai. “Un tavolo per due ragazzi?”
“Si, grazie. Ti piace il posto Ryu-chan?” Era terrificante quel suo cambio di personalità e quel suo essere gentile, e tutto ciò solo per mangiare.
“Se volete abbiamo l’offerta di San Valentino” suggerì la ragazza gentilmente mostrandoci la locandina alludendo chiaramente a qualcosa.
Sentii il viso in fiamme, ci aveva seriamente presi per una coppia? “Oh si ci farebbe molto felici”, rispose Hara sfoggiando un sorriso palesemente finto. Ci fu indicato un tavolo e finimmo completamente immersi nell’atmosfera di quella giornata, circondati da palloncini rossi e decorazioni a tema. Hara si accomodò e iniziò a sfogliare il menù ignorandomi nuovamente.
“Non ti da fastidio che la gente si faccia certe idee di te? Cioè sei passato per..”
Mi guardò truce “Dillo e ti spacco la faccia.”
Lasciai perdere dunque e diedi anch’io un occhiata alle cose che c’erano e notai il prezzo accanto, ok che tutto fosse diviso per due ma diamine era troppo per me. “Ehm io non posso pagare questa roba.”
“Diamine sega sei pure il verde!”
“Andiamocene ti prego” lo supplicai bisbigliando.
“Non ci penso proprio. Sono settimane che voglio venire qui, ora tu rimani, mangi e mi farai prendere lo sconto”, ordinò minaccioso indicandomi il menù.
Non avevo possibilità di dire no quindi, quindi per fine serata avrei pagato il conto lavando i piatti? Era quello a cui stava puntando allora, alla mia ennesima figuraccia.
Hara decise prima di me e ordinò una grossa Okonomiyaki con misto di carne, io feci lo stesso solo cambiando la carne con semplici verdure per risparmiare il più possibile e ricevetti un occhiataccia da parte sua, ma feci finta di non vederla.
I piatti furono cucinati da uno degli addetti e serviti caldi in piatti a forma di cuore, tutto ciò era davvero umiliante, pensai, ma Hara parve non fregarsene. Lo vidi fissare con amore quel Okonomiyaki. “Non l’hai mai mangiata?” domandai quindi.
Hara cambiò espressione e tornò apatico “Certo che sì.” Chissà se credere a quelle sue parole, iniziò a mangiare il proprio piatto divorandolo letteralmente senza nemmeno aspettare di dire ‘Buon appetito’. Dovetti però ammettere che era davvero buono, la divorai anch’io.
“Ne faccia un altro” disse Hara dopo aver divorato il proprio piatto raccogliendo lo stupore mio e dell’addetto alla cottura che gentilmente iniziò la preparazione di un altra porzione, e Hara notò il mio stupore “Che cazzo guardi?”
“N-nulla!”
“Bene, allora mangia.”
Andammo avanti così per tipo un oretta. Hara ne mandò giù altri due, ordinando inaspettatamente anche una birra ma tanto sapevo che con l’alcool andava parecchio d’accordo. Io pur non volendo più nulla sotto le massacranti pretese di Hara fui costretto ad ordinare un altro Okomiyaki che però non finii, avevo la nausea.
Quel ragazzo aveva un buco nero al posto dello stomaco vedendolo mangiare persino un dolce. Non ci fece affatto caso che era a forma di cuore, ma come tutto del resto lì dentro.
“Mi spieghi perché non hai trascinato Tetsuo qui con te?”
“Aveva un appuntamento quell’idiota.”
Ero il rimpiazzo dell’amico quindi. “E non c’era nessun altro?”
“Cos’è ti dispiace di essere venuto?” chiese come se quelle domande lo avessero offeso profondamente. Mio dio, non gli si poteva dire nulla.
“N-no. Solo che...”
“Tranquillo ti ho solo sfruttato per questa offerta non ti montare la testa. Non sei comunque nessuno.” E dopo il fantastico ringraziamento per essere andato con lui lì finalmente arrivò il momento di pagare e arrivò un conto che mi fece uscire gli occhi dalle orbite. Accidenti a lui, dissi dentro di me ma con mio stupore Hara prese il conto e ci infilò dentro un paio di bigliettoni dicendo alla cameriera di tenere il resto.
“Quanto ti devo?” domandi dunque.
Sfoderò a quel punto il suo perfido ghigno “Perché puoi darmeli?”
“Ti odio.” E ridacchiò divertito della situazione.
Fuori da quel posto mi sentii pieno come no mai, non ero abituato a mangiare così tanto e notai con mio stupore che si era fatto sera, cazzo ci avevamo messo una vita. Sempre colpa mia perché non sapevo dire no a certe situazioni. “Bene ci si vede.” Disse semplicemente cercando di liquidarmi stesso lì fuori.
“Aspetta! Io non so tornare a casa da qui.”
“E cosa vuoi che faccia.” Sul serio era quella la sua risposta? Come minimo doveva mostrarmi dov’era la stazione e quale linea prendere o mi sarei perso. Lesse chiaramente la mia forte paura, sospirò come suo solito e mi disse di seguirlo e così feci.
In giro già c’era meno gente, soprattutto di ragazzi ce ne erano davvero pochi piuttosto il luogo sembrava brulicare di uomini di mezz’età, e lavoratori da poco usciti dagli uffici. Pur essendo persone del tutto normali alcuni di loro avevano facce davvero spaventose.
“Sega non restare troppo indietro qui fanno parecchie rapine.”
COSA? Buono a sapersi ero in un covo di gente poco raccomandabile così cercai il più possibile di avvicinarmi ad Hara almeno avrebbero rapinato lui e no me, pensai. “Li conosci solo tu certi posti.” Dissi.
“Non fare la ragazzina spaventata adesso.”
“I-io non sono spaventato!” Hara si fermò di colpo e mi indicò la sua maglia sulla quale senza volerlo mi stavo tenendo. Sussultai e mollai immediatamente la presa. Che diavolo mi era preso!
“Idiota” disse enfatizzando la parola con tono ironico. Promisi a me stesso che mai più mi sarei fatto coinvolgere nelle sue stupide idee, soprattutto se erano solo sue semplici voglie alimentari. “Ecco lì c’è la stazione, prendi la linea 2 e tornerai a casa sano e salvo.” Spiegò indicandomi l’entrata.
“Tu non torni a casa?”
Hara mi guardò serio in viso e mi lasciò lì senza aggiungere altro “Ci si vede sega.” Di cosa mi stupivo, era sempre così evasivo su tutto quello che faceva o gli riguardava. Ripensai alle parole di Mizumi: - Ti ho già detto tutto mi pare. Nessuno sa che siamo fratelli perché io porto un cognome diverso e nessuno sa dei nostri genitori divisi e di solito non parliamo mai scuola.. beh nemmeno fuori – probabilmente non c’era nessuno ad aspettarlo a casa, pensai.
“Hey dove te ne vai tutto solo piccolo?” Oh no di nuovo. Mi si parò davanti un uomo sulla cinquantina completamente ubriaco, possibile che bevessero anche alle sette/otto di sera?
“Mi scusi vado di fretta.”
Cercai di ignorarlo ma un suo amico mi bloccò la strada “Tua mamma non ti ha detto di tornare a casa presto?” Parlava come un ritardato e puzzava tremendamente.
Entrambi indossavano giacca e cravatta, pensai che fossero semplici idioti che avevano voglia di prendere in giro il prossimo per passare il tempo. “Mi scusi”, cercai di evitarlo ma, nuovamente, l’altro mi ostacolò afferrandomi per la borsa e strappandomela.
“Hai visto Hiroshi che carina questa borsa” commentò sventolandomela davanti.
“Me li ridia subito!”
“Oh Sato, il ragazzo piangerà se non gliela ridai” ridacchiò divertito. Ma che problemi avevano, mi stavano sul serio facendo incazzare e non era proprio serata.
“Chiamo la polizia se non me la ridà!” Mostrai il cellulare come prova che facevo sul serio, e i due si fecero improvvisamente seri, come se il gioco non gli stesse piacendo più.
“La vuoi?” Me la mostrò allungando il braccio facendo cenno di volermela restituire. Allora mi avvicinai lentamente per riprenderla ma poi improvvisamente l’uomo caricò il colpo per colpirmi con la mia stessa borsa e finii a terra.
“Hiroshi che cazzo fai, l’hai fatto male!” Disse l’altro urlando.
Intontito per il colpo cercai di rimettermi in piedi mentre i due parlavano. “Sta zitto! Quel moccioso ci ha minacciato, si è meritato una punizione!”
Di cosa diavolo parlavano? Erano loro che stavano dando problemi a me. A pochi centimetri da me c’era il mio cellulare caduto rovinosamente a terra con lo schermo rotto. Cazzo, mi dissi.
“Ma povero è così carino, è un peccato rovinargli quel bel visino.” Continuava a dire l’altro.
“Tranquillo non s’è fatto niente, vero?” L’uomo mi si parò ancora davanti sollevandomi a forza da terra afferrandomi per il braccio e strattonandomi.
“Lasciami!”
“Vedi? Sta benone. Non volevo farti male, ti fa male qualcosa?” Con una mano cominciò a toccarmi il viso afferrandomelo per le guance.
“Hey Hiroshi non puoi fare certe cose qui è meglio andare da un altra parte.”
Cosa? “Buona idea. Che ne dici vieni a prendere qualcosa da bere con me e lo zio Sato?” Ma che diavolo avevano in mente? Mi guardai intorno sperando che ci fosse qualcuno di passaggio ma l’ingresso della stazione era completamente deserto, fu in quel momento che mi assalì la paura. Se solo Hara mi avesse riportato a casa tutto ciò non sarebbe accaduto, se ero nelle mani di quelle due persone la colpa era solo sua nonostante io gli avessi fatto compagnia.
E poi partì il rumore di un colpo ben assestato. Istintivamente avevo chiuse gli occhi e mi ero coperto il volto per proteggermi, ma quando ebbi il coraggio di guardare vidi l’uomo che prima mi teneva un braccio a terra che si lamentava per il forte dolore e che perdeva sangue dal viso. E davanti a me c’era proprio Hara col pugno ancora teso. “Hara...” dissi con poca voce sorpreso che fosse tornato indietro da me.
Hara però non mi ascoltò, aveva l’aria furiosa tanto che andò dritto dall’uomo ancora a terra afferrandolo per il colletto della camicia, lo sollevò poco da terra e gli assestò un altro colpo. Intanto l’altro uomo scappò a gambe levate senza prestare il minimo soccorso all’amico.
“Persino quello stronzo del tuo amico ti ha scaricato.” Sorrise bieco e assestò un altro colpo e poi un altro, nonostante l’uomo ormai lo stesse supplicando di smetterla “Sei solo un verme.” Disse infine e lo lasciò cadere a suolo in una pozza del suo stesso sangue.
Ero pietrificato per quella scena. Hara afferrò la mia borsa rimasta a terra a pochi metri dall’uomo e venne dritto verso di me, per un istante pensai che volesse prendersela anche con me ma non fu così, mi afferrò per un braccio e mi portò via di lì.
La sua presa era troppo forte tanto che il braccio stava iniziando a farmi male. “Hara”, lo chiamai diverse volte ma non si voltava neppure. Si fermò piuttosto dinanzi una macchinetta di bibite e lì mi lasciò andare. Andò a comprare un pò d’acqua, afferrò la bottiglia dallo sportello e se la poggiò sulle nocche della mano.
Dentro di me mi chiedevo perché accadessero certe cose, o meglio cosa mi sarebbe successo se Hara non fosse tornato lì a salvarmi da quei due? “Hey tieni”, raccolse la mia attenzione e mi lanciò la bottiglia, e a stento riuscii a prenderla. Notai che avevo le mani che tremavano.
“G-grazie. Se non ci fossi stato tu...” mi morirono le parole in gola.
“Sono cose che succedono purtroppo. Dimentica tutto.” Ancora con quella dannata storia di dimenticare tutto, come faceva a dire semplicemente che erano cose che succedevano.
“Non ci riesco! Guarda sto tremando come una foglia come fai a dire così.”
Hara distolse lo sguardo da me e fissò nuovamente la macchinetta. “Non è successo nulla.”
“Ah-ah-ah” risi istericamente “sono contento che tu dica questo perché se lo dice il grande Hara Yuuto allora posso pure farmici una risata sopra!”
“Sega?”
“Che diamine vuoi?!” Urlai a quel punto.
“Stai piangendo.” Non me ne ero nemmeno reso conto di star piangendo, eppure credevo fosse una reazione naturale, avevo avuto tanta paura dopotutto, eppure mi sentivo anche triste. Cercai di ricompormi e di asciugare quelle lacrime ma non volevano proprio fermarsi.
"Sono davvero il più patetico degli idioti”, dissi cercando di riderci su.
Allora Hara con un gesto del tutto imprevedibile portò la sua mano sulla mia testa facendola scendere lungo la guancia, rimasi spiazzato per quel gesto che voleva somigliare vagamente ad una carezza. Era lì davanti a me che mi guardava intensamente, tanto che i suoi occhi parvero cambiare completamente colore tanto da sembrarmi rossi. “Non è successo nulla, Ryu.”
Quel tono di voce lo conoscevo. Era lo stesso di quella volta, lo stesso di quando mi prese quella notte e dolcemente aveva fatto l’amore con me. Avevo davanti di nuovo quella persona.
Le lacrime a quel punto si fermarono di colpo lasciando spazio a tanto imbarazzo da entrambe le parti. Hara allora abbandonò la mia guancia, mi prese delicatamente la mano e ricominciammo a camminare verso casa. Camminammo così per tutto il tempo lungo stradine isolate che passavano tra alcuni villini, lui davanti a me e io poco più dietro di lui non riuscendo a scorgere il suo viso. Tutto il ritorno fu nel più completo silenzio, si sentivano solo il rumore dei nostri passi e forse i battiti del mio cuore.


SCHEDA PERSONAGGIO:

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Nome: Mizumi Cognome: Aibara
Età: 16 anni
Data di nascita: 18 Dicembre Luogo di nascita: Tokyo, Giappone
Altezza: 1,67 Peso: 47kg
Capelli: Neri Occhi: Ambra
Gruppo sanguigno: 0
Scuola: Kudan Kenkyuusho Sezione: Secondo anno, 2 sezione
Colore preferito: Giallo Cibo preferito: Cioccolato

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***



CAPITOLO XIV

“Ti ho già detto che non so nulla!” le risposi con il tono della voce leggermente alterato raccogliendo un’occhiataccia da parte di Mizumi che era lì, immobile davanti a me, mentre cercavo di pranzare.
“Sei completamente inutile. Ti avevo chiesto di tenerlo d’occhio e non sai dirmi nulla, neanche se sta mangiando regolarmente o se dorme a casa sua.”
“Non sono sua madre come faccio a sapere queste stupide cose!” Era la quarta volta che veniva a chiedermi notizie, e ci aveva provato tutta la mattina come se le news si producessero nell’arco di ore.
A quel punto Mizumi cambiò atteggiamento diventando improvvisamente dolce e carina “Ti è piaciuto il mio cioccolato Ryucchan?”, mi domandò sussurrandomi nell'orecchio.
“Non ci casco, c’è già tuo fratello che usa 'ste cazzate –simpatiche barra gentili-  con tutti.”
Mizumi scoperto il suo bluff, sbuffò come una bambina. “Sono davvero in pena per lui, sai.”
“Allora dovresti semplicemente avere il coraggio di affrontarlo.”
“E’ impossibile. Mi sbatte praticamente il telefono in faccia ogni volta che cerco di sentirlo.” Raccontò ciò con un velo di tristezza negli occhi.
“Non capisco davvero cosa tu abbia potuto fargli.”
“Non saprei. So solo che un giorno quando andai a trovarlo aprì la porta per vedere chi fossi, mi riconobbe e poco dopo mi richiuse la porta in faccia.” Uao, non la faceva buona a nessuno. Tutto ciò non sapevo davvero a cosa fosse dovuto, cioè aveva dei modi orribili con chiunque eppure non riuscivo a togliermi dalla testa che la sera prima era diventato praticamente un altro accompagnandomi fin sotto casa. A quel punto partì un flash e rividi la sua carezza e la sua espressione seria.
Nel frattempo Mizumi stava parlando ma non l’ascoltavo più, stava raccontando cose random della propria infanzia per poi passare senza alcun nesso ai suoi capelli e all’umidità.
Ci lasciammo poco dopo, con la promessa che avrei scoperto qualcosa. Prometterlo era facile ma molto più difficile era avvicinarsi ad Hara. Pensai dunque di cercare risposte nelle persone che gli erano più vicine e così decisi di scovare Kioko che per qualche tempo aveva frequentato la cerchia stretta di Hara. “Cosa fa Yuuto nel tempo libero? Perché questa domanda improvvisa?”
Non chiedere ti prego. “Una ragazza vuole saperlo, sai com’è.” Era forse l’unica scusa credibile che mi potesse venire in mente in quel momento.
“Non saprei di solito andavamo a bere in qualche bar o magari a fare un giro al centro. Ma non so dirti dove se ne vada da solo quando non è con noi.”
“Mi basta così.” Le dissi e scappai via. Già sapere che frequentava bar con gli amici era qualcosa, si poteva già capire benissimo che gente potesse frequentare e perché quella volta fosse tanto a suo agio in quel locale. Speravo solo che queste notizie bastassero a Mizumi o le avrei detto di cercarsele da sola.
“Che ci fai rintanato qui dietro?”
Sussultai riconoscendo la voce di Hara. “Y-yo” e feci un ridicolo cenno con la mano.
“Yo ‘na cippa esci di lì che dobbiamo parlare.”
Si prospettava un altra ramanzina così uscii dal mio nascondiglio segreto posto alle spalle del cortile principale tra alcuni cespugli. “Che cosa vuoi?”
“Devi convincere Kioko a uscire con Tetsuo.”
“Prego?” Aveva sentito davvero bene?
“E’ diventato insopportabile da quando non ha ricevuto i suoi cioccolatini quindi ho pensato che facendoli scopare avrebbe trovato pace.”
“Ma non è questa la soluzione alla faccenda!” Aveva sicuramente una strana concezione dell’amore e dello stare in coppia, e non gli importava affatto che l’amico fosse felice o meno.
“Non mi interessa sega, tu farli mettere insieme e basta.”
“Ma perché dovrei pensarci io scusa, è tuo l’amico!” gli urlai contro senza volerlo.
Hara la prese molto male, gli si gelò lo sguardo e trattenne una smorfia di rabbia “Ripeti un pò.”
“H-ho solo detto che Tetsuo non è amico mio, mi odia, non posso aiutarlo.”
Cambiai totalmente tono di voce e Hara tornò alla sua apatia “Ecco così va meglio. Allora dimmi che devo fare affinché gli piaccia così da andarci a letto.”
“Non credo che tutti vadano a letto insieme al primo incontro..” osservai ad alta voce senza volerlo.
“Ah no?” E mi sorrise in maniera ironica alludendo chiaramente a qualcosa. Quanto lo odiavo, l’ipocrisia era parte integrante di lui e tirava fuori quella storia solo quando gli faceva comodo.
“Forse prima di tutto potrebbe smettere di chiamarla ‘donna’ e cominciare ad usare modi più carini. Se ci pensiamo il tipo che le piace è Masato quindi credo le piacciano i ragazzi gentili.”
“Che gusti di merda.”
Già caro Hara esistevano anche persone normali alle quali non piacevano stronzi come te e il tuo amico, mi dissi ma non ebbi il coraggio di dirlo ad alta voce. E dissi semplicemente “Già.”
Senza rendermene conto mi ero ancora una fatto coinvolgere dalle sue cose e mi ritrovai senza volerlo a camminare dopo scuola tra lui e Tetsuo che come al solito non mancava di insultarmi “Perché abbiamo anche mezzasega dietro? Non capisco. Sparisci!”
“Si è un piacere anche per me essere qui con te. Che ci faccio qui?”
“Adesso tu aiuti Tetsuo e zitto.”
Erano ordini più che richieste ormai. “Te l’ho detto deve semplicemente cambiare modo di fare.”
“Cos’ha che non va il mio modo di fare, eh stronzo?”
Io e Hara lo fissammo in silenzio. “Sul serio?”
Ci ritrovammo misteriosamente in centro e proprio davanti ad un negozio di ciambelle a 100yen. Inizialmente non capii perché fossimo lì, ma poi vidi Hara fissare la vetrina con una luce strana negli occhi. “Me ne dia una.” Disse poi al commesso.
Aveva una sorta di passione verso il cibo? Ne sembrava innamorato.
Preso lo snack ci mettemmo a sedere su una panchina a caso e cominciammo a consumare quelle ciambelle che trovai davvero deliziose, dovevo ammetterlo.
“La verità è che Kioko mi piace da quando sono iniziate le superiori e per quanto io fossi bello, bravo e carismatico non mi ha mai nemmeno guardato.”
Sarebbe stato un bel racconto se non fosse tanto egocentrico. “Credo che il tuo problema sia la mancanza di comunicazione e i modi. Se la chiami ‘donna’ in continuazione non sei figo ma solo stupido.”
“Hey brut-“
“No, ha ragione” lo fermò stranamente Hara “se vuoi portartela a letto devi essere gentile.”
“Non è questo che intendevo.” Travisavano completamente le mie parole non capendo che il problema di base era proprio il loro carattere, sopratutto Tetsuo che non faceva nemmeno finta di essere diverso da com'era, tutt’altro ci dava dentro a mostrare il peggio di sé.
Decisero dunque di mettere in atto quello stupido piano di cambiare personalità e mi dissero di mandare un messaggio a Kioko per farla venire, mi dissero che non avrebbe mai detto no a un giro in centro. Obbedii e mandai quel messaggio, poco dopo Kioko mi rispose che sarebbe venuta. “La solita.” Commentò Hara sorridendo.
Notai che Tetsuo batteva freneticamente il piene a terra preso dall’ansia. “Andrà tutto bene”, cercai di calmarlo ma mi zittì mandandomi al diavolo.
Passarono una trentina di minuti e finalmente Kioko di palesò davanti a noi “Hey non credevo ci foste anche voi due, che cosa strana”, disse non avendoci mai visti insieme tutti e tre dopo la scuola.
Io e Hara ci guardammo, dovevamo sparire da lì così pensammo a che scusa inventare. “Che ne dite di entrare in quel centro commerciale?” proposi indicando l’edificio.
Hara mi guardò compiaciuto dell’idea “Perché no, eh bravo sega.”
Tetsuo si era completamente ammutolito cercando di trattenere ogni possibile esclamazione poco elegante nei confronti della ragazza. Cercammo dunque il più possibile di tenerci lontani da loro, ma Kioko era un osso duro e passava più tempo accanto a noi che con lui che se ne stava dietro. “Oh guardate che carini quei completi!” esclamò Kioko mentre guardava una vetrina, e fu in quel momento che Hara diede una bella spinta all'amico che finì proprio accanto a lei, “Tutto bene?” chiese colta di sorpresa.
“Oh si, benone! Bei calzettoni!” commentò riferendosi a semplici calze rosa. Pensammo tutti che fosse senza speranza, che la delicatezza non facesse affatto parte di lui.
Allora presi io l’iniziativa, ancora una volta “Ragazzi che ne dite di una bella crepes?”
Hara rispose di sì dandomi corda e così anche Tetsuo e poi Kioko che ne sembrava molto entusiasta. Andammo dunque davanti al bancone e di nascosto Hara gli disse di offrirglielo. Tetsuo sussultò “E perchèè?”
Mi toccai la fronte esasperato per tanta stupidità così andai da Kioko per non lasciarla da sola davanti al cartellone dei gusti “Tu quale prendi Ryu?”
“Mmh direi quello con fragola e panna.”
“Niente cioccolato?”
Le sorrisi “Io non sopporto il cioccolato.”
Serviti anche i dolcetti arrivò il momento di pagare e sotto costrizione di Hara, Tetsuo si fece avanti proprio mentre Kioko era sul punto di dare i suoi soldi “Pago io il suo.” Disse finalmente.
“Oh grazie Tetsuo ma non devi.” Aggiunse Kioko chiaramente imbarazzata, forse dopotutto c’era un briciolo di speranza che gli potesse piacere.
“Figurati le ragazze non dovrebbero mai pagare.”
Perfetto! Bella risposta, pensai. E Kioko rispose con un sorriso molto dolce afferrando la sua crepes, e Tetsuo fece lo stesso poco dopo cominciarono a camminare l’uno accanto all’altra.
“Incredibile ci siamo riusciti forse” commentai stupefatto.
“Finalmente non romperà più i coglioni”, commentò anche Hara mentre mordeva la propria crepes molto scocciato di tutta quella situazione assurda.
E il pomeriggio andò avanti molto tranquillamente, quei due avevano iniziato a parlare e a ridacchiare e Tetsuo sembrava aver capito come doveva comportarsi, almeno quella era l’apparenza. In cuor mio ero dispiaciuto per Kioko che un essere del genere si fosse innamorato di lei, ma forse avrei dovuto provare più pena per me stesso e guardai in direzione di Hara.
Ormai il pomeriggio si era diviso in loro che si divertivano e noi come sfondo triste. Ci fermammo ancora in una altro negozio femminile e fu lì perdemmo di vista sia Kioko che Tetsuo. Era imbarazzante essere lì, persino Hara sembrava disgustato da tutto quel rosa. “Aspettiamo fuori.” Propose infine.
Fu in quel momento che mi scontrai proprio con Mizumi. Avevamo entrambi gli occhi sgranati di trovarci così, faccia a faccia, proprio in quel luogo, “Ryu?”
“Heilà!”
Hara fece subito una faccia strana e mi tirò via da lì in maniera brusca “Che ci fai qui” le chiese in maniera torva.
Mizumi indietreggiò quasi impaurita “Tranquillo sono qui per dello shopping no per te.”
“Bene allora sparisci immediatamente.” Mizumi sembrava sul punto di piangere ma non volle cedere a quei modi e mostrò chiaramente tutto il suo orgoglio portandosi i capelli neri dietro le orecchie e raccogliendo ciò che le era caduto a terra. Mentre se ne andava mi lanciò un ultima occhiata e poi dando le spalle ad Hara mostrò la propria tristezza.
“Il solito.” Cercai di rendere meno pesante quella situazione ma fu del tutto inutile, la giornata si era appena guastata. Hara mi fulminò con lo sguardo e pensai che volesse sfogare su di me la propria rabbia e così fu, mi afferrò per il braccio e mi trascinò fuori di lì. Provai in tutti i modi a liberarmi ma più ci provavo e più faceva male.
Mi portò, dove si solito c’erano i bagni ma cambiò direzione e aprì una delle porte d’emergenza, scendemmo le scale e in quel posto isolato fui sbattuto con estrema violenza contro il muro. Mi trovai i suoi occhi furiosi davanti “Allora inizi a parlare o te lo tiro fuori con la forza?”
“C-cosa?”
Ed ecco quel suo ghigno spaventoso, mi afferrò per i capelli e cominciò a tirare facendomi super male, tanto da pensare che da un momento all’altro sarebbe venuta via la pelle della testa “Sai che ti farò del male quindi smettila e spiegami come faceva a sapere il tuo nome.”
Oh no si riferiva a quando Mizumi sbadatamente aveva pronunciato il mio nome. Ero sul punto di parlare ma pensai che una bugia non avrebbe risolto la cosa. Hara lasciò andare la presa all’improvviso.
“Io so chi è, Hara.” Dissi semplicemente raccogliendo tutto il mio coraggio sapendo che avrei probabilmente fatto peggio e che quel giorno sarei tornato a casa col naso rotto.
“Che ti ha detto?” chiese dunque con tono sempre crudele.
“Che è tua sorella e che... non vivete insieme. Mi ha cercato perché credeva che potessi darle notizie di quello che fai visto che non vi parlate da tempo.”
“COSA?” tuonò Hara sempre più furioso al punto da iniziare a tremare. Non credevo che provasse un simile odio per un suo familiare, era agghiacciante tutto ciò. “E tu che le hai detto?”
“N-nulla”
“Ah-ah-ah davvero?” rise sarcastico.
“Sì, io dopotutto non so nulla di te quindi ha scelto la persona sbagliata e gliel’ho detto.”
Hara si allontanò di qualche metro e guardò improvvisamente altrove come se fosse lontano da quella situazione “Già pessima scelta.”
“Perché la detesti così tanto? Lei è davvero preoccupata per te!”
“Non sono cose che ti riguardano quindi non osare più parlarci.” Ecco che si chiudeva nuovamente a riccio alzando quel suo solito scudo impenetrabile. Uno scudo così duro capace di tenere lontani persino i propri parenti.
“Non sono affari miei ma parlale almeno, è tua sorella.”
“Perché ti interessa così tanto che io le parli? Se tu litighi con tuo padre a me non frega un cazzo.”
Perché mi piaci brutto idiota!, perché non riusciva a capirlo, perché non capiva che c’erano persone a cui importasse di lui? “Perché è questo che fanno le persone che tengono ad altre persone.”
Hara ridacchiò “Noi non siamo nemmeno amici.”
“E’ vero, ma non siamo estranei e quindi te lo chiederò di nuovo e potrai anche picchiarmi dopo ma parla con Mizumi e chiaritevi perché è preoccupata per te.” Questa volta ero serio e credevo fermamente in quello che avevo detto, ero stanco di fare da tramite o che lui sfogasse su gli altri le proprie frustrazioni.
Hara nascose il proprio sguardo sotto i folti capelli neri che cadevano irregolari sulla fronte arrivandogli leggermente sugli occhi.“Io odio la mia famiglia, ti basti sapere questo.” Pronunciò quelle parole sollevando la testa e guardandomi dritto negli occhi in maniera seria, improvvisamente la rabbia si era trasformata in amarezza che traspariva dai suoi occhi arancioni. “Non immischiarti più.” Disse ciò e mi lasciò lì da solo.
“Hara!” tentai di chiamarlo ma fu del tutto inutile, lo vidi girare l’angolo e sparire. Aveva detto di odiare la propria famiglia ma chi mai avrebbe usato un simile termine, per quale ragione?
Mille domande mi frullavano in testa ed erano tutte senza risposta perché lui non si apriva, non abbassava mai le proprie difese.
Mi sentii uno stupido per aver semplicemente creduto di poterlo capire così facilmente. Lo sapevo infondo, l’avevo sempre saputo che quelle poche brecce che si aprivano in lui duravano poco. La gentilezza a cui avevo assistito, quelle tenue carezze e modi gentili erano forse semplici spiragli di luce che non davano alcuna speranza di aprire un varco vero e proprio. Preferii non cercare Kioko e Tetsuo ma di lasciarli stare, non ero dell’umore di stare con gli altri, non dopo ciò che era successo e aver visto tanta rabbia accumulata in una sola persona.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Finalmente siamo arrivati al capitolo 15! Purtroppo in questi giorni ho avuto pochissimo tempo per scrivere tra lo studio e la vita privata, e sto cercando di far conciliare tutto dandomi degli orari. Parlando della storia sono stra-contenta di aver raggiungo le 300 VISUALIZZAZIONI, è davvero un traguardo incredibile per me. Semplicemente perchè non sono una scrittrice ma solo una ragazza che ama immaginare storie e non sa come esprimerle se non scrivendo. Quindi grazie mille di cuore!

CAPITOLO XV

Non avevo mai fatto così tante assenze come quell’anno e i miei genitori anche quella volta mi chiesero se andava tutto bene e io rispondevo come sempre di si, che procedeva tutto come al solito e se non andavo era perché non mi sentivo molto bene. Due grosse bugie. Non ero voluto andare per non incontrare né Mizumi né Hara perché non avrei saputo affrontare nessuno dei due.
Come potevo dire a Mizumi che suo fratello davvero l’odiava e che non potevo più tenerlo d’occhio per conto suo? E poi c’era Hara, non avrei avuto il coraggio di parlargli dopo la scenata di ieri. E quindi me ne stavo così, buttato sul letto a fissare il soffitto mentre fuori risplendeva un sole primaverile e presto sarebbe anche finito l’anno scolastico quindi con che coraggio me ne stavo rintanato lì? “Aaaaah!” Lanciai un grido soffocato nel cuscino che mi ero portato sulla faccia. Dovevo essere lucido e mettere da parte i miei sentimenti, cosa che non avevo assolutamente fatto quei mesi. Il problema principale era iniziato da quando avevo incontrato Hara e sapevo bene di non poter cancellare quello che era successo, sì avevamo fatto sesso un paio di volte ma dai su, non potevo essere gay solo perché mi veniva un infarto ogni volta che gli ero vicino. E la mia curiosità per la sua vita era solo perché, come tutti gli altri, l’ammiravo.
Si quelle sembravano essere ottime spiegazioni al mio problema eppure dentro di me c’era una vocina che diceva ‘Ti stai prendendo per il culo da solo, ma bravo’, ormai avevo un Hara persino nella testa.
Le possibilità dunque erano due: o mi trasferivo seriamente ponendo fine a quel putiferio di strani sentimenti contrastanti o mi facevo seriamente controllare perché sentivo di essere in qualche modo masochista e di amare particolare le percosse verbali e gli atteggiamenti lunatici di quel ragazzo.
Pensai poi alla sua situazione familiare, quello era un altro problema che andava risolto o non sarebbe mai cambiato nulla in lui. Mizumi aveva parlato della madre dicendo che non si era mai comportata come tale, ciò significava che fosse colpa sua? Che tutto il malumore fosse celato nella mancanza di affetto? E perché Mizumi non risentiva della stessa cosa, anche lei viveva lontana dalla figura materna eppure sembrava normale. Anche se la parola normale era troppo per entrambi, però non aveva rabbia repressa quindi ci doveva essere una qualche spiegazione a tutto ciò e dovevo solo capire. I miei guai si sarebbero colmati se Hara avesse smesso di comportarsi da Hara.
Sì, ormai ero più che deciso era ciò che dovevo fare scoprire cosa diavolo nascondesse e risolverlo. Forse partivo con la quarta, e stavo tralasciando un particolare: Hara non mi avrebbe mai permesso di scoprire nulla, le domande non servivano e nessuna delle persone intorno a lui conosceva molto della sua vita privata a parte quel lato di puro divertimento che condividevano; quindi dovevo fare tutto da solo e osservare.
 
Tornai il giorno dopo a scuola con la speranza che tutto potesse funzionare e andare diversamente ma avevo bisogno di qualcuno con cui poterne parlare, di cui potermi fidare così dopo le prime tre ore di lezioni catturai letteralmente Kioko e Kyoja e li trascinai sul tetto.
“Si può sapere che ci facciamo qui sopra? Facciamo presto che devo vedermi con una persona”, disse Kioko soffermandosi un pò di più sul particolare finale.
“E chi?” domandai allora incuriosito.
Kioko arrossì, voleva palesemente dirlo a tutti “Lo conoscete molto bene.”
“Incredibile ce l’ha fatta..”
Kyoja ci guardò confusi “Di che diavolo parlate?!” Lasciai però perdere la faccenda Tetsuo e Kioko e tornai al motivo per cui li avevo portati lì lontani da occhi indiscreti. Iniziai parlando dell’incontro con Mizumi, dicendo loro che quella ragazza era in realtà la sorella di Hara e che c’era un problema con quest’ultimo. Raccontai a loro anche lo scontro che avevo avuto due giorni fa al centro commerciale, e l’atteggiamento ostile che Hara non solo riservava a noi tutti ma soprattutto alla propria famiglia.
Inizialmente entrambi rimasero senza parole, poi ci fu un pò di perplessità e infine Kioko si fece avanti “Non posso crederci che abbia una sorella gemella in questa scuola e nessuno ne sappia nulla!
“Ed è anche carina” asserì Kyoja
“Non è il momento” lo fermai.
“Scusa Ryucchan!”
Kioko continuò a sembrare pensierosa, “Ha detto che non ci parla da un pò di tempo quindi è probabile che la causa sia il divorzio dei loro genitori.”
“Si ma sembra che il problema sia la madre. Sono stata a casa sua ed è quasi sempre da solo.” Kioja e Kioko strabuzzarono gli occhi lanciandosi occhiate, “Cosa c’è?”
“Sei stato a casa sua?”
“Sì. Vi prego cerchiamo di non rimanere perplessi per ogni cosa?”
Kioko mi interruppe ancora “No Ryu questo è strano invece. Hara non ha mai portato nemmeno Tetsuo a casa sua e credo che sia la persona più vicina a lui.”
Cosa? “Nessuno?”
“Già so che molte ragazze hanno cercato di farsi invitare ma non ci sono mai riuscite e pensa gli avevano promesso un bel servizio. Un pazzo avrebbe rifiutato Ryucchan!” A parte l’atteggiamento pervertito di Kyoja quella notizia mi spiazzò un pò, si le volte successive ero andato io stesso da lui e mi aveva sempre fatto entrare invece quella sera era stato lui a trascinarmi a casa sua, peccato che non ricordassi assolutamente nulla di quella notte.
“Non pensavo che foste così amici”, osservò Kioko, “credo che la soluzione sia semplice, chiedigli stesso tu quale sia il problema con la sua famiglia no? E sapremo la verità.”
Si sbagliava io non potevo chiedergli nulla. “Hara odia anche me. Sono probabilmente la persona che più detesta qui dopo sua sorella.”
“E perché mai Ryucchan?”
Dovevo dirglielo? Dovevo davvero raccontare loro proprio tutto? Pensai, che fosse uno sbaglio farlo ma anche che dovevo fidarmi e che non avevo fatto nulla di male. Eppure la paura mi assaliva, ero andato a letto con un ragazzo come l’avrebbero presa? Non mi avrebbero più guardato allo stesso modo.
“Ryu va tutto bene?”
“In realtà no. Io devo togliermi questo peso di dosso” incassai la testa tra te spalle, mi irrigidii di colpo e iniziai a sentire le mani sudate “io ci sono andato a letto.” Quel momento parve interminabile, passarono solo pochi secondo ma parvero ore. Sentivo i muscoli del corpo più rilassati, strano, eppure avrei dovuto provare agitazione e invece mi sentivo più leggero.
Kyoja allora sollevò un sopracciglio “Tu e la sorella?”
Imbecille!, sbottai dentro di me. Solo Kioko parve aver afferrato la notizia senza travisare, tanto da avere lo sguardo corrucciato ”Ryu.. e quando è successo?”
“La sera in cui andammo al locale, il giorno dopo mi sono ritrovato a casa sua senza sapere come.”
Kyoja finalmente parve afferrare tant’è che spalancò la bocca traumatizzato. “E dopo? Cioè non..”
“Dopo Hara mi ha detto praticamente di dimenticare tutto” spiegai ciò sorridendo perché non potevo fare altrimenti, scappare ormai era troppo tardi.
“Ryucchan sei gay!”
Kioko si innervosì e diede un bel colpo assestato sulla testa di Kyoja “Idiota! Sta zitto se devi sparare cazzate” gli urlò contro facendogli male, “Ryu... tu sei innamorato di Hara per questo ti sta così a cuore sapere.”
Bingo. Ridacchiai nervoso e non ebbi il coraggio di emettere un sonoro sì ma era palese ormai quello che davvero provavo per Hara. Kioko non parve disgustata piuttosto sembrava provare pena per me, sapendo di chi mi ero invaghito e che non sarei riuscito a starci insieme.
“Scusate eh ma mi spiegate come fanno due maschi a fare.. insomma.. roba.” Sospirai per gli interventi inopportuni di Kyoja che ancora una volta fu colpito in testa da Kioko.
“Io ti aiuterò se tu vuoi, lo sai ma sarà dura. Anche se scoprissimo la verità questo non vorrà dire che Hara accetterà la cosa, cioè te. Che tu gli dia una mano non gli farà provare le stesse cose.”
Forse era quella la verità che più mi faceva male, e cioè che più mi impegnavo e più non riuscivo ad avvicinarmi. “Lo so, non spero affatto di essere ricambiato ma voglio assolutamente scoprire cosa nasconde.”
“Sei sicuro Ryu? Potrebbe odiarti per davvero.”
Sapevo benissimo che si sarebbe arrabbiato ma non mi importava più. Poteva fare quello che voleva, anche tirarmi tutti i capelli di testa ma stavolta non avrei lasciato perdere. Io avrei distrutto la corazza di Hara. “Sì”
Kioko mi sorrise dolcemente, non capii perché di quella espressione, finché non mi venne vicino prendendo la mia mano e stringendola forte. Quello era il suo affetto per me. Entrambi mi promisero di non dirlo a nessuno e che ci sarebbero stati per qualsiasi cosa, ne fui davvero commosso non aspettandomi una simile reazione.
“A quanto pare pure a Ryucchan piacciono i fighi.” Quel commentò mi fece davvero ridere perché sapevo che proveniva da una persona spontanea e trasparente come l’acqua.
“A proposito, questo significa che nemmeno Tetsuo può aiutarci.” Pensò ad alta voce Kioko richiamando tutta la nostra attenzione.
“No ti prego se lui lo sapesse diventerei il bersaglio delle peggio cose. E non credo che Hara si confidi più di tanto con lui da quanto mi ha raccontato Mizumi.”
Kioko parve rifletterci ancora “Ho capito. Quindi la prossima mossa è?”
“Credo raccogliere notizia riguardo la madre.” Detto ciò e mettendoci d’accordo sulle ultime cose ci lasciammo, raccomandando a ciascuno di noi di essere prudente. Più volte mi chiesi se avessi fatto bene a coinvolgerli nelle mie fissazioni, ma poi pensai che si sarebbero potuti tirare fuori e invece non l’avevano fatto. A quel punto dovevo solo trovare il modo di incontrare Mizumi e dirle esattamente quello che era accaduto ma a scuola sarebbe stato difficile, Hara avrebbe potuto vederci così lasciai un bigliettino nelle mani di una sua compagna di classe facendomi promettere di darglielo.
Si fecero presto le tre e attesi il suo arrivo nel punto che le avevo lasciato detto sul bigliettino. Era un luogo lontano dall’edificio principale, di solito lì, le persone come Hara non ci mettevano piede, piuttosto era il luogo dove un tempo mi rifugiavo quando volevo leggere in pace. Attesi per un pò e poi la vidi arrivare “Ciao”, le dissi.
“Che succede? Hai delle novità?” Oh si. Così le dissi di accomodarsi accanto a me sul prato e le raccontai cosa era successo quel giorno al centro commerciale dopo che se ne era andata e dell’ira che aveva scatenato facendosi scappare il mio nome. Mizumi rimase senza parole e parve profondamente dispiaciuta “Mi dispiace tanto.”
“Non importa tranquilla. Non è solo per questo che ti ho fatto venire qui”, lei mi guardò di nuovo interessata lasciando perdere il dispiacere, “Ho bisogno di sapere qualcosa riguardo tua madre. Io credo che il problema sia la vita che conduce attualmente tuo fratello e penso che la chiave possa essere lei.”
“Mia madre? Beh c’è poco da dire non la vedo da secoli ma per quello che ricordo non è mai stata capace di occuparsi di noi e di mio padre ed per questo motivo che hanno divorziato tanto tempo fa. Avevamo tipo sui sei o sette anni, io non sopportandola chiesi a mio padre di ottenere la mia custodia mentre Yuuto è voluto restare lì ma non credo l’abbia fatto per lei.”
“Non andava d’accordo con tuo padre?”
“Si certo. Nostro padre è un bravissimo uomo, ma rispettò la scelta di Yuuto nonostante gli chiedesse continuamente se andasse tutto bene. Passarono tipo otto mesi dalla loro separazione e alle nostre chiamate non ricevemmo più risposta tanto da farci preoccupare. Sia io che mio padre siamo andati a casa sua e o non c’era mai nessuno o nessuno ci apriva.”
Il suo racconto era quello che già avevo sentito. “Quindi in quell’arco di tempo è accaduto qualcosa.”
Mizumi mi guardò leggermente sorpresa di quella mia osservazione “Non saprei cosa Ryu. Mio fratello era una bambino dolcissimo, amava giocare con gli altri ed era gentile.”
L’opposto della versione di oggi, pensai. “Forse tua madre gli ha fatto qualcosa.”
Mizumi sgranò gli occhi impaurita di quella possibilità “E perché non avrebbe chiesto aiuto altrimenti? Noi c’eravamo non era solo.”
“Questo non lo so ma è ciò che dobbiamo capire.”
Improvvisamente gli occhi di Mizumi divennero lucidi e si lasciò andare poggiando il proprio viso sulla mia spalla “Non l’ho aiutato sono la peggiore.”
“E’ lui che non ha accettato il vostro salvagente non hai nessuna colpa.” Nonostante le mie parole Mizumi iniziò a singhiozzare nascondendo il volto con le mani. Forse aveva solo bisogno di sfogare così la lasciai stare e le restai accanto, mi domandai però se anche Hara avesse delle lacrime da versare che non voleva mostrare a nessuno.
Passarono una decina di minuti e Mizumi si ricompose “Che imbarazzo” disse col viso leggermente rosso e gli occhi ancora lucidi.
“Sta tranquilla risolveremo questa cosa.” Le sorrisi e il suo viso improvvisamente si fece ancora più rosso così di punto in bianco mi disse che ci contava, usò un tono distaccato e poi scappò via. Io le ragazze non le avrei mai capite, giuro. Diedi un occhiata all’orario sul display del cellulare e vidi che era il momento di andare in palestra dove sicuramente ci sarebbe stato anche lui.
Una volta lì trovai Makoto a terra e il mister che cercava di fasciargli la caviglia in maniera molto superficiale. “Penso proprio che tu abbia bisogno di un medico.” Disse.
“Ci mancava solo questa!” intervenne Tetsuo irritato.
Mi avvicinai silenziosamente a Kioko chiedendole cosa fosse successo e proprio alle spalle del mister intravidi Hara che osservava tutta la scena con aria preoccupata. “Tetsuo per sbaglio l’ha urtato ed è cadut, quando ha cercato di rialzarsi non c’è riuscito.”
“Credo sia una slogatura mister” asserì Hara osservando con attenzione la parte gonfia.
“Lo credo anch’io. Non può giocare così la partita di domani.”
I ragazzi si guardarono tra loro consapevoli di avere un giocatore ferito. “Mister possiamo prendere qualche ragazzo della panchina!” propose a quel punto Kaoru.
“Hai visto come ha giocato l’ultima riserva al posto di Hara, faceva pena. Se ce la siamo cavati è perché avete dato il meglio di voi.”
Hara a quel punto mi lanciò un occhiata strana e sorrise “Mister forse ho la soluzione.” Tutta la faccenda stava prendendo una strana piega che non avevo affatto previsto quel giorno.
Improvvisamente il mister capì a cosa si stesse riferendo Hara e mi guardò con una strana luce negli occhi “Oh no, sono fuori allenamento non posso prendere il suo posto!” tagliai corto.
“Capirai. Eri titolare quindi riprenditi la maglia e non fare storie.” Disse semplicemente Hara.
Il mister annuì inserendo il mio nella lista della squadra tra le scartoffie che portava sempre con sé senza che io ne fossi minimamente convinto. Gli altri non obiettarono, nemmeno il povero Makoto che sì, ci teneva a giocare ma non voleva diventare un peso per la squadra e fu così che di punto in bianco mi ritrovai di nuovo in tuta e al centro del campo con un pallone in mano. “Non sarò mai pronto per la partita lo sai vero?”
Hara fece qualche palleggio con la palla proprio davanti a me “Non dovrai fare nulla oltre che stare in campo e non farti schiacciare dagli avversari.” Tutto ciò non mi convolava affatto. Sospirai e tentai a fare un tiro, che mancai miseramente il canestro. “Sei una completa schiappa sega”, lo sapevo già da solo.
Pensai però che fosse l’ideale per stargli accanto senza che pensasse a qualche strano trucco, e notai che era tornato del suo solito umore come se la rabbia l’avesse di nuovo accantonata. “Ma contro chi giochiamo?” domandai all’improvviso rendendomi conto di non saperlo ancora.
“Ma come non lo sai?” ridacchiò Kyoja “Giochiamo proprio contro la squadra di Masato.”
Avremmo giocato contro Masato che strano, sentii uno strano groppo in gola sensazione che non durò a lungo perché mi arrivò una pallonata in piena faccia che mi stordì.
“Pensaci dopo a certe cazzate e allenati idiota!” mi rimproverò Hara che aveva tirato appositamente quella pallonata per colpirmi. L’odiavo con tutto me stesso.
Verso le sei quasi tutti andarono via e Kioko mentre varcava l’uscita mi fece uno strano occhiolino, che strane idee si era fatta anche lei. Io fui praticamente costretto a rimanere da Hara, diceva infatti che mi sarei dovuto allenare tutta la notte per essere quanto meno decente il giorno della partita. Ci teneva così tanto che faceva quasi paura. “Hai sbagliato di nuovo idiota!” E andò avanti così fino a tardi quando ormai, stanco morto, crollai a terra nella mia stessa pozza di sudore. “Rialzati” mi esortò ancora.
“Dammi una cazzo di tregua!!”
Schioccò la lingua, mi venne incontro furioso e mi sollevò a forza da terra afferrandomi per la maglia “Non ho intenzione di perdere per colpa tua quindi impegnati.” E mi lasciò andare bruscamente.
Mi sistemai la divisa e gli lanciai un occhiataccia, guardai l’orologio ed erano già le otto passate. Io almeno avevo informato i miei genitori che avrei fatto tardi, lui invece da quando eravamo lì non aveva telefonato, prova schiacciante che non ci fosse nessuno a occuparsi di lui. “Tu non hai fame?” dissi allora prendendo una strana iniziativa, “Io direi che dovremmo andare a cenare e smetterla per oggi. Ci alleneremo domani mattina presto, credo che mia madre sia abbastanza in pensiero.”
Attirai la sua attenzione e mi guardò con la sua solita sufficienza con uno sguardo indecifrabile “Dille che tarderai e non ti lagnare.”
Aveva di nuovo troncato la conversazione sul nascere. Così sospirai, “Chissà che buona cena aveva preparato. Tu cosa avresti mangiato? Immagino che non fosse nei piani restare così a lungo qui.”
“Sei diventato ancora più idiota? Che mi frega di cosa ha cucinato tua madre.”
Mi stavo davvero comportando come un cretino allora vi rinunciai e raccolsi il pallone da terra, lo fissai per un pò come se quell’oggetto mi fosse estraneo ma infondo lo era. “Chissà come andrà la partita, Masato è davvero bravo secondo me.”
“Mh?”
“Sono circondato di persone perfette, accidenti” ridacchiai nervoso all’idea di giocare, al punto che avevo iniziato a stringere la palla tra le mani e a tremare, uao quindi quella era l’ansia.
“Nessuno è davvero perfetto.” Mi stupii molto sentire quelle sue parole e quando sollevai lo sguardo dalla palla lo vidi lì, in mezzo al campo, con le mani in tasca che fissava un punto impreciso nell’enorme sala. In quel momento mi lanciò una piccola occhiata senza nemmeno girare il capo, e incontrai quei suoi occhi glaciali.
“Stai parlando di te stesso?”
“Chissà.” Cos’era quel sorriso non glielo avevo mai visto in viso fino a quel momento, sembrava nascondere ironia, ma no la solita e crudele, un ironia buona, gentile e spontanea. Ne fui folgorato talmente della bellezza, al punto che sentii le guance prendere improvvisamente fuoco. Avrei voluto dirgli tante cose e quello sembrava essere il momento perfetto ma le parole mi morivano in gola come al solito, bloccato dall’idea di non rivedere più quel sorriso. -Potrebbe odiarti davvero- ero pronto a tutto ciò?
“Uao che pace quando smetti finalmente di parlare.” Aggiunse e si mise a giocherellare con la palla che aveva tra i piedi, senza uno scopo preciso, la faceva semplicemente rimbalzare sul piede destro. Era bellissimo, era la persona che mi piaceva e ce l’avevo lì a pochi passi da me. Così vicino eppure tanto lontano da non poterlo raggiungere. Il mio cuore stava impazzendo e mi stava dicendo di farlo adesso o mai più perché non ci sarebbe stata altra occasione. Infondo non avevo nulla da perdere.
“Hara” Attirai di nuovo i suoi occhi su di me attendendo cosa avessi da dire. Il tempo parve fermarsi completamente intorno a noi, ogni cosa sembrava invisibile, perché lì per me c’eravamo solo noi e basta. “M-mi piaci.” E lo dissi finalmente. Che me ne fregava del suo odio. “Sì. Mi piaci.” Ripetei ancora.
Contro ogni mia aspettativa Hara si fece buio in viso “Te l’avevo già detto che avresti dovuto dimenticare ogni cosa e non hai voluto darmi retta. Tu a me non piaci affatto.” Di cosa mi stupivo me l’aveva già detto e non stava mentendo ma avevo sperato vivamente che la risposta potesse essere un altra ma non fu così, ero stato forse un pò ottimista al riguardo. Aveva ragione Kioko, se pure fossi riuscito a curare le sue ferite non sarebbe cambiato nulla e i miei sentimenti non avrebbero avuto feedback da parte sua.
“Beh allora dimentichiamoci di tutto.” Dissi a quel punto nascondendo il fatto che volessi piangere da un momento all’altro, abbassai il capo in modo da poter nascondere il dolore che provavo.
“Sega.”
“Non dire altro ti prego, lascia stare. Avevi ragione ti ho praticamente perseguitato e ho fatto tutto da solo, mi sta bene ricevere insulti e rifiuti perché me lo merito.” Lo pensavo davvero dentro di me. Attesi il momento migliore per rialzare la testa e cercai di abbozzare una risata che parve palesemente forzata, “A domani.”
Guardai per l’ultima volta Hara che sembrava sul punto di dire qualcosa ma se la rimangiò tornando al suo posto, come una statua, senza nemmeno mostrare il minimo dispiacere.


SCHEDA PERSONAGGIO:

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Nome: Kioja                                 Cognome: Irumo
Età: 16 anni                                  Luogo di nascita: Tokyo, Giappone
Altezza: 1,67                                 Peso: 48kg
Capelli: Castani                            Occhi: Marroni
Gruppo sanguigno: AB
Scuola: Kudan Kenkyuusho       Sezione: Secondo anno, 3 sezione
Colore preferito: Azzurro           Cibo preferito: Patatine fritte
Like: Tutte le ragazze.
Dislike: Studiare e non sapere.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***



CAPITOLO XVI

Lo scrosciare della pioggia e il rumore dei tuoni mi sorpresero più di quanto pensassi visto che per tutto il giorno c’era stato il sole, allora pensai che persino il tempo mi stesse prendendo in giro in quel momento e che quei rumori fossero in realtà risate per quella situazione senza senso. Ero lì, immobile, sul ciglio della porta che avrei dovuto varcare senza voltarmi indietro e invece qualcosa mi aveva trattenuto o meglio qualcuno. Il mio braccio destro era intrappolato in quella che era la presa che meno mi sarei potuto immaginare in quel momento eppure ne percepivo il calore, la forza, quindi non poteva essere una mia immaginazione. Tutto iniziò a diventare più reale quando percepii la sua presenza alle mi spalle, la sua aurea, quel suo tepore e il profumo che di solito emanava quando mi camminava accanto
Un brivido mi scosse per quel contatto che in realtà non c’era, eravamo semplicemente due corpi vicini, che non si guardavano e si univano semplicemente attraverso quella mano che teneva il mio braccio.
Sì, non era una mia fantasia Hara era proprio lì dietro di me che mi tratteneva. “Io non ci riesco.” Cominciò a dire senza che potessi vedergli il viso, sentivo solo la sua voce profonda, “Tu non mi piaci ma non riesco a lasciarti andare dopotutto.” Non poteva davvero dire quelle cose, no dopo aver cinicamente detto quelle cose, prima. Non aveva senso, nulla intorno a lui aveva più senso per me.
“Che significa?”
“Io non so volere bene alle persone quindi non chiedermelo, ma non riesco a mandarti via.” In quel momento mi girai di scatto per vederlo negli occhi e lì incontrai a un palmo dal mio viso, non ebbi affatto paura di quella vicinanza. Ormai lui non mi faceva più paura.
“Io non posso stare dietro la tua testa. Quindi ora ti chiedo cos’è che vuoi davvero qui?” e con le dita della mano andai a scorrere lungo il tuo torace fino a raggiungere dove si presumeva ci fosse il suo cuore.
Hara parve di nuovo il ragazzo imbarazzato di quella notte al lago, forse anche a lui morivano le parole in gola ma non avevo più voglia di stare ad aspettare così fui io, quella volta, ad afferrargli il viso e ad avvicinarmi lentamente, in maniera delicata, a quelle labbra che restavano lì immobili e incrociai ancora una volta i suoi occhi arancioni completamente immersi nei miei. Restammo così ad un passo dall’unire le nostre labbra. “Ryu..”
“Dimmi la verità.”
Chiuse gli occhi all’improvviso fino a stringerli troppo per poi aprirli di scatto e indietreggiare bruscamente “Non posso ricambiare i tuoi sentimenti.”
“Perché?! Dimmelo almeno.”
Hara parve molto agitato in quel momento “Te lo dissi già mi pare, l’amore è stupido, non esiste, e non vale neanche la pena smarrirsi per qualcuno perchè si finisce per soffrire.”
Usò le stesse parole di quella volta e rammentai perfettamente quel momento “Hara..”
“Lo vedrai stesso tu poi, provare certe cose non serve a nulla.”
Abbozzai un sorriso a quel punto “Sta a me dire se una cosa serve o meno, forse infondo mi spiace solo che la prima vera persona che mi piace sia proprio tu...” Nel sentire quelle parole Hara parve rattristarsi, glielo leggevo nelle iridi degli occhi che avevano assunto una sfumatura più scura del solito. Era inutile, pensai, per quanto potesse darmi barlumi di speranza non avrebbe mai davvero fatto un passo verso di me e francamente capii che non si poteva salvare l’insalvabile. Eppure il mio cuore mi diceva non mollare, non lasciare perdere perché uno spiraglio era aperto “Io però non mi arrendo..” iniziai poi a dire raccogliendo una sorta di stupore da parte sua, “non mi importa quanti insulti ancora dovrò ricevere, e quanti 'no' ancora dovrò sentire io non ho intenzione di arrendermi con te e abbatterò le tue barriere.”
“Ma cosa dici.”
“Hai sentito bene! Quindi stanne certo ti farò innamorare e ricredere riguardo i sentimenti umani.”
Hara sgranò gli occhi probabilmente credendo di avere davanti a sé un completo pazzo ma la sua reazione fu ancora una volta imprevedibile, mi concesse un suo sorriso gentile “Starò a vedere allora.”
 
 
Era il grande giorno della partita e non eravamo al 100% pronti, io sentivo i muscoli praticamente morti per tutto l’allenamento improvviso a cui avevo sottoposto il mio corpo nelle ultime 24 ore, pensai che da un momento all’altro sarei crollato a terra privo di forze.
Gli altri non stavano meglio di me, Kyoja aveva ancora una volta lo stomaco sottosopra e Tetsuo si teneva a debita distanza di sicurezza per evitare che si ripetesse un altra spiacevole situazione. Persino Hara pareva molto esausto per tutti quegli allentamenti, ma non sembrava avere paura, che fosse solo una maschera?
“Allora ragazzi siamo carichi?!” ci gridò contro Kioko non riscontrando alcuna risposta, “Hey ma che vi prende a tutti, dovete giocare tra poco, dov’è il vostro spirito battagliero?”
“Lascia perdere” le rispose Tetsuo.
“Temo di fallire lì fuori” dissi in confidenza a Kyoja che mi sedeva accanto nello spogliatoio.
“Andrà tutto bene Ryucchan tu devi fare affidamento su di noi e vedrai che vinceremo!” Le sue parole erano dolci ma non mi aiutarono molto. Non avevo mai partecipato a una cosa del genere.
“Sega” mi chiamò improvvisamente Hara raccogliendo la mia attenzione “qualsiasi cosa accada tu non lasciarli segnare chiaro?”
“Chiaro.”
Hara dunque si alzò in piedi prendendo posto al centro della stanza e ritagliandosi l'attenzioni da parte degli altri “Bene ragazzi oggi non diremo ‘ci abbiamo provato’, lì manderemo a casa perché ce l’avremo fatta e voglio vedere quel tabellone con i nostri punti quindi oggi lasciate perdere tutto ciò che non conta e unitevi a me come mia squadra.” Quel discorso mi stupì molto, ma oltre me, stupì tutti che sembrarono improvvisamente più luminosi.
“Sempre il solito eh Yuuto?” commentò Tetsuo “Facciamoli neri.” Disse infine lanciando un occhiata di intesa al proprio amico che ricambiò sorridendo.
“Siii vinciamo!” gridò poi Kyoja.
Persino Makoto e Kaoru sembrarono rinati sentendo quelle parole come se ci volesse un discorso di incitamento ogni qual volta ci fosse da affrontare una sfida, eppure aveva funzionato, anch’io stavo meglio. Sì, ci avrei provato e al diavolo la paura e le mie pessime capacità, ormai ero in ballo e dovevo ballare.
L'ingresso in campo fu il momento più eccitante della mia vita, sfilare sotto gli occhi di tante persone fu come salire su un palcoscenico per la prima volta. Tanti occhi mi stavano fissando per la prima volta, forse non esattamente me, ma ero lì al centro di un qualcosa di importante e no nascosto in un angolo come prima. Quella era la mia rivalsa, pensai. Era finalmente arrivato il momento che tutti capissero che esistevo anch’io, che non ero affatto invisibile e che quelli davanti a me erano i miei compagni di squadra. Mi persi a lungo a guardare le platee che gridavano incitamenti per noi, fu così bello.
Un mano mi toccò la testa “Non spaventarti. Immagina che tutti loro non ci siano” mi sussurrò Hara nell’orecchio e con quelle parole improvvisamente le persone intorno a noi cominciarono a sparire dalla mia mente “ci sei solo tu e noi, pensa solo a questo.” La sua mano mi lasciò andare e abbandonai ogni sensazione legata alle persone, il cuore mi batteva forte ma solo perché avevo sentito il suo respiro e la sua voce nel mio orecchio.
E arrivò il famoso fischio di inizio. Senza rendermene conto era persino iniziata e io mi ci trovavo in mezzo, infatti vidi immediatamente Hara e Tetsuo schizzare in avanti con Masato e un suo compagno di classe mentre io e Kyoja restammo ai margini attendendo dei possibili attacchi.
Tutta la prima parte della partita si svolse con dei ritmi molto accelerati e più di una volta mi ero visto aggredito da uno degli avversari ma per fortuna era sempre intervenuto Hara o Kaoru in mio soccorso salvando la palla da un possibile punto.
A metà partita eravamo ancora in parità e i ritmi stavano calando specialmente dal nostro lato, anche perché tre di noi dovevano fare il doppio del lavoro per compensare le carenze di mie e di Kyoja che eravamo inutili. Masato e i suoi invece sembravano stare perfettamente e davano vita ad un ottimo gioco di squadra. In varie occasioni Masato mi lanciò strane occhiate che mi fecero paura, temevo che potessero prendermi di mira come anello debole e lo fecero davvero, iniziarono ad attaccare maggiormente sul mio lato e per quanto cercassi di marcarli erano molto più alti di me e persino più in forma.
“E’ inutile hanno capito su chi colpire ormai!” gridò Tetsuo.
Hara allora chiese di cambiare posizione e passò in difesa al posto di Kyoja che andò in attacco, scelta azzardata visto che Hara era il migliore in campo ma non si poteva fare altrimenti.
Arrivò un nuovo attacco da parte di Masato che sembrava un altro in campo; agguerrito più che mai cercò il confronto proprio con Hara, per fortuna quest’ultimo gli stava dietro senza alcun problema ma con mio dispiacere vidi arrivare in soccorso a Masato un suo compagno altrettanto bravo e allora Hara sarebbe stato in difficoltà. Dovevo provare a fare qualcosa anch’io. Ripensai dunque a come ero entrato nella squadra, infondo io avevo tolto la palla ad Hara potevo farlo anche loro. Hara fu schivato dall’altro giocatore mentre Masato lo teneva bloccato. Vidi il ragazzo correre dritto verso il canestro palleggiando e assaporando già il gusto del punto in tasca. Allora con una mossa del tutto a caso entrai in scena e mi piegai lievemente in direzione sua attendendo un altro palleggio, raccolsi lo stupore del giocare che cercò di caricare il salto per evitarmi dal basso ma era troppo pesante, e io essendo più leggero saltai più in alto e prima che tirasse riuscii a toccare la palla e a bloccarlo. La palla allora rotolò a terra finendo fuori come quella volta. “Si!” gridai soddisfatto.
“Grande!” urlò Hara venendomi vicino “La stessa mossa non funziona due volte con loro ma sei piccolo puoi batterli in agilità.” Mi spiegò.
Si avrei fatto così allora. E la partita proseguì, nessuno voleva arrendersi e arrivammo agli ultimi minuti completamente stanchi, io principalmente, che ero quello meno allenato mi sentivo di venire meno. “Tutto bene mezzasega?” mi domandò allora Tetsuo. Annuii cercando di prendere fiato “Stai andando bene, manca poco.”
Sentirgli dire quelle parole di incoraggiamento mi fecero uno strano effetto, al punto da sentire uno strano tepore nel cuore come se per la prima volta facessi davvero parte di quel gruppo.
Arrivò finalmente l’ultimo scatto in cerca del punto della vittoria, e mancano davvero pochissimi minuti alla fine. Pregai con tutto il cuore che Hara facesse punto ma fu bloccato da due avversari che riuscirono a togliergli la palla, a quel punto i due si scambiarono un’occhiata di intesa e gridarono il nome di Masato che cominciò a correre verso il nostro canestro ma per fortuna intervenne Kyoja che con la sua straordinaria velocità riuscirò a marcare l’altro ragazzo e a fargli perdere la palla. Questa rotolò a terra e mi ci catapultai sopra come se da quella mia ripresa dipendesse tutto, mi guardai intorno cercando di vedere a chi darla ma l’unico libero era Kaoru così gliela lanciai.
Kaoru afferrò la palla e cominciò a correre verso il canestro inseguito da Masato che agguerrito più che mai sfruttò le sue ultime forse per bloccargli il tiro e purtroppo Kaoru si trovò in trappola quando anche un altro degli avversari andò ad ostacolarlo.
Nel frattempo Hara si era liberato e corse verso di noi cercando di smuovere la situazione e gridò a Kaoru di passargliela e così fece, la palla però fu deviata dal tocco di Masato e per poco non mi finì in faccia e me la trovai di nuovo tra le mani.
Guardai il canestro davanti a me e gettai un occhiata a chi poterla passare. “Sega lancia quella cazzo di palla nel canestro!” gridò Hara. Ma proprio il quel momento vidi Masato correre verso di me assetato di sangue e pur di liberarmi di quella palla lanciai completamente a caso il pallone in direzione del canestro. Il tempo parve rallentare, così come le grida in campo e il brusio del pubblico. La palla rimbalzò due volte sul bordo del canestro, parve sul punto di cadere fuori e fu in quel momento che mi maledissi, avrei potuto fare meglio, prendere almeno la mira ma per fortuna Hara all’improvviso prese una bella rincorsa e saltò abbastanza da sfiorare la palla e spingerla nel canestro raccogliendo le acclamazioni del pubblico e lo stupore degli avversari che non si sarebbero mai aspettati un tiro del genere. E finalmente arrivò il fischio della fine, era davvero finita.
Gli spalti scoppiarono in grida di pura euforia lanciando striscioni, coriandoli e altra roba assurda. Ero rimasto completamente imbambolato di quella strana vittoria, se non ci fosse stato Hara quella palla avrebbe segnato la nostra sconfitta e tutto per causa mia. “Ryu” una voce attirò la mia attenzione facendomi sussultare, era Masato che mi era venuto vicino cingendomi la mano “è stata una bellissima partita, complimenti.” Mi sorrise come se quella sconfitta non gli toccasse affatto.
Allora immediatamente risposi a tanta sportività “Oh s-sì, siete stati bravi anche voi.” Era ciò che si diceva giusto? Non sapevo nemmeno io come comportarmi, ero un vincitore.
“Lo sapevo che avresti giocare bene e sono contento di averti trovato in campo.”
“Si sono felice anch’io.” Arrossii lievemente perché ero felice, lo ero perché avevo fatto ciò che davvero volevo e mi sentivo pienamente appagato di averci almeno provato. Mi venne da sorridere come un ebete.
“Ryu..” Vidi un espressione completamente diversa sul volto di Masato, era imbambolato e serio, ed era lì che mi fissava come in cerca di qualcosa. Sollevò il braccio verso di me, e lo vidi allungare la mano verso il mio viso cercando di sfiorarmi la guancia. Non mossi un muscolo, rimasi lì imbambolato aspettando quel contatto che non arrivò mai perché fui strattonato via bruscamente da un braccio enorme che mi avvolse il collo.
“Eh?” mi venne da dire riconoscendo quel profumo e quando girai un pò la testa per vederne il viso riconobbi Hara, e il suo braccio che mi teneva stretto a sé sotto lo sguardo sconvolto di Masato.
“Ti consiglio di andartene subito.” Disse bieco verso l’altro ragazzo, i suoi occhi erano famelici, stava affatto scherzando. Pronunciò quella frase con un tono molto cupo.
Masato allora tornò in sé, sorrise come suo solito e con il cenno di una mano ci lasciò. Fu allora che Hara mi lasciò andare guardando completamente da un altra parte e ignorandomi come suo solito, “Cos’era quello?”
Hara si toccò la nuca e esitò un attimo “Non puoi fare così durante la vittoria della tua squadra.”
Che cazzo di spiegazione era?! “Mi stava solo salutando.. aspetta un attimo, ti ha dato fastidio? Cioè che mi stesse sfiorando?” domandai guardandolo attentamente e sul volto di Hara Yuuto apparì un lieve rossore, a quel punto non potei fare a meno di ridere.
“Piantala sega!” Non riuscivo a smetterla e in quel momento arrivarono anche gli altri verso di noi in vena di festeggiare, Kyoja mi saltò letteralmente al collo come un cucciolo felice, ma non era l’unico a sentirsi così, ci sentivamo tutti soddisfatti e felici di avercela fatta. Il mister più di tutti che portò in campo una bottiglia di champagne.
Quella sera stessa decidemmo di andare tutti fuori a festeggiare ovviamente proposero un locale per bere, ma quella volta lasciai correre, io non avrei bevuto ma perché privare gli altri della loro felicità.
Mentre camminavamo per strada vidi Tetsuo cingere dolcemente il fianco di Kioko per portarla accanto a sé, trovai quel gesto molto dolce nonostante il caratteraccio di quel ragazzo. Io nel frattempo non potevo fare a meno di pensare alla reazione di Hara in campo, mi venne ancora da sorridere, infondo non era burbero come dava a vedere e poteva anche lui irritarsi. Dimostrazione o meno di gelosia ero contento in generale quella sera.
“Vi va bene questo posto?” domandò ad un certo punto Tetsuo indicando un bar a caso. I ragazzi risposero di si, no che quei posti fossero i nostri preferiti. Dentro però trovammo un ambiente molto confortevole e lo staff si rivelò essere cortese e anche troppo disponibile a vendere alcolici a dei ragazzi sedicenni, ma di cosa mi stupivo.
“Ryucchaaan la prendi un birra con me?”
“Ne farei a meno in verità.”
“Daaaai che male c’è.”
Se solo sapesse che effetto mi faceva certa roba, purtroppo però mi fu praticamente piazzata in mano una birra che aveva un sapore pessimo, Hara mi lanciò un occhiataccia allungando un braccio per togliendomi di mano quell’affare “Io eviterei che dici?”
Quella pseudo ironia mi dava sui nervi infondo quella volta non era stata colpa mia, anche se non ricordavo proprio nulla della vicenda.
“Yuuto ma ridai la birra a mezzasega per questa sera può festeggiare anche lui!” suggerì Tetsuo completamente brillo che nel frattempo cingeva continuamente la spalla di Kioko che cercava di liberarsi sentendo un penetrante odore di birra.
“Ma quindi voi state insiemeee” esordì a un certo punto della serata Kyoja che stava da un pò osservando Tetsuo e Kioko “Non ci credo..” Kioko arrossì di colpo e non rispose a tono come suo solito mentre Tetsuo lo intimò di smetterla. “Uao stanno nascendo coppie una dietro l’altra.”
Cosa aveva appena detto? Ebbi il terrore che stesse alludendo a qualcun altro e quella persona potevo essere io, infatti incrociai lo sguardo preoccupato di Kioko. “Credo tu debba smettere di bere Kyoja.”
“Perchè? Stasera posso anch’io, me lo sono meritato, tu torna a pomiciare con lo stronzoo” Per quanto apprezzassi l’ultima parola pronunciata e vedere Tetsuo infuriato, non potevo fare a meno di avere una brutta sensazione. “La voglio anch’io una ragazza non è giusto..”
“E’ andato” osservò Makoto divertito, ma più che ridere mi veniva da piangere.
“Kioko sta con Tetsuo, Makoto ha quella racchia della biblioteca” disse raccogliendo l’enorme imbarazzo di Makoto che cercò di nascondersi dietro Kaoru “Hara potrebbe farsi anche un attrice e io nessuno.. persino Ryucchan ci sa fare più di me!”
Scoppiò una grossa risata in quel momento e sia io che Kioko cercando di assecondarla facendo fitta che tutto ciò fosse solo il delirio di quell’imbecille. “Non credevo fosse così uno spasso il novellino” disse Tetsuo.
“Allora dovresti farti insegnare dalla mezzasega come abbordare le ragazze no?” suggerì ironico Hara mentre sorseggiava la sua seconda birra.
“Già dovrei ma non riesco ancora a capire come abbia potuto conquistare Aibara Mizumi e..” fu troppo tardi non riuscii a tappargli la bocca in tempo e quel nome gli scappò. Nel muovermi avevo rovesciato varie bottiglie lasciando senza parole i presenti per quel mio gesto improvviso. Ormai era fatta e aveva detto chiaramente il nome di Mizumi, e in quel momento non avevo il coraggio di voltarmi per guardare Hara in viso. Allora decisi di lasciar andare Kyoja, che ripreso fiato “Che ho detto di male? Perché te la prendi tanto? Eravate così carini abbracciati l’altro giorno”
“KYOJA STA ZITTO!” urlò a quel punto Kioko dandogli un ceffone in pieno viso. Erano tutti increduli per il gesto di Kioko, io invece le fui molto grata di ciò ma non serviva più a nulla, pensai. Gettai una fugace occhiata ad Hara il quale stava giocherellando con la propria bottiglia poggiata sul tavolo e la fissava come se nulla fosse, in silenzio e con lo sguardo di chi avrebbe voluto ammazzare qualcuno.
“Donna ma che diamine ti è preso?” intervenne a quel punto Tetsuo. Kioko però lo ignorò fissandomi, aspettava che dicessi qualcosa ma non avevo nulla da dire, forse l’unica cosa intelligente da fare in quel momento era tornarmene a casa e terminare lì quella serata.
Così senza dire nulla mi alzai e andai fuori dal locale “Ryu!” ascoltando Kioko chiamarmi ripetutamente. Ero paralizzato dalla paura fuori di lì, ma in cuor mio ringraziavo il cielo che a Kyoja non fosse uscito il nome di Hara almeno quel mio segreto era al sicuro eppure perché aveva parlato di Mizumi? Io e lei non ci eravamo affatto abbracciati ma poi mi tornò in mente quel giorno quando lei aveva poggiato la sua testa sulla mia spalla e le ero rimasto vicino mentre piangeva. Ci aveva visti!
Dovevo andare via di lì al più presto, a casa mia sarei stato al sicuro e sarei scappato da quella assurda situazione di imbarazzo e dall’odio di Hara. Perché finiva sempre in quel modo? Ero felice prima di andare in quel posto perché lui si era comportato bene tutto il tempo con me e durante la partita si era persino comportato da normalissimo compagno di squadra, ora invece si era tornati nuovamente punto e da capo. Mi fermai in mezzo alla strada, avevo camminato un pò senza manco guardare dove stessi andando, tanto dei pensieri che mi frullavano per la testa. Il mio cuore era sottosopra, ormai lì c’era solo Hara, Hara, Hara sempre e solo lui, in ogni sua sfumatura e come un imbecille mi facevo il problema per ogni cosa. Volevo la sua approvazione, il suo sorriso, la sua gentilezza eppure sembravano mete irraggiungibili perché facevo sempre qualcosa che scatenava l’effetto opposto. Mi veniva da piangere per quei sentimenti che facevano troppo male.
“Ryu!” Ero ormai talmente impazzito da sentire la sua voce ovunque, stavo sul serio male, serrai gli occhi sperando che tutto ciò svanisse, che potessi tornare lucido ma niente sentii ancora la sua voce: “Ryu cazzo!” Poi però ci pensai, lui non mi chiamava mai per nome così aprii gli occhi e mi voltai e dietro di me a qualche metro di distanza, tra tanta gente c’era proprio lui che affannato chiamava il mio nome.
“Hara?” Volevo scappare di lì ma le mie gambe erano inchiodate a terra, mi impedivano di mettere distanza tra noi, anzi se avessero potuto mi avrebbero portato tra lei sue braccia.
Hara mi raggiunse e inaspettatamente mi diede un cinque ben assestato proprio in viso “Cazzo ti sto chiamando da un ora! Dove te ne stai andando da solo idiota!”
“E-ecco io..” non seppi che dire.
“Non conosci una cazzo di strada non andartene in giro così.”
Perchè era lì? Non capii quella sua preoccupazione sinceramente, la trovai veramente strana tanto che lo guardai confuso. “Perché sei qui?”
“Kioko e gli altri ti stavano cercando dopo che sei andato via in quel modo.” E mi stavi cercando anche tu?
“Ah capisco.”
“Su imbecille torniamo indietro e smettila di scappare sempre per poi non scappare quando davvero sei nei guai, mi irrita molto questa cosa. Idiota.” Disse estremamente seccato. Avrei dovuto sentirmi felice ma non riuscivo ad esserlo pur avendolo così vicino a me, lo percepivo talmente lontano da farmi sentire su un altro pianeta. Che si fosse preoccupato per me non aveva alcuna importanza, volevo semplicemente che mi guardasse in maniera diversa e mi accettasse.
In breve tempo raggiungemmo gli altri che tirarono un sospiro di sollievo nel vedermi. Kyoja ancora brillo venne a chiedermi scusa avvolgendomi con le sue braccia, così fece anche Kioko accarezzandomi la testa e ringraziando Hara di avermi trovato. La serata ormai era finita lì.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ecco il capitolo di oggi, dove verranno introdotti due nuovi personaggi: Maya e Takeru che andranno un pò a smuovere la situazione d'ora in poi. Sono contenta che la storia stia continuando a piacere, purtroppo per me è molto difficile scrivere e postare tutti i giorni perchè nel frattempo devo anche studiare e arrivo la sera che sono molto stanca. Fin'ora quelli letti erano i capitoli già pronti mentre il numero 18 è ancora in fase di lavorazione e spero di finirlo per stasera. Grazie ancora dei commenti e delle visualizzazioni <3

CAPITOLO XVII

“Non posso crederci di aver detto certe cose.. perdonatemi!!”
Lo stava ormai ripetendo da dieci minuti, anche se l’avevo già perdonato da un pezzo. Kioko però continuava a rinfacciargli tutto come una madre arrabbiata col proprio figlio. “Per poco non ti facevi uscire anche il nome di Hara, idiota!”
“Capirai ormai lo sa” dissi a quel punto zittendo entrambi.
“EHHH?” mi urlò contro Kioko facendomi sussultare dalla sedia e attirando l’attenzione di alcuni ragazzi seduti come noi in mensa.
“Shh non c’è bisogno di gridare.”
“Ma non doveva restare un segreto? E lui cos’ha detto?”
Anche Kyoja parve particolarmente interessato. “Nulla mi ha rifiutato.” Sul viso di Kioko si disegnò un espressione di dispiacere come se si aspettasse tutt’altra risposta.
“Non posso crederci che l’abbia fatto davvero. Cioè io credo che lui a te ci tenga.”
“Davvero?” domandammo sia io che Kyoja confusi.
“Ma certo! Io non farei mai sesso con una persona che non mi piace.” La risposta fu del tutto idiota tanto da lasciarmi completamente senza parole.
“Ma che dici! E’ assolutamente chiaro che Hara sia etero e che sia stato uno sbaglio andare a letto con Ryucchan o gli avrebbe già detto che lo ama.”
“Grazie questo mi consola molto..”
Kyoja ricevette l’ennesimo colpo in testa per la sciocchezza che aveva sparato. “Ryu nonostante il rifiuto non sembri averla presa molto male, come mai?”
“Eh? Ah, semplice non ho intenzione di arrendermi. Non mi interessa quello che dice perché le sue azioni vanno completamente nella direzione opposta quindi da adesso cercherò di scavare nei punti giusti per capire dove si trova il problema e riparare il guasto.”
“E se non ci fosse nulla? Cioè magari Yuuto è proprio così.”
“Non mi importa perché anche se volessi lasciar perdere non ci riuscirei.” Ebbi gli occhi di entrambi puntati su di me. “Sarò stupido ma non intendo lasciarlo andare.” Sorrisi.
“Sei da ammirare Ryu.”
“Wow Ryucchan sei super figo! Credo di essermi innamorato anch’ioo” e mi ritrovai il vecchio e caro Kyoja di nuovo avvinghiato al collo che mi coccolava come un peluche. Avevo detto quelle cose ma avevo non raccontato tutta la verità e cioè che Hara dopo avermi rifiutato mi aveva fermato dicendomi che non riusciva a mandarmi via, era da quelle parole che nasceva la mia speranza.
Finito il pranzo tornammo nelle nostre aule salutando Kyoja che si diresse verso la sua. Io invece ero rimasto in compagnia di Kioko che mi stava mostrando l’ultimo regalo che le aveva fatto Tetsuo e cioè un ciondolo da cellulare con dentro la foto di quest'ultimo. Che egocentrico, pensai. Ma cosa potevo aspettarmi da quel tipo.
Fu davanti l’aula che trovammo accostata appena fuori dalla porta Mizumi intenta a spiare qualcosa probabilmente suo fratello. Tutta la scena era davvero ridicola.“Ti vedrà idiota.”
Mizumi sussultò e andò a sbattere contro il muro facendosi male “Accidenti Ryu mi hai fatto venire un colpo!” mi lanciò un occhiataccia.
“Ti ho già detto che sarò io a farti sapere qualcosa.”
“Non so se lo farai davvero.” Poco dopo si rese conto della presenza di Kioko e cambiò completamente atteggiamento diventando improvvisamente carina e gentile “Piacere io sono Mizumi Aibara.”
“Uao sei davvero bellissima come tuo fratello. Io sono Kioko Mizuna.” Kioko era chiaramente affascinata dai delicati lineamenti di Mizumi e dai suoi modi affabili, non rendendosi conto che fino a cinque secondi prima aveva mostrato il suo vero carattere.
“Ti ringrazio molto anche se certi complimenti mi fanno arrossire.” E fu davvero così, le sue gote divennero all’improvviso più rosee del solito continuando quella mascherata.
“Se tuo fratello ti vede qui sono cazzi per te e per me lo sai.”
“Lo so bene ma non mi lasci scelta visto che non ho ricevuto neanche una chiamata in questi giorni.” Era tornata la solita, usando quel suo tono acido.
“Quindi siamo tutti coinvolti nell’operazione 'spia Hara'” ridacchiò Kioko divertita da tutta quella faccenda. Io non ci trovavo nulla di cui ridere visto che ogni qual volta che Hara era arrabbiato per qualcosa faceva del male a me e no a tutti loro, ero io a pagare le pene peggiori. Sospirai dunque a quel pensiero.
“Lei sa?”
“Sì, lei e un altro nostro amico.”
Mizumi divenne rossa dalla rabbia “Cazzo perché hai coinvolto mezzo mondo!”
Di cosa si sorprendeva visto che aveva lasciato tutto il fardello a me? “Sono miei amici puoi fidarti.”
Kioko mi fissò stupita per quell’affermazione “Amici?” andò a ripetere. Non mi ero reso conto di aver detto una frase simile, mi sentii molto a disagio, magari non le piaceva nemmeno essere definita così da uno come me, chi ero per dichiararmi amico di qualcun altro.
Kioko però seppe stupirmi ancora e cominciò a sorridere sotto i baffi come se fosse felice di quella parola “Sta tranquilla ce la metteremo tutta per aiutare la tua famiglia!”
Mizumi parve quella più spaesata in tutto quel contesto al punto che sospirò dicendoci semplicemente un ‘va bene’ e tornando nella sua classe. Durante tutta la lezione cercai un modo per avvicinare Hara ma non ne trovai nessuno, gli allentamenti erano sospesi in quei giorni per farci riposare quindi il nostro tempo insieme si sarebbe ridotto drasticamente e se glielo avessi chiesto non sarebbe mai venuto da nessuna parte con me. Dovevo spremermi il cervello e chiedermi quali cose gli piacessero. Poi la lampadina si accese e mi tornò in mente quella volta al ristorante di Okonomiyaki, e mi dissi: ma certo! Lo stomaco di Hara era la risposta. “Dove vuoi portarmi, sega?”
Il tono era già cattivo e non avevo neppure iniziato a parlare. “So di un posto in centro che cucina ottimi primi e il prezzo sembra ottimo, per questo pensavo che..”
“Mi stai chiedendo di uscire?”
Arrossii di colpo per quella domanda così diretta. “Certo che no!”
“Quanto sei ingenuo sega. Comunque no.”
“Eh? Perché?”
Hara raccolse le sue cose dal banco e mise tutto in borsa pronto per andarsene a casa. “Sparisci sega.”
No, non ci stavo. “Aspetta io ti accompagnai quella volta, perché non puoi semplicemente ricambiare il dannato favore visto che me lo devi?”
“Perché è imbarazzante andare con te in giro, idiota!” disse all’improvviso facendo crollare quella sua maschera di tipica apatia che manteneva tutto il tempo.
“Ma saremo due amici che vanno a mangiare qualcosa non ci vedo nulla di male.”
Hara sospirò seccato. “Non so che tipo di amici tu abbia in mente, ma nessun amico prova cose strane per l’altro e non so che pensieri hai in quella tua testolina strana.”
Quindi non l’aveva dimenticato per mia fortuna, ne ero felice. “Offro io oggi se vieni.” Fu in quel momento che Hara parve più interessato all’invito e cominciò a sorridere in maniera compiaciuta.
“Tutto quello che voglio?”
“Yes! Promesso.”
Sapevo che me ne sarei pentito conoscendo il suo appetito ma era l’unico modo per passarci altro tempo insieme e poter capire cosa nascondesse. Ovviamente lui non sospettava assolutamente nulla, credeva piuttosto che ci volessi in qualche modo provare e me ne resi conto camminando per strada, quando mi accorsi che si teneva a distanza di almeno cinque o sei passi da me come se potessi in qualche modo infettarlo con la mia presenza. Dichiarandomi avevo forse reso le cose più difficili, pensai. “Muoviti sega, sei una lumaca.”
Ah io ero la lumaca? Cercai dunque di recuperare un pò di distanza ma fu inutile. Avevamo mai camminato l’uno affianco all’altro? Ci pensai un pò e mi tornò in mente quella volta al centro commerciale con Tetsuo e Kioko, lì fummo costretti a stare vicini solo perché a quei due serviva il loro spazio. Poi non ricordavo altre occasioni.
Prendemmo la metropolitana che di solito a quell’ora era sempre piena di persone, alcune delle quali stavano uscendo come noi da scuola e altri invece smontavano da lavoro. Vidi Hara sedersi ignorandomi completamente iniziando a giocherellare col proprio cellulare mentre io ero in piedi davanti a lui. Il pomeriggio sembrava prospettarsi molto noioso se quello era il suo atteggiamento.
La ragazza accanto ad Hara, una studentessa mora, non smetteva di fissarlo come un allocca. Che fosse quella l’espressione che avevo anch’io in viso quando lo guardavo? Tutto ciò mi irritava, odiavo quando quelle oche avevano certi comportamenti perché lo mangiavano con gli occhi. “Cos’è quella l’occhiataccia?”
“Eh? N-nulla stavo guardando una cosa fuori dal treno!”
Hara mi guardò perplesso “Sei inquietante sega...” Quelle sue gentili parole mi rallegravano continuamente facendomi sentire ancora più patetico di aver invitato una persona a uscire contro la sua volontà.
Finalmente arrivammo alla nostra fermata e con mia fortuna il posticino non era neppure troppo lontano, almeno così ricordavo, e in effetti subito vi arrivammo trovando facilmente un tavolo dove sederci.
Il locale si trovava una strada principale di Akihabara, e aveva dei tavolini posti fuori proprio sul marciapiede come si usava fare in Francia dove spesso si consuma da mangiare per strada. Ad Hara parve non piacere molto, tanto che assunse un aria disgusta tutto il tempo. Ma quando la cameriera ci portò dei pasticcini di benvenuto parve cambiare atteggiamento e cominciò a mangiare. Per fortuna il suo malumore sembrava essersi placato grazie al cibo che tanto amava. Io invece non avevo affatto fame, piuttosto sentivo un nodo allo stomaco. “Mangi e non ingrassi, come diavolo fai” commentai a quel punto senza pensarci troppo.
Hara si fermò per un attimo “Non saprei, credo di mangiare normalmente.”
“Scherzi vero? Sei un pozzo senza fondo!”
Hara mi fulminò “Taci. Piuttosto dovresti mangiare tu visto che sei magrissimo.”
“Eh? Io non sono affatto magrissimo ho preso del peso ultimamente.”
“Mmh da quel che ricordo ti si vedevano le costol-“ si fermò a metà frase rendendosi conto di quello che stava per dire. Aveva chiaramente fatto allusione a quella notte insieme in mansarda perché solo a quell'epoca ero così magro da far schifo, era assurdo che ricordasse una cosa del genere. Hara completamente a disagio affondò la forchetta nel piatto per un altro boccone e se lo mise in bocca facendo finta di nulla, come se quella frase non gli fosse mai uscita di bocca. Mi venne da ridere per quella strana situazione di disagio da parte di entrambi. “Smettila!” urlò.
“N-non riesco, scusa.” Fu la prima risata serena che riuscii ad avere in sua compagnia. Non era una gran cosa di cui ridere eppure non potevo farne a meno, forse era la vergogna la causa di quella mia reazione ma all’improvviso il nodo allo stomaco si sciolse e riuscii a mangiare qualche boccone.
Come promesso dovetti pagare tutto io e Hara non si era per nulla trattenuto nelle ordinazioni, come se tutto ciò gli fosse dovuto da brava regina quale fosse. Pensai, che a quel punto ognuno sarebbe andato per conto suo, non aveva più motivo di trattenersi con me e mi prese l’ansia, dovevo trovare qualcosa da fare. “Ehi io voglio andare alla sala giochi” disse all’improvviso girandosi verso di me.
In preda al panico per quella sua improvvisa iniziativa sentii il cuore uscirmi dal petto “S-sì va bene.”
Ridacchiò bieco “Non farti strane idee voglio che paghi anche quello.”
“EH?” E così fu per davvero. Giocò praticamente a qualsiasi gioco presente nella sala, anche quelli per ragazzine e scroccò da me ogni singola moneta che vi inserì senza neppure chiedermi se avevo voglia di giocare. Ero la mamma che aveva portato a spasso il proprio figlio.
“P-perchè non giochiamo a questo? E’ per due persone.” Cercai di proporre ma non ebbi risposta, era troppo assolto da un giochino idiota di tamburi. Così decisi di accomodarmi su uno dei divanetti sparsi nella sala e di attendere che finissero tutte le monetine che aveva in tasca. Sospirai tristemente, che delusione di giornata.
“Che fai seduto lì?” Me lo trovai poi improvvisamente davanti, imponente e annoiato rispetto all'euforia di poco fa.
“Sai com’è qualcuno mi ha fregato ogni moneta senza farmi giocare a nulla!”
Lo vidi sospirare, come osava?! “Smettila di fare la ragazza offesa.”
Ah quindi io ero la ‘ragazza offesa’? Non riusciva proprio a vedere che i suoi atteggiamenti erano completamente sbagliati e che si stava solo approfittando della mia stupidità? Si avevo detto stupidità perché era così che mi sentivo in quel momento. “Io non sopporto quad-“ cominciai a dire ma poi fui interrotto da una vocina stridula.
“Yuuto! Che ci fai qui?” Dal nulla apparve una ragazza dalla lunga chioma bionda, il vitino stretto, e le gambe completamente scoperte perché indossava una divisa troppo corta per qualsiasi regolamento scolastico. Per non parlare della scollatura del seno. Chi diamine era questa adesso?
“Nulla di che sono qui a passare il tempo come al solito.” Rispose semplicemente l’idiota, sorridendole.
La ragazza finalmente si rese conto della mia presenza e mi guardò incuriosita “E tu chi sei perché ci fissi?”
Io ti fisso? “Ehmm..”
“E’ un mio compagno di classe.” Rispose al mio posto Hara trattandomi con sufficienza e questo era il ringraziamento per avergli offerto di tutto.
“Ma io ricordo un altro compagno di classe, che ne hai fatto di Tetsuo?” La ragazza continuava a tenersi al braccio di Hara fregandosene altamente di sembrare inopportuna, e quell’idiota non sembrava nemmeno dispiaciuto di un simile contatto.
“Aveva da fare con Kioko.”
“Ah si? Non sapevo uscissero insieme. Mi fa piacere” Parlavano degli altri come se fossero degli amici di vecchia data quindi doveva essere una delle compagnie che frequentava di solito dopo la scuola. Improvvisamente mi sentii nuovamente invisibile.
“Maya ma dove sei finita?” Dal nulla apparve anche un altro tizio che non avevo mai visto prima. Era un ragazzo - si presumeva - della nostra età, alto e robusto, molto simile ad Hara nel portamento e nei modi.
“Un secondo sto salutando Yuuto.” Rispose sorridendo la tipa. Allora il ragazzo ci venne vicino, così da poterlo guardare meglio e notai i folti capelli marroni e ricci che gli cadevano appena sulle orecchie e gli occhi di un blu talmente intenso da sembrava delle gemme preziose.
Il ragazzo mi lanciò un occhiata di sfuggita mentre vi avvicinava a noi per poi sfoderare un ampio sorriso nei confronti di Hara e lo abbracciò, quest’ultimo fu poi costretto a ricambiare “Sono mesi che non ti fai vedere. Che fine hai fatto brutto stronzo?”
Erano amici, ci avrei giurato per i modi orrendi con cui si parlavano. “Ho avuto da fare con la squadra e tutto il resto lo sai. Avresti potuto chiamarmi idiota.”
Tutto il resto cosa? Oltre le partite non faceva mai nulla. “Si avrei potuto ma mi scocciavo molto” e il ragazzo ridacchiò come se quello che aveva detto fosse divertente. E poi mi guardò ancora. “E’ con te Hara?” mi indicò.
“Si ma ignoralo.”
COME? Ignoralo? Possibile che davvero gli fosse uscita una cosa del genere di bocca? “Andiamo da quando non ci presenti i tuoi amici. Ciao piacere io sono Takeru e lei è Maya.” La ragazza fece un leggero inchino come cenno di saluto. Quindi avevamo dei nomi, wow.
Perché tutte le persone che mi si presentavano erano bellissime? “R-ryu..” quel poco di voce che mi uscì, a stento fu sentito dai presenti al punto che Hara mi guardò seccato per quel mio titubare.
“Ha detto chiaramente Ryu credo.” Suggerì Maya.
Takeru mi fissò stranito e poi lanciò un occhiata ad Hara come se gli volesse dire qualcosa ma non lo faceva solo perché davanti a loro c’ero io.
“Quanti anni hai Ryu-chan?” mi domandò ancora Maya.
“Sedici.” Ero davvero imbarazzato di trovarmela così vicina.
“Che carino arrossisce.” Commentò divertita.
Io non sapevo di essere rosso in viso eppure toccandomi una guancia avvertii uno strano calore, non credevo di provare ancora del panico davanti a persone estranee. Pregai con tutto me stesso che andassero via presto. “Che ne dici di venire a mangiare un boccone con noi?” gli propose a quel punto Takeru cingendogli una spalla.
Ecco mi avrebbe abbondato lì per quei due. “Ho mangiato da poco non ho voglia adesso.”
Takeru parve spiazzato “Ah davvero? Beh se è per il tuo amico può venire anche lui, e lo sai non devi per forza ordinare del cibo, è giusto per stare insieme.” Perché insisteva tanto? Non capivo.
“Ho detto no. Andiamocene sega.”
“Ok...” Non potevo crederci che gli avesse detto un no tanto secco, eppure erano suoi amici, quindi quel suo comportamento burbero era riservato un pò a tutti. Mentre ce ne stavamo andando, gettai un ultima occhiata verso quei due strani tipi che ci fissarono andar via di lì.
Una volta fuori Hara sospirò profondamente come sollevato di averli evitati. “Tutto bene?” chiesi allora raccogliendo tutto il mio coraggio per quella domanda.
“Sì, vieni andiamo.” E cominciò a camminare in completo silenzio.
“Ehm quei due non sono della nostra scuola vero?”
“Uao non ti sfugge nulla” rispose ironico camminando davanti a me con le mani nelle tasche mostrandomi quelle sue bellissime spalle larghe. Sapevo che non avrebbe mai risposta ad una sola delle mie domande, per quanto mi sforzassi era impossibile averci una diamine di conversazione normale. Di cosa mi meravigliavo però. “Smettila di fare quella faccia afflitta” si era girato improvvisamente verso di me.
Gli sembravo afflitto? “C-cosa?”
“Sono due miei amici con cui esco ecco ora sai tutto.” Mi aveva appena dato una risposta, breve, ma esauriente su una mia domanda. Che avesse capito cosa provavo in quel momento? Che si fosse accorto della mia amarezza? Quante domande mi frullavano nella testa.
“Sembravano simpatici.”
“Mh normali direi.”
Non era granché ma mi parve sul serio una conversazione tra due amici e ne fui contento, “Immagino che la nostra compagnia sia meglio se non lì hai più visti per mesi.”
Hara sorrise “Già, ormai preferisco prendere in giro te negli ultimi tempi, sega.” Che fosse ironia cattiva era palese ma non potei fare a meno di essere contento di quella sua conferma al fatto che si trovasse di più con noi tutti e no con gli altri. Lentamente, un posto nel suo cuore ce lo stavamo ritagliando, e forse prima o poi sarei riuscito io stesso ad abbattere i suoi muri. “Allora hai qualche altro posto o posso ritenermi libero?”
“Eh? Ah, non saprei in verità dove andare.”
Hara sospirò seccato “Sei senza speranze. Seguimi.” Senza fare domande obbedii, come avevo già fatto una volta quando rischiai di essere molestato da quei due tipacci però stavolta c’era qualcosa di diverso. Sapevo che non mi avrebbe più abbandonato in quel modo, anche se non avevo certezze, ed era solo una mia sensazione.
Non dovemmo camminare a lungo anzi il tragitto fu sorprendentemente breve e capii perfettamente che posto fosse quando vidi l’immensa Tokyo Tower lì davanti a me, imponente e illuminata perché ormai si era già fatto sera senza che ce ne accorgessimo.“Perché siamo qui?”
“Che cazzo di domanda è, non ti sembra ovvio?”
Era palese ma non volevo farmi i soliti film mentali. “La torre?” Hara mi sorrise e praticamente mi sciolsi come un cioccolatino al sole, che stava succedendo? Aveva sfoderato di nuovo quel suo lato gentile.
“Ci sei mai stato prima d'ora?”
“In verità no, questa è la prima volta.”
Hara spalancò la bocca incredulo “Che cazzo hai fatto per sedici anni?” Nulla, era quella l’unica risposta, non ero mai uscito tanto in vita mia e certi posti li avevo solo visti in tv o sui libri.
“Puoi immaginare la risposta. E’ davvero bellissima.” Risposi. La vista era davvero incantevole, era possente e quel suo colore emanava un dolce tepore che mi arrivava al cuore, dal vivo era ancora più bella. Era incredibile che Hara mi avesse portato lì per vedere una cosa del genere.
Senza che se ne accorgesse lo fissavo, era bellissimo nella penombra di quel bagliore rosso tanto da far risaltare quel suo colore particolare di occhi. Io ormai ero perdutamente innamorato di quel ragazzo, con tutti i difetti che poteva avere, non c’era una parte di lui che non amassi. Ero solo triste di non poter gridare ai quattro venti una cosa del genere.
“Vengo spesso qui.” Disse all’improvviso cogliendomi di sorpresa e ricambiando la mia occhiata, non commentando il fatto che lo stessi fissando.
“E’ un bel posto.”
Hara sorrise “Tutto qui? Non mi farai altre trecento domande?”
“Anche se te le facessi non mi diresti altro, già lo so.” Non lo dissi con sarcasmo ma con un tono gentile, infondo quella era la semplice verità e non mi aspettavo più nulla. Lo guardai senza vergognami più di nulla, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo e lui fece lo stesso, mi fissò intensamente e in maniera seria tanto da sembrarmi arrabbiato ma non era così.
“Mi guardi come se volessi qualcosa da parte mia.” Commentò a quel punto.
“Tipo?”
“Questo devi dirmelo tu veramente.” Di punto in bianco mi diede pizzicotto sulla guancia facendomi sussultare dal dolore. Aveva in un attimo distrutto quel momento perfetto.
“Maledetto!” mi toccai la guancia dolorante e maledicendolo, ma Hara ricambiò ridendo sereno come non l’avevo mai visto prima d’ora, sembrava essere felice.
“In verità vengo qui perché c’è quel locale che vende dei Temaki buonissimi.” E ogni possibile tenerezza legata a quel posto si distrusse in meno di due secondi. Altro che posto del solitario Hara, andava lì solo per abbuffarmi di Temaki come un ingorgo.
“Non dici sul serio vero...”
“Oh si. Offrimeli su.” E scoppiò ancora a ridere vedendo la mia espressione di profonda delusione per quella triste verità e ancora una volta mi vidi costretto ad offrirgli da mangiare. Ormai il mio portafogli piangeva miseria, e tutte le paghette accumulate erano volate improvvisamente via per colpa sua. Di tutto ciò non sembrava curarsene più di tanto visto che mangiava beatamente la sua piccola porzione di Temaki come un bambino felice, fu in quel momento che lanciai un occhiata all’orologio del locale e vidi che erano già le sette e mezza, chissà a che ora si ritirava di solito dopo la scuola quando decideva di fare un giro.
“Su provane uno sono buoni.” Improvvisamente mi piazzò davanti il piattino dei Temaki e mi offrì le bacchette per provarne uno.
“Ci hai sputato sopra?
Mi fissò basito “Non tentarmi sega. Mangia prima che cambi idea.” Cercai un altro paio di Hashi sul tavolo ma non ne avevo presi altri sapendo che non aveva mai diviso nessuna porzione e ora ero costretto a prendere le sue. “Le prendi o no?” me le sventolò ancora davanti.
Così senza più pensarci le afferrai e ci mangiai pochi bocchini e trovai quel piatto davvero delizioso, era una vera esplosione di sapore tanto che sentii le papille gustative danzare.“E’ squisito!” esclamai entusiasta.
“Vero. Ora ridammi le bacchette prima di finirmi la porzione.” Brutto antipatico, ma senza farmelo ripetere gli ridiedi indietro quelle sue stupide bacchette invidiando che potesse gustarsi una simile bontà ma promisi a me stesso che vi sarei tornato per mangiarne altri.
“Guarda chi si rivede qui.” Dal nulla apparve di nuovo quel Takeru, il quale si appoggiò proprio alla sedia di Hara e quest'ultimo non fu affatto sorpreso di vederlo anche lì.
“Che fai mi perseguiti?” disse Hara con ancora il boccone in bocca.
“Scherzi vero? Questo locale è mio.” Quel locale era suo? Diceva sul serio o sparava anche lui grosse balle? Takeru notò la mia presenza e mi fece cenno con la mano “Ehi sei ancora in compagnia di.. Ryu vero?”
“Si.”
“Uao Hara oggi ti sei proprio dato alla pazza gioia in giro per la città.” Disse ridacchiando quello che doveva essere un suo amico, ma che preferiva solo stuzzicarlo.
“Non hai cose da cucinare o servire?” gli suggerì Hara seccato.
Takeru sorrise compiaciuto del proprio operato e mi lanciò un altra occhiata strana “In verità no, che ne dici se vi offro altre cose da mangiare? Ovviamente offerte dalla casa.”
“Che gentile.” Dissi notando tanta generosità.
“E’ così che conquisto i miei clienti.” E lo vedemmo scrivere qualcosa su uno strano aggeggio che aveva in tasca per poi riporlo via nuovamente. Afferrò senza preavviso una sedia a caso e si unì a noi piazzandosi proprio accanto a me, mettendomi molto a disagio. Che cazzo voleva. “Allora ditemi dove ve ne siete andati di bello dopo la sala giochi? A rimorchiare eh?” mi guardò cercando una risposta proprio da me.
Non sapevo proprio se rispondere o meno, Hara pareva proprio urtato dalla sua presenza. “In verità no.” Dissi.
“Strano di solito andiamo in cerca di ragazze quando usciamo. Hara ma che combini non gli hai presentato nessuna nostra amichetta?”
Amichetta? “Adesso piantala.”
“Il solito scorbutico.” Commentò Takeru sorridendo all'esortazione di Hara come se si stesse divertendo di tutto ciò, poi si passò una mano tra i capelli per buttarli dietro mettendo ancora più in luce quei suoi strepitosi occhi. “Ebbene Ryu parlami un pò di te, giochi anche tu a basket come Hara?”
“S-sì ma solo da poco.”
“Carino quindi sei un novellino e lui ti addestra?”
Era un offesa quella? “No mi alleno con gli altri semplicemente.” Cercai il più possibile di sembrare cordiale ma volevo che fosse Hara a zittirlo ma non lo faceva, aveva finito la sua porzione di Temaki e se ne stava lì con cellulare in mano ignorandoci entrambi.
“Figo, qualche volta vengo a vedervi sono sempre stato curioso di vedere queste strane cose scolastiche.”
“Non vai a scuola tu?”
Takeru ridacchiò “Quanti anni credi che abbia?”
Al dire il vero non mi ero soffermato molto a pensarci su, gli avrei dato la nostra età. “Non saprei.” Risi.
“Diciotto amico, e se proprio vuoi saperlo non ho mai neppure frequentato il secondo anno delle superiori mi ritirai molto prima per lavorare qui con la mia famiglia.” Spiegò semplicemente e in quel momento arrivarono anche vari piattini con varie pietanze.
“Per perdere tempo vorrai dire.” Precisò a quel punto Hara afferrando una palla di riso dal piatto, era incredibile che avesse ancora posto per mangiare.
“Non mettermi in cattiva luce! Beh io ti ho detto qualcosa di me, ora dimmi qualcosa tu.”
Non sapevo proprio che dirgli, non avevo mai fatto nulla fino a quel momento. “Io non esco spesso come voi.” Mi vergognai molto di quella frase.
Takeru mi fissò confuso e poi si rivolse ad Hara che stava addentando un altra pallina di riso “Ehi mai stai cercando di traviare questo ragazzo innocente?” in quel momento Hara sembrò sul punto di affogarsi tanto che cominciò a tossire e afferrò velocemente l’acqua per mandare giù il boccone.
“CHE CAZZO DICI!” sbottò.
“Oh chiedevo solo. E’ troppo innocente per frequentare uno come te.” Disse indicandomi con l’indice della mano in tono sarcastico. Hara invece sembrava ancora più nero in viso, forse solo perché gli era andato di traverso quel boccone e no per la domanda. “Quindi Ryu immagino che un tipo come te abbia una bella fidanzata carina che ti manda ogni notte la buona notte.” Rise.
“Eh? In verità no, non ho nulla del genere.”
“Sul serio? Ma è un vero peccato non trovi Yuuto-kun” Hara lo guardò storto. “Forse perché sei ancora giovane caro Ryu ma vedrai che molto presto faranno le file per te.”
Non capivo davvero di cosa stesse parlando quello strano personaggio. Era un suo modo più allegro di prendermi in giro? Forse era Hara che l’aveva fatto venire appositamente? “Perché dovrebbero?” chiesi.
Takeru parve ancora più spiazzato per quella mia stupida domanda “E’ serio?” domandò allora rivolgendosi ad Hara, il quale lo ignorò ancora una volta. “Ti sei mai guardato allo specchio?”
“Sì tutti i giorni nel bagno.”
Takeru scoppiò a ridere come un pazzo raccogliendo l’attenzione delle persone del locale, persino Hara si vergognò in quel momento. “Allora hai degli specchi molto strani credimi.”
“Sul serio Takeru ora va via.”
“Aspetta Hara sul serio questo ragazzo ha l’autostima sotto i piedi e qualcuno dovrà pur dirglielo.” Hara lo fulminò ancora con lo sguardo ma Takeru la prese con una sfida “Vedi Ryu non so chi tu abbia intorno a te, o che razza di stupide oche ci siano nella tua scuola ma per quanto mi riguarda ti trovo davvero un bellissimo ragazzo e credo che molto presto avrai molte spasimanti dietro, anzi milioni vedrai!”
Bellissimo ragazzo? Ok, la presa in giro era durata anche troppo. “Simpatico il tuo amico.” Dissi a quel punto esasperato di essere preso in giro giorno e notte e ora persino dagli sconosciuti. Feci per andarmene stanco di stare lì ad ascoltare stupidaggini e di assistere a quel loro gioco idiota.
“Dove vai Ryu?” mi domandò allora Takeru.
“A casa mi sembra ovvio. Non starò un momento di più a sentire le tue cazzate quindi puoi restare qui con Hara e trovare qualcun altro da prendere in giro o anzi avrei un idea migliore...” sorrisi bieco e afferrai un piatto qualunque dal tavolo e glielo spiaccicai in testa senza alcun risentimento “guardati allo specchio e fatti un esame di coscienza, Takeru.”
Sia Hara che Takeru mi guardarono allibiti per quell’azione al punto che Takeru scattò in piedi preso dal panico e si ripulì immediatamente i capelli “Ma cosa ho detto!” gridò.
Lanciai poi un occhiata torva ad Hara, ero davvero infuriato con lui ma quest’ultimo mi fissava compiaciuto come se avesse assistito ad una scena che gli era piaciuta molto. Si alzò anche lui, lasciò delle banconote sul tavolo, afferrò la giacca della divisa e si diresse verso la porta, “Andiamocene sega.” Disse infine.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***



CAPITOLO XVIII

“Non posso crederci che quell’idiota si sia permesso di prendermi in giro senza nemmeno conoscermi. Che diamine è diventata l’ultima moda?” Erano già venti minuti che mi lamentavo sotto la stazione della metropolitana mentre Hara se ne stava seduto sulla panchina in silenzio. “Non ne posso davvero più.”
“Ok questo l’abbiamo assodato ora vuoi spiegarmi cosa ti ha fatto tanto arrabbiare? C’è Tetsuo che ti dice molto peggio e non fai altro che rispondere allo stesso modo.”
“E’ diverso credimi.”
Hara sospirò “Non credo che ti abbia offeso sega se proprio devo essere sincero.” Perfetto, poteva mai dire ‘sì Ryu hai ragione siamo tutti una banda di coglioni coalizzati contro di te’, no lui adesso doveva trovare il modo di mettere il dito nella piega come suo solito.
“Voglio solo andarmene a casa adesso.”
“Peccato abbiamo sprecato un pasto gratis.” Quelle furono le ultime parole che ci scambiammo, infatti la serata terminò con Hara che scese una fermata prima della mia, senza neppure avvisarmi e lasciandomi lì come un cretino.
Continuai a pensarci tutta la notte che forse avevo esagerato ma davvero non avevo più ragionato sulle mie azioni. Ok, quando mi sentivo dire che ero una mezzasega o invisibile non me la prendevo perché in realtà lo ero quindi più di tanto non mi toccava, ma toccare il tasto dolente delle ragazze e della bellezza era meschino. Sapevo benissimo anch’io di essere orribile, non c’era bisogno di prendermi in giro così.
Il giorno dopo a scuola continuavo ad essere di cattivo umore, per prepararmi avevo persino rifiutato a me stesso di guardarmi allo specchio quindi probabilmente avevo un aspetto peggio del solito, infatti ne ebbi la conferma quando feci sussultare Kioko. “Oddio Ryu che hai combinato con quei capelli?”
“Non ti piace? E’ l’ultima moda.” Risposi torvo gettando la cartella a terra e mettendomi a sedere al mio stupido posto infondo alla classe.
“Qualcosa non va? Ti trovo di pessimo umore.”
“No.” Ma quel no riassumeva tutta la mia aurea negativa che mi portavo dietro dalla sera prima. Incredibile quanto le parole di quel Takeru mi avessero fatto arrabbiare, al punto che cercavo di non vedermi neppure nel rifletto della finestra.
Kioko però mi afferrò bruscamente e iniziò a trafficare con i miei capelli “Susu non puoi andartene in giro conciato così, non ne sarei affatto contenta.”
“Capirai, forse è meglio che la mia faccia sia meno visibile proprio come un tempo.”
“Ma cosa dici?” Kioko si fermò di colpo fissandomi confusa per quella mia affermazione ma non avevo davvero voglia di darle spiegazioni, così mi passai velocemente le mani tra i capelli e andai a rovinare quel poco che aveva sistemato. “Ryu no aspetta!”
“Lasciami in pace” dissi ciò e feci per andare fuori dalla classe. Ignorando completamente le parole di Kioko che mi avvertivano che la lezione sarebbe iniziata a breve, ma non me ne preoccupai potevo benissimo saltare una lezione ogni tanto visto che ero il secchione lì dentro. Camminai lungo il corridoio ignorando completamente le occhiate sorprese di alcune ragazze, era ovvio che mi fissassero, avevo la testa che sembrava una palma e forse non mi ero neppure sistemato bene la divisa prima di uscire.
Andai dritto al bar per mangiare qualcosa, sapevo che lì sarei stato tranquillo almeno per un pò visto che erano tutti in aula e quindi nessuno mi avrebbe rotto le scatole. “Hai lanciato una nuova moda?”
“Non è il momento Hara, non ho voglia di stare con nessuno oggi.” Ovviamente ignorò completamente le mie parole e si accomodò proprio al mio tavolo e di fronte a me con in mano un cartone di latte al cioccolato.
“Carina la chioma selvaggia.” Ridacchiò. Come poteva avere la capacità di apparire ovunque fossi? No, che ne fossi scontento ma quel giorno non ero proprio in vena di combattere con lui. Mi toccai la fronte afferrando dei ciuffi di capelli, forse era ridicolo fare lo sciopero degli specchi solo perché qualcuno mi aveva preso in giro sull’aspetto. “Sei ancora incazzato per ieri? Idiota.”
Bingo! “Sta zitto per favore.”
“Tu te le chiami le prese in giro sega, piantala e torna in classe.”
“Ehi aspetta un attimo ma hai marinato anche tu la lezione, come mai?”
Hara poggiò il viso sulla propria mano e cominciò a giocare col cartone di latte ormai vuoto “La prima ora è sempre una palla, preferisco starmene qui.”
“Sembra molto noioso.” Dissi notando che li non c’era molto da fare.
Hara allora lasciò andare il cartoncino e mi fissò stranamente divertito “Vuoi fare altro?” La domanda fu del tutto inaspettata e non sapevo neppure come interpretarla, aveva usato quel suo solito tono di scherno misto a quella enorme sensualità che emanava da tutti i pori.
Il mio cuore fece praticamente una capriola. “N-no.” Risposi semplicemente.
“Peccato, speravo fossi più intraprendente sega.” Se lo fossi stato con lui mi sarei trovato nei guai grossi, lo sapevo già. Poi di colpo il momento fu interrotto dal suo cellulare che cominciò a squillare, Hara mi lanciò una strana occhiata divertita e afferrò l’oggetto. Non controllò neppure chi fosse sul display, forse aspettava già quella chiamata. “Ehi” disse solamente.
Avrei tanto voluto sapere chi fosse, forse un altro di quei suoi amici stronzi, e pensai che doveva averne a dozzine. Cercai dunque di far finta di nulla fissando il tavolo, ma tenendo le orecchie ben aperte. “Non saprei Maya, forse riesco a passare sul tardi se proprio vuoi.” Era quella ragazza dunque, provai profonda invidia per lei. Non solo aveva il suo numero ma Hara le aveva persino risposto, cosa che non me non avrebbe mai fatto. Era forse gelosia la mia? Forse si, odiavo tutte quelle ragazzine che gli giravano intorno come avvoltoi e lui non faceva neppure nulla per liberarsene, però pensai che forse piacessero prima di tutto a lui. “Ok a stasera.” Disse infine staccando la chiamata. Pensai di dover andare via di lì, perché mi si leggeva chiaramente in faccia cosa provavo in quel momento ma non lo feci, ero davvero stupido. “Origli sempre eh.”
“Non stavo origliando! Potevi anche andartene fuori a parlare...”
Pessima reazione la mia, pensai. Hara rispose sospirando e rimettendo a posto il cellulare nei pantaloni “Beh io penso che andrò a farmi un giro. Ci si vede sega.”
“Aspetta!” lo fermai, ma perché lo feci? Raccolsi nuovamente la sua attenzione, aspettando che gli dicessi qualcosa ma non avevo nulla da dire, volevo solo che non se ne andasse ma sopratutto che non uscisse con quella ragazza perché mi faceva male il petto al solo pensiero.
“Che vuoi?”
“N-nulla, a dopo.” Dissi semplicemente con un tono di voce molto più cupo ma Hara non parve accorgersene e andò dritto per la sua strada lasciando sul tavolo il cartone di latte da cui aveva bevuto.
Dovevo smetterla di starci continuamente male, non potevo pretendere di avere il monopolio della sua vita perché infondo non ero nessuno per trattenerlo e se glielo avessi chiesto non mi avrebbe neppure dato spiegazioni. Tutto ciò mi metteva ancora più di cattivo umore.
Prima della terza ora andai dritto in bagno per sistemarmi un pò e guardandomi allo specchio notai che avevo davvero la testa a forma di palma, che ridicolo ero. Così, usando un pò d’acqua cercai di dare una forma decente a quei capelli che stavano di nuovo crescendo, tanto che ormai mi arrivavano sulle orecchie.
Non riuscivo però, a togliermi dalla testa che Hara si dovesse vedere con quella ragazza, mi urtava profondamente anche se il mio grillo parlante mi diceva di non agire di impulso. Eppure ero io quello che stava faticando come un mulo per avvicinarsi a lui, nessun altro aveva diritto di portarmelo via. Ero sconvolto dai miei stessi pensieri, ormai ragionavo proprio come una di quelle oche in calore che elemosinavano attenzioni da Hara. In cosa ero differente? Non seppi rispondere.
 
Erano passati circa dieci minuti da quando Kioko aveva iniziato a parlare a vuoto del suo appuntamento con Tetsuo, cosa che non poteva interessarmi meno ma educatamente continuavo ad annuire. Inaspettatamente si era unita anche Mizumi con noi sul tetto, pronta a ricevere notizie e le raccontai che avevo fatto la conoscenza di sue suoi amici che non avevo mai visto prima e le chiesi se lei ne sapesse qualcosa. “Mi spiace non ho mai sentito questi nomi.”
“Quello che più mi sorprende è quel Takeru perché non capisco proprio in che ambiente possa averlo incontrato. Sembrava un tipaccio.”
Mizumi fece una strana smorfia “Davvero non riesci ad immaginarlo?”
Io conoscevo la risposta ma non potevo credere che potesse frequentare certi giri e magari con gente molto più grande di lui, era una possibilità che volevo assolutamente escludere.
“Ehi ma non state ascoltando nulla di quello che sto dicendo.. uffa.” Sbuffò Kioko sedendosi accanto a noi, “Allora ci sono novità particolari?” Decisi dunque di farle un breve riassunto, poco dopo lei parve illuminarsi “Ma si che li conosco, sono nostri amici!”
“Si l’avevo intuito. Sai che scuola frequenta questa Maya?” domandai.
“Mh credo una in centro ma non ne sono sicura. Uscivamo tutti insieme giusto per fare numero e quando mi sono stati presentati sia lei che Takeru erano già suoi intimi amici.”
Strinsi i pugni, mi faceva solo rabbia che quei due potessero conoscere aspetti di Hara che ancora non avevo visto. “So che oggi vedrà quella Maya, sai per caso se hanno un punto d’incontro in particolare?”
Mizumi mi fissò confusa “Che vuoi fare?”
Kioko parve aver capito “No Ryu! Dai non possiamo cadere così in basso e metterci a pedinarlo.”
“Affatto. Lei vuole risposte e le vogliamo anche noi e non ci sarà altra occasione per capire qualcosa di lui se non spiarlo in compagnia di qualcuno che non conosciamo bene.” Ero davvero convinto delle mie parole, per quanto quel loro appuntamento mi facesse rabbia sarebbe stato il momento perfetto per raccogliere informazione riguardo le sue quotidiane abitudini.
“Se mi vedesse ci ucciderebbe tutti.” Aggiunse Mizumi quasi impaurita.
“Già, ucciderebbe entrambi.”
Kioko scattò in piedi facendoci ombra “Non potete fare certe cose quando non ci sono! Accidenti mi costringete a dare buca a Tetsuo.”
“No Kioko non farlo” la interruppi “esci con lui ma cerca di trattenerti nella nostra stessa zona, magari potremmo avere bisogno di te o chissà. Credi di poterlo fare?”
“C-credo di si, tanto Tetsuo è un idiota su queste cose.” Perfetto, pensai. Forse in realtà stavo solo cercando una scusa qualunque per tenerlo d’occhio mentre era con Maya, ma non potevo dire loro che ero geloso di quella ragazza, così ‘pedinarlo’ sembrava essere l’idea più stupida, infantile e geniale che potessi avere in quel momento. “Ryu però non saprei proprio dove possano incontrarsi quei due.” E furono quelle parole a far crollare le mie speranze poi però ci pensai bene, c’era una persona che sicuramente poteva sapere qualcosa.
Appena finita la scuola andai a recuperare Mizumi e lasciai detto a Kioko che le avrei fatto sapere il luogo, se fossi però riuscito a scoprire qualcosa. Mizumi mi seguiva silenziosa e ogni tanto si sistemava i lunghi capelli neri dietro le orecchie senza dire una parola, aveva anche lei una spiccata loquacità come il fratello. Era sicuramente carina come lui, e più la guardavo di nascosto e più ci vedevo delle somiglianze palesi. “Lontano il posto?” mi domandò all'improvviso cogliendomi di sorpresa, dovetti così distogliere furtivamente lo sguardo da lei.
“No per niente, è abbastanza vicino.” E le indicai l’ingresso della metro. Tutto il tragitto fu tranquillo, anche se ogni tanto notavo qualche occhiata da maniaco da altri ragazzi in direzione di Mizumi. Certo che neppure il sesso maschile era meglio delle ochette, pensai.
Continuavo a chiedermi se fosse una buona idea fare una cosa del genere, se stessi facendo bene, perché forse avrei solo aggravato ancora di più il loro rapporto se ci avesse visti e io non volevo questo.
Finalmente arrivammo nello stesso posto dove Hara mi aveva portato la sera prima, e proprio come me anche Mizumi rimase senza parole per la vista della Tokyo Tower “Uao Ryu è bellissimo.” Commentò.
“Si, mi ci ha portato tuo fratello ieri.”
Lei mi fissò stupita “Davvero?” e mi sorrise dolcemente. Allora decisi di ricambiare quel sorriso così spontaneo e annuii. Nonostante la compagnia fosse nettamente migliore, con meno insulti e atteggiamenti scortesi non riuscivo a provare le stesse emozioni del giorno prima, forse perché lei non era Hara.
“Andiamo” le dissi e le indicai la direzione abbandonando quel luogo incantevole, ma non avevamo tempo di fermarci a guardare il panorama anche se lo avrei preferito.
Quello era l’ultimo luogo in cui avrei voluto rimettere piede ma non potevo fare altrimenti, perché solo Takeru aveva qualche risposta riguardo Hara, anche se come minimo mi sarei beccato un bel pugno.
All’interno le cameriere mi guardarono come se davanti a loro ci fosse un fantasma, pensai dunque che non avessero dimenticato la mia scenata e in parte ne fui contento. Mizumi si guardò intorno con aria circospetta come se avesse paura di incontrare il fratello e si nascondeva dietro al mio braccio.
“Ma guarda chi si rifà vivo?” riconobbi immediatamente la sua voce, solo che questa volta era meno amichevole e molto più pungente. Mi voltai per guardarlo e col suo grembiule da cuoco, a pochi metri da noi c’era Takeru con le braccia strette contro al petto in segno di sfida. “Sei venuto a chiedere scusa eh?
Mizumi ci guardò confusi non capendo cosa stesse parlando. “In verità no.”
Takeru sorrise bieco “Bene allora fuori di qui prima che ti ripaghi con la stessa moneta.” Non mi sorprendeva affatto quel suo comportamento ostile, me lo meritavo tutto ma non mi importava.
“Sono venuto a chiederti una cosa.”
Takeru si slacciò il grembiule poggiandolo sul piccolo bancone del locale “Cosa ti fa credere che vorrò risponderti? Non sei nella posizione di chiedere.” Poi finalmente parve notare la ragazza che era con me e ghignò “Quindi ce l’avevi sul serio la ragazza dopotutto.”
Mizumi arrossì per quell’affermazione e indietreggiò. “Ti sbagli ancora. Comunque sono venuto qui perché voglio sapere dove sono andati Hara e Maya.” Finalmente l’avevo detto.
“Hara? E io che diamine ne so, non sono la sua balia. Ora vattene.”
Mizumi mi strattonò la giacca della divisa e mi si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio. “Non credo possa aiutarci questo tipo Ryu, andiamocene.” Suggerì.
“Lo sta cercando lei?” domandò all’improvviso Takeru notando il comportamento furtivo di Mizumi che subito si distaccò da me tornando a nascondersi. “Non so davvero come faccia ad avere tante ragazze dietro quel Hara, eppure ha solo sedici anni, uao.” Disse ironicamente con una punta di veleno.
“Tu lo conosci meglio di me forse sai dove se ne va in giro.”
Takeru mi fissò serio. “Credevo che tu fossi suo amico in verità ma forse mi sono sbagliato.” Lasciò perdere la distanza che ci separava e ci venne più vicino. “Spiegami perché mi hai tirato quel piatto addosso.”
Mizumi sgranò gli occhi guardandomi dopo aver sentito quelle parole. Avevo gli occhi di quel tipo su di me, in parte furiosi e dall’altra invece curiosi di sapere. “Te lo meritavi, ti basti sapere questo.”
La sua risposta fu una risata “Non credevo reagissero così male gli adolescenti a dei complimenti.” Lo guardai confuso, stava di nuovo ricominciando con quella storia andando fuori contesto, “Credo che tu abbia completamente frainteso le mie parole ieri sera.”
“Ora questo non mi importa. Dimmi solo dove può essere Hara per favore!” La mia voce si stava di nuovo alterando e persino Mizumi notò il cambiamento al punto che mi strinse la mano.
Takeru osservò il gesto molto attentamente e sorrise compiaciuto “Vuoi davvero che lo dica davanti a lei? Potrebbe ferirla.” Disse per poi prendendosi una breve pausa “Beh se ci tieni tanto a saperlo credo che sia nella zona dei Love Hotel, di solito quei due vanno lì quando non vogliono altre persone intorno.”
Aveva sul serio detto quella parola così apertamente? E in pubblico per giunta! Ma più di tutto sentii il cuore sussultare, come se da un momento all’altro volesse smettere di battere. Per la testa cominciarono a fioccare mille immagini di Hara abbracciato a quella ragazza, e le mani di quest’ultima intorno alla sua schiena. Il dolore che provavo era simile ad una pugnalata al punto che cominciò a girarmi lo stomaco, e non misi più a fuoco le cose che mi stavano intorno.
“Mi dispiace piccina.” Disse a quel punto Takeru convinto di aver ferito Mizumi. Quest’ultima, proprio come me, aveva lo sguardo fisso nel vuoto era rimasta senza parole. Era l’ennesima volta che avevo un idea sbagliata e non mi facevo gli affari miei, e a soffrirci così tanto ero sempre io che non volevo proprio smetterla.
“Ryu ti prego andiamo via” mi strattonò Mizumi con lo sguardo triste.
Senza più voce annuii e imbucammo la strada per l’uscita, poi però mi girai verso Takeru e lo guardai, aveva ancora quel ghigno perfido sul volto “Scusami per ieri.” Dissi semplicemente e lasciammo il locale.
Ci sedemmo su una panchina nei pressi della Tokyo Tower perché entrambi avevamo bisogno di riordinare i pensieri, anche perché nessuno di noi sapeva più cosa ci facessimo lì. Osservai Mizumi accanto a me che sembrava molto giù morale, e capii che quello non era affatto il momento di pensare ai miei sentimenti perché lei soffriva sicuramente più di me. “Va tutto bene?” le domandai sfiorandole la mano.
“No. Credo di non essere pronta a sapere cosa Yuuto faccia quando è da solo o chi frequenta.” Le parole le morivano in gola, e la voce le tremava.
“Si posso capirlo ma non credo che tuo fratello non sia una cattiva persona.”
Mizumi mi guardò incuriosita dalle mie parole “Tu credi?”
“Si, sarà pure un idiota ma non farebbe mai scelte completamente sbagliate.” Mizumi a quel punto accolse il tocco e mi strinse la mano, più forte che poteva, come se volesse da me un pò di forza.
Forza che in quel momento neppure io sentivo di avere ma cercai comunque di trasmetterle sicurezza perché infondo lei era solo una ragazza a cui mancava l’amore del proprio fratello e non meritava simili dispiaceri. “Sei davvero forte Ryu, vorrei avere anch’io una simile forza d’animo.”
Sorrisi “Apparenza credimi.”
“Io non credo.” E si lasciò completamente andare poggiando il suo viso sulla mia spalla mentre mi teneva ancora la mano “Scusami, solo un per un pò.” Quel contatto non mi disse assolutamente nulla nonostante Mizumi fosse tanto dolce in quel momento, avevo sul serio qualcosa che non andava dentro di me. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea di Hara con quella ragazza e provavo solo dolore.
“Credo che dovresti chiamare quella tua amica e dirle che non siamo riusciti a scoprire nulla.”
Non ci avevo proprio pensato fino a quel momento a Kioko che aspettava notizie, ma purtroppo la mia voglia di sentire le sue domande era pari a zero, “Si hai ragione.” Così decisi di scriverle un semplice messaggio dove l’avvertito che non ci eravamo riusciti.
“Ora che si fa Ryu? Io direi che possiamo anche andarcene a casa.”
L’idea non era affatto male, pensai. “Si, vieni ti accompagno a casa.” Mi diedi una mossa alzandomi da lì senza però lasciar andare la sua mano, lei mi guardò e sorrise dolcemente apprezzando probabilmente i miei modi gentili, così mi seguì e si sistemò la gonna afferrando la propria borsa.
In quel momento però un brivido mi percorse la schiena facendomi raggelare, come se qualcosa stesse per accadere da un momento all’altro. “Sega?” Vidi Mizumi sgranare gli occhi e immaginando solo una persona che potesse chiamarmi così feci per voltarmi e lo vidi lì, a pochi passi da noi, vestito con una maglia nera e un paio di jeans e quella ragazza, Maya, al suo fianco che ci fissava confusa. Hara gettò una rapida occhiata severa su di noi, e poi osservò le nostri mani. Istintivamente lasciai andare Mizumi allontanandomi. “Mi sopo per caso perso qualcosa?” domandò con tono furioso e lo sguardo di chi avrebbe voluto uccidere.
“Merda...” dissi a voce bassa.
Mizumi allora si mise davanti a me “Calmo Yuuto non è come pensi, non ho più chiesto nulla a Ryu su dite.”
Sapevo che dirgli una cosa del genere non avrebbe risolto la cosa. “E cosa ci fate insieme allora?” Perfetto, ora sì che serviva una di quelle balle grosse.
“Yuuto ma quello è il tuo amico dell’altro giorno eh?” intervenne anche Maya sfiorando il braccio di Hara.
Quest’ultimo però si scostò bruscamente lasciando senza parole la ragazza “Sta zitta stupida” le disse. Era più grave del previsto se aveva usato modi di merda anche con una ragazza. “Allora sega, sei anche muto adesso?”
“No.” Forse era meglio dirgli la verità, magari avrebbe fatto meno danni.
Mizumi però mi anticipò di pochi secondo “L’ho invitato ad uscire con me, tutto qui!” Sparò di colpo raccogliendo tutto il mio sgomento per quella grossa bugia ma cercai di mantenere un atteggiamento quanto meno naturale e osservai la scena.
“Credi che sia un imbecille Mizumi? A te non piacciono i tipi come lui.”
Ah-ah-ah e tanti saluti a quella commedia, poi però Mizumi si voltò a guardarmi con una particolare serità in viso tanto da farmi paura. Mi afferrò la mano e la strinse forte “Certo che si.” Disse come risposta guardandomi negli occhi.
Se stava recitando e lo stava facendo da premio Oscar. Gettai un occhiata ad Hara il quale era sempre più furioso, lanciandomi occhiate torve e stringendo i pugni cercando di tenere a freno la rabbia. Era lì che mi fissava come se si aspettasse una mia spiegazione.
“Andiamocene Ryu.” Disse a quel punto Mizumi tirandomi la mano. Assecondai quella sua esortazione e cominciammo a camminare in direzione opposta alla loro allontanandoci sempre di più, allora però non potei fare meno di gettare un occhiata verso di lui che era ancora lì e ci fissava. La faccenda non era finita lì e lo sapevo bene.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Buona sera a tutti. Siamo quasi al capitolo 20 e ciò segnerà il passaggio dal secondo al terzo anno per i nostri protagonisti quindi entreremo in una fase ancora più matura della loro storia d'amore. Dico così perchè infondo avevano solo sedici anni quando si sono incontrati.
La parte più complessa di questa storia è far crescere Ryu, davvero non ho mai scritto di un personaggio così piccolo alle prese con storie d'amore perchè infondo si sta parlando di riconoscere la propria omosessualità in Giappone, paese dove il bacio per strada è visto come scandalo! Sono molto felice che Ryu affronti tutto ciò in maniera diciamo 'ingenua' fin'ora, parlando semplicemente d'amore. Però ovviamente, le domande inizieranno ad arrivare anche per lui e sono la prima ad essere curiosa di vedere come affronterà non solo Hara ma anche il contesto giapponese. Oltre questo posso solo dirvi che anche Hara, se pure minimamente sta cambiando rispetto a come era nel primo capitolo. So bene che non sarà mai il principe azzurro innamorato da fiaba, ma questo personaggio mi intriga per le sue mille sfaccettature che stanno venendo piano piano fuori.

CAPITOLO XIX

Quel giorno avevo un gran mal di stomaco che non voleva lasciarmi stare al punto che pensai che fosse tutto un fattore psicologico legato a ciò che era accaduto la sera prima. Non avevo proprio intenzione di andare a scuola quindi inventai una semplice scusa e mia madre ci credette. Ringraziai il cielo e tornai a dormire, perché sì, avrei passato quella giornata staccando completamente la spina. E mi dissi: al diavolo Hara e la sua rabbia, al diavolo i miei sentimenti e al diavolo tutti gli altri. Quel giorno sarei tornato invisibile.
Dovevo aver dormito troppo perché quando aprii gli occhi sentii lo stomaco brontolare insistentemente, così decisi di mettermi in piedi e di andare a prepararmi qualcosa. In cucina trovai un post it di mia madre dove lasciava detto: “C’è un pò di minestra in frigo, riscaldala.” Che carina, pensai, e io le avevo mentito ancora una volta per non andare a scuola. Da quando avevo iniziato a dire così tante bugie alle persone intorno a me? Ero davvero cambiato o forse ero sempre stato così? Mi tornò in mente quella Maya che si teneva al braccio di Hara e lo stomaco cominciò di nuovo a farmi male. Il solo pensiero che potesse sfiorare un’altra nel modo in cui aveva fatto con me mi faceva innervosire, ormai il dolore aveva lasciato posto ad un altro sentimento e non potevo fare a meno di sentirmi preso in giro ancora una volta. Era inutile che mi dicesse ‘Io non riesco a mandarti via.’ , perché stava solo giocando, sapeva benissimo cosa provavo e cosa mi aveva fatto e continuava quella tortura senza alcuna pietà.
Il giorno dopo dovetti tornare a scuola e con mio dispiace il pomeriggio stesso sarebbero ricominciati gli allentamenti, proprio ciò che non ci voleva. Per tutta la giornata preferii restare in classe con la paura di poter incrociare da Hara in giro, o magari Mizumi, perché sul serio anche il suo comportamento mi aveva lasciato senza parole. Lasciai dunque correre quelle ore che si susseguirono molto più rapide del solito.
Una volta in palestra cercai con tutto me stesso di tenermi impegnato con gli allenamenti e di non finire accanto ad Hara, il quale per tutta la giornata se ne era stato tranquillo nelle cose sue come se tutta la rabbia vista quella sera fosse magicamente svanita.
All’improvviso però fui afferrato per la maglia da Kioko, la quale sembrava furiosa, “Mi devi un paio di spiegazioni tu.” Mi disse con tono di minaccia.
“Non credo sia il luogo.”
“Ah si? Beh non mi hai dato altri modi per avvicinarmi oggi visto che te ne sei stato tutto il tempo inchiodato sul tuo banco” spiegò severa fulminandomi con i suoi occhioni “allora cosa è successo quella sera?”
“Assolutamente nulla.”
“Non prendermi in giro, ormai credo di conoscerti abbastanza. L’avete trovato o no?”
Mi liberai dalla sua presa. “Lascia perdere Kioko, per favore.” Usai un tono un pò più duro e lei parve capire che non avevo alcuna voglia di rispondere alle sue domande, così ripresi normalmente l’allenamento. Secondo il mister iniziavo a giocare molto meglio, ne sarei dovuto essere felice eppure mi sentivo stranamente apatico, e non provavo più alcuna emozione in particolare per certe cose.
Terminò anche quel pomeriggio e decisi di dare una mano a Kioko nel riordinare, tutto ciò, mentre gli altri andavano a darsi una ripulita. Kioko però non pronunciò il suo solito grazie, mi lanciava però occhiate strane quasi di tristezza. Poi però iniziò a dire: “Ascolta Ryu non ti chiederò altro ma pensavo che fossimo amici, e gli amici si confidano quando stanno male.”
“Siamo amici?”
Mi guardò spiazzata “Ma certo che sì, idiota!”
Sentirglielo dire, o meglio sentirlo dire da qualcuno era strano e particolare allo stesso tempo al punto che sentii di nuovo una piccola fiamma accendersi in me, “Scusami...”
“Oh Ryu, sembri molto triste che cosa è successo?” Decisi dunque di fidarmi e di raccontarle tutto, le chiesi di sedersi e di abbassare un pò la voce e di non reagire in modo strano. Le dissi per filo e per segno tutto quello che era successo quella sera senza tralasciare nulla e le spiegai perché non l’avevo coinvolta, che non me l’ero sentita perché mi ero sentito a pezzi “Non posso crederci che sia accaduto tutto questo.”
“Già.” Sorrisi per puro disagio.
“Non devi farti condizionare da questa cosa però. Non sai se davvero è andato a letto con quella tipa.”
Era un tentativo di consolazione? “Lo so. Ma non riesco a non pensarci, e mi sento ancora più un verme per aver fatto ascoltare una cosa del genere a Mizumi.”
“Lei non sa nulla dei tuoi sentimento vero?” Scossi la testa e lei mi sorrise. “Sei una brava persona Ryu, hai messo da parte quello che provavi per starle accanto, non tutti ci sarebbero riusciti.”
“Non credo.. infondo aveva ragione Hara l’amore fa solo male.”
Kioko allora mi colpì in testa come era solita fare con Kyoja cogliendomi di sorpresa “Stupido! Non è affatto vero, e se questa è l’idea di Yuuto non sa che si perde perché questo sentimento ci rende forti e felici.” Lo disse in modo talmente carico, cose se stesse alludendo alla propria di felicità.
“Kioko per caso ti sei messa con Tetsuo?” La domanda la lasciò interdetta al punto che arrossì di colpo e cominciò ad agitarsi per quella domanda perdendo completamente il controllo, iniziando anche a balbettare cose senza senso che non riuscii a capire. Però la vedevo felice.
“Accidenti non puoi cambiare così il discorso! Che domande.”
Scoppiai a ridere, era il sorriso di cui avevo bisogno in quel momento. “Perdonami. Ma se così fosse sono molto felice per te e spero che lui ti tratti bene.”
“Sì, mi tratta bene.”
E in quel preciso momento dallo spogliatoio apparve proprio il grosso Tetsuo con il proprio borsone in spalla “Kioko allora andiamo?” ci venne incontro e mi lanciò un occhiataccia come suo solito.
“Sì, dammi solo un attimo che vado a prendere la borsa dallo sgabuzzino.”
Restammo lì io e lui, senza dirci assolutamente nulla. Infondo non ci eravamo mai trovati in un contesto tale da poter parlare come due persone civili a parte gli insulti. “Kioko mi ha detto che state insieme. Complimenti.” Iniziai a dire cercando di migliorare la situazione.
Tetsuo roteò gli occhi “Ah si, quella non chiude mai il becco.”
“Lei ti vuole bene idiota non deluderla.” Dissi in maniera più seria raccogliendo la sua piena attenzione notando che quelle mie parole potevano anche essere interpretate come una minaccia, però non disse nulla e annuì semplicemente. Kioko tornò da noi e mi diede una bacio sulla guancia per poi andarsene con l’omone.
Era incredibile pensare che io e Hara avessimo costruito dal nulla una coppia e non riuscivamo a farlo con noi stessi, sembrava una barzelletta. “Uao ormai le fai sbavare tutte.”
Senza rendermene conto era apparso dal nulla anche Hara, chissà da quanto tempo era lì, accostato vicino alla porta dello spogliatoio ma non mi stupì più di tanto il suo arrivo, infondo mi aspettavo un confronto. “Hara...”
“Già ‘Hara’, cos’è oggi ti ricordi come mi chiamo?” Il tono era ancora basso e irritato, e i suoi occhi erano ancora più glaciali del solito. “Cos’è ieri avevi troppa fifa per venire a scuola?”
Strinsi i pugni per la rabbia. “Affatto, solo che non avevo voglia di venire.”
Hara lasciò la parete su cui si era appoggiato e cominciò a camminare verso di me. Mi assalì la paura, ma io non avevo fatto nulla di male quindi ogni sua azione era ingiustificata. “Sei un pessimo bugiardo, sega.”
“Non devo a te delle spiegazioni su quello che faccio.” Hara allora non ci vide più dalla rabbia e mi afferrò bruscamente per il colletto della camicia, quella mossa mi fece mancare per un attimo il respiro e senza accorgermene mi trovai a pochi centimetri dal suo viso.
“Coraggio dillo ancora brutto sfigato di merda.”
Cosa avevo fatto per meritare così tanto odio da parte della persona che amavo? Mi sentivo davvero spezzato in due ma non avrei più versato lacrime davanti a lui, perché non le meritava. “Lasciami andare.”
“Voglio sapere che ci facevi lì con Mizumi.”
“Credo che tua sorella ti abbia già risposto quella sera, no?”
Hara strinse ancora di più la presa. Non potevo credere che stessi davvero rispondendo in quel modo proprio a lui, non sapevo proprio che mi stesse succedendo. “Tu non le piaci quindi non farti tanti film.”
Cercai di liberarmi da quella presa e finalmente ci riuscii. “Perché devi fare sempre così? Cazzo, non ho fatto nulla di male perché devo trovarti qui oggi!” gli gridai contro.
“Te l’avevo già detto di non vederla più e hai disubbidito.”
Cosa? “Io non ti devo ubbidire in niente, scelgo io con chi parlare e chi vedere capito!?”
Hara sorrise bieco, “Uao inizi a tirare finalmente fuori le palle, mi stupisce sempre il modo in cui un pò di figa possa trasformare le persone, è assurdo.” Sputava solo veleno.
“Taci. Le cose che dici sono sempre orribili e sputi veleno persino contro le ragazze con cui esci, sono io quello sorpreso che ci siano ancora pazze che ti vengano dietro per come sei!”
“Oh ma guarda, il primo tra ‘quelle pazze’ sei tu o sbaglio?”
Aveva ragione. “Già e non ne posso davvero più!”
Hara fece un passo verso di me furioso per i toni che stavo usando “Allora smettila di starmi sempre tra i piedi!” iniziò a dire urlando più forte, “Nessuno ti ha chiesto di fare così eppure non puoi proprio farne almeno, al punto da mettere in mezzo persino mia sorella!”
“Eh? Tua sorella? Non ho messo in mezzo nessuno oppure credi sul serio che possa aver puntato lei per arrivare a te? Non sono così meschino.”
Sul suo viso apparve un sorriso compiaciuto che non riuscii a decifrare, tutta la rabbia di prima svanì di colpo lasciando spazio a quel suo solito ghigno di soddisfazione. “Finalmente una verità.”
Oh no mi ero tradito da solo. “E-ecco io volevo dire...” A cosa mi sarei aggrappato se avevo appena ammesso che non avevo affatto puntato Mizumi per arrivare a lui, se avessi continuato a parlare sarebbe saltata fuori la verità e cioè che lo stavamo pedinando.
“Giuro che me la paga quella.” Disse poi all’improvviso cambiando bersaglio.
“No! Lei non ha fatto nulla lasciala in pace!”
Hara mi fissò ancora una volta in maniera divertita per quelle mie reazioni, anche perché avevo nuovamente abbassato la cresca e mi si leggeva tutto in faccia. “Cos’è ti piace? Forse non vuoi ripiegare su di lei ma dentro di te forse è la persona che più mi somiglia con cui potresti stare.” Ridacchiò bieco.
“Già forse è vero” Iniziai a dire facendo sparire quel suo sorriso. “Lei ti somiglia molto e forse è la persona che vorrei che tu fossi, ma che in realtà non sei.”
“Se lo sai allora perché non smetti di starmi dietro?”
“Perché a quanto pare sono più masochista del previsto e adoro proprio essere trattato di merda da te.” Sfoderai un sorriso nervoso per ciò che stavo ammettendo senza accorgermene. Era ben altro ciò che volevo dirgli, e cioè che mi faceva molto male saperlo insieme ad un altra ma dirlo avrebbe significato ricevere altre grida contro da parte sua e non volevo più vedere quel suo sguardo furioso.
Hara continuava a fissarmi serio, in maniera distaccata come se quelle parole non l’avessero affatto colpito, o meglio come se non gli fossero affatto entrate nelle orecchie. “Ora se posso vorrei andare via.” Dissi a quel punto volendo porre fine a tutto ciò.
“Io non posso essere diverso da come sono, sega.”
Non era la prima volta che lo ammetteva davanti a me. “Non ci credo che non puoi. Alcune volte ho visto che potevi persino divertiti ed essere gentile come chiunque altro!”
“Hai visto male perché questo sono io. E la domanda è: ti va bene comunque? Io non cambio e non cambierò mai e questo sarà sempre il trattamento che avrai da me. Sei comunque disposto a non mollare?” Cos’era quella domanda improvvisa? Che risposta voleva che dessi? Era assurdo dire a una persona che avrebbe solo visto il peggio dell’altro, quindi chiederlo era stupido. Hara sorrise “Nessuno può sopportarlo, sega.”
“Io sì!” Avevo però risposto ancora più stupidamente a quella domanda. “Te lo dissi già, io non mi arrendo. E sarei dovuto già essere lontano anni luci da te avendo visto praticamente il peggio.”
Parve sorpreso per quella mia risposta come se si aspettasse tutt’altro. Inaspettatamente però Hara non aggiunse altro e fece per andarsene via, così all’improvviso, come suo solito quando si arrivava al nocciolo della discussione, era forse una sua difesa quella? Però prima di varcare la porta si girò verso di me e sorrise. “A domani.” E si congedò così.
Accidenti a lui e a quel suo bellissimo sorriso capace di farmi sciogliere. Era strano che tutta la rabbia di dieci minuti fa fosse svanita dopo una chiacchierata del genere. A quanto pare Hara sapeva di avere un brutto carattere, non vi era indifferente e allora perché non cercava di fare qualcosa?
Troppe domande mi assalivano ed erano tutte senza una dannata risposta. Sapevo bene che tutto era collegato alla sua condizione familiare e ormai mi premeva di sapere cosa gli fosse successo.


****


Come una folata di vento quell’anno giunse alla fine finalmente. Era incredibile come quel secondo anno di superiori si fosse rivelato pieno di assurde sorprese, e come in pochi mesi avessi cambiato la mia vita. E tutto era iniziato da un pallone che avevo tirato in faccia a Tetsuo.
Nel cortile come ogni anno tutti i ciliegi avevano cominciato la fioritura e il paesaggio era incantevole, amavo quel periodo dell’anno perché significava rinascita di ogni cosa.
“Non posso crederci che potremmo non essere nella stessa classe l’anno prossimo.” Disse all’improvviso Kioko, lamentandosi.
“Magari invece finiremo tutti nella stessa classe!” Intervenne poi anche Kyoja accompagnato da Masato. Non era male l’idea di stare tutti insieme al terzo anno. Arrivammo all’ingresso dove vi erano gli scompartimenti delle scarpe e lì trovammo anche Tetsuo e Hara che salutavano altri ragazzi che non avevo mai visto, probabilmente erano di un altra sezione.
Tetsuo vedendo la propria ragazza ci venne accanto. “Non amo che tu stia sempre in compagnia loro.” Disse guardandoci in maniera torva e strappando un sorriso a Kioko.
“Ci si vede l’anno prossimo baka.” Gli risposi con una sorta di ghigno finto.
Tetsuo si morse il labbro irritato dalla mia sfrontatezza e afferrò bruscamente la mano di Kioko tirandola via da lì, erano davvero carini insieme e lei sembrava essere felice.
Senza darlo a vedere lanciai un occhiata verso Hara, avrei almeno voluto dirgli ‘ci vediamo all’inizio del nuovo anno’ ma non ne ebbi il coraggio, sapevo che non l’avrebbe affatto apprezzato conoscendolo. Così lasciai perdere e lo vidi andare via con due suoi amici e fu lì che le nostre strade si divisero per ben tre settimane prima dell’inizio del nuovo anno.
Furono tre settimane assolutamente tranquille. Le trascorsi a casa con la mia famiglia, e qualche volta in centro con Kioko e Kyoja, ma di Hara non ebbi alcuna notizia non avendo neppure il suo numero di cellulare per chiamarlo. Era assurdo che ci conoscessimo ormai da mesi e non gli avessi mai chiesto il numero.
Era un giorno come tanti quando decisi di andare in giro con Kyoja per comprare delle cose che mi sarebbero servite per il nuovo anno scolastico, allora ne approfittai anche per fargli compagnia dal parrucchiere. Mi sorprese molto constatare che vi erano anche donne lì dentro e Kyoja mi spiegò che era un parrucchiere unisex e mi domandai se esistessero davvero o se era semplicemente andato in un locale per donne.
Mi vergognavo molto di essere lì, principalmente perché avevo gli occhi di tutte le donne puntati addosso e tutto ciò mi metteva molto a disagio. Lo feci notare più volte a Kyoja, il quale mi rispose: “Ci fissano perché siamo troppo belli per non essere guardati.” Non credevo affatto che fosse quello il motivo.
Alla fine Kyoja era andato lì per dei colpi di sole verdi, moda che andava alla grande in quel periodo a Tokyo e notai che anche lui seguiva la massa. “Forse prima o poi dovrò tagliarli anch’io un pò.” Dissi ad alta voce guardandomi allo specchio, ormai la frangia stava raggiungendo la lunghezza di prima coprendomi di nuovo gli occhi cosa che ora iniziava a darmi fastidio.
“Ormai siamo qui vedi se ti da una sistemata.” Ridacchiò Kyoja.
Era giusto che mi facessi tagliare i capelli lì? Poi però ci pensai e mi dissi al diavolo! L’ultima volta era stata comunque una donna a tagliarmeli quindi che differenza faceva se era lì o un barbiere.
Decisi dunque di posare le buste che avevo con me a terra e chiesi anch’io un trattamento, furono persino più gentili del solito locale che frequentavo, invitandomi a sedere su una delle poltrone in attesa dell’addetta.
Una volta seduto notai l'occhiata confusa di una ragazza con una specie di turbante in testa. Smettila di fissare, avrei voluto dirle ma decisi semplicemente di ignorarla. “Ciao. Allora che vuoi ti faccia?” Arrivò una signorina carina dai lunghi capelli neri e dalle punte rosa.
“C-ciao. Vorrei solo accorciarli un pò.”
“Mh? Scusa posso un secondo?” Inaspettatamente mi tirò su la frangia per vedermi il viso e fece un espressione strana come se vi avesse visto un mostro, e mi spaventai. “Scusa se non hai preferenze posso fare qualcosa io?” mi domandò poi.
Dovevo fidarmi? “V-va bene.” Ci mise più del dovuto perché iniziò praticamente a trafficare con i miei capelli. Iniziò l'operazione applicandovi qualcosa di strano sulle punte che lasciò in posa per quasi un ora per poi tagliarmi semplicemente un pò la frangia lasciandoli morbidi e leggermente lunghi all'altezza delle orecchie.
Alla fine di tutto ciò rimasi a bocca aperta per ciò che aveva combinato. I miei capelli erano stati accorciati in maniera ottimale in modo che nessuna ciocca mi coprisse più gli occhi ma alcune ciocche mi scendevano lungo la fronte in maniera morbida, ma ciò che più mi lasciava senza parole era il fatto che mi avesse decolorato di mezzo tono le punte dei capelli facendoli apparire simili al biondo cenere.
La tipa parve molto soddisfatta al punto che continuò a toccarli per un pò. “Spero ti piacciano.”
“Ehmm non sembro ridicolo così?” domandai in preda all’imbarazzo.
Poi alle mie spalle apparve Kyoja che spalancò letteralmente la bocca “Wow Ryucchan che figo!” Quanto potevo credere a quella sua reazione conoscendo i suoi gusti... “Stai benissimo!” continuò.
“Non so.. non mi ci vedo il tipo.”
“Ragazzo non faccio certe cose a tutti” disse all’improvviso la tipa “ma hai un viso molto bello dovresti metterlo più in risalto e secondo me con i capelli un pò più chiari risalta anche la tua carnagione chiara.”
Viso bello? Era la seconda persona che in quei mesi aveva detto una cosa simile ma possibile che solo io vedessi allo specchio una nullità? “G-grazie.” Le dissi semplicemente e andammo fuori di lì.
Per strada cominciò un vero e proprio incubo, ma soprattutto il disagio. Camminavo a testa bassa per la vergogna perché c’era gente che fissava, lo sapevo che sarei sembrato ridicolo con certe cose in testa d’altra parte invece Kyoja sembrava crogiolarsi di tanta attenzione.
La passeggiata proseguì ancora un pò e altre strane occhiate le ricevemmo persino dalla cameriera nel locale in cui decidemmo di fermarci per mangiare qualcosa. Cosa prendeva alla gente?
Finalmente arrivò Aprile e con lui il primo giorno di scuola. Ero emozionato di riprendere come mai era accaduto fino a quel momento e tutto ciò era dovuto al fatto che avrei rivisto Kioko e gli altri, ma sopratutto Hara che mi era mancato tanto in quelle settimane.
Cercai di sistemare capelli e divisa meglio che potevo, magari gli sarebbero piaciuti diversamente dal resto delle persone.
Sperai con tutto me stesso che quell’anno potesse essere in qualche modo diverso, ero più che mai determinato a conquistare il suo cuore e a scavare dentro lui per buttare fuori tutto il marcio. Sì, ero particolarmente ottimista anche perché da lì a breve ci sarebbero anche state le semifinali di basket e noi tutti avremmo ancora una volta giocato insieme. Sì, sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***



CAPITOLO XX

La prima cosa che feci nel cortile della scuola fu di andare a vedere i tabelloni per la divisione delle classi e pregai con tutto me stesso di essere capito insieme ai miei amici, ma cercavo principalmente il suo nome. Cercai dunque di ritagliarmi uno spazio tra la folla ma finii miseramente addosso a qualcuno dandogli una bella botta.
“Scusami tanto!” dissi di corsa senza neppure guardarlo in faccia.
“Accidenti sega già mi stai addosso.” Era proprio lui.
Di solito mi rendevo subito conto quando ce l’avevo accanto, ma in quel momento non l’avevo proprio riconosciuto. Era almeno di un centimetro più alto rispetto a come lo ricordassi e sembrava essere diventato ancora più bello. I suoi capelli neri brillavano tra tutto quel rosa dovuto agli alberi di ciliegio, o magari era dovuto alla luce del sole che quel giorno era particolarmente forte. “Chiudi la bocca, sega.”
Diventai rosso come un peperone perché non mi ero reso conto di star sbavando. “S-scusa.”
Hara era come sempre seccato di avermi tra i piedi ma non potei fare a meno di notare delle occhiate strane, “Che diamine hai combinato ai capelli?”
“Lì ho un pò schiariti.”
“Sembri ancora di più un idiota così.” E sfoderò, come augurio di buon anno, il suo solito ghigno e quel tono pseudo ironico-cattivo che tanto lo caratterizzava. In pochi secondi aveva ancora una volta distrutto la mia autostima. “Allora in che classe sei?” Mi domandò poi.
“Ah, quella dell’anno scorso credo ma non riesco a vedere.”
“E’ perché sei un tappo.” Uao aveva iniziato già ad andarci pesante con gli insulti e non ci eravamo incontrati manco da dieci minuti.
Hara si fece spazio tra gli altri ragazzi, allungando il collo per arrivare a leggere i nomi sul tabellone. In quel momento potei osservare perfettamente quel suo bel profilo, e quegli occhi che tanto amavo. “Sono condannato... E’ la 2 sezione.”
“Oh è cambiata rispetto all’anno scorso.”
Hara sospirò e se ne andò, così decisi di seguirlo lontano da quella marmaglia. Con mio stupore poco lontano da lì trovammo anche gli altri: Kioko per esempio si era accorciata i capelli e le davano un aria molto matura rispetto a prima, stava davvero bene. Quando mi vide urlò il mio nome raccogliendo l’attenzione di buona parta della scuola, che imbarazzo pensai. Mi corse contro abbracciandomi, non potei fare a meno di ricambiare quel gesto tanto gentile. “Uao Ryu sei bellissimo oggi.”
“Daai. Tu come stai?”
Kioko mi sorrise dolcemente accarezzandomi capelli e fu in quel momento che Tetsuo le bloccò la mano interrompendo anche il nostro scambio di effusioni, “Lontano dalla mia ragazza, idiota.”
Insisteva con quel fatto della gelosia.
“Tecchann smettila di fare così. Ormai sono priva di salutare le persone.”
“Non ho intenzione di vederti avvinghiata a tutti i cretini come lui!” e mi indicò. Si rendeva conto che ero proprio davanti a lui? Decisi dunque di lasciarli stare e di andare a salutare Makoto e Kyoja domandando loro in che classe fossero capitati.
“Io sono capitato nella seconda sezione mentre Makoto nella prima.”
Mi si illuminò il viso. “Quindi staremo insieme!” gridai involontariamente. Kyoja ricambiò quel mio entusiasmo con un occhiolino. Non potevo crederci, avrei avuto un amico in classe con me.

****


Le cose però presero una piega molto strana in aula quando cominciai a guardarmi in giro. Oltre che Kyoja, c’erano anche Kioko e Tetsuo nella nostra classe e con mio stupore c’era anche Hara, ecco perché era sembrato tanto seccato nel dire la mia sezione. Non potevo fare a meno di sentirmi felice.
Un ulteriore sorpresa arrivò quando notai anche Mizumi ai primi banchi, quest’ultima mi notò e mi fece un cenno con la mano. Non potevo crederci, c’erano entrambi i fratelli, chissà cosa pensava Hara di tutto ciò.
Altro che anno fantastico, già quella situazione significava guai in vista. E il peggio arrivò quando il professore annunciò che avremmo avuto un nuovo compagno di classe. Pensai che fosse rara una cosa del genere, di solito erano pochi quelli che cambiavano scuola proprio al terzo anno.
“Ragazzi vi chiedo di essere cortesi con lui. Il suo caso è molto particolare perché mentre voi eravate in vacanze durante queste settimane questo studente ha dovuto studiare molto per recuperare un anno interno e accedere al terzo quindi potrebbe essere un pò indietro rispetto a voi.” Spiegò l’insegnante. Era davvero stupefacente sapere di un ragazzo che era riuscito ad accedere al terzo anno scavalcando un interno anno e studiando tutto da solo, doveva essere un genio.
Mi rimangiai immediatamente ogni singola parola quando a varcare la porta non fu altri che Takeru. Mi si gelò immediatamente il sangue nelle vene, ma non aveva detto che non frequentava più da... poi ci pensai, quindi era lui che aveva recuperato un intero anno in tre settimane.
La reazione della classe per il suo arrivo contrastante, da una parte c’erano le ragazze, completamente colpite dall’aspetto di Takeru mentre i maschi parvero sentirsi minacciati. Persino Hara, quando mi girai per dargli un occhiata, mi parve molto torvo per il suo arrivo.
La situazione si faceva sempre peggio, non solo avevo Mizumi insieme ad Hara ma c’era anche il suo pseudo amico a rompere i coglioni, incredibile che avessi così tanta sfiga.
Finite le prime due ore di lezione ci fu la solita mezzora di pausa e la prima cosa che notai è che Takeru era andato dritto verso Hara, e quest’ultimo in tutta risposta lo ignorò uscendo dalla classe. Perfetto!
“Non posso crederci di essere finita in classe tua.” Senza accorgermene si era avvicinata Mizumi, ancora più carina di quanto la ricordassi. Accidenti era proprio nel DNA loro, una cosa del genere.
“Già sono felice anch’io di vederti. Tutto bene?”
Lei annuì più timidamente del solito e tutto ciò mi lasciò un pò spiazzato, dov’era finito quel suo atteggiamento superbo? “Stai bene coi capelli più chiari.”
“Ah questi.. beh non dovevano venire così.” Ridacchiai imbarazzato per quel complimento.
Lei ricambiò sorridendo in maniera molto dolce e portandosi i capelli dietro le orecchie, notai che ce le aveva entrambe rosse. “Ryu credo che non potremo farci vedere insieme da oggi in poi.”
Sapevo perfettamente di cosa stesse parlando così tornai serio. “Si lo capisco ma non è giusto!”
“Lo so ma non ho voglia di essere ancora più odiata da Hara.”
Potevo capire le sue motivazione anche se in parte le trovavo molto stupide e solo perché dovevamo sempre assecondare quel bambinone di Hara. “Non farò finta di non conoscerti solo perché lui mi guarda storto.”
“Ryu.” Disse sorpresa delle mie parole per poi sorridermi. Nonostante ciò Mizumi parve essere d’accordo sullo scambiarci almeno dei saluti e se ne tornò al proprio posto. Era davvero dolcissima, incredibile che quello stupido la trattasse così, che rabbia.
Cercai di scacciare via quei brutti pensieri almeno il primo giorno e quando arrivò anche l’ora del pranzo andai insieme a Kioko e Tetsuo al bar per comprare qualcosa, ovviamente Tetsuo era molto scontento che fossi lì insieme a loro e più volte mi sussurrò di sparire o mi avrebbe spaccato la faccia. Tutto ciò avveniva mentre Kioko molto allegramente parlava delle sue vacanze.
Al bar c’era una fila enorme al punto che l’appetito mi sparì di colpo. “Diamine perché c’è questo ammasso di idioti!”, Tetsuo mi aveva letteralmente tolto le parole di bocca.
“Andate a prendere posto farò io la fila per tutti.” Aveva proposto Kioko.
“E se qualche idiota fa lo stupido con te? Io gli spacco la faccia!”
Sospirai, “Tranquillo nessuno se la prende, coraggio andiamo.” E gli indicai dei tavoli liberi infondo all’enorme mensa, ringraziando il cielo che ce ne fossero ancora.
“Wow guarda chi si rivede!” Dal nulla apparve Takeru, il quale aveva adocchiato come noi quei posti. Mi lanciò un occhiata divertita. Bene, si cominciava, pensai.
“E chi diamine sei?” Domandò di colpo Tetsuo guardandolo con sufficienza.
“Ma comee.. Sono Takeru siamo usciti tantissime volte insieme, non ricordi?” Dovetti trattene una risata, per la seconda volta Tetsuo aveva fatto una mossa perfetta.
“Ah si ricordo sei amico di Hara.”
“Esatto!” Sorrise affabilmente ma poi la sua espressione cambiò quando le sue attenzioni furono riversate su di me “E guarda chi altro c’è qui.”
“Già. Ciao.” E mi accomodai.
Purtroppo senza alcun invito anche Takeru prese posto acconto a noi poggiando sul tavolo una busta con ciò che aveva acquistato al bar. “Pensavo mi salutassi meglio Ryu-chan.”
“Il posto è occupato puoi andartene?” Sì dovevo mantenere il pugno fermo e non dargli modo di aprire conversazione, solo così sarebbe andato via anzi magari Tetsuo, preso dalla sua solita gelosia per Kioko l’avrebbe cacciato a pedate, e lo sperai con tutto il cuore.
“Non capisco proprio cosa io ti abbia fatto per ricevere questo trattamento.” Sorrise. Lo guardai confuso non capendo da dove nascesse tutto quel divertimento. Guardandolo meglio notai che portava la giacca aperta e senza la solita cravatta, non era trasgredire il regolamento quello? “Che guardi?” mi chiese.
Dovetti distogliere lo sguardo, imbarazzato di essere stato colto nel sacco ancora una volta. Mi maledissi per quel mio solito vizio di fissare la gente. “N-nulla.”
“Che cazzo di fine ha fatto quella?” Domandò all’improvviso Tetsuo lanciando un occhiata verso il bar, a quel punto senza preavviso si alzò e andò in quella direzione abbandonandomi completamente.
“Wow ci ha lasciati soli.”
“Sparisci!” gli dissi a quel punto.
L’avevo detto e sperai con tutto me stesso che quelle parole gli entrassero nel cervello. Purtroppo Takeru si fece più serio sentendo quelle parole. “Mi domando ancora perché tu fossi in compagnia di quella ragazza quella volta.” Disse di punto in bianco.
“Eh?”
“Non sono stupido eh. Non è difficile da capire che eri lì per spiare Hara e che quella ragazza era sua sorella, Mizumi Aibara.” Come diamine faceva a saperlo? Takeru si accorse della mia confusione e sorrise compiaciuto di aver provocato una simile reazione. “Sei un libro aperto ragazzino.”
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Davvero? Conosco Hara da molto più tempo di te e so bene che ha una sorella gemella e guarda caso quella ragazza è la sua copia sputata, solo un idiota non se ne renderebbe conto.” Non ci avevo affatto pensato che potesse sapere di loro due. “Quindi posso sapere che pretendevate di fare quella sera?” Sorrise.
Poi però iniziai a collegare un paio di cose e mi si accese una lampadina. “Tu hai chiamato Hara quella sera!” Il suo ghigno fu la risposta che cercavo e tutto cominciò ad avere senso. Si, perché le coincidenze non esistevano ed era assurdo che Hara fosse proprio passato di lì. “Perché l’hai fatto?”
“Io non ho fatto nulla. L’ho solo chiamato e gli ho offerto una cena.”
Brutto stronzo, pensai. “Tu non hai idea del danno che hai fatto!”
“Si lo so, era la mia vendetta per quel gesto del piatto. Credevi sul serio che mi bastassero le tue sciocche scuse? Ho pensato quindi che smascherarvi fosse più divertente. Allora si è arrabbiato molto?” Non potevo sul serio credere a ciò che stavo sentendo. Aveva fatto tutto ciò per una stupida vendetta, aveva rovinato, anzi peggiorato i rapporti tra quei due solo per un suo capriccio. Mizumi quella sera era sul punto di piangere per una merda del genere. Fu più forte di me, la rabbia mi stava mangiando vivo al punto da sentire un bruciore assurdo all’altezza della gola. “Non puoi picchiarmi qui.”
Era vero dovetti ingoiare tutta quella rabbia e darmi una controllata. ”Sei uno stronzo.”
“No, semplicemente adesso siamo pari.” Aggiunse e si alzò lasciandomi uno dei panini che aveva nella busta, e con un cenno della mano andò via.
Tutto ciò era incredibile. Non avrei avuto il coraggio di dirlo a Mizumi, mi avrebbe odiato a morte, allora promisi a me stesso che quello sarebbe stato il fardello che avrei portato.
Improvvisamente tutta la fame che avevo svanì di colpo. Cercai dunque di non darlo a vedere e andai via di lì perché avevo bisogno di starmene un pò da solo e riordinare i pensieri. Che gran bel primo giorno!
Purtroppo però quando raggiunsi il mio posto preferito sul retro della scuola notai che vi era già qualcuno e quella persona era proprio Hara.
Se ne stava steso sul prato con un libro sul viso e le braccia che fungevano da cuscino dietro la testa. Quella visione seppe restituirmi un pò di serenità, vederlo lì nel verde mi trasmise dolcezza.
Non volevo però spezzare quel momento e cercai di avvicinarmi in silenzio per poter vedere che libro fosse quello che aveva sul viso e notai con mio stupore che era di un autore antico, strano che leggesse una cosa del genere, non lo vedevo proprio il tipo.
Sempre molto delicatamente spostai quel libro dal suo viso e appena tolto sussultai trovandomi quei suo occhi arancioni spalancati che mi fissavano. Indietreggiai senza volerlo, ma sul serio, mi era venuto un colpo. “Che paura Hara!”
“E addio al mio pisolino. Che ci fai qui?” E mi mise a sedere raccogliendo il libro da terra.
“Nulla, ero passato per un giro.” Sperai che non pensasse qualcosa di strano perché non era davvero mia intenzione seguirlo quel giorno.
Hara sollevò un sopracciglio come se non avesse affatto creduto a ciò che avevo detto. “Hai il pranzo con te per caso?” mi domandò poi cambiando completamente discorso.
“Eh? No.”
“Accidenti sega non mangi mai quando servi.”
Mi aveva sul serio preso per sua madre? “Perché non vai a comprarti qualcosa se hai fame?”
“Mi irrita fare la fila.” E dimenticavo quanto potesse comportarsi a principino quel ragazzo. Diamine, sperava sul serio che qualcuno gli portasse il pranzo servito su un piatto d’argento? Purtroppo però ero stupido così senza dire nulla tornai alla mensa e aspettai quei lunghi dieci minuti per due miseri panini.
Quando tornai sul retro Hara era ancora lì che leggeva, “Di nuovo qui?” mi disse.
“Tieni.” Gli offrii quei due panini raccogliendo il suo stupore. “Mi devi 1500yen.”
Hara li guardò a lungo come se qualcosa non andasse, “Ma sono al tonno..” Rimasi basito da quella risposta. Dalla sua bocca non partì neppure un grazie. Come lo odiavo.
“Allora non mangiarli! Da qua lì mangerò io.” Glielo strappai di mano, mi accomodai sul prato e addentai il panino alla faccia sua e cercai di gustarmelo più che potevo anche se odiavo il tonno.
“Ehi sega quello era mio.” E proprio come un bambino afferrò l’altro panino iniziando a mangiarlo con la paura che potessi portargli via anche quello. Non potevo davvero crederci che avesse certi atteggiamenti da bambino, lui, Hara Yuuto il ragazzo perfetto che tutti credevano.
Poi però mi torno un profonda tristezza al pensiero che io potevo vedere certe sfumature di lui e la povera Mizumi invece no, chissà quand’era stata l’ultima volta che aveva pranzato con suo fratello. In realtà per quando non me ne rendessi conto ci passavo davvero molto tempo insieme diversamente da lei che per quanto si preoccupasse non riusciva proprio a ritargliarsi del tempo con lui.
“Sega ti sta cadendo il panino a terra.” A quel richiamo sistemai meglio che potevo il panino per impedire di combinare un disastro con quel maledetto tonno. Notai che Hara aveva già finito il suo, tutto ciò però non mi stupì affatto conoscendo il suo tipo di appetito.
“Hara, lo so che ti farà davvero arrabbiare ma vorrei che tu parlassi con Mizumi.”
Sapevo che dirlo avrebbe distrutto quel momento di pace ma non potevo crogiolarmici li con lui al posto di qualcun altro, non ne avevo il coraggio. Hara si incupì di colpo, “Ancora con questa storia? Diamine smettila.”
“Ma perché? Mizumi ti vuole bene non capisco perché tu non voglia neppure salutarla.”
“Sta zitto sega.”
Non avevo più voglia di tacere. “No Hara, a meno che tu non mi dia una cazzo di spiegazione non me ne andrò di qui.”
“Perfetto allora me ne vado via.” E così fece, si alzò di scatto per scappare come di solito faceva ma questa volta non l’avrei permesso così l’afferrai bruscamente per un braccio e con tutta la forza che avevo in corpo cercai di riportarlo giù ma le cose andarono diversamente, perché Hara cominciò a resistere alla presa tirando più che poteva al punto che per qualche strano motivo finimmo entrambi per cadere.
Hara si ritrovò disteso a terra e io a pochi centimetri da lui, era assurdo che fossi riuscito a trattenerlo e ne parve stupito quanto me. Ci ritrovammo faccia a faccia, a pochi centimetri. “Cazzo sega sei diventato più insistente dell’anno scorso.”
“Ti prego parlale.”
Hara sospirò e portò i suoi occhi verso il cielo, vidi il riflesso di quell’azzurro nelle sue iridi. Era come vedere i colori del tramonto che si incontravano con quelli del giorno, bellissimo. “Tu insisti non sapendo nulla come al solito.”
“Allora spiegami e capirò.”
La solita apatia di Hara svanì di colpo lasciando spazio ad una sorta di tristezza molto sottile da percepire, forse la stavo immaginando ma sembrava sul serio soffrire per qualcosa. Hara allora si voltò verso di me, eravamo entrambi distesi su quel prato, faccia a faccia. Ora nelle sue iridi vedevo il mio volto, e non vi leggevo più quella tristezza di prima ma tanta intensità che mi fece sciogliere.
Lo vidi avvicinarsi ancora di più e iniziai a percepire il suo profumo, il suo respiro sulla pelle. Mi avrebbe di nuovo baciato? Che senso avrebbe avuto farlo adesso dopo che mi aveva rifiutato. “Non farlo se non ne sei convinto.” Gli dissi fermandolo e lui mi fissò spiazzato.
Portai una mano contro il suo petto cercando di allontanarlo ma lui me l’afferrò stringendola forte, “Sei tu che tanto mi cerchi e adesso scappi?” usò quel suo tono sensuale. Diamine non poteva fare così, non avrei resistito a lungo. “Mi lasceresti fare se te lo chiedessi?” domandò poi di colpo.
In che senso? Lo guardai attentamente rilassando ogni parte del mio corpo. Era ciò che mi chiedevo continuamente, gli avrei permesso tutto? “Credo di si.”
Hara sorrise, e si avvicinò ancora di più. Avevo il cuore che batteva sempre più forte, anche perché teneva stretta la mia mano. Ormai mi era vicino al punto che i nostri nasi si sfiorarono, poi però come tutto iniziò finì di colpo perché Hara come un gatto cacciò fuori la lingua e mi leccò il naso, per poi alzarsi. “Credulone.” Disse sorridendo.
Volevo ucciderlo! Divenni rosso per l’imbarazzo, mi ero immaginato chissà cosa e mi aveva solo preso in giro come al solito distogliendomi dalla trave portante della conversazione. “Se il peggiore...”
“Io non bacio i ragazzi sega, che idee strane ti sei messo in testa.” Disse con tono ironico alludendo chiaramente al fatto che l’avesse già fatto solo per punzecchiarmi ancora.
Ero nero di rabbia così in meno di due secondi mi alzai anch’io da terra, l’afferrai per il colletto della camicia, lo guardai con rabbia e senza pensarci due volte lo tirai verso di me stampandogli un bacio su quella bocca che non faceva altro che sparare cazzate.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Eccoci qui al capitolo 21, quello della svolta. Finalmente da qui in poi inizieremo a scavare di più nella mente e nel passato di Hara, e troveremo le risposte ad alcune domande. Sta dunque per iniziare la seconda parte della storia, quella più seria, rispetto invece alla prima che tra virgolette era più infantile e ingenua. Buona lettura!

Capitolo XXI

“Maledizione sega!” Hara si allontanò immediatamente dalla mia presa toccandosi le labbra.
“Ora sai come mi sento ogni volta che lo fai tu.” Cercai di imitare il suo ghigno e il disagio sul suo viso aumentò al punto che le orecchie gli divennero rosse, come era accaduto a Mizumi.
Hara allora cercò di riprendere il controllo, si sistemò il colletto della camicia e ricambiò il mio ghigno come se un simile temperamento l’avesse in qualche modo stuzzicato, “Stai imparando allora.”
“A come trattare uno come te? Beh penso che dopo la millesima presa per il culo uno impari.”
Hara ridacchiò sotto i baffi, “Vieni torniamo in classe.”
Le restanti ore le passai fissando quel Takeru che non riuscivo proprio ad inquadrare, continuandomi a chiedere come sapesse di Mizumi. Non ci credevo affatto che avesse notato la somiglianza tra i due perché lì a scuola nessuno ci aveva mai fatto caso, quindi tutto ciò mi faceva pensare quel tipo fosse molto più vicino ad Hara di quanto credessi e forse aveva le risposte che cercavo.
Lo maledissi con tutto me stesso ripensando al gesto che aveva fatto. Senza accorgermene si voltò verso di me tirando fuori una linguaccia infantile, accidenti a me e alla mia mania di fissare le persone.
L’ultima campanella suonò presto e finalmente quell’estenuante primo giorno finì. “Che ne dite di andare a mangiare qualche schifezza in giro?” propose Kyoja ancora pieno di energie.
“Mi spiace ragazzi non posso venire, devo andare a casa di Tetsuo.”
Come un avvoltoio alle spalle di Kioko apparve proprio Tetsuo per portarsela via da noi, era inquietante il suo modo di essere protettivo. “Credo per oggi dovremmo passare.” Feci notare.
L’entusiasmo di Kyoja si spense subito e annuì, mi dispiaceva vederlo così ma eravamo usciti molto spesso insieme quelle settimane e farlo sempre stava diventando monotono. Entrambi volevamo la compagnia di altre persone solo che non c’era mai nessuno.
Allora Kyoja afferrò la sua borsa domandomi se dovesse aspettarmi ma io gli dissi di no e che poteva avviarsi perché dovevo passare un attimo in biblioteca per restituire alcuni libri. Detto ciò Kyoja mi salutò sorridendo come al solito, e rimasi lì da solo. No, che quella quiete mi dispiacesse, anzi alcune volte mi mancava essere invisibile perché erano mesi che non provavo più quella sensazione di pace intorno a me.
Consegnati anche i libri potevo sul serio ritenermi libero e pronto per tornare a casa. Era sconvolgente come quel luogo si svuotasse finite le lezioni, oltre me c’erano solo i professori e gli addetti alle pulizie nelle aule.
Non ero completamente solo lì, ma era come se lo fossi. Svoltai l’angolo per scendere le scale ma una particolare voce attirò la mia attenzione, feci un pò fatica a riconoscerla visto l’eco prodotto dalle pareti così decisi di scendere pochi gradini e di fermarmi lì, a metà della rampa nascosto nell'angolo.
“Non capisco perché tu abbia questo tipo di comportamento con me oggi.” Ancora quella voce. Cercai dunque di fare mente locale per cercare di riconoscerla ma non ci riuscii, allora cercai di sporgermi un pò per guardare al di sotto e lì vi trovai Takeru. Ecco a chi apparteneva e con chi stava parlando?
“Di cosa ti stupisci?” Era Hara l’altra voce. Ne rimasi veramente stupito, immaginando che fosse ormai già andato via. Allora la mia curiosità aumentò.
“Pensavo saresti stato più contento di avermi qui con te? Qui sei circondato da mocciosi.” Il tono di Takeru era ironico e pungente come al solito, persino con lui.
“In verità non capisco cosa ti abbia fatto cambiare idea riguardo le scuole. Non eri tu quello che diceva di trovarle noiose?” Quella era una bella domanda. Bravo Hara.
“Beh ho cambiato idea.”
La solita risposta del cazzo, pensai. “Non prendermi per il culo Takeru.”
Sentii una lieve risata da parte di Takeru, “Dovresti essere un pò più gentile infondo mi devi un favore no? Senza di me non avresti mai saputo che tua sorella era nei paraggi quella sera.”
Già, grazie a lui avevo passato i peggiori dieci minuti della mia vita. “Che devo fare con Mizumi, sta diventando sempre più insistente.” Il tono di Hara parve essere preoccupato, e me ne stupii molto.
“La colpa è di quel ragazzo che portasti con te la sera prima, quel Ryu. Non capisco proprio perché tu non gli dia una bella lezione come di solito faresti.” Ecco un’altra pessima idea che gli stava mettendo nel cervello quel maledetto.
“No, è innocuo fidati.”
Takeru rise sentendo quelle parole, “Scherzi vero? E’ più furbo di quello che sembra. Pensa venne nel locale pur sapendo che avrei potuto picchiarlo e non hai idea con quanta faccia tosta mi chiese notizie di te, facendomi credere che lo volesse sapere Mizumi nelle vesti di ragazzina innamorata.”
Sta zitto! Non dirgli altro maledetto. “Accidenti a lui.” Disse a quel punto Hara. Non potevo davvero crederci che quel tipo gli stesse spiattellando tutto così, eppure si era abbastanza vendicato no? Cosa gli entrava in tasca facendo così.
“Stai lontano da quel tipo o ti troverai ancora Mizumi tra i piedi.”
“Lo farò.” Aveva seriamente detto che l’avrebbe fatto. Era assurdo che quelle poche parole avessero così manipolato la mente di Hara al punto di fargli dire ‘lo farò’, allora era una pecora anche lui. Provai una sorta di disgusto nel constatare che il problema non era solo a livello familiare, ma era più generico e causato dalle persone di cui ci circondava. La faccenda era ancora più complicata.
Avvertii un rumore di passi allontanarsi così pensai che se ne fossero andati, ma per sicurezza tornai al piano di sopra e senza affacciarmi esplicitamente rimasi accostato accanto ad una finestra e li vidi andare via.
Per la prima volta mi sentii impotente, mi sentii come se in tutti quei mesi non avessi fatto altro che correre verso il nulla perché la meta non sembrava esserci. Piuttosto era sempre più lontano da me, era come averlo dietro un vetro, io potevo vederlo e sentirlo ma non potevo andare oltre e quindi restavo semplicemente lì ad osservare senza poter fare nulla.
Quel giorno tornai a casa praticamente sconfitto come se avessi perso una battaglia. L’avevo persa perché avevo preso tutte decisioni sbagliate, e infantili. Chi avrebbe mai pensato al pedinamento? Andiamo! Mi ero lasciato trasportare dalla gelosia e da quei stupidi sentimenti che non sapevo controllare.
Pensai, che era tempo di cambiare completamente modo di fare. Forse non era Hara che doveva tenersi alla larga da me, ma ero io che dovevo smetterla di pressare come un bambino in cerca delle sue caramelle. Infondo però ero giustificato, mi dissi. Non mi ero mai trovato in certe situazioni e quindi potevo avere il beneficio di una seconda possibilità per ripartire. Nonostante mi dicessi ripetutamente di lasciarlo andare e di allontanarmi non volevo farlo perché significava darla vinta a ciò che aveva detto Takeru. Quindi al diavolo! Mi aveva definito furbo, e gli avrei fatto vedere quanto ancora più furbo sarei stato. Però non avrei più coinvolto Mizumi, lo avrei fatto per il suo bene. Non appena avessi avuto le informazioni che cercavo le avrei detto tutto e a quel punto sarebbe intervenuta anche lei.
Il suono del cellulare mi sorprese facendomi tornare alla realtà. Mi resi conto di star ancora camminando verso casa, così mi fermai per vedere chi fosse a chiamarmi. Sul display il numero non appariva e dava anonimo, accidenti adesso le molestie iniziavano anche così! Decisi dunque di non rispondere e di annullare la chiamata e proseguii verso casa. Poi però il cellulare squillò di nuovo. “Accidenti!” sbottai esasperato, “Pronto?”
“ACCIDENTI SEGA RISPONDI A STO CAZZO DI CELLULARE!”
Hara? “Chi sei?”
“Tua madre, che dici?” Non poteva essere lui. Punto primo non aveva il mio numero e non sapevo proprio da dove avesse potuto rimediarlo, e secondo perchè mi aveva chiamato? Insomma non aveva appena detto a Takeru che mi sarebbe stato alla larga?
“Come fai ad avere il mio numero..”
“Tranquillo non l’ho rubato me l’ha dato Kioko.” E non voleva dire comunque rubarlo? O meglio forse indirettamente l’aveva fatto.
“Che cosa vuoi Hara?” Mi aspettavo di tutto, principalmente che volesse sgridarmi per ciò che gli aveva detto Takeru a scuola quindi attendevo la ramanzina.
“Sono in centro e un locale ha un offerta per due persone, volevo andarci ma quel coglione di Tetsuo sta sempre con Kioko e non posso andarci.”
Un locale? Cazzo mi aveva seriamente chiamato ancora per del cibo? Avrei dovuto essere arrabbiato ma ero grato in realtà che fosse per quello stupido motivo. “Dove sei?”
Hara mi spiegò approsimatamente dove scendere dopo aver preso la metro, e mi disse che mi avrebbe aspettato appena fuori la stazione così gli dissi che sarei andato.
Lungo il tragitto mi chiesi più volte perchè avesse chiamato proprio me, e no quel Takeru. Infondo lui era l’amico che conosceva la maggior parte delle sue cose private mentre io ero quello che voleva saperle per forza. Continuavo a non capire le sue azioni eppure non ci avevo pensato due volte a raggiungerlo, ormai ero arrivato al punto che non mi bastava più vederlo solo a scuola. Quella telefonata nonostante l’ansia mi aveva riempito il cuore di gioia, per tutto il tempo continuai a fissare quel numero e non avevo il coraggio di salvarlo in rubrica perchè non mi sentivo all’altezza.
Arrivato ad una stazione che non avevo mai visto prima mi trovai praticamente circondato da tantissime persone e non riuscivo proprio a vedere nessuno che potesse somigliare ad Hara. Pensai dunque di aver sbagliato fermata e mi assalì il panico come mio solito, ero negato con quella metro.
Tra la folla percepii di nuovo quella brutta sensazione di essere osservato e immaginai subito il peggio ricordando ciò che era successo l’ultima volta. All’improvviso una mano mi afferrò la spalla facendomi sussultare, “Tranquillo sega sono io.” Allora tirai un sospiro di sollievo.
“Accidenti a te che paura. Perchè scegli sempre posti orribili!”
“Non è così male questa zona, di solito è solo piena di ragazze che escono in gruppo.” E mi indicò un gruppetto di ragazze che si erano date appuntamento come noi lì. Ovviamente io ero troppo preso da quel suo tocco, infatti aveva ancora la mano sulla mia spalla e avevo praticamente smesso di respirare.
Finalmente Hara mi lasciò andare tra virgolette e il cuore cominciò a rallentare, decisi dunque di prendere un bel respiro. “Allora questo posto dov’è?”
“Qui vicino. Ah ma dividiamo eh.” Chiarì subito anche se mi doveva un capitale dopo l’ultima volta, e lo maledissi. Per colpa sua ero praticamente al verde e molto presto avrei pesato cento chili per tutta la roba che mi stava facendo inguirgitare.
Quando fummo davanti al locale rimasi completamente spiazzato, era un Neko Cafè. Uno di quei posti frequentati da sole ragazze e da qualche Otaku sfigato in cerca di figa, che diamine ci facevamo lì? “Hara è un..”
“Ignora l’insegna, ho sentito dire che qui vendono una Cheesecake buonissima.” Oddio era tremendamente serio, voleva sul serio entrarci per mangiare un schifo di torta.
“E’ i-imbarazzante però.”
Hara mi fisso torvo, “Ti dovresti vergognare guardandoti tutti i giorni allo specchio. Su entriamo imbecille.” E ci mancava l’ennessimo insulto. Non solo ero andato fin lì da solo, ma mi ero persino fatto trascinare in un cafè pieno di gatti puzzolenti.
Dentro fummo accolti da alcune cameriere molto carine che indossavano orecchie e coda da gatto, era agghiacciante tutto ciò ma Hara parve non esserne turbato anzi aveva già la mente proiettata sulla torta.
Le ragazze ci guidarono verso un tavolo vuoto, lì a parte noi c’erano solo ragazze che oltre a prendere qualcosa da mangiare accarezzavano insistentemente i gatti presenti. Questi giravano liberi per il caffè, e la cosa mi spaventò molto, al punto di temere che un gatto mi avrebbe graffiato il viso. “Possibile che in tutta Tokyo solo qui facessero una buona Cheesecake?”
Hara sollevò lo sguardo dal menù, “Che problemi hai? E’ solo un locale con gatti.” Ma quelle stranezze le riservava a tutti o ero solo io la sua valvola di sfogo preferita?
“Allora ragazzi! Nyah- I gatti potete accarezzarli ma non dovete dare loro da mangiare, ecco a voi tutto il regolamento e spero sappiate l’offerta di oggi. Ogni dolce costa la metà se con voi c’è un amico nyah!” Era spaventoso il suo modo di parlare, cercava in tutti i modi di somigliare a un gatto ma senza riuscirsi miseramente. Non potevo credere che esistessero certi posti.
Hara ignorò completamente il regolmento e passò subito all’ordinazione senza neppure chiedermi cosa volessi, infatti ordino due di quelle cheesecake che io non volevo affatto.
Un gatto nel frattempo mi stava sfiorando la gamba sotto al tavolo facendomi gelare il sangue. “Oddio come lo mando via!”
Hara gettò un occhiata verso il gatto e mimando un calcio lo fece spaventare al punto che questo scappò via, “Odio i gatti.” Disse. E allora che cazzo ci facevamo lì? O meglio c’era qualcosa che non odiasse? Oh certo che c’era, tutto ciò che si mangiava era il suo amore.
Finalmente ci furono servite le torte e rabbrividii quando vidi il disegno a forma di gatto fatto sull’angolo del piattino con la glassa. Immediatamente lo cancellai con la forchetta trasformandolo in qualcosa di informe, Hara invece parve ignorare completamente la decorazione e subito addentò la torta. Feci così pure io e provai il primo boccone. “Wow è buona!” esclamai.
“Te l’avevo detto sega.” Sembrava essere di buono umore quando era in quei posti, al punto da sempre un ragazzo qualunque che mangiava una fetta di torta col proprio amic- interruppi quel pensiero. Perché potevo davvero considerarmi amico? Io volevo essere altro per lui, ma per la prima volta pensai a come ci avrebbero potuto vedere da fuori le persone. Sul serio non ci avevo mai pensato. Eravamo due maschi, che cosa facevano due persone dello stesso sesso che stavano insieme? Io avrei voluto tenergli la mano, baciarlo e stargli accanto ma poi cosa avrebbero pensato gli altri. Cominciavo un pò a rendermi conto di quella realtà, e mi domandai perchè non ci avessi mai pensato prima. Per gli altri, in pubblico sembravamo dei semplici amici, solo in cuor mio eravamo altro. Già, solo dentro di me.
“Non ti piace più?” Mi domandò Hara ad un certo punto.
“Sì è buona.” Ma il mio tono era diventato all’improvviso un pò più cupo. Mi maledissi per aver cominciato a pensare certe cose proprio lì con lui, perchè se ne sarebbe accorto.
Hara posò la forchetta e mi fissò seccato “Accidenti perchè ti incupisci all’improvviso. Mangia e basta!”
Obbedii e misi in bocca un altro boccone, ma il dolce sapore che avevo sentito prima era sparito.
Una volta finito lasciammo quello strano posto, ma lì cominciò la parte peggiore perché iniziai a mettere a fuoco varie coppie che se ne andavano in giro normalmente. Lui che teneva la mano di lei per proteggerla, e lei che dolcemente gli sorrideva.
Già, se mai Hara fosse cambiato non saremmo mai stati così. E quel pensiero mi fece molto male, improvvisamente incominciai a chiedermi che strada avevo deciso di percorrere. Poi però senza volerlo lo guardai, e i dubbi ebbero una risposta che andava oltre ciò che potevano pensare gli altri. Avevo paura sì, ma non sarei riuscito a rinnegare quello che sentivo perchè non facevo del male a nessuno. Quello era l’amore che provavo e al diavolo la società giapponese. “Mi fisserai ancora per molto?”
“Ah scusa..”
Hara sospirò “Quest’abitudine ce l’hai con cani e porci, forse è meglio che te la togli.” Aveva notato questa cosa? Era davvero strano.
Hara mi lanciò di sfuggita un occhiata. “Beh che si fa? Andiamo a casa o hai ancora fame?”
“No, in verità voglia andare a casa anch’io.” Mi stupì molto che avesse detto una cosa del genere e che non avesse voluto scroccare altro avendomi lì. Ma lasciai perdere e non feci altre domande, accettai di buon grado di tornare a casa anche se da lì non sapevo la strada così mi affidai completamente a lui.
La strada del ritorno fu del tutto diversa rispetto a quella dell’andata e lo notai dal fatto che avevamo completamente evitato di prendere la metro. Non capii proprio il perchè di quella scelta.
“Non facevamo prima con la metro?”
Come al solito lui mi camminava davanti lasciandomi vedere quelle sue bellissime spalle larghe. “Non lamentarti non è molta la strada.” Mi rispose a tono come al solito.
Però più camminavo e meno riconoscevo quella strada, che mi stesse portando in qualche angolo buio per uccidermi? Ormai mancava solo quello e sarebbe diventato lo psicopatico per eccellenza. Poi, però una lampadina cominciò ad accendersi in me, oltre a quelle per strada, perchè ormai era sera. “Ma da questi parti c’è casa tua o sbaglio?” domandai dunque.
Hara mi lanciò un occhiata veloce “Si.” Perfetto, e cosa diamine ci facevo lì anch’io, maledetto? Ero stufo di tirargli fuori le risposte con le pinze ma fu troppo tardi perchè arrivammo davanti a quell’abitazione che conoscevo fin troppo bene. Notai che tutte le luci erano spente quindi pensai che all’interno non vi fosse nessuno. Hara tirò dunque fuori un mazzo di chiavi e aprì la porta, restai nel cortile immobile continuando a chiedermi cosa dovessi esattamente fare. Praticamente lui mi aveva proibito di andare lì. “Entri o no?” Disse la sua voce dall’interno di quella casa.
Avrei potuto dire: 'no, fottiti vado a casa’ ma non lo feci perchè ero sciocciato che mi stesse invitando ad entrare al punto che non potei fare a meno di accettare.
Una volta dentro notai l’enorme disordine che c’era in giro, tra vestiti, carte e quant’altro. In quel posto mancava completamente il tocco di una donna. Andai dunque verso la cucina dove c’era Hara che aveva aperto il frigorifero per afferrare un bottiglia d’acqua. Gettai una rapida occhiata all’interno mentre era ancora aperto e notai che era vuoto, e oltre l’acqua e alcune salse non vi era nulla. Cosa avrebbe mangiato per cena? Mi domandai.
Cominciai dunque a capire che lui lì era solo. Ma dov’era sua madre?
“Se hai sete lì c’è l’acqua.” Mi disse indicandomi il frigo e non fregandosene affatto che potessi notare quanto fosse in realtà vuoto. “Tutto il resto sai dov’è, io vado un attimo a togliermi la divisa.”
Annuii facendo segno di aver afferrato e rimasi da solo. Era così assurdo trovarmi in quella casa; il luogo delle risposte ma esattamente dove avrei dovuto cercare?
Decisi dunque di aprire i vari scomparimenti della cucina e come avevo immaginato non vi era praticamente nulla, a parte piatti pieni di polvere e pentole mai usate. Mio dio, mi dissi. Così andai in salone e notai che oltre i soliti mobili non vi erano nè foto, nè altri oggetti personali che potessero dimostrare che quella casa fosse abitata da una persona di sesso femminile.
Se quella era la sua realtà, perchè non chiedeva aiuto a Mizumi e al padre? Tutto ciò mi mise addosso una grande tristezza, volevo fare qualcosa ma non sapevo esattamente cosa. “Che stai facendo nel salone?”
Sentire la sua voce mi fece sussultare, per fortuna non mi aveva beccato mentre curiosavo sui scaffali della cucina. “Nulla.” Notai che Hara aveva indossavo una semplice tuta, e una maglia nera. Si era praticamente messo in libertà ignorando completamente il fatto che io fossi ancora lì in divisa. “Ehm io non so tu ma ho un pò di fame.” Iniziai a dire perchè era vero, di solito a casa a quell’ora cenavo e non sapevo cosa lui facesse invece tutto solo.
Hara gettò un occhiata verso la cucina, “C’è un kombini qui fuori vatti a comprare qualcosa.” Cioè, non solo era stato lui ad invitarmi ma adesso mi stava seriamente mandando in un supermercato.
“O-ok, vieni pure tu non conosco la strada.”
Era chiaramente scocciato da quella richiesta ma non aggiunse altro. Anzi mi fece lui strada, indossò le scarpe e fu il primo ad uscire di casa, così feci lo stesso.
Era strano trovarci in una situazione del genere ma allo stesso tempo era anche bello. Era incredibile che fosse accanto a me in quel momento senza quel suo odioso atteggiamento.
Una volta al kombini cominciai a girare tra i vari scaffali in cerca di qualcosa di commestibile da preparare per cena, ma c’era solo schifosa roba precotta. All’improvviso Hara apparve da dietro l’angolo con qualcosa di disgustoso tra le mani, “Ti va bene questo?”
“Che diamine è quella roba?” L’osservai ancora e solo la sua confezione era aberrante.
“Non saprei ma sta scritto che si prepara in 3 minuti con acqua calda.”
Gli strappai immediatamente quella roba di mano lasciandola su uno scaffale a caso, “Voglio qualcosa che non si roba precotta. Vedi già della carne va bene.” E ne afferrai una confezione.
“Geniaccio perchè sai cucinare?” Ci fu un silenzio imbarazzante in quel momento, aveva colto nel segno. Non avevo mai messo mano ai fornelli. Addirittura non sapevo nemmeno come far funzionare la macchinetta del riso. “Ecco appunto..” aggiunse Hara leggendomi la risposta in faccia.
“Ci sono le ricette online quanto può essere difficile?”
Poco dopo mi maledissi per quella frase. Una volta tornati a casa cominciò il compito più difficile, e cioè trasformare quella roba in qualcosa di commestibile così misi mano al cellulare e cercai ricette fattibili e facili da seguire ma era praticamente tutto arabo.
Hara nel frattempo se ne stava seduto a tavola osservando l’esilerante scena di me che litigavo con la macchina del riso che non veniva usata dai tempi della preistoria, e lo capii dal fatto che fosse piena di polvere. “Fatto è accesa!” Dissi entusiata di essere riuscito ad attivarla.
Hara fissò la cosa con meno entusiasmo “Bene e ora come funziona?”
Quella era una bella domanda. Avevo tante volte visto la mamma far funzionare quell’affare ma non mi ero mai posto il problema del come, infondo non erano cose per ragazzi. Cercai dunque di schiacciare vari bottoni ma fu inutile la macchina mi abbandonò.
Ok, niente riso ma cercai almeno di far cuocere in una padella quel poco di carne che avevo comprato insieme a qualche verdura per dargli un pasto decente ma all’improvviso le verdure cominciarono letteramente a saltare da tutte le parti imbrattando la cucina.
Hara allora intervenne abbassando la fiamma del fornello “Accidenti sega sei un disastro!” Afferrò la padella e la mise sotto l’acqua del rubinetto. Anche le verdure erano andate.
“Che disastro!” Dissi a quel punto mettendomi le mani nei capelli, notando quanto tutto fosse sporco. In dieci minuti avevo fatto rivivere una cucina mai usata rendendola un porcille.
Mi fu poi lanciato uno straccio in pieno viso con estrema violenza. “Ora pulisci.” Mi fu ordinato.
Non potei ribattere e incominciai a pulire tutta quella roba incollata in giro, Hara nel frattempo tentava di ripulire la padella e la macchina del riso ma era praticamente più negato di me. “Non credevo fosse così difficile cucinare qualcosa.”
“Che ti aspettavi? Non mi sorprende che tu non sappia fare nulla.” Non aveva neppure apprezzato il mio tentativo quell’idiota, mi sentii profondamente offeso. Cercai almeno di far brillare il fornello e il pavimento ma poi proprio mentre ero chino a terra mi arrivvò dell’acqua in testa che cominciò a colarmi lungo la fronte. Quando andai ad alzare la testa vidi che Hara mi stava letteralmente strizzando in testa lo straccio e rideva bieco. Rimasi ad osservarlo per qualche secondo assolutamente senza parole per quel gesto senza senso. “La punizione per avermi incenerito la cucina.” Disse infine. E tornò al lavello.
Istintivamente allora mi alzai da terra ancora zuppo d’acqua e gli lancia con estrema forza lo straccio in pieno viso cogliendolo di sorpresa. Quando Hara andò a spostarlo lo fissò per alcuni secondi incredulo che avessi sul serio fatto una cosa del genere. Allora senza pensarci due volte scappai di lì, ma Hara rispose rincorrendomi.
Scappai verso il salone facendo il giro dell’enorme divano posto al centro della stanza, ma Hara lo scavalcò con un balzo e fui afferrato bruscamente e buttato a terra. “Scusa scusa scusa scusa.”
Hara era lì che mi sovrastava imponente, sentivo perfettamente tutto il suo peso e aveva ancora tra le mani quel lurido straccio da cucina, “Adesso te la faccio bere questa acqua.” Oddio no!
“Ho chiesto scusa cazzo!” Continuai a dire sperando che cambiasse idea. Ma l’espressione di Hara non era affatto arrabbiata, piuttosto molto divertita e me ne stupii molto.
“Dì: padrone chiedo scusa.” Mi suggerì poi con tono ancora più ironico.
“Cosa?! Sei impazzito non lo dirò mai.”
Allora Hara parve seccato per quella mia risposta visto che non stavo al suo gioco, così mi aferrò il viso e cominciò a stringermi le gunace “Andiamo dillo: ti chiedo scusa padrone.” Continuò a stringere le mie guance cercando di farmi mimare quella frase ma io non mollavo. A quel punto Hara rilassò la presa e mi fissò intensamente, sapevo benissimo cosa succedeva quando iniziava a fare così. Cercai dunque di alzarmi ma fui bruscamente inchiodato a terra dalle sue mani che tenevano le mie.
“Non ti sei chiesto perchè ti abbia fatto venire qui oggi?” Persino il suo tono di voce era cambiato diventando può basso e intenso.
“Si me lo sono chiesto al dire il vero ma non ho capito.”
Hara mi sorrise “E tu vai a casa di una persona senza chiederti il perchè? Troppo ingenuo sega.”
Già era vero, era un altro mio difetto ma anche se avessi trovato la risposta non avrei impedito a me stesso di seguirlo fin lì perchè era ciò che volevo nel profondo. Volevo nascondermi il viso ma non potei farlo perchè avevo le mani bloccate a terra.
Cominciai a sentire il viso in fiamme, sapevo di essere arrossito come mio solito. “P-poi ti lamenti che faccio lo strano. Ti prego lasciami andare.”
Hara alla fine obbedì e lasciò presa spostandosi da me. “Perfetto. Ho la cucina che è un disastro, nulla da mangiare e te che non vuoi nemmeno limonare.”
“C-cosa h-hai detto?” Sul suo viso apparve un sorriso a trentadue denti e gli partì una fragorosa risata, al punto che si stese sul divano. L’aveva dunque detto per scherzo, che paura avevo avuto.
“Per sfizio sega che tipo di amore hai in mente nella tua testa? Lo sai vero che due persone che stanno insieme fanno sesso eh? Cosa credi che faccia Kioko quando va da Tetsuo.” Non volevo sentire quelle cose, e non volevo immaginare quei due in un simile atto. Il mio disagio continuava, non avevo esattamente pensato a certe cose neppure quando le avevo fatte con lui. Hara a quel punto si mise in piedi, facendomi spaventare, temevo che potesse fare qualcosa. “Vado a comprare altre cose.” Disse però.
“Aspetta vengo anch’io.”
“No resta qui è inutile andarci insieme.” Indossò di nuovo le scarpe e sparì dietro la porta. Mi sentivo davvero un idiota, non ero riuscito a dire nulla di intelligente negli ultimi minuti ma solo perchè lui mi aveva colto di sorpresa con quella storia del sesso. Solo a sentire quella parola mi partivano le vampate.
Cercai dunque di ricompormi e tornai in cucina a sistemare ciò che potevo, almeno così avrei cacciato via ogni pensiero dimenticandomi di quei suoi bellissimi occhi, e del sorriso che tanto amavo.
Non dovette passare molto tempo, quando sentii di nuovo la porta aprirsi. “Uao hai volato.” Mi venne spontaneo dire e andai verso l’ingresso ma chi vi trovai non era affatto Hara ma bensì una donna.
Il mio stupore fu immediato, ma così anche da parte dell'altra persona che mi scandagliò con lo sguardo “E tu chi diavolo saresti? Che ci fai in casa mia.” Disse con un tono molto acuto, eppure in quella voce oltre a tanta diffidenza percepii anche un tocco di veleno, lo stesso che percepivo in Hara quando aveva i suoi brutti momenti.
“Ehm sono un amico di Hara.”
La donna mi passò accanto ignorando completamente le mia parole, posò la borsa su un piccolo mobile all’ingresso e si tolse i tacchi alti lasciandoli cadere sul pavimento della casa senza metterli a posto. “E dov’è l’altro?” Intendeva Hara?
“E’ andato al kombini qui vicino.”
La donna mi lanciò un’altra occhiata superficiale fissandomi di nuovo da capo a piede. Iniziai a notare nuovi particolari e cioè che che era truccata pesantamente e che aveva una lunga chioma nera, lo stesso tipo di colore di Hara. A quel punto cominciai a farmi due conti su chi potesse essere.
La vidi entrare nella cucina, così la seguii ma quest’ultima si fermò all’ingresso “Che cazzo è successo qui!”
“Ah mi dispiace abbiamo combinato un disastro con del cibo.” Cercai di spiegare.
“Gli ho detto mille volte di non cucinare.” Disse ma non riferendosi a me, la vidi mordersi il labbro inferiore chiaramente urtata da tanto disordine. Come se la casa non fosse già un macello.
“Ehm io stavo già mettendo in ordine, mi dispiace di tanto disturbo.”
La donna mi fissò nuovamente, “Mi stai ancora parlando moccioso? Sta zitto un pò.” Aveva sul serio detto una cosa del genere? Per un secondo mi parve di avere davanti proprio Hara, lo stesso identico atteggiamento. Diamine era una cosa di sangue allora.
Decisi dunque di far silenzio e rimasi lì ad osservarla che trafficava nella sua borsa in cerca di qualcosa, quando poi la vidi estrarre un pacchetto di sigarette rosa. Perfetto tutti esempi fantastici!
Iniziò a fumare davanti a me buttando la cenere sul pavimento. Cos’era un animale quella donna? Mi rifiutai di credere che quella fosse sul serio sua madre, perchè era mostruosa. Pur essendo una bellissima donna aveva i modi di un camionista. “Ragazzino credo che sia ora di tornare a casa tua che dici?”
“S-sì ma sto aspettando Har-“
“Tranquillo a quello non frega un cazzo se te ne vai prima quindi togliti di mezzo.” Rimasi sul serio senza parole nel vedere una donna dal comportamento così rozzo. Mi venne in mente sia Mizumi che Hara, e per quanto alcuni lineamenti fossero simili a quelli di quella donna non riuscivo sul serio a vederci parentela.
“Signora.. lei è la madre di Hara?” L’avevo chiesto finalmente.
La donna mi fissò seccata per quella domanda, “Si perchè?” Dio mio non poteva essere vero. Improvvisamente ebbi la risposta a molte delle domande che mi ero sempre posto, sì lei era davvero la causa del comportamento del figlio. A quel punto mi salì una forte rabbia.
Proprio in quel momento la porta si aprì di nuovo, e sentii dei passi frenetici correre verso la cucina dove eravamo noi. “Cazzo sei tornata!” urlò a quel punto Hara vedendo la madre. Aveva l’espressione chi si trovava di fronte un fantasma.
“Come ‘sei tornata’ questa è casa mia dopotutto. Su porta via questo moccioso ho bisogno di dormire un pò e non voglio casino per casa.”
Hara la guardò con disprezzo, un espressione totalmente diversa rispetto a quelle che avevo visto fino a quel momento. Quello che vedevo era puro odio nei suoi occhi, ma la madre parve non curarsene affatto affatto continuando a fumare la sua sigaretta come se nulla fosse.
“Vieni andiamocene.” E mi afferrò il braccio trascinandomi verso la porta. Non capii perchè ce ne stessimo andando via di lì, infondo era anche casa sua.
“Yuuto lascia qui la busta se hai preso del cibo.” Disse ancora quella voce proveniente dalla cucina. Hara allora obbeddì, lanciò la busta a terra con poco delicatezza e uscimmò.
Nel farlo Hara chiuse con estrema forza la porta e camminò molto in fretta per allontanarsi da lì, feci molta fatica a stargli dietro e quando riuscii a raggiungerlo lo fermai afferrandogli un braccio, “Hara fermo! Dove stiamo andando, che succede?”
Hara mi spinse via, “Torna a casa tua su.” Ripiegò anche su di me quel suo sguardo di odio, ebbi paura a contraddirlo non sapevo come avrebbe reagito. Mi esortò ancora una volta ad andare via, e a quel punto vedendo che non mi muovevo di una virgola mi mandò al diavolo e imboccò una stradina isolata.
Era inutile seguirlo o meglio non ne ebbi il coraggio, avevo paura di quei suoi occhi diventati improvvisamente rossi dalla rabbia. Occhi di chi voleva sul serio fare del male a qualcuno, ma oltre la paura ero anche rimasto sconvolto da ciò che avevo visto. Quella era sua madre e cominciai a pormi nuove domande, se lei non c’era mai stata cosa aveva potuto passare Hara in quegli anni? Come aveva fatto a crescere completamente solo?
Provai tanta pena in quel momento, immaginando dove potesse andare tutto solo di notte senza neppure aver mangiato. La serata improvvisamente si era trasformata in incubo per lui.
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo XXII

Tornai a casa molto tardi e dovetti sorbire anche la solita ramanzina dei miei. Purtroppo però, ero di malumore e risposi molto male ad entrambi finendo così in punizione. Poco male. In quel momento l’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano Hara e sua madre, alla pessima scena a cui avevo assistito.
Rimasi a letto sveglio per ore, preoccupato a dove potesse essere in quel momento Hara e a cosa stesse pensando. Così, non potendo sopportare oltre quel disagio, afferrai il cellulare dal comodino accanto a letto. Tornai però sui miei passi dandomi dello stupido pensando che mandargli un messaggio non fosse affatto la soluzione.
A scuola, il giorno dopo decisi dunque di affrontarlo apertamente per chiarire cosa fosse successo la sera prima e per sapere come stesse. Purtroppo più lo cercavo e più non riuscivo a trovarlo.
“Kioko per caso sai dov’è Hara?” le domandai entrando in classe.
Lei mi fissò per qualche istante e cominciò a pensare, “Al dire il vero non saprei. Credo non sia ancora arrivato, è successo qualcosa per caso?”
“Si ma non posso parlartene qui lo sai.”
Lei capì che la faccenda dove essere molto seria così non chiese altro, mi disse solo di aspettare un altro pò e che sarebbe arrivato da un momento all’altro, ma Hara quel giorno non si presentò.
Cominciai seriamente a preoccuparmi, afferrai il cellulare varie volte con l’intento di chiamarlo ma non ne ebbi il coraggio. La mano destra bloccava continuamente l’altra, che cercava di schiacciare quel bottone per avviare la chiamata. Perché ero così codardo? Mi sentii inutile perché non sapevo proprio cosa fare.
A quel punto arrivò però Takeru sfoderando quel suo solito irritante sorriso, e salutando persone che nemmeno lo conoscevano. Iniziai allora ad arrabbiarmi perché lui sicuramente sapeva tutto.
Decisi di attendere la fine delle lezioni per evitare di fare scenate proprio davanti a Mizumi che sarebbe stata peggio sapendo del comportamento della madre, e che suo il fratello era probabilmente sparito da qualche parte.
Attesi Takeru all’ingresso, dove c’era lo scomparto della scarpe. Non dovetti però attendere molto, infatti Takeru si palesò accompagnato da due ragazzine della nostra classe che probabilmente gli stavano facendo il filo. Le solite, pensai. Decisi però di agire comunque e mi piazzai davanti a lui attirando la sua attenzione, “Oh bene mi mancava la chiacchierata di oggi.” Disse ironico suscitando risate da parte delle ragazze.
“Devo parlarti” e gettai un’occhiataccia verso le altre “in privato però.”
Takeru si fece improvvisamente serio e chiese alle ragazze di scusarlo per un attimo, così mi seguì verso una zona un pò più appartata dove poter parlare più liberamente. “Allora che cosa vuoi?”
“Dov’è Hara?”
“Eh? Penso a casa sua... cosa vuoi che ne sappia io.” Mi rispose con la sua solita sufficienza ma ormai non mi avrebbe più preso in giro. Sapeva più di quanto volesse far vedere.
“Ieri sono stato a casa sua e c’era sua madre, so cosa succede.”
Takeru sgranò gli occhi ascoltando le mie parole e cominciò a sembrare preoccupato, “Che ci facevi lì? Non avrai detto qualcosa a Mizumi vero? Idiota!”
Come mi aspettavo le sue reazioni cominciarono ad essere differenti e tutta la superficialità di prima era improvvisa svanita. “Non le ho detto nulla, ma voglio sapere dov’è Hara adesso.”
Mi sorrise in faccia incrociando le braccia contro il petto. “Non capisco cosa sia tutta questa ossessione per la vita privata di Hara, mai pensato di farti un pò i cazzi suoi?”
Stava davvero stancando quel suo atteggiamento da maestrino. “Dimmelo e basta! Sei suo amico perché non sei preoccupato? E’ strano che non sia venuto a scuola oggi ed è successo proprio dopo aver visto sua madre, perché non fai nulla?”
“Semplice perché non mi riguarda, e neanche a te.” Mi fulminò con quei suoi occhi blu, parole che volevano probabilmente fungere anche da avvertimento.
Strinsi i pugni, sentirmi dire certe parole era assurdo perché io ero l’unico che poteva sapere perché io l’amavo e volevo il suo bene diversamente dalla persona che mi stava davanti e si faceva passare per suo amico. “Sei solo un verme” cominciai a dire pieno d’ira provocando una reazione scontenta anche da parte sua che cominciò a guardarmi in modo cagnesco, “non paragonarmi a te. Non riguarderà te ma me di sicuro sì e non lascerò che Hara si autodistrugga per colpa di tutti voi!”
“Lui non vuole essere aiutato vediamo se così capisci!”
“Non mi interessa!” Gridai a quel punto. “Non mi importa cosa lui voglia in questo momento, ho smesso da mesi di sentire le cazzate che dice e non starò qui a sentire te. Quindi o adesso fai l’amico come si deve e mi dici dov’è o lo troverò da solo!”
Takeru parve incredulo per quel mio temperamento tanto aggressivo, e sorrise compiaciuto. “Devi tenerci davvero tanto moccioso ma mi chiedo perché.”
“E io mi chiedo perché tu così poco se lo conosci da più tempo.” Ancora una volta lo spiazzai al punto che cominciò a ridacchiare. Non capivo proprio quel ragazzo: rideva e si arrabbiava senza alcun filo logico.
“Di solito quando torna sua madre cerca di stare via da quella casa e va da alcuni nostri amici per qualche giorno solo che abitano in un altro distretto ad un ora di treno qui.” Improvvisamente cominciò a darmi spiegazioni, inaspettatamente, e in maniera precisa. Non seppi davvero capire se quella fosse la verità, al punto che lo fissai titubante e lui rispose ridendo, “Non è una bugia, fidati.”
“Allora portami lì.”
“Te l’ho detto lui non vuole vederti in questo momento ma se può farti mettere il cuore in pace ti ci porterò così finirà questo tuo gioco da detective.” Commentò con tono ironico e si incamminò dicendomi di seguirlo.

****

Passammo sul serio un ora su quel dannato treno, al punto da pensare che mi stesse portando chissà dove solo per farmi perdere tempo. Eppure, nonostante le incertezze che mi trasmetteva dovetti fidarmi di lui che per buona parte del viaggio rimase in silenzio finché non decise di comprare qualcosa da mangiare offrendomelo senza che gli avessi detto nulla. “Mangia.”
“Non voglio nulla da te.”
Takeru allora mi buttò il pacchetto di noccioline in faccia, “Ormai l’ho comprato mi spiace.” E sorrise come suo solito rimettendosi a posto accanto a me.Persino quelle noccioline erano pessime quanto lo fosse lui, ma per fortuna avrei dovuto sopportare ancora per poco. Infatti la voce elettronica del vagone annunciò che mancavano dieci minuti all’arrivo.
Scesi dal treno, cominciammo a camminare lungo stradine che mi parvero tutte identiche tra loro. Se mai avessi perso di vista Takeru mi sarei certamente perso. “Chi sono questi vostri amici?” domandai.
“E si ricomincia con le domanda... tranquillo non è nessuno di losco, lì conosciamo grazie a delle serate fatte in comitiva. Gestiscono anche loro un locale proprio come me.”
Se erano come lui non era una bella notizia. “Perché si è rivolto a loro e no a te?”
“Mah, forse perché da loro mangia meglio.” Quella fu l’unica risposta che avesse senso fino a quel momento, se c’era buon cibo sicuramente c’era anche Hara quindi cominciai finalmente a credergli un pò. “Siamo arrivati.”
Si fermò all’improvviso davanti ad un locale qualunque di ramen così incominciai seriamente a pensare che Hara potesse essere lì ad abbuffarsi come suo solito. Il posto era rustico, a vederlo così da fuori. Ebbi una sensazione positiva.
Takeru mi fece strada ed entrò per primo chiedendo permesso. Varcò la tipica porta scorrevole giapponese, che ormai si vedeva molto poco in giro al punto che la trovai davvero bella.
“Oh benvenuti accomodatevi. Ma sei Takeru!”
 All’occoglienza c’era un ragazzo di almeno trent’anni dai lunghi capelli castani, tanto lunghi da cadergli sulle spalle proprio come quelli di una ragazza. Il viso però era quello di un uomo maturo, aveva lievi rughe intorno alla bocca e una barba curata che gli rempiva il viso magro, e aveva piccoli occhi neri.
“Si Eichii, scusa l’improvvisata ma volevo vedere Hara.” Spiegò a quel punto Takeru in maniera molto naturale.
L’uomo di nome Eichii però non disse nulla, annuì semplicemente mentre si asciugava le mani col grembiule che portava alla vita. Poi però mi lanciò un occhiata, “Oh ma c’è qualcuno con te. Ciao!”
“Salve.” Mi inchinai in segno di rispetto.
“Oh quanta formalità, puoi darmi del tu se vuoi non sono così vecchio.” Sorrise imbarazzo, e io che gli avevo dato persino trent’anni nella mia testa. Possibile che nel mondo di Hara ci fossero solo personaggi strani? “Hara sta mangiando lì infondo. Scusate ma non posso accompagnarvi ci sono troppi clienti qui.”
Takeru gli disse di non preoccuparsi e avanzò all’interno del locale, il quale era molto più grande di quanto non sembrasse da fuori, ne rimasi sorpreso. Le persone lì sembravano stare bene, e gustavano il loro ramen leccandosi letteralmente i baffi.
Finalmente però lo vidi. Hara era seduto infondo al locale, aveva una ciotola di ramen fumante davanti che sorseggiava ogni tanto mentre leggeva quel suo libro. “Ehi” disse Takeru attirando la sua attenzione. All’inizio Hara non parve sorpreso di vederlo lì ma poi la sua reazione mutò quando vide me, sgranò gli occhi e lasciò cadere il cucchiaio sulla tavola. “Che ci fa qui sega?!”
“Bella domanda... ha insistito tanto e...”
Mi feci avanti superando Takeru, “Perchè cazzo non sei venuto a scuola oggi?!”
Hara mi fissò sbigottito, mentre Takeru si faceva una sana risata di tutta quella situazione. “Sei serio? E tu saresti venuto fin qui per chiedermi perchè ho dato buca?!” Mi gridò contro alzandosi.
“Esatto! Perchè te ne stai qui a mangiare ramen non capisco.”
Hara mi fissò senza rispondere poi lanciò un occhiataccia a Takeru, “Tu piantala di ridere!”
“Sorry, ma davvero è assurdo tutto questo.”
Cercai di ignorare le sue parole e tornai a guardare Hara, arrabbiato per quel suo comportamento. Hara però continuava a guardare l’amico, poi si calmò un pò e si rimise a sedere, “Tornate a casa.”
“Cosa?! Non mi sono fatto un ora di treno a vuoto!”
Dal nulla, e proprio in quel momento apparve un’altra figura che mi fece sussultare. Era praticamente un gigante, spalle larghe e corpo robusto. Capelli biondi corti, occhi color ghiaccio e il pizzetto che circondava delle labbra sottilissime, “C’è qualche problema qui?” Domandò con un tono di voce spaventoso.
Rabbrividi nel vederlo, ma Hara intervenne dicendo: “Tranqullo Nick sono con me.”
“Ciao!” Salutò anche Takeru amichevolmente.
L’omone di nome Nick ci guardò male per poi invitarci a sedere “Non potete stare in piedi ostruite il passaggio quindi dentro o fuori!” Minacciò serio.
Così senza farmelo ripetere mi misi a sedere accanto ad Hara e Takeru fece lo stesso. Era assurdo che esistessero persone così grosse e spaventose, che combo!
Vidi Hara sospirare, “Andatevene subito non vi voglio qui.”
“Io me ne andrei anche ma lui è voluto venire” rispose Takeru dandomi la colpa.
Hara alzò un sopracciglio, “Immagino le minacce che ti abbia potuto fare piccolo com’è...”
“Ce ne andiamo se vieni anche tu con noi.” Dissi a quel punto sempre convinto di riportarlo indietro ad ogni costo, ma Hara parve ignorare le mie parole e tornò al suo ramen.
“Non ricordavo Nick così grosso.”
“Mah, non c’ho fatto caso in verità.” Gli rispose Hara soffiando sul proprio cucchiaio, ecco che ricominciava quel gioco che aveva lo scopo di tagliarmi fuori.
Così cacciai tutto il mio coraggio di nuovo e gli strappai il cucchiaio di mano, “Non ignorarmi!”
“Cazzo sega sei peggio di una sanguisuga! Che ho fatto di male.”
“Cosa è successo ieri sera? E’ per quella donna che sei qui?” Finalmente l’avevo detto e non me ne pentii affatto, Takeru mi guardò stupefatto che avessi sul serio fatto quella domanda.
La reazione di Hara però fu apatica, indifferente. Si riprese il cucchiaio con una mossa veloce e tornò a mangiare ignorandomi ancora. “Portalo a casa.” Disse infine.

****

“Non posso crederci che abbia totalmente ignorato le mie parole!” urlai fuori di lì mentre Takeru si fumava una sigaretta dopo aver consumato anch’egli del ramen.
“Non mi interessa sinceramente.”
“Non sto parlando con te ma con me stesso. Gli farò muovere il culo da qui.”
Takeru ciccò a terra e buttò fuori dalla bocca una nuvola di fumo, “Non ho mai visto una persona tanto testarda, ma prego continua voglio proprio vedere fin quando Hara resisterà dal picchiarti.”
Ignorai le sue parole e tornai a pensare sul da farsi. Era lì perchè sua madre era a casa, quindi finchè quest’ultima non fosse andata via non si sarebbe mosso di lì? Tutto ciò quindi era già accaduto prima.
A quel punto Eichii uscì dal locale “Siete ancora qui?” Osservò sorpreso. Certo che ero ancora lì, dove credeva me ne andassi senza Hara? “Perderete l’ultimo treno se non tornare a casa.”
“Si è quello che vorrei fare.”
Ignorai ancora una volta le sue parole. “Di solito quanto resta Hara qui?” domandai.
Eichii si sfiorò la barba curata e ci pensò, “Anche una settimana credo.” Addirittura un intera settimana? No, non esisteva che rimanesse lì così a lungo dovevo riportarlo indietro.
Molto presto si fece notte così avvertii i miei genitori che avrei fatto tardi perchè ero insieme a Kyoja, essendo l’unico amico che conoscevano non mi avrebbero fatto storie. Takeru rimase basito dalla mia decisione di restare lì ancora. “Pretendi anche di dormire per strada adesso?” Commentò Takeru.
“Te l’ho detto tornatevene a casa.” Insistette ancora Hara che camminava per locale senza fare nulla di concreto, ogni tanto aiutava a servire ma non stava davvero lavorando.
Era assurdo vedere quanta disponibilità gli dimostrassero quel Nick ma sopratutto Eichii. In poco tempo cominciai a capire che quel posto era loro, ma non sembravano imparentati. Trovai molto bello che due amici condividessero un lavoro con rispetto e amicizia.
“Ragazzi tra un ora chiudiamo se volete potete unirvi a noi per la cena.” Ci propose a quel punto Eichii sempre con un cordiale sorriso dipinto in faccia.
Hara gli lanciò un’occhiataccia per quella idea ma non aggiunse altro. Vista la situazione ci vedemmo costretti ad accettare l’invito e ci ritrovammo poco dopo al piano di sopra, un piccolo appartamento per massimo due persone, a cenare con completi sconosciuti.
Fui l’unico a prendere l’iniziativa di aiutare Eichii con la cucina, e quest’ultimo apprezzò molto il gesto. Dovetti anticipare che ero completamente negato con i fornelli, potevo al massimo lavare cose e sistemarle e lui ridacchiò divertito credendo che lo stessi prendendo in giro. “No fidati per poco non mi bruciava casa.” Aggiunse Hara dalla sala da pranzo.
“Allora ti chiedo di lavare questi piatti e di portarli di là.”
Annuii e cominciai a farlo. Era assurdo che Takeru, pur essendo un ospite come me, se ne stava spaparanzato di là con Hara e quel Nick ridendo di tutto punto mentre guardavano un programma alla tv.
“Quindi sei un suo compagno di classe?” Mi domandò all’improvviso Eichii mentre ero intento ad asciugare quei piatti che avevo appena lavato.
“Si, dall’anno scorso.”
Eichii mi sorrise, “E’ bello che abbia degli amici che gli vogliono bene.” Oh se avesse saputo la realtà di tutta la faccenda... pensai. Non solo Hara mi odiava, ma adesso ero profondamente odiato anche da Takeru, altro che buoni amici che si vogliono bene.
“Al dire il vero è bello che voi lo stiate ospitando non tutti lo farebbero.”
“Yuuto è speciale.” E quelle furono le sue parole prima di versare il riso nelle ciotole, insieme ad altre verdure bollite. Non capii davvero quel termine ma decisi di lasciar perdere, mi ero già troppo immischiato nella vita di Hara per poter fare altre domande.
Ci mettemmo tutti seduti e finii proprio accanto ad Hara, che si trovava alla mia destra mentre Takeru mi ero di fronte lanciandomi strani sguardi di scherno. Odioso.
Ringriazato per la cena cominciammo a mangiare. Non credevo di avere così fame, finchè non addentai il primo boccone. Tutto era davvero delizioso, quel tipo ci sapeva davvero fare.
“Nick, visto che ormai è tardi per accompagnarli alla stazione potremmo farli dormi qui che dici? Infondo domani è sabato e non credo abbiano scuola.” Suggerì all’improvviso Eichii.
Raccolse però intorno a sè reazioni molto contrastanti da tutti noi. Hara per primo esodì in un sonoro ‘no’. E così fece anche Takeru ma Nick parve seriamente pensarci, “Dipende da cosa vogliono fare loro.”
“Io vorrei restare se non è di troppo disturbo!” Dissi a quel punto.
“Accidenti sega no! Eichii dovevi proprio farti uscire una cosa del genere?”
Eichii ridacchiò prendendo la cosa come uno scherzo. “Il problema è che abbiamo pochi futon quindi due di voi dovranno condividerne uno.”
Ecco la notizia che meno mi piaceva. Io e Hara ci guardammo terrorizzati, ripensando all’ultima volta che avevamo dormito nello stesso letto, e la reazione fu di vero imbarazzo. “Io prendo quello singolo.” Si intromise in quel momento anche Takeru.
“Non ci provare! Ci dormi tu con sega.”
Il loro battibecco raccolse le risate di Eichii che continuava a vedere quella scena del tutto innocente, senza rendersi conto che noi tutti non andavamo affatto d’accordo. “C’è sempre il divano.” Suggerì poi Nick, che parve cominciare a capire che lì c’era un problema.
Finito di mangiare, e dopo aver trovato una soluzione quanto meno decente al problema letto decisi di avvertire di nuovo i miei che non avrei rincasato e mi beccai la solita sgridata. Chiesi scusa più volte, ma fu del tutto in vano, mia madre mi disse che avremmo fatto i conti a casa.
Aveva ragione ad essere arrabbiata, ormai prendevo decisioni senza più pensare a chi mi stava intorno. Negli ultimi mesi avevo letteralmente perso la razionalità che mi aveva sempre distinto dal resto della marmaglia, ero diventato ciò che avevo sempre criticato.
“Non saresti dovuto venire fin qui.” Sussultai sentendo la voce di Hara.
Apparve dal nulla, e si affacciò accanto a me su quella piccola ringhiera del balcone. “Ero preoccupato.”
“Per cosa? Certe volte non ti capisco proprio.”
Già nemmeno io mi capivo più. “Sei venuto qui per non stare con tua madre, vero?” Provai di nuovo a fare quella domandao.
Era inutile per quanto provassi a chiedere Hara continuava a non dire nulla. “Se anche ti dessi una risposta che cosa faresti?”
Non sapevo che dire. Simili parole mi lasciarono senza una risposta, perchè era vero, cosa avrei potuto fare per lui? Se il problema era la madre come avrei potuto aiutarlo?
Hara era lì che mi guardava con quel velo di tristezza che celava dietro tanta arroganza e superficialità. Era la seconda volta che gli vedevo quel sentimento negli occhi.
“I-io credo che potremmo aiutarti... io, Mizumi e gli altri.”
Hara a quel punto rise, “I poveri scemi.” Ero contento che avesse ancora voglia di ridere, anche solo per prendermi in giro, perchè ciò significava che non era cambiato nulla dal giorno prima. Era ancora lui, il mio Hara. “Lascia stare sega, davvero.”
Cercai dunque di non insistere più. Trovai molto piacevole stare con lui lì, sul quel piccolo balcone nella quiete di quel quartiere che non avevo mai visto prima. Era tutto così bello.
“Sono davvero delle brave persone.. quel Nick e Eichii.”
“Solo perchè ti hanno offerto un letto eh? Scrocca-cibo-a-tradimento.” Mi rispose con tono ironico. Era strano vederlo così senero, mi stupì molto un simile atteggiamento.
“Ma no!” Risposi profondamente imbarazzo e Hara rise ancora. Era tutto così strano, ma trovai davvero piacevole quel suo lato così spontaneo e semplice. Forse sbagliavo a volerlo riportare indietro, lì stava nettamente meglio.
Tornammo dentro e trovammo Takeru alle prese con un futon, “Per colpa tua mi ritrovo a dormire sul pavimento, dannato moccioso!” mi fissò in cagnesco.
“Fattene una ragione.” Gli risposi semplicemente.
Dal piano di sotto apparve Nick con un altro futon tra le mani e lo riversò a terra, “Credevo che il divano fosse agibile ma ha delle molle rotte quindi mi spiace dovrete dividerlo per forza.”
La peggior notizia di sempre, mi dissi. Takeru sentendo quelle parole abbracciò letteralmente il proprio futon facendo ampiamente capire che non aveva intenzione di dividere.
Improvvisamente la situazione stava di nuovo prendendo una piega strana. Hara sospirò, sapendo che non c’era molto da fare e si chinò verso il futon aprendolo.
Non volevo dormire con lui, non ne avevo la forza ma dovetti cercarla dentro di me per farlo. Decisi dunque di fare ciò che facevo sempre, e cioè di metterci una vita prima di andare a letto.
Persi molto tempo in bagno e una volta fuori vi trovai Eichii con un cambio, “Mi spiace che dobbiate dormire così.” Mi disse.
Non potevo mostrarmi scontento di fronte una persona tanto gentile, “Non ti preoccupare, anzi grazie di tutto, ci siamo praticamente presentati senza preavviso.”
“Figurati è piacevole avere ragazzi per casa.”
Ragazzi per casa? Eichii a quel punto mi diede la buona notte e si ritirò nella sua stanza. Era giunto il momento anche per me di tornare di là, ma prima di varcare quella soglia presi un bel respiro e continuai a ripete a me stesso che c’era anche Takeru, non sarebbe successo nulla.
Una volta dentro vidi con mia gioia che entrambi stavano già dormendo, e ringraziai il cielo. Addormentati sembravano entrambi degli angeli, in particolare Hara che era bellissimo anche quando dormiva. I capelli si poggiavano morbidi sul piccolo cuscino, e notai nella penombra della stanza le sue ciglia lunghe e quel suo viso marmoreo. Ero contento che dormisse sereno.
Silenziosamente cercai di infilarmi nel futon, provando in tutti i modi a non svegliarlo. Avevo il cuore che batteva a mille, e più mi ci mettevo sotto più percepivo la presenza di Hara. Dannazione!
Non avrei chiuso occhio quella notte, no con lui accanto. A quel punto sentii mugugnare qualcosa, cazzo l’avevo svagliato, “Sega ma perchè ci mette sempre tre ore per metterti a letto?” disse strofinandosi gli occhi, cercai dunque di girarmi dal lato opposto.
“B-buona notte.” Borbottai a stento.
“Notte.”
Inutile dire che avevo le palpitazione. Hara si rannicchiò più vicino a me, come se fosse in cerca di calore e io, rigido come una statua di marmo, cercavo di non fare movimenti troppo bruschi.
Quella sarebbe stata una lunga notte.

****

Quella notte feci un sogno molto strano. Sognai una spiaggia completamente deserta, e io vi camminavo senza meta nella pace più assoluta. Intorno a me non c’era nulla, e l’unico rumore che avvertivo era quello delle onde. “Io lì sveglio.”
Era la seconda volta che quella irritante voce interferiva con il mio bel sogno, e cercavo in tutti modi di cacciarla via perché volevo stare in quel luogo.
“Dai fammeli svegliare... ma prima voglio fare una foto.”
“Smettila! Lasciali dormire.”
Adesso le voci erano diventare persino due, l’incubo si stava triplicando. Poi, oltre al rumore delle onde sentii anche quello di un flash, “Fatta!” e partì anche una risata.
Fu in quel momento che mi risvegliai dal bel sogno e incominciai a capire quale fosse la mia realtà. Stranamente mi sentivo più pesante del solito. Mi guardai intorno e vidi Takeru che fissava ridendo il proprio cellulare, mentre Eichii sistemava il suo futon nell’armadio.
Decisi dunque di dare un occhiata a dove fosse Hara e quando mi voltai verso di lui rimasi completamente sbigottito di avercelo ad un palmo dal mio naso, e il suo braccio che mi circondava. Sussultai liberandomi da quella presa di cui neppure mi ero reso conto, e Takeru in tutta risposta scoppiò a ridere ancora più rumorosamente, “Che faccia!”
Si svegliò anche Hara trofinadosi gli occhi con le nocche delle mani e passandosi la mano tra i capelli, “Diamine ma che succede?” disse.
Lo fissavo, colpito che non si fosse reso conto che mi stava praticamente dormendo addosso. “Yuuto credo che questa possa rispondere alla tua domanda.”
Takeru gli piazzò davanti il display del proprio cellullare per mostrargli qualcosa, e l’espressione intontita di Hara svanì immediatamente. “COSA? Cancella quella cosa!” urlò cercando di afferrare il telefono ma Takeru lo ritrasse nascondendolo nella tasca dei propri pantaloni.
“Perchè dovrei? E’ troppo divertente non sapevo amassi abbracciare la gente.”
Hara si fece rosso in viso per la rabbia. Io nel frattempo ero ancora completamente tramortito di aver dormito così tutta la notte, com’era possibile che non mi fossi accorto di nulla.
A quel punto tornò Eichii “Allora siete svegli anche voi. Dai venite a fare colazione, dopo mi dovrete andare a fare due commissioni.” Di cosa diavolo parlava?
Fummo trascinati al piano di sotto, il locale era ancora chiuso a quell’ora. E su una piccola tavola c’era imbandita una colazione degna dell’imperatore, al punto che una fame improvvisa mi attanagliò.
Persino Hara parve crogiolarsi di tanto buon cibo, al punto che fu il primo a sedersi e con mio stupore ringraziò pure del pasto, cosa che non aveva mai fatto da quando lo conoscevo. Feci lo stesso e colazione fu davvero piacevole.
Poco dopo, una volta vestiti e sistemati, Takeru fu mandato a fare delle consegne contro la sua volontà ma non riuscì a dire di no all’enorme Nick. Mentre Eichii ci disse di andare a comprare delle cose, e che lui non poteva muoversi di lì perchè doveva iniziare a cucinare per il pranzo.
Mi aspettai un secco no da Hara, ma quest’ultimo mi stupì ancora e afferrò la lista delle cose da comprare senza obiettare affatto, e in maniera molto naturale ci recammo al supermercato.
Il posto era davvero incantevole. Altro che distretto, quello era un paesino di campagna avvolto nel verde, completamente diverso da Tokyo e dal suo caos.
Lì ci si muoveva in bicicletta, la gente che incontravamo era gentile e nessuno correva, come invece facevano le persone nella grande città dove più nessuno si godeva una passeggiata. Camminando incontrammo anche alcuni bambini che giocavano seneramente in mezzo al verde.
Le case erano tutte rustiche. Nessun edificio in cemento, ma solo tanto legno immerso in fitti alberi che costellavano quelle stradine incantenvoli. “Questo posto è bellissimo.” Dissi.
“Si lo so.”
Altro che supermercato, mi ero sbagliato. Arrivammo in una sorta di mercato organizzato da contadini del luogo che vendevano i propri prodotti, tutta gente felice che amava ciò che aveva creato.
Hara parve sapersi muovere meglio di me lì in mezzo e cominciò l’acquisto di varie cose. Ovviamente ogni cosa acquistata finì nelle mie mani, cominciai dunque ad essere il suo mulo. “Ti sciupi se porti qualcosa anche tu?”
“Meno chiacchiere e più lavoro, sega.”
Quel suo lato persisteva comunque, e fui dunque costretto a caricarmi di almeno cinque buste mentre il signorino se ne andava in giro sfoderando quel suo sorriso finto alle signore che ne rimanevano folgorate.
Città o periferia che fosse, non c’era donna che non si sciogliesse per quel principino. “Abbiamo preso tutto credo.”
Lo fissai truce, “Tu credi?” E cercai di non far cadere tutto a terra, ma era estremamente difficile portare tutta quella roba. Se tutto fosse finito a terra avrei provato rimorso solo per Eichii.
Lungo il tragitto di ritorno sentii le gambe venir meno, per colpa di quelle stradine tutte in salita. Fu in quel momento che maledissi sia lui che quel paese.
Hara allora afferrò due buste, “Cazzo sega manco due buste riesci a portare.”
“SONO CINQUE BUSTE CON ORTAGGI!”
Avevo gridato, e raccolsi le attenzioni incredule di alcuni passanti. Hara ridacchiò compiaciuto della mia sofferenza, “Almeno metti un pò di muscoli, acciuga.”
A breve gli avrei tirato contro una delle patete che avevo nelle buste ma lasciai perdere. Quando finalmente vidi in lontananza il locale, mi parve di vedere un oasi di riposo. Notai però che la porta era già aperta, eppure erano solo le dieci del mattino, possibile che ci fossero già clienti a quell’ora?
“Uscite di qui!”
Sentimmo gridare dal locale. Hara mi lanciò una strana occhiata, e così corremmo all'interno. Trovammo un gruppo di tre uomini accanto al bancone, e Eichii dietro che lì fissava in maniera torva.
“Ma non si trattano così dei clienti Nijima-san.” Disse uno di loro pronunciando quello che doveva essere il cognome di Eichii.
Eichii notò il nostro arrivo e parve essere preoccupato. “Andatevene per favore.”
“Cos’è adesso decidi tu che cosa dobbiamo fare? Dov’è quell’americano eh? Quel finocchio.”
Perchè quelle persone parlavano così di Nick? Pensai, dunque che fosse la solita faccenda di razzismo nei confronti di uno straniero. Era tipico in periferie come quelle.
Eichii si rabbuiò in viso. “Ha detto di andarvene non avete sentito?” Si intromise a quel punto Hara raccogliendo le attenzioni dei tre uomini.
“E questo ragazzino da dove sbuca fuori.” Disse il più paffuto dei tre.
“Probabilmente un altra povera anima traviata per colpa dell’americano.”
Hara strinse i pugni dalla rabbia e cominciò a digrignare i denti chiaramente furioso. Eichii allò cercò di mettersi in mezzo abbandonando il bancone. “Calmo Yuuto. Vi prego di uscire signori.”
“Tu non mi dici che fare frocio! Io e i miei amici resteremo qui e tu mi preparerai del ramen da brava puttana quale sei.”
Ero molto confuso per quelle orribili parole. Eichii si fece ancora più cupo in volto, Hara notandolo era sul punto di sferrare un pugno in faccia a quel tipo ma sempre Eichii lo fermò, trattenendolo.
“Cos’è piccolo, volevi colpirmi?” Rise bieco l'uomo.
“Takashi ma andiamocene, non toccherei nulla preparato da quelle mani. Chissà cosa fa con l’americano. E' una cosa indecente che la legge lasci circolare persone del genere.”
“Già è quello che potrei dire io di voi stronzi!” Gridò Hara ancora trattenuto.
A quel punto sentii una mano toccarmi una spalla, mi girai per vedere chi fosse ed era proprio Nick tornato probabilmente da qualche commissione. “Che succede qui?”
Era imponente rispetto ai tre che cominciarono a farsela nei pantaloni vedendo l’espressione di Nick. Non ebbero più il coraggio di dire nulla e andarono via, dicendo altre cose a bassa voce che non capii.
Eichii fece un respiro di sollievo e lasciò andare Hara. Nick gli andò vicino e gli cinse una spalla invitandolo a sedersi, “Sto bene.” Disse però.
“Non stai affatto bene.”
Fu Hara a prendergli un bicchiere d’acqua e a portarglielo. “Dovreste denunciare certa gente!” disse.
“No, o altrimenti non avremmo solo quei tre qui dentro.” Rispose Eichii toccandosi la fronte per asciugare quel lieve sudore che gli bagnava il viso.
Quanto potevo essere lento a capire.
Altro che razzismo quello, e mi diedi dello stupido per non esserci arrivato subito.
“Non startene lì imbambolato sega!”
Probabilmente dovevo avere lo sguardo perso nel vuoto, “Scusa ho bisogno di una boccata d’aria”. Dissi a quel punto e uscii fuori dal locale.
Non seppi dare una spiegazione razionale a quella mia reazione. Ero semplicemente sconvolto della verità che non avevo percepito dall’inizio e cioè che quegli uomini erano andati lì per punzecchiare Eichii solo perchè era gay. A quel punto mi diedi ancora più dello stupido per non aver colto il sentimento che in realtà legava quelle due persone. Ecco perchè vivevano insieme.
Mi resi conto di avere il respiro accelerato, e le mani sudate. Cos’era quello un attacco di panico?
Mi ero già posto il giorno prima la domanda di come fossimo visti dalla società e oggi avevo ricevuto la risposta. Un realtà che non mi piaceva, e io che avevo sempre e solo pensato alle frivolezze mi ritrovai catapultato in quello che sarebbe stato il mio futuro e mi rividi in Eichii. Non avrei avuto però la sua stessa forza.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


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Capitolo XXIII

Il rientro a Tokyo fu traumatico.
Ritrovarsi nuovamente nel caos era davvero scioccante, come se fossi mancato anni quando poi erano passati solo due giorni.
Hara invece non mostrò nessuna emozione, camminava tranquillamente per la stazione sfoggiando un aspetto rinvigorito, quello di una persona tornata da una vacanza. Straordinario come una dormita potesse rendere splendida una persona, eppure con lui funziona benissimo.
“Ecco Takeru.” Disse a quel punto indicandomi quell’idiota all’ingresso della stazione.
Non capivo perché l’avesse chiamato. Non avevo affatto bisogno che mi accompagnasse a casa in auto. Takeru vedendoci sorrise, quel tipico sorriso divertito, che mi urtava molto e lo sapeva. “Alla fine ci sei riuscito davvero, l’hai riportato a casa.” Osservò e fu fulminato da Hara con lo sguardo.
“Sul serio posso tornarmene a piedi?”
“Sali, sega.”
Non ebbi scelta e entrai in quella vettura. Hara si mise al posto del passeggero accanto a Takeru, e quest’ultimo partì. Sperai con tutto il cuore che sapesse almeno guidare decentemente. “Torni sul serio a casa?” Gli domandò ad un certo punto.
Hara sospirò per quella domanda e guardò fuori dal finestrino, “Si, torno a casa mia.”
“Se non te la senti puoi sempre venire da me, lo sai.” Hara però ignorò completamente quelle parole e furtivamente mi guardò attraverso lo specchietto posto fuori dall’automobile, non volle darlo a vedere ma io lo notai. Era tornato davvero per me? “Allora dove vivi tu?”
“Ah! Svolta per quella strada.” Gli indicai ricordandomi quale fosse la destinazione.
Continuavo ad avere la sensazione di aver fatto uno sbaglio enorme con Hara. Mi sentii profondamente in colpa, perché egoisticamente l’avevo fatto tornare per me e no per lui.
Finalmente vidi una strada che riuscivo a riconoscere. Provai una certa felicità ma questa si spense quando vidi mia madre nel giardino che spazzava. “Oddio..”
L’auto con mio dispiacere si fermò proprio davanti all’ingresso e lei ci vide. La sua prima reazione fu di puro stupore, poi vidi crescere nei suoi occhi la rabbia. “Finalmente sei tornato Ryuchi.”
“Bene, bene novellino stai per essere sgridato alla grande!” Commentò ironico Takeru.
Come le avrei spiegato la loro presenza e il fatto che un ragazzo più grande mi avesse accompagnato a casa con la sua auto. Infondo le avevo detto che ero con Kyoja, decisi dunque di affrontarla e scesi dalla macchina. “Ciao mamma.”
Improvvisamente però aprì la portiera anche Hara. Oh no, pregai che non facesse ulteriori danni. “Accidenti Hara non dire nulla ti prego.” Gli sussurrai.
“Calmo sega non faccio danni.” Mi fece l’occhiolino, sapevo già che avrebbe combinato un gran casino. “Salve signora!” E si girò verso mia madre con aria radiosa, affabile e gentile. Sfoderò il sorriso più bello che aveva, ma palesemente finto.
“Ciao.. chi sei?”
Hara si avvinò a lei e fece un lieve inchino in segno di cortesia, cosa che mamma parve apprezzare. “Sono un compagno di classe di Ryuchi. Lo scusi se è tornato solo oggi ma ieri pomeriggio l’ho visto in giro con Kyoja e gli ho chiesto di venire a casa mia ed è rimasto a dormire visto che è caduto dalle scale di casa mia.”
“Oh, tranquillo. L’importante è che stia bene.”
Era assurda tutta quella scena, mai avrei immaginato il grande Hara Yuuto nel mio giardino mentre parlava cortesemente con mia madre. “Spero non le spiaccia se mio fratello ci ha dato un passaggio. Sa doveva andare all’università e quindi ne abbiamo approfittato.” Spiegò indicando Takeru.
Quest’ultimo strabuzzò gli occhi non capendo bene che ruolo dovesse recitare così sorrise.
“Che bei ragazzi che siete.” Quello fu l’unico commento di mia madre guardando entrambi, improvvisamente un lieve rossore le apparve sul viso. Cazzo, mamma che ti prende!
“Grazie signora. Beh Ryu ci si vede a scuola.” Mi disse, e mi passò accanto rivolgendo un ultimo saluto a mia madre. Quando finalmente le diede le spalle quel finto sorriso svanì e mi guardò seccato, eccolo Hara.
Com’erano arrivati così andarono via e quella piccola commedia ebbe fine. Mi aspettai di tutto da quel momento in poi ma non arrivò nessun rimprovero, neppure domande per quei chiari lividi che avevo in viso. La magia di Hara.

***

Tornato finalmente a scuola fui bombardato da domande frenetiche da Kioko e Kyoja, che ormai mi avevano dato per perso. Eppure avrebbero potuto chiamare, pensai.
Dovetti così raccontare tutto quello che era successo senza tralasciare nulla, neppure l’attacco ricevuto al locale di Eichii e Nick perchè mi furono poste molte domande sui lividi.
Alla fine del racconto Kioko era lettamente senza parole al punto che non riusciva più a chiudere la bocca. “Diamine Ryu ma è successo il mondo! Potevi avvertirci almeno ti avremmo aiutato!”
“Francamente non c’ho ragionato su molto. Ho agito d’istinto.” Spiegai ed era vero. Andare fin lì per Hara era stata una decisione dettata dai sentimenti.
“Beh l’importante è che abbia riportato Hara qui” commentò anche Kyoja, “adesso che si fa? Sua madre sarà ancora in quella casa e francamente non saprei proprio come aiutarlo con un membro della sua famiglia.”
Era la stessa cosa che avevo pensato anch’io. Quella era sua madre dopotutto, per quanto potesse essere un mostro Hara non era un bambino e non aveva segni di percosse da parte sua.
“Dovresti dirlo a Mizumi, Ryu.” Intervenne Kioko proponendo la cosa peggiore.
“Non posso! Sai come ci resterà male nel sapere che la madre tratta di merda il figlio?”
“Questo non importa ma deve almeno saperlo. Solo lei e il padre possono aiutarlo, non certo noi.”
Quel ‘non certo noi’ fu il colpo di grazie all’idea che mi ero fatto. Fino a quel momento avevo pensato che sarei stato io a salvare Hara renderlo diverso ma le cose erano più serie di ciò che pensavo, era tempo di farsi da parte e lasciare che fossero i suoi familiari a fare qualcosa. “Va bene.” Risposi completamente arreso.
Dirlo a Mizumi significava renderla contenta perchè finalmente avrebbe saputo la verità. Ma significava anche sbatterle in faccia una triste realtà. Come avrebbe reagito sapendo quanto fosse fragile?
La pausa tra le varie lezioni terminò e tornammo giù, lasciando la terrazza. E mentre Kyoja e Kioko chiacchieravano di cose diverse, io continuavo a pensare al da farsi. Ero pronto a prendermi una simile responsabilità? Hara voleva che la sorella sapesse?
“Ryu.. Ryu!” Fui chiamato più volte da Kioko e tornai finalmente alla realtà. Scossi la testa per darmi una svegliata e cominciai a mettere a fuoco ciò che succedeva. “Ti cercano Ryu.” Mi disse.
“Chi?”
“Laggiù, è Nakamura.”
Nakamura? Era ancora vivo? Lasciai perdere quello stupido pensiero, e vidi che da lontano mi faceva cenno di raggiungerlo un attimo. Non ci eravamo mai neppure parlati, perchè diamine mi chiamava.
“Torno subito, voi andate avanti.” Lasciai detto loro e andai verso Nakamura. Era proprio il mio ultimo pensiero parlare con certa gente, specialmente persone per le quali ero sempre stato una nullità.
“Cosa c’è?” Mi avvicinai giusto un pò non fidandomi al cento per cento.
“Tranquillo Yumei non voglio farti del male. Ti riporto solo le parole di un mio amico, ed è anche imbarazzante dirlo francamente.” Roterò gli occhi chiaramente a disagio.
“Allora cosa?”
“Si.. insomma.. vuole il tuo numero di cellulare e vuole sapere se esci con qualcuno.”
Tutto ciò era davvero troppo. Non bastavano più i malati nei locali e alla metro, ora persino a scuola dovevo ricevere molestie del genere. Accidenti, cos’ero la calamita di ogni gay?
“Non so chi sia questo tipo ma non ho intenzione di darti il mio numero.”
Decisi dunque di fare dietrofront e di tornarmene a casa ma Nakamura mi si parò davanti congiungendo le mani a mo' di supplica. “Ti prego Yumei. Mi sta facendo una testa così, ti giuro.”
“Ho detto no, cazzo sei insistente!”
In quel momentp passò proprio davanti a noi Hara seguito a ruota da Takeru, entrambi si fermarono ad osservarci. Nakamura parve molto a disagio al punto che indietreggiò furtivo.
Hara ci lanciò un occhiata severa, “Che state facendo?”
La solita domanda del cazzo.
“Nulla!” Rispose rapidamente Nakamura che sparì di lì tornando immediatamente in classe senza guardarsi indietro. Il mondo stava sul serio impazzendo o cosa?
“Ehi Ryu potevi dirlo a noi se qualcuno ti importuna no?” Intervenne Takeru pavoneggiandosi vicino a me come finto protettore delle povere anime in pena.
“Tranquillo nessuno mi importuna.”
Hara mi fissò ancora, “Cosa voleva allora?”
“Niente una sciocchezza. Voleva che gli dessi il mio numero perchè lo voleva un suo amico. Ormai non sanno più che inventarsi in questa scuola per rompere il cazzo.” Ridacchiai su tutta quella faccenda.
Hara allora si morse il labbro inferiore, parve essere di malumore. Perfetto era tornato il suo solito carattere, e senza aggiungere altro andò via scaricando lì Takeru che rimase basito.
“Credi che stia bene?” domandai allora Takeru.
“Bah francamente stamattina era sereno, non saprei proprio dire che gli passi per la testa.”
Mi rattristò molto sentirgli dire ciò. Quindi solo con me veniva fuori tutto ciò, “Penso che lui ce l’abbia con me. Forse ho fatto male a riportarlo a casa.”
“Punto one: non hai riportato nessuno ma è tornato da solo. Punto two: smettila di preoccuparti non è un bambino, sapeva cavarsela anche prima che conoscesse me e te.”
Volevano essere parole di conforto quelle? Era la prima volta che Takeru mostrava una sorta di lato umano e non del tutto costruito. Ero davvero colpito. “Wow Takeru allora hai un cervello.”
“Tu piccol-“ E risi sapendo di aver distrutto quel momento, ma fu più forte di me. Speravo sul serio che le sue parole fossero vere e che Hara sapesse affrontare ogni sfida.
Qualche ora dopo Hara finì in presidenza accusato di aver quasi preso a botte un ragazzo. E meno male che per Takeru andava tutto bene. Quella notizia turbò non poco Mizumi che mi venne incontro per alcuni chiarimenti, per sapere se sapessi qualcosa al riguardo. “Non sono nulla purtroppo.”
“Yuuto non è mai stato un violento. Deve essere uno sbaglio!” Mi urlò contro con quei suoi occhioni color ambra lucidi a causa delle lacrime che volevano farsi strada.
Come potevo dirle della madre se non sapeva neppure controllarsi per una cosa del genere. ”Sono sicuro che si tratta di uno sbaglio, vedrai.”
Fummo raggiunti anche da Kioko, Tetsuo e Kyoja chiaramente preoccupati. Accidenti cos’era quell’atmosfera così cupa, non era morto ancora nessuno almeno. “Forse l’hanno confuso con un altro.” Spiegò Kyoja cercando di trovarvi una spiegazione.
“Niente affatto.” E intervenne Takeru tornato dai corridoi lanciando un occhiata strana verso Mizumi, parve essere a disagio per la sua presenza. “A quanto pare il ragazzo quasi picchiato era Nakamura e quest’ultimo ha portato spia delle minacce ricevute.”
“Ma Nakamura non era suo amico?” Domandò allora Kioko confusa.
Perchè quel ragazzo faceva sempre cose senza senso? “Adesso dov’è?”
“L’hanno mandato a casa per quel che so sospensione di due giorni.”
Mizumi parve molto turbata al punto che tornò al suo posto in completo silenzio. Sapere certe cose non le faceva affatto bene, e quell’idiota di Hara non moderava neppure i suoi modi. Anzi aveva ricominciando in maniera anche peggiore, ora era anche violento.
Cercai dunque di contattarlo col cellulare fregandomene della sua rabbia. Meritava di essere rimproverato da qualcuno, e visto che nessuno in casa sua l’avrebbe fatto ci avrei pensato io. Purtroppo però non ebbi risposta, maledizione mi dissi!
La scuola finalmente finì e potei scappare da quel luogo. Sapevo bene dove andare.
Non lasciai detto a nessuno quale fosse la mia meta, salutai tutti dicendo loro che sarei tornato a casa. Persino a Takeru raccontai una grossa bugia, anche se immaginai di trovarmelo per strada anche lui con l’intento di vederlo, ma non fu così. Per quella strada c’ero solo io.
Bussai. Ancora convinto della mia decisione di trovrarmi lì, ma nessuno rispose. Così riprovai ancora, lui o sua madre avrebbero risposto prima o poi perchè vedevo la luce di qualche stanza accesa. Ma ad aprirmi fu proprio Hara completamente stravolto e i capelli in disordine, “Oh no...”
“Già, io. Posso entrare?”
“Se dicessi no entreresti lo stesso tanto.” E abbandonò la porta lasciandomi lo spazio per entrare, così mi feci largo in quell’abitazione che conoscevo anche troppo bene.
Trovai quella casa ancora più in disordine di come la ricordassi. C’erano vestiti sparsi sui mobili, addirittura anche scarpe sparse sul pavimento interno. Eppure nessuna traccia della madre.
“Che sei venuto a fare?”
Era di nuovo quel tono freddo e distaccato. “Ho saputo della tua sospensione, cosa è successo?”
“Niente.” Rispose secco mettendosi a sedere in cucina.
Notai che c’era ancora più polvere di quanto ricordassi. Lì nessuno aveva messo mano da quando l’avevamo fatto noi, era davvero triste quello scenario. Persino alcune macchie rimaste quella volta erano lì, come poteva vivere in quel modo. Ricominciai a sentirmi in colpa per averlo fatto tornare.
“Adesso vattene sega oggi non ho voglia di vedere nessuno.”
Non poteva sul serio essere tornato tutto come prima. Non dopo avermi rivelato quel suo lato fragile. Cos’era quella completa chiusura.
Allora mi avvicinai a lui lentamente, “Hara cosa succede? Puoi confidarti.” Hara scattò in piedi e mi spinse via bruscamente. Per poco non finii a terra per quel gesto così improvviso.
“Non ti avvicinare a me!” Gridò fissandomi con una espressioe truce.
Cosa avevo fatto adesso? Perchè quei modi?
“Lo sapevo che avresti ricominciato a fare così una volta tornato. Accidenti Hara, non puoi sfogare sulle persone ciò che provi. Non puoi andare in giro a minacciare le persone!”
Hara allora abbozzò un sorriso spaventoso “E di chi credi sia la colpa?”
Che razza di domanda poteva essere quella. “Devi dirmelo tu.”
“Ho quasi picchiato Nakamura per colpa tua brutto idiota!” Con un gesto furioso lanciò a terra la sedia su cui prima si sera seduto. Non l’avevo mai visto così fuori di sè. “Ma tu sei così stupido che manco ti rendi conto del vero motivo eh? No, guardi solo ciò che vuoi vedere. Ti sei fissato che io abbia bisogno di aiuto quando invece dovresti guardarti di più le spalle visto che non sai aiutare prima te stesso.”
Perchè diceva una cosa del genere? “Hara, Nakamura ti ha detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?” Ma non mi rispose allora riprovai, “Dimmelo.. ti prego.” Mi avvicinai a lui e gli afferrai il polso.
Hara aveva tutti i muscoli contratti, lo percepivo attraverso quel contatto. “Per colpa tua non riesco più a pensare lucidamente ormai.” Iniziò poi a dire sorprendendomi ancora.
Doveva essere una cosa negativa probabilmente ma non riuscii a percepirla come tale, no con quel tono basso e sensuale che aveva usato. Al punto che un brivido mi scosse il corpo. “Succede anche, addirittura ho mentito a mia madre per ben due giorni.”
“Tu sei stupido invece.” Stavolta la frase fu detta in maniera più calma, il suo tono stava tornando pacato e mi guardava con occhi meno aggressivi. Mi fecero sciogliere.
Portai il mio corpo più vicino a lui, fu un ardua sfida farlo ma Hara non ebbe reazioni, così provai ancora e gli arrivai a pochi centimetri. Avevo la testa proiettata verso il sulo collo, così sollevai di poco il viso per guardarlo negli occhi e non sembrava affatto a disagio di avermi così vicino. Anche questa volta ho dato di matto e tu non fuggi, sei davvero stupido o cosa?”
“Probabile, ma credo di averci fatto l’abitudine ormai.”
Sentii il rumore di una sottile risata, “Era Nakamura che voleva il tuo numero comunque... non c’era nessuno amico.”
“Che scherzo stupido, quell’idiota.”
Hara sorrise in maniera strana, “Già che scherzo...”
Voleva essere ironico? Non riuscii a capire. Improvvisamente si era tornati alla pace che avevamo trovato in quel locale per quei due giorni. Sembrava essere tornato in qualche modo tranquillo.
“Che si fa adesso? Sono venuto senza pensarci come al solito.” Lo lasciai andare. Hara allora mi guardò con aria maliziosa e mi disse di seguirlo. Obbedii, e mi portò nella sua stanza e vidi che era tutto sottosopra come al solito. “Sei parecchio disordinato eh?”
Non ebbi neppure il tempo di varcare la soglia che Hara mi afferrò all’improvviso le spalle e mi spinse contro il muro. Il mio cuore cominciò così a battere in maniera più forte, ogni battito era come un pugno all’interno del mio sterno e il respiro si era dimezzato.
Hara mi fissò intensamente e sorrise per poi poggiare le sue labbra sulle mie. Ma cosa? Perchè stava improvvisamente succedendo tutto ciò? Ero davvero paralizzato.
Allora Hara si spostò da me e mi fissò, “Diamine sega e usa la lingua.”
“Sei serio!?”
Mi guardò con sufficienza, “No, lo dico per scherzare che dici?” E di nuovo prepotentemente invase la mia bocca, impadronendosene completamente. Affondò la sua lingua e cominciai a sentire davvero Hara, il suo sapore, il suo movimento frenetico. Persino quel bacio poteva riassumere tutto di lui, ma lo trovai comunque meraviglioso.
Perchè ci stavamo baciando in quel modo? All’improvviso Hara mi mordicchiò il labbro facendomi sussultare, ma no di paura piuttosto per il fremito d'eccitazione che stavo avvertendo.
Mi lasciò andare nuovamente, “Diresti si a tutto ciò che ti dico?” mi domandò poi chiaramente eccitato più di me. Cos’è quel giorno s’era svegliato con particolari voglie?
“D-dipende... cioè.. da cosa.”
“Io sono tornato qui come tu volevi e adesso tu fai questo per me.” E portò la mia mano sui suoi pantaloni dove avvertii una presenza calda che fremeva di desiderio.
Non poteva chiedermi una cosa del genere, non era come al lago e i miei sentimenti erano completamente diversi. Farlo significa concedermi senza amore, perchè lui non provava ciò che provavo io.
Improvvisamente sentii il mio corpo divertanre bollente, così come le mie guance. Una parte di me gli sarebbe saltato addosso nel vederlo così eccitato, ma la parte più razionale mi diceva di non farlo, che ci avrei sofferto.
Continuavo a tenergli la mano lì e Hara ricominciò a baciarmi, questa volta in maniera meno frenetica, molto più delicamente. La sua lingua cominciò a muoversi armoniosamente con la mia in una sorta di danza senza musica di sottofondo.
Fui lasciato di nuovo libero ma Hara mi afferrò una mano e mi trascinò per la stanza spingendosi senza preavviso su quel letto che ricordavo ancora bene. Era lì che tutto aveva avuto inizio.
Hara mi sovrastò con tutto il suo corpo avvicinando di nuovo quel suo bellissimo viso al mio. Cazzo, ero seriamente eccitato solo a guardarlo. “Ti tradisci con la faccia sega.” Rise nel vedermi.
Così mi coprii il viso con le mani e di nascosto vidi che si stava sfilando via la maglietta dando mostra del bellissimo fisico scolpito che possedeva. Il torace, le spalle, e i fianchi erano praticamente disegnati da qualche artista perchè tutto ciò non poteva essere reale.
Anzi si, forse era qualche sogno bagnato che stavo facendo e tutto ciò non stava davvero accadendo.
“Andiamo sega starai lì passivo come al solito?”
Ecco che ricominciava a parlare di cose strane, cosa voleva che facessi? Era tutta una sua iniziativa, io non c’entravo nulla. Se avessi potuto sarei scappato di lì. Hara allora, chiaramente scocciato per una mia mancanza di reazione afferrò i miei pantaloni e iniziò letteralmente a strapparmeli da dosso. “Aspett-“
“Allora fa qualcosa. Sei tu che tanto mi vuoi e non fai nulla.”
Ero io volerlo così tanto era vero, e adesso era lì davanti a me che aspettava qualcosa. Ogni mia azione sarebbe stata ridicola perchè non avevo mai immaginato nulla del genere semplicemente volevo tenergli la mano e stringerla a me, anzi stringere proprio lui come avevo fatto quella notte nel futon.
Scoprii il viso e improvvisamente l’imbarazzo si fuse a quel desiderio di averlo. Era mio, l’era sempre stato.
Portai una mano al suo viso e l’accerezzai, toccai quella faccia che tante volte avrei voluto prendere persino a schiaffi. Il volto della persona che avevo scelto.
Mi sollevai giusto un pò e poggiai le mie labbra sulle sue in un bacio molto delicato, semplice. Lo fissai attentamente nei occhi e vi vidi un certo stupore insieme a tanta soddisfazione per quel gesto.
Hara mi sorrise compiaciuto quando lo lasciai andare. “Finalmente.” E mi spinse nuovamente giù. Si avvicinò sollevandomi la maglia fino a sfiorarmi i capezzoli, “Ma devi ancora imparare, sega.”
Quel tocco fece vibrare tutto il mio corpo. Era come percepire scariche elettrice ovunque, e avvertivo sempre più caldo verso le parti basse al punto che sarei esploso da un momento all’altro.
Hara allora portò la sua mano lungo il mio inguine accarezzandolo e passando sempre più vicino a dove c’era la mia chiara eccitazione. Era assurdo come due baci mi avessero portato a ciò.
Non seppi che fare ma prima che me lo chiedesse portai la mia mano sui suoi pantaloni, l’avevo già fatto una volta se non sbaglio. Rifarlo non sarebbe stato difficile. “Uao già vai al sodo.” Commentò Hara vedendo quella mia azione e ridacchiò. Sensualmente afferrò la mia mano e l’allontanò da lì.
Di scatto mi fece voltare dandogli le spalle, mi calò le mutande e infilò bruscamente due dita tra le mie natiche dopo averle inumidite con la saliva. Conoscevo già quella procedura, avrebbe fatto un gran male, così iniziai a stringere le lenzuola con le mani.
“Tranquillo non farò forte.” Disse dopo aver tolto le dita.
Altro che fare male non aveva idea del dolore allucinante che si provava. Sentii Hara sbottonarsi i jeans, gettai un occhiata alle mie spalle lo vidi indossare un presartivo cosa che le volte scorse non aveva fatto.
Tornò su di me e poggiò il suo grosso membro sulle mie natiche sfregandolo prima avanti e indietro, quasi a volermi torturare per divertimento. “Decidi!” Dissi allora.
Hara mi si avvicinò all’orecchio con un bel ghigno sul viso. “Non ti piace sentirlo?” Sussurò sensualmente, dannazione non ce la feci più a resistere e mi lasciai andare venendo.
Fu in quel momento ce Hara decise di penetrarmi senza alcuna delicatezza, tutto di colpo. Il dolore fu immane, ogni mia viscera era stata frantumata ma contemporaneamente ero di nuovo eccitato.
Come potevo trovare piacevole quel dolore, era assurdo!
Prima di iniziare le spinte Hara attese qualche secondo “Cazzo che male.” Gli sentii dire all’improvviso. Non era l’unico che soffriva come un cane. Strinsi ancora di più le lenzuole e affondai la faccia nel materasso.
A quel punto Hara cominciò a spingere piano, in maniera regolare. Cercava di farmici abituare ma era inutile poi però spinse più forte e sussultai, mi partì persino un gemito di piacere. Ne rimani stupito, allora Hara continuò ad aumentare il ritmo diventando sempre più frenetico.
Il dolore stava iniziando a mischiare a un piacere che non avevo ancora provato fino a quel momento. Giurai che mi stesse persino piacendo e cominciai ad ansimare sempre più forte, fin quando non mi partì un chiaro e sonoro gemito che stupì persino Hara. “Allora sto migliorando.” Disse sorridendo.
Portò una mano sulla mia schiena e si diede la spinta necessaria per ricominciare e andò avanti per un pò finché anche lui non si liberò, venendo dentro di me. Hara allora si lasciò cadere prima su di me esausto per poi rotolare affianco sfilandosi via il preservativo sporco del suo sperma.
Mi girai a guardarlo ancora sorpreso di cosa fosse appena accaduto. Era davvero bellissimo nudo, e mi ricodò la prima volta che l’avevo visto solo che allora ero praticamente caduto a terra dallo spavento.

NOTE AUTRICE: Altro capitolo di big news. E' assurdo di come sia riuscita a trovare una scena yaoi praticamente identica a quella descritta qui, ne sono molto felice. Detto questo finalmente vedremo un pò della Haryu (Hara+Ryu grazie a Zuria). Scrivere di loro e di queste momenti mi fa sempre emozionare perchè è un continuo crescere. Nonostante ami follemente Ryu e il suo carattere continuerò sempre a preferire Hara e le sue mille sfumature perchè non stanca mai scrivere di lui.
Detto questo volevo solo ringraziare chi recensisce sempre la mia storia e sopratutto festeggiare le 530 visualizzazioni del primo capitolo. Un bel traguardo per me, e per Shikkari shiro che continua a stupirmi sempre di più ad ogni battitura.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo XXIV

Facemmo sesso altre due volte. Senza sosta come due animali e Hara sembrava non esserne mai sazio. Io invece ero stremato e dolorante, non c’era parte di me che non fosse ormai fuori uso.
Nonostante ciò l’avevo lasciato fare e mi era persino piaciuto di più le volte seguenti. Adesso ero steso su quel letto completamente sporco del nostro seme, ma non me ne curai non avevo davvero più forza per muovermi. Hara invece era sceso di sotto per dell’acqua.
Cercai dunque di mettermi almeno seduto e di ricompormi. Quanto ero una puttana da 1 a 10? Che cosa sarebbe successo adesso. Avremmo di nuovo fatto finta di nulla o mi avrebbe detto di dimenticare?
Eppure era stato di nuovo lui a cominciare, come probabilmente la prima volta e sicuramente la seconda. Dio mio, non riuscivo sul serio a crederci di averci fatto sesso, era troppo imbarazzante.
“Tieni bevi un pò.” Apparve da dietro la porta lanciandomi una bottiglietta di acqua. Era ancora semi nudo e indossava semplicemente i jeans. Quanto era figo!
Bevvi qualche goccio d’acqua e lo guardai furtivamente. Lo vidi raccogliere la maglia da terra e indossarla, ma io avevo bisogno di lavarmi come minimo prima di rivestirmi. Cosa dovevo dire in quel momento? “Sei di nuovo muto?”
“Eh? No.” Risposi con tono acuto. Accidenti a me e al mio imbarazzo, pensai.
“Se devi lavarti il bagno è lì, vacci.”
Seguii il suggerimento e mi misi in piedi ma cazzo avevo dolori praticamente ovunque. Hara sapeva essere davvero brutale persino a letto, ma cercai di sopportare e andai a farmi una doccia.
Una volta pulito e vestito tornai di sotto dove era intento a preparare qualcosa di precotto con acqua bollente. Quella scena non mi era nuova così mi avvicinai. “E’ questa la tua cena?”
“Già. Brodo in scatola, vuoi provare?”
Guardai disgustato quella roba. “No grazie. Ma perché non ordini qualcosa, oppure ci sarà qualche ristorante da queste parti.. ma non mangiare sta roba.”
“Certo, sono milionario da poter andare sempre in certi posti. Genio!”
Ok avevo sparato la mia cazzata serale e lo capii quando Hara mi fissò chiaramente innervosito. Allora decisi di andare a dare un’occhiata in frigo e come al solito c’era solo acqua, salse varie e una marea di roba precotta. Fu in quel momento però che ebbi una idea geniale, ma anche tanto stupida.
Gli impedii di versare l’acqua bollente nel brodo, afferrai varie cose dal frigo e seguendo le indicazioni dei tre minuti di preparazione mescolai varie cose insieme agli spaghetti per creare una sorta di pasta alla piastra molto abbozzata che servii ad Hara. Quest’ultimo la guardò molto titubante, l’aspetto era davvero orribile ma non poteva essere così cattivo.
Fui il primo ad assaggiare e Hara attese una mia reazione. Assaporai quel boccone a lungo cercando di decidere se fosse buono o meno e cazzo lo era! “E’ decente!”
Hara allora mi imitò e assaggiò. Gli si illuminarono gli occhi e prese un altro boccone, “Hai fatto un pastrocchio commestibile.” Quell’ironia la trovai divertente e risi.
Che bella scena. Eravamo entrambi seduti a quella tavola apparecchiata per due in cucina che per la prima volta sembrava avere un pò di colore. Hara stesso sembrava essersi finalmente colorito. Ne fui felice e ricominciai a mangiare.
Facemmo il bis di quella roba, e abbozzammo un dessert con altre schifezze che aveva preso al kombini. Non era una cena spettacolare ma fu divertente inventare cose con quel che si aveva. Stesso Hara parve davvero contento di aver mangiato decentemente.
Finito tutto era tempo di rimettere in ordine così mi piegai le maniche della camicia e cominciai a lavare quei due piatti usati. Hara nel frattempo stava mettendo in ordine la tavola.
“Non ho mai messo a posta questa roba.” Disse all’improvviso soffermandosi a guardare le bacchette che avevo appena lavato.
“Dovresti sempre cenare in maniera decente. Compra degli ingredienti e provaci stesso tu a cucinare, prima o poi verrà qualcosa di buono.”
Hara si rabbuiò di colpo, “Che senso ha cucinare per una persona sola.”
“Allora invita me verrò volentieri ad assaggiare la tua roba!” Gli sorrisi e Hara mi guardò con sufficienza tornando a mettere in ordine. Sperai che avesse apprezzato le mie parole ma non fu così.
“Non ho bisogno della pietà di nessuno, sega.”
Ecco appunto l’aveva presa male. “Non volevo dire questo ma se vuoi compagnia devi semplicemente chiedere e chiunque verrebbe da te.” Lo fissai serio.
“So a cosa alludi: ‘chiama Mizumi’. Sempre la stessa storia.” Ripetette in maniera cattiva, mimando il mio tono di voce rendendolo davvero male.
“No Mizumi ma me. Chiama me se ti senti solo, io verrò.” Lasciai perdere i piatti e gli andai accanto sfiorandogli una mano. Hara per quel mio gesto sgranò gli occhi e arrossì lievemente. Così distolse immediatamente il viso da me concentrandosi sulle ciotole che stava asciugando.
Sentivo il cuore di Hara un pò più aperto verso di me, era strano ma lo percepivo. Quello spiraglio che avevo aperto mesi fa iniziava a farsi più grande e molto presto vi sarei potuto entrare. Eppure non avevo fretta, avremmo fatto tutto lentamente, gli avrei dato i suoi tempi.
Hara gettò un occhiata all’orologio attaccato alla parete, “Sono già le otto passate, vieni ti accompagno a casa.” Disse mettendo a posto le ultime cose.
“Ma no adesso so perfettamente la strada posso tornare da solo.”
“Già, così domani vedrò la notizia del tuo omicidio al telegiornale.” Unì il sarcasmo e alla sua solita vena pungente rammentando chiaramente l’episodio di quei due tipi loschi.
Ridacchiai, “Andiamo quella era una brutta zona. Ci si vede a scuola... cioè quando tornerai.”
“Già dimenticavo la sospensione.”
Hara mi accompagnò alla porta come bravo padrone di casa. La aprii e lo salutai ancora una volta con un sorriso ebete stampato in faccia, Hara ricambiò con un cenno apatico di mano e richiuse la porta.
Un tempo non avrebbe neppure fatto quel cenno. Anche se non avevamo parlato di ciò che avevamo fatto per tutto il pomeriggio sentivo che qualcosa stava lentamente cambiando in lui, era più aperto. Mi piaceva molto quella sua versione e sperai che potesse continuare su quella strada positiva.

****

Il giorno seguente fu molto noioso.
Le ore parvero non trascorrere mai e più guardavo l’orologio sul muro, più le lancette rallentavano. Era come se non avessi motivo di essere lì, forse perchè mancava lui.
Gettai più volte un occhiata verso quel banco vuoto e non riuscii ad immaginare come stesse occupando il suo tempo: forse stava dormendo o era uscito.
Ormai i miei livelli ossessivi avevano raggiunto uno strano livello, non riuscivo più a pensare ad altro. Quel sentimento mi stava dando alla testa, era quello quindi l’amore?
“Saputo qualcosa riguardo Yuuto?” Mi domandò ad un certo punto Mizumi.
“Si, sta bene. Non voleva fare del male a Nakamura quindi sta tranquilla.” Le dissi e sperai che quelle parole potessero ridarle senerità. Aveva il viso così triste.
“Ryu non riesco più a sopportare di sapere le cose così ma non so proprio cosa fare. Più ci provo e più mi sembra di ottenere il risultato inverso.”
Era quello il momento giusto per dirle della madre? “Devi dargli tempo. Sto notando una sorta di cambiando in lui ma per ora è troppo presto.” Che codardo ero.
Mizumi allora divenne rossa in viso “Mettiti nei pieni panni Ryu! Come posso starmene buona? Tu cosa faresti al mio posto. Non correresti verso di lui?”
“Si lo farei ma riceverei una porta in faccia.” Le sorrisi.
“Quindi?”
“Continuerei comunque a provare però fin quando quella porta non sarà aperta. Non ti sto dicendo di mollare ma solo di avere la mia stessa pazienza perchè prima o poi sarà lui a venire da te.”
Mizumi parve confusa. Non pretendevo che capisse il mio modo di pensare, e non era costretta e seguire ciò che le dicevo. Volevo solo che sapesse la realtà delle cose e cioè che Hara stava lentamente accettando chi gli stava accanto, ma non era ancora pronto per lei e suo padre.
Mizumi mi fissò severa, “Allora lo affido a te. Mi raccomando.”
Quelle parole mi stupirono, anche se stavo già svolgendono un ruolo del genere. Ormai era diventata una mia priorità il bene di Hara, e quindi le dissi va bene. Mizumi parve rincuorata e tornò dalle sue amiche.

****

Quello stesso pomeriggio decisi di andare di nuovo da Hara ma stavolta con me avevo comprato un pasto decente in un locale vicino la scuola. Sperai in cuor mio che apprezzasse quella cucina e il gesto.
Mi sentivo stranamente felice di rivederlo come se tutta la giornata stesse finalmente acquisendo un senso. Forse solo perchè a breve avrei rivisto il suo volto e ascoltato la sua voce.
Suonai il campanello di quella porta senza più alcun timore, ma con l’ansia di vederlo. Purtroppo però ogni mia aspettativa svanì di colpo quando ad aprire fu Maya, sconvolta di vedermi quanto lo ero io.
“Ah Yuuto... non sapessi aspettassi visite!” Disse ad alta voce nel vedermi.
Improvvisamente il mio buon umore sparì. “C’è Hara?”
“Oh si, vieni entra.” Mi invitò.
“No grazie aspetto qui.”
Finalmente apparve anche Hara. Un odio profondo cominciai a provare nel vedere quella sua faccia, e quell’espressione di sufficienza come se tutto ciò fosse normale. “Sega che vuoi?”
Perfetto ancora una volta aveva distrutto ogni cosa con quel suo comportamento altanelante. Non sopportavo più che facesse ciò che voleva dei miei sentimenti. Lo stare insieme non era servito a nulla.
“Tieni ti ho portato da mangiare. Ciao.” Mollai il sacchetto nelle sue mani e mi voltai imboccando la strada per andarmene il prima possibile da lì.
Da lontano gli sentii più volte pronunciare “Sega! Ehi”, cosa sperava che rispondessi?
Che idiota ero stato a lasciarmi andare con lui. Che idiota ero punto!
Il mio amore era completamente a senso unico e stavo mettendo a dura prova me stesso per chi poi? Per qualcuno che pensava solo al proprio io, ai suoi bisogni senza curarsi del prossimo.

Infondo però mi stava bene perchè prima o poi la lezione l’avrei imparata, mi dicevo. Eppure non sembrava essere così, no, perchè ero disteso sul mio letto ormai dai due ore e sembravo completamente morto.
Ero morto dentro, così come il mio cuore.
Sentii il cellulare squillare più volte ma non volli neppure sapere chi fosse. La mia vita si era completamente stravolta. C’era solo Hara, Hara, Hara, dov’era finita quella mia voglia di crescere e di cambiare? Avevo completamente dimenticato quell’obiettivo riponendo le speranze invece in lui. In una persona che per quanto mi facesse male ammetterlo andava a letto con chi capitava, mashio o femmina che fosse, bastava semplicemente scopare quindi.
Si, quella era la realtà attorno a cui girava quel mondo. Omofobi, gay, sesso e violenza.
In pochi mesi avevo imparato cose di cui non avevo neppure mai sentito parlare e saperle adesso non mi rendeva affatto felice. Piuttosto mi sentivo piegato in due, come se la mia purezza fosse svanita.
Che cosa dovevo dunque fare per stare bene?
La porta della mia stanza si aprì di colpo e vi entrò mia madre. “Ryu accidenti perchè non mi rispondi.”
“Scusa mamma non ti avevo sentito.” Mi misi a sedere sul letto.
Mia madre si guardò in giro vedendo tutto sottosopra. Divisa e borsa erano buttati a terra e le tende erano tirare coprendo il sole spettacolare che c’era fuori. “Comunque c’è un tuo amico di sotto.”
Sgranai gli occhi. “Cosa?!” Era impossibile che fosse lui. Non poteva essere venuto. Ripetevo quelle cose continuamente nella mia testa, ma il mio cuore sperava che avesse scaricato quella Maya per me. Ma quando varcai la porta del piccolo salone che avevamo in casa rimasi molto deluso nel vedere Takeru. “Ah sei solo tu...”
“Tu piccolo bast- è questo il modo di salutare un amico?” Trattenne la parolaccia solo perchè accanto a me c’era mia madre così sfoderò un bel sorriso e fu più gentile.
“Vado a prendervi qualcosa da mangiare.”
“Non ce n’è bisogno mamma.” Non riuscii a fermarla ma almeno era andata in cucina lasciandoci soli.
Ci mancava solo Takeru adesso, non bastava Hara a darmi problemi ma dovevo sorbirmi tutto il carico dietro mentre lui se la spassava con la tipa. Mi salì una forte rabbia. “Allora cosa vuoi.”
“Ti sto chiamando da un ora al dire il vero. Sei forse sordo?”
Lo guardai seccato per quella ramanzina, “Dormivo. Allora cosa volevi dirmi?”
“Nulla di che, volevo andare a trovare Yuuto e pensavo che ti avrebbe fatto piacere vederlo.” Lui non sapeva che l’avevo già visto, sia ieri che oggi. Era all’oscuro del fatto che avevamo fatto ancora sesso.
“E’ con quella Maya è inutile che vai.”
Takeru mi fissò stupito, “Sei già andato da lui?”
Mi misi a sedere sul divano per niente turbato da quella domanda. Ormai non sentivo più nulla, avevo già troppo dolore dentro di me per provare qualcos’altro. “Si, dopo la scuola ma c’era lei così ho preferito andarmene via.”
“Strano. Ma quella non stava uscendo con un ragazzo?”
Perfetto era anche una puttana! Ora mi sentivo ancora meglio. “Ti prego vattene.” Sentirgli dire quelle cose peggiorava solo il mio umore e preferivo non ascoltare oltre.
“Ryu ma stai bene? Sembri triste.”
Era sempre così palese ciò che provavo? Mi faceva rabbia essere così trasparente alle persone, mentre io non riuscivo mai a scorgere nulla negli altri.
Takeru allora mi afferrò per un braccio e mi trascinò bruscamente verso la porta di casa ordinandomi di indossare le scale e andò ad avvisare mia madre che uscivamo. Mamma ne fu sorpresa ma non disse nulla vedendo la gentilezza palesemente finta di Takeru.
Indossate le scarpe mi ordinò di uscire immediatamente di lì e di salire in macchina. Perchè stava facendo così, mica voleva portarmi davvero da Hara? “D-dove andiamo?”
Takeru mi sorrise “Tranquillo non stiamo andando da Hara ma a fare un giro.”
“EH?” Ma io non avevo affatto voglia di uscire, cazzo. Come gli potevano venire certe idee? Com’ero finito lì, in quella macchina insieme alla stessa persona alla quale fino a poche settimane fa stavo sui maroni, e viceversa.
Takeru però decisi di non rispondere più ad alcuna mia domanda. Cominciò a guidare e la destinazione fu un incognita per tutto il tragitto, pensai addirittura che mi avesse rapito.
Quando l’auto si fermò eravamo in posto davvero strano. Sembrava un enorme centro commerciale, forse l’avevo visto qualche volta di sfuggita ma non vi ero mai entrato.
“Mi aiutarai a fare shopping. Sentiti fortunato.” E mi fece un raccapricciante occhiolino.
“Posso rifiutare?”
“No, su scendi.”
Cominciò così un lunghissimo pomeriggio di assurde compere per negozi. Takeru correva avanti e indietro come un bambino che vedeva per la prima volta un nuovo giocattolo.
Comprò praticamente l’intero centro commerciale, e passò la maggior parte del tempo nei camerini provando ogni tipo di capo facendo venire la bava alla maggior parte delle commesse. Perchè si, dovevo ammetterlo anch’io non era affatto un brutto ragazzo.
“Come mi sta questa camincia?” Mi domandò uscendo da quel camerino per la centesima volta.
“La vedo uguale a quella di prima...”
Takeru fece una smorfia di delusione così si rivolse alle commesse, “Come sto?”
“E’ davvero bellissimo signore!” Cinguettò quest’ultima.
Roteai gli occhi per quella scena tanto patetica. “Vedi Ryu è questa la risposta che dovevi dare.”
“Scherzi vero?”
Takeru ridacchiò divertito per tutta la situazione. Io continuavo a non essere in vena di risate e a non capire come fossi finito lì. “Dai su prova qualcosa anche tu.” Mi disse poi.
“Non ho soldi con me idiota mi hai trascinato fuori di casa senza neppure darmi il tempo di prendere chiavi e portafogli.”
Takeru allora afferrò un paio di jeans a caso e me li lanciò, “Fregatene dei soldi. Se ti stanno bene giuro che te li pago io, su dai!” Cominciò a tirarmi e mi spinse nel camerino.
Continuavo a dire che non volevo ma era inutile così provai quei dannati jeans almeno mi avrebbe lasciato in pace. Che irritante ragazzo!
Quando mi guardai allo specchio – sempre nel camerino – notai che persino la taglia era giusta. Come aveva fatto a indovinarla? Cosa più importante, mai nessun capo mi era stato addosso come un guanto.
Le mie cosce sembravano finalmente avere un minimo di forma e i polpacci erano belli tondi, per non parlare delle natiche messe in risalto da quel capo.
Aprii dunque la porta del camerino e mi mostrai. Gli occhi di Takeru si illuminarono di entusiasmo, “Lo sapevo che ti sarebbe stato alla grande!” Commentò venendomi vicino e osservando bene i dettagli.
Persino la commessa parve restare senza parole al punto che arrossì. Quindi le piaceva? Era davvero strano sentirsi fare dei complimenti non avendone mai ricevuti prima. “Beh ora vado a toglierlo.”
Takeru mi fermò, “Scherzi? Tienili te lo pago io e poi mi restituirai i soldi.”
Dovevo sul serio accettare quel regolo? Poi però ci pensai, non era affatto un regalo ma un prestito che mi stava facendo un mio compagno di classe, appena avessi avuto i soldi con me gli avrei ridato tutto.
Takeru però non si fermò lì e afferrò varie maglie gettandomele praticamente addosso. “Che devo farci?”
“Ora serve qualcosa di carino con questi jeans. Su torna dentro!”
Lo guardai molto confuso per il suo strano amore per la moda ma non obiettai e tornai dentro. Ne provai varie, e tra quelle solo una parve mettere in risalto la mia carnaggio e il colore dei miei capelli. Era una maglia blu scuro, con alcune fantasie giallo pallido. Davvero strana e bella allora stesso tempo.
Uscii per mostrare il risultato di quel suo accostamento sperando che ne fosse soddisfatto. Takeru infatti lo fu, al punto che saltò di gioia e disse alla comessa di portare tutto alla cassa.
“Sei sicuro? Posso anche tornare un altro giorno per prendere queste cose.”
Takeru pagò il conto e mi diede la busta con le mie cose, “Oh cazzo apprezza e basta.”
Guardai quella busta e fui felice, anche se non volevo darlo a vedere.
Il nostro giro proseguì per altri negozi dove Takeru provò occhiali, cappelli e delle scarpe chiedendo persino il mio parere. Mi stupì molto constatare che avevo voce in capitolo su cosa fare, infatti se proponevo un posto Takeru mi seguiva e così facevo io seguendolo dove diceva.
Improvvisamente quella giornata parve cambiare completamente sfumatura. E la persona che fino al giorno prima avevo trattato freddamente si stava rivelando meglio di quanto pensassi.
Cominciai perfino a ridere quando il suo gelato finì miseramente a terra e tentò di prendere il mio, ma con un gesto repentino l’avevo allontanato dal suo cucchiaino.
Si, ero tornato a sorridere ed era assurdo. Avevo il cuore spezzato eppure sembravo essere tornato quello di sempre e il merito era stata dell’idea pazza di Takeru.
Si era ormai fatto sera e quella giornata pazza era finita. Eravamo di nuovo in macchina, pronti a tornare a casa e mi sentivo molto meglio. “Grazie...”
Takeru mi lanciò un occhiata veloce e tornò a fissare davanti, “Per cosa?”
“Ero davvero giù di morale oggi... mi ha fatto bene uscire un pò.”
Sorrise nel sentire quelle mie parole. “Ehi io volevo solo fare shopping non farti strane idee. Sono ancora nero nei tuoi confronti per quella storia del piatto.”
Già, non l’avrebbe mai ammesso. “Dai ormai ti sei vendicato per quella storia!”
Continuammo a punzecchiarci ancora un pò, fin quando Takeru non si fece improvvisamente serio. “Eri triste per via di Hara vero?” Domandò di colpo. Ma quella domanda sarebbe prima o poi arrivata. Non riuscii però a rispondere, pensarci faceva male. “Non devi dirmi il perchè Ryu. Però accetta il mio consiglio smettila di stargli così addosso perchè Hara non sarà mai ciò che vuoi tu.”
“Tu.. sai?”
Takeru si fermò a un semaforo e si voltò e guardarmi. Un espressione particolamente seria mi stava ora scrutando, incontrai quei profondi occhi blu che parvero giudicarmi. “Andiamo credi che sia stupido? Sono più grande di te e ho visto un pò più di cose.”
Strinsi i pugni sulle ginocchia fino a farmi sbiancare le nocche. “Devo farti schifo allora...”
“E perchè mai? Perchè sei gay?” Ridacchiò tornando a guidare, “Non sei un mostro Ryu non devi sentirti in colpa per qualcosa che provi. Piuttosto dovresti pensare di più a te stesso e meno a gli altri e lui.”
Quelle erano sante parole. Mi ero detto tante volte la stessa cosa ma non riuscivo a farlo, era più forte di me. Mi lasciavo trasportare dalle cose che mi circondavano, ma forse succedeva solo perchè ero giovane.
“Hara non cambierà vero?” domandai a quel punto conoscendo la sua risposta.
Takeru parve pensarci un pò su. “Non saprei al dire il vero.” Quella risposta mi lasciò basito, e parve accorgersi di quella mia reazione. “Credevo anch’io che fosse impossibile fargli provare emozioni ma non l’ho mai visto così a disagio e sulle spine da quando lo conosco e questo è grazie a te.
Quella sera, quando decisi di avvisarlo dovevi sentire che tono orribile aveva quando venne a sapere che eri con sua sorella. Neppure quando io gli faccio un torto è così furioso.” Che stava cercando di dirmi? Che in qualche modo ci ero riuscito? “Non arrenderti Ryu.”
Le ultime parole seppero davvero rincuorarmi, alla pari di un abbraccio. Apprezzai davvero di cuore che mi avesse rivelato una cosa del genere e sorrisi, senza aggiungere altro.
Ad un certo punto la macchina si fermò, ero di nuovo a casa mia. “Beh ci si vede domani allora.” Mi disse porgendomi la busta.
“Si, ah e grazie di tutto, davvero.”
Takeru mi fece un altro occhiolino “Mi devi un pomeriggio ragazzino.” E fu così che mi lasciò, vidi la macchina ripartire e sparire dietro l’angolo.
Quelle sue parole mi avevano ridato speranza. Quella che credevo ormai defunta dopo aver visto Maya.
Strinsi quella busta con tutte le mie forza come se quel pacco fosse la prova che tutto ciò era reale, tangibile, al punto che sarei riuscito prima a poi ad essere completamente felice.
Quando però mi andai a voltare vidi Hara, poggiato conto il muretto di casa mia: le braccia incrociate contro il petto, e lo sguardo furioso. Non mi aspettavo affatto di vederlo li.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo XXV

Ero visibilmente scosso di trovarmelo così, davanti a me.
Non ero affatto pronto ad affrontarlo, e sperai con tutto me stesso che si trattasse di un allucinazione ma non lo era purtroppo.
Hara allora lasciò cadere le braccia contro i fianchi e si spostò dal muretto, “Sono da ore qui fuori.”
“E-ero uscito.” Risposi cercando di trovare le parole per parlargli.
Hara allora fissò la busta che avevo tra le mani. “Si ho notato. Da quando esci con Takeru?”
Cos’è, voleva davvero farmi una scenata per questo? Da che pulpito. “Che ti importa?!” Sbottai allora. Ero davvero fuori di me in quel momento che avesse la faccia tosta di arrabbiarsi per ciò.
Allora Hara mi avvicinò chiaramente adirato per quella mia risposta. Mi si piazzò davanti, enorme e spaventoso, volendo cercare di intimorirmi. “Ricominci con queste risposte del cazzo eh?”
“Non sto facendo nulla. E non capisco perché tu sia venuto qui visto che avevi compagnia.”
Rise bieco, “Quindi è per Maya? Sei andato in giro con Takeru per farmela pagare?”
L’avevo fatto davvero? No.Takeru mi aveva trascinato in giro per il mio bene, e non c’era niente di losco dietro il gesto di un amico. Ma lui ci vedeva solo il marcio in tutto. “Non sono come te! Smettila di pensare che tutto quello che faccio sia per te! Se non fosse stato per Takeru me ne sarei stato a casa a farmi del male e solo perché sono innamorato di uno stronzo.”
Strinsi la busta che avevo tra le mani. Abbassai lo sguardo dopo quella sparata, l’avevo sul serio detto e cominciai a sentirmi meglio come se mi fossi liberato di un peso.
Hara seppe stupirmi ancora, afferrò bruscamente la busta strappandomela di mano e lanciandola lontano da noi la quale finì proprio in mezzo alla strada. “Che fai!” Provai ad andarla a riprendere ma fui fermato, la sua mano mi afferrò un braccio e fui spinto contro il muretto e la mia bocca fu catturata dalla sua.
Fu un bacio violento, pretenzioso. Quel bacio però aveva il sapore delle cotolette che gli avevo portato, riconobbi il profumo delle spezie che vi mettevano sopra. Quando Hara mi lasciò andare mi fissò nei occhi con uno sguardo più calmo, “Non andartene in giro con altri ragazzi.” Mi sussurrò poggiando la testa sulla mia spalla nascondendo il proprio viso.
Era geloso quindi. Aveva provato le mie stesse sensazioni quando mi aveva visto insieme all’amico. Si era sentito esattamente come me.

****

“Vieni entra alla mamma farà piacere rivederti.” Lo invitai ad entrare e Hara un pò titubante varcò la soglia di casa mia chiedendo scusa dell’intrusione.
Dal salone apparve mia madre stupita e contenta di rivedere il bel ragazzo che le aveva fatto venire le palpitazione. “Oh ciao..” cercò di ricordare il suo nome ma non riuscì.
“Sono Yuuto signora.”
Mia madre si illuminò, “Oh che bel nome.”
Guardai sconcertato mia madre per quel suo atteggiamento tanto lascivo, “Si mamma, gli hai detto già 'bello' tipo due volte da quando l’hai visto. Comunque Hara resterà a mangiare qui, mica è un problema?”
Hara mi fissò confuso, “Come?” chiese.
“Ma certo che può!” Era ovvio che dicesse si e ne fui contento.
Abbandonammo la sua compagnia e portai Hara di sopra, in camera mia. Era davvero strano portare qualcuno a casa e quella persona era proprio lui. Assurdo.
Hara iniziò a guardarsi in giro confuso come se non sapesse che fare, lo trovai davvero carino, era sul serio come un bambino certe volte.
“Senti un pò sega ma adesso sono sotto sequestro?”
La domanda mi spiazzò un pò. “Certo che no! Ma almeno mangerai qualcosa di buono no?”
Hara iniziò a trafficare tra la mia roba, giocando con uno dei miei modellini di Gundam posti sugli scaffali della libreria, “Potevi anche venire da me e preparare la roba dell’altra volta. Sarebbe andato bene.”
Cos’era quell’atteggiamento schivo? Parve sul serio a disagio di trovarsi lì. Poco male, forse vedere un ambiente familiare decente gli avrebbe fatto bene.
Poggiai la busta con gli acquisti sul letto e controllai che tutto fosse ancora in ordine e per fortuna era tutto apposto. Alla Hara venne a dare un occhiata. “Li ha scelti lui vero?” Osservò seccato.
“Ehm si non credo sia molto il mio genere.” Gli mostrai il jeans e poi la maglia. Hara fece una faccia strana e poi tornò a sfogliare alcuni dei miei manga.
Era ormai chiaro che non apprezzasse affatto quella roba così la misi via per non urtare ancora di più il suo umore. Gli andai vicino e gli mostrai altra roba che avevo, Hara diede un occhiata a tutto con interesse. Fin quando però mamma non ci chiamò per la cena.
Una volta a tavola la scena fu davvero esilarante. Mia madre si era praticamente appropriata del posto più vicino ad Hara, quest’ultimo invece fissò disgustato la tavola imbandita.
“Beh non aspetteremo papà oggi farà un pò tardi a causa del lavoro.”
Mi dissi peccato. Vedere una tipica cena di famiglia gli avrebbe fatto bene, ma almeno c’era lì mia madre e poi l’ambiente era completamente diverso rispetto a casa sua.
“Posso metterti un pò di riso Yuuto-kun?” Ridacchiai per quel ‘kun’, e Hara mi fulminò con lo sguardo.
“Si, signora.”
Mia madre però fece molto di più. Oltre al riso gli piazzò davanti anche della carne cotta alla perfezione, delle verdurine bollite e del tofu. Hara parve stupito di vedere tanta roba davanti a sè. “E se hai ancora fame dimmelo, ho preparato più cose non conoscendo il tuo tipo di appetito.”
“Questo andrà benissimo, grazie.”
“Ehi mamma a me niente?”
La mia parte era completamente vuota, “Serviti Ryuchi non fare il bambino.” Mi rispose severa.
Ok, che doveva mostrargli affetto e gentilezza ma non doveva certo trattare me una schifezza. Hara infatti trovò le sue parole estremamente divertenti e rise sotti i baffi. Sapevo che ci godeva di tutto ciò.
La cena proseguì molto naturale. Hara non si fece scrupoli a chiedere il bis di tutto, e mia madre ne fu molto contenta pensando che avesse apprezzato la sua cucina ma la verità era un altra. Lui apprezzava tutto ciò che fosse buono e servito davanti ai suoi occhi.
Hara però, parve trovare quella cena molto piacevole al punto che iniziò a ridere spontaneamente alle cose senza senso che diceva mia madre. Non c’era finzione, nè maschere era semplicemente se stesso.
Finito, aiutammo a sparecchiare e terminate le nostre mansioni tornammo in camera per salvarci dalle logorroiche conversazioni di quella donna. “Uao, sono davvero pieno.” Dissi gettandomi sul letto.
“Bel tentativo sega.” Mi alzai immediatamente e vidi Hara che mi sorrideva con un espressione molto amara, “Credi sul serio che non sappia cosa si prova a cenare in famiglia? Avevo una famiglia anch’io.”
“Veramente ho pensato che..”
“Non cambierò idea solo perchè sono stato bene.” Era palesemente scontato che si rendesse conto di quella mia stupida idea, ma almeno ci avevo provato.
Hara mi mise a sedere accanto a me facendo affondare un pò il materasso con il suo peso. Avvertii la sua vicinanza, e il mio cuore cominciò ad accellerare. Non mi sarei mai abituato, pensai. “Volevo che tu non mangiassi porcherie.”
“E mi farai venire qui per sempre? Andiamo! Non morirò mangiando cose del kombini.” Cominciò a rimbalzare sul letto e poi si lasciò cadere. I morbidi capelli neri si distesero sul letto, e la sua fronte si scoprì lasciando intravedere una bellissima pelle. “Sega ti sei di nuovo imbambolato...”
“Ah s-scusa...”
Hara sospirò e si rimise a sedere, “Fai così perchè ti piaccio?”
Che domanda idiota era quella? “N-non chiedere certe cose.”
La cosa più imbarazzante era stare lì da solo con lui e sapere di non poterlo toccare, perchè ogni parte di me fremeva dal desiderio di averlo ancora, ma non potevo, anzi non si poteva in quella casa.
“Avrei voglia di scopare sinceramente.” Esordì ad un certo punto.
Divenni rosso come un pomodoro. Come poteva dirlo così facilmente. “S-smettila ti prego...”
Hara sorrise maliziosamente e mi si avvicinò “Ecco perchè volevo che tu venissi da me, baka.” Pronunciò con un tono di voce più rauco e sensuale. Mi salì il sangue al cervello, ero sul punto di svenire.
Poi però pensando a certe cose mi tornò in mente il viso di Maya e ogni desiderio svanì di colpo. Tornai improvvisamente lucido, “Che ci faceva quella Maya da te?”
Hara si allontanò da me, “Oh no di nuovo questa storia.”
Era assurdo che lui sapesse ogni mio spostamente e gli dovessi fare rapporto. Invece lui poteva liberamente far entrare ragazze in casa sua senza che io dicessi nulla. “E’ la seconda volta che vi vedo insieme. Una volta Takeru mi ha detto che ci sei andato a letto.”
Corrucciò la fronte sentendo quel nome. “Che bocca larga quello...”
“Allora?” Lo esortai ancora.
Hara mi fissò serio “Credi che saperlo ti farà starà meglio. Ci sono andato a letto tempo fa come ti ha detto Takeru ma non ci ho fatto nulla negli ultimi tempi.”
Mi sentii molto sollevato e tirai un respiro di sollievo. “E perchè allora viene da te?”
Mi afferrò le guance tirandomele doloramente, “Questo a te non deve importare no? Sai che non c’ho scopato ora fattelo bastare idiota.” E continuò a tirare per un pò facendomi venire le lacrime agli occhi. Lasciò poi andare la presa e sorrise.
Perchè tanto mistero riguardo quella ragazza? Si, ero contento di sapere che non ci fosse stato a letto quel giorno ma continuavo a chiedermi che tipo di rapporto avessero quei due.
Più tardi Hara andò via lasciando in grosso vuoto nella mia stanza e in me. Vederlo andare via significava aspettare ore prima di rivederlo ancora. Mi tornarono in mente le parole di Takeru e le avrei prese come incoraggiamento, non avrei affatto mollato.

****

Quel pomeriggio col termine delle lezioni erano ricominciati anche gli odiosi allentamenti. E il mister ci aveva sottoposti a dolorosi esercizi per risvegliare i muscoli.
Più che allenamento sembrava una tortura con quel sole cocente ma non ebbe pietà di noi, neppure quando Kyoja cadde a terra come un sacco di patate senza un briciolo di forza. “Sto per morire Ryucchaaaan.”
Cercai di farlo rialzare ma più che altro lo stavo trascinando lungo il terreno del campo, “Andiamo Kyoja rimettiti in piedi o avremo il doppio dei giri da fare.”
“Battete la fiacca laggiù?” Il mister ci aveva visti e ci stava già scandagliando con quel suo sguardo malefico. Cazzo, poteva darci almeno il tempo di riposare per cinque minuti.
Contemporaneamente invece Hara, Tetsuo e Makoto eseguivano numerosi giri di campo senza alcun problema, ma cos’erano d’acciaio quei ragazzi?
Riuscii a riportare Kyoja a bordo campo dove fu soccorso da Kioko armata d’acqua e asciugamano. Era la scusa perfetta per riprendere fiato, così feci finta di star male anch’io.
“Cos’è hai già mollato?” Dal nulla apparve Takeru.
Non avevo proprio notato che fosse lì. Gli lanciai un occhiataccia, “Sei venuto a sfottere immagino, eh.”
Sfoderò il suo solito ghigno di divertimento. “Oh course!” Non mi sorprendeva affatto ma preferii fare finta di nulla. Con mio stupore mi offrì una bottiglia d’acqua. “Coraggio bevi sembri distrutto.”
“Ci hai sputato dentro?”
“Ancora con questa storia?” Rise rumorosamente, “Ma per chi mi hai preso.”
Accettai quell’acqua e sentirne il fresco sapore mi fece rinascere. Gettai un occhiata a Kyoja ed era ancora disteso sulla panchina a lamentarsi. “Andiamo Kyoja non stai morendo.” Gli diceva Kioko.
“Uao sembra a pezzi.” Commentò Takeru.
Posai la bottiglia a terra. Mi sentivo pronto a ricominciare ma fu ancora una volta fermato da Takeru che mi disse di avvicinarmi un attimo. “Cosa c’è?”
“Hai della terra in faccia.” E con le dita mi pulì il viso delicamente.
Uao si stava rivelando più gentile del solito e solo perchè gli avevo fatto compagnia per lo shopping? Lo ringraziai e tornai in campo. Ricominciai a correre, e ce l’avrei messa tutta per terminare l’allenamento.
Alla fine ci riuscii e fui fiero di me, diversamente da Kyoja che fu rimproverato dal mister.
Negli spogliatoi ognuno di noi si gettò senza alcuna esitazione sotto la doccia.
Il primo in assoluto fu Tetsuo che buttò per l’aria Makoto per appropriarsi della prima cabina, era sempre il solito ma da quando stava con Kioko sembrava essersi calmato sotto certi aspetti.
Arrivò ancora Hara, che si tolse la maglietta mostrando quel suo corpo scolpito e lucido di sudore. Continuavo a sentire caldo nel vederlo, che mi stava succedendo...
“Accidenti al mister per colpa sua non avrò manco la forza di camminare!” Sbottò Tetsuo.
Hara gli sorrise guardando nella sua direzione. “Che ti aspettavi? Sei tu che hai sospeso ogni allentamento.” Gli disse. Voleva dire che si era continuato ad allenare anche durante le tre settimane di vacanza? Assurdo.
“Sei una forza della natura Hara!” Commentò Kyoja capendo la stessa cosa, “Io non riuscirei ad allenarmi tutti i giorni da solo, è già un miracolo se lo faccio qui.” Rise.
Nello spogliatoio entrò anche Kaoru adirato, “Ma chi me l’ha fatto fare!” mormòrò ad alta voce aprendo con estrema violenza il suo armadietto afferrando un asciugamano.
“Tutto bene?” Gli chiesi mentre me ne stavo seduto su una panchina a pochi passi da lui.
“Il mister mi ha appena detto che mi trova ingrassato e così anche di te Tetsuo!” Spiegò urlando l’ultima parte in modo che fosse sentita dall’altro.
Io non notavo nessun cambiando in loro, strano. “Ah e ha anche detto che tu, Kyoja sei a rischio espulsione se non ti dai da fare con gli esercizi. A quanto pare gli unici che gli vanno vene sono Hara e Yumei.”
“Io?” Era serio? Ma io ero una mezzasega e non avevo fatto uno straccio di allenamento in quelle settimane.
“Si. Dice che Hara ha mantenuto la stessa prestanza fisica di prima e lo stesso peso, mentre tu Yumei gli sei sembrato più grosso ma in senso buono. Cos’è hai iniziato a fare palestra?” Mi domandò allora.
Improvvisamente ebbi gli occhi addosso sia da parte di Kyoja che di Makoto mentre Hara se ne stava per i fatti suoi cercando un cambio pulito per dopo la doccia.
“Veramente nulla del genere credo di essere sempre lo stesso.”
Kyoja mi si aggrappò addosso cercando di tirarmi via la maglietta. “Dai Ryucchan facci vedere i muscoli!” Continuò a ripetere come un bambino insistente.
Cercai in tutti i modi di staccarmelo di dosso ma era peggio di una zecca. “Fatto sta che dobbiamo darci tutti una regolata o verremo sostituiti.” Finì col dire Kaoru.
“Kyoja lasciami!” Continuavo a dire.
Ad un certo punto quest’ultimo fu afferrato da Hara che lo fissò in maniera torva, “Dacci un taglio.”
Kyoja tremò di paura e scappò di lì. Uao, ogni tanto quei modi servivano a qualcosa. “Non fatevi suggestionare da questa fissa del mister. Pensate solo all’allenamento."
Dalle docce apparve anche Tetsuo praticamente nudo, una scena davvero raccapricciante. “E’ facile parlare per te Yuuto!” Cominciò a dire, “Ho dovuto sudare come un pazzo per rientare in una certa taglia e per poter affrontare il provino per la squadra. Non siamo tutti perfetti.”
“Non è un mio problema questo.”
L’espressione di Tetsuo parve molto contrariata per quella risposta impertinente da parte del principino. Perchè usava certi modi così sgarbati?
Fu in quel momento che le porte dello spogliatoio si spalancarono e dal nulla apparve Takeru sorridente come al solito. “Allora ragazzuoli siete ancora qui dentro?” Poi diede un occhiata alla scena davanti a lui, e vide Hara e Tetsuo scambiarsi occhiate di sfida. “Che mi sono perso?”
“Ci mancavi solo tu...” mormorai sospirando.
“Accidenti possibile che Yuuto litighi con tutti? Eh Ryu-chan?” Cos’era quel ‘Ryu-chan’, e perchè improvvisamente mi aveva circodando le spalle con quel suo enorme braccio.? Quanto poteva strano quel tipo. L’unico che sembrava trovarlo simpatico era Kyoja.
“Lasciami ti prego.”
Takeru però continuò a sorridere e a fare lo stupido, peggio degli altri giorni. Nel frattempo Hara ancora più di malumore lasciò perdere le occhiatacce di Tetsuo e andò alle docce ignorando tutto il nostro chiasso. Perfetto l’aveva fatto infuriare.

***

“Se continui a fare così lo farai infuriare tantissimo. Smettila di prego!”
Takeru parve non ascoltare. “Non hai ancora capito che questo è il mio hobby. Non è giusto che tu sia il solo a farlo incazzare, ci provo da una vita anch’io e non ha mai reagito.”
Come poteva trovarlo divertente? Hara era spaventoso quando perdeva il controllo. “Si ma lui dopo se la prenderà con me non con te, idiota!”
Sospirò trovando quelle mia parole noiose e cominciò a dare calci a qualche sasso a terra. “Parlando d’altro, alla fine hai chiarito la situazione con quella Maya? Da quanto ne so non è la prima volta che si vedono nelle ultime settimane.”
Quella notizia mi spiazzò un pò. Hara non aveva affatto parlato di altri incontri, ancora delle bugie. “Lui mi ha detto di non esserci andato a letto negli ultimi tempi...”
“Gli credi?”
Io volevo crederci dentro di me ma era impossibile che quella fosse la realtà, non da quanto mi raccontava Takeru che sicuramente sapeva più di me. Ovviamente percepì la mia esitazione, sospirò e mi poggiò una mano in testa cercando di abbozzare una carezza. “Non essere giù non è detto che abbia mentito.”
“Non capisco allora perchè debba vederla così spesso. Sono così confuso...”
Takeru ritirò la propria mano e mi guardò fisso. “Forse non dovevo dirti queste cose.”
Sollevai il viso di scatto e dissi un sonoro: “No! Io voglio sapere. E' piuttosto non sapere che mi fa stare peggio. Sento che lui continua a nascondermi qualcosa.” Lo pensavo davvero nonostante cercassi di scacciare via quella sensazione.
Il tempo della chiacchierata terminò e Takeru tornò sulla propria strada dicendomi di stare tranquillo, ma come potevo esserlo sapendo che mi mentiva.
Anche quella giornata pesante per fortuna era arrivata alla fine. Ormai quel terzo anno era diventato davvero un incubo, rispetto a come era stato l’anno precende. Tutto sembrava completamente diverso.
Mi fermai ad ammirare gli alberi posti in fila nell’enorme viale che portava alla palestra e ai campi sportivi. Quel posto mi era piaciuto dal primo momento che vi avevo messo piede.
“Ryu sei ancora qui?” Fui raggiunto dalla vocina acuta di Kioko.
“Non credevo fossi ancora in giro.”
Lei mi sorrise venendomi incontro affannata, “Si sto aspettando quel cretino di Tetsuo. Tu che ci fai ancora qui, stai per caso aspettando Hara?”
“No, niente affatto. Guardavo piuttosto gli alberi.”
Lei li fissò confusa non capendo cosa stessi davvero facendo. “Sai più tardi andiamo a mangiare in un posto con alcuni amici perchè non venite anche tu e Kyoja?”
L’idea infondo non era male e staccare la spina mi avrebbe fatto anche bene, forse era perchè non avevo distrazioni da un pò che stavo così giù negli ultimi tempi. “Va bene per me.” Le dissi entusiasta di quell’invito. Non mi importò affatto di chi fossero le altre persone, ci sarei andato anche senza la compagnia di Kyoja e così feci.
Decisi dunque di approfittare della situazione e mettere il bel completo regalatomi da Takeru. Lo indossai e mi gurdai allo specchio, sembravo un normalissimo ragazzo di diciassette anni pronto a divertirsi.
Spiegai a mia madre che avrei fatto tardi ma lei non obiettò, probabilmente immaginava che dovessi vedere Hara ma non era affatto così. Quella serata per una volta era mia.


NOTE AUTRICE: Bel capitolo di transizione è questo. Tranquilli non si sono spente le idee, come si dice: "la quiete prima della tempesta." I protagonisti stanno cambiando. Ryu diventa più deciso ma anche più fragile rispetto all'inizio, nella sua mente iniziano ad affiorare domande e dubbi principalmente. Hara invece si apre, mostra qualcosa di sé ma non è ancora pronto per cedere.
Da qui in poi la storia diventerà sempre più matura, sempre più incentrata sul rapporto della Haryu perché infondo è a loro che vogliamo arrivare. Voglio solo avvertire che ci stiamo avvicinando al capitolo delle risposte: sui sentimenti, i ricordi e il passato di Hara. Avremo dunque un bel flashback dove entreremo nella sua testa. Detto questo voglio ringraziare tutti delle 640 visualizzazioni e le 21 persone che hanno deciso di aggiungere tra le seguite la mia storia. Ma sopratutto chi recensisce SEMPRE e cioè Zuria e Miriam <3

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


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Capitolo XXVI

Ero partito con tante speranze positive per quella sera, ma naturalmente era una tradizione ormai che tutte le mie uscite si rivelassero essere una scatola a sorpresa. Anche quella volta Kioko mi aveva tirato un tiro mancino ingannandomi, infatti quando lì raggiunsi alla stazione di Shibuya non c’era affatto Kyoja con loro due ma c’erano Hara e Takeru. Il mio sgomento fu tale da farmi paralizzare all’uscita della stazione e più volte Kioko chiamò il mio nome pensando che non li avessi notati, ma come potevo non vederli.
Kioko indossava un provocante vestito in pizzo, Tetsuo indumenti informi, Takeru alcune cose che avevamo comprato quel pomeriggio insieme. Hara invece indossava un paio di jeans scuri attillati, una maglia bianca sportiva e una giacca scura, era davvero bellissimo.
“Ehi hai messo il completo!” Osservò immediatamente Takeru contento.
Hara mi squadrò da capo a piedi e sfoderò il suo ghigno più terrificante, “Già l’hai messo.”
Quelle poche parole riassumevano il futuro di quella serata. Lanciai un occhiataccia verso Kioko, la quale mi fece un occhiolino e mimò un “forza provaci!”. Accidenti a lei cosa sperava che facessi, che ci camminassi mano nella mano come faceva lei con Tetsuo? Non si rendeva affatto conto che la situazione era un pò più complicata di come credeva.
“N-non sapevo venissi pure tu.” Provai a dire per eliminare quel silenzio imbarazzante.
“Ti dispiace?”
“NO!” Urlai. Hara mi fissò con sufficienza e andò accanto a Kioko e Tetsuo lasciandomi indietro. Cazzo, sentivo che quello sarebbe stato il suo atteggiamento nei miei confronti per tutta la serata.
Takeru mi affiancò e tirò fuori il proprio cellulare. “Dai Ryu facciamo una foto siamo bellissimi stasera!”
“Non dovevo venire!” Iniziai a dire in preda alla disperazione ignorando completamente in fatto che Takeru stesse scattando selfie a ripetizione. “Sto per strangolarti giuro!” E gli tirai il colletto della camicia.
“Andiamo non riversare su di me le tue frustrazioni!” Continuò ridacchiare scattando altre foto.
Quella sera stava prendendo una strana piega e tutto andò peggiorando quando raggiungemmo i famosi amici di cui aveva parlato a scuola Kioko. Erano quattro ragazzi mai visti prima, e tre ragazzi tra le quali c’era la famosa Maya. Vedendola il mio cuore si fermò, non poteva esserci anche lei lì con noi.
Era uno dei miei peggiori incubi e sperai di star sognando. Purtroppo però era tutto vero, e il primo ad andarle vicino per salutarla fu proprio Hara. Strinsi i pugni per la rabbia. “Calma iena, potresti ucciderla con un simile sguardo.” Osservò Takeru afferrandomi per la testa.
Cercai dunque di prendere un bel respiro. Pensai dunque, che li non erano soli ma in gruppo e non potevano fare nulla di male. Si, quel pensiero mi rincuorò un pò.
Tutti insieme si decise di andare al karaoke più vicino e di passare una normale serata. Altro che normale, ormai era rovinata e passai le restanti due ore a struggermi il fegato mentre Maya ridacchiava e faceva la zoccola vicino ad Hara, che come una statua, non faceva assolutamente nulla per allontanarla.
Nel frattempo Tetsuo aveva monopolizzato Kioko per paura che qualcuno di quei ragazzi ci provasse, la proteggeva persino da me quell’idiota. Si in pratica ero completamente solo quella sera, perché nessun altro dei presenti sembrava aver notato la mia presenza.
Sul tavolino davanti a me apparve un bicchiere di birra fresco, e con esso vi era una mano che l’accompagnava. Così alzai lo sguardo e vidi Takeru. “Ho pensato che ne volessi una.” Sorrise.
“No, invece. Vorrei solo andarmene a casa.”
Takeru si mise a sedere alla mia destra e cominciò a sorseggiare dal proprio bicchiere. “Ma dai non è così brutta questa serata. Ad Hara passerà la rabbia stai tranquillo.”
Gettai un ‘altra occhiata verso quei due e lo vidi ridere, con me non aveva mai riso così e mi sentii ancora più triste di constatare che ci fosse qualcuno in grado di farlo stare così. Quella Maya doveva essere più importante di me, notavo che con lei aveva un altro temperamento.
“Tu mi hai detto di non mollare e se invece avessi perso in partenza? Mi sono illuso.” Afferrai quel bicchiere freddo poggiato davanti ai miei occhi. Ero contro l’alcool ma ne sentivo la necessità e cominciai a bere.
“Nah secondo me stai esagerando. Dovresti piuttosto divertirti anche tu e forse bere più piano...” Mi fissò mentre mandavo già tutto d’un colpo quel bicchierone. “Ok.. forse ho sbagliato a portarti sta roba.”
Mi sentivo esattamente come prima, neppure quella bevanda riusciva a rendere i miei pensieri meno lucidi. Eppure da ubriachi era tutto migliore così portai il bicchiere verso Takeru, “Prendimene un altro.”
“Oh no piccoletto. Qua tu mi vomiti addosso se ne prendi altri.”
Lo fissai truce, “Ti ho accompagnato per negozi per ore almeno questo me lo devi.” E gli sventolai ancora una volta quel bicchiere davanti agli occhi. Takeru obbedì e ne andò a prendere un altro che mandai giù come il primo, ma nulla quella roba era inutile.
Girai ancora una volta il viso verso Hara e lo maledissi. Era lui che mi stava facendo del male, era colpa sua se bevevo di nuovo quella roba e se continuavo a pensare a tutto ciò.
“Ora vado lì e gli spacco la faccia.” Cominciai a dire.
“Oh no, posa questo bicchiere.” Takeru mi strappò via il terzo bicchiere e cercò di sistemarmi sul divanetto. In quella stanza c’era un rumore assordante per colpa di quei quattro deficiente che cantavano, ma stare un pò zitti no, eh? Erano davvero stonati e le luci parvero tutte offuscate.
Hara accompagnato da Maya si allontanò da quella stanza. Ti prego non andare, urlavo dentro di me e cercai di muovere il mio corpo per andargli dietro ma caddi rovinosamente a terra. “Ryu!” Gridò Takeru cercando di recuperarmi.
“Che cosa è successo?” Corse anche Kioko dandogli una mano a rimettermi seduto. “Accidenti Ryu non avrai di nuovo bevuto?” Osservò.
“E colpa sua.” Indicai senza troppi problemi Takeru che ricevette un occhiataccia da Kioko. Quest’ultima si sedetta accanto a me e mi afferrò la testa facendola scivolare sulla propria spalla.
“Tranquillo adesso starai meglio. Vagli a prendere del caffè.”
Sparì anche Takeru da lì. Ero rimasto solo? No, non lo ero. Sentivo il profumo dei lunghi capelli di Kioko pizzicarmi il naso, e la sua tiepida mano accarezzarmi la testa.
“Che ha combinato adesso questo idiota?” Arrivò anche Tetsuo osservando il mio stato pietoso e Kioko gli disse che non era il momento di prendermi in giro. “Cazzo, perchè deve stare poggiato su di te.”
“Non rompere le palle.” Borbottai a stento fancedolo infuriare ma fu fermato da Kioko e zittito.
Starmene lì era così piacevole, allora decisi di chiudere gli occhi e improvvisamente la mia mente fu più leggeva. Quella sensazione mi piaceva, c’era pace e non vedevo più Hara davanti a me.
“Ecco il caffè.” Era tornato Takeru così riaprii gli occhi e lo guardai. Nel suo sguardo c’era il senso di colpa, ma non doveva sentirsi così ero stato io a voler bere.
“Su Ryu bevi questo.”
Obbedii ma quel caffè era bollente e sussultai. Il dolore mi fece tornare un pò lucido “Sto bene davvero. Takeru vuoi accompagnarmi a casa?”
Mi fissò basito e non seppe cos’altro fare. “S-si, se è quello che vuoi.” E io annuii.
Kioko mi diede ancora una volta una mano a rimettermi in piedi e le fui grato. Finii dunque sotto la custodia di Takeru che mi cinse la spalla e mi condusse verso l’uscita di quel luogo. Mi voltai ancora una volta per vedere dove fosse Hara ma non era più lì e provai ancora più tristezza. “Ryu non devi più bere ti fa male.” Cominciò a dirmi mentre mi stringeva a sè.
Lo sapevo benissimamente da solo quale effetto avesse l’alcool su di me, se solo quella dannata sera di mesi fa non avessi accettato quei cicchetti non sarei finito così, a soffrire per quello stupido. Si la colpa era solo mia, avevo fatto pessime scelte.
Chiusi gli occhi di nuovo, ormai il mio corpo si muoveva senza che io ne avessi il controllo. Tutto era rallentato intorno a me, e quel corridoio parve senza alcuna uscita, stavamo ormai camminando da quando?
“Accidenti sega neppure quattro cicchetti reggi.”
Quella era la voce di Hara, l’avrei riconosciuta ovunque. Era profonda, calda e risuonava continuamente nella mia testa da quando l’avevo incontrato.
“Ehi non ci provare a svenire che ti lascio qui!”
Aprii appena un pò gli occhi per vedere il suo viso, perchè se lì con me c’era la sua voce c’era anche il suo corpo. Avrei rivisto quello stupido, l’avrei potuto toccare ancora.
E infatti quando i miei occhi furono aperti era lì accanto a me che mi reggeva, tenendomi stretto a lui. Eppure avrei giurato di essere in quel karaoke con Takeru perchè invece mi trovavo per strada? Intorno a noi c’erano solo distese di case, giardini e lampioni che si susseguivano uno dietro l’altro. “Ehi sveglia! Dove cazzo abiti dimmelo.”
Perchè quella domanda? Sapeva bene dove vivessi c’era stato infondo o aveva già rimosso anche quello? Che delusione. Gli avevo concesso il mio cuore e quello era ciò che avevo raccolto. Pensai dunque che avesse ragione, l’amore faceva schifo azzerava davvero una persona.
“Vabbè al diavolo ti porto da me...”
Non di nuovo da te, ti prego.
“Imbecille sveglia!”
Ricevetti un colpo ben assestato in pieno viso. Sobbalzai, e tornai alla realtà. Davanti a me c’era Hara che mi fissava furioso, e accanto lui c’erano Maya e Takeru. Mi tastai la guancia che iniziava a farmi male. Cos’era successo? “Grazie al cielo si è ripreso.” Disse Takeru.
Diedi un occhiata in giro ed ero ancora in quel buio corridoio del karaoke. Non capivo, quindi Hara non mi aveva portato da lui, era stato solo un sogno.
“Ehi” mi disse afferrando il viso con le sue mani gelide, “che cazzo hai fatto perchè ti sei messo a bere lo sai bene che non reggi certa roba.”
“Portatelo a casa ragazzi.” Suggerì Maya.
Takeru allora mi si avvicinò. “Si hai ragione. Su Ryu vieni ti portiamo via.”
Hara lo fermò con il braccio, e lo guardò torvo “Tu non farai proprio niente hai già fatto abbastanza. Su sega tirati su.” Mi ordinò e mi tirò abbastanza da farmi rimettere in piedi e sotto gli occhi di quei due andammo via da quel luogo.
Non avevo davvero parole in quel momento. Ero davvero confuso dentro di me, non capivo cosa fosse successo, ero svenuto o cosa? Avevo avuto delle allucinazioni?
Ormai riuscivo a camminare da solo e l’effetto dell’alcool sembrava essere sparito, eppure Hara continuava a tenermi il polso fregandosene delle occhiate della gente.
Mi stava riportando a casa sapevo solo questo e nient’altro. “Sei un idiota.” Cominciò a dire quando imboccammo una stradina più isolata che passava per alcuni quartieri che non conoscevo. “Come diavolo ti è venuto in mente di bere, eh?” Disse guardandomi con disprezzo.
Meritavo un simile trattamento? Non era colpa mia, perchè l’avevo fatto per colpa sua. “T-tu mi hai mentito.” A quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime che cominciarono come torrenti a rigarmi il viso. Ero davvero patetico ma ero arrivato al limite della sopportazione.
Hara allora si fermò a fissarmi “E adesso perchè piangi?”
“E tutta c-colpa tua... io ero felice p-prima di conoscerti. Adesso non riesco più a distinguere ciò che mi succede intorno e tu non mi dai risposte ma mi riempi solo di bugie!”
L’avrei perso ma al diavolo non era mai stato davvero mio. Mi ero solo illuso. Io ero gay, ero innamorato di un ragazzo che però non provava lo stesso. “Cazzo sei ancora ubriaco ma quanto hai bevuto.”
Era tutto ciò che aveva da dire? Lo sentii sospirai e nulla più. Strinsi i pugni, digrignai i denti non poteva sul serio liquidare così le mie parole, non di nuovo.
“Invece no! Non sono mai stato più lucido quindi adesso rispondimi sinceramente.. io ti piaccio, o sono solo la novità, la valvola di sfogo ed è tutto un tuo stupido gioco! Rispondimi perchè non ce la faccia più ad angosciarmi per colpa tua...”
Hara lasciò andare il mio polso e si portò entrambe le mani nelle tasche. “Cosa vuoi che ti dicessi eh? Quanti manga idioti hai letto in vita tua? Credi sul serio che dicendoti che mi piaci tutto avrà senso dopo?”
Domande, domande, e solo domande mi propinava. “Io mi chiedo solo se tutto quello che hai fatto abbia un senso per te perchè per me non ce l’ha. Hai fatto sesso con me e con quella ragazza, quindi dimmelo tu cosa può avere senso perchè io non lo so proprio.”
“Ti ho già detto che non c’ho fatto nulla e ti ostini a dirlo, sei stupido o cosa.” Pronunciò quelle parole in maniera apatica, annoiato della discussione.
“A-allora perchè vi vedete spesso?! Perchè continui a starle così vicino... non lo capisco, tu mi riempi continuamente di bugie ne sono certo!”
Hara corrucciò la fronte. “Ma chi diavolo te le mette in testa certe cose!” Tuonò furioso a quel punto. Il tono di voce era alto e mi veniva contro come una lama affillata. Gli stessi occhi arancioni di Hara mi catturavano in una morsa mortale ma non ebbi paura. “Ti facevo più intelligente ma quanto pare sei solo un idiota come credevo il primo giorno che ti ho visto.”
“E’ stato Takeru a dirmi che la vedi spesso, puoi davvero negarlo?”
Hara sgranò gli occhi per un secondo e poi si morse il labbro ancora più adirato di prima. “Quel bastardo...” mormorò con i nervi a fior di pelle. A quel punto fui afferrato nuovamente per il braccio e trascinato via da quella stradina e cambiammo completamente strada. Cercai più volte di liberarmi ma la sua presa era dannatamente forte, al punto che la mano mi si fece viola.
Arrivammo davanti a casa sua e mi spinse dentro bruscamente senza nemmeno accendere le luci. Barcollai nei buio e per poco non inciampai sul gradino dell’ingresso. “Che cazzo fai?” Gli dissi.
“Parliamo no? Visto che lo fai così tanto con Takeru vorrei tanto sapere che vi dite.”
Era tutto buio lì ma sapevo esattamente di averlo davanti e ne ebbi conferma quando un auto di passaggiò illuminò l’abitazione per pochi istanti. Potevo immaginare con che occhi mi stesse guardando a giudicare dal tono ironico che aveve appena usato. “Mi dice la verità.”
Rumore di risata. “Ah per favore. E’ lo stesso ragazzo di quella sera non è diventato un angelo all’improvviso, ma per te lui dice la verità e io solo balle?”
“No ma tu non rispondi mai alle mie domande.”
Come si era finiti a discutere nuovamente. Non c’era mai pace tra noi, non l’avremmo mai raggiunta. Che il problema fosse mio o suo, non aveva più importanza sembravamo sul serio incompatibili.
“Io ti rispondo sempre ma mai come tu vorresti è questa la verità. Ti dico la verità e non l’accetti. Piuttosto sentire le parole confortanti di altri ti fa stare bene perchè ti illudono e tu sei un sempliciotto.”
Mi ero stancato di sentire quel tono dispregiativo nei miei confronti. “Se pensi questo di me, se pensi che creda facilmanete a tutti e che sia un bambino in cerca del tuo affetto allora perchè non mi ignori definitamente? Un tempo lo facevi, adesso invece non più. Se tu a darmi finte speranze.”
Una mano sfiorò la mia. Ne rimasi colpito, spiazzato ecco che ricominciava a torturarmi. Tirai dunque via la mano e lui tentò ancora di afferarla, tentò ancora e ancora fin quando me le bloccò entrambe contro petto. “Perchè voglio tu creda a me. Smettila di seguire gli altri, smettila.”
“Io non sono la tua marionetta Hara...” Avevo ricominciato a piangere. Erano così tante le lacrime accumulate che era difficile mantenerne il controllo e ringraziai per quel buio.
Hara strinse meno le mie mani finò a lasciarle libere però con la punta delle dita cercò il mio volto che era a pochi centrimetri da lui. Scorse l’indice e il medio lungo il torace, il collo fino a tastare le mie labbra accarezzandole e poi vi avvicinò lei sue sfiorandole appena. Fu un bacio strano, salato a causa delle mie lacrime ma anche impercettibile. “Non mi piacciono i vestiti che indossi.” Disse all’improvviso.
Cosa c’entrava adesso tutto ciò? Hara lasciò nuovamente cadere le mani ma questa volta sui miei fianchi, prima cercandoli e poi una volta trovati cominciò a sfilarmi la maglia.
Che io mi ribellassi era inutile ormai. Ogni fibra di me gli apparteneva, gli avrei concesso tutto nonostante l’odiassi profondamente per il dolore che mi causava ma era come lottare con un istinto primordiale.
Sollei dunque le braccia e lasciai che mi togliesse la maglia, quest’ultima fu lanciata lontano da noi due. Poi Hara tornò sui miei fianchi e scese dolcemente le mani lungo i pettorali e poi più giù cercando il bottone e la lampo dei miei pantaloni. Riuscì a trovarli e cominciò ad abbassare la zip.
Li abbassò lievemente appena al di sotto delle natiche e sempre con un gesto molto sensuale portò le sue labbra lungo il mio collo banciandomelo e salendo finò all’orecchio. “Già va meglio così.” Mi sussurò, usando un tono profondo e un brivido mi scosse.
Portai le mani verso di lui cercando il suo torace. Percepivo il suo calore, la sua presenza appena a pochi centimetri da me. Mi parve enorme, e bellissimo anche senza poterlo vedere direttamente. Mi bastava semplicemente sentire quei muscoli sotto la maglietta e l’avrei riconosciuto tra mille. “Toglimela Ryu.”
Il mio nome. Aveva ancora una volta usato il mio nome e il mio cuore fece una capriola. Accolsi l’invito e gli svilai prima a giacca lasciandola cadere a terra e poi la maglia, purtroppo molto impacciatamente.
Ancora un altra un auto illuminò per qualche attimo la stanza e intravidi la sua perfezione davanti a me. Ero sul serio convinto di volerci ricadere così? Ormai quella era diventata la mia dipendenza. Il suo corpo, la sua voce, tutto di lui mi attraeva e mi chiesi cosa lui sentisse invece.
Poggiai le mani a quello che riconobbi essere il suo viso. Riconobbi la sua pelle liscia, e quella mascella perfetta. Era così strano toccare qualcuno senza vederlo, eppure talmente che l’avevo fissato per ore ricordavo ogni dettaglio di lui. Potevo benissimamente immaginare quei suoi capelli ribelli cadergli lungo la fronte e le orecchie, e quel suo taglio di occhi felino.
Allora mi avvicinai giusto quel poco per raggiungergli le labbra e lo baciai. Al diavolo la timidezza, lì si trattava di puro istinto e la ragione ormai l’avevo accantonata.
Mi ero reso conto che pensarci troppo mi stava facendo impazzire, e stare male. Lui vedeva Maya, avrei dovuto accettare quella realtà e accontentarmi di quello che riuscivo ad avere. Lasciai completamente andare il mio corpo e ogni movimento parve assolutamente naturale. Non ero più io.
Il nostro bacio cominciò ad essere più passionale, sempre più desideroso del altro. Le nostre lingue si fusero in una cosa sola, al punto che non seppi più capire dove finissi io e dove iniziasse lui.
Hara mi afferrò nuovamente i fianchi e mi tenne stretto a sè mentre mi baciava. Io invece mi aggrappavo a quel suo viso con la paura che in quel buio potesse sparire da un momento all’altro.
I nostri corpi cominciarono a diventare bollenti. Eravamo premuti l’uno contro l’altro; eccitazione contro eccitazione al punto che non potei fare a meno di aprirgli le braghe per sentire di più.
Lui fece lo stesso con me facendo scivolare la sua mano lungo la mia schiena nuda e scendendo sempre più giù fino alle natiche dove cercò l’insenatura per entrare.
La posizione era scomodo, dolorosa ma non mi importò. Giocavo nel frattempo col suo membro eccitato facendo su e giù con la mano, e il suo respiro iniziò a farsi più profondo.
Hara non riuscì a resistere e iniziò a penetrarmi prima con un dito e poi due, iniziando a muoverle dentro di me in maniera delicata. “Fa male..” Borbottai ansimando.
“Vieni con me.” Mi prese per mano e mi portò in quello che doveva essere il salone, ma non riuscendo a vedere nulla ebbi paura di inciampare su qualcosa. Hara si mise a sedere su qualcosa di lungo e nero, doveva essere sicuramente il divano quello.”Siediti.” Mi tirò su di sé e lo sovrastai sedendomi a cavalluccio sulle sue gambe.
Ricominciò a baciarmi però stavolta lungo il collo e tornò a palparmi l’ano tentando un altra penetrazione, e ci riuscì. Fece sicuramente meno male ma era ugualmente fastidioso. Ad un certo punto mi partì involontariamente un gemito soffocato.
Passarono pochi minuti da quando aveva iniziato e iniziò a sfilare via le dita. Mi sentii vuoto, desideravo di più dentro di me. Avevo caldo, la mia eccitazione batteva contro la sua che era pronta a prendere possesso di me ancora una volta, e io non l’avrei impedito.
Avevo il suo volto praticamente davanti al mio e non riuscivo a vederlo, sentivo solo il suo ansimare fondersi al mio. I nostri nasi si sfioravano di continuo, così come le nostre labbra.
Sollevò il mio bacino in modo da poter iniziare la penetrazione ma diversamente dall’ultima volta lo fece delicatamente e lentamente. Un brivido mi scosse il corpo, non era dolore quello ma il piacere incredibile che bramavo di provare ogni volta che lo vedevo. Gemetti più forte, “Fa male?” Mi sussurò.
“N-no, va bene...” Allora Hara diede un ultimo colpo e fu dentro di me, ancora.
Ogni volta che lo facevamo era diverso. Le emozioni, il contesto e i nostri modi cambiavano, sembrava sempre la prima volta. Sentivo di non esserne mai sazio, volevo che iniziasse a spingere ma Hara rimase immobile per qualche secondo e poi diede una spinta secca facendomi sussultare e ansimare.
Fece così per un pò poi cambiò tatticca e mi sollevò tenendomi tra le braccia. Era assurda la forza che avesse quel ragazzo al punto da riuscire a distendermi lungo il divano per continuare più comodamente quelle spinte ben assestate e regolari.
Ognuna mi faceva soffrire e godere sempre di più al punto che non riuscii più a trattermi, dovetti venire. Non ero l’unico che non ce la faceva più. L’ansimare di Hara si fece sempre più profondo e irregolare fin quando non assestò l’ultima spinta liberandosi.

****

Ancora musica e grida. Che beccano c’era.
Dovevo aver bevuto troppi di quei cosi, ed era tutta colpa di Hara.
Le luci erano accecanti, e la vista mi si era offusca o forse era dovuto alla cappa di fumo che s’era formata in quel dannato posto. Chi me l’aveva fatto fare di andarci.
“Ehi mezzasega sei già andato fuori di testa?”
Eccolo era tornato di nuovo. Cercai di ignorarlo tenendomi il viso tra le mani ma pensai che fosse stupido fare una cosa del genere così sollevai la testa. “E’ colpa tua se sto così! Baka.”
Hara mi fissò schifato. “Mio dio che guaio ho fatto...”
Già, poteva dirlo forte. Anzi il grande idiota ero io lì, avevo accettato di bere certa roba senza neppure sapere di che si trattasse e mi ero fidato della persona peggiore. Dov’erano gli altri?
“Mi viene da vomitare...” borbottai tra me ad altra voce.
“Cazzo non vomitare! Vai in bagno se proprio devi.” Mi sarei sentito male in quel postaccio e la colpa era solo sua. Hara allora si chinò verso di me per guardarmi in viso. “Ehi?”
Che la smettesse di parlare, solo ascoltarlo mi faceva aumentare la nausea. Non riuscivo neppure a tenere la testa sollevata, se facevo movimenti bruschi col capo avrei rimesso tutto così preferii fissare le sue scarpe. “Accidenti vieni riporto a casa.”
Forse quella era l’unica idea sensata che potesse venirgli. Mi afferrò per il gomito cercando di farmi rimettere in piedi ma barcollai miseramente finendogli addosso. “Bella presa...” dissi ridendo come un ebete.
Hara sospirò e mi allontanò. “Si si certo, vieni.” Fui trascinato in tutta quella confusione, e gridai aiuto dentro di me ma non stavamo tornando in pista piuttosto attraversammo quel posto in cerca dell’uscita. Finalmente la raggiungemmo e una volta fuori sentire la fredda aria dell’esterno mi fece bene, al punto che la nausea parve andare via lasciando posto solo all’enorme confusione che avevo in testa.
Continuavo ad essere retto a stento da Hara, il quale mi tirava continuamente spronandomi a camminare con modi poco carini. Cosa credeva che fossi il suo cane?
Mi guardai un pò intorno e ogni strada mi parve uguale, cazzo dov’ero? “Allora dov’è casa tua?” Bella domanda Hara, dov’era casa mia?
“Oi cazzo rispondi!” Tuonò ancora severo. Ma io proprio non sapevo dove fosse casa mia, non sapevo neppure dove fossi in quel momento al punto che le poche parole che pronunciai furono dei balbetti senza senso. Hara trova una soluzione ti prego.
“Cazzo.. non posso girare a vuoto per colpa tua brutto sfigato.”
Eppure era bella quella passeggiata, perchè non poteva godersi semplicemente il momento come stavo facendo io? La tranquillità della notte era così piacevole, mi ci stavo crogiolando mentre attorno a me si susseguivano i lampioni della luce e le case con giardini.
“Vabbè ti porto da me a ‘sto punto poi domani ti sbatto fuori a calci.”
Perfetto! A calci era giusto quello che mi mancava nella lunga lista dei suoi insulti. Mi venne da ridere come un cretino e fui fulminato da una delle occhiatacce di Hara. Cazzo, quel ragazzo era davvero pesante.
Dalla strada mi ritrovai in un abitazione. Era casa mia quindi, wow ci ero tornato. Quella mia idea però sparì quando vidi una camera da letto che non era la mia, o forse si. Mio dio che schifo l’alcool. “Su dormi lì.” Mi indicò quel letto.
Mi osservai per qualche secondo. “Ma non ho il mio pigiama. Come faccio?”
Hara mi fissò basito. “Dormi in mutande non mi importa ma togliti dalle palle.”
In mutande aveva detto? Vabbè se quella era la soluzione allora avrei dormito così. Cominciai a sfilarmi prima maglia e poi pantaloni sotto gli occhi sconcertati di Hara. “Ma che cazzo fai...”
“Sono incastrato... liberami.” Non riuscivo a districarmi, cazzo.
Hara fece un respiro profondo e come mio salvotare mi venne in aiuto. Era un grande, pensai felice. Perchè ero contento di una cosa così stupida? A quanto stava andando il mio cervello?
Lasciò cadere la mia maglia a terra come uno straccio sporco. Che modi. “Cazzo Hara non puoi buttarmi le cose a terra. Sei uno stronzo!”
“Prego?” Abbozzai una sorta di pugno e mi scagliai contro di lui ma facilmente riuscì a scivarmi e finii con tutto il corpo sul letto sprofondando nel materasso mormido. Profumava di lui. “Ok, se hai finito io me ne torno al locale. Vedi di sparire domani mattina.”
Non solo mi aveva conciato in quello stato ma adesso voleva anche scaricarmi lì, in un posto che non avevo mai visto prima. Che egoista che era.
“Aspetta...” Cercai di mettermi a sedere ma barcollai un pò prima di riuscirci. Hara si voltò a guardarmi, era proprio sul ciglio della porta pronto per andarsene. “Grazie... cioè... mi hai salvato da quel tizio... quello strano. Ho avuto paura ma per fortuna c’eri tu.” Sorrisi contento.
“Forse avrei dovuto lasciarti a lui...” sospirò.
“Ma no... che strano però. Perchè mai un maschio abborda un altro maschio non lo capisco proprio.” Risi ancora come un cretino come se quella fosse una battuta divertente.
Hara mi fissò attentamente e richiuse la porta alle sue spalle. “Mah chissà. Sei pure una mezzasega si vede che aveva parecchio alcool in corpo quel tipo.”
Ridacchiai ignorando completamente il palese insulto. “Esatto! Mi avrà preso per una ragazza.”
“Una ragazza mh?” Hara si chinò sul pavimento e raccolse la mia maglia e l’osservò attentamente poggiandola sulla scrivania poi si avvicinò ancora di più al letto e a me.
Forse ci aveva ripensato e voleva farmi compagnia e ne fui contento. Poi però mi afferrò il viso con una mano e cominciò ad osservarmi bene in viso piegandolo prima verso destra e poi verso sinistra. “Mi spiace sega non sembri affatto una ragazza.”
“Ah... cavoli allora era sul serio un pervertito!” Sorrisi. La testa continuava a fluttuare su un altro pianeta, e sentivo tutto il viso in fiamme.
Hara continuava a starmi super vicino. Lasciò andare il mio viso e portò il suo sguardo verso in basso, fissandomi l’addome. Mi guardai anch’io in basso, cos’è ero sporco?
Sul suo volto si disegnò quell’orrendo ghigno che aveva 24h su 24h. “Ehi sega hai mai fatto sesso?” Scoppiai a ridere per quella domanda così improvvisa al punto che controllai sul materasso ignorando la sua occhiata torva. Che spiritoso era. “Già sei completamente fuori dimenticavo..”
Continuai a ridacchiare per un pò mentre Hara si sfilava via la maglia lasciandola scivolare a terra. Oh bene voleva anche lui dormire adesso? “Hara?”
Mi sovratò facendo passare la sua fredda mano lungo il mio torace. “Altro che ubriaco quel tipo, c’ha visto bene non sei così male come pensavo.” Sorrise con una strana luce negli occhi.
Che cosa doveva significare? Non ebbi il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto perchè Hara avvicinò abbastanza da sfiorarmi le labbra rubandomi un bacio.
Era sconvolto. Che cosa stava succedendo anzi perchè stava capitando e sopratutto perchè? Avrei dovuto provare ribrezzo per lui, era un ragazzo ed era Hara ma non riuscii a respingerlo.
Mi penetrò la bocca prepotentemente costringendomi a seguirlo in quell’assurdo gioco.


NOTE AUTRICE: Un pò di risposte finalmente. Ryu mentre è ubriaco sente chiaramente la voce di Hara ma non è davanti a lui in quel momento, sono piuttosto gli attimi dimenticati di quella famosa notte, che purtroppo non ricorderà mai pienamente.
Diversamente da lui, noi tutti invece attraverso questo capitolo sapremo cosa è successo finalmente e cioè che Hara ha palesemente mentito. Si perchè Hara ricorda tutto, ed era lucido.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo XXVII

Quando riaprii gli occhi doveva essere già mattino perché dalle finestre entrava della luce.
Mi spostai i capelli dagli occhi e sollevai appena un pò la testa dal cuscino per vedere l’orologio, ma quando non lo trovai al solito posto mi ricordai di non essere a casa mia. Sussultai allora.
L’avevo fatto di nuovo, avevo bevuto ed ero finito nel letto di Hara. Solo che stavolta Hara al risveglio non era con me, e mi domandai dove fosse finito. Così cercai presto i miei vestiti, mi diedi una ripulita con una doccia veloce e andai dritto al piano di sotto per cercarlo.
Non ebbi manco il tempo di scendere le scale che riconobbi quella che doveva essere una voce femminile. Ebbi il timore che si trattasse di nuovo di Maya e invece no, era sua madre. Così mi fermai a metà rampa nell’intento di captare qualcosa del loro discorso, mi accorsi però che non stava affatto parlando con Hara piuttosto sembrava un monologo. Era dunque al telefono.
“Si arrivo tra poco il tempo di prendere un cambio tesoro.”
Aveva detto tesoro? Quella donna non era mai a casa, tornava dunque solo per prendersi un cambio per poi tornare da qualche parte. La sentii riattaccare, era dunque il momento di sparire di lì e me ne tornai in camera di Hara dove rimasi nascosto aspettando che andasse via.
Quando sentii la porta di casa chiudersi mi sporsi un pò alla finestra per vederla. Aveva in mano un piccolo borsone che stava caricando in quella che doveva essere la sua auto. Era come sempre vestita elegante e ben truccata, una bella donna che però dentro era un mostro. Montò sulla sua auto e sparì svoltando l’angolo.
Tornai al piano di sotto ma di Hara non c’era alcuna traccia, mi preoccupai che potesse di nuovo essere sparito. Poi però la porta di aprì e lo vidi rientrare con tre grosse buste in mano. “Ah finalmente hai deciso di svegliarti.” Disse andando dritto verso la cucina e poggiando tutto sulla tavola.
Gli andai dietro e gettai un’occhiata all’interno delle buste e notai che c’era del cibo, ma non sembrava comprato al kombini. Piuttosto era del cibo sano da preparare. “Vuoi cucinare?” domandai dunque.
Hara mi fissò imbarazzato e mi diede le spalle afferrando delle ciotole da riso dalla credenza. Lo trovai estremamente carino, così gli diedi una mano e tolsi tutto dalle buste.
All’interno però vi trovai anche un pacchetto con dentro delle ciambelle. “Il tuo spuntino?” Chiesi sventolandogliele davanti agli occhi.
“No, pensavo volessi mangiare qualcosa per colazione.”
Arrossii per quel pensiero tanto dolce, se così si poteva definire. Osservai quelle ciambelle colorate di rosa e bianco e non ebbi il coraggio di addentarle, dietro il loro aspetto celavano forse il primo gesto gentile di Hara nei miei confronti.
Gettai un altra occhiata verso Hara intento a preparare la macchinetta del riso. Sembrava essere normale, che non sapesse della visita di sua madre? Poco male. Forse era meglio non dirglielo affatto o avrei rovinato quel momento di pace. Decisi dunque di mettermi seduto e mangiare. Era dal karaoke che non mettevo nulla sotto i denti e lo stomaco mi brontolava per la fame. “A che ora ti sei svegliato?”
“Non saprei. Forse non ho esattamente dormito.” Mi rispose. Già chissà che ore s’erano fatte dopo aver finito di fare sesso, ma poi come c’ero arrivato sul letto. Mi ci aveva portato lui?
Provavo ancora imbarazzo se ci pensavo ma sembrava essere diventata la mia quotidianità stare lì. Vederlo trafficare con i pulsanti della macchinetta mi faceva stare bene. Mi rendeva felice sapere che mi aveva portato a casa lasciando perdere Maya.
“Non ci riesci proprio a farla funzionare eh?” Osservai divertito.
Hara sbuffò “Credo che dovrei cercare delle istruzioni.”
Giusto istruzioni. “Potrei chiamare mia madre e chiederle come funziona.” Non ci fu risposta ma parve essere d’accordo così afferrai il cellulare nel tentativo di cercare il numero ma sul display vi trovai tipo tre chiamate perse. Due erano di Kioko e un numero era sconosciuto. Andai dunque nella stanza accanto e provai a richiamare quel numero e attesi.
“Pronto?” La voce sembrava essere quella di Takeru, ma ne ebbi il dubbio. “Ryu sei tu? E’ il tuo numero?”
Si era lui. “Takeru allora sei tu. Ho visto la chiamata sconosciuta e volevo sapere chi fosse.”
“Tranquillo me l’ha dato ieri Kioko.”
Possibile che quella ragazza desse il mio numero a chiunque le capitasse a tiro? “Non preoccuparti...” Ci fu un silenzio davvero imbarazzante, cos’altro dovevo dirgli?
“Come ti senti?” Domandò all’improvviso rendendo meno spiacevole quella telefonata.
“Ah meglio.. non ricordo granché ma ti ringrazio di avermi aiutato.”
Sentii il rumore di una risata, “Figurati infondo è stata colpa mia.”
Altro che colpa sua, mi ero ridotto da solo in quello stato, avevo solo approfittato della sua gentilezza. “No, davvero. Non ero in me e ho fatto una cazzata...”
Altro lungo silenzio. “Tutto bene adesso? Lo so perché l’hai fatto.”
Andava davvero tutto bene? Si ci ero andato a letto ma a me bastava sentirmi felice per una cosa simile? Forse no, perché sarebbe capitato ancora. Avrei ancora rivisto Hara insieme a quella ragazza e tutto sarebbe partito da capo: nuovi litigi, nuovo dolore e così via.
Era ciò che pensavo in quel momento e Takeru era lo specchio attraverso cui assaggiavo la cruda realtà. “Credo di s-sì...”
“Beh se hai bisogno io sono qui e questo è il mio numero, chiamami pure.”
“D’accordo.”
Ci congedammo così, riattaccai e salvai il suo numero tra i contatti. Mi ero completamente dimenticato il motivo per cui ero andato in quella stanza, così feci il numero di casa e telefonai a mia madre.
Mi feci spiegare presso a poco i pulsanti principali della macchinetta del riso e non parve affatto arrabbiata che avessi passato la notte da Hara, cos’era quella smisurata fiducia nei suoi confronti?
Terminata la chiamata tornai da lui in cucina che stava mangiando del sedano comprato. “Allora?”
“Mi ha detto che dobbiamo selezionare il tipo di cottura e l’orario e poi premere start.”
Gli mostrai come fare e nonostante avessi di che occuparmi non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che avessi sbaglio ad andarci a letto ancora senza una vera e proprio spiegazione. Aveva detto di credere in lui e io volevo farlo ma la fiducia non dovrebbe basarsi su qualcosa?

****

Nel pomeriggio dovemmo andare agli allentamenti dove trovammo gli altri, e così anche una Kioko molto furiosa che mi afferrò per un orecchio tirandomelo con estrema forza. “Grazie di avermi richiamata!”
“Scusa me ne sono dimenticato. Ti prego lasciami!”
Kioko lasciò andare la presa e si girò ancora più furiosa verso Hara che la guardò con sufficienza, “E tu! Ho lasciato non so quante chiamate anche a te dopo che Takeru mi ha avvertita che l’avevi accompagnato a casa. Ero davvero preoccupata.”
“Cosa sei sua madre?”
La risposta non piacque affatto a Kioko e divenne rossa dalla rabbia. Cominciò dunque a borbottare cose senza senso contro Hara, quest’ultimo le ignorò completamente.
Lasciai perdere quel loro bisticcio e gettai un occhiata ai ragazzi in campo. C’era Makoto che provava dei tiri liberi insieme a Kaoru mentre Kyoja se ne stava in disparte seduto a terra. Decisi dunque di andargli vicino.
Mi lasciai scivolare lungo la parete e mi misi a sedere accanto a lui. Notai che sembrava essere molto giù. “Ehi che succede?”
Kyoja sollevò a stento il viso per guardarmi, “Nulla Ryucchan.”
Gli diedi un occhiata e aveva profondi ematomi su gambe e braccia. “Che ti è successo?”
“Ah questi... il mister mi ha fatto fare degli allenamenti extra, dice che non sono in forma.”
Ancora con quella storia! Ma voleva seriamente uccidere quel ragazzo, pensai. “Lascia perdere questa fissa del mister hai sempre giocato bene. Infondo noi siamo le schiappe della squadra ricordi?” Ridacchiai.
Kyoja però non era in vena e sospirò “Ryucchan tu sei cresciuto da quando sei entrato nella squadra sei persino più alto io invece resto sempre minuto e debole, non posso essere alla vostra altezza.”
Non sopportavo ti vederlo con quell’espressione in viso. Kyoja era sempre allegro e spensierato, ero io invece quello delle seghe mentali non certo lui.
Mi rimisi in piedi afferrando uno dei palloni rotolati fino a noi. “Allora mettiamoci al lavoro e cerchiamo di migliorare insieme che dici?” Gli proposi iniziando a palleggiare.
Kyoja mi fissò confuso e parve non voler partecipare. “E’ inutile Ryucchan...”
“Non mi interessa affatto se è inutile o meno tu devi almeno provarci e se fallirai non sarà la fine del mondo. Infondo il basket non è tutto nella vita, fidati. Coraggio...” andai a porgere la mia mano verso di lui. Per qualche secondo pensai che non l’avrebbe afferrata ma poi lo fece e sfoderò di nuovo quel sorriso che tanto lo caratterizzava e che mi metteva di buon umore.
Cominciò a tornare la persona elettrica che era e andò al centro del campo attendendo che lo raggiungessi. Giocammo un bel pò, e non riuscii sul serio a stare dietro alla sua assurda velocità, al punto che la palla mi fu tolta di mano quasi sempre.
“Ehi mezzasega!” Mi arrivò una pallonata in piena faccia. E ovviamente chi poteva averlo scagliato con tanta cattiveria? Ma certo proprio Tetsuo che si divertiva come un pazzo. “Cazzo non ti ho rotto il naso, peccato.” Rise maligno.
“Stronzo..” mi tastai il viso dolorante.
“Potevi fare del male a Ryucchan!” Lo sgridò Kyoja.
Dirlo non avrebbe fatto cambiare l’umore felice di Tetsuo. Gettai un occhiata rapida verso la panchina dove Hara stava parlando col mister e Kioko.
“Ehi c’è qualcuno vicino alla porta.” Disse Kyoja attirando la mia attenzione, così seguii il suo braccio che puntava proprio in quella direzione e vi vidi proprio Maya. Quella ragazza stava diventando un incubo, ormai appariva ovunque andassimo. “Wow è carina forte.” Commentò ancora Kyoja.
“Che ci fa quella qui?” domandò confuso quanto me anche Tetsuo con quel suo solito tono arrogante.
Era quello che volevo sapere anch’io. Se ne stava accostata alla porta guardandosi i giro con quei bei capelli biondi che le cadevano morbidi lungo le spalle e il seno.
Poi parve illuminarsi e cominciò a sventolare il braccio verso l’alto in segno di saluto. Gettai dunque un occhiata verso Hara, si era accorto che lei era lì. Ci risiamo, pensai.
La ragazza allora ebbe il coraggio di entrare e gli andò incontro sfoggiando un fastidioso sorrisino. Cominciarono a parlare di non so cosa e Hara sembrava sul serio assolto nella conversazione al punto che vidi lei ridere amabilmente come se lui chissà cosa avesse detto. Lo stava sul serio facendo davanti a me?
“Ryu attento!”
Mi arrivò un altra pallonata in piena faccia che mi fece barcollare a terra come un salame. “Uao l’ho beccato in pieno stavolta.” Sghignazzò soddisfatto Tetsuo.
Kyoja mi venne a raccattare da terra cercando di aiutarmi. Quel colpo mi aveva davvero smosso il cervello, e ogni pensiero che avevo era volato via. “Tutto bene?”
“Si si tutto bene. Credo che andrò a darmi una controllata al naso.” Ridacchiai e fuggii di lì andando dritto nello spogliatoio dove trovai un pò di pace.
Portai tutta la testa sotto la fontana, almeno l’acqua fredda avrebbe rinfrescato la mia mente. Non dovevo essere geloso, no. Hara aveva detto di credere in lui e dovevo farlo, ma era così difficile anche perchè lui non me lo rendeva affatto semplice se quella tipa veniva anche lì. Dovevo quindi darmi forza e tornare di là, e così feci.
Una volta fuori notai che tutti erano raggruppati intorno alla panchina dove c’era appunto Maya che aveva attirato l’attenzione di tutti i maschietti. L’ormone si faceva sentire.
Feci lo stesso e mi aggregai. Trovai che tutti ridevano per qualcosa, ad eccezione di Hara che aveva uno strano sorriso stampato in faccia. Perchè sorrideva così spontaneamente quando c’era lei.
“E’ adorabile, Hara!” Commentò Makoto, “Quindi davvero vi costringono a indossare gonne così corte nella vostra scuola? Uao dev’essere bello frequentare un istituto femminile.”
“Per niente! E’ una noia mortale in verità, sento la mancanza del sesso maschile certe volte.” E quindi per rifarsi veniva qui o cercava Hara? Che rabbia. Maya parve accorgersi della mia presenza e mi sorrise, “Ciao!” disse in maniera molto dolce.
“Ciao.” Quel saluto uscì fuori davvero triste.
Kyoja scoppiò a ridere “Ryucchan vs le donne, non ci sai proprio fare!” Rise ancora. Quel suo intervenne raccolse alcuni consensi sia in Tetsuo che Makoto, i quali risero insieme a lui.
Non mi interessavano affatto le donne, e se pure qualcuna mi fosse piaciuta lei sarebbe stata l’ultima della mia lista. Odiavo tutto di Maya, il modo carino in cui si portava i capelli su un solo lato e il modo educato in cui accavallava le gambe. Cazzo era l’emblema della ragazza cute che piaceva a tutti.
“Non riesco a crederci che voi stiate insieme.” Osservò ancora riferendosi a Kioko e Tetsuo. Quest’ultimo fece finta di nulla come se la cosa non lo riguardasse affatto.
Kioko invece arrossì imbarazzata. “Già neppure io me lo sarei aspettata, era l’ultimo ragazzo che avrei guardato sinceramente.” Quel commento non piacque affatto a Tetsuo che la fissò irritato.
Ci furono altre risate. Hara se ne stava in piedi accanto a lei senza dire nulla, osservava semplicemente la scena ridacchiando ogni tanto. Non mi aveva guardato neppure una volta.
“Holaaaa gente!” dal nulla apparve Takeru piazzandoci tutti, me compreso. “Cos’è questo raduno?” Osservò ognuno di noi e poi si accorse della presenza di Maya e la salutò amichevolmente.
“Quindi è vero che frequenti di nuovo la scuola.” Disse molto sorpresa la ragazza, e Takeru le sorrise annuendo. Notai che aveva in mano un foglio, che molto probabilmente era un volantino.
“Ehi Yuu-“ Il suo saluto fu stroncato sul nascere dall’occhiata adirata di Hara, il quale non sembrava molto contento di vederlo lì. Che fosse ancora arrabbiato per la storia dei vestiti e dell’alcool? “Beh visto che avete tutti finito che ne dite di venire tutti da me oggi? Al locale abbiamo messo una nuova offerta!”
Ci sventolò davanti quel volantino e tutti noi ci avvicinammo quanto bastava per osservare. Non era nulla di che pensai, e se dovevo fare la fine della sera prima preferivo restare a casa.
“Sii!” Rispose sonoramente Kyoja alzando una mano a mo’ d’appello scolastico, e ci fu un altra risposta positiva anche da Kioko e Tetsuo chiaramente costretto.
Lanciai un occhiata verso Hara, quest’ultimo si avvicinò a Maya “Che vuoi fare tu?” le chiese. La ragazza esitò un attimo e poi sorridendogli rispose che le andava proprio di mangiare qualcosa. Perchè aveva chiesto cosa le andava di fare? Non sarebbe venuto senza di lei? Avevano altri piani?
Tante, troppe domande iniziarono a ronzarmi in testa. Takeru poi sbucò alle mie spalle sbattendomi in faccia quel suo odioso volantino, “Andiamo Ryu non accetto un no da te!”
Che cosa dovevo fare? Sarei stato come ieri. Takeru mi circondò con un braccio chiedendomi ancora la stessa cosa, e spronandomi ad andare. Che fare.
“Ehi” Disse Hara avvicinandosi a me e fissando in maniera torva me e Takeru. Non poteva farmi una scenata di gelosia, davvero non poteva non dopo aver chiesto una cosa del genere a lei. Takeru allora mollò la presa e si allontanò. “Allora che fai tu?” mi domandò.
Era venuto a fare la stessa domanda anche a me, ma era assurdo! Strinsi i pugni sentendomi davvero preso in giro, ma si rendeva conto di come si comportava o era davvero stupido. “Sega?”
Lo guardai serio, “Si vengo.” Non ci fu reazione da parte sua, sentì la risposta e tornò da Maya fregandosene altamente che ci fossi anch’io. Forse era scontento che andassi?
“Ho l’impressione che Yuuto sia davvero incazzato con me.” Esordì a quel punto Takeru pensando ad alta voce. Mi stupì molto che ci fosse arrivato solo in quel momento, che idiota.
“Ma va.”
“Che gli ho fatto? Non volli rispondere a quella domanda era stupido anche dirgli che Hara era geloso, e che nel frattempo si divertiva con una ragazza. Cos’ero il suo segreto?
Una volta puliti e rivestiti ci recammo in massa al locale di Takeru. Che ricordi, pensai. Quella giornata era stata una delle più belle che ricordassi tranne per il finale dove avevo appunto conosciuto quell’idiota di Takeru.
Kyoja mi camminava accanto e mi raccontava di un gioco che aveva provato. Poi però fui affianco anche da Kioko che si aggrappò furtivamente al mio braccio mentre Tetsuo era impagnato a parlare con Hara e Maya. “Ryu ma che succede? Come mai Maya sta così incollata a Yuuto?”
“E’ quello che vorrei tanto sapere anch’io.” Risposi seccato.
Kyoja finalmente notò la stessa cosa, “Ryucchan ti tradisce con quella!” E ci mancava il dito nella piaga da parte sua. Quel ragazzo non aveva sul serio tatto nel far notare le cose.
Kioko notò il mio malumore e colpì Kyoja bruscamente sul braccio. “Idiota!” Gli gridò contro furiosa e poi tornò ad avere quella sua espressione gentile, “Non ti devi preoccupare. Quei due sono sempre stati buoni amici se avesse voluto farci qualcosa l’avrebbe già fatto, tranquillo.” Ridacchiò.
“C’è stato a letto.”
Silenzio agghiacciante. “Complimenti stupida!” Kyoja colpì allora Kioko.
“Tranquilli non è per questo che sono giù di morale in questo momento.” Spiegai, allora Kioko tornò davanti andando proprio ad immischirsi nella conversazione tirando via da lì Maya e spingendola più avanti. Kioko si voltò verso di me e mi fece occhiolino. L’aveva allontanata da Hara, che grande era! Le sorrise e le disse grazie a bassa voce.
Nel locale fummo accolti dalle cameriere di quella volta che cominciarono praticamente a trattare noi e Takeru come dei vip, che si faceva per entrare nelle grazie capo.
“Ordinate ciò che volete ragazzi!” Disse una volta tutti seduti.
La situazione non voleva proprio migliorare. Finii seduto tra Kyoja e Takeru, mentre Maya si era ormai monopolizzata Hara, e alla sua sinistra c’era invece seduto Tetsuo. Kioko tentò in tutti i modi di far cambio posto ma fu inutile così le dissi di lasciar perdere.
“Quante cose buone!” Osservò Maya sorridendo verso Takeru. “Che prendi Yuuto?” Lo chiamava persino per nome senza il minimo ritegno! Mi saliva una rabbia assurda, al punto che spezzai un paio di hashi (bacchette giapponesi) senza accorgermene.
“Ryucchan è hulk oggi!” Rise Kyoja e lo minacciai con quel che restava delle bacchette, lo intimai di piantarla perchè non era giornata. “Non uccidermi ti prego!!” Urlò divertito ma ero serio.
“Io prenderei dei temaki.” Si intromise a quel punto Takeru. Avevo già sentito il nome di quella pietanza e mi tornò in mente di averli assaggiati proprio lì con Hara. Era assurdo come tutta la situazione fosse cambiata da allora. Mi rabbuiai ancora. “Ehi Ryu vuoi mangiarli con me?” Mi propose poi.
Cercava di essere sempre gentile con me quel ragazzo e io il più delle volte sfogavo su lui, Kyoja e gli altri le mie frustrazione da pazzo innamorato. “V-va bene.” Dissi timidamente.
Takeru contento si illuminò con quel suo affabile sorriso e si accertò che tutti gli altri avessero scelto. Vidi Hara parlare ancora con Maya mentre sfogliavano lo stesso menù. Erano carini però. Entrambi bellissimi, non stonavano affato mentre eravano insieme e almeno una relazione con lei non avrebbe scatenato il pandemonio in giro per la città.
Poteva tenerle la mano e baciarla, nessuno avrebbe pensato ‘che orrore’. Diversamente io ero un ragazzo, era tutto complicato insieme a me. Persino dirlo ad amici era imbarazzante.
Arrivarono le porzioni e cominciammo ad assaggiare tutto. Era squisito ma non avevo poi così tanta fame, cosa di cui si accorse Takeru vedendo che la mia parte di Temaki era ancora quasi completa. “Ehi non voglio buttarli.” Osservò.
“Perdonami cercherò di mangiarne altri.”
Incrociai gli occhi di Maya che mi stavano scrutando attentamente. Cosa voleva. Aveva il proprio piatto davanti perchè doveva osservare proprio me. “Takeru ti sei inserito bene da quel che vedo.”
“Già. Nonostante siani tutti dei mocciosi rispetto a me.” Rise.
Tetsuo l’afferrò per il colletto della maglietta che portava. “Moccioso a chi!” Takeru chiese immediatamente scusa e fu liberato dalla morsa dell’omone, quest’ultimo fu poi rimproverato da Kioko.
“E’ stupefacenete davvero, sei diventato anche tu amico di.. Ryu se non sbaglio vero?” Perchè improvvisamente aveva proprio fatto riferimento a me. La guardai confuso e a disagio, adesso anche Hara aveva mostrato interesse per la conversazione.
“Non so se lo sai ma feci la sua conoscenza proprio qui ancor prima di tornare a studiare.” Cominciò a dire felice di farne parola a lei, “E mi ha praticamente sbattuto in faccia un piatto solo perchè gli ho detto che era un bel ragazzo.” Rise ricordando la scena.
Kioko mi guardò stranita non sapendo di cosa stesse parlando. Accidenti, quel ragazzo aveva davvero la bocca larga e amava parlare degli altri come se nulla fosse. “Oddio sul serio?” Commentò stupita Maya.
“Si, proprio in faccia.” Si inserì a quel punto anche Hara, “Peccato che non abbia usato la sedia, io avrei preferito quella.” Aggiunse con un tocco di veleno nelle parole.
Bene si era risvegliato il ghigno cattivo di Hara in quel momento. Ad eccezione di me, i presenti risero per le sue parole, che ci trovavano di divertente? “Ma poi pare si sia sistemata la cosa.” Continuò Maya.
“Oh si siamo ottimi amici adesso, vero Ryu?” Mi accarezzò la testa come un cane.
Non avevo il coraggio di vedere che espressione avesse Hara in viso così mantenni un profilo basso mangiando i miei temaki annuendo semplicemente col capo.
“Maya ma tu sei fidanzata invece?” La conversazione fu totalmente stroncata dalla squittante domanda di Kyoja. Già, era giusta infondo. Volevo anch’io sapere cosa avrebbe risposto, così cercai di guardarla senza darlo a vedere.
Maya si ammutolì di colpo e il suo sorriso sparì, che succedeva. Infondo non le aveva chiesto nulla di strano, poteva anche rispondere di non volerlo dire se era a disagio.
Poi però il suo sguardo si volse verso Hara. “Ecco non esattamente ma frequento una persona che mi piace.” Quella fu la batosta finale. La risposta che meno avrei voluto sentire di tutte.
Una pugnala in pieno petto. Aveva prima guardato Hara e poi aveva risposto, cazzo era dannatamente palese che fosse lui quella persona. Le donne non sanno mentire, neppure lei ci riusciva e i suoi sentimenti l’avevano tradita proprio nella risposta.
“Ma io sapevo che uscivi già con un tizio.” Osservò Tetsuo.
“Oh beh, è finita ancora prima di inziare. Mi sono resa conto di essere innamorata da molto tempo di una persona che già conoscevo da tempo e solo ultimamente ho trovato il coraggio di dichiararmi.”
Dichiararmi? Si era pure dichiarata. Guardai completamente sconvolto Hara che semplicemente mangiava non curandosi che stesse praticamente smantellando ogni sua bugia. Mi aveva detto di credergli ma come potevo dopo una confessione del genere. Quei due uscivano insieme.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


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Ciao amici! Ho avuto qualche problema col sito prima e pensavo che non sarei riuscita a postare oggi, ma non è stato così. Bene partiamo con qualche ringraziamento particolare: ieri ho ricevuto un bellissimo messaggio da parte di Ryuchi99, il quale mi ha davvero resa felice per le meravigliose parole spese verso la mia storia e spero vivamente che continui a seguirla con passione come sta già facendo <3
Detto questo parliamo del capitolo di oggi. Beh, dio mio, l'avrò tipo riscritto tre volte perchè non sapevo proprio come rendere carina e accettabile la reazione di Ryu ma poi mi sono detta che lui non è affatto un tipo aggressivo quindi il massimo che potrebbe fare è mandare al diavolo qualcuno e poi scappare.
So bene che Hara è odiatissimo ma abbiate fede saprà stupire un pò tutti verso la fine, già fin qui e rileggendo i capitoli noto un crescere anche in lui grazie al piccolo Ryu che non vuole mollare la presa. Bene mi sono divulgata anche troppo e termino dicendo grazie a chi legge ogni aggiornamento e chi in particolare si ferma a recensire ogni volta (Zuria e Miriam), grazie davvero di cuore!



CAPITOLO XXVIII

Maledetto lui per tutte le sue bugie. E' ciò che avrei tanto voluto gridare in quel momento e dire a lei: mi spiace tesoro ma non so se lo sai il tuo attuale ragazzo va anche a letto con i maschietti, sorpresa eh? Ma non lo feci però, perché ero completamente basito da quella rivelazione. E sopratutto schifato, ma dovevo starmene buono e non fare scenate o la gente chissà cosa avrebbe pensato.
“Non è giusto che tutti abbiamo un amore tranne me!” Commentò in quel momento Kyoja allentando la tensione che si era venuta a creare. Ma il mio umore non migliorava.
“Ehi tranquillo Kyoja siamo in due.” Aggiunse anche Takeru.
“Siete in tre in verità, c’è anche la mezzasega che non ha mai visto una ragazza in vita sua.” Disse Tetsuo scherzando su quanto fossi in realtà sfigato, e lo ero. Attese una mia risposta alla sua provocazione ma non ci fu. Aveva ragione, mi trovavo in quella situazione perché non avevo mai avuto esperienze, se non con Hara.
“Piantala Tetsuo.” Lo sgridò Hara. Era inutile che adesso cercasse di zittirlo, doveva pensarci prima quando la sua ragazza aveva praticamente ammesso tutto.
“Io non riesco a crederci che tu non abbia mai avuto una ragazza” osservò a quel punto Maya mentre Hara e Tetsuo si prendevano a parole, “sembri davvero gentile e sei un bel ragazzo, sicuramente ci sarà qualcuna che ti ha messo gli occhi addosso da tempo e neppure te ne sei accorto.”
Sentirmelo dire da lei era ancora più vergogno per me. Altro che complimenti, sembrava sul serio il colpo finale anche perché l’unica persona che io avevo puntato me l’aveva appena portata via. La guardai e mi sorrise dolcemente. Non potevo competere anche se ci avessi provato. Potevo concedermi ad Hara quanto volevo, anche diecimila volte ma non ero piccina e carina come lo era lei.
“Taci cazzo.” Disse ancora Hara nei confronti di Tetsuo che continuava a brontolare, e finalmente tornò a porgere la sua attenzione verso di noi. Mi lanciò un occhiata e si stranì.
Dovevo avere un aspetto terribile così mi nascosi abbasando la testa. Takeru da sotto al tavolo mi afferrò la mano e la strinse forte, sussultai per quel gesto improvviso. Mi girai a guardarlo non capendo che stesse facendo, e lui mi sorrise. “Su mangia qualcosa e non pensare.”
Accettai l’invito e tornai a mangiare senza più dire una parola. Mi sentivo davvero a pezzi, al punto che decisi di andare in bagno preso da uno strano conato vomito. Una volta lì però non riuscii a rimettere, non stavo affatto male fisicamente. Piuttosto emotivamente.
Non avevo più alcuna voglia di tornare dagli altri e vedere ancora quei due insieme, cercai piuttosto una finestra in quel bagno da cui scappare. Proprio le tipiche idee da film.
Fuggire però avrebbe mandato via il dolore? La soluzione non era affatto quella. Mi ero innamorato di un completo stronzo che dei sentimenti degli altri ci giocava, eppure però, lui mi aveva detto che nell’amore non credeva quindi di cosa mi stupivo? Provavo piuttosto dispiacere per quella ragazza destinata a fare la mia stessa fine prima o poi. Perché nessuno era in grado di raggiungere il suo cuore.
Non so bene quanto restai lì dentro, probabilmente almeno una ventina di minuti. “Sega ma ti sei scaricato nel bagno?” Me ne resi conto quando sentii la sua voce risuonare fuori dalla porta del bagno.
Tra le tante persone che c’erano quella sera proprio lui era venuto in quel luogo. Provai ad immaginarmi invisibile, smisi persino di respirare perché non volevo vederlo.
Poi però vidi l’ombra della sua figura da sotto la porta. “Ti ha fatto male qualcosa?” Continuò a chiedere. Perché si preoccupava se di me e di quello che provavo se ne fregava?
Lo odiavo. Così decisi di aprire la porta e me lo trovai davanti, quella sua cazzo di faccia tosta. Ero sul serio furioso nei suoi confronti e lo guardai con odio. “Se pure fosse a te cosa importa?”
Mi guardò con aria confusa. “Che cazzo ti prende adesso?”
Ridacchiai nervoso per quella domanda idiota e fuori luogo, sapeva bene cosa mi prendeva. “Quanto credi che sia stupido eh? Hai pure il coraggio di venire qui da me dopo che la tua ragazza ha ammesso che uscite insieme? Quanto sei meschino.” Hara mise le mani in tasca e non ebbe alcuna reazione, piuttosto andò al lavandino dandomi le spalle per lavarsi le mani. “Non ignorarmi!”
“Non ho voglia stasera di discutere con te.”
Persino litigare dipendeva da cosa lui volesse fare, era assurdo. “Beh mi dispiace ma stavolta sono io quello incazzato e mi stai a sentire brutto stronzo che non sei altro!”
Hara si voltò a guardarmi nel sentire le ultime gentili parole che avevo detto. Nonostante la lieve rabbia che percepivo nei suoi occhi non pentii affatto di avergli dato contro in quel modo. “E’ inutile che mi guardi così. Hai anche avuto la faccia tosta di dire ‘credi a me’ e stasera l’hai portata qui sbattendomi la verità in faccia.”
“Ah si? E a quale verità sei arrivato eh? Secondo te io e lei usciamo insieme?”
Strinsi i pugni, era ovvio che uscissero insieme. “Si voi due avete una relazione e non ho capito perché tu scopi con me se già stai con lei. Non stai affatto bene!”
Hara rise bieco per quelle mie parole. “Questa è la tua conclusione sentendo ciò che ha detto?” Che cazzo significava adesso quella domanda? Volevo che l’ammettesse e invece ci giocava sopra come al solito.
“Io sono stanco Hara... basta con queste tuoi giochetti l’ho capito che non proverai mai lo stesso per me, l’ho afferrato ormai ma almeno abbi a decenza di non fare più certe cose con me!”
Mi veniva da piangere, e la gola mi bruciava come se stessi soffocando un urlo. Non volevo versare più alcuna lacrima davanti a lui, non lo meritava e per amor mio non potevo. “Piantala sega, ormai stai diventando patetico con questa tua gelosia. Non sto affatto con Maya ed è la terza volta che te lo dico, eppure tu continui con questa storia.”
“Tranquillo non continuerò più, ne ho abbastanza. Puoi scoparti chi vuoi da oggi in poi ma io non ti rincorrerò più, mi arrendo.” Dirlo mi fece davvero male. Avevo mollato dunque, pur avendo promesso a me stesso che non mi sarei mai arreso e che avrei buttato giù la sua corazza.
Lo guardai con tanta malinconia negli occhi sperando che mi dicesse ‘non farlo’ come aveva già fatto una volta ma nulla. Hara era impassibile, e mi osservava serio senza lasciar trapelare un briciolo di emozione.
Mi venne da ridere che stessi ancora lì ad aspettare, così presi iniziativa e feci per andarmene però, e all’improvviso, Hara mi afferrò per un braccio. “Non è come pensi...” disse semplicemente.
“Già, l’hai detto ma io non ti credo più.” Afferrai la sua mano e la staccai da me, non mi voltai più indietro e varcai quella porta. Stavo sul serio rinunciando a chi amavo? Si, lo stavo facendo ed era per il mio bene. Mi sarebbe passata, mi ripetevo ma più mettevo distanza tra noi e più sentivo il cuore schiacciato sotto una pressa, spappolato, completamente distrutto al punto da mancarmi il respiro. Io amavo quello stupido e lui non l’aveva affatto capito.

****

Quello era un nuovo giorno, continuavo a ripetermi. E nonostante fuori ci fosse un sole caldo e primaverile non riuscivo proprio a farmene una ragione che fosse tutto finito. Avevo pianto tutta la notte e quella mattina avevo gli occhi rossi e gonfi. Cercai allora del collirio nel bagno e la situazione parve migliorare un pò, ma non potevo fare molto per la faccia. Quella purtroppo era lo specchio di come mi sentivo: deluso, abbandonato e triste.
Continuai a guardarmi allo specchio cercando un modo per raccogliere le forze in punto del mio corpo. Andare a scuola quel giorno significava rivederlo e forse parlargli, infondo eravamo della stessa classe per non parlare della squadra. Sarebbe stato inevitabile e dovevo farmene una ragione.
Accantonare quei sentimenti che provavo non era facile ma forse il tempo mi avrebbe aiutato a superare la cosa, quell’esperienza mi sarebbe servita per il futuro e con la prossima persona di cui mi sarei innamorato. Infondo avevo solo diciassette anni, non era la fine del mondo.
Feci una colazione normale e mi finii di preparare. Ormai avevo pianto ciò che dovevo, e potevo andare avanti.
Mi recai a scuola ancora abbastanza scosso e con la paura di trovarmelo davanti ma stavo bene, mi sentivo stranamente meno angosciato. Preoccuparmi per lui era diventato una maledizione e adesso capivo cosa provava Mizumi riguardo al fratello, chiunque entrasse nella morsa di Hara finiva per essere come lui.
Mi diedi appuntamento con Kyoja e Makoto i quali mi stavano aspettando all’ingresso dell'edificio. Vidi da lontano un miglio l’allegria di Kyoja che in maniera molto solare mi salutò. Se mi fossi concentrato su di loro e su altre cose saresti stato bene, mi dissi. La vita non finiva per un no, o un rifiuto. Quante coppie morivano tutti i giorni? Tantissime. E quanti amore non nascevano? Altrettanto tanti e io non ero affatto il primo, non avevo alcun primato ero solo l’ennesima vittima dell’amore.
“Dobbiamo tornarci al locale di Takeru, ho amato moltissimo la cucina. Makoto la prossima volta devi venire con noi!”
Makoto sorrise, “Si la prossima volta verrò.”
“Ryucchan tu ricordi la strada vero?” Annuii con la testa e Kyoja sorrise felice di quella notizia. Non era affatto una cattiva idea tornare in quel posto, e magari invitare anche Kaoru con noi.
“Ma alla fine quella Maya è venuta davvero insieme voi?” domandò a quel punto Makoto.
“Si certo e sembra si sia anche divertita.”
Sentire il suo nome era una sofferenza ma feci finta di nulla e continuai ad ascoltare la loro chiacchierata. “Credete che sia la ragazza di Hara?”
Kyoja sbiancò e mi fisso. Gli sorrisi cercando di fargli capire che non mi importava, ne potevano benissimamente parlare ormai non aveva più alcuna importanza. “In verità pare di si.” Dissi io allora.
Makoto fece una faccia strana come se quella notizia non gli piacesse. Forse aveva puntato anche lui Maya, e come dargli torto era davvero bella. “Strano, non la vedo il suo tipo.”
“Perchè tu conosci il tipo di Hara?” ci ridacchiò sopra Kyoja.
“No. Semplicemente credo che abbia già rifiutato tipo trecento ragazze che erano simili a Maya non capisco perchè questa gli sia piaciuta... e ragazze più carine invece no.” Come si era finiti ancora a parlare di lui. Era assurdo come tutto intorno a me ruotasse sulla vita di Hara e chi sceglieva di scoparsi, ma che diamine fregava loro?
Una volta in aula mi misi a sedere al mio posto in attesa dell’inizio delle lezioni. Mi sorprese non vedere ancora Kioko, avevo proprio voglia di parlare un pò con lei in quel momento.
Diversamente invece arrivò Hara radioso, il viso scolpito dagli angeli. Le mie parole o il fatto che l’avessi mandato al diavolo non l’avevano minimamente colpito, sembrava essere normale. Infatti una volta in classe fu subito travolto da un gruppetto di ragazze che iniziarono a cinguettargli addosso riguardo cose idiote, ma Hara stranamente gentile e disponibile si mise a sedere al suo posto e le ascoltò. Lo guardai a lungo e non mi pentii affatto della scelta presa, saremmo stati meglio entrambi.
Le ore si susseguirono tutte uguali, persino il pranzo fu molto tranquillo. Andai in mensa con Kyoja e Kioko, e mangiammo qualcosa giusto per non avere lo stomaco vuoto. Quella vita non sarebbe stata affatto male senza Hara, non c’erano più problemi a perseguitarmi, pensai.
Fui il primo a finire il proprio bento e spiegai loro che dovevo un attimo andare al bagno. Kioko annuì dicendomi di fare presto perchè voleva passare un attimo in biblioteca per dei libri, Kyoja invece voleva farmi compagnia ma gli dissi che avrei fatto presto e lasciò perdere.
La verità era che non avevo molta voglia di conversare quel giorno. Si, mi ero circondato di persone a cui volevo bene ma non avevo detto una sola parola in quelle ore, piuttosto avevo preferito ascoltare.
Attraversai il cortile per fare prima e raggiungere il bagno che ritenevo quanto meno decente. Quello però era il cortile posto sul retro dell’edificio, dove di solito pranzavano gruppetti di ragazze e i secchioni per tenersi alla larga da eventuali rotture di scatole. Passai accanto a un gruppetto di ragazzi riuniti intorno a qualcosa. Non vi diedi importanza, mi dissi di mantenere un profilo basso e proseguire per la mia strada. “Lasciami!” Mi fermai quando però sentii quella voce che conoscevo troppo bene, era Mizumi.
Infatti riuscii a scorgere il suo viso oltre quei tre ragazzi che stavano importunando lei e le sue amiche mentre cercavano di pranzare.
Uno di questi aveva afferrato il suo braccio strattonandola e facendo il maiale. Mi salì una rabbia assurda e non ci pensai due volte ad intervenire in suo aiuto. Afferrai la spalla di questo tipo e lo guardai bieco, “Ehi che ne dici di lasciarla stare?”
Il ragazzo dai folti capelli castani mi fissò basito non aspettandosi di essere afferrato da qualcuno. “Ryu!” Gridò Mizumi sorpresa di vedermi lì, e si illuminò di felicità.
“E tu chi cazzo sei? Lasciami.” Scosse le spalle per liberarsi dalla mia presa, per fortuna la lasciò andare e Mizumi tornò dalle sue amiche ancora più impaurite.
“Stai bene?” Le chiesi.
“Si, grazie.”
“Ehi sto parlando con te. Chi cazzo sei il suo ragazzo?!” Continuò a ripetere ancora più adirato. Cominciarono a sfoderanno degli orribili sorrisini di scherno, ma non volevo finire in una rissa anche perchè non avrei vinto contro loro tre. Mi avvicinai a Mizumi e le cinsi il fianco. “Andate via da qui.”
Mizumi obbedì e cominciò a raccogliere le proprie cose così anche le amiche, e proprio mentre stavamo per andarcene uno dei tre ci tappò la strada. “Non abbiamo ancora finito.” Disse questo.
“Non voglio litigare con voi ragazzi ma lasciatele stare siete a scuola.”
Il tipo di prima cominciò a girarci intorno. “E quindi tu avresti rifiutato di uscire con me per questo sfigato?” Esclamò riferendosi a Mizumi, quest’ultima lo guardò con sufficienza.
Non sembrava averne paura. Ero lo stesso attegiamento di sfida del fratello, e non mi stupì. “Esatto. Vale dieci volte più di te e ora lasciaci passare.”
Il ragazzo preso dall’ira caricò un colpo verso Mizumi e feci in tempo a tirarla via di lì, così il pugno andò a vuoto. Che verme. Alzare le mani contro una ragazza così minuta. Non ci vidi più al punto che tutta quella rabbia repressa insieme a tutto il misto di emozioni che avevo vissuto in quei giorni sfociarono in un bel pugno che gli assestai in pieno viso fregandomene altamente delle conseguenze. Il bamboccio ruzzolò a terra sotto gli occhi stupiti dei due amici, e delle ragazze. Mizumi era alle mie spalle e mi afferrò per un braccio cercando di calmarmi.
Passarono pochi secondi e un dolore tremendo attraversò la mia mano e il polso, non credevo che sferrarne uno potesse fare così male. Tornai lucido, non potevo essere stato davvero io.
Il ragazzo cercò di rimettersi in piedi e cominciò a sanguinare dal labbro inferiore. “Ehi scusa n-non indendevo colpirti... davvero.” Alzai le mani davvero senza parole.
“Dovevi pensarci prima!” E caricò un altro colpo, chiusi gli occhi instintivamente. Me lo meritavo, avevo ancora una volta mostrato quel mio lato aggressivo, era stato quest’utimo a far cominciare tutto. Se avessi mantenuto la calma dall’inizio non avrei conosciuto Hara e non sarei finito picchiato da uno sconosciuto.
Eppure quanto ci voleva per ricevere un colpo? Pensai. Sarei dovuto finire a terra già da un pezzo ma non fu così. Decisi allora di avere coraggio e aprire gli occhi, magari si era sentito di nuovo male per il mio pugno ma la scena che mi si parò davanti fu davvero assurda.
Hara era piazzato davanti a me e aveva parato il colpo di quel tipo. L’aveva afferrato per il suo stesso pugno, e non lo lasciava andare. Era impossibile che fosse lui, ma quelle spalle ampie e i capelli che cadeva come onde appena sul collo erano inconfondibili.
“Hara Yuuto? Perchè cazzo sei intervenuto? Lasciami!” Gridò furioso e confuso il ragazzo che cercò di ritirare la mano ma Hara continuava a stringere la presa.
Gli altri due ragazzi si fecero da parte lasciando solo l’amico. “Cos’è rivuoi la mano?” Ridacchiò bieco Hara con un tono molto profondo e per nulla rassicurante. Era furioso, lo si percepiva.
Il ragazzo provò ancora a tirare con forza e fu in quel momento che Hara lo lasciò andare, di conseguenza il ragazzo finì a terra non aspettandosi di essere liberato. Hara allora si chinò verso di lui dando sempre le spalle a me e Mizumi, la quale era sconvolta. “Ti consiglio di non provarci più o sei morto.” Il ragazzo deglutì a fatica e sbiancò vedendo il volto di Hara, chissà che espressione aveva.
Il tipo si rimise in piedi a stento e corse via con i due amici dietro. Era improvvisamente tutto finito e non certo grazie al mio intervento, piuttosto era Hara ad aver risolto una situazione che sarebbe finita male. Mizumi si fece avanti verso il fratello. “Grazie Yuuto.” Disse.
Hara si girò a guardarla ed era serio. “Tornatene in classe.” E non aggiunse altro, neppure un ‘come stai?’, che pessima reazione da fratello preoccupato. Forse era il caso per me sparire, ma non potei fare a meno di notare l’espressione delusa di sua sorella. Avrei tanto voluto consolarla ma Hara me lo impedì, mi venne incontro furioso, mi afferrò per un braccio e mi trascinò via di lì senza preavviso sotto gli occhi malinconici di Mizumi che non disse nulla.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


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Buona sera! Ieri ero particolarmente in vena e ho scritto fino al capitolo 31, finalmente sono anche riuscita a scrivere del flashback di Hara e spero vivamente possa rispondere a molti dei suoi comportamenti. C'è poco da fare, immaginavo quel capitolo da quando la storia è nata e continuo ad essere innamorata del suo personaggio. Al posto di Ryu nemmeno io lascerei perdere un tipo del genere.
Ma parliamo del capitolo di oggi. Vediamo appunto che Hara sembra essere tornato sui suoi passi, assumendo un comportamento che non è proprio da lui ma c'è una ragione dietro tutto ciò? Ce lo chiediamo tutti penso, e specialmente Ryu che deve averci a che fare.
Volevo anche lasciarvi con una canzone che guarda caso andando a leggere la traduzione praticamente descrive uno dei due protagonisti, è assurdo! Vediamo chi indovina... :o CLICK! --->TANTO SPOILER AHAHAH



CAPITOLO XXIX

Ero in infermeria e mi chiedevo perché.
Soprattutto perché lui, Hara, mi avesse portato in quel posto. Lo osservavo mentre trafficava nei vari cassetti senza dire una parola.
Meno male che non dovevo più averci a che fare, più cercavo di farne a meno e più appariva come un fantasma ovunque mi trovassi. Anche se il suo intervento mi aveva evitato un pugno in faccia.
“Dammi la mano.” Tornò da me armato di ghiaccio secco e di bende. Sussultai nel trovarmelo così vicino di punto in bianco, e quando vidi quella roba finalmente capii, volevo medicarmi la mano.
Gliela porsi e quando la sfiorò appena, sentii il cuore agitarsi all’improvviso. Era assurdo come un piccolo contatto del genere potesse farmi venire il batticuore. Ero stupido? Poggiò il ghiaccio sulle nocche e mi disse di tenerlo premuto per un pò. “Bel colpo comunque anche se io avrei evitato di colpire qualcuno se non so difendermi.” Fu ironico.
Faceva abbastanza male in effetti ma nulla faceva più male che sentirlo parlare e vederlo lì davanti a me senza potergli saltare addosso. Era così doloroso che qualsiasi ferita fisica sarebbe stata una sciocchezza. “Sega?”
“Smettila di parlarmi. Perché mi hai portato qui? Ti ho detto chiaramente che non voglio più avere nulla a che fare con te.”
Incrociai i suoi occhi arancioni e continuava ad essere un mistero di emozioni. Si allontanò da e mise a posto la cassetta del pronto soccorso da dove l’aveva presa. “Io non ti ascolto mai sega, lo sai.”
Stava ricominciando con quei suoi giochini. Strinsi più forte quel ghiaccio secco fino a stritolarlo, ero davvero sulle spine e la mia paura era dire qualcosa che l’avrebbe seriamente allontanato da me. Ma se pensavo una cosa del genere allora ero davvero incoerente. Cos’è che volevo davvero?
Hara tornò da me si chinò abbastanza da essermi di fronte mentre ne me stavo seduto sul lettino dell’infermeria. Occhi contro occhi. “L’hai difesa grazie.”
Eh? Cosa? Era chiaramente un grazie quello o stavo sognando tutto. Eppure Hara era di fronte a me in quel momento e non aveva pronunciato altre parole se non quelle. Mi sorrise fiero, non potevo sul serio credere che stesse concedendo proprio a me un simile regalo.
“P-prego..” non potevo rispondere più banalmente in quel momento ma ero davvero confuso. Aveva sempre trattato malissimo Mizumi, allora perché improvvisamente mi ringraziava?
Hara afferrò il ghiaccio e me lo tolse dalle mani, mi cinse la mano e l’accarezzò. Perfetto stava di nuovo mettendo in atto quella sua assurda sensualità. “Non sto con Maya devi credermi.” E mi guardò negli occhi mentre lo disse, aveva l’aria di chi voleva trasmettere la propria sincerità.
“Lei ha detto che sta uscendo qualcuno...”
“Avevo promesso a lei che non l’avrei raccontato a nessuno ma tu continui a insistere su questa storia nonostante io ti dica di non farlo.” Era così esile la sua voce in quel momento, era calda ma molto dolce. “Maya non è affatto interessata a me piuttosto è innamorata da molto tempo di una sua cara mia amica che frequenta la sua stessa classe.”
Come? “Maya è innamorata di una sua amica?”
Va bene che poteva inventarsene di meglio ma cazzo era seriamente convinto che potessi credere a una cosa del genere? Non ero nato ieri. “Si. Sono uscito tempo fa con lei e ci sono andato a letto come già ti dissi ma non ha mai funzionato tra noi. Lei è uscita con altri ragazzi ma non era felice con nessuno di loro. Invece aveva un rapporto meraviglioso con una sua amica e un giorno si è resa conto di esserne sempre stata... si insomma... innamorata e qualche mese fa le si è dichiarata. Solo che l’amica non ha accolto affatto bene la sua dichiarazione, era davvero scossa e Maya c’è stata male per molto tempo.”
“Povera...”
“Già. L’ha confessato solo a me e le sono stato vicino come ho potuto. Poi però qualche settimana fa è successo l’impensabile e l’amica lentamente ha cominciato a pensarci su e ha voluto provarci. Ora stanno uscendo insieme e non è certo che funzioni ma almeno Maya è felice.”
Quella storia era davvero meravigliosa. Non molto lontana da ciò che stavo io passando con Hara, con la sola differenza è che noi eravamo partiti dall’essere completi conosciuti l’uno per l’altro a poi ritrovarci a letto insieme senza sapere neppure perché. Esisteva ogni sorta d’amore dunque. “Perché hai deciso di dirmelo solo adesso non capisco.”
“Non lo so.” Distolse lo sguardo da me.
La sua presa si fece più debole e quindi l’afferrai io tenendolo stretto a me. “Si che lo sai Hara.” Speravo sul serio che quella fosse la volta buona ma Hara parve incupirsi di colpo senza rispondere. Allora capii che non avrei ricevuto risposta, infondo che me l'aspettavo.
Nonostante avessi saputo di Maya ancora non mi bastava, volevo sempre di più. Desideravo ardentemente che fosse mio, lui era il solo per me. Cercai di sorridere a quella situazione, dovevo farmi bastare ciò che adesso sapevo ed esserne contento. “Grazie della medicazione ma non credo mi faccia più così male.” Lo lasciai andare e Hara tornò a fissarmi. “Torniamo in classe dai.” Gli dissi più serenamente anche se in me sentivo il bisogno di sfiorargli il viso e di abbracciarlo per tenerlo stretto a me. Ma non potevo.
“Ryu non mi sei indifferente come credi.”
Ero sul ciglio della porta quando quelle parole furono pronunciate. Ogni parte del mio corpo rifiutava di averle sul serio sentite, anzi in parte ebbi paura di averle solo immaginate. Tornai sui miei passi e lo guardai, “Cos’hai detto?”
Hara teneva la testa bassa guardando il pavimento ed era completamente a disagio. “Non farmelo ripetere sega.” Si morse il labbro in maniera molto tenera cercando di mantenere una sorta di autocontrollo.
Cosa che non riuscii invece a fare io e mi dissi al diavolo le conseguenze. Con un balzo andai dritto da lui e l’afferrai tra le mie braccia stringendolo forte per non farlo scappare. Hara non ricambiava quell’abbraccio ma non sembrava volersene sottrarre, rimase lì fermo col viso chino sulla mia spalla. Fu un momento infinito quello. E tutta l’indifferenza provata da parte sua in quei lunghi mesi improvvisamente era sparita, lo sentivo più vicino a me. Aveva aperto in un solo colpo una porta per farmi entrare nel suo io. Avrebbe potuto lasciarmi andare, tenersi i miei insulti e frequentare tante altre persone e invece aveva scelto di difendermi e di stare lì con me. “Lo sai vero che prima o poi entrerà qualcuno e ci vedrà così?”
“Non mi importa.” E continuai a stringerlo.
Ero stato tutta la giornata a fingere con gli altri e me stesso di stare bene. C’era ancora tanta strada da fare verso di lui, e forse una persona normale avrebbe già mollato tutto ma io sentivo che prima o poi ne sarebbe valsa la pena e che sarei stato felice.

****

Camminavamo l’uno accanto all’altro per quei corridoi vuoti. Ormai erano già tutti tornati in classe mentre noi avevamo pensato bene di trattenerci più del dovuto in quell’infermeria. “Credo che dovresti parlare anche con Mizumi. Era seriamente delusa della tua reazione di prima.”
Hara mi guardò con la coda dell’occhio. “Va bene così.”
Possibile che davvero andasse bene così? Quella povera ragazza si sarebbe aspettata quando meno un briciolo di attenzione da parte del fratello e invece le aveva solo detto di tornare in classe. Ciò non era una sorpresa visto che neppure con me si perdeva in carinerie, ma c’era un limite! “No che non va bene! Andiamo quel tipo stava facendo del male a tua sorella e tutto quello che sai dire è ‘tornatene in classe’? Sul serio non te ne frega?”
Continuò a fissarmi con aria seccata e sospirò. “Non la smetterai vero?”
“No, a meno che tu non le parli.”
Fu in quel momento che Hara cominciò a sfoderare un sorriso apparentemente malizioso, mi si avvicinò al viso e il cuore iniziò a uscire fuori dal petto a furia di battere. Non poteva star sul serio facendo una cosa del genere in quel luogo, eravamo a scuola dopotutto, cosa avrebbero pensato le persone.
Dicevo ciò dentro di me ma non mi importava, volevo solo che lo facesse. Hara però evitò le mie labbra e si avvicinò all’orecchio sfiorandolo appena con le labbra. “Non ci penso proprio.” Sussurrò in maniera sensuale e si allontanò.
Osservò la mia reazione e scoppiò a ridere. Io nel frattempo era diventato paonazzo, in parte per l’imbarazzo e dall’altra per la rabbia. Odiavo quando giocava in quel modo. “Hara!” Esclamai furioso.
“Che c’è volevi altro?”
Continuai a fissarlo molto adirato ma Hara rideva chiaramente sotto i baffi, non ero affatto credibile. Era davvero strano che fosse di nuovo normale, cos’altro avrebbe distrutto quella precaria pace ed esattamente cosa eravamo adesso? Amici, amanti? Mah.
Tornammo in classe dove trovammo gli altri. “Ryu ma sei andato in bagno o dall’altra parte del mondo. E cos’hai fatto alla mano?” Osservò senza parole Kioko.
“La mezzasega ha preso a pugni un tipo.” Spiegò Hara mentre si metteva seduto al suo posto. Tetsuo e Kioko fecero una faccia davvero perplessa come se quella fosse una bugia. Era così strano che avessi preso a pugni qualcuno? Sul serio mi credevano un imbranato.
“E perchè mai?” Mi domandò ancora.
Ma fu interrotta da Mizumi che mi venne vicino con aria afflitta ignorando completamente che li ci fosse anche il fratello. “Scusate l’interruzione. Ryu ti sei fatto male per colpa mia?” Guardò la mia mano.
“Oh no figurati è solo che sono talmente gracile che le mie ossa per poco non si sono rotte.” Ridacchiai cercando di farle cambiare faccia ma fu inutile, continuava ad essere molto giù e ogni tanto lanciava un occhiata verso Hara, quest’ultimo però aveva iniziato a parlare con Tetsuo ignorandoci.
“Comunque grazie Ryu senza di te quei tipi avrebbero continuato.” Abbozzò un piccolo sorriso e arrossì come quando l’avevo conosciuta. Dov’era finita quella ragazza sicura di sè? Sembrava spenta.
Non aggiunse altro e tornò dall’altra parte della classe dove c’erano le sue amiche. Le avevo promesso che avrei fatto qualcosa riguardo la sua situazione eppure dopo mesi ancora nulla, piuttosto avevo semplicemente pensato a me e al mio tornaconto riguardo Hara.
Mi girai verso di lui e lo guardai in maniera torva, Hara se ne rese conto e distolse lo sguardo. Sapeva perfettamente cosa volevo e lui si ostinava a non fare nulla, quanto sarebbe andato avanti così?
Ci pensai tutto il resto della giornata, anche durante gli allentamenti. Ci doveva essere un modo affinchè quei due avessero un dialogo. Pensai addirittura a un piano per chiuderli entrambi da qualche parte ma immaginavo che perfino in una situazione del genere Hara sarebbe stato capace di ignorarla.
Finirono anche gli allenamenti senza che me ne accorgessi. Avevo completamente la testa altrove, al punto da non sentire neppure i rimproveri del mister per la mia scarsa attenzione in campo.
“Saga sembri un ebete con quella faccia.” Commentò ad un certo punto Hara mentre si cambiava.
Ignorai l’insulto e andai dritto verso il mio armadietto. “Finalmente oggi il mister non ha avuto niente da ridire sul mio modo di giocare!” Esultò entusiasta Kyoja, ero davvero felice per lui. Sprizzava gioia da tutti i pori al punto che iniziò a dare fastidio a Tetsuo per stuzzicarlo giusto un pò e quest’ultimo cominciò a rincorrerlo nello spogliatoio per pestarlo a sangue. Risi per quella scena.
“Vuoi passare da me oggi?” mi sussurò all’improvviso Hara mentre gli altri erano troppo impegnati nel guardare la comica scena da Tetsuo e Kyoja.
Mi girai di scatto per guardarlo, ed aveva un espressione molto seria in volto. Mi colse davvero di sorpresa, anche se io volevo davvero stare con lui a tutti i costi. “S-sì va bene.”
“Ehi Ryucchan che ne dici se oggi andiamo alla sala giochi?” Ci interruppe in quel momento Kyoja che fu guardato malissimo da Hara. Cosa dovevi dirgli adesso? Era davvero imbarazzante dirgli che andavo a casa del ragazzo che mi piaceva probabilmente per fare roba.
“Sparisci Kyoja oggi sega non c’è.” Tagliò corto Hara con tono poco amichevole.
Kyoja rimase stupito del suo intervento e mi guardò. Non sapevo sul serio che dire, sperai che ci arrivasse da solo che doveva rinunciare e per fortuna la sua reazione fu positiva, mi sorrise e mi diede una pacca sulla spalla. Cosa significava quella pacca? Mio dio che imbarazzo.
Fuori dall’edificio c’era un caldo assurdo. Ormai era Giugno e non mi sorprendeva che ci fosse un simile clima per strada, era una piacevole sensazione tornare a casa con ancora la luce del sole.
Ancora più strano però era fare la strada di ritorno con Hara, che ovviamente, mi camminava davanti. O forse ero io che ormai ero abituato a quella distanza e quindi automaticamente mi ci tenevo. Presi coraggio e allungai il passo per raggiungerlo e finalmente l’affiancai. Lui mi guardò. “Che c’è?” domandai.
“Nulla.” C’era un silenzio davvero imbarazzante tra noi. A parte i litigi, o magari le discussioni riguardo il cibo e il mio petulante dirgli ‘mi piaci’, non c’era proprio nulla da dirci. Come speravo di far nascere qualcosa se non c’era assolutamente nulla che ci legava.
“A-allora che facciamo una volta da te?”
“Sul serio lo stai chiedendo?” mi rispose con un tono superficiale e scocciato. Mi ammutolii potendo benissimo immaginare cosa si sarebbe finiti a fare. Eppure sperai che avesse altro in mente, magari vedere un film o giocare a qualcosa, non potevamo sempre e solo fare quello! Sentii Hara sospirare, e mi rabbuai al pensiero che si stesse scocciando. “Che ti va di fare?” mi domandò però.
“Eh?”
“Hai sentito bene, che cazzo vuoi fare allora?”
La domanda mi spiazzò davvero. Seriamente stava chiedendo il mio parere riguardo il da farsi? Avrei voluto piangere di gioia, quel momento era arrivato finalmente. “Ecco non saprei magari potremmo andare in centro, mangiare qualcosa, sai fare una passeggiata e poi...”
“Ehi piano piano. Io volevo solo andarmene a casa e fare qualcosa lì.” Smontò subito il mio entusiasmo, forse dopotutto avevo un pò esagerato.
Era già tanto se voleva stare in mia compagnia. Hara si toccò la testa e parve grattarsela, “E va bene andiamo in centro.”
“Cosa? Davvero?” Mi si illuminarono gli occhi. Non poteva sul serio aver detto sì a qualcosa che avevo proposto. Ma perchè era improvvisamente così gentile? Non lo vedevo così da quei due giorni al locale di Eichii e Nick, sembrava essere tornato quel ragazzo.
“Però mi offri qualcosa da mangiare.” Ridacchiò maliziosamente. Era ovvio che approfittasse sempre della situazione per mangiare come un maiale, ma non mi importò ero molto felice.
Cambiammo completamente strada e imboccammo quella più veloce per arrivare a Shibuya prima che facesse buio. Il tragitto improvvisamente si era fatto più animato e avevamo cominciato a parlare di stupide cose, come chi cucinsse meglio l’okonomiyaki in centro o quale fosse il gioco migliore.
Erano stupide cose e lo sapevo ma era solo l'inizio e andava bene così. Sembrava che Hara volesse in qualche modo rimediare agli sbagli fatti in quei giorni e ci stava riuscendo.
Rispetto all’ultima volta che eravamo usciti da soli la situazione era sul serio cambiata, Hara mi camminava accanto e nonostante le prese in giro nella sua voce non c’era più la stessa cattiveria di prima.
“Ehi Hara guarda quella roba!” Gli indicai un negozio ma andandomi a girare mi accorsi che non c’era più, dove s’era cacciato all’improvviso? Mi girai un pò intorno e lo beccai accanto ad una bancarella di takoyaki. Accidenti aveva la capacità di inseguire e fiutare il cibo peggio di un cane.
Lo raggiunsi. “Voglio questi.” Mi disse indicandoli.
“L’avevo immaginato... signore me ne dia una porzione!” L’uomo sentì il mio ordine e cominciò velocemente e con una tecnina affascinante a cuocerne altri. Hara lì fissava innamorato. Che per il suo amore dovessi concorrere col cibo adesso?
L’uomo terminò la porzione, la servì ad Hara e mentre lui se ne gustava l’odore io fui costretto a pagare. Infondo gliel’avevo promesso. Ci mettemmo di lato alla bancarella per dargli il tempo di mangiarli e come potevo immaginare se li gusto completamente. Era proprio una buona forchetta. “Sembrano buoni.”
“Lo sono ma non te ne darò neppure uno.” Disse divorandone un altro.
Tranquillo, pensai. Sapevo già che non ne avrei assaggiato neppure uno e francamente non avevo neppure tutta quella fame da volerne divorare una porzione tutta mia. “Quando hai finito andiamo.”
“Finito, tieni.” E mi mollò la confezione. Era assurdo che dovessi persino gettargli via la spazzatura, ma quando andai ad afferrare la scatola notai che era ancora pesante per essere vuota così l’aprii e vi trovai ancora tre takoyaki. Perchè? Non gli erano piaciuti? Guardai Hara confuso, ma poi pensai che li avesse lasciati apposta per me. Potevo davvero credere che fosse così?
Ne addentai due e lì trovai particolarmente buoni. Una volta finito gettai tutto e raggiunsi Hara che fissava un negozio di scarpe completamente a caso. Avrei voluto dirgli grazie ma forse non l’avrebbe apprezzato, lui mi guardò e mi fece cenno di andare. Mi piaceva quella versione di lui.
Il pomeriggio andò avanti proprio come avevo proposto. Passammo per la sala giochi e diversamente dall’ultima volta che c’eravamo stati stavolta era concesso anche a me giocare, e non dovetti pagare tutto io.
Hara mi fece provare un gioco che amava molto ma fallii al primo tentativo. “Uao che schiappa.”
“Voglio riprovare!” E tentai ancora, e ancora ma Hara non parve esserne scocciato piuttosto per ogni figuraccia si faceva una grassa risata al punto che stesso lui metteva le monete per farmi giocare.
Ovviamente non passamo inosservati lì dentro, ma le occhiate non erano di ribrezzo verso due ragazzi insieme piuttosto erano tutte da parte di ragazze che sbavano per Hara. Quest’ultimo parve non curarsene affatto e mi indicò un altro gioco che era manuale, peggio dell’altro. Feci un altra figuraccia e Hara rise ancora, ero contento di vederlo così, avrei fatto altre mille figure di merda per vederlo felice.
Andare avanti e indietro aveva messo sete ad entrambi e visto che l’avevo trascinato in giro senza che volesse davvero farlo mi occupavo io di certa roba. Andai al piccolo bar nella sala e comprai due Coca cola, anche se dopo un dubbio mi afflisse. Beveva la Coca cola? Bah.
Tornai indietro e quando lo vidi notai che c’erano due ragazze con lui. Non lo si poteva lasciare solo un attimo, che diamine. Mi avvicinai con circoscrizione per ascoltare prima di tutto di cosa stessero parlando, che faccia tosta avevano le ragazza al giorno d’oggi. “Quindi non sei qui con la tua ragazza.” Disse una di loro.
Hara la guardò e sorrise in maniera finta, “Decisamente no.” Non so perchè ma sentirglielo dire mi fece un pò male. Ma non dovevo sentirmi così, non poteva definirmi come la sua fidanzata dopotutto. Così lasciai perdere quel pensiero e mi avvicinai in modo da farmi notare.
“Ho preso una coca cola spero ti vada bene.” Sorrisi e salutai anche le ragazze.
Hara mi fissò per un breve secondo sollevando un sopracciglio e afferrò la bibita. “Ah sei qui con un amico. E’ carino anche lui però eh?” sussurrò la tipa all’amica non rendendosi conto che l’avevo sentita. Quest'ultima mi guardò attentamente e arrossì. Che diamine?
“Va bene.” Intervenne Hara alzandosi dal divanetto. “Mi spiace ragazze ma dobbiamo andare adesso. Il mio amico ha il coprifuoco molto presto.”
“Ma non è ver-“ Hara mi tappò la bocca e salutò quelle ragazze trascinandomi via di lì in malo modo. In realtà non andammo affatto via ma ci allontanammo solo abbastanza per evitare quelle ragazze. Hara mi lasciò andare spingendomi via. “Ma che diavolo vai a dire alle persone?!”
“Ci stavano provando brutto idiota non te ne sei accorto?”
Strinsi un pò di più la mia bibita fredda. “Si che l’ho notato ma volevo essere gentile, sono abituato a vedere ragazze che ti ronzano continuamente intorno.” Era imbarazzante ammetterlo.
Hara corrucciò la fronte confuso. “Eh? Idiota l’amichetta aveva adocchiato te non te ne sei accorto?” Lo guardai molto confuso e se ne accorse. “Mio dio sega sei un caso perso...” La ragazza aveva sul serio puntato me? Come potevo non essermene reso conto, anzi non mi sorprendeva. Non mi rendevo conto praticamente di nulla. Ero un tonto. “E’ la seconda volta che devo intervenire per allontanarti da qualcuno che ci prova, sta più attento idiota.”
Era geloso quindi? “O-ok.”
“Andiamocene vieni.”
Non so come finimmo in una galleria commerciale molto grande e mai visitata prima. Hara cominciò a girare a vuoto guardando le cose nelle vetrine.
Pur sentendomi molto stanco volevo che quella giornata non finisse mai, era stata assolutamente perfetta. A quel punto Hara adocchiò un altra bancarella che vendeva waffle al cioccolato, non ci fu nemmeno bisogno di dirlo, gli si leggeva in faccia che lo volevo. “Ok aspetta qui torno subito.”
Ne ordinai uno strapieno di cioccolato sperando che ne rimanesse contento e fu in quel momento che mentre aspettavo di essere servito passò una donna che aveva l’aspetto della madre di Hara. Mi diedi dello stupido, probabilmente era solo qualcuno che ci somigliava molto ma non fu così, la vidi ancora passeggiare nei paraggi accompagnata da un uomo brizzolato più vecchio di lei.
C’era qualcosa però di più importante che però dovevo fare e cioè portare Hara via di lì prima che la vedesse o tutto sarebbe di nuovo precipitato, proprio ora che stava andando tutto così bene. “Ecco a te ragazzo.”
Ringrai il buon uomo e pagai. Continuai ad osservare i movimenti di quella donna mentre si stringeva al braccio del vecchio, tornai immediatmente da Hara e gli porsi il waffle. “E’ enorme.” Osservò.
“Si. Che dici andiamo avanti?”
“Ehi aspetta un attimo non posso camminare in giro con questo coso.” E ne addentò un pezzo, ma io ero seriamente preoccupato in quel momento così insistetti un pò e Hara si mosse.
Più distanza mettevamo tra noi e quella donna e meglio sarebbe stato per tutti. Anzi forse era meglio riportarlo a casa e pensai dunque che non avrebbe affatto obiettato. “Io sono un pò stanco che dici andiamo via?”
Hara mi fissò mentre mangiava il suo waffle e fece spallucce. Era un si dunque, ne fui contento e prendemmo la strada opposta a dove poteva essere sua madre. Era assurdo che l’avessimo beccata proprio lì. E chi era quel signore, il suo compagno? “Sega ma si può sapere perchè corri così tanto? Chi ti insegue.”
Non mi ero reso conto di star correndo troppo. “Oh s-scusa.” Mi aveva preso l’agitazione in quel momento ma ormai il peggio era passato, pensai. Eppure come sempre parlavo troppo presto, infatti Hara all’improvviso di paralizzò fissando davanti a sè con l’aria di chi aveva visto un fantasma. E quando guardai anch’io davanti a me c’era proprio sua madre che veniva verso di noi.
Lei non ci aveva ancora notati così afferrai il polso di Hara e lo trascinai via di lì imboccando una stradina laterale che ci allontanasse dal percorso principale della galleria commerciale. Mi resi conto che era senza sbocco e che lì c’erano solo i bidoni dell’immondizia.
La donna passò accanto al vicolo e non ci notò affatto, tirai un sospiro di sollievo. Tornai a porgere la mia attenzione verso Hara, quest’ultimo non si era reso conto di aver fatto cadere il waffle a terra e aveva lo sguardo perso nel vuoto. “Hara?” Gli sfiorai la mano.
Hara mi spinse via bruscamente. “Non toccarmi sega.” Notai che spalle, e busto gli tremavano. Non ne capii la ragione e non sapevo davvero come aiutarlo. Come poteva quella donna farlo cambiare così tanto.
Me ne fregai del suo divieto e gli afferrai la mano. “No Hara stavolta sono io che non ti ascolto.” Lo guardai serio, e Hara mi fissò stupito nascondendo una vena di preoccupazione. Strinsi quella mano più forte che potevo in modo da fargli capire che non era affatto solo, non lo era più.
Il suo tremore parve diminuire e cominciò anche lui a stringere la mia mano. “Come riesci a starmi accanto nonostante io faccia così? Non lo capisco proprio.”
Gli sorrisi. “Francamente non lo so nemmeno io. Che dici andiamo a casa?”
Hara annuì semplicemente, lasciai andare la presa e feci per uscire da lì ma lui me l’afferrò di nuovo anche una volta in mezzo alla gente. Ero sorpreso che facesse una cosa del genere, la strinse forte facendomi capire che non aveva intenzione di lasciarla andare e ricominciammo a camminare.
Pensavo che sarebbe stato brutto camminare in quel modo ma nemmeno per un secondo avevo prestato attenzione a chi potesse vedere strana una cosa del genere. Strinsi forse la sua mano e tornammo a casa sua attraversando praticamente così mezza città. Ma ogni paura andava via finchè lui era lì con me e sperai che fosse lo stesso per lui.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


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Wow non mi ero resa conto di quanto fosse breve questo capitolo, beh pazienza sarà meno dolorosa ahahah. Detto questo voglio solo annunciare che domani ci sarà quello del flashback e che siamo sempre più vicini alla fine. Da una parte mi viene da dire finalmente, è stata davvero dura postare quotidianamente e trovare idee per ogni capitolo. Principalmente perché nel mio immaginario c'erano già il flashback e il finale ma no tutto il resto.
Bene gustatevi il capitolo e grazie per le recensioni di ieri <3



CAPITOLO XXX

Non ero ancora pronto per lasciarlo da solo così avvertii mia madre che avrei tardato quella sera e di non aspettarmi per la cena. Chiusi la chiamata e tornai in salone dove vidi Hara steso sul divano col braccio che gli copriva gli occhi.
Immaginai che fosse stanco o magari ancora scosso. “Hai chiamato tua madre?” domandò all’improvviso.
“Ah si, dice che non ci sono problemi.” In quel momento Hara si mise a sedere in maniera più educata e mi guardò intensamente come se volesse dirmi qualcosa ma non lo fece e i suoi occhi caddero sul pavimento. Forse era il momento giusto per affrontare l’argomento riguardo la sua famiglia. Mi misi a sedere accanto a lui, esitai per un istante per paura della sua reazione ma aveva bisogno di sfogare ciò che si teneva dentro. “Hara mi parleresti di tua madre?”
Sorrise nervoso nel sentire quelle parole. “Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda. Lo sai già che non dirò proprio nulla perché insisti sempre?”
“Hai sul serio il coraggio di chiedermi perché?! Un ora fa ti sei paralizzato come una statua quando l’hai vista. E' normale che mi faccia delle domande!”
Hara si alzò nervoso e andò verso la cucina. “Beh non farlo dimenticalo!”
Non ci stavo a farmi dire nuovo dire dimentica per la millesima volta così gli andai dietro. “Tu fai sempre così, evadi sulle cose che ti riguardano ma notizia dell’ultima ora queste cose non riguardano solo te ma anche tutte le persone che ti stanno intorno!” Gli urlai contro.
Il suo sguardo era ombroso e distante in quel momento. Si poggiò al tavolo e rise in maniera molto torva, sapevo che quella conversazione non gli stava affatto piacendo ma non mi importò. “Lo vedi sega? Non sono io che distruggo sempre tutto ma lo fai tu e solo perché non puoi mai farti bastare nulla.”
“Come posso farmi bastare quello che ho? Tu non ti apri con me non posso costruire nulla se tu non mi permetti di capirti.” Hara allora si mosse ancora e lasciò la cucina andando dritto verso la rampa di scale per evitare di discutere, ma stavolta non sarebbe scappato. Ero stanco gli rincorrerlo continuamente e quella sarebbe stata l’ultima volta, ero deciso.
Entrò in camera sua e lo seguii. “Dannazione vattene!” Mi urlò contro inferocito.
“No! Smettila di mandarmi via ogni volta che non ti fa comodo.” Non sapevo neppure io da dove nascesse tanta forza, io che infondo ero così piccolo rispetto a lui. Eppure volevo tenergli testa, nonostante i suoi occhi bramassero di mangiarmi vivo io non volevo più cedere.
“Sul serio sega mi stai davvero facendo incazzare. Sparisci!”
“Non ne ho intenzione!” Feci un passo in avanti e Hara mi spinse via allontanandomi da lui, allora tentai ancora ad avvicinarmi e mi afferrò per un braccio spingendomi bruscamente via. Barcollai e caddi proprio sul letto per mia fortuna, almeno l’atterraggio fu comodo, anche se mi ero fatto male alla stessa mano con cui avevo scagliato il pugno e me la toccai dolorante. “Puoi strattonarmi quando vuoi non me ne vado.”
Mi alzai di lì e sistemai come potevo la fasciatura che ormai era rovinata, decisi dunque di toglierla definitivamente sotto i suoi occhi. Mi guardai le nocche e avevano dei chiari lividi sopra.
“Ecco perché trovo stupido che qualcuno si preoccupi per altre persone, si finisce solo per farsi del male.” Disse vedendo i miei lividi.
“Ti sbagli invece. Avrei incassato quel pugno se fosse servito a proteggere Mizumi, e avrei affrontato tua madre e chiunque altro anche per te.”
Si incupì di colpo. Camminai verso di lui, mi avvicinai abbastanza da avvertire il suo calore e il suo profumo. “Perché dovresti fare una cosa del genere non capisco...”
Era chiaro che non capisse a pieno quanto profondi fossero i miei sentimenti e per quanto io potessi provarci non gli erano mai pienamente arrivati. E chissà se li avrebbe mai capiti un giorno.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo concentrando ogni emozione, ogni ricordo, ogni parola collegata a lui in modo tale che potesse risuonare a pieno nelle mie parole. “Perché ti amo.” E lo fissai intensamente.
Hara sgranò gli occhi nell’udire simili parole. Ero già stato rifiutato una volta, e non avevo ancora imparato la lezione, no perché ci provavo ancora nonostante fosse una dura battaglia la mia.
“Mi ami?” Scandì bene quelle parole come se le avessi dette in un altra lingua.
“Esatto. Per questo non andrò mai via anche se mi cacci. Io tornerò sempre e non ti lascerò solo anche se non mi vorrai qui con te. Ti amo e voglio conoscere tutto di te.”
Oramai la mia strada l’avevo scelta da tempo e tornare dietro non si poteva. Per tutte le volte che avevo maledetto il nostro incontro, mi resi conto che in realtà l’avevo sempre guardato ancora prima di parlargli. Era stata solo una questione di tempo prima che nascesse in me un sentimento del genere.
Hara parve confuso per quelle parole così importanti, e forse spaventato. Cominciò a mostrarmi quello che forse era il suo lato più vulnerabile e un lieve rossore gli apparì in viso. Allora allungò il braccio verso di me, e con la punta delle dita sfiorò la mia guancia con un tocco molto leggero.
“Io credo di essermi sempre accorto dei tuoi sentimenti.” Cominciò a dire passando le sue dita sulle mie labbra e seguendone il contorno. “Ma ho preferito ignorare tutto e farti del male.” Perché diceva una cosa del genere adesso? “Ti ho mentito dal primo momento.” Ero attento ad ogni sua parola come se da ciò dipendesse la mia vita. Il mio cuore aveva iniziato altre capriole e il respiro mi era accorciato. Mi ero completamente perso in quel suo sguardo così cupo.
Hara lasciò andare il mio viso e abbassò gli occhi non riuscendo più a guardarmi in faccia. “Non è vero che non ricordo nulla di quella notte... ho mentito.” Cosa? “Eri ubriaco e ne ho approfittato, ho iniziato io quest’assurdità che tu chiami amore e ho proseguito alimentandola senza darmi un freno.
Io te lo dissi già non posso ricambiare ciò che tu vuoi perché non so farlo, non mi è stato insegnato e francamente ho già sofferto troppo per affezionarmi a qualcuno. L’amore annienta le persone e io sto annientando te dandoti false speranze. Non riuscirai a cambiarmi Ryu.” Terminò sorridendo amaramente.
Ero ammutolito. Improvvisamente quelle voci, quei dannati flashback avuti al karaoke ebbero un senso. Lui aveva sempre saputo quale fosse la realtà e non mi aveva detto nulla, no, piuttosto aveva preferito scherzarci sopra e dirmi di dimenticare come se nulla fosse. Aveva persino inscenato di esserne disgustato ma era stato lui.
“E tu me lo dici solo ora? Cazzo sul serio è tutto ciò che hai da dire? Mi sono distrutto per mesi pensando a tutto ciò e tu hai sempre saputo!” Hara però non mi rispose. Ma non era ciò che mi premeva sapere, piuttosto era altro e lo guardai serio. “Allora dimmi perché l’hai fatto almeno questo me lo devi.”
“Non lo so.”
Era quella la sua risposta. Un semplice, banalissimo e assurdo non lo so. E io avevo fatto partire tutto da ciò. Avevo pensato per mesi che fosse stato uno sbaglio voluto da entrambi in preda all’alcool quando invece non era così. Non sapeva nemmeno lui perchè l’aveva fatto, non c’era alcun miracolo o sentimento celato dietro piuttosto solo la cazzata di un ragazzo che ha approfittato di un altro. E io come un pollo avevo continuato a sperare che almeno infondo qualcosa, un briciolo di sentimento di fosse.
Invece no, era un essere umano solo in apparenza, un involucro incapace di amare. “Io vado a casa.” Dissi semplicemente e non tentò nessuno di fermarmi, piuttosto potei scendere liberamente quelle scale e varcare quella porta per l’ultima volta
Gli avevo rivelato pienamente il mio amore, gli avevo concesso davvero me stesso da primo momento e lui mi aveva preso senza neppure sapere perchè l’avesse fatto. Aveva negato e mentito soltanto.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


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Zanzan! Ed ecco il capitolone del flashback, decisamente più grosso rispetto a quello di prima. Che dire? Allora voglio solo precisare che saranno tutta una serie di mini episodi che tratteranno dell'infanzia di Hara raccontando molto generalmente cosa ha vissuto. E voglio solo precisare che non ho avuto il coraggio di aggiungere troppo dettagli di ciò che la mamma gli faceva perchè anche per me è troppo pensare ad una madre che fa del male al proprio figlio. Sta a voi immaginare ciò che volete. Una cosa però è certa, in questo capitolo possiamo meglio capire come ragioni davvero Hara e chi sia realmente.


CAPITOLO XXXI

Amavo quella casa e sopratutto il suo giardino dove potevo giocarci fino a tarda sera senza dovermi muovere per andare in un parco del quartiere. Piuttosto potevo starmene lì da solo e avere tutto lo spazio che volevo.
Afferrai il pallone che papà mi aveva regalato quando compii sette anni, lo feci rimbalzare un pò cercando di abbozzare un palleggio ma non ci riuscii e la palla rotolò a terra verso il muro di casa. Un piede lo bloccò. “Sei ancora qui fuori che ci provi?”
“Dammela Mizumi.” Lei obbedì e me la lanciò. Sapeva perfettamente che ci tenevo a quell’affare e che nessuno doveva toccarlo.
Provai ancora una volta con il palleggio ma fallì. Mizumi allora rise di me. “Yuuto hai mai pensato di lasciar perdere? Forse dovresti tentare con la danza.”
“Ah-ah divertente, perché non te ne torni dentro?”
Lei sorrise e portò i capelli dietro le orecchie, un vizio che aveva da piccolissima. “Ma no, mi piace vederti tentare e poi è una bella giornata per starsene fuori.”
Notai anch’io che splendeva uno splendido sole primaverile, e sapevo che di solito quello era il periodo del picnic di famiglia al parco per godere della Sakura. Aspettavo sempre quel momento con emozione, sopratutto perché il papà avrebbe giocato con me a basket e la mamma avrebbe preparato ottime cose da mangiare. “Sai quando la mamma tornerà?” Mi chiese ancora mentre era seduta sul gradino dell’ingresso.
Stava lì già da più di venti minuti e non demordeva nel volermi disturbare. “Non lo so, ha detto che faceva un pò tardi oggi così come papà. Sei hai fame preparati qualcosa.”
“Lo sai che non arrivo alle cose! Dai vieni dentro con me.” Era petulante certe volte ma l’ultima volta che aveva tentato di prendere dei biscotti per poco non si era schiantata a terra quindi preferii evitare e la seguii dentro lasciando ciò che stavo facendo. Eravamo gemelli ma chissà perché io ero più alto di lei di almeno tre o quattro centimetri. La gente se ne sorprendeva, io un pò meno perché spesso e volentieri pensavano che fossi più grande della mia età.
“Ci sono solo questi.” Le mostrai dei biscotti ripieni di marmellata.
“Si vanno bene.”
Poggiai la scatola su tavolo dove lei stava aspettando. Nonostante fossimo praticamente uguali nell’aspetto sotto molti punti di vista, tranne che per l’altezza sembrava proprio che Mizumi fosse più lenta a crescere. Era la piccola di casa e tante volte, e in diverse occasioni dovevo occuparmi di lei in modo tale che non si facesse male o che si perdesse. Ciò non era un peso per me, tutt’altro. Ero suo fratello, era mio compito proteggerla.
Mizumi gustò i biscotti e mi sorrise soddisfatta con quelle sue solite gote rosee così tenere, così ricambiai quell’espressione tanto dolce e le sorrisi afferrando anch’io un biscotto. “Insegnerai anche a me a giocare?” mi domandò.
“Beh non credo che dei tappi come possano giocare.” Lei si offese molto e ridacchiai divertito di aver colto quel suo tasto dolente. Era il mio divertimento punzecchiarla.
“Possiamo fare altri giochi con la palla no?”
Ci pensai su facendola soffrire. “Mh forse... a patto che tu metta sempre in ordine per me la cucina quando la mamma me lo chiede.”
Lei sbuffò per quella richiesta e annuì. Mi venne da ridere.

****

“Come sarebbe a dire che non torni neppure stasera?!” gridò ancora mio padre dal salone mentre era al telefono. Ormai quella era la musica che si respirava in casa mia da un pò di tempo. Mentre lui gridava, sia io che Mizumi eravamo seduti a tavola con una cena precotta nel piatto. Ormai avevo dimenticato che sapore avesse del buon cibo cucinato ai fornelli, così come non vedevo mia madre da settimane. Mio padre continuò a gridare, e vidi Mizumi tapparsi le orecchie per non sentire.
Le afferrai la mano e le dissi di mangiare. “Facciamo così il primo che finisce tutto il piatto stasera dorme con papà, che ne dici?” Il suo volto parve illuminarsi e annuì. “Pronta allora? Via!” E cominciammo letteralmente a ingurgitare il piatto, ma nonostante ci avessi provato con tutto me stesso persi e Mizumi esultò di gioia per tutta la cucina.
A quel punto sulla soglia della stanza apparve mio padre che silenzioso, come ormai era da giorni, si mise a tavola con noi ignorandoci completamente e mangiando quella roba che non poteva chiamarsi cibo. All'improvviso mi fissò e gli sorrisi, ma la sua reazione fu cupa e tornò a guardare il proprio piatto.
Quella notte come promesso toccava a mia sorella dormire con papà quindi in camera era da solo. No che mi dispiacesse dormire senza di lei, ma di solito ci mettevamo a fare qualcosa prima di addormentarci. Forse però fu un bene, l’avevo resa contenta.
Immaginai che tutto si sarebbe risolto presto, infondo la mamma era solo partita per un pò per una vacanza e prima o poi sarebbe tornata. Almeno secondo papà.

****

“Non puoi fare quel che cazzo ti pare hai dei figli qui!”
“Dovevi pensarci prima di mettermi incinta io nemmeno li volevo!”
Andavano già avanti da un pò ormai. Avevo preso Mizumi e l’avevo portata in camera nostra in modo che le voci fossero più deboli e che non sentisse, ma era inutile. Perché gli adulti hanno tanta voglia di litigare così spesso? Mizumi continuava a tenersi le orecchie e aveva gli occhi gonfi di lacrime. La guardai e poggiai anche le mie mani sulle sue in modo da creare una doppia cuffia e l’avvicinai a me.
“E adesso dove te ne vai con quella borsa?” Continuai a sentire.
“Non sono cazzi tuoi!”
“Haruko non puoi continuare così!”
E sentii la porta sbattere forte. Era di nuovo andata via dunque, perchè non ci voleva bene?
Passarono tipo una trentina di minuti prima che ebbi il coraggio di andare di sotto da papà, nel frattempo Mizumi si era addomenatata così le poggiai sotto la testa un cuscino e la coprii con una coperta.
Lasciai la stanza e andai a dare un occhiata di sotto. Scesi la rampa di scale, e lo cercai con lo sguardo ma non lo vidi, così andai dritto in cucina dove lo trovai accanto alla tavola con la testa china mentre se la reggeva con le mani. Sembrava proprio un miserabile e non potei fare molto per lui se non tornarmene di sopra e controllare che almeno Mizumi continuasse a dormire per sfuggire a quell’incubo dal quale ci saremmo svegliati prima o poi.
Il sogno però parve continuare per un altro lungo mese. E in poco tempo entrambi i miei genitori si ritrovarono in tribunale per un divorzio drastico in cui mio padre chiese l’affidamento di entrambi dicendo che quella donna - che chiamavo madre - non era adatta per prendersi cura di noi.
La donna però negò ogni cosa dicendo che lei era sempre stata presente per noi, e che la colpa era invece di mio padre.
Quando tutto finì mia madre uscì dal tribunale passando davanti a me e Mizumi. Entrambi avevamo aspettato tutto il tempo fuori. Non la vedevo da un pò ormai, sembrava essere in forma. Era ben truccata e vestita. Ci venne vicino e ci salutò. “Ehi piccoli, come state?” Mizumi le si lanciò contro e l’abbracciò forte piangendo tutte le lacrime accumulate ma quella donna non la strinse affatto a sè, piuttosto era fredda come il ghiaccio e mi fissò. La staccò da sè, e sorrise. “Allora piccoli voi che volete fare? Papà vuole cambiare casa e il giudice vuole che stiate solo con lui.”
“Non possiamo stare tutti insieme?” domandò ingenuamente Mizumi.
“Mi dispiace tesoro ma non si può, sta a voi scegliere. Ma sappiate che la mamma vi ama moltissimo.” E ci sorrise.
Osservai molto a lungo mia sorella e a cosa potesse essere meglio per entrambi. Più guardavo quella donna e più vedevo in lei tanta solitudine, sembrava sul serio che ci stesse pregando di stare con lei. Che si fosse pentita di tutto proprio ora che ci stavano portando lontano da lei?


Trascorsero un altra ventina di giorni per sistemare trascloco e le varie scartoffie e io ero lì quando mio padre caricò le ultime cose di Mizumi in macchina. Mia sorella non smetteva più di piangere. “Andiamo piccola sali in macchina.” La esortò ancora mio padre ma lei non voleva saperne, corse di nuovo verso di me.
“Perchè non vieni pure tu? Perchè!”
Mi strattonava per il braccio ma io la allontanai. “Qualcuno deve restare con la mamma e io non sarei capace di aiutare papà invece tu si. E poi ci vedremo spesso.”
Altre lacrime le irrigarono il piccolo volto tondo e papà venne a prenderla. Quest'ultimo mi lanciò un ultima occhiata triste, “Sei sicuro quindi?” mi chiese.
“Si, tranquillo. Chiamatemi quando arrivate.” E sorrisi anche a lui. Sorridevo pechè non c’era altro da fare.
Mi distrusse vedere Mizumi mentre veniva portata via e caricata in macchina, ella mi guardò dal finestrino continuando a piangere come una fontana. Io la salutai con la mano e le gridai che ci saremmo visti presto anche se probabilmente non sentì affatto quelle parole.
Anche mio padre montò in auto e andarono via lasciandomi completamente solo. Si perchè neppure quel giorno mia madre era a casa, anzi non lo era mai e io avevo scelto di restare perchè avevo letto in lei tanta tristezza per una vita che non le piaceva. Quindi mi ero deciso a abbandonarla come aveva fatto mio padre. Infondo possono sbagliare nella vita e magari presto sarebbe tornata sui suoi passi.

****


Venivano a trovarmi spesso, ed erano stesso loro a portarmi fuori a cena. Mizumi si sorprendeva sempre di quanto quel frigo fosse vuoto e più di una volta mio padre se la prese con mia madre, ma lei negò tutto dicendo che faceva sempre la spesa e che ero io a mangiare troppo.
“E’ vero Yuuto?” mi domandava spesso Mizumi e le leggevo la preoccupazione negli occhi ma io le dicevo che andava tutto bene.
Le loro visite però cominciarono ad essere sempre più rare nel momento in cui mio padre ricette una promozione e fu sempre più indaffarato col lavoro, e a Mizumi veniva impedito di venire tutta da sola qui perchè non poteva una bambina di appena dieci anni prendere la metro. Quindi ripiegavamo su telefonate e magari qualche chiamata via skype, ma lentamente la scuola e altre cose portarono via sempre più tempo.
Nel frattempo, rispetto a tanti miei coetanei che tornando a casa trovavano una famiglia e una cena calda, io quando rientravo trovavo sempre una casa buia e vuota. Era quella la mia realtà oramai. Non mi ero mai posto la domanda se avessi fatto bene o meno a restare lì, quella era casa mia, e in cuor mio speravo ancora che tutto sarebbe potuto tornare come un tempo.
Ogni sera mi recavo al kombini vicino per comprare qualcosa per cena e il negoziante si sorprendeva sempre di vedere un bambino fare la spesa. Tornavo a casa mangiavo quella roba insapore, guardavo un pò di tv, facevo i compiti e andavo a letto.
E così era giorno dopo giorno, poi capitavano quelle volte in cui la mamma tornava a casa ed ero felice. “Spostati moccioso vado di fretta!” Andava sempre di fretta. Afferrava i primi stracci dall’armardio che le capitavano a tiro e lì infilava nella borsa, poi tirava fuori della roba sporca e me la consegnava. “Metti tutto in lavatrice e poi asciugali mi servono per la settimana prossima.”
“Non resti almeno un pò?”
Lei mi rise in faccia e senza aggiungere altro sparì di nuovo. Spesso diceva che era sempre via per lavoro, e io le credevo, ma che lavoro teneva così impegnata una persona?

****

Quando accadde era una sera come tante e me ne stavo per i fatti miei a guardare un semplice programma comico alla televisione, giusto per ingannare il tempo prima di dormire. Avevo mangiato dela carne secca, e dei noodles istantanei, nulla di più, ormai quel sapore era anche diventato buono per me. Forse la forza dell’abitudine.
Fui colto di sorpresa quando sentii la porta di casa aprirsi e un enorme baccano si insinuò in casa mia. Era la mamma con un uomo. “Non sapevo avessi una casa qui.”
“Si questa era la mia casa di quando ero ancora sposata.”
Li spiai a dietro il divano affacciandomi giusto un pò. L’uomo era della stazza di papà, capelli brizzolati e piccoli occhi neri. Che brutto uomo mi venne da dire, ma perchè la mamma l’aveva portato a casa?
L’uomo improvvisamente l’afferrò per i fianchi e la trascinò verso di sè iniziando a baciarle il collo e poi la bocca. Le sollevò appena un pò la gonna toccandole sotto. Che stava facendo, continuavo a chiedermi. “Mamma?”
Attirai la loro attenzione e la mamma si staccò immediatamente dall’uomo sistemandosi la gonna e i capelli, l’uomo nascose il proprio viso andando in cucina.
“Ehi ciao. Non credevo fossi ancora sveglio.” Mi disse venendomi vicino.
“Chi è quel signore?”
Lei si guardò le spalle e sembrava avere l’aria preoccupata. “E’ un amico Yuuto. Solo un amico. Che ne dici di andare di sopra e dormire?”
Non volevo affatto andare a dormire. “No mamma, io voglio stare con te. Sta facendo un programma davvero divertente perchè non..” Stroncò le mie parole quando andò dritta a spegnere la televisione. Mi guardò con sguardo severo. Cosa le avevo fatto? Senza alcun preavviso fui afferrato per i capelli con molta forza e cominciai a piangere dal dolore. Fui trascinato vicino alla rampa delle scale dove c’era il sottoscala e mi ci lanciò dentro chiudendo a chiave. “Non devi mai dire di no alla mamma! Resta lì per un pò.”
Mi toccai a testa in preda al dolore e quando cercai di aprire quelle piccole porticine non riuscii, ero impossibilitato di uscire e nonostante la chiamassi lei non rispondeva. Piuttosto sentii che lei e quell’uomo salivano le scale per andare al piano di sopra.
Il resto fu anche peggio. Non solo ero nell’oscurità più assoluta, ma per ben due ore dovetti ascoltare i gemiti senza fine di quella donna che senza ritegno mi rese partecipe dei suoi amplessi con quell’uomo. Quella notte parve non passare mai. Il freddo, la posizione scomoda e il posto mi avevano distrutto il corpo e fui liberato solo in tarda mattina quando mia madre aveva già ormai salutato il suo compagno.
Mi aprì e stava beatamente fumando una sigaretta. “Hai imparato la lezione allora?”
La guardai impaurito. “S-sì.”
Ma tutto ciò andò a ripetersi ancora, ogni volta che portava un uomo a casa. Anche se dicevo che sarei andato a dormire non le bastava affatto e finivo nel sottoscala, ormai era diventata la routine.

****

In preda alla paura tentai più volte di chiamare Mizumi e mio padre ma in casa loro non c'era mai nessuno, c'era sempre la segreteria. Un giorno però,  preso dalla rabbia, dopo l'ennesima chiamata a vuoto strappai via il telefono dalla parete e lo lanciai a terra furioso. Mi resi conto di essere stato sul serio abbadonato in quella casa, e nonostante io pensassi ciò mi davo la colpa di tutto, ero stato io a scegliere di restare dopotutto.
Intanto mia madre continuava la sua campagna di torture su di me. Iniziò persino a non darmi i soldi per fare la spesa quando le girava male, o addirittura mi cotringeva a lavarle ogni abito e a stirarlo. Il peggio era le botte che prendevo senza alcun motivo, solo eperchè probabilmente le era andata male la giornata. Venivo punito solo perchè le andava senza una ragione apparente e dovevo obbedire non dicendo nulla a nessuno. Mi costringeva ad indossare polsini o cerotti per coprire i lividi minacciandomi che se avessi detto qualcosa avrei finito i miei giorni nel sottoscala senza una goccia d'acqua. Era terrificante.
La musica iniziò a cambiare quando all’età di tredici anni si accorse che non poteva più ficcarmi lì dentro così cominciò a torturarmi psicologicamente distruggendo tutta quella che era stata la mia infanzia. Mi diceva spesso che ogni volta che ci mandava ai giardinetti pubblici o all’acquario con papà lei si scopava qualche vicino. Distrusse praticamente ogni ricordo felice a cui mi ero aggrappato per anni, cioè quel ricordo di famiglia felice che in realtà non era mai esistita.
Più passava il tempo e più finivo per odiare quella casa e tutto ciò che vi era correlato: mio padre, mia sorella e quella donna sopratutto. Eppure restavo aggrappato al pensiero che la colpa era stata dei miei genitori, e che c’era forse un unico ricordo che non era affatto falso e riguardava Mizumi.
Lei era sempre stata vera e felice con me, senza mai chiedere nulla e l’avrei salvata dalle grinfie di nostra madre. Quando però ricominciarono le chiamate da parte sua preferii non rispondere, ormai era troppo tardi. Cosa le avrei detto? Come avrebbe reagito nel sapere che sua madre era un mostro? Mia sorella non era affatto forte e una simile notizie l'avrebbe distrutta completamente, peggio del divorzio stesso. Così decisi di ignorare completamente quelle chiamate.


Ormai avevo imparato che quando quella donna era a casa io dovevo sparire. Me ne andavo in giro, vedevo gente, dormivo da amici tutto pur di non vederla. Avrei evitato ogni tipo di tortura. Per fortuna tornava semplicemente per dei vestiti puliti e poi andava via.
Era un altro pomeriggio come tanti e il telefono come al solito squillava, era di sicuro Mizumi. Lottavo contro l’impulso di sentire la sua voce, ma non doveva venire da me e non doveva vedere nostra madre. Più squillava e più un dolore mi attanagliava, era la solitudine che avevo scelto di vivere. Potevo circondarmi di amici, avere le ragazze che volevo ma nessuno di loro riusciva a trasmettermi lo stesso calore che avevo provato ai tempi felici in cui tutto era ancora perfetto.
Attraversai così tutto il periodo delle medie, tra uscite e quella casa vuota dove ogni volta ritornavo. Nonostante me ne fossi ormai fatto una ragione speravo sempre che aprendo quella porta avrei ritrovato la mia famiglia ma non fu così. Era tutto spento e vuoto.

****

Neppure alle superiori le cose parvero migliorare. Le persone intorno a me mi trovavano bello, interessante, praticamente un dio e reggevo quella maschera solo per piacere e nascondere il mio vero io. Eppure nonostante l’ambiente ricco di persone trovavo tutto così noioso. Leggevo la spensieratezza negli occhi di chiunque e provavo rabbia. Mi dicevo perchè solo io dovevo stare così?
“Yuuto tu vuoi venire stasera?” mi domandò una mia compagna.
Si chiamava Kioko giusto? La fissai e abbozzai un sorriso per farle piacere. “Certo che si!”
“Perfetto. Allora stasera ci vediamo al solito posto.” Continuò a dire riferendosi agli altri. Non era la prima volta che uscivo con i ragazzi della mia classe. Non erano male tutto sommato, piuttosto divertenti e si faceva sempre tardi di solito quindi era perfetto, sarei stato meno a casa.

Si era fatta ora di pranzo e camminavo per il corridoio pensando a dove potermene andare. Fu lì però che riconobbi una ragazza che parve essere proprio Mizumi, mi passò accanto con una lunga chioma nera e quando mi avvicinai per vederla meglio i nostri occhi si incontrarono.
“Yuuto sei tu?” Era assurdo che fosse finita nella mia stessa scuola. Cercai di reprimere ogni emozione, lo stupore principalmente e proseguii per la strada. “Aspetta!” Continuò a gridare ma la ignorai. Che crudele la vita certe volte.
Non ci fu giorno in cui non tentò di parlarmi ma io prendevo sempre la strada opposta alla sua e la evitavo. Nonostante quel mio atteggiamento lei non mollava, perchè mi era così affezionata? Come si può amare una persona di cui non si sa più praticamente nulla. Non lo capivo proprio.
Le giornate proseguino in maniera assolutamente monotona. Quel primo anno stava volando praticamente via senza che me rendessi conto, così come la mia adolescenza.
Facevo sesso, uscivo spesso, frequentavo addirittura gente più grande di me ma nulla. Non riuscii a trovare mai un posto o una persona che potesse ridarmi la felicità di un tempo. Che sciocchezza pensare che il tempo potesse aggiustare le cose perchè non era affatto vero. E quando tornavo a casa e per caso incontravo mia madre mi rammentavo sempre quanto l’amore non esistesse neppure nei confronti dei propri figli, figuriamoci tra sconosciuti.
“Ti ho detto tremila volte di non toccare la mia roba! Questa è casa mia moccioso, sparisci!” Mi ripeteva ogni volta che tentavo di mettere ordine o di preparare qualcosa da mangiare. Non sopportavo neppure il suono della sua voce quindi quando iniziava con le ramanzine e con gli insulti indossavo le scarpe e correvo via di lì. Camminavo a vuoto per ore tipo.

****

Erano gli ultimi giorni di scuola e da li a poco sarebbero partite le tre settimane di vacanza. Di solito in un periodo tanto lungo di pausa andavo sempre fuori città da un mio amico, perchè stare a casa non mi andava.
Ecco che il professore faceva le solite avvertenze: studiate e blabla. Che noia, così poggiai la testa sul banco e chiusi gli occhi per un pò. Ormai non poteva più sgridarmi, era quasi finito l’anno dopotutto. Finì la lezione e Tetsuo si alzò per venire vicino a me. “Sei libero oggi?”
“Si certo.” Gli sorrisi.
“Per fortuna. Voglio passare per un negozio che ho visto l’altro giorno.”
“Altri abiti strani?” Ridacchiai e mi fulminò con lo sguardo.
“Dai ti aspetto fuori idiota.”
Mi anticipò e cominciai a raccogliere le mie cose. Non so, era strano dire ciao a quell’aula eppure non era la fine quella, piuttosto una semplice pausa. Mi guardai intorno e ormai era già vuota, poi però rimasi stupito di vedere che c’era ancora qualcuno oltre me. Chi diamine era? Non l’avevo mai visto. Conoscevo praticamente tutti in quella scuola, specialmente della mia classe eppure non avevo mai visto quel ragazzo. Era minuto, molto magro e di poco più basso di me. Era impossibile che fosse un mio compagno di classe.
Il ragazzo guardava fuori dalla finestra dandomi le spalle, sembrava imbambolato nel fissare qualcosa. Non vi diedi importanza, e feci per andarmene o Tetsuo mi avrebbe sgridato. Gettai un ultima occhiata verso quella persona mai vista prima e finalmente si voltò verso di me, si accorse della mia presenza, mi fissò per un breve istante e distolse immediatamente il proprio sguardo portandolo verso il pavimento. Raccolse velocemente le proprie cose e corse fuori dall’aula.
Sbaglio o l’avevo spaventato? Beh poco importava non era nessuno di importante se non l’avevo mai notato prima. Però, prima di andare via andai verso la finestra perchè ero davvero curioso di sapere cosa stesse fissando così a lungo tanto da farlo diventare una statua.
Mi portai vicino alle enormi finestre che davano sul cortile e quando vi guardai rimani colpito dallo spettacolo di fiori che c’era di sotto. Un lungo viale in piena fioritura, un mare rosa lungo fino all’ingresso principale e ai campi sportivi. Percorrevo tutti i giorni quel viale eppure non mi ero mai davvero interessato a cosa mi stesse intorno e quella era la prima volta. Rimasi lì probabilmente parecchio, a fissare quello spettacolo rosa. Rami che scossi dal vento si muovevano in una danza e ondeggiavano illuminando tutto lo spazio intorno. Capii perfettamente perchè si fosse fermato ad ammirare una cosa del genere, era davvero bellissimo. Mi venne spontaneamente di sorridere, eppure non era quel sorriso finto che propinavo a tutti piuttosto era sincero, e me ne stupii. Stavo sorridendo a una stupida finestra, a dei comuni alberi. Non era normale, eppure ero contento.

****

Le settimane volarono e mi ritrovai di nuovo in quel luogo. Ormai ogni volta che attraversavo quel viale alberato non potevo fare a meno di fermarmi almeno due secondi per ammirarlo. “Muoviti Yuuto! Se no non riusciremo a vedere i nomi sul tabellone.” Mi urlò Nakamura.
“Si arrivo. Che noia!” Odiavo profondamente il caos e le attese. Starmene lì in piedi per leggere un nome mi snervava molto. Cercai dunque di farmi da parte e aspettare che fossero Tetsuo e Nakamura a dirmi la classe. Che idiozia ammassarsi per una cosa del genere, risi tra me.
Da lontano vidi anche Kioko che mi salutò con un cenno di mano. Ricambiai muovendo leggermente il capo, e preferii non avvicinarmi a lei e alle sue amiche altrimenti si sarebbero incollate addosso.
Cercai con lo sguardo quei due idioti che erano praticamente spariti alla mia vista, e mentre davo un occhiata mi sorprese molto ritrovare quel ragazzino visto settimane fa. Sembrava così spaesato e imbranato nei movimenti. Cercava di farsi largo tra i ragazzi ma non ci riusciva, anzi piuttosto che chiedere permesso preferiva restare indietro e allungare il collo per scorgere qualche nome, da quella distanza poi? Che nervi persone così.
“Siamo nella prima sezione di nuovo.” Tornarono Nakamura e Tetsuo completamente stravolti.
“Ah perfetto, andiamo allora.”
E ci incamminammo verso l’edificio ma prima di andare gettai un ultima occhiata verso quello strano ragazzo, e notai che era sparito. Era sul serio un fantasma mi venne da pensare e invece no, lo ritrovai in aula. Aveva fatto prima di noi e aveva già occupato il posto accanto alla finestra, come l’anno scorso.
Notai che ci guardava spesso e mi venne da ridacchiare ma non lo diedi a vedere. Sul serio non si rendeva conto che fissare la gente era palese come faceva lui? Sembrava un bambino.
“Ieri ho scopato con una ragazza con due tette così!” Spiegò Tetsuo mimando le dimensioni del seno di questa suddetta ragazza.
Nakamura e gli altri cominciarono ad elogiarlo come sempre. Credevano sul serio che Tetsuo potesse sul serio avere una ragazza alla settimana? Che idioti. “E tu Yuuto che hai fatto in questi giorni?”
La domanda mi spiazzò un pò e dovetti mentire alla svelta. “Sono stato in campagna da alcuni miei amici.” Che poi una bugia non era affatto.
“Lo sapevo che avresti fatto la vancanza migliore!” Commentò Nakamura ridendo. Non mi dispiacevano quelle conversazioni, erano assolutamente normali. Nè divertente nè noioso, ed era della normalità che avevo bisogno in quel momento per sentirmi bene.
Guardai ancora verso le finestre senza far vedere che fissavo qualcuno in particolare. E come sempre era lì, da solo che se ne stava ad guardare fuori dalla vetrata come se non gli interessasse affatto interagire con qualcuno. Superbia? Paura? Chissà. Fatto sta che forse qualcosa in comune ce l’avevamo. Eravamo entrambi soli in una stanza piena di persone.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


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CAPITOLO XXXII

Me ne tornai a casa, e quella sera non riuscii neppure a cenare. La mamma più volte mi domandò: "Va tutto bene Ryu?", e con la voce mozzata le rispondevo sempre di si. La verità però era un altra non andava affatto tutto bene. Avevo rimandato troppo a lungo quel momento, e forse era giunto il momento di dire tutto Mizumi.
Se io non potevo stargli accanto almeno avrebbe avuto la sua famiglia, e magari loro sarebbero riusciti dove io avevo fallito.
Si, ormai ero sempre più deciso che quella fosse la soluzione giusta al problema di Hara. Era l’ultimo gesto che avrei fatto per lui e poi l’avrei lasciato definitivamente andare, perchè ormai avevo fatto tutto ciò che potevo.
Il giorno dopo la mia intenzione era chiara ormai. Hara aveva bisogno di aiuto serio con sua madre e io non potevo più fare nulla a riguardo, dopotutto non potevo costringere una persona a parlare e forse sapere la verità non avrebbe affatto risolto la faccenda.
“Ryuccccchan!” Kyoja mi si catapultò praticamente addosso e per poco non barcollai a terra.
Mi avvolse con le sue esili braccia e lo fissai seccato. “Accidenti smettila di apparire così che paura.”
“Scusami tanto! Allora com’è andata con Hara?” Mi punzecchiò col gomito facendo occhiolino.
Già, sapevo che sarebbe potuta capitare quella domanda. “Non so di cosa tu stia parlando. Ieri sono andato a fare diversi servizi con i miei, non sono stato affatto con Hara.”
Kyoja inarcò un sopracciglio e parve parecchio confuso. “Ma come.. e io che pensavo..”
“Pensavi male.” Tagliai corto. Almeno quella conversazione sarebbe morta lì.
Percorremmo insieme il viale che portava all’edificio centrale e continuavo a guardarmi in giro in cerca di Mizumi ma non la vidi. Cavolo quando la volevo non c’era mai.
“Che delusione Ryucchan.. ma da come parlava ieri Hara pensavo che dovesse uscire con te.”
Quell’osservazione fu stranamente perspicace. Gli sorrisi in qualche modo, “Ah-ah davvero? Strano.”
“Beh non demordere tu!!” E mi piazzò una bella pacca sulla spalla e corse via. Che male poteva fare un tipo così gracile.
Mi dispiaceva nascondergli le cose ma non avevo affatto voglia di affrontare la faccenda. Lungo la strada vidi in lontananza Takeru, era tornato. Così corsi verso di lui felice di vedere una faccia amica che mi avrebbe in qualche modo capito. “Ehi!” Dissi una volta raggiunto.
“Ryu..” rispose sorpreso di vedermi lì.
“Che fine hai fatto in questi giorni? Ti devo raccontare un sacco di cose.”
Takeru alzò le mani in segno di scudo.
“Ti prego nulla che riguardi Yuuto, l’altro ieri ci ho avuto un brutto litigio a telefono fino a tarda notte.”
Quella era una novità, non ne sapevo nulla. “Un litigio e perchè?”
Mostrò un aria triste. “Mi ha accusato di averti detto strane cose e per quanto gli negassi tutto lui continuava a prendersela con me, ha persino detto che mi avrebbe spaccato la testa se mi fossi avvicinato ancora a te.” Hara aveva davvero detto una cosa del genere? Ne fui stupito. “Quindi lo chiederò a te. Cosa gli hai detto perchè era così furioso solo con me?”
“Mi spiace Takeru... ho spiattellato che sei stato tu a dirmi che si vedeva spesso con Maya.”
Takeru si toccò la fronte e sospirò profondamente, l’avrei capito se si fosse arrabbiato. “Ecco perchè. Accidenti Ryu potevi dirmelo almeno mi sarei preparato alla sua sfuriata.”
“Non sei arrabbiato con me?”
Mi sorrise dolcemente. “Affatto. Altrimenti non te l’avrei proprio detto no?” Sembrava essere un buon ragionamento quello eppure mi sentivo in colpa. Avevo rovinato la loro amicizia, eppure Takeru non sembrava soffrirne così tanto al punto che mi chiesi che razza di amici fossero.
Decisi dunque di raccogliere tutto il mio coraggio e di raccogliarti ciò che si era perso in quei giorni. Dell’aggressione a Mizumi, dell’intervento di suo fratello e del suo grazie per averla salvata. Takeru sentendo tali parole non parve stupirsi molto piuttosto cominciò a cambiare espressione quando gli raccontai del suo totale cambio di comportamento e del pomeriggio insieme. Allora lì parve molto confuso.
“Ok ho afferrato che Maya è lesbica.. che peccato, e mi stai dicendo che ha praticamente ammesso che non gli sei indifferente? Non è tipo una confessione?”
“Non per Hara. Lui continua a dire di non essere in grado di amare e che non può essere ciò che vorrei io.”
Parve ancora più confuso e cominciò ad arruffarsi i capelli, probabilmente in cerca di una spiegazione logica. Ma in tutto ciò la logica non c’era, avevo provato a cercarla anch’io. “Io sapevo alcune cose della madre ma non credevo che incidesse così tanto sulla sua vita.”
“Deve aver passato un infanzia di merda. La prima volta che l’ho incontrata, Hara la fissò in maniera cagnesca mentre stavolta ne sembrava terrorizzato.”
“Credi che lo picchiasse da piccolo?”
Era quello il mio più grande timore. “Non lo so... non vuole dirmelo.”
Forse avevo esagerato per la storia della bugia. Che importava che ricordasse o meno? Mi ero arrabbiato troppo per una cosa superflua in quel momento e forse era stato proprio quello l’obiettico di Hara, distrarmi dal vero motivo per cui ero andato da lui: sapere.
“Io devo dirlo a sua sorella."
Takeru sbiancò. “No! Credo sia l’ultima cosa che Yuuto voglia.”
“E che altra scelta ho? Dicendolo a lei se ne occuperà il padre no? E’ la soluzione che avrei dovuto adottare dall’inizio e invece no, ho voluto combatterci da solo.”
“Rischi di peggiorare solo le cose Ryu...” Lo sapevo e non mi importava più. Non potevo perderlo più di così quindi aiutarlo almeno in quel modo era l’unica cosa che mi era rimasta da fare. Su quel pensiero sentii gli occhi gonfi di lacrime, risolto tutto non avrei più avuto alcun motivo per andargli dietro.
Takeru mi accarezzò la testa vedendomi chiaramente giù di morale e mi sorrise. “E’ così fortunato quello stupido ad avere una persona che lo ama così tanto e neppure se ne rende conto.”
Quelle parole furono un balsamo in quel momento. Le accolsi come l’abbraccio di una mamma, e ricambiai quel sorriso lasciando da parte la tristezza che portavo nel cuore. “Grazie.” Dissi.
“Ti aiuterò lo sai dimmi solo in che modo.”
Forse non avevo trovato l’amore in quei mesi ma senza rendermene conto mi ero circondato di persone leali che mi avevano capito e guidato dal primo momento. Kioko, Kyoja e adesso anche Takeru, conoscevano i miei sentimenti e non mi disprezzavano. Al contrario li sentivo ancora più vicini a me.

****
Decisi di incontrare quel giorno stesso Mizumi al termine delle lezioni. Le dissi di raggiungermi alle spalle della palestra, almeno lì non avremmo fatto incontri inopportuni e poi quello era il posto dove mi sentivo a casa, al sicuro insomma. Sicuramente stando in quel luogo avrei trovato la forza di fargli quel discorso.
Ne ero sul serio convinto? Dentro di me sentivo un peso enorme, al punto che il mio respiro cominciò a farsi più pesante. Era assurdo che una semplice conversazione potesse pesarmi così tanto.
“Ma guarda chi c’è qui?” Fissai nella direzione da cui era venuta quella voce e sgranai gli occhi. Non poteva di nuovo essere il tipo del giorno prima, che diavolo, era una persecuzione. “Non guardarmi come se fossi un fantasma dovevi immaginare che sarei venuto a fartela pagare per il tuo pugno.” Sorrise bieco.
Era solo e ciò mi rincuorò un pò ma come aveva fatto a sapere che ero lì? “Non volevo darti quel pugno ti ho già detto che mi dispiace.”
“Ah si credo di averlo sentito ma fatto sta che non me ne frega un cazzo di cosa dici.” Mise le mani in tasca e pronunciò quella parole con un velo di sarcasmo. Perchè le persone avevano sempre la mania di vendicarsi, anche se in parte forse era la mia punizione.
Il mio unico timore era che potesse apparire da un momento all’altro Mizumi e quindi coinvolgerla in qualcosa di spiacevole. Preferivo prenderle da solo.
Guardai dietro di me per accettarsi che non ci fosse. “Cerchi qualcuno?” Continuò a ridere sorridendo in maniera compiaciuta.
“No.”
Si avvicinò di qualche passo. “Oh ma davvero? Credevo aspettassi Mizumi.”
Mi si gelò il sangue nelle vene nel sentire il suo nome pronunciato dalle sue labbra, ma cercai di mantenere il controllo di me stesso magari stava solo sparando parole a caso per stuzzicare. “Io vado via.” Dissi allora, gli diedi le spalle e cominciai ad allontanarmi ma ciò che mi premeva era chiamare Mizumi così afferrai il cellulare.
“E’ inutile che la chiami è con i miei amici in questo momento.”
Mi voltai sconvolto e non potei più nascondere la mia paura. Il ragazzo mi sorrise in faccia vedendo finalmente una reazione. “Stai mentendo!”
“Affatto. Non sei l’unico che dev’essere punito, la prima è lei e dopo di te tocca a Yuuto.”
Era disgustoso sentire certe cose e la paura aumentava al pensiero di cosa potessero farle. “Dov’è verme!” Gridai andandogli contro furioso ma lui indietreggiò calmo. Ero sempre più arrabbiato che avesse il coraggio di divertirsi per un gesto del genere. “DOV’E’?!” Tuonai forte.
“E’ sul tetto dell’edificio in questo momento, che ne dici la raggiungiamo?”
Era così strano che l’avesse ammesso così facilmente ma forse aveva in mente di ricattarmi tenendola lì. Continuai a stringere il cellulare nella mano destra e il primo pensiero che ebbi fu quello di chiamare Hara, ma sarebbe venuto per sua sorella? O per me? Probabilmente no, non dopo la discussione di ieri.
Il ragazzo si voltò e cominciò a camminare verso l’edificio principale. “Allora vieni?” Ero davvero titubante se seguirlo o meno e senza darlo a vedere portai l’apparecchio telefonico dietro la schiena e mandai un messaggio rapido a Takeru. Non sarei certo andato dietro a quel tipo senza prendere delle precauzioni, e così lo seguii.
Mi tenevo a debita distanza e mi guardavo spesso dietro con la paura di un agressione. Ogni tanto il ragazzo mi guardava con la coda dell’occhio e sgignazzava beatamente.
Arrivare li fu stranamente semplice, non avevamo incontrato nessuno lungo il tragitto e una volta sul tetto notai che c’erano li i suoi due amici ma di Mizumi non c’era traccia. Ebbi il terrore che le avessero già fatto qualcosa. Alle mie spalle la porta si chiuse di colpo ed apparve una quarta persona.
“Allora dovè?” domandai bieco.
“Mh? Chi?” Partirono diverse risatine.
“Lo sai benissimo chi!”
Il ragazzo raggiunse gli amici e si scambiarono occhiate di complicità. Intanto il quarto ragazzo continuava a tenere d’occhio la porta restando alle mie spalle. “E’ incredibile che tu ci abbia creduto davvero. Non abbiamo mai portato Mizumi qui, volevamo solo attirare te qua sopra per darti una lezione.”
La mia peggior paura si stava realizzando eppure provai sollievo nel sapere che non le avevano fatto del male. Potevo benissimamente sopportare qualche pugno, tanto prima o poi si sarebbero sentiti soddisfatti. “Ehi amico non sembra affatto spaventato.” Fece notare uno di loro.
“Oh ne avrà vedrai e dopo di lui me la pagherà anche Hara per avermi rubato la ragazza.”
Mi venne da ridere. Era assurdo come nessuno in tutta la scuola notasse minimamente l’enorme somiglianza che c’era fra quei due, ma di cosa mi sorprendevo neppure io l’avevo notata. “Perchè cazzo sorridi!?” Gridò proprio il capo branco parecchio adirato.
“Te l’ho già detto sei un verme, quattro con uno. Cos’è hai paura che Hara ti butti di nuovo a terra?” Sfoderai il ghigno peggiore che potessi tirare fuori in quel momento e in cuor mio speravo vivamente che Hara gliela facesse pagare.
Il ragazzo digrignò i denti preso dalla rabbia e strinse i pugni, con uno scatto mi venne contro e me ne assestò uno nello stomaco facendomi capitolare a terra agonizzante. “Chi è adesso il verme eh!” Rise pavoneggiandosi su di me.
Strinsi le braccia contro lo stomaco cercando di mandare via il dolore allucinante che ora mi invadeva le viscere, annaspavo dal dolore eppure non avrei dato soddisfazione ad uno stronzo del genere. “S-sei tu il v-verme..” Ricambiai quell’occhiata di odio e tentai di rimettermi in piedi ma il bastardo infierì ancora e mi diede un calcio per rimettermi giù. Quel colpo tuttavia fu molto più leggero rispetto al pugno.
Mi feci forza. Quella sofferenza non era nulla paragonata al cuore spezzato che avevo, avrei preferito cento di quei pugni piuttosto che sentire le fredde parole di Hara.
E come sempre il mio pensiero andava lui, perfino quando venivo picchiato. Sorrisi tra me rendendomi conto che non c’era scampo ai miei sentirmenti, e che non potevo perdere tempo con quei quattro stronzi. Dovevo vedere Mizumi, dirle tutto e aiutare chi amavo.
Tentai ancora una volta di rimettermi in piedi. “Non vuole proprio stare giù.” Commentò uno dei suoi amici.
Esatto figlio di puttana, mi dissi. Mi poggiai prima su una gamba e dandomi lo slancio tornai a stare eretto proprio di fronte al ragazzo che mi fissò ancora con più rabbia. “Stavolta non ti alzarai più bastardo!”
“Fattelo dire amico i tuoi pugni non fanno così male.” Dissi ridacchiando.
“Come?!” Caricò ancora una volta il colpo ma stavolta non mi sarei fatto prendere in pieno, infatti quando tentò di colpirmi lo evitai e gli rifilai un calcio nello stomaco facendolo ruzzolare lontano da me. Quel mio colpo fu più forte del previto cogliendo di sorpresa i presenti e anche me, era assurdo che avessi sul serio buttato a terra quel tizio.
“Hideki!” Urlò di loro soccorrendolo.
Un altro invece mi piombò addosso inferocito e per quanto tentassi di svincolarmi dalla sua presa fui messo giù da un altro pugno, stavolta in viso. Mi sentii stordito e la vista si annebbiò, potei però rendermi conto che il ragazzo che avevo messo a terra si era rialzato. “Lasciami voglio ammazzarlo!”
E adesso? Avevo di nuovo fatto una cazzata cercando di reagire. Aveva ragione Hara, non potevo colpire la gente se poi non sapevo difedermi. Fui afferrato per i capelli e trascinato lungo il pavimento. Ci furono altri colpi assestati puramente a caso dettati dall’immane rabbia di quella persona. Ero sul punto di svenire quando sentii uno dei suoi amici intervenire: “Vuoi ucciderlo Hideki?!” E lo fermò.
“Lasciami è la seconda volta che quel bastardo mi colpisce!”
Era assurdo ma fu vero, nonostante sentissi il corpo venir meno tentai ancora una volta di alzarmi sotto gli occhi scioccati dei tre ragazzi, meno Hideki che fu preso da un’altra scossa di ira e mi tirò a terra. Tutto ciò che volevo era andarmene da lì per parlare con Mizumi di Hara, non avevo tempo di starmene lì steso in preda al dolore.
Tentai ancora di rimettermi in piedi ma le gambe non mi ressero più e fui sul punto di crollare come un sacco di patate.
Ma fui afferrato da forti braccia estremamente familiari. Purtroppo la vista mi si era completamente offuscata ma riconobbi perfettamente il suo odore, era Hara. “Ehi Ryu..” Chiamò il mio nome e cercai di mettere a fuoco la scena. Portai la mia mano lungo il suo viso, era realmente lui e mi venne da sorridere.
“Come diavolo avete fatto a trovarci qui sopra!” Sbottò Hideki spaventato a morte.
“Dovevi togliergli il cellulare se non volevi essere trovato.” Disse un’altra voce e mi parve quella di Takeru.
“Andiamocene subito di qui!” Gridò un altro impaurito. Ero salvo, avevo fatto bene ad avvisare Takeru.
“Takeru no!” Tuonò Hara cercando di fermare Takeru, non capii affatto cosa stesse succendo. Le braccia di Hara mi lasciarono andare e fui rimesso a terra, dove stava andando? Sentii che si allontanava da me. Ci aveva ripensato e mi stava di nuovo abbandonando, faceva sempre così... di me non se ne fregava affatto.
Dovevo ancora una volta fare tutto da solo così tentai di darmi una mossa.
“Yuuto no!” Un altro urlo e stavolta la voce era di Tetsuo. Che stava succedendo? Mi sollevai appena per guardare la scena e quando riuscii finalmente a mettere a fuoco cosa stesse succedendo vidi Hara fare letteralmente a pezzi Hideki, senza alcuna pieta. Aveva lo sguardo famelico, e gli occhi risplendevano di alcune venature rosse. Ero spaventoso, continuò a tirare calci persino quando Hideki finì a terra privo di sensi.
Intervenne a quel punto Tetsuo per fermarlo. “Fermati così l’ammazzi!” Ma quest’ultimo fu spinto via ricevendo una gomitata nello stomaco e Hara proseguì il suo massacro. Era terrificante tutto ciò. Tentò allora Takeru a trattenerlo e parve riuscirci. Nel frattempo i tre amici di Hideki erano in un angolo terrorizzati per quella scena. “Lascia perdere pensiamo a Ryu.” Continuò a ripetergli Takeru, ma Hara serrava ancora i pugni voglioso di vendetta.
Non l’avevo mai visto così infuriato, tutto quello che avevo visto di lui non era nulla a confronto, pensai. Ma poi parve rilassare ogni muscolo e anche Takeru se ne accorse, così lo lasciò andare.Hideki invece agonizzava a terra in una pozza del suo stesso sangue. Non provai affatto pietà per quel verme, gli stava bene. Ci avrebbe così pensato due volte a rifare una cosa del genere.
Cercai di mettermi in piedi tenendomi lo stomaco ancora leso. Un ombra mi si parò davanti in quel momento e quando alzai gli occhi per vedere chi fosse vi trovai Hara, che mi afferrò per il gomito tentando di aiutarmi.
Lo guardai attentamente e lui mi accarezzò il viso. “Andiamocene vieni.” Non so perchè, e neppure cosa provocò esattamente quelle lacrime che cominciarono a straripare dai miei occhi. Mi lanciai tra le sue braccia e lo strinsi forte a me, avevo pregato fin dall’inizio che fosse lui a venire da me per sistemare tutto. Non ero affatto arrabbiato con lui, non lo sarei mai stato.
Continuai a piangere come una ragazzina spaventata stringendomi al suo petto, immergendomi nel suo profumo nonostante sapessi perfettamente che mi avrebbe spinto via da un momento all'altro ma non mi importò. Hara però seppe stupirmi ancora una volta e portò una mano sulla mia testa accarezzandola dolcemente e l’altra sul mio fianco. Mi sentii finalmente al sicuro.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


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Buona sera amici. Si siamo sempre più vicini alla fine e l'ultima cosa rimasta da risolvere è la questione della madre ormai. Francamente Ryu oltre che il ragazzo dovrebbe ricevere una medaglia olimpica perchè sono stati trenta capitoli di travaglio per lui, me e tutti voi ma finalmente sembra che Hara abbia acceso qualche lucina dentro di se.
Arrivati a questo punto però la domanda è: se finalmente sembra essersi accorto di qualcosa com'è che staremo insieme? Si, perchè sono due ragazzi e non possono certo andarsene in giro mano nella mano come se nulla. Non in Giappone poi.
E cosa più importante come funziona essere una coppia?
Saranno queste le nuove domande del nostro piccolo Ryu che cresce sempre di più dietro a quella testaccia di Hara, mentre quest'ultimo fa la cosa inversa finalmente mette freno alla costruzione delle proprie mura e lascia intravedere una fessura.


CAPITOLO XXXIII

Tutto fu presto raccontato ai professori che decisero di mandare me all’ospedale per controllare le lesioni che avevo in viso e sulla pancia. E si offrì di accompagnarmi un professore.
Non ero riuscito a parlare con Hara anzi in verità non si era detta una parola riguardo tutto l’accaduto perchè tutto si era svolto così velocemente che ero ancora scosso.
Non avevo neppure avuto il tempo di incontrare o vedere Mizumi.
Per fortuna al pronto soccorso dissero che non c’era alcuna frattura e si occuparono semplicemente di disinfettare il taglio sul viso. Il professore che mi aveva dato un passaggio ne fu lieto e avvisò la scuola e i miei genitori dell’accaduto. Da un momento all’altro sarebbe entrata mia madre in preda al panico, ne ero sicuro. “I tuoi genitori stanno per arrivare. Ti serve qualcosa?” Mi domandò il professore tornando da me.
“N-no, grazie.”
L’uomo annuì e tornò a parlare con un infermiere.
Era così strano trovarsi in posto del genere, io che non avevo mai fatto nulla nella mia vita e ora improvvisamente mi ritrovavo a fare a pugni e a piangere tra le braccia del ragazzo di cui ero innamorato che però non ricambiava affatto i miei sentimenti. Nonostante il dolore che provavo allo zigomo destro, e al ventre non riuscivo a non sentire la straziante sensazione di abbondono che provai in quel momento. Quello era nettamente peggio del dolore fisico.
All’improvviso la piccola tenda che divideva il mio lettino dagli altri si aprì e apparve mia madre molto scossa. Per un secondo pensai che fosse Hara, che stupido ero. “Oddio Ryu stai bene?” Gridò venendomi ad abbracciare. Lontano vidi anche mio padre parlare col professore, probabilmente voleva i dettagli dell’accaduto. Mi madre continuò a squadrarmi il viso ignorando completamente che mi facesse male. “Andrà tutto bene vedrai. Faremo cacciare via l’animale che ti ha fatto questo.”
“Va tutto bene mamma.” La allontanai da me.
Mio padre ci raggiunse e mi diede una pacca. “Ho parlato col professore dice che a salvarlo sono stati un certo Hara e altri due suoi compagni. Se non fossero intervenuti loro avrebbero continuato.” Spiegò serio.
Il volto di mia madre sbiancò. “Dio mio..”
“Mamma tranquilla è passato.” Cercai di calmarla ma era inutile. Continuò tutto il tempo a comportarsi come una mamma chioccia e a riempirmi di attenzioni imbarazzanti. Per fortuna mi mandarono presto a casa e feci un sospiro di sollievo.
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era la questione rimasta in sospeso con Mizumi. Accidenti sembrava proprio che il destino mi remasse contro come se quella cosa dovesse rimanere un segreto. Che fosse un segno?
Restai disteso sul letto tutto il resto della giornata pensando al da farsi, anche perchè non riuscivo a chiudere occhio, avevo dolori intercostali tremendi, per non parlare del viso. Pensai all’aggressività di Hara, certo che sapeva picchiare duro. Mi sentii graziato di non aver suscitato una simile rabbia in lui o mi sarei ritrovato morto, però ci pensai a lungo. Avevo insistito talmente tanto che persino la più buona delle persone mi avrebbe mandato a quel paese o pestato. Lui però, non l’aveva mai fatto.
 
Il giorno dopo tornai comunque a scuola anche contro la volontà dei miei. Dissi loro che non potevo assentarmi per un motivo tanto stupido e che mi sentivo meglio, cosa assolutamente falsa. La verità era che mi premeva di vedere Mizumi al più presto, sperando che non ci fossero altri incontri spiacevoli, e proprio lungo il tragitto verso la scuola incontrai Kioko e Tetsuo. Mi avvicinai a loro. “Ciao ragazzi.”
Kioko mi fissò sconvolta. “Oddio Ryu.. sapevo che ti avevano conciato male ma non così tanto.” Disse cercando di sfiorarmi il viso ma io la scansai. Già faceva male.
“Non è così grave come credi.” Poi guardai Tetsuo, sapevo bene che era venuto anche lui in mio soccorso ma forse solo incitato da Hara, ma almeno era venuto. “Grazie.. si insomma di essere venuto ad aiutarmi.”
Tetsuo mi fisso attentamente. “Forse non era così indispensabile il nostro aiuto. Quel idiota di Hideki sembrava già messo male prima che arrivassimo.” Mi sorrise soddisfatto.
Ricambiai il suo sorriso. “Ho dovuto imparare a difendermi per colpa tua.”
Kioko parve completamente estranea a quella conversazione ma io e l’omone ci eravamo perfettamente capiti. Era la prima volta che c’era una sorta di stima reciproca e fu una sensazione davvero strana.
In clssse mi guardai in giro cercando con lo sguardo Hara ma non lo vidi, probabilmente doveva ancora arrivare. Non avevo granchè da dirgli volevo semplicemente vederlo perchè ne avevo un gran bisogno. Vidi però Mizumi seduta al suo banco, forse era giunto il momento di farle quel famoso discorso, eppure avevo paura, mi chiedevo se fosse la cosa giusta da fare. Fino al giorno prima l’avrei fatto subito, senza pensarci due volte ma adesso avevo paura di star sbagliando tutto.  E se la mia verità avesse rovinato ancora di più le cose?
Portai le mani alla testa e cominciai ad arruffarmi i capelli cercando una possibile soluzione alla cosa. Decisi a quel punto di lasciar perdere per il momento ma quando Mizumi mi vide lasciò perdere ciò che stava facendo e mi venne incontro. “Ti ho aspettato a lungo lì, e quando ho saputo cosa ti era successo mi è venuto un colpo.” Disse con aria preoccupata, e il viso pallido.
“Non è successo nulla di grave sta tranquilla.”
Lei cercò di sorridere e gettò gli occhi altrove, sembrava ancora triste per qualcosa. “Ryu cos’è che volevi dirmi?”
Cos’era che volevo dirle? Cercai per un momento di mettermi nei panni di Hara, se fosse stato lui sicuramente non avrebbe raccontato a nessuno una cosa del genere e forse sua sorella in primis. Pensai che non spettasse a me dirle una simile cosa ma piuttosto a suo fratello.
E quindi le sorrisi. “Volevo solo dirti che tuo fratello mi ha ringraziato per averti protetto. Non ti odia come credi.”
Mizumi spalancò gli occhi e questi divennero all’improvviso lucidi, ma quelle non era lacrime di tristezza che volevano farsi largo, piuttosto lessi nella sua reazione la speranza, e la felicità di sentire certe parole. Arrossì come suo solito. “Grazie di avermelo detto Ryu.” E ricambiò il mio sorriso.
Era tutto ciò che le avrei detto, e se avevo ancora una volta mentito era per Hara. Avrei rispettato la sua volontà, la sua totale chiusura verso di altri.
Quindi la storia finiva li, non ci avrei più tentato.
Vederla finalmente un pò più serena mi fece bene al cuore. Mizumi si trattenne dal darmi un abbraccio e afferrò semplicemente la mia mano stringendola forte. Non avevo aiutato nessuno dei due eppure averle concesso quella cosa mi faceva stare bene. Magari un giorno le cose si sarebbero sistemate da sole e ci avrebbe pensato stesso Hara, chissà. Per il momento io avevo finito la mia lunga maratona di ricerche, non l’avrei più riempito di domande.
Mizumi allora mi salutò e torno dalle amiche.
Non avrei avuto Hara ma andava bene così. Improvvisamente la rabbia per quella sua bugia era sparita. Infondo lui aveva ragione, sentirmi dire 'ti amo' non avrebbe sistemato assolutamente nulla. L’affetto non si mostra al prossimo attraverso le parole ma con i gesti, e lui avrebbe potuto tante volte mentirti a tal proposito ma non l’aveva fatto perchè anche se molto lunatico era sempre stato abbastanza coerente e io mi ero illuso da solo.
Andai al mio posto e fu in quel momento che dalla porta entrò Hara, lo guardai attentamente. Vederlo non provocava più in me quel nodo d’ansia allo stomaco, sembrava proprio che i miei sentimenti ormai si fossero stabilizzati in qualche modo, magari essere menato era servito a qualcosa.
Hara però proprio mentre andava al suo posto lanciò un occhiata verso di me e i nostri sguardi si incrociarono. Fu un occhiata rapida, di sfuggita eppure avvertii che tutto intorno a noi si fermava, e che tutti gli altri non c’erano più. Perchè era ciò che volevo, io e lui, nessun altro. Ma quel momento finì presto quando Hara distolse lo sguardo e salutò Tetsuo.
Quando quel pomeriggio le lezioni terminarono cominciò un violento temporale, uno dei primi della stagione e nessuno di noi ne parve sorpreso.
Guardai a lungo fuori dalla finestra mentre ero in corridoio e guardai quelle fitte nuvole grigie. Sospirai, perchè probabilmente non avrebbe smesso tanto presto di piovere.
Tra le mani avevo due libri che dovevo riportare in biblioteca e l’edificio era distante alcuni metri da quello principale, mi sarei fatto una bella doccia, pensai.
Il pomeriggio era tutto così silenzioso lì. Le lezioni una volta finite davano spazio ai club, e agli allenamenti sportivi, ma quest’ultimi probabilmente sarebbero stati sospesi a causa del mal tempo. Poco male, anche se ci fossero stati non avrei potuto fare granchè con i dolori che avevo.
Arrivai a una delle uscite e feci una corsa per raggiungere un piccolo spazio coperto che c’era tra i due edifici. Nonostante il breve tragitto riuscii a bagnarmi completamente divisa e capelli, perfetto. Decisi dunque che era meglio attendere li, che smettere di piovere. Quando però girai il viso alla mia destra notai che non ero l’unico ad essermi rifugiato in quel posto, e quando misi a fuoco di chi si trattasse rimasi sconcertato nel constatare che si trattava di Hara. Neppure lui aveva notato la mia presenza e si stava strizzando la giacca zuppa d’acqua. Era tutto bagnato e i capelli gli si erano attaccati sulle orecchie e la fronte in piccole ciocche.
Lo fissai senza dire nulla. Hara però fece come me e si voltò nella mia direzione e si stupì di vedermi lì. Ci fissammo a lungo senza dire una parola, c’era imbarazzo ma anche cose non dette tra noi.
Distolsi lo sguardo e lo portai altrove. Preferii fissare la pioggia che continuava a battere senza sosta davanti a noi, e strinsi di più i libri che avevo tra le mani. Era strano trovarci vicini senza dire nulla. Non c’erano insulti, ordini o battutine, non c’era più nulla ormai. Mi sorprese constatare che la nostra ultima discussione ci aveva portati ad un simile livello, o che l’avesse convinto a non parlarmi più. Era davvero strana quella situazione.
“Come vanno le ferite?” domandò però all’improvviso.
Quel tono profondo e suadente mi colse alla sprovvista, mi aspettavo che non parlasse affatto. “B-bene, sono solo dei piccoli lividi.” Pessimo bugiardo, mi dissi da solo. Faceva un male cane.
“Hanno sospeso Hideki e gli altri e forse saranno anche espulsi.”
“Ah.. m-meno male.” Ero completamente a disagio e non riuscivo neppure a nasconderlo nel mio tono di voce. Non riuscivo proprio a non pensare alle sue parole, a ciò che aveva fatto per difendermi da quei tipi e al nostro abbraccio. Io ce la stavo mettendo tutta per rimediare e smetterla di opprimerlo, ma i miei sentimenti erano un vulcano in eruzione e come una calamita sembravano portarmi sempre da lui.
Gettai un occhio verso di lui e notai che avevo un espressione molto cupa, non c’era più alcun ghigno, nessun sorriso di scherno. Ero riuscito a spazzare via ogni cosa in lui, cominciai a provare nostalgia per quei giorni in cui si rivolgeva a me in modo cattivo. L’avrei preferito a una situazione del genere.
“Io ero preoccupato per te.”
Come? Inarcai un sopracciglio. Ricominciava con quelle frasi che andavano contro i suoi reali sentimenti. Mi dovevo preparare ad un altro rifiuto. “Non dire queste cose se non le pensi davvero.” Dissi stroncandolo. Hara mi guardò in quel momento e fummo di nuovo faccia a faccia. “Ho capito che non mi amerai mai, l’ho accettato ormai quindi non c’è bisogno che tu dica certe cose perchè ti senti in dovere di farlo. Volevo appunto parlarti prima o poi per ringraziarti di essere venuto in mio aiuto, forse saremmo davvero potuti essere amici. Anzi forse come amici avremmo funzionato meglio...”
Nessuna di quelle parole proveniva davvero dal mio cuore. Mi venne da ridere che stessi sul serio dicendo una cosa del genere rimangiandomi tutto ciò che avevo promesso a me stesso di fare e cioè che avrei continuato a lottare per lui fin quando avrei potuto. Mi stavo però sul serio arrendendo.
“Io..” cominciò a dire Hara ma si bloccò. Lo vidi mordersi il labbro inferiore cercando il modo di esprimersi ma non doveva più sforzarsi di essere gentile o di voler rimediare. Non ero ferito e volevo che lo sapesse. Ma allora perchè non riuscivo a dirglielo?
“Sai volevo dire tutto a Mizumi riguardo tua madre.” Hara sgranò gli occhi nel sentire certe parole e gli sorrisi. “Non sono riuscito a farlo perchè non volevo ferirti. Ho pensato che non sono nessuno per poter fare una cosa del genere e che avevi ragione, avrei dovuto rispettare il tuo silenzio e farmi gli affari miei.”
Fissai la pioggia battente mentre dicevo quelle cose. Era imbarazzante ammettere di aver sbagliato dall’inizio. Portai i due libri che avevo con me nella mano destra e li strinsi come un anti-stress. Non mi sentivo affatto meglio dicendo ciò ma almeno non avrei avuto sulla coscienza un altro loro litigio.
Sperai con tutto me stesso di potermene andare presto da li perchè sul serio non reggevo più di parlare da solo, sembravo uno stupido. Ero ancora una volta io quello che faceva tutto.
La pioggia continuò a cadere e improvvisamente si vide un lampo e pochi secondo dopo si udì un grosso tuono. Serrai gli occhi spaventato per la sorpresa di quel momento e quando li riaprii avvertiti caldo alla mano sinistra, gettai così un occhiata verso di essa e notai che Hara la stava stringendo forte. Allora lo guardai e notai che lui stava facendo lo stesso con la coda dell’occhio.
Non capivo affatto cosa significasse tutto ciò in quel momento. “Non è vero che non sei nessuno.” Queste furono le sue parole mentre quella mano calda teneva la mia. “Non sarò mai in grado di abbracciarti e stringerti a me come tu hai fatto ieri, e non sarò mai capace di dirti ti amo così facilmente come tu hai fatto.” Sorrise nervoso nel dirlo. “Ma non voglio lasciarti andare.. quindi insegnami, mostrami come poter ricambiare tutto questo.”
Lo guardai completamente sconvolto per quelle sue parole. Hara non poteva seriamente averle dette, non era in sè oppure stava ancora una volta dicendo qualcosa che avrebbe poi rimangiato, distruggendo tutto. “Non dirlo se non lo pensi ti prego.. non darmi altre finte speranze.” La voce mi morì a causa delle lacrime che cominciarono ad uscire incontrollate riversandosi lungo il mio viso.
I miei occhi gonfi di lacrime erano rivolti a lui, come ogni sorta di emozione che stavo provando in quel momento. Volevo con tutto me stesso che lo capisse.
Hara però con l’altra mano mi asciugò le lacrime a sorrise. Era un sorriso normale, buono. “Non ho mentito quando ho detto che ero preoccupato per te. Quando Takeru è venuto a cercarmi dicendomi che eri nei guai ho provato un angoscia assurda, che non avevo mai provato prima e mi sono chiesto perchè. Quando ti ho visto a terra ferito allora la rabbia mi ha assalito e non c’ho visto più, l’avrei ucciso.. ed è stato in quel momento che ho capito, forse in parte, ciò che tu provi verso di me.”
Lasciò andare il mio volto. Le lacrime di colpo si erano fermate lasciando spazio al puro sgomento. Ok, probabilmente ero morto o finito all’ospedale ed ero in coma o qualcosa del genere. Quello non era Hara. “Stai dicendo che hai capito ciò che provo?”
Hara annuì semplicemente, imbarazzato a morte e lo capii dal fatto che non riuscisse a guardarmi negli occhi. Non avrei mai ricevuto una vera dichiarazione vero? Continuava però a stringere la mia mano. Eravamo uno accanto altro e ognuno di noi fissava quella pioggia incessante. In quel momento però non importava più. Strinsi forte quella mano, e lui fece lo stesso trasferendo in me qualcosa di simile all’affetto che io gli avevo tante volte trasmesso.
Lo guardai ruotando leggermente il capo verso di lui, e vidi che mi sorrideva sereno. Potevo interpretare in mille modi quella situazione. Mi aveva accettato? Voleva provarci? Era un suo nuovo gioco? Chissà.
Smise finalmente di piovere. Diedi un occhiata al cielo e vidi che le nubi stavano lasciando posto al sole, anche se tutto intorno era completamene bagnato. “Forse dovremmo andare via di qui prima che qualcuno ci veda.” Dissi alludendo al fatto che ci tenessimo per mano.
Hara allora capì e mi lasciò andare, mi dispiaque molto ma l’ultima cosa che volevo e che si sapesse in giro una cosa del genere. Già il ragazzo era parecchio confuso.
“Appena possibile voglio invitarti per uscire seriamente.”
Ed eccola la frase che vinse il primo premio. Lo guardai a bocca aperta, che fine aveva fatto il ragazzo che non credeva affatto all’amore.. che fine aveva fatto, possibile che la paura di sapermi in pericolo avesse smosso tutto? Mi avvicinai a lui. “Hara non devi sforzarti di fare cose del genere per me, io non ne ho bisogno davvero.”
Lui però ignorò le mie parole e mi tirò a sè afferrandomi per un braccio e mi spinse contro la parete di quel piccolo muro coperto dove ci eravamo rifugiati. Me lo trovai davanti e mi strappò un bacio delicato. “Infatti lo sto facendo per me stesso.” Disse quando lasciò andare le mie labbra.
Aveva seriamente fatto una cosa del genere a scuola! Divenni paonazzo e lo spinsi via. “Sei pazzo!”
Hara parve confuso e poi sorrise compiaciuto della mia reazione. Mise le mani in tasca e mi diede le spalle, ora se ne sarebbe andato come suo solito lasciandomi lì come un cretino? “Allora vuoi restare li e vieni con me?” Disse rivlgendosi a me con un sorriso a trentadue denti.

****

Volevo fare un riepilogo mentale di ciò che era successo e convincermi che non fosse un stato un sogno.
Allora Hara aveveva chiaramente detto che voleva provarci, significava che voleva provare a ricambiare i miei sentimenti? Funzionava così in una coppia? Bah. Non potevo aspettarmi altrimenti da un tipo come Hara quindi già quella confessione era troppo, pensai. Eppure non provavo felicità, ero ancora completamente incredulo che avesse potuto dire certe cose.
Mi chiedevo come mi sarei dovuto comportare da quel momento. Ormai avevo messo le cose in chiaro anche riguardo Mizumi e avevo confessato ogni mia possibile intenzione, ero completamente scoperto mentre lui invece ancora nulla. Quand’è che avrei avuto una bella spiegazione chiara?
“Sempre con la testa tra le nuvole eh?” Mi sorrise Kioko raggiungendomi ai campi sportivi.
“Oh ciao.. volevo vedere giusto te in questo momento.”
Mi guardò curiosa. “Sembri afflitto. Ti fa male qualcosa?” Perchè il mondo intero era convinto che fossi messo male? Si avevo qualche livido ma ci voleva altro che farmi sentire dolore. La guardai seccato e lei rise capendo che era una domanda stupida. “Scusa! Allora stai così per Yuuto?”
“Già. Sapessi che poco di casino c’è nella mia testa in questo momento.”
Kioko cominciò a giocherellare con propri capelli arricciandoli intorno alle dita. “Si è dichiarato?”
“Ma magari..” Kioko rise apertamente e mi fissò con quei suoi occhi lumosi. Era straordinario come quella ragazza portasse allegria ovunque andasse. Da quanto era fidanzata con Tetsuo sembrava un altra. Era come cresciuta, e molto più femminile. Era quello l’effetto che faceva l’amore? Sarei diventato completamente una femminuccia? “Kioko senti.. ma Tetsuo si è mai apertamente dichiarato?”
Che imbarazzo chiederle una cosa del genere. “Eh? Se magari. L’unica cosa che sa fare quello è lamentarsi delle mie gonne troppo corte o del fatto che non lo facciamo abbastanza.”
“Non volevo sapere certe cose...” Che ribrezzo, pensai. “E come fai a sapere che ci tiene a te? Si insomma siete fidanzati e non ti ha mai detto chiaramente ciò che prova?”
Lei sorrise per quella mia domanda. “Oh Ryu ognuno è diverso, forse Tetsuo non lo esterna con le parole ma quando mi guarda oppure quando mi tiene la mano percepisco perfettamente ciò che prova perchè è lo stesso che sento io dentro di me.” La mano eh? Avevo stretto la mano ad Hara ben due volte e tutto ciò che riuscivo a sentire era il sudore della mia mano che scivolava dalla sua. Oppure lei parlava di sguardi.. che sguardi aveva Hara verso di me? Kioko si accorse della mia faccia perplessa e ridacchiò. “Non cercare un confronto con Yuuto, lui è diverso da Tetsuo, esprimerà i suoi sentimenti in altro modo.”
“E’ quello il dilemma cara mia.”
“Non so se te l’ho detto ma io noto che il vostro rapporto è nettamente cambiato rispetto a prima. All’inizio, quando eri appena entrato nella squadra lui non ti guardava neppure e quando capitava non aveva altro che parole cattive per te. Non noti che adesso è un pò migliorata la situazione?”
Dovevo sentirmi graziato solo perchè non venivo più preso per il culo? “Francamente Hara continua tutt’ora a prendermi in giro solo non davanti a voi.”
Kioko rise. “Dì quello che vuoi ma ciò che avete voi due è davvero bello. Chiamalo come vuoi ma non siete più degli estranei e non ti mentirei mai lo sai. I tuoi sforzi stanno venendo premiati.” Già Takeru aveva detto una cosa simile. Che fossi io l’unico cieco?


 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Salve a tutti! No, non sono ancora stata rapita dagli alieni anche se la mia improvvisa sparizione ha lasciato molti dubbi. Credo proprio che sia arrivato il momento di fare un pò di chiarezza al riguardo. Purtroppo e sottolineo PURTROPPO sono una sfigatella universitaria e tra un mese ho un esame molto difficile che mi porta via molto tempo ogni giorno quindi non riesco a mettermi al computer per scrivere e se pure riuscissi a farlo uscirebbe fuori un orrore, specialmente ora che siamo sempre più vicini al finale. Detto questo ho dovuto prendere la brutta decisione di smetterla con gli aggiornamenti quotidiani, e la cosa dispiace molto anche a me perchè amo questa storia.
Posso solo dire che i nuovi capitoli usciranno UNA VOLTA A SETTIMANA. Lo so, brutta notizia ma non potrei fare altrimenti in questo periodo. Chiedo scusa a tutti e spero vivamente che abbiate pazienza, perchè il finale arriverà comunque solo più lentamente.
Grazie a buona lettura <3


CAPITOLO XXXIV

Per fortuna, già una settimana dopo l’accaduto i lividi erano notevolmente diminuiti. Avevo di nuovo la faccia di un essere umano così non avrei più dovuto dare spiegazioni del mio stato disastroso.
La settimana era servita anche a metabolizzare le parole di Hara. Infatti da quel giorno avevamo iniziato uscire insieme se così si può dire. Non vi notavo grosse novità, avevamo già fatto qualche passeggiata insieme dopo la scuola e continuava beatamente a scroccare soldi per cibo. La cosa non mi dispiaceva affatto ma volevo solo capire a cosa volesse arrivare. Aveva parlato di insegnare, ma come potevo insegnare a ricambiare dei sentimenti, non era certo una materia.
Un netto miglioramento c’era però, e cioè che almeno non si discuteva. Ma solo perchè non era più uscito fuori l’argomento su sua madre quindi eravamo in una sorta di equilibrio precario e non sapevo proprio che pensare in verità. La mia felicità sembrava tappata da una questione che restava assopita e non veniva affatto affrontata, e dalla mancata volontà di Hara di darmi spiegazioni riguardo ciò che gli frullava per la testa.
Quando raccontai tutto a Takeru e Kioko mi risero in faccia. Mi guardai intorno per la pessima figura che stavamo facendo per colpa di tutto quel caos. “Piantatela di ridere!”
Kioko si asciugò una lacrima tanto delle risate che si stava facendo. “Fammi capire quindi di punto in bianco Yuuto è diventato propenso allo stare insieme?” Ci ridacchiò ancora sopra.
Takeru invece non aveva ancora finito e lo guardai male. “Si. Sto impazzendo non può di punto in bianco diventare un angioletto, fa impressione!”
“Ryu hai mai pensato di comprare un gatto e lasciar perdere tutta ‘sta storia? Di questo passo finirai al manicomio dietro alla testa di Yuuto.” Aggiunge Takeru sorridendo.
“Ah-ah. Seriamente voi lo conoscete meglio di me. Ha mai mostrato certi aspetti del suo carattere? O devo preoccuparmi?”
Kioko parve pensarci. “Ricordo che era parecchio galante con le ragazze con cui usciva. O sbaglio Takeru?”
“No hai ragione.”
Sentire la parola ragazze mi urtò non poco, quante diamine erano state? E non potevo credere che mi stesse trattando con una di quelle stronzette con cui era andato a letto. I nervi a fior di pelle avevo. “Evitate di dirmi delle sue ex..”
“Oh scusami Ryu!” disse Kioko congiungendo le mani a mo’ di supplica.
Takeru rise ancora. “Ringrazia, almeno sei il primo ragazzo con cui se la fa.”
Come cazzo suonava male sentirlo dire da qualcuno! Mi salì un conato di vomito, eppure quella era la realtà dei fatti. Ciò che volevo sapere e se Hara si fosse reso conto che aveva scelto un ragazzo. La mia paura era che se ne fosse completamente dimenticato. Eppure per quanto mi guardassi allo specchio non vedevo alcun tratto femminile in me quindi era assurdo pensare una cosa del genere. Kioko diede una gomitata a Takeru. “Tranquillo! E' già un bel passo avanti non credi? Infondo speravi dall’inizio di uscirsi insieme e adesso sei passato al gradino successivo.”
“Già, se poi Yuuto non lo spinge giù da quella rampa.” Rise forte Takeru.
“Ti odio.” Pronunciai seccato per quel suo sarcasmo fuori luogo.
Una cosa era certa: parlare con loro aveva solo aumentato i miei dubbi e la mia gelosia. Il pensiero che avesse avuto altre persone nella sua vita mi innervosiva, e mi chiedevo come diamine avessero fatto certe persone a conquistarlo in così poco tempo. Io ci lavoravo da mesi e manco per la Muraglia cinese ci avevano messo così tanto tempo. Era assurdo. Mi sentivo improvvisamente invecchiato di trent’anni, che faticaccia.
Mi fermai nel corridoio e sospirai, qual’era la prossima mossa da fare? Adesso che non dovevo più pregare per le sue attenzioni com’è che mi dovevo comportare? “Sega perchè te ne stai imbambolato nei corrodoi.”
Sussultai. “Hara!”
Inarcò un sopracciglio e mi guardò con quei suoi occhi così belli. Mi veniva da piangere al pensiero che non potessi leggere in quella sua testa così complicata. “Dove te ne sei stato per tutto il pranzo?”
“Ah con Takeru e Kioko.”
Mi fulminò con lo sguardo, cosa c’era che non andava. Mise le mani in tasca e cominciò a diventare cupo, sperai che non fosse ancora per la storia di Takeru. Mi venne più vicino e mi tirò una guancia con una certa violenza facendomi vedere le stelle. “Ahi!” gridai.
“Sei andato a spiattellare di nuovo tutto a quei due?”
“N-no!” Come cazzo faceva saperlo? Divenni rosso come un peperone e sentii le guance prendere fuoco. Mi allontanai dalla sua presa mettendomi sulla difensiva.
Lui ghignò compiaciuto. “Sei un libro aperto Sega. Comunque oggi ho voglia di Tempura che dici me ne offri una porzione?” Ancora con il cibo, ma possibile che si uscisse solo per ciò?
“Ho finito la paghetta di questa settimana non posso più offrirti certa roba.”
Sospirò scocciato. “Noioso. Allora fa niente andiamo lo stesso pago io.”
Cosa non si faceva per della comunissima Tempura. Era davvero assurdo da credere che quello fosse il suo modo di far funzionare la situazione, mi chiedevo che tipo di atteggiamento avrebbe avuto con una ragazza carina. Era impossibile che mostrasse quei lati del suo carattere a tutti.
Dopo la scuola fui trascinato in un locale rustico di Tempura. Era incredibile che conoscesse ogni locale di cibo della città, era da premiare per tanta memoria.
In quel luogo c’eravamo solo noi alle cinque del pomeriggio, infatti chi sarebbe mai andato a mangiare ad un orario del genere. Provai molta vergogna mentre Hara non sembrava affatto fregarsene. Era tranquillo e si stava gustando qualche antipasto nell’attesa della sua agoniata Tempura. Continuai a fissarlo senza che lui se ne rendessero conto, e poggiai il viso su una mano. Guardai a lungo quel menù, non avevo proprio fame.
Venne un cameriere da noi e ci chiese dell’ordinazione. “Doppia porzione per due di Tempura, qualche verdura grigliata e due gassose.”
Doppia? “E’ anche per me?” domandai stupito.
“Si idiota altrimenti che cavolo ci sarei venuto a fare qui. Te l’ho detto oggi pago io.” Era la prima volta che gli sentivo dire una cosa del genere, anzi era assolutamente stupefacente che volesse offrirmi qualcosa.
Quando arrivarono i piattini col cibo rimasi incantato a guardare il tutto per tipo dieci minuti. Era da fotografare quel momento, mangiavo qualcosa che aveva scelto per me Hara. Sorrisi impacciato, come potevo essere contento di una cosa così stupida.
“Fisserai ancora a lungo come un ebete quel piatto?”
Che imbarazzo quando lo notava. “N-no, è solo che.. è la prima volta che mi offri qualcosa.” Ammetterlo fu ancora più difficile del previsto, volevo sprofondare sotto il tavolo.
Hara reagì in maniera del tutto inaspettava, tornò a fissare il proprio piatto e non disse nulla. Che fosse a disagio come lo ero in quel momento? “Lo so.” Fu questa la sua risposta con poca voce mentre addentava un boccone. Gli sorrisi, felice che la persona che avevo di fronte stesse cercando in tutti i modi di farmi contento nelle sue possibilità.
Voleva imparare, voleva provarci o chissà che altro e a me andava bene così. Non potei fare a meno di trovarlo adorabile, era lui la persona di cui mi ero innamorata. Non c’era aspetto che non amassi: da quel suo tono acido che continuava a proponarmi a quelle piccole reazioni da comune ragazzo imbarazzato.
Finita quella cena pomeridiana pensammo bene di andare a casa ma non avevo intezione di separarmi da lui neppure per un secondo. Lo fissavo continuamente e non riuscivo a credere che camminasse così normalmente accanto a me. Sembrava un sogno.
In quella lunga settimana non mi aveva ancora chiesto di andare da lui per il sesso o altre bizzarrerie. Mi parve strano, o forse semplicemente voleva evitare che incontrassi sua madre? “Hara se vuoi puoi venire da me. La mamma sarebbe felice di vederti.” Proposi pensando di allontanarlo da quella cupa abitazione nella quale era imprigionato.
Lui mi rivolse un occhiata. “No oggi non mi va.”
Aveva sempre la capacità di stroncare sul nascere ogni mia iniziativa. “A-allora andiamo a fare un giro in quella galleria che dici? Infondo è presto e poi magari trovo qualcosa di carino da comprare!” Ridacchiai.
Inarcò un sopracciglio. “Ma non eri al verde?” Già mi ero completamente dimenticato di quel particolare. Non c’era dunque modo di tenerlo lontano da quel posto. “Sega se vuoi venire da me basta che lo dici.”
“Eh?”
Sorrise. “Casa mia non è l’inferno non devi pensare che io li stia così male.”
Che fosse così palese ciò che pensavo? “Non volevo dire questo..”
“Oh certo che no.. mi hai solo proposto a caso due cose da fare per puro spirito di divertimento.” Commentò ironico e pungente come al solito.
Continuavo a sbagliare nel preoccuparmi così tanto per la sua salute mentale? “L’ho fatto di nuovo.. sto cercando di nuovo di immischiarmi in cose che non mi riguardano..” Il mio tono nascondeva un velo di tristezza. Guardai Hara e notai che non aveva affatto la sua tipica espressione arrabbiata di quando si tirava fuori quell’argomento, anzi, sembrava essere sereno. Me ne stupii molto, com’era potuto cambiare così tanto?
Mi fissò intensamente con la coda dell’occhio. Ogni sorrisino era improvvisamente sparito.
“Ryu... voglio davvero che tu venga da me oggi.”
Era così bello da fare paura. Quegli occhi guardavano me soltanto in quel momento, nessun altro. Mi sentii la persona più fortunata del mondo che quelle labbra pronunciassero proprio il mio nome. Annuii a quella frase e lo seguii verso casa sua senza più dire nulla.
 
****
 
La mia mente aveva completamente smesso di funziona, ormai non razionalizzava più nulla.
Ero completamente annegato nelle mie stesse emozioni, e mi veniva da piangere al pensiero che Hara mi stesse sfiorando con tanta dolcezza. Sentivo le sue mani accarezzarmi il viso, le sue labbra baciare delicatamente le mie; in un bacio passionale e travolgente. Ero ormai inebriato da tutto quell’amore che sentivo.
Nemmeno il tempo di andare a lui e eravamo finiti entrambi sul suo letto, l’uno seduto davanti all’altro attendendo con desiderio che qualcuno dei due iniziasse qualcosa. Fu davvero divertente constatare che ci eravamo mossi nello stesso momento con lo stesso scopo: baciarci e possederci a vicenda.
Quando le nostre labbra si lasciarono un immenso vuoto mi attanagliò ma potei consolarmi del suo viso così vicino al mio, e del suo respiro sulla mia pelle.
Le sue fredde mani continuavano a toccarmi il viso, i pollici salivano e scendevano lungo le guance in un gioco ripetitivo eppure non mi dava fastidio. Anzi, era dimostrazione che lui fosse davvero li.
Ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altro e Hara mi sorrise. Il viso mi andò immediatamente in fiamme, come anche il corpo. Che pessima reattività che avevo.
“Non mi abituerò mai a fare queste cose.” Dissi completamente imbarazzato.
Vidi Hara ridere. “Smonti tutto così idiota.” Senza alcun preavviso fui spinto giù con una mano e mi sovrastò con tutto il suo corpo. Notai che persino il suo respiro era affannato quanto lo era il mio e aveva una espressione così sensuale che la mia eccitazione cominciò a premere nei pantaloni. Infatti Hara parve accorgersene e vi buttò un occhio inarcando un sopracciglio. “Cazzo sega non ho ancora fatto nulla...”
Volevo morire! La dimostrazione stessa di quanto fossi un imbranato anche in quelle cose. “Spostati!”
“Oh non ne ho la minima intenzione.” Sorrise compiaciuto di tutta quella situazione.
Abbassò il viso verso di me ricominciò a baciarmi e poi lentamente scese lungo il collo facendomi ansimare, non poteva fare cose del genere, non avrei retto a lungo. Più giacevo con lui e più il mio corpo sembrava reagire solo al suo tocco, era una cosa automatica ormai.
Hara infilò le mani sotto la camicia e cominciò a scorrere lungo il torace, poi non contento decise di togliere l’incomodo e di sbottonarla definitivamente. Si fermò per qualche secondo a fissare lo spettacolo della mia pelle nuda, e talmente del disagio non riuscivo neppure a guardarlo negli occhi così fissai la parete.
Lanciai qualche occhiata quando decise anche lui di liberarsi della giacca e della camicia mettendo il mostra quel fisico scolpito, dovevo farglii una foto prima o poi. “Mi avrai visto a petto nudo decimila volte eppure continui ad avere la faccia di un ebete.” Commentò per l’espressione intontita che probabilmente avevo in quel momento in viso.
“I-idiota è n-normale.. sei il ragazzo che mi piace...” Risposta idiota quanto lo ero io.
Hara però si crogiolò in quella frase e tornò su di me cominciando a giocherellare con i miei capezzoli, li succhiò prima un pò per poi morderne uno vogliosamente. Era la prima volta che faceva una cosa del genere, la sensazione su assurda. Quello era il piacere dunque, e non potei fare a meno di esternare un gemito.
“Ehi finalmente mi fai sentire qualcosa.” Disse con tono ironico. Mi tappai immediatamente la bocca con una mano ma lui me la tirò via e la portò verso i suoi pantaloni. “Se mi vuoi spogliami.”
Me lo stava praticamente servendo su un patto d’argento e non me lo feci dire due volte. Potei finalmente fare ciò che avevo sempre voluto e cioè prendermi ciò che mi apparteneva, il suo cuore e il suo corpo. Abbassai la zip e notai la sua chiara erezione che ormai stava stretta in quei pantaloni. Non ci pensai due volte ad accarezzarla con la mano, e portai immediatamente due dita sotto la mutanda perchè volevo di più.
Hara però mi fermò. Non ne capii il motivo, ma lui continuò a sorridermi divertito del mio sgomento.
Si allontanò da me si sdraiò accanto. “Ecco ora puoi fare quello che vuoi.”
Lo fissai davvero sconvolto, voleva che fossi io a sovrastarlo. Non aveva mai fatto nessuna di quelle cose, non si era mai reso così disponibile a qualcosa del genere. Il nostro rapporto era sempre stato un ricevere, nel quale ero l’unico a patire dolore e da me non chiedeva mai nulla. In quel momento mi stava dando carta bianca. “S-sei sicuro? Io non ne sono capace..”
“Dovrai prima o poi imparare no? Nemmeno io so come si fa con un maschio.”
Era un suo modo per farmi sentire a mio agio e l’apprezzai, ma il nervosismo restava. Guardai quel suo corpo perfettamente steso li solo per me e mi sentii ancora più eccitato. Portai tutto me stesso verso di lui e tornai ad accarezzare il suo membro grosso e duro. Lo liberai dell’intimo, e quando l’ebbi davanti a me sapevo perfettamente cosa fare come se il mio desiderio mi facesse da guida.
L’afferrai con una mano e delicatamente lo portai vicino alle labbra. Prima di metterlo in bocca lanciai un ultima occhiata verso Hara e lui guardava tutta la scena con un lieve rossore sul viso. Sorrisi contento di ciò. Allora non attesi olte e cominciai a leccarlo, ad assaporare tutto di lui. Per me non c’era nulla di disgustoso se era Hara, la persona che avevo scelto, la persona che volevo compiacere.
Mentre muovevo la bocca su di lui lo guardavo di sfuggita e notai degli ansiti da parte sua. Ero davvero felice.
Continuai a fare su e giù finchè Hara non mi fermò afferrandomi per un braccio. “Non resisto più.” Disse guardandomi intensamente negli occhi col lo stesso desiderio animalesco che provavo io.
Si mise a sedere davanti a me e mi cinse in fianchi invitandomi a sedere su di lui. Ci trovammo l’uno davanti all’altro, petto con petto. Hara cominciò a scorrere una mano lungo il mio fondoschiena insidiandosi tra le natiche. Il gesto come sempre mi fece sussultare. Ansimai sempre più forte incassando il viso tra il collo e la spalla di Hara, mente lui continuava a spingere le due dita dentro di me.
Spostai il viso verso di lui e lo fissai mentre il mio respiro era sempre più profondo. “Che c’è?” mi domandò compiaciuto di vedermi in quello stato.
“V-va bene così.” Volevo ben altro dentro di me. Volevo tutto di lui e non potevo più aspettare.
“Rilassati un pò di più.” Mi tenne la schiena con una mano e portò il membro duro e caldo contro le mie natiche, l’aiutai sollevando un pò il bacino e lo sentii scivolare lentamente dentro di me. Ansimai ancora. Fu più dolce di quanto ricordassi. Si insinuò lentamente, aspettando che mi abituassi, e il dolore fu meno del solito. Mi stringendo con le mani al suo collo e alla schiena poggiando la testa sulla sua spalla.
Cominciò a dare qualche leggera spinta assestandosi. Non c’era più sofferenza, nè bruciore, solo tanto piacere e ne volevo sempre di più. Cominciai ad assecondare i suoi movimenti andando anch’io su e giù, sapevo perfettamente cosa fare senza mai averlo fatto, era assurdo.
I gemiti, gli affannati e le spinte erano completamente sincronizzate. Così come i nostri sguardi quando si incrociarono in quel momento, fu la prima volta che lo sentii davvero mio.
Io non avevo la minima idea di cosa significasse stare con qualcuno. Era tutto nuovo e mi chiedevo se lo fosse anche un pò per lui. Il cuore continuava a tamburellare contro lo sterno e ogni emozione mi parve senza alcun controllo al punto di sentirmi male, ero sul serio capace di piangere in quel momento.
“Cosa c’è?” disse fermandosi di colpo.
Non mi ero accorto di aver smesso di ansimare. Me lo trovai faccia a faccia che mi fissava con quei suoi occhi così lumosi persino nell’oscurità di quella stanza. “Nulla sono solo felice. E’ la prima volta che sento di aver fatto un piccolo passo verso di te e ne sono contento.” Gli sorrisi serenamente col viso completamente in fiamme.
Hara mi osservò attentamente e parve colpito delle mie parole, diede un’altra lieve spinta facendomi gemere e mi guardò ancora sorridendo. “Avresti potuto scegliere chiunque...”
Queste furono le sue parole prima di continuare, e affondò completamente il viso sulla mia spalla banciandone dolcemente la pelle.
Quella fu sicuramente la volta migliore. Non prestai più attenzione a quanto fossi incapace, a quanto imbarazzo potessi provare in quel momento. Volevo lasciarmi andarmi, volevo essere suo. Continuai però a sperare che tutto l’amore che avevo nel cuore arrivasse a lui attraverso il mio corpo, e che capisse che non era più solo. Non lo era più, io non l’avrei certo abbandonato.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Salveeeee. Chiedo prima di tutto scusa per questo lungo periodo di assenza e sopratutto per la promessa non mantenuta di postare un capitolo a settimana ma è stato davvero impossibile per me mettere in ordine le idee e scrivere qualcosa di decente.
Molti sapevano il motivo: università ed esami. Tra marzo/aprile ho dovuto affrontare un esame davvero tosto e l'ho passato davvero a culo, e per fortuna! Ora che sono diciamo "libera" posso tornare alla storia e alla Haryu anche se riprendere tutto in mano non è affatto semplice. Per esempio questo capitolo era pronto da settimane ma non trovavo mai il tempo di rileggerlo e postarlo qui, quindi è rimasto inedito per tipo un mese.
Parlando di Shikkari shiro possiamo dire che finalmente stiamo osservando la vita di coppia del due ragazzi, vita che non è affatto semplice con un ragazzo come Hara che non sa come relazionarsi a Ryu, nonostante abbia ammesso di volerci provare comunque. Infatti in questo capitolo alternerà momenti dolci e momenti no ma spero sappiate leggere tra le righe e capire perchè lui si comporti così. Devo ammettere stesso io che Ryu molte volte è troppo avventato ma vabbè. Detto questo vi auguro una buona lettura <3


CAPITOLO XXXV

Alzarsi da quel letto fu difficile del previsto. Non c’era parte del corpo che non chiedesse aiuto; schiena, natiche e interno coscia erano letteralmente andati e non trovavo una posizione decente per soffrire meno. Prima o poi avrei sicuramente trovato una soluzione a quel maledetto post-sesso. Dentro di me continuavo a chiedermi come facessero gli altri ad essere freschi e profumati dopo averlo fatto. Ad esempio nei film sono sempre splenditi durante e dopo aver finito, ma diciamo che in fin dei conti i film non rispecchiano per nulla la realtà, neppure per certe cose.
Hara si era svegliato prima di me ed era andato a comprare dell’acqua visto che non c’era praticamente nulla in quella dannata casa. Allora a mia volta cercai di mettermi a sedere ma rinunciai appena una fitta mi pervase il corpo, così mi lasciai cadere sul letto completamente stremato.
Cercai con lo sguardo un orologio ma non lo trovai così allungai il braccio verso il pavimento in cerca dei pantaloni e una volta afferrati trovai il cellulare. Erano già le otto di sera, uao, avevamo fatto sesso per tre ore?
Mi sentivo completamente svuotato da ogni forza. Rispetto alle altre volte ci avevamo messo più impegno del solito eppure quando Hara si era alzato sembrava essere più in forma di me. Cos’era un robot?
“Sei ancora a letto?” notai solo la sua voce non rendendomi affatto conto che aveva varcato l’entrata della stanza ritrovandomelo di nuovo davanti. Era dannatamente statuario.
“Sono a pezzi sinceramente...”
Hara sospirò e iniziò a raccogliere la mia roba da terra. Cercai nuovamente di mettermi a sedere e senza alcun preavviso mi furono lanciati con estrema violenza i pantaloni. “Non fare la femminuccia Sega.”
E tanti saluti alla dolcezza di Hara. Lo guardai truce e indossai mutande e pantaloni riuscendomi finalmente a rimettere in piede. Dovetti però ammettere che andava meglio in posizione eretta. “Non hai preso più l’acqua?”
“Si ma è di sotto e non ho intenzione di portarti anche la colazione a letto.” Già, volevo davvero troppo. Raccolsi la camicia da terra e sgattaiolai in bagno per darmi una ripulita sotto il suo sguardo scrutatore. Stranamente l’imbarazzo era molto meno percettibile delle altre volte.
Quando mi guardai allo specchio notai di avere un aspetto terribile. I capelli completamente spettinati, il viso ancora rosso e diversi segni lungo il collo. Maledissi Hara, mi aveva ridotto come una pezza.
In quel momenti ebbi finalmente il tempo di metabolizzare il fatto che stavamo insieme. Da quel momento in poi fare certe cose sarebbe stata una cosa assolutamente normale, infondo una coppia così funzionava. Eppure mi sentivo ancora parecchio confuso, che differenza c’era dall’essere innamorati o conoscenti? Noi non parlavamo molto prima e non lo facevamo molto neppure ora. Una volta fuori da quel bagno cos’è che avrei dovuto dire? Hara non mi rendeva certo la vita semplice, era assolutamente complicato capire se avesse voglia di parlare o meno, e spesso sembrava scocciarsi di starmi a sentire così preferivo assecondare quel suo silenzio.
Dopo la doccia abbandonai il bagno e tornai nella sua stanza per vestirmi e raccogliere quello che restava della mia divisa lasciata a terra per tutto quel tempo, però quando andai a raccoglierla notai che sul letto c'era una maglia a maniche lunghe di colore scuro che prima non c’era. La presi e ne sentii chiaramente l’odore di Hara. “Mettitela.” Sussultai in quel momento.
Perché amava sempre apparire alle spalle? “Eh? E’ per me?”
“Ho pensato avresti voluto toglierti la divisa. Penso che questa maglietta ti vada ma per i pantaloni dovrai tenerti i tuoi, portiamo taglie diverse.” Disse togliendomi dalle mani la camicia sporca e poggiandola sulla scrivania.
Lo guardai davvero colpito che mi stesse offrendo un cambio, quand’è che aveva visto la mia taglia? Cioè quando ne aveva avuto il tempo? Pensai dunque che l’avesse fatto mentre dormivo. Abbassai lo sguardo chiaramente imbarazzato. “G-grazie..”
“Mh? Per una maglia?” Si, per una semplice maglia Hara. La strinsi a me e senza esitare la indossai, purtroppo però era tipo una taglia più grande di me. Le maniche mi andavano lunghe così fui costretto ad arrotolarle lungo i gomiti. Hara a quel punto, mi fece cenno di seguirlo di sotto e così feci.
Finalmente una volta in cucina potei bere dell’acqua.
“Vieni ti accompagno a casa.”
Si stava di nuovo proponendo di accompagnarmi. “Non ce n’è bisogno davvero, non è così lontano.” Ciò che volevo in verità era restare ancora un pò insieme a lui ma forse era stanco e l’ultima cosa che volevo era disturbarlo o essergli di impiccio. Infondo potevo sentirmi soddisfatto. Quel giorno Hara era stato davvero perfetto.
“Perché dici sempre così? Non capisco.” Domandò inarcando un sopracciglio.
“Sono un ragazzo non ho bisogno della scorta.” Ridacchiai. Parve finalmente capire e annuì semplicemente, sembrava dimenticarsene alcune volte. Dovevo preoccuparmi di ciò? Eppure avevamo fatto sesso per ore, sapeva bene che non doveva trattarmi come le sue ex.
“Allora ti accompagno alla porta.” A tale invito annuii e lo seguii verso l’ingresso dell’abitazione. Ero un pò restio a lasciarlo lì da solo, avevo sempre il timore che tutto potesse tornare come prima.
Mi aprì la porta e la varcai. Mi voltai per guardarlo e gli sorrisi, sapevo benissimo che non ci sarebbe stato alcun bacio o abbraccio, ne ero consapevole ma sentirgli dire un ciao mi andava più che bene. “Ci vediamo domani allora.” Pronunciai.
Lui annuì, “Si a domani.” Rispose semplicemente con poca voce e fu in quel momento che si udì la suoneria di un cellulare, ma non era il mio. Piuttosto era quello di Hara, e quest’ultimo lo tirò fuori dai pantaloni e quando guardò il display sfoderò un aria sorpresa. Mi fece preoccupare.
Rispose alla chiamata: “Maya?” Era quella ragazza? Erano le otto passate cosa poteva mai volere da lui. Hara allora mi lanciò delle strane occhiate e le mie preoccupazioni aumentarono. Entrò in casa e lo seguii a ruota lasciando completamente perdere il fatto di dovermene andare. “Aspetta non capisco nulla, ripeti piano.” Disse alla cornetta con voce alterata. “Ho capito. Resta lì non muoverti sto arrivando.” Disse infine e le mie paure ebbero forma.
Gli andai incontro “Che succede?”
“Nulla tu va a casa.”
Lo stava rifacendo, volevo di nuovo tagliarmi fuori dalle sue cose. Andò dritto verso un guardaroba posto a muro nell’ingresso e afferrò una giacca nera che indossò. “Non me ne vado voglio sapere che succede!” Sbottai.
Hara mi fissò con un sguardo indecifrabile. “Maya non trova più la sua ragazza e non sa cosa fare.” Avevo completamente dimenticato che quella ragazza era innamorata di una sua amica. Mi sorprese constatare che avevo completamente rimosso quel particolare e finalmente potei tornare a respirare. “Devo andare da lei e aiutarla Sega, quindi torna a casa tu.”
Aprì la porta e l’afferrai per un braccio per fermarlo. “Io voglio aiutarti non mandarmi via.” Si voltò a guardarmi e gli sorrisi, volevo davvero entrare nel suo mondo se me l’avesse permesso almeno un pò.
Hara parve pensarci per qualche secondo ma poi si decise dicendomi di seguirlo. Mi stupì molto che avesse acconsentito, era la prima volta che riuscivo ad ottenere un sì riguardo qualcosa che gli riguardava.
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“Non capisco. Come ha fatto a perderla di vista?” domandai mentre percorrevamo velocemente tutto il centro per raggiungere il posto in cui avremmo trovato Maya.
“Ha detto solamente che dei tipi si sono avvicinati a loro offrendo dei drink, ma c’era confusione al telefono quindi non ho capito molto.”
Il mio timore era che quella ragazza fosse finita nei guai. “Credi che le abbiano fatto qualcosa?” Hara mi fissò con aria preoccupata e senza rispondere, potevo però chiaramente capire cosa stesse pensando.
Corremmo per tutto il tempo e quando arrivammo dinanzi al locale avevamo entrambi il fiatone.
Mi sorprese molto constatare che quelle due ragazze avessero scelto un posto del genere, era ovvio che avessero beccato dei tipacci, cosa si aspettavano!?
Come al solito fuori al locale c’era il classico buttafuori che subito ci adocchiò con un espressione molto severa manco avessimo intenzione di uccidere qualcuno, diamine! Mi spaventò un pò.
Hara mi cinse la spalla e mi avvicinò a lui. Quel gesto mi colse alla sprovvista. “Ascolta resta qui fuori. Io entro un attimo a cercarle e torno qui da te, ok?”
“Come? Aspetta io voglio entrare con te, in due faremo prima.”
Hara si staccò da me bruscamente e mi fissò severo. “Non ho intenzione da fare da balia anche a te quindi stattene buono qui fuori per un pò.” Usò un tono cupo e autoritario.
Non potei fare a meno che ubidire e rimasi li mentre lui varcava l’ingresso di quel locale. Ed ecco che cominciò a salire in me l’ansia del non sapere. Insomma.. che cazzo ero andato a fare se non potevi accompagnarlo? “Ehi moccioso entri o no?” Tuonò il buttafuori con un espressione simile a una minaccia.
Lo gurdai spaventato e mi allontanai un pò. I minuti lentamente cominciarono a scorrere, e il tempo passava. L’attesa cominciò a farsi davvero pesante, non ero mai stato tanto in pena. Era ciò che si provava quando la persona amata poteva mettersi nei guai? Che angoscia, pensai.
Passò altro tempo e presi la decisione di chiamarlo ma quando provai a comporre il numero la segreteria mi avvertì che era irrangiungibile. Dannazione Hara. Fu a quel punto che la porta del locale si aprì e sbucò la minuta figura di Maya. Completamente stravolta e parecchio sudata, infatti aveva tutti i capelli incollati al viso e il trucco leggermente sbavato. Quando mi vide parve illuminarsi. “Ehi, dov’è Yuuto?” mi domandò.
“Ma come pensavo fossi con lui.”
Lei si spostò i capelli dal viso. “No, in verità sono uscita per chiamarlo visto che dentro non c’è campo. Accidenti ora devo cercare anche lui oltre che Yumi.” Si morse il labbro inferiore.
“Dove hai visto l’ultima volta la tua amica?”
Lei mi fissò e roteò gli occhi pensandovi. “Sono un pò brilla in questo momento e lo ero ancora di più prima. Ricordo solo che sono andata al bagno per rinfrescarmi e quando sono tornata non c’era più quei signori che ci hanno offerto da bere e neppure Yumi.”
Era proprio la notizia che avevo paura di sentire. “Maya devi restare qui e non devi muoverti. Io vado dentro a cercare Yumi e Hara ok?” L’afferrai per le spalle e scandii con precisione ogni parola nella speranza che capisse ma parlare era inutile, era completamente ubriaca e lo si capiva guardandola in faccia.
Quali ragazze andrebbero in un locale da sole? La portai accanto al buttafuori. “La prego di darle un occhiata io devo entrare per cercare un amica.” L’uomo mi fissò con sufficienza e annuì. Lanciai un ultima occhiata a Maya che aveva l’aria completamente smarrita e preoccupata, stringeva contro il petto il cellulare ma in particolare un ciondolo che vi era attaccato come se fosse un gioiello prezioso. Era in pena per Yumi ed era assolutamente chiaro.
Mi feci dunque coraggio. Avevo promesso di non mettere più piede in un posto del genere eppure ero di nuovo li contro la mia volontà, ma stavolta era tutto diverso. Io ero diverso, ero più grande, sapevo bene che avrei trovato Yumi probabilmente in balia di persone poco raccomandabili e che avrei dovuto affrontarle nel caso in cui non avessi trovato prima Hara.
Entrai e fui avvolto dal buio più assoluto. Mi muovevo completamente alla cieca, anche se in lontananza sentivo un sottofondo che sembrava la classica musica da disco. Perfetto stava per iniziare il manicomio, pensai. Mi addentrai ancora e cominciai a notare nella penombra di quello spazio diverse figure avvinghiate l’una all’altra e non capii bene cosa stessero facendo ma decisi di ignorarle e di proseguire.
Quando arrivai alla pista centrale notai che c’era una marea di gente. Le luci erano come al solito accecanti e disorientavano, così come la cappa di fumo che aleggiava nell’aria.
Cercai Hara prima con un occhiata, ma fui comunque costretto ad addentrarmi in quella massa di persone che si dimenavano a ritmo di musica. Cavolo, non solo c’era pessima musica ma anche una puzza incredibile. Come potevano delle ragazze aver scelto un postaccio del genere?
Non badai molto al tipo di clientela, ero troppo impegnato nel cercare Hara. Poi però mi fermai di colpo, mi paralizzai praticamente e mi feci la domanda più ovvia: che aspetto aveva Yumi?! Avevo completamente dimenticato di chiederlo e forse nemmeno Hara lo sapevo, quindi non solo ero nel peggior posto possibile ma non sapevo neppure chi cercare.
Continuavo a camminare chiedendo permesso ma l’alto volume della musica impediva alle persone di sentire la mia voce e più di una volta fui spintonato, per non parlare delle due o tre gomitate che ricevetti. L’unica cosa che volevo in quel momento era scorgere Hara da qualche parte. Mi premeva assolutamente portarlo fuori di li e insieme avremmo poi cercato Yumi.
Pensai a quanto fosse stupida quella Maya. Se ami una persona non la trascini in un posto del genere eppure lei l’aveva fatto, che persona sconsiderata era.
“Permesso!” Continuai a dire facendomi largo tra vari indivui arrivando al bordo opposto di quell’ovale chiamato pista. Ai lati notai che vi erano disposti tutta una serie di divanetti e tavolini.
Gettai un altra occhiata in cerca di Hara ma ciò che vi vidi mi lasciò senza parole. Piuttosto che il solito ubriaco che vomita vi vidi una coppia di ragazzi che si baciavano in maniera abbastanza spinta su un divanetto. Sgranai gli occhi per tale scena e pensai a quanto fossero sconsiderati a fare una cosa del genere in pubblico, e decisi dunque di proseguire per la mia strada quando però andai a sbattere contro qualcun altro. “Mi scusi.” E quando alzai lo sguardo a vedere chi fossi notai una ragazza che pomiciava con un altra.
Cominciai allora a mettere un pò più a fuoco ciò che mi era intorno. Guardai verso la pista, il bar e sui divanetti e c’erano si coppie ma no eterosessuali. Piuttosto c’erano ragazze che si tenevano per mano e ballavano in maniera molto sensuale tra loro, e ragazzi che sorseggiavano drink accanto altri. Altri ancora ci davano dentro.
La lampadina cominciò ad accedersi nella mia testa e capii perchè Maya l’avesse portata lì. Mi venne da sorridere, si aveva scelto un posto orribile ma l’aveva fatto solo per essere se stessa con lei. A quel punto tutto il mio ribrezzo per quel luogo si trasformò in un sorriso innocente perchè potevo ben capire cosa significasse non poter abbracciare la persona amata in giro, o magari non poterle tenere la mano solo per paura di essere giudicati.
Camminai ancora un pò e ad un certo punto – e non so nemmeno perchè – qualcosa mi disse di gettare un occhio a terra verso due divanetti completamente vuoti e fu tra questi che vi trovai una ragazzina che stava davvero male, immersa nel suo stesso vomito.
“Yumi!” La ragazza sussultò nel sentire quel nome e cercò di sollevare il capo per guardarmi. “Tranquilla sono amico di Maya, adesso ti porto fuori di qui.”
La ragazza non riuscì a dire nulla. Perchè era a terra? Cosa le era successo? Dall’odore che sentivo potevo presupporre che fosse anche più ubriaca di Maya, ma allora perchè non parlava?
L’afferrai per un braccio cercando di sollevarla ma era più pesante del previsto per me così passai il suo braccio intorno al mio collo e decisi di trascinarla fuori di li il prima possibile.
Nessuno l’avrebbe mai notata in tutto quel buio, ma possibile che nessuno si fosse minimamente avvicinato a quei divanetti tanto da poterla scorgere? Che pessima gente se avevano deciso di ignorarla. “I..i-io de-vo ce..rcare M-maya...” borbottò a stento mentre si poggiava a me.
“Maya sta bene è con noi.” Era davvero bello vedere quanto l’una fosse in pena per l’altra. Nonostante Yumi fosse nuova a quel mondo e al sentimento verso Maya, sembrava proprio tenerci. Un pò le invidiavo.
Passammo davanti al piccolo bar di quel locale e Yumi lasciò andare la mia spalla, si chinò a terra e cominciò a vomitare sotto gli occhi alcune persone che si allontanarono di corsa. “Ehi barista dammi un pò d’acqua!” Gli urlai spaventandolo a morte.
“Non vendo acqua ma solo alcool.”
E quando mai! Sospirai, così mi chinai verso Yumi aspettando che si sentisse meglio e fu in quel momento che mi fu offerta all’improvviso una bottiglietta d’acqua. In cuor mio quel gesto mi ricordò Hara, e mi venne da sorridere ma quando alzai gli occhi vidi che non era affatto lui ma un ragazzo. “Tieni falla bere.” Disse.
Ci pensai due volte prima di afferrare una cosa del genere da un completo sconosciuto ma non potei fare nient' altro. Portai la bottiglia alla bocca di Yumi e la feci bere, quest’ultima parve sentirsi meglio. Guardai ancora una volta quel ragazzo. “Grazie mille.”
Quest’ultimo sorrise e si chinò verso di noi. “E’ davvero carina ma perché l’hai fatta ridurre così. Ha bisogno di andare a casa e prendere un aspirina.” Le sfiorò i capelli spostandoglieli dal viso.
Che fosse un maniaco anche lui? Decisi dunque di allontanare Yumi. Cercai di farla rimettere in piedi ma fu inutile, rimase inginocchiata sul pavimento con il viso rivolto a terra con nuovi conati.
“Credi che voglia farle del male?” Continuò a dire quel tipo dai folti capelli scuri e gli occhi color nocciola. Mi sorrise con fare affabile, gli sembrava il momento?
“Coraggio Yumi dobbiamo andare.” Riuscii a rimetterla in piedi, portai il suo braccio di nuovo intorno al mio collo e cominciai a camminare. Il ragazzo però ci seguì.
“Lascia che ti aiuti sembra pesante la tua amica.”
Accidenti beccavo sempre e solo io la gente strana? “No grazie ce la faccio.” E proprio mentre lo dissi cominciai a barcollare perché Yumi si era completamente lasciata andare su di me svenendo. “Ehi ehi svegliati non posso portarti fuori in questo modo!” Cercai di darle dei colpi sul viso ma fu inutile.
“Tranquillo è solo addormentata.” Osservò lui. Tentai ancora di trasportarla ma non ci riuscivo. Anche se non sembrava, Yumi era parecchio robusta come ragazza e mi stupì molto constatare che ero così deboluccio. “Hara..” dissi a bassa voce in cerca di una soluzione.
“Che ne dici se la portiamo su un divanetto? Almeno lì starà più comoda. Eh? Che dici?” Perché questo tipo continuava a parlarmi, eppure facevo di tutto per ignorarlo e lui insisteva ancora e ancora.
Presi allora il cellulare per vedere se ci fosse campo, ma nulla. Dovevo solo sperare che Hara o Maya passassero di li per aiutarmi. All’improvviso però quel tipo mi afferrò un polso riportandomi alla realtà. Lo fissai stupito. “Non sei etero vero?”
“Come prego?”
“Si insomma questa non è la tua ragazza vero? Dimmi che non è così perché sei davvero bello.” Cominciò a fissarmi con una strana espressione vogliosa. Mi fece accapponare la pelle.
Mi svincolai dalla sua presa e mi allontanai di corsa trascinando per quanto potevo Yumi con me. Guardai l’ingresso, che non era così lontano e pensai di potercela fare ma fummo raggiunti da quel tipo. “Sicuramente non sei etero o non saresti mai venuto a una serata del genere.”
“Cazzo vattene!”
Yumi sentendomi gridare tornò in sé e si rimise in piedi da sola spalancando letteralmente gli occhi. Si guardò prima intorno intontita e poi un pò più lucida sgranò gli occhi nel vedermi. “Aaah chi sei!” Gridò allontanandosi.
“Aspetta sono amico di Maya.”
Lei mi fissò in maniera schiva. “Conosco tutti gli amici di Maya e non ti ho mai visto. Ah giusto Maya.. accidenti dov’è quella stupida.” Si guardò ancora intorno e corse via.
“Aspetta!” Cercai di andarle dietro ma mi si parò davanti quel tipo.
Accidenti non poteva andare peggio quella serata. “Finalmente si è tolta dalle palle quella.” Sorrise compiaciuto.
“In verità vorrei che tu togliessi tu dalle palle se non ti spiace!”
“Volgare mmh mi piace. Piacere io sono Boto.” Boto? Seriamente? Lo guardai stranito che una persona potesse avere un nome del genere e lui parve accorgersene e cominciò a ridere. “Tranquillo non è il mio vero nome ma solo quello che uso quando vengo qui per spassarmela un pò.” Nel dirlo ondeggiò con i fianchi.
Mio dio non potevo seriamente avere una persona del genere davanti ai miei occhi. “Allora andrò subito al dunque. Sono in cerca di un attivo e tu mi fai molto sesso quindi adesso scoperemo.”
“Eh? Ma scordatelo!”
Per quanto cercai di allontanarmi quello strano personaggio mi stava alle calcagna peggio di una sanguisuga. Che diamine voleva da me? Attivo? Che cazzo significava, cos’era un gergo di quello strano posto? Finalmente trovai di nuovo Yumi che come me cercava qualcuno. Le afferrai una spalla e lei balzò dallo spavento. “Stai calma non sono un maniaco ma sono qui per conto di Hara e Maya, ti stanno cercando.”
Lei mi fissò in maniera severa e notò lo strano personaggio effeminato che avevo alle costole. “Hai detto Hara? Intendi Yuuto quindi.” A quanto pare quel nome apriva le porte del paradiso.
“Si Yuuto, sono suo amico e siamo qui per cercarti. Maya sta bene è fuori che ci aspetta.”
Lei parve credermi un pochino e cominciò a rilassare il muscoli facciali. Sperai con tutto il cuore che non arrivassero altri contrattempi ma senza accorgercene eravamo al centro della pista e quel tipo di nome Boto di stava dimenando come una iena. “Su bel fusto balla con me!”
“E' amico tuo anche il tipo strano?” domandò sorpresa Yumi.
“Certo che no.. andiamo.”
______________________________

Attraversammo di nuovo tutta la pista costretti a scansare gomitate e spintoni. Yumi si teneva a me per ripararsi, mentre Boto continuava a perseguitarci salutando gente a caso con un sorriso a trentadue denti. Finalmente vidi l’uscita e mi parve il Nirvana! “Ehi ma volete andarvene?” chiese Boto bloccandoci l’uscita.
“Ma come te lo devo dire che devi sparire?”
Yumi si nascose dietro di me spaventata per quello strano personaggio. “Più continui a trattarmi male e più mi eccito, sei davvero stupendo.” Cominciai a sentirmi rassegnato e decisi che ignorarlo sarebbe stato la cosa migliore.
Una volta fuori da quel posto respirai a pieni polmoni l’aria pulita dell’esterno e mi sentii rinato. Purtroppo però quel momento di beatitudine durò molto poco perchè sentii un chiaro urlo femminile pronunciare: “Yuuto no!” E subito dopo un bel cinque assestato mi colpì in pieno viso.
Mi si girò completamente il viso e il bruciore del colpo arrivò dopo pochi secondi. Mi trovai davanti un Hara buio dalla rabbia che gli esplodeva sul viso. “TI AVEVO DETTO DI RESTARE QUI!” Tuonò furioso.
Mi toccai la guancia e non riuscii a dire nulla. Ero sul serio sorpreso che mi avesse colpito così facilmente. Yumi nel frattempo andò verso Maya e la abbraccio contenta di vedere che stava bene. “Grazie Ryu!” Mi disse Maya felice mentre teneva stretta a sè l’amica.
Avevo fatto qualcosa di buono eppure Hara era arrabbiato con me. Perchè? “Come diamine hai fatto a trovarla se l’ho cercata per tipo un ora.” Aggiunse con tono bieco.
“Era sdraiata a terra, l’ho notata di sfuggita...”
Dal nulla a quel punto spucò Boto, “Ehilà amici come va?”
Ci mancava solo lui in quel momento. Hara inarcò un sopracciglio confuso di vedere quell’individuo e gli concesse una bella occhiataccia come voleva la tradizione. “E tu chi cazzo sei?”
Boto sgranò gli occhi nel vedere Hara e iniziò a sorridere compiaciuto. “Uao davvero spettacolare..” e portò il suo sguardo lungo tutta la figura di Hara senza alcun pudore. Quella persona era senza ritegno. “Ecco perchè dovevi aspettare fuori idiota! Becchi sempre certa gente quando sei da solo!”
“Non è come pensi lui è innocuo.. almeno credo.”
Boto ascoltò la discussione divertito. “Sono innocuo solo perché non sono ancora nudo miei cari.” Hara lo guardò disgustato e tornò da Maya e Yumi ignorandomi completamente. Ok era arrabbiato, era finita la magia. Sospirai davvero esausto che finisse sempre in quel modo la pace che riuscivamo a costruire. “Quindi quello è il tuo ragazzo eh.” Commentò a quel punto Boto osservando Hara da lontano.
“Ma tu non devi tornartene dentro?”
“No preferisco che siano gli altri a venire dentro di me.” E sorrise. Era disgustoso come tutto ciò che dicesse fosse a doppiosenso. Ora che lo guardavo più attentamente sembrava molto più grande di me, forse persino più vecchio di Takeru. Aveva una carnagione bronzea, molto rara per un giapponese e sembrava addirittura per metà straniero. Non mi ci ero concentrato molto sul suo aspetto ma notai che era abbastanza grosso di statura, forse alla pari di Hara e aveva dei folti capelli ricci mori e gli occhi completamente neri come la pece. Mi chiedevo perché mi fossi fermato ad osservare così tanti dettagli. Quella persona doveva sparire.
Hara tornò da me. “Muoviti ce ne stiamo andando.” Che tono glaciale aveva usato per dirlo, ma non me lo feci ripetere due volte, ero esausto e volevo solo andare a casa così iniziai a seguirlo.
All’improvviso però fui afferrato per un braccio e sia io che Hara ci fermammo di colpo. “Ehi non vorrai lasciarmi senza darmi il tuo numero di cellulare.” Disse Boto facendo occhiolino.
Sul serio aveva detto una cosa del genere?! Hara lo fissò torvo e mi tirò via di li avvicinandosi minaccioso verso Boto, “Vattene da qui checca.” Puntualizzò l’ultima parola con aria minacciosa, e io nel frattempo me ne stavo buono alle spalle di Hara. Pregavo che se ne andasse senza fare storie.
“Amico non c’è bisogno di fare così, sono un tipo aperto io, possiamo anche scoparci a tre.” Alzò le mani in segno pacifico e pronunciò certe parole senza alcuna vergogna.
Hara digrignò i denti e capii che era il momento di tirarlo via di lì così mi piazzai davanti a lui e cercai di spingerlo via ripetendogli di lasciar stare e parve ascoltarmi. Prendemmo la via del ritorno lasciando li Boto.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***




CAPITOLO XXXVI

Lungo il tragitto di ritorno vedevo davvero male sia Yumi che Maya, tanto che Hara dovette più volte trascinarle via dal bordo del marciapiede. Barcollavano e ridevano come due deficienti, e in quei momenti sperai solo di tornare a casa sano e salvo prima di finire nei guai per colpa loro.
Ad un certo punto Yumi mi venne vicino e mi sorrise come un ebete, che diamine voleva adesso? Nel frattempo Hara era davanti a noi che rimproverava Maya per ciò che aveva fatto, parole che quella ragazza avrebbe sicuramente dimenticato. “Mi dispiace di non averti creduto.” disse all’improvviso la ragazza.
“Tranquilla anch’io sarei stato diffidente.”
Lei sorrise ancora abbozzando anche una risatina dovuta all’alcool che le circolava ancora nelle vene; diamine ma quanto potevano aver bevuto quelle due. “Non sapevo che Yuuto avesse un amico come te.” Osservò ancora.
Era un insulto? Un complimento? Cosa? “In che senso?”
“Beh insomma.. Yuuto è un tipo.. e tu..” sembrò alludere a qualcosa di strano e lanciò prima un occhiata verso di me e poi verso Hara mimando qualcosa con le mani. Decisi però di non dargli peso, infondo erano solo le parole di una ragazzina non lucida, non potevo aspettarmi discorsi profondi.
“Ehi Sega se vuoi andartene a casa fa pure, tanto da qui in poi posso accompagnarle io.” Mi disse all’improvviso fermandosi di colpo sul marciapiede. Mi rivolse ancora un occhiata di sufficienza, era ancora arrabbiato?
“Ma no voglio farti compagnia.”
“Non ne ho bisogno, va a casa.” Tagliò corto.
Non potevo vivere in quel modo, non potevo stare attento ad ogni mia azione solo perché lui era sempre pronto a prendersela per tutto. Infondo cosa avevo fatto di male? Ero riuscito a trovare Yumi, senza di me saremmo rimasti li ore senza concludere nulla e non mi era neppure stato detto grazie.
Hara non disse altro vedendo che non avevo risposto e tornò da Maya. Mi sentivo dannatamente arrabbiato di dover essere trattato di nuovo così freddamente per una cosa del genere. Aveva detto di volerci provare e stava tornando il solito stronzo ignorandomi di nuovo.
“Non prendertela.” Aggiunse all’improvviso Yumi alle mie spalle. La guardai pensando che stesse di nuovo dicendo cose senza senso e cercai di tornare calmo. Di cosa mi meravigliavo, Hara era sempre Hara. Eravamo una coppia solo per modo di dire. Yumi però mi affiancò dandomi una pacca sulla spalla. “Tranquillo Yuuto è così con tutti, quindi non prendertela.” Un altro sorriso da ebete.
Come avrei voluto dirle che con me dava il meglio di sé, e cioè che praticamente vedevo due giorni buoni del suo carattere e nei restanti vedevo solo il peggio.
Non ci mettemmo molto ad accompagnare entrambe, quando lasciammo Maya ci ringraziò di cuore sorridendoci ma Hara non si lasciò intenerire e le disse ancora una volta di non chiamarlo mai più per una cosa del genere perché la prossima volta l’avrebbe lasciata nei guai. Aaah che amico d’oro era, pensai.
Maya annuì semplicemente e entrò nel condominio dove viveva. Restammo dunque da soli.
Per tutto il tempo non dicemmo una parola ma forse era meglio così, non avevo proprio voglia di litigare di nuovo e rovinare quella giornata che era stata praticamente perfetta in tutto. Volevo ricordare un Hara sorridente, carino e contento di stare in mia compagnia e non quello che adesso avevo accanto che non riusciva neppure a guardarmi in faccia.
Continuavo a ripetermi che non avevo fatto nulla di male, che avevo agito bene, che grazie a me Yumi era a casa nel suo letto, eppure sentivo che lentamente il senso di colpo mi affliggeva.
Ad un certo punto Hara si fermò in una stradina dove c’era un distributore e comprò un succo. Io invece me ne restai un pò più distante pensando a cosa dovessi dire per riparare a quella situazione. All’improvviso però mi volò contro una lattina che a stento riuscii ad afferrare. Rimasi davvero sbigottito e guardai Hara confuso per quel gesto. “Smettila di fare il cane bastonato.” E fece un altro sorso dalla sua bibita.
“Mi dispiace...” borbottai a voce bassa. Hara mi guardò sempre superficialmente e faceva davvero male vedere quel suo sguardo indecifrabile. Persino i suoi occhi color arancio erano glaciali per la tinta che avevano. “Dovevo restare fuori e sono entrato lo stesso, mi dispiace..”
“Lascia perdere è passato.”
Diceva così eppure era diverso. “Non posso se tu mi tratti così!” Abbassai il capo rendendomi conto di aver un pò alzato il tono della voce e me ne vergognai. Non avevo alcun controllo di me stesso.
Lo sentii sospirare, sapevo perfettamente che odiava quel lato di me. Chiusi gli occhi sperando di poter tornare indietro di qualche secondo per poter impedire a me stesso di dire una cosa del genere.
“Ero preoccupato per te.” Era la seconda volta che gli sentivo dire una frase del genere e mi venne da dire che anch’io ero in pena per lui, ecco un altro motivo che mi aveva spinto ad entrare ma non riuscii ad esternare certe cose. Lo guardai semplicemente, probabilmente con la faccia di un ebete. Lui era serio, un pò cupo e mascherava lo sguardo con i capelli che gli cadevano sugli occhi. “Non puoi farmi uscire matto ogni volta solo perché tu non pensi mai prima di agire. Se ti ho detto di restare fuori è perché sapevo che tipo di serata fosse.”
Quindi lo sapeva, si era preoccupato per me dall’inizio. “Mi dispiace.”
“Si l’hai già detto ma tu farai ancora cose così stupide e allora quante scuse vorrai ancora propinarmi?” Strinsi i pugni contro i fianchi. Era sbagliato che pensasse ciò. Non avevo agito di impulso, no. L’avevo fatto perché Maya era uscita da sola e perché volevo vedere come stesse. Le sue preoccupazioni era uguali alle mie.
Hara sorseggiò ancora e gettò la lattina nella pattumiera lì vicino. Io invece avevo ancora la mia tra le mani e tutta la sete che avevo avuto fino a quel momento sparì di colpo. “Vieni andiamo a casa.” Disse infine terminando così la conversazione ma non ci stavo più.
“Io sono entrato per te!” Iniziai a dire attirando la sua completa attenzione, “Se devo scatenare ciò solo perchè mi sono preoccupato allora fa pure, ma non mi pento di essere entrato. Sono venuto a cercare te e Yumi, ho aiutato la tua amica e non è successo nulla. Quindi mi dispiace di averti fatto stare in pena ma so cavarmela anch’io.”
Mi sarei pentito di quelle parole? Non mi importò più e lo guardai dritto negli occhi lasciando da parte le emozioni che stavano scavando una voraggine dentro di me. Hara ricambiò l’occhiata e sorrise divertito. “Cos’è quella faccia di sfida?” Fui sorpreso per quella reazione improvvisamente meno severa.
“Fa così ridere quello che ho detto?”
“Un pò, ma va bene così.” Si girò venendomi incontro e mi sorrise.
Sospirai per tanto mistero. “Credo che dovremmo rimuovere questa ultima parte della giornata. Non voglio proprio rovinare tutto per una cosa del genere.” Dissi mettendo in chiaro la cosa.
Lui annuì. “Solo se tu impari a stare fermo quando te lo dico, già ho a che fare con troppi stupidi per preoccuparmi anche di te.” Che stesse alludendo alla sciocchezza compiuta dalle due ragazze?
“Si, ma solo se lo ritengo giusto altrimenti farò di testa mia.”
Hara mi fissò con aria di sfida, sembrava divertirsi in quel momento e cominciò a camminare. Lo seguii a ruota e quel ritorno a casa fu del tutto normale al punto che eravamo tornati a parlare, persino a prenderci in giro come nei primi tempi della nostra conoscenza.
Si, la giornata alla fine si era conclusa degnamente, pensai dentro di me. Anche se continuavo a chiedermi che tipo di preoccupazione attanagliasse Hara quando mi sapeva in pericoloso. Era simile alla mia? Era amore il suo?
Quella notte stessa pensai molto a ciò che era accaduto: alle due ragazze in quel postaccio, allo schiaffo e alla reazione di Hara e perfino a quello strano individuo che ci aveva seguito fin fuori il locale.
Pensai a lungo, e mi domandai se avessi fatto bene. Mi sfiorai una guancia pensando al dolore provato dopo lo schiaffo, Hara non aveva mai reagito così eppure tante volte l’avevo fatto infuriare, che questa volta avesse provato ansia o magari preoccupazione nei miei confronti? Ciò poteva solo significare che forse un sentimento era nato in lui e che il nostro modo di amare non era poi così diverso.
Forse una persona normale avrebbe trovato quello schiaffo fuori luogo o magari offensivo, ma per me era la prova che qualcosa in Hara si stava lentamente smuovendo, dovevo solo avere pazienza.


Ormai era arrivato il mese di Giugno e le giornate cominciavano ad essere afose.
I fiori di ciliegio avevano lasciato posto a foglie verdi e rigogliose, era l’aspetto degli alberi estivi quello. Notai che non soffiava un filo di vento quel giorno e non me ne sorpresi, era sempre così il clima in Giappone e gli ultimi giorni prima delle vacanze estive erano i peggiori a causa del caldo.
“Voglio morire...” brontolava continuamente Takeru quel giorno disteso sul piccolo tavolo della mensa.
“Ehi piantala ti stai sdraiando sul mio pranzo.” Fece notare Kioko esasperata.
Sentire le lagne di Takeru era diventata un abitudine da un pò di tempo, sembrava non sopportare più la scuola e le sue quattro mura. E il suo rendimento era uno dei peggiori, avrebbe sicuramente perso l’anno di questo passo ma non sembrava fregargli più tanto, anzi, forse venire a scuola era solo un hobby per lui.
“Ryuuuu dannazione ma come fate a sopportare questo caldo!” Disse con un tono lagnoso avvicinandosi un pò verso di me, ma anch’io sentivo quel caldo, non ne ero certo immune.
“Sta zitto e sopporta, come facciamo tutti noi.”
“Ma che diavolo, perchè siete tutti cattivi con me..”
Kioko scoppiò a ridere per la reazione imbronciata di Takeru, e mi chiedevo come mai fosse insieme a noi. Dov’era finito il suo gelosissimo fidanzato? “Kioko ma Tetsuo dov’è?”
“Boh credo con Yuuto e gli altri, non sei contento? Finalmente ho dieci minuti di libertà.” Mi sorrise stranamente contenta, era sul serio felice o cosa? Che relazione strana, pensai. Anche se io non potevo proprio giudicare gli altri visto la mia attuale situazione. Ero fidanzato? Impegnato? Cosa diamine eravamo io e Hara? Se gliel’avessi chiesto mi avrebbe sicuramente risposto “amici”, e l’avrebbe fatto in maniera cinica. A tal pensiero sul mio viso comparve una smorfia che suscitò l’interesse di Kioko. “Pensi a Yuuto?”
“Eh? Ah.. s-si.”
Kioko sorrise ancora, “E’ carino vedere le tue dolci reazioni, diventi impacciato solo quando senti nominare il suo nome.” Osservò, anche se era dannatamente vero.
Non seppi che dire ero davvero a disagio, non doveva essere una cosa semplice vedere un ragazzo che si emozionava per un altro ragazzo ma nessuno dei due parve esserne turbato. “Beh e come procede la relazione?” domandò all’improvviso Takeru, ormai l’avevo chiaramente intuito. Ci aveva spesso visto insieme negli ultimi tempi, non era difficile capire che qualcosa fosse cambiato.
“Vi prego non chiedetemi certe cose è imbarazzante e poi altro che relazione, siamo come prima solo che litighiamo un pò meno.”
“Eh?” commentò leggermente basito Takeru, “nemmeno un bacio o del sesso?!” Kioko gli lanciò il proprio borsello in piena faccia facendogli anche abbastanza male. Rimasi sciocciato e la reazione di Takeru non si fece attendere, scattò in piedi furioso. “Ma che diamine fai?!”
“Abbi un pò di decente non chiedergli cose tanto private!”
“Io chiedo quello che voglio e non è una scusa per fare del male a qualcuno!”
Quei due andarono avanti ancora un pò con quella discussione e ciò mi diede tempo di pensare che effettivamente la nostra relazione da quel giorno sotto la pioggia era diventata un pò più fisica, ma in fin dei conti era sempre stata così. Forse non era il sesso il problema, Hara in quello non sembrava farsi troppi problemi a farlo con un ragazzo anzi sembrava a suo agio. Ciò che però volevo era anche qualcosa di più sentimentale. Dimostrazioni che andassero oltre la carne.
Tale pensiero mi portò molta angoscia e sospirai dinanzi a quei due. “Vedi hai ferito Ryu!” Osservò Kioko.
“Non mi ha ferito, affatto. Secondo voi è normale fare solo sesso?”
I due rimasero completamente basiti per la mia domanda, Takeru addirittura sbiancò di colpo e si poggiò sulla propria sedia passandosi una tra i capelli.
Attendevo una risposta ma perchè non arrivava, mi preoccupai abbastanza quando i due si scambiarono certe occhiate strane. “Ok non credevo che mi facesse così strano saperlo, però fammi capire tu e Yuuto siete già a quel punto..?” Sul serio me lo chiedeva?
“Non ricominciare con queste domande inopportune!”
“Non mi offendo Kioko, però sul serio mi sto chiedendo questa cosa da un pò di tempo. Hara non è mai sembrato contrario al sesso, eppure provava schifo per i miei sentimenti. Li ha rifiutati fin’ora, però il sesso non era un no, non capisco proprio questo suo atteggiamento sinceramente.” Aggrottai la fronte, dire ad alta voce una cosa del genere significava solo renderla più reale. Che Hara avesse fatto tanti passi in avanti era ovvio ma perchè c’era così tanta differenza tra il rapporto sentimentale e intimo, come mai non provava distacco anche dalla seconda cosa.
“Beh magari è un tipo che a parole non sa dimostrare ciò che prova”, rispose Kioko.
“Oh no tesoro, Yuuto sa bene come esprimersi a parole quando vuole. Non ci mette molto a dirti che sei uno stronzo o qualche altra cosa.” Osservò a sua volta Takeru, e aveva ragione.
Hara sapeva come dire ‘ti amo’, sapeva perfettamente come corteggiare una persona perchè sicuramente aveva avuto più ragazze di chiunque altro. Allora perchè gli era così difficile ammettere di essere attratto da me? Diceva di non saper amare, che non gli era stato insegnato, ma erano scuse perchè non voleva accettare la sua omosessualità.
“Ryu non pensare a tutte queste cose, anche io se penso a Tetsuo mi dico: ‘accidenti vorrei più dimostrazioni, vorrei che fosse magari migliore’ ma io lo accetto così com’è. Tu ami Yuuto per com’è, e magari non sarà come volevi ma se fosse diverso sicuramente non sarebbe la persona di cui ti sei innamorato.”
“Uao Kioko che poetessa che sei..”
“Idiota.” Fissò Takeru in maniera torva.
“Forse hai ragione, penso troppo alle cose.”
La soluazione era dunque lasciare che le cose prendessero la propria strada? Forse si, ogni volta che avevo provato a spronare Hara avevo solo ricevuto un allontanamento tra noi. Esortarlo non era mai stata la soluzione, ma lasciarlo solo, libero di scegliere l’aveva sempre portato a fare gesti particolari.
“Finalmente vi abbiamo trovati. Chi ti ha detto di pranzare con questi due?” Dal nulla comparve Tetsuo, enorme e furioso vero di noi ma principalmente con Kioko. Alle sue spalle intravidi anche Hara, bello da morire e più apatico del solito. Si lasciò scivolare su una sedia accanto a Kioko, proprio quella di fronte a me. Il fatto di avercelo davanti, a pochi metri mi fece sudare freddo, e il cuore mi batteva forte. Accidenti alle mie dannate emozioni!
Sussultai quando i suoi occhi felini e aranciono incrociarono i miei, quegli occhi così intensi erano dentro i miei e non seppi reggere a lungo quel confronto. “Cos’è quella faccia da idiota, Sega.”
“Non è nessuna faccia!” Risposi immediatamente cercando di non mostrare troppo di me, ma era inutile ero praticamente un libro che poteva essere letto quando voleva e da chiunque li.
“Mmh..” mugugnò Hara, cosa voleva dire con quel sopracciglio leggermente sollevato?
“Comunque la gita di quest’anno è saltata per qualche strano motivo, a quanto pare non piaceva la meta.” Spiegò Tetsuo mangiando dal piccolo bento di Kioko.
Kioko iniziò a giocare con i propri hashi ascoltando le parole del suo ragazzo, ma tutti noi eravamo interessanti alla faccenda visto che ci interessava da vicino.
“Quindi non si fa nulla? Bene, che scuola di merda.” Commentò immediatamente Takeru.
Piombò il silenzio, come se quella fosse la notizia peggiore del mondo. A me invece non importava, prima di tutto non ero mai andato in gita e secondo certe cose erano sempre state uno schiaffo morale per me, perchè tutti si divertivano stando in gruppo, tra amici e io no. Anche se ora le cose erano diverse, mi guardai intorno e mi accorsi di avere accanto a me più persone di quante ne ricordassi.
“Beh potremmo fare qualcosa da soli. Infondo cosa ce ne importa della scuola no?” Cominciò a dire Kioko con un sorriso stampato in faccia e attirando l’attenzione di tutti. “Tra poco avremo le ferie quindi possiamo prenotare da qualche parte e partire.”
“Vi dovrò vedere anche durante le vacanze..” borbottò Hara in maniera sarcastica ma anche con una punta di veleno, sapevo bene quanto odiasse le proposte di Kioko. Anche io le odiavo.
“Beh l’idea non è male alla fine. Abbiamo bisogno di un maggiorenne e abbiamo Takeru per questo.”
Takeru mise immediatamente le mani davanti “Ehi ehi non voglio fare da accompagnatore a nessuno, non ci pensate proprio!” protestò tantissimo, e nessuno riusciva a convincerlo. Hara era l’unico che non ci provava minimamente. “Ho detto no!” Continuò a dire.
“Ma potrei invitare qualche mia amica, ti divertiresti moltissimo insieme a loro.” Oh no, già nel sentire la parola ochette starnazzanti cominciai a provare un certo fastidio. Quella non sarebbe affatto stata una vacanza per me, ma un continuo susseguirsi di episodi irritanti. “E voi, Yuuto, Ryu? Che dite?”
Entrambi ci fissammo per un brevissimo istante negli occhi, come se entrambi cercassimo il parere dell’altro. Ero forse riuscito a leggere per la prima volta ciò che entrambi volevamo sapere, avevo letto una sua espressione e ciò mi fece stranamente sorridere. Io aspettavo la sua risposta e lui voleva sapere quale fosse la mia, ma quale sarebbe stata la mia opinione? Volevo andare?
Pensai che forse avevo atteso troppo a lungo per vivere certe emozioni, e nessuno fino a quel momento aveva mai chiesto un mio parere ma Kioko e tutti gli altri lo avevamo sempre fatto, erano miei amici.
“Io voglio andare.” Dissi senza pensarci due volte e non pensai più a cosa volesse fare Hara, perchè per una volta volevo fare ciò che volevo io, ciò che desideravo.
Kioko nel sentire la mia risposta fu entusiasta e guardò poi Hara, il quale accennò a un si con la testa. Che fosse un si solo perchè l’avevo detto io? Chissà. Ero però molto contento.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Buon Ferragosto in ritardo gente!
Ebbene si, come regalo torna Shikkari shiro e questa volta capita proprio a pennello il tema di questo capitolo.
Prima di tutto volevo fare una premessa: questi capitoli che sto postando sono stati scritti mesi fa quindi non sto riprendendo questa storia giusto per ma sto seguendo tempi di pubblicazione un pò più lunghi per avere sempre materiale da pubblicare. In questo modo avrò tempo sia di raccogliere idee per il finale ma anche per seguire l'altra storia di cui mi sto occupando e cioè Ichigo Ichie. Detto questo passiamo al capitolo ;) siamo rimasti alla vigilia di questa famosa vacanza organizzata dalla splendida Kioko, ma cosa accadrà in questi quattro giorni lontano dalla frenetica Tokyo?
Questi capitoli potrebbero risultare un pò lenti ma poi vedrete, ne capiteranno di cose strane.

CAPITOLO XXXVII

Spiegare ai miei che partivo con degli amici per quattro giorni fu molto più difficile del previsto. Mia madre si fece prendere dal panico ma alla fine decise di cedere solo perché sapeva che con me c’era Hara e Takeru, gli unici che conosceva del mio gruppo.
Parlando di gruppo: ero ancora convinto che fossimo in pochi ad andare ma mi sbagliavo. A ognuno di noi era stato detto di invitare come minimo due persone per formare una bella compagnia ma anche per ricevere un qualche sconto di cui avevo capito ben poco.
Avevo pensato per giorni a chi invitare ma delle persone che conoscevo venivano già tutti così pensai bene di invitare probabilmente l’unica persona che non sarebbe stata presa in considerazione. “Sei sicuro che Yuuto non si infurierà?” domandò Mizumi preoccupata, lo sguardo basso e la voce che le moriva in gola.
Eravamo entrambi alla stazione ad aspettare gli altri per la partenza. “Tranquilla.”
L’avevo fatto di proposito in parte. Sapevo bene che Kioko e forse Takeru, si erano portati dietro ragazze quindi volevo dare una preoccupazione in più ad Hara per tenerlo occupato e lontano da quelle tipe. Pensai a quanto fossi pessimo, e forse anche un pò scontato.
Poco alla volta iniziarono ad arrivare tutti. I primi furono Kioko e Tetsuo accompagnati da ragazzi che non avevo mai visto prima: due ragazze e due ragazzi che presentandosi dissero di provenire dalla nostra scuola. Come potevo non averli mai visti prima?
Poco dopo arrivò anche Kyoja che con entusiasmo mi abbracciò forte “Ryucchan non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno!!” urlò, e si fece sentire da metà stazione.
Gli sorrisi perché adoravo quella sua allegria contagiosa e in quel viaggio ne avremmo avuto bisogno. “Ehi ma non c’è nessuno con te?” domandai incuriosito.
“Oh si, mia sorella.”
Mizumi si avvicinò per salutarlo e gli diede un bacino sulla guancia in maniera molto dolce. La scoperta che avesse una sorella si sconvolse abbastanza. “Da quando hai una sorella?”
“Oh da sempre, solo che frequenta un istituto femminile. Karin vieni qui!” Cominciò a venirmi l’ansia, eravamo già a quota tre ragazze potenzialmente pericolose e invasive e sperai con tutto me stesso che la sorella di Kyoja fosse insopportabile e rumorosa come lui; maa quando pronunciò la parola Karin a voltarsi fu una meravigliosa ragazza dai biondi capelli ondulati, sguardo felino e color acqua, viso piccolo e angelico e un fisico da urlo. Sia io che Mizumi restammo letteralmente a bocca aperta, ma così anche gli amici di Tetsuo erano rimasti folgorati da tanto spettacolo, era praticamente una dea.
Ci sorrise e fece un lieve inchino, era persino educata! “Piacere di conoscervi, sono Karin.”
“Piacere io sono Mizumi e lui è Ryuchi.”
Lei ci osservò entrambi con fare cortese e sorrise ancora mostrando una dentatura perfetta per non parlare delle labbra.. carnose e rosee. Quella ragazza poteva essere pericolosa! “Tu sei Ryu vero? Mio fratello parla sempre di te con me e la mamma dice che siete grandi amici.”
“Ehm si.. grandi amici.” Sarebbero stati quattro giorni da incubo con una ragazza così e chissà com’era in costume. Cominciò a venirmi il nervoso così afferrai bruscamente Kyoja trascinandolo in disparte in malo modo. “Non mi hai mai detto che hai una sorella!”
“Ahiii mi fai male Ryucchan! Nessuno mi ha mai fatto domande di questo tipo e poi lei non vuole mai conoscere i miei amici ma chissà perchè ha detto di si per questa vacanza.”
Ok, misteriosamente una ragazza così bella aveva detto si. Tante domande si accavallavano nella mia mente e cercai di non pensare affatto ad Hara.
Proprio in quel momento arrivò anche Takeru e con lui c’erano Maya e Yumi. Rimasi molto sorpreso che la sua scelta fosse stata quella di portare una coppia già affermata, pensai che fosse strano.
Yumi da lontano accennò un ciao con la mano in maniera molto timida e Maya invece mi venne vicino per salutare sia me che Mizumi.
Takeru salutò prima Kioko e gli altri e poi venne da noi. Rimase tipo dieci secondi buoni a fissare la bionda ragazza accanto a Kyoja e mi si avvicinò con la faccia sempre rivolta verso di lei. “Mi sono perso qualcosa?”
“E’ la sorella di Kyoja.” Spiegai in maniera veloce.
“Scherzi?! E’ bona da paura”, sapevo che quel commento sarebbe venuto fuori e forse dovevo aspettarmelo proprio da lui. “Uao questa vacanza promette bene.”
“E Hara?” domandai cercando di cambiare discorso.
“Abbiamo provato a chiamarlo ma non rispondeva.” Spiegò Maya intromettendosi nella conversazione.
Che avesse cambiato idea all’improvviso? Infondo erano da lui certe cose e non dovevo sorprendermi più di tanto, eppure sapere che non c’era mi creava angoscia. “Provo a chiamarlo magari sta dormendo ancora.”
Ma proprio mentre avevo il cellulare accostato all’orecchio l’apparecchio mi fu portato via da mano, “Tranquillo è sveglio.” Quando guardai indietro notai che c'era proprio Hara.
Rimasi imbambolato per qualche secondo ma poi la rabbia mi assalì, “Perchè diavolo non rispondi alle chiamate degli altri?”
“Perchè ero dietro l’angolo Sega, non iniziare già.” Era più apatico del solito, quasi come se tutto ciò lo scocciasse molto. Perché era sempre così difficile coinvolgerlo in qualcosa? Tutto però cambiò quando si accorse della presenza di Mizumi e si rabbuiò di colpo come se avesse di fronte la peggiore delle persone. “Che ci fai tu qui.” Quella non era affatto una domanda.
Mizumi titubò e non riuscì a dire nulla. Tutto stava accadendo sotto gli occhi dei presenti: Karin, Kyoja, Takeru, Maya e Yumi. Pensai a quanto potesse essere perfido quel ragazzo, così decisi di assumermi la colpa, almeno avrebbe riservato su di me il suo malumore. “L’ho invitata io.”
Hara schioccò la lingua furioso e mi fissò con astio, pensai che stesse per arrivare un altro schiaffo da un momento all’altro ma così non fu. Decise semplicemente di ignorare la faccenda e andò dritto verso Maya e Yumi e restò con loro per tutto il tempo ignorando sia me che Mizumi.
Era assurdo che facesse sempre così ogni volta che vedeva sua sorella, ma che diavolo! “Non avrei dovuto accettare il tuo invito, ti rovinerò la vacanza.”
“Tranquilla non rovinerai proprio niente.” Era così. Invitarla era stata una scelta risaputa, sapevo bene che Hara mi avrebbe odiato per una cosa del genere ma io lo facevo in parte anche per lui oltre che per me stesso. Quella ragazza era sua sorella e prima di me, e di tutti i suoi amici c’era lei che era la sua famiglia.


Finalmente dopo gli ultimi avvertimenti e dopo una piccola discussione tra Tetsuo e Takeru riuscimmo a prendere il nostro treno e cominciò quella che a stento poteva definirsi una vacanza. L’unico che sembrava essere pienamente contento era proprio Takeru che fissava Karin tutto il tempo come un ebete.
Sul treno Hara decise di non accostarsi proprio a noi e si mise a sedere accanto a Maya e Yumi, e accanto a lui c’era una delle amiche di Kioko. Una di quelle ochette che stava già starnazzando intorno al mio ragazzo!
“Ryu ti vedo pensieroso.” Disse improvvisamente Mizumi.
“Eh? No sono assolutamente sereno, stavo cercando la signorina col carrello.” La mia scusa però parve non convincere la ragazza che continuò a mostrare un viso spento e malinconico. Tutta colpa di suo fratello.
“Ehi Ryucchan ma dove stiamo andando si vedono le stelle?” domandò Kyoja seduto di fronte a Mizumi. Era bello sapere che ci fosse almeno qualcuno così sereno li con noi, e invidiavo tutto ciò perchè volevo anch’io sentirmi così ma non potevo per colpa di quell’idiota. “Spero di si.”Karin era invece di fronte me verso l’esterno ed era importunata da Takeru. “Ma tu non hai un tuo posto a sedere?” osservai.
“Lo sai che amo stare con te anche in treno.” Mi sorrise con sfacciataggine.
“Scusate ma dovrei andare in bagno.” Karin si alzò di colpo e Takeru cercò di farle largo ma fu in quel momento che una brusca frenata fece sobbalzare tutto il treno e tutti noi dai sedili. La povera Karin fu letteralmente catapultata addosso a me, e mi tramortì in pieno.
Takeru invece fini a terra lungo lo stretto corridoio borbottando qualcosa di indecifrabile, forse un imprecazione. Lamenti e borbottii si levarono da mezzo vagone.
Gentili passeggeri, ci scusiamo dell’accaduto blablabla.
Queste furono le parole del conducente, ma che diamine era stato?
Non ce ne curammo molto e cercammo di tornare tutti ai nostri posti. Tetsuo andò a soccorrere Takeru ma sembrava non essersi fatto nulla. Karin si sollevò quanto bastava, era a un palmo dal mio viso e ci fissammo tipo dieci minuti. “Ehm mi stai schiacciando...” dissi.
“Ah! Scusami ti prego!” Si sollevò di scatto imbarazzata per l’accaduto. Si sistemò in maniera impacciata i vestiti, e i capelli, in quel momento mi venne da ridere. Quella ragazza era identica a suo fratello, bellissima si ma aveva la sua stessa spontaneità e cominciai a non vederla più come una minaccia.
“Stai bene?” domandai rivolgendomi a Mizumi, e quest’ultima disse di si.
Dal nulla sbucò Hara che si affacciò verso i nostri posti fissando prima Mizumi e poi me, che stava facendo? Si era preoccupato? Mostrai con molta chiarezza un sorriso compiaciuto, lui mi fissò con odio e se ne andò immediatamente. Che fosse arrabbiato o meno la sua vera indole era venuta fuori ancora una volta, e si era preoccupato per sua sorella come già era successo quella volta a scuola.
Il viaggio proseguì e dopo quattro estenuanti ore di treno senza fine finalmente arrivammo a destinazione in un luogo che lasciò senza fiato la maggior parte di noi, specialmente chi fino a quel momento non aveva ancora mai visto il mare. “Ma è meraviglioso.” Commentai ad alta voce.
“Per sfizio Kioko, ma dove le trovi certe cose?” domandò ironico Hara alludendo al fatto che trovasse sempre da sola luoghi così particolari a partire dai bei locali dove ci aveva trascinato.
“L’Onsen in questione è gestito da un amico di mio padre quindi avremo anche un trattamento speciale ragazzi.” Kioko ci fece occhiolino, quel trattamento speciale ci preoccupò un pò.
Onsen significava che c’erano anche le terme? Cioè faceva un caldo boia e lei ci aveva portato alle terme? La cosa non piacque molto a Takeru che si asciugava la fronte continuamente.
Karin e Mizumi invece parlavamo molto e sembravano andare molto d’accordo, ne ero contento almeno avrebbe avuto una compagnia femminile per tutta la vacanza.
Smisi di fissarle e portai il mio sguardo verso Hara, camminava davanti a me seguendo il resto del gruppo. Infondo era tutto molto familiare, io dietro e lui sempre davanti a me. Quella distanza fra noi sembrava infinita, volevo afferrarlo e portarlo a me ma non ci ero mai pienamente riuscito.
“Ryu attento!” fu il grido di Takeru. Il colpo fu tremendo e quando fissai dinanzi a me c’era mezzo gruppo che rideva, mentre io dolorante mi tastavo la fronte. Mi domandai dove fossi andato a sbattere e mi accorsi di aver preso in pieno un palo. Non poteva essere successo sul serio, è una cosa da anime o manga!
Mi venne incontro Hara che sospirò profondamente, mi spostò la mano dalla fronte e controllò il danno con attenzione “Smettila di pensare alle scemenze, idiota.” Di chi era la colpa se pensavo alle scemenze? “Non è nulla non morirai, su cammina davanti almeno ti avvisiamo se prendi altri pali.” Ridacchiò bieco.
“Che umiliazione..” bisbigliai sotto le risatine dei presenti.
Passai accanto a Maya e Yumi, entrambe stavano ridacchiando ma in maniera dolce, non certo per prendermi in giro. Maya infatti mi fece occhiolino e mi sorrise. Ero sempre il solito, mi dicevo. Chi non mi conosceva ora sapeva perfettamente che razza di impedito fossi anche nel camminare.
Mi resi conto che non c’era più Hara davanti a me ma mi era accanto, la cosa mi sorprese abbastanza. Sapere che così facilmente ero riuscito ad affiancarlo mi rese felice, forse prendere quella botta non era stato un male dopotutto e ne fui contento.
La città intorno a noi era molto antica, vecchie ville in legno con enormi giardini. Viali alberati e strade senza asfalto si estendevano intorno a noi dalle quali si sollevava polvere per il passaggio di ogni auto.
Era forse un paese più che città. Si un paese di pescatori che si estendeva lungo la costa e che viveva di ciò. Per strada c’erano diverse bancarelle di pesce fresco e passavano continuamente furgoncini pieni di merci.
Più ci addentravamo nel centro e più ci rendevamo conto dell’immenso mercato di pesce che c’era in quella zona, e sopratutto dell’odore penetrante che si sentiva. Vidi Hara mettersi una mano davanti al naso per attenuare l’odore, ma era anche molto incuriosito da ogni mercato presente in quelle strade.
“Ok ragazzi il nostro Onsen è dopo questi ultimi due isolati.”
Si udì un borbottare di disappunto da tutti i presenti. Eravamo stanchi, sudati e volevamo solo farci un bagno caldo per scaricare tutta la stanchezza di quel viaggio. L’unica che sembrava ancora in forza era appunto Kioko che ci faceva da guida in quella cittadina del pesce.
Come aveva annunciato poco prima dopo due isolati ci si parò davanti un immenso Onsen immerso in un viale alberato e circondato da ogni sorta di vegetazione con tanto di giardino giapponese sulla destra che apriva la strada verso le terme. A vederlo così sembrava carino, rustico ma tutto sommato carino.
Immaginai che fosse una delusione all’interno ma non era così, era davvero carino. La cosa mi stupì, di solito i luoghi proposti da Kioko si rivelavano sempre essere l’esatto opposto.
Ci recammo alla cosiddetta reception dove ci accolse una vecchina in kimono e sandali, i capelli grigi raccolti all’insù e le mani nascoste nelle larghe maniche. Ci pensò Kioko al check in, noi tutti invece ci eravamo adagiati contro le pareti della struttura lasciandosi scivolare a terra, eravamo stremati.
“Ricordami di non dire più si a una cosa del genere”, dissi ad alta voce. Hara sorrise nel sentirmi dire ciò ma continuò a fissare Kioko e Tetsuo alle prese con le camere. Tutti gli altri invece si guardavano in giro incuriositi, sudaticci ma euforici di essere li. Che fossi anch’io apatico come Hara dopotutto? “Dovremmo almeno far vedere che la cosa ci interessa.” Mi voltai sulla destra per guardarlo in faccia.
Hara fece lo stesso e mi fissò attentamente, occhi contro occhi. Mi venne stranamente da ridere e non riuscii più a trattenere una fragorosa risata. “Certo che no.” disse Hara sorridendo sereno.
Che strano, la sua rabbia era scemata di colpo e mi parlava, anzi addirittura rideva sereno pur avendo intorno a sè la sorella con cui non voleva alcun rapporto.
“Venite ragazzi stanno assegnando le camere.” Ci chiamò Mizumi e ci rimettemmo in piedi per quest’altra scocciatura, però una domanda cominciavo a farmela. Chi aveva fatto la divisione delle camere?
Kioko si allontanò dalla signora e tra le mani aveva diverse scartoffie. “Bene ragazzi, adesso vi dirò la vostra camera e la divisione che ho personalmente fatto.”
Cosa? Santo cielo se ci aveva pensato lei vuol dire che mi aveva messo in camera proprio con Hara. L’imbarazzo cominciò a germogliare dentro di me come un piccolo fiore, e sentii le guance diventare fuoco. “Ovviamente hai fatto la divisione ragazze e ragazzi immagino.” Osservò Takeru.
“Sisi certamente, ci sono già troppi maiali qui con noi.” Guardò bieca proprio Takeru, il quale rispose con una risatina nervosa per quella battuta per niente ironica. “Allora visto che siamo sette ragazze e le stanze possono ospitare quattro persone ho pensato di dividerci così: Karin Mizumi Maya e Yumi insieme mentre io e le mie amiche staremo nell’altra stanza.”
A quel punto una piccola lampadina si accese nella mente vuota di Tetsuo e si vece avanti minaccioso, specialmente dopo aver sentito la divisione della sua ragazza. “Ehi aspetta un secondo, non staremo insieme?”
“Certo che no caro, questo è un viaggio di gruppo non di coppie quindi te ne starai buono con i tuoi amici.” Il tono acido e autoritario di Kioko fece venire la pelle d’oca a tutti in quel momento, persino Tetsuo non volle ribattere e se ne tornò al suo posto. “Bene, ora passiamo ai maschietti, anche voi siete in sette quindi sarete quattro e tre: allora Kyoja, Yuuto Tetsuo e il suo amico starete in una camera.” Eh? Cosa? “Invece Tadase, Takeru e Ryu starete nell’altra camera. Bene è tutto.” Kioko si congedò con un ampio sorriso.
Kyoja fu il primo a parlare: “Aspetta ma io voglio stare in camera di Ryucchan!”
Avrei anch’io voluto dire che non mi stava bene ma cosa avrei dovuto dire? Che volevo starmene solo soletto con il ragazzo che mi piaceva? Sarebbe stato imbarazzante così rimasi in silenzio.
“Mi spiace Kyoja ma non è possibile fare il cambio e poi ho fatto questa divisione anche per rendere partecipi gli amici di Tetsuo, visto che non conoscono nessuno.”
I due ragazzi si guardarono tra loro preoccupati per la decisione presa dalla fidanzata del loro amico. Hara nel frattempo parlava con Tetsuo e sembrava assolutamente a suo agio, per nulla alterato del fatto che fossimo stati divisi, anzi sembrava stranamente sereno. Che diamine.
“Contento Ryu-chan saremo compagni di stanza per i prossimi quattro giorni.” Takeru si avvinghiò a me come una piovra e sorrise contento della cosa.
“Oh si, uao.” Risposi con poca enfasi.
“Cos’è questo atteggiamento!”
Avrei voluto magari rispondere diversamente ma non ci riuscii affatto. Poco dopo ci recammo tutti nelle nostre camere per sistemarci al meglio. Tadase ci seguì in silenzio senza dire una parola, sembrava essere un ragazzo molto timido che se ne stava sulle sue, e di questo ne fui grato avrei avuto una persona meno scocciante con cui dividere la camera.
La stanza in questione affacciava su un incantevole giardino giapponese immerso nel verde e in piccoli sentieri fatti di pietre. Il tutto trasmetteva tanta tranquillità, e la camera era calda e accogliente nella quale vi era solo un semplice tavolino e vari oggetti sparsi qua e là. “Un pò povera.” Osservò Takeru.
“E’ un Onsen che ti aspettavi idiota.” Spiegai poggiando la mia borsa a terra. Takeru si lasciò scivolare sul pavimento e si sdraiò stremato, Tadase invece rimase sul ciglio della porta osservando l’intera stanza con attenzione. “Che fai non entri?” domandai.
“Ah, scusatemi è che non sapevo che sarei finito in camera con due persone che non conosco.”
“Già, carina Kioko ad aver fatto divisioni della minchia.” Il commento di Takeru fu ignorato da entrambi. Cercai allora di essere gentile e accomodante, volevo che non si sentisse a disagio con noi, così lo invitai a mettere la valigia dove voleva, mi presentai nuovamente e gli dissi che con noi poteva comportarsi come voleva. Tadase parve apprezzare tale atteggiamento e si rilassò leggermente, ma la prima cosa che fece non fu di sistemare le sue cose ma si andò a chiudere in bagno.
Takeru e io osservammo la cosa con stupore. “Che tipo strano..” disse ad alta voce.
“Zitto o ci sentirà.”
“Capirai. Comunque mi aspettavo che ti arrabbiassi per questa divisione, non volevi finire in camera col tuo Hara-chan?” La domanda inopportuna era stata fatta ovviamente.
Fissai Takeru seccato, “Per chi diavolo mi hai preso.”
“Non ti scaldare, era solo una mia osservazione. Yuuto da parte sua non sembrava per nulla scocciato dei suoi compagni di stanza, anzi, sembrava rilassato. In un solo colpo si è sbarazzato del ragazzo che lo tormenta sentimentalmente giorno e notte e di me che lo assillo.” Ridacchiò ironico Takeru.
Le sue parole, se pure ironiche ebbero uno strano effetto su di me. E se quella fosse la realtà? Ero una scocciatura che per quattro giorni non l’avrebbe tormentato in camera o che non l’avrebbe sedotto. Forse Hara si sentiva davvero più rilassato per ciò.
In quel momento Tadase uscì dal bagno e avevo addosso il tipico kimono da Onsen, quindi era andato a cambiarsi. “Forse non dovevo cambiarmi già eh?”
Gli sorrisi per quella scelta affrettata, ero stranamente divertito. “Ma no, hai fatto bene.”
“Anzi forse dovremmo fare lo stesso anche noi, tra poco ci sarà la cena penso.” Spiegò Takeru serio.
Quindi anch’io dovevo indossare quel coso? Cazzo. La cosa non mi entusiasmava per nulla, ero imbarazzato perchè di solito i kimoni mi stavano malissimo figuriamoci quell’affare che non era manco un kimono completo.


Cambiarci fu una tragedia. Dovetti aiutare quell’impiastro di Takeru che non sapeva neppure allacciarsi le scarpe, figuriamoci un piccolo e semplice kimono da Onsen.
Dopo diversi tentativi e l’aiuto del buon Tadase ci eravamo riusciti, anche se per tutto il tempo ebbi l’impressione che si fosse divertimento nel guardare quell’assurda scena di io che rincorrevo Takeru.
L’ultimo a vestirsi fui io, non ebbi grossi problemi anche se non mi ci vedevo proprio. Takeru però disse sinceramente che non stavo affatto male ma non sapevo se credergli o meno.
“Ragazzi ho ricevuto una chiamata da Tetsuo, stanno andando tutti a cena.” Annunciò Tadase contento, il suo atteggiamento era completamente cambiato da quando un ora fa avevamo messo piede in camera.
Afferrammo il messaggio e ci recammo tutti e tre al piano di sotto per raggiungere quella che sarebbe stata la stanza della nostra cena. Ma chi aveva programmato quell’assurda giornata?
“Chissà Karin come sta con il kimono, non vedo l’ora di vederla!”
Guardai Takeru seccato e sospirai, “Smettila è la sorella di Kyoja e credo sia anche troppo piccola per te.”
“Primo non sono anziano e secondo lei sembrava essere interessata a me.”
Interessata? E quando diamine era successo. “Ma davvero?” Inarcai un sopracciglio incuriosito.
“Oh si, sul treno non faceva che ridere a tutto ciò che dicevo e poi mi ha offerto un pò del suo pranzo. Oltre che bellissima è anche molto gentile.”
“Credo l’abbia fatto solo per gentilezza...”
L’entusiasmo di Takeru si spense immediatamente nel sentire quella osservazione e si infuriò tantissimo cominciando a chiamarmi nei peggiori modi. Mi venne spontaneamente da ridere. “E’ meglio che scappi!”
Ridevo talmente forse che quel baccano cominciò a rimbombare in tutto il lungo corridoio, e ascoltando la sua piccola minaccia per nulla spaventosa cominciai a correre cercando di allontanarmi dalla sua furia distruttiva senza però smettere di ridere come un pazzo.
Nel girare l’angolo però mi ritrovai praticamente addosso a una persona, “Oh mi scus- HARA!” Esatto, era inciampato proprio in Hara, bellissimo e vestito di Kimono. Quel vestito stava bene a pochi e su di lui ne esaltava le spalle larghe, il torace ampio e il bellissimo collo che veniva lasciato scoperto.
Arrossii come un pomodoro nel vederlo e cominciai a sentire caldo in varie parti del corpo. “Perchè corri in giro come un idiota, Sega?” domandò severo.
Pochi secondi e fummo raggiunti anche da Tadase e Takeru che erano dietro di me. “Ehilà Yuuto.” Lo salutò Takeru con una pacca sulla spalla e notò anche il mio profondo imbarazzo.
Ovviamente l’aveva notato anche Hara che sospirò. Allora era vero, il mio modo di fare gli provocava fastidio in qualche modo e di questo mi dispiaceva, volevo essere spontaneo anche con lui ma non ci riuscivo mai. Ero sempre in preda al panico quando lo vedevo e il mio corpo reagiva in maniera strana.
“Sega hai il kimono troppo aperto davanti” disse all’improvviso suscitando in me stupore. Mi guardai il torace e notai che effettivamente lo scollo era troppo profondo, così cercai subito di rimediare sistemando meglio che potevo il disastro che si era creato. “Senza speranze...” borbottò infine Hara entrando nella sala.
Mi sentii stranamente ferito sulle ultime parole e rimasi tipo imbambolato li, sulla soglia della sala con quelle due paroline che mi ronzavano nella testa insieme al tono freddo con cui le aveva pronunciate.
“Su non pensare a nulla cerca solo di divertiti adesso”, Takeru mi cinse il fianco e mi sussurrò ciò nell’orecchio avvicinando il suo volto al mio. Incontrai i suoi occhi, e notai che aveva un sorriso dolce rivolto verso di me. Che avesse notato il mio disagio? Forse si. Takeru si allontanò da me ed entrò.
Io certe volte ero sempre molto aggressivo con lui e magari esageravo, ma Takeru aveva sempre una parola gentile con la quale rincuorarmi come se volesse sempre venire in mio soccorso.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


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Buon Anno a tutti!
Da dove cominciare... manco da mesi, precisamente dall'estate scorsa e chiedo venia ma ho avuto molto da fare con le sessioni ecc.. e tra poco ne dovrò affrontare un'altra ma vorrei almeno postare un capitolo.
Questi capitoli che seguiranno sono stati scritti una vita fa, solo che sono stata molto pigra, addirittura nemmeno io ne ricordavo il contenuto e ho dovuto rileggere ben 40 capitoli scritti quasi un anno fa.
In breve: Hara e Ryu stanno più o meno insieme ma le cose sono ancora confuse perchè Hara non parla, non si esprime e Ryu non nota nessun cambiamento. Nel frattempo sono andati tutti in vacanza, e Ryu ha avuto la brillante idea di invitare anche Mizumi ma la cosa non piacerà a voi-sapere-chi; quindi detto questo partiamo.

CAPITOLO XXXVII

La cena fu tradizionale e ottima, tutta a base di pesce e verdure grigliate. La stanchezza improvvisamente era sparita, mi sentivo sazio e sereno e non si faceva che ridere e scherzare prendendo in giro il primo che capitava a tiro. Sembrava anche che tutti andassero molto d’accordo, come se si conoscessero da sempre.
Mizumi aveva legato con Karin e Maya; parlava apertamente con loro divertendosi tantissimo, sembrava molto più serena rispetto a quando eravamo partiti e non avevo voluto interrompere quel momento andando ad intromettermi in faccende femminili.
Kioko invece continuava a disturbare Hara con del sakè, gliene versata litri su litri e mi chiedevo per quale diamine di motivo, ma sopratutto potevamo bere del sakè a diciassette anni? Da dove l’aveva preso.
“Quindi siete tutti nella stessa classe?” domandò Mamoru, altro amico di Tetsuo.
“Yes, siamo tutti nella stessa classe quest’anno ma siamo amici già dall’anno scorso.” Spiegò Kyoja raccontando la cosa con passione e con una strana luce negli occhi.
“Noi no” intervenne a quel punto Maya precisando la cosa, “ conosciamo Yuuto e poi siamo state presentate agli altri, ma non frequentiamo la loro stessa scuola.”
Continuavo a chiedermi come Hara avesse fatto amicizia con Maya. Diamine, non era capace di tenere un discorso figuriamoci stringere conoscenze in giro. Cos’è, aveva un gemello che faceva tale lavoro per lui?
“Tetsuo quindi tu sei l’unico accasato qui in mezzo” ridacchiò poco dopo Tadase osservando il fatto che fossimo tutti single. Cioè io potevo ritenermi libero? Osservai Hara di sfuggita e notai che anche lui mi stava fissando dall’altra parte del tavolo con uno sguardo enigmatico. Che diavolo? Distolsi immediatamente lo sguardo cercando di concentrarmi su altro. Di solito reggevo il confronto, ma quella sera mi sentivo stranamente a disagio.
“A quanto pare si, ma almeno ho una bella ragazza accanto a me. Vero donna?”
“Smettila di chiamarmi donna, cretino.”
Il cretino di Kioko fece esaltare i ragazzi, ai quali partirono fischi di sfottò nei confronti di Tetsuo che irritato e imbarazzato continuò a sorseggiare dal suo bicchiere. “Ed è stato anche castigato ragazzi!” Esclamò Mamoru ridendo e prendendolo in giro.
Takeru, seduto accanto a me, non smetteva di ridere per le battute di Mamoru e sembrava avervi trovato una misteriosa alchimia. Beh, erano entrambi due idioti, la cosa non stupiva nessuno.
“Che ne dite se dopo andiamo a fare un bagno rilassante?” propose Maya. L’idea piacque subito a tutti.
“Perché no?” Rispose infatti Kioko entusiasta che assaggiava un ultimo boccone di dolce.
Finita la cena tornammo tutti in camera per prepararci alle terme. Lasciammo Kyoja e Hara, i quali tornano alla loro stanza, e così facemmo io e Takeru. Quest’ultimo era più euforico del solito, forse aveva bevuto qualche birra di troppo, e lo notai non solo dal comportamento ma anche dall’odore che emanava.
Non ci mettemmo molto a prendere asciugamani e ciabatte, e ci recammo alla zona delle terme, dove poi avremmo incontrato gli altri ragazzi.
Il luogo divenne a poco a poco sempre più magico e tradizionale. Percorremmo il lungo corridoio che si aprì dando una visione dell’ampio giardino giapponese dove si ergeva un piccolo ponte in legno che attraversava il verde del giardino tra lanterne illuminate che indicavano la strada da percorrere. “E’ incantevole.” Dissi.
“Già, per una volta Kioko ha scelto un posto decente.” Rispose Takeru sorridendo.
In quel momento mi resi conto di aver dimenticato la cosa più importante, l’asciugamano. Accidenti non potevo entrare li dentro senza, non davanti ad Hara. “Io devo tornare un attimo in stanza voi andate avanti.”
“Cos’hai dimenticato?” domandò Tadase.
“L'asciugamano, devo averlo lasciato sul tavolo mentre cercavo un cambio. Ci metto un secondo.”
E così volevo fare, cercai di camminare a passo svelto percorrendo a enormi falcate il corridoio di legno che mi avrebbe riportato all’area delle camere. Non volevo perdermi assolutamente il bagno insieme a tutti gli altri, volevo esserci e desideravo quel ricordo.
Era la prima volta che facevo un viaggio del genere e non volevo perdermi assolutamente nulla, eppure com’è che avevo dimenticato l’asciugamano? Non ero mai così sbadato, che diamine.
“Non prendertela con me!” fu l’esclamazione che sentii mentre camminavo solo nel corridoio. E la voce in questione era femminile e molto furiosa, non doveva essere poi tanto lontana da me. Ma si, veniva da dietro l’angolo perché il corridoio girava sulla sinistra. Chi è che litigava in un posto del genere?
“Trovi ogni cazzo di pretesto per intrometterti nella mia vita, che cazzo sei venuta a fare eh?!” Riconobbi immediatamente la seconda voce, era quella di Hara e l’avrei riconosciuto tra mille. Era furioso, molto raramente l’avevo sentito gridare così e di solito era sempre con me.
Mi avvicinai ancora un pò all’angolo del corridoio per origliare meglio cosa stesse accadendo ma non ebbi il coraggio di sporgermi, avevo troppa paura di essere visto. “Perché non mi credi, se sono venuta è perché Ryu me l’ha chiesto e pensavo che per te non ci fossero problemi.”
Era Mizumi dunque l’altro interlocutore. “Vuoi dirmi che non hai pregato quella mezzasega per venire qui? Con lui farò i conti quando torneremo, intanto ti consiglio di prendere il primo treno di domani e tornartene a Tokyo perché averti qui è un problema.”
Come poteva usare un tono così cupo con sua sorella? “Come riesci a trattarmi in questo modo... sono tua sorella e mi tratti come se fossi la persona peggiore di questo mondo. Ma cosa diavolo ti ho fatto?!”
Silenzio, non ci fu una risposta immediata e l’attendevo con ansia. Combattevo contro l’impulso si intervenire ma non dovevo farlo, questa cosa riguardava solo loro e nessun altro. “Vattene da qui e non fare storie.”
Aveva tagliato corto come al solito, a quel punto sentii singhiozzare, probabilmente era la povera Mizumi col cuore spezzato. Mi sentii profondamente in colpa.
“Non ti cercherò più Yuuto sappilo. Non ho più voglia di essere ferita da te.” L’aveva detto sul serio e con un tono serio, mozzato dalle lacrime che probabilmente le stavano rigando il viso.
Non ce la feci più a sentire altro, corsi via di li nella direzione opposta perché il senso di colpa mi stava divorando e non riuscivo più a starmene nascosto. Non potevo mettermi in mezzo, avevo già fatto troppi guai al riguardo e se tra quei due le cose peggioravano era solo colpa mia.
Stavo lavorando al mio rapporto con Hara, e non avevo mantenuto la promessa con Mizumi. Non l’avevo proprio aiutata negli ultimi mesi e quando ci provavo facevo solo danni.
Avevo corso talmente tanto che avevo il fiatone, così mi appoggiai alla parete del corridoio, non sapevo dove fossi e non mi interessava, tutto non aveva più importanza. Sentire le dure parole di quei due mi aveva sconvolto e non potevo credere che Hara fosse ancora così restio con sua sorella.
“Ryu ma che ci fai qui?” la voce squillante di Kioko attirò la mia voce e mi voltai verso di lei, la sua espressione fu di puro stupore tanto che sgranò gli occhi. Mi corse incontro preoccupata, “Ehi che cosa è successo, perché stai piangendo?” Piangevo? Mi sfiorai una guancia e sentii che era bagnata. Avevo iniziato a piangere senza neppure rendermene conto e mi chiesi perché, che motivo avevo. Kioko mi asciugò le lacrime con le dita accarezzandomi il viso, mi sorrise con premura e mi accarezzò la fronte con l’altra mano. “Perché non parli con me eh?” In quel momento la ragione andò letteralmente a farsi fottere, mi lasciai andare e mi strinsi a lei facendomi piccolo tra le sue esili braccia e mi lasciai coccolare senza dire una parola.
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“Sono corso appena ho letto il messaggio, ma si può sapere cosa è successo?” domandò Takeru sudato e affannato mentre entrava nella stanza di Kioko, e quest’ultima ne chiudeva la porta.
Takeru mi notò, mentre me ne stavo seduto sul tatami con una tazza di tè bollente tra le mani e il viso di chi aveva pianto per tipo mezz’ora come un bambino. “Cos’è successo?”
“Abbiamo un problema qui: Yuuto è fuori controllo con sua sorella, l’ha cacciata e molto probabilmente quella poverina domani prenderà davvero il treno per andarsene.” Spiegò brevemente Kioko.
“E perché dovrebbe?”
“Hara l’ha cacciata via”, aggiunsi con un filo di voce.
Takeru aggrottò le sopracciglia sentendo le nostre parole come se stessimo inventando tutto, “Andiamo non può davvero aver cacciato quella poverina, non la odia fino a questo punto.”
Lo fissai serio, “Invece si.” Takeru parve pensieroso al riguardo, più taciturno del solito e nel frattempo Kioko gli versò una tazza di tè. “Non possiamo restare a lungo qui, si domanderanno dove siamo finiti.” Spiegai.
“Si, ma dobbiamo fare qualcosa per quella ragazza.”
Takeru fissò Kioko “Ah e cosa speri di fare? Qui la colpa non è di Yuuto ma tua!” Mi puntò l’indice contro, serio come mai l’avevo visto in quel momento. Mi sentii sprofondare in quel momento, “Sapevi che quei due non vanno d’accordo e tra tante persone hai pensato di portare proprio lei, questa è la conseguenza del tuo operato, e ora non c’è molto che possiamo fare.”
“Takeru..” cercò di fermarlo Kioko.
Ero sul serio mortificato, sapevo già che la colpa era mia ma sentirlo dire ad alta voce faceva ancora più male, e mi sentivo peggio. “Lo so che è colpa mia... ma io volevo semplicemente che parlassero almeno un pò in questi quattro giorni, c’eravamo tutti perché lei non doveva stare insieme a noi?”
“Hai sbagliato Ryu sei stato egoista questa volta.” Tagliò corto severo. Kioko ci guardava in silenzio, cercando di mettere pace o comunque cercando di difendermi ma non vi riuscì e così rimase in silenzio. “Lo sapevi, lo sai da tempo cosa succede quando quei due sono insieme e non te ne sei importato, ripeti sempre che Yuuto è importante per te e allora perché fai sempre cose che lo fanno arrabbiare?”
“Takeru stai esagerando adesso, Ryu non gli farebbe mai del male, l’ha fatto per lui.”
“Si, e adesso si è creata una situazione di merda e io non voglio essere coinvolto. Ora tu andrai da lui e gli dirai di averli sentiti litigare, proverai a farlo ragione e impedirai che Mizumi se ne vada da sola. Questa adesso è tua responsabilità, non immischiare altre persone.”
Era incredibile che Takeru avesse detto tutto ciò, lui che di solito era sempre pronto a spendere una buona parola o a trovare l’ironia in ogni cosa, anche nelle situazioni peggiori.
Le sue parole fecero male, molto male ma non potei fare altro che annuire. Sapevo di dovermela vedere da solo, non avrei trascinato nessun altro con me e allora perché ero li a parlarne con loro? Cosa pretendevo, che mi fosse data ragione per ciò che avevo combinato?
Posai la tazza di tè sul piccolo tavolino e mi rimisi in piedi. “E adesso dove vai?” domandò Kioko agitata.
“Vado a parlare con Hara, che altro posso fare.” Lanciai un occhiata a Takeru. Gli sorrisi timidamente sapendo che non avrebbe ricambiato, ma in cuor mio avevo apprezzato le sue parole perché era stato ancora una volta sincero verso di me e uscii dalla stanza, l’ultima cosa che sentii fu il mio nome pronunciato dalla povera Kioko.
Tornai al corridoio di prima sperando che fosse ancora li ma non c’era, così andai dritto verso le terme sperando di trovarlo li con tutti gli altri ma rimasi molto sorpreso di vedere che era da solo fermo sul piccolo ponte del giardino giapponese che guardava il vuoto, mentre era poggiato con i gomiti sul legno della struttura. Sembrava stranamente triste, e ne fui sorpreso. Mi avvicinai lentamente, il cuore che batteva sempre più forte ad ogni passo che facevo verso di lui.
Mi fermai a pochi metri, ero all’inizio del ponticello “Hara”.
Sembrò tornare su questa terra e rivolse il suo meraviglioso viso nella mia direzione, illuminato dalle tenue lanterne che rendevano quel luogo speciale. “Credevo fossi dentro.” Disse.
“No, stavo cercando te.” Per dirti che ho sentito tutto.. perché non riuscivo a dirlo? Che codardo che ero, eppure dirglielo mi sembrò sbagliato. Era già così giù di morale.
“Si, anch’io.” La sua risposta fu strana, imprevedibile e lo fissai sorpreso, non capendo di cosa parlasse. In quel momento sul suo viso si dipinse un sorriso cupo, di chi avrebbe voluto piangere.
La mia mente aveva smesso di formulare pensieri lucidi, non era più ragione a condurre le mie azioni in quel momento ma piuttosto i miei sentimenti che fino a quel momento mi avevano sempre portato a compiere scelte sbagliate, ma ehi chi è che ragiona quando si tratta della persona che si ama? Mi avvicinai ancora e gli sfiorai la mano e la strinsi forte. Hara ne parve sorpreso e mi fissò confuso, ma quello stupore iniziale sparì immediatamente e abbozzò un sorriso più sereno.
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“Si incazzeranno tantissimo gli altri.” Dissi mentre chiudevo la porta alle mie spalle.
Hara era davanti a me e poggiò la sua roba a terra, “Capirai, se voglio farmi un bagno non ho bisogno di farmelo solo in questi posti.”
Sembrava essere tornato leggermente normale rispetto a prima. E piuttosto che parlare su quel ponticello avevamo deciso di tornare in camera e di lasciare perdere le terme, e così tutti gli altri. Ma ora che eravamo in camera Hara sembrava voler far finta che non fosse successo nulla ma non potevo accettarlo.
“Beh, che dici preparo del tè, almeno facciamo qualcosa mentre aspettiamo gli altri.” Mi inginocchiai per preparare la teiera ma Hara me lo impedì bloccandomi la mano afferrandola bruscamente per il polso. “Ma che ti prende stasera?”
“Quanto stupido credi io sia, eh?”
Non capivo cosa c’entrasse questo adesso, ero seriamente confuso e spaventato che stesse di nuovo dando i numeri senza un valido motivo. “N-non capisco.” La stretta si fece più dura, e nei suoi occhi vidi rabbia.
“Andiamo, dai dillo che hai sentito tutto di quella conversazione. Misteriosamente non eri dentro alle terme, e Tadase ha detto che eri tornato indietro per prendere una cosa, e chissà perché non sei più tornato eh. E poi so che c’era qualcosa dietro l’angolo, solo tu respiri così pesantemente sotto pressione.” Aveva notato tutto questo? Ne rimasi stupito, ecco perché era sul ponte. Altro che dispiacere, altro che lacrime di coccodrillo, stava aspettando proprio me perché sapeva che prima o poi sarei tornato li. “Ho sbagliato qualcosa per caso?” domandò ancora.
“N-no, ho davvero sentito tutto.”
A quel punto il mio polso fu libero e Hara cominciò a girare per tutta la stanza con i nervi a fior di pelle. Forse tratteneva le percosse per non fare scenate in quel luogo. “Accidenti Sega ma come fai sempre a capitare nei momenti giusti, eh. Cos’è hai un radar con sopra scritto il mio nome?”
“Passavo li per caso e ho sentito tutto, non volevo farlo è stato un incidente.”
“Beh?”
Lo guardai confuso, “Beh cosa?”
“Non inizierai con qualche ramanzina? Di solito a questo punto inizi dicendo ‘oh povera Mizumi ma perché sei un mostro senza cuore Hara?’” Mimò la mia voce accentuandola di una nota.
“Io non parlo così ehi!”
“Oh si che parli così, e sei insopportabile quando cominci quindi andiamo e togliamoci questo dente così possiamo fare la discussione che coronerà anche questa vacanza.”
Sembrava che sapesse già tutto, o almeno ciò che avrei voluto dirgli in quel momento. Ero scontato, banale e assolutamente assurdo che avessi ascoltato tutto per pura coincidenza, quanta sfiga avevo? Hara era li che aspettava una mia risposta ma cosa dirgli? “Io non ti dirò nulla...”
“Ah no? Cos’è ho anticipato già tutto quello che volevi dire?”
Scossi la testa e strinsi i pugni, “No, è perché so che le mie parole non serviranno a nulla. Per me hai sbagliato come sempre ma dirtelo non è mai servito, quindi che discutiamo a fare.”
“Ehi ci sei arrivato finalmente.” Commentò con tono acido e ironico.
“Beh se è tutto io voglio andarmene di qui adesso.” Feci per uscire dalla stanza ma Hara mi bloccò l’uscita parandosi davanti imponente e prepotente come non mai.
Parò un braccio davanti all’uscita bloccandomi la possibilità di andarmene di li. “Non ho detto che puoi andartene ancora.”
“Non sapevo di dover chiedere il permesso anche per questo.”
Gli occhi, adesso rossi di Hara, ero famelici e indisponenti. Mi fissavano con sfida, ma anche con quella superbia che lo caratterizzava i primi tempi che l’avevo conosciuto. Sul suo viso apparve improvvisamente un ghigno spaventoso che non lasciava presagire belle cose. “Improvvisamente ho voglia di un bagno.”
Mi afferrò facilmente e mi sollevò da terra, cercai di divincolarmi in tutti i modi ma contro di lui ero nulla. Quando voleva sapeva essere diecimila volte più forte di chiunque altro, a confronto io ero praticamente un fiorellino che veniva colto senza alcuna difficoltà. “Lasciami Hara!”
“Come vuoi.” Fui messo giù e spinto dentro la piccola stanza chiamata bagno, non aspettandomi di essere lasciato andare scivolai a terra rovinosamente ma senza farmi male. A quel punto mi raggiunse il getto freddo della doccetta sulla mia testa. Fissai sconvolto Hara davanti a me, in piedi con il braccio teso verso il rubinetto intento a regolare la temperatura dell’acqua. “Perché stai facendo questo, non capisco!”
Hara cominciò a sfilarsi le maniche del kimono lasciandole scivolare sui fianchi lasciando scoperto l’ampio torace scolpito che aveva, in quel momento mi sentii avvampare. La visione dal basso dei suoi addominali e del gonfiore dei pettorali fu stranamente eccitante in quel momento e per un attimo dimenticai completamente che cosa stesse succedendo. Hara rendendosi conto della mia faccia intontita si chinò verso di me, afferrò il mio viso con le mani e l’avvicinò al suo baciandomi freneticamente, in maniera sensuale e tutt’intorno a noi l’ambiente si stava facendo caldo. Il vapore stava riempiendo la stanza creando una foschia che rendeva il tutto umido. “Hara s-smettila..” continuai a ripetere quando si prendeva delle pause.
“Non voglio più starti a sentire.” E si impadronì di nuovo di me.
Fu del sesso davvero strano. Nessuno dei due proferì parola per tutto l’amplesso, Hara mi prese con prepotenza costringendomi a stare in piedi poggiato con le mani contro la parete bagnate del bagno mentre lui cercava di insinuarsi dentro di me.
Più volte avevo cercato di dirgli che non poteva, che mi avrebbe fatto male ma le mie parole si perdevano nel nulla e non riuscivo più a comunicare con lui. Cos’era una sorta di punizione?
Praticamente mi scopò senza esitazione, spinta dopo spinta il dolore era sempre più insopportabile ma oltre ciò c’ era anche l’eccitazione che mi fremeva tra le gambe. Quel modo, quei suoi modi orribili creavano una strana voglia in me e il mio corpo reagiva con non avrebbe dovuto. La mia mente diceva no, e il mio corpo rispondeva alle sue spinte frenetiche. Fin quando non si liberò dentro di me con un ultimo ansimo.
Quando tutto finì Hara era uscito dal bagno mentre io ero ancora rannicchiato sul pavimento bagnato di quel bagno, dolorante e sconvolto che avessimo fatto sesso in quel modo assurdo.
Avevo le ginocchia contro il petto e continuavo a ripensare al fatto stesso che non mi fossi affatto ribellato a una cosa del genere, anzi mi era addirittura piaciuto. Cosa avevo che non andava?
Dal nulla e all’improvviso arrivò un asciugamano che mi finì sul capo oscurando tutto. Lo raccolsi con una mano e mi domandai da dove venisse, “Alzati di lì.” Mi esortò Hara sul ciglio della porta. Lo guardai senza dire una parola, non ero arrabbiato, anzi non provavo nulla in quel momento. Mi sentivo svuotato di ogni cosa, come se avessi perso in qualche modo me stesso. “Sega andiamo alzati.”
Così feci anche se mi tenevo a stento in piedi, lui lo capì e prima che barcollassi a terra facendomi male mi afferrò a sè tenendomi stretto contro il suo petto nudo. Si, perché aveva ancora il kimono aperto sul torace.
“Ti senti meglio adesso?” domandai a quel punto. Mi lasciò andare, e lo guardai attentamente negli occhi raccogliendo la sua confusione, “Lei ti aspetterà sempre quindi non essere arrabbiato con te stesso.”
Tali parole mi uscirono dal nulla. Non ero arrabbiato, e c’era una motivazione celata dietro il mio assurdo consenso a tutto ciò e l’avevo percepito indirettamente nell’atteggiamento frenetico di Hara. Per quanto lui fosse cinico, e certe volte crudele non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
Sotto la doccia lui era stato si prepotente ma mai del tutto violento. “Mi ami anche dopo questo..” sorrise preoccupato, “c’è qualcosa che non va in tutti voi.”
“Già, siamo probabilmente una schiera di masochisti o qualcosa del genere. Ora vuoi dirmi perché l’hai cacciata via in quel modo?” La domanda fu seria e non accettavo più un no.
Gli occhi di Hara incontrarono i miei, nei suoi c’era un velo di preoccupazione e si guardò intorno in cerca di un obiettivo da fissare per nascondere il proprio disagio. Avevo concesso il suo sfogo, avevo accettato tutto ma adesso basta avevo bisogno di sapere del perché di quel comportamento.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


CAPITOLO XXXIX

Lasciammo la camera subito dopo esserci rivestiti e cercammo di non incappare negli altri. Decidemmo così di uscire fuori dal Onsen e di recarci alla spiaggia che non distava molto.
Ero dolorante, il fondoschiena era a pezzi ma cercai di non darlo a vedere, non era il momento per sentirsi di merda, dovevo stare con lui e sapere.
“Forse dovremmo tornare indietro” disse a quel punto vedendo la mia faccia dolorante.
“Sto bene passerà dopo una nottata di sonno”, spiegai semplicemente cercando di sminuire la cosa, ma la verità è che non aveva mai fatto così male. Era stato troppo rude, sembrava averlo capito da solo tanto che parve improvvisamente afflitto, meno cinico del solito.
Come avevamo immaginato la spiaggia non era affatto lontana e arrivati li avvertimmo immediatamente l’odore del mare, il suono delle sue onde mentre all’orizzonte iniziava a sorgere la luna. Intorno a noi c’era una distesa senza fine di sabbia e non c’era anima viva per chilometri, c’eravamo solo noi due in quello che poteva sembrare un deserto se non ci fosse stata la presenza del mare.
“Non vedevo il mare da anni ormai.”
Fissai Hara mentre lo diceva, mostrò uno sguardo nostalgico mentre fissava lo scrosciare delle onde che arrivava a riva. Era così mansueto da non sembrare lui, doveva essere a pezzi dentro di se.
“Nemmeno io ci vado da anni.”
Hara piegò la testa per guardarmi in faccia e abbozzai un sorriso, ma era forse troppo mostrare una forzatura del genere? Cos’è che dovevo esattamente fare affinché si aprisse con me. “Sai Sega continuo a chiedermi quando ancora sopporterai del mio carattere. Qual’è il tuo stupido limite.”
Il mio limite diceva. Una domanda del genere quante volte me l’ero posta, eppure non avevo mai formulato la risposta perché un limite non c’era affatto. Dentro di me mi dicevo che avrei sopportato ogni cosa per lui pur di renderlo felice e di vederlo sorridere come diverse volte l’avevo visto fare. “Perché mi chiedi questo...”
“Ti ho praticamente preso con la forza prima eppure sei qui con me, perché? Settimane fa ti dissi di insegnarmi a ricambiare certe cose, ma io proprio non le capisco. Non capisco perché qualcuno debba arrivare a tanto per un altra persona.”
Si tornava sempre allo stesso punto, non riusciva proprio a capire i miei sentimenti e ciò mi rattristò un pò. In cuor mio avevo sperato che il suo tentativo di provarci stesse portando a qualcosa, ma fin’ora non aveva realizzato nulla. Non mi amava affatto dunque.
“Non sono qui per parlare di questo sinceramente, ma di Mizumi.” Il suo disagio fu evidente, perché avevo capito perfettamente che stesse cercando un argomento diverso di cui parlare, ma quella non era affatto il momento di affliggermi sulle cose che mi riguardavano, no, dovevo pensare a loro due.
“Le ho detto di tornare a casa domani, come già sai.” Spiegò brevemente con voce cupa senza più guardarmi in faccia, come se volesse nascondere i propri occhi fissando la sabbia.
“Si ho sentito, ma perché? Lei non vuole farti del male, non capisco proprio perché la sua presenza ti dia tanto fastidio sinceramente.”
“E tu Sega? Perché vuoi così tanto che ci parli? Non sai nulla eppure insisti su qualcosa che non sai. Hai mai pensato che questa cosa mi faccia male?”
Si che ci avevo pensato, ma averla accanto non avrebbe affatto peggiorato le cose. “E’ vero io non so nulla, ma so per certo che lei non può farti del male. Non lo farebbe mai, e se soffri dovresti almeno farti aiutare da lei.”
Dicevo così perché ormai io non potevo più fare nulla, non era il mio aiuto di cui aveva bisogno ma quello della sua famiglia: sua padre e soprattutto Mizumi.
Hara ridacchiò in maniera nervosa “Tu parli come uno stupido. Conosci poco e nulla dello schifo che succede in questo mondo eppure vuoi farmi da maestro di vita, riguardo tutto: la mia famiglia, me stesso e ciò che provo. Quand’è che sei diventato così arrogante, eh Sega?”
Quel suo tono severo ormai non aveva più la capacità di spaventarmi. Era una chiara difesa che usava per allontanare chiunque da ciò che non voleva che si sapesse. Io però ero stanco, volevo conoscerlo nel profondo, e avrei capito tutto di lui anche a costo di farmi odiare completamente. “Io voglio solo che tu stia bene in verità. Vorrei che tu smettessi di vivere completamente da solo.”
Hara mi guardò sempre serio e cupo in volto, le mie parole non smossero nulla in lui. Ciò che dicevo aveva così poco peso? Praticamente potevo dirgli di tutto e non avrebbe minimamente capito, non accettava nessun parere, come se ogni cosa fosse un caso irrecuperabile e in primis la sua vita stessa.
“Allora saresti dovuto essere dio Sega, saresti dovuto intervenire molto tempo fa e far sì che quella troia di mia madre non tradisse mio padre. Saresti dovuto intervenire fermandola, solo così mi avresti visto felice.” Sorrise. Sbiancai leggermente quando sentii del tradimento della madre. Che fosse una poco di buono ormai l’avevo capito da tempo, ma pensare al tradimento era impensabile. “E se non voglio vedere Mizumi è perché diversamente da come la pensi tu io ci tengo a lei e voglio che stia lontana da nostra madre.” Cosa? Lo guardai colpito dall’ultima frase. Aveva detto di tenerci? Lo fissai stupito che avesse usato un tono tanto dolce per parlare della sorella e del suo modo di proteggerla. Hara si accorse del mio stupore e sospirò, “Questo però a te non è mai venuto in mente, no anzi. Ora lo sai, e finalmente dormirai come si deve.”
Si sbagliava, non era per questo che volevo saperlo. Dentro di lui era convinto che volessi farmi gli affari suoi, che non pensassi ai suoi sentimenti ma non era così. Non c’era stata azione mia che gli andasse contro, tutt’altro io volevo solo che qualcuno gli stesse accanto se io non potevo farlo.
Purtroppo però non seppi come rispondere alle sue parole, ero rimasto ammutolito e il senso di colpa continuò a divorarmi tanto che neppure mi accorsi di essere rimasto completamente solo su quella spiaggia.
Fissai la sabbia molto a lungo, e la mia mente si svuotò completamente. Non avevo più piani dentro di me, era tutto più grande di quanto pensassi. La madre aveva scavato una voragine nel figlio che non potevo assolutamente riempire.



Il giorno seguente mi recai nella stanza di Mizumi per fermarla, perchè era l’unica cosa che potevo fare in quel momento e ci avevo riflettuto tutta la notte. Non potevo permettere che se ne andasse, era come ammettere che non si poteva riparare in alcun modo.
Incrociai Mizumi nel corridoio mentre trascinava un enorme borsone cercando di tirarlo su, lei notò la mia presenza e mi fissò con degli occhi spenti. Addirittura non mi salutò nemmeno.
Senza dire una parola mi avvicinai a lei, afferrai la sua borsa caricandomela sulla spalla e nel farlo i nostri occhi si incontrarono, silenziosi, la accompagnai lungo tutto il corridoio.
L’intenzione di fermala era misteriosamente svanita nel momento in cui avevo incontrato il suo sguardo, senza dire una parola mi aveva detto ‘è andata così, lascia stare’. E rispettare ciò che stava facendo era il minimo che potessi fare in quel momento per lei.
Fuori dal Onsen c’era un pullman in partenza che accompagnava i turisti alla stazione evitando loro di farsi tutta la strada a piedi. Scrutai con attenzione il cortile sperando di trovarvi Hara ma era troppo aspettarselo, magari per lui era una sofferenza ma ci aveva fatto il callo, diversamente da me.
L’autista del pullman ci venne incontro chiedendole il biglietto e occupandosi della sua borsa. Mizumi gli sorrise e affidò a lui le sue cose.
“Mizumi io-“
La sua delicata mano si poggiò sulle mie labbra zittendomi. “Non è colpa tua Ryu. Non pensarci neppure per un secondo, tuttavia ho un favore da chiedere e ti prego di prometterlo.”
“Certo, qualsiasi cosa.”
Lei mi strinse la mano, l’afferrò titubante e la portò verso di se. “Prenditi cura di Yuuto ti prego. Purtroppo non è più mio compito farlo, lui non vuole che io ci sia nella sua vita, però ti prego fallo per me, almeno tu.”
Non dovevo prometterle niente perchè l’avrei fatto per sempre finchè ne avrei avuto la forza. “Te lo prometto.” Mizumi finalmente mi sorrise e parve rincuorata.
Fu a quel punto che salì sul pullman e con un cenno di mano mi salutò prima di addentrarsi nel mezzo. Restai li finché non partì, e continuai a pregare che Hara fermasse tutto ciò ma non arrivò mai.
Sarei stato abbastanza forte da occuparmi di Hara? Mizumi era ufficialmente fuori dalla sua vita.
“Oh non ci credo ma tu sei il belloccio del locale!” Di chi era quella irritante voce così familiare? Guardai sulla mia destra e davanti a me era comparso dal nulla l'individuo di quella sera al locale: Boto. Non poteva essere vero, al punto che mi sfregai gli occhi pensando che si trattasse di qualche allucinazione mattutina, ma non era così. “Sembra che tu abbia visto un fantasma tesoro.” Si avvicinò quanto bastava per mostrarsi a fuoco vestito con un kimono bordeaux molto aderente, e per giunta il colore dell’abito era intonato con i capelli. Ci mancava solo lui.
“Ti prego sparisci.”
Il mio atteggiamento però non scalfì affatto il sorriso che aveva stampato in viso. Accidenti perché dovevo incontrare sempre il peggio del peggio in ogni luogo. “Sei qui col tuo ragazzo eh?”
“Il mio ragazzo?”
Boto mi cinse una spalla superando il mio spazio vitale, “Ma si quel bel fusto che era con te quella sera e che voleva picchiarmi. Non mi dire che vi siete lasciati, sarebbe una gran bella notizia questa.” Le ultime parole mi furono sussurrate in maniera sensuale nell’orecchio a bassa voce con un tono caldo.
Lo spinsi via allontanandomi immediatamente. “Tu sei pazzo!”
“Affatto, sono solo uno che sa quello che vuole.” A quel punto decisi di evitare di rispondere perché ciò significava solo aumentare quella conversazione, e visto ciò che era successo con Mizumi e Hara non avevo proprio voglia di perdere tempo con un tipo del genere. Così fece per andarmene via di lì. “Ehi te ne vai già?”
“Si, non perdo tempo con gente come te.” Tagliai corto.
Mentre andavo via sentii un fischio provenire da lui, “Wow che caratterino.”
La vacanza stava prendendo una piega assolutamente strana, cos’altro poteva capitare ancora? Takeru era furioso con me per il mio comportamento, così come Hara; Mizumi era andata via e adesso era apparso dal nulla quel tizio di nome Boto.



Quella giornata fu deciso di andare a mare visto che il giorno prima non si era potuto, ma c’era nell’aria un atmosfera molto strana, specialmente nel gruppo. Molti si chiedevano cosa avesse spinto Mizumi ad andarsene, mentre Tetsuo sembrava adirato con la sua ragazza per qualcosa.
Diversamente dai loro malumori, tra me e Takeru non volava parola. Mi sentivo ancora uno schifo e in colpa, le sue parole mi avevano un pò ferito.
Hara da parte sua era come al solito seccato di ciò che si faceva e se ne stava con Maya e Yumi, almeno sembrava parlare con qualcuno.
“Pensavo che ci saremmo svegliati in forma invece sembra che tutti stiano per uccidere qualcuno.” Osservò Kyoja ignaro di ciò che era potuto succedere in una sola notte.
“Lascia stare credimi..”
Poco dopo ci furono altre discussioni per quale spiaggia scegliere e ciò avvenne proprio tra Kioko e le sue amiche, le quali si divisero da noi e andarono in un lido a pagamento. Perfetto.
Karin e Kyoja invece sembravano essere sereni come il giorno prima, sopratutto Karin che cercava di essere gentile e disponibile con chiunque e sembrò mettere un pò di buon umore in giro.
In spiaggia faceva super caldo, la sabbia ribolliva sotto i nostri piedi così cercammo di sistemare l’ombrellone il prima possibile ma alcuni non ci pensarono due volte a gettarsi a mare e questi furono: Tetsuo e Takeru.
“Quegli idioti hanno lasciato tutto il lavoro a noi.” Commentò indispettita Kioko.
Hara le tolse l’ombrellone di mano e cominciò a sistemarlo, “Ignorali.”
Volevo anch’io dare una mano ma non volevo neppure stare così vicino ad Hara, forse voleva restare solo e ritrovarsi proprio me li sarebbe stato scocciante, così rimasi a distanza di sicurezza. Proprio in quel momento mi arrivò una mega pacca sulla spalla ed era Kyoja l’idiota. “Ma che diavolo fai?!”
“Ryucchan andiamo anche a noi a mare daaaai!”
Ringraziai che ci fosse li almeno lui con me, mi sentii improvvisamente meno solo e così accolsi la sua proposta. Ci togliemmo le magliette e le scarpe e senza troppa esitazione ci gettammo a mare, e fu in quel momento che mi lasciai scivolare tutto ciò che era accaduto. Riuscii infatti ad essere sereno per un minimo di dieci minuti, fin quando però anche Hara non si gettò a mare insieme al resto dei presenti mostrando il suo ampio torace scolpito e in quel momento un flashback attraversò la mia mente facendomi rammentare del sesso fatto in bagno, del suo corpo schiacciato contro il mio.
“Ryucchan stai bene? Sei improvvisamente rosso in viso.”
Non potevo sul serio star pensando a una cosa del genere, era un maniaco o cosa? Mi gettai immediatamente dell’acqua in faccia e cacciai via ogni pensiero stupido. “Andiamo più in là?” Proposi.
“Oh si, facciamo una gara e vediamo chi arriva prima laggiù”
Ci stavo eccome così al via cominciai a nuotare più velocemente che potevo, dovevo tenermi distante da Hara o sarei impazzito completamente e così feci. Arrivammo in un punto più lontano, dove c’eravamo solo io e Kyoja mentre gli altri erano presso a poco a riva praticamente.
“Si sta così bene.” Disse Kyoja mentre faceva la stella sulla superficie dell’acqua.
Avrei pagato oro per avere la sua spensieratezza, era così sereno da far invidia così cercai anch’io di lasciarmi andare e di rilassarmi più che potevo. Purtroppo però la mia pace fu interrotta da un pizzico che avvertii lungo la gamba destra. “Ahi..”
“Tutto bene?” domandò Kyoja.
“Si, ma che strano che sarà stato.”
Dal nulla apparve proprio Boto munito di mascherina e boccale che fece sussultare entrambi per lo spavento. Kyoja infatti affondò, e io mi allontanai istintivamente. “Ehi ma guarda chi si incontra anche a mare.”
“Oh no.. che fai mi stai seguendo?”
“No tesoro bello, non è proprio nel mio stile fare cose del genere.” Sfoderò uno dei suoi sorrisini ironici e mi squadrò da capo ai piedi – se pur in acqua – il povero Kyoja che ne sembrava spaventato.
“Andiamocene Kyoja”, dissi esortando il mio amico a seguirmi e così facemmo. Io che per primo avevo voluto allontanarmi da gli altri adesso non vedevo l’ora di tornarci piuttosto che restare a parlare con quel Boto.
Tornammo a riva dove gli altri stavano già mettendo mano alla brace per il pranzo. Quand’è che si erano muniti di una cosa del genere? Ad occuparsene era proprio Tetsuo, e Hara era accanto a lui per aiutarlo.
“Ryu ma dove caspita eravate!” Esclamò Kioko attirando l'attenzione anche degli altri, tra questi di Hara. Accidenti a lei, proprio ciò che meno volevo.
“Abbiamo nuotato un pò Kioko-san!” Spiegò senza troppi giri Kyoja e gliene fui davvero grato.
Karin molto gentilmente ci porse degli asciugamani, era assurdo come quella ragazza fosse gentile verso persone che non aveva mai visto prima, si metteva davvero a disposizione.
“Perché Sega sa nuotare?”, domando scherzando in maniera pungente Tetsuo scambiandosi occhiate con Hara, il quale tra l’altro rideva sotto i baffi per le frecciatine dell’amico.
Improvvisamente sembrò di essere tornati all’inizio, a quando conobbi quei due e a come ci andassero pesante nel prendermi in giro. Hara è davvero questo ciò che vuoi fare adesso?, mi domandai nella mia testa. Mi sentivo triste nel sapere che quella sarebbe stata tutta la mia vacanza. Sentirlo lontano era peggio di una tortura, eppure quei pochi giorni eravamo stati così belli insieme.
Dal nulla apparve Maya indignata, “Piantala di prenderlo in giro.”
C’era almeno qualcuno che prendeva le mie difese visto che Takeru ancora non voleva parlarmi, anzi non si era nemmeno voltato per guardarmi. Forse dovevo scusarmi, ma esattamente di cosa? Infondo anch’io stavo già pagando per il mio errore: infatti Hara non mi rivolgeva la parola.
“C’è qualcosa che posso fare per aiutare?” domandai una volta asciutto.
Kioko parve rifletterci un pò poi rispose di no e che ormai tutti avevano già pensato a ogni cosa. Così decisi di andarmene accanto alla brace accesa e di smetterla di comportarmi come un bambino che scappa e fa l’offeso, anche se Hara in questo era più bravo di me.
Passarono tipo dieci minuti e Tetsuo cominciò a sembrare distratto, guardava continuamente nella direzione opposta alla brace tanto che Hara esclamò: “Idiota qui brucia tutto!” gridò e Tetsuo tornò alla realtà.
Allora incuriosito guardai nella sua stessa direzione e vidi un gruppetto di ragazzi che parlavano animatamente con Kioko e le altre ragazze. Quand’è che si erano avvicinati dei ragazzi? Allora vidi Takeru venire verso di noi, anche lui con la stessa preoccupazione “Vado a riprenderle.” Disse semplicemente.
“Ti accompagno!” dissi e Takeru non ebbe nulla da obiettare. Forse, in parte era la mia occasione per chiarire la faccenda, mi sentivo profondamente in colpa anche nei suoi confronti e sentivo la mancanza del suo chiacchiere costantemente o del suo essere appiccicoso.
Raggiungemmo le ragazze sotto gli sguardi lontani di Hara e Tetsuo. “Ragazze abbiamo quasi fatto, venite?” disse spedito Takeru fulminando quei ragazzi con lo sguardo. Che poi nulla di male stavano facendo, semplicemente avevano attaccato bottone con delle belle ragazze. Maya fu la prima ad annuire e afferrò la mano della propria ragazza lasciando i ragazzi e recandosi in direzione della brace.
Karin e Kioko invece salutarono i ragazzi, “Ci vediamo più tardi ragazze.” Disse uno di loro, e Kioko ricambiò con una risata idiota. Tetsuo si sarebbe arrabbiato molto, ma per fortuna il tutto si era risolto pacificamente o meglio avevo cantato vittoria troppo facilmente.
“Ehi”, di nuovo quella voce e quando mi andai a voltare tra quei volti sconosciuti riconobbi proprio Boto che sorrideva compiaciuto della situazione.
Nel trovarmelo li sbiancai, non solo era in vacanza nel mio stesso posto ma frequentava anche la mia stessa spiaggia. Se Hara l’avesse visto sarebbero partiti fiumi di sangue e non era ciò che volevo.
Takeru fissò il tizio con fare confuso e si accorse presto che guardava nella mia direzione, “Lo conosci?”
“No” risposi secco.
“Ma come Ryu come puoi dire di non conoscermi.” Nel sentirgli dire il mio nome rabbrividii, come l’aveva saputo? Così immediatamente collegai e lanciai un occhiataccia in direzione di Kioko che dispiaciuta mi chiedeva scura mimando con le labbra le parole.
“Noi adesso ce ne andiamo.” Continuai a dire e senza più voltarmi invitai anche gli altri a seguirmi, purtroppo però la cosa non piacque a Boto che mi afferrò per un braccio fermandomi.
“No, ci vediamo dopo,” chiarì invece spiazzando tutti lì mezzo e con tali parole si congedò seguito dal suo gruppo di amici. Io non ero affatto stupito, sapevo bene che l’avrei beccato in giro ancora e che quei giorni sarebbero diventati l’inferno.
Tornati indietro Tetsuo fece una sfuriata di gelosia a Kioko, la quale si giustificò dicendo di star semplicemente parlando ma il suo ragazzo non voleva sentire spiegazioni. Io nel frattempo mi accomodai su un asciugamano pensieroso e stranamente stanco. Avevo ancora diversi dolori sparsi per il corpo per colta di quello stupido e del dannato sesso che avevamo fatto.
“Chi diamine era quello Ryu?” la domanda improvvisa di Takeru mi spiazzò. Ero principalmente sorpreso che mi stesse di nuovo parlando all’improvviso. Così, indeciso se farlo o meno, raccontai tutto riguardo quel Boto e del fatto che Hara non dovesse sapere nulla della sua presenza. Lo invitai a far finta di non averlo mai visto ma Takeru era tutt’altro che d’accordo su questa cosa. “Devi dirlo a Yuuto!” esordì alla fine.
“Lo sapevo che l’avresti detto. Ma lo capisci che sarebbe capace di spaccargli la faccia? Vuoi che tutti quanti si rovinino la vacanza? Non l’ho già rovinata a tutti voi..”
Takeru dalla sua espressione fredda e distante cominciò a sciogliersi un pò dopo le ultime parole. Si accorse del mio tono basso, e della mia espressione da cucciolo pentito.”Io non ti ho ancora perdonato per la faccenda di Mizumi, credo ancora che tu abbia sbagliato.”
“Si, e non credo di potermi far perdonare per una cosa del genere.”
“Tuttavia sei stupido quindi arrabbiarmi con te è inutile. Lo so che non avresti mai voluto fare del male a nessuno.” Lo fissai colpito dalle sue parole, e rimasi ancora più sorpreso quando gli vidi apparire in viso un sorriso dolce e improvvisamente quell’aria severa nei miei confronti sparì. Provai quasi l’impulso di piangere ma cercai di contenermi perché era assurdo che mi sentissi felice per una cosa così semplice. Takeru si accorse di ciò e cominciò a ridere, “Andiamo non piangere adesso!” rise ancora.
“Idiota!” feci per alzarmi e lo spinsi via facendogli perdere l’equilibrio e come un sacco di patate casco a terra. Tuttavia per quel gesto ridemmo entrambi e mi sembrò il momento più bello del mondo. Takeru fin dall’inizio era stata una persona speciale e me ne rendevo conto sempre di più.
Si sollevò da terra e con la mano si ripulì dalla sabbia che gli si era attaccata addosso, gli diedi una mano indicandogli dove ne vedevo ancora. “Comunque tornando alla faccenda di quel Boto, secondo me Hara dovrebbe saperlo. Cosa pensi che farebbe se lo scoprisse improvvisamente?”
A ciò non ci avevo ancora pensato, “Si incazzerebbe il doppio..”
“Esatto, ti consiglio di dirglielo, almeno così l’impatto sarà contenuto.” Takeru tuttavia la faceva troppo semplice. Non sapeva nulla della conversazione tra me e Hara, e di come si era evoluta la serata dopo avergli chiesto spiegazioni. Dirgli di Boto sarebbe stato il colpo di grazia, forse l’avrei perso per davvero.



Ci decidemmo finalmente a pranzare e lo facemmo stranamente in maniera serena. Hara, diversamente da prima, sembrava più contento e rideva un pò con tutti prendendo in giro Kyoja per il suo strano modo di mangiare. Perfino Tetsuo e Kioko sembrava aver chiarito, e come loro anche io e Takeru eravamo tornati normali. Era davvero bello che tutto fosse tornato – in parte – alla normalità.
“E’ un peccato che Mizumi sia andata improvvisamente via. Si perderà una bella settimana!” disse però improvvisamente Kyoja rompendo l’armonia. Infatti un profondo silenzio invase il momento come se tutti o almeno alcuni sapessero il motivo della sua improvvisa partenza.
“Ehm qualcuno vuole altro pesce?” esordì allora Maya per cambiare argomento. Fu in quel momento che cominciai a chiedermi se non sapesse anche lei di quei due. E a giudicare dalla sua reazione cominciai a pensare che sapesse anche più cose di me.
Mi sentii ancora più ferito per ciò. Io ero – forse – il suo ragazzo eppure non sapevo un emerito cazzo di lui. Lo conoscevo da quanto? A stento un anno e con me non si era mai aperto, conoscevo quasi nulla di quel ragazzo e se qualcuno mi avesse chiesto dei suoi gusti non avrei saputo che rispondere. Altro pensiero che mi fece sprofondare ancora più nello sconforto: io di lui, e di ciò che lo riguardava oltre la famiglia non sapevo nulla. Tutti li mezzo sapevano qualcosa in più a me e provai invidia.
“Ryu vuoi altro tu?” domandò all’improvviso la dolce Karin.
La guardai confuso all’inizio, ancora preso dai miei pensieri e risposi frettoloso: “N-no, grazie.” Abbozzai un finto sorriso ma in quel momento avevo ben poco di cui sorridere. Mi sentito una nullità in quel momento.
Il resto delle ore le passammo tra bagni a mare e tuffi, ognuno di noi si stava ritagliando dei ricordi di quella giornata ed erano tutti positivi. Io nonostante la piacevole compagnia non riuscivo a non pensare ad Hara e non c’era attimo in cui non lo fissassi come uno stalker. Avevo sul serio qualcosa di malato dentro perché il mio amore stava diventando la mia stessa condanna. “Attento Ryu!” E una pallonata mi prese in pieno viso stordendomi.
Ebbi qualche secondo di vuoto. Immagini confuse, e voci che si accavallavano l’una su l’altra. Ricordo solo di aver sognato qualcosa di strano tipo Hara che mi porta in braccio manco fossi una principessa, ormai stavo raggiungendo l’assurdo con la mia immaginazione.
Quando mi risvegliai – ancora intontito per il colpo – ero sotto l’ombrello disteso su un lettino qualsiasi. Mi toccai la faccia ma non mi faceva male nulla, anzi stavo meglio di quanto credessi.
Mi sentivo come in preda ai postumi di una sbornia, che strana sensazione. “Quand’è che la smetterai di pensare alle sciocchezze?” dal nulla apparve Hara con una lattina di thè fresco e me la offrì gentilmente.
Il gesto mi spiazzò, ma ancor più trovarlo lì come se ciò che era successo la sera prima non contasse più. “G-grazie.” Stentai a dire imbarazzato di essere stato ancora una volta colpito da un oggetto volante.
Hara si mise a sedere davanti a me, sul mio stesso lettino e così facendo potevo ammirare il suo bellissimo e perfetto profilo da statua greca. Era bellissimo anche in spiaggia, anche con un semplice costume. Fu allora che una sua occhiata mi colse alla sprovvista e mi costrinse a fissare altrove, allora mi concentrai sulla lattina e cominciai a bere facendo finta di nulla. “Penso di aver esagerato ieri notte.” Disse all’improvviso.
“Eh?”
Un lieve rossore, fosse dovuto al sole, comparve sul suo viso. Era estremamente carino in quel momento, non si voltò a guardarmi e continuò a parlare fissando davanti a se, “Me la sono presa con te  ma in realtà ero arrabbiato con me stesso. Non dovevo farlo.” Erano scuse quelle?
Quello era il giorno più bello della mia vita, o meglio lo sarebbe potuto essere. Hara per la prima volta mi stava chiedendo scusa di qualcosa e se pur non esplicitamente lo stava facendo o meglio si provava. Mi venne da ridere, ma mi trattenni e sorrisi semplicemente. “Tranquillo va tutto bene.”
Hara non disse altro e continuò a bere, feci lo stesso anch’io e restammo così per non so quanto finché non si alzò e mi disse di fare lo stesso. “Ce la fai a camminare?” mi domandò allora e gli risposi di si. “Allora seguimi”
Spiazzato dall’iniziativa lo seguii senza fare domande, tanto sapevo che non mi avrebbe risposto così curioso e in parte preoccupato mi lasciai guidare da Hara lungo la distesa di sabbia allontanandoci sempre di più dagli altri. E più andavamo lontano più il paesaggio si riempiva di scogli rendendo la passeggiata più difficoltosa, ad un certo punto però vidi Hara sparire dietro uno degli spuntoni. Allora feci una corsa per raggiungerlo e voltato l’angolo mi trovai davanti un paesaggio strano, bello e particolare allo stesso tempo. Era una piccola spiaggia appartata dove le onde si abbattevano in parte sugli scogli a mare e in parte sulla piccola spiaggia sabbiosa che c’era. “L’ho trovata ieri notte mentre camminavo.” Spiegò.
Mi resi conto allora che aveva fatto la stessa cosa mia. Lo fissai a lungo immaginandolo mentre da solo passeggiava sulla spiaggia di notte, e io avevo fatto esattamente la stessa cosa, mi sentii stranamente vicino a lui in quel momento e ciò riempì il mio cuore. E mentre pensavo a ciò Hara si sfilò via la maglia gettandola sulla sabbia. “Che stai facendo?” domandai allora.
Mi lanciò un occhiata seducente e sorrise con fare divertito. Fu allora che capii e l’imbarazzo mi attanagliò, “No, no, no! Non pensarci nemmeno!” mi allontanai da lui seduta stante ma non feci in tempo e proprio come la sera prima mi afferrò bruscamente sollevandomi da terra e caricandomi sulla spalla. “Haraa!”
Non ascoltò minimamente i miei richiami e sostenuto dalle sue braccia fui scaraventato in acqua a peso morto senza alcun preavviso. Riemersi furioso, e nel vedere la sua faccia divertita mi salì il sangue alla testa così mi gettai contro di lui cercando di fare la stessa cose, volevo a tutti i costi che finisse sott’acqua ma non ci riuscii e fui di nuovo io a finire sotto. “Sega andiamo.. sono più forte di te, che pensi di fare.”
Completamente bagnato riemersi ancora una volta e fui investito dalle sue occhiate divertite. Ero davvero scioccato di un cambio così repentino di comportamento ma ne fui comunque felice, non volevo che quella vacanza diventasse un incubo per entrambi. L’osservai mentre mi nuotava intorno, era davvero bravo e l’acqua che gli gocciolava dai capelli diventavano come gemme che gli splendevano tra i capelli.
“Questo posto è molto bello”, dissi allora attirando la sua attenzione. Ero imbarazzato di ritrovarmi quei suoi occhi arancioni addosso, e mi sentii improvvisamente bollente.
Si avvicinò leggermente a me con poche mosse e avvertii la sua enorme presenza a pochi metri da me. “Già, è molto bello..” borbottò a bassa voce. Usò un tono strano e lo fissai confuso, ma di tutta risposta mi ghignò in faccia come suo solito e il mio disagio aumentò.
“Hara io..” mi morì la voce in gola, cos’è che volevo dirgli? Non volevo più litigare con lui, eppure non volevo che quella fosse una pace fatta giusto per. Le sue scuse le avevo apprezzate ma sentivo come se mancasse qualcosa, non volevo che tutto si riducesse a del sesso o a delle discussioni. Io volevo diventare un suo punto di riferimento, già il fatto che mi avesse portato lì mi aveva fatto sentire speciale rispetto agli altri eppure però, non mi bastava più. Volevo che anche lui si rendesse conto che non poteva più fare a meno di me. Ma probabilmente era chiedergli la luna.
Dovevo avere una faccia davvero orribile perché Hara si fece buio all’improvviso e sospirò all’improvviso. “Io non so che fare con te, Sega. Non sei mai felice.”
“Non è questo!” Lo fermai prima che potesse dire altro, “Io son felice.. sono contento che tu mi sia venuto a parlarmi di nuovo e forse dovrei chiederti anch’io scusa per ieri eppure, in parte credo non aver fatto nulla di male. Lo so, sono uno sciocco”, ridacchiai nervoso, “ma sento che così non va.. sento di essere l’unico a rimetterci in questo amore a senso unico e ogni cosa che faccio per avvicinarmi a te fa l’effetto opposto.” Non potevo crederci di averlo finalmente detto a parole. Mi sentii avvampare ma anche molto sollevato, un peso all’improvviso era svanito.
Sapevo bene che Hara non avrebbe detto nulla. Quando si parlava di amore improvvisamente perdeva la parola, o peggio si finiva col discutere. Quella sua stupida promessa di provarci era stata solo una sua ulteriore presa in giro, lui non era capace di innamorarsi del prossimo, chiunque esso sia. “Me ne torno dagli altri.” Dissi allora perché non reggevo più la sua presenza.
“Ryu” mi sentii però chiamare con la sua calda e profonda voce. Mi voltai a guardarla e con sguardo intenso mi fissava, l’espressione seria di chi non voleva affatto prendersi gioco di me. “Resta con me” disse semplicemente e il mio cuore si sciolse per il modo dolce in cui lo disse. Io ero uno stupido, ero vincolato alla sua personalità e se pure avesse schioccato le dita avrei risposto come un bravo cagnolino.
L’effetto che aveva su di me era pericoloso ma ormai ero perso di lui, ero un caso clinico. Vidi Hara mentre si avvicinava a me raggiungendo la riva dove mi trovavo, si avvicinò quanto bastava a pochi passi da me e mi prese il viso con le mani sfiorandolo dolcemente per poi portarselo contro. Sfiorai appena le sue labbra, e un sapore di mare mi finì in bocca. Fu un bacio salato e intenso. Le nostre lingue iniziarono a giocare l’una con l’altra, e l’imbarazzo misto al calore che provavo aumentarono.
Quando mi lasciò andare mi fissò intensamente negli occhi e poggiò la sua fronte alla mia per poi chiudere gli occhi. Le sue mani tenevano ancora il mio viso stretto, e quel tocco mi fece sentire al sicuro, insomma suo.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


CAPITOLO 40

Restammo in quella spiaggia nascosta per un bel pò. Facemmo il bagno, e poi ci lasciammo crogiolare dalla brezza marina. Hara era disteso sulla bianca sabbia e aveva la testa poggiata sulla mia coscia e riposava serenamente, mentre io non ci riuscivo affatto. Tatuai nella mia mente ogni momento di quel pomeriggio, i suoi capelli ondulati che cadevano sulla mia gamba e la loro morbidezza. Li toccai appena e cominciai ad accarezzarli, parvero seta nera.
“Mi hai preso per un cane?” la domanda mi fece fermare e imbarazzato ritrassi la mano. Mi resi conto che era sveglio e mi fissava serio. Che disagio, pensai nella mia testa.
Hara allora si mise a sedere postandosi da me, “Sai mi sono sempre chiesto cosa diamine tu pensassi in quella testolina. Ogni tanto sembri addirittura assente.” Osservò all’improvviso.
Beh mica potevo dirgli che pensavo giorno e notte a lui? “Ehm non penso a niente di speciale in verità.. Hara senti non dovremmo tornare indietro? Gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.”
“Non mi interessa” rispose secco e si sdraiò nuovamente al sole incrociando le braccia dietro la testa.
“Sono serio Hara, dovremmo proprio andare. Tra poco il sole tramonterà, non vuoi andare in camera e riposare un pò?” insistetti ancora ma solo perché il sole stava lentamente andando via.
Hara finalmente mi diede ascolto, anche se sbuffando. Si mise in piedi e lo seguii, tornammo dagli altri in poco tempo e ci rendemmo subito conto di ciò che era accaduto.
Karin e Kyoja corsero verso di noi allarmarmi: “Si sono azzuffati!” esclamò uno di loro e la cosa allarmò entrambi. Osservai immediatamente Hara e non ci pensò due volta a correre verso di altri, mi salì immediatamente il cuore in gola pensando al peggio.
Sotto l’ombrellone trovammo Tetsuo con un occhio viola e del sangue che gli usciva dal naso. Intorno a lui c’erano i suoi amici che tentavano di medicarlo, Tadase infatti gli premeva del ghiaccio sulla guancia.
“Che diamine è successo?” domandò Hara confuso più di me.
I presenti avevano un espressione molto buia in viso ma nessuno proferì parola. Mi guardai ancora in giro e notai che mancavano all’appello Takeru, Maya e Yumi. “Hara gli altri dove sono?” domandai facendogli notare la stessa cosa.
Hara allora si avvicinò più minaccioso a Tetsuo e strappò il ghiaccio di mano a Tadase, “Che cazzo è successo?!”
“I ragazzi di stamattina sono tornati e hanno cominciato a provarci con Kioko e le altre ragazze”, cominciò a dire Tadase impaurito e ancora scosso, “allora Tetsuo e Takeru sono intervenuti per mandarli via ma poi è partita una piccola rissa.”
Pensai immediatamente a Boto, quel maledetto. “Dov’è Takeru?” domandai allora.
“E’ a riva con gli altri, penso si sia medicando i tagli.”
Non ci pensai due volte a correre da lui per vedere cosa si fosse fatto, e proprio come aveva detto Tadase era a riva al mare in compagnia di Maya che gli stava dando una mano. Entrambi si accorsero della mia presenza, e quando Takeru voltò il viso nella mia direzione notai che aveva un occhio e la guancia destra gonfi, e un profondo taglio al labbro inferiore. “Idiota! Che ti è saltato in mente!” esclamai scosso.
“Ryu?”
Notai che persino Maya aveva un piccolo livido lungo il braccio. Il sangue cominciò a ribollirmi, quali vermi avrebbero mai toccato una donna? Persi sul serio la ragione in quel momento, come mai era successo fino a quel momento. Forse anche peggio di quanto era già successo.
Mi guardai intorno e vidi in lontananza un altro gruppetto e andai a supporre che fossero proprio quei bastardi. Immaginai che anche loro fossero conciati male, infondo Tetsuo e Takeru non erano deboli eppure provavo dentro di me una rabbia che non sapevo spiegare. Cos’era quel sentimento di possessività che provavo? Quasi come se mi avessero toccato un parente stretto.
Takeru all’improvviso però mi afferrò una mano e la cosa mi sconvolse. “Non farlo Ryu, non ne vale la pena. Hanno avuto quello che si meritavano sta’ tranquillo.” Spiegò brevemente.
“Ma vi hanno ridotto in questo modo!”
Maya si alzò e mi venne incontro, “E’ stata colpa di noi ragazze.. abbiamo iniziato a parlare con loro e poi la cosa ci è sfuggita di mano, hanno iniziato a fare gli stupidi e Tetsuo non ci ha visto.”
“Dov’è Kioko?” domandai allora.
Un silenzio strano si insinuò tra noi e nessuno dei due rispose alla mia domanda. Così continuai a cercarla sulla spiaggia con lo sguardo e la trovai non poco lontano da dove eravamo noi, seduta da sola sulla sabbia con le ginocchia contro il petto che fissava le onde a riva.
Non ci pensai due volte ad andare da lei, ma quando si accorse della mia presenza affondò la testa nelle ginocchia nascondendosi. “Vattene Ryu, ti prego.”
“Stai bene almeno?”
Scosse la testa in segno di no, “Ti prego.. va via.”
“Non è stata colpa tua.”
Kioko sollevò appena la testa e notai gli occhi gonfi di lacrime. Mi fece un enorme tenerezza, “S-si invece, se non avessi fatto la stupida Tetsuo non si sarebbe immischiato in una lite.. sono la peggiore!”
Portai la mano sulla sua testa e le accarezzai i morbidi capelli lunghi, “Siamo stati tutti stupidi, non devi addossarti delle colpe. Ora che ne dici di andare dagli altri eh? Penso che tu debba prenderti cura di Tetsuo, è quello che lui vorrebbe adesso.”
“Non credo che lui voglia più una come me.”
“Questo non puoi saperlo. Dai su.” La incitai e le offrii la mia mano per aiutarla ad alzarsi. Kioko allora accettò il mio invito e insieme tornammo all’ombrellone dove c’erano tutti gli altri.
Kioko era titubante, impaurita e quando si trovò davanti Tetsuo pieno di lividi scoppiò in lacrime senza più avere la forza di trattenersi, e cogliendo lo stupore di tutti l’omone privo di sentimenti che tutti conoscevamo si trasformò completamente. L’afferrò bruscamente e la trascinò a se abbracciandola dolcemente.
Fu una scena molto dolce. Tetsuo la teneva stretta a se, affondò la testa nel ventre di lei mentre Kioko si stringeva a lui accarezzandogli la testa. Pensammo bene allora di lasciarli soli.
“Takeru sta bene?” domandò Hara.
“Si sta bene per fortuna, solo qualche graffio.”
Parve sollevato per quella risposta. Stranamente era calmo, nonostante gli avessero detto del litigio. Andò piuttosto da Maya per chiedergli come stesse e fu davvero premuroso con lei. La cosa non mi diede affatto fastidio, ero davvero sollevato che tutti stessero bene nonostante ciò che era accaduto.
“Avrei dovuto dare loro una mano.. ma sarei stato solo di impiccio.” Spiegò all’improvviso Kyoja alle mie spalle col tono di chi si sentiva in colpa.
“Stupido. Non avresti aiutato in nessuno dei due casi, queste cose non si dovrebbero fare neppure se un ragazzo facesse lo stupido con la propria mamma.”
Kyoja allora scoppiò in lacrime e mi abbracciò, “Ho avuto tanta paura Ryucchan!” gridò singhiozzando, e lo trovai davvero molto carino in quel momento. Gli accarezzai la testa continuando a ripetere che andava tutto bene, non doveva incolparsi di nulla.
La sera c’era un atmosfera di assoluta stanchezza. Chi aveva partecipato alla zuffa andò a letto molto presto, e Kioko spiegò alle ragazze di voler dormire col proprio ragazzo ma nessuno ebbe da ridire così lasciarono una camera per loro, affinché lei si prendesse cura del fidanzato.
In pratica Hara fu sfrattato dalla sua camera e ospitammo tutti nella nostra. Dovemmo addirittura dividere i futon, ma la cosa non mi dispiacque affatto. Hara non aveva nulla contro al fatto di dover dormire accanto a me, l’avevamo già fatto altre volte e mi ricordai di quella volta al lago. I litigi assurdi per chi dovesse dormire nel letto, e ora invece era accanto a me mansueto come un cucciolo.
Takeru invece divise il suo futon con Kyoja con qualche fatica, e lo stesso fece Tadase con l’amico di Tetsuo. Qualche battibecco ma tutti trovarono alla fine una soluzione al problema. Era stata una giornata stancante eppure non riuscivo proprio a crollare dal sonno, avere Hara così vicino era troppo.
Sentivo il suo buon profumo, e vedere il suo viso assopito mi riempì il cuore. Erano momenti particolari, era così vicino a me da farmi paura, non volevo che andasse via, non volevo perderlo perché per me era la persona più importante. “Non dormi?” Improvvisamente i suoi occhi erano aperti e mi fissavano seri nella penombra della stanza.
“Ho qualche p-problema.”
Hara allora si scostò leggermente, “Vedi così stai più largo?” si era spostato affinché potessi stare più comodo. Com’è che dallo essere scontroso diventava così gentile? Era assurda la sua bipolarità. “Tranquillo non sei tu il problema.” In parte lo era ma per il motivo che aveva capito. Hara mugugnò qualcosa che non riuscii a capire. “Hara senti.. forse penserai sia una richiesta stupida ma..”
“Cosa?”
“Tetsuo si è scontrato con quei ragazzi per proteggere Kioko”, osservai l’ovvio e Hara parve non capire a cosa mi stessi riferendo, “ti prego di non farlo mai. Per me, per Maya o per Mizumi o chiunque altro sia. Non farlo, non voglio saperti in pericolo.” Lo fissai con tutta l’intensità di cui ero capace affinché capisse che ero serio, che era davvero ciò che provavo. La sensazione che avevo provato nel sapere Takeru ferito mi aveva provocato un senso di angoscia assurdo, e se al suo posto ci fosse stato Hara probabilmente sarei morto.
Hara nel sentire ciò ridacchiò silenziosamente, “Non dovresti preoccuparti per me.” Ciò era vero ma non potevo farne a meno e forse lui non avrebbe mai capito a pieno ciò che volevo dire, ma non importava.  “Piuttosto dovresti tu stesso restare fuori da certe cose.”
“Eh?” sgranai gli occhi per l’ultima frase.
“Hai sentito bene idiota. Non farmi intervenire più in certe cose, non mi piacciono lo sai.” Spiegò allora e si voltò dall’altro lato dandomi le spalle. Mi liquidò così, con quelle parole. Che significava? Io non mi ero mai immischiato in certe cose e lui lo sapeva benissimo, cosa intendeva allora?
Ci pensai ancora per un pò poi però crollai in un sonno profondo. Dormii davvero bene, e l’odore di Hara mi penetrava nelle narici cullandomi come una ninna nanna. Sentivo la sua presenza, e non potei fare a meno di avvicinarmi a lui per sentirne ancora di più la presenza. Tutto ciò che volevo era che anche lui sentisse il bisogno di me e che percepisse la mia presenza come io facevo con lui.


Feci un sogno molto strano quella notte. Sognai stranamente di nuotare in mare, da solo e in mezzo al nulla. Ero completamente solo e non sapevo neppure come ci ero finito lì in mezzo, poi però all’improvviso in mezzo a tutta quella calma un onda mi spazzava via con violenza travolgendomi in pieno. Fui portato via con violenza e mi sentii soffocare fin quando tale dolore non mi fece sussultare svegliandomi e mi ritrovai tutto sudato nel mio futon ricordandomi finalmente di trovarmi in un Onsen.
Mi guardai in giro e mi resi conto di essere completamente solo. Cos’è? Avevano tutti deciso di abbandonarmi lì? Allora in preda al panico feci prima che potevo per prepararmi e corsi fuori dalla stanza in cerca degli altri.
Trovai presto Karin mentre percorrevo il corridoio. “Ehi” le dissi attirando la sua attenzione.
“Oh ciao Ryu-san!” mi salutò gentilmente col suo solito sorriso stampato in faccia.
La raggiunsi col fiatone e cercai di riprendermi, “Hai visto i ragazzi? Non ho trovato nessuno in camera stamattina.”
“Eh? Ma come non ti hanno detto nulla pesca?”
Quale cazzo di pesca? “Ehm no..”
Karin parve pensierosa, “Strano.. dai vieni con me stavo andando dalle altre a fare colazione.” Com’è che ero stato scaricato senza che nessuno mi avesse detto nulla? Mi sentii profondamente tradito, ero furioso con Hara ma principalmente con Kyoja e Takeru, che gran amici avevo.
In compagnia di Karin mi ritrovai in camera di Maya e Yumi e iniziammo a fare colazione, poco dopo ci raggiunse anche Kioko che mezza stonata non rivolse la parola a nessuno. “Strano che non abbiano portato Ryu. E’ successo qualcosa?” domandò allora Yumi mettendo il dito nella piaga.
“Forse semplicemente volevamo lasciarlo dormire.”
Quella scusa non reggeva affatto e non riuscivo a vederla come una possibile spiegazione. Kioko si accorse del mio pessimo umore e mi rise in faccia. “Piantala!” le urlai contro.
“Scusami scusami! Mi fa troppo ridere la tua faccia. Tranquillo non ti hanno scaricato.”
Anche Maya iniziò a ridacchiare e si alzò afferrando il cellulare, “Ora chiamo Yuuto e gli chiedo di tornare” la vidi sparire dietro la porta che dava sul piccolo giardino giapponese.
Non vedevo l’ora che tornassero tutti per dirgliene quattro, mi sentivo seriamente ferito per ciò ma forse la mia reazione era troppo esagerata. In fondo io non ero un abile pescatore sarei stato comunque un peso, non dovevo prendermela per una cosa del genere. Eppure avrebbero almeno potuto dirmelo, sbottai dentro di me.
“Ok hanno detto che stanno per tornare!” tornò Maya sventolando il suo cellulare.
Ci fu servita proprio in quel momento una classica colazione giapponese, molto fresca e saporita. Iniziammo a mangiare senza aspettare gli altri, ma non passò molto dal nostro inizio quando si aprì la porta della stanza delle ragazze e sulla soglia apparvero tutti i ragazzi carichi di pesce.
Erano tutti bagnati, avevamo addirittura fatto un bagno mattutino e ridacchiavano felici della mattinata trascorsa insieme. “Non sapevo te la cavassi così bene Yuuto!” osservò Takeru.
“Mio padre mi portava spesso a pescare tutto qui. Almeno sapremo che mangiare stasera.”
E le cacchiere continuarono ignorando completamente le mie occhiatacce. Solo Kyoja parve accorgersene quando teneramente mi mostrò il pesce che era riuscito a prendere. “Tutto bene Ryucchan?”
“Non hai notato che io non c’ero con voi?” cercai di trattenere la rabbia.
“Si lo so, stavi dormendo per questo.” Mi sorrise beatamente e fu in quel momento che non ci vidi più.
“Potevate svegliarmi!!” scattai in piedi attirando l’attenzione di tutti.
In quel momento una mano mi fu poggiata sulla testa a mò di fai la cuccia. “Calmati Sega. Sono stato io a dire loro di non farti venire” intervenne allora Hara per spiegare la cosa, “non so se rammenti ma l’ultima volta che sei andato a pesca sei quasi affogato.”
Mi tornò immediatamente in mente di quella volta al lago, un ricordo che avevo ormai rimosso, era assurdo che si ricordasse una cosa del genere! Sprofondai dalla vergogna. Se quella volta era successo quell’incidente era sempre per colpa sua. Strinsi allora i pugni. “Infatti hai fatto bene Yuuto. Come l’avremmo ripescato a mare.” Precisò Tetsuo poggiando la canna.
“Potevamo usare una rete per pesci!” aggiunse poi ironico anche Tadase e tutti scoppiarono a ridere.
Com’è che si era arrivati a prendermi in giro. Che poca considerazione, cos’è mi credevano così stupido da rischiare di affogare nuovamente. “Dai lasciatelo in pace!” li fermò Kioko, ma continuavano a scherzare su quell’episodio così imbarazzante, così al limite della sopportazione corsi via dalla stanza lasciandomi alle spalle le loro risatine e loro prese in giro. Che amici del cazzo.
Corsi via di lì come un bambino idiota e mi pentii poco dopo della mia decisione. Mi fermai senza sapere dove stessi andando perché in fin dei conti non avevo previsto un luogo dove andare dopo la scelta di scappare via, così mi sentii perso, e improvvisamente solo.
Che fossi caduto in acqua rischiando di affogare per pescare era vero eppure perché prendeva quell’episodio così sul serio. Cos’è mi credeva un completo idiota? Piuttosto dovresti tu restare fuori da certe cose, le sue parole continuarono a tormentarmi. Cos’è pensavano davvero che non fossi capace di pensare a me?
Eppure ero stato io a proteggermi quella volta in cima all’edificio davanti a quei tipi che molestavano Mizumi. Si le stavo prendendo ma ci avevo provato a difendermi. Perché Hara era così convinto della mia debolezza, eppure ero anch’io un uomo, perché avevano tutti quell’idea di me. Ero davvero un “mezzasega” per loro.
“Chi è una mezzasega eh baby?” senza rendermene conto aveva parlato ad alta voce e non mi ero accorto della presenza di Boto. Rimasi spiazzato che si trovasse li, sull’ingresso del Onsen proprio in quel momento.
“Oh no.. ti prego non è proprio il momento sparisci!” esclamai furioso e già seccato della sua presenza.
Boto incrociò le braccia nel kimono bordeaux che ancora indossava. Era assurdo come avesse intonato il colore di quel vestito con la tinta dei suoi capelli, e ora che notavo bene aveva gli occhi di un lucente color verde che risplendeva sulla pelle scura che aveva. “Perché con me sei sempre cattivo? In fondo io non faccio nulla per meritare questo trattamento. Sei proprio crudele baby.”
“Smettila con questo baby!”
Boto rise sotto i baffi per la mia risposta manco avessi fatto quale battuta. “Allora i tuoi amichetti si sono ripresi dopo le botte di ieri?” Cambiò modo di fare e divenne più serio. Stranamente mi sembrò meno effeminato di quanto lo ricordassi, cos’è aveva anche una doppia personalità. “Sai mi aspettavo di trovarti in mezzo a quella mischia e invece non c’eravate né tu e né quel ragazzo. Cos’è scopavate da qualche parte?”
Divenni paonazzo per tanta esplicità. “C-che c-cazzo dici!”
“Che carino sei arrossito.” Osservò con un ghigno di soddisfazione. Fu allora che lasciò l’asta di legno sulla quale era poggiato con una spalla e mi venne incontro. “E’ un vero peccato che un ragazzo così bello sia impegnato.” Commentò.
“Ehi lascia in pace Hara!” esclamai furioso per il suo commento inopportuno.
Boto tuttavia scoppiò a ridere fragorosamente senza curarsi del chiasso che stava facendo, “Hara? E chi è. Ah tu indenti il tuo ragazzo. Ti sbagli io non mi riferivo a lui” e sollevò la mano sfiorandomi le labbra appena con un gesto mondo erotico, e bruciandomi con i suoi occhi verdi come la foresta più fitta del mondo. “Io parlavo di te dolce Ryu. Sei tu il ragazzo più bello che abbia mai visto.”
“Eh?”
Io bello? Quel Boto era pazzo o chissà che altro. Che fosse un tipo particolare l’avevo capito già quella sera stessa ma certo che ne sparava di cazzate quando voleva. “Permettimi di divorarti.” Sussurrò al mio orecchio avvicinando quanto bastò le sue labbra al mio lobo e quel quasi contatto mi fece scorrere un brivido lungo la schiena. Così senza pensarci mi scansai da lui indietreggiando spaventato e coprendomi l’orecchio.
Boto tale reazione la trovò assolutamente normale e continuò a sorridere compiaciuto. Ero agghiacciato che una persona del genere avesse potuto dire una cosa del genere e per giunta ad un altro ragazzo.
“Eccolo l’ho trovato!” gridò da lontano Takeru.
E dal nulla apparvero sia lui che Hara. Proprio le ultime persone che avrei voluto vedere li, infatti immediatamente Takeru cercò di fermare Hara che si era reso conto della presenza di Boto, ma era troppo tardi. Hara sgranò gli occhi nel vedere quel ragazzo, lo stesso di quella sera che tanto l’aveva fatto imbestialire.
Boto invece non si scompose minimamente, era serio e spavaldo, convinto di se. Gettò appena un occhiata nella loro direzione e poi riportò su di me la sua attenzione. “Allora ci vediamo dopo Ryucchan.” Scandì bene quel nomignolo che improvvisamente volle usare e sparì dietro l’angolo.
Non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto che Hara aveva iniziato a tremare di rabbia. Takeru però se ne accorse e gli mise una mano sulla spalla invitandolo a calmarsi ma Hara Yuuto era furioso. Mi si parò davanti imponente, spaventoso e mi afferrò bruscamente per la maglia trascinandomi fuori dal Onsen. Lo intimai più volte di lasciarmi andare, ma la sua presa era troppo forte.
Dietro di noi c’era Takeru che ci correva dietro preoccupato. “Yuuto non prendertela con lui!” gridava continuamente poi Hara si fermò e spaventoso lo fissò.
“Sparisci prima che ammazzi pure te!” tuonò e Takeru non ebbe più il coraggio di seguirci.
Mi trascinò nella boscaglia che c’era tutto intorno al Onsen lontano da strade principali e da occhi indiscreti. Si accertò che non ci fosse nessuno e mi lasciò andare dandomi uno spintone. “Quindi Sega? E meno male che ieri notte ti ho detto quella cosa. L’hai presa alla lettera devo dire.”
“Non prendertela con me! Non sono io che cerco certe situazioni.”
Ridacchiò torvo “Ah no? Cos’è essere gay prevede anche di provarci con ogni ragazzo che abbia un cazzo tra le gambe, eh? Dimmi. Com’è che intorno a te girano sempre ragazzi di quel tipo.”
Cosa? Non mi aveva mai detto una cosa del genere e mi sentii anche ferito. “Spero tu stia scherzando.. come puoi pensare una cosa del genere!!” gridai ferito trattenendo le lacrime.
“Se non è così allora spiegami perché quel cazzone ti ha chiamato Ryucchan. Da quand’è che sa il tuo nome.” Quella dannata Kioko aveva sbandierato ovunque il mio nome, non ebbi però il tempo di dirlo. “Sono stanco di dover marcare il territorio per non far avvicinare nessuno!!” digrignò i denti mordendosi ferocemente il labbro inferiore e scagliò un pugno contro un albero lì vicino. Si ferì alla mano. Non l’avevo mai visto così furioso, che gli prendeva.
“Hara..”
“Sta zitto! Maledico il giorno in cui ti ho conosciuto, per colpa tua sto passando l’inferno!” Aveva l’espressione di chi aveva totalmente perso il controllo. La persona che riusciva sempre a dosare la propria personalità era svanita, davanti a me c’era un nuovo Hara, era la prima volta che mi mostrava quel lato di se.
Avrei dovuto avere paura eppure non ne avevo. Mi avvicinai giusto un pò per sfiorargli la mano dalla quale stava colando del sangue, la sollevai appena per controllare il danno e notai che il taglio era piccolo per fortuna. Hara in tutto ciò mi lasciò fare osservandomi severo. “Per me non esiste nessun altro.” Dissi alla fine. Pronunciai quelle semplici parole guardandolo dritto negli occhi. Incontrai i suoi occhi sorpresi, che immediatamente si allontanarono da me fissando altrove.
“Vattene..”
Poggiai la fronte contro la sua spalla. Mi lasciai andare all’aroma del suo profumo, “Non vado da nessuna parte. Te l’ho detto già tante volte, io ti amo.”
A tali parole il tremore di Hara improvvisamente svanì, lasciando posto a una strana calma. Hara non scappò via da me, e non mi cacciò via. Rimanemmo così per un pò, fissai a lungo l’erbaccia a terra mentre con la fronte mi tenevo connesso a lui per percepire tutto ciò che provava. “Sto perdendo la testa per colpa tua Sega, dovrei sul serio sbarazzarmi di te.” Le sue parole stavolta furono pronunciate più dolcemente.
“Io però tornerei sempre lo sai.”
“Lo so.” Sollevai allora il capo e incontrai i suoi occhi in un espressione più calma, mansueta e i suoi occhi divennero di nuovo di quel dolce color ambra che tanto amavo. La brezza che soffiava gli scompigliò i capelli facendolo diventare ancora più bello. Quel Boto si sbagliava, era Hara ad essere il più bello, proprio per le mille sfumature del suo essere e per il suo assurdo modo di dimostrare un sentimento che ancora non capiva a pieno. Era adorabile, era l’Hara che io avevo scelto e che non avrei lasciato a nessuno. “Perché non mi hai detto di quell’idiota.”
“Non volevo causarti altri problemi dopo la faccenda di Mizumi, tutto qui.”
“Idiota.” Mi afferrò una guancia tirandola con forza facendomi addirittura male, ma lasciò andare la presa immediatamente e il tutto finì col essere uno scherzo. “Ti ha fatto qualcosa?”
“No perché avrebbe dovuto.” Le sue attenzioni era la cosa più bella. Era in quel momento che percepivo anche quel poco di affetto nei miei confronti, anche se farlo stare male mi distruggeva dentro. “Fidati di me Hara, non sono così sprovveduto come credi.” L’osservai serio nel dire ciò.
Hara non aggiunse altro e con le dita mi sollevò appena il mento per poi afferrarlo e mi stampò un bacio lungo e sensuale prendendo possesso della mia bocca. Era così bello baciarlo, sentire il suo sapore, sentirlo mio, in un momento che volevo potesse durare in eterno ma che durò solo un istante. “Torniamo a quell’idiota di Takeru prima che chiami la polizia.”
Ridacchiai per la sua battuta e lo seguii senza dire altro.
Takeru da lontano ci vide tornare e fece un sospiro di sollievo. Controllò attentamente che non fossi stato menato o cose del genere, e non lo fece neppure discretamente. “Stai bene Ryu?”
“Si perché non dovrei stare bene?” gli sorrisi.
Avrei dovuto dare ascolto alle parole di Takeru dal primo momento e dire tutto riguardo Boto ad Hara. Ero tuttavia contento che si fosse tutto sistemato, anche se non avevo affatto accennato alle parole pronunciate dal quel ragazzo. Stavo di nuovo facendo lo stesso sbaglio.
Dal quel momento però il resto della vacanza divenne serena e non ci furono più altre discussioni tra tutti noi. L’ambiente tornò sereno e trascorremmo il restante dei giorni divertendoci facendo un sacco di cose, per esempio organizzammo un falò sulla spiaggia di notte e andammo tutti insieme alle terme la sera dopo. Tutte cose piacevoli e lo stesso Hara era tornato di buon umore.

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


CAPITOLO 41

In questi tre giorni non ebbi più modo di incontrare Boto in giro per l’Onsen, pensai dunque che fosse ripartito e potei riprendere fiato. L’agitazione che avevo provato per giorni svanì di colpo, insieme a tutti gli altri pensieri brutti che mi avevano tenuto sveglio la notte. Mi lasciai tutto alle spalle e vissi quegli ultimi giorni meglio che potevo racimolando ricordi.
Si arrivò dunque all’ultimo giorno di quella vacanza che ci eravamo concessi, e nessuno di noi era felice di tornare a casa. Ormai eravamo un gruppo affiatato, tutti andavano d’accordo e il pensiero di separarsi non piaceva a nessuno così si pensò di fare una cosa speciale quella sera stessa visto che era l’ultima.
“Una passeggiata di notte?” domandò per chiarimenti Hara.
“Si si, ieri due pescatori mi hanno detto che questa passeggiata è elettrizzante!” chiarì Kioko mostrandoci un mappa sulla quale aveva segnato un percorso parecchio lungo.
“Non datele ascolto!” precisò allora Tetsuo, “Quei pescatori hanno parlato di una strada maledetta che nessuno dovrebbe percorrere, visto che ci sono morte due o tre persone.”
I presenti fissarono esterrefatti Kioko che ricambiò le occhiate ridacchiando. “Andiamo ragazzi! Sarà divertente, e poi mica credete a certe cose.”
“Non so te Kioko-san ma io vorrei almeno arrivare ai 20 anni” si inserì nella conversazione anche Kyoja chiaramente spaventato dal commento di Tetsuo.
“Oh andiamo ma che signorine che siete!” Karin ridacchiò nel sentire le parole dell’amica e continuò a preparare il tè per tutti.
Era tardo pomeriggio e eravamo tutti nella stanza delle ragazze aspettando la cena, eravamo li già da un ora pensando a cosa organizzare. “Ogni volta che tu organizzi qualcosa finisce male.” Intervenne anche Hara precisando la cosa.
“Oh andiamo! Vi siete sempre divertiti e poi ho già fatto le divisioni!” Un punto interrogativo comparve sulla faccia di tutti. “Si insomma, ho fatto dei biglietti e ognuno di noi pescherà il proprio compagno di passeggiata.”
“Di morte vuoi dire” precisò Takeru suscitando una risata generale.
Kioko afferrò una sacca da mare nella quale aveva riposto questi famosi biglietti e si avvicinò a Kyoja invitandolo a pescare per primo. Il ragazzo titubante si guardò prima intorno e prendendo coraggio portò la mano nel sacchetto pescando un biglietto. “Allora che ti è uscito?”
Kyoja aprì il foglietto piegato e ne lesse il nome facendo una faccia triste: “Tadase-san.”
“Perfetto! Voi prenderete il percorso A!”
Hara inarcò un sopracciglio e buttò un occhio sulla mappa che stringeva tra le mani Kioko, “Mi spieghi adesso questa storia del percorso A?”
“Oh beh ho trovato percorsi diversi per ogni coppia in modo che l’esperienza sia unica per ognuno e poi tutti portano alla stessa meta dove chi arriverà prima troverà un premio ovviamente!”
“Ne hai avuto di tempo per pensare a 'sta roba, cazzo Tetsuo ma non te la fai la notte?” La domanda pungente di Hara non fece affatto ridere Tetsuo.
“Ok adesso pesca tu” e la ragazza si rivolse a Takeru. Il ragazzo, per nulla convinto della cosa, imitò Kyoja e pescò il suo bigliettino aprendolo. “Allora?”
“Karin.” Parve particolarmente contento della cosa l’idiota.
La ragazza nel sentire il suo nome e nel vedere chi sarebbe stato il suo compagno di “passeggiata” divenne paonazza, ma non ebbe nulla da ridire. Anzi ne parve quasi contenta. “Perfetto ora tocca a Maya!”
Maya pescò e ne lesse il contenuto: “Tetsuo” Era incredibile ma vero, l’omaccione era capitato con un altra ragazza ma la cosa non destò sgomento in Kioko, che parve assolutamente normale.
Tetsuo da parte sua parve adirato per quella cosa e propenso a dire no ma non lo fece “Ok ora tocca a te Ryu” e sventolò davanti a me il sacchetto.
“S-sai Kioko non credo di non voler partecipare a questa cosa..” mi fulminò con lo sguardo e non ebbi altra scelta che pescare. Pensai velocemente a chi era rimasto libero, chi sarebbe potuto dunque essere il mio compagno: Yumi, Kioko, Hara, l’amico di Tetsuo o una delle due amiche di Kioko. Pescai lentamente e quando aprii il bigliettino per leggerne il contenuto rimasi di sasso. “Quindi?” mi sollecitò.
“Sei tu..”
La ragazza sussultò dalla felicità e mi abbracciò con impeto. Guardai ancora una volta quel bigliettino e mi maledissi per la grande sfiga che avevo avuto. Senza rendermene neppure conto Kioko era passata oltre, andando dritta da Hara. Questo infilò la mano nel sacchetto ed estrasse il bigliettino e con tutta calma lesse il nome del suo accompagnatore: “Meiko”. Ed eccolo il gran colpo di grazie, era capitato proprio con una delle amiche di Kioko e la ragazza in questione parve molto soddisfatta della cosa, per non dire felicissima.
In quelle ore che precedettero la passeggiata Kioko ultimò i preparativi e nel frattempo ebbe anche una pesante discussione con Tetsuo, non contento del sorteggio e che la propria ragazza fosse capitata proprio con me. Non sapeva in realtà che li in mezzo ero il più innocuo di tutti.
In tutta risposta Kioko si era arrabbiata molto mandandolo al diavolo, e da quel momento non si erano più rivolti la parola. Altro che bella serata, a parere mio quella passeggiata avrebbe rotto parecchi equilibri. Per esempio Yumi era capitata con l’amico di Tetsuo rendendo molto gelosa Maya, che se ne stava col broncio ormai da un oretta circa.
L’unico che invece parve assolutamente tranquillo era proprio Hara che non si dispiaceva affatto della propria compagna, anzi, ci stava addirittura parlando più di quanto avesse fatto in quei quattro giorni. Tirò fuori una cordialità che non aveva mai dimostrato verso nessun altro
“Vuoi fulminarlo con lo sguardo?” domandò sarcastico Takeru sedendosi accanto a me.
“Non ci posso credere che farò la passeggiata con Kioko.. non proprio l’ultima sera!” esclamai disperato per la cosa. E da quanto ne sapevamo i cambi non erano permessi, ordini sempre della regina che aveva imposto la cosa.
“A me è andata proprio di culo. Karin è super contenta di stare in coppia con me e io con lei.” Ammise Takeru vantandosi della sua sfacciata fortuna.
Gli lanciai un occhiataccia e lo costrinsi a sparire di li. Restai così da solo, appoggiato contro la parete di quella minuscola stanza dove attendevamo tutti l’ora x per cominciare questo gioco idiota. Perché infondo quello era, un altra trovata idiota di Kioko, tuttavia l’unica domanda che mi ponevo era dove volesse arrivare con quell’idea visto che aveva sfasciato tutte le coppie.
 
 
Un ora e mezza dopo ci avviammo verso il punto di partenza. Ci addentrammo con torce, e zainetti carichi del necessario lungo un percorso angusto che si snodava sempre di più nella fitta foresta che circondava l’Onsen. In quel breve tragitto, tutte le ragazze ad eccezione fatta forse per Yumi, ebbero paura per ogni singolo rumore della boscaglia. Partirono diverse urla da donnette, e cominciai a trovare ancora più irritante quella passeggiata.
Senza accorgermene, mentre camminavo, mi affiancai ad Hara e i nostri occhi ci incrociarono per un breve istante poi immediatamente fissai altrove, trovandomi molto a disagio. “Hara-san!” all’improvviso quella Meiko si avvinghiò come una piovra al suo braccio stringendolo forte. Petto contro i muscoli di Hara, e la cosa mi diede molto fastidio.
“Che c’è?”
“Ho sentito un rumore sinistro da quella parte!” squittì la ragazza. Che bugiarda, pensai. Non aveva sentito assolutamente nulla. Era solo la sua stupida trovava per stringersi a lui, una cosa tipica delle ragazze in certe situazioni.
“Io non ho sentito nulla in verità.” Osservai intromettendomi in quel quadretto, “E se pure ci fosse stato un rumore penso sia qualche gufetto, o pipistrello. Sai, siamo in bosco è normale che ci siamo rumori sparsi in giro.” Aggiunsi acidamente. Avevo usato un tono per nulla gentile e nel momento stesso in cui me ne resi conto cambiai totalmente espressione, e mi allontanai seduta stante da quei due lasciandoli soli senza neppure guardare le loro facce.
La gelosia aveva preso possesso di me, ed era la prima volta che esternavo una cosa del genere così apertamente. Di solito avevo sempre tenuto tutto dentro, ma qualcosa in me stava cambiando, mi sentivo in parte stanco di essere l’unico a sentirsi così di schifo. Se quello era l’amore, allora era davvero orribile. “Stai bene Ryu?” la domanda improvvisa di Kioko, mista alla sua dolcissima carezza mi risollevarono e riuscii ad abbozzare un sorriso molto amaro.
“Si, sto bene.”
“So come ti senti, so con chi saresti voluto capitare e mi dispiace che le cose siano andate in questo modo” si scusò la ragazza. E nei suoi occhi lessi una strana tristezza, e alla vista di ciò mi dispiacque così tanto che non ebbi più il coraggio di essere triste così in maniera più spontanea le sorrisi avvicinandomi abbastanza per guardare la mappa che aveva in mano.
Lei si stupì molto del mio cambio di umore, “Allora, da dove partiremo?”
“Da lì” e indicò con l’indice un punto davanti a noi dove aveva posizionato una piccola bandiera rossa che nel buio parve addirittura nera. Kioko le si avvicinò e la estrasse attirando l’attenzione di tutti, i quali si avvicinarono incuriositi ma anche già stanchi. “Molto bene, questo è il punto di partenza di tutti, ognuno di voi avrà una mappa e una bussola per orientarsi ma posso assicurarvi che il percorso è molto semplice, e lo è per ogni coppia.”
“Me lo auguro” commentò Takeru vicino a Karin, la quale ridacchiò.
“Qui i cellulari potrebbero non prendere bene quindi nei vostri zaini avrete delle radioline a pile che coprono un raggio di 25 km, ma non ci allontaneremo così tanto.”
Sentire certe precauzioni mi mise ansia. “Più che passeggiata sembra una prova di sopravvivenza..” osservò Kyoja spaventato a morte. Nel sentire il suo commento tutti risero, compreso io che pensavo esattamente la stessa cosa.
Fummo fulminati da un occhiataccia di Kioko che si era già stancata di essere sempre interrotta. “Come stavo dicendo: nello zaino avrete anche un piccolo kit medico per tagli o sbucciature di qualsiasi tipo insieme ad una torcia, e una borraccia d’acqua. Il percorso durerà massimo un ora, ma ciò dipende sempre da quanto sarete lenti a seguire la mappa.” Le ultime parole furono pronunciate con tono molto acido, e poi terminò dicendo: “Beh, buon divertimento!” e sorrise.
Non si sapeva cosa facesse più paura, se il luogo o il fatto stesso che Kioko avesse organizzato una sorta di gioco alla Saw l’enigmista. Nonostante ciò ci preparammo per partire, i primi furono Tetsuo e Maya e subito dopo Hara con quella Meiko che non si scollava di dosso. Vederli sparire nel buio della foresta fu come un coltello piantato nel cuore ma conoscendo almeno un pò il carattere di Hara potevo stare certo che non avrebbe mai alzato un dito su di lei, non era proprio il suo tipo. Poi però mi fermai a pensare, perché ha un tipo?
Poco dopo partirono anche Tadase e Kyoja, da un altro lato Takeru e Karin, poi Yumi con l’amico di Tetsuo e restammo da soli io e Kioko. Quest’ultima mi fissò, diede un occhiata all’orologio da polso che aveva e mi fissò con aria di sfida, “Sei pronto?”
“Se dicessi di no servirebbe a qualcosa?”
Lei rise, “No ma è bello che tu sia sincero. Comunque vieni andiamo.” E ci addentrammo anche noi nella boscaglia più fitta e buia di quella regione. Mi pentii immediatamente di aver partecipato ad una cosa del genere. Era tutto buio, umido e faceva un caldo tremendo. Talmente tanto che la stessa Kioko parve subito in difficoltà tanto da doversi fermare ogni tanto e bere.
Vedendo la sua sofferenza le lasciai l’intera borraccia evitando di bere anche se anch’io iniziavo ad avere la gola secca. “Stai bene?” le domandai andandole vicino. Kioko nel frattempo si era appoggiata con la schiena contro un albero per riprendere fiato.
“Sisi sto bene, solo non credevo che questo percorso fosse così in salita.” Sorrise mentre respirava affaticata. Mi chiedevo però come se la stessero cavando tutti gli altri.
“Secondo me dovremmo lasciar perdere, fa troppo caldo per continuare e abbiamo tutti una sola borraccia d’acqua nello zaino.” Spiegai preoccupato che qualcuno potesse sentirsi male.
“Tranquillo, non è lontano il punto di arrivo.”
Nonostante ciò continuavo a sentirmi inquieto, come se qualcosa dovesse avvenire da un momento all’altro. Diverse volte fui tentato dal prendere la radiolina e sintonizzarmi sul canale di Hara e Meiko per sapere come stesse, ma non lo feci. Cercai di resistere con tutto me stesso a quell’impulso, a quella preoccupazione che ormai invadeva ogni parte del mio corpo.
Trascorsero altri venti minuti e del punto di arrivo ancora nessuna traccia. Cominciavo anch’io ad accusare la stanchezza, ma sopratutto il caldo tremendo che faceva mancare l’aria. C’era troppo umidità, i vestiti si incollavano addosso e più si beveva più si aveva sete. “Maledizione..” borbottai mentre cominciavo a trascinarmi a fatica.
Diedi una rapida occhiata alle mie spalle e trovai una Kioko che a stento riusciva a camminare, così decisi di fermarmi anch’io e di tornare sui miei passi per darle una mano. Quando lei mi vide tornare cercò di sembrare in forma, ma non ingannava più nessuno e quel finto sorriso che cercava di propinarmi svanì vedendo la mia espressione provata e seria.
Le afferrai un braccio facendolo girare intorno al mio collo, le cinsi il fianco e cominciammo a camminare caricandomi anche di lei. “Ryu non devi.”
“Se la prossima volta organizzi ancora cose del genere giuro che ti uccido.” Le sorrisi.
La ragazza s’incupì di colpo. “Spero tanto che agli altri sia andata meglio.”
“Sono certo di si.” Fu in quel momento che qualcosa strisciò sul mio piede facendomi sussultare, invece Kioko gridò spaventata. Immediatamente rivolsi la mia attenzione a lei pensando che si fosse fatta male a causa del mio balzo. “Stai bene?”
“S-si, che schifo. Ho visto scappare un topo.”
Tornai a respirare, “E’ normale che ci siano topi qui.”
Mi chiedevo come stesse Hara, cosa stesse facendo e al pensiero di saperlo con quella ragazza cominciò a crescere in me una strana ansia. “Stai pensando a Yuuto vero?” la sua domanda mi spiazzò un pò. Possibile che fosse così facile leggere ciò che provavo?  La fissai imbarazzato per l’ovvietà della cosa e annuii. “Siete molto belli insieme, Ryu. Devo proprio ammetterlo.”
Un sorriso amaro comparve sul mio viso, “Belli eh? Vorrei pensarla anch’io così, eppure dopo quasi un anno non sono ancora capace di fargli ricambiare i miei sentimenti. Non gli è interessato neppure che fossimo in coppie diverse.” Strinsi i pugni nel dirlo.
“Ryu..” con la sua mano gentile mi toccò una spalla, “non devi abbatterti per queste cose. Yuuto è cambiato, forse tu non te ne rendi manco conto ma sono convinta che lui, a modo suo tenga molto a te anche se tu non riesci a vederlo.”
Era davvero così? Ero cieco fino a quel punto? Mi morsi la lingua al pensiero che forse stavo andando oltre e trasformando i miei sentimenti per lui in una vera ossessione. Dovevo dargli spazio e tempo, non sapeva amare e non potevo chiedergli improvvisamente di farlo. Dovevo rispettarlo e magari un giorno le cose sarebbero andate meglio.
“Grazie Kioko.” Le sorrisi.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


CAPITOLO 42

Quante volte ancora Kioko avrebbe avuto idee stupide?
Se fosse stato per me avrei detto di no anche a quello stupido viaggio e invece no, ero intrappolato in una sorta di incubo tra le idee malsane di quella ragazza e le idiozia di Sega. Pensare a quel ragazzo mi faceva rabbia, così tanta che certe volte mi ero persino trattenuto dal picchiarlo.
Mi ero trattenuto, chissà perché. Solo per la sua insolenza avrebbe meritato un pugno eppure mantenevo una strana calma, un controllo che spesso non mi spiegavo e lo lasciavo fare. Troppa libertà. Non concedevo a nessuno di starmi tanto vicino eppure con quel ragazzo era diverso, gli avevo permesso di alzare la voce, di entrare in casa mia e nel mio letto. Se ci pensavo bene però non avevo concesso nulla, ero stato stesso io a farlo mio perché lo avevo voluto e non mi spiegavo il perché.
“Hara-san?” la voce di quella ragazza cominciava a farmi venire il mal di testa. La fissai serio, ero già stanco di girare con lei per quella umida boscaglia. E se ciò avveniva era sempre per colpa di Kioko che non sapeva mai farsi gli affari suoi. “Aaaaaah! Cos’è stato?!” ed eccola che si riappiccicava addosso come una cozza alla scoglio. Irritante.
“Era solo qualche animale notturno.”
“A-animale?”
Stupida oca. Odiavo ragazze di quel tipo, com’è che vi ero capitato insieme. In quel momento rimpiangevo persino la compagnia logorroica di Sega. Almeno non si sarebbe messo ad un urlare in continuazione come una gallina. “Si, un animaletto. Non devi avere paura.”
Strinse ancora di più la sua presa al mio braccio affondando le sue unghie nelle mie carni. La guardai di sfuggita, non era brutta magari per una scopata me la sarei anche fatta ma c’era qualcosa che non mi attraeva più. Era insipida, priva di qualcosa che stuzzicasse il mio appetito sessuale. Era strano, un tempo ero diverso, più superficiale in certe cose e quante volte avevo dormito con qualcuna solo per il gusto di soddisfare un bisogno fisico. Avevo qualcosa che non andava.
“Hara-san possiamo fermarci un pò? Mi fanno male i piedi.”
Era già la quinta volta che chiedeva di fermarsi, e la accontentai ancora una volta a malincuore. La osservai mentre si sedeva su una piccola sporgenza rocciosa che sbucava dal terreno. “Hai sete?”
“Si.” Le offrii dell’acqua. Per quanto fosse snervante non potevo certo farla morire, così molto pacatamente fingevo di essere gentile, tanto quella tortura sarebbe presto finita.
Restammo li quanto? Venti minuti buoni sicuro. E più guardavo la mappa più mi chiedevo dove diamine fosse la fine di quel percorso di merda. “Mi dispiace di dare tutto questo fastidio.” Disse con la faccia di un cucciolo di foca. La guardai senza emozione.
“Se ti senti meglio riprendiamo.”
Lei annuì e si alzò per riprendere la marcia. Faceva tremendamente caldo quella sera, forse il tasso di umidità era più alto del solito e ogni passo era un agonia. Una volta usciti di li avrei ammazzato Kioko, alla prossima idea stupida l’avrei mandata al diavolo, così anche Sega se si fosse messo in mezzo per un altro viaggio del genere.
Non mi ero affatto rilassato in quei giorni. Il pensiero di Mizumi, quel bastardo gay di Boto erano stati il mio chiodo fisso, senza contare lo snervante comportamento di Takeru. Sempre presente per dare fastidio nei momenti meno opportuni.
“Ehmm Hara-san.. spero davvero che tu non ti stia annoiando di stare con me” cominciò a dire all’improvviso. Perché le ragazze devono sempre avere certi momenti. “So bene che avresti preferito qualche tuo amico piuttosto che una sconosciuta.”
Non potevo darle più che ragione. “Fa lo stesso. Non sei così male.”
La ragazza, di cui mi sfuggiva anche il nome, parve illuminarsi e un lieve rossore comparve sulle sue guance insieme ad un sorriso da ebete. Cavolo. Dovevo essere più duro. “Sai, mi sei sempre stato simpatico ma non ho mai trovato l’occasione per parlarti.”
E grazie al cielo! “Beh, ora siamo sperduti in un bosco, più occasione di questa.”
Lei ridacchiò coprendosi le labbra con la mano e mi fissò, “Già, che occasione..”
Ed ecco che la storia si ripeteva. Era tutto così noioso, tanto che mi venne da sospirare. Mi domandai come stesse andando quella passeggiata agli altri, sicuramente meglio della mia.
Ero stato l’unico ad avere sfiga col compagno, ma come avrei potuto immaginare che sarebbe finita in quel modo. “Hara-san, perdonami se sono troppo inopportuna..” ricominciò senza guardarmi negli occhi e camminandomi accanto, “ma stai uscendo con qualcuna?” ed eccola la domanda! Non risposi subito, ci pensai a cosa dire poi stranamente un immagine affiorò nella mia mente ed era Sega, perché quando si parlava di certe cose mi veniva sempre in mente lui? Corrucciai la fronte a tale domanda, e la mia espressione spaventò un pò la ragazza. “Mi dispiace!” esclamò.
“No, non sto vedendo nessuna.”
E Sega che cosa era?
“Ah.. capisco.” Sorrise quasi soddisfatta della cosa.
Nel dirlo mi parve di aver fatto qualcosa di sbagliato ma non verso me stesso. Il che era strano perché non mi era mai importato dei sentimenti altrui, invece da un pò di tempo cominciavo a preoccuparti di troppe cose e la cosa mi irritava. Avevo dato di matto per la faccenda di quel Boto, senza neppure una spiegazione logica, e avevo detto certe cose imbarazzanti proprio davanti a Sega. Perché.
“Ryu non mi sei indifferente come credi.” Così avevo detto quella volta. Ogni volta che me lo trovavo tra i piedi dicevo cose strane, o facevo qualcosa che non avrei mai minimamente pensato di fare.
Compariva sempre la sua espressione nella mia mente, quando sorrideva, quando era infuriato, quando invece era triste o quando godeva sotto di me. Per quanto io volessi negarlo a me stesso, ero stato il colpevole di quell’assurdo amore che provava per me. Avevo fomentato qualcosa che non riuscivo a ricambiare. Strinsi i pugni a tal pensiero.
“Tutto bene Hara-san?” domandò la tipa fermandosi davanti a me.
Non mi ero neppure reso conto di essermi fermato all’improvviso. “Si.”
“Forse dovresti sederti un pò, hai l’aria così stanca.”
E con le dita sfiorò la mia fronte spostandomi i capelli. Tuttavia quel tocco sensuale non ebbe nessuna reazione su di me. Digrignai i denti e le afferrai la mano allontanandola da me.
“Non toccarmi.”
Lei ritrasse la mano spaventata per il mio tono autoritario, “S-scusami tanto!”
“Non mi piaci quindi smettila di provarci.” Sgranò gli occhi sorpresa che glielo avessi detto così apertamente e in maniera così cattiva. Non le concessi più alcuna gentilezza, ero al limite. Lei parve dispiacersi e si incupì senza dire nulla. “Ora vieni, finiamo questa merda di passeggiata.”
E mi seguì in silenzio.

*******

L’arrivo, finalmente. Parve un dolcissimo miraggio e mi venne da sorridere.
Ero stanco e sudato, ma nonostante tutto quella era stata una bella sfida seppure strana. Diedi un occhiata alle mie spalle e vidi Kioko districarsi tra gli ultimi cespugli prima di raggiungermi. “A quanto pare siamo i primi”, fece notare soddisfatta.
Corsi dritto verso la bandiera rossa che era stata piantata nel terreno per contrassegnare il luogo. La estrassi, e mi sentii molto fiero di me stesso per essere riuscito a resistere, seppure quella non fosse una gara. “Aspettiamo gli altri?”  domandai.
Lei scosse la testa e con la mano mi indicò qualcosa, “Segui quel sentiero Ryu, vedi ho messo dei nastri rossi così non ti perderai.”
Non capii cosa stesse dicendo, non era ancora finita? “E tu non vieni?”
Kioko mi sorrise, chiaramente stanca per il tragitto duro. “Io aspetterò qui Tetsuo, tu va’ per me.”
Inizialmente pensai di non proseguire affatto ma da lontano notammo delle luci e subito collegai che stavano arrivando gli altri così Kioko mi spronò ad andare e di fare presto. Incitato corsi via seguendo quel piccolo sentiero contrassegnato di rosso, più buio di quanto non fosse quello precedente e completamente solo mi addentrai sempre di più nel bosco. Mi domandavo tuttavia che diavoleria si fosse inventata per terminare così quella cazzata.
Corsi più in fretta che potevo e ormai neppure più la stanchezza sentivo, anche perché dietro di me sentivo che qualcun altro mi stava raggiungendo. Quindi era una gara o cosa?
Il sentiero cominciò a scendere, divenne una discesa che si aprì improvvisamente su una piccola spiaggia incastonata tra enormi scogli dove le onde vi urtavano violentemente. Ne rimasi affascinato, ma non persi altro tempo e continuai a seguire dei segni rossi che continuavano a snodarsi lungo la sabbia proseguendo ancora per un pò.
Certo che ne aveva avuto di tempo libero. Dovevo dare atto ad Hara e riconoscere che forse Tetsuo non se la faceva abbastanza per escogitare tutto ciò.
Camminai ancora un pò e finalmente arrivai alla fine di quella maratona, ma non vi era nulla. Ero sul bagnasciuga da solo, e i segnali rossi erano finiti. Vi trovai adagiato a terra un filo rosso lasciato così sulla sabbia che veniva mosso dal vento. Lo raccolsi non capendo che cosa vi dovessi fare. E ora?
Che bella trovata. Che presa in giro e sorrisi per quel giochetto. Di cosa mi meravigliavo, Kioko era fatta così, amava fare scherzi. Strinsi nella mano quel piccolo spago e feci per tornarmene indietro tuttavia quando mi andai a voltare rimasi profondamente sorpreso di trovarmi alle spalle proprio Hara, affannato e con i capelli mossi dal vento. Bello come sempre.
“Hara..” dissi con un filo di voce.
“Accidenti Sega, sei stato più veloce di me” disse col fiatone e spostandosi i capelli dalla fronte con una mano. Ogni sua gesto era così sexy da farmi diventare di fuoco.
Era da circa tre ore che non lo vedevo, eppure bastava la sua semplice apparizione per mettere sottosopra il mio cuore, e ogni mio pensiero diventava improvvisamente confuso. Ero proprio un idiota.
“Non c’era nulla, a parte questo” gli mostrai il cordoncino rosso che tenevo nella mano. Glielo portai vicino per mostrarglielo più nitidamente e ne rimase confuso quanto me.
“Giuro che l’ammazzo!” esclamò irritato, “Mi ha detto di correre da solo fin qui perché c’era un premio alla fine e che dovevo fare presto.. quella cretina.” Spiegò brevemente. Tuttavia non ascoltai nulla, lo fissavo stranito, preoccupato che avesse trascorso così tanto tempo con quella Meiko. Era sempre lui eppure non riuscito a togliermi dalla testa che magari potesse trovare qualcuno che gli facesse provare amore, e che riuscisse dove io avevo fallito. “Sega? Perché piangi?”
Stavo piangendo? Mi toccai le guance e notai che queste erano umide. Com’è che avevo iniziato a frignare come un bambino. Non davanti a lui!, gridavo contro me stesso eppure non riuscivo a smettere, ero stato così in pena che quella lacrime furono una liberazione.
“S-scusaami..” bofonchiai tra una lacrima e l’altra.
Hara sospirò, “Prima quella li e adesso tu, ma che avete tutti.. smettila.” disse venendomi incontro, con un gesto molto rapido strofinò l’indice sulla mia mia guancia asciugandomi una lacrima. Quel gesto mi lasciò interdetto, non aveva mai fatto una cosa del genere. Lo fissai fisso. “Sei uno stupido, Sega.” Disse con un tono tanto dolce quanto caldo, e una smorfia simile a un sorriso comparve sul suo viso.
La razionalità allora mi lasciò e mi lasciai completamente andare, mi lanciai contro di lui stringendolo, fregandomene altamente che volesse o meno. Ormai non mi importava più, non dovevo più pensarci troppo e gettarmi tanto alla fine lui avrà sempre da ridire su tutto.
“Mi dispiace.” Riuscii a dire staccandomi da quel contatto che faceva così male.
I film o i libri insegnavano che perseverare portava a qualcosa, e che tutte le storie d’amore avevano un lieto fine. Nonostante questi pessimi insegnamenti mi rendevo sempre più conto che a continuare così avrei vissuto per sempre un amore a senso unico. Hara voleva provarci ma quanto avrei dovuto aspettare per essere felice completamente.
Indietreggiai e non volendo lasciai cadere il filo rosso. “Beh torniamo indietro, che dici?” proposi abbozzando un sorriso quanto meno finto. Ormai non aveva più senso lamentarmi di qualcosa che non poteva darmi, era inutile piangere perché lui di promesse non ne aveva fatte. Quelle lacrime erano tutte per me stesso, provavo pena per il mio tipo amore. Eravamo quanti sulla faccia della terra? 8 miliardi. Eppure io avevo scelto l’unica persona che non potevo avere completamente.
“Che succede?” Hara però non ascoltò affatto la mia proposta e con gesto inaspettato afferrò il mio polso, quasi a non volere che mi allontanassi. Lo faceva spesso. Erano state tante le volte in cui si era comportato così dicendo di non riuscire a lasciarmi andare, ma ciò non mi bastava più.
Non potevo più soffrire ogni volta che una bella ragazza gli ronzava attorno, non potevo più starmene con la preoccupazione che ogni mio comportamento fosse sbagliato.
“Niente. Sono solo stanco.”
“Ah si? E una persona stanca prende e piange?”
Lo fissai serio, “Può essere. Ora ti prego torniamo indietro, voglio farmi una doccia.” Ma la sua presa non cessò, anzi la strinse ancora di più.
Lo guardai attentamente in quelle iridi color tramonto, mentre la sua espressione era seria quanto la mia. Era stanco quanto lo ero io, e in quel silenzio si percepivano così tante cose non dette. Troppe. Io avrei voluto gridare - Stai solo con me! Con nessun altro - volevo che fosse solo mio.
Da parte sua non riuscivo proprio ad immaginare che parole gli potessero uscire di bocca. Schiuse giusto un pò le labbra e mi sembrò sul punto di dire qualcosa, ma non lo fece. Non ci riusciva mai ed io ero stanco di quei suoi tentativi non riusciti.
Tirai via il mio braccio dalla sua presa, ero libero e senza dire più nulla imboccai lo stesso sentiero dell’andata per tornare dagli altri fregandomene che Hara fosse rimasto lì, fermo immobile.
Man mano che mi allontanavo sentivo un peso all’altezza del cuore, faceva così male ma non potevo fare più altrimenti. Dovevo essere più egoista, pensare di più a me stesso e al mio stato mentale. Un tempo avevo addirittura avuto il coraggio di dire “Ti farò innamorare di me”, mi venne addirittura da ridere a tal pensiero, a quei tempi ero ancora così ingenuo e pieno di speranze riguardo Hara.
Ci misi meno tempo del previsto a tornare, e nel punto dove avevo lasciato Kioko trovai anche tutti gli altri stanchi e sudati. “Ryu! Allora hai trovato il premio?” mi domandò.
La guardai senza dire una parola, andai da Kyoja e gli tolsi la torcia di mano, insieme alla mappa e senza proferire parola cercai la strada di casa. Volevo solo dormire.
Premio aveva detto. Che premio era quello, eh? Promisi a me stesso di non lasciarmi più convincere da Kioko in certe cose così stupide. Non avevamo più tre anni.

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


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CAPITOLO 43

Com’era stato quel viaggio? Pieno di sorprese, e per la maggiore parte non proprio belle. Mi sentivo addirittura più stanco di quando ero partito, e una parte dell’allegria dell’andata era morta. Non ero stato più me stesso dal giorno in cui Mizumi era stata cacciata e da li in poi la vacanza aveva preso una piega che per molti non era pesata, ma per me era diverso.
Eppure ero stato io stesso a causare tutto ciò, sia il fatto di Mizumi che la partenza per quella vacanza. Se avessi rifiutato fin dall’inizio tante cose non sarebbero successe.
“Tutto bene?” mi domandò ancora Takeru seduto accanto a me in treno.
Lo guardai e cercai di sorridergli, non meritava il mio malumore. Annuii, e poggiai di nuovo la testa contro il vetro del finestrino dal quale scorrevano paesaggi magnifici ai quali non prestai attenzione.
Per quasi tutto il viaggio di rientro preferii dormire e lasciarmi alle spalle ogni pensiero e preoccupazione, e chissà come finalmente sprofondai in un sonno profondo dal quale mi svegliai solo una volta arrivati e da li, le strade di tutti si divisero. Hara alla stazione, prima di andarsene non riuscì nemmeno a guardarmi in faccia, e io altrettanto. Sembravamo tornati agli inizi.
Tornato a casa salutai i miei genitori, e senza troppi particolari dissi loro che ero davvero molto stanco così mi rinchiusi in camera mia ma non avevo affatto sonno. Restai appoggiato alla porta, schiena contro legno e lasciai cadere a terra il borsone. Hara... strizzai gli occhi cercando di mandare via quel nome, ma era inutile, la mia ormai era una vera ossessione a cui non c’era cura.
“Ryuchi!” Sussultai, incredibile che mi fossi addormentato ancora. Molto stonato mi sollevai dal materasso e guardai in direzione della porta. “Ryuchi!”
“Mamma?”
“Finalmente! Ti sto chiamando da ore.. hai visite.” Visite? La fissai perplesso per quella notizia. Guardai di sfuggita l’orario dall’orologio posto sulla scrivania, erano le cinque e mezza e avevo lasciato tutti gli altri da tipo due ore. Chi poteva essere? “Muoviti su, non farlo aspettare.”
Usò il maschile e uno strano presentimento nacque dentro di me, sapevo perfettamente chi era nel mio subconscio e in parte lo speravo, ma dall’altra parte speravo di no.
Seguii la mamma al piano di sotto, e entrati in cucina trovai proprio Hara seduto al nostro tavolo che sorseggiava una tazza di tè. Ma cosa diavolo? Pensai immediatamente. Perché era li. “Ehi” disse con un cenno di capo.
“Ehi..”
Mia madre ci scrutò attentamente ad entrambi ma non parve notare il disagio che c’era nell’aria tanto che propose: “Perché non lo porti di sopra eh? Vi porterò qualcosa da mangiare.”
“Non si preoccupi signora, sarà una cosa molto breve.”
Una cosa molto breve, COSA? Ero terrorizzato. Le uniche volte che era venuto lui da me erano state per scenate, ma facendo un rapido resoconto delle ultime ore non avevo fatto nulla. Anzi, gli avevo dato spazio, mi ero comportato forse un pò più normale del solito.
“Vieni con me.” Dissi a malincuore e feci strada fino alla mia camera, che parve diventare un patibolo. Avevo l’aria di chi sarebbe stato presto fustigato per qualcosa di male. E mentre salivo le scale sentivo i suoi passi pesanti dietro di me, oltre che percepire il suo inconfondibile profumo. Cazzo! “Accomodati pure.” E lo invitai ad entrare per primo chiudendo la porta alle mie spalle. “Se devi farmi la ramanzina per qualcosa facciamo presto perché non ho proprio vogl-“
Non ebbi nemmeno il tempo di finire il discorso che la bocca mi fu tappata con le sue stesse labbra in un bacio improvviso dal sapore di tè. Hara mi bloccò le mani, e con forza prese possesso della mia bocca senza neppure chiedere se fossi d’accordo ma stupidamente lo lasciai fare. Amavo quel sapore, amavo quelle labbra e non potevo sottrarmi da qualcosa che volevo così tanto.
Quel bacio non durò a lungo e Hara si scostò da me quel poco per trovarmelo faccia a faccia, occhi negli occhi. Le sue iridi che mi scrutavano con strano desiderio, e non con la solita apatia. “Hara?” Non disse nulla e lasciò cadere la sua testa sulla mia spalla, continuò a stringere le mie mani ma con fare più gentile. “Hara ma che diavolo hai?”
Non l’avevo mai visto così mansueto poi qualcosa di caldo cominciò a bagnarmi la spalla, lacrime? Non era possibile che stesse piangendo, non Hara Yuuto. Non la persona che diceva di non provare sentimenti, non lui. Non poteva piangere, non poteva farmi questo.
Il mio cuore sembrò fare un capitombolo, un miscuglio di sensazioni attraversarono la mia mente. Provavo perplessità ma anche tristezza di vederlo in quello stato, perché non era lui.


“I suoi genitori sono d’accordo se resta a dormire qui?” domandò mia madre mentre tirava fuori un futon dalla camera degli ospiti.
“Si, non c’è alcun problema.” In realtà nemmeno quello sapevo. Hara da quando era arrivato non aveva aperto bocca, e una volta sciolto il nostro abbraccio avevo notato solo degli occhi molto arrossati a causa delle lacrime. Chissà cosa gli era successo, ero preoccupato.
“Lo sai, per me Yuuto-kun è sempre il benvenuto.” Le sorrisi, apprezzai molto ciò e l’aiutai con il futon tirandolo fuori da un enorme groviglio di coperte. “Se ti serve altro sono qui.”
“Si, grazie mamma!” e portai tutto di sopra. Tornato in stanza trovai un Hara immerso nella lettura dei miei manga, disteso su quello che era il mio letto e faceva come se fosse a casa sua. Che tipo.
Hara nel vedermi tornare pose la sua attenzione su di me e si mise a sedere in maniera più composta. “Non ho mai detto di voler dormire qui, Sega.”
“E invece ci dormi.” Lo fissai torvo. Hara fece spallucce e cadde nuovamente sdraiato sul letto. “Ascolta io non voglio insistere, ma se ti è successo qualcosa di grave con me puoi parlare, lo sai.”
Hara mi dava le spalle ma sapevo perfettamente che avrebbe ascoltato le mie parole, e che non avrebbe nemmeno risposto se non per dirmi di farmi di affari miei. Tuttavia seppe stupirmi. “Lo so. Ma adesso non voglio.” E fu tutto ciò che seppe dire, così lo lasciai stare.
Era davvero strano averlo in casa mia, ma ciò mi rendeva stranamente felice sebbene non dovessi sentirmi così, non quando lui stava male.
La mamma per cena ci servì un pasto degno di un re. “Mamma non avrai cucinato troppa roba?” nel frattempo servì una ciotola di riso ad Hara che era seduto proprio di fronte a me, mentre mamma si sarebbe seduta al posto di papà che era al lavoro.
“Nono, anzi. Mi sei mancato così tanto in questi giorni che volevo farti leccare i baffi. Ah Yuuto-kun, spero ti piaccia lo sgombro.” Si rivolse a lui con fare gentile.
Hara guardò il suo piatto con una strana luce negli occhi, e poi abbozzò un sorriso dicendo di sì. Chissà che mangiava sempre a casa, che porcherie. La cosa mi incupì molto. “Vieni quando vuoi, sei sempre il benvenuto da noi!”
“Grazie signora.”
Immaginai il dolore che dovesse provare nel vedere un contesto familiare così perfetto. Mi sentii quasi male, provai addirittura rabbia per quella troppa gentilezza che ostentava la mamma verso Hara. Pensavo che gli potesse dare fastidio, che potesse sentirsi a disagio e sperai di no.
Finito il pasto aiutai a sparecchiare mentre Hara se ne stava ancora seduto con un aria molto cupa, diversa dal solito. Sembrava molto triste, e volevo sapere perché. Vederlo in quel modo mi distruggeva dentro.
“Problemi a casa?”
Guardai mia madre stupito della domanda. “Eh? No, nulla del genere.” Ridacchiai poggiando gli ultimi piatti nel lavello, sperando di evitare altre domande.
“Quel ragazzo non deve andare molto d’accordo con la sua famiglia.” bisbigliò ancora strofinando alcuni utensili, passandoli poi rapidamente sotto il getto d’acqua.
“Perché dici questo?”
“Non so, ha l’aria di essere così solo.”
Di cosa mi stupivo, lei era una mamma e certe cose erano così chiare ai suoi occhi, diversamente da me che tante volte ero cieco. Come avevo fatto a non pensarci, Hara stava così probabilmente per colpa di sua madre e ripensando a quella donna la rabbia mi fece ribollire il sangue, strinsi i pugni di conseguenza. “Possiamo andare di sopra o ti serve altro?”
“No, andate pure” e mi sorrise dolcemente.
Le diedi velocemente la buona notte con un bacio sulla guancia, e feci cenno ad Hara di seguirmi di sopra. Quest’ultimo obbedì e mi seguì, aveva proprio bisogno di farsi una bella dormita.
Con se non aveva il pigiama così gliene prestai uno, ma sapevo che gli sarebbe andato stretto. Aveva le spalle molto più larghe delle mie, così come il resto del corpo era il doppio del mio.
“Credo possa andare” commentai osservandolo con la maglietta addosso.
“Un pò stretta, sega. Perché sei così minuscolo.”
Il solito. “Sei tu quello anormale!” risposi a tono e mi lasciai cadere sul letto. Nonostante avessi dormito tanto quel pomeriggio, mi sentivo ancora distrutto. Avevo troppa stanchezza alle spalle, avrei potuto dormire per un mese per recuperare tutte le energie perse.
Mi voltai giusto appena per dare un occhiata a cosa stesse facendo e lo trovai in piedi che fissava il futon con aria di disappunto. “Cosa c’è adesso?”
“Non voglio dormire a terra.”
Sospirai seccato, “Non dormirai nel mio letto, quindi o li o nella vasca.”
Inarcò un sopracciglio per quella mia risposta così impertinente, “Vedo che ormai hai imparato a rispondermi, e bravo.” Si avvicinò minaccioso al mio letto superando il futon. Cosa voleva adesso. “Ma mi dispiace per te non dormirò sul pavimento come un cane.” E con un ghigno di divertimento mi afferrò per un braccio e con un unico prepotente strattone mi fece rotolare a terra. Era incredibile che bastasse così poco per spostarmi. Rimasi steso sul pavimento per tipo dieci secondi sconvolto che l’avesse fatto davvero.
“Ehi!” tuonai mentre Hara Yuuto si intrufolava nel mio letto. “Questa è casa mia! Non puoi fare così.”
Lui mi guardò bieco, “L’ho già fatto. Ma tranquillo puoi sempre dormire con me o se proprio non ti va il futon.” E quello era l’invito che sperai non arrivasse mai.
“Non voglio dormire insieme a te!” urlai senza accorgermene e immediatamente mi tappai la bocca.
“Io non griderei se fossi in te, non credo che la tua dolce mammina sappia che vai a letto con un ragazzo.” No, che non lo sapeva. Come potevo dirle una cosa del genere. Ero così in imbarazzo che sentii il viso in fiamme. Fu allora che Hara scoppiò a ridere, “Sei così prevedibile Sega! Appena si parla di sesso diventi più imbecille del solito.”
“Fottiti! Tieniti pure il letto.”
Ero disposto a dormire sul pavimento piuttosto che condividere il letto con lui, perché a quello voleva arrivare. Mi raggomitolai nel futon, era scomodo ma per una notte poteva andare.
Tutta quella situazione era così familiare. Quell’agitazione la conoscevo così bene, era la stessa che avevo provato quando andammo al ritiro con la squadra e mi sorprese constatare quanto tempo fosse passato da allora, e di come le cose erano rimaste uguali alla fine.
Mi strinsi di più nelle coperte, sapere che c'era lui a pochi centimetri da me mi rendeva agitato ma solo perché volevo stargli accanto, stringerlo a me ma lui non l’avrebbe mai voluto.
“Dormi qua idiota.” Disse all’improvviso, mentre pensavo che si fosse già addormentato.
Mi sollevai un pò convinto di aver sentito male, e trovai Hara rivolto verso di me. Lo fissai allora sorpreso che ancora una volta mi avesse chiesto di dormire insieme a lui. Avrei potuto dire di no ma non l’avrei mai fatto, non quando mi invitava a stare con lui aprendo le coperte per farmici infilare.
Ero il peggiore. Tante cose me le ero cercate, perché una persona normale sarebbe scappato da uno come Hara ma io non lo avevo mai fatto. Avevo continuato ad inseguire una persona che non potevo raggiungere, e mi andava stranamente bene. Ero masochista.
Mi infilai accanto a lui e Hara mi avvolse con la coperta. Fui praticamente investito dal suo profumo, e dal suo calore. Era strano stare così vicini senza fare sesso, era così bello.
Potei crogiolarmi nella visione del suo viso così perfetto, e notai con stupore che aveva delle ciglia sorprendentemente lunghe. Mi domandai allora se l’avessi mai guardato così attentamente prima, e mi risposi di no. Avevo Hara che mi dormiva accanto, tranquillo, tanto da sembrarmi un bambino.
Forse me ne sarei pentito seduta stante, eppure il mio corpo si mosse da solo e mi avvicinai quanto bastava per stringerlo a me anche se con le mie braccia non riuscivo a contenerlo tutto. Non importava però, andava bene così perché volevo tenerlo semplicemente stretto a me.
“Che fai sega?” domandò sempre con gli occhi chiusi.
“Nulla. Tu dormi.”
“Non ci riesco se mi soffochi nel sonno.” Sorrisi per quelle parole ma non lo lasciai andare perché non lo stavo affatto soffocando. Avevo il suo viso incassato contro il mio petto, e stringevo quanto bastava le sue spalle e la testa a me.
“Letto mio, quindi decido io come si dorme.”
“Sei la solita zecca.”
Ormai quei giudizi pungenti non riuscivo più a prenderli sul serio, o forse ormai vi ero talmente abituato che me ne fregato altamente. “Non ti sento.”
Hara allora seppe stupirmi ancora una volta, le sue braccia mi circondarono e cominciarono a ricambiare il mio abbraccio. Mi strinsero a livello della vita, non forte e neppure in maniera gentile e Hara affondò ancora di più il suo viso contro di me nascondendomelo.
Mi domandai se volesse di nuovo piangere, ma non parve farlo. “Io sono qui con te..” cominciai a dire con un tono molto sottile, che fosse percepibile solo a lui, “sei al sicuro tra le mie braccia.”
Banale, forse si. Ma io ci credevo, e per quanto corressi nella direzione opposta alla sua una qualche forza attrattiva mi riportava verso di lui. Era l’amore forse.
Dormii stranamente bene quella notte seppure lo spazio fosse poco per entrambi.
Quando riaprii gli occhi mi trovai davanti Hara già sveglio che mi fissava dormire, e la cosa mi spaventò talmente che sussultai per l’imbarazzo. “Che cazzo fai?!” esclamai.
“Sbavi nel sonno, lo sai?”
Ed ecco il solito tono di sufficienza. A guardarlo così, sembrava essere tornato il solito di sempre e cioè il cinico ragazzo e ne fui stranamente contento. “Che ore sono?” cercai intorno a me un orologio ma non lo trovai.
“Presto” mi rispose rapido, “ il sole sta sorgendo adesso, quindi saranno tipo le sei.”
“Eh? E perché diavolo sei già sveglio?” Sul suo voltò si disegno una strana espressione di compiacimento ed ebbi paura. Capii allora perfettamente perché si fosse svegliato così presto. “No!”
“Cosa no? Non ho detto nulla.” E sotto le coperte portò una gamba tra le mie, iniziando a strusciare delicatamente il suo ginocchio contro il mio membro stranamente già eccitato.
“No Hara, non q-qui..ah..” gemetti senza volerlo. Non potevo farlo, non a casa mia e non con mia madre che dormiva nella stanza accanto.
Hara però se ne fregò altamente e mi sovrastò con il suo enorme corpo già caldo di desiderio. “Tu non urlare e non sentiranno nulla di là.” E mi strappò un rapido bacio, lasciando andare le mie labbra con un morso che mi fece ingoiare un gridolino. “Bravo ragazzo” osservò Hara vedendo che mi trattenevo.
Lo guardai allora dritto in faccia, e tutto era sfocato a causa degli occhi lucidi che avevo. “N-no Hara..” bofonchiai ancora nel tentativo di fermarlo.
Nonostante ciò Hara mi sorrise e cominciò a portare una mano lungo il mio pene eretto e caldo, al quel tocco sussultai dal piacere. Com’è che ne avevo così voglia anch’io, che diamine mi prendeva?
“Tu dici no, eppure qui non mi sembra.” Hara per mostrarmelo spostò le coperte sollevandole e mostrandomi la mia chiara erezione. La fissai sconvolto, possibile che lo cercassi fino a quel punto? Mi morsi un labbro nel tentativo di ingoiare ogni gemito mentre lui continuava a maneggiare la mia erezione sempre di più giocando con ogni sua parte. “Lo sai, mi dispiace quasi che tu non possa gridare, quella tua voce è quasi sexy certe volte.”
Se sapesse quando era lui sexy quando faceva certe cose. Il tono profondo che usava per parlarmi mi mandava in estasi, era basso e sensuale e rimbombava in quella stanza come il suono più bello che avessi mai sentito. Senza contare la sua espressione eccitata, il suo sguardo era così serio e gli occhi assumevano le tonalità color miele e mi guardavano con desiderio. Dentro di me avrei voluto che quegli occhi mi guardassero sempre così, non solo quando era in astinenza di sesso. Certe volte mi sentivo solo uno sfogo, eppure lo lasciavo fare.
Mi sfilò via i pantaloni e con il mio stesso sperma inumidì l’ano dolcemente senza però infilarci le dita dentro, chissà perché non lo fece. “Perdonami..” disse con un filo di voce e mi penetrò con forza facendomi annaspare di dolore. Mi strinsi a lui nel tentativo di attenuare quel dolore assurdo ma non fu così, strinsi i denti e alcune lacrime mi bagnarono il viso.
Spinta dopo spinta il dolore era sempre più acuto, eppure misto a quello c’era anche un piacere smisurato. Infatti lui cercò di alleviare le mie sofferenze massaggiandomi ancora il membro nuovamente eretto, e furente di piacere.
Qualche gemito nonostante i miei tentativi uscì ma Hara non se ne curò, anzi lo sentii addirittura diventare più duro dopo averli sentiti. E dopo interminabili minuti si liberò dentro di me gemendo di un piacere che era paragonabile solo al mio, così mi liberai anch’io nella sua mano.
Hara uscì immediatamente da me, e come avrei potuto immaginare si sarebbe sicuramente messo a dormire dandomi le spalle ma non lo fece. Restò su di me, si reggeva con i gomiti e passò la sua mano sulla mia fronte scrutandomi attentamente mentre io riprendevo fiato. “Fa male?”
“Ora meno” mi crogiolai di quel tocco tanto dolce e chiusi gli occhi per assaporarlo a pieno.
“Ne avevo bisogno.. ma non volevo farti del male.”
Era la prima volta che mi diceva una cosa del genere. Perché Hara del sesso era così tremendamente premuroso rispetto a quello stronzo di sempre.
“Mi dirai mai cosa ti è successo?” Hara non aspettandosi quella domanda si allontanò immediatamente facendo una faccia simile a chi ha visto un fantasma, si spostò di lato a me. “Non scappare. Dimmi almeno perché ieri pomeriggio sei venuto qui?”
“Non lo so..”
“Come non lo so?” Era sempre quella la sua risposta a tutto.
“Ho camminato a vuoto per un pò e le gambe mi hanno portato qui.” Spiegò con il viso rivolto verso il soffitto, mentre io ancora barcollante mi ero sollevato un pò per guardarlo attentamente in faccia.
“E’ successo qualcosa a casa?”
Si rabbuiò, “Ho visto nell’ingresso di casa mia scarpe che non conoscevo e ho sentito ancora una volta mia madre gemere con un uomo che non conosco.”
“Cosa?” Ero basito per ciò che aveva detto. Perché lo ero così tanto, in fondo la mamma era una donna adulta e poteva stare con chi voleva. Eppure sapendo come fosse quella donna immaginai subito che ci fosse molto altro dietro. “Che significa ancora?”
“Sarai felice, finalmente lo saprai” sorrise amaramente, “mia madre quando ero piccolo mi chiudeva nel ripostiglio quando invitava i suoi amanti per fare roba. Ma certe volte mi ha anche chiuso fuori casa quando faceva addirittura molto freddo, e lo faceva dimenticandosi addirittura che suo figlio fosse fuori al freddo e a digiuno da ore.” Lo raccontò con una sconvolgente calma. “Beh ora sai il mio segreto, contento?” il suo sorrisino sparì non appena portò la sua attenzione su di me.
Immaginai la scena, immaginai Hara piccolo lasciato per ore nel ripostiglio, lo immaginai al freddo fuori una porta senza un pasto caldo. Immaginai tutto ciò, la sua solitudine. L’abbandono che aveva provato e di conseguenza sentii qualcosa spezzarsi nel mio petto.
Hara si sollevò mettendosi a sedere davanti a me, e con le dita mi sollevò il viso per guardarlo. “Perché stai piangendo adesso?”
“P-perchè m-mi chiedi? Ma per te razza di idiota!” E senza volerlo aveva alzato di nuovo la voce, e un pianto isterico cominciò a rigarmi il viso. Non riuscivo proprio a togliermi dalla testa l’immagine di lui da solo, non ci riuscivo e stavo così male da svenire.
Con un braccio mi circondò le spalle tirandomi contro il suo petto. “Io certe volte non ti capisco. Sono io quello che dovrebbe piangere e invece piangi tu” mi parve di sentirlo ridacchiare, ma forse mi stavo sbagliando. Volevo fermare quelle lacrime ma non ci riuscivo proprio, mi strinsi allora a lui cercando di fargli sentire che non era più solo. Non lo era. “Se proprio un sciocco, Sega.” E mi accarezzò la testa stringendomi ancora. Che strano, mi sarei aspettato di tutto tranne che un comportamento del genere da parte sua. Quel lato di Hara mi lasciò sorpreso, e sapere quel piccolo dettaglio della sua infanzia improvvisamente mi fece capire il motivo per cui era così freddo e distante dalle persone. Aveva cercato tante volte di spiegarmi il perché del non potermi amare e io egoisticamente non lo avevo capito.
“Non posso amarti. Non mi è stato insegnato.” Ora capivo.
Hara tornò presto a dormire ma io non ci riuscivo più. Passai quelle poche ore prima dell’alba a pensare, a riflettere su cosa potessi fare per poterlo aiutare ma mi resi presto conto che una faccenda del genere era molto più grande di me e quindi mi sentii impotente. Non potevo in pochi mesi cancellare anni di sofferenza, e pur dandogli il mio amore non potevo salvarlo completamente.
Il mattino seguente, subito dopo esserci vestiti decidemmo di andarcene un pò in giro visto che era sabato. E Hara parve apprezzare l’idea.
Sembrava essere tornato il solito, quindi schivo e apatico. Io nel frattempo non riuscivo ancora a guardarlo in faccia dopo aver saputo della sua infanzia. Mi sentivo io stesso colpevole di avergli dato addosso per tante cose, ma non volevo nemmeno biasimare quei suoi comportamenti. Forse la compassione era l’ultima cosa che voleva, quindi non gliela avrei mai data.
“Dove mi porti?” domandò ad un certo punto fermandosi in mezzo alla strada.
Non ci avevo manco pensato alla meta di quella passeggiata, “Non saprei, ti va bene il centro? Potremmo prenderci qualcosa da mangiare, che dici?”
Hara annuì semplicemente e proseguì. Camminavamo l’uno accanto all’altro, ma distanti e in completo silenzio. Era assurdo che pur andandoci a letto non riuscivamo a costruire una cavolo di conversazione, e fu allora che un coppietta ci passò accanto. Sorridenti e chiacchieroni, proprio il nostro opposto. Li guardai e un nodo mi si formò alla gola, quante volte avevo provato invidia per gli altri? Chiunque sulla terra si viveva una bellissima storia d’amore, fatta di tenerezza e affetto. Io invece lottavo continuamente con i fantasmi del passato di Hara.
“Quel chiosco vende ciambelle” indicò all’improvviso alla mia destra facendomi sussultare. Beh, tanto lo sapevo.. quando si trattava di cibo era anche troppo attivo. E mi domandai se non fosse sempre collegato al fatto che da piccolo veniva lasciato senza cena per ore. Ormai qualsiasi suo comportamento lo collegavo a sua madre, e la maledicevo.
Lo seguii fino al chiosco dove c’erano altri ragazzi oltre noi. Ci pensò stesso Hara ad ordinarne qualcuna e con mia sorpresa pagò tutto lui tornando con un pacco pieno di ciambelle. “Quante ne hai prese?!” osservai sconvolto dalla quantità presa.
“Se non le vuoi le mangerò da solo” e ne addentò subito una.
“Non c’era bisogno che le pagassi da solo..” non avevo mai detto una cosa del genere prima. Forse un tempo un gesto del genere l’avrei percepito come galanteria da fidanzato, ma ora, e chissà perché quel gesto faceva un pò male.
Hara mi fissò con un espressione indecifrabile e mi porse il pacchetto, “Idiota” disse solamente. E lo lasciò cadere nelle mie mani.
Forse dovevo semplicemente smetterla di farmi troppi problemi.
Ci accomodammo su una panchina lì vicino e finimmo di mangiare. Dovevo ammettere che erano anche abbastanza buone, in fatto di cibo non si smentiva mai. “Che vuoi bere?”
Lo guardai perplesso, “Ehm acqua?”
“Aspetta qui” e senza dire nulla lo guardai allontanarsi in direzione probabilmente di qualche macchinata disseminata nei dintorni. Com’è che improvvisamente era così premuroso? Scossi la testa, non dovevo illudermi. L’aveva già fatto in passato, erano solo brevi momenti prima della tempesta.
Quante volte dovevo ancora essere preso in giro prima che ne fosse pienamente soddisfatto? Sospirai a tal pensiero e diedi un altro morso alla ciambella che avevo in mano.
“Non è bello trovarti tutto solo e con quella espressione così triste in volto” la voce, terribilmente familiare comportò un brivido lungo la schiena e quando andai ad alzare lo sguardo mi trovai davanti proprio Boto, vestito di tutto punto come se dovesse recarsi in ufficio. Chi ragazzo se ne andava vestito in giacca e cravatta di sabato mattina? Lo osservai disgustato. “Oh adesso si che mi piace l’espressione che hai in volto, è molto più accattivante!” ridacchiò e si piazzò proprio accanto a me.
Hara sarebbe tornato da un momento all’altro e non volevo proprio che lo trovasse lì. “Sparisci!”
Allungò quel suo tentacolo lungo la panca facendolo passare dietro la mia testa, mi allontanai immediatamente. E senza nemmeno chiedere il permesso afferrò una ciambella “E’ con te vero?” domandò fissando il dolcetto.
Si stava sicuramente riferendo ad Hara, “Si, e non voglio problemi quindi vattene.”
Un sorriso di malizia si dipinse sul suo viso bronzeo, “E dimmi l’altra volta si è incazzato molto?”
Non avevo alcuna intenzione di farlo divertire oltre, così pensai che la decisione migliore da prendere fosse di andare a cercare Hara e allontanarmi da lui. “Addio”
Non ebbi neppure il tempo di alzarmi che Boto mi afferrò per un braccio impedendomi la fuga, mi voltai allora di scatto a guardarlo confuso per quella sua ossessione nei miei confronti. “Non devi per forza scappare da me, non voglio farti nulla.” Asserì sorridendomi con fare divertito.
“Non stavo scappando in verità, ma non ho voglia di stare in tua compagnia.” Era impressionante che fossi così deciso nel rispondergli, e di ciò se ne stupì anche lui ma gli partì una risatina trattenuta. Avevo ormai capito di essere solo un suo divertimento ogni qual volta mi beccava in giro, e restavo sempre molto sorpreso di quanto quella metropoli fosse in realtà così piccola da farci incontrare sempre. “Lasciami andare!”
“Non voglio farlo, mi dispiace. Più tu scappi e più io ti inseguirò.”
Lo fissai sorpreso per quelle parole e incontrai uno sguardo di pura sfida.
Poi, improvvisamente una mano si frappose tra me e lui dividendoci bruscamente. Era Hara, che con una certa forza aveva liberato il mio braccio dalla sua presa ma l’aveva fatto in malo modo, facendo male anche me. Infatti immediatamente mi toccai il polso dolorante. “Hara..” bisbigliai.
“Ti ha detto chiaramente di non rompere le palle, ma a quanto pare non ascolti proprio!” tuonò furioso.
Boto, che nel frattempo portò le mani in tasca e con fare ancora più divertito fissò Hara con un sorrisino davvero irritante. Sperai che non partisse una rissa. “Non ha mai detto così, ma vabbè. E’ un piacere rivedere anche te”.
“Per me no” rispose secco. Vederlo così furioso era davvero spaventoso. Io in tutto ciò mi tenni da parte, restando alle spalle di Hara che mi faceva un pò da scudo.
“Non voglio guai con i fidanzati delle mie prede quindi sta’ calmo, me ne vado” alzò le mani in segno di resa, ma come? Improvvisamente mostrò un atteggiamento più arrendevole.
Hara mi prese per mano stringendola forte tanto da farmi male, lo guardai perplesso ma continuava a tenere il suo sguardo fisso contro Boto. “Esatto. Non avvicinarti mai più al mio ragazzo o ti spacco la faccia la prossima volta.”
E l’aveva detto. Aveva pronunciato proprio quelle esatte parole, e per un istante temetti di avere accanto una sua controfigura perché mai avrei creduto di sentirgli dire una cosa del genere. Mai.
Boto notò la mia espressione di stupore e sorrise bieco, “A quanto pare qualcuno accanto a te non sapeva di essere il tuo ragazzo o sbaglio?” quell’osservazione così cattiva arrivò proprio nel momento sbagliato. Mi resi conto di aver fatto forse qualche strana faccia, senza rendermene conto l’avevo fatto e chissà cosa aveva pensato quel tipo.
Hara allora mi fissò di sfuggita con coda dell’occhio e incontrai quegli occhi così schivi e furiosi. Incontrare quella rabbia mi fece venir voglia di piangere, un pò per paura e un pò perché mi aveva definito il suo ragazzo dopo mesi che gli andavo dietro.
Tutto finì così, con Hara che mi trascinò via di lì e con Boto che alle nostre spalle ci salutava con cenno di mano e la faccia di chi aveva incamerato nuove informazioni.
Ero spiazzato? Si lo ero. Ancora completamente incredulo che quel Boto potesse fare così tanti danni in pochi secondi. E ora? Che cosa avrei dovuto dire ad Hara. Ancora una volta se la sarebbe presa con me, ma proprio in quel contesto avevo fatto ben poco se non cercare di andare via.
Ci allontanammo quanto bastava, Hara imboccò alcune stradine a me ignote e ci ritrovammo in un parchetto vicino alla stazione della metro. Perché scegliere un posto del genere.
Finalmente mi lasciò andare e sapevo bene che cosa sarebbe avvenuto dopo. Non è colpa mia se ti ha costretto a dire che sono il tuo ragazzo. Non prendertela con me.
Hara si voltò finalmente verso di me ed aveva un espressione meno furiosa rispetto a prima, meno minacciosa e un pò questo mi rilassò facendomi fare un sospiro di sollievo. “Hara io..”
“Ti ha detto qualcosa?”
Come? “Ehm no, nulla. Le sue solite stupidaggini..”
“Si qualcosa ho sentito.”
Che strano, non era arrabbiato con me questa volta. Ne fui sollevato, eppure dentro di me continuava a martellare il ricordo della sua ultima frase. “Starò più attento la prossima volta, scusami.” Strinsi i pugni conto le gambe provando ancora quella strana voglia di voler piangere. Perchè.
Lo sentii sospirare, lo faceva sempre quando era seccato e non me ne stupiì. Poi però una mano gentile mi accarezzò la testa arruffandomi i capelli dolcemente, era proprio la sua. Sollevai di poco lo sguardo sconvolto per quel gesto così inaspettato. “Non è stata colpa tua. E’ quel tipo che si è fissato con te, la prossima volta non ti lascerò più da solo.”
Avevo sentito bene? Per un istante pensai di star vivendo in un sogno perchè Hara Yuuto non avrebbe mai detto due cose così carine nel giro di poche ore. Non avrebbe mai mostrato tutto questo spirito di protezione, non nei miei confronti almeno. Qualcosa era chiaramente cambiato, ma cosa? Possibile che improvvisamente mi considerasse davvero il suo ragazzo?
“A che pensi?” questa fu la sua improvvisa domanda.
“A nulla..”
Non era vero. Avrei voluto chiedergli del perchè di quella frase, se l’aveva fatto solo per cacciarlo via o se davvero pensava alle parole che aveva pronunciato. Tuttavia me ne restai in silenzio, non ebbi il coraggio di fare quella domanda perchè temevo la sua risposta. “Beh la mattinata è stata rovinata grazie a quel tipo. Che si fa?” me lo trovai davanti con le mani in tasca e l’atteggiamento scocciato.
“Hara senti..” cominciai allora a dire preso da mille paure, attirando di conseguenza anche la sua attenzione su di me. Capì immediatamente che volevo chiedergli qualcosa.
“Non farlo Sega, non rovinare tutto.” Tagliò subito corto.
“Sapevo che avresti detto una cosa del genere!” gridai allora esasperato da tutto ciò. “Prima ti presenti per non si sa quale motivo proprio a casa mia, mi abbracci e poi dici che sono il tuo ragazzo davanti a quel tipo e non dirmi una bugia dicendo che l’hai fatto solo per sei stato costretto.” Hara si rabbuiò senza sapere che dire. Lo faceva sempre, ogni volta che si poteva parlare di noi diventava misteriosamente muto come se non trovasse le parole, e io ero stanco. Stanco di dovergli sempre tirare fuori le parole, o di dover aspettare certi momenti per sentirgli dire che si definiva il mio ragazzo. Ero solo stanco.
“Sai che ti dico Hara? Sono stufo. Tempo fa mi chiedesti di insegnarti ad amare, mi dicesti che volevi imparare o meglio che volevi provarci ma sono passati alcuni mesi e non noto nulla. In te si è scavata una voragine troppo profonda e non posso sanarla” trattenni le lacrime nel dirlo, abbozzai un finto sorriso perchè mi stavo lentamente spezzando.
Lui era il mio tutto, lui era la persona che amavo più di tutti e ogni piccola cosa che aveva fatto per me l’avevo così apprezzata che ogni ricordo era custodito nel mio cuore, tuttavia non si andava avanti, non cambiava nulla ed io, ero davvero disposto a vivere così? Tra un sorriso e una lacrima?
Hara mi fissò con sgomento per le mie parole, “Sega io...”
“Non sforzati. Non farlo più, sono stato io a pretendere troppo, ora scusami ma voglio andare a casa.”
Terminò così quella giornata, con me che correvo via da lui con la sola intenzione di tornarmene a casa.
Perchè doveva risultargli così difficile? Perchè. Era venuto a casa mia e non sapeva perchè i piedi l’avessero portato da me, o perchè si arrabbiasse tanto se mi vedeva con Boto. Come poteva non saper distinguere un sentimento come l’amore?
Pensai che fosse tutta colpa della madre, sì quella donna aveva rovinato tutto. Dentro di me immaginai una realtà parallela, se Hara l’avessi conosciuto con una famiglia alle spalle forse a quest’ora saremmo stati felici. E invece no, ero arrivato troppo tardi e non potevo riempire la voragine nel suo cuore. Non ci riuscivo.


NOTE: Questo capitolo è abbastanza lunghetto e ricco di colpi di scena. Ci stiamo avvicinando alla fine e giorni fa ho terminato finalmente l'ultimo capitolo, e devo dire che ne è uscito il finale che speravo, quello che in pratica ho immaginato ancor prima che ne venissero fuori i primi dieci capitoli perchè sapevo dove volevo arrivare ma non sapevo in che modo.
Vi svelerò un segreto, il personaggio di Hara in molti aspetti ricorda quello che adesso è il mio fidanzato (e non starò a dire in quali aspetti di preciso ma mi ha aiutato tanto a creare questo bellissimo personaggio che odia e ama allo stesso tempo) e Ryu un po', e non del tutto mi rappresenta nel suo non arrendersi per arrivare al cuore della persona amata, perchè quando si ama davvero qualcuno la si vuole per se andando oltre i muri che ci sono.
Non voglio stare troppo ad annoiarvi ma mi piacerebbe rispondere a qualche curiosità che avete sulla storia visto che stiamo per finire.
Baci.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


CAPITOLO 44

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Cosa era preso a Sega. Perché improvvisamente aveva iniziato a dare i numeri. Non riuscivo a capirlo e francamente iniziavo a stancarmi del suo essere lunatico. Certe volte era anche peggio di una ragazza.
“Sai che ti dico Hara? Sono stufo.” Aveva detto così, e nei suoi occhi avevo visto lacrime pronte ad uscire.
Quante volte lo avevo fatto piangere?
Era colpa mia, lo sapevo troppo bene. Ero stato egoista, sebbene non fossi capace di dargli ciò che voleva desideravo che fosse mio, tenendolo intrappolato in un qualcosa che gli faceva male.
Mi resi conto che era inutile andargli dietro, dirgli ancora una volta che sarei cambiato perché avrebbe significato mentire. Forse era meglio così, forse dovevo semplicemente lasciarlo libero di trovarsi qualcun altro che avrebbe avuto cura di lui.
Improvvisamente però un immagine affiorò nella mia mente, era Sega nelle braccia di un altro, sorridente come suo solito e un altro uomo che lo toccava. No, no, no...
Quel pensiero mi fece rabbia, e mi maledissi perché era quello il motivo che mi impediva di chiudere la cosa. Non ci riuscivo, c’era qualcosa che mi impediva di lasciarlo andare. Perché.
“Dannazione..” strinsi i pugni.

***

Entrai nel locale di Takeru, stranamente i piedi mi avevano portato lì. Perché non ero andato a casa?
“Ryu?” la voce familiare fece scattare qualcosa dentro di me, e nel vedere Takeru non riuscii più a frenare le lacrime che cominciarono a bagnarmi il viso.
Takeru molto confuso, e colto di sorpresa mi corse incontro chiedendo di essere sostituito da qualcuno. Mi strinse a lui e mi portò sul retro. “Dannazione Ryu, ma che cosa ti è successo eh?” Mi fece accomodare su una sedia a caso nello spogliatoio dei camerieri, mi offrì anche un tovagliolo e si inginocchiò davanti a me per guardarmi meglio.
“S-scusami Takeru... ma io non sapevo da chi andare.”
“Che c’è eh? E’ successo qualcosa con Yuuto?” Nel sentire quel nome una nuova fitta di dolore travolse il mio cuore, e altre lacrime. Non ebbi più la forza di parlare, così Takeru molto semplicemente si alzò e mi afferrò portandomi contro il suo petto e stringendomi forte a se. “Sfogati finché vuoi.”
E così feci una volta avuto il suo permesso. Piansi talmente tanto che gli occhi cominciarono a farmi male, ma la ferita che avevo nel cuore era peggio, nessun altro dolore era paragonabile.
Una mezz’oretta dopo avevo esaurito ogni lacrima e mi sentivo stranamente meglio, avevo come esternato tutto ciò che portavo dentro da mesi. Tutti i dubbi, la frustrazione e la gelosia provata, tutti i sentimenti spiacevoli che avevo portato con me in quei mesi si erano sciolti in quelle lacrime e mi sentivo più leggero, stranamente vuoto però.
Tornò presto Takeru con una tazza di tè fumane e me la offrì “Bevi, ti farà stare meglio.”
“Grazie” e iniziai a sorseggiare. Ero profondamente imbarazzato di aver pianto come un bambino davanti a lui, chissà che idea si era fatto di me. “Scusami... ti ho disturbato.”
“Mh? Oh figurati, non c’era molta gente. Piuttosto, spero che ora tu ti senta meglio.” Annuii e feci un altro sorso, “E’ troppo inopportuno chiederti perché stavi piangendo?”
“No, affatto. E’ sempre per lo stesso motivo e sono stanco.”
Takeru sospirò “Lo sapevo che c’entrava Yuuto. Che cosa ha fatto?”
“E’ questo il punto! Non fa assolutamente nulla. Anzi, fa qualcosa che mi fa sperare che le cose stiano cambiando, che lui sia finalmente pronto a stare con me e invece si rimangia tutto, fa cose che contraddicono quello che mi dice.”
Takeru si mise a sedere per ascoltare meglio, “Tipo? Non è una novità che Yuuto faccia cose strane, non è nemmeno il tipo che sa esprimersi se non per brontolare.”
“Sono mesi che aspetto Takeru! Quanti anni dovrò aspettare prima che lui ricambi i miei sentimenti?”
Forse era questo a farmi soffrire. Se ci fossero voluti anni quanto ancora voleva farmi aspettare, perché mi faceva vivere nel forse? Perché si concedeva solo in parte. “Credi che lui sia innamorato?”
“Eh?” non capii il senso di quella domanda.
“Lui non te l’ha mai detto ma ci sei stato abbastanza vicino per capire se prova qualcosa o meno, non sei certo cieco. Sapresti rispondere se è innamorato o no?”
Una simile domanda mi spiazzò un pò. Se Hara era innamorato? Non ci avevo mai pensato. Avevo sempre atteso che fosse lui a dirmelo, ad ammettere che lo fosse e non mi ero preoccupato più di tanto di ciò. Un pò mi aveva dimostrato che qualcosa fosse cambiato, ma persino la sua gelosia mi era sembrata solo possessività per un oggetto e non perché fosse innamorato. Quindi?
“Io credo di no...” Ammetterlo fu devastante.
“Posso essere sincero con te Ryu?” lo guardai attentamente, non avevo mai visto tanta serietà negli occhi di Takeru se non quando si era arrabbiato con me per la faccenda di Mizumi. “Io al tuo posto avrei lasciato perdere da una vita. Cioè avrei perseverato se avessi visto dei risultati, e adesso ti parlo da amico, perchè non cerchi di volerti più bene e pensi un pò a te?”
Nessuno fino a quel momento mi aveva mai detto una cosa simile, e proprio colui che per primo aveva cercato di incitarmi. “Credi che debba rinunciare a lui?”
“Sì, sinceramente sono stanco di vedere un mio amico piangere.”
Amico? Aveva proprio detto così. In diverse situazioni Takeru si era già dimostrato buono con me, e non era la prima volta che ascoltava i miei lamenti o che cercava di farmi passare la tristezza. Nella mia vita però non conoscevo affatto l’amicizia, nè tanto meno quanto facesse male essere innamorati quindi tutto ciò per me era nuovo e sapere di avere una persona che a me ci teneva mi riempì di una strana gioia, improvvisamente mi sentii meno vuoto. “S-siamo amici?”
Takeru mi fissò serio, ma poi sfoderò un ampio sorriso “E’ ovvio stupidone!”
Ripensai un pò a tutto, e in generale a tutti. Kioko, Kyoja e così Takeru erano sempre stati dalla mia parte, non mi avevano mai giudicato o trovato ripugnante sebbene fossi innamorato di un ragazzo. Si erano comportati da amici dal primo momento, sebbene con Takeru le cose fossero cominciate in maniera molto strana... ciò nonostante ringraziavo il cielo di averlo incontrato. “Grazie, davvero.”
Con una mano mi arruffò la frangia “Smettila di fare quella faccia idiota! Stasera sai che facciamo? Ce ne andiamo da qualche parte, così ti distrai un pò.”
Anche quello l’aveva già fatto una volta. Mi aveva portato con se, e si era sempre sorbito il mio pessimo umore senza mai lamentarsi. Improvvisamente mi venne da ricambiare quel sorriso, e annuii entusiasta dell’idea che aveva avuto.
Takeru lavorò fino a tardi quel giorno, sebbene dovesse prendersi anche cura di me ma non sembrò pesargli la cosa, anzi, era sereno e cordiale come al solito con tutti. I suoi dipendenti sembravano amarlo molto, così come i clienti che gli davano a parlare. Era davvero stupefacente che un ragazzo di vent'anni fosse riuscito a tenere in vita un attività così comune in una città come Tokyo, ma Takeru aveva le carte in regola per sfondare e quella sera me lo dimostrò: aiutava i camerieri, si rendeva utile persino in cucina e ogni tanto dava il cambio alla cassa. Nonostante fosse il proprietario non se ne stava con le mani in mano, ed era proprio questo suo modo di fare che lo faceva amare così tanto. In tutto ciò ebbe persino tempo di farmi compagnia e di prepararmi una cena molto semplice, ma deliziosa.
Mi offrì persino un cambio, e di andarmi a fare una doccia nel suo appartamento al piano di sopra, era la prima volta che mettevo piede in casa sua.
Era un appartamento parecchio grande, ma vuoto con pochi mobili e tenuto veramente bene. Per un ragazzo che viveva da solo quel luogo era caldo e accogliente manco fosse tenuto in ordine da una donna, e mentre mi guardavo in giro la cosa mi fece pensare alle condizioni in cui viveva Hara, al fatto che diversamente da Takeru non sapesse come provvedere a se stesso e nemmeno occuparsi della casa. Quel pensiero mi rattristì molto, mi fece quasi venir voglia di correre da lui perché non ero io ad avere bisogno di lui ma era il contrario.
“Allora ti sei cambiato? Oh, sei ancora così.” Notò Takeru venendo a controllare.
“Si, scusa ora vado a farmi una doccia.”
“Datti una mossa che per le 23 usciamo, a dopo” e si congedò con un cenno di mano.
Chissà dov’è che voleva andare. Sapevo molto poco dei luoghi che amava frequentare o della gente che conosceva, infondo lo avevo sempre visto insieme a me ed Hara.
Lasciai cellulare e chiavi di casa sul mobiletto che c’era nel salottino ed entrai nel bagno. La doccia seppe farmi rinascere, mi sentii stranamente meglio e l’acqua portò via i pensieri bui avuti prima. Aveva ragione Takeru, per una volta dovevo pensare al mio bene.
Dopo la doccia avvertii mamma che sarei tornato tardi e stranamente non disse nulla, anzi parve tranquilla forse perché credeva che insieme a me ci fosse Hara. Ero così dispiaciuto per lei, non aveva idea di quanto suo figlio facesse cose sbagliate, avevo persino fatto sesso con il ragazzo che mi piaceva sotto il suo tetto e non me ne ero nemmeno curato. Ero il peggiore.
Takeru mi aveva prestato una maglietta pulita, una felpa leggera visto che l’estate stava iniziando ad andare via e le temperature la notte scendevano un pò troppo.
“Oh vedo che ti sta” commentò Takeru.
“Già, stranamente.”
Takeru ridacchiò e afferrò un vasetto dal bagno, ci infilò le dita dentro e con gesti molti delicati mi passò le mani tra i capelli sistemandomi i capelli. “Ora va meglio” non capii cosa avesse fatto, poi mi specchiai e notai che mi aveva tirato all’indietro i capelli, la frangia era stata sistemata di lato cadendo morbida su un lato della fronte. “Che ne pensi eh? Meglio con i capelli un pò tirati indietro.”
Stranamente sì, era meglio. Takeru sembrava essere la cura al mio cuore ferito, sapeva come rendere quella mia faccia diversa dal solito e come farmi dimenticare dei problemi.
Aspettai che anche lui si fosse cambiato e uscimmo, chiudendo l’appartamento alle nostre spalle. Nel farlo mi sembrò di essermi dimenticato qualcosa di importante, ma forse era solo il pensiero di aver lasciato li la mia maglia che tanto avrei ripreso il mattino dopo.
E la serata iniziò. Takeru guidò per mezza Tokyo senza una meta precisa, ci fermammo in vari luoghi per esempio una crepperia che conosceva bene e me ne offrì una senza che gliela avessi chiesta.
“Ti restituirò i soldi domani.”
Takeru scoppiò a ridere “Credi sul serio che accetterei gli spicci di un moccioso?” Lo guardai male e continuò a ridere addentando la sua creepes. Era sempre il solito.
Dopo la prima tappa percorremmo l’autostrada e arrivammo dall’altra parte della città tornando quasi nei pressi del suo locale, e li in mezzo a tanto cemento vidi emergere la Tokyo Tower illuminata di rosso. Avevo già assistito a ciò ma la persona insieme a me quella volta era un altra, era Hara e mi tornò stranamente in mente il suo volto. “Che c’è mh? Ti piace la Tokyo Tower?”
“No. Che dici andiamo vicino al mare?”
“Mare?! Beh, ok.”
Acconsentì anche a quell’ennesimo capriccio e guidò a lungo fino al golfo della città dove immense navi si muovevano avanti e indietro perse nell’oscurità di quelle acque.
Non avevo mai apprezzato davvero il mare, eppure allontanarmi da Tokyo era l’unica possibilità per non pensare a lui perché ogni cosa mi ci faceva pensare. Era ovunque.
Scendemmo dalla macchina, Takeru aveva parcheggiato in un posto dove vi era una bella veduta del golfo dall’alto. Una scelta quanto meno spettacolare e ne fui felici.
C’era una ringhiera che permetteva di affacciarsi e godersi quella vista, e un venticello fresco cominciò a soffiare scompigliandomi i capelli che con cura Takeru aveva cercato di sistemare, ma non importava. Non c’era gel o vestito che potesse cambiare quello che ero o provavo, ero condannato.
Anche Takeru mi raggiunse affacciandomi accanto a me.
“Ti devo ringraziare” cominciai a dire attirando la sua attenzione, “lo so che sembrerò ripetitivo, ma venire qui e il tuo aiuto mi hanno fatto sentire meglio, davvero. Hai ragione forse dovrei semplicemente arrendermi e lasciare Hara così com'è, almeno una persona intelligente questo avrebbe fatto” mi voltai appena per guardarlo negli occhi e quest’ultimo fece lo stesso, stupito che stessi dicendo ciò e che avessi forse ascoltato il suo consiglio, “tuttavia sono uno stupido, e forse anche masochista e forse piangerò ancora altre trecento volte prima di capirlo che lui non mi vuole ma io lo amo e non posso dimenticarlo.”
Chiunque sulla faccia della terra avrebbe detto sì questo ragazzo è pazzo se vuole continuare. Che motivo mi spingeva a rincorrere ancora una persona che mi propinava solo forse e mai certezze, chi avrebbe mai fatto una scelta simile... forse solo chi come me era innamorato.
Takeru mi osservava serio, il vento che gli muoveva i capelli “Sai un pò mi aspettavo che dicessi questo, me lo sentivo che non avresti davvero rinunciato.”
“Il solito idiota eh?” ridacchiai.
“No, non lo sei” Eh? Mi ritrovai un Takeru che non avevo mai visto davanti ai miei occhi, lo sguardo intenso e un sorriso così dolce non glielo avevo mai visto stampato in viso, “Quell’idiota è davvero fortunato” sorrise e si allontanò dalla ringhiera, “Vieni torniamo in macchina.”
Mi stupì molto che volesse già andarsene. Chissà perché.
Montai in macchina e guidò nel completo silenzio senza capire dove stesse andando, lo cominciai a capire quando imboccò strade che conoscevo troppo bene e le mie peggiori paure si realizzarono, mi portò proprio davanti a casa sua. Ne rimasi spiazzato. “Perché Takeru? Perché siamo qui?”
“Perché è qui che vorresti essere non certo con me.”
Strinsi i pugni sulle cosce, era così evidente? “Scusami, ti prego.”
“E per cosa? Infondo è naturale. Sai invidio così tanto Yuuto” iniziò a dire e voltò il viso verso la sua casa con un velo di tristezza negli occhi, “per uno che non ha mai imparato ad amare gli è andata davvero di culo.”
Lo guardai stupito di quelle parole.
“Quindi va, mostragli quanto lo ami e vedrai che cederà finalmente perché solo un pazzo rifiuterebbe di essere amato da uno come te.”
Quelle parole, tutto il suo discorso seppero quasi farmi piangere. Dentro di me provavo così tanta gratitudine per lui che non sapevo più come esprimere, così lo abbracciai fregandomene di sembrare una ragazzina idiota. “Grazieeeeeee Takeru!”
“Sisi va bene ora lasciami è raccapricciante questa cosa!” E si liberò dalla mia presa.
Scesi dall’auto e lo saluti vedendolo sfrecciare via come una saetta nel buio della notte. Era un buon amico e l’aveva dimostrato ancora una volta.
Ora però dovevo affrontare Hara, chiedergli scusa per il mio sclero e risolvere quella faccenda. Mi ero comportato male, come al solito mi ero messo a frignare come un bambino che pretendeva qualcosa sebbene Hara in quel periodo si fosse comportato quasi decentemente con me.
Ero sulla soglia di casa sua, chiedendomi cosa avrei dovuto dirgli, avevo il cuore che mi tamburellava nel petto e le mani sudate ma la voglia di vederlo era immensa così senza più esitare bussai attendendo con impazienza di vedergli aprire la porta.
Tuttavia le cose andarono molto diversamente e ad aprire la porta non fu affatto Hara ma bensì una donna che conoscevo molto bene, sua madre. Come al solito era truccata pesantemente, rossetto rosso sulle labbra quasi sbavato e un vestito troppo succinto per una donna della sua età; nel vedermi lì inarcò un sopracciglio non ricordandosi affatto di me.
“Non ho ordinato alcuna pizza moccioso. Sparisci!”
“Non sono il fattorino signora. Sto cercando Hara veramente.”
La donna se ne stupì ancora, “Yuuto? E cosa vuoi da lui eh.”
Possibile che quella donna si fosse dimenticata di avermi già visto una volta? “Sono un suo amico.”
“Non so dove diamine sia quell’idiota quindi sparisci.”
Come? Una madre che non sapeva neppure dove fosse suo figlio. Che schifo dio mio, che orrore una donna del genere. Poi un altra voce proveniente dalla casa chiamò la donna “Himeko ma che stai facendo? Torna qua” Era chiaramente la voce di un uomo.
“Si ora vengo, il tempo di mandare al diavolo sto marmocchio” gridò fregandosene che fosse li davanti a lei, e rivolse di nuovo l’attenzione su di me “senti non so proprio dove sia quello quindi sparisci e non venire più, quel verme non ha nemmeno il permesso di portare gente a casa.”
Verme? Quella donna aveva sul serio chiamato il proprio figlio verme? Ero sconvolto. In breve mi riaffiorarono in mente tutte le volte che Hara mi era sembrato pensieroso e cupo, al dolore che aveva provato ogni qual volta che quella donna aveva portato a casa un uomo e alla solitudine che per colpa sua aveva dovuto patire solo perché quella che nemmeno si poteva definire sua madre aveva sfogato su di lui tutto il suo veleno senza meritarselo.
“Che schifo...” borbottai prima a bassa voce.
“Eh? Che hai detto moccioso?”
“Lei non è affatto una madre, e nemmeno una persona e se c’è qualcuno che qui è da reputarsi verme è lei signora quindi mi faccia la cortesia di.. CHIUDERE QUELLA BOCCA DA OCA STARNAZZANTE E SE NE VADA AL DIAVOLO MALEDETTA STRONZA!”
Tutta, e ripeto tutta la voce che possedevo mi uscì per quella frase insieme alla rabbia che provavo dentro, e non me ne pentii minimamente. Lo avevo fatto per Hara.
La donna rimane sconvolta per quella sparata ma subito di accigliò furiosa, “Come ti permetti brutto cretino!” e sollevò una mano, probabilmente per colpirmi ma non importava. Poteva farmi quello che voleva, non sarebbe stato minimamente paragonabile a ciò che aveva passato Hara e forse ricevere quel colpo mi avrebbe avvicinato un pò al suo dolore.
Chiusi gli occhi aspettandolo con ansia, incassando la testa nelle spalle però un tonfo, e il colpo non andò a segno perché a fermarla era stato Hara. “Hara?” pronunciai sorpreso di vederlo lì.
“Che cazzo stai facendo?!” sbottò la madre bloccata dal figlio e stupita di vederlo.
Hara era famelico, furioso con sua madre e le stringeva il polso fregandosene di farle male e la donna si lamentava ma il figlio sembrava fregarsene.
“Non ti azzardare a toccarlo!” disse infine fulminandola con lo sguardo, i suoi occhi color ambra erano diventati misteriosamente bui. Con un gesto poco delicato la spinse via facendola ruzzolare a terra, la donna parve addirittura farsi male ma Hara non parve fregarsene.
Com’è che la situazione aveva preso quella piega? Guardai tutta la scena pieno di sgomento, non avevo mai neppure visto Hara così furioso, era intriso di odio e si percepiva. Covava così tanto odio verso di lei? Era assurdo.
Hara all’improvviso mi afferrò per un polso, lo strinse forte facendomi male, e mi trascinò via di lì sotto le grida della madre che lo malediva e cercava di rimettersi in piedi. Mi voltai per guardarla, e stranamente pensai che fosse stata tutta colpa mia ancora una volta se Hara non aveva più una casa.
Fui trascinato lontano, in un parchetto del quartiere che a quell’ora era deserto a parte noi due. Hara mi lasciò andare e camminò ancora un pò dandomi le spalle, chissà che espressione aveva in volto.
Che cosa dovevo fare, che cosa dovevo dirgli? Non avevo alcun rimedio per una situazione del genere, non era sua sorella, nè tanto meno suo padre o un suo caro amico. Non era di me che aveva bisogno e pensai che forse Takeru avrebbe saputo che fare in quel momento.
“Ehm Hara..” provai a dire mordendomi la lingua, con che coraggio gli volevo parlare.
“Diciassette anni...” aveva detto all’improvviso, stava parlando allora, “Per diciassette anni non ho fatto altro che accantonare tutto, non ho fatto altro che sopportare quella donna in ogni suo capriccio e cattiveria, ho cercato per anni di capire dove avessi sbagliato come figlio e del perché mi odiasse così tanto e non ci sono mai riuscito e ho sopportato, o arrancato sopportando portandomi tutto dentro.” Era incredibile che di punto in bianco mi stesse dicendo certe cose, non sembrava più lui. E incredulo lo ascoltavo mentre parlava con la sua voce così intensa e bella. “Ho tenuto Mizumi lontano da me per proteggerla, per impedirle di scoprire che sua madre non è altro che una delusione e per evitarle l’ennesimo dolore ma nel frattempo ho tenuto lontani tutti, la mia famiglia. Senza rendermene conto che stavo lentamente uccidendo me stesso...” fece una pausa, alzando la testa verso l’alto mostrandomi meglio la sua nuca e le sue spalle larghe, “ma poi, all’improvviso qualcuno che nemmeno conosco, che non sa nulla di me arriva e dice di amarmi, mi insegue ovunque io vada e mi resta accanto sebbene io sia identico a quella donna. Hai continuato a tornare da me anche quando ti ho detto di andartene.. e sei riuscito a fare ciò che io non sono stato capace di fare in diciassette anni.”
Fu in quel momento che Hara si voltò verso di me, lentamente, il vento che gli muoveva i capelli neri rendendoli tentacolari e lucenti al chiaro di luna. Si voltò, e mi mostrò un viso stranamente rilassato, gli occhi lucidi di chi è pronto a piangere ma aveva uno strano sorriso dipinto sulle labbra. “Sei riuscito a dirglielo...” disse infine, “ci sei riuscito al posto mio.”
Ero spiazzato che quella persona che ora era davanti a me fosse davvero Hara. Lo stesso ragazzo che per quasi due anni non aveva mai mostrato alcuna fragilità, se non alcuni spiragli mentre ora aveva completamente abbattuto la sua corazza, il muro che aveva eretto per tenere lontani tutti era improvvisamente crollato e quello che avevo davanti era finalmente il vero Hara. Un Hara capace di piangere, capace di sorridere in quel modo così sereno e di parlare, di raccontarmi finalmente ciò che si portava dentro da anni.
“Perdonami Hara, perdonami davvero..” e mi lanciai verso di lui senza pensarci e quest’ultimo spalancò le braccia per accogliermi un gesto che mi lasciò sconvolto, ma felice. Mi ritrovai tra le sue grandi braccia, stretto a lui contro il suo petto ascoltando i battiti accelerati del suo cuore. Quindi non era solo il mio a fare così, pensai.
“Di cosa chiedi scusa idiota”
“Ti ho detto quelle cose orribili oggi, ma non le pensavo davvero! Non ti lascerei mai lo sai.” La sua mano mi accarezzò la nuca dolcemente, era la prima volta che lo faceva, e mi tenne stretto a se così che potessi sentire il suo profumo e il suo calore. Era tutto reale quindi.
“Stai ancora pensando a quello.”
Mi staccai da lui guardandolo in faccia, “Ero venuto per quel motivo in verità. Volevo chiederti scusa per oggi ma poi le cose.. ecco... ho sclerato come al solito.”
Hara rise “Si ho visto. Per una volta sei stato un grande!”
Ricambiai quel sorriso, ero così bello vederlo così sereno. “Eh? Aspetta per una volta?” Lo cacciai via infastidito per quella frase ma mi tirò di nuovo a se stringendomi forte.
“Ancora un po’.”
Non si era mai comportato così, ma quel suo modo di fare mi piacque così tanto che pensai di dovermi svegliare da un momento all’altro. Sicuramente tutto ciò non era reale. “So già che tra poco tornerà tutto come prima.”
“Che intendi?” Hara si scostò per guardarmi in viso.
“Tra poco tornerà tutto come prima lo so, ma è davvero bello stare tra le tue braccia” sorrisi assaporando a pieno quel momento, quel viso che tanto amavo e che volevo vedere sempre così sereno. Sperai solo che un giorno anche il vero Hara potesse trovare la felicità.
Hara ridacchiò per la mia frase e sfoderò un ghigno divertito, “Allora penso che dopo questo ti sveglierai sicuramente Sega” disse e avvicinò il volto al mio e mi baciò dolcemente. Il tempo intorno a me si fermerò, sentivo che quel bacio era davvero voluto ed era dolce quanto lo era lui in quel momento. “Non lasciarmi mai più solo Ryu, resta con me.”
Ogni cosa, ogni episodio accaduto, ogni lacrima versata improvvisamente venne premiata così come il mio perseverare così a lungo. Lo fissai così sconvolto da non sapere cosa dire, il volto mi era diventato probabilmente color porpora e la cosa divertì non poco Hara. Il momento parve infinito e sperai che lo fosse. Ero tra le sue braccia, le sue labbra sulle mie e i nostri cuori per una volta erano vicini.

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