So much has changed

di ChelseaH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Disclaimer: I McFly e i Tokio Hotel non mi appartengono e non intendo con questa storia dare rappresentazione dei loro caratteri e / o azioni reali, ne tantomeno lucrarci sopra.

 

So Much Has Changed

1.

“Jen… Jen svegliati! E' tardissimo!!!”
Aprii gli occhi pigramente sentendo mio fratello che mi chiamava.
“Ma sono solo le 7 e un quarto!” mi lamentai ma subito ricordai: le vacanze erano finite e da quel giorno si tornava a scuola. Sbadigliando sonoramente mi costrinsi ad alzarmi e notai che lui era già vestito e pronto per uscire, era sempre così, guai a fare tardi il primo giorno di scuola! Per quello c'era tutto il resto dell'anno ma il primo giorno, per ragioni che non sarei mai riuscita a comprendere, per lui era sacro. Mi trascinai in bagno e mi sciacquai la faccia, poi tornai in camera e mi vestii con Dougie che continuava a ronzarmi intorno mettendomi fretta. Quando fui pronta mi guardai allo specchio per osservare il risultato e lui venne a specchiarsi di fianco a me, non centravamo nulla l'uno con l'altra, nessuno avrebbe mai detto che fossimo gemelli se non avesse guardato le carte d'identità. La nostra scuola era una delle poche senza l'obbligo della divisa, la dovevamo portare solo in occasioni speciali, e così ora ognuno di noi era vestito secondo il suo stile. Lui indossava un paio di pantaloni da skater a ¾, una maglia a maniche corte della hurley e un paio di vans a scacchi neri e bianchi ai piedi. Aveva i capelli tinti di biondo con un taglio che ricordava molto Tom Delonge e portava un piercing sul labbro inferiore a sinistra. Io per contro avevo i capelli nerissimi che mi arrivavano fin sotto la spalla con un ciuffetto più corto a destra che tenevo tirato indietro con una banalissima mollettina. Non ero emo, proprio per nulla, anche se ai miei ottusi compagni il ciuffo bastava per etichettarmi come tale. Poi indossavo un paio di jeans blu scuro stretti, maglia a maniche corte dei Good Charlotte, cintura rossa con le borchie, converse rosse ai piedi, smalto rosso shocking sulle unghie e matita nera pesantissima intorno agli occhi oltre al mio inseparabile piercing ben piantato sulla lingua. Ne avevo abbastanza per iniziare l'anno scolastico con ramanzine dei prof e sfottimenti da parte dei miei stupidi compagni vestiti dolce&gabbana dalla testa ai piedi. In realtà nemmeno Dougie seguiva il loro stile fighettino ma a lui la passavano siccome era mille volte più socievole di me e poi, sempre per ragioni a me incomprensibili, era l'idolo delle ragazze insieme ai suoi tre migliori amici. Probabilmente era la musica che li rendeva così attraenti, suonavano insieme in una band che avevano chiamato McFly in onore di Ritorno al Futuro e dovevo ammettere che spaccavano parecchio.
“Dai andiamo!” mi incitò Dougie e io a malincuore mi infilai in spalla la borsa a tracolla e lo seguii. Per strada come sempre ci beccammo con Tom, Danny e Harry, gli altri tre della band, e ci fermammo a fare colazione al solito bar e, come al solito, io mi sentivo completamente esclusa. Stavo li seduta a sorseggiare il mio cappuccino extra large intingendoci dentro una brioche e li guardavo chiedendomi come fosse possibile che solo fino a un anno prima io e loro fossimo inseparabili.
Danny era il mio migliore amico dai tempi delle elementari, la persona che probabilmente mi conosceva meglio sulla faccia della terra, l'unico al quale avevo sempre raccontato tutto e l'unico del quale mi fossi sempre fidata al 1000%. Harry invece era il miglior amico di Dougie, anche lui dai tempi delle elementari, ed io in qualità di buona sorella, crescendo mi ero presa una bella sbandata per lui. Innamorarsi del migliore amico del fratello è un classico come è un classico che suddetto migliore amico un giorno si svegli e si accorga che per lui sei molto più che una specie di sorella acquisita e si decida a chiederti di uscire. Da li allo stare insieme per due anni e mezzo il passo fu breve ma poi tutto era finito nel momento in cui lui aveva conosciuto un'altra, una certa Marica, alla quale dava lezioni di batteria per mettere insieme qualche soldo. Poi c'era Tom. Lui era assolutamente indescrivibile, la quintessenza della dolcezza e della simpatia, la classica persona alla quale non esiteresti mezzo secondo ad affidare la tua vita ben sapendo di averla lasciata in ottime mani. Io e lui eravamo sempre stati amici, non ai livelli di me e Danny ma comunque il feeling fra di noi era sempre stato allo stelle.
Semplicemente lo adoravo.
Infine c'era Dougie. Il mio caro fratello gemello che pareva tutto fuorché il mio gemello. Non eravamo mai stati di quei gemelli fedeli alle leggende metropolitane, non ci “sentivamo” anche a distanza di chilometri, non leggevamo uno nella mente dell'altra, non vivevamo in simbiosi e nulla di tutto il resto che si racconta sui gemelli. Ci volevamo un gran bene, questo si, ma ne più ne meno del solito bene che si possono volere un fratello e una sorella qualunque.
Poi un giorno tutto era cambiato: Dougie continuava a essere il mio gemello e a volermi bene ma Danny iniziò a staccarsi da me e lo stesso fece Tom e casualmente tutto ciò coincise con il momento nel quale Harry decise di mollarmi per un'altra. In realtà me la sentivo poco di biasimarli, in fin dei conti erano compagni di band e amici per la pelle, era abbastanza naturale che avessero preso le distanze considerando che io la presi male quanto bastava da voler tagliare ogni tipo di contatto con quella sottospecie di batterista dal cuore volubile. Il primo periodo lo passai completamente distante da tutti loro ma quando la rabbia e la tristezza iniziarono a sbollire ricominciai ad uscire con loro saltuariamente ma nulla fu più come prima: in genere me ne stavo seduta in disparte proprio come in quel momento a rivivere i ricordi di qualcosa che non sarebbe mai più tornato.
Finita la colazione ci separammo dagli altri che ormai frequentavano l'università e ci dirigemmo a scuola; non appena oltrepassammo il cancello ci dividemmo quasi automaticamente, lui andò subito a cercare i suoi amici tutti skateboard e ragazze e io andai a controllare il mio orario scoprendo di avere letteratura inglese alla prima ora e dirigendomi come un automa verso l'aula incurante di tutto quello che i miei compagni “per bene” borbottavano alle mie spalle lungo il corridoio come se io fossi cieca e sorda. Entrai in aula e, trovandola vuota, mi sedetti nel posto più imboscato possibile e mi misi a scarabocchiare su un foglio tentando di ingannare l'attesa.
Ma perché Dougie era voluto uscire di casa così presto? Dannazione a lui!
Pian piano l'aula cominciò a riempirsi e alla fine arrivò anche il professore.
“Prima di iniziare ad illustrarvi quello che sarà il programma di questo semestre volevo fare un avviso anche se probabilmente ne siete già tutti a conoscenza: quest'anno la nostra scuola aderisce ad un programma di scambi culturali con altre nazioni e scuole europee quindi ospiteremo per tutto il semestre dei ragazzi stranieri che studieranno qua con noi e verranno ospitati nelle vostre case per il loro periodo di permanenza qui – io cascai dalle nuvole ma notai che alcuni miei compagni annuivano – I ragazzi dovrebbero arrivare tutti nell'arco di questa settimana, vi pregherei calorosamente di dar loro una buona accoglienza e se ve ne ritrovate qualcuno per casa di trattarlo con tutti i riguardi del caso. Sono certo che sarà un'esperienza positiva per tutti noi.”
Ci mancavano solo i ragazzi stranieri a rendere quella scuola ancora più odiosa del solito!
Scacciai dalla testa il pensiero convinta com'ero che la cosa non mi riguardasse e presi ad ascoltare distrattamente il prof che si era già lanciato in una delle sue spiegazioni senza ne capo ne coda.
Il resto della giornata passò tranquillamente ma quando varcai la porta di casa e mi lasciai andare sul divano tirai ugualmente un sospiro di sollievo.
Dougie doveva essere rincasato già da un bel pezzo perché dalla sua camera sentivo provenire il suono di un basso e io decisi di andare a farmi un bagno rilassante.
Mi ci voleva proprio, quando uscii dalla vasca mi sentii tutt'altra persona! Mi rivestii e senza nemmeno asciugarmi i capelli mi misi a fare un piccolo prospetto delle lezioni che avevo e dei libri che mi sarei dovuta comprare nel più breve tempo possibile quando udii Dougie chiamarmi a gran voce dal piano di sotto. Lo ignorai ma lui persisteva nell'urlare il mio nome e alla fine, esasperata, scesi.
“Si può sapere cosa succ-“ mi bloccai di colpo a due scalini dalla fine osservando mio fratello sulla soglia di casa che guardava stranito due strani individui che probabilmente avevano appena suonato. Erano due ragazzi che così ad occhio avranno avuto più o meno la nostra età e si portavano appresso valige e valigioni come se dovessero stare fuori casa secoli.
“Jen… spiegagli che questo non è un hotel o un bed&breakfast o qualunque cosa loro credano che sia” mi chiese Doug con aria supplichevole. Io mi avvicinai e li guardai meglio: erano entrambi altissimi e magrissimi, uno aveva i capelli lunghi neri con delle ciocche bionde e l'altro dei rasta ancora più lunghi ma biondi. Uno era vestito in maniera abbastanza darkettina mentre l'altro pareva il capobanda di una gang di strada di quelle che si vedono nei video di gente tipo Eminem. Uno era truccato alla perfezione, matita e ombretto neri intorno agli occhi, smalto nero sulle unghie e un leggero strato di fondotinta mentre l'altro era al naturale. A parte tutte queste differenze erano identici.
Gemelli.
Come me e Doug.
Con la sola differenza che loro evidentemente erano monozigoti mentre noi no.
Ora la domanda era: che ci facevano due gemelli così uguali eppure così diversi sulla porta di casa nostra con una marea di valige?
“Ehm… ragazzi… mi sa che avete sbagliato indirizzo…” mi azzardai a dire.
“Was?” mi chiese il moro.
“Non parlano la nostra lingua!!! - esclamò disperato Dougie che evidentemente era già da un po' che tentava di comunicare con quei due – e hanno un foglio di un agenzia di scambi culturali con sopra scritto il nostro indirizzo!” aggiunse mostrandomi la carta.
Forse iniziavo a capire.
E forse, a giudicare dalla faccia del mio gemellino, non ero l'unica ad essere completamente all'oscuro di quel piano di scambi culturali.

 

____________________

NOTE.
Questa storia ho iniziato a scriverla tantissimo tempo fa, per la precisione il 30 settembre 2007. Avevo scritto i primi otto capitoli di getto e poi l'avevo mollata la, così. In questi giorni ho deciso di riprenderla in mano e continuarla, un po' perchè ne avevo voglia e un po' perchè Giuly mi ha dato la motivazione per farlo, grazie <3
Quindi eccola qua! Spero che questo crossover un po' particolare possa piacervi ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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So Much Has Changed

2.

“Non parlano uno strano idioma Doug, e non sono strani. ” lo stava rimproverando mamma mentre si lamentava dei due estranei che erano seduti al tavolo della cucina e ci guardavano con aria interrogativa.
“E come la chiami la lingua che parlano se non strano idioma ?”
“Tedesco magari?”
Dougie sbuffò e mi chiese aiuto con un'occhiata molto significativa.
“E dovrebbero stare qua in pianta stabile?” mi azzardai a chiedere.
“Per tutto il semestre, si. Ma ragazzi dove vivete?! Alla fine dell'anno scorso ne hanno fatta una pubblicità assurda a scuola!”
“Noi non abbiamo sentito niente e comunque potevi dirci che ne avremmo ospitati due!” protestai ben sapendo che sia io che Dougie eravamo molto ma molto gelosi dei nostri spazi.
“Non ve l'ho detto perché vi sareste opposti”
“Appunto…” bofonchiò Dougie.
“Sarà un'esperienza interessante vedrete - ci disse fiduciosa – comunque potreste iniziare a socializzare invece di lasciarli li seduti come due pesci lessi”
“No grazie” esclamammo all'unisono e lei ci fulminò con lo sguardo.
“Ragazzi!”
“Dove hai intenzione di farli dormire, nella vasca da bagno?!” chiese lui ignorando il suo ordine di socializzare.
“E poi tutte quelle valige!!! Il moro mi sa che si è portato dietro tutta la casa!” feci notare.
“Bill” sospirò lei.
“Cosa?”
“Il moro si chiama Bill”
“Bill o non Bill, dove lo metti?” chiesi disperata mentre l'interessato mi puntava gli occhi addosso sentendosi tirato in mezzo.
“Tu e Dougie dividerete una delle vostre stanze e l'altra la lascerete a loro due”
“Tu credi che tutta quella roba entri nelle nostre stanze?” chiese sarcastico Doug indicando le valige che si intravedevano attraverso la porta che dava sul salotto nel quale erano state accatastate.
“Un po' di collaborazione per favore! - mamma stava decisamente perdendo le staffe – ora andate su con loro e vi organizzate per bene”
“Devo andare da Tom, abbiamo le prove” puntualizzò Dougie
“Lo chiami e gli dici che non ci sei” gli rispose secca.
“Non ci penso minimamente!”
“DOUGIE LEE POYNTER!!!”
“Ma-“
“NO!”
“Ma Tom…”
Mentre lui e mamma continuavano a litigare notai che l'altro gemello, quello biondo coi rasta, si metteva sull'attenti ogni qualvolta Dougie pronunciava il nome “Tom”.
“Tom? - mi azzardai a chiedere e lui subito si voltò verso di me – ti chiami Tom?” lui fece cenno di si con la testa mentre l'altro mi disse “Bill” allungandomi una mano.
“Jennifer - gli dissi stringendogliela – ma allora capite un po' di inglese?!”
Entrambi mi guardarono spaesati e decisi di lasciar perdere, stavo quasi per andare in soccorso di Dougie quando Tom mi rivolse la parola.
“Parliamo… ehm… poco. Ehm… parli piano… ehm… capiamo… poco”
Era abbastanza ridicolo in quel suo tentativo di farsi capire ma in qualche maniera lo trovai parecchio tenero. Nonostante questo restava il fatto che la loro presenza non era gradita.
“IO DEVO FARE QUELLE FOTTUTE PROVE!” urlò in quel momento Dougie e ci mancò poco che mamma gli desse uno schiaffo.
Alla fine fu costretto a capitolare e chiamare Tom ma decise che in compenso non avrebbe assolutamente collaborato alla buona riuscita del piano di scambi culturali e si chiuse in camera sua. Io lo seguii preoccupata dalla reazione eccessiva che stava avendo.
“Ti fa così schifo dividere la stanza con me?”
“No ma è questione di principio! Almeno venire avvisato che due cretini tedeschi mi avrebbero invaso casa e si sarebbero messi fra me e la mia band!”
Ecco cosa aveva scatenato quella scenata epica, la band.
Certo non era entusiasta di avere due estranei per casa, come me era sempre stato molto legato ai propri spazi, ma quello che aveva scatenato la tempesta era stato il fatto che gli avessero toccato la band. Anche se solo per una sera quella per lui era una rinuncia improponibile.
La band era tutto per lui.
Dentro ai McFly c'erano i suoi migliori amici, c'erano i suoi sogni, c'era la sua passione, c'era tutto.
“Dai Doug… se facciamo in fretta con quei due magari riesci ad andare alle prove” tentai di rincuorarlo un po'.
“Hai visto quante valige hanno? Si sono portati dietro tutta la Germania altro che la casa!”
“Ti trasferisci tu da me o io da te?”
Loro si trasferiscono in germania”
“Dougie…”
“Jen dobbiamo essere uniti se vogliamo cacciarli!”
“Magari sono simpatici.”
“Dei simpatici sfascia band vorrai dire.”
Comprendendo che era inutile continuare lo lasciai da solo sperando che sbollisse la rabbia e andai a rifugiarmi in camera mia. Guardandomi intorno compresi che in fondo Doug non aveva tutti i torti, la dentro ci stavo a malapena io, figuriamoci Bill e i suoi mille bagagli! Se avessi tirato fuori il letto che avevo sotto al mio ci sarebbe stato pochissimo spazio per muoversi! E lo stesso valeva per la sua stanza che era grande esattamente quanto la mia. Come era passato per la testa di mamma di prendersi addirittura due ragazzi?! I miei pensieri vennero interrotti proprio da lei che veniva a stanare me e Doug con i due gemelli dietro che reggevano una valigia ciascuno. Spalancò entrambe le porte e poi dal corridoio ci disse di dire ai ragazzi in quale stanza si dovevano mettere così potevano iniziare a portare su le loro valige e che non le sarebbe dispiaciuto se li avessimo aiutati.
“Io da qui non mi muovo” bofonchiò Doug
“Bene, Jen prendi la tua roba e trasferisciti in camera di tuo fratello”
“Nemmeno lei si muove da lì.” lo sentii dire e sinceramente per quanto mi sembrasse estremista non ebbi il coraggio di andargli contro. Era pur sempre mio fratello!
“Perfetto.” decretò lei con un tono che era tutto un programma e mezz'ora dopo mi ritrovavo a far spazio nel mio armadio per ospitare tutta la roba di Tom mentre lei stava facendo spazio in quella di Dougie per Bill. Insomma, siccome entrambi ci eravamo rifiutati di muoverci ce ne aveva appioppato uno a testa. E dire che non avrei mai pensato che mi avrebbe lasciato dormire nella stessa stanza con uno sconosciuto che pareva uscito da un film di gangster considerando che aveva fatto storie assurde ogni qualvolta Harry si era addormentato “casualmente” da me.
Ed eccomi lì, nel bel mezzo della mia stanza a tentare di ficcare la roba di Tom da qualche parte mentre lui mi guardava sconsolato. In un certo senso mi faceva pena, per quanto non comprendessero la nostra lingua non è che ci volesse un genio per capire che non li gradivamo e la sua espressione del volto parlava da sola.
“Non ci sta tutto, mi spiace.” gli dissi arrendendomi e scandendo bene le parole accompagnandole da gesti. Lui mi fece un debole sorriso e indicò le valige facendomi capire che gli andava bene anche tenere parte della roba li dentro. Dall'altra parte del muro sentimmo Dougie imprecare strane cose, probabilmente contro Bill e l'espressione di Tom tornò a farsi più sconsolata di prima.
Si sedette sul suo letto, che date le scarse dimensioni della stanza era si e no a dieci centimetri dal mio, e prese a guardarsi intorno indeciso sul da farsi e visibilmente a disagio.
“Anche noi siamo gemelli.” era molto stupida come frase ma non sapevo in quale altro modo rompere il ghiaccio e lui iniziava a farmi una pena assurda.
“Non capisco…”
“Io e Dougie – dissi più lentamente indicando verso la sua stanza – siamo gemelli come te e Bill.”
Lui sgranò gli occhi incredulo e poi si mise a ridacchiare divertito da quella rivelazione e come biasimarlo… non ci somigliavamo affatto mentre lui e Bill nonostante le differenze di look erano due gocce d'acqua! Se non altro l'atmosfera si era un attimino rilassata e iniziammo una strana conversazione fatta per lo più di gesti che si interruppe solo quando qualcuno bussò alla mia porta. Era Bill che entrò nella stanza con un'espressione disperata in volto ed emettendo un urletto lamentoso e supplichevole.
“Tomiiiiiii.”
Tom gli fece spazio sul letto e i due cominciarono a parlare fra di loro a velocità improponibile, io in confronto ero una lumaca col freno a mano innestato. Ovviamente non sapendo mezza parola di tedesco non capivo nulla ma era evidente che Bill era traumatizzato, indignato, scocciato e deluso dall'accoglienza ricevuta. A completare il quadretto mancava solo Doug che fece irruzione dicendo “Jen, riunione di famiglia” e mi trascinò via con se. Entrando nella sua stanza rimasi sconvolta dal caos: c'erano valige aperte messe una sull'altra, mezze svuotate, mezze piene, una marea di vestiti che decisamente non erano di Dougie sparsi ovunque sui due letti, sul davanzale, sullo stereo, sulla scrivania, ovunque e altrettanti accessori buttati a casaccio per tutta la stanza.
“Cosa è successo qui?!”
“Bill Kaulitz, ecco cosa è successo!”
“Kaulitz? Sei già così in intimità da aver scoperto il cognome?!”
“Ahah, divertente! Ce l'ha scritto sui boxer, rendiamoci conto!” disse allibito tirando su un paio di boxer abbandonati in mezzo a quel caos che recavano sul bordo per l'appunto la scritta “Bill Kaulitz”.
“Un po' megalomane il tipo eh?”
Lui sbuffò e tentò di ritagliarsi uno spazietto sul letto per sedersi e per farlo buttò in terra senza troppe cerimonie un paio di maglie del tedeschino.
“Dobbiamo fare qualcosa, io non posso convivere con quello lì!”
“Dubito che mamma possa cacciarli dopo essersi presa l'impegno.”
“Allora mi trasferisco da te e quella sottospecie di gangster coi rasta viene qui perché far trasferire Bill ho idea che sarà impossibile con il casino che ha creato!”
Non facemmo in tempo a mettere in atto il piano che mamma lo stroncò sul nascere, ci disse che ce l'eravamo cercata e che quella sistemazione camere era definitiva. Quella sera a cena Dougie si rifiutò di scendere e al momento di andare a dormire Bill gli fece una scena madre assurda sclerando nella sua lingua, probabilmente offeso dal fatto che Dougie gli avesse malamente buttato in terra tutti i vestiti.
Il muso di Tom ormai era arrivato a terra e mentre spegnevo la luce mi ritrovai a pensare che quella convivenza sarebbe stata tutt'altro che pacifica e gioiosa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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So Much Has Changed

3.

Quella mattina mi svegliai infastidita da qualcosa che mi solleticava e quando aprii gli occhi impiegai giusto un tantino a comprendere che ciò che mi dava fastidio erano una massa di capelli neri rovesciati sul mio collo.
Capelli neri decisamente non miei e con striature bionde.
Guardai meglio nell'oscurità e mi resi conto di avere Bill che dormiva bello pacifico e beato nel mio letto, mezzo scoperto e sbrodolando allegramente sul mio cuscino.
“TU CHE CI FAI QUI?!” esclamai allibita alzandomi di colpo e mollandogli uno spintone che lo fece finire dritto sul pavimento.
Lui si rialzò con espressione intontita e mi guardò chiedendosi cosa stesse succedendo. Poi completamente incurante del fatto che l'avessi appena cacciato si rialzò e si infilò di nuovo nel mio letto, stavolta tirandosi bene addosso le coperte.
“Gute Nacht.” mormorò mezzo addormentato e due secondi dopo eravamo punto e a capo. Io indignata e lui risbattuto in terra. Stavolta invece di tornare nel mio letto come se nulla fosse mi lanciò un'occhiata offesissima e si mise a piagnucolare seduto in terra massaggiandosi una spalla.
“Tomiiii!”
“E' inutile che chiami Tommy se-“
“TOMI!!!” mi fulminò con lo sguardo correggendo la pronuncia del diminutivo di suo fratello anche se del resto non aveva capito niente.
“Ok Tomi…”
Lui si rialzò e fece per rimettersi dove era prima.
“Ma cosa stai facendoooo? VATTENE!” gli dissi allargandomi sul letto impedendogli anche solo di sedersi. Lui mi guardò scocciato e mi indicò il letto accanto al mio nel quale Tom dormiva a pancia in su, bocca semiaperta e sbrodolante come quella di Bill poco prima, gambe e braccia aperte e anche lui mezzo scoperto. Insomma occupava tutto il letto e fra l'altro dormiva proprio della grossa.
“Ich habe keinen Platz”
“Come?”
“Ich – habe – keinen – Platz” ripeté lui scandendo le parole come se fossi un'idiota.
“Ma tu non ce la fai più!!! Ma ti pare che capisco?!”
Lui sbuffò capendo quello che gli avevo detto non più di quanto io avessi capito ciò che mi aveva detto lui.
“Bitteeeeee!” mi implorò tentando di farmi spostare per fargli spazio e compresi che forse tentava di dirmi che nel letto di Tom non c'era spazio per lui vista la posizione del ragazzo.
“Dormi nel tuo letto.” gli dissi lentamente indicandogli il letto e poi la stanza di Dougie e lui mise su un muso da cagnolino bastonato. Ma da dove era uscito? Sospirai e lui mi fece cenno di seguirlo e mi portò in stanza di Doug mostrandomi quello che doveva essere il suo letto ma che in realtà era un ammasso di vestiti informe. Era ovvio che non potesse dormire lì e alla fine cedetti, non potevo certo metterlo sul divano, mamma mi avrebbe ammazzata!
“Ok…”
Lui si aprì subito in un sorriso immenso e saltellò tutto contento verso la mia stanza lasciandomi sdraiare e poi sistemandosi vicino a me.
Cinque minuti più tardi era di nuovo addormentato e… sbrodolante.

****

“CHE COSA CI FAI NEL LETTO DI MIA SORELLA BRUTTO PORCO?!”
Fu la voce urlante di Dougie a svegliarmi e aprendo gli occhi trovai Bill per la terza volta in terra ma stavolta ero incolpevole. Mio fratello dal canto suo gliene stava urlando dietro di ogni colore e Tom dall'altra parte aveva tirato su la testa e si era messo a stropicciarsi gli occhi tentando di connettere. Quando comprese che qualcuno stava mettendo le mani addosso al suo gemello si alzò di scatto e poco ci mancò che scoppiasse la rissa. Alla fine in qualche maniera si calmarono tutti e decidemmo che era tempo di vestirci se non volevamo fare tardi a scuola. La mamma ci costrinse a lasciare usare il bagno prima ai gemelli e Tom decise di usarlo insieme a Bill per risparmiare tempo… solo tre quarti d'ora dopo comprendemmo che il suo era stato un atto di carità pura dato che Bill era semplicemente eterno e non ne voleva sapere di uscire da quel bagno che aveva praticamente monopolizzato. Quando finalmente risbucò, quasi un'ora dopo, era vestito di tutto punto, truccato di tutto punto e… con i capelli sparati in testa come se avesse preso la scossa! Come se tutto questo non bastasse si infilò un paio di stivali col tacco e poi ci si piazzò davanti con le mani sui fianchi in posa da gran diva, sopracciglio destro alzato e gesticolando ci fece capire che non gradiva il fatto che fossimo ancora in pigiama perché non voleva fare tardi a scuola in quello che a tutti gli effetti era il suo primo giorno.
Poco ci mancò che Doug gli saltasse alla gola.
“Dove crede di andare conciato così?” chiesi io perplessa mentre lo trattenevo.
“Al circo probabilmente!” bofonchiò lui mentre entrambi ci avviavamo verso il bagno a renderci presentabili.
Uscimmo di casa parecchio in ritardo e così quando arrivammo al solito bar in teoria non avevamo tempo per fare colazione ma ci fermammo lo stesso perché Dougie si era messo in testa di far arrivare i gemelli in ritardo.
Non appena varcammo la soglia io ebbi una brutta sorpresa vedendo Marica seduta accanto ad Harry. Era raro che si unisse alle colazioni dei ragazzi ma quando lo faceva per me era un incubo. Punto primo non la smetteva mezzo secondo di fissarmi con odio e punto secondo la sua attività preferita era strusciarsi addosso a lui. Ok, era la sua ragazza e probabilmente ne aveva il diritto ma mi dava fastidio lo stesso.
“Non ci stiamo tutti al tavolo! Io mi siedo di là con i gemelli” mi affrettai a dire mentre salutavo gli altri con la mano e poi mi dirigevo dalla parte opposta insieme a Bill e Tom. Ordinammo tutti e tre cappuccio e brioche e loro due si buttarono a capofitto in una conversazione della quale ovviamente non potevo capire nulla se non il numero assurdo di volte che nominarono “Dougie”.
Fra lui e Bill era proprio amore!
Per non cedere all'impulso di sbirciare al tavolo degli altri mi ero seduta in modo da dargli le spalle e così sobbalzai violentemente e per poco non versai tutto il contenuto della tazza quando udii alle mie spalle la voce di Harry che mi salutava. Si sedette in mezzo fra me e Tom porgendo ad entrambi la mano e presentandosi e poi tornando a posare la sua attenzione su di me.
“Ti ricordi la signora Cooper?” mi chiese.
Feci cenno di si con la testa mentre sentivo lo sguardo infuocato di Marica sulla schiena. La signora Cooper era una simpatica vecchietta che una volta io e i ragazzi avevamo aiutato a ridipingere casa aderendo ad un progetto di volontariato.
“Ecco, l'ho incontrata ieri pomeriggio in centro e mi ha invitato a prendere il tè da lei uno di questi giorni”
“Bene” risposi non riuscendo proprio a capire quale fosse il succo del discorso.
“Mi ha invitato insieme alla mia dolcissima ragazza.
“Bene” ripetei nuovamente, stavolta scocciata dal fatto che mi rendesse partecipe di simili cose.
“Non hai capito, mi ha invitato con te! Credo che non sappia che ci siamo lasciati, del resto è passato tanto di quel tempo dall'ultima volta che l'abbiamo vista...”
Sgranai gli occhi e rischiai di rovesciare tutto per la seconda volta.
“Non dirmi che hai accettato!”
“Già… in fin dei conti è una povera vecchietta sola, non potevo dirle di no!”
“Vacci con la tua attuale dolcissima ragazza, sono sicura che la signora Cooper comprenderà.”
“Dai Jen, in fondo è solo un tè! Lei vuole vedere te e comunque Marica non-“ si bloccò di scatto mordendosi la lingua e sospirai, chissà cosa stava per dire.
“Ok”
“Grazie! Domani pomeriggio, ok?”
“Ok…”
“Ah un'ultima cosa, non dirlo a Marica.” mi raccomandò e poi sparì al suo tavolo, come se io con quella intrattenessi conversazione tutti i giorni.
Tornai al mio cappuccino ormai freddo e sospirai un'altra volta.
“Ex?” mi chiese Bill e io lo guardai sconvolta chiedendomi come avesse fatto a capire e lui prese a ridacchiare soddisfatto di averci azzeccato e poi tornò a confabulare con Tom.
Il resto della giornata passò relativamente tranquillo, a scuola ognuno era andato per la sua strada: io avevo i miei corsi, Doug i suoi e i gemelli per le prime settimane avrebbero dovuto seguire solo delle lezioni di lingua. Quando rincasai dovetti sorbirmi le urla di mamma che era arrabbiatissima perché Doug era tornato, si era messo il basso in spalla ed era sparito alla velocità della luce invece di aiutare Bill a sistemare la sua roba. Decisi di aiutarlo io una volta finiti i compiti, in fin dei conti lui e Tom non erano poi tanto male e mi spiaceva il fatto che si sentissero così tanto esclusi e malvoluti. Mi sedetti sul letto con il quaderno in mano mentre Tom intorno a me trafficava con le sue cose e un dieci minuti dopo udimmo un urlo disumano provenire dalla camera a fianco. Entrambi corremmo a vedere cosa fosse successo e trovammo Bill in piedi sul suo letto che arretrava inorridito tentando di farsi strada in mezzo al suo cumulo di vestiti. Di fronte a lui un bella lucertolona che camminava tranquilla in mezzo a tutta la sua roba.
“ZUCKIE! - esclamai andandola a prendere – che ci fai fuori dalla tua teca?!”
Bill inorridì ancora di più vedendomela prendere in mano e il suo disgusto arrivò alle stelle quando mi vide sollevare da uno scaffale un paio di suoi jeans e due tre magliette rivelando sotto di esse due teche, una delle quali conteneva degli insettini che servivano da cibo e l'altra una lucertola un po' più piccola di Zuckie e poi per l'appunto Zuckie. Nella fretta di disfare le valige e in mezzo ai litigi il giorno prima Bill evidentemente non si era accorto degli animaletti di Dougie, ed ora pareva a dir poco traumatizzato. Tom scoppiò a ridere in maniera indegna e Bill iniziò a tirargli i rasta del tutto offeso dalla mancanza di tatto nei suoi confronti del fratello. Inutile dire che interruppe al volo la sistemazione della sua roba e si rifugiò nella mia stanza chiedendo asilo politico. Fra l'altro grazie a tutto quel caos, nemmeno a volerlo sarei potuta andare a dormire nell'altra stanza e così mi misi l'anima in pace all'idea di dover dividere un'altra volta il letto con quello strano individuo.
Mentre finivo i compiti mi arrivò un sms di Harry che mi comunicava l'ora del ritrovo per il tè del giorno dopo e l'ansia mi assalì: se c'era una persona che proprio non sarei mai riuscita a dimenticare era proprio Harold Judd ed era inutile mentire a me stessa, lo amavo ancora e anche parecchio. Dovermi fingere la sua ragazza per un pomeriggio dopo esserlo stata veramente per due anni e mezzo sarebbe stato devastante per la mia emotività.
“Harry?” mi chiese Bill indicando il cellulare che stavo fissando come una scema.
“Si.” sospirai e lui mi diede un bacio sulla guancia tentando di rincuorarmi ed iniziai a credere che capisse molto più di quello che dava a vedere. Tutto ad un tratto mi passò per la testa un'idea: e se non fossi andata da sola all'appuntamento? In fondo la signora Cooper aveva espresso la volontà di vedere me e Harry ma non aveva mai detto che dovevamo essere da soli! Guardai i gemelli con sguardo critico, Tom con quell'abbigliamento e quei rasta era un po' troppo “poco di buono” per la povera signora Cooper ma Bill… se l'avessi convinto a tenersi i capelli lisci, non truccarsi troppo e vestirsi con qualcosa di un po' meno teschioso poteva essere a dir poco perfetto! Tutta entusiasta della mia idea ricambiai il bacio e poi gli dissi
“Penso proprio che dovresti iniziare a conoscere le nostre tradizioni, partendo da quella del tè pomeridiano!”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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So Much Has Changed

4.

La mattina seguente comunicai a Dougie che dovevamo trovare una soluzione accomodante per tutti perché io non potevo continuare a tenermi Bill nel letto come se fosse un animale domestico. Il punto era che si comportava esattamente come tale, si strusciava come un gatto, faceva versi stupidi come i gatti, emanava calore quanto un gatto e per poco non si metteva pure a fare le fusa. Tom era divertito in una maniera indecente da quella situazione e il mio caro fratellino non voleva saperne di cambiare posto a Zuckie e riprendersi Bill, anzi avevo quasi il sospetto che meditasse di incrementare il numero di lucertole per essere sicuro di tenerselo alla larga. Mamma si era impuntata sul fatto che dovevamo per forza stare ognuno con un gemello e alla fine mi ritrovai a fare avanti e indietro trasportando la roba di Bill dalla stanza di Dougie alla mia mentre Tom prendeva le sue cose e le portava di la.
Tutto questo avvenne prima di andare a scuola e, come il giorno prima, arrivammo tutti in ritardo tranne Dougie che si era dissociato. Mentre ero immersa nella noiosa lezione di filosofia mi arrivò un sms di Harry: “Stamattina non c'eri, tutto ok?” ma che voleva? Ignorai il messaggio e venti minuti dopo me ne mandò un altro “Non vorrei fosse colpa mia…”, no non era colpa sua anche se non capivo come mai si preoccupasse della mia assenza dato che io e loro avevamo tagliato i ponti dell'amicizia propriamente detta da un bel pezzo. Risposi con un vago “colpa dei gemelli” e lui mi chiese se per il pomeriggio ero ancora disponibile, gli feci uno squillo di assenso e la cosa terminò lì ma mi guastò l'umore. L'idea di doverlo rivedere in una situazione diversa dal megatavolone colazione della mattina mi metteva parecchio a disagio, avevo paura di ciò che ancora provavo per lui, paura di dire o fare qualcosa di decisamente inappropriato così, una volta finita lezione, corsi a cercare Bill per assicurarmi che potesse accompagnarmi e se fosse servito l'avrei minacciato di buttargli Zuckie nella vasca da bagno mentre si lavava. Lo trovai insieme a Tom in biblioteca che cercava non so che strano libro sulla grammatica inglese.
“Bill mi servi.” gli dissi concisa. Lui mi guardò alzando il sopracciglio destro, come faceva ogniqualvolta non capiva nulla.
“HO-BISOGNO-DI-TE!” scandii per bene le parole ma il tono di voce un po' alto mi valse un richiamo da parte della bibliotecaria. Tom parve capire e gli tradusse e lui si illuminò subito, felice all'idea che finalmente qualcuno gli desse credito.
“Co…sa?” chiese un po' goffamente tentando per una volta di venirmi incontro con la lingua.
“Vieni con me a prendere il tè da una gentile signora! Te l'avevo accennato ieri sera.” parlai il più lentamente possibile ma era evidente che nessuno dei due aveva capito. Siccome non avevo tempo ne voglia da sprecare per ripetere la frase all'infinito, presi carta e penna e gli feci dei disegnini esplicativi. In una vignetta c'era lui, identificato da una massa di capelli molto simile ad una criniera, insieme a me identificata dal nome. Nell'altra c'eravamo noi due, Harry senza alcun segno identificativo, una nonnina identificata da una sedia a dondolo stilizzata e una tazza di tè. Per quanto orrido fosse quello schizzo lui parve capire e mi disse “Ok!” tutto entusiasta. Poi si fermò a meditare e fece cenno verso Tom come a volermi chiedere come mai lui non fosse incluso nel pacchetto ma Tom subito declinò l'invito che non gli era stato fatto dicendo qualcosa riguardo ad una ragazza. Qua e la metteva parole in inglese per permettermi di capire e per il resto si aiutava con i gesti e alla fine compresi che doveva uscire con una tizia di nome Giorgia che aveva conosciuto a lezione di lingua la mattina prima, una ragazza italiana giunta anche lei con quel dannato programma di scambi culturali.
“Sei qua da un solo giorno e ti sei già trovato la ragazza?!” esclamai sconvolta.
“Puttaniere.” osservò Bill che non aveva bisogno di traduzione per capire ciò che avevo detto, il tono parlava da solo.
“Le brutte parole le hai già imparate vedo!” anche stavolta non ci fu bisogno di traduzione e lui si mise a ridacchiare facendomi cenno che se volevo potevamo anche andare.
Salutammo Tom e tirai un sospiro di sollievo, sarebbe stato decisamente poco carino dovergli spiegare il perché non lo potevo portare con me dalla signora Cooper. Io stessa sarei dovuta passare da casa a togliermi tutta quella matita pesante intorno agli occhi e a mettermi una maglia un po' più casta e pura di quella dei Sex Pistols che indossavo quel giorno. Avrei dovuto fare un restyling anche a Bill, quella signora non era cattiva o malpensante ma era pur sempre una nonnina di quasi ottant'anni che era cresciuta con le sue tradizioni conservatrici e religiose, non si meritava di venire turbata da una cosa stupida quale il nostro look. Sulla strada di casa Bill tirò fuori dalla tasca il foglietto sul quale avevo fatto lo schizzo del party a base di tè e indicandomi la figura stilizzata di Harry mi chiese “Chi?”.
“Harry Judd.” risposi sconsolata e lui proferì un “Oooohhhh!” che era tutto un programma e mi diede una pacca sulla spalla di incoraggiamento. Tutto sommato quel Bill iniziava a starmi simpatico, era strano, egocentrico, megalomane e un pochino viziatello ma nonostante tutto ciò la sua presenza riusciva sempre a calmarmi e mettermi di buon umore. Era una specie di antistress dotato di braccia, gambe e coscienza propria oltre ad un sorriso mozzafiato, e l'idea di doverci convivere per sei mesi iniziava ad essermi quasi gradevole. Soprattutto se poteva salvarmi da un pomeriggio a tu per tu con Harry.
Una volta a casa gli chiesi nella maniera più indolore possibile se poteva gentilmente struccarsi e mettersi una maglia priva di teschi e lui parve comprendere la situazione e si rinchiuse all'istante in bagno. Mezz'oretta più tardi rispuntò senza alcuna traccia di trucco in viso, una normalissima maglia rossa a mezze maniche e un paio di scarpe da ginnastica al posto dei suoi amati stivali. Smalto nero a parte era praticamente perfetto per la signora Cooper ma decisi di sorvolare, aveva delle mani talmente belle che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di prendersela a male per lo smalto. Nel frattempo era rincasato anche Dougie e come suo solito si era messo a strimpellare con il basso attendendo la sera e le sue adorate prove nel garage di Tom. Sentendolo suonare Bill mi si sedette accanto mentre infilavo le scarpe e mi chiese tutto serio
“Dougie… ehm… band?”
Gli feci cenno di si e cercai di spiegargli che suonava il basso in una band di nome McFly da parecchi anni e che gli altri componenti del gruppo erano i ragazzi che aveva visto la mattina prima a colazione.
“Uh… Harry?” mi chiese incuriosito.
“Si, suona la batteria lui.” dissi mimando il gesto di suonare lo strumento. Lui se ne stette un attimo zitto e poi riprese:
“Io… anche.”
“Tu anche COSA?!” gli chiesi sconvolta all'idea di dividere la stanza con un altro con la fissa per la batteria, l'esperienza mi aveva insegnato che non poteva venirne nulla di buono.
“Band.” mi rispose semplicemente.
“Suoni la batteria in una band?”
“Nein! Io… ehm…” non sapendo come spiegarmi cosa faceva lui all'interno della sua presunta band si alzò in piedi e si mise a cantare un pezzo di una canzone a me sconosciuta in tedesco.
“Canti!” esclamai mentre mi rendevo conto per la prima volta di quanto la sua voce fosse melodiosa.
“Ja! - rispose tutto contento – und Tom… ehm... guitar…”
“Suona la chitarra?”
“Ja ja!” stava saltellando tutto contento, non capivo se lo faceva per entusiasmo nei confronti della sua band o per il fatto che stava intrattenendo una conversazione con qualcuno di diverso da Tom. Gli sorrisi e poi gli comunicai che era ora di andare e lui mi seguì inforcando un paio di occhiali da sole dalla montatura bianca e una felpa della quale si tirò subito il cappuccio in testa. Solo quando fummo in fondo alle scale mi accorsi che sopra al cappuccio aveva scritto “Bill Kaulitz” esattamente come sui boxer... la personificazione della megalomania! Tentai di sopprimere una risata e poi gli feci strada verso il luogo dell'appuntamento con Harry.

****

Quando arrivammo di fronte al parco Harry era già lì e non tentò nemmeno per un secondo di dissimulare il disappunto per la presenza di Bill.
“E' nuovo, non ha amici e ha il diritto di farsi una vita sociale.” gli dissi sbrigativamente.
“E deve farsela proprio ora una vita sociale?”
“Si e comunque sii carino in ciò che dici che non è scemo, capisce sai?”
“Saltare la colazione ti rende sempre così acida e non me ero mai accorto prima, o c'è una ragione sensata per questo comportamento?” mi chiese con fare inquisitorio. La cosa mi mandò su tutte le furie dato che lui sapeva benissimo qual'era la causa di quel mio comportamento e sapeva altrettanto bene quanto mi costasse quell'uscita. Sebbene tentassi di mascherarlo con tutta me stessa lui mi conosceva troppo bene per non accorgersene.
“Va beh andiamo che è già tardi.” disse e si mise a camminare a passo di record di fronte a noi con me quasi sull'orlo del pianto. Perché quello stupido batterista doveva sempre crearmi una simile tempesta emotiva?! Perché non riuscivo a levarmelo dalla testa?! Bill mi strinse per un nanosecondo la mano e quel contatto mi diede subito un po' di forza e mi fece ringraziare il cielo di essermelo portato dietro. Non capiva quasi niente di quello che dicevo ma sapeva comprendere l'animo umano in una maniera assurda e io stavo seriamente iniziando ad adorarlo e a meditare di adottarmelo come animaletto domestico. Quando arrivammo dalla signora Cooper, Bill si tolse cappuccio e occhiali da sole e non appena entrammo furono subito fatte le presentazioni con Harry che sbuffava sonoramente mentre la signora trovava un gesto carinissimo il fatto che avessi invitato anche lo studente straniero. Ci sedemmo nel suo salottino dove trovammo una varietà di biscotti assurda disposta con ordine sul tavolo, e lei corse a mettere sul fuoco il tè lasciandoci soli.
“Non dovresti socializzare con gente che sta sulle scatole al tuo gemello.” mi disse con aria offesa Harry come se avessi fatto un torto a lui.
“E il mio gemello non dovrebbe socializzare con gente che sta sulle scatole a me.” risposi con sarcasmo facendolo tacere per un paio di minuti dopo i quali riprese:
“Jen sul serio, io non capisco… perché non possiamo essere amici come prima?”
“Non mi sembra il contesto più appropriato per parlarne”
“Non ne abbiamo mai parlato prima d'ora.”
“E ti ripeto che questo non è il posto per iniziare e in ogni caso, è una faccenda personale.”
“Tanto non capisce se parliamo a velocità normale.” mi fece notare lanciando un'occhiataccia a Bill.
“Non è stupido.”
“Almeno Danny… lui che ti ha fatto?” quello era decisamente un colpo basso. Come si permetteva di tirare in mezzo quello che un tempo era il mio migliore amico quando era proprio per causa sua che non lo era più?!
“Le cose cambiano Harry, le persone anche e non devo certo rendere conto a te dei miei rapporti con Danny.”
“Facile usare le frasi fatte eh? E comunque dovresti rendermi conto, non fosse altro che per il fatto che un tempo eravamo tutti amici e ora non lo siamo più. E' un anno che non ti fai vedere nemmeno alle prove e nove volte su dieci trovi scuse per non venire ai nostri concerti anche se sai che tutti noi ci teniamo tantissimo a te.”
“Ma davvero?” gli chiesi sarcastica ripensando a quando mi aveva detto che il rapporto fra lui e la sua cara allieva di batteria stava evolvendo in una maniera che l'aveva colto di sorpresa.
“Almeno dimmi perché non-“
“PERCHè MI FA DANNATAMENTE MALE NON RIUSCIRE A STACCARE LO SGUARDO DA TE MENTRE SUONI QUELLA TUA STUPIDISSIMA BATTERIA! PERCHE'-“ mi bloccai di colpo rendendomi conto di avere le lacrime agli occhi e di essermi messa ad urlare nel salotto della signora Cooper che, attirata per l'appunto dalle urla, ora stava sulla porta cercando di capire la situazione.
Mi alzai e scappai via mormorando un “mi scusi” mentre le passavo accanto.
Presi a camminare nervosamente e velocemente in una direzione a caso e mi fermai solo quando qualcuno mi prese da dietro per il braccio bloccandomi. Mi voltai e abbracciai Bill con tutta la forza che avevo in corpo tentando di soffocare i singhiozzi nelle pieghe della sua felpa “Bill Kaulitz” che profumava in una maniera meravigliosa. Lui mi lasciò sfogare e non appena mi calmai tornammo al parco di fronte al quale ci eravamo trovati con Harry e ci sedemmo su di una panchina. Lui cominciò a farmi tutto un discorso intricato, del quale ovviamente non capii una virgola dato che parlava a macchinetta e soprattutto in tedesco, ma era rilassante starlo ad ascoltare. Avevo notato fin da principio che era logorroico come poche persone sulla faccia della terra ma non era affatto fastidioso e mi persi a seguire le inflessioni della sua voce, le smorfie che si alternavano sul suo viso man mano che parlava e i gesti che faceva con le mani immaginandomi che cosa mi stesse dicendo. Alla fine fece lo sforzo di chiedermi nella mia lingua come avessi conosciuto Harry.
“E' il migliore amico di Doug.” sospirai e lui assunse un'aria indignata e mi fece capire che non avrebbe mai permesso a qualcuno che faceva soffrire Tom di essere il suo migliore amico. Magari le cose fossero state così semplici… Dougie e Harry erano amici dai tempi dei tempi e la loro amicizia era venuta prima della mia cotta per lui, prima che lui ricambiasse, prima che tutto finisse, prima di tutto insomma! Non avevo certo il diritto di mettermi in mezzo e pretendere che tagliassero i ponti solo perché a me faceva male la vicinanza di Judd... E poi non c'erano solo loro due, di mezzo c'era anche una band, c'erano Danny e Tom, insomma troppe ma troppe cose per poter anche solo pensare di mettermi in mezzo. Quel pomeriggio ero scoppiata ma se avevo resistito fino ad allora sarei anche potuta andare avanti resistendo. Mi asciugai i residui di lacrime dal viso e poi mi avviai insieme a Bill verso casa.
Per strada lui continuò il suo monologo in tedesco ed io sorrisi fra me e me all'idea di aver trovato un nuovo amico.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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So Much Has Changed

5.

Con il passare dei giorni il clima di astio nei confronti di Bill e Tom parve calare, non che avesse lasciato il posto a qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile all'amicizia ma se non altro ora Dougie gli ignorava completamente. Tom era intelligente, quanto bastava da lasciare i suoi spazi a mio fratello e Bill… beh Bill non era assolutamente in grado di lasciare spazio ad altri, ma finché divideva la stanza con me era un problema relativo: era invadente fino all'esaurimento e voleva sempre sapere tutto ciò che gli accadeva intorno anche se non erano fatti suoi ma avevo capito che faceva parte dell'essere Bill Kaulitz e, se dovevo essere sincera fino in fondo, mi ci stavo affezionando ogni giorno di più. Fra l'altro entrambi i gemelli si stavano impegnando veramente molto nell'apprendere la lingua e ora riuscivamo a parlare un po' più a parole e un po' meno a gesti, senza contare che Bill si era messo in testa di insegnarmi il tedesco e, come tutto ciò che decideva quel ragazzo, era inutile rifiutare o metteva il broncio come i bambini piccoli. Mamma era contenta che finalmente lo scambio cominciasse a fruttare almeno per me e viveva nella speranza che anche Dougie tornasse sui suoi passi, anche se avevo le mie riserve a riguardo. Dopo il pomeriggio dalla signora Cooper io e Harry avevamo preso nuovamente ad ignorarci cortesemente ma nessuno fece domande, non a me quantomeno.
Quel pomeriggio ero seduta in cucina con Bill e lo stavo aiutando con degli esercizi di grammatica, quando Tom venne a sedersi insieme a noi.
“Jen posso chiedere ehm… cosa?”
“Certo!”
“Dougie suona basso… tu non… ehm…”
“chitarra” terminò Bill per lui.
“Intendi dire se non ho una chitarra?”
“Jaaaa!” esclamarono all'unisono.
“No mi spiace.” gli risposi e lui se ne andò con l'aria da cagnolino bastonato, aria che assunse istantaneamente anche Bill. Ecco un'altra cosa che avevo avuto modo di notare di quei due: se uno stava male lo stava anche l'altro, era come se vivessero in simbiosi, dallo stato d'animo di uno si poteva indovinare quello dell'altro anche senza vederlo. E si capivano con delle semplici occhiate, a volte sembravano quasi telepatici… nessuna di queste cose invece valeva per me e Dougie e ammetto che un po' li invidiavo per quel rapporto speciale. Uno sbuffo sonoro di Bill mi riportò coi piedi per terra.
“Tomi ist triste.”
“Ho notato.”
“Chitarra” ripeté lui guardandomi come se fossi troppo scema per capire il concetto.
“Non ce l'ho! Dougie suona il basso, io niente!”
“Tomi suona… ehm… tutto… ehm… tag e… oh…”
Si stava impappinando alla grande ma riuscii lo stesso a comprendere che Tom era giù di corda perché a casa era abituato a suonare dalla mattina alla sera e, avendo un fratello che non si staccava mai dal suo basso, potevo capire la situazione.
“Esco.” annunciò Tom ricomparendo in cucina.
“Dove vai di bello?” gli chiesi sperando di far tornare il buon'umore a tutti e due sviando l'attenzione su qualcos'altro.
“Giorgia!” mi rispose tutto felice, era incredibile come si fosse fatto la ragazza in così breve tempo.
Lo salutammo e tornammo alla grammatica.

****

Non so nemmeno io bene il perché decisi di farlo ma quella sera dopo cena sgattaiolai fuori casa senza dire niente a nessuno e andai a bussare alla porta di Danny. Mentre premevo il campanello venni investita dai ricordi e nuovamente mi chiesi come fosse potuto cambiare tutto così radicalmente fra tutti noi, mentre ripercorrevo mentalmente tutte le volte che avevo suonato quel campanello ad ogni ora del giorno e della notte. Venne ad aprirmi Vicky, la sorella di Danny, che parve abbastanza sorpresa di vedermi e subito chiamò Danny e mi fece entrare. Lui scese come una furia le scale e quando mi vide sgranò gli occhi.
“Jen?”
“Ciao Dan…”
“Oh… pensavo fosse Tom, è in ritardo! Va beh comunque… vuoi salire?” gli feci cenno di si e lo seguii fino in camera sua. Era tanto che non ci entravo e vedere che nulla era cambiato la dentro mi diede un senso di sicurezza e pace interiore.
“Allora, come va?” mi chiese con finta disinvoltura.
“Bene dai, il rientro a scuola è stato meno traumatico del previsto.”
Lui ridacchiò ben sapendo quanto odiassi l'ambiente scolastico e il rapporto conflittuale che avevo con i miei compagni.
“Ho notato che sei stranamente serena la mattina – gli sorrisi – secondo me è grazie ai due ragazzi che ti porti sempre dietro.” constatò ed in fondo forse non aveva tutti i torti, stare dietro a quei due mi sollevava parecchio dal resto dei pensieri.
Tranne uno ovviamente.
Harry.
“Sono simpatici – gli risposi tentando di scacciare Judd dalla testa – anche se Dougie si ostina a non volerne sapere niente.” sbuffai e Dan scoppiò a ridere, chissà quante gliene aveva raccontate mio fratello su quei due!
“In ogni caso… qualcosa mi dice che non è una visita di cortesia.” mi disse mentre ancora rideva.
“Già… ecco… volevo chiederti un favore…”
“Sono tutto orecchi!” Era incredibile come nonostante tutto, certe volte sembrava che nulla fosse cambiato, peccato che erano momenti rari.
“Hai presente Tom? Il gemello coi rasta…”
“Si”
“Ecco… lui ha una band in germania, con suo fratello e altra gente credo.”
“Si.” annuiva interessato.
“E suona la chitarra… solo che non è riuscito a portarsela qua, avevano già così tanti bagagli! Oggi mi ha chiesto se per caso, visto che Doug suona il basso. magari avessimo per casa una chitarra… credo che gli manchi suonarla! Sai com'è quando ci sei affezionato…”
“Si, lo so fin troppo bene” sorrise lui guardando con affetto il suo set di chitarre elettriche ben appoggiate nel porta chitarre alla fine del suo letto.
“E quindi io mi chiedevo se…”
“…posso prestargliene una?”
“Si…”
“Acustica o elettrica?”
“Credo che acustica possa andare!”
“Ok, taverna! La strada la conosci.” mi disse e gli sorrisi grata.
Giù in taverna aveva, esattamente come ricordavo, tutta la sfilza di chitarre acustiche, le aveva tenute tutte quelle che aveva avuto, perfino la primissima con le corde in nylon.
“Se suona in una band sarà bravo.” disse fra se e se osservando le chitarre con sguardo critico e poi prese con decisione quella nera, una alle quali era più affezionato, e me la porse dicendomi che andava a cercare la sua custodia. Io rimasi lì allibita da tanta generosità. Dal vecchio Danny, ovvero dal mio migliore amico, non mi sarei aspettata altro ma da quando la situazione era cambiata…
“Cos'è quella faccia?” mi chiese tornando con la custodia.
“E' che questa, insomma, è una delle tue preferite!”
“Dici che è troppo per lui?”
“No, cioè… non ho idea di come suoni! Ma intendevo che-“
“Sono più che sicuro che non la daresti mai a qualcuno che la tratterebbe male, non credere che non sappia quanto ti sia costato venire qui stasera, se l'hai fatto è perché per qualche motivo a quel ragazzo o a suo fratello o probabilmente ad entrambi, ci tieni davvero.” mi sorrise nuovamente mentre prendeva lo strumento dalle mie mani e lo infilava nella sua custodia.
“Grazie Dan”
“Figurati, per il resto tutto bene?”
“Si si.”
“Sicura?”
“Certo!”
“Bah.”
“Bah cosa?”
“Ho una mezza idea che tu e Harry abbiate litigato.”
“Ma figurati, io con quello manco ci parlo.”
“Fra lui e Marica non va tanto bene.”
“Affari loro.” tentai di tenere un tono normale ma in realtà quella notizia mi aveva scosso nel più profondo dell'anima e ovviamente Danny lo capì al volo perché continuò a martellare.
“Un po' di giorni fa alle prove Harry continuava a lamentarsi della tua assenza ed era nervoso riguardo ad un incontro non meglio specificato che aveva il pomeriggio seguente.”
“Si è accorto solo ora della mia non presenza alle vostre stupide prove?” rimossi la parte sull'incontro che lo innervosiva.
“Saranno anche stupide ma le adoravi.”
“Che stai cercando di fare?”
“Niente… semplici considerazioni… sai, per fare conversazione.”
“Conversiamo sul tempo allora, non su Harold!”
“Harold eh?”
“Harold si.”
“Come vuoi cara.” fece uno strano sorriso stile gioconda e mi invitò a tornare su con un gesto della mano. Mentre salivamo le scale il campanello suonò e stavolta era Tom, il caro Tom Fletcher, l'angioletto biondo che arrivava sempre nel posto giusto al momento giusto, proprio in tempo per salvarmi da un'altra sfilza di domande e “considerazioni per fare conversazione”. I due uscirono quasi subito offrendosi di darmi un passaggio fino a casa ma rifiutai, avevo bisogno di riprendermi da quella conversazione o a casa avrei dovuto sorbirmi pure l'interrogatorio di Bill, che vedendomi strana avrebbe voluto a tutti i costi sapere che cosa fosse successo.
Quando rincasai, quasi un'ora e mezza dopo, trovai in casa solo Bill e quando gli mostrai la chitarra mi saltò al collo dalla gioia. E mi ritrovai a pensare che per quell'abbraccio era valsa la pena di sorbirmi le chiacchiere su Harry e la sua stupida ragazza.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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So Much Has Changed

6.

La mattina seguente, quando si accorse della chitarra, Tom volle a tutti i costi provarla all'istante. Si sedette sul mio letto mentre Bill si sistemava sul suo a gambe incrociate in pantaloni della tuta e maglia a mezze maniche, pronto a tutto fuorché andare a scuola. Si prospettava l'ennesimo ritardo causa Kaulitz ma ero talmente curiosa di sentire come suonasse Tom che alla fine mi sedetti accanto Bill a godermi lo spettacolo. Per prima cosa iniziò a pizzicare le corde una alla volta per controllare che fosse accordata, un'operazione che avevo visto fare migliaia di volte a Danny, e poi cominciò a suonare una melodia a me sconosciuta. Dieci secondi dopo Bill partì a cantare, probabilmente era una delle loro canzoni. Era tranquilla, aveva un che di profondo anche se non capivo mezza parola ma a parte questo… lui.
Bill.
La sua voce.
La sua espressione in volto mentre cantava.
Fino a quel momento avevo eletto Danny a mio personalissimo angelo della musica, credevo non potesse esistere qualcuno che con la sola voce riuscisse ad esprimere così tanto e a far provare simili sensazioni ma ora, di fronte a quel ragazzino tedesco viziato ed egocentrico, stavo rimettendo in discussione tutto.
Non aveva la potenza vocale di Danny e la perfezione di Danny ma era indescrivibile.
La sua voce era calda, perfino più di quando parlava, e mi stava entrando dentro parola dopo parola con una forza assurda.
Avevo i brividi lungo la schiena e nemmeno capivo come mai, sapevo soltanto che dal momento in cui aveva iniziato a cantare era come se mi fossi ritrovata catapultata in un mondo fantastico, in cui non esistevano altro che emozioni stupende e lui.
Lasciai completamente perdere Tom e inconsapevolmente mi misi a contemplarlo mentre le sue labbra si muovevano a tempo con le note che uscivano dalla chitarra e le sue mani volteggiavano per aria seguendone il ritmo, una luce stupenda negli occhi.
Per quanto senza senso potesse, essere mi ritrovai a dover trattenere le lacrime di commozione mentre tentavo di amministrare quelle sensazioni mai provate prima.
Quando la canzone terminò lui batté le mani tutto felice e Tom assunse un'espressione compiaciuta, ben consapevole di quanto bravi erano stati. Bill mi guardò in cerca di consensi e io non riuscii a far nulla di più che sorridergli grata per ciò che mi aveva appena fatto provare.
“Wenn nichts mehr geht” mi disse, probabilmente il titolo della canzone.
Tom rimise a posto la chitarra e poi ci fece notare che forse era ora di andare a scuola ed entrambi ci ritrovammo a sbuffare: io perché volevo sentirlo cantare ad oltranza e lui perché voleva continuare a cantare con Tom che lo accompagnava ma c'era poco da fare, era già tardissimo! Bill senza alcun pudore decise di cambiarsi lì di fronte a me per fare prima e, quando si tolse la maglia, notai per la prima volta che aveva un tatuaggio sul basso ventre a destra. Era una tripla stella concentrica e gli stava divinamente e quando si accorse che la stavo fissando con insistenza si mise a ridere e tutto fiero di se stesso mi disse che l'aveva fatto senza il consenso dei suoi genitori così come il tatuaggio che aveva sulla nuca, altra nuova scoperta, che mi mostrò alzando i capelli. Questo mi sembrava uno strano tribale e lui mi disse che era il logo che aveva disegnato per la sua band che si chiamava Tokio Hotel e rappresentava una T con una H rovesciata. Io ero ancora seduta sul letto e osservavo estasiata i due tatuaggi, soprattutto la stella, e lui mi si avvicinò tutto felice di poter esibire ciò che evidentemente era il suo orgoglio, quando Dougie fece irruzione nella stanza.
“Jeeeeen, che ci fai ancora qui?! Io sono tornato perché ho dimenticato il libro di chimica, se sapevo che non eri ancora partita ti avrei chiamato così-“ la frase gli morì lì, nel'esatto istante in cui vide Bill mezzo nudo in piedi e io mezza stravaccata sul suo letto ad ammirargli i tatuaggi e ovviamente capì a modo suo.
“CHE COSA STATE FACENDOOOOO?!”
“Niente!”
“COME NIENTE?!! ADESSO VAI A LETTO COL TEDESCO?! ALTRO CHE SCHIFO PER LE LUCERTOLE, QUESTO LA SA MOLTO LUNGA, IO LO DISINTEGROOOO!!!”
“Doug calmatiiii! Non è come pensi!!!” ero saltata giù dal letto e cercavo di tenerlo buono mentre Bill si affrettava a buttarsi qualcosa addosso e Dougie mi afferrò per il braccio e mi trascinò via prendendo con se anche la mia borsa di scuola. Per strada continuò ad urlare inviperito senza mollare la presa un istante e le mie spiegazioni ovviamente gli entrarono da una parte e gli uscirono dall'altra dirette. Una volta a scuola arrivò perfino a scortarmi fino all'aula nella quale avevo lezione e mi salutò con un “vengo a riprenderti fra due ore”. Quando ci si metteva era a dir poco nevrotico e per non ritrovarmelo di nuovo fra i piedi sgattaiolai via prima che arrivasse il professore e mentre uscivo da scuola quasi andai a sbattere contro agli altri due gemelli.
“Lezione di la.” mi fece notare Bill che pensava avessi sbagliato strada mentre Tom gli spiegava che forse stavo tentando di bigiare.
“Quello sembra ogni giorno di più un trans.” sentii dire alle mie spalle da un ragazzo che ci era appena passato di fianco e il suo amico ridacchiò malignamente lanciando un brutto sguardo a Bill.
Questa cosa mi lasciò alquanto sconcertata, da quando Bill era bersaglio delle cattiverie di quella gentaglia troppo presa da se stessa e dalla propria superficialità per andare oltre all'aspetto della gente? Che poi Bill non sembrava per niente “un trans”, oggettivamente parlando era un gran bel ragazzo, la solita invidia mascherata da offesa. Lui mi dette un buffetto sulla spalla per farmi capire che andava tutto bene e Tom fece spallucce avviandosi verso l'ingresso e tutto ciò mi fece capire che i due dovevano esserci abituati e che la cosa non era cominciata qua ma aveva radici ben più profonde.
“Andiamo?” mi chiese prendendomi sottobraccio ma io non avevo per nulla voglia di rientrare, di sorbirmi gli isterismi di Dougie, le offese a lui e due ore di letteratura inglese.
“NEIN.” gli risposi alterata e feci nuovamente dietrofront verso la strada sperando che mi seguisse ma Tom tornò fuori e se lo trascinò dietro fino in classe.

****

“Perché qualcosa mi dice che dovresti essere a scuola a quest'ora?”
Non potevo credere ai miei occhi! Di tutti i miliardi di persone che popolano questa terra chi dovevo incontrare nella mia bigiata anti Dougie? Harold Mark Christopher Judd ovviamente, chi altri?
“Mi pare che tu non abbia diritto di parola a proposito.” replicai acida alludendo ai miliardi di volte che aveva saltato scuola trascinandomi con lui.
“Può darsi… da cosa scappi?”
“Da niente!”
“Salti così tanto per?”
“Si e comunque ho idea che anche tu dovresti essere a lezione.”
“Avrei informatica…” mi disse con aria pensierosa
“E quindi?”
“Ultimamente si è fatta pesante”
“Ma se vai a lezione a dir tanto da tre settimane!”
“Beh, allora diciamo che è pesante dall'inizio del semestre.”
“Informatica?”
“Si informatica.”
“Di solito è una materia di quelle che uno nemmeno considera tanto è leggera!”
“Non sono pratico di computer, quindi è pesante.”
Lo guardai accigliata, che lui fosse “non pratico di computer” mi suonava completamente nuova.
“Smettila di fissarmi in quella maniera - mi disse infastidito e sospirai mettendomi a guardare i passanti – Jen?”
“Cosa?”
“Ti va di fare un giro insieme?”
“No.”
“Per favore…” il suo tono era sull'orlo della supplica e, come sempre quando mi chiedeva qualcosa lui, cedetti.
“Ok, tanto non ho nient'altro da fare fino a quando Dougie non scoprirà che sono scappata da scuola.”
“Da quando Dougie se la prende se bigi?”
“Da quando è convinto che vada a letto con Bill, ovvero stamattina!” borbottai ancora indignata per la scenata che aveva messo in piedi e Harry scoppiò a ridere. Camminammo per un po' senza meta e poi entrammo in un bar dato che io fra una cosa e l'altra non avevo fatto colazione.
“Come va?” mi chiese tutto d'un tratto.
“Bene, tu?”
“Scusa per quel pomeriggio, dalla signora Cooper… io… ero un po' nervoso diciamo.”
“Acqua passata.”
“Grazie.” mi sorrise e mi persi nei suoi bellissimi occhi azzurri e nei ricordi.

****
“Ma ti sei fatta il piercing alla lingua!”
“Si.” gli risposi cacciando fuori la lingua ed esibendolo tutta felice.
“Tua mamma lo sa?”
“No, non se n'è ancora accorta – scoppiai a ridere – Dougie ha falsificato la firma nel foglio per il consenso.”
“Vi ucciderà tutti e due sai?”
“Dai Haz! Sembri un nonnino quando parli così!”
Scoppiò a ridere anche lui unendosi alla mia risata. In quel momento ero felicissima, mi ero fatta da soli due giorni il piercing che sognavo da una vita ed ero lì da sola con Harry seduta in camera di Danny, sul pavimento con la schiena appoggiata al letto. Dan era sceso a prendere qualcosa da mangiare per loro e qualcosa di fresco per la mia lingua che era in fiamme e, sapendo quanto Harry mi piacesse, stava prolungando la sua assenza molto oltre il dovuto.
“Ora non potrai più baciare un ragazzo sai?” mi stava sfotterellando il batterista e io gli feci una linguaccia dicendogli che il ragazzo degno di baciarmi sarebbe riuscito lo stesso nel suo intento, piercing o non piercing.
Fu un attimo, non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che mi ritrovai le sue labbra sulle mie. Quando le nostre lingue si sfiorarono mi ritrassi all'istante colpita da una punta di dolore per via del piercing fresco.
“Vedi che non puoi baciare i ragazzi?” mi sorrise stringendomi forte e dandomi un bacio fra i capelli.
Fu il nostro primo bacio e nonostante le strane circostanze e il dolore che mi aveva causato alla lingua, lo trovai la cosa più bella che mi fosse mai capitata fino a quel momento.

****

“Hey Jen mi stai ascoltando?! - la sua voce così vicina mi riportò al presente e mi resi conto che si era avvicinato parecchio a me e mi stava punzecchiando il braccio – a che pensavi?”
“Niente di particolare.” tagliai corto e lui mi lanciò un'occhiata scettica e tornò al suo posto.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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So Much Has Changed

7.

Quella sera mi ritrovai a suonare al campanello di Tom, circa mezz'ora prima dell'ora solita in cui i ragazzi si trovavano per le prove. La mattina passata con Harry mi aveva completamente sconvolta, mi era sembrato veramente di essere tornata ai vecchi tempi, lui era stato così dolce e carino con me ed era una cosa che non succedeva da secoli. Inoltre per tutto il tempo mi era parso sul punto di dirmi qualcosa di fondamentale importanza ma poi, quando apriva bocca, si perdeva inesorabilmente in cose futili, quasi a voler rimandare il più possibile quel momento o come se non fosse del tutto sicuro che rendermi partecipe di ciò di cui volesse rendermi partecipe fosse una cosa giusta. Dopo pranzo mi aveva lasciato per tornare in facoltà, aveva una lezione non meglio precisata a cui non poteva mancare ed io avevo vagato per il centro senza meta fino a quell'ora. Il cellulare mi era vibrato in tasca per tutta mattina e siccome era sempre Dougie l'avevo ignorato e alla fine aveva smesso, probabilmente si era arreso solo quando aveva appurato che non ero scappata chissà dove con Bill.
Ed ora ero lì, sulla soglia di casa Fletcher, con la voce di Danny che mi martellava in testa dicendomi che fra Harry e Marica le cose andavano male. Non ero lì per approfittare della situazione ma il punto era che se Harold Judd stava male allora Jennifer Poynter si sentiva male di riflesso, l'amore è fatto così purtroppo.
“Hey ciao Jen! - mi accolse con entusiasmo Tom quando venne ad aprire e mi fece subito entrare – è strano vederti qui, voglio dire… è passato tanto di quel tempo dall'ultima volta!”
“Già… disturbo?”
“Ma sei pazza?! Gli altri saranno felicissimi di averti con noi alle prove.”
“Non sono molto sicura di essere qui per quello…” sospirai.
“E allora perché sei qui?”
“Ecco… io…” bella domanda, per cosa ero lì di preciso?
“Harry sarà felice se rimani.” mi disse con un sorriso appena accennato e sospirai nuovamente mentre lo seguivo in garage. La sotto non era cambiato nulla, il caos regnava sovrano come ai vecchi tempi e le uniche cose veramente in ordine e tenute per bene erano le chitarre di Tom e la batteria di Harry. Danny e Dougie non avevano bisogno di lasciare la gli strumenti dato che chitarra e basso erano facilmente trasportabili ma i loro amplificatori erano in uno stato perfetto come sempre. Tom si sedette su uno sgabello con una chitarra acustica in mano e prese a suonare una melodia che non avevo mai sentito prima.
“State lavorando ad una nuova canzone?”
“Più o meno… sto tentando di scrivere qualcosa per Giovanna ma ultimamente l'ispirazione per nuovi testi mi manca un po'.”
Giovanna era la sua ragazza storica, stavano insieme da anni ed eravamo tutti convinti che sarebbero finiti con lo sposarsi, la coppia perfetta insomma.
“Sono sicura che ti verrà qualcosa, pensa a lei e… non lo so bene come funziona la scrittura di una canzone ma suppongo tu debba seguire solo il cuore.”
“Quindi secondo te le canzoni escono dal cuore?”
“Beh… in un certo senso…”
“Interessante teoria.” sorrise cripticamente.
“Secondo te no? Danny sosteneva una cosa simile una volta.”
“Anch'io la sostengo ma c'è qualcuno che nei McFly ultimamente nega questa verità.”
“Danny?” chiesi già sapendo a chi si riferisse.
“Acqua.”
“Dougie?” ritentai con finto disinteresse.
“Fuochino.”
“Su che base Danny sarebbe acqua e Doug fuochino?”
“Perché Dougie è il suo migliore amico.”
“Da quando scrive canzoni?”
“Dougie? Se non lo sai tu che sei sua sorella…”
“Hazza.” mormorai.
“Da quando è depresso.”
“Capisco”.
“Non vuoi sapere perché è depresso?”
“No…”
“Jennifer.” quando mi chiamavano col nome per intero non era MAI un buon segno.
“Si?”
“Io credo che dovreste parlare.”
“Riguardo a...?”
“Non lo so, ma dovete parlare.”
“E di cosa?”
“Di qualunque cosa ma per l'amor del cielo parlatene ! Vi siete lasciati dietro troppe cose non dette, troppe-“
“Forse è un po' tardi per quello.”
“Non è mai troppo tardi.”
“Nei film forse, ma nella realtà è sempre troppo tardi.”
Ripensai alla mattina che avevo passato con Harry, a quanto mi ero sentita bene, al bene che gli volevo.
“Rimango dell'idea che dovreste parlare seriamente, vi state distruggendo.”
“Non è vero.”
“Si che è vero, tutti e due.”
“Harry si è rifatto una vita.”
“Non costringetemi a rinchiudervi in uno stanzino buio a chiave” sogghignò posando la chitarra e andando ad aprire la porta del garage alla quale qualcuno aveva appena bussato.
Entrò Danny, chitarra in spalla, che si aprì in un bellissimo sorriso appena mi vide. Era felice che fossi lì e non lo nascondeva, e dopo la mattinata con Harry e la conversazione con Tom iniziai a chiedermi quale fosse il vero motivo del nostro allontanamento reciproco. Perché mi ero allontanata così tanto da tutti loro? E perché quando lasciavamo da parte certe storie sembravamo di nuovo tutti amici e felici come un tempo? A volte certe situazioni sono proprio incomprensibili…
“Come va la chitarra?” mi chiese Danny mentre toglieva la sua dalla custodia e la attaccava all'amplificatore.
“Benissimo grazie!” gli sorrisi grata per avermela prestata.
“Bill è bravo?”
“Tom…”
“Si Tom scusa, è che Dougie mi ha farcito la testa con tante di quelle chiacchiere su Bill che a volte mi scordo dell'esistenza di quell'altro.”
“Ma si può sapere perché lo odia così tanto? – intervenne Tom – ok è un po' eccentrico ma non può essere così male come lo dipinge Dougie!”
“Sai che ha la tendenza al melodrammatico.” sbuffai ricordando i ragazzi che avevano preso in giro Bill fuori da scuola quella mattina e decisi che io e Dougie dovevamo fare un bel discorsetto.
“Lascia perdere Douglas, dimmi com'è Tom con la chitarra!” Danny stava cercando di attirare la mia attenzione, era incredibile come si esaltasse per qualunque persona con la sua stessa passione.
“E' bravo... credo.”
“Credi?”
“Beh si, insomma, è difficile dirlo…”
“Cosa c'è difficile nel giudicare se sa suonare bene o male?”
“Oh Dan! Dovresti sentirlo… è divino… come facevo a stare attenta a Tom mentre lui cantava?”
“Lui chi?” mi lanciò un'occhiata scettica.
“BILL! Tom si è messo a suonare e Bill gli è andato dietro con la voce e… e… e… avevo i brividi per la schiena! Tu non puoi capire!”
“Sembra che tu stia parlando del tuo cantante preferito dopo un concerto che aspettavi da una vita.” scoppiò a ridere lui mentre qualcuno entrava dalla porta del garage senza prendersi la briga di bussare: Dougie ovviamente, seguito dal suo caro ed inseparabile amico, Harry. Entrambi ebbero un attimo di smarrimento non appena mi videro ma subito si ripresero, il batterista andò alla sua batteria lanciandomi uno strano sguardo e Dougie iniziò ad urlarmene dietro di tutti i colori per come ero sparita da scuola.
“Ringrazia solo il cielo che te ne sei andata senza quella sottospecie di non so cosa!”
“Bill non è una sottospecie di non so cosa.
“E cosa sarebbe?”
“Bill è Bill e basta.”
“Un parassita.”
“Beh è il mio parassita, occupati di Tom tu dato che ora dividi la stanza con lui.”
“Ohoh, Jen si è affezionata proprio tanto al vostro ospite eh?” ridacchiò Danny.
“Bah, un giorno mi darai ragione e comunque sappi che se osa metterti le mani addosso lo ammazzo - bofonchiò Dougie mentre gli facevo la linguaccia infilandosi il basso a tracolla – cominciamo che dopo ho da fare.”
“Cos'avresti da fare?” gli chiesi, determinata a rendergli la vita impossibile almeno quanto lui la stesse rendendo a Bill.
“Esco.”
“Con chi?”
“Una tipa.”
“Ma non mi dire… e chi sarebbe?”
“Affari miei.”
“E a che ora torni?”
“La vuoi smettere?! Nemmeno mamma mi fa un simile terzo grado!”
“Beh dovrebbe, evidentemente non si rende conto di che razza di figlio degenerato ha partorito.”
“Forse farebbe meglio ad occuparsi della sua cara figlia degenerata che va a letto col ragazzo degli scambi culturali.”
“Tu vai a letto con questa tipa, siamo pari.”
“Ma se è la prima volta che ci esco!”
“Io allora stanotte spero di avere la mia prima volta con Bill dato che abbiamo casa tutta per noi, almeno se mi devo beccare accuse che siano fondate.”
Lo vidi piantare il basso per terra e venire verso di me a passo deciso.
“Ok basta, time out! - decretò Harry che si era alzato con uno scatto e si era messo in mezzo fra noi due – Dougie torna al basso, Jen… buona!”
Ecco, in quel momento fu realmente come fare un salto indietro nel tempo. La maniera in cui lui si era messo in mezzo fra me e Dougie, il modo in cui mio fratello era tornato con la coda fra le gambe al suo basso perché volente o nolente si ritrovava sempre a dare retta a Harry e… la maniera assurda nella quale il mio cuore batteva.
Era troppo, per quel giorno era decisamente troppo, così mi alzai, mi misi la borsa ancora piena dei libri di scuola in spalla, salutai e me ne andai.

****

Quando rincasai Bill mi corse incontro tutto felice e scoprii che Tom era uscito anche quella sera con Giorgia e lui si stava annoiando tutto solo in casa, ma io non ero proprio nello stato d'animo ideale per dargli retta e gli risposi in malo modo correndo a sdraiarmi sul mio letto. Volevo solo addormentarmi e liberare la mente da tutti i pensieri, dimenticarmi ciò che era stato in passato, ciò che aveva rovinato tutto e la confusione che mi creavano quei momenti di spensieratezza, come se nulla fosse mai accaduto a turbare l'equilibrio fra di noi. Mi tirai le coperte fin sopra la testa senza nemmeno cambiarmi e sentii Bill trafficare per la stanza senza proferire parola. Circa cinque minuti dopo, la luce si spense e mi sentii strappare le coperte di dosso, un secondo più tardi il suo corpo caldo avvolse il mio in un abbraccio ancora più caldo e la coperta tornò a coprirmi, anzi, coprirci entrambi.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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So Much Has Changed

8.

Mi svegliai con Bill che mi scuoteva dolcemente facendomi notare l'ora sul display del suo cellulare, era abbastanza tardi o quantomeno tardi quanto bastava perché a quell'ora Dougie avesse fatto irruzione nella mia stanza imprecando contro a Bill che dormiva di nuovo nel mio letto insieme a me. Invece nulla di tutto ciò era successo, Bill era ancora lì di fianco a me e mi stava sorridendo divertito dalla mia faccia scettica. Sbuffai all'idea di dover abbandonare quel letto caldo per andare a scuola ma lui si alzò togliendomi le coperte di dosso e facendomi capire che se non mi fossi alzata di mia spontanea volontà, mi avrebbe tirato giù a forza quindi sospirai e mi decisi ad alzarmi. Mentre lui spariva in bagno per una delle sue sedute estetiche fai da te complete, io andai a sbirciare in camera di mio fratello per capire la ragione delle mancate urla di prima mattina. Non appena entrai mi fu chiaro che qualcosa decisamente non andava: i due letti, quello suo e di Tom, erano immacolati, segno evidente del fatto che nessuno dei due era rincasato. Pensai che Doug avesse trovato modo e luogo di concludere subito con la sua tipa, buon per lui, ma Tom? Per un attimo un brutto bruttissimo pensiero mi attraversò la testa: non è che i due si erano per sbaglio incontrati quella notte e si erano presi a botte ed ora giacevano entrambi senza conoscenza in qualche vicolo buio?
Risi nervosamente della mia fervida immaginazione, per quanto Dougie non sopportasse i gemelli Kaulitz non sarebbe mai arrivato a tanto e per di più i tre quarti della sua antipatia erano rivolti a Bill quindi potevo stare tranquilla.
Sbadigliai e scesi in cucina in attesa che Bill liberasse il bagno e qua ebbi la seconda grossa sorpresa post risveglio. Talmente grossa che rimasi imbambolata con le braccia bloccate in qualcosa come uno stiracchiamento e la bocca aperta in un semisbadiglio a fissare la cosa che stava seduta al tavolo armeggiando con il cartone del latte.
La cosa era Danny Jones.
“'Giorno Jen!”
“OH-MIO-DIO! Si sono picchiati sul serio!!!” esclamai figurandomi già le facce piene di lividi di Doug e Tom stesi in un letto d'ospedale.
“Chi?” mi chiese guardandomi dubbioso della mia sanità mentale.
“Ehm… nessuno. - risposi scuotendo la testa per scacciare il pensiero assillante di quei due che si prendevano a botte. – che ci fai qua?” chiesi a mia volta tornando alla sorpresa di averlo seduto lì.
“Colazione.” disse allegro versando i cereali nel latte – mi ha fatto entrare tua madre e poi è scappata, farneticava di riunioni e cose simili, ha detto di salutarvi.”
Ero di nuovo protagonista di una scena surreale per i tempi che correvano, lui seduto lì sembrava così normale…
“Dougie non è tornato stanotte.” lo resi partecipe di quell'informazione come se fosse di vitale importanza ma la verità era che non sapevo cosa dire, perché negli ultimi giorni era come essere tornati ai vecchi tempi?
“Si vede che il suo appuntamento è finito bene.” ridacchiò lui facendomi l'occhiolino.
“Già.”
Calò il silenzio e mi sedetti prendendo una delle ciotole che mamma aveva lasciato sul tavolo e iniziai a versarmi dentro del latte, tirai un sospiro di sollievo quando sentii la voce di Bill canticchiare avvicinandosi alla cucina. Mi si sedette accanto vestito e pettinato di tutto punto, salutò Danny con un gesto della mano e riempì una ciotola di cereali mentre aspettava che io finissi col latte, poi ci scambiammo ciò che avevamo in mano con una sorta di complicità che mi fece sorridere.
“Tom?” gli chiesi sorpresa dal fatto che non fosse minimamente preoccupato per il gemello.
“Giorgia.” rispose ridacchiando come aveva fatto poco prima Danny e dal tono compresi che per lui doveva essere abbastanza normale non vedere rincasare il fratello la notte.
“Insomma siamo gli unici tre sfigati che non hanno uno straccio di vita sentimentale!” sbuffai.
“Tu potresti averla se ti dessi una svegliata - osservò criptico Danny – o per meglio dire… potresti riaverla.”
“Smettetela con queste insinuazioni su Harry.”
“Perché usi il plurale?”
“Fletcher…”
Dan sorrise compiaciuto, qualcosa mi diceva che erano tutti d'accordo e che gli unici all'oscuro fossimo proprio io e Harry.
Nel frattempo Bill osservava la scena cercando di capire il più possibile del nostro discorso e ogni tanto annuiva con aria saputa come se sapesse tutto quello che era successo fra noi e soprattutto come se comprendesse ogni singola parola che dicevamo.
Sorrisi di nuovo, quel ragazzo con i suoi comportamenti era davvero una cura miracolosa!
Danny finì di mangiare quello che aveva nella ciotola e poi si alzò e la mise nella lavastoviglie.
“Grazie per la colazione.”
“Ma di che…”
“Fra l'altro ho come l'impressione che l'appuntamento bar oggi salti, non c'è nessuno a parte i presenti.”
“Tom e Harry?”
“Tom forse, Judd aveva un appuntamento.”
“Alle otto di mattina?”
“Si, non ne poteva più.”
“Di cosa?” mi rendevo conto che la mia curiosità andasse molto oltre il lecito ma non capivo più nulla di ciò che stava accadendo.
“Sai Jen – si era appoggiato con la schiena al frigorifero – credo seriamente che dovreste parlare tu e lui. Come credo di avertelo già detto di recente.”
Si staccò dal frigo e ci salutò sparendo oltre la porta di casa.
Bill scoppiò a ridere.
“Parla a Harry.” disse.
“Ma oh! – gli diedi una sberla dietro la testa – tu dovresti stare dalla mia parte!”
Lui cacciò fuori la lingua e non disse più nulla fino a che Tom non ricomparve, circa dieci minuti dopo. Aveva una faccia tutta soddisfatta e Bill gli si fiondò addosso curioso di sapere ogni minimo dettaglio della sua nottata e io li lasciai soli e salii a vestirmi. Li sentii salire a loro volta e infilarsi in camera di Tom, stavano parlando fitto fitto in tedesco e non capivo nulla di cosa dicevano ma era abbastanza palese che Tom aveva avuto una gran nottata.
Ripensai a Harry, alle nostre nottate, a tutti i momenti passati insieme da fidanzati o da amici.
Misi distrattamente i libri nella borsa a tracolla ed uscii dalla stanza, troppo presa dai miei pensieri per avvisare i gemelli del fatto che stavo uscendo, e anche se Danny mi aveva detto chiaramente che non avrei trovato Harry al bar ci passai di fronte lo stesso e sbirciai dalla vetrina. Dentro c'erano lui e Tom seduti al solito tavolo, ecco perché era uscito di corsa da casa mia, gli avevo ricordato che Tom probabilmente sarebbe stato lì, ma degli altri nessuna traccia. Tirai dritto e andai a scuola, prima di entrare in classe cercai Dougie senza risultati e, un po' preoccupata, gli mandai un sms chiedendogli dove fosse finito. Cinque minuti dopo, mentre il professore entrava in classe, mi vibrò il cellulare nella tasca ma non era lui.
“Pranziamo insieme?”
Danny.
Mi chiesi per la centomillesima volta perché il mondo si stesse capovolgendo ma forse non era esattamente così, forse stava solo tornando a girare sul suo asse.
“Ok, dove?”
“Non so, ti aspetto fuori da scuola poi vediamo! A dopo!”
Gli feci uno squillo per fargli capire che il messaggio mi era arrivato e poi mi concentrai sulla lezione per scacciare tutta la confusione che avevo in testa e l'orario di pranzo arrivò in un baleno. Prima di uscire chiamai Dougie ma aveva il cellulare spento, mi chiesi di nuovo dove si fosse cacciato ma non avevo tempo di cercarlo, Danny mi aspettava.
Uscii da scuola con una strana agitazione in corpo che trovai subito motivata quando fuori dal cancello, appoggiato al muretto, trovai Harry al posto di Danny.
“Ciao Jen.” mi sorrise.
“Harold...”
Stavo pensando che Jones me l'avrebbe pagata cara, quando lui parlò di nuovo scagionandolo.
“Scusa se ti ho mandato il messaggio dal cellulare di Danny ma avevo paura che se fosse venuta da me la richiesta mi avresti detto di no.”
“Mmmm”
“O ti saresti portata dietro qualche terzo incomodo.” sorrise di nuovo e mi resi conto che c'era tanta malinconia nei suoi occhi.
“Sono ancora in tempo a procurarmi il terzo incomodo.” gli dissi indicando il cortile della scuola pieno di gente.
Mi guardò con uno strano sguardo negli occhi e poi sospirò.
“Stamattina ho lasciato Marica... definitivamente.”

NOTE.
@Saracanfly: innazitutto grazie ^_^ Per quanto riguarda questa fic non ho ancora finito di scriverla e stavo aspettando di mettermi alla pari con la pubblicazione qui su efp prima di postare anche sul forum i capitoli che ho già da parte, perchè sto uscendo scema xD Anche se penso che questione di un paio di giorni e almeno un capitolo nuovo di la lo posto, o chi è più avanti con la storia mi muore xD Per le altre fic, stavo già ponderando di postarle anche qui, una mia amica mi aveva spinto a mettere She Falls Asleep e poio anche questa, ma penso che una alla volta le metterò più o meno tutte... non pensavo che qui su efp la sezione McFly avesse il seguito che ho poi riscontrato dalle letture [va beh, so much non fa molto testo perchè si tira dietro molte lettrici fan dei Tokio, ma She Falls aveva comunque avuto un buon numero di letture!], quindi piano piano le metterò, complice Giuly che mi spinge sempre a farlo xD [a proposito, se non l'hai ancora fatto io ti consiglio di leggere le sue fic sui McFly, New Life e il seguito, sono bellissime ^_^]. Ecco, questo è quanto... e grazie ancora dei complimenti e la costanza con cui segui le mie storie <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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So Much Has Changed

9.

“Cosa intendi esattamente con definitivamente?” quella precisazione mi era sembrata un po' strana e mi fece pensare che c'erano molte cose che non sapevo.
“Hai lezione oggi pomeriggio?”
“Si ma non importa.”
Rise.
“Ti va di venire a casa mia?”
“Si...” sospirai, sapevo benissimo che rimettere piede in quella casa era la cosa più autodistruttiva che potessi fare ma nonostante tutta la rabbia, la tristezza e la confusione che avevo addosso, dire no ad Harry mi era riuscito impossibile anche quella volta.
Nel tragitto verso casa sua parlammo solo di cose futili e per lo più senza senso ma ebbi modo di constatare che lui aveva proprio il morale sotto i piedi ma non ero del tutto sicura che fosse solo a causa della rottura con Marica, era come se dietro ci fosse molto altro, era come se... era come se qualunque cosa fosse avesse a che fare con me e solo con me. Avrei voluto chiedergli cosa lo turbava anzi, avrei soltanto voluto abbracciarlo forte e fargli capire che nonostante tutto io ero lì e che poteva sfogarsi senza paura, ma qualcosa mi bloccava dal farlo. Nella fattispecie il fatto che, anche se ultimamente le cose sembravano star tornando come ai vecchi tempi in maniera spontanea, non erano i vecchi tempi e io non ero la sua ragazza e probabilmente nemmeno più una sua amica.
Sospirai.
“Che c'è?” mi chiese accorgendosi del mio travaglio interiore.
“Niente...” gli risposi guardando altrove per paura che sapesse ancora leggermi negli occhi come un tempo e nessuno dei due parlò più fino a quando non arrivammo a destinazione.
Con un po' di riluttanza oltrepassai il cancellino, attraversai il vialetto e salii i tre gradini che mi separavano dalla porta d'ingresso ma poi mi bloccai. I ricordi erano troppi ed erano tutti uno più felice dell'altro tranne uno, quello dell'ultima volta che ero stata li, ormai un anno prima abbondante, e avevo passato tutto il mio tempo seduta su quei gradini a piangere. Ero andata da lui dopo che mi aveva lasciato ma non avevo avuto il coraggio di suonare il campanello, mi ero seduta li ed avevo iniziato a piangere, piangere, piangere fino a che lui non era uscito per andare chissà dove e mi aveva trovata in quello stato. Aveva tentato di sedersi accanto a me e abbracciarmi, in volto un'espressione piena di sensi di colpa la cui vista mi aveva fatto sprofondare ancora di più facendomi rifiutare il suo conforto e scappare dritta a casa.
“Hey, è tutto ok.” mi sussurrò lui prendendomi sottobraccio e risvegliandomi da quel ricordo doloroso.
“Davvero?” gli chiesi, con un magone alla gola assurdo.
“Si, è tutto ok Jen...” mi prese per mano mentre trafficava per recuperare le chiavi e apriva la porta facendomi entrare mentre io risprofondavo nei ricordi tanto da sentire a malapena la sua mano lasciare la mia così come la porta che si richiudeva alle mie spalle, spinta da lui. Ma poi le sue braccia mi strinsero forte, nella stessa identica maniera nella quale io avrei voluto stringere lui mentre eravamo per strada, e quello lo sentii benissimo. Come sentii benissimo le sue labbra sulle mie, i nostri respiri sempre più fusi l'uno nell'altro e lui che, senza mai interrompere quel contatto, mi spingeva dolcemente verso la sua stanza.
Ebbi vagamente modo di accorgermi che la dentro nulla era cambiato, il solito caos, il solito arredamento, ogni cosa - perfino la più stupida - esattamente al posto in cui me la ricordavo come se fossi rimasta lontana da quel luogo per cinque minuti invece che per un anno.
Qualcosa dentro di me mi diceva di oppormi a ciò che stava succedendo mentre sempre meno vestiti separavano i nostri corpi, ma qualcos'altro, qualcosa di ancora più profondo in me diceva che tutto ciò era tremendamente giusto e che dovevo solo lasciarmi andare e, prima di perdere completamente la cognizione di ciò che avevo intorno, mi accorsi che su uno scaffale c'era ancora una foto di noi due insieme, abbracciati e con negli occhi lo sguardo tipico degli innamorati.

****

“Hey, si può sapere dov'eri finita?!” Dougie mi fu addosso non appena varcai la soglia di casa e ricordavo solo vagamente che quella indignata avrei dovuto essere io visto che lui era dalla sera prima che non si faceva vedere o sentire. Non gli risposi, non lo guardai nemmeno e imboccai diretta le scale, volevo solo chiudermi in camera mia e dare libero sfogo alle lacrime. Ero praticamente scappata da casa di Harry non appena avevo realizzato cosa fosse successo, lasciandolo così, senza dire nulla e senza aspettare spiegazioni. Avevo passato il resto del pomeriggio vagando alla ricerca di qualcosa che potesse calmarmi ma era stato tutto vano, ero troppo scossa.
Scossa dal fatto che mi ero riscoperta innamorata di Harry pure più di quanto credessi, scossa da ciò che era successo, scossa dalla consapevolezza che probabilmente lui non aveva voluto fare altro che trovare un diversivo per non pensare alla rottura fresca di giornata con Marica.
“Che ti prende? - mi chiese Dougie seguendomi, ora era preoccupato – non dirmi che quel Bill è riuscito finalmente nei suoi loschi scopi!” aggiunse, probabilmente già pregustando di prenderlo a botte. Mi fermai di colpo a metà delle scale e gli lanciai un'occhiata inviperita, ne avevo veramente fin sopra i capelli della sua intolleranza nei confronti di Bill e lui parve comprendere che non era proprio il momento dal momento che fece marcia indietro e mi diede le spalle.
“Se hai bisogno sono in salotto.” bofonchiò risentito all'idea che, grazie alla sua domanda infelice, il suo caro Bill avrebbe saputo prima di lui qual'era il problema.
Nonostante tutto non riuscii a reprimere un sorrisetto vittorioso, finalmente anche Dougie aveva il fatto suo dopo aver passato settimane e settimane a trattare quel povero ragazzo come se fosse la più grossa maledizione mai capitatagli, ma fu un istante... la tristezza per tutto il resto mi tornò addosso facendomi ancora più male di prima e ripresi la mia corsa verso la mia stanza, nella quale mi chiusi pronta a buttarmi fra le braccia di Bill per farmi consolare.
Rimasi malissimo quando constatai che a parte me la dentro non c'era nessuno e compresi che il bofonchiare di Dougie non era dato da un senso di sconfitta ma dal fatto che sapeva benissimo che non avrei trovato ciò che cercavo.
Era un bofonchiare fraterno insomma, e mi sentii istantaneamente in colpa per come l'avevo allontanato. Mi lasciai cadere in terra e cercai di riassumere il controllo di me stessa prima di scendere con la coda fra le gambe ma questo non fu necessario, mio fratello entrò infatti nella mia stanza e si sedette sospirando sul letto di Bill prendendo a fissarmi.
“Cosa è successo con Harry?”
“Dove sei stato stanotte?!” replicai io cercando di sviare il discorso.
“Fatti gli affari tuoi e rispondi a me.”
“Ero preoccupata!” gli rinfacciai ricordando gli scenari di morte e distruzione che mi si erano formati di fronte agli occhi quella mattina, quando avevo scoperto che non era rientrato la sera prima.
“Ero con una ragazza, dove vuoi che fossi?”
“E ci sei stato tutta notte?!”
“Cosa è successo con Harry?!” ripeté la domanda, stavolta con un tono che non dava spazio a repliche fuori tema.
“Come fai a sapere che c'entra Harry?” gli chiesi sempre più sull'orlo delle lacrime.
In tutta risposta mi porse il suo cellulare aperto con in bella vista un sms.
“Sono uno scemo, stalle vicino...” c'era scritto e, manco a dirlo, era di Harry.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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So Much Has Changed

10.

Mi svegliai disturbata da qualcosa che si rotolava nel letto accanto a me e mi ci volle meno di un istante per realizzare che la cosa in questione era Bill. Aprii gli occhi giusto in tempo per osservarlo mentre iniziava a mugugnare cose incomprensibili e notai che nonostante tutto il casino che stava facendo era completamente addormentato. Mi ritrovai senza nemmeno rendermene conto ad accarezzargli i capelli e mi prese una strana stretta allo stomaco al pensiero che alla fine del periodo di scambio, lui sarebbe tornato in Germania insieme a Tom. Mi ero affezionata tantissimo ad entrambi e ormai mi ero abituata ad averli per casa, a confidarmi con loro, a fidarmi di loro e passare i tre quarti del mio tempo con loro. Per quello che mi riguardava era come se fossero diventati a tutti gli effetti parte integrante della famiglia... il filo dei miei pensieri si interruppe bruscamente nel momento in cui fui sopraffatta da un senso di soffocamento ancora più grande ed improvvisamente ricordai: Harry. Mi ero addormentata in lacrime dopo aver raccontato tutto a Dougie che poi mi aveva lasciata per andare alle prove, con il suo caro amico Harold ovviamente , e io non avevo trovato nulla di meglio da fare che mettermi a dormire visto che l'unica persona che sarebbe stata in grado di consolarmi – Bill – era sparita nel nulla.
Per poi ricomparire, sempre dal nulla, e svegliarmi coi suoi rotolamenti.
Ma come si permetteva?
Senza nemmeno pensarci gli mollai uno spintone con entrambe le mani e lo guardai soddisfatta mentre rotolava giù dal letto picchiando sonoramente in terra.
“Hey!” si lamentò tirandosi su mezzo assonnato.
“Dov'eri?!” gli chiesi con addosso una rabbia assurda.
“Eh?” mi fissò confuso mentre riprendeva il suo posto accanto a me.
“Dove sei stato?!” ripetei cercando di spingerlo via ma stavolta oppose resistenza.
“Lasciami stare!!!” piagnucolò lui.
“Vattene nel tuo letto, io non ci dormo con uno come te!”
“Ma cosa ho fatto?!”
“Dov'eri? - senza nemmeno rendermene conto avevo iniziato a piangere e nonostante tutti i miei propositi di risbatterlo in terra, non riuscii a fare altro che lasciarmi andare fra le sue braccia, che mi strinsero forte appena la prima lacrima fece capolino dai miei occhi – dove sei stato?” gli chiesi per l'ennesima volta, stavolta mormorando e con la presa di coscienza che lui non era esattamente al mio servizio e poteva fare ciò che gli pareva, in fondo non stava scritto da nessuna parte che l'attaccamento che provavo io nei confronti suoi e di Tom fosse ricambiato.
“A cercarti.” sospirò e io mi allontanai un poco per guardarlo in faccia incredula.
“Cercare... me?”
“Si, tua mamma mi stava aiutando con un testo dei compiti che non capivo e Dougie era anche lui in cucina quando gli è arrivato un sms. Dopo averlo letto se n'è andato arrabbiatissimo...”
“E come facevi a sapere cosa c'era scritto?”
“Sono andato in camera sua con la scusa di cercare una cosa di Tomi e ho sbirciato sul suo cellulare.” mi rispose come se fosse la cosa più ovvia dell'universo e mi ritrovai a sorridere.
“Davvero sei venuto a cercarmi?” gli chiesi stringendomi nuovamente a lui.
“Ero preoccupato...” sospirò nuovamente accarezzandomi i capelli dolcemente.
Ero proprio una stupida, era ovvio che il bene che gli volevo non era unilaterale, si era preoccupato per me fin dal primo momento che aveva messo piede in casa nostra.

***


La mattina dopo venni svegliata da Dougie che per la prima volta dall'arrivo dei gemelli, non stava facendo nessuna storia per il fatto che Bill fosse nel mio letto.
“Jen è tardi...” mi disse non appena aprii gli occhi.
“Che succede?” gli chiesi strofinandomi gli occhi mentre lui prendeva a scuotere Bill nel tentativo di svegliarlo.
“Rischiamo di fare di nuovo tardi a scuola.” mi rispose senza guardarmi e quando anche Bill si svegliò fece per andarsene.
“Doug.” lo fermai io.
“Che c'è?”
“Come sono andate le prove ieri sera?”
“Harry non c'era.” fece spallucce affrettandosi a scomparire dalla vista.
“Che ore sono?” mi chiese Bill sbadigliando sonoramente.
“Tardi.” gli risposi ed entrambi ci alzammo di malavoglia e ci preparammo per un'altra giornata di scuola.
Per strada Dougie era completamente silenzioso, evidentemente non sapeva esattamente come comportarsi visto che si trovava in mezzo fra sua sorella e il suo migliore amico, e quando arrivammo in prossimità del solito bar l'atmosfera si riempì di tensione.
“Tranquillo non mi fermo.” bofonchiai tirando dritto senza nemmeno premurarmi di controllare se lui mi stesse seguendo o meno. Solo quando fui abbastanza lontana dal pericolo di incontrare anche solo per sbaglio Harry, mi decisi finalmente a girarmi per controllare e con mia somma sorpresa, dietro di me trovai solo Tom.
“Dov'è Bill?!” gli chiesi allibita.
“Si è fermato con Dougie. - mi disse allargando le braccia sconsolato. Io aprii la bocca per replicare ma non mi uscì alcun suono da tanto ero incredula. – si è messo in testa di verificare di persona lo stato emotivo di Harry per capire non so cosa.” aggiunse.
“Stupido!” bofonchiai tornando sui miei passi, non potevo certo lasciarlo da solo alla mercé di Dougie, nonostante il mio gemello quella mattina non fosse sembrato molto propenso alle litigate con Bill.
“Andiamo a scuola.” mi bloccò Tom prendendomi per mano e trascinandomi nella direzione opposta.
“Lasciamiiiii!” cercai di divincolarmi ma lui mi teneva stretta.
“Bill sa badare a se stesso. - mi rese noto – e tu non hai certo bisogno di vedere quello al momento.”
Mi calmai riflettendo su come aveva appena chiamato Harry – quello – e mi chiesi cosa mai gli avesse raccontato Bill per renderlo improvvisamente così insofferente nei confronti del batterista maledetto. Tom si degnò di lasciarmi la mano solo dopo avermi accompagnato in classe, quasi volesse essere sicuro che non facessi gesti avventati, e qualcosa nel suo atteggiamento mi diceva che aveva ricevuto precise istruzioni dal gemello. Sospirai prendendo nota mentalmente di fare un discorsetto a Bill, ok che non stavo esattamente bene ma non avevo ancora bisogno ne della baby-sitter ne di una guarda del corpo; nella fattispecie al momento avevo soltanto bisogno di vedere Bill e Dougie integri, giusto per essere sicura che non avessero preso l'occasione per ammazzarsi a vicenda.
“Scusa, tu sei la sorella di Poynter vero?”una voce mi risvegliò dai miei pensieri e mi girai giusto per trovarmi di fronte a una ragazza che così a occhio doveva essere di qualche anno più piccola.
“Come scusa?”
“Si ecco... – pareva impacciata – sei la sorella di Dougie?”
“Si.” le risposi chiedendomi cosa potesse mai volere da me.
“Ecco io... posso chiederti un favore?”
“Dimmi...” le dissi sempre più confusa riguardo a dove volesse andare a parare.
“Mi-potresti-dare-il-numero-di-tuo-fratello?” disse di getto quasi senza respirare.
“A che ti serve?” le chiesi, completamente incapace di cogliere il punto della situazione, ma lei non rispose. Fece qualche passo indietro mentre diventava paonazza e poi scappò via senza aggiungere niente, lasciandomi li come una stupida a chiedermi cosa stesse succedendo.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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So Much Has Changed

11.

“Pranziamo insieme?”
Stavo fissando incredula il display del cellulare col messaggio di Danny li in bella mostra, chiedendomi se fosse davvero lui o se, come il giorno prima, Harry si fosse servito del suo telefono per attirarmi nella sua stupida trappola di nuovo.
“No.” risposi in maniera secca a scanso di equivoci, l'ultima cosa che mi serviva era che le cose finissero come il pomeriggio precedente.
A pranzo mi scelsi il tavolino più isolato di tutta la mensa, senza nemmeno prendermi la briga di controllare se ci fossero Dougie o i gemelli, e sparpagliai tute le mie cose in modo da scoraggiare chiunque avesse avuto la malaugurata idea di venirsi a sedere vicino a me.
“Ciao...” qualcuno però non parve aver recepito il messaggio a giudicare dal saluto timido che mi giunse alle spalle. Mi voltai e mi ritrovai di fronte la ragazza di quella mattina, mi mancavano giusto le ammiratrici di Dougie...
“Posso sedermi un attimo?” mi chiese.
“Se proprio devi...” sospirai spostando la giacca dalla sedia di fronte alla mia.
“Grazie... – mi sorrise imbarazzata – tu sei la sorella di Dougie Poynter vero?”
“Si, te l'ho già detto stamattina.” le risposi sull'orlo dell'esasperazione.
“Hai ragione, scusa...” si fece piccola piccola, quasi volesse sparire.
“Non vorrei sembrarti scortese, ma non faccio da tramite per Doug.” le dissi mettendo subito le cose in chiaro.
“Si, lo immaginavo ma io... ecco...” prese a torturarsi le mani nervosamente.
“Tu...?” la guardai accigliata, non ne potevo davvero più.
“L'altra sera Dougie non mi ha lasciato il suo numero e ieri non si è fatto vedere a scuola, prima l'ho visto ma era con un sacco di gente e non mi sembrava il caso di-“
“L'altra sera?!” interruppi quel fiume di parole ricordandomi che non avevo idea di dove fosse sparito mio fratello due sere prima. Lei, vedendo che avevo lasciato da parte l'atteggiamento indispettito, si rilassò un po'.
“Si, siamo usciti insieme – mi spiegò – me l'aveva chiesto già un'altra volta ma io ero talmente incredula che non ero riuscita a rispondergli subito, mi sembrava troppo bello per essere vero.”
“Si certo.” replicai ironica, a volte mi scordavo che Dougie era uno dei ragazzi più gettonati della scuola.
“Solo che dopo avermi riaccompagnata a casa se n'è andato senza dire niente ne lasciarmi suo numero e sai... – si fermò lasciando la frase incompleta – sono un po' paranoica credo...” si decise a finire vedendo che io non dicevo niente. Dougie l'aveva riportata a casa e lei il giorno dopo era venuta a scuola, il che significava che non avevano tirato mattina, non insieme quantomeno. Quindi mancava all'appello un'altra metà della nottata ed ero sicuro che non avesse dormito da Harry, Tom o Danny o non sarebbe stato così evasivo.
La tipina faceva bene ad essere paranoica, altroché.
Fui tentata di darle seduta stante tutti i contatti possibili ed immaginabili di Dougie, una piccola vendetta personale per il fatto che fosse così amico di Harry, ma poi pensai che era pur sempre mio fratello e un minimo di spirito cameratistico mi era rimasto anche se quella poverina iniziava a farmi quasi pena visto che sapevo bene che quella uscita non avrebbe avuto seguito.
“Se do in giro il suo numero mi ammazza ma se vuoi il nostro numero di casa è sull'elenco.” sospirai trovando un ragionevole compromesso e chiedendomi come mai proteggessi colui che la sera prima mi aveva mollata in lacrime per andare alle prove con Judd.
“Grazie.” biascicò delusa prima di andarsene.
Fu solo dopo che si fu alzata che notai il ragazzo appoggiato al muro poco più in la, che mi stava fissando con aria divertita: Danny.
“Che ci fai qui?” gli chiesi mentre prendeva posto dove fino a poco prima c'era la povera vittima di Dougie.
“Volevo pranzare con te, invece di un no secco potevi dirmi che eri impegnata a dare sbrogliare i danni fatti da Douglas.” ridacchiò.
“Era davvero tuo l'sms?!” esclami sentendomi stupida, era ovvio che Harry non avrebbe usato lo stesso stratagemma per due volte di fila.
“Chi altri doveva essere?” mi chiese evidentemente all'oscuro degli usi impropri che gli altri facevano del suo cellulare.
“Harold...” borbottai raccontandogli poi tutto, o quantomeno tutto ciò che ancora non sapeva dato che di cosa era successo fra me e Harry ormai ne era al corrente il mondo.
“Judd è proprio uno stupido – commento lui riferendosi più a ciò che non gli avevo raccontato che non all'sms – dovreste parlare.” aggiunse.
“Ma nemmeno per idea!” mi inalberai.
“Ieri sera non è venuto alle prove e mi chiedevo come mai, pensa che ho dovuto aspettare stamattina per scoprirne la ragione.” scrollò la testa infastidito.
“Vuoi farmi credere che Dougie non vi ha raccontato niente ieri?”
“No, è stato Bill stamattina ad illuminare me e Tom.”
“BILL?!” ero assolutamente sconvolta da quella rivelazione, a che gioco stava giocando il tedeschino?
“Già... Harry ci ha dato buca anche a colazione e Dougie era muto come un pesce e sai, io gradirei che l'equilibrio delle cose si ristabilisse...”
“E io che c'entro?”
“C'entri eccome! Siete stati tu e Harry a romperlo.” mi rispose fissandomi con ovvietà.
“No, è stato lui a fare tutto da solo.” gli feci notare.
“Dimmi che non pensi che ieri lui ha fatto quello che ha fatto solo per sfogarsi...” mi disse in tono supplichevole.
“Cos'altro dovrei pensare?”
“Magari che Harry Judd è più innamorato di te che mai?” replicò col tono che si usa con un bambino parecchio lento di comprendonio.
A quell'uscita mi limitai a raccogliere tutte le mie cose e andarmene dalla mensa senza nemmeno salutarlo.

***

“Harry non si è fatto vedere nemmeno stasera.” mi informò Dougie di ritorno dal garage di Tom.
“E quindi?” gli chiesi acidamente.
“Penso che stia pure più male di te...” sospirò sedendosi sul divano accanto a me.
“Ne dubito...” sussurrai mentre le parole di Danny riprendevano a rimbombarmi nella testa.
“Credo che dovreste par-“
“Non dire che dovremmo parlare!” lo minaccia, quella frase stava diventando un ritornello snervante.
“Secondo me non hai capito proprio niente di quello che sta succedendo.” mi apostrofò.
“Ho capito benissimo.” risposi con un tono che non ammetteva repliche prima che se ne uscisse con qualche teoria alla Danny Jones.
“Posso almeno chiederti perché ti sei rifugiata qua in taverna?” mi chiese indicando anche le coperte e il cuscino che mi ero portata in dote.
“Perché non ho alcuna intenzione di dormire nella stessa stanza di Bill.” mugugnai.
“Ce l'hai con lui perché ha spifferato tutto a Jones e Fletcher?” tirò ad indovinare.
“Chiamalo niente...”
“Sai, credo che ti voglia un sacco di bene, molto più di quello che da a vedere...”
“Chi, Bill?” chiesi scettica.
“Già.”
“Da quando prendi le sue parti?”
“Da mai, era solo una constatazione e di sicuro questo non me lo fa risultare più simpatico, anzi...”
Sospirai chiedendomi se tutto questo improvviso interesse del mondo per me e Harry fosse reale o se non fosse altro che pura e semplice preoccupazione per le sorti della band, ma accantonai il pensiero quasi subito e decisi di saziare una curiosità che mi portavo dentro fin dall'ora di pranzo.
“Che mi dici della tipa con cui sei uscito l'altra sera?” gli chiesi a bruciapelo.
“Non c'è niente da dire, siamo usciti.” mi rispose con aria sostenuta ma evitando accuratamente di guardarmi in faccia.
“Oggi è venuta da me.” gli dissi con nonchalance e lo vidi perdere istantaneamente la baldanza.
“Che voleva?” mi chiese cautamente.
“Niente di che... il tuo numero.”
“Non gliel'avrai mica dato?!”
“No – ridacchiai divertita dalla sua espressione – ma potrei sempre rimediare se non ti decidi a dirmi cos'hai combinato.”
“Sei malefica.” piagnucolò lui.
“Dunque?” lo incitai.
“Pensavo avesse capito che non era un'uscita seria!” tentò di scagionarsi.
“E quando l'hai riaccompagnata a casa poi che hai fatto?”
“Pensa a Judd invece che a me!”
“Grazie per avermelo ricordato.”
“Cosa vuoi che abbia fatto? Sono tornato al locale dov'eravamo andati e mi sono fatto la tipa che avevo adocchiato prima.”
Ok che Dougie non era esattamente fatto per le relazioni stabili, ma non era nemmeno il tipo da uscire con una e farsene un'altra in una sera.
“Chi?” gli chiesi con fare inquisitorio.
“Emily.” si decise a dire dopo un'esitazione, lanciandomi un'occhiata molto più che significativa.
Ecco perché era così silenzioso negli ultimi giorni e perché aveva perfino rinunciato a litigare con Bill... si, in fondo eravamo proprio gemelli o non mi sarei riuscita a spiegare come mai fossimo tutti e due pieni fino al collo di problemi sentimentali.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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So Much Has Changed

12.

“Emily è la sua ex storica, è l'unica ragazza che sia durata più di una settimana con Dougie anzi, direi che è stata la sua unica ragazza vera e propria.” mamma stava spiegando a Bill e Tom chi fosse la Emily della quale io e Doug parlavamo da quando ci eravamo svegliati.
“Ne ho avute un sacco di ragazze.” borbottò lui risentito.
“Si ma sei stato propriamente insieme solo a lei, le altre non erano niente.” puntualizzai io.
Lui stava per replicare quando fummo interrotti dal suono del telefono.
“Sarà la tipina dell'altra sera.” ridacchiai io.
“Perché dovrebbe chiamare a casa?” mi chiese Dougie preoccupato.
“Perché gliel'ho detto io.”
Lui stava per saltarmi addosso inviperito quando mamma mi passò il cordless.
“E' Danny.” mi disse e io sbuffai prima di rispondere, che altro voleva?
“Jones.” esordii con tono indifferente.
“Poynter. – replicò lui emulando il mio tono – Hai da fare oggi?”
“Scuola.”
“E' domenica.” mi fece notare.
“Ho dei corsi integrativi.” risposi irritata.
“Ti aspetto da Tom fra mezz'ora.” tagliò corto lui.
“Tom?” gli domandai confusa.
“Si, Tom. Dobbiamo farti sentire una cosa.”
“Scordatelo.” il verbo sentire presupponeva che loro suonassero e questo implicava Harry.
“Non c'è Judd – mi disse intuendo i miei pensieri – vieni o no? Ti assicuro che siamo solo io e Tom a meno che tu non ti voglia portare Dougie.”
“Ok – sospirai cedendo – a fra mezz'ora.”
Riappesi e andai in camera mia a vestirmi.
“Dove vai?” mi chiese Bill entrando nella stanza.
“Vattene, mi sto cambiando.” gli dissi bruscamente.
“Perché mi eviti da ieri a scuola?” aveva tutta l'aria di un cagnolino bastonato.
“Non ti evito.”
“Te ne sei andata perfino a dormire in taverna.” osservò sempre più mogio.
“Tu perché sei andato a raccontare tutto a Danny e Tom?” lo incenerii con lo sguardo mentre mi infilavo un paio di jeans.
“Perché sono tuoi amici!”
Erano miei amici, è stato tanto tempo fa.”
“Lo sono ancora, ti vogliono un sacco di bene e tu ne vuoi a loro, io questo lo chiamo essere amici.”
“Non avevi lo stesso il diritto di farlo.” gli rinfacciai arrabbiatissima, anche se in realtà non sapevo bene nemmeno io perché me la stessi prendendo tanto, l'avesse fatto Dougie non avrei fatto una piega.
“Volevo che qualcuno ti stesse vicino.”
“Potevi starmi tu vicino!” le parole mi uscirono di bocca ancora prima di aver formulato il pensiero e sentii una stretta allo stomaco, forse lui non aveva chissà che voglia di passare il suo soggiorno inglese badando a me.
“Io non so niente, io non c'ero quando voi stavate insieme o quando vi siete lasciati, posso solo immaginare come sei stata. Danny e Tom invece lo sanno, ti vogliono bene e possono starti vicini molto più di me.”
Capivo quel ragionamento e per certi versi lo trovai dolcissimo ma per altri mi fece un male assurdo anche perché compresi che si riferiva anche al fatto che prima o poi lui sarebbe tornato in Germania.
“Tu non mi vuoi bene?” chiesi in un sussurro mentre litigavo nervosamente con la cintura.
Lui mi si avvicinò e mi scostò le mani dalla fibbia allacciandomela poi con cura, ma non rispose alla mia domanda.

***

“Non dovevate farmi sentire qualcosa?” chiesi ritrovandomi seduta sul letto di Tom invece che in garage.
“Ci basta una chitarra acustica per quello.” mi sorrise Tom.
“Ma prima dobbiamo parlare.” si intromise Danny.
“Pensavo di dover parlare con Harry.” replicai ironica ripensando alla nostra ultima conversazione.
“Harry è un cretino.” borbottò Tom imbracciando la chitarra.
“Concordo.” annuii convinta mentre ripensavo a tutti i pomeriggi passati in quella stanza dove avevo visto nascere quasi tutte le loro canzoni.
“Siamo tutti dei cretini. - preciso Danny – e io sono stufo.”
“Pensa per te.” replicammo all'unisono io e Tom.
“Ma guardate come siamo ridotti! E tutto perché tu e Harry vi siete lasciati! Non siamo in grado nemmeno di far fronte insieme a una cosa del genere.”
Tom sospirò e io lo guardai con un punto interrogativo stampato in fronte.
“Jeeeen svegliati! Da quando tu e Harry vi siete lasciati io e te ci siamo a malapena parlati!” proseguì Danny illuminandomi sui suoi pensieri.
“Idem.” sospirò nuovamente Tom.
“Non è colpa mia...” cercai di difendermi.
“E' colpa tua quanto nostra, Dan ha ragione siamo tutti dei cretini.” Tom mi lanciò un'occhiata nostalgica.
“C'è una cosa che ho capito in queste settimane in cui più o meno ci siamo visti più del solito, ed è che rivoglio la mia migliore amica.” Danny mi si sedette di fianco sul letto e mi abbracciò.
“Bene ora che ci siamo dati tutti vicendevolmente dei cretini dobbiamo assolutamente farti sentire una cosa perché è ora che le cose si sistemino fra tutti noi, Harry compreso.” mi disse Tom sedendosi a sua volta vicino a me, dall'altro lato. Lo guardai senza comprendere ma lui iniziò a suonare la sua chitarra invece di spiegarmi. Era la prima volta che sentivo quella melodia, doveva essere una delle loro nuove canzoni e non appena Tom prese a cantare mi passò un brivido lungo la schiena che si trasformò in lacrime quando Danny, senza sciogliere l'abbraccio in cui mi teneva, attaccò con il ritornello.

 

 

Memory Lane,
We're here again,
Back to the days,
And I'll remember you always,
So much has changed,
Now it feels like yesterday I went away.

 

Parlava di una ragazza, di un ragazzo, di rapporti cambiati, di un allontanamento e seppure la storia non fosse esattamente la nostra, non mi fu difficile vedere me e Harry fra quei versi.
“L'avete scritta per noi?” chiesi interrompendoli a metà del secondo ritornello, le parole quasi soffocate dalle copiose lacrime.
“L'ha scritta Harry.” mi rispose Danny.
“E' la canzone di cui ti avevo parlato un po' di tempo fa, quando eri venuta alle prove dopo secoli, ti ricordi?” aggiunse Tom e io feci cenno di si con la testa.
“Ovviamente noi gli abbiamo un po' cambiato il testo per renderlo più musicale.” ridacchiò Danny.
“E scritto la musica.” lo seguì a ruota Tom.
“Ma in generale l'idea è stata sua. - terminò Jones asciugandomi le lacrime – capisci adesso perché dovreste parlare?” mi chiese.
“Credo di si...” sussurrai rendendomi improvvisamente conto che forse Harry non aveva mai avuto intenzione di “usarmi” due giorni prima e mi diedi della stupida, come avevo potuto anche solo lontanamente pensarlo? Era Harry , e l'Harry che conoscevo io non avrebbe mai e poi mai fatto una cosa simile, era ovvio che sotto doveva esserci qualcos'altro.
“E comunque vada a finire questa storia noi dobbiamo smetterla di ignorarci, non possiamo buttare la nostra amicizia via così.” ribadì Danny stringendomi più forte e mi decisi finalmente a ricambiare quell'abbraccio mentre nella testa mi vorticavano le parole di Bill circa lui e Tom, la sua teoria che loro due mi volevano bene, che mi sarebbero stati vicini se solo gliel'avessi permesso, che erano per l'appunto miei amici. E nonostante la felicità che provavo in quel momento per aver ritrovato due persone a cui tenevo tantissimo, mi si formò in gola un magone assurdo a ripensare che lui – Bill – mi aveva lasciato uscire di casa senza accennare a rispondere alla mia domanda.

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NOTE: La canzone citata è Memory Lane dei McFly, dal cd Wonderland <3

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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So Much Has Changed

13.

Quando tornai a casa trovai Tom in camera mia con Bill mentre la stanza di Dougie sembrava quasi sigillata.
“Emily.” mi disse Tom a mo di spiegazione lasciandomi sconvolta.
“Mi stai dicendo che si è chiuso in camera con lei?”
“E' tutto il pomeriggio che sono chiusi la dentro.” mi rispose sempre Tom, mentre Bill se ne stava zitto e giocherellava con i rasta del gemello.
Come se non avessi già abbastanza grattacapi da sola, ci mancavano giusto Emily e Doug. Erano stati insieme sette mesi, un record assoluto per mio fratello, e si erano lasciati solo perché lei aveva partecipato ad uno scambio tipo quello che aveva portato Bill e Tom da noi ed era andata a passare un intero anno scolastico in Francia. Quando era tornata, all'inizio dell'estate precedente, lei e Dougie avevano ripreso esattamente da dove avevano lasciato come se non fosse passato nemmeno un giorno ma ben presto si erano resi conto che le esperienze che avevano fatto in quei dieci mesi di lontananza li avevano fatti maturare su vie completamente diverse e per lo più incompatibili e decisero di comune accordo di lasciar perdere e rimanere amici. Questo si era però rivelato impossibile, ogni volta che si vedevano finivano per comportarsi in tutte le maniere fuorchè da amici e alla fine avevano decretato che per il bene comune era meglio tagliare ogni ponte ma a quanto pareva era bastato incrociarsi una sera per sbaglio per far tornare tutto punto e a capo.
“Devi uscire?” chiesi a Tom giusto per rompere il silenzio, vedendolo vestito di tutto punto mentre Bill era già in pigiama.
“Si vado a cena con Giorgia.”
“Beato te.” sospirai lasciandomi cadere sul letto e pensando che avrei fatto volentieri a cambio con la sua spensierata vita sentimentale.
“Uscite a cena anche voi.” mi propose poi indicandomi Bill che continuava a fare l'indifferente.
“Non ho alcuna intenzione di fare il terzo incomodo.” gli comunicai.
“Non con noi, voi due e basta... tua mamma è uscita e tuo fratello e la sua ragazza non credo abbiano intenzione di uscire da li a breve.” fece cenno verso il muro oltre il quale stava la stanza di Dougie.
“Non è la sua ragazza.” gli risposi ignorando il resto.
“Qualunque cosa sia, uscite a divertirvi un po'.”
“Tomi schweig!” Bill aveva smesso di giocherellare e ora lo stava fulminando con lo sguardo.
“Was?” Tom lo guardò infastidito e da li presero uno dei loro discorsi fitti fitti in tedesco del quale capii soltanto che Bill era parecchio irritato e che Tom probabilmente non era d'accordo con i motivi della sua irritazione.
“Fick dich.” bofonchiò Bill alla fine alzandosi e andandosene.
“Du auch. - gli urlò dietro Tom per poi mettersi a sbuffare – è proprio stupido.” disse rivolto a me.
“Fick dich è un offesa vero?”
“Qualcosa come vaffanculo. - sospirò lui guardando poi l'ora – devo andare.” mi disse alzandosi a sua volta.
“Che cos'ha Bill?” trovai la forza di chiedergli prima che ne andasse.
“Ha che è un cretino, lascialo perdere gli passerà.”
“E'... è colpa mia?” mi azzardai a domandargli.
“No, perché dovrebbe?” replicò simulando disinvoltura ma era chiarissimo che io c'entravo eccome.
“Divertiti con Giorgia.” gli dissi tirandomi addosso le coperte fin sopra la testa e lui se ne andò senza aggiungere altro.
Cos'aveva Bill? Perché l'idea di uscire a cena con me l'aveva urtato al punto di fargli avere quella reazione? E soprattutto perché faceva così male l'idea di saperlo arrabbiato per ragioni che avevano a che fare con me? Repressi un urlo nel cuscino e mi sistemai meglio le coperte addosso, se avessi passato la sotto abbastanza tempo l'ossigeno sarebbe finito, io sarei finita e tutti quei problemi e travagli emozionali pure ma dopo un quarto d'ora abbondante ero ancora viva e vegeta e respiravo da dio... mi strinsi un altro po' le coperte addosso, forse avevo lasciato troppi spiragli e rimasi nuovamente in attesa: altri dieci minuti dopo ero quasi addormentata ma sempre viva e vegeta.
“Jen...”
Quasi saltai per aria a sentirmi chiamare, per giunta da Bill.
“Da quando sei qui?!” gli chiesi allibita scoprendomi e mettendomi seduta.
“Da due minuti dopo che Tom se n'è andato.” abbozzò un sorriso mentre la mia espressione doveva essere più o meno quella di un pesce appena bollito mentre prendevo coscienza del fatto che era rimasto li ad osservare i miei ripetuti tentativi di suicidio mal riusciti sotto a delle coperte.
“Pensavo fossi arrabbiato.” riuscii a dire dopo un minuto abbondante.
“Si ma non con te...”
“Io credevo che-“
“E' la situazione in generale. – mi interruppe – Per Natale torniamo a casa.” mi disse a bruciapelo.
Io impiegai un po' a realizzare che cosa mi stesse dicendo e che a natale mancavano tre misere settimane, ma quando compresi sprofondai istantaneamente nella disperazione.
“Non puoi!” sbottai mentre il mondo mi crollava addosso, non potevano andarsene, Bill non poteva andarsene.
“Ma torno... cioè... mamma ci ha chiesto di tornare almeno per le vacanze di Natale, fino a dopo l'ultimo dell'anno...”
“E' tantissimo tempo!” gli dissi senza riuscire a controllarmi.
“Una decina di giorni...”
Il senso di soffocamento che non mi avevano fornito le coperte mi assalii in quel momento, nonostante avessi a disposizione tutta l'aria di questo mondo. Dieci giorni erano tantissimi, soprattutto se si considerava che quello era solo un assaggio della separazione che sarebbe seguita qualche mese più tardi e che sarebbe stata definitiva. Lottai con tutta me stessa per ricacciare indietro le lacrime e faticai meno del previsto, probabilmente le mie ghiandole lacrimali si rifiutavano di cogliere ciò che stava accadendo o forse erano più sconvolte di me nel realizzare che mi stavo sentendo più male per dieci giorni di separazione da Bill che per tutto quello che stava accadendo con Harry. Forse perché lui era comunque sempre a mia disposizione, dieci miseri minuti a piedi da casa mia... ma la Germania era lontana, tanto lontana.
“Jen...” si spostò sul mio letto e io mi alzai di scatto allontanandomi.
“Da quanto lo sai?” gli chiesi quasi istericamente.
“Un paio di giorni, non sapevo come dirtelo...”
“Perché?”
“Cosa?”
“Perché non sapevi come dirmelo?!” stavo iniziando a parlare in un tono di voce esageratamente alto ma era l'unico modo che conoscevo per alzare una qualunque specie di barriera, allontanarlo, ferirlo, non sapevo nemmeno io cosa stavo tentando di fare. Ma lui non si allontanò anzi... si alzò e mi venne incontro, colmando in un tempo infinitesimale la distanza che avevo frapposto fra me e lui. Mi prese una mano nella propria, me la strinse fortissimo e incatenò il mio sguardo al suo con decisione mista a tanta dolcezza.
“Ich habe dich lieb. - mormorò e io scossi la testa senza capire – in tedesco vuol dire ti voglio bene .” aggiunse dopo un istante.
“Davvero?” gli chiesi senza interrompere nemmeno per un secondo quel contatto visivo che mi stava facendo girare la testa per la sua intensità.
“Si – sorrise – ma non sono sicuro che sia sufficiente... è un bel problema vero?” mi chiese e prima che io afferrassi appieno il significato di quelle parole mi ritrovai le sue labbra posate delicatamente sulle mie e le ginocchia improvvisamente mi cedettero ma lui fu pronto a sostenermi in un abbraccio saldo mentre io, senza nemmeno accorgermene, schiudevo le labbra cercando di assaporare al meglio le sue che sapevano dannatamente di buono.

________________________

NOTE.
Tomi schweig = Tomi sta zitto.
Was? = Cosa?
Fick dich = fottiti/vaffanculo
Du auch = anche tu

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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So Much Has Changed

14.

Ero seduta in salotto a fare zapping cercando di convincermi ad aprire il libro di letteratura che avevo sulle gambe ma Bill di fianco a me mi impediva ogni tentativo di concentrazione. Aveva la testa appoggiata alla mia spalla e, a differenza mia, era concentratissimo sui suoi esercizi di grammatica inglese. Mi chiesi se fosse solo apparenza, io non riuscivo proprio a pensare a nient'altro che non fosse il bacio della sera precedente e che non aveva avuto un seguito. Era stato come se lui avesse voluto dirmi che mi voleva molto più che bene, come se non riuscisse più a tenerselo dentro ma allo stesso tempo che comprendeva che allo stato attuale delle cose non poteva pretendere nulla da me, che lo sapeva e che era in grado di starsene buono e tranquillo fino a nuovo ordine. Quella che decisamente non era in grado di fare altrettanto ero io, infatti ringraziavo il cielo che quella notte Bill avesse decretato che doveva aspettare il rientro di Tom e che alla fine i due si fossero addormentati sul divano, probabilmente mentre erano tutti intenti a raccontarsi le rispettive serate.
“Scheisse.” sbottò Bill iniziando a picchiare la matita sul libro con fare irritato e mi ritrovai a sorridere, era davvero tenero quando si metteva ad imprecare in tedesco con quella naturalezza.
“Fammi vedere.” mi offrii e lui mi mostrò il punto che gli era oscuro, che si rivelò essere praticamente tutto l'esercizio.
“Credo che copierò da Tomi.” mi disse chiudendo il libro senza nemmeno lasciarmi partire con le mie spiegazioni a riguardo.
“Se lo fai da solo magari impari qualcosa.” ridacchiai.
“Se copio da Tomi però prendo un bel voto, lui è secchione da far schifo. - sorrise compiaciuto di se stesso abbandonando la sua posizione stravaccata su di me e mettendosi seduto composto – hai finito?” mi chiese poi indicando il libro chiuso che avevo ancora sulle gambe.
“Si.” gli risposi omettendo il fatto che non l'avevo nemmeno aperto, evidentemente era davvero concentrato sulle sue cose per far caso a quello che facevo io.
“C'è un karaoke da queste parti?” mi chiese speranzoso.
“Si, ma è aperto solo nel fine settimana, volevi cantare?”
“Già... - mi rispose deluso iniziando a prendersela di nuovo con il suo libro di grammatica – e Tom non so dove sia, non è ancora tornato a casa.” aggiunse indispettito riferendosi al fatto che se fosse stato presente avrebbe potuto suonare per lui.
“Danny ha singstar...” buttai li.
“Davvero?” chiese entusiasmandosi.
“Si.”
“E dici che me lo presta?”
“Di sicuro, anche perché in origine quel gioco era mio.” gli sorrisi ripensando a quando mamma voleva buttarmelo via perché ci passavo le mie nottate e allora l'avevo dato in custodia a Danny, dove era poi rimasto.
“Lo chiami?” mi chiese speranzoso.
“Se ti va di uscire possiamo andare da lui, credo che a mamma potrebbe venire un infarto a vedersi ricomparire quel gioco in casa.” gli disse spiegandogli poi come era finito nelle mani di Danny.
“Ok, solo un attimo che devo cambiarmi.” mi disse indicandosi la tenuta pantaloni della tuta e felpa che indossava.
“Non c'è bisogno tanto casa sua è a cinque minuti da qui.” mi alzai e lo trascinai fuori prima che potesse svicolare di sopra, la verità era che lo adoravo così al naturale, niente trucco, niente vestiti elaborati, semplicemente Bill.
Trovammo Danny in cortile che faceva due tiri col pallone insieme a Tom ed entrambi ci vennero incontro appena ci videro arrivare.
“Hey ciao, come va?” ci salutò Danny, palesemente felice di vedermi.
“Non c'è male, voi?”
“Alla grande, stavo stracciando Jones.” si impettì Tom con fare orgoglioso.
“Si, nei tuoi sogni.” gli rispose Danny dandogli una spinta amichevole.
“Bill giochi?” Tom preferì cambiare discorso visto che l'abilità di Danny a calcio era risaputa.
“Il calcio non fa per me.” replicò Bill suscitando l'indignazione di Jones per il quale il calcio veniva secondo solo alla sua chitarra e Tom scoppiò a ridere.
“Allora facciamo l'ultima sfida noi.” Danny propose all'amico.
“No grazie, mi ritiro da vincitore!” decretò Tom correndo in casa prima che Danny potesse bloccarlo.
“Avevo vinto io.” si premurò di sottolineare Danny mentre ci faceva cenno di seguirlo dentro.
“Nessuno aveva dubbi.” gli sorrisi.
“Hey Bill, Jen ci ha detto che hai un gruppo anche tu.” Tom era sbucato dalla cucina con in mano un po' di bibite che distribuì fra tutti noi come se fosse lui il padrone di casa.
“Si, io canto.”
“Suoni anche?” gli chiese Danny che probabilmente già pregustava una sfida a colpi di chitarra.
“No, non ho proprio la pazienza per imparare a suonare qualcosa.”
“Quanti siete nella band?” Tom riprese la parola e Bill a quella domanda si trasformò nel solito fiume di parole che era quando si sentiva a suo agio. Lo osservai mentre sorseggiava la sua coca cola e spiegava ai ragazzi tutto ciò che riguardava il suo gruppo con un luccichio fantastico negli occhi. Gli piaceva particolarmente mettere l'accento sul fatto che lui scriveva i testi mentre Tom tempo zero riusciva a mettere insieme la melodia precisa che lui aveva immaginato per quel determinato testo e la cosa non mi stupiva più di tanto dato che in quel tempo passato insieme avevo avuto modo di appurare più e più volte quanto lui e Tom fossero legati spiritualmente. In breve ci dimenticammo entrambi di Singstar, lui troppo preso a parlare con i ragazzi di musica e io troppo persa a guardarlo, felice che avesse trovato qualcun altro con cui fare amicizia.
“Ragazzi vi fermate a cena?” dopo un'ora abbondante la madre di Danny ci interruppe rivolgendosi a me, Bill e Tom.
“Io no, abbiamo le prove fra poco.” rispose Tom.
“Io ceno da Tom.” le rese noto suo figlio.
“Jen? Se vuoi tu e Bill potete rimanere.”
“No grazie.” le sorrisi mentre mi rendevo conto che mi stava trattando anche lei come se il tempo non fosse mai passato e mi sentii terribilmente fortunata ad aver ritrovato i miei amici, mi erano mancati davvero troppo.
“Vieni alle prove?” mi proposero quasi all'unisono Danny e Tom.
“Manco morta.” risposi pensando che non avevo alcuna voglia di vedere Harry.
“Tanto Judd non viene nemmeno oggi fidati.” sbuffò Danny.
“Deve solo provarci a saltare le prove per la terza volta di fila.” Tom pareva piuttosto irritato dal recente assenteismo del batterista.
“Ti dico che non viene.” ribadì Danny.
“Io non vengo, con la fortuna che ho se vengo io viene anche lui.” osservai.
“Allora vieni, ti supplico!” Tom mi si aggrappò ad un braccio.
“Fletcher!!!” lo respinsi indignata e solo in quel momento notai che Bill era parecchio a disagio, probabilmente perché avevamo tirato in ballo Harry. Stavo per cambiare argomento quando Danny si rivolse a lui.
“Se vuoi tu venire.” gli propose.
“Magari un'altra volta.” replicò Bill guardando altrove, il suo entusiasmo svanito nel nulla.
“Jones dobbiamo andare.” disse Tom guardando l'ora.
“Andiamo anche noi.” mi alzai e ci dirigemmo tutti e quattro fuori, prendendo poi ognuno la sua strada, loro due verso le prove e io e Bill verso casa.
Lui era silenzioso e perso nei suoi pensieri e io avevo come l'impressione di sapere esattamente cosa stesse pensando e, istintivamente, gli presi la mano e gliela strinsi forte. Lui continuò a non dire niente ma ricambiò la stretta e mi sorrise.

 

________________________

NOTE.
Scheisse = merda.

Note di vocabolario a parte xD
LadyCassandra: grazie per tutti i complimenti =) Pensa che all'inizio non ero molto sicura che l'idea di mischiare Mekki e Tokio potesse funzionare, sono contenta che alla fine l'esperimento stia piacendo ^_^
DarkViolet92: No, come vedi non fanno niente xD
Arumi_chan: Grazie millissime per la recensione così dettagliata *-* No, i McFly (x fortuna o purtroppo a seconda dei punti di vista xD) non sono famosi in Italia, in realtà sono usciti poche volte dall'Inghilterra, sono stati in Australia, America per girare un film e in Brasile ad ottobre ma in Europa non hanno mai fatto niente. Se hai tempo / voglia io ti consiglio tantissimo di sentirti le loro canzoni perchè per me meritano tantissimo <3 (ok, forse io sono un po' di parte dato che sono il mio gruppo preferito in assoluto ^^")
Giuly: ahahaha, però non vale, tu sai già tuttoooooo xD E me lo sento che prima o poi finirai per spoilerare xD *smak*

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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So Much Has Changed

15.

“Sai perché Harry diserta le prove da più di una settimana ormai?” se ne uscì dal nulla Dougie, una sera mentre eravamo a cena.
“Perché è un'idiota?” gli chiesi io facendo un cenno di sdegno nei confronti del batterista.
“No, perché siete due idioti. Lui non viene alle prove perché ha paura di trovarci te e tu non vieni a vederci per la stessa ragione.”
“Quindi basta che tu gli dica che io non presenzio e lui ricomincerà a farsi vedere.” feci spallucce.
“No, credo che non si farà mai più vivo con nessuno finché non vi chiarite.”
“E su che base?”
“Sulla base che anche se non lo dice, penso non abbia voglia di vedere nemmeno Danny e Tom perché sa bene che stanno dalla tua parte.”
“Però non si fa problemi a continuare a confidarsi imperterrito col mio gemello.” gli feci notare.
“Jen dico sul serio... è distrutto! Voglio dire, vorrebbe parlarti ma non ha il coraggio di presentarsi qua e farlo e-“
“E' un'idiota.” ribadii io alzandomi dal tavolo e andandomene incurante delle proteste di mamma, che odiava quando uno di noi se ne andava a cena in corso, e delle risatine di Tom che evidentemente trovava tutto ciò divertente.
Sapevo benissimo che io e Harry dovevamo parlare, che poi finisse bene o male non importava, dovevamo farlo. Innanzitutto perché c'era stato troppo tra noi per poterci lasciare andare così, un chiarimento lo meritava lui e lo meritavo io, e poi non era giusto nei confronti dei ragazzi. Di Dougie che era il suo migliore amico e mio fratello allo stesso tempo, di Danny e Tom che volevano tanto bene a me quanto a lui e infine dei McFly che in fondo si meritavano di riavere il loro batterista.

E poi c'era Memory Lane, la canzone che aveva scritto su di noi e che per quanto cercassi di dimenticare non faceva che ronzarmi per la testa.
Ma Judd al momento non era esattamente il mio unico problema, l'altro ce l'avevo come compagno di stanza e si chiamava Bill Kaulitz. Era strano il rapporto che si era creato fra di noi negli ultimi giorni, a tutti gli effetti ci comportavamo come se fossimo una coppia ma lasciando da parte tutta la parte fisica di un rapporto. E questa era la parte più difficile di tutte perché se non riuscivo a dimenticare quella stupida canzone, era anche vero che non riuscivo a dimenticare nemmeno la fragranza delle labbra di Bill e non ero del tutto sicura che fosse una cosa positiva, l'unica cosa di cui ero certa era che ogni tanto mi riusciva davvero difficile resistere all'impulso di replicare quel bacio. Lui dal canto suo si limitava a stare zitto quando qualcuno – Dougie – tirava in ballo Harry e per il resto cercava di starmi vicino il più possibile, prendeva praticamente ogni scusa per farlo.
Come se tutto ciò non bastasse non riuscivo proprio a capire cosa stesse succedendo fra Emily e Doug. Si vedevano spessissimo ma non sembravano tornati insieme, o quantomeno non si comportavano come una coppia, e Doug si cuciva la bocca ogni volta che tentavo di introdurre l'argomento per capirne qualcosa. Avevo anche provato a far indagare Tom ma mio fratello si sarebbe fatto fustigare su una piazza pubblica piuttosto che confidarsi con il primo Kaulitz che passava e quindi ero giunta all'ennesimo nulla di fatto anche su quel fronte.
“Tieni. - Bill entrò in camera allungandomi un piatto con un pezzo di torta – tua mamma sosteneva che non te la meritavi per come te ne sei andata ma poi ho vinto io.” ridacchiò fiero di se stesso sedendosi a gambe incrociate sul suo letto.
“Grazie.” gli dissi, mi ero completamente dimenticata della torta al cioccolato e vaniglia fresca di giornata.
“Sai, penso anch'io che dovresti parlargli.” mi disse dopo un attimo di silenzio e mi ritrovai a guardarlo incerta, da quando mi aveva baciata non aveva più messo becco nella questione “Harold Judd”.
“A chi?” mi decisi a chiedergli.
“Harry... non è bello lasciare le cose irrisolte.” sospirò, forse ben cosciente del fatto che se io e Judd avessimo parlato sarebbe potuta finire in una maniera non molto bella dal suo punto di vista.
“Lui non mi vuole parlare.” gli risposi concentrandomi sulla torta.
“Magari ha solo paura, come te.”
Ci riflettei sopra un attimo, Bill aveva ragione, tutti avevano ragione e lo sapevo bene. Forse l'unico che non aveva ragione era Jones quando sosteneva che Harry era follemente innamorato di me ma ecco, a prescindere da quello la situazione stava snervando tutti.
“E... e se succede di nuovo?” sapevo benissimo che non era bello fare una domanda del genere a Bill visti i recenti sviluppi ma non riuscii a farne a meno. Quella era la mia più grande paura, temevo che rivedendolo avrei rivissuto un altro pomeriggio come l'ultimo e anche se di recente i miei sentimenti per Harry erano stati messi un po' alla prova, ero perfettamente cosciente che non sarei riuscita a resistergli. E questa era male perché non potevo aver voglia di saltare addosso al mio ex e al mio compagno di stanza degli scambi interculturali allo stesso tempo. Forse avevo solo bisogno di staccare la spina da tutto... avrei dovuto prendere le mie cose e andarmene da Doug facendo a cambio con Tom, disertare i pasti e scuola per non vedere Bill nemmeno per sbaglio e via dicendo. Poi avrei incontrato Harry in territorio neutro, in mezzo ad un sacco di persone e con una cintura di castità ben allacciata in vita e gli avrei detto di andarsene a quel paese, lui, la sua ex e i suoi ormoni in subbuglio. Avrei aiutato i McFly a trovarsi un nuovo batterista, possibilmente il mio ragazzo ideale così mi ci sarei messa insieme tempo due minuti e saremmo vissuti felici e contenti per il resto dei nostri giorni.
Ovviamente nessuna di quelle soluzioni era praticabile perché non volevo assolutamente escludere Bill dalla mia vita come non volevo mandare davvero a quel paese Judd anzi...
“... o almeno questo è quello che farei io.” sentii Bill concludere quello che doveva essere stato un monologo bello lungo e lo guardai chiedendomi cosa avesse detto. Lui rendendosi conto che non avevo ascoltato mezza parola scrollo la testa con fare arrendevole e poi mi prese il piatto ormai vuoto dalle mani e sparì per riportarlo giù in cucina.

 

 

________________________

NOTE.

LadyCassandra: come finirà la storia non lo so nemmeno io al momento, calcola che nei miei piani doveva già essere molto più corta e Bill non avere assolutamente tutto questo spazio per cui nons o proprio dove andrò a finire stavolta xD
DarkViolet92: eh si, l'argomento Harry altrokè se li blocca ç_ç perchè Jen non sa che fare e Bill poverino non capisce niente nemmeno lui, povero cucciolo xd
Giuly: tu mi fai morire ogni volta coi tuoi commenti xD E bill è sboccato si sa ù_ù tu preoccupati per Emily piuttosto che per il suo vocabolario xD
Arumi_chan: La penso esattamente come te sul successo in italia, io spero che nn ci mettano mai piede ç_ç Già coi Tokio è successo il finimondo, si stava decisamente meglio prima che facessero il botto qua... E trl stendiamo un velo pietoso... ti dico che finchè c'era Cattelan non me ne perdevo una puntata ma solo perchè stimo troppo quel ragazzo ed era davvero l'unica attrattiva del programma per quel che mi riguarda.
Sulla fic.. grazie per tutti i complimenti =) Si, Bill è cucciolissimo *-* anche se io non condannerei troppo Judd, poverino è confuso pure lui xD

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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So Much Has Changed

16.

Ero comodamente seduta sul divano del salotto di Tom, che aveva costretto me e Danny a sorbirci una maratona dei film di Ritorno al Futuro – come se non ce li avesse mai fatti vedere – e mi stavo godendo la serata senza pensare a niente quando mi arrivò un sms di Dougie.
“Ho combinato un casino con Emily.”
Sbuffai, non solo si ostinava a non raccontarmi nulla ma si permetteva pure di interrompermi la serata.
“Che tipo di casino?” gli risposi dopo aver ponderato per un attimo l'idea di ignorarlo.
“Preferisco parlarne dal vivo, ti aspetto alla Pearl.”
Che razza di ritrovo era per spiegarmi i suoi problemi? La Pearl era una gelateria appena fuori dal centro che non solo nei giorni infrasettimanali come quello era chiusa di sera, ma che al momento era proprio chiusa del tutto per lavori di restauro.
“Vado da Doug.” annunciai contro voglia.
“Lascialo perdere – mi rispose Tom che non gradiva interruzioni di nessun genere alle sue serate cinema e io gli passai il cellulare per fargli leggere gli sms – ti lascio andare solo perché se no perdiamo pure il bassista oltre al batterista.” decise infine dandomi una pacca sulla spalla.
“Vengo con te.” Danny fece per alzarsi prendendo la palla al balzo ma Tom lo bloccò.”Eh no Jones, non siamo nemmeno alla fine del primo film.”
“Ma Douglas avrò bisogno di conforto!” Danny mi lanciò un'occhiata supplichevole, sembrava disperato all'idea di avere altri due film ad attenderlo.
“Sua sorella basta e avanza.” decretò Tom tenendolo fermo.
Li salutai con un gesto della mano e mi diressi alla gelateria; era un bel pezzo a piedi e finii col mettermi di nuovo a rimuginare, dannazione a Dougie che aveva scelto un posto così sperduto per trovarci. Mi chiesi cosa stava facendo Bill, era uscito con Tom e Giorgia anzi, a dirla tutta si era deliberatamente autoinvitato ad uscire con loro due nel momento in cui aveva scoperto che io avrei passato la serata da Tom. Gli avevo proposto di venire con me ma aveva borbottato qualcosa sul fatto che mi meritavo una serata da sola con i miei ritrovati amici e fra le righe avevo capito perfettamente che temeva di ritrovarsi a fare il quarto incomodo mentre noi disquisivamo sul tema bollente del momento: il batterista maledetto. Tom non era stato per niente felice di doverselo scarrozzare, da quel che avevo capito la sua ragazza non andava molto d'accordo con l'invadenza e la parlantina di Bill e questo spiegava anche perché lui non parlasse più di tanto di Giorgia. In conseguenza a tutto ciò ero preoccupata che Bill si stesse annoiando, che Tom lo stesse trattando male per sbolognarlo e che Giorgia lo stesse facendo sentire indesiderato. Con mio sommo disappunto iniziai a provare un debole senso di colpa per non averlo fatto venire con me o non aver rinunciato alla mia serata se lui non voleva farne parte, ed era completamente irrazionale... anche se ci fosse stato qualcosa fra di noi io avevo comunque il diritto ai miei spazi, non stava scritto da nessuna parte che dovessi passare tutto il mio tempo insieme a lui. La verità però era che avrei pagato oro per non dovermici separare nemmeno a scuola e non capivo se era perché a breve lui sarebbe tornato in Germania per le vacanze natalizie e quindi volevo sfruttare al massimo quei moment,i o se piuttosto era perché io ero diventata un caso perso. Ero talmente concentrata in quei pensieri che mi parve di arrivare alla Pearl in un attimo. Mi guardai intorno ma non c'era nessuno, nessuna traccia di presenze umane tranne una macchina che somigliava un po' troppo a quella di...
“Jennifer...?” la voce alle mie spalle mi fece sobbalzare ma dopo aver visto la macchina non ero troppo sorpresa di trovarmi di fronte al suo proprietario quando mi girai.
“Che ci fai qui?” chiesi a Harry domandandomi quante probabilità ci fossero che io e lui ci trovassimo per caso in quel posto a quell'ora di notte.
“Avevo appuntamento con Dougie, mi ha inviato un sos disperato per qualcosa che ha combinato-“
“...con Emily e non poteva assolutamente raccontartelo via cellulare.” lo interruppi terminando per lui.
“Già...” annuì comprendendo a sua volta cosa era successo. Dougie aveva usato il trucco più vecchio del mondo per farci incontrare e noi ci eravamo cascati entrambi come due polli.
“Bastardo!” esclamammo all'unisono riferendoci a lui e poi, quasi irrazionalmente, scoppiammo a ridere.
“Ti accompagno a casa.” mi disse rigirandosi fra le mani le chiavi della macchina.
“Non c'è bisogno, posso-“
“E' tardi e fa freddo.” tagliò corto lui e mi ritrovai mio malgrado a seguirlo.
Una volta in macchina fece per mettere in moto ma poi si bloccò e prese a fissarmi con i suoi splendidi occhi azzurri.
“Stai bene?” mi chiese.
“Tutto ok, tu?” gli risposi con finta disinvoltura.
“Non c'è male...” disse lui decidendosi a girare la chiave e partire. Un incrocio più tardi era di nuovo fermo, la macchina accostata.
“Parliamo?” sospirò tornando a fissarmi.
“Se proprio dobbiamo...” avevo il cuore che mi batteva a mille per l'agitazione mentre lui si toglieva la cintura di sicurezza e si girava completamente verso di me tirando leggermente indietro il sedile per stare più comodo.
Io deglutii a fatica cercando di non pensare a quante volte ci eravamo ritrovati a tirare giù i sedili di quella macchina o alle serate che ci avevamo passato semplicemente parlando fino a ritrovarci quasi senza voce. Poi mi passò per la mente l'immagine di lui e Marica a condividere le stesse cose in quella stessa macchina e, senza nemmeno rendermene conto, iniziai a singhiozzare violentemente. Era un'immagine troppo dolorosa da sopportare e chiusi gli occhi con forza cercando di scacciarla mentre le lacrime scorrevano incontrollabili sulle mie guance, inondandomi le labbra e lasciandoci sopra un sapore salato che non riuscivo a sopportare.
Harry mi si avvicinò abbracciandomi forte e all'improvviso tutto perse significato, o quantomeno tutto ciò che non aveva a che fare con lui. Era come se fossi stata creata apposta per stare fra quelle braccia, come se la mia esistenza avesse senso solo in funzione di Harold Judd.
In una parte molto remota del mio essere sapevo che ero solo troppo sovraccarica di emozioni contrastanti che mi annebbiavano ogni tipo di pensiero razionale ma in quel momento l'unica cosa che riuscii a fare fu aggrapparmi a lui come se da quello dipendesse la mia sopravvivenza.

 

 

 

________________________

NOTE.

Scusatemi l'assenza di commenti alla recensioni ma sono di corsissima, ho un sacco di cose da fare ç_ç

Rimedierò ç_ç

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


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So Much Has Changed

17.

Mi svegliò uno strano rumore, come di qualcosa che picchiava insistentemente contro a un vetro. Aprii a fatica gli occhi, li sentivo bruciare, ero tutta indolenzita e avevo freddo. Qualcuno vicino a me sfilò il suo braccio da sotto la mia testa e mugugnando si voltò verso la direzione dalla quale proveniva il rumore e un attimo dopo venni investita da una folata di vento gelido.
Cercai di uscire dall'intorpidimento post sonno e mi focalizzai su ciò che avevo intorno: ero in macchina e Harry accanto a me aveva appena abbassato il finestrino dal quale spuntò la testa di un poliziotto, probabilmente il rumore che mi aveva svegliata era lui che bussava sul vetro.
“Ragazzi, tutto ok?” chiese, e mi accorsi che eravamo ancora sul ciglio della strada dove ci eravamo fermati la sera prima. Harry biascicò qualcosa che sembrava un si e gli spiegò che ci eravamo addormentati senza accorgercene, lui volle vedere i suoi documenti e quando vide che abitava nei paraggi si tranquillizzò e se ne andò raccomandandoci di stare più attenti in futuro.
“Si gela.” imprecò quindi Harry rialzando il finestrino e mettendo in moto accendendo il riscaldamento al massimo.
Nessuno dei due parlò nel tragitto verso casa mia, lui sembrava perso nei suoi pensieri e io non avevo idea di cosa dire. Mi ero addormentata in lacrime fra le sue braccia e – tanto per cambiare – non avevamo chiarito un bel niente.
“Stai bene?” ruppe il silenzio guardandomi preoccupato, stavo ancora tremando di freddo e sentivo gli occhi rossi e gonfi.
“Si.” mormorai annuendo con la testa.
“Bugiarda.” rise con poca convinzione e risprofondammo nel silenzio fino a quando la macchina non si fermò di fronte a casa mia. Guardai l'ora e sospirai: era tardi quanto bastava da risparmiarmi la ramanzina di mamma che di sicuro era già uscita, ma troppo presto per sperare che Dougie, Tom e Bill fossero già sulla strada di scuola.
Bill... chissà cos'avrebbe pensato.
Scrollai la testa per cacciare il pensiero ma non funzionò.
“Vai a metterti sotto le coperte.” mi disse Harry con premura.
“Tu non entri?” gli chiesi, mi sentivo completamente spaesata.
“Non so se è il caso...”
“Vieni almeno a bere qualcosa di caldo.” tentai, non volevo che se ne andasse, non volevo che riprendessimo di nuovo a ignorarci, perché sapevo che era quello che sarebbe successo se ora lui se ne fosse andato.
“Ok.” rispose dopo un po' di indecisione.
Solo una volta scesa dalla macchina mi resi conto di essere anche completamente senza forze e a Harry toccò sorreggermi quando presi a barcollare verso la porta di casa.
“Hai la febbre – constatò toccandomi la fronte – schiappa.” aggiunse dandomi una pacca sulla spalla nel tentativo di sdrammatizzare.
Non facemmo a tempo a varcare la soglia di casa che Dougie ci travolse come una furia.
“Ti pare l'ora di tornare?!” mi aggredì.
“Come se tu non l'avessi mai fatto...” borbottò Harry.
“Ero preoccupato.” replicò Dougie rivolto a lui.
“Grazie per la fiducia!” esclamò Harry risentito.
“Non per quello, è solo che la Pearl è un posto un po' isolato in piena notte.” si difese Dougie facendoci allibire entrambi.
“Cioè, prima mi mandi in un posto dubbio e poi ti vengono gli scrupoli di coscienza?” gli chiesi incredula e lui parve accorgersi solo in quel momento del mio stato devastato.
“Che è successo?” domandò sempre più in ansia.
“Credo abbia la febbre. - gli rispose Harry al mio posto, con fare evasivo – Dovrebbe mettersi a letto.” dicendolo mi spinse verso le scale e io mi accorsi di Bill fermo a metà della rampa con addosso un'espressione indecifrabile. Mi stava fissando intensamente e non riuscire a capire cosa gli stesse passando per la testa mi causò uno strano senso di soffocamento dato che di solito lui era sempre così trasparente.
Harry si accorse della mia espressione ed ebbe un fremito prima di rivolgersi a Bill.
“La puoi aiutare a salire in camera sua? Non ha l'equilibrio molto stabile stamattina...”
Io rimasi completamente sconvolta, Harry mi consegnava così a Bill?
Al nemico?
Certo, lui non sapeva che Bill fosse il nemico ... o forse si?
Ovvio che lo sapesse, figuriamoci se Dougie non si era premurato di renderglielo noto...
Bill non rispose, si limitò a scendere, prendermi per mano e portarmi di sopra.
“Sei più gelata di un cubetto di ghiaccio.” mi disse non appena fummo in camera nostra, al riparo da orecchie indiscrete.
“Lo so.” risposta decisamente stupida ma fu il meglio che riuscii ad elaborare mentre mi sedevo stancamente sul mio letto, ancora avvolta nella giacca. Lui si sedette accanto a me piano piano mi tolse prima la giacca, poi tutti i vestiti ghiacciati quanto me che avevo addosso. Mi aiutò a infilarmi il pigiama e mi fece stendere sotto le coperte prima di sedersi in terra di fianco al letto.
“Dov'è Tom?” gli chiesi, più per rompere quel silenzio opprimente che per altro.
“E' uscito presto, aveva appuntamento con Giorgia per colazione.” mi rispose facendo spallucce come se la cosa non lo interessasse minimamente.
“Non è successo niente...” gli dissi con un tono di voce talmente basso che feci fatica a sentirmi. Non so esattamente perché sentivo il bisogno di farglielo sapere ma volevo che la smettesse di avere in viso quell'espressione vaga e indecifrabile.
“Non devi... dar... darmi... spiegazioni.” replicò un po' incerto e mi ritrovai a sorridere di come ancora si ingarbugliava con la nostra lingua quando era nervoso o preoccupato.
“Siamo rimasti tutta la notte in macchina, dovevamo parlare ma ci siamo addormentati...” continuai io imperterrita stringendomi nelle coperte che non stavano avendo alcun effetto sui miei brividi di freddo.
Lui si alzò e iniziò a spogliarsi, tempo due secondi era in pigiama.
Mi sorrise, stavolta con lo sguardo pieno di affetto, e si infilò sotto le coperte con me.
Cosa voleva fare? Concorrenza in real time a Judd?
Mi abbracciò e in un attimo i miei brividi cessarono, il suo corpo era caldissimo e stare fra le sue braccia era dannatamente calmante come al solito.
“Va meglio?” mi chiese dopo qualche minuto.
Non voleva fare concorrenza a nessuno, voleva solo aiutarmi a scaldarmi e sentirmi meglio.
“Si, grazie...” sussurrai chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a niente ma durò poco perché Harry entrò in camera con una tazza fumante in mano.
“Latte caldo, bevilo.” mi disse cercando di simulare indifferenza per avermi trovata abbracciata a Bill nel mio letto. Mi tirai su e afferrai la tazza porgendola a Bill:
“Vuoi un po'?” gli chiesi, per me ormai era diventata quasi un'abitudine dividere tutto con lui.
“No tranquilla bevilo tutto, ti farà bene.” si mise seduto come me tentando di tirare le coperte più su possibile per non farmi perdere quel poco di calore che era riuscito a passarmi.
“Harry?” chiesi porgendo la tazza anche a lui.
“Io ho bevuto la mia dose giù. - mi rispose con un mezzo sorriso mentre osservava le premure di Bill nei miei confronti. Ora quello con lo sguardo indecifrabile era lui. – posso?” chiese rivolto a Bill indicando il suo letto. L'altro gli fece cenno di si con la testa e lui si sedette o, per meglio dire, si stravaccò senza farselo ripetere due volte e notai che anche se non era conciato male quanto me era comunque esausto.
“Dovresti dormire...” gli dissi iniziando a preoccuparmi.
“Ah, Dougie è andato a scuola perché oggi ha un compito, mi ha detto di salutarti e di dirti di non andare in giro per posti loschi da sola, come se non fosse stato lui a mandati alla Pearl ieri sera.” fu la sua risposta, completamente non pertinente alla mia affermazione.
“Harry!” lo ripresi mentre mi godevo la sensazione del latte caldo che mi scendeva per la gola.
“Ok, ok, fra un po' vado a casa e dormo, contenta?” disse rimettendosi seduto.
“Puoi dormire qui... - si intromise Bill indicandogli il suo letto sul quale Harry era già seduto – sembri stanco.” aggiunse tornando a focalizzarsi su di me.
“Davvero? - gli chiese Judd che sembrava più incredulo di me e Bill fece spallucce esattamente come quando gli avevo chiesto di Tom, come se la cosa non fosse un problema suo – grazie...” la sua voce era incerta ma si affrettò a mettersi sotto le coperte prima che Bill potesse cambiare idea.
Io non sapevo più che pensare, e dei loro comportamenti e dei miei sentimenti, sapevo solo che stavo per passare la giornata chiusa in camera con Harry e Bill che avrebbero dovuto fare a botte fra loro ed invece si aiutavano a vicenda.
Certo, le botte presupponevano che Harry avesse un qualunque tipo di interesse oltre l'amicizia nei miei confronti e sapevo benissimo che non era affatto detto...

 

 

 

________________________

NOTE.

Ecco qua il nuovo capitolo ^_^
Se non avessi già scritto alcuni dei capitoli successivi mi verrebbe da dire che Harry e Jen non ce la faranno mai a parlare insieme ù_ù Ok, sto zitta che non è bello spoilerare così, già ci pensa Giuly nei commenti xD

Ma passiamo a voi =D

saracanfly:
Se vieni mi mostri Harry e poi non me lo fai conoscere guarda che potrei diventare violenta xD ahaha, scherzi a parte... ecco qua cosa succede in quella macchina, tanto per cambiare un nulla di fatto perchè Judd è fondamentalmente scemo e lei probabilmente pure di più ù_ù

LadyCassandra: come sempre grazie millissime per i complimenti^^ E il dilemma Harry o Bill pensa che ce l'ho pure io che in teoria dovrei conoscere la trama (ma che in realtà sono rimasta quasi un mese bloccata nella stesura del capitolo 22^^"

Giuly: si se non vado pari pari fra qui e il forum poi mi tiro scema da sola perchè non so più dove ho postato cosa ahaha xD e grazie infinite al tuo eterno supporto, non so che farei senza di te che sopporti i miei scleri <3

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


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So Much Has Changed

18.

Erano passati un paio di giorni da quando ero stata male ed ero ancora a letto con un bel febbrone. Tanto per cambiare le cose con Harry erano tutt'altro che risolte ma almeno lui aveva ripreso a farsi vedere alle prove della band e non mi ignorava anzi, passava tutti i giorni a vedere come stavo, anche se non ci scambiavamo mai nulla di più dei convenevoli e dopo dieci minuti lui prendeva una scusa qualunque per andare a cercare Dougie e rimanere con lui. Bill in compenso non mi mollava un attimo, andava giusto a scuola perché la mamma - sentendosi responsabile per lui e Tom - l'aveva praticamente costretto, ma una volta finite le lezioni tornava sempre a casa a tempo di record e mi riempiva di tutte le premure possibili. Al momento stava facendo i compiti sdraiato a pancia in giù sul suo letto mentre io cercavo di concentrarmi sulla lettura di un fumetto che conoscevo a memoria, quando Tom entrò nella stanza con la chitarra in mano.
“Wow, si canta!” Bill aveva chiuso seduta stante il libro e si era messo seduto ma il suo gemello scosse la testa.
“Devi finire i compiti prima.”
“Ma Tomi!”
“Finisci i compiti.” gli ingiunse Tom sedendosi sulla sedia della mia scrivania e iniziando a controllare l'accordatura dello strumento.
“Bill finisci i compiti!” gli dissi a mia volta con fare perentorio mollando il fumetto, l'idea di sentirlo cantare era molto più allettante.
“Perché devo finirli? Tomi non li sta facendo...” piagnucolò lui.
“Io li ho già fatti.” gli rese noto il fratello lanciandogli un'occhiata compiaciuta.
“Allora perché devo farli? Li posso copiare da te!” esclamò Bill con tono ovvio lasciandoci entrambi allibiti. Ovviamente tentare di farlo ragionare fu inutile come al solito e, tempo cinque minuti, i due gemelli stavano tenendo una sottospecie di concertino acustico solo per me. Mi piaceva da morire guardarli, sembravano una cosa sola, la voce di Bill fatta apposta per accompagnare la chitarra di Tom e viceversa. Non era come guardare suonare i McFly, era una sensazione completamente diversa...
“Wow, siamo arrivati nel bel mezzo dello show! - la voce di Danny mi distolse dai miei pensieri e Tom smise di suonare salutandolo, imitato da Bill – continuate pure, ero proprio curioso di sentirvi dopo tutto quello che mi ha raccontato Jen.” disse loro e Bill mi guardò sorpreso.
“Gli hai parlato di noi?” mi chiese.
“Parla sempre di voi, cioè... non proprio di voi .” ridacchiò Danny lanciandogli un'occhiata piena di sottintesi e io non trovai nulla di meglio da fare se non lanciargli addosso il cuscino e buttarmi sotto le coperte per coprire il rossore che mi aveva invaso le guance.
Io non parlavo mai di Bill.
Ok, forse non proprio mai , ma di sicuro non sempre .
Avevo accennato alle sue qualità canore qualche volta di sfuggita e di sicuro non gli avevo dato modo di pensare cose strane, di questo ero assolutamente certa, l'unico che sapeva di me e Bill – anche se un me e Bill propriamente detto non esisteva – era Dougie, ma solo perché viveva sotto il mio stesso tetto ed era il mio gemello.
“Eddai Jennifer, non fare la timidona offesa.” Danny si era seduto sul mio letto e stava tentando di levarmi le coperte di dosso.
“Si può sapere che ci fai qua?!” sbottai uscendo dal mio nascondiglio e registrando il fatto che Tom stava ridendo in maniera indegna mentre Bill era pure più rosso di me in viso.
“Scusa se sono passato a vedere come stavi! - mi rispose con atteggiamento fintamente indignato e io sbuffai. – c'è anche Tom, si è fermato un attimo di sotto a ispezionare il frigorifero.” aggiunse reprimendo un'altra risatina. Qualche istante dopo Fletcher entrò nella stanza con in mano un po' di merendine e una bottiglia di coca cola.
“E' ora della merenda! - annunciò salutando me e i gemelli con un cenno della testa mentre lasciava cadere tutte le provviste sul letto di Bill – oh, stavate suonando?” chiese poi interessato notando la chitarra fra le mani del suo omonimo.
Bill annuì con la testa senza proferire parola mentre suo fratello continuava a ridere.
“Sono bravi.” disse Danny schioccando la lingua.
“Davvero? Jen ce l'ha ripetuto miliardi di volte, ero proprio curioso di sentirvi.” replicò Fletcher guardando i gemelli mentre io tornavo a nascondermi sotto le coperte prima che avesse la malaugurata idea di rendere anche lui noto che parlavo più di Bill da solo più che di loro due al plurale. A Bill probabilmente era passato per la testa lo stesso pensiero perché si mise a cantare senza preavviso zittendo tutti. Tom lo seguì a ruota mentre Fletcher si lanciava in commenti di approvazione man mano che andavano avanti. Dopo una decina di minuti mi decisi a tirarmi le coperte via dalla testa, credendo che tutti ormai si fossero dimenticati del discorso, ma trovai Danny seduto in terra vicino al mio letto che mi fissava divertito invece di prestare attenzione agli altri. Lo guardai storto e lui scoppiò a ridere.
“Ti piace tanto eh?” mi chiese quando si degnò di ricomporsi.
“Chi?” chiesi facendo finta di non capire.
“Lui.” ridacchiò Danny indicando Bill che in quel momento ci dava le spalle ed era ancora tutto intento a cantare.
“No.” negai scuotendo la testa con veemenza.
“Jen, ti conosco sai?” replicò lui sempre più divertito.
“Evidentemente non abbastanza.” sbuffai io.
“E di Judd che mi dici?” mi stuzzicò imperterrito senza accennare ad accettare il mio negare.
“Che... - già, cosa gli potevo dire di Harry? Non avevo assolutamente niente da dire a riguardo se no che ero tremendamente confusa. – non lo so.” sospirai.
“Chi bacia meglio?” mi chiese allora, venendosi a sedere appiccicato a me per essere sicuro che gli altri non ci sentissero.
“Che domanda è?!” esclamai incredula.
“Ti è piaciuto di più andare a letto con Harry dopo tutto questo tempo, oppure essere baciata da Bill?” mi chiese lanciando un'occhiata alle nostre spalle dove adesso Fletcher si era lanciato in un monologo sulle mille ragioni per le quali i Green Day erano una band assolutamente fantastica, con Bill che gli dava corda in tutto e per tutto e Tom che invece sbadigliava e strimpellava accordi a caso, per nulla attratto dal discorso.
“Tu come fai a sapere che ci siamo bac-“ mi bloccai di scatto, Dougie , come se no? E in realtà Dougie nemmeno lo sapeva per certo perché io non gliel'avevo detto sapendo benissimo che tempo due secondi e si sarebbe lanciato a raccontarlo al suo caro miglior amico Harry. Se i recenti comportamenti miei e di Bill lo avevano fatto giungere alla conclusione che ci eravamo baciati mi chiesi quale storia ci avesse potuto ricamare sopra... scrollai la testa nel tentativo di non pensarci.
“Non è stato Dougie. - mi disse Danny leggendomi nella mente – si vede che fra voi è successo qualcosa.” sorrise criptico facendomi capire che non era del tutto sicuro che quel qualcosa fosse stato un semplice bacio.
“Non lo so cosa mi è piaciuto di più.” borbottai senza dargli la soddisfazione di raccontargli come fossero andate le cose.
“Vi siete solo baciati?” quando ci si metteva Jones era peggio di una zitella pettegola.
“Si. – sbuffai – e solo una volta e per giunta in maniera alquanto casta.” aggiunsi abbassando ulteriormente il tono di voce.
“Sei proprio messa male.” riprese a ridacchiare lui.
“E perché?”
“Perché se non sai se ti è piaciuto di più un incontro ravvicinato e completo con Judd o un semplice bacio a stampo di Bill beh... direi che Bill ti piace parecchio.” mi prese sottobraccio e mi strinse forte soffocando una risata sulla mia spalla e io mi ritrovai a fissare il soffitto implorante.
Aveva ragione lui... forse ero decisamente messa male.

 

 

 

________________________

NOTE.

Ecco, ora ci si mette in mezzo Danny e siamo tutti a posto xD
Ringrazio tantissimo DarViolet92, saracanfly e LadyCassandra per le recensioni al capitolo 17^_^
Scusatemi ma vado un po' di fretta ç_ç


 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


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So Much Has Changed

19.

Dal giorno in cui Tom e Danny erano venuti a trovarmi e Tom aveva passato tutto il tempo a suonare, cantare e scambiarsi opinioni con i gemelli, lui e Bill erano diventati amiconi. Avevano scoperto di adorare entrambi i Green Day, così Fletcher aveva trovato qualcuno per cui suonare le loro canzoni e Bill qualcuno che gli facesse da base mentre le cantava visto che il suo Tom non era molto amante del genere. Io mi ero ristabilita del tutto e avevo ripreso la mia solita routine scolastica e avevo iniziato a passare molto più tempo con Danny dal momento che Bill passava praticamente quasi tutti i suoi pomeriggi da Tom. Ero felice che avesse finalmente trovato qualcosa da fare di diverso che lasciarsi trascinare da me ovunque andassi, che gli piacesse o meno, ma dovevo ammettere che mi mancava tantissimo averlo intorno praticamente 24 ore al giorno, escluse forse le ore di lezione ma giusto perché quelle non le avevamo in comune. Nel frattempo Tom si trovava sempre più spesso sfrattato dalla sua stanza perché Dougie doveva “parlare” con Emily e io non riuscivo a capire come stessero andando le cose fra loro due... si stavano semplicemente divertendo? Oppure avevano deciso di riprovarci, magari lasciando da parte il passato e ricominciando da zero? Dougie non si sbilanciava mai al riguardo, ogni volta che gli facevo domande mi rispondeva evasivamente dicendomi che non era in grado di definire ciò che c'era fra loro due e che stavano cercando di prendere le cose con calma, anche se io non avrei certo parlato di calma per due che non facevano altro che appartarsi a fare chissà cosa.
Con Harry la situazione era stazionaria, non avevamo più parlato seriamente, ma almeno sembravamo in grado di convivere pacificamente e io avevo ripreso ad andare a vederli provare. Un po' perché mi mancavano, un po' perché Danny insisteva e un po' perché Bill a forza di passare il suo tempo con Fletcher aveva sviluppato una curiosità a dir poco insana per i McFly e Tom ovviamente non ci aveva pensato due volte a costringerlo a fare da spettatore fisso alle prove. Quando me l'aveva detto ero rimasta assolutamente allibita, lui e Harry nello stesso garage era davvero una cosa che non mi sarei mai aspettata ma soprattutto lui e Dougie nello spazio sacro di Dougie... In realtà il mio caro gemellino era tornato a casa la prima sera borbottando senza sosta ma Fletcher gli aveva subito chiarito che Bill era ospite suo e via dicendo.
Al momento ero seduta sul letto di Bill con il solito libro di letteratura in mano e stavo cercando di concentrami ma non riuscivo proprio a farlo, mi sentivo troppo patetica a starmene li sul suo letto solo perché il fatto che lui fosse fuori per gli affari suoi me lo faceva mancare troppo. Sentii la porta sbattere di sotto e per un breve istante pensai fosse lui per poi rendermi conto che era uscito a dir tanto da mezz'ora e se la sua destinazione era casa Fletcher l'avrei rivisto solo quella sera e solo se fossi andata alle prove e quella situazione mi irritava.
“Dimmi che non è ancora con Emily!” Tom entrò nella mia stanza sconsolato, perché era tornato a casa il gemello sbagliato? Scrollai la testa, non era esattamente corretto prendermela con il povero ed incolpevole Tom.
“Si è con Emily.” sospirai, Dougie stava iniziando ad esagerare, se non fosse che poteva inventarsi qualunque storia su me e Bill e andarla a dire a Harry avrei reso noto a mamma le attività poco caste di suo figlio, chiamandola seduta stante sul lavoro.
“Bill è uscito?”
“Si...” bofonchiai senza riuscire a mascherare quanto la cosa mi desse fastidio e Tom sorrise divertito sedendosi di fianco a me e sbirciando il mio libro.
“Come va con Harry?” mi chiese tutto ad un tratto prendendomi in contropiede. Cosa gliene importava? Certo, magari per correre dal suo caro gemello a riferire ma cascava male visto che Bill sapeva già tutto quello che c'era da sapere, ovvero niente al momento. Spostai lo sguardo su di lui prima di rispondere e compresi di dovermi dare una calmata, ero decisamente troppo nervosa e per giunta dall'espressione di Tom trapelava sono della normalissima voglia di fare conversazione per passare il tempo.
“Va che non lo so. - borbottai – tu con Giorgia?” gli chiesi, più per sviarlo su altri argomenti che per altro.
“Benissimo. – si aprì in un sorriso compiaciutissimo – peccato che fra tre giorni ci dovremo salutare per un po', le ho proposto di venire a passare il natale da noi ma giustamente anche lei vuole tornare per qualche settimana in Italia e-“ lo fissai sconvolta senza afferrare nient'altro del discorso.
Tre giorni.
Non mi ero resa conto che il tempo fosse passato così in fretta, nonostante a scuola ci stessero imbottendo di compiti e di direttive per le vacanze di Natale.
Tre giorni e la scuola avrebbe chiuso i battenti per le vacanze.
Tre giorni e i gemelli se ne sarebbero tornati a casa loro per rimanerci fino alla prima settimana di gennaio compresa.
Improvvisamente mi prese il panico, Bill non poteva andarsene così lasciando tutto in sospeso e soprattutto non poteva passare tutto il suo tempo con Thomas Fletcher quando io avevo bisogno di lui. Mentre il rasta continuava a parlare senza sosta elencandomi i mille e uno motivi per i quali Giorgia gli sarebbe mancata io venni freddata da un'ipotesi che non mi ero mai nemmeno sognata di contemplare: e se Bill si fosse praticamente trasferito a casa Fletcher perché aveva cambiato idea su di me? Se gli fossi tornata utile solo mentre si ambientava ma in realtà non provava nulla di quello che aveva mostrato di provare nei miei confronti?
Dopo un tempo indefinito Dougie venne a chiedermi se andavo con lui alle prove e solo allora mi accorsi che Tom era sparito, probabilmente aveva rinunciato a parlarmi quando aveva capito che ero totalmente persa nei miei pensieri...
“Jen, vieni o no? Guarda che sono già in ritardo...” fissai mio fratello come in trance e poi gli feci cenno di no con la testa.
Mi veniva solo da piangere.

 

 

 

 

________________________

NOTE.

Dal prossimo capitolo la situazione inizierà a sbloccarsi un po', ma non vi anticipo niente xD
Intanto ringrazio tantissimo LadyCassandra, DarkViolet92, layla the punkprincess, saracanfly e la mia adoratissima Giuly per le recensioni al capitolo 18, ma più in generale tutti quelli che stanno leggendo e amando questa fic ^_^

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


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So Much Has Changed

20.

Tu cosa ci fai qua?!” quasi strillai istericamente quando uscii dall'aula di chimica e mi ritrovai di fronte Harry.
“Salta la prossima lezione.” mi disse senza nemmeno premurarsi di chiedermi cosa ne pensassi e afferrandomi per il braccio trascinandomi via.
Ci ritrovammo seduti su un materassino nel deposito della palestra e mi sentii morire a pensare a quante lezioni avevamo saltato appartandoci li, quando lui era ancora un liceale e ovviamente stavamo ancora insieme.
“Si può sapere che vuoi?” gli chiesi bruscamente allontanandomi un po' da lui.
“Hai pianto?” mi chiese lui guardandomi intensamente.
Come aveva fatto ad accorgersene? Eppure ero sicura di aver fatto un gran bel lavoro fra fondotinta, ombretto, matita e quant'altro, perché da quando avevo parlato con Tom e avevo realizzato che il tempo stringeva ero riuscita solo ad evitare Bill e chiudermi in bagno a piangere, ed erano già passati due giorni così. La sera seguente lui e Tom avevano l'aereo per la Germania e tanti saluti. Anche se non era esattamente un addio definitivo mi tornò istantaneamente il groppo in gola.
“Hey... - Harry mi si riavvicinò e mi accarezzò dolcemente una guancia. – che c'è che non va?”
Io scossi la testa sussurrando un “niente” poco convinto.
“E'... è colpa mia?” quella domanda mi spiazzò.
“No... perché dovrebbe?” gli chiesi confusa, in quel momento il pensiero di Bill stava prevalendo su tutto, nella solita maniera irrazionale con la quale mi prendevano le emozioni di recente.
“Avevi ricominciato a venire alle prove e ora sono due giorni che non ti fai vedere... Dougie è troppo preso da Emily per rendersi conto di quello che gli succede intorno e Danny sostiene di non avere idea di cosa ti sia preso all'improvviso... magari non volevi vedermi.”
“No, non c'entri tu... davvero...” scossi nuovamente la testa.
“E' colpa di... – esitò un attimo guardandomi dritta negli occhi con i suoi stupendi occhi blu - ...Bill?” aggiunse poi con un tono di voce appena più basso. Io non risposi, tanto a quel punto era diventata una domanda del tutto retorica.
“Capisco... – proseguì lui vedendo che non parlavo – e... insomma... voi...”
“Non c'è assolutamente niente fra noi. - gli dissi capendo dove voleva andare a parare – non penso proprio di essere il suo tipo.” sospirai, doveva per forza essere così visto il recente comportamento.
“Dougie mi aveva detto che era scemo ma non credevo così tanto. - mi disse in un mezzo sorriso e io sgranai gli occhi – dai insomma... io non riuscirei a resistere mezza giornata se dividessi la camera con te!” a quell'aggiunta sgranai ancora di più gli occhi.
“Come?!” gli chiesi prima di potermi trattenere.
“Di cosa ti stupisci? Sai benissimo cosa provo per te...” fece spallucce guardando altrove e lasciandomi ancora più spiazzata.
No che non sapevo cosa provava per me!
Sapevo solo che mi aveva mollata per un'altra, che poi l'aveva lasciata ed era venuto a consolarsi con me che ci ero cascata come un'idiota. E che-
“Ti prego dimmi che non hai pensato che siamo finiti a letto insieme perché io avevo bisogno di spassarmela un po' dopo essere tornato libero!” esclamò come se avessi avuto stampati in fronte i sottotitoli ai miei pensieri.
“Ovvio che lo pensavo!” sbottai senza riuscire a starmene zitta.
“E tu pensi che io sia così stupido da farmi per puro sfizio la mia ex storica che oltre ad essere amica mia e dei miei compagni di band è pure la gemella del mio migliore amico?!”
“Ma cosa ne so...” bofonchiai sentendomi tanto stupida, in fondo il suo ragionamento filava che era una meraviglia dato che io non ero esattamente una di quelle persone che poteva permettersi di prendere e usare come gli pareva perché tanto poi avrebbe potuto tagliare i ponti a vita.
“Possibile che tu non l'abbia ancora capito?” sospirò pesantemente e io mi chiesi cosa di così ovvio mi sarei persa.
“Capito cosa?” gli chiesi con cautela.
“Che... – mi prese il viso fra le mani avvicinandolo pericolosamente al suo – l'ho lasciata perché mettermi con lei è stata la cosa più sbagliata che potessi fare anzi, la cosa più sbagliata è stata tradirti e lasciarti. Credo di non aver smesso di amarti nemmeno per mezzo secondo...” mi aveva sussurrato tutto questo a fior di labbra mentre io mi lo fissavo sconvolta da quella rivelazione che forse era anche un tantino ovvia. Se non altro era la spiegazione più razionale a tutto il suo comportamento e anche a quello di Danny e Tom che non avevano fatto altro che dirmi “parlagli”. Di sicuro non mi avrebbero mai spinto in quella direzione se quello che aveva da dirmi Harry fosse stato “si è stato bello ma adesso fuori dalle scatole.”
Mi sorrise staccandosi e prese a osservarmi divertito da come avevo interpretato tutta la situazione.
“Comunque Bill credo sia stracotto di te... e non so nemmeno perché mi premuro di dirtelo visto che è a tutti gli effetti il nemico.”
“COSA?!” non mi resi nemmeno conto di essere saltata in piedi e di aver urlato.
“Possibile che non ti accorgi di cose che hai sotto al naso? Gli brillano gli occhi ogni volta che solo sente pronunciare il tuo nome per caso.”
“Intanto domani se ne va.” mi lasciai andare sul materassino e lui rise.
“Mi risulta che torni fra due settimane, sei proprio melodrammatica a volte.”
“Si ed è talmente stracotto di me che mi ignora.” sbuffai.
“Se ti ignora tanto quanto io ti uso per i miei bisogni fisici e solo per quelli allora siete già praticamente sposati.”
“Perché lo aiuti?” gli chiesi in un sussurro, sempre più confusa.
“Perché anche se mi piacerebbe tanto poter far finta che tutto l'ultimo anno non sia esistito, la verità è che non posso più vantare alcun diritto su di te e lui ti piace, è evidente... - il sorriso gli sparì dalle labbra per lasciare posto ad un espressione malinconica – e comunque non sto aiutando lui, sto cercando di capire cosa vuoi tu.”
“Continua a rimanermi oscuro perché mi stai dicendo tutte queste cose su di lui...”
“Perché in fondo te lo devo... non ti ho trattato granché bene di recente... e credo che... insomma... con questo siamo a posto.”
Lo fissai basita.
Mi stava dicendo che mi aveva chiarificato la faccenda Bill solo per pareggiare i conti con quanto male mi aveva fatta stare?
“Ok, forse c'entra Danny... è lui che sostiene che te lo dovevo...” capitolò lui sbuffando sonoramente.
“Jones eh?” chissà perché la cosa non mi stupiva più di tanto.
“Judd e Poynter! Che piacere, era un bel po' che non avevo il piacere di beccarvi dove non dovreste stare! - una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare e voltandoci ci trovammo faccia a faccia con il coach della squadra di pallavolo della scuola. – peccato che tu non sia più di questa scuola Judd, adesso la piccola Jennifer dovrà scontarsi la punizione da sola per aver saltato una lezione.”
Fantastico.

 

 

 

 

________________________

NOTE.

E finalmente hanno parlatoooo *sventola ponpon*. Era ora ù_ù
Io sono come al solito di corsa ç_ç
Ringrazio tantissimo Arumi_chan, DrakViolet92, layla the punkprincess, Lady Cassandra e Giuly (<3) per i commenti al capitolo precedente *_*
E ovviamente anche tutti gli altri lettori!

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


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So Much Has Changed

21.

“Jen non te lo ripeto più, siamo in ritardassimo!” Dougie mi tolse per l'ennesima volta le coperte di dosso e io per l'ennesima volta le ripresi tirandomele fin sopra i capelli senza accennare ad alzarmi. Sapevo che era tardi, avevo sentito mamma uscire e i ragazzi contendersi il bagno come ogni mattina ma non avevo alcun intenzione di uscire dal mio bunker fino a quando Bill non se ne fosse andato. Il giorno prima avevo passato tutto il pomeriggio ad aiutare la bibliotecaria a mettere ordine nell'archivio come punizione e quando ero rincasata non avevo trovato nessuno in casa. Tom probabilmente aveva deciso di godersi ogni momento rimasto con Giorgia, Dougie poteva essere con Emily o con i ragazzi e Bill era sicuramente da Fletcher come al solito. Avevo cenato da sola con mamma e poi mi ero premurata di mettermi a dormire prima che i ragazzi tornassero. Sapevo che Danny, e soprattutto Harry, non avevano nessuna ragione per mentirmi o prendermi in giro riguardo a quello che pensavano di Bill, ma io non riuscivo a smettere di pensare che il solo e unico dato di fatto era che al momento a malapena ci parlavamo. Certo, considerando che io e Harry avevamo passato mesi e mesi senza andare oltre il ciao, la cosa non era per nulla indicativa ma ero testarda quanto bastava per non voler sentire ragioni e rimanere ferma nelle mie convinzioni. Insomma, da li a dodici ore Bill sarebbe partito e non si era nemmeno curato di essere sicuro che riuscissimo a salutarci dato che per quello che ne sapeva io avrei potuto passare benissimo tutta la mattina a scuola e il pomeriggio in giro per i fatti miei e viceversa.
“Jen io vado, vedi di sbrigarti!” la voce di Dougie mi distrasse dai miei pensieri contorti e mugugnai qualcosa di non meglio definito per fargli capire che avevo sentito e poi lo sentii allontanarsi di corsa giù per le scale. Cinque minuti dopo udii i gemelli bisticciare fra loro in tedesco e poi la porta d'ingresso che si apriva e richiudeva di nuovo e finalmente tirai un sospiro di sollievo uscendo da sotto le coperte, stavo a dir poco soffocando.
Con tutta la calma di cui ero capace andai in bagno, mi diedi una lavata veloce e poi tornai in camera mia e mi misi a cercare qualcosa di decente da mettermi addosso mentre meditavo che invece di entrare alla seconda ora avrei potuto benissimo bigiare del tutto. Fu in quel momento che la sentii: un'imprecazione in tedesco proveniente dalla stanza di Dougie ed emessa da una voce fin troppo familiare. Non potevo crederci... quel disgraziato era ancora a casa, evidentemente Tom se n'era andato da solo. Per un attimo ponderai l'ipotesi di far finta di niente e uscire di casa come se nulla fosse ma poi la curiosità di sapere cosa ci facesse ancora lì prese il sopravvento.
“Non dovresti essere a scuola?” gli chiesi affacciandomi alla porta e lo trovai che frugava fra le cose di Tom cercando di separare le proprie da quelle del gemello.
“Ti stavo aspettando. - sbuffò Bill lanciando in malo modo una felpa di Tom sul letto di Dougie – e nel frattempo cercavo di mettere insieme tutte le mie cose che devo ancora fare le valige.”
“Perché mi aspetti?” domandai sulla difensiva.
“Perché se no ti toccava andare a scuola da sola.” mi rispose semplicemente scrollando le spalle.
“Certo, come se te ne importasse qualcosa... - mi lasciai sfuggire e lui alzò lo sguardo verso di me e mi lanciò un'occhiata interrogativa e confusa al tempo stesso – non fare lo gnorri, è inutile che mi ignori per giorni e poi fai finta di-“
“Io non ti ignoro!” mi interruppe lui indignato.
“Oh si, a malapena ci rivolgiamo la parola.” tanto valeva mettere tutte le carte in tavola.
“Non è colpa mia se trovi scuse su scuse per non venire da Tom e ogni volta che torno a casa tu fai finta di dormire.” sembrava sconsolato, come se la cattiva fra i due fossi io.
In realtà aveva più ragione di quella che ero disposta ad ammettere, era verissimo che facevo finta di dormire come era vero che le scuse che trovavo erano assurde ma cosa potevo farci? La situazione mi era giusto leggermente sfuggita di mano...
“Pensavo di darti fastidio, per questo ho preso le distanze.” aggiunse vedendo che io non parlavo.
“Fastidio?!” gli chiesi, stavolta ero io quella con lo sguardo confuso e interrogativo.
“Beh si...”
Forse, ma proprio forse, era ora e tempo che mi decidessi a dar retta a Jones... mi sarei risparmiata un sacco di frustrazioni nell'affare Judd e ora non sarei stata lì, sulla soglia della camera di Doug, a fissare stile pesce lesso Bill.
“Io pensavo ti fossi stufato di me...” mormorai sentendomi molto stupida, succedeva troppo spesso negli ultimi giorni.
“Io?!” chiese con fare decisamente irritato, come se gli avessi appena fatto un'enorme offesa.
“Pensavo che te ne saresti andato senza nemmeno salutarmi a dirla tutta...” non sapevo nemmeno io perché stavo vuotando il sacco fino a quel punto, non l'avevo fatto neppure con Harry. Sospirai capendo quanto fosse assurdo quel dialogo e gli voltai le spalle dirigendomi verso le scale, intenzionata ad uscire e non farmi più vedere fino a quando lui non sarebbe stato bello che accomodato sul suo caro aereo.
“Hey.” mi raggiunse mentre stavo prendendo il giubbino dall'appendiabiti vicino alla porta e mi costrinse a guardarlo negli occhi mettendomi due dita sotto al mento. Due secondi dopo le sue labbra erano sulle mie e non ero del tutto sicura che fosse stato lui ad avvicinarsi a me ma piuttosto il contrario. Stavolta non fu un semplice sfiorarsi di respiri, lui mi strinse a se approfondendo quel bacio di più e poi di più e ancora di più. Il suo respiro era completamente mischiato al mio e il mio cuore batteva talmente forte che lo sentivo rimbombare in gola, nelle orecchie, ovunque. Quando sentii le sue mani insinuarsi sotto la mia maglia e accarezzarmi la pelle con decisione, un brivido mi percorse tutta e staccai completamente la spina dal cervello.
L'ultimo pensiero razionale che mi balenò in mente prima di perdere la cognizione di tutto ciò che non fosse Bill fu che un brivido così potente non mi aveva mai raggiunta fra le braccia di Harry.

 

 

________________________

NOTE.

E rieccomi col capitolo nuovo ^_^
Ma se pensate che d'ora in poi le acque si calmeranno e Jen avrà pace beh... vi sbagliate di grosso xD Ma non dico altro ^_^
Grazie millissime a tutti voi che continuate a leggere e apprezzare questa storia e anche se con qualche gg di ritardo auguro a tutti un buon anno <3

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


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So Much Has Changed

22.

Il giorno di Natale mi ritrovai seduta alla tavola di casa Jones senza nemmeno rendermene conto. Danny mi ci aveva praticamente costretta, sosteneva che non potevo passare le vacanze chiusa in camera mia a fissare un cellulare che non suonava mai e di conseguenza a deprimermi. Io ovviamente pensavo l'esatto opposto, ovvero che starmene rinchiusa in camera mia a fissare il mio cellulare perennemente muto e deprimermi fosse l'unica cosa di cui avevo voglia, ma a quanto pareva non avevo voce in capitolo dato che ero seduta a quella tavola.
Bill non aveva mai chiamato.
L'ultima volta che l'avevo visto era stato quando avevo accompagnato lui e Tom all'aeroporto e l'ultimo suo cenno di vita era stato circa quattro ore dopo, quando mi aveva mandato un sms con scritte sette banalissime parole: “siamo atterrati, il volo è andato bene.”
Era evidente che si era pentito di ciò che era successo fra di noi o semplicemente respirare di nuovo l'aria di casa l'aveva fatto tornare quanto bastava coi piedi per terra da capire che la nostra storia – se mai ne avessimo avuta una – non era destinata a durare vista la distanza che ci avrebbe separato quando il periodo di scambi si sarebbe concluso. C'era anche un'ultima possibilità, quella che mi piaceva meno dare per vera nonché l'unica che mi martellava incessantemente in testa: mi aveva usata e presa in giro. Aveva passato mesi a fare tutto il carino per ottenere il suo losco scopo e una volta ottenutolo se n'era semplicemente fregato di me. Danny, che era l'unico a cui avevo avuto il coraggio di raccontare tutta la storia, era rimasto sconvolto da questa mia teoria, diceva che Bill non gli sembrava proprio il tipo da prendere in giro la gente e che comunque sarebbe stato poco furbo da parte sua visto che di lì a dieci giorni gli sarebbe toccato rimettere piede in casa mia. La parte razionale di me sapeva che Danny aveva ragione, non fosse altro che per il fatto che lui aveva sempre ragione, ma quella parte doveva essere ben seppellita dentro di me dal momento che rimanevo della mia idea.
“Jen vuoi un altro po' di spaghetti?” Giovanna, la ragazza di Tom, interruppe il filo dei miei pensieri e io annuii distrattamente solo perché sapevo che le avrebbe fatto piacere. Kathy, la madre di Danny, le aveva chiesto se le andava di aiutarla a preparare il pranzo di Natale arricchendolo di qualche specialità italiana che – viste le sue origini per l'appunto italiane – lei era bravissima a preparare. Il risultato era stato un banchetto da far invidia al ristorante più quotato di tutta l'Inghilterra, un mix di pietanze italiane preparate da Giovanna e dei gustosi piatti che sapeva sfornare mamma Jones. Mi guardai intorno, c'erano proprio tutti seduti a quel tavolo: Danny e sua sorella, Tom e Giovanna, Dougie e nostra madre e per finire anche Harry. Io ero l'unica di tutti i presenti con la testa completamente fra le nuvole e un muso da far invidia ad un clown triste, ma l'atmosfera era talmente gioiosa e rilassata che nessuno sembrava farci caso.
Ok, quasi nessuno.
Danny era molto irritato dalla mia testardaggine nel non volergli dare retta e continuava a lanciarmi occhiatacce che io facevo finta di non cogliere e Judd non aveva fatto altro che scrutarmi con fare indagatore fin dal primo momento che aveva messo piede in casa.
Giovanna mi mise sotto al naso il nuovo piatto di spaghetti al ragù e tentai di forzare un sorriso che doveva valere come un ringraziamento ma lei fortunatamente era già sparita un'altra volta in cucina. Mi misi diligentemente a mangiare ciò che avevo nel piatto continuando ad ignorare spudoratamente i due che parevano non avere niente di meglio da fare che badare a me. Continuai così per tutto il pranzo e quando eravamo ormai al dolce e i tre quarti della compagnia si erano già assestati comodi su divani e poltrone – tutti tranne me, Dougie che stava facendo il terzo bis del dolce e Jones che persisteva nel tenermi d'occhio - il cellulare che tenevo al sicuro nella tasca dei pantaloni segnalò che mi era appena arrivato un sms. Mi venne quasi un infarto e nel tentativo di tirarlo fuori con una frenesia assurda, riuscii a rovesciare in terra forchetta, piatto e suo contenuto. Danny scosse la testa sconfortato e si alzò a rimediare al mio pasticcio mentre io lo guardavo imbarazzata.
“Almeno leggilo quel messaggio.” mi ingiunse con tono quasi stizzito e io riportai la mia attenzione sul telefono cercando di ignorare gli sguardi curiosi che sentivo puntati addosso da ogni angolo del salotto. Aprii lo sportellino quasi con reverenza e senza nemmeno guardare il mittente aprii l'sms.
“Cosa succede?”
Due semplici parole che mi fecero quasi urlare dal nervoso.
Un piatto rotto, una porzione di tiramisù spalmata in terra e una forchetta finita chissà dove – senza contare l'improvvisa attenzione di tutti verso la mia persona – per uno stupidissimo messaggio di Judd che, come se nulla fosse, se ne stava in piedi appoggiato vicino alla porta finestra guardandomi scettico.
“Dannato Harold!” l'imprecazione mi uscì di bocca senza che quasi me ne accorgessi e Danny, intuendo probabilmente cosa stava succedendo, si lasciò sfuggire una risatina che mi urtò perfino più del messaggio dello stupido batterista che mi aveva tolto dieci anni di vita.
“Dannata tu che mi fai sempre preoccupare.” sentii dire ad Harry mentre veniva verso di me e senza farsi troppi scrupoli mi afferrava per il braccio trascinandomi fuori dalla stanza e poi su per le scale nella camera di Danny, che si premurò di chiudere a chiave intascando quest'ultima prima che io avessi la possibilità di ribellarmi e andarmene.
“Guarda che scappo buttandomi dalla finestra.” lo minacciai.
“Fallo, magari sbattendo il muso ti si leva dal viso quell'espressione da povera martire che hai tenuto per tutto il pranzo.” replicò lui ironicamente.
“Perché non ti fai gli affari tuoi?!” gli chiesi con un po' troppa aggressività.
“Perché per tua disgrazia ti voglio bene e dal momento che sono sicurissimo di non aver fatto niente di stupido negli ultimi giorni e che quindi il tuo umore non è colpa mia, gradirei sapere cos'hai.” così dicendo mi puntò i suoi occhi così maledettamente azzurri addosso e io sbuffai lasciandomi cadere sul letto di Danny.
E da brava idiota quale ero, gli raccontai tutto .

 

 

________________________

NOTE.

Capitolo nuovo e Judd che non si fa gli affaracci suoi come dovrebbe ù_ù
Disgrazie della vita xD
Ringrazio saracanfly, LadyCassandra, DarViolet92 e Giuly per i commenti, oltre come sempre tutto il resto della gente che legge <3
Ah, doppio ringraziamento a LadyCassandra che mi ha letto e commentato Du Bist Nicht Alleine, scusa ma me ne sono accorta solo ora^^" Comunque grazie di cuore *_*

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


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So Much Has Changed

23.

Harry non la prese esattamente bene.
Non che non si fosse accorto che le cose fra me e Bill andassero molto oltre l'amicizia, ma era rimasto fermo a quando lo facevano in maniera del tutto platonica, con me troppo presa a dannarmi per lui – Harold Judd – e Bill troppo preso nel rispettare i miei drammi interiori. Dopo la mia rivelazione aveva passato cinque minuti buoni a fissarmi in silenzio e poi, con una lentezza esasperante, aveva recuperato la chiave della porta di Danny, l'aveva infilata nella porta, l'aveva aperta e se n'era andato mollandomi lì così, senza nemmeno uno straccio di commento. Avrei preferito mille volte che mi urlasse addosso tutta la sua rabbia, ammesso che fosse davvero arrabbiato, qualcosa dentro di me mi diceva che era semplicemente deluso. Ma da cosa poi? Avevo pur il diritto di vivere la mia vita come mi pareva!
Se non altro non avevo tradito nessuno, io .
Così, in preda al nervoso, me ne ero andata da casa Jones senza salutare nessuno, tornando a rinchiudermi in camera mia.
“Jennifer...”
La voce di Dougie mi fece sobbalzare e quasi cadere dal letto sul quale mi ero gettata a peso morto senza troppe cerimonie.
“Non dovresti essere da Danny?” gli chiesi accigliata.
“Ti ho vista scappare via-“
“E hai pensato bene di seguirmi per rompere le scatole.” lo interruppi irritata.
“Mi fai finire? – sbuffò lui – ti ho vista scappare via di corsa e poi ho visto la faccia di Harry, sembrava avesse visto il diavolo in persona, poverino.”
“Poverino? Poverino?! Se sei venuto a difendere il diritto del tuo migliore amico di avercela con me beh... vaffanculo Douglas.”
“Non chiamarmi Douglas.” mi intimò venendo a sedersi sul mio letto.
“Danny lo fa sempre.” borbottai.
“Brava, comportati da idiota solo perché Jones è un'idiota.”
“E tu comportati da avvocato del diavolo solo perché quel poverino di Harold sembrava aver visto il diavolo in persona.”
“Cosa è successo?” mi chiese ignorando la mia frecciata acida.
“Vai a chiederlo a Harry, tanto la sua versione dei fatti è l'unica di cui ti importi qualche cosa.” bofonchiai sempre più irritata.
“Quando ti ci metti sei proprio una stupida. - sbuffò nuovamente lui dandomi una sberla leggera sulla testa – se sono qui è perché mi importa di te.” chiarì piuttosto indispettito.
“Ah si?” gli chiesi scettica.
“Jen sei mia sorella.” disse con tono ovvio.
“Già, e mi vuoi così tanto bene che bruceresti sul rogo il mio amico Bill pur di non avercelo fra i piedi e fai un tifo spudorato per il tuo amico Harold solo perché è per l'appunto tuo amico.” gli rinfacciai mettendomi seduta e fissandolo inviperita.
“Non faccio il tifo per nessuno, non è certo colpa mia se Bill è insopportabile.”
“Questo non ti autorizza a trattarlo come se fosse una disgrazia vivente.” obbiettai e lui sospirò.
“Cosa è successo fra voi?” mi chiese a bruciapelo.
“Non far finta di non saperlo.”
“Non lo so, so per certo che Danny lo sa ma non me lo vuole dire e presumo che ora lo sappia anche Harry ma non mi sembrava molto in vena di chiacchiere quando se n'è andato.”
“Anche lui ha mollato il pranzo?” gli domandai stupita.
“Si, se n'è andato due minuti dopo di te.”
“Ah... - fu il mio turno di sospirare – ci sono finita a letto... la mattina che è ripartito... contento?” vuotai il sacco mentre tracciavo linee immaginarie con un dito sul materasso.
“No... per niente...” sbuffò per l'ennesima volta da quando era entrato nella stanza.
“Come se avessi avuto dei dubbi! Ora puoi anche andartene.”
“Jenny – mi passò una mano fra i capelli con dolcezza – lui se ne andrà. Potete volervi tutto il bene del mondo ma lui da qui a due mesi se ne andrà per sempre da questa casa.”
“Grazie per avermelo ricordato... - sapevo che lo stava dicendo solo per il mio bene, ero perfettamente cosciente del fatto che a parlare era Dougie Lee Poynter, il gemello che mi voleva un sacco di bene e non lo stupido Douglas che ce l'aveva a morte con Bill per ragioni a me incomprensibili ma non riuscii lo stesso a trattenermi dal rispondergli male – e cosa dovrei fare allora? Correre fra le braccia di Judd?”
“No... certo che no. Ma ci starai solo male se non dai un taglio a questa storia con Bill.”
“Tanto l'ha già dato lui il taglio.” singhiozzai al ricordo del cellulare completamente muto da giorni.
“Lui non ha dato nessun taglio, ti vuole bene... fin troppo temo. - mi lanciò un'occhiata strana asciugando con il palmo della mano le lacrime che erano sfuggite dai miei occhi - Ti farebbe male anche senza tagli, e tanto anche.” il tono della sua voce era strano quanto lo sguardo.
“Certo perché Harry non mi ha assolutamente fatto del male, mi ha solo tradito, ignorata, fatta sentire uno schifo per un anno e poi ha pensato bene di ricomparire proprio quando me ne stavo facendo una ragione. – Dougie sospirò – e smettila di sospirare, vuoi fare concorrenza al ponte dei Sospiri di Firenze?!”
“Credo fosse a Venezia.” mi corresse lui trattenendo una risatina.
“Dove ti pare.” mugugnai.
“Per capodanno vado via un paio di giorni.” replicò lui cambiando completamente discorso.
“Con chi?” gli chiesi con fare inquisitorio.
“Tom e Giovanna. Hanno affittato una baita e-“
“E tu andresti a fare il terzo incomodo?” domandai intuendo dove volesse andare a parare.
“No, vado con loro e...”
“...Emily, ma non devo dirlo a mamma giusto?”
“Te ne sarò grato a vita.” mi abbracciò.
“E tu credi davvero che mamma si beva che vai a reggere il candelino a Fletcher?” ridacchiai divertita, la copertura di Dougie era praticamente inesistente.
“No, le ho detto che vengono anche Danny e Harry. - mi rispose tutto fiero di se stesso – Danny per altro stava ponderando di venire sul serio... E comunque lei sarà via quei giorni per cui non potrà nemmeno andare ad appurare se le ho detto la verità o meno.”
“Va via?” domandai improvvisamente nervosa.
“Si... ma dov'eri con la testa a pranzo? La mamma di Danny ha prenotato non so dove e le ha chiesto se si vuole unire.”
Feci due rapidi calcoli mentali: se mamma e Kathy andavano via, Tom, Giovanna, Dougie, Emily e probabilmente Danny pure, a casa rimaneva soltanto...
“E mi lasci a passare il capodanno da sola con Harry?!” sbottai allibita. Non riuscivo a credere che dopo la conversazione appena svoltasi lui avesse il coraggio di giocarmi un simile tiro mancino.
“No... non esattamente.”
“Ah no?!” lo fulminai con lo sguardo.
“Jennifer – l'ennesimo sospiro – sei del tutto cosciente del fatto che a inizio marzo Bill se ne andrà per sempre?”
“Si, ma come ti ho detto non è un problema, tanto lui-“
“Allora il capodanno lo passerai con lui...” sospirò per la milionesima volta, iniziava a darmi sui nervi.
“Sei sordo?! Ti ho detto che-“
“Io so perché non ti ha richiamato.” altro sospiro e sguardo che da strano diventava semplicemente colpevole.

 

 

________________________

NOTE.
Scusate il ritardo nell'aggiornamento ma sono stata presissima da altro e mi sono dimenticata ^^" E ora sono pure di corsissima e nn posso commentarvi adeguatamente ma vi rigrazio tutte quante <3

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


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So Much Has Changed

24.

Non potevo credere che tutto ciò stesse succedendo proprio a me, mi sembrava di stare nella sceneggiatura di un telefilm, per non dire di una telenovela di infimo livello come quelle messicane. C'ero io, la classica ragazza un po' sfigatella e nemmeno troppo carina; c'erano Danny Jones e Tom Fletcher, i classici amici perfetti; c'era Harry Judd, il classico ex ragazzo che prima tradiva senza farsi scrupoli e poi a un anno di distanza si dichiarava pentito e tornava a scodinzolare nei pressi della ragazzina sfigata di cui sopra; c'era Bill Kaulitz, il classico new boy in town che decide di sferrare un colpo degno di cupido al cuore dell'ormai famosa ragazza e, per finire, c'era Dougie Poynter, il classico fratello da prendere a calci nel di dietro fino a ridurlo a brandelli e non di certo perché io ero una pazza psicopatica. Nel dettaglio, Dougie si era permesso di mandare dal mio cellulare un sms a Bill in cui gli diceva in maniera nemmeno troppo diplomatica che qualunque cosa fosse successo fra noi due mi aveva fatto pesantemente schifo . E poi mi chiedevo come mai Bill non si fosse più fatto vivo, molto probabilmente non sarebbe nemmeno tornato dopo le vacanze se Dougie – si lo stesso Dougie che aveva combinato il macello – non si fosse pentito e reso conto di non avere alcun diritto di immischiarsi nella mia vita per una pura e semplice questione di simpatie o antipatie personali. L'aveva richiamato, si era scusato e aveva scoperto che quel povero martire avrebbe passato capodanno da solo, dato che il suo gemello Tom aveva deciso di volare in Italia last minute per passarlo con la sua Giorgia, e che i suoi amici e compagni di band avevano organizzato altro, credendo che i gemelli non sarebbero rincasati per le feste. A quel punto Dougie aveva combinato l'ennesimo pasticcio: gli aveva proposto di tornare in Inghilterra da noi il giorno in cui Tom sarebbe partito per l'Italia, ovvero il 30 dicembre. Questo poteva passare per un tentativo parecchio carino di scusarsi con tutti quanti ma non ai miei occhi, io vedevo la catastrofe abbattersi su di me inesorabile. Non che non morissi dalla voglia di riabbracciare Bill al più presto – soprattutto ora che avevo scoperto che no, non mi odiava e non si era nemmeno pentito di nulla – ma grazie a Dougie avremmo passato quattro giorni da soli.
Completamente da soli.
Mamma sarebbe stata via con Kathy.
Dougie con Emily, Fletcher, Giovanna e Danny.
Nei paraggi sarebbe rimasto solo Judd che avrebbe potuto decidere di ignorare la mia esistenza come di passare le sue giornate a fare il terzo incomodo più scomodo nella storia dei terzi incomodi.
Ero in una botte di ferro, sarei morta in ogni caso.
Tutto grazie a Dougie, colui il quale sulla carta figurava persino come mio fratello gemello.
Perché insomma, non morivo particolarmente dalla voglia di avere fra i piedi Harry dopo la nostra ultima conversazione ma allo stesso tempo non ero molto sicura di saper gestire me e Bill in una casa da soli per quattro giorni. Non sapevo nemmeno se un me e Bill esistesse nel senso nel quale lo intendevo io... in fondo il fatto che non si fosse pentito dell'accaduto non significava necessariamente che io e lui stessimo insieme.
Esalai un sospiro degno di quelli di Dougie mentre mi confessava i suoi misfatti e per la prima volta da quando tutta quella storia era iniziata mi resi conto di quello che avevo appena pensato: non voglio Judd fra i piedi ma non voglio nemmeno stare sola con Bill perché non so cosa Bill pensi riguardo a un possibile noi .
Avevo fatto una scelta.
A livello del tutto inconscio, ma comunque l'avevo fatta.
Quella rivelazione mi stupì così tanto che per un attimo dimenticai completamente le mille ragioni per le quali sarei dovuta andare a cercare Dougie e ammazzarlo, la mia priorità al momento era parlare con Bill. Non che volessi raccontargli tutti i ragionamenti nei quali si era impelagata la mia mente contorta nelle ultime ore, ma volevo parlargli, sentire la sua voce e sentire dalla sua bocca che andava tutto bene e poi non gli avevo nemmeno fatto gli auguri di natale...
Afferrai il cellulare e sbuffai irritata nel constatare che erano le due e un quarto di notte, non solo tecnicamente non era più Natale ma non era nemmeno l'ora più adatta a chiamare una persona, anche se avesse avuto il cellulare acceso rischiavo solamente di svegliarlo.
Senza pensarci due volte corsi di sotto, mi infilai il cappotto ed uscii di casa, c'era una sola persona che potevo permettermi di svegliare nel cuore della notte ed avevo un assoluto bisogno di parlare con qualcuno di fidato; corsi a casa Jones, feci il giro sul retro fino a trovarmi di fronte al garage e con mio immenso sollievo constatai che la porticina adiacente era aperta come al solito, questo mi avrebbe risparmiato di dovergli telefonare svegliando anche sua madre e sua sorella. Mi intrufolai facendo il minor rumore possibile e corsi di sopra, in camera sua: lo trovai beatamente addormentato avvolto nel piumone, mi chiusi la porta della stanza alle spalle e mi avvicinai al letto facendomi luce con il cellulare. Non impiegai molto a svegliarlo, anche se dovetti aspettare circa mezz'ora perché la lucidità si impadronisse del suo cervello e riuscisse a comprendere tutto quello che gli stavo raccontando.
“E Dougie adesso dov'è?” biascicò fra uno sbadiglio e l'altro tentando di ricomporre i pezzi del puzzle.
“Non lo so, è sparito dopo avermi detto la verità su Bill, probabilmente si sarà rifugiato da Emily sperando che gli istinti omicidi mi passino al più presto.”
“Non ti passeranno mai.” ridacchiò lui divertito.
“Peggio per lui.” borbottai.
“E quindi Bill torna qua prima del previsto... sai, quasi mi dispiace abbandonarti per andare a fare l'alibi di Douglas.”
“Non andarci.” gli risposi acida, ci mancava soltanto che il mio migliore amico dovesse prestarsi a fare i comodi di quello scellerato di Dougie.
“E ti fidi a lasciarlo solo con Emily?” riprese a ridere, conoscendo già la risposta.
“No, ma tanto non è solo, ci sono Tom e Giovanna che-“
“-saranno talmente impegnati ad amoreggiare fra di loro che non si accorgerebbero di Dougie nemmeno se venisse tragicamente travolto da una valanga.” concluse lui per me.
“Magari gli si abbattesse addosso una montagna di neve impazzita.” bofonchiai immaginandomi la scena.
“Non credo che lui e Emily si rimetteranno insieme sul serio, secondo me si stanno solo cacciando in un altro dei loro casini.” mi disse lui con fare meditabondo.
“Nessuno crede che lo faranno... Dougie è un idiota e lei... beh, è un'idiota al quadrato visto che spera che con quell'idiota le cose possano andare bene.” annuii soddisfatta dal mio ragionamento e Danny sogghignò.
“Io dal canto mio sarei un idiota se ti lasciassi da sola a casa alle prese con Bill e Harry.” stavolta sorrise e io non potei trattenermi dal saltargli al collo dalla gioia.
“Vuoi dire che resti?!” gli domandai speranzosa.
“Si... giusto nel caso tu abbia bisogno di un terzo incomodo se le cose vanno male, oppure di qualcuno che ricordi a Harry che non deve impicciarsi dei fatti altrui.”
“Jones sei un angelo!” gli schioccai un bacio sulla guancia e lui mi abbracciò.
“Adesso possiamo dormire?” mi supplicò al sorgere del suo ennesimo sbadiglio e quando gli feci cenno di si, si spostò quel quanto bastava per far stare anche me nel letto e in breve ci addormentammo.

 

 

________________________

NOTE.
Ecco il capitolo 24^_^
Vi ringrazio come al solito tutte quante per i commenti e gli apprezzamenti <3 E ringrazio tantissimo tutti quelli che stanno seguendo la storia, grazieeeee!!!
A presto!

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


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So Much Has Changed

25.

“Rilassati.”
“La fai facile...” sbuffai mentre fissavo in preda ad una specie di quasi panico il monitor degli arrivi che segnalava che il volo di Bill era appena atterrato. Al mio fianco Danny mi teneva sottobraccio cercando di infondermi un po' della sua calma ma l'operazione non stava sortendo gli effetti da lui sperati. Alla fine non avevo più sentito Bill, non a voce quantomeno dato che avevamo comunicato solo via sms, e quindi non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi ne di come comportarmi. Sarei dovuta corrergli incontro non appena l'avessi visto uscire dalla porta degli sbarchi? O avrei dovuto stare buona al mio posto guardandomi in giro con fare disinteressato? Volendo potevo sempre fingere un mal di pancia fulminante e chiudermi in bagno, lasciando a Danny l'onere dei convenevoli...
L'unica cosa positiva di tutta quella faccenda era che Dougie, vedendo svanire l'alibi Danny, si era trascinato in montagna il suo degno compare Harold, così potevo stare tranquilla almeno da quel punto di vista. Mi chiesi cosa stesse combinando con Emily, ok che avevano dei trascorsi burrascosi ma ormai erano un bel po' di settimane che avevano ripreso a frequentarsi, perché ostinarsi a tenere la cosa nascosta a tutti, mamma compresa? Le risposte plausibili erano due: la cosa poteva essergli sfuggita di mano nel senso che nessuno dei due riusciva a troncare definitivamente ed erano quindi rimasti invischiati in un rapporto deleterio e devastante, oppure le cose erano loro sfuggite di mano facendosi serie.
“A cosa pensi?” mi chiese Danny richiamando la mia attenzione.
“A cosa stanno combinando Dougie ed Emily.” gli risposi ottenendo in cambio una risatina malcelata.
“Stai per riabbracciare l'amore della tua vita e pensi a Dougie?” domandò alzando gli occhi al soffitto incredulo.
“Non è l'amore della mia vita e sono preoccupata per Emily.” puntualizzai.
“No, sei preoccupata per Douglas.” ribatté lui con fare fin troppo convinto.
“Dopo tutto quello che ha combinato credi sul serio che io-“
“Tu adori Dougie.” mi interruppe facendo spallucce, come se quella fosse una verità incontrovertibile.
Ok, volevo bene a quell'essere, in fondo era pur sempre mio fratello, ma anche i fratelli a volte esageravano. E lui il segno l'aveva passato probabilmente la sera in cui Bill aveva fatto il suo ingresso nelle nostre vite e lui l'aveva spaventato usando Zuckie come arma di distruzione di massa facendo leva sul suo lato più schizzinoso e fifone. Pensandoci bene era proprio colpa di quella mossa se io mi ero ritrovata a dividere la camera proprio col gemello moro... se Dougie se lo fosse tenuto magari io e lui non avremmo legato così tanto e molte cose non sarebbero successe. Nonostante questo forse ero seriamente preoccupata per lui. Non che Emily non fosse una brava ragazza ma gli affari di cuore a volte seguono percorsi piuttosto strani e non volevo che lui si ritrovasse a soffrire di nuovo.
“Poynteeeeer.” Danny mi stava scrollando una spalla tentando di interrompere il filo dei miei ragionamenti come al solito contorti.
“Non chiamarmi Poynter.”
“Perché?” mi chiese scettico.
“Mi ricorda Dougie.” lo fissai indignata ed arrivò l'ennesima risatina.
Mi richiusi nuovamente nei miei pensieri ma non feci a tempo a ritrovarne il filo che la porta di fronte a noi si aprì per l'ennesima volta e me lo ritrovai davanti. Spuntò da dietro un carrello pieno di bagagli guardandosi intorno alla ricerca di un punto di riferimento; indossava degli occhiali da sole che mi fecero sorridere –solo lui poteva aggirarsi per una aeroporto di sera con degli occhiali scuri a coprirgli gli occhi- e quindi non riuscivo a leggere l'espressione dei suoi occhi ma sui lineamenti del viso riuscii a distinguere una certa tensione mista ad insicurezza che mi fece sciogliere seduta stante mentre realizzavo che stava provando le mie stesse emozioni contrastanti.
“Bill!” urlai senza nemmeno accorgermene e quando si voltò verso di noi le sue labbra si incurvarono in un sorriso dolcissimo.
Ero stata proprio una stupida a farmi tutte quelle paranoie, in qualunque maniera fossero andate le cose non potevo assolutamente star male, non finché quel sorriso sarebbe stato indirizzato a me. Ok, forse non era il caso di passare dal panico più completo al vedere la situazione come idilliaca ma in quel momento poco importava l'irrazionalità di quel mio cambio di percezione, gli corsi incontro e lo abbracciai strettissimo mentre quasi rischiavamo di cadere in terra tirandoci dietro tutte le sue valige. Era bello stare di nuovo fra le sue braccia...
“Ragazzi state intralciando il traffico. - Danny venne a staccarci facendoci notare che eravamo esattamente al centro della traiettoria ottimale per lasciarsi la porta degli arrivi alle spalle e, mentre ci spostavamo, diede una pacca sulla spalla a Bill salutandolo – allora, com'è andato il viaggio?”
“Mmm... bene, anche se sono dovuto rimanere da solo quasi due ore perché l'aereo di Tomi partiva prima del mio. - mugugnò usando il classico tono di quando era indispettito per qualcosa – voi tutto bene?” ci chiese alzandosi gli occhiali da sole per guardarci meglio e a Danny quasi toccò raccattarmi da terra col cucchiaino, quel contatto visivo mi aveva mandato il respiro in tilt.
“Si, alla grande. – rispose Danny anche per me - Jen tanto per cambiare è in guerra con Dougie.” sogghignò.
“Uh... – Bill si tolse completamente gli occhiali facendoli scivolare nella borsa che portava sulla spalla – Mi spiace.” aggiunse con fare poco convinto, probabilmente ripensando all'ultimo tiro che il mio caro gemellino gli aveva giocato.
“Non dispiacerti, spero che rotoli giù dalla montagna insieme a Judd.” mi lasciai sfuggire senza pensare che non era molto carino nominare Harry in sua presenza ma lui parve non farci caso e si unì alle risate di Danny.
“Che facciamo domani sera?” chiese quest'ultimo cambiando abilmente discorso mentre uscivamo dall'aeroporto dirigendoci verso la sua macchina.
“Per me va bene tutto anzi, vi ringrazio di avermi invitato a passare l'ultimo con voi, a casa non era rimasto nessuno.”
“Jones smettila. - intimai a Danny che aveva ripreso a ridere, stavolta senza nemmeno cercare di contenersi – lascialo perdere.” dissi poi rivolta a Bill che lo guardava scettico.
“Ora che ci penso credo che raggiungerò gli altri.” fece Danny, d'un tratto serio.
“Come?!” esclamai incredula, non poteva mollarmi a casa da sola dopo che aveva promesso che avrebbe vegliato su di me e Bill.
“Jen non posso lasciare Harry da solo a sorbirsi ben due coppiette.”
Lo fissai allibita mentre aiutava Bill a caricare le valige in macchina e tutto mi fu improvvisamente chiaro: non aveva mai pensato di stare davvero a casa, era solo una subdola macchinazione per convincere Dougie a trascinarsi dietro Harry liberandomi dal peso della sua presenza.
“E noi cosa facciamo?!” gli chiesi ponendo l'accento sul noi, improvvisamente riassalita dal senso di panico.
Voi ve la caverete meravigliosamente.” mi sussurrò all'orecchio salendo in macchina e lasciando trapelare un sorriso fiero del proprio operato.

 

 

 

________________________

NOTE.
Mi scuso tantissimo per il ritardo ma sono stata piuttosto impegnata...
In ogni caso... ci stiamo pian piano avvicinando alla fine xD
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento ^_^

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


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So Much Has Changed

26.

Danny aveva avuto ragione, noi ce la stavamo cavando davvero meravigliosamente.
Avevamo passato la prima notte svegli a parlare, parlare e ancora parlare; io gli avevo espresso tutto il mio disappunto nei confronti del comportamento infame di Dougie e quando gli avevo confessato tutte le paranoie che mi ero fatta quando il cellulare aveva iniziato a tacere fu il suo turno di partire a ruota libera raccontandomi che per lui era stato lo stesso e che anzi, l'sms di Dougie che credeva mio l'aveva fatto stare malissimo. Dopo di che ci eravamo buttati a capofitto in una conversazione completamente senza ne capo ne coda, parlavamo più per il gusto di sentire l'uno la voce dell'altra e di godere della ritrovata vicinanza, nulla di più. Mi aveva raccontato di quanto era diventato “pateticamente mieloso” Tom da quando era lontano da Giorgia e che l'aveva riempita di mille messaggi e telefonate, non lasciandole un attimo di tregua e che non avrebbe mai pensato che una ragazza avrebbe mai potuto ridurre suo fratello ad impararsi a memoria le frasi da scatole di cioccolatini e io, in compenso, l'avevo aggiornato con l'ennesimo Judd pasticcio che avevo combinato e mi ero anche sentita in dovere di renderlo partecipe del fatto che, a parte qualche scrupolo di coscienza di troppo, credevo di aver messo finalmente la parola fine allo stadio “vivo in funzione di Harold Mark Christopher Judd” della mia vita.
Aveva gradito.
Molto.
E io avevo gradito ancora di più il suo modo di dimostrarmelo che aveva compreso parecchio contatto fisico.
Il giorno dell'ultimo dell'anno ci eravamo svegliati a pomeriggio inoltrato e alla fine avevamo deciso che era completamente inutile tentare di organizzare qualcosa che comportasse passare ore davanti allo specchio a mettersi in tiro, tanto tutti i suoi amici erano in Germania e i miei dispersi per le montagne inglesi, per cui uscimmo a noleggiare un numero sufficiente di dvd per passare la notte e ordinammo due pizze per cena. Ci divertimmo moltissimo e tirammo mattina senza nemmeno accorgercene, passando poi la giornata a dormire.
Fummo svegliati dal telefono che suonava insistentemente da un tempo indefinito e alla fine, seppur senza convinzione, mi decisi ad alzarmi e andare a rispondere.
“Alla buon'ora!” la voce irritata di Dougie quasi mi assordò.
“Oh, la valanga che avevo commissionato non ti ha ancora travolto?” biascicai con la voce ancora impastata dal sonno mentre col cordless in mano tornavo sotto le coperte al caldo.
“Ti voglio bene anch'io, sorella cara.” mi rispose ironico.
“Cosa vuoi, fratello caro ?” gli chiesi esortandolo a venire al punto.
In quel momento Bill parve prendere coscienza del fatto che ero tornata a letto e mi si appallottolò contro mugugnando soddisfatto.
“Cos'è stato?” domandò Dougie.
“Cosa?”
“Quella roba che ha fatto le fusa... Bill! - esclamò inorridito – non dirmi che dormite insieme?!”
“Forse ti è sfuggito che dormiamo insieme dal giorno in cui l'hai cacciato in malo modo dalla tua stanza.” gli ricordai sorvolando sui chiari sottintesi della sua domanda.
“Finirà male.” si limitò a dire lui.
“Ah si?”
“Si, starai male ma credo di avertelo già detto.” borbottò.
“Sono fatti miei.” gli feci presente.
“Come ti pare. Come va?”
“Mi hai svegliato per chiedermi come va?” chiesi confusa.
“Si, non posso avere voglia di sentirti?”
“Dougie, è da quando sei partito che non ti fai sentire e torni domani mattina... il senso di questa telefonata?” iniziavo ad essere scocciata, come facevano Bill e Tom ad essere al limite della telepatia quando io e Dougie a volte non ci capivamo nemmeno con la segnaletica luminosa?
“Harry!” sbottò lui di colpo.
“Harry cosa?”
“Harry si è fatto Emily. - singhiozzò, se non avessi saputo che era impossibile avrei detto che stesse piangendo sul serio. Io scoppiai a ridere – grazie del supporto morale.” sospirò.
“Harry non si è fatto Emily.” cercai di farlo ragionare.
“Tu che ne sai? Non c'eri!”
“Racconta...” lo invitai, già pregustandomi la sua storia melodrammatica e completamente campata per aria. Io non c'ero ma sapevo per certo che Judd – per quanto stupido fosse – non avrebbe mai fatto nulla come mettere le mani addosso alla ragazza, o pseudo tale, del suo migliore amico. Intanto Bill aveva rizzato le antenne e ora mi stava fissando tendendo le orecchie per cercare di capire cosa c'entrasse Harry, gli accarezzai i capelli e misi il vivavoce.
“Prima mi sono svegliato ed eravamo tutti qua, nel salottino della baita – iniziò a raccontare Dougie – stavano ancora dormendo tutti, tranne Giovanna che si stava facendo una doccia credo... era in bagno...” si bloccò aspettando un mio commento.
“Giovanna che si lava sarebbe la prova del tradimento di Emily?” chiesi dubbiosa.
“Certo che no, volevo solo sapere se eri in ascolto.”
“Siamo in ascolto.” lanciai un'occhiata disperata a Bill che cacciò fuori la lingua divertito.
Siete ?”
“Doug va avanti...” lo implorai.
“Ok... dunque, Giovanna si stava facendo una doccia, o qualunque altra cosa si possa fare in bagno, e io mi sono guardato attorno e l'occhio mi è caduto su Emily ovviamente.”
“Ovviamente.” enfatizzai.
“E stava sdraiata sull'altro divano insieme a Harry.”
“E dunque?” domandai non cogliendo il punto.
“Lei, Harry, un divano!” sembrava isterico.
“E tu, Giovanna, Tom e Danny a fare da spettatori! Avranno passato tutto il tempo a fare sesso sfrenato, sicuramente .”
“Jeeeen, che devo fare?!”
“Prendere un calmante.” gli suggerii e Bill scoppiò a ridere annuendo.
“Senti di al tuo stupido nuovo ragazzo di farsi i fatti suoi per favore – disse indignato – e tu dovresti essere un po' più comprensiva con il tuo solo e unico fratello.”
“Non se mio fratello è un pazzo visionario!”
“Ti dico che-“
“E io ti dico che sei più paranoico di me... e poi Harry non farebbe mai una cosa del genere, non ci crederei nemmeno se mi dicessi che hanno passato tutta la notte chiusi in un hotel a ore completamente da soli.”
“E' nel suo dna.” affermò lui in tutta risposta.
“Cosa?”
Tradire . e tu dovresti saperlo molto meglio di me... prima la sua ragazza, poi il suo migliore amico, potrebbe benissimo-“
“Ciao Dougie.” gli riappesi il telefono in faccia raggomitolandomi sotto le coperte più che potevo.
“Tutto bene?” mi sussurrò Bill all'orecchio.
“Si...” tentai di sorridergli ma sembravo falsa perfino a me stessa, nonostante non potessi vedermi in faccia.
All'elenco di tutte le cose che Dougie mi avrebbe pagato si era aggiunto l'aver riaperto in mezzo secondo una ferita mai rimarginata del tutto. In quel preciso istante non stavo esattamente rimpiangendo Harry ma era innegabile che lui era importante per me, che fosse mio amico, il mio ragazzo o qualunque altra cosa, lui era importante per la mia vita. E mi aveva fatto tanto male, troppo male, quel tipo di male che in genere non guarisce mai del tutto ed è pronto a riaffiorare con un niente.
“Sicura che sia tutto ok?” Bill mi strinse forte e affondai il viso nella sua spalla cercando di farmi forza, lui non si meritava che crollassi di nuovo in sua presenza e nemmeno io mi meritavo di crollare nuovamente.
“Dougie è un coglione.” gli risposi, la voce soffocata nella sua maglietta.
“Questo lo sapevo già.” lo sentii sorridere e in qualche maniera mi sentii istantaneamente meglio.
Fu in quel momento che mi resi conto del perché Dougie insisteva sul fatto che avrei finito con lo star male. Semplicemente perché Bill mi faceva stare troppo bene. Cosa avrei fatto quando se ne sarebbe andato? Sarei sprofondata in uno stato peggiore di quello in cui ero finita quando Harry mi aveva tradita e lasciata e Dougie lo aveva già previsto.

 

 

 

 

________________________

NOTE.
Eccoci al ventiseisimo capitolo e ci avviamo alla fine perchè dopo di questo ne mancano due + l'epilogo ^_^
Ringrazio come sempre tutti quelli che stanno seguendo questa storia, la stanno apprezzando, commentanto e via dicendo :)
A presto :D

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


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So Much Has Changed

27.

“Jen è tardi, non te lo ripeto più!” Dougie mi scoprì per la quarta volta nel giro di venti minuti e io per la quarta volta mi ricoprii senza nemmeno aprire gli occhi per controllare la situazione, il trambusto che le mie orecchie percepivano era sufficiente a farmi passare ogni voglia di mettere piede giù dal letto.
Era il primo giorno di scuola post vacanze natalizie e regnava il caos: Dougie come suo solito non aveva alcuna intenzione di arrivare in ritardo proprio il primo giorno, io come al solito non ero collaborativa, Tom – che era rientrato in Inghilterra la sera precedente – stava sacramentando in tedesco perché non riusciva a trovare un particolare cappellino in mezzo ai suoi mille cappelli e per concludere, Bill aveva come al solito colonizzato il bagno del tutto incurante del fatto che c'erano altre persone bisognose di rendersi presentabili prima di uscire di casa.
“Jennifer Poynter, alzati!” Dougie era tornato alla carica e stavolta invece di limitarsi a scoprirmi mi tirò direttamente giù dal letto con la forza. Io rotolai in terra e lo sentii borbottare qualcosa di indefinito mentre tentavo di tirarmi su e Bill tornava dal suo viaggio eterno in bagno canticchiando un motivetto sconosciuto.
“Tomi ha dimenticato a casa un cappellino.” ci rese noto ridacchiando di gusto.
“Se avesse dimenticato anche il suo stupido gemello avrebbe fatto un favore all'intera comunità.” gli rispose Dougie, dribblandolo per uscire dalla camera.
Non era cambiato proprio niente da quando le vacanze di Natale erano iniziate anzi, era più giusto dire quasi niente. Ora io e Bill stavamo insieme e lo stesso valeva per Dougie ed Emily. Da quello che avevo capito dai racconti di Danny, Dougie si era deciso a parlarle col cuore in mano dopo aver temuto che lei l'avesse tradito con Harry; la conversazione era durata letteralmente ore ma finalmente avevano chiarito ogni punto rimasto in sospeso e avevano deciso che valeva la pena riprovare a costruire qualcosa insieme. Secondo l'esimio parere di Jones, anche io e Harry avevamo bisogno di un simile confronto perché sosteneva che a prescindere dai reciproci sentimenti dovevamo comunque chiarire la questione definitivamente perché se no, andando avanti così, saremmo finiti col perdere anche l'amicizia che tutto sommato ci aveva sempre legati. Aveva ragione ma allo stesso tempo non avevo idea di come affrontare la situazione; non che avessi ancora paura di ritrovarmelo davanti e non riuscire a resistergli, questo no, ma vedevo che nonostante tentasse di simulare indifferenza, a Bill faceva male entrare in argomento Judd. E io e Bill avevamo il tempo contato, non potevo certo sprecarlo a spiegargli che dovevo chiarire una volta per tutte con Harry, farlo preoccupare e via dicendo... senza contare che comunque non avevo la minima idea di come risolvere la questione dato che l'altra metà del problema non era esattamente disposta al dialogo di recente. L'avevo visto un paio di volte alle prove della band ma non eravamo andati oltre al saluto di cortesia e lui faceva di tutto per evitare di incontrare il mio sguardo anche solo per sbaglio. Cosa avevo fatto per meritarmi di essere ignorata di nuovo? Non riuscivo a rispondere a questo quesito perché a conti fatti non avevo fatto nulla. Non l'avevo tradito, non l'avevo preso in giro, non l'avevo fatto stare deliberatamente male anzi, mi ero pure sentita in colpa nei suoi confronti prima di dirgli come stavano le cose fra me e Bill anche se oggettivamente parlando a lui non dovevo nulla, nemmeno la sincerità.
“Jen!” Dougie si era affacciato irritatissimo alla porta della mia stanza.
“Mi vesto, mi vesto...” sbadigliai trascinandomi verso l'armadio e lasciando perdere i miei soliti dilemmi esistenziali. Quando scesi in cucina ci trovai Danny che stava sorseggiando una tazza di latte mentre sfogliava il giornale.
“Tu che ci fai qui?” gli chiesi sedendomi di fronte a lui e versandomi del latte in una tazza.
“Come vedi, faccio colazione.” mi rispose senza alzare gli occhi dal quotidiano.
“La tradizione della colazione tutti insieme al bar è morta?” domandai dubbiosa.
“Se oggi ti fermi a fare colazione fuori arriverai a scuola in tempo per l'ultima lezione.” mi fece notare indicandomi l'orologio appeso al muro, era davvero tardissimo e io ero ancora mezza in pigiama.
“Ma tu questo non lo potevi sapere prima di venire qua.” gli feci notare tentando di ignorare Dougie che al piano di sopra si era messo a urlare contro qualcuno che aveva di nuovo invaso il bagno, probabilmente Bill.
“Ero solo passato a vedere che aria tirava.” fece spallucce concentrandosi nuovamente su quello che stava leggendo.
“Si può sapere cosa c'è di tanto interessante sul giornale?” mi sporsi per spiare la pagina e scoppiai a ridere, stava leggendo un articolo su un qualche giocatore infortunato, cos'altro potevo aspettarmi da lui?
“Non ci trovo niente di divertente.” sbuffò notando la mia ilarità di fronte al suo dramma calcistico.
“Io si. - replicai alzandomi – vado a finire di vestirmi prima che a Doug venga un infarto.”
Nel risalire le scale mi scontrai con Tom che stava scendendo di corsa.
“Ops, scusa – mi disse senza nemmeno voltarsi – io inizio ad andare.” urlò dileguandosi oltre la porta d'ingresso.
“Tomiiiiiiiii! - Bill mi travolse un secondo più tardi, lanciato all'inseguimento del gemello – Jen scusa, io vado... Tom non mi ha ancora raccontato niente della sua vacanza italiana.” aggiunse senza smettere di correre lanciandomi un'occhiata piena di indignazione nei confronti del gemello mentre usciva di casa.
“Jen arrangiati, io vado.” mi inveì contro Dougie non appena raggiunsi la cima delle scale.
“Quanta fretta stamattina.” bofonchiai io tornando nella mia stanza e infilandomi i pantaloni che avevo tolto poco prima dall'armadio. Quando fui finalmente pronta scesi e trovai la cucina deserta, sulla lavagnetta vicino al frigorifero Danny aveva scritto “Vado anch'io, Fletcher mi uccide se arrivo tardi in università, prima delle lezioni volevamo sistemare un testo. Dan <3”.
Guardai l'orologio, forse era un po' più tardi del lecito ma a quel punto tanto valeva prendermela con comodo... mi risedetti al tavolo e finii di fare colazione e poi mi decisi a uscire di casa. Stavo camminando senza pensare a niente di particolare quando inciampai nell'ennesima persona per quella mattina, ovviamente la persona sbagliata: Harry in carne ed ossa.
“Tu non dovresti essere a scuola a quest'ora?” mi chiese senza nemmeno premurarsi di scusarsi per essermi venuto addosso.
“E tu dovresti essere a lezione.” gli risposi acidamente.
“E' colpa vostra se sono in ritardo, sono rimasto come un'idiota ad aspettare che qualcuno passasse dal bar e ho perso il conto del tempo...”
“Dougie era in ritardo.” gli dissi.
“Tu più di lui a quanto pare.” si lasciò sfuggire un mezzo sorriso e mi ritrovai a chiedermi come mai di tutta la gente che potevo incontrare per strada mi fosse toccato proprio lui. La sorte a volte rimescolava le carte in maniera davvero beffarda.
“Non ero esattamente dell'umore per riprendere la scuola stamattina.” mi limitai a rispondergli e lui diede un'occhiata al suo orologio.
“Beh è davvero tardi... hai già fatto colazione?”
“Si.” replicai mettendomi sull'attenti, non volevo finire seduta ad un tavolino da sola con lui dopo gli ultimi avvenimenti.
“E se ti offrissi una cioccolata calda? - mi chiese speranzoso, mandandomi completamente in confusione. Non era ancora arrabbiato e offeso per la rivelazione che gli avevo fatto il giorno di Natale? – con tanta panna sopra?” aggiunse.
“Se proprio insisti...” sospirai.
Non più tardi di un'ora prima mi ero chiesta come avrei fatto a parlargli senza mettere in mezzo Bill e con Harry che sembrava avesse ripreso a odiarmi, ora la soluzione mi era piovuta dal cielo in maniera del tutto inaspettata. Forse la sorte non era del tutto beffarda, forse era semplicemente... sorte.

 

 

 

 

 

________________________

NOTE.
Ed eccoci arrivati allo scontro finale con Mr. Judd, seppellirano definitivamente l'ascia di guerra? si rimetteranno insime? decideranno di non vedersi mai più? Who knows.... xD
In ogni caso siamo agli sgoccioli, nel bene o nel male presto se ne vedrà la fine!

Vi ringrazio come al solito tutti per la costanza, i commenti, le letture e tutto quanto, grazie <3
So che ultimamente sono di ringraziamenti piuttosto stringati ma posto sempre di corsa, mi spiace =(

Intanto, a presto ^_____^

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


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So Much Has Changed

28.

Non parlammo molto mentre sorseggiavo la mia cioccolata con studiata lentezza, ero felice di avere finalmente l'occasione di parlare con calma ma allo stesso tempo non sapevo da che parte iniziare.
“Così tu e Bill state insieme ora?” chiese lui alla fine rompendo gli indugi.
“S... si...” balbettai senza guardarlo.
“Non preoccuparti, non ho alcuna intenzione di prendermela.” si lasciò sfuggire un sospiro e alzai gli occhi fissandoli nei suoi.
“Davvero?” gli chiesi stupita.
“Si... mi spiace per... beh, per tutto quanto in realtà. - abbozzò un sorriso che però sembrò più una smorfia che altro – tu hai tutto il diritto di stare con chi vuoi, è passato più di un anno ormai e io non ti ho trattata esattamente bene... in un certo senso sono felice che tu abbia trovato Bill, ti adora e si vede.”
“Sei serio?” il mio tono era pieno di una strana curiosità, non riuscivo a capire il suo cambiamento repentino.
“Certo che sono serio!”
“Se lo sei allora perché dopo Natale hai preso ad ignorarmi?”
“Veramente non ci siamo più visti...”
“Alle prove...” gli rammemorai.
“Ah, quelle. Non ce l'avevo con te in quanto te... solo che sei pur sempre la sorella di Poynter.” disse irritato.
“Che c'entra Dougie?!” gli chiesi allibita.
“Sai, ha passato due giorni interi a urlarmi contro di tutto perché aveva deciso a tavolino che mi ero fatto Emily e alla fine mi sono snervato e gli ho chiesto se gli sembravo il tipo da fare certe cose e sai cosa mi ha risposto?”
“Che l'hai già fatto con me...” sospirai a mia volta ricordandomi della telefonata il primo dell'anno.
“Già... poi mi ha ingiunto di starti alla larga perché già ti eri cacciata in un altro bel casino e non avevi certo bisogno di gente pronta a pugnalarti alle spalle come me. – sbuffò – quindi ho preferito tenermi a distanza in sua presenza, almeno fino a quando non sbollirà.”
“Immagino che l'altro bel casino sia Bill.” ipotizzai.
“Già, è preoccupato. In realtà lo siamo tutti.”
“Tutti?”
“Io, Danny, Tom...”
“Bill non è il male – dissi in tono piuttosto aggressivo – e comunque Jones dovrebbe starsene zitto visto che è stato lui a fare di tutto perché rimanessimo soli a capodanno.”
“Anch'io ti ho spinto in quella direzione.” constatò.
“Ah si?”
“Più o meno... ti ricordi la nostra chiacchierata in palestra?” sorrise malinconico e io annuii prima di riprendere a parlare.
“E Dougie l'ha invitato a tornare per capodanno – bofonchiai – non vi pare di essere un po' contraddittori? L'unico che ha un qualche diritto di preoccuparsi è Tom!” mi inalberai.
“Sei proprio stupida a volte!” ridacchiò lui.
“Mai quanto voi.” replicai con convinzione.
“Nessuno ce l'ha con Bill in quanto Bill, solo che sai meglio di me che non è destinata a durare.”
Gemetti esasperata, perché la gente non faceva altro che ricordarmelo?
“Lo so, è appunto per questo che non starò male, perché lo so .” gli dissi cercando di essere convincente.
“Stavo solo cercando di dirti che sai dove trovarmi quando lui se ne andrà.”
“Ti stai già apprestando a riprendere il tuo posto?” gli chiesi dubbiosa.
“Non proprio, non nel senso che intendi tu almeno.”
“Harry, sono stufa delle cose dette a metà...” feci sconsolata.
“Sto solo cercando di riprendermi il mio posto da amico, non ho la pretesa di continuare a vantare altri diritti su di te. Però mi piacerebbe... evitare di perderti del tutto, ecco.” mi sorrise sincero.
“Grazie.” sussurrai interrompendo il contatto visivo nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime che premevano per uscire.
“Adesso vado o arriverò tardi a lezione.” si apprestò ad alzarsi ma lo bloccai.
“Harry! – mi fissò tutto serio – e... Memory Lane?” era tanto che volevo chiederglielo e quello sembrava proprio il momento più adatto.
“E tu che ne sai di quella canzone?” domandò scettico.
“Mmm... Danny e Tom.” feci spallucce come se fosse ovvio.
“Oh beh... – esitò un istante – considerala un tributo a noi e a ciò che siamo, del resto anche se è cambiato tutto, siamo ancora qua.” si sporse per darmi un bacio sulla fronte e poi se ne andò senza aggiungere altro.
Dopo mesi di silenzi e cose dette a metà, passati a farci solo del male, io e Harry ci eravamo finalmente ritrovati.

***

“Bill?” lo chiamai distogliendo gli occhi dagli esercizi di trigonometria che stavo facendo e lui mi lanciò un'occhiata interrogativa distogliendo l'attenzione dai suoi compiti.
“Che c'è?” mi chiese, lieto di avere una distrazione. Quella mattina alla fine ero entrata a scuola a metà della seconda ora e, in pausa pranzo, mi ero fiondata a cercarlo per raccontargli della chiacchierata con Harry. Sulle prime temetti una reazione negativa, ma poi si era dimostrato sinceramente felice per il fatto che finalmente avessimo risolto.
“Tom e Giorgia cosa hanno intenzione di fare?” mi decisi a domandargli, in fondo suo fratello era nella sua stessa situazione.
“Non lo so – rispose cogliendo al volo il senso della domanda – Tom non ci pensa... dice che se sta a farsi paranoie per quello che accadrà fra due mesi, finirà per non godersi ciò che ha ora.”
“E tu... tu come la pensi?” era la classica domanda della quale non si vuole sapere realmente la risposta e mi sarei fatta bastare un silenzio interminabile ma, con mia somma sorpresa, lui parlò.
“Leb die Sekunde.” sorrise.
“Come?”
“Leb die Sekunde – annuì sicuro di se stesso – la traduzione è qualcosa come vivi il momento.”
“Cogli l'attimo... carpe diem!” esclamai illuminandomi.
“Esatto. E' la filosofia mia e di Tomi.”
“E... funziona?”
“Se non altro non ti fa avere rimpianti.”
“Ha un senso.” decretai mentre assimilavo appieno le sue parole. Che senso aveva stare male adesso per un dolore che sarebbe arrivato in ogni caso? Nessuno, mi avrebbe solo condito d'amaro quei preziosissimi momenti insieme, ed era una cosa che non potevo permettere, non ora che tutti i tasselli del mio personalissimo puzzle erano tornati al loro posto.
Gli sorrisi rincuorata e tornai ai miei esercizi.

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


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EPILOGO.
[Quattro anni dopo]

Mi guardai allo specchio un'ultima volta per essere sicura di non avere mezzo capello fuori posto, quello era un giorno importantissimo e tutto doveva essere perfetto.
Scesi con calma le scale facendo attenzione a non inciampare nel lungo vestito elegante che portavo e di non combinare pasticci con i dieci centimetri di tacco a spillo che avevo ai piedi. Dougie mi aspettava sulla porta, impaziente come al solito e tirato a lucido come non mai. Gli sorrisi leggendo nei suoi occhi la stessa identica emozione che avevo notato poco prima nei miei mentre mi specchiavo, ma del resto come poteva essere altrimenti?
Tom e Giovanna stavano per sposarsi, due dei nostri migliori amici stavano per dire “si lo voglio” e noi non potevamo far altro che essere al settimo cielo dalla gioia per loro: avevamo visto nascere e crescere giorno dopo giorno il loro amore e sapevamo che quella era la giusta conclusione nonché un nuovo inizio per una relazione destinata a durare per sempre.
Era strano come in quegli anni tutto fosse cambiato – noi e il mondo che ci girava intorno – ma loro due erano sempre rimasti fedeli a loro stessi, dimostrando a tutti noi che l'amore – quello vero – non solo esiste, ma è anche meraviglioso.
Mentre osservavo la strada scorrere velocemente al di là del finestrino della macchina, mi passarono di fronte agli occhi tutte le esperienze che avevo vissuto in tutti quegli anni, rendendomi conto che tutto cambiava tranne gli attori: Dougie, Harry, Danny e Tom, il quartetto di amici che aveva influenzato ogni singola azione della mia esistenza, nel bene o nel male. C'era stata una sola eccezione, un ragazzo che era entrato e uscito dalla mia vita come le comete che illuminano le notti terrestri per un periodo infinitesimale di tempo: Bill Kaulitz, il ragazzo tedesco degli scambi culturali del quale mi ero perdutamente innamorata venendo perfino ricambiata. Sorrisi ripensando al dramma che era stato porre fine alla nostra storia, nell'esatto istante in cui lui mise piede sull'aereo che l'avrebbe riportato a casa. Avevamo passato dei mesi fantastici insieme, attimi che avrei custodito per sempre nel cuore con una cura particolare, ma poi tutto era finito. Le storie a distanza non erano fatte per durare, lo sapevamo e non ci eravamo mai fatti illusioni a riguardo e la dimostrazione di quanto avessimo ragione, ce la diedero suo fratello Tom e Giorgia che ci avevano provato ma era durata poco. Ci lasciammo promettendoci semplicemente che prima o poi ci saremmo rivisti ma non era mai successo. Per le prime settimane ci eravamo sentiti tantissimo al telefono, poi quelle chiacchierate si erano spostate sulla mail e alla fine, dopo sei o sette mesi, anche le mail si erano fatte più sporadiche sparendo poi del tutto. Non avevo idea di cosa stesse facendo ora, speravo che lui, Tom e la loro band avessero avuto un po' più fortuna dei McFly che continuavano ad essere fermi allo stadio di band da garage; speravo che stesse bene e ogni tanto avevo l'istinto di chiamarlo e riallacciare i ponti ma non ero molto sicura che riaprire vecchi capitoli del passato fosse una buona idea. Spesso mi mancava la sua voce, i suoi monologhi che riempivano ogni silenzio, la sua irrefrenabile vitalità... ma andava bene anche così, lui mi aveva dato tanto e non era giusto auto commiserarsi quando la vita ti aveva concesso l'opportunità di vivere appieno una simile esperienza, seppur per poco tempo. E poi c'era una cosa che Bill mi aveva insegnato: leb die Sekunde, cogli l'attimo. Mi aveva fatto capire che le occasioni che la vita ti offre non vanno mai sprecate, per quanto inconcludenti e irrazionali possano sembrare. E con questo motto nel cuore ero andata avanti e non mi ero più fatta sfuggire nulla, soprattutto l'amore. Probabilmente la vecchia Jennifer Poynter se lo sarebbe fatta scappare, troppo presa come sarebbe stata dalle sue paranoie, ma quella “nuova” no, l'aveva colto al volo. E adesso era la ragazza più felice dell'intero pianeta.
“A cosa pensi?” Dougie mi distrasse dal mio viaggio nei ricordi.
“A tutto quello che è successo negli ultimi anni...” gli risposi.
“Wow, ce n'è di roba.” mi sorrise mostrandomi la fedina che portava al dito, dimostrazione materiale dell'affetto che tutt'ora lo legava a Emily. Io, Harry e Danny avremmo scommesso tutto ciò che possedevamo che loro due sarebbero stati i prossimi a fare il grande passo.
Arrivammo in chiesa con largo anticipo e mentre parcheggiavamo Danny ci venne incontro con un sorriso immenso stampato in faccia, misto a un po' di nervosismo dato che Tom aveva scelto lui come testimone.
“Sei bellissima. - mi sussurrò all'orecchio mentre mi aiutava a scendere dalla macchina – sarà meglio che vai a dare un po' di supporto morale a Giovanna, è tesissima e non lascia entrare nessuno di noi maschietti nel suo camerino.” aggiunse poi mentre salutava Dougie con un pacca sulla spalla.
“Ok, vado.” gli sorrisi e gli sfiorai le labbra con le mie, prima di correre in soccorso di Giovanna.
Si, io e Danny Jones stavamo insieme.
Io e il mio migliore amico storico.
Stavamo insieme da un anno e due mesi e le cose fra di noi non potevano andare meglio.
E' strano come una persona passi tutta la sua adolescenza a cercare di trovare l'amore della sua vita e a credere che il proprio mondo ruoti e ruoterà per sempre intorno ad un'unica persona – Harry Judd nel mio caso – e poi un giorno si sveglia e si rende conto che tutto ciò di cui ha bisogno per essere felice, ce l'ha sempre avuto accanto ma era troppo stupida per accorgersene. Harry sarebbe per sempre rimasto uno dei miei più cari amici ma era Danny la persona fatta apposta per me, la mia anima gemella.
Con quella consapevolezza entrai nel camerino di Giovanna e rimasi folgorata da quanto fosse bella quel giorno.
“Hey Jen! – sua madre mi venne incontro abbracciandomi – la nostra sposa è un po' nervosa.”
“Andrà tutto bene.” le dissi, convinta più che mai di quello che dicevo.
“Lo so – mi rispose Giovanna – in fondo è Tom.” aggiunse con gli occhi già pieni di lacrime di commozione e gioia.
Sarebbe stata una giornata indimenticabile, come molte altre che avevamo vissuto tutti insieme. Del resto, come mi aveva detto Harry una volta, tanti anni prima, tutto era cambiato ma noi eravamo sempre qua pronti a tenderci una mano a vicenda.

 

 

________________________

NOTE.

Ed eccomi giunta alla conclusione anche di questa storia.
Per l'epilogo non ringrazierò mai abbastanza Giuly, ero in una situazione di stallo completo, non sapevo più ne come andare avanti ne dove andare a sbattere la testa e lei mi ha dato l'imput giusto che mi ha poi portato a questo finale.
GRAZIE <3
In realtà Giuly, ho idea di doverti ringraziare per tutta la fic! Mi hai dato tutti gli stimoli di cui avevo bisogno per continuarla ogni volta che mi arenavo, sei stata la prima sostenitrice di questa storia e anche la più fedele, ti sei sorbita tutti i miei scleri man mano che la scrivevo e hai avuto tutta la pazienza di questo mondo per sopportarmi. Davvero grazie, sarei persa senza di te <3

Ringrazio inoltre tutte le altre "fedelissime": LadyCassandra, saracanfly, DarkViolet92.

Un grazie enorme anche alle commentatrici sporadiche e a tutte le persone che hanno seguito silenziosamente questa fic fin qui, nonchè tutti quelli che l'hanno messa nei preferiti.

Bene... credo -spero- di non aver tralasciato nessuno!

Ancora grazie a tutti <3

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