'Cause it feels like love to me... Più o meno

di Sammy_Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un trolley rosso, una giacca arancione e un cappello nero a Parigi ***
Capitolo 2: *** Il nuovo cane ***
Capitolo 3: *** Altra domanda? ***
Capitolo 4: *** Strani mondi psichedelici ***
Capitolo 5: *** L'ultimo dei problemi ***
Capitolo 6: *** Nel peggiore dei modi ***
Capitolo 7: *** In condizioni migliori ***
Capitolo 8: *** Amore ordinario ***
Capitolo 9: *** Biglietto last minute ***
Capitolo 10: *** 007 ***
Capitolo 11: *** Bimba sperduta ***
Capitolo 12: *** Smettere di ballare ***



Capitolo 1
*** Un trolley rosso, una giacca arancione e un cappello nero a Parigi ***


Fino a che punto si può mentire a se stessi?
 
Era una domanda che Federico si stava ponendo da qualche settimana.
Aveva creduto che stare lontano da Mika significasse stare lontano anche dal pensiero di lui.
Aveva provato a svagarsi con Giulia e sì, per un po’ il Libanese lo lasciava in pace ma poi, di notte, gli incubi lo torturavano.
Alcuni sogni erano claustrofobici, lo facevano svegliare di soprassalto, in preda a vere e proprie crisi di panico.
Altri sogni lo facevano svegliare in condizioni decisamente diverse… Ringraziava spesso il fatto che Giulia non se ne accorgesse o che non stesse in casa in quei momenti.
Era una situazione però che lui non riusciva più a reggere.
Fu senza troppi ripensamenti dunque che, letto un post dell’amico che diceva di essere a Parigi, il rapper decise di partire.
 
Se con l’Inglese non era molto bravo, con il Francese non sapeva neppure dove iniziare.
Doveva sembrare molto patetico al ragazzo del servizio informazioni in aeroporto: un coso dipinto non troppo alto, con un trolley rosso, una giacca arancione sopra una t-shirt azzurra e un cappello nero.
Sì, aveva afferrato le prime cose che gli erano capitate a portata di mano senza rifletterci.
Sì, aveva messo il cappello che gli aveva regalato il Libanese.
 
Una volta fuori dall’aeroporto si rese conto di non avere la minima idea di dove andare.
Tempo addietro Mika gli aveva spiegato in che quartiere abitava quando si trovava a Parigi ma forse l’italiano non aveva prestato troppa attenzione… Ricordava solo un vago farfugliare in Francese.
Non poteva fare altro che chiamarlo.
Improvvisamente, nonostante la rigida temperatura, iniziò a sudare.
 
 
Questo per Mika era uno strano periodo: era impegnato in molti progetti e ne stava studiando tantissimi altri.
Effettivamente al ragazzo piaceva questa strana routine tutta di corsa, lo teneva impegnato e lontano da pensieri non proprio felici.
Con Andy andava abbastanza bene… Sì, avevano deciso di prendersi un’altra pausa ma ormai era qualcosa a cui entrambi erano abituati. Rimanevano amici, si frequentavano, andavano a letto quando volevano ma non c’era quell’ “obbligo” di essere una coppia.
Era il loro particolare modo di far durare quella relazione e se aveva funzionato fino ad allora, a nessuno dei due premeva cambiare proprio ora.
Ovviamente Andy non aveva idea di quanto il compagno fosse preso dall’ex collega Italiano.
Non era un idiota, aveva seguito qualche puntata della trasmissione e aveva notato certi sguardi ma dopotutto sapeva anche che se Mika lo avesse tradito, glielo avrebbe detto.
Era un’altra colonna portante del loro rapporto: si sarebbero perdonati qualche sporadica scappatella ma solo se confessata di spontanea volontà.
Dopo la fine di X-Faxctor il Libanese aveva chiamato il rapper tre o quattro volte. Gli piaceva parlare in Italiano al telefono con lui e in qualche modo, anche se con Andy presente, si sentiva al sicuro a parlare quella lingua comprensibile solo a lui. In ogni caso avevano fato discorsi normali, abbastanza sciolti, se proprio c’era un tono un po’ troppo freddo o acido, Mika dava la colpa all’orario, al clima, a qualsiasi cosa non fosse lui stesso perché no, non poteva essere davvero lui il problema.
 
Fu con vera sorpresa che lesse il nome di chi lo stava chiamando in quel momento: Fedez in genere si svegliava sempre molto tardi la mattina e ora erano appena le dieci.
Il Libanese rispose con voce allegra. Era di buon umore.
Il sole splendeva sulla città e lui stava mangiando una deliziosa crêpe suzette, accompagnata da un buon caffè all’Italiana.
Il sorriso sulle sue labbra lasciò presto spazio ad un’espressione di puro stupore: il Milanese gli aveva appena detto, senza mezzi termini: “Quanto cazzo fa freddo qui? Sto facendo il cane abbandonato all’aeroporto Charles De Gaulle, non ricordo dove abiti e ho scordato gli occhiali da sole.”
La prima reazione, subito dopo lo stupore fu una gran risata.
“ Ma che ci fai a Parigi?? Tu sei matto?? Perché non mi hai detto? Io sto solo per qualche giorno…” disse, cercando di ridacchiare il meno possibile.
A quanto pareva, aveva già perso l’accento Italiano e quel fatto strappò una leggera risata anche al rapper.
“Non avevo pensato ad una vacanza lunga, domani me ne torno a Milano! Mi dici dove sei così posso prendere un taxi o mi mandi la tua limousine da figo Parigino?” Chiese Federico, scherzoso.
Tutta l’ansia avuta prima della chiamata era scomparsa non appena aveva sentito la risata dell’amico.
Se era di buon umore allora magari avrebbero potuto avere una conversazione calma e piacevole, come ai vecchi tempi.
“Tu aspetta al primo bar vicino all’ingresso delle partenze, io arrivo!” fu la risposta divertita di Mika, che subito dopo chiuse la chiamata, lasciando il rapper un po’ interdetto.
Fece come il Libanese gli aveva detto e se ne andò ad aspettare al bar.
Dopo circa un’ora, Fedez se ne stava semi sdraiato su una poltroncina davanti al locale, appisolato.
Di Mika ancora nessuna traccia.
Adesso probabilmente assomigliava davvero ad un cane abbandonato.
Da bravo cucciolo, non aveva pensato nemmeno per un istante che l’amico se lo fosse scordato lì e no, non aveva avuto voglia di richiamare.
Aveva appoggiato i piedi sul trolley, per cui, quando la valigia venne bruscamente spostata e le sue gambe caddero a peso morto, spalancò gli occhi e imprecò senza nemmeno darsi il tempo di capire cosa fosse successo.
Quando mise a fuoco la vista, si ritrovò davanti quell’ “Idiota pezzo di merda che non sei altro! Vuoi farmi crepare di infarto visto che non sono morto di vecchiaia??”. Sì, l’artefice dello scherzetto era proprio Mika, che gli stava davanti con l’espressione di un bambino soddisfatto.
“Tu hai sbagliato bar! Io ho cercato ovunque! Questo non è l’ingresso partenze!” Gli fece notare, indicandogli il cartello con un gesto ampio.
Federico perse un po’ di furia. Prima figura di merda fatta.
E non si era nemmeno reso subito conto che dietro all’amico ci fosse una giovane donna che lo osservava con lo stesso sorrisetto di Mika.
“Mik, c’è una tipa dietro di te…” Sussurrò, tentando di recuperare una posizione decente, prima di decidere che forse sarebbe stato meglio alzarsi in piedi.
“Una tipa..?” Ripeté il Libanese, con un sopracciglio alzato. “Lei è Yasmine! Mia sorella! Lei sa tutto di te! Anche che dici molte parolacce!” Rise di cuore e la sorella lo affiancò e porse la mano al Milanese.
Fedez abbozzò un sorriso imbarazzato e biascicò un “piacere di conoscerti” in un inglese molto insicuro.
Si sentiva un cretino.
E adesso era più che ovvio che tutti i filmini mentali su come quell’incontro sarebbe dovuto andare, erano sfumati in un batter di ciglia. 

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Capitolo 2
*** Il nuovo cane ***


Non lo aveva fatto apposta.
Doveva lavorare con la sorella e non poteva permettersi di rimandare l’impegno.
In fondo Federico aveva già conosciuto una sua sorella.
Conosciuto non era proprio la parola adatta ma a Mika faceva piacere che ci fosse interazione fra loro adesso che considerava il rapper stesso parte della famiglia, in qualche modo che ancora non aveva ben chiaro.
Per la grande gioia di Fedez, fu la sorella a guidare.
Il Milanese aveva già avuto il (dis)piacere di fare da passeggero con Mika al volante e non era per nulla ansioso di ripetere l’esperienza.
La pop star non guidava proprio male ma aveva quel suo modo di fare che faceva sbiancare Federico e lo faceva sembrare un fantasma nonostante i tatuaggi colorati.
Quando finalmente l’auto arrivò, era chiaro che non fossero andati in un hotel o in un appartamento.
“Mik, mi stai portando dietro come Mel a Amira?” Chiese Federico, fingendo un tono offeso.
Il Libanese rise e annuì. “Sì! Sei il mio nuovo cane! Fai il bravo, non fare pipì per terra!” Si raccomandò e poi scoppiò di nuovo a ridere. Federico gli lanciò un’occhiataccia e accennò un “Vaff” che smorzò subito ricordandosi che Yasmine era ancora lì con loro.
Il posto era un set per un photoshoot, nulla di particolare, era un enorme stanza bianca con l’attrezzatura dei fotografi già montata.
Mika corse a cambiarsi, ovviamente erano in ritardo.
Fedez rimase nella sala bianca con Yasmine, che intanto controllava una piccola agenda e scarabocchiava qualcosa.
“Ti metto a disagio se ti parlo..?” Chiese ad un certo punto, con un sorrisetto sulle labbra.
Il Milanese arrossì appena. Scosse il capo e cercò di formulare una risposta intelligente.
“No! Faccio schifo in Inglese ma un po’ lo so!” ridacchiò, agitato.
Si sentiva come all’interrogazione di Inglese a scuola, quando non aveva studiato nulla ma doveva per forza arrivare al sei per evitare punizioni dall’insegnate e dalla madre.
“Stai tranquillo, Micheal me lo ha detto! Lui ci parla tanto di te. Non è un photoshoot lungo, se vuoi puoi andare a fare un giro intanto… O puoi darmi qualche consiglio su qualche disegno, se ti va!” Gli propose con
gentilezza tale da lasciare Fedez spiazzato. Gli sembrava di avere di fronte la versione femminile più dolce di Mika.
Dato che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse e che non sapeva nemmeno il Francese, decise di rimanere lì.
Anche perché era curioso di vedere i disegni e iniziava a sentirsi più a suo agio.
I due si misero a sedere e la donna gli mostrò degli schizzi fatti per il fratello.
Erano disegni fantastici, che colpirono subito Federico. Iniziarono a discuterne e ben presto, nonostante il livello di Inglese scolastico dell’Italiano, i due stavano avendo una vera e propria conversazione molto presa.
La scena sembrava talmente surreale che quando Mika tornò, se ne stupì così tanto da rimanere a bocca aperta.
“Federico! Tu adesso sai parlare Inglese, eh?” Gli lanciò un’occhiataccia scherzosa. L’accento che usò per parlare Italiano fece ridere il Milanese.
“In modo schifoso come sempre! Tua sorella mi stava mostrando i suoi disegni, sono forti!” Sorrise complice a Yasmine.
Gli occhi del Libanese sembrarono iniettarsi di sangue per qualche secondo, evidentemente non apprezzando le attenzioni che il rapper rivolgeva alla sorella. Ma si riprese subito, dopotutto era da stupidi farsi mangiare dalla gelosia per così poco.
“Perché non le chiedi di disegnarti qualcosa per un tatuaggio!” Esclamò con un gran sorriso e poi fece la traduzione per la sorella, che lo fulminò con lo sguardo. I due ebbero una veloce discussione in Inglese di cui Fedez capì praticamente nulla.
Alla fine Yasmine sospirò e prese un foglio vuoto dell’agenda per iniziare a disegnare.
Fedez la osservò a fronte aggrottata.
“Guarda che non devi farlo per forza!” Le assicurò ma la donna gli sorrise e gli assicurò che non c’erano problemi.
Fu allora che, spostando lo sguardo su Mika, Federico si accorse finalmente che il ragazzo era praticamente mezzo nudo e truccato.
Lo fissò per qualche secondo di troppo e Mika ricambiò il suo sguardo e abbozzò un sorrisetto prima di allontanarsi per andare a posare.
Improvvisamente Federico stava ringraziando tutti i santi per essere lì in quel momento.
Totalmente catturato dalle mosse e dalle pose dell’ex collega, non si rese conto di essere osservato a sua volta da Yasmine.
“E’ un bel photoshoot, vero?” Gli chiese, con l’espressione di una che aveva capito tutto, sebbene nemmeno Federico avesse capito perché fosse così dannatamente calamitato da quel ragazzo.
“S-sì! Io ne ho fatti alcuni ma così no! Non proprio… E’ molto bravo Mik! Io so fare solo questa faccia!” Fece una smorfia e Yasmine scoppiò a ridere, divertita.
Il disegno era ancora lontano dall’essere completato e non si riusciva a capire cosa fosse ma era già molto bello. Federico si chiese ancora una volta cosa si fossero detti prima i fratelli Penniman.
A lui sembrava che Mika avesse insistito per farle fare quel disegno e le avesse spiegato cosa dovesse fare (Federico aveva afferrato solo qualche colore, immaginava si trattasse per il disegno) per questo era ancora più curioso di vedere il risultato finale.
Non aveva bisogno di un altro tatuaggio e di sicuro Giulia non ne sarebbe stata molto felice ma era una proposta troppo allettante.
Ad un certo punto si ritrovò fissato dai fotografi e da tutta l’equipe, Mika compreso, che sorrideva diabolicamente.
“Federico, puoi venire qui? Abbiamo bisogno di una ombra!” Il sorriso cambiò e divenne quello di un bambino innocente.
Fedez si maledisse per non essere uscito a fare un giro. Sorrise e annuì. Tutta l’equipe ne gioì e il ragazzo ritornò a sentirsi a disagio.
Gli fecero scattare alcune foto in cui Mika sembrava correre per raggiungere la sua ombra.
Uno scatto in particolare gli piacque: il Libanese in ginocchio, di profilo, che allungava una mano verso l’ombra, mentre una lacrima gli scendeva lungo una guancia.
Era una foto carica di sentimento e la pop star ottenne molti complimenti. Il ragazzo corse ad abbracciare l’amico e lo ringraziò.
Federico si irrigidì in quella stretta: avere il petto nudo di Mika appiccicato al suo, coperto solo da una maglietta gli faceva immaginare scene non adatte e non era il caso di eccitarsi proprio lì.
Si separò con un sorriso forzato, troppo accaldato.
“Vado un po’ fuori, ho bisogno di prendere una boccata d’aria…” Mormorò, mentre prendeva la sigaretta elettronica dalla tasca della giacca.
“Vieni con me! Devo farti vedere una cosa! Tu sei il mio cane! Mel e Amira mi seguono sempre” Protestò Mik, con un tono lamentoso.
Federico lo fissò per qualche istante.
“Dove?” Chiese in un sospiro, evitando di commentare.
“In camerino!” Rispose l’altro, come fosse ovvio.
“Ok.” Fu la risposta secca del rapper che, senza pensarci su, seguì l’amico, sapendo che si stava cacciando in un mare di guai.
Ma in fondo quante volte erano entrati l’uno nel camerino dell’altro ad X-Factor? Solo che Federico non aveva mai avuto voglia di vedere l’amico nudo.

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Capitolo 3
*** Altra domanda? ***


“Allora, Federico, perché sei qui?” Chiese Mika, una volta entrati nel camerino. Era diventato terribilmente serio e questo cambio improvviso riportò Fedez con la mente alla realtà. Passò la lingua sul labbro inferiore pensando alla domanda. Perché era lì? Lo sapeva eppure non riusciva a rispondere. “Nostalgia!” esclamò alla fine, con un tono che tentava di essere scherzoso.
Il Libanese lo fissò negli occhi, aggrottando appena le sopracciglia. “No, tu dimmi la verità. Io ho impegni, lo sai. Non posso andare come se tu fossi davvero il mio cane. Che succede?” La sua voce lasciava trasparire preoccupazione e Federico se ne dispiacque.

Non voleva metterlo in ansia ma non voleva nemmeno parlare di una cosa simile in un camerino.
“Possiamo parlarne dopo, Mik? Io… Non è niente di grave! Ho solo bisogno di parlarti faccia a faccia… Magari in condizioni migliori… Ti si è sbavato il rossetto!” Indicò un angolo della bocca dell’amico e rise appena.
Quella frase spiazzò Mika, che scoppiò a ridere, più rilassato. “Sembro una brutta donna con il nasone!” Commentò il suo riflesso allo specchio, divertito. “No, dai! Solo una brutta donna!” Scherzò Fedez, ricevendo un insulto in Inglese. L’amico prese a struccarsi con delle salviettine e per Federico fu un gesto spontaneo quello di prendergli la salvietta dalle mani ed iniziare a togliere lui stesso il trucco.
Quando si rese effettivamente conto di quello che stava facendo, abbozzò un sorriso imbarazzato.
Mika era più che perplesso ma non fece nulla per farlo smettere, talmente la situazione era strana ma piacevole.

“Come… Come va con Andy?” Gli chiese l’italiano, per rompere quel silenzio che si era formato. Mika sbuffò e alzò le spalle. “Altra domanda?” Chiese, affatto incline a raccontargli dell’ennesima pausa. Quel comportamento però sembrò accendere una luce negli occhi dell’amico.
Per una frazione di secondo pensò di avere un’opportunità concreta… Salvo poi ricordare che lui stesso era fidanzato ed era uno dei motivi principali per cui non aveva mai detto nulla di quella sua cotta.

“Neanche a me sta andando troppo bene con Giulia…” Mormorò. Non era del tutto onesto ma il Libanese non poteva saperlo. Era solo una piccola bugia innocua. Cazzate, Federico. Ormai lo aveva detto però. Mika fece un’espressione corrucciata. “E’ per questo che tu sei qua, allora? Hai litigato con la tua amica?”.
Fedez credette di aver sentito della delusione nel tono dell’uomo.
Sorrise lievemente. “Fidanzata, non amica. E’ diverso. Noi siamo amici! Io e Giulia siamo fidanzati.” Gli spiegò, scandendo bene le parole.
“Tu sei un mio caro amico. Non mi piace quando sei triste.” Fece una smorfia. “Sei stupido, però! Tu Dov.. Tu dovevi andare da lei! No da me! Io posso dirti belle parole, dirti andiamo a bere insieme ma non posso fare altro.” Lo fissò con uno sguardo da cucciolo e Federico perse completamente la concentrazione.
“Hai… ancora un po’ di matita… Non si toglie… Neanche il rossetto, sembra che tu abbia limonato per un’ora…”
“No, non ho preso limonata! Un caffè solo!” Ribatté il Libanese, chiaramente non comprendendo. Fedez scoppiò a ridere. “Te lo avevo già spiegato! Non c’entrano niente i limoni! Intendo i baci! Baciarsi…” Iniziò a spiegargli ma fu interrotto dall’altro che saltò in piedi. “Aaaah! Ricordo adesso!” Assicurò, annuendo, con un sorriso inquietante.
“Tu pensi sempre a baciare, fare sesso, tutte queste cose! Basta, Federico!” Lo riprese, scherzando. Fedez rise e arrossì appena.
“Che cazzo urli? C’è gente fuori! Mi scambiano per un maniaco!” Ridacchiò. “Nessuno capisce Italiano tanto! Solo noi due e io posso anche parlare a bassa voce ma tu sei sempre un maniaco!”L’Italiano rise con l’amico e fu come tornare nei camerini di X-Factor, qualche mese prima.
Dovettero aver pensato entrambi la stessa cosa perché le risa scemarono in un silenzio carico di malinconia.
“Ascolta, se hai da fare con tua sorella e poi con altre cose, magari posso cercarmi un hotel e ci vediamo stasera, se puoi… O quando hai un po’ di tempo… Non voglio romperti le palle…” Mormorò ad un certo punto Fedez, mentre finiva di struccare gli occhi dell’amico, che sospirò a quelle parole.
“Adesso andiamo al mio appartamento… Poi io devo uscire di nuovo ma tu puoi restare lì, così quando torno a casa, noi parliamo, va bene?”.

Federico cercò di assimilare quella frase. Avrebbe dovuto starsene da solo in casa di Mika ma sarebbe stato certamente meglio di starsene in un hotel. Annuì, sorridendogli. “Ok, andata!”. Fece un gesto troppo brusco e la lente a contatto sinistra di Mika cadde per terra. “Che fai??” Sbottòla pop star, chiudendo istintivamente l’occhio, infastidito.
Fedez restò a bocca aperta, senza sapere cosa fare.

“Scusa! Scusa, cazzo, non volevo! Aspetta, forse la ritrovo!” Si chinò per cercare la lente. “E poi cosa fa? Non posso rimettere…la! E’ sporca! Prendi la mia borsa, per favore! Ho occhiali…” Mika sospirò profondamente e tolse la lente destra . Federico corse a recuperare la borsa, riuscendo anche ad inciampare sul tappeto. “ Se tu rompi quella, io ti uccido!” Quasi ringhiò Mika, alzandosi in fretta per togliere la propria borsa dalle mani dell’ex-Collega. Prese gli occhiali e se li mise con un’espressione decisamente contrariata. “Adesso sono orribile!” Sbuffò ancora una volta e si levò in fretta la giacca del photoshoot che aveva ancora addosso. Sfilò anche i pantaloni, desideroso di andarsene via da lì il prima possibile per potersi mettere un altro paio di lenti a contatto.
C’erano giorni in cui si piaceva con gli occhiali ed altri in cui si detestava.
Questo era un giorno di quelli in cui avrebbe preferito essere cieco piuttosto che portare qualsiasi montatura.
Fedez nel frattempo aveva perso la facoltà di muoversi ed era rimasto a fissare lo spogliarello dell’amico con vivo interesse.
“Come fai a dire queste stronzate? Ma ti guardi ogni tanto?” Borbottò, non riuscendo a trattenersi. Era uno dei suoi difetti più imbarazzanti: non riusciva a starsene zitto a volte. In quel momento il suo unico pensiero fu di scappare a gambe levate.
Purtroppo non se lo poteva permettere, sarebbe stato ancora più idiota.

Mika si voltò di scatto verso di lui e fissò l’Italiano con sguardo indagatore.
“Tu stai guardando? Really? Io non ho pensato ma tu che fai??” Si coprì in fretta con la camicia.
“Io mi guardo, non ho bisogno che tu guardi per me, grazie!” Sbottò, irritato e in imbarazzo. Fedez si voltò subito, alzando le mani in segno di resa.
“Scusa, non pensavo ci fossero problemi, dai! Mi hai visto in mutande, non c’è niente di male…” Gli fece notare, pur sapendo di essere in torto. “ Sì, ma io non ho detto te di guardarti!” Ribatté l’altro, già vestito per metà.
“Era un complimento, cazzo! Nel senso che sei un figo e devi smetterla di piagnucolare che sei un cesso! Cosa dovrei dire io, allora?? No ma te ti incazzi anche per i complimenti, va bene!”. Sapeva di stare esagerando ma era in balia delle emozioni e non era bravo a nascondere tutto.
Il Libanese lo fissò a lungo, serio come non mai.
Fedez sentì il peso dello sguardo dell’amico sulla nuca e si rese conto di aver fatto in qualche modo centro, doveva ancora capire se in positivo o in negativo.

“Scusa, Federico. Io non aveva..Avevo capito…” Sussurrò Mika, in difficoltà. Fu troppo per il Milanese. Gli si avvicinò e lo abbracciò con calore. “Sono stato scemo io, tranquillo… Cosa volevi farmi vedere, mh?” Gli chiese, mentre scioglieva l’abbraccio, sperando di fargli così scrollare di dosso quella tristezza improvvisa. Funzionò: Mika sorrise e riprese la borsa per mostrargli una collana dai colori sgargianti, regalatagli il giorno prima da una fan.
Ripresero a ridere e scherzare come nulla fosse, fin quando Yasmine non venne a chiamarli per andare via.
Mika non disse nemmeno allora all’amico che nel suo appartamento, ad attenderli, c’era Joannie.

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Capitolo 4
*** Strani mondi psichedelici ***


Federico non credeva di essere molto apprezzato dalla madre di Mika. Quelle poche volte che l’aveva vista, si era sentito come un bambino davanti alla preside della scuola, poi però la vedeva con Mika e sembrava cambiare all’istante, quindi, si era detto, il problema doveva essere lui. Ebbe l’ulteriore conferma di non starle troppo simpatico quando, entrando nell’appartamento di Mika, la donna gli lanciò uno sguardo freddo, prima di iniziare a parlare con il figlio. I due stavano chiaramente litigando. Yasmine forzò un sorriso e indicò la sala all’Italiano. “Lasciamoli stare… Siamo tutti un po’ stressati in questo periodo…” Mormorò, sedendosi sul divano in un sospiro ma continuando a sorridere. Fedez prese posto accanto a lei, imbarazzato da tutta quella situazione. “Se mi avesse detto che c’era vostra madre, avrei evitato di venire qui… So che non le sto troppo simpatico…” sbuffò il Milanese, in ansia. Yasmine aggrottò la fronte. “Non sei tu il problema! Loro fanno sempre così!” Lo rassicurò. Il ragazzo annuì appena e si passò una mano fra i capelli. Ad un tratto non si sentì più alcuna voce. Federico lanciò un veloce sguardo alla porta. Qualche istante dopo entrò nella sala Joannie con un vassoio stracolmo di cibo e lo mise al centro del tavolinetto posto di fronte al divano. “Mi dispiace non avere altro, Mika non mi ha avvisato che saremmo stati in quattro!” Si scusò la donna, mentre il figlio la seguiva con un altro vassoio. “Queste cose bastano, mamma! Lui non mangia tanto!” Borbottò la pop star con il tono di un bambino lamentoso. A Federico sfuggì un sorriso. “Va benissimo così, grazie!” Sorrise alla donna, che sembrò colpita di sentirlo parlare in Inglese. “La prossima volta rimedierò!” assicurò comunque Joannie, con un sorriso furbo. Ecco da chi lo avevano ereditato i fratelli Penniman allora. Mika sbuffò teatralmente. “Lei è come un muro! Tu puoi parlare e parlare ma lei non ascolta! Se dici che basta e lei dice no allora tu hai torto anche se è vero!” esclamò in Italiano, facendo ridacchiare l’amico. “Michael.” Lo riprese Yasmine, scuotendo appena il capo.

Federico si era davvero sbagliato su Joannie, più ci parlava, più se ne convinceva. Era assurdo, pensò: lui, a Parigi, a mangiare spuntini Libanesi con la mamma e la sorella di Mika. Ebbero una conversazione piacevole, per lo più in Inglese, quando Federico non capiva, Mika gli traduceva prontamente. L’atmosfera cambiò solo quando iniziarono a discutere di lavoro. Il rapper aveva disconnesso il cervello perché parlavano tutti troppo velocemente e poi, non erano affari suoi quelle cose, anzi, si stupiva che ne stessero parlando così tranquillamente davanti a lui, magari era solo perché sapevano che tanto non avrebbe capito. Si riconcentrò sulla discussione solo quando sentì nominare Andy da Joannie. Mika non rispose subito e non aveva un’espressione felice in viso. Yasmine aveva prontamente cambiato argomento al vedere la reazione del fratello e Federico aveva pensato bene di non intromettersi. “Io devo andare..” Sussurrò pochi minuti dopo il Libanese, alzandosi in piedi e sgrullandosi via le molliche di pane dai pantaloni. “Non fare tardi per la cena!” Scherzò Federico, sperando di non aver peggiorato l’umore dell’amico invece di migliorarlo. Mika abbozzò un sorriso. Anche Joannie si alzò e, dopo aver riportato in cucina i vassoi, si mise il cappotto e la sciarpa. Yasmine invece rimase seduta accanto al rapper. “Ti dispiace se resto qui a lavorare un po’?” Chiese, già preparando gli astucci sul tavolino. Fedez scosse il capo. “No, figurati! Io… Io penso che andrò a fare un giro… Tanto se tu sei qui, puoi aprirmi quando torno, no?”. Non gli piaceva l’idea di rimanere da solo con la donna perché sapeva che a Mika quel fatto avrebbe dato sicuramente molto fastidio e poi si sentiva un cretino a starsene seriamente ad aspettare come un cagnolino.

Parigi era bella. Indiscutibilmente bella. O almeno il quartiere in cui abitava Mika lo era. A Federico ricordava uno di quei film sdolcinati con cui in genere si addormentava dopo un quarto d’ora ma essere lì gli faceva tutto un altro effetto. Aveva avuto il buon senso di scambiare il suo numero di cellulare con Yasmine, in modo da poter comunicare con lei se si fosse perso ma aveva semplicemente camminato lungo la via e quindi le probabilità di perdersi furono nulle. Quando tornò all’appartamento, sorrise al vedere donna con le mani sporche di colore. Le dava un aspetto infantile. Sul tavolino erano sparsi pennarelli di varia misura, matite, pastelli, qualche carboncino, colori a cera e delle gomme. Sul tavolo della cucina c’erano alcuni disegni già terminati. Alcuni avevano colori molto brillanti, altri erano più tenui e delicati. Fedez li osservò con molta attenzione. Notò che esprimevano tutta l’essenza di Mika ma lasciavano anche intravedere un aspetto caratteristico della sorella. Era straordinario, pensò, che fossero così in sintonia quei due.

Yasmine decise di trattenersi anche il pomeriggio, era molto indietro con il lavoro perché Mika continuava a scartare idee e a proporne di nuove per il suo “Wonderland” e la sorella stava cercando di proporgli più opzioni possibili perché era alquanto stanca di ricominciare sempre tutto da capo. Ogni tanto faceva qualche pausa e scherzava con il rapper, il quale era sempre ben contento di scambiare due parole: la connessione non prendeva bene sul suo cellulare e i canali in Francese erano noiosi almeno quanto le trasmissioni su rai uno, unico canale Italiano presente nella lista. Alla fine si era addormentato sulla poltroncina accanto al divano e Yasmine non lo aveva svegliato quando se ne era andata, aveva semplicemente lasciato la propria cartellina con i disegni sul tavolo in cucina, con un biglietto per il fratello su cui aveva disegnato un sorriso.

Durante quel riposino il rapper sognò di strani mondi psichedelici popolati da conigli rosa giganti e unicorni tatuati. In seguito diede la colpa a tutte le spezie presenti nelle pietanze Libanesi.

Ad interrompere quello strano sogno fu la voce entusiasta di Mika che annunciò, canticchiando, di essere a casa, mostrando un dei sorrisi più luminosi che Federico avesse mai visto.

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Capitolo 5
*** L'ultimo dei problemi ***


“Ciao…” Federico si mise a sedere e si stropicciò gli occhi. Doveva avere un aspetto terribile e la cosa peggiore era che si sentiva ancora stanchissimo. Mika posò i sacchettini del ristorante Cinese, in cui aveva comprato la cena, sul tavolo e lo raggiunse. “Noi dobbiamo festeggiare!” esclamò, con la stessa gioia di un bambino mentre scarta i regali di Natale. Federico, dal canto suo, si limitava a fissarlo, smarrito.
“Ho trovato modo di fare il mio palazzo su palco!” Spiegò il Libanese, prendendo posto accanto a lui. Per un attimo il rapper pensò di stare ancora sognando, poi si ricordò di Wonderland, quel suo grande spettacolo in programma in Francia e collegò le cose.

Passarono buona parte della serata a parlare di quello spettacolo, non che a Federico interessasse particolarmente in realtà (aveva altro per la testa) ma gli piaceva vedere l’amico così felice. Finirono col fare le tre del mattino tra discorsi più o meno sensati e tanta birra.
Mika aveva chiesto più volte a Fedez di cosa avesse voluto parlargli di così importante da andare addirittura a Parigi ma l’Italiano aveva sempre sviato la domanda. La poca sicurezza che era riuscito a raccogliere per parlargli etra svanita del tutto. Si sentiva un idiota e probabilmente la birra lo stava facendo rattristire ancora di più invece di renderlo euforico come Mika.

Come al solito, la sua fortuna lo stava prendendo in giro.
“Non sarei dovuto venire qui…” Biascicò ad un certo punto, stringendosi nella felpa che aveva messo. Era patetico a livelli estremi. Il Libanese lo osservò, con la fronte aggrottata. “Perché tu dici questo? Non ti piace la mia casa?” Chiese, confuso. Federico scosse il capo prima di stringersi le gambe al petto e posare la fronte sulle ginocchia. “Tu sembra bambino così!” Rise la popstar ma non ottenne risposta. Deglutì, iniziando a preoccuparsi. “Federico, tu stai bene? Chiamo dottore? Io non voglio che muori qua!”. L’Italiano alzò il capo e lo fulminò con lo sguardo. “Non sto morendo, tranquillo!” Borbottò, lanciandogli un cuscino in faccia. L’altro restò spiazzato da quel gesto. Impiegò qualche secondo di troppo per reagire: prese l’altro cuscino del divano e lo lanciò contro l’amico. Ne seguì una guerra infantile, che si concluse con un’unica vittima: una bottiglia di birra mezza piena caduta sul tappeto.
Il mattino dopo Mika si sarebbe dannato per quella macchia, per ora però gli provocava solo tanta ilarità.
Era crollato sul divano, con la schiena poggiata ad un bracciolo e la testa abbandonata all’indietro. Aveva i capelli in disordine, la camicia stropicciata che lasciava scoperta una buona parte di pancia e i pantaloni sporchi di birra. Fedez se ne stava in piedi ad osservarlo, a studiarlo nei minimi particolari, più che interessato. Lui non stava messo molto meglio: aveva i capelli arruffati ed era rimasto a maniche corte, la felpa giaceva a terra accanto alla bottiglia di birra. Se ne stava appoggiato con una gamba all’altro bracciolo per non cadere: aveva un equilibrio molto precario e se ne rendeva conto. Si leccò le labbra e si portò una mano alla fronte, in uno sprazzo di lucidità.

Doveva assolutamente allontanarsi da Mika e darsi una calmata.
Doveva, sì… Ma cambiò idea non appena il Libanese alzò il capo e gli sorrise, facendogli un gesto più che esplicito con la lingua.
Qualsiasi buon proposito di allontanarsi scomparve dalla mente del rapper, andò a fuoco come le sue guance. Sì, l’alcool lo stava rendendo un emerito imbecille, però l’unica cosa che gli interessava ora era il ragazzo sdraiato sul divano che lo guardava, in attesa. Gli si sdraiò sopra e l’altro, da bravo provocatore, inarcò il bacino contro di lui e gemette come se quello avesse fatto chissà cosa.
Fece perdere completamente la razionalità all’amico, che affondò nelle sue labbra senza pensarci su due volte. Ci fu uno scambio umido di baci, interrotto da qualche risata incredula e divertita. Fedez prese a mano a mano confidenza con la bocca dell’altro e si rilassò un po’. Fu proprio allora che il Libanese prese il sopravvento e ribaltò le posizioni, sottomettendolo. Federico sgranò gli occhi e lo guardò con un velo di paura. Non era troppo certo di quello che stavano facendo e non gli piaceva essere così vulnerabile. “Oh, relax! I promise I won’t eat you!” esclamò, divertito Mika. Sebbene la battuta non facesse molto ridere Federico, si ri-tranquillizzò quando ricominciarono a baciarsi.
Non fecero altro per un buon quarto d’ora, prima di addormentarsi quasi nello stesso istante.

La mattina dopo la prima cosa che Mika mise a fuoco, svegliandosi, fu la spalla tatuata dell’amico. Alzò appena la testa e gli sembrò di stare cadendo nel vuoto per quanto gli girava. Si rese conto di essere sdraiato sopra il rapper e che quello stava tranquillamente dormendo, senza maglietta e con evidenti segni di morsi e succhiotti sul collo. La popstar iniziò ad avere la nausea. Si mise in piedi con qualche difficoltà. Aveva la camicia aperta. Si tastò le cosce e ringraziò il cielo di avere ancora i pantaloni addosso, abbottonati. Si voltò ad osservare l’amico e sospirò di sollievo nel notare che anche lui indossava i pantaloni. Forse la situazione non era degenerata del tutto. Si trascinò fino in cucina e preparò un caffè forte. Ne aveva bisogno più dell’ossigeno in quel momento. Si ricordava solo la lotta con i cuscini e un sapore invitante sulle labbra. Il resto era come se non lo avesse mai vissuto. Seduto a bere la propria tazza di espresso, in cucina, si ritrovò a pensare che fosse un peccato non ricordare, poi si rese conto che quello era l’ultimo dei problemi.

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Capitolo 6
*** Nel peggiore dei modi ***


Da quando Mika si era svegliato, non si era fermato nemmeno per bere un bicchiere d’acqua tra una telefonata e l’altra. Aveva scritto, si era accordato per i nuovi abiti commissionati, era andato a fare la spesa, aveva fatto un po’ di ginnastica, aveva inviato la demo di una nuova canzone e aveva addirittura approvato i bozzetti della sorella, iniziando a lavorarci lui stesso su.

Era iperattivo e alternava picchi di entusiasmo a momenti di profonda tristezza. Perfino Yasmine si rese conto che era più strano del solito ma non aveva chiesto nulla perché lo conosceva fin troppo bene: quello era il suo modo per tenere la mente occupata, per non pensare a qualcosa che lo turbava profondamente. Sapeva che se il fratello non avesse parlato per primo, lei doveva fare finta di nulla fin quando lui non si fosse deciso ad aprirsi.

Erano le due del pomeriggio quando finalmente Federico aprì gli occhi. Si trascinò in bagno con una lentezza degna di un bradipo. Mika si accorse che l’altro si era svegliato solo quando sentì l’imprecazione pronunciata dalla voce familiare di Fedez. “Cazzo!!” Sbottò infatti l’Italiano, davanti allo specchio del bagno.
Si sentiva un deficiente.

In quei pochi minuti dal divano al bagno, aveva pensato di aver fatto un altro dei suoi sogni moralmente inaccettabili e invece adesso aveva la prova concreta che era successo davvero.

Mik bussò alla porta qualche istante dopo. “Federico..? Stai bene..?”. Gli chiese, angosciato. Il rapper fissò la porta per interminabili secondi. Pensò di non rispondere e di rimanere chiuso nel bagno in silenzio, poi si costrinse a comportarsi da persona adulta e, con un profondo sospiro, aprì la porta.

Il sorriso che il Libanese gli rivolse, gli fece perdere un battito. Si accorse solo dopo una manciata di secondi che anche lui aveva uno sguardo impaurito. Impaurito, non arrabbiato.

Fedez deglutì e cercò di formulare un discorso serio nella propria testa. “A me è piaciuto!”.

Di tutte le stupidaggini che poteva dire, quella era di sicuro la peggiore ma gli era venuto così spontaneo da non riuscire a trattenerlo per sé. Aveva pensato di rimangiarsi tutto, di correggersi o di tentare di salvarsi in qualche modo ma non lo aveva fatto. Era rimasto semplicemente a fissarlo, come un idiota.

Mika continuò a sorridere ma lo sguardo si fece assente. Piano piano l’espressione sul suo volto cambiò e Federico si sentì male. Aveva fatto un casino.

Il Libanese abbassò lo sguardo a terra e deglutì a fatica. “Federico, mi dispiace.. Io no voleva fare limoni con te, io… Oh, fuck me! No, Wait! I don’t mean… I meant… Io…”. Prese a balbettare, agitato. L’Italiano sorrise appena. Lo trovava adorabile quando andava nel pallone e iniziava a parlare un po’ in Italiano e un po’ in Inglese. Ma il suo sorriso scomparve in fretta. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, dovevano semplicemente parlare di quella… Strana relazione tra loro due. “Mik, possiamo parlarne in sala..? O da qualche altra parte..? Ok che è un po’ una situazione di merda ma parlarne in bagno è piuttosto squallido..” provò a farlo sorridere. La pop star annuì e, come un bambino ubbidente, si mise a sedere compostamente sul divano. Federico gli si sedette accanto, sfregandosi le mani sudate sui pantaloni. Odiava quando si agitava e iniziava a sudare come un cretino.

“Prima di tutto, ascolta: non interrompermi, va bene? E’ un po’ il motivo per cui sono qui, quindi non…” Sospirò e strinse un pugno. “Non avevo intenzione di ubriacarmi e pomiciare con te, è ovvio. Però è stato forte. E non lo dico perché ero ubriaco fradicio e adesso ho due succhiotti inguardabili addosso…” Le mani gli tremavano e la voce faticava ad uscire. “Cazzo, Mik, sono un rincoglionito con le parole…” Stava per vomitare l’anima, visto che aveva lo stomaco vuoto. Lo sguardo di Mika si indurì e per un attimo Federico faticò a riconoscerlo. “Tu deve pensare a quello che esce da tua bocca. Noi siamo fidanzati. Non tra di noi! Io dev..Devo andare via da Parigi. Torna da Giulia, Federico.” Mormorò il Libanese e si alzò in piedi.

Fedez non riusciva a capire quella reazione. Nella sua mente era stato Mika ad iniziare a baciarlo e gli sembrava di ricordare un discutibile rigonfiamento nei pantaloni dell’amico, premuto contro la propria coscia.
Deglutì a fatica. Non era affatto il momento di distrarsi.
Tutto quello che era successo non gli aveva dato fastidio, forse perché erano mesi che sognava che accadesse ma adesso si sentiva offeso. Era lui quello etero che stava precipitando nel vuoto dopo che la terra gli era crollata sotto i piedi, era lui quello in preda alle crisi esistenziali. Si meritava forse quel trattamento? Aveva detto qualcosa di sbagliato?
Sospirò e alzò lo sguardo a cercare gli occhi di Mika. “Per favore, ti ho chiesto di non interrompermi, voglio davvero parlarne…” Lo pregò, mantenendo comunque la calma, per quanto potesse riuscirci. L’amico però restò in piedi, irremovibile. “Non abbiamo niente da dire. Devi andare. Io posso chiamare un taxi per te.”. Il tono gelido che Mika usò fece rabbrividire Fedez. Non credeva fosse umanamente possibile che quel ragazzo potesse essere così glaciale. Si sentì smarrito, davanti ad un uomo che non riconosceva come il suo amico un po’ pazzo e adorabilmente strano. Strinse entrambi i pugni e si alzò. “Sai una cosa?” Sbottò, tirando su col naso. Non voleva passare per la femminuccia lacrimosa della situazione ma effettivamente si sentiva così: come la ragazza conosciuta in discoteca che ti porti a casa e che scarichi il mattino dopo, quando la sbronza è passata. “Vaffanculo, Mika, Vaffanculo!” Gli urlò in faccia e scappò via letteralmente.
Non pensò al fatto che avesse lasciato la propria valigia nell’appartamento del Libanese, così come la giacca e tutto il resto. Grazie al cielo, prima di andare in bagno si era infilato la maglietta e aveva preso il cellulare almeno.

Non sapeva bene cosa fare né dove andare. Imboccò il viale del parco lì vicino e ci si addentrò senza esitazioni, mentre le lacrime iniziarono a bagnargli le guance. Era un coglione. Aveva appena ricevuto l’ennesima conferma, l’ennesimo pugno nello stomaco. La cosa peggiore è che faceva troppo male questa volta.

Nel proprio appartamento, Mika se ne stava rannicchiato sul divano proprio come la sera prima se ne stava Fedez. La casa era avvolta nel silenzio, spezzato ogni tanto solo dai singhiozzi del ragazzo. Anche se stava soffrendo e stava uno schifo per come si era comportato, realizzò di sentirsi vivo come non si sentiva da anni. Iniziò a riflettere sul fatto che gioia e dolore fossero tristemente sbiaditi negli anni, un po’ come tutti gli altri sentimenti, quando si trattava di Andy e che invece, ora che erano rivolti a Fedez, gli sembrava di aver ripreso a respirare davvero e questo lo rendeva ancora più disperato. Da qualche parte dentro di sé però gioiva perché aveva anche capito come tornare a sentirsi davvero bene, peccato che quella sua cura se ne era appena andata dopo che lui l’aveva cacciata nel peggiore dei modi.

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Capitolo 7
*** In condizioni migliori ***


Erano le dieci di sera e Federico non si era ancora visto. Aveva il cellulare spento da quando aveva lasciato l’appartamento di Mika.
 
Il Libanese iniziava a preoccuparsi: sapeva che l’Italiano non era né uno stupido né un bambino ma era pur sempre in un paese straniero, senza sapere una sola parola di Francese, senza portafogli e senza giacca per ripararsi dal freddo pungente della sera.
Osservò il trolley lasciato accanto alla porta d’ingresso, pensieroso.
Aveva riflettuto molto su quello che era successo e non era riuscito a capire fino in fondo il perché della propria reazione.
Aveva avuto paura? Molto probabile.
Voleva che l’Italiano se ne andasse davvero? Assolutamente no.
Erano gli unici punti più o meno limpidi di tutto quel ragionare.
Se prima si sentiva in imbarazzo, adesso stava morendo di vergogna.
 
Decise di dedicarsi alla lettura di uno dei suoi tanti libri: non aveva alcuna voglia di dormire e guardare la tv non lo distraeva abbastanza.
Immerso com’era in un mondo fantascientifico post apocalittico, quasi saltò sul divano quando sentì suonare il campanello. Posò il libro sul tavolinetto, diede una rapida occhiata all’orario sul cellulare (era l’una e un quarto) e corse al citofono.
Fece un autentico sospiro di sollievo, rassicurato, quando vide il rapper. Il ragazzo salì lentamente le scale, le mani sprofondate nelle tasche, lo sguardo basso.
“Prendo la mia roba e me ne vado, tranquillo.” Borbottò, evitando il suo sguardo.
Mika si accorse subito che l’amico stava tremando e aveva le guance di un preoccupante rosso acceso.
“Federico, tu stai bene?” Chiese, preoccupato. Tutta la rabbia era scemata in un istante.
 L’altro rispose con un’alzata di spalle e si chinò appena per prendere il manico del trolley ma per poco non cadde.
No, era chiaro che non stesse affatto bene.
 
Il Libanese sgranò gli occhi e lo afferrò prontamente. L’amico farfugliò qualcosa che suonava molto come “Lasciami in pace” ma le gambe faticavano a reggerlo e non poté fare a meno di stringersi debolmente a Mika per non finire a terra.
Il riccio impallidì al sentire la pelle del ragazzo. “Federico tu sta andando a fuoco!!” Esclamò, già chiaramente agitato. Lo prese in braccio senza troppa fatica, con il timore che l’altro potesse svenire da un momento all’altro. “Io adesso ti porto a letto e tu prende una pasticca per la febbre!”.
Federico ovviamente non protestò, lo lasciò fare come se fosse una bambola, sfinito anche solo per poter pensare di ribattere.
 
Il Freddo invernale si era fatto sentire fin troppo e lui, testardo come pochi, si era rifiutato di tornare prima dall’amico perché in un qualche modo stare fuori il più a lungo possibile gli sembrava una piccola vendetta nei suoi confronti, anche se magari al Libanese non importava nulla.
All’inizio era stato bene e la rabbia gli aveva dato quell’illusoria sensazione di caldo ma una volta sceso il sole, aveva iniziato a gelare.
 
Il termometro segnava 39.5 c°.
Mika era andato in paranoia e gli aveva somministrato un paio di pasticche per abbassargli la febbre, gli aveva messo addosso il piumino, una decina di coperte di pile e gli stava tamponando la fronte con un asciugamani umido.
Si sentiva in colpa e quella sensazione gli dava la nausea ma sapeva anche che in parte quello era il piano dell’Italiano e per questo, una volta che la febbre gli sarebbe passata, ci avrebbe litigato: quello era stato un comportamento assolutamente sconsiderato e da idiota.
Dormì solo qualche ora quella notte, Federico farfugliava spesso nel sonno, chiamava la madre, chiamava Mika e qualche volta anche Giulia. Era un continuo mormorare e la pop-star era un po’ inquietata da tutto ciò e poi comunque doveva badare all’asciugamani sulla fronte e doveva tenergli sotto controllo la temperatura, non poteva permettersi di dormire.
In realtà sapeva che non c’era davvero bisogno di sorvegliarlo in quel modo quasi ossessivo ma non se la sentiva di lasciarlo, i sensi di colpa avevano iniziato a divorarlo anche per questo.
 
Il mattino dopo Fedez, quando aprì gli occhi, si rese lentamente conto di essere a letto, sotto le coperte.
Ricordava di essere stato sdraiato lì in realtà ma poi era tutto confuso. Si guardò attorno e deglutì a fatica. Aveva bisogno di bere.
Seduto su una poltroncina spostata accanto al letto c’era Mika, con una guancia appoggiata sul palmo di una mano, il gomito piantato sul bracciolo. Si era appisolato da poco in quella posizione. Aveva due grandi segni violacei sotto agli occhi. Doveva aver passato la notte in bianco, dedusse Federico.
Aveva la testa che ancora girava ma si sentiva meglio. Si accorse di avere addosso la propria maglia del pigiama solo dopo qualche minuto. La tastò con le dita, sforzandosi di ricordare quando l’aveva messa.
“Avevi sudato, ho presa da la tua valigia…” Mormorò la voce familiare di Mika.
L’Italiano alzò appena un sopracciglio, era la prima volta che sentiva il Libanese parlare con una voce così bassa e roca.
Deglutì ancora e cercò di alzarsi ma fu bloccato prontamente dall’altro ragazzo.
“Tu non va da nessuna parte! Hai quasi andato in ospedale per febbre troppo alta! Io ero come una vecchia che chiama prete per suo marito che sta per morire! Cosa pensava tua testa di cazzi?? Che tu è Superman??” Non era sua intenzione urlargli contro ma aveva bisogno di sfogare tutta l’ansia accumulata.
Fedez lo capì e lo lasciò parlare, ancora debole e affatto intento ad iniziare un’altra litigata. “Hai ragione. Ho una testa di cazzi.” Sussurrò. Aggrottò lievemente la fronte al sentire la propria voce. Sembrava avesse passato le ultime ventiquattro ore a fumare senza sosta.
Sul viso di Mika comparve un tenue sorriso. Prese per l’ennesima volta il termometro e controllò la temperatura.
Federico ebbe l’impulso di allontanarlo e dirgli che poteva fare da solo ma si trattenne perché sarebbe stato stupido, pensò, dopotutto il Libanese lo stava controllando dalla sera prima…
Il sospiro di sollievo di Mika, seguito da un’espressione rilassata del suo volto fece intuire al rapper che si stava riprendendo velocemente.
“37.0 c°!” Esclamò con entusiasmo il riccio. “Ma tu non deve ancora alzarti! Dimmi cosa vuoi e io por..To qui!” Il sorriso da bambino felice fece sciogliere un po’ l’Italiano.
“Un bicchiere d’acqua non sarebbe male… E posso andare in bagno, mamma?” Lo prese scherzosamente in giro. Il riccio gli lanciò un’occhiataccia, anche se divertito ed annuì, andando in cucina a prendere l’acqua intanto.
 
Era una situazione abbastanza strana, rifletté: Fedez a casa sua a Parigi, malato e lui a fargli da crocerossina come se fossero una coppia. Era un pensiero stupido e assolutamente fuori luogo, specie dopo la litigata del pomeriggio precedente ma in qualche modo lo faceva sorridere.
Portò il bicchiere d’acqua e si rimise seduto sulla poltrona. Aveva la schiena a pezzi ma non gli importava al momento. Federico tornò dal bagno con un’andatura degna di una lumaca.
Anche se la febbre era scesa molto, si sentiva scombussolato, la testa girava vorticosamente e in bocca aveva un sapore amarognolo che lo nauseava.
“Grazie… Che sia chiaro: penso ancora che tu sia un coglione ma è… Grazie per non avermi lasciato a morire…” mormorò, una volta sotto le coperte, dopo aver bevuto.
Mika abbassò lo sguardo e sorrise. “Sì, tu ha detto verità. Io sono un coglione e uno stronzo di merda. Ho creduto che tu dice..Ssi che ti fosse piaciuto solo perché era situazione imbarazzante… Poi tu hai detto che era anche motivo per cui tu sei qui adesso e io ho avuto una fottuta paura! Io ho preso una pausa con Andy ma non ho più tradito lui da quando noi ci siamo rimessi insieme… Non ci sono altri ragazzi che mi piacciono, Andy è unico in tutto il mondo!” Iniziò a parlare e Federico sentì quel sapore amaro in bocca accentuarsi.
Ora avrebbe anche dovuto ascoltare quanto la sua cotta amasse profondamente il compagno storico?
 
“…Però tu hai cambiato le cose. You, crazy guy, make me pray for horrible things!” Borbottò, fissandolo negli occhi. Fedez non fu certo di aver capito. Non faceva così schifo in Inglese ma stava troppo male per essere sicuro di aver afferrato il senso della frase.
“Ti faccio pensare di uccidere Andy e metterti con me?” Chiese, ridacchiando e portandosi istintivamente una mano a coprirsi gli occhi.
Mika rise piano. “Non così orribbili!” Scosse il capo. Notò gli occhi lucidi del ragazzo quando quest’ultimo spostò la mano e cercò il suo sguardo. Si lasciò sfuggire un sospiro. “Noi abbiamo bisogno di dormire adesso. Parliamo dopo…”.
La sua voce si era addolcita ed era talmente rassicurante che il rapper decise di ascoltarlo senza obiettare.
Voleva andare avanti con quella discussione ma preferiva farlo in condizioni migliori più tardi.

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Capitolo 8
*** Amore ordinario ***


Dormirono entrambi fino all’ora di pranzo.
Mika aveva accumulato troppa stanchezza ed era letteralmente crollato appena aveva chiuso gli occhi.
Federico si risvegliò e non ebbe il coraggio di chiamarlo.
Anche se doveva ancora avere qualche linea di febbre, si sentiva abbastanza in forze da poter alzarsi per andare a mettere qualcosa nello stomaco.
Resosi conto dell’orario, decise di fare qualcosa di carino per l’amico e si mise a preparare il pranzo.
 
In realtà aveva solo bisogno di tenere la mente occupata su altri pensieri.
 
Non era un genio in cucina ma era capace di cuocere qualcosa di commestibile.
Frugò nella credenza, nel frigo e nei vari scaffali e alla fine optò per delle uova strapazzate con le patatine fritte.
Decise di preparare anche qualche bruschetta con del pane che doveva essere del giorno prima e un’insalata di pomodori.
Si sentiva uno chef per quel poco che aveva messo insieme.
E in più stava morendo di fame, quindi ogni profumo diventava irresistibile.
Non ebbe però il tempo di andare a svegliare Mika per avvisarlo del pranzo che il ragazzo si presentò in sala da pranzo.
I capelli erano in disordine e si stava stropicciando un occhio. Indossava gli occhiali per non affaticare ulteriormente la vista.
Aveva annusato l’aria e poi aveva rivolto all’amico un sorriso infantile, felice.
“Non è niente di che, avevo fame ma era tardi per una semplice colazione..” Sminuì Federico, anche se internamente stava sorridendo.
Il Libanese però cambiò quasi subito espressione.
“Perché non hai chiamato me? Tu sta male ancora! Sei irreresponsabile, Fedez.” Lo aveva ripreso.
Il Milanese lo fissò tra l’incredulo e il divertito.
“Cosa sono?” Gli chiese di ripetere, mentre gli riempiva il piatto.
“Irreresponsabile. Iresponsab… Irisp.. Oh, fuck!” Alzò le spalle e si mise a sedere a tavola, con il broncio.
Federico scoppiò a ridere.
 
Il pranzo alla fine non fu male, Mika si lamentò per la scarsa abbondanza delle porzioni ma apprezzò l’impegno per aver cucinato.
Sapevano entrambi di dover affrontare una certa discussione e quella consapevolezza creava tra di loro uno strano imbarazzo.
Il Libanese fu il primo ad aprir bocca. “Io non voglio che tu ti illudi. Tu mi piaci ma è solo una crush! Ed è fantastico! Quando io ti guardo, vedo stelle e fiori e fireworks! Ma Andy è amore… Ed è ter.. Terribile! Assolutamente terribile! Però è sicurezza e calma e stabilità. Capisci quello che io sto dicendo..?” Deglutì e cercò lo sguardo del rapper che, con gli occhi puntati sul pavimento, annuì lievemente senza commentare.
“Io non so se tu sei più di una cotta e non so se voglio che noi diventiamo amanti! A me piace nostra amicizia e non voglio rovinare tutto come due ragazzini troppo curiosi!” Continuò a dire il Libanese.
Forse stava parlando in maniera troppo diretta ma lui era così e Federico lo sapeva.
O almeno la pop-star sperava che il ragazzo se ne ricordasse in quel momento.
 
Il rapper puntò lo sguardo su quello dell’altro ragazzo, come punto dalla sua ultima frase.
“Quindi stai dicendo che, in buona sostanza, siamo solo curiosi di sapere quanto siamo bravi a letto insieme? Ma ti senti quando parli? Io non so che razza di rapporto hai con il tuo fidanzato ma a me in genere se una cotta piace, me ne innamoro e continuo a vedere cuori e fiori o quello che è, quando ci sto insieme e non vado in giro a dire che l’amore è terribile!” Si stava di nuovo scaldando troppo quindi fece un profondo respiro ed abbassò di nuovo lo sguardo.
“Abbiamo opinioni differenti, mi sta bene. Spiegami solo una cosa: dovremmo continuare ad essere amici, adesso? Perché, nonostante tu abbia confessato di avere una cotta, non vuoi rischiare di far saltare in aria la tua bella vita perfetta, con un uomo che ami ma ti sta sulle palle, giusto?”.
Questa volta fu Mika a fissarlo, stizzito. “ Non mi sta sulle palle, è mio fidanzato! Tu mi stai sulle palle quando fa così!” Sbottò, a pugni stretti. “Se vuoi rompere nostra amicizia, io capisco. No è cosa semplice avere una cotta per un ragazzo e è ancora più difficile se hai una fidanzata.” Marcò la parola come per volergli ricordare di Giulia. “ Noi possiamo parlare di questa cosa, capire cosa tu senti veramente… Io deve capire cosa sento adesso in mio cuore perché è come un circo di leoni ubriachi su bicicletta!” Tentò di spiegargli.
Quella strana similitudine strappò un sorriso all’Italiano.
Si era reso conto che dopotutto era lui il primo ad essere in torto, stava ancora con Giulia e incolpava Mika per non voler lasciare il fidanzato storico e mettersi con lui.
“Non mi serve uno psicologo, piccolo Freud. Però adesso vorrei vedermi un film a letto. Mi sta tornando la febbre…” Mormorò, tastandosi la fronte ma già consapevole.
Gli occhi di Mika si spalancarono. “Vai a letto, io prendo un dvd!”.
Era assurdo come avessero cambiato discorso con così tanta leggerezza e facilità.
Il fatto era che sapevano di aver raggiunto un punto sterile in quella discussione e preferivano di gran lunga starsene silenziosamente vicini a letto che in piedi a litigare.
 
Durante il film Federico si addormentò e la testa ricadde sul braccio del Libanese, il quale sistemò meglio l’amico ma lo tenne stretto a sé.
 
Stava sbagliando tutto.
Era lui ad avergli detto che preferiva essere solo suo amico, era lui che lo aveva rifiutato eppure eccolo lì, incapace di allontanare quel ragazzo troppo tatuato.
Gli piaceva il fatto che stessero riuscendo a ritagliarsi momenti così intimi ma allo stesso tempo era attanagliato dall’ansia perché era come ammettere che forse con Federico ci sarebbe potuta essere un’opportunità se solo lui gli avesse permesso di provare a farsi conquistare.
 
Restò per tutto il pomeriggio a fissare il vuoto, nella mente ripercorreva tutta la sua relazione con Andy, cercando di mettere a fuoco solo i momenti più belli per valutare se ne stava davvero valendo la pena…
Fedez aveva ragione: se fosse stato ancora perdutamente innamorato di lui, avrebbe continuato a percepire la loro storia come un’immensa emozione e non come un amore ordinario.

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Capitolo 9
*** Biglietto last minute ***


Federico era partito il mattino dopo.
Stava meglio e aveva bisogno di allontanarsi dal Libanese.
Non si sentiva più a proprio agio ed aveva semplicemente voglia di dimenticarsi tutto quel fallimentare viaggio.
Mika aveva saltato un giorno di impegni e non avrebbe più potuto rimandarli.
Dopo la discussione che avevano avuto il giorno prima, si era creata un’illusoria atmosfera tranquilla intorno a loro.
Non avevano intenzione di parlare ancora di cotte e di sbandate da adolescenti..
Era una decisione presa di comune accordo quella di tornare alla loro vita dunque, fingendo che fosse tutto come prima.
 
Fedez era partito in vacanza con Giulia un paio di settimane dopo, voleva provare a salvare quella relazione perché, se non poteva provarci con Mika, era del tutto inutile lasciare la ragazza.
Almeno per ora.
L’idea di rimanere solo gli consumava l’anima e voleva evitarlo il più possibile.
Magari Mika aveva ragione: la loro era una stupida cotta destinata a morire nel giro di qualche tempo, la relazione con Giulia invece era una storia seria.
Fu quello che si ripeté durante tutta la vacanza e, alla fine, si riscoprì ancora innamorato della sua fidanzata, o almeno fu la bugia che si raccontò.
 
Mika se ne andò per qualche giorno in Grecia nello stesso periodo.
In realtà lo aveva fatto per ripicca, dopo aver visto le foto pubblicate su Instagram dal rapper di lui con la fidanzata.
Erano settimane che non vedeva Andy e trascorrere un po’ di tempo con lui non gli dispiaceva.
Non sapeva bene se quella sua visita significasse che avevano deciso di tornare insieme e quindi la pausa era finita o se semplicemente avevano fatto una pausa della pausa.
Il Libanese era confuso su questo e il Greco cercava di evitare l’argomento.
Era felice che il fidanzato fosse tornato da lui ma allo stesso tempo aveva paura che se gli avesse messo in testa dei dubbi, il cantante se ne sarebbe andato via prima.
 
Pian piano Mika si ritrovò a pensare che sì, la pausa di riflessione era finita.
Allungò la permanenza in Grecia, approfittando di tutti i giorni liberi che aveva.
Andy gli era mancato tremendamente, gli erano mancate le sue battute, i suoi regali a sorpresa, i suoi mazzi di fiori che gli lasciava in giro per tutta la casa e i suoi scatti artistici mentre lui giocava con i cani o riposava o ancora lavorava.
Adorava le foto che scattava il compagno, emanavano un sentimento vero, era come se trasformasse quei fotogrammi della loro vita in opere d’arte personali.
C’era una foto che al Libanese piaceva in particolare: era mattina, lui stava lavorando al notebook davanti alla finestra che offriva una splendida vista sul mare ed era una giornata splendida. Aveva una tazza di caffè in una mano, intanto con l’altra digitava e ai suoi piedi c’era Mel che riposava.
Mentre ammirava quella foto, si ritrovò a pensare se avesse potuto preferire il grigio panorama di Milano rispetto a tutto quello.
No, Milano non gli mancava affatto.
 
Dopo quei giorni a Parigi, Mika aveva continuato a pensare a lui ed Andy ma quei giorni in Grecia lo avevano rassicurato e gli avevano scacciato via dalla mente l’idea di un amore ormai morto.
Stava bene con lui e non aveva bisogno di altro.
 
Fedez aveva fissato a lungo le foto postate da Mika.
In condizioni normali forse avrebbe sorriso, pensando che anche l’amico avesse avuto la bella idea di andare a passare qualche giorno col proprio ragazzo e invece l’idea lo mandò fuori di testa.
Non era giusta la sua reazione ma al momento gli sembrava molto meno giusto che il Libanese lo avesse ripagato con la stessa moneta e quel che era peggio, Mika era davvero ancora innamorato di Andy e sicuramente quella vacanza avrebbe ricucito il loro rapporto, mettendo fine anche alla più minima possibilità di Federico di avere un’occasione.
Che poi non riuscisse nemmeno lui a capire perché volesse tanto provare a conquistare il ragazzo era un’altra storia.
Lui nemmeno era gay.
Iniziò a credere che fosse stata la vicinanza di Mika ad avergli fatto male, ad averlo confuso.
 
Poco tempo dopo lasciò Giulia.
Ci aveva provato davvero a rivitalizzare il loro rapporto ma era stato inutile perché aveva sempre la testa da un’altra parte, stava lavorando ad un nuovo progetto nel qualche si era gettato anima e corpo e quando stavano entrambi a casa, evitavano perfino di cercarsi.
L’armonia trovata in vacanza evidentemente era rimasta là, tra le cime innevate.
Non lo dissero pubblicamente alla stampa, avevano preferito non parlarne perché “Magari cambiamo idea, magari è solo per un periodo…” Aveva detto Giulia, senza troppa convinzione.
Federico aveva annuito in silenzio.
Sapeva che la loro relazione era ormai un capitolo chiuso ma non ci teneva proprio a fare felici i giornalisti con quello scoop.
 
Lo aveva confessato a Mika, un giorno.
Il riccio gli aveva mandato un messaggio, un semplice saluto.
Non si sentivano da quasi un mese e, nonostante Fedez fosse ancora restio a parlargli, aveva risposto al messaggio e avevano intrattenuto una lunga conversazione su Whatsapp.
Mika si era mostrato sorpreso e dispiaciuto che l’amico avesse lasciato Giulia, aveva ammesso di aver letto un paio di articoli a riguardo ma non gli aveva dato credito, in cuor suo quella notizia confermata era stata come un proiettile che gli aveva sfiorato la testa ma non lo aveva colpito.
Aveva sentito una scarica di adrenalina.
Naturalmente sapeva che il rapper non lo aveva fatto per lui: era chiaro che il loro momento fosse nato e morto là a Parigi.
Però il pensiero di Fedez libero lo eccitava, se avesse avuto ancora vent’anni, non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a provarci, anche se fidanzato.
Ma ormai era cresciuto, aveva appena ricominciato una relazione storica e doveva pensare al futuro.
Era stato Andy ad interrompere quel loro scambio di messaggi: gli aveva messo davanti al display del cellulare un biglietto su cui campeggiava il logo dorato del loro ristorante preferito e Mika aveva sorriso con quell’aria da bambino e aveva dimenticato all’istante di star parlando con il rapper.
 
Fedez non aveva dato troppo peso a quella scomparsa improvvisa, sapeva che l’amico si trovava ancora con il fidanzato e preferiva non pensare a cosa stessero facendo.
Aveva ordinato un paio di pizze e aveva chiamato J-Ax per passare la serata in compagnia di un viso amico.
Fu durante quella serata che al Milanese venne in mente di fare un altro viaggio, questa volta ben lontano da interessi amorosi tossici.
Fu così che, alle sei del mattino, dopo un giro di chiamate grazie al quale scoprì nuovi insulti, acquistò un biglietto last minute per Miami.
 
 

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Capitolo 10
*** 007 ***


L’idea di Federico era molto semplice: trascorrere qualche giorno nella città Americana in totale relax.
Aveva chiesto ad un paio di amici di accompagnarlo e insieme avevano progettato di andare ad alcuni festival musicali e in qualche locale famoso.
Aveva anche progettato l’incontro con un paio di grandi produttori.
Era una vacanza costruttiva dunque.
 
Sapeva bene che Mika lì aveva una villetta, il Libanese gliene aveva parlato svariate volte, ne era molto orgoglioso.
Si sentì bruciare dentro all’altezza dello stomaco al pensiero che sarebbe potuto stare in quella casa con Michael adesso, se le cose fossero andate diversamente in Francia.
Invece Ila pop star se ne stava beatamente lontano da lui e si alternava tra Milano, Atene e Londra. Non gli aveva più scritto e questo fece stizzire ulteriormente l’Italiano nei suoi confronti.
 
Fedez non seppe di preciso cosa lo avesse spinto a scrivere quel post su Twitter quel giorno ma voleva smetterla di comportarsi bene.
Non era tanto per far ingelosire Giulia, come gli amici e molti fan credevano, lui puntava ad attirare l’attenzione di Mika.
Il fatto che il Libanese avrebbe tranquillamente potuto continuare ad ignorarlo non era importante, a Federico bastava sapere che Mika avrebbe seguito tutta quella faccenda e pregustava già il fastidio che gli avrebbe provocato vedendolo flirtare e limonare con una bellissima ragazza.
O almeno era quello che sperava. A dirla tutta, si sentiva un idiota completo.
Magari al riccio non interessava assolutamente di quello che lui facesse con questa o quell’altra bella tipa.
 
Decise di continuare comunque quella commediola messa in piedi con la complicità della dj Australiana.
Era una ragazza simpatica e a Fedez non dispiaceva esserle amico.
Quel piccolo siparietto però gli fece capire quanto non sentisse il bisogno di avere una relazione al momento.
Era confuso e non riusciva a mettere a fuoco la situazione.
L’ultima sera a Miami gli balenò in testa l’idea di provare a baciare l’amico con cui divideva il letto.
Aveva bevuto un po’ troppo forse.
Non capiva più da cosa fosse attratto e si sentiva totalmente smarrito.
Quella sensazione, o forse solo la sbronza, gli fece venire la nausea.
 
Il ritorno a Milano non fu molto traumatico, aveva molto lavoro da fare e occupava il tempo libero con la palestra.
La sera usciva spesso, più per accontentare gli amici, che volevano tirargli su il morale perché era palese che non stesse proprio alla grande, che per vera voglia di fare baldoria.
Aveva anche ripreso a fare i dj set e quella strana routine lo stava aiutando davvero a distrarsi.
In tutto questo, aveva anche ricevuto una chiamata da Sky: volevano che tornasse come giudice di X-Factor.
Fedez non aveva ancora risposto.
Non gli sarebbe dispiaciuto fare parte della giuria per un altro anno, quel lavoro gli era piaciuto davvero molto la scorsa edizione ma non sapeva se anche Mika ci sarebbe stato di nuovo e non era sicuro di voler passare tutto quel tempo con il Libanese, in caso di una sua risposta positiva.
Era un comportamento immaturo, più o meno come scomparire per settimane e poi mandare una nota vocale di cinque minuti.
 
Come nei peggiori degli incubi, Mika lo informò di quanto fosse felice perché le cose con Andy si erano sistemate, erano tornati ad amarsi come agli inizi e lui se l’era sentita anche di rimettersi la fedina al dito. Mormorò anche che sospettava che presto avrebbe avuto un nuovo anello da sfoggiare.
Per Federico fu troppo.
Spense il cellulare e lo gettò sul divano. Prese la chitarra e iniziò a strimpellare, tra calde lacrime e parole che faticavano ad uscirgli di bocca.
Recuperò in fretta un quaderno e ci appuntò su le rime che si stavano creando nella sua mente.
Era uno dei modi migliori che conosceva per sfogarsi e il rapper ne aveva uno stramaledetto bisogno ora.
 
Mika continuava a controllare Whatsapp, speranzoso.
Aveva visto comparire due spunte blu e quindi era certo che Federico avesse visto il messaggio ma non gli rispondeva.
Perse la speranza quando vide che non era più nemmeno online.
Pensò che magari fosse in studio e non potesse dedicarsi al cellulare.
Non c’era stata malignità nella decisione di Mika di informare l’amico sulle ultime novità nella sua vita, molte volte si erano raccontati tutto e a Parigi si erano promessi che sarebbe rimasto tutto come prima…
Quando vide Fedez di nuovo online, aspettò una sua risposta, certo di riceverla.
Non fu così.
 
Solo tre giorni dopo ottenne un segno di vita: il Milanese gli aveva mandato l’emoji del segno della vittoria.
Tutto qui.
Inizialmente Mika si era offeso e aveva deciso di essere lui ad ignorarlo questa volta.
Poi qualche senso di colpa iniziò a pervaderlo.
Alle 2.30 di notte decise che doveva sapere il perché del comportamento di Fedez.
Gli mandò un messaggio breve e conciso: -Perchè fa così?-. Naturalmente il Milanese lo ignorò, non perché stesse dormendo ma perché quella domanda lo fece andare fuori di testa.
Come era possibile che il riccio fosse diventato così stupido??
-Pensavo che ti facesse piacere parlare con me come un volta- Gli scrisse ancora la pop star.
Era troppo testardo per lasciar stare.
-Non a st’orario del cazzo. Vai a drmire- Digitò velocemente Fedez e si maledisse per aver inviato con un errore di battitura.
Il riccio sorrise per quella piccola vittoria: non era proprio un messaggio carino ma almeno era una risposta più vera rispetto ad una emoji.
-Tu non è tanto bravo come con le parole quando scrivi- provò a scherzare.
Peccato che Federico non fosse proprio dell’umore giusto.
-E tu violenti i verbi anche di più- Gli rispose, stavolta rileggendo prima di inviare.
-Sono straniero, tu non hai scuse- Fu la risposta divertita dell’altro. Federico sbuffò, esasperato.
-Sono stanco e ho scritto troppo in fretta ok??- Avrebbe voluto anche aggiungere che non aveva alcuna voglia di parlare con lui anche se effettivamente nessuno lo stava costringendo a rispondergli.
Mika storse il naso a quel messaggio.
-Ok! Gnx- Scrisse e inviò, senza rifletterci troppo su.
Federico fissò attentamente quelle tre lettere, non riuscendo proprio a capire.
- E’ un codice per i servizi segreti?- Chiese e tirò un sospiro di sollievo che non fosse una conversazione al telefono altrimenti la sua voce sarebbe stata più acida che divertita.
- Good-Night-X- Gli scrisse per intero il Libanese qualche minuto dopo.
Il rapper non sapeva esattamente come reagire, decise di seguire quella parte da ragazzina acida che si era risvegliata in lui e scrisse velocemente: -Sei serio? Il bacio? Ma andare a fanculo no?-
Questa volta la pop star ci rimase davvero male. Lui non ci vedeva nulla di male in quel saluto, mesi prima era come si salutavano ogni sera.
-Vacci tu stronzo di merda!- Rispose dopo cinque minuti buoni e subito dopo spense il telefono.
Quella conversazione era terminata.
Per la prima volta dopo Parigi, Mika iniziò a pensare di aver perso Federico.
 
Solo, nel suo appartamento Londinese, non riuscì a dormire quella notte.
Lo stesso accadde a Federico, a Milano.
Gli aveva scritto dopo dieci minuti ma si rassegnò dopo una mezz’oretta al fatto che Mika non lo avrebbe visualizzato fino al giorno dopo.
 Il messaggio cercava di recuperare un po’ la situazione: -Sì, magari devo andarci sul serio stavolta. Sorry… gnx anche a te 007-  .

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Capitolo 11
*** Bimba sperduta ***


Federico inizialmente aveva creduto ad un messaggio da parte di Mika quando il cellulare quella mattina squillò alle 6. Il Libanese era solito scrivergli agli orari più improbabili in genere.
Per cui quando si ritrovò davanti la scritta Yasmine Mika impiegò più o meno trenta secondi per capire di chi si trattasse e il panico iniziò a prendere il sopravvento. Si immaginò l’amico schiantato contro un albero, in una pozza di sangue sul marciapiede o in un aereo in fondo a chissà quale oceano. Sì, erano pensieri decisamente esagerati ma era stato risvegliato da un brutto incubo e il cervello era ancora in modalità tragedie.
Fu molto sollevato dal leggere che semplicemente la donna aveva finito il disegno per lui e glielo aveva inviato. Fedez se ne era addirittura dimenticato visto che non era più in buoni rapporti con la pop star Libanese.
Forse Mika non aveva detto nulla alla sorella o forse lei aveva voluto finirlo perché glielo aveva promesso. In ogni caso quello era un disegno fantastico e il rapper non vedeva l’ora di poterlo imprimere in maniera indelebile sulla pelle. Chiamò il tatuatore giusto qualche ora più tardi e decise di non dire nulla a nessuno fino al giorno prestabilito per il tatuaggio.
 
Quella falena colorata era venuta così bene che Federico non smise di guardarla per un’ora intera una volta tornato a casa. Perfino la madre ne era entusiasta. Quando gli aveva chiesto dove avesse trovato l’idea, aveva risposto con una semplice alzata di spalle: non aveva affatto voglia di raccontarle che anche se non parlava più con Mika, messaggiava abbastanza frequentemente con la sorella. Si sentiva un po’ stronzo ma non stava facendo nulla di davvero sbagliato: parlavano di arte soprattutto ed erano discorsi che a Fedez faceva molto piacere poter fare con qualcuno che se ne intendesse e aveva un debole per lo stile della donna: in quell’esplosione di colori che era quasi una firma di Yasmine Federico ci si rispecchiava bene. Aveva messo una foto dell’opera finita su Instagram e sorrise quando vide la Libanese mettere un mi piace. Poco dopo che la madre se ne andò, gli arrivò un altro messaggio, questa volta davvero del riccio.
-L’ha fatto Yasmine il disegno, vero? E’ il disegno di Parigi… E’ venuto bene- Gli aveva scritto e a Federico era sfuggito un sospiro.
-Sì, me l’ha inviato qualche giorno fa, è stata grande :D- Gli rispose, sperando di non finire di nuovo a litigare.
-Lei è sempre grande. Mi ha detto che voi siete amici adesso. Tu vuoi avere il numero di Zuleika anche mi ha detto.-
Federico raggelò. Non aveva pensato al fatto che sebbene lui avesse mantenuto il silenzio con Mika, probabilmente la sorella invece aveva parlato. Gli aveva davvero raccontato anche che lui le aveva chiesto il numero della sorella minore?
Si sentì pervadere da un senso di nausea. Sapeva benissimo di avere il diritto di parlare e di cercare di uscire con chi gli pareva ma non era giusto per nessuno provarci con le sorelle del ragazzo che si sarebbe volentieri portato a letto. Comunque non poteva tirarsi indietro, doveva rimanere calmo e mettere in chiaro le cose…
-Perché no? Mika la mangio ;)- Era un messaggio stupido, pensò dopo aver inviato. E sapeva bene che quel gioco di parole era profondamente odiato dal riccio.
- E’ la mia sorella no devi scherzare con lei o io uccido te. Anyway she wants your no. too so… Good chat, man.-
A Federico questa mania di scrivere per una metà in Italiano e per l’altra in Inglese non piaceva più o meno come l’odore dei broccoli di primo mattino ma aveva capito lo stesso e ne era stato quasi scioccato.
Mika gli aveva inviato il numero di Zuleika perché anche lei voleva parlargli. D’un tratto iniziò a mancargli l’aria. Non stava cercando una relazione seria, non stava cercando proprio nulla. Credeva che non avrebbe mai ottenuto quel numero e quindi ci aveva giocato su adesso invece sentiva il peso di quello che aveva combinato ricadere pesantemente sulle proprie spalle.
Però Mika si stava fidando di lui, gli aveva dato il permesso di provarci con sua sorella nonostante tutto. Se quel fatto faceva sentire il rapper un po’ meglio, il rovescio della medaglia era che al riccio non importava assolutamente più nulla di lui, se mai gli fosse importato qualcosa.
Fu questo ultimo pensiero a convincere Fedez che ora che aveva quel numero poteva davvero vedere come sarebbe andata con la ragazza. La salvò in rubrica e aprì la chat su Whatsapp.
-Ciao, sono Federico J- Scrisse e ricontrollò tre volte prima di inviare. Non pensava di poter sbagliare il proprio nome ma non si fidava molto di se stesso in quel momento.
La risposta della giovane Libanese non si fece attendere troppo.
-Hi, Fedez! :D How are you?-
Federico non aveva considerato il fatto che Zuleika parlasse esclusivamente in lingue che lui non conosceva però questa era una domanda facile, poteva farcela.
-Well, thanks! And you?- Sperava tanto di non fare una figuraccia dopo appena due messaggi.
Zuleika visualizzò il messaggio e impiegò un tempo che a Fedez parve infinito per scrivere:
-Anche io bene. Scusa for my Italian. Mika ci ha deto quacosa but it’s sooo dificile! L-
Perfetto, pensò Federico. Era ancora più incomprensibile di Mika e Yasmine. Quest’ultima aveva imparato abbastanza bene l’Italiano, mai ai livelli del fratello ma il fatto di aver lavorato spesso a Milano l’aveva aiutata molto e i Penniman sembravano tutti predisposti all’apprendimento di nuove lingue in un tempo record. Il rapper iniziava a vergognarsi del fatto che in anni di scuola non fosse riuscito ad imparare decentemente almeno l’Inglese.
-Tranquilla! Sei molto brava ;)- probabilmente se fosse stato il riccio, lo avrebbe preso in giro per una settimana intera ma visto che non lo era, gli sembrava poco educato mettersi a ridere, in fondo lei si stava sforzando per semplificare la conversazione a lui.
 
Parlarono fino alle cinque del mattino. Federico scoprì che la ragazza si trovava a Dubai e stava lavorando a diversi progetti, tra cui uno con il fratello minore, aveva intenzione di andare in vacanza a Milano per qualche giorno a breve per una rimpatriata con la famiglia (Fedez sospirò pesantemente: anche Mika quindi sarebbe tornato lì), che era single (e quello nella mente dell’Italiano era suonato molto come un invito a corteggiarla perché sì, quella era quel tipo di donna da corteggiare come i vecchi tempi) e che una volta aveva cantato con il fratello ma si era vergognata tantissimo. Gli aveva anche linkato un video e Fedez aveva ridacchiato al vedere quella giovanissima Zuleika a disagio sul palco. L’Italiano aveva totalmente ignorato Mika perché no, non si sarebbe più intenerito anche per lui. Parlarono anche di molte altre cose e Federico si sentì stranamente felice quando spense il cellulare: era riuscito a non pensare alla pop star per ore nonostante ogni tanto la sorella lo nominasse.
Zuleika era una ragazza simpatica e molto bella, non una di quelle a cui Fedez si sarebbe mai avvicinato perché lui non era un tipo romantico e di sicuro non sarebbe mai riuscito a conquistare una ragazza simile ma lei era diversa, pensò mentre chiuse gli occhi, la stanchezza che si impossessava avidamente di lui, lei era proprio come Mika: un’ elegante principessa con un’anima festosa e colma di gioia da bimba sperduta.

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Capitolo 12
*** Smettere di ballare ***


Mika era un ragazzo geloso. Non lo era eccessivamente ma aveva le sue fisse. Non voleva che Andy stesse troppo tempo al pc, non apprezzava essere all'oscuro della vita sentimentale delle sorelle e non tollerava nemmeno un comportamento troppo libertino da parte del fratello minore.

Voleva avere tutti e tutto sotto controllo perché semplicemente non si fidava del mondo. Naturalmente lui invece poteva avere segreti con l'intera famiglia e si innervosiva quando gli altri parlavano di ingiustizia.

C'erano molti motivi per cui il Libanese stava odiando Fedez in quel momento, primo fra tutti era il fatto che il Milanese stesse sempre al telefono con le proprie sorelle. Yasmine gli raccontava di conversazioni sul design e cose simili e Mika si limitava ad annuire e a crederle visto che era la sorella maggiore ma Zuleika invece alzava semplicemente le spalle quando veniva interrogata. La vedeva continuare a scrivere al cellulare mentre si sentivano tramite Skype e lui era quasi certo che stesse parlando con quello che un tempo era suo amico.

Mika era stato nervoso per tutta la durata del viaggio per raggiungere Milano. Fortunè sarebbe arrivato a breve e con lui anche Zuleika. Yasmine e la madre invece sarebbero arrivati il giorno dopo.

Il ragazzo andò nel proprio appartamento, si fece una doccia veloce e poi scese in strada a comprare qualcosa da mangiare. Non molto dopo i fratelli arrivarono con due grandi valigie al seguito.

L'iniziale entusiasmo dei due nel riabbracciare il fratello maggiore venne interrotto bruscamente proprio da Mika che, messa su un'espressione severa, si rivolse alla sorella.

"Noi dobbiamo parlare." Le disse e si avviò in sala. La ragazza lo seguì, sapendo bene che non era il caso di contraddirlo quando era di quell'umore. Fortunè chiuse la porta e sgattaiolò in bagno per non essere coinvolto.

"Tu parli ancora con Fedez?" Chiese Mika alla sorella, senza esitare oltre.

La ragazza alzò un sopracciglio, perplessa.

"E' un problema?" Si pose sulla difensiva, incrociando le braccia al petto come quando era piccola.

Mika sospirò pesantemente e si sedette sul divano.

"Lo incontrerai..?" Le domandò allora, in realtà già abbastanza sicuro sulla risposta, che infatti fu positiva.

"Mi ha invitata ad uscire domani!" Esclamò con un gran sorriso la Libanese.

Mika la fissò, a corto di parole. Quindi Federico aveva davvero intenzione di andare avanti con quella farsa?

"Domani..? Ma domani dovevamo andare al salone!" Le ricordò il fratello, fingendo che il problema fosse quello, già in ansia.

"Lo so, ci andiamo e dopo esco con lui..."spiegò con calma Zuleika, ignorando l'espressione contrariata di Mika. Era chiaro come la pensasse sul fatto che lei fosse amica del rapper ma di certo la giovane non aveva intenzione di far decidere al fratello cosa dovesse o non dovesse fare.

Michael passò un paio di minuti in totale silenzio, lo sguardo fisso sul tappeto.

"D'accordo." Mormorò alla fine.

Fortunè entrò quasi furtivamente nella stanza, preoccupato dal troppo silenzio.

"Tutto ok?" Si accertò.

"Benissimo! Domani sera esci con Zuleika e Fedez!" esclamò Mika in un ghigno affatto rassicurante. I due fratelli lo fissarono ad occhi sgranati.

La pop star sapeva di stare sbagliando ma non gli importava: non avrebbe mai lasciato sua sorella sola nelle grinfie di quel coso dipinto e nemmeno poteva andare lui a controllarli o avrebbe litigato con l'Italiano prima ancora di salutarsi. Fortunè d'altro canto sapeva di non avere scelta perché anche la madre gli avrebbe chiesto di fare lo stesso. Molte volte lui aveva fatto da terzo incomodo durante le uscite di coppia della sorella: a Zuleika in genere non dispiaceva avere qualcuno pronto a proteggerla quando usciva con nuovi ragazzi ma questa volta la situazione era diversa: sia lei che la Fortunè erano perfettamente consapevoli che Mika avesse frequentato Federico per un lungo periodo e quindi non capivano quella mancanza di fiducia nei suoi confronti.

 La pop star non aveva mai parlato a nessuno delle litigate in seguito a Parigi, aveva solo finto che quell'amicizia fosse nata per il programma e stesse morendo ora che aveva deciso di lasciarlo. Perché sì, Mika aveva deciso di non essere più un giudice di X-Factor e questo a Fedez lo avevo comunicato con un semplice e conciso messaggio: -Lascio X-F, buona fortuna con nuovo giudice- Federico non gli aveva risposto e lui si era offeso ma non lo aveva cercato ancora.

Quella sera i tre Penniman furono stranamente silenziosi. Zuleika e Fortunè rimasero in sala a guardare la tv dopo cena mentre Mika si chiuse in camera e fece l'errore di visualizzare qualche commento sotto al proprio post di qualche ora prima in cui annunciava di essere arrivato a Milano. C'erano alcuni che gli chiedevano se avesse in programma di incontrarsi con Fedez, altri che chiedevano se fosse lì per XF... Qualcuno aveva anche postato degli screen della scorsa edizione e a Mika faceva male ricordare quei momenti così felici ora che era tutto perduto. Decise di chiudere Twitter e chiamare Andy.

Fu una conversazione breve ma portò un po' di buon umore nel Libanese. Ogni volta che pensava al proprio ragazzo e a come tutto ora fosse tornato come ai bei tempi sentiva di aver preso la decisione giusta nonostante una parte di sé gridasse tutt'altro. Avevano ricominciato a parlare seriamente di bambini e di matrimonio e questo lo rendeva felice. Non era più un ragazzino pensò mentre, riaperto Twitter, osservava l'ennesima gif con lui e Fedez (che si destreggiavano con la mazurca).

No, non era più un ragazzino e ora doveva comportarsi da adulto, essere serio ed elegante, creare una propria famiglia e smettere di ballare.

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