That green

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


Non si ricordava nemmeno una volta, una sola singola volta, in cui si fosse sentita al suo posto. Marleen aveva passato la sua vita a sentirsi fuori posto. A scuola, a casa, fuori… in nessun posto si poteva ritenere adeguata. Era come se qualcosa fosse sempre destinato ad andare storto; o in ogni caso, anche quando lei stessa si sforzava ad essere migliore o a cambiare, alla fine combinava un pasticcio.

A undici anni aveva ricevuto la sua prima lettera per Hogwarts. Quella si che era stata una sorpresa, o forse, solo in parte. In fin dei conti, se lo sentiva, che c'era qualcosa di strano in lei. E così, in fretta e furia era partita per la Scuola di Magie e Stregonerie, aveva attraversato il muro che divideva la stazione di Londra dal binario 9 ¾ e piena di grandi aspettative per il suo futuro, aveva preso posto a sedere in una cabina del treno.

“Già...” pensò, prendendo posto al tavolo Serpeverde, “piena di aspettative.” Erano passati quattro anni da quando era entrata nella Casata Serpeverde, ora si trovava ad affrontare il quinto anno, ancora da sola, e ancora a sentirsi fuori posto.

Emise un lungo sospiro, ormai aveva perso l'abitudine di guardarsi attorno, sapeva che se anche si fosse seduta vicino a qualcuno, questi l'avrebbe ignorata. “Non fare la vittima” l'avrebbe rimproverata suo fratello, se fosse stato lì. Lui era stato la sua unica roccia, il suo unico punto di riferimento, finché…

-Ehi! Spostati! Non lo vedi che quello è il mio posto?- dei lunghi capelli biondi sfilarono davanti ai suoi occhi, prima di trovarsi davanti il viso di Shira, una perfetta purosangue, perché nella loro Casata era importante sottolinearlo, di buona famiglia e considerata come una delle maghe più belle e ammirate della scuola. Marleen la trovava solamente petulante. Anche se in fatto di bellezza non la si poteva certo non invidiare.

Marleen socchiuse gli occhi per un attimo, cercando di mantenere la calma, poi li riaprì e si limitò a spostarsi, seppur mantenendo lo sguardo fisso in quello azzurro di Shira, la quale le diede una frustata di capelli biondi in faccia e prese il suo posto.

Non aveva toccato cibo e la presenza di Shira accanto a lei non era stata d'aiuto nel farle venire appetito. Anzi…

Sorseggiò solo un po' di succo di zucca e si alzò, raccolse i suoi libri dal tavolo e si avviò verso l'aula di Pozioni, mentre alle sue spalle poté sentire dei risolini. Abbassò lo sguardo sui suoi libri e lo mantenne su di essi per tutto il tragitto fino alla sua classe e anche per tutte la lezione, fortunatamente solo di teoria, perché se avesse dovuto lavorare in gruppo con qualcuno probabilmente avrebbe dovuto fare tutto lei. E Marleen era una frana pure in pozioni.

 

Quello era l'anno in cui era arrivata una nuova professoressa ad Hogwarts, la Umbridge, una donna bassa e un po' in carne, fissata col rosa e coi gatti, che appena aveva messo piede a scuola aveva quasi subito cominciato a dettare leggi e regole a destra e a manca.

Marleen la inquadrava ovunque, anche a distanza, con quel suo vestitino rosa, completo di cappellino, anche questo rosa; e si affrettava a cambiare strada o comunque a non farsi trovare; conoscendola, avrebbe subito trovato qualcosa di sbagliato in lei, anche solo la sua postura o un lembo della camicia fuori dalla gonna.

E così aveva fatto, non appena fuori dall'aula di Pozioni, avvistandola dall'altro capo del corridoio. Andò nella sua direzione opposta, verso la biblioteca, dove avrebbe trovato un po' di quiete e magari sarebbe riuscita a capire qualcosa della sua ultima lezione. Camminando, una corrente d'aria le scompigliò i lunghi capelli corvini facendoglieli finire sugli occhi verdi e costringendola a chiuderli. Nel preciso momento in cui si fermò, sia per riacquistare la vista sia per evitare di mettere i piedi nel posto sbagliato, qualcuno le diede una spallata.

-Ehi!- si girò, con solo un occhio libero dai capelli. Teneva una mano sull'altro. L'unica cosa che vide erano le spalle di uno sconosciuto che correva nella sua direzione opposta e la sua sciarpa Grifondoro. Non si era nemmeno fermato a chiederle scusa. “Soliti Grifondoro.” pensò scocciata. Finalmente era riuscita a liberare anche l'altro occhio e ora entrambi le bruciavano. Scosse la testa e riprese la sua strada.

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Capitolo 2
*** #2 ***


Passava interminabili ore in biblioteca a consultare manuali, a spulciare vecchi documenti che potessero esserle d'aiuto in materie, come Pozioni, che non capiva, ma anche solo a leggere della storia di Hogwarts o qualche romanzo. Ricordava di qualche anno prima, quando era arrivato alla Scuola di Magie e Stregonerie Gilderoy Allock, il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, e dato che i suoi libri avevano fatto tanto scalpore, si era cimentata in uno di essi, restando soltanto delusa da tanta vanità. In ogni caso, non si poteva dire che Marleen non fosse un'avida lettrice.

Marleen era solita a prendere posto in una cuccetta vicino alla finestra che dava su uno dei cortili verdi della scuola e lì chiunque la stesse cercando poteva trovarla. “Anche se a dire il vero, non mi cerca mai nessuno” rifletté con una punta di delusione e di nuovo la voce di suo fratello le si insinuò nelle orecchie come un vecchio ricordo “Non fare la vittima”.

Si lasciò scappare un sonoro sospiro, abbandonò il libro di pozioni sulle gambe e volse il suo sguardo fuori dall'enorme finestra alla sua sinistra. Non era una giornata particolarmente soleggiata e probabilmente avrebbe piovuto, il che non le sarebbe dispiaciuto affatto.

Per un po' non pensò a nulla, osservando gli studenti sotto la sua finestra che si spostavano come se facessero parte di uno sciame d'api, poi nella folla notò qualcuno piuttosto distinto dagli altri. Se ne stava seduto sull'erba insieme al suo gruppetto di amici, rideva spesso, ma non parlava mai. Si limitava ad ascoltare e a sorridere, se necessario, probabilmente. Era un Grifondoro. Aveva i capelli neri corti e spettinati, pallido di carnagione, con un accenno di barba lungo la mandibola, al collo portava appesi al maglione grigio, degli occhiali quadrati.

Assomigliava ben poco al famoso Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, eppure aveva qualcosa che glielo ricordava. Non si era mai soffermata troppo a ragionare sulla storia di Potter, per quanto lo si potesse rispettare e forse invidiare allo stesso tempo per la sua fama, le sembrava un ragazzo come un altro, e tra l'altro, in qualche modo se ad Hogwarts accadeva qualcosa di fuori dalla norma, ci si potevano scommettere le penne che Harry Potter c'entrava qualcosa. Forse non sempre, ma il più delle volte.

Si era incantata a fissare quel ragazzo così a lungo e fare tanti ragionamenti su chi gli potesse somigliare, che non si era accorta che lui la stava fissando a sua volta, insieme ai suoi compagni. Per vederla meglio si era pure messo gli occhiali.

Fu come se le fosse balzato il cuore in gola e d'istinto gli aveva dato le spalle, chiuso tutti i suoi libri ed era corsa via. Solo quando fu quasi giunta al suo dormitorio si rese conto di essersi portata dietro uno dei libri della biblioteca, sul quale di certo non aveva intenzione di scervellarsi ancora. Alla fin fine, non sapeva nemmeno perché fosse fuggita così all'improvviso.

Fece un respiro profondo, si passò una mano tra i capelli, scombinati per l'inutile corsa, e fece dietro front, trovandosi però faccia a faccia con uno dei fantasmi della scuola. Nick-Quasi-Senza Testa la fissava facendo capolino sul collo mezzo staccato dal resto del corpo.

-Cosa ti tormenta, giovane fanciulla?- Le era quasi preso un colpo. Di nuovo.

-Nulla, sir Nicolas, io… credo proprio di dover andare.- gli girò attorno, invece che trapassarlo come altri erano soliti fare con i fantasmi del castello, e si avviò a passo svelto nuovamente verso la biblioteca. Quando Madama Pince la notò sfilarle di nuovo davanti le chiese gentilmente se avesse dimenticato qualcosa e neanche il tempo di poterle rispondere, che Marleen si scontrò con qualcuno, facendo cadere tutti i libri per terra.

-Ehi, sta' più attento!- il ragazzo che si trovava davanti era almeno di dieci centimetri più alto di lei e la prima cosa che poté notare di lui erano i suoi occhiali quadrati appesi tra la cravatta Grifondoro ed il maglione grigio di lana. Lei lo fulminò comunque con gli occhi, incrociando però uno sguardo perplesso, il sopracciglio inarcato e un'espressione alquanto divertita nei due occhi verdi. Ma non era un verde come quello dei suoi occhi. Era più acceso, “più estivo” pensò Marleen.

-Scusa, scusa!- ridacchiò alzando le mani in segno di resa e si chinò per raccoglierle i libri. Lei si chinò a sua volta, le erano caduti almeno cinque libri diversi ed escludendo quello di Pozioni che aveva tenuto per sbaglio, gli altri erano pieni di pergamene, di cui alcune si erano sparpagliate sul pavimento.

-Quante cose.- notò il ragazzo, mentre un ciuffo di capelli gli cadeva sugli occhi. -Studi un sacco, tu, eh?

Marleen non rispose. Non sapeva cosa dire, considerato che di solito parlava solo quando era strettamente necessario o a qualche fantasma del castello.

Una volta risolto il disastro che si era creato per terra, borbottò un -Grazie- allo sconosciuto, prese i libri che lui aveva raccolto per lei e si avviò verso la sezione Pozioni, dove finalmente poté posare il libro che non le serviva più. Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi che quasi rischiò di schiantarsi di nuovo contro il misterioso ragazzo e almeno altri tre dei suoi amici.

-Ancora tu?- contrasse la mascella e sentendosi circondata superò la barriera di ragazzi che le si era creata attorno.

-Aspetta!- la chiamò il ragazzo di Grifondoro, ricevendo un'occhiataccia di rimprovero da Madama Pince come per richiamarlo al silenzio. Marleen si era fermata, dandogli però le spalle. -Non ti ho chiesto scusa per stamattina, quando ti ho urtata.

“Quindi era lui.” pensò, mordicchiandosi l'interno della guancia e riflettendo su qualcosa da dirgli. Ma alla fine non le venne nulla in mente che ormai potesse sembrare spontaneo, così, semplicemente, riprese a camminare per la sua strada, lasciandosi dietro lui, le sue scuse e i suoi amichetti/gruppo spalla.

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Capitolo 3
*** #3 ***


Da quel pomeriggio, almeno una volta al giorno si ritrovava quel ragazzo davanti che la guardava o ammiccava o comunque camminava, scherzava, studiava dalle sue parti. A stento nella sua Casata trovava un po' di pace.

Tutto sommato quella situazione era completamente nuova e strana per lei. Perché mai un Grifondoro doveva interessarsi ad una Serpeverde? Erano due totali opposti e la competizione non era estranea alle due casate.

Si sedette in una delle poltrone in pelle presenti nella Sala Comune e rimase in ascolto dei rumori sottomarini del lago di Hogwarts, fissando il blu intenso dell'acqua. Una sensazione di pace la invase, come se gli ultimi avvenimenti della settimana non l'avessero mai sfiorata. Col suo gatto nero in grembo, chiuse gli occhi e presto si addormentò contro il guanciale della poltroncina.

Si svegliò da un sonno senza sogni per l'ora di cena, la Sala deserta, il lago di un blu così scuro da non poter vedere alcuna creatura marina muoversi al suo interno. Chissà per quanto aveva dormito. Il suo gatto si stiracchiò sulle sue gambe, affondando solo per un secondo gli artigli nel tessuto della gonna per poi ritrarli e cominciare a fare le fusa.

Marleen lo carezzò dolcemente, poi lo poggiò per terra e si avviò verso la Sala Grande, lisciandosi prima i vestiti e aggiustandosi i capelli per strada. Quando arrivò la sala stava già per svuotarsi, quindi poté mangiare nella sua tranquillità.

O almeno così sperò…

Nel preciso momento in cui prese posto, accanto a lei si sedette Shira. Anche se era decisamente troppo vicina a lei. Praticamente attaccata.

-Ciao, piccola maghetta. Cosa fai?- poggiò il suo gomito sulla spalla di Marleen, la quale non proferì parola, concentrandosi sul suo cibo decisa a gustarselo. Dopo una breve attesa, Shira tornò all'attacco. -Oh, mangi. E cosa bevi?- disse con voce eccessivamente mielosa e allungò una mano verso il suo bicchiere di succo di zucca, ma invece di prenderlo lo versò sul suo cibo. -Oh, pardon, ora la tua cena diventerà una perfetta pappetta. Ma tu continua pure a mangiare, buon appetito.- si alzò dandole una frustata di capelli biondi in faccia.

Marleen si morse il labbro più forte di quanto volesse. Fece un respiro profondo. “Ora basta”.

Si alzò, individuò Shira ormai fuori dalla porta di accesso della Sala, insieme alle sue amiche, intenta a spettegolare con loro, e la raggiunse a grandi passi. Nemmeno la chiamò. La spinse in avanti, facendola cadere in ginocchio. Come reazione le altre subito l'accerchiarono, sputandole addosso insulti di ogni tipo; roba di poco conto, Marleen teneva lo sguardo fisso sulla biondina intenta a rialzarsi. Non appena ebbe riacquistato l'equilibrio, le si avvicinò, facendosi strada tra le altre ragazze e le fu così vicina da poter sentire il suo respiro alterato.

-Tu, piccola…- entrambe avevano già sfoderato le bacchette, ma Gazza era già tra di loro.

-Che sta succedendo qui?- strillò frapponendosi tra di loro. -Due Serpeverdi che si rivolgono l'una la bacchetta contro l'altra, vi sembra normale?! Ma per questo voi sarete…

-Oh, perdono, perdono- il ragazzo Grifondoro prese parte al discorso. “Adesso ci si mette anche lui” pensò seccata Marleen, vedendolo comparire dal nulla. -Signor Gazza, non è successo nulla, è che la mia amica ha la bacchetta facile, vero?- mise un braccio attorno le spalle di Marleen, sorprendendola e guardandola di sfuggita negli occhi, per poi rivolgersi di nuovo al guardiano. -Non c'è bisogno di una punizione, anzi, mi occupo personalmente di lei.- sfilò la bacchetta di mano a Marleen e gliela mise in tasca, portandola via e senza che nessuno potesse aggiungere nulla.

Lei si girò a guardare Shira e in lei lesse solo disprezzo. Presto una tempesta avrebbe avuto luogo, nella Casata Serpeverde. E lei era già pronta, sul piede di guerra.

Camminarono fino a raggiungere il cortiletto che dava accesso alla scuola. Marleen si era azzardata una sola volta ad alzare lo sguardo verso il ragazzo e immediatamente lo aveva riabbassato, non sapendo né cosa dire né cosa fare; era visibilmente a disagio e non riusciva a trovare un modo gentile per togliersi il suo braccio dalle spalle. Alla fine scelse il metodo che più le sembrò facile.

Si fermò in mezzo al corridoio che dava accesso al cortiletto, lasciando un po' di spazio tra lei e il Grifondoro e respirando a pieni polmoni l'aria fresca. Aprì la bocca, ma non sapeva nemmeno cosa dire.

-Tu… tu…

-Prego.- disse lui, sorridendole e passandosi una mano tra i capelli, perennemente scombinati. -Di sicuro, mentre ti portava da Piton, Gazza avrebbe continuato a rimproverarvi e a blaterare sul fatto che siete della stessa Casa. E chi se lo sentiva più? Poi non voglio immaginare le punizioni di Piton.- ridacchiò.

Marleen era senza parole. Non sapeva cosa dire, benché il suo cuore battesse all'impazzata. Chi, oltre suo fratello, si era mai schierato per lei? E quando mai qualcuno l'aveva salvata da una delle punizioni di Piton quando era più che palese che se le meritasse?

Il ragazzo avvertì il suo sgomento e le si avvicinò, lasciando una mano attaccata dietro il collo. Allungò l'altra verso di lei. -Sono Max, comunque.- fece un piccolo sorriso che gli colorò il viso di un leggero rosso.

Marleen fissò la mano per qualche secondo, in uno stato di completa confusione. Quando Max si abbassò per cercare il suo sguardo, poco prima di ritrarre la sua mano, lei gliela strinse energicamente. -Marleen.

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Capitolo 4
*** #4 ***


-E così ora te ne vai in giro con un Grifondoro?

Era passato un po' di tempo da quando Max l'aveva salvata da una probabile punizione di Piton, frutto di un possibile scontro con Shira, fortunatamente evitato. Spesso Marleen notava Max gironzolare dalle sue parti, anche più di prima che si presentassero.

La cosa non le dava lo stesso fastidio di prima, ma la confondeva e non sapeva mai come comportarsi; fondamentalmente non riusciva a credere che qualcuno potesse darle tutta quella importanza “o qualsiasi cosa essa sia”, aveva pensato durante l'ora di Erbologia, senza prestare troppa attenzione alla professoressa Sprite. E poi c'era di mezzo la rivalità tra le due Case, Grifondoro e Serpeverde. Non riusciva a immaginarsi un singolo studente che andasse d'amore e d'accordo tra quelle due Casate. Anzi, forse era qualcosa di irrealizzabile.

I primi commenti acidi di Shira si erano fatti sentire qualche sera dopo il primo intervento di Max. Lui le aveva fatto un cenno di saluto dalla sua tavolata e lei aveva ricambiato con un cenno distratto della testa, intenta a leggere un manuale di Pozioni. Shira le fu subito accanto e aveva attaccato dandole una sonora gomitata nelle costole.

-Sai,- era la prima volta che le rispondeva per davvero, escludendo lo spintone dell'ultima volta -mi stavo chiedendo come mai non riesci a smettere di infastidirmi in posti affollati.- non staccò lo sguardo dal libro. -Hai troppa paura ad insultarmi in un posto isolato? O comunque non circondata dalle tue amichette?

Shira rimase in silenzio, evidentemente privata della sua solita risposta pronta; ma il suo tacere durò ben poco. -Mi stai sfidando?- chiese non troppo convinta. Marleen alzò semplicemente le spalle, fissando il libro senza più leggerlo. Shira fece un ghigno di superiorità, le si accostò all'orecchio. -Se è una sfida quella che vuoi, l'avrai.- le sussurrò. -Ma non mettere in ridicolo la tua Casata.- fece un cenno con la testa verso il tavolo Grifondoro. -Una Serpeverde e un Grifondoro non si sono mai visti insieme.- fece per versarle dell'acqua addosso, ma Marleen si ritirò appena in tempo, rivolgendole un'occhiata piena di astio. La bionda fece uno dei suoi soliti sorrisi mielosi e se ne andò.

Marleen rimase ad osservarla per tutto il tempo e anche quando ormai era scomparsa dal suo campo visivo, continuò a fissare l'entrata della Sala Grande con lo sguardo perso nel vuoto. Poi fece un respiro profondo e diede un'occhiata alla tavolata del suo nuovo “conoscente”. Max la fissava con un'aria preoccupata e colma di disapprovazione allo stesso tempo.

Lì per lì lo ignorò. Era come se il suo sguardo volesse suggerirle che non ne valeva la pena. “Peccato che siano cinque anni che non ne vale la pena.” rifletté lei con rabbia, chiudendo con troppa energia il libro di Pozioni e dirigendosi verso il suo dormitorio.

La cosa più curiosa dell'atteggiamento di Shira era che nella Sala Grande e in altri luoghi che non fossero la loro Sala Comune o il loro dormitorio, non perdeva occasione di tormentarla. Ma se si trattava di luoghi comunemente frequentati solo dai Serpeverde non si azzardava a considerarla. Anzi, la ignorava. Almeno poteva addormentarsi senza troppi timori. L'unico posto in cui ancora non era arrivata, inoltre, era la biblioteca, “Ringraziando il cielo”.

 

La mattina dopo ci sarebbe stata una lezione di Difesa conto le Arti Oscure. Quando Marleen entrò in classe già tutti avevano preso posto e si accingevano a organizzare il materiale datogli dalla Umbridge.

La maga passò in rassegna ogni banco per cercare un posto vuoto, ma l'unico che trovò libero fu quello vicino Shira. “Oh no. Questo no.” Sapeva che lo aveva fatto apposta, sapeva che aveva fretta di dimostrare a tutta la scuola le sue capacità. Diede uno sguardo veloce di nuovo a tutta la classe, eppure avrebbe preferito stare per terra piuttosto che vicino a lei.

-Forza, forza!- incitò la professoressa, guardando nella sua direzione.

Marleen serrò la mascella e si avviò a passi rigidi verso il banco di Shira. Si sedette vicino a lei senza degnarla di uno sguardo, e d'altronde lei fece lo stesso. Come non capirla. Teneva gli occhi puntati su Draco Malfoy, uno dei ragazzi più conosciuti tra i Serpeverde, per la sua famiglia e per le noie che spesso e volentieri dava a Potter e i suoi amici. Non a caso, in quel momento sembrava piuttosto preso dal farneticare qualcosa con i suoi fedeli compagni, Tiger e Goyle, e stuzzicava da lontano Potter, seduto dall'altra parte della stanza.

“Fatti l'una per l'altro” pensò disgustata, aprendo il libro.

La lezione passò più velocemente di quanto potesse credere, Shira si era limitata a ignorarla per tutto il tempo, pendendo dalle labbra della Umbridge. “Ma come si fa? Io non riesco a seguire quel tono così melenso” chiuse nel libro alcune pergamene in cui aveva preso appunti per tutta l'ora e fece per andarsene, ma Shira la trattenne, tirandola per l'uniforme.

Si scambiarono uno sguardo glaciale, eppure colmo di significato. Entrambe sapevano cosa fare. Dovevano solo aspettare che la classe si svuotasse e che la professoressa si allontanasse. Gazza era entrato in classe in quel momento per riferire alla Umbridge qualcosa che evidentemente le causò tanto fastidio da farla schizzare fuori dalla stanza.

Ora c'erano solo Marleen e Shira.

-Mano alla bacchetta, Mezzosangue. Vediamo che sai fare.- Shira si allontanò da lei, lasciando un paio di banchi tra di loro. La parola “Mezzosangue” era filtrata nelle orecchie di Marleen e già aveva incassato il colpo. Per un momento ripensò a suo fratello, poi poggiò la mano sulla sua bacchetta e la sfilò dalla tasca.

Si concentrò sulla sua bacchetta, sul suo legno di Lauro e ne sentì l'energia. Poi guardò dritto negli occhi la sua sfidante, già in posizione di guardia. Fu allora che attaccò.

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Capitolo 5
*** #5 ***


-Stupeficium!- Marleen agitò la bacchetta verso Shira, un leggero flusso di luce rossa partì dalla sua bacchetta, ma non arrivò alla sua avversaria. “Troppo debole.” pensò stringendo i denti. Shira rise di gusto.

-Come sei ridicola!- disse cercando di smettere di ridere. Le puntò contro la bacchetta. -Levi corpus.

Il corpo di Marleen si sollevò in aria e presto la ragazza si ritrovò a testa in giù, come se qualcosa la afferrasse per la caviglia e la tenesse sospesa. Marleen tentò di sistemarsi la gonna che le scendeva lungo i fianchi e che le lasciava scoperte le gambe.

Strinse la bacchetta e la ripuntò contro l'altra maga. Questa volta il suo Schiantesimo ebbe più effetto, anche se Shira riuscì a pararlo. Le mancate lezioni di pratica di Difesa contro le Arti Oscure si facevano sentire.

Evidentemente, però, il colpo aveva fatto agitare Shira, che rivolse uno sguardo colmo di disprezzo verso Marleen, la quale sogghignò, nonostante la situazione di evidente svantaggio. -Carpe retractum!- dalla sua bacchetta partì una corda che velocemente si avvolse attorno il collo di Marleen e la tirò giù, facendola finire rovinosamente ai piedi di Shira. Quest'ultima si chinò e la prese per la collottola, sollevandola e dandole un pugno in pieno stomaco.

La maga indietreggiò, piegata in due e col respiro affannato. -Giochi … sporco…- mormorò evidentemente nervosa.

-Questo è per avermi spinta l'altra volta.- ribatté l'altra. -Incarceramus.

-Diffin…- aveva pronunciato il contro incantesimo troppo tardi, la corda era già attorno alla sua gola, stringendo la presa sempre più velocemente. Marleen stava soffocando, guardava Shira negli occhi e vi lesse una cattiveria indefinibile. Tutto sommato, però, poté tenere lo sguardo puntato su di lei per ben poco: la vista le si stava offuscando. Cercò qualcosa, qualsiasi cosa che potesse tornarle utile in quel momento. Sulla scrivania della Umbridge c'era una pila di libri, quelli appena usati nella loro ultima lezione. Per un secondo l'immagine di suo fratello le balenò in testa. Poi sussurrò: -Oppugno.- indicando la pila di libri.

Chiuse gli occhi, accasciandosi a terra e prima che potesse accorgersene la stretta della corda si era allentata. I libri avevano preso in pieno Shira, deconcentrandola dalla magia. Marleen strinse le dita sulla corda e la tirò via. Pian piano riacquistò la vista e poté di nuovo respirare regolarmente, anche se inizialmente aveva dovuto prendere enormi boccate d'aria.

Si alzò in piedi, appoggiandosi ad un tavolo per potersi reggere e non cadere per terra.

Shira rialzò lo sguardo su di lei. Era finita per terra a causa dell'impatto coi libri e si era graffiata i palmi delle mani. Forse aveva anche battuto la testa, perché sembrava più fuori di sé del solito, oltre il fatto che era piuttosto rossa in viso, nelle zone in cui i libri l'avevano colpita.

-Tu hai pers…

Marleen non poté portare a termine la frase. Nello stesso momento in cui stava per articolarla, Shira la colpì con un altro Schiantesimo, facendola svenire. Ora era tutto nero.

 

-Innerva.

Marleen si svegliò ansimando e respirando a pieni polmoni. Sbatté le palpebre più volte, il nero nel suo campo visivo si diradò lentamente. La prima cosa che poté vedere fu il viso pallido del professor Piton. Subito dietro quello di Max e alcuni suoi compagni.

Si guardò attorno e rendendosi conto di essere tra le braccia del professore, che la reggeva in ginocchio, si allontanò subito da lui, restando seduta per terra.

-Vorrei sapere…- sibilò serio mentre si rialzava e le porgeva una mano per aiutarla. -Che cosa è successo qui.- guardò prima lei e poi Shira, seduta su un banco con madama Chips che le tamponava quelli che ormai erano diventati dei lividi.

-Ecco… noi…- iniziò Marleen, guardando alternativamente Shira ed il professore. La voce le morì in gola, ancora dolorante.

-Vi ascolto.- scandì lui.

-Non è successo niente.- disse tutto d'un fiato Shira, riavviandosi i capelli spettinati all'indietro e forzando un sorriso. -Ci stavamo solo allenando.

-Davvero?- Piton alzò un sopracciglio. -Mi sembrava che la professoressa Umbridge avesse espressamente detto che non si avrebbe fatto alcun uso della magia durante le sue ore. Figurarsi dopo.- le squadrò entrambe. -E non credo che in un allenamento normale si riportino così tanti danni e si faccia così tanto disordine.

Le ragazze erano ammutolite; lo sguardo del professor Piton mutò, diventando più severo e stringendo gli occhi fino a farle diventare due fessure. -Cinquanta punti a testa verranno tolti a Serpeverde. E ringraziate che non andrete in punizione, siete troppo mal ridotte per poter fare qualsiasi cosa.- la sua voce si era inasprita gradualmente. Le guardò un'ultima volta, soffermandosi su ognuna per interminabili momenti. Poi scosse la testa e se ne andò a passo deciso, sorpassando un gruppetto di alunni fermo sulla porta.

Marleen si lasciò andare contro un banco, sospirando. Si sentiva ancora stordita. Guardò Shira, la schiena curva con i capelli biondi che le coprivano tutte le guance, eccetto gli occhi. Sembrava persa in un sogno ad occhi aperti. Poi guardò Max, che appena incrociò il suo sguardo fu subito da lei, sorprendendo il suo gruppetto di amici. C'erano pure i gemelli Weasley ad assistere e probabilmente erano anche loro parte del gruppo. In ogni caso, la folla già si stava diradando e ad assisterlo erano rimasti solo i gemelli e altri tre o quattro amici.

-Ma che ti è saltato in mente?

Marleen aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Lui si mise in ginocchio per poterla guardare bene in viso, ma prima ancora di poter puntare i suoi occhi verdi colmi di disapprovazione nei suoi, non poté non notare i segni rosso-violacei lasciati dalla corda che Shira le aveva stretto al collo. Si alzò quasi immediatamente e si voltò verso la biondina.

-Ma che cosa vi passa per il cervello, eh?!- praticamente stava urlando. -Volevate forse ammazzarvi? E qual'era la tua geniale idea?- si avvicinò a Shira, ora da sola, madama Chips si era spostata da Marleen. -Volevi strozzarla? E poi?- scosse la testa. -Ma qual è il vostro problema?

-Calmati, ragazzo.- borbottò madama Chips. -Non hai mai visto una rissa? Strano- non gli diede nemmeno il tempo di rispondere. -Io vedo di continuo Potter e Malfoy sul punto di darsele di santa ragione e un sacco di Grifondoro e Serpeverde che si accaniscono l'uno contro l'altro. Dove hai vissuto finora, eh?- parlava con una calma disarmante. Effettivamente, ormai doveva averci fatto l'abitudine. Finì di controllare Marleen e si rizzò sulla schiena, stiracchiandosela. -Per le ferite al collo direi di non fare nulla, guariranno da sole, anzi, al massimo ti do una pomata da metterci su. Nel frattempo, evita di parlare troppo e stai a riposo, hai capito?- Marleen annuì. -Bene.- l'infermiera raccattò le sue cose e se ne andò a passo svelto.

Max fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. Si sfilò gli occhiali dal naso e li incastrò nel maglione, come era solito fare.

-Dai, Max, lascia perdere, andiamo.- lo incitò un suo amico alle sue spalle.

-No, voi andate, io mi prendo cura di lei.- disse sorprendendo tutti i presenti in sala. -Quanto siete noiosi, lo so che è una Serpeverde e allora?- li attaccò prima che chiunque potesse rispondere, rendendosi conto delle espressioni sulle loro facce.

-Sei patetico.- commentò Shira, senza guardarlo in faccia.

-Tu non hai diritto di parlare.- ribatté secco lui. -L'unica patetica sei tu, che ti accanisci su una ragazza della tua stessa Casa senza alcun motivo.

Mentre tutti discutevano, Marleen era come in uno stato di confusione. La gola le doleva e le orecchie le fischiavano, offuscando le parole di chi la circondava. Se madama Chips le aveva consigliato di non parlare, lei avrebbe più che volentieri seguito il suo consiglio. “Come se già io abbia chissà quale parlantina” pensò ironicamente.

Eppure i suoni le giungevano ai timpani, fin troppo ovattati. Si sentiva come se stesse per crollare da qualche parte e, con un po' di amor proprio, decise di dirigersi in infermeria. Sorpassò Max, sorpassò i gemelli Weasley e barcollando giunse in infermeria, dove finalmente poté crollare su un letto.

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Capitolo 6
*** #6 ***


Marleen!” mi sta chiamando. “Marleen!”

Vedo Phil corrermi incontro e prendermi per mano. “Dai, Marleen andiamo a giocare!” corriamo lungo un piccolo viale, fino ad arrivare al nostro parco preferito. Entriamo, ridiamo, ci rincorriamo. Ad un tratto, il sole che prima splendeva sopra di noi, viene coperto da enormi nuvoloni neri. Mi giro e Phil non c'è più. Un momento prima ero sicura che fosse qui, penso. E ora invece è scomparso, pensa la me quindicenne.

-Marleen?

Aprì gli occhi lentamente, la vista prima offuscata, poi pian piano si fece più nitida. Prima di tutti vide un gemello Weasley torreggiare alle spalle di Max, secondo in lista tra le persone che aveva notato per prime. Seduti nel letto accanto c'erano il secondo gemello Weasley e una ragazza a lei sconosciuta che ridevano e giocherellavano dicendosi scioglilingua a vicenda.

-Marleen?- la chiamò di nuovo Max. -Ti senti bene?- le si avvicinò.

Marleen si mise a sedere e subito le girò la testa; dovette prendersi la testa fra le mani. -Si…- biascicò. -Forse.- i giramenti finirono ben presto, sostituiti da un tenue mal di testa. -Quanto ho dormito?

I due che primi erano intenti a scherzare tra di loro, ora si erano avvicinati. Marleen arrossì sentendosi osservata.

-Un giorno e una notte interi.- la guardò Max preoccupato, facendosi più vicino a lei, il che non migliorò il suo rossore. Lei annuì e poi rimase in silenzio. Non sapendo dove guardare, decise di fissare le sue mani, che teneva rilassate in grembo.

-Beh, comunque…- attaccò il gemello più vicino a lei. -Basta preoccupazioni, ora stai meglio. A proposito, io sono Fred e lui è George.- indicò il fratello vicino alla ragazza, entrambi sorrisero.

-Lei, invece, è Mira.- la presentò George, anticipando la sua introduzione con un sorriso. La ragazza, dai capelli castani e gli occhi di un blu che sembrava quasi innaturale, si fece avanti e le porse una mano. La sua cravatta marroncina e blu testimoniavano che appartenesse a Corvonero. Marleen le strinse la mano debolmente. Ora la sua faccia era tutta un fuoco.

-Piacere… Marleen.- mormorò. La gola le faceva ancora male, ma la cosa non la sconvolse. Anzi, i ricordi del giorno prima le ripiombarono addosso come fossero stati una cascata. Aveva affrontato Shira, non se l'era cavata proprio benissimo, ma almeno un po' le aveva fatto male. “Piccole soddisfazioni, immagino.” pensò con indifferenza.

-Marleen?- la chiamò per l'ennesima volta Max, notandola immersa nei suoi pensieri. Marleen doveva avergli scagliato un'occhiata troppo seccata, visto che lui si era come ritratto al suo sguardo.

-Dimmi…- cercò di migliorare la situazione, aggiustando anche il tono della voce.

-Nulla… cercavo di capire cosa avessi.- cercò timidamente lo sguardo di lei, di nuovo perso nel vuoto. Il silenzio imbarazzante che calò pochi secondi dopo, fu fortunatamente interrotto da George.

-Comunque l'altra non è messa meglio di te.- questo sì che attirò l'attenzione di Marleen.

-Cioè?- chiese colma di curiosità.

-Se ce la fai ad alzarti…- Fred si guardò attorno, cercando madama Chips.

-… te la facciamo vedere.- completò la frase George, scambiandosi uno sguardo d'intesa col fratello.

Marleen rimase a fissarli per un po', ricordandosi per un attimo del sogno di suo fratello e invidiandoli un po', poi scattò in piedi, ma quasi subito crollò addosso a Max. “Guarda caso.” ironizzò. I giramenti di testa di prima si facevano ancora sentire, ma si affievolivano comunque in fretta.

-Ce la fai?- l'aiutò lui ad alzarsi, col suo solito sguardo preoccupato dietro gli occhiali quadrati. Marleen annuì di nuovo e si ristabilì in piedi anche con l'aiuto di Mira, che si dimostrò incredibilmente gentile.

Presto giunsero nella Sala Grande, dove Shira, sola, era intenta a leggere della posta. Marleen sgranò gli occhi. Parte della sua fronte era coperta da un enorme livido violaceo ed uno dello stesso colore, ma più intenso e con striature rosse, copriva parte del naso e dell'occhio sinistro.

-Ti chiederai dove si trovano gli altri lividi.- sussurrò uno dei gemelli; Mira gli mollò una gomitata. -Ahio!- l'altro gli tappò subito la bocca, per non fare altro rumore.

-George, in realtà, voleva dire che di sicuro le hai fatto molti più lividi, oltre quelli attualmente visibili.- sogghignò Max.

-Precisamente.- pronunciò una voce assai nota alle loro spalle. Marleen e il resto del gruppetto si voltarono di scatto, trovandosi davanti il professor Piton. -Vedo che sta meglio, signorina Dawson.- la fissò con occhi penetranti. -Come è già successo per la signorina Bloom, anche ai suoi genitori è stata mandata una lettera, per avvisarli delle circostanze verificatesi ieri.- Marleen non ebbe nemmeno il tempo di riflettere sulle conseguenze, che il professore tirò fuori dalla sua tunica nera una lettera. -Stamattina è arrivata questa e visto che si trovava in infermeria, mi sono preso la libertà di prenderla al suo posto e di consegnargliela di persona.- gliela porse.

Marleen prese la lettera, ringraziando il professore, il quale subito dopo si avviò con passo velato oltre il gruppetto.

Marleen e suo fratello avevano insegnato ai loro genitori come sfruttare i gufi per tenere corrispondenza con loro, e probabilmente la lettera era arrivata col vecchio gufo di Phil.

-Dai, su, aprila.- azzardò Mira. Era la prima volta che le rivolgeva la parola.

-Non potrà essere peggio di quella volta in cui nostra madre mandò una Strillettera a Ron.- ridacchiarono George e Fred, nel momento in cui il fratello si trovò a passare di lì con Harry ed Hermione, rivolgendogli un'occhiataccia.

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Capitolo 7
*** #7 ***


Ciao Marleen,” era sempre così che sua madre cominciava le sue lettere, salutandola come se si fossero incontrate quella stessa mattina.

Io e tuo padre abbiamo ricevuto una lettera dalla tua scuola stamattina, cosa inusuale, considerato che non ci scrivono mai nulla.

Abbiamo saputo della tua rissa, o qualsiasi cosa essa fosse, con Shira Bloom; e so che entrambe non ne siete uscite illese. Solitamente in questi casi dovrei rimproverarti e farti comprendere quale sia stato il tuo errore, ma suppongo che tu lo sappia già. Mi preoccupo di più della tua salute, invece. Come stai? Raccontami al più presto. Da quando Phil è...”

Marleen ripiegò la lettera e la reinserì nella busta. L'aveva letta in silenzio, isolandosi da Max e tutti gli altri. Sua madre sapeva essere comprensiva, ma ogni volta doveva per forza tirare fuori l'argomento di suo fratello, nonostante Marleen le avesse chiesto espressamente di non farlo. “Non capisco cosa ci sia di così difficile da capire”, pensò con l'amaro in bocca.

-Ehi, perché non hai finito di leggerla? Non eri nemmeno arrivata a metà!- dissero in coro i gemelli Weasley. Marleen rimase sorpresa dalla loro simultaneità nel parlare, sebbene non rispose nulla. Max le mise una mano sulla spalla, e prima che potesse aprire bocca, Marleen si limitò a dire: -So cosa c'è scritto anche senza leggerla. Domani mattina risponderò.

Li sorpassò e si diresse di nuovo in infermeria, a recuperare le sue cose per poter tornare nel suo dormitorio e dal suo gatto. Max la raggiunse in un men che non si dica, lasciando indietro gli altri.

-Tutto bene?

-Si.- rispose seccamente lei, intenta a rivestirsi dietro un separé; fino a quel momento aveva girato per i corridoi di Hogwarts in pigiama.

-Non si direbbe proprio…- borbottò lui, che ora si era seduto sul suo letto, nell'attesa che finisse. Forse fu proprio questa frase a far traboccare il vaso. Marleen ne aveva fin sopra i capelli di tutto e di tutti: di Shira, della stupida lettera di sua madre, del male alla gola, di Piton e dei suoi modi di fare e soprattutto di tutte quelle attenzioni che non aveva mai ricevuto e che non riusciva a giustificare in alcun modo.

-Mi dici perché?- uscì fuori dal separé quasi del tutto vestita, tentando di allacciarsi la cravatta attorno al collo, con non poche difficoltà. Il suo sguardo era furente.

-Cosa?- si accigliò lui.

-Perché ti interessi così tanto di me? Cosa c'è di interessante in me?- si aggiustò i collant lungo le gambe, rimasti mezzi piegati da quando li aveva indossati poco prima. La sua ira cresceva di minuto in minuto. Alzò lo guardo su di lui, trovandolo perplesso.

-Ma che vuol dire?

-Perché un Grifondoro come te,- lo indicò- dovrebbe interessarsi di una Serpeverde come me?!- era esasperata e si teneva dentro quella domanda da quando lui aveva cominciato a starle sempre più frequentemente attorno. “Anzi -pensò- da quando mi ha salvata da una probabile punizione di Piton”.

L'espressione di Max mutò in una più indecifrabile. -Adesso ti farò io una domanda.- iniziò con tono relativamente calmo. -Cosa c'è di male se mi piaci?- Marleen non seppe dire se questa domanda le fece perdere un battito o se gliene fece guadagnare uno di troppo; tutto si aspettava, tranne che una risposta come quella. -Mi piace stare in tua compagnia, anche se non succede mai, considerato da quanto poco ci conosciamo. Mi piace osservarti mentre studi in biblioteca. Mi piaci e…- Max non si era nemmeno reso conto di essere ormai ad un passo da lei. Era rosso in viso, non sapeva se di rabbia o se per l'imbarazzo. Mentre parlava si era alzato e ormai le era vicinissimo. Tuttavia, prima che potesse finire la frase, si accorse che Marleen era impallidita, forse per le sue condizioni fisiche, non del tutto ristabilite, o forse per quello che le aveva praticamente urlato in faccia, e ora fissava il pavimento.

-Marleen, io…

Lei non perse tempo, colse l'occasione per recuperare le sue scarpe da terra, le poche cose che erano rimaste sul suo letto e corse via, lasciandolo da solo in infermeria. Nella sua corsa, a piedi nudi, incrociò dietro la porta i gemelli Weasley e Mira che si atteggiavano in modo strano. “Oh no...” li oltrepassò e corse ancora più velocemente che poté fino alla sua Casata, promettendosi che non ne sarebbe più uscita, almeno fino al giorno dopo.

-Bel lavoro, amico.- sentì dire in lontananza da Mira, rivolgendosi a Max. -Tu si che ci sai fare con le donne.

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