Chiamandomi padre tu mi onori. di Mikiri_Tohoshima (/viewuser.php?uid=58193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Capitolo 0
Prologo
Nel 1990 venne ritrovato il corpo congelato di un soldato
della seconda guerra mondiale. L’uomo era sopravvissuto al congelamento per
quarantacinque anni grazie al fatto che, durante la guerra, lui era stato l’unico
candidato sopravvissuto ad aver subito una procedura con il famoso “siero del
super soldato”. Si chiamava Steve Rogers, anche se era conosciuto con il nome
di Capitan America.
Capitan America era un eroe. Un eroe di cui gli Stati Uniti
avevano avuto bisogno durante quel grande conflitto mondiale… e del quale forse
avrebbero avuto bisogno ora. Grazie a nuove tecnologie, e ai fondi gentilmente
prestati dal loro maggior finanziatore, lo S.H.I.E.L.D. riuscì a risvegliarlo.
Quel povero uomo all’inizio era confuso, arrabbiato,
distrutto. Aveva perso quarantacinque anni. Aveva perso una vita intera, senza
invecchiare, senza cambiare, ma intorno a sé il mondo era cambiato, tanto che
non lo riconosceva più.
Ovviamente non gli fu concesso subito di uscire ad esplorare
questo nuovo mondo. Vi erano delle regole, vi erano sempre delle regole, così
un giorno, grazie alla sua forza e agilità, le violò, trovandosi immerso nella
città che non dormiva mai.
La sua casa, il suo paese, il luogo al quale sarebbe voluto
tornare mille volte durante la guerra, ora lo rigettava. Forse era nostalgia,
forse la sua vecchiaia lo aveva fatto inacidire, ma si sentì a disagio in quel
nuovo mondo che non gli apparteneva… Provò a cercare la sua casa, a Brooklyn,
scoprendo che al posto di essa vi era un palazzo.
Dopo questo giro turistico che altro non fece ad aumentare i
dubbi nel cuore e la mente del Capitano, l’uomo si rifugiò in un bar, senza
neanche il “conforto” dell’alcool per dimenticare, dato che il siero con il
quale era stato “costruito” assorbiva qualsiasi sostanza in poco tempo.
Mentre era lì, a riflettere sui tempi andati e sul tempo che
aveva perso per sempre, si trovò affiancato da una persona.
<< Quindi sei tu il famoso capitano.>>
Era un uomo giovane, sulla trentina, pizzetto e capelli
neri, vestito abbastanza elegante, che si sedette sullo sgabello accanto al
suo, ordinando anche lui da bere.
Steve avrebbe voluto chiedergli chi fosse, come faceva a sapere di lui, ma ogni
sua domanda fu annullata dalla ruvida voce dell’altro.
<< Allora, piaciuta questa gita nel “Nuovo Mondo”?
Immagino che troverai cose parecchio diverse rispetto a un po’ di tempo fa… >>
L’uomo prese un sorso dal suo bicchiere, lanciandogli poi un’occhiata con dei
brillanti occhi castani.
<< Solo io sono riuscito a trovarti. Perché ho
immaginato dove saresti potuto andare… dopotutto, questo era il locale
preferito da mio padre. >>
Quindi, gli porse la mano, facendo un sorrisetto sornione.
<< Tony Stark. Penso che tu conoscessi mio padre,
Howard. Lui non faceva altro che parlare di te, della tua scomparsa… ma non del
Capitano. Parlava di “te”, Steve, dicendo quanto tu fossi coraggioso, leale, e
importante. Non solo dal punto di vista economico o bellico… ma di come la tua
trasparenza riguardo la malvagità ti rendesse si, superiore, ma eri anche
abbastanza umile da tornare indietro… per non abbandonare nessuno. Hai fatto
grandi cose, Capitano. >>
Steve fece un lieve sorriso, a sentir parlare di una sua conoscenza. Il figlio
di Howard… non gli assomigliava neanche un po’.
Quindi, Tony si alzò, posando un paio di biglietti sul
banco, e spolverandosi la giacca.
<< Andiamo, Capitano, la riporto alla base, questa
vacanza è durata fin troppo… ma, se lo desidera ancora, basta che faccia un
fischio. >>
E gli porse un foglietto piegato. Allo sguardo confuso del capitano, si indicò
un oggettino che aveva alla cintura.
<< Il numero del mio cercapersone. A volte quelle
maledette riunioni sono tutte di una noia pazzesca. Mi farà bene un po’ di
svago, e se ha bisogno, potrei anche insegnarle qualcosa su come si vive
ora. >>
<< Grazie Tony. >>
<< Prego capitano, ma adesso andiamo, davvero, o Fury
si metterà a cercarla con l’elicottero. >>.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
capitolo 1
Capitolo 1
Diretto, diretto, diretto, colpo basso, stangata.
Il capitano si allenava nella palestra dello SHIELD, ogni
colpo al sacco di sabbia era un ricordo doloroso che cancellava per sempre
dalla sua mente. Era passato appena un anno da quando si era risvegliato ed era
tornato a vivere. Un anno durante il quale aveva imparato praticamente tutto su
quel nuovo mondo, e ora lo SHIELD cercava di dargli una qualche mansione, una
qualche utilità.
Il mondo aveva comunque dei grossi problemi, New York era
ogni giorno affollata di crimini, di disastri, il mondo era sempre in subbuglio.
Quindi, mentre di giorno Steve Rogers cercava di incastrare la sua vita in
mezzo a quella di tutti gli altri, aveva cambiato non si sa quanti lavori
proposti dai suoi carcerieri/guardiani (come ogni tanto Tony Stark si dilettava
a chiamarli), di notte lui tornava quello che era stato per così tanto tempo
sul campo.
Un difensore del popolo.
Non facendosi riconoscere, girava e, grazie alla sua forza, sventava qualche microcrimine
che nessuno altrimenti si sarebbe azzardato a sventare, ma la sua vita da
vigilante anonimo fu decisamente breve. Ancora una volta si ritrovò a dover
fare i conti con tutte quelle stupide regole che gli si erano state imposte.
Non ne poteva più, lui voleva essere una persona libera. Non
era un bambino che doveva essere tenuto continuamente sotto controllo.
<< Secondo me, loro non ti ritengono un essere umano,
ma un’arma che vorrebbero avere sempre a disposizione per ogni evenienza.
>>
L’unica “gioia” della sua vita, erano le visite di Tony, le quali giustificava
con la tipica frase : “I soldi che usate sono i miei e voglio vedere come
vengono usati.”.
<< Ma io non sono un’arma. Ho combattuto la mia
guerra, ora voglio solo essere lasciato in pace >>.
<< Lo so. Lo sanno tutti, lo sa pure Fury, ma fa finta di niente come suo
solito. Non disperare, troverò un modo per farti uscire da qui. Tu sai
disegnare, no? Ho visto i tuoi schizzi… tra le tante aziende che collaborano
con la mia, vi è pure una stamperia… collegata ad una casa editrice piuttosto
famosa. Potresti provare a fare l’illustratore per loro, potrei dare una buona
parola… >>
Steve non poteva sentirsi più grato, a sentire la proposta
di Tony. Illustrare libri, magari libri per bambini, gli sembrava un’idea
davvero interessante, per scrollarsi completamente il passato di dosso.
Mostrò il suo portfolio. Lo accettarono. Quindi ora si
allenava, cancellava ricordi, e pensava al lavoro che avrebbe fatto. Le cose
cominciavano a girare per il verso giusto.
Finì, giustamente, di buttare all’aria quel sacco di sabbia,
udendo poi il rimbombo di passi dentro la palestra. Si mise un asciugamano al
collo, per togliersi il sudore di dosso, e si voltò, sorridendo a Tony che era
giunto fino a lì, seguito da una donna. Una bella donna, che gli ricordava un
po’ sua madre.
<< Ehi, cap, ero venuto a congratularmi con te per il
lavoro alla casa editrice, ma oggi, casualmente mentre acquisivo alcuni
progetti, ho conosciuto questa incantevole signora… Penso dovresti farci
amicizia, e… ok, ho scordato il mio cercapersone in macchina, vado a prenderlo
subito >>
E l’uomo scomparve da dove era arrivato, lasciando un capitano
decisamente in imbarazzo, che prontamente porse la mano.
<< Steve Rogers, sono… >>
<< Io so chi è lei, signore… >> Rispose la donna, un po’ in
imbarazzata pure lei mentre ricambiava la stretta.
<< Per lo meno… lo so perché il signor Stark mi ha
parlato di lei… Mary Parker. Il mio nome è Mary Parker, e credo che… lei sia un
mio prozio… >>
A Steve salì un groppo in gola, a sentire quella parola.
<< Prozio? Vuole dirmi che… >>
<< Alla lontana, ovviamente ma… se i documenti dicono il vero, beh, lei è
l’unico parente in vita che mi è rimasto… >> Fece una risatina nervosa,
ma si sentiva nella sua voce una nota di commozione.
<< Anche se lei dovrebbe avere… almeno settant’anni… e
la cosa mi sembra incredibile che lei si sia… >>
<< Mantenuto così giovane? Signorina… Mary, se i geni
sono giusti, anche lei resterà così incantevole quando avrà la mia età. >>
Ed entrambi esplosero in una risata, mentre Tony ritornava,
tutto tronfio.
<< Allora, cosa mi sono perso? Si, giusto, la
signorina è tua nipote, cap. Un po’ alla lontana, però… il sangue non mente. Pensavo
che ti avrebbe fatto piacere conoscerla, e conoscere suo marito insomma per…
>>
Il capitano sentì dentro di sé un grande colare, perché adesso
capiva che non era solo.
<< Grazie Tony. Questo è uno dei più bei regali che
potessi farmi. >>
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
capitolo 2
Capitolo 2
Dopo aver conosciuto Mary, e di conseguenza suo marito
Richard, dopo aver trovato un lavoro, e adesso poteva pure permettersi un appartamento,
Steve era finalmente felice, e si sentiva a suo agio, come se avesse trovato il
suo posto nel mondo.
Però, sapeva che non era finita così. Che non era così che
doveva continuare, che aveva ancora delle cose da fare, e che lo spirito del
protettore non si sarebbe mai dissolto da lui.
Tutto cominciò quando Tony andò a fare una presentazione per
delle armi nel Medio Oriente, e venne rapito da dei terroristi. Steve avrebbe
voluto partire immediatamente per salvarlo, però, regole di Fury, era bloccato
nel terreno Statunitense. L’unica cosa che poteva fare era aspettare e pregare,
ma giusto qualche mese più tardi, eccolo tornare, più morto che vivo,
sconvolto, e con una calamita nel petto.
<< Questa, amico mio, è l’unica cosa che mi impedisce
di morire. Lì è terribile, Più io produco armi, più esse vengono rubate dai
terroristi ed usate contro i soldati per cui sono state fatte. Per questo, e
per altri motivi, ho deciso di smettere in maniera definitiva con la produzione
e il commercio degli armamenti. Non voglio mai più vedere un bambino
imbracciare un fucile col mio nome scritto sopra. >>
Quella scelta diede parecchio filo da torcere ai
collaboratori di Stark, ma ormai la decisione fu presa. E Steve non poteva
sentirsi più fiero del suo grande amico. Come si sentiva fiero delle scoperte
sulla genetica del suo “genero”, Richard Parker.
Lui non ci capiva molto su quello che l’uomo studiava e
ricercava, anche se si era sempre mostrato interessato alle sue, loro, perché Mary
era la sua unica collaboratrice, chiacchiere, e mostrava un grande supporto.
Supporto che dimostrò pure quando nacque il loro primo figlio.
Steve si rese conto, quel giorno di agosto mentre guardava
la neomamma con in braccio il frugolino, che il siero gli aveva portato via
anche la possibilità di diventare padre. Quindi, prese una decisione.
Decise che avrebbe protetto i figli degli altri. Sarebbe
diventato comunque un vigilante, e propose a Tony e a Fury la sua idea.
<< Esistono già, in diversi
paesi, “eroi”, persone che non sono normali e che usano la loro straordinarietà
come mossa per proteggere i più deboli. Il professor Xavier ha la sua scuola di
giovani dotati, e da poco un gruppo chiamato “i fantastici quattro” si sta
dando da fare per aiutare la gente. Voglio anche io poterlo fare. Durante la
guerra mi occupavo di sostenere le truppe, e “prendere a pugni” i nazisti. Oggi
io voglio fare qualcosa di concreto. Voglio tornare ad usare il mio nome e il
mio simbolo per proteggere il mio paese. Questo è quello che avrebbe voluto
Howard, Tony. >>.
Sentendosi interpellato, il
filantropo annuì, incrociando le braccia.
<< Cap ha ragione, Fury. I
Fantastici 4 non bastano, con i problemi che ci sono qui. E poi, giusto l’altro
giorno uno dei miei dipendenti è impazzito e ha costruito un’arma che solo io….
Solo la mia armatura ha potuto sconfiggerlo. >>
<< Armatura? Mi stai
dicendo che quel coso lo manovri tu? >>
Tony schioccò la lingua,
sentendosi preso in fragrante, ma ormai era inutile nasconderlo.
<< Si, quella è la mia
armatura e io la manovro. Comunque, Cap ha ragione. Ormai si stanno creando…
nemici che non sono persone comuni che usano armi rubate. Adesso cominciano ad
avere i poteri. Ci sono un’infinità di mutanti malvagi, o persone che non sono
mutanti ma che hanno mezzi, poteri, o altro, e che usano le loro abilità per
fare del male. E ci vogliono altrettante persone capaci di fermarli. >>
<< Restituiscimi la mia
divisa, Fury. Permettimi di uscire di sera. Terrò conto di coprifuoco, spazi,
contatti, tutto quello che vuoi, ma permettimi di andare a combattere i nemici
che insorgono. >>
Il comandante dello S.H.I.E.L.D.
ascoltò attentamente le parole di quei due uomini coraggiosi che volevano
soltanto mettersi in gioco. Dal suo punto di vista, Tony era poco più che un
ragazzino viziato, ma Steve… lui voleva combattere per un motivo serio. Quindi,
non potè far altro che acconsentire.
<< Sarete guidati via
radio. Obbedirete ai miei ordini. Stark, tu cerca di far finta di non essere in
quell’armatura. Capitano, ti verrà restituita la tua divisa e il tuo scudo. Vi
darò un mese di prova per vedere se riuscite a convincermi, per questo lavoro.
Ora sparite dalla mia vista, ho del lavoro da fare. >>
In ascensore, i due uomini non
trattennero la loro “gioia” del poter finalmente dimostrare il loro valore. Adesso
la vita del capitano era finalmente completa, aveva un suo posto nel mondo pure
dal punto di vista morale. Ma sarebbe stata questione di pochi mesi, e tutto
quello che conosceva sarebbe stato stravolto.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
capitolo 3
Capitolo 3
Erano passati sei mesi. Erano
passati sei mesi, e, un mattino, Steve fu tirato giù dal letto dal telefono, di
sabato, alle dieci di mattina.
Non era tanto convinto su chi
aveva avuto il “coraggio” di disturbarlo a quell’ora, ma, chiunque fosse stato,
il minimo che poteva fare per lui era rispondere al telefono.
<< Buongiorno, Smith e
Smith, avvocato. È lei Steven Rogers? Abbiamo… delle notizie decisamente gravi.
In data sedici dicembre i coniugi Parker e Parker sono partiti per un viaggio
che non è mai arrivato a destinazione, il volo 5615. >>
Steve sentì come una fitta al
cuore, sentendo la notizia. Conosceva quel volo di fama, era stato abbattuto da
un incidente, apparentemente… I coniugi Parker? Richard e Mary? Il suo
interlocutore aveva continuato a parlare.
<< Di conseguenza lei
dovrebbe venire immediatamente al nostro studio per stabilire la disposizione
di alcune pratiche. Venga qui il prima possibile. >>
E gli venne piazzato il telefono
in faccia, prima che lui potesse chiedere alcunché sul bambino, se era morto
anche lui, probabilmente, o altro.
Non poteva andare da solo. Non se
la sentiva di affrontare la morte della sua famiglia da solo, allora chiese
sostegno a Tony, che giustamente fu tirato giù dal letto pure lui.
<< Che sia l’ultima volta,
Capitano, che mi svegli prima di mezzogiorno, di sabato. Di cosa hai bisogno?
>>
<< Di un passaggio… e di una spalla amica. Richard e Mary erano sul volo
5615. >>.
Usì un profondo silenzio al di là
del ricevitore, e poi la risposta del filantropo.
<< D’accordo, arrivo subito
con la limousine. >>.
L’ufficio degli avvocati era
austero, vecchio stile. Steve si sistemò gli occhiali da sole, un po’ incerto,
quando fu incrociato dalla cognata e il fratello di Richard, May e Ben Parker.
<< Oh, Steve, è una cosa
terribile… povero bambino… rimasto solo al mondo… >>
Steve sentì che la morsa sul suo
cuore alleviarsi un pochino, venendo a conoscenza che il bambino non era morto.
E questo complicava le cose. Povero, piccolo, già… perdere i genitori ad un’età
così acerba… Mentre si scambiavano convenevoli e condoglianze, furono invitati
ad entrare dalla segretaria, Tony se ne stava un poco in disparte, non voleva
intaccare quel momento di lutto, ma Steve sapeva che era lì per sostenerlo, in
qualsiasi maniera.
L’avvocato li aspettava, seduto
dietro la scrivania, e impose alla segretaria di portare una sedia pure per
Stark.
<< Allora… Sono realmente
dispiaciuto per la vostra perdita, signori Parker, signor Rogers, anche se,
forse, abbiamo perso due dei più grandi traditori della nazione. Ulteriori
indagini hanno rivelato che i coniugi lavoravano per L’Hydra. Signor Rogers,
lei non ne sapeva nulla? Dunque, essendo i coniugi traditori della patria,
tutti i loro beni verranno confiscati dal governo. Però… abbiamo ancora un…
piccolo problema. L’affidamento del loro unico erede, Peter Benjamin Parker.
Secondo il testamento, l’affidamento dovrebbe essere responsabilità del signore
e la signora Ben e May Parker… >>
<< Ma è sopraggiunto un
problema. >>
Si intromise Ben.
<< Al momento sono
disoccupato, e non so se potremmo permetterci di badare a questo bambino…
>>
L’avvocato riprese a parlare,
dopo aver mezzo fulminato l’uomo.
<< Di conseguenza… Vorremmo
chiedere a lei, signor Rogers, di occuparsi del bambino fino a quando il signor
Parker non trovi un’altra occupazione. Non sarà per molto tempo, credo uno o
due mesi al massimo… vede, se lei non accetta, saremmo costretti a mandare il
bambino in una casa famiglia, o un istituto di accoglienza… >>.
Steve si sentì quasi fermare
nuovamente il cuore, come se una doccia gelata gli si fosse scesa addosso.
Occuparsi di un bambino? Occuparsi del figlio di Mary e Richard e tutto quanto…
gli veniva un po’ la nausea a pensare che un ramo della sua famiglia fosse
affiliato all’Hydra, erano così due care persone…
<< D’accordo. Accetto, ma
solo per il bene del bambino. Posso vederlo? >>
L’avvocato si alzò in piedi,
porgendogli un paio di fogli.
<< Certamente. Firmi qui, per
cortesia, e poi è tutto suo… discuteremo in seguito se verrà fatto un
affidamento congiunto con i coniugi Parker… >>
Ma Steve era stanco di tutte
quelle formalità. Tony gli mise una mano sulla spalla, ed insieme, uscirono
dall’ufficio, diretti ad un’altra stanza. Lì, vi era una carrozzina.
Steve si avvicinò, con il cuore
in gola, e guardò dentro di essa. Si presentò a lui un bambino di appena sei
mesi, profondamente addormentato, con i pugnetti chiusi e una zazzera di
capelli castani. Tony gli si mise vicino, a guardare il piccoletto, e gli
sfuggì un sorriso.
<< Quanto le somiglia…
>>
Mormorò allora, allontanandosi un
attimo. Steve deglutì un po’ di saliva, e poi, la segretaria gli mise in mano
il piccolo, che si svegliò, guardandolo fisso, ma senza piangere.
<< Ciao Peter… >>
Lo salutò allora.
<< Io sono Steve… adesso
verrai a casa con me un po’ di tempo… >>.
Il bambino continuò a fissarlo,
per poi fare una risatina chioccia, che sciolse completamente l’uomo. Era così
piccolo… era così indifeso… Quindi si rivolse a May, che osservava la scena con
le lacrime agli occhi.
<< Vi prometto che lo
curerò con tutto l’amore possibile… Farò del mio meglio. E… grazie per questa
possibilità. >>.
May gli rivolse un sorriso
incoraggiante, e Ben le strinse le spalle, annuendo.
<< Sei un bravo ragazzo,
Steve. Sappiamo che Peter è in buone mani… >>
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