Un'ennesima grande impresa.

di Endergreen347
(/viewuser.php?uid=665866)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO AUTORE (non) IMPORTANTE ***
Capitolo 2: *** Una nuova estate sta iniziando. ***
Capitolo 3: *** Una pausa alle nostre vacanze. ***
Capitolo 4: *** L'oracolo ha parlato. ***
Capitolo 5: *** Discussione generale. ***
Capitolo 6: *** Uno scoiattolo gigante invade il campo. ***
Capitolo 7: *** Una gita all'olimpo. ***
Capitolo 8: *** Ritornare al campo. ***
Capitolo 9: *** Cacciatrici o Amazzoni? ***
Capitolo 10: *** Ci vediamo. ***
Capitolo 11: *** False speranze. ***
Capitolo 12: *** RIP ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO AUTORE (non) IMPORTANTE ***


QUESTO CAPITOLO NON SEGUE PER NIENTE LA STORIA


Userò questo capitolo per far capire che non sono morto, anche se continuerò a pubblicare capitoli momentanei per poter portare in alto la FanFiction nella lista delle FF di Percy Jackson. 


Comunque siamo arrivati ai 600 visualizzatori al primo capitolo, e 300 ai capitoli dal 2 al 5 :D

Per me è tanto.



Boh, vi invito a recensire i vari capitoli (?)





Avverto tutti che questa storia non è nata per essere bella, ma semplicemente per consolarmi dal finale di "Il sangue dell'olimpo".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una nuova estate sta iniziando. ***


UNA NUOVA ESTATE STA INIZIANDO.

PERCY

Io ed Annabeth avevamo appena finito di passare un anno intero felici.

Fin da quando Leo si è sacrificato per distruggere Gea e salvare il mondo, il campo mezzosangue è stato molto tranquillo.

Più o meno. Jason e Piper continuavano a fare avanti e indietro per i campi.

Nico e Will si erano finalmente dichiarati a tutti come coppia.

Hazel e Frank si facevano vedere di rado, ma anche loro erano felici.

Reyna si è finalmente trovata un ragazzo, un diciassettenne alto e biondo, figlio di Marte, di nome Thomas.

Il Coach Hedge, sua moglie e il suo bambino si sono trasferiti in una casa nel campo giove, in modo da insegnare ai loro fauni un modo per guadagnarsi da vivere.

Io ed Annabeth siamo stati tutto l'anno al campo mezzosangue. Abbiamo rimandato i nostri piani di un anno in modo da poterci godere un po di riposo. Ce lo siamo meritati.

Tutto era così perfetto. Però, mi sentivo come se mi mancasse quel poco di avventura.

Ma dopotutto, non potevo certo dirlo ad Annabeth, probabilmente mi avrebbe preso per pazzo e rinchiuso in un qualche sgabuzzino.

Anche gli dei sembravano più gentili, mio padre continuava a mandarmi regali e veniva a trovarmi praticamente una volta al mese. Atena invece continuava ad odiarmi, ma con meno odio.

Zeus perdonò Apollo e ringraziò controvoglia Era per aver unito i campi.

Le cacciatrici di Artemide erano ancora in pace con le Amazzoni. In più, Thalia, ci veniva a trovare spesso.

Tutto era diventato estremamente semplice, c'erano meno mostri e più semidei in arrivo da tutto il mondo, le case erano diventate talmente affollate che ne sono state costruite delle nuove. Solo 3 case erano praticamente vuote, la mia, quella dei figli di Zeus e quella di Era. Dopo nemmeno un mese ero riuscito a convincere Chirone a far stare Annabeth nella mia casa. Ogni tanto arrivava pure Grover al campo, ogni volta si congratulava con noi per aver salvato il mondo.

La statua di Atena sembrava diventare ogni giorno più potente.

Insomma, tutto era perfetto ed una nuova estate era appena cominciata.

Per l'evento, avevamo organizzato una caccia alle bandiere insieme ai ragazzi del campo giove, e non è andata così bene.

Le squadre erano sorteggiate casualmente: abbiamo messo i bigliettini con tutti i nomi in una boccia e abbiamo estratto. Ci abbiamo messo due ore e mezza ma ne era valsa la pena. Nella mia squadra avevo Reyna ed il suo ragazzo, Clarisse, Will e Jason. Nico, Annabeth, Piper, Hazel e Frank erano nell'altra squadra.

Verso mezzogiorno avevamo finito i preparativi e la caccia stava per cominciare.

Per un qualche fortunato motivo ero nella squadra blu, e buona parte dei mezzosangue nella squadra hanno votato per eleggermi caposquadra.

Ovviamente, nella squadra nemica, a comandare era proprio Annabeth.

Ma ormai non c'era più niente da fare. Abbiamo messo la nostra bandiera dietro un tumulo di rocce, con la speranza che, per un qualche assurdo motivo, nessuno l'avrebbe notata. Messi bene insomma.

Appena Chirone fece suonare il corno, io, Reyna, Thomas, Clarisse, Will e Jason, siamo corsi in gruppo alla ricerca della bandiera. Non ci aspettavamo di trovarci proprio Annabeth, Nico, Hazel, Frank e Piper a metà strada.

"Ma che bella coincidenza" sbottai.

"Sembra proprio un segno del destino" concordò Annabeth.

Stavamo per sferrare il primo colpo, quando la luce del sole sparì di colpo. Tutto si era scurito, potevo sentire la sensazione di desolazione pervardermi mentre mi guardavo intorno. "Cosa sta succedendo?" chiese Jason spaventato. Nico esitò un attimo, fece un sospiro e disse "Sta arrivando mio padre".

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una pausa alle nostre vacanze. ***


UNA PAUSA ALLE NOSTRE VACANZE.

NICO

L'arrivo di mio padre è stata la cosa peggiore della giornata. Oh, certo, un mezzosangue dovrebbe essere fiero che il suo genitore divino lo venga a trovare.

Ma sarebbe stato meglio se non fosse venuto solo e soltanto per i suoi scopi. Una visita di cortesia non la fanno mai gli dei?

Fin dal momento in cui tutto si fece 'grigio' avevamo capito che qualcosa non andava.

Will mi guardava imbarazzato, che sia arrivato il momento di presentare il mio nuovo ragazzo al mio genitore divino?

Hazel invece stava iniziando ad impazzire, "Mio padre è Plutone" disse sconcertata, "Dovrei guardarlo come se fosse lo stesso mio padre? Voglio dire, sta arrivando in 'modalità greca ', no?" parlava in modo piuttosto nervoso. "Forse dovrei trattarlo come uno zio lontano? O come uno sconosciuto?" continuava a chiedere.

Non avevo il coraggio di guardarla. Si aspettava delle risposte che io non potevo darle.

L'unico tranquillo sembrava Percy, aveva una strana scintilla negli occhi, come se non aspettasse altro che questo momento.

L'attesa era qualcosa di insopportabile. Ci avrà messo più o meno 1 minuto ad apparire, ma sembrava che fosse passata un'ora.

Piper tremava tra le braccia di Jason, come se credesse che il suo fidanzato potesse proteggerla dal 'malvagissimo ' dio della morte.

Stavo per dire a tutti di non preoccuparsi, quando, finalmente, Ade fece la sua comparsa.

"Quasi mi dispiace interrompere il vostro massacro."

Si era annunciato così, il mio carissimo papà. Con un 'quasi mi dispiace', nessun 'ciao figliolo, come stai?' o 'Salvatori dell'olimpo, vi disturbo un'attimo'. No, niente di tutto ciò. "Poi dovrei volergli bene.." pensai. Ma ade continuò a parlare.

"Ho una buona notizia da darvi, ragazzi." continuò a parlare come se niente fosse. "Però dovrete guadagnarvela."

Annabeth divenne tutta rossa e iniziò ad urlargli contro "GUADAGNARVELA? Abbiamo salvato il mondo e l'olimpo non una ma ben DUE volte. E tu continui a chiederci.." ad interromperla fu Percy, mettendogli la mano davanti alla bocca e sussurrandogli qualcosa. Però funzionò, perchè quando la liberò sembrava essersi calmata. "Mi scusi, Ade" concluse Annabeth.

"Padre, cosa possiamo fare per guadagnarci questa notizia?" provai ad evitare un qualche tipo di rissa.

"Quando le porte sono rimaste aperte, moltissime persone sono uscite dagli inferi" diede un piccolo sguardo ad Hazel, lei se ne accorse e guardò in basso. "Il problema è che molti di quelli erano persone pericolose, destinate al tartaro o posti simili."

Percy lo interruppe, "non dovrebbe essere il lavoro di Tanato?"

"Ottima domanda, figlio di Poseidone, ma vedi, Tanato è uno solo, loro sono tanti, e più tempo passa, più persone innocenti muoiono." replicò Ade.

"Quindi, ti aspetti che noi li rimandiamo tutti negli inferi? Tutto questo per una informazione?" sbottai.

"Si, esattamente. Facendolo potrete salvare, non solo gli innocenti, ma anche una persona a voi cara." concluse Ade.

"Una persona a noi cara.." sussurrò Piper. "Che si tratti di Leo?" chiese.

"Guadagnatevi le mie risposte, mortali. Se vi interessa aiutarmi, chiedete all'oracolo." e sparì nel nulla.

Chirone arrivò qualche secondo dopo, senza neanche darci il tempo di ragionare su quello che è successo.

"Sarebbe meglio interrompere la caccia." Confessò il centauro. Che avesse visto tutto? "Troviamoci tra mezz'ora alla sala grande".

Iniziò a suonare un corno per tutta la foresta, in modo da avvertire tutti che il gioco è finito.

Nessuno disse niente e forse, è stato meglio così.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'oracolo ha parlato. ***


L'ORACOLO HA PARLATO.

ANNABETH

Erano quasi le due del pomeriggio, faceva un gran caldo e tutti ci eravamo riuniti nella sala grande per discutere su ciò che ci aveva detto Ade.

"È troppo pericoloso" insisteva Chirone "Sono tutti mostri o assassini abili, se riescono a far preoccupare il dio della morte. Cosa possiamo noi contro tutti loro? Chissà quanti ne sono fuggiti, quanto sono pericolosi."

Percy sembrava piuttosto seccato. "Abbiamo eliminato Gea e Crono, dovremmo preoccuparci di qualche maledetto mostriciattolo che era già stato ucciso una volta magari da un semideo molto meno esperto di noi? Mi sembra molto assurda come cosa."

"Inoltre potremmo provare a salvare molte persone, tra cui Leo." la voce di Piper si era spezzata mentre pronunciava quel nome. Leo. Chirone ci pensò su qualche secondo. Sembrava piuttosto dubbioso al riguardo, ma alla fine si rassegnò e ci lasciò andare da Rachel, che se ne stava in riva al mare a prendere il sole.

Sembrava piuttosto irritata quando la raggiungemmo.

"Ehm, Rachel, ci dispiace disturbarti nel tuo momento di relax, ovviamente meritato, ma un oracolo sarebbe utile per aiutarci a trovare un modo in cui eliminare buona parte delle anime che sono uscite dagli inferi." Mentre parlava piper sembrava piuttosto agitata.

Rachel squadrò tutti dalla testa ai piedi e restò per qualche secondo a fissarmi rivolgendomi un accenno di sorriso. "Non c'è neanche un momento di pace? Cosa credete che io sia una macchinetta spara profezie? Ho bisogno di riposo, RI-PO-SO e voi non mi date tregua, un anno, un anno tranquillo senza che una profezia di distruzione fosse uscita dalle mie labbra..." Mentre parlava aveva cominciato a tremare, non finì la frase e gli occhi le diventarono vitrei e chiari.

A parlare non era più Rachel,

 

 

"Nella prossima giornata il carro di Apollo sarà da seguire,

In coppie si divideranno se il loro amico non vorranno far perire.

I due romani nel deserto dovran vagare,

Il mezzodì dovranno riuscire a sopportare.

I figli dell'odio all'olimpo devono aspettare,

Un altra morte dovranno sopportare.

I due ragazzi saranno gli ultimi ad agire,

sotto le stelle la verità dovranno dire.

Chi è sfuggito alla morte la dovrà ritrovare,

nel luogo in cui lui ha più paura a tornare.

I due restanti gli dei dovranno subire

e un tempio segreto dovranno scoprire."

 

La profezia era stata pronunciata, ora dovevamo interpretare quelle parole a prima vista senza alcun senso preciso persino per una figlia di Atena come me. 

Avevo trascritto tutto su un foglio di carta, cosa che nessuno si era preso la briga di fare. Ah, che pazienza che ci vuole.

Rachel svenne subito dopo avere parlato, la fatica era stata troppa come sempre da sopportare per il suo corpo.

Cominciai a guardare il foglio che quasi subito cominciai a capire. Chiamai i ragazzi perché mi aiutassero "Venite qui! Non sembra complicato, questa volta!"

Percy fu subito al mio fianco e gli altri lo seguirono a ruota "La prossima giornata deve essere per forza domani, dobbiamo seguire il corso del sole" ero sicura di quello che stavo dicendo e Percy continuò per me "dobbiamo dividerci, Reyna e Thomas, voi dovete andare in un deserto. Prendete roba da bere e mangiare mi raccomando perché dovrete sopportare l'afa di mezzogiorno"

"I figli dell'odio siamo io e Percy, i nostri genitori si odiano,quindi è abbastanza logico, ma... chi dovrà morire di nuovo?" Mi stava venendo da piangere, un'altra morte di una persona cara, scherziamo? Un anno è passato, uno... Percy sembrò accorgersene perché mi appoggiò una mano sul braccio e parlò al posto mio.

"I ragazzi che dovranno agire di notte, sono ovviamente nico e Will. Mentre tu Hazel, assieme a Frank, dovrete tornare.... a casa della nonna di Frank..." sembrava titubante sulla fine della frase, sapeva come si sentiva Frank e anche io lo sapevo, mi dispiaceva tantissimo per lui, ma era necessario.

"I due restanti sono Piper e Jason e, evidentemente, devono trovare un qualche tempio nascosto. Tutto chiaro? "

Alcuni fecero dei grugniti di assenso, altri annuirono, io mi limitai a chinare la testa e guardarmi le scarpe, l'idea di un'altra morte mi dava il voltastomaco.

"Ragazzi dovremmo andare a dormire se vogliamo riuscire a svegliarci all'alba, prendetevi qualcosa da mangiare e andate nelle vostre case, ogni coppia si incontri per escogitare un piano di azione. All'alba ogni coppia deve trovarsi all'entrata del campo, ogni coppia. Non si accettano ritardatari." mentre Percy parlava ero andata a svegliare Rachel a forza di piccoli schiaffetti sulle guance. Intimai Percy di seguirmi e la portai nella sua stanza per farla riposare.

"Sono le otto... dobbiamo svegliarci presto... andiamo a dormire?" La mia proposta fu accettata di buon grado e tornammo nella nostra casa.

"Be... cosa ne pensi della profezia?" Percy non mi rispose subito, sembrava pensieroso "Penso che un pò di azione ci voleva, dopo un anno di assoluta tranquillità, senza avventure né niente pensavo di diventare matto"

"Percy hai sentito cosa ha detto l'oracolo? Morirà qualcuno, di nuovo, magari a causa mia o tua, se non uno di noi due! Pensi davvero che sia così emozionante ed eccitante la morte di qualcuno?" mi infuriai.

"No che non lo penso, ovvio! Ma era da tanto che non partivamo per un'avventura e..." Mi stava guardando storto e mi accorsi che due lacrime stavano solcando il mio viso.

"Annabeth che hai?" si avvicinò e mi strinse forte a sé.

"Sai che gli oracoli sono approssimativi, non pensarci troppo, magari non muore nessuno a cui teniamo" Il suo sguardo diventò confuso mentre pronunciava le ultime parole. Si era reso conto di aver sbagliato la frase.

Mi sciolsi dalla sua stretta .

"Ma la morte di qualcuno anche se non lo si conosce, non è mai una bella cosa, Percy!"

"Lo so ma... daccordo... Hai ragione. Ma ti stai facendo troppe paranoie, è una nuova avventura Annabeth! Vivila come tale no? Inoltre non abbiamo modo di evitarla."

Annuii con poca convinzione. "Io vado a dormire, buonanotte." gli diedi un rapido bacio e andai a letto, ero distrutta e ancora sconvolta dalla profezia. Percy mi raggiunse poco dopo e mi abbracciò silenziosamente, facendomi addormentare contro il suo petto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Discussione generale. ***


DISCUSSIONE GENERALE.

REYNA

Quella mattina ci siamo trovati tutti alle nove e mezza sulla spiaggia.

"Siete in ritardo" sbottò Annabeth. "Di un'ora e mezza."

Annabeth sembrava piuttosto sveglia e pronta per affrontare un'avventura. Era l'unica.

Percy stava accanto a lei. Aveva gli occhi assonnati e ogni tanto sembrava quasi che stesse dormendo in piedi.

Piper fù l'unica oltre Annabeth e Percy ad essere sulla spiaggia in orario. Anche lei aveva una faccia stanca, più o meno come tutti gli altri.

"Abbiamo avuto dei problemi a trovare tutto il necessario per il deserto" tentai di giustificarmi. 

Thomas mi guardava con una faccia sbalordita, come se non si aspettasse che mi mettessi a mentire.

Annabeth ci squadrò qualche secondo e alla fine sospirò. "Questo giustifica te e Thomas, ma per il resto?" si guardò intorno.

Hazel e Frank si stavano guardando nervosamente, come se stessero cercando di mettersi d'accordo sulla scusa da usare.

Jason non traspirava nessun tipo di emozione se non la sua stanchezza. Avrà dormito almeno un'ora?

Nico stava fissando Percy. Probabilmente aspettava il momento in cui il ragazzo sarebbe caduto per terra dal sonno.

Will si accorse di Nico e iniziò a guardarlo male ma il figlio di Ade continuò a ignorarlo.

Annabeth sospirò, accorgendosi che nessuno la stava ascoltando. "Abbiamo già perso troppo tempo, ragazzi."

Improvvisamente tutti sembrarono interessarsi al suo discorso. Tutti tranne Percy.

"Come avevo già detto ieri, dobbiamo dividerci." All'improvviso la faccia di Annabeth si scurì."Io e Percy andremo all'Empire State Building come ha detto la profezia" la sua voce si incrinò e il figlio di Poseidone si riprese dal suo dormiveglia giusto in tempo per continuare al posto suo.

"Reyna e Thomas, Chirone ha detto che c'è un mostro sconosciuto nei pressi del deserto 'Black Rock'. Un tempo quel posto era un lago, ma adesso si è prosciugato. Non vi invidio affatto." La faccia di Percy sembrava più  preoccupata per il pensiero del lago prosciugato che per la sua fidanzata che piangeva.

"Insensibile." pensai.

Ma lui riprese a parlare. "Comunque, Chirone non sapeva molto di questo mostro, se non due cose: La prima è che questo mostro è molto veloce, la seconda è che l'unico semidio che è riuscito ad elminarlo.." si bloccò un attimo. "L'unico che ci è riuscito è morto insieme a quel mostro."

"Invitante" commentò Thomas con una voce dura.

Lo guardai e notai che stava tremando. "Non cercare di fare il duro" gli sussurrai. "Non ti riesce".

Lui cercò di fulminarmi con lo sguardo, poi fece un lieve sorriso.

Intanto Annabeth riprese a parlare "Nico e Will dovranno difendere il campo in nostra assenza. Cercate di mantenere la pace tra Romani e Greci."

I due ragazzi annuirono e Annabeth continuò. Sembrava essersi ripresa. "Hazel e Frank, sapete già dove andare. Per quanto riguarda Piper e Jason, mi dispiace ma non sappiamo niente." Jason annuì e Piper abbassò lo sguardo imbarazzata.

Infine Annabeth si fece coraggio ed annunciò. "Vi invito a non avvicinarvi all'olimpo per nessun motivo." Tutti annuirono. La profezia aveva accennato a morte soltanto nel pezzo che riguarda loro due. Annabeth faceva bene a prendere delle precauzioni.

 "In teoria possiamo restare insieme per ancora una decina di minuti" concluse.

Abbracciai Thomas e gli diedi un bacio.

"Non dovresti dire le bugie" sorrise.

"Ma almeno ci siamo risparmiati una ramanzina da Annabeth." gli sorrisi e lo abbracciai.

Dopo il nostro abbraccio ci unimmo al gruppo di Piper, Jason, Nico e Will.

Sembravano tutti molto nervosi. "Cos'è successo?" provai ad entrare nella conversazione. Nico mi scrutò qualche secondo e Piper mi fece un sorriso dispiaciuto.

"Siamo in pena per Annabeth e Percy." Annunciò Will con una voce un po spezzata. "Ovviamente speriamo di no, ma temiamo che uno di loro due muoia."

A quelle parole sbiancai e iniziai a balbettare."P-Perchè dovrebbero? Voglio dire, sono sempre.." Jason mi interruppe un po scocciato. 

"Sappiamo tutti che loro due si sono fatti un giro per il Tartaro. Forse Ade li ha aggiunti alla lista delle persone che vuole far tornare nel mondo dei morti."

Delle lacrime stavano tentando di uscirmi dagli occhi.

Percy ed Annabeth ne avevano passate tante.

Certo, tutti i semidei hanno i loro problemi, ma loro erano riusciti a salvare il mondo non una, ma ben due volte.

Hanno sofferto ogni tipo di pena nel Tartaro e adesso? Ade li rivoleva morti. "Non ci posso credere." pensai.

Nico sospirò tristemente e Will tentò di rassicurarci tutti. "Stiamo solo ipotizzando, ragazzi. Non c'è motivo di farci prendere dal panico. Cerchiamo di non dare conclusioni azzardate". 

Continuammo a discutere per qualche minuto finchè Annabeth non ci ricordò che il tempo stava per scadere. 

"Vi voglio bene ragazzi, ci vediamo stasera" Concluse Piper.

Ci avviammo verso la stalla e montammo sui primi Pegasi che trovammo.

Hazel chiamò Arion e Percy chiamò Blackjack. 

"Jason, tu non vai a cercare questo tempio?" chiesi incuriosita notando che non sembravano avere intenzione di partire.

"Prima chiediamo al nostro oracolo se scopre qualcosa" mi rispose tranquillamente. Come faceva a stare tranquillo in una situazione del genere? C'era qualcosa di sbagliato nel suo comportamento.

Thomas fece partire il pegaso e in poco tempo eravamo già a mezz'aria.

"Quanto ci metteremo?" chiesi gentilmente.

"Una mezz'oretta" mi rispose lui.

"Perfetto" mi dissi. Appoggiai la mia testa e misi le mani intorno al busto del mio ragazzo. Diedi un'ultima occhiata al campo mezzosangue che spariva dietro di me. 

Poi chiusi gli occhi e mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Uno scoiattolo gigante invade il campo. ***


UNO SCOIATTOLO GIGANTE INVADE IL CAMPO.

JASON

L'estate era iniziata nel peggiore dei modi.

Convincere i ragazzi del campo Giove a visitare PACIFICAMENTE il campo Mezzosangue è stata l'impresa minore.

"Ci uccideranno" si lamentavano alcuni. "Ci attaccheranno a tradimento, come l'anno scorso. Non ci si può fidare dei greci"

Frank e Reyna riuscirono a convincerli in un qualche modo, grazie anche alla voce ammaliatrice di Piper.

Arrivati là, dopo ore di cammino sotto il sole cocente, ci siamo preparati per la caccia alle bandiere.

"Stanno cercando di eliminarci" Ricominciarono alcuni.

"Probabilmente hanno messo trappole ovunque, meglio far dividere le squadre." Un'idea utile, finalmente smetteranno di lamentarsi.

L'estrazione casuale sembrava veramente un'ottima idea.

Finchè non mi sono trovato Piper nella squadra avversaria.

"Fantastico" pensai. "Se vinco, Piper mi odierà, se perdo, farò la figura del tonto."

Intanto i ragazzi del campo Giove avevano ricominciato con i loro discorsi di cospirazione. "Vogliono dividerci in modo da metterci gli uni contro gli altri."

Stavo per impazzire, non era il mio compito comandarli, eppure si aspettavano che io gli guidassi in una battaglia contro il campo Mezzosangue.

"È venuta a voi questa idea." Dissi infine. "Fatevela andare bene."

Ovviamente l'essere in squadra contro la mia fidanzata non era abbastanza. Il carinissimo dio degli inferi, Ade, è venuto direttamente da noi per darci una missione suicida.

E quale sarebbe stato il mio contributo alla missione? Trovare un tempio.

Ne avevo fin sopra i capelli dei templi. Sono stato tutto l'anno a far costruire luoghi di culto a dei minori di cui ignoravo totalmente l'esistenza.

"Almeno possiamo stare insieme" cercò di tranquillizzarmi Piper. In effetti aveva ragione, potevamo stare insieme. Più o meno tranquilli.

"Dobbiamo soltanto trovare un tempio di cui non si ha nessuna traccia, idea o ricordo." sbottai.

Piper sembrò delusa dalla mia risposta. Si aspettava qualcosa di romantico?

Prima che potesse dire altro la baciai. Senza un motivo, se non il mio amore per lei.

 

Erano le dieci di mattina. Tutti tranne me, Piper, Nico e Will erano andati alla ricerca degli evasi dagli inferi.

Io e Piper stavamo aspettando un qualche segno del destino o che Rachel ci comunicasse una profezia più precisa.

Niente di tutto ciò sembrava voler accadere. "Dovete soltanto aspettare" sbuffò Rachel. "Perchè volete che io resti qua? Potrei mettermi a prendere il sole, o girare per i boschi. Ma no, meglio restare con due pazzi che mi tengono in ostaggio!"

"Non sei in ostaggio, Rachel. Se te ne vuoi andare, fallo pure." Piper cercò di calmarla.

"Tanto useresti la lingua ammaliatrice per farmi restare." rispose prontamente Rachel. "Preferisco restarmene qua di mia volontà."

Stavo per dirle di smettere di lamentarsi quando uno strano mostro marrone apparse dal nulla.

Rachel era tranquilla, Piper sembrava voler correre via ma restò ferma soltanto perchè io stavo guardando il 'mostro' con un'aria piuttosto stupita.

"È uno... scoiattolo?" chiesi.

"Sembrerebbe proprio di sì" rispose Rachel con un'aria più divertita che altro.

"Dovremmo attaccarlo? Che sia questo il mostro scappato dagli inferi?" mi sentivo in colpa all'idea di uccidere uno scoiattolo. Era molto carino.

Certo, era alto 3 metri, ma questi erano dettagli insignificanti.

"Vuoi veramente attaccare uno scoiattolo indifeso?" Piper sembrava molto preoccupata.

"Potrebbe essere una delle creature da uccidere!" Sbottai.

Rachel fece una risatina e ci fermò entrambi. "Ma quale uccidere o attaccare, questo scoiattolo lo manda Artemide."

"Perfetto, adesso la mia ragazza mi crede uno spietato assassino di scoiattoli." Pensai.

"Cosa dovremmo farci ?" chiese Piper.

"Seguirlo, ovvio." Rachel sembrava piuttosto divertita.

"Mi sembra la cosa più sensata. Seguiamo uno scoiattolo di 3 metri apparso dal nulla." Provai a lamentarmi.

Non mi fidavo per niente di quell'animale, ne di Artemide. Avevo ottimi motivi per non farmi simpatizzare la Dea.

Un esempio? Mia sorella si è unita alle sue cacciatrici, permettendomi così di vederla più o meno mai.

Ma non potevamo certo restare al campo ad aspettare qualche altro segno.

Questo scoiattolo mandato dalla Dea della caccia era la nostra missione.

Così lo seguimmo.

Restare al campo sarebbe stato 100 volte meglio.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Una gita all'olimpo. ***


UNA GITA ALL'OLIMPO.

PERCY

La tensione era alle stelle.

Annabeth era preoccupata per colpa della profezia ma cercava in tutti i modi di non farlo notare.

Chirone ci ha dato qualche informazione più o meno utile per cercare di aiutarci e rassicurarci, ma il risultato non è stato quello che si aspettava.

 

"Molto probabilmente non è un mostro, delle fonti mi dicono che un assassino di aggira intorno all'olimpo. Uccide una persona al giorno, sempre nei dintorni del solito posto." ci avverti Chirone.

"Quindi dovremmo uccidere una persona? Magari un semidio? Potrebbe essere un ragazzo della nostra età." Annabeth andò in panico e Chirone si limitò ad annuire.

"Magari se ci limitiamo a catturarlo possiamo evitare di ucciderlo." Cercai di calmarla.

"Se lo consegniamo direttamente ad Ade dovrebbe valere lo stesso" Provai a dire convinto.

Nessuno disse niente e dopo poco Chirone se ne andò, permettendoci di riunirci con gli altri ragazzi.

 

********************************************************************

 

Dopo un'oretta di volo abbiamo raggiunto l'Empire State Building.

L'aria era piuttosto arida, faceva molto caldo e stavo iniziando a sudare.

"Ci conviene appostarci all'ingresso e nei dintorni." Annabeth sembrava essersi calmata.

Annuii e salutai Blackjack, il pegaso volò via e tornò al campo.

"Chi pensi che possa essere questo assassino?" Provai a far partire un discorso.

"Non lo so." Rispose Annabeth seccata.

Guardai in basso, imbarazzato.

Solitamente riuscivamo a parlare allegramente, dopotutto Annabeth era figlia di Atena, dea della saggezza, amava controbattere ad ogni affermazione ed amava avere la possibilità di dire la sua e di poter dimostrare la sua superiorità semplicemente con una discussione.

Ma questa volta si era chiusa nei suoi pensieri.

Mi diedi un'occhiata intorno.

I passanti erano pochi e sembravano piuttosto indaffarati.

L'ingresso all'Empire State Building era aperto.

Veniva chiuso di rado, e solitamente, era solo perchè gli dei si chiudevano nell'olimpo per salvarsi da una qualche guerra.

Diedi la mano ad Annabeth, cercando perlomeno di tranquillizzarla, ma lei la lasciò subito e iniziò a parlare.

"Penso che dovremmo dividerci. Se è un semidio passerà sicuramente inosservato, ma se ci dividiamo e andiamo a cercare qualche prova della sua presenza, forse riusciamo a trovarlo." concluse.

"Per me va bene." cercai di sembrare sicuro.

Non mi andava bene.

Non volevo dividermi da lei, se le cose fossero andate male, non avrei potuto proteggerla. Questa idea non mi piaceva per niente.

"Però promettimi di stare attenta." le chiesi dolcemente. Lei annui e io le diedi un bacio.

"Ci vediamo tra un'ora all'ingresso." mi promise.

Ci dividemmo. Io andai alla destra del grattacielo, lei a sinistra.

"Dobbiamo fare soltanto un giro nei dintorni per cercare qualcosa di sospetto." cercai di convincermi. "Non le succederà niente."

Stavo ancora pensando a come raggiungerla nel caso venisse attaccata quando, sovrappensiero, entrai in un vicolo.

Ho passato talmente tanto tempo a preoccuparmi per Annabeth che mi ero dimenticato di me stesso. 

A farmi riprendere è stata una strana sensazione al piede. Mi sentivo come se avessi pestato qualcosa.

Diedi un'occhiata, ma non vidi niente. "Sarà la mia immaginazione."

Feci giusto in tempo a finire di sussurrare la frase, prima che qualcosa mi colpì sul fianco sinistro.

Un calore mi pervase ma resistetti alla sensazione di guardare cosa mi aveva colpito. Dovevo andarmene da lì.

D'istinto, feci uno scatto e iniziai a correre verso l'uscita del vicolo.

Ero quasi a fine quando le mie gambe smisero di muoversi e cedettero.

Caddi per terra e mi arresi, i miei muscoli stavano lentamente smettendo di funzionare, uno dopo l'altro.

Decisi di dare un'occhiata alla ferita. Avrei preferito non farlo.

Non avevo niente. Nessun taglio, nessun graffio, niente.

Soltanto un piccolissimo foro sulla pelle.

"Probabilmente mi ha colpito un dardo avvelenato." Pensai.

Un maledettissimo dardo che adesso mi stava uccidendo.

Vidi un'ombra dietro di me che si avvicinava.

"Annabeth..?" chiesi disperato.

"Non sono Annabeth." Mi rispose.

 

Non mi sarei mai aspettato di sentire quella voce di nuovo, ed invece era proprio la sua.

"Sei ancora vivo, Luke." cercai di sembrare sicuro di me. "Non ti sei pentito di quello che hai fatto?"

Due anni prima Luke aveva lasciato che Crono si impossessasse del suo corpo in modo da permettergli di distruggere l'olimpo e conquistare il mondo.

All'ultimo si era sacrificato e aveva segnato la morte del Titano.

Luke fece una smorfia ma non rispose. Si limitò a prendermi per una gamba e trascinarmi più all'interno del vicolo.

"Pagherai per tutto il dolore che ho sofferto a causa tua." aveva uno sguardo determinato, come se avesse pianificato tutto per anni.

Mi alzò il braccio, prese un pugnale e me lo conficcò all'interno. Urlai dal dolore.

"Il mio tallone di Achille si trovava qui, ora sai quanto ha fatto male quella volta, sull'olimpo. Questa è soltanto una delle sofferenze che ho avuto a causa tua."

Si alzò in piedi. "Sai quant'è stato brutto finire nel tartaro?" mi chiese.

"Non credevo che tu.." cercai di parlare ma lui mi fermò.

"È stato come se mi avessero preso a bastonate ovunque." Si allontanò qualche secondo e tornò con un tubo di ferro.

"Un tubo di ferro? Da quand'è che è diventato masochista?" pensai.

Era spesso, persino lui faceva fatica a portarlo.

La paura prese il sopravvento ed iniziai a chiedere aiuto.

Luke sorrise mentre mi guardava, poi si voltò e fece uno sguardo infastidito.

"Se smetti di urlare, ti colpisco solo 5 volte." sbuffò.

Valutai la sua offerta. Cosa poteva succedere di peggio? Mi zittii.

"Lo vedi che ogni tanto sei intelligente?" Luke sorrise, alzò il tubo e mi colpì sul ginocchio.

Immaginatevi di venire schiacciati da un pianoforte. Bene, il dolore è 100 volte peggio.

Iniziai ad urlare e Luke iniziò a ridere come uno psicopatico. Mi colpì di nuovo, ma nell'altro ginocchio.

Mi mancava il fiato. Non riuscivo più neanche ad urlare.

Luke mi colpì un'altra volta, questa volta sulla spalla.

Trasalii.

"Siamo a tre, Jackson." Sorrise e mi colpì sull'altra spalla. "Volevo dire quattro."

Forse stavo iniziando ad abituarmi al dolore o forse era semplicemente uno spasmo ma feci un lieve sorriso.

"Stai impazzendo?" mi chiese.

Probabilmente stavo impazzendo sul serio.

Luke fece una faccia seccata, sbuffò e andò a prendere un pugnale.

Si avvicinò a me e lo piazzò direttamente dentro il mio stomaco.

Trattenni il fiato e cercai di non guardare la ferita.

Ma la curiosità prese il sopravvento quando sentii un urlo di una ragazza e il corpo di Luke cadermi addosso.

"Altro dolore." Pensai. "Che bello."

Cercai di muovere la testa e vidi Annabeth che correva da me piangendo.

Diedi un'occhiata anche a Luke e notai che respirava ancora.

Era soltanto svenuto.

Annabeth si inginocchiò accanto a me, mi tolse il pugnale dalla pancia.

Cercai di non urlare dal dolore.

"Scusami Percy, è tutta colpa mia." singhiozzò.

Mi ingozzò di nettare ed Ambrosia e finalmente iniziai a riuscire a muovere qualche parte del corpo.

"C-come hai fatto a farlo svenire?" Balbettai.

"Complimenti, Percy." mi dissi "La tua ragazza ti salva la vita e tu non la ringrazi nemmeno."

"Non mi interessa" aggiunsi in fretta. "Grazie per avermi salvato."

Annabeth si asciugò le lacrime e mi strinse in un abbraccio.

Nessuno di noi due si era accorto che Luke era scomparso.

Feci giusto in tempo a scattare con il mio corpo davanti ad Annabeth e a prendermi il pugnale di Luke.

Dritto al cuore.

Nonostante fosse un figlio di Ermes, Luke aveva una mira degna di Apollo.

Ma poteva andarmi peggio, meglio prendermi un pugnale nel cuore che lasciarlo prendere ad Annabeth.

Era la giornata torturiamo Percy Jackson.

Mi accasciai al suolo. Annabeth iniziò ad urlare.

Avevo un dolore lancinante al cuore ma non avevo il coraggio di togliere anche quel coltello.

Ormai la mia ora era arrivata, dovevo farmene una ragione.

"Annabeth.. un ultimo bacio, ti prego." chiesi disperato.

"Queste si che sono ultime parole degne di un eroe." commentai sarcasticamente.

Ma ad Annabeth non importava. Mi baciò nel modo più appassionato che poteva.

Mentre ci stavamo baciando iniziai a sentirmi in un qualche modo distaccato dal mio corpo, come se i miei sensi smettessero di funzionare.

Smisi di baciarla. Annabeth continuava a piangere.

"Ehi, stai calma." cercai di tranquillizzarla. "Lo so che penserai male, ma cerchiamo di non rivederci troppo preso, eh?" abbozzai un sorriso e le iniziai ad accarezzare i capelli.

"Sorridi, ti prego" la implorai. Volevo un ultimo ricordo di Annabeth felice. Era il mio ultimo desiderio.

 

Ogni secondo che passava percepivo sempre di meno il controllo del mio corpo.

Dopo poco Annabeth si sforzò di sorridere e tentai di ringraziarla, ma era troppo tardi.

La mia vista si stava annebbiando. Sentivo un formicolio ovunque e, fidatevi, non è una cosa bella.

Mi passarono davanti agli occhi tutte le cose belle che mi erano capitate:

Il giorno in cui ho raggiunto per la prima volta il campo Mezzosangue, a 12 anni.

Quando venni riconosciuto come figlio di Poseidone.

Quando io, Annabeth e Grover avevamo fermato Zeus e Poseidone dallo scatenare una nuova guerra.

Quando conobbi mio fratello ciclope, Tyson.

Quando Thalia si svegliò di nuovo, dopo anni.

Quando sconfiggemmo Atlante.

Quando Annabeth mi baciò per la prima volta, alle fucine di Efesto.

Quando mi svegliai sull'isola di Calipso.

Quando salvammo il mondo da Crono.

Quando mi proposero di diventare un Dio, per il mio sedicesimo compleanno.

Quando rividi Annabeth dopo che Era mi cancellò la memoria.

Quando uscimmo dal Tartaro.

Quando Gea venne distrutta.

 

In fondo, ne avevo passate tante. Forse anche troppe.

Mi resi conto troppo tardi che quel periodo di pace, andava più che bene.

 

Poi tornai in me.

Annabeth continuava a sorridere mentre piangeva ed io continuavo ad accarezzarle i capelli.

Poco dopo mia mano cadde sull'asfalto e tutto diventò nero.

 

Ero morto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ritornare al campo. ***


RITORNARE AL CAMPO.

ANNABETH

Percy stava morendo per colpa mia. 

Solo perchè ho avuto la peggior idea del mondo. Dividerci.

Ero riuscita a salvarlo, ma mi sono lasciata trasportare dalle emozioni, dimenticando un importante particolare, Luke era scappato.

Avevo progettato uno storditore, in modo da permetterci di portare l'assassino direttamente ad Ade, senza doverlo ucciderlo.

Ma non era abbastanza.
Non aveva funzionato a dovere. 
Avevo fallito.

Come se non bastasse, mentre Luke scappava ha tentato di uccidermi, ma Percy si è messo nel mezzo e si è preso un pugnale direttamente nel cuore. 

Solo per proteggermi.

La sua mano smise di accarezzarmi i capelli e cadde a terra.

Esaló un ultimo respiro e il suo cuore smise di battere. I suoi occhi verdi diventarono praticamente vuoti. Il suo sguardo era come coperto da una maschera. Non tralasciava nessuna emozione, se non un triste sorriso. 

"PERCY" Iniziai ad urlare disperata. "Non puoi lasciarmi, non posso vivere senza di te! Dovresti saperlo!" Smisi di urlare ed iniziai a singhiozzare."Svegliati, testa d'alghe.. Ho bisogno di te.. "

Non sapevo neanche io cosa speravo di ottenere.

Volevo restare lì, a guardare il corpo di Percy e a ripensare a tutto ciò che avevamo passato.

Ma non avevo tempo per restare a piangere, avrei potuto farlo dopo.

Tolsi il pugnale lentamente e presi il corpo di Percy sulle spalle.

Pesava, ma potevo sostenerlo.

Lo sistemai in modo che sembrasse che stesse solo dormendo.

"Non sei tu, se non sbavi" gli sussurrai tristemente.

Convinta che, in un qualche modo, mi potesse sentire. 

Continuai a cercare di non piangere per un pò, poi presi coraggio e telefonai al campo.

"Pronto?" Fu Rachel a rispondere.

"Ho bisogno di un passaggio." dissi cercando di restare calma.

"Non puoi semplicemente dire a Percy di chiamare Blackjack?" Rachel sembrava scocciata.

"Percy.." la mia voce si incrinò. "È.." Non finii la frase. Non riuscivo a dirlo.

Stavo passando tutto il tempo a cercare di convincermi del fatto che sia solo svenuto, ma non potevo farlo per sempre.

"Credo di aver capito" sussurrò Rachel. "Purtroppo posso mandarti soltanto dei pegasi, ne vuoi uno per te o stai con lui su Blackjack?"

"Ne basta uno" risposi.

Dovevo riprendermi. Prima raggiungevo il campo e prima potevo sfogarmi.

In più non ero al sicuro lì, in mezzo ai mortali, si sarebbero incuriositi, e nessuno sa cosa avrebbero potuto vedere con la foschia.

Come se non bastasse, Luke sarebbe potuto tornare da un momento all'altro, per terminare il suo lavoro.

Non che mi cambiasse molto.

Mi calmai e mi accorsi che Rachel stava continuando a parlarmi. "Quindi vi mando solo Blackjack." Confermò e riattaccò la cornetta del telefono.

Dopo nemmeno una decina di minuti arrivò il pegaso.

Aveva uno sguardo triste, guardava Percy senza nitrire, senza fare niente.

Si limitava a guardarlo. Probabilmente anche lui non aspettava altro che il momento in cui il figlio di Poseidone si sarebbe svegliato ed avrebbe detto a tutti "Vi ho fregati, Ha!"  Ma questo non sarebbe mai successo.

 Caricai Percy sull'animale e mi misi ad accarezzare la sua criniera.

Volevo dire qualcosa, ma non ci riuscivo.

 Era Percy quello che parlava ai cavalli, non io.

Montai in groppa al pegaso e partimmo.

Il viaggio fù lento.

Dopo un'ora eravamo di nuovo al campo.

Erano in quattro ad aspettarmi: Chirone, Nico, Will e Rachel. Probabilmente la ragazza aveva avvertito tutti della mia chiamata.

Rachel e Chirone avevano uno sguardo preoccupato, Will sembrava incuriosito e Nico era completamente sbalordito.

"Ti prego, dimmi che sta dormendo." Chiese Nico speranzoso.

Scesi dal pegaso e non dissi nulla.

Rachel sbiancò ed iniziò ad urlare "Non può essere vero. Credevo fosse ferito, svenuto, disperato o qualcos'altro.. Non mi sarei mai aspettata che..." non finì la frase.

Chirone si avvicinò a Blackjack e prese il corpo di Percy. Lo tenne tra le braccia.

"Will, ora portiamo il corpo all'infermeria. Pensi di riuscire a capire un po come è ridotto?" Chiese.

Will annuì e si avviarono entrambi verso l'infermeria.

Era troppo per me. Le mie gambe stavano iniziando a cedere, I miei occhi non aspettavano altro che liberarsi dalle lacrime che stavo trattenendo.

Decisi che era il momento di lasciarsi andare.

Corsi fino alla statua di mia madre, in cima alla collina.

Mi misi a sedere ai suoi piedi e scoppiai a piangere.

Sono stata mezz'ora da sola. Lì, a piangere e a pensare. 

Non mi sono chiesta cosa fare da adesso, quel pensiero non mi ha neanche sfiorato.

Riuscivo a concentrarmi soltanto su una parola.

"Vendicalo."

Si ripeteva all'infinito, come quando ti resta una canzone in testa e non riesci a toglierla.

Quello che volevo fare era abbastanza chiaro.

Nico mi raggiunse dopo un pò. Aveva gli occhi rossi. Probabilmente anche lui aveva passato tutto questo tempo a piangere.

In fondo era logico, lui aveva una cotta per Percy da anni.

Solo l'anno scorso è riuscito ad dirglielo.

Ma aveva pure detto che gli era passata e si era messo con Will.

"Posso chiederti come è successo?" mi chiese nervosamente.

Era arrivato il momento. Dovevo dichiarare a tutti le mie colpe. 

"È colpa mia." iniziai a sfogarmi. " Mi venne in mente un'idea per trovare l'assassino: Dividerci. Probabilmente è stata l'idea più stupida del mondo. Mi sono messa contro una profezia, speravo di evitare di causare una morte, dividendoci. Invece lui è finito in una trappola di.. " esitai "Luke." 

Nico mi guardò preoccupato. "Immagino che era lui che dovevate uccidere."

Non dissi niente. Avevo fallito la mia missione. Causato la morte di Percy e di altri innocenti.

"Ade non ci darà le informazioni e non potremo salvare Leo. Tutti al campo mi odieranno." Pensai. Ma non mi importava.

Senza Percy potevo anche evitare di stare al campo. 

Potevo anche evitare di vivere.

A Nico si illuminaro improvvisamente gli occhi.

"Luke è sfuggito alla morte" esordì. 

Il mio petto iniziò a scaldarsi. C'erano ancora speranze.

"Potremmo usare l'anima di Luke come scambio per prendere quella di Percy e riportarlo in vita!" concluse.

Per la prima volta in quella giornata le cose sembravano poter andare per il verso giusto.

"Sembra un sogno." Sussurrai più a me stessa che a Nico.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cacciatrici o Amazzoni? ***


CACCIATRICI O AMAZZONI?

PIPER

 

Seguire lo scoiattolo gigante è stata la cosa più bella della giornata.

Dopo un'ora di viaggio, interrotto soltanto da scorpacciate di ghiande e attacchi dei mostri, siamo riusciti a raggiungere il campo delle cacciatrici. Cosa che non andava molto bene a Jason.

"Almeno vedrai tua sorella." tentai di convincerlo.

Non avevo la più pallida idea del perchè la dea della caccia ci avesse convocati e, se non fosse stato per questa impresa, avrei fatto a meno di scoprirlo.

Non odiavo le cacciatrici. Le rispettavo, ma c'era qualcosa in loro che mi preoccupava.

"Sei figlia di Afrodite, la dea dell'amore." Mi spiegò Chirone una volta. "Loro hanno ripudiato l'amore per poter stare con Artemide."

Non sembrava una scusa molto convincente per odiarmi, ma decisi di non farmi troppe domande.

Ad accoglierci fu uno sguardo preoccupato di Thalia.

"Mi dispiace farvi convocare così." Esordì dando un abbraccio a Jason. "Ma siamo in un periodo buio. Artemide ha messo fine al periodo di pace con le Amazzoni. Quindi sono costretta a chiedervi di non interferire in questa guerra."

"Non lo avremmo fatto lo stesso." Sbuffò Jason.

"Forse tu no, ma chi ci garantisce che la tua ragazza sia dalla nostra parte?" Thalia sembrava piuttosto stanca di questa conversazione, come se avesse passato tutta la notte a ripeterla ad ogni persona che incontrava. "Artemide ci ha avvisato di tenerla d'occhio."

Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Cosa intendeva? Perchè avrei dovuto interferire in una guerra tra Amazzoni e Cacciatrici?

Jason ci era arrivato prima di me. "Avete provato a fare pace?" chiese.

Era ovvio, avrei cercato di far trovare la pace alle ragazze.

"Certamente." sospirò Thalia. "Le amazzoni sono state alleate forti e fedeli, insieme eravamo una squadra imbattibile. Però è da un paio di settimane ormai che è impossibile comunicare con loro, sono praticamente impazzite. Anche il loro servizio, Amazon, è bloccato." concluse Thalia con un sospiro.

All'improvviso mi venne un forte mal di testa e feci di tutto per non farlo notare.

Intanto Jason e Thalia continuavano a discutere dei problemi delle cacciatrici quando, per la prima volta in tutta la mia vita, iniziai a parlare senza volere.

"Smettetela, non vi sopporto più!" A parlare non ero stata io. È stato come se avessi vomitato quelle parole.

"Scusate" cercai di dire imbarazzata. Niente, non riuscivo più a controllare il mio corpo.

Era una sensazione orribile, ho sempre usato la voce ammaliatrice per controllare le persone, ma non mi sarei mai immaginata che venire controllati fosse così.

Jason e Thalia mi guardavano confusi.

"Uccidete le Amazzoni e fatela finita!" 'Dissi' con una voce scocciata.

A Thalia si illuminarono gli occhi. "Finalmente sono d'accordo con te, figlia di Afrodite"

Non sapevo se essere furiosa, disperata o preoccupata.

Volevo piangere, picchiare Thalia e liberarmi allo stesso tempo.

Intanto continuavo a parlare senza volere.

"Jason, se continui a fissarmi, ti tiro un coniglio tra i denti" Sbottai.

"Ti tiro un coniglio" ripetei nella mia mente. "Ma che problemi ha, chiunque mi stia controllando?"

Thalia scoppiò a ridere e Jason guardò altrove, imbarazzato.

"Sei impazzita, Piper?" mi chiese dopo poco.

Volevo rispondergli, abbracciarlo e dirgli che non ero io a parlare, ma non potevo. Non riuscivo a fare niente, riuscivo soltanto a pensare. Ero come una spettatrice.

Fu Thalia a rispondere per me, nel peggior modo possibile.

"Sai, Jason, una volta al mese le ragazze hanno quel 'Periodo' dove tutto è.."

Per quanto divertente potesse sembrare la scena, non avevo voglia di ridere. Non ero in me ed il mio ragazzo lo aveva capito.

"Sono serio, Thalia." la zittì. "C'è qualcosa che non va bene."

Mi guardarono come se fossi malata.

Ad interromperli fu l'arrivo di un'altra cacciatrice, una ragazza che dimostrava più o meno 11 anni. "È arrivato un pacco da Amazon!" sbraitava mentre correva. A Thalia si illuminarono gli occhi. La ragazza ci raggiunse subito e, dopo aver preso fiato, iniziò a parlare.

"È stato tutto un malinteso!" spiegò. "Le Amazzoni hanno parlato personalmente con Artemide qualche secondo fa, hanno spiegato che erano sotto il controllo di Ate, si attaccavano tra di loro e non riuscivano neanche a parlare, fermandosi solo per mangiare o dormire." spiegò. Thalia annuì e la ragazza se ne andò.

"Quindi tutto questo viaggio è stato inutile." commentò Jason. "Erano soltanto sotto il controllo di un'ennesima Dea impazzita."

"È quello che sta succedendo a me!" Cercai di dire invano. "Qualcuno mi aiuti! Jason, Thalia, Tizia-Appena-Incontrata, vi prego, fate qualcosa!" Niente.

"Quindi niente più guerra?" dissi invece. "Che ne dite di attaccarvi tra di voi?" Stavo usando la voce ammaliatrice, ma con poca volontà.

Jason eistò qualche secondo poi si voltò verso Thalia, con uno sguardo perso, tirò fuori la spada e la puntò contro la sorella.

Thalia si spaventò un secondo, ma non disse nulla. Si limitò a scostare la spada ed avvicinarsi abbastanza per dare uno schiaffo a Jason.

Ebbe l'effetto desiderato, il figlio di Giove scosse la testa qualche secondo e mise a posto la spada poi si voltarono a guardarmi.

"È sotto incantesimo." constatò Thalia.

"Sei un genio" dissi. Non sapevo se era un caso o no, ma era proprio quello che volevo dire, solo che mi uscì con un tono sarcastico.

"Sul serio, sei fantastica!" tentai. Niente. Era stato un caso.

Thalia fece un versetto di scherno e mi colpì in testa con un pugno. L'ultima cosa che ricordo era Jason che mi correva in contro, disperato.

Poi tutto si fece nero.

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Quando riaprii gli occhi ero in una struttura che sarebbe potuta sembrare un bagno turco, se non fosse stato per una decina di statue di Apollo.

"Piper!" Jason mi strinse forte a sè. "Stai bene, vero?"

"Si" risposi non molto convinta. Mi aspettavo di aver soltanto sprecato fiato, quando mi accorsi che, finalmente, le mie parole erano uscite sul serio.

"H-Ho parlato!" balbettai felice. "Ho parlato sul serio!" continuavo a ripetere la stessa frase, non mi capacitavo di quello che stava succedendo

Non volevo più stare zitta, non dopo essere stata controllata. Ma Jason riusci a tenermi a freno. Mi diede un bacio e mi zittii.

Poco dopo Thalia ci raggiunse. "Era andata a fare rapporto." Mi spiegò Jason.

"Scusa per la botta di prima." Mi sorrise.

"Oh, non c'è problema, me la sono meritata." Risposi con un sorriso.

"Dobbiamo ancora trovare questo tempio abbandonato ed uccidere questo maledetto mostro." ricordai a Jason.

Poi misi insieme i pezzi del puzzle che avevo in mente. "È così ovvio." mi rimproverai."Il tempio è questo, vero?" chiesi imbarazzata.

Il figlio di Giove annuì.

"Quanto tempo è passato da quando sono svenuta?"

"Un'ora." mi rispose il ragazzo.

"Artemide dice che questo tempio fù costruito soltanto un centinaio di anni fa da uno dei suoi figli. Poi impazzì e il tempio venne abbandonato." Annunciò Thalia.

Stavo per chiedere qualcosa riguardo al mostro, quando Thalia iniziò ad urlare.

"Ma cos-" Jason non fece in tempo a finire la frase, che si ritrovò nella stessa condizione della sorella.

Entrambi erano appesi sottosopra, tenuti da quelle che sembrava delle semplici liane.

Dall'oscurità potevo vedere avvicinare una strana creatura informe.

"Ecco il nostro mostro." Esclamai, cercando di farmi coraggio.

Ma quello non era un mostro, era un colosso. Dieci metri di un essere disgustoso e viscido.

Delle liane penzolavano lungo il suo enorme corpo e alcune sembravano avere vita propria .

I piedi di Thalia e Jason erano completamente attorcigliati da quelle sottospecie di braccia vegetali, ricoperte di muschio e foglie.

Erano appesi a 2 metri da terra, se fossero caduti non sarebbero morti, ma si sarebbero potuti rompere qualcosa.

Della roba viscosa usciva dalla sua enorme bocca e quando una goccia di quel liquido denso e verdognolo mi cadde accanto mi venne da vomitare.

Quell'essere non aveva occhi, come poteva avere catturato Thalia e Jason?

Notai dei piccoli forellini in mezzo alla fronte, rossi e uno leggermente più grande dello stesso colore. Allora gli occhi li aveva, ne aveva a migliaia.

Era ricoperto da occhi, ovunque.

Sentii Jason urlare qualcosa.

"Usa la spada" gli urlai in risposta, poi mi accorsi che l'arma gli era caduta.

Il mostro stava cercando in tutti i modi di catturare anche me, ma non mi sarei data per vinta, sarei riuscita a rispedirlo da dove era venuto.

Con uno scatto corsi verso la spada di Jason e la raccolsi, pugnalando con Katoptris ogni liana che mi si parava davanti.

Lanciai l'arma al mio ragazzo urlandogli di prenderla. Fu quello che fece.

Guardai Thalia "Sei armata?" Il mio urlo riscosse il mostro che stava nel frattempo rantolando per tutte le ferite che gli avevo inflitto e fece riprendere Thalia che urlava disperata di volere scendere.

"Sangue freddo Thalia, stai calma, andrà tutto bene." Continuando a schivare gli attacchi del mostro mi sembrò di vedere Thalia annuire.

Un lampo di genio mi attraversò il cervello.

il punto debole del mostro doveva essere l'occhio centrale, quello più grande, o che perlomeno, mi sembrava il più grande... se mi fossi sbagliata sarebbe stato un problema. Ma dovevo pensare positivo.

Intimai a Jason e Thalia di distrarre il mostro in tutti i modi possibili.

I ragazzi erano in alto, ma un arto rotto era sacrificabile, l'avremmo sistemato subito con un po di Ambrosia.

Jason aveva cominciato a dare dei colpi di spada sul 'braccio' del mostro e Thalia stava facendo lo stesso con l'altro.

Mentre il colosso rantolava di dolore ad ogni colpo inferto io avevo cominciato la scalata verso la sua testa.

Arrivata a nove metri mi fermai, un tonfo mi aveva spaventata. Mi sparsi dalla schiena dell'essere e vidi Jason disteso a terra dolorante.

D'accordo mostro, fai del male al mio ragazzo? Io faccio male a te.

Salii sulla testa del mostro e osservai la superficie di quella massa informe che doveva essere il suo cranio. C'erano occhi dappertutto. Quello che cercavo era mezzo metro più avanti. Pestai un occhio per sbaglio. Tutti gli altri si puntarono su di me. Erano inquietanti.

Presi il pugnale e scattai di nuovo, nella speranza che fosse lento di riflessi, ma mi sbagliavo.

Una liana mi prese la caviglia e mi sollevò per aria. Mi stava portando verso terra a una velocità enorme. Sarei morta sfracellata, non potevo morire così. Lanciai il pugnale, nella speranza che si conficcasse nell'occhio più grande, o che almeno lo indebolisse.

Colpii l'occhio che avevo scelto.

Il mostro barcollò e la mia caduta si arrestò di colpo. Ero a tre centimentri da terra.

Thalia era stata lanciata da qualche parte nel tempio, non la vedevo.

Il viscido essere cadde a terra con un tonfo enorme.

Jason stava bene, aveva solo preso una botta alla spalla, niente di rotto, ma Thalia...

Quando la ritrovammo era tutta scorticata sulla faccia e la sua gamba sinistra era gonfissima, probabilmente rotta. Era svenuta.

La presi tra le braccia mentre Jason la fissava con apprensione e non appena aprì gli occhi mi abbracciò, ringraziandomi per averla salvata e sussurrandomi che ero stata coraggiosa, come una cacciatrice.

 

Un un'ora dopo, Thalia era praticamente come nuova, le ferite erano state curate dall'ambrosia e ci stavamo preparando per tornare verso il campo.

Thalia insistette per accompagnarci e alla fine accettammo.

Non ero più preoccupata per niente. Eravamo riusciti a superare la nostra parte dell'impresa, cosa sarebbe potuto andare storto?

In più ero riuscita, dopo più di un anno, a diventare amica di Thalia.

Quando raggiungemmo il campo mezzosangue, ad aspettarci c'erano tutti tranne Will, Frank, Hazel, Annabeth e Percy.

Stavano discutendo delle loro imprese. O almeno così sembrava. Avevano tutti con uno sguardo triste.

Sembrava quasi che non si fossero accorti del nostro arrivo finchè non iniziai a parlare.

"Cos'è successo?" chiesi preoccupata. "Dove sono gli altri?"

"Frank ed Hazel hanno avuto dei rallentamenti, ma stanno tornando. Per quanto riguarda Will, è ancora in infermeria. Ed Annabeth, meglio lasciarla sola." Era stato Nico a parlare.

"Lasciarla sola?" Chiese Jason. "Ha litigato con Percy?"

Nico si morse un labbro, fece un sospiro e pronunciò la frase peggiore di tutte. "Percy è morto."

Improvvisamente mi sentii un colpo al cuore. Mi strinsi a Jason e piansi sul suo petto.

"Dov'è Annabeth?" Chiese Thalia preoccupata.

Mi voltai per poter seguire la scena.

"Ai piedi della statua di Atena. È lì da quando sono tornati." rispose Nico tristemente.

Thalia corse da Annabeth.

Non potevo e non volevo crederci.

"Si può sapere come è successo?" Chiese Jason.

Nico si guardò le spalle, per vedere se Thalia era andata via, poi iniziò a parlare.

"È stato Luke, lo ha preso proprio sul cuore con un pugnale da lancio. Annabeth dice che Percy lo ha preso al posto suo." si incupì.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ci vediamo. ***


CI VEDIAMO.

FRANK

Bene, era ora di tornare a quella che un tempo era la mia casa, ma la forza dove la trovavo?

Probabilmente tutti avevano già finito la loro missione o erano già a metà della loro impresa. La profezia aveva dato a tutti dei compiti difficili da svolgere tranne a me, il mio sembrava così semplice, così fattibile.

Eppure avevo paura, non avevo mai avuto né la voglia né l'intenzione di tornare là, anche perché sarebbe stato solamente uno spreco di tempo.

Invece mi ritrovavo costretto ad andare nel posto che mi terrorizzava di più al mondo.

Sarebbe stato meglio andare a combattere contro qualche mostro, avrei avuto più coraggio in quel caso.

Ma quello era il mio compito e dovevo portarlo a termine come tutti.

No, non mi sarei mostrato debole, avrei combattuto e vinto le mie paure.

Avrei affrontato il passato.

 

"Pronto?" mi chiese Hazel

"Mai stato più pronto di così" Quella era una balla grande e grossa, ma speravo con tutto me stesso che se la bevesse e che non notasse il tono di incertezza che traspariva dalla mia voce.

Si limitò ad annuire, ma non ero sicuro che mi credesse.

Hazel chiamo Arion e montammo sulla sua groppa.

Ci ritrovammo subito sulla strada, verso Vancouver. Appena passato il confine canadese mi ricordai di una scorciatoia che precedentemente portava a casa mia, anche se ero consapevole che mi sarei ritrovato davanti solo troppi ricordi da riuscire a reggere l'enorme cumulo di macerie e cenere che un tempo era casa mia.

La scorciatoia passava per il bosco e Arion non sembrava troppo contento.

Quel bosco terrorizzava anche me sinceramente, mentre Hazel sembrava piuttosto tranquilla. Questo perché non aveva ascoltato, da bambina, le voci che circolavano su quel luogo. Si parlava di mostri dagli occhi gialli e rossi, ululati e rumori inquietanti e pochissimi di quelli che passavano di lì riuscivano ad uscirne vivi e se lo facevano impazzivano. Ovviamente queste erano solo leggende metropolitane per spaventare i bambini e non farli entrare nel bosco, ma alla fine nelle leggende c'è sempre un fondo di verità. Chissà quale verità si nascondeva dietro quelle storie...

Erano già due ore che galoppavamo attraverso il bosco quando Arion cominciò a rallentare. Hazel aveva cominciato a intimargli di muoversi, ma non accennava ad accellerare.

Un brivido freddo mi attraversò la schiena, mi sentivo osservato "Hazel, ci stanno seguendo" le sussurrai.

"Ma cosa dici! È solo la tua immaginazione!"

-Ma non vedi che anche Arion è preoccupato?-

-È un cavallo, dopo tre ore di viaggio al galoppo con due pesi in più addosso si stanca-

-Hazel...- stavo per finire la frase quando sentii uno scricchiolio alle mie spalle. Il cavallo si fermò e feci segno a Hazel di stare in silenzio. Dopo pochi secondi un ringhio, basso e forte, ruppe il silenzio. Mi girai di scatto urlando -Arion vai!- il cavallo partì al galoppo, più veloce di quanto avesse fatto fino a quel momento. Ma cos'era quella creatura? La profezia non aveva accennato al fatto che avremmo dovuto combattere contro un mostro.

"Frank! Cosa succede?!"

"Non lo so, so solo che dobbiamo andarcene di qui" Hazel si girò indietro e si mise a urlare.

"Ci sta alle calcagna! Arion deve andare più veloce o...." una gamba del cavallo cedette e in una frazione di secondi ci trovammo tutti stesi a terra. Mi faceva male un braccio ma mi tirai subito su. Quasi tutte le armi erano troppo lontane per prenderle, ma vicino a me avevo due spade. Per vicino intendo a 5 metri. Non avevo ancora visto il mio nemico, alzai lo sguardo. Quello non era un mostro normale. Sarà stato alto una dozzina di metri a occhio e mi provocava un ribrezzo indicibile.

Era un aborto della natura, un misto indefinito di animali diversi, animali pericolosi. In quella massa informe avevo notato che la testa era a metà tra quella di un leone e quella di un lupo... era pericoloso, molto.

Le zampe da cavallo lo rendevano molto rapido ma la cosa che mi preoccupava erano le enormi ali di pipistrello che aveva sulla schiena. Mandai via Arion, che accettò volentieri l'idea di non morire per mano di un mostro del genere e corse via.

"Hazel prendi!" in dieci falcate raggiunsi le spade e gliene lanciai una

"Tieniti pronta a scappare quando te lo dico"

Ma lei aveva già cominciato a protestare. "Non ho intenzione di lasciarti qui da solo a combattere contro quella cosa..."

Sbuffai" ti sembra questo il momento di lagnarti? Quando te lo dico tu corri, io ed io ti seguirò, promesso" Hazel annuì.

Il mostro si era fermato davanti a noi, a un centinaio di metri, ci stava valutando. Sembrava quasi che ci stesse prendendo in giro.

Del sudore mi colò dalla fronte, il suo volto stava cambiando, non era più un mezzo leone e mezzo lupo. La testa del primo animale era rimasta, ma la parte canina era stata sostituita dalla testa di un toro, con un corno di dimensioni mastodontiche. Ci stava caricando, non valutando. Partì con uno scatto fulmineo e me lo ritrovai a 50 metri di distanza dopo mezzo secondo.

"Hazel vai!" lei partì di corsa lungo il sentiero, velocissima e io rimasi fermo in mezzo alla strada, con la spada in pugno, in attesa della mia morte o della morte del mostro. Ma quel giorno non avevo voglia di morire. Non appena l'essere mi fu a mezzo metro gli corsi incontro e scattando di lato mi ritrovai alle sue spalle. Piantai la spada nella sua schiena usandola come appiglio e rifeci la stessa cosa una decina di volte prima di arrivargli in groppa.

Ora dovevo solo capire come neutralizzarlo, e con tutti i versi di dolore che emetteva e i movimenti che faceva per farmi cadere non riuscivo a concentrarmi.

Il corpo ora era diventato quello di un toro, completamente.

Dovevo piantargli la spada in fronte. Mi trascinai sulla nuca del bovino e aggrappandomi alle sue corna piantai la spada nella sua testa.

Purtroppo mi ero lasciato prendere dall'entusiasmo e venni sbalzato via.

La mia schiena colpì un albero e la vista mi si appannò.

Quando mi ripresi vidi qualcuno che combatteva contro il mostro, ancora vivo, qualcuno che non ero io, quel qualcuno era Hazel.

Poi tutto si fece improvvisamente nero.

Spalancai gli occhi, mi sembrava di morire, il dolore alla schiena era lancinante. Alzai lo sguardo e vidi Hazel estrarre la sua spada dal ventre del mostro. Provai a parlare, ma una nuova fitta me lo impedì. Notai che il mostro non si muoveva più, Hazel ce l'aveva fatta.

Mi si avvicinò di corsa. "Frank stai bene?" scossi la sesta No. Non stavo per niente bene. Ma stava piangendo? "okay, okay, non parlare."Singhiozzò "Non appena ho visto che non mi stavi seguendo sono tornata indietro e.. e ti ho visto a terra e quel mostro con la spada sulla fronte che si dimenava e... credo che ora sia morto, comunque"

Le presi una mano e la strinsi "Grazie" mi sorrise e mi aiutò a tirarmi su.

Il dolore era diminuito ma non del tutto. Hazel mi mise un braccio attorno alla vita e io le circondai la spalla con il mio. Arrivammo alla fine del sentiero così, io che zoppicavo e lei che mi sosteneva. Il bosco si era diradato ed arrivammo a quella che un tempo era casa Zhang.

Che era ancora lì. Completamente intera.

"No, non è possibile! Non è umanamente possibile" pensai.

"Hazel, la vedi anche tu?" La ragazza annuì.

Aveva la bocca spalancata e la mia stessa espressione di stupore stampata in faccia. "Come fa ad essere lì?"

"Frank... sei sicuro che vuoi entrare?" Mi scese una lacrima che si depositò sulla mia bocca.

"Questa è la nostra missione e non ho intenzione di essere terrorizzato dal passato ancora per molto."

"Come vuoi. Sappi che qualunque cosa succeda io ci sarò sempre" le diedi un bacio "Lo so"

Andammo davanti alla porta. Era tutto come mi ricordavo. Tutto al suo posto, ma io ero sicuro che non fosse rimasta che cenere di quella casa...

Suonai il campanello, era un'abitudine.

"Che stupido, chi vuoi che mi risponda"

Stavo per andare a prendere la chiave di scorta quando la porta si spalancò e mi ritrovai mia nonna davanti.

"N...nonna?" mi premetti una mano sulla bocca e lo stesso fece Hazel. Ma come....

"Frank!" La nonna si fiondò ad abbracciarmi e mi strinse forte.

Gemetti dal dolore, ma anche dalla felicità e mi misi a piangere come un bambino lasciandomi cullare dalle sue carezze "come fai ad essere viva?"

"Se venite in casa vi dirò tutto" Hazel rimase impalata sulla soglia e io, anche essendo più sconvolto di lei, la trascinai in casa.

Ci sedemmo attorno al vecchio tavolo dove avevo mangiato così tante volte. Mi asciugai le lacrime "come può essere? Era tutto distrutto. C'erano solo delle macerie!"

La nonna sembrava titubante a rispondere "Ora calmati e lasciami parlare.

Quando sono morta le porte erano ancora aperte sono riuscita a tornare nel mondo dei vivi. Mi sono ritrovata di nuovo qua, con la casa mezza distrutta, ma sono andata avanti. Così mi rimboccai le maniche ed iniziai i lavori di ricostruzione. Una settimana dopo avrei voluto contattarti e dirti che stavo bene ma fu Plutone in persona ad impedirmelo. Mi disse che ci saremmo rincontrati e mi ha dato un obbiettivo da svolgere al tuo arrivo." Fece un sorriso malizioso.

"Quando mi hai aperto la porta e mi hai abbracciato è stato uno shock per me. Non mi sarei mai aspettato di rivederti. Ti voglio bene, nonna. Mi sei mancata."

Mi girai con gli occhi lucidi verso Hazel e vidi che anche lei stava piangendo.

Le strinsi la mano "È davvero tutto identico!" passai lo sguardo su ogni oggetto che finì sull'orologio e continuai a fissarlo per un po' non capendo cosa ci fosse di così importante su quell'orologio. Ma certo! L'orario! "sono le quattro! Dobbiamo tornare al campo! Nonna tu devi venire con noi, non resterai tanto, ma non ho intenzione di lasciarti qua da sola. Potremmo anche passare altro tempo assieme, mi sei mancata così tanto!" Mia nonna sorrise "vado a fare le valige allora"

Mentre aspettavamo mi misi a parlare con Hazel "Sono sconvolta, pensavo che fosse tutto un sogno fino a che non hai parlato dell'orario e allora mi sono ricordata tutto" ammise.

"Lo credevo anche io, in effetti... " sospirai.

"Mi dispiace tantissimo per lei, è rimasta sola tanto tempo... avrà sofferto in una maniera indescrivibile."

"Però è una donna forte. Ed è riuscita a cavarsela anche questa volta."

Era passata mezz'ora e la nonna scese le scale con una valigia.

"Perfetto, possiamo andare" Uscimmo di casa e la nonna chiamò un taxi non appena ebbe chiuso la porta, non volevamo fare spiacevoli incontri. E poi la schiena mi faceva ancora male e non mi sembrava il caso di stare in groppa ad un cavallo che tra l'altro poteva portare solo due pesi.

Durante il viaggio raccontammo tutto quello che ci era successo alla nonna che faceva delle smorfie strane ogni volta che gli descrivevo la forma e la grandezza del mostro che avevamo combattuto.

Ah, quanto mi era mancata.

 

*****************************************************

Quando arrivammo al campo erano già le nove.

Nell'aria c'era una strana tristezza ma ci riempirono lo stesso di domande.

"Perchè ci avete messo così tanto?" "Chi è quella vecchia?" "Non eravate partiti con Arion?" "Va tutto bene?"

Dopo una decina di minuti in cui io ed Hazel abbiamo risposto ad ogni tipo di domanda, Nico e Chirone ci hanno chiesto di raggiungere il lago.

"E che lago sia." commentai.

Non avevo idea del perchè ci avessero convocati lì, ne del perchè ci fosse una fossa profonda due metri vicino alla riva, ma non avevo intenzione di fare troppe domande.

Insieme a noi arrivarono pure tutti i ragazzi citati nella profezia di quest'anno.

Tutti tranne Percy.

"Sarà troppo stanco." pensai.

E invece mi sbagliavo. Mi sbagliavo eccome.

Quando mi dissero della morte di Percy ci rimasi molto male.

Molto, molto male. Ok, ok. Ho pianto.

Hazel invece sembrava solamente triste.

Ad interrompere le mie lacrime fu Nico.

Arrivò con un vassoio pieno di cibo e bevande blu, lo svuotò nella fossa e iniziò a fare delle strane cantilene.

Qualsiasi cosa stesse facendo, era molto inquietante.

Dopo un paio di minuti, una figura informe uscì dall'acqua e si avvicinò lentamente. Più si avvicinava, più diventava umano. Da una semplice nebbiolina blu, passò ad essere un'intera sagoma. Si inginocchò e bevve.

Appena si rialzò la sua immagine era diventata nitida e tutti lo riconoscemmo, era Percy.

Il ragazzo fece un sorriso un po stupido ed iniziò a parlare.

"Ciao!" esordì. "Mi dispiace di avervi lasciati da soli."

La prima a reagire fu Annabeth. Scattò in avanti e si avvicinò alla fossa.

"Ti dispiace? Ti sei sacrificato per me e ti dispiace? Dovrei essere io quella dispiaciuta, ti ho lasciato morire per me!" La determinazione della ragazza crollò tutta insieme, si lasciò cadere in ginocchio e si coprì la faccia tra le mani.

"S-sono stata una stupida.." singhiozzò.

Lo sguardo di Percy era apprensivo, ma si vedeva chiaramente che era tentato di abbassarsi e tentare di abbracciare la ragazza.

Thalià corse da Annabeth e tentò di consolarla.

Jason si fece coraggio, si avvicinò allo spirito di Percy nel modo più spontaneo possibile e, con un sorriso stampato in faccia, provò a sollevare a tutti il morale.

"Adesso sono io il semidio più potente." Lo disse con naturalezza, come avrebbe fatto Leo.

Ottenne l'effetto desiderato, dopo qualche minuto di discussione tra i due ragazzi su chi era meglio, si poteva già percepire un'atmosfera più rilassata.

"Com'è essere morto?" fu Reyna a fare questa domanda.

"Onestamente, ora come ora, è piuttosto noioso. Sto passando il tempo a tentare di convincere Caronte a farmi passare, ma non ho Dracme." rispose tranquillamente il figlio di Poseidone.

Chirone fece un passo avanti. "Già, approposito di questo, tra due giorni faremo il tuo funerale. Hai qualche richiesta particolare?"

Percy ci pensò qualche secondo poi rispose. "Direi che dei palloncini colorati non sarebbero male. Potreste anche chiamare uno dei figli di Apollo a fare il DJ. E per quanto riguarda la torta... qualcosa di blu."

Tutti rimasero sbalorditi.

"Percy, è il tuo funerale, non il tuo compleanno." commentò Chirone.

"Ma senza queste cose sarebbe triste e noioso!" rispose prontamente il ragazzo.

"Magari potresti venire pure tu." proposi. "Al tuo funerale, intendo."

A fare in mille pezzi la mia idea fu Nico.

"Impossibile. Dovremmo lasciare in pace la sua anima per un paio di mesi almeno. Altrimenti rischiamo di togliergli ogni ricordo di se stesso."

Annabeth lo guardò confusa. "Ma Minosse è stato con te per giorni.."

"Lui era potente. Ed era morto da secoli."

"Credo di aver capito."

"Perlomeno potrò assistere al mio compleanno, a fine estate." commentò Percy. "Cercate di essere più allegri, la prossima volta che mi evocate."

 

Passammo ore a discutere del più e del meno. Come se fosse una normalissima serata tra amici, poi però, la figura di Percy iniziò a farsi sempre meno nitida.

"Sembra che sia l'ora di tornare nell'Ade." commentò. "Grazie a tutti, ragazzi. Ci vediamo per il mio compleanno!" Tutti cercammo di salutarlo normalmente. Mi convinsi che in realtà stesse solo partendo per un viaggio.

"Ci vediamo ad agosto, Percy."

Mentre il figlio di Poseidone svaniva, Annabeth gli corse incontro in un ultimo, disperato abbraccio. Finì per limitarsi ad attraversarlo.

La faccia di Percy si riempì di lacrime e, mezzo secondo dopo, sparì.

Annabeth rimase lì, immobile e visibilmente scioccata.

Lo aveva perso. Di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** False speranze. ***


 

FALSE SPERANZE.

ANNABETH

La notte è stata una sofferenza atroce.

Dopo aver evocato lo spirito di Percy, siamo tornati nelle nostre case.

Cosa del tutto normale.

Se non per il semplice fatto che tutte le mie cose erano nella cabina di Poseidone.

Avrei preferito tornare direttamente nella casa dell figlie di Atena e far finta di niente, ma sarebbe stato pressoché impossibile.

Dovevo affrontare il futuro.

Appena entrai ogni mio tentativo di fare finta di nulla venne completamente distrutto.

La cabina era piena di foto con me e Percy.

Potevo vedere il suo sorriso idiota in ogni singola foto e mi faceva molto, molto male.

Osservavo i suoi occhi verdi in ogni singola foto.

Pensai a quando Percy era scomparso ed era finito sull'isola di Calypso.

Non avevo idea di come ritrovarlo ma sapevo che era da qualche parte.

Stavolta era diverso.

Percy era morto. Non sarebbe tornato.

I sentimenti presero il sopravvento e piansi, piansi come una fontana per ore.

Ma alla fine riusciì ad addormentarmi.
 

*
 

Mi svegliai urlando tra le lacrime. Avevo il volto arrossato e sconvolto.

Senza un motivo preciso. Non avevo sognato niente.

Riuscì a stento ad alzarmi per andare alla mensa.

Appena arrivata mi guardarono come se fossi un cucciolo indifeso.

Non mi andava affatto bene.

Cercavo di essere coraggiosa, di passare come una ragazza forte e determinata.  Ma, in effetti, non lo ero.

Ho passato l'intera giornata a deprimermi ed alla fine sono riuscita soltanto a far piangere anche lo spirito di Percy.

Solo perché sono egoista.

Temevo che Percy fosse riuscito ad andare avanti, che non aspettasse altro che superare quel momento in cui lo abbiamo infastidito per poi tornare alla sua "vita" negli inferi.

Invece lui era riuscito a trattenere le lacrime, a fare finta di niente.

A pensare positivo.

Non era veramente tranquillo. 

Ma io non me ne ero accorta. Volevo la mia risposta e la ricevetti.

Facendolo soffrire di nuovo.

Non mi sarei mai perdonata.

Per abitudine mi sedetti al tavolo di Poseidone e, dopo poco, mi raggiunse Thalia.

"Ciao" mi salutò facendo un lieve sorriso.

Avrei voluto abbracciarla, piangerle addosso ed urlare ogni singolo pensiero che mi veniva in mente.

Ma mi limitai ad un semplice "Hei."

Non mi andava di parlare e Thalia sembrava averlo capito. Per questo rimanemmo in silenzio tutta la mattina.

Dopo pranzo decisi di raggiungere Chirone e Will in infermeria.

Volevo vederlo di nuovo. Anche se non era davvero lui.

Il corpo di Percy era steso su un letto chiuso sotto le coperte. Quando mi avvicinai notai qualcosa di luminoso sbucare da sotto un lato della coperta. Il vello d'oro.

"Lo state curando!" urlai sorpresa. "Sta tornando in vita!" 

Chirone si avvicinò lentamente a me, mi mise una mano sulla spalla e mi guardò rattristito.

Fantastico, false speranze. Rimasi in silenzio e mi sedetti accanto al corpo esanime di Percy. 

Aveva ancora il suo sorriso idiota stampato in faccia. 

Stetti lì per ore ed alla fine, in un qualche modo, mi sono addormentata.

Dalla sconfitta di Gea non avevo più fatto brutti sogni o cose così. 

Ovviamente la tranquillità non è una cosa permanente per noi semidei, grazie mille Hypno.

Mi ritrovai per le strade dell'Empire State Building in piena giornata.  C'erano persone ovunque che passavano e vagavano senza meta, alcuni erano turisti ed altri lavoratori di ogni genere. 

Poi vidi la persona che meno mi sarei aspettata, Thalia. Iniziai a seguirla.

Mi tremavano le gambe. Cosa ci faceva lì? La risposta mi arrivò subito dopo: Era andata a cercare Luke.

Al campo avevamo provato a mantenerle il segreto ma a quanto pare è stato abbastanza inutile.

"Thalia!" provai ad urlare. Niente. 

Stava andando nella stessa strada dove è stato ucciso Percy.

Ma non riuscivo a spiegarmi il motivo. 

Voleva sgridarlo? Voleva catturarlo? O lo avrebbe direttamente ucciso?

Appena raggiunse il vicolo, svoltò ed entrò dentro. "Luke!" urlò "Esci subito!"

Da lontano riuscì a distinguere quella che sembrava la sagoma di Luke avvicinarsi lentamente.

"Thalia?" rispose.

Poi mi svegliai.

Erano le 18. Il corpo di Percy era ancora davanti a me, avvolto inutilmente nel vello d'oro.

___________________________________________________________________________
ENDERGREEN PARLA DA SOLO

Dopo centordici capitoli troll, sono tornato e ne ho pubblicato uno vero.

Che fa cagare.

Due mesi di attesa per..?
Introdurre un qualcosa tra Thalia e Luke. (Thaluke? Oppure si ammazzano a vicenda?)

Mi vergogno di me stesso.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** RIP ***


Neanche Gesù sa che fine avrà questa ff

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3086972