DeepSpace Pirates!

di Darth Rainbow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I

 
"Sei pronta, Nyss?" chiese Myrtle alla rossa.
"Dolcezza, io sono nata pronta!" rispose l'altra con tono allegro, ammiccando.
"Perfetto. Mi raccomando: niente errori.”

Era un colpo facile. Si trovavano a un distributore di carburante di un satellite minore, un posto ai margini della civiltà con pochi frequentatori.  Erano arrivate in quel luogo un paio di giorni prima, con una navicella scalcagnata e malmessa, con quasi tutti i motori in avaria e gli scudi deflettori fuori uso, di cui si volevano disfare. Si erano appostate in un luogo poco distante dal distributore, riuscendo tuttavia a passare inosservate ai proprietari.  A quel punto si erano messe ad aspettare che un bocconcino succulento arrivasse.

Avevano captato poco prima il segnale di una navicella che richiedeva al distributore di poter atterrare. Mentre la navicella entrava nell'atmosfera, le due ragazze avevano messo fuori gioco gli operatori del distributore con uno spray soporifero, cogliendoli di sorpresa.

Le due fanciulle non avevano un aspetto minaccioso, il che più delle volte costituiva un vantaggio in quanto il nemico tendeva a sottovalutarle. Myrtle infatti era una ragazzina minuta, con capelli ricci e mori tagliati corti, e due vivaci occhi nocciola. Una spruzzata di lentiggini sul viso le conferivano un’aria infantile e sbarazzina, in netto contrasto con la sua espressione seria perennemente stampata sul volto. Colei che più spesso faceva mutare quell’espressione, sia in divertito che in esasperato, era Nyss.

Nyss era una bellissima ragazza, con una cascata di capelli rosso fuoco che ricadeva sulle spalle e la schiena. La pelle era color caramello, luminosa e morbida.  Aveva occhi di un incredibile verde –il colore delle foglie primaverili viste controluce – come amava dire lei stessa. Nei suoi occhi vi era quasi sempre un’espressione di malizia, che si tramutava in pura gioia quando qualcosa la faceva ridere, il che accadeva di frequente.
Nel frattempo, Myrtle si era infilata la divisa di uno dei due operatori, calandosi poi la visiera del cappello sul volto per acquisire un minimo di anonimato. Nyss invece era rimasta nascosta ad osservare, prima di fare la sua entrata trionfale.
Un forte rombo di motori segnalò che la navicella era atterrata. Si trattava di un bel gioiellino, probabilmente appartenente a rampolli di ricche famiglie che si aggiravano in quei luoghi remoti in cerca di avventure: Myrtle pensò sorridendo che fosse il loro giorno fortunato.

Sulla scintillante fiancata si aprì il boccaporto, con il rumore lieve tipico delle porte automatiche. Dall'interno emersero due figure: una era un possente Aroch, come tradivano l'inconfondibile sfumatura indaco della spessa pelle e i quattro arti superiori; l'altro era un umano, biondo con una barbetta corta, e una fastidiosa aria di strafottenza stampata in viso.
"Sbrigati ad attaccare la pompa, ragazzo, ti sembra che abbia tempo da perdere?" l'apostrofò l'Aroch con tono fastidioso.
"Energia Gamma o Epsilon?", chiese Myrtle svogliatamente.
"Epsilon, e adesso muovi il culo."

La ragazza si avviò lentamente alla pompa e iniziò a rifornire la navicella.
"Riforniscimi anche di ossigeno e acqua, che siamo in riserva" aggiunse l'Aroch, grattandosi la testa calva.
"Subito, vostra eccellenza" rispose lei, con un sorrisetto canzonatorio.
Immediatamente si sentì strattonare per le spalle e sbattere al muro:
"Chi cazzo ti credi di essere, eh?" le sibilò l'umano, minaccioso, a un centimetro dal suo viso. Myrtle gli restituì uno sguardo vacuo che lo fecero desistere dall’attuare ulteriori minacce, non prima però di averle affibbiato un possente pugno nello stomaco.

La ragazza si accasciò a terra, boccheggiando alla ricerca d'aria in maniera plateale. Da quel contatto ravvicinato era riuscita a sfilare l’arma all’altro e a nasconderla velocemente nella sua tuta, non vista. Forse l'altro si sarebbe accorto di quella mancanza di lì a poco, ma Nyss fece in quel momento la sua entrata.
Era un dato di fatto: se Nyss era in tenuta da battaglia non esisteva creatura, di qualunque sesso o preferenze sessuali, che potesse distogliere l'attenzione da lei.
"Lasciate stare quel povero ragazzo, che è un po’ tardo poverino. Perché non venite a rinfrescarvi?" intervenne la fanciulla, porgendo  loro una bibita e facendo tintinnare i bracciali d'oro che portava al braccio. Indossava un semplice abito bianco, con ampia scollatura e una fascia in vita che sottolineavano il seno; un ampio spacco laterale poi, faceva uscire una gamba affusolata.

La rossa si avvicinò a loro con movenze feline ed eleganti, ma ormai i due avevano perso l'uso della parola e non potevano fare altro che fissarla imbambolati. L'umano si era completamente dimenticato dell'esistenza di Myrtle, e si era discostato da lei velocemente per andare incontro a quella visione. Nyss nel frattempo si era spalmata sull'Aroch:
"Ma che bell'arnese che hai!" esclamò, tirando fuori la pistola dell'Aroch. Myrtle sorrise tra sé e sé a quelle parole. "Ne ho un altro che è ancora meglio" rispose l'Aroch sornione. Myrtle fu tentata di prendere a testate il muro per la banalità di una tale risposta.
"Oh, ma io son sicura che questo funziona comunque molto bene!" disse Nyss entusiasta, e sparò una scossa elettrica che stese l’Aroch a terra.

L'umano a quel punto sbarrò gli occhi dalla sorpresa e indietreggiò.
"Bastarda!" sibilò, e fece per prendere la pistola,  senza riuscirvi. 
"Cercavi questa?" disse Myrtle, e quando lui si girò di scatto lei gli sparò un colpo.
"Fuori due." Commentò la mora, soddisfatta. 
Si chinò a perquisirlo, prendendogli tutti i soldi e documenti che le servivano. Gli lasciò però qualche spicciolo e la pistola, per permettergli di cavarsela una volta che si fosse risvegliato.
"Un lavoro pulito e senza lasciare traccia” commentò Nyss, che aveva fatto lo stesso con l'Aroch.“Magari fosse sempre così". Poi adocchiò la splendida astronave che presto sarebbe diventata loro. “Quando saliamo a bordo?” chiese.
"Fammi finire il rifornimento e poi partiamo" promise Myrtle.

 
***
 
Si sedettero nella cabina di pilotaggio, pronte a decollare. Le poltrone erano soffici e confortevoli, e rendevano la guida un piacere. Myrtle vi si immerse chiudendo gli occhi, assaporando la sensazione di possedere una tale bellezza. Sin da piccola aveva sempre amato le navicelle, e questa non faceva eccezione. Si sentiva come una bambina che aveva ricevuto il suo giocattolo preferito il giorno del suo compleanno, con la piccola differenza che chi gliel’aveva regalato non era propriamente d’accordo a cederglielo.

L’odore dei computer della cabina, che ricoprivano interamente le pareti fino al soffitto e rallegravano l’ambiente con le loro innumerevoli spie e lucine, la facevano sentire a casa.
“Pronta a partire” disse Nyss, allacciandosi la cintura con un click. “Controllo le spie vitali”continuò, e iniziò ad armeggiare sul monitor a schermo tattile del computer.
 “Livello energetico: ottimale; serbatoio energetico: pieno; livelli di ossigeno e acqua: sufficienti per tre settimane; stato degli scudi esterni: funzionale; operatività dei computer di controllo: massima”.
“Grandioso!” esclamò Myrtle, con gli occhi che le brillavano per l’eccitazione. Afferrò il volante con mani sicure. Aveva un’impugnatura ergonomica e soffice che era una gioia per i sensi. Si stava  innamorando.

La nave aveva dei comandi un po’ diversi dal solito, pensati per un profilo più sportivo. Il volante poteva inclinarsi nelle quattro direzioni prestabilite: piegarsi in alto o in basso, e girare a destra e sinistra. Ciò permetteva di muoversi in qualunque direzione nello spazio tridimensionale. Il propulsore di accelerazione invece era un pedale, per evitare confusione e liberare le mani da troppi impegni. I missili e gli armamenti venivano invece attivati premendo due pulsanti sulle estremità del volante.

“Accendo i motori” disse Myrtle, e un rombo sordo e sottile pervase l’abitacolo. “Inizio del decollo: aumento dell’accelerazione verticale” il rombo iniziò a salire di tono. “Distacco definitivo dal suolo.” E con uno scatto l’astronave partì in diagonale, guadagnando velocità. Normalmente i piloti sarebbero partiti con il massimo dell’accelerazione, ma Myrtle aveva un debole per il volo turistico: prima di uscire definitivamente dall’atmosfera, si concesse un breve divertimento volando a bassissima quota, zigzagando tra le formazioni rocciose di quel piccolo pianeta, che era alla fine piuttosto grazioso. Dopodiché tirò il volante verso di sé e iniziò l’ascesa, uscendo definitivamente dall’atmosfera e entrando nello spazio.

Ogni volta era uno spettacolo mozzafiato, nonostante sia Myrtle che Nyss ne fossero avvezze. I pianeti visti dallo spazio erano una vista unica, senza tener conto delle stelle e le galassie che si vedevano in lontananza. Vi era poi quella calma, quel silenzio irreale, che ispirava reverenza. Myrtle lo adorava, Nyss invece ne era un po’ inquietata, poiché non lo trovava naturale: diceva che sarebbe potuta scoppiare una bomba nucleare a un metro di distanza e non si sarebbe sentito nulla. Myrtle aveva provato a spiegarle che invece era del tutto naturale, dato che nel vuoto il suono non si propaga, ma Nyss non ne voleva sapere.

In seguito, inserite le coordinate del pianeta su cui volevano atterrare nel pilota automatico, si poterono dedicare a faccende più importanti.
“Nyss, mi andresti per favore a prendere lo zaino con il computer?” chiese Myrtle all’altra.
“Subito” rispose la rossa. Tornò poco dopo con una sottile lastra di metallo, che ad un tocco si illuminò. Myrtle la prese e la inserì nell’apposita fessura, in modo da collegarla con l’intero sistema operativo della navicella, e poter inoltre usufruire della tastiera di bordo. Iniziò quindi a smanettare, inserendo codici su codici, e alla fine si lasciò andare a un mugugno soddisfatto.

“Bene, ho cancellato ogni Tracker presente su questa navicella, e ho eliminato anche i dati relativi ai precedenti proprietari” disse. “In questo modo nessun computer di controllo potrà risalire al furto, quando entreremo nella civiltà. Poi attueremo qualche modifica e falsificheremo i documenti, e questa bellezza diventerà definitivamente nostra.”
“Beh, non vedo l’ora!” esclamò Nyss . Poi il suo stomaco emise un rumoroso brontolio. “Ah, che fame!” si lamentò. “ Ho tanta fame! Sto letteralmente morendo di fame! Sto…”
“Basta, ho capito!” sbottò Myrtle, divertita. “Vai in cucina a farti qualcosa.”
“Ma io ho fame di qualcosa di buono, quello che cucino io è sempre molto poco commestibile” rispose con un piccolo broncio.

“Ti prego Nyss, cucina te qualcosa, io ho ancora qualche lavoro da fare.”
“Se cucini per me, esaudirò ogni tuo più recondito desiderio.” Promise con voce suadente.
“Non ti prostituire per un piatto caldo. E poi io non sono uno di quegli esseri pervertiti che ti porti a letto tu. Con me la seduzione non abbocca mica.”
“Ammettilo, non ti dispiacerebbe andare a letto con me.” Rispose Nyss ridendo.
“Beh, visto il successo che riscuoti, prima o poi accetterò l’offerta, ma oggi non è quel giorno.”
Visto che quella non funzionava, Nyss cambiò tattica e iniziò a fissarla da sotto le lunghe ciglia con insistenza. Alla fine l’altra, esasperata dall’essere fissata in quel modo, smise di fare quello che stava facendo e si alzò.
“D’accordo, anche io ho fame, perciò farò qualcosa. Ma non lo sto assolutamente facendo per te” ribadì “ e comunque vieni a darmi una mano.”

Detto ciò si incamminò verso la porta, e uscì nel corridoio antistante per esplorare un po’ la navicella, seguita a ruota dalla rossa. Accanto alla cabina di pilotaggio vi stavano vari magazzini e stanze per accedere ai motori e ai panelli di controllo. Più vicino alla coda invece si aprivano due piccole stanzette, disposte simmetricamente una di fronte all’altra.

A metà del corridoio invece, salivano sui due lati due piccole scale a chiocciola, che conducevano al piano superiore, diviso in due parti: uno era una specie di sontuoso salone- spazio ristoro, con divani dalla forma moderna, un piano bar, e un piano cottura attrezzato di tutto il necessario. Il soffitto era interamente di vetro e forniva la vista mozzafiato della galassia. In fondo, quasi attaccato alla parete di vetro, vi era una piccola piscina rotondeggiante, vuota. Nyss e Myrtle vi si precipitarono, e in pochi secondi individuarono i comandi, e una botola automatica si aprì facendo uscire dei tubi di varie dimensioni, che iniziarono a far zampillare acqua fumante in tutte le direzioni.

“Questo è il miglior colpo che abbiamo mai fatto!” esclamò Nyss.
“Non posso credere che siamo state così fortunate” concordò Myrtle con occhi scintillanti.
“Adesso preparo qualcosa da mangiare, poi ci buttiamo nella piscina!” e si diresse con passo spedito verso il piano cottura, iniziando a frugare nelle dispense. In pochi minuti erano entrambe di fronte a due piatti fumanti, che iniziarono a mangiare con gusto.

Dopo essersi immerse nell’acqua corroborante, in una schiuma profumata e rilassante, Myrtle iniziò a far vagare i pensieri. Per qualche strano motivo, iniziò a ripensare al suo mentore. Sicuramente sarebbe stato fiero di quello che avevano appena combinato.

Scosse la testa sogghignando: quella vecchia canaglia di Enthor! Per tirare su una bambina secondo i canoni non vi sarebbe stata persona più inadatta, eppure a modo suo aveva impartito a Myrtle lezioni di vita che ancora si rivelavano preziosissime.

Enthor aveva trovato Myrtle, che all’epoca aveva quattro anni, in una capsula di salvataggio che era venuta a collidere con la sua astronavicella, mentre era inseguito da persone poco raccomandabili che volevano la sua testa. Siccome quella collisione per un caso fortuito gli aveva fatto scampare la cattura, aveva deciso che il destino aveva posto quella bimbetta sulla sua strada, e l’aveva presa con sé. Però, il fatto che fosse un avventuriero con qualche problema con la legge, dal grilletto facile e mezzo alcolizzato, non lo rendevano esattamente il tipo di persona più adatto a prendersi cura di una bambina.

Myrtle aveva buona memoria, e ricordava perfettamente quel giorno. Stava vagando per lo spazio nella capsula di salvataggio da ormai qualche giorno, rannicchiata contro la parete nello spazio angusto. Era estremamente confusa e spaventata, e non capiva fino in fondo cosa le stesse accadendo. Dormiva la maggior parte del tempo, ma spesso aveva gli incubi. Aveva mangiato solo liofilizzati ultranenergetici di emergenza, il cibo standard presente nelle scialuppe. Il loro sapore dolciastro ancora la stomacava, a distanza di anni e anni. Il suo unico conforto era il peluche a forma di pecora che stringeva al petto convulsamente, e un micro visore che le raccontava le sue fiabe preferite.

All’improvviso un giorno la scialuppa era andata a sbattere contro qualcosa, ed era stata scaraventata contro la parete imbottita. Poco dopo la capsula aveva iniziato a girare vorticosamente, per poi fermarsi all’improvviso. Come ricostruì dopo, lo shuttle degli inseguitori si era scontrato con un asteroide in seguito ad una manovra avventata per evitarla. Quando la capsula aveva smesso di girare, invece, fu perché Enthor l’aveva agganciata e la stava trascinando a bordo. Il protocollo di navigazione spaziale sanciva il dovere di prestare soccorso a ogni scialuppa incontrata sul proprio cammino, e nonostante Enthor non lo seguisse alla lettera, non era una persona disumana e l’aveva tratta in salvo.

Quando piccolo boccaporto della sua scialuppa si fu aperto, il cuore di Myrtle stava battendo talmente forte nel suo corpicino che temeva non avrebbe rallentato mai più. Si era ritrovata di fronte a un uomo alto, massiccio, da una lunga
barba irsuta e due occhi dallo sguardo gentile e gioioso.
“Per le cinque lune di Youndoor!! Una bambina!” aveva esclamato. Dopodiché l’aveva sollevata per le ascelle e deposta sul pavimento. “E te che ci fai in una scialuppa, tutta sola, eh? I tuoi genitori dove sono, cosa gli è successo?”. Ma Myrtle era troppo spaventata per rispondere, così Enthor aveva scosso le spalle, decidendo che in fin dei conti non gli importava troppo. Le aveva dato qualcosa da mangiare e l’aveva fatta dormire nel suo letto, disfatto e puzzolente, mentre lui si era adagiato su una poltrona.

Dopodiché vi erano tanti altri ricordi, più disordinati e confusi. Myrtle ricordava la meraviglia con cui aveva esplorato la piccola astronavicella, soprattutto cabina di pilotaggio piena di computer che cinguettavano allegramente. E ricordava anche l’Universo, così immenso e incomprensibile, e terribile nella sua bellezza. Ricordava le stelle, globi infuocati accecanti, e di come fosse terrorizzata che quelle lingue di fuoco guizzassero e lambissero la navicella, carbonizzandola. Ricordava pianeti dalle forme e dimensioni più bizzarre, satelliti e nebulose, corpi celesti ancora non identificati e catalogati.

Ricordava anche di quando erano entrati in un campo di asteroidi, ed Enthor l’aveva fatta sedere sulle sue ginocchia spiegandole come manovrare il volante. Poi, inizialmente a velocità ridotta, in seguito sempre più veloce, le aveva affidato il compito di schivare quelle mine vaganti. Era stato uno dei giorni più emozionanti della sua vita: ancora ricordava quella sensazione che era un misto di felicità, esaltazione e paura che le attanagliava lo stomaco. In realtà non se l’era cavata affatto male, e nonostante Enthor tenesse anche lui le mani sul volante per schivare all’ultimo qualche asteroide (ed era accaduto piuttosto di frequente) Myrtle aveva già dato prova della sua attitudine nel pilotare astronavi. Così era iniziata una passione che l’avrebbe accompagnata per sempre.

Poi vi era in pianeta Youndoor e le sue famose cinque lune, tanto invocate da Enthor quando era particolarmente arrabbiato. Youndoor era un piccolo pianeta ai margini della galassia, che aveva dato i natali al nobiluomo sopracitato. Era un piccolo gioiello dimenticato dalla maggior parte della civiltà; con giungle così fitte da essere sempre immerse nell’ombra, o ancora montagne con grotte e foreste con alberi alti centinaia di metri; e un numero non indifferente di bestie feroci che circolavano intorno. La popolazione era piuttosto povera e di numero ridotto, ma conduceva una vita semplice e relativamente tranquilla, movimentata di tanto in tanto dagli attacchi di qualche belva.

Enthor vi si recava per riposarsi ogni volta alla fine di una “missione” come amava chiamarle lui. Era un uomo dalle molteplici capacità: un po’ ladro, un po’ rapinatore, un po’ cacciatore di taglie, un po’ trafficante, un po’ pilota clandestino: qualunque attività illecita e avventurosa che richiedeva un uomo che agiva in solitaria, Enthor la praticava. Ed era anche uno dei più bravi sulla piazza.

Era da lui che Myrtle aveva imparato i rudimenti della lotta e delle arti marziali, l’uso delle armi da fuoco di piccola e media taglia, il pilotare le astronavi, il trattare e mercanteggiare con i malavitosi. Enthor aveva sin da subito sfruttato la piccola taglia della bambina e la sua aria innocente, impiegandola nelle più svariate missioni, per lo più come una piccola spia per acquisire informazioni preziose, attività che Myrtle svolgeva ben volentieri, prendendo il tutto come fosse un gioco…

Un urto improvviso colpì la navicella, strappando Myrtle dai suoi pensieri. L’allarme iniziò a suonare freneticamente, mentre dal vetro si poterono vedere chiaramente navi ostili che sparavano colpi su di loro.
“Dannazione, ci stanno attaccando!” gridò Nyss. “Credi che qualcuno ci abbia seguito?!” domandò agitata.
“Non credo” replicò Myrtle “Piuttosto saranno pirati di passaggio che hanno pensato bene di prenderci di mira.”
Detto questo schizzò fuori dalla piscina, afferrando al volo un asciugamano, preceduta da Nyss. Scesero barcollanti le scale rese scivolose dai loro piedi bagnati, e si precipitarono nella cabina di pilotaggio avvolte solamente da quei panni striminziti.
Myrtle si fiondò immediatamente al posto di comando, agganciandosi la cintura e afferrando il volante, pronta a schivare i colpi lanciati verso di loro. Nyss nel frattempo aveva iniziato a digitare freneticamente sul computer di controllo,
informandola delle condizioni dell’astronave.

“Stato degli scudi esterni: danneggiati. Il livello di energia è molto basso, non so per quanto potranno reggere!”
“Dannazione, bisogna fare in modo di ripristinare l’energia al massimo livello!” rispose la mora concitata.
“Dolcezza, chiedi una cosa impossibile” ribatté l’altra.
“No, in qualche modo devi riuscirci” replicò Myrtle “non ho nessuna intenzione di farmi catturare da quei pirati vestita così,” e indicò gli asciugamani che le coprivano. “Ne andrebbe della mia reputazione” .
“D’accordo, d’accordo” acconsentì la rossa “posso provare a trasferire l’energia utilizzata per le funzioni minori agli scudi.” Iniziò ad armeggiare sullo schermo del computer.
Myrtle intanto dava del suo meglio per evitare gli spari. Zigzagando tra i vari raggi laser, si era portata sotto i ventri delle tre astronavi nemiche, così da rendere loro più difficile attaccare.
“Figli di puttana” ringhiò a denti stretti.
“Ce l’ho fatta! Gli scudi sono di nuovo funzionanti!” esclamò la ragazza.
“Grande!! Ti amo!” rispose la mora “Adesso vediamo che belle armi potremmo usare contro quei bastardi.”

Passò al contrattacco: sfruttando la sua posizione di vantaggio, iniziò a sparare colpi precisi e mirati alle tre astronavi, mirando alle parti vitali. A due di queste riuscì ad infliggere danni abbastanza significativi, ma la terza fu svelta a spostarsi e ad attaccare a sua volta. Myrtle facendo avvitare la navicella su se stessa, riuscì ad evitare la maggior parte dei colpi. Poi con una manovra brusca poté sparare qualche colpo in risposta, provocando danni lievi.
A quel punto premette con decisione sull’acceleratore, tentando di fuggire. Ma la terza astronave aveva già sganciato dei missili inseguitori.

“Perfetto” sorrise tra sé e sé Myrtle “hanno agito esattamente come speravo.”
Affondò nell’acceleratore al massimo, raggiungendo la velocità più elevata. Sfruttò quei secondi di vantaggio che aveva sui missili per posizionarsi nel luogo ideale, per poi partire sfrenata verso la prima navicella. Arrivata nelle sue prossimità, rallentò di scatto: l’imprecisione dei missili inseguitori era di 0.04 secondi. Quando stavano quasi per colpirla, deviò improvvisamente verso l’alto e i missili colpirono in pieno la navicella nemica, causandole un black-out totale.

Come pensava, quei missili erano fatti per rendere inerti, non per distruggere. Segno che i loro nemici erano interessati a mantenere la merce, ovvero la loro astronave, intatta. Comunque, le navi nemiche non furono così stupide da ripetere la manovra, e incominciarono a bombardarla di colpi.

Myrtle riprese la fuga tentando seminarli, ma quelle le restavano incollate dietro. Quindi optò per una manovra avventata, che la portò a fronteggiarle. Infine sparò veloce due colpi mirando alle parti vitali. Colpì in pieno la seconda navicella, mettendola fuori gioco, ma la terza fu lesta a scansarsi.

La ragazza digrignò i denti: chiunque pilotasse quell’astronave, era dannatamente bravo. Cercò di sfruttare quei nanosecondi di vantaggio, in cui il nemico era distratto per sparare altre volte, ma quello riuscì a schivarli con agilità.
“Myrtle, i nostri scudi sono a un livello critico!” avvertì Nyss. “Non reggeremo ancora per molto!”
“Stupida astronave inutile, sei buona solo per degli stupidi rampolli che fanno festini, non per la battaglia! Non hai resistito nemmeno un secondo!” Myrtle era inviperita, e con molta maturità se la stava prendendo con un oggetto inanimato.

Un altro colpo sconquassò l’astronave, e la ragazza fece l’ultimo, disperato, tentativo: fuggire a massima velocità. Dopotutto quella era una navicella sportiva, e avrebbe dovuto avere quel tipo di vantaggio. Ma l’ultima astronave rimasta era una signora astronave, e nel giro di pochi secondi già l’aveva recuperata: sparò un paio di colpi che gli scudi esausti non poterono bloccare, e mandarono la navicella in black-out.


Note dell'autrice: ringrazio la mia fantastica beta Francesca, senza la quale questa storia sarebbe illegibile!  

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 CAPITOLO II
 
Dopo che la navicella era stata messa completamente fuori uso, avrebbero dovuto continuare ad andare avanti per inerzia.  Il nemico però le aveva già agganciate con un raggio attrattore, e il contraccolpo, frenato dalle cinture di sicurezza, le mozzò il respiro. Svelte si slegarono con un clic.
“Splendido, cosa facciamo?” chiese Nyss, strizzando gli occhi nella completa oscurità.
“Direi che sia rimasta un’unica cosa da fare: ci armiamo fino ai denti e tentiamo di resistere” rispose l’altra “forse con molta fortuna riusciamo ad ammazzare il capo e a prendere il suo posto.” Nonostante la nota di sarcasmo, era comunque l’unica alternativa possibile.
Myrtle si precipitò quindi a recuperare quante più armi possibili. Si legò due pistole alle cosce, impugnò una mitragliatrice laser, e in extremis si legò un coltello al braccio sinistro. Quindi si assicurò meglio l’asciugamano, che per fortuna era di colore scuro. Ma sapeva che era un gesto inutile: per quanto potesse stringerlo, difficilmente sarebbe rimasto al suo posto. Tuttavia, aveva le sue priorità: vero che era una ragazza timida, ma quando la sua vita era in gioco stava poco a formalizzarsi.
“Nyss, trasformati: mi serve qualcuno che veda bene al buio. E poi sei molto più letale in forma felina che in forma umana.”
“Oh, con grande piacere!” rispose l’altra. Quindi, con un gesto fluido lasciò cadere a terra l’asciugamano, per poi compiere un balzo in avanti e trasformarsi in una gigantesca tigre. Myrtle non resistette e le andò vicino al muso, grattandole un orecchio, e ricevette delle fusa in risposta.
“Nyss, appena entreranno io inizierò a sparare. Tu aspetta che siano un attimo distratti per piombargli addosso, d’accordo?” le sussurrò all’orecchio. La tigre la guardò negli occhi. Lunga tre metri e mezzo, al garrese era alta tanto quanto Myrtle. L’accesa tonalità arancione del suo manto riprendeva esattamente la sfumatura dei capelli di Nyss. Anche i brillanti occhi verdi erano inconfondibilmente quelli della ragazza, e in questo momento la fissavano mostrando determinazione. Myrtle appostò vicino all’ingresso, protetta da un pilone. Dietro di sé aveva tutto il corridoio per potersi permettere di cedere terreno senza ritrovarsi con le spalle al muro. Nyss si era posizionata dalla parte opposta, pronta per scattare in avanti e attaccarli da dietro. La coda si muoveva agitata, ma il corpo era immobile e teso, lo sguardo fisso e intenso, proprio come quello del predatore che osserva la preda. Myrtle impugnò più saldamente il mitra laser, sudando freddo. Il suo sguardo era fisso sulla porta, e le orecchie erano tese a captare il minimo rumore. Le lucine di emergenza lanciavano un sinistro bagliore rosso, e creavano ombre deformi e inquietanti. L’ansia cresceva e l’attesa la stava uccidendo.
Poi all’improvviso, con un leggero soffio, il boccaporto si aprì. Appena intravide la prima figura entrare, Myrtle fece fuoco, ma questa schivò agilmente il colpo e iniziò a rispondere. La ragazza riuscì a tenerla a bada per un po’, almeno fino a che altre quattro figure non si aggiunsero alla prima. A quel punto, silenziosa e letale, entrò in gioco Nyss seminando il panico.
Sentì un grido e un’esclamazione, e tutti iniziarono a sparare a raffica su quel mostro piombato dal cielo. Quel gatto troppo cresciuto però aveva la pelle dura ed era agile a schivare i colpi. Presto due furono messi fuori gioco.
 Myrtle approfittò della confusione e prese una pistola, la incastrò nel pilone e attivò la modalità automatica. Questa iniziò a sparare colpi regolari, e lei cambiò postazione, sperando che i nemici non si accorgessero del trucco e lei potesse sfruttare quel minimo vantaggio. La sua idea funzionò, perché quando la prima figura –la riconosceva bene perché la più alta- si  avvicinò al luogo dove prima era Myrtle, ecco che lei sparò e riuscì a colpirla. Il gemito di sorpresa che l’altro emise fu di grande soddisfazione. Subito questo si girò e rispose al fuoco, riparandosi dietro il pilone, dopodiché con una voce forte e sicura ordinò:
“Voglio che chiunque sia in questa astronave sia catturato vivo!”. Quindi sparò una potente scossa elettrica con la sua pistola che colpì Nyss, che si accasciò pesantemente a terra. Myrtle lasciò andare un grido soffocato, che però rivelò la sua posizione. Iniziò quindi a indietreggiare velocemente sparando alla rinfusa, riuscendo miracolosamente ad evitare le scosse elettriche scagliate al suo indirizzo.
Quando giunse la cabina di pilotaggio, aprì le porte automatiche e si chiuse dentro, bloccò le entrate e si mise in attesa. Purtroppo non ci misero molto ad aprirle. Capendo che insistere era inutile, nel momento che le figure entrarono gettando la pistola a terra gridò:
“Mi arrendo!”. Il cuore le batteva impazzito in gola.
“Davvero? Che peccato, mi stavo proprio divertendo.” La voce apparteneva alla prima figura, ed era bassa e calda, inconfondibilmente maschile. L’uomo estrasse qualcosa dalla tasca, e nel giro di pochi secondi la debole luce di un accendino rischiarò l’ambiente.
La fiamma illuminò un viso dai lineamenti squisiti, due scintillanti occhi neri che la guardavano intensamente, e una bocca distesa in un sorriso malizioso. Le pupille, notò la ragazza, erano di un verde brillante, cosa che rendeva il suo sguardo al contempo estremamente inquietante ma decisamente affascinante. Aveva un piercing al sopracciglio sinistro e tre anellini argentati all’orecchio, più uno sul lobo decorato da un canino verde acido, di qualche predatore sconosciuto. Una folta chioma di capelli neri e lisci contornava il viso, coprendo parte dell’occhio destro, ricadendo fino a metà della schiena.
“Per le lune di Youndoor, è veramente bello” pensò Myrtle, e subito dopo maledì i suoi ormoni, totalmente inappropriati in quella situazione.
“Sono piacevolmente sorpreso” esordì lo sconosciuto “non avrei mai immaginato che una ragazzina umana fosse capace di metter fuori uso due delle mie astronavi.”  
“E  inoltre” aggiunse “devo dire che apprezzo l’abbigliamento.” E osservò il misero asciugamano che la copriva.
“Ci avete colto di sorpresa” borbottò Myrtle di rimando.
“I miei complimenti per i riflessi.” Si congratulò l’altro, accennando a un lieve inchino ironico.
“Perché diavolo stai usando un accendino? Non si vede nulla. Le torce sono fuori moda?”  disse in un disperato tentativo di apparire spavalda.
“Ho un debole per la teatralità. La luce tremolante della fiamma aumenta il mistero” fu la risposta.
“Ma ora basta con le chiacchiere” continuò “portatela via.”
“Ehi, un attimo calma. Possiamo parlarne” protestò l’altra, con la voce che tremava leggermente.
“Di cosa dovremmo parlare? Del tempo?”
“Sono brava a pilotare”  disse lei, sforzandosi di apparire sicura: forse vi era una flebile speranza. L’altro rise.
“Sì, devo riconoscere che hai talento.”
“Io e Nyss siamo una bella squadra, difficilmente qualcuno riesce ad avere il sopravvento.” Abbassò le mani e si appoggiò al pannello di controllo, tentando di apparire rilassata.
“Nyss è la tigre” specificò “ma va in giro anche in forma umana. E’ piuttosto utile come abilità.”
“Sì, vedo dove vuoi arrivare: siete molto in gamba, mi fareste un grande favore a lavorare per me e bla bla bla…” fece un gesto con la mano.
“Ne ho sentite tante di storie così” continuò lo sconosciuto “e io non sono certo a corto di uomini.”
“Oh, perché strisciano tutti da te a implorarti di arruolarli?”
Lui la fissò un secondo. “Non hai capito chi sono, vero?”
“Come sei superbo.”
“No, ma la mia fama di solito mi precede.”
Myrtle lo osservò pensosa, e dopo un po’ sgranò gli occhi: possibile che fosse lui? Quello di cui Enthor parlava sempre. Il capo della più influente organizzazione criminale, che aveva ramificazioni in tutta la galassia. Non era possibile.
“Sei Thorn?” disse, incredula.
“In persona.” le rispose allegramente. “Quindi puoi immaginare che non mi servi, e tu non stai facendo nessuna offerta che potrebbe interessarmi.” Offrirsi di entrare fra le sue file avrebbe voluto dire accettare praticamente qualunque condizione da lui imposta. Ma d’altronde, l’alternativa era essere catturate o uccise. Per questo Myrtle giocò l’ultima carta:
“Ci volevi vive.” Forse se l’avesse invitata lui avrebbe avuto più margine per mercanteggiare.
“Come scusa?” disse Thorn.
“Ci volevi vive” ripeté Myrtle più forte. “L’hai detto chiaramente poco fa. Non è vero che non ti saremmo utili.”
Lui accennò a un ghigno. “Vedo che sei attenta.” Poi si rivolse a un suo compare: “Che dici Liu? Sembra proprio che queste abbiano qualche numero.” Quindi ritornò a parlare con Myrtle:
“Vi chiedo umilmente di unirvi alla mia flotta, mia signora”  disse.
“D’accordo, ma questa astronave la tengo io” replicò con fermezza. Tutti risero.
“Sei tu quella che rischia la vita, scricciolo” replicò Thorn “non sei proprio nella posizione di poter dettare condizioni.”
“Io ci ho provato” brontolò Myrtle.
Si avviò seguendo gli altri nel corridoio, stringendosi le braccia al petto: quella situazione non le piaceva per niente, ma non aveva scelta. Non si erano nemmeno preoccupati di disarmarla.
Quando vide l’immensa figura di Nyss stesa a terra, emise un grido e corse verso di lei. Subito si accertò che il respiro fosse regolare, dopodiché iniziò ad accarezzarle il muso scuotendola dolcemente.
“Nyss? Nyss svegliati…” l’altra emise un grugnito, e aprì faticosamente gli occhi. “Nyss, è finita. Ci siamo dovute arrendere. Ma siamo salve.”
Poi le lanciò uno sguardo divertito. “Se tu riuscissi a trasformarti sarebbe meglio: saresti più facile da trasportare, e ci guadagneremmo subito le benevolenze dei signori qui presenti.”
Nel frattempo Thorn, che aveva dato ordine di disporre dei feriti causati dalla gigantesca tigre, si era avvicinato curioso.
“Che cosa è esattamente?” chiese.
“Una tigre gigante di Youndoor, almeno così io l’ho conosciuta” raccontò l’altra.
“Una volta, quando avevo nove anni, stavo vagando per la foresta quando l’ho trovata che era solo un cucciolo, intrappolata sotto un masso. L’ho salvata e portata a casa, dove l’ho curata. Da quel momento è voluta restare con me e siamo diventate inseparabili. Poi una bella giornata, mentre io mi stavo lamentando di non avere amici, ha pensato bene di trasformarsi in umana per dimostrarmi che sbagliavo.”
Thorn sorrise. “Direi che ho fatto un buon acquisto per la mia flotta.”
“Ancora non so esattamente cosa sia. Né lo sa lei. Però siamo amiche per la pelle” continuò Myrtle.
“Che storia commuovente.”
Myrtle lo ignorò. Nel frattempo Nyss si era alzata leggermente sulle zampe posteriori, e scuotendo un po’ la testa si era ritrasformata in umana, per poi accasciarsi di nuovo a terra, incosciente.
Tutti sembravano entusiasti di questo cambiamento. Liu, un ragazzo alto dai riccioli mori e occhi azzurri, esclamò:
“Certo che è un bel cambiamento!”
“Scommetto che sotto le lenzuola è una belva” fece eco un umanoide dalla squamosa pelle arancione.
“Sicuramente non verrebbe a letto con te” replicò Myrtle acida, accingendosi faticosamente a sollevarla.
“Lascia che ti aiuti, non è cortese far faticare una donzella” disse Liu sornione avvicinandosi.
“Non ti azzardare a toccarla. Se proprio vuoi un contatto più ravvicinato, aspetta che sia sveglia e convincila” ringhiò la ragazza.
“Ci penso io” intervenne Thorn, con la sua voce calda. Sollevò con grazia e senza fatica la bellissima fanciulla, senza nemmeno indugiare con lo sguardo. Myrtle provò una fitta di invidia verso Nyss così morbidamente adagiata tra le sue braccia.
Aprirono il boccaporto, e un’aria gelida investì Myrtle, che rabbrividì e si strinse nelle braccia. Scesero nell’hangar ingombro di navicelle di vari modelli e dimensioni. Vi era un forte odore di macchinari, e il pavimento era sporco e freddo, ma la ragazza ignorò le sensazioni sgradevoli: non voleva abbandonare Nyss per nulla al mondo. Salirono una rampa di scale ed entrarono in un lungo corridoio illuminato da luci asettiche. Durante il cammino incrociarono alcuni membri dell’equipaggio, che li squadrarono con aria stupita, ma la mora proseguì a testa alta e lo sguardo fisso di fronte a sé, cercando di dimenticare il fatto che fosse una prigioniera e per di più fosse vestita come se fosse in un centro benessere. Doveva tuttavia ricordare anche che la maggior parte degli sguardi erano rivolti verso la rossa mozzafiato tra le braccia del loro capo, forse immaginandola come una delle ultime conquiste. Il pensiero non le fece piacere. Perché era sempre così gelosa di Nyss?
Arrivati a un bivio, Thorn congedò con un tono secco i suoi ragazzi, e imboccò la direzione opposta seguito da Myrtle. Quindi si fermò di fronte a una porta automatica che si aprì con uno sbuffo, ed entrò nella camera da letto, adagiando Nyss sotto le coperte.
“La scossa non era grave, avrà solo bisogno di riposo” la rassicurò.
“Beh…grazie.” Forse era fuori luogo ringraziare il proprio carceriere, tuttavia Myrtle era sinceramente grata. Si guardò intorno: era una bella stanza, con un’ampia finestra, due letti dall’aria confortevole, persino un bagno privato. Era rischiarata da luci allegre e il colore predominante era l’arancione.
“Sembra la stanza di un hotel per famiglie” rise Myrtle.
“Io voglio solo il meglio per la mia ciurma” replicò Thorn con tono scherzoso. “Comunque immagino sia di tuo gradimento.”
“Beh, non c’è la piscina idromassaggio come il nostro precedente alloggio, ma mi ci abituerò” sospirò l’altra.
Lui la fissò con un’espressione indecifrabile.
“Cosa c’è?” chiese Myrtle, preoccupata dell’essere fissata in quel modo. Non sapeva come comportarsi.
“Sei uno scricciolo interessante.”
Per le lune di Youndoor, era un complimento? Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Nyss sarebbe già riuscita da un pezzo a trascinarlo tra le lenzuola, cosa che non sarebbe dispiaciuta nemmeno a lei, ma non ne sarebbe mai stata capace. Già considerava un miracolo che le stesse semplicemente rivolgendo la parola.
Per cui alla sua uscita rispose semplicemente con un “Ah”, non trovando niente di meglio da dire.
“Forse sarebbe meglio che io vada a raccogliere le nostre cose” aggiunse un po’ imbarazzata.
Con un cenno le fu accordato il permesso. Uscì dalla stanza e fece il percorso inverso, stordita. Ancora faticava a realizzare quanto era accaduto.
Per prima cosa, dopo essere entrata nella navicella, salì al piano superiore. Individuato il mucchietto con i suoi amati vestiti, si tolse velocemente l’asciugamano fradicio e iniziò a rivestirsi. Si era rimessa solo i pantaloni quando udì un suono alle sue spalle e si girò di scatto: vide Liu (Tanto amore anche per lui, tanto.) che cercava di andarsene non visto. Lanciò un grido di esclamazione e con un braccio si coprì, mentre l’altro corse alla pistola e iniziò a sparargli.
“Maledetto maniaco, che diavolo ci facevi lì?” ruggì.
“Ero solo venuto a perquisire la vostra nave, non sapevo ci fossi anche tu!” rispose l’altro, evitando i suoi colpi. “Devo ammettere però che è stato un piacevole diversivo”. La raffica di colpi che ricevette in risposta gli fecero battere ritirata in fretta e furia.
“C’è qualcun altro che devo fare fuori?” gridò Myrtle esasperata. Non ricevendo risposta, continuò a fare ciò che doveva più in fretta possibile.
Si rivestì, e iniziò a raccattare le loro valige: a parte qualche vestito, i computer, armi e gadget non avevano molto con loro, e nel giro di pochi minuti aveva radunato ogni cosa. Quindi ridiscese le scale, aprì nuovamente il boccaporto e si incamminò verso le sue stanze. Tutto d’un tratto la stanchezza della giornata le era piombata addosso, e persino le ossa le facevano male. Si trascinò verso il suo letto e si seppellì sotto le coperte, decisa a dormire per due giorni di fila. Prima che il sonno la avviluppasse però, il suo ultimo pensiero cosciente fu sulle casualità della vita: in meno di ventiquattro ore erano successe cose che mai avrebbe immaginato. Era tutto iniziato con un semplice furto…

Note dell'autrice: ringrazio di nuovo la mia fantastica beta Francesca!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Dedico il capitolo a cate394rina!! La mia meravigliosa, prima recensora! (A proposito, come si dice?)


CAPITOLO III
 
Fu l’intensa luce del giorno a svegliarla. Si era infiltrata tra le sue ciglia strappandola al sonno, così che era stata costretta a tuffarsi sotto le coperte per evitarla. Non riuscendo a riaddormentarsi, si era messa a sedere sul letto sbuffando, guardandosi intorno assonnata. Gettò un’occhiata alla sveglia sul comodino: segnava le dieci e ventitré.

Ogni astronave aveva un proprio fuso orario, dato che viaggiando di pianeta in pianeta era inutile adottare quello universale. A giudicare dal suo corpo relativamente fresco e riposato però, Myrtle valutò che fosse simile al suo.

Lanciò lo sguardo oltre il vetro, ammirando il paesaggio riscaldato dai raggi solari. Sembrava così vero… D’altronde tutte le astronavi di grandi dimensioni erano dotate di quel tipo di dispositivo: se si viaggiava a lungo nello spazio in quella notte perpetua era deleterio per il corpo e per la mente. Così si ingannavano i sensi con un giorno artificiale.

Sbadigliando, scostò le coperte e scese dal letto, avviandosi per una doccia. Il bagno era confortevole e pulito, e ciò era estremamente importante per Myrtle, che si mostrò soddisfatta del nuovo alloggio. D’altronde, era adattabile, e finché avesse avuto di che sopravvivere e un’occupazione per divertirsi, era contenta. Certo, c’era la piccola questione della sua libertà personale…

L’acqua calda fu un toccasana, che la risvegliò completamente. Uscì dal bagno di buon umore, e prese a rivestirsi: indossò i suoi pantaloni neri preferiti, molto attillati, e una canottiera fluo. Le scarpe le lasciò da parte: adorava andare a piedi nudi, e il pavimento era coperto da una morbida moquette.
Poi si girò a guardare Nyss che dormiva placidamente e un ghigno malefico le si dipinse in volto. Prendendo la rincorsa, si gettò a peso morto sul letto della ragazza, svegliandola di soprassalto.
Nyss gridò, poi ruggì e con uno scatto le fu addosso. Dopo averla immobilizzata le soffiò in viso, furiosa. Era sempre divertente vedere il suo lato felino prendere il sopravvento, anche perché la forma umana rendeva tutto più comico.

Qualche secondo dopo l’attenzione della rossa fu catturata dall’ambiente circostante.

“Dove chi troviamo?”

“Sull’astronave di Thorn.”

L’altra la guardò interrogativa.

“Ok, mettiti pure comoda, è una lunga storia da raccontare” sospirò Myrtle.

“Sembra divertente” sorrise l’altra. “Avanti, sono tutta orecchi!”

“Allora” iniziò prendendo un lungo respiro “dopo che ti hanno messa fuori gioco mi sono arresa. Salta fuori che colui che ci stava dando la caccia era Thorn”

“Quel Thorn?” la interruppe Nyss.

“Lui in persona” confermò.

 “Ricordo vagamente di essere stata in braccio a un Adone dagli occhi di ossidiana e inquietanti pupille color insalata, chi era?”

“Era lui.”

Gli occhi di Nyss brillarono, ma non disse nulla.

“Comunque, mi sono arresa e lui mi ha proposto di entrare a far parte della ciurma”continuò Myrtle “Non che avessimo molte alternative, ma ho accettato. E così siamo qui.”

“Capisco, così speriamo di far carriera, eh?”

“Beh, non saprei. Potrebbe essere divertente, vedremo. Ora però ho fame, che ne dici di andare a fare colazione?”

“Condivido pienamente” rispose Nyss allegra.

“Alt. Ferma: non ti permetterò di girare ancora senza veli per questa astronave.”

“Uff, ma perché no? Già l’ho fatto una volta!”

“Nyss. Ora.”

“Come sei puritana” sbuffò l’altra, ma obbedì. Optò per un corto abito verde che si intonava ai suoi occhi, dopodiché si incamminarono per il lungo corridoio. Nyss le afferrò il braccio, entusiasta.

“Pronta per una nuova avventura?”

“Altroché!” esclamò Myrtle di rimando. Raramente vedevano il lato negativo di quanto gli accadeva.

Entrarono nella mensa, un ambiente ampio con tavoli dalle varie forme e dimensioni, rischiarato da un’enorme vetro che correva lungo tutta la lunghezza della sala, che al momento mostrava un paesaggio simile a quello presente nei loro alloggi.

Si diressero verso il bancone, dietro il quale vi era una Sirena dalle scaglie rosate e profondi occhi turchesi, dallo sguardo dolce e gentile.

“Desiderate qualcosa?” chiese con una voce soave. Faceva sempre uno strano effetto ascoltare una Sirena: sembrava di ascoltare non una, ma una moltitudine di voci. Potenti e potenzialmente letali.

“Uhm, cosa avete da offrire?” domandò Myrtle.

“Abbiamo praticamente tutto” la Sirena sorrise mostrando una fila di piccoli denti aguzzi, bianchi come perle “dai succhi di frutta alla carne di balena di Oyd.”

“Io prendo una bistecca!” decise Nyss, senza pensarci troppo.

“Per colazione?” Myrtle era scettica. “Io comunque prendo del latte e cacao, e un cornetto, grazie.”

Furono servite in un istante, e Nyss si avventò sulla carne con voracità, addentandola direttamente, mentre Myrtle si gustava con più calma la sua ordinazione.

“Come funziona il pagamento qui?” chiese.

“Oh, nulla: offre sempre la casa” rispose la Sirena.

“Uh? Stai dicendo che potrei venire e mangiare quando e quanto mi pare? Completamente gratis?”
Nyss aveva alzato la testa dal suo pasto.

“Già, è tutto pagato dall’Organizzazione” rispose la Sirena “comunque, io mi chiamo Reen, piacere. Voi siete nuove, vero?”

“Hai indovinato. Mi chiedo come tu abbia fatto” replicò ironicamente la mora. “Io comunque sono Myrtle, molto piacere.”

“Io invece sono Nyss!” e agitò la mano in aria. “Molto piacere anche da parte mia.”

“Non vi ho mai visto qui prima d’ora, quindi” esordì Reen “questo vuol dire che o siete sempre state rintanate nei vostri alloggi, oppure siete arrivate a bordo ieri.” Ricevette un segno d’assenso in risposta. “E quindi voi siete le prigioniere con cui ci siamo scontrati.”

“Siamo prigioniere?” Nyss aveva uno sguardo interrogativo.

“Ah, questo non l’ho capito bene nemmeno io, chiariremo più avanti” replicò Myrtle con un’alzata di spalle.

“Vi hanno fatto entrare nella ciurma?” chiese Reen.

“Così avevo capito” rispose Myrtle.

“Beh, ci avete messo un pochino nei guai ieri, Thorn deve aver riconosciuto la vostra abilità.”

“Adesso non esageriamo” una voce alle loro spalle fece sobbalzare tutte e tre. Thorn era apparso
all’improvviso e le osservava con una luce divertita negli occhi. “Vedo che apprezzate il servizio di ristoro.”

“Soprattutto il fatto che sia gratis” sottolineò Nyss.

“Una parte degli introiti è destinata alla cura di chi fa parte dell’Organizzazione” spiegò lui.

“Insomma, ti compri la lealtà dei tuoi con la buona cucina” commentò Myrtle. Thorn rise.

“Desidera qualcosa?” offrì Reen.

“No, grazie Reen” rispose Thorn. “Stavo giusto per chiedere a queste due incantevoli fanciulle se potevano seguirmi al ponte di comando.”

“Finifco di mamgiare e arrivo” disse Nyss masticando “anfi mi sbrigo.” Si tolse elegantemente il vestito verde e si trasformò, divorò la bistecca in un sol boccone, e ritornò velocemente in forma umana. Myrtle alzò gli occhi al cielo.

“Tu e la tua teatralità” sbuffò. L’altra le fece la linguaccia, mentre Thorn le osservava divertito.

“Un metodo efficace di mangiare” commentò. “Se ora volete seguirmi…”

Si incamminarono tutti e tre verso il ponte di comando.
 
 
Quando entrarono scoprirono che era praticamente deserta, eccezion fatta per una bellissima Yule che aspettava nervosamente in piedi, con le braccia conserte.

“Lei è Calypso” la presentò Thorn “è la mia pilota più abile. Pilota una delle astronavi della flotta.”

Assomigliava molto ad un’umana, con una cascata di capelli d’ebano striati di blu elettrico, colore che si ripeteva nelle morbide labbra e negli intensi occhi dalle lunghe ciglia. Questa corrispondenza cromatica era il tratto distintivo delle Yule – ognuna aveva il suo particolare colore.

Se non fosse  stato per Nyss, che quanto a bellezza eclissava chiunque, Myrtle avrebbe pensato fosse la creatura più bella che avesse mai visto. La pelle era candida, con un’impercettibile sfumatura azzurrina, e il corpo snello e sensuale era fasciato da un vestito perlato impreziosito  da arabeschi neri. La fronte era cinta da una catenina d’argento con un piccolo pendente a goccia, finemente lavorato, che cadeva graziosamente al centro.

Ovviamente la odiò sin dal primo istante, data anche la grande stima che sembrava godere presso il Capitano.

“Mi dispiace, non doveva essere in gran forma ieri, dato il trattamento che le ho inflitto” sputò Myrtle provocatoria “ma sono sicura che ha tanto da insegnarmi.” L’altra la fissò con odio, e poi con un’aria di sufficienza.

“E’ facile darsi delle arie quando si hanno navicelle che sono migliori del pilota” replicò.

“Non si mettono fuori gioco due astronavi con una navicella sportiva, se non si ha talento” a parlare era stata Nyss. Myrtle la guardò con un luccichio negli occhi.

“Direi che possiamo rimandare i battibecchi a dopo, fanciulle, ora dobbiamo discutere di questioni più importanti” la voce calda di Thorn si era intromessa. Calypso sembrò volesse aggiungere qualcosa, ma desistette.

“Che tipo di questioni importanti?” chiese Myrtle accigliata.

“La vostra futura missione” rispose Thorn calmo, mentre si sedeva languidamente sulla poltrona di comando.

“Già andremo in missione!?” esclamò Nyss stupita, mentre un sorriso le illuminava il viso.

“Beh, dato che siete due elementi più che validi non vedo perché non impiegarvi subito al lavoro.”

“Che tipo di missione sarà?” chiese Myrtle sospettosa, socchiudendo gli occhi.

“Una missione dove mi saranno necessarie le tue abilità da pilota, Myrtle, e le tue doti da seduttrice,
Nyss. Specialmente per insegnare qualcosa a Myrtle.”

“Eh?” esclamò Myrtle sconvolta, mentre Calypso ridacchiava dicendo: “Sarà un duro lavoro per la rossa.”

“Sedu-che? Assolutamente no! Io guido astronavi, punto” Myrtle aveva gli occhi sgranati ed era leggermente nel panico.

“Oh, sembra divertente” disse Nyss con una punta di malizia nella voce.

“Si tratta semplicemente di acquisire certe informazioni riservate da un governatore – umano, di Unidrus. Si dia il caso che ami le corse dei Dardi e le ragazze avvenenti, e tu Myrtle rientri almeno in una delle categorie. Guidi Dardi, non è vero?”

La ragazza si accigliò. I Dardi erano navicelle molto piccole e aerodinamiche (e costose) usate per gare a velocità spaventose. Partecipare a tali corse richiedeva una notevole abilità.

“Veramente, no” rispose Myrtle “ non me ne sono mai potuta permettere uno.”
Thorn si adombrò per un secondo.

“Oh, sarà perfettamente in grado” si intromise Nyss “Myrtle ha l’abitudine di volare su Skyboard modificate che vanno a cinquecento chilometri all’ora. In città.”

“Cosa? Pilota quegli affari senza protezioni in mezzo a tutto quel traffico?” perfino Calypso era stupita.

Le Skyboard erano delle tavole di piccole dimensioni dotate di un motore a propulsione che potevano volare come qualsiasi altro veicolo. La loro pericolosità consisteva nel fatto di essere totalmente scoperte, azzerando qualsiasi protezione per il pilota. Erano usate negli sport estremi, e mai nelle città, dato l’alto rischio costituito dagli ostacoli e dalle altissime velocità.

“Beh si, è divertente” sminuì Myrtle.

“Perfetto allora” Thorn era decisamente sollevato “ti servirà semplicemente qualche allenamento, se
sei in grado di usare la Skyboard in quei contesti non avrai problemi con i Dardi. Dovrai partecipare alle corse e entrare nelle grazie del governatore.”

“Certo un nonnulla” si lamentò Myrtle “Senti, seriamente, non sono la persona adatta. So pilotare, ma non ingraziarmi le persone. Il massimo che posso fare è stamparmi un sorriso finto in faccia. E poi ho diciotto anni, pilotare Dardi a questa età ti fa sembrare più fenomeno da baraccone che femme fatale. Non sono nemmeno maggiorenne!”

“Oh, per quello basta aumentarti l’età e usare un po’ di trucco per farti sembrare più grande e avvenente” ammiccò Nyss.

“Ma tu da che parte stai?” la rimbeccò la mora.

“Dalla sua, ovvio! Sembra una cosa troppo divertente perché io ti permetta di rovinarla! Ti trasformerò finalmente in una creatura con un filo di sex appeal. Chissà, potrei pure finire per innamorarmi di te” e sospirò drammaticamente. L’altra la fissò con un vago terrore negli occhi per poi dire lentamente:

“Credo che Calypso sia molto più adatta per questo. Ho paura di quello che questa creatura potrebbe farmi.”

“Osi criticare il mio senso estetico?” finse di scandalizzarsi la rossa.

“Non mi abbasserei mai a una missione del genere” rispose invece la Yule, arricciando il naso.

“Ci avevo pensato a mandare Calypso, ma tu sei una pilota più abile” aggiunse invece Thorn, con il suo solito tono calmo e uno scintillio negli occhi.

“Come prego?” disse Calypso gelida “se la mettiamo in questi termini, andrò io. Vedremo chi è la migliore”

“Oh, non ci penso nemmeno” Myrtle aveva improvvisamente acquisito entusiasmo per la cosa.

“Sogno di pilotare un Dardo da una vita e non mi lascerò di certo sfuggire l’occasione.”

“Mi commuove tutta questa tua partecipazione” commentò Thorn “il tuo desiderio è esaudito: farai
parte della missione.”

Ed incredibilmente, tutti erano contenti della cosa.

“Comunque, riceverete tutti i dettagli fra breve. Intanto, gradirei che voi due lasciaste me e Myrtle da soli.”

“Eh? Ho fatto qualcosa di male?” Myrtle era accigliata. Nyss con gli occhi accesi di malizia le mimò con le labbra: ‘questa è la tua occasione’ ottenendo un’occhiataccia in risposta, quindi uscì ridendo seguendo Calypso fuori dalla porta.

Myrtle nel frattempo si sentiva assurdamente imbarazzata dal trovarsi da sola con Thorn. Che diavolo le passava per la testa?

Thorn nel frattempo si era di nuovo seduto sulla poltrona e  le aveva indicato un posto a sedere di fronte a lui.

“E così, ho incrociato la strada con la pupilla di Enthor” esordì senza preamboli.
Myrtle spalancò gli occhi, sorpresa.

“Come fai a saperlo?”

Thorn sorrise leggermente.

“Lo conoscevo da parecchio tempo. Sai, affari. Era una canaglia estremamente abile, lo ammiravo molto.”

Fece una pausa e poi continuò:

“Ogni tanto ci incontravamo e parlavamo. Mi parlava parecchio di te, diceva che eri molto brava e
promettevi bene, mi aveva persino mostrato una tua foto. Una volta mi aveva raccontato anche di quella tua amichetta felina, che è stata l’indizio principale per capire la tua identità, quando me la sono ritrovata davanti.”

Myrtle ascoltava attentamente, con la fronte corrugata.

“Mi ha anche raccontato la tua storia.”

Lei sollevò la testa di scatto. “Cosa ti ha detto?” chiese.

“Tutto. Mi ha detto che sei originaria del pianeta Gaxyus, e che i tuoi genitori ti hanno fatto fuggire in una capsula di salvataggio quando il pianeta è stato occupato dalle Legioni del Senato. Il che ti rende una ricercata, per quanto tu sia indubbiamente innocente.”

Myrtle adesso non lo guardava più, ma fissava lo spazio immenso al di là del vetro con gli occhi lucidi.

“Era un pianeta così bello…” disse in un sussurro “ Aveva montagne e laghi bellissimi… città meravigliose, con giardini pensili e cupole di vetro… oceani profondissimi con mostri marini…” le parole le morirono in gola.

“Era anche uno dei pianeti dalla cultura più avanzata, un’ovvia minaccia per il Senato” aggiunse Thorn. “Adesso è inaccessibile, soprattutto per evitare che la resistenza riceva aiuti esterni.”

“Quando sarò in grado, andrò e farò qualcosa di concreto per mettere fine a questa storia” Myrtle lo disse con decisione. “Ora però riesco a malapena a mantenere me e Nyss” aveva uno sguardo quasi disperato. Thorn per un po’ non disse nulla, ma si limitò a fissarla di nuovo con quella sua espressione misteriosa.

“Sono contento che tu faccia parte della mia flotta, ora” dopo un po’ ruppe il silenzio “ Da quando ho saputo che Enthor era morto ti ho provata a cercare, ma eri sparita.” Ora Myrtle era decisamente stupita.

“Perché mi volevi cercare?”

“Ero intrigato.”

“Da che?”

“Da te.”

“Da me?” Myrtle aggrottò la fronte “E perché mai scusa?”

“Ho sempre avuto un certo… interesse nei tuoi confronti per quando saresti cresciuta” Myrtle deglutì
a vuoto.

 “Sia per la tua bravura di pilota, che altri motivi” continuò poi con voce morbida, lanciandole un’occhiata eloquente. Myrtle, non sapendo che dire, decise di glissare.

“Ok, e quindi mi hai trovata. Che fortuna, eh?”

“Parlerei quasi di destino.”

“No ti prego, odio pensare che la mia vita sia già pianificata.”

Thorn rise alla sua uscita.

“Anche io lo odio” rispose. “ Bene” aggiunse alzandosi in piedi fluidamente “la chiacchierata è finita.
O questo nostro incontro si evolve in qualcosa di più intimo, oppure puoi accomodarti fuori. Abbiamo una piscina al terzo livello, se ti interessa.”

Myrtle lo guardò con un sopracciglio alzato. “Un modo particolare di congedare le persone” commentò “non ti offendere, ma preferisco di gran lunga la piscina.” Dopo questa frase quasi corse fuori il ponte di comando, non avendo il coraggio di guardarsi indietro.




Note dell'autrice: ringrazio come sempre la mia meravigliosa beta Francesca, che è anche tra le mie lettrici favorite! (E le piace la storia nonostante gli orrori che è costretta a correggere!)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Dedico questo capitolo a Elengarden, mia seconda meravigliosa recensora!!

 CAPITOLO IV

 

 

Attenzione: atterraggio tra venti minuti. L'equipaggio si prepari alla manovra." 

La voce metallica  risuonò per tutta l'astronave, e Nyss e Myrtle, che in quel momento si trovavano nella mensa a cenare, alzarono due facce stupite dai loro piatti e si guardarono.

 "Dove stiamo andando?" chiese con curiosità Nyss a Reen, che si trovava dietro il bancone servendo un tozzo figuro che assomigliava un po' a un moscone, forse per i grandi visori scuri che portava calati in viso.

"Stiamo arrivando al Quartier Generale" rispose la Sirena con voce vellutata, versando una bevanda blu petrolio nella tazza di fronte a lei.

 "Quartier Generale?" le fece eco Myrtle "avete un intero pianeta adibito a Quartier Generale?" era piuttosto stupita.

 "Si, non è molto grande, ed è piuttosto inospitale. Ma ha un campo magnetico che manda in tilt tutte le apparecchiature, il che lo rende un nascondiglio perfetto. Non si trova in nessuna mappa ufficiale."

 "Aspetta un secondo, se le apparecchiature vanno in tilt, vuol dire che ogni decollo e atterraggio è fatto manualmente? Comprese astronavi enormi come queste?"

 "Esattamente" rispose la Sirena.

Nyss emise un fischio. "Però" commentò "il nostro Capitano è un signor pilota. Myrtle, hai trovato l'uomo della tua vita. Oops, dimenticavo che già lo consideri tale."

 "Ma non dire assurdità" la rimbeccò Myrtle, pur sapendo nel profondo di non essere per niente indifferente a Thorn.

 “Comunque, io vado a spiaccicare il naso al vetro. Non voglio perdermi un atterraggio del genere" e si alzò, dirigendosi all’estremità opposta della sala.

 Guardando fuori vide che era tutto avvolto in una strana nube grigiastra, con qualche pigro asteroide che spuntava fuori di tanto in tanto. La nave scivolava silenziosa ed elegante evitando con agilità i vari ostacoli. Quando giunsero in vista del pianeta, Myrtle si trovò d'accordo con Reen nel giudicarlo inospitale. Aveva una forma frastagliata, con rocce nere, spigolose e appuntite che spuntavano ovunque. Al momento era notte fonda, e sospettava fosse una condizione quasi perenne. Qua e là si intravedevano delle deboli luci, probabilmente provenienti dagli insediamenti.  La nave si addentrò in una grande caverna, seguita dalle altre due. La caverna era piuttosto profonda, e alla fine si apriva un enorme portellone che in breve le inghiottì. Con un grave rombo di motori, l’astronave si poggiò delicatamente a terra. L'hangar era immenso, ricolmo di astronavi di ogni forma e dimensione. Una discreta folla di varie specie aliene si era indaffarata intorno alla loro nave.

 Anche all’interno vi era fermento, e Myrtle si avviò verso i suoi alloggi facendosi largo tra la folla che si era riversata nei corridoi.  Non vedeva Nyss da nessuna parte, e anche Reen sembrava sparita chissà dove. Con un'alzata di spalle proseguì il cammino, anche se avvertiva una punta di fastidio nell'essere stata esclusa a quel modo. La cabina era vuota eccezion fatta per i loro averi gettati alla rinfusa. Con un sospiro iniziò a radunare le proprie cose e, dopo aver riflettuto un istante, anche quelle di Nyss.

Davanti al portellone si era riunito tutto l'equipaggio vociante, che non vedeva l'ora di uscire. Myrtle non si era mai resa conto che fossero così tanti. Cercò tra la folla la chioma rossa di Nyss, ma non la vide da nessuna parte. Il portellone si aprì, e l'aria gelida la investì in pieno, facendola stringere nella giacca imbottita che aveva prontamente indossato.

"Ah, finalmente un po' di aria fresca! Non ne potevo più di star chiusa là dentro, anche se erano solo quattro giorni!". A parlare era stata la mutaforma dalla rossa chioma, che si era materializzata all'improvviso. Ovviamente indossava un paio di shorts e una canottiera leggera, del tutto incurante del freddo.

"Dolcezza, ti vedo completamente congelata! Vieni qui che ti scaldo un poco" disse, e abbracciò Myrtle, infondendogli un po' del suo calore. L'altra le si strinse contro grata.

"Non capisco come fai a non morire di freddo" disse Myrtle battendo i denti.

"Te l'ho detto, la mia temperatura corporea è molto superiore alla tua". Era vero, Nyss era praticamente un termosifone vivente, cosa che risultava parecchio gradita in momenti come quello.

L'hangar era un posto molto poco accogliente, con luci al neon, un pungente odore di carburante e astronavi, e pareti che amplificavano e rimbombavano i suoni stordendo chi vi stava dentro.

"Speriamo che all'interno sia meglio" commentò Nyss.

Si sbagliava. Quando varcarono la soglia di una porta a chiusura ermetica, si ritrovarono in uno stretto corridoio male illuminato e umido, con le pareti e il soffitto ricoperte di tubature arrugginite, e il pavimento di grate. Superata un'altra porta, si ritrovarono in una stanza più grande dalla quale si diramavano numerosi corridoi. Le due ragazze si fermarono al centro disorientate.

"Voi due siete le nuove arrivate?" chiese con voce lamentosa un piccolo esserino nero, con occhi rossi senza pupille e due piccole corna sulla fronte.

"Ehm, si, siamo noi" rispose Myrtle incerta.

"Seguitemi allora, vi porto ai vostri alloggi."

Lo seguirono per uno dei tanti corridoi, dove si affacciavano varie porte automatiche. L'esserino si fermò di fronte a una di queste, e passando una carta magnetica nella serratura la fece aprire.

"Questa è la vostra chiave. Non perdetela, o rimarrete chiuse fuori."

L'interno era molto squallido, senza finestre e con due letti ammuffiti quasi attaccati l'uno all'altro per il poco spazio della stanza.

"Non ci sarebbe per caso una sistemazione migliore?" domandò Myrtle, mentre Nyss arricciava il naso. L'altro emise una fastidiosa risata nasale.

"Siamo in un covo, non in un albergo di lusso" disse roteando gli occhi "Ci sono sistemazioni migliori, certo, ma non c'è spazio ed essendo voi le novelline dovrete stare qua. Ovvio, se aveste qualche soldo forse potreste ottenere qualcosa, ma ovviamente non li avete, o non sareste qui."

"Veramente i soldi li avevamo, ma ce li avete rubati" sbottò Myrtle. Si era quasi illusa che entrare a far parte della banda di Thorn sarebbe stato un vantaggio, ma ora non ne era affatto sicura. Nyss le sfiorò un braccio, per calmarla, facendole cenno con la testa che era inutile stare a discutere.

Mandarono quindi via il fastidioso esserino e si chiusero nella stanza.

"Non credo che abbiamo altra scelta che sistemarci al meglio, e andare a dormire" proclamò Nyss. Myrtle fu d'accordo, quindi unirono i letti e radunarono tutte le coperte disponibili, e Nyss si trasformò in un balzo, acciambellandosi su entrambi i letti. Myrtle la coprì con una coperta, per poi accoccolarsi in un angoletto, raggomitolandosi contro il ventre caldo dell'altra. Adorava dormire a quel modo, anche perché chi non si sarebbe sentito rassicurato di dormire accanto a una tigre gigantesca che vegliava su di te?

 

                                                                      ***

Il mattino seguente si trovavano nella mensa per fare colazione, mezze assonnate. Erano state costrette ad alzarsi presto per motivi sconosciuti, e ora erano circondate da una folla variopinta, nervosa e affamata, in attesa di avere da mangiare.

Si trovavano in fila con dei vassoi grigi in mano, e stavano aspettando da quelle che sembravano ore. L'ambiente poi non era dei migliori: era anni luce lontana dalla splendida mensa dove serviva Reen. Era enorme, illuminata da luci fioche e fumose, con lunghe tavolate di metallo e panche dall'aria scomoda. L'umidità permeava anche lì, come d'altronde su tutto il pianeta. La situazione non era resa migliore da tutti gli individui poco raccomandabili che avevano fissato la loro attenzione su di loro. Alcuni erano semplicemente ostili, altri invece dedicavano loro troppe attenzioni indesiderate, specialmente verso Nyss.

"Hey piccola, perché non andiamo in camera mia a fare conoscenza?"

Un alieno con tre arti superiori, la pelle viscida e verdastra, e occhi rossi da rettile l'aveva afferrata per un braccio, trascinandola verso di sé. Nyss dal canto suo aveva ruggito un "Lasciami!" prima di scaraventarlo contro gli altri in fila, il che li aveva fatti molto arrabbiare.

"Viscida puttanella" aveva sibilato l'alieno fuori di sé, prima di agitare minacciosamente la lunga coda acuminata.

"Ora ti infilzo per benino" sibilò.

"Non ti azzardare, Kugo." A parlare era stata una ragazzina umana sui quindici anni, magrolina, con un cespuglio di ricci castani, e occhiali a fondo di bottiglia. L'altro la fissò con odio.

Non ti intromettere, ossicino. E’ una questione che non ti riguarda”

Direi che mi riguarda molto da vicino invece: ho lo stomaco sensibile e non voglio vedere gente squartata prima di colazione. ”

Allora non guardare e vattene.”

Kugo, Kugo, Kugo.  Non farmi perdere la pazienza, sennò poi corri dalla mamma dicendo che ti ho fatto la bua.”

Ohhh, siamo passati alle minacce?” l’altro agitò la coda davanti al suo viso. “Fosse in te non sarei così spavalda: chiunque in questa sala non vede l’ora di farti a pezzi.”

Tu provaci…  Tutti voi provate anche solo a sfiorarmi…” quest’ultima frase era quasi un sussurro, e la ragazzina aveva avvicinato talmente tanto il suo visto a quello dell’altro che vi erano solo pochi millimetri di distanza. L’altro si allontanò impercettibilmente.

"Me la pagherai un giorno, quattrocchi” disse, digrignando i denti e indietreggiando. “E anche te, puttanella” indicando Nyss con il mento. Lei lo incenerì con lo sguardo, ma non disse nulla. Kugo uscì dalla sala, non prima di aver afferrato un malcapitato per la gola ed esserselo trascinato dietro.

 

"Ne dubito" gli gridò dietro la ragazzina. 

 L'alieno si riaffacciò, fece per dire qualcosa, ma cambiò idea, fece schioccare la coda e se ne andò infuriato. Nyss emise un lungo fischio.

"Però" disse "devi avere fegato, e dei superpoteri, nascosti dietro a quegli occhiali"

"Credevo fossi suicida" convenne Myrtle. “Grazie mille comunque. Posso chiederti come mai sei così temuta?”

 "Sono una telepate" rispose semplicemente la ragazzina, mettendosi in fila con loro.

"Uh, hai anche capacità offensive?" chiese Myrtle.

"Certo" rispose l'altra "anzi, sono la mia specialità."

"Ecco come fai a sopravvivere alla tua età in un posto come questo" commentò Nyss.

"Si, è un'abilità parecchio utile” rispose l’altra con una punta di orgoglio “Un attacco mentale è come un attacco a distanza che non manca mai il bersaglio, ed è molto, molto doloroso." Si aggiustò gli occhiali.

"Quanto doloroso?" chiese Myrtle.

"Quanto di più doloroso tu abbia mai provato e credimi, non lo vorresti mai provare. Diciamo che può lasciati danni mentali permanenti. Ora io riesco ad arrivare dai trenta secondi ai cinque minuti di k.o. , non di più. Ma anche trenta secondi di un nemico reso totalmente incapace possono significare tanto in uno scontro."

"E perché una come te è finita quaggiù?" chiese Nyss. L'altra alzò le spalle.

"Come tutti: sono sola al mondo e devo guadagnarmi da vivere. In realtà è stato mio cugino a portarmi qui. È un inventore, si sa sempre rendere utile."

"È un telepate anche lui?"

"Si, solo che lui è specializzato nel leggere la mente. Cosa che sarebbe più utile a me invece, dato che sono una ricercatrice." E mostrò il grosso volume che teneva in mano.

"Vuol dire che tu non puoi leggere nel pensiero?" chiese Myrtle curiosa.

"Diciamo che riesco a percepire le emozioni forti, quello tutti i telepati possono farlo. Questo mi dà un vantaggio sia con i pettegolezzi, dato che so immediatamente chi piace a chi; sia in battaglia, perché riesco a percepire i nemici anche se sono distanti o comunque fuori dal mio campo visivo."

"Voglio essere una telepate" disse Myrtle in brodo di giuggiole.

"Dolcezza, credo che tu ci nasca" la rimbeccò Nyss.

"Beh si, lo so. Ma comunque vorrei esserlo. Dici che tuo cugino potrebbe inventare un  dispositivo per farmelo diventare?" L'altra scosse la testa divertita.

"Non credo proprio" rispose "ma ora che ne dite di prenderci da mangiare e andare a sederci laggiù? A proposito" aggiunse "io mi chiamo Sphynx."

"È l'uomo" asserì Nyss seria.

"Che stai blaterando?" chiese Myrtle a metà tra il confuso e l'esasperato. Sphynx sbuffò.

"Sta rispondendo all'indovinello. Come se nessuno avesse mai fatto questa battuta prima d'ora" sembrava piuttosto seccata.

"Quale indovinello?" Myrtle ancora non capiva.

"Quello che pone la Sfinge a tutti i viandanti! 'Qual è quell'animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno due e al tramonto tre?'" rispose Nyss allegramente. Myrtle si prese la testa fra le mani.

 

                                                                          ***

 

Il giorno dopo, Nyss e Myrtle sedevano nervosamente in una saletta appartata, in attesa. Di lì a poco avrebbero incontrato la loro Squadra d'Azione, come le aveva informate il giorno prima la loro nuova amica telepate.

"Certo, tutti vengono assegnati a una squadra per svolgere le missioni" aveva detto "cosa credevate, che potevate sbrigare tutto da sole?"

Non erano state molto contente della notizia. Erano da sempre abituate a lavorare in coppia, e non avevano granché voglia di dover convivere con gente di cui non sapevano nulla.

La porta si aprì, ed entrarono tre individui. Uno di loro era familiare, e poi realizzarono che si trattava di Liu, il bel ragazzo moro dagli intensi occhi azzurri che era presente il giorno della loro cattura. Lo seguiva un bestione enorme, grosso come un toro, con due massicce braccia che arrivavano quasi alle ginocchia. Era ricoperto in parte da una peluria rossiccia, che spuntava  dalla spessa pelle marrone. Aveva un grosso muso da cui spuntavano due enormi denti a sciabola, e sei piccole corna si protendevano dalla fronte. Gli occhi erano due pozzi neri, vispi e intelligenti. Sembrava l'incarnazione demoniaca di qualche mitologia primitiva. Myrtle era quasi sicura si trattasse di un Ugork.

Subito dopo entrò un umano, dall'andatura languida e un sorriso sghembo e malizioso. Aveva una zazzera disordinata di capelli rosso rubino, con alcune ciocche che ricadevano ribelli sugli incredibili occhi ambrati, che parevano emettere luce propria.

"Eccole, le novelline" esordì con una voce morbida.

"Molto piacere di conoscerti, io sono Nyss" si presentò la rossa, entusiasta della nuova conoscenza.

"Io invece sono Myrtle, sempre che a qualcuno interessi" disse l'altra. Presero tutti posto a sedere intorno a un tavolo, che aveva una brutta pianta di plastica al centro che impediva la visuale.

"Voi due già mi conoscete" disse Liu indicando le due ragazze "perciò vi basti sapere che sarò il vostro Caposquadra. Per tutti gli altri io sono Liu. Rispettate i miei ordini senza fiatare e andremo d'amore e d'accordo." Myrtle alzò un sopracciglio.

"Difficilmente andremo d'amore e d'accordo. Molto difficilmente"

"Tu saresti il nostro caposquadra?” chiese l’altro umano, assottigliando gli occhi ambrati. “Sinceramente mi aspettavo qualcuno di più...carismatico"  e un vago sorriso di scherno apparve sul suo viso.

" Cosa intendi per più carismatico?" gli occhi di Liu erano due frammenti di ghiaccio.

"Oh non ti offendere. È che credevo ci fosse qualcuno di più anziano e maturo come Caposquadra. Tu sei ancora un cucciolo. Quanti anni avrai, ventisette?"

"Sono sei anni che faccio parte della Élite del Capitano, direi che come credenziali bastano ed avanzano" replicò il moro alzando in mento in segno di sfida.

"Appunto, un cucciolo che va in giro a ruggire per sembrare più grande e pericoloso. È quasi tenera come cosa" sorrise l’altro di nuovo con quel sorriso sghembo.

"Io direi di finirla con questa sterile discussione e continuare con le presentazioni" li interruppe la voce pacata dell'Ugork.

"Io sono Barticus" disse rivolgendosi alle due ragazze "mi occupo della parte informatica."

"E io sono Venus, e mi occupo dell'offensiva. Soprattutto della lotta corpo a corpo" si presentò l’umano.

"Pensavo che gli Ugork fossero più adatti a un compito del genere" commentò Myrtle "non sono forse loro che passano la vita in lotte sanguinarie fra le vari tribù?"

"Si, è vero, e con questo?" rispose Barticus.

"Beh, non mi aspettavo di certo che potessero anche lontanamente capirci qualcosa di un computer. Tutti muscoli e niente cervello, insomma."

"Lascia che ti dica una cosa: nella lotta l'intelligenza conta quasi più della forza. Puoi essere estremamente forte, ma se sei terribilmente stupido muori subito.”

"Stai dicendo che se voi passaste meno tempo a uccidervi fra di voi, e di più ad architettare piani malvagi, a quest'ora avreste conquistato il mondo?" chiese Venus.

"Esattamente.  Ma gli Ugork continuano ancora a pensare che uccidersi a vicenda sia il miglior passatempo dell’universo, quindi potete dormire sonni tranquilli."

E tu come mai sei diverso dagli altri?” chiese Nyss.

Barticus scosse le enormi spalle. “Sono dovuto fuggire dal mio pianeta per varie ragioni, e per altre varie ragioni mi sono ritrovato a interessarmi di computer e a scoprire di essere bravo. Punto.”

Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio” convenne Liu. Poi lanciò un’occhiata a Venus:

"Tu sei un androide, vero?" chiese. L'altro fece schioccare la lingua. "Che perspicacia" disse ironicamente.

 "Un androide?" disse Nyss stupita “Dolcezza, non me ne ero accorta per niente! Hanno fatto un bel lavoro con te, eh?”

Sono un esemplare di lusso, mica  uno di quelle marionette che servono il caffè la mattina e portano a spasso il cane” rispose.

 “Hai qualche specialità?” chiese Myrtle.

 “Oh, certamente” e le fece l’occhiolino. Myrtle corrugò la fronte.

E sarebbe?”

Il nostro amico era stato creato per essere un giocattolo sessuale da ricconi” intervenne Barticus.

Ehi, potevi trovare parole più gentili” disse l’altro seccato.

Perché esistono parole più gentili?” fu la replica.

L’androide si fece serio, quasi furioso.

No. Ovviamente no” rispose adombrandosi. Calò il silenzio, che dopo poco fu interrotto da Myrtle che iniziava a diventare nervosa.

Immagino quindi che sei un prodotto alquanto raffinato: non credo qualcuno sopporterebbe materiale scadente nel proprio letto.”

Dici bene, sorella. All’apparenza sono tutto e per tutto identico ad un essere umano. Solo sono più obbediente, il che mi renderebbe il partner ideale a soddisfare ogni fantasia erotica del mio padrone”.

A Myrtle venne un dubbio atroce.

Il tuo padrone non è Thorn, vero?” L’altro rise di cuore.

Assolutamente no. Non ho padroni. Ora Dobby è un elfo libero.” Gli occhi di Myrtle brillarono.

Anche tu leggi Harry Potter?”

Certo. Per conoscere il nemico devi conoscere anche la sua cultura.” La ragazza sbarrò gli occhi, vagamente inquietata.

Ok, grazie delle delucidazioni Venus” intervenne Liu. “Ora dobbiamo parlare della missione. Barticus, potresti contattare Sphynx e dirle di sbrigarci a raggiungerci?”

Subito.”

Dopo qualche secondo si aprì la porta.

Arrivo, arrivo. Datemi un secondo per bere il mio Polinettare” brontolò la ragazzina, portando un computer sotto braccio e tenendo in mano una tazza fumante.

E tu cosa ci fai qui? Fai parte della squadra?” chiese Nyss.

L’altra corrugò la fronte. “Che cosa dici? Io raccolgo semplicemente le informazioni, che ora vi illustrerò.” Si avvicinò al tavolo e vi poggiò sopra il computer, facendo partire il proiettore che fece comparire una serie di immagini tridimensionali.

Allora,” esordì “il nostro fantastico, amatissimo bersaglio si chiama Taigon Hobock. E’ il governatore della provincia di Unidrus. Per coloro che non lo sapessero,  si trova nel ventisettesimo quadrante della galassia, e comprende una decina di pianeti. Il più grande si chiama appunto Unidrus.”

Grazie della lezione di geografia” commentò Liu, che venne fulminato con lo sguardo.

Come stavo dicendo, prima di venire interrotta, è una provincia piuttosto malfamata e corrotta. Merito sempre del nostro grandissimo eroe Hobock.”

Mi permetto di dissentire: sono le provincie piuttosto malfamate e corrotte che permettono a governatori come Hobock di salire al potere” contestò Barticus. Sphynx sospirò.

D’accordo, non è questo l’importante. Questioni filosofiche a parte, il nostro Hobock è in possesso di alcuni chip che contengono informazioni preziose al nostro Capitano e…”

Che tipo di informazioni sono?” chiese Nyss.

Diamine, ma mi fate finire di parlare o no?!” ruggì esasperata. “Che squadra assurda! Dubito fortemente concluderete alcunché!”

Ehi piccola, calma. Prendi un bel respiro: un, due tre, inspira!”

L’altra si girò lentamente verso Venus, che aveva parlato, senza dire una parola. Sfilò gli occhiali e iniziò a fissarlo intensamente, con concentrazione terribile. Tutti osservavano con gli occhi sbarrati l’androide, che però continuava a sorridere.

Tesoruccio, sono costituito da circuiti e conduttori, la telepatia non ha alcun effetto su di me.”

Molto bene” rispose l’altra, e tirò fuori una pistola. “Questa però ha effetto su di te. Pronuncia solo anche una sillaba e vedrò di farti molto, molto male. Sono ben documentata, so come farlo.”

Venus impallidì, e serrò la bocca.

La vostra missione è recuperare quelle informazioni. Probabilmente saranno tenute in qualche camera ad altissima sicurezza nel suo palazzo. Sarà principalmente un lavoro di infiltrazione e di spionaggio. Ed è qui che entri in scena, Myrtle” e si rivolse alla ragazza che corrugò la fronte, preoccupata.

Tu avvicinerai il governatore nei panni di una pilota clandestina di Dardi, e cercherai di entrare nelle sue grazie in modo da poter accedere con un certo grado di libertà alle sue abitazioni. Una volta fatto questo, ti guideremo in modo da riuscire a capire tutti insieme dove si trovano le informazioni, e come fare a prelevarle. Fin qui ci sono domande?”

Myrtle alzo timidamente una mano.

Come, come faccio ad entrare… ad entrare nelle grazie del governatore?” chiese con voce tremante.

Qui entra in gioco Nyss: tu avrai il compito di rendere il più possibile attraente Myrtle. Meglio ancora se riuscite a trovare il modo di muovervi in coppia: in questo modo aumentereste le vostre possibilità di far abboccare all’amo Hobock.”

Anche io potrei dare una mano: conosco un paio di trucchi in materia” si intromise Venus.

Non ti avevo detto di tacere?”  L’androide chinò la testa in segno di scuse. “Però è un’ottima idea ” aggiunse.

Barticus, tu ovviamente ti occuperai della parte informatica: ogni volta dovrete crackare passaggi, codici, e accedere a informazioni, quello sarà il tuo compito. Preparati anche dei file con le identità fittizie di chi agirà sotto copertura. In sostanza, le solite cose.”

Venus, tu dovrai sempre essere nei paraggi. Devi riuscire a infiltrarti, senza però dare nell’occhio, e facendo in modo che non si colga nessun collegamento tra te,  Myrtle e Nyss. Dovrai intervenire solo nel caso la vita delle suddette sia in pericolo. Potrai agire anche in altri contesti, allo scopo di facilitare la missione,  però  non  rischiando venir scoperto o far saltare la copertura, evitando inoltre di mettere in pericolo Myrtle e Nyss. Dovrai essere il loro angelo custode: nessuno sa che esisti, ma sei sempre lì.”

Venus fece cenno di aver capito.

Liu, tu sarai il caposquadra, quindi ti occuperai di coordinare tutti i tuoi membri, nonché di elaborare i piani. Avrete informazioni più dettagliate in futuro, intanto vi lascio questi file che vi saranno molto utili. Cercate di venir fuori con un buon piano: ci penserò su io stessa, nel frattempo. Avete domande?”

Ci si può ritirare dalla missione?” chiese Myrtle.

No. Altre domande?”

                                                                            ***

Avanti! Sbrogliati dal quel ammasso di coperte e vieni a bere qualcosa!”

Non ne ho nessuna intenzione. Finalmente ho una connessione Eternet e me ne starò rintanata in camera fino a che non mi porteranno via di peso.”

Erano ritornate nel loro squallido alloggio e Nyss voleva a tutti i costi trascinarla in qualche fumoso locale in cerca di un po’ di vita. Lei odiava quei posti, odiava ogni aggregazione sociale a onor del vero. Soprattutto se a frequentarli era la fetta più malfamata della galassia.

Dai! Sarà divertente!”

Questo ne dubito. Mi sto leggendo una traduzione aggiornata di Harry Potter. Ha finito il torneo Tremaghi e sta per incontrare Voldemort! Nyss non posso chiudere ora!”

Per le lune di Youndoor! Lascia perdere quella desueta mitologia terrestre, e vivi il presente.”

Ma questo manoscritto è la base della cultura umana!”

Sono convinta che all’epoca facesse schifo a tutti.”

L’altra la guardò con orrore. La rossa tentò un’altra tattica:

Piton uccide Silente.”

Nyss, quello accade due libri dopo.”

Ah” rispose l’altra, e dopo una breve pausa sospirò.

Sei conscia del fatto che in un modo o nell’altro ti farò andare, vero?”

E infatti Myrtle si trovò, senza sapere come, intrappolata in un paio di leggins con tagli orizzontali sulle cosce e un corpetto che lasciava scoperta la pancia e buona parte della schiena, diretta verso uno dei locali più frequentati del pianeta.

Dimmi un po’, siamo per caso al verde che hai risparmiato sulla stoffa per coprici?” si lamentò. L’altra si limitò a trascinarla per un braccio verso l’entrata.

Era un ambiente buio e tentacolare, con un corpo centrale rotondo da cui si snodavano vari cunicoli. L’architettura del locale rispecchiava quella del pianeta intero, con tubi e tubature ovunque. Le pareti erano ricoperte da una strana patina fosforescente che emetteva un leggero bagliore verde acqua che rischiarava l’oscurità. Anche il bancone, che correva lungo tutta la parete della sala principale, emanava la stessa luce. In diversi posti vedeva aggregazioni di gente che ballava, beveva, giocava d’azzardo, o flirtava. Era piuttosto sicura anche di scorgere tre Eremiti di Sat meditare in un angolo più remoto. Fu fortemente tentata di raggiungerli.

Quando entrò nella sala principale però, si accorse come al centro vi fosse un ring, dalla base metallica e circondato da cavi di acciaio, su cui vi era nientemeno che Thorn che combatteva contro una specie di ciclope dalle braccia allungabili. Tutto intorno la folla faceva il tifo, semi- inferocita.

Uhh” commentò Nyss “sembra interessante”. Myrtle convenne. Nel frattempo Liu le aveva individuate e si stava dirigendo verso di loro.

Nyss, non ci credo, sei riuscita a stanarla” disse, indicando Myrtle.

Eh già, è stato difficile ma ci sono riuscita”

Ehi voi due. Sono venuta qui di mia spontanea volontà, nessuno mi ha dovuto stanare”  brontolò.

Già, immagino che Nyss ti abbia dovuto trattenere con tutte le sue forze, pur di impedirti di catapultarti direttamente qui” disse all’improvviso Venus, che pure si era avvicinato insieme a Barticus. 

“‘Sera”  disse quest’ultimo.

Myrtle, sei uno schianto” disse Venus. Myrtle corrugò la fronte, visibilmente scocciata del commento, mentre Nyss gongolò.

E’ opera mia!”

Veramente sorprendente” e vece scivolare le mani sui fianchi di Myrtle, che divenne un blocco di granito.

Adesso Venus ti sottoporrà ad un allenamento intensivo in vista della missione” disse Liu con uno scintillio negli occhi. “Ma sei fortunata, mi hanno detto che è piuttosto esperto.”

 Venus rise. “Vorresti provare anche tu?” disse con voce morbida,  mentre abbracciava Myrtle da dietro e le accarezzava le spalle, e gli occhi scintillanti di malizia.

Io di certo no, grazie” disse Myrtle, divincolandosi.

Oh ma così ti sei persa una bella occasione” disse Nyss “guarda che così rischi che sia io ad allenarti”  e le fece l’occhiolino.

Credo che se qualcuno provi ad allenarla  avrà come unico effetto di vederla segregarsi in un convento per il resto della vita” fu la laconica considerazione di Barticus. Myrtle gli lanciò un’occhiata carica di gratitudine.

Vado a prendervi i drink” si offrì Venus. Gli altri furono entusiasti, a parte Myrtle che declinò l’offerta. Ovviamente tutti la costrinsero a bere.

Ho leggermente corretto la sua bevanda” sussurrò l’androide a Nyss.

Uh… idea geniale! Ne vedremo delle belle” rispose lei sorridendo. La ragazza nel frattempo beveva ignara.

Che schifo! Ha un sapore raccapricciante” si lamentò.

Che noia! Smettila di lagnarti e butta giù” la rimbeccò Liu.

Dopo qualche sorso Myrtle si ritrovò a fissare imbambolata il Ring, dove Thorn stava dando del filo da torcere al suo avversario.

Ha una schiena altamente erotica” commentò forse un po’ troppo ad alta voce, fissando i muscoli tesi del Capitano.

Vuoi una bacinella per contenere la bava?” la prese in giro Nyss.

Seriamente, potresti controllarti” convenne Liu.

Oh, senti chi parla” lo rimbeccò Venus “tu gli sbavi dietro ancora più di Myrtle”

Ma che cazzo stai dicendo?” disse l’altro, ma il viso aveva assunto una colorazione magenta.

Riccioli d’Oro, si vede lontano un miglio che hai un debole per il Capitano”

Ma i capelli di Liu sono neri” fu l’intelligente osservazione di Myrtle.

Si Myrtle si, hai ragione” rispose l’androide accarezzandole la testa come fosse un cane.

Venus, metà della popolazione di questo pianeta nutre un amore più o meno platonico verso il Capitano. E’ la logica conseguenza di un grande carisma” puntualizzò Baricus.

Ehi voi. Thorn è mio” si intromise Myrtle, con fare arrabbiato.

Giusto. Perché non vai a combatterci al round successivo? Avresti tante occasioni di contatto ravvicinato” propose Nyss.

Già… questa è una buona idea” convenne Myrtle con aria sognante.

Sono questi gli effetti della droga che le hai dato?” sussurrò la rossa a Venus.

No… la stupidità è data dalla bevanda. Svanirà e presto sarà più lucida, ma molto più esagitata. La mia droga stimola tra le altre cose l’adrenalina.”

Uh, non vedo l’ora di vederla sul ring”

Di che confabulate voi due?” chiese Liu.

Oh, lo vedrai presto” rispose l’androide, indicando Myrtle che si avviava con passo deciso verso il ring.

Mi candido per la prossima sfida!” esclamò con la sua vocetta acuta. Tutti i presenti risero.

Quali sono le regole?” chiese.

L’unica regola è non uccidere l’avversario. Per il resto tutto è ammesso” rispose Thorn con la sua voce baritonale, osservandola divertito.

Benvenuta comunque.”

Questo significa che posso partecipare?”

Ovviamente, se lo desideri” e le tese una mano con fare galante per aiutarla a salire. Myrtle la afferrò, e la sua presa forte la rassicurò enormemente. Una volta sopra, si profusero in un breve inchino, per poi iniziare a combattere. Per prima cosa cominciarono a girare in tondo, studiandosi a vicenda.

Vogliamo continuare così per tutto l’incontro?” la provocò Thorn.

Certo che no” Myrlte sentiva il cuore accelerare sempre di più i battiti. “Mi sembra ovvio di essere l’elemento debole qui, devo capire come ti muovi. Preferisco fuggire che attaccare”

Quindi io sono il predatore e tu la mia preda?” chiese con uno scintillio di malizia negli occhi.

In apparenza, si. Ma non fidarti: la difesa è il miglior attacco”

Credo che fosse il contrario, ma comunque era una buona frase ad effetto” e scattò in avanti, per afferrarla. Ma l’altra fu lesta a spostarsi di lato, scivolando sul pavimento di metallo lucido.

Come mi aspettavo: hai i riflessi pronti” commentò Thorn.

L’altra tentò un calcio nello stomaco, ma lui le afferrò immediatamente il piede e la gettò a terra. Prima che riuscisse ad esserle sopra e immobilizzarla però, lei riuscì a rialzarsi e a portarsi a debita distanza. Lo scrutò, pensosa.

Come mi aspettavo: nella lotta corpo a corpo non ho speranza di vincere.”  La sua mente lavorava a mille per uscire con dignità da quella situazione assurda in cui si era cacciata.

Ti arrendi già?” chiese Thorn.

No, farò di testa mia” e detto questo si tuffò fuori dal ring e iniziò a scalare la parete. Arrampicarsi non le fu dunque difficile, dato che vi erano tubi e tubature ovunque,  arrivò a uno degli enormi condotti che attraversavano la sala come degli architravi.

Portiamo la sfida su un altro terreno. In fondo si tratta di testare le proprie abilità o sbaglio?” gridò da una decina di metri più in alto Myrtle a Thorn, che la fissava allibito. Tutto intorno la folla gridava entusiasta, e la sua squadra la incitava con parole inudibili.

Se nemmeno riesci a raggiungermi quassù, allora ti potrai considerare sconfitto. In caso contrario, continueremo a combattere, ma sarà molto più divertente.”

Questo non lo metto in dubbio” rispose l’altro, e prese ad arrampicarsi. Quando arrivò in cima, iniziò ad incamminarsi con cautela sul tubo, in direzione di Myrtle che nel frattempo si era allontanata con passo allegro e sicuro.

Sai, gli anni spesi a correre dietro a Nyss che si arrampicava sugli alberi in forma felina sono serviti a qualcosa” disse, osservandolo da sotto le lunghe ciglia.

Noto effettivamente che siamo sul suo terreno” rispose l’altro, avanzando ancora di qualche passo, stavolta più sicuro.

Uff… speravo fossi già caduto”

Lui non rispose, e subito tentò di attaccare la ragazza, rischiando però di perdere l’equilibrio. Myrtle fu svelta e tentò di tirargli un calcio negli stinchi, ma l’altro saltò in alto, evitando il colpo . Lei emise uno sbuffo.

Sei tenace” disse.

Posso dire lo stesso di te” replicò l’altro.

Vediamo allora se sei così tenace” e dandosi lo slancio saltò su un tubo adiacente, che si trovava a un metro e mezzo di distanza. Lui la imitò.

Dannazione!” esclamò la ragazza.

Concordo, speravo anche io ci fosse più contatto fisico”

Non mi posso avvicinare troppo a te, riusciresti a buttarmi giù in un batter d’occhio. Ho tentato gli attacchi fulminei, ma mi schivi sempre.” Era decisamente frustrata.

Cosa pensi di fare? Continuare a fuggire?” la canzonò Thorn. “Ammetto che siamo a una situazione di stallo. Direi che una parità è un compromesso accettabile”

Nah, la parità non mi basta” e tentò un’ultima mossa. Prese la rincorsa e saltò molto in alto, tanto da riuscire ad afferrare un tubo che correva sul soffitto, e colpire con i piedi Thorn in pieno petto. L’altro si sbilanciò all’indietro, e perse l’equilibrio. Riuscì però ad afferrare le sue gambe appena in tempo, e si ritrovarono a penzolare nel vuoto.

Lasciami! Non riesco a reggerti!!” urlò Myrtle nel panico.

L’altro mollò subito la presa e si lasciò cadere, ma anche la ragazza aveva perso aderenza e stava precipitando giù. Thorn riuscì però a prenderla al volo, e lei finì tra le sue braccia.

 Come diavolo hai fatto a prendermi? Queste cose succedono solo nei film!” Myrtle aveva gli occhi sbarrati dalla paura.

Ho qualche riflesso in più e un po’ di esperienza in queste situazioni” rispose l’altro ansimando.

Comunque” continuò “direi che ti ho battuta” e le immobilizzò le braccia dietro la schiena con una mano. Erano vicinissimi, e Myrtle sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale.

Hai qualcosa da dire?” le soffiò Thorn sulle labbra, sollevandole il mento. A quel punto lei lo baciò.

Fu piuttosto maldestra, tuttavia Thorn si riprese subito dalla sorpresa e ricambiò, con discreto trasporto. Evidentemente gli effetti della droga stavano per sparire, perché fu lei a interrompere il bacio , fissandolo con orrore mentre arrivava la consapevolezza di quello che aveva fatto. Nel giro di un nanosecondo si era coperta la bocca con le mani, aveva blaterato qualcosa di incomprensibile, ed era scappata a gambe levate. Nella sala era calato il silenzio.

Dio, quanto è idiota quella ragazza” si lamentò Nyss ad alta voce, e tutti convennero con un mormorio di assenso.

Note dell'autrice:

Beh, non potevo non citare Harry Potter nella mia storia è_é.

Ringrazio ancora una volta la mia splendida Beta Reader Francesca, che è una serial killer degli avverbi! Senza di te non saprei come fare (spero di averli uccisi quasi tutti.)

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V

 

“Non potrò mai più uscire! Sarò costretta a passare il resto della mia vita in un bugigattolo maleodorante! Ahhhh…”. Myrtle se ne stava rintanata sotto un cumulo di coperte, rifiutandosi di affrontare la realtà.

“Ma dai, non è stato nulla di grave.” Fu la risposta, leggermente esasperata, della sua amica.

“Nyss, l’ho baciato di fronte a tutti. A tutti.”

“E allora? Dove sta il problema?”

Fece una pausa. Ovviamente una come lei non avrebbe mai capito. Nyss aveva sempre avuto frotte di corteggiatori e un discreto numero di amanti, nonostante fosse giovane quanto lei. Era decisamente più matura e disinibita in quel versante. Quindi, non avrebbe mai potuto capire l’imbarazzo, la paura del giudizio altrui, il terrore di aver commesso qualcosa di sbagliato e irreparabile, che la attanagliavano.

“Il problema è che,” disse, emergendo dal suo caldo rifugio “una come me ha baciato uno come lui. E’ come se la sorellastra brutta di Cenerentola tentasse di baciare il Principe Azzurro. A tutti farebbe ribrezzo, e la prenderebbero in giro.”

“Che razza di favole ti raccontavano da piccola?”

“La storia del ragazzo più bello della scuola che si mette con la nerd emarginata è pura fantasia, nella realtà non accade mai!” continuò l’altra imperterrita. “Sono storie che noi ci creiamo per consolarci dalla dura realtà, ma il fatto è che il bello eviterà come la peste la racchia. Non bisogna sconvolgere l’ordine naturale delle cose, il brutto anatroccolo non deve nemmeno sfiorare…” si fermò, senza fiato.

La rossa si sedette sul letto, a gambe incrociate.

“Credo che qualcuno debba superare alcuni traumi scolastici.” 

L’altra gemette. “E’ stato uno dei periodi più brutti della mia vita. Due anni di puro inferno. Perché ci siamo andate?”

“Perché Enthor era morto e sono intervenuti i servizi sociali di Youndoor.”

“Quello lo so. Ma saremmo dovute scappare prima.”

“A tredici anni dove volevi andare? Già partire a quindici è stato un azzardo. Comunque, ormai sono passati tre anni, non puoi essere ancora traumatizzata.”

“Quando un gruppo di ragazzi idioti ti prende in giro ogni santo giorno,  facendoti sentire l’essere più miserabile della galassia, ti segna. E poi te di cosa ti lamenti? Di certo non ti hanno preso in giro perché sei brutta.”

“No, ma sono pur sempre una mutaforma di origini sconosciute, non proprio il soggetto più normale di questo mondo. Prendevano in giro anche me, ti ricordo. Solo che erano dei completi idioti e non mi importava nulla.”

“La mia classe era peggiore della tua.”

“Cos’è, una gara? Rilassati. Ci siamo lasciati alle spalle tutto quello. E tra parentesi, non sei affatto brutta.”

“Lo dici tanto per dire.” Myrtle si sentì infastidita. Odiava quando tentavano di consolarla a quel modo. Curiosamente però, percepì il battito del suo cuore accellerare.

“No, penso tu sia molto carina. E poi hai personalità, e una certa dose di fascino.” Non rispose nulla e ignorò ostinatamente il tenue nodo allo stomaco. Non sapeva mai cosa dire quando le facevano dei complimenti.

“Quindi Thorn non si volterà disgustato quando mi vedrà?” disse dopo un po’.

“Myrtle! Alza il culo ed esci da lì!”

“Okay, okay non c’è bisogno di urlare” bofonchiò.

“Tra dieci minuti dobbiamo essere nella Sala Centrale, che Thorn ci darà le ultime istruzioni prima di partire.”

“Ho capito, mi sbrigo, mi sbrigo!”.

 

Tre minuti dopo stavano imboccando uno stretto corridoio.

“Io giuro che Venus lo ammazzo” disse piena di veleno Myrtle.

“Oh, vedo che hai fatto due più due. Finalmente” fu la risposta della rossa.

“E tu lo sapevi! Perché non mi hai avvertita? Io mi fidavo di te.”

“Perché non c’era nulla di pericoloso.” e la guardò con quei suoi incredibili occhi verdi, con una luce triste tinta di amaro. “Seriamente, credevo che tu avessi più fiducia in me. Come se avessi mai fatto qualcosa per farti male. Ti sono stata sempre accanto e tu lo sai. Ti stai comportando come una ragazzina.”

Myrtle comprese di aver oltrepassato il limite e distolse lo sguardo. Avrebbe voluto scusarsi, ma non vi riuscì e si odiò per questo. Lei e il suo stupido orgoglio.

Il resto del tragitto si svolse in silenzio, e quando giunsero di fronte alla  Sala Centrale, premettero il pulsante e la porta automatica si aprì silenziosamente. Non aveva fatto un passo, che il resto della sua squadra subito la accolse calorosamente. Guardandosi intorno vide un tavolo ovale con un ologramma al centro, che girava lentamente su se stesso. L’intera sala era riempita da computer e monitor.

“Guarda chi si vede! La nostra fémme fatale preferita!” la prese in giro Venus. Barticus si limitò a un più laconico “Buongiorno” ma uno scintillio negli occhi tradiva un certo divertimento, mentre Liu le sorrise. Vi si leggeva  però un leggero fastidio nella piega della sua bocca. Myrtle si chiese se in qualche modo ce l’avesse con lei per la faccenda di Thorn. Poi decise che non le importava, dato che in parte era anche colpa sua.

“Bene arrivate. Possiamo iniziare” la voce calda e avvolgente alle sue spalle la fece sobbalzare impercettibilmente, attanagliandole lo stomaco in una morsa di panico. Avrebbe tanto voluto evitare di girarsi. Con la coda nell’occhio vide Nyss salutare Thorn con un “Ciao!” che le sarebbe parso allegro, se non fosse strana rigidità che Myrtle non riuscì a decifrare. Quindi si decise a girarsi, stampandosi la sua migliore faccia neutra.

“’Giorno.” Per un millisecondo aveva incontrato i suoi occhi, così assurdi con quelle iridi nere come la pece e pupille verdi, e aveva distolto immediatamente lo sguardo, osservando la sala per trovarsi qualcosa da fare. Lo sentì ridacchiare.

“Vedo che qualcuno è piuttosto in imbarazzo.”

“Quanti computer che ci sono in questa sala. A cosa servono?” disse, tentando di far credere che non avesse sentito.

“Non cambiare discorso.”

“Non c'è nulla di cui parlare” replicò lei, continuando a guardare ostinatamente alla sua sinistra. Si rese conto che tutti la stavano fissando, la maggior parte annoiati.

“Myrtle, smettila di fare la donzella pudica dalla risposta tagliente” le disse Liu esasperato.

“Non capisco perché bisogna parlarne” fu la risposta piccata “decisamente non è la faccenda più importante.”

“Hai ragione” si intromise una nuova voce, cristallina, e Calypso entrò nella sala “ma  meno questioni irrisolte ci sono, meglio sarà per la missione.” La fissò con uno sguardo gelido. “Aiuto, sta diventando una telenovela.” pensò Myrtle. “Anche Calypso mi odia per ieri sera.” Decise che comunque avrebbe dovuto dare delle spiegazioni almeno alla Yule, dato che probabilmente era la compagna del capitano.

“L’unica cosa di cui parlare è che quel ritardato di un androide mi ha drogata. Fine, punto. Ecco spiegato lo spettacolino di ieri.” Tutti sogghignarono.

“Immaginavo fosse qualcosa del genere” disse Thorn pacato. “Beh, dovremmo tenerlo a mente, si potrebbe rivelare utile in ciò che ti aspetta.” Detto questo si scostò una ciocca di capelli corvini dal viso, e si avvicinò all’ologramma al centro del tavolo. Myrtle decise di non aprire bocca, non sapendo che replicare.

“In questa missione avrete quattro fasi” esordì Thorn. “Nella prima, la più breve, Calypso vi accompagnerà nella scelta e l’acquisto di un Dardo. Dopodiché, Myrtle assumerà l’identità fittizia di Fanny Greenjaw, pilota clandestina. Nyss sarà la tua ancella. Gli altri resteranno nell’ombra, ad eccezione di Venus, che parteciperà alle gare come spettatore e si inserirà nell’ambiente, senza  mostrare alcun collegamento con voi. Myrtle si iscriverà alla prima gara eliminatoria per qualificarsi nel torneo. Non è necessario che tu vinca il torneo, ma solo che tu ci stia abbastanza a lungo da poter entrare in conoscenze più strette con il governatore. Ovviamente, migliori i tuoi risultati, maggiori saranno le possibilità di venir notata. I dettagli più specifici vi verranno forniti al momento del bisogno da Liu, Calypso, e Shpynx in collegamento dal Quartier Generale o da me in persona. E’ tutto chiaro?”

Tutti annuirono.

“Bene. Non mi resta che augurarvi buona fortuna.” 

“Yee! Si parte per una nuova avventura!” disse Nyss. Myrtle sbuffò. “Tu e il tuo entusiasmo.” 

Venus le si avvicinò e le mise un braccio intorno alla vita.

“Suvvia, non tenere così il muso. Sarai la nostra eroina, non ne sei emozionata?”

Stava per replicare qualcosa di estremamente volgare, quando Barticus decise di evitare una baruffa e la spinse delicatamente verso la porta. Iniziarono ad uscire dalla sala per dirigersi verso la loro astronave, ma Thorn richiamò Myrtle indietro.

“Sì?” chiese lei con finta noncuranza. Lui la fissò negli occhi, prendendola delicatamente per le spalle. “Dannazione Thorn” pensò. “Non puoi farmi questo, non puoi starmi così vicino, toccarmi, fissarmi a quel modo.”

“Comportati come ti sei comportata ieri, e sarai perfetta.” disse, con un leggero sorriso malizioso.

“Uhm, ero sotto l’effetto di droghe, non credo di poterlo fare a mente lucida.” Cercò di sembrare distaccata, quando invece era estremamente scombussolata. Si chiese confusamente se quelle parole potevano farla sperare in un interessamento reale da parte sua, dandosi della stupida subito dopo. Thorn interessato a lei? Fantascienza.

Lui la osservò un secondo. “Non aver paura di mostrare un lato di te stessa che vuoi tenere nascosto. La gente forse ti giudicherà, ma già ti sta giudicando per tante altre cose. Non è un buon motivo per perdersi il divertimento, o no?”

Myrtle si ritrovò in corridoio che stava ancora ripensando alle parole di Thorn, tentando di dargli un significato.

“Che ti ha detto?” chiese Nyss con un sopracciglio aggrottato.

“Boh, qualcosa a proposito del fatto che non devo aver paura che la gente mi giudichi, e che mi devo comportare come l’altra sera.” 

L’altra sbuffò.

“Non ti piace, vero?”

“Non lo so, ha un atteggiamento di uno che si crede meraviglioso. E ha quell’aria da cascamorto che mi irrita.”

Myrtle scelse di ignorare quel commento.

 

Nell’hangar le attendeva una sorpresa, nella forma della navicella da loro rubata poco tempo prima.

“Viaggeremo con questa?” chiese Nyss entusiasta.

“Sì, è una ottima nave ed è spaziosa” rispose Calypso.

“Quanti bei ricordi” disse Liu, e strizzò l’occhio a Nyss, che sorrise di rimando.

Quando furono tutti entrati nella cabina di pilotaggio, Liu le indicò la sedia di comando con un gesto cerimonioso. Myrtle si sedette nella poltrona, impugnando il volante. Era una sensazione strana. Aveva sempre viaggiato o da sola o con Nyss, mai aveva trasportato altra gente, se non per brevi tratti. Le dava un senso di responsabilità e autorità che le piaceva da impazzire, anche perché Calypso, pilota decisamente capace, le aveva ceduto il posto.

“Prepararsi al decollo” disse, allacciandosi la cintura, imitata dagli altri. Calypso prese posto come copilota.

“Tutti i livelli delle funzioni vitali e delle funzioni minori sono nei parametri standard” disse “il decollo può essere effettuato.”

Myrtle si ritrovò costretta a guidare l’astronave basandosi interamente sul suo istinto e sulla sua vista. I campi magnetici attorno al pianeta rendevano impossibile l’utilizzo non solo del pilota automatico, ma anche di gran parte dei sensori e misuratori. Persino la visibilità era scarsa. Nonostante ciò, riuscirono ad uscire dall’orbita senza incidenti  e in breve tempo. Calypso, con la sua solita eleganza, la lodò per quel decollo così ben fatto. Nyss inserì il pilota automatico, dopodiché fece per andarsene, ma qualcosa la fece tornare sui suoi passi.

“Calypso senti… mi dispiace per ieri sera, ma davvero, non era nelle mie intenzioni” esordì senza nessun preambolo. L’altra la guardò con un’espressione strana, un miscuglio di divertimento, tristezza e irritazione.

“Non ti devi scusare, non sto insieme  a Thorn” disse con voce pacata, e tornò a guardare il monitor del computer su cui stava lavorando. L’altra sollevò le sopracciglia, stupita.

“Ah no? Scusami, ero convinta che foste una coppia.”

“Lo siamo stati” fu la risposta, data – o così le parve - con finta leggerezza.

“E cosa è successo? Se posso chiedere, ovviamente.”

“E’ finita abbastanza all’improvviso, senza un motivo preciso.”

“Mi dispiace.” L’altra fece le spallucce, e rispose continuando a guardare lo schermo, senza fissarla negli occhi:

“ Credo che lui si sia stufato, si stufa presto in effetti. Sarà per il fatto che è così vecchio, che trova chiunque noioso.”

“Quanti anni ha?”

“Non lo so. Qualche migliaio, credo. Nessuno, nemmeno lui lo sa con esattezza.”

“Ma che diavolo di razza è?”

“E perché dovrei saperlo? É un mistero. Tiene nascosto il suo passato da tutto e da tutti. Da questo punto di vista, non è una persona facile con cui stare insieme.” Fece una pausa, in cui osservò Myrtle.

“Però è interessato a te” disse.

“Oh, non credo. Voglio dire, se nemmeno con te ha funzionato… oggettivamente tu non hai nulla da invidiarmi. Sei perfetta, bella, brava, intelligente. Abbiamo persino interessi in comune. Perché mai dovrebbe preferire me a te?”

“Non ho mai detto che ti preferisca a me. Ho solo detto che gli interessi, non per forza in senso romantico. E tra parentesi, la gente non si innamora per una lista di qualità. Si innamora e basta, il più delle volte senza nessun motivo” sospirò. “L’amore è una cosa così insensata… era comprensibile finché si basava sulla conservazione della specie, ma ora con tutte queste coppie interspecie si è persa persino quell’intenzione. Non è affascinante, come creature provenienti da posti così lontani gli uni dagli altri, abbiano tutti provato questo sentimento, in forme così simili?”

“Si può dire lo stesso per ogni altro sentimento.”

“Questo è vero” riconobbe la Yule. “D’accordo, vado a prendere qualcosa da mangiare, l’ora delle conversazioni profonde è finita.”

Myrtle rimase nella cabina di pilotaggio, a osservare lo Spazio davanti a lei. Poco dopo la raggiunse Nyss, che sorseggiava rumorosamente un succo.

“Ehi, hai faputo la grande notiffia?” disse con la cannuccia ancora in bocca.

“No, che grande notizia?”

“Ci sono solo quattro camere. E noi siamo in sei.”

“E  quindi?”

“Beh, ovviamente io e te dormiremo insieme. Barticus è troppo grosso perché possa dividere la camera con qualcuno. Calypso è l’unica donna rimanete fuori e prenderà la terza camera. Questo vuol dire che…”

“Venus e Liu prenderanno la quarta camera?”

“Esatto!”

Myrtle la fissò perplessa per alcuni secondi.

“E quindi?” chiese infine.

“Come ‘e quindi’? Ma non hai visto come Venus guarda Liu?? E’ perfetto.”

“Nyss, sei la solita pervertita” disse con un sospiro.

 

**

 

“Ci sono tantissimi modelli, che variano per velocità, accelerazione, manovrabilità, dimensione, resistenza… ovviamente tutti sono costruiti con materiali di altissima qualità. Ci sono anche moltissime differenze nel prezzo.”

Una specie di granchio giallognolo li stava facendo camminare nello sterminato magazzino di Dardi, affollato di gente. Il venditore in sé era un buffo personaggio, che indossava una sorta di smoking e aveva scelto una voce profonda e ossequiosa per il suo modulatore vocale, strumento di cui tutte le specie impossibilitate al discorso parlato si servivano.

“A quanto ammonta il nostro budget?” chiese Myrtle a Calypso, sussurrandole in un orecchio.

“Teoricamente illimitato, ma dobbiamo fare attenzione a non destare troppi sospetti.”

“Preferirei un modello piccolo e manovrabile, se fosse possibile” disse Myrtle al granchio.

“Ma certo signorina, consideri però che verrebbe penalizzata in potenza.”

“Mi interessa anche che abbia una buona accelerazione, anzi, deve avere più ripresa possibile. La velocità mi interessa meno, ma deve essere comunque molto buona.”

“Sarà difficile coniugare tutti questi parametri” rispose, armeggiando con l’ologramma informativo. “Uhm... Vediamo, abbiamo un M42 Tiger Lily. Estremamente aerodinamico, raggiunge ottime velocità. E’ di dimensioni molto ridotte ed è tra i modelli con l’accelerazione migliore.”

“Ma è praticamente di cartapesta” disse Calypso.

“Bisogna pur mantenere i prezzi competitivi, signora.”

“Troppo pericoloso. Non va bene” disse la Yule.

“Ma Calypso! Non andrò mica a schiantarmi! Anzi, il fatto che sia piccolo e manovrabile diminuirà questa possibilità!”

“No, è troppo pericoloso. Rischieresti di finire schiacciata tra le lamiere.”

“Abbiamo anche un Beetle Bum. Dimensioni maggiori, raggiunge le velocità più elevate tra i Dardi. Passa da 0 a 1000 chilometri orari in 0,0001 secondi.”

“Un po’ complicatuccio dosare la velocità, eh?” disse Myrtle.

“Infatti” si intromise Calypso.“E’ tra i più costosi ed è il modello preferito dai professionisti, cosa che tu non sei. Quale è il modello col migliore rapporto resistenza/dimensioni?”

“Sicuramente il White Typhoon SX6. E’ fatto con un nuovissimo materiale in lega di carbonio, con una struttura retinica che lo rende allo stesso tempo resistente ma elastico agli urti. Purtroppo i parametri di velocità e accelerazione sono estremamente scadenti. Ha una buona manovrabilità, date le sue dimensioni ridotte, che sono addirittura inferiori a quelle del Tiger Lily, ma i comandi risultano a volte difettosi.”

“Credo sia il nostro modello” disse Calypso.

Myrtle la guardò con due occhi sgranati. Senza un motore performante non sarebbe arrivata da nessuna parte.

“Abbiamo i nostri meccanici” le sussurrò la Yule come spiegazione. “Possiamo modificarlo quasi interamente.”

Per sicurezza si fecero mostrare altri modelli, ma Calypso rimase fissa sul Typhoon.

“Di che colore lo desidera?”

“Blu elettrico. Come i suoi capelli” disse Myrtle. L’altra la guardò stupita.

“E’ un colore che mi è sempre piaciuto” spiegò.

La Yule rimase a contrattare con il granchio, mentre Myrtle si dirigeva al bar dove era situato il resto della squadra.

“Come è andata?” le chiese Barticus, che era il primo ad averla vista arrivare.

“Abbiamo scelto un Typhoon. Fa abbastanza schifo, ma Calypso dice che ci penseranno i nostri meccanici a migliorarlo, e quindi non mi devo preoccupare.”

“Di che colore l’hai preso?”

“Blu elettrico”. 

Nyss sporse le labbra, dispiaciuta. “Perché non arancione?” chiese.

“Perché non rosso rubino?” chiese Venus.

“Perché non nero?” chiese Liu.

“Perché non ti siedi?” chiese Barticus. 

Myrtle si sedette. “Perché il blu è il mio colore preferito” fu la secca risposta, mentre apriva un menù per ordinare qualcosa da mangiare.

Calypso li raggiunse dopo un’ora e mezza:

“Quello stupido granchio mi stava facendo un prezzo esorbitante, ci ho messo una vita, ma alla fine ho ottenuto un quarto del prezzo che chiedeva.”

Liu emise un fischio. “Però, qualcuno qui sa contrattare. La prossima volta che andrò a fare shopping ti porterò con me.” L’altra lo fulminò con lo sguardo.

“Comunque” aggiunse lei “verrà il cugino di Sphynx a modificarla. Sarà qui a breve.”

Arrivò due ore dopo nell’officina affittata per l'occasione, accompagnato da un pilota dell’Organizzazione su un’astronave malmessa. Al contrario della cugina, era estremamente timido e introverso. Aveva una zazzera disordinata di capelli castani, e un volto ricoperto di lentiggini. Possedeva anche la fastidiosa abitudine di non guardarti negli occhi quando gli parlavi, e mentre camminava con le esili spalle incurvate in avanti, il suo lungo corpo filiforme ondeggiava leggermente. A Myrtle fu subito simpatico.

 

Immediatamente Calypso gli mostrò la navicella, che lei stessa quasi non aveva visto, e lui subito iniziò a buttare giù una serie di progetti sul suo tablet.

“Per aumentare l’accelerazione e la velocità avrò bisogno anche di un meccanico, ma credo che in questo pianeta non sarà difficile trovarne uno” disse con una voce pigolante. Quella fu quasi l’unica cosa che disse per tutto il periodo che passò con loro.

Fu un lavoro lungo, che richiese alcuni giorni. Myrtle per passare il tempo esplorava quel nuovo pianeta. Era piuttosto grande, con una vegetazione variegata, e la maggior parte delle terre erano ricoperte da una fitta e rigogliosa giungla, con numerosi alberi, alti anche centinaia di metri, da cui pendevano liane e dove si annidavano le più disparate specie animali. Queste piante erano talmente tenaci che le città e il cemento erano in continua battaglia con la natura, e ogni centimetro disponibile negli insediamenti era occupato da qualche albero o arbusto. Si era chiesta perché non esportassero quegli alberi in pianeti con forti crisi ecologiche, dato che si mostravano così ansiosi di sopravvivere. Tutto ciò dava la piacevole sensazione di una città completamente immersa nella foresta.

Questi luoghi erano comunque molto affollati, e le vie sempre piene di gente multicolore che andava e veniva. Gli indigeni assomigliavano a delle cavallette verdi, ma indossavano stoffe molto pregiate e variopinte, le donne indossavano monili, e nel complesso si trattava di una specie molto affabile e generosa.  Myrtle amava vagare per le vie del mercato, circondata dal frastuono. Conducevano una vita molto semplice, quasi primitiva: cucinavano ancora interamente con la legna del fuoco, e gli edifici erano spesso in lamiera. L’energia elettrica era diffusa in maniera sommaria, ed era evidente come vi fossero forti disuguaglianze, specie a causa del traffico illegale di Dardi che si era istallato in quei luoghi.

In quel momento una vecchia seduta a un banco stava tentando di venderle una serie di bellissime collane, e a Myrtle stringeva il cuore rifiutarsi, visto che gliele stava mostrando una ad una con grande tenerezza, emettendo dei gracidii incomprensibili. Le collane erano molto belle: erano tutte di metalli poveri, ma avevano le forme più diverse, con ghirigori, spirali, rombi, stelle, arabeschi ed altri elementi decorativi ancora più complessi di squisita fattura. Alcuni avevano anche degli intarsi decorati. Alla fine optò per una collana di quarzo viola, composta da una miriade di piccoli cristalli disposti in modo da formare una cupola araba rovesciata. La vecchia la ringraziò per il suo acquisto, e lei procedette per la sua via, dirigendosi verso il tempio dove si stava svolgendo una festa tradizionale.

 Questo era  scavato nella roccia di una collina, e presentava numerosi altorilievi rappresentanti mostri e figure mitologiche, stuccate e colorate, sull’immensa facciata. Myrtle si fermò ad osservarle con grande interesse. L’ingresso invece consisteva in una piccola apertura, che iniziava con un lunghissimo tunnel oscuro, dentro il quale fu restia ad incamminarsi. L’interno era umido e vi era uno strano odore di muffa, che le metteva addosso un leggero ribrezzo. Dopo aver camminato per ciò che le era sembrato un’eternità nella tenebra più totale, e si era fatta prendere dall’inquietudine più di una volta, iniziò a scorgere alla fine del tunnel un bagliore rossastro. Incantata, si avvicinò sempre di più ad esso, sentendo una musica aliena aumentare di volume man mano che si avvicinavano. Lo spettacolo che le si parò davanti agli occhi fu incredibile: un’immensa grotta, piena di stalattiti e stalagmiti, era illuminata a giorno da migliaia di candele, tenute accese dai fedeli in preghiera. Al centro vi era un’enorme statua del dio Shantpoor, una specie di serpente con la testa da uccello, che reggeva in mano una coppa. Accanto a lui vi stava la sacerdotessa che guidava la preghiera, avvolta in un manto viola. Myrtle rimase affascinata a guardare tutte quelle persone muovere la testa all’unisono emettendo quei loro gracidii, accompagnati dai musici. Alla fine della preghiera, la sacerdotessa si accorse della sua presenza e la invitò ad avvicinarsi. Myrtle obbedì, imbarazzata e incerta, e sentì una serie di occhi che la osservavano.

“Benvenuta bambina” disse la sacerdotessa, con il modulatore vocale. “C’è qualcosa che ti affligge?”. Myrtle annuì, sorpresa di una tale empatia. “Rivolgi allora la tua preghiera al Grande Dio, ed egli ti ascolterà.” Myrtle non credeva in alcun Dio, ma decise che comunque non le sarebbe nuociuto tentare. Pregò che la missione andasse al meglio, ma anche che i suoi genitori fossero ancora vivi. La cosa la sorprese: negli ultimi anni aveva pensato pochissimo a loro. Infine, si augurò che il futuro avesse in serbo per lei una vita piena e felice. Dopodiché la sacerdotessa le unse il naso e le fece girare attorno al viso la candela per tre volte. Una sensazione di calore e di protezione la avvolse.

“Ora ricorda” disse la sacerdotessa “che la vita e i tuoi desideri sono come questo tempio: all’inizio sembravano grandiosi ed elaborati, come la facciata; ma subito diventano oscuri e angoscianti, non appena ci si rende conto che la via è molto più tortuosa e difficile del previsto. Ma se uno non demorde e procede fino in fondo, arriverà alla meraviglia più grande di tutte.”

Myrtle sorrise e si inchinò riconoscente: erano giorni che si torturava sull’imminente gara. Aveva paura di non essere all’altezza, di creare disastri, di finire in situazioni pericolose. Ma quel breve scambio l’aveva tranquillizzata un poco. Le sorrise felice, e si diresse verso l’uscita. Sulla via del ritorno per loro alloggio, ripensò a quanto era avvenuto. Senza dubbio di fronte a lei si stagliavano giorni oscuri, ma avrebbe avuto il coraggio di andare fino in fondo?

***

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Dedico questo capitolo a Elengarden, che mi ha convinta a riprendere la pubblicazione.
Chiedo perdono ai miei lettori, prometto che sarò più costante nell'aggiornamento.
P.s. Gli scleri sulle ship sono i benvenuti - e sappiate anche che potrei essere influenzata dai vostri giudizi ;)

 


CAPITOLO VI

 

I giorni precedenti all’arrivo su Unidrus li aveva spesi addestrandosi con il suo nuovo Dardo. Il pianeta ghiacciato su cui si erano stabiliti, di cui continuava a scordarsi il nome, costituiva una palestra ideale, date le sue intricatissime formazioni naturali che rendevano ogni manovra pressoché impossibile. Tuttavia Myrtle riuscì rapidamente ad acquisire dimestichezza nelle manovre, per cui, una volta messo piede sul terreno sabbioso e arido del governatore Taigon Hobock, si sentiva carica e pronta ad affrontare ogni sfida a testa alta. 

 

Il suo spirito baldanzoso venne però seriamente incrinato  quando Nyss la costrinse a una sessione intensiva di trattamenti di bellezza, nella missione di renderla un essere sessualmente appetibile. Dopodiché, la rossa la rinchiuse nella stanza che condividevano, costringendola ad indossare una serie di lembi di stoffa che definirli abiti era fin troppo audace. Il tutto condito da un Venus che, fasciato da un paio di pantaloni leopardati, la fissava con la stessa aria famelica di un leone con una una zebra indifesa e spaventata, languidamente adagiato sul loro letto.

“Ti ci dovrai abituare, cuore mio” le aveva detto con voce melliflua. 

Nyss dal canto suo le aveva ogni volta infilato vestiti sempre più raccapriccianti: tra giarrettiere, lingerie in pizzo, sottovesti in seta, gonne con spacchi vertiginosi, tute in latex aderenti come seconde pelli, e persino qualche capo leopardato tanto amato dall’androide, la sua stilista entrò seriamente in crisi quando non riuscì a trovare ‘l’abito perfetto’.

 

Venus per tutta la durata della sfilata aveva pronunciato pochissime parole, limitandosi piuttosto a fissare Myrtle con una serie di sguardi che sfumavano dal sornione al vorace, dal malizioso all’intenerito.

 

“Nyss, mia incantevole creatura, credo che tu stia sbagliando approccio” esordì infine con voce pacata.

“Cosa intendi dire?” La rossa si girò, aggrottando le sopracciglia.

“Intendo dire che dovresti lasciare a Myrtle il compito di scegliere gran parte degli abiti. La vera seduzione parte da una volontà di esprimere se stessi e comunicare attraverso il corpo. Invece, per come stai agendo ora,” e indicò la mora “rischieresti di trasformarla in una tua grottesca caricatura.”

Nyss la squadrò per un momento mordendosi il labbro, segno che stava pensando intensamente. “D’accordo, mi sembra una buona idea”

 

Venus si alzò mollemente, si stiracchiò in tutta calma, e poi piantò i suoi occhi ambrati in quelli di Myrtle:

“Ho un compito per te” disse. “Devi pensare al tuo ideale di bellezza, a ciò che tu segretamente vorresti aspirare ad essere. Non parlo di esser semplicemente sexy, ma di quell’esplosiva alchimia che è la sensualità unita alla personalità. Ci sta un tipo di donna a cui tu hai mai guardato e hai pensato ‘Oh, come vorrei esser come lei, anche se ho le movenze di uno scopettone e il carattere di uno stuzzicadenti ’” ?

 

Myrtle lo guardò male e si schiarì la voce, ma non trovando nulla di tagliente con cui replicare si limitò a dire:

“Io… Io in realtà ho sempre voluto essere come una di quelle ragazze punk. Quelle che indossano giacche di pelle dalle spalle imbottite e le zeppe, che fumano sigarette e in generale spaccano i culi. Oppure quelle con le canottiere aderenti e i pantaloni larghi in stile militare.”

 

“Calze a rete…” si illuminò Nyss. “Calze a rete strappate. Con dei pantaloncini corti sopra, rigorosamente neri. Ah, e anfibi.” 

“Con richiami post-apocalittici” le fece eco Venus.

“Avevo intravisto una giacca di pelle rossa che mi faceva impazzire” aggiunse Myrtle, titubante.

“E sotto alla giacca indosserà quel top che era indistinguibile da un reggiseno” concluse il cyborg. Poi si girò a guardarla. “Ma guardala, i suoi occhi si sono illuminati” la prese in giro. 

“Non è vero!” protestò Myrtle “Siete dei maniaci pervertiti che si divertono a torturare povere fanciulle innocenti.”

“Creatura, non hai mai avuto la risposta pronta e brillante, non cercare di replicare” la rimbeccò Nyss distrattamente, mentre frugava nell’armadio.

“Cosa? Ti ricordo che ho convinto Thorn a non ucciderci, grazie alla mia impeccabile dialettica.”

“Questo perché Thorn non brilla di intelligenza come vuole far credere” si intromise Venus.

“Questo perché Venus è geloso che Liu sia innamorato di Thorn” rilanciò inaspettatamente Nyss, sempre dandogli le spalle. Myrtle scoppiò a ridere. “Giusto Venus” lo prese in giro “come ti trovi a condividere la stanza con Liu?”

“E tu invece?” replicò l’androide, fissando però la rossa “Come ti trovi a condividere la stanza con Nyss?”. Myrtle aggrottò le sopracciglia, e vide che l’altra si era girata di scatto, prima che Barticus entrasse nella stanza e afferrasse i suoi molestatori scaraventandoli fuori dalla porta.

“Abbiamo già perso troppo tempo senza che questi due ne perdano altro impelagandosi in conversazioni inutili” disse, senza guardarla negli occhi. “Prendi i vestiti che ti servono e facciamola finita."

***

 

La polvere le bruciava gli occhi e la gola, rendendole difficile respirare. Situata al centro dell’arena accanto al suo Dardo, con il sole cocente  che le infiammava la fronte, Myrtle era sicura si sarebbe ritrovata con un bel pomodoro al posto della faccia prima di sera. I vestiti che aveva scelto poi, erano una vera e propria tortura. Aveva dovuto rinunciare alla giacca di pelle per rimanere praticamente nuda, con solo una sottile fascia che copriva il seno e un paio di shorts sbrindellati, le calze a rete che si abbinavano ai manicotti, e il supplizio degli anfibi che le facevano ribollire i piedi.L’unica benedizione erano un paio di occhiali scuri. Si sentiva fuori posto e ridicola, e preferiva concentrarsi sul caldo soffocante piuttosto che soffermarsi sul nervosismo procurato dall’imminente gara. Intorno a lei vi era il caos, con gli spalti straboccanti di gente di ogni specie che strepitava con entusiasmo. Nel suo orecchio Liu le stava dicendo qualcosa, ma le riusciva difficile concentrarsi.

“Avvicinati a Nyss, mettiti in mostra!” riuscì alla fine a comprendere. Guardò dubbiosa la catena che teneva tra le mani, collegata a un collare indossato da Nyss, mozzafiato nel suo solito abito bianco. Fu Nyss a prendere l’iniziativa, accoccolandosi ai suoi piedi e accarezzandogli una gamba, mentre metteva in mostra lo spacco del vestito. Myrtle cercò di sembrare a suo agio, ma quell’idea non gli piaceva neanche un po’. 

“Ogni essere umano di sesso maschile ama una visione lesbica” aveva argomentato Liu, spalleggiato da Venus “e Nyss riuscirà sicuramente a catalizzare l’attenzione su di voi da quel punto di vista, interpretando la parte della tua ancella semi-schiava sessuale. Starà a te poi catturarla ulteriormente con le tue doti da pilota. L’attenzione, non Nyss” aveva poi aggiunto sogghignante.

Idiozie di Liu a parte, si sentiva assai inquieta: non aveva mai partecipato a una gara, tantomeno clandestina. Guidava astronavi in situazioni totalmente diverse, in cui conosceva bene i rischi a cui andava incontro e sapeva prevederli. Un brutto presentimento aleggiava su di lei come un’ombra impalpabile.

 

“Ecco che entra Taigon” gracchiò Liu nel suo orecchio. La folla aveva emesso un boato, e il governatore era apparso sullo spalto riservato a lui, mentre il grande schermo proiettava la sua immagine ingrandita, salutando tutti i presenti con un piglio da imperatore, con sottobraccio due schiave, entrambe umane, una mora e una bionda come nei peggiore dei cliché, appoggiate languidamente su di lui. Era un uomo allo stesso tempo altezzoso e malizioso, dal volto magro con dei folti capelli striati di grigio e barba lunga e ben curata. L’età ormai avanzata si evinceva anche dalle rughe intorno agli occhi neri e vispi, il che gli conferiva una maggiore intensità nello sguardo.

Myrtle suppose con una nota di panico che non si sarebbe rivelato un avversario facile.

“Cosa ne pensi?” sussurrò a Nyss.

“Sembra il cattivo per antonomasia. Ma è un bene: fosse stato bonario e gentile l’avremmo certamente sottovalutato.  Solo che… può una persona essere così stereotipata?”

Effettivamente il governatore aveva sfoderato un sorriso da squalo, che ben si adattava al suo personaggio. Tuttavia, la gara stava per iniziare e Myrtle dovette portare l’attenzione su questioni più urgenti.

 

I partecipanti a quel primo round erano diverse centinaia e i cronisti non si persero in presentazioni individuali, limitandosi a inquadrarli brevemente uno ad uno. Osservandosi sul grande schermo,  Myrtle dovette ammettere che formavano una coppia assai gradevole esteticamente, merito soprattutto dell’abilità della mutaforma a mettersi in mostra. Durante la gara eliminatoria il sangue sarebbe scorso a fiotti, affermava eccitata la gente, e lei si augurava fosse in senso metaforico. 

“Tranquilla dolcezza, andrai a bomba. Sei una pilota formidabile” le disse Nyss, scoccandole uno di quei suoi preziosi sorrisi smaglianti. Assurdamente, ciò la fece calmare.

“Grazie Nyss” disse di rimando. La rossa, con una presenza di spirito maggiore della sua, le fece notare che la gara stava per iniziare.

“Augurami buona fortuna” disse con una faccia scura. L’altra a quel punto non disse nulla, fissandola negli occhi con una strana espressione. Fece per dire qualcosa, ma poi la prese per il mento e la baciò.

Il cervello di Myrtle andò in tilt per la sorpresa, e quando l’altra interruppe il bacio, e la lasciò andare togliendole la mano dalla vita, per la quale neanche si era resa conto di esser stata presa, non seppe cosa dire. 

“Stendili tutti” asserì invece l’altra, guardandola al di sotto delle sue lunghe ciglia. Quindi, si allontanò fluidamente. Leggermente sconvolta, Myrtle si voltò dalla parte opposta ed entrò nell’abitacolo. Prese un profondo respiro e si allacciò la cintura, concentrandosi sul suo obiettivo. Il rumore dei motori che si accendevano le riempì le orecchie, e si calmò. Tutti i suoi sensi erano allerta per carpire il segnale del via, e il cuore le batteva forte in petto. Quando la luce verde sopra di lei si accese, affondò il piede nell’acceleratore schizzando in avanti, insieme a una moltitudine di navicelle di ogni forma e dimensione. Il primo tratto era un lungo rettilineo, ampio in larghezza, che si estendeva a perdita d’occhio nella piana desertica. Guidare era difficile, accalcati com’erano, e il rischio di collidere con un vicino era grosso. Un impatto laterale la fece sbandare a sinistra, strappandole dalle labbra un grido di sorpresa. Riprendendosi in fretta, afferrò più saldamente i comandi, stringendo i denti. Guardandosi intorno, finalmente capì la dinamica di quella prima parte della gara:  ogni pilota stava cercando di mandare fuori pista i suoi avversari, anche a costo di brutti incidenti. Schivò un  Dardo più grosso di lei che le stava venendo addosso, e ringraziò l’elevata manovrabilità del suo veicolo. 

“Bene” si disse “non è molto diverso da quando sfreccio per il traffico delle metropoli sulla Skyboard”. Data la sua piccola taglia, improntò la sua strategia ad evitare colpi piuttosto che a infliggerli, anche se ogni tanto si scontrò con navicelle di massa simile alla sua di cui riuscì a liberarsi con le giuste manovre. Si stava iniziando a divertire, e in breve tempo si ritrovò nel gruppo di testa, con i complimenti di Liu  che risuonavano nell’orecchio, e il cuore gonfio di orgoglio e determinazione. 

Andarono avanti tranquillamente per un po’, quando ad un tratto le scie luminose che indicavano i confini della pista iniziarono a convergere, riducendo lo spazio. Un riverbero violetto nell’aria le fece realizzare che l’intero percorso era delimitato in quel punto da un campo di forza. In lontananza si stagliavano delle misteriose strutture: quando si avvicinò capì che si trattava di immense pale disposte in serie, che giravano a velocità piuttosto elevata. Con un sorriso, passò attraverso la prima pala imitando quelli davanti a lei, riuscendo a calcolare perfettamente le tempistiche. A qualche centinaia di metri vi era la seconda pala, che vorticava più velocemente. 

 

Superò quindi le prime quattro senza impaccio, e si stava apprestando a superare la quinta ed ultima pala, quando improvvisamente vide la navicella di fronte a lei venire colpita dalle lame vorticanti e ridursi in poltiglia, i suoi frammenti in ogni direzione, uniti alle membra del suo defunto pilota. Gridò inorridita e frenò bruscamente a mezz’aria, fissando di fronte a sé con occhi sbarrati i resti del Dardo e della creatura, incapace di respirare. 

“Myrtle? Myrtle che ti è preso?” la voce di Liu risuonò distante. Iniziò a tremare convulsamente. 

“Myrtle, che diavolo stai facendo…” protestò lui, quando iniziò ad atterrare. Subito si liberò della cintura e uscì dal veicolo, quindi cercò di allontanarsi, stordita. Quando realizzò che il campo di forza la intrappolava, il panico si impossessò di lei. Corse di nuovo verso la navicella, col fiato corto e le lacrime agli occhi, e si accasciò a terra con la testa fra le gambe. Non riusciva a respirare, si sentiva come se stesse per morire. 

“Creatura, mi senti?….” la voce di Nyss riuscì a penetrare la nebbia della sua mente “Dannazione… sta avendo un attacco di panico. Myrtle rispondimi!”

“Morirò…” sussurrò in risposta.

“Dolcezza, non dire sciocchezze. Se la pilota più abile in circolazione, ce la farai, sicuramente.”

Lacrime isteriche iniziarono a solcarle le guance.

“Non ce la faccio Nyss, non posso. Non posso farlo, non posso, non posso…” ormai le parole erano quasi delle grida stridule.

“Ok, tranquilla piccola, respira profondamente e cerca di calmarti. Dammi retta e non ti preoccupare, ci pensiamo noi a te e a tenerti al sicuro” rincarò. “Ora ascoltami bene: se non te la senti ti veniamo a prendere, non ti spaventare.”

“Che nessuno si muova, dannazione” interruppe Liu “senza la mia autorizzazione. Nè prenda iniziative.”

“Ma…”

“Taci. Myrtle, sali su quella cazzo di astronave immediatamente.”

“No.”

“Si può sapere cosa diavolo ti prende, per il Grande Cosmo?”

“Morirò.” 

Dall’altro lato udì delle imprecazioni.

“Sei un pirata, una fuorilegge. Non mi venire a raccontare  stronzate come queste. Hai già rischiato la pelle innumerevoli volte e sei abituata a farlo. A che gioco stai giocando?” l’ultima frase fu un sibilo.

 

“Era diverso, che cazzo!” fu la risposta “Non ho mai rischiato la mia vita a questo modo! Il massimo crimine che ho compiuto è stato rubare qualche navicella! Calcolavo sempre il rischio, non mi sono mai messa in situazioni in cui avrei rischiato la vita sul serio” si interruppe per riprendere fiato. “Questo è diverso, qui ogni stadio è calcolato per ammazzare più gente possibile. E’ un gioco malato, ideato da una mente macabra. Non puoi metterti a scommettere con un folle, non ne esci vivo.” Dall’altra parte calò il silenzio per un po’ di tempo, finché la linea non venne ripresa da Barticus:

“Myrtle, ascoltami. Capisco il tuo sconcerto, ma purtroppo te la dovrai cavare da sola. Il campo di forza non è impenetrabile, ma richiederebbe un intervento massiccio che ci farebbe scoprire inutilmente, e a quel punto dubito che nessuno ne esca vivo. Quindi, a te la scelta:  o torni indietro da dove sei venuta, attraversando nuovamente le quattro eliche che già hai superato, oppure prendi un bel respiro, studi la situazione, e passi attraverso l’unica elica rimasta. Te lo dico sinceramente: è difficile come gara, ma è studiata per eliminare i novellini e gli incapaci. Tu non sei nessuna dei due, puoi benissimo farcela, se mantieni il tuo sangue freddo.”

Myrtle annuì, con gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate. Quindi prese un profondo respiro e risalì dentro il Dardo. Il battito cardiaco si era leggermente regolarizzato. 

 

Decollò, e studiò la situazione per un minuto. Ogni tanto, qualche navicella riusciva a superare l’ostacolo, altre volte veniva schiantata, ma cercava di non pensarci. 

“E’ un movimento regolare” si disse “come la musica. Devi solo trovare il giusto tempismo, e seguire l’istinto.”

Alla fine decise di non pensarci troppo su, o sarebbe stato peggio. Calcolò rapidamente l’istante giusto, trattenne il fiato e affondò nell’acceleratore… Il rombo dell’elica la assordò, e lo spostamento d’aria le fece perdere momentaneamente il controllo del veicolo, ma si ritrovò miracolosamente dall’altra parte in un istante. Un’indescrivibile sollievo la pervase, e riprese a respirare, mentre i suoi compagni festeggiavano dentro l’auricolare.

“Sei stata magnifica” si complimentò Barticus “ora..”

“Dolcezza, non ci posso credere, sei fenomenale!” lo interruppe Nyss.

“Mi sto ufficialmente innamorando di te” aggiunse Venus, che fino a quel momento era rimasto in disparte.

“Ora basta. Fate silenzio” ordinò Barticus, che evidentemente aveva preso il controllo della situazione. “Ascoltami bene: se ti vuoi ritirare questo è il momento. Ti invieremo le coordinate di un luogo sicuro in cui dirigerti, e non sarebbe una manovra sospetta: molti piloti mediocri sono soliti farlo in situazioni analoghe, una volta realizzato che non è pasta per i loro denti e che sono sopravvissuti per miracolo. Oppure” continuò “puoi almeno tentare di finire la gara. Il prossimo round sarà tra un settimana, e questo potrebbe quantomeno darci una possibilità in più di avvicinare il governatore.”

“…D’accordo” rispose, anche se ancora tremava leggermente, e il suo tono di voce era tutt’altro che sicuro “cercherò di finire la gara.”

 

Aveva perso parecchio tempo, ma vi erano ancora concorrenti dietro di lei che dovevano superare quelle lame infernali. Dopo un secondo rettilineo, il terzo ed ultimo stadio consisteva in un viaggio attraverso strettissimi tunnel scavati nella roccia, che si attorcigliavano uno sull’altro, incrociandosi. Le difficoltà principali erano due: per prima cosa bisognava guidare con la massima precisione, perché il suo Dardo sfiorava le pareti e il minimo sbaglio avrebbe significato la fine; per seconda bisognava prestare la massima attenzione durante gli incroci dei tunnel, per evitare di collidere con un altro Dardo che sfrecciava in quel labirinto. Era tuttavia una tipologia di volo in cui Myrtle si sentiva più a suo agio, e riuscì a superarla senza gravi difficoltà.

 

Riuscì a piazzarsi settantacinquesima su centotredici concorrenti che completarono la gara, un risultato mediocre, ma soddisfacente date le complicazioni che erano sorte. Appena toccò terra, si catapultò fuori e iniziò a vomitare, con la testa che le girava. Nyss le fu subito accanto, ma la scostò stizzita.

“Dannazione, lasciami respirare un po’ ” E si incamminò da sola a grandi passi nel deserto, bisognosa di schiarirsi le idee.

  

***

 

Thorn l’aveva contattata quasi immediatamente.  Si era seduta su una roccia, con i piedi a penzoloni su uno strapiombo, riscaldata dal sole che stava tramontando e dal tiepido miscuglio di roccia e sabbia sotto di lei. Intorno vi era un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal leggero sibilo del vento e dal volo di qualche animale che fluttuava nel cielo. Finalmente stava riuscendo a rilassarsi.

Per questo, quando il telefono squillò, fu piuttosto brusca con l’ologramma di Thorn che le si era materializzato davanti. Subito scattò sulla difensiva, convinta a dover sostenere una serie di accuse e rimproveri, ma scoprì che si sbagliava: Thorn aveva chiamato per scusarsi.

“Ho sottovalutato la situazione, e di questo ti chiedo perdono” disse. “ Non ti ho messa in guardia da cosa ti aspettava, e non mi sono premurato di controllare se effettivamente saresti stata in grado di affrontarli.”

Ciò la irritò ancora di più: “Mi stai forse dicendo che non mi consideri all’altezza? Che ti stai pendendo della tua scelta?” Era furiosa. Thorn fece una strana espressione, come se si sentisse colpevole.

“Probabilmente… ho fatto un errore di valutazione. Ti…. ah… ho preso per una che, come dire” sembrava in imbarazzo .“Quello che sto cercando di dire è che probabilmente ho assegnato questa missione alla persona che vorrei tu fossi, ma non quella che sei.” Non la stava guardando negli occhi.

“Che diamine vuol dire?” gridò lei. Thorn sospirò esasperato prima di rispondere. 

“Non lo so… Probabilmente mi sarebbe piaciuto avere a che fare con la pilota dal sangue gelido e la mente calcolatrice, spietata e determinata, che ottiene sempre ciò che vuole.” Myrtle era allibita, ma era una descrizione talmente assurda che scoppiò a ridere suo malgrado.

 

“Thorn io non… Sono senza parole. Che razza di idea ti eri fatto di me?”chiese stupita. Cosa credeva, che fosse la protagonista di un fumetto per adolescenti? Come si era fatto quell’idea della stessa persona che aveva perso completamente la lucidità per un drink corretto? Forse l’exploit con le astronavi durante il loro primo incontro doveva averlo impressionato più della sua bravura effettiva.

“Si è vero” continuò, sentendosi in dovere di spiegare quella fiducia malriposta “ero una ladra, sono una ladra, e dovrei essere abituata alla violenza. Ma non sono una criminale veterana. Io e Nyss abbiamo fatto questo mestiere per tre anni, scegliendo apposta i furti più piccoli e semplici per non rischiare la pelle: evitavamo accuratamente di scontrarci con le varie mafie per evitare di pestargli i piedi e…francamente, il fatto che una di noi due fosse una tigre mutante ci dava un certo vantaggio nel caso di uno scontro con poche armi. Poi, ovviamente sono pur sempre la figlioccia di Enthor, mi ha addestrata alla lotta, alla truffa, al volo… ed ogni cosa necessaria. Non posso dire di non aver mai rischiato la mia vita. Ma questo è diverso. Ci sta della crudeltà in quel gioco. Un totale disinteresse verso la propria ed altrui vita al solo scopi di cosa, soldi? Intrattenimento? E’ folle. E’ l’insensatezza che mi terrorizza.” 

 

Thorn la studiò per un po’ di tempo, prima di parlare:

“Non credo sia esattamente quello il problema. Stento a credere che qualcuno che è riuscito a mettere in seria difficoltà la mia flotta con una navicella sportiva rubata non abbia il sangue freddo necessario ad affrontare questo tipo di gara. Non è un’impresa che si compie ad occhi chiusi. Serve destrezza ed esperienza, e lucidità nell’affrontare situazioni di serio pericolo.”

“La destrezza potrei averla innata, ma credimi, di esperienza e lucidità ne ho ben poche.”

“Quindi, ti sono state concesse per grazia divina?”

“Giocavo tantissimo ai videogiochi?”

“Me lo stai domandando?”

“Era una domanda retorica. Diamine, ne ero drogata, ci giocavo per ore di fila e grazie al cielo Enthor mi lasciava fare, dicendo che era istruttivo. Hai idea di quanto siano realistici quei simulatori? Ne avevo trafugato uno da qualche ricco rampollo di non so dove… E poi, figurati, la quantità di materiale che si riesce a trovare su internet riguardo i punti deboli delle astronavi e le tecniche di combattimento… ero diventata una leggenda, per un paio di anni svettavo sempre nelle classifiche settimanali, prima che mi rinchiudessero in quell’orrida scuola.”

 

 

Thorn alzò un sopracciglio: “Quindi mi consigli di reclutare così i prossimi piloti? Dalle Billboard di Shoot&Kill ?”

“Potrebbe essere un’idea” fu la gelida risposta.

“Anche credendo alla tua assurda spiegazione, comunque vivere queste cose nella realtà è ben diverso, a meno che la confusione tra realtà analogica e realtà virtuale non sia più grave di quel che si pensi… o a meno che tu non abbia un serio problema di derealizzazione. No, io credo che il problema sia ben altro, e sarebbe bene tu scoprissi quale sia.”

“Un minimo le mie esperienze sul campo le ho fatte, non sto dicendo di essere una totale novellina. E comunque, stai tentando di psicanalizzarmi?”

“Ovviamente, hai appena avuto un attacco di panico, non son cose da prendere alla leggera.” Fece una pausa, prima di continuare:

“Generalmente, penserei che tu stia tramando qualcosa, purtroppo sei ancora troppo giovane e ingenua perché ciò sia realistico.”

Myrtle annuì dubbiosamente.

“Posso chiederti una cosa?” disse dopo un po’. Lui fece un cenno di assenso in risposta eistò, una parte di sé non voleva chiederlo, ma un’altra era semplicemente troppo curiosa.

“Sinceramente mi sarei aspettata una sfuriata, ordini di farmi frustare, minacce di buttarmi in una lurida prigione se non faccio come mi si è detto…”

“Oh, mi piacerebbe molto frustarti e torturarti” fu detto un una voce bassa, quasi come un carezzevole ringhio “e dalla faccia che hai appena fatto piacerebbe molto anche a te.”

“Non ho fatto nessuna faccia!” protestò lei.

“Eccome se l’hai fatta, sappi che sei piuttosto trasparente.”

“No grazie, i giochi di sottomissione non sono il mio genere, sono troppo orgogliosa.”

“Oh, ma non si tratta di sottomissione per te, si tratterebbe di ribellione. Dimmi, non vorresti vedere chi l’avrebbe vinta, tra noi due?”

“Thorn, per favore, era una domanda seria.” disse Myrtle deglutendo. Diamine, non doveva deglutire, altrimenti tradiva il suo stato d’animo agitato. Probabilmente però era arrossita, quindi era comunque inutile. Al diavolo, avrebbe negato fino alla morte, la sua testa era decisa ad ignorare le ignobili reazioni del suo corpo.

 

Thorn prese un respiro quasi esasperato, si mosse sulla sua sedia e infine le rispose: “Se eri convinta che io ti avrei trattato come un mio qualunque scagnozzo, lasciati dire che sei assai poco perspicace. Anche perché, renderti un mucchio di ossa incapace di muoversi per giorni prima di guarire non avrebbe giovato alla mia causa. Non so se hai notato, ma ti ho da subito presa in grande considerazione.”

 

“Perché?”

 

“Sei giovane, e hai potenziale. Posso indirizzarti verso la strada giusta per farti diventare una mia valida alleata.”

“Vuoi plasmarmi per poi usarmi.”

“Volevo usare termini più leggeri, ma abbiamo visto che questi toni da dominatore li apprezzi di più” e le fece l’occhiolino. Myrtle lo ignorò.

“Ho capito, carota e bastone. Affascinante, grazie tante, è rincuorante sapere di esser caduta nelle mani di un control freak. Ora credo andrò a cena.”

“Anche io devo andare, che ho faccende importanti a cui attendere. Sai, devo sovrintendere i lavori per le migliorie degli alloggi, sono un buon leader che si preoccupa dei suoi lavoratori.”

“Karl Marx sarebbe fiero di te. Dimmi, organizzate anche una Comune dei contrabbandieri?” commentò Myrtle. Thorn rise.

“E’ raro trovare un’estimatrice degli antichi pensatori Terrestri.”

“Non posso proprio definirmi un’estimatrice del comunismo.”

“Davvero? Superficialmente avrei affermato il contrario di una come te.”

“Si vede che non hai approfondito mai la questione: erano sistemi politici basati sulle dittature. Ti sembro il tipo di persona che potrebbe tollerare una tale limitazione alla libertà individuale?”

“E invece per quanto riguarda l’aspetto dell’uguaglianza sociale? Credevo che fosse un qualcosa che avresti apprezzato.”

“Idealisticamente è perfetto, ma concretamente si è provato essere irrealizzabile. Senza contare che in un universo culturalmente complesso come il nostro, in cui non solo coesistono credenze e valori differenti, ma proprio specie agli antipodi, è una follia imporre uno standard dall’altro.”

“Meglio un precario equilibrio di piccole forze dunque?”

“Assolutamente.”

“Sento una vaga propaganda contro il Consolato, nelle tue parole.”

“Lo starai immaginando”

“Probabile. Comunque sappi che la tua teoria politica non è nuova, un grande pensatore degli Wu-Sing di tre secoli fa aveva proposto un modello simile a quello immaginato da te, anche se più complesso. Da qualche parte dovrei avere il suo trattato, nel caso ti interessasse leggerlo.”

“Ma dai, esistono pensatori politici non umani di rilievo?”

“Non essere snob. Ci sta una cultura sterminata delle altre specie che voi umani ignorate sistematicamente.

“D’altronde siamo la forma di vita superiormente intelligente più comune della galassia, quali erano le statistiche? I due quinti della popolazione galattica sono umani, i restanti tre tutte le altre specie. E’ normale che coltiviamo una visione così antropocentrica.”

“Vi cullate negli antichi fasti, è da tempo che non occupate più posizioni di potere. A partire dal Consolato. Da un lato non stupisce che abbiano avuto un tale appoggio popolare, quando hanno invaso il pianeta Gaxycus.”

Myrtle si rabbuiò.

“Questo era un colpo basso.”

“Cosa volevi? Un elogio politically correct?”

“Un minimo di rispetto per la casa da cui sono dovuta fuggire e che è stata distrutta? Un minimo di rispetto per me e il dolore che ciò che tu hai nominato potrebbe provocarmi?”

“Non è ignorando le colpe della tua gente che aiuterai la situazione.”

“Quindi stai dicendo che è giusto tutto quello che gli hanno fatto, la superbia va punita con lo sterminio.”

“Non stavo dicendo questo.”

“Che terribile errore di comunicazione allora. Vi prego eminenza, dimostratemi le vostre doti diplomatiche, che ora mi sembrano carenti.”

“Non ho espresso un giudizio morale sulla condotta degli umani di Gaxycus, la mia era semplicemente un’analisi sulla psicologia delle forme di vita intelligenti, o meglio, di quelle forme di vita che si sono evolute in un’organizzazione sociale, e quindi soggette alla psicologia di massa. Come trascini una moltitudine? Facendo leva sull’invidia, l’odio e la paura. Sembra essere una costante che travalica le singole specie e i singoli pianeti.”

“Affascinante.”

“Sei seriamente offesa? Stavo semplicemente dicendo che la tua gente era un perfetto canalizzatore del malcontento popolare. E forse sarebbe stato più intelligente se si fossero mostrati più condiscendenti nei rapporti con le altre specie.”

“Quindi, la colpa è loro perché non erano abbastanza gentili e umili. Bello quando si eseguono condanne a morte su così labili principi.”

“Non si trattava di gentilezza e umiltà, ma anche di un passato colonialista.”

“Perché stiamo ancora discutendo di questa cosa? Non hai di meglio da fare? Tanto è evidente che ognuno abbia le sue posizione e non intenda smuoversi.”

“Perché alla Myrtle che conosco questi argomenti piacciono e piace sviscerarli, ma è lampante che tu oggi non sia in vena di tali discorsi. Per cui mi scuso e chiudo la comunicazione. Spero che vi rimettiate presto in sesto mia signora, e mi diciate a breve le vostre intenzioni rispetto alla missione, potrei costringervi a continuare, ma potrebbe rivelarsi deleterio alla buona riuscita del piano. Vi auguro una buona notte.” E troncò la conversazione.

 

Myrtle stette per un po’ a fissare il telefono, con la fronte aggrottata. Che diavolo gli era preso? 

L’intera conversazione era stata surreale - non che non fosse mai capitato prima di invischiarsi in tali elucubrazioni pseudo-filosofiche con Thorn - ma mai così a lungo. E poi improvvisamente aveva iniziato ad attaccarla su un tema assai delicato, offendendosi del suo essersi offesa.

Non ci capiva più nulla. 

Non capiva più nulla della sua vita.

Arrabbiata, scrisse un messaggio a Thorn:

“Comunque, quella filippica non so da dove sia venuta fuori. Hai espresso una serie di commenti che avresti benissimo potuto evitare.”

La risposta non tardò ad arrivare:

“Ti prego, dimentica per un po’ quanto ti ho detto. Era un discorso che andava affrontato a un  livello puramente concettuale, ti prometto che poi potremo riprenderlo e confrontarci. Ma lo faremo a faccia a faccia di fronte a un drink esponendo per bene le nostre posizioni. Spero tuttavia ti sia servito a distrarti un minimo dagli avvenimenti di oggi, le conversazioni stimolanti di solito sortiscono questo effetto. A me sicuramente l’ha fatto.”

 

                                                                           ***

 

“E così ora vi perdete in speculazioni esistenzialiste sui destini della galassia?” commentò Nyss quando le raccontò della conversazione. “Lo sai che il prossimo passo sarà la proposta di matrimonio?”

“Concordo” rispose Venus da dietro la porta.

“Venus! Stavi origliando?” chiese Myrtle oltraggiata.

“Ti ricordo che la vostra camera è attaccata al salone e l’insonorizzazione di questa astronave fa schifo. Per tua fortuna Nyss ancora non ha deciso di saltarti addosso, altrimenti l’avremmo già saputo tutti.”

“Che diavolo stai blaterando, stupido androide?”urlò Myrtle.

Nyss invece era scoppiata a ridere. “Cosa ci trovi di divertente?” le chiese l’altra incredula.

“Suvvia,” fu la risposta “dice cose assurde e bisogna prenderle per quello che sono.” E fece per andarsene.

“A proposito” la interruppe Myrtle, che quel giorno tutto si sentiva tranne che spavalda, ma doveva trovare un minimo di coraggio almeno nelle cose insignificanti:

“Perché l’hai fatto?” chiese senza aggiungere spiegazioni, sperando che l’altra avrebbe intuito. La sua interlocutrice le lanciò un’occhiata fugace, e iniziò ad arrotolarsi una lunghissima ciocca di capelli intorno al dito.

“Beh, ho pensato che fosse una buona mossa di marketing” rispose, senza guardarla negli occhi.

“Ah…” fu la risposta. “Beh, si, immaginavo fosse per quello.”

“Andiamo a mangiare? Io sto morendo di fame.”

“Uh certo, anche io.”

E si diressero in cucina, consce di aver troncato la conversazione sulla base di un mutuo accordo.


Note dell'Autrice: za za za zann!! Ci sono stati ben due baci appassionati (?) della nostra protagonista con ben due personaggi. Ma ovviamente per valide motivazioni, non  pensate che qualcuno nutra dei sentimenti per qualcuno!
E anche Venus è totalmente indifferente al nostro caro Liu...
Nel frattempo, Myrtle dovrà vedersela con il considerarsi una totale fallita, dopo che non è riuscita a completare una gara nell'unica disciplina in cui è brava. Stay tuned!

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