Absorb.

di sognouis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Io avevo la sola e innocua intenzione di farmi una normalissima doccia, come tutte le persone normali. Peccato che le persone normali, finita la normale doccia, avvolte in una normale salvietta e con i normali capelli ancora fradici, non si ritrovino un gruppo di persone in salotto a squadrarti come se avessi appena ucciso un cucciolo di cane.
Beata normalità, concetto a me totalmente sconosciuto.
Dopo aver realizzato di essere ancora avvolta nell'asciugamano, cercai tra quelle persone la probabilmente unica che conoscessi: Tony.
Ma lui, precedendomi, se ne uscì con un “Non avevi gli allenamenti con le belle ragazze in gonnella che saltano?”
Lo individuai nel gruppo e alzai un sopracciglio.
“Lo prendo come un no. Ragazzi, lei è Alice.”
Fu così che feci la conoscenza del gruppo dei fantomatici Vendicatori.
Ma cominciamo dall'inizio.
 
Il giorno precedente
 
Stavo facendo colazione tranquilla – come mio solito, ovviamente – quando ad un tratto il mio sguardo fu attratto da una busta semi aperta che prima non c'era.
Alzai lo sguardo e incrociai quello dell'uomo con cui convivevo. Lo guardai interrogativa e aspettai una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
“Fury vuole vederti.”
Altro sguardo interrogativo. Lui sospirò.
“Uomo alto, sulla sessant- faccimo settantina, di colore, molto scorbutico, benda da pirata… ti dice niente?”
“Perché vuole vedermi?”
“Si è rifiutato di condividere questa informazione con me.”
“Ah – non sapevo cos'altro dire, lo SHIELD non era mai stato interessato a me – quando?”
“Io ti consiglio oggi.”
“"Ti consiglio"?”
Si schiarì la voce.
“"Dille che se non viene lei, la vado a prendere io".”
Risi, a Tony non era mai stato particolarmente simpatico, ma lo rispettava, a modo suo.
“Allora vado subito.” Misi nel lavandino la tazza.
“Prima ti conviene dare un occhiata a questo.” Disse con nonchalance sventolandomi la busta di prima davanti agli occhi. La presi e misi il disco nel computer.
“Il progetto Avengers?”
“A quanto pare.”
“Non potrei mai collaborare con qualcuno se non so neanche cosa faccio.”
Ero abbastanzamolto decisamente sorpresa. Se lo SHIELD non aveva mai espresso interesse per me e per qualunquecosaiosapessifare, perché propormi il progetto Avengers?
 
Entrai al palazzo dello SHIELD e parecchi occhi mi si puntarono addosso, probabilmente per quanto Tony abbia tenuto la bocca chiusa, la voce si era sparsa comunque.
Presi l'ascensore e salì al piano scritto sul post-it che mi aveva lasciato Tony, e dopo aver attraversato un corridoio che per grazia divina non aveva da scegliere tra destra o sinistra, arrivai all'ufficio di Fury e bussai.
“È aperto.” ed entrai.
Non dissi nulla, aspettai che si girasse e smettesse di guardare il panorama, cosa che però non fece.
“Stark mi ha parlato molto di te.”
“Pensavo che avesse preferito non sbandierare in giro la cosa.” e mentre lo dicevo roteavo gli occhi, senza preoccuparmi che lui non potesse vedermi.
A quel punto si girò.
“Dire qualcosa a me non significa "sbandierare in giro".”
Alzai un sopracciglio poi andai dritta al sodo.
“Perché il progetto Avengers?”
“Non ti ho chiamata qui per farti unire ai Vendicatori, bensì per capire cosa hai in più.”
Aggrottai la fronte, in più?
“Non la seguo.”
Mi fece segno di avvicinarmi e mi indicò la sua scrivania, di vetro.
“Appoggia le mani.”
Feci come mi disse e appoggiai sulla superficie una mano, che non tardò ad assumere le sembianze del vetro fino a metà braccio, a quel punto la tolsi.
“Non so controllarlo, non so nemmeno cosa sia.” e per la prima volta da quando entrai in quella stanza, lo guardai negli occhi.
“Posso aiutarti a farlo.”
“E a qualche scopo?”
Indicò con un cenno della testa la busta che tenevo in mano.
“Per aiutarci.”
Lo guardai e “Va bene.”
 
Appena misi piede in casa la voce di Jarvis mi diede il benvenuto.
“Buongiorno, Alice.”
“Buongiorno, Jarvis. Tony è in casa?”
“Il signor Stark è dovuto uscire con urgenza, non ha specificato dove.”
“Strano.” dissi con ovvio sarcasmo.
“Sai dirmi che ore sono?”
“Le 13:52, il signor Stark mi ha raccomandato di farla pranzare.”
E mentre Jarvis parlava io avevo già aperto il frigo.
“Sto facendo cuocere le lasagne proprio per quello, senza offesa naturalmente.”
Risi, quel software mi conosceva meglio di me stessa.
“Grazie per aver evitato una esplosione catastrofica solo per farmi accendere un fornello.”
“Non c'è di che.”
 
Si fece sera, anzi – guardai l'orologio, le 00:46 – notte, e Tony non era ancora tornato, così decisi di mettermi a letto, ma poi un dubbio mi passò per la mente.
“Jarvis?”
“Sono qui.”
Pensai bene a come formulare la domanda, perché se la risposta ad essa fosse stata quella che temevo che fosse, non sarei più riuscita a guardare Tony in faccia per il resto dei miei giorni.
“Credi che Tony mi abbia presa con sé per i miei poteri?”
“Perché mi fa questa domanda?”
“Il progetto Avengers.”
“Se vuole la mia opinione, non credo che ne sarebbe stato capace.”
“È perfettamente da lui sfruttare le persone, Jarvis.”
“Intendo dire che il signor Stark non aveva idea delle sue capacità quando vi ha presa in affido, l'ha scoperto col tempo.”
“Oh.”
Questa non me l'aspettavo, non avevo mai dubitato di Tony, ma il pensare ai Vendicatori e allo SHIELD mi aveva fatto mettere in dubbio il rapporto con l'uomo a cui dovevo praticamente la vita.
“Buonanotte, Jarvis.”
“Buonanotte.”


 
BUOOOONGIORNO.
Allora, non sto qua a presentarmi che tanto frega niente a nessuno, rido.
Spero di avervi fatto un minimo interessare a questa mia -prima- fanfiction, che però ho in mente da molto.
Chiedo venia per gli errori grammaticali, soprattutto i tempi verbali, perché anche impegnandomi al massimo faccio sempre qualche "fiorellino".
Se non chiedo troppo, potreste lasciare una recensione o almeno farmi sapere cosa ne pensate? Mi fareste davvero davvero felice.
Ah, ultima cosa: il nome della ragazza è Alice ma si pronuncia elis, o alis. Dipende un po' dalla vostra pronuncia.
Per ora mi dileguo, ciaociao.
Letizia

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Mi svegliai presto e notai che di Tony ancora nessuna traccia, e nemmeno Pepper era qui.
“Jarvis, dici che sono morti?” scherzai, non era la prima volta che rimanevo da sola a causa dei loro impegni, ma non mi avevano mai trascurata.
“Non si preoccupi, sono sicuro che torneranno al più presto.”
Scoppiai in una sonora risata.
“Ero sarcastica, Jarvis.”
“Temo di non essere in grado di cogliere il sarcasmo.”
Mi infilai in bagno ancora ridendo e accesi l’acqua della doccia, rigorosamente il più fredda possibile, odiavo l’acqua calda. Mi rilassai sotto il getto freddo e dopo mezz’ora buona uscii dalla doccia. Mi avvolsi in un asciugamano dopo aver leggermente tamponato i miei capelli biondi.
Una volta in camera mi ritrovai a pensare di non aver ancora fatto colazione e decisi di rimediare andando in salotto, dove c’era anche la cucina.
Incommensurabile sbaglio.
Ero già a metà strada quando mi accorsi di essere osservata, molto osservata. Alzai lo sguardo e non feci in tempo neanche a dare di matto che la voce di Tony mi giunse all’orecchio.
“Non avevi gli allenamenti con le belle ragazze in gonnella che saltano?”
Lo individuai nel gruppo di persone presenti, fin troppo presenti, e alzai un sopracciglio.
“Lo prendo come un no. Ragazzi, lei è Alice.”
Guardai ad uno ad uno i presenti, e di normale non ce n’era neanche mezzo.
Un bell'imbusto biondo vestito da vichingo, alto almeno un metro e novantacinque e con i capelli lunghi quasi quanto i miei; una donna rossa di capelli, molto bella e, a giudicare dai lineamenti, russa, o per lo meno di origine; un Legolas un po’ più moderno intento a lucidare una freccia — che di elfico non aveva nulla; un biondino dagli occhi azzurri parecchio pompato vestito molto all’antica; il dottor Banner, a mio discapito, almeno un nome lo conosco, e confermo che non ha nulla di normale e non necessita di descrizione; e ultimo ma non meno importante, Tony Stark, di cui è confermata la non-normalità.
“Io vado a vestirmi, mh?” e ritornai in camera, per uscirne dieci minuti dopo vestita ma con ancora i capelli bagnati.
Notai che tutti erano ancora come li avevo lasciati.
“Immaginavo di presentarvi in modo diverso.” fu Tony a parlare, ovviamente.
“Tu dici?” lo guardai in malo modo.
“Qualcuno potrebbe spiegare?” fu Legolas questa volta a parlare.
“Già, Tony, perché non spieghi?” lo provocai.
“Va bene, dato che non vi è chiaro.” disse mentre si alzava per avere più attenzione.
Mi indicò con un gesto della mano.
“È mia figlia.”
Silenzio tombale.
“Che facce sono quelle?” Tony era abbastanza stupito, non penso si aspettasse una reazione del genere. Io lo ero quanto lui, perché pensavo che almeno questo dettaglio l’avesse già comunicato.
“Non ci avevi detto di avere una figlia.” era stato il biondino antiquato a parlare.
“Non vi dico tante cose.” ammise il moro.
“Non sono sua figlia biologica.” spiegai alzando le spalle.
“Quello che ha detto vale lo stesso — non riuscii ad identificare la voce dell’uomo finché non continuò, era Banner — e non capisco perché tu abbia deciso di presentarci solo ora.”
“Veramente pensavo di tenere le due cose separate. È stato il grande capo a volerlo.”
“Fury? Non ha senso.” intervenne la donna.
“Quando mai quello che fa Fury ha senso?” chiese retoricamente Tony, mentre si versava lo scotch in un bicchiere.
“La maggior parte delle volte.” alzò le spalle Legolas.
“Poco importa.” stavolta fui io a parlare.
“Mi dite i vostri nomi o devo etichettarvi con nomignoli che comprendono elfi de Il signore degli anelli?” guardai un po' tutti, che ricambiarono con occhiate dubbiose. Io li incitai con lo sguardo.
“Sono felice che ci sia un'altra donna, iniziavo a sentirmi in minoranza – si alzò e mi sorrise tendendomi la mando – io sono Natasha.”
Sorrisi debolmente, senza ricambiare il gesto.
“Piacere.”
Lei mi guardò storta, così come anche gli altri, come per capire il perché di quel mio comportamento, che però non avrebbero sicuramente indovinato. Si fecero avanti tutti, e fu una ripetizione dell'accaduto per altre quattro volte.
“Bene, credo sia ora di ordinare del cibo cinese. Jarvis?”
“Ho già provveduto, signore.”
“Bene, vi fermate?”
 
Dopo che gli altri se ne furono andati, tra me e Tony rimase un filo di tensione. Un filo molto grosso.
“Perché non gli hai stretto la mano?” chiese senza guardarmi.
Non risposi.
“Alice” e spostò lo sguardo su di me, lo sentivo bruciare sulla pelle.
“Ieri sono andata da Fury.”
“Non mi hai risposto.”
“Non mi hai lasciato finire.”
Intesi il suo silenzio come un invito a continuare.
“Fury mi ha fatto testare… questa cosa su del vetro, e nulla di nuovo. Poi, quando stavo per andarmene, gli ho stretto la mano. E l’ho sentito. Ho sentito la sua energia scorrere dentro di me, ho ritratto la mano, ed è sparita.”
Puntai i miei occhi nei suoi, e vidi qualcosa che non avevo mai visto: paura.
“Devi imparare a controllarlo, non puoi più rimandare.”
“Non so come fare, Tony. Non so cosa sia e dubito che uno di voi lo sappia anche lontanamente.” Ero abbastanza preoccupata, se non avessi imparato a controllarlo avrei dovuto continuare a vivere senza più contatto con qualunque persona esistente.
“Io vado a dormire.” dissi andando a rintanarmi in camera mia.
 
“Alice”
Mi svegliai di colpo, sudata e parecchio agitata, con davanti una persona che non era di certo Tony, a meno che avesse deciso di tingersi di biondo e di dedicarsi alla palestra otto giorni su sette. Presi gli occhiali sul mio comodino e misi a fuoco la figura davanti a me, Steve Rogers. Biondo e palestrato, per l’appunto.
“Perché sei qui?”
Ero confusa.
“Stark mi ha detto che ti serve un passaggio.”
“Passaggio?”
Molto confusa.
“Per la scuola.”
“Scuola?”
Ancora più confusa.
“Aspetta, che giorno è?”
“17 settembre, stai bene?”
17 settembre, 17 settembre… guardai l'orologio, le 8:52.
Mi alzai di colpo.
“Cazzo!”
Non ero più confusa, ma ero terribilmente in ritardo.
Primo giorno di scuola, ultimo anno di liceo.
E io sono un'idiota ventenne che ha dovuto ripetere l'anno.
“Linguaggio” Steve si alzò dal mio letto, dato che stranamente non l'avevo buttato giù a calci.
Lo guardai e alzai un sopracciglio aprendo l'armadio.
“Mi è scappato – alzò le spalle, poi mi guardò meglio dal basso all’alto – io… torno di là.” e con questo uscì dalla stanza. Mi guardai allo specchio, indossavo una semplice maglietta dei Black Sabbath, di Tony tra l'altro. Ripensai al capitano e a quello che mi aveva detto Tony su ognuno degli Avengers.
Ah, lui è quello timido e parecchio incapace con le donne. Tutto si spiega.
 
 
 
SAAALVE.
Rieccomi con qualcosa che assomiglia ad un capitolo ma che in realtà fa molta pena, vdm.
Prima di tutto volevo ringraziare _Alessia_C95 per aver recensito il prologo e per aver messo la storia tra le seguite, insieme ad altre due ragazze. ♡
Poi, mi rendo conto che questo capitolo fa un po’ schifo ma dovevo in qualche modo “dare inizio” alla storia e non potevo fare molto o avrei spoilerato dettagli che vorrei dire più avanti.
Come sempre mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale, e sì dai, anche cosa pensate che succederà. Sono una persona molto curiosa.
Volevo anche avvertire che non sarò molto veloce con gli aggiornamenti, essendo molto presa con la scuola, maledetto liceo scientifico. Pensavo ad un aggiornamento ogni due/tre giorni ma essendo realista credo che arriverò a circa un aggiornamento a settimana, non uccidetemi, grazieprego.
Ora me ne vado, ciaociao.
Letizia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Puoi parcheggiare qui.” e le indicai un parcheggio vicino all’ascensore.
Mad parcheggiò e scendemmo all'auto.
“Mi ero scordata di quanto grande fosse casa tua.”
Sorrisi alla sua battuta ed entrammo in ascensore. Premetti il tasto del piano e la solita musichetta fastidiosa da ascensori si diffuse nell’aria.
“Se nessuno toglie questa melodia insulsa lo farò io.” mi lamentai, e all’improvviso la musica cambiò e riconobbi Back in Black degli AC/DC.
“Presumo che questa sarà di suo gradimento, Alice.” la voce di Jarvis mi arrivò alle orecchie e sorrisi automaticamente, aveva scelto una delle mie canzoni preferite.
“Ciao, Jarvis.”
“Alice, Madison. Com’è andato il primo giorno di scuola?” e l’ascensore si aprì.
“È stato eclatante, davvero.” dissi mentre uscivamo.
“Il signor Stark mi ha aggiornato permettendomi di riconoscere il sarcasmo, deduco che non si sia divertita.”
“È scuola.” alzai le spalle.
“E a te piace studiare, vero?” si aggiunse Mad ridendo.
“Vi siete alleati contro di me, per caso?”
“Ma guarda chi è tornato.”
Un Tony intento a versarsi nonsoqualealcolico — devo decidermi a comprare delle lenti a contatto dato che gli occhiali li ho intelligentemente tolti — ci diede il “benvenuto”.
“Salve, signor Stark.” Mad lo salutò con la mano sorridendogli.
“Ciao, Tony.”
“L’autista è stato di tuo gradimento questa mattina?” e un sorriso beffardo gli si stampò in viso mentre appoggiava sul bancone il bicchiere vuoto.
“Non immagini quanto.” e feci roteare gli occhi mentre Tony rideva.
Mi rivolsi a Mad “Andiamo?”
Lei annuì e ci chiudemmo in camera mia.
 
“Tutto qua.” chiusi libro e quaderno mentre Mad metteva via la penna e l’evidenziatore. Avevamo studiato per circa tre ore, che record.
“Davvero? La legge di Ohm mi era sembrata molto più complicata.”
“Perché l'hanno spiegata piuttosto di merda con trecento righe di definizione quando la si può capire perfettamente con una frase sola, per questo non uso i libri.” e alzai le spalle.
“Credo proprio che arriverò ad avere almeno 73 quest'anno, grazie mille, Al.” e sorrise.
Risi al soprannome che mi aveva assegnato mentre ci alzavamo per uscire dalla stanza.
“Al? Ti prego, no.”
“Perché? È così carino!”
“È il nome di un terrorista.” la voce di Tony colse entrambe alla sprovvista.
“Vedi? È orrendo.”
“D’accordo, d’accordo. Noi ci vediamo domani a scuola, giusto? Io devo andare, mio padre torna presto dal lavoro oggi.” e si incamminò verso l’ascensore.
“Certo, a domani.” e la vidi salutarmi con la mano mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.
Il resto della giornata passò piuttosto in fretta, beh ovvio, ho dormito per altre tre ore.
Cenai con un trancio di pizza, Tony era fuori per nonsocosa e non avevo nemmeno molta fame.
Verso le undici mi misi a letto, per addormentarmi poco dopo.
 
Un fastidioso rumorino si trasformò in un fastidioso rumorone. Aprii gli occhi e sbattei la mano sul comodino più volte alla ricerca degli occhiali che non trovai, per cui optai per il cellulare. Lo staccai dal caricatore e cercai di mettere a fuoco l’ora avvicinandolo e allontanandolo per trovare la distanza giusta per riuscire a leggere giusto i numeri. Le 7:23. Ma chi cazzo fa tutto questo rumore alle sette del mattino. Nelle mie condizioni da 7:23 concentrai il più possibile per riconoscere che tipo di rumore fosse, quando un altro rumore giunse alle mie orecchie: vetri rotti.
“Ma che cazzo” mi alzai di colpo e corsi in salotto e quello che vidi non fu per niente piacevole. C'erano cocci di vetro ovunque, la vetrata era distrutta, il lampadario per terra e un uomo seduto sul divan- un uomo seduto sul divano?
Lo squadrai con un sopracciglio alzato. Aveva in mano uno scettro, o un bastone, o quello che gli pare.
“Sei entrato nell'edificio più sicuro di New York solo per rompere una finestra?”
“Oh, no – e si alzò, era piuttosto alto – rompere la finestra non era in programma.” disse sorridendo, un sorriso parecchio inquietante.
“Il programma quale sarebbe?” iniziava a darmi sui nervi, avrebbe dovuto pagarmi i danni.
“Cercavo Stark a dire la verità, ma non l’ho trovato – e come per magia scomparve e mi ricomparve davanti – non ricordo ci abbiano presentati.” altro sorriso.
“Già, che peccato. Tony non c’è, puoi lasciarmi un assegno o pagare in contanti la finestra e per uscire usare direttamente la porta.” roteai gli occhi e mi indicò con il suo scettro magico delle meraviglie.
“Tu sei divertente. Posso sapere il tuo nome?”
“No. Ora sparisci.” si lasciò scappare una risata.
“Era una minaccia quella? Perché con me non funzionano.”
“No, era un cordiale invito a levarti dai coglioni. Hai intenzione di accettarlo o ti devo buttare fuori io? E credimi, la seconda opzione non ti piacerebbe. Questa sì, è una minaccia.” stavo veramente perdendo la pazienza, la fatina doveva uscire dal mio campo visito e possibilmente anche uditivo.
“Allora vedrò di farti cambiare idea.”
Non feci in tempo a ribattere che mi appoggiò quel suo coso sul petto, esattamente sullo sterno e sentì un’enorme flusso di energia scorrermi nelle vene. Staccò lo scettro e mi guardò confuso.
“Strano, di solito funziona.”
“Può capitare di fare cilecca, non sempre – alzai le spalle – una volta su cinque.” e stavolta toccò a me mettergli la mano sul petto e rilasciare l’energia che mi scorreva in corpo, scagliando chiunquefosse contro il muro, crepandolo. Mi guardai la mano, di solito non avevo una specie eccesso di adrenalina, strano.
Il moro mi guardò con fare scettico quando fu giù dal muro, non dovevo avergli fatto troppo male, peccato.
“Il mio nome è Loki.” e dopo avermi rivelato la sua identità sparì nel nulla, lasciandomi con il salotto sottosopra.
Rimasi a fissare il punto in cui era sparito per almeno qualche minuto, e quando mi risvegliai dal quello stato di trans guardai nuovamente l’orologio, le 7:41. Se mi fossi impegnata sarei arrivata a scuola per le 8:30.
Vestita, truccata e, soprattutto, con gli occhiali, controllai nuovamente l’orologio che segnava le 7:58.
Lasciai un post-it a Tony con scritto brevemente quello che era successo, se gli avessi mandato un messaggio si sarebbe preso un infarto, e uscii da quel che rimaneva di casa.

 
 
BUOOOOONASERA.
Schifo di capitolo, I know. BUUUUUT forgive me perché sono malata, ho dato di stomaco oggi a scuola e ho dovuto saltare matematica e fisica, di cui devo già recuperare mille lezioni, diocccc.
Okay, tornando a noi, in questo capitolo non succede praticamente nulla, ma c'est la vie.
Alice e Loki si incontrano per la prima volta e succede qualcosa di strano, avete delle ipotesi sul perché? Rido.
Ringrazio come al solito _Alessia_C95
BishamonYG e anche bravsil e itsfrozajn_ per aver recensito e le ragazze che hanno la storia tra le seguite e le preferite, love ya all. ♡
Btw, fatemi sapere come sempre cosa ne pensate, baci.
Letizia

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


9:17
Corro in cucina ancora mettendomi le scarpe e con Steve che mi guarda parecchio divertito e con un sorrisetto da idiota stampato in faccia. Stronzo.
“È così divertente?” domando mentre mi allaccio gli anfibi.
“In effetti, sì.” e ride, io sbuffo.
“Che ore sono?”
“Le 9:24.”
E io dovrei essere a scuola per massimo le 10? Con solo due ore di ritardo? Bella battuta.
“Non arriverò mai in tempo, io dico che tanto vale stare a casa.” annuncio lanciandomi sul divano, ma qualcuno mi intercetta e mi carica in spalla.
“Tony mi ha fatto giurare di portarti a scuola, con le buone o con le cattive.” e mentre lo dice posso immaginare quel suo sorrisetto (da idiota) spuntargli di nuovo in faccia.
“Dubito che tu abbia l’alternativa che comprenda le cattive.”
Bene, adesso mi diverto io. Stuzzichiamolo un po'.
“Ah sì? E cosa te lo dice?” e nel frattempo siamo entrati in ascensore.
“Il fatto che tu sia arrossito come un pomodoro solo per aver visto una ragazza in pigiama?” rido di gusto.
“Beh…quello non prova nulla.” sento il suo imbarazzo da quassù, e giuro che non mi sono mai sentita così alta. Altro che tacchi.
“Rogers, ti conosco da 18 ore e ti posso assicurare che si vede lontano un miglio che non faresti mai del male a qualcuno che non se lo merita.” boom, ce l'ho in pugno.
Alice 1, Rogers 0
“Non vedo perché dovrei.” e l’ascensore si apre nel parcheggio proprio quando Steve mi mette giù.
“Non vedo auto.” ed è vero. Qui non c’è assolutamente nessun’auto, saremo sì e no al quinto piano del parcheggio, che non usa mai nessuno poiché i primi quattro bastano e avanzano. Vuole accompagnarmi a piedi per caso?
“Non andiamo in auto.”
“Voliamo?”
“Nemmeno.”
“Vuoi dirmi come ca– — giuro di aver continuato la “a” per almeno una decina di secondi — –volo vogliamo andare? Sei tu che vuoi che vada, almeno dimmi come.”
“Sai, per non essere biologicamente sua figlia, assomigli molto a Tony.” Alzai le spalle.
“Non mi piace aspettare.”
Stiamo camminando nel parcheggio a vanvera alla ricerca di cosa? Magari un sottomarino, magari giallo fluo, con i brillantini. Sarebbe fighissimo.
“Eccoci.” e si ferma davanti ad una moto.
“Voglio vedere la tua patente.” e mentre lo dico mi passa un casco che metto subito. Lui sale e mi guarda.
“Vuoi un invito scritto?”
“Sarebbe carino.” sorrido mettendo il casco e salgo dietro di lui che mette in moto.
 
Dopo circa venti minuti di viaggio arrivammo davanti alla porta dell'inferno‌ all'ingresso della mia scuola. Scesi dalla moto e porsi a Steve il casco.
“Grazie del passaggio, capitano.” sorrisi e accentuai l'ultima parola, lui rise.
“Spero non inizierai a chiamarmi così anche tu adesso.”
Okay, avrei decisamente iniziato a chiamarlo così solo per dargli fastidio.
“No, figurati, non ne ho la minima intenzione.” e con questa uscita iniziai ad incamminarmi verso la scuola.
Una volta entrata andai in segreteria a farmi dare la chiave del mio armadietto, sperando l'avessero riparato. Voglio precisare che non l'avevo rotto io. Okay, forse sì, ma è stato un incidente. Più o meno. Poco importa, o almeno, poco importa a me.
Aprii l'armadietto (riparato, grazie a dio) e misi dentro i libri che mi ero portata dietro, tanto chi li toglie più prima di giugno.
Sono abbastanza brava a scuola, tranne per l'anno ripetuto. Quelli sono dettagli.
Non ho mai avuto una gran voglia di studiare, pensavo solo a cavarmela fuori. Ho dovuto ripetere l'anno perché in terza ho studiato poco e nulla fino circa ad aprile, quando ho scoperto che ehi, sono intelligente. È stato divertente scoprirlo. Stavo consegnando dei tagliandi di nonricordocosa nelle varie classi, ed entrai in una dell'ultimo anno durante l'ora di matematica, stavano facendo le derivate.
Nell'aula c'era un professore piuttosto disperato con una derivata scritta alla lavagna. Si stava lamentando che non avrebbero passato l'esame se non sapevano neanche risolvere una "semplice" derivata. Io appoggiai i fogli sulla lavagna e prima di uscire scrissi due calcoli che a logica mi sembravano giusti, ma non ci speravo, non avevo idea neanche di cosa fosse una derivata. Quando uscii il professore mi corse dietro e mi chiese come mi chiamassi dicendomi che "Stark mi aveva passato la sua intelligenza". Cosa abbastanza divertente, se si immaginano le facce degli studenti presenti in classe.
Ma passiamo oltr-
“Stark”
Non posso neanche pensare che mi interrompono, adesso sfaso.
Mi girai e vidi una faccia che avrei preferito non vedere, se non priva di vita.
“Foster”
Tyler Foster, meglio conosciuto come un semplice idiota che no, non ci prova con me e non prova interesse per me se non nel darmi fastidio. Una persona odiosa sotto ogni aspetto, eccetto quello estetico, ma se mi servisse qualcosa, qualunque cosa, saprei a chi chiedere. Abbiamo uno strano rapporto.
“Speravo di non rivederti, senza offesa.” e mi fece uno di quei sorrisetti a cui vorrei tirare un pugno.
“Il sentimento è reciproco, a differenza tua io però non ti vengo a salutare il primo giorno di scuola non appena ti vedo.” e sorrisi di rimando.
“Va bene, me ne vado.” e fece come ha detto, lasciandomi con un bacio sulla guancia.
Conato di vomito.
Adesso vado a chiudermi in bagno e a disinfettarmi la guancia.
Sapeva che mi avrebbe dato fastidio, gli spezzo le gambe.
Okay Alice, calma. Raggiungi la pace interiore, ricorda cosa hai imparato da Kung Fu Panda.
Respira, respira.
“Alice!”
Addio pace inferiore. Chi cazzo è ancora.
“Alice, non ti ho né vista né sentita per tutte le vacanze, come stai, tutto bene?”
Ah, è Mad, Madison. Più o meno la ragazza con cui sto sempre a scuola. Sorrisi, era una ragazza simpatica, non appiccicosa, carina e che non ti parla alle spalle. Una rarità.
Sorrisi ricambiando l'abbraccio.
“Mad! Io sì, tutto bene – alzai le spalle con nonchalance – tu, com'è andata in Australia?”
“Bene, anche se sono stata tre mesi senza internet, o i koala o il cellulare.” disse ridendo.
“I koala, decisamente.”
Molto decisamente.”
“Ti ho vista parlare con Tyler, ancora cane e gatto?” ammiccò.
“Oh no, nonononono. Non pensarci neanche, non mi metterei con lui neanche se fosse l'ultimo uomo sulla terra, a quel punto diventerei lesbica.”
Questo poco ma sicuro.
“Però ci sei andata a letto.”
“Ero piccola e ingenua, e lui è sempre stato un bel ragazzo.” alzai le spalle. Era vero, ci ero andata a letto, non perché ne fossi innamorata, quello mai. Semplicemente era un gran bel ragazzo e avrei potuto farci un pensierino sul farmelo interessare, per fortuna ci ho pensato due volte.
“Vero, andiamo in classe?” annuii e ci incamminammo verso l'aula di fisica.
Ma chi è l'idiota che mette fisica come prima ora il primo giorno di scuola?
Prima ora per me, terza per gli altri, ma vale lo stesso; è sempre idiota per aver messo fisica il primo giorno.
Entrate in classe ci sedemmo più o meno nella fila centrale dei banchi.
 
“Io odio fisica.” ovviamente, questa era Mad e, ovviamente, scandì perfettamente ogni parola della frase.
“A me non dispiace.” ammisi alzando le spalle, ed era vero. Ci sono vissuta, insieme alla fisica, come potrebbe non affascinarmi?
“E ci credo, tu sei un genio!”
“Preferisco il termine “ehi, faccio schifo nelle materie umanistiche ma sono un ingegnere!”, è più carino.” dissi con sarcastico entusiasmo e un sorriso da schiaffi stampato in volto. Mad rise e annuì convinta.
“Senti, non è che riusciresti a darmi una mano? Il nostro amatissimo professore ha detto che dato che l’anno scorso sono riuscita a stento ad arrivare alla sufficienza, quest'anno dovrò avere tutti i voti sopra il 75, dimmi se non è cattiveria!”
“Non è cattiveria. È pura malvagità. — risi e continuai — comunque va benissimo, anche oggi se vuoi. Tanto non ho nulla da fare.” dissi aspettando una sua risposta.
“Perfetto, allora! Per che ora?”
“Subito — alzai le spalle — sei qui in macchina?”
“Sì, ma tu come sei venuta a scuola se ora sei rimasta a piedi?”
Alzai le spalle “Ho avuto un passaggio.”
Lei tirò fuori dallo zaino le chiavi della sua auto e ci incamminammo fuori da scuola.


 
BUOOOON POMERIGGIO. 
Prima di dirvi altro, volevo dire che passerò spesso da un tempo verbale all’altro, dipende quanto voglio “velocizzare” gli avvenimenti, qui per esempio c’è Alice che è di fretta perché è in ritardo e il presente mi sembrava il tempo più adatto per rendere bene l’idea.
Pooooi, ringrazio tantissimo _Alessia_C95 e BishamonYG per aver recensito (vi adoro ♡), le cinque ragazze che seguono la storia e le tre che l'hanno messa tra le preferite. ♡
In questo capitolo volevo introdurre meglio il personaggio di Alice, far capire un po’ come funziona la sua vita "al di fuori degli Avengers” e ho aggiunto due personaggi più “normali” diciamo.
Mi piace abbastanza com’è venuto questo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate! ♡
Letizia

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


“Let's go, don't wait, this night's almost over. Honest, let's make this night last forever!” le note dei blink risuonavano nella mia testa mentre cantavo lungo la strada con le cuffiette nelle orecchie. Sì, stavo decisamente facendo tutto con calma. Tanto che fretta c’era. 8:29 ed ero davanti al cancello della scuola, ah che puntualità. Altro che Svizzera.
Entrai nell’edificio con ancora le cuffie nelle orecchie e iniziai a salire le scale, quando, a metà rampa, mi apparve davanti il tizio di stamattina. Com’è che si chiamava? Luke? …ah sì, Loki.
Era come lontano, come se non fosse lì, eppure c’era. Stava guardando dietro di me e mi venne spontaneo voltarmi, scoprendo che dietro di me non c’era nulla, mi girai di nuovo e lo vidi parlare con qualcuno. O almeno credo. Muoveva le labbra, ma non spiccava parola. Mi avvicinai e mi misi davanti a lui, e o mi stava ignorando veramente bene, o non riusciva a vedermi. Mi sbracciai per farmi notare ma nulla, era come se non ci fossi. Allungai la mano verso di lui e prima che riuscissi anche solamente a sfiorarlo, svanì nel vuoto. Poi il nulla.
 
Voci. Voci ovattate, nient’altro. Non riuscivo nemmeno a distinguere le une dalle altre, erano tutte dannatamente uguali. Ero impotente, non riuscivo a parlare o anche solo ad aprire gli occhi.
“Penso sia svenuta e abbia battuto la testa, mi hanno chiamato dalla scuola. L’hanno trovata priva di sensi sulle scale. Ho fatto fare dei controlli a Jarvis, pare sia solo una bella caduta, niente di rotto.”
“Magari ha avuto un calo di zuccheri, o che so, un abbassamento di pressione.”
“Non lo definirei un abbassamento di pressione, il mio.” mi uscì una frase molto smorzata, non riuscivo a schiarirmi la voce.
“Alice, oddio. Come ti senti?” non riconobbi subito quella voce, poi mi resi conto che fosse quella di Pepper.
“Piena di lividi.” cercai di alzarmi ma mi fecero subito risdraiare.
“Oh no, non pensarci nemmeno. Da qui non ti alzi finché non ti sei stabilizzata.”
“Sto bene, Pepper. Davvero.”
“È esattamente quello che diresti se non stessi bene.” ma cos.
“E cosa direi se stessi bene?” la guardai in attesa di una risposta che non arrivò, solo la sua espressione da chi ha appena perso un dibattito, quindi mi alzai.
“Ah ah, perché la mia vetrata è rotta?” questa volta fu Tony a parlare, e dal tono presumo che non fosse troppo felice della cosa.
“La fata turchina ci ha fatto visita, ti cercava.”
“Questo lo so, il tuo foglietto riassumeva perfettamente l’accaduto. "Un tizio molto mattiniero con uno scettro magico ha rotto muro e finestra, non è colpa mia. Baci, Alice". Cosa ti ha detto?”
“Nulla – alzai le spalle – solo che ti cercava.” lo guardai.
“Jarvis, chiama gli altri, dì che è urgente.”
“Subito, signore.”
“Perché tutta questa urgenza? Non mi è parso molto pericoloso.”
“Ricordi l’anno scorso, il casino che è successo? – annuii aspettando che continuasse – ecco, l’ha causato lui. Quel tizio ha raso al suolo mezza New York in un pomeriggio con i suoi animaletti da compagnia un po’ troppo cresciuti.”
“Ah – fu tutto quello che fui in grado di dire in quel momento – beh, io inizio a pulire.” e non feci in tempo neanche ad andare a prendere la scopa che un’altra vetrata si ruppe, facendo da ingresso a Thor.
“Scherziamo?” lo guardai annichilita, adesso doveva pagarmi anche lui una finestra.
“Dov’è mio fratello?” sembrava non avermi neanche ascoltata.
“Il tizio con la bacchetta magica? Non è più qui.”
“Ti ha detto dove andava?”
“No, nulla. – guardai meglio Thor e ripensai alla figura di Loki – non vi assomigliate per niente.”
“È adottato.”
“Oh.” in una mattina ho risposto già troppe volte con dei monosillabi, questa cosa non va bene.
Il biondo si rivolse a Tony, intento a contattare Fury.
“Se è tornato non è per una guerra, Stark.”
“Ah sì? La mia esperienza mi dice il contrario – e si staccò dallo schermo per concentrarsi su Thor – tu ti fiderai anche di lui, ma io no. Non possiamo rischiare che quella imitazione di re distrugga ancora la città, o peggio.”
“Fammici parlare, poi decideremo se dichiarargli guerra o meno. Se avesse voluto una guerra, avrebbe lasciato un messaggio.” Thor sembrava sicuro di sé e la tensione che si stava formando non mi piaceva, non volevo che altri pezzi di casa andassero a donnine allegre.
“Intanto qui abbiamo due vetrate e un muro rotti.” mi intromisi io, mettendo i puntini sulle i.
“Avrebbe fatto molto peggio che infrangere qualche vetro. Un giorno, dammi un giorno.” adesso sembrava speranzoso. Doveva credere molto nel fratello, cosa che subito fosse reciproca dato che il casino dell’anno scorso è stato proprio opera di Loki.
“Sbrigati.” e con questo Thor uscì da una delle due vetrate frantumate e scomparve nel cielo.
 
Stavo finendo di mettermi lo smalto quando ci fu l’entrata in casa di Rogers e Natasha.
“Che diavolo è successo qui?”
“Attenta, Nat. Certe parole non piacciono a Steve.” provocai apposta Steve mentre soffiavo sulle unghie per far asciugare più in fretta lo smalto.
“Ci avrei scommesso che me l’avresti rinfacciato.” il suo tono era scherzoso ma sapevo che c’era un filo di serietà, e la cosa non fece altro che darmi ancora più soddisfazione. Sorrisi senza guardarlo mentre Tony ci raggiungeva.
“Il piccolo cervo ci ha fatto visita.” le loro facce mutarono da divertite a spaven- no, decisamente incazzate.
“E dov’è adesso?”
“Thor lo sta cercando, vuole parlargli civilmente, come se noi e i cervi parlassimo la stessa lingua.”
Io me ne stavo a guardare mentre quei tre discutevano su come avrebbero potuto torturarlo. Mi guardai la mano e ripensai all’eccesso di adrenalina che ebbi dopo averlo toccato, qualcosa non quadrava. Magari l’adrenalina era dovuta a ciò che avevo assorbito, qualunque cosa fosse. Non mi era mai capitato di percepire tanta energia tutta insieme, mi sentivo come se potessi controllare tutto.
“Che c’era nello scettro di Loki?” domandai ancora guardandomi la mano, sentivo i loro sguardi bruciarmi sulla pelle.
“La Gemma della Mente, una delle Gemme dell’Infinito. Ha un potere enorme, per questo Loki va fermato sul nascere.” questa era la voce di Fury, che però non ricordavo fosse in casa, infatti alzai lo sguardo e notai che era sullo schermo. Non risposi e aspettai che i loro sguardi si spostassero da me, per poi alzarmi di scatto e uscire di casa.
 
Camminare e pensare al senso della vita, non è da me. Almeno tanto quanto mettere l’ananas sulla pizza. Eppure stavo mettendo un piede davanti all’altro mentre pensavo a quello che era successo stamattina, cercando di capirci qualcosa. E più cercavo di capire, meno capivo. Che cosa snervante. Mi fermai e guardai di sfuggita il paesaggio di Central Park, per riprendere subito a camminare con le mani nelle tasche del mio giubbetto di jeans. Se qualcuno mi avesse guardato per un secondo di troppo mi avrebbe scambiata senza problemi per una cocainomane in astinenza: zoppicavo per via dei lividi della caduta/svenimento/calo di zuccheri e/o pressione di oggi, tenevo la testa bassa e il cappuccio del giubbetto sopra di essa e inciampavo ogni due per tre in qualche tombino o sasso che non vedevo lungo la strada, non indossando gli occhiali. Ottimo stato, direi che batte il post-sbornia di Tony.
Mi sedetti su una panchina non senza difficoltà e lasciandomi scappare qualche verso di dolore ogni volta che facevo peso sulla parte sbagliata del mio corpo. Mi soffermai sul paesaggio, sulle persone che facevano jogging o portavano a spasso il cane, quando una figura attirò la mia attenzione.
“Cristo, non di nuovo.” abbassai subito lo sguardo, non volevo svenire una seconda volta in giorno solo. Lo rialzai e notai che la figura di Loki era sparita e tirai un sospiro di sollievo.
“Vedo che sei messa maluccio anche tu.” mi girai e cacciai un urlo che fece volare via i piccioni e girare un paio di persone. Misi a fuoco sulla persona seduta di fianco a me, sperando non si trattasse proprio di lui. Sperai invano.
“In che senso "anche tu"?” lo guardai meglio e notai che aveva due occhiaie enormi, cosa che stamattina non aveva e che era vestito da persona normale, cosa strana. E non stava per niente male, cosa ancora più strana.
“Dopo il nostro spiacevole incontro ho notato che i miei poteri si sono affievoliti, e non ho potuto non chiedermi il perché. E se mi pongo una domanda, trovo piuttosto in fretta la risposta.” il suo fare altezzoso mi urtava il sistema nervoso.
“E sentiamo, quale sarebbe?” lo guardai imitando il suo atteggiamento.
“Tu non sei frutto di esperimenti come ti hanno detto, Alice – non riuscivo a capire. Jarvis aveva detto che a giudicare dal mio DNA mi erano state mutate alcune cellule, come si spiegava se no? – tu non sei nemmeno umana.”
Rimasi impietrita.
 
 
 
BUOOOOOONGIORNO.
Allora, sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo. E mi pare sia pure più lungo rispetto agli altri, il che è un miracolo.
Ringrazio come al solito chi recensisce, segue, ricorda e mette tra i preferiti la storia, ma perdonatemi, non ho abbastanza forza vitale per scrivere i nomi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, baci.
Letizia

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Mi lasciai sfuggire una risata nervosa.
“Come, scusa? E come fai a sapere quello che mi hanno detto?” se prima mi dava sui nervi, adesso mi dava più sui nervi.
“Come ti ho già detto, ottengo sempre le risposte che voglio.” e mi ritrovai a guardare quel solito sorrisetto antipatico a cui vorrei sputare sopra. Alzai un sopracciglio.
“E cosa sarei allora?” oltre che innervosita, Loki mi aveva anche resa molto curiosa, dopotutto non ci guadagnerebbe nulla nel dirmi una cosa del genere.
“Credo che lascerò a te il piacere di scoprire questo piccolo dettaglio.” e con questo si alzò e si incamminò come se nulla fosse, mentre io lo guardavo andare via.
Quel tizio mi causerà una crisi nervosa.
Dopo qualche minuto mi alzai anche io e ripresi a camminare come stavo facendo prima della brutale interruzione. Camminai per circa dieci minuti con calma guardandomi intorno, non avevo voglia di tornare a casa, mi avrebbero riempita di domande a cui non volevo rispondere.
Neanche un minuto dopo mi ritrovai col culo per terra. Guardai in alto e mi ritrovai davanti a  o meglio, seduta ai piedi di – un ragazzo, o uomo, faccio schifo nel dare un’età alle persone. Ma torniamo a una me dolorante e al ragazzo che avevo di fronte, quest’ultimo mi tese la mano e io la guardai, alzandomi da sola e spolverandomi un po’ i jeans. Rivolsi lo sguardo dai miei pantaloni alla persona che avevo davanti, la cui espressione era piuttosto contrariata. Capii che non aveva intenzione di spiccare parola quindi feci il primo passo.
“Scusa, non ti avevo visto.” anche se ora che ci facevo caso, è stato piuttosto difficile non notarlo dato che oltre che alto era anche grosso. Rimisi le mani nelle tasche aspettando una risposta ma che ehi, strano, non ci fu.
“Pronto?” parlai ancora.
“Capisci la mia lingua?” gesticolai e dissi un po’ di parole a caso in varie lingue diverse, sperando di azzeccare quella giusta, ma niente.
“Oh, come vuoi. Ci si vede.” e ripresi a camminare quando sentii una presa stringermi sul braccio, una presa molto forte. Doveva davvero fare molta palestra, il tizio. Mi girai e lo guardai. Questa volta ero io, quella contrariata.
“Si può sapere qual è il tuo problema? Manchi di comunicazione orale per caso?” okay, forse ci stavo andando giù un po’ dura, ma mi aveva fatto girare i cinque minuti, che nel mio caso sono sempre più di cinque. Lui mi guardò e alleggerì la pressione sul mio braccio, senza però mollare la presa.
“Scusami.” e lasciò il mio braccio per poi guardarmi. Mi massaggiai un po' dove mi aveva presa e lo guardai di mia volta.
“Allora parli – non rispose. Che persona loquace – poco, ma parli.”
“Non ho molta gente con cui parlare.” e mi rivolse un sorriso che aveva ben poco di felice, ma non era nemmeno triste. Era…malinconico. Mi sentii quasi in colpa per avergli risposto piuttosto maluccio.
“Beh, dato che io sono una persona con cui puoi parlare, ti va di farlo davanti ad un caffè?” e sorrisi in modo più convincente possibile. Il ragazzo senza nome sembrò esserne sorpreso. No, non era loquace affatto. Dopo averci pensato per qualche attimo mi sorrise e annuì.
“Certo.” e ci incamminammo verso il bar del parco, sedendoci poi ad un tavolino all'esterno. Ero indecisa se chiedergli il nome o meno, così optai per l'aspettare.
“Tu sei di qui?” mi sorprese sentirlo porgermi una domanda, era la prima frase completa che pronunciava da quando ci eravamo scontrati. Volevo rispondergli di sì, ma ripensai alle parole di Loki. Tu non sei nemmeno umana.
“Uhm, non proprio a dire la verità. Tu?”
Intanto i nostri caffè arrivarono.
“Sono nato qua.” e mise una bustina di zucchero nel caffè.
“Immagino che tu conosca bene la zona allora.” e mescolai il mio.
“Uhm, non proprio a dire la verità.” mi imitò per poi guardarmi e ridere della mia espressione sorpresa. Risi di rimando e lui bevve il suo caffè facendo un'espressione che non riuscii a decifrare, la quale mi fece ridere ancora di più.
“Non lo ricordavo così forte.” stava ancora ridendo mentre parlava.
“Se ti sembra forte questo, devi provare l'italiano. Quello ti stronca.” sorrisi.
“Non ci tengo, grazie.”
E mentre lui guardava la bustina di zucchero, io finii il mio caffè e approfittai del momento per studiare lo strano ragazzo davanti a me. Castano, alto – come già constatato – e un comportamento molto, molto bizzarro. Come se non avesse mai visto una bustina di zucchero.
“Noi non le avevamo – mi aveva letto nel pensiero per caso? – queste, intendo.” e agitò la bustina per poi rimetterla giù, e notai una cosa non poco inquietante. Indossava un solo guanto.
 
“Niente, non risponde. Deve aver spento il cellulare.” la voce di Natasha risuonò nell'aria.
“Non è stupida, non voleva che la rintracciassimo.” questa invece era Steve.
“State tranquilli, vedrete che tornerà viva e vegeta.” Tony parlò come se non fosse preoccupato, quando in realtà lo era molto più degli altri, ma non lo dava a vedere. Alice era uscita già da qualche ora e non avevano avuto notizie né sue né di Thor e Loki. Se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Natasha e Steve avevano provato a chiamarla per tutto il tempo senza risultati. Aveva vent'anni, sì, e si poteva anche dire che sapeva badare a se stessa. Ma era come una calamita per i guai, quella ragazza, sembrava che se li cercasse di proposito. In quel momento si sentì un tonfo proveniente dalla terrazza, e tutti si precipitarono a vedere cosa fosse, trovando Thor che strattonava Loki, avente un paio di strane manette alle mani.
“Che piacere vederti, piccolo cervo.” Tony lo schernì e Loki rispose con uno sguardo altezzoso.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?”
“Avrebbe dovuto mangiarselo tutto – la voce di Clint raggiunse le orecchie degli altri da dentro casa di Tony – lo SHIELD è pulito, non è stato là e sembra che non sia stato da nessun altra parte.”
“È molto bello il parco, un'ottima vista. Si fanno incontri piacevoli.” e sul suo viso comparve un sorriso sghembo.
“Alice – e lo sguardo di Tony si rivolse al dio – che le hai fatto?”
“Io? Assolutamente niente. Semmai è stato il contrario. Curioso come sia riuscita ad assorbire l'energia di una delle Gemme dell’Infinito, deve possedere molto potere.”
“Dov’è adesso?”
“Credi che te lo direi se lo sapessi?”
“Sai, sono a tanto così dallo spezzarti ogni osso che hai in corpo.” e mentre parlava gesticolava con la mano.
“Risparmia le tue minacce a qualcuno che sia disposto ad ascoltarle, umano.”
“Perché sei qui, fratello?” il tono di Thor era preoccupato, sapeva che Loki non voleva un'altra guerra con la Terra; quello che non sapeva era che era qualcun altro, a volerla.
“Thanos vuole le sei Gemme dell'Infinito, e mi sta dando la caccia per quella della Mente. Possiede già quella dello Spazio, della Realtà e del Potere, se riuscisse ad ottenere le ultime tre sarebbe la fine: della Terra, di Asgard. Tutto.”
 
 
 
BUOOONGIORNO.
Sì, buongiorno sta minchia perché io sono qui a soffrire le pene dell'inferno, fanculo.
Okay, ci sono. Ignorate la frase molto raffinata.
Aaaaaallora, sono abbastanza soddisfatta anche di questo capitolo e ringrazio come al solito chi recensisce e segue la storia, anche se mi piacerebbe molto che anche i lettori silenziosi si facessero sentire. ♡
Poi volevo ringraziarvi davvero tantissimo perché il prologo ha superato le 200 visualizzazioni!
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, anche chi di solito non lo fa, vorrei sapere anche il vostro parere!
Letizia

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Stavamo camminando su un marciapiede appena fuori Central Park e non avevamo quasi spiccato parola da quando avevamo lasciato il bar. Io per tutto il tragitto non riuscii a togliere gli occhi da quel guanto. Magari ero solo paranoica, ma tutto quel suo atteggiamento mi portava a credere che ci fosse qualcosa sotto.
“Non penso che tu voglia davvero saperlo.” e mentre lo diceva continuava a guardare avanti.
Io rimasi sorpresa, non pensavo mi avesse notata. Cercai di non dare a vedere che mi avesse colta alla sprovvista.
“Potrei sorprenderti.” risposi ironicamente.
“Dopo quello che mi è successo dubito che ci sia ancora qualcosa in grado di farlo.” e smise di camminare. Quando me ne accorsi mi fermai poco più avanti di lui e lo guardai con gli occhi un po' socchiusi per via del sole.
“Stamattina sono stata svegliata da un tizio con un bastone magico che si è divertito a distruggermi il salotto.”
“Sono nato nel 1918.”
“D'accordo, hai vinto.” questa volta non mi preoccupai molto di non sembrare sorpresa, perché era palese che lo fossi. Lui ricominciò a camminare e quando mi fu di fianco ripresi anche io. Ci fu qualche minuto di silenzio, poi decisi di alleviare la tensione che si era formata.
“Crema per le rughe?”
Lui scoppiò a ridere e fui felice che il mio intento ebbe risultati.
“Comunque non spiega il monoguanto.” e alzai le spalle. Lui mi guardò e, senza fare accenni a spiegazioni, si girò di nuovo.
“Non ricordo granché, continuavano a cancellarmi la memoria. Ho solo scatti sparsi del mio passato.”
Mi fermai e lui fece lo stesso, alzai lo sguardo – di molto – verso di lui, che mi guardò di rimando, occhi azzurri. Non li avevo notati.
“Non sono molto brava in conversazioni come questa, ma se posso aiutarti, dimmi come.”
“A meno che tu sia un genio di ingegneria robotica, dubito tu possa fare qualcosa.”
Ebbi un’illuminazione. Se non potevo fare qualcosa io, avrei trovato qualcuno che potesse.
“Il genio in questione non sono io, ma ne ho a disposizione uno, se ti interessa.”
Come risposta mi prese per un braccio tirandomi dietro di lui mentre camminava.
“So muovermi anche da sol-” non riuscii a terminare in tempo la frase che un dolore atroce mi pervase la schiena. Mi ritrovai contro un muro con probabilmente qualche vertebra rotta.
“Ma che ti pr-” mi zittì con una mano sopra la bocca e mi fece segno di fare silenzio, poi mi lasciò.
Indicò con un cenno del capo l’entrata della strada dove mi aveva trascinata e notai cinque o sei persone in divisa passarci quasi davanti. Lo guardai con fare interrogativo, aspettando che si spiegasse, cosa che stranamente fece.
“Mi cercano da quando l’HYDRA è caduta.”
“E c’era bisogno di spaccarmi la schiena per allontanarci?”
“Ti ho fatto male?” a quella sua domanda roteai gli occhi e mi massaggiai il collo.
“Scusa, di nuovo.”
“Devi fare molta palestra per avere una presa del genere.” lo vidi esitare alla mia affermazione, poi si ricompose.
“Ero arruolato nell’esercito.” alzai un sopracciglio.
“Sai, se vuoi che ti aiuti dovrai iniziare ad essere un minimo sincero.”
“Allora, com’è che vuoi aiutarmi?” mi ha appena ignorata?
“Conoscenze.” alzai le spalle. Lui sembrò pensarci prima di rispondermi.
“Puoi farmi tornare la memoria?”
“Questo non lo so. Ricordi? Il genio non sono io.”
“Andiamo.” e iniziò a camminare verso l’uscita della strada, rimasi ferma per qualche istante poi mi decisi a seguirlo a passo svelto.
“Almeno ce l’hai un nome?” mi guardò senza fermarsi.
“James, il tuo?”
“Alice.”
E ci incamminammo verso la Stark Tower.
 
Non ricordo di aver avuto così tanto fiatone in vita mia. Altro che fare la maratona.
Mi appoggiai alla vetrata dell’entrata dell’edificio e mi lasciai scivolare sedendomi per terra ancora affannata.
“Sai, starti dietro non è così facile.” lui di tutta risposta rise e mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, che però non afferrai.
“Ho uno strano senso di deja-vu.” disse mentre mi alzavo da terra, io lo guardai e sorrisi.
“Non sei il solo ad avere degli scheletri nell’armadio, James.” ed entrai nell’edificio seguita dal moro.
Entrammo nell’ascensore e schiacciai il bottone del piano dell’appartamento.
“Non sono abituato ad essere chiamato James.” mi girai verso di lui.
“E come ti chiamano?”
“Da quello che ricordo, Bucky.”
“Mi piace di più James.”
In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono sul salotto – ancora mezzo distrutto, tra l’altro – e uscimmo da quella scatoletta piena di specchi, era piuttosto inquietante.
La cosa ancora più inquietante era che in salotto c'era tutto il gruppo dei Vendicatori che ci guardava, anzi, squadrava.
“Bucky” era la voce di uno Steve Rogers incredulo, che si alzò per venirci incontro e si fermò davanti all'uomo che avevo di fianco. Quest'ultimo guardava Steve con lo stesso sguardo sorpreso.
“Ti ricordi di me?”
“Mi ricordo che volevi entrare nell'esercito e che ti pestavano spesso – e si lasciò sfuggire una risata piuttosto triste – il resto è… confuso.”
Io intanto andai da Tony.
“Dove l'hai trovato?”
“Gli sono finita addosso a Central Park. Puoi fare qualcosa per fargli recuperare la memoria?”
“Vedo cosa riesco a combinare e-”
“Chi non muore si rivede.” questa voce la conoscevo fin troppo bene.
“Ne parliamo dopo.” e con questo Tony andò a parlare con Bruce, lasciandomi lì con il dio.
“Loki” lo salutai per essere educata, ma cercai di concentrarmi sul capitano e James, o Bucky, a me piace di più James.
“Sai, mi domandavo quando saresti tornata, ma non immaginavo che avresti portato qualcuno con te.” ignorai Loki e il motivo per il quale fosse qui e provai ad origliare la conversazione tra i due.
“Dove sei stato?”
“In giro, non in un posto preciso.”
“Potevi venire a cercarmi.”
“L'FBI mi sta dando la caccia, non potevo farmi vedere in giro.”
“Alice!” mi girai di scatto verso Loki, come tutti i presenti d'altronde, aveva urlato come un dannato.
“Che c'è?” chiesi infastidita.
Il dio sbuffò altrettanto infastidito e si alzò, lasciandomi seduta su uno sgabello della cucina. Alzai gli occhi al cielo. Uomini.
“Alice” la voce di Tony mi riportò alla realtà dai miei pensieri, mi fece cenno di avvicinarmi, così mi alzai e lo seguì di sotto.
“Che ti ha detto Loki?” mi aspettavo una domanda del genere, ma non volevo rispondere. Non sapevo se Tony mi avesse detto la verità e che quindi non sapeva che non ero umana, oppure se mi avesse mentito, così non gli dissi nulla.
“Niente di particolare.” e alzai le spalle per essere più credibile.
“Strano, non chiude mai la bocca di solito. Gli si sono affievoliti i poteri.”
“Sì, quello me lo ha detto. Ha detto anche che era colpa mia.” e mentre io parlavo, lui apriva dei file sullo schermo. Misi a fuoco sui video e rimasi a bocca aperta.
“O mio dio.” i video mostravano un laboratorio, molta gente era all’interno e riconobbi tra quelli alcuni dell'ex squadra STRIKE dello SHIELD, avevo avuto modo di leggere dei fascicoli tempo fa, e l’ex segretario del consiglio, Pierce. Al centro della stanza c’era un altra persona, seduta su qualcosa che assomigliava alla sedia delle torture del Medioevo. Gli avevano messo una specie di casco in testa, e a giudicare dall’espressione dell’uomo, doveva fare male. Quell’uomo aveva un braccio di metallo.
“Non si è sentito in obbligo di dirmi questo, immagino.” il video finì e guardai Tony.
“Quella roba l’ha progettata mio padre.”
“E…?” lo incitai a continuare.
“Non dovrei avere problemi nel fargli tornare la memoria.”
“Bene, diglielo pure.” e con questo tornai di sopra, dove erano rimasti solo Thor, Loki, Steve e James.
“Gli altri se la sono data a gambe?” spostai gli occhi da uno all’altro e andai in cucina per versarmi un bicchiere d'acqua.
“Lo prenderò come un sì.”
“Alice, devo chiederti un favore.”
“Ah, ho scoperto la faccenda del monoguanto.” dissi guardando James e ignorando Thor. Il diretto interessato si guardò il braccio poi spostò lo sguardo verso di me.
“Alice” Thor mi chiamò un'altra volta e mi girai verso di lui.
“Uh?”
“Mi serve che teniate qua Loki finché non riusciamo a tornare su Asgard senza sfiancare nostro pad-”
“Non se ne parla!” questo era Loki, e non pensavo che avrei mai detto di trovarmi d'accordo con lui.
“Pienamente d'accordo – e guardai Thor – può dormire sotto un ponte.”
“È innocuo.”
“Lui non è mai innocuo – la voce di Tony fece eco nella stanza – braccio di ferro, se vuoi riavere la tua memoria.” James lo seguì e sparirono scendendo le scale. Guardai di nuovo Thor.
“So che è innocuo, i suoi poteri probabilmente li ho io.” alzai le spalle.
“Tu hai cosa?!” forse non avrei dovuto dirlo, ops.
“È colpa tua, non guardare me. Tu mi hai appoggiato lo scettro delle meraviglie al petto.” lo vidi sorridere.
“Quindi assorbi ma non sai come rilasciare se non come forma di attacco, curioso.”
“Tu sai qualcosa che non vuoi dirmi.” lo guardai male.
“Perspicace.” e il suo sorriso si espanse ancora di più.
“Può restare.” e senza guardare Thor me ne andai in camera mia.
 
 
 
BUOOOONDÌ.
Finalmente sono tornata a scuola. "Finalmente". Anche se ho un bruciore allo stomaco e un mal di pancia che a momenti mi ammazzo.
Btw, mi piace abbastanza questo capitolo, inizia un pochino a capirsi la trama, all'incirca.
Fatemi sapere cosa ne pensate. ♡
Letizia

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


“What’s been happening in your world? What have you been up to?” stavo canticchiando mentre preparavo la colazione, erano circa le dieci di un sabato mattina, quindi non dovevo andare a scuola.
Mi ero messa a preparare l'impasto delle crêpes. Con davanti il ricettario. Rendiamoci conto. Spero di non far esplodere nulla.
“I wanna grab both your shoulders and shake baby, snap out of-”
In meno di un secondo mi ritrovai con la padella tra le mani come un mazza da baseball e Loki che attutiva il colpo con la mano.
“Buongiorno anche a te.”
“Cristo, mi hai spaventata!”
“Ho notato.”
“Non arrivarmi più alle spalle.” mi ripresi la padella, appoggiandola sul fornello dov'era prima e iniziando a versarci dentro l'impasto.
“Non pensavo cucinassi.”
“Infatti non cucino – ribaltai la crêpe in un piatto e ci spalmai sopra la Nutella – tu fai da cavia.” e gli passai il piatto.
“Fantastico – prese la forchetta che c'era sul piano e ne assaggiò un pezzo, poi mi guardò – commestibile.” e continuò a mangiare.
“Vedo che hai di nuovo i tuoi poteri.” osservai, pensando a come aveva fermato il colpo.
“Una parte.” rispose con nonchalance.
In quel momento Tony entrò in cucina e fece passare lo sguardo da me a Loki un paio di volte.
“Perché il piccolo cervo è in casa mia?”
“Thor mi ha chiesto se potessimo tenerlo qui finché non avesse trovato un modo per tornare ad Asgard.” spiegai.
“E tu hai accettato?” mi guardò incredulo, io alzai le spalle.
“Non ti sarai presa una cotta per il gracile dio, spero.” e si versò un bicchiere di aranciata. Niente alcolici? Strano.
“Cosa? No! – risposi schifata, letteralmente, mentre Loki rideva – piuttosto, sei riuscito a far tornare la memoria a James?”
“Braccio di ferro? Sì, sono riuscito. Era piuttosto sconvolto.”
“Uhm, bene. Steve mi sembrava abbastanza sorpreso.”
“Era…è, non lo so, il suo migliore amico, da che ho capito. Credeva fosse morto ma l’HYDRA l’aveva usato come un bambolina armata.” ora tutto si spiega.
“Bello insomma.” alzai le sopracciglia per accentuare il sarcasmo e passai una crêpe a Tony. Finii di mangiare e andai in camera a cambiarmi. Una volta messa la divisa presi il borsone e tornai in salotto per uscire.
“Io vado all’allenamento!” e premetti il bottone dell’ascensore.
“Ah ah. Portati dietro il tuo amico. Io non lo voglio in casa, ho appena fatto sistemare il salotto.” sbuffai e guardai Loki che sorrideva compiaciuto.
“Vestiti.” e appena finii di pronunciare la parola Loki schioccò le dita e si cambiò.
“È di tuo gradimento?” indossava un paio di jeans e un maglione.
“Accettabile.” in quel momento si aprirono le porte dell’ascensore ed entrammo.
“Di preciso, dov’è che stiamo andando?”
“Zitto.”
“Che persona ostile.”
Roteai gli occhi e l’ascensore si aprì nel parcheggio. Aprii la macchina con le chiavi e misi il borsone nei sedili posteriori.
“Tu – e mi guardò – vuoi che salga su questa cosa con te alla guida?” mi guardava come se avessi appena ucciso qualcuno.
“Se preferisci puoi andare a piedi.” e detto questo salii e mi sedetti al posto del guidatore inserendo le chiavi. Neanche un minuto dopo Loki era seduto di fianco a me che si aggrappava alla maniglia di sicurezza.
“Non faccio così schifo alla guida, sai.” misi in moto ed uscii dal parcheggio.
“Com’è che dite qui? Meglio prevenire che curare?” sospirai. Mi toccava pure fare da baby sitter allo psicopatico di turno. Dopo circa quindici minuti di viaggio – tra provocazioni e risposte varie – arrivammo al campo dove mi dovevo allenare. Presi il borsone e scendemmo dall’auto. Mi girai verso Loki, intento a guardarsi in giro; quando mi schiarii la voce abbassò lo sguardo su di me.
“Allora: niente magie, illusioni o qualunque cosa di non umano; non attirare l’attenzione su di te e se ti chiedono qualunque cosa fai finta di essere un mio lontano cugino portoghese che non parla la nostra lingua, chiaro?”
“Non ti preoccupare, tesoro.” e mi sorrise per poi camminare verso le tribune. Che dio abbia pietà di me.
Raggiunsi le ragazze dall’altra parte del campo, stavano già facendo stretching.
“Scusate il ritardo, ho avuto un contrattempo.”
“Un contrattempo molto carino. È il tuo ragazzo?” chiese Molly mentre appoggiavo la borsa e mi aggiungevo a loro.
“Cosa? No! – deja vu – devo fargli da balia, tutto qua.” 
Ci alzammo e iniziammo con le formazioni.
 
“Muoviti.”
“Sempre gentile.” Loki scese dalle gradinate e mi camminò accanto.
“Non ho intenzione di essere gentile con te finché non mi dirai quello che sai su di me.” appoggiai la borsa e salii in macchina, così come Loki.
“Allora sarai scorbutica per molto tempo.” sbuffai.
Non parlammo per il resto del tragitto e ci fermammo ad un semaforo.
“Loki” lui si tirò su dalla portiera dove si era comodamente appoggiato.
“Che c'è?” gli indicai il punto dove guardare.
“Lo vedi anche tu, vero?” lui spalancò gli occhi senza proferire parola, poi si ricompose.
“Quanto siamo lontani da casa tua?”
“Più o meno dodici isolati, ma con questo traffico ci metteremo una vita.”
“Parcheggia questo coso e andiamo a piedi.”
“Sei andato giù di testa per caso? Sai cosa vuol dire fare dodici isolati a piedi a New York?”
“Fallo e basta.” in quel momento il semaforo diventò verde e feci come mi aveva chiesto, prendendo la borsa e scendendo dalla macchina. Guardai di nuovo il punto dove avevamo visto la causa della preoccupazione di Loki e rimasi sorpresa dal non vedere più nessuno.
“Muoviti.”
“Arrivo, arrivo.” e cominciammo a correre, cosa parecchio complicata se sei nel centro della città più caotica del mondo.
 
Una volta arrivati alla nostra meta salimmo subito in ascensore.
“Chi era… cos'era quello?” chiesi con un minimo di fiatone. Di sicuro era più facile star dietro a lui che a James ma correre non era mai stata la mia attività preferita e in meno di due giorni avevo fatto troppa corsa per i miei gusti.
“Un problema.” sbuffai infastidita.
“Sii più chiaro.” le porte dell'ascensore si aprirono ed entrammo in salotto.
“Chiama mio fratello.”
“E come dovrei fare? Gli mando un gufo?” lo guardai sbigottita, aspettando una risposta.
“Sì, se necessario.”
“Loki, mi manca davvero poco allo staccarti ogni falange che hai la fortuna di avere ancora, quindi o ti spieghi o non sarai più tanto fortunato.” lo guardai male e lui indicò con un dito verso l'esterno mentre mi si avvicinava.
“Quello è un grosso problema, ed è molto arrabbiato con me perché la sua conquista dello Scrigno non è andata come voleva. E se adesso mi trova mentre sono senza poteri, per me e probabilmente per la Terra è la fine. Sono stato abbastanza chiaro, adesso?” mi ritrovai tra il suo dito e il muro, avendo indietreggiato di molto. Annuii poco convinta e lui si allontanò, andandosi a sedere.
Mandai un messaggio a Tony dicendogli che era urgente e doveva chiamare Thor e tutti gli altri.
“Non trovi che faccia freddo? – Loki però non si sentì in obbligo di degnarmi di risposta – Jarvis, alza il riscaldamento.”
“Non posso, pare che tutto il sistema stia ghiaggian-” non fece in tempo a finire la frase che saltò la corrente.
“Non si è attivato il generatore di emergenza – pensai ad alta voce – strano.” presi una torcia da un cassetto della cucina e la puntai su Loki.
“Fammi indovinare…” e subito il diretto interessato si alzò.
“Stammi vicina e non urlare.”
“Ti sembro una che urla?” alzai un sopracciglio.
“Rammenti la tua reazione al parco?”
“Sta' zitto.” in quel momento si sentì rumore di vetri infranti e iniziò a fare freddo, tanto freddo. Puntai con la torcia dove avevo sentito il rumore e vidi i cocci di un vaso per terra.
“Vado a prendere un maglione.” e non feci in tempo a fare un passo che sentii una stretta sul polso. La gente doveva seriamente togliersi questa abitudine di prendermi per le braccia.
“Stai qua.” la cosa strana era che non stavo assorbendo energia. Eppure Loki mi stava toccando. Lo guardai sorpresa e vidi che anche lui aveva la mia stessa reazione.
“Loki, di Asgard. O forse è meglio che dica, di Jötunheim.” okay, questa non era né la mia né la voce di Loki. In quel momento si accese il generatore di emergenza, che tempismo.
Spensi la torcia e vedemmo – non so cosa sia, sinceramente quel coso guardarci. Era piuttosto alto, molto piuttosto alto, e di carnagione…blu?
“Laufey”
 
 
 
BUOOOONGIORNO.
Sono di nuovo a casa, aiut.
Sto iniziando ad apprezzare i miei capitoli, ye.
Sì, ho fatto resuscitare Laufey. Sì, sembra non avere senso ma ne ha, trust me.
Poooi, sono felicissima perché mi è arrivata l'email dove mi dicono che ho passato il First, per chi non lo sapesse, è l'esame di inglese che certifica il livello B2, e sono contentissima perché avevo paura di non farcela, dato che l'ho fatto due anni prima del previsto. GIOIA.
Btw, cosa ne pensate del capitolo? Fatemi sapere! Baci.
Letizia

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


“Ricordavo felicemente di averti ucciso.”
“Ho avuto modo di sopravvivere dopo la tua pugnalata.”
Io ero intenta a guardarli parlare, sperando di non essere coinvolta.
“Ma non sono qui per te.” e spostò lo sguardo da Loki a me.
Sempre più felice di sapere che dio mi ascolta. Loki aumentò la stretta sul mio polso.
“Quella mano mi serve.” lo guardai e mi lasciò il braccio.
“Cosa dovresti volere da una misera umana?”
“Sappiamo entrambi che non è umana, sono venuto a guardare con i miei occhi.”
“Io non do nessuno spettacolo.” Laufey mi si avvicinò e mi guardò. Credo di aver trovato qualcuno più alto di Steve, non pensavo fosse possibile. Allungò una mano davanti a me, aspettando che la toccassi. Lo guardai di mia volta e gli toccai appena il braccio. Il freddo mi pervase dalla punta delle dita a tutto il corpo, facendo diventare il mio braccio di puro ghiaccio, allora tolsi la mano, e il ghiaccio scomparve.
“Davvero magnifico.”
“Bene, cosa vuoi da me?”
“Ve l’ho già detto, volevo vedere con i miei occhi quello che eri in grado di fare.”
“E che ti importa?”
“Non lo sai…lascerò che sia tu a scoprirlo.” Scherziamo?
Detto questo se ne andò in una nebbia ghiacciata, e la temperatura si alzò piano piano.
“Dev’essere un dono di famiglia.”
“Di cosa stai parlando?”
“Non concludere una frase.”
 
“D’accordo, ricapitolando: Laufey, re di Jötunheim e padre di Loki, è venuto qui per "vedere all’opera" i tuoi poteri e se n’è andato senza volere niente in cambio?” il tono di Banner sembrava abbastanza sorpreso.
“Esatto.” risposi io.
“Non ha senso, voleva qualcosa e l’ha ottenuta senza che voi ve ne accorgiate. Conosco Laufey, e non farebbe mai nulla senza un guadagno.” Thor cercava di capire il motivo degli avvenimenti di qualche ora fa.
Io alzai le spalle e feci la conta dei presenti, e uno mancava all’appello.
“Dov’è Rogers?” e mi guardai un po’ in giro.
“Steve? Ha detto che gli serviva tempo.” Natasha rispose alla mia domanda con fare diffidente.
“Uhm, e ha detto dove gli serviva tempo?”
“La vecchia palestra dove si allenava, perché ti interessa?”
“Restringo i tempi. A dopo ragazzi.” mi alzai ed uscii di casa a piedi, la palestra non era poi così lontana.
 
Abbandonato, magnifico. Dov’è che va ad allenarsi Captain America? In un’inquietante edificio abbandonato. Bello.
Mi avvicinai all’entrata e notai che era chiusa con catene e lucchetto, ancora più magnifico. Presi il lucchetto in una mano e lo strappai per poi aprire la porta. Non feci in tempo a fare qualche passo che un rumore di colpi giunse alle mie orecchie. Cercai di identificare la fonte di quel rumore, sono in una palestra, quindi colpi ad un sacco avrebbe senso. Continuai a camminare finché non giunsi ad una porta semichiusa, la aprii con l’accompagnamento di qualche scricchiolio e mi si presentò davanti agli occhi uno Steve Rogers in tuta e con una maglietta bianca attillata, sudato, che tirava pugni ad un sacco. Non mi posso di certo lamentare. Il rumore di un colpo più forte dei precedenti mi fece sussultare e vidi il sacco scontrarsi con il muro.
“Perché sei qui?” mi aveva notata, ah.
“Ti cercavo.” mi avvicinai a lui e mi sedetti sul bordo del ring. Lui prese un altro sacco e lo appese al posto dell’altro.
“Beh, mi hai trovato.” si tolse le fasce dalle mani e mi guardò.
“Com’è stato? – lui aggrottò la fronte – ritrovare… il tuo migliore amico.” mi guardò a fondo prima di rispondere.
“Anche quando non avevo niente avevo Bucky, ritrovarmelo di fronte come mio nemico mi ha sconvolto.”
“Ieri, intendo.” mi alzai mentre lui metteva nel borsone le fasce e mi sedetti sulla panca dove aveva appoggiato le cose.
“Strano. Ero convinto che mi avrebbe riconosciuto quando stavamo combattendo su quell’helicarrier, ma non l’ha fatto. Avevo paura non lo facesse neanche ieri.”
“Capisco. Vieni spesso qui?”
“Come mai tutte queste domande?” rise, io alzai le spalle.
“Voglio conoscerti, sei l’unico di cui non sappia ancora nulla.”
“Come fai a conoscere gli altri?” mi guardò stranito.
“Convivere con Tony Stark è molto più utile di quanto tu non creda.” sorrisi.
“E perché non hai pensato di guardare anche nei miei file?” sembrava sorpreso, in effetti lo ero anch’io. Avevo guardato nei file di tutta la squadra eccetto che nei suoi. Alzai le spalle.
“Non mi sembrava giusto.” lo avevo detto davvero?
“Però ti è sembrato giusto con gli altri.” mi guardò.
“Agli altri non sarebbe importato comunque, a te sì.” sorrisi.
“Come fai a dirlo?”
“Sono brava a capire le persone.”
“Soprattutto a non farlo notare, vero?”
“Qualcosa del genere.”
“Sai, mi ero fatto un’idea su di te, ora mi rendo conto che era del tutto sbagliata.”
“Ed è una cosa buona?” lo guardai.
“Non credo.” ed uscì dalla palestra. Sorrisi ed uscii anche io, trovandolo appoggiato al muro appena fuori dall’edificio.
“Non è una cosa buona eppure mi hai aspettato.” lo provocai, lui mi guardò.
“Mi mandi in confusione. Un momento sei carina, quasi innocua; quello dopo sei arrogante ed egocentrica. Non ti capisco.” stavo facendo perdere il controllo a Steve Rogers, dovevo seriamente essermi impegnata.
“Mandare in confusione la gente mi è sempre piaciuto, che le persone si legassero a me un po’ meno.”
“E perché non vorresti che qualcuno si legasse a te?”
Sorrisi e iniziai a camminare, Steve mi seguì.
“Sto meglio da sola.”
“Nessuno sta meglio da solo.”
“Stiamo parlando di me o di te, capitano?” mi girai e gli sorrisi, passandogli le chiavi della moto.
“Dove le hai prese?”
“Sono brava anche nel non farmi notare.” sorrisi e continuai a camminare, lasciandolo da solo e salutandolo con la mano.
 
Stavo correndo per Central Park. Sì, correndo. Se devo continuamente correre per star dietro alla gente, tanto vale essere allenata. Ero a circa 25 minuti di corsa quando mi scontrai con qualcuno, ma non feci in tempo neanche a cadere che quel qualcuno mi prese al volo. Mi rimisi in equilibrio e tolsi le cuffiette, guardando la persona che aveva causato e allo stesso tempo evitato la mia caduta.
“Dobbiamo smetterla di incontrarci così.” risi con un leggero fiatone.
“Concordo, sta diventando piuttosto ridicolo.” sorrise.
“Ora puoi lasciarmi.” risi e lui mi lasciò.
“Credevo non ti piacesse correre.”
“Infatti. Ma dato che correre dietro alla gente sembra essere diventato l'ultima moda, mi tengo aggiornata.” il fiatone era passato e iniziai a respirare normalmente.
“Grazie – lo guardai alzando un sopracciglio – per avermi aiutato.”
“Non c’è di che.” sorrisi, lui sembrò pensare a cosa dire dopo.
“Credo che qualcuno ti stia cercando.” e fece un cenno con la testa a dietro di me, mi girai e notai Loki intento a guardarci.
“Aspetta.” lui annuì e io feci dietrofront e andai da Loki, intento a sghignazzare seduto sulla stessa panchina dove ci eravamo già parlati.
“Si può sapere perché mi stai seguendo?”
“Non sapevo che tra te e l’uomo dalle due personalità ci fosse qualcosa.”
“Perché mi hai seguita?”
“Mi incuriosivi.” sorrise.
“Sparisci.”
“Sempre gentile – sorrise ancora e si alzò – buona giornata, Alice.” e con questo se ne andò, io tornai da James.
“Scusami, abbiamo uno strano rapporto.”
“Cane e gatto.” sorrise.
“Più o meno.”
“Tu hai finito qui?”
“Sì… sì, credo di sì.”
“Beviamo qualcosa?”
“Certo.” sorrisi e iniziammo a camminare verso lo stesso bar di quando ci siamo conosciuti.
Ci sedemmo e iniziammo a leggere la lista delle bevande.
“Sembra parecchio interessato.” mi guardò con fare provocatorio.
“Chi? Loki? – scoppiai a ridere – ma per favore. Anche se fosse, non sono interessata alle storie d’amore.”
“E perché no?”
“Non sono il tipo.”
“E che tipo sei tu, Alice?” sorrisi.
 
 
 
BUOOON POMERIGGIO.
Allora, non mi soffermo troppo perché sono di fretta, ho millemila materie da studiare, vdm.
Questa settimana non so se riuscirò ad aggiornare tutti i giorni poiché ho due verifiche da recuperare e altre due da fare, in più a tre giorni su cinque di interrogazioni, aiut.
Comunque, cosa ne pensate del capitolo? Fatemi sapere!
Letizia

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


“E che tipo sei tu, Alice?” era la domanda che mi aveva posto James qualche ora fa.
“Non il tuo.” avevo risposto io, con un sorriso provocatorio sulle labbra. Al che James non aveva detto nulla, aveva solo sorriso altrettanto con fare provocatorio.
Mi aveva accompagnata a casa e adesso era seduto sul divano, intento a guardare alla tv un episodio di Teen Wolf.
“Davvero pagano dei ragazzi per farsi vedere a torso nudo in tv?”
“E anche tanto.” risi mentre gli passavo una bottiglia di birra.
“Che passi avanti.” disse con lieve sarcasmo prima di bere mentre io ridevo ancora.
Mi sedetti accanto a lui sul divano a gambe incrociate.
“Posso farmi un doccia?” io mi girai verso di lui e lo guardai.
“Segui il corridoio, giri a sinistra ed è la porta in fondo.” lui annuì e si alzò, appoggiando la bottiglia sul tavolino.
“Grazie.” e sparì dopo aver girato. Spensi la tv e raggiunsi camera mia. Pensai a Laufey e a quello che mi aveva detto, cosa dovevo scoprire? Senza nessun indizio è difficile dirlo. Presi il computer e mi misi a cercare nei file dello SHIELD qualunque cosa potesse c’entrare con questa storia.
Parecchi minuti dopo non avevo ancora concluso nulla, chiusi il computer con un colpo secco e mi alzai dal letto mettendomi le mani nei capelli.
“Finirò per impazzire.” mi guardai allo specchio e notai che avevo gli occhi lucidi, poi il mio sguardo fu attratto da una figura dietro di me e misi a fuoco su un James ancora semi umido dalla doccia, con i capelli bagnati e vestito solamente di un asciugamano legata in vita. Risi e mi girai.
“Ti serve qualcosa?” mi appoggiai al muro e incrociai le braccia al petto. Spostai lo sguardo sul suo braccio e notai che la parte bionica iniziava dalla clavicola. Cercai di concentrarmi e di guardarlo in faccia. Era appoggiato con un braccio allo stipite della porta.
“Dei vestiti, sempre che tu voglia farmi vestire.” a quella frase sorrisi, gli passai di fianco e uscii dalla stanza.
“Seguimi.” lui fece come gli dissi e aprii un armadio in camera di Tony, passandogli dei pantaloni di una tuta e una maglia. Poi mi spostai e aprii un cassetto, lanciandogli dei boxer.
“Penso ti vadano bene.” lo guardai e mi sorrise.
“Grazie – si abbassò e mi si avvicinò fino all’orecchio – sai che ero serio sui vestiti.” io risi e lo allontanai mettendogli una mano sul petto.
“Cosa ti dice che io non voglia rimanere vergine fino al matrimonio?” e andai in cucina, lui mi seguì.
“Avresti dovuto sposarti molto tempo fa se fosse così.” io alzai un sopracciglio e sorrisi.
“Non ti ho dato dei vestiti io?”
“Giusto.” e se ne andò, presumo a vestirsi.
In quel momento uscì Tony dall’ascensore, mentre metteva il telefono nella tasca della giacca.
“Allora, novità? – io negai con la testa, e lui continuò – dov’è Loki?”
“Non l’hai chiamato piccolo cervo – sorrisi – l’ultima volta che l’ho visto era al parco a comportarsi come una persona quasi normale.”
“Non ti pagavo per fargli da baby-sitter?”
“Se mi pagassi lo farei, forse.”
“Giusta osservazione – James tornò vestito e Tony lo guardò – uomo di metallo.” lo salutò poi mi guardò.
“Ditemi che non avete fatto sesso sul mio letto.” io alzai un sopracciglio e prima che potessi dire qualcosa James parlò prima di me.
“Mi dispiace per lei, signor Stark. Alice vuole rimanere vergine fino al matrimonio.” cercai di non ridere e rivolsi il mio sguardo a Tony.
“Sicura di essere cresciuta con me?” a quel punto non resistetti più e scoppiai a ridere.
“Oddio, con chi mi tocca convivere.” neanche un attimo dopo squillò un telefono e Tony prese il suo dalla tasca, leggendo il messaggio sullo schermo.
“Devo andare, ci vediamo dopo. E non fate sesso sul mio letto.” si girò e tornò da dove era entrato.
“Non ti preoccupare.” sorrisi e le porte dell’ascensore si chiusero.
“Alice, uomo di metallo” scompare Tony, compare Loki. Che gioia.
“Loki”
“Inizio a pensare che la gente non si ricordi il mio nome.” e James prese la bottiglia di birra lasciata prima sul tavolo e ne bevve un sorso.
“Voglio che tu mi accompagni in un posto.”
“Definisci "posto".” lo guardai meglio, come per capire cosa intendesse senza che proferisse parola.
“Ti piacerà.” e mi sorrise in un modo molto poco convincente. Alzai un sopracciglio.
“Io voglio delle risposte, tu no?”
“A cosa ti riferisci?”
“Alla ben poco piacevole visita di stamattina.”
“Vuoi che venga con te sul pianeta dei ghiaccioli? Scordatelo, non mi piace il freddo.” lui sospirò.
“Non ho detto che saresti dovuta essere d’accordo.” mi si avvicinò e intanto presumo che James si stesse godendo lo spettacolo.
“E come avresti intenzione di portarmi su un altro pianeta?”
“Così.” e non potei rispondere perché mi ritrovai sulla spalla di Loki, intento a camminare dove aveva lasciato il suo scettro della fortuna.
“Mettimi subito giù o giuro che ti vomito sulla schiena!” e nel mentre gli tiravo pugni che a quanto pare sembravano non scalfirlo per nulla.
Sentii James ridere e si rivolse a Loki.
“Riportamela viva.”
“Non ti preoccupare, non ho intenzione di farla uccidere, per quanto non possa sopportarla.”
Io alzai un sopracciglio, ma lo riabbassai avendo capito che non potevano vedermi.
Smisi di tirare pugni sulla schiena di Loki quando un fascio di luce ci travolse.
Mi ritrovai ad avere i brividi dal freddo e nel giro di un minuto intorno a noi il mio salotto fu sostituito da una serie di stalagmiti e una temperatura di almeno venti gradi sotto lo zero. Loki mi mise giù e per quanto volessi, ero troppo impegnata a non congelarmi per prenderlo a sberle.
“Te la farò pagare.” dissi balbettando e battendo i denti mentre tremavo come una foglia.
“Puoi pensarci dopo, andiamo.” e iniziò a camminare, io lo seguii.
“Perché tu non hai freddo?” chiesi, pentendomi di non aver preso su un maglione.
“Io sono un dio, non un gracile essere umano. Inoltre io sono un gigante di ghiaccio, mi sarebbe un po’ difficile soffrire il freddo.”
“Sei un gigante un po’ piccolo.” gli feci notare.
“È proprio per questo che Laufey mi ha abbandonato.”
“Oh.” lo guardai e notai che la cosa non lo toccava neanche minimamente.
Subito giunse davanti a noi un altro di quei cosi, e non pareva molto socievole.
“Cosa volete?”
“Io sono Loki, da Asgard. Sono venuto per parlare con il vostro re.”
“Da quando sei così cordiale?”
“Ho avuto già modo di pentirmi per qualcuno che non è stato cordiale qui.”
“Non credo proprio, nessuno può disturbare Laufey.”
“Senti un po’, coso, io qui sto gelando ed è stato il tuo gran re a venire da noi, adesso il minimo che può fare è rispondere alle nostre domande. Quindi togliti di mezzo o ti faccio diventare un cubetto di ghiaccio da mettere nel mio prossimo drink.” il ghiacciolo subito si avvicinò a me ma Loki si mise tra noi.
“Siamo venuti in pace. Almeno, io sono venuto in pace.” e mi guardò male.
Arrivò un altro di quei cosi, che parlò al Coso Numero 1 in una strana lingua, poi se ne andò. Coso Numero 1 si spostò e ci fece passare non senza lamentarsi.
Giungemmo davanti ad una specie di corte, dove Laufey era seduto in mezzo.
“Sapevo che sareste venuti.”
“Consiglio un riscaldamento.” dissi ancora tremante.
“Perché sei venuto, Laufey?” chiese Loki, le domande le avrei lasciate a lui, sembrava più in grado di formare frasi sensate di me.
“Ho già risposto a questa.”
“Perché allora avresti voluto vedere con i tuoi occhi?”
“Mi sorprende che non ci sia arrivato tu, Loki.”
“Arrivato a cosa?” guardai Loki, sembrava scocciato.
“Al mio interessamento per Alice, è bizzarro che un gigante di ghiaccio abbia quel potere.”
Aspetta, cosa?
 
 
 
BUOOOOO GIORNO.
Scusate se ieri non ho aggiornato ma come vi ho detto sono presissima con lo studio e oggi aggiorno tardi perché sono tornata da scuola mezzora fa, vdm.
Sono felicissima di dirvi che il prologo ha raggiunto le 400 visualizzazioni, mentre gli altri capitoli sono tutti sulle 100, grazie mille! Anche se mi piacerebbe che recensisse più gente, maaa se non volete non fa nulla.
Ora torno ai fasci di parabole con quaranta punti base e alle ossirodiruzioni in ambiente quello-che-è, au revoir!
Letizia

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


“Fermi, cosa?” rimasi sbigottita.
“Un gigante di ghiaccio.”
“Come fai a dirlo?”
“Non l’avrò mai vista fino ad ora, ma so riconoscere mia figlia.”
Aspetta, cosa?
“Scherziamo, vero?” la mia voce non tremava più, ero più spaventata che infreddolita.
“Vedi altre soluzioni?” non risposi.
“Andiamo via.” Loki mi spinse appena dalle spalle e iniziai a camminare senza emettere fiato.
“È stato un piacere.” disse Laufey prima che andassimo via da Jotunheim.
 
Una volta a casa mi sedetti sul divano a guardare un punto fisso mentre Loki camminava avanti e indietro in mezzo alla stanza.
“Siete tornati – la voce di Tony giunse alle mie orecchie – l’uomo di latta mi ha detto che ti aveva portata non so dove.” rimasi in silenzio.
“Alice” Tony mi appoggiò una mano sul braccio, senza ottenere risposta da parte mia. A quel punto si alzò ed andò da Loki.
“Te lo chiederò solo una volta.”
“È mia sorella.” non so definire l’espressione di Tony, ma credo che sconvolta si avvicini alla descrizione. Si girò verso di me.
“Come l’avete saputo?”
“Siamo andati da Laufey.” dissi dopo molto silenzio.
“E… come stai?” risi a quella domanda e mi alzai sotto gli occhi di entrambi.
“Sto bene, sono viva. Me la caverò.” alzai le spalle. Tony sospirò .
“Davvero Tony, sto bene – e sorrisi – ora vado a dormire.” e me ne andai in camera mia lasciando Tony e Loki a parlare.
 
Presi la sveglia che suonava e la lanciai a terra.
“Ma chi me lo fa fare.” e mi alzai di controvoglia dal mio bellissimo letto caldo. Andai in bagno per farmi una doccia, aprii il getto dell'acqua e mi ci gettai sotto per svegliarmi del tutto. Mi avvolsi in un asciugamano e tornai in camera per vestirmi, cercando di non bagnare troppo in giro. Dopo essermi messa un paio di jeans e una camicia, infilai il giubbetto di pelle, presi lo zaino ed uscii di casa.
Avete presente la strana sensazione di essere seguiti, ma quando ti giri a controllare non c’è nessuno? Ecco. Solo che io non mi voltai. Girai l’angolo e aspettai il mio stalker, che come previsto non si aspettava di vedermi. Doveva essere un nuovo agente, di sicuro Nick non era stato furbo. Lo guardai e alzai un sopracciglio.
“Non ho idea di chi tu sia e poco mi importa, puoi dire a Fury che i suoi stalker li può tenere per sé.” lui mi guardò.
“Non sono per conto di Fury.”
“Ah, fantastico. E da chi allora?” l'uomo in giacca e cravatta mi si avvicinò e da allora ricordo solo di essere caduta a terra.
 
Mi svegliai al suono della suoneria del mio telefono. Il luogo in cui mi trovavo non era di sicuro lo stesso di dove ricordavo di essere. Cercai il mio telefono ma non lo trovai nella mia tasca, dove è solito stare. Mi guardai intorno e mi alzai dolorante, ero caduta sui vecchi lividi ancora presenti. Dove cazzo ero finita. Feci qualche passo in avanti ma mi bloccai, trovandomi davanti una lastra di vetro parecchio spessa. Appoggiai la mano sulla superficie e subito una scossa mi colse all'improvviso. Tolsi subito la mano, chiunque mi avesse messa li dentro aveva fatto in modo che non potessi assorbire le scosse elettriche che lasciava il vetro in qualche maniera.
“Ma guarda chi si è svegliato.”
Avevo davanti a me una ragazza, avrà avuto all’incirca la mia età. Era rossa di capelli ed indossava un’uniforme del medesimo colore con tratti di nero. Mi sembrava un brutta copia della Vedova Nera.
“Piacere di fare la tua conoscenza, il mio nome è Sin.”
“Piacere mio.” e roteai gli occhi, mettendomi comodamente seduta per terra e appoggiando la schiena al muro, in modo da guardare questa tizia in faccia.
“Noto con piacevole orgoglio che non riesci ad assorbire la barriera, indice che la nostra teoria è stata confermata. Ciononostante mi sembri molto a tuo agio.” ma come diavolo parla questa?
“Sono solita uscire da situazioni del genere.” e guardai in giro fuori dalla gabbia dove ero stata rinchiusa. Sembrava un laboratorio. Non dello SHIELD, però.
“Buona fortuna, nessuno è mai riuscito ad evadere da qui.” mi stava dando sui nervi.
“Dove sono, in prigione?” alzai un sopracciglio.
“Ho il piacere di darti il benvenuto nella nuova base dell'HYDRA.” e spalancò le braccia in modo molto teatrale. HYDRA? Non era caduta insieme agli helicarrier?
“È la seconda volta che tramate sotto il naso dello SHIELD e Fury non se ne accorge, quell'uomo sta invecchiando.”
“Nick Fury è stato surclassato, la sua tecnologia è obsoleta.” non resistetti più, dovevo chiederglielo.
“Scusa, ma quanti anni hai?”
Lei sembrò rimanere spiazzata da questa mia domanda.
“Ne ho 23.”
“Uhm, avevo ragione – tornai a parlare con lei – ti facilito la cosa, apri questa gabbia da zoo facendomi uscire civilmente e non dovrai finanziarne un’altra.” più chiara di così non avrei potuto essere.
“Non mi sembri nelle condizioni di dare ordini.”
“Credi davvero che una lastra di vetro e un po’ di elettricità statica mi possano fermare così facilmente? Se mi hai osservata prima di rapirmi, e sono sicura che tu l’abbia fatto, sai che la risposta è negativa.”
“Hai ragione, mi sono ben informata prima di condurti qui, quindi sai che da quella cella nulla entra e nulla esce, a meno che sotto mio ordine.”
“Vedremo.” e mi appoggiai con la testa al muro.
 
“Jarvis, dov’è Alice?”
“Non è tornata, signore.” la voce di Jarvis risuonava nel salone dell’appartamento in uno degli ultimi piani della Stark Tower.
“Come sarebbe a dire "non è tornata"?” Tony non era sorpreso dal non-ritorno della ragazza, bensì che non l’avesse sentita per tutta la giornata e che ora non rispondesse al cellulare.
“Che strano.” prese il telefono in mano e compose un numero, questa volta non di Alice.
“Sì?” la voce della rossa suonava leggermente metallizzata.
“Alice è con te?”
“No. Io… io non la vedo da un po’ in effetti.” la Vedova Nera sembrava preoccupata, e se Tony non l’avesse conosciuta così bene, avrebbe sicuramente detto che lo era.
“Non risponde al telefono.”
“Sarà in giro. Magari con le sue amiche, magari con Loki, chi lo sa.” l’uomo riattaccò la chiamata senza dire altro.
“Jarvis, rintraccia il telefono di Alice.”
“Sembra sia stato bloccato, accedo alla localizzazione.” in quel momento davanti ad Iron Man apparve Loki, ben poco conciato.
“Sei finito sotto un autobus?” Tony ci scherzò sopra, anche se non era in vena di troppa ironia.
“Esilarante, Stark. Dov’è mia sorella?”
“Appena lo sopro ti faccio sapere.”
“Le è successo qualcosa.”
“Come fai a dirlo?” il moro sembrava confuso, mentre aspettava una risposta da Jarvis.
“Non è la prima volta che accade.”
“Cazzo, si stanno sommando troppi problemi. I suoi poteri, lei che scompare, tu che sei suo fratello e adesso sei il suo gemello siames-  s’hai?” Loki aveva iniziato a fare diverse smorfie di dolore, pur rimanendo in silenzio.
“Non lo so.” iniziò a sfregarsi la pelle del fianco da sopra la maglietta di cotone che aveva indosso. Si sollevò un lembo di tessuto e lo scenario che aveva di fronte significava solo che c’erano altri problemi da aggiungere alla lista.
“Non è rassicurante.” alzò lo sguardo e incrociò quello di Tony. Loki aveva sul fianco un taglio molto profondo, aveva iniziato a sanguinare. La cosa più strana era che si era formato dal nulla.
“Chiamata in entrata, signore.” la voce di Jarvis si intromise nel discorso.
“Da chi?”
“Alice.”
“Rispondi. Alice?”
“Alice sta bene, pare non possa essere scalfita. Ha una soglia di dolore molto alta.” la voce di una donna inondò la stanza.
“Ah sì? E tu chi saresti?” e mise in muto la chiamata, per ascoltare la risposta e comunicare a Jarvis di localizzare la chiamata.
“È di poca rilevanza in questo momento.”
“Perché non dirmelo allora?” Tony sentì uno schianto dalla parte del telefono.
“Oh, è più forte del previsto. Mi dispiace, signor Stark, devo lasciarla.” e con questo la voce riattaccò la telefonata.
“Localizzazione eseguita. La chiamata viene da un laboratorio abbandonato a qualche miglio al nord di New York.”
“A quanto pare non è così abbandonato. Mettilo sugli schermi.” Loki se ne stava a guardare, cercando di non fare caso al dolore lancinante provocatogli dal taglio.
“È circondato.”
“Come hai intenzione di provocare l’esplosione di quell’edificio?”
“Non farò esplodere niente, non finché non ho idea di cosa si tratti. Bisogna entrare senza farsi notare, non è il mio forte.”
“Vado io.” Tony si girò e guardò Loki dall'alto verso il basso.
“Tu attiri un po’ troppo l’attenzione.”
“Vado io.” una voce sopraggiunse alle orecchie dei due, che si girarono vedendo Steve e Bucky guardarli a loro volta.
“Braccio di ferro, tu potresti andare.”
“Dimmi cosa devo fare.”



BUOONA SERA.
Innanzitutto scusate immensamente il ritardo, ma come avevo anticipato sono colmadiverificheevvivaloscientifico.
Volevo ringraziarvi tutte per le recensioni, le apprezzo davvero tanto! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere!
Letizia

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


“Perché non fai la brava e mi dici quello che voglio sapere?”
“Non sarebbe divertente, non trovi?” ero esausta, non avevo idea di cosa stesse facendo, ma faceva male. Però non mi sarei lasciata andare, quella psicopatica poteva anche arrangiarsi: se non fosse stato per mangiare della pizza, la mia bocca sarebbe rimasta chiusa.
“Perché continui a resistere? Secondo i miei dati il tuo cuore avrebbe dovuto addirittura fermarsi, eppure sei viva e fai pure la sarcastica.” alzai le spalle e sorrisi.
“È così che vado avanti.”
In quel momento un tizio si avvicinò a Sin e le disse qualcosa all'orecchio, lei sembrò allarmarsi. HA, adesso mi sarei divertita seriamente, qualunque cosa fosse successa.
“Catturatelo, usate le maniere forti se necessario.”
“Qualcosa non va?” immaginavo il mio falsissimo sorriso che mi doveva essere spuntato quando rispose.
“Tutto perfettamente nella norma.” e subito dopo si sentì uno scoppio.
“Sicura?”
“Sta’ zitta.” e si girò, andando ad uno schermo.
“Volete scherzare? Uccidetelo!” altro scoppio, stavolta molto ravvicinato. Si alzò una nuvola di fumo, e per fortuna ero uno spettatore dentro ad una scatoletta impenetrabile, non me la sono mai cavata bene con il non respirare.
Cercai di scorgere Sin dentro a tutto quel casino e la vidi prendere una specie di pistola, che però non sembrava alimentata da polvere da sparo. Mi alzai in piedi per cadere sulle ginocchia subito dopo, fantastico. Sarei dovuta morire in una scatoletta, per di più senza riuscire ad alzarmi, più che fantastico. Si sentì un altro rumore e vidi un soldato venir lanciato contro il muro, ahia. Sin sparò qualche colpo verso la figura che si riusciva ad intravedere nella polvere mista al fumo. Avevo intuito bene, erano proiettili, ma non erano sparati con la classica polvere, anche se il tizio a cui vennero sparati sembrò non esserne nemmeno scalfito.
“Non avrai davvero pensato che mi fossi presentato qui senza pensare a come difendermi, vero?” aspet, questa voce la conosco.
“James Buchanan Barnes, il Soldato d’Inverno. Non pensavo stessi dalla parte di Stark.”
Quell’idiota era seriamente venuto qui?
“L’unica Stark di cui sto dalla parte è lei.” il suo sguardo si volse verso di me e si avvicinò alla scatoletta fino a bussarci sopra con le nocche della mano bionica.
“E credi di poterla davvero tirare fuori?” neanche finì la frase che James tirò un pugno alla superficie, crepandola.
“Sì.” e ripeté l’azione un’altra volta, riuscendo a rompere la barriera. Io lo guardai basita e lui allungò la mano verso di me, mi avvicinai strisciando sul sedere fino al bordo della mia ex prigione, rialzato di circa mezzo metro da terra. Saltai giù, rischiando di morire spiaccicata per terra. Altro che le torture sadomaso di Sin, io qui non mi reggevo in piedi. Quella rossa me l’avrebbe pagata cara, questo è sicuro. James mi guardò per poi prendermi in braccio.
“Non è necessario, sai?”
“Puoi camminare?”
“No…?”
“Allora è necessario.”
Sbuffai e mi lasciai andare a peso morto mentre uscivamo da quel lurido posto.
 
“Ero preoccupato per te.” era la decima volta che Tony controllava che non avessi nulla di rotto.
“Ma dai, a me piaceva stare rinchiusa in una scatoletta della tortura, davvero.” quando tornammo alla Stark Tower sembrava che solo con il nostro arrivo avessimo evitato una catastrofe nucleare. Non riuscivo ancora a camminare,     quindi James mi aveva portata in braccio lungo il tragitto dal parcheggio all’appartamento, e non aveva spiccato parola dalla discussione su necessario e non necessario. Entrati mi fece sedere sul divano e da lì partì il quarto grado di Tony e compari. Dopo aver spiegato più o meno l’accaduto andai in camera mia, o meglio, mi feci accompagnare da Tony.
“Sicura di stare bene?” mi guardò.
“A parte le gambe, nulla di strano.” non ero traumatizzata o cose simili, ma essere torturata non era mai stato il mio hobby preferito. Tony annuì alzandosi dal mio letto e uscendo dalla stanza. Mi sdraiai e presi il pc dal mio comodino, se non potevo fare nulla di fisico, mi sarei messa a guardare video di gatti che saltano vedendo cetrioli. Non ebbi il tempo di far partire il primo video quando sentì bussare.
“È aperto.” dissi senza far tanto caso alla persona che stava entrando, la quale si sedette vicino alle mie gambe e abbassò lo schermo del portatile. Mi comparve davanti un Loki molto turbato.
“Posso fare qualcosa per te?” chiesi, non capendo il motivo della sua visita.
“Volevo sapere come stavi.”
“L’ho già detto una miriade di volte, sto bene.” lui mi guardò e alzò un sopracciglio.
“Sai, ho scoperto una cosa molto interessante oggi – lo guardai come per invitarlo a continuare – quello che succede a te, succede anche a me. Quindi te lo ripeterò di nuovo: ti senti bene?
Lo fissai per qualche istante, poi appoggiai il pc dove l’avevo preso e mi tirai su, mettendomi seduta. Lo guardai, come per avere una conferma che volesse saperlo davvero, e lui lo fece di sua volta. Mi sfilai la maglia e spalancò gli occhi.
“Questo lo definisci uno stare bene?” in effetti ero piena di lividi e tagli, ma non avevo intenzione di far preoccupare di più Tony.
“Lo definisco un se lo dici a qualcuno ti taglio la gola, chiaro?” e mi infilai la maglia.
“La taglieresti anche a te stessa, non credo ti convenga.”
“Sono seria, Loki. Tony non lo deve sapere, tantomeno gli altri.”
“Per altri intendi il principe azzurro?” alzai un sopracciglio.
“Barnes.”
“Ha i capelli castan- sì, intendo anche lui.”
“Va bene, terrò la bocca chiusa.” e un sorriso sghembo apparve sul suo viso, poi mi ricordai di ciò che aveva detto prima.
“Che intendevi con quello che succede a me, succede anche a te?”
“Ah, già. Per esempio.” e prese una matita dalla scrivania, mi guardò e si punse il polpastrello dell’indice.
“Ahi.” mi guardai il dito, stava sanguinando esattamente sul polpastrello dell’indice sinistro, proprio dove si era punto Loki sulla sua mano.
“Okay, è molto inquietante.”
“Ha un certo fascino.”
“Un inquietante fascino.”
“È sempre fascino – si alzò – guarisci presto che a me il mio corpo serve.” ed uscì dalla stanza. Io alzai gli occhi al cielo e ripresi il mio pc, iniziando finalmente a guardare gatti, quando fu chiuso nuovamente.
“Oh ma che palle! Non si possono neanche guardare animali che saltano in santa pace?” dissi alzando di un’ottava la voce e spostando lo sguardo verso la figura davanti a me, che scoprì essere James. Cambiai subito espressione e alzai un sopracciglio, riaprendo il pc ed comportandomi come aveva fatto lui con me fino a quel momento.
“Mi stai ignorando?” non risposi e continuai ad ignorarlo, appunto. Chiuse di nuovo il pc e questa volta ci lasciò su la mano. Alzai lo sguardo e lo puntai nel suo.
“Cosa vuoi?”
“Ce l’hai con me?”
“Io no, tu?” lo guardai, non ero arrabbiata, ero incuriosita. Lui sembrò non capire la mia domanda.
“Non mi hai rivolto la parola fino ad ora.”
“Ero…in pensiero, credo.”
“E dimostri la tua preoccupazione non parlandomi? Tu hai qualche problema ad esprimerti, mio caro.” avevo un tono ironico nella voce e a lui scappò una risata.
“Scusami, la prossima volta mi esprimerò in un altro modo.” marcò sul verbo, riferendosi alla mia risposta di prima. Mi lasciai spuntare un sorriso sul volto e mi tirai su. James mi guardò con un’espressione confusa.
“Dove vuoi andare?”
“A sgranchirmi le gambe, non ho intenzione di rimanere mobilitata per il resto della vita.” e mi alzai un po’ a rilento, riuscendo a mala pena a reggermi in piedi, bello. Si alzò anche il moro e mi prese per un braccio per non farmi cadere.
“Ce la faccio.”
“Il punto è proprio questo, Alice. Non devi. – lo guardai aggrottando le sopracciglia – non devi fare tutto da sola per forza.”
 
 
 
SCUSATESCUSATESCUSATE.
So che sono passati due secoli e mezzo ma ero piena fino al collo da verifiche e interrogazioni, però ho preso 8 in fisica, yay.
Btw, spero non siate morte voi nel frattempo.
Ah, giusto: AVETE VISTO QUELLO CHE GIRA SU CIVIL WAR?¿ CIOÈ.
Io ho letto il fumetto e so già che piangerò durante quel film, che bello. Io voglio vederlo, ma contemporaneamente non voglio perché aiuto, non voglio spoilerare. E comunque, io sempre e per sempre #TeamCap.
Fatemi sapere se siete vive e se il capitolo vi è piaciuto, baci!
Letizia

P.S.: 
Per caso c’è qualcuno della provincia di Bergamo che di solito va al cinema a Treviglio? Bc sarebbe carino incontrarsi, pero vbb.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Stavo girando per casa sopra una specie di sgabello volante che avevo fatto montare a Tony usando qualche propulsore della tuta di ricambio che gli avanzava, ed era la cosa più comoda del mondo. Non avrei mai più camminato in vita mia. Magari avrei potuto farla diventare una poltrona. Magari con anche poggiapiedi e schienale reclinabile. Bene, avrei fatto design all’università, altro che ingegneria.
“Mi annoioooo.” in casa c’eravamo solo io e Jarvis, Loki era sparito chissà dove e Tony era sicuramente a litigare con Fury.
“Jarvis, voglio un cane.”
“Non credo che il signor Stark sarebbe d’accordo, Alice.”
“Uffa.” al diavolo il signor Stark.
Dopo qualche ora avevo finito i film da guardare e mi era venuta anche una certa fame, peccato che non sapessi cucinare, mai 'na gioia. Raggiunsi il cellulare appoggiato sul piano della cucina, con l’obiettivo di ordinare una pizza ed evitare esplosioni nucleari pur senza rimanere a digiuno, ma esso suonò prima che potessi anche solo sbloccarlo. Non avevo in rubrica il numero che era apparso sullo schermo, quindi risposi senza riuscire a capire chi di cui non ho il numero potrebbe chiamarmi.
“Pronto?”
“Uhm… Alice?” conoscevo quella voce, e il fatto che mi avesse chiamata – e che fosse riuscito a farlo – mi stupì, e non poco.
“Steve? Con cosa mi stai chiamando?” cercai di non ridere ma mi risultò impossibile.
“Divertente. Con il cellulare che mi ha lasciato Fury, aveva già tutti i numeri memorizzati e tu sei la prima dell’elenco. Ne ho approfitta per sapere come stessi, riesci a camminare?” e subito mi si accese la lampadina.
“Dov’è che sei tu adesso?”
“In centro, non saprei dirti dove.”
“Ti mando indirizzo ed elenco di cose che devi comprarmi, aggiungi pure quello che vuoi e digli di mettermeli sul conto. Appena hai finito vieni da me, ci vediamo dopo. Ciao.”
“Cosa? Alice, aspett-” e chiusi la chiamata. Mi affrettai ad inviargli le informazioni per messaggio e, miracolo divino, Steve mi rispose.
 
Da: numero sconosciuto
Come ci arrivo?
 
Avrei dovuto salvare il suo numero, ma prima avrei pensato a che nome assegnargli.
Altra lampadina.
 
A: Capitan Stellina ☆
Volando. Prendi un taxi, uomo del futuro.
 
Il disegnino non poteva certo mancare.
 
Da: Capitan Stellina ☆
Metto anche quello sul tuo conto?
 
Gli risposi con l’emoji della merdina e aspettai che arrivasse. Dopo circa mezz’ora, infatti, Steve fece capolino dalle porte dell’ascensore con due buste di plastica in mano.
“Buongiorno!” lo salutai, piuttosto felice di vederlo, dato che il suo arrivo comprendeva anche l’arrivo del mio cibo.
Lui mi guardò come si guarda una bambina che ha appena combinato un guaio e io sorrisi come tale.
Appoggiò le buste sul piano della cucina e lo aiutai a tirare fuori le scatolette di sushi e le bacchette.
“Si può sapere quanto mangi?”
“Se si tratta di sushi, tanto.” alzai le spalle e staccai una bacchetta dall’altra.
“Ho notato.”
“Hai mai mangiato sushi?” lui negò con un cenno sulla testa.
“Come faccio a mangiare con dei bastoncini?” sembrava abbastanza confuso, io risi e gli feci vedere come prendere le bacchette.
“Così, probabilmente ti cadranno i rotolini, quindi tieni sotto il piatto.” spiegai ancora ridendo.
“Sono felice che ti diverta tanto.” e cercò di afferrare qualcosa con le bacchette senza successo, il che mi fece solo ridere di più. Lui sospirò, palesemente divertito.
“Non posso mangiarli con una forchetta?”
“Certo, se vuoi che ti si frantumi a metà strada.”
Dopo svariati tentativi di Steve e altrettante risate da parte mia, finimmo di mangiare e buttammo scatolette e bacchette nell’immondizia.
“Allora, hai qualche cosa interessante di cui parlare?” eravamo entrambi seduti sul divano e, sinceramente, non lo avrei mai immaginato.
“Non mangerò più sushi in vita mia.” risi a quella sua risposta.
“Avrei dovuto farti un video e postarlo su internet: il grande Capitan America sconfitto da degli uramaki!” e risi ancora di più mentre Steve cercava invano di rimanere serio.
“Mi astengo dal rispondere.” appena finì la frase il mio telefono iniziò a squillare.
“Che sbatti – e sprofondai di più nel divano – se hanno voglia mi richiamano.”
“Dovresti rispondere.”
“La mia voglia di vivere è pari alla tua esperienza con il sushi, e probabilmente anche con le donne, quindi il mio telefono rimarrà lì dov’è.” e mi girai verso di lui a guardarlo. Sapevo di averlo provocato ed ero curiosa di una sua possibile reazione. Steve spostò lo sguardo al pavimento e non proferì parola. Sapevo cosa significasse, e la cosa mi rese ancora più curiosa.
“Come si chiama?”
Chiamava.”
Rimasi zitta, non mi aspettavo una risposta del genere. Ci furono un paio di minuti di silenzio, parecchio imbarazzante anche, prima che Steve parlasse di nuovo.
“Peggy. Si chiamava Peggy. – mi girai verso di lui e lo guardai, aspettando che continuasse – è mancata qualche tempo fa, di vecchiaia. Soffriva di Alzheimer.”
“Mi dispiace tanto, Steve.”
“Già, anche a me – e si mise in piedi – credo sia meglio che vada, Fury voleva parlarmi di alcuni dettagli di una missione.”
“Non sei bravo a mentire, Rogers.” e mi alzai anche io, accompagnandolo all’ascensore.
“Me lo dicono spesso. Ci vediamo, Alice.” sorrisi e le porte si chiusero, lasciandomi sola.
“Un altro punto per Alice e le domande che non deve fare.” dissi tra me e me.
“Cambiato principe azzurro? Lui li ha, i capelli biondi.”
“Loki non mettertici anche tu, e poi, da dove arrivi? Non c’eri prima.”
“Io sono dappertutto, tesoro.”
“Ah, beh. Mi scusi, grande dio dell’inganno, capace di rendersi invisibile agli occhi della misera sorella che non sa padroneggiare le arti magiche.” dissi con ironia, roteando gli occhi.
“Non ho ancora imparato a rendermi invisibile, a dire il vero. Ero a fare un giro per l’edificio.”
“Hai tutti i tuoi poteri, ora?”
“Direi di sì.” e fece roteare un nonsoche sulla mano, sembrava energia, era azzurra.
“Ti sei ripreso lo scettro, non hai fatto una gita turistica.”
“Conosci le gemme dell’infinito.” sembrava sorpreso.
“Mi sono informata, dopo che… ci siamo incontrati.” alzai le spalle
“Quindi ti rendi conto dell’enorme potere che hai.” nel frattempo, io mi ero riseduta sul divano.
“Non ho la minima idea del potere che ho, ma pare sia potente dato che tutti se ne interessano.” mi sdraiai e appoggiai le gambe al bracciolo del divano e chiusi gli occhi per rilassarmi, mentre Loki si avvicinava.
“Io posso aiutarti.” presi una rivista e mi misi a sfogliarla.
“Perché dovresti farlo? – sentii mio fratello alzarmi le gambe, sedersi e riappogiarle sopra le sue – io ero comoda.”
“Perché mi disgusta il fatto che un potere tanto immenso sia così sprecato.”
“Che bel complimento.” Loki prese la rivista e la appoggiò sul tavolino di fianco a noi.
“Potresti fare la seria per un solo istante?” sospirai e puntai il mio sguardo nel suo.
“Cosa vuoi che faccia, Loki? Non ho idea di cosa potrei fare con questo coso, Funziona una volta sì e quattordici no.”
“È esattamente quello che intendevo – e si alzò – alzati.”
Di malavoglia mi alzai e lo seguii al centro della stanza.
“Non credo che Laufey ci abbia detto la verità. Dammi le mani.” iniziavo a non capirci molto in questa storia, ma feci come mi venne chiesto e strinsi le mani di Loki. All’improvviso una forte energia si espanse attorno a noi. Strane onde iniziarono a circondarci. Guardai Loki, era sorpreso, ma dal suo sguardo si poteva capire che si aspettava una reazione di qualche tipo.
“Cos’è?”
“Succede quando due gemelli di stirpe diversa entrano in contatto. Tu non sei un gigante di ghiaccio, Alice. Sei un gigante di fuoco.” alzai un sopracciglio.
“Un che?” mi lasciò le mani e l’energia si dissolse improvvisamente.
“Un gigante di fuoco, erano detti anche Múspellsmegir. Sono una razza estinta da secoli, o così credevo fino a cinque minuti fa. Sei l’ultima della tua specie.”
“Emozionante. E quindi saremmo gemelli di stirpe diversa?”
“Più o meno, è una sorta di parabatai divino, qualcosa del genere.”
“Figata, quindi?”
“Quindi ecco perché tremavi come una foglia su Jotunheim e anche perché siamo collegati.”
“Perché Laufey avrebbe detto che sono un gigante di ghiaccio allora?”
“Lo diverte, quelle poche volte che ci ho parlato ha sempre avuto un atteggiamento per il quale si divertiva a vedere gli altri scervellarsi.”
“E cosa c’entra l’HYDRA in tutto questo?”
Loki alzò le spalle, segno che non ne sapeva nulla, altrimenti credo che a questo punto me l’avrebbe detto. Il silenzio che si era formato fu interrotto dal mio cellulare che riprese a squillare incessantemente. Camminai dolorante fino al piano della cucina e risposi.
“Pronto?” misi in vivavoce.
“Abbiamo un problema.” la voce allarmata di Tony giunse alle nostre orecchie.
“Sembra essere di routine, quale?” ironizzai.
“L’HYDRA è entrata nella base dello SHIELD. Quella rossa sta iniziando a darmi seriamente sui nervi.”
“Mettiti in fila, prima ci sono io. Arriviamo.”
Guardai Loki e gli agitai le chiavi della mia auto davanti, sorridendo.
“Cosa ho fatto di male?”
Risi e scendemmo verso il parcheggio.

 
 
BUOOON POMERIGGIO.
Come avete potuto vedere, gli aggiornamenti sono diventati più lenti, vdm.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere!
Letizia

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