New city, new life - Summer edition

di Emy Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In Italia ***
Capitolo 2: *** City center and slumber party ***
Capitolo 3: *** Are really you? ***
Capitolo 4: *** Amnesia ***
Capitolo 5: *** Luna Park! ***
Capitolo 6: *** Chat ***
Capitolo 7: *** In the mountain ***
Capitolo 8: *** I will win, I am sure ***
Capitolo 9: *** Ghost's hotel ***
Capitolo 10: *** Broken memories ***
Capitolo 11: *** Date and birthday ***
Capitolo 12: *** Will be a perfect date? ***
Capitolo 13: *** Nickname ***
Capitolo 14: *** Remember ***
Capitolo 15: *** Fever ***
Capitolo 16: *** Confusion ***
Capitolo 17: *** Another chance ***
Capitolo 18: *** Finally free ***
Capitolo 19: *** two brothers and one robot ***
Capitolo 20: *** Little trip ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** In Italia ***


Capitolo 1: In Italia
 
Erano le 6:00 di mattina all'aereoporto di San Fransokyo e il gruppo dei nerd era pronto per partire.
Tutti si trascinavano dietro i bagagli, pronti per imbarcarsi sull'aereo.
"Aspettate ragazzi!" esclamò Honey.
Tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e si posizionò accanto agli altri.
"Dite Italia!"
"Italia!" dissero in coro e con un clic la foto fu fatta.
Si imbarcarono sul loro aereo, felici come non mai. Appena salirono presero posti.
Rebecca si sedette al primo posto libero e fece cenno a Noemi di sedersi affianco a lei, ma lei rifiutò l'invito dicendo: "Credo che ci sia un'altra persona che voglia sedersi accanto a te" e fece cenno col capo verso Hiro.
La mora arrossì e aspettò che il ragazzo si sedesse affianco a lei.
Wasabi si sedette vicino a Fred, e Noemi, Gogo e Honey nella fila con tre posti.
A un certo punto, l'aereo partì.
Il ragazzo di colore si aggrappò con le unghie al sedile, Fred e Noemi alzarono le mani come se fossero in una montagna russa, Gogo gridava al conducente di andare più veloce, mentre Honey, Hiro e Rebecca rimasero impassibili.
Quest'ultima si limitò a prendere la mano del suo ragazzo, appoggiando la testa sulla sua spalla, facendolo arrossire.
In un primo momento si irrigidì, ma piano piano si calmò e appoggiò anche lui la testa su quella di lei.
Gli altri, invece, chiacchieravano del più e del meno, non vedendo l'ora di arrivare a destinazione.
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Dopo 12 ore di volo, finalmente i ragazzi arrivarono a Milano.
"Oddio, oddio, oddio!" esclamò Honey "Siamo in Italia!"
"Direi che un bel "benvenuti" ci stia" le disse Noemi.
"Bene" si intromise Rebecca "Ora dobbiamo andare alla stazione"
Presero un taxi che li portò alla stazione di Milano e dopo un quarto d'ora arrivò il loro treno.
Arrivarono a Torino dopo 2 ore e mezza, ma che volarono visto l'entusiasmo dei nuovi arrivati.
Appena uscirono dalla stazione, il volto del gruppo si illuminò. Per loro era un posto totalmente diverso da dove vivevano: mentre San Fransokyo era moderna e tecnologica, Torino conservava quella nota di storia e magia del rinascimento.
"Wow..." dissero senza fiato.
"Dovremmo prendere il pullman. La fermata è proprio qui vicino" spiegò Noemi che si incamminò verso il luogo indicato.
Gli altri la seguirono a ruota e in nemmeno un minuto erano alla fermata.
Presero il 4 e dopo 20 minuti scesero.
"Ora dobbiamo vedere chi va con chi" disse Rebecca.
"Che ne dici se tu ti porti Hiro e io gli altri?" le propose la sua migliore amica con un sorriso diabolico.
"Ehm…ok...se per Hiro va bene" rispose arrossendo.
Il ragazzo annuì e gli altri furono d'accordo.
Si salutarono e andarono ognuno alle rispettive case.
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La casa di Noemi era grande e accogliente: aveva tre camere da letto, l'immensa cucina, il salotto, l'ingresso, uno sgabuzzino e due bagni.
La povera rossa non fece in tempo ad entrare che si ritrovò sommersa di abbracci.
"Memy!" esclamarono i suoi fratelli saltandole addosso.
"Hei ragazzi!" rispose lei ricambiando l'abbraccio.
La sorellina di Noemi aveva 10 anni, faceva quinta elementare e aveva lunghi capelli color cenere, e gli stessi occhi della sorella, coperti da un paio di occhiali. Si chiamava Lorena.
"Ci sei mancata" disse la bambina.
"Anche tu Lory"
Il fratello, invece, si chiamava Mattia. Aveva 12 anni, alto quasi quanto Noemi, capelli dello stesso colore di Lorena, occhi uguali e lentiggini.
Qualche tempo prima Mattia non era così alto, quindi lui e Lorena venivano sempre scambiati per gemelli.
Noemi entrò in casa facendo entrare anche gli altri.
"Ciao" dissero in coro i fratelli, in quel momento in imbarazzo.
"Ciao!" risposero in coro gli altri.
"Loro sono Wasabi, Gogo, Honey e Fred" li presentò Noemi "Li ho conosciuti a-"
La ragazza non finì la frase che arrivarono anche i suoi genitori ad abbracciarla.
"Noemi!" esclamò la madre.
Si chiamava Antonella e aveva 40 anni. Era più bassa di Noemi. Aveva i capelli tinti di rosso, occhi marroni e il visto pieno di lentiggini.
Il padre invece, aveva 42 anni. Era un po’ più alto di Noemi e aveva capelli ricci neri e occhi marroni. Il suo nome era Massimo.
Anche lui l’abbracciò e poi i loro sguardi si posarono sui nuovi arrivati.
Per prendere tempo e spiegare, Noemi chiuse la porta e iniziò: “Sono dei miei amici, li ho conosciuti a San Fransokyo.”
A turno si presentarono e strinsero la mano agli adulti.
Vedendo che i genitori non sembravano ancora infastiditi delle presenze, la ragazza continuò con un filo di voce: “Ho detto loro che potevano dormire qui…”
Antonella e Massimo si guardarono negli occhi e, non potendoli lasciare a dormire per strada si rassegnarono.
“Però potevi anche avvisare!” la rimproverò la donna.
Dopo una lieve discussione, li lasciò sistemare.
“Gogo, Honey, voi due dormirete con me in camera mia, mentre voi due” continuò guardando Wasabi e Fred “Dormirete nel divano-letto.”
Appena entrarono nel salotto la prima cosa che notò Fred fu la grandissima vetrina piena di personaggi dei fumetti, tra cui i supereroi.
“Non. Ci. Credo!” esclamò il ragazzo guardando la vetrina incantato.
“È la collezione di mio padre” spiegò la rossa.
“È fantastica!” rispose il biondo.
“In camera mia invece ho la mia collezione di manga e altri fumetti vari. Se ti va potresti dargli un’occhiata”
Fred non se lo fece ripetere due volte che si diresse verso quella che doveva essere la camera di Noemi.
La giovane lo seguì e lo portò davanti allo scaffale sopra il suo letto, pieno di libri fantasy, giochi per la play station e fumetti. Lei lo chiamava “lo scaffale nerd”.
“Se vuoi leggerne qualcuno fai pure” lo invitò lei e Fred non se lo fece ripetere due volte che ne prese uno degli X-men.
Intanto li raggiunsero anche gli altri, ridendo del loro amico.
Già, sarebbe stata la miglior estate della loro vita.
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La casa di Rebecca era piccola e moderna. La prima cosa che si notava nel corridoio erano le i quadri colorati di arte contemporanea. Era composta da 2 camere, un salotto, due bagni e una cucina.
“Rebecca!” la madre della ragazza corse ad abbracciarla.
Si chiamava Saar ed era leggermente più alta della figlia. Aveva capelli e occhi castani e lentiggini sul viso.
“Ciao mamma!” disse la giovane ricambiando il gesto.
“È andato bene il viaggio?”
“Molto”
A quel punto la donna notò Hiro.
“E lui chi è?” chiese.
“Mi chiamo Hiro signora, Hiro Hamada” disse lui.
“Io e Noemi abbiamo invitato lui e i suoi amici qui a Torino…per te va bene? Non dormiremo nelle stesse camere” si intromise Rebecca sperando di convincere la madre.
Saar ci pensò un po’ su, ma alla fine accettò.
I due si diressero verso la coloratissima stanza della ragazza, dove trovarono in fratellino di Rebecca, Raffaele.
Aveva 10 anni e assomigliava molto alla sorella.
Stava giocando alla playstation e imprecando contro gli altri personaggi del gioco di guerra.
“Ciao Lele” disse Rebecca posando la valigia in un angolo.
“Ciao” la salutò lui continuando a giocare. Smise solamente dopo aver visto il nuovo arrivato.
“Mi chiamo Hiro” disse il giovane intuendo la sua domanda.
“Ciao Hiro” rispose e riprese a giocare ai videogame.
Rebecca portò un bicchiere d’acqua al ragazzo, che iniziò a bere.
“State insieme?” chiese Raffaele quasi dal nulla, facendo sputare Hiro tutta l’acqua che stava bevendo.
“Beh n-noi…” tentò di dire imbarazzato, così, Rebecca decise di intervenire: “Fatti gli affari tuoi, Lele!”
Il ragazzino fece spallucce e disse: “Lo prendo per un sì”
“Rebecca sei tornata!”. A parlare era stato il padre di Rebecca, di nome Fabio.
“Salve signore” lo salutò Hiro “Mi chiamo Hiro Hamada.”
“Piacere” disse Fabio stringendo la mano del ragazzo. “Starai qui a casa nostra?”
“Sì” rispose Hiro.
“Bene, allora vi lascio in pace, a dopo” e se ne andò.
Quando il corvino si girò, la sua ragazza si era addormentata.
Si sdraiò affianco a lei e lasciò che le braccia del sonno lo accolsero.
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Questa storia sarà una specie di “racconto” delle vacanze. Ammetto che questo capitolo non sia un granché, ma spero vi piaccia.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** City center and slumber party ***


Capitolo 2: City center and slumber party
 
17 giugno 2015

Era un bel pomeriggio di sole nella città di Torino e il gruppo dei nerd non aveva perso l'occasione di visitarne il centro.
Honey volle assolutamente entrare in ogni negozio del luogo e tempestare i luoghi di foto, Wasabi visitare il museo egizio, mentre Gogo quello dell’automobile. Per Hiro era uguale, invece Rebecca, Fred e Noemi desideravano andare in fumetteria.
Votarono per la maggioranza e in pochi minuti si ritrovarono tra la carta stampata dei fumetti.
Fred si tuffò nella zona “eroi” mentre Rebecca e Noemi a cercare manga.
Quest’ultima prese quattro manga di “Pandora Hearts”, Rebecca uno di “One Piece” e Fred dieci di “Spiderman”.
Usciti decisero di andare per i negozi e Honey non perse l’occasione di far provare ogni singolo capo ai propri amici.
“Questo ti starebbe di incanto!” disse a Rebecca porgendole un abito da cocktail viola.
“Invece a te” continuò la bionda avvicinandosi a Noemi porgendole un abito uguale ma rosso “Sarebbe adatto questo”
Le due dovettero andare a cambiarsi sotto costrizione della loro amica.
Gogo, invece, provava giacche di pelle una dopo l’altra.
I ragazzi se ne stavano in un angolo a pregare che Honey non desse capi da indossare anche a loro.
Alla fine non comprarono nulla e tornarono verso casa per cambiarsi: quella sera pigiama party!
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Per la festa scelsero casa di Noemi, essendo la più grande e il resto della famiglia era fuori, lasciando l’intera casa nelle loro mani…il che era un po’ rischioso.
Il pavimento del grande salotto era pieno di coperte e cuscini.
“Dai raga, tocca a me!” affermò Noemi.
Avevano optato per “obbligo o verità”, classico gioco.
“Verità” continuò.
Così, Honey chiese: “Quand’è stata l’ultima volta che hai baciato un ragazzo?”
La rossa ci pensò un po’ su e poi rispose: “Qualche giorno prima di arrivare a San Fransokyo: avevo conosciuto un tipo e ci siamo baciati.”
“Bene, ora è il mio turno!” disse Wasabi “Obbligo”
Gogo non ci pensò due volte e con un sorriso maligno gli disse: “Bacia i piedi di Fred” facendo ridere a crepapelle il resto del gruppo.
“COSA?! No! Non è per niente igienico!” si rifiutò il ragazzo di colore.
Fred, invece, si era tolto le ciabatte ed era già pronto per umiliare l’amico.
“Devi” rispose Gogo “è un obbligo. Fai la donna”
Il povero Wasabi ubbidì e successivamente corse in bagno a sciacquarsi la bocca. Quando tornò era bianco come un lenzuolo, che cercava di riprendersi da quel “trauma”.
“Ok, tocca ad Hiro” disse tentando stabilizzare la circolazione e il battito cardiaco.
“Obbligo” rispose prontamente il corvino.
E fu Noemi a farglielo: “bacio sul collo a Rebecca”
Un coro di “Oh” da parte degli altri si fece strada nella stanza, mentre le due povere vittime arrossirono come non mai.
“Non in pubblico” si rifiutò la ragazza.
“Dovete” insistette Honey.
Hiro si avvicinò piano alla sua ragazza e fece ciò che gli era stato ordinato.
Appena finito, rimasero rigidi al loro posto, rossi in viso come non lo erano mai stati.
“Basta, questo gioco mi annoia” si intromise Gogo “Facciamo altro: guardiamoci un horror”
“Neanche per sogno!” si rifiutò Wasabi.
“Preferirei di no” rispose invece Honey “Vorrei dormire stanotte…”
“E se ci vedessimo un film della Marvel?” propose Fred.
“A me l’idea dell’horror non dispiace, anche se sono un po’ suscettibile” disse invece Noemi.
“Mammoletta” la provocò Hiro, vendicandosi per prima.
“Parla quello che si vergogna a dare un bacio alla propria ragazza davanti a tutti!” ribatté scherzosamente Noemi.
“Ragazzi” si intromise Rebecca prima che scoppiasse un litigio “E se invece giocassimo a Taboo? Maschi contro femmine”
L’idea non dispiacque a nessuno dei presenti e si misero a giocare fino a tardi. Crollarono dal sonno sul tappeto coperto dai cuscini, con i sorrisi sui volti e abbracciati l’un l’altro.
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NOTA AUTRICE: Ok, so che è abbastanza noioso come capitolo ( anche un po’ corto e forse ridicolo), ma avevo bisogno di un “intermezzo” per il possibile shock che possiate prendervi nel prossimo, quindi perdonatemi.
Non vi spoilero nulla di più.
La parte del gioco “obbligo o verità” e ispirata ad una Fanfiction interattiva di Big hero 6, chiamata “Truth or dare Big hero 6”. Se vi va potete andare a leggerla. Spero che la creatrice di essa non mi ammazzi per aver citato la sua FF (se mi stai ascoltando dimmi se ce l’hai con me. Se è sì, tolgo tutta questa parte che ne parla)
Perché i titoli in inglese? Perché sì XD. AMO l’inglese, come credo si sia capito, quindi portate pazienza.
Ho deciso anche di mettere sempre la data all’inizio del capitolo, in modo che possiate capire meglio la storia e i lassi di tempo. Vi piace come idea?
Ringrazio Oscura_pa2003, Pelelen_moon6, Chia29 e Rebianime per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 3
*** Are really you? ***


Capitolo 3: Are really you?
 
18 giugno 2015
 
Se c’era una cosa che Hiro sapeva era che la linea tra il possibile e l’impossibile era molto sottile, ma non avrebbe mai immaginato lo fosse così tanto.
Il passato stava tornado, il tutto per caso, in un luogo e in un modo che non si sarebbe mai aspettato e quella sera il destino sarebbe stato amico e crudele con lui.
Ma ancora non lo sapeva.
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Erano le 20:15 e i ragazzi del gruppo stavano aspettando le altre. Avevano deciso di passare una bella serata elegante: avrebbero mangiato qualcosa al ristorante e poi sarebbero andati al cinema. Tutto sembrava perfetto.
Quando le ragazze uscirono dal portone, gli altri rimasero a bocca aperta:
Honey indossava un abito attillato fucsia, con un fiocco rosso legato in vita con zeppe e pochette abbinate ad esso.
Gogo un abito di jeans prestatole da Noemi, converse nere e due guanti da motociclista dello stesso colore.
Rebecca un abito corto stile impero lilla, collant neri, ballerine bianche e una tracolla elegante.
Noemi un abito nero con maniche di pizzo, scarpe con il tacco color cipria e una pochette dello stesso colore con strass.
“Wow…” disse Hiro. Il suo sguardo era principalmente per Rebecca, che se ne accorse e arrossì.
Fred e Wasabi, invece, rimasero di sasso. Quest’ultimo scosse la testa e si riprese “Allora? Andiamo?” domandò.
“Festa!” esclamò Noemi.
Si diressero verso la fermata del pullman, entusiasti e pieni di aspettative per la serata.
Durante il tragitto, Hiro prese coraggio e passò un braccio sulla spalla della sua ragazza mentre camminavano.
“Noemi, metti un po’ di musica” le disse Gogo.
La rossa prese il cellulare e mise a tutto volume “Highway to the hell” degli ACDC. Come si aspettava la canzone non era di gradimento di Wasabi, mentre agli altri piaceva molto.
“Dai Wasy, divertiti!” esclamò Noemi prendendolo a braccetto.
“Ti prego non chiamarmi più così” disse lui facendola ridere.
“Come vuoi tu” rispose lei.
In soli 5 minuti erano alla fermata, presero il 4 e un quarto d’ora dopo erano in centro.
L’atmosfera era come magica: il contrasto tra le luci dei negozi e i palazzi rinascimentali era splendido, facendo sembrare di essere in un nuovo mondo.
Nell’aria si respiravano gli odori dei vari luoghi dove cenare, tra pizzerie, pub e fast-food.
Non era affollato come San Fransokyo, ma di gente c’è n’era, sollevando un caos di voci non troppo alto.
Anche se avevano già visitato il centro, di notte era tutta un’altra cosa, seppur fosse lo stesso posto.
“La pizzeria è da questa parte” disse Noemi trattenendosi dal non commentare le loro facce buffe. “Si mangia bene. Ci ero andata con dei miei amici una sera. Prima o poi ve li farò conoscere”
“Intendi gli scout?” chiese Rebecca.
“Esattamente. Su, andiamo!”
Percorsero tutta via Garibaldi, fino ad arrivare in pizzeria.
Si sedettero al piano di sotto e ordinarono.
Wasabi prese una pizza margherita, Rebecca e Fred ai wurstel, Honey al prosciutto, Noemi con la salsiccia e Hiro e Gogo con il salamino piccante.
La finirono in poco tempo, senza smettere di commentare quanto fosse buona.
Partì la musica e un uomo sui 25 anni salì sul palco davanti alla sala dicendo al microfono: “Inizia il karaoke! Chi si offre per primo?”
In pochi secondi si ritrovarono tutti sul palco trascinati da Honey.
Dopo varie discussioni su cosa cantare, decisero per “Killer” di Baby K e Tiziano Ferro.
Fu imbarazzante, ma divertente.
Dopo mezz’ora uscirono dalla pizzeria e si diressero verso il cinema per vedere “Fast & Furious 7”.
“Ok, biglietti fatti” disse Honey distribuendoli “Inizia alle 22:00”
“Allora intanto andiamo a prendere i popcorn” propose Hiro, voltandosi verso il bar del cinema, ma nel farlo andò a sbattere contro qualcuno.
“Oh, scusami piccolo, mi dispiace” disse questo.
Hiro perse un battito.
Questa voce…io conosco questa voce…
Non si era nemmeno reso conto che gli era caduto il biglietto, fin quando non gli venne restituito.
E quando vide il volto della persona contro cui era andato addosso, fu come se un abisso nero e senza fondo lo risucchiasse.
Davanti a lui c’era un ragazzo sui 18 anni, con corti capelli neri e occhi color cioccolato. Era più alto di lui e abbastanza muscoloso.
“T-Tadashi?”
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NOTA AUTRICE: Tan-tan-taaaaan! Non ve lo aspettavate vero? Che è successo? È davvero Tadashi? E se fosse lui, che ci faceva lì?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Spero solo che stiate tutti bene! Nessuno svenuto vero? Beh non potevo mica fargli avere un’estate tranquilla a questi poveretti, no? Sono crudele, lo so.
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime, Oscura_pa2003 e Chia29 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 4
*** Amnesia ***


Capitolo 4: Amnesia
 
18 giugno 2015
 
"T-Tadashi?"
Hiro non riusciva ancora a credere ai suoi occhi, così come i suoi amici.
Noemi e Rebecca rimasero in fondo al gruppo, che cercavano di capire cosa stesse succedendo. Sapevano che Hiro aveva perso il fratello, ma non approfondirono mai l'argomento con lui per non ferirlo, quindi non avevano la più pallida idea di chi fosse la persona davanti a loro.
"Ehm...scusa?" domandò il diciottenne.
"Oddio...T-Tadashi...? Sei tu...?" Hiro avvicinò la mano al viso del fratello, lentamente, temendo che lui potesse andarsene da un momento all'altro, come i sogni che spesso faceva.
"Scusami ragazzino, ma credo che tu debba avermi scambiato per qualcun'altro: io mi chiamo Kei" rispose però lui.
Hiro non voleva crederci: era identico a suo fratello, ma diceva di non esserlo. Come era possibili? No, no, lui era Tadashi! Ma lo aveva visto con i suoi occhi la morte del suo adorato fratellone! Allora cosa stava succedendo?
Kei, invece, aveva comunque una sensazione di familiarità verso quel ragazzino: era come se ci fosse un collegamento. E se....?
"Come ti chiami?" chiese.
"H-Hiro...sono tuo fratello..." le lacrime cominciavano a rigargli il volto "Sono tuo fratello..." si accasciò a terra, tenendosi la vita per cercare di alleviare il dolore, quel dolore che non se n'era mai andato, e cominciò a singhiozzare.
La prima ad andare da lui fu Rebecca, che lo abbraccio tentando di confortarlo.
Kei, invece, rimase allibito.
Questo nome...io...l'ho già sentito...Hiro....ma che sta succedendo?
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Quando Tadashi si svegliò era in un letto d'ospedale, con bende che coprivano la maggior parte del suo corpo.
Dove sono?; si chiese.
Dalla porta della stanza entrò un'infermiera, che appena vide che era sveglio corse fuori urlando qualcosa che Tadashi non riuscii a comprendere.
Dopo qualche minuto, ella tornò con affianco quello che doveva essere un medico.
"Finalmente ti sei svegliato, ragazzo" disse l'uomo "Sei vivo per miracolo, lo sai?"
"Dove mi trovo?" domandò il giovane confuso.
"All'ospedale di San Fransokyo.”spiegò il medico “Come ti chiami?”
Tadashi rimase per un momento in silenzio, a guardare il soffitto. "Non lo so"
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Tadashi si risvegliò dai suoi ricordi quando si sentì chiamare.
"Ehi Kei! Il film sta per iniziare!"
Era il suo gruppo di amici, impazienti di entrare in sala.
Il corvino sarebbe anche andato con loro, ma qualche parte remota della sua testa gli diceva di no. Gli diceva che doveva aiutare quel povero ragazzo dai capelli ribelli che piangeva davanti a lui.
"Scusate ragazzi, ma non posso" rispose infine "Poi vi spiego"
Il suo gruppo entrò in sala senza chiedere altro e Tadashi si inginocchiò affianco a Hiro.
"Stai bene?" gli domandò.
Hiro scosse la testa e continuò a singhiozzare.
Rebecca decise di intervenire “Credo abbia avuto qualche ricordo doloroso del passato…”
“Sei identico a suo fratello, che è…” Wasabi non riuscì a terminare la frase: Tadashi era il suo migliore amico e quando seppe della sua morte ne rimase distrutto.
“Vi do un passaggio in macchina” si offrì Tadashi “non posso lasciarvi così”
Certo che posso!; si disse. Allora perché non me ne vado? Perché non sono a vedere il film con i miei amici?
Portarono Hiro in macchina, che ormai aveva smesso di piangere. Rimaneva fermo con la testa bassa, a fissare il pavimento, senza dire una parola.
Arrivarono a casa di Rebecca in poco tempo e salirono.
I genitori della ragazza dormivano, quindi dovettero fare piano.
La mora preparò una tisana per il suo ragazzo, mentre Tadashi continuava a fissarlo, confuso.
Dopo un quarto d’ora di silenzio, Hiro cominciò a parlare: “Mi dispiace Kei, l’ho scambiata per un’altra persona. È solo che lei è identico a…”
“Sì, me lo hanno detto” lo interruppe Tadashi “E dammi del tu, ragazzino”
Ci furono altri minuti di silenzio, finché il maggiorenne decise di fare delle domande ad Hiro: forse lo aveva conosciuto durante gli anni che aveva dimenticato.
“Sei di queste parti?” gli chiese.
“No, sono di San Fransokyo” rispose Hiro tenendo la testa bassa.
In un lampo, Tadashi cominciò a collegare: si era svegliato proprio nell’ospedale di San Fransokyo e il ragazzo veniva da lì. Diceva che era identico a suo fratello, ma lui era morto…poteva essere che…?
“Scusa la domanda indelicata ma…come è morto tuo fratello?”
Hiro strinse più forte la tazzina con la bibita calda e chiuse gli occhi tentando di calmarsi. “In un incendio”
“E….” ricomiciò Tadashi “il suo corpo…è mai stato più ritrovat-“
“Ok, ora basta!” Noemi era furiosa: non permetteva a nessuno di far soffrire i propri amici! “Come osa lei fare certe domande a Hiro?! Non vede che lo fa star male?! Chi gli e l’ha insegnata a lei l’educazione?!”
“Va tutto bene, Noemi, è ok” tentò di calmarla il quindicenne.
Tadashi era mortificato “Mi dispiace, è solo che…io mi ero svegliato nell’ospedale di San Fransokyo un circa anno fa, non ricordando nulla, quindi pensavo…”
“Di essere il fratello di Hiro” concluse Rebecca.
“Esatto”
Finalmente il giovane Hamada trovò il coraggio di guardarlo nuovamente in viso. “Quindi…sei tu?”
“È molto probabile” rispose Tadashi “Forse con il tempo potrei ricordare qualcosa, ma bisogna avere pazienza”
Hiro sentiva di dover essere felice, ma non lo era: anche se Kei era probabilmente suo fratello, non ricordava nulla di quello che avevano passato insieme, il che faceva male.
“Questo è il mio numero.” Disse il giovane “Ci metteremo in contatto, ok?”
Il quindicenne annuì.
“Beh, allora” cominciò Tadashi “Io devo andare. Ci sentiamo, va bene?”
Hiro annuì nuovamente e Rebecca lo accompagnò alla porta.
Gli altri nerd rimasero in silenzio: nessuno di loro sapeva cosa pensare ne aveva idea di ciò che potevano dire per dare conforto al loro piccolo amico.
Non sarebbe stato facile affrontare nuovamente il passato.
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NOTA AUTRICE: Direi che il capitolo si commenta da solo. Non ho altro da aggiungere.
Credo abbiate solo ancora una domanda: che ci fa Tadashi in Italia? Lo spiegheranno i prossimi capitoli.
Spero che questo vi sia piaciuto.
Ringrazio Rebianime, Pelelen_moon6, Oscura_pa2003 e Chia29.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 

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Capitolo 5
*** Luna Park! ***


Capitolo 5: Luna Park!

20 giugno 2015

Erano passati due giorni da quando avevano trovato Tadashi e Hiro stava ancora cercando di riprendersi dall’accaduto.
Il giorno prima i suoi amici erano andati a farsi un giro, mentre lui aveva deciso di rimanere a casa. Rebecca rimase con lui e lo supportò tutto il giorno.
Avevano guardato un film insieme e il ragazzo doveva ammettere che comunque gli era servito stare del tempo con lei.
Rebecca riusciva sempre a farlo stare bene, qualsiasi cosa facesse o dicesse.
La sera arrivò un messaggio di suo fratello che chiedeva se il giorno dopo avrebbero potuto vedersi.
Ovviamente, Hiro accettò subito l'invito e decisero di andare al Luna Park di Torino.
Dovevano essere lì per le 15, così alle 14 si incontrarono e presero il pullman.
Noemi indossava la sua maglia della Jack Daniel's, giacca di pelle, pantaloncini corti, collant , calze nere fin sopra le ginocchia e i suoi stivaletti gotici.
Wasabi aveva una maglietta bianca, un golf verde, jeans blu e delle Superga verdi.
Gogo, invece, insossava una t-shirt corta grigia, leggins neri e converse dello stello colore.
Fred indossava un cannotta rossa, una camicia di jeans, pantaloni della tuta bianchi e converse rosse.
Honey aveva un top celeste con fantasie floreali rosa, jeans blu chiaro, ballerine azzurre e una pochette rosa pastello.
Rebecca una cannotta blu con scritto "nerd", pantaloncini di jeans e delle Vans nere.
Hiro una felpa blu, jeans color cachi e scarpe da ginnastica rosse.
"Che giostre faremo?" chiese Fred.
"Montagne russe!" esclamò subito Noemi senza pensarci.
Se dovevano andare alle giostre, lei voleva fare sempre le cose più spericolate ed estreme, era uno dei suoi principi.
“Non male, ma preferisco gli autoscontri” disse invece Gogo.
“Anch’io voglio fare gli autoscontri!” concordò Hiro.
“Io voglio fare quello sui seggiolini” si intromise Wasabi.
“Sì chiamano “calci in culo” e voglio farli anch’io!” disse Rebecca.
“No, Noemi ha ragione: le montagne russe sono le migliori!” esclamò Fred.
“E tu Honey?” chiese la mora “Che vuoi fare?”
“Farvi le foto: preferirei non salire sulle giostre, ma se proprio devo scegliere vorrei fare la casa matta!” rispose lei.
Gogo sbuffò “La casa matta? Ma è per bambini!”
Si aprì un acceso dibattito su quale attrazione dovessero fare per primi e senza accorgersene arrivarono a destinazione.
Scesero dall’autobus e andarono a piedi fino alla piazza piena di giostre. Davanti all’entrata c’era Tadashi che li aspettava, assorto nei suoi pensieri.
Chissà a cosa pensa…; si chiese Hiro. Solo a rivedere suo fratello si sentì nervoso, come quando doveva andare al primo giorno di scuola. Era comunque passato un anno e lui non ricordava nulla di ciò che era successo prima dell’incendio.
“Hey Hiro, andiamo!” Rebecca lo risvegliò dai suoi pensieri prendendogli la mano e portandolo verso la loro destinazione.
Arrivarono lì in qualche secondo e salutarono uno ad uno il loro vecchio amico.
“Ciao ragazzi!” disse lui.
“Ciao Tadashi!” Honey corse a salutarlo con un abbraccio, tipico di lei e in cuor suo Tadashi lo sapeva.
Poi fu il turno di Wasabi e Fred, che gli davano pacche sulla spalla, Hiro, che riuscì a biascicare qualcosa, Rebecca con il classico saluto formale e Noemi, che si sentiva timida e non smetteva di torcersi le mani, sorridere e mordersi il labbro inferiore.
La sua migliore amica se ne accorse e ridacchiò: conosceva Noemi e sapeva che quando si comportava così era perché il ragazzo in questione gli interessava.
Non cambierà mai; pensò giocosamente Rebecca.
“Allora? Che giostra si fa prima?” domandò Tadashi.
“Prima di andare…dobbiamo chiamarti Kei o Tadashi?” chiese Honey.
Il ragazzo fece spallucce e rispose: “Come preferite, per me non fa differenza”
“Ok” disse la bionda e ritornarono a discutere tutti quanti su cosa fare prima.
Anche Kei voleva fare le montagne russe, quindi, votando per la maggioranza, si diressero verso l’attrazione scelta.
Fu davvero divertente, tranne per Wasabi, che non smise di strillare e invocare la mamma per tutta la corsa.
Alla fine del giro finì per vomitare.
“Tutto ok Wasy?” chiese Noemi mettendogli una mano sulla spalla.
“No” rispose lui “E non chiamarmi Wasy”
Successivamente fecero gli autoscontri. Inutile dire che Gogo li massacrò tutti, dal primo all’ultimo.
Fu il turno dei “calci in culo” in cui fecero due giri, perché il primo lo vinsero: Hiro lanciava Rebecca, Tadashi lanciava Noemi, Honey a Fred e Wasabi a Gogo. Ovviamente vinsero quest’ultimi.
Successivamente andarono alla casa matta e anche lì risero un sacco.
Senza accorgersene il pomeriggio finì, con loro grande dispiacere.
“Mi sono davvero divertito con voi!” disse sinceramente Tadashi.
“Beh, quando vuoi possiamo vederci ancora…” rispose Noemi.
“E se mangiassimo fuori?” propose Honey “Prima Rebecca mi ha detto che c’è un ristorante a buffet qui vicino. Vi va di andare?”
Accettarono tutti entusiasti, così chiesero ai propri genitori la conferma e quando gli fu data si incamminarono verso il ristorante.
Inutile dire che fu una serata splendida. Alla fine del pranzo, durante la via del ritorno, giocarono a “preferiresti”.
Il gioco è molto semplice: consiste nel dare due opzioni ad una persona ed essa deve scegliere quella che preferisce.
“Ok, tocca a me!” esclamò Honey.
“Preferiresti…” iniziò Fred “mangiare 12 tarantole vive o doverti vestire di nero per sempre?”
“Che schifo!” disse la bionda “Ma se devo scegliere…le tarantole…”
“Ok, ok, tocca a me!” si intromise Noemi.
Fu Hiro a fare la domanda “Preferiresti rasarti i capelli a zero o bere 12 litri di ketchup?”
“Ovviamente il ketchup” rispose la rossa. “Wasabi, preferiresti girare per il centro di San Fransokyo in mutande o non poterti lavare per mesi?”
“Ma è difficile!” protestò il ragazzo.
“Purtroppo devi rispondere, amico” disse Tadashi.
“ok, allora…” iniziò a dire “Giro in mutande”
“Immaginatelo se gira davvero in mutande!” esclamò Fred imitando li reazioni che poteva avere Wasabi, facendo scoppiare tutti a ridere.
Arrivarono prima a casa di Rebecca e si salutarono.
“Ciao Tadashi…” disse piano Hiro.
Il maggiore lo abbracciò sorprendo non poco il piccolo Hamada, che ricambiò il gesto e nascose il viso sul petto del fratello.
“Notte campione” rispose infine Tadashi scompigliandogli giocosamente i capelli.
Per un attimo a Hiro sembrò che tutto fosse come prima, ma sapeva di non potersi illudere o la realtà sarebbe tornata come un pugno in faccia.
Salutò gli altri e salì con Rebecca a casa.
“Non essere pessimista Hiro, sono certa che tuo fratello ricorderà tutto” gli disse lei, facendolo sorridere.
Ancora una volta, Rebecca era riuscita a leggergli dentro.
Quando andò a dormire pensò che in fondo la sua vita non era per niente male.
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“Bella serata ragazzi” disse sinceramente Noemi “Grazie di cuore per tutto”
“È stato un piacere” rispose Tadashi facendola arrossire.
“Beh allora ciao amico” si intromise Wasabi salutando quello che un tempo era il suo migliore amico.
“Fa buon viaggio di ritorno” gli augurò Fred.
Honey e Gogo lo salutarono con un gesto della mano e tutti quanti salirono verso l’appartamento.
Tadashi, invece, si diresse verso casa con ancora in testa la stessa domanda che lo stava tormentando da due giorni: Chi sono io in realtà?
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NOTA AUTRICE: Jaja, sono tornata! Scusate il ritardo, ma mi hanno riempito di verifiche e lo stress era a mille. Che ne dite di questo capitolo? Vi è piaciuto?
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime e Chia29 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Chat ***


Capitolo 6: Chat
 
21 giugno 2015
 
Era un pomeriggio freddo a Torino e fuori la pioggia continuava ininterrottamente.
Purtroppo il gruppo dei nerd non si era potuto riunire, ma la voglia di incontrarsi era forte.
Fu così che a Noemi venne un’idea.


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Il gruppo “I NERD” è stato creato

Noemi è stata aggiunta

Wasabi è stato aggiunto

Gogo è stata aggiunta

Hiro è stato aggiunto

Rebecca è stata aggiunta

Honey è stata aggiunta

Tadashi è stato aggiunto

 
Hiro
….adesso qualcuno mi spiega il senso
Noemi
Mi annoiavo XD
Hiro
Non è un buon motivo!
 
Gogo
Hiro, non fare la lagna!
 
Honey
Che bello! Così possiamo scriverci!
 
Fred
Uno sballo!
 
Wasabi
Appena creato e già mi ritrovo 6 messaggi.
 
Rebecca
Dai Hiro, rilassati
 
Hiro
Rebecca…siamo a centimetri di distanza…
 
Noemi
Se per questo anche io e gli altri XD
 
Wasabi
RAGAAA! MI STATE INTASANDO IL CELLULAREEEE!
 
Noemi
PERCHÉ SCRIVI COSÌÌÌÌÌ?!
 
Wasabi
….ma che problemi hai?
 
Gogo
Sentite, se dovete litigare FATELO IN CHAT PRIVATA!
 
Hiro
La volete smettere di scrivere in maiuscolo! è snervante!
 
Honey
Dai Hiro, fai il bravo :D
 
Rebecca
Ahahahahahah muoio!
 
Tadashi
Ragazzi, domani che fate?
 
Noemi
Boh, vediamo perché?
 
Tadashi
 Vi va di venire a casa mia? Maratona film Marvel!

Fred
Amico, io ti amo!

Wasabi
Solo se Fred sta zitto durante il film

Gogo
Per una volta, sono d'accordo con mammoletta

Wasabi
Cosa?! Non sono una mammoletta!

Gogo
....ceeeerto....ci stiamo credendo tutti
Rebecca

Io ed Hiro ci stiamo

Noemi
Non bisogna neanche chiedere: ovviamente ci sarò!
Honey
Non possiamo vederci dei film romantici?

Gogo
…Spero tu stia scherzando
 
Honey
È una bell’esperienza!
 

Wasabi
Se devo scegliere, voto per la scelta di Honey
Tadashi
Veramente era già deciso Marvel…
 

Honey
Oh scusa Tadashi. Comunque l’importante è che stiamo tutti insieme!
Wasabi
Peccato…pensavo di averla scampata

Hiro
Basta, io esco
Hiro è uscito
Noemi
Che rottura che è quel ragazzo!

Hiro è stato aggiunto
 
Hiro
Noemi, ora hai rotto!
Rebecca
Non rivolgerti così alla mia migliore amica!

Hiro
Ma mi provoca!
Noemi
Ma non è vero! Non ho fatto nulla!

Gogo
Volete smetterla! Avete rotto! Fate le donne ogni tanto!
Noemi
Comunque che film Marvel guardiamo?

Fred
Ottima domanda!
Noemi
…Tadashi?

Tadashi
Potreste decidere voi? Io ora devo fare i compiti delle vacanze.
Ciao!
Noemi
Ooook!

Wasabi
Per me è uguale
Fred
Thor!

Noemi
The avengers!
Hiro
Iron man!
Gogo
Anch’io voglio Iron man!
Honey
Star Wars!

Rebecca
….non è della Marvel….
Honey
Ah no?

Rebecca
No
Fred
Ovviamente no, sorella!

Honey
….Allora Capitan America! Amo l’attore che interpreta il protagonista!

Noemi
Non si può dire non sia figo

Rebecca
Ovviamente XD
Hiro
….

Rebecca
Scusa Hiro XD
Hiro è uscito

Noemi
Ora lo picchio
Hiro è stato aggiunto

Hiro
Ma bastaaaa! Non voglio sapere quanto sono fighi i tipi!

Wasabi
Perché io sì?!

Gogo
Non mi stupirei se ti interessasse…
Noemi
Ahahahahah muoio XD

Rebecca
Gogo io ti stimo
Honey
Ma povero Wasabi

Wasabi
Potrei usare i laser
Noemi
Wasy sta passando al lato oscuro XD
Wasabi
SMETTILA DI CHIAMARMI WASY!
Noemi
È TU SMETTILA DI SCRIVERE COSÌ!

Hiro
Curatevi
Rebecca
Lascia in pace Noemi

Hiro
Ma tu da che parte stai?!
Rebecca
Quella di Noemi ovviamente

Hiro
Grazie Rebecca, ti amo anch’io…
Gogo
Depresso

Fred
Almeno tu la hai la ragazza, amico!

Wasabi
Ti comprendo Hiro...

Tadashi
36 messaggi?! Non dovevate solo scegliere il film?
Noemi
E non lo abbiamo manco scelto XD
Hiro
Te l’ho detto bro: Emy ha problemi…
Honey
Fa anche rima
Noemi
E ne vado fiera!
Noemi è uscita

Hiro
Libertààà!
Rebecca
Ora sono io l’amministratrice

Hiro
NO, NO, NON LA RE-INSERIRE!
Noemi è stata aggiunta

Hiro
NUOOOOO!
Rebecca
Scusami tesoro

Noemi
Comunque è una maratona, vediamoci tutti quelli che abbiamo detto, no?
Gogo
Non mi pare abbiamo altra scelta

Tadashi
Allora cerco in chat quelli che avete detto e li segno
Wasabi
Buona fortuna nella ricerca

Fred
Ti serve un piccone? XD
Tadashi
Posso farcela, tranquilli xD

Hiro
Sarà comunque un’ardua impresa

Rebecca
Ardua impresa? Da quando questo vocabolario formale?

Honey
Fa molto divina commedia
 
Noemi
Nel mezzo del cammin di nostra vita…

Wasabi
…mi ritrovai in una selva oscura
Noemi
E Dart Fener* era con me XD

Wasabi
…io non ti conosco
Fred
Ahahahah Grande XD

Hiro
Cedi al lato oscuro! XD

Rebecca
Ok, io devo andare. Ciao ragazzi!
Rebecca è uscita

Honey
Io pure. Ciao!
Honey è uscita

Hiro
Raggiungo Rebecca
Noemi
Traditore!

Hiro
Non sono mai stato dalla tua parte
Noemi
Traditore al cubo!
Hiro è uscito

Tadashi
Io devo andare a mangiare. Ciao a tutti!
Tadashi è uscito

Noemi
A sto punto me ne vado pure io

Noemi è uscita
Wasabi
Io pure.

Wasabi è uscito
Gogo
Che noiosi
Gogo è uscita

Fred
No ma bravi! Abbandonatemi pure!
ESCI ED ELIMINA IL GRUPPO
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*Dart Fener: Personaggio di Star Wars, quello che diceva “No...io sono tuo padre”
 
NOTA AUTRICE
: Ok, ero a scuola e mi è venuta in mente questa folle idea. Spero vi sia piaciuta.
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime e Chia29 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** In the mountain ***


Capitolo 7: In the mountain
 
23 giugno 2015
 
Erano le 10:30 del mattino, ma ancora nessuno dei nerd si era degnato di alzarsi.
Fuori era una bella giornata: il sole splendeva e dava gioia a tutti quelli lo stessero a guardare. Sembrava come se la pioggia dei giorni precedenti non ci fosse mai stata.
A casa di Rebecca, alla fine, ci fu un risveglio piuttosto movimentato.
"Svegliati Rebecca!" urlò Raffaele buttando la mora giù dal letto.
La povera ragazza gemette sommessamente "Dannazione Lele! Mi hai fatta male! Perché mi hai fatta cadere?!"
"Boh, mi andava" rispose il fratello, che corse via dalla stanza prima che la sorella potesse vendicarsi.
"Che succede?" domandò Hiro ancora assonnato.
Quando vide Rebecca a terra si preoccupò e cercò di scendere ma, essendo ancora mezzo addormentato, cadde dal letto a castello, finendo addosso alla ragazza.
"Ah! Dannazione Hiro" protestò lei.
"S-scusa" rispose lui dolorante.
Si alzarono ed andarono a fare colazione: Latte e cereali per Hiro e tè e biscotti per Rebecca.
Successivamente presero due valige e iniziarono a riempirle: i giorni seguenti sarebbero stati i migliori di tutte le vacanze.
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A casa di Noemi, invece, erano già tutti svegli a preparare i bagagli.
Perché? Perché Noemi ha anche una casa in montagna con esattamente 8 posti.
Bastava prendere un pullman, il treno e sarebbero arrivati.
A loro si sarebbe aggiunto anche Tadashi e sarebbero rimasti fino al 27.
“Dai, andiamo! Rebecca e Hiro ci aspettano alla fermata del 46” disse Noemi aprendo l’ascensore.
Salutarono la famiglia della ragazza, specialmente i due fratelli minori. Honey ad esempio adorava Lorena, mentre Fred e Mattia andavano d’amore e d’accordo (passavano pomeriggi interi a giocare ai videogiochi della Marvel).
Camminarono per 10 minuti e arrivarono dove il resto del gruppo li aspettava.
“Alleluia! Il pullman passa fra 2 minuti! Pensavamo non sareste più arrivati” si lamentò Hiro.
“Scusaci, ma Wasabi non riusciva a decidere cosa portare” si giustificò Noemi.
“Neanche le ragazze fanno così…” mormorò Gogo.
Wasabi le rivolse un’occhiata omicida “Guarda che ti ho sentita”
Arrivò il pullman e in poco tempo furono alla stazione.
Lì, incontrarono Tadashi.
“Ciao ragazzi” disse lui salutandoli uno ad uno.
“Noemi” chiese all’improvviso Honey “Ma il 25 di questo mese non è il tuo compleanno?”
“Cosa? Oh sì, ma non è importante” rispose lei grattandosi la nuca.
“Come no? È importantissimo! Avrei una mega festa!” esclamò la bionda.
“Già solo essere con voi per me è una festa, quindi non preoccupatevi” disse la rossa.
Vennero interrotti dall’autoparlante della stazione che diceva: “Il treno al binario 2 partirà fra 5 minuti”
In due secondi si ritrovarono a fare una corsa sfrenata verso il treno che riuscirono miracolosamente a prendere.
Si sedettero ai loro posti con il fiatone e sistemarono le valige negli appositi posti.
Arrivarono a Ceres (è il nome del paesino) in mezz’ora.
Non avendo la macchina, fecero il resto della strada per arrivare alla casa a piedi e dopo un’altra mezz’ora erano a destinazione.
Era un appartamento molto piccolo al piano terra: aveva una sala da pranzo/salotto, un cucinino, un bagno e una camera da letto. Era colorata e addobbata con quadri, foto e fiori ovunque.
“Non avevi detto che c’erano 8 posti letto?” chiese Gogo notando solo un letto matrimoniale.
“Infatti il divano è un divano letto e sotto al letto a due piazze ce ne sono due ad una piazza, bisogna solo tirarli fuori” rispose la rossa.
“Se ci stringiamo ci stiamo” disse Hiro che aveva aperto la porta che dava al piccolo giardino davanti casa.
Esso era delimitato da siepi di fiori colorati e dietro aveva un bosco che scendeva verso il basso. Ma c’era qualcosa che incuriosiva Hiro: verso il bosco sentiva un rumore familiare. Sembrava…
“Hey Noemi! C’è un fiume qua sotto?”
La ragazza interruppe il sistemare la pasta nella dispensa e annuì. “Sì, bisogna solo camminare per poco e ci si arriva”
Dalla camera da letto arrivò un urlo e tutti si precipitarono a vedere chi era e cosa era successo.
Trovarono Fred davanti alla televisione.
“Tu hai la play station 1?!” domandò il biondo entusiasta.
Hiro lo raggiunse per vedere “No, non ci credo! Che figata!”
“Guarda qui Hiro!” esclamò Fred porgendogli dei videogame “Ha i giochi di Pacman e di Crash Bandicoot!”
“Anche Micro Machine! Sono giochi degli anni ’90, che hanno segnato la storia!” rispose Hiro con la stessa espressione.
Tadashi rise “Magari dopo ci giochiamo, vi va?”
“Certamente!” esclamarono i due in coro.
“Gioco anch’io!” disse Noemi “…ma prima devo finire di mettere il cibo in dispensa”
Wasabi sbuffò “Andiamo ragazzi, siamo in montagna! Facciamo una passeggiata!”
“Una corsa vorrai dire” si intromise Gogo.
“Io preferirei leggere il mio libro di chimica in giardino” propose Honey che si diresse fuori sulla sedia sdraio.
“Faremo tutte queste cose, ma prima mangiamo” disse Rebecca e nessuno protestò.
In pochi secondi, tutte le ragazze, tranne Gogo (diceva di non essere portata per i fornelli), si misero a cucinare.
Noemi si occupò della pasta, a cui veniva molto bene, Rebecca dell’insalata e Honey dei biscotti, che aveva insistito a fare.
Mangiarono in allegria, con la TV accesa che nessuno guardava, troppo presi a raccontare esperienze e a mangiare.
Così, la rossa del gruppo, decise di fare una domanda a Tadashi.
“Senti Tadashi…come sei arrivato in Italia?”
Silenzio.
Tutti smisero di mangiare e guardarono o Noemi o il ragazzo interpellato.
Hiro era l’unico che continuò a guardare il piatto e stringere la forchetta così forte da farsi diventare le nocche bianche.
Tadashi fece un respiro profondo e cominciò: “Dopo essere uscito dall’ospedale, una famiglia si offrì di prendersi cura di me. Due mesi dopo ci trasferimmo perché i miei ebbero perso il lavoro. Vivo tutt’ora con loro”
Nessuno osò aprire bocca. Si limitarono solo successivamente a dire qualcosa come “oh” oppure “va bene”.
Finirono di mangiare e sparecchiarono tutti insieme.
“Allora facciamo un gioco?” propose Noemi.
“Quale?” chiese Honey.
“Nascondino per tutto il paese. Vi faccio prima fare un tour e poi si gioca”
“Non siamo un po’…grandi per questi giochi?” domandò Wasabi.
“Chi se ne frega! Sarà divertente!” esclamò Fred.
“Va bene, ma solo perché si corre e perché voglio vincere” rispose fiera Gogo.
“Sarà come tornare bambini! Davvero un bel ricordo!” disse, invece, Honey.
“Io ci sto!” fu la risposta di Rebecca.
Hiro prese la mano della ragazza “Se gioca Rebecca, gioco anch’io”
Anche Tadashi accettò e dopo un bel giro del paese, il gioco iniziò.
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NOTA AUTRICE: Ok, scusate per l’immenso ritardo, ma l’ispirazione mi aveva abbandonata e qualsiasi cosa scrivevo mi sembrava una schifezza. Forse anche questo capitolo avrei potuto farlo meglio, ma spero vi piaccia comunque. Nel prossimo scriverò il gioco del gruppo.
Grazie a Rebianime, Pelelen_moon6, Chia29 e NickyZuli per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
P.s: stavo pensando a scrivere qualche altra one-shot, anche non di Big Hero 6. Avete richieste?
 
 

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Capitolo 8
*** I will win, I am sure ***


Capitolo 8: I will win, I am sure
 
23 giugno 2015
 
"...ambarabà cicci cocco! Conta Fred"
Il ragazzo cominciò a contare fino a 50 e gli altri sfrecciarono verso un nascondiglio.
Hiro e Noemi presero entrambe le mani di Rebecca e la tirarono uno da una parte e uno dall'altra.
"Lasciala!" gli disse Hiro.
"Con me vincerà di sicuro!" rispose Noemi.
Sapendo che avevano poco tempo, Rebecca li fermo "Ognuno va per la sua strada" e corse via senza aspettare risposta. Gli altri due fecero lo stesso.
Il gioco era ufficialmente cominciato.

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Gogo corse a perdi fiato e in pochi secondi aveva già seminato tutti, arrivando alla fine del paese, dove c'era il campanile. Scese le scale verso il parcheggio e si nascose nel sottoscala.
Riprese fiato e si sedette a terra. Ghignò al pensiero di aver già vinto.
Aspetterò che smetta di contare e dopo 2 minuti scatterò verso la meta.
Voleva dimostrare a tutti di essere la migliore in qualsiasi cosa, costi quel che costi.

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Wasabi si fermava continuamente a riprendere fiato, non volendo che il suo battito cardiaco accelerasse troppo.
Scese la discesa che si trovava affianco alla piazza dove cominciava il gioco, quella che portava al parco giochi.
Percorse tutto il parco e si nascose dietro a un'abitazione che si trovava alla fine delle stradina.
In un primo momento aveva pensato alle siepi del giardino (che sarebbero state un ottimo nascondiglio), ma aveva il terrore di sporcarsi, così si limitò a rimanere dietro il muro.
Anche se considerava questo gioco da bambini, voleva vincere per dimostrare che non era inutile come si potesse pensare.
Gli bastava solo usare il cervello e avrebbe trionfato, ne era sicuro.

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Noemi conosceva tutto il paese avendoci passato molte estati quando era una bambina e sapeva il nascondiglio perfetto dove Fred non l'avrebbe mai trovata.
Scese per le scale che portavano al campo di calcio e prese un sentiero poco conosciuto e poco visibile, sbucando al campetto di pallavolo.
Sopra di esso c'era una piccola collinetta, con sopra un mucchietto di alberi ed arbusti che nascondevano perfettamente chi si fosse addentrato.
Da lì poteva vedere la strada principale. Aveva pensato che appena Fred sarebbe passato di lì, lei avrebbe preso nuovamente la scorciatoia e sarebbe andata in casa base.
Si sedette su un masso lì vicino e riprese fiato. Aveva la vittoria in pugno, se lo sentiva.

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Rebecca non aveva ci capito molto del tour del paese, così optò per i vicoletti bui che c'erano vicino alla piazza, affianco alla “fontana degli alpini”.
Era come una specie di labirinto, pieno di nascondigli e case abbandonate, uno dei posti ideali dove nascondersi.
Svoltando l'angolo si scontrò contro qualcuno.
"Ahi!" esclamò la mora.
"Scusami Rebecca" le disse Honey.
"Anche tu qui?" le domandò Rebecca sorpresa.
“Sì” rispose timidamente la bionda “Non sono brava a correre, specialmente avendo i tacchi, così ho pensato che questo sarebbe stato il posto migliore dove nascondermi”
“Ho pensato la stessa cosa!” esclamò la mora “Ora devo andare a cercare un buon nascondiglio. A dopo!”
Si diresse verso uno dei tanti vicoletti e si nascose in un luogo buio, sperando di non essere trovata.
Anche lei aveva intenzione di vincere e avrebbe lottato per farlo.

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Anche Hiro salì verso il campanile, ma non ci arrivò perché devio per i vicoli che portavano verso la loro casa.
Sapendo di avere tempo, prese la sua bottiglietta d’acqua e la riempì.
Se sono pieno di forze avrò più possibilità di vincere; pensò.
Chiuse il tappo del contenitore e riprese a correre.
Passò per un paio di vicoli e trovò una casa abbandonata accessibile.
Entrò e si nascose. Si sedette su uno dei gradini delle scale di legno malridotte e bevve un sorso d’acqua.
Non mi troverà mai qui. Trionfo assicurato; si disse e aspettò che passasse un minuto.

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Tadashi corse verso la casa e scese verso il bosco. Si nascose dietro un albero e si riposò.
Era convinto che lì non lo avrebbero trovato essendo molto lontano dalla base.
Non sapeva perché ci teneva tanto a vincere, sentiva solamente che per qualche motivo voleva farsi vedere da Hiro.
Da un paio di giorni cominciava a pensare che forse era vero, forse lui era davvero suo fratello.
Scosse la testa e si concentrò. In ogni caso, aveva intenzione di vincere.

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“…48…49…50! Ok, ragazzi io vengo a cercarvi!” esclamò Fred e scese verso la discesa che portava al parco.
Lo percorse tutto guardandosi attorno. Stava per tornare indietro, finché sentì un urlo inconfondibile.
Si diresse verso la direzione del suono e trovò Wasabi dietro una casa, che guardava la spalla su cui si era posato un ragnetto.
Il ragazzo di colore accolse Fred come il suo salvatore.
“Fred, grazie al cielo! Levamelo di dosso!” strillava.
Il biondo rise dell’amico e gli tolse l’insetto dalla spalla.
Wasabi emesse un sospiro di sollievo “Grazie”
“Non ringraziarmi ancora per molto”
L’altro lo guardò con sospetto “perché?”
Fred lo tocco “Perché sei fuori amico!”
Wasabi rimase visibilmente deluso.
Forse sono davvero inutile.

---------------------------------------------------------------------------
 
Mentre Wasabi era tornato alla base, Fred ricominciò a cercare. Risalì la salita per tornare in piazza e si diresse verso i vicoli bui affianco alla “fontana degli alpini”. Era sicuro che qualcuno si fosse nascosto lì.
Si aggirò a lungo per i vicoletti, finché non vide Honey che correva verso la base in uno di questi.
Appena la ragazza lo vide si mise a correre, ma non andò molto lontano con quei tacchi chilometrici.
“Presa!” esclamò Fred che nel suo momento euforico non vide Rebecca che gli sfrecciò dietro.
Se ne accorse quando senti il fiatone di lei in fondo alla stradina e si mise all’inseguimento.
Passarono vicino alla fontana, di fianco al panettiere e infine alla piazza, dove c’era la base.
Stava per prenderla, ma Rebecca fece uno sprint finale riuscendo ad arrivare a destinazione.
“Yeee!” esultò saltellando e ridendo la ragazza. Honey li raggiunse prendendosela comoda essendo già stata presa.
Fred riprese fiato e ricominciò a cercare.
Scese verso il campetto di calcio, fino ad arrivare alla strada principale.
La percorse tutta passando per la villetta famosa per i numerosi gnomi che aveva nel giardino, per arrivare al campetto di pallavolo.
Diede una veloce occhiata e proseguì, arrivando alla fine della strada.
Quando si girò, vide Noemi correre verso una stradina tra l’erba di cui Fred non conosceva l’esistenza.
Iniziò a rincorrerla, ma scoprì che la ragazza era più veloce di quanto pensasse. Non come Gogo, ma se la cavava.
Non si arrese e la seguì, ma non riuscì nemmeno a salire le scale per arrivare in piazza, che la rossa era già in casa base ad esultare.
Tornò indietro e prese la strada opposta a quella precedente, arrivando vicino alla loro casa.
Chissà se…
Scese verso l’edificio e successivamente verso il bosco.
Girò per un po’, finché non beccò Tadashi.
Lo rincorse fino alla piazza e riuscì miracolosamente a prenderlo prima che lui arrivasse alla base.
Fred stava per tornare a cercare, ma trovò Hiro che stava correndo verso di lui, intento a liberarsi.
Gli corse incontro e il corvino non fece tempo a cambiare direzione che venne preso.
Dopo aver esultato, riprese la ricerca, sapendo che mancava solo Gogo.
Scese nuovamente le scale per dirigersi nuovamente al campetto di calcio, ma si fermò quando vide Gogo sfrecciare verso la sua meta.
Il povero ragazzo non fece in tempo neanche a risalire i gradini che ormai la ragazza era alla base che gridava “Libera tutti!”
Esultarono tutti per la loro vittoria, tranne Fred che sbuffava per aver perso.
Continuarono a giocare per tutto il pomeriggio e tornarono a casa sfiniti, ma pieni di nuovi ricordi felici e divertenti.

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NOTA AUTRICE: Rieccomi! È stato un po’ un casino scrivere questo capitolo, ma sono soddisfatta di questo lavoro abbastanza chilometrico XD.
Ringrazio Chia29, Pelelen_moon6, Rebianime e Gatta Nera per le recensioni.
Recensite il tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 9
*** Ghost's hotel ***


Capitolo 9: Ghost's hotel
 
24 giugno 2015
 
Quel pomeriggio il gruppo dei Nerd non fece nulla, tranne che rimanere in giardino a prendere il sole e mangiare qualche ghiacciolo comprato al supermercato.
La conversazione passava da un argomento all'altro senza un vero e proprio filo del discorso, fino a quando Gogo fece una domanda.
"Lo avevate notato il grandissimo hotel abbandonato alla fine del paese?"
Noemi smise un attimo di mangiare il suo ghiacciolo alla menta "Intendi quello affianco al campanile?"
La corvina annuì.
"Oh sì!" esclamò Honey passando da sdraiata a seduta in un istante "Doveva essere molto bello un tempo"
"Dite che ci sono dei fantasmi?" domandò Fred incuriosito ed entusiasta.
"Non esisto i fantasmi" gli rispose scocciato Wasabi.
“Se ne sei tanto sicuro allora perché non andiamo a controllare?” lo sfidò il biondo.
Noemi ridacchiò “Sinceramente vorrei tenere la mia fedina penale pulita”
“A me la cosa incuriosisce” disse Hiro.
“Anche a me” concordò Rebecca.
Tadashi era ancora in dubbio “Non so, sembra un po’ pericoloso”
“Potrebbe franare qualcosa” spiegò Honey.
“Dai ragazzi, siamo giovani” si intromise Gogo “Se queste cose non le facciamo ora non le facciamo mai più!”
Ci pensarono tutti un po’ su e alla fine accettarono.
Tutto sommato, i fantasmi non esistono, no?
 
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Era buio e il gruppo decise che quella sera stessa sarebbero entrati nell’hotel abbandonato. Presero tutto quello che credevano fosse necessario, tra cui le loro torce, una per ognuno.
Presero la strada più isolata per arrivare fino al campanile, dove affianco si trovava “l’Hotel dei fantasmi”.
Scavalcarono l’arrugginito cancello abbastanza facilmente e in pochi secondi erano dentro.
L’edificio era immenso, anche se mal ridotto.
Se si aveva fantasia si poteva ancora intravedere lo splendido albergo di lusso che era un tempo.
Si addentrarono sempre più verso l’interno, finché Honey si fermò “Avete sentito anche voi?” chiese avvicinandosi al gruppo il più possibile.
“Che cosa?” domandò Hiro.
“Un rumore di passi” rispose la bionda.
Wasabi rabbrividì “Ok, Honey, non è divertente!”
“Non sto scherzando! Venivano dal piano di sopra!” si giustificò lei.
Non volendo sentire una delle solite liti, Noemi sbuffò e iniziò a salire le scale mal ridotte dell’hotel “Vado a controllare”.
Senza che gli altri potessero fermarla, arrivò in poco tempo al secondo piano.
Quest’ultimo era più tetro di quello di sotto.
La ragazza rabbrividì e cominciò a cercare in giro, puntando la torca da una parte all’altra, proiettando ombre inquietanti.
Al primo piano, il resto del gruppo aspettava la compagna con il fiato sospeso.
Rebecca si attaccò al braccio di Hiro, preoccupata più che mai per la sua migliore amica.
Il ragazzo, invece, passò una mano intorno alla vita per rassicurarla.
L’unica a rimanere abbastanza indifferente era Gogo, con la certezza assoluta che i fantasmi non esistessero.
Tutto era calmo, finché non si udì un urlo.
“Noemi!” gridarono in coro e si precipitarono a raggiungerla.
Cominciarono a cercarla ovunque, ma non c’era niente.
“Ragazzi! Di qua!” li chiamò Tadashi e dalla voce si capiva subito che era sotto shock.
Quando arrivarono, trovarono la torcia di Noemi sul pavimento ed una scritta fatta con del liquido rosso che diceva “Andatevene”.
Sul voltò di Rebecca iniziarono a scorrere lacrime involontarie per l’emozioni che passavano attraverso il suo corpo: rabbia, per aver mandato la sua amica da sola, paura, per tutto quello che stava accadendo e disperazione, al pensiero di non poter più rivedere Noemi, una delle poche persone che riusciva davvero a capirla.
Hiro se ne accorse e la abbracciò di istinto. “L-la troveremo” le disse per consolarla, ma neanche lui ne era tanto sicuro.
Ripresosi dallo suo stato di shock, Wasabi corse giù per le scale, ma venne fermato da Gogo.
“Dove diavolo stai andando?!” gli chiese.
“Fuori di qui!”
“Non puoi! Dobbiamo trovare Noemi!”
Wasabi scosse la testa convinto “no, no, no, no! Voi cercate Noemi, io vi aspetto a casa davanti ad una bella tazza di cioccolata calda!”
La corvina gli tirò uno schiaffò sulla nuca “Sei grosso come un armadio a trentaquattro ante e hai paura?! Sei solo un codardo!”
“Ragazzi basta!” sbottò Rebecca.
Tutti si fermarono: non l’avevano mai vista così.
“Noi troveremo Noemi, anche a costo di rimanere qui tutta la notte, sono stata chiara!?”
Per un momento nessuno disse nulla, ma poi annuirono.
“Bene. Non dobbiamo dividerci, sarebbe troppo rischioso” continuò.
Hiro non l’aveva mai vista così determinata. Sembrava come se una parte della ragazza che conosceva fosse emersa tutto d’un tratto.
Raccolsero la torcia di Noemi e cominciarono a cercarla, sempre facendo attenzione.
Non seppero per quanto tempo la cercarono, seppero solo che ad un certo punto sentirono un altro rumore, ma questo era indefinito e confuso.
“Cos’è stato!?” domandò Gogo. Per quanto fosse coraggiosa, non poteva dire di non essere allarmata.
“Non lo so!” esclamò sempre più impaurita Honey.
“Ragazzi, qui la storia si fa sempre più tetra” disse Wasabi.
Hiro senti dei passi dietro di se e sapendo che c’era Fred disse: “Dove stai andando Fre- Fred? Fred!”
Niente. Fred era sparito.
In un primo momento pensarono se ne fosse andato a curiosare in giro, ma si dovettero ricredere quando videro una scia di liquido rosso a terra.
“Fred!” cominciarono a chiamarlo, ma il ragazzo non rispondeva.
“Questa cosa non mi piace!” disse Wasabi.
Tadashi posò una mano sulla spalla di Hiro “È meglio se esci”
“Cosa?” chiese sconcertato il ragazzo.
“È troppo pericoloso per te. Non voglio che ti accada nulla” spiegò più dolcemente Tadashi.
Per un momento, Hiro vide di nuovo il suo adorato fratellone.
“Non possiamo! Fred e Noemi…” non riuscì a continuare la frase. Erano stati rapiti? Uccisi? Non poteva saperlo, ma sperò che fosse solo la prima.
“Hiro, va” disse il maggiore con più convinzione, ma il piccolo Hamada era irremovibile. Non avrebbe lasciato i suoi amici in pericolo per nulla al mondo.
“Ti prego Hiro” lo supplicò Tadashi.
Non sapeva perché gli e lo dicesse, sentiva solo che doveva proteggerlo.
“Tadashi” Honey si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla “Non possiamo lasciare i nostri amici in pericolo”
Il ragazzo annuì lentamente e seguirono la scia di sangue.
Arrivarono in una stanza piena di bambole di porcellana. Un tempo dovevano essere splendide, ma ora ti fissavano solo con occhi vuoti, come se ti volessero succhiare l’anima.
La scia proseguì fino al muro, dov’è era scritto “Vi avevo avvertito”.
A quel punto accadde qualcosa che raggelò il sangue a tutti.
Da dietro di loro, sentirono una voce femminile sussurrargli “Avreste dovuto ascoltarmi”.
Si voltarono strillando, trovandosi davanti una ragazza con i capelli neri unti che le coprivano il viso e una camicia da notte bianca sporca di sangue.
Ma quello che li spaventò di più fu che questa teneva in mano il colletto della maglia di Fred, senza vita e ricoperto di sangue.
Rimasero immobili, non potendo scappare e troppo impauriti per passare di fianco a quel mostro.
Smisero di urlare solamente quando il Fred senza vita si mise a ridere e la ragazzina lo seguì.
“Dai Fred, volevo spaventarli ancora un pò!” disse lei togliendo la parrucca e mostrando il volto.
Era…Noemi?!
“Scusami, ma le loro facce erano impagabili” rispose il ragazzo rimettendosi in piedi ancora ridendo.
“Era uno scherzo?!” sbottò Hiro.
“Sì” fu la risposta fiera della rossa.
Rebecca partì subito a tirargli un pugno sulla spalla.
“Sei un’idiota! Mi hai fatta morire!” le urlò contro.
L’amica smise di ridere. “Scusa, uno scherzo”
“Scherzo un corno! Mi sono spaventata come non mai! Ho pensato il peggio!”
“Siete dei deficienti” concordò Hiro.
“Dai amico, era uno scherzo” gli disse Fred.
“Amico di niente! Rebecca ed Hiro hanno ragione!” sbottò Wasabi.
Rebecca, che aveva smesso di picchiare Noemi, la guardò. Aveva la testa bassa, coperta dalla frangia dei capelli.
Sapeva cosa stava per succedere.
“Ok, ora basta” disse tentando di calmare tutti.
“No Reby! Sono degli stupidi!” rispose Hiro.
La ragazza vide Noemi stringere il tessuto del vestito.
“Hiro, era solo uno scherzo” continuò la mora.
Honey li raggiunse “è stato davvero immaturo!”
Gogo stava muta a masticare la sua gomma, mentre Tadashi si avvicinò agli altri “Honey ha ragione! Potevate anche evitarvelo!”
Noemi fece dietro-front e uscì velocemente dall’edificio, togliendosi velocemente la camicia da notte con il ketchup e rimanendo in leggins, t-shirt e converse.
Rebecca la seguì, così come tutti gli altri.
No, Noemi. Non ricordare. Ora ci siamo noi, non loro; si disse la mora come se l’amica la sentisse.
Il resto del gruppo, invece, continuava a chiedersi che stava succedendo.
Noemi correva più veloce che poteva. Scavalcò abilmente il cancello e riprese a correre alla ceca.
Non voleva essere vista così. In fondo era colpa sua no? Ma quel senso di dejavù continuava a perseguitarla, mentre cercava di scacciare le voci cattive dei suoi compagni.
Basta, basta, smettetela; diceva tappandosi le orecchie e continuando a correre.
Sapeva che si stava comportando come una bambina capricciosa, ma quelle voci non le davano pace.
Si nascose tra i vicoletti del paese e si accasciò per piangere.
Non voglio ricordare. Fa male…
 
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NOTA AUTRICE: Perdonate il mio ritardo, ma essendo gli ultimi giorni di scuola devo impegnarmi al massimo.
Comunque, cosa non vuole ricordare Noemi? Quali sono quelle voci? Riusciranno a trovarla e a scoprire la verità? Lo vedrete nel prossimo capitolo!
Ringrazio Rebianime e Pelelen_moon6 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Broken memories ***


Capitolo 10: Broken memories
 
Fine anno scolastico 2013
 
"Vi giuro che non ne avevo idea!" esclamò Noemi.
Aveva 13 e faceva ancora le medie. Quel giorno si seppe che una sua compagna di classe, che tagliava scuola da un po’ di tempo, era scappata di casa.
Questa ragazza si dichiarava la migliore amica di Noemi, che era l’ultima a sapere dei suoi “piani”.
E ora si ritrovava in classe accusata da tutti i compagni di non aver detto nulla, quando loro erano i primi a sapere.
“Come non ne avevi idea?! Sei la sua migliore amica!” la accusò uno dei compagni.
Migliore amica…a Noemi non era mai sembrato, ma quel termine per lei era come una luce di speranza.
Migliore amica…una cosa che Noemi non aveva ancora mai avuto.
“Anche voi lo sapevate! Gli altri giorni, in cui era assente, avevo solo intuito!” insistette.
“Cosa vuol dire?! Se io oggi vado in bagno 2 volte anche domani ci andrò con la stessa frequenza!” le disse un altro.
Che paragone assurdo! Come si poteva dire una cosa del genere?!
Noemi continuò a difendersi, ma veniva sempre accusata con più malvagità.
Dietro di lei sentiva uno strano brusio, ma era troppo concentrata sul non piangere per sentire.
Dopo un attimo si alzò dal suo posto, davanti alla professoressa di inglese, e corse in bagno per non essere vista piangere. Non voleva che nessuno vedesse la sua debolezza.
Appena arrivata, si accasciò a terra e lasciò che finalmente le lacrime le inondassero il viso.
Era già terribilmente preoccupata per la sua amica, non poteva sopportare anche i compagni.
Dopo un po’ arrivarono le sue compagne che, con una falsità assurda, fingevano di essere dispiaciute e le riferirono una cosa che distrusse la ragazza.
“Stavano facendo scommesse su quando cominciassi a piangere. Ora stanno ridendo”
Ridono di me; pensò Noemi. Sapeva di aver sempre avuto la lacrima facile, ma era colpa sua se aveva dei sentimenti?
Era colpa sua se veniva continuamente trattata come se avesse la peste?
Lei si chiedeva sempre in cosa sbagliava, ma solo un anno dopo ebbe la risposta: in prima media era insopportabile e lo sapeva, così durante l’estate cambiò e miglioro di molto il suo carattere.
Tuttavia, ormai i compagni la vedevano come “l’ insopportabile”. Lei era quello per loro.
Quando ritornò in classe, nessuno le chiese scusa, e sperò che la sua amica stesse bene.
 
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24 giugno 2015
 
Noemi rise amaramente a quel pensiero. Amica? Certo…lo era per i soldi visto che gli aveva rubato 500€ sotto il naso prima che se ne accorgesse.
Sono proprio una stupida; pensò.
Dopo quell’esperienza, una parte di lei cambiò definitamente.
Sempre pronta ad aiutare chi era solo e a consolare e nascondere ciò che era dietro una maschera che si era costruita.
Quei ricordi, però, continuavano a rimanerle in testa e farla star male tutte le volte che ci pensava.
Ora aveva gli amici degli scout e il gruppo dei nerd, ma quelle brutte voci non se ne andavano, condizionando i suoi comportamenti.
Non rideranno di te, lo sai anche tu; cercò di convincersi, ma non voleva mostrare la sua parte debole.
Si sarebbe nascosta dietro un sorriso, come faceva sempre, e tutto sarebbe andato per il meglio.
Quando raccontava il suo passato a qualcuno, l’interlocutore si stupiva, perché la trovava sempre allegra e spensierata.
E Noemi lo sapeva. Si era creata una barriera per allontanare gli altri.
Solo una persona vide sotto la barriera e quella era Rebecca.
Solo lei era riuscita a tirare fuori la vera Noemi, quella che si mostrava forte e determinata, ma che in realtà era debole e insicura.
Un rumore la risvegliò dai suoi pensieri e quando si voltò vide l’ultima persona che voleva la vedesse così.
“T-Tadashi?!” esclamò asciugandosi il viso dalle lacrime e cercando di apparire tranquilla.
Il ragazzo si sedette affianco a lei. “Ti stanno cercando tutti! Perché sei scappata così?”
E ora che dico?; si chiese la ragazza.
“è solo che mi sentivo in colpa” rispose.
Tadashi ridacchiò “Ok, non mi vuoi dire il motivo principale, va bene”
Noemi non si meravigliò di essere stata scoperta: non era difficile capire che stesse mentendo in quello stato.
Stettero per un po’ in silenzio, quando lei decise di parlare: “soffro di bullismo psicologico sin da quando andavo alle elementari. Alle medie è stato il peggio: i compagni ridevano di me anche quando piangevo e le mie compagne si mostravano carine e gentili e dietro dicevano di me le peggior cose.
Quando avete tutti reagito così, mi è tornato in mente uno dei miei brutti ricordi.”
“Quindi hai sovrapposto i nostri volti con quelli dei tuoi compagni” intuì lui.
Noemi annuì.
“Emy, nessuno di noi riderà di te”
“Lo so, ma è stata una cosa istintiva. Ora sto bene” rispose e si alzò. Sfoderò un sorriso convincente e disse “Su, andiamo dagli altri”
Tadashi si meravigliò di come quella ragazza potesse cambiare umore così facilmente. Era qualcosa di strano, forse anche troppo.
E se magari non ha cambiato umore?; pensò.
“Sei davvero sicura di star bene?” le chiese.
Lei gli sorrise ancora “Sto bene, davvero. Ora andiamo? Gli altri saranno in pensiero”
Tadashi annuì e cominciarono a cercare gli altri.
Appena li ritrovarono, Rebecca raggiunse Noemi “Tutto ok?”
“Sto bene Rebecca. Andiamo a casa?”
La mora annuì, ma sapeva che non andava tutto bene.
Per quanto Noemi potesse essere convincente, Rebecca vedeva la tristezza nei suoi occhi, sapeva quando mentiva.
Tornarono a casa tutti insieme, senza che nessuno ebbe il coraggio di fare domande.
Appena arrivarono andarono a letto, ma il gruppo dei Nerd continuava a chiedersi se avrebbero mai scoperto cosa fosse realmente accaduto.
 
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NOTA AUTRICE: Eccomi! Sì, questo capitolo è un po’ noioso, ma era abbastanza importante (credo) . Che ne pensate?
Ringrazio Rebianime, Pelelen_moon6 e Chia29 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 11
*** Date and birthday ***


Capitolo 11: Date and birthday
 
25 giugno 2015
 
La mattina era soleggiata nel paesino di Ceres e già alle prime ore i negozi cominciava ad aprirsi.
Nell'appartamento del gruppo, Honey fu la prima a svegliarsi.
Si vestì e uscì di soppiatto per andare a comprare tutti gli ingredienti per la torta al cioccolato che aveva in programma.
Il motivo? Non si era dimenticata di certo il dialogo che si era tenuto con Noemi riguardo al suo compleanno!
Lei aveva detto che non era importante, ma la dolce Honey Lemon considerava i compleanni come giorni sacri che dovevano assolutamente essere festeggiati.
Quando tornò a casa erano ancora le 8:30 e tutti dormivano.
Cominciò a preparare la torta, canticchiando tra se e se, fermandosi solamente quando sentì dei passi provenire dalla camera da letto.
Dalla porta arrivò Wasabi, ancora assonnato e con addosso il suo pigiama verde.
Una cosa che notò subito Honey, furono le profonde occhiaie che il ragazzo aveva sotto gli occhi.
“Buongiorno Wasabi, non hai dormito bene?”
Il ragazzo si sedette su una delle sedie davanti al tavolo e sbadigliò. “Per niente. Non ho chiuso occhio”
“Come mai?” domandò lei cercando il cioccolato tra i sacchetti della spesa.
“Per quante volte mi svegliassi, continuavo a fare lo stesso sogno”
“E cioè?” chiese ancora la ragazza facendo sciogliere il cioccolato nel pentolino.
Per un po’ Wasabi non disse nulla, indeciso se confessare il suo sogno o no. Si guardò attorno, assicurandosi che nessun’altro li stesse ascoltando, poi fece un lungo respiro e rispose: “Che baciavo Gogo…”
A Honey quasi cadde il pentolino dalle mani. Aveva immaginato qualsiasi cosa, ma questa proprio non se lo aspettava.
Intanto, il ragazzo arrossì e iniziò a pentirsi delle sue parole.
La bionda si riprese dal suo stato di shock e si azzardò a fare un’altra domanda: “ti piace Gogo?”
“A chi piace chi?” Gogo era sulla porta, con i suoi pantaloncini viola sportivi e la canotta bianca che usava per dormire.
Wasasi andò nel panico “Nessuno! Assolutamente nessuno!”
La corvina scrollo le spalle e si sedette dall’altra parte del tavolo.
“Che stai preparando?” chiese poi a Honey.
La ragazza sorrise, fiera della sua idea “Una torta al cioccolato per il compleanno di Noemi, ma voglio che sia una sorpresa”
A Gogo sfuggì una risata “Ceeerto, non ti scoprirà mai vedendo che la stai preparando”
“Infatti quando arriverà, io nasconderò le cose e uno di noi la porterà a fare un giro”
“Escludi me” disse Wasabi “Sono esausto”
“Io anche” Hiro era sulla porta, anche lui visibilmente stanco.
Ancora pensava a quello che era successo il giorno prima. Perché Noemi aveva pianto? Dubitava fortemente fosse qualcosa che era successa quella sera: i suoi occhi erano distanti, come se ricordasse qualcosa di passato.
Ma cosa?
Non riusciva a dimenticare lo sguardo che aveva Rebecca quando la sua migliore amica era corsa via. Sembrava pieno di rimorso e soprattutto preoccupato. Quella fu la cosa che gli fece più male.
Voleva provare a chiederle qualcosa, ma era sicuro che non gli avrebbe detto nulla anche se è il suo ragazzo.
Forse suo fratello. Durante tutto il tragitto del ritorno aveva lo sguardo perso e pensieroso. Non gli erano sfuggiti anche i fugaci sguardi verso la rossa.
Che doveva fare?
“Hey Hiro, tutto bene?” Rebecca era dietro di lui che lo guardava leggermente preoccupata.
Il corvino le sorrise e rispose: “Si sto bene” dandogli un affettuoso bacio a stampo.
“Ragazzi, mi fate venire il diabete” disse Gogo “Fate le donne”
“Rebecca, ci pensi tu a distrarre Noemi per la sua festa a sorpresa?” domandò Honey ignorando il commento amaro di Gogo.
“Pensavo più ad aiutarti con i preparativi visto che la conosco più di tutti” rispose la mora.
La bionda annuì “Hai ragione. Allora Fred?”
“Così gli roviniamo il compleanno” rispose Wasabi.
Gogo fece la conta dei presenti “Allora l’unico che rimane è…”
“Tadashi” rispose Hiro.
“Cosa io?” anche il diciottenne era sveglio e raggiunse gli altri intorno al tavolo.
Nessuno si sorprese del fatto che Noemi fosse l’ultima ad alzarsi, sapendo che lei era una gran dormigliona.
“Potresti distrarre Noemi per il pomeriggio? Vogliamo organizzarle una festa a sorpresa”
Il ragazzo fece spallucce “Va bene, non c’è problema”
Honey sorrise soddisfatta “Allora è tutto pronto”
 
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Erano le 14:30 e il gruppo aveva indetto una pausa relax. Gogo, Fred e Hiro giocavano alla play station, Honey e Wasabi leggevano e Rebecca e Noemi chiacchieravano.
Solo Tadashi non faceva nulla, limitandosi a cercare un modo per chiedere alla festeggiata di uscire.
Fece un respiro profondo e si avvicinò alle due amiche.
“Scusa Rebecca, potrei parlare un secondo con Noemi in privato?”
La mora annuì e si allontanò.
Intanto, la rossa cominciò a pensare a tutto quello che gli potesse chiedere quel ragazzo che da un po’ aveva cominciato a piacergli.
“Senti…ti va di uscire?” chiese Tadashi.
Il cuore di Noemi cominciò a galoppare velocemente, come se volesse uscire dalla cassa toracica e correre via verso qualche meta remota “D-da soli?”.
“Sì, sempre se vuoi”
“Certo che voglio!” rispose lei con fin troppo entusiasmo “Voglio dire…ok”
Tadashi le sorrise facendole battere il cuore ancora più veloce. “Allora preparati che usciamo adesso” disse e si allontanò per cambiarsi.
Noemi rimase nel posto in cui era ancora per qualche secondo, cercando di smorzare l’adrenalina che aveva nelle vene e solo poi andò a prepararsi.
Dopo mezz’ora, uscirono, pronti per l’appuntamento.
Noemi indossava una t-shirt degli “AC/DC”, un pantaloncino blu e anfibi neri, mentre Tadashi una maglia grigia, jeans blu e converse bianche.
La prima tappa fu il bar, dove presero due gelati, uno alla crema e uno al cioccolato.
Successivamente andarono al parco, dove chiacchierarono del più e del meno stando sulle altalene per tutto il pomeriggio.
Tornarono verso le 18:00, ancora ridendo per qualche battuta fatta sul momento.
Arrivati a casa vennero accolti da un “sorpresa!” gridato con entusiasmo da tutti.
Noemi rimase a bocca aperta, non sapendo cosa dire. Sapeva che era il suo compleanno, ma non gli interessava molto visto che ogni giorno era stata una festa in quel periodo.
Honey e Rebecca corsero ad abbracciarla, ognuna di loro felicissima sull’effetto avuto sulla rossa.
Gogo arrivò con il suo solito “Fai la donna” tirandogli un pugno giocoso sulla spalla.
Hiro le fece gli auguri e batté il pugno.
Fred continuava a parlare di supereroi, mentre Wasabi si limitò a farle gli auguri.
L’ultimo fu Tadashi, che prese coraggio e la abbracciò.
Doveva ammettere che gli era piaciuto quel pomeriggio e non pensava che Noemi potesse essere molto seria e matura a volte. Di solito sembrava sempre giocosa e bambina.
Solo allora Tadashi capì che c’erano molti aspetti nascosti di Noemi e per qualche strana ragione voleva vederli tutti, dai belli ai brutti.
La festa cominciò, tra tornei di giochi in giardino come tira la corda, e gavettonate estreme.
I regali furono semplici, ma fatti con il cuore, ognuno che esprimeva una parte di Noemi: un manga (Da Fred), un film (Da Hiro), un abito (Da Honey), un cuscino (Da Wasabi), un libro fantasy (Da Tadashi), un paio di cuffie nuove di zecca (Da Rebecca) e un costume da bagno (Da Gogo).
La rossa non sapeva come ringraziarli, sapeva solo che voleva un mondo di bene ad ognuno di loro e sperava che quel periodo fosse durato per sempre.
 
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NOTA AUTRICE: Scusate davvero per l’immenso ritardo, ma tra scuola e piccole vacanze non ho avuto il tempo di scrivere. Che capitolo chilometrico però!
Aaallora, a Wasabi piace Gogo? Chissà che accadrà.
Ringrazio Chia29 e Pelelen_moon6 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 12
*** Will be a perfect date? ***


Capitolo 12: Will be a perfect date?
 
26 giugno 2015
 
Anche se era mezzogiorno, il gruppo dei nerd non aveva la minima intenzione di svegliarsi: erano stesi sul tappeto, pieno di coperte e cuscini, uno abbracciato all’altro.
La sera prima si erano divertiti un mondo festeggiando il compleanno di Noemi. Rimasero svegli fino a tarda notte, con la musica a tutto volume che proveniva dalle casse. Fecero anche una gara di karaoke, vinta da Honey Lemon. All’ultimo posto ci fu Fred, che aveva trovato i liquori che il nonno di Noemi aveva lasciato in casa e, credendo fossero bevande gasate, li bevve, si imbriacò e cantò malissimo.
Risultato? Crollarono tutti sul tappeto verso le tre di notte, con i visi sorridenti.
Solo verso le 12:30 cominciarono a svegliarsi.
“Buongiorno” borbottò Hiro abbracciato a Rebecca.
“ ‘giorno” ribatté lei stropicciandosi gli occhi cercando di svegliarsi del tutto “Dormito bene?”
“Oh sì! Il pavimento è comodissimo!” rispose ironicamente il ragazzo facendola ridere.
Ovviamente la loro calma non durò a lungo, poiché si beccarono due cuscini da parte di Gogo e Noemi che urlarono uno “sveglia!”.
Si sarebbe unito anche Fred al loro “risveglio con i cuscini”, ma appena si alzò corse a vomitare, causando qualche conato di vomito anche a Wasabi nel sentirlo. Quando il fan di fumetti tornò, era bianco cadaverico.
“Stai bene?” chiese Tadashi.
“No…” rispose Fred appoggiandosi alla porta “…eppure ho bevuto solo qualche bibita…”
“Erano liquori” lo informò impassibile Gogo che stava cucinando la propria colazione, seppur fosse quasi l’una.
“oh…questo spiega tutto!” esclamò il biondo ritrovando improvvisamente le energie.
“In fin dei conti è stato divertente” disse sorridendo Honey.
“Lo dici solo perché hai vinto alla sfida del karaoke” le rispose Gogo leggermente irritata. Non sopportava arrivare neanche seconda, in qualsiasi cosa. Ma lei era così: terribilmente competitiva in ogni cosa, soprattutto se bisognava dimostrare quanto si è veloci.
Wasabi rimase a guardarla senza farsi notare. Aveva ripetuto di nuovo quel sogno, quello in cui loro due si baciavano. Ma questa volta nel sogno, gli rimbombavano in testa le parole che Honey gli aveva detto il giorno prima: “Ti piace Gogo?”.
Era quello che si stava chiedendo ora il ragazzo di colore. Gli piaceva veramente Gogo? La ragazza così diversa da lui, amante del pericolo e sprezzante delle regole? Era davvero lei la ragazza che gli interessava?
Forse erano proprio questi i motivi per cui aveva una cotta per Gogo: si completavano. Ecco! Lo aveva ammesso! Si era preso una cotta per Gogo Tomago.
E adesso? Che poteva fare? Avrebbe dovuto chiedergli di uscire? Certo, se voleva avere una gamba rotta sarebbe stato il miglior modo. E poi di che avrebbero potuto parlare? Moto? Biciclette? Wasabi ammetteva di non capirci niente di quelle cose. Domande a cui non trovava risposta e l’ansia cresceva senza che lui se ne accorgesse.
“Hey mammoletta, torna in te”
Solo una persona lo chiamava così.
“S-sì, sto bene” rispose arrossendo e abbassando il capo. Non si era accorto che mentre pensava non aveva staccato gli occhi nemmeno per un momento da Gogo.
“Certo che sei strano oggi mammoletta” gli disse la ragazza.
Wasabi si irritò “Non chiamarmi così!”
Gogo alzò gli occhi al cielo e andò a fare colazione, lasciando Wasabi confuso, che si chiedeva se aveva fatto male a ribattere oppure no.
 
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Era pomeriggio e Noemi continuava a notare gli sguardi fugaci che Wasabi dirigeva a Gogo. Decise di chiedere all’unica persona che probabilmente sapeva qualcosa.
“Hey Honey! È solo una mia impressione o a Wasabi piace Gogo?” disse a bassa voce.
La bionda la guardò per un po’, incerta se dirle cosa sapeva oppure no. Alla fine pensò che parlarne con lei sarebbe stata la cosa migliore.
“Sì, ieri mi ha detto di aver sognato di baciarla” sussurrò complice.
Ma perché lui non le aveva chiesto di uscire o almeno non ci ha provato? Noemi voleva scoprirlo e fare in modo che lui avesse avuto almeno una possibilità. Era anche sicura che Rebecca l’avrebbe aiutata, così portò l’amica in giardino e le raccontò cosa aveva scoperto.
“Cosa?! A Wasabi piace Gogo?!” esclamò Rebecca.
Noemi le tappò la bocca e si guardò attorno, sperando che nessuno le avesse sentite. “Sì, è così e devi aiutarmi a farli uscire insieme” le spiegò togliendo poi le mani.
“Ma non dovrebbe essere lui a chiederglielo?” chiese la mora.
“L’ho pensato anch’io all’inizio, ma poi ho capito che Wasabi non avrà mai il coraggio di chiedere un appuntamento, figuriamoci poi ad una come Gogo!”
“Ok, ok, hai qualche idea?” domandò Rebecca.
La rossa sorrise. Eccome se ne aveva una.
 
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Era già da un po’ che Wasabi stava aspettando il resto del gruppo.
Gli dissero che sarebbero andati a fare la spesa e poi lo avrebbero raggiunto. Ma non si fecero vivi, lasciando il ragazzo di colore da solo al fiume, con il borsone da spiaggia dove teneva tutte le cose necessarie per il pomeriggio.
Dopo qualche minuto sentì il fruscio dell’erba dietro di lui e dal ritmo che aveva erano sicuramente passi.
“C’è l’avete fatta finalment-“ Wasabi non si ritrovò l’intero gruppo davanti a lui, ma solo Gogo con il un costume intero, pantaloncini da mare, occhiali da sole e infradito.
“Ci sei solo tu mammoletta?” chiese lei avvicinandosi.
“Sì, sono solo, problemi? E non chiamarmi mammoletta!”
La ragazza si lasciò sfuggire una risatina, subito prima di togliersi i pantaloncini davanti allo sguardo sorpreso di Wasabi.
“M-ma che fai?!” le domandò arrossendo.
“Fa caldo. Mi spoglio e vado a fare il bagno” gli rispose impassibile.
“Ma dovremmo aspettare gli altri!”
Wasabi non aveva nemmeno finito la frase che Gogo si era tuffata nel fiume, schizzando l’acqua gelida verso il povero ragazzo che rabbrividì.
Tipico di Gogo. Non ascoltava nulla e nessuno. Se una cosa la voleva fare la faceva e basta, senza preoccuparsi su cosa potessero pensare gli altri e tantomeno alle conseguenze.
Forse era questo che a Wasabi tanto piaceva: il fatto che lei fosse sempre così libera e impulsiva, mentre lui pensava sempre dieci volta su una cosa prima di farla, rovinandosi la libertà che quell’esperienza potesse dargli. Per un momento si ritrovò ad essere geloso del suo carattere, geloso del suo spirito di libero. Ma come avrebbe potuto essere come lei se ormai era abituato a vivere in questo modo?
Wasabi venne risvegliato dai suoi pensieri nel momento in cui un altro schizzo di acqua gelida lo colpì.
“Dai Wasabi, entra in acqua!” le gridò lei prima di immergersi nuovamente nel fiume.
Esitante, si tolse la t-shirt e i pantaloni per raggiungerla. Appena mise piede in acqua rabbrividì a causa della temperatura. In altre occasioni si sarebbe ritirato al pensiero di un possibile raffreddore, ma stavolta voleva provare ad andare fino in fondo.
Avanzo, piano piano, e l’acqua gli arrivò alla vita, mozzandogli il fiato, mentre la corrente del fiume cominciava a farsi sentire.
C’è la posso fare…c’è la posso fare; si ripeteva.
Non voleva cedere, così andò ancora avanti e l’acqua gli arrivò al petto. Chiuse gli occhi, tentando di mantenere la calma.
“Dai Wasabi, su! Lasciati andare!” lo incitò Gogo.
Ma il ragazzo era troppo preso dall’acqua gelida per sentire qualsiasi cosa gli veniva detta.
Così lei, sbuffando, si avvicinò a lui e con uno strattone gli fece perdere l’equilibrio, facendolo immergere completamente.
La sua reazione fu qualcosa che Gogo non dimenticò mai: Wasabi riemerse di botto, riprendendo fiato come se fosse stato in apnea per tanto tempo, e corse nuovamente verso la riva tremando e strillando.
Gogo non riuscì a trattenere una risata: a volte Wasabi sapeva essere la cosa più buffa che c’era al mondo, per questo lei si divertiva tanto a prenderlo in giro.
“Non farlo mai più!” le urlò il ragazzo che si avvolse nell’asciugamano.
Gogo non smetteva di ridere. “Eddai, è solo un po’ d’acqua fresca”
“Fresca?! È acqua di montagna!” le disse lui ancora tremando.
La ragazza smise di ridere e lo raggiunse.
Lui non la guardò e si sedette su una delle rocce presenti lì vicino “Io non sono come te…” mormorò quasi impercettibilmente, stupendo la ragazza. “Non sono libero, ne tanto meno impulsivo. Mi piacerebbe, ci ho provato, ma non ci riesco. A volte vorrei essere come te”
Gogo si sorprese non poco di quella confessione, ma cercò di non darlo a vedere e si sedette affianco a lui. “Sarò anche libera e impulsiva come dici tu, ma se non lo fossi stata mi sarei evitata tantissimi guai. Come questa…” disse facendogli vedere una cicatrice sulla gamba “Quando ero piccola mi divertivo a buttarmi dai muretti sotto casa mia. Mia madre mi diceva sempre di non farlo, ma io mi divertivo e non le davo ascolto. Un giorno saltai, misi male la gamba e caddi a terra, finendo dritta su un petto di vetro.”
Wasabi rabbrividì al pensiero, ma non parlò, temendo di rovinare quel momento di calma.
“Se invece avessi ascoltato mia madre e il mio buon senso non mi sarei mai procurata questa cicatrice. Mi diedero non so quanti punti per ricucirla e il dottore disse che sono stata fortunata a non beccare qualche nervo.” Continuò lei. “Non sarai anche così tanto libero, ma almeno hai seguito il buon senso, evitando spiacevoli incidenti. E poi non puoi farti una colpa se sei fatto così. Certo, a volte esageri, ma sei Wasabi e noi ti accettiamo così come sei.”
Il ragazzo si sentì davvero rincuorato dalle parole di Gogo.
“Grazie” rispose “Non pensavo potessi avere questo lato tenero” le disse scherzando.
“Sono piena di sorprese, ma se ti azzardi a dirlo a qualcuno il prossimo ad avere i punti sarai tu” lo avvisò minacciosa.
Diversamente dalle altre volte, Wasabi rise. “Lo terrò a mente” rispose.
Si guardarono per un po’ dritti negli occhi, finché la corvina si alzò e si rivestì. “Deduco che gli altri non verranno mai. Torniamo a casa?”
Il ragazzo si riprese dal suo torpore e cominciò a prepararsi.
Tornarono a casa in silenzio, senza parlare, poiché non servivano parole. Semplicemente camminarono uno di fianco all’altro.
Quando arrivarono, tutti si inventarono una scusa sulla loro mancanza al fiume e chiesero come fosse andato il pomeriggio.
“Non male” risposero entrambi dandosi uno sguardo complice.
Wasabi non si pentì di quel pomeriggio e Gogo nemmeno. Quel giorno avevano scoperto che le loro diversità li completavano.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi. Scusate il ritardo, sono mortificata. Direi comunque che il capitolo non sia venuto tanto male. Voi che ne pensate?
Ringrazio Rebianime, Chia29, Pelelen_moon6 e Hajiar04 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 

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Capitolo 13
*** Nickname ***


Capitolo 13: nickname
 
27 giugno 2015
 
Erano le 8:00 di mattina e già il gruppo dei nerd era pronto per prendere il treno di ritorno. Gli sarebbe mancata quel piccolo paese di montagna, ma erano anche sicuri che avrebbero ricordato per molto tempo quei bei giorni passati insieme e magari un giorno, quando saranno adulti, si sarebbero riuniti e avrebbero passato il tempo a raccontare le loro piccole avventure preziose.
Salirono sul treno e presero posto: Noemi, Rebecca, Hiro e Tadashi nei primi quattro posti e affianco, separati solo da un piccolo corridoio per il passaggio, c’erano Honey, Fred, Wasabi e Gogo.
Quest’ultimi si guardavano di sfuggita, ricordando il giorno precedente. Anche se il loro rapporto era meno ostile, Wasabi era sicuro che in ogni caso, Gogo non avrebbe mai smesso di punzecchiarlo e prenderlo in giro. E a lui stava bene così. Era fatta così e a lui piaceva così com’era, pregi e difetti.
Dal suo canto, Gogo non poteva fare a meno di sentirsi confusa e in imbarazzo: erano state poche le volte in cui lei aveva esternato i propri sentimenti in tutta la sua vita e non si sarebbe certo aspettata che lo avrebbe fatto anche solo una volta verso Wasabi!
Si chiedeva anche se quello che ora c’era tra loro era cambiato. Certo, erano amici, ma sentiva che c’erano emozioni diverse ora che stava vicino a lui. Scosse la testa cercando di non pensarci. Lo sguardo cadde su Noemi, con gli auricolari nelle orecchie che muoveva le mani come se stesse suonando la batteria. Sapeva che la rossa ascoltasse musica forte come il rock o il metal, generi che a lei piacevano molto.
“Hey Emy, faresti scambio con Fred? Ho bisogno di musica” disse senza nemmeno chiedere al povero lettore di fumetti.
La rossa accettò e cambiò posto passando un’auricolare alla corvina. Appena Gogo mise la cuffietta nell’orecchio riconobbe subito il suono di chitarra elettrica.
Kick me dei Sleeping with sirens; pensò.
Gogo adorava quella canzone, così piena di grinta, proprio come lei. Chiuse gli occhi e svuotò la mente, concentrandosi solo su quel ritmo che aveva già nelle vene.
 
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Arrivarono alla stazione Dora verso le 9:30 e la prima cosa che fecero fu andare a posare le valige. Rimasero per circa un quarto d’ora ad assicurare i genitori di Noemi che la casa fosse ancora intatta e poi si fermarono da lei per riposarsi.
Si riunirono tutti nella sua camera, ascoltando musica e mangiando patatine.
“Hey Noemi come ti sei fatta quella cicatrice sul braccio?” chiese curiosa Gogo portandosi uno degli snack alla bocca.
“Andavo alle medie, mi pare in seconda, mi ero picchiata con un ragazzo e mi ha graffiata” spiegò la rossa.
“Quella è per un graffio?!” chiese sbalordita Honey.
“Era un graffio molto profondo. In un primo momento non me ne ero accorta, l’ho vista solo quando ho guardato il braccio. Mi ha fatto male solo quando ho dovuto disinfettarlo” continuò Noemi. “Questa invece –aggiunse indicando un’altra cicatrice sulla gamba- me la sono fatta cadendo dalle scale”
“Anche tu hai qualche passato di guai eh?” domandò Gogo.
“Noemi non sta mai ferma” rise Rebecca.
“Potremmo soprannominarla trottola” scherzò Hiro.
“È vero! Voi non avete un soprannome nerd!” esclamò Fred riferendosi a Noemi e Rebecca.
A quanto pare era il caso di inventarne uno anche per loro.
Fred ci pensò un po’ su “Per Noemi potrebbe andare bene Smile visto che è per la maggior parte del tempo allegra”
La rossa sorrise entusiasta “Mi piace!”
“E per Rebecca…”
“Yume” propose Hiro arrossendo leggermente “In giapponese significa “sogno””
“Oh, qualcuno è innamorato!” lo punzecchiò Tadashi.
Hiro arrossì ancora di più “Smettila!”
Rebecca ridacchiò e mormorò un “mi piace”.
“Allora da oggi siete Smile e Yume!” esclamò soddisfatto Fred.
Anche se erano solo dei soprannomi in qualche modo le fecero ancora più sentire parte del gruppo, e questo piacque non poco ad entrambe.
Passarono il pomeriggio così, ridendo e scherzando come sempre senza pensare che qualche guaio potesse frantumare la loro gioia.
 
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NOTA AUTRICE: Perdonatemi davvero! Ritardo tremendo e capitolo cortissimo, sono imperdonabile. Ma posso spiegare:
  1. Sono stata una settimana in campeggio con la famiglia, nella natura, senza computer, quindi non potevo scrivere.
  2. L’ispirazione è calata e ho avuto mille altre idee di storie per la testa.
Cercherò di farmi perdonare con il prossimo, lo prometto.
Ringrazio Gatta Nera, Chia29, Hajar04, Rebianime e Pelelen_moon6.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 

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Capitolo 14
*** Remember ***


Capitolo 14: Remember
 
1 luglio 2014
 
Quei giorni erano passati abbastanza tranquilli per il gruppo dei nerd, si limitarono ad uscire come ogni normale gruppo di ragazzi, se c’era pioggia o sole a loro non importava: era bello stare tutti insieme e volevano godersi ogni singolo giorno di vacanza.
Quel giorno era nuvoloso e si prospettava pioggia, così lo passarono a casa di Noemi, essendo quella più grande. Stavano giocando a “Taboo” e Fred stava impazzendo per far capire alla sua squadra la parola “Presepe”.
Era tutto tranquillo e sereno finché non si sentì uno scoppio dal pian terreno e del fumo nero salire verso il cielo.
Senza dire una parola, scesero per vedere cosa era successo.
Appena aprirono la porta del portone, una vampata forte di calore lì investì come uno schiaffo, disorientandoli per un po’. Cercarono di coprirsi il naso dal fumo, tentando di vedere cosa stesse accadendo anche con gli occhi che cominciavano a lacrimare.
Dall’altra parte della strada, qualcuno aveva dato fuoco ad un bidone della spazzatura e la fiamma si estese, arrivando alla macchina che era parcheggiata affianco.
“Lo scoppio dev’essere stato per le gomme scoppiate a causa del calore. Alcune gomme non sono ancora scoppiate però. Se scoppiano ora che ci siamo noi… ” spiegò Gogo.
“Rientriamo dentro, ora!” ordinò Yume tornando indietro.
Gli altri la seguirono, tutti tranne Tadashi, che continuava a guardare il fuoco spaventato.
 
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Pov. Tadashi
Vedevo solo quello strano falò in quel momento, con uno strano senso di dejà vu. Da dietro sentivo le voci dei miei amici che mi supplicavano di tornare indietro, ma non riuscivo a muovermi.
Tadashi no!
Era la voce di Hiro, inconfondibile, ma era lontana, come se ora lui non fosse qui. Ancora mi chiedevo se lui fosse davvero mio fratello, passavo notti a pensarci.
Callaghan è lì dentro, qualcuno deve aiutarlo.
E quella? Era la mia voce? Ma io non ho detto nulla. E chi è Callaghan. Callaghan…Robert Callaghan. Era il mio professore di robotica, ora ricordo. L’ultima volta che lo vidi si era salvato con i microbot di Hiro. Ci aveva lavorato tanto il mio fratellino e alla fine era stato accettato alla SFIT. Zia Cass era davvero orgogliosa di lui, così come lo ero io. Zia Cass…ci aveva preso con se dopo la morte dei miei genitori senza esitare, senza chiedersi se avrebbe fatto male. Zia cass, che ci ha cresciuto con l’amore di una madre. Hiro aveva solo 3 anni quando siamo andati da lei.
Cosa sono tutti questi ricordi? Da dove vengono? Sono…miei?
Sento qualcuno tirarmi, ma non ci do peso. Io ricordo.
 
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Hiro continuava a tirare dentro Tadashi con tutte le sue forze, ma suo fratello era come in uno stato di trans.
Smile venne ad aiutarlo poco dopo e, a fatica, riuscirono a portare il ragazzo dentro il portone, che continuava a guardare il fuoco.
Chiusero il portone appena in tempo di sentire un altro scoppio, causato da un’altra gomma andata in fiamme e Tadashi si riprese.
“Ohi fratellone! Come stai?” chiese Hiro preoccupato senza preoccuparsi di averlo chiamato “fratellone”.
Tadashi lo guardò e calde lacrime cominciarono a rigargli il viso “Hiro?”
Il minore lo guardò confuso, senza capire cosa stesse succedendo. Tadashi lo strinse in un abbraccio piangendo. Solo quando disse “Ora ricordo”, Hiro capì cosa fosse successo.
Il più grande sciolse l’abbraccio per ripeterlo con ognuno dei suoi amici, felice come non mai.
Yume e Smile rimasero a guardare la scena in disparte, sorridenti. Successivamente, per un atto di felicità, Tadashi abbracciò anche Rebecca e schioccò un bacio a stampo a Noemi, che rimase paralizzata.
Il gruppo si diresse versò l’ascensore, per tornare all’appartamento, tranne Smile, ancora immobile e con gli occhi sbarrati.
Yume rise nel vederla.
“Non c’è niente da ridere!” sbottò Noemi cercando di sopprimere un sorriso.
“Dovresti vedere la tua faccia” continuò ridendo “Sei tutta rossa!”
Finalmente Smile si unì alla risata e raggiunsero gli altri in poco tempo.
Durante tutto il resto del pomeriggio, Noemi continuò a chiedersi che cosa quel bacio avesse potuto significare per Tadashi.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi. Anche questo capitolo è un po’ corto, ma doveva stare separato. Finalmente Tadashi ha ricordato! Evviva! Che ne pensate di questo capitolo? Pensavo di iniziare un crossover tra Pandora Hearts (un anime/manga) e Hunger Games. Il primo capitolo sarebbe già pronto, dovrei solo pubblicarlo. Voi che ne dite?
Ringrazio Chia29, Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 15
*** Fever ***


Capitolo 15: Fever
 
3 luglio 2015
 
Quando Gogo si svegliò quella mattina, tutto quello che sentiva era un gran dolore alla testa e freddo, il che era strano visto che c’erano 30° in casa. Si alzò per andare in cucina, ma subito si sentì debole e dovette appoggiarsi a un mobile per non cadere. Si toccò la fronte, calda. Sbuffò e si diresse dove dormiva Noemi, tentando di rimanere in piedi.  
“Ohi, hai un termometro?” chiese senza mezzi termini.
“Buongiorno anche a te Gogo” disse invece Smile ancora mezza assonnata.
“Sì, sì, buongiorno, ma ora dimmi dov’è il termometro”
“Sì, ho dormito bene, grazie” la stuzzicò ancora la rossa.
“Senti dimmi dov’è!” sbottò l’altra.
Smile si alzò e glie lo andò a prendere. Era incredibile quanto Gogo potesse essere permalosa. Una volta Fred le raccontò che qualche tempo prima, Gogo si era infuriata terribilmente con una compagna perché diceva che non le piaceva il suo modo di vestirsi.
La corvina si misurò la temperatura: 38.5.
“Fantastico” borbottò tra se e se ironicamente. Non le piaceva per niente avere la febbre, non poteva fare tutte quelle cose che faceva di solito e questo le dava un enorme fastidio. A volte faceva comunque tutto quello che le passava per la testa, tornando a casa con 40.
“Che succede?” le chiese dolcemente Honey preparando la colazione. “Se ti senti triste una fetta di torta ti tirerà su di morale. L’ho preparata ieri sera.”
“No, non ho fame, sto male solo a sentirlo nominare il cibo.”
“Hai la nausea?” domandò la bionda.
“No, la febbre.” Rispose dirigendosi verso il divano-letto. Accese il televisore e cominciò a fare zapping con il telecomando.
Intanto, nella stanza, entrò Wasabi, con il suo pigiamone verde anche se era estate. Sembrava un bambino troppo cresciuto con quell’abbigliamento infantile. La corvina sorrise al pensiero.
“Non hai una bella cera” constatò il ragazzo.
“Ho la febbre” si limitò a dire continuando a cambiare canale in cerca di qualcosa che facesse per lei.
“A quanto?”
“38.5”
A quella risposta, Wasabi sobbalzò. “Devi stare a letto allora, non stare sul divano a cambiare canale!”
Gogo fece spallucce e si fermò finalmente su Dmax, dove trasmettevano “cacciatori di fantasmi”. Non credeva a quella roba, ma la divertiva le reazioni che avevano i conduttori, così esagerate e stupide a suo parere.
Wasabi andò in cucina, senza dire una parola, tornando poi poco dopo con una tazza di tè caldo e miliardi di farmaci.
Gogo lo guardò per un po’, in silenzio. “Stai scherzando?”
“Per guarire in fretta devi bere bibite calde.” Le disse passandole la tazza.
“Non mi piace il tè caldo” rispose lei.
Wasabi sbuffò. Doveva immaginare che non avrebbe fatto cosa le avrebbe detto. Non lo aveva mai ascoltato, cosa gli faceva pensare che lo avrebbe fatto ora? Per fortuna che aveva un piano B.
“Ti sfido”
A quelle due parole, Gogo staccò subito gli occhi dal televisore per guardare il ragazzo, presa all’improvviso da uno strano interesse.
“Se riesci a fare per un intero giorno quello che ti dico io, girerò per l’isolato in mutande” continuò.
Al pensiero del ragazzo di colore in quello stato le sfuggì una risata. Ci pensò su e poi lo guardò con un sorriso che esprimeva tutta la sua competitività.
“E se perdo?” chiese, anche se era sicura che non sarebbe successo.
“Dovrai uscire con me”
Gogo venne presa così alla sprovvista da quell’affermazione, che quasi le cadde il telecomando di mano. Perché voleva uscire con lei? D’altronde non si sopportavano no? Era sempre stato così, sin dalla prima volta che si erano visti. Cos’era cambiato?
Scosse la testa per scacciare quei pensieri persistenti e rifletté sull’offerta. Non sapeva perché, ma questa volta aveva davvero paura di perdere. Non perché era convinta che non era in grado di farcela, ma perché se sarebbe uscita con lui…cosa sarebbe successo? Era possibile che l’idea di uscire con Wasabi la spaventasse? No, non lo era. Continuò a fissarlo pensierosa, mentre decideva sul da farsi.
Il cuore di Wasabi, intanto, batteva all’impazzata. Avrà fatto la scelta giusta? Di sicuro non si sarebbe sorpreso se da un momento all’altro gli fosse arrivata addosso una cuscinata irritata da parte della ragazza. Ma non succedeva. Si limitava a fissarlo pensierosa, con una strana espressione negli occhi che non riusciva a decifrare. Solo quando vide un ghigno farsi strada sul suo volto cominciò a calmarsi un po’.
“Ci sto” rispose lei.
Wasabi sorrise. A quanto pare era tornata la vecchia Gogo.
“Bene, allora bevi.” Disse porgendole ancora una volta la tazza.
Lei lo prese e bevve la bibita piano piano, continuando a guardarlo con i suoi occhi scuri. Wasabi si perse in quello sguardo che da poco aveva imparato ad amare. Dopo che ebbe finito di bere, passo la tazza al ragazzo, che la portò in cucina. Quando tornò le diede una pastiglia e la fece spostare in camera, dove le mise addosso un piumone.
Sarà proprio una luuunga malattia; pensò Gogo.
 
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Dopo che i ragazzi uscirono, Gogo si ritrovò sotto due piumoni, con un termometro in bocca e le medicine sul comodino di fianco. Si sentiva come un personaggio malato dei cartoni animati.
“Rieccomi, ti ho portato una pezza bagnata da mettere sulla fronte” disse Wasabi sorridente.
Gogo ribollì di rabbia facendo alzare ancora di più la temperatura. Odiava quando veniva trattata così. Si sentiva una bambina, vincolata da tutte le regole che i genitori le davano.
“Evviva” brontolò sarcastica.
“Vuoi rifiutarti?”
“Mai!” esclamò sapendo che se lo avrebbe fatto avrebbe perso.
Aveva sopportato Wasabi per l’intera giornata, mancavano solo 5 ore a mezzanotte e sarebbe stata libera. Ma in quel momento aveva un dannato bisogno di prendere aria. Anche se la febbre era ancora alta, l’unica cosa che Gogo voleva fare era una corsa in bicicletta. Inoltre aveva caldo, segno che la febbre stava calando.
Ma quando si girò di lato rimase a bocca aperta: Wasabi stava tornando nella stanza con una coperta ancora più pesante di quelle che aveva addosso.
Eh no, adesso basta.
“Non ti azzardare” lo avvertì minacciosa.
“Non puoi rifiutare o perdi la sfida” le disse avvicinandosi ancora.
Gogo scattò seduta. Ormai aveva perso la pazienza. “Eh no, ora basta! Ho fatto tutto quello che volevi per tutta la mattina e tutto il pomeriggio e la febbre non si è abbassata di un minimo! Sono stufa!”
Si alzò e uscì indignata dalla stanza ancora con il suo pigiamino corto.
“Woah, woah, woah, dove credi di andare?!” chiese Wasabi seguendola.
“A fare un giro!” rispose Gogo continuando a camminare.
“Ma così la febbre aumenterà!”
“Non mi interessa!”
D’istinto, Wasabi le prese il polso per fermarla. “Beh, a me sì!”
La corvina lo guardò, senza dire una parola. Perché doveva importargli? Ok, erano amici, ma era solo una febbre, non sarebbe morta! Eppure c’era preoccupazione nei suoi occhi, una preoccupazione che non riusciva a comprendere.
Ma Wasabi sì. Non voleva vederla andare via. Per qualche motivo era preoccupato che se fosse uscita da quella porta non sarebbe più tornata. Ma perché? Era stupido no? Era solo una semplice febbre.
“A me interessa” disse senza riuscire a non farsi scappare quelle parole.
Piano piano, Gogo si calmò e si perse in quegli occhi color cioccolato. Si sentiva così strana…il battito era accelerato e il viso divenne bollente.
Sarà per la febbre; si disse, ma era più per autoconvincersi.
Poi capì: quelle paure che aveva di uscire con Wasabi erano perché forse avrebbe fatto uscire i suoi sentimenti profondi. Quei sentimenti che in quei giorni in Italia aveva cercato di nascondere in tutti i modi, ma per quanto lei lo allontanasse, Wasabi era sempre lì, pronto a darle una mano con le sue stramberie.
I suoi occhi scesero sulle labbra del ragazzo, che piano piano si stavano avvicinando alle sue. Lei, così minuta, insieme a lui, un armadio a trentatre ante.
Che coppia assurda, nessuno ci avrebbe mai creduto. E cosa avrebbero detto gli altri? La forte e indifferente Gogo con un ragazzo che chiamava la mamma se veniva attaccato e che si portava ovunque delle mutande pulite di ricambio. Era stupido. Ma il quel momento non le importava, voleva solo sentire le sue labbra contro le proprie, nient’altro.
Si avvicinava, fino a quando i loro nasi si sfiorarono, e poi ancora fino a che…
“Siamo a casa!” esclamò Smile.
In pochi secondi, Gogo e Wasabi erano a due metri di distanza, con i volti rossi.
Il gruppo si limitò a guardarli, incuriositi.
Fu Rebecca a rompere in ghiaccio: “ Ehm…Abbiamo interrotto qualcosa?”
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Scusate il ritardo, ma sto traducendo una storia dall’inglese all’italiano chiamata “Winter Wonderland” de “Le 5 leggende”…se vi va potete andarlo a leggere…
Che ne pensate? Questo capitolo è praticamente incentrato su Gogo e Wasabi, negli altri vedremo anche gli altri personaggi.
Ringrazio Chia29, Rebianime, Pelelen_moon6 e Hajar04 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
                                                                                                                                                          

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Capitolo 16
*** Confusion ***


Capitolo 16: Confusion
 
5 luglio 2015
 
Anche se era ancora mattina, il caldo era così forte che a malapena si riusciva a respirare. Cercavano di resistere in tutti i modi, tra cui stare vicino ai ventilatori che si trovavano in ogni stanza della casa.
Smile era in camera sua, seduta sul letto, a leggere Harry Potter e i doni della morte da sola. A volte le serviva un momento di pace e tranquillità, dove immergersi nei suoi mondi fantastici e sognare di aiutare i suoi personaggi preferiti. Era la quinta volta che leggeva quel libro, ma era sempre come se fosse la prima, le emozioni erano le stesse: i pianti quando moriva qualcuno, le risate nei momenti comici e la suspense nelle battaglie.
Aveva anche visto tutti i film e ormai sapeva le battute a memoria.
“Cosa leggi?”
Noemi sobbalzò alla voce familiare maschile. Quando alzò lo sguardo dal libro, vide Tadashi appoggiato allo stipite della porta che la guardava incuriosito.
“Harry Potter e i doni della morte.”
“Leggi Harry Potter? Non ti facevo un’amante del fantasy” disse sedendosi affianco a lei.
“Sono una sognatrice. Mi piace immaginare di essere nei mondi che leggo, fanne parte insomma.” Ribatté Noemi chiudendo il libro e portandolo al petto.
Aveva scoperto l’amore per la lettura in prima media. Avendo molto tempo libero, saliva sul suo vecchio letto a castello, quello che aveva quando condivideva la camera con i suoi fratelli, e passava il tempo a leggere qualsiasi cosa avesse sotto mano. Viaggiava in quei posti in compagnia di creature magiche per una qualche missione per salvare il mondo. Magari portare l’anello a Mordor, attraversando tutta la Terra di Mezzo insieme agli Hobbit.
Sì, sarebbe stato davvero bello vivere in posti del genere.
“Interessante. Anche Hiro lo leggeva tempo fa, poi ha smesso quando è iniziata la fase sono troppo figo per queste cose” Tadashi imitò il fratello minore.
A Noemi sfuggì una risata. Non le era difficile immaginare Hiro in una situazione del genere.
“Io mi sono limitato a guardare i film, che ho amato dal primo all’ultimo” continuò il corvino.
“Allora devi cominciare a leggere i libri, perché sono fantastici” disse Smile passandogli il primo della saga che aveva affianco a lei. “Te lo presto volentieri.”
“Grazie mille” rispose sinceramente il ragazzo con un sorriso.
Noemi adorava il sorriso di Tadashi. Era spontaneo, bello e sincero. Era come quello di un bambino e ti scaldava  il cuore tutte le volte. Arrossì lievemente a quei pensieri.
Mi sto rammollendo; pensò tra se e se con un mezzo sorriso.
“Magari qualche volta potremmo guardarli insieme. I film intendo” propose Tadashi.
“Non credo che Rebecca sia d’accordo, a lei non piace-“
“No, no, no” si affrettò a fermarla lui per chiarirsi. “Intendevo…io e te”
La ragazza arrossì violentemente. Di solito non faceva così, era lei a prendere le redini e flirtare, ma Tadashi le faceva uno strano effetto e in parte non le piaceva molto come cosa. Voleva mostrarsi forte e sicura come sempre.
“Mi piacerebbe molto” mormorò nascondendo di poco il viso dietro il libro.
Ci fu un momento di silenzio, quando Noemi prese coraggio e fece la domanda che da un po’ non la lasciava in pace.
“Senti…qualche giorno fa, quando hai ricordato, mi avevi dato un bacio” cominciò piano ed insicura, evitando il suo sguardo.
Il cuore di Tadashi cominciò a battere forte. L’aveva baciata per un impeto di felicità no? Era stata una cosa così giusto? Allora perché gli sembrava che stesse mentendo a se stesso. Avrebbe potuto darlo ad Honey, che conosceva da molto tempo e con cui aveva un rapporto particolare, ma aveva scelto di baciare Noemi per qualche motivo. Possibile che quella ragazza che aveva solo un anno in più di suo fratello…le piacesse?
“Per te era…solo una cosa così o c’era dell’altro?” chiese poi Smile, la cui ansia stava raggiungendo limiti che non pensava di avere.
Il ragazzo rimase zitto per un po’ e poi fece un sospiro. “Sinceramente non saprei dirtelo con certezza, ma credo che tu…mi piaccia.”
Noemi non ebbe reazioni esagerate a quella specie di confessione, poiché tempo fa un ragazzo le aveva detto una cosa simile, per poi aver scoperto che lo aveva detto per non farla rimanere male.
Guardò Tadashi, decidendo se quello che stava dicendo era vero oppure no. Sapeva che lui era un ragazzo buono e gentile, che non voleva far soffrire nessuno, ma forse era proprio questo che poteva farlo mentire sui suoi sentimenti.
Non si sarebbe nemmeno stupita se lui avesse avuto una cotta per un’altra, tipo Honey. D’altronde lei era una ragazza davvero bella, altissima e snella, con lunghi capelli biondi, e occhi verdi che ricordavano i prati d’estate. Era solare, dolce e un mago nella chimica. Insomma, era la ragazza perfetta.
Lei invece cos’era? Una ragazza bassa, con capelli ramati e occhi color cioccolato, che veste in modo stravagante e particolare, con un carattere complicato e problemi con il passato. Noemi non aveva niente che poteva competere con Honey, e lo sapeva molto bene. Per carità, lei voleva bene alla bionda, non si poteva odiare Honey, ma in qualche modo era un po’ gelosa di lei.
Ora come ora, non sapeva nemmeno se lei e Tadashi avrebbero davvero organizzato un pomeriggio a guardare film. Uscire insieme, da soli, per poi scoprire che non provava niente per lei sarebbe stata una gran delusione.
“Tutto bene?” Tadashi aveva notato l’espressione leggermente triste e pensierosa che aveva sul viso e cominciò a chiedersi se avesse detto qualcosa di sbagliato. Forse lei non voleva sentirsi dire che lui poteva avere una cotta per lui, ma solo che erano amici e che era stato un momento di allegria improvvisa.
Lei annuì con un sorriso forzato. “Ora torno al mio libro”
Il ragazzo sospirò sconfitto e si alzò per uscire. Si sentiva a terra per qualche motivo.
Noemi, invece, non riusciva più a concentrarsi sulla lettura, così lo chiuse e prese le cuffie.
Partì “Just the way you are” di Bruno Mars.
Anche la musica si prende gioco di me; pensò la ragazza e cominciò a canticchiare.
“When I see your face, there’s not a thing that I would change, cause you’re amazing, Just the way you are”
Magari qualcuno le avesse detto quelle cose, come in quei film romantici che di solito non sopportava, ma di cui in quel momento avrebbe voluto essere la protagonista. La ragazza che dopo tante complicazioni sta con il ragazzo che ama dopo una sua romanticissima dichiarazione, sulle note di una dolce canzone che raccontava tutto il loro amore. A chi non sarebbe piaciuto?
Ma non era un film, era la dura realtà e anche se era una sognatrice sapeva che non si viveva di sogni, che un giorno ci si sveglia e non si trova nulla, solo tristezza e solitudine. Le era già successo molte volte.
Portò le ginocchia al petto, come faceva sempre e chiuse gli occhi cercando di non far uscire quelle maledette lacrime che minacciavano di uscire tutte le volte. Odiava essere così debole, piangere per qualsiasi cosa, come una bambina capricciosa. Si odiava.
“…Cause girl you’re amazing…just the way you are”
 
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NOTA AUTRICE: Sinceramente non sopporto questo capitolo, lo trovo noioso. Spero che a voi sia piaciuto. Migliorerò nel prossimo, promesso.
Ringrazio Pelelen_moo6 per la recensione.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 17
*** Another chance ***


Capitolo 17: Another chance
 
7 luglio 2015
 
Dopo ben 4 giorni, Gogo capì che non poteva più fuggire da Wasabi, soprattutto perché aveva perso alla sfida e gli doveva un appuntamento. Si vestì con i suoi soliti vestiti e scese. D'altronde non aveva promesso che si sarebbe vestita come una bambolina. Il solo pensiero di lei con un vestito ed i tacchi le faceva venire la nausea. Ma sapeva che Wasabi non avrebbe rinunciato all'eleganza.
Ed infatti, eccolo lì, che la aspettava sotto casa con una camicia bianca abbottonata per bene, senza mostrare la pelle sotto, infilata nei pantaloni neri e con le scarpe lucide.
No, così non ci siamo; pensò Gogo.
"Ciao" la salutò lui visibilmente nervoso. "Come mai non ti sei...?" chiese poi, riferitosi all’abbigliamento, sapendo che avrebbe rischiato la morte.
"Perché, tu? Non credevo che andassimo in chiesa per l'appuntamento" rispose Gogo scoppiando una bolla di chewing-gum. Senza aggiungere altro, si avvicinò al ragazzo e gli tirò fuori la camicia dai pantaloni, sbottono i primi due bottoni sopra e gli arrotolò le maniche fino ai gomiti.
Wasabi, intanto, rimase immobile con il viso in fiamme. Di certo non si aspettava una cosa del genere. "M-Ma che...?" balbettò cercando di ricomporsi, ma la ragazza rimase impassibile.
"Non giro con un prete. Andiamo?"
Wasabi si calmò e decise di lasciar perdere. Fece un respiro profondo e comincio a dirigersi verso il ristorante di sushi dove aveva prenotato. Era lì vicino, quindi non fecero molta strada, ma il percorso fu silenzioso e imbarazzante. O almeno per lui. Gogo continuava ad essere abbastanza indifferente all'apparenza.
In realtà anche lei si sentiva sotto stress: quattro giorni fa si stavano per baciare. E sarebbe anche accaduto se non li avessero interrotti. Diede colpa alla febbre, ma nemmeno lei era tanto convinta.
I giorni seguenti furono davvero imbarazzanti e scomodi visto che vivevano sotto lo stesso tetto. Cercava comunque di non rimanere sola con lui ed evitare gli sguardi come se potessero essere mortali. Scacciò in fretta quei pensieri come uno sciame di mosche portate via dal vento.
Dopo 5 minuti, che sembravano interminabili, arrivarono al ristorante. Il posto era carino, con un arredamento molto nipponico che non dispiacque all'amante della velocità. Wasabi aveva scelto un posto non male. D'altronde entrambi amavano il sushi e la cultura giapponese.
Un cameriere dai lineamenti asiatici si avvicinò, dando loro il benvenuto e chiedendo cortesemente se avessero un'ordinazione.
Wasabi annuì. "Ho prenotato a nome No Ginger per le 20:30"
Il cameriere li portò al loro tavolo prima di congedarsi educatamente.
Anche la cena fu abbastanza silenziosa tranne qualche piccola conversazione tra un boccone e l'altro.
Tornando verso casa Wasabi fece una proposta che avrebbe potuto costargli molto. "Ti va se andiamo al Luna Park per un giro sugli autoscontri?"
 
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BAM! Un'altra automobile era stata presa male, sbalzandoli all'indietro per diversi metri. Gogo rise e spinse ancora più sull'acceleratore, mentre Wasabi, che aveva la nausea sin dalla prima curva, giurò di essersi rotto qualche costola per l'impatto.
Non glie lo avessi mai chiesto; pensò il ragazzo. Odiava gli autoscontri, li trovava troppo violenti per i suoi gusti. Per fortuna era nella stessa automobile di Gogo o era sicuro che si sarebbe davvero rotto qualcosa.
Però il brillio negli occhi della ragazza ricompensava tutto il resto. Era determinata, concentrata e, in qualche modo, felice.
Wasabi sorrise soddisfatto: almeno quell'appuntamento non sarebbe stato un fiasco totale.
BAM! Si scontrarono contro un altro dei veicoli con una tale forza che il ragazzo di colore rimbalzò sul sedile battendo malamente la schiena. Gli sfuggì un piccolo gemito per il dolore.
Ritiro tutto, per me, questo appuntamento è stato un fiasco.
 
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Tornarono a casa verso le 11, dopo quasi due ore di autoscontri. Mentre Gogo era stranamente allegra, Wasabi era a pezzi. Dopo essere sceso dal veicolo della giostra, vomito tutta la cena, compresi quegli involtini di tonno che aveva tanto apprezzato.
"É stato davvero fantastico!" esclamò Gogo. Il ragazzo annuì poco convinto.
Salirono nell’appartamento, dove gli altri già dormivano. La prima cosa che fece Wasabi, fu lavarsi i denti. Il sapore del dentifricio diede immediatamente il sollievo sperato portando via l’orribile gusto che aveva in bocca.
Gogo, invece, rimase seduta sul divano senza nemmeno essersi tolta la giacca.
Si sentiva un po’ in colpa per quello che era successo all'amico. Sapeva che lui l'aveva portata lì per farla divertire, anche se non era necessario visto che era solo una ricompensa che aveva avuto vincendo la sfida. Ma perché si preoccupava? Non era da lei. Possibile che Wasabi le piacesse sul serio?
"Non vai a dormire?" chiese l'oggetto dei suoi pensieri.
Quando la ragazza alzò lo sguardo, lo trovò sulla soia della porta del salotto, con addosso il suo pigiama verde che la guardava. Di certo non era il massimo della bellezza in quello stato.
Si limitò a fissarlo per poi alzarsi e avvicinarsi.
Wasabi chiuse istintivamente gli occhi, temendo di ricevere un pugno da parte della ragazza. Non le era piaciuto l'appuntamento? Probabile data la sua vomitata. Ma quello che sentì dopo fu totalmente diverso. Avvertì qualcosa di morbido appoggiarsi alle proprie labbra.
Quando aprì gli occhi, Gogo che lo stava...eh?!
Wasabi riaprì e richiuse gli occhi per assicurarsi che non fosse un sogno. Gogo lo stava baciando?! Quella stessa ragazza irrefrenabile, piena di energie, menefreghista e così diversa da lui, lo stava baciando. Non riusciva a crederci. Pensava che tutto fosse uno splendido sogno, ma realizzò solo quando lei gli passò le braccia al collo per portarlo più vicino a se.
Alla fine, Wasabi si lasciò andare. Chiuse gli occhi e ricambio il bacio, portando le mani sui fianchi di lei. Fu dolce e timido, ma che portò in entrambi i giovani una miriade di emozioni. Fu Gogo a staccarsi da lui, per poi correre nel suo letto, lasciandolo in piedi come il tonno che aveva mangiato a cena.
Portò lentamente una mano alle labbra, proprio dove Gogo lo aveva baciato e sorrise.
Dopotutto non è andata così male.
 
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NOTA AUTRICE: Ed ecco a voi il capitolo che tutti aspettavate! Che ne pensate? Scusate il ritardo, ma ero via. Sì, anch'io ho una vita privata XD.
Ringrazio Hajar04, Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni.
Volevo farvi anche sapere che sto lavorando ad una "sorpresa" nella sezione di Big Hero 6 in onore del mio primo anno su questo sito. Ciò che scriverò non riguarda assolutamente me, ma è un "regalo" che voglio fare a voi e specialmente a chi mi ha incoraggiata a scrivere. Grazie davvero di cuore. Se tutto va bene, verrà pubblicato fra qualche giorno.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 18
*** Finally free ***


Capitolo 18: Finally free
 
9 luglio 2015
 
"Sicura di volerlo fare?" chiese Wasabi.
“No, ma tanto lo scopriranno comunque” rispose Gogo.
Il giorno prima, il ragazzo di colore le aveva chiesto di essere la sua ragazza e lei aveva accettato. Il problema era come dirlo agli altri. Avevano paura che si sarebbe creato imbarazzo nel gruppo: si stavano formando delle coppie, il che rendeva tutto più difficile di prima. La paura era quando, e se, una di queste coppie di fosse lasciata. Cosa sarebbe successo se poi i diretti interessati non si sarebbero più voluti vedere? Probabilmente il gruppo si sarebbe disgregato, rovinando le profonde amicizie che lo componevano e lo tenevano unito come una squadra sportiva.
Ma in ogni caso, sapevano che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla, e se gli altri lo avessero scoperto da soli si rischiava un litigio come pochi.
In quel momento, erano tutti in salotto a giocare a Taboo, tranne la neo-coppia che cercava le parole giuste per raccontare ciò che era successo tra di loro.
Wasabi era abbastanza pronto, ma Gogo non lo era per niente. Che ne sarebbe stata della sua reputazione? E se avesse fatto uno sbaglio a mettersi con Wasabi? Lui le piaceva, e anche molto, ma questo non toglieva il fatto che si erano detestati fino a qualche settimana prima. Chi avrebbe creduto ad una storia come questa?
Pensieri negativi continuavano a sovrastarsi, uno sopra l’altro, cominciando a farle avere la nausea. Non voleva dirlo, si sentiva male al solo pensiero. Non voleva litigare con gli altri per una banalità come quella, ma in un certo senso non si sentiva ancora pronta.
Come intuendo i suoi pensieri, Wasabi le prese la mano per rassicurarla, ma peggiorò solo le cose. Forse avrebbero dovuto aspettare ancora un po’, avrebbe dovuto dirgli cosa pensava, ma aveva paura di ferirlo. Aspetta, cosa? Da quanto si preoccupava sui sentimenti di Wasabi? Lo aveva sempre preso in giro e “torturato” con i suoi dispetti, a volte portandolo al limite della frustrazione. Si chiedeva a come era arrivata a questo punto.
Entrarono nel salotto, senza rendersi conto di essere ancora mano nella mano. I ragazzi continuavano a giocare, ma quando diedero sguardi fugaci ai due, si accorsero subito di quel gesto affettuoso e si zittirono in pochi secondi, rimando a fissarli come se fossero degli alieni le cui intenzioni non erano sicure.
Wasabi cominciò a sudare freddo e Gogo si sentì ancora peggio. Era convinta che avrebbe vomitato da un momento all’altro.
“Ehm…ragazzi…noi dovremmo dirvi qualcosa” balbettò miracolosamente il ragazzo di colore.
Gogo, invece, era ancora persa tra i suoi perché. Non sentiva nulla di quello che le stava attorno, sentiva solo i suoi pensieri che le rimbombavano nella testa. Ripensava ai dispetti e alle prese in giro, e poi agli sguardi che si erano scambiati, alle parole, al loro bacio.
E cominciò a capire.
Wasabi le era sempre piaciuto. Sin dal primo momento che si erano conosciuti, ma non se n’era resa conto. Tutti quei dispetti, quei litigi, erano ricerche di attenzione da parte sua, come un ragazzo fa solitamente per conquistare la ragazza che le piace. D’altronde flertare non era mai stato da lei, si sentiva un’oca giuliva in cose del genere. Come aveva fatto a non rendersene conto? Forse lei non aveva voluto vederlo. Per lo stesso motivo per cui non voleva dire a tutti che stessero insieme.
“Io e Wasabi stiamo insieme” disse poi tutt’un tratto. Si sentiva stranamente libera e felice nel dirlo. Libera. Pensava di esserlo sempre stata, quando invece aveva incatenato i propri sentimenti per così tanto tempo.
Non fece nemmeno caso allo sgomento generale, compreso quello di Wasabi, non aspettandosi una dichiarazione così diretta da parte sua. Ma poi ci ripensò. D’altronde era Gogo.
“Oh mio Dio, ma è fantastico!” esclamò Honey correndo ad abbracciare i due.
“E strano” aggiunse Hiro. Non si sarebbe mai aspettato che due persone così diverse potessero mettersi insieme, figurarsi Gogo e Wasabi!
“Congratulazioni!” disse invece Yume, dando un pizzicotto a Hiro per aver rischiato di rovinare quella nuova felicità. Il quindicenne si massaggiò il braccio dolorante, cercando di capire cosa avesse fatto di sbagliato.
“Finalmente ti sei fatto avanti, eh amico?” chiese retoricamente Tadashi. Era da molto tempo che aveva notato i sentimenti di Wasabi nei confronti della ragazza spericolata. D’altronde erano migliori amici prima dell’incendio.
Il ragazzo di colore arrossì e portò una mano dietro al collo, in imbarazzo, mentre cercava di balbettare qualcosa.
“È davvero una fantastica notizia” concordò sinceramente Smile.
Decisero che quella sera stessa sarebbero usciti per festeggiare. Avrebbero semplicemente fatto un giro nei dintorni, nulla di più. Ciò che più contava è che erano tutti insieme.
“Ah, mi ero dimenticato di dirvi che ho chiamato mio padre e mi ha dato l’autorizzazione di usare la mia Casa galleggiante per tre giorni!” esclamò Fred.
“Casa galleggiante?” chiese Tadashi.
“È una barca immensa, arredata come una casa con lussuosi mobili. Ha quattro camere per gli ospiti quindi ci stiamo! Si trova su un lago qui in Italia. Io e la mia famiglia la chiamiamo la Casa galleggiante” rispose l’amante di fumetti.
Tutti erano entusiasti di partire per questa “Casa galleggiante”, così corsero immediatamente a fare le valige. Addio alla festicciola semplice.
Gogo, intanto, diede uno sguardo a Wasabi e sorrise. Era visibilmente in imbarazzo per la dichiarazione e la cosa la inteneriva. Lui riusciva sempre a fare uscire la parte più dolce di lei e lei si sentiva finalmente libera di esprimere i suoi sentimenti. Libera. Sorrise.
Quella era diventata la nuova libertà per Gogo.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Scusate il capitolo corto, sono dispiaciuta, ma volevo tenere questo capitolo separato dagli altri. Inoltre volevo avvisarvi che dal 15 al 27 di agosto sarò via di casa, quindi non potrò scrivere. Mi dispiace. Che ne pensate di questo capitolo?
Ringrazio Pelelen_moon6 e Hajar04 per le recensioni.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 19
*** two brothers and one robot ***


Capitolo 19: Two brothers and one robot
 
16 luglio 2015
 
Dopo una settimana di preparativi, il gruppo dei nerd era pronto a partire.
Da ciò che aveva detto Fred (il che fece preoccupare del fatto che si potesse sbagliare), la Casa Galleggiante si trovava sul Lago di Garda, il Lombardia. Ovviamente gli chiesero milioni di volte se ne era sicuro, ma l'amante dei fumetti sembrava davvero sicuro su questo, così non poterono fare altro che credergli, per quanto potessero.
I bagagli erano stati preparati con cura, cercando di non dimenticare nulla, e quella mattina erano pronti a partire. Avrebbero preso il treno e -parole di Fred- uno dei suoi maggiordomi sarebbe andato a prenderli in macchina appena arrivati.
Hiro era in camera, ancora intento a controllare se avesse preso tutto, quando suo fratello entrò.
"Sei pronto?" gli chiese sorridendogli.
"Credo di sì, anche se ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa..." rispose pensieroso il quindicenne.
"Spero tu non abbia dimenticato il buon senso" rise Tadashi scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Hiro cercò ricomporsi (per quello che poteva). Faceva sempre così, sin da quando erano bambini, era un'abitudine che aveva sempre avuto e che lo irritava sempre.
Ma questa volta non era così.
Stavolta, Hiro non poté fare a meno di sentirsi a casa. Era davvero felice di riavere suo fratello. Non aveva mai accettato la sua morte, continuava a dirsi che non poteva essere, che non lo aveva mai perso e che, appena sarebbe sceso in cucina, lo avrebbe ritrovato lì, che aiutava zia Cass a sparecchiare come faceva sempre. Ed ora era davvero lì con lui, con i suoi soliti sorrisi e le sue effusioni da fantastico fratello maggiore che era.
"Ah-ah, molto divertente" rispose sarcastico Hiro. "Tu pensa alla tua ragazza, bro."
Bum! Colpito e affondato.
"Ma di che parli?" chiese Tadashi, ma solo poco dopo capì dove il suo fratellino stava andando a parare.
"Di Smile. O Noemi, come vuoi chiamarla"
Il maggiore non poté fare a meno di arrossire. Cominciò a grattarsi nervosamente la nuca, come faceva sempre quando era in imbarazzo. "Non è la mia ragazza" ribatté.
"Ceeerto, siete solo amici. Guarda che ho visto quando l'hai baciata due settimane fa, e anche di come vi state evitando in questo periodo, o meglio ti sta evitando." Hiro era tutto, fuorché stupido.
Era vero. Da quando Tadashi e Noemi avevano parlato qualche tempo prima, la ragazza aveva fatto tutto per evitarlo, cercando ogni scusa gli capitasse sotto mano.
"Per colpa dei vostri problemi, due giorni fa mi ha portato al negozio di intimo." gli ricordò il minore.
Sì, anche quella scusa.
Tadashi non poté fare a meno di ridere al ricordo. "Ti sei provato un reggiseno?"
"Ma quanto siamo simpatici oggi" disse seccato Hiro, facendo sfuggire una leggera risata da parte del maggiore.
“Scherzi a parte, preso tutto?”
“Beh, forse…” lo sguardo del quindicenne raggiunse una valigetta rossa fin troppo familiare ad entrambi.
“Lo hai portato con te?” chiese stupito Tadashi.
“Era come portare te.” rispose il ragazzino con lo sguardo lontano.
Calò il silenzio nella stanza. Non era tanto imbarazzante, più che altro amplificava l’atmosfera sempre più densa all’interno della stanza. Lontani ricordi riguardanti un incendio a loro fin troppo conosciuto attraversò le loro menti.
Era cambiato molto dopo quel giorno.
Hiro era cresciuto, e non solo fisicamente. Aveva capito quanto la vita di qualcuno fosse dannatamente importante, assomigliando sempre di più a quel fratello che solo un anno fa considerava un nerd irrecuperabile e che, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, aveva sempre ammirato e stimato silenziosamente.
Tadashi era la sua famiglia e non l’avrebbe lasciata andare mai più.
E poi, grazie a lui aveva avuto avventure fantastiche, aveva conosciuto il gruppo dei nerd, comprese Noemi e Rebecca. Se quella sera non fosse uscito non avrebbe mai incontrato quelle due ragazze, una bizzarra e lunatica, mentre l’altra…che dire, stava diventando il suo tutto.
Gli occhi del ragazzo si fecero inspiegabilmente lucidi, mentre altre emozioni si susseguivano dentro di lui, una dopo l’altra, fino a che il loro ammassarsi rese la pressione insostenibile. Una piccola lacrima scese dai suoi occhi, così leggera e fragile che poteva essere spazzata tranquillamente via da un colpo di vento. Ma non fu portata via da esso.
“Hey, non piangere, ora sono qui” disse dolcemente Tadashi asciugandogli la lacrima con un dito. Non sopportava vedere il suo fratellino piangere. Gli ricordava la morte dei suoi genitori, quando Hiro aveva solo 3 anni e piangeva tutto il tempo. Dopo circa una settimana era riuscito a far comparire un sorriso sul quel viso paffuto che adorava, e da quel giorno, promise a se stesso che avrebbe protetto quel sorriso, qualunque cosa fosse accaduta.
Hiro tirò su con il naso e aprì la bocca per parlare, ma non disse niente perché due grandi braccia bianche lo abbracciarono da dietro.
“Andrà tutto bene, su su” disse la voce robotica dietro di lui, dandogli delle leggere pacche sulla testa piena di capelli.
Quando si era attivato?
“B-Baymax? E tu da quando sei in funzione?” chiese Hiro arrossendo.
Tadashi, invece, era a bocca aperta. Rivedere il suo progetto di robotica dopo tutto questo tempo gli dava tante di quelle emozioni che non riusciva ad individuare, ne tanto meno a spiegare. Ma quella che più prevaleva su tutte era l’orgoglio, l’orgoglio di aver creato qualcosa di così umano anche se era un robot. Qualcosa che non credeva essere possibile.
Hiro, invece, non considerava Baymax come qualcosa di “umano”. Non per il fatto che era un robot, ma perché era ingenuo, ma intelligente, tremendamente gentile con tutti e pronto a sacrificarsi per chiunque. Ma gli umani non erano così. Il mondo era governato dall’egoismo, e se una persona si comportava in modo altruista veniva visto come una persona stupida e di cui approfittare. Non che ad Hiro interessasse ciò che dicessero di lui. Aveva i suoi amici e si comportava bene specialmente per rendere orgogliosi di lui zia Cass, ma soprattutto suo fratello.
“Tadashi è qui” disse all’improvviso Baymax, guardando il ragazzo più grande con la testa piegata di lato.
Hiro non poté fare a meno di sorridere nostalgicamente a se stesso mormorando: “Sì…Tadashi è qui.”
 
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NOTA AUTRICE: Salve a tutti! Scusate il terribile ritardo ed il capitolo corto. Non voglio inventare scuse come “ero impegnata” (anche se un po’ lo ero), ma non avevo molta voglia di scrivere (Perdonatemi T.T). Comunque ho voluto fare interagire di nuovo i due fratelli, che ne dite? E se ve lo state chiedendo, sì, Baymax ci sarà durante il periodo al lago (anche se non posso metterlo quando sono in viaggio: come reagireste se vi trovaste un robottone bianco in treno?).
Che ne pensate sui pensieri su l’ ”umanità” di Baymax? Cosa ne pensate al riguardo? Siete più d’accordo con Tadashi o con Hiro? Mi farebbe molto piacere saperlo.
Ringrazio Chia29, Ylenia Lilly e Rebianime per le recensioni.
Recensite in tanti e date anche un’occhiata alle altre storie (sempre se volete). Kisses, Emy.
 

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Capitolo 20
*** Little trip ***


Capitolo 20: Little trip

16 luglio 2015

Dopo che tutti furono pronti, uscirono di casa, presero il pullman e scesero alla stazione.
Attesero 20 minuti prima dell'arrivo del treno, intanto decisero di fare un giro nei negozi del posto. La prima tappa fu il negozio di libri, dove si divisero, ognuno per il proprio reparto: Hiro, Tadashi e Wasabi nella sezione scientifica, Fred e Yume, ovviamente, nella parte dedicata ai fumetti, Honey si ritrovò immersa nei romanzi rosa, Gogo tra le riviste sportive, mentre Smile si immerse tra i suoi amati libri fantasy.
Mentre i suoi amici sfogliavano un libro sulla fisica quantistica, Hiro dava delle fugaci occhiate a Rebecca, geloso sulla sua interazione con Fred. Stavano solo parlando, ma non poté fare a meno di infastidirlo quella loro vicinanza. Sapeva che era troppo apprensivo verso di lei, ma il solo vederla parlare con un altro lo irritava.
“Hiro, mi stai ascoltando?”
La voce di Tadashi lo risvegliò dai suoi pensieri e si voltò per guardarlo. “S-sì, scusa.”
Il maggiore seguì la traiettoria del suo sguardo e capì, facendosi sfuggire un sorriso furbo. “Sei geloso?”
Il ragazzino sobbalzò e cercò velocemente di smentirlo. “Ma che dici?! Rebecca e Fred? Impossibile.”
Tadashi alzò gli occhi al cielo e rispose con un semplice: “Come vuoi tu” per poi riprendere la lettura. Non si era accorto di aver un paio di occhi color cioccolato addosso.
 
-O-

Quando arrivò il treno, salirono e presero posto. Wasabi, Gogo, Honey e Smile erano seduti da una parte, mentre Fred, Tadashi, Hiro e Rebecca erano seduti dall’altra, di fianco a loro. Mentre gli altri chiacchieravano, Noemi si era messe le cuffie alle orecchie e ascoltava una delle sue canzoni preferite: Cry baby di Melanie Martinez, la sua cantante preferita. Un po’ la rispecchiava, lei che piangeva facilmente ma ricacciava sempre le lacrime indietro, dicendosi che doveva essere forte.
Non si era neanche accorta del paio di occhi che ogni tanto di posavano su di lei. Tadashi continuava a chiedersi cosa avesse detto di tanto sbagliato quel giorno, quando lei era seduta sul suo letto e parlavano tranquillamente. Che fosse che i suoi sentimenti non erano davvero ricambiati? In quel momento gli sembrava l'unica logica spiegazione.
"Tadashi mi stai ascoltando?" chiede Fred per l'ennesima volta all'amico.
Il giovane di risvegliò dai suoi pensieri per poi posare lo sguardo sul suo vicino. "Scusa, stavo riflettendo"
"Non ce ne siamo accorti" lo prese in giro Hiro, la spalla occupata dalla testa di una Yume dormiente.
"Tu pensa a pulirti la faccia dal rossetto" ribatté Tadashi facendo arrossire il fratello fino alle orecchie.
E mentre rideva, Noemi lo guardava sforzandosi di non sorridere.
 
-O-

“Eccoci!" esclamò Fred.
Erano appena scesi dal treno cominciarono a guardarsi in giro, in cerca del famoso maggiordono del biondo.
"Sei proprio sicuro che-?" cominciò Tadashi, ma non fece in tempo a finire che Honey lo investì con un "è lì, lo vedo!".
Infatti, il famoso servitore della famiglia di Fred era poco più lontano da loro, la schiena dritta e lo sguardo serio.
"Benvenuto signorino" disse con eleganza l'uomo.
"Ci sei mancato, amico mio!" rispose il biondo battendogli allegramente il pugno.
Yume ridacchiò, chiedendosi come quel pover'uomo riuscisse a sopportare un ragazzo come Fred tutti i giorni. Certo, era simpatico e vivace...forse fin troppo vivace...
"Va tutto bene?" chiese Hiro vedendola pensierosa.
"Oh, sì" rispose la ragazza sorridendo.
"Hey Hiro, non tenertela tutta per te, ci siamo anche noi!" si lamentò Smile mettendo un finto broncio.
"Nessuno ti ha interpellata. Rebecca è mia, fine della storia" continuò il quindicenne stringendo la ragazza più vicino a sé.
"Oh, che carini" lo prese in giro Tadashi. "Noemi ha ragione però, state sempre attacati, potreste considerarci di più. Giusto?" Ma quando si voltò la rossa se n'era già andata, ed ora rideva e scherzava con Gogo e Wasabi.
Appena posso devo parlarle; si disse il corvino. Era davvero stufo di quella situazione, del fatto che lei stava cercando di evitarlo come un appestato. Se era per quella specie di dichiarazione voleva chiarire il loro rapporto una volta per tutte.
Quando uscirono dalla stazione rimasero a bocca aperta nel vedere una limousine bianca e splendente solo per loro, specialmente Tadashi, Yume e Smile. Il ragazzo non riusciva a credere quando gli avevano detto che Fred faceva parte di una ricca famiglia, così come le due amiche!
"Pensi ancora che ti stavamo prendendo in giro?" gli domandò Gogo ridendo. "Tranquillo, ci farai l'abitudine"
Salirono elettrizzati sul veicolo, che partì sotto il suono delle urla entusiaste e dei chiacchierii impressionati del gruppo che ospitava. Il viaggio fu fin troppo breve, avrebbero voluto passare l'intero pomeriggio in quella limousine, ma il panorama del lago riuscì a farli uscire sorridenti e senza rimpianti.
La vista che si prospettava davanti a loro, infatti, era a dir poco mozzafiato: il grande lago si estendeva per tutto il paesaggio, l'acqua specchiava i raggi del sole che vi si posavano sopra, creando splendidi giochi di luce. La superficie era calma, sembrava cullare l'intero luogo con la sua dolcezza, mentre il verde degli alberi incorniciava la vista.
Rebecca, Noemi e Fred non rimasero tanto impressionati dato che avevano già visto quel posto, ma il resto del gruppo rimase affascinato da tale visione. Honey cominciò a scattare foto ovunque il suo occhio si posasse, Gogo si avvicinò all'acqua e gli avvicinò una mano, mentre Wasabi la teneva dalle spalle, terrorizzato che potesse cadere in acqua. Hiro rimase affianco alla sua fidanzata, appoggiando la sua testa a quella di lei, sorridente, mentre Tadashi, invece, rimase semplicemente imbambolato.
Solo dopo notarono la grande barca che navigava nel lago, e il suo lusso non fu un particolare che sfuggì ai loro occhi.
"Lì è dove staremo" spiegò Fred.
"Stai scherzando?!" rise entusiasta Smile.
"E' a dir poco favolosa!" esclamò Honey correndo verso il molo e seguita dagli altri, non si accorsero nemmeno del maggiordomo che tentava di portare tutte le valige dentro, finendo più volte per cadere.

-O-

La cena di quel giorno fu a dir poco squisita: mangiarono (o meglio divorarono) lasagne, pesce, un'insalata leggera e un tiramisù da leccarsi i baffi. Ovviamente nessuno si stupì del fatto che ci fosse un cuoco professionista a bordo.
"Mangiato bene?" chiese Fred.
"E lo chiedi pure?" ridacchiò Gogo che cercava di togliere i pezzetti di pesce con uno stuzzicadenti.
"Era tutto delizioso" si complimentò Honey.
"Sì, George è abbastanza bravo. Ora mettetevi i pigiami, comincia la festa!"
Sì, un altro pigiama party stava per avere inizio, ma questa volta era diverso. Corsero tutti a cambiarsi, e in men che non si dica erano tutti sul ponte principale.
Wasabi era con il suo solito pigiamone verde, Gogo con la sua canotta bianca e i pantalocini viola, Honey aveva una camicia da notte rosa che le arrivava fino alle ginocchia, Fred un pigiama colorato di Superman, Rebecca un completo lilla con un orsetto sulla parte di sopra, Tadashi una t-shirt semplice e dei pantaloni blu, Hiro una maglia rossa e la parte sotto grigia, mentre Smile una canotta nera e un pantaloncino azzurro.
Erano pronti a quella serata che erano sicuri non avrebbero dimenticato mai.
"Bomba in arrivo!" gridò Fred e si tuffò in acqua vestito.
"Ci sono anch'io!" esclamò invece Gogo che saltò sopra il biondo, e il resto del gruppo si unì.
L'acqua era calda al contrario di quello che si potesse pensare, dato che il sole l'aveva scaldata per l'intero giorno, e fu un sollievo quando i loro corpi la incontrarono.
Cominciarono a schizzarsi, le risate che per poco coprivano la musica che avevano acceso qualche secondo prima. Gogo sfidò Hiro e Wasabi  ad una gara di nuoto che, ovviamente, vinse.
"Hey, Fred, prendi questa!" disse la corvina lanciandogli la palla, presa prontamente da Fred.
"Tadashi, tocca a te" la passò poi lui all'amico.
Ma lui non c'era.
 
-O-

"Quindi è qui che sei"
Smile sobbalzò nel sentire quella voce familiare e quando si voltò lo vide davanti a se, con il suo solito sorriso. "Ho bisogno di stare da sola"
"Prima devo parlarti" disse lui deciso per poi appoggiare le braccia alla parapetto della nave.
Noemi rimase in silenzio e lo guardò. Tadashi era davvero bello. I suoi occhi a mandorla brillavano alle luci notturne, la pelle chiara era perfetta, così come i lineamenti del suo viso, così maturi e dolci al tempo stesso.
"Perchè mi stai evitando?" domandò senza badare al suo sguardo che sembrava cercasse di vedere dentro di lui.
"Pff, io non ti sto evitanto" mentì lei con una leggera risata.
"E' per la mia dichiarazione?" continuò lui come se non l'avesse neanche sentita.
La ragazza perse un battito a quelle parole e tornò subito seria.
"Io non voglio perdere la nostra amicizia, e deduco che comunque tu non provi lo stesso per me, quindi-"
"Aspetta, aspetta!" lo interruppe subito Smile. "Credi che io ti abbia evitato tutto questo tempo perchè non mi piaci?"
"Quindi ammetti che mi stavi evitando"
La rossa aprì bocca per ribattere, ma la richiuse subito dopo, per poi abbassare lo sguardo sui suoi vestiti bagnati come se questi gli dessero una risposta. Tadashi, invece, rimase in silenzio. Ora era lui che la studiava con lo sguardo.
"Sì, lo ammetto" disse infine. "Ma non era per quello...tu mi piaci, Tadashi, e anche molto, ma temevo che non fosse lo stesso. Mi chiedevo se tu mi avessi mentito quel giorno, e se anche non fosse stato così temevo che poi ti saresti stufato di me, ed io avrei sofferto ancora"
Il ragazzo non aveva mai pensato che quella potesse essere la vera causa e si ritrovò a darsi mentalmente dello stupido. Insicura, ecco quello che lei era in realtà, ma lo nascondeva sotto maschere che sorridevano. Eppure era già a conoscenza di quel problema, come aveva fatto a non considerare minimanente il problema?
Solo più tardi, ripensando alle sue parole, si rese conto completamente di quello che aveva detto.
"Quindi...ti piaccio" mormorò lui e rimase sollevato quando la vide ridere per l'imbarazzo.
"Sì...e anch'io a quanto pare" continuò lei tenendo lo sguardo basso, le guance rosse.
Tadashi si avvicinò e portò una mano sul suo volto, sentendolo bollente sotto il suo tocco. "Già" fu la sua risposta, un sussurro dolce che a malapena si sentì.
Solo quando i loro occhi si incontrarono perse il controllo. La baciò senza nemmeno riuscire ad apporsi a se stesso, come se quel contatto fosse ciò che lo avrebbe salvato da tutto, le palpebre si chiusero, come se quel momento fosse troppo bello per essere visto. Sentì lei ricambiare il suo bacio, le piccole mani passare tra i suoi capelli ancora bagnati e stringerlo più vicino.
La musica in lontananza finì per essere il loro sottofondo, la loro musica, e la luna era l'unica testimone di quel momento.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Perdonatemi per il tremendo ritardo, sono davvero mortificata, ma le idee non volevano proprio saperne di arrivare, così mi sono costretta comunque a finire di scrivere. So perfettamente che questo capitolo non è dei migliori, ma non volevo farvi aspettare ancora, perdonatemi.
Comunque che ne pensate? Sappiate che il prossimo capitolo è l'ultimo, quindi la storia sta finalmente per giungere al termine. Mi concentrerò sulle altre e sulle nuove idee che mi passano per la testa.
Grazie davvero a tutti quelli che mi hanno sostenuta fino ad ora, davvero grazie mille, siete persone fantastiche e non avete idea di quanta gioia e soddisfazione mi avete dato. Grazie ancora.
Ci vediamo al prossimo capitolo, dolcetti!
Kisses, Emy.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo

14 settembre 2015

Era passato più di un mese da quel giorno, ed ora il gruppo era pronto a tornare a San Fransokyo, Tadashi con loro.
Dopo aver spiegato ad i suoi genitori adottivi tutto quello che aveva scoperto, questi lo lasciarono andare, facendosi però promettere che sarebbe tornato a trovarli.
Presero l'aereo e partirono, le rispettive coppie sedute vicine, così Honey finì affianco a Fred.
"Stai tranquilla, dopo faremo cambio" la tranquillizzò Yume.
"Oh, grazie!" sorrise la bionda allungandosi dal sedile per schioccarle un bacio sulla guancia.
E fu così; Rebecca mantenne quella promessa. A metà viaggio, infatti, la mora si alzò per prendere il posto della ragazza più alta, felice di essere riuscita a scampare alla classifica "I top 40 cattivi della Marvel" realizzata interamente da Fred, con tanto di spiegazione di storia e poteri. In quel momento, Honey aveva solo bisogno delle sue cuffiette e di musica rilassante.
Ovviamente, Hiro non fu immune a quello scambio, il quale gli dava parecchio fastidio. Per tutto il tragitto vedeva Rebecca molto interessata a quella classifica, specialmente quando fu il turno del personaggio di Harley Quinn.
"Tutto bene, Hiro?" gli chiese Honey, portando una mano sulla sua spalla per attirare la sua attenzione.
"Sì" sbuffò il ragazzo, le guance rosse per la rabbia.
La bionda diede uno sguardo al suo ex-posto e non le ci volle molto per capire.
"Aww, qualcuno è geloso" disse ridacchiando. Era intenerita da quella tenera reazione, Hiro era sempre adorabile.
"N-non è vero!...forse solo un pochino..." borbottò alla fine. "E va bene, lo sono, ma mi sembra ovvio!"
"Allora era vero quello che pensavo" si intromise Tadashi che lo guardava dal sedile davanti.
"Che carino" continuò Smile.
"Vero? Anch'io trovo che sia davvero tenero" continuò Honey abbracciando il ragazzo più piccolo.
"Dai ragazzi, mi state trattando come un bambino" si lamentò lui, il viso rosso, sciogliendo in fretta l'abbraccio della bionda prima che qualcuno potesse vederlo.
"Di che parlate?" si unì Rebecca alla discussione, la classifica di Fred era appena finita.
Tadashi, Noemi e Honey cominciarono in coro: "Hiro è-"
"Basta!"
 
-O-

Dopo quella strana conversazione, Hiro aveva fatto fatica a perdere il suo colorito cremisi. Si vergognava di parlarne a Yume, forse perché temeva che dirglierlo le avrebbe fatto pensare che non si fidava di lei, il che non era per niente vero. Aveva solo paura di perderla, tutto qui.
"Tutto bene Hiro?" chiese Rebecca.
"Mmh? Oh sì, ero solo sovrappensiero" rispose. Doveva parlare con Fred al più presto.
Si salutarono felicemente, sapendo che si sarebbero rivisti a lezione il giorno dopo. Eh sì, le vacanze erano finite, ed ora dovevano tornare a rimboccarsi le maniche e a studiare.
Quando arrivarono al Lucky Cat café, Hiro si ritrovò in un'istante tra le braccia della zia.
"Oh, Hiro caro, quanto mi sei mancato!" esclamò la donna, felice che il suo adorato nipote fosse tornato a casa. E non solo lui.
Per quanto si sentisse in colpa per quella scelta, il giovane Hamada aveva preferito non dirle del ritrovo di Tadashi, forse perché temeva che per lei sarebbe stato troppo scioccante parlarne al telefono. La sentì irrigidirsi quando i suoi occhi si posarono sul nipote presunto defunto da ormai un anno.
L'aria nella stanza si fece così pesante che il ragazzino riusciva a malapena a respirare.
"Tataaa!" tentò di alleggerire l'atmosfera con quel suono, ma questo uscì strozzato a causa della già esistente pressione che gli sciacciava la cassa toracica, attanagliando il cuore in una morsa che pareva mortale.
"C-come è possibile...?" riuscì a biascicare Cass, le mani che tremavano come mai prima d'ora.
Tadashi corse ad abbracciarla, sapendo che forse lei non era ancora pronta per quel contatto. Dopotutto, per lei era come se avesse appena visto un fantasma. Riuscì a rilassarsi solo quando la sentì ricambiare quel dolce gesto, mentre calde e salate lacrime gli bagnavano la maglietta.
Yume e Smile sorrisero intenerite da quella scena così toccante, mentre la seconda continuava a pensare a solo una cosa: questo sembra proprio un Happy ending.
 
-O-

Fu la sera stessa in cui Hiro chiamò Fred.
"Hey amico! Come va?" chiese il biondo dall'altro capo del telefono.
"Bene, credo" cominciò Hamada picchiettando una penna sulla scrivania. Si sentiva nervoso per qualche motivo. "Ascolta, stasera possiamo vederci? Avrei bisogno di parlarti"
"Certo! Dove ci vediamo?"
"Davanti alla yogurteria, quella vicino alla SFIT" decise il ragazzo.
"Ci sto! A dopo!" esclamò Fred subito prima di riattaccare.
Hiro, dal canto suo, si appoggiò mollamente sulla sua sedia girevole lasciandosi sfuggire un lungo sospiro stanco. Non aveva la più pallida idea di come cominciare il discorso. Non voleva assolutamente sembrare scontroso, ma voleva comunque sapere se tra lui e Rebecca c'era qualcosa. Quel pensiero era come diventato un argomento fisso nel suo cervello.
Finalmente decise di alzarsi e uscire, dicendo agli altri che sarebbe andato a fare una passeggiata da solo.
Si ritrovò dopo poco davanti al luogo d'incontro, scoprendo che Fred era già lì.
"Ciao Hiro!" lo salutò battendogli il pugno. "Allora, di che dovevi parlarmi?"
"Niente solo...cosa c'è tra te e Rebecca?" alla fine aveva optato per andare dritto al sodo. Al diavolo la discrezione, doveva sapere.
Fred rimase evidentemente sorpreso da quella domanda. "Siamo amici, perché?"
"Okay, ma tu provi...qualcosa per lei?"
"Certo che no!" si mise sulla difensiva il biondo. "E' la tua ragazza, amico! Non mi sognerei mai di mettermi con lei"
Hiro si sentì in qualche modo sollevato da quella risposta. "Okay. Scusa il disturbo, non che io dubitassi di te, è solo che ero..."
"Geloso?" concluse l'altro per lui. "Beh, puoi stare tranquillo, tra me e lei non c'è assolutamente nulla. Ed ora vieni, ti offrò uno yogurt fatto come si deve!"
 
-O-

"Smile muoviti, siamo in ritardo!" urlò Tadashi dalla cucina.
"Arrivo!" boffonchiò la ragazza con lo spazzolino in bocca. Come al solito aveva rimandato il risveglio fino all'ultimo ed ora si ritrovava a dover fare tutto di corsa. Quando scese indossava le stesse cose che portava il giorno in cui era arrivata per la prima volta a San Fransokyo, così come Rebecca.
Hiro sorrise ripensando al tempo che aveva trascorso con quelle strane ragazze, a come erano entrate nella sua vita e a tutto quello che avevano portato da allora. Ricordava ancora per filo e per segno l'avventura che aveva vissuto, dell'estate stravagante e del come lo avevano involontariamente portato a Tadashi.
"Tutto bene?" gli chiese il fratello, l'espressione preoccupata.
Solo in quel momento Hiro si rese conto di stare piangendo. "S-sì" ridacchiò. Era felice, felice come non lo era mai stato.
Quando uscirono di casa si ritrovarono davanti la famosa macchina di Wasabi, il gruppo dei nerd al suo interno.
"Siete di nuovo in ritardo" si lamentò il ragazzo di colore.
"Colpa di Smile" rispose Hiro.
"Non è vero!" esclamò offesa la rossa.
"Hiro lascia stare Noemi" lo rimproverò Rebecca.
"Yume ha ragione, devi essere più gentile" concordò Honey.
"Ma non ho fatto niente!" sbuffò il giovane Hamada.
Gogo li guardava non potendo fare a meno di ridere, così come Noemi e Tadashi.
Hiro, invece, continuava a discutere con la sua ragazza e Honey, finché...
"NOOOOOO!" l'urlo disperato di Fred li ammutolì all'istante. Il ragazzo aveva in mano la sua PSP dove sullo schermo spiccava un Game Over in colore rosso. "Maledetto Galaxus, lo avevo quasi battuto" mormorò esasperato.
Ci fu un momento di silenzio, finché l'intero gruppo scoppiò in una fragorosa risata.
Sì, quell'anno sarebbe stato meraviglioso. Ed ora erano lì, tutti insieme, pronti per continuare la più grande avventura che esistesse: la vita.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Ciao a tutti! Come state? Vi sono mancata? Ed eccoci con l'epilogo di questa lunghiiissima storia. Personalmente sono soddisfatta di essere riuscita a finirla, questa è stata la mia prima fanfiction in assoluto e per me questo è un traguardo magnifico.
Ringrazio:
- Gatta Nera, Hajar Hambreis Haddock, Vera_, Ylenia Lilly e Ylu_20 per aver messo la storia nelle preferite.
- Amyls Chan, Chia29, Der_leztze_tag, Milla Renzi De Medina, Pelelen_moon6, Shadow24 e Uomi_hime per aver messo la storia nelle seguite.
E grazie anche a tutte le persone che hanno solo letto la storia, davvero grazie. Un ringraziamento anche a Big_Herogo che mi ha incoraggiata nel continuare la storia anche quando ero in difficoltà.
Spero di rivedervi nuovamente, magari in un'altra delle mie storie. Alla prossima!
Kisses, Emy.

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