quando dico che ti amo

di your_princess_n
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** one ***
Capitolo 3: *** two ***
Capitolo 4: *** three ***
Capitolo 4: *** four ***



Capitolo 1
*** one ***


"Metti l'armatura, prendi la spada e 
posa la corona: è tempo di
diventare un soldato,
principessa"



Stavo facendo un bel sogno, ero in mezzo a un prato, i fiori di lavanda si estendevano per chilometri e una magnifica quercia si ergeva imponente in mezzo a quella landa, il sole splendeva nel cielo e una leggera brezza mi spostava i capelli blu, da una pozzanghera lì vicino mi potei specchiare, vedendo così i miei occhi tanto scuri da sembrare neri, e un vestito bianco con una fascia azzurra sotto il seno. era tutto perfetto. Poi vidi una figura dalla chioma bionda corrermi di fianco, era alta, i muscoli delle braccia in rilievo, una risata cristallina che sarebbe riuscita a portami in paradiso, sempre se non c'ero già. Provai a inseguirla, volevo vedere il suo viso, ma scomparì dietro la quercia. Delle lettere erano incise su di essa... credo fossero dei nomi, ad incorniciarli, un grosso cuore, come quelli che si vedevano dei film sdolcinati... non li avevo mai sopportati... okay, non è vero, erano fantastici... comunque, ero quasi arrivata, riuscii a scorgere solo la lettera A. poi, mi svegliai.
''Darcyyyyy!'' la voce squillante di mio fratello mi rimbombò nella testa, andando a sostituirsi a quel bel sogno di cui già cominciavo a dimenticare il contorno. Entrò in camera mia come una furia gettandosi nel letto e cominciando a farmi il solletico,e urlando ''è ora di svegliarsi dormiglionaaaa'' inutile dire che lo soffrivo tantissimo ''hahaha...basta Lou...sono sveglia! sono sveglia!'' si fermò solo quando vide le lacrime scendermi dagli occhi per il troppo ridere. Avevo il fiatone, male alla pancia e una gran voglia di uccidere mio fratello, ma in fondo non mi era andata tanto male, la settimana prima mi aveva svegliata con un secchio d'acqua. Lo guardai con sguardo assassino e prima che sconparisse dalla mia stanza, afferrai un cuscino e glie lo lanciai in quella dannata faccia da schiaffi che si ritrovava. Mi fece la linguaccia e sparì in cucina per preparare la colazione. era bello mio fratello, non molto alto, magro, ma con le braccia muscole, un bel sorrsiso, i capelli castani il cui ciuffo faceva da cornice perfetta ai suoi occhi azzurri, ma non un azzurro normale, i suoi occhi erano puro ghiaccio e tempesta tutto in una volta, anche se non so come sia possibile, e ai cui comparivano delle rughe d'espressione quando sorrideva. Solo quando sentii i suoi passi da elefante mestruato scendere le scale controllai l'ora e quando la vidi... ''LOUISSS!!!!'' feci di corsa le scale, rischiando di cadere di faccia e rompermi l'osso del collo almeno un paio di volte, ma ne valeva la pena, perchè gli avrei staccato la testa a morsi -ogni riferimento a Derek Hale è puramente casuale- e si, oggi avevo degli istinti omicidi particolarmente sviluppati. ''mi spieghi per quale assurdo motivo mi hai svegliata alle 7:00 del mattino di sabato?!? e ripeto, del mattino!'' Louis mi guardava con uno stupido ghigno sul viso, mentre delle risatine provenivano da dietro le mie spalle. Mi girai lentamente, non avendo idea di cosa aspettarmi, io e mio fratello abitavamo da soli da ormai molto tempo... ''scusa Da, gli avevo detto di non svegliarti'' mi disse Liam, abbracciandomi con un sorriso che mi riempì il cuore di gioia. Era il migliore amico di mio fratello: alto, palestrato, con i capelli castani rasati a parte per il ciuffo portato verso l'alto e gli occhi marroni più dolci che si possano immaginare, lo adoravo. Lo abbracciai a mia volta, gli arrivavo solo alle spalle ''tranquillo Li, per te posso svegliarmi anche prima, basta che non sia di domenica... o sei morto'' lui ridacchiò ancora e mi diede un bacio sulla guancia, se ve lo state chiedendo no, non avevo una cotta per lui, per me era un secondo fratello, nulla più. Ci staccammo e solo allora vidi un altra figura seduta davanti al tavolo, la scrutai incuriosita, era un ragazzo biondo i cui ricci erano fermati da una bandana verde, sembrava molto alto sicuramente molto più di me -anche se non ci voleva molto dato il mio scarso metro e sessantacinque- non riuscivo a vedere gli occhi, dato che continuava a guardarsi le Vans nere come se fossero la cosa più interessante al mondo. Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta dei Nirvana, dalla tasca dei jeans spuntavano delle bacchette... quindi suonava la batteria? figo... Guardai mio fratello e Liam con espressione curiosa, e solo allora Liam sembrò ricordarsi dell' "intruso" nella mia cucina ''Lui è Ashton, il mio nuovo fratellastro, ti avevo detto che sarebbe arrivato no?'' annuii distrattamente, troppo impegnata a perdermi negli occhi smeraldo del ragazzo, che sentendosi chiamato in causa aveva alzato la testa ''ciao'' dissi, sollevò un angolo della bocca facendo comparire un adorabile fossetta nella guancia destra... dio, avevo voglia di infilarci un dito. lui mi squadrò e con voce melodiosa e aria strafottente disse ''bel pigiama'' alzai un sopracciglio, incrociai le braccia e appoggiai tutto il peso su una gamba sola ''anche tu vestito da zombie non stai male, oh, aspetta, non è un costume'' Louis scoppiò a ridere, mentre Liam mi rifilò uno sguardo che era una via di mezzo tra il divertito e il rimprovero. Uscii dalla cucina per andarmi a cambiare, sentendomi un pò in colpa, avevo visto lo sguardo ferito di Ashton, anche se aveva tentato di nasconderlo... Ma hey! aveva insultato i miei pinguini! e pensando a questo ogni senso di colpa svanì, nessuno poteva insultare i miei pinguini 



 

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Capitolo 3
*** two ***


E il tuo sorriso che cos'era?
un pezzo di volta celeste pura
in mezzo a tutta sta bufera.



Quando scesi di sotto, indossavo un jeans nero strappato, un foulard azzurro adibito a cintura, una t-shirt del medesimo colore con lo scollo a v -non troppo scollata- una giacca nera e il mio immancabile cappello nero. Quando entrai, anzi, rientrai in cucina, Louis si stava ingozzando di pancake, mentre Liam beveva un the e Ashton continuava a fissarsi le scarpe... ma che avevano di tanto interessante? ''non hai fame?'' gli chiesi, notando che non aveva toccato ancora nulla. Sollevò la testa di scatto, il carbone si fuse con lo smeraldo ''no, sai, noi zombie preferiamo i cervelli, ma ancora ne devo incontrare uno oggi'' scrollò le spalle, come se quello che aveva appena detto fosse un ovvietà. feci di tutto per trattenere il sorriso che mi stava spuntando ''oh, bhe, quando lo trovi fammi un fischio, mi piacerebbe parlare con qualcuno che possiede un minimo di intelletto, una volta tanto'' lui mi rispose in modo talmente serio che quasi ci credetti quando disse ''ti farò un fischio'' intanto Lou e Liam ci guardavano, Liam era divertito e vagamente offeso, mentre Lou guardava Ashton in modo strano... non riuscivo a capire bene cosa stesse pensando... ma era inquietante, veramente. mi sedetti a tavola con loro, riempii di succo un bicchiere e spalmai la nutella su le fette biscottate, amavo la nutella... forse era colpa sua se non potevo definirmi una modella, ma hey! a chi piacciono gli stecchini? ra questo che mi ripeteva Louis quando doveva consolarmi perchè un vestito non mi andava bene, e io finivo per crederci veramente. La mattinata passò tranquilla, tra i discorsi sul calcio di Louis e Liam, qualche frecciatina tra me e Ashton e un sacco di risate. Scoprii che la risata di Ashton era veramente magnifica e variava da una profonda da uomo virile a una più delicata, perfino a una da ragazzina tredicenne. Scoprii anche che era arrivato in città solo il giorno prima, che si era spostato molto col padre, aveva vissuto in America, in Italia, in Inghilterra e per qualche mese anche in Giappone, ma la sua preferita restava l'Inghilterra, ultima sua tappa, in cui aveva lasciato molti amici. In fondo era un tipo simpatico, forse un po strano... ma simpatico. A un certo punto della conversazione un cellulare cominciò a squillare diffondendo così le note di Monster degli Immagine Dragons per la sala. Ashton si alzò in piedi e farfugliò qualche scusa, prima di uscire dalla stanza per rispondere. ''come stà andando la convivenza?'' chiesi a Liam, sapendo che era non era un fan dei cambiamenti, ero un po preoccupata per lui ''credo bene, Ash è un tipo a posto, si fa i fatti suoi e non ha bisogno della baby-sitter, quindi direi che è tutto okay'' mi sorrise, Lou annuì alle parole dell'amico prime di chiedere, con una certa cautela ''e il tuo patrigno?'' vidi Liam irrigidirsi leggermente, valutando attentamente le parole da utilizzare per poi sospirare e dire ''ancora non so che pensare su quel tipo... si comporta bene con la mamma e questa è l'unica cosa che mi interessa... per il resto si vedrà più avanti, in fondo è arrivato solo ieri'' lou annuì ancora, il fattore patrigno era un tabù per Liam, non tanto per l'uomo in per se, quanto per il fatto che gli ricordava che il padre non c'era più. Morì in un incidente d'auto 4 anni prima, Liam aveva solo 15 anni e ne uscì distrutto. Ashton rientrò in cucina grattandosi la testa in un gesto imbarazzato, gli occhi tristi ''Am... Liam?'' cominciò, l'interpellato lo guardo dritto negli occhi, incitandolo ad andare avanti con lo sguardo ''potresti portarmi a casa? mio padre ha chiamato... vuole che lo aiuti con... non so che cosa'' Liam gli sorrise, un sorriso che diceva: sei mio fratello, un passaggio a casa è il minimo. Mi alzai per salutarli, abbracciai Liam per poi fare un cenno con la Mano ad Ashton che rispose con un mezzo sorriso e gli occhi incredibilmente vuoti... sembrava quasi... rassegnato... anche se non riuscivo a capire a cosa. Stava salendo in macchina quando disse ''ci vediamo a scuola, salutami i pinguini!'' lo fulminai con lo sguardo ''e tu sta attento a non perdere un braccio per strada'' 

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Capitolo 4
*** three ***


ASHTON

Mai sanguinare davanti agli squali


Ero in macchina con Liam, stava tentando di coinvolgermi in una cconversazione blaterando di scuola, sport e qualsiasi cosa gli passasse per la testa, continuava a farmi domande a cui rispondevo a monosillabi, non lo guardavo nemmeno in faccia... il mio sguardo era rivolto al finestrino mentre speravo che il sedile mi inghiottisse o che un meteorite colpisse la terra nei prossimi cinque minuti. Apprezzavo lo sforzo comunque. Arrivammo a casa troppo presto, non volevo vedere mio padre, non volevo vedere Clare (la mamma di Liam) in realtà,  non volevo vivere. Fissavo l'edificio senza avere il coraggio di entrare, l'essere uscito con Liam mi aveva salvato per tutta la mattina,  ma non sarei riuscito a scampargli ancora a lungo. Una mano si appoggiò sulla mia spalla, mi irriggidii e per poco non feci un balzo di venti metri sfondando il tettuccio dell'auto per quanto mi aveva spaventato. Girai di scatto la testa trovandomi davanti il viso divertito e preoccupato di Liam "scusa, non volevo spaventarti" mi disse in modo rassicurante,  borbottai qualcosa di poco convincente sul fatto che non mi ero spaventato, ma non sembrò farci molto caso.  "Ascolta Ash" cominciò a dire. Fece un respiro profondo prima di continuare "lo so che noi due ci siamo conosciuti soltanto ieri e che una situazione... assurda" altro respiro "ma sei mio fratello, e se hai qualche problema... o c'è qualcosa che ti turba... la mia porta è sempre aperta" concluse con un sorriso rassicurante. Per un istante ci credetti veramente,  per un istante mi convisi che mi sarei potuto fidare di lui. Ma la porta di casa che sbatteva mi fece tornare alla realtà,  non gli avrei mai detto niente,  non poteva sapere, nessuno poteva. Anuii evitando di guardarlo negli occhi, non sarei riuscito a reggere il suo sguardo, mi sentivo quasi in colpa. Liam da quel poco che avevo capito,  era una di quelle persone sempre disposte ad ascoltare,  a farti da spalla su cui piangere,  una di quelle che pur di strappati una risata farebbero la più grande figura di merda mai vista davanti all'intera città. Non mi meritavo una persona del genere.  Scendemmo dalla macchina, vedendo venirci in contro Clare che stava andando a lavoro. Mi diede un bacio sulla guncia, mi stupii di un gesto tanto dolce -non ne ero abituato- per poi sparire dalla mia vista. Quando entrai in casa il calore mi invase facendomi quasi bruciare la pelle, nonostante facesse ancora caldo Clare si ostinava a tenere il camino acceso,  perché le piaceva l'effetto che la luce del fuoco faceva sugli oggetti e in fondo, piaceva anche a me. Mi guardai intorno, non ancora abituato a quella a casa, era... accogliente, un divano in pelle bianca era sistemato davanti al camino, sopra il quale era appeso un televisore al plasma, due poltrone affiancavano il divano e un tappeto grigio era disposto sopra il parque di legno scuro in mezzo alla sala, con un tavolino da caffè sopra ad esso, foto di Liam da bambino e quelle di un uomo che gli somigliava molto erano disposte un pò da per tutto. Quell'essere che per qualche strano motivo mi ostinavo a chiamare padre, era seduto sul divano a guardare una partita di football, una birra in mano e un'altra vuota sul tavolino. A quella vista un brivido mi attraversò la schiena. "Hey Frank" lo salutò Liam, con una pacca sulla spalla "ciao Liam, vuoi una?" Gli chiese lui  alzando la birra. Liam scosse la testa "tra poco esco, devo guidare" mio padre annuì,  per poi lanciarmi uno sguardo che mi fece accapponare la pelle. Usai la scusa del finire di disfare le valige per ritirarmi in camera mia, e appena chiusi la porta, scivolai contro il muro portandomi le gambe al petto e aspettando l'inevitabile.

Non so quanto tempo passò prima che Liam gridasse un saluto e uscì di casa. Non mi ero mosso di un millimetro,  ero ancora in quella posizione quando il suono di passi pesanti che salivano le scale mi fece ghiacciare il sangue nelle vene. Ogni passo era come una pugnale nello stomaco mentre la testa pulsava dolorosamente.  Avevo paura, avevo fottutamente paura. La porta della mia camera venne spalancata violentemente,  rivelando la figura imponente di mio padre. Io ero molto alto, quasi più di lui, ma lui aveva le spalle larghe e una forza fisica decisamente maggiore alla mia, quindi non potei fare niente per difendermi. Mi prese per i capelli facendomi sollevare da terra, i suoi occhi neri mi guardavano con disprezzo "non dovranno venire a saperlo chiaro?" Sibilò con voce profonda, il suo alito puzzava di alcool ma era lucido, e forse per questo, faceva ancora più male, era disgustoso. Anuii, non potendo fare altro. Un pugno mi arrivò alla bocca dello stomaco, mi dovetti piegare in avanti per evitare di vomitare e lui ne approfittò per spingermi a terra. Un calcio, un pugno, un insulto, mi rannicchiai cercando di parare i colpi "fai schifo" urlava "non meriti di vivere!" E questo, questo faceva più male dei calci che continuava a darmi. Un calcio,  un altro, volevo piangere, ma se lo avessi fatto avrebbe picchiato più forte. "È colpa tua! Solo colpa tua!" Un pugno, sputai sangue, poi il buio.

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Capitolo 4
*** four ***


forse un giorno capirai 
perchè tutto quello che tocchi muore

 

riaprii gli occhi lentamente e un dolore atroce si diffuse in tutto il mio corpo non appena tentai di sollevarmi da terra. Chiusi gli occhi e feci un paio di respiri profondi, dovevo arrivare al bagno, lì c'era una cassetta di pronto soccorso con cui avrei potuto medicarmi le ferite peggiori. Appogiandomi al muro e barcollando leggermente arrivai al bagno che, ringraziai il cielo, avevo in camera mia. Mi tolsi la maglietta e sussultai alla vista del mio corpo davanti allo specchio. Lividi che variavano dal viola scuro al giallo mi ricoprivano il petto, lo stomaco e le braccia, profonde occhiaie mi contornavano gli occhi di un verde ormai spento e i miei ricci biondi erano sporchi e disordinati. Decisi di farmi una doccia calda, sperando che l'acqua oltre allo sporco portasse via tutto il dolore. Mio padre mi aveva picchiato dinuovo. Senza che me ne accorgessi le lacrime si mischiarono all'acqua calda che scorreva sul mio corpo martoriato, mentre una preghiera silenziosa veniva inviata al cielo. Ci avevo provato con tutte le mie forze, avevo provato davvero a credere che avesse torto... sapevo che quello che mi mi faceva non era giusto, che non fosse normale, ma sapevo anche di meritarmelo, sapevo che lui aveva ragione, era colpa mia, colpa mia se la mamma era andata via, colpa mia se si era creta una nuova famiglia, colpa mia se mio padre aveva cominciato a bere, colpa mia se mi picchiava. In fondo, che cos'atro si poteva meritare qualcuno che era stato talmente cattivo da farsi abbandonare dalla propria madre? niente, ecco la risposta. Spensi l'acqua e uscii dalla doccia coprendomi con un asciugamano la vita, entrai in camera mia e indossai un pantalone di tuta grigio con una maglietta bianca che usavo come pigiama, erano le 19:00 e la mia camera era ancora piena di scatoloni, così, non avendo niente da fare e non volendo andare di sotto, decisi di cominciare a mettere a posto. Con le bombolette sprai disegnai la mano di uno scheletro con la scritta rock n roll su una parete per poi riempire le altre con poster di band come i Green Day, Nirvana e Blink-182 e un orologio a forma di disco in vinile sopra il letto, posizionai i libri di Harry Potter sulla scrivania e una miriade di cd vicino al letto, fuori dalla porta appesi cartelli come Keep Out e pericolo frana, e per finire montai la mia amata batteria sopra un tappeto con la bandiera americana vicino all'armadio nero lucido. Quando finii il tutto erano le 21:00, la parete era quasi del tutto asciutta e io ero soddisfatto del mio lavoro, anche se esausto. Stavo per buttarmi a letto quando sentii bussare alla porta, mi irrigidii subito, ma, appena mi resi conto che se fosse stato mio ''padre'' non avrebbe bussato, mi rilassai leggermente e andai ad aprire la porta. Mi ritrovai davanti un Liam con un sorriso smagliante in viso -ma sorrideva sempre quello?!?- che si guardava intorno curioso, mi spostai per farlo entrare, chiusi la porta e mi sedetti sul letto incrociando le gambe, aspettando che cominciasse a parlare ''direi che ti sei ambientato!'' disse con gli occhi luminosi, devo ammettere che tutta quella positività mi dava leggermente sui nervi. Mi limitai ad annuiree per poi invitarlo a parlare con lo sguardo "la cena è pronta, a mamma piacerebbe che mangiassimo tutti insieme"  disse sbuffando leggermente, mi accigliai "tu... non vuoi?" chiesi un po titubante, lui mi guardò stupito "cosa? no! cioè... si che voglio... è solo... è un pò... strano... non credi?" anche questa volta mi limitai ad annuire per poi avvicinarmi alla porta "dai andiamo" dissi, cercando di sorridere e di non far trasparire il mio disagio e sì. un pò di paura nel vedere qull'uomo. Feci un paio di passi prima che Liam mi fermasse "ei, stai bene? perchè zoppichi?" entrai leggermente in panico, ma, nel modo più naturale possibile, risposi "cosa? o si. sto bene... prima sono caduto, sono una vera frana heehe" lui anuì un po incerto, ma era meglio di niente no?

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