Just Another Story

di DaughterOfHades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A — Aroma ***
Capitolo 2: *** B — Bottiglia ***
Capitolo 3: *** C — Cibo ***



Capitolo 1
*** A — Aroma ***


Da quando Alec era andato a vivere nel centro di Brooklyn aveva iniziato ad elaborare la parola "casa" in modo completamente rivoluzionario. All'Istituto non c'era mai stata molta gente in giro, ma anche così non gli aveva mai dato sensazioni simili a nessuna di quelle che adesso provava di continuo.

Quando si svegliava la mattina, quando girava per il loft senza meta, quando si rannicchiava sul divano: c'era sempre qualcosa di rassicurante con lui.

Quel giorno Magnus gli aveva lasciato del caffè nero sul comodino e gli aveva augurato il buongiorno lasciandogli un bacio leggero sulla tempia, mentre Alec ancora si crogiolava nel torpore delle lenzuola. L'odore del caffè gli inebriò i sensi prima che potesse accorgersene, facendogli sembrare estraneo il profumo del letto dal quale si era fatto coccolare tutta la notte.

Quello sapeva di bucato appena fatto ed era dolce come la vaniglia, una di quelle cose che avrebbe sottovalutato, in precedenza, ritenendola troppo femminile.

Si tirò su a sedere e sorseggiò con lentezza estenuante il suo caffè. Le tende erano aperte ed il sole mattutino inondava la stanza facendola sembrare appena uscita da un sogno troppo vivido imbottigliato in un attimo che, per quanto ne sapeva Alec, sarebbe potuto durare per sempre.

Era solo quella mattina e perciò se la prese comoda: la sua routine era sempre la stessa quando non aveva molto da fare, non che capitasse spesso. Era sicuro che una certa Lily, capoclan dei vampiri di New York, e una certa Maia, capoclan dei lupi mannari, non lo avrebbero lasciato in pace a lungo nemmeno in quella giornata apparentemente tranquilla.

Perciò si stese sul divano, prendendo il libro che aveva lasciato la sera prima sul tavolino da salotto, ed aprendolo dove aveva interrotto. "Dracula" di Abraham Stoker, un mondano pieno di immaginazione, come lo aveva definito Isabelle. Alec trovava quel libro abbastanza divertente e si chiedeva con quale vampiro, al suo tempo, Stoker avesse avuto a che fare.

Il tomo aveva le pagine ingiallite, l'edizione era piuttosto vecchia e rilegata esternamente in cuoio, mentre il titolo spiccava in lettere dorate sul dorso. Simon, che aveva costretto Izzy ad intraprendere un mirabolante viaggio nella letteratura mondana — con risultati modici, ‹‹ ma sempre risultati! ››, come diceva lui — gli aveva offerto una pila di libri in prestito, ma Magnus aveva affermato con sicurezza di possederli già tutti, terminando con un ‹‹ cosa credi, Sigmund, di essere un passo avanti a Magnus Bane? Pft, so badare alle esigenze di Alec, grazie tante. ›› ed il giorno dopo gli aveva fatto trovare tutti quei libri ai piedi del letto, con un sorriso fiero ad increspargli le labbra.

Avvicinò il libro aperto al volto finché le pagine non gli sfiorarono il viso e ci affondò il naso, ispirando profondamente.

Ecco, un altro odore che amava, le pagine dei libri. Nuovi o vecchi era indifferente, avevano ognuno una personalità ed il profumo della carta li rendeva unici, indimenticabili, proprio come le storie che raccontavano.

Alec si perse nella lettura del suo romanzo e le ore passarono in fretta. Fu solo quando Chairman Meow, che aveva cominciato a ronzargli intorno già da un pezzo cercando di attirare la sua attenzione, riuscì ad abbattere il libro che teneva sospeso sopra il petto, che decise di metterlo da parte. Il gattone si era praticamente lanciato con l'intento di farglielo cadere di mano, riuscendoci.

Il ragazzo allora prese il gatto in braccio, sollevandolo sopra di lui, ed un sorriso gli affiorò sul volto appena Chairman cominciò a miagolare piano.

‹‹ Hai sempre fame, tu. ›› gli sussurrò, scuotendo appena il capo, senza smettere di sorridergli.

Mentre si alzava dal divano se lo issò addosso ed il profumo di cannella gli pizzicò le narici. Chairman Meow, per quanto ne sapesse Alec, era forse l'unico animale ad avere un profumo quasi umano. Church, all'Istituto, puzzava semplicemente di gatto. Sempre. Chairman, invece, effettivamente aveva un odore piacevole, e Alec aveva sempre sospettato che fosse opera di qualche incantesimo — o chissà, era forse prerogativa dei gatti degli stregoni profumare così?

Pensò che, una volta e per tutte, lo avrebbe chiesto a Magnus, ed intanto versò il contenuto di una scatoletta nella ciotola in cucina, appoggiando il gatto per terra ed osservandolo mangiare giusto per qualche secondo.

Stava tornando a stendersi quando decise che forse avrebbe potuto approfittare per cambiarsi. Si fece una doccia e si tolse finalmente il pigiama, dopodiché afferrò a caso una maglietta e dei pantaloncini dal cassetto, trovandoseli di due colori fortemente in contrasto fra loro, senza farci troppo caso. Quando si infilò la maglia lo sentì, quel fortissimo profumo di lavanda che intingeva ogni singolo capo del suo guardaroba, tanto che ormai ci faceva caso di rado.

Si stava per ributtare sul divano quando udì la serratura della porta scattare, e ben presto una figura comparse all'ingresso, sorridendo nel vederlo. Magnus, vestito quasi più eccentricamente del solito, teneva in mano una busta di plastica dalla quale si disperdeva il tanfo del take-away cinese del quale abusavano troppo spesso.

‹‹ Ti avverto, Alexander, la tua negligenza nel vestire ti costerà un weekend di shopping sfrenato con il sottoscritto se continuerai a stuprare a quel modo la parola outfit. ›› esordì, poggiando la busta sul pavimento, che si trovò immediatamente intrappolata fra le grinfie curiose e perpetuamente affamate di Chairman.

Lo stregone si poggiò allo stipite che divideva l'ingresso dal soggiorno, spargendo un po' di brillantini sull'intonaco marroncino, squadrando il ragazzo come se si stesse aspettando qualcosa da lui.

Alec gli si avvicinò, lento, finché non si trovò il petto premuto contro quello di lui e le braccia strette a cingergli le spalle, affondandogli il viso nell'incavo del collo, aspirando profondamente.

Ecco da dove la sua concezione di casa era cominciata a vacillare, in origine. L'aveva sempre associata ai corridoi e alle stanze vuote dell'Istituto, alla rigida disciplina impostagli dal dover essere impeccabile, alle armi, alle schiere di manuali in biblioteca, all'odore del legno e della polvere. Certo, casa prima significava anche le battute taglienti di Jace, i sorrisi celati di sua madre, le urla di Isabelle, le fusa di Church... ed una volta comprendeva anche gli occhiolini complici di suo padre ed il rumore dei piccoli piedi scalzi di Max, che non faceva altro che correre in giro con il suo soldatino.

Adesso invece era diverso, e ne aveva ogni consapevolezza. Doveva occuparsi di continue situazioni difficili e vivere altrettanti momenti spensierati; aveva a che fare con tante cose, utilizzava tanti oggetti diversi; aveva abitudini nuove e conservava preziosamente molte di quelle vecchie e tutto ciò era diverso e al contempo uguale alla vita che aveva sempre avuto. Tutto simile, escluso solo qualcosa, che gli significava tutto.

Respirava l'aroma della pelle di Magnus, che non avrebbe saputo a cosa associare, e sapeva che era casa, non gli serviva nessun altro senso per saperlo. Si beava del calore che i loro corpi si scambiavano, rabbrividendo al morbido tocco delle labbra calde che gli stavano lasciando una striscia di baci lungo la clavicola e al contatto della mano fredda che gli si insinuò sotto la maglietta, accarezzandogli con lentezza la schiena nuda.

Alec era consapevole di sentire tante fragranze durante la giornata, alcune piacevoli ed altre terribili, ma quella di Magnus — e di quello ne era certo — gli restava dentro, facendolo sentire a casa in un modo che non aveva mai vissuto prima d'allora.
 

{{ Lasciate un commento se la storia vi è piaciuta! Grazie mille per aver letto. 

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Capitolo 2
*** B — Bottiglia ***


‹‹ Alec, credo tu non abbia ancora capito che non hai la possibilità di scegliere. Quindi, per cortesia, fingi di essere entusiasta di andare a divertirti  invece di borbottare fra te e te su quant'è ingiusta la tua vita, perché se non ti è abbastanza chiaro, a noi non ce ne frega niente. ›› gli comunicò Isabelle, senza mezzi termini.

Il ragazzo non si trattenne ed emise un grugnito che palesava a pieno il suo stato d'animo, trascinandosi stancamente dietro i suoi amici senza nemmeno provare a nascondere la situazione di miserevolezza in cui si trovava.

‹‹ Possiamo considerare i versi un passo avanti. ›› commentò Simon, ronzando intorno ad Izzy come un insetto, un insetto che Alec contemplava di fare fuori in caso non avesse deciso di meditare sull'opzione di farsi gli affaracci suoi.

I tre si trovavano placidamente in fila fuori dal Pandemonium, e l'unico motivo per cui Alec si era lasciato trascinare lì a fare il terzo incomodo era a causa di una sola persona: Magnus Bane.

‹‹ Isabelle Lightwood, Simon Lewis e Alec Lightwood. Dai, Carl, sai chi siamo. ›› stava dicendo sua sorella all'enorme lupo mannaro che bloccava l'entrata del locale, chiedendo loro di identificarsi. D'altronde erano stati vissuti momenti terribili, la cautela non era mai troppa.

Carl sembrò pensarci, lanciando un lungo sguardo ad ognuno di loro, finché non si sciolse in un sorriso dedicato ad Isabelle, un sorriso lontano anni luce dalla definizione di "amichevole". Con un gesto del capo intimò loro di entrare, e fu difficile non notare come la mano della ragazza percorse suadente i muscoli scolpiti del braccio del licantropo, facendogli l'occhiolino. Alec si trovò a compatire Simon, ma durò poco.

Appena entrati li accolse la musica assordante che già li aveva accompagnati nell'attesa all'esterno, ed in un attimo si trovarono schiacciati da un ammasso soffocante di corpi che si muovevano a ritmo — e non —, con le luci fioche e l'aria viziata che disorientavano un po' ad un primo impatto.

Alec, seppur poco propenso a "scatenarsi in pista" — parole di Simon —, non avrebbe voluto perdere i due di vista così presto, ma non finì nemmeno la canzone e già non riusciva a scorgere da nessuna parte il vestito rosso fuoco che avvolgeva il corpo di Izzy. Sospirò poco allegramente, cominciando a farsi spazio fra la massa di copri che premevano da ogni lato, tentando di aprirsi un varco per raggiungere il bancone.

Fu mentre si toglieva di dosso l'ennesimo essere che qualcuno gli tamburellò le dita sulla spalla, tocco che da subito gli parse non essere casuale. Si girò, convinto che si sarebbe trovato davanti sua sorella, ma il sospiro di sollievo che stava per prendere rimase in sospeso quando si ritrovò faccia a faccia con una ragazzina minuta dalla pelle viola che lo fissava con grandi occhi dorati, la bocca socchiusa che mostrava appena i denti verdi.

Lei alzò un dito con lentezza, indicandolo. Sembrava shockata e Alec si sentì a disagio, forse soprattutto perché un mondano evidentemente ubriaco aveva cominciato strusciarsi su di lui, ma anche per la ragazzina. ‹‹ Tu. ›› disse poi, ed il suono della sua voce riuscì a giungergli limpido sopra la musica assordante. ‹‹ Tu sei Alexander Lightwood! ›› gemette, emettendo uno strano suono gutturale che spinse il ragazzo a chiedersi se avesse appena soffocato un gridolino oppure si stesse strozzando con la sua stessa saliva.

Prima di risponderle si guardò intorno, annoiato. ‹‹ Quindi? ››

‹‹ Sei il ragazzo di Magnus Bane! ›› fece lei, stringendosi gli avambracci al petto e cominciando a saltellare sul posto, fissandolo con gli occhi che — letteralmente — luccicavano.

Alec, di tutta risposta, grugnì. Non aveva intenzione di esprimersi sull'argomento ed inoltre, per quanto ne sapeva — ben poco, avrebbe aggiunto con acidità —, quella ragazzina poteva essere in grado di rovinare ogni suo piano per la serata. Perciò si girò, ignorandola, e ricominciò a farsi spazio fra la gente fino a che non si lasciò cadere su uno sgabello vuoto davanti al bancone, facendo un cenno al bartender. ‹‹ Portami una birra. ›› gli intimò, ma l'attimo dopo gli venne in mente qualcosa di diverso. ‹‹ Anzi, hey! Niente birra, fammi uno Screaming Purple Jesus. ››

Non aveva mai assaggiato quel cocktail ma Jace gliene aveva parlato e... non era il tipo che beveva, anzi, Alec si sarebbe quasi ritenuto astemio se non fosse stato per quel paio di birrette settimanali coi suoi amici ed il vino che Magnus insisteva a rifilargli ogni volta. Ma quella sera... se doveva deprimersi, almeno lo avrebbe fatto bene.

Stava fissando il vuoto quando il posto al suo fianco fu occupato da una sagoma che non si preoccupò di identificare finché una voce cristallina non lo risvegliò dai suoi pensieri. ‹‹ Non ci credo di averti incontrato! Le mie amiche saranno così invidiose, puoi farmi un autografo? Anzi, ci possiamo fare una foto? Ti prego, solo una! ›› chiese la ragazzina di prima, sprizzando tanta energia, cosa che andava in netto contrasto con l'umore di Alec.

‹‹ Lasciami solo. ›› borbottò. Intanto il barista gli aveva poggiato il bicchiere d'avanti, che Alec afferrò e si portò alle labbra. ‹‹ Fammene un altro! ›› gli urlò dietro, prima di buttare giù il contenuto di quello che gli aveva appena fatto. ‹‹ Anzi, altri due. Metti tutto sul conto di Jace Lightwood, è mio fratello. ››

‹‹ Non mi dire, hai litigato con Magnus? ›› gli chiese con occhi spalancati la ragazza viola, tirando fuori dalla tasca uno smartphone che per il ragazzo sarebbe stato un incubo da usare. Da quando i Nascosti erano così pratici con gli apparecchi mondani? ‹‹ Devo assolutamente twittarlo. ››

‹‹ Che? ›› fece lui. La voce gli uscì rauca a causa della gola in fiamme. Era possibile che già gli si stava annebbiando la vista? ‹‹ Non abbiamo litigato e... comunque non sono questioni che ti riguardano, quindi potresti andartene? ›› le chiese, fissandola mentre digitava un fiume di parole con una velocità allucinante.

Svuotò il bicchiere nel momento in cui la ragazza ritornò a dedicargli tutta la sua attenzione, sorridendo. ‹‹ Che numero di scarpe porti? ›› gli domandò, in mano ancora stretto il cellulare come se dovesse continuare a scrivere altro.

Mandò giù anche il secondo bicchiere, aspettando il terzo. Sì, la stanza girava anche prima, pensò. ‹‹ Vattene. ››

‹‹ Oh, almeno dimmi qualcosa su Magnus. Che colore di calzini preferisce indossare? ›› fece, attendendo con impazienza una risposta.

Le stava per rispondere che il suo feticismo per ciò che lui e lo stregone usavano per i piedi stava cominciando a stancarlo, quando arrivò il terzo bicchiere di Screaming Purple Jesus e si trovò a dargli priorità. Poi la stanza, che sembrava ormai essere soggetta soltanto ad una leggerla oscillazione, riprese a girare, ed i colori delle luci a neon si mescolarono fra loro in un intricato ammasso di effetti ipnotici, accompagnati dalla musica e dalle voci che gli arrivavano confuse come se provenissero da un punto in lontananza, la ragazza accanto a lui fu presto dimenticata.
 
***


Non ricordava quando avesse preso a ballare né quando avesse smesso, ma era certo di avere fatto entrambe le cose a causa del dolore lancinante ai polpacci e per il suo evidente stato di abbandono lungo un muro della sala, contro il quale si era lasciato scivolare quando la stanchezza aveva cominciato a prendere il sopravvento.

Ogni tanto, da seduto, continuava a muoversi a ritmo e ad urlare insieme ai nuovi amici che si era fatto in quell'arco di tempo, anche se ignorava il loro sesso ed i loro nomi, ma sentiva di aver stretto un legame davvero forte con loro.

Nella mano teneva stretta quella che con ogni probabilità era vodka ad un gusto fruttato, e ne beveva lunghi sorsi fra una risata e l'altra, scaturita spesso da niente in particolare.

La serata aveva preso una piega fantastica. Non riusciva a ricordare perché era così di cattivo umore prima, ma adesso tutto sembrava più luminoso e felice e quindi non voleva preoccuparsene. Si sentiva allegro e giovane, e per la prima volta nella sua vita si stava godendo un momento di assoluta incoscienza senza farsi troppi problemi.

Uno dei suoi nuovi amici era tornato barcollando con un paio di bottiglie di assenzio, ovviamente tutto messo sul conto di Jace, ed Alec gliene strappò una di mano, alzandosi in piedi e cominciando nuovamente a ballare in modo scoordinato seguito da un altro paio di compagni di ventura. Non si sarebbe mai aspettato di potersi lasciare andare così, e pensare che aveva sempre trovato il ballare un'attività imbarazzante, mentre invece adesso avrebbe potuto affermare di non esseri mai divertito tanto.

Fu proprio nel momento in cui stava per allontanarsi da quello che ormai era diventato il loro muro, che una mano gli afferrò la spalla con fermezza, bloccandolo sul posto.

Si girò per capire cosa stesse succedendo, portandosi di nuovo la bottiglia alle labbra, e si trovò di fronte due occhi gialli da gatto che lo fissavano duramente. ‹‹ Alexander. ›› ringhiò, e la voce gli arrivò limpida come quella della ragazzina di poco prima.

Non ebbe il tempo di rispondergli che fu trascinato via e, stringendo al petto il suo assenzio, si ritrovò in men che non si dica nel vicolo, fuori dal locale, con un Magnus Bane che non sembrava molto felice, e si chiese perché. ‹‹ Molla la bottiglia, Alexander. ›› tese una mano verso di lui, impaziente.

‹‹ Che botti— oh. ›› guardò quella che teneva stretta fra le braccia e realizzò. ‹‹ Oh. Oh, no. ›› disse semplicemente.

‹‹ Alexander. ›› fece a denti stretti prima di strappargliela di mano al successivo cenno di dissenso del ragazzo.

‹‹ Presente! ›› balzò, fissando con occhi da cane bastonato la bottiglia che gli era stata ingiustamente strappata. ‹‹ Jon. Oh, Jon. ›› mormorò fissando l'assenzio.

Magnus guardò prima Alec per poi abbassare gli occhi sulla bottiglia e rialzarli sul ragazzo.

‹‹ Stai chiamando la bottiglia Jon? ›› gli chiese, alzando un sopracciglio con fare scettico. ‹‹ Ho capito, non sei in grado di intendere e di volere, meglio ch— ››

‹‹ Io intendo, Magnus! ›› urlò, puntandogli contro un dito con fare accusatorio, e piantandoglielo in mezzo al petto. ‹‹ Intendo benissimo, anzi, ti intendo benissimo! Tu non vuoi fare altro che separarmi da Jon, l'amore della mia vita, soltanto perché Jon ti ricorda la parola casseruola e non ti sta bene! Basta Magnus, cresci. Cresci una buona volta! ›› continuò a gridare con tono serio, arrivando a ricacciare indietro le lacrime.

Lo stregone sospirò. ‹‹ Capisco. ›› fece, abbassandosi per poggiare la bottiglia per terra. ‹‹ Diciamo che questa storia forse rimarrà solo fra me e te. ›› disse, prima di schioccare le dita. La visuale di Alec si scurì all'improvviso, e la figura di Magnus fu sostituita dal buio totale.
 
***

Alec sentì che non sarebbe stata una giornata fortunata quando si accorse che non era nemmeno pienamente sveglio e già qualcosa lo stava infastidendo.

Gemette.

Un peso caldo ed opprimente gli era stato appoggiato sullo stomaco, e lo faceva soffrire.

Trovò il coraggio di aprire gli occhi e non fu un'esperienza traumatica perché la stanza in cui si svegliò era buia, l'unica sorgente di luce era sbarrata dalle persiane.

Si rese subito conto di trovarsi nella camera da letto dell'appartamento che condivideva con Magnus e si accorse che Chairman Meow lo stava utilizzando come giaciglio. Se lo tolse da dosso con poca delicatezza, mettendosi a sedere e pentendosene non appena un mal di testa martellante fece capolino, costringendolo ad accasciarsi di nuovo.

Si chiese come era arrivato lì e ricordi confusi e frammentari del Pandemonium si fecero spazio nei suoi pensieri, facendogli sperare di star sognando. Si tirò di nuovo su, guardandosi intorno.

‹‹ Se stai cercando Jon ti comunico che non è qui. ›› Alec sobbalzò, voltandosi verso il punto da cui proveniva la voce. Magnus era appoggiato contro il muro dal lato opposto della stanza ed era stata pura disattenzione da parte dello Shadowhunter non accorgersene subito.

‹‹ J-Jon? Chi è Jon? ›› chiese Alec, cadendo dalle nuvole.

‹‹ Presumo che non ricordi niente, allora. E pensare che fino a qualche ora fa professavi a gran voce il tuo amore eterno per lui. Ironico. ›› gli disse piccato, incrociando le braccia al petto.

‹‹ Io non... ti giuro, Magnus, non ero serio, io— ›› cominciò a tentoni, pentendosi di starsi giustificando a quel modo visto che, uno dei suoi ultimi ricordi nitidi, gli suggeriva che era abbastanza arrabbiato con il suo ragazzo.

‹‹ Se fossi stato serio con una bottiglia mi sarei preoccupato, quindi penso che te la farò passare questa volta. ›› anche se era evidente che stesse scherzando, c'era una vena di durezza nella sua voce che stentava a sparire. ‹‹ Ora, messa da parte la tua dichiarazione, mi vuoi spiegare che cosa avevi in mente?! ››

‹‹ Io... ›› riprese Alec, accorgendosi del nodo che aveva in gola. ‹‹ Cosa ti importa? Tu stavi a quella dannata festa, ed io mi stavo divertendo alla mia. E' troppo, forse? Troppo il fatto che tu non conosca ogni mia mossa? Beh, fattene una ragione, io— ›› si fermò, realizzando una cosa. ‹‹ Mi spieghi come sono arrivato qui? Anzi... come facevi a sapere dov'ero? ››

‹‹ Difficile non saperlo quando una bambina-stregona pubblica quasi trentacinque tweet sul fatto che ti ha appena incontrato, taggandomi in tutti quanti. Ho deciso di intervenire quando ha pubblicato un selfie di lei super eccitata con te mezzo svenuto sullo sfondo. ›› comunicò con tono atono. Non si mosse, restando immobile a fissarlo nell'oscurità.

‹‹ Beh— ›› stava ricominciando il ragazzo, ma fu subito interrotto.

‹‹ Niente "beh", "ma" o "e", Alexander. ›› disse bruscamente. ‹‹ Quello che hai fatto è stato assolutamente— ›› questa volta fu lui a non avere il tempo di finire la frase.

‹‹ Irresponsabile? Sì, Magnus, ho diciotto anni e per una volta ho deciso di essere irresponsabile. Cosa c'è? Vuoi farmi la predica anche per questo? Su, sentiti libero, fai pure. Non mi importa. ›› borbottò arrabbiato, ributtandosi indietro sul letto e girandosi a pancia in giù.

Sentì Magnus respirare pesantemente e staccarsi dalla parete, camminando per la stanza, finché non udì più nessun rumore. Alec tenne gli occhi chiusi finché non sentì il materasso inclinarsi sotto il peso di un secondo corpo. ‹‹ Mi hai fatto preoccupare, Alec. ›› gli sussurrò con dolcezza lo stregone, cominciando ad accarezzargli i morbidi capelli neri. ‹‹ Non perché eri ubriaco fradicio o perché ti sei dichiarato ad una bottiglia di nome Jon o ancora perché te la stavi facendo con dei Nascosti di dubbia moralità, ma ero preoccupato. Ed è colpa mia. ››

Alec non parlò, interdetto.

‹‹ Ti prometto che alla prossima festa che Catarina organizzerà a tema "I Nephilim possono baciarci il culo" potrai esserci anche tu, e criticare giochi come "attacca il cervello allo Shadowhunter" o un "Cluedo" con le miniature di tutti quelli che conosci e demoni al posto delle armi — e dove alla fine morite tutti. Sai Catarina come la pensa, ma di te ha tutto un altro giudizio, davvero. Le sei mancato e sei mancato anche a me, e non rinunceremo più alla tua presenza soltanto perché... perché il tema della festa offende te e tutta la tua razza. Perché ti amiamo molto, Alexander. Inoltre il tuo concetto di festa mi ha sorpreso abbastanza da aver preso la decisione di non lasciarti mai andare a festeggiare da solo. ›› si fermò un attimo, ma poi riprese ‹‹ O uscire da solo, se mai ti venisse la voglia di riconciliarti con i tuoi nuovi amici dalla combriccola di ieri. ››

Alec dubitava molto dei nobili sentimenti dell'amica di Magnus, ma apprezzò l'intento del fidanzato, e a quel punto cominciò a ridere. Una risata soffocata dal cuscino contro cui aveva premuto il viso, il corpo percorso dagli spasmi e la mano di Magnus ancora fra i capelli.

‹‹ Cosa? Ridi ricordando tutte le situazioni che avete affrontato insieme? Oppure immaginandomi intento ad attaccare un cervello a forma di fagiolo sulla faccia di Jace? ›› disse in tono serio ma poi anche lui cominciò a ridere, e quel fiume di risate che ormai risuonava in tutta la stanza sembrava non intenzionata a spegnersi.


{{ Ed ecco la seconda parola! Pubblicazione veloce, non credo che saranno tutte così ravvicinate, ma se ho tempo è sempre un piacere scrivere una bella Malec. Lasciate un commento se il capitolo è piaciuto! La parola con la "c" è già stata generata, ma perché non suggerire qualcosa con la "d"? Grazie mille per aver letto!


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Capitolo 3
*** C — Cibo ***


Magnus osservò Alec, attentamente. Il ragazzo di fronte a lui teneva la testa china sul piatto che reggeva in grembo, portandosi di tanto in tanto la forchetta alle labbra, spendendo le metà del tempo a sezionare la pasta che si era scelto.

Era sera ed erano stanchi. Avevano deciso di partecipare a quella fiera dopo che Simon aveva costatato che fare qualcosa di normale, per una volta, non li avrebbe fatti ammazzare — sottile ironia — e Clary gli aveva dato ragione, portando dalla loro parte tutti gli altri, compreso un Magnus entusiasta perché ‹‹ oh, i mondani!, con le loro tradizioni bizzarre! ›› che significava semplicemente che non vedeva l'ora di perdersi fra stand illuminati da luci colorate ed acquistare qualunque cosa scintillasse. Non che per farlo gli servisse per forza una fiera, ma avere un alibi lo eccitava.

Dopo ore spese a girovagare fra i sentieri di Central Park, ora adibito per ospitare l'evento, si erano ritrovati nella sezione gastronomica in fila per acquistare pasti caldi ed economici, tipici e non, circondati da un ambiente allegro e piacevolmente normale, incorniciato da una musica di sottofondo che veniva coperta dalle voci e dalle risa che si accavallavano in un brusio accogliente.

Si erano accasciati sulle panchine messe a disposizione dai vari ristoranti mobili, non riuscendo ad accaparrarsi i posti ai tavoli, già tutti occupati. E lì, durante quella frizzante serata di fine marzo, Magnus non poté non notare per l'ennesima volta quel modo di fare che Alec sembrava portare con sé, inconsapevolmente o meno non era importante.

‹‹ Tesoro, ›› disse, attirando la sua attenzione. Il ragazzo, come risvegliato, alzò gli occhi su di lui, sorpreso di essere stato interpellato nel bel mezzo dell'ennesimo battibecco fra Jace e Simon ‹‹ perché ci stai mettendo tanto tempo per finire? ›› continuò, indicando poi il piatto ‹‹ Per caso non ti piace? Possiamo prendere qualcos'altro. ››

Alec era sempre stato lento a mangiare. Estenuante ed impossibile era aspettare che finisse un pasto, a meno che non se lo fosse cucinato da solo, e Magnus aveva notato da tempo questa sua abitudine, ma non era mai riuscito bene a decifrarla per molti motivi e aveva lasciato correre, senza preoccuparsene più di tanto.

‹‹ No, è okay. ›› si limitò a dire, facendo spallucce e riponendo di nuovo tutta la sua attenzione nello scartare i pezzettini di pomodoro, spostandoli meticolosamente ai bordi del piatto dove si era già formata una lunga fila di avanzi. Lo osservò ancora un po', sorpreso che non alzasse lo sguardo per indagare sul perché fosse diventato l'improvviso oggetto del suo interesse, ma lo Shadowhunter era troppo impegnato ad accomodarsi il cibo per notarlo.

‹‹ Cosa ti hanno fatto quei pomodori? ›› domandò. Oramai la conversazione dei ragazzi al loro fianco aveva perso qualsiasi importanza per Magnus. Alec lo guardò, adocchiando poi gli accusati pensandoci su, finendo per scrollare le spalle per una seconda volta.

‹‹ Non mi piacciono. ›› comunicò sintetico, e di nuovo la loro conversazione sembrò morire sul nascere. Lo stregone socchiuse involontariamente le labbra, aggrottando le sopracciglia, più che sorpreso dall'indifferenza di Alec nei suoi confronti. E poi non ricordava questo astio nei confronti dei pomodori, a dirla tutta.

Cercò con lo sguardo Isabelle, che stava ridendo con Clary di una sfortunata imitazione di Chewbacca eseguita da Simon, e, quando riuscì ad attirare la sua attenzione silenziosa, le fece un cenno con la testa per indicarle Alec, che la spinse a guardare subito il fratello. Lo osservò per una manciata di secondi prima di assestargli una gomitata che gli fece quasi cadere il piatto di mano.

‹‹ Hey! ›› scattò subito lui, guardandola con il viso contratto da una smorfia che trapelava rabbia. ‹‹ Che problemi hai?! ›› fece, contenendo il tono di voce.

‹‹ Oh, io? Guarda che schifo stai facendo in quel piatto! ›› esclamò, dando le spalle a Simon per girasi completamente verso il fratello, strappandogli la forchetta da mano, guadagnandosi versi di protesta dalla povera vittima. Infilzò alcuni maccheroni e qualche fungo, raccogliendo anche dei pomodori sparsi sul bordo del piatto, e avvicinò il tutto alla bocca di Alec, che guardò terrificato il cibo con cui Izzy lo stava minacciando. ‹‹ Apri la bocca, Alexander. ›› gli disse, il tono ben poco amichevole. ‹‹ Lo sai benissimo come la pensano mamma e papà sulla questione cibo. Anzi, come la pensiamo tutti. ››

‹‹ Sono abbastanza grande da sbrigarmela da solo e comunque loro non sono qu — ›› ribattere fu uno sbaglio, Isabelle ne approfittò per infilargli la posata in bocca sotto gli sguardi increduli di tutti i presenti, escluso Jace che di sottofondo pareva borbottare parole d'approvazione a favore della sorella.

‹‹ Ecco fatto. ›› disse la ragazza, riappoggiando la forchetta nel piatto e girandosi di nuovo per parlare con Simon e gli altri come se nulla fosse successo. La conversazione riprese immediatamente, stimolata da Isabelle, ma Magnus non fece nessun tentativo per farne parte.

La sua attenzione era rivolta tutta su Alec, che fissava il vuoto con lo sguardo sbarrato, le bocca ancora piena del boccone che Izzy gli aveva rifilato e nessuna intenzione di mandarlo giù. Lo stregone vide le labbra del ragazzo serrarsi mentre un brivido gli percorreva il corpo ed il viso assumeva una spiacevole gradazione verdastra.

Fu un attimo.

Sì, un attimo, e Magnus si ritrovò inzuppato di vomito dalla vita in giù.

 

***

 

Possibile che il chimo fosse un mirabolante impiastro immune alla magia? Magnus dubitava di sì, visto che gli sembrava ancora di sentirne la puzza addosso.

Dopo il piccolo ... incidente — seguito dalle urla di Clary e di Jace, che fecero guadagnare alla situazione inutili occhiate da metà dei presenti — seppero che forse era arrivato il momento di ritirarsi.

Izzy tormentò Alec per tutto il tragitto dalla panchina ad una zona del parco abbastanza appartata da far comparire un portale, rimproverandolo per la sua immaturità, situazione che parve strana agli occhi di tutto il gruppo visto che era la prima volta che vedevano i due fratelli scambiarsi i ruoli.

Ci volle uno schiocco di dita per ripulire il vomito ed altrettanto tempo per ritrovarsi nel suo loft dopo aver attraversato il portale, seguito dai ragazzi.

‹‹ Perfetto, ora tutti fuori. ›› fece Magnus, girandosi verso il gruppo ed indicando la porta con un sorriso finto. Nessuno dei presenti perse tempo e senza fare resistenza si diressero verso l'uscita ma, prima che potesse perderli di vista, lo stregone si sporse ed afferrò il polso di Alec, tirandolo indietro e smorzando l'azione del giovane di rifilarsela con i suoi amici. ‹‹ Ovviamente tu non sei tutti, Alexander. ››

La porta si chiuse rumorosamente pochi istanti dopo, lasciandoli soli.

‹‹ Uhm... ›› emise Alec, le guance rosse dall'imbarazzo mentre la mano di Magnus aveva mollato la presa sul suo polso solo per farsi strada ad intrecciare le dita con quelle del giovane Lightwood. ‹‹ Mi dispiace molto. Per p-prima. ›› farfugliò, visto che a causa della ramanzina di Isabelle non era ancora riuscito a scusarsi.

‹‹ Pft!, mi farei ricoprire di vomito da te ogni giorno, mio caro. ›› disse lo stregone, ma la smorfia che gli si formò sul volto diceva tutto il contrario, anche se Alec non poté notarla, visto che teneva gli occhi fissi sul pavimento. ‹‹ Ma se potessi non prendere l'abitudine non mi dispiacerebbe. ››

‹‹ Non era... n-non era mia intenzione e... non volevo colpirti, eri solo, beh, i-in traiettoria. ›› gli disse, facendo spallucce.

‹‹ Non è importante. ›› fece lo stregone, appoggiandogli l'indice sotto il mento per alzargli il viso e guardarlo negli occhi. ‹‹ Ciò che vorrei sapere adesso, in realtà, è cosa è successo lì fuori, se posso venirne al corrente. ››

‹‹ Te l'ho detto, non mi piacciono i pomodori. ›› gli disse, facendosi trascinare verso il divano. Ringraziò il fatto che Magnus avesse provvisto ad eliminare tutta la roba che aveva cacciato fuori, sennò non avrebbe potuto sopportare per tutto quel tempo il sapore del vomito in bocca. ‹‹ E' stata colpa di Izzy, se mi avesse lasciato stare... ››

‹‹ Oh, caro. ›› rise l'altro, accomodandosi. ‹‹ Abbiamo mangiato pomodori anche altre volte. ››

‹‹ Sono sensibile a certi accoppiamenti di cibi, mettiamola così. ›› ammise controvoglia il ragazzo, sbuffando. ‹‹ E ad alcune forme. Sempre dei cibi, intendo. E a dei determinati modi di cucinarli. ››

Magnus lo fissò, un sopracciglio inarcato a manifestare la sua incredulità. ‹‹ Forse non ho capito bene. ›› si schiarì la voce, l'espressione divertita. ‹‹ Tu, con i tuoi amichetti, rischi ogni giorno la vita contro terribili demoni con armi indicibilmente pericolose, dopo aver seguito anni di duro allenamento che ti hanno temprato il corpo e la mente, e aver sconfitto da poco Valentine Morgenstern, volendo tralasciare molto altro, e mi vieni a dire che sei schizzinoso su quello che mangi? ›› Magnus si dovette davvero trattenere per non scoppiargli a ridere in faccia, cosa che non si sarebbe perdonato, almeno non prima di aver raccolto tutte le informazioni necessarie su quella questione.

Alec si mosse a disagio, affondando di più nei morbidi cuscini del divano. ‹‹ Sensibile, non schizzinoso. E solo in tempi di pace. ››

I movimenti di Magnus furono veloci, Alec glielo dovette riconoscere quando si trovò sotto di lui, le labbra dello stregone a sfiorargli le sue. ‹‹ Ti amo. ›› gli sussurrò. ‹‹ Perciò non vedo l'ora di imparare tutto su questo tuo lato schizzinoso. ›› gli sorrise, e prima che il ragazzo potesse correggerlo piccato, premette le labbra sulle sue abbastanza a lungo da coinvolgerlo in un bacio dolce.

Si staccò dopo poco, guardandolo negli occhi così profondamente che pensò quasi di poter affogarci in quel blu se avesse continuato a fissarlo a quel modo.

‹‹ Non riesco a mangiare le carote a pezzetti. Sono dure, le mangio solo a strisce sottili. Sai, tagliate con il pelapatate. ›› disse lo Shadowhunter, le guance di nuovo in fiamme. ‹‹ E non riesco a mangiare i legumi interi. Solo passati, e senza buccia. Come anche le pellicine dei pomodori cotti, è contro di me ingerire quella roba. ››

Questa volta Magnus rise, spensierato, senza smettere di guardarlo. ‹‹ Sei unico, Alexander. ›› gli sussurrò, intenzionato a baciarlo di nuovo ma l'altro parlò.

‹‹ E la banana non mi piace mangiarla intera, a morsi. Non mi piace tenerla in mano. ›› continuò.

Magnus lo guardò fisso, in silenzio, per pochi secondi prima di scoppiare in una fragorosa risata, ben diversa da quella di poco prima. Alec, confuso dalla reazione dello stregone sopra di lui, ancora scosso da fremiti irrefrenabili e prossimo alle lacrime, si rese conto solo a scoppio ritardato di quello che aveva detto.

Avvampò terribilmente, maledicendosi.

‹‹ Così innocente... ›› sussurrò Magnus, ancora un sorriso stampato sulle labbra, le stesse labbra che non perse tempo ad usare per impossessarsi con vigore di quelle di Alec.

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