Non è la solita Storia d'Amore.. 3 anni dopo! di Vichy90 (/viewuser.php?uid=76792)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** From a Distance ***
Capitolo 2: *** How Far is it Between ***
Capitolo 3: *** Misunderstandings in Communication ***
Capitolo 1 *** From a Distance ***
Bentornate a tutte quante (e
benvenute a quelle nuove)!:)
Voglio solo dirvi che
è tutta colpa di David Bowie.
Come saprete sicuramente il
Duca Bianco è passato a miglior
vita qualche settimana fa. Io ero in auto e in quel momento Virgin in
suo onore ha fatto partire “Rebel Rebel”.. e io
come una perfetta idiota ho pensato ad Edward e alla suoneria che aveva
messo al cellulare per Bella (definendola in modo molto diretto una
zoccola).
Tutto questo chiaramente ben prima che si innamorassero, sposassero,
avessero un/a figlio/a.. etc.
E allora mi sono chiesta: ma
che fine avrà fatto la mia
litigiosa coppia?
Si saranno davvero sposati?
Avranno avuto 1, 2, 10 figli?
Si sopporteranno ancora?
E allora eccomi qui, con
“Non è la solita storia
d’amore… 3 anni dopo”.
P.S. Anche se non avete letto
la prima storia potete benissimo partire
anche da qui.. poi chissà, magari vi incuriosite e vorrete
scoprire come è scoppiato
l’”amore” tra i miei Edward e Bella.
P.S. Spero tanto che la
storia sia all’altezza della prima!:)
Un bacio a tutte.
1.
From a Distance
Al suono del
citofono sobbalzai.
Non
sapevo da quanto tempo fossi rimasta stesa sul divano al buio a
contemplare il silenzio. Sapevo solo che quando Lily non era in casa ne
approfittavo sempre per farlo. Per abbandonarmi alla solitudine e al
vuoto. Perché non potevo di certo farlo con lei davanti. Il
ruolo della mamma mi obbligava a mostrarmi sempre forte e sorridente di
fronte a lei.
Fu per
questo motivo che quando mi resi conto che erano già
le 21 e la mia bimba stava per rientrare in casa, accesi di corsa tutte
le luci del salotto e sintonizzai la tv su un telefilm anni
‘80 che pretendeva di essere comico. Solo per fingere una
normalità che ormai da 6 mesi non mi apparteneva
più. Più precisamente da quando io ed Edward ci
eravamo separati.
Il
bussare del portone d’ingresso aumentò la mia
angoscia, ma cercai di ignorare la sensazione e, indossando il mio
sorriso più incoraggiante, spalancai la porta.
<<
Ciao amore mio! >> salutai sorridendo
quanto più mi era concesso.
<<
Mamy.. >> mormorò la mia
bimba sonnolenta, mentre con una mano si strofinava un occhio e
allungava l’altra per passare dalle braccia del padre alle
mie.
<<
hai passato un bel fine settimana? >> le
domandai afferrandola da sotto le ascelle per stringermela al petto. Ma
lei non mi rispose, troppo stanca per parlare. Si limitò ad
appoggiare la sua testolina sulla mia spalla e a chiudere gli occhi.
<<
è sfinita, questo pomeriggio non ha fatto
il sonnellino. >> sentii dire alle mie spalle mentre
entravo in casa, ignorando la presenza di quell’uomo a pochi
passi da me.
<<
come mai? >> domandai neutra mentre mi
avviavo a portare Lily a letto, seguita da Edward.
All'inizio
mi infastidiva che entrasse in casa mia, ma Edward a causa
del lavoro vedeva Lily davvero molto poco (una volta a settimana, a
volte una volta ogni due) e dato che volevo che mia figlia crescesse
con un padre vicino l'unica cosa che potevo fare era lasciarlo fare, e
permettergli di sfruttare fino all’ultimo secondo il tempo
che aveva per passare assieme a lei.
<<
l'ho portata allo zoo stamattina, quando è
tornata a casa era troppo eccitata per dormire >>
<<
ok >> risposi con tono disinteressato
mentre facevo indossare il pigiamino alla mia bimba addormentata e la
infilavo sotto le coperte del suo lettino.
<<
Fai sogni d'oro amore mio >> sussurrai
lasciandole un bacio sulla fronte per poi allontanarmi per permettere
ad Edward di salutarla in privato.
Uscii
dalla stanza, tuttavia la curiosità mi spinse a
trattenermi vicino alla porta per origliare.
<<
buonanotte piccolina >>
<<
papy? >>
<<
dimmi amore >>
<<
quando torni? >>
E se
possibile il mio cuore già martoriato iniziò
a sanguinare ancora di più quando sentii la vocina innocente
di mia figlia fare una domanda del genere. E anche per Edward doveva
essere lo stesso perchè lo sentii indugiare un pò
prima di riuscire a rispondere.
<<
Presto tesoro.. ci vediamo la settimana prossima.
Chiedo a mamma se puoi venire a dormire a casa, va bene?
>>
<<
ma io voglio che vieni qui.. voglio il mio
papà.. >> e la sua voce si spezzò
sotto il peso della tristezza, e io non riuscii a trattenere i miei
occhi dal riempirsi di lacrime per il dolore che sapevo stavamo
causando alla mia bambina.
Avrei
tanto voluto riuscire a sistemare le cose per rendere felice la
mia Lily ma.. non era possibile. Proprio non era possibile.
<<
Andrà tutto bene Lily, ti prometto che
andrà tutto bene. Credi al papà? >>
<<
sì >>
<<
brava. Adesso chiudi gli occhietti e fai tanti sogni
d'oro. Io rimango qui finchè non ti addormenti
>>
Quando
non sentii più nulla mi resi conto che Lily doveva
essersi addormentata e così, peggio di una ladra, mi
rifugiai in cucina cancellandomi svelta le lacrime con le dita, pronta
ad ostentare un'indifferenza che proprio non mi apparteneva.
<<
si è addormentata. >> disse
Edward quando mi raggiunse in cucina.
<<
bene. >> risposi io voltandomi verso di
lui.
Per un
lungo attimo rimanemmo fermi a fissarci a vicenda senza dire
nulla. Nessuno proferì una parola fino a che io, a disagio,
mi voltai e mi misi a riempire una teiera di acqua per fare una tisana
di cui non avevo minimamente voglia, ma utile almeno a tenermi le mani
occupate.
Edward
non disse nulla tanto che per un attimo credetti si fosse
avviato verso l'ingresso per andarsene, ma poi la sua voce bassa
spezzò il silenzio.
<<
possiamo parlare un pò? >>
No. Non
avevo voglia di parlare. Non avevo voglia di guardarlo. Non
avevo nemmeno voglia di stare nella stessa stanza con lui.
<<
se si tratta di Lily si, altrimenti puoi anche andare.
>> continuai risoluta nel mio teatrino
dell’indifferenza.
<<
Bella per favore. >> mi supplico.
<<
Edward non ho voglia ok? È Domenica sera,
domani mattina dovrò svegliami presto e non ho la forza di
affrontare l'ennesima discussione con te. Sono stanca. >>
E
probabilmente quelle che usai furono le parole sbagliate,
perché in men che non si dica mi ritrovai Edward a pochi
passi da me che, probabilmente stufo del fatto che continuassi a dargli
le spalle, mi afferrò con forza per un braccio facendomi
voltare verso di lui.
<<
anch'io sono stanco! Cosa credi, che mi vada bene
questa situazione? Vedere mia figlia con il contagocce? >>
<<
Parla piano, Lily dorme. >> lo sgridai
io. << E comunque è tutta colpa tua se la vedi
con il contagocce. Non cercare di farmi sentire in colpa per questa
situazione, perché non ci riuscirai! Sapevi benissimo che
sarebbe finita così! >> risposi arrabbiata
cercando di trattenermi dal mettermi a strillare come avrei tanto
voluto. O a prenderlo a cazzotti. Anche quello mi sarebbe piaciuto
parecchio.
<<
Sto solo cercando di mettere le cose a posto, Bella!
>>
<<
Beh non puoi farlo Edward. Non puoi distruggere tutto
e rimettere i pezzi a posto a tuo piacimento. Non funziona
così! >>
<<
cristo Bella, se almeno mi lasciassi spiegare!
>>
<<
non voglio spiegazioni. Non voglio saperne nulla, non
voglio sentire una parole di te e di quella puttana che ti sei scopato!
>>
<<
non me la sono scopata, te l'ho già detto!
>>
<<
giusto, gli hai solo infilato l’uccello in
bocca. >> esplosi a quel punto senza potermi trattenere.
Provai
schifo nel dire quella frase. Provai schifo anche solo a pensare
a quelle cose. Ma volevo solo che anche Edward sentisse lo schifo che
io provavo addosso. Volevo solo che si sentisse morire come mi sentivo
io ogni maledetto giorno, da quando lo avevo trovato in compagnia di
una donna che non ero io.
<<
non parlare così >> e il suo
sguardo si piegò sotto il peso delle mie terribili parole.
L’arma
puntata aveva sparato. E fatto centro.
<<
Che c’è Edward? Fa più
schifo dirlo che farlo? >>
lo vidi stringere le labbra e passarsi le mani sulla faccia nel
tentativo di nascondere i suoi occhi diventati ormai lucidi.
I miei
invece erano asciutti. Io ormai avevo finito tutte le lacrime.
<<
avevamo dei problemi Bella e io ho fatto casino.
>>
<<
vaffanculo Edward. Vattene da casa mia.
>> risposi di getto indicandogli la porta di casa.
<<
è casa nostra Bella. >> mi
corresse lui nel tentativo di rimanere ancora un po’ e non
farsi cacciare per l’ennesima volta.
<<
sì, finchè non firmeremo le
carte del divorzio. >> ed fu a quel punto che lo vidi
bloccarsi con la bocca aperta.
<<
q-quali carte del divorzio? >>
lo fissai seria senza rispondere.
Non era
vero che avevo fatto preparare le carte per il divorzio. Ci
avevo pensato tante volte, l'avevo desiderato tante volte, ma non ne
avevo mai avuto mai il coraggio.
<<
No, io non divorzio. Io non divorzio Bella!
>> disse serio e dalla espressione sembrò sul
punto di avere un attacco di panico << Cristo no, noi non
divorziamo! >>
<<
abbassa la voce, la bambina dorme. >> lo
sgridai di nuovo.
<<
e allora tu non dire delle cose del genere. Non
pensarle neanche, cazzo! >> rispose lui a quel punto
mentre lacrime silenziose iniziarono a rigargli le guancie
<< Dio, Bella ti prego dammi
un’opportunità! >> iniziò
a dire mentre cercava con gesti febbrili di cancellare inutilmente i
segni del pianto che sapevo stava per sommergerlo.
Mi
morsi l’interno delle guancie nel tentativo di trattenere
tutti gli insulti e le grida che anch’io avrei tanto voluto
sputare fuori.
Ma ero
stufa di parlare.
Ero
stufa di gridare.
Ero
stufa di lui e del male che ogni volta vederlo e parlargli mi
provocava. Erano passati 6 mesi e ancora non riuscivo a provare
l'indifferenza che volevo. Perchè lo amavo. E avrei
dannatamente voluto smettere di farlo.
<<
dammi l'opportunità di mettere le cose a
posto Bella. Ti prego, possiamo ancora farcela. >> disse
avvicinandosi a me e carezzandomi le guancie che mi resi conto solo in
quel momento essere bagnate anch’esse.
Non
volevo che mi toccasse ma mi sentivo troppo debole per scostarmi e
non godermi anche solo per un istante il conforto che le sue mani
avevano sempre saputo darmi.
<<
è tardi Edward.. >> sussurrai
angosciata.
Perchè
avrei tanto voluto che fosse vero. Avrei tanto voluto
tornar indietro, quando non era ancora successo nulla. E avrei tanto
voluto dimenticare. Ma io non ci riuscivo. Il mio cuore non ne era in
grado.
<<
non è troppo tardi Bella. I sentimenti ci
sono ancora, e se quelli ci sono si può ancora rimediare. Ti
prego Bella. Sono disposto a tutto per mettere le cose a posto. Se da
soli non ce la facciamo facciamoci aiutare da qualcuno. Andiamo da uno
psicologo, facciamo terapia.. Ti prego. Tutto, sono disposto a tutto
per salvare la nostra famiglia. Ti prego Bella >>
E mi
sentii sopraffatta. Le sue parole un balsamo sulle ferite che
sanguinavano da mesi e che non cicatrizzavano mai.
<<
Non lasciare che un mio errore rovini tutto. Non
lasciare che un mio errore distrugga la nostra famiglia. Ho sbagliato,
ho sbagliato e non passa giorno che io non me ne penta. Che io non
provi a rimediare. Ma devi aiutarmi Bella. Devi lasciarmi avvicinare.
Per favore Bella.. per favore.. lasciami avvicinare. >>
Quando
mi svegliai, qualche ora più tardi, mi ritrovai stesa
sul divano. Nuda, coperta dal plaid e con il petto caldo di Edward
premuto sulla schiena. E l'unica cosa che provai fu disgusto per me
stessa e per l’ennesima mia debolezza.
Non
tentai neanche di non svegliarlo quando mi liberai dal suo
abbraccio e mi alzai di scatto per iniziare a raccattare imbarazzata i
miei vestiti da terra.
<<
Bella? >> mi chiamò Edward
confuso mentre si svegliava e si accorgeva anche lui di come la
situazione ci fosse per l’ennesima volta sfuggita di mano.
Era
già capitato altre volte che facessimo sesso. Ed era
sempre lo stesso siparietto: lui distrutto, io distrutta, lui che mi
consolava, e io che dall’alto della mia stupidità
cedevo e finivo per cercare consolazione nell’unico modo che
poi mi faceva sentire ancora più di merda. Così
poi io mi allontanavo arrabbiata e lui per minimizzare il casino faceva
finta di nulla. Per poi tornare punto e a capo.
<<
Vestiti, e vai a casa. Non voglio che Lily ti trovi
qui domattina. >>
Dalla
sua espressione mi resi conto di averlo ferito con le mie
parole.. ma non mi importò. Volevo solo farmi una doccia e
togliermi di dosso la sensazione di sporco e sbagliato che mi sentivo
addosso.
<<
dai Bella, almeno lasciami dormire sul divano.
Così domattina faccio colazione con lei e la porto
all'asilo. Non ne ho mai l'opportunità. >>
Non avevo
voglia di ribattere che non ne aveva
l’opportunità perché mi aveva tradito e
era stato giustamente sbattuto fuori di casa. Che se lo doveva
aspettare che con il lavoro impegnativo che faceva non vivere
più insieme avrebbe avuto come conseguenza
l’impossibilità di godere della piccola
quotidianità con Lily. Non avevo voglia di ricominciare a
discutere. Mi sentivo solo terribilmente imbarazzata e fuoriposto,
così con un << fai quello che vuoi
>> girai i tacchi e mi andai a nascondere in camera mia.
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Capitolo 2 *** How Far is it Between ***
2.
How
Far is it Between
La
sveglia suonò alle 6:30am, regolare come sempre.
Come un automa le mie braccia scostarono le
coperte, la mano andò a premere il pulsante per zittire il
baccano provocato dall’allarme sonoro, i piedi nudi si
infilarono nelle pantofole bianche e mi diressero verso la
stanza della piccola Lily.
Quando però aprì la porta,
pronta a dover combattere come ogni mattina per farla svegliare,
alzare e preparar all’asilo nido, rimasi sconvolta nel
vedere il suo lettino vuoto.
<< Oddio, Lily?? >>
la chiamai a gran voce, guardandomi attorno nella stanza. Non
c’era così mi mossi veloce verso il corridoio, in
direzione del bagno.
<< Lily?! >> la
chiamai ancora non ricevendo risposa.
Aprii come una furia tutte le porte che mi
capitarono a tiro senza però trovare traccia della mia
bambina.
Solo quando mi mossi in direzione della cucina
riuscii a capire dove si trovasse.
<< CocoPops o CrispyJam?
È una scelta importante. >>
La voce di Edward mi fece fare un salto al cuore.
Avevo dimenticato che fosse rimasto a dormire sul
divano.
Avevo dimenticato l’effetto che faceva
sentire il suono della sua voce riempire lo spazio tra le mura di
quella casa.
<< mi piacciono tutti e due
>>
<< anche a me, ma dobbiamo
scegliere. I CocoPops hanno il cioccolato, ma i CrispyJam sono
tuttifrutti. Cioccolato o tuttifrutti? >>
Entrai in cucina proprio mentre Edward esponeva
alla sua piccola ascoltatrice i pro e i contro dei due cereali offerti
per la colazione.
Lily era seduta sulla sedia alta del bancone, con
i suo pigiamino rosa e le babucce ai piedi a forma di coniglietto.
Edward invece era in piedi vicino alla macchina del caffè,
con addosso i pantaloni di una vecchia tuta e una t-shirt bianca.
Quando l’avevo buttato fuori casa non
si era portato tutte le sue cose con sé. Molte le aveva
lasciate in casa. Un po’ perché sperava in una
riconciliazione, un po’ perché
l’appartamento che aveva affittato in tutta fretta a pochi
isolati di vicinanza da noi non era sufficientemente spazioso per
contenere tutta la sua roba.
Per questo molti dei suoi vestiti erano ancora
dentro la cabina armadio della stanza matrimoniale.
Per questo quando lo vidi, capii che mentre
dormivo doveva essere entrato in camera per prendersi un cambio.
<< mamma tu che dici?
>> mi chiese la mia bimba appena si accorse della mia
presenza.
Sorrisi vedendola così allegra di
prima mattina.
<< cioccolato vince sempre!
>> risposi piegandomi su di lei per lasciarle un bacio
sul capo.
Edward non disse nulla, come se il mio arrivo lo
avesse messo in uno stato di agitazione. Si limitò a
riempire la ciotola di cereali e latte e porgerla a Lily, mentre io
aggiravo il bancone per riempirmi una tazza di caffè forte.
<< buongiorno >>
mormorò Edward avvicinandosi a me e porgendomi la sua tazza
portafortuna, chiedendomi silenziosamente di riempirgliela ugualmente
di caffè.
Sentivo il suo sguardo fisso su di me e il suo
petto premere contro il mio braccio, facendomi sentire totalmente
sottosopra.
Patetica.
<< buongiorno. >>
risposi piano cercando di allontanarmi il prima possibile e mettere la
giusta distanza tra noi. Quella che di certo non ero riuscita a
mantenere la sera prima.
Per fortuna venne a soccorrermi Lily che, con la
sua parlantina veloce, iniziò a discutere su quanto fossero
buoni i cereali al cioccolato.
<< Dopo posso entrare in camera a
prendere dei vestiti puliti? >> mi domandò
basso Edward per non farsi sentire da Lily che continuava con i suo
sproloquio mentre osservava concentrata i cartoni animati del mattino.
<< perché me lo chiedi.
Mi pare di capire che l’ha già fatto.
>> gli risposi mantenendo lo stesso tono di voce
sommesso, osservando scettica il suo vestiario.
<< Ho solo preso dei vestiti
comodi, non mi sono neanche avvicinato a te. >>
chiarì basso.
<< lo voglio ben sperare.
>>
Per un attimo rimase in silenzio, forse per
essere certo che nostra figlia non si accorgesse della nostra
silenziosa discussione, o forse per prendere coraggio per dire
ciò che venne dopo.
<< dobbiamo parlare anche di quello
Bella. >>
<< non dobbiamo parlare di niente.
>>
<< sì invece.
Perché continua a succedere e questo vorrà pur
significare qualcosa. >>
<< significa solo che sono una
stupida. Che sono debole e che tu approfitti di questo. >>
<< io non mi approfitto di niente,
lo vuoi tu quanto lo voglio io. >>
Non risposi perché
l’atmosfera si stava nuovamente incendiando e non volevo
intavolare l’ennesimo litigio con Lily a pochi passi da noi.
Era una cosa a cui tenevo particolarmente che nostra figlia non ci
vedesse litigare, nonostante fosse praticamente il nostro passatempo
preferito.
<< dopo posso accompagnarti in
ufficio? >>
<< no >>
<< perché no? Portiamo
Lily all’asilo e poi andiamo a lavoro. Facciamo lo stesso
tragitto, non ha senso prendere due macchine >>
continuò lui cercando di convincermi.
<< non voglio che ci siano altre
chiacchiere in ufficio Edward. >>
Perché ormai era diventata di dominio
pubblico la separazione tra me e il Signor Cullen, capo della
Cullen&Mansen Society.
Il sospetto era nato quando avevamo iniziato ad
arrivare in ufficio con due macchine diverse. Poi si era insinuato il
dubbio quando io avevo smesso di andare a pranzo con lui e non ero
più andata nel suo ufficio a trovarlo durante i tempi morti.
Infine ne avevano trovato conferma quando le
principali riviste di gossip di Manhattan avevano pubblicato foto di
Edward che lasciava il nostro attico nell’Upper East Side per
trasferirsi in un nuovo appartamento. E in quel preciso momento, e con
mia somma gioia, Glamour lo aveva nuovamente incoronato il principale
scapolo d’oro di New York.
Perché quella era un’altra
delle cose negative dello stare con Edward. La sua società
finanziaria, la sua ricchezza, la sua fama negli affari a New York lo
facevano stare sempre sotto i riflettori. E quei riflettori spesso
finivano per illuminare anche me.
Era stato un duro colpo per la mia autostima
vedere i giornali e le riviste scandalistiche sbattere in prima pagina
il fallimento del mio matrimonio. Soprattutto perché il
fatto che fosse stato lui ad abbandonare il tetto coniugale aveva fatto
ipotizzare a molti che fosse stato lui a lasciarmi per una donna
più bella, più giovane e di successo, o che lui
mi avesse tradito e io di conseguenza mi stessi vendicando
approfittando del contratto prematrimoniale per assicurarmi da allora
in avanti una vita agiata. Il primo passo era stato l’attico
vista Central Park chiaramente.
Erano solo congetture le loro.
Spazzatura di riviste da un dollaro a copia.
Eppure avevano avute tutte il potere di ferirmi.
Girare per la strada e vedere nelle edicole la
mia faccia in copertina sormontata dalla scritta
“tradimento” aveva avuto il potere di farmi sentire
ancora più umiliata.
Mi sembrava di avere costantemente sulla fronte
un scritta che diceva “cornuta”, e che tutti la
vedessero, la leggessero e mi compatissero.
Per un certo periodo avevo anche pensato di
licenziarmi dalla C&M, per allontanarmi da tutto. Da Edward,
dalle chiacchiere dei corridoi, dalle occhiate dispiaciute e
dall’imbarazzo di tutti per non saper più se
chiamarmi “Signora Cullen” o “Signorina
Swan”. Poi la mia migliore amica Rosalie mi aveva fatto
riflettere e mi aveva fatto cambiare idea. Avevo fatto carriera in
quegli anni. Ero diventata Consulente Strategico Assicurativo. Il mio
lavoro mi obbligava ad avere frequenti contatti con il Vicedirettore,
ma mai con il Direttore. Io ed Edward non ci vedevamo mai durante le
ore in ufficio. Quellaa era l’unica cosa che mi rincuorava.
<< Allora ci siete a Natale?
>> mi chiese Rosalie durante la pausa pranzo, mentre si
strafogava di sandwich di pollo e salsa worcester.
Rose era all'ottavo mese di gravidanza, quel
giorno era vestita di bianco e nero, e con il pancione sembrava un
pinguino reale di Manhattan.
Era bellissima e la invidiavo tanto.
Lei ed Emmet erano al loro secondo bambino. Marc
aveva 2 anni e mezzo e tra circa due mesi sarebbe arrivato Matt. Due
maschietti. Rose diceva che sarebbe stato un miracolo arrivare
psicologicamente integra a 40 anni con tre maschi McCarty in casa, ma
la verità era che non poteva essere più felice di
così.
Non erano sposati e non gli importava nulla del
matrimonio.
Emmet diceva sempre che voleva fare come Brad e
Angelina e che si sarebbero sposati solo quando i loro bambini
sarebbero stati grandi e sarebbero stati otto.
Rose diceva che era pazzo, io invece credevo
fosse molto romantico.
A volte osservandoli mi domandavo come sarebbe
stata la mia vita e se io ed Edward non ci fossimo sposati.
Forse senza la pressione del matrimonio le cose
non sarebbero andate così male.
O forse semplicemente non avere quel legame mi
avrebbe aiutato a riprendermi più facilmente dalla delusione
della nostra rottura.
Probabilmente non sarebbe cambiato niente.
<< allora venite o no a cena da
noi? >>
<< sì veniamo
>> sospirai << Lily stà passando
un brutto momento e credo le farà bene vedere me ed Edward
insieme per le feste. Inoltre non voglio abbia il ricordo del Natale
con i genitori separati. Le stò già rovinando
l'infanzia a sufficienza. >>
<< non le stai rovinando l'infanzia
Bella, stai facendo del tuo meglio. >> mi
rassicurò Rose.
<< no invece, sono una madre
orribile. L'altra sera l'ho sentita piangere chiedendo ad Edward quando
sarebbe tornato a casa. >> confessai.
<< e lui che le ha detto?
>>
<< Non le ha risposto. Si
è limitato a dirle che sarebbe andato tutto bene. Poi
è venuto da me e ha provato a parlarmi, come al solito.
>>
<< e tu come al solito lo hai
mandato a quel paese. >> rispose lei ironica.
Mi passai le mani sul viso, frustrata.
<< no, non l'ho mandato a quel
paese. >> mormorai imbarazzata. Io e Rose ci conoscevamo
da tanti anni ormai e la nostra amicizia era tanto forte da non
necessitare di parole per spiegare qualcosa. Infatti dallo sguardo che
mi rivolse mi resi subito conto che aveva capito.
<< D’accordo,
sarò sincera. Non credo sia stata una buona scopare con il
tuo ex. Ma posso capire perchè l'hai fatto e non ti giudico.
>>
<< davvero non mi giudichi Rose? Io
invece mi giudico tantissimo. >> le dissi vergognandomi
come una ladra.
<< hai ceduto Bella. Tu lo ami
ancora e anche se vorresti odiarlo non ci riesci. Non fartene una colpa
solo perchè per una volta hai buttato giù la
maschera che tieni sempre addosso davanti a lui. Cercavi consolazione e
anche se lui è la causa del tuo dolore, è anche
l'unico in grado di darti sollievo. Continuo a pensare che non sia
stata una buona idea, ma lo comprendo. Ne avete parlato poi?
>>
<< no. Ha dormito sul divano e
stamattina si è occupato della colazione e di Lily. Dovevi
vedere com'era felice perché il padre era in casa.
>> le risposi evitando di dirle che non era stata la
prima volta che avevo ceduto con Edward. Sapevo che in tale caso mi
avrebbe presa ad insulti, e non avevo bisogno in quel momento di
qualcun altro che mi sgridasse.
Bastavo io a sufficienza.
<< L'unica cosa che ti consiglio
Bella è di fare attenzione. Lo sò che sei confusa
sul tuo rapporto con Edward ma non far confondere anche Lily. Vedervi
insieme potrebbe crearle delle aspettative. >>
<< si lo sò. Edward mi
ha anche chiesto di andare in terapia insieme. >>
<< Beh, a quanto pare Cullen ancora
qualcosa di buono la sa fare. >>
<< tu pensi sia una buona idea?
>>
<< penso sia una buona
opportunità. >>
Fu grazie a Rose quindi che presi il coraggio per
mandare un sms ad Edward e dirgli che accettavo la sua proposta di
farci seguire da uno specialista.
Io non riuscivo a parlare con lui e questo di
certo non era utile per farci chiudere la faccenda ed andare avanti.
Sia come individui che come coppia.
Fu Edward a prendere appuntamento e fu sempre lui
a passarmi a prendere qualche giorno dopo per andare insieme.
Quando salii nella sua auto mi sentivo
stranamente in imbarazzo.
Era stato mio marito per 3 anni, eppure mi
sentivo impacciata come una adolescente al primo appuntamento.
Ma quello non era un appuntamento.
Era un’ancora di salvezza per cercare
di non sfracellarci al suolo.
<< ciao! >> mi
salutò lui sorridendomi contento.
Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che si
stava già facendo mille film mentali nei quali facevamo pace
grazie alle mirabolanti abilità dello psicologo.
Beh, a meno che quell’uomo non mi
avesse lobotomizzata, la vedevo difficile.
<< ciao Edward. >>
<< come ti senti? Insomma, sei
nervosa? >>
Non ero nervosa, peggio.
Avevo paura di quello che ne sarebbe venuto fuori
da quella “chiacchiera”. Ero stata sempre ben
attenta a non parlare di quello che era successo quel giorno
nell’ufficio di Edward, e l’idea di scoprire cose
che mi tormentavano da mesi (chi era quella donna? da quanto tempo
andava avanti? avevano una relazione? come l’aveva
conosciuta? la preferiva a me?) mi faceva venire la nausea.
<< no. Non sono nervosa.
>>
Lui ebbe il gusto di evitare di dire che sapeva
benissimo stessi mentendo.
<< Buongiorno, i signori Cullen
giusto? >>
<< sì >>
risposi io sedendomi sul divano a tre posti di fronte al Dr. Whitlook,
il nostro terapeuta.
Lui ci sorrise per poi prendere appunti sul suo
block notes. Mi resi conto che probabilmente aveva osservato che io ed
Edward ci eravamo seduti il più distante possibile l'uno
dell'altra.
<< allora Signora Cullen,
perchè ritiene che lei e suo marito abbiate bisogno di una
terapia di coppia? >>
mi sentivo in imbarazzo a parlare dei miei fatti
privati ad un completo estraneo, ma d'altra parte quella era la mia (la
nostra) unica speranza, così mi feci coraggio e parlai.
<< io ed Edward ci siamo separati
sei mesi fà dopo che l'ho trovato a fare sesso con un'altra
donna >>
<< non ci stavo facendo sesso!
>> mi interruppe lui alzando la voce come faceva sempre
quando tiravo fuori la storia del tradimento.
<< Signor Cullen, poi le
farò la stessa domanda e potrà dire la sua. Per
favore lasci parlare sua moglie. >>
Edward sbuffò ma non
ribatté.
<< l'ho trovato nel suo ufficio in
compagnia di un'altra donna. Lei gli stava facendo.. >>
mi schiarì la voce e presi coraggio << ..
sesso orale. Sicuramente poi sarebbero passati ad altro.
>>
All'angolo del mi campo visivo vidi Edward
scuotere la testa, contrariato dalle mia parole, ma lo ignorai e mi
concentrai sullo psicologo.
<< perchè pensa che suo
marito abbia deciso tradirla? >>
<< perchè non mi ama
abbastanza >> ribattei veloce e sicura mentre Edward
sbottava con un << questo non è vero! non
è assolutamente vero Bella! >>
Il Dott. Whitlook scrisse qualcosa sul suo block
notes e poi si rivolse a Edward.
<< Signor Cullen, mi spieghi il suo
punto di vista. >>
<< avevamo dei problemi
>> cominciò subito << La
bambina.. insomma, io amo mia figlia più della mia stessa
vita, ma ci ha allontanato come coppia. Io lavoro tantissimo e lei non
partecipava più nel cercare di trovare del tempo per noi.
>>
<< e così hai pensato
bene di unire dovere e piacere e fartene una in ufficio?
>> chiesi allora io ironica.
<< non è andata
così, cazzo!! >> urlò Edward a quel
punto perdendo la pazienza.
<< Signori Cullen per cortesia.
Lasciate all'atro la possibilità di parlare. Per comprendevi
a vicenda dovete ascoltarvi. >>
Mi sentii ripresa come una liceale,
così chiusi la bocca e non ribattei, lasciando a Edward la
possibilità di proseguire nelle sue idiozie.
<< faccio un lavoro molto
impegnativo che mi obbliga a stare fuori casa tutto il giorno e ad
assentarmi anche per trasferte all’estero. Dopo che
è arrivata la bambina nei momenti in cui ero a casa non
avevamo mai del tempo da trascorrere noi due da soli. Pensavo che le
cose si sarebbero stabilizzate quando la bambina fosse cresciuta un
pò ma invece con l'andare del tempo Bella si è
sempre più allontanata. >>
<< io mi sono allontanata?
>>
<< Avanti Bella, non facevamo
neanche più sesso >>
<< perchè ero stanca!
>>
<< anche io ero stanco, ma non
stanco di stare con te! >>
<< ma se sei stato tu a tradirmi!
>>
<< lo sò, e ho
sbagliato! cercavo solo di sentirmi di nuovo... >> ma si
interruppe, passandosi una mano sul viso.
<< Sentirsi come Signor Cullen?
>> intervenne lo psicologo << non tema di
esprimersi, siamo qui proprio per parlare >>
Lo vidi rialzare gli occhi che ora erano lucidi e
in un mormorio rispose: << cercavo solo di sentirmi di
nuovo voluto. >>
Per un attimo rimasi in silenzio. Non ci potevo
credere che lo stesse davvero facendo.
<< non farlo. Non provare a dare la
colpa a ME per quello che TU hai fatto. >>
<< Non stò dicendo che
la colpa è tua Bella, stò dicendo che la colpa
è di entrambi perchè non abbiamo saputo
affrontare la situazione. >>
<< ha mai parlato con sua moglie su
come si sentiva? >> lo corresse il Dottore che se ne
è stato silenzioso ad osservarci durante tutto il nostro
litigio.
<< ci ho provato un sacco di volte
ma lei non mi ascoltava >>
<< quanto sei stronzo!
>> sbottai io a quel punto incazzata come una bestia.
<< Isabella, non si arrabbi. In
questo contesto bisogna sentirsi liberi di dire ciò che si
prova. Nessuno la vuole accusare di alcunchè. Lei non
sentiva una distanza da suo marito dopo la nascita di vostra figlia?
>>
Mi vergognavo a dire che la nascita di Lily
avesse in qualche modo fatto allontanare me ed Edward. Lily era la cosa
più bella della mia vita.. non volevo sembrasse la causa dei
nostri problemi.
Il terapeuta sembrò però
leggermi nel pensiero perchè rapido disse: <<
la nascita di un bambino è un cambiamento molto radicale
nella vita di una coppia. Anche per le coppie solide e duratura. E'
normale non riuscire ad abituarsi al cambiamento, o perdersi nel
tentativo di farlo. Avviene più spesso di quello che si
crede. Non è una cosa di cui sentirsi in colpa ammetterlo.
>>
Sospirai cercando di riacquistare la calma.
<< Ci eravamo un pò
allontanati ma io non credevo che... pensavo che con il tempo le cose
si sarebbero sistemate. >>
<< Edward quali atteggiamenti di
Isabella la facevano sentire indesiderato? >>
Vidi Edward passarsi un mano sugli occhi, e mi
resi conto in quel momento che stava silenziosamente piangendo. E per
un attimo mi sentii una stronza. Nell’angolo del divanone,
con le braccia incrociate ad osservare cupa lo psicologo e il mio ex
marito.
<< Le chiedevo di uscire noi due da
soli e lei diceva sempre no. Se le chiedevo di lasciare la bambina con
i nostri amici, per ritagliarci un momento per noi, lei rifiutava
perchè non voleva lasciare sola Lily. La sera a casa, stava
sempre e solo con la bambina e quando Lily veniva messa a dormire
andava a letto anche lei. Oppure ancora peggio portava Lily nel nostro
letto. L'intimità non esisteva più. IO non
esistevo più. >>
<< Isabella si ritrova in quello
che dice Edward? Pensa che sia realistica questa descrizione che lui ha
fatto sull’attaccamento verso sua figlia? >>
<< Sono sua madre. È
normale voler stare con lei. >> ribattei veloce per
evitare di ammettere che in effetti il rapporto tra me e Lily era
sempre stato molto forte.
<< vero, ma quando una donna
diventa madre, il suo essere di scinde in due parti. L’essere
individuo e l’essere madre. Non si trasforma, si scinde. Ma
alcune donne dimenticano l’individuo concentrandosi solo
sull’essere madre, e questo molte volte causa sbilanciamenti.
Nella sfera familiare, lavorativa, relazionale. Può essere
che questo è ciò che è capitato a lei?
>>
Non dissi niente. Continuai solo ad osservarlo.
<< signora Cullen io conosco la sua
storia tramite i giornali. So che i suoi genitori, così come
quelli di suo marito, sono morti prematuramente a causa un incidente
aereo durante una vacanza. Pensa che questo possa aver influenzato il
suo rapporto con Lily? >>
Rimasi ancora in silenzio sentitami profondamente
colpita da quelle parole.
<< è possibile che le
sue azioni siano dovute al timore che lei intimamente prova, che Lily
possa prematuramente perderla, così come lei ha perso sua
madre? E questo la abbia spinta a passare ogni minuto che lei aveva a
disposizione per trascorrerlo con lei? >>
<< Sicura che te la senti di
tornare settimana prossima? >> mi chiese gentile Edward
mentre salivamo nella sua auto alla fine della seduta.
Non risposi nulla mentre tiravo su con il naso e
mi asciugavo le lacrime che continuavano a scendere, nonostante
nascondessi lo sguardo da scuri occhiali da sole.
<< mi dispiace, non volevo farti
piangere di nuovo. >> mormorò mentre si
immetteva nel traffico in direzione di casa.
<< non sei stato tu. È
stato lo psicologo >>
<< vuoi che lo cambiamo? Posso
chiamare qualcun altro. >>
<< no. Mi piace lui
>> mi piaceva che mi avesse capito.. forse più
di quanto mi fossi capita io stessa.
<< D’accordo.. allora
cambiamo argomento, ti va? Cosa vuole Lily per Natale? L’ha
già scritta la letterina? O meglio, tu l’hai
già scritta? >> si corresse facendomi
sorridere.
Quando me ne resi conto rimasi stupita.
Da quanto tempo Edward non mi faceva
più sorridere?
<< mi mancava tanto sai? >>
<< cosa? >>
<< avere il potere di farti
sorridere. >> rispose lui facendomi arrossire.
<< Comunque Lily vuole il Pearl
Dream Jam. >> dissi allora io cercando di uscire da quel
discorso che stava diventando fin troppo intimo.
<< i che? >>
<< Dai, fanno sempre la
pubblicità! Sono quegli affari per costruire i castelli
delle principesse, unicorni e altre cose fatate >>
<< costruire cose fatate?
>>
<< già, vuole quello
>>
<< Beh.. ti va se andiamo a
prenderlo insieme? >> e notai che fu particolarmente in
imbarazzo nel domandarmelo. Come se avesse perso l'abitudine di vedermi e stare con me.
Per un attimo l’abitudine mi spinse a
rispondere automaticamente “no”. Ma poi ripensai a
ciò che era venuto fuori dallo psicologo, e ai miei continui
rifiuti verso Edward, nella nostra vita sia da separati che in quella da sposati. E fu per quella presa di coscienza che mi ritrovai a rispondere senza esitazione
<< Va bene >>
GRAZIEEEE!!!
Grazie mille per
l'accoglienza che avete dato alla mia storia!! Sono davvero troppo,
troppo contenta di vedere che ancora vi ricordate dei miei Edward e
Bella e che vi sia piaciuta l'idea di fare un sequel!
Grazie mille a chi ha
lasciato una recensione, a tutti quelli che hanno messo la storia tra i
preferiti/seguiti/recordati e naturalmente chi legge e basta.
Grazie mille anche a
chi mi ha inserito tra gli autori preferiti!
E dopo tutti questi
ringraziamenti, manco fossimo alla notte degli oscar, non aggiungo
altro.
Il capitolo parla da
se, dice qualcosa, ma non troppo. Di certo inizia a delinearsi meglio
la situazione che vivevano Edward e Bella prima del tradimento.. ma non
aggiungo altro.. vi lascio la libertà di crearvi una vostra
opinione sulla vicenda!;)
Cercherò
di mantenere un ritmo di aggiornamenti frequente.
Al prossimo capitolo.
Baci
|
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Capitolo 3 *** Misunderstandings in Communication ***
3.
Misunderstandings
in Communication
<<
è quello lì >> dissi indicandogli
la scatola di giocattoli piena di pezzi utili alla costruzione di
mirabolanti oggetti fatati e che sicuramente Lily avrebbe disseminato
per tutta casa.
<<
Stai scherzano, vero? 150 dollari? >>
<<
Come se non te lo potessi permettere >>
<<
Non c’entra il poterselo permettere o meno. Come possono
spiegare un prezzo simile? È un furto!
>> sbottò Edward prendendo in mano la scatola
e scuotendola con forza come per capire cosa ci fosse dentro.
<<
Smettila Edward, paghiamo e basta. >>
<<
dovremmo chiamare la finanza >>
<<
sei tu la finanza >> risposi annoiata
<<
infatti! >>
Per
un attimo
rimasi in silenzio a fissarlo, chiedendomi quanto sarebbe durata la sua
scenetta e notando il suo altrettanto silenzio chiesi:
<<
allora, lo compriamo o no? >>
<<
Lo faccio solo perchè Lily lo ha chiesto per Natale
>>
Annuii
mentre mi
avviavo alla cassa indicando alla commessa il regalo da impacchettare.
E
mentre quella
poveretta combatteva con la carta da regalo, nastrini e adesivi
colorati, Edward si avvicinò a me e il suo fiato caldo mi
investì come un treno.
<<
dici che accetteranno come pagamento un assegno fatato?
>>
Mi
prese un mezzo
infarto quando mi resi conto di quando si era avvicinato a me senza che
me ne fossi accorta.
Certo,
l’avevo avuto ben più vicino qualche settimana fa,
quando eravamo finiti a rotolarci nudi sul divano, ma quello era
diverso. La confidenza. La vicinanza mentale. Il sentirsi a proprio
agio l’uno con l’altra nel parlare e nello
scherzare. Quelle non c’erano state ne quelle volte in cui mi
ero lasciata andare fisicamente con lui, ne ora che eravamo in un
negozio di giocattoli a scegliere il regalo di Natale per nostra figlia.
Era
tutto diverso.
Ed
era
decisamente brutto.
Fu
per questo che
mi allontanai di scatto da lui quando sentii quella frase, atta a farmi
ridere, sussurrata nell’orecchio.
Perché
non mi faceva ridere.
Edward
aveva
smesso di farmi ridere da tanto tempo.
<<
smettila! >> mormorai acida, osservandolo in cagnesco e
cercando di fargli capire che aver accettato di andare a prendere il
regalo di Lily insieme non significava avergli anche dato il permesso
di prendersi di nuovo certe libertà con me.
<<
dai Bella, stavo solo scherzando >> borbottò
lui in evidente difficoltà per la mia reazione improvvisa.
E
io non risposi
nulla. Rimasi muta ad aspettare che la commessa finisse il suo compito,
mi consegnasse il pacchetto, e mi desse la libertà di
andarmene.
<<
lo tieni da te ok? Così Lily non lo trova. Poi lo portiamo
da Rose qualche giorno prima in modo che possa aprirlo la notte di
Natale. Ah, non te l’ho detto, ho accettato di andare insieme
per la cena della Vigilia da lei ed Emmet. Non volevo che Lily passasse
il Natale con i genitori separati. Può andar bene per te?
>> chiesi con falsa noncuranza guardandomi intorno mentre
Edward parcheggiava di fronte al grattacielo in cui un tempo avevamo
posto le basi per la nostra famiglia.
<<
in realtà anche Emmet me lo aveva proposto. Stavo cercando
di trovare il modo per chiedertelo. >> rispose lui
imbarazzato grattandosi la testa.
<<
ah >>
Stava
cercando di
trovare un modo per chiedermelo? Perché? Era così
difficile chiedermi una cosa? Insomma, si trattava del Natale di Lily.
Davvero temeva che avrei fatto la stronza anche in
quell’occasione?
<<
beh allora abbiamo già risolto >>
<<
sì.. sarà una bella serata. >>
disse lui sorridendo in modo decisamente forzato.
<<
speriamo >> risposi io senza fare nessun sforzo per
risultare contenta.
Senza
aggiungere
altro mi mossi per scendere dall’auto ma proprio mentre mi
allungavo per uscire sentii la mano di Edward avvolgermi il polso per
trattenermi.
Mi
voltai di
scatto per capire cosa volesse, ma Edward non disse nulla.
Rimase
solo a
guardarmi serio, mantenendo il mio polso stretto nella sua presa salda.
Poi,
semplicemente, mi lasciò andare.
E
chissà perché, anche quando lui
ripartì con l’auto e io entrai in casa, mi
sembrò di continuare a sentire il calore della sua presa
sulla pelle.
<<
Signora Cul.. Swan, avrei un problema, potrebbe venirmi in aiuto?
>>
<<
Di che si tratta Vicedirettore? >> domandai fingendo di
non aver notato il suo maldestro modo di chiamarmi.
<<
Giovedì sera avremmo dovuto incontrare a cena la startup
EcoFirst, ma ho avuto un accavallamento di impegni e non
potrò presenziare. Mi farebbe la cortesia di andare lei?
>>
<<
da sola? Io non so se sono in grado >> mormorai in
evidente difficoltà.
<<
Non si preoccupi. Si tratta di una startup in cerca di investitori per
un progetto di motore ad idrogeno. Saranno loro quelli terrorizzati dal
rovinare l’incontro. Voglio solo che si informi su budjet,
tempi di realizzazione del progetto e possibili guadagni. Nulla che non
ha già fatto. >>
Beh
non sembrava
difficile. Avevo già fatto incontri con aziende assieme al
vicedirettore e se non dovevo gestire difficili trattative avevo buone
possibilità di uscirne vincitrice anche da sola. Inoltre
dovevo iniziare a cavarmela con le mie gambe se volevo avanzare di
carriera nel prossimo futuro.
<<
D’accordo allora. >>
E
così
due sere dopo mi ritrovai al Cipriani, con il mio tubino nero da
battaglia, ad aspettare al bar l’arrivo del presidente
dell’EcoFirst.
<<
Buonasera, lei deve essere Isabella Swan. Io sono James McGroy, della
EcoFirst. E’ un piacere conoscerla. >>
Da
quando avevo
visto navigando su Google, McGroy doveva essere un uomo grasso, calvo e
dal carattere eccentrico e lievemente arrogante. Fu per quel motivo che
rimasi bloccata per due buoni minuti, quando si accostò a me
un giovane ragazzo biondo dagli occhi decisamente azzurri.
<<
I-io… sì sono.. sono Isabella Swan
>> risposi confusa continuando a fissarlo come un
imbecille << ma lei è McGroy? Il presidente
McGroy? >>
E
dovevo avere
una espressione davvero buffa perché il ragazzo di fronte a
me scoppiò in una grassa risata.
<<
no, no! Quello è mio padre! Hernest McGroy. Io sono James,
suo figlio nonché vicepresidente, nonché futuro
direttore… certo, sempre se verremmo finanziati dalla
Cullen&Mansen Society >> rispose sorridendo.
Sorrisi
anch’io, divertita dal qui-pro-quo e insieme ci dirigemmo al
tavolo della cena.
Passai
una bella
serata.
James
era una
persona solare e dinamica e si vedeva che credeva molto nel progetto
che stavano cercando di realizzare.
<<
utilizzando l’idrogeno non avremmo più bisogno di
combustibili fossili. Niente più petrolio, niente
più emissioni di CO2, niente più inquinamento!
È il futuro Isabella! Noi siamo pronti a costruirlo e se
vorrete, anche la C&M Society potrà costruirlo
assieme a noi. >>
<<
ho letto però che i veicoli ad idrogeno non sono efficienti
come quelli tradizionali. >>
<<
lavorano per noi tra i migliori ingegneri del momento. Troveremo la
quadra, faremo funzionare quei motori meglio di quelli tradizionali e
saranno ecosostenibili. Immagina un mondo pulito Isabella, senza
più tubi di scappamento che sporcano l’aria, senza
più riscaldamento globale e buco dell’ozono. Tu
hai figli? >>
<<
Una bambina >> risposi prendendo un sorso di vino e
continuando ad ascoltare con interesse il ragazzo di fronte a me.
<<
allora capirai ancora di più l’importanza di
ciò di cui parlo. Dobbiamo investire sul futuro Bella, un
futuro migliore per noi e per i nostri figli. È per questo
che è così importante per noi il sostegno della
tua società. Abbiamo gradi idee e possiamo realizzarle.
Abbiamo solo bisogno di un supporto economico per partire con la
produzione.. ma ce la possiamo fare! Insieme ce possiamo fare!
>>
Dovevo
ammettere
che James McGroy era bravo con le parole.
Davvero,
davvero
bravo.
<<
avresti dovuto darti alla politica, lo sai? >> dissi
improvvisamente facendolo scoppiare a ridere.
<<
Sì anche mio padre me lo dice spesso. Per un periodo ci
avevo anche pensato. Sai com’è, la politica porta
a guadagni facili.. solo che non ne avevo le
capacità. >>
<<
perché no? >> domandai sinceramente
incuriosita.
<<
perché i politici mentono sempre, ciò che dico io
invece è sempre la verità >>
rispose con un sorriso ironico sul volto, come a prendermi in giro.
E
con quella
frase che suonava tanto da “elezione elettorale”
scoppiammo a ridere di nuovo.
Fu
una serata
piacevole e alla fine della cena James, da perfetto cavaliere, mi
riaccompagnò al taxi che mi avrebbe ricondotto a casa. Mi
lasciò anche un bacio sulla guancia, ringraziandomi
nuovamente per l’opportunità che gli stavamo
offrendo e per la piacevole compagnia.
Non
sapevo che
appostato al lato della strada di fronte al Cipriani, si trovava un
paparazzo intento ad immortalare il momento.
Non
immaginavo
che la notizia di me a cena con uno sconosciuto, avrebbe potuto causare
interesse a riviste e giornali di gossip.
Non
potevo
immaginare che l’angolo con cui furono scattate le foto
facessero sembrare che James mi stesse baciando sulle labbra.
Incontrai
di
nuovo Edward solo la settimana successiva per il nostro incontro dallo
psicoterapeuta.
Mi
venne a
prendere a casa e quando salì in macchina notai che nemmeno
mi salutò. Non disse nulla e rimase così per
tutto il viaggio.
Dal
canto mio, a
parte un civile “ciao” non aggiunsi nulla.
Se
non voleva
parlare di certo non sarei stata io a cominciare.
<<
Allora Signori Cullen, com’è andata questa
settimana? Avete novità da raccontarmi? >>
domandò il Dr. Witlock.
Guardai
Edward
che continuava a rimanere muto, sprofondato nell’angolo del
divano, così decisi di prendere io parola.
<<
no. Nessuna novità >>
<<
vi siete incontrati per parlare di ciò che è
uscito settimana scorsa ? >> chiese il dottore.
<<
No. Io ed Edward non ci siamo sentiti durante questa settimana.
>>
<<
come mai? >>
Per
un attimo
boccheggiai in cerca di una spiegazione. Dirgli
“perché lui non ha telefonato e
l’inferno avrebbe dovuto gelare prima che lo facessi
io” mi pareva poco ortodosso.
<<
non lo so >>
<<
Signor Cullen perché non ha tentato di comunicare con sua
moglie? >>
Fu
a quel punto
che finalmente Edward decise di uscire dal suo stato silenzioso.
<<
è inutile telefonarle. La maggior parte delle volte mi butta
giù il telefono in faccia. >>
<<
non è vero >>
<<
certo, come no >> mormorò lui alzando gli
occhi al cielo.
<<
e allora vedervi. Avreste potuto vedervi e parlare. >>
<<
non era il caso Dottore >> mormorai io.
<<
perché? >> chiese allora lui confuso.
Rimasi
muta
evitando di dirgli come stavano le cose. Peccato che Edward quel giorno
sembrava aver deciso di rovinarmi del tutto la giornata.
<<
perché quando ci vediamo finiamo per scopare.
>>
<<
Edward!! >> esplosi shockata.
<<
Che c’è? E’ la verità.
>>
<<
aspettate, mi state dicendo che andate a letto insieme?
>> chiese lo psicoterapeuta confuso.
<<
no a letto no. Sul divano o contro il muro >>
<<
smettila immediatamente Edward! >> ringhiai furente e
paonazza dalla rabbia e dalla vergogna.
<<
perché lo vuoi negare? >>
<<
Per cortesia spiegatemi meglio la situazione. Perché
nonostante vi siete separati continuate ad sentire la
necessità di avere rapporti sessuali? >>
<<
perché a quanto pare Isabella voleva togliersi qualche
voglia finchè non ne avesse trovato uno nuovo con cui
divertirsi >>
<<
ma come ti permetti di dire una cosa del genere?! >>
Vidi
Edward
stringere le labbra, come ad evitare di esplodere.
<<
sai una cosa Bella? Vaffanculo! >>
E
detto
così si alzò in piedi, aprì la porta
dello studio, e se la sbattè con tutte le sue forze alle
spalle.
Non
avevo idea di
cosa fosse successo.
Sapevo
solo che
ero nera di rabbia, imbarazzata come non mai, e che non desideravo
altro che fuggire dallo studio e dallo sguardo stupito del terapeuta il
prima possibile.
Lo
raggiunsi poco
dopo correndo verso l’auto parcheggiata dentro la quale si
era rifugiato. Almeno aveva avuto il buon gusto di non andarsene
lasciandomi lì da sola.
<<
Si può sapere che diavolo ti ha preso?
>> strillai appena mi sedetti nel sedile del passeggero
<< Mi hai fatto fare una figura di merda, il dottore ha
pensato che fossimo due pazzi, e poi come diavolo ti sei permesso di
dire delle cose del genere ad un estraneo?! Non hai pensato che forse
non volevo che lui lo venisse a sapere? Non hai pensato che potevo
vergognarmene? E poi mi hai fatto passare da puttana! Come diavolo ti
sei permesso Edward!! >>
<<
chi è? >>
Questo
fu
l’unica cosa che rispose alla fine del mio sproloquio urlato.
Solo
questo.
Senza nemmeno guardarmi in faccia.
<<
ma di cosa parli? >>
<<
parlo del tipo che ti scopi. Quello con cui sono stato rimpiazzato. Dio
santo, Lily non lo ha incontrato vero? >>
E
questa volta
fui io a rimanere senza parole. Mi sembrava di essere ai confini della
realtà.
<<
Edward io non sò davvero di cosa stai parlando.
>>
Ma
le mie parole
non sembrarono convincerlo perché lo vidi coprirsi il viso
con le mani e appoggiare la fronte contro il volante mentre mormorava
<< Dio, non ce la faccio.. >>
<<
Edward io non mi vedo con nessuno. >>
<<
vi ho visti.. vi hanno visto tutti >> rispose lui
rimanendo sempre nella stessa posizione.
<<
no, non è possibile.. >>
<<
è su tutti i giornali.. Dio santo, vi stavate baciando...
Perché non me lo hai detto? Perché Cristo, non
meritavo nemmeno di sapere che stavi cercando di andare avanti senza di
me? >> esplose allora senza più trattenersi o
coprirsi gli occhi ormai colmi di lacrime.
Giornali?
Baciando?
Per
un attimo
rimasi in apnea cercando di capire le parole di Edward.
Ero
certa al 100%
di non essere uscita con nessuno.
In
quella
particolare fase della mia vita avere un uomo era l’ultimo
dei miei pensieri.
Inoltre
c’era ancora Edward. In un modo molto strano e complicato,
c’era ancora lui. E anche se lo odiavo con tutto il cuore per
quello che mi aveva fatto, il mio essere donna e madre mi spingeva
ancora di cercare fino alla fine di capire se c’erano ancora
possibilità per salvare la mia famiglia.
Poi
come un
fulmine mi venne in mente la serata al Cipriani.
<<
James.. >> mormorai inorridita. Oddio, se erano usciti
articoli non solo rischiavo di mettere la mia posizione lavorativa in
bilico, ma anche mettere nei guai un ragazzo che non aveva nessuna
colpa.
<<
è così che si chiama? >>
<<
no, Edward è un equivoco. Era solo una cena di lavoro!
>>
<<
vi stavate baciando Bella. Ho visto le foto >>
continuò lui in un lamento mentre si passava le mani sulle
guancie rigate di lacrime.
<<
mi ha lasciato un bacio sulla guancia, tutto qui. >>
Ma
Edward
continuava a fissarmi con gli occhi arrossati.
<<
te lo giuro Edward, non so che foto sia uscita ma ti assicuro che mi ha
solo dato un bacio sulla guancia >>
<<
non stai con lui? >>
<<
no! >>
<<
e me lo diresti se fosse la verità? >>
Era
la prima
volta che vedevo Edward così fragile ed esposto.
Sospirai
<< sì te lo direi. >>
Lo
vidi annuire e
passarsi nuovamente le mani sugli occhi.
<<
non voglio che stai con altri. Non voglio che frequenti nessuno. Io ti
amo Bella, voglio tornare con te. >>
E
io ingoiai a
vuoto cercando di non crollare sotto il peso di quelle parole che da
tempo non sentivo più rivolgermi e che se un tempo sapevano
riempirmi di dolcezza e calore ora sembravano pesanti come macigni.
Quando
tornai a
lavoro il giorno seguente, la prima cosa che feci fu scrivere il mio
nome e quello di Edward su google.
Era
una cosa che
non facevo mai.
Edward
era una
persona conosciuta a New York e anche io, come sua moglie, spesso
finivo sulle copertine di stupide riviste di gossip, ma in generale le
notizie su di me erano sempre e solo legate ad Edward.
“Isabella
Swan, la nuova fidanzata di Edward Anthony Mansen Cullen, Direttore
della C&M Society”
“Lo
scapolo d’oro Edward Cullen si è sposato in una
cerimonia intima e segreta con Isabella Swan”
“In
arrivo un erede per l’impero della Cullen &
Mansen”
“Aria
di crisi a casa Cullen”
“Edward
Cullen tradisce la moglie con una giovane modella”
Diciamo
che non
avevo mai avuto in simpatia la stampa e dopo gli ultimi avvenimenti ero
stata ben lontana dal voler sapere cosa i giornali dicessero sul mio
conto.
Per
questo rimasi
a bocca aperta quando, inviata la ricerca su google, vidi comparire
pagine e pagine di news.
“Isabella
dimentica Cullen per un giovane ingegnere”
“Isabella
Swan a caccia di scapoli d’oro, questa volta è il
turno di James McGrow”
“E’
davvero finita tra Edward e Isabella. La donna avvistata con un nuovo
amante”
Ebbi
un conato di
nausea quando vidi le foto di me e James al Cipriani.
Era
stata una
normale cena di lavoro, non avevamo avuto atteggiamenti equivoci,
eppure dalle foto traspariva tutt’altro.
D’un
tratto l’elegante candela al centro del tavolo del ristorante
era diventata romantica.
Le
divertenti
luci colorati così tipiche del Cipriani erano diventate
intime e soffuse.
Il
gesto di
gentilezza che James aveva avuto nei miei confronti aiutandomi ad
indossare il soprabito sembrava un gesto intimo.
E
soprattutto il
bacio sulla guancia che mi aveva dato vicino al taxy era diventato,
grazie ad una angolazione studiata ad arte, un bacio sulle labbra.
<<
Oddio!! >>
Alzai
la cornetta
immediatamente e composi il numero scritto sul bigliettino da visita
che James mi aveva lasciato a cena e che tenevo sulla scrivania.
<<
Pronto? >>
<<
Ciao, sono.. sono Isabella Swan. Oddio, io non so come scusarmi
dell’accaduto! >> balbettai totalmente in
imbarazzo.
<<
Oh ciao Isabella! Volevo proprio chiamarti ma ammetto che mi sentivo
decisamente in imbarazzo dopo le copertine che sono uscite in questi
giorni >>
<<
sì, io.. mi dispiace! Mi dispiace tanto, non pensavo che
sarebbe accaduto tutto questo! Spero davvero di non averti messo in una
brutta situazione, sono così in imbarazzo! >>
Lo
sentii
ridacchiare.
<<
no anzi, è stato divertente vedere la mia faccia sui
giornali. Non è una cosa che succede tutti i
giorni! >>
<<
no, solo che.. insomma era una cena di lavoro e ti sei ritrovato
coinvolto nel gossip da quattro soldi. Inoltre non so nemmeno se sei
hai una relazione.. non vorrei aver causato problemi tra te e la tua
fidanzata >>
<<
non c’è nessuna fidanzata, tranquilla; piuttosto
spero che tu non abbia avuto problemi. Non mi avevi detto che eri la
moglie del grande capo >> rispose divertito.
<<
sì emm.. ex moglie ad essere sinceri >>
borbottai
<<
oh mi dispiace. Ho visto qualche notizia su internet ma non avevo
capito foste divorziati >>
<<
infatti non lo siamo.. noi.. noi siamo.. >> e non seppi
proprio come proseguire. Per fortuna James mi venne in soccorso.
<<
Tranquilla, ho capito. Beh vorrà dire che al prossimo
incontro andremo da Mac Donalds ok? E niente baci eh?! Solo strette di
mano formali. >> riprese facendomi ridere.
<<
d’accordo.Fast food e strette di mano. Una buona idea!
>>
<<
ok. Beh allora aspetto di avere notizie da voi, immagino ci rivedremo
dopo le feste di Natale..Mi raccomando, metti una buona parola per me
con il tuo EX marito! >> il modo buffo in cui
sottolineò la parola ex mi fece di nuovo ridere.
<<
d’accordo, grazie James! >>
<<
grazie a te Isabella, per avermi donato i miei 15 minuti di
celebrità! >>
Ciao a tutti!
Scusate il ritardo
mostruoso, ma mi si è rotto il PC e ho dovuto aspettare di riuscire a
metterlo a posto! Scusate anche se troverete errori di grammatica nel testo ma ero super impaziente di pubblicare!
Grazie mille a chi nel precedente capitolo ha lasciato delle recensioni, appena avrò un minuto libero risponderò a tutte.
Grazie anche a chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate, e chiaramente anche chi legge e basta!
Presto posterò il nuovo capitolo (l'ho già scritto) quindi prometto di non farvi più aspettare così tanto!:)
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