Non è la solita Storia d'Amore...

di Vichy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A Rebel, Rebel on the Highway to Hell ***
Capitolo 3: *** The Rumble in the Jungle ***
Capitolo 4: *** Gospel according to Judah ***
Capitolo 5: *** The Ecstatic Frenzy of the Maenad ***
Capitolo 6: *** Unconscious Waals ***
Capitolo 7: *** But Lovers always Come and Lovers always Go ***
Capitolo 8: *** A House with no Doors, the Roof will be the Sky, and the Bed will be the Feeling ***
Capitolo 9: *** The Perfect Concept of Flawed Love ***
Capitolo 10: *** The Sequel ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo


<< Signorina Swan, forse ho fatto un errore. Credo davvero di averla sopravvalutata… Di aver sopravvalutato lei, la sua esperienza praticamente inesistente, il suo talento pressochè immaginario e le sue aspirazioni che probabilmente sono quelle di vendere collanine di plastica colorata fatte a mano come sua madre. >>
<< no Signor Cullen, mi scusi Signore! Ho fatto un errore, giuro che non si ripeterà, la prego non mi cacci via! >>
<< cacciala via? >> soffocò una risata << oh no Signorina Swan, io ho fatto una promessa e tale promessa intendo mantenere. Ma questo non mi vieta di pestare la sua Laurea in Economia, sputarci sopra e relegarla alla figura professionale dell’addetta al caffè per il resto della vita… non trova? >>

Ed eccomi qui…
Nome: Isabella Marie Swan
Età: 26 anni compiuti esattamente oggi, “buon compleanno Bella!”
Città di provenienza: Forks, soprannominata anche dalla sottoscritta il buco del culo d’America.
Città di residenza attuale: New York, nominata ufficialmente come il mio personale inferno sulla terra.
Anche se ad essere sinceri non era la città in sé il mio inferno sulla terra ma una azienda.
La Cullen-Masen Society, Società Finanziaria fondata da Carlisle Cullen, vecchio amico di papà Charlie e mamma Reneè, e attualmente gestita dal mio ex compagno di classe, ex fratello della mia migliore amica, ex ragazzo con cui ho perso la verginità, Edward Anthony Masen Cullen.
Se la società ero il mio inferno, Edward era di sicuro il Diavolo, Lucifero, Satana, Belzebù.
Gli mancavano solo le corna e il forcone, ma non ero del tutto sicura che quest’ultimo non lo tenesse nascosto dentro qualche armadio, pronto a gettarmelo addosso appena gli avessi voltato le spalle.

<< Signor Cullen ho bisogno di questo lavoro. Ho fatto solo uno sbaglio, mi permetta di rimediare la prego! Ho studiato, sono in gamba… l’ha detto anche lei che ne avevo le capacità, me lo faccia dimostrare… la prego! >>
Quante volte avevo ripetuto “la prego” nell’ultima mezz’ora? Dall’espressione di totale supremazia di Edward dovevo averlo detto parecchio… << la prego! >> aggiunsi vedendo il suo ghigno aumentare e capendo così che non era solo la mia immaginazione… era veramente Mefistofele!
Superbia, Accidia, Ira, Avariazia… sicuramente pure la Lussuria… il porco!
<< Le darò un’altra possibilità, ma solo perché oggi sono magnanimo e non ho voglia di sentire ancora le sue patetiche scuse. La prossima volta che succederà una cosa del genere potrà dire addio al suo tailleur e abbracciare il completo dell’inserviente. Sono stato chiaro? >>
<< chiarissimo signore! >> Vaffanculo Signore!
<< può andare ma prima mi porti un caffè, doppio con schiuma, non latte, schiuma! Parlare con lei mi ha fatto venir mal di gola. >> gemette sofferente.
Feci un gesto con il capo per fargli capire che avevo compreso e veloce mi diressi verso la porta dell’ufficio pronta a scappare a gambe levate per tentare di recuperare nel più breve tempo possibile il suo caffè senza latte con la schiuma… perché di sicuro le macchinette non l’avevano l’opzione “solo schiuma”.
<< ah un’ultima cosa! >> mi chiamò qualche secondo prima che chiudessi la porta alle mie spalle << Buon compleanno Isabella. >> mormorò serio osservandomi.
E io non dissi nulla, bloccata come una stupida a fissarlo come se davanti a me fosse spuntato il più mutante degli animali.
<< può chiudere la porta ora, non vede che stà facendo uscire tutta l’aria condizionata dal mio ufficio?! >>

Edward Cullen, semplicemente Belzebù.



Non chiedetemi cosa mi stia saltando per la testa, perchè giuro che proprio non lo sò. Sò però che sono arrabbiata con Edward, quindi voglio vendicarmi! è.é
In questa storia abbiamo Bellina che ha appena iniziato a lavorare nella azienda già avviata di Edward, il quale per sua fortuna (perchè lui è sempre fortunato! è.é) ne è a capo mentre Bellina si ritrova a dover fare la gavetta per avere un posto di lavoro decente. Situazione inoltre dovuta ad una promessa che Edward a fatto a "Tu Sai Chi" (cioè, voi non lo sapete, ma io sì! :D) e che lo spinge ancora di più a fare il tiranno con Bella, come a rinfacciargli una promessa che lui stesso a fatto (ma lei che colpa ne ha poverina!)
Insomma, Edward è Belzebù, non sà però che con Bellina avrà una bella gatta da pelare! :):)

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Capitolo 2
*** A Rebel, Rebel on the Highway to Hell ***


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1.
A Rebel, Rebel on the Highway to Hell





I’m on the highway to hell
Highway to hell
I’m on the highway to hell

Con un colpo secco la mia mano si mosse in automatico per colpire il cellulare che nel cuore della notte aveva iniziato a suonare e vibrare sul mio comodino facendomi svegliare di soprassalto e farmi quasi prendere un infarto.
Maledetta tecnologia moderna!

I’m on the highway to hell
Highway to hell
I’m on the highway to hell

<< ma che cazz..? >>
Ancora frastornata presi il cellulare tra le mani e solo quando vidi quel nome comparire sullo schermo capii che cosa stava succedendo… ma alla fine come avevo potuto non accorgermene prima? Avevo messo quella suoneria apposta per lui!
<< p-pronto..? >> balbettai ancora assonnata, con le lenzuola attorcigliate sulle gambe e la testa praticamente sotto il cuscino… ma che ore erano?
<< ah vedo che finalmente si è degnata di rispondere! Pensa che io non abbia niente di meglio da fare che perdere tempo a chiamarla aspettando che lei mi degni dell’onore di rispondermi? Signorina Swan lei è nata per farmi perdere tempo e pazienza! >>
Ma io non riuscii a rispondere, troppo intontita da quel risveglio traumatico << Signor Cullen… ma… che ore sono? >> domandai stropicciandomi gli occhi e notando che fuori dalla finestra era ancora buio.
<< le cinque Signorina Swan. Le cinque, e dalla sua domanda dovrei ovviamente interpretare che lei è ancora a letto a dormire, giusto?! Oh mi scusi allora! Mi scusi se lei ha distrutto i documenti sulla strategia finanziaria di acquisizione richiesti dal Gruppo Crysler! E mi scusi se oggi alle otto e trenta avremo una riunione con il dirigente che vorrà leggere la relazione su cui sempre lei ieri ci ha versato sopra il caffè! Mi scusi, mi dispiace tanto… ora alzi quel culo è venga subito in ufficio!!! >>

<< sono qui Signor Cullen, cosa posso fare per lei? >> domandai appena varcato la porta dell’ ufficio, in una palazzina totalmente deserta e buia dove l’unica anima viva era il Demonio in forma umana che ora sedeva sulla sua poltrona di pelle nera davanti a me.
<< Buongiorno Isabella! >> rispose lui con un ghigno in viso. Quando mi chiamava per nome mi metteva più paura del solito.
<< b-buongiorno signor Cullen >> balbettai confusa e imbarazzata… ormai ero troppo abituata a sentirlo essere formale con me, anche se tra di noi di formale fino a 10 anni fa non c’era mai stato nulla dato e considerato che ricordavo ancora che fosse circonciso, e non perché me lo avesse semplicemente raccontato.
<< questi sono i suoi documenti. >> mi disse porgendomi il plico da 350 pagine ancora macchiato del cafè nero che io stessa il giorno prima, quello del mio fantastico compleanno, ci avevo versato sopra dopo essere andata in crisi perché Edward, che mi stava spiegando alcune tabelle, mi aveva inavvertitamente sfiorato con le dita la coscia nuda… inavvertitamente poi, maligno com’era poteva anche averlo fatto apposta proprio per vedere la mia reazione.
In entrambi casi avevo comunque perso.
<< voglio che ribatta tutto da capo e poi lo faccia rilegare in modo da poterlo consegnare oggi al dirigente durante la riunione. Cartoncino blu scuro. Scrittura oro sul frontespizio. Deve essere pronto per le otto e mezza. Sono stato chiaro? >>
<< sì, certo Signore ma… con solo 3 ore… insomma.. sono 350pagine! >> balbettai ansiosa.
<< nel suo curriculum parla di “ottime doti dattilografiche”… devo pensare che abbia mentito? >>
<< no-no sono un’ottima dattilografa! >> mi giustificai veloce
<< e allora faccia funzionare quelle dieci dita che si ritrova! Ci vediamo in sala riunioni, con il fascicolo rilegato e 8 caffè neri per me e quelli della Crysler. Non ammetto ritardi o defenzioni, se lo farà giuro che passerà il più brutto quarto d’ora della sua vita. Può andare. >>
Quando ero uscita da quella stanza per un attimo l’idea di prendere armi e bagagli e fuggire lontano mi aveva colta. Sapevo che non sarei mai riuscita a ribattere tutto in sole tre ore, ma alla fine con un po’ d’impegno e un pizzico di Rosalie, mia amica nonchè compagna di stage, ero riuscita a completare il lavoro in tempo… e per fortuna! se non ce l’avessi fatta probabilmente Edward avrebbe versato direttamente su di me quegli otto caffè neri bollenti.
E così alla fine mi ero presentata alle otto e un quarto (15 minuti di anticipo sulla tabella di marcia) con il mio compito svolto e gli otto caffè richiesti.
Mi sentivo Wonder-Woman!
<< Buongiorno di nuovo Signorina Swan. Vedo che ha svolto il suo compito… sono contento di vedere che finalmente inizia ad impegnarsi come desidero. E' stanca? >> domandò serio osservandomi in volto, probabilmente notando le occhiaie marcate.
<< no Signore >> mentii
<< allora vada a prendere un caffè anche per lei e poi torni qui. Voglio che prenda appunti sulla riunione e poi ne faccia un elaborato per domani. >>
E fu così che mi ritrovai seduta al fianco di Edward a scrivere parola per parola i dialoghi più interessanti di quella riunione, le idee che erano piaciute di più al Gruppo Crysler e gli oggetti che invece erano ancora punto di dubbio e su cui si sarebbe dovuto ulteriormente lavorare.
Mi sentivo bene.
Mi sentivo importante.
Mi piaceva essere lì a fare finalmente qualcosa di davvero utile, riuscendo a dimostrare almeno una parte delle mie capacità.
<< il lavoro fatto dalla sua società Signor Cullen è stato di grande aiuto… lei è giovane ma si vede che suo padre l’ha istruita fin da bambino a questo lavoro. >>
<< grazie Signore! >> proruppe Edward soddisfatto.
<< e mi lasci anche ringraziare la sua bellissima collaboratrice… è la sua segretaria? >> domandò il dirigente ad Edward osservandomi con un espressione di disgustosa malizia in volto.
<< no, semplicemente una stagista. La stò formando per il settore di consulenza alle imprese. >>
<< oh beh in effetti sembra una donna con grandi capacità.. >> e nuovamente il tono lascivo non sfuggì né a me né sicuramente ad Edward il quale strinse la mascella infastidito.
Quando gli ospiti lasciarono l’ufficio, il silenzio cadde su di noi.
Io cercai di ignorarlo continuando a lavorare sul computer, modificando i passaggi e correggendo gli errori fatti durante la scrittura veloce, ma Edward non sembrava dell’avviso di volersene andare, infatti sospirando pesantemente si butto sulla sua sedia vicino alla mia e la ruotò verso di me finchè con la coda dell’occhio non lo vidi iniziare a fissarmi insistentemente, tanto che dopo qualche secondo non riuscì più a scrivere parole di senso computo. Senza riuscire a trattenermi oltre mi voltai ad affrontare il suo sguardo, ma se pensavo che lo avrei trovato con gli occhi iniettati di sangue e un ghigno diabolico in viso, quello che vidi mi stupì.

Sembrava stanco… infinitamente stanco.
<< va tutto bene? >> mi permisi di domandare non capendo perché mi stava osservando a quel modo.
<< farti venire qua Isabella è stato il più grave degli errori.. >> sussurò basso appoggiando il capo sullo schienale alto della sua sedia di pelle e chiudendo gli occhi.
A quelle parole il respiro mi si mozzò in gola ma rimasi ancor più sconcertata nel notare che questo era successo non tanto per la paura di essere cacciata dalla società, ma per il fatto che mi aveva dato del tu.
L’ultima volta che Edward mi aveva dato del tu era quando a 18anni avevo scoperto che era andato a letto con Tanya e lui invece di giustificarsi mi aveva invitata gentilmente ad andarmene per la mia strada… ovvero a fanculo.
<< Tra due giorni io e il mio team dovremmo andare a fare un sopraluogo all’azienda. Sarà un lavoro prettamente d’ufficio, bisognerà costruire il piano finanziario d’acquisizione utilizzando i dati reali. Voglio che lei venga con me. Vedere il modo di procedere sarà di grande aiuto per la sua formazione e se sarà brava potrò anche prendere in considerazione l’idea di assumerla a contratto pieno. >> La modalità "direttore d’azienda" era tornata.
<< D’accordo Signore. Grazie per l’opportunità e la fiducia. >> mormorai ancora imbarazzata per quella frase che si era lasciato sfuggire poco prima.
<< la mia segretaria le passerà il piano della trasferta. Ora vada per favore, mi stà venendo mal di testa. >>

Tre giorni dopo mi trovavo nella hall dell’hotel Hilton di Auburn Hills dove si trovava la sede principale del Gruppo Crysler.
Edward aveva dato indicazioni a tutti noi di farci trovare alle dieci “ora locali” all’entrata, per darci i nostri incarichi della settimana e consegnarci le chiavi delle nostre stanze. E io l’avevo fatto! Per una volta avevo fatto esattamente quello che mi aveva detto alla perfezione…
Peccato che erano le dieci.
Io ero nella hall.
Ed ero sola come un cane.
Avevo sbagliato hotel? Sbagliato ora? Sbagliato città, stato, continente?
Dove diavolo erano finiti tutti quanti?!?
Agitata e nervosa mi misi a camminare in giro per l’hotel alla ricerca di qualche volto conosciuto, e siccome non riuscivo a capacitarmi su come uscire da quella situazione, l’unica soluzione al mio problema fu procedere all’auto flagellamento, ovvero chiamare colui che era salvato sul mio cellulare con il nome di Satana e rispondeva al nome di Edward Cullen.
Feci partire la chiamata mentre continuavo a vagare per il pianoterra dell’hotel come un’anima in pena pronta ad essere sbranata dal Male fatto a persona.
Non rispondeva.
Chiamai di nuovo maledicendo lui e le sue stupide trasferte, e mentre borbottavo a bassa voce una serie di maledizioni e improperi verso la figura del mio capo, una musica proveniente da dietro l’angolo attirò la mia attenzione.

Rebel Rebel, you have torn your dress
Rebel Rebel, your face is a mess
Rebel Rebel, how cold they know?
Hot tramp, I love you so!

Camminai curiosa con ancora il cellulare che suonava a vuoto all’orecchio, e quando mi sporsi per vedere da dove provenisse la musica mi ritrovai inaspettatamente a fissare Edward che con un ghigno stampato in faccia continuava a far suonare il telefonino che teneva in mano.

Rebel Rebel, you have torn your dress
Rebel Rebel, your face is a mess
Rebel Rebel, how cold they know?
Hot tramp, I love you so!

Fissai Edward.
Fissai la mia mano che conteneva il telefonino dove ancora era attiva la telefonata ad Edward.
Fissai di nuovo Edward.
Ma che razza di suoneria aveva messo per il mio cellulare!?!
Certo, pure la mia non era un gran chè ma almeno era azzeccata… che cavolo centrava quella canzone con me dato e considerato che lui mi aveva tradito ponendo fine della nostra relazione, lui era scomparso senza degnarsi di una spiegazione, una scusa o una qualsiasi forma di pentimento e sempre lui che nonostante tutto continuava a comportarsi da stronzo nei miei confronti!
Feci un passo in avanti in modo da rendermi visibile a lui e quando i suoi occhi incontrarono i miei, buttai giù la chiamata, tanto per fargli capire che avevo orecchiato la suoneria con la quale mi stava deliberatamente dato della puttana.
<< Oh ben arrivata Signorina Swan! >> proruppe lui guardandomi negli occhi ma non riuscendo a nascondere un senso di imbarazzo per essere stato beccato in flagrante.
<< Signor Cullen. >>
<< volevo informarla che ho posticipato l’incontro del gruppo per stasera, a cena nel ristorante dell’hotel, quindi può liberamente prendere la chiave della sua stanza in reception e andarsi a riposare. Abito da cocktail informale… e porti un blocco su cui prendere appunti. Buonasera. >> e detto così si voltò e a passo spedito se ne andò.
Impressione mia o ero riuscita a farlo fuggire?

Quella sera come concordato scesi al ristorante per la cena con un block notes, la mia biro porta-fortuna e una semplice abito nero corto fino a sopra il ginocchio e molto accollato sul davanti.
Considerato che ero l’unica donna del gruppo volevo dare l’impressione della persona seria, ma siccome pure l’occhio voleva la sua parte avevo alzato i capelli in un morbido chignon, lasciando così vedere il profondo scollo che si ergeva sulla schiena.
<< Buonasera Signori! >> proruppe Edward nella hall con un sorriso abbagliante mentre io e il resto dei colleghi scendevamo le scale per dirigerci al ristorante. << Signora… >> aggiunse poi quando continuando a camminare gli passai di fianco, riuscendo con mio sommo piacere a notare l’occhiata di apprezzamento lanciatami.
Era uno stronzo, poco ma sicuro, ma pur sempre un uomo no?
<< Isabella stasera sei uno splendore, fattelo dire! >> proruppe Jacob Black, uno dei colleghi con cui avrei diviso il lavoro in quella settimana.
<< grazie Jacob, sei molto gentile. >> mormorai imbarazzata mentre lui, galante, mi spostava la sedia per farmi accomodare.
<< Direi prima di mangiare e rilassarci, poi parleremo di lavoro. >> mormorò Edward mentre afferrava il menù che il metrè gli stava porgendo, spingendo noi ad imitarlo.
<< hei Bella... >> mi chiamò Jacob
<< mm? >> domandai mentre fissavo il menù
<< che cos’è il rognone?? >>
<< reni! >> bisbigliai per non distrarre Edward dall’analisi della carta dei vini. Sia mai che nella furia mi lanciasse una di quelle posate d’argento in mezzo agli occhi!
<< reni? Ma che schifo!! >>
Soffocai una risata coprendomi il viso con il menù per non farmi vedere… purtroppo quando rialzai il viso gli occhi di Barabba erano già puntati su di me. Il mio tentativo di mantenere un “profilo basso” per la serata era già andato a rotoli.
Quando arrivarono le pietanze il tavolo iniziò a rilassarsi e pure Edward si iniziò ad ammorbidire conversando con alcuni della nostra tavolata.
Con me non parò mai, ma per fortuna avevo fatto amicizia con Jacob il quale nonostante la presenza terrificante dell’Anticristo, era riuscito a farmi ridere parecchie volte.
<< un dolce troppo dolce?! Ma che razza di espressione è mai questa! >>
<< è troppo dolce!!! Come si fa a spiegare quando un dolce è troppo dolce se non dici che è dolce! Non c’è modo… dimmi un sinonimo di dolce?! >>
Serio come non mai Jacob si mise a pensare per poi esplodere vittorioso in un << zuccherino!!! >>
Lo guardai di traverso << Fa schifo come sinonimo! >>
<< No invece! Un dolce troppo zuccherino!! >> proruppe convinto, ma poi si ascoltò e alla fine mormorò sconfitto << sì è vero, fa schifo! >> facendomi scoppiare a ridere.
<< potrei disturbare il vostro interessante scambio di opinioni? >>
Quando la voce del Maligno in tutta la sua profondità provenne dalle mie spalle, per un attimo vidi la mia vita scorrermi davanti agli occhi come nei film dicono che succeda quando stai per morire.
Con un sorriso tirato, e forse lievemente isterico, mi voltai pronta ad osservare la furia cieca nei suoi occhi, quello che però vidi fu altro.
Una mano tesa con il palmo rivolto in alto.
<< Ho voglia di ballare e considerato che in questa tavola l’unica donna è lei, temo proprio che dovrà fare questo piccolo sacrificio per rendermi soddisfatto. >>
<< i-io.. >> balbettai << non so ballare. >> e tu lo sai, grandissimo pezzo di merda!
Lui infatti soffocò una risata.
<< tutti sanno ballare Signorina Swan. Non si faccia pregare. >>
E così mi ritrovai a tenere per mano Edward mentre mi accompagnava gentilmente in mezzo alla pista e dove un’altra decina di coppie come noi volteggiavano peggio di quel programma alla tv dove le Star fanno i balli da sala.
Ecco, io sarei stata quella che il pubblico avrebbe eliminato per primo.
I miei pensieri deliranti però furono bloccati quando Edward posò la sua mano calda e morbida sulla mia schiena lasciata nuda dall’abito, e con uno scatto veloce mi attirò forte a sé facendomi combaciare perfettamente contro il suo corpo robusto.
Per un attimo sentì il suo respiro infrangersi contro la mia guancia, e mentre mi alzava delicatamente la mano destra per mettersi in posizione, il fiato mi mancò.
Fece un passo a destra, ma io ero talmente nervosa e agitata per quel contatto così ravvicinato che inciampai sul suo stesso piede e non caddi a terra solo perché lui mi teneva schiacciata contro il suo corpo.
<< non credevo fosse possibile ma sembra proprio che con gli anni la tua predisposizione al ballo sia decisamente peggiorata Isabella. >>
Isabella… avevo la sindrome pre-mestruale, per questo che mi stavo eccitando vero??
<< l’avevo avvertita che non sapevo ancora ballare… >> risposi io non sapendo se potevo dargli del tu anche io, dato e considerato che quest’uomo cambiava idea con una velocità disorientante.
<< pensavo fosse solo falsa modestia. O la semplice paura di stare a stretto contatto con me. >>
<< io non ho paura di stare a contatto con te! >> sbottai veloce, per poi stringere le labbra per quel “te” che mi era sfuggito.
Lui però ridacchio e si piegò fino ad appoggiare la guancia contro la mia e soffiarmi nell’orecchio
<< Isabella, Isabella… questo vestito le stà d’incanto. >>
Ecco. Mi ero eccitata di nuovo.
Perchè Edward non era solo il Diavolo, ma pure il Dio della Lussuria e della Tentazione.



E fu così che Bellina iniziò di nuovo ad avere l'ormone recalcitrante per Edward!
Ma che colpa ne ho io se la Meyer l'ha fatto alto, bello e muscoloso! :Q________
Comunque tornando a noi, abbiamo appena scoperto qualcosa sulla relazione passata di Edward e Bella. C'è stato un tradimento a quanto pare di cui Edward è il colpevole.... ma allora perchè Eddy come suoneria ha scelto Rebel, Rebel di David Bowie la cui traduzione allego sotto?
Ribelle ribelle hai strappato il tuo vestito
Ribelle ribelle la tua faccia è un casino
Ribelle ribelle, ma che ne sanno gli altri?
Calda puttana, mi piaci così! O.O

Ah, dimenticavo! la suoneria di Ed è Highway to Hell degli AC/DC!

Grazie mille alle persone che hanno recensito il prologo, ai 50 che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e alle 5 pazze che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti! :)
nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle!! :D

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Capitolo 3
*** The Rumble in the Jungle ***


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2.
The Rumble to the Jungle




<< certo che avevi proprio ragione… fai schifo a ballare Bella! >> mi fece notare Jacob in una risata appena mi appoggiai nuovamente alla sedia, dopo che Edward alla fine della canzone mi ci aveva ricondotto per mano.
<< grazie Jacob… soprattutto per la delicatezza della tua sincerità! >> gli sorrisi io.
<< sono una persona franca! C’è gente che pagherebbe per avere vicino uno come me! >>
<< chi? >>
<< che ne so.. qualche vecchia ciabatta alla ricerca di compagnia! >> proruppe lui facendomi scoppiare in una fragorosa risata.
Il resto della serata lo passammo al tavolo a parlare dei compiti che dal giorno dopo avremmo dovuto sobbarcarci. Io avrei dovuto lavorare su dei grafici assieme ad Edward e questo mi metteva già in ansia.
Tornammo nelle nostre stanze a mezzanotte passata e Jacob spinse per riaccompagnarmi davanti alla mia porta come il più classico dei cavalieri.
<< senti Isabella, dato che la sera l’abbiamo libera che ne pensi di andare a cena domani? Chessò... magari in un ristorante dove non servono interiora di animale! >>
Sorrisi a quell’invito. Non ero esattamente dell’umore di uscire, ma la sera Edward ce l’aveva data libera e alla fine avevo 26anni, ero single e in una città che non conoscevo. Jacob poi era simpatico e carino… mi dissi perché no?
<< si, va bene. Mi piacerebbe molto! >>
Il sorriso che mi riservò mi fece capire che avevo fatto la scelta giusta.

<< cosa significa “verticalizzare un processo produttivo”? >>
Oddio questa la sapevo… la sapevo!!
<< Signorina Swan per cortesia si concentri. I “costi affondati”? Sa cosa sono i costi affondati? >>
<< emm.. credo che siano… >> Dio ti prego salvami dal Maligno!!
<< Non ci credo!!! >> urlò lanciando il suo blocco degli appunti contro il muro dell’ufficio nel quale ci eravamo chiusi per fare delle analisi dei dati << sa almeno in che cosa consiste l’analisi di Break-Even?! >>
<< i-io… mi scusi! >>
<< ma quale razza di indemoniato le ha dato la Laurea?! Lei è un’ignorante… una buona a nulla!! >>
Ok. Stavo seriamente per scoppiare a piangere.
Abbassai il capo per non mostrargli i miei occhi, ormai colmi di lacrime, e trattenni il respiro cercando di ritrovare la calma e non finire a singhiozzare come una bambina. Peccato che Edward se ne accorse.
<< cos’è… si stà mettendo a piangere? >> domandò in dubbio.
Per un momento non risposi, temendo che la mia voce si spezzasse, ma poi quando mi sentii sicura alzai il capo e ignorando i miei occhi troppo lucidi lo fissai dritto in faccia.
<< se sono una buona a nulla perché sono qui? Perché mi ha dato questo incarico, mi ha fatta venire in trasferta, mi ha offerto un contratto? Se pensa davvero che non valgo niente la smetta di affidarmi questi incarichi… altrimenti mi lasci lavorare come so fare.
Non ricordo cosa diavolo è un costo affondato? Sì può darsi, ma mi sono laureata da poco e non posso ricordarmi ogni singola cosa io abbia fatto all’università. Va bene sgridarmi, ma la smetta di essere così aggressivo! >>
Edward rimase zitto ma continuò ad osservarmi dritto negli occhi sinceramente colpito dal vederli lucidi… e cosa diavolo di aspettava dopo avermi fatto una scenata del genere?!
Abbassai il capo che però rialzai lestamente quando sentii quelle parole uscire dalla sue labbra.
<< mi scusi. Ho perso la calma… non volevo. >>
Edward che mi chiedeva scusa.
Era tipo il “bacio della morte” che si davano i mafiosi o era davvero dispiaciuto?
<< se non mi sopporta per quale motivo mi ha offerto il lavoro? >> Era la prima volta che parlavo direttamente ad Edward di quello che provavo o che pensavo lui provasse nei miei confronti.
Quando quella frase scivolò fuori dalle mie labbra sentii la pelle incresparsi per l’agitazione che potesse nuovamente arrabbiarsi. Che si infastidisse per il fatto di aver portato la discussione su un piano personale e non più professionale… che in qualche modo stessi rivangando quel passato che entrambi facevamo finta non fosse mai accaduto.
Lui però rimase tranquillo e pacato, tanto che per un attimo pensai mi avrebbe davvero risposto, mi avrebbe spiegato… saremmo riusciti ad avere una discussione civile.
Speranza vana però, perché lui come il solito si nascose dietro la solita scusa che mi aveva propinato da quando, il giorno dopo della mia Laurea in Economia, mi aveva mandato una lettera dove mi offriva un posto da stagista nella sua società:
<< ho fatto una promessa. >>
Questa volta non riuscì a controllarmi e nel sentire di nuovo quella frase scoppiai, perdendo completamente la pazienza e la ragione.
<< sono morti Edward!! 8 anni fa, in vacanza, alle Hawaii! Qualunque promessa tu abbia fatto ai miei genitori o ai tuoi genitori non vale più!! Loro non avrebbero voluto vederci così, quindi basta! Ti libero dell’impegno della tua promessa sul farmi lavorare nell’azienda di tuo padre!
Se vuoi avermi qui devi volermi tu! Sei tu ora il direttore, tuo padre come il mio non c’è più! Quindi se non mi vuoi tra le scatole mandami via e vivi la tua vita sereno, altrimenti smettila di rendere la mia di vita un inferno!! >>
Quando smisi di parlare mi resi conto he avevo il fiatone e la gola mi doleva per lo sforzo di cacciar fuori tutti i miei pensieri dopo tutte quelle angherie che lui stesso mi aveva fatto subire fino a quel momento.
Pensavo si sarebbe alzato e mi avrebbe cacciato dalla stanza. Che avrebbe sfruttato l’occasione di liberarsi di me e delle mia scomoda presenza.
Invece quello che vidi davanti fù solo Edward che con lo sguardo basso ed espressione seria in volto scuoteva la testa
<< sei sempre stata lenta a capire certe cose Bella. >>
Il suono del mio soprannome pronunciato dalle sue labbra fece lo stesso effetto di un pugno allo stomaco.
Improvviso. Doloroso. Che dopo il colpo lascia solo tracce di desolazione e amarezza.
<< vieni a cena con me stasera? >>
I miei occhi a quell’invito scattarono su di lui che continuava a guardarmi serio aspettando una mia risposta.
<< n-non posso… >> sussurrai confusa. Cosa diavolo stava cercando di fare?
Perché riusciva sempre a disorientarmi?
<< vieni a cena con me stasera? >> ripeté più forte, ma non per obbligarmi a fare ciò che voleva lui. Semplicemente per convincermi.
<< non posso. >> mormorai questa volta cercando di essere più decisa << ho un appuntamento… >>
La domanda nacque fulminea
<< con chi? >>
<< Jacob Blak. >>
E non disse nient’altro.
Sospirò...
Chiuse gli occhi…
Si alzò dalla sedia…
E se ne andò.

Nonostante il litigio del pomeriggio con il “Signor Cullen” che mi aveva lasciata nervosa e confusa, quella sera uscii davvero con Jacob e nonostante tutto, riuscii anche a divertirmi e a nascondere in un angolino recondito del mio cervello Edward e il suo comportamento nei miei confronti.
Jacob poi era molto simpatico, carino e gentile.
Uno che di sicuro non tratta male le altre persone… nemmeno le ex fidanzate.
E poi aveva un bel corpo e quella sera si era messo una t-shirt grigia che faceva risaltare la sua carnagione abbronzata e il torace muscoloso… di sicuro sarei stata sciocca a non approfittarne, contando che ormai era da parecchi mesi che non uscivo con nessuno.
Fu per quel motivo che quando mi riaccompagnò davanti alla porta e come tradizione vuole mi lasciò un umino e caldo bacio sulle labbra, non mi trattenni dal domandarglielo
<< ti và di entrare? >>
<< ah. Ecco... io… veramente non posso! >> mormorò mentre faceva un passo indietro e si grattava la testa in evidente imbarazzo.
<< guarda che non volevo fare nulla, insomma, per chi mi hai preso!? >>
Bugiarda, Bella, Bugiuarda!
<< no-no è solo che… >> balbettò a disagio.
che cosa diavolo gli prendeva?
<< hai una ragazza? >> domandai confusa
<< no-no, macché!! Sono libero come l’aria! >>
<< e allora? >>
<< è che… non posso! In questa settimana proprio non posso… ma la prossima sì! Quando torniamo a New York! >>
Ok, la faccenda stava diventando strana forte.
<< hai il ciclo? >> gli domandai facendolo ridere.
<< no… >> sogghignò lui << dispiace più a me che a te, credimi. Ma non mi è permesso mi dispiace! >>
Non mi è permesso…
Quella frase suono nel mio cervello come un campanello d’allarme.
Permesso.
Edward!
<< che cosa ti ha detto?! >> lo fulminai all’istante quando capì cosa stava succedendo.
<< niente Bella!! >> Jacob alzò le mani in segno di pace ma ormai la furia cieca nei miei occhi non potevo più nasconderla.
<< Dimmi. Subito. Cosa cavolo ti ha detto!! >> ringhiai ad un palmo dal suo viso
<< mi ha… mi ha… >> balbetto combattuto.
<< PARLA!! >>
<< Mi ha dato 500 dollari per non venire a letto con te!.. non che pensassi che avremmo fatto sesso se fossi entrato in camera tua, ma mi ha detto che se lui lo fosse venuto a sapere avrei potuto considerare la mia vita finita! >>
<< non ci credo.. >> mormorai totalmente shockata.
<< credo che si sia preso una cotta per te Bella! >> balbetto ancora spaventato dal mio improvviso cambio di umore.
Una cotta per me?
Ma che sciocchezze, Edward non aveva una cotta per me. Edward si era preso un cotta per me, ma all’età di 16 anni. Quando insieme avevamo deciso di giocare ad “esplorando il corpo umano”.
Non aspettai nemmeno che Jacob mi chiedesse scusa per aver partecipato a quel gioco dell’orrore, semplicemente mi voltai e senza dire una parola corsi all’ultimo piano dove di trovava la Suite di Edward.

<< è vero? >> gli urlai contro quando aperte le porte dell’ascensore lo vidi in corridoio insieme ad una biondina dai tacchi alti.
<< Signorina Swan?! >>
<< è vero che hai pagato Jacob per non venire a letto con me?? >> proruppi fregandomene altamente della terza incomoda presente davanti a me che alla mia domanda sgranò gli occhi sconcertata.
Per un attimo nel suo sguardo vidi comparire una nota d’allarme, subito nascosta però dalla sua solita espressione impenetrabile.
<< Kate forse è meglio se posticipiamo ad un’altra volta… questa non mi sembra la serata giusta. >>
<< ma bambino… >>
Bambino?!
<< vai Kate! >> ordinò duro.
E così la biondina che chiamava Edward “bambino” come la più scontata delle pornodive, se ne andò con la testa bassa e la coda tra le gambe.
<< entri nella mia stanza Signorina Swan >> disse pacato aprendo la serratura con la chiave magnetica.
<< non ho intenzione di entrare da nessuna parte se non mi spieghi che cazzo stai cercando di fare! >>
<< e io non ho intenzione di mettermi a discutere con te in mezzo al corridoio di un Hotel a 5 stelle!! Ora entra in questa fottuta stanza e taci per una buona volta!! >> gridò arrabbiato aprendo la porta di scatto e facendola sbattere rumorosamente contro la parete.
Quando entrai nella sua stanza il suo odore mi pervase e mi fece girare la testa.
Nel tempo non era cambiato.
<< Le sembra appropriato assalire in questo modo il suo capo davanti ad altre persone e in un luogo pubblico? >> mi domandò nervoso mentre si versava un bicchiere di schotch ritornando in “modalità estraneo”.
<< e a lei sembra il caso di corrompere un suo dipendente per impedirgli di venire a letto con me? >> risposi io mantenendo le distanze che lui stesso aveva deciso di porre.
<< a che gioco stai giocando Edward? >> continuai risoluta.
<< Nessun gioco Signorina Swan. >>
<< smettila, smettila!!! >> scoppiai andandogli contro, pronta a fracassargli quel bicchiere sulla testa << Bella – Isabella - Signorina Swan – lei - tu… per una buona volta deciditi con chi vuoi parlare e fallo!! >>
<< non ho nulla da dire. >> continuò rigido
<< ah no?! E allora sentiamo… perché tutto questo teatrino con Jacob? >>
Non rispose
<< Edward!! >>
<< non volevo venisse a letto con te. >> mormorò rigido continuando a fissarmi negli occhi.
<< perché? >>
Nuovamente rimase zitto tanto che dovetti ripetere la domanda.
<< perché?! >>
<< non mi piaceva l’idea. >>
La risposta mi lasciò a bocca aperta.
<< ma si può sapere che problemi hai con me Edward? >>
<< nessun problema. >>
<< sei un bugiardo. >>
Edward rimase zitto per un lungo tempo di fronte a me, tenendo lo sguardo basso e il bicchiere ricolmo tra le dita.
Poi quando ormai pensavo che non avrebbe più aggiunto nulla ed ero pronta per lasciare quella stanza, quell’hotel e quel maledetto lavoro, i suoi occhi si alzarono sui miei, trangugiò lo scotch in un sorso e domandò:
<< Ricordi cosa mi hai detto quella notte nel mio letto, la sera del tuo compleanno di 10 anni fà? >>



Allora prima di tutto spiego il titolo:
the Rumble in the Jungle (mi piace da morire questo giro di parole!!:D ) è uno storico incontro di pugilato tra George Foreman e Mohammad Alì. Mi è piaciuto il paragone con Bella ed Edward perché nonostante l’incontro e il gran clamore che questo fece nella storia della boxe (si parlò di avvelenamento per mettere ko Foreman, di partita truccata ecc), alla fine i due pugili rivali divennero grandissimi amici!
Riguardo invece alla “barzelletta” di Edward sul pagare Jacob per non stare con Bella… beh è un fatto personale!:D Quando io e il mio ragazzo ancora non stavamo insieme ma avevamo una liaison stile Edward-Bella, lui pagò un suo amico per non provarci con me! Ahahaha che matto!!! :D:D
Ed infine commento generico sul capitolo.
Finalmente Bella ha tirato fuori le unghie, di sicuro non poteva continuare ad essere trattata a quel modo senza dire nulla… quello che però deve attirare l’attenzione è il comportamento di Edward.
L’ho ripetuto molto spesso nelle recensioni ai capitoli ma voglio sottolinearlo anche qui:
Edward non è pazzo! Tutto quello che avete letto fin’ora rappresenta solo ed esclusivamente quello che Bella ricorda del suo passato con Edward e quello che intuisce vedendolo comportarsi in questo modo aggressivo con lei.
E’ solo il suo punto di vista! Noi fino ad ora non conosciamo il punto di vista di Edward ma in questo capitolo i suoi comportamenti iniziano a suggerire una “verità alternativa” o comunque una giustificazione di fondo al suo comportamento.
Non fatevi ingannare dai pensieri di Bella, perché sono solo i suoi pensieri e solo adesso che ha deciso di mettere in chiaro la situazione e abbandonare il Lei riuscirà a distorcere la verità ad Edward.
Nel capitolo 3 – Gospel according to Judah - Il Vangelo secondo Giuda (non credo sia necessario spiegare la scelta del titolo!:D ) “la verità sarà rivelata”. ;)

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Capitolo 4
*** Gospel according to Judah ***


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3.
Gospel according to Judah




Io ed Edward ci eravamo conosciuti al primo anno della Forks High School.
Uno dei migliori amici di mio padre, Carlisle Cullen, si era infatti trasferito assieme alla sua famiglia nella nostra piccola città e io, figlia prediletta e unica dello sceriffo Swan, avevo avuto l’incarico di dare il benvenuto a lui e a sua sorella nella nostra scuola, aiutandoli con le lezione, indicandogli le vie più brevi per le aule e facendoli socializzare.
Con Alice era andato tutto bene, era in gamba e molto simpatica… eravamo subito diventate migliori amiche. Edward invece era l’osso duro, sempre e costantemente scazzato con il mondo, era difficile che rivolgesse parola a qualcuno per non criticarlo o sminuirlo.
Odiava Forks, odiava la scuola, odiava l’essersi trasferito.
Potevo capirlo, anche a me Forks non era mai piaciuta, troppo piccola e provinciale… io sognavo le grandi città e lui come me. Era questo forse che ci aveva fatto avvicinare; la nostra repulsione per quello stile di vita solitario e il desiderio di evasione.
Ci mettemmo insieme il secondo anno.
Lui era sempre il solito burbero con retrogusto da stronzo, io la tipica ragazza che non aspettava altro che il diploma per volatilizzarmi via e lasciare dietro di me solo una scia di polvere.
Io l’avevo capito. Lui l’aveva capito… e bloccati in quella nostra insoddisfazione della vita presente non ci eravamo impegnati nel nostro rapporto, fingendo all’esterno che andasse tutto bene ma poi nell’interno vivendolo solo come una cosa passeggere e momentanea.
La conquista di un piccolo piacere prima di abbandonare definitivamente le nostre vite.

<< Ricordi cosa mi hai detto quella notte nel mio letto, la sera del tuo compleanno? >>
Rimasi in silenzio a pensare a quell’epoca che per me era lontana anni luce.
Non ricordavo. Non ricordavo proprio.
<< Ti aiuto io… dicesti che dopo il diploma te ne saresti andata il più lontano possibile e che nessuno ti avrebbe fermato.
Che se io andavo alla UCLA tu saresti andata alla New York University.
Che saresti andata in Francia. Che saresti andata in Cina piuttosto di rivedere Forks e i suoi abitanti!
Te lo ricordi? Eh Bella? >>
<< Lo dicevi anche tu… Le pensavi anche tu queste cose. >> mormorai io spaesata.
 << certo che lo dicevo anche io ma perché tu lo ripetevi ogni due secondi maledizione!!! >> urlò prendendo il bicchiere che aveva in mano e scagliandolo dall’altra parte della stanza facendomi spaventare << cosa avrei dovuto fare? Stare con te e rimanere lì zitto ascoltandoti svilire Forks, i tuoi amici e me!! >>
<< io non ho mai svilito te! >> lo corressi ferita
<< ”non mi fermerà nessuno Edward! Me ne andrò così lontano che nessuno mi troverà più!” >>
Rimasi zitta.
<< non ho mai sentito un “vieni con me Edward.” O “andiamocene via insieme.”.
Anche io volevo andarmene da Forks, lo sai meglio di me, ma io a differenza tua l’avrei fatto con te… tu invece hai voluto lasciarmi indietro, e sai cos’ho fatto io allora? Ho lasciato indietro te. >>
A quelle parole lo guardai colpevole e ferita
<< è per questo che mi hai mollata andando a letto con Tanya senza neanche degnarmi di una spiegazione? Una scusa, nulla? >> domandai mentre sentivo lo stomaco stringersi in una morsa.
<< non venirmi a fare la ramanzina sul fatto che io ho rotto il nostro rapporto andando con Tanya, perché io non ho fatto proprio niente. Hai rotto tutto tu con il tuo comportamento egoista… anche se ad essere precisi in realtà non hai rotto un bel niente, perché tu non ci hai mai messo niente. >>
<< e allora per quale motivo che mi hai fatto venire a lavorare qui? Volevi umiliarmi e vendicarti? Hai usato giuramento fatto ai nostri genitori solo per distruggermi? >>
<< Bella svegliati!! >> urlo di nuovo avvicinandosi a me << non esiste nessun giuramento fatto ai nostri genitori, l’unico giuramento a cui io stò mantenendo fede è quello che ho fatto a te! >>
Ingoiai a vuoto.
<< non ricordi nemmeno questo vero? >>
Invece ricordavo.
Più tornavo indietro nel tempo e più ricordavo e mi sembrava di vederlo davanti ai miei occhi. Edward coperto solo dal plaid rosso sulla casa sull’albero che aveva costruito insieme a suo padre nel loro enorme giardino.
E io, accoccolata contro di lui che gli lasciavo baci teneri sul petto nudo mentre lui mi accarezzava mollemente  i capelli..

<< Oggi mio padre mi ha fatto firmare la clausula del suo testamento. >>
<< quale testamento? >>
<< quello di successore della sua società nel caso gli succeda qualcosa… in modo che non possa venir delegato nessun’altro a capo della Cullen-Masen Society se non io. >>
<< andrai a lavorare a New York?! >> avevo domandato con occhi brillanti, invidiandolo dal profondo per la possibilità che aveva di potersene andare in una metropoli.
<< già... e se tu vorrai, potrai venire con me. >>     

Non era stata l’unica volta che Edward mi aveva fatto capire che nei suoi piani di fuga da Forks ci sarei stata anche io. Ma all’epoca ero stata troppo accecata dall’odio per quel posto e dal mio desiderio di indipendenza per fare attenzione a questi piccoli particolari.
Li avevo sempre scambiati per le parole che due adolescenti presi l’uno per l’altro si dicevano, ma che poi nella pratica non avevano alcun fondamento.

<< me lo prometti? >> gli avevo chiesto
<< qualunque cosa succeda Bella ti porterò con me… te lo prometto su tutto ciò che ho di più caro al mondo. >> aveva risposto lui, prima di stringere il patto con un bacio e tornare a fare l’amore.

<< Edward… >>
<< No. Non dire mi dispiace Bella. L’ho aspettato per così tanto tempo che ora non mi interessa più sentirlo. >> mormorò mentre si sedeva sul divano e poggiava i gomiti sulle ginocchia in un gesto che rivelava tutta la stanchezza che provava per quella situazione.
E io, ancora sotto shock per le sue parole, l’unica cosa che riuscii a fare fu sedermi di fianco a lui  e fissare la parete di fronte a me dove i segni dell’esplosione di ira di Edward erano evidenti dalla carta da parati graffiata dal bicchiere distrutto in mille pezzi.
E dovetti domandarlo a lui… perché in realtà volevo domandarlo a me stessa ma avevo paura di sentire la risposta...
<< mi odi Edward? >>
Mi ero accanita in tutti quegli anni verso di lui.
Lo avevo considerato colpevole, lo avevo giudicato  peccatore, l’avevo odiato e alla fine lo avevo dimenticato… ma non avevo mai fatto caso a me.
Io che avevo detto di amarlo, ma avevo scelto l’università che più distava da quella scelta da lui e dai miei vecchi amici.
Io che sognavo Londra, Amsterdam, Roma… e immaginavo di visitarle da sola.
Io che ero l’unica tra i due che aveva preso quella relazione nel più leggero dei modi, trascurandola, usandola, non dandogli un futuro.
E poi, dopo tutto questo, quando alla fine la storia si era conclusa come mi ero sempre immaginata nel mio intimo, ne ero rimasta ferita e invece di trovare in me gli errori e le colpe che avevano fatto allontanare Edward, avevo preferito condannare lui come il responsabile e continuare a ritenere me stessa la vittima.
Ignorata, defraudata, sedotta e abbandonata.
Io, che non ero mai stata però la vittima.
Io che ero il carnefice, e che lo ero ancora adesso perché Edward nonostante gli anni, nonostante i miei errori aveva pensato ancora a me. Mi aveva offerto un lavoro da lui, aveva mantenuto un patto che lui aveva scelto di fare guidato dai suoi sentimenti e che io non avevo nemmeno ascoltato, guidata solo dal mio egoismo.
Come avevo potuto essere così cieca?
Come avevo fatto a non vedere in tutti questi anni?
<< io non ti odio Bella… >> mormorò lui scuotendo il capo << se ti avessi odiato non ti averi mai chiamato. Non ti avrei mai offerto un lavoro, non avrei mai cercato una scusa per farti lavorare vicino a me…  >>
<< e il modo in cui mi hai trattata allora? >>
<< Volevo solo farti capire. Volevo solo farti sentire cosa si prova a non avere il controllo.
Perché io non ho mai avuto il controllo di te Bella… lo volevo, lo desideravo… ma tu eri sempre così sfuggente. Sono stato infantile e stupido e me ne sono pentito tante volte… non sai quante volte ho pensato di cacciarti e finirla con questa stupida storia, ma avevo promesso… e io ci credevo davvero quando avevo fatto quel giuramento. >>
<< Edward io... >> mormorai di nuovo mentre vedevo lui che si torturava le mani mentre confessava i suoi pensieri.
Volevo chiedere scusa. Sentivo il bisogno di dirgli “mi dispiace", ma sapevo che lui non lo avrebbe mai accettato… e allora nella estenuante ricerca di qualcosa che alleggerisse il senso di colpa che mi stava schiacciando senza pietà, allungai la mano e la posai spontaneamente sulle sue.
I suoi occhi a quel gesto si scontrarono con i miei e ciò che vidi dentro di loro mi lasciò senza fiato.
Non c’era più il mio capo stronzo davanti a me.
Non c’era il Diavolo, Lucifero, o il Demonio.
Era Edawrd.
Solo Edward.
L’Edward di tanti anni fa, che io avevo ferito fino a consumarlo e che nonostante tutto era ancora qui. Vicino a me.
Non so cosa mi prese… un istinto primordiale che mi spinse dall’interno e che non riuscii a fermare.
Allungai il volto verso il suo; e senza aggiungere un aparola chiusi gli occhi... e lo baciai.


<< Bella... >> ansimò Edward che sopra di me continuava a lottare contro la camicetta che indossavo per riuscire a togliere dalle asole quei bottoni che per le sue mani grandi erano fin troppo piccoli.
<< … ma vaffanculo!! >> sbottò
alla fine decidendo di prenderne i lembi e strappare tutto, facendo saltare i bottoni per aria nella stanza come tanti piccoli proiettili.
Volevo lamentarmi… non so, imprecare o fargli notare che quella era la mia cazzo di camicetta e avrebbe dovuto come minimo ricomprarmene una nuova, ma non mi fù possibile perchè la sua lingua, affondata nella mia gola, non mi premise di fare parola… a mala pena mi permise di respirare.
<< Dio hai lo stesso profumo di allora... >> ringhiò mentre con la bocca scendeva a mordermi il collo in preda al totale delirio che era scattato dopo quel bacio.
Perché erra andata così. Gli avevo depositato quel bacio sulle labbra e lui, anche se titubante, in seguito a quello me ne aveva lasciato un altro sulle mia di labbra. E poi io gliene avevo lasciato un altro ancora e alla fine eravamo finiti distesi sul divano a divorarci le labbra a vicenda e a cercare di strapparci i vestiti di dosso come animali.
Non era una buona idea.
Io lo sapevo e anche lui sicuramente lo sapeva, ma da quanti anni non sentivo il sapore della pelle di Edward sulla lingua? E ne avevo avute di esperienze in questi anni ma nessuno, e dico nessuno, aveva mai avuto un sapore lontanamente paragonabile al suo!
<< levati i pantaloni! >>  soffiai con le labbra ancora premute contro le sue mentre gli tiravo invasata la cintura  che non voleva in alcun modo slacciarsi.
Lui però non se li tolse, semplicemente mi scansò le mani, li slacciò con un’abilità da prestigiatore e se li abbasso finendo per rimanere con i pantaloni e i boxer bloccati alle ginocchia e la camicia aperta ancora sulle spalle.
Nel contempo però io mi stavo sfilando la gonna, compresa di mutandine, e alla fine tra un movimento e l’altro, finimmo  inevitabilmente per ruzzolare giù dal divano
come due sacchi di patate, sbattendo pesantemente contro il pavimento.
<< ahi! >> sbottai io.
<< cazzo! >> gemette lui.
Ma nonostante la caduta nessuno riuscì a riprendere la ragione su ciò che stavamo combinando e, continuando a baciarci e leccarci e morderci le labbra a vicenda, senza alcun avvertimento, Edward si portò su di me e con un colpo secco mi entrò dentro.
E non ebbi nemmeno il tempo di abituarmi all’intrusione repentina che lui già spingeva come in invasato mentre mi afferrava i polsi con forza e li portava sopra la mia testa.
<< oh mio Dio… >> gemetti totalmente fuori controllo mentre sentivo le sue labbra continuare a martoriare il mio collo.
E faceva male… mentre mordeva e spingeva, e ansimava e ringhiava, e la posizione, a terra su quel pavimento troppo duro e troppo freddo, mi feriva la schiena, e i vestiti ancora annodati a gambe e braccia limitavano i movimenti e sfregavano sgradevolmente sulla pelle nuda.
E faceva bene…
Il sapore di lui, e l’odore di lui e il piacere di lui… con lui.
Edward ricordava il mio corpo esattamente come tanti anni fa e il tempo, la lontananza, le esperienze, l’avevano solo reso più bravo, più bello, più intenso.
Da mozzare il fiato.
<< oh Bella... >> sussurrò gemendo basso mentre le spinte aumentavano e la bocca tornava sulla mia in un’incontro di labbra, un’intrecciarsi di lingua e di saliva e fiato…
<< Edward… >> riuscii solo ad esalare quando improvviso come era entrato scappò via da me, rammento della mancanza di protezioni, liberandosi sulla mia pancia nuda.

Non so per quanto tempo rimanemmo lì. Fermi, bloccati.
Le mie braccai ancora in alto, trattenute dalle sue, e il suo viso abbassato tra i miei capelli alla ricerca di fiato e del ritorno di un battito regolare.
Ed io ad occhi chiusi, con Edward su di me ed un peso ancora più grande nel cuore.
<< devo andare... >> mormorò dopo un po’ mentre si scostava.
Annuì senza dire nulla, e lasciai che si alzasse da me, dal paviemnto, e si rialzasse i pantaloni.
Lasciai che si voltasse… e che senza dir nulla abbandonasse la stanza mentre io, ancora a terra e seminuda, cercavo di ritrovare il respiro.
La calma.
Il mio cuore.
Avevo appena venduto la mia anima al Diavolo.



Signore… Bella ha lasciato un pezzettino di cuore ad Edward e questo è un bene, e questo è un male.
Non ho molto da dire su questo capitolo perché penso sia sufficientemente esplicativo.
Bella era dalla parte del giusto, ma in realtà lo era perché LEI credeva fosse così.
L’egocentrismo che l’avevano caratterizzata da adolescente non le ha mai permesso di vedere la verità… quella dove non era Edward l’antagonista della storia, non era Edward il traditore, non era Edward quello che non amava abbastanza, ma era lei! E rendersi conto dei propri errori fa male… e lo è ancora di più se ci si rende conto che per anni si è vissuti dietro una menzogna che da soli ci si è costruiti per non prendersi le proprie responsabilità; e quando soprattutto la persona che hai ferito ormai reputa troppo tardi il proprio pentimento.
Bella non ha potuto fare le proprie scuse perché ormai è tardi, Edward non le vuole più… e allora finisce erroneamente per usare il sesso come strumento per fare pace, come tentativo di chiudere una storia che non si è mai conclusa del tutto, come segnale di abbassate le armi...
Quello che Bella si rende conto troppo tardi è che le armi abbassate, l'hanno ferita.

Grazie a tutte quelle che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le preferite, seguite ricordate, e l'ennesime pazze che mi hanno messo tra gli autori preferiti (ma che vi dice il cervello?!?! o.O )  :D:D

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Capitolo 5
*** The Ecstatic Frenzy of the Maenad ***


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4.
The Ecstatic Frenzy of the Maenad





Il giorno dopo quando lo rividi nella sala della colazione dell’hotel non so con precisione che espressione feci ma doveva essere stata piuttosto strana perché Jacob, che era vicino a me, mi chiese se andava tutto bene.
<< Certo! >> gli dissi con un sorriso forzato mentre sentivo la cassa toracica schiacciarsi sotto il peso della sua indifferenza, lo stomaco contrarsi sotto la forza della sua occhiata e il cuore scricchiolare quando aveva velocemente distolto lo sguardo dal mio.
Edward Anthony Masen Cullen mi aveva selvaggiamente scopata sul pavimento di camera sua dopo avermi rinfacciato senza pietà il mio orribile comportamento passato causa della nostra rottura, dopo avermi ricordato il legame speciale che ci aveva unito e che io avevo distrutto senza dargli la minima importanza, dopo avermi chiarito che mi aveva fatta venire lì perché lui mi voleva lì. Perché mi aveva fatto una promessa e perché qualcosa in lui lo spingeva ancora a volerla a tutti i costi mantenere.
Forse con gli anni non ero cambiata.
Forse ero ancora un’egoista, un’egocentrica, una stronza di prima categoria, perchè dopo tutti i suoi comportamenti e dopo le sue parole avevo iniziato seriamente a pensare che sotto sotto fosse ancora interessato a me e che mi avesse mandata lì per cercare di riavvicinarsi e di sistemare le cose.
Ero un’illusa… perché ora Edward era seduto di fronte a me che leggeva silenzioso e rilassato il Financial Times sorseggiando sereno il suo caffè nero, senza nemmeno degnarmi della minima considerazione.
Possibile che non meritassi nemmeno un buongiorno? Un dormito bene? Un “mi dispiace se sono scappato via mentre tu eri ancora stesa a terra con le gambe spalancate”?
Vaffanculo!
Vaffanculo davvero!
<< sei sicura che vada tutto bene Bella? >>
<< sì Jacob, ti ho detto di sì!! >> scattai contro di lui infastidita, per poi riprendermi quando vidi Edward distogliere gli occhi dal giornale e alzare un sopracciglio.


<< Edward ti posso parlare? >> qualche ora dopo la colazione - e l’autoanalisi fatta davanti allo specchio alla ricerca di coraggio per affrontare quella conversazione -  mi ritrovai a bussare nell’ufficio nel quale Edward si era rintanato per lavorare da solo.
<< sì.. >> borbottò lui distaccato mentre senza nemmeno alzare gli occhi su di me continuava a mettere a posto dei documenti sulla scrivania.
Chiusi la porta sperando che questo gli suggerisse che volevo fare un discorso serio ma lui sembrò non comprendere, infatti continuò a fare il suo lavoro.
<< Edward.. >> lo richiamai.
<< sarebbe più conveniente se tu continuassi a chiamarmi Signor Cullen, Isabella. Alla fine sei una dipendente come tutti gli altri e se si sapesse della nostra passata conoscenza potrebbero nascere inutili e poco costruttive tensioni nel gruppo. Immagino tu possa comprendere. >>
<< siamo soli adesso.. >> sottolineai
<< si lo so, ma qualcuno potrebbe sentire o tu potresti dimenticarlo mentre sono presenti anche gli altri… e come ti ho detto potrebbero pensare che sei favorita perché ci conoscevamo da piccoli. >>
<< o perché abbiamo scopato in camera tua! >> aggiunsi io non riuscendomi più a trattenere.
Edward a quelle parole si irrigidì  e il suo alzarsi dalla sedia, camminare a zig zag per l’ufficio e passarsi al mano più e più volte sulla leggera barba che portava –e che mi faceva impazzire- mi confermarono che si sentiva a disagio.
<< sì.. beh, riguardo a ieri sera… io… >>
<< avresti potuto essere più cortese. >> lo interrupi
Sospirò pesantemente << sì, me ne rendo conto.. >>
<< e anche stamattina… mi hai trattata come una.. >>
<< non era mia intenzione >> mi fermò prima che dicessi quella parola << ieri sera… non me l’aspettavo. Non l’avevo preventivato… ero arrabbiato e confuso. Non sono pentito, l’ho desiderato e l’ho fatto ma… ecco ho sbagliato ad essere così irruento e ti chiedo scusa. Specialmente se ti ho fatto male. Volevo dirtelo ieri sera ma quando sono tornato in salotto tu eri già andata via e stamattina con tutti quanti lì ho temuto una reazione da parte tua. Cosa che mi avrebbe messo seriamente in una brutta situazione.
Questo è il mio lavoro Bella e io lo devo garantire e proteggere.. lo capisci vero? >> continuò fissandomi intensamente negli occhi.
Mentre parlava non mi ero accorta di quanto si fosse avvicinato a me. Potevo sentire il suo profumo investirmi ad ogni respiro che faceva.
<< si certo >>
<< quindi non sei arrabbiata? >> mormorò facendo un passo in più davanti a me.
L’angolo destro della mia bocca, senza preavviso e senza poterlo trattenere, si alzò.
<< perché tra di noi deve esserci sempre qualcuno di arrabbiato? >>
Anche Edward non riuscì a trattenere un sorriso, anche se per non farmelo vedere abbassò il capo
<< perché abbiamo due caratteri di merda, suppongo. >>
Soffocai una risata.
<< Beh stai ridendo… quindi ipotizzo che sia tutto a posto? Insomma, tu stai bene vero? >>
<< si stò bene >> mormorai
<< bene.. >>
<< bene.. >>
e rimanemmo lì a fissarci, io con un ironico e malizioso sorriso sulla faccia, e lui un espressione del tipo “non voglio mandarti via e stò cercando una scusa per farti restare”.
Chiedimi di restare Edward! Chiedimelo!
<< ora dovrei lavorare. E anche tu. Ci vediamo stasera a cena con gli altri. >>
<< d’accordo.. >> sperai che la delusione nella mia voce non si sentisse
<< a dopo Signorina Swan >>
<< a dopo… Edward. >>

<< Allora Isabella tu sei cresciuta nello stato di Washington… deve fare parecchio freddo là! >>
<< non quanto in Canada suppongo! >> grazie a dio Edward arrivò in mio soccorso mentre Michael Newton continuava a fare domande sulle mie origini.
Quella sera a cena il clima a tavola si era fatto parecchio informale, e se una parte di me preferiva di gran lungo cenare e scherzare in modo allegro e leggero, l’altra parte era terrorizzata dalle domande troppo personali che in questo genere di chiacchiere venivano inevitabilmente fuori.
<< già… anche se in Canada dicono che ci siano delle donne bellissime! >>
<< sì, sopporterei anche io il freddo volentieri se in compenso avessi delle belle, formose e more Canadesi ai miei piedi! >> continuò Tyler Crowly
<< ragazzi, per favore… c’è una donna al tavolo! >> li riprese Jacob in un moto di cavalleria.
<< giusto! >> rispose Edward << e poi non è vero che le canadesi siano così belle! Personalmente ho trovato donne molto più affascinanti qui in America. >> e mentre parlava sentii qualcosa che pareva tanto un insetto colpirmi la caviglia.
Ma non colpiva in realtà… più che picchiare, sembrava strusciare.
Su e giù.
Su e giù.
Era freddo, liscio… Per nulla simile ad un insetto.
Alzai gli occhi di fronte a me e in automatico questi si scontrarono con quelli di Edward che mi fissava serio e impassibile, mentre il suo piede continuava ad accarezzarmi lento la caviglia.
Su e giù..
Su e giù..
Era normale avere il fiatone per quel piccolo e sciocco contatto?
E sentire quel fastidioso languore al basso ventre?
Perché diamine Dio gli aveva dato quegli occhi così seducenti e maliziosi?!
E quella labbra morbide e rosee che ora stavano accarezzando il calice di vino assaporando rilassate il vino.
…. << Bella.. >>
Il piede salì un po’ di più fino ad accarezzarmi l’interno del ginocchio, facendomi per un secondo mozzare il respiro e farmi stringere in automatico le cosce, per poi tornare in quella carezza languida alla caviglia.
Su e giù…
…. << ehi Bella! >>
E lui, che sfacciato continuava a fissarmi! E ora aveva anche sulle labbra quel sorriso malizioso.. ma che cosa stava cercando di fare? Voleva per caso uccidermi con un infarto fulminante? Farmi morire per autocombustione?
Ma lo sapeva che cosa cazzo era capace di fare con quello sguardo e quel suo maledettissimo sorriso? Dio quanto avrei voluto essere stata in una stanza sola con lui!
…. << bella ma mi senti?? >>
Glielo avrei cancellato io dalle labbra quel suo sorriso!
Eccome se lo avrei fatto!!
<< veniamo insieme? >> la voce bassa e sensuale di Edawrd mi risvegliò dal trance.
<< eh? >> balbettai confusa mentre il suo piede continuava a giocare con il mio
<< le ho chiesto se preferisce venire insieme o per conto suo. >>
Venire? Venire dove? Quando?
Insieme?
Beh, dicevano fosse una leggenda metropolitana quello del venire assieme… Potevo dirglielo?
No, meglio di no!
E perché dal sorriso di Edward mi sembrava che lui stesse pensando esattamente quello che pensavo io?
Accidenti!!
<< i-io… credo… i-insieme? >>
Mi stava chiedendo in maniera nascosta se volevo andare in camera sua a rotolarci di nuovo sul pavimento per sperimentare la realtà del mito?
No, perché in tal caso ero d’accordissimo!
Edward soffocò una risata e il suo piede si allontanò dal mio facendomi ritrovare la lucidità
<< d’accordo allora alle 20 nella hall signori! Giacca e cravatta.. ovviamente per lei Signorina qualunque vestito sarà ben apprezzato. Mi raccomando nessun ritardo! Potete andare. >>
Andare? Andare dove?? Non dovevamo venire insieme?
Tutti si alzarono e io li imitai, ma quando Jacob, Tyler e il resto del gruppo iniziò a dirigersi verso gli ascensori per tornare nelle loro stanze, io rimasi imbambolata al tavolo della cena che avevamo occupato fino a quel momento, totalmente stordita e confusa.
<< Galà del Crysler Group domani… andremo tutti insieme in limousine come da lei suggerito. >> mi sussurrò improvvisamente Edward alle mie spalle appoggiando delicatamente e senza scomporsi il petto contro la mia schiena e respirando i miei capelli << e mi rende terribilmente eccitato sapere che un così leggero contatto è stato capace di mandarti in così totale confusione… mettiti qualcosa di scollato domani, ho voglia di guardarti. >>
E detto così si allontanò, diretto anche lui nella sua suite.



<< lei che cosa crede? Che ho passato questi ultimi anni della mia vita a lavorare 18ore al giorno per hobby? Perché non avevo di meglio da fare?! >>
<< n-no signor Cullen, non volevo dire questo… >>
<< e allora cosa voleva dire? Perché nella sua espressione io ho sentito solo l’accusa di un mezzo uomo come lei sul fatto che i miei collaboratori e il sottoscritto non eseguono il proprio compito come dovrebbero. È questo quello che voleva dire? Risponda!! >>
<< n-no… non mi permetterei mai.. >>
<< non si permetterebbe dice?! Strano perché io ho sentito che lei si è permesso di dare inutilmente fiato alla bocca, e per giunta di fronte a me! Non è stato lei a scrivere su quel suo giornaletto da strapazzo che in campo aziendale sono uno squalo che divora chiunque? È nonostante questo viene di fronte a me a fare dichiarazioni del genere senza  pensare alle conseguenze? Lei lo sa che io potrei comprare il suo The Economist e trasformarlo in una rivista di gossip da quattro soldi se voglio? >>
<< Edward, cerca di calmarti… >> sussurrò Emmet MacCarty, il manager di quello che era tornato da pochi minuti ad essere il Diavolo in persona e che aveva organizzato quella rassegna stampa e che probabilmente se ne stava amaramente pentendo.
In effetti la situazione stava degenerando.
Edward aveva iniziato ad innervosirsi dopo che il secondo giornalista gli aveva fatto notare con ironia che la Cullen-Masen Society aveva subito quello stesso giorno un crollo nelle borse finanziarie (la vena sul collo di Edward aveva iniziato a pulsare vistosamente), poi una inviata dalla minigonna troppo corta per essere una giornalista di economia lo aveva criticato per il suo metodo lavorativo da “stalinista” e poi lo aveva invitato a partecipare di più al gossip frivolo chiedendogli chi fosse l’attrice famosa che più turbasse le sue fantasie notturne (la vena sulla fronte aveva iniziato ad essere visibile), successivamente un tipo calvo e grasso del National Enquire lo aveva accusato di monopolio del settore finanziario Newyorkese (il fumo aveva iniziato ad uscirgli dal naso) e infine quel poveretto del The Economist aveva fatto quel commento idiota sul fatto che la società guadagnasse troppo per il numero di progetti che seguiva.
Neanche a dirlo questo individuo era stata la miccia che aveva fatto esplodere la Dinamite-Edward e che ora si trovava raggomitolato sulla sedia probabilmente con il timore che davvero il mio capo trasformasse il suo giornale in una rivista di pettegolezzi da un dollaro per copia.
<< signor Cullen.. >>
Una voce strascicata, melodiosa e familiare, attirò la mia attenzione tra lo stuolo di giornalisti che attendevano il loro turno per fare una domanda ad Edward. E quando la proprietaria della voce si alzò, la vidi.
Lei.
La bionda pornodiva.
Kate!
<< …noto che è nervoso ma spero risponderà ugualmente alla mia domanda leggera! >>
Edward non rispose ma la guardò rilassando un po’ i muscoli del volto e la cosa, non so perché, mi fece incazzare.
<< ormai si avvicina ai trent’anni ed è stato a circa questa età che suo padre le ha affidato legalmente l’azienda prima della sua prematura dipartita… mi dispiace molto a proposito. >> mormorò fintamente afflitta mettendosi una mano su quello che doveva essere il cuore ma in realtà era una tetta gigante… troppo gigante per il vitino da vespa che si ritrovava. Sicuramente rifatta. << lei però non ha ancora un erede o una futura consorte ufficiale… è ancora single o la vuole solo tenere nascosta al resto del mondo? Il pubblico di Glamour è curioso di saperlo! >>
Glamour? E perché diamine c’era una giornalista di Glamour alla conferenza stampa per l’acquisizione Cryrler?
Ma soprattutto perché quella megera travestita da Playmate aveva chiamato Edward “bambino” davanti alla sua suite?
Oddio… non stava mica parlando di lei?!
Non pensava davvero che la “futura consorte” con cui Edward potesse riprodursi era lei?
Carlisle si sarebbe rivoltato nella tomba prima di dare a Miss Botulino d’America le redini della sua azienda, poco ma sicuro!
<< no. Non c’è nessuno, né di nascosto né di ufficiale. Come la sua rivista tempo fa mi ha dipinto, devo confessare di essere ancora lo scapolo d’oro di New York! >> rispose lui con un ghigno malizioso in viso.
<< un vero peccato… >>
Oh. Mio. Dio.
Stava flirtando??!!
<< Il capo ha fatto conquiste.. >> mormorò divertito Mike vicino a me mentre io pensavo solo a come raggiungere il più in fretta possibile la sua suite per scartavetrargli la faccia dopo la fine della conferenza stampa.
Ci misi qualcosa come un’ora prima di riuscire ad infilarmi di nascosto nell’ascensore che portava all’attico dove si trovava Edward.
Era andato a riposare - il poverino - prima della cena di gala di stasera… cena dove mi aveva pure invitato a mettermi un vestito scollato ”perché voleva gaurdarmi”, il maiale!
E dopo aver bussato, quando aprì la porta, me lo trovai di fronte in boxer  e nient’altro.
Una mano tra i capelli aggrovigliati e gli occhi semichiusi.
<< e tu apri così … mezzo nudo? >>
<< signorina Swan. >> sospiro sfiancato << non ce la faccio ad affrontare un’altra discussione in questo momento… le dispiace ripassare tra un’ora? >>
Il modo in cui riusciva ad esser professionale e distaccato con me –con cui circa 24ore fa si stava rotolando come una mangusta sul pavimento ai suoi piedi- e per giusta coperto solo da un paio di leggeri, attillati, effettivamente piuttosto sexy, boxer, era impressionante!
<< come hai potuto pensare che sarei andata a letto con Jacob alla prima sera? >>
In realtà nella mia testa volevo iniziare con qualcosa di più sagace. Una frase ad effetto come:
“cos’è? Ti scopi anche le giornaliste ora, oltre che le staggiste?”
Oppure un:
“dato che allo Scapolone d’Oro gli piace farsi Barbie-Chirurgo-Plastico, dimmi un po’… 300 o 350cc di protesi?”
Ma alla fine la domanda su Jacob mi era saltata fuori prima… perché c’era un non so che di irritante nel sapere che mi aveva vietato di fare sesso con un ragazzo quando lui era chiaramente disponibile a rigirarsi come un calzino quella stupida Kate.
Edward però non era più in vena di urla -grazie a dio si era sfogato con quel poveretto di prima- e così senza dire niente e forse ormai abituato alle mie sfuriate su quel corridoio, mi prese delicatamente per il braccio e mi fece entrare nella suite. Si gratto la testa un paio di volte e poi si gettò sul divano senza tanti complimenti.
Certo che vederlo alla luce del sole, praticamente nudo, steso sul divano, era da violenza carnale!
Nella mia testa si formò all’istante la scena di Edward legato mani e piedi ad un letto, con me sopra di lui a fargli qualsiasi cosa di legale e soprattutto di illegale.
<< l’avresti fatto? >>
La sua voce interruppe i miei sogni proibiti proprio nel momento in cui lo stavo tipo colpendo con un frustino di cuoio.
<< no! Certo che no! >> risposi di getto, fingendomi anche sorpresa per la sua domanda.
Che bugiarda che sei Bella!
<< sei una bugiarda Bella. >>
Il fatto che i mei pensieri e le sue parole andassero di pari passo mi inquietò non poco.
Possibile che nonostante gli anni di lontananza ancora mi conoscesse così bene?
<< non sarebbe stato affar tuo comunque se ci avessi o no fatto sesso. Considerando inoltre che tu davanti alla camera aveva una spogliarellista! >>
<< che spogliarellista? >> domandò confuso guardandomi mentre si stiracchiava e abbracciava un enorme cuscino del divano mettendosi a pancia sotto e mostrandomi così il suo sedere rotondo e perfetto svettare nell’aria.
Glielo potevo mordere?
<< la bionda… Quella che ti chiamava “bambino”! >>
Scoppiò a ridere << non è una spogliarellista… è un’addetta al servizio stampa! >>
<< sì, la signorina Glamour! >> dissi acida facendolo sorridere soddisfatto probabilmente del fatto che avessi notato la sua presenza tra le file dei giornalisti << quindi è così che si fanno le pubbliche relazioni oggi giorno? >>
<< sei gelosa? >>
<< no! Perché dovrei? >> scattai veloce.
Gelosa? Io?.... Un po’ forse.
<< si che sei gelosa! >> gongolò lui soddisfatto mente sorridente chiudeva gli occhi.
<< vorrei ricordarti che sei stato tu a pagare Jake per non venire a letto con me! >>
<< ma io infatti te l’ho già detto che l’idea mi infastidiva. Quello che sto cercando adesso è una ammissione da parte tua! >> borbottò divertito.
Quindi era questo quello che voleva! Voleva vedermi strisciare ai suoi piedi, prendermi una cotta pazzesca per lui per poi magari chessò… essere buttata in qualche fosso, spintonata via dalla Signorina Tette d’Acciaio.
Non era proprio nel mio stile quello di espormi con le persone.. gli uomini specialmente.
<< non lo avrai mai! >>
<< davvero? >>
<< diventerai vecchio e con le rughe prima di sentirmi dire una cosa del genere… e dai Edward smettila!! >> perché quel cretino quando mi ero seduta sulla poltrona vicina al divano dove lui si era disteso, aveva avuto la brillante idea di estendere il braccio e iniziare a pizzicarmi solo per infastidirmi.
Mi allungai per schiaffeggiargli la mano, ma lui lesto afferrò il mio polso e mi trascinò sul divano con lui.
<< ha perso signorina Swan! >>
Per lui avevo perso, ma a me pareva di aver vinto dato che ora mi ritrovavo spalmata su di lui in sole mutande aderenti e sul divano, unico testimone del nostro folle amplesso.
<< non mi hai ancora spiegato che ci faceva Tetta-Kate nella tua suite. >> ripresi cercando di darmi un contegno nonostante la posizione.
Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo
<<  hai mai pensato alla vita che fa un uomo che si trova nei piani alti di una grande società? A come vive, all’ansia e alla pressione che è costretto a subire ogni giorno, al fatto che non può fare programmi futuri perché non sa dove sarà la settimana prossima, o quella dopo ancora perché per qualunque emergenza questo deve essere sempre disponibile?
E allora magari quest’uomo è a cena con una bella donna, una che gli piace, con la quale stà bene e con cui probabilmente potrebbe anche pensare a qualcosa di serio… e poi nel bel mezzo della cena lo chiamano e lui deve andare in ufficio, e il giorno dopo magari a Los Angeles, Detroit, Seattle, Boston… ovunque.
Pensi che questa donna rimarrebbe ad aspettare in eterno il nostro giovane Dandy? >>
<< dipende… se pensasse che ne valga la pena >>
 Edward fece un sorriso ironico << Bella... la maggior parte delle donne alla soglia dei 30 spera in una storia stabile. Sposarsi, magari fare dei figli… vogliono essere amate, vogliono sentirsi importanti. Io posso dare sicurezza economica, ho i soldi, se avessi una moglie lei potrebbe vivere facendo solo ciò che più le piace, potremmo avere anche 10 bambini ma… non potrei mai essere presente. E una donna quando si trova davanti il bravo ragazzo che la ama alla follia ma è senza un penny nemmeno lo vede, ma se ne trova uno pieno di soldi ma invisibile… non gli si avvicina neanche. >>
<< non capisco dove vuoi arrivare.. >>
<< non sono l’unico in questa situazione. Ci sono milioni di persone nel mondo che vivono come me, che viaggiano… e che nei loro viaggi conoscono persone simili. Il gioco stà solo nel mantenere i contatti, così quando si è in giro si può passare una serata in compagnia di un simile… >>
<< compresa la notte immagino >>
<< compresa la notte >> ripeté lui mesto << è come avere tante amanti in giro per il mondo, senza sentimenti ne coinvolgimenti >>
<<  stai cercando di dirmi che Kate è come te? >>
<< per le donne è più difficile Bella… a nessun uomo piace stare sotto la propria donna… almeno lavorativamente parlando >> aggiunse scherzoso
<< lo trovo un comportamento disgustoso. >>
<< oppure solo la scelta di persone molto sole. >>aggiunse lui
<<  tu non sei solo Edward.. >> mormorai alzando il viso e trovandolo vicino al mio, la sua mano solleticava il mio fianco
Lui non rispose, semplicemente alzò le spalle ed abbassò sguardo.
<< non hai avuto nessuna storia in questi anni? >>
Fece segni di diniego con la testa tornando ad osservarmi << tu? >>
Io avevo semplicemente avuto 5 fidanzati, di cui uno persino di 2 anni, e numerose avventure o frequentazioni leggere… perché mi sentivo in difetto a dirlo?
<< oh-oh! >> sorrise lui << non mi vorrei dire che sei una di quelle che non dice il numero degli ex perché sono troppi?! >>
Beccata in pieno.
<< io almeno non scopo in giro per il mondo! >>
<< ma io frequento sempre le stesse persone! Te l’ho detto, il gioco è solo mantenere i contatti con chi si conosce, non è che vado a rimorchiare in giro nei bar! Avanti quanti sono? >>
<< non ho intenzione di dirtelo! >>borbottai imbarazzata
<< avanti Signorina Swan, non faccia la difficile! >>
<< no Edward! >>
<< 30? >>
<< cosa? Per chi mi hai presa! >>
<< 20 >>
Non risposi
<< 25! >>
<< perché stai aumentando? >>
<< perché non hai detto nulla quindi sicuramente era basso… 27! >> proseguì testardo.
<< sono 28 ok? Sono 28!!.. Dio!!! >>
Edward rimase muto per qualche momento, poi fece un sorriso sadico che non vedevo dai tempi di Lucifero…
<<  io sono stato contato una volta o due? >>
<< Edward!!!>
<< è solo per domandare! sono passati praticamente 10 anni, le mie arti amatorie sono decisamente cambiate da quando avevamo 16anni! >>
<< a me non è parso proprio. >>
<< come? >> scoppiò offeso
<< grugnisci come allora. >> continuai cercando di trattenermi dal ridere.
<< io non grugnisco! >>
<< oh, si che lo fai! Quando sei quasi alla fine… inizia a fare quello starano verso gutturale.. tipo sgrunt sgrunt.. >> lo imitai
 << i-io non faccio così! >> balbetto imbarazzato
<< oh si che lo fai! >> lo presi in giro << e poi il modo in cui succhi il collo… da piccoli ti limitavi ai succhiotti, adesso invece mordi pure… cos’è ti sei trasformato in un vampiro? >>
<< ah-ah-ah molto divertente! Strano però perchè non mi sembrava ti stessi lamentando quando quest’uomo grugnante.. >> e indicò se stesso << ti stava sbattendo sul pavimento! >>
<< avevo battuto la testa, tesoro, devo aver avuto un trauma cranico! >> continuai
<< ah sì?! >> e in men che non si dica mi ritrovai bloccata sotto di Edward che senza sosta mi mordeva la faccia e il collo producendo quel verso come un idiota <<  sgrunt sgrunt.. >>
<< Edward smettila!!! >> strillai cercando di scappare e allo stesso tempo ridendo per il solletico che i suoi morsi e la sua barba incolta mi facevano
<< sgrunt sgrunt… rimangiati quello che hai detto!! >>
<< no! >>
Fece il gesto per tornare a mordermi il collo ma a quel punto a pezzi per le ristate cedetti
<< ok-ok mi rimangio tutto - mi rimangio tutto! >>
<< io non grugnisco! >>
<< no, non lo fai! >> dissi facendo di no con la testa per dare maggiore enfasi alle mie parole, e tenendo ancora le mani contro il suo petto per tenergli il viso lontano da me << fai solo… un leggero rumore di fondo… Sai no… tipo tubatura intasata! >>
Il suo sguardo fu così’ sconvolto e sorpreso che riuscii a fuggire dalla sua presa e scappare al di là della stanza, vicino alla porta
<< Devo andare Edward.. è stato.. è stato un vero piacere parlare con te! >> risi mentre prendevo la maniglia della porta
<< me la pagherai Bella! >> mi urlò di rimando, senza però riuscire a cancellare il sorriso che gli illuminava il viso
Annui mentre mi chiudevo la porta alle spalle e sentivo, come una ragazzina, il cuore scoppiarmi nel petto.




Edward e Bella. È possibile che due adulti al di sopra dei 25anni insieme non riescano a superare i 16? Sì, è decisamente possibile. :)
Partiamo dal capitolo “The Ecstatic Frenzy  of the Maenad ” - L’estatica frenesia della Menade.
Per chi non lo sapesse la Menade è la cosidetta Baccante e da Wikipedia: “La menade era una donna in preda alla frenesia estatica e invasata da Dioniso” e chi è il nostro Dioniso? Bella si è presa una bella sbandata!

Il prossimo capitolo arriverò tra pochi gioni (per questo capitolo ho ritardato perché ero in vacanza e anche se volevo scrivere la spiaggia, il mare e il sole mi hanno distratto) ma non ho ancora elucubrato un titolo che mi piaccia, quindi vi lascio un piccolissimissimo spoiler. ;)


<< Isabella, potrei offrirle qualcosa da bere? >>
Era la prima volta che Edward mi chiamava davanti a tutti con il mio nome completo.
Era una scemenza, me ne rendevo conto, ma quella cosa mi fece andare in brodo di giuggiole!
Stava cercando di farmi capire che era pronto per iniziare qualcosa con me? Tipo una relazione?
Che voleva si sapesse che eravamo vicini… amici magari? E poi con il tempo qualcosa di più?
Magari mi avrebbe di nuovo chiesto di ballare, come l’altra volta, e forse mi avrebbe trascinata in un impeto di passione in un balcone, dove mi avrebbe baciata con trasporto e abbracciata con sentimento, sussurrandomi parole romantiche nell’orecchio…
Oh, sì… sarebbe stato magnifico!
<< di un po’, la tua amica è una che la dà la prima sera? >>
<< Edward!!! >>

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Capitolo 6
*** Unconscious Waals ***


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5.
Unconscious Waals




<< signorina è sicuro di volerlo nero? >>
Sicura? Se ne ero sicura? No che non lo ero!
<< lei cosa mi consiglia? >> domandai alla commessa gentile che continuava ad osservare l’abito che avevo scelto per il galà di quella sera con un’espressione disgustata.
<< un oro oppure un bel rosso, è di moda quest’anno lo sa? >>
No, non sapevo nemmeno quello. Io e la moda eravamo molto amiche, ma non amanti. A ricoprire quel ruolo c’era già Rose.
E al nome di Rose una lampadina mi si accese in testa… << mi scusi, può aspettare cinque minuti, devo fare una telefonata urgente! >>
La commessa mi guardò stranita e annuì mentre io mi allontanavo per telefonare alla mia migliore amica.
<< p-pronto? >> balbettò una voce assonnata dall’altra parte del telefono.
<< non dirmi che stavi ancora dormendo? >>
<< Bella… lavorare a stretto contatto con il Signor Cullen ti stà facendo finire per parlare come lui. >> borbottò lasciandomi sorpresa di come avessi usato la stessa modalità con cui lui mi aveva svegliato tempo fà la mattina presto.
Edward e la sua influenza demoniaca!
<< ho bisogno di un favore, un favore grossissimo! >>
<< spara. >>
<< stasera Ed.. il Signor Cullen  >> mi corressi << ha organizzato un galà; sarà molto formale, io sono in un negozio e non trovo l’abito adatto. >>
<< galà? >> domandò Rose facendomi dubitare che avesse ascoltato l’intera mia frase.
<< sì Rose, ha organizzato una serata di gala ed io non ho l’abito! >> ripetei.
<< galà. >> ripeté di nuovo lei. Le si era incantato il disco?
<< Rose.. >>
<< ti prego-ti prego- ti prego voglio venire anch’io! >>
<< cosa? Rose no! Non posso, come fai? Tu sei a New York ed io praticamente a Detroit, inoltre… >>
<< un’ora e sono da te, che sarà mai! È mattina, parto tra mezz’ora e arrivo anche in tempo per aiutarti con l’abito... per favoooooreeee!! È il mio sogno di quando ero bambina partecipare ad una cosa del genere! >>
<< ma come faccio? Non è che posso andare da Edward e chiedergli se posso portare un’amica, non è il party di una confraternita, è una serata di lavoro. Mi farai fare una pessima figura! >>
Quando finii di parlare però al di là della cornetta per parecchi secondi sentii solo il silenzio; questo finchè la voce interdetta di Rose non lo ruppe.
<<  Edward? >>
Nella mia mente solo una parola: M-E-R-D-A.
<< intendevo dire Signor Cullen. >>
<< intendevi dire ma non l’hai detto… che succede lì? >>
<< niente che vuoi che succeda?! >> risposi veloce e forse per questo facilmente smascherabile.
<< Signorina Swan, non è che per caso stà giocando a Monica Lewinsky e Bill Clinton vero? >>
<< no! Ma che dici… no! >>
<< oh mio dio! >> esclamò lei eccitata nonostante la mia negazione.
<< Rose ti ho detto di no! >>
<< e tu pensi che io ti creda, piccola pervertita che non sai altro?! Non ci credo, non ci credo!! >>
<< perché non è vero! >>
<< ah sì? E allora sentiamo da dove nasceva tutto quel “Edward”? >>
<< io… ecco noi… >> balbettai combattuta << ci conoscevamo da piccoli va bene?! >>
Rose stette di nuovo muta.
<< davvero? >>
<< sì. Abbiamo fatto le scuole assieme e… siamo stati anche assieme alla fine del liceo. Rose che non si sappia in giro o giuro che ti uccido con le mie mani! >>
<< ma di che ti preoccupi? Ho mai raccontato in giro le tue cose?… ma non ci credo.. tu e il capo… sono davvero shockata! >> ridacchiò.
<<  non è niente di chè. >> cercai di sminuire la cosa.
<< sì infatti, non è niente di che. Infatti dato che “non è niente di che” ora hai un pretesto in più per andare dal Signor Cullen e chiedergli se una tua amica che si trova in città per la sera può venire al galà! >>
<< Rose no ti prego… >>
<< vai!! Ed io ti giuro che ti porterò il vestito più bello che tu abbia amai visto! >> e senza aggiungere altro mi chiuse gentilmente il telefono in faccia.

Bussare o non bussare? Questo era il problema! E domandarlo o non domandarlo? Shakespeare avrebbe potuto scrivere un’intera tragedia usando la mia vita.
Bussare.
<< entri e cerchi di darsi una mossa che non ho tempo da perdere.. >> urlò irritato Edward mentre giravo il pomello della porta << ah sei tu.. perdonami, credevo fosse un’altra persona. >>
E da quando era così gentile con me?
Cercai di nascondere il sorriso che le sue parole mi avevano causato ma non ci riuscii.
<< scusami se ti disturbo, se hai da fare passo in un altro momento.. >>
Ma soprattutto da quando io ero così gentile?
<< no no, dimmi pure. >> rispose lui sorridendomi
Presi coraggio <<  c’è una mia amica in città questa sera. In effetti è la mia migliore amica e lavora anche lei per la società, e siccome non volevo lasciarla sola io mi domandavo se… >>
<< puoi portarla. >> mi interruppe lui senza scomporsi.
<< davvero? >>
<< sì. >>
Per un attimo rimasi senza parole da tutta quella gentilezza… non ci ero più abituata.
<< g-grazie. >> balbettai confusa dal fatto che fosse stato così semplice.
Mi voltai e mi avviai nuovamente alla porta quando però la sua voce mi fece fermare.
<< Signorina Swan? >>
Mi girai e vidi che si era alzato dalla sua poltrona e veniva verso di me.
<< lei ricorda le disposizioni che ho dato per il suo abito.. vero? >> mormorò basso osservandomi serio.
Scollato. Molto scollato.
Annuì.
<< bene. >> e vidi il suo sguardo scendere verso le mie labbra. << ci vediamo stasera nella hall con gli altri. >>
<< va bene >> bisbigliai cercando di trattenermi dal fare un passo in più e baciare quelle labbra che mi stavano attirando come una maledizione.
Quel passo però lo fece lui, ma invece che mangiarmi le labbra come desideravo io fare con lui, mi deposito un piccolo e casto bacio all’angolo della bocca, che ebbe però il potere di incendiarmi ancora di più.
Edward. Io volevo Edward.

Come previsto Rose arrivò in città due ore dopo, con il mio abito già pronto e togliendomi così dall’impaccio di passare la giornata a cercarne uno nelle varie boutique.
Era blu notte, lungo fino ai piedi e morbido e leggero come la seta.  La schiena e le spalline erano fatte semplicemente in pizzo, chi lasciava intravedere la mia pelle, e la parte davanti era scollata fino alla vita, dove una piccola cintura blu dello stesso tessuto stringeva la mia figura accentuandone le curve.
Era un piccolo capolavoro.
<< A Clinton verrà un infarto quando ti vedrà con questo abito! >>
Alzai gli occhi al cielo a quel soprannome.
Effettivamente però quando ci ritrovammo tutti quanti nella hall, il mio vestito, unito a quello di Rose che era rosso sangue e a sirena, attirarono gli sguardi di tutti gli uomini della sala. E se lo sguardo di tutti vagava da me a Rose, lo sguardo di uno rimaneva sempre fisso sulla sottoscritta.
<< è incantevole stasera Signorina Swan >>
Il complimento di Edward davanti a tutti mi fece imbarazzare ed arrossire. Balbettai un grazie stentato prima che la limousine venisse a prenderci.

Per il resto della serata io ed Edward non parlammo più. Lui era impegnato a dispensare sorrisi finti a chiunque andasse a salutarlo, e anche se ogni tanto lo coglievo a fissarmi, oltre a qualche piccolo sorriso non mi rivolse mai la parola.
Per fortuna con me c’era Rose che per tutta la sera mi fece compagnia, chiacchierando e facendosi raccontare tutti i particolari della mia storia passata con Edward.
Ovviamente per essere discrete e non farci sentire da orecchie inopportune continuammo a riferirci a lui come a “il Presidente”.
Mentre passeggiavamo per la sala però Rose si fermò all’improvviso, afferrandomi per il braccio.
<< e quello chi è? >>
<< quello chi? >> domandai confusa.
<< il bocconcino tutti muscoli che parla con il capo! >>
Mi girai in direzione del suo sguardo e dall’altro lato della sala vidi Edward, bello come non mai, fasciato in uno smoking nero, i capelli spettinati come suo solito e così alto da essere difficile ignorarlo, mentre parlava con Emmet McCarty.
<< Oh quello è il suo manager… quello che gli organizza le conferenze stampa. >>
<< è un figo da paura. >>
Lo osservai meglio. In effetti era un uomo molto attraente; muscoloso, capelli mori e ricci… non sarebbe stato niente male neanche per me se non si fosse trovato di fianco al mio personale Demone della Lussuria, sfigurando in confronto a lui.
<< è sposato? >>
<< e io che ne so! >>
<< domandalo ad Edward. >>
<< e da quando tu tifi per “Edward”? >> domandai mettendo enfasi nel nome dato che la mia amica non si era mai azzardata a chiamarlo così.
<< Da quando ho scoperto che ha come manager un modello do Abercrombie! Ti prego presentamelo! >>
<< No! >>
<< Bella dai… >>
<< ho detto no! >>
<< ma Bella! >>
<< no è no Rose. Non ho intenzione di avvicinarmi al Signor Cullen per cercare di… >>
<< per cercare di fare cosa Signorina Swan? >>
E come nelle più classiche sit-com anni ’90, Edward si era materializzato dietro di me e quella traditrice della mia amica, troppo impegnata nella sua opera di convincimento, non mi aveva avvertita in tempo.
<< ah.. emm.. ecco.. io >>
<< non balbetti Signorina Swan, sono sicuro che se si impegna è anche lei capace di esprimersi come una persona normale. >>
Emmet al suo fianco soffocò una risata.
Stronzo.
<< la mia amica Rosalie voleva farle i complimenti per –il suo super sexy manager- la riuscita della serata! >>
<< oh grazie mille Signorina. Lei è Rosalie Hale giusto? La stagista del settore marketing se non sbaglio. >>
<< sì sono io! >> rispose Rose parlando ad Edward ma continuando a fissare senza pudore Emmet, cosa che ovviamente a lui non passo inosservato.
<< oh perdonate la scortesia, non vi ho presentato Emmet McCarty, il mio addetto alle pubbliche relazioni. >>
Io lo avevo già incontrato qualche volta ma gli strinsi ugualmente la mano, notando con sorpresa che quando lo fece accompagnò il gesto con un occhiolino.
Ma che faceva? Ci stava provando con me?
<< molto piacere. >> miagolò Rose vicino a me rischiando di farmi scoppiare a ridere in faccia a tutti.
<< i vostri lavori hanno punti molto simili, immagino vogliate parlarne, ma dato che ne io ne la Signorina Swan apprezziamo come voi l’affascinante mondo della pubblicità, vi lasciamo soli.
Isabella, posso offrirle qualcosa da bere?  >>
Era la prima volta che Edward mi chiamava davanti a tutti con il mio nome completo.
Era una scemenza, me ne rendevo conto, ma quella cosa unita al complimento che mi aveva fatto nella hall, mi fece andare in brodo di giuggiole.
Stava cercando di farmi capire che era pronto per iniziare qualcosa con me? Tipo una relazione?
Che voleva si sapesse che eravamo vicini… amici magari? E poi con il tempo qualcosa di più?
Magari mi avrebbe di nuovo chiesto di ballare, come l’altra volta, e forse mi avrebbe trascinata in un impeto di passione in un balcone, dove mi avrebbe baciata con trasporto e abbracciata con sentimento, sussurrandomi parole romantiche nell’orecchio…
Oh, sì… sarebbe stato perfetto!
<<  di un po’, la tua amica è una che la dà la prima sera?  >>
<<  Edward!!  >>
<< shh! Non urlare, non lo vedi che c’è gente! >>
<< e tu che razza di domande fai allora? >>
<< niente ero solo curioso. >> rispose lui vago nascondendo un sorriso << come stà andando la serata? Ti stai divertendo? >> mi domandò mentre mi passava un calice di champagne.
<< sì, il cibo è ottimo, i drink anche >> e nel dirlo alzai il calice per brindare con lui << e la compagnia perfetta. >>
<< mi dispiace non essere venuto prima a parlare un po’ con te.. purtroppo questo genere di situazioni mi obbligano a passare la maggior parte del tempo a cercare di fare bella figura con i nostri clienti… e il diritto di controllo del socio di minoranza… >> continuò mentre un uomo passava vicino a noi << … scusami. >> balbettò abbassando la voce e distogliendo lo sguardo dal mio.
<< stia tranquillo Signor Cullen. Comprendo perfettamente. >> gli risposi tranquilla facendogli un piccolo sorriso di incoraggiamento. Mi dispiaceva infatti vederlo imbarazzato per quel suo comportamento, ma in fin dei conti lui era a capo di una grossa azienda di cui anche io facevo parte come figura minore, e capivo la sua paura di poter creare dei problemi se si fosse capito che tra di noi c’era qualcosa.
Perché non stavamo insieme, non avevamo nessun legame ufficiale che potesse considerarci amici, amanti o chissà cos’altro… ma qualcosa c’era, di questo ero sicura.
<< sei bellissima questa sera..  vorrei passare più tempo con te. >> riprese.
<< non preoccuparti… fai quello che devi fare, io ho Rose a farmi compagnia. >>
<< e dopo? >>
<< dopo cosa? >>
<< dopo il galà. Vuoi venire a bere qualcosa nella mia suite? Ho un disperato bisogno di.. >> e si zittì di nuovo mentre passavano vicino a noi un gruppo di uomini << .. di parlare senza stare attento a quello che dico. >> terminò la frase quando questi si furono allontanati.
Sorrisi timida << va bene. >>
<< va bene? >> domandò come se non potesse credere al fatto che gliela avessi data vinta così facilmente << bene allora. Ti aspetterò… e non cambiarti d’abito, rimani con questo. >> aggiunse a bassa voce illuminandomi con un meraviglioso sorriso, per poi voltarsi e andare incontro all’ennesimo dirigente che lo stava chiamando.

<< emm…Bella… pss Bella?! >>
Mi voltai sentendomi chiamare alla spalle e mi guardai attorno.
<< Bella… hey sono qui! >> la voce proveniva da un Ficus.
<< c’è una pianta che ti chiama. >> sussurrò Edward che era tornato vicino a me mentre su un piccolo palco il direttore della Crysler faceva un discorso, senza però distogliere lo sguardo dalla sala, come per nascondere il fatto che mi stesse rivolgendo la parola.
Disinvolta acchiappai un calice di champagne posato sul vassoio di un cameriere e mi avvicinai al Ficus.
<< chi parla? >> chiesi seria.
<< idiota sono io!! Dietro la pianta! >> la voce di Rose, sussurrata e misteriosa mi fece andare le bollicine di traverso.
<< Rose ma che diavolo fai… si può sapere perché ti nascondi? >>
<< devo chiederti un favore! Un favore enorme, enormissimo… ti prego non so come fare!! >> parlò agitata aggrappandosi al mio braccio disperata.
<< cerca di calmarti.. si può sapere che è successo? >>
<< Emmet! Oh… Emmet! Emmet!! >>
<< tesoro, non stai aggiungendo alcuna informazione! >> le feci notare.
<< si lo so scusa è solo che…. Ma tu lo hai mai visto nudo? >>
Lo champagne mi andò di traverso per la seconda volta.
<< ma cosa stai dicendo? >>
<< ho bisogno della tua stanza all’hotel Bella! Non per molto… non so un’oretta o due, poi sparisco te lo giuro! >>
<< cosa?! No Rose, neanche per sogno! Vatti a prendere un’altra stanza! >>
<< sono esaurite… sono tutte esaurire, ma ti rendi conto! E io non mi chiuderò in uno squallido motel a ore sull’uscita autostradale, assolutamente no! >>
<< e Emmet? Lui dove dorme, non puoi andare da lui? >>
<< è ospitato da sua sorella Alice a Detroit… non può portargli una donna in casa, ti pare? >>
<< mi pare  di più che tu voglia usare la mia camera per… accoppiarti. >> dissi con faccia disgustata.
<< ma lo hai visto? È così bello, romantico e gentile! Ha detto che quando torniamo a New York mi porta fuori a cena… Bella ti prego!!! >>
Merda, perchè mi dovevo sempre cacciare in queste stupide situazioni?! Volevo bene a Rose e vedevo che gli piaceva davvero molto Emmet, ma quella era la mia camera e io poi dove sarei andata a dormire?
Il nome del Maligno mi saltò subito in testa, ma con un cenno lo cancellai,.
Non mi sarei mai abbassata a chiedergli ospitalità per la notte, chissà che strani pensieri si sarebbe fatto.
No, avrei aspettato in camera sua finchè Emmet non se ne sarebbe andato… e poi sarei tornata a dormire in camera mia. Sì, avrei fatto così.
<<  non usare il mio letto Rose! >> le intimai puntandole il dito contro.
<< come? >>
<< sul pavimento, o sul divano… il mio letto no! >>
Lei alzò gli occhi al cielo ma il sorriso che le si formò sulle labbra mi fece capire quanto fosse felice.

Quando la serata terminò e tutti assieme tornammo all’hotel, appena varcato il portone principale vidi Rose ed Emmet ridere e correre come bambini mano nella mano verso l’ascensore diretto in camera, infischiandosene  totalmente le persone che erano attorno a loro.
Sorrisi nel vedere la mia amica così felice, ma dalla parte opposta mi sentii gelosa di lei.
Lei poteva tenere la mano di un uomo in pubblico e al contrario lui teneva la sua, totalmente disinteressato del parere delle persone intorno a loro.
Lui l’aveva appena conosciuta, eppure già aveva mostrato in pubblico il suo coinvolgimento nei suoi confronti.
Io conoscevo Edward da metà della mia vita, e ora mi ritrovavo seduta al bancone del bar dell’hotel ad aspettare che si facesse sufficientemente tardi per salire nella sua suite e non farmi vedere da nessuno.
Il pensiero mi fece venire uno strano nodo alla gola.
Quando finalmente i corridoi si svuotarono e i miei colleghi furono scomparsi nelle loro stanze mi diressi da Edward e, aperta la porta, me lo trovai davanti ancora in abito elegante; la cravatta allentata e i primi tre bottoni della camicia aperti a lasciar intravedere il petto e quella sua deliziosa voglia al cappuccino che aveva sulla clavicola.
Mi venne voglia immediatamente di baciargliela.
<< buonasera Isabella. >> mormorò sorridendo
<< buonasera Signor Cullen. >> risposi io stando al gioco ed entrando nella stanza.
<< posso offrirle qualcosa da bere? Un gin tonic? Un martini? >>
<< Un martini andrà benissimo… molto secco, con tante olive. >> continuai mentre camminavo sui miei tacchi alti osservando i quadri appesi ai muri, copie di alcuni celebri ritratti.
<< credo che io abbia vinto la scommessa. >>
<< quale scommessa? >> domandai voltandomi verso di lui e prendendo il cocktail dalle sue mani.
Lui rise e si sedette sul divano in modo scomposto.
<< quella della tua amica e di Emmet >>
Alzai gli occhi al cielo.
<< gli piace molto sai? >> continuò << quando è venuto a dirmi che scappava con lei aveva la faccia di un bambino al Luna-Park! >>
<< si, anche Rosalie aveva la stessa espressione! >> ridacchiai
<< mi ha fatto i complimenti anche per te… effettivamente stasera sei accecante. >>
A quelle parole lo osservai. Sguardo tranquillo e rilassato come non mai, mezzo steso su quel divano a godersi il suo drink.
<< mi ha fatto l’occhiolino quando gli ho dato la mano. >> gli raccontai per vedere la sua reazione. Si sarebbe ingelosito?
<< si prendeva solo gioco di te.  >> rispose invece lui con un sorriso.
<< come prego? >>
<< dopo quello che gli ho detto ha voluto solo prenderti un po’ in giro… lui è così, grande e grosso, ma burlone come un ragazzino. >>
<< dopo quello che gli hai detto? >> chiesi conferma rimanendo con la mente all’inizio della sua frase.
<< di noi. >> rispose lui semplice << lui è il mio migliore amico, sa tutto di me. Non potevo nascondergli la tua presenza. >>
Di noi.
Nel mio cervello quelle due parole continuarono a ripetersi come un’eco infinita.
<< sei arrabbiata? Non volevi ne parlassi con nessuno? Puoi stare certa che lui è una persona molto discreta. >>
<< no, non sono arrabbiata… non me l’aspettavo. >>
<< che ne parlassi con qualcuno? >>
<< che considerassi un noi. >> affermai franca.
<< e come pensavi considerassi questa cosa? >> domandò allora lui curioso.
In realtà non lo sapevo neanche io.
<< niente… >> mormorai, per poi accorgermi che con quel niente che avevo semplicemente detto per far cadere la conversazione e fargli capire che in realtà non ci avevo ancora pensato, alle sue orecchie significava ben altra cosa.
<< sei in piedi di fronte a me Bella, nella mia suite a notte fonda, con un vestito scollato fino alla vita che indossi solo per il semplice fatto che io te l’ho chiesto, e stai pestando lo stesso pavimento nel quale qualche notte fa abbiamo fatto l’amore…. Tutto questo non mi sembra niente. >>
Quell’abbiamo fatto l’amore mi fece andare il cuore a mille.
<< spogliati. >>
<< c-cosa? >> balbettai ancora confusa da quello che mi aveva appena detto.
<<  ti avevo detto che mi sarei vendicato ieri pomeriggio, ricordi? Voglio che ti spogli. >>
<< m-ma io.. >> mormorai imbarazzata. Certo mi aveva già vista nuda, sia in passato che qualche giorno fa, ma una cosa era essere presi dalla passione e strapparsi i vestiti di dosso, un’altra cosa e fare uno spogliarello davanti ad un uomo seduto in poltrona che mi osservava con attenzione.
Arrossii.
<< non essere timida Bella… ti avevo detto che volevo guardarti no? >>
<< pensavo che volessi guardarmi con il vestito. >> lo ammonii.
<< ti ho guardata tutta la sera con quell’abito, ora voglio vederti senza. Ricorda che mi sei debitrice, sia per ieri che per la scommessa vinta su Rose ed Emmet. >>
<< non avevamo fatto nessuna scommessa! >>
<< io sì. Spogliati. >> ripetè.
Per un attimo rimasi fissa a guardarlo, sentendo il respiro veloce e le guance in fiamme.
Poi con calma appoggia il bicchiere sul tavolino vicino a me e con gesti forse un po’ impacciati, feci scivolare l’abito lungo le spalle, in modo che questo, leggero com’era, scivolasse da solo lungo tutto il mio corpo fino a finire arricciato attorno ai miei piedi, lasciandomi così di fronte a lui coperta solo da degli slip. I tacchi ancora ai piedi.
Per un attimo vidi Edward chiudere gli occhi per sospirare, e poi riaprirli, osservandomi serio e profondo.
<< vieni qui.. >> mormorò allungando una mano verso di me.
Con naturalezza gliela afferrai, e guidata da lui mi sedetti su un suo ginocchio, lasciandomi avvolgere della sue braccia. Il suo viso sprofondò nei miei capelli.
<< sei così maledettamente bella, Isabella. >>
Arrossì ma non dissi nulla, mentre sentivo le labbra di Edward lasciarmi un bacio sul collo.
<< non voglio che pensi ti abbia chiesto di venire qui per questo.. >> mormorò con ancora le labbra appoggiate alla mia pelle. << in realtà volevo solo che stessi un po’ con me… volevo solo averti tutta per me.. >>
<< Edward.. >> sussurrai mentre sentivo le sue mani spostarmi i capelli di lato, e le sue labbra scivolare avanti e indietro in una carezza delicata che partiva dal collo per arrivare alla mia spalla.
<< non avrei nemmeno dovuto dirtelo… sarebbe dovuto rimanere un segreto.. non volevo tu sapessi quello che mi fai.. >>
<< perché, cosa ti faccio? >> domandai mentre ad occhi chiusi mi lasciavo trasportare da quelle dolci carezze
<< essere me stesso… >>
mi voltai e lo osservai in viso, notando in lui un’espressione di sincero tormento.
<<  sapere che hai ancora questo potere su di me mi terrorizza. Sapere che sei ancora capace di deludermi, mi terrorizza. Sapere che ti voglio ancora… mi terrorizza. >>
<< Edward io.. >>
<< non è colpa tua Bella. 10 anni fa, e stata colpa tua. Ora però è tutto a causa mia. Sono io che devo imparare ad accettare questa cosa. Sono io che devo accettare quello che provo. >>
<< cosa provi Edward? >> gli domandai stringendomi più a lui.
Mi gurdò negli occhi, ma non mi rispose e io mi sentii male.
Avevo capito che provava ancora qualcosa per me… quello che però avevo anche capito era che non si fidava più, e che questo lo spingeva anche a volermi tenere lontana.
<< mi dispiace Edward.. >> sussurrai abbassando lo sguardo << lo so che hai detto che era troppo tardi, e che non volevi le mie scuse… me mi dispiace.. davvero… >> e mentre parlavo una lacrima rigò la mia guancia, e in quel momento la mia nudità mi parve fuori luogo.
Mi alzai veloce e ripresi il vestito da terra coprendomi malamente, pronta per scappare via da quell’appartamento.
<< non andare via… >> mormorò lui seguendomi con gli occhi << rimani qui… dormi con me… >>
Volevo. Lo volevo disperatamente, ma allo stesso tempo la parte più orgogliosa ed egoistica di me mi diceva di andare via. Di andare via prima che fosse stato troppo tardi.
Prima che il mio cuore, per la prima volta, battesse davvero per Edward Cullen, e che lui iniziasse ad avere il potere che fino a quel momento avevo sempre avuto io.
Il potere su chi ti ama.
Il potere di distruggere.
Un tempo avrei detto e fatto di tutto per proteggere me stessa dall’amore.
Un tempo, infastidita dalle sue parole, me ne sarei andata da quella stanza dicendogli di chiarirsi le idee prima di contattarmi di nuovo, oppure gli sarei saltata in grembo, e avrei fatto l’amore con lui per convincerlo dei suoi sentimenti. Della sua necessità a stare con me.
Per avere meno paura.
Per avere le conferme di cui avevo sempre avuto bisogno ma che mai avevo dato a mia volta.
Quella notte però, per la prima volta nella mia vita, misi da parte me stessa, e posi al primo posto lui.
Lo presi per la mano, e lo feci alzare dal divano, portandolo assieme a me nella sua stanza, dove sotto il suo sguardo aprii il letto.
Mi tolsi il vestito, e con attenzione tolsi anche il suo abito, slacciandogli e sfilandogli la camicia, e togliendogli i pantaloni, le scarpe, i calzini.
Nel silenzio più totale lo portai a letto con me, e spenta la luce, lo abbracciai forte, affondando la testa nel suo collo e sospirando circondata dal suo profumo.
Le sue mani mi avvolsero e un piccolo bacio si depositò sulla mia fronte.
<< buona notte mia Bella.. >>
<< Buona notte.. >> … mio amore.

Lui mi aveva raccontato della sua paura di rimanere di nuovo deluso; in quel momento mi resi conto che tra i due, questa volta, quella che sarebbe finita in pezzi se la cosa non avesse funzionato, ero solamente io.




Voglio scrivere  qui un pensiero che durante la risposta alle recensioni sono finalmente riuscita a mettere per iscritto:
quello che c'è tra Edward e Bella e una sorta di piccola battaglia l'uno contro la fortezza dell'altro, nella quale entrambi cercano di buttare giù il muro altrui.
Da una parte Edward non si fida ancora del tutto di Bella e per questo la spinge di continuo a sbilanciarsi e parlare di quello che pensa e prova, perchè vuole avere conferme prima di ritrovarsi a sperare in qualcosa con lei e rischiare nuovamente di ritrovarsi a mani vuote.
Bella dall'altra parte combatte contro Edward, ma solo per questioni di carattere. E' solo una ragazza molto chiusa che ha sempre pensato solo a sè stessa, e ritrovarsi davanti un vecchio amore che le ha fatto capire l'errore e che nonostante questo è ancora lì con lei, le ha fatto comprendere i suoi sbagli e la stà spingendo a migliorare.
In effetti forse è meglio dire che più che cercare di buttare giù il muro altrui, ognuno stà cercando di distruggere il proprio. E' una lotta l'uno contro l'altro e anche contro se stessi.

Ecco è per questo motivo che per me è stata davvero dura scrivere l’ultima parte del capitolo; perché era importante che si chiarissero l’uno con l’altro e con sé stessi, su quello che vogliono e che si aspettano, però d’altra parte  la loro chiusura, la loro paura e l’ostinazione tipica del carattere forte di entrambi, mi ha frenato molto e continuava a frenarmi ad ogni lettera che schiacciavo sulla tastiera e ad ogni parola che gli facevo dire. Perché è dura per loro parlare ed aprirsi, e questo a reso dura per me scrivere e lasciargli spiegare.
Insomma, come loro il mio unico desiderio era quello di nascondermi in un angolino e dire “no, questa conversazione non la voglio proprio fare… non voglio che l’altro veda quanto mi stò sbilanciando”. Ma alla fine era necessario che entrambi crescessero e imparassero a smussare insieme quei lati del loro carattere che gli hanno fatti allontanare e ferire a vicenda.
Bella ancora non ha davvero espresso i suoi sentimenti, ma stà capendo come migliorare e stà finalmente iniziando a mettere in atto ciò, e questo è forse più importante di qualunque parola.

Vi lascio con un mega ringraziamento a tutte quelle che recensiscono, ai 180 che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate, e alle nuove pazze che mi hanno aggiunto come autore preferito (avete dei seri problemi ragazze!! ;) )
Il prossimo capitolo è già in viaggio!

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Capitolo 7
*** But Lovers always Come and Lovers always Go ***


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6.
But Lovers always Come and Lovers always Go




Non so cosa fù a farmi svegliare quella mattina.
Forse l’odore di menta e di uomo, forse furono quelle labbra morbide e la lingua umida che suggevano il mio collo con passione e dedizione, oppure furono le dita birichine che si erano infilate sotto i miei slip e dolci e tentatrici stuzzicavano la parte più nascosta di me, riempiendomi la pelle di brividi e la bocca di mugolii.
<< Ben svegliata bambolina… >>
Mugolai al suono della sua voce e mi mossi contro il petto di Edward, ritrovandomi a sfregare senza intenzione la sua evidente erezione con le natiche.
<< Edward… >> mormorai voltando il capo per incontrare le sue labbra.
<< shh, non parlare… >> sussurrò lui mentre le sue mani diventavano più insistenti << voglio fare l’amore con te tutta la mattina Isabella… >> sorrisi sulle sue labbra e mi voltai per riuscire a mia volta ad accarezzare il suo corpo, coperto anch’esso solo dai boxer.
Era caldo e morbido sotto le coperte bianche e profumava in maniera irresistibile… sarebbe stato così svegliasi con Edward nel letto tutte le mattine?
Allungai le mani e agguantai l’elastico dei boxer, tirandoglielo giù veloce.
<< mmm… vedo che non ti piace perdere tempo! >> ridacchiò mentre con i piedi scalciava per liberarsi dall’indumento.
<< ho sempre odiato queste inutili barriere di tessuto. >> borbottai mentre allo stesso modo abbassavo le mie mutandine per stare più comoda.
<< dovremmo andare in giro sempre nudi allora.. >> continuò divertito lui mentre si avvicinava a me per sentire il contatto dei nostri corpi bollenti l’uno contro l’altro. Un gemito sfuggi al mio controllo. << …ma non so se riuscirei ad accettare che qualcun altro oltre a me ti veda senza vestiti... sei così bella che di certo finirebbero tutti per volerti avere… Ma solo io posso, vero Isabella? >>
Ansimai, mentre si spingeva su di me e con le ginocchia si faceva spazio tra le mie gambe per poter sfregare e carezzare la mia intimità con la sua.
<< dillo Isabella… dì che solo io posso possederti. >> sussurrò sul mio orecchio mentre i nostri petti venivano a contatto ad ogni respiro.
<< solo tu… >> mormorai chiudendo gli occhi per godermi quel contatto e quelle leggere spinte che con il bacino mi dava.
Le sue labbra raggiunsero le mie e le carezzarono gentili, i suoi denti mordicchiarono e tirarono, la sua lingua affondo lenta nella mia bocca.
<< te la ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore? >> mi domandò basso mentre con la lingua succhiava dolce la mia bocca.
Annuì, mentre la sua mano si abbassava per accarezzami nuovamente e prepararmi ad accogliere il suo corpo.
<< eri vergine… ed eri così bella Isabella… così piccola e pura… >>
Gemetti, e lui con me, quando pian piano iniziò a farsi strada nel mio corpo.
<< pensavo di morire… pensavo di morire tra le tue cosce… quella notte… >> ansimò mentre con un ritmo lento e profondo si perdeva anima e corpo in me… talmente profondo da farmi impazzire.
Senza accorgermene mi ritrovai a graffiargli al schiena con le unghie, mentre lui mi alzava una coscia con la mano per raggiungere punti che nemmeno sapevo di avere.
<< avevo… avevo così paura… >> balbettai in difficoltà appoggiando la fronte contro la sua spalla.
<< di cosa? >>
<< che mi avresti fatto male… >> gemetti.
A quelle parole Edward si allontanò da me lasciandomi per un attimo senza fiato, ma poi veloce e fermo mi afferrò per i fianchi facendomi voltare, per poi alzarmeli e lasciarmi totalmente esposta ai suoi occhi.
Non ebbi nemmeno tempo di capire il cambio di posizione che lui si era già posizionato dietro di me e con un colpo secco era rientrato nel mio corpo, iniziando a spingere forte e profondo.
Una mano affondò davanti, iniziando a toccarmi, mentre il suo petto si abbassava contro la mia schiena e la sua guancia sfiorò la mia.
<< ti stò facendo male adesso? >> mormorò con la voce roca e bassa, spezzata dagli ansimi che nemmeno lui riusciva a trattenere.
<< n… no.. >> mormorai << oh… ti prego non smettere… >>
<< mai Bella… io non ho mai smesso… dio… >> mormorò mentre la sua fronte si poggiava sulla mia schiena e il suo respiro si faceva più spezzato e veloce.
<< mi se… mi sei così mancata.. >> balbettò spingendo più forte.
Per un attimo ebbi sulle labbra la parola anch’io, ma in un moto di lucidità riuscii a fermarmi dal pronunciarlo perché sapevo che quella sarebbe stata una grande bugia.
Una frase fatta, detta perché era la risposta che l’altro voleva sentire.
Perché a me Edward non era mai mancato in tutti quegli anni… non avevo nemmeno mai pensato a lui. Avevo proseguito la mia vita e non avevo mai creduto che in un futuro ci saremmo ritrovati di nuovo insieme, nudi, uniti, a desiderarci l’un l’altro come da piccoli e a sentire di nuovo quell’attrazione e quel feeling che solo con lui io avevo provato.
A sentire qualcosa nel cuore che poteva chiamarsi amore.
<< Edward.. >> mormorai mentre mi alzava con il busto per farmi raggiungere il suo viso, finendo praticamente per ritrovarmi seduta di spalle su di lui.
Quella posizione mi fece gemere forte quando ad una sua ulteriore spinta mi ritrovai a sentirlo arrivare fin dove non c’era più spazio.
<< ti ho fatto male? >> domandò ansioso fissandomi preoccupato in viso con le labbra a pochi millimetri dalle mie.
<< no… solo non ero… >> mormorai senza più fiato << non ero più abituata a te.. >> e alle tue dimensioni, avrei voluto aggiungere.
Sorrise sulla mie labbra a quelle parole << ti riabituerai piccola… >> rispose allora lui stringendomi forte con le mani i seni.
E sì, mi sarei riabituata molto volentieri.

<< Come faremo quando torneremo a New York? >> mormorai sulla sua pelle, ore ed ore dopo di intensa ed estenuante attività sessuale.
Rilassati ed abbracciati.
<< che intendi? >>
<< il lavoro… l’ufficio… Signor Cullen, Signorina Swan >> continuai io alzando il viso dal suo petto per osservarlo negli occhi.
<< mi piace chiamarti Signorina Swan >> rispose lui divertito << è parecchio erotico, sembra uno di quei giochetti di ruoli. I sono il capo e tu la segretaria sexy… >> mi prese in giro
<< peccato che non è un gioco di ruoli… tu sei davvero il mio capo. >>
<< ma tu non la mia segretaria >> continuò lui senza voler minimamente rimanere serio << e meno male, quella è l’incrocio tra un rottweiler e Gorbaciov! >>
<< smettila di scherzare! >> lo redarguii.
<< e perchè mai? Che cosa cambia fasciarsi la testa ora… godiamoci il momento, poi quel che sarà lo scopriremo. >>
<< ma non potremmo comunque farci vedere insieme. >>
<< beh… nemmeno qui ci siamo mai fatti vedere insieme, ma non mi sembra di non essere riusciti a stare insieme. >>
Già, ma come fargli capire che tra passare il tempo assieme di nascosto, e passarlo alla luce del sole le cose cambiavano radicalmente?
Perché era vero. Io volevo stare con Edward e godermi il momento come lui asseriva con tanta convinzione, ma allo stesso tempo la gelosia e l’invia di non poter avere anch’io una normale storia d’amore non mi lasciavano scampo.
Questo però non potevo dirglielo. L’avrei spaventato… sicuramente lui non era pronto.
Non ancora. Non con me.
Ci avrei pensato.
Ci avrei pensato a tempo debito.
Non sapevo però che quel tempo sarebbe arrivato presto.
Infatti dopo solo una settimana dal nostro ritorno a New York, e la trasferta e tutto ciò che aveva comportato tra noi, il clima in ufficio era radicalmente cambiato.
Me l’ero domandata milioni di volte durante quel breve volo che ci stava riportando a casa, come sarebbe stato il rapporto tra me ed Edward una volta tornati tra freddi ed asettici muri della Cullen & Mansen Society. Come avremmo proseguito quello che avevamo riscoperto e iniziato… come avremmo fatto a separare il lavoro da… da noi.
La risposta si era presentata esattamente il giorno successivo quando ero stata convocata dal capo nel suo ufficio.
Alla fine come preannunciato la promozione il Signor Cullen me l’aveva data. Ero diventata Consulente Strategico Amministrativo, con un contratto a tempo determinato con passaggio dopo un anno all’indeterminato.
Addio allo stage.
Addio al precariato.
Addio ai soldi contati.
Ma…
Addio anche ad Edward.
E questo forse era quello che mi faceva male.
Il mio contratto non prevedeva contatti con lui. Io ero apprendista in un settore gestito da un vicedirettore, e dovevo stare sempre e solo appiccicata a lui. Dalla mattina, alla sera.
Ed Edward non si faceva vedere.
Ci parlavamo per telefono ogni tanto, la sera, quando io o lui o entrambi non eravamo ancora nei nostri rispettivi uffici a lavorare e terminare i nostri progetti. E anche quando parlavamo le discussioni si limitavano al lavoro. Come mi trovavo, come mi trattavamo, se ero felice, se ero stanca.
Io parlavo con il signor Cullen, non con Edward, e questo iniziò pian piano a ferirmi sempre di più. Perché un graffio superficiale se perpetuato nel tempo può finire per tagliare e sanguinare, arrivando in profondità. E io ormai mi sentivo ferita nel cuore, perché dopo tutte quelle parole, tutti quei gesti, tutti quei baci, non potevo credere che ciò che avevamo ricreato si stava sciogliendo come neve al sole.
Non volevo permetterlo.
<< Salve potrei parlare con il signor Cullen? >>
<< ha un appuntamento? >> mi domandò la segretaria puntigliosa.
<< no… ma sono sicura che se gli dice il mio nome… >>
<< se non ha un appuntamento non posso lasciarla entrare! >> m’interruppe.
<< ma lui sa chi sono. Lo chiami per favore, gli dica che… >>
<< no. >> rispose secca tornando a pigiare i tasti sul computer.
<< ma io devo parlargli. >>
<< su appuntamento >> continuò non guardandomi nemmeno più.
Un ringhio mi salì dalla gola e a mali estremi, estremi rimedi.
<< pronto! >> la sua voce apparì sorpresa come mi ero aspettata.
<< Edward ho bisogno di parlarti. >>
<< è successo qualcosa? Stai bene? >>
<< sì,sì… ho solo bisogno di… di vederti. Di parlarti, a quattrocchi. >> mormorai abbattuta
<< Bella sono in ufficio in questo momento… e anche tu! >> continuò sembrando anche parecchio scocciato dalla mia telefonata << ci sentiamo questa sera se finisco ad un’ora decente, va bene? >>
<< Edward per favore, devo vederti! >>
<< da dove stai telefonando? >>
Ma che domanda era?non aveva di meglio da dirmi?
<< dal bagno! >>
<< Bella! >> ringhiò lui << butta subito giù, e se ti sente qualcuno?! Lo sai che rischi mi fai correre? Se ti ho detto di non telefonarmi mai a lavoro un motivo ci sarà stato! Ci sentiamo stasera. Ciao. >>
E detto così buttò giù.
Era da tempo che non mi capitava… davvero da molto, moltissimo tempo. Ma quel giorno, in quel bagno, tornai adolescente, e mi riscoprii a piangere come una bambina… in preda alla nostalgia, alla mancanza e all’amore che non sentivo corrisposto.


A: Edward Cullen; edwardanthonycullen@c&msociety.com
Oggetto: Al nostro prossimo incontro…


Edward… non so nemmeno io perché stò scrivendo qui. Forse perché tu non mi permetti di vederti e di parlarti guardanti in viso, forse perché senza i tuoi occhi davanti non riuscirei mai a trovare la forza di parlare al telefono e dirti quello che sento… forse perché tu hai lo straordinario potere di farmi tornare adolescente… e si sà che il metodo più convenzionale degli amori giovanili sono le lettere d’amore.
Lo sia che non sono brava a dichiararmi, sbilanciarmi e tutte quelle cose lì… lo sai che non sono capace di ammettere i mei sentimenti, il mio bisogno, il mio…. amore.
Forse è per questo che ti scrivo, perché so che ora è giunto il momento per me di farlo, e sono troppo vile per farlo dal vivo.
La scorsa settimana a Detroit è stata… magnifica. Strana, intensa, carica, perfetta. E io mi sono ritrovata a sperare… sperare in qualcosa che però ora capisco che non si realizzerà mai.
Sono stata già troppo egoista in passato e stò cercano di imparare dai miei errori.
Io ti voglio, non posso negarlo, ma non posso nemmeno pretendere che da parte tua il sentimento sia reciproco, perché è chiaro ormai che tu sei confuso e che se anche hai avuto nel tuo cuore la voglia di riprovare certe sensazioni, certe passioni che solo noi due riusciamo a creare, io non sono fatta per te. E lo stile d vita che conduciamo non ce lo permette nemmeno.
E non voglio stare qui a chiamarti e pressarti per ottenere da te attenzioni e amore, non voglio e non posso. Non questa volta. Ho capito.
Quindi questa lettera è solo per dirti che va bene. È stato bello riaprire questa piccola parentesi di noi, rivivere il passato e rivedere i vecchi errori.
Mi hai aperto gli occhi e non ti sarò mai abbastanza grata per questo.
Ora però devo anch’io prendere la mia strada, strada che mi hai indicato tu… e non ti preoccupare, non ce l’ho con te. Lo capisco.
Sarai sempre il mio capo e sempre ti rispetterò, sia in questo ruolo che in quello di ex… fidanzato, amico, amante.
Spero che nonostante tutto, tu possa ancora volermi il bene.
Perchè io te ne voglio Edward… sempre te ne vorrò.
Al nostro prossimo incontro lungo i corridoi della C&M

Tua Bella

P.S. Avevi ragione, la tua segretaria è un generale nazista, ma non avrei potuto immaginarla diversamente!;)


Appena inviai la mail il mio cuore perse un battito.
Stavo facendo la cosa giusta?
Lui aveva bisogno dei suoi tempi, e io avevo bisogno di altro. Non aveva più senso andare avanti perché conoscendomi la tentazione di pressarlo, di fare diventare la nostra relazione ufficiosa, di farlo sbilanciare per trovare in lui la sicurezza che io non avevo, sarebbe finita per rovinarci entrambi. Di nuovo.
Avevo lasciato a lui il compito di scegliere la via… e lui aveva preferito così. Non fare alcun passo in avanti.
Potevo accettarlo? Sì, ma non potevo viverlo. Perché faceva male e io non ero mai stata così masochista da accettare di essere ferita liberamente.
Fu per quel motivo che appena arrivata a casa riempii un calice di vino in modo vergognoso, mi stesi sul divano, e mi lasciai andare al silenzio.
Era la cosa giusta da fare.
Volevo che lui fosse felice.
Avevo fatto la cosa giusta.
Il campanello suonò.

<< mi stai di mollando? >>
<< Edward? >> dissi sorpresa trovandomelo davanti, con la cravatta mezza sciolta e i capelli scompigliati all’inverosimile.
<< Mi stai di nuovo mollando? >> ripetè serio.
<< i-io non ti stò mollando. >>
<< e allora che così questa? >> la mail stampata sventolò sotto il mio naso.
Aprì la bocca, pronta a replicare, ma l’unica cosa che ne uscii fu aria.
<< abbiamo passato tutta la settimana scorsa a fare l’amore Bella. Che ti piaccia o no hai fatto l’amore con me… secondo te non ha significato niente? >>
<< certo che ha significato Edward ma.. >>
<< ma cosa? >> m’interruppe lui arrabbiato.
<< dove ci porterà tutto questo? Fin dove sei disposto ad arrivare tu? Perché io so quello che voglio, ma tu non dici nulla e sei freddo, e scostante e io.. >> balbettai insicura e vergognosa.
<< tu cosa? Cosa vuoi tu? >>
Provai a parlare ma la voce mi si strozzò in gola. Come al solito sbilanciarmi era il mio tallone d’Achille.
<< PARLAMI MALEDIZIONE! >> gridò entrando in casa e sbattendo la porta talmente forte da far vibrare i vetri.
<< i-io voglio… >> provai a dire << ..vorrei che… >> ma la gola si chiuse di nuovo e io non riuscì a fermare la lacrima di frustrazione che scese dal mio viso per la mia totale incapacità di lasciarmi andare.
Perché non avevo ancora imparato niente? Perché avevo così paura?
<< Bella perché piangi? >> mi domandò confuso e paziente avvicinandosi a me e togliendomi le lacrime con il palmo della mano.
<< perché non voglio rimanerci male… non di nuovo. Non con te.
Non voglio fare di nuovo casino, ma non so come comportarmi!
Mi vuoi, non mi vuoi. Mi fai dormire con te, fai l’amore come me ma non vuoi che si sappia in giro.
Lo capisco, è il tuo lavoro, ma è questo quello che vuoi? Avermi solo come passatempo come tutte quelle donne che hai in giro per il mondo?
Perché io non voglio essere questo, ma non voglio nemmeno chiederti di non farlo perché già in passato sono stata egoista con te e non voglio fare di nuovo lo stesso errore. Vorrei stare con te, ma non voglio chiedertelo. >> e fu difficile realizzare la leggerezza che provai nel dirgli tra le lacrime i miei sentimenti .
<< chiedimelo Bella >> sussurrò lui.
<< Edward.. >> scossi io la tesa.
<< chiedimelo e ascolta la mia risposta >> ripetè dolce.
<< Edward vuoi… vuoi stare con me? Ufficialmente… alla luce del sole…. Seriamente. >>
Lui sorrise e le sue labbra pronunciarono un dolce…
<< no >>
No.
<< cosa? >>
Aveva detto no.
<< non voglio stare con te. Non voglio essere il tuo ragazzo, non mi interessa. >>
<< …oh. >> balbettai << oh o-ok… >>
Il dolore che iniziò ad espandersi dal petto per un attimo mi tolse il respiro
<< non hai capito Bella.. >> riprese lui premuroso.
<< io non voglio stare con te… voglio di più. >>
Alzai gli occhi sui suoi e li trovai luminosi e felici…
<< Sposami. >>






Oddio, scusate il ritardo vergognoso!! Non è che ho avuto un calo di ispirazione (anzi, la storia è già conclusa nel pc!!O.O) ma dovevo studiare, nel momenti liberi scrivevo, e poi l’idea di rileggere e rileggere e rileggere fino allo sfinimento- e l’eliminazione dei miei millemila errori- mi faceva venire la nausea… così scrivevo e non correggevo, in un libero flusso di pensieri… e alla fine non ho più postato.
Adesso sono più rilassata, così mi son detta… andiamo a correggere và… ed eccomi qui!:D

Questa è l’apoteosi della battaglia interiore di Bella, se i suoi pensieri risulteranno confusi, beh… vuol dire che ho fatto quello che volevo, ovvero mostrare come da sola non sappia decidere tra ciò che vuole, ciò che è bene per lei e ciò che è bene per Edward.
Perché sono tante le variabili in gioco… ma non è detto che non si possa trovare una soluzione al problema!;)

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Capitolo 8
*** A House with no Doors, the Roof will be the Sky, and the Bed will be the Feeling ***


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7.
A House with no Doors, the Roof will be the Sky, and the Bed will be the Feeling




<< sposami! >>
<< cosa?! >> sbottai sconvolta.
<< sposami! >>
Non riposi, mi limitai a fissarlo con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
<< hai capito quello che ti ho detto? >>
<< no. >>
<< sposami! >>
<< smettila di ripeterlo! >>
<< e allora tu rispondimi! >> ma io non riuscii nuovamente ad aprire bocca.
Stava per parlare, o forse ripetere di nuovo quella follia in formato parola, quando decisi di dar fiato alla bocca per evitare di nuovo di sentire quella frase uscire dalle sue labbra.
<< tu devi essere impazzito… >> affermai  mentre scuotevo la testa e mi voltavo per uscire dalla stanza.
Lui però non me lo permise; con uno scatto si allungò verso di me e mi afferrò per un braccio bloccando all’istante il mio tentativo di fuga.
<< non andare via, rimani qui. Parla con me. >>
<< no! >> ripetei di nuovo. Non avevo alcuna intenzione di affrontare un argomento simile.
<< perché no? >>
<< perché è una sciocchezza parlare con te! Perché sei folle, perché parli senza nemmeno pensare a quello che stai dicendo! >>
<< io so quello che stò dicendo e mi prendo la responsabilità delle mie parole e delle mie scelte.
Puoi dire la stessa cosa di te? >>
<< ma che vuol dire? >>
<< vuol dire rispondimi! >>  continuò lui testardo.
<< no! >> ripetei di nuovo.
<< no che non vuoi rispondermi o no che non  vuoi sposarmi? >> domando a quel punto in dubbio e… spaventato?
<< no che… >> balbettai << no che non intendo partecipare a questa tua uscita di senno. >>
<< non sono pazzo. Io so quello che voglio. >>
<< e cosa vuoi? >>
<< te. >> rispose franco. << e tu cosa vuoi? >>
<< io… anche io voglio te, te l’ho già detto… >> m’imbarazzai << ma non in questo modo. >>
<< perché no? >>
<<  perché.. perché… >> balbettai senza trovare nulla nella mia mente che mi potesse venire in aiuto << …perché sì! Dio Edward ma perché noi non possiamo essere mai come due persone normali? Perché non possiamo uscire, frequentarci, conoscerci e stare insieme come fanno tutti?
Perché dobbiamo sempre finire per litigare? >>
<< perché noi siamo fatti così! >> replicò lui deciso.
<< e tu vuoi sposare una con cui polemizzare da mattino a sera? Passare la vita a bisticciare e alzare la voce e non trovarti mai d’accordo su niente? >>
<< sì. >> disse di nuovo.
<< tu sei pazzo! >> e mi girai pronta ad andarmene ma lui nuovamente mi bloccò.
<< Bella ascoltami! Abbiamo cercato di fare le cose come si deve e non è andata bene. Abbiamo cercato di essere normali, come tu pretendi, e non è andata bene! Abbiamo stravolto le regole, abbiamo fatto di testa nostra, ci siamo insultati, sgridati, odiati… e siamo finiti per innamorarci di nuovo. Perché io ti amo Isabella! Ti amo da quando eravamo due stupidi ragazzini che passavano il sabato pomeriggio a toccarsi nella mia casa sull’albero. E ti amo ancora adesso, dopo così tanti anni di lontananza... non ho mai smesso Bella e ora ho capito che mai smetterò!
Quindi perché non fare di testa nostra ed ottenere le cose che vogliamo? Perché fasciarci la testa per avere la  solita storia d’amore se tutto quello che abbiamo, lo abbiamo ottenuto proprio andando contro a tutte le convenzioni stupide?
Io ti amo Isabella. Ti amo! E non me ne frega un cazzo se siamo stati lontani 10 anni. Non me ne frega un cazzo se ancora nessuno sa di noi, non me ne frega niente del resto del mondo.
Io voglio solo sapere una cosa. Tu mi ami? >>
<< Edward… >> balbettai confusa.
<< no, niente Edward. Si o no. Mi ami? >> mi chiese di nuovo avvicinandosi al mio viso e fissandomi profondamente negli occhi.
<< … ti amo… >> sussurrai.
<< e allora smettila di avere paura… e sposami. >>


<< Salve… emm… il Signor Cullen è occupato? >>
Dopo la scenata da pastore tedesco che mi aveva fatto la settimana prima, mi sentivo un po’ impaurita da Gorbaciov-La-Segretaria.
<< il Signor Cullen è ad un’incontro con alcuni dirigenti in questo momento. >>
<< oh… beh, può dirgli che è passata Isabella Swan? >>
Mi guardò come se fossi stupida.
<< Vuole che lo chiami adesso? >>
<< No, non adesso! >> chiarì << quando avrà terminato! >> pensavo fosse ovvio!
<< posso avvertirlo anche ora se lo desidera. >>
Ora toccò a me guardarla come se fosse impazzita.
Chiamarlo? Adesso?
Che le era successo? Da quando tutta questa gentilezza? Aveva incontrato il suo personale Gorbaciova?
<< i-io…. non ho un appuntamento >> balbettai timorosa in caso si fosse confusa e pensasse avessi già richiesto un’incontro in passato. Rischiavo di venir fatta cacciare  dalla sicurezza se avesse scoperto il malinteso quindi era di certo meglio chiarire.
<< sì, lo so che non ha un appuntamento. >> rispose lei leggermente annoiata << ma il Signor Cullen mi ha detto di avvertirlo immediatamente se lei fosse passata. O avesse chiamato. >>
Edward le aveva detto così? E perché mai? Insomma… lui era ancora il mio capo, che impressione o pensiero avrebbe mai potuto avere la segretaria vedendo un comportamento da parte sua così insolito e bizzarro? Per non dire che era con i dirigenti della compagnia! E se avesse avuto il telefono in vivavoce? Che figura avrebbe fatto se la voce della segretaria avrebbe riecheggiato nell’enorme sala delle riunioni proferendo un “Signor Cullen, qui c’è Isabella Swan passata a farle un salutino!”
Oh santo cielo!
<< no! No, non importa… glielo dica quando ha terminato la riunione... anzi no! Non gli dica niente! Gli telefonerò io dopo. >>
<< vuole il suo numero privato? >> chiese lei disponibile.
<< c’è lo già grazie. >> dissi in automatico per poi alzare imbarazzata gli occhi verso la segretaria e vederla trattenere un sorriso divertito.
Possibile che Edward fosse capace di mettermi spalle al muro persino senza la sua presenza, delegando la sua segretaria a farlo al posto suo?
Lo amavo, di sicuro, ed era cambiato molto in queste settimane dall’atteggiamento che aveva avuto nei miei confronti dal mio arrivo alla Cullen & Masen Society… ma sotto sotto rimaneva sempre un perfido Mefistofele!


<< Che cosa hai detto alla tua segretaria? >>
Il suo viso si corrucciò << buonasera anche a te mia Bella… anch’io sono felice di vederti! >> e avanzò tranquillo  in casa mia con due cartoni di pizza e due birre in mano.
<< fai poco il comico…. Lei hai detto qualcosa, non è vero? >>
<< tesoro sono appena uscito dall’ufficio, è stata un giornata pesante e lunga, sono a pezzi, stanco e sudato, e tu appena entro in casa mi salti al collo parlando della mia segretaria? Guarda che non si fa così! >>
<< ah no? E come si fa? >>
Lui appoggiato le pizze sul tavolo e si riavvicinò a me per abbracciarmi << Prima di tutto si dice “bentornato Amore mio”… su prova! >> mi spinse a ripeterlo.
Lo guardai con sguardo omicida.
<< va bene, va bene… saltiamo il primo punto.
Poi ci si avvicina e ci si abbraccia… ma questo lo stò già facendo io perché tu sei una donna acida! >>
<< io non sono acida! >> sputai indignata.
<< sì che lo sei, acida come un limone! >>  mi prese in giro piegandosi su di me per depositarmi un bacio sul collo.
<< e poi si dà un bel bacio di bentornato… che dici… questo lo puoi fare? >> mormorò sorridendo sulle mie labbra.
E alla fine, come al solito, mi ritrovai a non ricordarmi più del perché fossi così infastidita con Edward e a pensare anche che magari la pizza l’avremmo potuta mangiare il giorno dopo.
<< mmm… sì… può bastarmi anche solo il terzo punto. >> sussurrò lui con ancora le labbra contro le mie << che cosa ha fatto la mia segretaria, sentiamo. >> continuò poi spostandosi a mordicchiarmi giocoso il collo.
<< voleva chiamarti e dirti che ero passata mentre tu eri in riunione. >> Perché a ripeterlo a voce alta suonava come una enorme idiozia?
<< e quindi…? >>
<< e… e  quindi…. tu ricevi solo su appuntamento! >> mi difesi.
Edward si allontanò e mi fisso alzando un sopracciglio per poi soffocare senza troppi sforzi una risata.
<< te la sei presa perché ho detto a Stephanie di poterti considerare fuori appuntamento? >>
<< chi è Stephanie? >>
<< la segretaria! >> rispose lui con tono ovvio.
<< io la chiamo Gorbaciov. >> borbottai imbronciata.
<< ma io non posso chiamarla Gorbaciov, se lo facessi il sindacato mi farebbe il culo. >> ridacchiò lui  tornando ad affondare il viso tra i miei capelli e a giocare con il mio collo.
<< ma non mi hai ancora risposto.. >> brontolai intestardita.
<< su cosa? >>
<< le hai raccontato qualcosa? >>
<< no.. >> rispose di nuovo lui contrariato staccandosi per l’ennesima volta da me << anche perché non avrei avuto molto da raccontarle, dato che hai detto no. >>
<< io non ho detto no! >>
<< il contrario di è no che io sappia. >> replicò lui facendo un passo indietro e incrociando le braccia al petto.
<< no… ci sono un sacco di sfumature in mezzo. >>
<< del tipo? >>
<< c’è il boh! >> continuai testarda.
<< ma tu non mi hai risposto boh! >>
<< ma non ti ho neanche risposto no. >>
<< e neanche sì! >>
Mi ritrovai confusa << dove stiamo andando a parare? >>
<< al punto dove io stavo cercando di convincerti a sposarmi portandoti un pizza in omaggio e facendoti delle avances sessuali di cui tu non ti sei minimamente accorta! >>
<< mi stavi facendo delle avances sessuali?... quando? >> non mi sembrava ci avesse provato o avesse allungato mani.
<< ti mordicchiavo il collo! >> rispose lui con tono ovvio.
<< ah. >> Effettivamente a pensarci bene era stato piacevole quel giochino con il collo… e poi il bacio di prima era stato notevolmente eccitante. << se vuoi possiamo ricominciare? >> chiesi con tono da bambina appena stata sgridata.
<< no, lasciamo perdere. Ne approfitterò stasera mentre dormi! >> disse lui tranquillo girandosi e andando ad apparecchiare la tavola.
<< Edward!! >>
<< non preoccuparti, farò in modo di non svegliarti! >> e ridendo mi lanciò in mano un pacco di salviette per farsi aiutare.


<< è stato proprio bello! >>
<< grazie! >> fece tronfio e divertito mentre mi abbracciava e mi lasciava accoccolare vicino a lui.
<< sei un pallone gonfiato! >> gli pizzicai un fianco.
<< sciocca… smettila di dire baggianate e dammi un bacio. >> rispose mentre mi alzava con le dita il mento e mi depositava un bacio casto sulle labbra.
Mi piaceva questo lato di Edward così dolce e amabile… nemmeno quando eravamo stati insieme anni fa era mai stato così. Dovevo ammettere che era stata una bellissima sorpresa scoprire che sotto quella scorza dura ed arrogante c’era anche una parte così dolce e sensibile…. Lo amavo proprio tanto.
<< e ora che sei rilassata hai voglio di spiegarmi perché ti fai tante paranoie sul fatto che la mia segretaria lo venga a sapere? Non eri tu quella che voleva un rapporto alla luce del sole? >>
<< sì >> mormorai timida << ma è diverso far sapere che due persone si stanno semplicemente frequentando rispetto a… a quello che abbiamo deciso! >>
Il suo petto, sul quale tenevo il capo appoggiato, si scosse in una risata << Bella anche se io non dicessi nulla a nessuno, lo sai che prima o poi lo si verrà a sapere vero? Certo non voglio che ci siano problemi in azienda e non voglio nemmeno che qualcuno possa pensare che la tua promozione sia stata merito di “altre tue capacità” non legate all’ambito economico… in ufficio tra noi non ci saranno grandi contatti… ma questo non cambierà il fatto che in una settimana verranno tutti a  conoscenza di noi e dei nostri progetti. Anche perché ci metteranno poco a capire vedendoci arrivare ed andare via dall’ufficio ogni giorno insieme >>
<< è che sono un po’ spaventata all’idea che possano pensarmi un’arrampicatrice sociale o qualcosa del genere. >> gli spiegai seria. Mi piaceva troppo il mio lavoro e non volevo che a causa dei miei sentimenti potessi rischiare di rovinare la mia carriera. Inoltre temevo davvero il giudizio dei miei colleghi… ero arrivata da poco, non volevo che solo per il mio rapporto con Edward finissero per perdere la stima per me.
<< è per questo che voglio tenere ben separati l’ambito lavorativo dall’ambito privato. Non voglio che si pensi che ci sia del favoritismo nei tuoi confronti e almeno per i primi tempi voglio la massima professionalità… sia mia che tua. Pechè voglio cercare di tutelarti Bella e di tutelare anche quello che c’è tra noi perché… >> sospirò << perché ho anche paura. Non voglio che ti stanchi di me, e vedermi sia fuori che dentro l’ufficio potrebbe essere pesante… sia per me che non sono abituato ad avere una donna, che per te che sei uno spirito libero. >>
Lo ascoltai dire quelle parole e capì che aveva ragione… era giusto separare la vita privata da quella lavorativa, ma separarle non voleva significare escluderle.
Avremmo dimostrato che potevamo stare insieme senza intaccare il lavoro.
<< e dato che stiamo parlando di spirito libero… sei proprio sicura della tua scelta…. mi suona tanto come via di fuga. >> continuò questa volta più leggero, carezzandomi mollemente la schiena nuda.
<< non è una via di fuga.. è una garanzia! >>
<< Bella… io voglio essere la tua garanzia. Se vogliamo iniziare questa cosa devi iniziare a pensarlo e a crederlo. Perché io voglio che tu diventi la mia famiglia e io la tua e non serve il matrimonio per questo, lo capisci? >> ripose lui serio cercando con gli occhi il mio sguardo.
Annuì, colpita da quelle parole.
Avevo rifiutato la sua proposta di matrimonio terrorizzata da un passo così grande ma in realtà il matrimonio era solo un simbolo di quello che stavamo già diventando… ed io per quello mi sentivo davvero pronta, anzi non vedevo l’ora che accadesse!
<< Non ti stò dicendo di scegliere adesso, ma almeno pensaci.
Voglio fare le cose per bene. Questa volta non manderò tutto all’aria e non permetterò nemmeno a te di farlo. Chiaro? >>
Lo dissi in un sussurro mentre addolcita dalle sue parole mi avvicinavo di nuovo alle sue labbra.
<< sì Signor Cullen. >>


<< Amore sono a casa! >>
In generale nei film in bianco e nero era un uomo con indosso un elegante cappotto pesante e il cappello in testa a dire quelle parole.
Entrava con l’ombrello in mano, e con un sorriso felice esordiva con quella frase, annusando l’aria di casa pregna di profumo di biscotti, e togliendosi il borsalino e la giacca mentre la propria moglie con la gonna gonfia e la camicetta abbottonata fino al collo si avvicinava discreta posando all’uomo un casto bacio sulle labbra e chiedendogli << com’è andata la giornata? >>
Sì… l’immagine era proprio la stessa.. se non fosse stato che l’uomo appena rientrato ero io, la donna dai capelli cotonati era Edward e invece del profumo di biscotti l’aria era pregna di puzza di vernice, polvere e solvente.
“Amore sono a casa”… beh, almeno una cosa era giusta. Ero a casa mia… o meglio… a casa nostra.
<< Tesoro ho finito di pitturare la nostra stanza, avevi ragione, quel rosso sangue sulle pareti è eccezionale! >> disse subito Edward eccitato e ricoperto di stucco e vernice mentre mi aiutava a liberarmi del giubbotto.
Mi ero trasferita a casa sua da circa una settimana e questa volta in maniera definitiva dato che Edward, contrario a quella che io avevo considerato una garanzia e lui una via di fuga, mi aveva praticamente obbligato a disdire il mio appartamento non accettando la mia idea di subaffittarlo. Appena arrivata però non ero riuscita a sentire quella casa davvero mia, e così una sonnacchiosa domenica pomeriggio ci era venuta l’idea di modificarla un po’ dipingendo qualche muro e spargendo su qualunque piano orizzontale foto di noi due.
L’idea era stata carina ed Edward era rimasto soddisfatto nel vedermi così a mio agio all’idea di dare un tocco personale alla sua casa asettica.
E ora ci trovavamo lì, con la casa in soqquadro, un odore nauseabondo nell’aria ma la felicià nel cuore.
<< sei tutto sporco... ti sei dato il rullo addosso? >> gli chiesi toccando la sua maglietta ormai colorata di rosso anch’essa.
<< ah-ah-ah >> mi prese in giro << parla la donna che se n’è stata in ufficio tutto il giorno anche di sabato mentre il qui presente giocava all’imbianchino! Dovresti solo ringraziarmi di aver accettato la tua proposta di fare le cose da soli, altrimenti ora ti ritroveresti con un fidanzato pulito e quattro operai in camera da letto a lavorare al posto mio! >>
<< ma povero piccolo! >> lo derisi dandogli un buffetto sulla guancia << hai mai pensato che se avessimo avuto quattro operai in camera da letto a quest’ora, noi non avremmo poi potuto fare quello che io ho in mente? >>
Il suo viso s’illuminò e un sorriso furfante gli nacque sulle labbra << che cos’hai in mente? Me lo dici? >>
Soffocai una risata divertita << non preoccuparti… tu vieni con me. Hai un bel po’ di vernice addosso che bisogna assolutamente lavare! >> e detto così lo presi per mano e divertita lo trascinai insieme a me in bagno mentre lui scoppiava a ridere fragorosamente.
Sì, ero a casa mia.
Ma forse era più giusto dire che casa mia era semplicemente Edward.




Si lo sò, mi dispiace! Lo sò che sono in ritardo ma c'è stata la sezione d'esami e poi sapete bene della mia allergia a correggere, vero??.... mi perdonate... verooo???:):)
Comunque ho un'annuncio da fare -non spaventatevi-:
questo è l'ultimo capirolo!O.O
ovviamente ci sarà un'epilogo che ho già scritto, ma come immagino voi abbiate già capito la storia è più che conclusa dato che l'epilogo parlerà di che fine ha fatto la nostra strana coppia (si saranno sposati alla fine? boh?!)
Insomma, credo di aver detto tutto quello che dovevo dire su di loro e oggi rileggendo mi sono accorta che sono finalmente arrivati proprio dove volevo. Felici, insieme, e non per un qualche moto di passione che dura il tempo che trova, ma perchè hanno lavorato su sè stessi e sull'altro per migliorare e ritrovarsi.
Insomma, ho fatto il mio sporco lavoro da Cupido!;)
Ovviamente per chi ha letto la storia sà bene che qui non si parla di colori, fiori, cuori e amori... insomma... qui c'è la cruda realtà ragazze! quindi se questi due tra due anni non si sopportano più perchè sono andati a convivere troppo prensto beh... che dire... tutto può succedere!:D

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Capitolo 9
*** The Perfect Concept of Flawed Love ***


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Epilogo.
The Perfect Concept of Flawed Love





2 anni dopo

<< sei una scema! >> mi urlò addosso seguendomi nel salotto.
<< e tu un’idiota.. il solito, perfetto, imbecille, idiota! >> risposi a mia volta gridando.
<< non darmi dell’idiota! >>
<< e quello che sei… dopo quello che hai fatto! >>
<< che ho fatto io? E tu? Hai mai pensato a te? >>
<< e io che avrei fatto eh? Sempre colpa mia vero Edward? Sono sempre io la cattiva della situazione!! Vaffanculo!! >> continuai lanciandogli addosso una cornice con una nostra foto nella quale eravamo sorridenti.
<< vaffanculo a te cazzo… >> schivò il proiettile << …e non mi voltare le spalle!! >> urlò ancora più forte mentre a passo di carica uscivo dalla stanza.
<< io me ne vado dove cazzo mi pare!! >>
<< no, non puoi! Non puoi più farlo, chiaro?! >>
<< quindi è così che sarà? dovrò essere comandata a bacchetta da te per il resto della vita? Scordatelo Edward!! >>
<< Sì invece, sarà così! Specialmente ora che sei in questa situazione! >>
<< questa situazione? Sei stato tu a mettermi incinta e ora le conseguenze me le becco solo io? >>
<< c’eri anche tu con me mi pare! >>
<< ma sei stato tu che non hai voluto mettere il preservativo! “stai tranquilla Bella, ce la faccio… non è la prima volta, fidati di me!” >> lo scimmiottai << la prossima volta ti dà un calcio nelle palle!! >>
<< smettila di urlare fai male al bambino!! >> urlò a sua volta
<< e allora smetti di urlare anche tu!!! >> strillai di rimando, fino a rimanere senza più fiato.
Il silenzio cadde su di noi, ansanti dalle troppe strilla.
Tum-tum-tum
<<  la volete smettere di fare tutto questo casino!! >>
Le urla della vecchietta dell’appartamento  sotto il nostro, che come al solito batteva il manico della scopa sul soffitto, spezzarono la quiete.
Edward mi guardò negli occhi e un lampo di divertimento lo attraversò.
Le mie guancie si tirarono e nonostante gli sforzi per evitarlo, un sorriso biricchino nacque sulle mie labbra.
Scoppiamo entrambi a ridere.
<< poverina, prima o poi chiamerà la polizia. >> continuò a ridere Edward mentre si avvicinava a me e mi attirava nel suo abbraccio caldo e rassicurante.
<< siamo pessimi.. >> mormorai io ancora sorridente affondando il viso nel suo petto.
<< sì, e ne vado fiero. >>
Alzai il capo e lo trovai a fissarmi dolce… << ti amo >> mi venne da dire spontaneamente.
<< ti amo anch’io, mia litigiosa moglie! >> ridacchio lui avvicinandosi con il viso a me e depositandomi un caldo e dolce bacio sulle labbra.
<< Quindi lo chiameremo Edward Junior vero? >> aggiunse subito dopo guardandomi furbo.
<< piuttosto mi sparo. >>
<< sapevo ti sarebbe piaciuto! >> commentò soddisfatto sciogliendosi dall’abbraccio e trascinandomi con lui verso il divano.
<< guarda che ti ho detto di no! >>
<< Edward Junior. Già me lo immagino… lo chiameremo EJ! >> proseguì facendo finta di non ascoltarmi.
<< Edward ho detto no! >>
<< Signorina Swan per cortesia.. mi stà distraendo, stò facendo delle valutazioni non lo vede? >> e mi spinse a sedermi sulle sue ginocchia, abbracciandomi forte e posando una mano sulla mia pancia ancora piatta ma che tra qualche mese avrebbe mostrato la presenza del frutto dell’amore mio e di Edward.
<< va bene Signor Cullen, lo chiameremo Edward… ma se è una femmina sarà Bella! >>
Come mi aspettavo la risposta arrivò chiara e veloce: << no! >>
<< Se tu vuoi chiamarlo Edward io la chiamerò Bella! >> continuai testarda.
<< ma non è la stessa cosa! >>
<< sì che è la stessa cosa! >>
<< no invece, perché poi non potrò più dirti delle porcate… se mi mettessi a dire “Fatti strizzare il culo Bella” poi mi verrebbe in mente mia figlia… ecco, già adesso mi fa impressione ed è solo ancora un fagiolino. >> spiegò lui con faccia preoccupata facendomi scoppiare a ridere.
<< Guarda che vale la stessa cosa anche per me! >>
<< effettivamente non ci avevo pensato… >> rimase un po’ corrucciato finchè alla fine con un sospiro rassegnato abbandonò definitivamente la battaglia << Va bene, non sarà EJ…. Ma come secondo nome glielo possiamo mettere vero? >>
A quel punto non seppi se mettermi a piangere o a ridere << tu non ti arrendi mai, vero? >>
<< nossignore, ed è per questo che sono un uomo d’affari! >> rispose lui risoluto e orgoglioso, come se il fatto di essere testardo come un mulo fosse una qualità rara e vantaggiosa.
<< E parlando di non arrendersi mai…  >> proseguì poi guardandomi furbo; e nel dirlo portò la mano nella sua giacca e ne estrasse una scatolina di velluto blu.
Il mio sorriso in un nanosecondo si trasformò in una smorfia di orrore.
<< Edward… >> mormorai sconvolta.
<< non farti prendere dal panico Bella… è solo una scatolina! >> spose lui noncurante.
<< Edward >> ripetei io mentre lui sorridente piegava il viso per cercare di attirare il mio sguardo su di lui.
<< potrebbero essere degli orecchini… oppure un ciondolo… >> continuò.
<< Edward,… >>
<< o magari… un anello! >> e aprendo il cofanetto si materializzò davanti ai miei occhi un piccolo anello incastonato da tre diamanti talmente brillanti da accecarmi.
Rimasi senza parole.
<< Due anni fa ti ho chiesto di sposarmi e tu mi hai detto che era meglio aspettare. L’ho fatto nel modo sbagliato, senza un’anello, senza una proposta… solo con il mio amore in mano. Perché già allora sapevo che eri quella giusta per me.
E ora siamo qui; abbiamo la nostra casa, la nostra quotidianità… e ora anche una nuova vita che stà crescendo dentro di te, con cui non vedo l’ora di dividere il resto dei miei giorni. >>
Lo guardai sentendo i miei occhi pizzicare… stupidi ormoni!
<< Voglio essere tuo marito Bella… e voglio esserlo tanto quanto voglio essere un buon padre per lui o lei >> continuò sfiorandomi il ventre. << Dimmi di si questa volta… rendimi un uomo felice Bella e ti giuro che passerò il resto della mia vita a cercare in ogni modo di rendere felice te e ciò che porti in grembo. Perché io vi amo… vi amo più di qualunque cosa esista al mondo. >>
Una lacrima disubbidiente scese calda lungo la mia guancia e io abbassai il capo intimidita cercando di nasconderla agli occhi dell’uomo che ancora mi stringeva forte a sé.
<< ti amo Edward. >> sussurrai emozionata sentendo la mia voce venir meno.
<< anch’io…  >>rispose lui dolce avvicinando le sue labbra al mio orecchio per sussurrare << mi vuoi sposare? >> facendomi sorridere.
E avrei voluto anch’io raccontargli quanto era importante lui per me, quanto lo sentivo mio, quanto desideravo invecchiare accanto a lui… ma alla fine l’unica cosa che seppi dire, fu un semplice e felice…
<< sì. >>




10 minuti dopo

<< però non mi sposo con il pancione, che sia chiaro eh?! E poi alla luna di miele io voglio bere e fare l’amore come conigli, non rimarrò stesa a letto come una balena arenata! >>
<< va bene… aspetteremo che nasca allora. >>
<< sì ma non appena nato Edward! Avrà bisogno di me, dovrò allattarlo, badarlo, crescerlo, curarlo… e poi Edward non avremo dei nonni a cui affidarlo. Insomma… non possiamo portarlo con noi in vacanza dopo il matrimonio ma non potremo neanche affidarlo ad una baby sitter… almeno non finchè sarà piccolo! Ecco, sì… direi che fra 4 anni si può fare! >> proruppi convinta.
<< Bella? >>
<< Cosa Edward? >>
<< da ora calcola 30 giorni. Hai un mese per organizzare un matrimonio. >>
<< ma Edward… >>
<< niente ma Signorina Swan! Le è tutto chiaro o devo ripetere? >>
Il timbro di voce da “Signor Cullen” mi fece capire che non potevo più ribattere.
Sbuffai imbronciata incrociando le braccia al petto.
<< sì, mi è tutto chiaro. >> borbottai immusonita facendolo ridere.
Da quando ci eravamo ritrovati, in quei miei primi e terrificanti giorni alla Cullen &Masen Society tante cose erano cambiate. Ci eravamo innamorati. Ci eravamo fidanzati. Eravamo andati a vivere insieme. Aspettavamo un bambino.  Eppure nonostante tutto una cosa era rimasta ancora la stessa…
Edward Cullen era l’amore e il diavolo della mia vita.



Fine






E così sono riuscita a finirlo, l’idea iniziale erano 10 capitoli, ma poi ho postato sempre troppe pagine Word e alla fine si sono accorciate a 9.
Sono contenta, era da tempo che volevo fare una “short-story” con solo pochi capitoli, e dato che io quando scrivo vado avanti pagine e pagine esserci riuscita è stato un bel traguardo!
Scusatemi ancora per i miei ritardi (sono una ritardataria cronica) ma sono comunque felice di essere riuscita a scrivere fine a questa storia a cui tenevo molto e che mi sono divertita un sacco a scrivere.
Grazie a tutte le persone che hanno recensito, i 300-e-qualcosa che l’anno aggiunta tra le preferite, seguite ricordate, chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti (troppo buone!:) ) e ovviamente chi ha letto soltanto!

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Capitolo 10
*** The Sequel ***


Ciao a tutte!
dopo la bellezza di quasi 4 anni da quando inziai a scrivere "Non è la solita Storia d'Amore", ho cominciato a pubblicare il sequel "Non è la solita Storia d'Amore.. 3 anni dopo".
Se siete curiose di scoprire che fine hanno fatto i miei pazzi Edward e Bella, potete trovare la storia nel link qui sotto!
Spero vi piaccia!!:):)

Baci


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3385715&i=1

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