I sette Vizi Capitali, 2

di SSJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Superbia ***
Capitolo 2: *** Avarizia ***
Capitolo 3: *** Lussuria ***
Capitolo 4: *** Gola ***
Capitolo 5: *** Invidia ***
Capitolo 6: *** Ira ***
Capitolo 7: *** Accidia ***



Capitolo 1
*** Superbia ***





La differenza fondamentale tra superbia e vanità sta nel fatto che la prima è la convinzione della propria superiorità, mentre la seconda è il desiderio di suscitare quella convinzione negli altri, accompagnato dalla segreta speranza di poterla poi fare anche propria. Così, la superbia è una grande stima di se stessi che procede dal proprio interno, ed è quindi diretta, mentre la vanità è un’aspirazione a ottenerla dal di fuori, cioè indirettamente. La vanità rende quindi loquaci, la superbia taciturni. A rendere veramente superbi è il convincimento saldo, intimo, incrollabile di possedere doti eccezionali e di valere più degli altri.(*)
 
A rendere vanitosi, è invece la volontà di far conoscere agli altri le proprie doti.
Non poteva certo immaginarlo, lei, che dietro la scelta del nome a cui stava pensando, potesse nascondersi cotanta interessante filosofia.
Aveva scelto la più maestosa, la più bella, la più affascinante. Aggettivi assolutamente adatti a descrivere la sua stessa esistenza.
Così aveva sempre reso la sua vita: interessante agli occhi di chiunque, nonché ai suoi.
Probabilmente, dopo essere riuscita nell’intento, inizialmente apparentemente impossibile, di sposarsi con lui, i pochi dubbi che ancora nutriva sulla sua propria procacità e sensualità dovevano necessariamente essere scomparsi, così, proprio come erano venuti: per uno stupido errore di valutazione del suo cervello.
Con gli anni, la consapevolezza del fatto di essere indiscutibilmente bella, decisamente sexy e dannatamente intelligente, le avevano fatto perdere, leggermente, l’oculatezza della gestione del denaro che, grazie al suo ingegno, era riuscita ad accumulare.
Ora era lì, insieme a quell’uomo che la guardava scocciato per la sua indecisione:
“Allora, signora? Guardi che non ho tutta la giornata!” la informò seccato.
Davanti a lei, c’erano 200 metri di puro lusso che aspettavano un nome.
Bulma si schiarì la voce e, con un sorriso ammaliante, rispose sicura:
“Princess Bulma”
 
 
 
(*):A. Schopenhauer

 

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Capitolo 2
*** Avarizia ***




"Ma proprio non capisco, scusa, non é che ti stia chiedendo chissà che cosa... in fondo... si tratta di ben poco, se ci pensi... Oltretutto ci vado solo una volta... ogni quanto?"
"Fin troppo, direi..."
"Sì, va bene... forse per te una volta al mese è troppo, ma credo sia la media di un normale terrestre..."
"I tuoi amichetti non ci vanno mai"
"Ma loro sono sayan! Non ne hanno bisogno!"
"Nemmeno il trioculare ci va mai"
"Ma dai... Tensing? Prendi Tensing come esempio?" replicó l'uomo, inarcando perplesso un sopracciglio.
"Sí, lui ...E non fare quella faccia sai?"
"Scusa, é che sono un po' sconsolato. L'idea di venirti a supplicare tutte le volte di darmi 5 Zeni per andarmi a tagliare i capelli... beh ... è demoralizzante..."
"Non sono 5, Crillin. Ogni volta che vai in città prendi l'elicottero, non vai in volo. Sono ben 50 km.
20 litri di benzina a km, sono 200 litri tra andata e ritorno: al costo di 1.5 Zeni al litro, sono esattamente 300 Zeni. 305, con il taglio.
Mi sono umiliata a far finta di perdere contro quell'inetto di Mr. Satan, al torneo e ora? Devo vedere spendere i miei soldi in questo modo?"
"E se ci andassi in volo?"
"Sarebbero sempre 5 Zeni al mese, 60 Zeni l'anno... Capisci? É una cifra che NON ha senso!"
"E se per 10 Zeni comprassi una macchinetta e fossi tu... a tagliarmeli?"
Sul volto di C18 si dipinse un sorriso misto tra malizioso ed erotico. Si avvicinó al piccoletto e, depositandogli un casto bacio sulla guancia, gli sussurró:
"Questo sarebbe davvero ...interessante ...Crillin..."
All'uomo vennero i brividi: mai nella sua vita avrebbe pensato che, da quel giorno in poi, gli sarebbe costato cosí tanto (in prestazioni naturali), farsi tagliare i capelli dalla sua avara mogliettina.









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Capitolo 3
*** Lussuria ***






Terminato quello che lui poté definire un capolavoro, riportò la testa, fino a quel momento inclinata all'indietro, in posizione eretta.
Riaprí gli occhi, beandosi della visione di lei che, soddisfatta, si leccava avidamente le labbra ancora sporche di lui e sentí un ultimo brivido percorgliergli la schiena.
Poi, mentre i loro sguardi erano incastonati l'uno nell'altro, un angolo delle loro labbra si alzó, dipingendo sui loro volti un sorriso misto tra malizioso ed eccitante.
"Pensi di averlo avuto gratis?" chiese la ragazza sdraiandosi sul letto.
"Speravo non lo fosse" rispose lui.
"Ti costerá un extra, sai? Mi hai svegliata... in piena notte... Mi aspetto come minimo che il mio piacere... duri quanto il tuo" sussurró sensualmente iniziando ad accarezzarsi e lasciandosi sfuggire un gemito di piacere.
"Mhmm... così non vale... finirai ancora prima che ti possa ripagare" commentò lui divertito ed eccitato dall'evidente desiderio di lei.
"Mhmm... vedo che la sola visione ti aggrada molto..." lo provocó.
"Difficile resistere, in effetti" commentó il ragazzo avvicinando la sua mano a quella di lei che si muoveva lentamente sui suoi gonfiori piú intimi.
"Non penserai che mi accontenti delle tue dita, vero? Se avessi voluto quello, continuerei ad usare le mie, molto piú esperte, devo dire" disse lei acidamente allontanando la sua mano e quella di lui, dall'imminente orgasmo.
"Ah sí? E pensi che l'inesperienza delle mie dita possa essere sopperita... da cosa... esattamente?" chiese il glicine posizionandosi in ginocchio in mezzo alle gambe di lei.
La ragazza rispose con un sorrisetto enigmatico e, sollevandosi leggermente, infilò le dita nei capelli lilla di lui per attrarlo a sé. Gli sfioró appena le labbra con le sue per poi spingerlo delicatamente verso il basso, invitandolo ad occupare la sua lingua in un'attivitá piú interessante, che le chiacchere in cui si stava noiosamente perdendo.

 





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Capitolo 4
*** Gola ***


Ad un orario qualsiasi della giornata, o della nottata, se preferite...
 
La povera e ingenua ragazza non poteva crederci: quello stramaledetto tizio era riuscito ad insinuarsi in un modo così sfacciatamente subdolo nella sua mente, da convincerla ad agire contro il suo stesso volere.
Ci era voluto così poco ad inculcare nella sua mente quel tarlo.
Quel dannato tarlo che l’aveva messa in quello stato di agitazione.
Il solo pensare a quella crema morbida e vellutata, che ansiosa aspettava che proprio lei andasse a gustarla, le fece disdegnare quella che al momento poteva essere catalogata come 'attività non urgente' e la fece correre in cucina.
Nei pochi metri che la dividevano dal freddo contenitore che ancora racchiudeva lui, la giovane iniziò a pregustare il dolce sapore del cremoso dessert che a breve si sarebbe fuso tra il suo palato e la sua lingua.
Già se lo immaginava il cucchiaino, sfilato ormai vuoto dalle sue sensuali labbra fredde, andare a raccogliere un altro grosso e squisito boccone, a forma di ricciolo ribelle, dalla ciotola contenente il 'Sublime’ fatto cibo: il gelato.
Anche il nome in sé le faceva venire voglia di ingurgitarselo.
Inverno, estate, non fa differenza. Il solo sentirlo nominare fa crescere, in chiunque, la voglia di gustarne uno all’istante.
Inutile resistere.
Inutile tentare di non darla vinta al fascino nascosto di quei deliziosi granelli di cioccolato che, infingardi, hanno la pessima abitudine di infilarsi tra i denti, anziché scivolare giù, insieme a quella fredda e ormai disciolta meraviglia.
Inutile tentare di sottrarsi al desiderio. Quel desiderio irresistibile che la povera ragazza in questione si vede costretta a soddisfare, inderogabilmente, senza indugiare ulteriormente.
 
Ora, datemi pure del bastardo, ma sfido chiunque delle dolci donzelle che hanno letto finora, a non andare a mangiarsi un gelato...
Tranquille, la recensione può aspettare...
 
 
 
 
 
 
NA: Se non si fosse capito, la Gola è abbinata al ‘nuovo personaggio’ e, se ancora non fosse chiaro, il nuovo personaggio è ognuna di voi…care lettrici.
Giuro che la pubblicazione il primo di aprile non era voluta, ma lo scherzetto me lo sono auto servito su un piatto di platino…potevo non cogliere l’occasione?
Spero non ve la siate presa, ma nel caso…sfogatevi pure con le recensioni negative…
Però, giusto per farmi un po’ di cavoli vostri: me lo dite che gusto di gelato vi siete mangiate? Il mio era al caffè…

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Capitolo 5
*** Invidia ***





Non lo sopportava.
Quel piccolo, insolente, presuntuoso e mettiamoci anche pulcioso col moccio al naso, non poteva proprio vederlo.
Ma come si permetteva di farlo proprio lì, davanti ai suoi occhi? E con quale facilità poi!
No, non era possibile.
Lei era più grande, lei era più forte, lei era decisamente più motivata e indubbiamente più matura per poterlo fare.
Quello era solo un poppante che aveva avuto la fortuna sfacciata di nascere in una famiglia di persone apparentemente normali, ma del tutto non normali, come lei iniziava a sospettare che fossero.
Le andava anche bene, questa anormalità.
Le andavano bene le onde luminose create nelle mani.
Tutto sommato era questione di allenamento, visto che aveva letto da qualche parte che tutti possono concentrare la propria aura in una sfera tra i palmi. Era anche riuscita a capire ed accettare la spiegazione, con tanto di dimostrazione, che le era stata fornita.
E quindi?
Perché?
Perché lui sembrava divertirsi così tanto e lei non riusciva nemmeno a concentrarsi quei due minuti necessari per almeno... provarci?
Eppure a lui sembrava venire così naturale.
Ma perché non andava a prendersi un gelato?
Perché non andava a giocare a biglie con il suo amichetto dai capelli di quel buffo color glicine?
Perché, per esempio, non andava a schiantarsi contro un bell'albero?
Perché non assaggiare quelle bacche dall'aspetto magnifico, dal sapore sublime, ma dal terribile difetto di provocare una dissenteria fulminante?
Perché non se ne andava, semplicemente, permettendole di smetterla di studiare un modo per eliminarlo e di concentrarsi così sul motivo per cui era andata lì?
Tutte domande senza risposta.
Tutte domande che avrebbero dovuto essere cancellate dalla sua mente che, in quel momento, si sarebbe dovuta concentrare, anziché ripetersi in continuazione lo stesso, identico quesito:
"Perché Goten riesce a volare e io no?"





 

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Capitolo 6
*** Ira ***


“Coraggio figliolo…”
Le parole erano state due.
Semplici, chiare e assolutamente… incomprensibili, o meglio, inaccettabili.
Com’era possibile che fossero uscite proprio dalla sua bocca?
Il sangue iniziò a ribollirle e sulle tempie le vene si ingrossarono ed iniziarono a pulsare in maniera così accentuata, che sembravano stessero per scoppiare.
Se fosse stata una sayan con poteri illimitati, si sarebbe trasformata lei stessa in una Fatal Blonde e sarebbe andata lei stessa a prendere suo marito per il bavero della tuta, per poi disintegrarlo con un’onda energetica potentissima.
Come aveva potuto farle questo?
“Oh, no… Il mio nipotino…” sentì dire da suo padre poco prima che le saltassero completamente i nervi.
“NOOOO! MA GLI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO FORSE? QUELL’INCOSCENTE VUOL FAR COMBATTERE NOSTRO FIGLIO CONTRO QUEL MOSTRO! NON PUÓ FARLO, NON PUÓ! MI AVEVA PROMESSO CHE… AAAHHH…
“Calmati tesoro!” cercò di tranquillizzarla il padre, inutilmente.
Chichi aveva già sollevato da terra il televisore attraverso cui, prima erano arrivate le immagini agghiaccianti dello scontro tra suo marito e Cell e, successivamente, la voce del coniuge che pregava il loro amatissimo figlio di sostituirlo sul campo di battaglia.
Faceva roteare l’apparecchio per aria, scuotendolo, come se sperasse che, così facendo, suo figlio e suo marito potessero uscirne e concretizzarsi lì, di fronte a lei.
“IL MIO BAMBINO NOOOO!” gridò la donna mettendosi a piangere disperatamente, dalla rabbia che aveva in corpo.
“Non è possibile… Goku è l’uomo più testardo del mondo: pur di combattere non si fermerebbe davanti a niente. Con lui ho deciso di arrendermi, tanto non cambierà mai. Ma Gohan no, lui noooo! Quante volte l’ho supplicato di non metterlo in pericolo! Quante? Gohaan! Non batterti contro quel mostro, non puoi farcelaaa!” gridò disperata prima di lanciare, in un impeto d’ira, fuori dalla finestra, il loro unico televisore.
 
 

 

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Capitolo 7
*** Accidia ***


“Che noia”
“Ma come? Non ti diverti più? Hai provato qualcosa come duecento vestiti, orecchini, collane, accessori e persino due auto di lusso. Cosa vuoi di più?”
“E ti sembra divertente? In questa città non si sa proprio come ammazzare il tempo”
“Tu hai la fissa di ammazzare qualcuno. Avevamo deciso di prenderci qualche giorno di pausa, tanto per estraniarci un po’ dalla routine quotidiana. Mi hanno stancato tutte quelle urla insopportabili di donne e bambini che non vogliono essere uccisi. A te no?”
La donna prese l’ennesimo sassolino e lo tirò nel lago cercando in tutti i modi di farlo rimbalzare sull’acqua, come stava facendo un bambino non molto distante da lei.
Era rimasta affascinata, osservandolo, da come quel piccolo insolente fosse capace di scegliere la pietra giusta - piatta e levigata come il manuale del perfetto lanciatore vuole - e di lanciarla, parallelamente alla superficie dell’acqua, facendola rimbalzare fino a ben sei volte.
Ci riprovò ancora una volta.
Scelse la pietra con cura.
Si inclinò di lato e… lanciò.
Niente.
Un altro buco… nell’acqua, appunto.
Delusa, si girò verso quello che era diventato il suo nuovo avversario:
“Hey, tu, ragazzino. Spiegami come si fa”
Il bambino, che fino a quel momento non aveva assolutamente badato a lei, intento com’era a perfezionare la sua già infallibile tecnica, in tutta risposta aprì un sorrisetto antipatico e rispose:
“Ѐ inutile che te lo spieghi: non hai imparato finora, difficile che riuscirai mai a farlo. Ci vuole talento…”
La donna si accigliò.
Si dipinse in volto un sorrisetto sadico, facendosi comparire una sfera luminosa nella mano. La lanciò nel lago, facendolo esplodere in una cascata d’acqua che investì il bosco circostante, scioccando completamente il bambino.
“Ora ti annoi anche tu” sentenziò C18 andandosi a sdraiare, sotto un pino, a fianco del fratello.










NA: E con questa si conclude la saga M/F sui Sette Vizi Capitali. Buffo come gli abbinamenti al maschile siano stati azzeccati da una lettrice e quelli al femminile dall'unico maschietto che ha partecipato al giochino che avevo proposto. Vince Vincenzo, con 5 abbinamenti azzeccati. Seconda Sommermoon con 4. A lui onore e gloria, agli altri...quello che spero sia stato il piacere della lettura...
Grazie a tutti gli infiniti recensori, a chi ha inserito la raccolta in una delle categorie e infine agli oltre trecento lettori silenziosi. Grazie davvero a tutti e alla prox!
SSJD

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