Unmei no akai ito

di Hikari_F
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il volto dell'amore ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Un cuore ferito ***
Capitolo 4: *** Risentimento ***
Capitolo 5: *** Abbandono ***
Capitolo 6: *** Confessioni ***
Capitolo 7: *** Risveglio ***
Capitolo 8: *** Ti amo ***
Capitolo 9: *** Il filo rosso del destino ***
Capitolo 10: *** Mi stai salvando la vita ***
Capitolo 11: *** Separazione ***
Capitolo 12: *** Io sono vivo ***
Capitolo 13: *** "La violenza porta solo altra violenza" ***
Capitolo 14: *** Quello che abbiamo sempre cercato ***
Capitolo 15: *** Il mondo nelle mie braccia ***



Capitolo 1
*** Il volto dell'amore ***



Mi chiamo Kotaru, ho sedici anni e...vorrei non essere qui, adesso. Credetemi, nemmeno voi vorreste essere al mio posto in questo momento. Provate a immaginare la scena: un adolescente con folti capelli rossi, occhi castani e occhiali da vista, basso (tremendamente basso) per la sua età e, in aggiunta, pure studioso. Aggiungete al quadro che mi piacciono arte, peluches, dolcetti e...capirete sicuramente per quale motivo sto guardando l'aula a testa in giù.

Non riesco nemmeno a capire di chi siano le mani che mi tengono per i piedi e mi scuotono violentemente, facendomi cascare di tasca tutti gli oggetti che ci metto dentro di solito: chewing-gum, figurine, un portachiavi di Rilakkuma. Niente soldi, stavolta ai bulli è andata male.

-Sei sempre il solito pezzente, frocetto di merda!- Ridacchia il coglione di turno, mollando la presa e facendomi cadere rovinosamente a terra. In realtà sono benestante, ma non porto quasi mai denaro con me. Ah, la figuraccia? Non mi importa granché, l'importante è che non abbiamo preso il portachiavi. Ci sono affezionatissimo!

Cerco di ricompormi, a minuti arriverà l'insegnante e non ci tengo a farmi trovare sul pavimento. Una veloce controllata alle mie cose, -sane e salve, per fortuna!- una ripulita agli occhiali et voilà, come se nulla fosse mai accaduto.

Il mio orgoglio? Oh, quello. Non so nemmeno più che cosa sia, ma sono cose che si imparano a mettere da parte quando hai scelto di fare coming out il primo anno di liceo, dichiarandoti come un pesce lesso al tuo compagno di banco. Non è stata colpa mia, avevo una cottarella da nulla, ma lui sembrava proprio il tipo di persona che avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti, o almeno così mi diceva la sua penna, glitterata e con sopra un simpatico panda rosa! Peccato che fosse della sua fidanzatina, campionessa del club di Kendo. Mi fanno ancora male le costole a pensare a come mi ha ridotto quella volta.

Un altro svantaggio è che sono completamente solo e senza amici: anche i compagni che non mi pestano o mi deridono si tengono alla larga da me, come se fossi un pervertito pronto a stuprarli tutti nel giro di una chiacchierata. Credono forse che il mio essere gay abbia come conseguenza il fatto di provarci con chiunque abbia un pene? Anche io ho i miei gusti e le mie preferenze...ad esempio, mi piacerebbe un ragazzo forte, rassicuranti, che sappia far ridere ma senza bisogno di fare il buffone. E che ami la lettura. Se fosse bravo a disegnare sarebbe proprio il mio ideale!

-Oda! Oda Kotaru.- L'insegnante scandisce bene il mio nome, distraendomi dalla meditazione -Puoi ripetere cos'ho appena detto?-

Oh. Credo sia la prima volta che mi prende alla sprovvista, non ho nemmeno tenuto il segno della lettura e non saprei proprio di cosa stesse parlando...ma decido di puntare sulla simpatia. Magari apprezzerà.

-Oda! Oda Kotaru. Ha detto questo, professoressa.- Aggiungo anche un largo sorriso e attivo la modalità “occhietti dolci”, chissà che non facciano spuntare in lei un qualche istinto materno che le faccia deporre le armi.

-Ti senti spiritoso, vero? Be', ti è andata male, Oda. Oggi non sono dell'umore per gli scherzi. Fammi la cortesia di seguire, parleremo della tua punizione oggi pomeriggio, dopo le lezioni.-

Mi mordo la lingua. Dannazione...proprio oggi che inizia la nuova serie di DragonBall. Dovrò tenere le orecchie tappate per una settimana per evitare gli spoiler. Che seccatura.

-Sei nei guai, frocetto.- Sussurra il tizio alla mia destra, godendo della mia sfortuna.

Decido di ignorarlo e continuare a seguire la lettura. Dopotutto è anche interessante, parla del Medioevo. Mi è sempre piaciuta quell'epoca, le sue leggende ed i misteri. Se avessi abbastanza soldi mi comprerei un'armatura, mi piacerebbe da morire e mi terrebbe anche al sicuro dalle botte quotidiane. Sta per suonare la campanella dell'intervallo, chissà cosa mi combineranno...tanto vale non pensarci e aspettare. Oggi pomeriggio sarà il mio primissimo giorno di punizione, chissà cosa mi aspetta!

 

I passi dell'insegnante rimbombano nell'aula vuota. Sembra un leone in gabbia con quel suo andare avanti e indietro, sono costretto a distogliere lo sguardo per non ritrovarmi con un bel mal di testa.

-Ci ho pensato, Oda.- Sospira -Dopotutto sei un ottimo studente, oggi ero di pessimo umore a causa del consiglio di classe finito tardi ieri...insomma, in un altro momento non sarei stata tanto severa. Ma ormai sei qui, una punizione non può farti male. Pensavo di darti un compito extra da svolgere.-

-Che tipo di compito?-

-Niente di difficile. Un approfondimento sulla lezione di oggi, sul Medioevo.-

Cerco di non mostrarmi troppo felice all'idea, potrebbe contrariarsi e affibiarmi qualcosa di diverso. Che fortuna sfacciata! Praticamente è come se avesse punito un otaku facendogli leggere dei manga. Non poteva andarmi meglio di così.

-Siccome ho una famiglia e una vita anche io, non posso passare il pomeriggio con te ad assicurarmi che faccia il tuo dovere. Ti affiderò ad un tuo senpai che dovrebbe arrivare tra poco. Frequenta un corso speciale di approfondimento, tra l'altro è anche l'unico che ha aderito. Gli ho già parlato ed ha accettato di prendersi questa responsabilità.-

Urg. Un senpai, ecco qualcosa a cui non avevo ancora pensato. Praticamente mi ha appioppato un guardiano del silenzio. E io che speravo in un pomeriggio ad ascoltare musica celtica in cuffie e documentarmi sulla mia epoca preferita...uffa.

-Oh. Ryota, che sollievo vederti.-

-Chiedo scusa, professoressa. Sono stato trattenuto da...questioni personali.- Sussurra ansimando il nuovo arrivato. Sollevo appena gli occhi per guardarlo e...mio dio, cosa ho appena visto. Non sono nemmeno sicuro che una roba del genere sia legale.

Il ragazzo che ha appena varcato la soglia dell'aula non assomiglia a nessuno di quelli che ho visto fino ad ora: è robusto, più alto di me (non che sia difficile), capelli neri come la notte e così lisci e morbidi all'apparenza che mi viene voglia di strofinarci la faccia dentro, occhi verdissimi ma caldi, avvolgenti, lineamenti perfetti. Ha la cravatta della divisa leggermente floscia, i capelli scompigliati e la fronte leggermente imperlata di sudore. Ha l'aria di uno che ha appena fatto una lunga corsa.

Resto imbambolato a fissarlo mentre pensieri non propriamente puliti popolano la mia mente (ehi, anche io ce li ho, gli ormoni) e cerco di non fare troppo la figura dell'idiota.

-Tranquillo e scusami tu se ti costringo a fare da babysitter ad uno studente del terzo anno. Ti garantisco che Kotaru è molto studioso e tranquillo, averlo qui con noi oggi è un caso eccezionale.-

Parla di me come se non potessi sentire. Bah, che modi. Speriamo che il senpai sia un po' più gentile.

-Nessun problema, si figuri. Per me non è male avere compagnia, ogni tanto.-

Sospiro di sollievo...non sembra malaccio. Se proprio è antipatico, posso sempre ignorarlo e concentrarmi sul suo aspetto, su quello ho la garanzia che sia gradevole.

Ascolto i passi della professoressa diventare sempre più leggeri man mano che si allontana dall'aula, dopo aver depositato sulla cattedra qualcosa come sei o sette volumi (testi universitari, presumo), tutto sul medioevo. Penso che anche l'approfondimento del senpai riguardi quest'epoca...un punto a suo favore.

-Ehm...allora...ciao.- Farfuglio, scegliendo a caso un testo su cui basare l'approfondimento. Sono certo di avere le guance in fiamme e il battito cardiaco accelerato, non capita tutti i giorni di passare un pomeriggio di completo isolamento con un ficone di questa risma. Devo. Controllare. I. Miei. Ormoni.

-Ciao.- Risponde, semplicemente -E così sei finito in punizione? Piacere di conoscerti, Kotaru. Come avrai già sentito, io sono Ryota.-

-Il piacere è tutto mio.- Dico in risposta, avendo cura di tenere la testa ben china sul libro -Così ti piace il medioevo, eh?-

-Decisamente.-
Evvai! Se riesco ad evitare di arrossire e andare in tachicardia alla sua sola vista, forse ho appena trovato il mio primo amico. A patto che lui abbia voglia di socializzare con un ragazzino di terza, per giunta appena punizionato. Vorrei tanto averlo conosciuto in un altro contesto, magari in biblioteca, sezione storia.

-Piace molto anche a me. Non ti nascondo che sono felice di essere stato punito in questo modo, è un argomento che mi interessa.-

-Bene.-

Che freddezza...forse non ha molta voglia di chiacchierare. Comprensibile, è qui per studiare, e anche io. Prendo coraggio e gli chiedo se posso ascoltare musica in cuffie mentre studio. Sembra diverso dagli altri con cui ho avuto a che fare, in apparenza è molto maturo, forse non mi prenderà in giro per le cuffiette a forma di coniglio.

-Fai pure.- Dice semplicemente, ed è già col naso sui libri. Ne ha agguantati almeno due o tre. Sorrido istintivamente e tiro fuori le cuffie, cercando di nascondere le orecchiette da coniglio sotto la massa di capelli rossi.

Lascio la riproduzione casuale, volume basso, e cerco di concentrarmi sulle parole riportate sul volume.

Interessante questa. Non sapevo che l'abitudine di togliersi il cappello per salutare fosse nata nel medioevo. I cavalieri dovevano togliersi l'elmo per riconoscersi e salutarsi a vicenda, abitudine che poi è entrata nel buon costume. La segno.” Penso, scribacchiando rapidamente appunti sul quaderno...devo aver fatto un movimento brusco perché, prima che potessi rimediare, la musica che stavo ascoltando comincia a risuonare al di fuori delle cuffie, amplificata dall'aula vuota.

Adesso si incazza. Sicuro!” E, infatti, il senpai è girato verso di me, guardandomi con un'espressione indecifrabili.

-Ma quelle sono...-

Oddio, lo sapevo! Ha visto le cuffiette a forma di coniglio. Ho bruciato ogni possibile chance di socializzare, diamine! Sento le guance andarmi a fuoco per l'imbarazzo, finché...

-...le note di Heart of fire!- Conclude, abbozzando un sorriso -L'ho riconosciuta subito, è la mia canzone preferita.-

Non può essere vero. Mi pizzico il braccio cercando di non farlo notare...no, non sto sognando. Qualcuno a cui piacciono medioevo e musica celtica, che ha visto le mie cuffie e non mi ha preso in giro! Forse questa punizione è la più grande fortuna che mi potesse capitare.

***

Ho le palpitazioni.

Non mi era mai successo prima...non che non abbia mai avuto un colpo di fulmine, anzi. Mi è capitato spesso di “innamorarmi” al primo sguardo di un bel viso o di un bel corpo, lasciando poi morire quell'immaginario sentimento così come era nato...cioè dentro la mia testa. Stavolta però è completamente diverso, e non sarei capace di spiegarne il perchè. D'accordo, il senpai è carino...diciamo pure bellissimo. Sembra anche simpatico, soprattutto perché a quanto pare abbiamo dei gusti in comune...ma non mi pare un motivo valido per sentire questo fastidioso movimento nello stomaco, questo incessante sfarfallio che va avanti, più o meno, da quando abbiamo chiuso i libri e ci siamo seduti vicini, una cuffia per ciascuno, ad ascoltare musica celtica prima di lasciare la scuola.

-Ma queste cuffie sono a forma di coniglio?- La sua voce, quasi più melodiosa della musica stessa, rompe improvvisamente quell'incanto.

-Sì.- Rispondo semplicemente, evitando di andare nel panico. Non mi prenderà in giro. Uno a cui piacciono le cose di nicchia non può essere una persona superficiale.

-Sono di tua sorella o della tua ragazza?-

Sorrido. Sono davanti ad un bivio...ma non mentirò al primo incontro. Non è da me.

-No.- Replico, senza smettere di sorridere -Sono mie. Mi piacciono molto gli animali.- E non vedo cosa ci sia da vergognarsene. Se più ragazzi avessero il coraggio di tirare fuori il proprio lato sensibile, forse la smetterebbero di deridermi per una cosa del genere. Ma non mi va di aprire il discorso con lui, adesso ho soltanto voglia di stare a vedere come reagirà.

Resta in silenzio per un attimo che sembra un'eternità.

-Qual è il tuo animale preferito?- Chiede.

Non posso crederci, è addirittura meglio di quanto immaginassi!

-Tutti. Ma preferisco conigli e cani. E le tartarughe. Sono molto carine, quelle.-

Osservo la sua espressione imperturbabile. Non sorride più...la cosa più simile ad un sorriso è stata quella smorfia fatta nel riconoscere Heart of fire. Penso sia un notevole progresso, soprattutto notando il suo carattere evidentemente molto riservato.

-Cani! Adoro i cani. Ho sempre desiderato accudirne uno.- Dice -Gli akita

sono molto belli. Mi piacciono anche gli husky.-

-Io preferisco i meticci. I miei genitori mi hanno regalato un cucciolo di akita quando ho vinto le olimpiadi di matematica alle scuole medie. Avrei scelto un trovatello in canile, ma loro sono fatti così...gli piace spendere.-

-Com'è il tuo cane? Come si chiama?-

Gli mostro alcune sue foto dal cellulare.

-L'ho chiamato Haku. Purtroppo è rimasto a casa con i miei, con lo studio non avrei tempo di occuparmi di lui come merita. Lo vedo talmente poco che ogni volta credo mi abbia dimenticato...e puntualmente mi saluta come se non l'avessi mai abbandonato!- Sorrido al pensiero dello scodinziolio irrefrenabile di Haku e delle sue leccate ruvide. Un pensiero confortante.

Il mio interlocutore non dice altro. Forse sta immaginando la sua vita con un cane. Posso capirlo, visto che ho passato la maggior parte della mia a desiderarne uno.

-Mi sono divertito.- Dice a un certo punto, ordinando i libri dell'insegnante sulla cattedra. Divertito? Non lo avrei mai detto, mi è sembrato serissimo e posato per tutto il tempo -Adesso però è il caso che vada.- Aggiunge, infilando la giacca.

-Sì...anche io vorrei rincasare prima che faccia buio.- Non gli confesso che ho paura a tornare a casa da solo dopo il tramonto, perché in qualsiasi momento potrei trovare una combriccola di bulli pronti a darmele di santa ragione. Mi limito a infagottarmi nella felpa infeltrita che uso come giubbotto, sperare tra me e me che ci sia ancora qualcuno in giro e infilare la porta, accennando un saluto con la mano. Probabilmente non rivedrò mai più il senpai Ryota.

 

Stupido. Sei uno stupido, Kotaru. C'erano migliaia di scuse che avresti potuto inventare per parlare ancora, gli argomenti non mancavano di certo! Sono un po' arrabbiato con me stesso per aver perso un' occasione, non dico di trovare un partner (non mi reputo certo tanto fortunato da aver conosciuto un ragazzo apparentemente perfetto per me, che in aggiunta sia pure gay), ma almeno di conoscere meglio una persona con cui poter parlare, condividere interessi, una compagnia tra la completa solitudine in cui vivo da quando ho lasciato trasparire agli altri i miei gusti sessuali.

Chissà se non vedeva l'ora di andar via...o se gli ha fatto piacere conoscermi.

Vorrei mettermi a piangere. Penso di aver consumato tutte le mie lacrime dopo tre anni di vessazioni, ingiustizie e percosse...eppure, improvvisamente, sento una goccia fredda scivolarmi lungo la guancia.

Cosa combini? Ti abbandoni al pianto? Non era un vizio che eri riuscito a eliminare?” Penso, salvo poi rendermi conto che non era una lacrima, ma una semplice goccia di pioggia.

-Fantastico. Mi prenderò un raffreddore epocale e starò a letto per una settimana. Stupida salute cagionevole.- Bofonchio a mezza voce, tentando di ripararmi alla bell'e meglio con lo zaino, finchè...

Che cosa strana.

Intorno a me posso sentire e vedere le gocce di una fitta pioggia, di intensità via via crescente. Posso anche sentirne l'odore. Tuttavia, è come se fossi in una safe zone, in una bolla di protezione: l'acqua non sembra in grado di arrivare sulla mia testa, non più. Sollevo la testa e scopro di essere coperto da un ombrello. La persona che lo sorregge è più alta di me e, isolando per un secondo i vari suoni che riempiono l'aria, mi sembra di sentire i suoi respiri irregolari, come se fosse reduce da una corsa.

-Ehi.- Dice una voce conosciuta alle mie spalle -Avevi intenzione di andare a piedi con questa pioggia fino a dove, di preciso?-

Mi volto e il senpai Ryota è alle mie spalle, lievemente affaticato e ricurvo in avanti. Mi copre premurosamente con l'ombrello, incurante della pioggia che scende e che bagna i suoi bellissimi capelli d'ebano, delle gocce gelide che gli scorrono nel colletto della camicia. Fa un freddo cane, eppure improvvisamente sento un tepore piacevole riscaldarmi le guance, mentre nello stomaco incomincia l'odiato sfarfallio. Non cominciare con la regia, Kotaru, non metterti strane idee in testa.

-Che ci fai qui, senpai?- Non riesco a dire altro.

-Stavo tornando a casa quando ha iniziato a piovere. Mi è venuto in mente che eri senza ombrello e non era davvero il caso che rincasassi zuppo dalla testa ai piedi.-

-Oh.- Ringrazia, idiota, ringrazia! Ma sono paralizzato dalle mie emozioni e,ora come ora, non riesco nemmeno a dimostrare un minimo segno di gratitudine.

-Credo di aver fatto la cosa giusta. Hai appena detto di essere cagionevole oppure ho sentito male?-

-S...ì. Ma niente di grave io non...non serve che...-

Vedo le sue labbra fare un impercettibile movimento verso l'alto, una sorta di sorriso appena accennato. Sono così imbranato da divertirlo?

-Ti devo un favore.- Dice, raggiungendomi sotto l'ombrello e chiedendomi di indicargli la strada.

Camminiamo in silenzio fianco a fianco, il rumore della pioggia che tamburella sopra le nostre teste sembra quasi un accompagnamento musicale. Sono più rosso in viso che di capelli e il mio stomaco è ancora in subbuglio quando, improvvisamente, sento la sua mano che mi afferra la spalla e mi spinge rapidamente contro il suo petto.

Mio dio. MIO DIO. Vuoi vedere che...la pioggia, l'atmosfera...non è che lui è...

-A certa gente dovrebbero ritirare la patente.- Borbotta, visibilmente contrariato, mentre lascia andare la presa. Resto stordito per alcuni secondi prima di capire che forse è il caso di togliere la testa da lì.

Ero così preso dalle mie fantasticherie che non me ne sono neppure accorto.” Penso, trattenendo un sospiro. Guardo con la coda dell'occhio l'auto pirata che si allontana, se non fosse stato per il senpai forse ci sarei finito spiaccicato contro.

-Grazie.- Riesco finalmente a dire, passandomi una mano nei capelli scompigliati.

-Tutto a posto? Mi sembri spaventato.-

-Non lo sono.- Lo rassicuro, ed è vero. Sono solo un po' sconvolto dal turbinio di emozioni causato da quell'improvviso contatto fisico, forse più d'impatto dell'automobile in corsa -Sono quasi arrivato a casa. Da qui posso anche andare da solo.-

-E io dovrei lasciarti qui con l'ansia che qualche auto possa investirti? Forse non ti vedono perché sei molto minuto.- Trattiene a stento una risata. Si sta burlando di me? Forse, ma lo fa in una maniera completamente diversa dallo sfottò a cui sono abituato, non c'è traccia di cattiveria nella sua voce. E poi è la vero, un metro e cinquantotto è veramente pochissimo per un adolescente della mia età. Non è il caso di prendermela, ma decido di stare al gioco.

-Vero, sicuramente passo inosservato. Tu non hai di questi problemi, senpai?-

-In realtà, vengo notato più di quanto vorrei.- Mormora -Non lo dico per vanteria, ma sono costantemente inseguito dalle ragazze. Credono che io nasconda chissà quale fascino, forse perché parlo poco e passo la maggior parte del tempo libero a disegnare sul mio notes.-

Mi mordicchio il labbro inferiore. Inseguito dalle ragazze, eh? Prevedibile. Un bocconcino del genere farebbe gola a chiunque (ehi, sto parlando come un pervertito!) e le ragazze della mia scuola sono abbastanza sfacciate. Spesso sono loro le prime a prendersi gioco di me.

-Non ti invidio.- Dico sinceramente, anche se il mio tono viene evidentemente preso per sarcastico. Prevedibile anche questo.

Tra una chiacchierata e l'altra siamo arrivati a casa mia. Ryota chiude l'ombrello e fa per salutarmi, quando mi rendo conto che è bagnato come un pulcino. Ma certo...è rimasto in balia delle intemperie mentre mi copriva con l'ombrello e adesso tornerà a casa grondante d'acqua gelida per colpa mia. Non posso permetterlo! E sì, cerco anche una scusa per passare ancora un po' di tempo insieme a lui.

-Dovresti entrare.- Balbetto, evitando di incrociare direttamente il suo sguardo -Da me. In casa mia.- Dico d'un fiato -Possiamo mettere i tuoi vestiti nell'asciugatrice. Anche i capelli sono completamente bagnati. Non voglio che rischi di ammalarti per avermi fatto una cortesia.-

Impiega qualche istante a rimuginare prima di rispondere un -Hai ragione.- Appena sussurrato. Infilo la chiave nella serratura e spalanco la porta, lasciando che si accomodi per primo; in questo momento sono felice di essere un tipo ordinato e di poterlo accogliere in un ambiente confortevole.

Spero solo che non faccia caso alla mia ricca collezione di yaoi. In teoria non ho nemmeno l'età per leggerli, ma credo che, se li notasse, sarebbe l'ultima delle cose che gli verrebbe in mente.

***

Non ho mai visto un uomo nudo. Ovviamente a parte me, i pornoattori ed i personaggi dei fumetti, ma quelli sono soltanto disegni. Però non ho mai visto un uomo nudo in carne e ossa, a quasi tre metri di distanza, in camera mia.

Precisiamo...Ryota non è nudo, non integralmente. Si sta asciugando la schiena bagnata di pioggia ed è in boxer, mentre io fingo di cercare degli indumenti da prestargli (no, ok, sto facendo anche quello) e nel frattempo lo guardo di nascosto. Il corpo che si indovinava al di sotto dei vestiti non era all'altezza di quello effettivo: è atletico. Molto atletico, presumo faccia qualche attività sportiva, ma non ho il coraggio di chiedergli se è vero...ed è proprio come ho sempre immaginato un bel fisico maschile, diverso dal mio. Io sono gracile, senza muscoli scolpiti. Mi piacciono le mie spalle e le mie braccia, ho anche un grazioso lato b, ma per il resto non sono un modello sexy, almeno, non per una donna.

Ryota si è spogliato in camera mia senza farsi problemi, nonostante gli abbia indicato il bagno. Evidentemente non sospetta della mia omosessualità, o se lo ha fatto è consapevole di essere molto più forte di me e che non sarei capace di imporgli niente contro la sua volontà. In realtà sono così timido che non lo toccherei nemmeno con un dito di mia iniziativa, quindi il problema non si pone affatto.

Quando ha finito di asciugarsi gli porgo gli indumenti che ho trovato: una mia maglietta ed un paio di pantaloni di una tuta. Sono gli abiti più elasticizzati che ho, in qualche modo dovrebbe essere capace di infilarli.

-Grazie.- Dice, iniziando a vestirsi rapidamente. Si contempla allo specchio e non trattiene una risata nel vedere la propria immagine vestita con una maglietta troppo corta, che lascia intravedere la parte bassa degli addominali, ed un paio di pantaloni che gli finiscono a metà polpaccio. Ehi, non posso farci niente se la natura mi ha fatto piccino, né potevo prevedere che un giorno un bel ragazzo sarebbe capitato in casa mia e avrebbe avuto bisogno di vestiti.

-Il vantaggio è che non devi uscire vestito così.- Osservo -Il tempo che l'asciugatrice faccia il suo lavoro e potrai tornare a vestire i tuoi panni.-

Non risponde e si dà un ultimo colpo di phon ai capelli.

-Ah...giusto. Cosa intendevi con “ti devo un favore?”-

-Mi riferivo ad oggi pomeriggio.-

-Non mi sembra di averti fatto favori.-

-Questo è quello che credi tu.- Replica, prendendo posto sulla prima sedia -Ricordi cosa ti ho detto? La gente mi nota più di quanto vorrei. Per questo ho scelto di frequentare un corso di approfondimento del genere.-

-Allora non ti piace il medioevo?- Non riesco a nascondere una punta di delusione nella voce.

-Certo che mi piace. Mi hai già fatto questa domanda e ti ho già dato una risposta.-

-Sì, è vero, ma...-

-Ho scelto il corso soprattutto per stare da solo. Il resto del tempo a scuola è terribile. Le persone non fanno che chiedermi di far loro il ritratto, ogni volta che mi vedono disegnare. Le ragazze tentano di convincermi ad invitarle ad uscire...e, quando sono al corso di karate, non fanno che giocare alle cheerleader, mentre i colleghi mi tempestano di domande e chiedono consigli. Il mio problema è che sono sempre troppo disponibile, ascolto tutti e cerco di accontentarli, nei limiti. Alla fine mi rendo conto di non aver passato neppure un secondo a stare per conto mio.- Prende fiato, come se non fosse abituato a fare un discorso così lungo.

-Non vorrei sembrarti stupido ma...se hai scelto il corso per stare da solo, la mia presenza dovrebbe averti infastidito.-

-E invece no. Questo è il favore che mi hai fatto.-

Sono perplesso -...Cioè?-

-Sei stato una compagnia disinteressata. Hai condiviso con me i tuoi interessi senza sentire il bisogno di tempestarmi di domande o convincermi a fare qualcosa che non volessi fare. Anzi, credo di essere stato io quello che oggi ha fatto più domande. Non mi era mai successo niente di simile. Mi ha fatto piacere passare del tempo con te.-

-Io...-

-Sembri diverso da tutti gli altri. Sei stato gentile senza nemmeno conoscermi e mi hai anche prestato i tuoi vestiti. Grazie, Kotaru.-

-Non...serve ringraziarmi.- Dico, arrossendo violentemente -Se l'ho fatto, è solo perchè è stato un piacere anche per me. Io sono...molto solo. Diciamo pure che non ho nessun amico.- Non gli dirò il perchè, non me la sento ancora di mettermi a nudo a quel modo -Però non vuol dire che non mi piacerebbe averne.-

-Oggi eri a fare la ricerca con me per punizione, ma non sembravi contrariato. Se proprio ti interessa il medioevo, potresti chiedere di essere inserito anche tu nel corso di approfondimento. Potrebbe anche valerti come credito.-

-Vuoi dire che non ti interessa più preservare la tua solitudine?-

-No, se la tua compagnia sarà migliore della mia.-

-Be', quindi...-

-Pensaci. Potrei riferire io stesso alla pofessoressa che sei interessato.-

Esito a rispondere. Tenermi occupato qualche pomeriggio alla settimana non sarebbe male...inoltre, il senpai mi sta offrendo su un piatto d'argento l'opportunità di passare del tempo con lui e di conoscerlo meglio. Ma...se mi innamorassi di lui? Sarebbe un'atroce tortura vederlo quasi ogni giorno, parlargli, stargli sempre più vicino...con la consapevolezza di non avere la minima speranza di vedere ricambiati i miei sentimenti.

Non correre, Kotaru” Mi dico “Il senpai Ryota ti piace. Ti piace più di tutti gli altri ragazzi che ti sono piaciuti fino ad ora...ma lo hai appena conosciuto. Può darsi che standogli accanto per più tempo ti accorgi che ti è simpatico, magari gli vorrai anche bene, ma non è detto che ti innamorerai di lui.” Mi piace quando il mio inconscio ragiona a questo modo. Correrò il rischio di scottarmi.

-Sembra un'idea carina.- Riesco finalmente a dire -Allora quando cominciamo?-

-Settimana prossima, credo. Il lunedì, mercoledì e venerdì dalla fine delle lezioni, per un paio d'ore. Ma non siamo vincolati, se finiamo prima possiamo andare via, se abbiamo voglia di trattenerci possiamo restare ancora un po'.-

-Allora...va bene.- Deglutisco.

-I miei vestiti sono pronti? Ho un impegno per le 20.-

Chissà dove deve andare. Forse si vede con una ragazza.

-Ancora no.- Getto una rapida occhiata al display del cellulare -Hai ancora una mezz'ora di tempo. I vestiti saranno asciutti a breve.-

-Mh.- Si mordicchia nervosamente il labbro -Spero proprio di non tardare.-

Sempre di corsa, sempre occupato...come quando è arrivato in ritardo al corso, questo pomeriggio. Com'è che aveva detto? Questioni personali...già. Forse un altro appuntamento.

-Ti vedi con una ragazza? La stessa di oggi?- Linguaccia mia, come mi è saltato in mente di chiederlo davvero?

Ridacchia bonariamente -No, stasera ho un impegno diverso, ma per oggi pomeriggio di hai quasi preso. Sono arrivato in ritardo perché stavo scappando dalle tipe del mio fan club. Le “cheerleader” di cui ti ho parlato prima. Volevano coinvolgermi in una delle loro stupide attività. Tu non hai molto successo con le ragazze, vero?-

Scoppio istintivamente a ridere -No, che idea!-

-E perché mai?- Chiede, con tono serio -A quanto ne so, i piccoletti piacciono.-

-Può darsi, ma è a me che non piacciono le ragazze.-

Cazzo. Coglione! Ma cosa vai a dire?

Mi guarda fisso negli occhi. Inarca un sopracciglio...poi si lascia andare ad una lunga e spontanea risata.

-Sei anche spiritoso, eh, Kotaru?- Strizza l'occhio e si tira in piedi, voltandosi a guardare la porta del bagno -Adesso che siano asciutti o meno, devo mettere i miei vestiti e correre via. Mi dispiace non avere altro tempo per chiacchierare con te.-

Vorrei chiedergli di scambiarci i numeri, ma forse è meglio aspettare. Non so come sentirmi, se sollevato o triste al pensiero che non abbia preso sul serio la mia confessione sul fatto che non mi piacciono le donne. Si riveste, dopo aver piegato e messo a posto i vestiti che gli ho prestato, mi saluta a palmo aperto e si avvia verso la porta.

-La prossima volta ti farò ascoltare qualche canzone che ho sul cellulare, va bene? Sono certo che ti piaceranno.-

-Ne sono sicuro.- Rispondo, i miei occhi incontrano i suoi e le farfalle nello stomaco impazziscono -A presto.-

-Grazie di tutto!- Aggiunge. Ha smesso di piovere, ma la strada è ancora bagnata. Lo guardo allontanarsi di fretta, corre come se ne andasse della sua stessa vita. Più la sua figura si rimpicciolisce, più lo sfarfallio si calma, come se le farfalle, esauste, avessero deciso di farsi una dormita.

 

La luce dello schermo del pc illumina appena il mio viso, è arrivato il momento dell' appuntamento quotidiano. Clicco sull'icona del browser, digito le parole chiave e davanti a me compaiono centinaia e centinaia di anteprime di video. Ormai conosco così bene questi siti che mi ci sono quasi fatto una cultura, ho i miei attori preferiti e conosco a memoria l'elenco delle loro performance...”recitative”. Stasera ho bisogno di coccolarmi, così cerco qualcosa di particolarmente eccitante. Metto il video a schermo intero ed i due attori cominciano a darci dentro. Questo, di solito, è il momento in cui anche io mi scaldo, eppure...stasera è tutto diverso. Il mio corpo non sembra intenzionato a reagire davanti al porno e i due uomini nudi che ho di fronte non soltanto non sono capaci di stimolare la mia eccitazione, ma mi suonano addirittura grotteschi, oserei dire ridicoli.
Cos'è cambiato? Perché quello che sto guardando non fa che riempirmi d'angoscia e disgusto? Chiudo il video, spengo il pc, mi lavo i denti e trovo i vestiti che Ryota indossava poche ore prima. Li avvicino al viso e ci affondo dentro il naso, aspirando...è come se fosse ancora qui, come se non avesse mai lasciato la stanza. Incapace di frenarmi mi spoglio ed indosso quei vestiti; averli addosso mi fa quasi sentire come se fossi stretto a lui, come se il tempo fosse rimasto fermo a quel magico istante in cui ero appoggiato al suo petto, sotto la pioggia.

Non ho voglia di erotismo, tutto quello che desidero è un suo abbraccio.

Stanotte, voglio solo dormire accanto a lui.

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Capitolo 2
*** Casa ***


Strofino le mani rapidamente per riscaldarle. Fuori ci saranno meno di dieci gradi e sono stato capace di dimenticare i guanti a casa, il solito smemorato...è che sono stanco! Sono stati dei mesi lunghi e difficili, sia dal punto di vista scolastico che da quello personale, non ricordo un solo giorno in cui non mi hanno preso a botte. Da quell'indimenticabile giorno di metà settembre sembra essere passata un'eternità, le vacanze di Natale sono alle porte (praticamente finiscono domani) e non ho avuto, a parte i tre pomeriggi alla settimana di studio col senpai Ryota, un solo momento di felicità.

Sono stato bene al corso di approfondimento (medioevo, musica celtica ed un bel ragazzo per compagnia), ho imparato parecchie cose che non sapevo e mi sono tirato fuori dai soliti pestaggi con la scusa di quell'impegno protratto fino al tardo pomeriggio. Non nego di aver sperato che gli impegni con Ryota finissero in modo diverso, invece puntualmente ci siamo limitati a tornare ciascuno a casa propria, salutandoci fugacemente e senza nemmeno scambiarci i numeri di cellulare.

Che ti aspettavi, scemo? Uno del genere non potrebbe mai interessarsi a uno come te.

Ehi, non è che non è mai successo niente! Abbiamo conversato piacevolmente tutte le volte, adesso so un sacco di cose su di lui. Il suo colore preferito è l'arancione (il mio è il blu), è diciottenne e frequenta l'ultimo anno. Gli piace molto leggere, ama gli animali ed è bravissimo a disegnare, anche se non l'ho mai visto in azione e mi ha solo mostrato alcuni suoi sketch fatti a lezione. Ama il genere fantasy e sogna di diventare un bravo fumettista. A quanto pare, dopo la scuola cercherà di entrare all'accademia di fumetto.

Ha un'espressività molto particolare: quando sorride (raramente) gli compaiono due minuscole fossette sulle guance, quando è tranquillo increspa le labbra e tiene le spalle rilassate. Capisco subito anche quando è stressato o di cattivo umore! Non dimostra i sui stato d'animo in modo convenzionale, ma con il tempo ho imparato a decodificarli. Sotto questo punto di vista è completamente diverso da me. Io sono un libro aperto, non sono in grado di mimetizzare le emozioni come fa lui, né sarei capace di stare tanto tempo senza dire nulla...e se la mia bocca tace, allora ci pensa il mio corpo ad esternare ciò che sento.

-Kotaru?- La voce di Ryota mi distoglie dai miei pensieri.

-Senpai? Perché sei venuto in classe?- Sussurro, cercando di non far capire ai compagni che sta parlando con me. Non voglio che lo prendano in giro.

-Domani iniziano le vacanze di Natale.-

-Lo so.- Farfuglio, mettendo le mie cose nello zaino e preparandomi a lasciare l'aula per la pausa pranzo -Allora?-

-Hai compagnia a pranzo?-

-No.- Rispondo, continuando a tenere lo sguardo concentrato sui quaderni che infilo disordinatamente a posto.

-Cos'hai portato?-

-Onigiri.- Certo, è l'unica cosa che so fare!

-Io ho del pollo fritto. Una montagna...e mi piacerebbe assaggiare un onigiri.-

Questo è forse un invito a pranzare insieme? Arrossisco, ma nascondo rapidamente il viso nella sciarpa.

-Anche a me piacerebbe mangiare del pollo fritto.- Bisbiglio. Mi guardo intorno e tiro un sospiro di sollievo, in aula siamo rimasti solo noi.

Scegliamo di pranzare in un angolino della mensa. Ryota prende una bibita frizzante al distributore automatico e ne offre una anche a me...spero solo che i miei onigiri non facciano troppo schifo ma, soprattutto, che nessuno che conosco ci veda insieme.

-Ma questo pollo ha un aspetto divino!- Commento, ammirando affamato i bocconcini perfetti che traboccano del bento -Posso?-

-Certo. Anzi, in cambio del tuo bento puoi mangiarli tutti- Dice, con uno strano sorriso dipinto sul volto.

-Vuoi scambiare il pranzo? Ma sei proprio sicuro?- Getto uno sguardo ai miei onigiri informi, straripanti di ripieno. Non c'è paragone con quei succosi bocconcini!

-Ti svelo un segreto. Sono tre giorni che mangio soltanto pollo fritto. La sola vista mi fa venire la nausea. Darei qualsiasi cosa in cambio dei tuoi onigiri.-

Sollevo un sopracciglio -E come ti sei ritrovato con tutto quel pollo?-

-Qualcuno ha sparso la voce che è il mio piatto preferito.- Mormora, alzando gli occhi al cielo -E un'anonima ammiratrice mi ha fatto recapitare un pacco pieno. Saranno stati almeno cinque chili di pollo. Il cibo non si butta e inizialmente l'ho mangiato volentieri...ma a casa ne ho ancora una tonnellata, l'ho dovuto anche congelare. Sono disperato!-

Non posso trattenermi da ridere bonariamente -Però è ancora il tuo piatto preferito?-

-Non lo è mai stato. Non so chi se lo sia inventato.-

-E allora qual è?-

-Gli onigiri.- Risponde, addentando voracemente una delle mie polpette di riso. Mastica manda giù e... -Non so se sia colpa del pollo o altro.- Dice, facendosi largo nel bento e afferrando un'altra polpetta -Ma questi sono i migliori onigiri che abbia mai mangiato!-

Mi viene in mente che è la prima volta che lo vedo mangiare, sembra una buona forchetta.

-Sono lusingato.- Commento, lanciandomi subito su quel fantastico pollo fritto.

-Quindi li hai fatti tu?-

-Non so fare altro.- Dico, tra un boccone e l'altro.

-Be', il ripieno è delizioso ed il riso è cotto bene, quindi...- Viene interrotto da una mano robusta che si poggia sulla sua spalla. La riconosco, è la stessa mano che, chiusa a pugno, ha avuto molti appuntamenti con la mia faccia...la mano di Kyojin. In realtà Kyojin non è il suo vero nome, ma tutti lo chiamano in questo modo. Significa gigante e, in effetti, non ci sarebbe un appellativo più adeguato per uno che frequenta il terzo anno ed è alto più di due metri. Credo che le sue gambe, da sole, siano più lunghe di me.

-Senpai Ryo!- Esordisce, facendo lo sguardo da cucciolo (nei limiti che la sua brutta faccia gli impone) e guaendo con una vocetta tutta miele -Perché non ti unisci al nostro tavolo? Sai, ci sono tutti quelli che contano...manchi solo tu.-

Ryota non risponde, si limita a contrarre la mascella e tenere gli occhi chiusi. Sono stato abbastanza vicino a lui da capire che quelli sono inequivocabili segni di rabbia.

-Toglimi. La. Mano. Da. Lì.- Ringhia, senza nemmeno voltarsi a guardarlo. In qualche modo, sembra che l'essersi sentito toccare all'improvviso l'abbia esageratamente contrariato.

-S...sì, senpai Ryo. Scusami.-

-E non chiamarmi Ryo.- Ribadisce, stavolta volgendo leggermente lo sguardo su di lui -Non sei mio conoscente né mio amico.-

-Ti...chiedo scusa sempai. Ryo. Ryota.- Farfuglia. Sta per allontanarsi quando mi viene da starnutire. Lo starnuto fa voltare Kyojin di scatto, con sguardo scrutatore...ed infine mi nota, seminascosto accanto al senpai, con il viso sprofondato nel fazzoletto ed un bento pieno di pollo fritto davanti a me.

Le sue labbra si curvano in un sadico ghigno -Oh...ma chi abbiamo qui? Hai il raffreddore, Kotaru? O forse è meglio chiamarti Kotaro?- Scoppia a ridere, indicandomi e gridando a gran voce -Ehi, ragazzi, venite a vedere! Kotaro! Kotaro!- Alla sua risata si aggiungono quella degli altri compagni di classe, sbucati all'impovviso come funghi.

-Kotaro! Naso intasato!- Urla qualche capitan Ovvio di turno, mimando il gesto di soffiarsi il naso. Sospiro e mi limito ad ignorarli, tornando a mangiare il pollo. Ci sono abituato e prima o poi si stuferanno, sicuramente non mi picchieranno in pubblico. Sono troppo codardi per farlo.

Di colpo Kyojin si fa serio e, con tono premuroso, si curva verso Ryota.

-Senpai, questa nullità ti sta dando fastidio?-

-Sì. Cosa aspetti a smammare?- Risponde placidamente Ryota. Cazzo, che mito! Ha sempre la risposta pronta.

Ma Kyojin è troppo idiota per capire che stesse parlando di lui.

-Mi permetto di invitarti ancora una volta al tuo tavolo. Davvero, non sta bene che dividi lo spazio con questo frocio di merda.-

-...- Le mani del senpai si chiudono a pugno. Sospira, si gira completamente verso Kyojin e lo guarda fisso negli occhi, con un coraggio che io non avrei mai. Deve essere un vantaggio del fare karate -Come hai detto?-

-Se ti va di...sederti con noi eh...-

-No. La seconda parte.-

-Ah...il frocio di merda?- Ripete, trattenendo una risata.

Ryota si alza in piedi; è bassissimo in confronto all'imbecille che ha di fronte (chiunque lo sarebbe), eppure lo guarda con fierezza e Kyojin quasi trema, intimidito dalla grandezza del senpai.

-Stavo pranzando piacevolmente, e tu sei venuto ad infastirdimi. Per quanto riguarda Kotaro, è qui perché l'ho invitato io.- Sospira ancora una volta -Ti chiederò gentilmente, una sola volta, di portare il tuo culo lontano da qui. E portati via anche questi altri idiota.- Aggiunge, indicando con il mento i miei compagni di classe. Credo di non aver mai conosciuto questo lato di Ryota. Cos'è stato a farlo innervosire in questo modo? Il contatto improvviso o il fatto che mi abbiano deriso? Sospiro anche io, mi sento così debole e inadeguato...non so che darei per smaterializzarmi altrove, in qualsiasi altro posto.

-Come vuoi tu, senpai...ehi, ragazzi, fine dei giochi, tornate a tavola!- Ordina, per poi piazzarsi prepotentemente davanti a me -Ehi, frocetto. Con te farò i conti dopo.- Sibila, afferrandomi per la divisa e portando il mio viso vicinissimo al suo. Cercando di non farsi sentire da Ryota (invano), sussurra -Mi hai fatto fare una figura di merda davanti al senpai. Quando avrò finito con te non ti basteranno le vacanze di Natale per rimetterti in sesto.-

Ma accade tutto in fretta. Troppo in fretta...a ripensarci vorrei una moviola per godermi la scena all'infinito. Nel giro di un battito di ciglia, Ryota ha afferrato Kyojin per i capelli e l'ha spinto con il viso dritto dentro il bento pieno di pollo fritto. Resto imbambolato per alcuni istanti ad osservare il mio senpai sfigurato dall'ira. La sua calma serafica è stata brutalmente messa da parte per dare vita a ciò che vedo: un ragazzo fuori di sé dalla rabbia che, da solo, ha messo fuori combattimento quello che da tre anni è il mio incubo peggiore.

-E se non ti basta, a casa ne ho altro dove puoi ficcarci la faccia.- Sibila, continuando a fare pressione.

Questo nuovo lato di Ryota un po' mi affascina ed un po' mi terrorizza...per adesso scelgo di tacere, stare in disparte, osservare cosa succederà.

Non so quanto tempo sia passato -secondi, minuti, ore?- quando la mano di Ryota si rilassa e molla la presa, permettendo al bullo di rialzarsi. Non appena il viso di Kyojin riemerge dal porta-pranzo, mi si stampa in faccia un sorriso beffardo. Colui che mi ha tormentato da sempre, con vessazioni fisiche e psicologiche, adesso è umiliato, schiacciato, impotente, sbeffeggiato davanti a tutti i suoi sgherri. Se il senpai l'avesse picchiato, probabilmente, non l'avrebbe ferito nell'orgoglio più che con quel gesto.

-Chiedi perdono.- Gli ordina, imperioso, costringendolo a voltarsi verso di me.

-Ti chiedo perdono...senpai.- Piagnucola. In risposta, Ryota lo spinge nuovamente col viso nel pollo, strofinando forte.

-Non a me.- Sibila -A Kotaru.-

Kyojin riemerge, prende fiato, stringe i denti ed i pugni. Mi lancia un'occhiata ricolma di odio, uno sguardo che da solo esprime le peggiori minacce esistenti.

-Ti...chiedo...- Prende fiato, il suo corpo è scosso da fremiti -...Perdono...Kotaro.-

-Accetti le sue scuse?- Chiede premurosamente il senpai, quasi come se volesse il mio permesso per lasciare definitivamente libero il gigante.

Non ho la forza di parlare. Sono frastornato dagli eventi, e mi limito ad annuire lentamente. Questa è la volta buona che Kyojin si allontana, muto, senza arrischiarsi a minacciarmi sottovoce.

-Scusami per il pranzo.- Mormora Ryota, grattandosi piano la nuca, visibilmente a disagio. Non credo che gli sia piaciuto perdere la calma in quel modo davanti a tutti...in realtà credo che non gli piaccia in generale. Dopotutto è un karateka, la disciplina che pratica si fonda proprio sull'autocontrollo e sfuggirgli non deve essere motivo d'orgoglio -Oggi pomeriggio ti offrirò qualcosa per rimediare.- Dice.

-Non è necessario.-

-Per favore, Kotaru.- Sospira -Lasciami fare.- Raccoglie i pezzi di pollo caduti dal bento, li rimette a posto e getta tutto in pattumiera. Lo credo bene!

In tutto questo trambusto, la paura pranzo è praticamente finita. Porto con me la bibita frizzante che mi ha comprato Ryota, non ho intenzione di aprire la lattina. La conserverò come ricordo del nostro primo pranzo insieme (in tutti questi mesi la cotta per il sempai non mi è certo passata, anzi!) e della mia piccola rivincita.

In classe tutti bisbigliano su quanto accaduto e mi guardano di sottecchi, cercando di non farmene accorgere; Kyojin, dal canto suo, si è seduto in fondo all'aula, scuro in volto, i pugni serrati. Non parla con nessuno e tiene lo sguardo basso, vuoto...deve essere la prima volta che subisce un'umiliazione, ma non riesco a provare empatia per lui, non dopo che gli ho fatto da punchingball per anni solo perché non mi piacciono le donne.

Ascolto con scarso interesse l'ultima lezione dell'anno, desiderando come non mai le vacanze di Natale. Rivedrò il mio piccolo Haku, starò più di un mese senza prenderle da nessuno e, se tutto va bene, per paura di finire come Kyojin nessuno mi picchierà più. Una liberazione simile val bene l'essere rimasto senza pranzo!

 

Io e Ryota camminiamo paralleli, in silenzio, senza guardarci. Mi ha aspettato all'uscita dalla classe e mi ha scortato fino all'uscita, per poi darmi appuntamento alla fermata dell'autobus per il tardo pomeriggio; ci siamo incontrati, salutati freddamente e adesso ci stiamo dirigendo verso un bistrot nei paraggi. Non ho mangiato niente nemmeno a casa per colpa del turbinio di emozioni che ho vissuto in poche ore e, in fin dei conti, mi è stato promesso un pasto.

Non posso sopportare il silenzio, siamo seduti al tavolo l'uno di fronte all'altro e devo dire qualcosa, qualsiasi cosa, pur di spezzare quest'atmosfera soffocante.

-Carino qui.- Azzardo, guardandomi intorno con falsa curiosità.

-Cosa prendi?- Dice, scavalcando la mia voce.

Fingo di dare un'occhiata approfondita al menù, poi ordino la prima cosa in lista. Ryota ordina qualcosa di dolce e dopo un'attesa di una manciata di minuti, sempre caratterizzata dal più profondo silenzio, ci arrivano sul tavolo i piatti ordinati. Colorati, gradevoli ed appetitosi, se non fosse che ho lo stomaco completamente chiuso dall'ansia. Perchè non mi parla? I bocconi sembrano pesanti come pietre, anche se sono sicuro che la cucina di questo posto sia fantastica.

Una volta finito, Ryota paga e mi invita a seguirlo fuori, ovviamente senza dire una parola. Sento ancora una volta la necessità di parlare ma, incredibilmente, il mio accompagnatore è più veloce di me.

-Ti chiedo ancora scusa per il pessimo comportamento di oggi.- Dice -Detesto perdere la calma. Non volevo mostrare a nessuno quella parte di me. Ma quando mi ha toccato all'improvviso la spalla...e quando ha cominciato a deriderti ed insultarti, io...- Scuote la testa, contrariato -Ci sono tante cose che non sai di me.- Sospira -E credo che forse è il caso di parlartene. Ora.-

-Anche tu non sai molte cose di me.- Bisbiglio, con un fil di voce quasi impercettibile, poi aggiungo -Ma è giusto che le persone custodiscano gelosamente i propri segreti.-

-Non con un amico!- Ribatte, guardandomi finalmente negli occhi. Non reggo il suo sguardo e sono costretto ad abbassare la testa -Kotaro...tu sei vittima di bullismo?-

...Alla fine l'ha capito da solo. Non servirebbe a niente mentire e nascondersi dalla realtà dei fatti.

-Sì.- Sputo questa sillaba come se avesse un cattivo sapore -Da quando ho dichiarato pubblicamente di essere gay.-

Trasalisce appena. No, questa non se l'aspettava.

-Dunque è questo il segreto che custodivi gelosamente? Con me soltanto, a quanto pare.- Dice, con una punta di amarezza nella voce -Mi dispiace di averlo scoperto per ultimo e da terze parti.-

-Io...credevo che...se te lo avessi detto non...non avresti più voluto passare il tuo tempo con me.-

Sorride, è un sorriso malinconico.

-Anche io sono stato vittima di bullismo. Per anni...ma mi sono sembrati secoli.-

-Tu?!- Strabuzzo gli occhi, analizzando la sua figura. Alto, robusto, affascinante. Un tipo del genere non verrebbe mai preso di mira da nessuno!

-Ho iniziato a fare karate per autodifesa. Quando sono diventato abbastanza bravo, miracolosamente hanno smesso tutti di darmi fastidio. Ma ancora adesso, anche se me ne sono liberato...non sopporto chi si prende gioco dei più deboli. Non sopporto questo genere di vigliaccheria...ed è per questo che oggi mi hai visto in quello stato.-

-Non devi giustificarti. Ti ringrazio di aver preso le mie parti.-

Restiamo zitti per alcuni istanti, guardando dritto davanti a noi. Sediamo su una panchina, infagottati nei cappotti e nelle sciarpe, mentre il cielo minaccia di regalarci una bella nevicata.

-Ti faccio schifo?- Chiedo a bruciapelo.

-Come?-

-Adesso che sai come sono.-

-Sei Kota. Un ragazzo sensibile, generoso, amante degli animali. Studioso, appassionato di musica celtica e medioevo, aspirante scrittore. Sei un po' impacciato con gli sconosciuti, ma tutto sommato socievole.- Sorride. Un sorriso vero -Adesso spiegami come l'essere gay possa cambiare tutto questo.-

Sento qualcosa di caldo e piacevole all'altezza del petto. Il senpai Ryota...e mi ha anche chiamato con il vezzeggiativo del mio nome. Forse è la prima persona al mondo che mi conosce davvero e, nonostante tutto, ha scelto di non voltarmi le spalle, di non lasciarmi solo.

Sollevo la testa ed un fiocco di neve mi sfiora lievemente il naso, seguito ben presto da altri. L'aria si riempe di soffici fiocchi candidi, gelati, dando quasi l'impressione che il tempo si sia fermato.

Apro il palmo e lasciando che un fiocco vi si depositi sopra; mi avvicino di più a Ryota e gli mostro il palmo aperto, con sopra un pezzetto di neve ormai in via di sciogliersi completamente.

-Lo sapevi che i fiocchi di neve sono come le persone?- Dico.

-Nessuno di loro è uguale agli altri, ognuno ha sfaccettature diverse. Simili, ma mai uguali.- Risponde, anticipando ciò che stavo per dire io.

Resto a guardarlo a bocca aperta, allibito. Stavamo pensando esattamente alla stessa cosa.

 

Mi riesce difficile parlare al telefono e, contemporaneamente, finire di chiudere la valigia strapiena. Certo, si tratta solo di una settimana, ma la prudenza non è mai troppa, i miei potrebbero insistere e convincermi a restare più tempo...inoltre con tutti i peli che perde Haku, rischierò di fare anche più di un cambio al giorno. I miei genitori sono intransigenti su ordine e pulizia, molto più di me..

-Sì, mamma. Va bene. Ok. Certo.- Le conversazioni con lei sono quasi tutte così; intanto devo stare con la testa piegata di lato, nello sforzo di trattenere il cellulare tra il collo e la spalla. Brutto non avere le mani libere, per fortuna sta per riattaccare.

-Stai prendendo le tue medicine tutti i giorni?- Sbotta ad un tratto.

-Sì, mamma.- Ripeto, come se avessi messo su un disco.

-Ti stai lavando spesso le mani? Tesoro, non si scherza con il tuo problema respiratorio, lo sai benissimo.-

Mi trattengo dal mettermi a sbuffare -Sì. Lo so, non preoccuparti.-

-Ho già prenotato due visite specialistiche. Scommetto che durante l'anno non te ne curi mai, giusto?-

Con mia madre e, più in generale, con i miei, è sempre stato così. Sono nato prematuramente, ero molto delicato e a pochi giorni dalla nascita mi è stata diagnosticata il problema di cui parlava lei, che mi costringe a periodici controlli e a prendere alcune medicine. Non è niente di grave, ormai ci convivo da sempre e non riesco ad immaginare la vita da “persona sana”. Non posso fare attività sportive, devo fare i conti con decine di stupide allergie e mi ammalo al minimo sbalzo di clima ma, per il resto, credo di essere normalissimo.

-Non c'era bisogno ma, grazie.- Balbetto, cercando di invitarla gentilmente a chiudere la conversazione. Non mi dispiace l'idea di passare del tempo in famiglia, ma il mio Natale a casa sarà ben diverso da come lo starete immaginando.

Innanzitutto, i miei non festeggiano il Natale. Né altro, nemmeno i compleanni. Sono talmente occupati a far soldi che, molto probabilmente, il 25 dicembre lo passerò da solo con Haku mentre loro fanno affari. Ci sono abituato, è così da sempre, il tempo che trascorreremo insieme su sette giorni si limiterà alle due ore delle due visite mediche. Tutto regolare, insomma, e a me sta bene così. I miei sono diversi dalla maggior parte dei genitori, loro hanno la mania di programmare e calcolare tutto e, quando le cose non vanno come desideravano, entrano nel panico più totale. A tratti mi fanno un po' pena, sempre a far progetti e supposizioni...poi restano delusi! Quando dovrò dirgli che non sono etero e che da me non avranno alcun desiderato nipotino, resteranno così sconvolti che mi costringeranno a cambiare cognome...o forse mi ammazzeranno, chissà. Sono talmente puritani che, nella loro testa, i gay sono gente pervertita e malata di sesso che si dedica a chissà quali porcherie. Francamente non mi sento né più né meno pervertito di un comune adolescente in fase di sviluppo, ma vaglielo a spiegare!

Finalmente mia madre ha riattaccato. Metto giù il telefonino e do un ultima spinta alla valigia: finalmente chusa. Il display accanto a me si illumina e vedo comparire l'icona di un sms. Se è ancora mamma, giuro che lo getto nel water.

Fortunatamente, è soltanto Ryota. Dopo quella chiacchierata sotto la neve, in cui ho finalmente capito di aver trovato in lui il mio primo amico (e viceversa), sono passati un paio di giorni. Ci siamo incontrati una volta per salutarci e scambiarci i numeri in vista della mia partenza, la cosa mi ha reso felice. Forse sto imparando ad accantonare i miei innegabili sentimenti per il senpai ed accontentarmi di una grande amicizia, non al livello di quanto desidero ma certamente più semplice da ottenere.

Mi lascio cadere sul divano, esauso, sfioro lo schermo illuminato e tocco l'icona degli sms.

 

Oggi è il grande giorno?

Ricordavo bene?

Se riesci, mandami una foto

di Haku quando lo vedi.

 

Sorrido spontaneamente a leggere il suo messaggio. Essere nei pensieri di qualcuno è una sensazione calda e confortevole. Rispondo rapidamente.

 

Sarà la prima cosa che farò!

Tu come passerai il Natale?

 

La risposta non tarda ad arrivare:

 

Con una sigaretta ed una birra.

 

Storco il naso. L'ho visto fumare soltanto l'ultima volta che l'ho incontrato ma, a quanto mi ha detto, è un vizio abituale. Vorrei tanto che non lo facesse, il fumo mi fa molto male, anche quello passivo...e poi fa male a lui. Non voglio che il senpai danneggi la propria salute ma, in fin dei conti, non sono affari miei. Rispondo con un saluto e lui fa altrettanto. Fine conversazione.

 

***

 

Irritante. Dio, quanto è irritante! Non c'è niente di peggio che trovarsi in macchina con i propri genitori, che non sanno nulla di me, che non mi vedono da mesi e che, prima ancora di salutarmi esordiscono così:

-Allora, anche quest'anno niente fidanzatina?-

Non sbuffo. Non voglio sorbirmi mezz'ora di prediche sull'educazione e altre cose del genere. Il punto è che i miei hanno scelto di non farmi da mamma e papà, ma da addestratori. Regole, comandi, ferrea educazione. Il loro obiettivo era quello di rendermi un degno erede per la fortuna di famiglia e, se ci tengono così tanto alla mia salute è soltanto perché non hanno più l'età per fare altri figli (io sono arrivato tardi) e, se mi accadesse qualcosa, sarebbero costretti ad adottare un mio sostituto...e addestrare anche lui.

Forse penserete che sono frasi buttate lì per dire, ma potrei giurarlo su qualcunque cosa. Più che un figlio, loro hanno bisogno di un successore...e io, sfortunatamente, non credo di essere idoneo.

Haku è rimasto a casa. Mi preparo ad affrontare in macchina invocando il supporto di Ryota, messaggiando con lui, conversando di cose futili. Tanto, dopo le prime frasi di circostanza, i miei hanno già perso interesse a chiacchierare; mio padre poi è totalmente concrentato sulla guida. Di solito abbiamo un autista, ma anche lui ha diritto alle ferie...come chiunque, tranne mamma e papà.

I giorni successivi sono una noia mortale. Non faccio che passare il tempo da solo, ad eccezione dei pomeriggio di gioco con Haku, durante i quali sono obbligato a portare una mascherina su imposizione dei miei; ho anche una tizia pagata apposta per controllare che non mi salti in mente di toglierla. Francamente reputo inutili sia lei che la mascherina, ma d'altra parte è soltanto una settimana. Posso farcela.

Ryota si fa sentire spesso. Chiacchierando scopro anche che il suo compleanno è già passato, è nato il 14 dicembre...se lo avessi saputo prima gli avrei portato un pensiero, anche solo un bigliettino. Se non ricordo male anche quel giorno è rimasto a scuola con me, al corso di approfondimento...strano modo di passare il compleanno, senza nemmeno prendersi il giorno libero per festeggiare. Io ci sono abituato, non l'ho mai festeggiato a causa dell'influenza dei miei, ma non nego che mi piacerebbe tanto rincasare e trovare sul tavolo una grande torta di cioccolato, con tanti ricciolini di panna e una marea di lucide ciliegine rosse.

-Ti sei divertito in questi giorni?- Chiede mamma con falsa premura -Visto che non abbiamo avuto tanto tempo per stare insieme, io e tuo padre pensavamo di portarti a mangiare fuori da qualche parte, questa sera. Possiamo andare in qualche posto vicino a casa tua, in modo da poterti riaccompagnare oggi stesso.-

Praticamente sta cercando un modo rapido per scaricarmi a casa stasera e non domani, come da copione. Tanto meglio, mi dispiace solo per Haku, che mi mancherà parecchio...al contrario della mascherina.

 

Mio padre parcheggia maldestramente l'auto davanti al ristorante. Non è il solito stellato a cui sono abituati, ma non conosco altri posti a parte il bistrot in cui ho mangiato con il senpai, e non mi sembrava il caso di portare questi due snob lì. Mia madre inizia a storcere il naso osservando con orrore i bicchieri (NON SONO DI CRISTALLO, QUALE ABOMINIO!) e le tovagliette americane sui tavoli invece di una tovaglia di seta degna del loro rango.

-Non troveremo di meglio, in zona.- Mormoro, quasi in segno di scusa.

-Povero figlio mio, ma come fai a vivere qui? Non appena ti diplomerai potrai frequentare l'Università migliore del Giappone. Fortunatamente non dovrai trasferirti, è abbastanza vicina dalla nostra villa.- Blatera mamma, come se fosse già deciso che avrò intenzione di continuare gli studi dopo il diploma.

Sorrido e annuisco, ho imparato la strategia.

-Non avete qualcosa a base di aragosta? Questo è il menù completo?- Chiede altezzosamente papà, indicando le poche portate disponibili ad un terrorizzato cameriere. Secondo me ci ha scambiati per critici gastronomici.

-Sono costernato, signore. Questo ristorate prepara piatti tradizionali giapponesi, siamo specializzati in cucina casereccia.-

-Ah!- Strilla mamma, come se il cameriere avesse appena bestemmiato -Ci porti qualsiasi cosa, purchè siano i vostri piatti migliori. Ammesso che esistano.-

-Sarà fatto.- Balbetta il povero malcapitato, trascinando un sorriso. Lo osservo scomparire in cucina con il notes in mano e le gambe di gelatina.

Non vedo l'ora di tornare a casa.

Il cibo è squisito. Ci portano cinque diverse portate, una più buona dell'altra, a regola d'arte. Da quanto tempo non mangiavo così bene, e così tanto! Ma con i miei è impossibile che le cose vadano bene, senza intoppi ed infatti, al momento del dolce, mio padre si alza in piedi di scatto e comincia a brandire il suo cucchiaino.

-CAMERIERE!- Grida, terrorizzando a morte il poveraccio che si avvicina pavidamente, come se temesse che il mio vecchio fosse in procinto di mettergli le mani addosso -CHIAMATE IMMEDIATAMENTE IL PERSONALE ADDETTO!-

-C..come, prego?- Sussurra il ragazzo, facendosi piccolo piccolo.

-Questo piatto è SPORCO.- Sbraita, facendo sussultare la mamma che, istintivamente, sputa il suo boccone di dolce sul tovagliolo e allontana schizzinosa il piatto -MIO DIO, caro, dici sul serio?!- Chiede, sgranando gli occhi e sporgendosi per osservare il corpo del reato.

Anche io guardo, ma non è sporco sul serio. Quello è soltanto un alone, formatosi perché il piatto non è stato asciugato alla perfezione, ma non è niente di aberrante o antigienico...ma ormai so come andrà a finire la serata. Faranno un casino tremendo per un alone sul piatto e mi faranno sentire in imbarazzo: tipico.

-Ripeto. Chiamate il personale addetto.-

-Sì, signore. Subito, signore.- Replica il cameriere, gli manca solo il saluto militare ed è fatta. Scompare ed alcuni istanti dopo ricompare con...il senpai Ryota?!

Sì, è proprio lui: entra in sala accanto al povero cameriere, vestito con un grembiule schizzato d'acqua, un cappello ed un paio di guanti di gomma, ancora umidi di acqua e detersivo.

-Buonasera, signori.- Dice flebilmente, diventando pallido come un lenzuolo alla mia vista -Qualche problema?-

-TU! TU! TU!- Ruggisce papà, puntandogli il dito contro -Hai osato farmi arrivare a tavola un piatto LURIDO.-

-Posso dare un'occhiata?- Chiede, evitando di incrociare direttamente il mio sguardo. Non posso tollerare che mio padre tratti Ryota in quel modo ulteriormente.

-Papà, ma non vedi che è soltanto un alone?- Intervengo -Capita quando si aspetta un po' prima di asciugare i piatti. A che serve tutta questa sceneggiata?-

-Tu restane fuori. TU NON STAVI PER MANGIARE IN UN PIAT...-

-Papà, mi stai mettendo in imbarazzo davanti ad un senpai!- Non mi sono accorto di aver gridato. I miei sussultano, ed anche Ryota.

Mamma Sospira e solleva le spalle -Andiamocene da qui, prima di perdere la calma.-

Ah, perché, fino ad ora erano calmi?

Mentre i miei prendono le loro cose e pagano il conto (non senza lasciare una lamentela per il proprietario) e si avviano alla macchina, cerco di prendere del tempo per scusarmi con Ryota e per rimediare il pasticcio che hanno combinato.

-E così, questo erano i miei genitori.- Rido nervosamente, poi torno serio -Ti chiedo scusa. Si sono comportati da cafoni.-

-Tranquillo. Ne vedo di tutti i colori, qui. Bentornato.- Bofonchia, tenendo gli occhi bassi. Sembra imbarazzatissimo, ma non ne capisco il motivo. Al suo posto sarei semplicemente furioso!

Prima di lasciare il locale mi assicuro di annullare la lamentela dei miei, riferendo che sono solo “due signori di mezz'età un pochino eccentrici, tutto qui.” e, compiuta la mia azione di soccorso verso Ryota e l'innocente cameriere, mi dirigo anch'io alla macchina.

Non manca un'asfissiante predica durante il breve viaggio ristorante-casa mia.

“Ah, te la fai con un lavapiatti?” e “Non è gente del tuo livello!” Finché ad un certo punto non ce la faccio proprio più.

-Adesso potreste anche finirla! Ryota è il mio senpai e non accetto che gli manchiate di rispetto in questo modo!-

Gli occhi di mio padre mi fulminano attraverso lo specchietto, mentre mamma si volta a guardarmi con astio.

-Cos'è tanto accanimento? Questo sguattero è solo tuo senpai o c'è qualcosina che dobbiamo sapere, eh?-

Sospiro, affrettandomi a rassicurarla -Non è solo un senpai, ma anche il mio unico amico, non mi piace che ve la prendiate tanto con lui per una banalità.-

Non rispondono. Forse preferiscono non indagare oltre. Mi depositano sotto casa e si allontanano salutandomi appena con un freddo “arrivederci”...e anche per quest'anno, hanno fatto la loro parte.

 

Stanotte non riesco proprio a dormire. Decido di scrivere a Ryota, mi sento malissimo per come si sono comportati i miei e ho un fortissimo bisogno di scusarmi ancora.

Risponde quasi subito, come se stesse aspettando il mio sms già da un po'.

 

Non è colpa tua, è tutto ok.

Mi fa sentire peggio che tu

mi abbia visto in questo stato.

 

Rifletto alcuni secondi prima di capire a cosa si riferisce...ma certo. Ciò che ha messo in imbarazzo Ryota non è stata la maleducazione dei miei, ma l'essere comparso durante la mia cena in divisa da lavapiatti. Non sono il tipo di persona superficiale che giudica le persone da queste cose futili, fortunatamente sono venuto su diverso dai due che mi hanno messo al mondo; mi affretto a comunicarlo anche a lui e, in risposta, mi arriva un altro breve sms.

 

Non ho mai pensato il contrario.

Buonanotte.

 

Adesso sì che posso lasciarmi andare ad una bella dormita, come se le parole del senpai fossero quelle di un incantesimo. Mi accuccio a letto sotterrato dal piumone e, sospirando di gioia, annuso la stoffa dei vestiti che gli ho prestato quella volta, il giorno del nostro primo incontro. Ormai il suo odore è sbiadito, ma la sensazione di calore che mi regalano non è mai andato via.

Finalmente sono a casa.

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Capitolo 3
*** Un cuore ferito ***


*Nota: da questo capitolo in poi ho dovuto modificare il rating, da giallo ad arancione, a causa di alcune scene un po' violente. Buona lettura!*
 

Osservo il mio riflesso nella tazza di cioccolata che ho davanti. Manca un solo giorno alla fine dell'anno e mi piacerebbe trascorrerlo in modo diverso rispetto agli anni passati...non lontano da casa mia si tiene una bellissima festa tradizionale, con bancarelle straripanti di dolci e golosità varie, esibizioni, bellissima musica e, soprattutto, fuochi d'artificio. Ho sempre desiderato vederli! Eppure, per un motivo o per un altro, finisco sempre per perderla; la maggior parte delle volte è stato a causa dell'influenza stagionale che decideva di attaccarmi sempre verso il 31 dicembre, non riesco a descrivere quanto sia deprimente essere costretti a letto mentre il resto del Giappone sta festeggiando l'arrivo dell'anno nuovo.

-Hai programmi per l'ultimo dell'anno, senpai?- Chiedo, mescolando la cioccolata col cucchiaino e leccandolo con la punta della lingua, per verificare che sia della temperatura ottimale per essere bevuta. Ancora troppo bollente.

-Ancora con queste formalità? Non siamo a scuola, puoi anche chiamarmi Ryo.- Risponde.

-Non...sono il tipo da prendere certe confidenze con qualcuno che conosco da poco, anche se è mio amico.- Balbetto e, in effetti, non è colpa mia. Non riuscirei a chiamare il senpai Ryota con il diminutivo, non sono così sfacciato!

-Come preferisci, a me non dà fastidio.-

-Hai evitato la mia domanda!- Osservo, ricontrollando la temperatura della bevanda.

-Mh? Ah. Eccezionalmente sarò di turno al ristorante fino alle 21, ma sarò talmente esausto da crollare addormentato non appena metterò piede in casa.-

Non posso celare la delusione. Anche questa volta non festeggerò l'anno nuovo.

-Perché, tu avevi qualcosa in mente?- Chiede.

-N-no...solo...in realtà...pensavo che mi piacerebbe visitare la fiera. Sarebbe carino provare la pesca con i retini di carta di riso e mangiare takoyaki assieme a qualcuno. Assieme a te.- Abbasso lo sguardo per non fargli notare il rossore che mi colora le guance -Se ti va.-

-Mi piacerebbe molto, ma ti ripeto che sarò troppo stanco dopo il lavoro. Non sai se ci saranno altre fiere simili?-

-Non ci sono mai stato. Non so se e quando ce ne sarà un'altra.- Piagnucolo, come un bambino che sta cercando di convincere la mamma a portarlo al parco giochi -Ma sei davvero sicuro...non è che puoi chiedere al ristorante se ti lasciano libero o qualcosa di simile?-

-Ma non scherzare, non ci tengo a perdere il lavoro, per quanto misero sia. Mi serve per vivere, io non ho nessuno pronto a proteggermi le spalle.-

Metto il broncio ed evito di guardarlo, concentrandomi sulla cioccolata, ormai pronta per essere sorseggiata. Manca un pochino di zucchero, o forse sono solo io che ho l'amaro in bocca.

-Se hai finito di fare il bambino, possiamo pagare e andare da qualche altra parte.-

-E dove?- Dico, continuando a tenere il muso. Ha ragione, sono proprio un bambino, ma non so come fargli capire che quella fiera è davvero importante per me! Adesso che ho qualcuno con cui poter condividere questo genere di cose, mi fa star male il pensiero di dover restarmene comunque da solo.

-A casa mia, se vuoi.- Si alza e si infila la giacca -Sono stato una volta da te e non mi hai mai permesso di ricambiare. Non avrò una reggia, ma non vuol dire che non sia adatta ad ospitare qualcuno.-

-Sì, ne sarei tanto felice!- Esclamo, forse con eccessivo entusiasmo...ma sono emozionato! Vedere la casa del senpai significa entrare nel suo mondo, nella sua quotidianità...la stanza dove dorme, il tavolo dove pranza...andrò in un posto dove in ogni angolo c'è la sua impronta! In cambio di una cosa del genere sono ben disposto a lasciar perdere la fiera di fine anno...forse.

Bevo l'ultimo sorso di cioccolata e mi infagotto anche io. Cappotto, sciarpa, quanti e berretto pesante, tutto ipoallergenico. Se qualcuno ci vedesse andare in giro insieme potrei passare per il suo fratellino più piccolo, conciato così, ma è necessario quando si è delicati come una statuina di vetro soffiato.

-Casa tua è lontana?-

-Non più della tua.- Replica e, in effetti, mi rendo conto che non è nemmeno a un chilometro da me, circa dieci minuti di strada a piedi.

Ryota non vive in un appartamento indipendente come il mio, ma è una cosa normalissima; d'altra parte io ho due genitori facoltosi che, per quanto irritanti, almeno non si fanno problemi a passarmi un corposo finanziamento mensile, che chiamano “paghetta”. Sì, una bella paghetta di 451.000 yen, praticamente uno stipendio! Il senpai invece è addirittura costretto a lavorare e non mi ha mai parlato della sua famiglia. Magari non ha più i genitori o, semplicemente, li ha ma non possono permettersi di mantenere un figlio che vive da solo e vuole evitare di essere di peso. Qualunque sia la risposta non intendo chiederlo di mia iniziativa e, ad ogni modo, ammiro la sua scelta di vita. Ci vuole coraggio a fare dei sacrifici così presto, io non credo che ne sarei capace.

Dev'essere bello avere molti vicini.” Penso, osservando le porte accanto a quella dell'appartamento di Ryota, ma mi ricredo quasi subito sentendo vari rumori molesti provenire da chissà dove...avere dei vicini include, spesso, anche che siano fastidiosi.

L'interno è ordinato, sembra quasi che non ci viva nessuno. L'unica cosa fuori posto in una casuccia così ben messa è il posacenere di vetro piazzato in mezzo al tavolo, pieno da scoppiare di mozziconi e cenere, spero che non lo svuoti da tanto tempo e che non siano tutte sigarette di ieri sera.

-Mi piace la tua libreria. Piccola, ma ben fornita.- Osservo che ha principalmente libri fantasy occidentali e pochi fumetti (pochissimi rispetto a quanti ne go io), hanno tutti l'aspetto di essere stati comprati usati oppure letti e riletti più volte.

-Conosci questo?- Chiede, mostrandomi un libro con un drago in copertina.

Annuisco -Un giorno piacerebbe anche a me scrivere un libro di questo genere.-

-Perché non ci provi nel tempo libero? Sarei curioso di leggere un tuo scritto, non hai niente di già pronto?-

Sorrido e le mie guance un po' si colorano mentre penso che sì, qualcosa c'è...ma non non è il caso di rivelargli che per adesso ho scritto solo fanfiction BL.

-Nulla.- Mento -Ma aggiungo tra i propositi per il nuovo anno anche quello di scrivere qualcosa. Ho già un po' di spunti in mente.- Dico, e stavolta sono sincero. Da un po' di tempo mi frulla in mente qualche bell'avventura da imprimere su carta.

-Ah, una volta mi hai detto che ti piace l'arte. Hai mai disegnato?-

Scuoto la testa -Sinceramente non ci ho mai provato. Non credo che ne sarei capace.-

-Io dico di sì. Hai mano molto ferma quando scrivi, dovresti essere capace anche di fare un disegno.-

Il senpai ha osservato la mia mano mentre scrivevo. Riecco le dannate farfalle che si alzano in volo, credevo di aver imparato a dominarle!

Lo guardo mentre tira fuori un album ed una matita. Mi fa sedere e prende posto dietro di me, in piedi. Tiene la mano appoggiata sulla mia e la guida mentre traccio il primo disegno della mia vita...credo sia la prima volta che la mia mano e quella di Ryota si toccano. Spero che non sia sudata. Spero che non senta i miei battiti accelerati. Spero che non veda quanto sto arrossendo.

Le nostre mani hanno tracciato un semplice ritratto stile fumetto di...Haku!

-Ma è identico!- Esclamo, contemplando il capolavoro -Come hai fatto a ricordarlo così bene?-

-Ho guardato spesso le foto che mi hai mandato.- Sussurra tranquillamente, facendomi avvampare, in quelle foto ci sono anche io assieme al cane.

Ancora una volta, Kotaro, smetti di fare il regista.” Mi dico, finché un dubbio fa capolino nella mia mente...ancora una volta, dimentico di scollegare la bocca al cervello e le parole escono da sole, senza che io riesca a fermarle in tempo.

-Hai mai avuto una ragazza?-

Idiota. Campione di tutti gli idioti, che razza di domande fai?

-Sì, se proprio vogliamo chiamarle così.- Azzarda, parlando piano, come se analizzasse le parole -Ma in un modo o nell'altro, sono finite tutte male. Non so nemmeno se si potessero definire relazioni vere e proprie.-

-Mh.- Dico semplicemente, senza trovare di meglio da dire.

-A causa di quello che mi è successo...con i bulli, sono molto restio al contatto umano. Questo è uno dei motivi per cui sono esploso quando quell'imbecille mi ha messo la mano sulla spalla all'improvviso, il primo giorno di scuola.-

Rifletto; in effetti io e il senpai ci siamo toccati solo due volte. O meglio, è stato lui a toccare me, la prima volta sotto la pioggia, per proteggermi da un'auto pirata... seconda proprio un istante fa, guidandomi nel disegnare Haku. In entrambe le occasioni, è stato un contatto quasi inconscio.

-Ti infastidisce essere toccato o anche toccare?-

-Mah, entrambe le cose in fondo, ma la prima di più. Quando ti fidanzi con qualcuno, è normale che questo cerchi continuamente coccole e cose del genere ma, con quelle che vogliamo definire fidanzate, non ho mai voluto niente di simile. Ero molto freddo, quasi insensibile.- Sospira -Inizialmente, forse, erano attratte da me proprio per questo. Alla fine ero un ragazzo appena uscito dal bullismo con una specie di terrore all'idea di essere toccato ma, dopo un mese o due, diventato solo un insensibile da scaricare. A quell'età in fondo si cercano i primi baci, i primi contatti, no?-

-Ma le amavi?- Adesso basta, sto facendo domande troppo personali, stupida boccaccia mia!

-Avevo un disperato bisogno di qualcuno. Tu puoi capire cosa sia la solitudine. Puoi capire cosa significhi essere tormentato da qualcuno, sempre lì in agguato per farti un occhio nero, spesso anche peggio. In quelle ragazze cercavo qualcosa che nessun altro sembrava capace di darmi.-

Resto in silenzio, per non dire altre stronzate.

-Cercavo un po' d'amore. Ma era impossibile per loro darmi qualcosa del genere senza passare per il lato fisico. A distanza di tempo posso dire di non averle mai amate, ma lo stesso valeva per loro. Se l'avessero fatto, forse sarebbero state in grado di fare qualcosa...qualcosa che mi aiutasse a superare questa repulsione.-

-Sì, è proprio vero che le persone sono come i fiocchi di neve.- Mormoro -Anche io sono stato picchiato e probabilmente, non appena finiranno le vacanze, tornerò ad essere preso di mira...ma quando mi hai stretto tra le braccia per proteggermi dall'auto e quando mi hai tenuto la mano per aiutarmi a disegnare, non ho avuto paura né altro. Nonostante tutto, riesco ancora a fidarmi.-

-Forse nonostante l'aspetto dica il contrario...tra i due sei tu quello più forte, Kota.-

Sorrido -Non direi, senpai. Se lo fossi, anche io avrei fatto qualcosa per liberarmi di Kyojin e degli altri.-

-Sei forte perché anche se fino ad ora hai collezionato delusioni, hai ancora voglia di sperare che esista qualcuno di diverso. Io non l'ho fatto, io ho bruciato tutto.-

-Ehi!- Esclamo -Fino a prova contraria, hai detto che siamo amici. Questo non vuol dire che ti stai un po' fidando di me?-

Riflette, poggiando una mano sotto il mento e tenendo lo sguardo fisso, come in trance.

-Tu sei...un caso straordinario.- Sentenzia infine.

Non commento. Aspetto che sia lui a continuare a parlare.

-Quando ti ho incontrato, ho conosciuto qualcuno che non ha paura di nascondere le sue debolezze. Un ragazzo felice di essere in punizione, perché gli piace il Medioevo. Che non si fa problemi ad ascoltare musica con cuffie a forma di coniglio, che indossa una felpa sopra la divisa scolastica, anche se stona completamente. Che accoglie in casa il senpai appena conosciuto per prestargli dei vestiti e offrirgli riparo dalla pioggia, che non esita a cercare di rimediare ai danni causati dai suoi genitori “eccentrici”, che non si vergogna di avere un amico squattrinato che fa il lavapiatti e che vive in un condominio pieno di gente fuori di testa.- Increspa le labbra -E che riesce ancora ad avere fiducia nel prossimo dopo tutto quello che gli è stato fatto. Adesso, Kota...puoi capire perché con te sono diverso che con tutti gli altri.-

Sulle mie guance scoppia un incendio. Sono speciale. Per la prima volta in tutta la vita, sono speciale per qualcuno. Ryota...se solo potessi essere speciale per te nella stessa maniera per cui tu lo sei per me.

Non è il caso di sognare. Per lui sei importante, accontentati di questo. Tieni a lui e il prezzo per stargli vicino è sapere che non sarete mai altro che amici, ma che importa? Sei speciale. Sei diverso. Non è qualcosa che hai sempre desiderato?

Lo so, accidenti, lo so...ma è così bruciante e doloroso il pensiero che i miei sentimenti d'amore non saranno mai ricambiati!

-Kota?- La voce che tanto amo mi riporta bruscamente alla realtà -Non dici nulla?- Chiede, accendendosi una sigaretta.

-Sì.- Sbraito, strappandogli la sigaretta di mano e spingendola rabbiosamente nel posacenere -Una boccata di fumo può farmi finire in ospedale. Se sono così importante, cerca di trattenerti almeno quando siamo al chiuso.-

Wow. Non credevo di riuscire ad essere tanto autoritario.

-Scusa.- Mormora -Non potevo immaginare una roba del genere. Mi...dispiace.-

Sospiro -No, scusami tu. Ho un problema respiratorio grave e se mi accadesse qualcosa dovrei sorbirmi le prediche dei miei genitori. Li hai visti e sai che è meglio non contrariarli più di quanto non lo faccia la loro stessa natura.-

-Scusami davvero.- Ribadisce, visibilmente dispiaciuto e preoccupato -Non fumerò più in tua presenza. Né all'esterno né all'interno, te lo prometto.-

Le mie labbra si curvano verso l'altro -Sei una persona buona.- Sussurro, ed è la verità, qualcun altro non sarebbe stato tanto disposto a venirmi incontro su una cosa del genere. Gli chiedo quando e come ha cominciato a fumare.

-Avevo quindici anni. All'epoca ero ancora preso di mira dai bulli, fumare era un modo per calmare lo stress. So che è un vizio che mi porta via soldi e salute, ma ormai è come lavarsi i denti o mangiare, non credo di essere capace di toglierlo, anche se sono perfettamente in grado di passare anche un giorno intero senza sigarette. Di più non so, non ho mai provato.-

Annuisco e decido di cambiare argomento. Gli chiedo di lasciarmi provare a fare un disegno da solo e, con sommo stupore, mi rendo conto di avere una buona mano, proprio come Ryota aveva previsto.

-Hai talento.- Commenta, rigirando tra le mani il foglio con il semplice coniglietto che ho appena disegnato.

-Puoi tenerlo tu, se ti piace. Non so se e quando mi capiterà di farne un altro.-

-Dovremmo proprio ritagliarci del tempo per fare altri disegni, durante il corso di approfondimento.- Dice, riponendo accuratamente il coniglio assieme ad Haku, in una cartellina di plastica rigida -Se ti eserciterai abbastanza potrai farmi da assistente quando disegnerò il mio primo manga. Oh, e conto anche in una tua sceneggiatura, aspirante scrittore.-

Non riesco a capire se le sue intenzioni siano serie o se sia qualcosa di scherzoso, buttato lì tanto per...ma anche soltanto l'idea di creare qualcosa insieme, di poter sfogliare un nostro fumetto, mi fa sentire smodatamente felice ed in pace con il mondo, come se nulla potesse più farmi cambiare umore.

-Certo che sì!- Mi limito a dire e, dopo la giornata migliore della mia vita, mi preparo a tornare a casa. Non mi importa se quest'anno non visiteremo la fiera insieme, se ci andrò e mangerò takoyaki per conto mio; il pensiero di aver trascorso un pomeriggio con il senpai e di essermi scoperto importante per lui non mi farà mai più sentire solo.

 

Le note di Heart of fire mi tirano giù dal letto, ricordandomi che oggi è il tanto atteso ultimo giorno dell'anno! Sì, lo so che vi starete chiedendo se è più assurdo puntare la sveglia in un giorno festivo o aver impostato come tale la canzone preferita del ragazzo che mi piace, ma vi garantisco che ho un ottimo motivo per farlo...per alzarmi presto, intendo! Per farmi svegliare da quella musica in particolare non ci sono motivi, ma sono un adolescente innamorato e quindi faccio cose che sono strane agli occhi altrui.

Ci sono tantissime faccende che devo fare oggi, in vista della festa a cui andrò. Sono emozionato e voglio organizzare tutto nei minimi dettagli in modo da evitare intoppi, stilando una specie di programma sulle cosa da fare e le bancarelle da visitare e per questo mi servirà almeno mezzaia giornata. Considerando che inizierà nel tardo pomeriggio e che non voglio perdermi neanche un secondo, devo includere anche il tempo necessario per prepararmi. Non ci sono mai stato in vita mia, voglio che sia tutto perfetto e, proprio per questo, indosserò il kimono tradizionale. Ne ho comprato uno un paio d'anni fa, cucito a mano, di fattura eccellente (non a caso costava moltissimo, ma i soldi non sono mai stati un problema), ma proprio perché non ho mai avuto modo di partecipare alla festa, non l'ho praticamente mai indossato. Non ho messo su peso in questo periodo e dovrebbe calzarmi ancora bene.

Mi sento tremendamente simile ai miei mentre studio un piano preciso per la serata. Non sapevo di possedere questa vena organizzativa, ma avrei dovuto capirlo già dalla premura con cui preparo lo zaino per la scuola, facendo una piccola lista delle cose necessarie e spuntandole man mano. Finalmente ho trovato qualcosa o da loro, cominciavo quasi a credere di essere stato adottato!

Ah. Devo assolutamente provare la pesca con i retini di carta di riso, ma non voglio tenere i pesciolini, nel caso li vincessi. Non potrei occuparmi di loro e morirebbero, chiederò se è possibile ributtarli nella vasca.” Penso, aggiungendo un'altra voce alla lista “E voglio mangiare un po' di tutto. Poi voglio comprare migliaia di souvenir!” Faccio una media del denaro che potrebbe occorrermi e, per non rischiare, scelgo di infilare nel portafogli tutti i miei risparmi.

Mi sento stanco come se avessi corso una maratona quando, finalmente, ho ben chiaro cosa voglio fare. Invio un sms al senpai Ryota prima di cominciare a vestirmi.

 

Tra poco andrò alla fiera.

Sei ancora al lavoro?

 

Aspetto una risposta ma, stranamente, non arriva. In effetti non l'ho mai disturbato durante gli orari di lavoro, anche se non so di preciso in quali giorni della settimana sia impegnato al ristorante e quali siano quelli liberi. Magari qualche volta sarà capitato e non mi sembra che abbia tardato a rispondere, ma decido di stroncare sul nascere ogni pensiero negativo. Non mi sembra necessario partire con le mie seghe mentali; è occupato al lavoro, tutto qua.

Indosso il kimono, blu con dei motivi arancio simili a fiamme. Il blu è il mio colore preferito, mentre il suo è l'arancione...è meraviglioso che stiano così bene insieme, il tramonto e la notte, così diversi eppure, uniti, così armoniosi.

Prima di uscire controllo ancora una volta il telefono...nessun sms. Inutile turbarsi, aveva avvisato che sarebbe stato stanco, sicuramente non ha ancora staccato e quando tornerà a casa sarà così a pezzi che si addormenterà senza guardare il cellulare.

Devo divertirmi anche per lui!” Penso, infilando la porta.

 

-Wow!- Esclamo, guardandomi intorno sento quasi le vertigini. Le luci, i colori, i profumi...è tutto così grande e così caratteristico! Mi sembra di star vivendo in uno di quei vecchi anime nostalgici, che ricalcano le sfumature e le tradizioni del Giappone. Ormai il paese è cambiato, ma sono felice di osservare che certe cose sopravvivono al tempo. Sono catapultato in un pezzo di storia della mia nazione, cammino facendo un buffo suono sull'asfalto con i sandali e sono circondato da molte altre persone vestite come me. Sfortunatamente non tutti scelgono di seguire la tradizione e, a parte alcune ragazze, i miei coetanei sono quasi tutti in borghese. Che peccato!

Avanzo allegramente tra la folla, avvicinandomi ad una bancarella che vende cartoline d'epoca, mi dico che devo assolutamente comprarne una: sono così soavi che danno un senso di nostalgia e romanticismo alla sola vista. Sto per chiedere al venditori di mostrarmene qualcuno quando sento una mano sulla spalla.

Ho paura di voltarmi.

Ho paura di quello che succederà...ma il senpai ha detto che sono forte.

Sii forte, Kotaro.” Così, decido di voltarmi.

-Buonasera, Kotaru!- Mi scimmiotta Kyojin, con conseguente risatina dei cinque tirapiedi che girano con lui -Oggi niente fazzoletto?-

-Buonasera anche a te.- Replico, guardandolo negli occhi.

Non aver accolto la provocazione lo ha palesemente infastidito. Lo osservo arrovellarsi alla ricerca di un altro modo per prendermi in giro.

-Ma come sei vestita carina, signorina. Un kimono? Ti senti una principessa? O semplicemente il solito frocio di merda?- Nemmeno i suoi amici lo trovano divertente, ma fingono lo stesso che sia così con sorrisetti e risolini falsi.

-Dai, non fai ridere nemmeno ai tuoi soliti leccaculo.- Puntualizzo, senza smettere di sostenere il suo sguardo -Adesso se permetti vorrei godermi il Festival. Buon anno nuovo a tutti, ragazzi.- Dico tranquillamente, voltandomi e rovistando fra le cartoline.

Ma a Kyojin non sta bene. Non può perdere di nuovo la faccia dopo l'umiliazione subita da Ryota, non di nuovo davanti ai suoi sgherri.

La sua mano mostruosa mi agguanta il braccio, facendo una fortissima pressione. Tendo di allontanarlo con una gomitata ma, in risposta, aumenta sempre di più la presa.

-E mollami, cazzo!- Sibilò, voltandomi di nuovo a guardarlo.

I suoi occhi sono di fuoco e, approfittando della confusione, mi tira per il braccio fino a condurmi lontano dalle bancherelle. Anche le sue pecore ci seguono docilmente.

-Ho detto mollami, cazzo!- Grido, ma la musica e il brusio sono così forti da coprire la mia voce -LASCIAMI, CODARDO.-

Mi afferra per i capelli e mi solleva leggermente da terra. Fa un male cane ma, anche se gridassi aiuto, nessuno mi sentirebbe.

-Tu devi pagarla cara, frocetto.- Ringhia, portandomi la faccia a un centimetro dalla sua, sempre tenendomi sospeso dai capelli. Sento talmente tanto dolore che credo che a breve mi si staccheranno dalla testa, è un'immagine comica e cerco di focalizzarmi su quella per sentire meno male...ma è difficile, dannatamente difficile.

-Non ti ho fatto niente.-

-Invece sì. Per colpa tua adesso il senpai mi disprezza...e mi ha anche ridicolizzato davanti a mezza scuola. Per questo devi pagare, e questo è soltanto l'inizio.-

Mi aspetto che tempesti la mia faccia di pugni fino a farmi finire ricoverato...invece se la prende con il mio stomaco, colpendomi ripetutamente così forte che a momenti temo che mi fracasserà qualche osso o, ancor peggio, mi spappolerà gli organi facendomi morire in una lenta agonia.

Tra gli spasmi di dolore riesco ad intravedere un suo compagno che gli passa una bottiglia contenente del liquido scuro; senza la minima esitazione Kyojin molla la presa, facendomi atterrare sull'asfalto e, tra le risate generale, comincia a inondarmi con il liquido puzzolente contenuto nella bottiglietta.

-Ma cos...fermo! FERMO!- Grido, mentre con una mira da cecchino punta alla mia faccia, macchiando gli occhiali oscurandomi lievemente la vista, per poi inondare col resto di quella schifezza appiccicosa la preziosa stoffa del kimono.

Ride sguaiatamente, buttando per aria la bottiglia vuota.

-Questo era un bel bukkake di olio, aceto, sake, fondi di caffè, nero di seppia e tante altre cosine interessanti. Dovrebbe esserti piaciuto visto che sei un frocio di merda, no? Ti sei eccitato?- La risata si fa più forte mentre mi tira una ginocchiata sul mento.

-Bas...sta...- Ansimo.

-Che c'è? Ne hai già abbastanza? Non è il tuo sogno erotico farti spruzzare in faccia da un altro uomo?-

-Bast...a...rdo!- Riesco finalmente a dire, massaggiandomi il mento dolorante. Mi tiro in piedi a fatica e, invece di scappare, mi avvento su di lui colpendolo a mani nude.

Non sono alto.

Non sono atletico, non ho mai picchiato nessuno.

Ma le ho prese talmente tante volte che ormai penso di aver imparato per induzione come cazzo si faccia.

E poi sono forte.

Il senpai ha detto che sono forte.

 

In ginocchio sul pavimento del bagno, trattenendo violentemente le lacrime, osservo le mie mani tremanti, sporche di sangue. Il sangue di Kyojin.

Poi non resisto e, ben presto, le mie guance si inondano di perle calde. Non so se siano lacrime di gioia o di dolore, ma di una cosa sono certo. Con quello che gli ho combinato, non credo che riuscirà a tornare al festival tanto in fretta. Credo di avergli rotto il naso, come minimo...e ho visto lo spavento nei suoi occhi (o forse era solo sorpresa). Ad ogni modo, penso di poter tornare e godermi la festa come avevo programmato. In fin dei conti dovrebbe finire oltre la mezzanotte, è ancora presto.

Non nascondo di sentirmi turbato da quanto è accaduto. I pugni che ho tirato a kyojin non sono niente rispetto a tutto quello che mi ha fatto, spesso alle spalle, spesso in gruppo, per tanti lunghi anni. L'umiliazione, il dolore fisico e morale che mi ha inflitto non sarebbero vendicati nemmeno se gli spaccassi la testa con una pietra. E mi sono appena reso conto che la scena mi farebbe molto piacere.

Ehi, Kotaro, calmati. Tu sei forte. Le persone forti non desiderano il male degli altri.” Ed è vero, ma non sono me stesso adesso. L'adrenalina mi inonda il corpo e mi fa pensare in modo strano. Devo calmarmi e assolutamente darmi una ripulita, il kimono è assolutamente impossibile da indossare in queste condizioni. Ma prima devo scrivere al senpai quello che è successo.

 

Kyojin e i suoi mi hanno

pestato e fatto una specie di

gavettone con delle schifezze.

L'ho picchiato.

 

Un sms che suona quasi come un trofeo.

Mi cambio rapidamente d'abito. Non ho un altro kimono, così sono costretto a indossare un semplice paio di jeans e una felpa...innegabilmente più comodi e caldi, prima mi tremavano pure le ossa, nonostante il kimono fosse invernale. Uno svantaggio dell'essere incredibilmente freddolosi.

Mentre esco getto un'altra occhiata al cellulare. Niente, nemmeno stavolta mi risponde. Cavolo, almeno poteva preoccuparsi...sarà davvero esausto per non reagire nemmeno ad un messaggi del genere. Sospiro e torno al festival, stavolta cercando di divertirmi.

Giro le varie bancarelle, compro tutto il cibo che riesco a mangiare e lo sgranocchio mentre intorno a me esplodono colori ed allegria. Sono in febbricitante attesa dei fuochi d'artificio e, per chetare l'emozione, provo la pesca.

Cos'era che avevo in mente? Ah, certo, chiedere agli organizzatori di rimetterli nella vasca nel caso in cui ne catturassi qualcuno. Che illuso! Faccio così pena che non riesco a prenderne nemmeno mezzo, il retino mi si rompe subito nonostante con pazienza mi abbiano spiegato più volte come fare. Evidentemente non fa per me! Accolgo la sconfitta con un sorriso ebete e passo oltre, adocchiando una bancarella molto popolare tra i bambini. A quando pare vendono maschere tradizionali e dei non tradizionalissimi peluches, di quelli che solitamente si trovano anche alle convention per appassionati di fumetti. Aguzzando la vista mi accorgo che ci sono anche alcuni pupazzi a forma di akita! Uno, in particolare, sembra essere stato cucito ad immagine e somiglianza di Haku, devo assolutamente comprarlo e regalarlo a Ryota! Sono certo che gli farà piacere e gli tirerà su il morale dopo la giornata faticosa di lavoro.

-Buonasera.- Cantilena dolcemente la vecchietta davanti a me -Hai visto qualcosa che ti interessa, caro?-

Annuisco -Sì, signora. Mi piacciono molto quei pupazzi a forma di cane. Ne ho visto uno che somiglia molto al mio e vorrei acquistarlo.-

-Che ragazzo tenero. Ti piacciono molto i peluches?- Chiede, prendendo con cura il sosia di Haku che le sto indicando e piazzandolo dolcemente fra le mie mani. Com'è morbido! Sembra quasi un cane vero, il senpai impazzirà di gioia! Forse.

-Sì, ma in realtà non è per me. Volevo regalarlo ad una persona.-

-Oh, perché non lo hai detto subito?- Mormora, sorridendomi -Dimmi, è una persona molto importante?-

-Moltissimo.- Rispondo, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo. Sembra incredibile che io sia la stessa persona che prima ha rotto il naso a un gigante di due metri ma, come ho già detto, allora non ero in me.

-Allora dobbiamo mettere un collarino speciale a questo cagnolino, non credi?- Mentre parla prende un bellissimo nastrino rosso e infiocchetta il collo del peluche.

-Grazie, è meraviglioso!- Esclamo, prendendo il portafogli.

-Il nastro simboleggia il filo rosso del destino, le cui estremità ti collegano alla tua anima gemella. Conoscevi questa storia?-

-Certo! Impossibile non conoscerla.- Adesso sono ancora più felice all'idea di fare questo regalo al senpai. Sarà una specie di muto segnale, per comunicargli che saremo uniti per sempre.

La vecchietta mi saluta gentilmente e mi regala anche un piccolo portafortuna fatto a mano. Sono entusiasta di aver scelto di acquistare da lei!

Controllo fugacemente lo schermo del cellulare, sperando in un messaggio...ma adesso è veramente tardi, probabilmente Ryota starà già dormendo profondamente. Gli scrivo comunque un messaggio di auguri per l'anno nuovo, sicuramente lo leggerà domani.

Premo il tasto invio e mi affretto a raggiungere il luogo da cui assisteremo allo spettacolo pirotecnico, ho aspettato questo momento per anni e adesso non vedo l'ora di ammirare il cielo prendere fuoco e riempirsi di decine e decine di fiori giganteschi.

Cammino un po' goffamente a causa del peluche che mi ingombra, ma non importa. Domattina lo impacchetterò per bene e chiederò a Ryota di vederci per consegnarlo.

Sto già fantasticando su quale reazione potrebbe avere quando, di colpo, il takoyaki che sto mangiando comincia ad avere un sapore acido, simile a quello del veleno. Sono costretto a smettere di mangiare mentre, quasi tremando, osservo la ragione per cui il delizioso polpo fritto mi sembra improvvisamente disgustoso.

Non ha declinato il mio invito ed ignorato i miei messaggi perché era stanco. Secondo me al lavoro non ci è nemmeno andato.

Non posso credere ai miei occhi, spero che mi stiano mentendo, ma mi rendo subito conto che il bugiardo è solo uno e l'angoscia si trasforma ben presto in un moto di rabbia incontrollata.

Ryota è a pochi metri da me, di profilo. Non c'è nessuno dubbio che si tratti di lui.

Tiene il braccio dolcemente appoggiato sulle spalla di una ragazza con folti capelli castani, in kimono, che ricambia la stretta e lo guarda a sua volta, ridendo. Anche lui ride, con quella sua risata tanto rara e preziosa.

Bugiardo.

Bugiardo.

Doppiamente bugiardo.

Quella storia del contatto umano, delle ragazze, dell'amore, era tutta una gigantesca menzogna. Per tutto il tempo non ha fatto che riempirmi di balle, forse cercando di ammaliarmi, forse giocando a conquistare il cuore di un povero frocio di merda.

Sei stato un coglione a fidarti di qualcuno. Sei stato un coglione a metterti a nudo davanti a qualcuno.

Vorrei piangere, ma l'ira mi domina incontrastata e tutto ciò che riesco a fare è voltarmi di scatto, cercando di non farmi vedere, correndo nei limiti che le mie gambe corte mi impongono. Rabbiosamente scaglio il peluche nel primo cestino dei rifiuti e, mentre il gelido vento invernale sferza contro il mio viso, mi precipito in casa, sbattendo la porta, tuffandomi sul letto, prendendo a pugni il cuscino.

-TI ODIO!- Esclamo, affondando la testa nel materasso e lasciandomi andare ad un grido liberatorio -Ti cancellerò dalla mia vita!- Dico, lasciandomi andare ad un pianto amaro ed aspettando di addormentarmi, ancora vestito, mentre il suono dei fuochi d'artificio copre i miei singhiozzi e le luci colorate nel cielo illuminano a giorno la mia stanza.


 

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Capitolo 4
*** Risentimento ***


-Fai più in fretta con quella spugna, stasera abbiamo il pienone!- Dice affannosamente il proprietario del ristorante, sbucando in cucina per controllare che sia tutto a posto -Non possiamo rischiare di non avere abbastanza piatti.- Aggiunge.

Il mio turno finirà alle 21, ma il ristorante resterà aperto. Devo lavare più piatti che posso, la lavastoviglie da sola non basta. Che palle.

Ho le braccia intorpidite a causa del movimento meccanico, logorante, ripetuto in loop ad ogni cascata di piatti che mi piazzano nel lavabo. Non appena ne pulisco uno, me ne vengono portati altri due, un vero incubo. Cazzo se si lavora duro, sotto le feste...ancora un'oretta e poi sarò libero. Libero di buttarmi a letto e di andare in come due giorni, come minimo.

Sono anche un po' scazzato. Mi sarebbe piaciuto andare a quel festival con Kota, il mio migliore amico, ci teneva tanto quando me l'ha chiesto ed è rimasto deluso quando ho dovuto dire di no...ma davvero, l'idea di uscire da qui, cambiarmi d'abito e andare ad una fiera ad aspettare la mezzanotte mi stanca al solo pensiero. Tutto ciò che desidero è farmi una dormita epocale.

Sento il cellulare vibrare nella tasca del grembiule.

Accidenti.” Mi guardo intorno circospetto. Nessuno in vista, correrò il rischio di controllare il display; sfilo un guanto di gomma e cerco di visualizzare l'sms che Kotaru mi ha appena inviato.

-Ehi, Ryota mi laveresti questi bicchieri?-

La voce del cameriere alle mie spalle mi prende alla sprovvista, facendomi quasi venire un infarto. Per la sorpresa sobbalzo, il cellulare mi scivola di mano, cadendo con precisione millimetrica nel lavandino straripante di acqua e detersivo.

-CAZZO, CAZZO, CAZZO!- Grido, in preda al panico, pescando alla cieca nell'acqua per tentare di salvare il salvabile.

-Ehi, è tutto a posto?- Chiede timidamente il cameriere, appoggiando i bicchieri con cura sul ripiano accanto a me -Che stai combinando?-

-Non è affar tuo.- Gracchio, senza voltarmi. Recupero il cellulare, lo infilo nella tasca del grembiule e...mi affido a dio, ammesso che ne esista uno.

Fa che non si sia rotto, fa che non si sia rotto.” Mi ripeto, sfregando rapidamente con la spugna, come se potesse aiutarmi ad andare via prima e tentare di rianimare il telefonino.

 

-Bel lavoro stasera. Mi dispiace averti fatto fare gli straordinari, per un ragazzo come te deve essere terribile lavorare anche l'ultimo dell'anno.- Dice premurosamente il proprietario. Da come prende tempo e dal tono che sta usando sembra quasi voglia darmi un premio per il disturbo, quindi aspetto ancora un po', guardandolo con fare interrogativo. Dai, stasera ti ho fatto guadagnare parecchio, dammi qualche yen di incentivo! E invece niente, nemmeno uno spicciolo, ma solo un -Buon anno!- farfugliato di malavoglia, un istante prima di tornarsene in sala.

Brutto strozzino.” Penso, incazzandomi; essere sfruttati fa veramente male, lavorare come una macchina per uno stipendio è misero, talmente misero che riesco a malapena a vivere, dovrebbe essere considerata schiavitù. Se solo riuscissi a trovare qualcosa di meglio!

-Buonasera Ryo, e buon anno.- Una voce familiare ed argentina mi accoglie all'uscita del locale. La ragazza a cui appartiene è una graziosa sedicenne con folti capelli castani, piccina, occhi verde smeraldo e un viso da bambola di porcellana.

-Tsubaki, che ci fai qui?-

In risposta mi prende sottobraccio e comincia a lagnarsi di quanto sia stato noioso aspettare che finissi il turno, che aveva provato a contattarmi ma che ero irraggiungibile e...

-Cazzo, il cellulare!- Sbraito, ricordandomi di averlo dimenticato nella tasca del grembiule. Ritorno sui miei passi e, dando rapide giustificazioni ai colleghi, riprendo la divisa per recuperarlo. Lo schermo è nero, non c'è verso di farlo accendere.

Fantastico.” Penso, infilando quel cadavere tecnologico in tasca “Buon anno nuovo, Ryota.

-Qualcosa non va?- Mormora Tsubaki, socchiudendo le labbra a cuore -Problemi?-

-No, niente.- Mento -Comunque, ripeto, che ci fai qui? Avevo intenzione di andare a dormire, sono esausto.-

-Noooooo...dai.- Sussurra -Io volevo andare al festival di fine anno....ti prego, ti prego, ti prego.-

-Tsu, è fuori discussione.- Sospiro -E dovresti tornare a casa. Hai una famiglia che ti aspetta e vuole aspettare l'anno nuovo assieme a te.-

-Ti prego...- La sua voce e un filo, piccole lacrime cominciano a spuntarle agli angoli degli occhi. Non devo farmi ingannare, è bravissima a usare questi trucchetti per persuadermi -Lo sanno già...che venivo da te. Loro vogliono stare un po' da soli...ormai sono una signorina, non credi sia il momento di festeggiare diversamente?-

-No, sei ancora una bambina.-

-E invece no, uffa!- Si lamenta, battendo i piedi per terra -Eddai! Eddai! EDDAI!- Piange a dirotto, affondando nel mio petto e singhiozzando, attirando l'attenzione dei passanti che mi guardano male, come se la stessi molestando.

-Tubaki! Datti una calmata, stai dando i numeri!-

-Sei sen....za cuo...re!- Dice tra i singhiozzi, ma non attacca.

-Puoi piangere anche fino a domani. Io ho un appuntamento con materasso e cuscino che non posso assolutamente rinviare.-

I suoi occhi lucidi si alzano a guardarmi. Conosco questo sguardo, cambierà tattica.

-Se non mi ci porterai, ti impedirò di dormire.-

-Non hai questo potere.-

-Invece sì.- Sorride sadicamente -Farò confusione e ti farò passare la notte in bianco.-

Continuo a dirle di no. Una volta. Due. Tre.

Alla quarta, penso che in fin dei conti sia più sopportabile accompagnarla a quel festival e poi sbarazzarmi di lei piuttosto che sopportare i suoi capricci un secondo di più. Per carità, la adoro, ma quando si comporta così fa perdere la pazienza persino a me!

-Va bene. Come vuoi, andiamo a 'sto festival.-

-Evviva! Sapevo che non mi avresti deluso!- Fa per lanciarmisi in braccio ma la ammonisco subito con lo sguardo.

-Ho lavati milioni di piatti. Ho le braccia così stanche che non sosterrebbero nemmeno una piuma.-

Sbuffa, mette di nuovo il broncio, ma subito torna di buon umore.

-Passiamo a casa tua? Devo cambiarmi d'abito, ho portato il mio kimono sicura che avresti detto di sì. Ah, e devi indossarlo anche tu!-

-Eh? No, non ci tengo proprio. Se ti accompagno lo faccio nei miei panni, altrimenti niente.-

-Ok, ok.- Ride -Antipatico!- Aggiunge, mostrandomi la linguaccia.

Anche io rido in risposta.

 

Folla. Musica. Colori. Odori.

Odio questo posto.

Non sono un asociale né un misantropo, ma i luoghi troppo affollati mi fanno sentire oppresso, soprattutto dopo una serata di pura schiavitù e mezz'ora di lagne di Tubaki.

Lei, dal canto suo, saltella tutta felice mangiucchiando un dolcetto, fiondandosi tra una bancarella e l'altra, sembra una trottola. Mi sta facendo girare la testa!

Sbadiglio. Darei un rene per farmi un sonnellino.

-Guarda!- Mi chiama, con gli occhi che le brillano -Guarda questo! E questo! E questo ancora!- Si comporta come un bambino in un negozio di giocattoli. Beata lei.

Continuiamo a girovagare facendoci strada tra la folla, con i piedi che mi vanno a fuoco. Chissà se anche Kota è qui.

Mi massaggio le tempie doloranti. Quanto fracasso...magari mi sarei anche divertito se non fossi così esausto, ci sono un sacco di cose interessanti da vedere e vari elementi della tradizione nipponica, che hanno sempre un fascino immutabile. Dopo un paio d'ore l'atmosfera sembra essersi calmata, o forse sono io ad essermi abituato, così mi rilasso leggermente e provo ad assecondare Tsubaki nella sua folle esaltazione.

-Guarderemo i fuochi d'artificio assieme?- Mi chiede all'improvviso, con una vocetta di puro miele, facendomi impallidire -Amo i fuochi d'artificio! Così colorati e così...-

-Rumorosi.- Finisco la frase per lei -Dai, almeno quelli puoi guardarli da sola. Io ti aspetterò su una panchina. Mi scoppia la testa, ho fatto un enorme sacrificio ad accompagnarti, fanne uno anche tu.-

-Sarà il peggior Capodanno della mia vita!- Strilla, scoppiando a piangere. Uff, è incredibile quest'abilità di tirar fuori lacrime a comando! Ma come accidenti fa?

-E se sei infelice a Capodanno, inevitabilmente avrai un intero anno di infelicità!- Esclama, continuando a singhiozzare.

-No...smettila. Calmati, ti prego!-

Tira su col naso -Vedremo i fuochi insieme?-

-Sì.- Sconfitto ancora una volta. Sono un rammollito.

 

-Da qui riusciremo a vederli benissimo. Non sei emozionato?- Dice, battendo le mani e ridacchiando. Siamo in un prato vastissimo, intorno a noi altra gente si sta preparando ad assistere all'incredibile spettacolo dei fuochi artificiali.

-Come un condannato a morte.- Bofonchio. Stasera sto facendo proprio il guastafeste, ma dopotutto se lo merita, con tutti i capricci che ha fatto.

-Daiiii...- Sussurra, facendomi un sorrisino -Sei arrabbiato con me?-

-Solo un pochino.- Sorrido anche io -Ma ti perdono. Lo sai, ti perdono sempre tutto.-

Mi cinge la schiena con un braccio e io le poggio il mio sulla schiena.

-Sei una streghetta insopportabile.-

Mi mostra nuovamente la linguaccia -Ma sono la tua streghetta! E se non riuscirai a divertirti almeno un pochino, ti trasformerò in una ranocchia!-

-Scema, era un rospo!- Esclamo ed entrambi scoppiamo a ridere.

Mi sembra di sentire un suono come di un respiro spezzato alla nostre spalle, ma non ci bado più di tanto. La folla aumenta, i fuochi stanno per incominciare.

 

-Ooooh, è stato semplicemente mozzafiato! Tutti quei colori, quei suoni! Il cielo sembrava un grandissimo prato fiorito.- Strilla Tsubaki, battendo le mani dalla gioia e attaccando la sua porzione di Takoyaki. Sta mangiando come un porcello!

-Adesso non credi sia ora di tornare a casa?- Chiedo, sperando che mi risponda “sì, accidenti, com'è tardi, ci vediamo presto!” ma non sono così fortunato.

-Ci sono tante bancarelle che non ho visitato. Guarda lì! Quella vecchina vende peluches, ne voglio uno!- A passo saltellante e trascinandomi con sé. Per fortuna sta pagando tutto di tasca sua, ma mi dispiace non avere abbastanza soldi per regalarle qualcosa. Fortunatamente, a quanto pare i suoi hanno provveduto a non farle mancare i fondi per la serata.

-Buonasera, signora.- Dice educatamente, ammirando la montagna di pupazzi in esposizione -Oh, ma quelli sono peluche a forma di akita. Sono i tuoi cani preferiti!-

-Sì, è vero.-

-Ne voglio uno!- Esclama, tirando fuori il borsellino.

-Oh, a quanto sembra ho fatto una scelta giusta a cucire proprio questo tipo di cane.- Dice sorridendo la vecchietta -Sei già la seconda persona che fanno felice.-

-Davvero?- Chiede Tsubaki incuriosita, afferrando il peluche e stringendolo forte a sé.

-Prima un ragazzo molto minuto e tenero, con gli occhiali ed i capelli rossi, è passato qui. Diceva che un peluche in particolare era identico al suo cane! Allora lo ha comprato per regalarlo a una persona importante, così ho messo un fiocco al collo del pupazzo e gli ho spiegato che stava a simboleggiare il filo rosso del destino.-

Ho un sussulto. Ma no...è troppo assurdo. Però...non so quanti ragazzi giapponesi abbiano i capelli rossi, gli occhiali, un akita e non abbiano imbarazzo a comprare un animale di peluche. E se davvero è stato qui ed ha comprato l'akita di pezza...era per caso destinato a me?

Ryo, ti reputi troppo importante.” Penso “Mica sei il centro dell'universo. Sarà stato un caso.

-Anche io voglio un fiocco al collo del mio akita!- Esclama Tsubaki, emozionata dal racconto che ha appena sentito. La vecchina l'accontenta, ci saluta e decido che, volente o nolente, è ora di riaccompagnare la streghetta a casa.

 

Detesto entrare in quell'appartamento. Detesto trovarmi in quell'atmosfera, con quei due che mi guardano appena, senza spiccicare parola.

-Mamma, papà! Guardate cosa ho preso!-

-Un nuovo pupazzo? Non sei un po' cresciutella per queste cose?- Commenta la donna in piedi davanti a noi, poi sorride bonariamente -Dai, vai in camera a posarlo. Sarai stanchissima.-

-Sì...ciao Ryo! Grazie di tutto!- Dice Tsubaki, abbracciandomi forte -Felice anno nuovo!-

-Anche a te, piccola.- Sussurro, ricambiando la stretta.

Mentre le due donne si allontanano, resto da solo con il padre di Tsubaki. Cazzo, era proprio quello che volevo evitare.

-Ryota.- Sputa il mio nome con disgusto -Ti rendi conto di che ore sono? Tsubaki è ancora una ragazzina, se non te ne sei accorto. Non può tornare a casa all'una passata, è chiaro?-

Non rispondo. Le sue parole mi entrano in un orecchio ed escono dall'altro.

-Se è tutto qua quello che vuoi dirmi, arrivederci.-

Infilo la porta ed esco. Ho sopportato la sua presenza anche troppo a lungo.

 

***

 

Non è la prima pallina di carta inzuppata di saliva dell'anno a darmi fastidio. Non è il solito scherzo dello spostarmi la sedia mentre sto per affondarci su. No, non è nemmeno il solito graffito a pennarello indelebile sul banco raffigurante un pene stilizzato, con la scritta “A Kotaru piace e si vede”.

Se oggi sono così imbronciato, esattamente come lo sono stato tutti i giorni precedenti a scuola, è solamente perché ho passato delle vacanze da schifo, persino peggiori di quelle degli anni scorsi. Non ho visto né sentito il senpai e lui si è ben guardato dal darmi sue notizie. Oh, ma a chi interessa! Gente così è meglio perderla che trovarla. Quello che più mi fa soffrire è che mi ha raccontato una serie di bugie assolutamente immotivate. Sempre colpa della mia faccia da sempliciotto. Come vorrei essere alto, con il viso minaccioso. La gente la finirebbe di prendersi gioco di me come si fa con i mocciosi delle medie...e, forse, anche Ryota avrebbe avuto più rispetto per me.

Non nascondo che credevo, dopo l'avventura al festival con Kyojin, che la piantassero di burlarsi di me. Invece il mio pugno con conseguente rottura di setto nasale sembra aver ottenuto come risultato soltanto un'abnorme voglia di vendetta nei miei confronti. Sono fottuto.

-Ehi, frocetto. Complimenti per il destro.- Ecco il benvenuto di Kyojin, sorriso beffardo e tono ironico -Deve essere merito di tutte le pippe che ti spari su di noi, eh? Secondo me ci godi quando ti pestiamo, frocio. Sei un pervertito di merda.-

Nemmeno mi volto a guardarlo. Il suo umorismo da seconda media è veramente noioso, non è degno della mia considerazione. Probabilmente dopo le lezioni mi picchierà, mi ruberà un po' di soldi e finirà lì, adesso ho altro per la testa. Devo trovare il modo di annullare il corso di approfondimento (a malincuore, perché era roba interessante) e non vedere più il senpai. Più che altro perché vederlo mi farebbe ripensare alle sue bugie, a quella serata di capodanno, alle vacanze di solitudine...e soffrirei tanto, troppo.

Nel frattempo stavo anche pensando ad un modo per levare questa nomea del frocio. Non che mi vergogni del fatto di essere attratto dai maschi ma forse, per quieto vivere, dovrei provarci con una ragazza. Magari potrei dire di aver fatto uno scherzo al tipo a cui mi dichiarai in prima ma che, dopo tanto tempo, mi era praticamente impossibile dare spiegazioni e...

Oh, ma stai zitto. Prenderesti in giro solo te stesso ed una povera tizia.” Mi dico, ed in effetti ho proprio ragione, per una volta. Solo due anni e sarà tutto finito, farò felici i miei e mi trasferirò da loro per studiare all'università. Lì mi basterà tenere la boccaccia chiusa, anche perché non voglio mai più prendere una cotta per nessuno. L'amore non è alla mia portata, in fondo ci sono tante persone che restano single per tutta la vita, non vedo dove stia il problema.

Proprio mentre sono preso da queste riflessioni importanti sulla mia vita sentimentale e non, la professoressa fa la sua apparizione in classe. Non è nemmeno iniziato l'anno ed è già stressata, poveraccia! I suoi occhi si posano immediatamente su di me.

-Oda!- Esclama, rovistando nervosamente nella sua valigetta -Per favore, Oda, vieni un secondo qui.- Poi, rendendosi conto di non averci nemmeno salutati, farfuglia un rapido -Buongiorno, cari. Buon anno!- Sempre fremendo come sui carboni ardenti.

-Buongiorno. Che succede?- Chiedo, non appena siamo a portata di voce.

-Allora...ecco. Mi ha telefonato Ryota, il tuo compagno di approfondimento...a quanto ho capito è costretto a letto da giorni, non potrà venire a scuola chissà per quanto tempo e mi ha chiesto se ti andrebbe, gentilmente, di portargli un paio di libri che ti darò adesso. Gli dispiace perdere qualche giorno di corso e almeno in questo modo potrà recuperare a casa.- Sorride.

-Io, non....-

-Oh, sei così caro! Sapevo che avresti accettato. Già che ci sei, perché non approfondisci anche tu da casa? Prendo pure uno di questi due libri per te. Se sospendiamo il corso per una settimana o due, non sarò costretta a fermarmi il pomeriggio per firmarvi il registro.- Ah, ecco spiegato tutto questo interesse.

Maledizione, sono braccato. Mi limito a tornare al mio posto con i due libroni, maledicendo tra me e me l'insegnante...ci mancava solo questa!

 

Un occhio nero, un graffietto sulla guancia. Oggi Kyojin e i suoi ci sono andati leggeri, forse perché è ancora il primo giorno; mi rendo conto che è molto più facile lasciarli fare, passivamente, ed isolarmi come facevo una volta, piuttosto che fare la fatica di lottare per qualcosa che tanto non cambierà mai.

Vaffanculo, Ryota.” Penso, camminando veloce come un treno per arrivare a casa sua, mollargli il libro e girare i tacchi. Voglio passarci insieme meno tempo possibile.

Busso e il senpai mi apre la porta dopo alcuni minuti di attesa; sempre bello, sempre attraente, nonostante le occhiaie grige e profonde come solchi d'aratro e le guance arrossate che spiccano sul viso di un pallore innaturale. Cavoli se è messo male.

-Ciao.- Dico freddamente -Questo è il libro che volevi, arrivederci.-

Sembra non aver minimamente sentito le mie parole.

-Kota!- Esclama, invitandomi ad entrare -Accidenti, quante devo raccontartene. Che settimana di merda che è stata!-

Ah, lo dici proprio a me. Che c'è, la tua amichetta di Capodanno non te l'ha data?” Penso, ma mi guardo bene dal parlargliene. Non mi umilierò facendo il geloso.

Prima che possa oppormi mi ritrovo seduto a tavola davanti a lui, entrambi abbiamo una tazza fumante di cioccolata (una di quelle istantanee in bustina) e lui non fa che parlare, parlare, parlare...come se la febbre, invece di abbatterlo, lo rendesse più loquace.

-E così ho aspettato un pagamento extra, capisci? Come un coglione, ad aspettare, e quello alla fine mi fa “Buon anno!”. Cioè, ti rendi conto? Prima il danno perché mi si è scassato il telefono...ah non te l'ho detto?-

-No.- Biascico, stordito da tante chiacchiere, alzo per la prima volta lo sguardo verso di lui che, guardandomi, si fa subito serio.

-Kota, chi è stato?-

-Cosa?-

-Chi cazzo è stato?-

-Eh? Ah. Questo.- Dico, sfiorandomi l'occhio nero -Solite cose.-

-Guarda che so tutto del festival di fine anno.-

Il mio cuore ha un sussulto. Di che parla? Di quando l'ho visto con quella ragazza?

-Cosa?-

-Che hai picchiato Kyojin. Non dirmi che te le ha restituite oggi a scuola.-

-Sì.- Butto lì con sufficienza -Ma chissene, sono abituato.-

-Non dire queste cazzate.- Sbraita -Non devi permettere a nessuno di farti del male. Cazzo, queste cose mi mandano in bestia!- Batte il pugno sul tavolo, facendo quasi ribaltare la tazza di cioccolata.

-Se ti avesse mandato in bestia, avresti potuto pure farti vivo con un messaggio. Non mi sarei offeso, eh. Manco gli auguri.- Lo punzecchio. Vediamo che dice.

-Quando mi hai scritto la sera ero ancora al lavoro. Per cercare di risponderti mi è caduto il telefono nel lavandino pieno d'acqua.- Mormora, mostrandomi il cadavere del telefonino -Non sono riuscito a salvarlo e non posso permettermi di comprarne uno nuovo. Come già sai, lavoro per vivere.-

-E allora come sapevi di Kyojin?- Lo stuzzico.

-Ho inserito la sim nel telefono di un compagno di classe che ho incontrato al festival, quando ci sono tornato.-

-Allora ci eri già stato! Mi avevi detto che non avevi intenzione di farlo.- Sono furioso, maledetto me che non riesco a nascondere le emozioni!

Sbuffa -Non farmici pensare, è una storia lunga e complicata. Sono stato costretto.-

-Ok.- Biascico, guardandolo di traverso.

-Ci sono tornato dopo, per cercare te.-

-Eh?-

-Sapevo che c'eri stato. Una signora al banco dei pupazzi ha detto di aver visto un ragazzo con i capelli rossi e gli occhiali che ha comprato un akita di pezza. Un regalo per una persona importante. Se era per me, volevo a tutti i costi quell'akita.-

-Sì, era per te.- Dico con voce tremante, evitando il suo sguardo -Ma l'ho buttato via.-

-Lo so. L'ho trovato.-

Mi mordo le labbra. Cosa?!

-Lo avevi ficcato in un cestino. Era lurido e puzzava da morire, ma l'ho lavato. Non potevo non riconoscerlo, uguale al tuo cane e con un fiocco rosso al collo.- Noto che la sua fronte è imperlata di sudore e le guance sono arrossate. Non so se sia completamente lucido mentre parla, credo sia la febbre ad avergli sciolto incredibilmente la lingua, rendendolo così sincero e bramoso di parlare.

-Non pensavo che l'avessi buttato. Non potevo credere ai miei occhi quando l'ho visto nella spazzatura, dopo due ore sotto la neve a cercarti, senza alcuna possibilità di contattarti. Il mio amico doveva andar via e ho potuto tenere la sim giusto il tempo di leggere i tuoi sms. Avevo abbandonato ogni speranza, mi sono detto “sarà già a casa a dormire.” e, proprio mentre stavo andando via, ho visto il peluche in un cestino, pieno di briciole di takoyaki. Era proprio Haku.-

Due ore sotto la neve...ecco perché si è ridotto in questo stato.

Si alza e mi invita a seguirlo. L'akita di pezza è nella libreria in camera sua, pulito e con il fiocco rosso che è stato rifatto. Cristo, l'ha persino tenuto.

-Perché lo hai buttato via?!- Esclama, ormai completamente preso dal delirio della febbre. Non posso dirgli la verità. Non voglio umiliarmi e non voglio sapere che era lì con la sua ragazza, o comunque che aveva un appuntamento con qualcuno che non fossi io.

-Ho pensato che non avrei avuto il coraggio di regalartelo e alla fine ho deciso di non tenerlo più.- Mento, parlando d'un fiato per evitare di inciampare nelle parole.

Dopo un breve istante di silenzio, il febbricitante Ryota si avvicina a me e mi crolla addosso, facendomi cadere pesantemente al suolo. Il suo corpo giace disteso sul mio, sento il suo respiro caldo vicinissimo al mio collo e il suo viso praticamente appoggiato sul mio cuore. Ti prego, smetti di pulsare così forte...non mi tradire, cerca di stare calmo.

-S...senpai?- Sussurro, quasi ad accertarmi che sia ancora cosciente.

-Kota.- Sussurra, riesco ad indovinare il suo sorriso -Stupido Kota.- I suoi respiri si fanno irregolari, credo stia veramente male. A fatica cerco di alzarmi e di accompagnarlo al letto, sicuramente non lo aiuterebbe stare a pancia in giù sul pavimento.

-Ehi, tutto bene?- Chiedo, dopo essere riuscito ad aiutarlo a stendersi -Vuoi che chiami qualcuno?-

-Non...sto...così...male.- Dice boccheggiando, il viso in fiamme, sudato. Altrochè se sta male.

-Hai avuto una specie di mancamento. Per questo sei caduto.-

Ride nervosamente -Non sarà un po' di febbre a farmi finire in ospedale.-

-Ah, quanto siete stupidi voi ragazzi normali.- Gracchio, passandogli una mano sulla fronte e ritirandola di scatto: brucia -Per stupido orgoglio maschile non andate mai da un dottore, nemmeno se state così male.-

-Non è stupido...orgoglio maschile.- Biascica -Non ho voglia di...vedere gente.-

-In questo modo mi stai scaricando il compito morale di occuparmi di te, lo sai?- Sospiro, guardandomi intorno in cerca di un termometro -E ti stai approfittando della mia gentilezza.-

-Prenditi cura di me.- Dice, come se non avesse sentito -Mi sono sentito così triste in questa settimana...sapendo di non...poterti parlare.-

-Non dirmi che i libri erano solo una scusa!- Dico ironicamente, infilangli il termometro sotto il braccio.

-Sì.- Mormora, sempre in preda al delirio -Sapevo che non ti saresti tirato indietro...c'erano tante cose che...volevo chiarire.-

Ad esempio perché mi hai detto tutte quelle bugie sul contatto umano, sull'amore? Chi era la ragazza con cui stavi per guardare i fuochi d'artificio? Se hai dei sentimenti per lei, se l'hai più sentita? Una parte di me lo sommergerebbe di domande, impaziente di scoprirne le risposte...un'altra parte di me, ha paura di quelle risposte...così, decido di non chiedere. Non voglio sapere niente...adesso voglio stargli accanto ed occuparmi di lui, mettendo per un attimo da parte i dubbi e le menzogne. Ho una sola certezza...il senpai mi ha cercato sotto la neve per ore. Ha trovato il mio regalo e l'ha tenuto con sé, in bella mostra sulla libreria. Non so se il senpai possa mai ricambiare i miei sentimenti ma, almeno, so che tiene a me. Forse in modo diverso, forse come ad un fratellino...ma tiene a me. Ed è qualcosa che ho sempre desiderato.

-Kota...sto...uno schifo.- Sussurra, dopo che gli ho preso la temperatura. Trentanove e mezzo...cavolo, ha un febbrone da paura. Cerco ovunque degli antipiretici, sembra in stato troppo confusionale per darmi valide indicazioni.

Dopo aver cercato senza successo in bagno passo alle altre stanze. Nulla.

Apro un cassetto, poi un altro, finchè...

...un mucchio di fogli cade da un mobiletto. Sono tutti disegni. Mi chino a raccoglierli frettolosamente, si sono tutti sparpagliati sul pavimento; mi sorprendo a guardarlo. Com'è bravo, che tratto pulito e deciso...ci sono fiori, paesaggi, fanart di personaggi di fumetti. E dei miei ritratti a matita.

DEI MIEI RITRATTI A MATITA?!

Ho una sorta di brivido lungo la schiena mentre tengo tra le mani non uno, ma una decina almeno di miei ritratti. Alcuni abbozzati, altri più precisi. Io mentre faccio ricerche sui libri, durante l'approfondimento. Io che ascolto musica con le cuffiette da coniglio. Ci sono anche le date ed i fogli sono quasi sempre di quaderno, a righe. Che siano disegni fatti durante il corso di approfondimento? Sono spiazzato, ma mi decido a riporre in fretta quei fogli e fingere di non averli mai visti, per non farmi illusioni. Sono solo un soggetto facile da disegnare, capelli spettinati, occhiali e felpa, tutto qua. E il senpai mi vuole bene, quindi si diverte a ritrarmi. Niente di più.

In tutto ciò non ho trovato gli antipiretici e, a momenti, ho le guance più rosse io da sano che lui da ammalato. Provo il tutto per tutto.

-Ehi, non trovo medicinali. Non hai niente per far scendere la febbre?-

-Ko...ta-

Se, vabbè, è andato.

La sua mano si stringe attorno al mio polso, con uno slancio di forza impensabile per uno che ha la febbre, ma non dimentichiamo che è comunque un karateka.

-Che c'è?- Chiedo, tanto so già che non mi risponderà.

-Appena starò...meglio...- Prende fiato -Spaccherò le ossa...a quel figlio di puttana.-

Dice, passando appena il dito sul livido che ho intorno all'occhio, poi sul graffio.

Non rispondo. Mi limito a tacere, mentre la mia testa si popola di pensieri...e il mio cuore parte in quarta, immaginando decine di scenari romantici. Fanculo, e io che sto cercando di detestarlo!

-Mi...sei...- I suoi occhi caldi si posano per un attimo nei miei -Mi sei mancato.- Dice, afferrandomi anche con l'altra mano e tirandomi sul letto assieme a lui, per poi chiudere gli occhi. Dorme, ed io sono imprigionato nel suo abbraccio. Oggi, a quanto pare, mi toccherà dormire col senpai.

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Capitolo 5
*** Abbandono ***


Chiudendo la porta alle mie spalle cerco di non fare rumore...anche se, esausto com'è, non lo sveglierebbe nemmeno una scossa di terremoto.

Ce ne ha messo di tempo a mollare la presa...per un attimo ho creduto che avrei passato qui tutta la notte! Invece non è trascorsa nemmeno mezz'ora da quando, indebolito dalla febbre, il senpai mi ha tirato a sé sul letto, in uno stretto abbraccio da cui sono appena riuscito a liberarmi. Non che l'idea di restare accoccolato in un letto con lui mi dispiaccia, ma siamo seri...in questo modo è quasi come dormire con un ubriaco. Non è lucido e i suoi comportamenti sono del tutto irrazionali. Se mai Ryota proverà desiderio di stringermi, voglio che lo faccia consapevolmente.

Mi chiedo quanto di ciò che ha detto nel delirio sia vero e quanto, invece, fosse dettato dall'incoscienza del momento...mi chiedo quando tornerà a scuola e quando ricominceremo a frequentare il corso insieme. Sento le farfalle nello stomaco che svolazzano impazzite e lo voglio accanto a me, rivoglio le sue braccia intorno al mio corpo e il suo respiro caldo sulla mia pelle. Il risentimento nei suoi confronti ha un po' attutito la mancanza che sentivo, ma adesso che l'ho rivisto mi rendo finalmente conto di non essere più in grado di fare a meno di lui.

 

-Ehi, Kota.- Una voce familiare mi coglie di sorpresa, facendomi sobbalzare.

-Ehi. Ryota.- Dico, accogliendo il senpai con un saluto; è venuto a salutarmi fuori dall'aula prima che cominci la lezione -Ti trovo in forma.-

-Sì! Decisamente meglio. Come mai non sei più passato a trovarmi?-

-Non volevo importunarti e poi non avevo modo di contattarti per avvisare che sarei passato. A questo punto ho preferito lasciarti in pace.-

-Peccato, una visita mi avrebbe reso felice.- Mi guarda con una specie di sorriso sghembo, che somiglia più a un ghigno ironico -Sei senza cuore. Sapevi di me in questo stato e non mi sei passato a trovare nemmeno per sbaglio.-

-Mi spiace.- Dico, scrollando le spalle con fare indifferente -Possibile che nessuna delle tue ammiratrici sia passata a farti compagnia?-

-Oh, purtroppo sì. E mi hanno portato decine di scatole di cioccolatini. Le mandavo subito via con la scusa che ero ancora molto contagioso, ovviamente non è vero. Infatti mi sembra che tu stia bene, giusto?-

-Benissimo.- Rispondo, irrigidendomi un po' di gelosia al pensiero di tutte le belle ragazze che gli sono state accanto mentre io, il codardo, ero a casa a tormentarmi, incerto se andare da lui o meno.

-A proposito, tieni.- Dice, porgendomi un pacco di cioccolatini fondenti -Io non li mangio certamente tutti. Se lo scoprisse il sensei di karate, mi taglierebbe in due.-

Abbozzo una risata -Grazie. Pensa che faccia facerebbero le tue ammiratrici se sapessero che è la seconda volta che approfitto dei loro doni.-

-Non mi conoscono. Non sanno nemmeno che a me il cioccolato piace al latte. Il fondente è il tuo preferito, vero? Quando siamo usciti hai sempre preso cioccolata calda fondente.-

-Sì.- Replico, mettendo sottobraccio la scatola di cioccolatini -Tra poco arriva la professoressa. Ci vediamo, eh?-

-Ci vediamo a pranzo. E poi fuori scuola. Ho un conto da regolare con un certo gigante.- Dice, mettendomi una mano sulla spalla con fare protettivo -Se ti va puoi anche avvisarlo, così si prepara psicologicamente.-

-No, lasciamo che si goda la sorpresa!- Esclamo, sorridendo all'idea di vedere Kyojin umiliato un'altra volta. Sono contento che il senpai abbia voglia di proteggermi e che abbia pensato che i cioccolatini rispecchiassero i miei gusti...sono contento di essere speciale.

Divoro una manciata di quelle praline fondenti durante la lezione. Ho fatto caso alle occhiate stupite dei compagni di classe, che hanno cominciato a mormorare tra loro collegando l'accaduto con il pranzo assieme al senpai l'ultimo giorno di scuola...e lanciandosi nelle supposizioni più svariate.

“Ho sentito che fanno lo stesso corso pomeridiano...”

“Uno come il senpai con una checca simile...sicuramente gli sarà amico per i soldi.”

“Amico? Secondo me sono amanti. Scommetto che il frocio lo paga bene, sapevo qualcosa sui problemi economici del senpai...a volte si è disperati”

“Bah, a me sembra che il senpai sia sinceramente affettuoso con lui...con gli altri non lo è mai. Non l'ho mai visto toccare qualcuno sulla spalla così. Addirittura regalare i cioccolatini!”

“Cavoli, sono così invidiosa. Come vorrei che il senpai si accorgesse di me...”

“Non sarà mica...no, impossibile. A lui piacciono sicuramente le donne!”

“Però le ha sempre respinte tutte...sarà per questo...?”

-SILENZIO!- Grida l'insegnante, sbattendo il registro sulla cattedra -Ma cos'è questo brusio? Avete voglia di parlare? Bene, allora oggi vi interrogherò tutti, in ordine alfabetico. Cominciamo.-

Una serie di lamenti e sbuffi proviene dalla maggior parte dei banchi, ma a me non dispiace che ci sia interrogazione. Sono preparato (come sempre, non ho altro da fare oltre allo studio) e mentre gli altri saranno alla lavagna avrò tutto il tempo di mangiare il resto dei cioccolatini e provare a esercitarmi nel disegno. Sto diventando piuttosto bravo.

 

-A sapere che avremmo pranzato insieme, ti avrei preparato gli onigiri.- Dico in tono scherzoso, non appena mi siedo a tavola con il senpai. Le farfalle hanno ripreso ad impazzire...sono innamorato. Cavoli, se sono innamorato!

-Allora preparali per domani.- Risponde seriamente, dando un'occhiata al mio bento contenente una porzione fredda di riso al curry istantaneo -Oggi non ci tengo a fare cambio, ma ti farò volentieri assaggiare un po' di quello che ho portato.- Toglie il coperchio al suo porta-pranzo, per rivelare un coloratissimo assortimento di pietanze invitanti: nigiri di salmone, petto d'anatra con funghi e, in un settore a parte, persino una porzioncina di mochi.

-Allora te la cavi in cucina.-

-Chi vive da solo prima o poi impara, ma mi spiace deluderti. Questi vengono dal ristorante, sono pietanze che il cuoco ha preparato per errore e siccome nessuno le voleva, ho pensato di portarmele via io.-

-Buon appetito, allora.- Dico, accettando di buon grado il nigiri che mi offre. Quelli al salmone sono quelli che mi piacciono di più, oggi è la giornata dei miei cibi preferiti.

-I miei compagni ne hanno dette di tutti i colori quando sei passato a salutarmi. C'era addirittura chi ha ipotizzato che sei il mio amante e che ti riempio di soldi.-

Ride di gusto -Non mi dispiacerebbe avere un po' di denaro! Nah, lascia che si divertano a formulare teorie. Se si fanno idee di questo tipo, forse la smetteranno di tentare di conquistarmi.- Scherza, così decido anche io di tenermi sul tono burlesco.

-Sarebbe terribile, chi ci darebbe i cioccolatini?- Rido anche io e mi rendo conto che è bello vederlo così allegro e divertito, come raramente l'ho visto in passato. Che sia il segno che si sta aprendo di più nei miei confronti? Forse adesso potrei anche chiedergli qualcosa su quella ragazza del festival ma, in fondo, sarà solo una delle sue spasimanti...una particolarmente insistente, che l'ha convinto ad accompagnarla importunandolo tutta la sera. Sì, deve per forza essere andata così...questa soluzione mi piace molto e preferisco non indagare oltre.

Finiamo di mangiare continuando a scherzare; vedo Kyojin e gli altri spiarci in disparte e sento che la mia allegria gli sta facendo rodere il fegato. Questo amplifica ancora di più il divertimento e mi fa sciogliere la lingua: a breve mi lascio andare a battute esilaranti ed aneddoti di ogni genere, scoprendomi capace di un umorismo perfettamente complementare a quello del senpai. Ridiamo così tanto da avere quasi le lacrime agli occhi e, a breve, abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso.

Sì, vi prego, continuate a fraintendere...pensate pure che Ryota sia il mio amante, il mio ragazzo, pensate pure che gli dia dei soldi...ma continuate a guardarci e lasciarci in pace, da soli, in questo lungo attimo di intesa perfetta e di gioia incommensurabile.

-Hai notizie sul corso? Sai quando ricomincerà?- Chiedo, dopo aver riacquistato la capacita di parlare senza scoppiare a ridere. Mi piace che per una volta tutti mi stiano notando...mi piace che, almeno nelle loro supposizioni, io e il senpai siamo una coppia.

-Ne parlerò domani con l'insegnante. Devo recuperare parecchi giorni di lezione...col lavoro di mezzo sarà una seccatura, ma non importa. Studiare è il mio dovere e lo faccio volentieri.-

-Fammi sapere, allora.- Dico e, prima di congedarci, gli porgo timidamente un fogliettino ripiegato -E fammi sapere anche che ne pensi di questo.- Dico, voltandomi di scatto per nascondere il rossore sulle guance e salutandolo con un gesto mentre corro in classe. Chissà che faccia farà quando vedrà il ritratto che gli ho fatto mentre la prof interrogava gli altri. Sono troppo codardo per fermarmi a guardarla.

 

Il resto della giornata prosegue rapidamente, tra spiegazioni interessanti e piccanti teorie dei miei compagni sulla relazione tra me e Ryota. Un paio di ragazze arrossiscono e fanno risolini immaginando chissà quali contesti erotici da yaoi, anche se secondo me, innocenti come sonno, al massimo avranno letto Sekai Ichi Hatsukoi, robetta rispetto alla sconfinata cultura che ho io. Ma sto divagando...la cosa più bella è che, al termine delle lezioni, il senpai mi sta aspettando fuori scuola.

-Ehi, Kota!- Mi saluta, poggiandomi il braccio intorno alla spalla. A quanto ne so la faccenda del suo odio per il contatto umano è vera, almeno stando alle chiacchiere delle ragazze di stamattina...eppure per me sembra star facendo eccezioni! Anche se, a ripensarci, anche a quella ragazza a Capodanno teneva il braccio intorno alla spalla...se ci ripenso mi si annoda lo stomaco e mi intristisco, ma avevo deciso di accettare la mia teoria di prima, quindi non devo più farmi domande su quella sera.

-Il corso ricomincerà settimana prossima.- Annuncia -Così avrò tutto il tempo di recuperare.-

-Benissimo. Sarà interessante.-

-Sicuramente. Complimenti per il disegno! Cos'è, un mutante?-

-C...cos...oh andiamo!- Eslcamo, rosso di imbarazzo -Non era così brutto!-

Ride -Sto scherzando, sciocco. Mi piace molto e ti ringrazio del pensiero. Adesso torni a casa?-

-Sì, probabilmente Kyojin mi sta aspettando per gonfiarmi.-

Corruga la fronte e lascia andare la presa sulla spalla -Vai avanti da solo.- Mi dice -A Kiojin ci penso io, tranquillo.-

Annuisco e ci separiamo; non ho fatto nemmeno un passo che il bullo e un paio dei suoi mi accerchiano, ridendo sadicamente.

-Allora, quanto paghi al senpai per fartelo mettere nel culo, mh?- Mi provoca Kyojin, strappandomi lo zaino e gettandolo in terra, in un cumulo di neve fresca. Mi si bagneranno gli appunti, che palle...ma non ho paura.

-Più o meno quanto tu paghi le ragazze per fartela dare.- Ribatto, raccogliendo orgogliosamente la provocazione.

Osservo il modo in cui strabuzza gli occhi, punto sul vivo. Questa non me la perdonerà; si prepara a sferrarmi un pugno di quelli micidiali quando, con un tonfo sordo, la sua mano viene bloccata da quella di Ryota, scuro in volto, con un'espressione inquietante e sadica dipinta sul viso.

Non dice nulla. Si limita a restituire il colpo al mittente, facendolo cadere a gambe all'aria nella neve e recuperando il mio zaino, lanciandomelo prontamente.

-Questo è solo un avvertimento.- Sospira, rilassando i muscoli -Se vi avvicinerete ancora una volta a Kota, non ve la caverete con un ruzzolone in mezzo alla neve.-

Gli sgherri aiutano Kyojin a rialzarsi e si danno alla fuga, ben attenti a non dire o fare nulla che possa contrariare il senpai...mentre si accosta a me per assicurarsi che non mi abbiano toccato, non posso fare a meno di notare una strana luce nei suoi occhi...quell'espressione di sadismo...stava forse nascondendo qualcosa di diverso?-

-Accidenti.- Mormora, una volta sicuro che tutti si siano allontanati -Che paura.-

Lo guardo con fare interrogativo -Paura tu? Sei un professionista della difesa!-

-Sì.- Sussurra -Ma anni di pestaggi non sono facili da dimenticare. Affrontare qualcuno fuori dalla palestra...inevitabilmente mi ci fa pensare.-

Avevo letto giusto nel suo sguardo. Quell'espressione da spavento...serviva a mascherare la paura che lui stesso stava provando.

-Senpai.- Dico, correndo il rischio di toccargli la spalla. Si ritira istintivamente, ma so che non è nulla di personale e non me la prendo -Ryo.- Aggiungo, trovando il coraggio di chiamarlo per nome -Va tutto bene.-

-Ehi, non devi consolarmi.- Ribatte prontamente -Quegli stronzi meritavano una lezione.-

-Non voglio che tu ricordi quello che hai subito. Anche se è per proteggermi.-

-Ti hanno fatto un occhio nero, e prima ancora chissà cosa ti hanno fatto passare.- Si morde il labbro, trattenendo un moto d'ira -Non posso accettarlo. Kota, iscriviti anche tu a karate. Un po' di autodifesa ti farebbe bene.-

Sorrido impacciatamente -Vorrei, ma non posso. La malattia respiratoria, ricordi? Non mi consente nessuna attività sportiva.-

A quelle parole mi avvolge tra le braccia in una sorta di gesto protettivo, come se in quell'abbraccio potessi essere al sicuro dalle cattiverie del mondo.

-Codardi...accanirsi su una persona così delicata.- Il suo corpo trema. Non riesce proprio a tollerare le ingiustizie...semplicemente perché, avendole vissute, riesce a capirmi ed a comprendere che cosa significhi.

-Senpai.- Mormoro, rendendomi conto degli sguardi dei compagni di scuola fissi su di noi. Non ci siamo allontanati molto dal liceo e alcuni stanno ancora gironzolando da queste parti -Senpai, ci stanno guardando. Potrebbero pensare male.-

-Mi stai dicendo che nessuno fa nulla se una bestia come Kyojin ti picchia, ma pensa male se io ti sto abbracciando?- Dice, infastidito, sciogliendo l'abbraccio -Cristo, quanta ipocrisia.-

-Lo dicevo per te.- Mi affretto a dire, non vorrei che pensasse che la sua stretta mi abbia infastidito -Già stai facendo troppo a farti vedere in giro con uno come me.-

-Non parlare male di Kotaru.- Dice, fingendosi arrabbiato -Non lo permetto nemmeno a te, chiaro?-

-Chiarissimo.- Rispondo, con un sorriso.

-Mi piacerebbe accompagnarti a casa, ma ho una montagna di studio da recuperare. Ci vediamo domani, se ti va.-

-Ne sarei molto felice.-

-Cerca di portare gli onigiri!- Aggiunge ridendo, mentre ci allontaniamo.

Mi sbagliavo...non sono innamorato di Ryota.

Lo amo.

Semplicemente, lo amo con tutto me stesso.

 

Ma che accidenti è tutto questo casino fuori casa?!

Non me n'ero accorto da lontano ma, avvicinandomi, non ho potuto fare a meno di notare un camion con il marchio della società dei miei genitori. Parcheggiata più avanti che la limousine e, a quanto vedo, un po' di operai stanno caricando nel camion...LE MIE COSE?!

Che hanno in mente, stavolta? Riportarmi a vivere a casa senza nemmeno chiedermi se ero d'accordo o perlomeno avvisarmi? Mi sa che a forza di fare conti hanno perso qualche rotella!

-Mamma! Papà!- Sbraito, fiondandomi in casa come una furia -Che significa tutto questo?-

L'uomo e la donna davanti a me conservano una calma serafica mentre se ne stanno tranquillamente seduti in salotto, sorseggiando del vino da una bottiglia che hanno portato con sé da casa. Non possiedo alcolici, io.

La calma si rivela essere ben presto soltanto una sceneggiata; non appena i suoi occhi si posano su di me mia madre, furiosa come mai l'ho vista in vita mia, afferra la bottiglia di vino e la scaglia violentemente al suolo, quasi come se stesse sfogando su di essa un istinto omicida che sarebbe destinato a me.

-Hai pure il coraggio di chiedere cosa significa?!- Urla, prendendosi la testa tra le mani -Caro, per favore, io non ho la forza di parlare con lui. Mi sento troppo male!-

Mio padre le appoggia benevolmente una mano sulla spalla e mi viene incontro, trattenendo l'ira stringendo i pugni.

-Kotaru.- Esordisce, incapace di guardarmi in faccia -Dovremmo essere noi a chiederti cosa significa tutto questo.-

Non capendo mi guardo intorno e...ammassati negli scatoloni che gli operai stanno portando via, oltre ai miei vestiti ed altri effetti personali, riesco chiaramente a distinguere le mie raccolte di yaoi, riviste erotiche con foto di pornoattori gay, cinque o sei dvd ordinati su internet un po' di tempo fa, con titoli non proprio casti e non propriamente eterosessuali. Cazzo, e questi come glieli spiego?

-Avremmo preferito che nostro figlio spendesse i nostri soldi per andare a puttane. Almeno...- Mia madre trattiene un singhiozzo mentre mio padre finisce la frase -...Almeno avremmo avuto la certezza di aver messo al mondo una persona sana, non un malato!-

Dio...non può averlo detto sul serio. Sapevo che i miei sono all'antica, ma non avrei mai pensato che considerassero malato qualcuno a cui piacciono le persone del suo stesso sesso. Non pensavo che ne sarebbero stati fieri, il giorno in cui l'avrei rivelato, ma addirittura darmi del malato...sento che sto per avere una crisi respiratoria.

-Avevamo già dei sospetti. Da quando siamo andati a cena e ti sei fatto in quattro per difendere quel pezzente di un lavapiatti.- Sibila mio padre, ordinando a un operaio di passaggio di pulire i frammenti della bottiglia di vino dal pavimento -Per questo abbiamo pagato un detective privato per pedinarti e raccogliere informazioni su di te...ti ha seguito a scuola sotto copertura, e ascoltando in giro cos'ha scoperto?!- Il suo viso è paonazzo, mentre quello di mamma cambia continuamente colore, prima pallido e poi violaceo, come se stesse per collassare -Che è dal primo anno che ti sei apertamente dichiarato...DIVERSO. Davanti a tutti i tuoi compagni. A quanto pare eravamo i soli e non essere al corrente del tuo...handicap.-

-Papà...non...è...un...- Ansimo, reggendomi ad un mobile per non cadere, mentre la malattia respiratoria mi rende impossibile sostenere le loro accuse -Non è un handicap.- Riesco a dire -Non sono...malato.-

-Lo sei, purtroppo. Ma non puoi essere aiutato.- Risponde mia madre, finalmente in grado di parlare senza avere le convulsioni -E a differenza del tuo malfunzionamento polmonare, per questo malanno non esistono cure. Non c'è niente che il nostro denaro possa comprare, non c'è medico in grado di salvarti.-

-Non abbiamo bisogno di un erede malato e incapace di portare avanti la stirpe degli Oda.- Puntualizza mio padre. Non c'è rimorso nelle loro parole...i due che ho amato come genitori, mi vedono solo come un macchinario per far funzionare l'attività di famiglia. Ma il macchinario è nato difettoso...per questo verrà buttato via, assieme ai rottami...e dimenticheranno persino di avermi mai fabbricato.

Con il fiato ancora rotto riesco a prendere la medicina dalla tasca; l'effetto è immediato, il respiro mi si regolarizza e finalmente riesco ad affrontare la situazione con maggiore lucidità.

-Perché state spostando le mie cose?-

-Le stiamo buttando via.- Precisa mia madre, tenendosi a debita distanza da me, come se fossi contagioso -E la casa finirà in affitto.-

-Ed io? Che ne sarà di me?!- Mi ritrovo ad urlare, mentre le gambe mi diventano di gelatina.

-Non intendiamo continuare a mantenerti.- Dice mio padre -Ti lasceremo una scorta di medicine e qualche spicciolo per mantenerti in questi giorni.-

-E dopo?! Dove dovrei stare? Come farò a vivere?-

-Sinceramente, non ci riguarda.- Replica mia madre -A dirla tutta, siamo fin troppo magnanimi a lasciarti con le medicine e un po' di soldi. Lo facciamo soltanto perché ti abbiamo voluto bene...ma d'ora in poi, non sei più nostro figlio.-

-Sei completamente diseredato.- Conclude mio padre.

Mentre parlavamo gli operai hanno portato via tutte le mie cose. Un paio di forti braccia mi buttano fuori casa, assieme ad un borsone che, immagino, contiene il poco che mi è stato concesso da coloro che fino a poco prima vedevo come la mia famiglia.

I miei genitori, il sangue del mio sangue, che ha avuto il barbaro coraggio di farmi finire in mezzo ad una strada senza il minimo senso di colpa.

 

Non so se sia la polvere a farmi lacrimare gli occhi, o la crisi respiratoria di poco prima, o forse tutto quanto insieme. So soltanto che, per una persona nelle mie condizioni mediche, la palestra della scuola non è il posto ideale per dormire...ma d'altra parte, dove potrei andare? C'è il senpai, è vero, ma lui lavora per mantenersi. Non posso mettergli sulle spalle il peso di un ragazzo ormai del tutto nullatenente. Non ho altri amici. Non ho altri conoscenti...la verità è che ormai sono completamente solo. Posso soltanto sperare, con tutto me stesso, che nessuno entri in palestra e scopra che dormirò lì, che mi laverò e cambierò negli spogliatoi, che la scuola diventerà in breve anche la mia casa. Se qualcuno lo venisse a sapere mi caccerebbero via e, a quel punto, finirei davvero a dover dormire sotto i ponti.

Mi tremano le mani nel ripensare a quanto è successo nelle ultime ore, a tutto quello che avevo e che ho perso, non soltanto materialmente parlando. Sono un barbone. Un pezzente.

I giorni successivi trascorrono lenti. Non sono abituato a dover fare economia per magiare, ma stavolta mi tocca...man mano che passa il tempo mangio così poco che divento sempre più debole, causando un netto calo del mio rendimento scolastico. Non pranzo più assieme al senpai, perché non avrei niente da offrire; non faccio che inventare scuse per stare solo, ho una brutta cera e un colorito grigiastro. Evitare Ryota sta diventando sempre più difficile...una parte di me vorrebbe confessare quello che mi è successo e chiedere il suo aiuto, ma l'altra parte di me sa che insisterebbe per aiutarmi e, di conseguenza, accollarsi un peso troppo grande. Non potrei fare una cosa del genere alla persona che amo.

-Kotaru.- Dice un giorno, cogliendomi di sorpresa prima che entri in aula -Ma che stai facendo? Non vieni a seguire l'approfondimento, durante la pausa pranzo sparisci, te la dai a gambe non appena mi vedi. Ti ho fatto qualcosa?-

-No.- Biascico, sollevando gli occhi cerchiati di nero -Sono molto occupato a studiare.-

-Ma se stai prendendo solo insufficienze. Ho parlato con l'insegnante. Kota, ti stai drogando?-

-Ma che dici.- Sospiro, facendo per entrare in classe. La sua mano mi trattiene dolcemente.

-E allora cos'hai? Stai malissimo. Hai un aspetto tremendo, come se non dormissi bene da giorni. E quelle guance scavate? Kota, stai mangiando abbastanza? Non avere segreti con me.- Aggiunge, in tono quasi implorante -Qualcuno ti minaccia?-

-No!- Riesco a urlare, ficcandomi finalmente in aula.

-Ricordati che per qualsiasi problema puoi contare su di me.- Dice, prima di allontanarsi definitivamente -Quando te la sentirai...io sarò sempre qui per te.-

Ingoio il rospo e trattengo le lacrime.

La serata è particolarmente difficile, ho ormai perso il conto...da quanto tempo va avanti quest'incubo? Giorni? Settimane? Mesi? So solo che ho definitivamente finito i soldi e soltanto i farmaci per la malattia mi consentono di restare vivo o, per meglio dire, di sopravvivere. Sono dimagrito, sciupato, i materassini della palestra sono scomodi e freddi, le docce dello spogliatoio sono senza acqua calda. Se gli agenti patogeni che mi stanno aggredendo in questa vita da senzatetto non mi ammazzeranno, probabilmente sto diventando immortale.

Stanotte qualcosa mi impedisce di dormire...non so se è lo stomaco vuoto che implora nutrimento, o la gola che mi brucia da morire (sicuramente ho un'influenza epocale in incubazione), oppure l'ansia e l'angoscia che mi tengono all'erta, nel panico costante che qualcuno si avventuri a scuola di notte e scopra la mia sistemazione clandestina. Ho paura, così tanta paura...mi lascio andare ad un pianto silenzioso, mentre in testa mi rimbombano le parole del senpai.

Non ce la faccio più. Non ho più la forza di lottare e di fare l'altruista...per quanto ami Ryota, per quanto non voglio pesargli, niente stanotte mi tratterrà da andare da lui ed elemosinare un pasto ed un letto caldo. Fanculo, altruismo e fanculo, dignità. Ora più che mai, desidero tornare a vivere.

 

Con quale forza mi sia trascinato fino a casa di Ryota con il mio borsone, non saprei in grado di dirlo. Il gelo della notte mi ha congelato la punta delle dita; non sento nemmeno il campanello sotto l'indice, tanto che sono intrizzito. Come vorrei che il senpai avesse riparato il cellulare...avrei potuto scrivergli, non solo stasera, ma molto tempo prima. Scrivere è molto più facile di parlare faccia a faccia.

-C...chi è?- Una voce mugola al di là della porta.

Apro a fatica le labbra violacee e -Ry...ota?- Riesco a dire, mentre la porta si apre cigolando.

Mi sembra che il respiro si sia fermato e che il cuore abbia smesso di pulsare.

La persona che mi ha aperto la porta indossa la maglietta di Ryota...ma non è il senpai.

-Che...c'è? Non hai visto che...ore sono?- Dice con uno sbadiglio la ragazza che ho davanti...lei. La ragazza del festival.

Ho un capogiro. Non so se sia la fame che mi divora, la confusione dell'aver scoperto che una ragazza...che questa ragazza sta dormendo a casa del senpai...il panico che tutte le mie paure fossero fondate, l'agonia di essere stato nuovamente preso in giro. Ma di una cosa sono sicuro: non voglio restare qui un istante di più.

Mi volto di scatto e inizio a correre a perdifiato, nonostante la debolezza, nonostante il digiuno.
Preferisco l'umiliazione del vivere in una palestra alla bruciante delusione di vedere l'uomo che amo accanto a qualcun' altro.  

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Capitolo 6
*** Confessioni ***


-Apriti, diamine!- Grido, imprecando nel buio contro la finestra bloccata. DEVO entrare a scuola, altrimenti potrebbe accadermi il peggio. Piove, piove a dirotto e stavolta non c'è nessun Ryota pronto a proteggermi sotto il suo ombrello. Probabilmente non ci sarà mai più nessun Ryota, per me.

La pioggia che mi inzuppa da capo a piedi si mischia alle lacrime, non so dire se sento più freddo sulla pelle o nel cuore. Quella ragazza...indossava i vestiti del senpai. Era di notte a casa sua...francamente, non trovo altre spiegazioni se non al fatto che stessero passandola insieme, magari a spassarsela sotto le lenzuola, mentre io speravo come un idiota che lui potesse aiutarmi in questa fottutissima situazione che mi è capitata.

-VAFFANCULO!- Di questo passo mi troveranno morto per ipotermia e in fin dei conti sarebbe pure meglio così. Che batosta, cazzo! Incredibilmente, quando stavo per smettere di sperare, sento la finestra cedere sotto i colpi; finalmente potrò cambiarmi e asciugarmi, prima che mi venga un malanno. Almeno la palestra della scuola ha uno spogliatoio molto fornito in cui ormai provvedo alla mia igiene personale da quando...be', da quando non ho più altro posto in cui stare.

L'acqua della doccia è sempre fredda, ma in confronto alla temperatura della pioggia sembra quasi di avvertire un piacevole tepore mentre mi scorre addosso. Mi lavo silenziosamente, trattenendo i singhiozzi; basta piangere, Kotaru. Sii uomo.

 

-Tsubaki?- Chiedo, stiracchiandomi appena mentre i miei occhi si abituano piano al buio della stanza -Ma sbaglio o c'era qualcuno alla porta?-

La ragazza davanti a me mi risponde con uno sbadiglio. Tremola appena per il freddo notturno e striscia sotto la coperta accanto a me, accucciandosi in posizione da gomitolo.

-No...lo sai che mi viene mal di schiena quando dormi qui pure tu.-

-Mhhh.- Mugola, per poi tornare a russare. Evidentemente quello scampanellio devo solo averlo sognato.

 

Questa non è la fine.

Questo è un inizio, una rinascita.

Sii uomo.

Sii uomo.

Sii uomo!

Sciacquo ripetutamente la faccia con l'acqua gelida del lavabo a mi guardo allo specchio: il riflesso che vedo è il nuovo Kotaru. Non più Kotaru Oda...non porto più un cognome. D'ora in avanti sarò un ragazzo che conterà solo su se stesso, che non avrà bisogno di nessuno; sono proprio contento che sia andata così, l'esperienza mi ha insegnato tanto e mi ha dato la scossa di cui avevo bisogno. Dopo una serataccia del genere avrei proprio voglia di sfogarmi davanti a un bel video piccante, come non ho più fatto da quando tutto me stesso era impegnato a desiderare soltanto l'amore illusorio di un ragazzo buono solo a mentire. Chissà se i pc della scuola hanno bloccato quei siti o no, sarà meglio andare a controllare.

 

Quando mi risveglio, con un grandissimo mal di schiena, Tsubaki è rannicchiata accanto a me in posizione fetale. Durante la notte deve aver avuto un gran freddo e ha cercato di riscaldarsi sotto le mie coperte.

-Ehi, piccina.- Dico, scompigliandole i capelli per svegliarla -Lo so che non hai lezione per due giorni, ma io sì. Resti anche oggi o torni a casa?-

Sbadiglia e si risveglia a fatica. No, non credo che sia in grado di rispondere alle mie domande, è praticamente più addormentata che altro.

-Pigrona!- Sbuffo, lasciando il letto per andare a fare una veloce doccia prima di precipitarmi a scuola, non mi va di far tardi.

-Altri...cinque minuti...- La sento mormorare, intanto che chiudo la porta del bagno.

Mentre divoro rapidamente la mia colazione e mi infilo gli avanzi di ieri sera nel bento, la vedo materializzarsi in cucina, ancora assonnata e in stato di zombie.

-Ho fame.- Biascica, rovistando nei cassetti in cerca di cibo.

-Io vado, ok? Tu per quanto ancora ti fermi?-

-Vado a casa anche io.- Dice, con uno sbadiglio -Non ho portato i quaderni e ho dei compiti da fare.- Si stropiccia gli occhi e beve distrattamente un succo -Hai ancora bisogno di me?-

-Tranquilla, se hai da fare...mi ha fatto bene parlare con te.-

-Allora ci salutiamo adesso?-

-Alla prossima, pulce.- Dico scherzosamente, alzandomi per stringerla in un forte abbraccio e schioccandole un bacio sulla fronte -E grazie ancora per il mal di schiena.-

Gonfia le guance e aggrotta la fronte, raccogliendo lo scherzo -Colpa tua che mi accogli sempre in quella stanza ghiacciata. Per forza che vengo a dormire da te.-

Ridiamo.

-Ci vediamo, stupidina. Vorrei dirti “chiamami quando arrivi” ma, come sai, sono tagliato fuori dal mondo delle telecomunicazioni.-

-Oh, a proposito!- Esclama, come se avesse appena avuto un lampo di genio -Oggi mamma mi regalerà un nuovo cellulare. Puoi prendere il mio vecchio.- Continua, rovistando nella borsa e porgendomi il suo smartphone rosa confetto tempestato di glitter.

-Non è il massimo della virilità, ma non posso fare altro che accettare. Grazie!-

-Dai, magari riesci almeno a raschiare via i glitter che ci ho messo.- Mostra la lingua e fa una piccola e dolce risatina. Averla in casa è sempre una grande gioia.

-Ti adoro.- Dico, pizzicandole una guanciotta e scappando per non far tardi a scuola.

-Ti chiamo quando arrivo!- Sussurra alle mie spalle, nell'istante in cui infilo la porta.

Finalmente potrei tornare a scrivere sms...se solo avessi i risparmi per ricaricare la sim. Che palle.

 

Che palle.

Sono andato a dormire rabbuiato, ovviamente i siti erano stati bloccati. Dovrò cercare di mettere da parte degli spiccioli in qualche modo, per attivare una promozione internet sul cellulare. Così almeno dovrei riuscire a scaricarle un po' di scan.

La mia sveglia suona sempre molto presto; devo darmi una sistemata e riordinare la zona dove ho dormito prima che arrivino insegnanti e personale, uscire dalla solita finestra e ricomparire davanti scuola come se lì dentro non ci fossi mai stato, se non durante le lezioni. Vivere così è frustrante, ma ormai è diventata la mia routine. Ah, e anche oggi non ho niente da mangiare.

Ho un aspetto così brutto, debole e malaticcio che incredibilmente nessuno ha il coraggio di infierire. Forse non c'è gusto a prendersela con un morto vivente, o forse sono ancora impauriti per le minacce di...niente. Non voglio ripensarci.

Seguo le lezioni per modo di dire, stavolta sono così stanco che mi addormento e, ovviamente, vengo rimproverato dall'insegnante. Ma tutto questo non è abbastanza, mi tocca anche sorbirmi interi minuti di prediche sull'importanza del rendimento scolastico e altre cazzate.

-Sei sempre stato uno studente modello.- Dice il prof, con un tono più paterno che da docente -Eppure nelle ultime settimane...Oda, è successo qualcosa di grave? Un lutto, una separazione? Non voglio essere costretto a chiamare i tuoi genitori.-

-Professore, lei sa del mio problema di salute.- Taglio corto -Sta un po' peggiorando.-

-Perché non torni a casa per oggi?- Propone, guardandomi con compassione. Come posso dirgli che non ho nessuna casa in cui tornare?!

-Non cambierebbe niente, tanto vale non fare inutili assenze.-

-Almeno vai a prendere un pochino d'aria. Stai mangiando abbastanza? Ti vedo pallido e smagrito.-

-No, in effetti sto mangiando poco. Non mi sento bene e sono inappetente.- Mento, in parte.

-Non va bene.- Dice, scuotendo la testa -Perché non vai a mangiare qualcosa?-

CAZZO, SE POTESSI FARLO LO AVREI GIA' FATTO.

-Professore, posso andare in biblioteca? Mi piacerebbe recuperare i brutti voti e potrei iniziare adesso, visto che comunque non riuscirei a seguire prima di essermi messo in pari.-

-Non mi sembri nelle condizioni adatte a studiare, ma hai il mio permesso.-

Ci congediamo. Nei suoi occhi ho letto che è sinceramente turbato dal mio repentino cambiamento, ma come potrei confessare ad un perfetto estraneo la situazione in cui sono finito? Inoltre, se chiamasse i miei genitori e scoprisse l'accaduto, potrebbe decidere di chiamare assistenti sociali o di intraprendere azioni legali che i miei, col potere del denaro, vincerebbero ad occhi chiusi. Non c'è speranza, meglio accettare le cose come stanno...e poi non mi va di mettere nei guai la mia famiglia. Io, al contrario di loro, li ho sempre amati e nulla potrà cambiare le cose.

La biblioteca è un posto che mi è sempre piaciuto, confortevole e silenziosa. Persino il mio stomaco brontolone sembra aver seguito le regole del posto ed ha deciso di tacere.

-Buongiorno.- Una voce alle mie spalle rompe il silenzio -Scusami, sono nuovo...non è che ti andrebbe di darmi un po' una mano sulle varie sezioni?-

Mi volto; colui che mi ha parlato è un ragazzo affascinante, oserei dire bellissimo. Porta i capelli castano dorato corti ed ordinati, i suoi occhi sono scuri e penetranti. Dovrebbe avere un paio d'anni più di me.

-Va bene.- Dico, felice di aver trovato un pretesto per rimandare lo studio. Alla fine nemmeno me la sentivo di rimettermi sui libri.

-Scusa, non mi sono nemmeno presentato. Masashi, piacere.- Dice, porgendomi la mano. La stringo e lui stringe ancora più vigorosamente.

-Kotaru.- Rispondo, ritraendo la mano dolorante. Cazzo, che energia.

-Cosa ci fai qui durante le lezioni?- Sussurra, mentre lo accompagno ai vari scaffali.

-Sono stato male e non ho potuto studiare. Sto recuperando poco alla volta.-

-Io invece sono un novellino. Sto ancora cercando tutti i libri che mi servono.-

-Nessun problema, ti aiuto io.- Dico, cercando di mostrarmi gentile nonostante i nervi a fior di pelle a causa della fame, della stanchezza e di...vabbè, lo sapete già.

-Sei quasi un miracolo.- Dice, sorridendo e apparendo ancora più gnocco -Non avrei saputo a chi altri chiedere, nessuno parla ai novellini.-

-Nessuno parla nemmeno a me, quindi non farti problemi.-

Inarca un sopracciglio -E perché? Sei una persona gentile.-

-Sì, ma sono anche frocio.- La butto lì, strappando subito il cerotto. Se si leva dalle palle tanto meglio. Non ho tutta questa voglia di chiacchierare.

Non dice niente e continua a guardarmi, inespressivo. Poi gli si illuminano gli occhi.

-Sei serio o lo dici tanto per?-

-Sono serio.- Sospiro, pescando uno dei volumi che gli serve e porgendolo a Masashi.

-Sei anche molto carino.- Commenta, poggiandomi una mano dietro la schiena. Non posso trattenermi dall'arrossire violentemente.

-Ehi, ma che...-

-Scusami.- Dice, interrompendo il contatto -Solo che anche a me piacciono da impazzire i ragazzi. Mi sembra incredibile di aver conosciuto qualcuno con i miei stessi gusti il primo giorno di scuola.-

-Non vuol dire niente.- Mi sbrigo ad aggiungere, pescando un nuovo volume -Sono gay, ma non vuol dire che starei col primo venuto solo perchè...dai, hai capito.-

-Ti piace già qualcuno, vero?-

-Ha importanza?- Dico, spazientito.

-Non per me.- Sorride, è bellissimo e gentile ma sta cominciando ad essere inquietante -Per il momento mi piaci moltissimo esteticamente. Spero che riusciremo a conoscerci meglio, magari...be', potremmo anche scoprire di essere anime gemelle.-

Nessuno mi ha mai parlato in questo modo. Ma ho promesso a me stesso di non fidarmi, di non mettermi più a nudo. Inoltre, per quanto possa negarlo, sono pazzamente innamorato di...sapete già di chi.

“Sei proprio un fesso, Kotaru.” Dice il mio inconscio “Questo tizio potrebbe essere buono per una botta e via. Dopotutto non è quello di cui hai bisogno adesso? Basta sperare nell'amore, coglione! Hai visto come ti guarda Masashi, no? Ti prenderebbe e ti farebbe suo anche qui, se non fosse un luogo pubblico.” Scaccio violentemente questi pensieri. Non intendo avere una relazione occasionale. Per quanto sia disperato, frustrato e deluso...non cadrò in una tentazione del genere.

-Questo era l'ultimo libro.- Sospiro, sperando di aver definitivamente chiuso il discorso.

-Ti va di uscire insieme?- Chiede improvvisamente Masashi, mettendo le mani sulle mie mentre prende il libro -A me piacciono i posti tranquilli. Potremmo andare in un book cafè, se ce n'è uno qui.-

-Non...non posso permettermi spese pazze.- Ed è vero, ma comunque non ho proprio intenzione di accettare un appuntamento così su due piedi.

-Ovviamente offrirei io, visto che ti sto invitando.-

Ripenso al mio stomaco...ho fame. Potrei anche approfittare, alla fine avrei solo da guadagnarci.

-Ok, ma preferirei una cena.- Dico, spudorato come non credevo di poter essere.

Strabuzza gli occhi, poi sorride di nuovo. Sorride sempre, lui. Proprio il contrario di...

-Volentieri. Possiamo andare a mangiare insieme anche stasera, se sei libero. Mi sono appena trasferito e non conosco la zona, forse tu puoi indicarmi un posto.-

Oh, sì che lo conosco. Il ristorante dove lavora...lui.

-Sì, un posto c'è.-

-Meraviglioso.-

-Preferirei che lo vedessi come un appuntamento amichevole.- Dico, scegliendo con cura le parole -Non sono tipo da...cioè, mi sono spiegato?-

-Tranquillo, Kotaru.- Dice -Mi attrai moltissimo, ma non sono un animale e so controllare i miei istinti.-

Ci avviamo verso l'uscita della biblioteca, lui tornerà in classe e io credo che farò altrettanto.

-Sono felice di averti conosciuto.- Dice, chinandosi per baciarmi una guancia. Mi sciolgo come burro al sole -Dovremmo scambiarci i numeri. Per l'appuntamento, no?-

-Sì.- Li scambiamo e mi ritrovo a pensare che è stato davvero facilissimo approcciarmi con Masashi...praticamente ha fatto tutto lui, contrariamente a come sono andate le cose con...l'altro. Evidentemente quando c'è interesse lo si vede subito, mi ritrovo a considerare con amarezza.

-Ti chiamerò nel pomeriggio per la conferma.- Sorride ancora e mi saluta, sfiorandomi una guancia. Le sue mani sono così calde e morbide.

-Ciao.- Dico soltanto, restando alcuni istanti ad osservarlo che si allontana. Non ci sono state farfalle nello stomaco, niente tachicardia...in compenso quello è proprio gnocco e la parte più irrazionale di me mi spingerebbe a mettere da parte il sentimento e accogliere con somma gioia qualsiasi sua proposta.

-Ehi, Kota!- Esclama la voce tanto amata e adesso tanto fastidiosa, interrompendo quel momento di pacifica estraniazione -Come stai?- Chiede il senpai Ryota, parandomisi davanti.

-Come sempre.- Bofonchio, deciso ad evitarlo ora più che mai.

-Stavi chiacchierando con quello nuovo?-

-Sì.-

-Che tipo è?-

-...audace.- Dico soltanto, sperando di suscitare la sua gelosia. Come sono ridotto...non ho accettato l'invito solo per la fame, ma anche sperando di infastidire Ryo. Speranza vana, visto che probabilmente si interessa a me solo come al suo amichetto.

-A me è sembrato parecchio sulle sue.-

-Non con me. A quanto pare gli piacciono i ragazzi.- Le parole mi escono da sole. Che vuoi che gli importi? Non lo so, ma è come se sentissi il bisogno di fargli sapere che potrei avere uno spasimante anche io.

-Ah, sì?-

-Ha detto che gli piaccio.- Non lo guardo negli occhi ma, se lo facessi, ci leggerebbe dentro un infantile ed effimero piacere nel dire questa frase.

-Mh.- Bofonchia -Stai attento con i tipi così.-

-E perché mai? Tu devi forse stare attento con le ragazze che hai intorno?-

-Loro non sono alte il doppio di me e io non sono un piccoletto cagionevole.-

-E cosa potrebbe mai farmi? Nemmeno lo conosci e già lo etichetti come un porco?-

-No, no, non ho detto questo. Nemmeno tu lo conosci, però. Quindi...-

-Vabbè, non è affar tuo quello che faccio.- Mi rendo conto di essere stato antipatico, ma ce l'ho a morte con lui. Evito sempre di guardarlo perchè altrimenti ripenserei a stanotte, a quella ragazza con addosso i suoi vestiti... e soffrirei come un cane.

-Torno in classe. Ciao.- Sbuffo, girando i tacchi e allontanandomi...ma la sua mano mi trattiene bruscamente e mi costringe a guardarlo.

-Kota, ma che cazzo ti sta succedendo? Non solo stai visibilmente male fisicamente, mi eviti senza un perchè, adesso inizi anche a fare lo sconsiderato?-

-Lasciami.- Dico con un filo di voce. Mi sta facendo male e, in tutto questo trambusto, non ho ancora preso le medicine.

-No, adesso devi guardarmi. Che ti ho fatto? Perché non ti confidi con me?-

I miei occhi si riempiono di lacrime a ripensare alla nottata insonne, alle paure, al mio cuore infranto, al casino con i miei. Tutto questo è successo soltanto perchè sono gay. Se non fossi stato gay i miei non mi avrebbero cacciato, non mi sarei innamorato di Ryota, non sarei stato solo, senza nessuno, vittima di bullismo e pronto a cascare come una pera alle lusinghe di un Masashi qualunque. Cosa darei per non essere nato così. I miei avevano ragione, sono davvero malato! Essere gay è il mio handicap. Essere gay mi ha tolto ogni possibilità di vivere una vita felice.

Il peso di tutte queste considerazioni mi schiaccia come un macigno; ho sopportato, silenziosamente, troppo a lungo. Il mio corpo fragile non può andare avanti ancora per molto; mentre inizia una crisi respiratoria, senza medicine che possano calmarla, vedo Ryota offuscarsi ed i miei occhi chiudersi lentamente, i suoni della scuola si fanno sempre sempre più ovattati. Sto perdendo i sensi.

 

-Tutto bene, ha avuto un mancamento. Non è mai successo prima, a scuola. Di solito prende regolarmente le sue medicine ma, a quanto pare oggi non è stato così.-

-Mi sono preoccupato. Quindi non è niente di grave?-

-No, ma è molto debole. Ha l'aria di non mangiare da tempo.-

-Lo sospettavo. Adesso cosa posso fare per aiutare?-

-Accompagnalo a casa. Deve prendere le sue medicine e restare qualche tempo a riposo.-

-Che tipo di medicine sono?-

-Ti scrivo una ricetta.-

I suoni si sono amplificati man mano e mi sembra di essere appena uscito da un'apnea. Dove sono? Che sta succedendo? L'ultimo ricordo che ho è la crisi respiratoria, con Ryota che scompariva.

-Sì è svegliato!- La voce del senpai rimbomba contro le pareti e lo vedo avvicinarsi alla brandina su cui sono steso. Mi sento un po' meglio dopo questa dormita, il lettino dell'infermeria della scuola è più comodo dei materassini della palestra.

Quello che accade subito dopo è una sequenza confusa. Non riesco a reggermi bene in piedi e Ryota mi tiene in braccio, camminando spedito nonostante il mio peso. Stiamo uscendo da scuola e, a quanto pare, ci dirigiamo verso una farmacia.

Sta comprando le medicine per me, di tasca sua. Mi sta aiutando a prenderla. Tutto ciò che sta succedendo mi sembra molto confuso ed irreale, come in un sogno, ma il farmaco che entra in circolo e mi regolarizza la respirazione mi fa capire che sta accadendo tutto per davvero.

-Ora ti riporto a casa, ok?-

Bastano queste parole a ripristinare un barlume di lucidità. NO! Non possiamo assolutamente andarci, non saprei nemmeno da che parte cominciare per dare spiegazioni.

-N...o.-

-Kota, non parlare. Sei stanco.- Mi carezza la testa e continua a trasportarmi fino a quella che una volta era casa mia.

-Per...favore.- I miei occhi si riempiono di lacrime. Prima che possa continuare nella mia implorazione, sento le palpebre diventarmi pesanti e l'oscurità avvolgermi completamente.

 

-Ehi, Tsu. Non sono mai stato così felice di vederti.-

-Ehi, figurati. Lo sai che quando posso dare una mano ne sono contenta.- Tsubaki sorride e prende a rivolgere le sue attenzioni a Kotaru, che giace nel mio letto in preda ad un sonno agitato -Caspiterina, sta davvero male.-

-Ha perso i sensi due volte.-

-Secondo me è il caso di portarlo in ospedale.-

-N....o...- La voce flebile del ragazzo risuona alle nostre spalle -Non...serve.- Tossicchia un po' e si tira a sedere. Allunga la mano sul comodino, probabilmente in cerca dei farmaci che deve prendere; gli porgo il sacchetto della farmacia, sperando che sappia come regolarsi.

-Tsubaki, sai fare un brodino?-

-Se hai un dado istantaneo, sì.-

-Dovrebbe essercene.- Sospiro, la guardo sparire in cucina e mi siedo accanto a Kotaru. Dobbiamo parlare...e anche di una faccenda seria. Non mi va di strapazzarlo adesso che è in questo stato, ma non appena starà meglio mi dovrà dare parecchie spiegazioni. Quando è svenuto ho provato a portarlo in casa sua, ma la serratura non andava bene per le chiavi che aveva in tasca. Inoltre, sulla porta spiccava un cartello con su scritto “fittasi”. Si era trasferito da qualche parte e non ne sapevo niente? O che altro? Questo affare della casa è forse collegato alla sua salute improvvisamente più precaria del solito e al suo aspetto sciupato? Non vedo l'ora di poter far luce sulla vicenda.

-Senpai.- Sussurra, nonostante la dormita ha gli occhi pesti ed è di un pallore innaturale -Cos'è successo?-

-Hai perso i sensi mentre uscivi dalla biblioteca. In infermeria hanno detto che probabilmente sono giorni che non mangi a sufficienza.-

Annuisce debolmente e abbassa lo sguardo.

-Mia sorella ti sta facendo un brodo caldo. Ti prego, cerca di mangiare.-

-Tua...sorella?-

-La ragazza che era con me quando ti sei svegliato. Tsubaki!- Esclamo -Come va di là?-

-Sta venendo bene! Credo. Se ci fossero dei pezzettini di pollo sarebbe meglio.-

-Forse ho qualcosa di surgelato che puoi mettere in microonde.-

-Niente porcherie! Se non mangia da tanto avrà lo stomaco sensibile.-

-Ah. Vero.- Torno a rivolgermi a Kota -Come ti senti?-

-Meglio.- Dice, non l'ho mai visto così. Sembra spaventato, ma di cosa ha paura esattamente?

-Senpai...-

-Ryo.- Lo correggo.

-Ryo...- Si massaggia le tempie con una mano -Ti devo...delle spiegazioni.-

-Me le darai quando saremo soli.-

Mi alzo e aiuto Tsubaki a portare il vassoio con la ciotola di brodo. Aiutiamo Kotaru a berlo e ci assicuriamo che sia sufficientemente coperto.

-Mi piacerebbe restare per rendermi utile.- Interviene Tsu -Ma ho un appuntamento tra poco.-

Vorrei chiederle che tipo di appuntamento ma, ora come ora, sono troppo preso da Kota per pensare alla mia sorellastra. Ci salutiamo rapidamente.

-Ryo.- Mi chiama Kotaru, con la voce incrinata -Non ho più una casa.-

-Che significa?- Sbotto, senza sapere che pensare.

-I miei genitori mi hanno cacciato di casa perché hanno scoperto che sono gay. Mi hanno messo un detective alle calcagna che ha fatto indagini a scuola. Poi sono passati a controllare a casa e hanno trovato la mia collezione di riviste e dvd che...non lasciavano più dubbi.- Sembra sul punto di scoppiare in lacrime, ma si trattiene, si fa forza. Non mi è mai sembrato più maturo e adulto di adesso.

-Tutto questo è ridicolo!- Sbraito, trattenendomi dal colpire il muro con il pugno.

-Fino ad ora ho vissuto nella palestra della scuola, cambiandomi nello spogliatoio. Mi stavano finendo le medicine. Non ho mangiato più nulla da quando ho finito i soldi. Ieri ero così affamato che sono corso di notte fino a qui, sperando che tu potessi accogliermi!- Sta urlando e mi rendo conto che non è realmente consapevole di quello che sta dicendo. Il dolore lo sta portando al delirio e probabilmente non aveva davvero intenzione di confidarmi tutto questo -Ma mi ha aperto tua sorella. Io non sapevo che fosse tua sorella! Vi ho visti insieme anche al festival di fine anno, ho pensato che aveste una relazione. Sono impazzito di gelosia e ho buttato via il regalo che ti avevo preso, non volevo più parlarti. Quando in piena notte l'ho trovata a casa tua, con addosso i tuoi vestiti, io...- Adesso piange apertamente, è scosso da piccoli tremori e scansa il mio contatto -Ma cosa speravo di ottenere da te?! Potevo mai sperare di piacerti?- Si getta a pancia in giù e inizia a soffocare il pianto nel cuscino. Non so che dire. Non so che fare. Ho paura che qualunque cosa possa solo peggiorare il suo stato.

-Kotaru.- Dico infine, una volta che i singhiozzi si sono calmati -Sono importante per te?-

Non mi risponde e riprende nel suo fiume di confessioni -Quel tizio in biblioteca mi ha fatto delle avances. Ho accettato un invito a cena per stasera nel ristorante dove lavori. L'ho fatto perché avevo fame, ma anche perché speravo che tu fossi geloso.- Per un istante mi domando quante di queste cose ricorderà di avermi detto. Mi domando come si comporterà quando si renderà conto di essersi messo completamente a nudo davanti al suo senpai -Ma a te non sarebbe importato nulla. Cosa darei per un po' di attenzioni. Cosa darei per essere anche solo una piccola parte del tuo mondo! Guardami, Ryota. Guardami e dimmi che quello che vedi non è insignificante...- Stringe debolmente le lenzuola nei pugno, senza cessare il tremore convulso che lo scuote da capo a piedi.

Che cos'è che ti rende così bisognoso di avermi accanto? Sei innamorato di me, Kotaru? Esiste davvero al mondo qualcuno che può avere la necessità di tenermi al suo fianco, qualcuno che soffra senza la mia presenza?

-Sono importante per te?- Ripeto, a voce un po' più alta.

Lo osservo mentre solleva la testa. Si volta e mi appoggia le mani sul viso, facendomi sussultare. Il contatto improvviso mi innervosisce e mi arrabbierei, se non sapessi che è fuori di sé.

Non dice niente.

Mi guarda con gli occhi lucidi e gonfi di pianto e, prima che possa rendermene conto, mentre le calde lacrime che inondano il suo viso bagnano un po' anche le mie guance, riesco percepire il suo respiro sulla pelle...e le sue labbra sono premute contro le mie, in un disperato bacio rubato che segna la muta risposta alla domanda che gli ho rivolto.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Risveglio ***


Oscurità...sto galleggiando nel buio più completo. Non so nemmeno se sono ancora vivo o meno, se sto sognando o se sono cosciente.

Non posso vedere.

Non posso parlare.

Non posso muovermi.

Mi sembra di vivere perduto in un mondo fatto di ombre, di fantasmi, imprigionato e senza possibilità di fuga.

 

-Bentornato. Mi sembrava strano non averti ancora visto oggi.- Mi dice l'infermiera, salutandomi frettolosamente mentre porta via una bottiglina vuota di medicinali. Kota è ancora lì, inerme, sepolto sotto la coperta di quello spoglio lettino di ospedale.

Sono tre giorni che non si sveglia. Da quando ha perso i sensi, subito dopo avermi baciato in uno slancio di disperazione, non ha più riaperto gli occhi. La folle corsa in ospedale, i ripetuti tentativi di contattare la sua famiglia...e adesso è qui, davanti a me, incosciente e in apparenza addormentato. Sembra sereno il suo sonno, respira con regolarità e se ne sta disteso, intubato, con le labbra secche e semiaperte. Mi chiedo quando si risveglierà.

-Parlagli. Deve sentirsi molto solo.- Dice un'altra infermiera, poggiandomi una mano sulla spalla.
Vorrei poter restare più tempo a vegliarlo, vorrei che fosse meno solo...ma non sono un parente e, in quanto semplice estraneo, non ho diritto di restargli accanto in ospedale se non in orario di visita. Sto aspettando Tsubaki, non appena ha saputo è passata a trovarlo ogni pomeriggio, portando un thermos di the verde e dei biscotti che comunque non sono mai riuscito a mangiare per la tensione.

-Fratellone.- Mormora Tsu, entrando in camera a passo felpato -Ancora nulla?-

Scuoto la testa, invitandola a sedersi sulla sedia accanto al lettino.

-Non ha mai nemmeno accennato a svegliarsi. I medici dicono che si tratta di una serie di piccoli episodi che hanno portato a questo.-

-Ma non è in coma, vero?-

-Non proprio. Sembra quasi che sia...fuori da se stesso, per adesso.- Sospiro. Kota...per favore, svegliati.

Tsubaki gli carezza la testa con fare materno. Vorrei fare lo stesso ma ho quasi paura a toccarlo...ho paura che qualunque cosa io faccia finisca per fargli del male.

-Le infermiere dicono che dovrei parlargli. Ma non ci riesco, non saprei cosa dire.-

-Io gli parlo tutte le volte. Mi viene naturale, ci sono tante cose che vorrei chiedergli. Quando l'altra volta sei andato a prendere l'acqua l'ho rintronato di chiacchiere. Gli ho detto praticamente tutto di me. Anche la nostra situazione a casa.-

-Tsu!- La rimprovero, inarcando un sopracciglio -E se io non volessi fargliele sapere?-

-Fratellone, non è cosciente. Non ricorderà quello che gli ho raccontato.-

Non ricorderà...già. Qualunque cosa succeda mentre è in questo stato sarà come se non fosse mai accaduta...

Io e Tsubaki restiamo in stanza per tutta la durata dell'orario di visita, finché lei non è costretta ad andare via per non perdere l'autobus che la porterà a casa. Ogni volta è la stessa storia...quando Tsu se ne va, sprofondo nella più totale disperazione.

-Guarda che non sei costretto ad andare via, oggi non c'è il primario.- Dice una voce alle mie spalle; è la solita infermiera.

-Ah.- Sussurro appena. Restare da solo con Kotaru addormentato, senza il supporto di Tsubaki, mi sembra una situazione troppo dolorosa da sostenere con le mie sole forze, però...lui è solo. Lui ha bisogno di me.

-Allora vengo ad avvisarti se ci sono problemi e devi andare, ok?- Chiede la donna, dando per scontato che abbia già deciso di restare.

-Va bene.- Replico freddamente e la sento uscire, richiudendo silenziosamente la porta alle proprie spalle.

 

Ultimamente nell'oscurità ho iniziato a sentire delle voci. La luce è ancora spenta ed io sono ancora immobile eppure, in questa agonizzante prigionia, ho sentito la voce di una ragazza che mi parlava...mi parlava di lei e di suo fratello. Ha detto di chiamarsi Tsubaki e di avere la mia stessa età. Le piacciono tanto i peluche e lo zucchero filato, un giorno le piacerebbe mangiarne un po' a forma di orsacchiotto. Mi ha anche detto che ha avuto tanti problemi a casa, per colpa di suo padre...quando era bambina ha scoperto che suo padre era un gran bugiardo, che teneva il piede in due scarpe e che lei non era la sua unica figlia. Aveva anche un figlio più grande, avuto con un'altra donna, prima ancora di conoscere sua mamma; questo ragazzo si chiama Ryota. Mi piace questo nome, perché è lo stesso nome del ragazzo di cui sono innamorato. Ryota inizialmente odiava Tsubaki perché le addossava la colpa di aver visto sua mamma piangere per il tradimento del padre...ma pian piano hanno iniziato a capire di essere entrambi vittima delle azioni di altri e, per questo motivo, si sono scoperti più uniti che mai. Sono contento che adesso Tsubaki sia felice. Mi ha parlato un sacco di volte e ormai credo che siamo diventato amici...chissà se la incontrerò il giorno in cui riuscirò a fuggire da questo strano posto buio.

 

-Ehi...ciao, Kota.- Mormoro, sentendomi come un idiota che parla da solo -Mia sorella ha detto che ti parla e quindi, be', non volevo essere da meno. Anche perché...dev'essere noioso stare tutto il giorno a dormire, vero?- Mi zittisco, quasi ad aspettare una risposta che non arriverà. Getto uno sguardo alle mie spalle per assicurarmi che non ci sia nessuno a guardarmi o ascoltarmi.

Mi avvicino un po' di più al letto con la sedia e provo a sfiorare piano la mano immobile del ragazzino, poggiandoci sopra la mia. Mi aspetto quasi che la stringa ma, ovviamente, il suo braccio rimane fermo, non reagisce.

-Ti disturba se ti ritraggo? Disegnarti mi rilassa molto. Hai dei lineamenti delicati e molto infantili.- Dico, sentendomi sempre meno stupido man mano che mi abituo a parlare praticamente da solo. Prendo il blocco da disegno e la matita e inizio a disegnare Kota addormentato, partendo dalle linee di costruzione e poi andando a definire meglio i contorni finché mi rendo conto che la mia mano sta tremando e non sono capace di continuare a disegnare. Il mio sguardo cade sulla flebo e le confezioni di medicinali sul comodino, poi sul pigiama stropicciato ed il cuscino sottile, scomodo. Non posso ritrarre la sofferenza di Kota...non ci riesco. Fa male, male quasi come se la vivessi in prima persona. Questo ragazzo così piccolo ed inerme, costretto in un letto d'ospedale, è entrato nella mia vita ed ha sconvolto pian piano tutte le mie certezze, eppure...sento che è importante per me come nessuno è mai stato.

-Scusami, Kotaru.- Mormoro, sentendo un tremore nella voce ed un nodo che mi stringe la gola -Scusami se non posso prenderti e riportarti nella realtà. Scusami se non sono capace di svegliarti!- Mi rendo conto di avere gli occhi lucidi, ma mi sforzo di non piangere, come ho sempre fatto da quando ero bambino.
Metto via i fogli e mi inginocchio accanto al letto, stringendo la mano di Kota con entrambe le mie. Chiudo gli occhi e poggio la testa sul suo petto, ascoltando i confortanti battiti del suo cuore.

-Ancora per quanto tempo vuoi farmi soffrire?- Chiedo, soffocando di nuovo l'istinto di abbandonarmi al pianto -Perché non mi rispondi?! Possibile che non ci sia niente che...- Improvvisamente mi ritrovo a ripensare a quello che è successo un istante prima che perdesse i sensi.

Un bacio...un bacio aveva fatto addormentare Kotaru. E se...se un altro bacio potesse risvegliarlo?

Il mio corpo si sta muovendo da solo, fuori dal mio controllo. Osservo le sue labbra semiaperte, secche, disidratate e...non ho il tempo di pensare.

Un istante dopo sto baciando Kota e le sue dita si stringono forte intorno alle mie.

 

-Buongiorno!- Cantilena la voce affabile di Tsubaki. Da quando mi sono ripreso dalla specie di stato comatoso in cui ero, è passata a trovarmi ogni giorno durante la convalescenza in ospedale.

-Buongiorno.- Rispondo, bevendo a fatica una ciotola di brodo insapore -Grazie di essere passata anche oggi.-

-Figurati, volevo assicurarmi che stessi bene. Il Fratellone non è più passato da quando ti sei svegliato, vero?-

Scuoto la testa. Il fratellone di cui parla è il senpai Ryota; ho un ricordo vago e confuso della mia lunga dormita...è tutto sfumato come nei sogni, ma sono sicuro di aver già sentito la voce di Tsubaki e Ryo durante l'incoscienza. Lei mi ha fatto compagnia a lungo con le sue chiacchiere ed i suoi racconti dei quali, in qualche modo, conservo ancora il ricordo. Ma il senpai...so che ha un ruolo importante nel mio risveglio, ma proprio non riesco ad immaginare quale possa essere. Gli istanti immediatamente successivi a quello in cui ho riaperto gli occhi sono stati un susseguirsi di voci, rumori e profumi...comincio ad avere una visione chiara delle cose soltanto dopo il mio primo sonno “normale”.

-Il fratellone è un idiota.- Sibila Tsubaki, sorreggendo la scodella mentre bevo e accarezzandomi dolcemente la nuca; è una ragazza tanto carina. Mi sento sciocco ad aver pensato che fosse un'amante di Ryota, ma sarebbe stato anche comprensibile, bella com'è.

-No, è solo impegnato. In fondo ha fatto fin troppo per me.-

-Non ci sono scuse! Anche io sono impegnata, ma una visita pomeridiana non mi sconvolge certamente la giornata.- Dice, mettendosi le mani sui fianchi e aggrottando la fronte -Sai che ho fatto? Gli ho ricaricato la sim. Ora non ha scuse per non farsi sentire. Fossi in te gli scriverei.-

Arrossisco violentemente -N...no. Non credo proprio che sia il caso.-

Sospira e prende posto accanto a me -Ryota è un bravo ragazzo, però...con le persone non ci sa proprio fare.-

Mentre mi carezza la testa noto un segno violaceo sul polso; deve essersene accorta perché, immediatamente, abbassa le maniche fino a coprire mezza mano. Questo atteggiamento non mi piace...non appena starò meglio, credo che cercherò di indagare.

-Alla fine sono solo un suo compagno di classe.- Mormoro, volgendo altrove lo sguardo. La quotidiana visita si conclude; stavolta Tsubaki mi ha portato una fetta di cheesecake. Credo di sentirmi abbastanza bene da poterne assaggiare un pezzettino.

Mi sento al sicuro in ospedale. Qui ho chi si occupa di me e, durante gli orari di visita, ho persino compagnia...se solo penso che a breve sarò dimesso e tornerò ad essere un senzatetto! Forse, se raccontassi agli insegnanti la situazione, mi permetterebbero di trovare un alloggio o qualcosa del genere...ma più probabilmente finirebbero per metterei in guai legali i miei genitori, e questo è qualcosa che non voglio assolutamente fare.

-Buonasera, Oda. Come ti senti oggi?- Chiede premurosamente l'infermiera, misurandomi la pressione e controllandomi la temperatura -Credo proprio che tu sia sano come un pesce e pronto a tornare alla vita di tutti i giorni, sai?-

Fingo un sorriso. Proprio quello che speravo di non sentirmi mai dire.

-Ti faccio preparare i documenti per farti dimettere. Per domani dovresti già essere a casa, contento?-

-Contentissimo.- Mento, consolandomi con la fetta di cheesecake della mia nuova amica. Probabilmente l'ultimo dolce che potrò permettermi.

Ho tanta paura...ho bisogno di parlare con qualcuno, con Ryota. Raccolgo tutto il mio coraggio e decido di scrivergli, non mi importa cosa succederà. Prendo il cellulare e inizio a digitare lentamente il testo del messaggio...

...ma proprio mentre sto per premere “invio”, il telefonino vibra e in alto compare l'icona di un sms ricevuto. Scorro il menu a tendina e scopro, con un miscuglio confuso di emozioni, che è un messaggio di Ryo.

 

Domani passo a prenderti.

Non dimenticare lo spazzolino.

 

Non riesco a capirne il senso e, con le dita tremanti, cancello quello che avevo scritto per digitare una risposta in cui chiedo delucidazioni.

 

Non ne ho uno in più a casa.

 

Sento una sorta di fitta allo stomaco e le guance in fiamme mentre scrivo l'ennesima domanda ma, stavolta, la risposta arriva prima che io possa chiedere altro.

 

Quando si vive in qualche posto,

bisogna tenerci il proprio spazzolino.

 

Devo aver frainteso. Ryota non può starmi chiedendo di andare a vivere da lui...no? Non sa niente di quello che è successo con i miei, giusto? A meno che...cazzo, cosa darei per ricordare cosa ho fatto prima di sentirmi male! Devo aver sicuramente spifferato tutto. Lo chiamo. Devo assolutamente chiamarlo e mettere le cose in chiaro.

-Pronto?- La voce del senpai attraverso l'apparecchio mi fa sussultare e attiva immediatamente il frullare di ali di farfalla nel mio stomaco.

-Ehi.- Dico, scoprendomi incredibilmente informale -Che storia è questa?-

-Credi di aver trovato una sistemazione migliore?- Dice semplicemente, con tono imperturbabile.

Mi mordo il labbro per sopprimere una bestemmia -Cosa sai esattamente?-

-Tutto.-

-...-

-Sei ancora lì?- Chiede, in risposta al mio silenzio.

-Sì.- Mugugno. Mi sento come se avessi perduto la dignità.

-Non avrai mica intenzione di continuare a vivere a scuola?-

-No.-

-Allora vuoi per caso riappacificarti con i tuoi?-

-No.-

-Vuoi continuare a comportarti da bambino?-

-N...senpai, per favore.- Sbuffo -Non posso approfittare della tua cortesia. Lavori per mantenerti e non voglio essere un peso per nessuno.-

-Non sono così disperato da non poterti offrire da mangiare e un tetto sulla testa.-

-Ti prego, Ryo.- Mi lagno, cercando di dissuaderlo -Proprio non me la sento di crearti fastidio.-

-Kotaru, hai forse paura di me? Non ti fidi a restare a casa mia? Non credevo di essere un estraneo per te, dopo che...-

-Cosa?-

-Niente.- Dice, affrettandosi a cambiare discorso -Comunque, se proprio ci tieni a sdebitarti, mi basta che tu stia bene, prenda le medicine e mangi a sufficienza. E che magari recuperi a scuola, che ne pensi?-

-Va bene.- Sospiro -Ma oltre a questo, voglio poter essere utile anche economicamente. Voglio trovare un lavoro.-

-Adesso pensa a ristabilirti. A questo penseremo poi.-

-Va bene, va bene.-

-Cerca di riposare, domani parleremo di persona.-

-Ok, ma che sia solo una soluzione temporanea.- Dico velocemente, prima che chiuda la chiamata -Non farò il parassita per sempre. Appena avrò abbastanza da parte troverò una sistemazione altrove.-

Ride piano. Non so se stia ridendo di me o della mia testardaggine, ma è sempre bello sentire la sua risata, così rara.

-Vedremo, vedremo. Buonanotte Kota.-

-Buonanotte.- Sussurro, restando ad ascoltare il suo respiro finché non riaggancia.

Le farfalle nello stomaco non si calmano più...durante il sonno profondo avevo quasi dimenticato quanto fosse intenso l'amore che provo per lui.

 

Sono trascorse due settimane da quella telefonata. Due settimane di convivenza con Ryota durante le quali non ho fatto altro che stare a letto a studiare, almeno per la maggior parte del tempo. Le mie giornate si sono svolte in modo ripetitivo -medicine, riposo, studio, visite di Tsubaki- e ho avuto davvero pochi momenti per parlare con il senpai. Il lato positivo è che ho recuperato quasi tutte le lezioni e, probabilmente, riuscirò a mettermi presto in pari con un test extra.

Stasera Ryo ha lasciato un biglietto sul tavolo accanto alla cena, una pietanza non identificata; sarà meglio che lo trascini a fare la spesa il prima possibile, per sperare in pasti migliori. Sul fogliettino mi ha scritto che farà gli straordinari al lavoro e che non tornerà...non è la prima volta che succede. Ultimamente ho notato che va a lavorare anche in giorni che prima erano liberi e, quasi sempre, torna a casa con le dita incerottate.

Potrei andare a dormire ma preferisco aspettarlo in piedi anche stavolta, approfittando della tranquillità serale per immergermi nel ripasso degli ultimi argomenti che mi mancano.
Ho perso la cognizione del tempo quando il rumore della chiave nella serratura mi distrae dallo studio.

-Kota, ma che ci fai in piedi a quest'ora?!- Esclama il senpai, notando le luci accese.

-Studio.- Rispondo -Ricomincio la scuola lunedì e preferisco riposarmi nel fine settimana.-

-Ok, ma adesso sbrigati ad andare a letto.-

Mi accingo ad ubbidire quando, con la coda dell'occhio, noto qualcosa di strano sulla mano del mio interlocutore.

-Ma...- Mi avvicino per osservare e mi accorgo che la mano di Ryota è strettamente fasciata ed un pesce surgelato spunta dalle bende. Non riesco a trattenere una risata benevola -Ma che ti hanno combinato alla mano?- Chiedo, continuando a ridere.

Inizialmente corruga la fronte ma poi, quasi come se la mia allegria l'avesse contagiato, prende a ridere a sua volta.

-Stavo affettando delle carote quando il cuoco mi ha versato sulla mano una pentola d'acqua bollente. Quell'idiota lavora in una cucina di qualche metro quadro e si muove come un ballerino di tip tap!- Spiega, una volta calmata l'ilarità -Non sapevano cosa mettermi sull'ustione e allora mi hanno avvolto la mano in questo pesce congelato e una manciata di sale, proprio perché era la prima cosa ghiacciata che avevano a disposizione.-

-Cazzo, deve fare molto male. Aspetta, prendo qualcosa di più adatto.- Dico, sciogliendo il bendaggio e buttando via il pesce -Che brutto aspetto...acqua a 100°, sei fortunato che il danno si sia ristretto alla mano.-

-Spero di essere in grado di lavorare, che diamine.- Sbuffa, mentre applico una pomata contro le ustioni. Ho scoperto, dopo quella volta in cui l'ho assistito in piena febbre, che Ryota non tiene farmaci in casa. Fortunatamente da quando vivo con lui ha ben pensato di acquistare una cassetta del pronto soccorso, oltre ai miei soliti medicinali.

-Ma perché affettavi carote? Non ti occupi dei piatti?-

Non mi risponde subito...sembra molto indeciso su cosa dire. Alla fine, sceglie di sputare il rospo.

-Da quando vivi con me il lavoro di lavapiatti non basta più. Ho subito chiesto se ci fosse bisogno d'aiuto durante i giorni in cui ero libero e mi hanno proposto di dare una mano in cucina in cambio di un aumento considerevole di stipendio.-

-NO!- Esclamo, scuro in volto -Ryo, non erano questi i patti. Non devi assolutamente ammazzarti di fatica per me! Vedi, adesso a causa mia ti sei anche infortunato!-

-Non c'entri, ti ho invitato io.-

-E sarò io a disdire l'invito.- Esco dal bagno e mi avvio nella camera per gli ospiti, raccattando il borsone e infilandoci dentro le mie cose con fare disordinato, senza nemmeno guardare. Sto per chiudere la lampo quando, improvvisamente, la mano sana di Ryo si stringe violentemente intorno al mio braccio e mi forza a girarmi verso di lui.

-Kota.- Sibila, spingendomi contro il muro ed impedendomi ogni movimento -Fammi un favore. Basta stronzate.-

Vorrei piangere. Non ho portato altro che problemi e dolore alla persona che amo! Anche se potrei vivere con lui per sempre, anche se vederlo ogni giorno mi rende felice, non posso permettere che...

-Ti prego.- Sussurra, abbozzando un sorriso -Puoi spegnere l'interruttore delle seghe mentali?-

Allenta dolcemente la presa non appena si rende conto che non mi dimenerò più. Appoggio a terra il borsone e gli faccio cenno con le mani di allontanarsi.

-Non vado da nessuna parte.- Dico, per assicurargli che può fidarsi a lasciarmi libero.

-Ti credo.- Replica.

-Ma ad una condizione.-

Sbuffa e getta un'occhiata disperata al cielo -Sentiamo.-

-Non puoi fare due lavori. Non è giusto, non è umano. Se parlerai con il tuo capo e gli dirai che sto cercando un posto di lavoro...potrei occuparmi di una delle tue mansioni. In quel caso mi sentirei utile e saprei con certezza di star dando un contributo.-

-Tutto quello che vuoi.-

-Davvero?-

-Sì. Davvero. Mi basta che vada bene a te.-

-Va benissimo!- Quasi grido, dimenticandomi che è l'una passata e che i vicini dormono della grossa.

Prima di andare a letto controllo rapidamente le condizioni della mano di Ryota. Una parte di me sogna di dargli un bacio della buonanotte e di addormentarmi sul suo petto, come non ho mai smesso di desiderare ogni singola notte da quando l'ho incontrato, quando prendevo sonno soltanto con l'odore dei vestiti che aveva indossato. Ma un'altra parte di me, quella logica e razionale, sa che il senpai non accetterebbe mai le mie effusioni...lui è un uomo, un uomo che non potrebbe mai permettere ad un frocio come me di coccolarlo.

-Cerca di non agitarti nel sonno con la mano in quello stato.- Dico, mentre mi infilo sotto le coperte. Spengo la lampada e, nel buio, intravedo solo la sua sagoma, ancora vicino a me.

-Ho la certezza che domani ti risveglierai?-

-Ehi, che domande! Devo fare gli scongiuri?-

La sua mano sana si poggia sulla mia guancia ed il suo viso è a pochi centimetri dal mio.

-Dammi la certezza che non dormirai mai più tanto a lungo.-

-Non succederà.- Lo rassicuro, correndo il rischio di sfiorare con le dita le sue, distese sul mio volto. Stranamente il contatto improvviso non sembra infastidirlo.

-Non farlo più. Non ridurti mai più al punto da stare così male. Sono tanto stanco oggi...mi dai la garanzia che posso andare a dormire senza la paura di ritrovarti in stato di incoscienza?-

-Sì, te lo prometto. Sto avendo cura di me e non mi accadrà niente di male.-

-Grazie...ho davvero bisogno di dormire...senza preoccupazioni.- Nella penombra riesco a vedere le sue palpebre appesantite e le labbra che trattengono uno sbadiglio. Un istante dopo, quelle labbra sfiorano piano la punta del mio naso.

-Buonanotte.- Dice, lasciando silenziosamente la stanza.

Dal canto mio, sono così stordito che non so se riuscirò a dormire.

 

 

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Capitolo 8
*** Ti amo ***


Vengo risvegliato in piena notte dalla vibrazione del cellulare. In realtà ero in stato di dormiveglia, il bacio della buonanotte di Ryota (seppur un innocente ed amichevole bacio sul naso) ha innescato una bomba nucleare nel mio stomaco. Altro che battiti di ali di farfalla! Un po' infastidito dalla luce che emana il display, clicco sull'icona per visualizzare l'sms ricevuto.

 

Ciao, Kota. Avevamo un appuntamento,

ma ho saputo che sei stato in ospedale.

Ho cercato di non essere invadente, ma

mi auguro di poter rimediare quanto prima.

Lunedì ci rivediamo a scuola?

 

Non rispondo. Mi ero quasi dimenticato di quel Masashi, il tizio che ci aveva provato con me prima che avessi quella serie di collassi. Magari il suo incontro mi ha portato sfiga...o forse il contrario, visto che gli avvenimenti sfortunati che si sono susseguiti mi hanno portato a convivere con l'uomo che amo. Comunque, non ho intenzione di dar corda a Masashi, anche se i miei sentimenti per Ryo non saranno mai ricambiati.

Non faccio in tempo a chiudere occhio che mi arriva un altro sms.

 

Non ho fatto che pensare a te.

Sei bellissimo.

 

Cazzo, quanto miele! Ma perché diamine gli ho dato il mio numero, ero talmente disperato? Be'...sì. Lo ero.

 

Non rispondi...starai sicuramente

dormendo, povero cucciolo.
Aspetto con ansia un tuo messaggio!

Buon riposo...

 

Sono le due di notte! Questo qui è fuori di testa. Sarà meglio tentare di dormire...

Le poche ore di sonno che si susseguono sono agitate, costellate da incubi di ogni sorta che non riesco a ricordare. Le prime luci del sole arrivano come un sollievo, sorprendendomi madido di sudore e sconvolto dalla pessima nottata appena trascorsa. Scendo dal letto e vado in cucina, come faccio ogni mattina da quando vivo qui; mi preparo qualcosa da mangiare, abbondando di proposito in modo che anche Ryota trovi la colazione pronta, poi decido di fare un bagno rilassante per riprendermi. Il senpai è molto irritabile quando dorme e certamente non mi va di disturbarlo, quindi cammino a passi leggeri e cerco di fare meno rumore possibile mentre riempio la vasca e mi ci calo dentro, socchiudendo le palpebre e lasciandomi coccolare dall'acqua calda e la schiuma profumata. Sento che potrei anche riprendere sonno.

Il mio relax viene improvvisamente disturbato dal suono della porta che si apre...cazzo, devo essermi addormentato, ho la bocca impastata e faccio fatica ad aprire gli occhi. Prima che possa dire una sola parola, noto la tenda della vasca che viene scostata e, in un battito di ciglia, Ryota si sta immergendo nella vasca.

Cazzo.

Oh, cazzo.

Sono ancora indeciso se considerarlo un sogno oppure realtà, ma il senpai Ryota è nella vasca da bagno insieme a me. Entrambi mezzi addormentati, dubito anche che si sia reso conto che ci sono anche io; mentre forzo il mio corpo a non reagire alla vista di quello dell'uomo a lungo desiderato e amato, tento di dare segni della mia presenza senza spaventare o far incazzare Ryo.

-Ehi.- Sussurro, quasi sperando che non mi senta -Potresti...ehm...c'ero prima io.- Sussurro, anche se il mio inconscio mi maledice e mi grida di star zitto e fallo restare lì il più a lungo possibile.

-Mh?- Gli occhi verdi del senpai si aprono pian piano, puntando poi verso di me. Che imbarazzo, devo essere sicuramente più rosso sulle guance che di capelli! Per fortuna non sembra essersi spaventato!

-Cos...aaaaAAAAAAAAAAAAAAAAH!!-

Ok, come non detto.

-Scusa, scusa, scusa!- Farfuglio, spiaccicandomi contro una parete della vasca. Si è tirato in piedi. Ed è nudo. E ho tutto quel ben di dio davanti -Scusami, davvero, i-io...ma quello era un urletto stridulo?- Dico, buttandola sul comico. E poi il suo grido era stridulo sul serio.

-ESCI SUBITO DI QUI.- Sbraita, sprofondando in acqua fino al naso.

-Va bene, va bene!- Non riesco a trattenere una risata mentre sguscio fuori dalla vasca ma, non appena fuori dal bagno, l'immagine di Ryota nudo mi inonda la mente e non riesco più a mandarla via. Non credo mi dispiaccia poi tanto.

 

Masashi ha continuato a scrivermi sms, sempre più poetici, sempre più insistenti. Ci sono quasi i presupposti per una denuncia per stalking! Sbuffo e lancio il cellulare sul tavolo, ripensando a come sono andati questi ultimi giorni di “arresto domiciliare”. Ho finito di recuperare tutte le materie, ho vissuto fantastici e imbarazzanti momenti di convivenza, ho affinato la mia abilità in cucina. Oh, e dall'inizio della settimana prossima avrò anche un lavoro. Aiutante lavapiatti, ma è comunque qualcosa, con i primi soldi comprerò qualche rivista erotica...Ryota non ha il computer e devo pur arrangiarmi in qualche modo. Naturalmente le dovrò nascondere.

-Sei pronto per domani?- Chiede il senpai dall'altra parte della casa.

-E tu sei pronto per imparare ad abbassare la tavoletta del water?- Sbraito, sedendomi sulla tazza senza guardare e ghiacciandomi il fondoschiena.

-Che storie! Falla in piedi.-

-Lo faccio già!- Urlo, arrossendo -Ma certe cose si fanno per forza seduti!- Ho davvero detto una cosa così imbarazzante? Be', il vantaggio del vivere sotto lo stesso tetto con qualcuno è che si entra in confidenza e si diventa intimi senza nemmeno rendersene conto.

-Vedi di farla in fretta, però. Ho invitato Tsubaki a cenare con noi e sarà qui a momenti. Non voglio farle trovare il bagno impestato.- Ride.

Arrossisco di nuovo. Mi piace avere un legame così stretto con Ryota...mi sento quasi il suo compagno.

Domani ricomincerò la scuola! In un certo senso non vedo l'ora. Io e il senpai faremo la strada insieme, sia all'andata che al ritorno; la sola idea mi fa battere il cuore all'impazzata e le farfalle nello stomaco svolazzano come impazzite.

L'arrivo di Tsubaki è sempre piacevole; le voglio davvero bene e riesce sempre a farmi ridere ma, soprattutto, riesce a far ridere Ryota. Ha portato un dolce e indossa un completo molto particolare, con inclusi dei guanti di lana che coprono fino a metà dita. Mi sembra strano che non se li sfili nemmeno per mangiare, ma Ryo sembra non notarlo, che sia una cosa abituale? Dopotutto la conosce da molto più tempo di me, però...ricordo i segni che ho intravisto sulle sue braccia in ospedale. Ho il sospetto che Tsubaki stia nascondendo qualcosa, e quei guanti alimentano ancora di più i miei dubbi.

-Ehi, Tsu.- Dico, prendendola da parte mentre Ryota sparecchia -Come mai non hai tolto i guanti per cenare? Non sono scomodi?-

Inarca un sopracciglio e inizia a balbettare -N...no! Sono un regalo di mia madre. Mi piacciono tanto e non mi andava di toglierli.- Sorride, ma è un sorriso che puzza di finto. Penso che non ho diritto di impicciarmi, ma lei è mia amica adesso e se è nei guai vorrei che lo dicesse.

-Sei sicura che va tutto bene?- Insisto, cercando di non sembrare inquisitorio.

-Assolutamente. Ma adesso devo andare.- Deglutisce e si infila rapidamente il cappotto. Cazzo, l'ho fatta scappare -Ciao, Ryota!- Urla, raccattando le sue cose.

-Aspetta!- Esclama il senpai, comparendo davanti a noi in un batter d'occhio -Non vuoi restare ancora un po'? Io e Kota volevamo guardare un film insieme a te.-

-Sarebbe bello, ma devo proprio rincasare. Papà si arrabbierà.- Sorride di nuovo ed esce richiudendosi la porta alle spalle. Una vera e propria fuga.

-Pare che il film lo guarderemo da soli.- Dice, invitandomi a prendere posto davanti alla tv. Mentre iniziano i titoli, il mio cellulare vibra nuovamente.

“Che ossessione” Penso, sbuffando e facendo per afferrarlo...ma Ryota è più svelto di me.

-Stanotte ho sognato di passare una giornata con te. Mi perdevo nei tuoi occhi caldi e non desideravo altro che stringerti forte, sei stupendo. Domani finalmente potrò rivederti, Buonanotte.- Legge ad alta voce, con un'espressione indecifrabile -Hanno sbagliato numero?- Chiede, passandomi il cellulare. Normalmente mi infastidirebbe se qualcuno leggesse i miei messaggi, ma lui è Ryota. Tra noi non voglio segreti.

-No, è il tuo compagno di classe, Masashi.-

-Ah.- Si volta a guardare nuovamente lo schermo e tamburella nervosamente le dita sul divano. Non parla più fino allo stacco pubblicitario, quando mi alzo per prendere da bere.

-Portami qualcosa di forte.- Sussurra, mentre rovisto in frigo.

-Non capisco la differenza. Per me è tutto uguale.-

Sospira e si avvicina a me, pescando una manciata di lattine. Tante. Troppe.

-Tutto ok?- Chiedo, mentre si stappa una bibita e inizia a trangugiare avidamente.

Non risponde e in un paio di sorsi avrà mandato giù metà lattina.

-Sei nervoso per qualcosa?-

-Vi siete frequentati?- Chiede.

-No, mai.- Rispondo, abbastanza scazzato all'idea di dovermi giustificare.

-E gli lasci prendere simili libertà?-

-Io non gli rispondo. Più di questo...-

-Vuoi che lo metta al suo posto?-

-Non mi ha fatto niente di male.- Mormoro, facendomi coraggio e stappando una lattina anche per me, è la prima volta che bevo qualcosa di alcolico.

-Se non ti infastidisce, allora buon per te.- Bofonchia, terminando la prima bevanda e passando alla seconda. Lo imito e in breve sono fuori di me. Credo proprio di non reggere bene l'alcol.

 

Non avrei mai creduto di poter assistere ad una cosa del genere. No, non parlo del film...avvincente, certo, ma è stato ben presto soppiantato da uno spettacolo che è un misto tra grottesco ed esilarante. Kotaru, ubriaco fradicio, che è uscito completamente dal proprio solito modo di fare. Che ne è stato del timido ed innocuo ragazzino che sedeva accanto a me fino a una decina di minuti fa? Dopo nemmeno due lattine ha iniziato a ridere nervosamente e a dire cose senza senso...adesso sta strofinando la testa contro il mio braccio come un gatto che fa le fusa.

-Portami a letto.- Miagola, mordicchiandomi la manica.

-Hai già sonno?- Sospiro, scostandolo delicatamente. Il contatto fisico mi infastidisce ancora un po', anche se si tratta di Kota.

-No...- Sussurra, riprendendo ad accoccolarsi -Portami nel tuo letto.-

-Guardiamo il film insieme. Non sei in te.- Tento di spiegargli, anche se ormai mi sono arreso e lascio che continui a farmi le fusa -Sei ubriaco e non pensi quello che stai facendo.-

-Sì invece!- Urla, arrossendo ancora più di quanto non fosse già e sedendosi in braccio a me, a cavalcioni come un bambino. Anche se siamo uno di fronte all'altro, evita di proposito il mio sguardo. Abbassa la testa e stavolta la strofina contro il mio petto.

-Coccolami.- Ordina, mettendo il muso e assumendo improvvisamente l'aspetto di un bimbo capriccioso -Ho freddo. Scaldami.-

Mi viene da ridere e non mi trattengo -Dai, forse è il caso che vai a dormire sul serio.-

-NON VOGLIO!- Urla, scoppiando a piangere -Voglio baciarti! Voglio andare a letto con te, senpai! Io ti amo!-

Sobbalzo e arrossisco leggermente. Lo so, cazzo, lo so. Sei tu che hai dimenticato, Kota. Però...se continui a dimostrarmi i tuoi sentimenti sempre in momenti simili, come posso accoglierli e dimostrarti che, forse, anche io sto iniziando a sentire le stesse cose? Mi sento così strano da quando sei entrato nella mia vita...prima di conoscerti, prima che tu mescolassi le carte in tavola, io non ho fatto altro che provare odio verso mio padre, per tutto quello che ha fatto a me e alla mamma. L'odio per lui, per gli uomini, era la mia assoluta certezza. Eppure...è tutto così buffo. Ho passato l'intera esistenza ad odiare un uomo, per poi finire ad amarne un altro.

Mentre sono preso dalle mie considerazioni, il viso bagnato di Kotaru si schiaccia contro il mio, e le sue labbra mi baciano un angolo della bocca.

-Perdonami- Sussurra, tra i singhiozzi, per poi scostarsi e accucciarsi accanto a me. Si stende con la testa poggiata sulle mie gambe e, stremato dopo un pianto dirotto, finisce per addormentarsi placidamente.

-Mi correggo.- Sospiro -Il film me lo guarderò da solo.-

Non disturberò il suo sonno...domani mattina, ancora una volta, non ricorderà cosa mi ha detto e cosa ha fatto. Da un punto di vista è positivo, in quanto non dovrò affrontare la realtà e potrò illudermi a mia volta che non c'è stato niente, che non ho mai scoperto in me un sentimento così ardente verso un altro uomo...ma da un altro punto di vista è straziante. Ancora una volta, sarò il solo a sapere e ricordare. Ancora una volta, Kota continuerà a soffrire tenendo per sé quello che prova.

 

-Sei in ansia?- Chiede il senpai, mentre andiamo a scuola, per la prima volta insieme.

-Per il test? No, sono preparato.- Replico, stringendomi di più nel mio cappotto imbottito. Ho un freddo cane.

-Hai più ricevuto sms dal tuo ammiratore?- Chiede, con tono canzonatorio.

-Sì.- Farfuglio -Uno questa mattina.- Ed è vero, l'ennesimo messaggio mellifluo e straripante di complimenti. Sicuramente è una bell'iniezione di autostima.

-Mh.- Alza lo sguardo al cielo e si infila le mani in tasca. Chissà a cosa sta pensando.

-Senpai, ho fatto qualcosa di strano ieri sera?- Avevo comunque intenzione di chiederlo. Non ricordo molto di quello che è successo dopo cena, se non un vago sapore di alcol e il ronzio del televisore.

Esita prima di rispondere -No.- Dice -Ti sei addormentato.-

-Ma ero ubriaco?-

Ride -Ubriaco fradicio.-

-Era la prima volta che bevevo.- Arrossisco e distolgo lo sguardo. Mi sento uno stupido!

-Si notava, ma è meglio così. Non è una bella cosa.-

Mi chiedo quanto spesso il senpai ha avuto una sbornia.

-Reggo bene l'alcol. Non mi sono ubriacato molto spesso, se non quando ero da solo.-

Strabuzzo gli occhi, che abbia imparato a leggeri la mente?

Chiacchierando siamo quasi arrivati al portone. Sto per salutare Ryota e attraversare il corridoio fino alla mia aula quando un forte braccio si stringe attorno alla mia spalla e una voce di cui avevo dimenticato il tono mi saluta allegramente.

-Kota! Tesoro, tutto bene?- Chiede Masashi, sorridendomi -Sono così felice di vedere finalmente che sei guarito!-

-Ciao.- Bofonchio appena, non mi va di alimentare la conversazione, soprattutto sapendo che gli piaccio.

-Ciao, Masashi.- Dice Ryota freddamente, con un'espressione indecifrabile -Andiamo in classe, non vorrai fare tardi.-

-Ryota, ciao. Cosa ci fai con Kota, vi conoscete?-

-Siamo coinquilini.- Risponde il senpai, sempre imperturbabile -E tu come mai lo conosci?-

-L'ho incontrato in biblioteca il mio primo giorno di scuola, è stato molto gentile con me.-

-Non ho fatto niente di speciale.- Mi affretto ad aggiungere -Chiunque lo avrebbe fatto.-

-Hai poi recuperato le materie? Ricordo che eri rimasto indietro per motivi di salute.-

-Sì, oggi ho il test. Vado, ok? Arrivederci.-

-Ci vediamo a pranzo, Kota.- Dice Ryo, salutandomi con una pacca sulla spalla.

Masashi si morde il labbro, sembra nervoso. Non appena metto piede in classe mi arriva un suo messaggio.

 

Speravo di poter pranzare con te.

 

Ancora una volta, non gli rispondo.

Nelle ore successive lavoro duro, rispondo alle domande, svolgo il compito di recupero, il tutto tra le lodi degli insegnanti e l'indifferenza dei compagni. Non mi tormentano più, pare. Forse il rimedio “Ryo” ha fatto effetto.

-Ben fatto, Oda.- Dice la prof, ritirando il mio foglio -Cerca di non strapazzarti più. La salute viene prima di tutto.-

-Sicuramente.- Replico, infilando la porta.

-Kota.-

Eccolo di nuovo.

-Ehi.- Sospiro, alzando gli occhi al cielo.

-Hai ricevuto il mio sms?-

-Non credi di stare esagerando...?-

Masashi mi guarda con espressione contrita -Scusa...è solo che ho organizzato una cosa per te e ci rimarrei male se non andasse a buon fine. Perdonami se ti sono sembrato inopportuno.-

-Che genere di cosa?- Chiedo, sentendomi un po' in colpa per averlo trattato male.

-Lo vedrai se vieni con me.- Risponde, prendendo la libertà di tenermi la mano mentre mi accompagna. La ritiro prontamente, sia perché non mi piacciono le effusioni in pubblico, sia perché la persona con cui voglio camminare mano nella mano è un'altra.

-Bentornato.- Sussurra, poggiandomi una mano dietro la schiena e spingendomi delicatamente in un'aula dove mi accolgono a occhio e croce una decina di persone.

-Ma cosa...- Rimango senza fiato.

-Oddio, Masashi, ma è un cucciolo!- Esclama una ragazza, probabilmente dell'ultimo anno, che mi si avventa addosso e comincia a pizzicarmi le guance -Oh, sembra un bambino delle medie! Ciao, caro, come stai?-

-Ehm...bene.- Balbetto, non sapendo cosa dire. Con la coda dell'occhio noto un assortimento di cibo e dolci da leccarsi i baffi...sembra una specie di festicciola in mio onore. Cavoli.

-Sono tutte le persone con cui ho fatto amicizia da quando mi sono iscritto, per fortuna sono abbastanza socievole. Questo è solo un pensierino per festeggiare la tua guarigione e per ringraziarti di essere stato cortese con me. Non dimentico chi mi ha aiutato nel momento del bisogno.-

Davvero troppo esagerato. Evidentemente lo ha fatto per impressionarmi, ma non cederò solo per questo.

Seguono una marea di presentazioni (nomi e volti che ho già dimenticato) e, subito dopo, una mangiata paradisiaca come non ne facevo da tempo. Tutto sommato non mi dispiace tanto avere un ammiratore...uno solo che vale quanto tutte le ammiratrici di Ryota, almeno per quanto riguarda i regali.

-Ti ha fatto piacere?- Chiede Masashi con premura, mentre mi riaccompagna in aula.

-Sì, grazie.- Dico, cercando di mantenermi freddo sempre per non fomentare il suo interesse -Ora vado, ciao.-

-Aspetta.- Dice, tirandomi a sé in un angolo appartato -Mi sei mancato così tanto.- Sussurra e, un istante dopo, si avventa sulle mie labbra.

-No!- Esclamo, scansandolo prima che possa baciarmi -Davvero, no. Sei stato gentile, ma mi sembrava di essere stato chiaro.-

-Hai ragione, perdonami.- Dice, per niente imbarazzato dal rifiuto -Ma non mi arrenderò con te, piccino. Sarai tu a desiderarmi...vedrai.-

-Non contarci.- Borbotto, girando i tacchi ed allontanandomi di fretta.

Sono arrabbiato e confuso...ma non ce l'ho con Masashi. Dopotutto anche io, se avessi metà della sua sfacciataggine, ci avrei provato con Ryota da tantissimo tempo...sono arrabbiato con me stesso. Perché mi sono innamorato del senpai? Non sarebbe più semplice poter manipolare e gestire i propri sentimenti? Sospiro e mi rassegno a seguire la lezione, continuando a sentire una specie di campanello in testa, come se ci fosse qualcosa di importante che ho dimenticato...

...e mi ritorna in mente, nell'istante in cui aspetto Ryo all'uscita per tornare a casa.

-R...Ryota!- Esclamo, non appena lo vedo comparire. Ha la stessa espressione indecifrabile di stamattina e cammina a passi lenti, come se non avesse fretta di vedermi.

-Ciao.- Farfuglia, gettandomi un'occhiata distratta.

-Scusami per il pranzo io...-

-Lo so dove sei stato. Masashi me ne ha parlato...naturalmente, dopo che ho passato tutta la pausa ad aspettare senza avere tue notizie.-

-Non sapevo nulla di quella specie di festa!- Dico, continuando a guardarmi attorno sperando che il mio ammiratori non spunti da qualche parte. Mi sento al sicuro solo quando siamo ormai sulla strada di casa -Le cose sono successe così in fretta che ho dimenticato di avvisarti. E poi, scusa, ti ha detto cosa ha fatto dopo?!-

-Quello l'ho visto con i miei occhi.-

-Hai visto e non hai fatto niente? Stava per rubarmi il primo bacio e non avresti fatto niente?!- Sbraito, indeciso se prendermela di più per questo o perché l'uomo che amo se ne fotte altamente se un altro tenta di baciarmi.

Solleva le spalle -Che avrei dovuto fare? Magari ti faceva piacere e comunque sei abbastanza adulto da cavartela da solo.-

-No che non mi avrebbe fatto piacere.- Stringo i pugni ed evito lo sguardo di Ryota.

Un attimo dopo il senpai mi tira un debole buffetto sulla guancia.

-Questo è per avermi dato buca.- Dice, guardandomi con aria severa; poi mi deposita un sacchetto di cioccolatini in mano -E questi erano per festeggiare la tua guarigione, ma sarai talmente pieno che probabilmente ti disgusteranno. Mi dispiace se non ho i soldi e gli amici per organizzarti un party da vip.-

Nonostante abbia dimenticato il pranzo, non ce l'hai con me? Vorrei tanto stringerti, tenerti per mano e passeggiare al tuo fianco, senza vergogna.

Ti amo, senpai...ti amo e potrei gridarlo, se solo non fossi il codardo che sono. Lo urlo forte nella mente, così intensamente che forse potrebbe anche uscirmi dalla bocca. Ryo...chissà se il mio grido riuscirà mai a raggiungere anche te.

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Capitolo 9
*** Il filo rosso del destino ***


-Buongiorno, Ryota.-

-Ehi.- Rispondo distrattamente, senza smettere di scarabocchiare. Questa è la terza volta in un paio di giorni che Masashi mi rivolge la parola, cosa che faceva raramente prima che Kotaru ricominciasse a frequentare le lezioni.

-Tutto a posto?-

-Sì.- Dico, continuando a non incrociare il suo sguardo.

Kota è diventato strano. Io stesso sono diventato strano, tutto da quando le premure del nuovo arrivato per il mio coinquilino si sono fatte via via più pressanti.

-Volevo solo chiederti...se Kota ultimamente ti ha parlato di me.-

Che sfacciato.

-No, mai.- Non sto mentendo. La verità è che da un po' di tempo a questa parte ci parliamo poco. Lavoriamo in orari diversi...e, quando abbiamo la possibilità di stare insieme, si comporta come se la mia presenza lo mettesse a disagio.

Non so che pensare, non so che fare, è come se l'amore incondizionato di Kotaru, che prima davo per scontato e di cui avevo quasi paura, stia pian piano sfiorendo. Per questo sto cercando con tutte le mie forze di farmi da parte...insomma, Masashi è quello di cui Kota ha bisogno, no? Qualcuno sicuro del proprio orientamento sessuale, brillante, pieno di amici...non un solitario pieno di traumi, dubbi e paure.

-Comunque sia, è proprio un ragazzo dolce, vero?- Mi punzecchia.

Taccio. Non voglio raccogliere le sue provocazioni.

-Cerca di darmi una mano con lui...so che siete molto amici. Magari puoi aiutarlo a fare ordine nei suoi sentimenti, non credi?-

Continuo a non rispondere e metto via gli scarabocchi, aprendo un libro a caso e fingendo di ripassare. Spero che questo gli faccia capire che non ho voglia di parlare.

 

Dodici giorni.
Da dodici giorni ho rincominciato la scuola ed iniziato a lavorare, mentre il mio cuore è stato messo sottosopra, come una stanza in disordine.
Sono così triste e confuso; da quando Masashi ha iniziato a farmi il filo, Ryo è diventato persino più indifferente di quanto già non fosse. Sembra quasi che mi eviti! Non è geloso, come avevo quasi sperato, anzi...con il suo atteggiamento, pare quasi che voglia spingermi tra le braccia del mio corteggiatore.

Quest'ultimo, dal canto suo, è diventato sempre più sfacciato. Sono lontani i tempi degli sms: ha iniziato a darci dentro con chiamate, lettere struggenti, inviti a colazione, pranzo, cena, di tutto. Non ho mai risposto, ma non so per quanto potrò reggere la situazione. Da una parte è bello sentirsi considerati...io, Kotaru Oda, il frocio da pestare ed emarginare, finalmente ho qualcuno così interessato a me da non concedermi un attimo di respiro, da fare di me il centro del suo mondo. Ma da un' altra parte, so che questa persona non è che un fantoccio di colui che desidero realmente.

Anche oggi Masashi è tornato all'attacco. Mi ha portato un ennesimo regalo, corredato di ennesima proposta di appuntamento...stavolta non ne posso davvero più.

-Ok.- Dico, sospirando e poggiandomi una mano sulla testa -Ok, premierò la tua insistenza.-

-Ottimo, stasera alle otto?- Replica, non sembra stupito. Quasi come se si aspettasse il mio assenso, nonostante ormai avesse collezionato ogni sorta di rifiuto.

-Non fa differenza.- Dico, e lascio che mi accompagni all'uscita di scuola.

Sono stanco di inseguire una persona che tanto se ne frega di me. Ma sì, darò una chance a Masashi, anche se non sono innamorato di lui, anche se non mi fa venire le farfalle nello stomaco, anche se è l'antitesi del mio ideale.

Ryota è il mio amore impossibile e forse è per questo motivo che lo desidero tanto, proprio perché lontano, irraggiungibile. Ma la vita è breve, non posso più sprecare il tempo nei sogni, come quando mi innamoravo dei protagonisti dei fumetti o dei telefilm; sono stanco di aspettare tempi migliori, è il momento di crescere e accettare la crudezza della realtà. Ryota non prova alcun sentimento per me, mentre Masashi sì, e questo è tutto. Inutile sperare il contrario.

-Passo a prenderti sotto casa se mi lasci il nome della via. Possiamo andare dove vuoi, ho un'auto nuova e non vedevo l'ora di provarla.-

-Non mi piace viaggiare in auto. Preferirei passeggiare.- La mia è più che altro una precauzione. Potrebbe avere la sventurata idea di appartarsi da qualche parte e...no, lasciamo perdere, in macchina con un quasi-sconosciuto mi sentirei troppo poco al sicuro. E poi confido in un giretto breve.

-Ottimo, vada per una passeggiata. Posso portarti a mangiare da qualche parte nelle vicinanze.-

Stasera Ryo sarà di turno al ristorante...e se...?
Dopotutto quest'idea l'avevo già avuta tempo addietro, al primo incontro con Masashi. Non succederà, ma se dovesse vederci a cena insieme forse potrebbe finire davvero per ingelosirsi. In caso contrario, avrò la certezza che non gli interesso affatto e potrò voltare pagina senza rimpiangere nulla.

“Illuso. Lo sai che rimpiangerai il senpai per tutta la vita.” Dice il mio inconscio e stavolta mi tocca dargli ragione “Lo sai che non basterà un Masashi qualsiasi a soppiantare Ryota.” Già...sarebbe come vivere con un respiratore artificiale. Ti mantiene vivo, ma è semplice sopravvivenza.

Per il momento, però, posso anche accontentarmi di sopravvivere.

 

-Ciao senpai.- Dico, salutando Ryo che è tornato a casa prima di me. Mi sono attardato lungo la strada con la scusa di comprare un fumetto che sto seguendo (niente di erotico stavolta) ed è quel che ho fatto...ma, in verità, speravo di evitare di fare la strada assieme a lui. Non è più come all'inizio, andare e tornare da scuola ormai è una tortura, un'asfissiante passeggiata silenziosa. Nessuno dei due ha qualcosa da dire e, piuttosto che passare un'altra decina di minuti in quel modo, ho preferito rincasare più tardi.

-Salve.- Risponde, senza nemmeno girarsi a salutarmi. Sta facendo degli esercizi e decido di non disturbarlo, passando silenziosamente in camera e vestendomi lentamente, senza nemmeno curarmi di scegliere l'outfit e infilandomi addosso il primo maglione e i primi jeans che trovo.

-Dove vai?- Chiede, spuntando in camera mentre sono ancora per metà svestito. Non mi imbarazzo nemmeno più, figuriamoci se il mio corpo gli fa effetto.

-Esco.- Rispondo, stupendomi dell'indifferenza che riesco a mostrare.

-L'ho capito, ma dove?-

-A cena.-

-Con chi?-

-Non è affar tuo.- Sbotto, stufo dell'interrogatorio. Al posto di me e Masashi potremmo esserci noi due, lo sai? Ma a quanto pare non è qualcosa che desideri, quindi perché ti affanni a voler sapere con chi mi vedo?

-Ok.- Abbandona la stanza e torna sui libri.

Sono arrabbiato e non capisco proprio perché si comporti così. Non gli è mai fregato un cazzo di me e adesso fa la scena del padre premuroso.

Non appena mi arriva il messaggio di Masashi, mi infilo nel cappotto e scendo senza nemmeno salutare. Al diavolo Ryota, non gli permetterò di rovinare il mio primo appuntamento.

-Kota.- Cantilena Masashi, baciandomi prontamente una mano con fare galante -Ho contato i secondi.-

Resto in silenzio e cammino di fianco a lui. Passeggiamo senza una meta per i negozi, in attesa che arrivi l'ora di cenare.

Durante il giro mi subissa di domande sui miei gusti in fatto di cibo, film, musica. Rispondo sinceramente a tutto e scopriamo di non avere praticamente niente in comune, se non la cosa più importante. A entrambi piacciono gli uomini, il che vuol dire che l'ostacolo maggiore praticamente non esiste.

Nel complesso sto trascorrendo una serata piacevole; giunti al ristorante non faccio che augurarmi in tutti i modi di incontrare Ryota cosa che, com'era prevedibile, non succede. Dopo un lauto pasto e qualche chiacchiera frivola, Masashi mi riaccompagna a casa, è tardissimo e probabilmente il senpai starà già dormendo da un pezzo.

-Spero che avremo occasione di rivederci ancora.- Dice, poggiandomi le mani sulle spalle e chinandosi a guardarmi in faccia -Mi piaci da impazzire, piccino.-

Non riesco ad impedirgli di avventarsi bramoso sulle mie labbra e baciarle appassionatamente, mentre le sue mani scivolano lungo la schiena e mi palpano il culo. Non mi è mai successo niente di simile prima d'ora, è come se fossi stordito. Impassibile, lascio che mi tocchi e mi baci sulle labbra, sul collo, poi di nuovo sulle labbra, sempre più voracemente...ma il mio corpo non reagisce. Niente farfalle nello stomaco, niente brividi, niente eccitazione. Mi sembra di essere un pezzo di legno, incapace di ricambiare lo slancio di passione di cui sono vittima e...

...e la porta si apre di scatto alle nostre spalle, lasciando comparire Ryota sull'uscio.

-Buonasera.- Dice, ha la solita espressione indifferente ed è ancora vestito, segno che mi stava aspettando in piedi -Non vorrei essere scortese, ma è molto tardi. Potreste anche fare più piano o magari trovarvi una stanza.- Sorride, un raro e falso sorriso. Sta per richiudere la porta, quando mi intrufolo in casa seguendo i suoi passi e saluto Masashi con un indifferente cenno della mano. Non so perché, ma non mi sono mai sentito colpevole come in questo momento.

 

Non me ne frega se faccio rumore alle due di notte passate, non mi frega se Ryota può ascoltare i miei singhiozzi o se gli sto dando fastidio, ma piangere è l'unico sollievo che posso trovare. Sto malissimo...quello era il mio primo bacio. Il mio primo bacio, e l'ho dato a un tizio da cui non sono nemmeno attratto!

Stupido, stupido, stupido!

Mi rimprovero, mi detesto, affondo la faccia nel cuscino come se potessi soffocare e desidero di non aver mai accettato l'invito, di non avergli mai parlato, di non aver mai permesso che mi toccasse. I miei singhiozzi attirano Ryota...sicuramente verrà a rimproverarmi, dicendo che sto disturbando il suo sonno o cose del genere.

Di colpo sento una mano che mi tira su la testa tenendomi per i capelli. Mi fa male, ma mai quanto il male che mi brucia nel petto.

-Basta.- Dice, ma la sua sembra più una preghiera che una ramanzina -Per favore. Ti uccidi così.-

-Non me ne fotte un cazzo.- Sbraito, mi bruciano gli occhi e forse mi sta anche colando il naso. Sono proprio un bambino -Tanto meglio!-

-Kota. Ti prego.- Sospira e lascia andare la presa, assicurandosi che mi sieda di fronte a lui -Mi spieghi che c'è che non va?-

-ERA IL MIO PRIMO BACIO.-

-E allora? La gente di solito sorride al primo bacio, lo sai?-

-Io non lo volevo. Ha fatto tutto lui!- Torno a piangere e, incapace di controllarmi, appoggio la testa sulla spalla di Ryota e piango, disperato, come un ragazzino che si è appena sbucciato le ginocchia.

-Posso fare qualcosa per farti stare meglio?-

-Torna indietro nel tempo e impediscimi di incontrarlo.- Farfuglio, senza smettere di singhiozzare.

Restiamo in silenzio per un po', un silenzio interrotto solo dai miei respiri irregolari. Lentamente mi sto calmando.

-E se ti dicessi che quello non era il tuo primo bacio?- La voce del senpai sovrasta i miei respiri, trafiggendomi con la stessa intensità di un dardo.

Sollevo piano la testa e non rispondo, in muta attesa di ulteriori spiegazioni.

-Il tuo primo bacio lo hai dato a me.-

Restiamo muti per quelle che sembrano ore, prima che inizi a ridere convulsamente, senza controllo.

-Io avrei fatto...cosa?- Chiedo, continuando a ridere come se la risata fosse un tic nervoso -Non prendermi per il culo. Se avessi fatto una cosa simile mi avresti buttato fuori casa. E comunque me ne ricorderei.-

-Mi hai baciato prima di perdere i sensi e dormire per giorni.- Dice, le parole suonano come una doccia fredda.

Cazzo.

CAZZO.

Non solo ho spifferato tutti i miei drammi familiari, ma l'ho anche baciato?!

-Non...mi è dispiaciuto.- Si affretta ad aggiungere e, forse per la prima volta, noto un leggero rossore sulle sue guance...è bellissimo.

-Senpai.- Mormoro, arrossendo di riflesso -Ti chiedo scusa...non ero in me.-

-Vuol dire che se fossi stato in te non lo avresti fatto?-

-Non...io...non mi permetterei mai.- Balbetto, ho il presentimento che qualsiasi cosa dica potrebbe suonare sbagliata.

Ryota non aggiunge altro, si limita ad alzarsi e lasciare la stanza, sussurrandomi appena la buonanotte. Sono così sconvolto che non credo che riuscirò a dormire.

Il cellulare vibra, un nuovo sms di Masashi. Non mi degno nemmeno di leggerlo, prendo la sim e la getto dritta nel cestino.

-Ti amo, senpai.- Sussurro, così piano che è impossibile che mi abbia sentito. Mi avvolgo nelle coperte e cerco di abbandonarmi al sonno...ho baciato Ryota. Il mio primo bacio è stato con Ryota. Basta questo pensiero ad impedirmi di avere incubi in cui sono tormentato dall'ombra di Masashi.

 

Anche se l'ombra di Masashi non mi tormenta, quello in carne ed ossa ci riesce ancora benissimo. Saranno trascorse un paio di settimane dal nostro appuntamento e non fa altro che chiedermi continuamente di vederci ancora. Gettare la sim è stata una mossa sbagliata; non potendomi più parlare virtualmente, lo fa di persona. Continuamente! Ogni. Singolo. Giorno.

Io e Ryota ci parliamo ancora poco; lui non fa alcun passo verso di me, non mi fa capire in nessun modo cosa pensa dei miei palesi sentimenti nei suoi confronti. Capisco che siamo entrambi molto impegnati, tra scuola e lavoro, però...inoltre il corso pomeridiano di approfondimento è stato annullato. Il credito ci verrà comunque dato ma, sia perché devo lavorare il doppio degli altri per stare al passo con le lezioni, sia perché improvvisamente il club di karate impegna Ryota più del previsto, le occasioni di solitudine sono più uniche che rare. Comunque, non saprei come affrontare il discorso o cosa dire.

Le mie giornate oscillano tra le molestie di Masashi, che si fanno sempre peggiori: tenta di baciarmi, toccarmi e molto spesso, per la considerevole differenza di forza fisica, non riesco a svincolarmi per tempo e mi tocca subire. Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui Kyojin e i suoi mi prendevano di mira...effusioni e pestaggi non sono poi così diversi, sotto questo punto di vista.

Vorrei dire tutto a Ryota. Chiedere il suo aiuto, magari, come quella notte in cui ho pianto sulla sua spalla ed ho saputo del nostro bacio...ma non posso farlo. Ormai ci siamo allontanati così tanto che non sono più sicuro di poter contare su di lui.

 

-Vacci piano, Ryota.- Dice l'insegnante, trattenendomi con forza il braccio mentre sto per colpire il sacco da allenamento -Anche l'eccessivo allenamento può danneggiare il corpo, allo stesso modo dell'inerzia.-

Ansimo e rilasso i muscoli, ubbidendo al mio sensei. Ha ragione, nell'ultimo mese mi sono allenato senza ritegno, sfogando nel karate una rabbia repressa che credo di non aver mai provato, se non nei confronti di mio padre. Kotaru...sono furioso. Sono furioso con te, con Masashi, con me stesso. Perché non ti getti tra le mie braccia? Perché non vuoi affrontare a viso aperto quello che provi? Non sono bravo nelle relazioni, non sono come lui...lui sa portarti a cena, limonare con te come se niente fosse, sa conversare e sa provarci come io non saprei mai fare. Non ci sono riuscito con le ragazze, come potrei farlo con un altro uomo? Mi asciugo il sudore che mi imperla la fronte e mi faccio una doccia veloce, sbrigandomi ad uscire da scuola. Non facciamo più la strada insieme, perché non vuoi più parlarmi. Sei distante, freddo, costantemente impegnato.

Sto capendo soltanto adesso, vedendoti desiderato da un altro, quanto tu sia importante per me e quanto sia profondo e sincero l'amore che nutro nei tuoi confronti. Ce l'ho con me, perché non posso essere come Masashi, non posso essere così sicuro e diretto in quello che faccio. Sto imparando ad amare per la prima volta, e tutto quello che vorrei è imparare insieme a te.

-Ryota!- Dice un compagno di karate, offrendosi di fare un pezzo di strada con me -Il sensei mi ha detto che ultimamente ti stai allenando troppo.-

-Non più del solito.- Mento, non mi va che qualcuno si impicci di quello che faccio. Il karate è una valvola di sfogo, ormai. Non sono soddisfatto finché non sento i tendini che mi fanno male e la schiena a pezzi, finché non mi risveglio con i muscoli indolenziti. Forse in questo modo danneggerò irreparabilmente il mio corpo, ma che importa?

-Che ne pensi se ci facciamo un giro? Devo comprare un regalo alla mia ragazza, mancano pochi giorni a San Valentino.-

-Mh.- Non commenterò. Non dirò quanto mi sembri stupida questa festa, soprattutto sapendo come andrà: riceverò tonnellate di dolci dalle mie ammiratrici e Kota altrettanto, dal suo corteggiatore seriale. Ne ho piene le palle dell'amore.

-Lo prendo come un sì, magari mi aiuti a scegliere.-

Annuisco e ci dirigiamo al centro commerciale. Vorrei che ci fosse Tsubaki, ma anche lei ultimamente è strana. Assente, distratta, si fa vedere e sentire poco. In un altro frangente mi sarei preoccupato a morte ma, ora come ora, i miei drammi sentimentali mi impediscono di ragionare come al solito.

Il mio compagno di corso rovista tra le vetrine e mi trattengo per educazione dallo sbuffare quando, nella cesta delle occasioni, noto una massa rosso fiamma che cattura immediatamente la mia attenzione. Quel rosso così acceso, identico al colore dei capelli di Kotaru...sfioro delicatamente la lana e mi accorgo che è una sciarpa. Una calda e morbida sciarpa color Kota.

-Almeno tu hai trovato qualcosa!- Commenta il mio interlocutore, uscendo dal negozio a mani vuote -Credo che mi toccherà presentarmi col classico mazzo di fiori.-

-Sarà una frase fatta, ma è il pensiero che conta.-

-La mia ragazza non la pensa allo stesso modo.- Ride -Bella la tua sciarpa comunque.-

-Credi? Sì, è bellissima.- Sorrido istintivamente e sistemo meglio la sciarpa intorno al collo. Sono felice di averla comprata.

Torno a casa e trovo Kotaru addormentato sui libri. Con un sospiro e cercando di non svegliarlo lo prendo in braccio e lo deposito sul suo letto...continua a dormire, dev'essere stanchissimo. In fin dei conti non è abituato a questa vita...se fossi Masashi, di buona famiglia, proprietario di un'auto e col portafogli sempre pieno, non sarebbe costretto a lavorare e stancarsi nelle sue condizioni di salute.

Rimango alcuni istanti ad osservarlo dormire, per poi carezzargli dolcemente le guance, finché non mi ritrovo a posare piano le labbra sulle sue, così leggermente che a stento le sfioro. Le labbra di Kota...devono essere mie. Non voglio che qualcun'altro le tocchi.

-Ti amo.- Sussurro appena, stupendo me stesso per essere capace di pronunciare simili parole. Kotaru dorme profondamente e io mi allontano lentamente, per non spezzare la magia di quell'istante. Non ho mai capito realmente quanto mi manchi fino a questo momento...

Mi spoglio silenziosamente per indossare il pigiama e, poggiando alla rinfusa i vestiti su una sedia, noto un capello rosso che spicca sul tessuto del mio maglione. Com'è che aveva detto la venditrice di peluche, al festival di fine anno? Il filo rosso del destino...non ci avevo mai pensato sul serio, ma forse c'è un motivo per cui è entrato nella mia vita. I suoi capelli, il filo della leggenda...forse, se davvero esiste quella cosa chiamata destino, vuole che io e Kota stiamo insieme.

 

-Lo sai che il tuo coinquilino ha un culo bello sodo?- Dice l'odiata voce di Masashi, disturbandomi mentre disegno un ritratto di Kota con una biro rossa e nera. Ormai lo fa apposta, lo stronzo. Non è uno stupido e forse è l'unico ad aver capito i miei sentimenti per Kotaru. Mi provoca apposta, quasi a sbandierarmi il fatto che passa le giornate a tentare (spesso con successo) di spupazzare la persona che amo, mentre io riesco a stento a sfiorarlo quando è addormentato. Credevo di non poter odiare nessuno più di mio padre, ma Masashi sta pian piano sfatando anche questa mia convinzione.

-Con me è ancora un po' sostenuto...ma secondo me gli piace quando pomiciamo.-

-Non è che pomiciate.- spiego, fingendo indifferenza -A quanto ne so, fai tutto tu.- Dico, finendo di abbozzare i capelli di Kota con la biro rossa e scrivendo accanto, quasi senza pensarci, “unmei no akai ito”, il filo rosso del destino.

-Be', lui non me lo impedisce mica.- Mi fa l'occhiolino e si dilegua. So già dove andrà e cosa proverà a fare, ma stavolta sono davvero stufo marcio; giuro che mi avrà alle calcagna.

 

-Kota, tesoro!-

Getto lo sguardo al cielo e tento di cambiare strada; sono appena uscito dalla palestra e mi infilo nello spogliatoio; teoricamente non potrei fare attività sportiva, ma nell'ora di educazione fisica ci limitiamo a corsette sul posto e qualche palleggio, sono attività divertenti e che non mi hanno mai fatto stare male. Spero che Masashi non mi segua fino a qui. Entro nella doccia e inizio a lavarmi in fretta, scapperò in aula il prima possibile e almeno per oggi l'avrò scampata.

Non faccio il tempo a tirare un sospiro di sollievo che un paio di mani gelide si stringono attorno ai miei fianchi; Masashi, anche lui nudo, è entrato nella mia doccia e comincia a baciarmi lungo il collo, palpandomi ovunque e facendo aderire il mio corpo al suo.

-Lasciami!- Vorrei urlare, ma sono così spaventato che la mia voce è un flebile lamento.

-Sai che i tuoi capelli mi ricordano il filo rosso del destino?- Dice, giocherellando con le mie ciocche umide -Il nostro destino è stare insieme, Kota. Io l'ho capito, adesso tocca a te.-

-Lasciami!- Ancora una volta, non sono capace di gridare.

-Dai, lo so che ti piace...ti voglio dal primo momento in cui ti ho visto ed è inutile che fingi, anche tu lo vuoi...eh, Kota?- La sua mano scivola, insinuandosi sulla mia intimità.

Masashi è vicino. Così vicino che, da un momento all'altro, potrei sentirmi fuso insieme a lui. Non sarebbe meglio se mi lasciassi andare? Se lasciassi fare a lui anche stavolta, estraniandomi, come sempre, se...

Ma l'immagine di Ryota si insinua nella mia mente, riportandomi di colpo alla realtà.

-NO.- Grido, scansandolo brutalmente -Non voglio farlo con qualcuno che non amo.-

-Allora amami.- Replica, imperturbabile -Cos'ho che non va? Eh?-

-Lo farei!- Esclamo, trattenendo le lacrime -Lo farei, sarebbe tutto molto più semplice se potessi! Però...- Sono riuscito a non piangere e affronto Masashi a testa alta, è giunto il momento che capisca -Per quanto ci provi, non posso costringermi ad amare qualcuno che non sia Ryota.-

-...capisco.- Mormora Masashi, rivestendosi -Eppure, non mi arrenderò solo per questo. Potranno passare giorni, forse anni...ma non mi arrenderò.-

-Nemmeno io lo farò.- Dico, con un sorriso -Non mi arrenderò con il senpai. Anche se probabilmente il mio amore non sarà mai ricambiato, continuerò ad amarlo...ogni giorno, ed ogni giorno sempre più intensamente.- Mi rivesto e tendo la mano a Masashi. Voglio che la cosa si concluda da buoni amici, nonostante tutto -Perdonami se non posso darti quello che vuoi.-

Mi stringe la mano e sorride debolmente -Almeno adesso abbiamo qualcosa in comune, non credi? Entrambi vogliamo qualcosa che non possiamo avere.- Dice, freddamente, per poi abbandonare lo spogliatoio, senza avere altro da aggiungere.

 

Non credevo di potercela fare ma, in un modo o nell'altro, sono riuscito a mettere la parola fine alle insistenti premure di Masashi. Dopotutto, anche se mi dispiace per lui, aver avuto quest'esperienza mi ha fatto capire quanto sia stato stupido dubitare del mio amore per Ryo. Anche se è folle, stupido, impossibile, non importa. Non mi posso arrendere.

-Sono a casa.- Dico, sto quasi canticchiando tanto che mi sento gasato -Come va, sen...- Non finisco la frase. Le braccia del senpai mi tirano a sé e in un istante dopo sono stretto in un suo abbraccio. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio e prima che possa comprendere se si tratti di sogno o realtà, Ryota mi sta baciando appassionatamente e io sto ricambiando il suo suo bacio. Ci baciamo senza prendere respiro e, nel frattempo, le sue mani si infilano nei miei capelli, carezzandomi, mentre le farfalle nello stomaco producono un uragano. Non è un bacio come quelli di Masashi, a senso unico, senza sapore. Il bacio di Ryota ha un retrogusto di lacrime misto a dolcezza, è come assaggiarsi, scoprirsi l'un l'altro. Questo è il primo, vero bacio di tutta la mia vita.

-Senpai...- Riesco a sussurrare, non appena ci stacchiamo per un istante -Che stai facendo?-

-Lavo via la sua impronta.- Risponde, riprendendo ad assaporare le mie labbra con le sue.

*Nota: Non è finita qui! Anzi, il meglio deve ancora arrivare :3 *

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Capitolo 10
*** Mi stai salvando la vita ***


Non voglio credere a quello che ho sentito e visto. Non voglio credere di aver quasi sfondato la porta dello spogliatoio per uccidere Masashi a mani nude. Non voglio credere di essere stato in grado di provare tanta rabbia e odio così repentinamente, come un toro impazzito. Ma Kota è stato capace di cavarsela anche senza di me. La sua onestà nel respingerlo è bastata ma, dal canto mio, non sono soddisfatto. L'unico momento in cui potrò sentirmi in pace con me stesso, sarà quello in cui vedrò quella faccia di merda tumefatta, in lacrime, che mi implora pietà. Forse Kotaru perdonerebbe Masashi. Una persona come lui, che non ha permesso nemmeno ad anni di bullismo di cambiare la sua indole gentile e fiduciosa verso il prossimo, non avrà problemi a perdonare un corteggiatore respinto.

Ma io...io la vedo diversamente. Masashi non è stato un semplice corteggiatore, si è spinto troppo oltre, si è preso troppe libertà con Kota, con il MIO Kota. Nessuno può fare una cosa del genere e pensare di passarla liscia.
Sfogo la mia ira in palestra, distruggendo i sacchi da allenamento e facendomi sanguinare le nocche; lascio la palestra senza salutare e filo a casa, senza dimenticare di comprare un paio di alcolici al minimarket...ho bisogno di estraniarmi. E sono incazzato, eccome se sono incazzato...ma adesso, più di ogni altra cosa, ho bisogno di prendere Kota e stringerlo tra le mie braccia, baciarlo fino a togliergli il respiro, cancellare l'impronta del tocco di quel porco di merda e imprimere la mia.

Bevo come non ho mai bevuto. Le lattine si accumulano una dopo l'altra e, man mano, la mia sicurezza si gonfia. L'alcol mi dà il coraggio che manca di dar sfogo a tutti i miei sentimenti.

-Sono a casa.- Dice, entrando in casa...e, con una semplicità di cui non mi sarei mai creduto capace, lo stringo fra le mie braccia e lo soffoco con una serie di baci passionali, bramosi. Affondo le dita nei suoi capelli e respiro il suo odore...non sono ubriaco ma, in questo momento, mi sto ubriacando di lui.

-Senpai...che stai facendo?-

-Lavo via la sua impronta.- Spiego, avventandomi di nuovo sulle sue labbra -Sei mio.- Mugolo, carezzandolo e stringendolo vicino a me, posso percepire i suoi battiti cardiaci accelerati e il suo respiro affannoso...mi ricordo per tempo del suo problemi ai polmoni e mi stacco, lievemente preoccupato.

-Ryo...- Mormora, le guance avvampate ed i capelli sconvolti, sudati. Non avrei mai creduto di pensare una cosa del genere...ma è bellissimo.

-Ci ho provato a lungo...Kota.- Riesco a dire, ricalcando il suo profilo con il dorso della mano -Ma ormai era difficile da nascondere persino a me stesso. Ti amo.- Ho un nodo alla gola mentre dico quelle due parole, mai dette a nessun' altro se non a lui, prima in silenzio e poi con un sussurro, come se fosse un segreto tra noi, da custodire insieme -Ti amo e non posso tollerare che un altro ti tocchi...o ti baci. Io...-

-Basta, Ryo.- Mormora, in uno slancio di sicurezza completamente opposto al suo solito comportamento introverso e riservato -Ti amo anche io. Ma questo, forse, lo sai già. Dopotutto...io sono un libro aperto.- Sospira, ha gli occhi lucidi e sembra quasi stia per scoppiare in lacrime -Tu sei indecifrabile, Ryo. Non hai mai lasciato trasparire il tuo sentimento per te ed io non potevo...non sapevo...- Le ultime parole faticano ad uscire, sono quasi un rantolo.

-Kota.- Mormoro, avvicinandolo a me e baciandogli la fronte -Voglio solo proteggerti. Quando ti ho visto sotto la pioggia, così minuto ed indifeso...non avevo idea di quanto dolore portassi su queste piccole spalle, eppure ho subito avvertito un forte senso di protezione nei tuoi confronti. Sembravi così solo...così simile a me.-

-Senpai...- Sussurra, intrecciando timidamente le nostre mani.

-No.- Lo zittisco, lasciando che poggi la testa sulla mia spalla -Ti prego...chiamami ancora Ryo.-

-Ryo.- Mormora, senza guardarmi. Avverto le sue guance che bruciano al di sopra della stoffa dei miei vestiti -Vuoi fare l'amore con me...Ryo?-

La stanza viene riempita solo dai nostri respiri. Mi sento come paralizzato, sconvolto. Le parole di Kota...significano davvero quello che ho sentito?

-Cosa...?- Riesco a chiedere, dopo una lunga pausa.

-Faresti l'amore con me? Non...non adesso...per forza.- Biascica, tiene la testa bassa come se volesse nascondersi dal desiderio che ha appena espresso -Io...lo farei. Lo farei con la persona che amo.- Conclude, trovando il coraggio di alzare il mento e guardarmi di sfuggita, quasi a tentare di leggere il mio sguardo.

-Sì.- Dico, con una leggera esitazione -Qualsiasi cosa...per te.-

Annuisce e resta seduto davanti a me, per un istante che mi sembra interminabile...e ora che cosa succederà? Ci spoglieremo? Andremo a letto? Non l'ho mai fatto, francamente credo di non averlo mai nemmeno desiderato. Significherebbe essere nudo, vulnerabile, in pieno potere di un'altra persona...tutto questo mi spaventa in una maniera che non riesco a descrivere. Ma amo Kota. Lo amo davvero, con tutto questo cuore inaridito che, giorno dopo giorno, è stato curato ed innaffiato dal suo amore e tramutato in un fertile giardino. Forse posso provarci. Posso tentare di renderlo felice, se è questo che desidera.

-Voglio farlo adesso.- Dico con un filo di voce, restando in silente attesa del suo assenso. Senza aggiungere altro ci dirigiamo in camera da letto e, sempre in silenzio, iniziamo a spogliarci. Non saprei descrivere le sensazioni che mi stanno avvolgendo, completamente nuove per me; è un miscuglio di eccitazione, ansia, ma anche gioia, perché sto per esplorare e conoscere completamente colui che amo. Kota si adagia sul letto ed iniziamo a baciarci dolcemente, cercando di distendere la tensione; preso dal momento, mi sembra quasi di aver superato il mio trauma, di essere finalmente in grado di lasciarmi toccare da lui senza paura. Sono fuori dal mondo, in un angolo segreto dove ci siamo solo noi due, finché...

...le mani di Kota si posano leggermente sulla mia intimità, rimportandomi improvvisamente alla realtà. Non sono capace di darmi completamente a qualcun altro, nemmeno se si tratta di Kotaru. Sono ancora un debole.

Un istante dopo mi allontano e mi rannicchio contro la testata del letto, scosso da tremori. Mi faccio scudo con le braccia e inizio a singhiozzare; calde lacrime investono il mio volto, mi lascio andare al pianto come quando ero un ragazzino, quando mi picchiavano e mi frustavano con le loro cinte di pelle, quando mi spegnevano le sigarette sulle braccia e mi colpivano così forte da farmi invocare pietà. Non ci riesco, Kota...non ce la faccio ad abbassare le guardia.

-Senpai...- La voce di Kotaru trema. Credo sia la prima volta che mi vede in lacrime ma, stavolta, non sono stato capace di reprimere le mie emozioni, di mantenermi imperturbabile come mio solito.

-Scusami.- Riesco a dire tra i singhiozzi, lottando contro l'istinto di continuare a proteggermi e iniziando ad allentare le mie barriere, lasciando scivolare le braccia sul lenzuolo -Scusami se sono un debole.-

-No, senpai.- Mormora. Non piange, ma è evidente che muore dal desiderio di farlo. Davanti al suo sguardo così ferito, non posso evitare di sentirmi ancora peggio. Cosa ho fatto? Volevo soltanto farlo felice, e invece...

-Kota, mi dispiace!- Quasi grido, non ho più il controllo dei miei sentimenti e ho quasi il bisogno di alzare la voce, urlare, tirare tutto fuori. Non posso tenere per me ciò che mi hanno fatto ancora una volta...gli racconto ogni cosa. Di come tutto è cominciato, il primo giorno delle scuole medie, di come hanno iniziato a prendermi di mira semplicemente perché ero facile da tormentare e di come le loro torture si siano evolute, anno dopo anno, fino a trasformarsi in un climax di violenza apparentemente senza fine. Sono stato costretto a cambiare scuola, ad iscrivermi al club di karate, per imparare a proteggermi nel caso in cui anche nella nuova scuola ci fossero state teste di cazzo come quelle. Man mano che racconto, Kota si tormenta una ciocca di capelli, tenendo lo sguardo basso.

-Ehi.- Mormoro, abbozzando un sorriso -Non hai nessuna colpa.-

-Non immaginavo una cosa simile.- Dice d'un fiato, alzandosi e infilandosi rapidamente i vestiti -Io non...non oserò mai più...-

-Zitto.- Sussurro, afferrandogli la testa e baciandolo a stampo -Ce la farò. Anzi, ce la faremo. Insieme. Magari non domani, ma prima o poi...ci credo, Kota.-

Annuisce a fatica. Evidentemente, lui non ci crede.

-Vado a dormire, senpai.-

-Dormi qui.- Mormoro, stupendo me stesso per quell'improvviso desiderio di trascorrere la notte stringendolo tra le mie braccia, proteggendolo, quasi a voler addolcire in qualche modo il fallimento della nostra prima volta.

-Sì.- Biascica, infilandosi a letto dandomi le spalle. Prima di spegnere la luce prende la sua medicina e la piazza sul comodino, gli serve in caso abbia un attacco durante la notte. Mi sento terribilmente in colpa, ce l'ho a morte con me stesso e vorrei avere il potere di cambiare le cose, di aprire una breccia nel muro difensivo che mi sono costruito intorno e lasciare che Kota possa passarvi. Nessuno potrebbe, se non lui.

-Sei sveglio?- Chiedo, non potendo dormire.

-Sì.- Risponde, senza voltarsi. Pavidamente allungo le braccia verso di lui e lo cingo in un abbraccio delicato.

-Sei arrabbiato con me?-

-No.-

-Allora perché non vuoi guardarmi?-

-Perché ho paura.-

-Di che cosa?- Chiedo, posando la testa sulla sua spalla. Le sue spalle sono così piccole e delicate eppure, in questo momento, sembrano il rifugio più sicuro.

-Non voglio farti piangere.-

-Non ho pianto a causa tua.-

Non risponde e, pavidamente, appoggia la mano sul mio braccio che lo cinge.

-Anche io voglio poterti proteggere.- Dice, trovando infine il coraggio di voltarsi. Nella penombra mi accorgo che il suo viso è bagnato di lacrime...per tutto questo tempo ha cercato di non farmi sentire il suo pianto, nel tentativo di essere forte anche per me.

-Tu mi stai salvando la vita.- Replico, baciandolo piano e stringendomi a lui.

-Ti amo.- Mormora, come se stesse liberandosi da un peso opprimente.

-Ti amo anche io, dormi.- Rispondo.

-Ti prometto che ti aiuterò.- Singhiozza, il suo corpo trema -Farò qualsiasi cosa per aiutarti.-

-Stammi vicino. Non ho bisogno d'altro.- Lo rassicuro e ci addormentiamo così, stretti l'uno all'altro, cullati dal suono dei nostri respiri.

Avrei voluto fare l'amore con lui. Avrei voluto scoprirlo davvero, offrirgli tutto me stesso, per quel che vale...ma, per adesso, mi accontento di avergli confidato i miei sentimenti e di custodirlo tra le mie braccia, come fosse il mio tesoro. Ti amo, Kota. Non ho mentito...mi stai davvero salvando la vita.

 

Ho fatto un sogno assurdo stanotte. Stavo per fare l'amore con Ryota quando, improvvisamente, scoppiava in lacrime e mi confidava di aver subito maltrattamenti che, in confronto, i pestaggi di Kyojin e compagnia sono coccole.

No, mi sto prendendo per il culo: hon è stato un sogno, ho vissuto tutto davvero. Probabilmente è stata l'esperienza più intensa che abbia mai affrontato in tutta la vita, una di quelle così forti che ti restano impresse finché campi. In linea teorica dovrei essere felice: il senpai mi ama. Credo sia la cosa che ho desiderato ardentemente da quando ho acquisito l'autocoscienza, che qualcuno mi amasse...dopo aver incontrato il senpai, poi, questo qualcuno ha avuto anche un volto ed un nome. In definitiva il mio più grande desiderio si è avverato, qual è il problema? Oh, certo. Il problema è che l'uomo che amo ha il terrore a lasciarsi toccare e io, esprimendo la volontà di andare a letto con lui (MA COME CAZZO HO POTUTO CHIEDERE UNA COSA DEL GENERE, MI DOMANDO?!), ho innescato una bomba a orologeria nel suo inconscio, che l'ha persino portato al pianto. Ma cosa mi è saltato in mente? Cosa speravo di fare? Coglione! Sei un coglione, Kotaru! E poi l'avresti fatto col senpai? Andiamo, dì la verità, che la tua unica esperienza col sesso sono le collezioni di film e fumetti che i tuoi ti hanno buttato via, se non avesse stoppato tutto lui probabilmente l'avresti fatto tu. Ti saresti lagnato delle tue insicurezze e della paura di farlo per la prima volta...ma non sarebbe stato un problema insormontabile. Alla fine è normale, no? Un pizzico di paura ce l'hanno tutti...ma Ryo...non avrei mai immaginato di ritrovarmi a metterti con le spalle al muro, rannicchiato e in preda al pianto. Ho pianto tante volte per te, ma mai avrei desiderato che a te succedesse lo stesso.

-Buongiorno, amore mio.- La voce di Ryota è un ponte che mi riporta alla lucidità. Era ora che si svegliasse, probabilmente avrei continuato a tormentarmi con pensieri negativi ancora a lungo se...come mi ha chiamato?!

-Buongiorno.- Balbetto. Sembra di buon umore oggi.

-Vieni qui.- Dice, stiracchiandosi e invitandomi ad accucciarmi accanto a lui. Torno a distendermi e poggio la testa su suo petto -Hai dormito bene?-

-Sì.- Mento. In realtà ho sognato tutta la notte il senpai in lacrime, uno spettacolo straziante.

-Anche io.- Risponde. Sta sorridendo, il che mi fa sorridere di riflesso -Mi sentivo al sicuro sapendo che eri con me.-

-Allora posso dormire con te quando vuoi.-

-Lo voglio sempre.-

Restiamo in silenzio a riposare ancora un po'. Sembra proprio che siamo diventati una coppia. Una parte di me è così felice che vorrebbe esplodere e gridare di gioia, un'altra è preoccupata per quanto è accaduto ieri durante la nostra quasi-copula.

-Ti va se andiamo da qualche parte? Non abbiamo impegni, oggi.- Propone.

-Mh, ok.- Rispondo -Dove?-

-Mi piacerebbe andare in libreria con te. Mi piacerebbe andare ovunque con te.- Aggiunge. Ho un brivido di emozione lungo la schiena e le farfalle nello stomaco tornano a impazzire, è tutto così perfetto da aver superato anche le mie fantasie.

-Possiamo fare la doccia insieme.- Propone Ryota, mentre mi avvio in bagno con accappatoio al seguito -Non credo che ti imbarazzi...vero?-

Be', considerato che stavamo per darci dentro, ieri sera, forse il problema imbarazzo è storia vecchia. Non credo ci sia qualcosa di più imbarazzante che far piangere il proprio partner a letto, no? Faccio cenno di sì con la testa.

-Se te la senti, però.- Aggiungo, iniziando a spogliarmi e ad aprire l'acqua. Non mi aspetto niente di diverso da una semplice doccia, magari con una punta di romanticismo, ma tutto qui. Dopo ieri, non so quanto passerà prima di poter riprendere da dove abbiamo interrotto.

Ci infiliamo in doccia e mi stupisco per quanto Ryo sia audace nel baciarmi il collo e abbracciarmi, lavandomi la schiena con la spugna e poi anche i capelli. Sembra quasi che voglia farsi perdonare...sì, è senza dubbio così, ma non ce n'è bisogno. Non ce l'ho con lui per ieri sera, alla fine è soltanto una vittima.

-Lavami anche tu la schiena.- Dice, porgendomi la spugna.

-Sei sicuro, senpai?- Chiedo, sollevando un sopracciglio.

-Te lo sto chiedendo io. Forza.-

Annuisco e passo delicatamente la spugna insaponata dietro la sua schiena perfetta, scalfita da alcuni segni, forse dovuti agli allenamenti di karate. Osservando il suo corpo così da vicino, mi rendo conto che non sono localizzate solo dietro la schiena; sono cicatrici vecchie, ormai visibili solo in controluce.

-Sei pieno di sfregi.- Sussurro, trovando il coraggio di sfiorarli piano -Te li sei fatti in palestra?-

-Alcuni.- Replica, afferrando la mia mano e indicando circa due o tre cicatrici -Il resto...mi brucia ancora nell'anima.-

Mi mordo il labbro e decido di abbracciarlo per non indagare oltre.

-Voglio curarle.- Dico, poggiando il mento sulla sua spalla -Voglio curare le cicatrici della tua anima.-

-Lo stai già facendo e nemmeno te ne rendi conto.- Sorride. Sono così felice che da quando ci siamo dichiarati i reciproci sentimenti sorrida così spesso.

Ci asciughiamo e ci rivestiamo in fretta, mangiando un boccone e preparandoci ad uscire. Andiamo in libreria e divoriamo un volume di storia medievale, ascoltando musica celtica con le mie cuffie da coniglio...proprio come il giorno del nostro primo incontro.

-Sai che avevo questa canzone come sveglia?- Dico, nel momento in cui le note di “heart of fire” risuonano attraverso gli auricolari. Stiamo ascoltando le canzoni dal suo cellulare, il mio non lo userò finché non avrò comprato una nuova sim.

-Sapevo che era la tua preferita. Mi faceva sentire come se fosse la tua voce a svegliarmi.- Spiego, arrossendo e tornando a gettare lo sguardo sulle pagine del libro.

-E io disegnavo continuamente tuoi ritratti.- Replica, sorridendo -Non sapevo spiegarmi perché, ma disegnarti mi faceva sentire in pace. Non avevo idea che mi piacessi, perché nessuno mi è mai piaciuto prima di te.-

Quei ritratti che ho trovato mentre cercavo dei farmaci per fargli scendere la febbre...erano tutte prove del suo amore, ed eravamo entrambi troppo cechi per capirlo.

-E quand'è che lo hai capito?- Chiedo, non senza imbarazzo. Ammetto di essere anche un po' stordito, stare qui a parlare d'amore col senpai Ryota è qualcosa che fino a ieri pomeriggio mi sembrava un sogno irrealizzabile, ed è successo tutto in fretta. Devo riprendermi da quest'overdose di felicità.

-Non so, è stato tutto graduale. Sono sempre stato imbranato con le persone, proprio come te. Questo non ci è stato di grande aiuto per accelerare i tempi.-

Sorrido e anche lui lo fa. Poi si guarda intorno e solleva il libro davanti alle nostre teste.

-Senpai!- Esclamo, quando mi rendo conto che mi sta baciando dolcemente sulle labbra -Senpai, siamo in libreria!- Farfuglio, una volta che si è staccato.

-Ho messo il libro per questo.- Spiega, leggermente confuso. Le sue guance si sono leggermente colorite, forse non si aspettava una reazione simile -Scusami se...-

-No...mi ha fatto piacere.- Mormoro e, mentre usciamo, gli afferro la mano -Vorrei mangiare delle patatine fritte.- Aggiungo e, per tutto il resto della passeggiata, continuiamo a camminare tenendoci per mano. Se la gente ci guarda e mormora? Sì. Ma non potrebbe fottermene di meno.

Continuo a vivere il mio sogno, mangiando patatine fritte e dividendole con l'uomo che amo, chiacchierando e ridendo allegramente come se non esistesse nulla di cui preoccuparsi, come se fossimo al sicuro da tutto, semplicemente stando insieme.

In serata cuciniamo qualcosa insieme e guardiamo un film, abitudine che avevamo perso durante il breve distacco che c'è stato tra noi; mi mancavano questi momenti.

-Vuoi dormire con me anche stanotte?-

-Sì.- Sussurro, spogliandomi per mettere il pigiama.

-Aspetta...Kota.- Dice, fermandomi la mano mentre raccatto i pantaloni da indossare.

-Cosa c'è?- Chiedo -Qualcosa non va?-

-C'è qualcosa che vorrei provare a fare stasera. Se a te va bene.-

Arrossisco -Cosa?-

Senza dire niente sospira e mi abbraccia da dietro, spingendo i miei boxer verso il basso.

-Senpai!- Esclamo, con il viso in fiamme -Non vorrai...-

-Ieri sera mi sembravi pronto.- Mormora, imbarazzato -Ma non intendo...non sono ancora pronto per quello.- Spiega, costernato -Però vorrei provare...in qualche modo, a dare piacere al mio compagno.-

Il suo compagno.

Il suo compagno.

Il suo compagno.

Le farfalle-uragano mi invadono lo stomaco e fanculo l'imbarazzo, che faccia di me quello che vuole.

Quello che accade subito dopo è completamente diverso da quello che ho sempre fatto da solo, da quando è iniziata l'adolescenza. Questa volta non è semplicemente uno sfogo, o un mero bisogno di piacere fisico...Ryota mi ama. Sta facendo questo per me perché mi ama. Per un istante mi sento infinitamente triste al pensiero di non poter fare altrettanto per lui, di avere le mani legate perché non è ancora pronto al contatto fisico, ma immediatamente ogni pensiero negativo è spazzato via dalle sensazioni indescrivibili che mi sta regalando.

-Ti amo, Kota.-

Quelle parole sono la goccia che fa traboccare il vaso. Le mano di Ryota mi sfiorano con un'abilità che mai gli avrei attribuito e, poco dopo, sono disteso a letto fra le sue braccia, esausto e carico di endorfine.

-Ti amo anche io.- Riesco a dire, ansimando. Mi accoccolo un po' di più vicino a lui. Domani mattina, probabilmente, non avrò nemmeno il coraggio di parlargli per quanto mi sento imbarazzato da quello che abbiamo fatto.

 

-Buongiorno.- Mormoro, svegliandomi con la spalla leggermente indolenzita, Kota ha dormito tutta la notte poggiandoci la testa. Non mi dispiace, preferisco che il corpo mi faccia male per questo, piuttosto che per l'eccessivo allenamento che facevo prima che trovassimo il coraggio di affrontare il nostro amore.

-Ehi.- Biascica, stiracchiandosi -Che ore sono?-

-Le sei.- Dico, guardando il display del cellulare -Manca mezz'ora alla sveglia, ma ormai tanto vale alzarsi.-

-Sì.- Risponde, avviandosi verso la cucina.

-Prepara anche per me.- Farfuglio, sbadigliando e preparandomi ad uscire dal caldo avvolgente delle coperte.

Ieri sera per la prima volta in vita mia ho masturbato un altro uomo. Sarebbe più corretto dire “un'altra persona” visto che non ho mai avuto contatti del genere con nessuno, nemmeno con le ragazze. Non avrei mai potuto farlo, se non a Kota. Con lui è tutto spontaneo, diverso, è stata una cosa che mi è venuta naturale, proprio come baciarlo, stringerlo a me, sorridere quando mi parla. No, non ho esagerato dicendo che lui mi ha salvato la vita.

Oggi ricomincia una nuova settimana di scuola. In verità avrei soltanto voglia di restare a casa con lui a poltrire, ma non mi va di fargli fare altre assenze oltre a quelle per malattia. Inoltre, anche io ho collezionato alcune assenze quando avevo la febbre.

Infilo la divisa e intanto mi chiedo come dovrei comportarmi a scuola adesso che ho un compagno. Certamente dovrei dire alle mie ammiratrici che sono impegnato e che non accetterò più lettere, regali e simili, non mi sembra corretto nei confronti di Kota.

-Vuoi tenermi per mano mentre andiamo a scuola?- Chiedo, aiutandolo a caricarsi lo zaino sulle spalle e sistemandogli la cravatta. Di solito non la indossa perché non è capace di annodarla, ma adesso ci sono io che posso aiutarlo in quello che non sa fare.

-Grazie.- Dice, dopo che ho stretto il nodo -Non preoccuparti per la mano. Non voglio che i compagni pensino male di te.-

-Non mi interessa dei compagni.- Rispondo, prendendogli la mano -Non sto facendo nulla di male. Ne abbiamo già parlato, quella volta in cui ti ho abbracciato. Sono anni che Kyojin e gli altri ti picchiano, non credo che vedere due persone tenersi per mano li sconvolga. Se così fosse, sono loro ad avere seri problemi, mi sa.-

Sorride -Va bene, allora. Comunque Kyojin non mi picchia più. Nessuno lo fa, ormai hanno paura di te.-

-E fanno bene!- Dico, fingendomi gradasso -Non sono il migliore del club di Karate per niente.-

Sono felice che la mia relazione con Kota sia così spontanea e naturale. Quando ho avuto delle fidanzatine, presto si stufavano di me proprio perché ero distaccato, freddo ed insensibile, al punto da non avere per loro nessuna delle premure che ho per lui. Stavolta è diverso; non è un legame forzato, ricercato per colmare un vuoto o perché “si fa così”. Kota è arrivato al momento giusto, quando non lo stavo cercando, eppure si è trasformato in tutto ciò di cui avevo ed ho ancora bisogno.

-Sono molto carini gli onigiri che hai preparato ieri.- Dico, prima di salutarci per andare nelle rispettive classi -Prima di pranzo cerco di comprarti qualcosa di buono da accompagnargli.-

-Grazie, Ryo.- Dice, facendo per voltarsi. Vorrei salutarlo con un bacio, ma mi trattengo e mi limito a pizzicargli una guancia. Com'è liscio e morbido! Mi viene da sorridere istintivamente e, per la prima volta dopo tanto tempo, mi reco in aula di umore sereno.

La calma del mio animo, tuttavia, si trasforma in tempesta non appena il mio sguardo si posa su di lui...Masashi, seduto al suo posto, con la solita faccia da culo e sempre circondato di gente. Cosa darei per picchiarlo fino a spaccargli le ossa e a fargli sputare sangue, cosa darei per metterlo in ginocchio e fargli pagare tutto quello che ha osato fare al mio Kota, al mio compagno. Ma devo dirglielo, non posso tenermelo dentro; me ne sbatto se anche gli altri sentiranno, Masashi deve sapere e capire che è il caso di mettersi da parte una volta per tutte, nel caso in cui il discorso di Kotaru non gli fosse bastato.

-Ehi.- Gracchio, trattenendo il fiume di insulti che ho sulla punta della lingua.

-Ryota, buongiorno.- Dice, con la sua solita e falsa gentilezza -Tutto bene?-

-Benissimo.- Dico, con un sorriso forzato -Volevo soltanto dirti che ho una relazione.-

-Ma è meraviglioso!- Si congratula. Quasi riesco a leggere la luce nei suoi occhi, di certo sta pensando che adesso la sua preda preferita sarà ferita e vulnerabile, pronta a cedere ai suoi attacchi -E chi tra le tante è la fortunata che hai scelto?-

-Kotaru Oda.- Rispondo, sventolando quel nome come fosse il mio trofeo.

Non risponde e di questo passo la mascella gli arriverà ai piedi. Si ricompone in fretta e furia e finge di essere felice per noi.

-Congratulazioni. Non sapevo che tu...cioè, con tutte le ragazze che ti corrono dietro.-

-Dovresti capire che non ci innamoriamo dei sessi, ma delle persone.- Spiego, semi-citando una frase che ho letto da qualche parte -Semplicemente, mi sono innamorato di Kota. Ricambia i miei sentimenti e adesso stiamo insieme, è così che funziona.-

-Bene.- Replica, ha lo sguardo stanco. Devo averlo messo K.O. -Sei un ragazzo fortunato.-

-Lo so.- Gli volto le spalle e mi siedo al mio posto. In qualche modo, mi sento come se avessi appena ottenuto una piccola vendetta...ma non è abbastanza. Questo è soltanto un assaggio, Masashi non la passerà liscia.

 

-Grazie di avermi preso questi fagottini di verdura.- Dico, tra un boccone e l'altro. Ryota ha mantenuto la promessa e, durante l'intervallo, mi ha comprato qualcosa di buono al bar della scuola da accompagnare agli onigiri.

-Non c'è di che.- Risponde. Mangiamo nel nostro solito angolo della mensa; le voci corrono in fretta e, da stamattina ad ora, tutta la scuola sa della nostra relazione. Non che prima la pensassero diversamente, ma erano solo sospetti...adesso, a quanto pare, deve essere troppo evidente.

-Ci guardano tutti.- Mormoro, leggermente in imbarazzo -Non mi fa impazzire l'idea di essere al centro dell'attenzione.-

-Credo sia colpa mia...- Sospira il senpai -Stamattina ho detto a Masashi che stiamo insieme. L'ho fatto in modo tale che capisca che non è più il caso di importunarti.-

-Senpai!- Lo rimprovero, stizzito -Non era necessario. Gli ho già parlato io, anche prima che tu mi dichiarassi i tuoi sentimenti.-

-Sentivo il bisogno di sottolineare il concetto. Scusa.-

-E anche lui, che testa di cazzo. Spifferarlo a destra e a manca.-

-Anche questo è colpa mia...ho parlato davanti agli altri compagni.-

-RYOTA.- Sbraito, arrossendo -Ma che diamine!-

-I pettegolezzi si esauriranno in breve.- Mi rassicura -Dai...non arrabbiarti con me.- Mi sorride e no, non ce la faccio ad incazzarmi con questo faccino da monello.

-Trova il modo di farti perdonare. Magari come ieri sera.- Scherzo, scoprendomi incredibilmente audace.

Ryo sembra sorpreso dalla mia affermazione e strabuzza gli occhi, ma dura un battito di ciglia; poco dopo sorride e mi bacia il dorso della mano.

-Quando sarà il momento...mi farò perdonare per tutto.-

Arrossisco violentemente, comprendendo l'allusione. Ho i battiti cardiaci accelerati ed immagini poco caste che si susseguono nel cervello; via, via!

Dopo pranzo ci salutiamo e torniamo in classe; sono al centro delle chiacchiere di tutti ma in fondo non mi dispiace. D'altra parte è una sensazione che ho già vissuto, quando tutti credevano che Ryo fosse il mio amante e che lo pagassi. Immagino cosa faranno quando sapranno che viviamo anche insieme...oh, già, forse quello lo sanno già da un pezzo.

Alla fine delle lezioni aspetto Ryota all'uscita di scuola...è in leggero ritardo e non ho modo di contattarlo. Sto per avviarmi e aspettarlo a casa quando Masashi mi compare accanto e mi saluta.

-Ehi, Kotaru.-

Uh? Adesso sono Kotaru? Qui qualcuno ha preso le distanze, pare.

-Ciao.- Rispondo -Tutto ok?-

-Sì, dai. Ho saputo di te e Ryota. Be', sono felice per te.- Dice, sembra sincero -Ho deciso che non ti darò più fastidio. I miei sentimenti per te non sono cambiati solo perché ora hai un compagno, ma mi piacerebbe esserti comunque amico.-

-Farebbe piacere anche a me.-

-Mi scuso per il pessimo comportamento che ho avuto. Sono stato molto immaturo.-

-Non preoccuparti, è storia vecchia.-

Masashi alza la mano per salutarmi quando, improvvisamente, le mani di Ryota compaiono strette contro il bavero della sua giacca.

-Non sono stato abbastanza chiaro stamattina?- Sibila, stringendo i denti e facendo per mollare un pugno in pieno viso a Masashi -Pezzo di merda, non ti è bastato quello che gli hai già fat...-

-BASTA!- Esclamo, agguantando il suo braccio e tirandolo verso di me -Sei impazzito? Non mi sembra il caso di essere violento!-

-Non posso tollerare la sua presenza!- Grida, parlandone come se non fosse presente.

-Calmati. Amore mio. Calmati.- Mormoro, sperando che il miele possa essere più efficace dell'aceto. Ryota obbedisce e rilassa il braccio.

-Avvicinati di nuovo.- Ruggisce -E giuro che ti faccio tornare a casa strisciando.-

Prendo Ryota per mano e lo strattono lontano. Sono furioso.

-Ora mi dici cosa cazzo ti è preso!- Sbraito, lasciandogli la mano non appena siamo lontani, per far capire quanto mi abbia stizzito -Non stava facendo niente. Stava solo parlando, ha detto che non ci proverà più con me.-

-Non mi fido di lui!- Esclama, è fuori di sé della rabbia -Ti prego, Kota. Non dar confidenza a gente del genere. Per favore.-

-Ryo, lui non farà più...-

-A PAROLE SI DICE QUALSIASI COSA!- Grida, inizia a spaventarmi -Non credergli. Evitalo se puoi...ti scongiuro. Ho intenzione di dargli una bella lezione quando avrò l'occasione. Fino ad allora, non farlo avvicinare.-

-Una bella lezione?- Sollevo un sopracciglio -Ehi. EHI.- Gli afferro il viso con le mani e lo avvicino al mio -Sveglia.- Dico -Siamo due ex vittime di bullismo. Ce ne hanno combinate di tutti i colori, sappiamo che cosa significa subire violenza. Adesso...sapendo questo, perché mai vorresti fare una cosa simile a un'altra persona?-

-Non è una persona.- Le sue mani si posano sulle mie -Quella merda stava per stuprarti.-

-Non lo ha fatto. Se avesse voluto, non avrei potuto fermarlo, debole come sono.-

-STAVA PER STU...-

-NO.- Gli bacio appassionatamente le labbra e lui ricambia il mio bacio -Non lo avrebbe fatto. Non devi aver paura di niente, nessuno può portarmi via da te.-

Sembra più calmo, spero che abbia rinunciato ai suoi propositi.

-Vorrei fare un bagno caldo con te, stasera.-

-Lo vorrei anche io.- Mormoro, riprendendo a camminare al suo fianco -Sei calmo?-

-Sì.- Farfuglia, ma il suo sguardo è strano...non l'ho mai visto in questo modo.

Per un istante, la prima persona ad avermi baciato e con cui ho quasi fatto l'amore, si è trasformata in una sorta di macchina per uccidere. Spero che sia stato soltanto un momento e che mai più si ripresenti in lui quel folle istinto...altrimenti, non so quanto a lungo potrei restargli accanto.

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Capitolo 11
*** Separazione ***


Sono trascorsi esattamente trenta giorni da quando io e il senpai ci siamo messi insieme; è la prima volta in vita mia che ho una relazione e credo che questo sia stato il mese più bello della mia vita. Tra lavoro e studio frenetico c'è stato poco tempo per le uscite ma, tutto sommato, i momenti migliori ce li siamo goduti a casa, poltrendo sul divano o facendoci le coccole a letto. Già, solo coccole per il momento, qualche volta un pochino più spinte ma, per adesso, non ho ancora provato a sfiorare Ryota in quel modo, né lui ha mai aperto l'argomento. Credo sia l'unico neo della perfezione del nostro amore...quando penso che tutto vada a meraviglia, mi torna in mente quel dettaglio, quell'inibizione che non sono riuscito a fargli superare e, puntualmente, mi intristisco un po' per non esserne in grado. Ma dura soltanto un attimo: Ryo, con la sua dolcezza ed il suo fascino, riesce sempre a farmi mettere da parte qualsiasi pensiero negativo.

Credo di essere il solo a ricordarmi di questa ricorrenza. Dopotutto il senpai è così impegnato! Ma non importa, dopotutto ogni giorno passato insieme è speciale.

Durante questo mese sono successe alcune cose spiacevoli: in primo luogo, abbiamo perso di vista Tsubaki. L'abbiamo invitata spesso a cena da noi, anche per comunicarle la bella notizia (Ryo è sicuro che sarebbe stata felicissima nel saperlo!) ma, dando fugaci spiegazioni, ha sempre respinto ogni invito. Inoltre, il senpai si è comportato male con Masashi di nuovo, più di una volta, anche se sono sempre riuscito ad intervenire per evitare il peggio. Lo ha aggredito verbalmente, minacciato e riempito di occhiatacce, nonostante l'abbia sempre rassicurato sul fatto che non è assolutamente un pericolo. Non oso immaginare che atmosfera ci sia ogni giorno in classe e francamente spero che questa ossessione gli passi quanto prima.

-Finalmente sta passando il freddo.- Commento, felice di poter indossare un giubbotto più leggero del solito -Il lato negativo è che con la primavera la malattia respiratoria mi fa penare parecchio.- Sospiro e intreccio la mano a quella del senpai.

-Avrai una scusa per fare i capricci e farti coccolare.- Scherza lui in risposta -Oggi mi tratterrò per il club di karate, quindi dovrai tornare a casa da solo. Stai attento.-

-Ryo.- Aggrotto la fronte -Non è certo la prima volta che capita, non mi servono queste raccomandazioni.-

-Lo so, ma ho sentito che il club di poesia ha chiuso i battenti.-

-E con questo?-

Increspa le labbra -Masashi era iscritto. Ora che ha chiuso, il pomeriggio è libero di fare danni.-

-Oh, Ryota!- Sbuffo, alzando gli occhi al cielo -Basta, ne hai fatto una malattia!-

-Sto semplicemente proteggendoti.-

-Be', non ho bisogno di protezione.-

Sospira -Va bene, volevo solo dirtelo. A ogni modo fila a casa dopo le lezioni, ok?-

-Non darmi ordini!- Esclamo, lievemente infastidito da questo atteggiamento.

-Scusa.- Farfuglia -Non voglio sembrarti ossessivo.-

-Ok.- Sospiro a mia volta e continuiamo a passeggiare in silenzio. Non nego di avvertire una leggera tensione.

 

-Buongiorno, ragazzi.- La voce di quel pezzo di merda mi produce lo stesso effetto del gesso sulla lavagna. Lo odio. LO ODIO, cazzo. Deve sparire.

-Buongiorno.- Risponde educatamente Kotaru -Tutto bene?-

-Benissimo, grazie. A voi?-

-Bene, come sempre.- Replica, dandomi una leggera gomitata per incitarmi a partecipare alla conversazione.

-Comunque, vi va di darmi un parere?-

-No.- Dico.

-Certamente.- Replica Kota, fulminandomi. Che palle, questa pausa pranzo sembra non finire più.

-Ho fatto un regalo per il compleanno di mia madre, purtroppo è molto malata e ci siamo trasferiti per questo. L'anno scorso vivevamo in una grande città è l'aria era troppo insalubre per lei.- Dice, sfilando dallo zaino un quaderno in pelle -Ho rilegato a mano un quaderno e l'ho riempito con delle poesie dedicate a lei. Avevo in mente di proporlo al presidente del club di poesia, ma proprio in questi giorni è stato chiuso.-

-Non potevi chiedere a qualcun altro?- Sbotto, tentando di mantenere un certo self-control per non infastidire Kota.

-Sono cose troppo personali! Lo dico a voi perché siete, rispettivamente, il mio primo amico qui a scuola ed il suo compagno. So che non mi deriderete.-

A che gioco stai giocando, stronzo? Vuoi intenerire il mio sempliciotto recitando la parte dell'amicone? Be', io non ci casco.

-Masashi, ma è un regalo meraviglioso!- Come volevasi dimostrare, Kota è caduto nella trappola. Sempre ingenuo, sempre a difese scoperte, a momenti mi si commuove!

-Grazie, grazie!- Farfuglia l'altro, aggiungendo con falsa modestia -Sono solo quattro parole buttate lì, non sarei capace di esprimere i sentimenti in poesia.-

-Invece, per quel che ho letto, sono davvero toccanti. Spero tua madre si rimetta presto.-

-Spero anche io, anche se ormai...-

Basta, cazzo, stai davvero giocando la carta della pietà?

-Sei ripugnante.- Dico, dando voce a quelli che dovevano restare solo pensieri.

-Ehm...so di non essere un buon poeta. Mi dispiace.- Balbetta, arrossendo di imbarazzo -Cercherò di migliorarmi, così le prossime non ti faranno tanto schifo.-

-Ryo, non sei stato affatto carino.- Sibila Kota -Non era nemmeno una critica costruttiva, ma un semplice giudizio.-

-Se proprio devo essere sincero, me ne sbatto delle tue filastrocche da due soldi. Sei ripugnante come essere umano, se così ti si può definire. Era questo che intendevo.-

-Le tue parole mi feriscono profondamente.- Balbetta con fare teatrale -Non immaginavo che pensassi queste cose di me.-

Rido nervosamente -Cosa dovrei pensare? Sei una merda, il fatto che hai una madre cagionevole dovrebbe renderti una persona migliore? E tu, Kota, sei un ingenuo a farti incantare dalle sue chiacchiere.-

-Non darmi dell'ingenuo!- Sbotta il mio compagno -E scusati con Masashi. Non sta facendo niente di male e sei ingiusto a rivangare il passato.-

-Ryota...l'essere che ha infastidito il tuo ragazzo è lo stesso di cui anche io provo disgusto. Non so nemmeno cosa mi spingesse a comportarmi in quel modo patetico e, di quello, mi sono già scusato più volte. Non ero io! Possibile che non ci sia nulla che possa fare per andare d'accordo? Non dico come amici, ma almeno come compagni di studi.-

-Puoi andartene a fanculo.- Sbraito, gettando uno sguardo all'orario. Ancora dieci minuti di spacco, diamine. Me lo ritroverò sempre tra i piedi di questo passo.

Afferro la mano di Kota e lo trascino a me, lontano da quel bastardo.

-Ryo.- Si lagna -Perché fai così? Il modo in cui lo tratti non è umano.-

-Basta.- Sbotto -Chiudiamo il discorso. Non voglio rovinarmi la giornata per colpa sua.-

-La giornata la stai rovinando tu.- Sospira -Ti amo. Voglio stare con te, è da settembre che ti corro dietro. Non credi che avrei scelto Masashi quando ne avevo l'opportunità, se avessi voluto? Lui è stato subito diretto, tu no. Eppure sono qui. Con te.- Mi bacia furtivamente, di nascosto. A scuola è sempre così -Puoi fare uno sforzo ed essere un po' più carino?-

-Non puoi chiedermi una cosa del genere.-

-Allora non ti fidi di me.-

-Dai, ma che cazzo dici?- Mi poggio una mano sulla fronte -Certo che mi fido di te, è di lui che non mi fido.-

Kota sembra quasi sul punto di piangere. Ma perché non capisce come mi sento?

-Ryo, il fatto che io ti amaxzo significa che Masashi potrebbe anche entrare nudo nel mio letto. Non lo toccherei neanche con un dito.-

Non rispondo, tanto sprecherei soltanto fiato. No, non può capire come mi fa sentire soltanto il fatto che Masashi continui ad esistere dopo aver baciato il mio uomo, dopo averlo palpato e averlo quasi stuprato nello spogliatoio. Non posso tollerarlo.

-Torno in classe. Non fare cazzate.- Dice. Cos'è, adesso è lui quello che dà le raccomandazioni?

-A dopo.- Biascico, e torno in aula senza nemmeno abbracciarlo. Spero che non si fermi a parlare con quel coglione dopo le lezioni; divorato dal dubbio, durante l'allenamento di karate tornerò ad aggredire i sacchi da allenamento come se avessero appiccicata sopra la faccia di Masashi.

 

-Ehi, ti chiedo scusa per il comportamento di Ryota. Deve essersi svegliato con la luna storta.- Mormoro, non appena incrocio Masashi all'uscita di scuola. Avevo promesso di non fermarmi a parlare con lui, ma sentivo il bisogno di spezzare una lancia in favore del mio compagno.

-Tranquillo.- risponde, salutando con un cenno un suo amico -Non me la prendo, lo capisco...è solo geloso. In fin dei conti, ci ho provato spudoratamente con te e mi piaci tuttora.-

-Certo, ma non è un valido motivo per mancare di rispetto. Perdonalo.-

-Be', viste le minacce che mi ha fatto, sono contento che almeno abbia parlato senza tentare di picchiarmi. Non trovi sia un passo avanti?-

-Lo spero.- Farfuglio -Comunque sia, complimenti per le poesie. Sono davvero belle e di sicuro faranno felice tua madre.-

-Sei un vero amico. Grazie, Kota.- Dice, quasi commosso, riprendendo il diminutivo confidenziale -Per me la tua amicizia è importatissima. Certo, ho legato con molte persone qui a scuola, ma tu sei diverso da tutti gli altri. Sei come me, puoi capire il mio vissuto.-

-Anche Ryota potrà, quando capirà che non serve ingelosirsi.- Spiego.

Scuote la testa -No...lui non è come noi. Si è innamorato di un uomo, ma non ha mai vissuto la nostra esperienza. Il percorso di accettazione, le difficoltà in amore...Ryota ha trovato tutto a portata di mano, per questo non potrà mai essere un mio amico, anche se lo vorrei.-

Abbasso lo sguardo. Non ci avevo mai pensato...Ryota non ha fatto nessuno sforzo per avermi, lui non ha vissuto con l'etichetta del frocio, del diverso.

Ma no...che cosa dico...per lui è stato anche più difficile. A differenza mia, il suo sentimento è arrivato in maniera inaspettata. Ha passato l'intera esistenza consapevole che avrebbe finito col trovare la donna giusta e invece, di colpo, si è scoperto innamorato di un ragazzo come lui. Non era preparato, a differenza mia.

-Credo che capirebbe benissimo, invece.- Dico, senza aggiungere altro -Vado a casa, ho molto da studiare. Ci si vede.-

-A domani.- Mormora, chinandosi ad abbracciarmi -Grazie di tutto.-

-Figurati.- Dico, scivolando dall'abbraccio che, seppur amichevole, potrebbe dar adito ad equivoci da parte sua. Ci salutiamo e torno a casa di buon umore, consapevole della bella serata che trascorreremo insieme. Adoro quando Ryo torna a casa dopo gli allenamenti, è sempre stanco e tutto quello che desidera sono doccia e coccole, spesso entrambe le cose insieme, con mio grande piacere.

-Amore mio.- Dico, sorpreso nel vederlo comparire sull'uscio almeno un'ora prima del previsto -Sono contento che sei tornato prima.-

-Io no.- Ruggisce, buttando per aria la cartella e stringendo i pugni.

-Ehi, è successo qualcosa all'allenamento?-

-NON CI SONO ANDATO AL FOTTUTO ALLENAMENTO.-

-Non serve gridare.- Dico, seccato -Datti una calmata e non usare quel tono con me.-

-L'ho visto.-

-Cosa?- Sospiro, raccattando in fretta e furia i quaderni che gli sono caduti dallo zaino.

-Quel figlio di puttana che ti abbracciava.-

-Oh, non cominciare a fraintendere.- Sbotto -Ero andato a parlarci per scusarmi al posto tuo. Ti sei comportato da stronzo e non mi andava di vederti fare una brutta figura.-

-CAZZO, KOTA, TI AVEVO DETTO DI NON PARLARCI.-

-Ehi, ma perché accidenti urli?!- Sbraito, così forte che inizio a sentire l'affanno. Malattia del cazzo! Frugo nella tasca e inizio a prendere la medicina.

-Cosa ti costa starmi a sentire per una buona volta? Fai sempre di testa tua. Non voglio che gli parli, Kota! Non voglio che ti tocchi. NON DEVE SFIORARTI NEMMENO CON IL PENSIERO.-

-Hai un serio problema.- Dico, in preda ad un attacco di panico.

-Certo, è lui il mio problema.-

-No, Ryota. Il problema sei tu. Sei tu che non riesci ad avere fiducia in me, a credere che possa sbavare dietro al primo venuto quando...-

-STAI ZITTO.- Grida e getta in terra la fruttiera, che si frantuma in mille pezzi.

Ho paura. Non lo avrei mai creduto, ma ho paura dell'uomo che amo. Cado dalla sedia e mi rannicchio in un angolo, abbracciando le gambe e scoppiando in lacrime. Mi manca il respiro e la medicina sta per finire. Ho paura. Paura. Paura.

-Ko...ta.- Sussurra, sembra essere tornato momentaneamente in sé -Io...non...-

-Sto male.- Ansimo, ed è vero. Ho un capogiro mostruoso e l'affanno, trovo il coraggio di alzarmi e ricado pesantemente al suolo. Ryota si avvicina per aiutarmi, ma lo scaccio di botto -Faccio...da...solo.- Riesco ad alzarmi e arrivo barcollando in camera, dove inalo la medicina e mi sento pian piano meglio.

-Ehi. Ehi, amore mio, stai bene?- Mi poggia una mano sulla schiena e la scanso.

-Non possiamo stare insieme, Ryota.-

-...Cosa?-

-Se non avessi avuto le medicine, stasera sarei morto.-

-...No. Kota...NO! Cosa vuoi dire, io non...scusami!- Le sua mani tremano e sembra sul punto di piangere -Ragiona...amore. Io non potrei mai...-

-Farmi del male?- Chiedo, atono -Lo hai appena fatto.-

Mi prende tra le braccia e mi bacia appassionatamente, sembra quasi che voglia inglobarmi a sé, impedirmi di andar via...ma non posso più riporre fiducia nel senpai. Non dopo questa sera.

-Basta, Ryota.-

-Non...non mi ami più?- La sua voce è un flebile sussurro.

-Che ti ami o meno non ha importanza. Qui non si parla di amore. Mi hai messo in pericolo per una tua assurda fissazione. Non posso perdonarti.-

-Kota! No! Stai...stai facendo una scelta avventata! Dove andrai? Resta con me! Kota!- Grida, pedinandomi e cercando di trattenermi mentre butto alla rinfusa le mie cose in valigia, non senza un dolore che mi divora da dentro. Ti amo, Ryota. Ti amo ardentemente e non vorrei mai separarmi da te...ma la ragione mi dice che questa sera non hai pensato al mio bene. Eri così accecato da non guardare la realtà, da non vedere il mio dolore...questo non è amore.

-Dove stai andando?-

-Alla stazione.-

-COSA?!-

-Andrò a strisciare dai miei genitori. Magari avranno pietà per me finché non troverò un appartamento libero.-

-Kota...non puoi farlo!-

-Posso. Ho un lavoro e dei risparmi, non devi preoccuparti per me.-

-Ti prego...ricorda chi siamo! Non puoi chiudere tutto così!-

-Devo farlo. In questo modo...starai meglio anche tu. Non puoi vivere con il terrore costante di perdermi.- Dico e mi richiudo la porta alle spalle, per impedirmi di cambiare idea. Se tornassi indietro...se lo perdonassi, nulla sarebbe cambiato. La sua insana gelosia non scomparirebbe, le sue scenate tornerebbero di nuovo. Ho solo un modo per salvare Ryota: andare via da lui, anche se non lo desidero, anche se vorrei soltanto piangere e gridare.

-KOTARU ODA!- Esclama, spalancando la porta -Torna indietro. KOTARU!-

Mi allontano di corsa e la sua voce mi insegue; non sapevo nemmeno di essere capace di correre tanto veloce.

La stazione della metropolitana è gelida e tremo, stringendomi nel giubbotto fine. Mi maledico per non averne infilato uno più pesante. Mi manca già, mi manca da morire e, approfittando della solitudine del binario, inizio a lasciarmi andare ad un pianto liberatorio. Il cellulare vibra e mi arrivano decine e decine di sms, vorrei non aver ricomprato la sim; lo spengo senza nemmeno leggerli perché so che basterebbe una sola parola a riportarmi indietro.

Sono spaventato da quanto è successo e sono consapevole che questa è solo una fuga temporanea; dovrò tornare a scuola e fare di nuovo i conti con lui. Per adesso, voglio solo cercare un discorso convincente da fare ai miei per convincerli ad aiutarmi.

 

Sono trascorsi esattamente trenta giorni da quando io e Kotaru ci siamo messi insieme. O meglio, così sarebbe dovuto essere...invece l'ho fatto scappare. Ho messo a repentaglio la vita della persona che amo per cercare di trattenerla e, al contrario, ho ottenuto soltanto di perderla.

Sono seduto all'angolo in cui era accucciato lui prima, in preda ad una crisi respiratoria. Avevo giurato a me stesso di proteggerlo, ma non ne sono stato capace. Aver perduto l'amore della mia vita è la giusta punizione per un comportamento sconsiderato.

Mi trascino verso il letto, svuotato, stanco. Affondo il viso nelle lenzuola e posso giurare di sentire ancora il suo profumo mentre, con le lacrime agli occhi, ripenso al modo in cui avevo programmato di festeggiare questa ricorrenza.

Stanotte, avrei provato di nuovo a fare l'amore con lui.

Mi giro su un fianco e mi rannicchio come ha fatto Kota tutte le notti che abbiamo dormito insieme e, con la coda dell'occhio, noto qualcosa spiccare sul candore del cuscino.

Un capello...
Un capello rosso.

Il filo rosso del destino.

Non può essere finita. Non posso arrendermi così...non importa quanto ci vorrà o quanto sarà difficile riportarlo da me, ma ci riuscirò a qualunque costo.

Gli scrivo decine di sms senza risposta e poi inizio a telefonargli. Ha il cellulare spento. Trascorro la notte avvolgendomi il capello intorno al mignolo, sperando che possa sentirlo...che, in qualche modo, la leggenda diventi realtà.

 

Credo di aver appena superato una delle sfide più difficili della mia vita, ho anche perso una settimana di scuola! Alla fine, incredibilmente, sono riuscito a trovare un appartamento da due soldi in cui abitare, a tempo da record. L'incontro con i miei è stato...surreale; più o meno può essere riassunto in questo modo:

Kota usa supplica. Non è molto efficace...

Genitori usano malosguardo. Kota non può scappare!

Haku usa cura totale! Kota recupera ps.

Genitori usano ruggito, difesa di Kota diminuisce.

Kota usa incanto, è superefficace!

E...ok, ok, la smetto, cercavo di sdrammatizzare. Comunque, alla fine hanno ceduto e mi hanno ospitato per due giorni...a patto che, una volta trovata casa, portassi via anche Haku. Inutile dire che mi hanno solo fatto un favore!

Così, con il mio fedele akita al guinzaglio e senza stupida mascherina (evviva la libertà, è il caso di dirlo!), ho cominciato la mia vita da single spensierato.

Col cazzo.

Inutile dire che non faccio altro che pensare a Ryota, mangio solo per sopravvivere e al lavoro faccio di tutto per evitarlo. Fin'ora ha funzionato, dopotutto siamo molto occupati, lui con i piatti e io con i coltelli o, a volte, viceversa...quindi il tempo di rivolgerci la parola è inesistente, nonostante lui provi con ogni mezzo di comunicare. La parte tosta arriverà a scuola. Non avrei mai immaginato, ai tempi in cui fantasticavo sul mio amore per il senpai, di arrivare un giorno a respingerlo. In realtà, mi è difficile da immaginare persino adesso che lo sto vivendo! Ma devo farlo. Per me stesso, certo, ma innanzitutto per il suo bene. La gelosia lo stava trasformando in un mostro, non posso permettere che accada qualcosa di simile alla persona che amo.

-Buonasera, cucciolone!- Esclamo, mentre Haku mi corre incontro una volta tornato a casa. Averlo con me è una sorta di cura, mi permette di rimuovere, anche se solo per il tempo di un abbraccio a quattro zampe, il pensiero opprimente di Ryota e del mio sentimento per lui. Mi siedo sul divano rattoppato e polveroso, poco salubre per i miei polmoni, ma è il meglio che posso permettermi per il momento; sono stanchissimo dal lavoro e lascio che Haku si accucci accanto a me, cosa che a casa dei miei gli era proibito. Lo accarezzo e nel frattempo cancello, senza leggerli, gli sms del senpai. Domani tornerò a frequentare le lezioni...dovrò fare del mio meglio per evitare di incrociarlo.

 

-Scusa se te lo dico, ma non hai per niente una bella cera.- Dice Masashi, sedendosi accanto a me durante la pausa pranzo. Mi guardo intorno, sembra che Ryota non sia nei paraggi -Forse lavori troppo e mangi troppo poco.-

-Eh...- sospiro -Adesso che vivo da solo e ho anche il mio cane a carico, è dura.-

Sì, ho confidato a Masashi quanto è successo con Ryota. Non tutto ovviamente, gli ho soltanto detto che ci siamo lasciati per motivi personali; da quando sono tornato a scuola, due settimane fa, è stato davvero un amico prezioso. Non ha approfittato della mia fragilità, anzi: è stato disponibile, gentile, ma senza mai fare lo sciacallo. Di questo, posso soltanto ringraziarlo.

-Guarda, se ti va posso venire da te e darti una mano con le pulizie e tutto il resto. Io ho mio padre e i miei fratelli a casa, ma aiutando la mamma ho imparato come si manda avanti un appartamento.-

-Prima di vivere con il senpai, ho vissuto da solo per tre anni.- Spiego -Solo che avevo un appartamento nuovo di zecca e ogni tanto avevo una mano nelle pulizie da un'impresa pagata dai miei. Ora vivo in un postaccio!-

Non gli dirò del litigio con i miei, se dovesse chiedere informazioni dirò semplicemente che sto cercando di costruire la mia indipendenza...il che è in parte vero.

-Kota.- Dice, improvvisamente -Ti va di uscire insieme?-

-Masashi.- Sospiro -Ne avevamo già parlato tempo fa.-

-No, non in quel senso.- Aggiunge in fretta -Uscire da buoni amici. Andare al Karaoke o alla sala giochi, fare cazzate. Non da soli, con gli altri della comitiva.-

-Mh.- Rifletto. Non sono mai uscito con un gruppo di amici, in realtà, a parte le gite scolastiche...che finivano quasi sempre con coretti di prese in giro al sottoscritto e, spesso, qualche pestaggio -Ok, quando sarò meno incasinato di impegni mi farebbe piacere.-

-Voglio davvero darti una mano a sorridere di nuovo.- Dice -Da quando hai rotto con Ryota sei così freddo. Sembri quasi un automa.-

Abbasso lo sguardo. Ah...è così che sembra, dall'esterno?

-Non è facile dire addio a qualcuno che si ama.-

-Allora torna con lui.-

-Anche questo è difficile. Troppo complicato da spiegare.-

-Ok, ok...non ne parlo più, promesso.- Sospira -Allora la mia prossima missione sarà restituirti il sorriso.-

-Missione?-

-Ogni tanto mi prefiggo degli obiettivi, quasi per gioco. Stavolta sarà quello di renderti di nuovo felice.-

-Buona fortuna, allora.-

-Dai, torno in classe, così non ti disturbo oltre. Quando vuoi aggregarti al gruppo, ti basta farmi un fischio.-

-D'accordo. Ciao.-

Mentre entro in classe incrocio Ryota nel corridoio. Indossa una sciarpa rossa nonostante siano arrivati i primi caldi e sta leggendo un libro prima di tornare in classe. Sono costretto a passargli accanto e guardo dritto davanti a me, per non perdermi nei suoi occhi spenti...è uno spettacolo che mi fa troppo male.

Gli cammino di fianco ed il mio braccio sfiora casualmente il suo. Le farfalle nello stomaco prendono il volo, nonostant e ormai fossi convinto di averle ammaestrate.

Non ho speranza. Per tutta la vita, continuerò a rimpiangere quello che sto facendo.

 

-Tsubaki?- La mia voce assomiglia al guaito di un cucciolo, nonostante tenti con ogni mezzo di cammuffarla -Ti passo a prendere oggi pomeriggio. Non ammetterò un rifiuto, ho bisogno di parlarti.-

-...Oniichan.- Sospira la sua voce, dall'altro capo del filo -In realtà sono molto impegnata e quindi...-

-TSUBAKI!- Esclamo, sostenendomi la fronte con la mano libera -Sono mesi che rispondi in questo modo. Per favore, è abbastanza urgente. Ci sei sempre stata per me...ti prego.-

-Ok.- Risponde, dopo una lunga pausa -Ok, vieni pure. Ti aspetto, ma restiamo a casa. Non mi va di uscire.-

Mi infilo la giacca e la sciarpa color Kota. Da quando mi ha lasciato l'ho portata ogni giorno, con devozione, quasi a ricordarmi di non arrendermi. Quella sciarpa è il filo rosso del destino, il legame che mi ricorda che non può finire, che un giorno tutto si sistemerà.

Prendo il primo autobus e mi precipito a casa di Tsubaki. So che questo significa incontrare anche l'uomo che detesto con tutte le mie forze, ma il dolore che sto provando è troppo forte e da solo non sono in grado di sopportarlo.

-Ryota.- Dice l'uomo che una volta chiamavo padre -Come mai qui?-

-Sono qui per Tsubaki.-

-Sì, è in camera.-

Non aggiungo altro e salgo freneticamente i gradini, nonostante i crampi in tutto il corpo. A seguito dell'indifferenza di Kota nei miei confronti, l'unica cosa che posso fare è sfogare la mia frustrazione nel karate, come facevo quando era corteggiato da Masashi. Mi alleno oltre il mio limite, il dolore mi ricorda che sono vivo, che posso ancora continuare a sperare.

-Ehi, Tsu...devo parlarti, è successa una cosa...Tsu?!- Ho aperto la porta della camera senza bussare ma, nella fretta di parlarle, non ci ho assolutamente pensato.

-Ry...Ryota.- Farfuglia, affrettandosi ad infilare i guanti -Ti sembra il modo di...-

-Tsubaki.- Dico, atono -Fammi vedere le braccia.-

-No.- Mormora, nascondendole dietro la schiena.

-Ho visto tutto. Forza, fammi vedere.-

-No! Smettila!- Esclama, sul punto di piangere. La immobilizzo e tiro avanti le sue braccia, ancora per metà scoperte...e li vedo. Decine e decide di segni: Lividi, graffi, impressioni lasciate da dita e unghie.

-Chi cazzo è stato?- Sibilo -Tsubaki, non dirmi che...-

-Mi...mi sono fatta male da sola. Una caduta. Ryo, dai...-

-Non prendermi per il culo!- Sbraito -Conosco bene questi segni, cazzo! Li ho avuti sulla mia pelle per anni e so anche chi è che li ha fatti!- Mollo la presa e mi precipito verso il figlio di puttana che sta in salotto. Tsubaki mi insegue gridando il mio nome.

-PEZZO DI MERDA!- Mi avvento contro il sangue del nostro sangue -Come ti sei permesso di toccare anche lei? Non hai imparato la lezione?!-

Mio padre mi ha picchiato per anni. Sin da quando ero bambino, le botte più forti le ho sempre prese da lui. Dopo essersi trasferito con Tsubaki e sua madre sembrava intenzionato a non ripetere gli errori commessi con me e la mamma, ma a quanto pare la bestia che è non può essere estirpata in nessuno modo. Mi lancio su di lui e tento di lanciargli un pugno; contrariamente a quanto pensassi, non fa niente per fermarmi. Al contrario, Tsubaki si aggrappa dietro la mia schiena con tutto il suo peso e mi spinge all'indietro, afferrandomi il viso tra le mani per farmi ragionare.

-Ryota!- Esclama, in lacrime -Papà non mi ha mai sfiorata nemmeno per errore! I segni che hai visto...sono...- Continua, fra i singhiozzi -Da un po' ti tempo un bullo della mia scuola mi ha costretta ad uscire con lui. Da allora non fa che picchiarmi ogni volta che si arrabbia...e succede spesso, ultimamente troppo. Non volevo...non avevo il coraggio di parlare...ma...adesso che sai...ti prego...non fare del male a nostro padre.-

-Tsubaki, con questo stronzo farò i conti io, ok?- Biascico, sentendomi colpito dalla rivelazione come da uno schiaffo. Mia sorella era nei guai e non me ne sono nemmeno accorto...al contrario di Kota. Lui mi aveva detto che vedeva Tsubaki strana da un po', ma non ho mai dato peso alle sue parole. Ho permesso che facessero del male a mia sorella, come ho potuto essere così superficiale?!

-Scusa.- Farfuglio all'uomo ancora sul pavimento, senza guardarlo -Avrei dovuto capire che non avresti fatto mai del male a Tsubaki. Dopotutto...lei non è la figlia del tuo matrimonio maledetto, la tua grande vergogna, no?- Faccio cenno a Tsu di seguirmi, intendo parlare con lei in luogo in cui non ci sia lui.

-Torno dopo.- Mormora lei mentre usciamo. Sono disgustato dal fatto che abbia sentito cosa sia successo a sua figlia eppure non abbia speso nemmeno una parola.

-Grazie.- Dice con un filo di voce, mentre sto per chiudere la porta -Grazie di occuparti di lei.-

-Questo dovrebbe essere di tua competenza...padre.- Dico, non ricordo da quanto tempo non pronunciavo questa parola. Non lo guardo, ma sono certo di sentirlo sussultare. Nel richiudere la porta alle mie spalle, lo sento abbandonarsi ad un pianto disperato.

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Capitolo 12
*** Io sono vivo ***


-Dobbiamo parlare.- Esordisco, rientrando in casa con Tsu -Credimi, è l'ultima cosa che vorrei fare.- Dico, in risposta allo sguardo perplesso di mio padre -Ma qui si parla del bene di tua figlia, e credo sia il momento che impari cosa vuol dire essere genitori, visto che per te è ancora un mistero.-

-Ryota.- Sospira, passandosi nervosamente una mano nei capelli -Sono consapevole della gravità di quanto è successo. Ma Tsubaki...perché non me ne hai parlato?-

Gli occhi di mia sorella si riempiono di lacrime.

-Ultimamente non ti importava più niente di me! Quando tornavo a casa e ti raccontavo dei bei voti che prendevo non dicevi nulla, ogni volta che qualcosa mi turbava e volevo parlartene evitavi il discorso. Così ho pensato...di tenere il dolore tutto per me.- Singhiozza, stringendosi al mio petto. Alla fine non le ho parlato più della faccenda di Kota, non mi sembrava il caso.

-Ma che cazzate dici?- Sbotto -Sono cose che la famiglia deve riuscire a vedere, a capire senza bisogno di parole. Si può sapere cosa avevi davanti agli occhi per non vedere la sua sofferenza?-

-Mi dispiace.- Replica, pallido in volto.

-Ti dispiace? Sai dire solo questo, eh?- Trattengo l'istinto di lanciarmi di nuovo su di lui -Dopotutto è quello che hai sempre fatto.-

-Ryota, non ti permetto di parlarmi in questo modo. Sono tuo padre e devi portarmi rispetto.-

-Mio padre?- Sputo quella parole come se sapesse di veleno -Per me non lo sei più da tanto tempo. Mi porto il tuo sangue nelle vene come un lutto e se esistesse un modo per cambiare il fatto che hai contribuito alla mia nascita...credimi, lo farei.-

-Ma non puoi cambiare le cose. Sei una parte di me e non puoi ignorarlo.-

-Ti basta avere parte del mio DNA per renderti automaticamente una persona degna di rispetto? Non funziona così. Il rispetto devi guadagnarlo ed il mio lo hai perso.-

-Ryo...- Mormora Tsubaki, ancora in lacrime -Ti prego...perché fai così?-

-Piccina.- Abbozzo un sorriso e cerco di calmarla con una carezza -Sono felice che tu non possa capire come mi sento io.-

-Tu mi devi la vita!- Farnetica l'altro, ignorando la nostra conversazione.

-Non ti devo nulla, se non le cicatrici che mi porto sulla pelle e l'incapacità a riporre fiducia negli altri.-

-Smettila!- Grida, furioso -Devi cambiare questo atteggiamento di merda!-

-Non puoi più dirmi che cosa devo fare, vecchio.- Sibilo, facendo un passo avanti in segno di sfida. Lui fa altrettanto e, come in un deja vu, mi trovo a rivivere una situazione che, prima della separazione dei miei, era all'ordine del giorno.

Un secondo dopo siamo arrivati alle mani. Ci picchiamo senza pensare, sfogando la rabbia repressa in anni di completa indifferenza; ho cercato di evitare questo momento con tutte le mie forze ma, restando più di dieci minuti faccia a faccia con il mio eterno nemico, è diventato impossibile.

-Basta! Smettetela!- Singhiozza Tsu, stavolta non riesce a fermarci per quanto siamo presi dalla violenza. Nonostante sia più vecchio di me è ancora bravo a menare le mani...dopotutto si è allenato per anni su di me e la mamma. Questo pensiero mi fa colpire più forte, nonostante i muscoli mi facciano male per gli eccessivi sforzi che impongo al mio fisico con il karate: sono in vantaggio e sto per colpirlo dritto in faccia quando la madre di Tsubaki, appena rincasata, si precipita davanti al suo uomo, proteggendolo con le braccia spalancate.

Rimango per un lunghissimo istante con il braccio sospeso a mezz'aria, il pugno pronto a scattare. Prendo un respiro, rilasso i muscoli, mi allontano di un passo.

Apro i palmi e li fisso, tremando. Il gesto della donna mi ha riportato alle mente qualcosa che ho a lungo tentato di rimuovere, invano.

Mia madre, che si scagliava in mia difesa quando mio padre rincasava stanco di tutto, sfogando su di me le sue frustrazioni. Il suo gesto di sacrificio e protezione, era identico a quello della madre di Tsubaki.

Con disgusto, mi rendo conto del perché Kota mi ha lasciato, dopo aver cercato con ogni mezzo di distogliermi dal mio proposito di vendetta nei confronti di Masashi.

Non me ne rendevo conto, ma la rabbia mi stava davvero trasformando in un mostro. Osservo la mia immagine riflessa nelle iridi della madre di Tsubaki, ancora a braccia aperte davanti a mio padre...e quel che vedo è disgustosamente simile a lui. Dunque, è così...la violenza mi ha reso simile alla persona che odio.

 

-Pronto?- Tsubaki mi ha appena chiamato. Credo sia la prima volta dopo quello che è successo con il senpai -Tutto bene? Mi fa piacere sentirti.- Dico, ed è la verità.

-Ciao, Kota.- Sussurra -Devo dirti una cosa...-

-Certo, dimmi pure.-

-Eh....è successo un casino con mio fratello.-

-Mh...cioè?-

-In pratica...oddio, è così lungo da spiegare. Non è che possiamo vederci di persona?-

-Va benissimo per me. Non preoccuparti, ci vediamo quando vuoi.-

Ci diamo appuntamento tra mezz'ora in un bar ed arrivo lì con cinque minuti di anticipo. Il fatto che io ed il senpai ci siamo lasciati non vuol dire che non mi importi più nulla di lui, anzi. Non ho mai smesso di amarlo e sono anche abbastanza preoccupato.

Tsu arriva puntuale come un orologio. Indossa i soliti guanti lunghi ed ha il mascara leggermente sbavato, come se avesse pianto parecchio.

-Ne sono appena successe di tutti i colori!- Esclama, sedendosi al tavolo con me.

-Rilassati e spiegami con calma.- Le poggio una mano sulla spalla e ordino qualcosa di caldo da bere per entrambi. Il cameriere ci scambia per una coppietta in crisi e mi getta un'occhiata compassionevole.

-Ryota mi ha chiamato dicendo che doveva parlarmi. Inizialmente ho cercato di declinare l'invito, ma lui non ha sentito ragioni. Così è salito in camera e mi ha visto con i guanti sfilati.- Mormora, scostando leggermente il tessuto e mostrandomi dei segni...gli stessi che avevo intravisto in ospedale.

-Tsubaki!- Esclamo -Ma questo che vuol dire?-

-Un ragazzo mi ha costretta ad uscire con lui...è un tipo molto violento.-

-Non puoi assolutamente permettere una cosa del genere, cazzo!- Sbraito.

-Il fatto è che dopo averlo scoperto, Ryota se l'è presa con mio padre. Hanno discusso e sono arrivati alla violenza. Mia madre per fortuna è intervenuta ma, subito dopo, lui è uscito come una furia. L'ho seguito e mi ha consigliato di saltare qualche giorno di scuola, finché non andrà ad affrontare il bullo di persona...poi è corso via. L'ho sommerso di telefonate, ma non ha mai risposto.-

-Calmati.- Ripeto -Forse vuole stare un po' da solo. Lasciamolo in pace, quando se la sentirà si farà vivo. Dopotutto, non può mica scomparire per sempre se ti ha promesso che, tra qualche giorno, metterà il tuo aggressore al suo posto.-

-Sì...- Sussurra, mentre rigira il cucchiaino nella bevanda senza sorseggiarla.

Veniamo interrotti da una voce alle nostre spalle.

-Tsu...Tubaki?-
Il nuovo arrivato è un ragazzino che avrà circa la nostra età; ha i capelli scompigliati ed il volto coperto di lentiggini, è davvero molto carino.

-Ehi, ciao Shin.- Lo saluta Tsubaki.

-Non...non volevo disturbarvi. Ti ho vista e ho pensato di salutare.-

-Tranquillo, non ci stai disturbando.-

-Sono un amico di famiglia.- Mi sbrigo a rassicurarlo; si vede lontano un miglio che è stracotto di lei -E stavo giusto andando via.-

-Kota, hai da fare? Ma ci stanno ancora portando i pasticcini.-

-Non importa. Visto che ho già pagato, potete mangiarli voi.-

-Mh...ti farebbe piacere, Shin?-

-Ce...certo.- Mormora, arrossendo.

-Ah. Che stupida, non ho fatto le presentazioni. Kota, lui è Shin...siamo in classe insieme. Shin, lui è Kota, il coinquilino di mio fratello.-

-Molto piacere.- Dico, stringendo vigorosamente le mani del timido Shin.

-Piacere mio.- Balbetta in risposta.

Gli offro la mia sedia e li saluto frettolosamente.

-Spero di avere un'altra occasione per chiacchierare. Arrivederci!- Aggiungo, affrettandomi a lasciarli da soli. Spero proprio che anche Tsu ricambi i suoi sentimenti! Con la coda dell'occhio li osservo per un po', sperando che lei si senta a suo agio; una volta assicuratomi che sia così, torno rapidamente a casa.

 

-Non c'è niente di sbagliato nel modo in cui ti senti.- Sussurra mia madre, carezzandomi i capelli. Davanti a lei non mi sono vergognato di scoppiare in lacrime, dopo averle raccontato tutto quello che è successo negli ultimi mesi. Da quanto tempo non ci vedevamo? Non immaginavo che casa sua fosse così piccola e buia o che lei fosse così invecchiata, nonostante non abbia più di quarant'anni. Ha lasciato la città dopo il divorzio con mio padre e, da allora, i nostri incontri sono stati sempre più sporadici e distanti l'uno dall'altro. Ma in questi anni non ho mai mancato di scriverle, nel tentativo di superare la distanza.

-Ryo, ti chiedo scusa.-

-Non devi.-

-Invece sì.- Mormora. Non piange mai, lei...è sempre stata il mio pilastro, la mia difesa, non può permettersi il lusso delle lacrime -Se avessi avuto una famiglia vera...non saresti così confuso, così impacciato con gli altri.-

-Tu sei la mia famiglia.- Sussurro, stringendomi a lei -E non mi hai mai fatto mancare nulla. Se sono così...è soltanto colpa mia.-

-No, Ryo...non è così. Non hai avuto un esempio da seguire. Sei diventato grande molto in fretta e praticamente da solo. Hai conosciuto presto il lato peggiore delle persone...non è colpa tua se hai cercato di difenderti costruendoti un guscio.-

-Ma in questo modo...sono diventato un mostro! Ho perso la persona che amo!-

-Se questo Kotaru è tanto straordinario da aver preso il cuore di mio figlio...allora sono certa che capirà. Se ne parlerete e chiarirete ogni cosa, riuscirà a guardare oltre e a capire che non sei la tua violenza.-

-Ma io...l'ho messo in pericolo. E poi...-

-Mostra chi sei.- Dice, alzandosi dalla poltrona e servendomi un the caldo -Non ti sto dicendo di distruggere il tuo guscio...ti sto dicendo soltanto di aprire uno spiraglio per Kotaru.-

Sospiro e mi asciugo le lacrime -E per Tsubaki? Come farò ad aiutarla nella sua situazione?-

-La violenza porterà solo altra violenza. Sono sicura che esistono altri mezzi per aiutare quella povera ragazza.-

Senza attendere la mia risposta mi stringe tra le braccia. Usando chissà quale istinto, ha capito che era la cosa di cui avevo più bisogno.

 

-Ti sei divertito con noi?- Chiede Masashi; stasera ho accettato il suo invito al karaoke, con i suoi amici. Devo dire che ne sentivo quasi la necessità; ero preoccupato per Ryota e dovevo distrarmi per non cadere nella tentazione di cercarlo. Non nego di aver scritto a Tsubaki per chiederle notizie...mi ha risposto poco fa, dicendomi di averlo sentito al cellulare. A quanto pare, era andato a trovare sua madre fuori città.

-Eh? Sì.- Farfuglio, scacciando quei pensieri -Grazie di avermi invitato.-

-Allora?-

-Cosa?-

-Sono riuscito a farti sorridere?-

Non posso mentire e, nonostante la serata sia stata divertente, non è bastata a restituirmi la serenità.

-Quasi.- Rispondo.

-Be'...è un inizio.- Sospira e prendiamo il bus; voleva accompagnarmi a casa in auto, ma ho gentilmente rifiutato per il solito motivo. A bordo c'è anche il senpai Ryota, addormentato con la testa contro il finestrino...mi si stringe il cuore. Deve aver affrontato un lungo viaggio; Masashi non sembra aver fatto caso alla sua presenza.

“Se continua a dormire rischia di arrivare al capolinea.” Penso; deve scendere alla fermata successiva alla mia...lo controllo per assicurarmi che si svegli in tempo, rispondendo alle chiacchiere di Masashi con fugaci monosillabi. A un certo punto si rende conto che sono distratto e che continuo a gettare uno sguardo alle mie spalle.

-Ma...quello è Ryota.- Dice -Sbaglio o tra poco deve scendere?-

-Credo di sì.-

-Andiamo a svegliarlo.-

-No...meglio che vai solo tu.-

-Non vuoi farti vedere con me?- Chiede, soffocando una risata -Dai, glielo spieghiamo che siamo usciti in comitiva.-

-Non è per questo.- Sibilo, mordicchiandomi il labbro -Solo che...-

-Ryota!- Esclama, salutando a palmo aperto il senpai -Non vorrei disturbarti, ma tra poco arriva la tua fermata!-

-Mh...- Ryo si stropiccia gli occhi e rimane bloccato a metà di uno sbadiglio, vedendomi seduto sull'autobus accanto a Masashi.

-Stavi per saltarla.- Spiega il mio accompagnatore, affabile come sempre -Ma Kota se n'è accorto. Dovresti ringraziarlo.-

-Grazie...Oda.- Biascica, rivolgendosi a me con improvvisa formalità. Nonostante la sua espressione ed il tono della voce non lascino trapelare alcuna emozione, nei suoi occhi leggo un odio bruciante.

Non dico nulla e mi affretto a scendere, con Masashi alle calcagna.

-Ci vediamo a scuola!- Dice, senza aspettare la risposta del senpai.

-Non mi sembra che fosse molto riconoscente.-

-Ehi, scherzi?- Sbuffa -Senza di noi sarebbe tornato a casa a notte fonda.-

Sollevo le spalle, cercando di fingere che non mi importi.

-Ti amo.- Sussurra Masashi alle mie spalle, quando mi volto per tornare a casa -Ti amo e i tuoi sentimenti per un altro non possono cambiare le cose.-

-Mi dispiace.- Biascico, non sapendo che altro dire.

-Perché non ci provi?-

-A fare cosa?-

-Dici che non vuoi tornare con Ryota, anche se lo ami.-

-Sì.-

-In questo caso, perché non provi a metterlo da parte?-

-Ci sto già provando.-

-Non ci stai provando abbastanza.- Dice, con voce incrinata -Baciami. Baciami, Kota. Non sarò io a farlo, voglio che lo faccia tu. Baciami, e dimmi che cosa senti. Dimmi se durante il nostro bacio continui a pensare a Ryota.-

-Non posso farlo. Sarebbe una presa in giro.-

-Kota, se non vuoi stare con lui, vuol dire che prima o poi starai con qualcun altro. Perché non posso essere io?-

-Perché adesso non voglio stare con nessuno.-

-Quindi un giorno potresti cambiare idea?-

-Forse.-

-Mi basta. Per il momento, mi basta.- Sorride impacciato e si china ad abbracciarmi.

In questo momento non so se sia la stanchezza, la confusione, la sofferenza...ma un attimo dopo sto appoggiando leggermente le mie labbra su quelle di Masashi, baciandole appena e tirandomi immediatamente indietro.

-Ti amo.- Ripete, stavolta è lui a baciare me, sempre con la stessa leggerezza -Ti amo, e continuerò a dirtelo fin quando non lo capirai.-

Quelle due parole mi seguono mentre entro in casa, senza farfalle nello stomaco, ma con il battito cardiaco accelerato e una sensazione che non riesco a decifrare. L'amore di Masashi, così trasparente ed ostentato, sta finendo per contagiarmi.

 

Il viso di quel pezzo di merda struscia contro l'asfalto, schiacciato dal mio piede. Non mi sarei mai creduto possibile di una simile brutalità, eppure è ciò che sto facendo. Il peggio, è che mi fa sentire bene.

Cos'è che aveva detto mia madre? La violenza porta solo altra violenza? Be', potrà anche essere così ma, in questo momento, non potrebbe interessarmi di meno.

-Lascia...mi!- Biascica impotente il bullo, ex aguzzino di mia sorella -Ti...prego...mi ucciderai!-

-Che c'è? Non è più divertente quando lo fanno a te? EH?- Grido, tirandolo fuori da quell'apnea di sofferenza solo per sferrargli una miriade di pugni, provocandogli un' epistassi. Man mano che il suo sangue mi sporca le mani, un ghigno si allarga sul mio viso.

La verità è che la rabbia che sto riversando su questa feccia non è dettata solo da ciò che ha fatto a Tsubaki. Su di lui sto sfogando tutte le mie frustrazioni, inclusa quella provata nel vedere Kotaru e Masashi insieme, di notte, diretti a casa sua. Rinnovare quell'immagine basta a darmi la forza di continuare in quel climax di violenza inaudita.

-Crepa, figlio di puttana!- Dico, Afferrandolo di peso e scagliandolo contro il muro. Mi fermo un secondo prima che possa davvero scapparci il morto.

-Aiut...o.-

-Non ti aiuterò. Ma stai lontano da Tsubaki, altrimenti verrò a darti il resto. E non sarò altrettanto gentile.- Sibilo, voltando le spalle e precipitandomi a casa. Man mano che mi allontano mi rendo conto di star tremando e di sentire sulle spalle il peso di quello che ho fatto. Che mi sta succedendo? Sono realmente diventato un mostro?!

 

-Ryota.- Mi saluta Masashi. Stringo i pugni sotto il banco...non dirò nulla. Non gli farò nulla...io non sono la mia violenza. Quando ho picchiato l'ex di Tsubaki l'ho fatto senza lucidità, non ero in me. Non posso e non voglio credere di essere quella persona. Non farò mai più del male a un altro essere umano, quella era l'ultima volta...devo farlo per mia madre...per Tsubaki...per Kota.

-Ciao.- Rispondo, impegnandomi a scarabocchiare. Faccio un ritratto di Haku, con un collare rosso; anche se Masashi lo vedrà, non potrà certo ricondurlo a Kota, no?

-Ma questo e Haku!-

Sussulto -Mh? Be', è un akita.-

-Non uno qualsiasi, è l' akita di Kotaru.-

-Hai visto qualche foto?-

-No, ci ho giocato ieri pomeriggio!- Dice, ridacchiando -In realtà non era molto socievole, ma dopo un po' si è fatto accarezzare.-

-E come avresti fatto a giocarci?- Lo punzecchio, irritato da questa menzogna -Il cane di Kotaru è rimasto a casa dei suoi.-

-Da quando vive da solo è passato a riprenderlo.- Puntualizza. Un brivido di rabbia e disgusto mi percorre la schiena. Cosa cazzo ci facevi a casa del mio uomo?

-Bene.- Replico, scacciando brutalmente l'immagine di loro due da soli, in casa. Kota è fragile e Masashi non è certo terrorizzato dal contatto umano.

-Ho bisogno di parlarti.-

-Non credo di essere la persona adatta.- Lo liquido.

-E invece posso parlare solo con te...ti prego. Sei stata una persona importante per Kota e lo conosci sicuramente meglio di me. Ora...lui non mi ha raccontato del motivo della vostra rottura, ma su una cosa è stato chiarissimo. Non intende tornare con te.-

-E tu, da bravo avvoltoio, ne stai approfittando. Quindi? Vieni al punto.-

-Non sono quel tipo di persona!- Esclama, con fare teatrale -Ovviamente sono dispiaciuto per quanto è successo, ma tengo troppo a lui e voglio vederlo felice. Per questo l'altro giorno l'ho invitato ad un'uscita di gruppo con dei miei amici.-

-Ok.- Mi volto e continuo a disegnare -Tutto qui? In bocca al lupo, allora.-

-Non...Ryota.- Sospira -Il fatto è che la sera stessa lui mi ha baciato.-

Lo stesso brivido di prima, stavolta più intenso. Ma no...sta sicuramente mentendo. Vuole provocarmi, in modo da istigarmi e mettermi in cattiva luce con lui. Non può essere altrimenti.

-Kota non bacia la gente dopo un appuntamento. Non è così superficiale.-

-Eppure lo ha fatto. Senti, io sono sempre stato molto chiaro nei miei sentimenti. Non ho mai fatto il misterioso.-

-Fin troppo chiaro.- Vomito, trattenendo il desiderio di prenderlo a pugni.

-Questo evidentemente ha rassicurato Kota. In fin dei conti chi è fragile ha bisogno di una persona forte a cui appoggiarsi. Ora, io voglio essere questa persona...e credo che anche lui lo voglia. Quello che voglio dirti è...ormai il vostro è un capitolo chiuso, ma sono certo che ancora gli vuoi bene. Quindi, per la sua felicità...puoi aiutarmi a farlo sentire meglio?-

-Cosa vuoi che faccia?- Impallidisco -Pretendi che ti aiuti a trombare il mio ragazzo?- Dico, mentre una furia mi monta in corpo.

-Ryota!- Replica, scioccato -Qui non si sta parlando di niente di simile! E poi, per essere precisi, non è più il tuo ragazzo. Sta cercando di dimenticarti e dopo un po' di tempo credo sia ora che tu la smetta di mettergli i bastoni tra le ruote.-

-Senti.- Sospiro per mandare via la collera -Per quanto tu cerchi di rendere poetica la situazione, mi dispiace, ma non ci riuscirai; è grottesca, proprio come lo sei tu.-

-Tu non lo ami.- Afferma, sprezzante -Ami l'idea di lui. Non puoi accettare di perderlo, per questo ti comporti così. Ma prima accetti i fatti, Ryota, e meglio sarà. Intanto mi ha già baciato. Io continuerò a fargli da ancora di salvezza, ogni giorno. Magari non accadrà subito. Ma tra una settimana, o un mese...Kotaru ti avrà rimosso completamente dalla tua vita. Ti suggerisco di fare lo stesso.-

Sto per menarlo ma, per sua fortuna, si precipita al suo posto. L'insegnante è appena arrivato.

 

Le settimane successive sembrano susseguirsi tutte uguali, scandite d alla presenza asfissiante di Masashi che, con una puntualità svizzera, mi tormenta ogni mattino. La sua è una tortura velata, al punto che qualcun altro potrebbe anche non capirlo. Fa l'amico, finge di chiedermi consigli ma, in linea pratica, non fa che parlarmi di quanto si avvicini a far breccia nel cuore di Kota, di quanto spesso si sono baciati, di come sia morbida la sua pelle quando si accarezzano. La sola idea mi dà la nausea. Una parte di me non vuole credere a quello che racconta; un'altra, di contro, pensa a tutte le volte che li vedo insieme, a volte con Haku. Passeggiano, ridono. Sembrano la conferma alle sue parole e poi...i baci. Non li ho mai visti con i miei occhi, ma non ho il coraggio di prendere Kotaru di petto e chiedergli come stanno le cose, soprattutto perché nemmeno mi saluta.

Sto male. La sua mancanza è più opprimente della presenza di quell'altro e, seppur cerchi con ogni mezzo di impedirlo, mi sto autodistruggendo. Sono stato allontanato dal club di Karate, dopo un incidente durante un allenamento in cui mi sono spinto troppo oltre. Ho fatto eccessivamente male al mio fisico, logorandolo col troppo esercizio...e, quando il mio braccio si è paralizzato sotto gli occhi del sensei, mi ha costretto ad un controllo medico. La diagnosi è stata chiara, i miei muscoli sono danneggiati irrimediabilmente. Non potrò più praticare sport.

Gli arti sono indolenziti praticamente in ogni momento della giornata; scrivo a fatica e ho dovuto smettere di disegnare, rimandando il mio passatempo a quando il mio corpo di sarà ripreso al punto da consentirmi le attività più leggere. Non so quando accadrà; il mio unico conforto è immergermi nella sciarpa rosso Kota, come farei in un suo abbraccio, e ascoltare in cuffie le canzoni che una volta ascoltavamo insieme. La mia media scolastica non è calata. Non potendo fare nulla, mi dedico allo studio. Le cose non vanno bene nemmeno al lavoro. Mi sono preso svariati rimproveri per quanti piatti ho rotto a causa delle mie braccia deboli e per il mio carattere improvvisamente intrattabile, che mi porta a litigare con gli altri dello staff. L'unica cosa che ancora mi permette di non perdere il posto è la mancanza di personale, grazie alla quale per il momento non mi manderanno via.

Qualche volta il mio turno e quello di Kotaru si sono accavallati. Io al lavabo, lui in cucina. Ho osservato in silenzio le sue mani sottili che si ferivano mentre affettava e puliva le verdure. Ho ripensato a quando baciavo quelle dita incerottate, a quando lui massaggiava le mie; ho nascosto molte lacrime ed ho sempre distolto lo sguardo in tempo per non lasciarmi andare al pianto. Dopotutto, il nostro è un capitolo chiuso...o almeno, questo è quello che mi è stato detto.

 

-Credi che si fiderà mai di me?-

-Poco alla volta. Haku è fatto così, è fedele soltanto al suo padrone. Con gli altri ha bisogno di tempo.-

Il mio interlocutore sorride e si china ad accarezzare il cane che, ancora una volta, si ritrae. Haku non ha molta simpatia per lui, ha sempre rifiutato i bocconcini che gli porgeva e le sue coccole. Dal canto suo, Masashi sembra disposto a qualsiasi cosa pur di entrare nelle grazie del mio cane.

-Ti va di andare a bere qualcosa?-

-Come preferisci.- Dico, gettando un'occhiata all'ora. Più tardi devo lavorare -Ma non posso far tardi, ho il lavoro.-

-Stai tranquillo, ti accompagno al ristorante in tempo, lo giuro.-

-Allora porto Haku a casa e andiamo.-

-No, dai! Passo a prendere qualcosa di buono al supermercato e poi andiamo da te, se ti fa piacere. Ti inviterei da me, ma è lontanuccio.-

-Va bene, l'importante è non tardare al lavoro.-

Continuiamo a passeggiare; non sono capace di descrivere il mio rapporto con Masashi. Probabilmente, se dovessi usare una definizione, sarebbe quella di “anestetico”. Il tempo trascorso con lui mi fa provare la stessa sensazione di un farmaco che entra in circolo; non guarisce la ferita ma, almeno, dà sollievo.

-Ti amo, Kota.-

Non rispondo. Ormai ci sono abituato per quanto spesso me lo ha detto.

Con Ryota era diverso, le manifestazioni di questo tipo erano rare, preziose. Con Masashi invece sono praticamente in svendita. Tuttavia in questo momento non posso negare che mi faccia piacere...fa parte dell'effetto dell'anestetico, no?

Si china a baciarmi, prendendosi la libertà di toccarmi un po' ovunque, fregandosene se siamo in pubblico. Mi ritiro imbarazzato e la mia reazione improvvisa insospettisce Haku, che inizia a ringhiare contro il mio accompagnatore.

-Buono.- Dico, imponendogli la mia autorità -Va tutto bene.-

Haku uggiola e si siede; lo premio con un biscottino.

-Niente da fare, proprio non gli piaccio.-

Sollevo le spalle, non trovando nulla da replicare. Ci dirigiamo a casa con un sacchetto di dolci e bevande frizzanti...e ricordo che ancora conservo la lattina che mi ha offerto Ryota mesi fa, praticamente intatta. L'ho riposta in una tasca interna della mia valigia e da lì non l'ho spostata né tantomeno aperta...è il ricordo del mio primo pranzo con il senpai. Una lacrima mi riga la guancia a quel pensiero nostalgico ma immediatamente la asciugo, mandando giù un paio di sorsi di aranciata per nascondere il mio stato d'animo.

Le mie labbra vengono invase dal sapore della bevanda che sta bevendo Masashi, ma ancora una volta, non respingo il bacio.

-Kota...sono stanco di restare nel limbo.-

Gli getto uno sguardo interrogativo.

-Anche se non rifiuti i miei baci, usciamo ancora da amici. Se tu non fossi praticamente uno zombie baciarti sarebbe sicuramente più gradevole, ma...il punto è questo. Devi prendere una decisione...non mi piace uscire con un ragazzo senza avere una relazione seria. In te cerco qualcosa di più, mi spiego?-

-Non posso darti quello che vuoi.- Dico, atono, recitando un monologo che so a memoria.

-Puoi e vuoi.- Sibila, riprendendo di colpo l'atteggiamento che aveva agli inizi, da stalker psicopatico. Mi blocca i polsi e inizia a coprirmi di baci sul collo, a sbottonarmi la camicia.

-Lasciami stare.- Dico, sempre inespressivo, senza guardarlo -Farò tardi al lavoro.-

-Ti ho promesso che non farai tardi. Lasciami fare.- Replica.

Un secondo dopo, mi trascina in camera da letto.

 

Sfoglio pigramente le pagine del libro, ripassando prima dell'interrogazione. Il turno di ieri sera è stato molto pesante e per tutta la serata non ho smesso di osservare Kota in cucina, quasi nella speranza che ricambiasse la mia occhiata. Non so se siano stati i miei occhi a tradirmi ma, ad un certo punto, mi è sembrato che se ne sia accorto e che abbia abbozzato un tenero sorriso. Non avevo voglia di indagare per scoprire se fosse accaduto davvero o meno ma, per tutta la serata, quel pensiero ha dato sollievo al mio corpo stanco, permettendomi di lavorare meglio.

La giornata di oggi invece è iniziata con il piede sbagliato (come sempre), con Masashi che, da bravo rompicoglioni seriale, mi ha salutato di buonumore e si è subito piazzato accanto al mio banco.

-Ryota! Come stai, carissimo?-

-Stavo meglio prima di vederti.- Dico, tagliente. Ormai non mi interessa più recitare la parte della persona cordiale, non dopo che saranno passati mesi da quando ha iniziato ad importunarmi quotidianamente. Adesso ne ho seriamente le palle piene.

-Sei sempre scorbutico con me. Non lo merito.-

Non rispondo e cerco di ignorarlo.

-Comunque...non mi chiedi perché sono così felice?-

-No, perché non mi interessa.-

-Be', io dico che dovrebbe.-

Sollevo un sopracciglio -E perché mai?-

-Perché ieri mi sono fatto Kota.-

Se gli sguardi potessero uccidere, quello che gli ho rivolto in questo momento lo avrebbe appena spedito all'altro mondo. Ma se i miei occhi non potranno farlo, allora ci penseranno le mie mani.

-Cos'è che hai fatto...eh?- Sibilo; il mio corpo viene investito da un tremore e mi sento investire da un primordiale istinto di violenza che avevo promesso di accantonare per sempre. Ma non posso più.

A farmi sentire in questo modo non è il pensiero che Kota possa amare un altro, che possa avermi definitivamente rimosso, che si sia ricostruito una vita. Quello che mi logora e mi sta lentamente trasformando in un potenziale assassino è il modo in cui Masashi ne ha parlato. No, lui non ha fatto l'amore con Kota. Lui se l'è fatto, è così che funziona per lui. Questo è qualcosa che non sono capace di ignorare.

Non dico niente. Non lo minaccio, non lo avviso...tutto ciò che faccio è agire, ignorando le grida atterrite dei compagni. Mi avvento su Masashi con una furia ed una violenza che avevo covato e riservato appositamente per lui.

Sono debole, ma non al punto da poter perdere contro qualcuno che non si è mai allenato. Lo colpisco con il preciso intento di fare più male che posso, e non mi fermo davanti al suo sangue che mi sporca la divisa né al suo grido di dolore quando credo di avergli fatto saltare un dente. Mentre lo aggredisco brutalmente, scacciando come un animale imbizzarrito chiunque cerchi di separarci, mi sembra quasi di sentire le parole di mia madre. Non voglio ascoltarla. Non voglio fermarmi.

-Basta!- Grida l'insegnante, seguito da alcuni miei ex compagni di karate che, forti delle loro condizioni migliori delle mie, mi strappano via da Masashi, o quel che ne resta.

Non l'ho ammazzato, non ho avuto questo piacere. Mi sono limitato a spaccargli il naso e forse un dente, anche se potendo avrei fatto molto di peggio. Può prendersi Kota, se gli va, ma non può permettersi di parlarne come se fosse un oggetto sessuale.

Ignoro le ramanzine del professore e del preside. Sono costernati, stupiti di un comportamento simile proprio da me, il loro alunno brillante, l'esempio per le matricole. Mi dicono che ho macchiato una carriera scolastica brillante, ma che ne terranno conto e che per questo mi daranno soltanto una settimana di sospensione.

-Ok.- Replico, indifferente. Che importanza ha la scuola, il diploma, la carriera...? Ho perso Kota. Per quanto mi riguarda, far del male a Masashi era l'unica cosa che potevo fare per avere ancora una specie di scopo.

-Non sarai bocciato.- Dice il preside, sospirando -Tutto quello che ti chiedo è di meditare su quello che hai fatto. Ormai sei un adulto e fuori dalla scuola non avrai la protezione e la comprensione che abbiamo noi. Se farai un pasticcio simile, un giorno, potresti finire ad essere punito da una corte molto più severa. Sai che significa, vero?-

-Lo so. Mi dispiace.- Mento. Qualsiasi cosa, purché mi lascino andare a casa.

Lascio l'ufficio con le mani ancora leggermente insanguinate e mi avvolgo nella sciarpa da cui non mi sono mai separato in questi lunghi mesi di completa solitudine, tentando di non pensare all'immagine di Masashi che “si fa” Kota. Vorrei lasciarmi andare al pianto, come ho fatto tra le braccia di mia madre, ma non posso. Non potrei nemmeno se la raggiungessi; in una circostanza del genere, nemmeno lei potrebbe essere dalla mia parte.

Cercherò di utilizzare al meglio questa settimana di sospensione. Anche se non ho più uno scopo, devo pur sempre sopravvivere...e non intendo guadagnarmi il pane fianco a fianco con Kota. Dimenticarlo è la soluzione più indolore e, per cominciare, devo trovare un altro lavoro. Mi licenzio e cerco annunci, chiedo in giro, qualsiasi lavoro part time andrà bene; anche se non trovo nulla, per il momento, ho abbastanza da parte da potermi permettere di cercare ancora per qualche mese. Spendo pochissimo per mangiare e la maggior parte dei miei risparmi se ne va in sigarette...quando Kota viveva qui avevo perso il vizio ma, ultimamente, ne sentivo quasi la necessità. Fumo e sembra che viva soltanto di quello, per quanto poco mi nutro.

Sono al quarto giorno di sospensione. Mi guardo in giro e sono sommerso da abiti sporchi e non riposti, avanzi di cene, mozziconi di sigaretta. L'aria è talmente viziata che mi sembra quasi di vivere in una camera a gas e apro appena la finestra per respirare quando uno scampanellio improvviso turba l'ordinato caos in cui ormai mi sono abituato a vivere. Fingerò di non essere in casa.

-Senpai?-

Quella voce.

Credevo di aver dimenticato quel tono, ma mi rendo conto che non sarà mai possibile, non dopo l'intensità con cui ho desiderato ascoltarlo di nuovo durante una lontananza così dolorosa. Apro la porta debolmente e noto gli occhi di Kota che impiegano qualche secondo ad abituarsi alla penombra del mio appartamento. Borbotto qualche scusa, precipitandomi a spalancare tutte le finestre per gettare via la nube di fumo che ha invaso ogni angolo.

-Ciao.- Riesco finalmente a dire, senza girarmi a guardarlo. Temo la durezza delle sue parole. Temo quello che succederà...ma, al tempo stesso, l'ho atteso così tanto che non importa quanto mi tratterà male, non importa cosa mi dirà. Sono pronto a tutto.

-L'insegnante voleva mandarti degli appunti, in modo che non perdessi tempo.- Mormora, piazzando dei libri sul tavolo e tossendo appena per il fumo -Ma nessuno dei tuoi compagni voleva portarteli.-

-Non posso biasimarli.- Sussurro -Ai loro occhi...ai vostri occhi, io sono un mostro. Non è così?-

-Ryo.- Sentirmi chiamare per nome mi fa rimbalzare il cuore nel petto. Era una sensazione di cui avevo dimenticato l'impatto -Ryo, perchè?-

Un istante dopo compare alle mie spalle e mi stringe, quasi a volermi far scomparire nel suo minuscolo abbraccio. Le sue mani raggiungono le mie e vi si intrecciano; il suono dei suoi singhiozzi mi contagia e, in breve, siamo entrambi in lacrime, stretti, senza riuscire a dire altro. Il suo tocco, seppure inaspettato, non mi ha in nessun modo infastidito.

-Ryo.- Ripete Kota, parandosi davanti a me e asciugando le sue lacrime col dorso della mia mano, ancora stretta nella sua, piccola e coperta di cerotti -Perché vuoi obbligare le tue mani a fare del male?-

-Io...ti chiedo scusa per quello che ho fatto a...-

-No.- Mi zittisce, senza mollare la presa -Credevo che allontanandomi da te, liberandoti dalla mia ossessione, tu lasciassi perdere la violenza. Invece...ho ottenuto l'effetto contrario. Avevi bisogno di me più che mai, e non sono stato capace di capirlo!-

-Kota.- Mormoro, soffocando l'ennesima lacrima -Tu non hai...-

-Prometti.- Dice, guardandomi dritto negli occhi -Prometti che userai queste mani solo per accarezzarmi. Promettimi che non si sporcheranno più di sangue.-

-Sì.- Biascico, piangendo apertamente e senza più vergogna -Te lo prometto. Kota, io non...io non sono la mia violenza!-

-Basta.- Sussurra -Mi spiegherai tutto dopo. Lo so...ti conosco. So chi sei davvero.-

-Kota. Mi...mi ami ancora?-

-Sempre.- Replica, stupendomi per la fermezza con cui lo ha detto, senza riflettere. Pensavo che non l'avrei più fatto ma sto sorridendo, un sorriso debole, ma forse il più sincero che abbia mai fatto; mi sento fuori dal mondo mentre contemplo il viso della persona che amo così vicino al mio, dopo tanto tempo di lontananza, di attesa, di desiderio.

-Non lasciarmi andare.- Dico con un fil di voce, arrischiandomi ad avvicinarmi ancora un po' di più -Ti amo, Kota.-

Siamo così vicini che sento il suo respiro, la sua voce sussurrarmi -Ti amo, Ryo.- In risposta. Lo bacio dolcemente, assaggiando le sue labbra; mi sento come un assetato che trova un' oasi nel deserto.

Credevo di aver perduto ogni volontà di vivere eppure, tra le braccia di Kota, sento avvampare una fiamma che credevo estinta, sento crescere un forte desiderio di vivere, di vivere per lui.

Qui, adesso, insieme a te...io sono vivo.

*Nota: Grazie per essere arrivati fino alla fine di questo capitolo che è...enorme! Dodici pagine di Word quando, mediamente, gli altri sono lunghi dalle otto alle dieci pagine! Il fatto è che l'ho scritto nell'arco di una settimana, poco per volta a causa dell'uni ToT e quindi ha coperto parecchie situazioni. Spero non sia noioso e sia stato capace di emozionare come avrei voluto >.< Al prossimo capitolo :3 (che nooon sarà l'ultimo. Dovrete sopportare Kota e Ryo ancora per un po' u.u) Ciaaaao! :D

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Capitolo 13
*** "La violenza porta solo altra violenza" ***


Masashi è completamente nudo davanti a me. In un altro momento, probabilmente, un'immagine del genere mi sarebbe piaciuta; nonostante le mie esperienze sessuali siano prossime allo zero, fatta eccezione per i delicati approcci con Ryota, al vecchio Kotaru avrebbe fatto piacere sentirsi svestire dalle mani esperte di un ragazzo così bello e affascinante.

Ma le cose sono cambiate e io non sono più l'adolescente di qualche mese fa. Il lavoro, l'indipendenza e la relazione col senpai Ryota hanno contribuito a dare una spinta alla mia maturità. Sono consapevole di non amare Masashi. Sono consapevole di non avere la minima intenzione di andare a letto con lui. Eppure, molto probabilmente, è proprio quello che succederà.

-Ti amo.- Sussurra, inebriandosi del mio profumo e baciandomi la pelle, man mano che la spoglia -Non puoi minimamente immaginare come mi senta in questo momento.-

Sospiro e poggio la testa sul cuscino, guardando alla mia destra. Se proprio ne ha tanta voglia che faccia pure, per me cosa cambia se sarà stasera o tra due anni? Nulla...nulla cambierà. Sono destinato a vivere senza amore, senza Ryo.

-Kota...- Dice, irrigidendosi e fermandosi un istante prima di poggiarsi sul mio corpo, ormai spogliato del tutto -...Perché non reagisci? Le mie premure non ti fanno alcun effetto?-

Non cambio posizione. Resto con la guancia premuta contro il cuscino, in silenzio.

-Continua.- Mugugno appena, atono.

-No...non posso farlo. Non posso fare l'amore con un manichino.- Dice, infilandosi i pantaloni con fare disgustato -Non sono uno stupratore.-

-Mi dispiace.- Replico, coprendomi con il lenzuolo ed evitando il suo sguardo.

-Anche a me.- Sospira, indossa anche il cappotto ed esce di casa senza aggiungere altro. Una parte di me è devastata da quello che è appena successo; è come una doccia gelida, uno schiaffo da parte della realtà, che mi ha urlato a gran voce che non importa quanto mi impegnerò. Non potrò mai amare nessun altro.

L'altra parte di me è sollevata. In un angolo nascosto di me, questa conferma era tutto quello di cui avevo bisogno.

-Cosa posso fare, Haku?- Sospiro, stringendo a me il corpo caldo del mio akita -Io non ce la faccio a vivere così.- La lingua umida mi lambisce il viso, quasi a volermi consolare. Abbozzo un sorriso e ripenso a Ryota. Desidero scrivergli, desidero andare da lui, ma il ricordo di come sono andate le cose tra noi brucia come una ferita ancora aperta. Mi preparo ad andare al lavoro, non ho intenzione di tardare.

In cucina c'è sempre tanto movimento; non faccio in tempo a mettervi piede che mi sento investire da un collega che porta un enorme sacco di verdure.

-Presto.- Mi intima, passandomi il coltello -Il sottocuoco è a letto con gli orecchioni, per un po' ci toccherà sgobbare anche per lui. Inizia da queste.-

-Cazzo.- Bisbiglio tra me e me, gettando un'occhiata rapida dall'altra parte della stanza. Davanti all'enorme lavabo già pieno di piatti c'è il senpai Ryota, coperto di detersivo ed acqua; come ad ogni turno di lavoro lo evito il più possibile, ma non posso sopprimere le farfalle nel mio stomaco. Mi sorprendo a guardarlo di nascosto mentre lavora e, come sempre, percepisco il suo sguardo su di me. Lavoro distrattamente e come al solito le mie mani si coprono di tagli, ma non riesco a smettere di farlo. Mi sembra quasi di sorvegliarlo, di controllare che le cose gli vadano per il verso giusto. A un certo punto della serata mi volto a guardarlo e, nello stesso istante, anche lui sta guardando me. Mi ritrovo ad immaginare come sarebbero andate le cose stasera se, invece di Masashi, l'uomo nudo sul mio letto fosse stato lui. Molto probabilmente non si sarebbe alzato da lì almeno per tutta la notte. Arrossisco al pensiero e sorrido d'istinto; deve essersene accorto perché la sua espressione muta repentinamente, lasciando trasparire stupore. Un istante dopo è di nuovo chino sul suo lavoro ed io decido di fare altrettanto. Dopo gli parlerò...sì, è proprio quello che ho intenzione di fare; a che pro stare divisi se ciascuno non desidera nulla all'infuori dell'altro? Questa convinzione mi dà forza per tutta la serata, facendomi affrontare con più leggerezza la montagna di lavoro.

-Ti amo, Ryota.- Farfuglio, la mia voce è più flebile di un respiro -Tra poco te lo dirò.- Aggiungo. Ma quando mi volto verso la sua postazione mi accorgo che non c'è più. Probabilmente saremo solo noi in cucina a dover fare gli straordinari.

Mentre torno a casa mi arriva un sms di Masashi. Lo leggo rapidamente prima di cestinarlo.

 

Sono dispiaciuto di come è andata stasera.

Mi sembra di capire che non hai intenzione

di lasciarti il passato alle spalle. In tal caso buona vita.

 

Le sue parole esprimono una grandissima amarezza, ma in fin dei conti credo sia giusto così. Se avessimo continuato a vederci ne avremmo sofferto entrambi...io perché consapevole di star vivendo un'illusione. Lui, perché non avrebbe mai visto il suo amore ricambiato.

 

-Accomodati.- Dico; mi siedo meglio sul divano e cerco di fare spazio anche per Kota, nonostante le mie mani stiano tremando. Sono stato travolto da una marea di sensazioni contrastanti e, in verità, mi sento ancora un po' stordito dai baci che ci siamo scambiati.

-Grazie.- Mormora, sedendosi allo stesso posto dove sedeva sempre quando vivevamo insieme -Perché sei arrivato a tanto?- Chiede, mordicchiandosi il labbro.

Prendo fiato e scelgo con cura le parole da usare.

-Sono successe tantissime cose.- Dico -Ho scoperto che Tsubaki era tormentata da un bullo che l'aveva costretta con la violenza a stare con lui.-

-Me lo ha detto.- Sospira -Mi ha detto anche del fatto che hai parlato con tua madre e che gli hai dato una lezione.-

-Mia madre mi aveva detto che la violenza porta solo altra violenza...ma quando ho visto te e Masashi sull'autobus, diretti a casa tua...non sono più stato capace di controllarmi. Ho sfogato la mia rabbia sull'aguzzino di Tsu, giurando che sarebbe stata l'ultima volta, scegliendo di riversarla tutta nel Karate...soprattutto quando ho scoperto che l'hai baciato.- La mia voce trema appena nel dire questa frase.

-Non ero in me.- Mormora, tenendo gli occhi bassi -Ero come...un ubriaco. Per tutto il tempo, avrei potuto dire e fare cose che non avrei mai fatto in condizioni normali. Se può farti stare meglio, sappi che non ho mai amato Masashi, né mai potrà accadere.-

Non rispondo e continuo il mio monologo -Ma adesso...non potrò più. Mi hanno cacciato via dal club e non potrò più praticare alcun tipo di attività sportiva. I miei muscoli hanno subito danni irreversibili a causa dell'eccessivo allenamento.-

-Ryo...- Sussurra, portandosi una mano sulla bocca -Ma...questo è...-

-Oltre a questo si è aggiunta la rivelazione di Masashi. Dopo quella ho definitivamente perso la ragione...è stato come morire. Che mi importava delle conseguenze? “Mi sono fatto Kota.”- Sputo quella frase con disgusto -Sì, è proprio così che ha detto. Come se tu fossi stato una puttana o peggio, un oggetto.- Stringo i pugni ed il mio corpo trema di rabbia -Puoi pensare tutto quello che vuoi di me. Ma dopo un'affermazione del genere, non sono stato capace di mantenere il controllo.-

-...Cosa?- Lo sguardo di Kota è vacuo. Mi volto a guardarlo e gli prendo una mano.

-Non importa. Io non...non ce l'ho con te. Non importa quel che hai fatto con lui, perché adesso appartiene al passato e...-

-Che cos'è che ha detto?!- Sbraita, levandosi in piedi -Anzi. NO. Non ripetere, perché non ce la faccio nemmeno a sentirlo!- Ruggisce e prende a camminare avanti e indietro, torturandosi una ciocca di capelli.

-Calmati...qual è il problema?-

Kotaru mi racconta, trattenendo a stento la rabbia, di come Masashi abbia tentato di portarlo a letto e di come miseramente abbia fallito. Mi parla della sua scelta di chiarire con me e di sistemare le cose, poco prima che io perdessi la calma e venissi sospeso a causa della mia violenza.

-Sapevo che non era una bellissima persona.- Sibila -Ma parlare di ME come di un oggetto sessuale...non avrei mai pensato qualcosa di simile.-

-Quindi tu e lui non...-

-No, Ryota. Non ho mai fatto niente del genere con nessuno, all'infuori dei preliminari con te.-

-Scusami...- Biascico -Scusami per aver permesso alle sue stronzate di influenzarmi.-

-Non importa.- Dice, sfiorandomi con le dita -Hai agito in quel modo perché era stata insultata la mia dignità e di questo ti ringrazio. Tuttavia, adesso che ci siamo chiariti...forse è il momento di voltare pagina, non credi?-

Annuisco -Ho lasciato il lavoro.-

-Lo so.-

-L'ho fatto perché intendo usare le mie energie per entrare all'accademia di fumetto.-

-Ma è una cosa meravigliosa!- Risponde -Io ti supporterò con ogni mezzo.-

-Grazie.- Dico, baciandogli timidamente la fronte -Mi basta averti al mio fianco.-

-Ho promesso di non lasciarti andare mai più.- Replica -Ed è quello che intendo fare.-


Mi risveglio nel letto di Ryota. Dopo tutto il tempo passato distanti avevo quasi dimenticato quanto fosse confortante e piacevole dormire insieme; le luci del mattino mi ricordano che ho lasciato Haku a casa senza cena e senza colazione.

-Devo andare.- Farfuglio, sono ancora vestito perché ieri sera ci siamo addormentati così, durante i baci e le coccole arretrate da recuperare. Un vantaggio, dal momento che devo correre a casa e poi a scuola.

-Kota...- Mormora, afferrandomi la manica -Resta con me.- I suoi occhi verdi mi si posano addosso ed il suo sorriso, così raro e così ipnotico, mi impedisce di disobbedire.

-Ok, niente scuola.- Dico -Ma almeno lasciami andare da Haku a dargli da mangiare.-

-Poi...tornerai?-

-Tornerò. E vivrò con te, se lo vorrai.-

-Sì.- Biascica nel dormiveglia -Ti amo.-

-Ti amo anche io.- Rispondo; gli bacio velocemente le labbra e corro a casa dove, dopo aver nutrito il cane, inizio anche a preparare i bagagli. Più tardi parlerò con il proprietario per disdire il contratto d'affitto.

Non mi sentivo così vivo e così felice da un'eternità; voglio restare con il senpai, voglio avere cura di lui. Voglio far crescere il nostro legame e, quando se la sentirà, fare finalmente l'amore con lui.

 

-Ma chi abbiamo qui?- Cantileno, mettendomi in ginocchio e sentendomi subito seppellire da una quarantina di Kg di pelo; è la prima volta che incontro Haku, ma credo proprio di piacergli. Lo testimoniano lo scodinzolio incessante e le continue leccate.

-Haku, ti è simpatico Ryota?- Chiede Kotaru, inginocchiandosi e prendendo anche lui la propria dose di coccole canine -Direi di sì.- Sorride.

-Anche lui mi piace. Adoro i cani, specialmente quelli così grandi.-

-Allora, dobbiamo trovargli una sistemazione.- Riflette, cercando un posto in cui sistemare il cuscinone che gli farà da cuccia.

-Possiamo ingegnarci e costruire una cuccia in un angolo del terrazzino.- Propongo, immaginando già il progetto -Ovviamente sarebbe solo una sistemazione estiva. Adesso che fa ancora un po' freddo potrebbe sistemarsi in un angolo del salotto.-

-Mi sembra un'ottima idea.- Replica. Un istante dopo ha già sistemato le sue cose nell'armadio e mi aiuta a fare ordine nel caos di casa mia. Dopo la sospensione stavo praticamente vivendo in un porcile.

-Hai trovato già un impiego?- Chiede, non appena si accorge della massa di giornali sul tavolo, con gli annunci cerchiati in rosso -Fattorino, commesso...be', non sembrano cattive proposte.-

-Sono quasi tutti a tempo pieno, però. Ce n'è uno che mi interessa più degli altri.-

-Mh, cioè?-

-Questo qui.- Dico -Commesso part-time in una fumetteria. Potrebbe essere un buon inizio, soprattutto in vista di quello che intendo fare a livello lavorativo.-

-Sì, in effetti è un primo approccio all'ambiente. Ma sì, credo sia perfetto!-

-Mi presenterò domani al colloquio. Tra questo tipo di impiego e lo studio avrò abbastanza tempo da prepararmi per l'accademia.-

-Ryo, sono così felice! Andrà tutto bene.- Mi conforta, prendendomi le mani -Sono orgoglioso di te.-

-Amore mio.- Mormoro, per poi chinarmi a baciarlo piano -Grazie.-

Sto vivendo la mia rinascita. In questo momento, mi sembra che niente possa più andare storto.

 

Il senpai Ryota è stato assunto come commesso in fumetteria. Il nuovo impiego sembra fargli bene...be', certo. Un conto è passare le serate e parte della notte e consumarsi le mani lavando piatti, un altro è occuparsi di vendita diretta. Piacerebbe anche a me lavorare lì, dopotutto ho anche una certa cultura in merito...ma a causa del personale che scarseggia al ristorante mi stanno pagando più del solito e, vivendo in due con un cane a carico, i soldi non sono mai abbastanza.

Stiamo mettendo un bel gruzzolo da parte. Se tutto va bene, entro un anno o anche meno potremo trasferirci in un appartamento migliore.

-Tsubaki! Ehi, Benvenuta.- Dico, salutandola caldamente -Non hai paura dei cani, vero?-

-No, che idea!- Esclama, lasciando che Haku la annusi da capo a piedi. Due minuti dopo le sta già facendo le feste -Che soffice che sei, Haku!-

-Entra, mi dai una mano a preparare la cena mentre aspettiamo Ryo?-

-Certo, lui dov'è?-

-Ha detto che avrebbe fatto un po' tardi, si è trattenuto a scuola per sistemare delle faccende.-

-Ah...per la sospensione?-

Annuisco -Si sta facendo in quattro per guadagnarsi di nuovo la stima di compagni e insegnanti.-

-In fin dei conti è l'ultimo anno...manca pochissimo al diploma.- Esita prima di chiedermi -E quel Masashi? Che ne è stato di lui?-

-Be', è stato dimesso dall'ospedale un paio di giorni fa ed è tornato a scuola. Mi dispiace per lui ma non me la sento di averci a che fare dopo aver scoperto cosa pensava di me.-

-Cioè?-

-Mh.- Mi mordo la lingua. Ryota non le ha ancora detto nulla! -Lunga storia. Comunque, anche se Ryo ha la sua dose di colpe, c'è da dire che è stato pesantemente e a lungo provocato prima di agire in quel modo.-

-Sì.- Sospira -Comunque, mettiamoci al lavoro.- Dice, indossando un largo sorriso e facendo spazio sul piano da lavoro -Quando Ryota tornerà a casa troverà una cena così gustosa da fargli dimenticare in un attimo tutte le peripezie della giornata.-

Cuciniamo divertendoci come dei matti. Mi ritrovo a pensare che il ragazzo di cui Tsubaki si innamorerà sarà una persona molto fortunata...è dolce, altruista, ma anche simpatica e mai banale. Se la cava abbastanza bene in cucina, sicuramente meglio di me...anche se, dopo tutto il tempo passato a lavorare al ristorante, ho acquisito una certa manualità per induzione.

-Questa zuppa è straordinaria.- Commenta, assaggiandola.

-Mettici anche del tofu a cubetti. Al ristorante fanno così!- Non appena concludo la frase sento la scampanellio della porta; è il senpai. Ha il viso distrutto ma, non appena il suo sguardo si posa su di me, non riesce a trattenersi dal sorridere.

-Che giornata, accidenti.- Sospira -Ehi, Tsu. Buonasera, che bello rivederti in giro per casa!-

-Avevo tanta voglia di passare di nuovo del tempo con voi, adesso che le cose sono di nuovo a posto.-

Si abbracciano e poco dopo siamo a tavola. Mettiamo su anche dei pop corn da mangiare mentre guardiamo un film in DVD; avevo quasi dimenticato quanto fosse confortante una serata di questo tipo.

-Resta a dormire da noi.- Propone Ryo -Il posto c'è.-

-Vero, io potrei dormire sul divano.- Suggerisco.

-Ragazzi, resto più che volentieri, a patto che nessuno dorma sul divano. Vi lascio passare la notte insieme.- Dice, con una strizzatina d'occhio -Per quanto tempo speravate di nascondermelo?-

-Ma di che parli?- Balbetta Ryota.
Tsubaki scoppia in una fragorosa risata -Ehi, anche se non siamo una famiglia tradizionale sei pure sempre mio fratello. Ti conosco, e riesco a leggerti dentro. So che siete una coppia, non siete bravi a nasconderlo...soprattutto tu, fratellone.-

Arrossisco e gioco con Haku in disparte per celare il mio imbarazzo.

-Quindi è...così trasparente?-

-L'amore non puoi nasconderlo.- Commenta la ragazza, continuando a sorridere dolcemente -E sono così felice al pensiero che finalmente anche tu l'abbia trovato.-

-Ero sicuro che avresti capito.- Risponde il senpai, abbracciandola forte.

Dopo aver scrollato la coltre di disagio sotto cui mi ero nascosto, decido di entrare nella conversazione. Tsubaki è bravissima a rimettere tutti a proprio agio e, in men che non si dica, torniamo a chiacchierare piacevolmente.

-Domani ho lezione un'ora dopo. Magari vi accompagno a scuola, prima di andare.- Aggiunge Tsu, mentre sta per chiudere la porta di quella che una volta era stata la mia stanza -Lì vicino vive un mio compagno di classe. Kota, tu lo conosci, è Shin.-

-Ah, certo. Quel ragazzino con le lentiggini.-

Annuisce -Sì, dopo avervi salutati passo a chiamarlo, così avrò compagnia.-

-Se vive così vicino alla nostra scuola come mai frequenta un'altra?- Chiedo, incuriosito.

-Non lo so. Ha frequentato il primo anno da voi, ma dal secondo in poi studia nella mia. Onestamente non gli ho mai chiesto il perchè.-

-Com'è che l'hai conosciuto?-

-Kota.- Dice Ryo, in tono beffardo -Cos'è questo interrogatorio? Sei forse geloso delle amicizie di Tsubaki?-

Rido -No, che idea...era solo per chiacchierare.-

-Be', ci siamo conosciuti un po' di tempo fa. Non c'era lezione da me e così andai in classe di Ryota...mi pare che fossi in terza, vero? Sì, eri in terza, e mi avevi mandato un messaggio dicendo di aver dimenticato il pranzo ed i soldi. Avevi da poco cominciato a lavorare ed eri sempre stanco e distratto.-

-Sì...ricordo.- Replica il senpai -Tu ti sei precipitata a scuola e mi hai portato un panino di un fast food. Era in uno stato terribile, le patatine e la salsa erano sparse per tutta la confezione.-

-Sì...- Ride lei -Perché mentre stavo per portartelo mi sono scontrata con Shin in corridoio. Si è ribaltato e per questo ti è arrivato in quelle condizioni. Lui voleva farsi perdonare offrendomi il suo bento, ma ho gentilmente rifiutato. Comunque non faceva che scusarsi in continuazione e mi chiese in che classe fossi. Gli ho detto che studiavo in un'altra scuola e da allora non ci siamo più visti, fino al secondo anno...quando si è trasferito nel nostro istituto. A ben pensarci, non mi è mai saltato in mente di indagare su questo trasferimento.-

Io e Ryota ci scambiamo uno sguardo d'intesa. Tsubaki deve piacergli proprio parecchio per spingerlo a frequentare una scuola così lontana da casa sua! Se dopo averlo conosciuto di vista parteggiavo per lui, adesso mi sento proprio il suo cheerleader.

-Vieni qui, Kota.- Sussurra il senpai, avvolgendo il mio corpo tra lei sue braccia e baciandomi dolcemente il collo -Stasera fa tanto freddo, non voglio che ti prenda un raffreddore.-

-Shhh...- Mormoro -C'è Tsubaki di là. Potrebbe sentire e pensare chissà cosa.-

-Ok.- Anche se è buio posso sentire che sta sorridendo -Buonanotte, Kota.-

-Buonanotte.- Rispondo, voltandomi per un fugace bacio prima di addormentarmi.

 

-A che ora inizia la lezione?- Chiedo a Tsu, mentre ci avviamo a scuola. Ho ripensato al fatto che si vedrà con un ragazzo, stamattima. Com'è che si chiamava...ah, già, Shin. Devo ammettere che non mi sento molto tranquillo al pensiero che mia sorella abbia un corteggiatore...ma Kota mi ha rassicurato di averlo incontrato e di aver notato che si tratta di un ragazzo molto timido ed impacciato. Forse, data la passata esperienza, è meglio che Tsu abbia a che fare con una persona di questo tipo.

-Tra circa due ore. Farò in tempo a mangiare qualcosa di buono in caffetteria e arrivare persino in anticipo, non preoccuparti. Gli autobus sono sempre puntuali in questa stagione.-

-Bene.- Siamo arrivati al portone; Kota saluta Tsubaki con un cenno e, prima che si volti per andare da Shin, la avvolgo in un fortissimo ed affettuoso abbraccio.

-Buona giornata, piccina.- Dico, carezzandole le guance soffici. Niente da fare, per me resterà sempre una bambina.

-Buona giornata a voi. Ryo, ti vedo apprensivo...non preoccuparti. Ti invio un sms appena arrivo a scuola, ok?-

-Sì, dai.- Sorrido e ci salutiamo definitivamente. Prima di andare in classe saluto Kota con un bacio velocissimo sulle labbra e non mi interessa se gli altri studenti ci vedono; dopo quello che è successo con Masashi sembrano tutti abbastanza spaventati da me e, almeno per la tranquillità di Kotaru, questo è un vantaggio.

Le lezioni proseguono in modo tranquillo; ho recuperato gli appunti persi durante la sospensione e, lentamente, sto acquistando nuovamente il rispetto da parte degli insegnanti. Masashi non ha preso provvedimenti di nessun tipo; l'ho ridotto parecchio male e in tutta onestà mi aspettavo che si vendicasse in qualche modo. Ogni tanto getto uno sguardo al suo banco, da quando è tornato dall'ospedale è ancora più amato e popolare di quanto non fosse già. Forse non se la sente di rovinare la propria reputazione proprio adesso che è praticamente alle stelle.

Durante l'intervallo disegno un coniglietto con la biro rossa, aggiungendo all'ultimo minuto un paio di occhiali identici a quelli di Kota. L'immagine mi fa sorridere; aveva delle cuffiette a forma di coniglio la prima volta che ci siamo incontrati e probabilmente questa caricatura lo irriterà un po'. Non è la prima volta che faccio un disegno per burlarmi di lui e ormai conosco le sue reazioni, sa che se lo prendo in giro non è mai con cattiveria, ma adora stare al gioco.

Gli mostro il mio scarabocchio durante il pranzo; non appena lo vede inizia a piagnucolare e finge di essersela presa, facendomi scoppiare a ridere.

-Non mi somiglia per niente!- Sbotta.

-Che dici? Guarda che mi offendi, stai forse mettendo in dubbio le mie doti artistiche?-

-Non sono io!- Continua a strepitare -Dammi qua, che lo strappo.-

-Se non ti somiglia allora non hai motivo di strapparlo.- Lo stuzzico, sollevando il foglio per tenerlo fuori dalla sua portata -Che c'è non ci arrivi?-

-Uffa! Dai, Ryota, cazzo!- Sbuffa e si solleva sulle punte, ma non riesce comunque a raggiungere il disegno.

Mi abbasso come per porgergli in foglio ma, al contrario, lo metto in tasca e gli schiocco un sonoro bacio sulla punta del naso.

-Torno a lezione. A dopo, coniglietto.-

-Dannazione!- Esclama, rosso come un peperone -Non finisce qui!- Mentre si allontana mi accorgo che sta sorridendo.

Le ore di spiegazione si protraggono più a lungo del previsto. Manca davvero poco al test di ammissione per l'accademia del fumetto e mi sto facendo in quattro per affrontare quello e l'esame finale del diploma. Esco dall'aula esausto, consapevole che trascorrerò il pomeriggio a prepararmi per il test; aspetto Kota di fronte al portone della scuola e, dopo alcuni minuti, un ragazzetto piccolo e col viso coperto di lentiggini compare al mio fianco.

-Ehi tu.- Dice, con un fil di voce. Tossisce e ripete, con un tono che dovrebbe suonare autoritario -Ehi, tu!-

Sorrido leggermente -Dici a me?-

-Sì, dico proprio a te.- Sbotta -Ti ho visto stamattina con Tsubaki. Innanzitutto che razza di uomo sei se ti fai accompagnare a scuola dalla tua ragazza?! Inoltre...è appena uscita da una storia difficile.- Deglutisce e continua a guardarmi con aria di sfida -Io sono debole. Incredibilmente debole, ma sappi che...se la farai soffire, giurò che farò qualsiasi cosa per fartela pagare!- Si zittisce e resta a fissarmi serio serio, stringendo i pugni.

Gli getto un'occhiata stupita prima di scoppiare in una fragorosa risata.

-Cazzo, sei davvero tenero a preoccuparti così per mia sorella.- Dico, nel tentativo di rassicurarlo -Sei un ragazzo molto coraggioso.- Aggiungo.

-Quindi...tu e lei non...-

-Ieri sera ha dormito a casa mia e del mio compagno. Siccome aveva lezione più tardi ha pensato di accompagnarci a scuola, dal momento che è vicina a casa tua. A proposito...vi siete più visti?-

-S...sì.- Balbetta -Siamo andati a fare colazione e poi a scuola.- Dice d'un fiato, mentre le sue guance si colorano di rosso.

-Bene. Buona fortuna, allora.-

Kota arriva di corsa alle nostre spalle.

-Ehi...- Ansima -Scusa il ritardo, l'insegnante non la finiva più di spiegar...ehi! Ciao, Shin.- Lo saluta cortesemente -Che ci fai da queste parti?-

-Io volevo...ehm...-

-Abita qui vicino e voleva farci un saluto. Dopotutto è un caro amico della nostra Tsu.- Spiego, tentando di non metterlo a disagio.

-Ma davvero? Quindi vi conoscete già?-

-Adesso sì.- Replico -Shin, io sono Ryota. Piacere di averti conosciuto.-

-Il piacere è tutto mio.- Mormora -Adesso...vado a casa. Ci...ci vediamo!- Si allontana sorridendo. Le mie parole devono averlo rassicurato.

 

-Tsu?-

-Sì, fratellone?-

-Ho conosciuto Shin, il tuo compagno di classe. Devo ammettere che è proprio una persona simpatica.-

-Lo è!- Risponde -Uno studente brillante, ma mai presuntuoso. Non ha molti amici, ma è gentile e di buon cuore. Gli voglio molto bene.-

-Be', credo che lui ti voglia un po' più che bene.-

-Come?- Increspa le labbra e mette giù le bacchette, guardandomi con aria imbarazzata.

-Allora non l'ho notato solo io.- Dice Kota, ridacchiando.

-Sembra che la mia sorellina abbia uno spasimante. Se è così speciale come dici, perché non provi a dargli una chance?-

Arrossisce violentemente e fa una smorfia.

-N...no! Ma cosa dici...siamo amici da tanto tempo...e poi...- Si nasconde il viso tra le mani -Nooo, non sono assolutamente interessata a lui. Ecco.-

-Be', fai quello che ti senti.- La rassicuro -Ad ogni modo, è pazzo di te. Non eri tu che dicevi che quando l'amore c'è si vede? Ecco, io e Kota lo abbiamo visto.-

Kotaru annuisce, dandomi man forte.

-Mh.- Mugugna e torna ad attaccare i suoi spaghetti di soba -In verità...io non l'ho mai visto in quel senso.- Riesce a dire infine, chiudendo definitivamente il discorso.

Nelle settimane successive vengo completamente sepolto dai miei impegni e finalmente arriva il giorno del diploma. Non partecipo alla cerimonia, non ho voglia di sentire gli sguardi pungenti dei compagni e i loro giudizi...ciò che conta è essere finalmente uscito da quella scuola e che, a breve, sosterrò il test d'ingresso per l'accademia.

-Andrà tutto bene.- Mi rassicura Kotaru, dando uno sguardo al mio abbigliamento -E non appena avrai finito passerò a prenderti.-

Tra meno di due ore sarò all'accademia, davanti al test per cui ho studiato senza tregua per mesi. Tra meno di due ore starò mettendo in gioco il mio futuro.

-Beato te che puoi goderti le vacanze.- Sospiro -Per me il percorso inizia adesso.-

-A partire dall'anno prossimo non saremo più a scuola insieme.- Dice, con un malinconico sorriso -Ho un po' paura al pensiero di tornare ad andarci da solo...ma non credo che qualcuno abbia più voglia di farmi del male.-

-Sanno che in ogni caso ci sarò io a difenderti.- Rispondo, sospirando -Il violento Ryota, quello che ha mandato un compagno di classe all'ospedale. Ecco chi sono.-

-Non mi interessa quello che dicono!- Esclama -Io e te siamo consapevoli di come stanno le cose, e questo è quanto.-

-Già.- Controllo la borsa per assicurarmi di avere tutto quello che mi occorre e faccio un'ultima carezza ad Haku.

Dopo il test io e Kota ci rilassiamo al Bistrot, conversando con leggerezza. Sono abbastanza tranquillo sull'esito ma, in casi come questi, non si può mai stare abbastanza sereni.

-Quando saprai?- Ciede Kota, sorseggiando un the freddo alla pesca.

-Tra una settimana, più o meno, verranno affissi i nomi degli ammessi. Che ne pensi di andare al negozio di bricolage? Costruiamo la cuccia per Haku.-

Annuisce e ci dirigiamo al negozio. Più ci penso, più sono teso per quello stupido test.

 

-Buongiorno, Ryo.- Sussurro; sono già vestito di tutto punto e Ryota ancora dorme, ma non avevo cuore di svegliarlo. Il gran giorno è finalmente arrivato, oggi scopriremo se è riuscito o meno ad entrare all'accademia del fumetto. So quanto questo esito sia importante per lui. So quanto si sia impegnato e come abbia dato tutto se stesso in nome di questo esame. Cerco di farlo rilassare con una colazione leggera e portando la conversazione su altri argomenti ma la tensione è evidente e non è capace di nasconderla.

-E se non sono passato?-

-Riproverai il prossimo anno e, nel frattempo, continuerai a migliorarti.-

-Io non...-

-Basta.- Lo zittisco, abbracciandolo dolcemente -Finiamo la colazione e poi andiamo a toglierci il pensiero, ok?-

-Ok.- Risponde, rigirando nervosamente il cucchiaino nella sua tazza di the.

Il tabellone con i nomi affissi è enorme e seminascosto dalla folla di studenti ansiosi, chi entusiasta, chi in lacrime. Approfittando della mia corporatura minuta mi intrufolo tra la gente e arrivo di fronte all'elenco, scorrendo rapidamente i nomi uno dopo l'altro, alla ricerca di quello di Ryota. Quando lo vedo non posso frenare un grido di gioia.

-Ce l'hai fatta, Ryo!- Esclamo, tornando indietro sempre sgomitando e tuffandomi fra le sue braccia -Hai passato il test. Ci sei riusci...- non faccio in tempo a concludere la frase che le sue labbra si posano sulle mie, baciandole appassionatamente, mentre il mio corpo viene stretto nel suo abbraccio. Credo di non averlo mai visto così felice. La gente si volta a guardarci con strane espressioni, ma che importanza ha? Ryota è al settimo cielo, ed io non potrei essere da meno. Soltanto alcuni mesi fa eravamo entrambi sull'orlo della disperazione, e adesso...adesso, finalmente, stiamo assaporando una gioia incontrollabile.

-Bisogna festeggiare!- Esclamo, non appena smette di baciarmi e stringermi -Chiamo Tsubaki. Organizziamo un pranzo speciale, magari invita anche Shin e...-

-No, no!- Dice, con un largo sorriso. Mi prende la mano e passeggia al mio fianco senza nascondere l'entusiasmo che gli illumina gli occhi -Andiamo a casa. Voglio fare l'amore con te.-

Quelle parole svegliano le farfalle nel mio stomaco ed il viso mi va in fiamme, ma non rispondo. Mi limito a fare un sorrisetto ebete e camminiamo fianco a fianco fino al nostro appartamento; la chiave gira nella serratura e non appena entriamo Ryota inizia a spogliarmi, ignorando le feste di Haku. Continuando a baciarmi e spogliarmi mi porta fino in camera dove ci ritroviamo seminudi sulle lezuola; il cuore mi batte all'impazzata e la mia testa inizia a fare decine e decine di scenari che, tuttavia, cozzano contro il muro della realtà. Ryo non è ancora pronto a farlo; quello che accade subito dopo, seppur piacevole, non è diverso da quello che abbiamo già fatto in passato. Anche se è qualcosa di intimo e molto importante, in cuor mio speravo davvero che l'avremmo finalmente fatto...ma amo Ryota. Rispetto le sue scelte ed i suoi limiti e posso continuare ancora ad aspettare.

-Ti amo.- Sussurra, continuando a sorridere mentre stringe a sé il mio corpo nudo e sudato -Sei tutta la mia vita.-

-Ti amo anche io.- Rispondo, baciandogli la mano -Non ho mai avuto dubbi. Sapevo che ce l'avresti fatta.-

L'ombra del trauma di Ryo è riaffiorato ancora una volta. Chissà se arriverà il giorno in cui sarà pronto a lasciarsi andare, ad affidarsi completamente a me. Non posso far altro che aspettare.

 

Non mi va di essere sospettoso, ma è da un po' di tempo a questa parte che lo vedo. Sempre alla stessa ora, sempre nello stesso luogo...deve essere più giovane di me di un anno o due. Mi osserva quando esco dalla fumetteria e ho l'impressione che faccia un pezzo della mia stessa strada o, per meglio dire, mi segua per un tratto. Se è un ladruncolo resterà con un pugno di mosche, non porto mai denaro con me all'infuori di qualche spicciolo, ed il mio cellulare è un modello vecchio e di scarso valore. Se è uno che vuole attaccar briga, si ritroverà con il setto nasale rotto; è vero, i miei muscoli sono andati a puttane e non mi alleno più da mesi, ma credo di ricordare ancora come mollare qualche pugno.

Il sole sta per tramontare e la via è deserta, ad eccezione di me e del mio strano stalker. Prendo fiato e mi decido a parlargli.

-Ascolta.- Dico, pacato -Non è la prima volta che mi segui. Come vedi, sono molto calmo...hai qualche problema?- Sbotto.

Immediatamente dopo avverto un rumore di passi e prima che possa dire una sola parola sono completamente circondato. Il tipo che mi seguiva si avvicina e fa cenno agli altri di non muoversi.

-Hai mandato il nostro capo all'ospedale, lo sai?- Sibila, ordinando ai suoi compagni di immobilizzarmi.

-Di chi state parlando?- Sbraito.

-Lo sai benissimo. Il nostro capo aveva trovato una ragazza ma tu sei andato a rompergli le palle per costringerlo a lasciarla. Gli hai fatto male, lo sai? Ci ha messo un sacco di tempo a riprendersi...ma adesso ci penseremo noi a fartela pagare, codardo.-

-Quel pezzo di merda del vostro capo picchiava mia sorella!- Grido, furioso come non mai e iniziando a dimenarmi, mordere e calciare nel tentativo di liberarmi...ma sono troppi, ed io troppo debole.

“La violenza porta solo altra violenza.”

Le parole di mia madre risuonano nella mia testa mentre mi guardo intorno, per la prima volta terrorizzato e schiacciato come anni prima, quando ero vittima di bullismo.

Un istante dopo, sono in balia della loro ferocia.

*Note*
Grazie per essere arrivati fino alla fine del capitolo, anche questo mostruosamente lungo TToTT che dire...mi scuso per aver aggiornato dopo tutto questo tempo, ma ci sono stati gli esami all'uni e si sa come vanno queste cose *blusha per la vergogna* Uhm, be'...che dire...sono in asia per Ryota ç_ç speriamo bene e, intanto...ci vediamo al prossimo capitolo. Buone feste!
_Hikari chan <3

 

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Capitolo 14
*** Quello che abbiamo sempre cercato ***


-Ehi, ma che accidenti state facendo?!-
Una voce risuona nel vialetto deserto, giungendomi ovattata alle orecchie, coperte di sangue come il resto del mio corpo. Non ho idea di quanti siano a pestarmi...la mia unica certezza è che ne ho prese così tante e così forti da non riuscire quasi più a percepire il dolore.
-Stronzi, ho già chiamato la polizia!- Sbraita la voce di pochi secondi prima -Sarà qui a momenti.-

-Chiudi il becco, coglione.- Replica qualcuno degli aggressori -Altrimenti veniamo lì vicino e facciamo nero anche te.-

-Fate come vi pare, tanto avete i minuti contati prima di finire ammanettati.- Continua a gridare l'altro.
I miei aggressori sembrano non dar peso alle parole del nuovo arrivato fino a quando, stremato, cado pesantemente al suolo col viso premuto contro l'asfalto. Giaccio in una pozza di sangue e non riesco a compiere il minimo movimento...ma posso ancora a sentire, con la stessa intensità di un ronzio lontano, quello che accade nei dintorni.
-Merda.- Sibila il tale che mi pedinava -MERDA, LO ABBIAMO UCCISO.-
-Finirete in galera, figli di puttana!- Ribadisce il mio presunto giustiziere -Sentite le sirene? Sono dietro l'angolo.-
-Andiamocene da qui, cazzo!- Ordina l'altro -Correte, idioti!- Grida; sento i passi di tutta la banda scomparire man mano che scappano, imprecando e bestemmiando. Il suono delle sirene della polizia continua ad echeggiare per poi scomparire dopo una manciata di minuti.
-Meno male che è bastato un file audio a prenderli per il culo.- Sospira la persona giunta in mio soccorso -Oltre che violenti, sono anche stupidi.- Si avvicina a me, o quel che ne resta, e mi solleva di peso poggiandomi sulle sue spalle larghe. Non riesco nemmeno ad aprire gli occhi o a formulare una frase di ringraziamento; sono praticamente inerte.
-Ma tu sei...- conosco la sua voce, ma solo adesso che la sento vicina sono riuscito a riconoscerla -Ryota...come hai fatto a cacciarti in un guaio del genere?- Sospira e continua a camminare, affaticato dal peso del mio corpo -L'ospedale è qui vicino. Ci arriveremo in un attimo, vedrai che starai subito meglio.-
Raccolgo le forze che mi restano per formulare quella che potrebbe essere la mia ultima frase.
-Gra...zie.- Dico -Mi...dispiace per...tutto...Masashi.- Riesco a pronunciare, prima di perdere definitivamente i sensi.

**

La sala d'aspetto è grigia e brulicante di persone, tutte in rispettoso silenzio. Mi sono precipitato qui non appena ho saputo quanto è accaduto a Ryo e sono talmente sconvolto da non riuscire neanche a piangere; non ho ancora avuto modo di vederlo, tutto quello di cui sono a conoscenza è che è in terapia intensiva, a combattere tra la vita e la morte.
-Bevi un sorso d'acqua.- Mormora Masashi; è stato lui a chiamarmi non appena il senpai è stato ricoverato -Sono due ore che stai seduto. Capisco che non vuoi dormire...ma qui la cosa andrà per le lunghe. Cerca di riprenderti, suvvia.-
-Stai zitto.- Sibilo, non voglio sentire la sua voce. Nonostante abbia tratto in salvo Ryota portandolo prontamente in ospedale, resta la testa di cazzo che non ha fatto che creare danni tutto il tempo.
-Non ti chiedo di perdonarmi, io stesso non sono ancora in grado di farlo. Però...per favore, Kotaru. Abbi cura di te, non ti chiedo altro.-
Con uno scatto d'ira afferro il bicchiere che mi porge e bevo tutto d'un fiato. Le mie labbra secche ringraziano, io non intendo fare altrettanto.
-Sono preoccupato e incazzato a morte!- Mormoro, ho un nodo alla gola e sento per la prima volta di essere sul punto di scoppiare in lacrime -Lì dentro c'è la persona che amo e non ho la minima idea delle sue condizioni. Hai idea di come mi senta?!-

-Posso solo immaginarlo.- Replica.

-Dimmi com'è successo.- Chiedo -Raccontami tutto nei dettagli.-

-Avevo appuntamento con degli amici. Ci stavo appunto andando quando ho visto un gruppo di imbecilli che aggredivano qualcuno...anche se le gambe mi tremavano dalla paura sapevo di non poter assolutamente permettere che andassero ancora avanti. A quel punto ho attirato la loro attenzione, inventando che la polizia sarebbe arrivata a momenti e rafforzando la messa in scena facendo partire sul cellulare la registrazione di una sirena. Sono scappati...anche perché credevano di aver picchiato Ryota fino ad ucciderlo. Un branco di codardi...saranno stati almeno in dieci contro una persona sola.-

-Ma perché? Perché fare una cosa del genere? Che io sappia...Ryota non ha nemici.-

-Non ne ho idea.- Risponde, alzando le spalle -Comunque ti saluto qui, Kotaru. Credo che questo sia un addio.-

-Che intendi dire?-

-Parto domani mattina. Ormai mi sono diplomato e non ha senso vivere ancora in questa città...era per questo che avevo organizzato un'uscita con gli amici, stasera.-

-Capisco.-

-Kotaru...ti chiedo un favore. Probabilmente non lo farai, ma te lo chiederò ugualmente. Quando Ryota si risveglierà...e sono sicuro che succederà...quando si risveglierà, ti prego...fammelo sapere. Basta anche soltanto un sms. So che ci sono stati attriti fra di noi, ma era pur sempre un mio compagno di classe. Sapere che sta bene mi permetterebbe di lasciare la città con il cuore più leggero.-

-D'accordo.- Replico, dopo una lunga pausa -Lo farò.-

-Grazie.- Mormora, levandosi in piedi -Aspetto notizie. Grazie davvero...e addio.-

-Addio.- Dico, mentre Masashi si allontana e la sala d'aspetto incomincia a svuotarsi.

-Mi dispiace, ma non puoi restare qui.- Sussurra dolcemente un'infermiera.

-C'è il mio compagno lì dentro!- Singhiozzo, indicando la porta dietro la quale i medici stanno cercando di salvargli la vita -La prego, si metta nei miei panni. Se fosse al mio posto, come potrebbe tornare a casa ed aspettare, come se niente fosse? Io ho il diritto di sapere...la prego.-

-Mi...mi dispiace.- Balbetta -Ma non dipende da me, purtroppo io...-

In quel momento il medico esce dalla sala. Ha il camice sporco di sangue e l'espressione stanca e corrucciata.

-Dottore.- Mormora l'infermiera -Come...-

-La situazione è ancora incognita.- Sospira il medico -Abbiamo medicato le ferite superficiali, ma temiamo danni cerebrali seri, dato che è stato colpito in zone delicate e quando è arrivato qui era svenuto. Al momento è sotto anestesia generale, lo abbiamo portato in una stanza. Dobbiamo sperare che superi la notte e poi vedere come il suo corpo reagirà alle cure.-

-Santo cielo.- Sussurra la sua interlocutrice, sperando che io non senta -Povero ragazzo.-

-E tu?- Chiede il dottore -Che ci fai ancora qui? Non hai visto che è notte fonda?-

-Sono il suo compagno.- Dico, con voce tremante -Non mi mandi via. Ho bisogno di stargli accanto, ho bisogno di vedere come sta.-

-Mh.- Sospira e si siede accanto a me -Ti dico soltanto che non ha una bella cera...forse per te sarebbe meglio non vederlo, ti pare?-

-Non mi importa. Non posso abbandonarlo...capisce?-

-Sì, figliolo, capisco. Ma...- Si porta una mano sulla fronte -Se non dovesse sopravvivere...sarebbe meglio per te non ricordarlo nello stato in cui è adesso.-

Mi si gela il sangue nelle vene. Queste parole mi fanno più male di tutti i pugni che ho preso in vita mia; deglutisco a fatica e guardo il medico con gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta nel tentativo di formulare una frase.

-Calmati.- Dice -Adesso non può ricevere visite, ma ti garantisco che non appena potrà sarai il primo ad incontrarlo, ok?-

-Lei ha detto...che potrebbe non sopravvivere...- Dico con un filo di voce.

-C'è anche questa possibilità e dobbiamo prenderne atto. Ma consumarti dal dolore è la cosa più inutile che possa fare, davvero.-

-Anche se non posso vederlo...potrei almeno...restare?-

Sospira e mi poggia la mano sulla spalla in un gesto paterno.

-E sia.- Sospira -Ma per favore, almeno cerca di fare un pisolino.-

-Ci proverò.- Rispondo -Grazie, dottore. Grazie per quello che ha fatto per Ryota.-

-Non ringraziarmi, ho fatto ben poca cosa. Se quel ragazzo non l'avesse portato qui per tempo, probabilmente sarebbe morto per strada e l'avrebbero trovato solo domani mattina.-

Masashi, già. Masashi, un bugiardo e manipolatore. Masashi, colui che considera le persone come oggetti, come conquiste. Masashi, colui che ha portato in salvo Ryota.

 

Riapro gli occhi dopo una dormita breve ed agitata, senza sogni, caratterizzata da continui risvegli. Per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a Ryota, privo di sensi, in condizioni così brutte da non poter nemmeno essere descritte...ma non ho pianto. Credo di non avere più lacrime.

-Ehi, buongiorno.- Mi saluta un'infermiera -Perché non passi a casa a prendere dei vestiti puliti? Anche al tuo compagno servirebbe un pigiama e della biancheria.-

-Come sta?- Chiedo, ignorando immediatamente la sua considerazione.

-Dorme ancora, ma respirazione e polso sono stabili. Dobbiamo aspettare che torni tra noi.-

-Ma...l'effetto dell'anestetico è passato, no?-

-Sì.- Balbetta -Ma la situazione è ancora delicata. Non posso dirti molto, per il momento...mi dispiace.-

-Va bene.- Sospiro -Allora devo portare i suoi effetti personali?-

-Qualcosina. Potrebbe restare ricoverato per un po'...non lo sappiamo ancora.-

-Mh.- Stringo i pugni e lascio l'ospedale colmo d'ansia. Perché non posso ancora vederlo? Ryota...sei sempre stato un guerriero. Certo, erano in tanti ad aggredirti, ma un tempo li avresti messi tutti al tappeto da solo...se non ce l'hai fatta è solo per via dei danni al tuo corpo dopo gli allenamenti intensivi di karate. Se non mi avessi mai incontrato, nessuno sarebbe stato capace di farti del male.

Arrivo a casa con gli occhi gonfi di pianto, ignorando Haku che mi lecca le lacrime nel tentativo di consolarmi; riempio una valigia con le prime cose che trovo e lascio del cibo a disposizione del cane prima di tornare in ospedale, cercando di fare più presto che posso. Non voglio lasciare il mio compagno da solo troppo a lungo.

-Ci sono novità?- Chiedo ansimando al medico che incontro per caso mentre salgo le scale.

-Nessuna, per adesso. Credo però che sia opportuno informare i familiari del ragazzo...ci pensi tu?-

Annuisco e cerco il numero di Tsubaki in rubrica, sfiorando il display con mani tremanti. Uno squillo...due...tre. Alla fine la mia chiamata riceve risposta.

-TSUBAKI!- Esclamo -Ryota è ricoverato in ospedale, ieri sera è stato aggredito da un gruppo di teppisti. Non voglio allarmarti...ma vieni appena puoi, ti prego.-

-Cos'è successo...a mio figlio?- La voce dall'altro capo del filo non è quella di Tsubaki, ma di un uomo che capisco subito essere il padre del senpai.

-S...signore!- Balbetto -Ryota è...-

-Dove si trova l'ospedale?- Chiede, atono. Gli rispondo e, in meno di venti minuti, un uomo alto e brizzolato si presenta in sala d'aspetto.

-Sei tu la persona con cui ho parlato?-

-Sì.- Rispondo, sentendomi subito intimorito dal suo tono e dal portamento autoritario.

-Lui...dov'è?-

-Non può ricevere visite al momento.- Rispondo, parafrasando le parole di medici e infermieri -E Tsubaki?-

-Adesso è a lezione e non ha portato con sé il cellulare. Mi sono permesso di rispondere...vista l'insistenza ho creduto fosse qualcosa di serio. E infatti...-

-Vuole sedersi?- Chiedo con premura -Se non ha impegni, possiamo aspettare insieme per un po'.-

-Chi sei?- Domanda, dopo aver preso posto accanto alla mia sedia -Perché sei qui ad aspettare di ricevere notizie su mio figlio?-

-Perché...suo figlio è il mio compagno.-

-Compagno?- Inarca un sopracciglio e mi squadra da capo a piedi -Compagno di studi? Di corso?-

-In senso sentimentale.- Spiego, non senza timore.

-Ah.- Mi guarda con un'espressione indecifrabile -Da...da molto tempo?-

-Da qualche mese.-

-Tsubaki...lo sapeva?-

-Sì.-

-Mio dio.- Affonda il viso tra le mani -Che pessimo padre sono stato.-

-No, signore.- Balbetto -Non è certo colpa sua se suo figlio si è innamorato di un uomo. Non c'entra niente, è...-

-Non mi riferivo a quello.- Risponde -Anzi, sono felice di saperlo accanto ad una persona devota come te. Solo che...non so nulla della vita di mio figlio. Lavora ancora in quel ristorante?-

-Non più.- Rispondo -Adesso è commesso in una fumetteria ed è riuscito a passare il test d'ammissione all'accademia di fumetto.-

Sorride amaramente e non aggiunge altro. Per un periodo interminabile resta immobile al mio fianco, guardando dritto davanti a sé.

-Io l'ho amata davvero.- Dice improvvisamente.

-Mi scusi, credo di non aver capito.-

-La madre di Ryota, la madre di mio figlio. L'ho amata con tutto me stesso...quello non era un amore finto e aver messo al mondo quel ragazzo non è stato un errore, ma una benedizione. Solo che io...a quel tempo non lo capii. Avevo ancora molto da capire della vita.-

-Non è mai troppo tardi per rimediare, non crede?-

Scuote la testa e mi rivolge uno sguardo malinconico -Forse avrei dovuto pensarci prima che mio figlio finisse in fin di vita.-

Non rispondo e ci ritroviamo nuovamente in silenzio.

-Torno a casa, adesso. Riferirò a Tsubaki quanto è accaduto e...- Tira fuori un pezzo di carta dal taschino, su cui scarabocchia frettolosamente qualcosa -Questo è il mio numero.- Dice infine -So che probabilmente ho perso il diritto di preoccuparmi per lui molti anni fa, ma...per favore...fammi sapere. E un'ultima cosa: ti prego, non dirgli che sono stato qui.-

Dopo queste parole il mio interlocutore si dilegua; resto a lungo a guardare e rigirare il fogliettino che mi ha lasciato, assieme all'amara confessione di cui, probabilmente, resterò per sempre l'unico custode.

 

-Ryo! Ryo!- Esclma Tsubaki, pallida come un lenzuolo, salendo le scale con uno scatto da campionessa olimpionica -Dov'è? Che succede? Kota!- Grida, una volta che si accorge della mia presenza in sala d'attesa -Oh, Kota, papà mi ha detto tutto. Che è successo? Come sta? Ci sono novità?-

-Ascolta...piccina. Non devi aver paura, i medici si stanno prendendo cura di lui.- Dico, cercando di tirare fuori l'espressione più rassicurante che è in repertorio. Non c'è il tempo di piangere o di essere deboli. Tsubaki ha bisogno del mio sostegno più di quanto ne abbia bisogno io.

-Che gli hanno fatto? Accidenti, è tutta colpa mia!- Dice; la sua voce è tremula e sulle guance pallida iniziano a scorrere fiumi di lacrime -Sono stati loro, capisci? Quella era la loro vendetta!-

-Stai calma, loro chi?-

-I compagni...di quel mostro. Del ragazzo che mi tormentava e da cui Ryo mi ha liberata...a quale prezzo!- Spiega tra i singhiozzi -Avrei dovuto aspettarmelo...non gliel'avrebbero fatta passare liscia...non dopo il modo in cui ha umiliato il loro capo. Kota, che cosa ho fatto!-

-Tu non hai fatto assolutamente niente.- Farfuglio -Non è colpa di nessuno, se non delle teste di cazzo che hanno picchiato Ryota. Ascoltami, perché non vai un attimo in bagno a sciacquarti la faccia, eh?-

Annuisce lentamente, senza smettere di piangere. Le indico la toilette e, non appena sono certo che non possa vedermi, mi affretto a cercare nella rubrica del suo cellulare il numero di Shin. Lo compongo sul mio telefonino e lo chiamo.

-Pronto?-

-Shin? Ehi, sono Kotaru. Il ragazzo di Ryota...sì, il fratello di Tusbaki. Ascolta...è successo un inconveniente. Adesso lei ha bisogno di qualcuno, ma io non...non sono in grado di darle conforto...perché sto male quanto lei. Adesso ha bisogno di te.-

-...Dove siete?-

-In ospedale. Ti aspetto in sala d'attesa.- Sono stupito dalla prontezza con cui, senza volere spiegazioni aggiuntive, si affretta a raggiungerci. Ho fatto la scelta giusta a chiamare lui; nessuno può essere più adatto a Tsubaki, in questo momento.

-Tsu!- Dice Shin, salutandoci con la mano. Ci ha messo pochissimo ad arrivare qui.

-Ehi.- Lo sguardo di Tsubaki è vuoto. Gli occhi sono ancora gonfi ed umidi, nonostante sia andata due o tre volte in bagno a lavarsi la faccia.

-Che succede? Ho saputo che eri qui...tutto a posto?-

-Shin!- Esclama, riprendendo a piangere -Mio fratello...è stato picchiato fino a rischiare la vita!-

-Oh.- Mi getta uno sguardo che è una chiara rischiesta di soccorso. Ma è arrivato il momento che l'impacciato e timido ragazzino faccia da muro portante alla persona che ama.

-Perché non andate a bere qualcosa al primo piano?- Chiedo, rivolgendogli uno sguardo eloquente e modulando con le labbra la frase “Lei ha bisogno di te”.

-Non voglio nulla.- Singhiozza Tsubaki.

-Basta.- Mormora Shin, prendendole il viso bagnato tra le mani -Non è stando qui senza far nulla che aiuterai tuo fratello. Al massimo finirai per essere tu a sentirti male...Kotaru ha avuto una bellissima idea...andiamo al bar, prendiamo una tisana calda e parliamo, ok?-

-Dagli retta, Tsu.- Incalzo, aiutandola ad abbottonarsi la giacca e tirandole su la borsa che le sta cascando -Vederti così mi sta solo facendo soffrire...stiamo tutti male, adesso. Abbiamo bisogno di darci una svegliata.-

-Quando sono arrivato ho visto che hanno le barrette di riso soffiato. Sono le tue preferite, no? Ne compriamo qualcuna, dai. Andiamo.- Dice Shin, mettendole un braccio intorno alla spalla e aiutandola a scendere le scale.

-Sì...sono le mie preferite.- Mormora lei, guardandolo con le labbra semiaperte. Ha le guance in fiamme, bagnate, i capelli completamente scompigliate...e forse, adesso che è così fuori da se stessa, Shin potrà aiutarla a rimettere insieme i pezzi -Come fai a saperlo?-

-So un sacco di cose di te.- Sorride -Altrimenti come potrei aiutarti ad essere felice?-

-Grazie.- Mormora, abbozzando una specie di sorriso -Grazie davvero.- Aggiunge. Li guardo allontanarsi e cerco di seguirli un po' con lo sguardo. Una volta che girano l'angolo, però, mi sembra di riuscire a vedere la testa di Tsu premuta contro il petto di Shin; si sta lasciando andare ad un pianto straziante e liberatorio che, evidentemente, si è costretta a sopprimere in mia presenza.

 

Deve essere passato almeno un mese da quel giorno in cui Tsubaki ha capito che non c'è alcun bisogno di colpevolizzarsi per la sorte toccata a Ryota...e di questo, non posso che ringraziare Shin. Senza di lui, senza il soccorso di una persona esterna alla vicenda, non avrei saputo come fare ad esserle di conforto, o a darle lucidità.

Ci sono state altre visite; a volte è venuta da sola, a volte l'ha accompagnata Shin; quando ci siamo ritrovati da soli qualche volta abbiamo pianto in silenzio ma, in presenza di Shin, non ne siamo mai stati capaci. Anzi, ci siamo messi d'impegno per contattare la madre di Ryota, ovviamente senza successo. Voleva far perdere le sue tracce a tutti meno che al figlio, e c'è riuscita alla perfezione.

Anche se adesso il senpai può ricevere visite, la situazione non è cambiata poi di molto. Possiamo stare lì per qualche ora, davanti al suo corpo addormentato ed intubato sotto le lenzuola color grigio smorto, in una camera silenziosa e malinconica, mentre una macchina accanto a lui monitora il suo battito cardiaco, a riprova che è vivo. Nonostante tutto, Ryota è vivo.

I medici parlano di coma. Potrebbe risvegliarsi adesso, oppure tra dieci anni. Oppure...

Non voglio neanche pensarci. Stringo le lenzuola tra le mani osservando il viso addormentato di Ryota, coperto da una mascherina...e un rivolo caldo mi scivola lungo le guance. Mi affretto a trattenerlo; sono solo con Tsubaki e non voglio che pianga ancora.

-Kota, dobbiamo trovare sua madre.- Dice lei -Non è giusto che non sappia niente. Anche se il cellulare di Ryota è andato perso insieme alla sua borsa, il numero o l'indirizzo di sua madre devono pur essere appuntati da qualche parte, magari in casa.-

-Ho visto dappertutto, credimi.- Sospiro -Non ho trovato assolutamente nulla.-

-Ma com'è possibile...- Mormora, mordendosi un labbro per poi scuotere la testa.

-Pensiamo a lui, adesso.- Dico, indicando Ryota con lo sguardo.

-Che deja-vu.- Risponde lei, posando la mano sulla mia -Non molto tempo fa ero in una stanza molto simile a questa...ma a dormire eri tu, Kota. Anche se era un contesto diverso...ti stai comportando in modo molto simile a Ryo. Anche lui aveva paura e avrebbe solo voluto piangere, ma faceva di tutto per essere forte...siete entrambi tanto stupidi.-

-Ryota...era davvero preoccupato per me?-

-Da morire.- Spiega lei, sorridendo -E sperava con tutto se stesso che ti risvegliassi. Ma non voleva parlarti...io ti parlavo spesso. Lui invece sembrava non trovarne la forza.-

-Credi che anche io dovrei parlare con Ryota?-

-Io lo faccio. Mi aiuta a non smettere di sperare.-

-Non ho mai smesso di sperare.-

-Buongiorno.- Cantilena una voce dolcissima alle nostre spalle -Tutto bene?-

Ci voltiamo entrambi verso la donna che è appena entrata in camera; è una donna piccola e stanca, col volto più vissuto e segnato di quanto realmente dovrebbe essere. Non è anziana, ma ha l'aspetto di una persona che è dovuta crescere ed invecchiare più del dovuto.

-Buongiorno!- Esclama Tsubaki, mentre le sue labbra si curvano in un larghissimo sorriso -Non può immaginare da quanto tempo la stiamo cercando!-

-Tsubaki, lei è...- Chiedo, guardando impacciatamente la donna con occhi completamente diversi.

-Sì, Kota, è lei! Anche se non ci siamo mai incontrate ho visto una sua foto. Sono incredibilmente felice di vederla...Ryota ha bisogno di tutti noi, adesso.-

La madre di Ryo getta uno sguardo dolcissimo ad entrambi. Sospira e si avvicina a passi lenti al letto, baciando la fronte di suo figlio. Mi aspetterei di vederla piangere da un momento all'altro eppure, incredibilmente, i suoi occhi e la sua voce sono così sereni da tranquillizzare repentinamente anche me e Tsubaki.

-Tu devi essere la piccola Tsubaki...assomigli tantissimo al tuo fratellone, sai? Avete proprio gli stessi occhi.-

-Mi dispiace conoscerla in un contesto simile, signora.-

-Tranquilla...e tu...tu sei forse Kotaru?-

Sobbalzo e mi accingo ad aggiungermi pavidamente alla conversazione. Dopotutto io sono praticamente un estraneo.

-S...sì...signora.- Balbetto -Piacere di conoscerla.-

-Il piacere è tutto mio. Mi chiamo Takara.- Dice, senza smettere di sorridere -Ryo mi ha parlato di te.-

-Ha fatto davvero una cosa del genere?-

-Proprio così...aggiornatemi un po'. L'ultima volta che ho parlato con mio figlio mi ha dipinto una situazione disastrosa. Tsubaki, è tutto a posto? So che avevi un problema...e Kotaru...tu e Ryo vi siete più chiariti?-

Rispondiamo alle sue domande aspettandoci che scoppi in lacrime o comunque mostri tristezza per quanto è successo...invece il suo viso e la sua voce continuano ad essere calmi, nonostante la gravità di quanto le stiamo riferendo. Non ho mai conosciuto in vita mia una persona tanto forte; è evidente che in cuor suo sta soffrendo ed è spaventata per la sorte di Ryo...ma riesce a nasconderlo, a tranquillizzarsi e, di riflesso, a rasserenare l'animo di tutti.

-Andrà tutto bene.- Dice, prendendo una sedia -Vi faccio compagnia per un po', se vi fa piacere.-

-Signora...Takara...- Balbetto -Come ha saputo? Se non l'abbiamo avvisata noi...?-

-Oh.- Sorride -Mi prendereste per pazza se vi dicessi che l'ho percepito? Il fatto è che, anche se io e Ryota ci sentivamo abbastanza raramente nell'ultimo periodo...comprensibilmente, visti i suoi impegni di studio e lavoro...lui non mancava mai di scrivermi un messaggio di auguri il giorno del mio compleanno, o di spedirmi una lettera con un pensiero. Il mio compleanno è stato una settimana fa e non ricevere i suoi auguri mi ha fatto capire che qualcosa non andava. Ho provato a contattarlo ma il suo cellulare squillava a vuoto.-

-Questo perché è andato perso assieme alle sue cose.- Spiega Tsubaki -Dopo...dopo che è stato aggreddito.-

-Sì, sono venuta a conoscenza di tutto poco fa.- Replica Takara -Visto che non sapevo come parlare con Ryota, ho deciso di farmi forza e andare a casa sua. Non viaggiavo da tanto tempo e non nego che ero un po' spaventata. Quando poi sono arrivata sotto casa e i vicini mi hanno raccontato tutto...be', ho sentito il modo crollarmi addosso. Per una madre non c'è niente di peggio che perdere il proprio figlio, la propria ragione di vita...ma sono fiduciosa. Ryo è un ragazzo coraggioso e sono certa che ce la farà.-

-Non possiamo fare altro che ringraziarla.- Dice Tsubaki -La sua presenza è di grande conforto per noi.-

-Per quanto si fermerà?- Chiedo.

-Oh...- Il suo sguardo si adombra, ma solo per un battito di ciglia -Be', ho preso una camera in un motel, ma...non penso di potermi trattenere molto a lungo.-

Osservo in silenzio gli abiti logori e le scarpe vecchie, con le suole consumate...ho assaporato io stesso la povertà e credo di essere capace di riconoscerla.

-Sarei felice di ospitarla in casa mia e di Ryota.- Dico -Queste sono le chiavi.- Aggiungo, tirandole fuori dalla tasca -Può restare per tutto il tempo che vuole.-

-No...non preoccuparti, Kotaru. Dico sul serio.- Replica, sorridendo ancora -Non intendo recarti disturbo. Inoltre non posso stare fuori città troppo tempo. Vivo da sola e lavoro per guadagnarmi da vivere, le mie assenze possono essere brevi e sporadiche.-

Già...è evidente. Se non fosse così sarebbe passata a trovare suo figlio già da tanto tempo. Un nodo mi stringe la gola al pensiero dei sacrifici che questa donna compie quotidianamente, al dolore che la sgretola ma che lei riesce comunque a sconfiggere, a celare. Da una persona così non poteva non nascere l'uomo che amo più della mia stessa vita.

 

Dopo la partenza di Takara mi sono ritrovato a fare nuovamente i conti con il pessimismo e la disperazione; nonostante le visite di Shin e Tsubaki siano frequenti e mi sollevino il morale, il resto del tempo che trascorro da solo davanti al silenzio di Ryota fa male come una coltellata nel petto. Ho perso il conto del tempo trascorso dall'ultima volta che ho sentito la sua voce; ancora una volta mi lascio andare a silenziose lacrime mentre gli carezzo i capelli neri e mi soffermo sulle palpebre chiuse e sul suono dei suoi respiri.

-Quanto tempo che ho sprecato.- Dico a bassa voce, con amarezza, stringendo forte i pugni -Tutto il tempo passato ad evitarti, a scappare dal tuo amore. Tutto il tempo passato a non parlarti, a non voler sentire la tua voce. Quando ancora potevo farlo...ma come uno sciocco non ho voluto. Non mi sono reso conto di cosa stavo perdendo.- Continuo, la mia voce è rotta dal pianto ma non posso cessare questo monologo. Voglio che le mie parole possano raggiungerlo, ovunque sia.

-Ricordo il nostro primo incontro come se fosse ieri.- Dico, sorridendo al pensiero -Era il mio primo e unico giorno di punizione. Perché poi? Forse non lo hai mai saputo...be', ero un po' scombussolato perché Kyojin e i suoi mi avevano infastidito tutta la mattina ed ero distratto durante la lettura. Allora la prof mi disse qualcosa tipo... “Oda! Oda Kotaru! Cos'è che ho appena detto?” E io le ho risposto “Oda! Oda Kotaru! Ha detto questo.- Le lacrime mi entrano in bocca mentre rido amaramente. Bevo il loro sapore amaro tutto d'un fiato e continuo a parlare -Non avrei mai detto una cosa simile. Sul serio, io non sono...mi conosci, lo sai. Però...se l'insegnante non fosse stata di cattivo umore, se io non fossi stato tormentato dai bulli...se non mi fossi mai dichiarato gay il primo anno, conquistando per sempre il loro disprezzo...saremmo rimasti per sempre due estranei. Una serie di casi e coincidenze ci hanno portato ad incontrarci quel pomeriggio...ogni mia azione era finalizzata a quell'incontro. Non me ne stavo rendendo conto, ma ogni singolo gesto...la mia intera vita, non era altro che un susseguirsi di strade che mi avrebbero portato da te. Una volta...ho pensato che sarebbe stato meglio se non fosse mai accaduto. Senza di me, non avresti sofferto fino a finire in queste condizioni, eppure...- Sospiro, prendo le sue mani tra le mie e le bacio, bagnandole con l'aspro delle mie lacrime -Eppure, se non ti avessi mai incontrato...non avrei mai vissuto veramente.- La mia mente viaggia fino a quell'uggioso pomeriggio. Le nuvole minacciavano pioggia, e avrebbero mantenuto la promessa...ma allora non potevo saperlo. Tutto ciò che sapevo era che mi trovavo da solo con un ragazzo affascinante, enigmatico, appassionato di Medioevo come me. Una melodia mi risuona nella testa nel ricordare quell'istante...la canzone che stavo ascoltando nelle mie cuffie a forma di coniglio. Heart of fire...la canzone preferita di Ryota. Mi ritrovo a modulare quel suono con le labbra chiuse mentre continuo a piangere e ad intrecciare le mie dita alle sue...in breve la melodia riempie la stanza. Finisco di canticchiare per poi posare lo sguardo su di lui...ed è allora che mi rendo conto che i suoi occhi sono aperti e che le sue labbra, sotto la mascherina, stanno intonando la stessa melodia.


***

Il profumo di casa, il pelo di cane sui vestiti, il ronzio della televisione. Mi sembra di essere stato via per decenni e invece, stando a quanto mi hanno detto i medici, sono rimasto in stato di incoscienza “soltanto” per un mese e mezzo circa. Il mio primo ricordo da quando ho riaperto gli occhi sono le note di Heart of fire e lo sguardo di Kotaru fisso su di me. Sentivo un forte calore che mi avvolgeva le mani ed erano le sue che mi stringevano, che mi stavano trascinando fino a riportarmi alla realtà. Ho saputo di come Shin abbia confortato Tsubaki mentre Kota era troppo a terra per essere di supporto a qualcuno e di come mia madre abbia fatto da ancora ad entrambi...dopotutto, questa è sempre stata la sua specialità.

Sono stato dimesso e rientrare in queste quattro mura non mi ha mai resto così vivo e così felice. Dopo l'iter degli accertamenti sono stato così preso da non aver avuto il tempo di felicitarmi di essere sopravvissuto all' aggressione di una massa di teppisti impazziti.

-Ho fatto gli onigiri. Stavolta mi sono venuti un po' più carini.- Dice Kota, aiutandomi a sedermi a tavola...sono ancora un po' scosso e continuo a guardarmi intorno alla ricerca della lucidità.

L'aggressione mi ha reso ancora più timoroso e restio al contatto umano. Sussulto non appena le dita di Kotaru mi sfiorano la spalla, spingendolo brutalmente lontano con una gomitata.

-Scu...scusami.- Mi affretto ad aggiungere, allungando le mani tremanti verso di lui.

-No...non devi scusarti.- Risponde, indietreggiando di un passo. Si massaggia il punto dove il mio gomito lo ha colpito. Non avevo intenzione di fargli del male, eppure è proprio quello che ho fatto.

-Kota!- Esclamo, avvicinandomi e stringendogli le mani -Mi dispiace. Io non...non l'ho fatto apposta, devi credermi. Solo che...-

-Non devi giustificarti.- Dice, sorridendo debolmente -Dopo quello che hai passato hai i nervi a pezzi. Lo capisco...ti prometto che passerà.-

Scioglie la nostra stretta e prende posto davanti al pranzo; mentre mangiamo un nodo mi serra lo stomaco e non riesco neanche a parlare, focalizzando la mia attenzione sul piatto che ho davanti e sulla coda di Haku che mi frusta le gambe sotto il tavolo.

Nel tardo pomeriggio resto da solo con lui, mentre Kotaru va al ristorante a lavorare. Ci vorrà un po' prima che torni anche io in fumetteria, senza contare che nel frattempo avranno senza dubbio trovato un sostituto.

L'orologio ticchetta senza tregua e, ancora scombussolato per il ricovero, decido che è arrivata l'ora di andare a dormire; spero che al rientro Kota non faccia troppo baccano.

 

Mi sarò addormentato sì e no da un'ora quando un paio di mani mi scuotono pesantemente per risvegliarmi.

-Ryota! Ryota, stai bene?!- La voce che giunge ovattata alle mie orecchie stanche, quel contatto violento, il buio che mi avvolge...sono di nuovo loro? Mi stanno aggredendo ancora? Preso da un istinto più forte della ragione mi tiro a sedere e allontano Kotaru con la forza più intensa che i miei muscoli danneggiati mi permettono. Il suo grido di dolore, tuttavia, mi riporta immediatamente alla realtà.

Cos'ho fatto...come ho potuto scambiare la sveglia del mio compagno per l'aggressione di quei teppisti?!

-Scusa...mi.- Balbetta, scostando la mano dalla fronte e rivelando un rivolo di sangue scuro; nel colpirlo l'ho spinto contro una mensola. La vista del suo sangue mi fa impallidire; mi muovo a tentoni alla luce della lampada da scrivania, cercando nella cassetta del pronto soccorso qualcosa per aiutarlo a medicarsi...ma Kota è già accanto a me, si è disinfettato la ferita e si sta applicando un cerotto. Sorride e mi rassicura con un -Non l'hai fatto apposta.- Appena sussurrato -Scusami se ti ho spaventato...avevo soltanto paura che...che anche stavolta, non ti saresti più svegliato.-

Senza dire niente mi trascino come uno zombie fino in camera e mi lascio cadere pesantemente sul letto, soffocando un pianto dirotto nel cuscino. Cosa sono diventato? Un uomo così fragile e pavido da arrivare a fare del male alla persona che ama e che dovrebbe proteggere a costo della vita?

-Ryo...amore.- Le parole di Kota sovrastano le mie grida ed i miei singhiozzi -Perché piangi? Non è niente, solo un graffietto. Non serve fare così...-

-Kota...- Biascico, rialzando il viso arrossato e tempestato di lacrime -Io non...non sono più capace di proteggerti. Io...ti ho fatto del male.-

-No! Smettila, non è così.- Dice. Le sue mani indugiano sulla mia spalla, ma prontamente si ritirano prima di sfiorarla...è così. Kota ha paura di toccarmi.

Mi volto a guardarlo e non mi vergogno della cascata che mi offusca la vista; qualcosa di freddo mi lambisce le guance roventi...è il pollice di Kota che, dolcemente, sta scostando via quelle perle che mi scivolano dagli occhi.

-Abbiamo pianto già troppo.- Dice, continuando a prendersi il rischio di toccarmi il viso, stavolta con entrambe le mani -La prossima volta...vorrei che piangessimo insieme lacrime di gioia.-

L'aria intorno a me sembra essere rarefatta ed i miei polmoni sono sul punto di esplodere; in un disperato anelito di ossigeno mi aggrappo alle sua labbra, baciandole e bevendone vita, in quel contatto di cui avevo quasi scordato il sapore. Voglio prendermi tutto l'ossigeno che mi sono perso in questo mese e mezzo di lontananza, voglio vivere Kotaru come non ho più potuto fare. La forza dei miei baci ci spinge a rotolare giù dal letto e mi ritrovo a stare disteso su di lui, mentre quelle piccole mani mi sfiorano la schiena...ed il suo tocco non solo non mi spaventa, ma mi infonde coraggio. Per tutto questo tempo non mi sono reso conto di quanta differenza ci fosse fra la violenza e le carezze del mio compagno...eppure non potrebbero essere più diametralmente opposte.

-Ti amo.- Dice, in un breve istante in cui lascio libere le sue labbra; è un'iniezione di vita. Non posso più trattenere il fiume di amore per lui che mi sta traboccando dal cuore, bramoso di essere riversato; non posso più ignorare il desiderio, troppo a lungo rimandato, di divenire un tutt'uno con lui, di superare insieme la mia più grande paura. Non dico niente, le parole non servirebbero a niente; prendo a spogliarmi velocemente e faccio lo stesso con lui, che mi guarda con le labbra semiaperte per lo stupore e gli occhi sbarrati. Probabilmente non si aspetterà nulla di diverso da quello che abbiamo sempre fatto, durante i nostri piccoli momenti di passione...ma stavolta sarà diverso. Voglio possederlo ed essere posseduto da lui. Voglio che il nostro amore sia completo.

Continuando a baciarlo e carezzarlo lo invito a sfiorarmi ovunque, fino a portare le sue mani intorno alla mia intimità. Annuisco in risposta al suo sguardo interrogativo.

-No...- Mormora -Ryota...io non...non posso farlo.-

-Perché no? Non è quello che abbiamo sempre cercato?-

-Non voglio vederti piangere di nuovo.- Cerca di ritrarre la mano, ma io gli tengo dolcemente il polso. Per sciogliere la sua insicurezza gli bacio appassionatamente le labbra, cercando di liberarlo dalle catene ed i limiti che si è imposto a causa mia.

Poco dopo avvolgo il suo corpo intorno al mio sotto le coperte, ascoltando i suoi respiri irregolari ed i battiti velocizzati del suo cuore, beandomi del calore che ci trasmettiamo mentre faccio l'amore con lui per la prima volta, con la stessa intensità con cui l'avremmo fatto se fosse stata l'ultima. Abbiamo rimandato questo momento così a lungo, trattenendo il bisogno di conoscerci a fondo, di scoprirci, di diventare un'unica entità...adesso, finalmente, tutto questo è diventato reale.

 

Le guance di Kota sono roventi e rosso fuoco, come i suoi capelli. Riesco a sentirlo sotto le mie dita, mentre gli bacio il collo e stringo il suo corpo sudato al mio; molto spesso mi ero ritrovato a pensare al giorno in cui questo momento sarebbe arrivato, talvolta avevo immaginato come sarebbe andata...ma mai, neppure nelle mie fantasie migliori, avrei potuto creare uno scenario simile. Mi sentivo come se stessi per affogare...e Kota, il suo amore, è stata la corrente che mi ha riportato a riva.

-Ti amo.- Ansimo, avvolgendolo tra le mie braccia -Come ti senti?-

-Bene.- Mormora, imbarazzato -Non so se...sono stato bravo.-

La sua insicurezza mi strappa una risata ed un sorriso di tenerezza.

-Credo di avertelo fatto capire, se lo sei stato o no.-

-Mh.- Farfuglia, nascondendo il viso nel cuscino -Resta con me.- Sussurra, voltandosi a guardarmi e portando la sua testa sotto il mio mento -Ho bisogno di noi.-

Non rispondo...cos'altro potrei dire? Sono stato ad un passo dalla morte e sono tornato per trovare qualcosa che va addirittura oltre la vita...come potrei anche solo pensare di abbandonare tutto questo? Continuo a tenere stretto a me quel ragazzo così piccolo e delicato, scacciato da tutti...così simile a me. Complementare a me.

Accarezzo il suo corpo e gli comunico il desiderio di fare di nuovo l'amore; potrei non averne mai abbastanza, potrei restare all'infinito in questa stanza senza aver bisogno di nient'altro; il tocco delle sue mani, la sua pelle sulla mia, da cui prima ero spaventato, adesso è tutto quello che desidero.

Ancora una volta ci stendiamo sulle lenzuola, definitivamente esausti...e mentre il velo della notte ci avvolge, scoprendoci addormentati in un abbraccio serrato, una musica completamente nuova sta cullando il nostro sonno. Sono i nostri battiti cardiaci, che risuonano allo stesso ritmo.

*Note:
puff, pant....scusate, devo riprendere fiato >////< questo capitolo è il più lungo che abbia mai scritto, ben 15 pagine di word. Che dire...l'ho scritto di getto, presa dall'ispirazione, perché non riuscivo più a smettere di battere sui tasti. Le parole uscivano da sole! Grazie a chiunque sia arrivato fino in fondo *D* Chiedo scusa per la lemon che è praticamente super accennata ma, dato il contesto, volevo assolutamente che ad essere protagonisti fossero le emozioni e i sentimenti dei nostri due cucciolotti. Giuro che mi farò perdonare con tanti special di approfondimento *3* Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo!
Hikari Chan*

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Capitolo 15
*** Il mondo nelle mie braccia ***


Dieci anni dopo


Non c'era un tempo così bello da settimane...passeggiare è piacevole e il ronzio degli insetti e gli sgargianti colori dei fiori sono la prova tangibile che, finalmente, è arrivata la primavera.

-Tsubaki, che ne dici di un gelato?- Cantilena Shin, prendendomi per mano e accompagnandomi fino alla gelateria; accetto volentieri e ci sediamo a tavolino, tuffandoci rispettivamente in un cono allo yogurt e uno al cioccolato.

Sono successe talmente tante cose negli ultimi anni! Ho assistito alla caduta di mio fratello nella più cupa disperazione finché non è riuscito a riemergere, forte e felice come mai è stato in vita sua. Ha passato momenti difficili...tutti li abbiamo passati, ma ciò che è accaduto lo ha reso la persona che è oggi e lo ha portato a vivere accanto alla persona che ama; è per questo che sono sicura che, potendo tornare indietro, riviverebbe tutto dall'inizio alla fine senza cambiare neanche una virgola.

Ha trovato anche la sua vocazione, oltre al vero amore. Dopo essere entrato con successo all'accademia di fumetto, ha da poco pubblicato il suo primo manga!

-Mi accompagni in fumetteria?- Chiedo al mio compagno, passando un dito sulle sue labbra per togliere una piccola macchia di cioccolato.

-Tutto ciò che vuoi, tesoro.- Replica, sporgendosi a baciarmi a stampo in risposta alla mia premura.

Arrossisco; quando abbiamo iniziato a frequentarci Shin era la timidezza in persona ed è ancora un po' strano vederlo disinvolto e affascinante. Stiamo insieme da tantissimo tempo, ormai siamo un ragazzo e una ragazza di ventisei anni ma ogni giorno vivo le stesse emozioni di quando eravamo fidanzatini adolescenti.

-Bene.- Mormoro in risposta -Vorrei comprare un fumetto.-

-Intendi “Heart of fire?”- Dice, con un largo sorriso -Ryota ha detto che è uscito il primo volume questa settimana. Anche se ho già visto qualche bozza, non vedo l'ora di leggere l'opera finita.-

-Lo stesso vale per me. Allora finiamo qui e poi andiamo.-

Sfogliare quel volume rappresenta una gioia immensa per me. La storia si preannuncia interessante: uno shonen ambientato in un medioevo alternativo, con sfumature fantasy. Ryota e Kotaru, che ha fatto a suo modo da aiuto sceneggiatore, ci hanno veramente messo l'anima...e sono certa che, ai loro occhi, la storia ha un significato particolare che va ben oltre ciò che noi lettori vedremo. Spero con tutto il cuore che abbia un notevole successo.

-Ci pensi che un giorno Ryo potrebbe diventare il nuovo Akira Toriyama? E noi potremo vantarci di averlo seguito dagli esordi!- Ride, comprando una copia anche per sé.

-Potremo vantarci di essere suoi parenti.- Dico, sorridendo imbarazzata.

-Be'...- Arrossisce, forse ha colto ciò che sto per dire prima ancora che le mie labbra formulino la frase -Oddio, Tsu.- Spalanca gli occhi e si siede su una panchina -Vuoi forse dire che...-

-Potremo essere suoi parenti se...se mi accetterai come tua moglie.-

Non dice niente. Ha la bocca spalancata e le mani gli sono rimaste ferme a mezz'aria, in un modo talmente comico che involontariamente scoppio in una fragorosa risata.

-Perché ridi...? Stavi forse scherzan...-

-Assolutamente no.- Mi affretto a dire -Io ero...sono seria. Serissima.-

-Dai, Tsu...è una cosa che avrei dovuto chiedere io.- Balbetta, non appena si riprende dallo shock iniziale -Invece tu...noi...-

-Non mi andava di invecchiare aspettando che ti facessi avanti.- Dico, mostrandomi determinata -Vuoi sposarmi, Shin?-

-Sì.- Risponde, senza esitazione...e, con una sola sillaba, ha trasformato un giorno qualsiasi nel più bello di tutta la mia vita.

 

**
 

-Buongiorno, amore mio.-

Le labbra soffici di Ryota si posano sulla mia fronte, risvegliandomi da un lungo e tranquillo sonno. Sono trascorsi dieci anni da quella brutta avventura in cui ho quasi rischiato di perdere per sempre l'uomo della mia vita, e ancora adesso ogni mattino ringrazio una divinità in cui non credo per essermi risvegliato accanto a lui.

-Buongiorno.- Rispondo, per poi sollevare il viso in modo da ricambiare il suo bacio.

-Non dirmi che anche oggi hai lezione.- Sbuffa.

Mi guarda uscire dal letto e frugare nell'armadio in cerca di vestiti anziché restare con lui a lasciarmi coccolare, cosa che faccio solo quando devo andare al lavoro. Da circa due anni sono professore universitario di storia; adoro l'atmosfera dell'università, dove gli studenti sono adulti e interessati alle lezioni, contrariamente a quelli delle scuole superiori. Inoltre sono così giovane che mi separano pochi anni dai miei allievi e spesso mi diverto a conversare con loro tra una spiegazione e l'altra. Anche se sanno che ho un compagno, sono comunque rispettosi e gentili con me.

-Sì, ma solo per due ore.- Lo rassicuro. Mi guardo allo specchio mentre mi vesto e sorrido nel constatare di non essere cresciuto molto in altezza, anzi. Nonostante avrò preso due o tre centimetri nell'ultima fase dell'adolescenza, resto sempre molto più basso della media.

-Poi torna da me. Da quando ho finito il primo volume l'editore mi ha dato un po' di tregua e sarei felice di passare una giornata tranquilla con te e Haku, come ai vecchi tempi.-

-Sarà fatto. Dirò agli studenti che finiamo un po' prima, non credo che gli dispiaccia.-

Gli brillano gli occhi nel sentire le mie parole e le sue labbra si curvano in un sorriso. Sono entusiasta di vederlo sorridere così spesso da quando stiamo insieme.

La lezione è piacevole ed interessante e, come avevo previsto, nessuno si lamenta quando la sospendo prima del dovuto. Scambio due parole con gli alunni e torno di corsa da Ryota, per mantenere la mia promessa; la casa in cui viviamo adesso è un appartamento indipendente che abbiamo acquistato soltanto con i nostri risparmi, nonostante i miei genitori abbiano più volte insistito per aiutarmi. Anche se dopo tanto tempo le nostre divergenze si sono appianate e sono stati ben felici di avermi nuovamente come loro erede, né il mio compagno né io ci tenevamo ad avere debiti con nessuno. Diventare adulti significa anche questo, in fin dei conti.

Sono contento anche che Ryota si sia riappacificato, per quanto possibile, con la famiglia di Tsubaki. Adesso si comporta in modo molto sereno anche in presenza di suo padre ed è sempre gentile e rispettoso con la madre di Tsu, pur non riuscendo a provare completamente affetto per loro. Devo dire che un grande contributo è stato dato anche dall'aggressione che ha subito dieci anni fa: rischiare di perdere il figlio deve aver aperto gli occhi a quell'uomo, che ha cercato finalmente di limare un po' il proprio caratteraccio.

-Cosa sono quelle?- Chiedo, indicando due buste poggiate sul tavolino del soggiorno.

-Lettere, pare. Indirizzate a entrambi.- Solleva le spalle -Ho aspettato te per aprirle. Una è da parte di Tsubaki, un'altra è senza mittente.-

-Tsu? E perché mai ci dovrebbe mandare una lettera? La vediamo praticamente un giorno sì e un giorno no.-

-Non ne ho la più pallida idea, adesso mi hai incuriosito. Dai, apriamole.-

-Un attimo, il tempo di togliermi la giacca.- Dico, facendo seguire l'azione alle parole. Ci sediamo sul divano, su cui dorme un Haku ormai anzianotto e pigro. Apriamo per prima la lettera senza mittente.

-A Ryota e Kotaru, le mie più sentite congratulazioni.- Legge Ryo a mezza voce -Ho visto per caso il meraviglioso manga che hai pubblicato, Ryota. Ho avuto modo di leggere il primo volume ed apprezzarlo, nonostante non sia mai stato un appassionato. Attendo con ansia il continuo. Durante questi anni anche io ho avuto la fortuna di trovare un editore per le mie poesie e so come ci si sente a realizzare un passo verso il proprio sogno. So che le cose fra noi non sono mai state facili e che per un periodo siamo praticamente stati nemici, ma sono sicuro che dopo tutto questo tempo nemmeno voi sarete più capaci di nutrire risentimento per ciò che abbiamo fatto e detto quando non eravamo che ragazzini. Nella speranza che quanto dico corrisponda alla verità, spero accetterete l'invito alla presentazione del mio libro. Ci sarà anche il mio compagno e sarebbe bellissimo potervi incontrare insieme a lui, per stringerci la mano e dichiarare finalmente chiuse le incomprensioni del passato.- Mentre leggeva la sua espressione era imperturbabile, ma sono riuscito a leggere nei suoi occhi e capire che, proprio come me, anche lui ha spento ogni scintilla di rancore nei confronti di Masashi. La lettera si conclude con la sua firma ed un recapito telefonico, nel caso in cui volessimo partecipare alla cerimonia a cui siamo stati invitati.

-Allora?- Sospiro, in attesa.

-Allora, allora...be', sono felice che abbia messo a posto la sua vita. E, detto tra noi, incontrarlo e chiarire una volta per tutte le cose toglierebbe un peso anche a me. Alla fine mi ha salvato la vita...quando io ho praticamente tentato di ammazzarlo.-

Annuisco e prendo la lettera di Tsubaki. Strappo la busta e sfilo un bigliettino fatto a mano, nello stile di quelli che si fanno alle elementari. Non trattengo un sorriso.

-Ai miei amatissimi Kota e Ryo.- Leggo -Ehi, ha messo il mio nome per primo!- Lo punzecchio, per poi riprendere la lettura -Siete ufficialmente invitati ad una piccola festa. Mangeremo tantissimo e ci divertiremo da morire, ma vi avviso: ho invitato anche le nostre famiglie.- Corrugo la fronte leggendo la data e l'indirizzo del ristorante -Durante la festa farò un annuncio molto importante. Non mancate e vestitevi come si deve!-

-Questa è proprio da Tsubaki.- Ride -Quella matta. Chissà che cos'ha in mente.-

-Me lo sto chiedendo anche io, dici che dovremmo chiamarla per ulteriori spiegazioni?-

-No, stiamo al gioco.- Dice, sogghignando -Voglio proprio vedere che intenzioni ha!-

-D'accordo.- Rispondo, rendendomi conto improvvisamente di avere ancora addosso il mio completo “da professore”, rigido ma indispensabile per non sfigurare tra i miei colleghi, tutti più adulti e raffinati di me.

-Faccio una telefonata.- Dice Ryota mentre vado in camera ad indossare qualcosa di più comodo, adatto alla passeggiata con Haku che abbiamo programmato stamattina.

-Ok.- Mi infilo una maglietta di Totoro e un paio di pantaloni della tuta -Che telefonata?-

-Chiamo il recapito che ci ha lasciato Masashi. Voglio sapere quando intende incontrarci.-

-Bene.- Resto seduto accanto a lui ad ascoltare la telefonata; parlano tra loro come se fossero due vecchi amici e non posso trattenere un sorriso nell'ammirare quanto il mio compagno sia cresciuto e maturato sotto questo aspetto. Ci accordiamo di assistere alla conferenza che si terrà la prossima settimana, appena un paio di giorni prima della misteriosa festa di Tsubaki; saluto anche io Masashi e mi sembra di sentire una voce maschile in sottofondo poco prima che chiuda la telefonata...suppongo si tratti del suo compagno.

-Kota.- Sospira Ryo, non appena lo schermo del display si scurisce -Non credevo di potercela fare, invece è stato più semplice di quanto pensassi.-

-Siamo adulti ormai.- Osservo.

Mi rivolge un'occhiata perplessa e mi pizzica la guancia -Non venire a fare l'uomo vissuto con quella maglietta di Totoro, non sei credibile.-

Arrossisco ma sorrido, osservando le sue labbra curve verso l'alto. Un istante dopo sto baciando ed assaporando quelle labbra che tanto amo e le mani forti di Ryo, ancora leggermente macchiate di china, si insinuano sotto il cespuglio dei miei capelli, attirando il mio viso sempre più vicino al suo.

-Ma che fai?- Mormoro, stupito nel percepire le mani sotto la maglietta -Non volevi uscire? Potevamo portare Haku in quel nuovo parco che...-

Mi zittisce posandomi un dito sulle labbra -Ci andiamo dopo.- Mi rassicura -Ma con tutti gli impegni lavorativi ho avuto così poco tempo per stare con te! Davvero non possiamo far aspettare un po' la passeggiata?-

Il suo sguardo è molto eloquente e in fin dei conti so anche io di non poter mettere piede fuori casa in queste condizioni. Ho i capelli sconvolti, il viso in fiamme, per non parlare di quel calore crescente al basso ventre che lascia ben intuire come andrà a finire questa chiacchierata.

Mi sembra incredibile che un tempo Ryota fosse terrorizzato all'idea di fare l'amore, soprattutto se penso alla naturalezza e la spontaneità con cui adesso ci spogliamo, ci tocchiamo, ci assaporiamo. Siamo una coppia da così tanto tempo che ormai dovremmo conoscere i nostri corpi alla perfezione, eppure ogni volta riusciamo a scovare nuove sensazioni ed emozioni nel diventare tutt'uno e nello scoprirci. Forse tutto questo è amplificato proprio perché la nostra unione è stata tormentata e a lungo desiderata.

Per un tempo che mi sembra interminabile la stanza si riempie soltanto dei nostri respiri e gemiti; facciamo l'amore come se non lo facessimo da anni e restiamo accoccolati a baciarci e stringerci, persi in quell'attimo di totale estraniamento.

Facciamo la doccia insieme senza smettere di coccolarci e quando usciamo per la passeggiata siamo così allegri che la gente, guardandoci, potrebbe pensare che siamo sotto l'effetto di chissà quale droga; anche Haku sembra più felice del solito mentre corre ed insegue gli altri cani del parco, nei limiti che il suo corpo anziano e debole gli impone.

-Non si rende conto di essere un vecchietto.- Dico, indicandolo mentre dà la caccia a una farfalla -In fondo, anche per me resta lo stesso cucciolo con cui giocavo da ragazzino.-

-Ha preso da te.- Risponde Ryota con fare serio -Un professore universitario che guarda ancora i film d'animazione e legge fumetti. Praticamente hai la sindrome di Peter Pan.-

-Smettila!- Esclamo, mettendo il muso -Tu li disegni i fumetti!-

Ride sonoramente e poi sospira, un sospiro di felicità. Probabilmente non cambieremo mai. Per quanto il tempo possa scorrere e per quanto possiamo crescere, resteremo per sempre quei due ragazzi che si sono incontrati parlando di musica e medioevo, collegati dal filo delle mie cuffiette da coniglio...e da quello del destino.

 

**

 

Non mi aspettavo che un tipo come Masashi potesse diventare uno scrittore di successo, ma tutto sommato mi ha fatto piacere vederlo sistemato. Ha un compagno, un tipo bassino e con i capelli lunghi e scompigliati, un po' impacciato e...sì, insomma, se l'è scelto maledettamente simile a Kotaru, anche se dai loro sguardi e dal modo in cui si parlavano è evidente che si amano sul serio e che non potrebbero mai rinunciare l'uno all'altro.

Dopo la conferenza mi sono ritrovato anche a fare il mio primo autografo con dedica su un volume di “Heart of fire”: chi avrebbe detto che sarebbe stato fatto per colui che un tempo era la mia spina nel fianco? Ho ricambiato acquistando una copia delle sue poesie e facendomele autografare. In questo modo ci siamo salutati da pari a pari e abbiamo definitivamente chiuso il capitolo della nostra rivalità.

-Sto bene così?- Mormora Kota, distraendomi dai miei pensieri -Tsubaki ha scritto di vestirci come si deve. Lo so che si riferiva a me.-

-Sembri un pinguino, dove hai trovato questo completo da funerale?- Osservo, ed è vero: il gessato nero in cui si è seppellito il mio compagno stonano in modo eccessivo col rosso acceso dei suoi capelli e non è adatto alla sua minuta corporatura.

-Ma...- Abbassa lo sguardo e sospira, deluso -Non sono un esperto in questo genere di cose. Volevo mettere uno dei completi che uso a lezione, ma sono tutti sdruciti e allora ho comprato questo in un negozio di abiti da cerimonie. Tu invece stai benissimo con qualsiasi cosa!- Esclama, indicando i pantaloni e la giacca beige che ho indossato senza stare troppo a pensarci su. In effetti ha ragione, un ragazzo alto e slanciato come me non ha gli stessi problemi che ha uno scriccioletto come lui nel valorizzarsi con l'abbigliamento.

-Facciamo così.- Gli sfilo la giacca e tolgo la cravatta, lasciandolo con una camicia bianca e passandogli un paio di pantaloni blu -Infila la camicia nei pantaloni e prova anche questa cintura, è più nel tuo stile.-

-Grazie.- Dice, sorridendo nel guardarsi allo specchio. Sta benissimo e mi chino a baciargli l'angolo delle labbra per confermare che, per quanto mi riguarda, è stato promosso a pieni voti. Ci avviamo fuori, affidando Haku ad un'anziana vicina di casa che passa sempre volentieri del tempo insieme a lui.

-Conoscendo Tsubaki ci sarà un sacco da mangiare.- Dico, fermando la mano di Kota che sta per rubare un paio di cioccolatini dal centrotavola -Non vorrai rovinarti l'appetito.-

Sbuffa e saltiamo in macchina, diretti al ristorante. Ci deliziamo con la musica celtica diffusa dall'autoradio e ci godiamo il tragitto.

-Che posto carino.- Dice Kotaru, ed ha ragione. Scendiamo dall'auto e ci ritroviamo in un ristorante all'aperto, con una serie di gazebo e piccoli tavoli in stile occidentale. Il profumo suggerisce che anche la cucina non sia propriamente tradizionale giapponese e sono sicuro che sia un locale francese o qualcosa di questo genere. Tsubaki adora la cucina europea ed ha contagiato anche Shin in questa sua fissazione.

-Benvenuti! Siete in ritardo!- Esclama mia sorella, indicandoci con la mano un lungo tavolo apparecchiato e con una marea di ornamenti floreali. Nostro padre, sua madre ed i genitori di Kota sono già accomodati; credo sia la seconda o la terza volta che ci ritroviamo tutti insieme. Con la coda dell'occhio mi accorgo che c'è anche mia madre: sembra sempre stanca e anziana nonostante sia leggermente truccata ed abbia i capelli sistemati dal parrucchiere. Anche se in questi anni l'abbiamo aiutata molto economicamente, il più delle volte ha rifiutato il nostro denaro; nella sua visione delle cose, non è giusto che una madre sia di peso alle finanze di suo figlio. Ma si sbaglia e sono contento che Tsu abbia organizzato questa riunione di famiglia; io e Kota le abbiamo preparato un bellissimo regalo di compleanno in anticipo e questa sarà l'occasione giusta per consegnarlo.

Dopo i saluti di rito (incredibilmente anche i genitori di Kotaru sembrano molto più affabili e alla mano, stavolta) ci accomodiamo e iniziamo a mangiare allegramente gli antipasti. A quanto pare si tratta di un ristorante italiano e non francese, almeno a giudicare dalle focaccine e gli affettati che ci hanno servito in tavola.

-A cosa dobbiamo questa magnifica riunione?- Dice mio padre, con un largo sorriso stampato in volto -Si tratta forse di una festa in onore del successo di Ryota?-

-Successo, che parola grossa.- Rispondo, cercando di sviare l'attenzione da me -Sono certo che stiamo festeggiando qualcos'altro. Vero, Tsubaki?-

Shin arrossisce come un peperone e rivolge a Tsu un'occhiata implorante. Lei annuisce e si alza in piedi, sollevando il suo calice di champagne.

-Vorrei proporre un brindisi a...tantissime cose.- Esordisce -Vorrei che brindassimo a Kota e Ryo ed al fumetto che ha visto la luce grazie ad entrambi...-

-Visto? Ha detto di nuovo il mio nome per primo.- Bisbiglia il mio compagno, tirandomi una piccola gomitata.

-...E alla crescente espansione dell'industria degli Oda...- Riprende Tsu, mentre i genitori di Kota si gonfiano di orgoglio e si godono il momento di celebrità, guardandosi fitto e tenendosi per mano. Sembra incredibile che persino due come loro siano cresciuti e migliorati; un grosso aiuto, probabilmente, è stato dato dal tracollo finanziario che hanno avuto anni fa e dal quale si sono ripresi molto lentamente. Da quel momento devono aver capito che le persone sono più importanti dei soldi, e hanno ricostruito la loro relazione e quella con il figlio. Il cambiamento di atteggiamento ha influito in bene anche sugli affari e adesso gli Oda sono tra i più ricchi del Giappone. Credo si chiami Karma.

-...Ma anche al resto della mia famiglia. A papà, mamma...e a te, Takara.- Conclude e allunga il bicchiere verso tutti noi, che iniziamo a brindare con lei. Nel sentire il suo nome mia madre ha sussultato ed ha sorriso, leggermente rossa in volto. Dopo tutto questo tempo, forse, non avrebbe mai sperato che Tsubaki la considerasse parte della sua famiglia.

-Vorrei brindare anche alle sorprese.- Aggiunge Tsubaki, sorridendo e mordicchiandosi il labbro -Ed oggi io e Shin ne abbiamo una bellissima per tutti.-

-Sei incinta?- Scherza la madre di Tsubaki -Non dirmi che sto già per diventare nonna, te ne prego!-

Sputo lo champagne che stavo bevendo nel sentire quelle parole. Non sono psicologicamente pronto ad accettare che la mia pura Tsubaki abbia...ah, non voglio nemmeno pensarci!

Mia sorella ride di gusto -No, non sono incinta.- Dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo -Ma...il motivo per cui io e Shin vi abbiamo invitati qui è che...-

-...oggi stiamo festeggiando il nostro matrimonio.- Conclude Shin per lei, e stavolta anziché sputare lo champagne rischio di soffocarmici.

-Cosa?!- Esclamiamo tutti quasi all'unisono, mentre i due si affrettano a darci spiegazioni.

-Ci siamo già sposati civilmente, ma non potevamo esimerci dal fare una cerimonia con tutti voi...e inoltre abbiamo preparato delle promesse da dirci. Vorrei che fossero Kota e Ryo a sposarci. Vi chiediamo scusa se non avevamo detto niente ma...volevamo sbrigare subito le pratiche burocratiche e poi...celebrare tutti insieme.-

Stavolta Kotaru non mi fa notare che Tsubaki ha detto nuovamente il suo nome per primo. Tutto ciò che possiamo fare e guardarli a bocca aperta, ancora sconvolti dall'incredibile portata della notizia.

Devo ammettere di essere felice che Tsu abbia trovato il vero amore e che abbia deciso di sposarsi; io e Kota celebriamo le loro nozze e ci commuoviamo un po' tutti nell'ascoltare le promesse che si dicono. Davanti allo scambio degli anelli, mia madre e quella di Tsubaki scoppiano addirittura in lacrime come due bambinette...ma poco dopo, in preda ai festeggiamenti, l'atmosfera diventa gioviale e tutti riprendiamo ad ingozzarci (di dolci, stavolta) e a bere spumanti e vini italiani, con Tsubaki che scatta fotografie a manetta. Non è una cerimonia lussuosa e tradizionale; non c'è stato alcun abito bianco e nessuna marcia nuziale, nessuno avrebbe potuto organizzare niente di più bello e spontaneo di così.

-Ragazzi.- Mormora Tsubaki, prendendoci da parte -C'è un piccolo regalo che vorrei farvi.-

-Non scherzare.- Balbetta Kota -Questo è il tuo matrimonio, siamo noi che dovremmo farne uno a te!-

Scuote la testa e sorride -Dire le mie promesse con la vostra benedizione è il miglior dono di nozze che potessi desiderare. Quindi...- Tira fuori una scatolina contenente due anelli -Vorrei che li prendeste...e che pronunciaste anche voi delle promesse. Senza pensarci troppo, le prime cose che vi vengono in mente.-

-Ma questi sono...- Mormoro, prendendo tra le dita l'anellino che Tsubaki mi ha depositato sul palmo.

-Sono anelli d'oro rosso. So quanto questo colore significhi per voi e soprattutto quanto sia grande l'amore che vi unisce. Per questo desidero che il giorno del mio matrimonio sia anche il vostro.-

-Non è una cerimonia ufficiale.- Osserva Kota, arrossendo -Non ha alcun valore legale...-

-Lo so.- Replica Tsubaki -Ma ha valore per voi, per me. Ed è questo che conta, non credete?-

Sento le lacrime bagnarmi copiosamente le guance; non credevo di potermi commuovere fino a questo punto, eppure è successo. Forse nemmeno lei si rende conto di quanto sia grande il dono che ci sta facendo, rendendoci una coppia di sposi.

-Allora, che ne pensate?-

-Voglio dire le mie promesse.- Dico, con voce tremula.

-Anche io.- Balbetta Kota, rigirando l'anello tra le dita, forse immaginando il momento in cui lo infilerà al mio anulare.

-Sono una persone di poche parole.- Esordisco, guardandolo negli occhi -Ma con te non ho alcun timore di parlare. So che possiamo dirci tutto e affrontare qualsiasi cosa insieme, come abbiamo fatto in questi anni e come ti prometto di continuare a fare per sempre. Quindi, Kotaru Oda...grazie di tutto. Grazie di avermi trasformato in un uomo migliore, nuovo, di essere cresciuto al mio fianco...e grazie di avermi reso vivo. Resterò accanto a te ogni giorno della mia vita, perché è tutto ciò che desidero. Quindi ti dono questo anello, il filo rosso del destino...affinché una parte di me possa essere sempre con te, qualsiasi cosa accada.- Concludo, prendendo delicatamente le sue dita piccole e delicate ed infilandogli l'anello.

Kota deglutisce e sospira -Anche se ci sono tantissime cose che potrei dire in questo momento, sono così emozionato da riuscire a stento a mettere insieme una frase. Non posso fare altro che promettere di essere per sempre il tuo migliore amico, il tuo compagno...ed il tuo sposo.- Anche lui inizia a piangere e continua a parlare tra i singhiozzi -Prometto di asciugare le tue lacrime, di gioire delle tue gioie...e di rendere completa la tua vita, come tu rendi completa la mia.- Anche lui mi mette l'anello al dito e prima che possa ritrarre le mani le afferro e scompaiono tra le mie. Mi sento come se per nulla al mondo volessi interrompere quel contatto.

-Quindi, Ryota, vuoi accogliere Kotaru come tuo sposo?- Chiede Tsubaki, con gli occhi lucidi ed una mano sul cuore.

-Sì, lo voglio.- Rispondo subito, senza starci a pensare oltre.

-E tu, Kotaru, vuoi accogliere Ryota come tuo sposo?-

-Lo voglio. Non potrei volere nient'altro!- Esclama lui e, prima che Tsubaki possa concludere la cerimonia col canonico “Puoi baciare lo sposo”, Kota mi ha già gettato le braccia al collo ed io lo stringo a me, disegnando il suo profilo di piccoli baci indugiando sulle sue labbra.

-Congratulazioni vivissime.- Dice Tsubaki dopo che ci siamo staccati, tuffandosi su di noi e abbracciandoci fortissimo -E grazie di aver reso questo giorno il più bello della mia vita!-

Trascorriamo il resto della festa tenendoci per mano e osservando con la coda dell'occhio gli anelli che brillano di luce rossiccia. Se tutto questo fosse un sogno, allora vorrei la facoltà di poter dormire per sempre.

 

**

 

-Sono così felice per Tsubaki.- Cinguetta mia madre; è salita in macchina con noi credendo che l'avremmo accompagnata a prendere l'autobus. Non sa che stiamo per consegnarle il regalo che le abbiamo preparato negli ultimi mesi. -Mi sono commossa e ho pianto come una fontana. Non mi avrete mica vista, vero?-

-Tranquilla, mamma.- La rassicuro -I nostri occhi erano tutti per gli sposi.-

-Ryo, questa non è la strada per lo stazionamento degli autobus.- Balbetta lei, guardando fuori con aria di smarrimento.

-Lo sappiamo.-Dice Kota -Infatti ti stiamo accompagnando a casa.-

I suoi interrogativi ricevono una risposta nel momento in cui parcheggiamo davanti ad un grazioso e piccolo appartamento indipendente. Scendiamo e le porgiamo un mazzo di chiavi, accompagnandola davanti al portone.

-Ma questo è...- Mormora, infilando la chiave nella toppa con la mano che le trema per l'emozione.

-Non è altro che il ringraziamento per esserti occupata di me per tutto questo tempo.- Le spiego, mostrandole le varie stanze, arredate secondo i suoi gusti.

-Io non...non posso accettarlo. Davvero...è...è troppo.- Dice, nascondendosi il viso tra le mani e soffocando le lacrime -Io non so come...-

-Accettalo.- Sussurra Kota -Ci stiamo lavorando da mesi e credo che in tutto il Giappone non troveresti una casa più su misura per te di questa.-

-Ma...e come farò con il lavoro?-

-Ovviamente abbiamo pensato anche a questo.- Continua lui -A pochi passi da qui c'è una vecchia sarta che cerca aiuto. Le abbiamo parlato di te e non vede l'ora di conoscerti e di lavorare in compagnia.-

-E poi...- Aggiungo io -Noi viviamo nello stesso quartiere. Per qualsiasi cosa saremo sempre accanto a te.-

-Datemi un momento.- Dice, e per un lungo istante la osserviamo contemplare l'arredamento, le tende, i pavimenti...ed infine, con un sospiro e gli occhi lucidi, sentiamo pronunciare le parole che stavamo aspettando -Credo che i miei clienti dovranno trovare un'altra sarta.-

La soffochiamo in un abbraccio entusiasta e, mentre Kota va a riprendere Haku per una passeggiata, io e mia madre restiamo per un po' a parlare. Ascolto con piacere le sue parole allegre e mi accorgo che in quel momento sembra più bella e giovane di quanto non sia mi stata. Probabilmente avrò tanto tempo per parlarle del mio matrimonio con Kota e di come mi sento vivo...adesso, però, preferisco tacere ed ascoltarla.

-Non sono mai stata più felice di così, se non quando sei nato e ti ho stretto forte tra le braccia.- Sussurra d'improvviso -Rimpiango tutto della mia vita...tranne averti messo al mondo. E sapere che sei riuscito a trovare l'amore anche senza l'esempio di me e tuo padre...mi fa sentire come se la mia esistenza abbia finalmente un senso. Di tutto questo posso ringraziare solo la persona che ti ha insegnato cosa sia l'amore partendo dal nulla. Quel ragazzo...no, quell'uomo. Tu e Kotaru siete uomini, ormai. Lui è stato...la salvezza di tutti.-

-Sì...è così.- Mormoro, spiazzato da quanto ha detto. Senza nemmeno rendersene conto, mi ha appena dato la migliore delle benedizioni.

 

**

-Ho scoperto che la vicina ha fatto ingozzare Haku di biscotti all'avena.- Sbotta Kota, accogliendomi al mio ritorno dalla nuova casa di mia madre. Le ho dato una mano a sistemarsi come meglio poteva per la notte e le ho promesso di aiutarla col trasloco, domani pomeriggio -Allora ho preferito non dargli la cena e l'ho spedito a letto.-

Rido -Andiamo, cosa vuoi che siano due biscotti?-

-Non è più un cucciolo, sono preoccupato per la sua salute.- Sospira -Ma in fondo hai ragione, non è la fine del mondo.-

-Sei ancora vestito di tutto punto?-

-Non ho avuto tempo di spogliarmi.- Dice -Ho appena finito di mettere Haku a cuccia. Comunque, come sta Takara?-

-Benissimo, ha detto che deve ambientarsi. Domani pomeriggio le darò una mano a sistemare le sue cose.-

-Fantastico, ti va di mangiare qualcosa? C'è del riso al curry rimasto da ieri sera.-

-E poi parli di Haku! Hai mangiato come se non ci fosse un domani ed hai ancora appetito?- Lo schernisco -Non sei stanco? Per prima cosa andiamo a farci un bagno. E poi...- Arrossisco, stupendo me stesso per quello che sto per dire -Questa dovrebbe essere la nostra prima notte di nozze. Devi tenerti leggero se vuoi reggere al movimento che faremo, no?-

-Ry....Ryota!- Esclama, mentre un incendio gli scoppia sul viso -Dicevi sul serio...?- Chiede, dopo una breve pausa.

Annuisco e intreccio la mia mano con la sua, osservando gli anelli. Ripenso a me stesso prima di incontrarlo, quando la mia vita era semplice sopravvivenza all'insegna dell'odio. Odio verso mio padre, verso me stesso...chi avrebbe mai detto che avrei finito per condurre una vita all'insegna dell'amore. Io, Ryota, il ragazzino tormentato continuamente dai bulli e tra le mura domestiche, timoroso anche solo all'idea del contatto fisico...sembravano così lontani quei giorni, adesso. Come una minaccia ormai inoffensiva, da cui sono al sicuro dietro lo scudo delle braccia esili di Kota.

Facciamo l'amore dolcemente, senza fretta, una sola volta. Più che il sesso, il nostro desiderio più grande adesso è quello di addormentarci insieme, per la prima volta da sposati.

Il mattino seguente ci svegliamo ancora abbracciati; resto a contemplarlo nella penombra ed intanto ripenso a come siamo finiti in questo modo, a vivere insieme la nostra vita...ed è un tuffo in ricordi a tratti felici ed a tratti dolorosi. Molto spesso, Kota, mentre ti inseguivo...mi chiedevo se ne valesse davvero la pena. A cosa mi avrebbe portato tutta quella sofferenza? Avrei trovato la felicità al tuo fianco se un giorno avessi compreso finalmente i sentimenti che celavo sotto la mia apparenza di persona insensibile? Ho pianto per te. Ho pianto milioni di lacrime, eppure adesso posso finalmente dire che sì, ne valeva davvero la pena. Non ho mai creduto a niente di irrazionale, ma da quando ho capito di amarti ho sentito che quel sentimento bruciante era al di fuori del mio controllo, proprio come dice la leggenda del filo rosso del destino. Ognuno è arrivato nel momento esatto in cui l'altro sapeva di averne bisogno e mi è sembrato che fossimo stati creati apposta per incontrarci e completarci. Adesso so che questa non è soltanto una sensazione...ma è la pura e semplice verità.

-Ryo...- Kota si sveglia e si stropiccia gli occhi -Ma...mi stavi fissando?-

Non gli lascio dire niente e prendo a baciarlo teneramente, stringendolo a me e schiacciandogli la faccia contro il mio petto.

Non dire niente, Kota...resta in silenzio mentre ti tengo stretto sul mio cuore.

Resta in silenzio, mentre tengo tutto il mondo nelle mie braccia.


**Note: Ci ho provato. Ho rimandato a lungo il momento di affrontare la realtà, ma ebbene...Unmei no akai ito è finito (fa anche rima, lol) ç_ç Mi sono affezionata tantissimo a Kota e Ryo e vederli così cresciuti mi stringe il cuore. Inutile dire che scriverò tante belle rosse su loro due e magari anche su altre coppie della storia, chissà. Nei capitoli ho cercato di frenare la vena p0rn e lasciare spazio al sentimento ma...chissà, chissà. Restate in attesa <3 Vi voglio tanto bene e grazie di essere arrivati alla fine :D A presto *3*
Hikari Chan <3 **

 

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