Pillole di fandom

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamenti, per modo di dire ***
Capitolo 2: *** Movimento ***
Capitolo 3: *** Tocca sempre a Thor risolvere i problemi ***
Capitolo 4: *** Cosa pensi di me, ora? ***
Capitolo 5: *** Nessuno dice a Steve mai niente ***
Capitolo 6: *** Easy, I am not a rag doll ***
Capitolo 7: *** Flessioni ***
Capitolo 8: *** Il rispetto per chi ha più esperienza è cosa gradita ***
Capitolo 9: *** E in un'istante, non c'è più ***
Capitolo 10: *** Se ho te ***
Capitolo 11: *** Sotto la pioggia ***



Capitolo 1
*** Allenamenti, per modo di dire ***


Allenamenti, per modo di dire
 

Prompt di apollo41: Avengers, Stony. Steve propone una sessione di allenamenti a Tony. Senza armatura, ovviamente.
Parole: 330
 

Ripensandoci in un secondo momento a mente fredda, Steve si disse che avrebbe dovuto prevedere quello che sarebbe successo. Eppure, come proposta era apparsa quanto mai innocente: una sessione di allenamenti insieme a Stark, senza armatura però, si era premurato di specificare. "Non vogliamo che ci sia d'intralcio, vero? Faremo meglio senza", aveva detto con una strizzatina d'occhio. A quelle parole il Capitano aveva alzato gli altri occhi al cielo, ma ciononostante aveva acconsentito. Dopo una serie di colpi ben assestati, però, divenne chiaro che le intenzioni di Stark erano anni luce da ciò che aveva proposto in precedenza: continuava a metterlo al tappeto e, senza dargli il tempo di rialzarsi, si sistemava sopra di lui e gli lanciava una delle sue frecciatine. Più cadeva, più le battute di Stark si facevano pesanti, e Steve non sapeva se era più arrabbiato per la piega che aveva preso la situazione o eccitato per la paurosa vicinanza tra loro due, che sembrava andare ad accorciarsi dopo ogni caduta. Era innegabile che tra i due ci fosse una certa chimica, ma fino ad adesso era riuscito a gestirla egregiamente. 
Fu di nuovo in piedi, la guardia alzata, ma questa volta parò ogni colpo, ogni affondo; Stark tentò una presa, Steve resistette e i due caddero in un groviglio di braccia e gambe; Steve ebbe appena il tempo di compiacersi del fatto che, questa volta, era stato lui a mettere al tappeto l'altro, per poi percepire una strana sensazione al basso ventre, come se di colpo i pantaloni gli fossero diventati stretti. Stark mosse appena i fianchi contro i suoi e a quella frizione Steve si lasciò sfuggire un suono strozzato. "Cazzo..."
"Oho, mi sa che siamo messi male, se ti sento pronunciare queste belle paroline.", disse Stark. "O forse devo intenderlo letteralmente?", continuò, accennando ai loro membri ben vigili. Steve sbuffò e si alzò a sedere di scatto, non desiderando altro che frapporre quanta più distanza tra Tony Stark e la propria persona.

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Capitolo 2
*** Movimento ***


Movimento
 

Prompt di AlfiaH: Stony, AU, Steve fa danza classica, Tony è uno skaterboy.
Parole: 697.
 

Tony era, in tutti i sensi, il ragazzo sbagliato per Steve: era tronfio, prepotente e sarcastico, il tipo di ragazzo che ti tormenta con commenti su qualcosa di imbarazzante che hai fatto dieci anni prima.
E odiava la danza classica. Ogni volta che se ne usciva con un commento maligno a proposito, Steve doveva trattenersi dal tirargli un pugno.
La danza, al contrario, per lui era tutto: era il momento di sfogo dopo una giornata stressante; era leggerezza e libertà; era muoversi armoniosamente sul palco dimentico di ogni problema al mondo, conscio che in quel momento esistevano solo lui, il palco e, qualche volta, un pubblico da emozionare. Aveva iniziato a ballare a cinque anni e non aveva più smesso, fregandosene bellamente di chi diceva che la danza "è uno sport da femmine". Per lui la danza non era un semplice sport, era arte, era vita. Ma questo le teste dure come Tony Stark non lo capivano. Per loro era importante solo bere birra e scivolare rozzamente sullo skateboard.
Poi accadde: Natasha, la sua compagna di corso e compagna di classe, gli aveva chiesto di provare il passo a due in palestra dopo le lezioni. Dopo aver controllato di essere soli, i due ragazzi avevano provato il pezzo, soffermandosi in particolare sulla presa. Natasha era nervosa, e ogni volta era rigida nel lasciarsi andare. Pazientemente, Steve la invitò a rilassarsi e le assicurò che non l'avrebbe lasciata cadere; finalmente Natasha si fidò abbastanza da permettergli di sollevarla abbastanza bene, anche se avrebbero dovuto lavorarci ancora a lungo.
Uscendo, Steve notò Tony appoggiato al muretto di fronte che lo guardava intensamente. Una sgradevole sensazione fece capolino alla bocca dello stomaco. 
"Sono sorpreso, Steve.", esordì Stark. "Di tutte le persone, mai mi sarei aspettato che proprio tu facessi danza classica. Hai cambiato radicalmente la mia opinione su di te."
"E allora?", sbottò Steve, avvicinandosi a lui. Che andasse pure a raccontare in giro quello che voleva, Tony Stark non gli faceva paura. Che facesse pure lo spaccone, si sarebbe reso conto che Steve non era così fragile come credeva.
"Allora niente.", disse Tony. "Ti muovi bene."
Steve inarcò un sopracciglio, spiazzato. E questa da dove usciva fuori? 
"Certo, la musica è orribile e mi sarei cavato volentieri gli occhi un paio di volte, ma il modo in cui ti muovi e mantieni il controllo del tuo corpo è notevole. In un paio di salti mi sei effettivamente piaciuto. Saresti uno skater niente male.", continuò. 
A quel punto Steve scattò. "Skater? Ma per piacere. Non è altro che scivolare su una tavoletta con le rotelle e di grandioso non ha nulla.", affermò. 
Stark sgranò gli occhi sorpreso, poi sembrò prendere una risoluzione e gli afferrò un braccio. "Vieni con me.", disse, e a nulla valsero le proteste dell'altro e nessuna sua domanda trovò risposta finché non arrivarono ad una serie di scivoloni, pieno di skater. 
"Osserva.", disse semplicemente Tony, mentre si lanciava a sua volta giù per una delle discese. 
All'inizio Steve restò a guardare scettico il compagno, per nulla impressionato; poi si ritrovò a trattenere il fiato più volte, ogni volta che Stark faceva una giro a mezz'aria o un virtuosismo, e Steve credeva di vederlo già per terra: e invece, mai una volta Tony perse il controllo dello skate, mai azzardò troppo, mai accelerò troppo. Ancora qualche minuto, e Steve si ritrovò ad apprezzare i movimenti fluidi del ragazzo; da qualche parte qualcuno aveva acceso della musica, decisamente fastidiosa per i gusti di Steve con tutti quei bassi e batterie, ma l'effetto unito agli skaters che si muovevano davanti a lui non era male.
Alla fine, con un ultimo giro su se stesso, Tony si fermò e lo raggiunse.
"Allora?", chiese.
"È pericoloso.", rispose Steve. "E non è armonioso, decisamente non fa per me. Ma ho capito cosa volevi dirmi.", e lo guardò dritto negli occhi. "È il movimento, giusto? E l'equilibrio. Sono queste due cose che contano."
Tony sorrise e gli strinse una spalla amichevolmente. "Esattamente."
E diamine, Steve potrebbe aver pensato che così conciato, coi capelli in tutte le direzioni e gli occhi accesi dall'emozione, che Tony non era poi niente male, e non caratterialmente parlando.






 

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Capitolo 3
*** Tocca sempre a Thor risolvere i problemi ***


Tocca sempre a Thor risolvere i problemi
 

Prompt di Daniela: Loki e Thor stanno insieme, come dirlo a Odino? Frigga si limita a ridere e Loki a guardare Thor... Spetta a lui l'ingrato compito.
Parole: 229
 

Da quando Odino si era risvegliato dal suo “sonno” aveva cominciato ad osservare con più attenzione il comportamento dei suoi due figli. In particolare di Thor, il suo erede diretto. Thor aveva sempre sostenuto con fierezza lo sguardo del padre, ansioso di mostrarsi più che degno delle sue aspettative e chiedendo null’altro che un’occasione per dimostrare il suo valore; eppure, negli ultimi tempi gli sguardi del padre lo mettevano incredibilmente a disagio. Sarà perché, mentre il padre era privo di conoscenza, la relazione tra lui e Loki aveva subito un’evoluzione imprevista - un’evoluzione che era abbastanza certo non avvenisse normalmente tra due ragazzi cresciuti nella certezza di essere fratelli.
Quando però aveva dato voce ai suoi pensieri davanti a Loki, lui si era limitato a fare spallucce e a liquidare la faccenda, sostenendo che parlarne era inutile. Ma Thor sapeva che non avrebbero potuto evitare l’argomento ancora a lungo, non con Odino che si faceva di giorno in giorno più guardingo e la loro madre Frigga che lanciava occhiate d’intesa a loro due (seriamente, quando ne era venuta a conoscenza?).
E, ad un certo punto, non fu più possibile evitare la questione. Tutta colpa di Loki e del suo mandare al vento ogni precauzione e decoro. E Thor sapeva di essere solo davanti allo sguardo accusatore del padre.
Trasse un profondo respiro e cominciò: “Padre, devo dirti una cosa…”




 

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Capitolo 4
*** Cosa pensi di me, ora? ***


Cosa pensi di me, ora?
 

Prompt di apollo41: Stony, Tony è convinto che Steve non gli parlerà più dopo quello che ha fatto. Si sbaglia, ovviamente.
Parole: 320
 

Essere un leader significava prendere decisioni importanti, senza provare alcuna esitazione, guardando al piano delle cose e agendo per il bene più grande. Questo si era detto Tony quando aveva deciso di attivare il programma di difesa globale Ultron dopo la sua agghiacciante visione, credendo di avere il controllo della situazione. Adesso che le cose avevano preso una piega totalmente inaspettata, e ovviamente in peggio, deve sostenere lo sguardo di disapprovazione dei suoi compagni di squadra sapendo di non poter ribattere e di dover riscattarsi nell’unico modo possibile – combattendo, come ha sempre fatto.
Il giudizio che teme più di tutti, però, è quello del Capitano. Di tutti i suoi compagni, Steve è l’unico che ancora non ha espresso la sua opinione in proposito, ed è proprio la sua opinione che Stark tiene di più in considerazione. Per un uomo della foggia di Steve, quello che ha fatto può definirsi solo come tradimento, e non c’è da sorprendersi se ha deciso di non rivolgergli più la parola. Eppure, questo pensiero gli provoca una sgradevole sensazione di pesantezza, come se all’improvviso la sua armatura si fosse fatta di colpo cinque volte più pesante. Qualcuno avrebbe potuto trovare spassosa quella ridicola situazione, Tony Stark caduto in depressione perché preoccupato dell’opinione di qualcuno sulla sua persona.
“Stark, cosa fai lì imbambolato? Non ho intenzione di fare anche il tuo lavoro.”, la voce di Steve giunse inaspettata, riportandolo bruscamente alla realtà.
“Come?”, domandò spaesato Tony, e Steve emise un sospiro. “Stark, se vogliamo risolvere il casino in cui ci hai cacciati, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Specialmente io. Non posso fermare Ultron senza di te. Allora, hai deciso di venire qui a darmi una mano, o resterai lì a fissare il nulla tutto il giorno?”
“Mi ferisci, Capitano. Mi accusi di pigrizia mentre stavo riflettendo su alcune cose importanti.”
La sua usuale spavalderia aveva fatto ritorno, accompagnata da un improvviso e piacevole senso di sollievo.




 

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Capitolo 5
*** Nessuno dice a Steve mai niente ***


Nessuno dice a Steve mai niente
 

Prompt di Stefania: Stony: AU! Dove Tony ha una sorella gemella (Toni), e Steve non sa scegliere.
Parole: 304
Note: Steve è bisex.
Warning!, alto tasso di nonsense.
 

Questa situazione entrava di diritto nella Top Ten delle figuracce che Steve aveva fatto in tutta la sua vita; anzi, con tutta probabilità si piazzava tranquillamente al primo posto. Scoprire che Tony Stark avesse una gemella, Antonia (soprannominata Toni anche lei, e grazie tante se poi una persona li confondeva), era stato una shock, specie perché la ragazza era uguale in tutto e per tutto al fratello, fatta eccezione per i baffi. E Steve potrebbe aver flirtato (accidentalmente, s’intende) con lei la sera prima alla festa a casa di Romanoff.
A nessuno era passato per l’anticamera del cervello di fargli presente di quel piccolo, importante dettaglio (né tantomeno a Toni), finché Tony non si era intromesso tra loro ed aveva detto: “Capitano, se continui a stare così appiccicato a mia sorella potrei ingelosirmi!” Al che Steve aveva realizzato tutto e aveva provato l’impellente desiderio di sparire dalla faccia della Terra.
Adesso si ritrovava davanti ad un bel dilemma, ovvero scegliere quale dei due gemelli Stark era il suo preferito. Senza dubbio Tony era stato il primo a suscitare il suo interesse, ma Antonia era brillante, ironica, spiritosa, intraprendente, ed era la prima donna di cui Steve si sentiva attratto dai tempi di Peggy.
A porre fine ad ogni suo dilemma ci pensò Clint qualche sera dopo, quando lui e Antonia vennero beccati in bagno a casa di lui con le mani uno sull’altro e semi-nudi.
A tal proposito Tony commentò con qualcosa circa “un codice tra fratelli”, a cui sua sorella rispose per le rime.
Steve si sentiva leggermente confuso. “Non mi hai detto nulla a proposito di un codice quando mi hai beccato con tua sorella.”, disse.
“Questo perché tu sei di più di un semplice “bro”, Steve”, rispose Stark con un sorriso malandrino, allungando una mano a lasciargli una pacca sul sedere.




 

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Capitolo 6
*** Easy, I am not a rag doll ***


 Easy, I am not a rag doll


Prompt di apollo41: Stony. Steve ha la brutta abitudine di spostarlo di peso come preferisce durante il sesso. Tony non sa se essere offeso o eccitato dalla cosa.
Parole: 238


Doveva ammetterlo, all’inizio si era immaginato che il Capitano sarebbe stato intimidito all’idea di lasciarsi andare a certe attività – perciò Tony era stato ben felice di scoprire di essersi sbagliato di grosso, dopo la loro prima volta chiusi nel suo ufficio; per tutto il tempo Steve non aveva mostrato il minimo segno di tentennamento o ripensamento, e l’aveva stretto a sé mentre veniva dentro di lui talmente forte da lasciargli dei piccoli lividi sulla pelle.
Nei loro incontri successivi era quasi sempre Stark a prendere l’iniziativa, ma a volte gli lasciva quell’onore volentieri: gli piaceva vederlo finalmente scattare, e quando lo spostava di peso contro un muro o contro la superficie piana più vicina. Quello si domandava era se fosse una coincidenza o meno che, prima di raggiungere finalmente il letto, o il divano, o il pavimento, Steve lo spingesse contro metà del mobilio della stanza -  il che era eccitante, in un certo senso, mentre l’adrenalina gli scorreva nelle vene; un po’ meno quando, rivestendosi, sentiva dei dolori nei punti dove era andato a sbattere.
“Se continui così, uno di questi giorni mi vedrai viola dalla testa ai piedi, Capitano.”, disse, una volta che ebbero entrambi ripreso fiato.
“Credevo che ti piacesse.”, fu la risposta dell’altro.
“Io dico che lo fai apposta.”
“Colpevole.”, rise, catturando le sue labbra per un bacio. “Credi di essere pronto per un secondo round?”
Per tutta risposta, Tony gli si mise cavalcioni.




 
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Capitolo 7
*** Flessioni ***


Flessioni


Prompt di Alice: Stony, Tony incappa in Steve che si allena e, sorprendentemente, la cosa lo eccita molto.
Parole: 220


Per quanto si sforzasse, non riusciva a smettere di pensarci. Aveva colto solo una fugace visione della schiena di Steve che si alzava ed abbassava mentre il Capitano faceva le flessioni quando era passato davanti alla palestra, ma per Tony era stato più che sufficiente: la canotta bianca di Steve aderiva perfettamente contro la sua schiena, mettendone in risalto i muscoli tonici, resi lucidi da una leggera patina di sudore dove erano scoperti. Le braccia si abbassavano e si alzavano velocemente, come se fossero parte di un meccanismo che si muoveva rapido e regolare. Braccia su cui Tony più di una volta aveva fantasticato passarci le dita seguendo il percorso tracciato dalle vene bluastre che si distinguevano meravigliosamente su quella pelle di un bianco perlaceo.
Steve dava le spalle a Stark, così che il moro aveva anche avuto un bel primo piano del suo fondoschiena perfettamente rotondo, come se fosse stato scolpito da Michelangelo in persona. Il desiderio di affondarvi il viso e passarvici sopra la lingua comportò in lui un flusso di piacere che si trasferì direttamente nel basso ventre.
“Stark! Sei dei nostri, oppure giochi a fare la Bella Addormentata?”
Tony batté le palpebre e mise a fuoco le facce di Fury e Clint che lo stavano osservando con espressioni egualmente seccate e preoccupate dall’altra parte del tavolo.





 
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Capitolo 8
*** Il rispetto per chi ha più esperienza è cosa gradita ***


Il rispetto per chi ha più esperienza è cosa gradita


Prompt di Luke: MCU no hero! AU, Stony: Steve deve un favore al suo amico Howard e si ritrova a fare da baby-sitter ad un intelligente bambino di nove anni.
Parole: 406


Non erano ancora passate neanche tre ore, e già Steve poteva dire di averne abbastanza. Il ragazzino di cui doveva prendersi cura per restituire un favore ad un vecchio amico era tutt’altro che educato e mansueto come gli era stato detto. Innanzitutto, il bambino era incredibilmente arrogante e saccente per avere solo nove anni. Una volta fatte le presentazioni ed essere rimasti soli, Steve aveva pensato di iniziare con qualcosa di semplice, qualcosa in grado di conquistarsi l’approvazione di Tony. Avevano iniziato con qualche partita a Super Mario, e Steve perse volutamente un paio di partite; a quel punto, il bambino aveva messo giù il joy stick ed aveva dichiarato: “Non c’è alcun gusto a giocare con una schiappa come te.”
Aggrottando le sopracciglia, Steve gli aveva chiesto se preferiva che iniziasse a fare sul serio. “Certo che sì. Ma vedrai che non riuscirai a battermi.”, disse sicuro di sé.
“Come preferisci, poi però non piangere.”, aveva risposto mite Steve.
Ma furono le parole di Tony ad avverarsi: dieci partite dopo Steve non ne aveva ancora vinta nessuna. Alla fine il ragazzino gli aveva proposto se aveva voglia di cambiare gioco, con un’espressione compassionevole in viso. Steve aveva accettato, ignorando completamente il senso di sconfitta e ben deciso a non dargliela vinta.
Passarono a Scarabeo. Almeno lì Steve era abbastanza sicuro di dargli del filo da torcere. Invece, il ragazzino si rivelò un mezzo prodigio anche in quel campo. Non riportò una vittoria schiacciante come in Super Mario, ma le sue vittorie superavano di netto quelle del suo più vecchio avversario. E nemmeno un minuto aveva smesso di farsi beffe di lui – che era l’unica cosa che Steve non poteva sopportare.
“D’accordo, mi arrendo.”, disse Steve infine alzando le mani, senza però mostrare alcun segno di nervosismo e mantenendo la sua solita espressione serena. “Che ne dici di fare merenda?”
Tony sorriso da un orecchio all’altro. “Dunque ammetti che sono migliore di te anche in questo caso?”
“Forse.”, concesse Steve, ma per il ragazzino questo fu più che sufficiente apparentemente, ed alzò i pungi al cielo.
“Per essere così piccolo sei una mente diabolica, te lo concedo. Ma non dovresti comportarti in questo modo con chi è più grande di te e ha più esperienza.”
“E che tipo di esperienza avresti tu, sentiamo? Finora non mi hai mai battuto.”, gli fece notare sprezzante il bambino.
“Forse. Ma chissà, magari un giorno potresti trovarti d’accordo con me.”




 
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Capitolo 9
*** E in un'istante, non c'è più ***


E in un’istante, non c’è più




Alcuni esseri umani tenevano una fotografia della persona amata sotto il cuscino o dentro un cassetto: Steve aveva preso una fotografia di Tony e l’aveva appiccicata ad uno di quei sacchi da boxe ormai vecchio che aveva recuperato dalla palestra.
Si era detto che era una cosa puerile; qualcuno l’avrebbe potuta anche trovare malsana, addirittura, ma si trovavano nel ventunesimo secolo, con il porno e le bambole gonfiabili, e tutto il resto. Steve sapeva solo che abbracciare quel vecchio sacco con su attaccata la foto di Tony Stark aveva un incredibile effetto terapeutico sul suo stato d’animo alterato – sia che lo abbracciasse di notte in un urgente bisogno di affetto, sia che lo prendesse a pugni al posto del vero Stark, che poco prima aveva fatto uno dei suoi soliti commenti insolenti.
Fu durante una di quelle sessioni che Steve tirò un gancio più forte degli altri e sentì la stoffa lacerarsi sotto il suo pugno e la sabbia fuoriuscire copiosa. E in quel momento provò un rammarico indescrivibile, irrazionale. Non aveva ucciso una persona, o perduto qualcuno a lui caro, eppure, mentre si abbassava per raccogliere il sacco, Steve capì che aveva maturato dentro di sé un attaccamento quasi viscerale per quell’oggetto. Una sorta di tenerezza, quasi fosse un essere umano. Lo strinse a sé delicatamente, sentendo un groppo in gola, mentre la sabbia scivolava via, inarrestabile, come il sangue che sgorga da una ferita profonda.
Dopo un tempo che gli parve infinito si decise di alzarsi e di andare a prendere una scatola dove poter sistemare la povera reliquia ed una scopa per raccogliere la sabbia che era sparsa un po’ ovunque. Al suo ritorno, trovò il vero Tony Stark indugiare sulla soglia con una tazza di caffè in mano ed osservare il sacco semi vuoto con un’espressione di indicibile tristezza.




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I pensieri profondi di Sakura Hikari
La bella persona che si deve ringraziare è Federica, che mi ha lasciato l'immagine sopra come prompt. Un po' insolita come scritto, ma mi sono divertita ugualmente a fillarlo.






 
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Capitolo 10
*** Se ho te ***


Se ho te



Prompt di Greek-Comedy: MCU, Clintasha. “Dovresti smettere di ripetere che mi devi la vita, o potrei pensare che stai con me solo per quello”.



Un’altra missione conclusa, un’altra vittoria per loro. Beh, quasi. Clint si era comunque beccato un brutto taglio perché era il solito signore e aveva dovuto mettersi in mezzo quando uno degli uomini le si era avvicinato alle spalle con un coltello; eppure sapeva che niente, o quasi, poteva prendere Natasha di sorpresa: il nemico non faceva in tempo a rendersene conto che era già per terra, stordito da una raffica di calci e pugni, e glielo ricordò quando più tardi gli medicò la ferita.
“Ero preoccupato che ti prendesse prima che avessi il tempo di reagire”, si giustificò Clint, e Nat scosse la testa. “Sei sempre il solito”, commentò.
“Ricordi la promessa, no? Io ti guardo le spalle, tu guardi le mie”, Clint sorrise, un sorriso stanco ma caldo e sincero. Nat ricordava: quella promessa fatta a Budapest e rafforzatasi a New York.
“Ricordo. Eppure ho come la sensazione che tra di noi si ripeta sempre lo stesso copione”, disse inarcando un sopracciglio.
Clint colse l’innuendo e reclinò la testa. “Devi spiegarti meglio, perché credo di non riuscire a seguirti”.
“Se continui a ripetere che mi devi la vita potrei seriamente cominciare a pensare che stai con me solo per quello”.
“Sono proprio imperdonabile. Spero di farmi perdonare stasera se sarai così gentile da venire con me a cena”.
“Sdolcinato”, Nat piegò le labbra in un sorriso. “E frettoloso. Non mi hai chiesto se sono libera prima di invitarmi”.
Clint alzò le mani. “Touché. Sei libera stasera?”.
“Purtroppo no. Ho già un impegno con il mio fidanzato”.
“Beh, congratulazioni. Dev’essere un ragazzo fortunato”.
“Lo è. È un tipo po’ apprensivo, ma lo amo lo stesso”, continuò Nat in un sussurro, avvicinando il viso al suo.
“Sono sicuro che anche lui sia perdutamente innamorato”, bisbigliò, e chiuse la distanza tra di loro con un bacio leggero sulle sue labbra carnose.
“Allora, stasera alle otto?”



 

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Capitolo 11
*** Sotto la pioggia ***


Sotto la pioggia



Prompt di Alice: Stony, UST – Steve e Tony sono in missione sotto la pioggia scrosciante. Tony ammira Steve bagnato e coperto di fango.
+
Prompt di Sharon: Stony, UST, immagine.



“L’abbiamo perso”, sospirò Steve.
“Grazie per aver constato l’ovvio, Capitano”, disse Tony, cominciando la discesa per raggiungerlo.
Si udì un rombo. Tony alzò lo sguardo verso il cielo coperto di nubi grigie. Se non avessero fatto in fretta avrebbero rischiato di inzupparsi prima di essere rientrati al quartier generale. Era un peccato che Tony non potesse riportarli in volo: l’alieno che si era preso una vacanza sulla Terra e che erano stati incaricati di catturare si era rivelato capace di rilasciare scariche elettriche, ed una di queste ben assestata era stata sufficiente a mandare in malora le funzioni dell’armatura di Tony per dieci minuti buoni, prima che Jarvis riuscisse a ripristinare il controllo (anche così, gli stava consigliando di ricorrere al risparmio energetico). Nel frattempo, Steve si era lanciato all’inseguimento dell’alieno, inutilmente: come se non bastasse, il bastardo sembrava possedere anche un talento per la fuga – o, come lo chiamava Tony, lo speciale talento per farti incazzare.
Tony atterrò e rimosse la maschera. “Non avresti dovuto farlo arrabbiare”, cominciò Steve.
Tony si voltò a guardarlo: “Oh? E avrei dovuto lasciare continuare ad insultarmi?”, protestò.
“Era ovvio che ti stesse provocando. Avresti dovuto aspettare gli ordini prima di cominciare ad attaccarlo”.
“Mi conosci Cap, se c’è qualcosa in cui non sono molto bravo è rispettare gli ordini di qualche superiore di cui non mi frega niente”.
“Dovresti provare ogni tanto, almeno quando non sei da solo e libero di fare di testa tua…”
“Devo ammettere che mi mancava la tua lezione di filosofia sull’essere una squadra e lavorare insieme”, commentò sarcasticamente.
“Almeno avrei affrontato quella creatura insieme a te invece che affrontarla da solo”.
“Perdonami, ma avevo qualche problema manuale, non stavo esattamente a prendermi il sole”.
Echeggiò un rombo più forte degli altri. Intorno a loro cominciò a cadere una fitta pioggia, che trasformò in pochi minuti la strada di campagna che stavano percorrendo in una poltiglia fangosa.
“La verità è che tu non rifletti mai prima di agire”, rincarò Steve a voce più alta, sollevando lo scudo per ripararli al meglio.
“Oh credimi, io rifletto molto attentamente quando mi trovo sul campo”.
“Illuminami, in che modo chiamarlo ‘brutto muso verde’ avrebbe giovato alla nostra causa?”
“E in che modo avrebbe aiutato me gridarmi ‘Modera il linguaggio!’ mentre il nostro amico provava di trasformarmi in una sardina arrostita?” A quel punto stavano entrambi gridando. “E non c’è bisogno che cambi le parole, non ferisci mica la mia sensibilità”.
Steve disse qualcosa ma la sua voce venne quasi del tutto coperta dal fragore di un tuono, che continuò a riecheggiare ancora per qualche istante. La pioggia continuava a cadere, fitta e spessa.
“Tanto è inutile discuterne adesso. Sbrighiamoci a rientrare piuttosto, prima di finire annegati qua fuori”.
“Per una volta siamo d’accordo”, commentò Tony. Anche se, ora che non erano più intenti ad urlarsi addosso e poteva osservare con più attenzione la situazione intorno a sé, notò che la pioggia non la raggiungeva affatto: Steve, infatti, aveva posizionato lo scudo in modo da coprirlo totalmente, mentre più metà del suo corpo si trovava sotto l’acqua: i capelli erano ormai fradici, alcune gocce d’acqua scendevano lungo il suo viso accarezzando la pelle candida, in alcuni tratti arrossata dalla sfuriata di prima. A causa dell’acqua la tuta aderiva come una seconda pelle mettendo in risalto i muscoli delle spalle, della schiena e delle gambe. D’un tratto Tony decise che non gli dispiaceva troppo trovarsi in quella situazione: senza preoccuparsi più di tanto di mantenere un atteggiamento discreto, cominciò a lanciare occhiatine alla figura del suo amico e compagno di squadra, ammirandone la prestanza e domandandosi come avrebbe reagito Steve se avesse lasciato correre una mano lungo quei splendidi fianchi, o stretto appena una di quelle chiappe che sembravano scolpite da uno scultore rinascimentale, o palpato quell’invitante coscia su cui si era posata una macchia di fango.
Probabilmente Steve avrebbe protestato, ma Tony avrebbe sempre potuto zittirlo con un bacio mentre passava le dita tra la massa disordinata e stopposa in cui si erano trasformati i suoi capelli.
Probabilmente se non fosse ancora così arrabbiato con lui l’avrebbe fatto.
Probabilmente l’avrebbe fatto comunque.
“Hai finito?”
Tony batté le palpebre un paio di volte: Steve lo stava guardando con un’espressione interrogativa e seccata al tempo stesso.
“Mmmm… sì, ora ho finito”, replicò. “E non provare a fingere che non stavi guardando anche tu, lo so che è così”.





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