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di redbullholic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Premessa:
Il titolo di questa fic è ispirato alla canzone "Home" di Ella Eyre.
E' narrata dal punto di vista della mia OC, Amelia 'Amy' Davies, coetanea dei Malandrini.
E' una storia che sto scrivendo di getto così come mi viene, perciò non so ancora che piega farle prendere. Per i primi capitoli seguirà un po' le vicende del terzo libro.

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Cammino a passo svelto per le stradine deserte di Hogsmeade, mentre la pioggia battente sferza il mantello che mi avvolge completamente. Nonostante l'estate sia appena iniziata, l'aria è ancora piuttosto frizzante.
Continuo a pensare al biglietto che ho ricevuto ieri da Silente in persona, in cui mi dava appuntamento ai Tre Manici di Scopa per questa sera. Non diceva altro, se non che si trattava di una questione di grande importanza. Inutile dire che la scorsa notte non ho chiuso occhio, pensando a cosa possa volere il Preside di Hogwarts da me.
Finalmente arrivo ai Tre Manici di Scopa. Prendo un respiro profondo, prima di spingere la porta e sgusciare all'interno, con il mantello ancora addosso. Individuo quasi subito la figura di Silente, così diversa dal resto della clientela. E' seduto ad un tavolo piuttosto appartato, e avvicinandomi noto che di fronte a lui è seduta un'altra persona.
-Professor Silente- lo chiamo, togliendomi il mantello -Voleva veder...- le parole mi muoiono in gola quando l'interlocutore di Silente si volta verso di me, un'espressione di totale stupore in volto. Espressione che deve rispecchiare in tutto e per tutto la mia, dato che mi accorgo solo quando riprovo a parlare di avere la bocca spalancata.
-Che mi venga un colpo- balbetto -Remus? Remus Lupin?-.
L'uomo seduto davanti a me annuisce impercettibilmente, prima di alzarsi in piedi, imbarazzato -Amy...- sussurra, allargando appena le braccia. Lo abbraccio, e non posso fare a meno di notare, con una stretta al cuore, quanto sia magro; riesco quasi a sentire il profilo delle sue ossa sotto i vestiti. In ogni caso, quell'abbraccio caldo mi mancava da dodici lunghi anni, così come quel profumo, che mi riporta dritta ai tempi della scuola, rischiando di farmi annegare in un mare di ricordi. Sciolgo l'abbraccio, prima di venire travolta.
Remus mi rivolge un sorriso sincero, prima di tornare a sedersi. Mi accomodo anch'io, tra lui e Silente, mentre Madama Rosmerta posa davanti a noi tre Burrobirre.
-Vi starete chiedendo perché vi ho fatti venire qui con tanta urgenza- esordisce Silente, prendendo un sorso dal suo boccale.
Annuisco, e Remus fa lo stesso.
-Hogwarts ha bisogno di un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure- continua il Preside -Ed è per questo che ho contattato lei, signor Lupin. Ritengo che lei sia perfetto per questo ruolo-.
Guardo Remus e gli sorrido, sinceramente felice per la proposta che gli ha appena fatto Silente. Lo sguardo del mio vecchio amico però si rabbuia, e si abbassa a fissare intensamente la Burrobirra.
-Professore, ne sarei davvero onorato ma... Ecco... temo che la mia... condizione non me lo permetterebbe- mormora, imbarazzato.
-Oh, è proprio per questo che ho richiesto anche la presenza della signorina Davies- riprende Silente. Mi lancia un'occhiata da dietro le lenti a mezzaluna.
Remus sposta lo sguardo da me al Preside e viceversa, con aria interrogativa. Poi sembra capire e il panico lo assale per un momento.
-Oh, no- afferma, risoluto -No, non posso metterla in pericolo. Non un'altra volta-.
Capisco anch'io cosa vuole Silente da me -Ci sto- dico con sicurezza.
Remus mi guarda sconvolto, gli occhi ambrati carichi di sensi di colpa -Amy...- balbetta, ma io lo interrompo scuotendo il capo. Gli prendo una mano tra le mie, e di colpo è come se quei dodici anni non fossero mai passati, come se fossimo ancora due studenti sedicenni seduti al tavolo della Sala Grande.
-Rem, lo sai che quando sono trasformata non sono in pericolo- dico piano.
-Lo sei invece. E per di più, ora saresti sola...- ribatte Remus.
Quelle parole mi scaraventano addosso una nuova ondata di ricordi. La foresta proibita intorno a Hogwarts, gli ululati giocosi di un licantropo, il latrato di un grosso cane nero che corre di fianco a me, il rumore degli zoccoli di un cervo, la sensazione di essere liberi e padroni del mondo per una notte... Scrollo il capo per evitare di pensarci.
-C’è un piccolo particolare, signorina Davies- Silente riprende a parlare, come se non lo avessimo mai interrotto, e rivolge la tutta la sua attenzione su di me -Non potendo giustificare in alcun modo la presenza di due insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure, lei dovrà mantenere la sua forma animale, in presenza di alunni e insegnanti-.
In altre parole, sarò una specie di cagnolino da compagnia per Remus. Annuisco -Nessun problema-.
-E lei, Lupin, avrà a disposizione una scorta illimitata di Pozione Antilupo- aggiunge il Preside -Deduco che lei sappia come funziona-.
 Quelle parole catturano nuovamente l'attenzione di Remus. Annuisce, e si passa una mano sul volto stanco.
-Bene- il Preside tracanna gli ultimi sorsi di Burrobirra e si alza, sorridendoci -Ci vediamo il primo settembre, allora-. Detto ciò attraversa velocemente il locale ed esce, lasciandoci entrambi basiti.
-Non mi pare di aver detto che accettavo- borbotta Remus, l'espressione tra lo sbalordito e il divertito.
-Sai com'è Silente- ridacchio.
Il mio amico si lascia contagiare per un secondo dalla mia risata, poi si rabbuia un'altra volta -Dicevo davvero prima, Amy... Non dovresti venire, è troppo pericoloso...-.
Roteo gli occhi -Io ci sarò, che ti piaccia o  meno. Sarò il tuo Animagus da compagnia- affermo, decisa.
Remus sospira, e l'ombra di un sorriso compare sul suo volto -Non sei cambiata per niente, eh?-.
Scuoto il capo, orgogliosa, e gli rivolgo un gran sorriso. Mi è mancato, mi è mancato davvero tanto. Dopo quella terribile notte di fine ottobre di dodici anni prima, da inseparabili che eravamo ci siamo divisi, senza sapere realmente il perché. Era evidente che quanto era successo ci aveva profondamente segnato, ma invece di rimanere uniti ognuno era silenziosamente andato per la sua strada, senza voltarsi indietro.
Mi viene voglia di chiedergli dove è stato tutto questo tempo, ma mi trattengo, sicura di conoscere già la risposta. E' evidente che la sua condizione lo ha obbligato a restare nascosto, isolato in qualche luogo in cui può traformarsi senza mettere in pericolo nessuno. Nessuno tranne se stesso, e la moltitudine di graffi e tagli che riesco a scorgere sotto le maniche della sua giacca troppo corta me lo conferma.
Per questo Silente vuole che accompagni Remus a Hogwarts. Perché sa che, anche se la Pozione Antilupo gli permette di mantenere un po' di lucidità unama, restando rinchiuso nella Stamberga Strillante si avventerebbe comunque su se stesso. Correre libero nel parco insieme a me gli impedirebbe di ferirsi. Mi lascio sfuggire un sorriso malandrino quando realizzo che Silente vuole che infrangiamo le regole, questa volta.
-Tornare a Hogwarts, dopo tanti anni...- sospira Remus, riportandomi alla realtà -E come insegnante. Chi lo avrebbe mai detto?-.
Gli sorrido. Neanch'io credevo che avrei mai rimesso piede in quella scuola, quella che era stata la mia casa per sette anni. I sette anni più belli della mia vita, in cui tutto sembrava più bello, più magico. Sette anni in cui la guerra sembrava lontana.
-Inizia a essere tardi- dice Remus poco dopo, alzandosi. Mentre recupera il mantello e se lo getta sulle spalle, non riesce a trattenere una smorfia di dolore. E allora capisco; il volto pallido e tirato, la magrezza eccessiva... la luna piena è vicina. Sento l'impulso di seguirlo, di ritornare ad alleviare le sue sofferenze durante quella notte, ora che l'ho ritrovato, ma so già che non me lo permetterebbe.
Remus sembra leggermi nel pensiero -Sì, è quel periodo del mese- abbozza un sorriso -Starò bene-.
Non molto convinta di quell'affermazione, lo seguo fuori dal locale, tirandomi il mantello sopra la testa. Piove ancora con insistenza. Remus rimane qualche secondo fermo sotto la pioggia, lasciando che gli bagni i capelli. Poi si volta verso di me e mi sorride -E' stato un piacere rivederti, Amy-.
Ricambio il sorriso -Anche per me, Rem-.
Prima che riesca a terminare la frase, si è già smaterializzato.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo uno

Manca poco all'inizio delle lezioni a Hogwarts, e il mio nervosismo aumenta ogni giorno che passa. Una parte di me è eccitata quasi come quando ricevetti la lettera a undici anni all'idea di rimettere piede in quel luogo meraviglioso, l'altra parte è nervosa, sapendo con chi ci troveremo ad avere a che fare io e Remus.
Poco dopo l'incontro con lui e Silente infatti, sulla strada di casa, ho realizzato che ad Hogwarts c'è Harry, il figlio di due dei miei migliori amici, Lily e James Potter, uccisi da Voldemort dodici anni fa. Ormai dovrebbe essere al terzo anno. L'ultima volta che l'ho visto è stato quella notte: aveva poco più di un anno, e piangeva disperato accanto al cadavere della mia migliore amica. Ricordo ancora di come ho cercato di tranquillizzarlo, quando io stessa ero in lacrime, mentre lo portavo via di lì insieme a Silente ed Hagrid. E ricordo con quanto dolore l'ho lasciato sulla porta di casa dei suoi zii, quando avrei voluto tenerlo con me.
I ricordi iniziano a riaffiorare prepotenti nella mia mente, e l'atmosfera tra le quattro mura della mia scarna abitazione a Diagon Alley inizia a farsi pesante. Decido di uscire e distrarmi, prima che le emozioni di quella notte mi risucchino, come hanno fatto tante volte in questi dodici anni.
Diagon Alley è affollata di ragazzini undicenni, accompagnati dai loro genitori, che corrono eccitati a comprare i tutto ciò che gli servirà ad Hogwarts. Scene come questa mi ricordano quando avevo anch'io undici anni, e trascinavo mia madre da un negozio all'altro, la mia lista di cose da comprare stretta in mano. Quest'anno mi sento un po' come quei ragazzini, solo che non devo andare a provare la divisa, né a prendere i libri, e la bacchetta che scelsi da Olivander è al sicuro nella tasca dei pantaloni.
Oggi però c'è qualcosa di strano; sembrano tutti più agitati, più frettolosi, come se avessero paura che la calda luce del sole degli ultimi giorni di agosto possa bruciare la loro pelle. Mi avvicino a un capannello di persone riunite intorno al ragazzino che ogni mattina distribuisce la Gazzetta del Profeta, all'angolo vicino al Serraglio Stregato. Tutti osservano la prima pagina e bisbigliano preoccupati tra loro, e su alcuni volti riesco a intravedere espressioni di puro terrore. Per un momento penso ad un'altra strage di Babbani e mi si gela il sangue nelle vene. Ai tempi della scuola, notizie del genere erano all'ordine del giorno e, anche se negli ultimi anni non sono più così frequenti, non è raro sentirne ancora parlare. Il giornale va letteralmente a ruba, tanto che faccio appena in tempo ad allungare due monete al ragazzo e ad agguantarne una copia.
Mi allontano a passi veloci mentre dispiego il quotidiano, ma non appena i miei occhi si posano sul titolo e sulla foto in prima pagina devo fermarmi di colpo, o rischio di cadere faccia a terra. Sento chiaramente il cuore fermarsi, e le gambe diventare così molli che devo appoggiarmi alla prima cosa che trovo per evitare di cadere. Lentamente mi lascio scivolare a terra, incurante di cosa potrebbe pensare la gente. Sono tutti così indaffarati e preoccupati che non si accorgerebbero neanche se tra loro passeggiasse tranquillo un Troll di Montagna. E ora, con la Gazzetta del Profeta stretta tra le mani tremanti, come se avessi paura che possa sfuggirmi da un momento all'altro, capisco il motivo di tanta preoccupazione.
Dalla prima pagina due penetranti occhi grigi mi osservano, incorniciati da un volto magrissimo e scavato, sul quale ricade un groviglio di llunghi capelli neri. Sopra alla foto spicca il titolo, scritto a caratteri cubitali: 'Sirius Black fuggito da Azkaban'.
Dimentico persino di respirare mentre scorro velocemente l'articolo, nel quale si rimarca più volte la pericolosità di Black e che anche il Primo Ministro Babbano è stato messo al corrente della sua fuga. Nessuno era mai riuscito a fuggire da Azkaban prima d’ora. Nessuno tranne Sirius, lo stesso Sirius che tanti anni fa mi stringeva tra le braccia, lo stesso che avevo amato, lo stesso che ci ha traditi tutti quanti. Lo stesso Sirius che ha provocato la morte di colui che aveva considerato un fratello e della mia migliore amica.
Eppure, nonostante abbia provocato così tanto dolore nelle nostre vite, non riesco ancora ad odiarlo. E adesso, fissando quella foto in prima pagina, una parte di me vorrebbe piangere, perché vederlo in quelle condizioni è insopportabile. Nella foto non c’è traccia del Sirius Black bello e impossibile che aveva rubato il cuore a tutte le ragazze di Hogwarts; è un uomo vecchio e divorato dalla pazzia, quello che mi guarda dalla Gazzetta del Profeta.
Lentamente riprendo a respirare regolarmente. Mi rialzo, mantenendo sempre la schiena appoggiata al muro. Ripiego il giornale, con la prima pagina verso l’interno, e me lo metto sotto braccio. Mi avvio verso il Paiolo Magico, ho un assoluto bisogno di bere un bel bicchiere di Whisky Incendiario, nonostante la giornata sia piuttosto calda e siano appena le dieci di mattina. La notizia della fuga di Sirius mi ha scatenato una tempesta dentro; dopo dodici lunghi anni ero quasi riuscita a reprimere il dolore di aver perso praticamente tre quarti della mia vita nel giro di una notte, a ibernarlo in un angolo lontano del mio cuore. Ma oggi questa notizia ha riportato tutto a galla, e le ferite lasciate da quella tragedia hanno ripreso a bruciare come non mai. E’ come se fossi tornata indietro nel tempo, e quando spingo la porta d’ingresso del Paiolo Magico quasi mi stupisco di trovarmi all’interno di un pub invece che nella casa devastata dei Potter a Godric’s Hollow.
Anche qui, come fuori in strada, l’aria è parecchio tesa. Gruppetti di persone sparse in tutto il locale non fanno altro che bisbigliare, chini sulle loro copie della Gazzetta del Profeta. Mi siedo al bancone, cercando di stare il più lontano possibile da tutti, e ordino il mio Whisky Incendiario. Il primo sorso mi brucia la gola e il mio stomaco, vuoto dalla sera prima, protesta torcendosi su se stesso.
Mentre prendo un altro sorso la mia attenzione viene catturata da un tavolo in un angolo della stanza, circondato da teste rosso fuoco che associo immediatamente alla famiglia Weasley. Non faccio in tempo a chiedermi che cosa ci facciano tutti qui che, in mezzo a tutti quei capelli rossi, spunta una massa di capelli corvini sparati in ogni direzione. Quasi mi strozzo con il Whisky e il cuore mi schizza contro la cassa toracica, quasi volesse gridare al mio posto il nome che si è subito fatto prepotentemente strada nella mia testa: James. Ma quello non è James, mi dico, lottando contro me stessa per alzarmi e avvicinarmi. Quello è il ragazzino che il 31 ottobre del 1981 portai via da Godric’s Hollow. Il mio cuore, già provato dalla notizia di questa mattina, batte all’impazzata, impedendomi di pensare lucidamente. Dovrei chiedermi perché non è dai suoi zii a Privet Drive, relativamente al sicuro, invece l’unica domanda che mi preme egoisticamente in questo momento è Se mi vedesse adesso, mi riconoscerebbe?
“Non essere sciocca” grida una voce da un angolo della mia testa, dove forse mi è rimasto un briciolo di buon senso “Come può ricordarsi di te? Aveva appena un anno!”.
Lo sto ancora fissando quando Harry, che sta sorridendo a uno dei Weasley seduto accanto a lui, alza distrattamente lo sguardo e, per una frazione di secondo, incrocia il mio. Mi sento improvvisamente trafitta da quella fugace occhiata, da quegli occhi verdissimi come i prati di Hogwarts in primavera, identici a quelli della mia migliore amica. Ed è proprio questa constatazione che fa definitivamente crollare il muro dietro al quale mi ero tanto sforzata di rinchiudere i ricordi, le emozioni, persino i sentimenti. Sento le lacrime pungermi gli occhi; mi affretto a ingoiare ciò che resta del mio Whisky Incendiario, lascio sul bancone le monete e schizzo fuori dal locale, stringendo spasmodicamente la Gazzetta del Profeta tra le mani, quasi fosse un’ancora di salvezza.
Cammino talmente veloce che in meno di dieci minuti arrivo a casa, mi chiudo la porta alle spalle e con un sospiro mi accascio di nuovo al suolo. Sono esausta, come se avessi appena terminato una lunghissima partita di Quidditch.
Sto ancora pensando Harry, al suo essere terribilmente uguale a James, agli occhi di Lily sul suo volto, quando il giornale mi scivola dalle mani, aprendosi e mostrandomi nuovamente la foto di Sirius in prima pagina. Sto per estrarre la bacchetta e bruciare quel maledetto quotidiano quando un pensiero mi colpisce violentemente, schiacciandomi il petto e mozzandomi il respiro; dodici anni fa, Sirius rivelò a Voldemort dove si trovavano Lily e James. E quella notte, lo scopo del Signore Oscuro era solo uno: uccidere colui che secondo la profezia sarebbe stato in grado di sconfiggerlo, ed era convinto che quella persona sarebbe stata Harry.  Ma non riuscì nel suo intento, e la maledizione gli si ritorse contro, rimbalzando su Harry. E Sirius quella notte era proprio di fronte a casa Potter quando lo trovai, la bacchetta sguainata.
“Sirius vuole portare a termine il lavoro” grida di nuovo la voce nella mia testa “Sirius vuole uccidere Harry”.
Questo è semplicemente troppo da sopportare per me. Nascondo il viso con le mani, pur essendo sola e consapevole che non mi vedrà nessuno, e scoppio finalmente in lacrime dopo tanti anni.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo due

Il binario 9 e 3/4 è sovraffollato come ogni primo settembre. Ragazzini di ogni età corrono eccitati verso il treno scarlatto, nel tentativo di accaparrarsi i posti migliori. I genitori gridano le ultime, inutili raccomandazioni, sbracciandosi per salutare i figli. Solo i più piccoli si attardano un po' di più con le loro famiglie, leggermente intimoriti da tutto quel fracasso e dall'eccitazione generale.
L'ultima volta in cui ho messo piede qui avevo diciassette anni e una gran malinconia addosso per aver lasciato per sempre quella che era stata forse la mia vera casa. Mai avrei immaginato che mi sarebbe stata concessa la possibilità di tornare ad Hogwarts. Invece eccomi qui, nella mia forma da Animagus, una lupa dal pelo argenteo, che cammino indisturbata tra gli studenti, senza che nessuno faccia realmente caso a me.
Negli ultimi tempi non ho avuto molte occasioni per trasformarmi, e devo ammettere che i sensi iper sviluppati da lupo mi sono mancati parecchio. Ed è proprio grazie alla sensibilità del mio olfatto che individuo un odore familiare che non sentivo da tanto tempo, e lo seguo fino a raggiungere il muro che delimita il binario, poco lontano dal passaggio che porta alla stazione babbana di King's Cross.
Remus è appoggiato al muro e sfoglia distrattamente la Gazzetta del Profeta; ha l'aria più stanca e malata dell'ultima volta in cui ci siamo visti, quella sera di giugno all'incontro con Silente. Sembra passata una vita, eppure è stato solo poco meno di tre mesi fa.
Mi avvicino a lui e gli do un colpetto col muso alla gamba. Vorrei salutarlo come si deve, ma non posso trasformarmi qui, con tutto questo caos. Remus abbassa lo sguardo e sorride non appena mi vede. Con una smorfia di dolore si china su di me e mi scompiglia il pelo tra le orecchie -E' stasera- mi sussura con aria colpevole -Te la senti, come ai vecchi tempi?-.
Annuisco, sbuffando dal naso in segno di assenso. Remus mi da un altro buffetto sulla testa, raccoglie la sua vecchia valigia di pelle sdrucita e mi fa cenno con il capo di raggiungere il treno. Lo seguo mentre si fa strada tra gli studenti e sale su uno dei vagoni rossi. Riesce a trovare uno scomparto libero e sguscia subito dentro, richiudendosi la porta alle spalle. Si accascia sul posto più vicino al finestrino, esausto, ed io mi sistemo accanto a lui, posandogli la testa in grembo. Riesco a guardare fuori dal finestrino da questa posizione, e mi ritrovo ad aspettare di vedere comparire da un momento all'altro un trafelato James seguito da un'impeccabile Sirius, con Peter che trotterella dietro di loro, tutti e tre in ritardo come al solito. Alzo lo sguardo su Remus, e dal velo di tristezza che individuo nei suoi occhi capisco che sta evocando i miei stessi ricordi. Si accorge che lo sto guardando, e abbozza un sorriso triste, mentre affonda una mano nel morbido e folto pelo sul mio collo.
-Sono stanco morto, Amy- mormora -Svegliami quando arriviamo a Hogwarts, ok?-.
Sbuffo di nuovo e Remus si rilassa, appoggia la testa contro il finestrino e chiude gli occhi, mentre con le dita della mano sinistra gioca con i miei ciuffi di pelo, provocandomi una sensazione piacevolissima che mette una tremenda sonnolenza anche a me. Nel giro di qualche minuto i suoi movimenti si fanno sempre più lenti, finché non smette del tutto, e capisco che il mio amico è sprofondato nel sonno.
Il treno fischia e inizia lentamente a muoversi, facendomi venire sempre più voglia di seguire l'esempio di Remus. Chiudo gli occhi e mi accoccolo ancora di più contro di lui, e sto per addormentarmi quando sento la porta dello scomparto aprirsi.
-Credo siano gli ultimi posti rimasti- sussurra la voce di una ragazzina, evidentemente per non rischiare di svegliare Remus.
Qualcun'altro emette un gemito strozzato -Oh no, io vicino a quel coso non mi ci siedo...- dice un'altra voce, questa volta maschile e decisamente più alta della prima.
-Come sei infantile, Ronald- replica la ragazzina, seccata.
Mi sento chiamata in causa, dato che il coso dovrei essere io, così mi decido ad aprire gli occhi e a sollevere leggermente la testa. Quello che vedo mi lascia senza fiato. A pochi centimetri dalla mia coda è seduto nientemeno che Harry, e i suoi occhi saettano da me a Remus e viceversa, come se ci stesse studiando. Di nuovo mi trovo a chiedermi se possa riconoscermi, e di nuovo mi do dell'idiota, rendendomi conto di essere nella mia forma animale. Il suo sguardo è così simile a quello di Lily che è quasi doloroso quando incrocia il mio, e ringrazio di non essere in forma umana o probabilmente i miei occhi si sarebbero riempiti di lacrime per la seconda volta in poco più di una settimana.
-Ehm, Harry... non credo dovresti stargli così vicino, potrebbe morderti…- balbetta il ragazzino che mi aveva definita come quel coso, e lo riconosco subito come membro della famiglia Weasley per via della chioma rosso fuoco.
-Invece sembra piuttosto amichevole- risponde Harry, e per dimostrare ciò che ha appena detto allunga lentamente una mano verso di me, fermandosi a pochi centimetri dal mio naso. Con forse un po’ troppo slancio mi spingo verso di lui, piazzando la testa proprio sotto alla sua mano. Harry si lascia sfuggire una risatina e comincia ad accarezzarmi il pelo.
-E’ ovvio che sia amichevole- dice la ragazzina, osservando la scena -Altrimenti non potrebbe stare qui, in mezzo agli studenti, no?-.
Ma neanche questo sembra convincere l’altro, che se ne sta spiaccicato contro il sedile, dalla parte opposta dello scomparto rispetto a me.
-Deve essere il suo cane- afferma Harry, alludendo a Remus con un cenno del capo, mentre io protesto con uno sbuffo alla parola ‘cane’ -Piuttosto, avete idea di chi sia?-.
-Il professor R.J. Lupin- risponde prontamente la ragazzina.
-Ma Hermione…- l’amico dai capelli rossi la guarda sbalordito -Come fai a sapere sempre tutto?-
Hermione rotea gli occhi -E’ scritto sulla valigia, Ron- dice, indicando la valigia di Remus sopra le nostre teste.
-Comunque, crediate che dorma veramente? Devo dirvi una cosa- Harry abbassa di colpo il tono della voce, e si allontana un po’ da noi.
Con estrema nonchalance mi metto seduta -facendo di nuovo gemere Ron, che diventa tutt’uno col sedile-, do una scrollatina al pelo e mi acciambello di nuovo, questa volta posando la testa in grembo a Harry. Il ragazzo lo prende come una richiesta di attenzioni e comincia ad accarezzarmi, mentre si sporge di più verso i suoi amici.
-Sirius Black- sussurra, ed io spero vivamente che non senta il mio cuore accelerare di colpo i battiti -Ecco, io… io credo che stia cercando me-.
Ron lo fissa come se lo vedesse per la prima volta, mentre Hermione gli lancia uno sguardo carico di preoccupazione. Il mio corpo si irrigidisce.
-Al Ministero dicono che Black sia uno dei sostenitori più convinti di Voldemort- continua Harry, senza timore nel pronunciare quel nome -E crede che io sia l’unico ostacolo che gli impedisce di tornare al potere-.
-Lo prenderanno, vedrai- afferma allora Hermione, e forse sta tentando di convincere anche se stessa oltre che i due amici.
-Sì, insomma… lo sta cercando tutto il mondo magico, e anche il Primo Ministro Babbano è stato avvertito…- le fa eco Ron con un filo di voce.
Harry annuisce e si lascia cadere sul sedile, continuando ad accarezzarmi. Io dal canto mio, non riesco più a muovermi. Il pensiero che Sirius sia là fuori e stia cercando Harry per ucciderlo o peggio, per portarlo a Voldemort, mi disgusta. Vorrei davvero credere alle parole degli amici di Harry, ma conosco bene Sirius, e se è stato il primo che è riuscito a fuggire da Azkaban un motivo ci sarà. Non si farà catturare così facilmente, anzi, non si farà proprio trovare.
In quel momento il treno sobbalza e si ferma, lasciandoci tutti perplessi; Hogwarts è ancora piuttosto lontana.
-Forse è un guasto- ipotizza Hermione, e gli altri due sembrano convincersi e si tranquillizzano.
Vorrei poterlo fare anch’io, ma un’odore penetrante e disgustosto arriva alle mie narici, facendomele pizzicare. È odore di carne in putrefazione, di morte. Conosco una sola cosa che puzza in questo modo, ma no, non può essere, devo sicuramente sbagliarmi. Non dovrebbe essere qui, non sull’Espresso per Hogwarts in mezzo a un mare di ragazzini. Eppure quando una figura incappucciata fa capolino dalla porta del nostro scomparto e quell’odore mi travolge provocandomi conati di vomito, realizzo che si tratta proprio di un Dissennatore.
Ron geme, spaventatissimo, mentre Hermione è pietrificata. Sento Harry irrigidirsi sotto al mio corpo, vedo i suoi occhi sbarrati dietro le lenti rotonde. Il mio primo pensiero è quello di tornare umana, afferrare la bacchetta e scacciarlo, ma non posso. Silente mi ha espressamente ordinato di non trasformarmi di fronte agli studenti.
Harry perde conoscenza e si accascia sul sedile, ed io faccio l’unica cosa che è in mio potere in questo momento: balzo in piedi, al centro dello scomparto, il pelo ritto come gli aculei di un istrice e i denti scoperti, ringhiando in direzione della creatura, che non accenna ad andarsene. Proprio mentre sto ponderando l’idea -disgustosa- di gettarmi addosso al Dissennatore e scacciarlo alla maniera tradizionale, un fascio di luce argentea mi oltrepassa, mettendolo in fuga.
Volto appena la testa e con la coda dell’occhio individuo Remus, in piedi dietro di me, la bacchetta ancora puntata in direzione della porta. Mi ci vuole un po’ prima di riuscire a rilassare i muscoli e tornare a sedermi sul sedile, accanto al corpo inerme di Harry. Noto che Remus lo sta guardando con un misto di preoccupazione e stupore, e mi rendo conto che per lui questa è la prima volta che lo vede dopo quella notte. Riesco perfettamente a leggere i suoi pensieri, attraverso le sue iridi dorate.
-Harry- chiama piano Hermione, riscuotendomi dalla specie di trance in cui ero caduta insieme a Remus, a giudicare dalla sua espressione. La ragazza sta scuotendo delicatamente la spalla di Harry, nel tentativo di farlo rinvenire.
Mi accuccio vicino al suo volto terribilmente pallido, e inizio a leccarlo piano piano, sotto lo sguardo sbalordito dei due amici. Nel giro di qualche minuto, Harry finalmente riprende i sensi e quando si accorge del mio muso a pochi centimetri dal suo viso mi sorride e mi da un buffetto sul naso, prima di rimmettersi a sedere.
-Stai bene?- gli domandano Ron e Hermione all’unisono.
Harry annuisce -Che mi è successo?-.
-Un Dissennatore, una delle guardie di Azkaban- spiega Remus, attirando su di se l’attenzione generale -Perlustrava il treno per Sirius Black-.
-Oh- fu tutto quello che Harry riesce a dire, mentre si sistema meglio gli occhiali sul naso.
Remus nel frattempo fruga nelle tasche della vecchia giacca che indossa, e ne estrae una tavoletta di cioccolato. Non riesco a trattenermi e alzo gli occhi al cielo. Tipico di Remus, non uscire mai di casa senza del buon cioccolato a portata di mano.
Il mio amico spezza la tavoletta e ne porge metà a Harry -Mangia questa, ti sentirai meglio- gli dice con un sorriso, alludendo al suo colorito ancora molto pallido. Harry ringrazia e ne stacca un morso.
-Se volete scusarmi, dovrei scambiare due parole con il macchinista- dice allora Remus, alzandosi. Sotto al sorriso cordiale che rivolge ai ragazzi intravedo una smorfia di dolore, e lo fulmino con lo sguardo.
Dove diavolo vai che a malapena ti reggi in piedi?” gli intimano i miei occhi color ghiaccio, e lui sembra capirlo, perché mi fa una piccola smorfia divertita mentre mi ordina -Tu resta qui-, prima di uscire addentando la sua metà di cioccolato.
La tentazione di trasformarmi e corrergli dietro imprecando è davvero forte. Mi ripeto mentalmente l’avvertimento di Silente almeno dieci volte, prima di iniziare a calmarmi. Quella che all’inizio mi sembrava una sciocchezza, ovvero il fatto di comportarmi da animaletto da compagnia in pubblico, sta diventando la sfida più difficile di questo mio ritorno a Hogwarts.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo tre

Remus ricompare nel nostro scomparto proprio mentre il treno si sta fermando alla stazione di Hogsmeade. Recupera la sua valigia ed io lo seguo fuori, sbattendo nervosamente la coda. Ormai è calata la sera, e le luci della piccola cittadina risplendono facendola somigliare a un presepe babbano. Sospiro, ripensando a quanto mi fosse mancato questo posto, e alle tante incursioni notturne nella cantina di Mielandia per arraffare più dolci possibili da mangiare poi in Sala Comune, riuniti tutti insieme davanti al camino.
-Primo anno qui!- grida un vocione profondo poco lontano da me, che riconosco immediatamente. Hagrid sta radunando gli studenti più piccoli, e inevitabilmente la mia mente torna indietro nel tempo, a quando anch’io avevo undici anni ed ero eccitatissima e allo stesso tempo intimorita da quel Mezzogigante che, all’epoca non lo sapevo ancora, si sarebbe affezionato moltissimo a me e ai miei amici.
-Remus! Remus Lupin!- esclama Hagrid non appena lo vede, assestandogli una pacca sulla spalla che quasi gli fa perdere l’equilibrio.
-Hey, Hagrid- lo saluta Remus con un sorriso.
Hagrid si accorge che ci sono anch’io, e i suoi occhi si illuminano alla luce della torcia che tiene in mano -Amy Davies!- dice, chinandosi verso di me -Sei bellissima anche così, proprio come ti ricordavo!- ridacchia. Non mi accarezza, e si rivolge a me come se fossi nella mia forma umana, e per questo gli lancio uno sguardo carico di gratitudine.
Non appena ci lasciamo alle spalle la stazione di Hogsmeade riusciamo a distinguere l’imponente sagoma di Hogwarts, e il mio cuore perde un battito. Mi sento come se tornassi a casa dopo un lunghissimo viaggio, e le mie zampe fremono dall’impazienza. Vorrei correre lungo il sentiero e fiondarmi dentro i cancelli, poi attraverso il parco, e finalmente varcare il portone di legno. Invece continuo a camminare paziente accanto a Remus, accompagnata dal chiacchiericcio degli studenti che già pensano alle materie che avranno il giorno dopo.
Dopo quelle che a me sembrano ore, finalmente varchiamo i cancelli di Hogwarts, e il mio cuore inizia ad accelerare. Anche se è buio, riesco a distinguere perfettamente il prato immenso di cui conosco ogni filo d’erba, la Foresta Proibita, il Lago Nero… Tra poche ore io e Remus saremo proprio lì, nel folto della foresta a rincorrerci come ai vecchi tempi.
Arriviamo al portone, e i battiti frenetici del mio cuore sovrastano tutti gli altri rumori. Entriamo, e non appena le mie zampe si posano sul pavimento di marmo, una piacevole sensazione di calore mi pervade tutto il corpo; sono a casa. Alzo lo sguardo verso Remus, e dal luccichio che vedo nei suoi occhi deduco che lui stia pensando la stessa cosa. Ci guardiamo intorno: Hogwarts è esattamente come l’avevamo lasciata noi, niente è cambiato, come se il tempo si fosse fermato in attesa del nostro ritorno.
Con la mente ancora cullata dai nostri piacevoli ricordi, io e Remus seguiamo la marea di studenti in Sala Comune. Tutti gi insegnanti sono già al loro posto, tranne la McGranitt, alla quale sono affidati i ragazzi del primo anno. Remus si avvia verso il grande tavolo in fondo alla sala, salutando i colleghi con un cenno della mano al quale rispondono tutti calorosamente. Tutti eccetto una persona. Severus Piton gli lancia un’occhiata di puro disprezzo, che si intensifica non appena si accorge di me. Piton sa del segreto di Remus, e sono convinta che sappia anche del mio, dal modo in cui mi guarda.
Prendo posto vicino a alla sedia di Remus, mentre inizia la cerimonia dello Smistamento, accompagnata dai consueti saluti di Silente, che coglie l’occasione per dare il benvenuto al nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e a quello di Cura delle Creature Magiche, che tutti conoscono già dato che si tratta di Hagrid.
Finalmente arriva il momento del banchetto, e le pietanze più disparate -e deliziose- preparate dagli elfi domestici si materializzano su tutti i tavoli, compreso il nostro. Tuttavia la fame mi passa di colpo, quando mi rendo conto che, onde evitare che la mia copertura salti, stasera come tutte le sere dovrò mangiare per terra, proprio come un cane domestico. Remus intuisce i miei pensieri e fa di tutto per trattenere una risatina, mentre appoggia sul pavimento di fronte a me un piatto contenente la mia cena. Se non fosse il mio migliore amico da praticamente tutta la vita, gli avrei già staccato una mano a morsi.
Ho già il muso nel piatto quando sento che qualcuno mi sta osservando. Alzo la testa, e mi ritrovo lo sguardo di Piton puntato addosso. Potrei staccarla a lui la mano, magari cancellerei quel ghigno che ha dipinto in faccia, ma poi mi rendo conto che mi farebbe troppo schifo anche solo sfiorarlo con la punta del naso, così mi decido ad ignorarlo e a mangiare.
Dopo aver pulito anche le briciole dal mio piatto, mi ritrovo a pensare che non è poi così male mangiare da cane e che potrei quasi abituarmici. Inevitabilmente ripenso a Sirius, che quando eravamo ragazzi mangiava da cane anche quando era in forma umana, dando vita ad uno spettacolo a dir poco rivoltante.
Amelia Davies, piantala una volta per tutte di pensare a Sirius!” sento di nuovo il buonsenso gridare da qualche parte nella mia testa “Lui vuole uccidere Harry, l’hai forse dimenticato?”. No, no che non l’ho dimenticato. Eppure, nonostante questo, ancora non riesco a convincermi ad odiarlo. È come se qualcosa non quadrasse, come se mancasse un pezzo del puzzle.
Il buffetto di Remus mi strappa ai miei pensieri. Lo seguo fuori dalla Sala Grande, poi su per le scale, fino all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, dove si trova il nostro alloggio. Quasi mi commuovo quando vedo due lettini posizionati all’interno della stanza, e realizzo che almeno non devo dormire per terra. Sono già pronta per trasformarmi e buttarmi a peso morto sul mio letto, quando Remus, che deve aver letto un’altra volta i miei pensieri, mi ferma con un gesto della mano.
-Non ancora- mi dice -Aspetta-.
Il mio primo pensiero è che ci stia prendendo gusto a trattarmi come il suo animaletto da compagnia, e sto per ignorare le sue parole quando il mio finissimo udito lupesco coglie dei passi strascicati appena fuori dalla porta dell’aula. Sento la porta aprirsi e i passi farsi sempre più vicini, finché Piton non apre bruscamente la porta del nostro alloggio, senza neanche prendersi la premura di bussare. Ha l’aria di uno che è stato costretto a furia di minacce a venire qui, e in mano stringe un calice contenente una pozione perlacea.
Pozione Antilupo, ma certo. Come ho fatto a non pensarci prima? Cosa credevo, che sarebbe arrivata bella e pronta dal Ministero? Remus non era registrato come Licantropo al Ministero, e se lo fosse stato non avrebbe sicuramente potuto insegnare, anzi, a dire la verità credo che non avrebbe potuto fare un bel niente, se non starsene confinato da qualche parte come un reietto, o peggio, rinchiuso ad Azkaban come un presunto seguace di Voldemort. È ovvio che Silente avrebbe fatto preparare la pozione direttamente dentro la scuola, dall’insegnante di Pozioni che, sfortunatamente, è proprio il nostro acerrimo nemico dai tempi della scuola.
-Bevila tutta, Lupin- sibila Piton velenoso, porgendo il calice a Remus. I suoi occhi si posano poi di nuovo su di me, che nel frattempo mi ero spaparanzata sul mio letto in maniera decisamente poco dignitosa per un lupo -E fossi in te farei scendere quel cane dal letto, non è igienico- aggiunge, con una smorfia disgustata.
Per tutta risposta, faccio schioccare sonoramente le mascelle. Ah, quanto vorrei poterlo insultare!
-Buonanotte, Severus- lo liquida cordialmente Remus, chiudendogli la porta in faccia.
Non aspetto un secondo di più per trasformarmi e, con un lieve bagliore argenteo, le mie zampe tornano ad essere braccia e gambe e i peli spariscono.
-Proprio lui parla di igiene- sbotto, rimettendomi a sedere sul letto.
Remus mi sorride -E’ un piacere sentire di nuovo la tua voce- dice, prima di tracannare la pozione.
-Sei sicuro che non ci abbia messo dentro qualche strano ingrediente?- gli chiedo, conoscendo bene Piton.
Il mio amico scuote la testa -Silente in persona lo ha incaricato di prepararmi la pozione. E io mi fido di Silente-.
-E io non mi fido di Mocciosus- replico, pur sapendo che Remus ha ragione.
Rimaniamo entrambi seduti sui nostri letti, uno di fronte all’altra, aspettando che scatti il coprifuoco per i ragazzi in modo da poter camminare relativamente indisturbati per i corridoi. Remus ha l’aria sempre più stanca, il volto tirato e neanche si sforza più di mascherare il dolore che prova anche solo a respirare. La Pozione Antilupo, purtroppo, non ha anche il potere di alleviare i dolori della trasformazione.
Remus lancia un’ultima occhiata all’orologio e mi fa un cenno con la testa: è ora. Con un sospiro riprendo le mie sembianze da lupo, anche se vorrei restare umana per aiutarlo a camminare fino al Platano Picchiatore. Remus si appoggia al suo bastone, recupera la borsa ed entrambi sgusciamo fuori dal nostro alloggio, poi fuori dall'aula, nei corridoi. Camminiamo piano, io davanti con tutti i sensi in allerta e lui appena dietro di me, avvolto nel mantello nonostante non sia ancora freddissimo. Arriviamo al portone, Remus lo apre un po' a fatica e finalmente siamo fuori, l'aria fresca della sera che mi scompiglia il pelo. Una miriade di odori raggiunge le mie narici, inebriandomi. Sento il profumo degli alberi della foresta, del prato tagliato da poco, e se mi concentro riesco anche a percepire l'odore di qualche creatura che abita la foresta.
Dopo qualche minuto raggiungiamo il Platano Picchiatore. Con un colpo di bacchetta Remus immobilizza i suoi rami, e subito dopo imbocchiamo il tunnel che porta alla Stamberga Strillante. Anche qui, il tempo sembra essersi fermato. È tutto come lo avevamo lasciato l’ultima notte di luna piena trascorsa ad Hogwarts, se non fosse per il leggero strato di polvere che ricopre ogni cosa. Le pareti sono ancora squarciate dagli artigli di Remus, e alzando lo sguardo verso il soffitto si possono ancora vedere i segni lasciati dagli enormi palchi di James. Le stanze della Stamberga erano troppo piccole per il grosso cervo in cui si trasformava, ma per stare accanto a Remus durante la trasformazione era disposto anche a rinchiudersi in quegli spazi claustrofobici. E posso assicurare che, nonostante il momento fosse difficile da sopportare per tutti per via della sofferenza che provava il nostro amico, vedere un cervo con le corna incastrate in un vecchio lampadario polveroso o nello stipite della porta era uno spettacolo piuttosto esilarante.
Ricaccio indietro quei ricordi prima che la ferita ricominci a sanguinare e bruciare, e mi accuccio contro un Remus scosso da tremiti ormai incontrollabili, rannicchiato in un angolo della stanza. Inizio a leccargli piano il volto imperlato di sudore, mentre lui allunga un braccio tremante e mi circonda il collo, affondando le dita nel mio pelo e stringendolo fin quasi a farmi male. Capisco che è questione di minuti prima che si trasformi, se fosse stato ancora in se mi avrebbe allontanata. Infatti, poco dopo la pallida luce della luna rotonda e pienissima entra prepotentemente dalla finestra e i muscoli di Remus si irrigidiscono di colpo. Si rannicchia ancora di più su se stesso, la testa stretta tra le mani, prima di lanciare un grido che mi lacera i timpani e mi colpisce dritta al cuore. Mi allontano di qualche passo, non perché abbia paura di lui, ma perché in tanti anni non sono mai riuscita a sopportare questo momento. Remus continua a gridare mentre i suoi arti si allungano ricoprendosi di pelo e strappando i vestiti. Riesco quasi a sentire il rumore delle ossa che si spezzano e i muscoli che si tirano, e mi rendo conto che mi sto mordendo la lingua solo quando sento il sapore del sangue in bocca.
La trasformazione dura qualche minuto, eppure sembrano passate ore quando finalmente le grida cessano, e dove prima c’era Remus ora è comparso un gigantesco Licantropo che occupa metà della stanza. Mi rendo conto che è molto più grosso di quanto me lo ricordi, ora è il doppio di me che sono un lupo comune. Il suo pelo scurissimo, quasi nero, contrasta nettamente con il mio grigio chiaro. Ma quello che mi colpisce di più è il suo sguardo. Mi aspettavo di trovarmi di fronte due iridi gialle iniettate di sangue, invece sul muso del Licantropo spiccano i grandi occhi dorati di Remus, il Remus umano. Sono talmente presa da questo particolare che mi accorgo solo all’ultimo momento della zampata che mi colpisce il fianco, facendomi ruzzolare sulla schiena. Il Lupo Mannaro emette un uggiolio del tutto simile a una risatina, mi oltrepassa con un balzo e si infila nel tunnel che porta all’esterno. Ancora frastornata per quel gesto improvviso mi raddrizzo, mi scrollo di dosso la polvere e lo seguo. Una volta fuori però non riesco più a vederlo, e vengo subito presa dal panico. Non deve avvicinarsi troppo ad Hogwarts, potrebbe essere visto da qualcuno. Sto per scattare in direzione del castello, quando qualcosa mi piomba addosso da un punto imprecisato alle mie spalle, mozzandomi per un secondo il respiro. Qualcosa di grosso, pesante e… peloso?! Sollevo il muso e mi accorgo che quello sopra di me è proprio Remus, che mi guarda con un’espressione che più che a un terribile e famelico Licantropo fa pensare a un grosso cane giocherellone. Mi ha appena teso un agguato. Sta davvero giocando con me?
Gli mordicchio leggermente una zampa per togliermelo di dosso e sguscio via, in direzione della foresta. Remus lancia un ululato che somiglia ad un abbaio e mi segue, superandomi dopo pochi metri grazie alle zampe più lunghe delle mie e tagliandomi ripetutamente la strada. Non appena ci inoltriamo nel folto della Foresta Proibita lo perdo nuovamente di vista, ma questa volta non mi preoccupo e continuo a correre, rallentando leggermente l’andatura. Poco dopo sento una presa salda sulla coda, inchiodo e volto di scatto la testa. Non mi sorprendo affatto quando vedo Remus con la mia bellissima coda tra i denti e un guizzo divertito nello sguardo. Il Remus umano sa bene quanto odio che mi si tocchi la coda. Gli lancio un ringhio basso di avvertimento che sta a significare “Lasciala, o stanotte fai una brutta fine”.
Remus mi lascia andare, ma non mi da il tempo di riprendere la corsa perché spicca un balzo e per la terza volta in meno di un’ora mi ritrovo a pancia all’aria, altra cosa che odio. Ringhio di nuovo, cercando di risultare il più minacciosa possibile, ma ovviamente Remus non mi prende sul serio e inizia a leccarmi il muso. Io per tutta risposta sbuffo dal naso, irritata, e inizio a riempirlo di zampate finché finalmente non mi permette di rimettermi in piedi e si lancia di nuovo in una corsa sfrenata, ululando per invitarmi a seguirlo.
Nonostante mi manchino un po’ le sanguinolente lotte corpo a corpo che ingaggiavamo da ragazzi, devo ammettere che questo ‘nuovo’ Remus giocherellone mi piace. E il merito è tutto della pozione preparata da quell’idiota di Mocciosus.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo quattro

Le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure sono iniziate due giorni dopo, per dare tempo a Remus di riprendersi dopo la luna piena. Un’altra cosa fantastica della Pozione Antilupo è che i ‘tempi di recupero’ sono molto più brevi e si limitano a qualche dolore muscolare del tutto identico a quelli provocati da una brutta influenza.
La prima lezione di Remus è con gli studenti del terzo anno, e ciò significa che tra di loro c’è anche Harry. La cosa rende molto più nervosa me di lui, che è molto più bravo di me a gestire le emozioni. Assisto alla lezione sdraiata sotto la cattedra, con il muso appoggiato sulle zampe anteriori e gli occhi puntati su Harry che parlotta con Ron, il ragazzino che era in treno con lui e che era -ed è ancora, visti gli sguardi preoccupati che ogni tanto mi lancia- terrorizzato da me.
Remus sta spiegando alla classe come affrontare un Molliccio; la creatura in questione è chiusa in un armadio alle sue spalle, che ogni tanto sobbalza. La classe è sgombra dai banchi, e i ragazzi sono riuniti tutti al centro con in mano solo le loro bacchette. Adoro il metodo di insegnamento di Remus, e vorrei aver avuto un insegnante come lui, dato che Difesa era la mia materia preferita ed ero costretta a studiarla sempre china sui libri visto che il nostro professore di allora sembrava allergico alle esercitazioni pratiche.
-Neville, perché non provi tu per primo?- domanda gentilmente Remus una volta terminata la spiegazione, e un ragazzino dall’aria piuttosto timida sussulta nel sentirsi chiamato in causa. Muove titubante qualche passo avanti, uscendo dal gruppo, e quando riesco a vederlo in faccia ricevo l’ennesima pugnalata. Mi rendo conto che si tratta di Neville Paciock, figlio di Frank e Alice, ai quali io, Remus e gli altri eravamo legatissimi da ragazzi. Bellatrix Lestrange, Mangiamorte incallita nonché cugina di Sirius, li ha torturati fino alla pazzia, ed ora vivono in una stanza asettica del San Mungo. Non riconoscono neanche il loro stesso figlio, che perciò vive con la nonna, la madre di Alice.
Neville stringe la bacchetta con mano tremante, mentre Remus gli spiega cosa deve fare per sconfiggere il Molliccio.
-Assumerà la forma della tua paura più grande- gli dice, posandogli una mano sulla spalla per incoraggiarlo -A quel punto, tu dovrai concentrarti su qualcosa che ti fa ridere, e pronunciare la formula forte e chiaro. Te la senti?-.
Neville deglutisce a vuoto un paio di volte prima di annuire impercettibilmente. Ha lo stesso viso rotondo e la carnagione chiara di Alice, in contrasto con i capelli e gli occhi marrone scuro, eredità di Frank.
Remus gli lancia un'ultima occhiata per assicurarsi che sia pronto, prima di aprire le ante dell'armadio con un colpo di bacchetta. Per qualche secondo non succede assolutamente nulla e restiamo tutti immobili, in attesa. Poi dall'armadio esce, con la sua solita camminata strascicata, nientemeno che Severus Piton. Mi trattengo dallo scoppiare a ridere, perché più che una risata ora come ora mi uscirebbe una specie di latrato. Alzo lo sguardo verso Remus e mi rendo conto che anche lui sta facendo di tutto per trattenere una risatina.
Così Neville ha paura di Mocciosus? Un po' lo capisco, sapendo che Piton non è esattamente un amante dei ragazzini e che tende a prendersela con quelli più schivi e timidi come Neville.
Il ragazzo indietreggia appena trattenendo il fiato. Poi solleva una bacchetta pericolosamente tremante in direzione del finto Mocciosus e balbetta -Riddikulus!-.
Il Molliccio-Piton fa una specie di piroetta su se stesso, e quando si gira di nuovo verso la classe indossa un orripilante vestito rosa shocking pieno di fronzoli e pizzi, il tutto corredato da un cappello enorme con appollaiato sopra quello che ha tutta l'aria di essere un uccello imbalsamato. Deduco che sia uno dei vestiti della nonna di Neville, ricordando quando Alice si lamentava del suo strambo modo di vestirsi.
La classe scoppia a ridere, Neville e Remus compresi, ed io questa volta non riesco proprio a trattenermi e mi scappa una specie di abbaio soffocato. Devo ammettere che sarebbe divertente trasfigurare l'orrenda veste nera di Piton in un vestito del genere, magari di nascosto mentre sta facendo lezione.
Gli studenti iniziano a divertirsi e fanno a gara per affrontare il Molliccio prima dei loro compagni. Remus si complimenta con ognuno di loro, applaudendo ogni volta che l'incantesimo riesce. L'atmosfera resta rilassata e allegra, finché non è il turno di Harry. Remus si irridisce di colpo, e si volta quasi inconsciamente a cercare il mio sguardo. Nei suoi occhi leggo il mio stesso timore: il Molliccio assumerà le sembianze di Voldemort. Remus è già pronto a scattare, bacchetta alla mano, e anch'io mi alzo in piedi, pur sapendo di poter fare ben poco in forma animale e senza bacchetta. Siamo tutti con il fiato sospeso, quando dall'armadio esce una figura incappucciata che riconosco immediatamente. Nonostante non sia un vero Dissennatore, emana lo stesso odore fetido che mi fa istintivamente rizzare i peli sulla schiena e scoprire i denti emettendo un basso ringhio gutturale. Tutti i ragazzi indietreggiano spaventati, tutti tranne Harry, che rimane come pietrificato di fronte alle sue paure. E' sbiancato pericolosamente, e temo che da un momento all'altro perderà i sensi come in treno. Remus sembra pensare la stessa cosa, perché prima che ciò possa succedere si frappone fra lui e il Molliccio. Aspetto di vedere da un momento all'altro il finto Dissennatore trasformarsi nella tanto odiata luna piena, e sento il mio ringhio intensificarsi senza che il mio cervello lo abbia ordinato. Ma non è la luna, quella che compare di fronte a lui. Con un pop il finto Dissenatore sparisce, e al suo posto sul pavimento dell'aula di Difesa compare il corpo di una giovane donna, distesa in una posizione innaturale, con gli occhi color ghiaccio sbarrati e i capelli biondi sparsi in ogni direzione. Mi ci vuole qualche secondo di troppo, ma quando finalmente capisco sento le zampe cedermi di colpo. Indietreggio un po', strisciando pancia a terra, e quando sono finalmente di nuovo sotto la protezione della scrivania mi rendo conto di avere la bocca aperta, la lingua a penzoloni e di ansimare come se avessi appena corso per mezza Inghilterra senza fermarmi mai. La persona di cui il Molliccio ha preso le sembianze di fronte a Remus ero io, quello a terra era il mio corpo, quelli erano i miei capelli, i miei occhi. Cerco di calmarmi e di ricominciare a respirare regolarmente, ma non riesco a pensare a niente che non sia il mio corpo privo di vita ai piedi di Remus.
Un colpetto dato al legno sopra la mia testa mi fa sobbalzare, e quando mi decido a sollevare lo sguardo il volto del mio migliore amico occupa tutto il mio campo visivo, vicinissimo al mio muso. E' inginocchiato di fronte a me, per metà sotto alla scrivania anche lui, e mi guarda leggermente preoccupato.
-Amy?- mi chiama, notando evidentemente il mio sguardo del tutto assente -Tutto bene?-.
Annuisco e scrollo il capo, cercando di tornare in me. Remus non sembra del tutto convinto, tuttavia si sposta per lasciarmi uscire dal mio nascondiglio. Faccio due passi in giro per l'aula vuota, mi stiracchio e mi siedo di nuovo da un'altra parte come niente fosse, in attesa della prossima lezione. Remus non mi perde di vista neanche un momento mentre introduce i principi della materia ai ragazzini del primo anno, lanciandomi ogni tanto qualche occhiatina di sottecchi, alle quali io rispondo mostrando tutto il mio disappunto.
"Sto bene, piantala!" gli dico ad un certo punto attraverso uno sguardo particolarmente glaciale.
Portiamo avanti questa specie di guerra di sguardi per tutto il giorno, e quando finalmente arriva la sera, per la prima volta non muoio dalla voglia di tornare a camminare su due zampe. Almeno da lupo non posso parlare. Purtroppo però posso comunque ascoltare, così quando dopo cena rientriamo nel nostro alloggio e Remus si chiude in fretta e furia la porta alle spalle capisco di essere in trappola, e che neanche rimanere un lupo per tutta la notte mi salverà dalla pioggia di scuse e giustificazioni che mi riverserà addosso il mio migliore amico.
Come previsto, Remus non mi da neanche il tempo di trasformarmi e inizia subito a parlare.
-Mi dispiace per questa mattina- esordisce, sedendosi sul letto di fronte a me.
-Non c'è niente di cui dispiacersi, Rem- rispondo, ancora prima che finisca di parlare. Mi ero preparata a sentire questa frase da stamattina, e la risposta era già pronta sulla punta della lingua.
-Invece sì. Non avresti dovuto vedere una cosa del genere, ma non potevo permettere che Harry svenisse di nuovo...-.
-Lo so, e hai fatto bene ad agire così. Per questo non hai niente di cui dispiacerti- ribatto.
-Ma quello che hai visto ti ha turbata, e per questo mi dispiace- continua, abbassando lo sguardo per evitare di incrociare il mio.
-Non mi ha turbata, tranquillo- alzo le spalle per enfatizzare ciò che ho appena detto, ma sto mentendo, almeno in parte. E' ovvio che ciò che ho visto mi ha turbata, chi riuscirebbe a rimanere indifferentedi fronte alla visione del prorpio cadavere? Ma non mi ha turbata nel modo che intende lui.
-Sì invece!- sbotta, alzandosi con troppa foga dal letto -Andiamo, non sono idiota fino a questo punto! Ho visto come hai reagito!-.
-Rem, smettila di incolparti di tutto, per Merlino!- anch'io sbotto, incapace di trattenermi un minuto di più -Se fossi stata io al tuo posto tu avresti visto la stessa cosa!- ecco, ho parlato troppo. Volevo proprio evitare che la discussione prendesse questa piega.
Le mie grida rieccheggiano ancora per un po' nel silenzio della stanza, prima che Remus si decida a dire qualcosa.
-Come...?- dice in un soffio, così piano che faccio fatica a sentirlo.
-Oh, andiamo Rem- dico con un sorriso amaro -Noi due non abbiamo più nessuno da dodici anni ormai. Abbiamo vissuto da lupi solitari fino adesso. E ora che ci siamo finalmente ritrovati ("o meglio, che quella vecchia volpe di Silente ci ha dato un buon motivo per farci ritrovare" penso) credi davvero che anch'io non abbia il terrore di perderti e di rimanere di nuovo sola?-.
Remus mi fissa senza proferire parola, così continuo, tanto ormai ho cominciato -E' normale, è fottutamente normale avere paura di perdere qualcuno, anche per te che hai sempre cercato di allontanare tutti per il tuo... piccolo problema peloso- abbozzo un sorriso, anche se sento le lacrime pungermi gli occhi nel pronunciare quell'espressione che James e Sirius avevano coniato per riferirsi alla sua licantropia.
Anche Remus riesce a sorridere appena. Mi avvicino a lui e gli prendo una mano, stringendola tra le mie -Io non me vado. Ci siamo ritrovati, siamo rimasti solo noi due ora, facciamoci forza e andiamo avanti-.
Il mio amico annuisce, prima di allargare le braccia permettendomi di tuffarmici dentro. Quanto amo i suoi abbracci. Ai tempi della scuola erano ciò che mi permetteva di superare una giornata particolarmente brutta, di addormentarmi quando non ci riuscivo, di rialzarmi quando cadevo. Mi domando come ho fatto a sopravvivere dodici anni senza tutto questo. Perché non sono andata a cercarlo? Perché ho preferito scappare e nascondermi? Scappare è sempre la scelta più facile, ma io non sono mai stata il tipo di persona che sceglie la via più facile solo perché non ci sono responsabilità da affrontare. Eppure quella notte l'ho fatto, ero distrutta dal dolore e sono scappata. Sentivo di aver perso tutto, quella stramba famiglia che eravamo era stata distrutta nel giro di una notte, e la colpa era della persona che credevo di amare. Accecata dal dolore ho dimenticato di avere ancora qualcuno, qualcuno che potesse darmi la forza di andare avanti, qualcuno che aveva perso i miei stessi affetti. Ma adesso che siamo di nuovo insieme, di nuovo amici, non farò lo stesso errore, e non permetterò a Remus di scappare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo cinque

Le giornate ad Hogwarts trascorrono lente, pigre e tranquille. La mia presenza nella scuola è diventata normale per tutti ormai, e nessuno mi teme più -tranne quel Ron Weasley, che continua a tremare e sussultare ogni volta che mi incrocia per i corridoi o che viene a lezione di Difesa-, tanto che posso tranquillamente andarmene in giro anche senza la presenza fissa di Remus. Adoro la sua compagnia, ma ogni tanto ho anche bisogno di qualche minuto per me stessa, così come sono convinta che ne abbia bisogno lui, per questo non storce più il naso quando annuncio di volermi sgranchire un po' le zampe e lascio il nostro alloggio.
Il posto che preferisco è, neanche a dirlo, il giardino del castello, precisamente sotto un vecchio faggio in riva al Lago Nero, dove ci riunivamo da ragazzi. E' un posto che brulica di ricordi, ricordi piacevoli nei quali mi piace perdermi, e che accompagnano spesso i miei sogni quando mi capita di scivolare nel sonno, cullata dal rumore dell'acqua e dal frusciare delle foglie.
Oggi però c'è qualcosa di diverso. Mentre trotterello verso il lago con l'aria frizzante di ottobre che mi scompiglia il pelo, noto che il mio posto è occupato. Sto per andarmene in cerca di un altro posto in cui rilassarmi un po' quando mi accorgo che il ragazzo appoggiato al tronco del 'mio' albero è proprio Harry. Se ne sta seduto, avvolto nel suo mantello, con un grosso libro rilegato sulle ginocchia. Sento il cuore che inizia a sanguinare di nuovo, e so che dovrei andarmene da qualche altra parte, il più lontano possibile da lì, ma le zampe sembrano non aver alcuna voglia di rispondermi. Anzi, si muovono praticamente da sole in direzione del lago. Sono a pochi centimetri da lui quando si accorge della mia presenza.
-Ciao- mi sorride -Che ci fai qui? Dov'è il professor Lupin?- mi domanda, come se potessi rispondergli.
E vorrei farlo, lo vorrei davvero, ma non posso. Così mi siedo vicino a lui, che inaspettatamente allunga una mano per accarezzarmi. Mentre mi godo il piacere di quel contatto, l’occhio mi cade sul libro posato sulle ginocchia di Harry e mi si mozza il respiro. Non è un libro, è un album di fotografie animate. Un album che conosco molto bene, dato che io stessa ho contribuito a crearlo, tanti anni prima. Lo avevo realizzato insieme alle amiche con cui io e Lily condividevamo la stanza ad Hogwarts -Alice, Mary ed Emmeline- e glielo avevamo regalato in occasione del suo matrimonio. Sono tutte foto di lei e James insieme.
Harry sembra accorgersi che sto fissando l’album -E’ un album di fotografie dei miei genitori- mi dice, aprendolo.
La prima foto ritrae James in divisa da Quidditch che stringe con aria vittoriosa un boccino d’oro, e Lily che lo abbraccia teneramente da dietro, con la testa appoggiata sulla sua spalla e i lunghi capelli rossi che ondeggiano al vento.
-Me lo ha regalato Hagrid durante il mio primo anno qui- spiega Harry, continuando a girare le pagine. Per un attimo mi chiedo come abbia fatto Hagrid ad averlo, poi ricordo che è stato lui a portare via le cose di Lily e James da ciò che restava di casa loro a Godric’s Hollow, perché la sottoscritta non ne aveva avuto il coraggio. Aveva poi portato a me li pochi averi di Lily, perché le restituissi a quell’arpia di sua sorella. L’album invece doveva averlo conservato, aspettando il momento giusto per donarlo a Harry, perché era giusto che andasse a lui.
Harry è arrivato in fondo all’album, alla pagina in cui ci sono, un po’ sbiadite ma ancora leggibili, le nostre firme. Volta anche quella svelando, con mia grandissima sorpesa, un’altra foto che non avevo mai visto, appiccicata all’ultima pagina con il Magiscotch. C’è Lily, seduta sulla panchina di un parco, con in braccio un Harry di pochi mesi che dorme beato. James è seduto accanto a lei, e abbraccia entrambi con un gran sorriso stampato sul volto e i capelli, come sempre, sparati in ogni direzione. “Esattamente come quelli di Harry” mi viene da pensare, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.
-Questo sono io da piccolo- mi dice Harry, indicandosi sulla foto e rivolgendomi un leggero sorriso.
Questo è davvero troppo da sopportare per me, che sto annaspando nel mare di ricordi evocati da quelle foto per non annegare. Se fossi in forma umana sarei già scoppiata in lacrime. Ma ringraziando Merlino in questo momento sono un lupo, perciò l’unica cosa che posso fare è distendermi e appoggiare la testa sulle gambe di Harry, che sorride intenerito da quel gesto. Si sporge un po’ in avanti per riuscire ad accarezzarmi meglio la testa.
-Mi mancano davvero tanto- mormora, forse più a se stesso che a me, dato che fino a prova contraria io per lui sono solo un grosso cane che più di tanto non può capire della lingua umana.
Anche a me” penso, e cerco di comunicarlo a Harry con un guaito.
-Si sta facendo tardi- dice dopo un po’, alzandosi in piedi e ripulendosi il mantello dall’erba -Tra poco Ron e Hermione torneranno da Hogsmeade- aggiunge, con una punta di amarezza nella voce.
Mi alzo anch’io, do una scrollatina al pelo e lo seguo.
-Che fai, vuoi venire con me?- chiede Harry, meravigliato dal fatto che sto trotterellando serenamente al suo fianco -D’accordo, ti accompagno dal professor Lupin-.
Attraversiamo insieme il prato, varchiamo il portone e percorriamo i corridoi e poi le due rampe di scale che ci portano verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Noto con una punta di tenerezza che Harry mi lancia occhiatine di nascosto per tutto il tragitto, come per assicurarsi che io sia ancora lì accanto a lui.
Una volta arrivati di fronte all’aula di Difesa, Harry da due colpetti alla porta.
-Avanti- dice la voce di Remus dall’altra parte -Oh, Harry!- esclama poi, faticando a trattenere lo stupore, quando il ragazzo fa capolino nella stanza con me al seguito.
-Le ho riportato il suo cane, professore- dice Harry, indicandomi con un cenno del capo -Mi ha fatto un po’ compagnia, giù al lago-.
Il volto di Remus si apre in un sorriso -Mi fa piacere-.
Harry ricambia il sorriso e fa per andarsene, poi si volta di nuovo verso di noi -Ehm… professore, posso chiederle… come si chiama? Il suo cane, intendo- domanda, leggermente imbarazzato.
-Si chiama Amy, ed è una lupa- risponde gentilmente Remus.
-Oh… è davvero bellissima- mormora, guardandomi.
Vorrei sorridere e ringraziarlo del complimento, ma se scoprissi i denti verrebbe fuori una specie di ringhio, perciò decido di evitare.
-Harry…- questa volta è Remus a fermarlo, prima che se ne vada di nuovo -Posso chiedere a te invece come mai non sei a Hogsmeade con i tuoi amici?-.
-I miei zii non mi hanno firmato il permesso- fa spallucce, cercando di minimizzare, ma è evidente che ci sta male e che vorrebbe essere andato anche lui con loro -A questo proposito, professore…- continua Harry un secondo dopo, nuovamente in imbarazzo -Mi chiedevo se… se magari poteva firmare lei il permesso… o magari la McGranitt, o il professor Silente…-.
Remus lo guarda sinceramente dispiaciuto -Mi dispiace davvero Harry, ma solo un genitore o un tutore può firmarti l’autorizzazione-.
-Oh, beh… non fa niente, allora. Mi scusi per il disturbo- Harry china il capo, probabilmente vergognandosi di aver osato chiedere una cosa del genere a un professore.
-Nessun disturbo, Harry. E comunque, ritengo che ora come ora Hogwarts sia il posto più sicuro in cui stare- risponde Remus, nel tentativo di consolarlo -Sai, con un assassino a piede libero…-.
A quelle parole alzo la testa di scatto e guardo il mio amico Licantropo con gli occhi sgranati, dimenticandomi del tutto della sceneggiata del non-capisco-il-linguaggio-degli-uomini-perché-sono-un-lupo. Merlino, dimmi che mi sono appena immaginata quello che ha appena detto.
-Già… Sirius Black- Harry annuisce -Beh, ci vediamo, professor Lupin- dice poi, salutando con un cenno della mano.
-A presto, Harry- lo saluta Remus, prima che il ragazzo si chiuda la porta alle spalle.
Un battito di ciglia e sono di nuovo umana -Ti sembrano cose da dire ad un ragazzino di tredici anni disperato perché i suoi amici sono ad Hogsmeade e lui non può andarci?- lo apostrofo immediatamente, facendolo sussultare. Di sicuro non si aspettava di vedermi in forma umana adesso, in pieno giorno.
-Amy, Harry è in pericolo e meno esce da Hogwarts e meglio è- replica Remus.
Mi viene da ridere -Harry lo sa. Sa che Sirius sta cercando lui. È sveglio, Rem. Hai forse dimenticato di chi è figlio?-.
Il mio migliore amico sospira -No, no che non l’ho dimenticato. Immaginavo che l’avrebbe scoperto, alla fine…-.
-L’ho incontrato giù al lago, sotto al nostro albero- dico, per evitare che la conversazione finisca su Sirius -Quel libro che aveva sottobraccio… è l’album che io e le ragazze regalammo a Lily-.
Remus mi guarda stupito -E come lo ha avuto?-.
-Hagrid- rispondo -E’ andato lui a recuperare le loro cose, quella notte, e deve esserselo tenuto. Comunque, Harry mi ha mostrato tutte le foto, dalla prima all’ultima. È stato…- mi fermo. La mia voce ha iniziato a tremare pericolosamente. Non devo piangere, non posso piangere. Non ora, non davanti a Remus.
Meno di un minuto dopo sono tra le sue braccia e gli sto inzuppando la camicia di lacrime.
Bella mossa, bella mossa davvero!” mi dico da sola “Dodici anni che non versavi una lacrima, e adesso? È la seconda volta in due mesi che ti riduci così!”. È il mio orgoglio che parla, ne sono consapevole, e forse per la prima volta in vita mia lo ignoro. Per la prima volta ammetto a me stessa che forse ho bisogno di piangere, di buttare fuori il dolore che ho tenuto dentro per dodici anni e che mi ha logorata, complice della solitudine che io stessa ho creato intorno a me. Sono sempre stata una persona piuttosto emotiva, perciò dopo la tragedia che mi aveva portato via l’unica famiglia che mi era rimasta ho issato un muro, dietro al quale ho rinchiuso le emozioni, i sentimenti, il dolore. Quel muro è crollato quando ho rivisto Harry a Diagon Alley, e adesso stanno crollando anche tutte le mie difese, quelle che mi permettevano di fingere di essere la persona cinica e indifferente che avevo impersonato per dodici anni. I miei migliori amici sono morti e la persona che amavo probabilmente ci ha traditi tutti, ed io ho bisogno di piangere per questo.
-Mi mancano, mi mancano così tanto…- mormoro tra le pieghe della camicia di Remus.
-Anche a me, Amy- mi risponde lui, accarezzandomi i capelli con quel tocco delicato che solo lui ha -Mi mancano ogni giorno-.
Mi stringo ancora di più a lui, la mia ancora di salvezza in questo mare di dolore, e piango ancora più forte. Remus mi lascia sfogare, con una mano mi stringe le spalle, mentre con l’altra continua ad accarezzarmi i capelli finché, dopo quella che mi sembra una vita, i miei singhiozzi si placano. Adesso sento solo la stanchezza, le palpebre pesanti e la testa che inizia a farmi male.
Remus sembra capire, perciò con un braccio continua a cingermi le spalle, mentre si china leggermente per passarmi l’altro sotto le ginocchia, e con un rapido movimento mi solleva da terra e mi stringe a se come se fossi una bambina. In un’altra situazione avrei protestato, ma ora sono troppo stanca e ancora troppo fuori di me per dire qualsiasi cosa. Remus intanto sale lentamente i gradini che conducono alla nostra stanza, apre la porta spingendola con la spalla e una volta dentro mi adagia sul letto. Fa per alzarsi e lasciarmi riposare, ma allungo una mano verso di lui e gli stringo la giacca, trattenendolo.
-Rem- lo chiamo.
-Dimmi, Amy- risponde lui con quel suo tono dolce che mi ricorda perché è il mio migliore amico. Si china leggermente su di me e con un tocco delicatissimo mi scosta i capelli dal viso.
-Grazie- gli dico in un sussurro, e faccio appena in tempo a vederlo sorridere, prima che i miei occhi si chiudano e che la stanchezza prenda il sopravvento.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo sei

Remus è disteso su uno dei lettini dell’infermeria, e dorme profondamente grazie ad una pozione di Madama Chips. Stanotte c’è stata la luna piena e ha bisogno di recuperare le forze. Io me ne sto acciambellata in fondo al letto, sopra alle sue gambe, come una sorta di coperta di pelliccia. Madama Chips mi permette di restare solo perché sa chi sono veramente;  fossi stata realmente il cane da compagnia di Remus, probabilmente sarei già stata cacciata con un calcio non solo fuori dall’infermeria, ma dal castello, se mi avesse sorpresa sopra ad uno dei suoi lettini.
Sto morendo di fame, e potrei tranquillamente sgattaiolare fino alle cucine dato che mezza scuola è al campo da Quidditch per la partita Grifondoro contro Corvonero e che Remus non si sveglierà prima di stasera. Eppure qualcosa mi trattiene, una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se sentissi che sta per succedere qualcosa di brutto. Così rimango sdraiata sopra a Remus, cercando di sopprimere quella sensazione con i ricordi della notte appena trascorsa. La Pozione Antilupo non solo lo rendeva innocuo, lo trasformava in un vero e proprio idiota, tanto che avrei voluto essere brava in Pozioni per capire se Mocciosus aggiungesse veramente qualche strano ingrediente. Il mio amico Licantropo passa tutta la notte a rincorrermi e giocare, e il suo sport preferito è diventato atterrarmi, cosa che gli riesce particolarmente bene considerando che è grosso il doppio di me. Ho il sospetto che la cosa lo diverta tanto proprio perché sa quanto mi irriti l'essere buttata a pancia all'aria come un cuccioletto di qualche mese.
Sento dei passi frettolosi risuonare nel corridoio e istintivamente punto le orecchie in quella direzione. Riconosco immediatamente il passo pesante di Hagrid e mi chiedo perché stia correndo dentro la scuola, quando la porta dell'infermeria si spalanca di colpo, facendo saltare Madama Chips dalla sedia sulla quale stava riposando.
Lo spettacolo che mi si presenta mi mozza il respiro. Hagrid entra tutto trafelato, stringendo tra le braccia il corpo inerme di Harry, con ancora indosso la divisa da Quidditch fradicia e macchiata di fango in più punti. Dietro di lui ci sono Hermione e Ron, che tiene tra le braccia quello che ha tutta l'aria di essere un mucchietto di legna da ardere. Chiude il gruppo la professoressa McGranitt, con la sua solita aria austera che da sempre la caratterizza. Nessuno dei tanti fa caso a me né tantomeno a Remus, che non è stato svegliato neanche dal fracasso provocato dalla porta.
-Che è successo?- chiede Madama Chips, mentre Hagrid adagia delicatamente Harry su uno dei lettini.
-E' svenuto durante la partita ed è caduto dalla scopa- spiega Hermione -C'erano dei Dissenatori intorno al campo... Penso sia successo per causa loro...-.
-Per fortuna Silente ha fatto un incantesimo per attutire la caduta- aggiunge Ron -La sua scopa invece...- posa a terra quella che a prima vista avevo scambiato per legna da ardere -E' finita sul Platano Picchiatore. Questo è tutto ciò che ne rimane-.
-Bene, non sembra niente di grave a parte qualche graffio- commenta Madama Chips, affaccendandosi intorno a Harry -Ora però tutti fuori! Il signor Potter ha bisogno di riposare se vuole riprendersi al meglio-.
La professoressa McGranitt ammorbisisce leggermente la sua espressione perennemente contratta e rilassa le spalle, evidentemente rincuorata dalla buona notizia. Anche Hagrid, rimasto in silenzio in un angolo della stanza a torcersi nervosamente le mani, si lascia sfuggire un sospiro di sollievo. Ron e Hermione lanciano un'ultima occhiata reoccupata all'amico, prima di lasciare controvoglia la stanza al seguito dei professori.
Madama Chips sfila la divisa sporca a Harry e la abbandona sul pavimento vicino ai resti della scopa, dopodiché asciuga il resto dei suoi vestiti con un paio di incantesimi e pulisce e richiude i graffi. A lavoro terminato torna a chiudersi nel suo stanzino a riposare.
Le parole di Madama Chips sulle condizioni di Harry hanno tranquillizzato anche me. Ciò che mi agita invece è il fatto che i Dissennatori si siano avvicinati così tanto alla scuola e agli studenti, nonostante Silente lo avesse espressamente vietato. Per quale ragione avrebbero dovuto farlo? Silente avrà anche l'aspetto di un simpatico vecchietto, ma è pur sempre il mago più potente di tutti i tempi e non è tanto conveniente scatenare la sua ira. Deve esserci per forza una ragione se le guardie di Azkaban si sono spinte fino al campo di Quidditch, ed io spero vivamente che non sia quella che penso, anche se non ci sono molte altre ipotesi. E se Sirius fosse riuscito ad oltrepassare i cancelli ed entrare nel parco della scuola? Se ci fosse stato anche lui lì, a pochi metri dal campo, ad osservare Harry?
A questo pensiero il mio stomaco fa una capriola, ricordandomi che non mangio da stamattina. Decido che è il momento di una piccola incursione nelle cucine, anche per distrarmi e non pensare a ciò che è successo quel pomeriggio e di chi possa essere la colpa.
Scivolo silenziosamente fuori dall'infermeria e percorro il lungo corridoio, fino alla prima rampa di scale. Scendo al piano inferiore, percorro un altro corridoio e finalmente arrivo alla parete su cui è appeso il quadro di natura morta più brutto che io abbia mai visto. Mi guardo intorno almeno quattro volte per essere sicura che non ci sia nessuno, prima di trasformarmi e tornare umana. Mi avvicino al quadro e faccio il solletico alle pere -sì, lo so, è una cosa piuttosto strana pensandoci bene- finché il quadro non si sposta di lato, rivelando l'apertura che conduce alle cucine. Mentre scendo la piccola rampa di scale ripenso a quando, anni prima, io e Sirius -stretta al cuore- le avevamo scoperte.
 
Quel pomeriggio lo avevo rincorso per mezza scuola, infuriata come lo ero stata poche volte, per cercare di riprendermi il tema di Incantesimi sul quale avevo passato tre pomeriggi e che non avevo assolutamente intenzione di fargli copiare, né a lui né ai suoi amici. Sirius correva ridendo sguaiatamente, come se la cosa lo divertisse da morire, mentre io stavo considerando seriamente l’idea di schiantarlo, fregandomene delle conseguenze, quando ci ritrovammo in quel corridoio chiuso. Sirius era in trappola, toccava a me ridere. Gli lanciai un incantesimo con l’intenzione di pietrificarlo ma lui si abbassò appena in tempo e il lampo di luce che era scaturito dalla mia bacchetta colpì l’orribile quadro alle sue spalle, e le pere disegnate presero improvvisamente vita, scappando in ogni direzione. Ora, è normale che ad Hogwarts i quadri si muovano, ma è normale quando si tratta di persone e animali, non di frutta. Sirius si avvicinò incuriosito, dimenticandosi del mio compito, che mi affrettai a recuperare. Iniziò a toccare le pere sulla tela, ridendo come un bambino quando queste sobbalzavano al suo tocco e fuggivano di nuovo dal vaso in cui erano state dipinte. La sua risata si trasformò in un ghigno malandrino quando di colpo il quadro si spostò di lato, svelando un’apertura nel muro. Io rimasi basita, mentre Sirius si girò verso di me, mi afferrò per un polso e mi trascinò con se dentro al buco, ridacchiando -Questa è la conferma che sei proprio una malandrina, ma scordati di vedere il tuo nome sulla mappa!-.
 
Mi rendo conto di avere un sorriso idiota stampato sul viso, quando entro nelle cucine. Si trovano esattamente sotto la Sala Grande, infatti la dimensione è la stessa. A posto dei tavoli a cui prendono posto gli studenti ci sono file di banconi intorno ai quali gli elfi domestici lavorano ininterrottamente per preparare le squisite pietanze che poi si materializzeranno al piano superiore.
Alcuni elfi mi riconoscono immediatamente, nonostante siano passati anni dall'ultima volta in cui sono stata qui.
-Signorina Amelia!- esclamano, entusiasti -Quanto tempo!-.
Sorrido, e per la milionesima volta ripeto quanto odio l'appellativo signorina, ma loro ovviamente non mi ascoltano e iniziano subito a circondarmi di cibo di ogni genere. Mi riempio fino a scoppiare, maledicendo il mio appetito da lupo, dopodiché recupero una tavoletta di cioccolata per Remus, mi trasformo e mi dirigo di nuovo verso l’infermeria. Il profumo del cioccolato che tengo tra i denti mi riempie le narici, ma ho mangiato talmente tanto che se mangiassi anche questo vomiterei.
Spingo piano la porta dell’infermeria e la apro quel tanto che basta per infilarmi dentro. Torno al letto di Remus, che dorme ancora, e appoggio la cioccolata sul comodino di fianco a lui. Sto per tornare ad acciambellarmi sulle sue gambe quando mi accorgo che Harry è sveglio, seduto sul suo letto e guarda verso di noi con aria interrogativa.
Di nuovo le mie zampe si rifiutano di rispondermi, e in un secondo mi ritrovo di fianco al letto del ragazzo, in piedi su due zampe, con quelle anteriori appoggiate a pochi centimetri dalle sue mani.
-Ehi, ciao!- Harry mi regala un sorriso gigantesco quando mi vede, e da un colpetto al materasso per chiedermi di salire sul letto. Con un salto obbedisco e mi siedo sulle coperte, di fronte a lui.
-Immaginavo che il professor Lupin non si sentisse bene, sono due giorni che manca alle lezioni…- mi dice, lanciando uno sguardo a Remus, qualche letto più in là -Devi essere molto speciale per lui se Madama Chips ti permette di stare qui per stargli vicino- aggiunge.
Sento uno strano calore pervadermi tutto il corpo. Se fossi stata umana, probabilmente sarei arrossita.
-Io sono caduto dalla scopa, oggi- riprende Harry, abbassando lo sguardo come se fosse una cosa per cui vergognarsi, di fronte a un animale che -in teoria- non può neanche capire quello che dici -L’ultima cosa che mi ricordo è di aver visto un Dissennatore…-.
Istintivamente un ringhio mi parte dalla gola, e me ne accorgo appena in tempo per evitare di sollevare le labbra e scoprire i denti. Harry sussulta leggermente a quel suono, poi capisce che non lo stavo minacciando e ride.
-Non stanno molto simpatici neanche a te, vero?-.
Mi viene da scuotere il capo, ma è un gesto decisamente troppo umano, così mi limito a sbattere un paio di volte la coda.
-Solo a me fanno questo effetto- continua Harry, abbassando la voce talmente tanto che se fossi stata umana probabilmente avrei fatto fatica a sentirlo -Solo io svengo, quando mi si avvicinano- di nuovo sembra vergognarsi ed evita di guardarmi.
Appoggio il muso sulle coperte e gli lecco appena una mano, facendolo sorridere di nuovo. Continua ad accarezzarmi, mentre si stende di nuovo con uno sbadiglio e si sfila gli occhiali.
-Puoi tornare dal professor Lupin ora, potrebbe preoccuparsi se si sveglia e non ti trova- mi dice, rannicchiandosi sotto le coperte.
Inconsciamente mi giro verso il letto di Remus. Sta ancora dormendo serenamente. Sono rimasta con lui tutto il tempo, mentre Harry dovrà aspettare come minimo domattina prima che i suoi amici vengano a trovarlo.
Remus capirà” mi dico, stendendomi di fianco a un Harry più che meravigliato. Sorride ancora quando si addormenta, con un braccio appoggiato sulla mia schiena e la mano affondata nella mia pelliccia.
Mi sveglio qualche ora dopo, con la strana sensazione di essere osservata. Harry dorme ancora, e non c'è neanche l'ombra di Madama Chips nei paraggi, perciò sollevo leggermente la testa e mi volto verso l'unico letto occupato della stanza. Remus è sveglio, seduto sul letto con la tavoletta di cioccolato quasi finita in mano, e mi guarda con un'espressione che gli ho visto riservare solo a Lily il giorno in cui è uscita dal San Mungo con il piccolo Harry appena nato tra le braccia. Non appena si accorge che anch'io sono sveglia distoglie lo sguardo.
Muovendomi pianissimo per non svegliare Harry sguscio via dalla sua presa e scendo dal letto. Raggiungo Remus e non appena sono di fronte a lui mi trasformo, facendolo quasi strozzare con la poca cioccolata rimasta.
-Ma che fai?!- sibila, tra un colpo di tosse e l'altro -Non qui!-.
Alzo gli occhi al cielo -Harry dorme, Madama Chips lo sa e non c'è nessun'altro in giro per il castello a quest'ora- rispondo.
Remus decide di lasciar perdere, anche se non sembra affatto tranquillo. Dopotutto anche a lui fa piacere quando sono in grado di rispondergli a parole -Come mai è qui?- domanda, accennado a Harry.
-E' caduto dalla scopa durante la partita di ieri- spiego -Ha perso i sensi in volo, per colpa di un Dissennatore-.
Remus spalanca gli occhi -Cosa ci faceva un Dissennatore dentro le mura di Hogwarts? Silente sarà furioso!-.
-E' quello che ho pensato anch'io- dico, evitando di dare voce ai miei sospetti -Comunque, Harry è l'unico a cui quegli esseri fanno questo effetto- riprendo -Perciò pensavo... perché non insegnargli ad allontanarli?-.
-Mi stai chiedendo di insegnargli l'Incanto Patronus?- Remus inarca un sopracciglio.
Annuisco -So che è un incantesimo molto potente, ma sono sicura che lui può farcela-.
-Ne parlerò con lui, quando si sarà ripreso- dice, alzandosi e iniziando a raccogliere le sue cose. Rifa il letto con un colpo di bacchetta e si avvia verso la porta. Mi trasformo e lo seguo, ma quando raggiungiamo la porta Remus sembra ripensarci. Guarda prima me, poi Harry, poi di nuovo me.
-Resta qui finché non si sveglia- mi dice con un sorriso dolce -Ci rimarrà male se si sveglierà solo-.
Senza pensarci scopro i denti in quello che vorrebbe essere un sorriso lupesco, facendo ridere Remus, prima di tornare ad acciambellarmi sul letto di Harry.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Premessa
Dopo l'ennesima rilettura della saga, ho deciso di riprendere in mano questa storia. Non so quanto durerò questa volta, non faccio promesse perché mi conosco e so che i miei blocchi possono durare anche anni... Spero di riuscire a finirla e soprattutto spero che vi piaccia :) Buona lettura!




Capitolo sette


È passata una settimana esatta dall’incidente di Harry. È sabato, mezza scuola è a Hogsmeade e per di più è una belissima giornata nonostante l’inverno sia ormai alle porte. Giornata perfetta da trascorrere nel parco di Hogwarts, e Remus è d’accordo con me. Ho il sospetto che speri di incontrare Harry per proporgli la mia idea delle ‘Lezioni di Patronus’, così decido di facilitargli le cose e trotterello verso il lago.

Quando raggiungo il vecchio faggio precedo Remus di qualche passo, perciò Harry inizialmente si accorge solo di me.
-Oh, ciao Amy!- mi accoglie come se fossi una sua vecchia amica, allungandomi una Cioccorana dal pacchetto che ha in grembo.
-Ciao, Harry- lo saluta gentilmente Remus alle mie spalle.
-Buongiorno, professor Lupin- Harry ricambia il saluto, leggermente imbarazzato e stupito di trovarlo lì.
-Io e Amy stavamo facendo due passi, ti unisci a noi?-.
Harry annuisce. Si alza, pulisce il mantello dai residui di erba e terra e affianca Remus. Io cammino piano di fianco a lui, lasciandolo piacevolmente sorpreso dal fatto che abbia scelto la sua compagnia piuttosto che quella del mio ‘padrone’.
Camminiamo in silenzio per un po’ seguendo il perimetro del lago, fino ad arrivare ai margini della Foresta Proibita e alla capanna di Hagrid. Una volta superata la dimora del guardiacaccia, è Harry a parlare per primo, togliendo Remus dall’imbarazzo.
-Professore… è un po’ che volevo chiederle una cosa- esordisce, fissandosi le scarpe -Lei per caso sa come mai i Dissennatori hanno questo effetto su di me?-.
Remus sospira -I Dissennatori sono creature molto oscure, Harry. Si nutrono delle nostre emozioni, dei nostri ricordi più belli, costringendoci a rivivere quelli più brutti- fa una pausa e prende un respiro profondo -Credo che tu riviva la notte in cui…-.
-La notte in cui i miei genitori morirono- conclude Harry per lui, lasciandolo interdetto.
Cala un silenzio carico di imbarazzo, spezzato solo dal rumore dei nostri passi. Guardo Harry con la coda dell’occhio; tiene lo sguardo basso, fisso sulle sue scarpe, gli occhi verdi carichi di malinconia. Una folata di vento scompiglia i suoi capelli corvini, già spettinati per natura, e lui tenta invano di rimetterli a posto, passandoci una mano. Oh Merlino, quanto somiglia a James…
Intercetto lo sguardo di Remus. Anche lui osserva ogni tanto Harry, indeciso su cosa fare. Gli lancio un’occhiata che sta a significare “Dì qualcosa, tu che puoi”. Fortunatamente il mio amico mi capisce al volo, come ha sempre fatto. In più, in questi tre mesi di convivenza la nostra intesa si è rafforzata, con me impossibilitata a parlare per la maggior parte della giornata. Ma quando Remus inizia a parlare inizio seriamente a sospettare che mi capisca tanto bene non tanto per il nostro feeling quanto perché mi nasconda il fatto di essere un Legilimens.
-Somigli così tanto a loro, Harry- dice.
Seriamente, come diavolo fa a sapere ogni volta quello che penso? E soprattutto, perché deve dirlo ad alta voce?
Harry si ferma di colpo e alza gli occhi sbarrati, e resi ancora più grandi dalle lenti degli occhiali, su Remus -Lei… lei li conosceva?- balbetta.
-Oh sì, li conoscevo- sospira, mentre sul suo volto compare un sorriso triste -Eravamo compagni di casa ad Hogwarts, oltre che grandi amici-.
Negli occhi del ragazzo intravedo un bagliore dolorosamente familiare -E… com’erano?- domanda, titubante.
-Tua madre, Lily… Era la strega più brillante della sua età, oltre che una persona meravigliosa. È stata una delle poche persone che mi è rimasta accanto quando nessun’altro c’era- mentre pronuncia queste ultime parole, i suoi occhi si abbassano su di me -E tuo padre… Beh, James aveva un talento naturale per i guai. Guai dal quale mi toccava puntualmente tirarlo fuori-.
Harry pende dalle sue labbra. È evidente che nessuno gli aveva mai raccontato molto sui suoi genitori. Remus ed io siamo le uniche persone -beh, forse in questo momento più Remus- vicine a loro che Harry abbia incontrato. Siamo gli unici che possono raccontargli come fossero Lily Evans e James Potter nella vita di tutti i giorni, dentro e fuori Hogwarts. “Gli unici rimasti” penso con una stretta al cuore.
Il ragazzo abbozza un sorriso -Beh, credo di averlo ereditato questo talento- sospira -Anche se spesso sono i guai a cercare me-.
Remus gli posa una mano sulla spalla con fare comprensivo, lasciando basiti sia Harry che me. Emetto un verso che somiglia ad un abbaio per richiamare la sua attenzione su di me, prima che abbracci quel povero ragazzo in uno slancio di nostalgia. Evidentemente Harry è in grado di mandare in tilt anche l'autocontrollo emotivo di Remus.
"Ehi Rem, che stai facendo? Sei il suo insegnante, per Merlino!" gli dico con uno sguardo glaciale. E di nuovo il mio migliore amico sembra capirmi -o leggermi nel pensiero- e toglie la mano imbarazzato.
-Allora, Harry- Remus si schiarisce la voce -Tornando al discorso di prima... Visto che i Dissennatori sembrano aver sviluppato un particolare interesse per te, potrei insegnarti una cosa che ti permetterebbe di tenerli lontani, se ti va-.
Gli occhi di Harry si illuminano di nuovo, e per un secondo ci vedo dentro Lily, china sul calderone, i capelli leggermente arruffati per via dei fumi che aleggiano nell'aula, soddisfatta per la pozione perfetta che ha appena preparato.
-Davvero, professore?- chiede Harry -Lo farebbe davvero?-.
-Ma certo, Harry- Remus gli sorride -Però devo avvertirti, è una magia molto potente, nessun mago della tua età è mai riuscito a...-.
Ma Harry neanche lo ascolta più, lo fissa con crescente ammirazione e dal suo sguardo sono sicura che se non si trattasse del suo insegnante lo abbraccerebbe -Grazie professor Lupin- gli dice -Quando cominciamo?-.
-Anche lunedì, se vuoi- risponde Remus -Vieni da me alle cinque, ok?-.
Harry annuisce contento, e tutti e tre ci incamminiamo di nuovo verso il castello. L'atmosfera ora è più rilassata e tranquilla, e non c'è traccia dell'imbarazzo che aveva permeato la conversazione fino a qualche minuto prima.
Una volta tornati ad Hogwarts ci congediamo da Harry, che corre a ricongiungersi ai suoi amici appena tornati da Hogsmeade, e saliamo nel nostro alloggio. Non do a Remus neanche il tempo di chiudere la porta che mi trasformo, stiracchiandomi e godendomi il piacere di non dover più camminare a quatto zampe. Mi butto a peso morto sul letto, con un sorriso da ebete dipinto in faccia. La passeggiata con Harry mi ha messo di buonumore. Mi piace la sua compagnia, è come riavere una parte di Lily e James. Senza contare che io l'ho visto praticamente nascere e l'ho portato via da Godric's Hollow quella notte, per cui sento un affetto particolare per lui.
Avrei voluto regalargli una vita migliore di quella a casa degli zii, che non l'hanno mai voluto e perciò lo hanno sempre disprezzato. Ma allo stesso tempo comprendo la decisione che Silente prese allora, perché se lo avesse affidato a me non sarebbe mai cresciuto come un bambino normale, e probabilmente sarebbe stato esposto a più pericoli se fosse vissuto nel mondo magico anziché tra i Babbani.
-Che c'è di tanto divertente?- la voce di Remus mi strappa dai miei pensieri. Probabilmente si riferisce al mio sorriso idiota.
-Niente- rispondo -Mi è piaciuto stare con Harry, oggi-.
-Anche a me- Remus sorride appena -Mi ricorda così tanto James...-.
-Già- annuisco -Ci pensi mai a come sarebbero andate le cose se loro non fossero morti?- gli chiedo poi, alzandomi a sedere e puntellandomi con i gomiti.
-Me lo chiedo spesso- ammette Remus -Probabilmente James mi riempirebbe di gufi per fare in modo che Harry sia il migliore della sua classe- ride.
-O per supplicarti di appendere a testa in giù Mocciosus ogni tanto, giusto per ricordargli i Malandrini- mi unisco alla sua risata. In effetti l'immagine di un Remus adulto che appende Piton a testa in giù come faceva James da ragazzo è parecchio esilarante.
-Oh no, a quello penserebbe personalmente, intrufolandosi a scuola attraverso tutti i passaggi segreti che conosce-.
-A proposito di passaggi segreti, che fine ha fatto la vostra mappa?-.
-Credo sia sepolta da qualche parte nell'ufficio di Gazza. Quell'idiota di Sirius se l'è fatta sequestrare proprio...- Remus si interrompe non appena il suo sguardo si posa su di me. Devo aver assunto un colorito terribilmente pallido, dato che è come se il sangue avesse smesso di circolare nel mio corpo. Mi sono irrigidita nell'udire quel nome, e qualcosa dentro di me si è rotto. Sono sicura di aver sentito chiaramente il rumore di qualcosa che andava in pezzi.
-Scusa, Amy- mormora Remus, alzandosi e sedendosi ai piedi del mio letto -Non ci pensavo. Non volevo...-.
Scuoto energicamente il capo e lo interrompo con un gesto della mano. Vorrei dirgli che va tutto bene, che non è colpa sua, ma dalla mia bocca non esce niente.
-Non avrei dovuto nominarlo- continua lui, ignorando bellamente i miei gesti -Quel lurido...-.
-NO!- riesco finalmente a gridare. Mi rendo conto troppo tardi della rabbia eccessiva che ho messo in quel grido. Remus si è istintivamente spostato un po' più indietro, come se fosse stato colpito.
-No- ripeto con più calma, ora che ho finalmente ritrovato la voce -No. Va tutto bene, non è colpa tua. Sono solo stanca, ecco tutto-.
Ma Remus non crede neanche a una parola. Si avvicina, fino a portare il viso a pochi centimetri dal mio. Mi fissa dritto negli occhi, le sopracciglia aggrottate, come se stesse studiando il mio inconscio con le sue grandi iridi dorate. Alla fine abbasso lo sguardo, incapace di sostenere il suo.
-Tu... tu non lo odi?- lo sento dire, sorpreso -Sotto sotto tu ancora gli credi, non è vero?-.
Mi mordicchio il labbro inferiore, incapace di mentire al mio migliore amico. Non so neanch'io cosa provo quando penso a Sirius. Sento tristezza, dolore, rabbia, amarezza... ma non odio.
-Non ci posso credere- sbotta Remus, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia -Maledizione, Amelia!-.
Il mio nome per intero uscito dalle sue labbra mi colpisce in faccia come uno schiaffo.
-E' un assassino!- adesso sta gridando -Ha ucciso tre dei nostri amici e dodici Babbani, per salvare la sua sporca pellaccia! Ancora non l'hai capito?!-.
-Tu non c'eri, quella notte- mi alzo anch'io, ma non grido -Era distrutto, ha provato a dirmi qualcosa ed io l'ho cacciato...-.
Remus sospira -Su una cosa hai ragione, Amy. Io quella notte non c'ero, sono scappato come un idiota, perché quel bastardo mi aveva accusato di essere la spia- sibila tra i denti -E tu, tu mi hai difeso! Ti ricordi?!- mi ringhia in faccia, e per un attimo vedo l'ombra del Licantropo nei suoi occhi -Invece era lui, era lui la spia e avrei dovuto capirlo! Non avrei dovuto lasciare soli Lily e James, non avrei dovuto!-.
-Io credevo a entrambi- ribatto, pacata -Ti ho difeso perché ti credevo, come credevo a lui-.
-Ma ti sbagliavi! Su di lui ti sbagliavi!- Remus scatta di nuovo verso di me; indietreggio, ritrovandomi con le spalle al muro e il corpo del mio migliore amico a pochi centimetri da me. Riesco a sentire il suo profumo che mi riempie le narici e a vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi velocissimo sotto la camicia logora. I suoi occhi sono puntati nei miei, e questa volta non riesco proprio a guardare altrove. È come se mi tenessero incatenata a lui, ma a differenza sua io non riesco a leggervi i suoi pensieri.
-Amelia- sibila, così vicino al mio viso che sento il suo alito solleticarmi il collo -Ti prego, dimmi che non… che non ami ancora quel mostro-.
Il mio cuore cessa definitivamente di battere. Ho la gola secca, e mi manca il respiro. Remus continua a guardarmi, e spero che legga la risposta nei miei occhi, come fa sempre. Ma questa volta non sembra riuscirci.
-Io… Io non…- balbetto, totalmente incapace di articolare una frase di senso compiuto. La verità è che quella notte si è rotto qualcosa tra me e Sirius, e sono convinta che anche se si rivelasse innocente non riusciremmo più a tornare come eravamo prima. Perciò no, non credo di amarlo più, ma non riesco neanche ad odiarlo. È come se mancasse qualcosa, un elemento fondamentale per capire tutto l’intreccio che c’è nella mia testa. Sarebbe così facile se riuscissi ad odiarlo e insultarlo come fa Remus! Eppure solo sentire il suo nome mi fa male.
-No…- riprovo a parlare -No, Rem… io non…-.
Questa volta però vengo interrotta da Remus, che appoggia una mano al muro vicino alla mia testa e in batter d’occhio annulla la poca distanza che c’è tra di noi. Mi bacia, premendo le sue labbra calde e morbide sulle mie, secche e fredde come quelle di un cadavere. Non è un bacio dolce e tenero come ti aspetteresti conoscendo Remus Lupin, è un bacio appassionato, rabbioso, quasi violento.
Qualcosa simile ad una scarica elettrica mi attraversa il corpo. E il mio cuore ricomincia a battere. Veloce, velocissimo, tanto che ho paura che Remus possa sentirlo martellare sul suo petto, premuto contro il mio. Per la prima volta mi rendo conto di cosa sta succedendo, e mi sorprendo di me stessa quando, invece di allontanarlo, mi ritrovo a stringere le braccia intorno a lui e a ricambiare il bacio.
Quel gesto è come una doccia fredda per Remus, che sembra accorgersi solo adesso di quello che ha fatto e si stacca da me con un balzo, come se si fosse scottato. Mi guarda con aria infinitamente colpevole, prima di uscire dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Passano diverse ore prima che lo riveda. È notte fonda quando, da sotto le coperte, lo sento rientrare. Non mi chiedo neanche dove sia stato fino adesso, non è questo che mi importa ora.
Remus si siede ai piedi del mio letto, sospirando -Amy?- mi chiama piano -Amy, sei ancora sveglia?-.
Certo che lo sono, come potrei dormire dopo quello che è successo? Quel bacio non ha fatto altro che aggiungere altra confusione in quel groviglio che è la mia testa. Riemergo da sotto le coperte e mi giro verso di lui.
-Amy io… volevo dirti che mi dispiace- dice; tiene lo sguardo basso, non osa guardarmi in faccia -Ho sbagliato. Ho sbagliato a gridare in quel modo, ho sbagliato a trattarti così e a… a comportarmi così-.
Non rispondo. Mi limito ad allungare una mano verso la sua e a stringerla. Finalmente i nostri sguardi si incrociano, stringendo un tacito patto: basta col passato, basta con Sirius e tutto il resto, basta urlarsi contro.
-Beh, allora… buonanotte- dice Remus, alzandosi e dirigendosi verso il suo letto. Nel momento in cui si allontana vengo travolta dal gelo, come se qualcuno avesse spalancato la finestra, dopo avermi portato via le coperte. Mi rendo conto di aver bisogno di lui, del suo calore, in questo momento.
-Rem- lo chiamo, mentre mi sposto per fare un po’ di posto sul letto -Resteresti… qui, con me, stanotte?- domando pianissimo, e ringrazio che la stanza sia in penombra perché sono sicura di essere arrossita parecchio.
Remus rimane interdetto dalla mia richiesta. Io e lui ci conosciamo sin da piccolissimi, abbiamo condiviso tanti momenti insieme, tante volte ho cercato rifugio nel suo abbraccio e ho pianto sulla sua spalla. Ma questa è la prima volta che gli chiedo di dormire con me, nel mio stesso letto.
-Oh- risponde, incerto -Certo…-.
Si infila sotto le coperte con me, ed io mi rannicchio con la schiena contro il suo petto, godendomi tutto il calore che emana e perdendomi nel suo profumo dolce che ricorda vagamente la cioccolata. Remus mi circonda timidamente la vita con un braccio ed io, sentendomi al sicuro e protetta come mai prima d’ora, scivolo in un sonno profondo, forse per la prima volta tranquillo e sgombro da incubi.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Mancano pochi minuti alle cinque quando sentiamo bussare alla porta dell’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
-Vieni pure, Harry- dice Remus, sapendo già di chi si tratta.
Io e Remus siamo tornati quelli di prima dopo il litigio di sabato notte, e non abbiamo più fatto parola né del bacio né dell’aver dormito nello stesso letto. Tuttavia non riesco ancora a scrollarmi di dosso la sensazione che il bellissimo rapporto di amicizia fraterna che ci lega si sia un po’ deteriorato.
Mi sforzo di sgombrare la mente da tutti i pensieri quando vedo entrare un Harry piuttosto insicuro. Ha già la bacchetta in mano e lancia occhiate preoccupate all’armadio che ospita il Molliccio, tornato ad occupare il centro dell’aula per l’occasione. Io seguo la scena dalla cima delle scale a chiocciola che conducono al nostro alloggio, da dove ho una visione completa di tutta l’aula sotto di me.
-Allora Harry- Remus gli rivolge un sorriso incoraggiante -Ti senti pronto?-.
Il ragazzo annuisce -Sì, professore-.
-Perfetto, perché come ti ho già detto la magia che cercherò di insegnarti è molto potente, ed è necessario che tu rimanga ben concentrato. Pensi di farcela?-.
Harry annuisce di nuovo.-L’incantesimo si chiama Incanto Patronus. Il Patronus è una forza molto positiva, e funziona come scudo- inizia a spiegare Remus -Per evocarlo è necessario che ti concentri su un ricordo positivo, uno di grande intensità-.
-D’accordo- Harry si piazza di fronte all’armadio, abbandonando quel po’ di insicurezza che gli avevo visto quando è entrato. È stata sostituita da un cipiglio combattivo che conosco fin troppo bene e che ho già visto tante volte, su un volto così simile al suo…
-Concentrati- sta dicendo Remus -Trova un ricordo intenso e lasciati travolgere. Quando l’avrai trovato, dovrai pronunciare forte e chiaro: Expecto Patronum-.
Harry chiude gli occhi, abbandonandosi per un momento ai suoi ricordi -Ci sono- dice, dopo un po’ -Sono pronto-.
Remus si allontana di qualche passo e con un colpo di bacchetta apre l’armadio. Il Molliccio che ne esce ha già la forma di un Dissennatore, e avanza minaccioso verso Harry. Sento i peli sulla mia schiena rizzarsi e le mie labbra tremare per scoprire i denti, mentre la puzza arriva fin quassù, benché si tratti di un Dissennatore finto. Merlino solo sa quanto odio quelle creature.
-Expecto Patronum!- grida Harry, la bacchetta puntata davanti a se. Non succede nulla -Expecto Patronum!- grida ancora più forte, ma dalla sua bacchetta non esce neanche una scintilla e il suo volto inizia a perdere rapidamente colore. Barcolla un po’ all’indietro, ma è deciso a non mollare -Expecto…- riprova, ma le sue gambe cedono. Fortunatamente Remus è abbastanza vicino e accorre, afferrandolo prima che cada a terra e batta la testa. Lancia un incantesimo in direzione del Molliccio, prima che assuma la forma delle sue peggiori paure, ricacciandolo nell’armadio.
Harry rinviene qualche minuto dopo e cerca subito di rialzarsi in piedi, leggermente frastornato, ma Remus preme una mano sulla sua spalla, impedendoglielo.
-Mangia questa- gli allunga un pezzetto di cioccolata -Aiuta davvero in questi casi-.
Il ragazzo obbedisce, fissandosi la punta delle scarpe, evidentemente deluso.
-Tranquillo, non mi aspettavo che ci riuscissi al primo colpo- lo incoraggia Remus -Come ti ho detto è una magia molto potente-.
-Voglio riprovare- afferma Harry.
-Certo, Harry- sorride Remus -Ma prima... posso chiederti che ricordo hai scelto?-.
-La mia prima volta sulla scopa-.
Il mio migliore amico sembra pensarci un po' su, poi scuote il capo -Non credo sia abbastanza intenso come ricordo-.
-Ce... ce ne sarebbe un altro- Harry si mordicchia il labbro inferiore -Ma non so se si possa definire esattamente un ricordo-.
-E' abbastanza intenso?-.
-Credo di sì-.
-Allora va benissimo. Sei pronto per riprovare?-.
Harry annuisce e si alza in piedi, tornando a fronteggiare l'armadio, che sussulta. Chiude gli occhi e respira profondamente, la fronte imperlata di sudore. Fa un cenno con la mano a Remus, che permette alle ante dell'armadio di spalancarsi e al Molliccio di uscire sottoforma di Dissennatore.
Questa volta lo sguardo di Harry brilla di determinazione. I suoi occhi fiammeggianti sono puntati sulla creatura di fronte a lui, e ogni traccia di paura sembra sparire dal suo volto.
-Expecto Patronum!- grida a pieni polmoni, così forte che non mi stupierei se l'avesse sentito l'intera scuola. Dalla sua bacchetta scaturisce una forte luce argentea che investe il finto Dissennatore, spingendolo sempre più indietro, fino a ricacciarlo nel vecchio armadio.
Remus muove appena la bacchetta e le ante si chiudono ermeticamente.
-Bravissimo!- esclama, dando una pacca sulla spalla a Harry che lo fa quasi cadere in avanti. Il ragazzo infatti sembra reggersi appena sulle gambe, ed ansima come se avesse appena terminato una maratona. Sul so volto si allarga un enorme sorriso carico di soddisfazione. Ce l'ha fatta, ha sconfitto le sue paure. Neanche lui stesso sembra crederci.
-A cosa hai pensato, questa volta?- domanda Remus, invitandolo a sedersi.
-Ai miei genitori- risponde sincero Harry, e un improvviso gelo investe l'aula -Loro sono lì con me, e semplicemente mi parlano. Non sono neanche sicuro che sia un ricordo-.
Lo è, Harry, lo è eccome. La mia mente fa un salto indietro di dodici anni; sono nel salotto di casa Potter, seduta sull'enorme divano di pelle rossa, tra Remus e Sirius. Fuori dalla finestra, il temporale non accenna a darci una tregua. Stiamo passando una piacevole serata tra amici, a bere Burrobirra e a parlare del più e del meno, come se le nostre vite procedessero normalmente, come se Remus non fosse costretto a nascondersi, come se la guerra non ci fosse. Ad un tratto un tuono estremamente vicino fa tremare i vetri delle finestre, svegliando un piccolissimo Harry, che inizia a piangere disperato. Lily si alza e lo va a prendere. Entra in soggiorno con il piccolo ancora in lacrime tra le braccia. Si siede sulla poltrona di fronte a noi e inizia a parlargli dolcemente, accarezzandogli i capelli. James si sistema sul bracciolo accanto alla moglie, abbraccia entrambi e parla anche lui al figlioletto. Gli sta raccontando di una sua memorabile partita di Quidditch, eppure il suo tono è incredibilmente dolce, come quello di Lily. Lentamente Harry si calma e si addormenta, cullato dalle parole dei genitori. Quella scena terribilmente tenera lascia noi altri tre di stucco, persino Sirius non osa fare battuttine idiote come suo solito...
Scrollo il capo, come se con quel gesto potessi scacciare materialmente quei ricordi prima che mi trascinino nella loro morsa dolorosa. Torno a concentrarmi sulla scena sotto di me: Harry e Remus sono seduti sul ripiano della scrivania a mangiucchiare cioccolata. Scendo velocemente le scale e mi unisco loro.
-Quindi mia madre odviava mio padre?- sta chiedendo Harry, con un'espressione più che stupita sul volto.
-Già. Fino al settimo anno tra di loro è stata una lite continua- risponde Remus con un sorriso -E come biasimare la povera Lily, James era un tale rompiscatole!-.
Sbuffo dal naso in segno di assenso, come se stessi partecipando anch'io alla conversazione. In effetti James era capace di farti uscire di senno quando voleva qualcosa da te; portava le persone all'esasperazione finché non otteneva ciò che voleva. Eppure aveva un gran cuore e riusciva a farsi voler bene da tutti. Anche da Lily Evans.
-Sul serio?- Harry si sporge inconsciamente in avanti, bramoso di saperne di più sui genitori che non ha avuto l'occasione di conoscere abbastanza.
Remus annuisce -Le ha chiesto ogni giorno per sei anni di uscire con lui, e lei ha sempre rifiutato. All'inizio Lily era una specie di sfida per lui, ma poi ha è finito con l'innamorarsi davvero di lei- ridacchia -Tutta la scuola sapeva che quei due sotto sotto si amavano. Tranne loro stessi-.
-E come è successo? Cioè, come sono finiti dall'odiarsi ad amarsi?- domanda ancora Harry.
-Sinceramente non me lo ricordo. Eravamo tutti talmente convinti che prima o poi sarebbero finiti insieme, che quando effettivamente lo hanno fatto nessuno si è stupito più di tanto- riprende a raccontare Remus, con una punta di nostalgia nella voce -Era come se fossero fatti per stare insieme. Solo che se ne sono accorti solamente al settimo anno-.
Harry sospira, lo sguardo perso nel vuoto. Dalla sua espressione serena immagino che stia rivivendo il racconto di Remus nella sua testa, aggiungendo quel poco che ricorda dei suoi genitori e creandosi dei ricordi tutti suoi. Lancia un'occhiata al suo professore, e capisco che avrebbe mille altre domande da porgli su di loro, ma si sta trattenendo perché sa di non poter rimanere qui fino a sera. Se solo potessi trasformarmi e rivelargli veramente chi sono! Starei anche tutta la notte a raccontargli chi erano James e Lily Potter.
-Grazie mille, professore- dice allora, saltando giù dalla scrivania e cogliendo l'occasione per accarezzarmi.
-E' stato un piacere Harry. Se ti va puoi tornare la prossima settimana per esercitarti ancora- risponde Remus, mentre gli stringe la mano.
-Certamente. Buona serata, professor Lupin- Harry lo saluta e se ne va, chiudendosi piano la porta dell'aula alle spalle.
Remus sospira, passandosi la mano sul volto stanco -Non credevo ci sarebbe riuscito già al secondo tentativo- dice, forse rivolto più a se stesso che a me.
-Dimentichi di chi è figlio- replico, una volta tornata umana -James alla sua età studiava per diventare Animagus. E dava ripetizioni alla sottoscritta che non era capace di farsi spuntare neanche la coda-.
-E pensare che a un certo punto non riuscivi neanche più a farla sparire, quella maledetta coda- Remus non riesce a trattenere una risata, rievocando il ricordo di come aveva scoperto, durante il quarto anno, la nostra idea di diventare Animagi a sua insaputa per restargli vicino anche durante le notti di luna piena: rientrando in sala comune dopo un pomeriggio passato in biblioteca, il mio migliore amico si era trovato di fronte me, fumante di rabbia, che inveivo contro James e Sirius. I due stavano lanciando i più disparati incantesimi ad una vaporosa coda argentea che spuntava dal mio didietro, senza ottenere alcun risultato se non quello di rovinarmi la divisa. Seduto in un angolo con un grosso libro di Trasfigurazione Avanzata sulle ginocchia, un Peter terrorizzato stava tentando di far capire a tutti e tre che nessuna magia sarebbe servita, perché ero io che dovevo concentrarmi per far sparire la maledetta coda, così come l'avevo fatta apparire. Peccato che non ci riuscissi, e che concentrarsi con due idioti che lanciano incantesimi a tutto spiano contro il tuo didietro -ridendo a crepapelle, tra l'altro- non fosse proprio la cosa più semplice del mondo. Subito Remus si era arrabbiato tantissimo, alzando così tanto la voce da coprire i nostri schiamazzi e da provocare l'immediata sparizione della mia coda; dopo averci urlato contro per una buona mezz'ora, riservandoci tutti gli insulti che conosceva -ed erano davvero tanti per uno come lui, che raramente perdeva le staffe-, mincciandoci di non rivolgerci mai più la parola e, cosa che aveva fatto impallidire James, Sirius e Peter, di non aiutarci mai più con i compiti, si era arreso e aveva ammesso che la scena a cui aveva appena assistito era una delle cose più esilaranti che avesse mai visto. Rise fino alle lacrime per tutta la sera. E, ripensandoci a distanza di così tanti anni, forse fu proprio quell'episodio a rendermi così 'gelosa' della mia coda.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Il Natale è ormai alle porte, ed è arrivata anche la prima neve. Il parco di Hogwarts coperto da una soffice coltre bianca è qualcosa di talmente bello e puro da essere indescrivibile, soprattutto il sabato quando i ragazzi vanno a Hogsmeade e i pochi rimasti restano al calduccio nelle loro sale comuni.
Suppongo che anche Harry abbia preferito la sala comune questa volta, quando raggiungo quello che ormai è diventato il nostro punto di incontro e non lo trovo. Decido allora di farmi una corsetta ai margini della foresta. Correre nella neve quando sono in forma animale è una delle cose che preferisco, una di quelle che più mi mancherebbe se perdessi il potere di trasformarmi. Adoro affondare le zampe in quel manto candido e sentire l'aria gelida che mi sferza la pelliccia. E' in momenti come questo che sono contenta di avere il pelo, che non permette al freddo e alla neve di raggiungere la mia pelle.
Sono arrivata quasi ai cancelli, sto per fare dietrofront in derapata sollevando schizzi di neve ovunque -questo però è più divertente quando c'è qualcuno da schizzare- quando quello che vedo mi blocca. Faccio in tempo a scartare veloce a destra e a nascondermi dietro i primi alberi della foresta prima che il mio corpo si paralizzi completamente.
Harry, o meglio, solo la testa di Harry, sta entrando dai grandi cancelli spalancati. Dall'espressione del suo viso capisco immediatamente che c'è qualcosa che non va. Aguzzando la vista riesco a vedere anche una lacrima scivolare via veloce dall'angolo del suo occhio sinistro.
Qualcosa dentro di me scatta, come ogni volta in cui sono in presenza di Harry. Balzo fuori dal mio nascondiglio e mi lancio all'inseguimento del ragazzo, che nel frattempo si è tolto il Mantello e lo ha riposto in tasca. Di certo qualcuno si sarebbe fatto qualche domanda vedendo la sua testa volteggiare nel bel mezzo del parco.
Lo supero con uno scatto, per poi girarmi e fermarmi proprio davanti a lui, che mi guarda sorpreso. Mi siedo nella neve fresca, spazzandola via con la coda che muovo freneticamente in tutte le direzioni. Eh sì, sto proprio scodinzolando, come un cucciolo impaziente che il padroncino gli lanci il giocattolo, per poi riportarglielo tutto felice. Ringrazio che Remus non sia con me in questo momento, o non avrebbe perso l'occasione per prendermi in giro.
-Amy!- esclama Harry, e un lieve sorriso fa capolino sul suo viso -Sei sola oggi? Il professor Lupin ha preferito restarsene al caldo, eh?- dice.
Ovviamente non posso rispondere, ma se anche se avessi il dono della parola ora di certo ignorerei la sua domanda per chiedergli piuttosto cosa cavolo gli fosse passato per la testa quando aveva deciso di andare ad Hogsmeade pur non avendo l'autorizzazione. "Con un assassino a piede libero che lo sta cercando" aggiunge la vocina nella mia testa, maledettamente simile a quella di Remus. In ogni caso io non posso parlare ora, e avrei dovuto saperlo che prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. E' pur sempre del figlio di James Potter che stiamo parlando.
-Oggi non è una gran giornata- mormora Harry, tornando serio e riprendendo a camminare verso il cancello.
Lo vedo. Ma perché? Lo guardo con aria interrogativa sperando che capisca, ma lui non è Remus.
Beh, se non posso sapere cos'ha, posso comunque provare a tirargli un po' su il morale. Tanto la mia dignità lupesca ha già fatto le valige quando ho iniziato a scodinzolare, e nel parco non c'è nessun'altro tranne noi. E poi diciamocelo, cosa c'è di meglio di una bella battaglia nella neve quando sei giù di corda?
Mi fermo di colpo, ed Harry mi imita quando si accorge che non gli sto più camminando accanto. Si gira verso di me, perplesso. Apre la bocca per dire qualcosa, ma non gli do il tempo di farlo perché con un balzo gli sono sopra, scaraventandolo a terra.
-Ehi!- esclama Harry, fingendosi offeso ma incapace di trattenere lo stupore per quel mio gesto improvviso. Scodinzolo ancora poi con uno scatto inizio a correre, invitandolo con dei brevi guaiti a seguirmi. Harry non se lo fa ripetere due volte e mi insegue. Vado piano, per permettergli di raggiungermi, e quando mi è quasi addosso accelero di colpo per non farmi prendere.
-Così non vale però! Tu hai quattro zampe!- sbotta. Si ferma e si abbassa a raccogliere una manciata di neve per poi tirarmela. Abbasso la testa appena in tempo, e la palla di neve sfreccia a pochi centimetri dalla mia schiena. Che mira il ragazzo, sarebbe stato bravo anche come Cacciatore! Non ho neanche finito di formulare questo pensiero che una seconda palla di neve mi colpisce dritta sulla coscia sinistra.
-AH!- esulta Harry, trionfante -Colpita!-.
Oh, questa non me la dovevi fare, piccolo Potter. Questa proprio non me la dovevi fare.
Mi lancio verso di lui, che fa per scappare, ma sono più veloce e lo atterro di nuovo senza difficoltà. Mi appoggio con tutto il peso su di lui per impedirgli di alzarsi, e lui per tutta risposta inizia a ricoprirmi di neve. "E' tutto qui quello che sai fare?" gli dico con lo sguardo. Mi basta intercettare il suo per trovare la risposta. E non mi piace pre niente.
Harry infatti smette subito di agitarsi e con un gesto fulmineo mi stringe entrambe le braccia attorno al corpo, bloccandomi contro di lui. Rotola su se stesso, e in un secondo mi ritrovo a pancia all'aria, con lui sopra di me che esulta come un guerriero che ha appena sconfitto il suo nemico.
Ma io non mi arrendo tanto facilmente e mi basta una zampata per tornare al comando. Harry però deve aspettarselo, perché rimane avvinghiato a me facendomi da zavorra e impedendomi allo stesso tempo di scappare.
Continuiamo così per diversi minuti, o forse ore. Mi sto divertendo un mondo, e non ho idea di quanto tempo passi prima che le voci di Ron e Hermione, di ritorno da Hogsmeade, ci interrompano.
-Harry ma che cavolo fai?!- esclama Ron, nascondendosi dietro a Hermione, che alza gli occhi al cielo.
-Ma non li vedi, Ron? Stavano giocando!- dice, lanciandoci uno sguardo tenero.
Mi ricompongo immediatamente, cercando di recuperare almeno un briciolo di dignità. Ok, volevo tirare su il morale ad Harry e direi che ci sono riuscita a giudicare dal largo sorriso che sfoggia, incorniciato dal viso arrossato, ma non voglio di certo passare come il cucciolo giocherellone che gioca con tutti. Ho pur sempre una reputazione da mantenere. Con Ron direi che non è cambiato nulla, dato che continua a guardarmi terrorizzato anche se mi ha appena vista rotolarmi nella neve con il suo migliore amico.
-Ragazzi, lei è Amy, la lupa del professor Lupin- mi presenta Harry, come se fossi una persona. Beh, in teoria lo sono.
-Harry, sei sicuro di star bene?- gli domanda Ron, sempre seminascosto da Hermione -Insomma, da quando frequenti così spesso il professor Lupin mi sembri un po' strano... Cioè lui mi sta simpatico, però mi sembra leggermente... svitato, ecco-.
Ehi! Solo io posso dare a Remus dello svitato!
Emetto un suono gutturale vagamente simile a un ringhio, giusto per chiarire il concetto. Concetto che Ron capisce al volo, dato che sparisce definitivamente dietro alla chioma riccia di Hermione, gemendo. Harry ridacchia.
-Andiamo, Ron! Lupin è il miglior professore di Difesa che abbiamo mai avuto! Spero resti anche i prossimi anni- afferma la ragazza.
Ecco, brava, diglielo tu!
-Su ragazzi, torniamo dentro. Sto congelando- dice Harry dopo un po', incamminandosi verso il castello. Mi tolgo gli ultimi residui di neve dal pelo con una scrollatina e lo seguo. Hermione ci affianca, mentre Ron mantiene una certa distanza.
Quando arriva il momento di separarsi, Harry mi saluta con un buffetto sul muso, e anche Hermione allunga una mano per accarezzarmi. I tre ragazzi salgono le scale verso il dormitorio di Grifondoro, mentre io imbocco il corridoio che conduce all'aula di Difesa. La porta è socchiusa, perciò mi basta un colpetto di muso per aprirla ed entrare. Remus è chino su una pila di pergamene, probabilmente qualche compito da correggere. E' talmente concentrato che neanche si accorge che sono tornata. Sto per trasformarmi e farmi sentire quando le mie orecchie muovono istintivamente in direzione della porta. Sento dei passi, nel corridoio. Qualcuno sta correndo, e probabilmente è diretto proprio qui.
Infatti, qualche istante dopo un ragazzo Grifondoro piomba nell'aula senza tante cerimonie. Ha l'aria trafelata di chi si è fatto mezzo castello di corsa, la cravatta quasi completamente slacciata, i capelli rossici -un altro Weasley?- in disordine e il volto imperlato di sudore. Sulla divisa è appuntata la spilla di Caposcuola.
Remus riemerge finalmente dalla marea di compiti -Percy, è successo qualcosa?- domanda, leggermente preoccupato.
-Pro...professore...- ansima il ragazzo, appoggiandosi allo stipite della porta -Lei... lei deve... deve venire... subito!-.
-Che succede?- domanda il mio amico, che ha definitivamente lasciato perdere quello che stava facendo e si è alzato in piedi, infilando istintivamente la mano nella tasca in cui tiene la bacchetta.
-Qualcuno... è entrato nel... nel dormitorio- continua il ragazzo -La Signora Grassa... è sparita! Deve... deve venire con me, professor Lupin!-.
Ho un tuffo al cuore. Qualcuno è entrato nel dormitorio Grifondoro, facendo fuggire la Signora Grassa. E se vengono coinvolti tutti gli insegnanti significa che non è una semplice bravata di qualche studente.
Remus si è già lanciato di corsa fuori dall'aula, ed io lo seguo a ruota. Lo raggiungo e lo supero, salendo le rampe di scale con pochi balzi. Arrivo finalmente all'ingresso della sala comune di Grifondoro, ma non riesco a vedere niente. Praticamente tutti i ragazzi Grifondoro sono radunati qui fuori, creando un muro vivente che mi impedisce di andare oltre.
-Fate spazio, toglietevi!- grida qualcuno -Arrivano gli insegnanti!-.
Dietro di me compaiono per prima la McGranitt, poi Remus seguito da Piton. Silente chiude il gruppetto.
Gli studenti si aprono in due ali per permettere ai professori di passare, ed io riesco finalmente ad avere una visuale completa di quello che era l'ingresso della sala comune di Grifondoro: del quadro della Signora Grassa è rimasta solo la cornice. La tela è lacerata da tre profondi squarci, e della Signora non c'è neanche l'ombra. Mi avvicino di qualche passo e, mischiato alla miriade di odori che giungono alle mie narici, ne avverto uno in particolare. E' simile a quello dei Dissennatori, ma molto meno fastidioso. Ed è mescolato ad un profumo fresco che si sente appena ma che ha il potere di scatenare un'esplosione di ricordi nel mio cervello.
-E' lui, è qui, è nel castello!- grida ad un certo punto la voce stridula della Signora Grassa. Alziamo tutti lo sguardo, e la troviamo nascosta in un altro dipinto poco più in alto -E' un pazzo, un pazzo furioso! Guardate cos'ha fatto!- continua a strillare, indicando ciò che rimane della sua tela.
Ho la gola secca. "Non dire quel nome" la prego mentalmente "Non dire quel nome. Qualsiasi altro nome andrebbe bene, anche Voldemort. Ma non dire quel nome, ti prego".
-Mia cara Signora- interviene Silente, con il suo consueto tono di voce calmo e rassicurante -Chi è stato a farle questo?-.
-E' stato lui!- la Signora Grassa urla più forte e si copre il viso con le mani -Quel pazzo, quell'assassino!-.
"Non dire quel nome. Non dire quel nome". Serro gli occhi così forte che inizia a farmi male la testa. "Non lui. Non dire quel nome". So di chi si tratta dall'odore inconfondibile che ho sentito, ma spero comunque che non si tratti di lui. Magari mi sono sbagliata io, posso averlo confuso, dopotutto sono tanti anni che non lo sento, magari...
-Sirius Black!- lo strillo acuto della donna risuona in tutto il castello. Segue un silenzio quasi assordante. Siamo tutti immobili, come pietrificati. Cerco lo sguardo di Harry tra gli studenti, ma non lo trovo. So che Remus sta cercando il mio, sento i suoi occhi dorati bruciare sulla mia schiena, ma non mi giro; non sarei capace di sostenere il suo sguardo neanche adesso che non posso né gridare né scoppiare a piangere.
-Perlustrate il castello- ordina Silente ai professori, e la sua voce ha l'effetto di risvegliare tutti, me compresa, dalla specie di trance in cui eravamo piombati -Voi, ragazzi, tutti giù in Sala Grande-.
Aprrofitto della confusione che si crea per liberarmi dello sguardo di Remus. Mi infilo tra gli studenti, il naso schiacciato a terra. Non sono un segugio, ma in questo momento ho l'olfatto più sviluppato di chiunque altro qui, e sono in grado di riconoscere e distinguere bene gli odori, quando li sento.
Una volta individuato quello che mi aveva colpito prima lo seguo, concentrandomi su quella lievissima traccia di profumo più che familiare. Non sento alcun rumore alle mie spalle, quindi o Remus non si è accorto che me ne sono andata, o è rimasto bloccato nella calca di studenti. In ogni caso sono più tranquilla a fare questo da sola.
L'odore mi porta fino alla fine del corridoio, poi giù per diverse rampe di scale. Non alzo neanche un secondo la testa, perciò non ho idea di dove stia andando. L'odore diventa più forte e più intenso quando imbocco un corridoio che riconosco essere accanto a quello che porta alle cucine, al piano seminterrato. Lo percorro tutto, finché non arrivo quasi a sbattere la testa contro la parete. L'odore si interrompe proprio qui. Rimango perplessa per un momento, poi osservando meglio la parete davanti a me, capisco. Mi trovo di fronte ad un gigantesco arazzo dagli abbinamenti cromatici discutibili, che associo ad un ricordo sbiadito dal tempo. Lo scosto con il muso, scoprendo il muro di pietra. E' esattamente uguale a tutte le altre pareti del castello, se non fosse per un piccolo, insignificante dettaglio: una minuscola maniglia, perfettamente mimetizzata, è incastonata tra due mattoni. E' un passaggio segreto e, se non ricordo male, dovrebbe sbucare nel sudicio cortile sul retro della Testa di Porco, a Hogsmeade. Ecco come ha fatto Sirius ad entrare nel castello. Avrei dovuto immaginarlo, metà dei passaggi segreti di Hogwarts li ha scoperti lui...
Potrei fare tante cose ora: potrei infilarmi nel passaggio e andare a cercare Sirius. Potrei farlo dopo aver avvertito Remus. Potrei dire a Remus di avvisare gli altri insegnanti, e di dire a Silente di mandare i Dissennatori ad Hogsmeade, perché probabilmente Sirius si nasconde nei paraggi del villaggio, soprattutto in questo periodo così freddo.
Ma non faccio niente di tutto questo. Faccio dietrofront e torno verso l'aula di Difesa, camminando piano e con la mente affollata di pensieri che si accavallano uno sull'altro. L'unica certezza che ho in questo momento è che non dirò niente a Remus. Non gli dirò che ho un indizio che permetterebbe di catturare il nostro ex amico e pericoloso assassino. Forse sto davvero impazzendo del tutto, eppure sento che è la cosa giusta da fare.

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