Kill the Death

di The white geneticist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Secondo battito ***
Capitolo 2: *** Hope ***
Capitolo 3: *** MeLady ***
Capitolo 4: *** 25 anni fa ***



Capitolo 1
*** Secondo battito ***


Secondo Battito

-Hai bevuto di nuovo!?-
-Non sono affari tuoi, lasciami in pace-

-Non trattarmi così!-
-Stai zitta una buona volta!-
-No che non sto zitta! Sei il solito idiota che non riesce a fare niente!-
-Io non saprei fare niente!? Ma se sei sempre te quella che se ne sta a casa seduta sul divano a fare nulla.
-Chi sarebbe di noi due che non sa’ fare nulla? Sono 17 anni che mi occupo di nostro figlio, tu non ti sei mai nemmeno impegnato a parlargli!
-Ma se vuoi due siete qua è solo grazie ai soldi che guadagno ogni giorno lavoran…- si interrompe l’uomo abbassando lo sguardo.
-Non ti sarai fatto licenziare!? Sei un idiota, ora che ne sarà di noi!? Cosa hai fatto, che cosa hai combinato?-
-Stai zitta!-
-Non trattarmi così!- urla la donna afferrando l’uomo per il braccio.
-Lasciami! Brutta troia- grida, strappando l’arto dalla presa.
-Che cosa ne sarà di noi!?- urla a squarciagola.
-STAI ZITTA! -
-Che ne sarà di noi?-
-Stai zitta, stai zitta, stai zitta!- ripete sfoderando una pistola da sotto la camicia e puntandola in direzione della donna.
-Ch-che vuoi fare? Non vorrai…-
-Stai zitta!-
-AIUT!- un colpo di arma da fuoco riecheggia nella stanza, e il corpo della donna si accascia a terra privo di vita.
-Che sta succedendo?- chiede un ragazzo che era appena entrato nella stanza -Mamma!- e si precipita sul corpo. -Perché lo hai fatto?-
-Io, io non lo so, le dicevo di stare zitta ma non mi ascoltava e così… e ...e così l’ho... uccisa!-
Il ragazzo si alza e corre verso la porta, ma si accascia pure lui a terra dopo uno sparo.
-Che… che ho fatto!?!- l’uomo getta l’arma a terra e in preda alla disperazione apre la porta ed inizia a correre.
Appena due isolati dopo il luogo dell’accaduto un terzo sparo riecheggia nell’aria ma stavolta ad accasciarsi a terra, sotto la luce di un lampione è il suo corpo. Un colpo al petto, troppo impreciso per uccidere, ma basta a paralizzare Erick.
Una figura con un lungo cappotto nero, incappucciata si avvicina uscendo dall’ombra, brandendo una Colt 1911 ancora fumante.
-...-
-Perchè… perchè mi hai sparato?- chiede Erick sputando sangue.
-È il mio lavoro-
-Quindi è questa la fine?-
-...-
L’assassino tende il braccio verso la vittima e in rapida sequenza tira il grilletto altre sei volte, rendendo la parte sinistra del petto di Erick un colabrodo e facendo cessare il battito cardiaco.

-Il patto è finalmente suggellato!- una gelida voce femminile risuona dalle pareti degli edifici.

Tutto, intorno al corpo insanguinato, va in frantumi, come se la realtà stessa stesse crollando, aprendosi in un’altra stanza dalle pareti cremisi, niente finestre, con una sola porta e una sola persona, una ragazzina.
Il cadavere è disteso in mezzo a un glifo racchiuso in un cerchio formato da strani caratteri, il tutto emana una luce pallida e raggelante.
Come danzando a ritmo di una malinconica melodia immaginaria, la bambina, si avvicina al corpo e posa entrambe le mani sul petto ancora caldo, in quell’istante quattro figure composte dalla fievole luce bianca compaiono negli angoli attorno al cadavere, un bagliore avvolge l’intera stanza e in seguito si dissolve in nebbia lasciando in quel luogo solo tenebre.

-Ora destati e compi il volere di Dio. A te dono il potere di ricondurre alla vita, a discapito della tua-

L’uomo sente il sangue bollente riprendere a scorrere all’interno del suo corpo, pian piano i suoi arti ricominciano a muoversi, braccia, testa e gambe; quando quest’ultime lo reggono in piedi, Erick inizia a correre ancora leggermente stordito e insicuro verso la fine del vicolo ed è allora che sente come la mancanza di qualcosa, qualcosa di importante anzi di essenziale; decide quindi di tornare sui suoi passi per capire cosa lo faceva sentire vuoto.
Cosi, dopo aver raggiunto quel fascio luminoso dove si era rialzato, nota una chiazza di sangue con una strana scritta all’interno:
“Impugna le armi,
uccidi i giusti
e risorgi gli imperfetti
poiché ciò che sembra,
non è mai ciò che è”

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Capitolo 2
*** Hope ***


 Hope

Un uomo alto, capelli corvini, corti, occhi bui, illuminato solo dalla pallida luce lunare che attraversa la finestra. Punta una Desert Eagle verso il corpo senza vita di una giovane donna; nello stesso momento una nuvola oscura la città, facendo calare le tenebre.
La mano dell’uomo si illumina di un freddo bagliore, subito seguita dal resto del braccio e dalla pistola, dalla quale parte uno sparo diretto al ventre della donna illuminando il foro d’entrata.
-Quest’arma è Hope ed è la mia sola speranza di rivederti.-

11:23
La suoneria di un cellulare risuona nella stanza da letto illuminata della luce del sole.
Con la testa sotto il cuscino per cercare riparo dal bagliore, l’uomo, mugugnando,  allunga il braccio verso il comodino a tentoni, rovesciando qualcosa mentre cerca la fonte del rumore, prende il telefono e lo porta all’orecchio.
-Pronto-  risponde con voce assonnata.
-Salve, qui è la Draw your Dreams e le porto buone notizie Erick, lei è di nuovo assunto, dopo la scenata di ieri sera il direttore si è chiuso nel suo ufficio fino a tarda notte per poi uscirne con questa storia. Quindi sarebbe importante se riuscisse a raggiungerci il prima possibile per un appuntamento col Sig. Charlie, per parlare di una nuova proposta che ci è giunta in mattinata. Nel frattempo le auguro una buona giornata.
-Non so cosa dire… - ancora perplesso e sorpreso insieme da quella strana chiamata inattesa, -Non deve far altro che dirmi che arriverà subito- lo esorta la segretaria.
-Si- esclama ancora sorpreso. -Si?- chiede la segretaria nel dubbio di cosa intenda, -Quindi accetta? Ci vediamo tra poco, giusto?
-Si- continua Erick per poi lasciar un momento di silenzio -Si arrivo subito.
-Allora la aspettiamo Sig. Erick, a presto.
La telefonata si chiude nel silenzio.
Lentamente esce da sotto il cuscino per poi ricarderci sopra pigramente girandosi a guardare il soffitto.

-Hai sentito amore?- sussurra Erick senza distogliere lo sguardo dall’inanimato soggetto.
-Certo che ho sentito.   Non ho mai smesso di credere in te.
L’uomo guarda dritto negli occhi azzurri della moglie.
-Ora vai o farai tardi.
Lentamente si avvicina alla donna, appoggia la fronte su quella della moglie, continuando a guardarla dolcemente -Ti voglio bene-.
-Anch’io.
L’uomo si alza dal letto e si prepara per uscire.
In sala da pranzo trova il figlio fare colazione, poggia la mano sulla sua testa e gli spettina i capelli affettuosamente.
-Dove vai papà?
-Al lavoro- risponde il padre orgoglioso.
-Hai riavuto il posto! Torna presto questa sera: non vorrai fare tardi!?- portando la testa all’indietro per osservare il padre
-Ok sarò puntuale, sono curioso di sapere cos’avete organizzato tu e la mamma.
-Questa sera lo saprai, ora vai o farai tardi.

L’uomo poco dopo apre con fierezza la porta della “Draw your dreams” e si ritrova nella familiare sala d’ingresso dove una ragazza sulla trentina con capelli castani e un auricolare telefonico lo saluta in modo eccentrico, ricordandogli l’appuntamento con il direttore.
Giunge di fronte a una doppia porta in legno con un intarsio in lettere dorate che compone il nome di Charlie. Con le nocche dell’indice e del medio bussa tre colpi ravvicinati tra loro, per poi abbassare la mano fino alla maniglia stringendola nella sua mano ricordando quante volte prima di quella l’aveva fatto per parlare di un progetto o di un lavoro.
All’interno della stanza trova un uomo alto, capelli biondi, occhi azzurri contornati da un paio di  occhiali con una sottile montatura in metallo, corporatura magra e atletica, che, alzando la mano destra, saluta molto euforicamente il vecchio amico facendo cenno di sedersi sulla poltrona.
-Sono molto sollevato all’idea che tu sia tornato, senza di te sarebbe stata dura stare dietro alle consegne da solo. A proposito ho un lavoretto da chiederti, sono stato contattato da un certo Matt, avrebbe un’idea su come ridurre i tempi di produzione, più tardi potresti fare un salto a casa sua? Purtroppo è impossibilitato a muoversi in questi giorni, quindi speravo che potessi andare tu. Che  ne dici?
-D’accordo, finisco il lavoro di ieri sera e poi passo a vedere, se questa idea è fattibile per l’azienda.
-Ottimo. Ora non ti trattengo, su questo bigliettino c’è l’indirizzo.- dice porgendogli un foglietto.
-Perfetto, appena mi sarò fatto un’idea ti chiamerò.
-Allora restiamo d’accordo così-

Le ore del pomeriggio passano veloci, il sole stava per tramontare, quando intorno alle 17:00 Erick esce dall’impresa passando dalla reception ormai vuota.

17:36
Parcheggia la macchina in prossimità del porto, a circa cinque minuti di strada dalla casa di Matt. Le indicazioni del biglietto lo portano di fronte a un condominio, vista mare, alto sette piani, lussuoso e con giardini ben curati. Erick sale fino all’ultimo piano e si ferma di fronte a una porta in legno massiccio verde. Bussa. Dopo appena qualche secondo il meccanismo scatta e la porta si apre da sola, rivelando una stanza luminosa affacciata sul mare con grandi vetrate, lussuosamente  arredata, ma stranamente vuota.
L’unico rumore è una leggera musica proveniente da una delle stanze adiacenti, la porta è socchiusa. Erick si chiude la porta alle spalle e si dirige verso la fonte della musica.
17:46

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Capitolo 3
*** MeLady ***



Storia in collaborazione con Black Shade

MeLady

-Charlie, cosa vuoi fare?
-Ovviamente porre fine alla tua vita.
-Spero tu stia scherzando vero?
Charlie colpisce Erick sul collo col calcio della pistola, facendolo cadere sul pavimento.
-Direi di no.- risponde Charlie con un sorrisetto sarcastico.
-Perché lo fai?- chiede Erick all’amico guardando gli occhi di un omicida.
-La risposta risiede al 17 agosto di 25 anni fa; cinque ragazzi in aperta campagna; con in mano un foglio di carta. Non ti dice nulla?
-Ma di che diavolo stai parlando?
-Scusa ma non ho molto tempo, ho un aereo che mi aspetta, quindi, addio.- conclude sorridendo all’amico e puntandogli la pistola alla tempia.

17:39

-Alfred, mi spalmeresti della crema solare, sulle spalle? E fai qualcosa per questo sole, mi offusca la visuale.
-Certo signorina, ora le apro l’ombrellone, non vorremmo sbagliare persona al momento previsto.- risponde un maggiordomo sulla sessantina aprendo il parasole alle spalle della giovane donna dal fisico slanciato, occhi smeraldini e capelli biondo paglierino.
-Che sia mai, Alfred, piuttosto sei sicuro che sia affidabile il tuo contatto?- chiede la donna sistemandosi i capelli.
-Al 110%, MeLady- concluse l’uomo spalmando la crema solare sulle spalle della donna, che osservava la vetrata dell’ultimo piano di un condominio residenziale attraverso l’ottica di un fucile da cecchino, poggiato su un bipede sullo scafo di uno yacth.
-Piuttosto lei è davvero sicura di centrarlo?- chiede Alfred per stuzzicare la donna.
-Eleium Gelavic non sbaglia mai!- risponde la donna guardando con occhi di sfida il maggiordomo, il quale rassicurato ricambia con un sorriso rassicurato.
Lo squillo di un cellulare, attira l’attenzione dei due.
-È il segnale, si prepari.
Dopo pochi secondi la porta all’interno della stanza osservata dalla donna si apre.
-Ci siamo.
All’interno della stanza entra un altro individuo che subito si piazza dietro il primo, e pochi istanti dopo, durante i quali le due persone rimangono immobili, uno dei due viene costretto a terra dall’altro.
-Signorina, si sbrighi!-
-Non mettermi fretta, Alfred, ho un solo tentativo se dovessi sbagliare per il mio piccolo Erikuccio sarebbe la fine.
-Mi scusi, non la disturbo più MeLady.
-Ore: 17:49; vento: da NE 2 nodi; distanza: 0,987 m; mare: quasi calmo; visibilità dell’obbiettivo: 90%; possibilità di fallimento stimata: 11%.
Dal fucile da cecchino silenziato parte un proiettile calibro 50, che frantuma la vetrata dell’appartamento e trapassa il cranio di Charlie, fermando la sua corsa contro la parete opposta.
-Preso!- esulta la donna alzandosi, mostrando le curve e facendo sobbalzare l’abbondante seno.
-Ottimo lavoro signorina, ora possiamo tornare a casa, avvio subito i motori.
-Dopo questo il mio Erick si ricorderà per sempre di me!- esclama Eleium tutta eccitata, portando le mani al petto.

 

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Capitolo 4
*** 25 anni fa ***



Storia in collaborazione con Black Shade

 25 anni fa

Erick osserva il corpo dell’amico steso a terra in una pozza di sangue, con il cranio forato da parte a parte. Si alza sulle gambe ancora tremanti e cammina fino al muro opposto alla vetrata, respirando affannosamente.
-Che... che vuol dire, tutto questo? Lui stava per uccidermi... ma…
All’improvviso la situazione gli fu chiara, si precipita alla vetrata osservando prima la strada, la spiaggia ed infine il mare infuocato dal sole; subito dopo controlla il foro della vetrata confrontandolo con quello nella parete, capendo che il colpo doveva per forza essere partito da un imbarcazione lontana dalla spiaggia.
Esce dall’appartamento e come se niente fosse raggiunge la macchina, accende il motore e ritorna a casa.

Entra dal vialetto principale, che attraversa il giardino fino ad una villetta, non molto grande.
Apre la porta e subito viene sommerso da una pioggia di coriandoli, stelle filanti e dal coro di auguri orchestrato da una quindicina di persone in piedi attorno all’ingresso.
Subito tutti si fiondano davanti a lui, dandogli pacche sulle spalle e facendogli gli auguri di buon compleanno. Scivolando attraverso gli invitati una donna sulla trentina, occhi azzurri, capelli biondo chiaro, carnagione chiara e abito da sera azzurro, lo bacia e allontanandosi di un passo mostra davanti a se con le braccia tese un pacchetto rosso con fiocchetto bianco: -Questo è per te, amore-, dice la moglie subito raggiunta dal figlio che appoggia una mano sulla spalla della madre.
Erick prende il pacchetto tra le mani, lo osserva per un istante, poi osserva la moglie dritta negli occhi e con voce commossa dice: -Trisha, non avresti dovuto.-
-Aprilo-  lo esorta la donna.
Il festeggiato apre il pacchetto, trovando all’interno un coltello chiudibile, manico misto acciaio e legno con inciso sulla lama “Saremo sempre al tuo fianco”.
L’uomo alza di nuovo lo sguardo verso Trisha, ma non trova le parole, quando sta per parlare interviene il figlio: -È uguale a quello del nonno, vero?-
-Abbiamo pensato, che non ci fosse regalo migliore. Lo abbiamo fatto fare a mano usando come modello le vecchie fotografie che avevi. L’unica cosa che abbiamo aggiunto è la scritta.- aggiunse la moglie.
-Non so che dire, è magnifico, mi fa tornare alla mente tanti bei ricordi.- ringrazia Erick con le lacrime agli occhi.

La festa di compleanno continua fino a tarda sera.
Quando anche l’ultimo invitato esce di casa, Erick si ritira nel suo studio lasciandosi cadere sulla sedia. Sfodera una pistola, una Desert Eagle, e ne estrae il caricatore.
Ho ancora cinque proiettili su sette, due li ho usati per Trisha e Kevin, non posso sprecarne altri.

Erck passa la notte osservando il soffitto della camera da letto e pensando a quanto fosse accaduto durante il suo trentasettesimo compleanno.

7:15
Seduto a tavola, con lo sguardo perso nella tazza di caffè fumante, Erick si ridesta all’infrangersi del silenzio perfetto, quando qualcuno bussa alla porta.
Il cuore di Erick si ferma per un istante:-Chi è a quest’ora del mattino? Che abbiano già ritrovato il cadavere di Charlie? Che faccio? Se non apro di certo sfonderanno la porta.
Sotto la porta c’è una busta rossa con ricami dorati.
Erick si avvicina e apre la lettera: la carta odora leggermente di acqua marina, è scritta con calligrafia elegante e ordinata, e la sola frase scritta recita: Io posso spiegarti tutto. La tua cara Eli.
Erick ancora titubante e impaurito apre la porta, rivelando il volto di un uomo anziano sulla sessantina, occhi azzurri, capelli bianco neve e rughe attorno agli occhi.
-Buon giorno signorino Erick, io sono Alfred, MeLady la sta aspettando, se è così gentile da seguirmi le faccio strada.- si presenta l’uomo con voce calda ed elegante.
Erick sorpreso e perplesso, senza capire chi sia l’uomo che ha di fronte e chiedendosi chi fosse Eli, esce di casa chiudendosi la porta alle spalle, senza nemmeno sapere perché.
Subito fuori dal vialetto c’è una limousine color rosa acceso, che li  aspetta.

La vettura li porta fuori città, fino  ad una villa immersa in un fitto bosco.
-È qui che abita “Eli”? chiede Erick al maggiordomo.
-MeLady è orfana, ha ereditato numerosi terreni e una cospicua somma di denaro. Questa però è la sua villa preferita, la usa per tutto il periodo estivo.

La limousine si parcheggia davanti all’ingresso dell’edificio.-Prego MeLord, mi segua, le faccio strada fino alla stanza della signorina.-
I due attraversano l’atrio illuminato da grandi vetrate, sorretto da colonne in marmo, le pareti decorate con grandi arazzi e al centro della stanza un tappeto rosso che sale le scale fermandosi di fronte a due porte in legno, finemente intarsiate.
Il maggiordomo si ferma davanti ad esse:- MeLady è qui dentro, prego.-
Erick sorpreso da tanto lusso apre la porta entrando in una stanza, dalle pareti color turchese, le tende dorate facevano da cornice alla vista sul bosco, e contro la parete alla sua sinistra era poggiato un letto a baldacchino in legno scuro. Sotto le lenzuola bianche, era seduta su un lato, una giovane donna, dagl’occhi smeraldini, capelli biondo paglierino e fisco slanciato: -Benvenuto mio caro Erick.- lo accogli la donna.
-Buongiorno.- saluta Erick, ancora confuso dalla scena.
-Immagino tu abbia molte domande riguardo gli avvenimenti di ieri, ma le risposte si trovano molto più in là nel tempo.- continua alzandosi dal letto.
Eleium si siede sul davanzale della finestra aperta, accavallando le gambe e osservando il bosco, mentre un leggero vento le scompiglia i capelli sciolti: -Tutto cominciò 25 anni fa. Ero appena una ragazzina di dodici anni, timida e con la testa fra le nuvole di nome Eleium; mentre tu eri un simpatico ragazzino che riusciva sempre a farmi ridere. Poi c’erano anche Charlie, un immutabile sognatore; Alister, un ragazzino raffinato e dai modi aristocratici ed infine Eisen, un viziato ed egoista bambino di tredici anni. Eravamo un gruppo affiatato, ci trovavamo tutti i giorni nel parco fuori da scuola e giocavamo per ore, fino a quando il sole non stava per tramontare, e solo allora ci salutavamo per poi ritrovarci il giorno successivo. Tutto andò bene, fino a quando quel giorno, il 17 agosto… Se solo non ti avessi costretto a farlo.- si interrompe la donna osservando Erick con gli occhi lucidi. - Il 17 agosto tutti noi cinque ci ritrovammo a casa di Eisen in aperta campagna, e quella notte noi firmammo con il nostro sangue, una patto che poteva donare l’immortalità a uno di noi cinque offrendo come tributo la vita degli altri quattro.
All’improvviso nella mente di Erick tutto torna lucido come se fosse accaduto l’altro giorno, trovandosi da bambino a fissare una strana pergamena, insieme ai suoi amici, alla flebile luce di una lanterna, nel capanno degli attrezzi di Eisen.

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