I Nostri Tempi

di DaisyBuch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il secondo giorno ***
Capitolo 2: *** Brille ***
Capitolo 3: *** Anastasia e Giulio ***



Capitolo 1
*** Il secondo giorno ***



Era di nuovo sera. Non c’era più quel caldo soffocante, era buio e tutto assumeva un tono più misterioso ed eccitante. Le luci mi eccitavano, non sapevo il perché, forse mi davano un’idea di speranza.. c’era qualcosa nella notte e nell’oscurità che continuava a brillare. Quelle eravamo noi, noi eravamo delle luci. Scintillanti. Bellissime. Giovani.
Noi ridevamo, ed anche quando ci truccavamo poco rimanevamo carine. Piene di gioia, per avere solo diciassette anni.
-Sofia, a che pensi?- mi chiese Camilla ridendo, vedendo la mia faccia imbambolata.
Io chiusi la bocca aperta e tornai violentemente alla realtà, sorrisi. –Alle luci.- risposi.
Alessandra alzò gli occhi al cielo. Sapevo che le dava fastidio quando rispondevo in questo modo “particolare”, quando non pensavo a cose normali.. come i ragazzi, o le feste. Queste erano cose normali.
-Sparecchiamo?- propose Sara alzandosi, i suoi capelli lunghissimi e lisci che ondeggiavano.
Ci eravamo fatte la doccia da poco, i nostri capelli si erano asciugati al sole, i miei erano ancora fradici perché li avevo raccolti in uno chignon fatto male. Ma Sara ci teneva e li pettinava asciugandoli col phon.
Avevamo mangiato della carne.. non aveva nemmeno un sapore, ma tutto era stato rovinato dal vino bianco con cui avevamo fatto il brindisi. Odiavo il vino bianco.
Ci alzammo e sparecchiammo, per di più era plastica perciò avevamo buttato tutto tranne le posate ed i bicchieri.
-Ci andiamo a preparare?- chiese Valentina. Alessandra guardò l’orologio, -Sono solo le nove.. l’evento inizia a mezzanotte.- osservò.
-Ma il taxi è prenotato per le undici e mezza, e prima dobbiamo bere.- fece notare Ludovica.
Alessandra alzò le spalle. Io non avevo di certo problemi.. ero quella che si preparava in mezz’ora nemmeno, mentre le altre arrivavano a picchi come un’ora e mezza. Stavo lì e le fissavo, si mettevano prima la matita, poi il rossetto, il movimento delle mani che seguiva l’onda delle labbra sinuose era come un rituale. Su, giù, su e giù. Si specchiavano. Mascara. Si specchiavano. Altro mascara. Poi si passava ai capelli. Era divertente. Era divertente prima di tutto perché c’era la musica di sottofondo e giravamo completamente nude, scambiandoci i vestiti a vicenda e provandoceli. Ballavamo, cantavamo. Totalmente spensierate.
Ma io mi annoiavo. Dopo mezz’ora ero pronta, mentre loro si provavano il quinto vestito, perciò scendevo giù a fumare, e non era servito a niente asciugarsi e pettinarsi i capelli, perché mi stavo già facendo un’altra crocchia. Ero seduta sullo scalino, con un vestitino attillato bianco e con il pizzo, in ciabatte.
-Quanto ci mettono.- alzò gli occhi al cielo Camilla, e si accese una sigaretta.
-Già.- concordai buttando la mia e distendendomi sulle scale, era sporco ma non mi importava. Come se non potessi sporcarmi.
Presto ci raggiunse Ludovica che era venuta giù a truccarsi. –Su è un delirio.- si spiegò.
Finì che eravamo noi tre e poi Silvia a giocare a carte nel giardino principale, aspettando che le altre finissero.
-Mettiamo un po’ di musica.- osservai, c’era troppo silenzio.
-Si dai.- mi appoggiò Ludovica e mise una canzone con il suo.
-Mi sono rotta di giocare a carte.- odiavo anche quello
-Anche io,- buttò sul tavolo le sue carte Camilla, -balliamo!- mi prese per mano e scendemmo dal palchettone per mettere i piedi sul vialetto.
Io sorrisi per la sua presa di posizione e la assecondai, ci mettemmo a ballare in modo divertente fino a che non facemmo ridere Ludovica e Silvia, e poi scesero anche le altre.
-Che fate?- rise Alessandra.
-Dai venite!- le coinvolse Camilla, che aveva un modo di ballare tutto suo. Chiudeva gli occhi, le mani lungo i fianchi, il volto verso l’alto, sembrava spiritata.. drogata. E ballava così, ondeggiando.
Io invece non sapevo ballare, e per non muovermi come un pezzo di legno muovevo per di più le spalle e le braccia.
Sara e Valentina si erano accorpate e stavano ballando con noi. Ridevamo tutte.
Si sentì una canzone nuova, che piacque subito a tutte per il ritmo e l’orecchiabilità “Toca Toca” si chiamava.
-Ma dai, ma che cos’è!- mi rimproverarono Camilla ed Alessandra, le veterane della musica buona.
-E’ carina..- provai a difendermi sorridendo.
Valentina mi difese cominciando a fare un balletto, io la seguii subito, così anche Silvia e Camilla e Sara.
-Oddio vi prego, stasera balliamo così!- propose Sara.
-Si certo, se balli così alle Cave alla serata di Vina Kreniz ci buttano fuori a tutte.- scherzò Alessandra. Ma anche lei era attratta dal balletto di Valentina, tanto che si mise in “pista” anche lei ed imparò i pochi passi. Rimettemmo la canzone una seconda volta, e tutte avevamo imparato i passi ed eravamo estasiate dai nostri movimenti uguali, come una vera coreografia.
-Possiamo ballare con voi?- un ragazzo si affacciò al muretto di casa nostra, accompagnato da altri due. Ci osservavano, ovviamente ci stavamo rendendo ridicole davanti a tutta la via, ma non ci importava molto.
-Se portate una bottiglia di Vodka siete i benvenuti.- parlò Valentina.
Sara e Ludovica scoppiarono in una fragorosa risata.
-Ma che dici?- Alessandra era sconvolta, così come Silvia.
-Adesso non ce la ho, se ve la portiamo domani?- provarono a fare i furbi.
-O adesso o niente.- disse Valentina.
-Ok, vi perderete la nostra compagnia.- sorrisero.
-Peccato.- intervenne Ludovica. Stavamo tutte per risalire dentro casa, ma loro ci fermarono.
-Nemmeno una partita a carte?- chiesero, e noi ci guardammo ingenuamente. Una partita a carte. Una cosa tranquilla, no?

 

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Capitolo 2
*** Brille ***


Che schifo le carte. Mi ritrovai a pensare. Questa era briscola, se non mi stavo sbagliando. Davanti a noi c’erano tre ragazzi, uno si chiamava Mattia e poi Davide e Fabrizio. Fabrizio stava sulle sue, era quello col cappellino che ci aveva chiesto di entrare.. forse non si divertiva come credeva, o come voleva. Aveva degli odiosi baffetti, il viso un po’ grassoccio e gli occhi celesti, il volto basso e fisso sulle carte ed la mano che sorreggeva la testa mi suggeriva che si stesse annoiando. Mattia e Davide fissavano insistentemente Sara ed Alessandra, che sorridevano piacevolmente ad ogni loro battuta, parlavano, scherzavano. Io anche ero presente nel dibattito.. solo, non in modo così presente come loro. Fabrizio lo reputavo noioso, Mattia e Davide erano forse più carini di lui, ma avevano già prestabilito i loro oggetti d’interesse, perciò per me non rasentavano più nulla di lontanamente desiderabile. A Ludovica, per il modo in cui lo guardava e per come sorrideva, riuscivo a capire che piacesse Davide. Si vedeva dal modo in cui apriva gli occhi, da come controllava la posizione delle labbra sul sorriso, da tutto.
-Che ore sono?- esordì Silvia, stanca quanto me di stare seduta a guardare gli altri flirtare.
-Cazzo! Sono le undici e venti.- si alzò di colpo Alessandra, legandosi i capelli come faceva spesso quando era agitata.
-Dobbiamo chiudere casa e prendere le cose!- riunì le idee. Tutte ci alzammo, come soldati agli ordini. Anche i tre ragazzi si alzarono.
-Avete già il taxi?- chiese Mattia a Sara, lei lo guardò spaesata per un attimo, -Sisi, grazie.- sorrise.
-Guarda che sei in lista.- dissi passando vicino a loro e riferendomi al tizio che Sara aveva rimorchiato in spiaggia quel pomeriggio. Ovviamente Mattia non colse il nesso, ma Sara rise arricciando il naso.
-Ci vediamo alle Cave?- chiese Fabrizio prima di andarsene, sistemandosi il cappello.
-Sisi!- rispose Camilla. Era più un “sisi, credeteci”. Le Cave erano un evento enorme, non ci saremmo mai ritrovati. Mai. Dovevano entrare circa diecimila persone solo in lista, figuriamoci.
-Io chiudo su!- mi offrii, e Valentina mi aiutò a chiudere le finestre ed il balcone. Scendemmo ed era tutto spento, tutte fuori.
-Il taxi ancora non è arrivato, - disse organizzata Alessandra, e dispose sul tavolo di fuori il limoncello e cinque birre, -beviamo adesso.- propose.
Ovviamente non vedevamo l’ora. Il trucco era il seguente: abbassare il grado alcolico, quindi prima limoncello e poi birra.
Facemmo circa tre shots a testa di limoncello, alcune quattro, tra cui non io perché cominciava a farmi schifo, e poi ci attaccammo alla birra io, Alessandra, Camilla e Sara. A Silvia non piaceva la birra, Valentina aveva da poco avuto una brutta esperienza con l’alcool e Ludovica partiva con poco.
Io, in preda all’euforia, tracannai subito mezza bottiglia di birra.. e lo sentivo. Da un lato sentivo il sapore amaro che mi disgustava, era troppo forte.. avevo già una leggera nausea. Ma niente era comparabile a quella sensazione.. quella sensazione quando “ti sta salendo”, quando non sei né sobria né ubriaca.. il perfetto mix, l’equilibrio assoluto: quando sei brilla. Era un’estasi. Ma era ancora troppo poco, ero ancora dalla parte della sobrietà, perciò finii nel taxi l’altra metà della birra. 
Ridevamo.
Ridevamo.
Dicevamo cose senza senso. Euforiche.
Scendemmo dal taxi dopo un quarto d’ora, faceva caldo e c’era già tanta gente intorno a noi che si dirigeva verso un’unica fila.. lunga circa cento metri, forse di meno. Ci mettemmo subito in fila.
-Soldi, telefono, chiavi?- riassunse Alessandra. Tutte controllammo nelle borsette, le chiavi le teneva Valentina.
-No Vale, non dentro la cover che se ti rubano il telefono siamo fuori casa.- fece notare Sara.
-Abbiamo la copia però.- ribattè Valentina.
-Ma il proprietario ce ne ha date due e due dobbiamo restituirgli.- s’intromise Camilla, la seconda chiave ce l’aveva lei.
-Birre?- chiesi, argomento importantissimo.
-Le beviamo durante la fila.. se non basta le nascondiamo tra le gambe.- rise Ludovica.
-Le vedono!- sorrisi scandalizzata.
-No macche.- alzò le spalle Alessandra.
La fila durò venti minuti buoni, conoscemmo delle ragazze davanti a noi simpatiche, ma intendevano bere la dentro, perciò non capivano la nostra allegria.
Io mi bevvi anche qualche sorso delle altre per non far andare via l’effetto, e poi entrammo. Varcai la soglia ma non me ne accorsi. Non mi ricordai niente di quella sera.
O meglio, mi ricordai loro. Camilla ballava silenziosamente, Sara Ludovica ed io urlavamo, Alessandra e Silvia si muovevano benissimo. Le luci erano fucsia, e c’erano due archi enormi con un palco.
Nient’altro. La musica assordante e la sensazione di libertà mi bastavano, non mi ero mai sentita meglio in tutta la mia vita. Conoscevo tutte le canzoni, ognuna di esse provocava un’emozione diversa, intensa e bellissima. Mi ero persa completamente nella bellezza di quegli istanti, dove mi ero annientata.

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Capitolo 3
*** Anastasia e Giulio ***


Stavamo uscendo dal posto, erano le cinque ed io continuavo a sentire il mio respiro pesante. Non mi veniva da vomitare, ma era come se mi mancasse ossigeno, sicuramente era per l’alcool. Valentina davanti mi teneva la mano. Pensai che le volevo bene. Le strinsi più forte la mano e si girò a guardarmi.
-Tutto bene?- chiese.
Io sorrisi in segno di affermazione e continuammo a farci largo tra le persone allegre e ubriache. Sentii una mano che mi toccava il sedere e mi girai violentemente.
-Che cazzo fai?- gridai, volevo sovrastare la musica ma non ci riuscii.
-Coglione.- gridai a tutti, non sapevo chi fosse stato. Poi qualcuno mi afferrò la mano e mi tirò verso di lui. Forse erano le altre che si erano perse? Tenevo ancora per mano Valentina, quando mi trovai un ragazzo che poggiò la fronte sulla mia e con una mano mi toccò la guancia. Mi aveva completamente spiazzata.
Potei vedere solo che aveva gli occhi scurissimi.
-Ehi! E’ lesbica!- intervenne Valentina arrabbiatissima e mi tirò dalla sua parte.
-Non è vero.- rise tirando su il lato sinistro della bocca.
-E’ lesbica.- rispose con convinzione Valentina.
-In questo caso me lo può dimostrare.. An!- chiamò una l’amica mora che ballava.
-Lei è lesbica. Baciala.- mi disse indicando lei.
“An” si girò, aveva i capelli lunghissimi e mori, le labbra piene e gli occhi scuri come il suo amico.
Le altre ce le eravamo perse, eravamo solo io e Vale, ed entrambe guardavamo impaurite il tizio davanti a noi che doveva essere alto due metri circa, con i capelli mori attaccati alla fronte e gli occhi verdi arrossati dal fumo.
-Drogati di meno.- fu la risposta di Valentina.
-Chi sono?- chiese An, lei forse era più fatta di lui. Aveva indosso una tutina rossa ed aveva le guance rosse e lucide.
-Vuole sapere come vi chiamate.- urlò avvicinandosi a noi.
-Aurora.- mi presentai, era sempre stato il mio finto nome.
-Sofia.- disse Valentina presentandosi anche lei.
-Io sono Giulio, lei è Anastasia.- si presentarono anche loro. -Allora Aurora fammi vedere se sei lesbica.- mi sfidò con un sorrisetto arrogante.
-Non bacio le sconosciute.- sorrisi altrettanto.
-Dio, finitela.- se ne uscì Anastasia alzando gli occhi al cielo e intrappolò il volto di Valentina tra le sue mani baciandola a stampo.
Io rimasi attonita, completamente immobile lasciai la mano di Valentina, e vidi i suoi occhi prima allarmati che piano piano si chiudevano. Ora si stavano decisamente baciando con la lingua.
Vedendo due ragazze che si baciano, una moltitudine di ragazzi si girò automaticamente a guardare sbavando per terra. Giulio tirò fuori il cellulare e fece una foto dall’alto.
-Smettila!- provai ad arrampicarmi per fermarlo.
Valentina non appena vide il lampo del flash si staccò da Anastasia.
-Grande An, comunque non era lei che dovevi baciare.- rise Giulio.
Anastasia fece spallucce, -baci bene.- si complimentò con Valentina. Io la presi per mano e scappammo via.
Non appena fummo fuori dalla mischia e fuori dal locale Vale prese in mano il cellulare per chiamare le altre, -Non devi dirlo a nessuno, chiaro?- si raccomandò fulminandomi con lo sguardo.
-Come vuoi.- risposi.
-Ma dove eravate finite?- sentimmo la voce di Sara che veniva da dietro di noi.
-Ci avete fatto prendere un colpo sceme.- ci sgridò Alessandra.
Valentina ed io ci guardammo di nuovo con sguardi colpevoli, io trattenni a stento una risata nervosa. Ma alla fine nessuna si accorse di niente, nessuna chiese nulla, e tutte stanchissime cercammo un taxi da prendere per tornare a casa.

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