Manuale alla sopravvivenza per giovani adolescenti

di io_sono_nessuno
(/viewuser.php?uid=895509)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***



Capitolo 1
*** I capitolo ***


Ciao a tutti! Prima che iniziate a leggere avrei un paio di cose da dire:
alcuni punti sono autobiografici, così come la maggior parte dei personaggi esiste davvero
Ho già in mente la storia, ma non so dirvi con quale regolarità usciranno i capitoli
Ogni tanto metterò foto o gif (se capisco come si fa) dei personaggi
Recensite!! No...ok, naturalmente non obbligo nessuno, ma una recensione farebbe sempre piacere.
E niente, buona lettura

 




Avete presente quella persona che tutti conoscono ma nessuno conosce davvero? Quella che tutti considerano simpatica ma poi nessuno invita alle feste? Piacere, sono io. Mi chiamo Agnese, ho quindici anni e vivo a Berlino da quasi un anno, naturalmente a Berlino si parla tedesco quindi quello che ho sempre considerato un bellissimo nome e diventato qualcosa di orribile, le persone di qui hanno la terribile abitudine di chiamarmi “agn esa” o “aghi”. Ma lasciando stare il nome, prima vivevo a Roma ma poi i miei genitori hanno deciso che visto che stavo finalmente riuscendo a farmi tanti amici e una vita decente bisognava assolutamente cambiare città, anzi proprio stato, scherzo, io amo i miei genitori, sono due persone fantastiche di cui vado fiera, ma purtroppo hanno avuto l'insana idea di trasferirci. Non che Berlino non mi piaccia, sia chiaro, l'adoro e non tornerei per niente al mondo a vivere in Italia, ma mi hanno scombussolato i piani, mettiamola così.

Questa mattina come al solito mi sono svegliata in ritardo con mi madre che urlava dalla cucina qualcosa come: -Agnese! Ancora a letto? Sbrigati sono le 7 e mezza!-, che poi erano si e no le 7 e 20, ma tardi comunque. Per questo ho perso il bus e adesso mi sto facendo la strada a piedi, mi piace camminare con le cuffie nelle orecchie e la musica ad alto volume, e quando dico alto intendo quel volume che fa girare le persone per strada, il giusto per dare la carica per la scuola insomma, il problema è che solitamente se cammino per i fatti miei vado particolarmente lenta, cosa che invece non posso fare andando a scuola.

Busso timidamente alla porta della classe prima di spalancarla e entrare con un sorriso timido: -Scusi il ritardo prof, il bus non passava- viva la sincerità, non aspetto nemmeno la risposta del professore e vado a sedermi vicino Thomas, il mio migliore amico -Hey, ti ho scritto questa mattina, ma possibile che ti svegli sempre tardi? Fortuna che musica è in italiano, volevo vederti a discutere con la Hermann- ignoro il suo commento e lo abbraccio frettolosamente per poi sedermi e tirare fuori l'astuccio e il diario dallo zaino, ecco a voi il mio materiale scolastico, il libro me lo prestano e un foglio di solito lo recupero in giro, il quaderno non serve. Comunque siamo in una scuola italo-tedesca quindi metà lezioni sono in una lingua e metà nell'altra, per praticità per per evirare a eventuali lettori di leggere interi dialoghi con Google Traduttore che come sanno tutti fa pena, scriverò tutto in italiano, anche perché nemmeno io sono poi così brava in tedesco.

Due ore con musica passano in fretta per mia fortuna, o forse è solo perché ho passato tutto il tempo a parlare con Thomas, appena suonata la campanella siamo i primi a uscire dalla classe come sempre e andiamo a cercare i nostri amici della classe parallela, che poi è parallela solo per modo di dire visto che ci troviamo sempre in aule distanti, a un certo punto individuo la testa di Riccardo nella folla e lo indico a Thomas, ci avviamo verso Riccardo e Jacopo. Subito abbraccio entrambi lasciandoli poi ai saluti “da maschi” con Thom. Se qualcuno ci indicasse a uno sconosciuto quello di certo commenterebbe: “quelli? Non possono essere amici, sono tutti diversi tra di loro.” e avrebbe ragione: Thom sembra il classico figo della scuola, bello, popolare e tutto, e biondo scuro con un taglio che io reputo orribile, corto quasi rasato con il ciuffo sopra, alto, occhi verdi e fisico mozzafiato, Riccardo invece è il classico ragazzo dolce per cui è obbligatorio prendersi una cotta, un metro e novanta, aspetto anonimo: normalissimo ragazzo castano che deve ancora crescere; Jacopo invece è un bambino che vorrebbe tanto essere popolare, ma dopotutto a 13 anni è normale essere piccoli, e poi per me è perfetto così.

Qualcuno mi arriva da dietro e mi copre gli occhi con le mani, sono mani gelide e quindi non sto al gioco e le tolgo di forza mentre mi giro per salutare quella che potrebbe essere Marta visto che è sempre lei a fare questo giochetto, invece è Giorgia che mi sorride prima di abbracciarmi, ci stacchiamo e mi guarda sorridendo, oggi è particolarmente allegra; saluto Mattia con un cenno della testa mentre è tutto impegnato a comportarsi “da maschio” con gli altri. A dir la verità non so bene come siamo diventati amici, sempre se ci possiamo definire amici, a un certo punto Giorgia ha preso e mi ha iniziata al gruppo di gente “popolare”, compreso Mattia. Dal quel momento parliamo e scherziamo tranquillamente e la cosa sembra non piacere a tutte le mie compagne di classe e le loro, a quanto pare sono troppo poco bella per stare con loro.

-Hey nana, quindi domani vieni a vederci a Basket?- Capisco che stanno parlando con me perché tra i presenti sono l'unica bassa quindi mi giro per rispondere: -Dipende, dopo facciamo qualcosa? E poi chi ci va?-

-Io, Riccardo, Mattia, Jacopo e forse Orlando- mi risponde Thommy

-Io ho casa libera, potremmo fare una maratona del Signore degli Anelli- propone Jacopo, sarebbe un'ottima idea e poi è da un sacco che non dormo con i miei amici.

-Jacopo io vado a casa tua con Orlando, tuo fratello, hai presente?-

-Quindi? Lui può invitare i suoi amici e io invito i miei- Ahia, ora comincia un dramma tra fratelli.

Meglio intervenire: -Con tutto il rispetto Mattia, ma a noi che ci frega di te e Orlando? Tanto vi chiudete in camera e giocate al computer…- la mia affermazione è accolta da un dito medio che fa scoppiare a ridere tutti, me compresa.

-Invece verremo a vedere il Signore degli Anelli con voi, giusto per darti fastidio- questa volta è il mio turno di mandarlo a quel paese e lo farei volentieri, mi sono già stampata in faccia il sorrisino alla “ma va' a cagare” quando suona la campanella e ci rendiamo conto di essere tutti dannatamente in ritardo quindi corriamo in classe.

Io e Thommy abbiamo francese, materia che odiamo entrambi ma mentre io riesco a mantenere una media sufficiente lui traballa. La prof naturalmente deve farci notare i tre minuti di ritardo, massì, perché tanto gli altri sono tutti già seduti, no? Quanto vorrei fare il dito medio anche a lei, è la classica prof io-sono-meglio-di-voi-asini che ha sempre e comunque ragione anche quando non ne ha, perché lei è la prof e noi siamo in ritardo quindi dobbiamo sederci al primo posto.

Qualche minuto dopo mi arriva un bigliettino sotto al banco, è Alessandra, una mia compagna di classe odiosa convinta che i like su facebook siano tutto, non capisco perche dovrebbe scrivere a me, apro il bigliettino e si spiega tutto:

 

Sei stata invitata alla festa della decima?

 

La decima è la classe di Mattia, Giorgia e Orlando, naturalmente non sono stata invitata, e probabilmente lei sì, stranamente la cosa mi infastidisce, di solito non mi importa, ma in questo caso vorrei alzarmi e urlarle contro, decido invece di rispondere, tanto io sono Agnese Benati, vado bene a scuola, sono anonima e non mi importa delle feste o dei ragazzi.

 

No

 

Le lancio il fogliettino indietro e poi mi metto a parlare con Thommy di calcio.

 

Finita la lezione abbiamo cinque minuti di pausa che sfrutto per uscire e prendere un po' d'aria, fuori incontro Orlando che sta di fronte alla nostra classe a braccia incrociate, appena ci vede si avvicina con un sorriso furbo: -Ciao! Ho sentito che domani venite a casa mia...A questo proposito io Mattia pensavamo: Sabato c'è una festa, vi va di venire? Saremo in pochi e visto che alla fine siamo più amici con voi che con molti della nostra classe…-

-Si bevrà?- Lo interrompe Thommy

-Sì, beh, immagino proprio di si- nonono risposta sbagliata!

-Allora non vengo- Si gira e se ne va. Siano maledetti lui e la sua fobia per l'alcol, gli corro dietro per cercare di discuterne, sto per rientrare in classe quando sento qualcuno prendermi per il polso, è Orlando: -Ma tu vieni, vero? È importante per Mattia- sì, certo per Mattia, non ci credo nemmeno se lo vedo, lui a malapena si ricorda il mio nome!

-Sì, credo di sì, ora gli parlo-

Un festa.

La mia prima festa.

Sì.



 
Orlando

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***


 -Thommy pensaci! Prima di tutto non sei obbligato a bere, secondo: è una festa! E ci saranno tutti! I popolari, hai presente? Ecco, dobbiamo esserci-

-E allora vacci da sola!-

-No! Tu sei il mio migliore amico e devi venire. Facciamo così: se vediamo che la cosa diventa una merda ce ne andiamo, ok?-

-No, ci penserò, se proprio vuoi. Ora ascolta che io non ci ho capito nulla e mi serve qualcuno che mi spieghi-

-Ha ha ha-

Ancora non mi spiego questa sua repulsione nei confronti dell'alcol, secondo me ha paura, ma non capisco di cosa, di perdere il controllo? Non sarebbe così idiota da ubriacarsi. Di sembrare un scemo? Non vedo dove sia il problema. Capiamoci, non è che io sia un'alcolizzata o simili, non mi sono mai ubriacata, solo che ho una visione più aperta delle cose e mi piacerebbe provare. Non prendetemi per una ragazzina che non sa quello che fa: so benissimo quali sono gli effetti, ma il punto è sono consapevole dei miei limiti e non ho problemi a raggiungerli, l'importante è non superarli.

Il resto delle lezioni passano velocemente e visto che manca il professore dell'ultima ora abbiamo il permesso di tornare a casa prima, amo la scuola in Germania, cioè, non capite male: io odio la scuola come qualsiasi altro adolescente, solo che qui è tutto più facile: non c'è il prof? A casa! Iniziano le vacanze? Niente compiti, sono vacanze proprio per questo! Quindi, sì, si può dire che rispetto a quella Italiana amo la scuola tedesca.

Una volta a casa mi sdraio sul divano, prendo un pacchetto di patatine che avevo nascosto nel mio armadio, il libro che mi ripromettevo di leggere da settimane ma ne io ne lui volevamo, sapete che succede quando un libro non vuole essere letto? Tu lo senti, ogni volta che sei sul punto di prenderlo e iniziarlo quello ti guarda con gli occhioni tristi e sembra voler dire: “no, oggi no” allora ci ripensi e rimandi al giorno dopo, così via; ma oggi lo inizierò: oggi leggerò quel maledetto libro, mi appassionerò e non smetterò finché non arriverà mia sorella per portarmi di peso a magiare.

È andata esattamente così, e ne vado fiera, a dir la verità sono un un po' meno fiera di aver ignorato tutti i cento e passa messaggi, ma dopotutto è un gruppo: se la saranno cavata anche senza di me. Mi alzo a fatica e seguo la voce dei miei genitori, a quanto pare la pasta si sta raffreddando, pazienza, appena vedo cosa c'è da mangiare ci ripenso, non semplice pasta, sono le lasagne! Con tanto sugo e poco formaggio, perfette in pratica, corro al mio posto e inizio a ingozzarmi.

-Quindi che fai venerdì, Agnese?-

-Ah sì, io folefo andafe da Japofo-

-Quanti siete e chi siete?- mi hanno davvero capita, wow non smetteranno mai di stupirmi.

-Io, Thommy, Jacopo, Riccardo, Lorenza e forse Laura- Lorenza e Laura sono due mie amiche naturalmente non verranno, ma non potevo mica dire: “siamo io e altri cinque maschi di cui uno ha 16 anni, tranquilli andrà tutto bene”, si sarebbero presi un colpo e non mi avrebbero mai più lasciata uscire e ciò va evitato. Comunque è Mattia il diciassettenne, Orlando ha la mia età, Riccardo e Thommy invece hanno 14 anni, e, sì, sono un anno indietro e non ho voglia di spiegarvi il perché, l'importante è che sappiate che non è colpa mia.

-Sicura? Okay, puoi andare-

-Sì! Grazie!-

Proprio in quel momento mi vibra il telefono quindi mi alzo con la scusa del bagno e vado in camera a leggere i messaggi, sono Thommy, Riccardo e Jacopo che per comodità chiameremo Mates, come abbiamo chiamato il nostro “gruppo”:

 

Th: quindi chi è libero domani?

Jack: io, venite tutti da me

io: io possoooooooo! Ma teoricamente ci sono anche Laura e Lorenza, lunga storia

Rik: ti hanno dato il permesso?

Io: si, beh vengono altre due ragazze!

 

Non aspetto la risposta, lancio semplicemente il telefono sul letto e torno a mangiare.

 

 

Questa notte ho dormito davvero male, mi sarò addormentata all'una, e per me è tardi, quindi è stranissimo il fatto che mi sia svegliata presto senza motivo, mi rigiro per un po' nel letto prima di rendermi conto che non mi sono svegliata senza motivo: il telefono accanto al letto sta vibrando, devo smettere di lasciarlo in silenzioso, mi allungo e tiro il cellulare finché non si stacca dal caricatore, poi scorro il dito sullo schermo distrutto a varie cadute che non sto a raccontarvi e finalmente rispondo, o almeno ci provo: -Pro…-

-Finalmente hai risposto! Sono Emma, una compagna di classe di Giorgia, io delle mie compagne avremmo un paio di domande da farti. Primo: come hai conosciuto Orlando?-

-Eh?- ma da dove le tira fuori le energie questa qui? Forse dovrei risponderle, visto che sta ripetendo la domanda con un tono scocciato di una che è obbligata, beh, cara, non ti ho chiesto io di chiamarmi alle 6.53 per parlarmi di un ragazzo che conosco a malapena.

-Io...credo così, cioè, abbiamo semplicemente iniziato a parlare, perché?-

-Okay, numero due: di cosa parlate?- E la mia domanda è andata a puttane?

-Un po' di tutto...non abbiamo argomenti standard-

-Parlate mai di ragazze?-

-No-

-Bene, ultima domanda: lo trovi carino?- Me la immagino in tailleur che agita la penna della laurea con fare superiore e cancella le domande già fatte.

-Bah, non è male, ma non è il mio tipo- se solo sapessi com'è il mio tipo -Ma perché?-

-Okay, ciao- E ha riattaccato, nemmeno il tempo di urlarle contro un “Okay un cazzo! Ora mi spieghi!”.

Mi vesto velocemente e esco dieci minuti in anticipo, il che vuol dire che prenderò il bus dieci minuti in anticipo e arriverò a scuola venticinque inutili minuti in anticipo, sarà una giornata di merda.

A scuola la prima cosa che noto sono Mattia e Orlando che fumano davanti all'entrata e mi dirigo spedita verso di loro perché credo mi debbano delle spiegazioni, e anche perché non ho altro posto dove andare.

-'Giorno!-

-Ciao, ti da fastidio? Se vuoi la butto- Ah, che gentile Mattia, ogni tanto mi stupisce persino lui.

-No no tranquillo, è la tua vita e ci fai quello che ti pare. Quanto a te: 'giorno un corno! Oggi una vostra compagna, Emma, ha avuto la bellissima idea di chiamarmi alle 6.53 per farmi domande del cazzo su di te! Di conseguenza è colpa tua- Prevedibilmente scoppiano tutt'e due a ridere, questa Emma allora è davvero in classe con loro! Non ci potevo credere.

-Emma mi aveva chiesto il tuo numero ma non pensavo volesse farlo davvero…-

-Aspetta, aspetta, aspetta, tu hai il mio numero? E da quando?-

-Da...molto? Me l'ha dato Thommy-

-Io l'ammazzo, e ammazzo anche voi. Vaffanculo- Non so se siete abituate a parlare con i ragazzi, o se siete proprio ragazzi, ma da noi è così, un vaffanculo è come un “ti voglio bene” più o meno. Passo tra i due e vado verso la classe, magari Thommy è già arrivato.

Mattia mi urla dietro: -Ciclo?!- Sì. Anche. Alzo le due mani: una con il dito medio e l'altra con il pollice all'insù. Sento ridere dietro di me, probabilmente c'era altra gente che capiva l'italiano, oppure quei due fatto tutto questo casino da soli, tutto è possibile.

 

Avete presente quei professori noiosi, ma così noiosi che saresti pronto a spararti in testa pur di aiutare i tuoi poveri compagni a saltare un po' di lezione? Ecco, ho appena descritto il prof di arte, anche se pensandoci se avessi una pistola sparerei a qualche compagno di classe, è talmente noioso che perfino la secchiona della classe, che non sono io, ha poggiato la testa sul banco, sto iniziando a prendere in considerazione l'idea di imitarla quando mi arriva un bigliettino:

 

Ho saputo che vai alla festa come ti vesti

 

Alessia

 

Ma la punteggiatura? Rigiro il foglio e scrivo:

 

Vaffanculo.

 

Poi ci ripenso e butto semplicemente il foglietto, le risponderò dopo a voce, tanto non ho molto da dire, io pensavo di mettermi semplicemente felpa e jeans.

 

La giornata sembrava non finire più, finalmente è suonata la campanella che segna la fine delle lezioni, ho accompagnato i ragazzi a Basket e ora sono seduta su una panca e li guardo giocare, non è così male come potrebbe sembrare, dopotutto sono comunque tanti ragazzi carini sudati che sudano ancora di più di fronte a me, ok così sembra terribile. Spero solo che a casa di Jack si facciano la doccia, altrimenti scappo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***


 Sono a casa di Jacopo con gli altri due, mentre invece Orlando e Riccardo hanno detto che si sarebbero fermati per “fare rifornimento” e sinceramente non ho idea di che cosa posso significare.

Thommy e Jack giocano a Fifa, mentre io e Riccardo guardiamo, è stato stabilito che chi vince tiene il joystick, il che vuol dire che Thommy non la smetterà più, ma va bene: è quello a cui piace di più.

Tanto per cambiare ha appena fatto gol e urla contro Jacopo, si è tolto la maglia e sta per buttarcisi addosso, visto che sono seduta accanto al perdente decido che sia una buona idea spostarmi, quindi mi alzo e vado verso la porta facendo finta di scappare, per tutta risposta mi becco un'occhiataccia da parte di Riccardo che sembra dire: “guai a te se mi lasci qui da solo con questi due”. Lo ignoro e vado verso la porta camminando all'indietro, per questo non mi accorgo che sono tornati i ragazzi e finisco letteralmente addosso a Mattia che è appena entrato, tutti scoppiano a ridere, tranne i due giocatori che nel frattempo sono tornati alla ps e non hanno visto nulla. Tanto meglio.

-Agni! Che accoglienza!-

-Io..beh..Scusa- Balbetto a bassa voce, sono decisamente migliorata nelle figure di merda: una volta mi limitavo a dire cose che andrebbero sussurrate ad alta voce, adesso mi butto addosso alla gente.

-Tranquilla, per fortuna che non si è rotto nulla- Aspetta...ha appena detto che peso così tanto che riuscirei a rompergli qualcosa? Mi giro abbastanza offesa e vedo che ha in mano una di quelle confezioni da tante birre, ecco cos'era il “rifornimento”, Thommy non ne sarà contento.

-Hey Thomas, che ci fai a petto nudo?- Petto nudo? È ancora senza maglia quell'idiota, alzo gli occhi al cielo e torno a sedermi al mio posto: tra Jacopo e il cibo. Solo in questo momento mi rendo conto che abbiamo occupato praticamente tutto il divano e Mattia e Orlando quando torneranno dalla cucina, dove sono andati a mettere le birre, non troveranno posto, decido di sedermi a terra vicino a Thommy che sostiene di giocare molto meglio da terra, devo ancora capire perché.

-A te va bene?- Sa benissimo che mi riferisco agli acquisti.

-No ma non posso farci nulla, a te?-

-Non lo so, voglio provare, e lo sai, ma non qui, non adesso- Già, ma quando? Spero che non me lo chieda anche lui, spesso mi capisce meglio di quanto riesca a farlo io.

-Perché no? Sarebbe il momento perfetto: amici, serata tranquilla, nessun locale, io che non mi lamento-

-Lo sai, credo, cioè: io non lo so bene però tu l'hai capito-

-Sì- E il nostro discorso finisce lì, non c'è nulla da aggiungere.

 

Mi sono di nuovo isolata, o meglio: non sto seguendo la partita tra Thommy e Mattia che per di più si è rivelato dannatamente bravo e adesso sono pari 2-2, magari qualcuno riuscirà a spodestare il mio migliore amico e potremo giocare finalmente contro qualcuno di diverso, non che io giochi molto.

-GOL- Mattia ha appena segnato. Parte un coro di “ohhhh” da tutti i presenti e Thommy abbassa la testa come vergognandosi, io gli do una pacca sulla schiena: -Dai, capita a tutti di fare schifo-

-Agnese, ora giochi tu contro di me?- Ma se io non so nemmeno riconoscere la mia squadra, sta bene?

-Eh? No, io faccio pena!-

-Eddai! Non puoi mica restare a guardare tutta la sera, gioca! Al massimo Mattia ti straccia- Orlando, taci che è meglio. Comunque tolgo l'aggeggio dalle mani del mio compagno e guardo Mattia con finta aria di sfida, sembra più qualcosa come: “ti odio quindi azzopperò tutti i tuoi giocatori”, e pensandoci credo che farò proprio così.

-Ci andrò piano, prometto che a 5-0 mi fermo- Gli lancio un'occhiataccia e clicco su “gioca”, che la partita abbia inizio.

Devo dire che pensavo sarebbe andata peggio, dopotutto sono perfino riuscita a fargli un gol e adesso sto perdendo con i rispettoso risultato di tre a uno. Sto seriamente uccidendo tutti suoi giocatori, ho appena fatto una scivolata terribile al suo attaccante e, ops, l'arbitro mi ha dato un giallo, tutti ridono vedendo la faccia di Mattia quando si rende conto che gli tocca cambiare giocatore, mi guarda scocciato e io gli faccio il sorriso più dolce che mi riesce, devo dire che così è tutto più divertente.

-Fermi tutti! Ho palla!- ed è vero, ho palla e sono anche nella sua parte del campo, inizio a far correre il mio giocatore verso il portiere finché non mi ci trovo perfettamente di fronte, a questo punto premo il bottone che mi sembra sia per il tiro e per fortuna era quello giusto: secondo gol, voglio un premio!

Mattia, che non chiedetemi come quando o perché è finito senza maglietta si alza con una faccia che spero sia finta arrabbiata, mi guarda offeso dall'alto in basso, poi sembra pensarci un attimo su e se ne ritorna seduto, che sia un buon segno?

 

Mi ha distrutta, letteralmente: 7-2, anche se quel due continua a essere qualcosa di cui andare fiera per me. Adesso giocano Orlando e Mattia, il primo fa davvero pena per essere un ragazzo, ma a parte questo non sto seguendo molto la partita, sono più interessata a quello che mi succede intorno: Jacopo e Riccardo parlano di qualcosa che non seguo, anche perché la conversazione è in tedesco, Thommy è seduto praticamente alla televisione e urla cose tipo: “Dai! Distruggilo! No! Che fai! A destra! Ma dove vai!” e insulti vai, deve davvero piacergli un gioco dove fai finta di giocare a prendere a calci un pallone cercando di farlo entrare tra due pali. Orlando ride e ogni tanto da un pugno scherzoso a Mattia, che invece è steso a terra con la testa vicino al cibo che per comodità abbiamo posizionato sul pavimento, è ancora senza maglietta quindi il mio sguardo è spesso e giustamente distratto da altro. Spesso ne parliamo con Thommy, non credo mi piaccia, è più un'attrazione per un ragazzo nuovo e anche diverso dalle persone con cui sto di solito, e comunque in questo momento sono giustificata: è senza maglietta e ha un fisico mozzafiato, quasi quanto Thommy.

Mattia ha vinto.

Mi alzo per andare a bere qualcosa e qualcuno mi urla dietro: -Già che ci sei prendi una birra?-

-Due-

-Sissignori- Alzo gli occhi al cielo ma apro comunque il frigo, un po' perché non ho voglia di fare la ragazzina offesa, un po' perché non avrebbe senso. Torno indietro dopo aver bevuto direttamente dal rubinetto e con due birre aperte, ne do automaticamente una a Orlando e poi passo la seconda a Mattia che non si è spostato di un centimetro.

-Almeno alzati per bere, sennò ti va tutto di traverso-

-Sì mammina- Tutti ridono e io metto il broncio e vado a sedermi sul divano vicino a Orlando che mi abbraccia con la mano libera, anche lui ridendo.

-Scherzavo. Finita questa partita usciamo?-

-Ma è mezzanotte!- Di già? Non ci avevo fatto caso, ecco perché sono così stanca, ok che siamo arrivati a casa alle nove…

-E dove andiamo?- Già, lo vorrei sapere anche io. Bravo Riccardo.

-Jacopo hai ancora le bombolette?-

Sì, le ha, le ho viste io. L'idea mi piace.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV ***


 Le bombolette sono state un'idea mia e di Jack inizialmente, le abbiamo comprate tutti conviti la poi non ci abbiamo fatto nulla. Adesso le vorrebbero usare, l'idea non mi dispiace affatto, sarebbe divertente, ma ci serve un posto isolato.

-Sì ma dove? È mezzanotte, sarà pieno di gente-

-Al parco qui vicino, è abbandonato- Amo i posti abbandonati, ho una specie di passione per le cose vecchie e decrepite, parchi inclusi.

-Voi siete fuori-

-Thommy ragionaci un momento: il parco è abbandonato quindi non ci vedrà nessuno, sempre per lo stesso motivo non importerà a nessuno se ci disegniamo e poi sarà divertente! Potrai fare la tua firma e scrivere MATES-

-Vero! Dobbiamo scriverlo assolutamente- E io che ho detto, Jack?

-Non ho scelta vero?-

-No! Vestitevi e usciamo!-

Nonostante sia dicembre non fa poi così freddo, basta una felpa, felpa che mi ha prestato Orlando. Il problema era che sia la mia camicia che la giacca erano rosse e non ci serviva un semaforo, quindi adesso ho indosso la felpa del maggiore dei Hongen, sì, è questo il cognome di Jacopo e Orlando, è davvero calda e anche se mi va grande l'adoro lo stesso; è nera con disegni sul blu, al buio non si nota.

Tutti gli altri sono vestiti di scuro, l'unico con una borsa è Jack che si è portato uno zaino per portare le bombolette, ne abbiamo tre: una giallo fluo, una nera e una blu. Spero proprio che non ci siano casini.

Finalmente raggiungiamo il parco, o almeno, raggiungiamo il cancello chiuso del parco, guardo interrogativa Orlando, cosa che fanno tutti.

-Dobbiamo scavalcare, mettetevi il cappuccio- Noto che Thomas sta per dire qualcosa mi avvicino per sussurrargli: -Abbiamo fatto 30, facciamo 31- spero che si dica così.

-A dir la verità abbiamo fatto sì e no cinque, ma se scavalchiamo quel cancello allora sì che avremo fatto 31- Lo guardo sorridendo e mi attacco ai pali del cancello, a dir la verità è facilissimo: basta mettere i piedi nei punti giusti e farsi forza con le braccia, in pochi secondi sono dall'altra parte che guardo Thommy e la sua faccia scocciata. So che ci raggiungerà e in meno di cinque minuti avrà dimenticato tutto, però mi dispiace abbattere i suoi principi così.

Iniziamo a scrivere sul primo muro che troviamo, appena mi passano una bomboletta scrivo subito: MATES e lo sottolineo, devo ammettere che è decente. Mattia mi si avvicina da dietro, mi sfila la bomboletta e aggiunge: &M-O, giusto, mi ero completamente dimenticato che loro non fanno parte dei mates.

-Eddai! Così hai rovinato tutto!-

-Lo so, io rovino sempre tutto- Gli faccio la linguaccia ridendo, non so nemmeno io perché, magari quel goccio che mi hanno fatto bere prima sta facendo effetto, oppure mi sto solo divertendo.

-Agni mi passi la bomboletta?-

-Certo- Risponde Mattia con una voce terribilmente acuta mentre gli lancia il contenitore, il non ho la voce così! Anzi, mi hanno fatto più volte notare che ho una voce molto bassa per una ragazza.

Alzo gli occhi al cielo e vado da Riccardo che nel frattempo a scritto “basket” e sta cercando di disegnare una palla da basket, a me sembra più un fagiolo.

-Sempre e comunque basket, eh?-

-Che avrei dovuto scrivere? Thalia con il cuoricino?-

-Perché no- Mi guarda come solo lui sa guardarmi, è un misto tra: mi stai prendendo in giro e vaffanculo, devo dire che è efficacie, scoppio a ridere.

-No ok, basket va benissimo, mi passi la bomboletta?-

-Certo, tanto ho finito la palla- Non commento, meglio.

Prendo la bomboletta nera e vado a cercare uno spazio vuoto, peccato che i miei compagni nel frattempo se ne stiano andando, li raggiungo correndo.

-Hei! Dove andate?-

-Alla ricerca di uno spazio vuoto-

-I giochi vanno benissimo!- Orlando? I giochi per i bambini? Seriamente?

-NO!- Rispondiamo in coro io e Thommy, mentre invece Riccardo e Jack si limitano a una scrollata di spalle. Prendo entrambi i fratelli per la manica e li tiro via sperando che mi segua tutto il gruppo, noi sui giochi non scriviamo.

I ragazzi mi seguono scuotendo la testa, ci cercheremo un altro posto.

-Quel muro invece?- È un muro che segna la fine del parco, per me va bene. Visto che nessuno si oppone andiamo verso quel muro, io sono la prima ad arrivare e guardo la bomboletta indecisa, poi faccio un bel respiro e scrivo: “Fuck You”, Orlando che è dietro di me, probabilmente per chiedermi l'aggeggio, scoppia a ridere.

-Volevo scriverlo io, ogni vandalo che si rispetti deve scriverlo almeno una volta-

-Quindi ora sono una vandala che si rispetta?- Mi da una pacca sulla spalla sorridendo e poi prende la bomboletta e si mette a disegnare sul muro, io preferisco fare un passo indietro e guardare il tutto da lontano, va detto che non siamo niente male come vandali, vandali, questa parola pesa e mi suscita vari sentimenti: provo orgoglio nell'aver fatto finalmente qualcosa di “trasgressivo” da adolescente repressa, ma allo stesso tempo sono stata educata al rispetto delle cose altrui e pensare di star vandalizzando un muro di un parco dove una volta ci andavano i bambini a giocare mi fa strano, anche se ora è chiuso. A dirla tutta non si nota molto che è abbandonato, certo, le piante sono un po' troppo cresciute, ma questo in tutti i parchi qui a Berlino, la cosa che fa capire che non ci viene più nessuno a giocare sono proprio i giochi: sono sporchi e arrugginiti, su alcuni è persino cresciuto del muschio, mette tristezza pensare che su quel dondolo che adesso è attaccato da rampicati e ruggine una volta i bambini ci passavano le giornate.

Mentre fisso i giochi immaginandomi tanti bambini felici noto una luce in lontananza, come i fari di una macchina, solo che non sono due, ma uno, come una torcia, si avvicina, passo dopo passo, a questo punto mi rendo conto che è davvero una torcia, qualcuno sta arrivando.

-Orlando...Il parco ha un guardiano?-

-Non so, perché?- Indico la torcia che è sempre più vicina, dobbiamo correre, ora.

-Merda! Correte! Ci vediamo alla fermata della metro!- E inizia a correre, subito imitato da tutti noi.

Io e Thommy andiamo verso le piante e scavalchiamo velocemente la recinzione, una volta giù ci rendiamo conto di non avere la più pallida idea di dove siamo, nel dubbio corriamo. Sento in lontananza delle sirene, possibile che abbiano chiamato la polizia solo per sei ragazzi che hanno scritto sul muro di un parco abbandonato? Acceleriamo entrambi quando ci rendiamo conto che le sirene sono sempre più vicine, svolto in vicolo che sembra cieco e Thommy mi segue.

-Agni che fai? Dobbiamo muoverci-

-Thommy...Avevamo il cappuccio tutto il tempo, vero?-

-Sì, perc...No, non vorrai farlo davvero-

E tu che vorresti fare? Seminarli in velocità? Togliamoci i cappucci e camminiamo normalmente, tanto non abbiamo nemmeno le bombolette, non ci possono beccare- Non sembra convinto, ma io so benissimo che è l'unica possibilità e lo guardo convinta. Si toglie il cappuccio.

-Okay, ora dobbiamo solo fare i disinvolti-

 

Dopo vari giri a vuoto finalmente riusciamo a trovare la fermata, dove ci sono tutti ad aspettarci, sembrano preoccupati, meglio spiegare tutto: -Scusate, ci siamo persi e poi c'era la polizia...hanno seriamente chiamato la polizia per noi?-

-Ho sentito anche io le sirene, mi sono nascosto dietro un cassonetto- Scoppiamo tutti a ridere all'idea di Jacopo che si nasconde dietro un cassonetto e intanto iniziamo ad incamminarci verso casa.

-Già è tanto che non ti ci sei nascosto dentro- Rido alla battuta di Mattia e guardo tutti sorridendo, dopotutto non è stato così male, sono anche scampata al mio primo inseguimento!

Una volta a casa accendo la tv in automatico, non so bene perché, lo faccio e basta e tutti la guardiamo stupiti: il tg sta mostrando le immagini del nostro inseguimento, o meglio della polizia, il giornalista dice qualcosa ma non riesco a capire, parla troppo veloce ed è troppo tardi per il tedesco, guardo quelli che hanno sicuramente capito: -Allora?-

-Stavano inseguendo un ladro che aveva rapinato una banca- Mattia passa una birra a tutti e alza la sua: -Al nostro primo non-inseguimento- Alziamo tutti la bottiglia e poi beviamo un sorso, Thommy incluso.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V ***


 Il resto della serata, o meglio, notte, passa relativamente bene, giochiamo un altro po' alla ps4 (GTA), beviamo qualcosa e poi verso le sei decidiamo di metterci a dormire. Dormo sul pavimento del soggiorno, dove abbiamo deciso di dormire tutti, mentre Jack e Thommy sono sul divano, ma solo perché sono crollati due ore prima, quindi si sono presi i posti migliori. Io uso la schiena di Mattia come poggia testa, naturalmente con il suo permesso.

Sono quasi le sette e io ancora non riesco a dormire: continuo a ripensare alla notte, a tutti i momenti, a tutti i sorrisi, al falso inseguimento e in generale a tutti e tutto.

-Non riesci proprio a dormire, eh?-

-Sì, oh, scusa ora mi tolgo- E mi alzo velocemente, mi ero dimenticata che lo stavo usando come cuscino, l'avrò tenuto sveglio.

-No tranquilla, volevo solo girarmi, ecco: appoggiati pure- Mi fa poggiare sul suo petto, lo sento vibrare quando parla.

-A che pensavi?-

-E chi ti ha detto che pensavo a qualcosa?-

-Beh, è difficile restare svegli senza pensare- Giusto, devo ricordarmi che anche se è stato bocciato non vuol dire che non sia intelligente, lo è.

-A oggi, è stata una bella giornata, anzi, notte-

-Già, dovremmo farlo più spesso. Comunque questa sera vedrai come ci divertiamo noi di solito- Non ne ho affatto voglia, mi piace l'idea di andare ad una festa, ma non mi piace l'idea di vedere tutti ubriachi, o peggio, fatti. Scuoto la testa, ma non hanno altri metodi per divertirsi? Improvvisamente mi sento stanchissima quindi tiro la coperta che ho preso dal letto di uno dei due fratelli e mi metto comoda: -Ora dormo, notte-

-'Notte, resta pure così-

 

Ma chi è che ha avuto la terribile idea di lasciare la sveglia? Mi alzo arrabbiata e pronta a rompere qualsiasi telefono, poi mi rendo conto che è il telefono di Orlando che sta ricevendo una chiamata, è nella sua tasca. Per un attimo esito, ma poi quando noto che si stanno iniziando a svegliare anche gli altri prendo il telefono: è Alessandra, una compagna di classe di Orlando, Mattia e Giorgia, è molto amica con quest'ultima, ma anche con me quindi rispondo:

-Pronto? Sono Agnese-

-Agni! Perché hai il telefono di Orlando?-

-Lunga storia, comunque sono a casa sua con Thommy e gli altri e siccome stavano tutti dormendo ho deciso di rispondere per non svegliare nessuno-

-Dormendo? Ma sono le undici! Orlando sarebbe dovuto essere qui mezz'ora fa, oggi dobbiamo studiare per l'esame!- Le undici? Vuol dire che ho dormito quattro ore, ecco perché non mi sento poi così stanca.

-Oh, adesso lo sveglio e ti faccio richiamare, ok?-

-Okay- Mi risponde qualcuno che non è decisamente Alessandra.

-Sono Roberto, dì a quel cretino che siamo quasi tutti ad aspettarlo-

-Sissignore- E riattacco.

Nonostante siano le undici non ho voglia di svegliare gli altri, che dormano pure, mi avvicino lentamente al proprietario del telefono e lo scuoto leggermente, subito scatta in piedi e mi guarda stupito; cavolo, non lo sveglia un telefono che gli suona in tasca ma basta toccarlo per fargli prendere un colpo?

-Hey, volevo solo dirti che ti hanno chiamato e siccome scassava ho risposto, tieni, richiama-

-Eh? Oh...merda, dovevo vedermi con tutti!- Realizza e scatta in camera per preparasi, io rido tra me e me e mi siedo a terra, non voglio svegliare nessuno, credo ce aspetterò semplicemente che si sveglino, sperando che non ci mettano troppo.

A mezzogiorno stanno ancora tutti dormendo, quindi decido andare a cercare qualcosa da mangiare: apro più o meno tutti i cassetti finché non trovo una scatola di cereali, andrà più che bene, ora mi serve solo il latte; apro il frigo e mi ritrovo di fronte una fila di birre, ma quante ne hanno comprate? A lato noto il cartone del latte quindi lo prendo e riempio la prima tazza che trovo, dopo dovremo pensare a cosa farcene di tutto quell'alcool.

Sento qualcuno avvicinarsi e mi giro per augurargli il buongiorno, è Jacopo che mi guarda divertito

-Sembri una mamma che prepara da mangiare per i bambini che hanno dormito troppo, oppure la fidanzata sexy che si è svegliata presto e prepara la colazione al ragazzo- lo guardo abbastanza confusa, poi ridacchio e alzo gli occhi al cielo: -No, la colazione te la preari da solo. Gli altri dormono?- Lui scoppia a ride e poi annuisce sfilandomi il latte dalla mano e andando a cercarsi una tazza.

-Comunque, ieri-

-oggi- lo correggo, mi piace fare la precisina. Lui alza gli occhi al cielo e continua: -Oggi, è stato divertente, dovremmo farlo più spesso, e invitare più spesso quelli della decima- Si potrebbe fare, e sarebbe bello.

-Ma…?-

-Thommy- Giusto, lui non accetterebbe mai.

-Già, dobbiamo parlarci-

E il discorso finisce lì, ci sediamo entrambi e mangiamo in silenzio aspettando che gli altri si alzino.

Verso le due siamo tutti svegli e pronti a tornare a casa, prendiamo tutti la metro quindi usciamo insieme, con Jack che ci saluta dalla porta.

Io per fortuna non devo fare cambi: mi basta prendere la metro e aspettare fino alla mia fermata, gli altri invece scendono dopo poche fermate per andare a prendere una metro non sotterranea, i mezzi di trasporto a Berlino sono un sacco. Abbraccio tranquillamente sia Thommy che Riccardo, poi mi giro a guardare Mattia senza sapere che fare: non l'ho mai salutato, già è tanto se ci salutiamo, lui sorride e mi dà il cinque...il cinque? Seriamente? Sorrido anch'io e faccio segno di sbrigarsi, perderanno la fermata, loro corrono fuori, mi fanno un ultimo segno con la mano e poi se ne vanno.

Dopo un paio di fermate scendo e mi avvio tranquilla verso l'uscita con “The Final Countdown“ a massimo volume nelle orecchie e senza volerlo inizio a camminare a tempo di musica, odio e amo allo stesso tempo quando succede, appena salgo le scale mi rendo conto che piove, normalmente la cosa mi darebbe fastidio ma visto che mi devo comunque fare la doccia e cambiare decido di uscire senza cappuccio, in generale odio mettermi il cappucci e ancora di più usare l'ombrello quindi se possibile evito.

Sento l'acqua colarmi giù per i capelli e entrare nella giacca, pazienza, non abito molto lontana dalla fermata ma piove talmente tanto che sono sicura di arrivare completamente fradicia, anche se pensandoci non sarebbe poi così male, almeno avrei una scusa per non andare alla festa, è sempre così: quando mi propongono una cosa sono al settimo cielo e accetto subito, poi inizio a ragionarci e poco prima mi autoconvinco di non aver voglia, poi mi sforzo di andare e mi diverto, spero solo che vada così anche questa sera.

Una volta a casa tolgo il telefono dalla tasca e lo lancio sul letto con le cuffie ancora attaccate, dopo di ché prendo un cambio a caso e vado a farmi una lenta e rilassante doccia, ci voleva.

Una volta finita la doccia esco già vestita, sono le quattro e la festa inizia alle 9 a casa di un amico di Orlando e gli altri, secondo google maps ci vuole circa mezz'ora per arrivarci, quindi mi conviene partire alle 8, ho ancora quattro ore, per prima cosa do un'occhiata ai vestiti, apro l'armadio e resto per qualche secondo davanti a fissarlo: non ho idea di cosa mettere, che tipo di festa è? Cosa ci si mette alle feste in generale? Ottimo, ho un motivo per non andare alla festa, quando qualcuno mi chiederà: “perché non sei venuta?” io risponderò: “non sapevo cosa mettermi quindi ho deciso direttamente di non venire”, chissà perché non mi sembra una buona idea.

Decido di scrivere a Orlando, dopotutto è lui che mi ha invitata: saprà dirmi di cosa si tratta.

 

Hey, mi puoi dire che festa è quella di questa sera?

Ei! Sono Giorgia

Oh...ciao Giorgia

Comunque la festa sarà una festa normale, perché?

 

E come sarebbe una festa “normale”? Devo ricordarle chi sono.

 

Perché non ho idea di come vestirmi

Potevi dirlo prima! Dammi l'indirizzo e vengo subito

Eh? No tranquilla! Basta che mi dici che stile usare!

L'idirizzo.

Rudowallee 6

Okay, arrivo

 

Lancio il telefono sul letto con il sorriso: Giorgia sta venendo a casa mia per aiutarmi a preparami per una festa, ho passato la notte con i miei amici e passerò la serata con altri amici. Non potrebbe andare meglio.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI ***


Giorgia arriva verso le sei meno un quarto e appena entrata mi obbliga a portarla in camera, che nel frattempo non avevo messo in ordine. Subito inizia a frugare e mandare tutto l'aria, ogni tanto commenta qualcosa come: -E questo cosa sarebbe?- o: -No, no, no! Questo lo mette mia cugina di tre anni- e ancora: -Ah, carino, ma poro da ragazza-. Tira fuori tutti i vestiti e poi con la stessa velocità li rimettere a posto, finché non trova qualcosa di suo gusto, con una mano regge una camicetta bianca che io definisco “da cameriera” mentre con l'altra agita un paio di leggings che sono abbastanza sicura provengano dall'armadio di mia sorella: -Ecco, questo, più un top che ho portato andranno benissimo!-

-Sicura?- Non sono molto convinta, contano che il top che ha portato è giallo fosforescente, ma lei mi guarda e annuisce convinta lasciandomi i vestiti.

Mi vesto in fretta e poi esco per farmi vedere dalla mia amica.

-Wow! Sì, ottimo! I ragazzi nemmeno ti riconosceranno...Ora andiamo che si fa tardi, hai una giacca i pelle? Mettila-

Ha ragione, nonostante manchino due mesi a Luglio fa comunque fresco e visto che staremo fuori di notte è meglio vestirsi. Non ho un filo di trucco, ma nemmeno lei quindi immagino che non sia un problema, dopotutto non sono in grado di mettermi quella roba in faccia quindi mi sarei rifiutata comunque.

 

Arriviamo al locale alle otto e dieci, dieci minuti di ritardo che a me sembrano davvero troppo, ma Giorgia invece commenta scocciata: -Pensavo di arrivare molto più in ritardo! Solo dieci minuti non sono nulla...Le ragazze si devono far aspettare- penso sia un'idea vecchia, ma non rispondo e mi limito a ridere della sua faccia.

C'è un uomo enorme che controlla gli inviti, a questo punto mi rendo conto di non averne e guardo la mia compagna spesata, lei d'altro canto non sembra preoccupata e va diretta verso quello che immagino sia il buttafuori: -Hallo Jeff!- Jeff? Quel tizio gigante e con un'aria terribilmente da uomo stupido e violento deil film si chiama davvero Jeff? -Giorgia, e…?-

Mi accorgo che parla con me quindi rispondo in tedesco: -Sono Agnese e non credo di avere il…- Come si dice invito? Lui mi suggerisce una parola incomprensibile e io annuisco sperando che abbia capito.

-Non è un problema: sei con Giorgia, entrate-

Sta iniziando a piacermi questa cosa. Entrambe entriamo e subito mi prendo un colpo: la musica che fuori dal locale si sentiva bassissima e sembrava quasi uno di quei sottofondi da negozio adesso è sparata al massimo e mi impedisce di sentire altro. Giorgia mi tocca la spalla e indica un angolo dove riconosco qualche faccia famigliare quindi ci dirigiamo lì, più mi avvicino e più distinguo le persone: Orlando, Mattia e Roberto (un loro amico veramente troppo alto) ci salutano con un cenno, con loro c'è un ragazzo che ho visto un in giro ma non gli ho mai rivolto la parola, credo si chiami Federico, nessuno si degna di presentarci. Quello che ho deciso si chiama Federico è moroha la barba che gli copre gran parte del mento, Thommy commenterebbe “satiro”, ma io non trovo che ci stia male e non mi sembra nemmeno così lunga, è ben piazzato, alto anche lui ma sembra meno sproporzionato rispetto agli altri grazie alle spalle larghe; avrà 17 anni più o meno.

-Agni…fine...Thommy?- Sento a fatica mentre mi urla Orlando, mi avvicino a lui per capirci e urlo a mia volta: -No, non è arrivato?- scuote la testa e io mi stringo nelle spalle visto che non ho la più pallida idea di dove sia, non è da lui arrivare in ritardo.

Mattia nel frattempo è tornato con un bicchiere contenete uno strano liquido blu per ciascuno, ma io gli faccio segno di no: non bevo nulla di cui non conosco la provenienza, l'ho promesso a Thommy e poi non voglio rischiare. Tutti ridono e poi Federico mi passa il bicchiere che aveva in mano prima facendomi segno di bere quello, io lo guardo confusa e poi annuso il contenuto: è birra. Scuoto la testa e bevo.

 

Presto inizio a muovermi a ritmo, non so se è a causa dei tre bicchieri che ho bevuto dopo o solo perché la musica così alta indurrebbe anche un elefante a ballare, fatto sta che non sono l'unica quindi mi trascinano in pista e mi fanno ballare, nonostante sia negata. Devo ammettere che è divertente, ma nemmeno la metà di quant'è stato la notte prima, a ogni canzone faccio la stessa identica cosa, così come gli altri, ogni tanto uno dei ragazzi torna con un bicchiere e lo passa agli altri che ricominciano a bere e ballare. Una parte di me vorrebbe andarsene e rinchiudersi in camera con i suoi amati libri, mentre un'altra mi ripete di restare, che diventerà ancora più divertente, che tutti a quest'età fanno così, che infondo mi sto divertendo. Decido di restare, anche perché Thommy non si è fatto ancora vedere.

La festa continua così per un po' finché Federico non mi urla sopra la musica qualcosa che sembra: -Vieni con me?- Non ne capisco il motivo ma lo seguo fuori dal locale. Una volta fuori estrae una sigaretta e l'accende, non mi è mai piaciuto il fumo ma non ne faccio una questione di stato come molti miei amici quindi mi limito a storcere un po' il naso e chiedere ridacchiando, sembra che ultimamente sia l'unica cosa che sappia fare: -Ti serviva qualcuno che ti tenesse compagnia mentre fumavi? -

-No, a dir il vero pensavo che volessi una pausa, mi sembravi abbastanza annoiata lì dentro- Ha ragione, mi ha fatto un favore.

-Ma vi divertite davvero a fare questo tutta la serata? Sarò qui da un'ora e già mi gira la testa-

-Io non troppo, ma è l'unico modo per non perdere gli amici e poi dopo il quinto bicchiere non ti ricordi più nemmeno dove sei e sembra tutto più interessante. Lo so...lo so...non sono veri amici se ti obbligano a fare quello che vogliono per restare con loro, ma è così e a me loro piacciono. E comunque hai una concezione del tempo un bel po' fantasiosa, sai? Sono le undici, non le nove-

Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva, le undici? Il tempo è passato velocissimo! Fortuna che mi annoiavo...Non ho un coprifuoco, più che altro perché i miei e mia sorella sono fuori da amici, o simili, quindi sono a casa da sola.

-Oh, la festa a che ora finisce?-

-Dopo l'una la polizia inizia a fare controlli e, visto che la maggior parte di voi è minorenne e qui c'è alcool a volontà vi conviene andarvene verso mezzanotte massimo mezzanotte e mezza-

-Ci? Tu?- Mi guarda con un sorrisino di superiorità e mi viene un dubbio.

-Io ho 18 anni, sono all'ultimo anno- Ecco. Appunto, questo spiega molte cose.

-Ah, wow, e che ci fai con sedicenni?-

-Mattia ne ha 17 fatti quest'anno, mentre invece gli altri ne hanno fatti 16, alla fine sono solo due anni i differenza, come te e Jacopo-

-Sai quanti anni ho?-

-Lo sanno praticamente tutti- Scrolla le spalle come se fosse ovvio, ma io non seguo il suo ragionamento: perché lo dovrebbero sapere tutti?

Federico intanto ha finito la sigaretta e mi fa segno di rientrare.

 

Ricomincio a ballare nella confusione più assoluta e ogni tanto controllo l'orologio per vedere che ore sono. A mezzanotte sento che Orlando che mi urla da dietro nell'orecchio di uscire e annuisco per poi seguire il gruppetto che sta andando verso l'uscita. Una volta fuori ci salutiamo velocemente e mi rendo conto che sono tutti mezzi ubriachi o completamente e probabilmente lo sono anche io a giudicare da come mi sembrano lontane le voci e da certi giramenti di testa che mi arrivano all'improvviso. Mattia si propone di accompagnarmi a casa ma rifiuto: non credo che sarebbe molto utile nelle sue condizioni, vedo Federico dietro che scuote la testa sentendo la proposta di Mattia, sembra l'unico sobrio.

Sono l'unica che va nella mia direzione quindi salgo da sola e metto subito la musica per non sentire le urla di tutti i cattivi soggetti, come piace chiamarli a mia madre, che girano a quest'ora, ma tutti la mia metro dovevano prendere?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII ***


Mi sveglio con la suoneria del telefono e dopo un paio di squilli decido di vedere almeno chi è: Thommy. Scorro il dito sullo schermo e schiaccio sul viva voce:

-Dov'eri finito ieri?! Ti ho aspettato tutta la sera!- probabilmente a causa del sonno non sembro poi così spaventosa come vorrei.

-Non avevo più voglia. Oggi ti va di vederci, noi e il gruppo?-

-Oggi non mi va proprio di uscire dal letto-

-Sarebbe un no?-

-Esatto-

Riattacco abbastanza arrabbiata: chi si crede di essere per darmi buca? Io contavo sul suo sostegno alla mia prima festa e lui “non aveva voglia”. Apro i messaggi e mi accorgo di averne un bel po' da leggere, la metà sono dei Mates e quindi li ignoro tanto si staranno sicuramente organizzando per oggi, poi c'è Ele (che sarebbe Eleonora) che credo voglia solo sfogarsi a causa delle sue “migliori amiche” che la mettono in mezzo in tutte le litigate possibili immaginabili, rispondo. L'ultimo è del mio vicino di banco per cui provo un odio ricambiato, che poi non è proprio odio, diciamo con non siamo particolarmente amici, apro curiosa:

 

Domani porti tu il libro di Italiano?

 

Okay

 

Rido tra me e me, non so perché, ma gli sfaticati mi stanno simpatici, li capisco.

 

Tutta la giornata la passo al computer e leggendo, mi mancava non fare nulla.

 

Lunedì. Odio il lunedì. Mi alzo a fatica a e corro in bagno prima che lo occupi mia sorella che è tornata ieri sera (ma non poteva restarsene dov'era?), mi lavo velocemente e poi vado a mettermi qualcosa, anche se al momento sarei disposta ad andare a scuola in pigiama. Decido di mettere dei pantaloni e una felpa con la zip anche questa nera, sotto una maglia di Harry Potter con i simboli delle quattro Case, come scarpe prendo degli anfibi e sono già le sette e mezza, mi metto lo zaino su una spalla e esco di corsa. Prendo il bus per un pelo e ringrazio l'ennesima volta la mia velocità, è pieno di gente ma riesco a ricavarmi un posto vicino alla porta e salto giù dopo due fermate, sono le sette e quaranta, sono in anticipo! Per i miei standard arrivare a scuola ben venti minuti in anticipo è qualcosa di epico quindi non ho la più pallida idea di che cosa fare, di certo nessuno dei miei compagni sarà già in classe, tanto meno Riccardo e Giacomo, decido di fare un giro, magari incontro qualcuno.

Di certo non puntavo a trovare Federico e Mattia alle prese con due sigarette, ma appena mi hanno vista mi hanno subito fatto segno quindi ero praticamente obbligata ad andare da loro.

-Ciao- Dico a bassa voce con un sorriso timido, non so perché ma mi mettono in imbarazzo.

-Agni, com'è in anticipo?- Perfino Mattia è a conoscenza della mia passione per i ritardi, alzo gli occhi al cielo e poi rido:

-Non ne ho idea, ma non ho intenzione di ripeterlo-

-Sei una ritardataria cronica?-

-Sì, ma recentemente sto migliorando-

-Seh certo, voi?- Guardo Mattia che mi offre la sigaretta come se fosse la cosa più normale del mondo e non so proprio che rispondere, fortuna che interviene Federico con qualcosa molto simile a: “Ti pare che lei possa fumare?” lo fulmino con un'occhiataccia, ma in effetti ha ragione.

-No, grazie, ora vado in classe, ci manca solo che arrivi in ritardo l'unico giorno in cui sono in anticipo! Ciao-

E mi allontano a passo veloce.

 

Le ore vicino ad Alessando sono ancora peggio, visto che oltre alla noia ci si aggiunge anche il nostro rapporto secondo il cui se parliamo andiamo perfettamente d'accordo, ma nessuno ha il coraggio di iniziare il discorso quindi rimaniamo in silenzio.

-Ancora 15 minuti-

-14-

-12-

-Countdown- Commenta la ragazza davanti a noi che ha sentito tutto il nostro “discorso”, sentendo quella parola mi attivo di colpo canticchio “The Final Contdown”:

-It's the final countdown-

-The final countdown – Completa lui imitando il tono epico della canzone, io mi giro a guardarlo a bocca aperta, okay che è una canzone famosa, però pensavo fosse una di quelle persone che ascoltano il rap tedesco, non di certo gli Europe, lui mi sorride e alza le spalle:

-Mi piace- E il discorso finisce lì.

 

Nella pausa mi fiondo dalle ragazze e mi unisco a loro visto che non ho nessuna voglia di stare con i ragazzi perché incontrerei sicuramente Mattia e non riesco a togliermi dalla testa lui che mi offre la sigaretta e il commento di Federico, sta iniziando a stormi antipatico quel ragazzo che si crede superiore a tutti, o forse è solo una mia sensazione. Non mi è mai piaciuto il fumo, lo trovo stupido, un po' come usare un coltello senza manico e pretendere di non tagliarsi, stai facendo una cosa idiota solo perché sei convinto che ti serva, ma è completamente inutile. Nonostante questo non vado a dire nulla a chi fuma, finché non mi mette in mezzo. Le ragazze continuano a palare di cose come trucchi o scarpe o simili, ignorando il fatto che io le stia ignorando; ad un certo punto si mettono tutte a ridacchiare e indicare qualcosa quindi decido di guardare anche io, e devo ammettere che non è male: è biondo, occhi azzurri, alto e si intravedono i muscoli dalla maglietta. Fortuna che mi piacciono i mori. Il ragazzo che ha fatto innamorare metà delle mie amiche è con Orlando, Mattia e gli altri ragazzi che conosco quindi decido di andare da loro.

-Io li raggiungo, venite?- Mi risponde un coro di “no” quindi vado da sola.

-Agnese! Tu sei una ragazza!-

-Sì, Orlando, l'ultima volta che ho controllato era così-

-Mi fai un piccolo corso intensivo su come capire voi ragazze?-

-Non puoi, nemmeno tra di noi ci capiamo! Le ragazze vorrebbero essere capite senza spiegarsi, secondo la loro logica tu dovresti capire che stanno male anche solo dal fatto che si sono allacciate un po' di più la giacca- Rispondo pensando a quanto odio quando fanno così, poi si arrabbiano anche!

-Quindi se una ragazza mi urla di punto in bianco: “tu non capisci nulla!” è normale?-

-Sì-

-Okay, parliamo d'altro, Agni, ti presento il nostro nuovo compagno di classe, James-

-Piacere- Facciamo in coro provocando una risata generale.

-Lei è la ragazze che: “sicuramente non si prenderà una cotta per te sfotterà tutte le altre”?-

Guardo tutti scioccata mentre sulla faccia di Orlando e Mattia si crea un'espressione colpevole. Vaffanculo.

-Si...Beh, mi piacciono i mori, in linea di massima, ma ora non mi piace nessuno...e...Orlando, Mattia, andate a quel paese- Sbuffo scocciata, odio certe situazioni, a me piace stare in un angolino e guardare tutto ridendo, non al centro dell'attenzione.


Non ho nulla contro il rap, ma alcune canzoni tedesche (molte) fanno davvero schifo
Io rinnovo la mia richiesta di lasciare un parere ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII ***


Entro di corsa e mi schianto su Thommy che invece stava uscendo, da scuola, la mia fortuna.

-Che fai? Abbiamo chimica dall'altra parte…-

-Il prof non c'è e naturalmente hanno deciso di avvertirci solo ora, abbiamo le prime due ore libere-

-E che ci fate qui?- Guardo Orlando che si è inserito nel discorso dal nulla ed evidentemente ha sentito solo l'ultima parte.

-L'abbiamo scoperto due minuti fa-

-Sfigati- Ci fa la linguaccia e sembra un bambino di terza elementare, ma rido comunque dandogli una spinta scherzosa.

-Tu non hai lezione?-

-Fanculo. Stavo aspettando James, ma non arriva quindi io vado, se lo vedete ditegli che siamo nell'aula 104!- Finisce la frase già in corsa visto che dovrebbe suonare tra trenta secondi.

Io e il mio migliore amico ci sediamo sulle panche all'ingresso senza sapere che fare: -Potremmo chiedere di fare lezione con Riccardo e Jack- propongo io, ma mi rendo conto di quanto sia improponibile mentre lo dico.

-Avrei potuto dormire due ore in più!-

-Quello è James?- Interrompe i miei lamenti Thommy indicando un ragazzo biondo che si guarda intorno sperduto, mi alzo e vado da lui con il mio compagno che mi segue.

-Hey!-

-Ragazzi! Sapete dove abbiamo lezione? Sono in ritardo e…-

-Aula 104, vieni, ti accompagniamo- Guardo il mio amico con una faccia insofferente, non ho voglia di girare per la scuola, d'altro canto James mi guarda speranzoso, non ha ancora imparato che tanto tra di noi si fa quello che dice Thommy.

Ci incamminiamo in silenzio e un po' in imbarazzo: -Come ti trovi qui?- provo a rompere il ghiaccio.

-Bene dai, i ragazzi sono simpatici, le ragazze non ho ancora avuto l'occasione di conoscerle- Thommy sbuffa.

-Tutte snob- Lo guardo malissimo facendo scoppiare a ridere James.

-Non tu! Siamo arrivati-

Ci fermiamo davanti all'aula e il ragazzo bussa timido prima di entrare, dalla porta aperta vedo quasi tutta la classe: Giorgia mi saluta con la mano, Orlando e il suo compagno di banco non si sono nemmeno accorti dell'interruzione e continuano a parlare tranquillamente, Mattia invece è dall'altra arte della classe seduto tra tutte ragazze e dallo sguardo annoiato che ci lancia direi che non si sta affatto divertendo. Richiudono la porta e ci ritroviamo di nuovo soli, con la professoressa che dentro l'aula fa un cazziatone a James per il suo ritardo, mi sta già antipatica.

Decidiamo di tornare all'entrata, passiamo il resto delle due ore al telefono.

 

Per mia fortuna le ore passano velocemente e finalmente alle due e mezza siamo liberi, io e gli altri del gruppo decidiamo di andare a casa di Giacomo per guardarci un film. Stranamente siamo tutti d'accordo sul film: “Star Wars” il primo della trilogia con Luke, non so il nome, in fatto di Star Wars sono ignorante, ma comunque sembra divertente, e poi era l'unico che aveva in italiano.

Entriamo correndo per i posti sul divano, o almeno, loro corrono, io sto benissimo anche a terra e poi c'è il puff del fratello, al massimo.

Entro in soggiorno con calma e tropo il divano completamente occupato, ma non da i miei amici: Mattia, James, Fedrico e James hanno avuto la stessa idea. I quattro occupano tutto il divano e stanno guardando un film che sembra abbastanza figo.

-Raus! Fouri! No, oggi la casa era mia! Tu ce l'hai domani- Guardo Jack, davvero hanno casa a giorni alterni?

-lo so, ma tu puoi prenderla domani, loro erano liberi solo oggi- Sembra proprio di sì.

-No, col cazzo che torno a casa, ci sono delle amiche di mia sorella!- Mi guardano tutti e io alzo le spalle, è vero.

-Anche a casa mia ci sono degli amici di mio fratello che non dovrebbero esserci-

-Io posso andare…- Prova James ma Orlando lo fa tornare seduto.

-No. Ma se restassimo tutti?- Ecco, bravo Mattia.

-Ehm, io e Riccardo abbiamo le prove di street dance, ciao a tutti!-

Vado ad abbracciare Thommy e Riccardo, mi soffermo tra le braccia del primo qualche secondo in più, sembra che recentemente i miei amici siano diventati quelli sul divano, e la cosa mi manda in confusione.

-Beh...Agnese ha già detto di voler restare quindi…- Io e Giacomo ci guardiamo e poi lui scatta e si butta tra Mattia e Orlando mentre io lo guardo ridendo, non ho intenzione di mettermi compressa tra di loro.

-Posso prendere il puff? Per favore?- Guardo il proprietario sorridendo, e lui alza gli occhi al cielo per poi annuire. Corro in camera e torno con la “sedia”, la poggio a terra e ci si siede Federico.

-Togliti- Scuote la testa e io sbuffo, oggi è iniziato male e finirà di male.

-Vaffanculo, togliti- Per tutta risposta mi prende per un braccio e mi tira a lui in modo che finisca sulle sue ginocchia, e funziona, mi blocca in una specie di abbraccio impedendomi di alzarmi e a questo punto ci rinuncio, se ci tiene proprio… -Che film è?-

-Fast and Furious 3- Come ho fatto a non riconoscerlo? Amo quei film.

Dopo i primi cinque minuti mi alzo e vado sul divano vicino a James perché non è poi così comodo stare seduti sulle ginocchia di un ragazzo come potrebbe sembrare dai film.

 

Finito il film si mettono a discutere su cosa guardare dopo e io ne approfitto per andare in bagno, quando esco mi trovo di fronte Mattia che mi guarda con un sorriso quasi beffardo, lo guardo a mia volta curiosa, deve andare in bagno? Si accomodi. Mi faccio da parte ma lui non accenna a entrare, anzi, si avvicina ancora di più finché non ci separano mino di dieci centimetri, ora sono davvero a disagio. Le nostre labbra si incontrano, e io impazzisco. Non esiste più nulla, non siamo nel bagno di uno dei miei migliori amici, non ci sono quattro ragazzi ce discuto su uno stupido film nella stanza accanto, ci siamo solo io e Mattia che mi sta baciando e lentamente guidando in qualcosa di completamente nuovo per me, sento le sue mani sui miei fianchi e muovo le mie tra i suoi capelli, cosa che ho sempre voluto fare. Mi allontano velocemente mettendo una distanza di sicurezza tra di noi.

-Che hai?-

-Volevo farlo prima che lo facesse Federico-

-Volevi…- Non riesco nemmeno a finire la frase, più che altro perché non ho nulla da dire, lo sposto e me ne torno in soggiorno dove sembrano aver deciso il film, ma io devo andare.

-Devo andare, ciao a tutti-

Ignoro Mattia che mi sta guardando, prendo lo zaino e esco quasi di corsa.

Una volta fuori mi arriva un messaggio:

 

Reazione di merda.

 

È sicuramente Federico, che si fotta, lui, Mattia e tutti i ragazzi.

 


Scusate il cambio stile ma l'editor di efp non mi funziona e non sono molto brava quindi mi accontento...spero non sia un problema,

 

Alan è morto, nulla, volevo condividere la mia tristezza con voi.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX ***


Oggi fa particolarmente caldo, metto i jeans blu scuro nuovi e una canottiera di un gruppo che mi ha fatto scoprire Giacomo, sotto scarpe nere. Non mi sento pronta a tornare a scuola, so che non mi dovrebbe importare, dovrei fregarmente, dopotutto era solo un bacio, ma il mio primo bacio. E quei due si sono messi a fare a gara a chi mi baciava per primo.

Prendo il bus giusto, per mia fortuna perché non ho nessunissima voglia di girare per la scuola e pensare, ho già pensato troppo ieri sera: continuava a tornarmi in mente la scena e continuavo a ragionare su come avrei potuto reagire diversamente, con come risultati non aver dormito quasi per niente e non terribile mal di testa.

Entro in classe di corsa e mi rendo conto di non essere affatto in ritardo, anzi, ho ancora un paio di minuti per parlare, vado sicura verso Thommy e Ele per metterli al corrente:

-Alt! Fatemi parlare...Mattia mi ha baciata-

-Cosa?!- Guardo Thommy che è saltato in piedi e mi guarda scioccato, che si aspetta che rispondi?

-Ieri, nel bagno di Jack. Ha detto di volerlo fare prima di Federico-

-E dopo? State insieme?- Ele è già persa nel suo mondo a fantasticare me e Mattia insieme, cosa che non posso negare di aver fatto anche io, ma è impossibile.

-No! Sono scappata...a dir il vero-

-Idiota- Che carini: mi insultano in coro. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, come se ci fossero state tante possibilità.

-Ero nel panico! Non sapevo ce fare e ho fatto quello che faccio sempre… Il prof ci guarda male, andiamo a sederci-

A causa dei posti fissi finiamo tutti ad angoli diversi e dopo un paio di messaggi con i gesti falliti miseramente faccio segno a tutti che ne parleremo dopo e mi concentro sulla classe, mi piace osservare i miei compagni. Le due pettegole della classe sono stranamente sedute vicine e nemmeno l'essere al banco di fronte al professore sembra avere il potere di farle stare zitte, accanto ci sono gli opposti della classe: la ragazza perfetta e il ragazzo bocciato, passano metà delle lezioni a ignorarsi e l'altra metà a stuzzicarsi come bambini di cinque anni, dall'altra parte c'è una fila di ragazze che continuano a parlare ininterrottamente delle loro unghie, argomento che trovo dannatamente noioso.

I miei pensieri vengono interrotti dalla campanella che segna la prima pausa, per fortuna è passato tutto velocemente, esco dalla classe più velocemente possibile e mi ritrovo Giorgia davanti che mi fissa con uno sguardo che sembra a metà tra “io ti uccido” e “Wow”, nel dubbio la abbraccio.

-Cosa ti è saltato in testa!?- Forse era la prima.

-Cosa avrei dovuto fare?- Nel parlare la tiro fuori in cortile e iniziamo a camminare.

-Forse avresti dovuto parlargli?-

-No-

-Agni! La loro non era una gara, solo che Mattia aveva paura che Federico ti baciasse e quindi l'ha fatto-

-Si, io e Mattia?-

-Perché no?- Perché è Mattia! Semplicemente, lui non potrebbe mai…

-Solo no, e poi non mi piace-

-Ti piace, non mi puoi mentire- Continua l'ultima “e” in modo da far ridere tutte e due e io annuisco, si, mi piace, ma non ci voglio cascare.

Nel frattempo siamo arrivati alla loro classe ed entriamo, dentro c'è già un po' di gente, per di più ragazze che nemmeno conosco, e non voglio conoscere. Giorgia mi tira verso un gruppo di ragazzi composto da Orlando, James e uno che credo si chiami Francesco, subito interrompono il discorso appena ci avviciniamo e la cosa mi infastidisce quindi li guardo: -Di che parlavate?-

-Culi-

-Ok, forse non avrei dovuto chiedere- Francesco mi sorride e poi fa finta di guardare il mio, che però è coperto dalla canottiera che potrebbe farmi da vestito quindi non mi faccio troppi problemi e gli lancio sono un'occhiata per farlo smettere, non funziona.

-Anche il tuo non è niente male-

-Fede!- Fede un cazzo. Adesso doveva arrivare? Mi giro e mi accorgo che è davvero troppo vicino per i miei gusti, faccio un passo indietro e mi accorgo di essere spalle al muro, o termosifone, piuttosto.

-Caaldo! È caldissimo! Ma perché avete i termosifoni accesi ad Aprile?-

-Non siamo noi ad accenderli...Chiedilo alla scuola- Alzo gli occhi al cielo, come se mi importasse davvero, nel frattempo è entrato il loro professore che mi guarda strano ma non commenta quindi ne deduco che posso restare.

-Sì, puoi restare, ma tra cinque minuti hai lezione quindi dovresti avviarti. Quindi teoricamente potresti ma praticamente no, fuori!- Amo questo professore, e lui ama me, non so bene perché a dir la verità, so solo che è venuto una volta a farci lezione e subito siamo andati d'accordo, per quanto sia possibile con un professore. Mi allontano dal termosifone e stando ben attenta a tenere una distanza tra me e Federico saluto tutti i miei amici, per poi uscire, davanti alla porta mi scontro con Mattia e provo a ignorarlo e tirare dritto verso la mia classe ma mi si mette davanti impedendomi di andare avanti: -Dobbiamo parlare-

-Sarebbe più un dovremmo parlare a dire il vero… E poi ora c'è lezione e non devo arrivare in ritardo quindi scusami- Cerco di aggirarlo ma mi blocca con uno sguardo, resto inchiodata a guardarlo.

-Non volevo ferirti-

-Ci sei riuscito-

-Fammi finire. Non volevo, solo che non sapevo che fare e conosco l'effetto che ha Federico sulle ragazze-

-Spiegati!-

-Mi piaci, non so come mi piaci ma mi piaci e…-

-Come?-

-Non come vorresti- Quand'è ce la mia “solo attrazione” è diventata un “mi piace”? Quand'è che gli o dato il potere di farmi male anche solo con queste parole? Forzo un sorriso e rispondo mantenendo un tono di voce normale, almeno credo.

-Ah, ok, devo davvero andare non mi serve un altro ritardo-

Lui si sposta e io vado dritta verso la mia classe quasi correndo.

 

Le ore passano troppo velocemente per i miei gusti: mi tocca alzarmi e uscire, l'unica cosa che mi rallegra è pensare che sto per andare a casa e potrò buttarmi sul letto o prenderlo a pugni, dipende da come mi gira.

-Agni oggi tu esci con noi- Guardo Eleonore e Lucia che mi guardano convinte, si può dire che sono le miei migliori amiche ragazze quindi naturalmente ho raccontato a loro tutto e adesso probabilmente si sono messe in testa di distrarmi.

-A dir la verità credo che sia meglio se resto a casa e…-

-No- Lucia è quella che sceglie per tutte di solito, a me va bene così, di solito.

-Lu' seriamente, ti sembro dell'umore di uscire?-

-Devo comprarmi una giacca nuova e voi mi dovete aiutare. Inoltre se resti a casa pensi, mentre invece così noi te lo impediremo-

-Va bene…-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X ***


Il negozio in cui mi hanno trascinata è davvero carino, vende cose originali, lo svaligerei volentieri, ma poi non metterei nulla. Lucia invece si sta provando tutte le giacche possibili, al momento ne ha una viola orribile, è un incrocio tra una giacca sportiva e una pelliccia, il tutto viola chiaro.

-No. Quella non la compri!-

-Invece seconde me le sta bene- Ele, ma ci vedi?

-Sono d'accordo con Agnese, la prossima- E ritorna in camerino mentre io faccio la linguaccia alla mia amica.

-Ah, vi ho detto che Riccardo mi ha chiesto di uscire sabato?- A momenti mi strozzo con il succo al cetriolo e rucola (lunga storia) che stavo bevendo, Lucia e Riccardo in effetti hanno avuto sempre un rapporto particolare, ma dopo che lui l'ha illusa con frasi tipo “ti amo, sei la mia vita” per poi decidere che invece era solo un'amica non credevo sarebbe più successo qualcosa.

-E hai accettato?-

-Sì, certo, ha detto che vuole parlare. Oddio ho una paura che mi baci!-

-Ci credo, ora che lo stavi dimenticando lui se ne esce così-

-Io lo picchio- Commento, ed è proprio quello che intendo fare.

-No, devo solo capire cosa voglio, però sono sicura di non volere questa giacca- Esce e ci guarda con un sorriso mentre fa una una piroetta per farci ammirare in completamente la giacca, inguardabile.

-Il colore sarebbe arancione?-

-Credo di si-

-E ci hanno accostato quel blu?- Rido con le altre e prendo una giacca che mi sembra carina.

-Ecco, prova questa-

 

Finiamo con Eleonora piena di vestiti, io con una nuova camicia bianca e nera e Lucia con pantaloni, scarpe ed una felpa, ma niente giacche. Dopo andiamo a mangiare in un locale indiano, ordina Ele per tutte visto che è l'unica ad intendersene del cibo orientale e inoltre io di solito per ordinare mi baso sul nome: più è strano e lungo e più sarà buono, solitamente finisco sempre per mangiare cose improponibili, ma originali.

Ad un certo punto le altre due si bloccano a fissare qualcosa dietro di me, mi giro per capir di cosa si tratta, magari è entrata una celebrità. Altro che celebrità, sono Orlando, James e Francesco, il ragazzo che per me sarà sempre “quello dei culi”, i tre ci fanno segno per poi avvicinarsi come se qualcuno li avesse invitati, ma per educazione (che brutta cosa a volte) quest'ultimo pensiero lo tengo per me, li saluto invece con un sorriso enorme:

-Ragazzi, che combinazione-

-Già, Ragazze…-

Ora, nel caso non l'avessi già fatto devo dire una cosa: Orlando è bello. E sa di esserlo, quindi la sua bellezza, aggiunta alla sicurezza ed a un fascino naturale fanno in modo che tutte le ragazze gli caschino ai piedi, le mie amiche non fanno eccezione. Io invece da quando lo conosco vivo con lo stile di vita “non bisogna prendersi una cotta per Orlando” e finora funziona, anche se mi sta piacendo tutto il resto della scuola del frattempo.

-Ho sentito del tuo bacio nel mio bagno…-

-A quanto pare non sei sordo- Francesco mi dà una pacca sulla schiena come per dire “bel lavoro” e per poco non mi va di traverso il riso. Orlando continua imperterrito:

-Comunque meglio lui di Federico-

-Ma si può sapere che ha fatto di così terribile?-

-C'era una ragazza che lo amava, lui c'è andato a letto e poi il giorno dopo l'ha lasciata- Mi risponde Lucia e io la guardo scioccata, quando pensava di dirmelo?

-Non è andata esattamente così...ma quasi. Il punto non è quello che fa alle ragazze, tutti esagerano a proposito- Aggiunge Francesco

-Il punto è che fa colpo su più o meno ogni ragazza e nemmeno se ne accorge. Non ti sto dicendo che è un cattivo ragazzo che usa le ragazze e bla bla bla, intendo che a lui le ragazze non importano proprio-

-Cosa avete comprato?- Chiede James e io lo guardo cercando di fargli capire il mio profondo amore per lui e le sue domande che non c'entrano un cazzo.

-Io ho comprato un paio di maglie e una felpa che sognavo da un sacco quando l'ho vista sono corsa-

-Effettivamente Ele hai fatto proprio così, con un movimento di braccia annesso… Io ho comprato una camicia bianca e nera e Lucia un sacco di cose-

-Non sono “un sacco”! Due pantaloni, uno rosso e uno nero, un paio di scarpe nere con il tacco e una felpa anche io, ma la mia è più bella. Voi?-

-Nulla, volevamo convincere Francesco a comprare delle camice visto che il suo armadio è pieno solo di felpe e jeans, ma abbiamo fallito- Scoppio a ridere immaginandomi James nei panni di una ragazza che cerca di far mettere la camicia a Francesco, che invece si rifiuta e mette il broncio. Non so bene cosa ci sia di comico, a dir la verità, penso che la mia risata sia dovuta solamente a tutta la tensione che mi tengo dentro e una cosa così normale e tranquilla ha quest'effetto.

Paghiamo e ce ne torniamo tutti a casa, io con le mie adorate cuffiette.

 

Thommy continua a tartassarmi di domande tipo: “cosa farai la prossima settimana? E tra un mese? E cosa intendi fare con…”

Non ricordo esattamente a cosa si riferisce ma so che mi infastidisce il suo voler sempre tenere tutto sotto controllo e pianificare, solitamente me lo terrei per me, ma questa volta decido di urlarglielo, non so perché, forse sono ubriaca, ecco sì! Avrebbe senso, potrebbe spiegare le domande insistenti.

-Insomma! Smettila di pianificare sempre tutto, lasciati sorprendere dalla vita. Tu pianifichi perfino a che ora andare in bagno e per quanto tempo, non puoi vivere così, se domani resti a cagare 15 minuti invece che 10 non crolla certo il mondo!-

No, nemmeno nella mia testa ha un senso, ma il mio amico sembra profondamente offeso.

 

Mi sveglio di colpo con ancora impresso il mio discorso, salto giù dal letto, afferro una matita a caso, il quaderno blu e mi metto a scrivere il mio sogno dove dico a Thommy di cagare 5 minuti in più. Lo faccio spesso, di scrivermi i sogni, e finora questo è uno dei più stravaganti, secondo a quando degli scorpioni mi hanno ordinato di fare la doccia in un cesso.

Sento in telefono vibrare e unisco il puzzle: ho fatto questo sogno perché mi sono addormentata con Thommy che mi chiedeva di tutto e di più su me e Mattia, probabilmente ho pensato davvero qualcosa come “smettila di pianificare”.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI ***


Venerdì. Amo il Venerdì, sarò anche monotona ma il Venerdì è il mio giorno della settimana preferito, come ogni studente, poi.

Siamo in pausa, il che vuol dire che tra due ore potrò finalmente tornarmene a casa a dormire. I ragazzi hanno basket e credo si immagino che vada a vederli, ma non ho per niente voglia di passare un'altra ora e mezza ad aspettare.

Il lontananza riconosco Orlando, Francesco e un altro paio di ragazzi, sono in un angolo a fumare, angolo che poi sarebbe proprio l'angolo “fumatori”, Francesco mi fa segno e visto che le compagne di classe parlano di persone che nemmeno conosco e sembrano essersi dimenticate della mia esistenza decido di raggiungerli.

-Non ti infastidisce il fumo, vero?- Ma perché tutti sono convinti che io tremi di fronte ad una sigaretta? Scuoto leggermente la testa come risposta.

-Bene perché non avrei smesso comunque-

-Wow...Grazie!-

-Figurati- Orlando fa finta di mandarmi un bacio e io mi sposto: quand'è che ci siamo presi tutta questa confidenza?-

-Comunque...hai una faccia incazzata, che è successo?-

Ogni volta che parlo con il fratello di Jacopo cambio opinione su di lui, o meglio, ogni volta scopro qualcosa di nuovo che mi abbatte l'idea che mi ero fatta di lui, la cosa mi innervosisce alquanto. Ero convinta che fosse egoista ed egocentrico e invece poi scopro che se qualcuno gli tocca il fratellino è morto, poi mi chiede perfino cos'ho, mentre molti miei “amici” non hanno nemmeno notato l'esistenza di un problema. Francesco al contrario sembra una persona abbastanza facile da capire, per mia fortuna. Solo che lui non capisce me, a quanto pare dalla sigaretta che mi offre, accompagnata da un sorriso che vorrebbe essere innocente ma sembra più una presa per il culo dal mio punto di vista.

-No, non ho nulla contro il fumo ma io evito-

-Perché fa male e tu da brava studentessa queste cose non le fai?- Mi chiede uno dei ragazzi presenti che fuma tranquillamente quella che, a giudicare dai mozziconi ai suoi piedi, dovrebbe essere la quarta sigaretta.

-Perché non mi interessa e se mai lo farò sarà con i miei migliori amici- Ho detto la verità: secondo me il fumo è sopravvalutato, certo, deve essere gratificante avere quella cosa che brucia in mano e sentire il fumo uscirti dalla bocca a tuo piacimento ma nulla di più, al massimo potrei provare con Lucia che l'ha già fatto, ma solo per capire.

-Quindi? Cos'è successo?-

-A dir la verità non c'è un vero e proprio problema, solo che sono scocciata da tutta questa storia, e poi Thommy se ne frega altamente e continua a parlarmi dei suoi problemi-

-Parli di Mattia?- Guardo Francesco male, era scontato che parlavo di lui! Non c'era mica bisogno di chiedere. Annuisco sbuffando e la mia reazione provoca una risata generale nella quale Orlando rischia di strozzarsi con la sigaretta (non pensavo fosse possibile).

-Non ci vedo nulla di divertente!-

-Dovresti vedere la tua faccia...rideresti anche tu- Sbuffo un'ultima volta e poi mi avvio verso la classe.

 

La professoressa ha passato due ore a spiegarci una formula che avevamo capito tutti, ma lei non era sicura quindi ha preferito ripeterla per altre due ore, io ne ho approfittato per finire i compiti di arte, vado sempre in giro con un blocco e questa volta è tornato utile. Apro la porta, come al solito sono la prima a schizzare fuori appena suona la campanella, non l'avessi mai fatto, davanti alla porta, poggiato al muro sta Mattia, con il suo sorriso da ragazzo che sa benissimo di aver fatto colpo. Sento gli occhi di tutti poggiati su noi due, probabilmente la voce si è diffusa in fretta, o forse sono io a farmi paranoie e stanno solo guardando il ragazzo perfetto poggiato fuori dalla classe, nel dubbio mi giro verso Thommy con un sorriso forzato: -Visto che carino? È venuto a prenderti, così andate a basket insieme-

-Veramente non vado a basket oggi, sono qui per te- Commenta il ragazzo avvicinandosi leggermente. E che ci avevo sperato.

-E perché?-

-Ti va di fare un giro?- Avete presente quei momenti in cui il vostro cervello va in tilt e vi bloccate senza sapere più che dire nonostante la risposta sia facilissima? Lo guardo scioccata e scocciata contemporaneamente senza sapere come ribattere, sì, mi va di fare un giro, no, non voglio stare con te. Opto per una semplice alzata di spalle e dopo aver abbracciato i miei amici raggiungo Mattia che mi aspetta più avanti.

-Dove andiamo?-

-Dove vorresti andare?- Londra va bene?

-Non ne ho idea, va bene ovunque- Lui annuisce continuando a camminare. C'è un momento di silenzio e ne approfitta per accendere una sigaretta, io lo guardo tirare e soffiare fuori, a vederlo così sembrerebbe facilissimo e innocente ma so benissimo quali sono le conseguenze: male, male, male e niente più sport causa polmoni rovinati; è praticamente solo questo che mi frena dal chiedergli di farmi provare.

-Sono così bello?- Giusto, lo stavo fissando.

-No, cioè: non ti guardavo per quello-

-Ma sono bello-

-Dove vuoi arrivare?-

-A pochi minuti da qui c'è un parco, pensavo di andare lì- Lo guardo malissimo e come risposta trovo solo uno sguardo divertito.

-Intendevo con il discorso. Non è che magari conosci un tetto su cui è possibile salire, vero?-

-Allora c'è un posto dove vorresti andare! Sì…-

 

Il tetto era una casa abbandonata di nove piani, per arrivare fin qua su è stata una faticaccia, ma devo ammettere che la vista è stupenda, si vede quasi tutta Berlino e sembra di guardare il tutto da fuori, quasi come se non appartenessi a questa vita, come se tutte le persone fossero in un grande televisore e io una spettatrice. Mattia inizia a parlare distogliendomi così dai miei pensieri filosofici: -Ti è piaciuto?-

-Cosa?- A dir la verità non ho capito per davvero.

-Il bacio-

-Sì-

-Ci ho pensato, sai? Tu non mi sei indifferente, forse non mi piaci nemmeno ma provo qualcosa per te e...diciamo che è ovvio cosa pensi tu di me. Quindi: perché non provare? Magari potrebbe funzionare- Rimango a guardare la città sotto i nostri piedi, ci siamo seduti con le gambe nel vuoto, non so cosa dire, tanto meno cosa pensare: mi ha appena chiesto di metterci insieme, ha detto che prova qualcosa per me e io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia.

Dopo quella che mi sembra un'eternità interrompe di nuovo il silenzio: -Lo prendo come un sì?- il tono è incerto, come se non sapesse cosa pensare, cosa che vale per me.Venerdì. Amo il Venerdì, sarò anche monotona ma il Venerdì è il mio giorno della settimana preferito, come ogni studente, poi.

Siamo in pausa, il che vuol dire che tra due ore potrò finalmente tornarmene a casa a dormire. I ragazzi hanno basket e credo si immagino che vada a vederli, ma non ho per niente voglia di passare un'altra ora e mezza ad aspettare.

Il lontananza riconosco Orlando, Francesco e un altro paio di ragazzi, sono in un angolo a fumare, angolo che poi sarebbe proprio l'angolo “fumatori”, Francesco mi fa segno e visto che le compagne di classe parlano di persone che nemmeno conosco e sembrano essersi dimenticate della mia esistenza decido di raggiungerli.

-Non ti infastidisce il fumo, vero?- Ma perché tutti sono convinti che io tremi di fronte ad una sigaretta? Scuoto leggermente la testa come risposta.

-Bene perché non avrei smesso comunque-

-Wow...Grazie!-

-Figurati- Orlando fa finta di mandarmi un bacio e io mi sposto: quand'è che ci siamo presi tutta questa confidenza?-

-Comunque...hai una faccia incazzata, che è successo?-

Ogni volta che parlo con il fratello di Jacopo cambio opinione su di lui, o meglio, ogni volta scopro qualcosa di nuovo che mi abbatte l'idea che mi ero fatta di lui, la cosa mi innervosisce alquanto. Ero convinta che fosse egoista ed egocentrico e invece poi scopro che se qualcuno gli tocca il fratellino è morto, poi mi chiede perfino cos'ho, mentre molti miei “amici” non hanno nemmeno notato l'esistenza di un problema. Francesco al contrario sembra una persona abbastanza facile da capire, per mia fortuna. Solo che lui non capisce me, a quanto pare dalla sigaretta che mi offre, accompagnata da un sorriso che vorrebbe essere innocente ma sembra più una presa per il culo dal mio punto di vista.

-No, non ho nulla contro il fumo ma io evito-

-Perché fa male e tu da brava studentessa queste cose non le fai?- Mi chiede uno dei ragazzi presenti che fuma tranquillamente quella che, a giudicare dai mozziconi ai suoi piedi, dovrebbe essere la quarta sigaretta.

-Perché non mi interessa e se mai lo farò sarà con i miei migliori amici- Ho detto la verità: secondo me il fumo è sopravvalutato, certo, deve essere gratificante avere quella cosa che brucia in mano e sentire il fumo uscirti dalla bocca a tuo piacimento ma nulla di più, al massimo potrei provare con Lucia che l'ha già fatto, ma solo per capire.

-Quindi? Cos'è successo?-

-A dir la verità non c'è un vero e proprio problema, solo che sono scocciata da tutta questa storia, e poi Thommy se ne frega altamente e continua a parlarmi dei suoi problemi-

-Parli di Mattia?- Guardo Francesco male, era scontato che parlavo di lui! Non c'era mica bisogno di chiedere. Annuisco sbuffando e la mia reazione provoca una risata generale nella quale Orlando rischia di strozzarsi con la sigaretta (non pensavo fosse possibile).

-Non ci vedo nulla di divertente!-

-Dovresti vedere la tua faccia...rideresti anche tu- Sbuffo un'ultima volta e poi mi avvio verso la classe.

 

La professoressa ha passato due ore a spiegarci una formula che avevamo capito tutti, ma lei non era sicura quindi ha preferito ripeterla per altre due ore, io ne ho approfittato per finire i compiti di arte, vado sempre in giro con un blocco e questa volta è tornato utile. Apro la porta, come al solito sono la prima a schizzare fuori appena suona la campanella, non l'avessi mai fatto, davanti alla porta, poggiato al muro sta Mattia, con il suo sorriso da ragazzo che sa benissimo di aver fatto colpo. Sento gli occhi di tutti poggiati su noi due, probabilmente la voce si è diffusa in fretta, o forse sono io a farmi paranoie e stanno solo guardando il ragazzo perfetto poggiato fuori dalla classe, nel dubbio mi giro verso Thommy con un sorriso forzato: -Visto che carino? È venuto a prenderti, così andate a basket insieme-

-Veramente non vado a basket oggi, sono qui per te- Commenta il ragazzo avvicinandosi leggermente. E che ci avevo sperato.

-E perché?-

-Ti va di fare un giro?- Avete presente quei momenti in cui il vostro cervello va in tilt e vi bloccate senza sapere più che dire nonostante la risposta sia facilissima? Lo guardo scioccata e scocciata contemporaneamente senza sapere come ribattere, sì, mi va di fare un giro, no, non voglio stare con te. Opto per una semplice alzata di spalle e dopo aver abbracciato i miei amici raggiungo Mattia che mi aspetta più avanti.

-Dove andiamo?-

-Dove vorresti andare?- Londra va bene?

-Non ne ho idea, va bene ovunque- Lui annuisce continuando a camminare. C'è un momento di silenzio e ne approfitta per accendere una sigaretta, io lo guardo tirare e soffiare fuori, a vederlo così sembrerebbe facilissimo e innocente ma so benissimo quali sono le conseguenze: male, male, male e niente più sport causa polmoni rovinati; è praticamente solo questo che mi frena dal chiedergli di farmi provare.

-Sono così bello?- Giusto, lo stavo fissando.

-No, cioè: non ti guardavo per quello-

-Ma sono bello-

-Dove vuoi arrivare?-

-A pochi minuti da qui c'è un parco, pensavo di andare lì- Lo guardo malissimo e come risposta trovo solo uno sguardo divertito.

-Intendevo con il discorso. Non è che magari conosci un tetto su cui è possibile salire, vero?-

-Allora c'è un posto dove vorresti andare! Sì…-

 

Il tetto era una casa abbandonata di nove piani, per arrivare fin qua su è stata una faticaccia, ma devo ammettere che la vista è stupenda, si vede quasi tutta Berlino e sembra di guardare il tutto da fuori, quasi come se non appartenessi a questa vita, come se tutte le persone fossero in un grande televisore e io una spettatrice. Mattia inizia a parlare distogliendomi così dai miei pensieri filosofici: -Ti è piaciuto?-

-Cosa?- A dir la verità non ho capito per davvero.

-Il bacio-

-Sì-

-Ci ho pensato, sai? Tu non mi sei indifferente, forse non mi piaci nemmeno ma provo qualcosa per te e...diciamo che è ovvio cosa pensi tu di me. Quindi: perché non provare? Magari potrebbe funzionare- Rimango a guardare la città sotto i nostri piedi, ci siamo seduti con le gambe nel vuoto, non so cosa dire, tanto meno cosa pensare: mi ha appena chiesto di metterci insieme, ha detto che prova qualcosa per me e io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia.

Dopo quella che mi sembra un'eternità interrompe di nuovo il silenzio: -Lo prendo come un sì?- il tono è incerto, come se non sapesse cosa pensare, cosa che vale per me. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3335601