Valentine in Verona

di Curleyswife3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo ***
Capitolo 2: *** Atto secondo ***



Capitolo 1
*** Atto primo ***


ATTO PRIMO
 
Scena prima - appartamento di Gloria Baker
 
 
“Sbrigati, sta per cominciare!” strillò Gloria Baker, rannicchiandosi ancora di più sotto il pesante plaid a quadri.
“Già” ripeté Neal, costretto accanto a lei in un angolino del vecchio divano di velluto verde sbiadito “Sbrigati e porta i pop-corn!”.
“Ma si può sapere quante volte avete già visto questo film?” replicò Daphne, sulla soglia del salotto.
Gloria e il suo amico dai capelli rossi si guardarono per un istante.
“Mmmm...” fece lei “Non saprei, almeno... tre o quattro. Penso”.
Il ragazzo rise.
“Facciamo dieci, va'!”.
Daphne alzò gli occhi al cielo.
“Sì, ma non importa” disse Gloria “Romeo e Giulietta di Zeffirelli è sempre un sogno”.
“Sei troppo romantica...” rispose l'amica, scuotendo la testa.
“Chi di noi non sogna una passione tanto travolgente, un amore così assoluto da vincere su tutto il resto?” la interruppe lui, sospirando.
 “Ma dai!” concluse l'altra, secca “Storie del genere non accadono nella realtà”.
“E soprattutto non accadono a noi”.
“SSSShhh!” intimò Gloria.
“Inizia”.
Dal piccolo schermo davanti al divano si levò una dolce melodia vecchio stile, mentre la telecamera indugiava a volo d'uccello sulle eleganti torri merlate della medievale Verona.
“Oh Santo Cielo!” esalò l'amica, infilando la porta.
L'ansa dell'Adige luccicava nella tenue luce dell'alba come le spire di un serpente dorato, dalle fontane della piazza si levava una timida nebbiolina. 
 
“Nella bella Verona,
dove noi collochiam la nostra scena,
due famiglie di pari nobiltà;
ferocemente l’una all’altra oppone
da vecchia ruggine nuova contesa,
onde sangue civile va macchiando
mani civili. Dai fatali lombi
di questi due nemici ha preso vita
una coppia di amanti
da maligna fortuna contrastati...”
 
Gloria sospirò, abbracciando il cuscino. Neal sorrise.
 
...la cui sorte pietosa e turbinosa
porrà, con la lor morte,
una pietra sull’odio dei parenti”.
 
Lo squillo imperioso del telefono strappò a entrambi un gemito.
“Non rispondere!” sibilò il ragazzo.
“E se fosse importante?” replicò Gloria.
“E se non lo fosse?”.
Ma lei si era già alzata.
“Pronto?” disse con voce atona.
Non appena udita la voce dall'altro capo dell'apparecchio, però, si rianimò.
“No, no, Matt, non mi disturbi affatto!” esclamò allegramente.
Neal sbuffò, mentre lei gli faceva segno di abbassare il volume della tv.
“Davvero?” fece, attentissima.
Daphne comparve nuovamente sulla soglia.
“Chi è?” domandò.
Il rosso mimò con le labbra le parole Prince Charming.
“Oh, no” sussurrò lei “di nuovo! Ma non aveva chiuso con quel pazzoide e le sue fisse di salvare il mondo?”.
Il giovane allargò le braccia, assumendo un'espressione disperata.
“E quando?” domandò Gloria, che non li aveva degnati di uno sguardo.
“Di' di no!” bisbigliarono all'unisono i due amici.
“Avanti, di' di no!”.
Ma Gloria ascoltò per qualche istante ancora e poi, senza esitare, rispose: “Ok, arrivo subito”.
Daphne fece una smorfia, Neal si accasciò sul divano.
Gloria afferrò il telecomando e spense il televisore.
L'amico scattò in piedi.
“Ma...”
Lei gli strizzò l'occhio.
“Devo andare”.
“Oh no, non ancora lui!” esclamò Daphne con esagerata disperazione “Tanto lo sai che come al solito non ti degnerà di uno sguardo e tu tornerai a casa più triste e delusa di prima!”.
“Continuo a dire” intervenne Neal, con un sorriso malizioso “che avrei più chance io di te con quello lì...”.
“La volete piantare?” adesso Gloria stava iniziando a innervosirsi sul serio.
“Ve l'ho detto un'infinità di volte: non c'è niente tra noi...”
“Questo è il problema” la interruppe Daphne.
“Siamo amici. Siamo tutti e solo amici.
E comunque si tratta di una corsa, sul circuito di Monza.
Praticamente il sogno di tutti i piloti di Formula uno” proseguì.
Si avviò verso la porta della sua camera.
“Devo fare i bagagli, partiamo stanotte”.
“Ah, dimenticavo...”
Si fermò sulla soglia.
“...alloggeremo a Verona” aggiunse con aria sognante, prima di sparire.
I due amici si guardarono.
“E tra due giorni è San Valentino!” ridacchiò Daphne.
 
 
Scena seconda - Verona, casa di Giulietta Capuleti
 
 
“E così” esclamò Brad Turner sollevando solo per un istante gli occhiali da sole “questa è la famosa casa di Giulietta Capuleti?”.
Alex Sector annuì, senza spostare lo sguardo dalla guida turistica che teneva tra le mani.
Scott indicò lo stemma sulla chiave di volta dell’arco di entrata.
“Guardate” disse, con un sorriso “quello è un cappello!”.
“A-allora” biascicò T-Bob allungando le braccia meccaniche “qui abitava la f-famiglia Ca-cappelletti e non Ca-capuleti!”.
“In effetti” chiosò lo zoologo fissando a sua volta l’imponente edificio di pietra “qui dice che il nome esatto dell’antica famiglia veronese conosciuta fin dai tempi di Dante Alighieri è proprio Cappelletti…”.
“E bravo, T-Bob!” Dusty Hayes assestò all’androide una robusta pacca sulla spalla, che per poco non lo fece cadere lungo disteso per terra.
 
 
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Gloria, con gli occhi sgranati per la meraviglia, oltrepassò l’arco d’entrata e avanzò nel cortile affollato di turisti intenti a curiosare nei diversi negozietti di souvenir.
A bocca aperta, si soffermò a guardare le pareti interamente ricoperte di graffiti e bigliettini, lasciati da visitatori che come lei subivano il fascino di quel luogo: quanti sogni, desideri, speranze, delusioni erano state affidate a quei messaggi!
Tutte persone che - considerò - proprio come lei desideravano trovare l’amore, il vero amore. O conservarlo per sempre.
Alex invece arricciò il naso, con aria critica.
“Alla fine” disse “questa è solo un’attrazione per turisti ricostruita qualche decennio fa con restauri fantasiosi, come per ricreare un’antica scenografia medievale…”.
Dusty si strinse nelle spalle, Brad nel frattempo aveva preso a chiacchierare con due ragazzine italiane che gli avevano chiesto l’autografo.
“Beh” esclamò a quel punto Scott “in Piazza delle Erbe ho visto un posto doveva facevano dei gelati che sembravano fantastici!”.
“G-gelato?!” gli fece eco un entusiasta T-Bob.
Il gruppetto si avviò allora verso l’uscita, mentre Gloria rimase indietro.
“Vuoi restare ancora un po’ qui?” la prese in giro il texano “Magari nascosto da qualche parte c’è ancora nascosto Romeoromeoperchèseituromeo?”.
“Scemo!” fece lei, dandogli una spinta.
“Andate avanti” aggiunse “ vi raggiungo tra dieci minuti”.
Ride delle cicatrici altrui chi non ebbe a soffrir giammai ferita…
Non poté impedirsi di pensare.
Rimasta sola, la ragazza si guardò intorno con attenzione; si soffermò a lungo sul balcone di marmo che, secondo la tragedia, era al centro di una delle scene più romantiche della storia.
In cuor suo sapeva bene che anche quello era solo il frutto di un furbo assemblaggio di resti marmorei, ma non poteva impedire alla sua immaginazione di affacciarsi a quel balcone, chiedendosi se mai un uomo avrebbe paragonato lei al suo Sole, all’oriente, e condannato a morte la Luna perché meno splendente di lei.
Le sfuggì un sospiro malinconico.
Si voltò e percorse i pochi passi che la separavano dalla statua dorata di Giulietta.
 
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La fissò in silenzio, pensierosa, e poi, dopo essersi guardata intorno per sincerarsi che i suoi amici fossero lontani, si sollevò sulle punte dei piedi e allungò la mano fino a sfiorare il seno sinistro della statua. 
Si era aspettata di sentire il freddo del metallo e invece - ma sicuramente era solamente la sua fantasia sovreccitata - le parve di toccare qualcosa di liscio, morbido e tiepido. 
Mentre un fremito come elettricità l’attraversava da capo a piedi, ebbe la sensazione di avvertire sotto la punta delle dita un pulsare leggero e lontano, quasi impercettibile.
Il suo cuore accelerò all’improvviso, mentre il respiro si faceva affannoso.  
La vista le si appannò e una voce senza suono recitò al suo orecchio l’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti...
Improvvisamente come era cominciato, d’un tratto tutto finì e Gloria abbassò il braccio, respirando profondamente.
Batté le palpebre un paio di volte per riprendere il controllo e si appoggiò con la schiena alla parete più vicina.
Si guardò intorno, meravigliata perché nessuno dei presenti sembrava aver notato qualcosa di strano.
Deglutì e guardò distrattamente l'orologio.
Le sei.
Matt era andato a Milano per affari e non sarebbe rientrato che in serata; anche durante il lungo viaggio aereo, poi, aveva sempre chiacchierato col figlio o discusso al telefono i dettagli della gara del giorno dopo.
Insomma, le più fosche previsioni dei suoi coinquilini parevano destinate ad avverarsi. Doveva farsene una ragione: non era interessato a lei e non lo sarebbe mai stato.  
Sospirò di nuovo, malinconica.
A un tratto una voce profonda alle sue spalle la fece sussultare.
“Quale pena interna fa tanto lunghe le tue ore, fanciulla?”.
L’agente M.A.S.K. si voltò di scatto.
“La pena di non posseder per me la cosa che me le farebbe brevi” rispose di getto, senza pensare.
Quella strane parole le erano uscite di bocca inaspettatamente, quasi che a pronunciarle fosse stata un’altra persona dentro di lei, però con la sua voce.
A parlare era stata un’anziana donna, non molto alta, avvolta in un bizzarro mantello dai colori vivaci.
La pelle, di una calda tonalità ambrata, contrastava col bianco splendente della lunga treccia che le sfiorava la vita.
Doveva essere una zingara, o qualcosa del genere. 
Sollevò su di lei gli occhi scuri e lucenti come gocce di metallo fuso.
 “Innamorata?”.
Gloria scosse la testa.
“No. Sì. Non lo so” replicò.
Non era da lei dar corda agli sconosciuti e ancor più strano era parlare di cose del genere con una bizzarra vecchietta appena incontrata. 
 “Se lo fossi, fanciulla, lo sapresti” disse la donna con dolcezza.
I suoi occhi la penetravano, la voce carezzevole sembrava parlare direttamente al suo cuore.
“Credimi”.
Ah perché Amore, che è tanto bello alla vista, si deve dimostrare così tiranno e crudele alla prova?”.
Gloria credette di aver risposto in quel modo, con parole che non sapeva nemmeno di conoscere, ma forse fu soltanto la sua immaginazione.
Ahimè, è bendato, Amore, e deve trovare senz’occhi le vie che vanno dritte alle sue voglie”.
“Vuoi che ti legga la mano?” domandò d’improvviso la donna.
Lei scosse la testa.
“No, no, grazie. Non credo a queste cose”.
La zingara sorrise.
“Tanto meglio, così se dovessi sbagliare non rimarresti delusa”.
“Andiamo...” aggiunse dopo un secondo.
Gloria sorrise timidamente.
Si guardò di nuovo intorno: i suoi amici erano lontani e il cortile si era d’un tratto completamente svuotato.
Obbedendo a un impulso improvviso, che non sarebbe mai riuscita a spiegare, annuì.
“La sinistra, per favore” sussurrò la donna “la mano del cuore”.
La ragazza le porse la mano, che l’altra prese tra le proprie.
Gloria sentì che la sua pelle era calda e incredibilmente vellutata.
 “Oh, allora...”
La vecchia socchiuse le palpebre e serrò le labbra, concentrata.
Gloria la fissava, molto più in ansia di quanto avrebbe mai creduto possibile.
“Bene!” esclamò a un tratto la zingara, passando le dita agili lungo le linee del palmo.
L’americana la fissò interrogativa, ma non osò interromperla. 
“Molto bene, direi!” sorrise deliziata la donna.
“Vedo un grande amore nella tua vita”.
L’altra sgranò gli occhi, incredula.
“Davvero?” fece, con un tocco di ironia.
La zingara annuì, seria seria.
“Un grande amore” ripeté, senza alzare gli occhi “…un uomo alto, atletico... i suoi capelli hanno il colore delle spighe di grano quando sono mature.
Gloria si morse le labbra, mentre il suo cuore aveva un sussulto.
“Lui corre veloce...”
L’anziana donna sollevò lo sguardo e la fissò con aria stupita.
“È come se... volasse...”.
“Però nasconde un segreto”.
Gloria piegò la testa di lato, bevendo le parole della zingara una dopo l'altra.
“C-come si chiama?” domandò.
L'altra esitò.
“Non è chiaro, non riesco a capire bene...”
La ragazza la guardò con aria supplichevole.
“Mmmm... ecco, c'è una “M” nel suo nome. Si chiama M...”
“Gloria, ehi, Gloria!”.
L’americana sobbalzò.
Da sotto l’arco d’ingresso Dusty la chiamava a voce alta.
Evidentemente l’interesse per il gelato italiano era stato soddisfatto e stavano andando via per rientrare in hotel.
“S-sì. Arrivo subito” replicò lei, voltandosi.
Sul suo viso comparve una smorfia di disappunto, perché quando si girò di nuovo, la zingara era sparita.
Sparita nel nulla senza lasciare traccia.
Come volatilizzata.
 
Note&credits: Sono esistite effettivamente due famiglie di nome Montecchi e Capuleti (il nome esatto è però Cappelletti): dei Cappelletti si ha conoscenza della loro presenza fino agli anni della permanenza di Dante Verona, nella casa di Giulietta, situata in prossimità di piazza Erbe, dove la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello sulla chiave di volta dell'arco di entrata al cortile della casa.
L’aspetto attuale della casa di Giulietta a Verona è stato modellato fra il 1937-1940 tramite una serie di fantasiosi restauri voluti per ricreare l'antica scenografia medioevale, su ispirazione di un film americano del 1936, a sua volta ispiratosi al famoso dipinto ottocentesco di Hayez L'ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo.
Anche il balcone (prima c'era la ringhiera di una casa popolare) è risultato dall'assemblaggio di resti marmorei del XIV secolo, che, ancora nel 1920, giacevano al Museo di Castelvecchio come pietre da re-impiegare, secondo la moda architettonica del tempo. Fonte: wikipedia.
Infine, il titolo: gli autori di M.A.S.K. amavano le allitterazioni e molti titoli di episodi ne sono la prova. Qui ho voluto rispettare la tradizione.
Le frasi in corsivo sono citazioni da “Romeo e Giulietta”.
Grazie a chi legge.

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Capitolo 2
*** Atto secondo ***


Chi sarà il misterioso uomo biondo che porterà un raggio di sole nella vita di Gloria Baker? Sorpresa, sorpresa…
 
 
ATTO SECONDO
 
Scena prima - Monza, autodromo
 
Prima di voltarsi, Vanessa Warfield lanciò un’ultima lunga occhiata verso i box che erano stati assegnati ai piloti delle altre squadre.
Immobile, silenziosa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, come in attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato nemmeno stavolta.
Aspettò un altro istante e poi si strinse nelle spalle, le labbra premute in una linea amara.
Niente.
Da quella corsa, due mesi prima, Brad Turner non le aveva mai più rivolto la parola e lei… figurarsi se avrebbe potuto essere lei a cercarlo!
Eppure… eppure alla fine di quella gara, nonostante vincere fosse sempre stata l’unica cosa che voleva davvero, ecco… alla fine di quella corsa del trofeo dorato che aveva tanto desiderato stringere tra le mani non le importava quasi più niente.
Salire finalmente sul podio tra la gente che acclamava il suo nome, vincere, vincere una buona volta! Quanto l’aveva desiderato!
E poi era arrivato lui, le aveva parlato in un modo che non aveva mai conosciuto prima e tutto era improvvisamente cambiato. Possibile che fosse… che cosa? Interessato a lei? Attratto? O forse solo incuriosito?
Le sfuggì un sospiro.
Quel ragazzo pareva davvero sincero, le sue parole erano state così… emozionanti. E dolci, anche. Ecco, il genere di cose che una come lei si era sempre sentita in dovere di disprezzare e che invece, d’un tratto, le rubavano inaspettati e quasi inconsapevoli  sorrisi.
Aveva ripensato almeno un milione di volte a quei brevi momenti, senza mai venirne a capo davvero.
A che gioco stava giocando con lei? Era stato veramente solo un gioco? Evidentemente era così.
Si strinse nelle spalle. 
Sbuffò, avvicinandosi lentamente a Manta.
L’amore…
L’amore una coserella tenera?
Più ruvida, più aspra, più violenta
non ce n’è alcuna… E punge come spina.
Scosse con energia la chioma fiammante e salì a bordo.
Basta!
Se l’amore è sì ruvido con te
siilo tu altrettanto con l’amore,
e rendigli puntura per puntura:
alla fine vedrai che l’avrai vinta…
Basta, datemi adesso un qualcosa
dove poter nascondere la faccia.
Indossò la sua M.A.S.K.
Ecco: una maschera su un’altra maschera…mormorò.
 
***
 
Dalla sera prima, Gloria Baker continuava a sentirsi strana. Agli amici era apparsa distratta, sfuggente. Lei, invece, aveva la sensazione di muoversi all’interno di una bolla che le restituiva tutte le sensazioni come attutite; quando qualcuno parlava, le sembrava che la sua voce le arrivasse da un luogo infinitamente lontano.
Inutile a dire che la notte non aveva chiuso occhio: la tensione della gara, avrebbero detto gli altri. Eppure lei sapeva che non era così.
A voler essere sinceri non erano nemmeno le bizzarre parole della zingara, che tuttavia ancora le risuonavano nelle orecchie…no, era quella strana sensazione - un formicolio, un brivido, l’attesa di qualcosa che neanche sapeva esattamente di stare aspettando - che l’attraversava dal momento in cui aveva sfiorato la statua di Giulietta.
Ed erano improvvisi rossori, sospiri immotivati, un’ansia incessante che non riusciva a spiegare.
Il suo corpo, la sua mente, l’intera anima sua vibrava, fibra a fibra, nell’attesa.
Dusty Hayes le passò accanto e le sfiorò la spalla.
“Sei pronta?” sorrise - il suo solito sorriso smagliante ­­­- “Tra poco si comincia!”.
La ragazza annuì, senza aver davvero prestato attenzione. 
Avanzò, come in sogno, tenendo la sua M.A.S.K. sotto il braccio.
 
***

A Floyd Malloy la sua nuova maschera non piaceva proprio per niente: Buckshot - l’aveva ripetuto un miliardo di volte, ma Mayhem non l’aveva nemmeno ascoltato - era semplicemente fantastica, l’aveva usata per tanto di quel tempo che per lui era diventata quasi una faccia di riserva.
Magari pure meglio dell’originale, avrebbe detto quel gran bastardo di Rax.
Il ragazzo sbuffò, sistemandosi meglio il casco nero e blu che gli lasciava scoperta solo la parte inferiore del viso.
Anche quella corsa, c’era da giurarlo, stava partendo col piede sbagliato; anche quella corsa, già ne era certo, sarebbe andata a finire come al solito.
M.A.S.K. sul podio e loro nella polvere.
Lui lo sapeva, tutti lo sapevano. I soli che parevano non saperlo erano Myles Mayhem e quell’ampolloso grassone del fratello.
Floyd scosse la testa.
Sempre più spesso, da qualche tempo a quella parte, si sorprendeva a desiderare di mollare tutto: andarsene via, farla finita con quella vita del cavolo. Trovarsi un lavoro, un lavoro vero, e magari una ragazza… una da poter guardare davvero negli occhi, senza indossare nessuna maschera.
A un tratto si fermò, come incantato.
“Ehi!”.
Si voltò verso il meccanico intento a sistemare le gomme della sua moto. Indicò il pilota fermo accanto alla Porsche 928 bianca.
“Chi è quella ragazza?”.
“Mi dispiace, signore, non lo so” rispose quello, un istante prima di allontanarsi.
L’agente di Veleno non riusciva a smettere di fissarla.
Ha mai amato il mio cuore finora?
Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo,
perch’io non ho mai visto
vera beltà prima di questo giorno.
D’un tratto Bruno Sheppard lo spinse di lato con violenza, facendolo vacillare.
“Togliti di mezzo, idiota!” ruggì “Muoviti, manca poco alla partenza”.
E Floyd si mosse, sì, ma nella direzione sbagliata.
Attraversò a grandi passi, come spinto da una mano invisibile, il tratto che lo separava dagli altri box.
Guardò ancora una volta la giovane donna che, inconsapevole, se ne stava in piedi accanto al suo veicolo. Immobile, in mezzo al via vai frenetico di tecnici e piloti in preda all’adrenalina.
Come se stesse aspettando qualcuno, non poté fare a meno di pensare.
Le arrivò alle spalle e, non visto, le prese la mano.
Lei a quel contatto sussultò e si voltò di scatto, ma non ritrasse.
Il ragazzo biondo cominciò a parlare, sorprendendosi sempre più delle parole che gli uscivano dalla bocca.
Era come se qualcuno dentro di lui stesse recitando a memoria una poesia, una poesia bellissima, usando la sua voce. La sua solita, stupida, insignificante voce.
Che invece adesso pareva di velluto.
Se con indegna mano
profano questa tua santa reliquia
(è il peccato di tutti i cuori pii),
queste mie labbra, piene di rossore,
al pari di contriti pellegrini,
son pronte a render morbido quel tocco
con un tenero bacio.
Gloria Baker fissò prima le loro mani intrecciate e poi il volto dell’uomo di fronte a lei, quasi del tutto nascosto da una maschera che non aveva mai visto prima.
Chi era? Amico o nemico?
In un altro momento - in un’altra vita, o forse solo fino al giorno prima -  i suoi sensi acuti le avrebbero ordinato di stare in guardia, di capire con chi aveva a che fare prima di aprir bocca.
Invece le uscì dal petto una voce che era la sua, ma allo stesso tempo proveniva da regioni infinitamente lontane e dimenticate.
Pellegrino,
alla tua mano tu fai troppo torto,
ché nel gesto gentile essa ha mostrato
la buona devozione che si deve.
Anche i santi hanno mani, e i pellegrini
le possono toccare…
Sorrise.
Incredibilmente, sorrise a uno sconosciuto.
Sorrise, mentre il suo cuore d’improvviso batteva più veloce.
Sorrise. E le parve di averlo fatto per la prima volta in vita sua. 
“I santi non hanno labbra?” domandò l’uomo mascherato.
Sì, pellegrino, ma quelle son labbra
ch’essi debbono usar per la preghiera.
La bocca dell’uomo, sottile e pallida, s’increspò appena.
E allora, cara santa, che le labbra
facciano anch’esse quel che fan le mani:
esse sono in preghiera innanzi a te,
ascoltale, se non vuoi che la fede
volga in disperazione.
Un altoparlante annunciò stridulo che mancavano tre minuti alla partenza, ma nessuno dei due piloti si affrettò verso il proprio veicolo.
I santi, anche se accolgono i voti di chi prega, non si muovono” disse Gloria a mezza voce.
L’uomo, senza smettere di guardarla, si chinò su di lei.
Era alto, atletico e dalla parte superiore del casco spuntava una ciocca di capelli biondi.
Le parole della zingara risuonavano adesso limpide come cristallo nella sua testa.  
E allora non ti muovere” mormorò lui, avvicinandosi di più “fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera”.
La baciò piano, timidamente, e mentre la teneva tra le braccia la sentì tremare.
Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato” sussurrò, staccandosi da lei, il fiato mozzo dall’emozione.
Gloria si sorprese di riuscire a parlare.
Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!” disse con voce appena udibile.
L’uomo sorrise, stavolta più apertamente.
E rendimelo, allora, il mio peccato…” disse, attirandola di nuovo a sé.
La baciò di nuovo.
Un bacio lungo, appassionato e dolcissimo.
Quando si separarono, erano entrambi senza fiato.
Lo spietato altoparlante gracchiò di nuovo: solo un minuto al via.
Il pilota mascherato fece un passo indietro.
Gloria abbassò lo sguardo, il respiro ancora affannoso.
“Miss Baker…”.
 La voce alle sue spalle la fece voltare di scatto.
“Il signor Trakker la sta cercando” disse la giovane hostess vestita di rosso. 
Per l’americana fu come svegliarsi da un sogno. Si riscosse e, senza guardarsi indietro, si allontanò svelta.
Floyd invece fermò la hostess dai capelli color platino che a sua volta stava andando via.
“A che squadra appartiene quel pilota?” le chiese.
“Il suo veicolo è quello” replicò lei, indicando la Porshe bianca “è del team M.A.S.K.”.
Sotto la maschera, l’uomo sgranò gli occhi per lo stupore. Dovette impallidire di colpo, perché la ragazza gli rivolse un’occhiata interrogativa e gli chiese se stesse bene.
Lui annuì, incapace di rispondere per lo shock.
 
***
 
Sulla linea di partenza il rombo dei motori che si scaldavano era così assordante da rendere quasi impossibile parlare.
E come se non bastasse, il conto alla rovescia era iniziato. 
DIECI
Gloria, però, ardeva dalla curiosità.
Per fortuna, l’auto di Brad era proprio accanto alla sua.
NOVE
“Devo chiederti una cosa” gridò all’indirizzo dell’amico.
OTTO
Quello annuì.
La ragazza indicò il pilota con la maschera nero-blu che scintillava al sole, qualche fila più in là.
SETTE
“Chi è quel tipo?” urlò “Non l’ho mai visto prima!”
SEI
Sorprendendola, il musicista scoppiò in una fragorosa risata.
CINQUE
“Davvero non l’hai riconosciuto?”
QUATTRO
“Ma è Floyd Malloy!” gridò, per coprire il ruggito dei motori.
TRE
DUE
UNO
PARTENZA!!!
Con un alto boato i veicoli sfrecciarono, tutti all’unisono, lasciandosi dietro una nuvola di polvere che salì fino al cielo.
Tutti tranne uno.
 
Note&credits: le frasi in corsivo sono ancora citazioni da Romeo e Giulietta. Vanessa si riferisce alla scena dell’episodio Cliff Hanger - che ha fatto sognare generazioni di fans - in cui Brad fa il cavaliere, si congratula con lei e le apre la portiera strappandole un sorriso. Infine, per orientarsi in questa storia dovete ricordare che Gloria non è mai apparsa nella serie delle gare, per cui ho immaginato che per lei questa fosse la prima e che il team di Veleno non l'avesse mai vista in faccia

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