Zòon

di Belinda Nero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ariete ***
Capitolo 2: *** Toro ***
Capitolo 3: *** Gemelli ***
Capitolo 4: *** Cancro ***
Capitolo 5: *** Leone ***
Capitolo 6: *** Vergine ***
Capitolo 7: *** Bilancia ***
Capitolo 8: *** Scorpione ***
Capitolo 9: *** Sagittario ***



Capitolo 1
*** Ariete ***


Ai dodici segni zodiacali d'occidente è associata una simbologia classica: dimenticatevela! Questa raccolta vi presenta un'astrologia come non l'avete mai letta.. 
Un gruppo di personaggi, ognuno con le sue caratteristiche fisiche e psicologiche; rapporti d'amore e di amicizia in una storia dai pairing più assurdi: e non ascolterete più l'oroscopo allo stesso modo!

Nota:
Fra gli avvertimenti ho inserito la voce "incompiuta",  poiché la raccolta non è destinata a trovare una conclusione: le avventure dei dodici segni zodiacali potrebbero andare avanti per eoni, suppongo :) e dunque ci sarà sempre un nuovo capitolo da aggiungere.
Attualmente la raccolta è aggiornata con regolarità. Grazie delle vostre recensioni!




Ariete


Ariete era nato un pomeriggio soleggiato di primavera, accarezzato da un mite soffio d'aria profumato di fiori.
Era cresciuto nel giro di pochi secondi e quando compiaciuto si era osservato allo specchio, aveva notato nell'immagine riflessa un corpo sensuale.
Possedeva dei pettorali scolpiti e degli addominali ben delineati. La sua pelle era tinta di scuro, come se il dolce caramello gli fosse scivolato addosso e avesse impregnato di sé le sue cellule.
Aveva occhi profondi e fieri, scuri come i capelli mossi. Sulla testa spiccavano delle corna caprine, arricciate nella curiosa forma di spirale.
Anche se non sorrideva, la sua bocca esprimeva soddisfazione ed orgoglio per quanto osservava.
In mano stringeva una spada: credeva che non ci fosse al mondo un altro segno coraggioso ed abile come lui nella lotta corpo a corpo.
A quel tempo, Leone non era ancora nato.
Con il passare degli eoni, Ariete cominciò occasionalmente ad ingaggiare scontri senza un reale perché. Abbassata la testa ed accantonata spada e lucidità, caricava il suo obbiettivo e gli correva addosso con una tale furia da frantumare in polvere qualsiasi cosa avesse scatenato la sua ira; tuttavia non era solo un brutale guerriero. Ariete possedeva la capacità di affascinare i suoi interlocutori con una dialettica incisiva e carismatica. Si beava dello sguardo ammirato di chi lo circondava e quanta gloria ne otteneva!
Era un amante focoso ed ingestibile: scopava senza delicatezze e sfondava senza complimenti.
Ad Ariete non interessava altro che il proprio piacere.
A quel tempo, Bilancia non era ancora nata.

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Capitolo 2
*** Toro ***


Toro


Toro si era dimenticato la prima volta in cui aveva visto la sua immagine riflessa in un laghetto.
Certo si era piaciuto, ma non aveva prestato molta attenzione ai dettagli del suo corpo, alla bocca carnosa che era il vero vanto del suo viso quadrato, a quegli occhi verdi che ricordavano il colore della terra feconda dove l'erba vi cresce rigogliosa. Aveva scrutato con superficialità le corna appuntite sulla testa, il fisico possente e la pancia prominente. Non era bello quanto Ariete, ma lo superava decisamente in altezza.
Era una gigante placido. Passava molto tempo a dormire all'ombra di qualche albero ed altrettanto a mangiare cose squisite. Gradiva i frutti più dolci e le verdurine novelle. Scoperta la carne, ne divenne un esperto e ben presto si vantò di essere il miglior cuoco mai nato. Con il tempo la voce si sarebbe estesa e nessuno sarebbe riuscito a contraddirlo.
Toro aveva le mani fatate: così grandi eppure così abili in tutte le (poche) attività a cui si dedicava tra un pisolino e l'altro.
In vita sua non si era mai arrabbiato e non comprendeva come Ariete potesse essere tanto battagliero: che motivo c'era di arrabbiarsi quando il cielo era stupendo e la natura forniva così tante buone cose da assaggiare?
Non conosceva ancora di sé il lato più avaro ed egoista.
All'epoca Pesci non era ancora nato.  

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Capitolo 3
*** Gemelli ***


Gemelli


I Gemelli avevano visto la luce nelle prime ore dell'alba, quando la foschia si dissolve e il cielo si tinge dapprima di violetto, poi di rosa ed infine di arancio vivo ed energico.
Ecco com'erano loro: pura carica vitale, pronti a sorridere fin dal principio della loro esistenza.
Erano in due, lo stesso sesso maschile. Gli era bastato guardarsi per capire che si piacevano ed abbracciarsi, salvo poi litigare per stabilire chi dei due fosse nato per primo. E poi per decidere a chi spettasse la prima poppata. Ed il primo vestitino. Ed il primo gioco. E così via, in tutte le cose.
Potevano discutere accanitamente per ore fino a smettere di parlare all'unisono e scoppiare a ridere. In fondo che utilità aveva tenere il muso quando c'erano tante cose più divertenti da fare? Ad esempio infastidire Ariete e Toro. In questo si rivelarono da subito bravissimi.
Non erano che due ragazzetti biondi che non sarebbero più cresciuti in corporatura, dall'espressione vivace e dallo sguardo azzurro accattivante: eppure sapevano far inferocire Ariete, già di suo così accaldato. Oppure pizzicare i rotolini sui fianchi di Toro, finché lui irritato non sbuffava forte dalle grosse narici. 
Sapevano però farsi adorare l'attimo dopo, quando entrambi si precipitavano fra le braccia dei due uomini per domandare scusa, godersi il perdono e le coccole che ne conseguivano. Erano due demonietti, vestiti da candidi angioletti immacolati.

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Capitolo 4
*** Cancro ***


Cancro


Cancro era sempre stato palliduccio, di quel colore che è il latte e la Luna. In effetti per Cancro niente era più buono del latte e niente più bello della Luna che amava contemplare per ore ed ore, finendo con il stravolgere il ciclo naturale del sonno e dormire di giorno anziché di notte. Si era abituato a vivere in simbiosi con lei e ben presto, appena si era reso conto di esserne capace, aveva preso in mano una stilo e decantato su un foglio tutte le sue beltà. Da quel momento Cancro si era rivelato un poeta ispirato ed evocativo, capace di struggere il cuore e far innamorare le persone. Con il suo blocco perennemente sotto il braccio e la penna dietro l'orecchio, Cancro passava dallo scrivere al recitare le sue opere come un provetto attore.
Raramente Ariete lo ascoltava e Toro era sempre troppo impegnato tra le sue coltivazioni biologiche e i pentolami, ma i vivaci Gemelli trovavano con Cancro l'unico momento di pace da una vita sempre all'insegna dello scherzo e del berleffo.
Lui declamava i suoi versi ed ecco loro sdraiarsi sul morbido terriccio di un prato, pancia sotto e viso tra i palmi delle mani, con le gambe alzate indietro per farle dondolare nell'aria a ritmo dell'opera di Cancro che era sempre diversa, a volte epica, a volte melodrammatica. Il tutto illuminato dai flebili bagliore lunari, si intende.
Cancro era un bel giovane, con i capelli rossicci e le lentiggini sulle guance smunte. Aveva uno sguardo malinconico, una bocca serica e la strana abitudine di muoversi lateralmente se concentrato nei propri pensieri. Possedeva una delicata aurea di beltà che ancora nessuno riusciva davvero ad apprezzare.
All'epoca Vergine non era ancora nata.

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Capitolo 5
*** Leone ***


Leone


Fin da bambino Leone era sempre stato soggetto al mal di gola.
Come noto, spesso l'abitudine si instaura quando alcune cose si ripetono nel tempo: così Leone aveva fatto il callo al fastidioso bruciore divenuto compagno di vita.
Il vigoroso uomo non era affatto debole di salute ed anzi, godeva di un fisico robusto e potente. I suoi muscoli erano pompati e ben più grossi di quelli di Ariete; la sua statura riusciva benissimo a competere con il grande Toro. Era chiaro di pelle ma al sole tendeva al dorato, con due occhi grandi e vivaci del colore del bronzo lucido.
Si presentava come un adulto fatto e finito, dal temperamento saldo e determinato. 
Niente avrebbe fatto intendere quanto fosse dominato dall'orgoglio.. se non appunto il suo mal di gola: camminava sempre a testa alta, troppo alta per evitare quelle perfide correnti d'aria che battevano sul suo gozzo. Inutile che si avvolgesse un poco con la sua criniera fulva, gonfia e vaporosa! Le ispide ciocche che ricadevano sulle sue spalle non erano abbastanza fitte per proteggerlo a sufficienza.
Leone aveva conosciuto per primo Toro e fin da subito con lui aveva instaurato un bel rapporto perchè il gigante raramente contraddiceva le sue affermazioni. Nei giovani Gemelli, Leone aveva trovato dei compagni di giochi inimitabili, divertenti ed allegri, capaci di apprezzare le sue battute non spesso troppo divertenti. Cancro invece aveva quasi un adorazione per lo splendido Leone che considerava il perfetto rappresentante del Sole, fratello della sua amata Luna. 
Solo con Ariete le cose sfuggirono di mano: bastò un'unica e sola occhiata. Erano due uomini fatti per stimarsi e sfidarsi. La lotta si innescò nell'immediato e in quella battaglia senza fine entrambi i contendenti si sentirono soddisfatti. Avevano trovato il valido avversario alla loro furia impetuosa.. Ed Ariete smise di ripetere troppe volte quanto fosse il migliore nello scontro corpo a corpo.

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Capitolo 6
*** Vergine ***


Vergine


Quando il primo fiocco rosa ornò la volta dello Zodiaco, tutti i segni accorsero nella sesta casa in cui già si inspirava un profumo di roselline e gelsomino.
La bambina si dimenava nella culla, agitando il suo sonaglino e riservando sorrisoni a chiunque si affacciasse al bordo del suo lettino per osservarla. Era bella come un fiore appena sbocciato, con una boccuccia a cuore, due occhioni color miele e capelli biondi come il grano: Vergine.
Crescendo divenne la beniamina degli altri segni: tutti, a loro modo, tentavano di compiacerla. Chi con giocattoli, come i Gemelli, che a lei cedevano i loro pupazzi di infanzia, chi con torte sempre più grosse e farcite, come il Toro, chi tirandola sulle spalle e facendola volteggiare a toccare l'intero universo con un dito, come l'Ariete che impazziva letteralmente per la fanciulla.
Lei crebbe. La sua natura dolce e comprensiva acquisi forza e si rivelò arguta, capace di importanti decisioni. Divenne tuttavia anche pignola e precisa, intransigente ed occasionalmente spocchiosa. 
Amava circondarsi di libri e trattati di cui apprezzava i temi complessi. Si rivelò un'ottima allieva ed una bravissima interlocutrice, seconda soltanto ad Ariete in dialettica. Il povero Leone non riusciva a comprendere neppure lontanamente i suoi discorsi impegnati: quanto si annoiava la donna a ripetere i concetti, magari persino con un linguaggio più semplice che nella sua colta bocca stonava irrimediabilmente!
Con il tempo Vergine divenne una donna splendida a cui bastava socchiudere gli occhioni per incantare chiunque. Inutile sottolineare come gli uomini facessero a gara e lotta per accappararsi i suoi favori.
Eppure come troppe volte accade, l'oggetto dell'attenzione della fanciulla era proprio l'unico che di lei si curava poco: Cancro.
Lei era affascinata dalla sua sensibilità che le toccava il cuore e la faceva fremere: ai suoi occhi era l'unico all'altezza delle sue capacità intellettuali e per questo suo compagno ideale. Ne amava persino i tratti delicati, il rosso dei suoi capelli e quelle amabili lentiggini. Lui non la guardava neppure. Quando nel cuore della notte Vergine si avvicinava a Cancro per iniziare con lui una nobile conversazione, il ragazzo non distoglieva mai lo sguardo dalla sua amata Luna o dal suo blocco. Come soffriva la bella Vergine..

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Capitolo 7
*** Bilancia ***


Bilancia


Al cadere leggiadro e silenzioso della prima foglia d'autunno, nacque Bilancia.
Non era che una ragazzina longilinea quando si scoprì affetta da una morbosa passione per gli orologi ticchettanti, i piatti delle libre ed i bilanci mensili. Aveva una naturale propensione per i numeri che le impegnavano la testa di calcoli matematici.
Amava il risparmio e la paghetta settimanale che riusciva sempre ad estorcere al generoso Leone, ma non altrettanto all'avaro Toro che dei soldi aveva bisogno per acquistare nuove delizie da cucinare.
Con i Gemelli, Bilancia non riuscì a saldare un buon rapporto: era infastidita dai loro scherzi e da quell'infantile prodigalità che mal si accostava alla sua mente tutta schematica, incapace pure di apprezzare l'alta lirica di Cancro.
Un bel giorno incontrò la splendida Vergine e rimase folgorata dalla visione: dunque oltre alla matematica esisteva anche la bellezza!
Bilancia divenne un'esteta convinta e cominciò ad apprezzare il "bello" nelle sue forme più varie. Poteva essere un albero. Un fiore. Un colore. Una ciocca di capelli. O dei pettorali ben definiti, come quelli di Ariete.
Ariete era tutto ciò che Bilancia avrebbe potuto mai desiderare e chiedere in risposta alle sue preghiere. Era aitante, di una bellezza unica da mozzare il fiato.
Purtroppo, per quanto Bilancia spremesse quelle sue meningi machiavelliche per farsi notare, Ariete non si accorgeva di lei che era una silenziosa giovane dai capelli castani, con smunti occhi grigi ed un fisico asciutto quanto una tavola di noce; e non possedeva certo né la grazia né la femminilità di Vergine, su cui il focoso Ariete sbavava copiosamente. 
Bilancia però era caparbia. E non si arrese.

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Capitolo 8
*** Scorpione ***


Scorpione


Era nato in un antro buio ed umido, Scorpione. E gli piaceva starci.
Per molto tempo rimase lì, al sicuro, in quel grembo stretto ed angusto che lo avvolgeva e proteggeva, senza desiderare altro che riflettere sulla caducità della vita.
Si convinse che ciò che c'era "fuori" non poteva essere reale. Era diffidente e restio a farsi coinvolgere dal vociare allegro che percepiva giungere dall'esterno: "sono tutte illusioni" si diceva "effimeri miraggi di una Natura crudele e tenebrosa che avvince lo spirito e lo incatena". 
Scorpione era un filosofo pessimista ed anche quello gli stava bene. E conosceva solo due idee, quelle sbagliate e le proprie.
Un giorno però ebbe un colpo di genio: e questo gli giunse dall'alto, schiantandosi forte contro la sua testa.
"Ahi!" si lamentò ed allora guardò verso il cielo che fino a quel momento non si era mai curato di osservare: non riuscì a scorgerlo, poiché in alto un uomo si era frapposto tra lui ed il limpido azzurro.
"E tu chi saresti?" gli domandò quell'uomo con voce greve.
"Io sono colui che mi si crede" replicò pronto Scorpione che sul tema dell'identità aveva molto ragionato.
"E cosa ci fai dentro un pozzo?" continuò a domandare l'uomo.
"Ci sto, perché il "fuori" è un'illusione".
"Ma io non sono un'illusione" replicò l'uomo che altri non era che Toro, un tipo molto pratico e poco affine a certi voli mentali "e nemmeno il secchio che ti è caduto in testa è un'illusione!" ribatté convinto. A Toro serviva dell'acqua per mettere sul fuoco la pentola a pressione con dentro la cena; non uno strampalato dentro un pozzo. 
Fu così che Scorpione realizzò la tangibilità del mondo esterno..e non gli parve poi tanto male.
Cominciò ad esplorare la natura, avventurandosi fuori dal nascondiglio solo di notte, mantenendo un atteggiamento guardingo nei confronti degli altri personaggi che popolavano quell'incontaminato mondo.
Seppur Bilancia ed i Gemellini fossero affascinati dall'inquietante personaggio, fu Cancro a rimanerne più attratto. Scorpione era sulla quarantina: aveva capelli brizzolati, occhi magnetici, cupe occhiaie e mascelle punteggiate da una barba incolta; e soleva indossare lunghi mantelli di velluto per nascondere allo sguardo la propria lunga ed appuntita coda velenosa.
Per Cancro, Scorpione era l'incarnazione del romantico e maledetto: così, in suo onore compose un carme.

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Capitolo 9
*** Sagittario ***


Sagittario


Ultimo della nidiata di fuoco, Sagittario era un giovanotto spensierato ed indipendente con occhi chiari come l'acqua e capelli biondo scuro. Aitante ragazzaccio con un arco sempre in mano ed una faretra piena di dardi appesa alla schiena, soleva corrersene aggiro per la maggior parte del tempo oppure pungolare l'orgoglio dei suoi fratelli, Ariete e Leone sempre impegnati a battagliare tra loro. Per Sagittario lo scontro era un'inutile perdita di tempo! Quante cose meritavano piuttosto la sua attenzione, quante prede la sua precisione con la freccia e quante terre inesplorate dovevano ancora essere solcate e battute dal suo intrepido gusto per l'avventura! 
Sagittario non era assolutamente in grado di starsene fermo un minuto, con le mani in mano: per lui sarebbe equivalso a morire. Il tedio era quanto più detestava nell'universo e raramente dormiva, crollando piuttosto al suolo se privo di energie.
Era convinto la vita fosse un frutto succoso da addentare con passione: una visione abbastanza simile a quella dei due fratellini, i Gemelli, con cui condivideva entusiasmo e voglia di giocare. Loro tre divennero presto inseparabili e quando Sagittario galoppava nelle praterie, loro sempre cavalcavano la sua groppa, aggrappati con le mani alle sue ciocche.

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