Feelings that we hide.

di LittleHarmony13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ~ Quanti ne hai amati prima di me? ***
Capitolo 2: *** 1. Aiuti non richiesti. ***
Capitolo 3: *** 2. Discussioni accese. ***
Capitolo 4: *** 3. In una stanza polverosa di una biblioteca. ***
Capitolo 5: *** 4. Tempo di decisioni. ***
Capitolo 6: *** 5. Incomprensioni e rimedi. ***
Capitolo 7: *** 6. Vuoi scommettere? ***
Capitolo 8: *** 7. Tentazioni. ***
Capitolo 9: *** 8. Soddisfazioni e delusioni. ***
Capitolo 10: *** 9. Hai mai...? ***
Capitolo 11: *** 10. Opera d'arte. ***
Capitolo 12: *** 11. Quella volta in cui ho fatto da babysitter. ***
Capitolo 13: *** 12. Regali inaspettati. ***
Capitolo 14: *** 13. Buon anno nuovo, amore mio! ***



Capitolo 1
*** Prologo ~ Quanti ne hai amati prima di me? ***


Avvertenze: Il rating della storia al momento è arancione. Non dovrebbe contenere niente di scabroso o particolarmente spinto, ma per varie esigenze, forse nei prossimi capitoli il rating potrebbe passare a rosso. 
Detto questo, buona lettura! E' la mia prima storia nel Fandom e spero che vi piaccia.

 






Feelings that we hide

 





Prologo

 

Quanti ne hai amati prima di me?”
“Nessuno.”

E quanti ne hai amati dopo di me?”
“Nessuno.”

Tristano e Isotta (Movie Version)


 

 

Harry's Pov




Novembre 2015, Oxford, Inghilterra.

Odio, odio, odio dover fingere un orgasmo.
Non c'è niente di più fastidioso che stare con una persona e dover mentire. Sono una persona molto onesta, e mi sento già in imbarazzo quando devo mentire a Matty sulle piccole cose, come quando gli dico che mi piace davvero molto il suo porridge, e giuro che non c'è niente di più insipido del porridge di Matty, quindi figuriamoci in queste occasioni.
Matty è il mio ragazzo da ormai tre anni, ed io lo amo. E' la prima persona in assoluto che è riuscita a conquistare il mio cuore, in tutti i modi in cui si può conquistare il cuore di una persona. L'ho visto per la prima volta ad un concerto amatoriale della band di cui è il cantante, i Drive Like I Do. I miei amici mi avevano trascinato, ed io non ero molto sicuro di andare, visto che non sono il tipo da locali affollati. Ho subito notato il sorriso smagliante e la personalità carismatica di Matty, e attraverso varie conoscenze, sono riuscito a parlare con lui, e ad avere il suo numero. Cioè lui mi ha chiesto quasi subito il numero, ed io sono stato più che felice di farglielo avere.
Non so se sapesse dai miei amici che ero omosessuale, o se semplicemente è andato a caso e ha sperato per il meglio. Conoscendolo, propendo per la seconda. Sorrido al ricordo, perché mi fa tenerezza.
Io sono più piccolo di Matty di cinque anni, e quando ci siamo conosciuti ne avevo diciannove, mentre lui ventiquattro. Si divertiva molto a credere di essere l'uomo vissuto, fra i due, ed io glielo lasciavo pensare, mentre in realtà avevo già avuto le mie esperienze. Matty non è stata la mia prima volta. Avevo già avuto rapporti, sia con uomini che con donne. Volevo provare tutto prima di scegliere, diciamo così.
E così è stato, fino a quando ho capito che non avevo nessun interesse ad intrattenermi con il genere femminile. Non mi sentivo attratto da loro, e vedevo le ragazze come potenziali amiche. Infatti la mia migliore amica è una donna, e l'ho baciata.
Può sembrare strano, ma volevo essere davvero sicuro delle mie inclinazioni sessuali, quindi ho chiesto alla persona a cui volevo più bene al mondo di baciarmi. Baciare Gemma, mia sorella, sarebbe stato altrettanto eccitante, quindi ho deciso che avrei adorato le donne, ma solo da lontano e con pochi contatti fisici. Non che non fossi stato a letto con una donna, perché lo avevo fatto, ma era stato nel periodo di indecisione più totale, quello in cui ogni cosa mi sembrava eccitante, quindi quello non conta.
Quando ho incontrato Matty avevo già preso questa decisione ormai da un annetto, ed ero pronto per una relazione seria. Lui mi trattava bene, ed io lo volevo immensamente. Lui per me era un Dio, un Dio in carne ed ossa. Con i suoi capelli neri, ricci e così lunghi da coprirgli gli occhi, e con la sua passione per le camicie strane, che condividevamo, mi sembrava l'essere più meraviglioso della terra. E per qualche fottuto scherzo del destino, io lo ero per lui. Ci siamo baciati per la prima volta dopo il nostro terzo appuntamento, e le sue labbra sapevano della birra che aveva bevuto a cena. Da quel momento la birra ha assunto per me una forte accezione erotica, e mi piace davvero tanto il suo sapore.
Solo che anche stasera, mentre Matty si sta spingendo delicatamente dentro di me, e mi bacia con molta passione, le sue labbra sanno di birra.
E stasera questa bevanda non fa l'effetto desiderato.
Dal punto di vista sessuale siamo sempre andati benissimo, ho avuto i migliori rapporti della mia vita con lui, e sicuramente i più soddisfacenti.
Nell'ultimo periodo, però, faccio fatica a eccitarmi. Spero che sia un problema passeggero, e presuppongo che sia colpa mia, visto che sono molto stressato per la mia tesi. Quest'anno mi laureerò, ma il traguardo mi sembra molto lontano, visto che sono molto indietro con la tesi. Frequento il terzo anno di lettere ad Oxford, una delle università più prestigiose al mondo (come abbia fatto ad entrarci è una domanda che ossessiona sempre anche me), e il tema che ho scelto per il mio estratto finale sono le coppie letterarie più famose, e le differenze e le somiglianze che si trovano fra queste.
E non posso crederci di starci pensando adesso.


 

Stavo lavorando al mio computer portatile, al tavolino dell'appartamento che ormai condivido con Matty da due anni, quando ho sentito le labbra del mio ragazzo stuzzicarmi la pelle sotto l'orecchio. A cose normali avrei mollato tutto e avrei reagito subito ai sottintesi di Matt, ma stasera avevo cercato di rifiutare, finché lui non mi aveva accusato di non avere più tempo per lui per colpa della tesi, e allora, mosso dal senso di colpo, avevo ceduto.
Solo che adesso non mi sembra una buona idea. Sono turbato, perché non sento minimamente nessun tipo di desiderio. Sto producendo vari mugolii in momenti precisi, in cui a cose normali, probabilmente li avrei fatti, così da non far sembrare strano quello che sta succedendo, ma sono preoccupato. Non sono mai andato in bianco, mai, neppure quando ho avuto rapporti con delle donne.
Mi sdraio a pancia in già per evitare che Matty veda quello che succede (o meglio che non succede).
Matty scende a mordermi leggermente una spalla, e produco di nuovo quel fastidioso e fintissimo gemito.
“Tesoro, Dio, ti volevo così tanto.”
Come si risponde ad una cosa del genere? Non lo so, quindi sto zitto, e uso il mio corpo per far pensare al mio ragazzo che adori quello che sta facendo. In realtà nella mia mente sto pensando a quante pagine mi manchino per arrivare alla fine della tesi.
Il mio pensiero è interrotto dal tremore del corpo di Matty, segno che sta per raggiungere il piacere. Allunga una mano verso le mie cosce, probabilmente per toccare con mano il presunto risultato delle sue fatiche. Risultato che però non troverebbe. In preda al panico fermo la sua mano e me la porto alle labbra. Dopo averci lasciato un timido bacio gli dico: “Voglio... voglio farlo io!”
Matty annuisce, più eccitato che stranito dalla mia richiesta. Col respiro affannoso mi soffia in un orecchio: “D'accordo, sporcaccione!”
Mi stringe leggermente una natica e poi lo sento riversarsi dentro di me.
Prendo quel momento come buono per dare al mio corpo dei finti comandi. La mia voce ed il mio corpo propongono suoni e movimenti che non avevano nessuna intenzione di fare, ed io mi sento in colpa.
Sono solo vagamente consapevole di Matty che esce da me, e mi lascia un bacio sul collo.
“Sei sempre bravissimo, e ti amo piccolino!”
Sempre più in colpa, non lo guardo negli occhi quando gli rispondo: “Ti amo anche io, uragano ambulante.”
Ride e mi scompiglia i capelli. Io vorrei morire.
Ho già detto che odio fingere un orgasmo?


 

 

Matty si addormenta accanto a me, senza neppure rivestirsi, mentre io mi rimetto i boxer alla velocità della luce. Forse sono giusto un tantino in imbarazzo per quello che è successo, anche se Matt non sembra essersi accorto di niente. La situazione mi scoccia, e nemmeno poco, perché non so da cosa dipende, e vorrei poter fare tutto ciò che è in mio possesso per poter vivere la mia relazione in modo sano. Forse dovrei parlarne con Matty, ma nonostante io lo ami e lui ami me, sento una sorta di barriera che mi fa provare imbarazzo nel parlargliene.
Ho paura di star diventando impotente, alla veneranda età di ventidue anni, ma capisco subito dopo che è un ragionamento stupido. Fino ad un mese fa tutto funzionava a meraviglia. E quando dico “a meraviglia”, intendo veramente “a meraviglia”.
Scocciato, sbuffo e giro la testa verso il comodino. Una pila di libri sembra farmi l'occhiolino, desiderosi di ricevere le mie attenzioni. Loro sì che hanno il mio completo interesse . Sto lavorando alla tesi giorno e notte da un mese a questa parte.
Problema risolto, sembra suggerirmi il mio cervello. Beh, forse è per questo che ho i problemi che ho, perché perdo troppo tempo a ragionare dietro a questo saggio, invece che alla mia relazione.
Ironico, la mia tesi si basa su le differenze e le similitudini fra le varie storie d'amore letterarie più famose, ed io non sono in grado di portare avanti la mia, di storia d'amore.
Sia chiaro, io amo Matty. Come ho già detto, è stata la prima persona che ho amato e da quel momento anche l'ultima, ma questa laurea mi sta risucchiando forze, anima e corpo. Specialmente corpo, a quanto pare.
Ho provato a parlare col mio ragazzo del mio stress, ma lui liquida sempre la faccenda con un cenno di mano, dicendo che non devo preoccuparmi troppo, che andrà sicuramente tutto benissimo, e che sono la persona più intelligente del mondo. E no, non lo sono, perché se lo fossi, farei la persona matura e parlerei a Matty dei miei problemi, invece di tenermeli tutti dentro.
Ho cercato di spiegargli l'argomento della mia tesi, di farlo appassionare, ma lui mi interrompe sempre dicendo che quello non è il suo campo, ma il mio, e che sono io il cervellone della coppia.
Questi pensieri mi intristiscono, quindi lascio perdere e prendo uno dei libri che sto studiando dal comodino. Mi raccolgo i capelli lunghi in un ciuffo alto, per evitare che mi si riversino sulla fronte, e comincio a studiare. Accendo soltanto una piccola luce, in modo che Matty non si svegli e mi appoggio alla testata del letto.
Dopo un quarto d'ora sento che Matt mi posa una mano sulla coscia e me la accarezza dolcemente.
“Amore, non pensi che sia l'ora di smettere di studiare? E' l'una di notte passata.”
Con un sospiro poso il libro e accontento il mio ragazzo. Non è giusto che perda ore di sonno per colpa mia. Forse non sarebbe stata una brutta idea, quella di fare uno studio, ma il posto ci manca, così come i soldi necessari per realizzare il progetto. Io ricevo una miseria dai miei, che serve giusto per pagare l'affitto e per la mia sopravvivenza. Matty racimola un po' di soldi con le serate e con il suo lavoro nel negozio di dischi della città, ma comunque non basta.
Spengo la luce e, frustrato, mi sdraio accanto a Matty.
Con una mano gli scosto i riccioli neri dalla fronte. So perfettamente che li ha sugli occhi, anche al buio. Dopo tutti questi anni lo conosco così bene. Lui, con un braccio, mi accosta al suo petto e mi lascia un bacio sulla fronte.
“Matty ti amo.” Non so se lo sto dicendo più per lui o per me.
“Anche io, adesso dormi.”
E come cullato dalla sua voce, mi addormento di colpo.

 




 

Louis' Pov.

 

Il locale è pieno zeppo di gente. Anche stasera. Ed io proprio non lo richiedevo.
Domani mattina devo svegliarmi presto per andare a lavorare in biblioteca. Mi pagano una miseria ma qualcosa devo pur fare per sopravvivere.
Dopo una laurea triennale in storia dell'arte ad Oxford (non ad una qualsiasi università, come continuo a ripetere a mia madre ogni volta che si lamenta della mia momentanea inattività), ho avuto anche la brillante idea di affrontare un dottorato. Quest'anno è l'ultimo anno, e meno male, perché adesso, a venticinque anni, voglio cominciare un po' a vivere, e smettere di studiare. Sto cercando di fare il possibile per riuscire a portare a termine al meglio questo percorso. Mi specializzerò nell'arte preraffaelita, perché è sempre stata la mia preferita, anche se io, in realtà, l'arte la adoro tutta.


 

Il mio migliore amico Zayn mi riscuote da questi pensieri tirandomi una spallata. Io non sono quello che propriamente si può definire un ragazzo alto, anzi sono piuttosto sotto la media, anche se ogni tanto mi piace aggiungermi due centimetri in più, se qualcuno me lo chiede. Centimetri in più non fanno mai male, non so se mi sono spiegato.
Essendo bassino, però, non sono il massimo della resistenza, quindi il cocktail che ho in mano, grazie alla spallata di Zayn, si riversa inesorabilmente in terra.
“Dio, amico, scusami!”
“Oh, non fa niente, tanto faceva comunque schifo.” Ricevo un'occhiata sinistra dal barista. Quel tipo mi inquieta.
“Cavolo, Louis, potresti anche imparare a morderti la lingua ogni tanto.”
Lo guardo in modo malizioso. “Vuoi per caso mordermela tu?”
Tutto ciò che ottengo in cambio è un'occhiata scocciata. Zayn, purtroppo, è eterosessuale. E dico purtroppo, perché io, specializzato come sono in storia dell'arte, so riconoscere la bellezza. E cazzo, Zayn è bellissimo. Lo conosco dalle superiori ed ho sempre riconosciuto il suo fascino.
Ha origini pakistane, quindi il colorito della sua pelle è stupendo, e sebbene abbia gli occhi marroni, non li ha di un marrone banale, ma di una sfumatura molto più chiara che mi fa venire voglia di guardarlo un po' troppo a lungo, a volte. Io cerco di scherzare sulla sua sessualità, per mandarlo un po' in confusione, ma non ce la faccio. Quello è cotto perso della sua ragazza, Emma. Devo ammettere che anche lei è proprio una bella ragazza, ha i classici lineamenti da bambolina, i capelli castani mossi che le incorniciano il viso ed un elegantissimo nasino all'insù. Il tipo di ragazza che non esce con quelli come me. E per quelli come me intendo ragazzi che non vogliono niente di serio dalla vita o dalle relazioni in generale.
Sì, se non si fosse capito, io sono bisessuale, e non mi faccio problemi a decidere di passare la serata quando con un ragazzo quando con una ragazza. So riconoscere la bellezza, e non la discrimino ad un sesso e basta. Stasera ad esempio, Zayn è più affascinante del solito. Il giacchetto di pelle lo fascia bene, e i jeans sono stretti proprio nel punto giusto.
Gli metto una mano sulla spalla, e prendendolo un po' per il culo, gli butto lì: “Ehi, Zayn, non è che tu e Emma sareste disponibili per una cosa a tre?”
Zayn si avvicina così tanto al mio viso che penso che mi potrebbe quasi baciare, ma sfortunatamente non lo fa. Dio, quelle belle labbra avrebbero proprio fatto al caso mio stasera.
“Tieni me e la mia ragazza lontano dalle tue porcate, Lou.”
Rido e noto che la bambolina di porcellana (così mi piace chiamarla nella mia testa) si sta avvicinando a noi. “Da cosa dobbiamo stare lontani, Zayn?”
Prima che Zayn possa prendere parola, mi rivolgo direttamente a lei: “Ho chiesto al tuo fidanzato se siete disponibili per una cosa a tre.”
Il mio amico mi tira una botta sul braccio, spazientito. “Dannazione, Tomlinson, non hai proprio ritegno!”
Emma invece mi sorprende molto. Si avvicina a me e mi prende per un braccio. “Sai, sei proprio carino, ma amo il mio ragazzo. Fossi stata single avrei fatto un pensierino su di te.”
Sventolo il dito medio in faccia a Zayn e lui mi incenerisce con lo sguardo.
Contemporaneamente mette un braccio intorno alle spalle della bambolina. “Io e lei ce ne andiamo, domani Emma ha lezione presto e io attacco il turno alle otto. Non fare troppe puttanate, per favore.”
Zayn lavora in un negozio di computer, ma è sprecato, mentre Emma frequenta giurisprudenza. Sono due vecchi, ed io non me andrò certo all'una di notte. Emma, inoltre, stasera è triste perché il suo migliore amico non è potuto venire perché doveva studiare o qualcosa del genere, quindi anche lei non vede l'ora di andarsene.
“Va bene, ci vediamo domani nonno e nonna!”
“Cazzo Louis, quando distribuivano la buona educazione tu eri in bagno.”
“Detto da uno che dice sempre parolacce è un po' ipocrita.”
Zayn sbuffa e mi lascia una pacca sulla spalla. Dopo due minuti, li vedo uscire dalla porta principale.

 

Dopo poco una biondina si siede accanto e me ci prova palesemente. Non è il mio tipo, per niente, non ha finezza nei lineamenti, né tanto meno nei modi, ma decido comunque di offrirle da bere.
Quando, però, la sua mano si posa sulla mia coscia, e cerca di spostarsi più in su, la blocco. Cazzo, non mi fa eccitare nemmeno un pò.
Io sono quello che può definirsi un ragazzo da una botta e via, ma uno, ho una leggera preferenza per gli uomini e due, ho comunque più classe di così.
“Scusa, tesoro, non sono il tuo uomo stasera.”
La bionda, a cui non chiedo nemmeno il nome, tanto non mi interessa, mi dice: “Oh, ma come? Scommetto che potresti innamorarti di me.”
L'odore dell'alcol si sente lontano un miglio, ed io, storcendo il naso, scoppio a ridere. “Questo è impossibile, piccola.”
“E perché? Cosa ho che non va?”
“Oh, tu nulla, stella.” Cazzata. “E' che io non mi innamoro. Mai.
La ragazza mi guarda come se avessi appena fatto una discussione sui massimi sistemi. “Non è possibile. Dovrai pur esserti innamorato una volta.”
“Sei in alto mare, cara. Il qui presente è un ragazzo acido e maligno, non ti conviene passare la tua serata con me. Scommetto che uno di questi ragazzi,” - dico, indicando il mare di ubriachi che girovaga per la stanza - “sarebbe più che lieto di intrattenerti. E' stato un piacere! Buonanotte!”
Lascio sul bancone i soldi che servono a pagare la sua bevuta e mi avvio nel freddo clima inglese di Novembre. Fortuna che casa mia è abbastanza vicina, perché sto congelando.
Entro nel misero appartamento che mantengo con i soldi che vengono dalla biblioteca e mi butto sul letto ancora vestito.
Forse Lottie, mia sorella minore, ha ragione quando dice che mi devo trovare un bravo ragazzo, od una brava ragazza, ma al momento non vedo niente di più lontano.
Sono sempre stato un solitario, e penso che il mio cuore non sia fatto per amare. Forse sono stato cresciuto a pane e pezzi di ghiaccio, ma non credo visto che ogni tanto ricerco la compagnia di qualcuno, ovviamente solo ad un livello puramente fisico.
La solitudine mi fa paura.
Non riesco ad amare, ma non riesco a stare solo. E' una combinazione molto strana.
Dovrei esserne triste, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è che anche stasera sono andato in bianco. Se questo fa di me un coglione, proprio non mi interessa.





  Angolo Autrice: Buonasera a tutti, e grazie se siete arrivati fino qui a leggere! Parto col dire che mi verogno un pò, perché non ho mai pubblicato niente in questo fandom, se non per due misere drabble, sebbene ci sia da un bel pò e sia il mio fandom preferito in assoluto. Spero che questa storia vi piaccia, perché io ho molte idee e spero di riuscire a svilupparle al meglio.
Una precisazione: i personaggi di Matty Healy e di Emma Watson saranno probabilmente un filino OOC perché non conosco così bene le loro personalità da poter pensare di scrivere qualcosa di molto accurato. Diciamo che li ho usati principalmente come prestavolto, ma ho deciso di lasciare i loro veri nomi, perché alla fine questa storia è un AU, quindi loro possono anche non intraprendere le loro attuali carriere. Ho cercato però di essere il più fedele possibile riguardo al lavoro e alla band di Matty. Adoro i The 1975 e ho voluto chiamare la band di Matty con il nome iniziale di questa band.
Inoltre, come avrete forse notato, ogni capitolo si aprirà con una citazione riguardante una celebre coppia letteraria. La citazione però sarà usata solo come una traccia e NON sarà indicatrice del contenuto del capitolo. Mi sembrava solo carino usare una citazione abbastanza inerente al testo, visto che la tesi di Harry si basa proprio su questo.
Ok, adesso ho finito ahahaha. Vi prego, siate clementi, e fatemi avere un vosyro parere, se avete voglia. E' la prima volta che pubblico in questo fandom e sono un pochino spaventata ahahaha. Vi piace la mia idea? Vi incuriosisce? Ogni commento è bene accetto.
Spero di sentirvi, un bacione enorme e alla prossima.
S. <3
 
 

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Capitolo 2
*** 1. Aiuti non richiesti. ***


    




1. Aiuti non richiesti



 

Potrei facilmente perdonare il suo orgoglio,
se non avesse mortificato il mio”
- Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen

 

 

 

Louis' Pov

 

Mi sveglio con un mal di testa terribile, e con il suono di un rumore persistente alla mia porta. Non è la prima volta che interrompono il mio sonno questa mattina. Già alle otto ci si sera messo il telefono, che aveva cominciato a squillare insistentemente. Ma il contenuto di quella telefonata mi aveva solo fatto piacere. Era la vecchia Mrs.Greene, la segretaria della biblioteca dove lavoro, che mi diceva che non occorreva che mi svegliassi presto, perché tanto il flusso di “clientela” era scarso questa mattina. Credo di aver mugugnato un ringraziamento e lei mi aveva salutato, ricordandomi che comunque, quel pomeriggio, dovevo presentarmi al lavoro. Lo avrei fatto, ma quelle due o tre ore di sonno in più mi avrebbero fatto solo bene.
Solo che ora qualcuno sta bussando incessantemente alla mia porta, ed io vorrei strozzarlo, chiunque sia. Poi lancio un'occhiata alla sveglia che è posata sul comodino.
Merda, è mezzogiorno passato! Ma quanto ho dormito?
Mi alzo, ancora in stato comatoso, e finalmente apro la porta che dà sul pianerottolo del mio dormitorio.
L'accoppiata che mi si presenta davanti è strana e credo di stare ancora sognando, quindi sbatto gli occhi, magari se ne vanno.
Quando li riapro sono sempre lì. Dannazione. Sulla porta, guardandomi come se fossi pazzo ci sono Zayn, il mio migliore amico e Lottie, mia sorella minore. Non mi aspettavo certo di vederli insieme.
“Cazzo, Louis, sei ubriaco? Quando ti ho lasciato, ieri sera, eri sempre abbastanza sobrio.”
L'esclamazione di Zayn mi riporta alla realtà.
“Per tua informazione, no, sono sobrio come non lo sono mai stato. Anche troppo per affrontare una noiosa giornata in questo schifo di università. A cosa devo la visita di non uno ma due membri dell'Inquisizione Spagnola?”
Lottie si gira verso Zayn e lo guarda con quei suoi grandi occhioni azzurri: “Secondo me è ubriaco. Tu non credi che sia ubriaco?”
“E' decisamente, decisamente ubriaco, Lottie. Comunque ho incontrato tua sorella fuori, non siamo venuti insieme. E tu sei ubriaco.”
Alzo le braccia al cielo esasperato, perché quei due mi hanno rotto: “Sono sobrio d'accordo? SOBRIO. Cercate di ficcarvelo in quelle vostre piccole testoline.”
Finalmente li faccio entrare, ma non cedo, voglio sapere perché sono qui: “Ehi, io dovevo essere al lavoro, adesso. Come facevate a sapere che mi avevano cancellato il turno?”
Zayn guarda Lottie di sottecchi: “Non lo sapevamo, Lou. Chiamalo intuito.”
“Quindi? Cosa cazzo siete venuti a fare a casa mia? E, ehi, bella, tu non dovresti essere a scuola? Mamma mi uccide se sa che non ti controllo come si deve.”
Lottie ha diciotto anni, ha finito l'istruzione obbligatoria l'anno scorso, e adesso è voluta venire qui ad Oxford per frequentare una scuola locale per designer e truccatrici. Beh, ad essere sincero non so bene cosa faccia, ma finché lei è felice, lo sono anche io.
Io adoro mia sorella (dovrei dire la mia sorellastra visto che abbiamo in comune solo la madre, dal momento che lo stronzo di mio padre ha abbandonato mia madre mentre ero ancora in fasce), e sebbene non sia l'unica, è di sicuro la mia preferita. So che è brutto da dire, ma è quella a me più vicina di età e quella che mi è stata più vicina ed ha accettato in modo migliore la mia scoperta.
Non si è mai fatta problemi su chi mi piacesse o su chi mi portassi a letto. E' molto aperta di mente, da quel punto di vista. Cosa che mi fa pensare che anche lei si porti a letto qualcuno, ma non credo, visto che in caso il poveretto sarebbe già morto. Per mano mia. Ho già detto che sono molto possessivo nei suoi confronti?
Recentemente si è trovata questo nuovo ragazzo, un certo Niall, un irlandese che frequenta il corso di matematica alla mia università. E' il classico giocatore di rugby bello ma un po' tonto, almeno per quanto mi riguarda. Devo sempre conoscerlo, ma non ci tengo proprio, visto che mi farebbe pensare a quello che potrebbe fare con mia sorella. Se tiene alla sua pelle è meglio che mi stia lontano.
“Stai calmo, bello, mi hanno cancellato la lezione. Io sono responsabile, non come te.”
E' vero, Lottie è molto responsabile. Sicuramente lo è più di me. E' venuta qui da sola, si è presa un appartamento con coinquiline mai viste prima, e nel tempo libero lavora anche alla tavola calda dell'università. Mi scoccia ammetterlo, ma la mia sorellina si è fatta grande. Preso da un istintivo quanto raro moto di affetto le lascio un bacio sulla guancia e la circondo con le braccia. Cerco di non dare peso al fatto che si pulisca il punto in cui ho posato le labbra, e le dico: “Hai ragione, sei molto responsabile. E sei l'unica donna della mia vita.”
Lottie mi guarda, facendo finta di essere spaventata, e indietreggia.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di mio fratello?”
Zayn, che sta trafficando con dei cassetti nella mia cucina, si volta. “Sei di buon umore oggi Tommo?”
Sorrido e metto un braccio sulle spalle di mia sorella. “In effetti sì, non chiedetemi perché. Credo che questa sarà una bella giornata. Niente potrà rovinarla.”
Sento Lottie irrigidirsi e non capisco cosa possa essere successo, cosa ho detto per farla innervosire così tanto.
Mi siedo su una sedia accanto all'isolotto della cucina, e guardo Zayn. Anche lui ha percepito la tensione nell'aria, perché si gira e lascia cadere sul piano cottura il mestolo che ha tirato fuori dal mio cassetto.
“Zayn cosa fai nella mia cucina?”
“Volevo prepararti un brodino con le verdure e la carne. E' ottimo per il post sbornia!”
“Uno: dove hai letto questa cazzata? E due: IO NON SONO SBRONZO.”
Zayn mormora un “se lo dici tu” ma lascio perdere perché noto che la mia Lots è rimasta in silenzio e sembra preoccupata.
Allungo una mano e lei me la prende, anche se non capisce bene cosa voglio. Batto le mani sulle mie gambe e le faccio segno di salire.
Lottie mi guarda come se avessi tre teste.
“Lou, ho diciotto anni, non ti salirò sulle ginocchia.”
“Mi offendi così.” Sporgo un labbro in fuori e finalmente la faccio sorridere. Mi piace vederla sorridere.
Cede e mi si siede sulle ginocchia, come quando era piccola e voleva che la proteggessi dai rimproveri della mamma, quando sapeva di aver fatto qualcosa di sbagliato.
La stringo forte e lei si appoggia a me, ma la sento comunque lontana.
Con la voce più dolce che riesco a produrre le dico: “Lots, me lo dici adesso o devo andare a picchiare quella mezza calzetta del tuo ragazzo?”
Lottie sembra offendersi: “Niall non è una mezza calzetta! E' un bravo ragazzo, molto. Credo di essermi innamorata di lui Louis.”
Mi metto due dita alla bocca, facendo finta di vomitare. Ricevo un'occhiataccia da Zayn e una botta da Lottie.
“Ok, la smetto, tanto è solo una semplice cotta adolescenziale. Non è che andate a letto o cosa...”
Posso sentire Lottie trattenere il respiro, posso sentire Zayn trattenere il respiro, posso sentire la tv in sottofondo trattenere il respiro, posso sentire persino i miei fottuti pupazzi (sì ho dei tenerissimi ed amorevoli pupazzi) trattenere il respiro.
Sbotto tutto d'un colpo: “Charlotte Elizabeth Tomlinson, per favore, non dirmi che sei andata a letto con quel Neil!”
Lottie arrossisce e Zayn mi guarda come a dire “stai calmo.”
“Si chiama Niall, Louis, Niall! E lo sai!”
Zayn si avvia verso la porta: “Credo che questa stia diventando una conversazione familiare, penso che dovrei andarmene.”
Lottie si alza dalle mie gambe e lo ferma: “Zayn, per me sei di famiglia, ormai, puoi ascoltare.”
Alzo le braccia al cielo, ormai esasperato: “Vuoi che rimanga almeno puoi farti anche lui?”
Lottie arrossisce per la rabbia, lo ha sempre fatto, e mi sento un po' in colpa, ma il sentimento se ne va subito quando mi rendo conto che quello stronzo del suo ragazzo l'ha violata.
Mi sorella si gira verso di me e mi tira un pugno sul petto: “Quindi tu puoi andare a letto con chi vuoi e io non posso farlo col mio ragazzo? Per la prima volta, per di più?”
Il fatto che abbia detto che è stata la sua prima volta mi rincuora un po', ma sono comunque incazzato nero. Lei è troppo piccola.
Zayn sembra in imbarazzo. “Ok, penso che sia il caso che tolga le tende.”
Io e Lottie, quasi in sincronia, urliamo: “Tu non vai da nessuna parte!”
Zayn indietreggia, sconvolto. “D'accordo, mamma e papà!”
Sono troppo preso da quello che mia sorella ha da dirmi per dargli retta.
“Charlotte, perché mi hai detto questa cosa? Stavo bene anche senza venire a saperlo.”
“Beh, Louis William,” - mi scimmiotta, mettendo enfasi sul mio secondo nome - “scusami se ho pensato di fare la brava sorella e raccontarti tutto. E poi magari saresti venuto a saperlo da voci in giro e ti saresti incazzato di brutto. E magari Niall ci sarebbe andato di mezzo.”
Sto perdendo la pazienza e si vede lontano un miglio.
“Voci?!? Quali voci? Dimmi un po', a quante persone vai a raccontare delle tue avventure sessuali, Lottie? E comunque Neil lo picchio lo stesso, puoi giurarci.”
Lottie mi punta un dito contro il petto. “Si chiama Niall, per la miseria. N-I-A-L-L.”
Le prendo il braccio e la allontano da me. “Per me si chiamerà sempre lo stronzo che è stato a letto con mia sorella, come la mettiamo?”
Zayn decide di intervenire e si mette in mezzo a noi due. “Cazzo Louis, ma che hai oggi? Ti è venuto il ciclo?”
“A me no. Ma spero venga presto a lei.” Indico mia sorella e so che mi pentirò di quello che sto per dire, ma non riesco a trattenermi. “Sai, Lottie, è questo quello che succede a fare sesso col primo che passa.”
Zayn mi spinge contro una sedia. “Senti, amico, io ti avverto, stai perdendo le staffe.”
Lottie però non è contenta di quello che ho detto, e al limite della rabbia, mi urla contro: “Smetti di trattarmi come una poco di buono!”
Ed io, stronzo come sono, urlo di rimando quello che non avrei mai dovuto dire, e so che mi perseguiterà, ma non riesco proprio a stare zitto: “Allora, smettila di comportarti come se lo fossi!”
Cazzo. Zayn aveva ragione. Ho davvero esagerato.
Gli occhi di mia sorella si stanno riempendo di lacrime, ed io sono indeciso se consolarla o arrabbiarmi ulteriormente. Nel dubbio decido di andarmene.
“Devo andare in biblioteca, tiratevi la porta dietro quando uscite.”
Zayn mi blocca. “Scusati con tua sorella, prima di andartene!”
“Fammi passare, Zayn, oggi potrei prendermela anche con te.”
Il mio amico mi guarda con la sua faccia da perché sono amico di un coglione del genere, ma alla fine si sposta ed io me ne vado.
L'ultima immagine che ho è quella di Lottie che singhiozza e di Zayn che gli mette un braccio attorno alle spalle. Mi pento nel momento stesso in cui esco dal dormitorio.
Cazzo, perché non riesco mai a stare zitto?

 


 

Harry's Pov.

 

Sono a studiare in biblioteca dalle nove di questa mattina, se per studiare si intende sgattaiolare via di casa come un ladro per la paura di dover guardare in faccia il mio fidanzato, con il quale ho finto un orgasmo.
Mi vergognavo troppo a dover affrontare Matty, quindi, prima che si risvegliasse, me ne sono andato, lasciando soltanto un biglietto con scritto “Amore, sono in biblioteca, non so quando torno. Chiamami per ogni cosa. Ti amo, H.”
Quello che avrei dovuto scriverci in realtà era: “Sono uno stronzo, e non ti merito. Con tanto amore, Pinocchio.”
Ma anche questo sarebbe stato inappropriato. Pinocchio è fatto di legno, quindi lui forse, al contrario di me, qualcosa di duro ce lo ha.
Sono ancora molto sconvolto da quello che è successo, ma mi impongo di non pensarci, perché devo studiare. Ho poco tempo per finire questa tesi, e ancor meno tempo per pensare ai miei problemi sentimentali.
E alla fine la biblioteca mi rilassa. Non c'è quasi mai nessuno, e nessuno, di conseguenza, mi distrae.
Sono davanti ad un enorme libro che dovrebbe contenere tutti i giudizi critici su “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, e penso che potrei morire giovane. Jane Austen è fantastica, ma io, nel profondo, sono un ragazzo alla Emily Brontë.
Emily, mai Charlotte. Non capisco come le persone possano preferire Charlotte a sua sorella. Cioè, è palese dove fosse nascosto il vero genio, nella famiglia.
Sono perso in queste considerazioni, quando noto un carrello pieno di libri che passa vicino allo scaffale dove lavoro e poi si ferma accanto alla mia scrivania. Mi sto chiedendo se quella pila di volumi sta camminando da sola, quando all'improvviso un ragazzo alto più o meno un metro e settantacinque spunta da dietro il carrello. Indossa un giacchetto di jeans, ed ha una targhetta con scritto il suo nome, che da qui non riesco a leggere, quindi deduco che sia un impiegato della biblioteca.
Ed io non riesco a non pensare che sia il ragazzo più bello che abbia mai visto in vita mia. I jeans stretti gli fasciano bene le gambe, e sebbene sia minuto, dal giacchetto posso intravedere dei muscoli delle braccia niente male. Ma è la faccia che mi toglie il respiro. Ha una bocca sottile, con le labbra fini e di un rosa pastello che mi ricorda tanto il colore dei fiori di pesco, appena sbocciati in primavera. Chissà se hanno anche la stessa consistenza...
Senza nemmeno accorgermene, mi mordo un labbro di rimando.
Ha un leggero accenno di barba ad incorniciargli il volto, come se non se la facesse da due o tre giorni.
Ma sono gli occhi il punto forte di quel viso, che già di per sé è un'opera d'arte. Sono di un azzurro profondo, più scuri intorno all'iride, così profondi da perdercisi.
Io ho sempre pensato di avere degli occhi molto belli, verdi e grandi, ma i suoi li battono. Di gran lunga.
Non sono mai stato a Tenerife, ma scommetto che se il mare di Tenerife dovesse essere associato a qualcosa, potrebbe tranquillamente essere associato agli occhi di questo ragazzo.
Lo sto fissando da un po' troppo tempo, quindi poso gli occhi sul mio libro, solo che poi il ragazzo si piega per prendere dei libri sul ripiano più basso del carrello, ed io, come attratto da una calamita, mi giro di nuovo a guardarlo. Cavolo, quel ragazzo ha un sedere da paura!
Potrei stare a guardarlo per ore, se non fosse che qualcuno qui ha deciso di svegliarsi. Come per magia, ciò che fino a poche ore fa sembrava deciso a non funzionare, adesso è tornato dalle vacanze.
Il cavallo dei miei pantaloni si stringe inesorabilmente, e provo ad accavallare le gambe, per nascondere alla meglio ciò che posso. Dio, non mi succedeva in pubblico da quando avevo sedici anni!
Penso che potrei andare in bagno, e risolvere velocemente il problema, cantando l'Alleluia di Schubert per la certezza di non essere diventato impotente, ma all'improvviso mi ricordo che io ho un ragazzo, e che lo amo. E allora perché qualcuno sta cercando di farmi cambiare idea? Stringo ancora di più le gambe, ma il dolore si fa più persistente.
Sto per alzarmi ed andare nel bagno più vicino, quando la causa del mio problema mi si avvicina. Merda, e adesso?
Non voglio che si accorga di quello che mi ha provocato, perché si vede bene, quindi decido di andarmene. Faccio per raccogliere le mie cose, quando l'enorme libro con i giudizi critici cade in terra.
“Oops.” Mi chino per raccoglierlo, ma vedo che una mano minuta e affusolata lo raccoglie prima di me. Alzo gli occhi e alla stessa altezza dei miei trovo i suoi. Avevo ragione per quanto riguardava il mare di Tenerife. Avrebbe decisamente quel colore.
“Ciao!” La sua voce mi richiama dai miei pensieri. Cavolo, ha una voce bellissima. E' melodiosa e molto dolce, un po' alta per essere su un ragazzo, ma io la trovo affascinante. Nemmeno Matty ha una voce molto mascolina, probabilmente è un tratto che mi eccita.
Come se qualcuno avesse spezzato un incantesimo, alzo la testa e vedo che il misterioso ragazzo si è rimesso in piedi, e mi sta porgendo una mano.
“Io sono Louis.” Louis. E' veramente un bel nome, un nome da re. Louis Louis Louis Louis Louis. Suona proprio bene.
Gli stringo la mano che è sempre fra noi, ancora imbambolato. “Harry. Grazie per il libro.”
“Oh tranquillo, non dirò a nessuno che hai fatto cadere un volume che avrà più o meno cento anni.”
Sobbalzo per la paura di dover pagare una multa enorme.
“Oh, tranquillo, Harry, sto scherzando! Rilassati.”
Non capisco ancora cosa voglia da me questa specie di cherubino sexy che mi si è parato davanti, ma non riesco a parlare. Sembra che qualcuno mi abbia preso la lingua e la abbia buttata in un cestino della spazzatura.
Mi faccio forza e mi rivolgo a lui: “Ehm... volevi qualcosa?”
Il ragazzo sembra confuso, ma sorride. “No... voglio dire, sì. Ti ho visto così assorto, poi ho visto quello che stavi studiando, ed io sono un grande fan di Jane Austen, anche se preferisco Emily Brontë ad essere sincero, quindi...”
Lo interrompo prima che possa finire il discorso. “Aspetta, hai detto che preferisci Emily Brontë a Jane Austen?”
Louis mi guarda più confuso di prima. “Sì, perché?”
“Che mi dici di sua sorella? Charlotte intendo!”
Sorride, in modo un po' triste. “Che anche mia sorella si chiama Charlotte. Una cosa che io e la vecchia Emily abbiamo in comune. Anche se di sicuro lei trattava meglio sua sorella di quanto lo faccia io. Comunque è Emily il genio, mi dispiace se la pensi diversamente.”
I miei occhi si illuminano. “Oh no, la penso esattamente come te! Sei la prima persona che conosco a vederla così.” Vedo che il suo sorriso si allarga. “E tranquillo, non penso che in casa Brontë ci fosse un grande amore fra sorelle. Sai com'è... un po' di competizione.”
“Oh, fra me e mia sorella non c'è mai stata competizione.” Si ferma per fare un sorrisetto malizioso. “Ci piacciono ragazzi completamente diversi.”
Mi va la saliva di traverso e comincio a tossire. Mi ha appena confessato di essere omosessuale?
Io e il mio amico che è appena tornato dalla vacanza ad Honolulu reagiamo all'istante. Io divento rosso, lui mi fa notare ancora di più il suo ritorno. Che situazione imbarazzante.
“Capisco... Beh, qualsiasi cosa sia successa, ti consiglio i fiori. Con le donne funzionano a meraviglia.”
Mette su una faccia da cane bastonato, e si passa una mano nei capelli. Vorrei poter averlo fatto io. Dio, Harry, contieniti.
“Non credo che funzioni per quello che ho fatto io.”
“Tranquillo, con le donne funzionano per la maggior parte delle volte. Provaci!” Non so da dove mi viene questa intraprendenza, ma gli faccio anche un occhiolino.
Louis sembra riprendere un po' di vita, e sposta la sedia accanto alla mia, per poi sedercisi sopra. “Allora, Harry, come mai studi un volume enorme con i giudizi critici su quella zitella di Jane Austen?”
Provo a fare una finta faccia offesa, ma mi viene da ridere. “Ehi, non maltrattare la povera Jane! Comunque è per la mia tesi. Lettere.”
“Oh stupendo, sei un umanista anche tu. Laureato in storia dell'arte qui, e prossimo al dottorato. Noi dell'area umanistica siamo avanti a tutti. Batti cinque!” Alza quella piccola manina, ed io ci batto sopra la mia. Non posso fare a meno di notare che è il doppio della sua, ed arrossisco come un quindicenne per quel contatto.
“Harry parli sempre così tanto, tu?” - mi chiede, sarcastico.
Mi innervosisco un po', perché alla fine non mi conosce, non ha nessun diritto di prendermi in giro sul mio carattere.
Borbotto qualcosa come ogni tanto e poi torno a guardarmi le mani. C'è qualcosa nello sguardo di quel Louis che mi destabilizza.
Lui, invece, sembra perfettamente a suo agio. “Su cosa si basa la tua tesi, campione?”
Ehi, piano con le confidenze, angelo. Oddio, non ci credo, ho appena chiamato quel ragazzo “angelo” nella mia testa? Necessito di cure psichiatriche nelle prossime due ore, o della mia migliore amica in caso contrario.
“Sulle più famose coppie letterarie. Differenze ed analogie.”
Louis tira fuori dalla tasca del giacchetto di jeans un paio di occhiali da vista, e se li mette. Dio, è ancora più bello così.
“Hai una lista di queste coppie?”
“Certo.” Mi chino sulla mia borsa e gli passo il prospetto. Louis lo studia e a me viene il batticuore. Non so perché mi importi così tanto il suo giudizio. Di solito io me ne frego del giudizio degli altri. Vesto in maniera strana, il mio stile è un misto fra bohémien e indossatore di GQ, leggo libri che alle altre persone non interessano, e non ho mai avuto problemi a mostrare la mia omosessualità.
Ma con questo ragazzo è diverso. Spero che gli piaccia la mia tesi perché... beh, non so dire nemmeno io perché. So soltanto che mi piacerebbe se avesse belle parole per il mio progetto.
Louis legge concentrato il mio schema, e poi lo posa sul tavolo in legno.
“E' molto carino Harry, ma è un po' banale. Se accetti il mio aiuto, posso fare in modo di trasformare la tua tesi da carina a spettacolare.”
Ehi, ehi, fermi tutti! Questo sconosciuto ha appena detto che la mia tesi è banale? La tesi a cui sto lavorando incessantemente da sei mesi a questa parte e che mi ha fatto perdere tempo, sonno e attività sessuale? Poi penso a quello che è successo qui sotto poco prima. Ok, forse l'attività sessuale non è colpa della tesi.
D'accordo, lui avrà anche l'aspetto di un angelo, ma ha comunque il carattere di uno stronzo. Nemmeno mi conosce. Ma come si permette?
“Non mi serve il tuo aiuto, grazie veramente!”
Sono abbastanza offeso dalle sue parole, quindi raccolgo le mie cose e mi alzo per andarmene. Lui mi posa una mano sul braccio. Cavolo, perché il mio corpo deve reagire a questo piccolo contatto? Questo ragazzo mi ha appena dimostrato di essere un coglione a tutti gli effetti.
“Ehi, aspetta, sto dicendo sul serio. Conosco la storia dell'arte molto bene, e potrei suggerirti dei quadri collegati a quello di cui parli...”
Mi sposto velocemente, mettendomi la borsa contenente i libri su una spalla. Lo guardo con quello che spero che sia uno sguardo glaciale, ma non so se risulto convincente, i suoi occhi mi confondono un po'.
“Tu sei abituato ad avere sempre quello che vuoi vero?”

All'inizio sembra un po' spaesato, ma poi mi risponde con un sorriso malizioso. Non richiesto e deviante. “Sì, diciamo così.”
“Mi dispiace di essere la prima delusione della tua vita. Non ho bisogno né di te, né del tuo aiuto.”
Mi punta in faccia quei due occhi azzurri che si ritrova e mi sfida con lo sguardo. “Cambierai idea, Minniti.”
Sono già con un piede fuori dalla stanza, quando mi stupisco per l'appellativo che mi ha affibbiato. “Come mi hai chiamato?”
“Si vede che non conosci Caravaggio, Harry.”
“Oh, ma certo che lo conosco!” Conosco Caravaggio ma chi sia questo Minniti, proprio non lo so.
“Bene, allora non hai bisogno di spiegazioni. Ci vediamo, Harry.”
“Io, spero proprio di no.” - borbotto, mentre giro l'angolo e mi avvio alla porta. Sento la sua risata attutita dagli scaffali che si sovrappongono lentamente fra noi.



 

Appena fuori, arrivo alla mia macchina e mi ci appoggio. Per essere Novembre, e per trovarci in Inghilterra, c'è ancora troppo sole per i miei gusti. Inforco gli occhiali da sole, e tiro fuori il telefono dalla borsa.
C'è una persona che devo chiamare, l'unica che possa capirmi: la mia migliore amica.
Risponde al secondo squillo.
“Ciao strambo!”
“Tu sempre diretta eh?” Sorrido solo a sentire la sua voce. “Ciao Emma.”
“Allora a cosa devo il piacere di sentire la voce del mio presupposto migliore amico, che però non ha più tempo per me?”
“Ho sempre tempo per te, e lo sai.”
“Ieri sera mi hai dato buca, però.”
“Dovevo studiare, te l'ho detto.” Arrossisco a pensare a quello che poi in effetti ho fatto, al posto di studiare. Forse sarebbe stato meglio se avessi studiato, tanto la soddisfazione finale sarebbe stata la stessa.
La sento sbuffare dall'altra parte del telefono. “Uffa, che noioso che sei diventato! C'era anche un amico di Zayn ieri sera. Gay. Ti sarebbe piaciuto molto!”
Alzo gli occhi al cielo. “Sono fidanzato, Ems. Anzi, fidanzatissimo.”
“Questa è una condizione che può sempre cambiare.” Per qualche motivo gli occhi di quel ragazzo, quel Louis, si riaffacciano in qualche angolo recondito della mia mente. Li scaccio subito.
“Io amo Matty, lo sai.”
“Ok, ok, hai ragione. Non mi hai ancora detto perché mi hai chiamato.”
“Sei con Zayn?”
“No, al momento sono a casa. Perché?”
“Posso passare da te?”
“Sicuro, ci vediamo fra poco! Facciamo merenda insieme?”
Mi immagino i suoi occhi che si illuminano a sentir parlare di cibo. Scoppio a ridere. “Siamo grandi per la merenda, Ems.”
Con voce spettrale, mi dice: “Non si è mai troppo grandi per la merenda, strambo.”
Sconfitto, sorrido e le rispondo: “A dopo, tesoro!”
“A dopo, Haz!”
Mi metto il telefono in tasca, e mi posiziono al volante, poi all'improvviso mi torna in mente una cosa. Riprendo il telefono e vado sulla pagina iniziale di Google. Digito le parole “Minniti, Caravaggio” e quello che ne esce mi lascia perplesso.
“Mario Minniti viene spesso associato dai critici al ragazzo che compare in molte opere di Caravaggio, come Il Fanciullo con canestro di frutta. Si pensa che i due potessero essere stati amanti.”
Butto il cellulare sul sedile del passeggero. Io e questo ragazzo, Mario Minniti, abbiamo in comune i capelli scuri e ricci, e lo sguardo sognante, ma la somiglianza finisce lì. Probabilmente Louis ha voluto segnalare la relazione amorosa che intercorre fra Caravaggio e il suo pupillo.
Beh, ovviamente Caravaggio è lui, nella sua mente. Quel ragazzo è un megalomane!
Faccio un respiro profondo e mi avvio verso la casa dell'unica persona che può calmarmi.

 


 

 

Louis' Pov.

 

“Quindi tu sei sicuro che non sembro un coglione, giusto?”
Sono appoggiato alla mia macchina, davanti alla tavola calda dove lavora mia sorella, ed ho in mano dei fottutissimi fiori.
E Zayn è dall'altra parte del telefono, perché ho bisogno di passare il tempo, prima che mia sorella stacchi il turno. Spero solo che non la venga a prendere quell'idiota del suo ragazzo, perché voglio averla tutta per me.
“No, Lou, coglione sei stato stamattina, quando le hai detto quelle cose. Mi è servita un'ora intera per farla calmare e per convincerla che anche tu hai un cuore nel profondo. Solo che pensavo di dirle una bugia, invece forse un pochino di cuore lo hai davvero. Anche se avrei potuto giurare di fronte alla Bibbia che l'idea dei fiori non è stata tua.”
“Chi se ne frega, Zayn? Lei tanto non lo verrà mai a sapere. Penserà di avere un fratello stupendo.”
Zayn addolcisce il tono della voce. “Ce lo ha davvero, Louis. Solo che la maggior parte delle volte questo fratello si comporta un po' da stronzo. Comunque, dimmi qualcosa di questo ragazzo che hai conosciuto e che sembra metterti così di buon umore.”
“Beh, vediamo, capelli lunghi e ricci, ma raccolti in un codino. Sexy da morire. Occhi verdi, non azzurri tendenti al verde. Proprio verdi verdi.”
Il mio amico mi chiede con sospetto: “Come hai detto che si chiama? Ah, e credimi, la tua descrizione degli occhi di questo ragazzo ha fatto schifo. Dopo cinque anni che analizzi quadri speravo in qualcosa di meglio che occhi verdi verdi.
Scoppio a ridere. “Si chiama Harry. E sembra uno dei pupilli di Caravaggio.”
Zayn sta zitto per un secondo, ma quando riprende il discorso, lo fa con indifferenza. “Caravaggio non è uno dei tuoi pittori preferiti?”
“Esattamente.”
“E già paragoni questo ragazzo ad una sua opera d'arte... Possiamo dire che sei fottuto Lou!”
Potrei fare battute su come invece spero che sarò io a fottermelo, ma mi trattengo, perché mi sa che Zayn questa volta ha ragione. “Mi sa che devo dirmi d'accordo.” Scorgo la figura di Lottie uscire dal locale e posare lo sguardo su di me. Strabuzza gli occhioni azzurri e sobbalza. “Senti Zayn, devo lasciarti, ho visto uscire mia sorella. Ti richiamo.”
“Ciao Lou, buona fortuna! Te ne servirà. Sia per tua sorella, che per il pupillo di Michelangelo Merisi.”
“Però, te ne intendi di storia dell'arte, Zayn!”
“Solo perché non vado all'università come te, non vuol dire che sia un ignorante. Ciao coglione.”
“Ciao gioia!”
“Dio Lou, quanto sei gay!”
Rido e tiro giù, perché Lottie mi è arrivata davanti e mi sta guardando stranita.
“Louis, cosa ci fai qui? Con dei fiori in mano?”
Sono un po' imbarazzato, e non so cosa dire, quindi mi passo una mano fra i capelli. “Ehi, Lots, in realtà sono per te.”
Non è convinta, ma prende comunque i fiori che le porgo. “Sai almeno che fiori sono?”
Storgo la bocca in una smorfia. “No, ma so che sono rosa. Ed è il tuo colore preferito.”
Vedo mia sorella sciogliersi un po', e persino sorridere. “Sai che non te la caverai con dei fiori vero? Però grazie, è un pensiero carino.”
Le metto una mano su un braccio, e lei non me la scansa. Siamo avanti, forse i fiori hanno funzionato. Devo ricordarmi di ringraziare Merisi, semmai lo rivedrò. Ci sono molti modi in cui potrei ringraziarlo... ma nessuno a cui posso pensare in presenza di mia sorella.
“Senti, Lottie, mi dispiace, è che a volte mi comporto come un coglione. Cioè sono un coglione, ecco... e dovrei davvero imparare a controllarmi. Sono contento se questo ragazzo ti rende felice, anche se mi costa ammetterlo. E odio dover fronteggiare la realtà e vedere che sei cresciuta. Solo dimmelo se ti tratta male, ok? Posso sempre picchiarlo.”
“Non lo farai, Louis.”
Sospiro rassegnato. “No, non lo farò. E non pensavo quello che ti ho detto stamattina Lots, nemmeno un po'.” Deglutisco e mi preparo per dire le parole più difficili da pronunciare per me. “Ti voglio bene, Lottie, davvero.”
Mia sorella sembra stupita, in un primo momento, ma poi si avvicina e mi abbraccia. “Ti voglio bene anche io, Lou!”
La sollevo e la faccio girare, perché sono così felice che ci siamo chiariti e che posso riavere la mia sorellina tutto per me.
“Siamo a posto vero, tesoro?”
Mia sorella mi lascia un tenero bacio sulla guancia. “A posto, giuro! Però, ora, per suggellare questa tregua, mi riporti a casa, d'accordo? Non ho voglia di camminare, fa un po' caldo.”
“Ma certo, vieni, salta su.”
Le scompiglio i capelli un'ultima volta e poi ci avviamo al suo dormitorio.

 


Angolo Autrice: Buonasera! Rieccomi qui, di nuovo, per la seconda volta in una settimana! Probabilmente mi odierete ahahaha. Mi dispiace, ma preferisco aggiornare di Domenica, quindi d'ora in avanti gli aggiornamenti verranno fatti in questo giorno.
Al di là delle questioni burocratiche, voglio ringraziarvi se siete arrivati fin qui e state leggendo questo stupido angolo autrice! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che mi farete sapere qualcosina! :)
Ringrazio inoltre per l'accoglienza che avete dato a questa storia. Come sicuramente avrete letto è la mia prima nel Fandom e ringrazio ogni persona abbia recensito o messo questa storia fra le seguite. Mi state dando fiducia e forza per andare avanti.
Spero che farete lo stesso anche con questo capitolo, e sarei felicissima di sapere ogni vostro parere in metodo, perché mi fa molto piacere e mi torna molto utile.
Grazie davvero per l'attenzione e ci sentiamo settimana prossima.
Un bacione,
S.

 

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Capitolo 3
*** 2. Discussioni accese. ***



 

           




 

 2. Discussioni accese.

 

Riusciva a fare in modo che lo amassi,
senza nemmeno guardarmi.”
Jane Eyre, Charlotte
Brontë

 

 

 

Harry's Pov.

 

Sto guidando verso casa di Emma, e non riesco a togliermi dalla testa la sensazione di rabbia che mi ha provocato il comportamento di quel ragazzo. L'idea che sia un pallone gonfiato è ben radicata in me, e nessuno può farmi credere il contrario.
Mentre sono fermo ad un semaforo vedo che mi squilla il telefono. Sul display luminoso compare una foto di Matty che mi bacia una guancia. Sospiro e penso di ignorare la chiamata, ma me ne pento all'istante,perché lui è il mio ragazzo ed io lo amo. Per quale motivo non dovrei rispondere?
Le strade sono vuote a quest'ora, la cittadina è piccola e maggiormente frequentata da universitari che in questo momento sono a lezione, quindi mi posso permettere di sostare un pochino più a lungo al semaforo, anche se ritorna presto verde. Faccio un grande respiro e rispondo a Matty.
“Ciao, uragano!”
“Ciao amore, che fai di bello?”
“Al momento mi beo della solitudine di questa cittadina alle quattro del pomeriggio e tu?”
Sento Matty rimproverare il suo collega, Jamie, per aver messo dei dischi nell'ordine sbagliato e mi ritrovo a sorridere senza nemmeno rendermene conto. “Scusa, cucciolo, ma Jamie fa sempre una confusione pazzesca quando si tratta di mettere a posto i nuovi arrivi.”
“Tranquillo, nessun problema. Giornata impegnativa?”
“Magari! Non c'è anima viva oggi, Harry. Tu? Come prosegue lo studio? Fatto scoperte importanti in biblioteca?”
I miei occhi si abbassano automaticamente verso la parte di me che è ancora molto sensibile, e mi sento veramente uno stronzo. “Beh, sì, qualcosina. Niente di importante.” Solo che non sono impotente. E che beh, sai tesoro, non riesco più a fare l'amore con te per qualche oscuro motivo. Ma ehi, c'è questo ragazzo con gli occhi del colore del mare di Tenerife che lavora in biblioteca... Lui sì che è riuscito dove con te ho fallito.
Matty riprende a parlare, e lo fa in modo veloce e affrettato: “Senti Haz, ti ho chiamato per dirti che probabilmente né domani sera, né dopodomani potrò essere a casa. Ci hanno dato due serate in un locale giù a Stonesfield. Ti direi di venire con me, ma so che rifiuteresti perché devi studiare, giusto?”
Il senso di colpa si fa più vivo che mai dentro di me, ma devo davvero declinare l'invito. “Senti, Matt, mi dispiace davvero ma io...”
Il mio ragazzo si mostra come l'essere meraviglioso che è, e mi interrompe prima che possa anche solo finire di pensare a quello che stavo per dire.
“Harry, tranquillo, lo so che devi studiare. E' importante che tu ti laurei e tu insegua i tuoi sogni, così come io inseguo i miei.”
La certezza di non meritarlo si fa strada in me. “Te l'ho mai detto che ti amo? Tanto?”
Matty ride e rido di rimando. Mi piace quando ridiamo insieme. “Ti amo anche io piccolo, e mi manchi ai concerti. Mi manca il tuo supporto.”
“Lo so, ma sai che sono il tuo fan numero uno, veramente. Non devi preoccuparti. E poi stasera sei a casa no?”
“Certo, ma torno tardi dal negozio. Stacco alle dieci. Mi dispiace che tu debba cenare da solo, amore.”
“Tranquillo, non c'è problema, davvero. Magari rimango da Ems per cena. Ma ci facciamo le coccole quando torni vero? Mi abbracci fino a che non riesco a smettere di pensare a questa tesi?”
“Non vedo l'ora. A stasera, amore. Salutami Emma!”
“Sarà fatto. Ciao, Matty!”
Finalmente libero l'incrocio (che è comunque rimasto deserto) e mi avvio a casa della mia ancora di salvezza personale.

 

 

 

“Ems!” Busso alla porta dell'appartamento della mia migliore amica, e da dentro sento degli sbuffi e rumori di cassetti che si chiudono. “Emma, sono Harry, posso entrare?”
Rumore di un'anta dell'armadio che sbatte, e poi un urlo. “Harry, entra è aperto!”
Entro in casa di Emma, ma di lei non c'è traccia. “Sono in camera, Harry, vieni per favore, ho bisogno di te!”
Appoggio le chiavi della macchina sul comodino accanto all'ingresso e mi avvio verso la camera della mia migliore amica. Già dal corridoio vedo un ammontare di vestiti che giacciono solitari sul pavimento. “Sei per caso in emergenza vestiti, Ems?”
“Perché, non si vede?” Entrando in camera noto Emma, con nient'altro addosso se non la biancheria intima, davanti ad un alto specchio a figura intera. Il letto matrimoniale è disseminato di vestiti, così come i cassetti e il pavimento.
“Io sono gay e ti considero mia sorella, ma potevi anche metterti qualcosa addosso. A me non importa, ma non so se a Zayn farebbe piacere sapere che stai in mutandine e reggiseno davanti a me.”
Emma sembra accorgersi finalmente della mia presenza e si gira verso di me. “Uno: ti sembra che se avessi trovato qualcosa da mettermi starei qui a frugare in questo casino? E due: ma per favore, io, Zayn, Matty, Gemma, tua madre, tuo padre, il postino e il cameriere di Starbucks sappiamo benissimo che sei fin troppo gay per pensare che tu possa mettermi le mani addosso.”
“Ems, non è una cosa carina da dire a qualcuno. Puoi dirla giusto a me, perché ci conosciamo dall'asilo. Non dire ad altri ragazzi che sono troppo gay, per favore.”
Emma sbuffa, visibilmente scocciata. “Perché invece di farmi le paternali non muovi quel sedere rachitico che ti ritrovi e non vieni ad abbracciarmi? Mi sei mancato, strambo.”
E tutto d'un colpo sento una barriera dentro di me cadere. Anche lei mi è mancata. Troppo.
Maledico di nuovo la tesi per avermi portato via ulteriore tempo che invece avrei potuto dedicare a qualcuno a cui tengo veramente.
Conosco Emma da quando siamo piccoli, veniamo dalla stessa cittadina, ed è sempre stata la mia migliore amica. Anzi, in realtà la considero come una sorella, lei e Gemma sono più o meno al solito livello per me. Solo che io e Ems ci siamo baciati. Come ho già detto, un'esperienza che non mi ha lasciato niente, se non ancora più affetto nei suoi confronti e più consapevolezza sulla mia sessualità.
Mi avvicino a lei e la abbraccio dal dietro, lasciandole un sonoro bacio sulla guancia. “Sei mancata tanto anche a me. E non so perché oggi hai questo faccino triste, ma sono intenzionato a mandartelo via, dovesse volerci tutto il pomeriggio.”
Emma si stacca da me, e ho paura che sia successo davvero qualcosa che la abbia turbata, ma vedo che sta semplicemente prendendo una maglietta enorme, probabilmente di Zayn e se la mette addosso, dopo di che si rifugia fra le mie braccia. “Non mi sta bene niente.”
Rido, sollevato perché non è turbata per niente di grave, ma mi fa comunque tenerezza e le accarezzo dolcemente i capelli. “Sbagliato. Ti sta bene tutto. Sei la ragazza più carina che conosco.”
“Vorrei che la pensasse così anche Zayn.” - bofonchia contro il mio petto.
Mi siedo sul suo letto e me la porto dietro, facendola sedere sulle mie gambe. “Lo pensa di sicuro, tesoro, state insieme da due anni e ti guarda ancora con gli occhi a cuoricino.”
“Non è vero, questo lo dici tu.”
“No, Ems, lo dicono tutti.” Prendo un respiro profondo e dico quello che mi sta sullo stomaco da un po'. “Io non guardo più Matty così.”
Questo attira l'attenzione della mia migliore amica, che alza gli occhi, sorpresa. “Ehi, strambo, questa non me la aspettavo veramente. C'è per caso qualcosa che devi dirmi?”
Le accarezzo distrattamente una gamba e penso da dove potrei cominciare.
“E' complicato, Ems.”
“Mi piacciono le storie complicate. Non leggerei tanti romanzi d'amore, in caso contrario. E piacciono pure a te, visto che è il tuo argomento per la tesi di laurea.”
Faccio una smorfia all'idea. “Non mi piacciono quando sono io a doverle subire. Vediamo, da dove comincio? Negli ultimi mesi non ho mai avuto voglia di portare avanti questa relazione. Pensavo solo alla mia tesi, ed è tuttora il mio unico chiodo fisso. Poi ieri sera io e Matty abbiamo fatto l'amore. Ma io... non so come dirtelo Ems.”
Emma vede che sono preoccupato, e mi accarezza i capelli. “Perché non provi a dirmelo e basta? Sai che non ti giudicherei mai.”
Sospiro e poi lo dico tutto d'un fiato: “Non sono riuscito a raggiungere il piacere, Emma! A ventidue anni! Ti rendi conto?”
La mia amica assume un'espressione dispiaciuta, e mi lascia un bacio sulla fronte. Io la stringo ancora di più contro di me, come se prendermi cura di lei ed averla vicina estirpasse i cattivi pensieri dalla mia mente. “Mi dispiace, Harry, veramente, ma vedrai che è momentaneo.”
“Oh è stato sicuramente momentaneo, Ems.” - le rispondo, con la vergogna negli occhi.
Lei mi guarda stupita. “Come fai a saperlo?”
Scoppio a ridere per l'ingenuità della domanda che la mia amica mi ha appena posto, e rido ancora di più quando vedo che non capisce perché sto ridendo. “Ho conosciuto un ragazzo Ems.”
“Ma cos...?”
La domanda della mia amica è interrotta dallo squillo di un telefono. Emma si alza dalle mie gambe, scocciata. “E' il mio, uffa!”
Si avvia al comodino per prendere il cellulare, e vedo che i suoi occhi si accendono. In quel momento capisco che è Zayn. Nessun altro riesce a farla illuminare così.
“Rispondi, Ems. Non vorrei perdermi un'altra puntata di Emma e Zayn: la coppia perfetta di Oxford.
Emma mi lancia un'occhiataccia, ma risponde immediatamente. Mette in vivavoce, almeno può parlare e rimettere nei cassetti alcuni dei vestiti che ha sparso sul pavimento poco prima.
“Amore! A cosa devo l'onore?”
La voce di Zayn è tesa, e fra poco non la fa nemmeno finire di parlare. “Amore, Louis si è innamorato di Harry. Non chiedermi come faccio a saperlo. Lo so.”
Emma sobbalza, in contemporanea a me, appena sente il mio nome. Mi fa segno di stare in silenzio, non vuole far sapere a Zayn che sono qui.
Ma cosa...? Come fa Emma, la mia Emma, a conoscere quel Louis?
Emma riprende la parola, facendo finta di non essere sconvolta. “Zayn, come fanno Louis ed Harry a conoscersi?”
“Ma che ne so, Ems. Penso si siano conosciuti in biblioteca. Ed Harry lo ha trattato male.” Faccio per ribattere, scocciato, ma Emma mi posa una mano sulla bocca. Gliela mordo. “E oh, prima che me lo scordi, Ems, Louis lo paragona ad un soggetto di Caravaggio. Amore, mi fa male la testa.”
Emma è a metà fra il divertito e l'indignato. “Non ci credo che Harry lo ha trattato male, Zayn. Conosco Louis, so come è fatto.”
Team Styles-Watson 1, Team Zouis 0.
Alzo la mano per battere il cinque alla mia amica, ma lei mi guarda scuotendo la testa, come se avessi tre anni.
“Emma, amore, nemmeno io ci credo. Lo conosco meglio di te, è il mio migliore amico.”
Ma cosa...? E perché io sono venuto a saperlo solo adesso?
Zayn riprende a parlare: “Sappiamo entrambi che Louis è uno stronzo patentato e Harry non farebbe mai del male ad una mosca. Non so cosa abbia intenzione di fare Louis con lui, ma sappiamo bene come tratta le persone. Dobbiamo proteggere Harry. Non devi permettergli che si innamori di lui, intesi?”
Rettifico: Team Styles-Watson-Malik 2, Team Louis 0.
Emma, però, non sembra essere d'accordo. “Non dirò al mio migliore amico di chi si deve innamorare! Sa deciderlo da solo!”
Esasperato, alzo le braccia al cielo e mimo con le labbra un “sono fidanzato” ma la mia migliore amica sembra non notarlo.
“Ok, senti Ems, devo andare, ci sentiamo dopo. Ti amo. E non dire ad Harry di questa telefonata. Meno cose sa su Louis meglio è.”
“Ti amo anche io, ma devo ricordarti che domani si vedranno di nuovo?”
Io e Zayn esclamiamo in contemporanea: “Cosa?!?
Il fidanzato della mia amica chiede: “Ehi, amore, c'è qualcuno lì con te?”
“No, no, ho solo la televisione accesa, tranquillo. Comunque domani, per l'inaugurazione della casa nuova. Ricordi?”
“Oh giusto, cavolo, non avevo pensato a questo evento quando Louis mi ha detto di Harry. Vedrò come tenerli lontani. A dopo, amore.”
“Aspetta, Zayn, tu non devi tenerli...”
Tu, tu, tu. A quanto pare Zayn ha già attaccato.

 

 

“Emma, tesoro, devi per caso invitarmi ad una festa? E cos'è questa storia della casa nuova?”
“Ti ho scritto almeno dieci messaggi, Harry! Io e Zayn andiamo ad abitare insieme. Finalmente. Abbiamo trovato una villetta poco fuori città. Ha anche un giardinetto. Ci trasferiamo fra due settimane. Te lo avrei detto se tu ti fossi degnato di rispondermi. Dio, vedi che non hai più tempo per me?”
“Ems, io, scusami davvero... sono contento per te!”
“Non te la caverai così facilmente, strambo.”
Mi sento in colpa, perché è vero, forse non ho guardato molto i messaggi di recente. Mi alzo e provo a darle un bacino su una guancia, ma lei mi scansa. “Eddai, Emma, scusami, per favore, non farmi il broncio. Vengo volentieri, chiedo anche a Matty.”
Emma sembra divertita. “Oh certo! Sarà divertente. Tu, Matty e Louis. Tutti insieme.”
Conosco lo sguardo della mia amica, è lo sguardo che ha quando pensa a qualcosa che non mi vuole dire. “Sputa il rospo. Cosa ci dovrebbe essere di male?”
Ma poi Ems sembra ricordarsi di qualcosa, e i suoi occhi brillano, l'arrabbiatura sembra passata. Non so se esserne felice o spaventato. Si avvicina a me e mi pizzica. Proprio lì.
Strabuzzo gli occhi, un po' per la sorpresa, un po' per il dolore.
“Ems! Ahi! Ma cosa ti passa per la mente? Non puoi toccarmi lì. Ti voglio bene, ma non prenderti troppe confidenze signorina!”
Emma mi fa un cenno con la mano, come a dire di lasciar perdere: “Ma smettila, certo che siamo a questo livello di confidenza.”
Sto per ribattere, ma lei prende la parola prima che possa aprire bocca, scoppiando a ridere. “E quindi è Louis il ragazzo che ti ha fatto, ehm... tornare in vita? Felice di sentirlo. Giusto ieri sera mi ha proposto una cosa a tre.”
Mi vengono i sudori freddi e cerco di non soffocare. Quello è un pazzo maniaco. Un pazzo maniaco davvero molto bello. Con gli occhi del colore del mare di Tenerife. D'accordo, questa cosa del mare di Tenerife deve finire. Che poi forse l'ho sentito in qualche canzone. C'è questo ragazzo, all'università con noi, che ogni tanto strimpella la chitarra nel parco. E' impossibile non notarlo, perché i suoi capelli rossi sono inconfondibili, e le sue canzoni sono davvero molto belle.
Sì, forse questo mare di Tenerife l'ho sentito dire da lui, ma non sono sicuro. Un giorno di questi devo fermarmi ad ascoltarlo più attentamente.
Ma non è questo il problema adesso.
“Ems, tu ora mi spieghi tutto quello che sai su questo Louis. E perché io non l'ho mai visto, se è il migliore amico di Zayn!”
La mia amica alza le sopracciglia e mi guarda curiosa. “Non mi avevi detto che non ti interessava di lui?”
Sento il sangue salirmi alle guance, e cerco un punto lontano da guardare. “Non mi interessa, Ems, solo che questo è venuto fuori così dal nulla e mi ha detto che la mia tesi era banale. Non è il massimo dell'educazione!”
La mia amica mi guarda scettica. “Ti ha proprio detto così?”
Annuisco con vigore. “Sì! Esattamente così. Prima però potrebbe avermi chiesto se volevo il suo aiuto per integrare qualcosa sulla storia dell'arte.”
Emma sembra scioccata. “Haz, ma è stato carinissimo! Louis non è il tipo da offrirti aiuto se non lo pensa veramente!”
“E dimmi un po'. Che tipo sarebbe questo Louis?”
Emma ha gli occhi a cuoricino quando mi risponde. “Stronzo. Ma affascinante. Sai, sento una grande attrazione verso di lui.” La guardo con un sopracciglio alzato.
“Non a livello fisico, stupido.” - si affretta a rispondere. - “Credo solo che sia una persona molto interessante, mi piacerebbe conoscerlo meglio. E' una di quelle persone che ha qualcosa da dire. Ed ovviamente anche tu sei attratto da lui.”
“Non è vero, Ems.” Ma non risulto convincente nemmeno alle mie stesse orecchie.
“Ma per favore, Haz! Abbiamo constatato poco fa che ne sei attratto. Ed anche molto.” Con una mano accenna alla situazione che si è causata in biblioteca, quella che riguardava il mio amico in vacanza.
“Emma, per favore, non parliamone più. Sono fidanzato.”
“Continui a ripetermelo, ma non ti sento convinto.”
Il senso di colpa si aggrappa a me come se fosse una sanguisuga, e decido che è ora che tolga le tende. Non sono pronto per questa conversazione. Non ancora.
“Ems, io vado a casa. Ci vediamo domani.”
La mia amica mi guarda spalancando gli occhi. “Ehi, Haz, ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare? Non volevo, è che...”
La interrompo subito con un bacio sulla fronte, e poi le faccio una carezza. “No, non è colpa tua, tesoro. Sono io che devo pensare a varie cose. Ah e per il vestito... So che non sapevi quale metterti domani. Quello nero nell'angolo mi sembra perfetto.” - le dico, indicandole un vestito corto e un po' scollato, ma non troppo, che giace dimenticato in un angolo della sua stanza.
“Non ci avevo pensato, grazie strambo! E per ogni cosa chiamami. Ci vediamo domani d'accordo?”
“Puoi giurarci, ciao Ems!”

 


 

Arrivato a casa, decido che è il momento di farmi una bella doccia. Fredda. Sono sconvolto da quello che è accaduto questo pomeriggio. Sono sempre stato fedele a Matty e i pensieri che sto facendo su questo Louis mi mandano un po' in confusione.
La doccia mi calma un po', ma alla fine la faccia di quel ragazzo torna a far capolino nella mia mente, e con vergogna cedo, e faccio quello che avrei voluto fare già da molte ore. So che anche questo può essere considerato tradimento, ma il mio cervello non riesce a dare al mio corpo il comando per fermarsi. Perlomeno so che non ci sono problemi sotto quell'aspetto.
Quando esco dalla doccia, però, insieme alla soddisfazione, crescono dentro di me il senso di colpa e la frustrazione. Senza neppure rivestirmi, mi butto sul letto e comincio a piangere.
Piango perché non ho idee per la tesi, piango per come mi ha trattato quel ragazzo oggi, piango per non riuscire a soddisfare Matty, mentre, a quanto pare, da solo ne sono perfettamente in grado, e soprattutto piango perché, mentre mi davo piacere sotto la doccia, ho pensato per tutto il tempo a quel ragazzo e non al mio fidanzato. Perché non so se lo amo più. E non per colpa di quel Louis, ma per colpa mia. Perché qualcosa è cambiato in me, in questi ultimi mesi.
Piango fino a che non mi addormento completamente.
Sento Matty rientrare verso le dieci e mezza, ma faccio finta di continuare a dormire, perché affrontare una conversazione adesso sarebbe troppo difficile. Il mio ragazzo probabilmente si stupisce a vedermi così, al buio, senza vestiti e addormentato alle dieci di sera, ma non dice niente. Mi si sdraia accanto e mi abbraccia, facendo attenzione “a non svegliarmi.”
Mi sussurra che mi ama fra i capelli, ed io, da insensibile quale sono, non gli rispondo, ma lascio che mi culli fino a che non ci addormentiamo insieme.

 

 

 

Louis' Pov

 

Il giorno dopo.

 

Zayn mi sta accompagnando nel giardino sul retro della casa che lui e la bambolina hanno comprato. A quanto pare ci tenevano a dare un piccolo rinfresco per mostrare la nuova casa ad amici e parenti. A me sembra una stronzata, ma Zayn è il mio migliore amico, quindi non glielo esplicito, ma anzi gli faccio i complimenti per la villetta che si sono comprati. Ed in effetti non è male, è abbastanza grande, ed arredata con gusto.
In giardino scorgo la testa bionda di mia sorella, e accanto a lei c'è quello che presumo sia il suo ragazzo. Penso che mi dovrei presentare, giusto per marcare il territorio, quindi mi avvio nella loro direzione.
Zayn mi prende per un braccio e mi ferma prima che possa raggiungerli. “Non fare scenate ok? Non oggi. Emma mi uccide, se qualcosa va storto.”
Rido e gli lascio un buffetto su una guancia. “Tranquillo, Zayn, ci so fare.”
Il mio amico fa uno sguardo come a volermi dire che no, non ci so fare per niente, ma lascia correre.
“Ehi, Lots!” Lottie si gira e appena mi vede capisco che comincia ad agitarsi. Mi giro per dare le spalle al suo ragazzo, così che solo lei possa vedermi e le mimo con le labbra un va tutto bene, poi mi giro per affrontare quel biondino.
“Ciao, sono Louis il fratello di Lottie. Tu devi essere Neil, giusto?”
Va bene provare ad essere carini, ma dopotutto sono sempre uno stronzo.
Il ragazzo di mia sorella mi stringe la mano, confuso. “In realtà mi chiamo Niall, ma anche Neil va bene.”
Mi porta rispetto, bene. Guadagna un punto. Lottie mi scocca un'occhiataccia, facendomi capire che io invece, con lei, ne ho persi dieci, di punti. “No, non va bene, Niall. Mio fratello è un coglione.”
Niall scoppia a ridere e mi lascia una pacca sulla spalla. Gesto sbagliato, ragazzo. Gli guardo la mano come se potessi mangiargliela da un momento all'altro, e lui la ritrae all'istante.
“A me sembra simpatico, Lottie. Si preoccupa per te, è giusto.”
Sorrido, e adesso sono io a mettergli una mano su una spalla. “Sai, tu sei un leccaculo. Ma sei un leccaculo furbo. Se non la tratti male, e continui a farmi sviolinate di questo genere, potresti quasi starmi simpatico.”
Niall ride di nuovo e comincio a pensare che ridere sia la sua prerogativa, come la mia è essere un coglione, quando vedo la bambolina di Zayn che abbraccia un ragazzo alto, castano e con i capelli lunghi raccolti in un ciuffo. Cazzo, ma quello è Minniti.
Zayn mi deve delle spiegazioni, e me le deve adesso. Mi affianco a lui, mentre è intento a versare vari bicchieri di coca ai suoi invitati.
“Quando cazzo pensavi di dirmelo?”
Non occorre nemmeno che specifichi cosa, perché Zayn sospira e si gira per dirmi: “Senti, è il migliore amico di Emma, non volevo che tu facessi cazzate.”
“E' il suo migliore amico e tu non me lo hai detto? Il mio Minniti è il migliore amico della tua bambolina?”
“Uno: non è tuo, Louis. Due: è fidanzato, anche se il suo ragazzo oggi non è potuto venire. Stagli alla larga, è una brava persona.”
Gli tiro una botta sul braccio. “Sapevi che era omosessuale e non me lo hai detto?”
Zayn mi guarda perplesso. “Avevi davvero bisogno di me per capire che Harry è gay? Veramente?”
Sospiro e mi arrendo. “No, quello era abbastanza ovvio, ma cavolo, Zayn, pensavo fossimo amici.”
“Lo siamo. E ti conosco. Per questo te lo tengo lontano.”
Non posso credere che il mio migliore amico abbia deciso di mettersi in mezzo agli affari miei, quindi gli dico: “Credo che andrò a salutare la tua signora, Zayn. E il suo amico.”
“No, senti Louis...”
Ma non lo sento finire, perché ormai sono dall'altra parte del giardino.
Circondo le spalle della bambolina, e lei sobbalza.
“Ciao, Emma, grazie mille dell'invito. Bella casa!” Poi mi decido ad alzare gli occhi e fissarli in quelli verdi del ragazzo che mi sta davanti. “E ciao anche a te, Minniti.”
Harry sembra risentirsi, ed alza gli occhi al cielo. “Ho un nome, sai?”
Faccio finta di essere spazientito e sbuffo. “Ehi, calmo, lo so che ti chiami Harold.”
Minniti sta per dirmene quattro, quando Emma, palesemente divertita, si gira per affrontarmi. “Ehi, ciao Louis, è un piacere vederti! Voi due vi conoscete?”
Guardo Emma con sufficienza, perché figuriamoci se Zayn non è andato subito a raccontare a quello che lui definisce l'amore della sua vita che i rispettivi migliori amici si sono conosciuti.
“Senti, bambolina, lo so che Zayn te lo ha detto. Non fingiamo, ti prego.”
Harry scatta come se avessi appena toccato la cosa più importante della sua vita, e forse potrebbe anche essere così, per quello che ne so. “Come l'hai chiamata?”
Emma però, scoppia a ridere, e in un moto di affetto che non mi aspettavo, mi mette un braccio intorno a un fianco. Ricambio e ne approfitto per guardarle di sfuggita il seno, lasciato più scoperto del solito dal vestito. Sarà anche la ragazza di Zayn, ma è proprio carina e ha due tette da paura.
Non farei mai niente di male a Zayn, ma guardare un po' non ha mai ucciso nessuno. Anche se devo ammettere che, fra i presenti, Minniti è sicuramente il più bello, senza ombra di dubbio.
“Tranquillo, Haz, Louis mi chiama così in modo affettivo. Mi dice che le ricordo una fragile bambolina di porcellana.”
Harry boccheggia, forse cercando qualcosa da ribattere, ma alla fine sospira e arrendendosi, le dice: “In effetti ti calza come soprannome. Sembri davvero una bambolina di porcellana.”
Mi sporgo verso di lui e gli tocco un braccio, perché so che lo metterò in imbarazzo. E l'idea mi diverte un mondo. “Vedi, Minniti? Prima Emily Brontë, ora lei. Siamo sempre d'accordo.”
Harry mi guarda come se volesse mangiarmi, ma non nel senso che potrebbe piacermi. “Io e te non saremo mai d'accordo, Louis.”
“Non mi piacciono questi avverbi, Harold. Mai è una parola forte.”
Il moro borbotta qualcosa su come sarà forte il suo pugno sulla mia mascella, ma cerco di non farci particolarmente caso. Pensavo che quel ragazzo fosse un romanticone, un sognatore, e forse lo è, ma a quanto pare è anche abbastanza tosto. Mi piace. Non che questa sia una novità. Il mio cervello si rifiuta di pensare a qualcosa che non sia lui da ormai ventiquattro ore. Più lo guardo e più penso che avrebbe la mia attenzione anche se non aprisse bocca.
Solo che sono contento che lo faccia, perché quando parla è ancora più affascinante di quando non lo fa. Ha una voce lenta, ed a volte si strascica dietro le parole, ma è una cosa molto carina, fatta da lui.
Si vede che è un ragazzo intelligente, me lo dice la scintilla nei suoi occhi e come si illumina anche soltanto per mandarmi a quel paese. Sono sempre molto offeso che abbia rifiutato il mio aiuto, ma non mi do per vinto.
So che la bambolina è sempre qui, ma decido comunque di stuzzicarlo un pochino. “Sei solo, Harold?”
Non fa nemmeno caso al fatto che storpio di proposito il suo nome, ormai.
“Non vedo come possa interessarti, ma per tua informazione sì, il mio ragazzo doveva andare a preparare gli strumenti per il concerto che terrà stasera con la sua band.”
Lo dice come se fosse scocciato, e forse lo è per essere stato piantato in asso, sarebbe comprensibile. Beh, io non pianterei mai in asso un ragazzo così. Mai. E questa volta l'avverbio non è esagerato. Provo quasi pena per quel fesso del suo ragazzo che non capisce cosa si perde.
Minniti, però, riprende la parola, e quando lo fa, mi sembra come se fosse pronto a dimostrare qualcosa. Non so se a me o a se stesso. C'è una punta di orgoglio nella sua voce: “Sai, Matty è il cantante. E suona anche la chitarra elettrica.”
Prima che possa spiegargli quanto me ne frega di cosa fa il suo ragazzo, interviene Emma, prendendomi sottobraccio. “Anche Louis suona. Il pianoforte. E' davvero bravo. Almeno, per quello che mi dice Zayn. Il nostro amico qui non mi ha mai voluto far sentire niente.”
Ehi, sbaglio o la bambolina è dalla mia parte? Decido che fra lei e Zayn, nella coppia, la mia preferita è decisamente lei.
“Oh, sì, anche se la mia specialità sono gli strumenti a fiat...”
Non faccio in tempo a finire che Zayn, avendo sentito, mentre si avvicinava a noi l'ultima parte della conversazione, mi tira uno schiaffo sulla nuca.
“Ehi, cosa c'è? Stavo solo spiegando a Minniti e alla tua bambolina qui che ci so fare con il flaut...”
Altra botta. “Zayn, basta! Mi fai male!”
Il mio amico scuote la testa, come se fosse deluso da me. “Sei un coglione.”
Harry però, sembra sorridere, e questo fa sorridere anche me di rimando. Decido che mi piace vederlo sorridere. Molto. Gli si formano persino delle adorabili fossette ai lati della bocca. Reprimo l'istinto di baciarlo lì, davanti a tutti. Ma cosa mi sta succedendo? Non mi sono mai sentito così, né per un ragazzo, né tanto meno per una ragazza.
Il fatto che sia riuscito a farlo sorridere mi anima di nuova forza. “Allora, a che ora ci vediamo domani?”
Il sorriso di Harry svanisce, e mi guarda con tanto d'occhi. “Per fare cosa, scusami?”
Pensavo di usarti come modello per uno dei miei nudi. “Per aiutarti con la tua tesi, Minniti.”
Harry stringe i pugni e non mi guarda negli occhi quando mi dice: “Mi sembrava di essere stato chiaro, non voglio il tuo aiuto.”
Emma ci sta guardando come si potrebbe guardare una coppia di un telefilm, una di quelle che non vedi l'ora che si metta insieme. Zayn ha quello sguardo da se fai lo stronzo ti ammazzo con le mie mani.
Decido che ci serve un po' di privacy. “Ehi, Harold, possiamo parlare in privato?”
I suoi occhi verdi si inscuriscono leggermente, come se si fosse insospettito, ma poi annuisce ed io mi sento come se avessi appena vinto i mondiali. Questa cosa deve finire. Velocemente.
“Senti Harry, mi dispiace se te la sei presa per quello che ti ho detto, ma non volevo essere offensivo.”
Harry incrocia le braccia al petto e si appoggia alla staccionata che circonda il giardino. Alza il mento, come a volermi sfidare.
“Oh, vedo che allora lo sai, il mio nome.”
Rido, sperando che trovi una cosa carina il fatto che gli do vari soprannomi, ma a quanto pare per lui non lo è. Decido di dargli fastidio, allora. Mi piace dargli fastidio, a quanto pare è l'unico modo in cui posso avere la sua piena attenzione. “Ma certo che so il tuo nome, Harold. Mi dici perché non vuoi che lavori un po' con te? Non stravolgerò la tua tesi, te lo giuro. Cerco soltanto di essere gentile.”
Harry alza le braccia al cielo, esasperato.
“Il fatto è, Louis, che nessuno te lo ha chiesto. E il modo in cui sei venuto da me? Mi sembra un po' banale, la tua tesi.” - mi scimmiotta. - “Beh, mi dispiace se lo pensi, ma a me piace la mia tesi. E non voglio aiuti da quelli come te.”
Adesso sono io a cominciare ad innervosirmi. Io non conosco lui e lui non conosce me. Lo scopo di tutto questo era proprio conoscerci meglio, non vomitarmi addosso giudizi.
“Dimmi un po', Harry, che tipo sono? E soprattutto che parametri hai per giudicarmi?”
Il ragazzo di fronte a me si tinge di un adorabile sfumatura di rosso, e sebbene sia arrabbiato con lui, non posso fare a meno di pensare a quanto sia carino.
Si passa una mano fra i lunghi capelli e sospira. “Senti, io non sono così. Non do giudizi sulle persone di solito. Né a quelle che conosco, né a quelle che non conosco. Mi dispiace, davvero. E' solo che non voglio il tuo aiuto.”
Cerco di mantenere la calma, quando riprendo la parola. “Potresti spiegarmi il perché? Almeno mi metto l'anima in pace?”
“Vuoi sapere la verità, Louis?”
“Mi farebbe molto piacere, sì, Harry.”
Minniti fa un grosso sospiro e non mi guarda negli occhi, quando mi dice: “Mi sembri uno che fa sentire le persone speciali e poi le lascia a loro stesse. Da un giorno all'altro. Non mi sembri uno di cui ci si può fidare.”
Lo dice tutto d'un fiato, senza prendere aria, ma a me sembra che l'aria l'abbiamo tolta a me. Completamente.
Poi Harry arrossisce e si porta una mano sulla bocca. “Cazzo, Louis, mi è uscita malissimo, io non volevo...”
Mi avvicino a lui e gli punto un dito sul petto. “Oh, tu volevi, volevi eccome. Lo volevi da quando ci siamo conosciuti in biblioteca, da quando hai avuto determinate reazioni fisiche a vedermi.”
Harry sembra aver visto passare un fantasma e prova a bloccarmi. “Io non...”
Non lo faccio nemmeno finire. “Oh, Harold, credi che non me ne sia accorto? Quanto sei ingenuo. Volevi trattarmi male da quando hai capito di essere attratto da me, così come io lo sono da te. E sei in colpa perché hai un ragazzo. Ma fammi chiarire una cosa: quelli sono problemi tuoi, non miei. Non puoi permetterti di trattarmi di merda solo perché non riesci a giungere a patti col fatto che ti piacerebbe conoscermi meglio. Non sai un cazzo di me Minniti, non ti devi permettere!”
Vedo dalla sua faccia che ho centrato pienamente il punto, perché Harry ha gli occhi lucidi. “Senti, Louis, io non so cosa tu stia pensando ma...”
Lo interrompo di nuovo: “Al momento sto pensando che è meglio che me ne torni a casa. Ci vediamo Harold! O forse no.”
Harry mi prende per la manica del giacchetto ed io, contro voglia, ma come se non potessi farne a meno, mi volto. “Louis, mi dispiace, non devi andartene per me.”
Mi sposto ulteriormente da lui. “Ciao, Harry!”

 


Zayn prova a fermarmi, ma lo blocco subito, dicendogli che lo avrei chiamato in serata. Capisce subito che c'è qualcosa che non va e mi lascia andare. Non prima però di avermi dato una gentile pacca sulla spalla.
“Sai che io ci sono, vero?”
Guardo Zayn negli occhi, e quando gli dico: “Lo apprezzo, davvero”, lo dico con tutta la convinzione possibile.
Lottie mi si avvicina, preoccupata. “Ehi, fratellone, te ne vai già?”
Non voglio far preoccupare la mia Lots, quindi mi chino per darle un bacio sulla fronte. “Tranquilla, Lots, devo andare a studiare un po'. Ti chiamo domani, va bene?”
Mi guarda sospettosa. “E perché mi vuoi chiamare?”
“Ehi, che c'è di male se voglio sentire la mia sorellina senza motivo?”
Lottie fa un sorriso che potrebbe illuminare tutta la città e il mio cuore si riempe di gioia. “Niente, ci sentiamo domani Louis, ci conto.”
Mi stringe leggermente la mano e poi torna da quel Neil.
Io mi avvio verso la macchina. Per tutto il tragitto da casa di Zayn al parcheggio penso a quegli occhi verdi, a quelle fossette e al modo in cui Harry si tocca i capelli. Fottutissimo Harry.
Quando arrivo alla mia macchina e monto dentro, il pensiero ha ormai raggiunto ogni angolo del mio cervello e le labbra di Harry che mi dicono praticamente che non vuole avere niente a che fare con me, sono marcate a fuoco dentro la mia testa.
Tiro un pugno contro il volante, e il clacson suona. Non mi sono nemmeno reso conto di aver acceso la macchina, sovrappensiero.
“Fottuto Harry, mi farai diventare scemo.”



Angolo Autrice: Buona serata a tutti!
Sono di nuovo qui, anche questa settimana. Per ora ce la sto facendo ad aggiornare ogni weekend e per me sono conquiste ahahah.
Ad ogni modo, voglio ringraziarvi se siete arrivati fino a qui a leggere. E' un onore per me sapere che ci sono persone che leggono la mia storia, davvero. Ringrazio inoltre l'accoglienza che le avete offerto. Mi avete lasciato dei commenti carinissimi, sia qui che su Fb e non potrò ringraziarvi abbastanza.
Ringrazio inoltre chiunque abbia recensito, vuol dire davvero molto per me.
Allora, cosa mi dite di questo capitolo? La storia comincia ad ingranare, delle cose stanno succedendo e porteranno ad altre cose e... chi vivrà, vedrà ;).
Fatemi sapere qualcosina, se volete e se ne avete voglia, ve ne sarei immensamente grata, i vostri consiglie e le vostre parole possono solo aiutarmi. Nel bene e nel male.
Un bacione, e ci sentiamo settimana prossima.
Grazie ancora.
S.

 

 

 

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Capitolo 4
*** 3. In una stanza polverosa di una biblioteca. ***


  


3. In una stanza polversa di una biblioteca.

 

 

- Here’s my hand.
- And mine, with my heart in’'t.
The Tempest, William Shakespeare

 

 

Harry's Pov

 

Una settimana dopo

 

 

E' una mattina noiosa di inizio Novembre e sto scrivendo su un foglio tutti i modi in cui potrei suicidarmi. Non metaforicamente.
Li sto davvero scrivendo. Anche cercare un modo per uccidermi mi sembra più divertente che studiare quei libri enormi che mi guardano dal tavolino della cucina. Almeno la lista che sto scrivendo è uno scherzo, mentre se cominciassi a studiare morirei veramente. Lentamente e con dolore e sofferenze.
Cerco di essere originale con le mie opzioni, e sono all'alternativa numero dieci (“trasformarmi in vampiro e poi farmi accidentalmente mordere da un lupo mannaro”) quando sento il mio cellulare che squilla.
Le note di “Wouldn't it be nice?”dei Beach Boys si riversano nella stanza, ed io non posso fare a meno di sperare che sia Matty.
Sono quasi tre giorni che non lo vedo. Al mio ragazzo hanno prolungato l'ingaggio in un locale nella vicina cittadina di Stonesfield, ed io l'ho visto giusto un giorno nel weekend in cui è venuto a prendere a casa qualche vestito, dicendomi che ci saremmo rivisti la settimana dopo.
Ero già un po' arrabbiato con lui per aver preferito andare ad accordare gli strumenti rispetto ad accompagnarmi alla festa di Emma e Zayn.
Insomma, so che la band è importantissima per lui, ma quel lavoro avrebbero potuto farlo anche i suoi compagni di band. E lui sarebbe stato due ore in più con me.
Poi è arrivata la chiamata in cui mi diceva che sarebbe passato giusto per prendere due cose e ciao ciao Matty per una settimana.
Non ho avuto nemmeno il tempo per ribattere perché non ne avevo le forze, ma quando tornerà, oggi pomeriggio, può star certo che mi farò sentire.
Sono ancora perso in queste considerazioni quando mi ricordo che mi sta suonando il telefono. Con la speranza di vedere la foto di me e Matty insieme che illumina lo schermo, mi alzo per raggiungere il tavolino, su cui ho posato il telefono ieri sera prima di andare a letto.
Sul telefono però, non c'è nessuna traccia del nome di Matty, né della sua foto. Con un sospiro, rispondo.
“Dimmi tutto, Ems.”
La voce della mia amica mi fa sorridere anche se non ne avrei voglia. “Buongiorno Haz, che facevi di bello?”
“Niente, contemplavo il suicidio e tu?”
Posso immaginarmi Emma alzare gli occhi al cielo dall'altra parte del telefono. “Mi avviavo all'università e avevo voglia di sentirti. Ma dimmi, perché questa botta di vita di prima mattina? Non hai avuto la tua dose di Lou.. ehm, scusami, volevo dire di Matty, oggi?”
Ora sono io a dover alzare gli occhi al cielo. Emma ha sviluppato questa malsana idea in cui nella sua testa io e quell'amico di Zayn, quel Louis, dovremmo passare una vita felice e prospera insieme.
Solo che io l'ho trattato davvero male, l'ultima volta che ci siamo visti, e me ne sono pentito. Non sono il tipo da trattare male le persone, e chi mi conosce può confermarlo. Penso che il genere umano sia un dono, e che ognuno di noi, chi più chi meno, sia un oggetto prezioso da trattare con rispetto. E proprio per questo non riesco a spiegarmi cosa mi sia successo alla festa di Emma. Annovero Louis fra la lista delle persone preziose, davvero preziose. E forse è per questo che ho reagito come ho fatto, per la paura di potermi affezionare a qualcosa di fragile.
L'ho rivisto quasi tutti i giorni questa settimana, perché lui lavora in biblioteca ed io vado sempre a studiare lì. Certo, ci sarebbe anche la tavola calda dell'università, sono un cliente abituale, ma nell'ultimo mese non l'ho frequentata molto, perché il rumore delle persone che parlano mi dà fastidio e non riesco a concentrarmi. La biblioteca è perfetta invece, e non ho intenzione di cambiare abitudine solo perché ho avuto una discussione un po' accesa con uno dei suoi impiegati. Molto accesa.
Io e Louis ci salutiamo, ci siamo perfino scambiati i convenevoli una volta (niente di più che un Come va? molto veloce) e mi fa piacere vedere che riusciamo a rimanere civili. O almeno che io riesca a rimanere civile, visto il comportamento che ho avuto a casa di Emma e Zayn.
Decido che non è il momento di pensarci e sbuffando rispondo ad Ems. “Diciamo che non ho avuto la mia dose di coccole settimanali. Sai che mi addormento meglio se qualcuno mi abbraccia. E nessuno l'ha fatto questa settimana. Matty è stato via con la band, e tu non sei mai passata a trovarmi.”
Faccio il broncio anche se so che non può vedermi.
“Non farmi il broncio, Harry Styles. Sono stata impegnata con la scuola. Non sei l'unico a preparare una tesi, d'accordo?”
“Come fai a sapere che ti ho fatto il broncio?”
“Sono nascosta in casa tua. Nel cassetto delle camice floreali di Matty.”
Per la prima volta in tutta la mattina sento che sto per scoppiare a ridere, spontaneamente.
“Te l'ho mai detto che ti voglio bene, Ems?”
“Oh, te ne voglio tanto anche io strambo!”
Poi un rumore richiama la mia attenzione. Qualcuno sta girando le chiavi nella serratura. E l'unico che ha le chiavi di questa casa, oltre a me, è Matty. Strano, doveva tornare questo pomeriggio. Meglio così, avremo più tempo per chiarirci.
“Emma, tesoro, ti va bene se ti richiamo? Penso che stia arrivando Matty.”
“Oh, d'accordo, ci sentiamo dopo Haz!”
“Ciao, Ems!”
Non faccio in tempo a tirare giù che il mio ragazzo entra in casa, lascia le borse e la chitarra accanto alla porta, e mi solleva, prendendomi in braccio.
Io però sono un po' arrabbiato con lui, per essere sparito così e per essersi fatto sentire sì e no una volta al giorno per sms.
Matty mi bacia fra i capelli ma io lo prendo saldamente per le spalle. “Matty, mettimi giù.”
Il mio ragazzo sente che mi sono irrigidito e mi fa scendere. “Haz, amore, cosa c'è che non va? Dio... mi sei mancato così tanto, piccolo!”
“Ti sono mancato veramente?” Incrocio le braccia e lo guardo con uno sguardo di sfida.
“Cosa intendi dire, Harry?”
“Beh, intendo dire che ti ho visto Sabato per l'ultima volta, e adesso è Giovedì. Ti ho sentito solo per sms, mai una chiamata. Ti sembra una cosa da fare in una relazione, Matt?”
Il mio ragazzo capisce che sono arrabbiato, e molto, e si allontana da me, come se fosse ferito.
“Harry, lo sai che quando faccio le serate a volte ho poco tempo per stare al telefono, e non è perché non voglio parlare con te, amore. Lo sai che non posso stare senza di te.”
Mi siedo sul letto, perché capisco che questa sarà una conversazione lunga e difficile. Mi strofino gli occhi, come se fossi già stanco di tutto questo.
“Lo so, Matty? So che una volta era vero. Una volta non riuscivamo a stare lontani, Matt. Ti avrei seguito ovunque, in ogni serata, in ogni tour, perfino in capo al mondo. Non riuscivamo a non toccarci per più di cinque minuti. Appena finito il concerto non parlavi nemmeno con i tuoi compagni di band per sapere le loro impressioni sulla vostra performance. Mi prendevi per mano, mi portavi in camerino e facevamo l'amore. Perché quello era amore, Matty, non passione. Amore allo stato puro.”
Matty si inginocchia e mi porta una mano sulla guancia. “Haz, per me è ancora così, tesoro mio. Perché pensi il contrario?”
Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, perché ho preso una decisione che so che sarà difficile da portare a termine. Ma devo farlo.
“Non so se per me è ancora così, Matthew.”
Matty si stacca da me, incredulo rispetto a quello che gli ho appena detto. “Vuoi lasciarmi per caso, Harry? E vorresti anche darmi la colpa? Dopo che ho cercato di salvare questo rapporto per mesi? Scendendo a compromessi col fatto che ti importava più della tesi che di me?”
Mi alzo e gli poso le mani sulle spalle. “Dio, Matty, tesoro, no. Non voglio che ci lasciamo. E la tesi non è più importante di te.”
Matty mi stacca le mani dalle sue spalle e mi guarda negli occhi. “Harry, allora cosa vuoi? Parla, per l'amor di Dio! Cosa vuoi, Harry? Qualsiasi cosa. Farei qualsiasi cosa per te, ma dimmelo.”
Guardo in terra e cerco di rispondere alla domanda più difficile che mi sia mai stata posta. “Non lo so. So solo che non mi sento più me stesso. E non voglio trascinare anche te in tutto questo.”
“Cazzate!” Matt alza la voce, ed io alzo gli occhi sorpreso. “Sono tutte cazzate, Harry. In una relazione conta solo una cosa: l'amore. O mi ami o non mi ami. Non ci sono vie di mezzo, Harry. O è bianco o è nero. Non c'è il grigio in amore, piccolo. Neanche una sfumatura. Né tanto meno cinquanta, come quel libro orribile vorrebbe farti credere.”
Scuoto la testa e mi tiro indietro i capelli con una mano. “Non penso che il grigio si riferisca a quello, Matty, ma...”
Il mio ragazzo mi interrompe. “Te lo chiedo ora, e te lo chiedo per l'ultima volta, Harry. Mi ami o non mi ami? E' una risposta semplice.”
Invece di rispondergli mi avvicino a lui e lo bacio. Lo bacio come penso che si dovrebbe baciare la persona che si ama di più al mondo. Matty sembra calmarsi e si appoggia contro di me, spingendo le sue labbra contro le mie. Voglio dimostrargli che è importante per me, quindi comincio a lasciargli una scia di baci umidi sul collo e sento che comincia a gemere.
Se un minuto prima pensavo di lasciarlo, adesso non lo voglio più. E solo perché ho una fottuta paura di rimanere solo. Sono uno stupido egoista, ma la vita senza Matty mi spaventa.
In tutto questo il mio ragazzo mi sta accarezzando i capelli, mentre mi sussurra: “Dio, Harry, ti amo così tanto.”
La mia mano si abbassa dal suo collo al cavallo dei suoi pantaloni, e comincio ad accarezzarlo. Mi avvicino al suo orecchio e mormoro: “Ti voglio, Matt, davvero.”
E sono sicuro di questo quando lo dico. Se questo implica riuscire a tenerlo con me, allora sono sicuro che non andrò in bianco. Non voglio rimanere solo. Ne ho troppa paura.
Matty è eccitato, lo sento perfino dalla stoffa dei suoi pantaloni di jeans, ma tutto a un tratto si stacca e mi posa le mani sul petto.
“No, Harry! Non sai quanto sia difficile per me ma... no.”
Provo a prendergli una mano, ma lui me la scansa.
“Ti ho fatto una semplice domanda, Harry, e tu non sei il tipo da comprarmi con il sesso, non lo sei mai stato. La risposta è semplice: sì o no, amore?”
Cerco di collegare il cervello alla mia bocca, provando a dirgli di pronunciare quelle due parole.
Ti amo.
Lo avrò detto a Matty almeno mille volte negli ultimi tre anni, ma non è mai stato così difficile come oggi. Faccio un grosso respiro, cercando di prendere quanto più aria posso, perché so che ne avrò bisogno.
“Amore, io...”
“Amore niente, Harry. Mi ami, sì o no?”
Ora o mai più Harry. Apro la bocca e faccio mentalmente lo spelling di quello che devo dire. Cinque lettere, posso farcela.
Ma dalla mia bocca non esce niente, neppure un suono. Ci riprovo. Ma in quel momento noto che Matty sta già prendendo le sue borse.
Mi pongo davanti a lui e gli chiedo: “Dove stai andando, Matty?”
Matt mi guarda fisso negli occhi, e con quanto più convinzione possibile mi risponde: “Non starò qui a farmi prendere in giro da te, Harry. Non più. Sono mesi che porto avanti questo rapporto da solo, adesso ho deciso di arrendermi.”
Ok, il momento è arrivato. Sento uno spiacevole bruciore ai lati degli occhi, e capisco che sto per piangere. Cerco di ricacciare indietro le lacrime, perché voglio mostrarmi forte. “Stai rinunciando a noi, Matthew?”
Il mio ragazzo, o dovrei dire, ex ragazzo, si porta le mani fra i capelli e si mette gli occhiali da sole. E' una fissa assurda che ha, quella di portare gli occhiali da sole anche in inverno. Ed io odio parlare con lui senza poterlo guardare negli occhi.
“No, Harry, quello lo hai fatto tu.”
Gli prendo la mano e me la porto sul cuore. “Matt, ti giuro che farò tutto quello che vuoi, ma resta ti prego.”
Lui, in tutta risposta, toglie la sua mano dalla mia e apre la porta. “Non ne ho nessun motivo. A meno che tu non mi voglia dire quelle due parole. Me le vuoi dire, Haz?”
Ci riprovo. Magari questa volta, con la paura di vederlo andare via, andarsene veramente, mi verrà tutto più facile. Ma non è così. Rimango in silenzio un'altra volta.
“C'è per caso un altro?”
La domanda mi prende alla sprovvista, e alzo la testa così velocemente che penso che mi si possa staccare dal collo.
“Cosa?!? No... Matty, no. Non potrei mai...”
La scena dell'altra sera nella doccia torna a farsi strada nel mio cervello. Oh, ma lo hai fatto, Harry. Più di una volta.
Matty mette una mano sulla porta e non mi guarda negli occhi, neppure una volta. “Va bene, tanto non sono comunque affari miei.”
Mi attacco con così tanta forza al suo braccio che ho paura di avergli fatto male, ma se è così non lo dà a vedere. “Stronzate, Matty! Gli affari miei sono affari tuoi, e lo sai!”
“Forse. O forse non più. Ad ogni modo non ho più né forze né volontà d'animo sufficienti per continuare questa relazione. Spero che tu sia felice, Haz, dico davvero.”
Le sue parole mi colpiscono più del previsto, ed è come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto. Nota mentale: aggiungi alla lista delle alternative per il suicidio “strapparsi il cuore dal petto.”
Sento che comincio a piangere e non faccio niente per fermarmi. Le dita fredde di Matty si posano sulla mia guancia, e quando riapro gli occhi tutto ciò che vedo è la porta che si chiude dietro di lui.
La voce mi esce in un sussurro. “Matty, aspetta... io ti amo.”
Non so nemmeno per chi lo sto dicendo e mi sento uno stupido.


 

 

Non posso restare in questa casa, non più. Sono seduto con le spalle al muro, accanto alla porta, come se sperassi che da un momento all'altro Matty rientri e mi dica che è stato tutto uno scherzo. Ma non lo è stato.
Devo uscire di qui. Tutto quello che mi circonda mi ricorda lui.
Le nostre foto, i suoi spartiti, e i suoi quaderni con i testi di intere canzoni che parlano di me.
Siamo solo io e te, stasera, perché non cerchi di capire cosa c'è dentro il mio cuore?”
E' una delle canzoni che Matty ha scritto su di me che preferisco, solo che adesso anche solo il pensiero mi fa male. Non so dove andare e non so cosa fare. E' già tanto se riesco a respirare. So che avrei bisogno di un fazzoletto, ma non ho nemmeno la forza di alzarmi per andare a prenderlo.
Voglio stare in solitudine, ma non voglio nemmeno stare solo, e non so come fare.
La biblioteca. In biblioteca non c'è mai nessuno, e potrò sfogare il mio dolore da solo. Mi alzo per prendere le chiavi e il telefono e decido di chiamare l'unica persona che voglio sentire.
Emma è a lezione, ma sa che più di quattro squilli vogliono dire “emergenza”. Al quinto squillo la sento rispondere, con la voce affannata.
“Harry! Cosa è successo?”
Cammino fino al parcheggio e mi siedo in macchina. Rispondo fra i singhiozzi. “Mi ha lasciato, Ems... mi ha lasciato e io...”
Emma mi interrompe con dolcezza. “Haz, amore, dove sei?”
Cerco di fare dei respiri profondi per calmarmi, ma ricomincio a piangere.
“Harry, dimmi immediatamente dove sei, d'accordo? Vengo subito.”
In quel momento, quando sento la preoccupazione nella voce della mia migliore amica, cerco di ricompormi. “No... No, Ems. Finisci la lezione. Vado in biblioteca. Ci sentiamo dopo!”
“Cristo, Harry, no. Non puoi guidare in quelle condizioni, mi hai sentito?”
Ma è come se ci fosse una forza che mi tira verso quel posto. “Ciao, Ems!”
“No, Harry, ascoltami...”
Ma ormai ho già tirato giù.

 



 

 

Louis' Pov


Giuro che se non mi viene un'allergia agli acari a lavorare in questa cavolo di biblioteca, non mi verrà mai più!
Sono rimasto dentro anche per la pausa pranzo perché non avevo voglia di uscire. La biblioteca è tranquilla e mi permette di rilassarmi un po'.
Solo che all'improvviso mi squilla il telefono. Penso che sia Lottie, visto che nell'ultima settimana abbiamo preso l'abitudine di chiamarci tutti i giorni, e Dio se lo adoro. Mi sento come se qualcuno si preoccupasse veramente per me, e in qualche modo mi fa piacere.
Ma al telefono non è mia sorella. E quello che vedo mi stupisce. La foto della bambolina appare all'improvviso sullo schermo del mio iPhone e io sobbalzo. Ho subito paura che sia successo qualcosa a Zayn, quindi rispondo in un attimo.
“Emma. Dimmi tutto.”
Quando mi risponde è turbata, e l'ansia dentro di me sale. “Louis, scusami, ti disturbo?”
“Nessun disturbo, bambolina, sono in pausa pranzo. E' successo qualcosa a Zayn?”
“No, tranquillo. Ma devi farmi un favore. Riguarda Harry, il mio amico, ti ricordi?”
Un nuovo tipo di ansia si fa strada in me. Sono felice che al mio migliore amico non sia successo niente, ma al solo sentire il nome di Minniti mi si contorcono le budella. So che non è un'immagine molto romantica, ma è proprio così che mi sento.
“Sì, certo che mi ricordo, cosa riguarda? E perché sei così turbata?”
Emma fa un respiro profondo. “Senti, Louis, Harry stamattina ha avuto una discussione col suo ragazzo, e si sono lasciati. Mi ha chiamato ed era sconvolto. Ha detto che sarebbe venuto in biblioteca, ma non mi piace che abbia guidato in quello stato e... Per favore, puoi controllare che sia lì? Solo questo?”
“Certo, controllo e ti faccio sapere subito.” La capisco. Io ed Harry ci siamo lasciati in malo modo l'ultima volta che abbiamo parlato ma nemmeno a me piace l'idea che si sia messo al volante mentre era sconvolto.
“Grazie, Louis, lo apprezzo.”
“Non dirlo neanche per scherzo, lo faccio volentieri.”
“Allora non sei così stronzo come dicono.” Sento che è un po' meno preoccupata, e sono contento che questo sia successo grazie a me.
“Non credere mai alle dicerie, piccola. E Emma...?”
“Sì?”
“Stai tranquilla, d'accordo?”
“Ci proverò, tu fammi sapere subito però!”
“Puoi contarci. Ciao bambolina!”
“Ciao, Louis!”

 

 

 

Cerco Minniti in ogni stanza, ma di lui neanche l'ombra. L'idea di dover chiamare Emma e dirle che non ho trovato il suo amico mi fa stringere lo stomaco. Cazzo, Harold, ma dove ti sei cacciato?
Non lo conosco così bene, ma ho potuto constatare che Harry è un passionale, uno che fa le cose senza pensarci. Agisce senza tener conto delle conseguenze che le sue azioni possono avere su di lui e sulle persone che ama. E questo non è giusto. La voce terrorizzata di Emma mi rimarrà impressa per un bel po' di tempo.
Sto per alzare bandiera bianca, quando, da una delle stanze più periferiche ed isolate della biblioteca, sento un singhiozzo. Il mio cuore salta un battito e prego con tutto il cuore che sia Harold.
Busso, ma nessuno mi risponde, quindi decido di entrare. E per fortuna qualcuno ha ascoltato le mie preghiere.
Harry è seduto a terra, contro un mobile che avrà ottocento anni, con la testa fra le mani, ed il corpo scosso da tremiti. Non si rende nemmeno conto che sono entrato, ed io prendo l'occasione per mandare un messaggio ad Emma. “Ho trovato il tuo uomo. Ora voglio una ricompensa ;)”
Spero veramente di riuscire a farla ridere. L'ho sentita molto preoccupata prima. Nessuno si dovrebbe preoccupare così, specialmente non una ragazza dolce come lei.
Ma ora è Harry il mio problema principale. Mi schiarisco la gola per farmi sentire. Minniti sobbalza impaurito, e alza gli occhi su di me.
Sembra un animale ferito, e ancora una volta la tristezza si fa strada in me.
“Ehi, Harry, tranquillo, sono solo io.”
Non mi sembra il momento di usare stupidi soprannomi.
Harry prova a smettere di piangere ma non ce la fa, e borbotta qualcosa come “scusami, me ne vado.”
Fa per alzarsi, ma io mi siedo accanto a lui e prendendolo per un polso lo ritiro seduto accanto a me.
“Tu non vai da nessuna parte! Non in queste condizioni. Vuoi dirmi cosa è successo o no? Va bene se non me lo vuoi dire, davvero, puoi anche semplicemente sfogarti. Rimango qui con te in ogni caso.”
Il ragazzo sembra sorpreso e alza gli occhi su di me. “Perché lo faresti?”
Faccio un mezzo sorriso. “Sono in pausa pranzo, non ho niente da fare.”
Harry alza gli occhi al cielo e sorride. Con tanto di fossette. Dio, adoro quelle fossette.
Sono ancora arrabbiato con lui per come mi ha giudicato, quel giorno a casa di Zayn, ma al momento non riesco a fargliene una colpa. Non quando è qui seduto accanto a me, disperato per quello che gli è appena successo. Fosse stato chiunque altro, ad avermi trattato così, lo avrei lasciato a piangere nel suo dolore, ma non Harry. Mai.
Harry mi mette una mano sul ginocchio e io lo guardo negli occhi.
“No, Louis, davvero, perché lo fai? Ti ho trattato male. Non me lo merito.”
“Sono un masochista, mi piace soffrire.” Harry ride, ma non sa che c'è un fondo di verità nelle mie parole. Io tratto male le persone perché so che le persone tratteranno male me. E' un circolo vizioso.
Con una tenerezza che non pensavo di avere in me intreccio le mie dita a quelle della mano che è ancora posata sul mio ginocchio.
“Davvero, Harry, cosa ti è successo?”
Le sue labbra ricominciano a tremare e quando mi risponde le lacrime ricominciano a scorrere sul suo bel viso, fino a dove un minuto fa si era creata quell'adorabile fossetta. Non mi piace, nessuna lacrima dovrebbe prendere il posto delle fossette di Harry.
“Io e Matty ci siamo lasciati.”
Per un momento mi sembra che si calmi, ma poi ricomincia a singhiozzare, ed io mi spavento. “Senti, Harry, scusami, non volevo!”
Lui si strofina gli occhi così forte che ho paura che potrebbe farsi del male. “No, scusami tu... Non so perché sto reagendo così. Mi dispiace, Louis, non dovresti assistere a tutto questo.”
Gli afferro le braccia e gliele sposto dagli occhi. “Uno: non nascondere mai più quei tuoi bellissimi occhioni, perché faresti uno sgarbo al mondo. E due: non scusarti mai più con me per mostrare le tue emozioni.”
“Avevi detto che non ti piace l'avverbio mai.”
“Ogni tanto è necessario, Harold.”
Poso lo sguardo sulle nostre dita intrecciate, e senza volerlo sorrido. La mia mano è così piccola, in quella di Harry.
Poi Minniti comincia a parlare, così piano che devo sporgermi per sentire quello che dice. “Non mi importa tanto del fatto che mi abbia lasciato. Non è per questo che piango.”
Non capisco dove vuole andare a parare, ma per calmarlo gli passo il pollice sul palmo della mano. “Perché piangi, allora?”
Si gira verso di me con gli occhi pieni di lacrime. “E' la solitudine che mi spaventa, Louis.”
Al pronunciare il mio nome gli si spezza la voce, e una nuova serie di singhiozzi esce dalla sua bocca. Non ho mai visto nessuno singhiozzare così tanto.
D'accordo, non ci conosciamo così bene, ma sento un legame fortissimo verso questo ragazzo, non so nemmeno spiegare il perché. Come se fossimo amici da una vita porto il mio braccio, quello che non tiene stretta la sua mano, intorno alle sue spalle e lui si rifugia nel mio petto.
Gli accarezzo la schiena con la mano e lo lascio sfogarsi, e poi passo ai capelli e al suo viso. Le sue lacrime stanno bagnando la mia maglietta, ma non mi importa.
Gli sposto i lunghi riccioli e glieli metto dietro l'orecchio, così che possa avere la guancia libera. Mi chino per lasciarglici un bacio.
“Non sei solo senza Matty, Harry. Non lo sei. Non pensarlo mai.”
“E chi ho? Emma ha Zayn, mia sorella ha una vita lontano da me, i miei amici delle superiori sono in altre università. E Matty se ne è andato. Certo che sono solo.” Le sue parole sono attutite dal contatto con la mia maglietta.
Lo stringo più forte, come se avessi paura che possa staccarsi da me e scappare. Cosa che non lascerò mai che succeda. “Hai me, Harry. Sono qui per te.”
Il ragazzo che ho fra le mie braccia trema, e vorrei poter fare qualcosa per fermarlo, ma non so veramente come pormi. Poi però mi stupisce, e con una forza che non gli ho mai visto, mi stringe più forte che può.
Ma non mi fa male, anzi. Mi piace e vorrei che lo facesse più spesso.
“Louis, perché mi stai dicendo questo? Ci conosciamo più o meno da una settimana e ce ne stiamo qui abbracciati come se fossimo amici da tutta la vita.”
Gli accarezzo i capelli, cercando di prendere tempo per rispondere alla sua domanda. Perché lo faccio? Non lo so nemmeno io. So solo che sento una grande attrazione verso questo ragazzo, ed anche un grande affetto. E non voglio che se ne vada.
Alla fine gli dico le prime cose che mi vengono in mente, e che sono comunque vere: “Credo che un giorno per noi sia come un mese per le persone normali.”
Questo lo fa ridere, e all'improvviso, anche se quando stamattina mi sono svegliato il cielo era coperto di nuvole, ora sono sicuro che è spuntato il sole. “Sai, credo che tu abbia ragione, Louis. Non me lo so veramente spiegare.”
Non so cosa rispondergli, quindi non lo faccio. Stiamo per un altro po' seduti per terra, abbracciati. Harry non si stacca da me, e non sarò certo io il primo a lasciarlo andare.
Stiamo in silenzio per non so quanto tempo, quando all'improvviso il riccio posa la testa nell'incavo della mia spalla. Per qualche ragione a me ignota mi ritrovo a lasciargli un bacio nei capelli. Mi sembra una reazione molto umana. E a me ignota. Non sono mai stato tanto affettuoso con qualcuno in vita mia. Mai come oggi. Però mi piace e penso che potrei abituarmici.
Blocco il pensiero sul nascere, perché Harry oggi è vulnerabile. Non posso pensare che da domani cambi tutto. Che ogni volta che ci vediamo possa nascondermi con lui in una stanza ammuffita della biblioteca e baciargli le fossette. Dio, voglio veramente baciare le fossette di Harry Styles.
Probabilmente da oggi tutto tornerà normale e Harry non vorrà più vedermi e...
Qualcosa si muove contro il mio collo. Solo in un secondo momento capisco che sono le labbra di Minniti. Sta parlando, ma non alza la testa dalla mia spalla, quindi le sue labbra causano attrito contro la mia pelle.
Se non muoio oggi, non muoio più.
“Il tuo aiuto per la mia tesi è sempre disponibile Louis?”
Sono disponibile a fare qualsiasi cosa tu voglia che io faccia. “Sì, Harry, quando vuoi.”
La sua mano si ferma a giocare con uno dei bottoni del mio giacchetto. “Posso pensarci?”
Passo un dito intorno ad uno dei suoi bellissimi boccoli. “Quanto vuoi.”
Penso che potrei non essere più felice di così, quando tutto a un tratto Harold si sporge verso di me e mi sorprende.
Quel piccolo stronzo posa le labbra sulla mia guancia e ci lascia un bacio impercettibile. Talmente impercettibile che se non lo avessi sentito forte e chiaro in ogni fibra del mio essere penserei di averlo sognato.
“Grazie, Louis.”
“Oh, non devi ringraziarmi, Harry io...”
Ma il suo telefono squilla, ed io spero che non sia quel coglione del suo ex ragazzo perché oggi potrei anche avere una reazione indesiderata.
“Scusami, Louis, devo rispondere.”
Faccio un gesto con la mano che mostra indifferenza. “Certo, prego.”
Harry si alza e non so dire quanto tempo è passato da quando l'ho preso fra le mie braccia. Potrebbero essere pochi minuti come ore. So solo che il posto dove era il suo corpo ora sta pregando per riavere quel peso addosso. Sento freddo senza lui accanto a me.
“Sì, Emma, sto bene, tranquilla... Dove hai detto che sei? Ah, sei in biblioteca? Emma, calma, aspettami nell'ingresso, sto arrivando.”
Harry attacca il telefono e mi porge una mano, per aiutarmi ad alzarmi. “Trattala bene, credo che tu l'abbia fatta preoccupare.”
Mi fa alzare ma non mi lascia andare la mano. “Aspetta... Emma ti ha chiamato vero?”
Punto gli occhi verso uno scaffale colmo di libri. “No, perché avrebbe dovuto?”
Louis.”
Harry. Cosa c'è?”
“Dimmi la verità.”
“Ok, va bene, mi ha chiamato. Ma puoi biasimarla? Ti ha sentito sconvolto. E tu ti sei messo al volante in quelle condizioni. Persino io mi sono preoccupato.”
Questo fa spuntare un sorrisetto irriverente sul volto di Harold. “Ti sei preoccupato per me, Louis?”
“La cosa ti diverte Harold?”
“Un po', se devo essere sincero.”
“Vaffanculo, Harry!”
Sto per uscire, quando Harry si mette davanti a me e mi blocca la strada. “Aspetta Louis, io... Grazie per prima. Veramente.”
Gli stringo piano una mano. “Quando vuoi, Minniti.”

 

 

La bambolina sta vagando per l'ingresso del corridoio come un'anima in pena e si gira verso di noi soltanto quando Harry la chiama per nome. E' imbarazzato, lo vedo da come si passa le mani nei capelli.
“Ehi, Ems!”
Emma si avvia verso di lui, e per un momento ho paura che voglia picchiarlo a sangue, e con violenza. Ma la bambolina mi sorprende e gli getta le braccia al collo, con talmente tanto impeto che Harry si regge ad uno scaffale per non cascare.
“Sei uno stronzo, Harry Styles!” Non dice nient'altro prima di attaccarsi alla sua guancia. E intendo veramente attaccarsi. Non credo di aver mai visto una persona baciare così tanto la guancia di un'altra. Conto qualcosa come dodici baci prima che Harry posi lo sguardo lo su di me ed alzi gli occhi al cielo. La scena mi fa sorridere.
Minniti le accarezza i capelli e le sussurra qualcosa nell'orecchio che non riesco a sentire, e poi Emma si stacca.
Per un momento penso che si sia calmata, ma poi si getta come una furia addosso a me e mi abbraccia. Per un momento rimango paralizzato e non so cosa fare, ma poi le circondo la vita con delicatezza.
“A cosa devo tutto questo, piccola?”
“Grazie, Louis! Grazie davvero!”
Harry ci guarda come se fossimo la cosa più bella che abbia mai visto in vita sua ed io decido che per oggi ho avuto troppo diabete.
Necessito di fare una battuta cattiva. O sconcia. Ma non mi viene in mente niente e tutto quello che riesco a dire è: “Non ho fatto niente, bambolina.”
A rispondermi però è Harry, sorprendendomi. “Non è vero, hai fatto molto, grazie davvero Louis!”
Devo trattenermi dal riprenderlo tra le mie braccia e dirgli che lo rifarei altre mille volte, perché insomma, vorrei avere una dignità anche io.
Emma si stacca da me e prende Harry per un braccio.
“Ora io e te ce ne andiamo a casa!”
“Va bene, mamma!”
“Ed io dormo da te stanotte!”
“Emma, non serve, veramente!”
“Oh, sì che serve. E per oggi non puoi più permetterti di contraddirmi.”
Harry la guarda con un affetto che mi costringe a girare lo sguardo per lasciar loro un po' di privacy. Nei suoi occhi leggo tutto il senso di colpa possibile per aver fatto preoccupare la sua amica.
“Ems, non è che possiamo dormire da te?”
“No, Haz! Devi tornare in quella casa, e lo farai con me!”
“D'accordo, andiamo tesoro.”
Emma si gira per salutarmi un'ultima volta e si avvia verso la porta. Rimaniamo io e Minniti. Imbarazzante.
Se ci fosse uno strumento per misurare l'intensità dell'imbarazzo umano in questo momento persino quello strumento mi manderebbe a cagare per la quantità di imbarazzo che gli avremmo fatto misurare io e Harry.
“Beh... Ciao Harold! Fammi sapere per la tesi. Stammi bene!”
Stammi bene? Neppure mia nonna dice più “stammi bene.”
Harry fa un mezzo sorriso e la fossetta riappare. Ti odio Harry Styles.
Poi mi si avvicina e del tutto inaspettatamente mi circonda con le sue braccia. Adesso che siamo in piedi gli arriverò più o meno al petto e sento dettagliatamente l'odore della sua colonia.
Imbarazzato gli tiro due pacche sulla spalla. Ma cos'è questa mania che hanno lui e la bambolina di abbracciare le persone? Sono per caso dei vegani figli dei fiori?
“Grazie mille, Louis, dico davvero.”
“Quando vuoi, Harold. Dico davvero.”
L'ultima cosa che vedo prima che lui esca è il suo sorriso. E quelle stupide fossette. Odio le sue fossette.
Dio, Harry, io l'avevo detto che mi avresti fatto diventare scemo.

 

 

Harry's Pov

 

“Emma?” Il buio ci circonda ed io non riesco a prendere sonno.
“Sì?”
“Pensi che Matty tornerà? Cioè ha portato via tutta la sua roba ed io...”
Emma sospira. “Ora dormi, Haz.”
“Mi abbracci? Sai che mi addormento più facilmente se qualcuno mi abbraccia.”
La sua testa si posa sul mio petto. Circondo il suo corpicino con le mie braccia. “Grazie.”
“Di niente, Haz.”
“Emma?”
Sospira di nuovo, a metà fra una risata e uno sbuffo. “Cosa?”
“Ti voglio bene!”
Anche al buio la vedo sorridere. “E' riduttivo, Harry. Dirti che ti voglio bene anche io sarebbe troppo riduttivo.”
“Sei tutto ciò che ho al momento.”
“Non è vero, e lo sai.”
“Sei tutto ciò che ho e di cui mi importa.”
“Ne sei sicuro?”
“Cosa vorresti dire?”
“Niente, cosa dovrei voler dire, Haz?”
“Stai insinuando qualcosa.”
“Sono le due di notte, Harry, sto insinuando che ho sonno.”
“Hai ragione, scusami, buonanotte!”
Sento una serie di parole pronunciate talmente piano che mi sembrano impercettibili. “Domani potresti chiamare Louis.”
Non sono sicuro di aver capito. “Cosa hai detto, Emma?”
“Io? Niente. Hai le allucinazioni strambo?”
Non ci credo.
“Okay, me lo sarò immaginato.”
“Buonanotte, tesoro.”
“Buonanotte, Ems.”
Mi lascia un tenero bacio sulla guancia. Ricambio.
Dopo tre minuti mi sono addormentato.


Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui :).
Anche questa settimana ce l'ho fatta ad aggiornare con un nuovo capitolo!
Volevo ringraziarvi per la bella accoglienza che avete dato a questa storia :).
Siamo solo agli inizi, ma qualcosa comincia a succedere! Spero che continuerete a seguirmi, perché ho tante cose in mente che mi piacerebbe condividere con voi.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, e se volete farmi sapere qualcosa, nel bene e nel male, io sarei felicissima di sentirvi.
Grazie di nuovo, un bacione a settimana prossima.
S.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 4. Tempo di decisioni. ***



        



4. Tempo di decisioni.
 
 

"When he,afraid that she might disappear again
and longing so to see her,
turned to gaze back at his wife.
At once she slipped away – and down.”
- Dal mito "Orfeo ed Euridice".

 




Harry's Pov.

 

Mi sveglio verso le otto di mattina e penso che dovrei davvero provare a riaddormentarmi, ma capisco dopo poco che non è possibile. Gli avvenimenti di ieri mi ritornano in mente uno per volta.
Matty.
La porta che sbatte.
Le mie lacrime.
La biblioteca.
Emma preoccupata.
Louis.
Matty che se ne va.
Louis.
Le labbra di Louis sulla mia guancia.
Louis.
Le mie labbra sulla guancia di Louis.
Cavolo, adesso sono solo.
Louis.
Le braccia di Louis intorno a me.
Gli spartiti di Matty.
L'odore di Louis sul mio corpo.
Louis.

Decido che devo decisamente rivedere le mie priorità, perché non è normale che in un momento del genere, dopo che il mio fidanzato mi ha lasciato, tutto quello a cui pensi è il ragazzo che mi ha consolato.
O forse è giusto così, forse è per questo che abbiamo rotto, perché io non penso più solo a Matty. Non che pensi a Louis Tomlinson.
Non lo faccio. (Sì, okay, forse lo faccio ogni tanto, ma questo non implica nulla di serio).
Forse ci siamo lasciati per la tesi, o per il fatto che fra tutti e due usiamo così tanto shampoo da far aprire il buco dell'ozono. Ok, Harry, sicuramente Matty non ti ha lasciato per lo shampoo.
Quello che voglio dire è che dovrei essere distrutto da questo avvenimento, e fino a ieri lo ero, ma stamattina qualcosa è cambiato. Nonostante ieri sera abbia avuto un altro crollo, dopo aver visto un biglietto di Matty che mi diceva che sarebbe andato a stare per un tempo indeterminato con George, un suo compagno di band, stamattina sto meglio.
Forse questa cosa era destinata a succedere, ed io ho solo provato a rimandare l'inevitabile.
Fatto sta che stamattina, non so perché, sento di avere speranza. E non posso negare che un po' di questa speranza la devo a Louis. Ci conosciamo solo da poco più di una settimana, ma ieri mi ha trattato come se fossi una cosa da proteggere. Nessuno si era mai comportato così con me. Ed io in quel momento mi sono sentito al sicuro. Non voglio indagare su cosa questo implichi relativamente ai miei sentimenti, non è ancora il momento. Al momento voglio solo godermi questo momento di tranquillità.
Forse sono bipolare.
“Buongiorno.” Qualcosa si muove fra le mie braccia, e ci metto un po' a ricordarmi che sto tenendo Emma stretta a me.
Mi sento così in colpa per quello che le ho fatto passare ieri. Chiamarla non è stata una bella idea, ma lei è la mia roccia, non potevo parlare con nessun altro, tranne che con lei. (Louis. Hai parlato con Louis. Oh Harry, smettila, non devi pensare a lui. Cosa dicevo del bipolarismo?)
“Buongiorno, Ems!”
La mia amica mi scruta, forse perché ha paura che possa rimettermi a piangere da un momento all'altro. E' preoccupata, lo vedo dalla piccola ruga che le si forma sulla fronte. Gli ci poso un dito sopra.
“Ems, sto bene, davvero.”
Lei si accoccola ancora di più sul mio petto. Voglio farmi perdonare per come mi sono comportato, farò tutto il possibile per riuscirci, anche se ciò implicasse il dover rimanere tutto il giorno a scusarmi. Tanto è venerdì e né io né lei abbiamo lezione.
“Sicuro? Harry possiamo parlare quanto vuoi, veramente.”
Mi chino su di lei e le lascio un bacio sulla guancia. “Non mi va di parlare.”
“D'accordo. Cosa vuoi fare allora?”
“Possiamo starcene qui ancora un po'?”
“Harry Styles sei la persona più affettuosa ed appiccicosa che io conosca.”
Rido con lei, perché so che scherza, infatti subito dopo posa la sua testa sulla mia spalla.
“Ah io sono appiccicoso eh? Ho ancora la saliva sulla guancia per tutti i baci che mi ci hai lasciato ieri.”
Il suo sguardo si incupisce e capisco che non dovevo nominare ieri.
“Non farmene una colpa, strambo, mi sono preoccupata veramente.”
Sospiro e decido che devo affrontare l'argomento. “Ems, mi dispiace davvero per ieri. Non dovevo chiamarti.”
Intreccio le mie dita con le sue e spero con le mie dimostrazioni di affetto di mostrarle quanto sono grato di averla qui con me.
“Non lo dire nemmeno per scherzo. Certo che dovevi chiamarmi! Quello che non dovevi fare era andartene da casa e guidare in quelle condizioni!”
In effetti sono stato uno stupido. Anche io, se lei mi avesse chiamato in lacrime, sarei scoppiato dall'ansia di sapere se stesse bene o meno.
Sono stato veramente un coglione.
“Mi dispiace, non so come farmi perdonare, Ems.”
La mia amica si rilassa e mi accarezza i capelli. “Non c'è niente da perdonare, Haz. Anzi, sono felice che tu sia andato in biblioteca. Mi sa che Louis ti ha calmato.”
Controvoglia, sbuffo: “Un po', se devo essere sincero.”
“Io l'ho sempre detto a Zayn che Louis non è stronzo come sembra. Cosa ti ha detto di così bello da farti tornare il sorriso?”
Mi chino per lasciare un bacio sulla fronte alla mia amica. E per prendere tempo. “Allora, cosa facciamo oggi?”
“Non mi distrai, Styles, non cambiare argomento.”
“Non aprirò bocca.”
“Guarda che chiamo Louis. Sai che lo faccio.”
“Non oseresti.”
Emma si sporge per prendere il suo telefono e mette il dito sul numero di Louis.
“Lo faccio, Haz.”
La guardo con la sfida negli occhi. “Non lo faresti.”
Il piccolo ditino smaltato di Emma pigia sul numero, e la chiamata parte. Sento il primo squillo e le prendo il telefono con così tanta violenza che penso che potrei averglielo rotto. Pigio il tasto rosso prima che chiunque possa rispondere, e poi guardo la mia amica con occhi sconvolti.
“Emma! Ma che stronza!”
“Io te lo avevo detto che lo avrei fatto. Così impari a fidarti di me!”
“Questo è bullismo, Emma Watson, e dovresti vergognarti!”
Emma alza gli occhi al cielo e mi fa capire che se non parlo ora probabilmente richiamerà Louis.
“Ok, d'accordo, diciamo che mi ha abbracciato. Mentre piangevo. Niente di che!”
Emma mi guarda con occhi sconvolti. “Harry, ma è una cosa dolcissima!”
Non la guardo negli occhi, quando le rispondo. “Lo so.”
“E poi?”
“Poi mi ha detto che non sono solo.”
Emma mi stringe un braccio e successivamente ci posa sopra la testa. “Su questo ha ragione, avrai sempre me.”
Mi chino per scompigliarle i capelli. “Lo so, Ems, ma lui parlava di se stesso.”
Emma mi guarda come se gli avessi appena detto che io e Louis stiamo per sposarci ed avere dei bambini. “Non. Posso. Crederci.”
Mi stacco da lei e le poso un cuscino sopra il volto. “Piantala!”
Ma Emma comincia a ridere, e per nascondersi posa il volto nel cuscino. “Emma! Smettila ho detto!”
La mia amica alza la testa verso di me. “E' la cosa più dolce che abbia mai sentito in vita mia.”
“Non cominciare a fare congetture su me e Louis, per favore. Questa casa è ancora impregnata dell'odore di Matty, e tu mi vuoi già trovare un nuovo fidanzato.”
Emma capisce che ha toccato un nervo scoperto e mi accarezza i capelli. “Sicuro che vuoi rimanere a stare qui?”
Passo lo sguardo sulla mia camera da letto, e noto tutte le piccole cose che mi ricordano il mio ex-ragazzo. Alcuni degli spartiti che nella foga si deve essere dimenticato di prendere, delle camicie ancora sul pavimento.
Sospiro, rattristato. “No, non ne sono per niente sicuro.”
Emma mi guarda come se avesse avuto un'idea. “Perché non vieni a stare a casa mia? Voglio dire, quando io mi sarò trasferita! Stavo appunto cercando qualcuno a cui affittare la casa, e sarebbe perfetto se ci andassi a stare tu.”
La abbraccio, sorpreso da come si sia risolto velocemente almeno uno dei miei problemi. “Emma, ma sarebbe stupendo! Non so come ringraziarti, io... Grazie, tesoro!”
“Non dirlo neanche! Ora però alziamoci, voglio farti uscire di qui.”
Controvoglia, sbuffo e ritorno a sdraiarmi, tirandola giù con me. “Cinque minuti, mamma.”
Lei però si rialza subito e mi tira prepotentemente per una mano. “Andiamo, Harry! Se sorridi al mondo il mondo ti sorriderà a sua volta!”
“Stai diventando una specie di figlia dei fiori?”
“Quello di solito sei tu, Mr.Camicie a fiori!”
“Non criticare le mie camicie, Ems!”
La mia amica fa una smorfia di disgusto. “Tu e Matty eravate un pugno nell'occhio. Ogni volta che uscivate insieme mi chiamavano gli anni '80. Rivolevano indietro le loro camicie. Il tuo prossimo ragazzo si dovrà vestire in modo completamente diverso da te!”
Capisco cosa vuole dire, e mi diverto a punzecchiarla. “Hai qualche idea?”
“Sì, pensavo a giacchette di jeans e maglie dell'Adidas.”
“Ti odio. Non sei simpatica.”
“Se usciamo non nomino più quella persona.
“Da quando Louis è diventato colui che non deve essere nominato? Va bene che io sono Harry, ma non ancora Potter. E lui non è certo Voldemort.” E' un po' più carino. “Comunque ci sto, tutto perché tu tenga la bocca chiusa riguardo a quell'argomento.”
Emma è felice, come se avesse vinto un premio. “D'accordo, dove andiamo? Decidi tu!”
Tutto a un tratto ho un'idea. “Ehi, Ems, ti va di andare al parco?”

 

 

 

Quando siamo arrivati a destinazione, porto Emma verso il mio posto preferito all'interno del parco. Sul lato sinistro si trova una fontana molto bella, dove spesso si fermano gli artisti a suonare. Spero che stamattina ci sia quel ragazzo dai capelli rossi che adoro.
“Dove stiamo andando, Haz?”
“Aspetta un attimo, vedrai, è bellissimo!”
“Ma, cosa, Haz?”
La prendo per mano e la conduco verso la parte sinistra del parco. “Per una volta potresti evitare di avere tutto sotto controllo, e fidarti di me?”
La mia amica sembra scettica. “Sicuro, come no... Però non dovresti tenermi per mano. Gli amici di Zayn penseranno che lo tradisco, e tutti i bei ragazzi penseranno che sei occupato!”
“Oh, c'è un ragazzo nel corso di storia che mi sta dietro da tutto il semestre. Non sarebbe male se mi vedesse con te.”
Ad Emma brillano gli occhi. “Faccio la finta fidanzata?”
Io ed Ems lo abbiamo fatto tante volte, fare finta di stare insieme intendo. Ogni volta che non volevo far sapere che ero gay, specialmente quando ancora non ero sicuro di quello che sentivo, io e lei facevamo finta di stare insieme. “Oh, certo, sarebbe molto utile! Specialmente se dopo ti vede sbaciucchiare Zayn!”
Emma si aggrappa alla mia camicia. Penso che lo faccia apposta. Le fa schifo, quindi vuole rovinarla. “So essere discreta! Dai, Haz! Mi sono sempre divertita un sacco a fare la tua finta ragazza. Tutte le ragazze mi invidiavano!”
“Ti invidiano ancora, Ems. Stai con quel figo di Zayn!”
Emma alza gli occhi al cielo. “Anche tu ti faresti Zayn?”
Strabuzzo gli occhi. “Perché, chi è che si farebbe Zayn?”
“Il tuo caro amico Louis! Spesso fa allusioni al fatto che lo trova molto attraente.”
L'immagine mi causa sudori freddi. E la necessità di una doccia fredda. Deglutisco e guardo da un'altra parte. “Mi sembra una cosa orribile. Non dovrebbe dirtelo.”
“Oh, Harry, ma dai! Louis scherza, e poi è fatto così!”
Vorrei ribattere ma una musica in lontananza attira la mia attenzione. Lo sapevo, è quel ragazzo con la chitarra! E sta cantando quella canzone. Quella di Tenerife, per capirci.
Mi avvicino a lui e dico ad Ems: “Ascolta questa canzone, questo ragazzo è bravissimo!”
Siamo gli unici ad ascoltarlo e vedo che anche ad Emma piace molto. Quando parla degli occhi azzurro-Tenerife Emma alza gli occhi al cielo, e io mi sento come un bambino beccato con le mani nel sacchetto delle caramelle. Alla fine Ems applaude e il ragazzo si gira verso di noi.
Prendo cinque sterline e le lascio nella custodia della sua chitarra.
Il rosso mi guarda con riconoscenza, e mi porge la mano. “Grazie amico! Grazie davvero!”
Gli stringo la mano di rimando. “Tranquillo, sono un tuo grande fan! Io sono Harry, e lei è Emma, la mia migliore amica.”
“Piacere, ragazzi, sono Ed!”
Quello che ora conosco come Ed stringe la mano a me e ad Ems.
“Sai, adoro quella canzone che hai appena fatto. L'associazione del colore degli occhi della ragazza a quello del mare di Tenerife è adorabile!”
Ed arrossisce, e posa la chitarra. “Grazie mille, è molto importante per me. Ho scritto questa canzone per la mia ragazza, Taylor. I suoi occhi sono proprio di quel colore.”
Anche quelli di Louis.
“Ma sai,” - continua Ed - “quando si è innamorati si pensa anche a stronzate di questo genere. Diventa tutto poetico. Mi ricordo di aver pensato a questa associazione la prima volta che l'ho vista.”
Anche io la prima volta che ho visto Louis. Cazzo.
Penso di diventare rosso, e vedo Emma trattenersi dal ridere. Ma poi le squilla il telefono, e la mia amica fa un'espressione perplessa.
“Scusate, devo rispondere!”
Ed ci sorride da dietro gli occhiali da vista e riprende la chitarra. “Tranquilli, tanto devo ricominciare a suonare. Spero di rivedervi ragazzi.”
Decido che questo ragazzo mi sta davvero molto simpatico. “Ripasso sicuramente a trovarti, Ed. Mi piaci tanto.”
“Grazie mille, e magari vieni in compagnia.”
Non capisco cosa vuole dire, e guardo Emma perplesso. Voglio dire, anche Emma è una persona e io sono in sua compagnia oggi.
Ed alza gli occhi al cielo. “No, intendo, porta quella persona con gli occhi del colore del mare di Tenerife, d'accordo?”
“Ma io... Non... Non c'è nessuna persona.”
“Lo dicevo anche io quando mi chiedevano di Taylor.” Ed mi fa un occhiolino e poi attacca la canzone successiva. Capisco che la nostra conversazione è finita.
Emma si è allontanata per parlare al telefono e la raggiungo.

 

 

 

“Louis! A cosa devo il piacere?”
Al solo sentire quel nome mi si stringe lo stomaco. Prendo il telefono dalle mani di Emma e metto in vivavoce. La voce di Louis ora risuona forte e chiara.
“Ho visto che mi avevi chiamato, e ho pensato che io e Zayn avevamo deciso di uscire a cena stasera, solo che lui mi ha detto che voleva portare anche te, perché vuole che stiate un po' insieme. E... Niente, ho pensato che potresti chiedere anche a Minniti.”
Non faccio in tempo a dire ad Emma che no, non uscirò con lei, Zayn e Louis che la mia amica squittisce un: “Ma certo che sì! Ci farebbe molto piacere! Grazie Louis!”
“Di niente, bambolina, sono nella tua vita solo per portarti gioie.”
Faccio una smorfia e guardo malissimo Ems.
“Oh, ma mi porti molto gioie Louis. Tipo ieri. Grazie per esserti preso cura di Harry, lo apprezzo molto.”
Spalanco gli occhi e sussurro: “Non tirarmi in mezzo.”
La voce di Louis, però, è allegra e non è per niente imbarazzato. “Di niente, mi piace molto il tuo amico, è una brava persona!”
La mia faccia assume delle sfumature di rosso mai registrate prima.
Emma fa finta di tossire e dice qualcosa come: “Lo avevo notato!”
Louis sembra perplesso. “Non ho capito, Emma, ci doveva essere un'interferenza, puoi ripetere?”
“Nono, niente, davvero. Ci vediamo stasera, Louis, grazie ancora.”
“Niente, bambolina e... Emma?”
“Dimmi tutto.”
“Puoi convincere Minniti a lavorare alla tesi con me? Potrebbe guadagnarci molto. Alle commissioni di esame piacciono molto gli approfondimenti interdisciplinari.”
Emma ride e mette una mano sulla mia bocca per zittirmi. E' troppo brava, sapeva già che avrei detto qualcosa di cattivo.
“Ci proverò, Louis. Il mio amico è un po' testardo.”
“Ho notato!”
“Louis anche tu potresti guadagnarci a lavorare con Harry. E' un ragazzo fantastico!”
Oddio! Emma sta veramente cercando di combinarmi un incontro con Louis? La odio. No le voglio bene. No la odio. E odio lui.
E sto sorridendo come un cretino. Ma li odio lo stesso, quei due.

La risposta di Louis mi sorprende. “Lo so, Emma. Io ho da guadagnarci più di tutti.”
Il mio sorriso sta raggiungendo dei livelli imbarazzanti.
“Lo convinco, Louis. Fosse l'ultima cosa che faccio, ma lo convinco, te lo giuro!”
Dovrai lavorare un po', Ems.
“Va bene, bambolina, ci vediamo stasera!”
“Grazie ancora! E ehi, aspetta. Louis?”
“Sì?”
“Hai mai visto il mare di Tenerife?”
“No, perché?”
“Qualcuno pensa che abbia il colore dei tuoi occhi.”
E poi Emma tira giù.
Ed io sto per vomitare dall'imbarazzo.
E lei ride.
Ed io la odio.
E stasera vedrò Louis Tomlinson.
E non è normale che abbia le farfalle nello stomaco.
Farfalle che somigliano ad un branco di rinoceronti.
E mi chiedo se ci abbracceremo di nuovo. Mi piacevano le sue braccia.
Poi decido che sto pensando troppo e allora decido di smettere di pensare.
Dio, devo farmi veramente vedere da qualcuno di bravo.
Ma non mi serve uno strizzacervelli per capire che il mio problema è un fottuto ragazzo con gli occhi del colore del mare di Tenerife.
Odio Tenerife.
Odio Ed e le sue canzoni.
Cazzo, Louis Tomlinson, ma come mi hai ridotto?

 

 

 

 

 

Louis' Pov.

 

“Non ci posso credere che ti sei vestito tutto figo per venire a mangiare con me, Emma e Harry. Ma guardati Louis!”
Zayn mi sta puntando un dito contro, sfottendomi per il mio abbigliamento, ma io non capisco.
Alla fine mi sono solo messo dei jeans più puliti, ed un maglioncino al posto delle solite t-shirt dell'Adidas. Non è che sia venuto in giacca e cravatta.
Ma ammetto che, quando ho proposto ad Emma di portare anche Minniti, mi sono un po' emozionato. Non è nemmeno un appuntamento ed io non vedo l'ora che Harry arrivi. Gli ho anche portato un libro di storia dell'arte che potrebbe essergli utile, così da poterlo persuadere a lavorare con me.
Sono completamente perso, ed ormai mi sono abituato all'idea.
Ma mi diverto comunque a prendere in giro Zayn, quindi gli poso una mano sulla guancia.
“Tesoro, ma se ho fatto tutto questo solo per te.”Zayn scoppia a ridere e si appoggia alla mia macchina, appoggiandoci un piede. Se me la sporca lo uccido.
“Non ti ho mai visto così contento, Lou. Se sapevo che Harry ti faceva passare l'acidità te lo presentavo prima.”
Gli tiro un calcio sullo stinco e lo costringo a togliere il piede dalla mia macchina appena lavata. “Sono sempre uno stronzo, non farti strane idee. E non è che sono innamorato perso di Harry Styles. Sono solo interessato a conoscerlo un po' meglio!”
Zayn si abbassa e avvicina il viso al mio collo. Per un momento penso che voglia farmi un succhiotto e l'idea mi eccita da morire, poi però sento che mi annusa. “Per conoscere un po' meglio Harry avevi bisogno di tutto questo profumo? Cazzo Lou, non ti si sta accanto!”
Ok, potrei aver messo una goccia o due di quel profumo di Hugo Boss che Lottie mi ha regalato per il compleanno dello scorso anno, ma non è che mi ci sono fatto il bagno. O almeno non in maniera così esagerata.
“Sempre meglio che puzzare come te!”
Zayn mi tira una spallata e in quel momento vedo arrivare la Mini nera di Minniti, e poco dopo lui e la bambolina escono insieme.
Emma è carina come al solito, ma Harry... Cazzo, non l'ho mai visto più bello di stasera! Credo che un po' sia dovuto anche al ricordo della sensazione del suo corpo stretto al mio, ma stasera mi toglie veramente il fiato. I soliti jeans stretti gli fasciano le gambe lunghe e magre, e sopra ha messo un maglioncino che potrebbe anche aver comprato al mercatino dell'usato, ma su di lui è una meraviglia. E' di un verde petrolio, e formato da tanti piccoli pezzi di stoffa cuciti insieme. E' la cosa più strana che abbia mai visto in vita mia, ma lui la porta benissimo.
Sui capelli sciolti sono poggiati un paio di occhiali da sole tondi, un modello molto simile a quello reso famoso da John Lennon. Solo che il povero John non era carino quanto il mio Harold.
Non è tuo Louis, smettila immediatamente.
Vedo che Harry tiene le mani nelle tasche dei pantaloni, e mentre Emma si dirige da Zayn con l'intenzione di mettere su famiglia in pubblico, lui si avvicina a me, e con imbarazzo mi saluta.
“Ehi, Louis!”
“Ehi, Minniti!”
“Mi hai chiamato Harry ieri!”
“Non l'ho mai fatto.”
In realtà l'ho fatto, e anche diverse volte, ma mi diverto a stuzzicarlo.
Harry alza gli occhi al cielo. “Allora stasera sono Minniti o Harold?”
Rido, e mi fa piacere che stia allo scherzo. “Dipende da come mi girano. Hai una preferenza particolare?”
Harry arrossisce e sorride, facendomi scorgere così quelle adorabili fossette che mi tormentano giorno e notte. “Non dovrei dirtelo, ma trovo Harold un soprannome molto carino.”
Imponendomi di non guardargli quelle stupide guance mi avvio all'entrata del locale. “Perfetto, quindi Minniti sia.”
Harold fa una faccia scocciata, ma vedo che è divertito. “Sei impossibile Louis Tomlinson!”
“Forse è per questo che ti piaccio!”
Harry boccheggia in cerca di una risposta, e poi si avvia a sua volta verso la porta. “Non mi piaci.”
“Continua a ripetertelo, Minniti.”
Emma e Zayn stanno ancora sperimentando vari modi in cui avere un figlio, quindi mi avvicino a Harry e prendendolo per le spalle lo faccio entrare nel ristorante. “Andiamo, Harold, fra poco arriverà la polizia e non mi va di dover testimoniare ad un caso di atti osceni in luogo pubblico.”
Harry ride, ed io gli sorrido a mia volta.
Il locale che ha prenotato Zayn non è di molte pretese, ma è carino. I tavoli sono apparecchiati con tovaglie a quadri rossi e bianchi e penso che si mangino piatti americani, perché sento l'odore di patatine fritte ed hamburger da qui. Già rido perché immagino che Minniti si lamenterà del fatto che i suoi bei capelli sapranno di fritto per tutta la sera.
Harry, però, si ferma all'ingresso. “Ehi, non so a che nome abbiamo prenotato.”
Alzo gli occhi al cielo. “Santo cielo, Harold, siamo solo in quattro. Li proviamo tutti, non credo sia così difficile. E dubito che Zayn abbia prenotato a nome di qualcun altro.”
Una cameriera viene a chiederci il nome della prenotazione.
“Malik.” -  rispondo senza esitazione.
“Oh, prego, venite pure.”
Faccio l'occhiolino ad Harry e lo conduco al tavolo. “Vedi che non è stato così difficile?”
Lo faccio sedere dove vuole, ed io mi siedo accanto a lui.
“Presumo che Emma e Zayn vogliano sedersi accanto.” - cerco di giustificarmi quando so benissimo che l'ho fatto soltanto perché volevo sedermi vicino a lui.
Harry nasconde la faccia dietro ad un menu. “Nessun problema.”
Prendo coraggio e gli chiedo quello che voglio sapere da quando è arrivato. “Allora, Harry, come stai?”
“Allora vedo che ci riesci a chiamarmi Harry.”
“Non hai risposto alla mia domanda.” Harold continua a tenere il suo bel viso nascosto nel menu, ed io glielo tolgo di mano.
“Ehi! Stavo leggendo.”
“Ti avevo avvertito ieri, sul fatto che non dovevi nascondermi mai più i tuoi occhi.”
Harry arrossisce, ma sorride. Si passa nervosamente una mano fra i capelli. “Sto bene, o almeno credo. Le rotture sono sempre difficili, ma si superano. Cioè... lo spero.”
Gli poso una mano sulla spalla. “Certo che si superano Harry.”
Intreccio i miei occhi ai suoi e quando lo guardo cerco di sembrare il più serio possibile. “E sai che puoi contare su di me per qualunque cosa.”
Harry poggia una mano sulla mia gamba, o farei meglio a dire sulla mia coscia, e a me si blocca momentaneamente il respiro.
Cazzo, un po' più in su e avrei potuto pensare di essere in paradiso.
Ma non credo che Harold stesse pensando a questo, quindi reprimo pensieri di questo genere.
“Continuo a non capire perché sei così carino con me, ma grazie lo stesso.”
Lo guardo perplesso. “Perché? Non dovrei essere carino? Dimmelo e faccio lo stronzo se preferisci. Mi riesce molto bene.”
Harry mi guarda divertito. “No, preferisco la parte carina, ma grazie lo stesso!”
Scoppio a ridere e lui si avvicina per stringermi velocemente la mano in segno di ringraziamento. Prima che possa scostarsi, però, nascondo la sua mano nelle mie e la tengo ben stretta. Minniti non fa cenno di volerla togliere, ed io allora intreccio le mie dita alle sue.
Mi giro per guardare la sua reazione, ma lui sta di nuovo guardando il menu, rosso come un peperone.
Voglio attirare la sua attenzione, quindi comincio a far girare il pollice sul suo palmo. Molto lentamente e con movimenti circolari. Poi mi porto la sua mano alla bocca e ci lascio un bacio. Appena sfiorato, ma efficace. Harry ha un sussulto, ed io ho bisogno di averlo più vicino di così.
Stasera cascasse il mondo, giuro che lo bacio.
Harry continua a leggere qualcosa con molto interesse ed io mi sporgo da sopra la sua spalla, per guardare il menu insieme a lui.
“Allora, cosa ordiniamo?”
Harry si gira e i nostri visi sono a due millimetri di distanza.
Sto per mandare tutto a puttane, ma non riesco a fermarmi. E' così vicino che riesco a contagli le ciglia. Basterebbe che mi sporgessi un attimo e le nostre labbra si toccherebbero.
“Allora, ragazzi, avete ordinato?”
Emma e Zayn sono entrati, rossi in volto per i troppi baci, probabilmente, ed io sto per mandarli a quel paese senza troppi giri di parole.
Mi scosto da Minniti, e lui fa per togliere la mano dalle mie, ma non glielo permetto. Emma sembra imbarazzata, e penso che Zayn stia dicendo una serie di parolacce nella sua lingua madre. Harry ha la faccia di uno che è stato beccato a tradire.
Cavolo, stavamo così bene! Stavo riuscendo a far sciogliere un po' Minniti, e adesso lui si è richiuso in se stesso.
Continuando a tenere la sua mano intrecciata alla mia, rispondo a Zayn.
“Non ancora, avete qualche preferenza in particolare?”
In quel momento arriva la cameriera e ci chiede cosa vogliamo. Ordiniamo tutti un hamburger, tranne Harold che opta per un'insalata con pollo.
Alzo gli occhi al cielo. “Cavolo, Harry, non puoi venire in un fast food e mangiare un'insalata!”
Harry sposta lo sguardo sulla tovaglia, imbarazzato. “Oh, mi dispiace, allora cambio.”
Gli metto una mano sul fianco per attirare la sua attenzione. “Harry, scherzavo, mangia quello che vuoi!”
Non posso credere che prenda alla lettera ogni cosa che dico.
“Ok, volevo anche le patatine ma forse tutte sono troppe.”
Guardo Emma per cercare di capire se quel ragazzo soffre di un qualche disturbo alimentare, ma lei alza gli occhi al cielo, facendomi capire che il fatto che Harold passi ore a fissare un menu è normale amministrazione.
La cameriera sta per mandarci a quel paese, quindi chiudo il menu davanti ad Harold e lo passo alla ragazza in piedi.
“Anche una porzione di patatine, grazie. Facciamo a metà.”
Zayn si nasconde dietro la bottiglia dell'acqua per evitare di far vedere a me e ad Harry che sta per scoppiare a ridere, ma io lo conosco talmente bene che lo capisco lo stesso. Il mio amico pensa che mi sia rammollito. Proprio lui che comprerebbe ad Emma anche la luna. Non che sia la stessa cosa. Emma e Zayn si amano.
Io e Minniti... Beh, stiamo lì. Non so nemmeno io come definirci.
Non c'è nessuna definizione Louis. Tu ed Harry non siete niente.
Mentre aspettiamo il cibo cerco di non guardare mai Harry. Non voglio farmi beccare ad ammirarlo e fare la figura dell'imbecille.
Ma non posso negare che Harry attira la mia completa attenzione. Penso a questo ragazzo che è appena stato lasciato, e mi chiedo come si fa a sembrare così belli anche immersi nel dolore. So che bellezza e dolore sono spesso sinonimi, ma non vedo come possano coesistere in Harry Styles.
Ogni volta che Harry gira gli occhi verso di me, io guardo Emma, seduta di fronte. Alla quinta volta che mi becca a scrutarlo, Harold sorride impercettibilmente. Zayn mi sta parlando dell'acquisto di un nuovo videogioco, quando si accorge che non ho sentito una parola perché sono troppo preso a fare gli occhi dolci ad Harry.
“Lou, che ne pensi? Ti sembra un buon gioco?”
Stacco lentamente gli occhi da Minniti e li poso su Zayn.
Che stronzo, vuole farmi fare una figuraccia, facendo capire a tutti che ero troppo preso ad aspettare che Harry ridesse, così da mostrarmi le fossette, invece che ad ascoltarlo.
“Molto carino, mi piacerebbe provarlo. Un giorno ci giochiamo insieme.”
Emma e Minniti scoppiano a ridere, e capisco di aver appena fatto una figura di merda.
Harry mi squadra, curioso. “Non sapevo che tu fossi un grande fan dei videogiochi in cui devi prenderti cura dei gatti.”
“Cosa?!?”
Zayn scoppia a ridere. “Stavo parlando di questo gioco assurdo che devo vendere in negozio. Consiste nel prendersi cura di un gatto. E ti ho chiesto cosa ne pensavi, perché volevo riderne insieme. Non pensavo tu lo volessi provare.”
Divento rosso come il mio maglioncino e poso gli occhi sul tavolo. “Non voglio infatti.”
Harry, per confortarmi dalla figuraccia, mi accarezza con il pollice la mano ancora allacciata alla sua. Poi si gira verso Zayn, e inaspettatamente prende le mie difese.
“Credo che Louis si sia perso perché i nostri discorsi sono troppo noiosi.”
Zayn borbotta qualcosa come “ma sicuro”, ma Emma gli tira una botta nelle costole, e si zittisce.
Quando arriva il cibo capisco che non posso mangiare e continuare a tenere la mano ad Harold, ma se c'è una cosa che non voglio è staccarmi da lui. Prima penso di mangiare con la sinistra, ma farei solo un grande casino, poi mi viene l'idea di dire che non ho fame, almeno posso continuare a bearmi della presenza della mano di Harold nella mia, e solo in un terzo momento mi rendo conto di quanto sono ridicolo.
Slaccio le dita dalle sue, non senza sussurrare “scusa” ad Harry, talmente piano così che possa sentirmi solo lui.
Harry ride soddisfatto, ma a me non piace l'idea che sia così felice di staccarsi da me.

 

 

 

La serata passa senza drammi e sono felice di poter passare un po' di tempo con i miei amici. Oltre a Zayn e mia sorella, Emma e Minniti sono le persone con cui vado più d'accordo, e questo dovrebbe far capire la vastità della mia vita sociale.
Verso le dieci e trenta Zayn annuncia che deve andare via, perché domani mattina deve andare presto al lavoro, ed Emma ovviamente va con lui.
Mi giro verso Minniti. “Forse è meglio se ce ne andiamo anche noi.”
Harry sta pescando l'ennesima patatina dalla vaschetta che teoricamente condividiamo , ma che all'atto pratico si è mangiata tutta lui.
“Per quanto mi riguarda possiamo rimanere un altro po'. Domani mattina è sabato e non ho lezione. Ma se vuoi andare andiamo pure.”
“Oh, no no no, per me va benissimo stare ancora per un po'.”
Lo dico con talmente tanta foga da sembrare disperato. Decido quindi di cambiare argomento, giusto per non fare la figura dell'imbecille.
“Allora, Harold, raccontami un po' di te.”
Harry si appoggia al divanetto su cui siamo seduti e si volta verso di me.
“Beh, non è che ci sia molto da dire. Sono cresciuto nel Cheshire, Holmes Chapel per la precisione. Ho una sorella più grande, Gemma, e i miei sono separati. Mia mamma si è risposata. Niente di particolare. Tu cosa mi dici?”
Vedo che Harry ha finito di mangiare, ma gli è rimasta una macchia di maionese all'angolo della bocca. Con calma, per non spaventarlo, mi avvicino e dopo aver preso un fazzolettino glielo passo accanto alla bocca.
Lui mi guarda ad occhi spalancati. “Oh, grazie! Non mi ero nemmeno reso conto di essermi sporcato.”
“Figurati! Comunque c'è poco da dire di me. Cresciuto nello Yorkshire, Doncaster per essere precisi. Ho un po' più fratelli e sorelle di te. Cinque sorelle ed un fratello. Abbiamo tutti la stessa madre, ma io sono l'unico nato da mio papà. Non ho mai avuto grandi rapporti con lui. Se ne è andato che ero ancora piccolo. Mamma si è risposata due volte. Siamo un po' incasinati.”
Non mi piace parlare della mia famiglia, principalmente perché mio padre è stato assente per tutta la mia vita, e mi scoccia che le persone mi compatiscano per questo.
Questa volta è Harry a prendermi per mano. “Louis, mi dispiace davvero.”
Ok, forse mi piace essere compatito da Harry Styles. Specialmente se ciò implica il fatto che mi prenda per mano.
“Tranquillo, sto bene ora. I tempi più duri sono passati.”
Harry mi fa un mezzo sorriso, ma vedo che si stropiccia gli occhi, e allora capisco che ha sonno. Deve aver passato una nottataccia, ieri sera, lo vedo dalle occhiaie.
“Sei stanco, Harry?”
Mi guarda con occhi pentiti, quando mi dice: “Un po' ad essere sincero.”
“Oh, va tutto bene! Vieni, paghiamo ed andiamo fuori. Un po' di aria fresca ti farà passare il sonno.”


 


Fuori c'è una panchina ed io mi ci siedo. Faccio segno ad Harold di sedersi accanto a me. Faccio per tirare fuori una sigaretta, ma poi ho uno scrupolo e chiedo a Minniti: “Ehi, ti dispiace se fumo?”
Harry mi guarda perplesso e fa un cenno della mano come a dire “fai pure.”
Mi metto la sigaretta fra le labbra e l'accendo. Appena inspiro sento quella familiare sensazione di calore nel corpo.
Metto il pacchetto in fronte a Minniti. “Ehi, ne vuoi una?”
Harry mi guarda come se gli avessi appena offerto della cocaina. “No, grazie, non fumo.”
“D'accordo.” Rimetto il pacchetto in tasca e mi accorgo che Minniti mi guarda le labbra.
Cazzo, se fino a un minuto prima pensavo che fosse dolcissimo, con quegli occhioni stanchi, adesso mi eccita da morire il modo in cui si morde le labbra mentre mi guarda fumare.
Mentre espiro il fumo, vedo che Harold segue ogni mio movimento con gli occhi che brillano. Se non la smette subito potrei mandare affanculo ogni mio buon proposito di fare il bravo.
Mi rimetto la sigaretta in bocca e sento che Harry si sporge di nuovo per guardarmi. Ok, fine del divertimento.
Spengo la sigaretta per poi buttarla nel cestino.
Non l'avevo nemmeno finita, cazzo, ma se Harold continuava a guardarmi così avrei potuto avere dei problemi molto evidenti nella parte bassa nel mio corpo di lì a poco.
Mi volto verso di lui, un po' sollevato per essere riuscito a trattenermi e un po' incazzato perché mi sono auto inflitto una grande mancanza di divertimento. Nota mentale: quando avrò conquistato totalmente Harry Styles (perché lo farò), mi farò dire tutte le cose che vuole farmi a letto mentre mi fumo una sigaretta.
Ma ora non è il momento adatto per pensare a questo. “Sei ancora stanco Harry?”
“Un pochino, sì.”
Ma smettila che ti stavi eccitando un sacco a vedermi fumare.
Ma questo non posso dirglielo. Gli metto un braccio intorno alle spalle e gli dico: “Vieni qui.”
All'inizio Harry mi guarda confuso, ma dopo qualche minuto di esitazione posa la testa sul mio petto.
Gli accarezzo i capelli. “Chiudi gli occhi e riposati un po'.”
Harry scoppia a ridere. “Lou, non posso addormentarmi su una panchina nel parcheggio di un ristorante.”
Ma c'è una cosa che ha catturato la mia attenzione. “Come mi hai chiamato?”
Non riesco a vedere la faccia di Harry perché è nascosta nel mio petto, ma posso immaginarlo arrossire. “Scusa, pensavo che tutti ti chiamassero così. Ma se ti dà fastidio, Louis va benissimo.”
Vedo che trema per il freddo, e lo stringo ancora un po' più forte per scaldarlo. “Tranquillo, Lou va benissimo. Mi piace molto.”
Harry continua a tremare.
“Cazzo, Minniti, un giacchetto te lo potevi anche portare! E' Novembre.”
Harold sembra imbarazzato. “Non ci ho pensato.”
Capisco che è l'ora di andare a casa, o Harold congelerà.
“Vieni, andiamo, sta diventando troppo freddo. Prima però devo darti una cosa.”
Mi avvio verso la mia macchina ed Harry mi segue. Si appoggia alla bauliera, ma con lui non mi arrabbio.
Apro la portiera posteriore e prendo l'enorme libro che gli ho portato.
Harry mi guarda con sguardo interrogativo. “Questo cos'è?”
“E' un libro di storia dell'arte, ma commentato da critici letterari. L'ho usato per qualche esame che non ricordo. Posso prestartelo se vuoi.”
Harry prende il libro e se lo porta al petto. “Grazie mille, Louis, davvero.”
Mi pongo davanti a lui e per la seconda volta nella serata lo vorrei baciare. E per la seconda volta mi fermo. Ma è Harold a muoversi questa volta.
Si sporge verso di me e mi abbraccia forte.
Con la testa sulla sua spalla sussurro: “Harold?”
“Sì?”
“Lascia che ti aiuti.”
La sua risposta mi sconvolge. “D'accordo.”
Mi stacco per guardarlo in faccia. “Dici davvero? Ci è voluto così poco?”
Harry mi guarda negli occhi quando mi risponde. “Sono stanco di provare a starti lontano in ogni modo.”
“Lo so, è impossibile resistermi.” Provo a fare lo strafottente, ma dentro sto urlando di gioia. Minniti ride e le fossette tornano a farsi vedere.
Questa volta faccio quello che voglio fare da troppo tempo e mi sporgo per baciargliene una. Ed è proprio come mi ero immaginato, anzi anche meglio, perché Harry trema al contatto delle mie labbra sulle sue guance, ed io non voglio nemmeno immaginarmi come sarebbe baciargli la pelle morbida sotto l'orecchio, il suo collo caldo, la sua bocca umida. Come sarebbe muovermi dentro di lui, e intrecciare le dita alle sue nel momento della gioia assoluta.
Cazzo se sono perso.
Decido di riscuotermi. “Grazie della fiducia, Harry.”
Harry mi guarda con quello che potrei definire un misto di gioia e paura.
“Non farmene pentire.”
Porto le dita ad accarezzare la sua guancia liscia e fredda. “Non lo farò. Te lo prometto Harry.”
“Mi piace quando mi chiami Harry.”
E poi Harold mi augura la buonanotte e se ne va.
Ed io rimango come un coglione nel parcheggio mezzo vuoto di un ristorante a chiedermi cosa potrebbe succedere se mi innamorassi veramente di lui.

 


Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Rieccoci qui! Sto riuscendo ad essere puntuale
con gli aggiornamenti, incredibile!
Allora, innanzitutto ringrazio chi è arrivato fino a qui, chi mi ha recensito, chi ha preferito, ricordato o seguito la storia o chi l'ha solo semplicemente letta. Senza di voi questo progetto non andrebbe avanti.
Passando all'argomento del capitolo: mi dispiace per l'eccessivo fluff. Lo so che ce ne è davvero molto, ma questo fa parte del mio modo di scrivere, e purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) non sarà l'ultima volta che questo avverrà. Ma mi scuso perché mi rendo conto che ce ne è davvero molto LOL.
Poi è arrivato Ed (*---*). Scusate ma non riesco a scrivere una Larry senza Ed Sheeran (pure lui li shippa ;) ). Non sarà molto ricorrente, ma mi faceva piacere inserirlo.
Per finire dico che spero di sentirvi, perché per me è sempre un piacere, ed adoro ricevere consigli o critiche o anche soltanto piccole recensioni. Tutto mi aiuta, come dico sempre.
Detto questo, spero ancora che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e vi do appuntamento alla prossima settimana.
Un bacione enorme.
S.


 

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Capitolo 6
*** 5. Incomprensioni e rimedi. ***


 
 



5. Incomprensioni e rimedi.



 
"These violet delights, have violent ends.
And in their triumph die, like fire and powder,
which as they kiss, consume."
Romeo and Juliet by William Shakespeare.


 
 




Harry's Pov.

 

Una settimana dopo.

 

E' passata una settimana da quando Matty mi ha lasciato, da quando ho deciso che appena Emma si trasferirà io andrò a stare nella sua vecchia casa, e da quando ho accettato di lavorare con Louis Tomlinson alla mia tesi. Trovo ancora che sia il ragazzo più presuntuoso, pieno di sé, irritante e egocentrico del mondo, ma ho potuto vedere che è anche una delle persone più dolci e disponibili che abbia mai avuto l'onore di incontrare.
Non abbiamo ancora cominciato a vederci per mettere mano a quello che ho scritto fino ad ora, prima di lui, perché Louis mi ha spiegato che questa settimana era indispensabile per finire la sua ricerca di dottorato, quindi cominceremo da questo weekend.
Sabato. Solo due giorni.
Anche se non abbiamo lavorato insieme, però, l'ho visto praticamente ogni giorno in biblioteca. Io devo studiare, e lui lavorare, quindi non possiamo stare troppo a parlare, ma Louis viene sempre a cercarmi, anche solo per salutare. Da quando mi ha trovato il primo giorno, non cambio mai posto.
Lunedì, mentre ero chino su un libro, mi ha tirato una pacca sulla schiena, martedì mi ha stretto leggermente le spalle, come a volermi allentare la tensione di star seduto per delle ore.
Mercoledì, invece, mi ha accarezzato leggermente i capelli.
Ma è stamattina che abbiamo raggiunto il punto massimo. Io stavo facendo un elenco dei testi che devo ancora analizzare, ma all'atto pratico stavo solo aspettando che Louis si facesse vivo. Lo avevo scorto all'ingresso, solo che dopo mezz'ora non si era ancora fatto vedere.
Di solito ci mette molto di meno, e ho cominciato a pensare a mille motivi per cui oggi avrebbe potuto non presentarsi. Poi, però, quando l'ansia ormai mi stava corrodendo lo stomaco, ho sentito due braccia stringermi, letteralmente stringermi da dietro, e quando mi sono girato per vedere chi fosse, anche se lo sospettavo, ho visto Louis che mi abbracciava, per poi posare la testa sulla mia spalla.
“Allora come andiamo, Harold? Impegnatissimo anche oggi?”
Ed io, invece di rispondergli, come uno stupido mi sono spinto indietro, così che la mia schiena potesse poggiare completamente sul petto di Louis e gli ho dato un bacio sulla guancia, un po' ruvida perché coperta dalla barba di due o tre giorni.
“Molto impegnato, Lou. Non vedo anima viva da venerdì sera.”
“Dai, pensa che da settimana prossima vedrai sempre il mio bel faccino.”
Ho fatto per ribattere con qualcosa di odioso e cattivo, ma Louis ha sentito i passi della sua superiore che stavano per svoltare l'angolo. Prima che potessi dire niente mi ha lasciato un bacio fra i capelli e mi ha detto: “Devo scappare, Haz!”
L'ho visto nascondersi dietro uno scaffale, e non ho potuto fare a meno di sorridere. Mi ha chiamato Haz.

 

 

 

Adesso, però, a discapito di tutto quello che è successo, sono seduto alla tavola calda vicino all'università, ad un tavolino accanto alla vetrata, così da poter vedere bene fuori, e sto aspettando Matty.
Il mio ex-ragazzo non si è fatto vivo per una settimana, e poi questa mattina mi ha scritto un sms chiedendomi se potevamo vederci.
Non sono il tipo da tirare per le lunghe una storia che so già che è impossibile recuperare, ma sono stato con Matty per tre anni e l'ho amato come non avevo mai amato nessuno prima. E una parte di me lo amerà sempre, anche se non allo stesso modo. Il minimo che gli devo è un caffè ed una chiacchierata.
Mentre lo aspetto una ragazza bionda, probabilmente una nuova cameriera visto che non l'ho mai vista prima, viene a chiedermi se voglio un po' di caffè. Le rispondo di sì, e non posso fare a meno di pensare che sia veramente carina. Non mi piacciono le donne sotto quel punto di vista, ma c'è qualcosa nei suoi tratti che è molto dolce. Ha due occhioni azzurri molto grandi, e solo dopo un po' mi accorgo che ha smesso di versarmi il caffè e che mi sta scrutando.
Forse dovrei chiederle se vuole dirmi qualcosa, ma lei mi precede.
“Tu sei Harry Styles, vero?”
Imbarazzato, perché probabilmente io e lei abbiamo già parlato ed io mi sono completamente dimenticato della sua esistenza, allungo una mano e gliela porgo. “In persona. Scusami, so che mi prenderai per uno stronzo ma... ci conosciamo?”
La ragazza sopprime una risata, ed io ho proprio paura di aver fatto una gaffe enorme. Ma poi la bionda scuote la testa, e mi sorride.
“Tu conosci mio fratello. Siete amici.”
Sì, tesoro, io sono amico di un po' di persone. Con educazione le chiedo: “Come hai detto che ti chiami?”
La ragazza mi stringe la mano: “Sono Lottie. Lottie Tomlinson, piacere.”
Quel poco caffè che avevo bevuto mi risale alla bocca dello stomaco.
E' già tanto se non mi strozzo.
“Oh, sei la sorella di Louis? Come fai a conoscermi? Io e tuo fratello ci conosciamo giusto da due settimane.”
Ok, ora sì che sono sembrato patetico. Chi conta i giorni da quando ha conosciuto un suo amico?
“Oh, sì, Louis mi ha parlato molto di te.”
Credo di diventare molto rosso, quindi comincio a giocare con un filo che pende dalla mia t-shirt.
“Allora, Harry, cosa ti porto?”
“Oh, niente, aspetto... qualcuno. Puoi ripassare fra poco?”
“Ma certo!” Lottie non fa domande, e torna dietro al bancone.
Dopo cinque minuti dalla porta principale entra il mio ex. Matty ha una t-shirt nera, i capelli perennemente scompigliati e l'aspetto stanco. E quegli odiosi occhiali da sole. Si siede davanti a me e non se li toglie. Questo mi fa alzare gli occhi al cielo. Partiamo male.
Con un sospiro rassegnato gli chiedo: “Matty, per favore, potresti toglierti gli occhiali da sole? Siamo in un luogo chiuso. Non ti servono.”
Matty se li mette sopra la testa, ma quando lo fa ride. Non ci trovo proprio niente da ridere. “Ti sei inacidito in mia assenza, Harry Styles?”
Non ho voglia di battute, quindi vado dritto al sodo. “Matty, perché siamo qui?”
Matt abbassa la testa, triste, e si guarda le mani. In quel momento la parte di me che lo amava prova tenerezza verso di lui.
“Mi mancavi, Harry.”
E' un colpo duro da ingerire, perché alla fine mi ha lasciato lui, ma so che avrebbe potuto farmi anche molto più male di così. Tutto quello che sento è una grande amarezza per qualcosa che potrebbe essere stato bellissimo, ma che purtroppo non ha avuto la possibilità di esserlo, per un motivo o per un altro.
“Lo sai che mi manchi anche tu. E tanto. Casa nostra non è più la stessa senza di te.”
Matty sembra riacceso da un moto di speranza. “Hai detto casa nostra?”
“Sì, beh... quella sarà sempre casa nostra, Matt. E' per questo che questo weekend trasloco.”
Tutta la vita che era tornata sul volto di Matty se ne va velocemente come è venuta. “Ma... come? E dove vai a stare?”
Scocciato, alzo le braccia al cielo. “Da Emma, ma perché ti interessa, Matt? Sei venuto per chiedermi di tornare insieme? Potevi pensarci settimana scorsa quando ti imploravo di restare.”
“Sì, quando mi hai praticamente fatto capire che non mi ami. O che forse non mi hai mai amato.”
Lo guardo, sconvolto e ferito. “Questo è ingiusto. Non ho mai amato nessuno tanto come te, Matt.”
“Ma adesso non più.”
Non rispondo e guardo la tazza di caffè vuota davanti a me. Sì, è vero, non lo amo più. O almeno non come vorrei, o come sarebbe giusto che fosse in una relazione.
“Non abbastanza, Matt.”
Lui non mi guarda negli occhi, ed io faccio un gesto a Lottie per chiederle se può venire un attimo al tavolo. Lei arriva subito, sorridente.
“Allora, ragazzi, cosa vi porto?”
E' Matty a risponderle per primo. “Un caffè corretto per me, grazie mille.”
Alzo gli occhi al cielo. “Matty, cazzo, sono le undici di mattina. E' presto per l'alcol. Due macchiati, grazie Lottie.”
La sorella di Louis sembra in imbarazzo e sussurra un “d'accordo”, prima di andarsene velocemente.
Matt mi guarda con interesse. “Conosci quella ragazza?”
“Da esattamente cinque minuti. E' amica di... amici. Ma non voglio parlare di questo adesso. Matt, ho fretta, quindi dimmi quello che vuoi dirmi e poi lasciami andare. Voglio ricordarti per l'ennesima volta che sei stato tu a lasciarmi, almeno mettiamo le cose in chiaro.”
Matty sembra veramente triste e non mi guarda in faccia. “Farò veloce, mi dispiace di starti facendo perdere tempo.”
Ok, sono stato uno stronzo. Il senso di colpa si fa strada in me. “Matty, io... scusami. Ho sempre tempo per te. E' solo che è stato difficile per me. Sono stato a pezzi. E tu mi hai lasciato solo un biglietto, qualche camicia e degli spartiti.”
Matty prova a parlare, ma gli si spezza la voce, quindi ci riprova. “Harry, sono stato uno stupido. E' stata la rabbia del momento. E continuo a pensare che non ci possa essere una relazione senza l'amore da una delle due parti. Ma io credo in noi, Haz, sono disposto a passarci sopra. Magari cambierai idea. Possiamo riprovarci, amore.”
“Non chiamarmi così, Matt. Non ne hai più il diritto. Da quando sei uscito da quella porta ogni diritto che avevi su di me se ne è andato.”
A Matty spuntano delle lacrime ai lati degli occhi, e mi stringe la mano. Non gliela lascio andare, perché alla fine io e lui abbiamo condiviso così tanto che mi sembra sbagliato staccarmi da lui.
“Quindi non mi dai nemmeno una possibilità, Haz?”
Mentirei se dicessi che non ci penso nemmeno per un attimo. Matty vuol dire sicurezza, una persona sempre disposta ad ascoltarmi e cosa più importante ad amarmi. Ma non posso. Perché quando guardo Matty penso che in questo momento potrei essere in biblioteca ad aspettare che Louis si faccia vivo e che mi baci i capelli con le sue labbra morbide.
Prima di rispondergli, però, mi giro un attimo verso Lottie, e vedo che la ragazza sta salutando con un cenno di mano qualcuno oltre la vetrata accanto a me. Mi giro verso di essa, e vedo nientemeno che Louis.
Matty sta guardando in terra, quindi non se ne accorge.
Louis saluta sua sorella, e poi intercetta i miei occhi. Si illumina in volto, ma poi vede la mia mano che sta sempre stringendo quella di Matty. Mi ero perfino scordato di averla ancora nella sua.
Louis non mi saluta nemmeno, volta lo sguardo e se ne va via.
Cazzo.
E' lì che capisco quello che devo fare, e cosa devo rispondere a Matty.
“Mi dispiace, Matty. Questo, noi due, non lo voglio più. Ti voglio bene, Matt, ma niente di più.”
Il mio ex si alza come se la sua sedia fosse andata in fiamme, mi saluta e con uno sguardo davvero troppo triste mi accarezza i capelli.
“Grazie della disponibilità, Haz. Ti auguro il meglio.” E poi se ne va.
Ma fra un po' nemmeno me ne rendo conto.
So solo che devo trovare Louis prima che quella testa calda interpreti male le cose.

 

 

 

Devo trovare Louis, ma all'atto pratico non so nemmeno dove sia andato. Non ho mai avuto così tanta fretta in vita mia. So che Louis non ha il diritto di prendersela per ciò che ha visto, perché fra me e lui non c'è niente. Ma se invece si è arrabbiato? Ho un bisogno fisico di vederlo.
Ma certo! Lottie! Lei saprà dov'è andato suo fratello.
Potrei anche chiamare Zayn, ma al momento è al lavoro e dubito che abbia sentito Louis. Mi giro per cercare con lo sguardo la ragazza bionda con cui ho parlato poco prima, ma non la vedo.
Sto per chiedere ai padroni, che conosco bene perché sono frequentatore del locale da tre anni, quando mi sento tirare per la gamba dei pantaloni.
“Ciao Haz!”
Abbasso lo sguardo, e vedo che Joe, il piccolo nipote dei proprietari, mi sta guardando con i suoi occhioni azzurri, nascosti dai lunghi capelli biondi.
Joe ha quattro anni, e lo conosco da quando ne aveva uno. Spesso sta qui quando torna dall'asilo, insieme ai suoi nonni, quando i suoi non sono a casa, e molto spesso lo faccio giocare insieme a me. Abbiamo sviluppato un bellissimo rapporto e lui mi vuole molto bene. Così come io ne voglio tanto a lui.
Solo che oggi proprio non posso fermarmi a giocare. Lo prendo in braccio e gli lascio un bacino sulla sua piccola fronte.
“Joe, amore, hai mica visto quella ragazza nuova che lavora qui?”
“Sì sì, Haz. Ottie.”
Joe ha ancora problemi a pronunciare il mio nome completo, e a quanto pare anche quello della sorella di Louis. “Si chiama Lottie, amore. Quante volte te l'ho detto di pronunciare tutte le letterine in una parola?”
'Cusa, Haz!”
Joe si rabbuia perché gli ho fatto un appunto, e allora gli do un bacio sulla guancia. “Scusami, piccolino, io lo faccio solo per insegnarti a parlare come un bimbo grande. Però devi dirmi dove hai visto Lottie, perché ci devo proprio parlare.”
Il bambino allunga uno dei suoi ditini cicciotti verso la porta. “E' lì fuori. Con Nì.”
Non so chi sia Nì, ma presumo che il nome sia troppo difficile da pronunciare per Joe. “Grazie, Joe, la vado subito a cercare. Ora ti faccio scendere.”
Joe però si attacca a me, e non vuole che lo rimetta a terra. “Ma io voglio che tu giochi con me, Haz!”
“Amore, oggi sono un pochino di fretta. Ma torno appena posso e giochiamo insieme tutto il giorno d'accordo?”
Joe continua a tenermi il broncio. “No, sei cattivo!”
So che è solo un bambino, ma ci rimango male ogni volta che me lo dice. “Dai, Joe, non essere arrabbiato con me! Ti porto la liquirizia, basta che non lo dici alla nonna!”
Joe adora la liquirizia, ma i suoi nonni non vogliono che la mangi, perché dicono che gli fa venire le carie. Lo so, sono stato scorretto ad offrirgliela di nascosto, ma è l'unico modo in cui posso sbrigarmi. Ed ho fretta.
Al piccolino si illuminano gli occhi. “Sì, la 'quirizia Haz!”
Non lo sto nemmeno a correggere questa volta. Lo faccio scendere e lui mi saluta con la sua manina paffuta. “Ciao Haz! Salutami Ottie e Nì.”
Comincia a correre, probabilmente per andare a giocare, ma lo riprendo per la maglietta. “Aspetta. Non mi dai nemmeno un bacino?”
Mi abbasso davanti a lui e Joe mi mette le manine sul volto e mi bacia su una guancia. “Ciao Haz! Ti voglio bene!”
“Ciao amore! Anche io! Fai il bravo all'asilo.”
Ma ormai Joe è andato da sua nonna, e non mi ascolta più.

 

 

 

 

Fuori dal bar, appoggiata al muro di mattoni trovo Lottie intenta a fumarsi una sigaretta, insieme ad un ragazzo biondo, e subito capisco che quello è il famoso Nì di cui mi ha parlato Joe.
Questo Nì le sta baciando una guancia, e mi vergogno molto ad interromperli, ma devo. “Ehm, Lottie, scusami, devo chiederti una cosa.”
Se Lottie ha visto quello che è successo dentro al locale, con Louis e Matty, non lo dà a vedere. “Ciao Harry! Lui è Niall, il mio ragazzo.”
“Molto piacere!” Stringo velocemente la mano al ragazzo biondo con gli occhiali da vista, e lui mi risponde con un grandissimo sorriso.
“Piacere mio!” Mi sembra davvero simpatico, ma non ho tempo da perdere.
Lottie sembra ricordarsi della mia domanda. “Cosa mi volevi chiedere, Harry?”
Mi passo una mano fra i capelli, nervoso. “Mi chiedevo, ehm... Sai mica dove stava andando Louis quando è passato prima?”
Lottie si incupisce, e capisco che sa qualcosa. Arrivo subito al punto. “Quanto sai di me, Lottie?”
La ragazza posa gli occhi a terra, e Niall ci guarda confuso. “Un po', se devo essere sincera.”
“Senti, Lottie, non so perché te lo sto dicendo, ma quello che hai visto lì dentro non vuol dire niente, davvero. Devo parlare con Louis. Per favore, dimmi almeno dove abita.”
La sorella di Louis si rigira nervosamente la sigaretta fra le dita. “Non mi sembra una buona idea, scusami.”
Dandole forse troppa confidenza, le prendo leggermente un braccio. “Senti, ti sembrerò un pazzo, ma mi piace davvero tuo fratello, e ci tengo a lui.”
Lottie si scosta, e mi guarda con uno sguardo carico di scuse. “Scusami Harry, veramente, ma non voglio immischiarmi, e poi non credo che sia una buona idea. Mio fratello si è innervosito, e non è bello parlare con lui quando è nervoso. Credimi!”
“Lottie, ascoltami...”
Ma la ragazza non mi lascia finire. “Scusami, ma ho finito la pausa. Devo rientrare.”
Spegne la sigaretta, e prima che possa dirle qualsiasi cosa, apre la porta a vetri, e rientra. Sento da qui la vocina acuta di Joe che urla: “Ottieeeeee, sei tornata! Dov'è Nì?”
E ora cosa cazzo faccio? Potrei chiamare Emma, ma so che non riuscirebbe a mantenere il segreto con Zayn. Zayn a sua volta lo direbbe a Louis, e se Louis sapesse che sto andando a casa sua non si farebbe trovare.
Sto pensando ad una possibile soluzione quando...
“Ascolta, Harry, mi sembri un gran bravo ragazzo e si vede che tieni a lui. Se non lo dici a Lottie te lo do io l'indirizzo di Louis. Sono stato ad una festa a casa sua, so dove abita.”
Sobbalzo, sorpreso, perché non mi ero accorto che Niall fosse rimasto qui.
“Io... Non so come ringraziarti, amico! Grazie! Grazie davvero. Manterrò il silenzio, te lo giuro!”
Niall ride della mia agitazione, e in quel momento capisco che io e lui potremmo essere grandi amici.
Mi detta l'indirizzo ed io me lo segno sul telefono. Poi però mi guarda spaventato. “Ti prego, non dirlo a Lottie. E nemmeno a Louis. Quello mi uccide se sa che mi sono messo in mezzo. Già mi odia...”
Quando gli rispondo sono convinto. “Non ti odia nemmeno un po'. Fa così perché deve mantenere l'aria da fratellone, ma non ti odia.”
Niall sembra riscuotersi un po'. “Oh. Buono a sapersi. Grazie Harry!”
Fisso lo schermo del telefono, dove ho segnato l'indirizzo di Louis, e sorrido come un cretino. “No, Niall, grazie a te!”
“Di niente!” Quando vede che non mi muovo, Niall mi tira una leggera botta su un braccio.
“Ehi, ma cosa fai? Ora che hai l'indirizzo te ne stai qui fermo?”
Mi risveglio dal torpore e dalla paura di dover affrontare Louis e tiro fuori le chiavi della macchina. “No... No, vado. Ci vediamo Niall e grazie ancora.”
“Buona fortuna, Harry.”
“Grazie, me ne servirà.”
E poi entro come una furia in macchina, e guido fino a casa di Louis senza mai fermarmi.

 

 

 

 

Louis' Pov

 

Io lo odio, quell'Harry Styles! E non ho nessuna intenzione di lavorare con lui a quella cazzo di tesi! Se mi cercherà gli dirò che ho cambiato idea, e che ho troppo da fare per stare dietro anche ai suoi studi. Devo già pensare ai miei!
Da quando sono tornato a casa, mezz'ora fa, sono intento a guardare con sguardo perso la superficie in legno dell'isolotto nella mia cucina, e mi sto dicendo che non ce l'ho con Harry Styles perché l'ho beccato per mano con il suo ex. (E sì, so che quello era il suo ex perché potrei aver chiesto il nome a Zayn e potrei aver stalkerato il suo profilo Instagram).
Ce l'ho con Harry Styles perché l'ho beccato per mano con il suo ex dopo tutto quello che gli ho visto passare per colpa sua.
Non mi interessa il fatto che sembrava cominciare a sviluppare una certa simpatia nei miei confronti, nemmeno un po'.
E continuo a ripetermelo.
Sto per chiamare Zayn e dirgli che il suo amico è un masochista patentato, quando mi ricordo che il mio migliore amico è al lavoro, e magari non vuole essere disturbato per le mie seghe mentali su Harry Styles. Solo mentali?
Dio, Louis, datti un contegno.

Mi alzo per prepararmi un caffè, perché ne ho bisogno, quando sento il campanello di casa mia suonare.
Forse una qualche divinità mi ha voluto bene e ha fatto uscire prima Zayn da lavoro, e magari lui ha pensato di venire a trovarmi. Mi avvio verso la porta e apro a caso, perché non ho uno spioncino.
Casa mia è un buco, figuriamoci se ha una comodità come lo spioncino. E' già tanto se ho il riscaldamento per i mesi invernali.
Apro la porta, e quello che ci trovo davanti mi lascia a bocca aperta. Per motivi e circostanze che non comprendo Harry Styles è sulla soglia di casa mia, con i capelli legati in un codino, un cappotto aperto su t-shirt bianca che sottolinea bene le sue forme, e dei jeans stretti che gli stanno da Dio.
Perché cazzo deve essere vestito così per uscire definitivamente dalla mia vita?
Non ho nessuna intenzione di parlare con lui, quindi non lo faccio nemmeno cominciare, e provo a chiudergli la porta in faccia.
“Scusa, non ho voglia di vederti, Styles.”
Ma lui è più veloce di me e ci si poggia sopra con tutto il peso del suo corpo. “Devo parlare con te, Louis. E me lo lascerai fare.”
Provo a ribattere, ma nei suoi occhi c'è un fuoco ed una decisione che non ho mai visto, quindi sospiro rassegnato e lo faccio entrare.
“D'accordo, ma ti prego, fai veloce perché ho fretta.”
Harry sembra ferito, ma cerca di ricomporsi per non darlo a vedere. Con tutto l'opposto della fretta si avvia verso il mio isolotto e guarda con interesse i libri su cui stavo studiando.
Ne apre uno sui preraffaeliti e punta un dito su un quadro. “Oh, l'Ofelia di Millais! Lo adoro! Questo potrebbe tornarci utile per la mia tesi.”
E' venuto qui per chiacchierare del più e del meno?
“Senti, Styles, non c'è nessun noi nella tua tesi. Non ho intenzione di lavorare con te. Non ho tempo.”
Harry mi si avvicina, ed alza la voce. “Hai cambiato idea nell'arco di mezz'ora? E smettila di chiamarmi Styles!”
Incrocio le braccia al petto e cerco di mostrarmi risoluto. “Sì, mentre studiavo mi sono reso conto che ho troppo da fare per conto mio, piuttosto che stare dietro anche a te!”
“Lou, smettila! Lo so che mi hai visto al bar!”
“Non chiamarmi Lou!”
Harry mi guarda offeso, ma sospira e punta gli occhi fissi nei miei. “D'accordo. Niente Lou. Senti, voglio solo parlare!”
“Non c'è niente da dire! E non so di cosa parli quando ti riferisci al bar! Ho visto quello che ho visto, ma non sono cazzi miei!”
Harry si avvicina ulteriormente, sempre col fuoco negli occhi, e per un momento ho paura che voglia picchiarmi.
“Tu dici, Louis? Perché da come hai reagito mi sembra che tu li consideri cazzi tuoi.”
E' la prima volta che lo sento dire una parolaccia davanti a me, e se non stessi per chiudere ogni rapporto con lui potrei perfino pensare che sia una cosa eccitante.
Alzo le braccia al cielo, esasperato. “Non ho reagito in nessun modo!”
“Tu dici? E allora perché non vuoi più lavorare con me, Louis?”
“Te l'ho detto, ho troppo da fare e...”
Harry non mi lascia finire. “O forse è perché pensi che preferisca Matty a te? O perché non riesci ad ammettere che un po' ti piaccio?”
Non riesco ad ammetterlo?!? Ma se sono settimane che non faccio altro che pensare ad Harry Styles e alle sue odiose fossette.
Semmai è il contrario. E glielo dico.
“Ma se sei tu quello che ci ha messo secoli ad accettare il mio aiuto! E tutto questo perché non vuoi ammettere a te stesso che sei attratto da me.”
Harry arrossisce e guarda da un'altra parte. “Ora non esagerare. Diciamo che mi piace la tua compagnia. E comunque fra me e Matty non c'è niente. Non più. D'accordo, non saranno affari tuoi, ma oggi ci siamo visti solo per parlare. E gli ho chiarito che non posso tornare con lui.”
Cerco di trattenere l'interesse, ma la curiosità è più forte di me. “Ti ha chiesto di riprovarci?”
“Sì, ma gli ho detto di no.”
“E perché lo avresti fatto?”
“Perché sto pensando a qulcun altro. E non sarebbe giusto nei suoi confronti.”
Cazzo, Minniti ha appena ammesso di pensare a me?
“Non ha importanza, Harold. Non potrebbe comunque funzionare fra di noi.”
“Per quale motivo?”
“Non ho più voglia di stare dietro ad i tuoi cambi di umore, Minniti.”
Harold mi guarda con la sfida negli occhi. “Mi sembra che l'unico che ha cambiato umore velocemente, oggi, sei stato tu, Louis.”
Capisco che per allontanarlo devo dire qualcosa di forte, qualcosa che lo convinca ad uscire da casa mia e non tornare mai più. Lo conosco da poco, ma so già che la mia vita senza Harry Styles sarà triste. Ma lo devo fare lo stesso. Meglio soffrire ora che soffrire in futuro, quando Harold tornerà piangendo dal suo ex, e mi lascerà qui come un coglione.
Quindi dico la più grande cazzata che abbia anche solo mai pensato in tutta la mia vita. “Non importa, Harry, perché non mi piaci nemmeno così tanto.”
Avrei pensato che dopo questo Harry se ne sarebbe andato, dicendomi che allora non c'era niente da fare, che non voleva più vedermi, che ero stato uno stronzo o non so nemmeno io cosa, ma mai mi sarei aspettato quello che invece ha fatto.
Harry si avvicina, ed io indietreggio, fino a che non mi ritrovo con la schiena contro il legno dell'isolotto.
Quello stronzo mi ha messo in trappola.
Si posiziona contro di me, il suo petto a premere contro il mio, ed è lì che capisco che uscire da questa posizione sarà davvero difficile.
“Non ho mai sentito una stronzata più grande di questa, Louis Tomlinson.”
“Sono serio, Harry.” Ma quando gli metto le mani sul petto per spostarlo, capisco perfino io che sono un grandissimo bugiardo.
“Continua a ripetertelo, Louis.”
Ed io, come un cretino, lo ripeto veramente. “Sono serio.”
“E allora perché mi stai guardando le labbra? Vuoi baciarmi, Louis?”
Non mi ero nemmeno accorto di stargli fissando la bocca fino a quando non sento una familiare sensazione di eccitazione nel mio corpo.
“No io... Proprio no.”
Harry mi mette le mani sui fianchi e a me comincia a girare la testa.
Provo ad elencare nel mio cervello le informazioni principali su di me, così da poter pensare a qualcos'altro.
Sono Louis Tomlinson. Sono nato a Doncaster il 24 Dicembre del 1991. Mia sorella minore si chiama Lottie.
“Sicuro, Louis? Non mi sembri molto convinto.”
“Convintissimo, Minniti.”
Louis Tomlinson. Doncaster. 24 Dicembre 1991. Come cazzo si chiama mia sorella?
Il respiro di Harry mi accarezza il viso, mentre lui mi sussurra nell'orecchio: “Non mi interessa se non sei convinto, e sai perché?”
“No, perché?”
Louis Tomlinson. Doncaster. Sono nato per la vigilia di Natale? Non lo so, potrei anche sbagliarmi.
“Perché io invece voglio baciarti Louis. Proprio tanto.”
E prima che possa ribattere le labbra di Harry sono sulle mie, e stanno cercando di farle schiudere.
Come ho detto che mi chiamo?

“Louis, hai le labbra così morbide...” Ah, ecco, sì, Louis. Mi chiamo Louis.
Non faccio finire Harry di parlare e poso di nuovo le mie labbra sulle sue. Harry mi spinge all'indietro, e sento il legno che mi batte sulla schiena, ma sinceramente me ne importa proprio poco.
E' lui ad avere il controllo del bacio, e quando spinge la lingua contro le mie labbra, per farmele schiudere, lo faccio senza esitazione.
Harry sa di caffè, di agrumi e di caramello. Tutto insieme. E il suo sapore mi inebria talmente tanto che mi devo reggere all'isolotto.
Harry se ne accorge, e prima che me ne renda conto, mi prende in braccio e mi ci mette a sedere sopra. Adesso tutte le parti giuste del nostro corpo combaciano. E le sento molto bene.
Bene, mi fa piacere sapere che ad Harold sta piacendo tanto quanto piace a me.
Quando si stacca sono senza fiato, e spero che mi dia un attimo di tregua, invece Harry china la testa per baciarmi la pelle dietro l'orecchio.
Poi strofina il naso contro il mio collo, e mi sussurra: “Dio, Louis, mi mandi fuori di testa.”
Mi appoggio alle sue spalle, e gli accarezzo i capelli raccolti. “Harry?”
“Sì?”
“Scherzavo, prima. Puoi chiamarmi Lou.”
Harry ride contro il mio collo, e poi comincia a lasciarmici una scia di baci. Sento il sangue ribollirmi nelle vene, e gentilmente gli faccio alzare il viso, e un po' meno gentilmente, faccio riscontrare le nostre labbra.
Stavolta conduco io. Prendo il suo labbro superiore, e lo mordo. Harold geme ed io mi sento come se mi avessero tirato un fiammifero addosso e mi avessero lasciato a bruciare.
Harry mi mette le mani sulle spalle e si spinge contro di me. Il contatto con il suo corpo mi fa stringere ancora di più il suo labbro. Harold comincia a mordermi un labbro a sua volta, e dopo un po' sento il sapore del sangue farsi strada nella mia bocca. Non so se è il suo o il mio, ma è così eccitante che non mi importa.
“Non avevi detto che non ti piacevo Lou?”
Non mi piace che si sia staccato, quello sì che non mi piace, quindi mi avvicino per baciargli con urgenza una guancia. Ho il fiatone quando gli rispondo.
“Non mi piaci nemmeno un po'.”
“E allora cosa faresti se ti piacessi?”
“Sicuro di voler vedere?”
Harold annuisce, con gli occhi che brillano, ed io lo tiro più vicino a me, posando le labbra sul suo collo.

 

 

 

 

Harry's Pov.

 

Sono estremamente sensibile ai baci sul collo. Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni con Matty è che se un ragazzo che considero attraente posa le labbra su quella parte del mio corpo, io dirò sì ad ogni cosa che mi chiederà.
E se a farlo è Louis Tomlinson, il ragazzo che mi tiene sveglio da due settimane, allora sì che sono fottuto. In ogni senso possibile.
Le sue labbra stanno tracciando il percorso che va da dietro all'orecchio fino al mio pomo d'Adamo, e poi lascia un bacio sulla mia mascella.
Poi fa una cosa che in un normale contesto non mi piacerebbe, ma che con lui mi manda di fuori: mi morde la pelle sensibile del collo.
Gemo senza ritegno, e mi aggrappo ai suoi capelli. Louis geme a sua volta, in risposta me, e poi continua a succhiarmi piano la pelle.
Quando si stacca mi sento le guance in fiamme, come se avessi corso una maratona. I suoi occhi sono leggermente opachi e mi chino a baciargli il mento.
“Ti è piaciuto, Harry?”
Che domanda stupida è? Siamo praticamente uno contro l'altro, e dovrebbe sentire bene che dire che mi è piaciuto è un eufemismo.
Vorrei poter riuscire a fermarmi, ma per la terza volta poggio le mie labbra sulle sue. So che sul collo, dove mi ha baciato, sarà rimasto un segno di cui domani mattina mi dovrò preoccupare, ma adesso l'idea di avere addosso qualcosa lasciato da lui mi eccita oltre misura.
Louis mi posa le mani sotto la maglietta, e in quel momento, a sentire le sue mani contro la mia pelle nuda, capisco che se non si ferma lui, io non mi fermerò mai.
Lo faccio scendere dall'isolotto e senza staccarmi da lui poso le mie mani sul suo didietro. Louis geme ma si stacca.
Menomale che lui ne ha avuto la forza.
Anche lui è accaldato, e la voce gli esce a tratti. “Però, Minniti, ci sai fare con quelle labbra.”
Sempre con le mani sul suo sedere mi avvicino con quello che spero sia uno sguardo provocante. “E non avevo ancora finito.”
Louis impreca senza ritegno. “Cazzo, Harry, no!”
Mi stacco un po' sorpreso da quella reazione. “Io... Scusa, pensavo ti piacesse.”
Louis si massaggia le tempie, come se parlare con me gli costasse uno sforzo immane. “E mi piace, Harry, cazzo, tu mi piaci. E' solo che so come va quando si parte in quarta in un rapporto. Voglio andarci piano con te.”
Un po' imbarazzato indico il tavolo dove fino ad un minuto prima era seduto. “Quello non era andarci piano.”
“Appunto! Questo...” - indica prima me e poi lui. - “Io e te. Non lascerò che si rovini. Per questo faremo con calma.”
Mi scoccia ammetterlo, ma ha proprio ragione. “Posso farti una domanda, Lou?”
Louis mi guarda con dolcezza. “Tutto quello che vuoi.”
Sento il viso andarmi in fiamme, ma cerco comunque di tirare fuori la voce. Nella mia testa sembrava una domanda sensata, ma adesso non ne sono più molto sicuro. “La prossima volta che ci vediamo...”
“Sì?”
“Posso baciarti, Louis?”
Il liscio si avvicina e mi accarezza una guancia. “Ma certo, Harry, certo che sì! Anzi, ci rimango male se non lo fai.”
“D'accordo! Allora ci vediamo Sabato, ok Lou?”
Louis mi scosta una ciocca di capelli che mi è uscita dal ciuffo, e me la mette dietro un orecchio. “Non vedo l'ora, Harold.”
Sorrido come un cretino, poi mi giro e faccio per uscire, ma Louis mi blocca.
“Ehi, mi lasci così?”
Mi avvicino di nuovo a lui, poso le mani aperte sul suo viso e gli lascio un dolce bacio a stampo sulle labbra.
Louis posa la fronte sulla mia e sorride. “Facciamo che d'ora in avanti, ci salutiamo sempre così, ok?”
“Ok.”
“Ok.”
“Ok.”
Nessuno dei due si muove, quindi prendo l'iniziativa. Gli accarezzo il braccio e poi vado alla porta.
“Ciao Lou!”
“Ciao Harry!”
Gli lancio un'ultima occhiata, poi monto in macchina e mi avvio verso la classe di Emma ad aspettarla uscire, perché devo raccontarle tutto.

 

 

 

 

Louis' Pov.

 

Prima di rientrare al lavoro mi fermo a mangiare qualcosa nel bar dove lavora mia sorella, principalmente perché sono felice e voglio condividerlo con lei. Appena entro mi avvio al bancone. Lei è dietro a pulire la macchina del caffè, ma appena mi vede entrare si avvicina per salutarmi. Mi sporgo dal bancone per lasciarle un bacio sulla guancia, e scompigliarle i capelli. “Ciao Lots!”
Lottie mi guarda sospettosa, come sempre quando dimostro troppo affetto nei suoi confronti. “Ok, che è successo?”
“Niente sono solo felice di vederti!”
Mi siedo su una sedia davanti al bancone, accanto a Niall, il suo ragazzo.
Appena lo vedo gli tiro una pacca sulla schiena. “Ehi, bello, come va?”
A Lottie sta per cascare di mano la tazzina che sta pulendo. “No ok. Questo non è normale. Louis, sei stato a letto con qualcuno? Hai una faccia che dice ho appena avuto un orgasmo.
La guardo sconvolto. “Dio, no! E non è bello che pronunci quella parola!”
Lottie alza gli occhi al cielo. “Andiamo, Lou, è una cosa naturale! E non cambiare discorso. Dimmi cosa è successo.”
Rassegnato, le rispondo: “Beh, si tratta di Harry. E' venuto a casa mia. Prima abbiamo litigato un po', ma fra noi è nella norma. Poi mi ha baciato.”
“E tu sei così euforico per un bacio?”
“Cazzo, Lottie, quello bacia da Dio.”
Lottie fa una faccia schifatissima. “Ok, troppe informazioni, Lou!” Si ferma un attimo e poi mi dice: “Ah, allora vedo che poi l'ha trovato il tuo indirizzo di casa.” Ora mi sembra spaventata. “Giuro, non glielo ho dato io, Louis.”
Non capisco, e la guardo confusa. “Aspetta, Lottie, tu cosa sai di questa storia?”
Lottie sospira e guarda Niall quando mi risponde. “Harry prima mi ha chiesto di darti il tuo indirizzo. Io gli ho detto di no.”
Sovrappensiero, le rispondo: “Oh, potevi anche darglielo, Lots. Ma allora come ha fatto ad averlo? Boh, forse ha chiamato la bambolina, ma chi se ne frega. L'importante è il risultato.”
Mi ero quasi scordato della presenza di Niall, quando quello sospira. “Sentite, gliel'ho dato io il tuo indirizzo, d'accordo? Mi sembrava quasi disperato.”
Lottie lo guarda male, ma io mi avvicino, lo circondo con le braccia e gli lascio un bacio fra i capelli palesemente tinti. Ora la tazzina che Lottie ha in mano casca. Per fortuna non si rompe.
“Louis... Ma che cazzo? Quello è il mio ragazzo!”
Con un braccio ancora intorno alle spalle di Niall, che mi sta guardando spaventato, le dico: “E allora? Mica lo stavo stuprando. Lo stavo solo ringraziando.”
Poi mi giro verso di lui. “Grazie davvero Neil. Con gli occhiali poi stai proprio bene!”
“Oh, grazie, Louis.”
Lottie sussurra qualcosa come “assurdo.”
Poi una voce rompe il silenzio che si è venuto a creare.
“OTTIEEEEEEEEEE?”
Un bambino biondo che avrà più o meno tre o quattro anni corre verso mia sorella. Lei lo prende in braccio e lo fa sedere sul bancone.
“Ehi, peste, dove corri?”
“Ottie, vieni a giocare con me?”
Niall lo prende dal bancone e se lo mette sulle ginocchia. “Ehi, diavoletto, lo sai che Lottie sta lavorando.”
“Nì, vieni tu a giocare con me?”
Guardo mia sorella, e le chiedo: “Chi è questo bambino?”
“Oh, è il nipote dei miei padroni. Si chiama Joe, ed è il migliore amico di Harry Styles dopo Emma.”
La guardo, soffocando una risata. “Che cosa?!?”
Lottie ride a sua volta. “Sì, il piccolino sta qui molto spesso, ed Harry è un cliente abituale di questo posto. E' anche molto amico della mia superiore. Viene spesso qui a giocare con Joe, a quanto ho capito, e lo adora. E il piccolo adora lui. Anche se Joe dà confidenza un po' a tutti. E' abituato a stare fra le persone.”
Poi mia sorella richiama l'attenzione del batuffolino accanto a me. “Ehi, Joe, ti presento mio fratello Louis. E' molto amico di Harry!”
A sentire il nome di Harry a Joe si illuminano gli occhi. Mi chiedo se anche io sono così quando nominano Harold.
“Ciao Uì.” Credo che il mio nome sia troppo difficile da pronunciare per il piccolino. “Io sono Joe.”
Mi porge la sua manina ed io gliela stringo. “Ciao Joe, è un piacere conoscerti.”
Joe si contorce sul petto di Niall, per sporgersi verso di me, quindi io allungo le braccia. “Ehi, campione, vuoi venire in braccio a me?”
Joe annuisce con vigore, ed io lo prendo sulle gambe. “Uì, tu conosci Haz?”
“Sì, siamo molto amici.” Amici. Come no.
Certo, non posso dire ad un bambino di quattro anni che fino a mezz'ora fa ho fatto un'ispezione completa della cavità orale di Harry Styles.
“Ma il suo migliore amico sono io, Uì!”
Rido e stringo il piccoletto. “Va bene, batuffolino, non volevo prendere il tuo posto.”
Il bambino sembra ragionare un po', poi si gira verso Niall e dice: “Nì, idea! Pecché non 'tiamo tutti migliori amici? Io, te, Uì e Haz?”
Io e Niall scoppiamo a ridere e Niall gli scompiglia i capelli. “Ci sto, amore! Se anche a Louis va bene, però.”
Joe si gira a guardarmi. “Uì, ti va bene se io, te, Nì e Haz di'entiamo migliori amici?”
“Ma certo, batuffolo!”
“Allora un giorno vieni con Haz e giochiamo ai supereroi, va bene?”
Joe si sposta e allunga le piccole braccia verso Niall. Credo che ora sia il suo turno. Lui lo riprende in braccio e gli dà un bacio sulla guancia. Penso che questo sia il bambino più coccolato di tutta Oxford.
Mi giro e gli metto una mano sulla gambina. “Quale supereroe vuoi essere tu, batuffolo?”
“'Aon Man.”
“Oh Iron Man, va bene! Io faccio Superman. Niall, tu cosa vuoi fare?”
Lottie sorride impercettibilmente, perché si è accorta che ho chiamato il suo ragazzo col suo vero nome.
Il ragazzo di mia sorella sembra pensarci un po' su, poi fa: “Io faccio Capitan America, va bene?”
“Perfetto.” Punto il dito verso mia sorella. “Gioca anche Lottie, va bene?”
Joe batte le manine. “Sìììì, 'Ottie! Lei cosa fa?”
Guardo mia sorella e scoppio a ridere. “La vedova nera.”
Lottie alza gli occhi al cielo, ma sorride.
“E Haz cosa fa, Uì?”
“Non lo so, batuffolo, di solito cosa fa?”
“Boh. Cambia tutte le volte. Ma io voglio che Haz scelga un supereroe e sia quello sempre!”
Tiro fuori il telefono e lo faccio vedere a Joe. “Vuoi che glielo chiediamo?”
“Sììììì, chiediamoglielo Uì.”
Compongo il numero di Harry, metto in vivavoce, e passo il telefono a Joe, così che possa parlarci lui.
Harold risponde al secondo squillo. “Ciao, Lou! Senti, quel coso che mi hai lasciato sul collo non è bello per niente.”
Mi avvicino per farmi sentire da Harry. “Haz, sei in vivavoce in un bar pieno di persone.”
“Oh, cazzo!”
Joe ride felice, a sentire la voce di Harry. “Ciao Haz! Non si dicono le palolacce. Me lo dici sempe.
Harry risponde in imbarazzo. “Joe, amore! Come mai sto parlando con te?”
“Haz, Uì ha detto che un giorno venite qui da me e te, lui e Nì giocate con me ai supereroi. Tu quale vuoi fare Haz?”
Harry sembra pensarci un po' e fa: “Io faccio Thor.”
E ti pareva? Quello figo lo fa lui.
“Ma allora Uì è l'unico che non è un Avenger. Haz, dì a Uì che deve cambiare supereroe.”
Harry mette su una voce dolcissima. “Eh no, eh! Louis deve fare un Avenger. Chi gli facciamo fare, amore?”
Huk! Huk!”
A quanto pare mi tocca essere Hulk.
Harry ride e risponde: “Oh, sì, per Louis è perfetto. Si arrabbia sempre come Hulk!”
Joe ride, ed io prendo il telefono dalla sua mano. “Ehi, Haz, sono Louis.”
Sento Harry sorridere dall'altra parte del telefono. “Dimmi, Louis.”
Abbasso la voce, in modo che mi senta solo lui. “Possiamo giocare anche noi ai supereroi. Posso fare Hulk in molti altri posti.”
Ho detto questa cosa solo per imbarazzarlo, ed infatti lo sento tossire. Lo immagino collassare dall'altra parte del telefono.
Prima che possa rispondere, con un tono di voce normale gli dico: “Ciao, Harry!”
Mi arriva da dietro la voce di Joe. “Ciao Haz!”
Prima che Harry possa risponderci, tiro giù.
Lottie ride, Niall pure, Harry, dall'altra parte della città, probabilmente sta avendo un infarto per quello che gli ho detto, Joe vuole tornare in braccio a me, ed io non sono mai stato più felice di così.




Angolo Autrice: Buonasera! Questa volta cercherò di essere breve, perché ho notato che faccio degli angolo autrice enormi e magari vi annoio.
Volevo solo ringraziare chiunque sia arrivato fin qui, chi giornalmente sostiene la mia storia e mi aiuta con consigli e parole di conforto, e chi ha inserito la storia fra le preferite, ricordate e seguite. Sono contenta di sapere che la storia vi piaccia!
E spero che vi piaccia anche questo capitolo! E' arrivato Joe *-----*!
E' il mio personaggio preferito ahahahahah! Voi mi direte: "I Larry si sono baciati, e tu pensi ad un bambino di quattro anni?"
Sì, adoro i bambini ahahaha.
Detto questo, niente, spero che questo capitolo vi piaccia, e che mi facciate sapere le vostre impressioni, perché ci terrei davvero troppo.
Un bacione, e a settimana prossima.
S.

 

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Capitolo 7
*** 6. Vuoi scommettere? ***


    

 
  6. Vuoi scommettere?



 
"I wish I had done everything on Earth with you."
The Great Gatsby, F. Scott Fitzgerald (Movie Version).


 

Harry's Pov

 

So che non dovrei essere nervoso all'idea di vedere Louis Tomlinson, ma la verità è che lo sono ben più del dovuto.
Ho appuntamento con lui fra un'ora in un'aula studio dell'università, e il mio stomaco non è mai stato più sottosopra di adesso. Nemmeno quando ho accettato di andare a convivere con Matty, e quella è stata una decisione che mi ha causato decisamente molta ansia.
Fatto sta che questa mattina è anche peggio. Ci si deve vestire bene per andare a lavorare con un ragazzo conosciuto da più o meno un mese, di cui sai poco o niente, ma che hai baciato come non ci fosse un domani?
Non lo so, quindi deciso di puntare su maglietta e jeans. Quello che so sicuramente è che mi dovrò mettere una sciarpa. Il suddetto Louis Tomlinson non si è fatto problemi a lasciarmi con una macchia scura ed antiestetica sul collo. Va anche detto però che non mi sono lamentato nel momento dell'accaduto, quindi devo solo tacere.
Ieri, quando sono andato a trovare Emma per raccontagli tutto, ho ricevuto dalla mia amica consigli utili e fai da te che potrei inserire in una rubrica di un giornale scadente per ragazzine sotto il nome di “Elimina il succhiotto in dieci step” ma non mi sembra il caso di sfidare la sorte.
Vorrà dire che mi metterò una sciarpa, sperando di nascondere il problema il più possibile.
Finisco di impacchettare le ultime cose, visto che oggi trasloco nella vecchia casa di Emma, e poi decido che mi avvierò nell'aula studio. So che manca sempre un'infinità di tempo, ma non riesco a non pensare a questo incontro che avrò con Louis, quindi tanto vale avviarsi direttamente verso il luogo del delitto.
A togliere di torno ogni cosa che ricorda me e Matty provo una malinconia così profonda da farmi venire voglia di chiamare Louis e dirgli che non sono pronto a vederlo. Ma poi ripenso a quello che è successo ieri, e se non fossi stato pronto sicuramente non avrei fatto sedere Louis Tomlinson su un tavolino per baciarlo come nei peggiori porno di seconda categoria. Non sono il tipo da prendere l'iniziativa, mai, quindi questo dovrebbe far capire che con quel ragazzo sta succedendo qualcosa di diverso dal solito.
Mentre impacchetto trovo un album con delle foto mie e di Matty. Lo metto in uno scatolone senza neppure aprirlo, prendo le chiavi, e mi chiudo la porta alle spalle senza guardarmi indietro.

 

 

Nell'aula studio non c'è quasi nessuno, un po' perché è sabato mattina, un po' perché è piccola e stretta, e un po' perché c'è un caldo che nemmeno nel deserto del Sahara in una giornata tragica.
Mi tolgo il cappotto e il pullover in men che non si dica, e poi passo alla sciarpa. La sto srotolando quando mi ricordo dell'odioso segno che ho sul collo. Appena arriva Louis giuro che lo uccido. O ricambio. Dipende se le quattro persone che sono nell'aula oltre a me hanno intenzione di stare qui ancora per molto.
Tiro fuori i libri, quando mi rendo conto che una ragazza che è con me al corso di “Letteratura Inglese Antica” mi sta fissando.
Cazzo, non ancora, vi prego.
Si chiama Celia, e credo che sia l'unica ragazza in tutta Oxford a non aver capito che non potrò mai uscire con lei perché sono omosessuale.
E' bellissima, con i suoi lunghi capelli castani e fluenti, e i suoi occhi azzurri, ma non so come dirle che fra me e lei non ci potrà mai essere niente perché, uno, le manca qualcosa di fondamentale per piacermi, ovvero l'appartenenza alla popolazione maschile del mondo, e due, perché, se proprio vogliamo essere sinceri, Louis Tomlinson ha due occhi azzurri molto più belli dei suoi. Celia è carina, ma è ben lontana da avere gli occhi del colore del mare di Tenerife.
Cerco di non incontrare il suo sguardo, ma lei è più veloce, e in due minuti è già poggiata al mio tavolo.
“Ciao, Harry!”
Siccome non sono Louis, e non riesco a trattare male le persone, le rispondo con la mia solita educazione. “Ciao, Celia! Come te la passi?”
La ragazza si sposta infastidita una ciocca di capelli che continua a cascargli sugli occhi. “Oh, tutto bene! Stai lavorando anche tu alla tua tesi?”
“Sì, anche tu?”
“Sì, ma mi sono già scocciata. Credo che di questo passo non la finirò mai.”
“Tranquilla, non sei l'unica ad essere indietro. Sono tre mesi che ci lavoro, e ancora non sono arrivato ad una conclusione.”
La ragazza decide che si è già scocciata di parlare di un argomento tanto futile come la scuola, quindi, avvicinandosi ancora di più a me, mi chiede: “ Ehi, Harry, che fai stasera? C'è una festa bellissima a casa di Jackson e...”
Non riesce a finire di parlare che qualcuno si sporge verso di me e mi bacia una guancia. “Scusa, tesoro, verremmo davvero volentieri, ma stasera ho bisogno di avere Harry tutto per me.”
Mi giro giusto in tempo per vedere Louis togliersi il cappotto e sedersi accanto a me. Io nel frattempo arrossisco senza ritegno.
Celia, davanti a me, boccheggia senza sapere cosa dire, e Louis intreccia le sue dita alle mie. La ragazza, a quella visione, sbianca e borbotta qualcosa come “d'accordo, allora, ciao Harry!” prima di prendere la sua roba ed uscire dalla stanza.
Appena quella se ne va, Louis stacca la mano dalla mia, ed io lo guardo stupito. “Ehi, tu, non salutarmi nemmeno eh!”
Louis tira fuori i suoi libri, e poi si gira verso di me. “Ehi, ciao, Haz!”
Lo guardo male, e gli rispondo con un diavolo per capello. “Perché un minuto prima sei tutto un lascia stare Harold entro quattro secondi o divento mamma orsa e quello dopo ti stacchi da me?”
Louis mi guarda come se fosse la cosa più scontata di questo mondo. “Harold, quella credeva seriamente che tu fossi etero. Voglio dire, veramente? Qualcuno doveva mettere le cose in chiaro.”
Cerco di reprimere un sorriso. “E ci dovevi pensare tu?”
“Beh, tu non lo avresti mai fatto. Sei troppo gentile anche per dirle che non ti piace perché non ha un pene.”
Nascondo il viso nelle mani e lo imploro di abbassare la voce. Poi però gli dico una cosa, perché è importante che lo sappia. “Senti, Louis, non occorre che tu faccia finta di essere geloso. Per me puoi uscire con chi vuoi. Non sono pronto per una relazione seria, e non voglio farti promesse che non so se potrò mantenere. Quindi sentiti libero di vedere chi vuoi, d'accordo?”
Louis fa un sorrisino compiaciuto e mi posa una mano sulla gamba. Mi irrigidisco all'istante, e mi trattengo dal baciarlo. Sono un po' deluso, perché non mi sta toccando tanto quanto volevo o mi sarei aspettato.
“Grazie, Harold, ma non lo farò.”
Lo guardo con un sopracciglio alzato. “Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che capisco la tua richiesta, e davvero, non voglio metterti fretta. Ci frequentiamo e basta, senza etichette o altro. Però voglio che sia chiaro che non sento l'interesse di uscire con nessun altro che non sia tu. Tu sentiti libero di fare come vuoi!”
Sta veramente pensando al fatto che abbia voglia di uscire con qualcuno che non sia lui?
“Tu sei pazzo. Non mi serve uscire con nessun altro se posso uscire con te, Lou! Hai già sconvolto anche troppo i miei piani!”
Louis si gira e mi sorride, compiaciuto, ed è un sorriso sincero,di quelli che comprendono tutto il viso e che fanno illuminare gli occhi.
“Perfetto, Harold!”
In questo momento ho una gran voglia di baciarlo, e mi sporgo verso di lui per farlo. Louis, però, si gira velocemente, lasciandomi a bocca asciutta.
“Non oggi, bellezza.”
Questa non me l'aspettavo, perché alla fine è stato lui a dirmi di salutarlo con un bacio ogni volta che ci vediamo. Richiesta che mi sta più che bene.
Lo guardo, a metà fra lo stupito e l'offeso. “E posso sapere perché o è un segreto di stato?”
Louis mi guarda come se proprio non ci arrivassi. “Calma gli ormoni, Harold, oggi non sono qui in veste di Louis Tomlinson che vuole baciarti su ogni superficie solida sulla faccia della terra, ma sono qui come Louis Tomlinson, il maestro figo che ti insegna la storia dell'arte. Non credo che toccarci troppo possa fare bene alla tua tesi. Non voglio essere motivo di distrazione per te.”
Troppo tardi.
“Quindi non posso toccarti nemmeno un po'?” Mi esce senza nemmeno pensarci, e mi mordo immediatamente la lingua, perché, cazzo, non ce la faccio proprio a trattenermi. Louis mi sfotterà per tutto il giorno.
“Sarebbe meglio di no, ma tanto non ce la farai mai!” Cerca di reprimere un risolino divertito, ma io lo becco in flagrante.
“Non sono un ninfomane, Louis. Ce la faccio a non toccarti per due ore.”
“Visto ieri non mi sembra proprio.”
Abbasso lo sguardo, imbarazzato, ma con la coda dell'occhio vedo Louis sorridere impercettibilmente.
Offeso, guardo fisso il mio quaderno. “Ma per chi mi hai preso?”
Louis mi guarda di sottecchi e poi mi prende in contropiede. “Vuoi scommettere, Haz?”
“Su cosa?”
“Sul fatto che non riuscirai a tenere le mani a posto per due ore. Se perdi tu, mi farai un favore.”
Non mi fido così tanto, ma sono curioso. “Di cosa si tratta?”
“Niente di che, ma Lottie, mia sorella, mi ha invitato a mangiare con lei e il suo ragazzo stasera. Non ho proprio voglia di fare il terzo incomodo. Se perdi tu, e perderai Harry Styles, mi accompagnerai.”
Lo farei anche se vincessi, ma questo non glielo dico. “D'accordo. Ma se vinco io tu oggi mi aiuti col trasloco. Devo portare troppe scatole e a me, Emma e Zayn servirebbe una mano.”
Louis mi scruta, incuriosito. “Ti trasferisci oggi da Emma?”
“Sì.”
“Perché non me l'hai detto?”
Sembra quasi offeso, ma io non ci ho proprio pensato. “Scusami, non pensavo ti interessasse, e poi mi è passato di mente!”
Louis sembra rilassarsi un po', e mi fa persino un occhiolino. “Va bene, sfida accettata.” Si zittisce un attimo, fa per dire qualcosa, poi ci ripensa, ma alla fine la dice: “E comunque mi interessa quello che fai, Harry. Mi piacerebbe tu mi raccontassi qualcosa della tua vita, ogni tanto.”
Non riesco a sostenere il suo sguardo, per cui continuo a fissare la mia calligrafia sul quaderno aperto sul tavolino.
“Anche a me piacerebbe che tu mi raccontassi qualcosa ogni tanto.”
Louis mi risponde con uno sguardo dolce, e a me formicolano le mani dalla voglia che ho di accarezzarlo. Ma mi trattengo. Non gliela darò vinta questa volta.
“Dai, Harold, mettiamoci al lavoro.”
Per una buona mezz'ora faccio leggere a Louis quello che ho scritto, così che abbia un'idea su cosa lavorare, ed ogni volta che gli passo i fogli faccio in modo che nemmeno una delle nostre dita si sfiori. Posso essere molto competitivo se voglio, ma devo ammettere che questo gioco non mi piace.
Dopo un altro quarto d'ora Louis si inforca gli occhiali da vista.
Cazzo, è bellissimo anche così.
Ed è concentrato da morire. Poi però tutto ad un tratto sembra che qualcosa su di me attiri la sua attenzione, quindi si gira e mi guarda il collo.
Capisco subito che lui capisce ma che fa finta di non capire. Lo vedo da come trattiene le risate.
“Ehi, Harold, ci saranno settanta gradi qui dentro, perché non ti togli la sciarpa?”
Lo fulmino con gli occhi. “Lo sai perché. Stronzo.”
Louis porta le mani avanti. “Ehi, calma con le offese Minniti. Non mi sembra che tu ti sia lamentato tanto ieri.”
Infatti non l'ho fatto. E per questo mi trattengo. “No, beh, ma... Questo coso è orribile, non posso nemmeno togliermi la sciarpa.”
Louis si avvicina, ed io spero che mi tocchi, così posso vincere la sfida, ma non lo fa, e facendo attenzione a non sfiorare nemmeno un centimetro della mia pelle, mi scioglie la sciarpa e la posa fra di noi. Istintivamente mi vado a coprire la macchia con una mano.
Louis alza gli occhi al cielo. “Dio, Harry, te l'ho fatta io, e so com'è fatto un succhiotto. E per quanto riguarda le altre persone in questa stanza, beh, dubito che gliene freghi qualcosa. Anzi, penseranno a quanto è misera la loro vita sessuale in confronto alla tua.”
Faccio per ribattere, ma la parola sesso collegata a me e a Louis mi fa seccare la bocca, quindi non riesco. “Io, ecco... Noi, non...”
Louis mi liquida con un cenno di mano: “Hai capito cosa voglio dire!”
E senza dire un'altra parola torna a leggere la mia tesi.
Io, nel frattempo, mi beo del fresco che sento al collo adesso. Dio, quella sciarpa doveva essere fatta con un tipo di lana usato dagli eschimesi.
Quando rialzo gli occhi vedo Louis che mi guarda divertito. “Va meglio vero?”
Non voglio dargli ragione, ma non posso farne a meno. “Molto meglio, grazie Lou.”
“Te l'avevo detto. Imparerai che ho quasi sempre ragione.”
Faccio per dargli torto, giusto per divertimento, quando Louis fa una cosa che non mi sarei mai aspettato che facesse, o almeno non quando le sue mani non sono sul mio corpo: mi fa un complimento.
“E quindi ho anche ragione quando dico che la tua tesi è veramente bella. Posso aiutarti, ma sei stato già bravo da solo! Mi dispiace, sono stato uno stupido quando ti ho detto che la tua tesi era banale. Il tuo modo di scrivere, come hai impostato il tutto, beh, è molto originale. Tu sei molto originale, Harold.”
A metà fra l'imbarazzo e l'orgoglio lo ringrazio. “Grazie, Louis. E sì, sei stato un coglione. Ma te ne sei accorto. Meglio tardi che mai!”
“Di niente! E sì, hai ragione. Devo imparare a contenermi un po' di più.”
“A me piaci anche quando non ti contieni. Fa parte di te.”
Louis sorride, quasi imbarazzato, e poi posa gli occhi sul suo quaderno. “Ok, ora scriviamo un po' tutte le idee che ci vengono in mente, e ci mettiamo all'opera!”
Louis fa per aprire gli anelli metallici per prendere un foglio, ma quando lo fa vedo che una delle sue dita gli ci rimane dentro.
“Cristo santissimo, cazzo, che male!”
Non fa in tempo a finire le sue adorabili e finissime maledizioni che gli ho già preso il dito fra le mani.
“Ti sei fatto male? Fammi vedere?”
Dal punto in cui il dito è rimasto chiuso nel quaderno esce giusto una goccina di sangue, ed è in quel momento che mi rendo conto di quello che ho fatto.
Ho letteralmente perso la scommessa, e tutto questo perché sono uno stupido. Beh, posso sempre finire con stile.
Come se non fosse successo niente, e non mi fossi reso conto che ho perso, prendo il dito ferito di Louis e me lo porto alle labbra per posarci un bacio.
Quando alzo la testa vedo Louis che mi guarda con le sopracciglia alzate.
Rassegnato, sospiro. “Guarda che ci sarei venuto lo stesso a cena con te e Lottie.”
“Tutto questo non toglie che io ho vinto e tu hai perso miseramente.”
“Mi sono preoccupato per te. E credimi se ti dico che Joe, che ha quattro anni, è molto più maturo di te.”
Louis ride, e appoggia la testa sulla mia spalla.
“Ehi, Lou, non dovevamo concentrarci?”
“Sì, ma ora mi sposto subito. E poi tanto hai perso, bello.”
Disperato, mi prendo la testa fra le mani. “Oddio, sto frequentando un cretino!”
“Harold?”
“Sì?”
“Ti aiuto lo stesso con il trasferimento. Ti avrei aiutato in ogni caso.”
Poi alza la testa dalla mia spalla, e comincia a tirare giù una lista di quadri impensabili. In tutto questo lo prendo per mano, ma lui non si sposta.

 


 

Lavoriamo fino all'ora di pranzo, e scopro che Louis è un grande perfezionista. Fino a che non ha finito di ragionare o di scrivere non c'è modo di fermarlo.
Quindi, adesso, dopo due ore di lavoro intenso, ci stiamo avviando verso il parcheggio. Appena arrivo alla mia macchina, mi ci appoggio, sperando che Louis capisca che voglio parlare un po' con lui, invece di andarmene subito.
“Allora, Lou...” - comincio, giocherellando con le chiavi della mia macchina. Ma lui non mi lascia finire. Prima ancora che riesca a pronunciare il suo nome per intero, Louis posa le labbra sulle mie e me le schiude con urgenza. Gemo dopo nemmeno cinque secondi. Cavolo, sono un caso perso.
Quando il bacio diventa più passionale, mi aggrappo ai suoi capelli, e ad un certo punto ho perfino paura di fargli male.
Quando si stacca, poso la fronte sulla sua, ancora ad occhi chiusi.
“Ehi, a cosa devo tutto questo?”
Louis gioca con uno dei miei riccioli, quando mi risponde. “E' tutta la mattina che voglio farlo!”
“Ma se mi hai praticamente impedito di toccarti!”
“Harold, quando lavoro lavoro, e voglio fare la persona seria. Ma quando ho finito, beh...”
Avvicina la bocca al mio collo, e mi sento male già a sentire il suo fiato su di me. Gli circondo la vita con le braccia. “Se mi fai un altro di quei cosi questa è l'ultima volta che mi vedi.”
“Ah ah?”
“Sono serio, Lou.”
“Tranquillo, non ne avevo intenzione.”
E senza che abbia il tempo di dire nient'altro, mi bacia nel punto in cui la pelle mi fa più male. Rabbrividisco nel momento stesso in cui le sue labbra toccano il mio collo. E Louis se ne accorge.
“Ehi, Harold, ti piace proprio quando ti bacio qui, vero?”
Non provo nemmeno a mentire. “Tanto. Troppo. Diciamo che sono molto sensibile alle tue labbra sul mio collo.”
“E pensa su quante altre parti del corpo posso posarti le labbra, e pensa a come saresti sensibile.”
Divento rosso come un peperone, ma lui non se ne accorge perché comincia a baciarmi, con baci lenti, dall'inizio del collo fino alla fine, e poi indietro. Al terzo giro sono già eccitato. Louis si spinge più avanti, per sentirmi, ma prima che faccia la figura del quattordicenne che non ha mai provato piacere, mi scosto.
“Ok, credo che per oggi basti così.”
“Ma come? Proprio adesso? Ti stava piacendo, a quanto ho potuto constatare.”
Mi avvio verso il lato del conducente, e apro la macchina. “Proprio per questo me ne vado.”
“Non ha senso, Harry. Sei l'unica persona al mondo che invece di ricercare il piacere, lo evita.”
Monto sul sedile e metto in moto. “Non ricercherò il piacere in un parcheggio Lou! E poi non esagerare, non è che mi mandi così fuori di testa. Dovrai lavorare per quello.”
Ma a chi la do a bere? Appena mi ha posato le labbra sul collo tutto il sangue mi è confluito verso una parte sola del corpo.
“Mi pregherai per riavere le mie labbra su di te, Harry Styles.”
“Tu vai convinto!” Premo sulla frizione, e lo saluto con una mano. “Ci vediamo dopo.”
Quando lo controllo dallo specchietto retrovisore, Louis sta sempre ridendo.





 

Louis'Pov.

 

Non pensavo che fare un trasloco sarebbe stato così stancante, ma probabilmente questo è quello a cui vai incontro quando decidi di passare il pomeriggio a trasportare scatole piene dei vestiti di Harry Styles. Perché ho deciso di frequentare un narcisista fissato con vestiti orrendi?
Non faccio in tempo a finire questo pensiero, che Harry sorridendo mi passa un'altra scatola che contiene Dio solo sa cosa. Le fossette sono in bella mostra. Ah, ecco perché.
Poso accanto alla porta gli ultimi scatoloni che ho fra le braccia, e mi giro giusto in tempo per vedere Zayn e Harry che fanno a gara per prendere quanti più pacchi possibili, così che non debba portarli Emma. Sono ridicoli e maschilisti, e mentre loro se ne stanno lì a discutere, la bambolina solleva uno degli scatoloni più pesanti (sto cominciando a pensare che Harry avesse dei cadaveri nella vecchia casa) e lo porta in casa. Le tengo aperta la porta, e quando lo posa le batto un cinque.
“Lasciali perdere.” - le dico, accennando al suo migliore amico e al suo ragazzo. - “Sapevo che eri meglio di loro.”
Le do un buffetto sulla guancia, e lei mi scompiglia i capelli. “Lo sapevo che eri il mio preferito.”
Zayn e Minniti adesso hanno finito di lottare per la supremazia del gallo nel pollaio, e stanno portando dentro gli ultimi pacchi. Credo che Harold avrà molto da fare nel disfarli e mettere tutte le cose al loro posto.
“Credo che ci siamo.” - dice Zayn, con il sudore sulla fronte.
Harry guarda sgomento tutte le sue cose, ma poi si gira riconoscente. “Grazie, ragazzi, potete andare adesso.”
Zayn e Emma si avviano verso la porta, ma poi la bambolina si gira per lasciargli un bacio sulla guancia. “Chiamami se hai bisogno.”
Vedo dallo sguardo di Minniti che vorrebbe dirle di rimanere con lui, ma poi non lo fa perché è troppo buono e si fa troppe paranoie.
“Tranquilla, ce la faccio da solo.”
Zayn mi lascia una pacca sulla spalla, e poi se ne vanno.
Harold sembra ricordarsi solo in un secondo momento che io sono ancora lì e quasi si spaventa a vedermi.
“Sono così brutto, Harry?”
“Cosa? Oh, no, scusami, è che stavo pensando a quanto mi ci vorrà a sistemare il tutto. Tu però puoi andare, Lou!”
“Oh, no, ti aiuto, tanto dopo dobbiamo andare via insieme a cena!”
“Davvero, non è necessario io...”
Ma sto aprendo un pacco e non lo faccio finire. “Che ne dici cominciano dai vestiti? Ci togliamo per prima la parte più difficile.”
Harry mi fulmina con lo sguardo ma non ribatte. Mentre portiamo le scatole in camera, per mettere tutto negli armadi, sento che borbotta “Non capisco cosa hai contro i miei vestiti”, credendo che non riesca a sentirlo.
Il letto della camera è grande, e matrimoniale. Non devo pensare a tutto quello che potremmo farci, sennò la giornata prenderà una piega inaspettata. Questo pensiero però me ne porta alla mente un altro, e deciso a dare noia a Minniti, lo esplicito ad alta voce.
“Ehi, Harold, credo che dovresti cambiare le lenzuola. Chissà cosa ci hanno fatto Zayn e la bambolina, in quel letto.”
Harry mi guarda come se l'idea non lo avesse neppure sfiorato, e per un momento ho paura che stia per vomitare. “Lou, ti prego! Lei è come se fosse mia sorella.”
“Vabbè, Harry, questo non vuol dire che non faccia sesso.”
“Se non mi sbaglio io stasera devo venire con te a cena con Lottie e Niall proprio per farti evitare di pensare che tua sorella fa sesso con qualcuno.”
Ok, ha toccato un tasto dolente. “Hai ragione, scusa, perdonami.”
Ma Harry continua a guardare il letto, e sembra non ascoltarmi. “Perfetto, adesso avrò questa immagine stampata a fuoco nella mente per sempre.”
Mi avvicino e, dopo avergli messo le mani sulle spalle, poso le labbra sulla pelle dietro al suo orecchio. “Dai, pensa a quante cose potresti farci tu in quel letto, Harold. E con me, se vuoi!”
Harry raggiunge un livello mai registrato di imbarazzo e comincia a spacchettare le sue cose, come se vivesse solo per quello.
“Ehi, Lou, sei stato tu a dire che volevi andarci piano.”
Mi fa così tanta tenerezza, così rosso e imbranato, che mi avvicino per baciarlo sui capelli. “E voglio farlo, Harold, stavo solo scherzando.”
“Scusa, non capisco molto bene le battute.” Mi fa un sorrisino imbarazzato, e mi devo impedire dal baciarlo di nuovo. I baci passionali li conosco bene, ma con quelli mossi da un senso di dolcezza e affetto ho poca familiarità.
Comincio a mettere alcuni dei suoi jeans a posto, mentre Harry sta sistemando i suoi libri sugli scaffali. Quando arrivo alle camice devo soffocare una risata. Sono gli indumenti più strani ed imbarazzanti che abbia mai visto in vita mia. Una in particolare cattura la mia attenzione.
“Harold cosa ci fai con una camicia con sopra degli spermatozoi?”
“Eh?” Harry si gira così velocemente che alcuni libri gli cascano di mano.
“Questa camicia è orrenda, Haz.”
Me la strappa di mano e la ripiega con una precisione maniacale, prima di riporla nell'armadio. “E' carinissima! E non sono spermatozoi, stupido! E' della collezione di...”
Ma poi si ferma. Per me può essere di tutte le collezioni che vuole, tanto non ci capisco niente di moda. Ma questa pausa ha attirato la mia curiosità.
“E' della collezione di...?” - lo incito a finire.
Mi fa un cenno con la mano e si rimette a piegare t-shirt varie. “Lascia perdere.”
“No, ora sono curioso. Guarda che posso sempre leggere l'etichetta eh!”
Mi avvio verso l'armadio dove l'ha riposta, ma lui ci si mette davanti.
“E va bene! E' della collezione di Nick Grimshaw!”
“Di chi?!? Di quello che fa lo speaker alla BBC e lavora come giudice di X-Factor?”
Harry arrossisce oltre misura. “Sì, esattamente.”
“Hai una cotta per lui, Haz?”
Harry mi dà le spalle, quando risponde. “Sì, diciamo così.”
“E' il tuo sogno erotico proibito?”
“Ehi! Io non ho sogni erotici! Ma se ce li avessi beh... sì, probabilmente.”
Sono stupito, e comincio ad aprire scatoloni a caso. “Ma se non è nemmeno così bello.”
A sentire quelle parole Harry sembra riscuotersi, e si appoggia alla tastiera del letto. “Sei geloso, Lou?”
“Io? Di quello? Mai!”
“Mi sembra che tu sia geloso.”
Harry Styles io NON sono geloso di quello.”
Harry sopprime un risolino, e guarda l'orologio sul telefono. “Dovremmo andare, o faremo tardi alla cena con Lottie e Niall.”
Continuo a mettere vestiti a caso nei cassetti, facendo finta di non averlo sentito.
Lui mi richiama. “Lou?”
“Sì?”
“Andiamo?”
“Perché non ci vai con Nick Grimshaw?”
Harry si avvicina, e mi lascia un bacio sulla spalla scoperta dalla canottiera che sto indossando.
“Io l'ho detto che eri geloso.”
Non gli rispondo nemmeno, prendo le chiavi della macchina e mi avvio alla porta.
“Muoviti, o parto senza di te. A meno che tu non voglia chiedere un passaggio a Nick Grimshaw.”
Lo stronzo di Harry decide di stare al gioco, e con occhi maliziosi mi risponde: “Potrebbe essere un'idea.”
Ed è in quel momento che mi avvicino, gli metto un dito sotto il mento, e faccio incollare le nostre labbra. Lo bacio con così tanto fervore che comincio a sentirmi mancare la terra sotto i piedi. Proprio quando Harry sta cominciando a rispondere con altrettanta forza, mi stacco.
“Questo il tuo caro Grimmy non lo sa fare.”

 

 

 

Arriviamo al ristorante, ma ancora non c'è traccia di mia sorella, o di quel biondo tinto del suo fidanzato.
“Io te lo avevo detto che era presto, Minniti.”
“Dai, cosa vuoi che sia, Lou? Prendiamo posto intanto.”
Il locale è carino, un po' più elegante di quello che mi sarei aspettato da mia sorella e Neil. I mobili sono in legno, e dal soffitto pendono dei grossi lampadari. Harold guarda la camicia nera che si è messo prima di uscire, e poi la mia canottiera dell'Adidas.
“Potevi anche metterti una maglietta un po' più carina.”
Gli punto un dito contro il petto. “Senti, Harold, c'è una cosa che devi capire: tu puoi metterti tutte le camicie di Nick Grimshaw che vuoi, ma non cambierai mai il mio modo di vestire. Mai. Ci siamo intesi?”
Harry trattiene a stento una risata, prima che io aggiunga, sottovoce: “Mi hai già cambiato abbastanza.”
Harold mi sente, e fa per ribattere, ma poi una cameriera viene a condurci al nostro tavolo, ed il momento è rovinato.
Ma quello che ho detto è vero. Minniti ha cambiato il mio modo di comportarmi dal giorno che l'ho visto in biblioteca. Certo, sono sempre uno stronzo patentato, ma adesso non vado più in discoteca ogni sera a cercare un po' di piacere in qualche biondina o biondino a caso. Non ne sento nemmeno il bisogno.
Arrivati al tavolo, Harry si siede accanto a me e mi lancia un'occhiata curiosa. “Sei nervoso per questa cena, Lou?”
“Cosa? No, proprio no!”
Harry posa gli occhi sulla tovaglia e comincia a giocherellarci. “Oh, se lo dici tu!”
“Forse un pochino!” - ammetto, controvoglia.
Harry si gira, per guardarmi negli occhi. “E per che cosa sei nervoso?”
Quando gli rispondo guardo in terra. “Beh, è pur sempre la mia sorellina che mi fa conoscere il suo ragazzo. Non è che sia proprio tutto questo carnevale di Rio!”
Harry mi guarda come se fossi uno stupido, ma non volesse farmelo notare. “Sai, per quello che vale Niall mi sembra un gran bravo ragazzo.”
Alzo gli occhi al cielo. “Harry Styles per te sono tutti bravi ragazzi. Tu vedi del buono persino in me.”
Harold mi guarda con una dolcezza disarmante e si china a baciarmi una guancia. “Oh, ma perché tu sei un gran bravo ragazzo, in fondo, Louis Tomlinson.”
Arrossisco violentemente, cosa che non è da me, e prendo la mano di Harry fra le mie. “Forse hai ragione, ma preferirei che tu non lo dicessi in giro.”
“D'accordo, Louis.”
Mi avvicino per lasciargli un bacio, e nel farlo gli poso una mano sul collo. Come se lo avesse punto un insetto, Harold si scosta e si nasconde il volto fra le mani.
“Cazzo!”
Mi spavento così tanto, che penso che possa sentirsi male. “Cosa è successo, Harry?”
La voce mi arriva ovattata, per colpa delle sue mani davanti alla bocca. “Non mi sono messo la sciarpa.”
Indeciso se ridere per il sollievo che non sia niente di grave, o picchiarlo per lo spavento che mi ha fatto prendere, gli prendo il volto fra le mani e gli faccio sollevare lo sguardo.
“Ehi, Harold, guardami! Lo avevo notato, ma non ti avevo detto niente, perché non c'è veramente niente di male. Smettila di farti paranoie inutili!”
Non mi sembra convinto, quindi gli poso una mano sulla spalla. “Senti, Harry, se tu non ti preoccupi per questo, io non mi preoccupo per la cena con Lottie e Niall.”
Harry mi guarda scettico, ma sembra riprendersi un po'. “Sei sicuro?”
“Al cento per cento. Ma devi farmi un favore, Harry.”
“Se posso, volentieri!”
“Ogni volta che quei due mi manderanno fuori di testa, ed io starò per dire qualcosa di molto cattivo, tu stringimi forte la mano, d'accordo? Così so quando sto per esagerare ok?”
Harry sorride, e mi mette la mano sul ginocchio. Questo gesto mi fa venire in mente un sacco di idee che non posso esplicitargli adesso.
“Puoi contare su di me, Lou!”
Ma visto che non ha intenzione di togliere la mano dalla mia gamba, gli suggerisco quello che ho in mente. “E se faccio il bravo cosa succede?”
Harry mi guarda, spaesato e confuso. “Cosa dovrebbe succedere?”
“Beh, potresti darmi un contentino. Ogni volta che dico qualcosa di buono tu potresti, beh, far salire quella bella mano che ti ritrovi sulla mia gamba. Ogni volta un po' di più.”
Harry mi guarda come se stessi parlando arabo, ma la sua mano rimane lì. “Cosa vorresti che facessi, scusa? Vorresti che la mia mano salisse, per arrivare dove, poi?”
Pensavo che mi facesse un sacco di storie, ed invece Harry mi sta fissando le labbra, e mi sembra che sottintenda pensieri molto maliziosi. Con un gesto improvviso, la sua mano si sposta dal mio ginocchio, e si posa ad un centimetro esatto da dove il mio corpo sta richiedendo maggiormente la sua presenza.
“Qui, Louis?”
Trattengo il respiro, e faccio fatica a parlare. “Non proprio, Minniti.”
“Allora vuoi mostrarmi tu, dove?”
Non ci credo! Minniti mi sta davvero proponendo di fare cose sporche in pubblico? Beh, non aspettavo altro. Gli prendo la mano e provo a spostarla. “Se vuoi, certo che sì!”
Ma lui toglie la mano dalla mia, avvicina il viso al mio orecchio, e mi sussurra: “Non credo proprio, Louis!”
Ma che bastardo!
Sto per dirgliene quattro, quando vedo arrivare Neil e mia sorella. Perfetto, adesso sono anche innervosito per le false aspettative che mi ha dato Harold.
Ma appena mia sorella arriva al tavolo e si china per darmi un bacio sulla guancia, mi rilasso un po'. “Ehi, Lottie, come va? Ciao Neil, bella quella camicia. L'hai comprata anche tu dalla collezione di Nick Grimshaw?”
Niall mi guarda confuso, ed Harry mi stringe così forte la mano che penso che me la possa staccare. “Perché, chi è che compra le camicie dalla collezione di Nick Grimshaw?”
Faccio un cenno del capo impercettibile, per indicare Harry.
Minniti abbassa la testa e borbotta: “Solo una o due.”
Lottie si siede davanti ad Harry e lo guarda sorpresa. “Oh, ho visto la collezione su Internet. Sono adorabili!”
Harry guarda me, quando risponde a mia sorella. “Grazie, Lottie, vedo che qualcuno apprezza dei bei vestiti!”
Neil ci scruta come se venissimo da Marte, non sapendo se prendere la parte di mia sorella, o la mia, spaventato dalla reazione di entrambi.
Decido di dare noia a lui, adesso. “Allora, Neil, cosa mi hai detto che studi?”
“In realtà non l'ho detto, ma matematica comunque. Un po' diverso da voi due, ragazzi.”
“Oh un matematico, perfetto, e cosa hai intenzione di fare dopo la laurea?”
“Non lo so io... Ci penserò a tempo debito credo!”
“Ma avere dei piani per il futuro è importante, Neil!”
Harry mi stritola la mano e si inserisce nel discorso. “E i tuoi piani per il futuro quali sono invece, Lou?”
Che stronzo! Harry dovrebbe essere dalla mia parte.
“Credo che, beh... vorrei lavorare nella ricerca.”
Lottie sorride perché Harry mi ha appena fatto fare una figuraccia, ed io vorrei strozzarlo. Stavolta senza sottintesi erotici.
Tutto a un tratto, però, Niall cambia argomento, ed io vorrei quasi baciarlo.
“Harry, Louis, dovete assolutamente passare dal bar uno di questi giorni. Da quando io e Louis abbiamo detto a Joe che giocheremo con lui ai supereroi quel bambino è implacabile. Mi chiede ogni giorno dove siete.”
Harry si illumina solo a sentir parlare di quella peste. Si gira verso di me con gli occhi che brillano. “Oh, sì, ti prego, Lou, passiamo da lui uno di questi giorni. E' tanto che non lo vedo!”
“Sono solo due giorni, Haz!”
“Mi manca comunque!”
“D'accordo, Lunedì andiamo a trovarlo, va bene?”
“Perfetto!” Poi sembra che un pensiero gli attraversi la mente. “Cioè, posso andare anche da solo se tu non vuoi.”
“Harry Styles, quel bambino vuole più bene a te che a me. Ti uccide se vai da lui senza di me.”
Harold si rabbuia e mi lancia un'occhiataccia. “Non è che siccome adesso sei arrivato tu puoi prendere il mio posto, bello!”
Niall si intromette, e dice: “Non per sembrare inopportuno ma Joe mi ha detto che il suo preferito sono io.”
Io ed Harold ci giriamo nel solito momento, e nel solito momento diciamo: “Stai zitto tu!”
Lottie ci guarda malissimo, e Niall si fa piccolo piccolo. “Ehi, ragazzi, non è vero, facevo solo per allentare la tensione.”
Lottie si appoggia sulla spalla di Neil ed io vorrei ordinarle di staccarsi da lui, ma non voglio vedere l'espressione triste che si formerebbe sul viso di Harold, quindi evito.
“Ma guardatevi!” - comincia mia sorella. - “Due uomini grandi e grossi, e mio fratello che si litigano un bambino di quattro anni.”
“Ehi!” - le rispondo offeso. - “Perché due uomini grandi e grossi e mio fratello? Cosa sono io? Un cucciolo di cane?”
“No, Lou, ma sei tutto tranne che grande e grosso.”
Vorrei rifilarle la battuta del sono grande e grosso dove conta ma non posso, perché lei è mia sorella, e sarebbe strano.
Harold sta rischiando di strozzarsi con la limonata che sta bevendo. Mi giro infastidito verso di lui.
“E tu cosa hai da ridere?”
Harry cerca di trattenersi, ma proprio non ce la fa. “Chi? Io? Ma se non sto ridendo!”
Poi però vede che Niall sta cercando di non ridere a sua volta, e alla vista degli occhi azzurri accesi del ragazzo di mia sorella, posa la testa sul tavolo e scoppia a ridere a sua volta.
Offeso, gli tiro una botta sulla schiena. “Ehi, tu, smettila o torni a casa a piedi! Non sto scherzando, Harry, te lo giuro!”
Ma Harold non ce la fa, e prende il tovagliolo per coprirsi la bocca. “Mi faccio portare a casa di Niall. Niall mi ci porti tu a casa, vero?”
Neil adesso non ride più e non sa cosa rispondere, perché sa che in ogni caso mi infastidirà. Poi però decide di prendere le parti di Harold.
Pessima scelta.
“Ma certo che ti porto io, Harry!”
“Se lo riporti a casa, Neil, tu mia sorella potrai giusto sognartela di notte!”
Lottie fa per ribattere, ma Harry, tornato serio, si intromette. “E se tu continui a trattare male Niall, tu potrai giusto sperare di sognarmi di notte, Lou!”
Lottie guarda Minniti con riconoscenza, ed io mi sento messo all'angolo.
“Non hai così tanta influenza su di me, Harry.”
“Io torno a casa con Niall, stasera, Louis.”
Mia sorella ci guarda con gli occhi a cuoricino. “Ma che carini! Litigate già come una coppietta sposata!”
Harry sbianca così velocemente che penso che stia per avere un malore, ed io bevo un po' di birra per evitare di rispondere.
Non posso fare a meno di pensare che un po' sia vero.

 

 

La serata trascorre piacevolmente, ben al di là delle mie aspettative, e sebbene Minniti mi avesse minacciato di tornare a casa con Niall, alla fine monta in macchina con me.
Glielo faccio comunque notare, perché mi diverte dargli fastidio. “Vedo che alla fine hai preferito la mia compagnia a quella di mia sorella e Neil. Ottima scelta. Credo che potremmo divertirci molto di più.”
Harry alza gli occhi al cielo e abbassa la musica rap che esce dalla mia radio. “In questo momento sto rimpiangendo Lottie e Niall.”
“Ehi, bello, che hai contro Kanye?”
“Niente, solo che non è il mio genere. La prossima volta porto io dei cd.”
I miei occhi si illuminano al pensiero di una prossima volta. “Se proprio Kanye non ti piace possiamo mettere la BBC, ti va? Magari becchiamo proprio il programma del tuo caro Grimmy.”
Harold mi guarda con sufficienza. “Smettila con questa storia! O ammetti che sei geloso o non puoi più permetterti di proferire una sola parola su Nick Grimshaw.”
Forse potrei semplicemente ammetterlo, ma non mi va proprio quindi lascio perdere e faccio cadere l'argomento. “Grazie di essere venuto a cena con me stasera, Haz. Dico davvero.”
Parcheggio davanti a casa sua, visto che siamo arrivati, ed Harry si gira a guardarmi. “Oh, di niente, Lou! Voglio dire, se ci... se ci frequentiamo, beh, credo sia normale no? Cioè, io cerco di rendere felice te e tu cerchi di rendere felice me, no?”
“Giusto.” Mi avvicino per accarezzare il volto di questo ragazzo magnifico che ho avuto l'onore di poter avere della mia vita, e decido che non lo merito. Non lo merito nemmeno un po'. “Vorrei averti conosciuto prima, Haz. Le cose sarebbero potute andare diversamente.”
Harry si avvicina e appoggia la fronte contro la mia. Quando parla il suo fiato caldo mi danza sul volto, ed io chiudo gli occhi. “Non sono d'accordo, Lou. Io credo che la tempistica sia perfetta. Abbiamo avuto modo di fare le nostre esperienze, di crescere come persone individualmente e adesso siamo qui, per dare il meglio di noi l'uno all'altro.”
“Quindi non rimpiangi la storia con Matty?” So che non dovrei chiederglielo, ma non so per quale motivo lo faccio lo stesso.
Harry si stacca da me, ma prende la mia mano, che sta ancora stringendo il cambio. “No, ad essere sincero no. Perché dovrei? Lui è stato importante per me, Louis. E lo è ancora, inutile negarlo. Solo che adesso ci sei tu. E sei importante anche tu. Anzi, sei più importante di tutti.”
Questa rivelazione mi fa trattenere il fiato, ma cerco di non farmi vedere come un ragazzino alla prima cotta, per cui cerco di fare una battuta. “Anche più importante della bambolina?”
Harold ride, ma poi posa la testa sulla mia spalla. “Mai. Nessuno sarà mai più importante di lei.”
“D'accordo, non posso reggere il confronto!”
So che dovrei ribattere che anche lui è importante per me, e sebbene con la paura che mi attanaglia la gola sto comunque per farlo, ma Harold mi interrompe prima che possa aprire bocca. “Io... io credo di doverlo sapere. Hai mai avuto storie importanti prima, Lou?”
Non avrei molta voglia di parlarne, ma so che glielo devo, quindi, spostandogli i capelli dal viso, gli rispondo: “Sì. Se per storia importante intendi una relazione abbastanza stabile.”
Sento Harold irrigidirsi, quindi mi stacco la cintura per poterlo stringere con entrambe le braccia. “Quanto... quanto è durata?”
“Un anno.”
“Era...?” Ma poi si ferma.
“Vuoi sapere se era un uomo o una donna, Haz?”
Harry sospira, rassegnato. “Sì.”
“Era una ragazza. Si chiama Eleanor. Ma non andavamo proprio d'accordo. Le nostre idee di futuro erano diverse. Lei voleva pianificare, io volevo solo divertirmi. Ma alla fine credo solo che non ci amassimo abbastanza. All'atto pratico il problema è sempre quello.”
Quando Harry ritrova l'uso della voce, le parole gli escono in un sussurro: “E' quello che mi ha detto anche Matty quando ci siamo lasciati!”
Ecco, sono proprio un insensibile. “Cazzo, Harry, mi dispiace io...”
Harry si attacca con un po' più di forza al mio petto. “Tranquillo, non fa più così male.”
“Sono contento che un po' ti stia passando.”
“E' tutto grazie a te! Louis io... io credo di star cominciando a volerti bene. Cioè non solo, ma in questo momento sto realizzando che ti voglio bene veramente.”
La sua testa è poggiata esattamente sul mio cuore, ed ho paura che possa sentire quanto forte sta battendo, e come rischia di uscirmi dal petto. “Oh, Harry, ti voglio tanto bene anche io! Così tanto Harold, veramente!”
Mi chino per spostargli i capelli dalla nuca, e poi gli ci lascio uno, due, tre, dieci, venti baci, prima che Harry cominci a ridere. Allora poso la testa sulla sua, accorgendomi solo in quel momento che ha cominciato a piovere.
“Non credo che tu possa uscire dalla macchina adesso, Minniti.”
“Non ho mai detto di volerlo fare. Ma devo farlo lo stesso.”
“Aspetta che finisca un po' di piovere ok?”
“Ma casa mia è dall'altra parte della strada.”
“Hai un ombrello?”
“No, ma posso fare una corsa!”
“E prenderti un raffreddore. Poi ti ammali e non puoi finire la tesi. E non vuoi che succeda giusto?”
Harry nasconde un risolino con la mano. “O sei tu che hai paura di non potermi vedere poi?”
Non provo nemmeno a mentire. “Anche. Ma questo è irrilevante.”
Harry sorride e gli si forma quell'adorabile fossetta. La bacio come se fosse l'unica cosa importante. “Rimaniamo un po' qui, d'accordo? Appena smette un pochino te ne vai.”
“D'accordo, Lou!”
Harry si alza un attimo per lasciarmi un timidissimo bacio sulle labbra e poi rimette la testa sulla mia spalla.
Non so per quanto tempo me ne sto così, con Harry stretto a me, e le mie labbra a baciargli ed accarezzargli i caplli, quando ad un certo punto mi accorgo che il suo respiro è rallentato. Mi sporgo e vedo che ha gli occhi chiusi.
Harry si è addormentato, ed è la cosa più dolce che abbia mai visto in vita mia. Mi piace vedere Harry dormire, perché è così bello, ma non se ne rende nemmeno conto.
Decido di non svegliarlo, e me lo porto più vicino, poi gli lascio un ultimo bacio fra i capelli e chiudo anche io gli occhi per un secondo.
Quando li riapro fuori c'è il sole, quindi presumo sia mattina, sono tutto dolorante ed Harry Styles è sempre stretto a me. Non ho mai ringraziato un acquazzone così tanto.

 


Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Come va? Eccomi di nuovo con un altro capitolo, e devo ammettere che questa volta è stato molto travagliato. Non tanto perché non avessi idee, ma semplicemente perché non avevo molta fiducia in quello che stavo scrivendo. Ho pubblicato perché mi dispiaceva davvero molto abbandonare questa storia, ma non riesco a lasciar andare la sensazione che non mi stia venendo bene come vorrei. Ma al di là di questo che sicuramente non vi interessa, voglio ringraziare chiunque si perda ogni settimana a leggere il capitolo, grazie davvero perché per me vuol dire immensamente.
Ma questa volta voglio fare un ringraziamento speciale alle altre persone che stanno dietro a questa storia. I ringraziamenti maggiori vanno quindi a Martina, Lucrezia e Marianna.
Martina e Lucrezia non ho il piacere di conoscerle così bene come vorrei, ma per questa storia ci sono così tanto che non posso fare a meno di ringraziarle. Vi devo suggerimenti, tempo e scleri assurdi sulle foto di Harry e Louis.
Marianna, invece, la conosco un pò meglio. A lei devo un plottaggio estremo, foto della trama, tempo e messaggi con scritto "ti prego, un consiglio, è l'ultima volta", mentre alla fine l'ultima volta non è mai.
Su scala un pò più larga le devo molto di più, come giornate di messaggi, affetto, spostamenti in giro per il mondo nei momenti meno opportuni, scleri e a volte anche momenti in cui vorrebbe uccidermi e glielo leggo negli occhi, ma alla fine non lo fai mai.
E niente, per me siete speciali e ve lo devo.
Ringrazio inoltre chiunque è arrivato fino a qui. Mi farebbe davvero piacere sapere il vostro parere, se ne avete voglia, per me sarebbe importante e mi aiuterebbe a capire.
Un bacione, grazie mille e alla prossima.
S. <3

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Capitolo 8
*** 7. Tentazioni. ***


 

     



7. Tentazioni.



 

"L’ora tarda invitò al sonno Psiche.
Ma nel cuor della notte un rumore leggero
le giunse alle orecchie.”
Le Metamorfosi (Amore e Psiche), Apuleio

 




Harry's Pov

 

Non mi ero nemmeno accorto di essere tornato a casa e di essermi addormentato. Quando è successo tutto questo? Mi manca un pezzo fondamentale relativamente a ieri sera.
Senza avere ancora la forza di aprire completamente gli occhi mi giro sul cuscino, che oggi è stranamente più duro, anche se lo stesso molto comodo, e provo ad allungare le gambe. I miei piedi battono su qualcosa di metallico. Certamente questo non è il mio letto.
Spaventato, mi decido ad aprire gli occhi e quello che mi trovo davanti mi destabilizza. Quello sui cui mi sto appoggiando non è certo il mio adorato cuscino, ma il petto di Louis. Oh Cristo Santo, spero di non avergli sbavato sulla maglietta!
Mi stacco così velocemente che batto la testa sul tettino della macchina. Louis sembra stranamente divertito. “Buongiorno anche a te, dolcezza.”
Ho in bocca quel sapore orribile dovuto ad una notte di sonno in posizioni scomode, e non mi sento più la schiena e il collo. Comincio a massaggiarmelo piano. Dio, il mio povero collo ha subito troppe angherie in questi giorni!
“Louis, perché siamo nella tua macchina? Davanti a casa mia?”
Louis si volta a guardarmi, con la luce negli occhi, come se la cosa lo divertisse. Io invece lo trovo estremamente sconveniente.
“Stai calmo, Harry. Ieri sera pioveva, e tu hai aspettato che smettesse, prima di scendere. Solo che ci siamo entrambi addormentati. E voglio ricordarti che sei tu quello che si è accoccolato sul mio petto.”
Arrossisco ed abbasso lo sguardo sul tappetino del sedile del passeggero. “Mi dispiace, devo essere stato davvero stanco. Davvero, scusami tanto!”
Louis si gira così velocemente che per un momento penso di essermelo immaginato. Mi mette un dito sotto il mento per farmi girare il viso, ma io mi vergogno troppo, quindi continuo a guardare per terra.
Louis, quindi, si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia. “Ehi, Harry, guardami!”
Controvoglia, alzo gli occhi verso di lui, e mi giro di un millimetro.
Louis mi riprende. “Harold, per favore, puoi guardarmi?”
Questa volta mi giro completamente verso di lui, e Louis mi prende una mano. “Non devi mai più scusarti per cose del genere, d'accordo? Come ti ho detto anche ieri sera, ti voglio bene, e non è mai un problema per me averti troppo vicino.”
“Ma avevi detto che volevi andarci piano!”
Louis si massaggia le tempie, come se fosse stanco, e forse lo è, visto come abbiamo dormito. “Dio, non avrei mai dovuto dirti quella cosa. Ora ti stai facendo inutili paranoie!”
“Magari sono stato sconveniente, non saprei...”
Louis alza gli occhi al cielo. “Harry, sei paranoico, ecco cosa sei! Ci siamo baciati ormai molte volte e tu pensi che sia sconveniente dormirmi addosso?”
Mi faccio piccolo piccolo e cerco di guardare ogni cosa, tranne lui. “Ma magari sono stato un fastidio per te.”
“Harry, se tu fossi stato un fastidio ti avrei svegliato.”
“Ma magari ti è pesato dormire in macchina.”
“Non mi sono nemmeno accorto di essermi addormentato, Haz!”
“Avresti dovuto svegliarmi nel momento esatto in cui hai visto che dormivo!”
Adesso Louis è esasperato, glielo leggo dall'espressione. “Cazzo, Harry Styles, questa è stata una delle notti migliori della mia vita! Puoi non rovinarmela con le tue seghe mentali, per favore?”
A metà fra l'interdetto e il divertito, soffoco una risata. “Sai, sarebbe potuta anche sembrare una cosa romantica, se tu non ci avessi messo tutte quelle parolacce in mezzo.”
Ma Louis non sembra divertito, per niente. “Ah, adesso fai le battute? Dio, Harry, io voglio davvero provarci con te, ma voglio che tu ti senta partecipe tanto quanto me. Se vuoi fare una cosa, dimmela. Non stare sempre nella preoccupazione di doverci andare piano. Mi tirerei un pugno per avertelo detto.”
Mi chino per lasciargli un bacio sulla bocca, ma lui si gira, quindi le mie labbra vanno a posarsi sulla sua guancia. “Scusami, Loulou.”
Adesso Louis si gira, e mi guarda. Esasperato, ma con un sorriso stampato sul volto. “Come mi hai chiamato?”
Arrossisco, ma sostengo il suo sguardo. “Loulou. Lo trovo molto tenero.”
Louis si avvicina e mi circonda con le sue braccia, accarezzandomi i capelli. “Lo è! Lo è davvero. Ma per favore, non chiamarmi mai così in pubblico o potrei diventare violento d'accordo?”
Poi si stacca, ma mi prende il volto fra le mani, e mi lascia un bacio sulla fronte. Io metto il broncio e incrocio le braccia al petto.
“Quindi solo a te è concesso darmi soprannomi imbarazzanti?”
Louis comincia a tracciare con le labbra il contorno del mio viso. “Ammetterai anche tu che fra Harold e Loulou c'è un po' di differenza.”
“Io non ne vedo così tanta...”
Ma Louis interrompe le mie lamentele con un veloce bacio a stampo. “Senti, Haz, sono mezzo rotto, ho male ovunque, probabilmente puzzo un po' e ho fame. Non credo che sia il momento adatto per parlare di quale dei nostri soprannomi sia più mascolino, giusto? Che ne dici se io vado a farmi una doccia a casa, poi ci vediamo alla caffetteria e facciamo colazione insieme? Mia sorella purtroppo lavora anche di Domenica, ormai. Possiamo passarla a trovare.”
Sorrido perché capisco che Louis ha molta voglia di vedere Lottie e la cosa mi fa tenerezza. “D'accordo, mi faccio una doccia anche io e ti aspetto, d'accordo?”
“Va bene!”
Mi sporgo e gli lascio un bacio a stampo. Un bacio che ne diventa due, tre, e poi quattro. Quando mi costringo a uscire Louis ha un sorriso che potrebbe illuminare qualsiasi brutta giornata.

 


 

 

Dopo essere entrato in casa mi faccio una doccia veloce. Sono felice di potermi finalmente togliere di dosso i vestiti in cui sono stato ormai per troppe ore. Quello che non mi piace molto togliermi di dosso, però, è l'odore di Louis sulla pelle. Per questo, appena mi sono rivestito, prendo la macchina e mi avvio alla caffetteria, ansioso di rivederlo. Siamo praticamente stati insieme per venti ore senza interruzioni, e dopo esserci separati solo per un'oretta sento già che mi manca.
Non so cosa mi abbia fatto quel ragazzo, e non sono sicuro di volerlo sapere. Cerco solo di prendere il momento come viene.
Appena entro nel locale, però, capisco subito che c'è qualcosa che non va, perché sento dall'ingresso Louis che inveisce, aggiungendo una parolaccia ogni due parole, mentre Lottie, dietro il bancone, lo sta guardando alzando gli occhi al cielo.
Mi avvicino e lo circondo da dietro, con le braccia. Louis sobbalza, ma si rilassa quando vede che sono io.
Facendo in modo che possa sentirmi solo lui, gli sussurro in un orecchio: “Cosa è successo, Loulou?”
Louis si rilassa nelle mie braccia, e si appoggia al mio petto. “E' la cazzo di caldaia. Sono entrato in bagno per farmi una cazzo di doccia, ed usciva solo quella cazzo di acqua fredda. Non che sia stato un male, perché dopo essere stato con te una doccia fredda mi fa sempre bene.”
Arrossisco e incrocio lo sguardo di Lottie. La guardo come a volermi scusare. Lottie non si preoccupa più di tanto e alza le spalle.
Louis continua con il suo racconto: “Dopo essere uscito da quella cazzo di doccia sono andato a controllare la schifosissima caldaia, e quella stronza ha deciso di lasciarmi a piedi! In un fottutissimo giorno di Dicembre! Ho chiamato la cazzo di assistenza ed hanno detto che arriveranno la prossima fottutissima settimana. Quindi io devo o congelare per tutta la settimana, o trovarmi un posto dove stare!”
Mi siedo accanto a lui, e prendendolo in giro, ma allo stesso tempo sperando di farlo ridere, gli dico: “Questo è proprio un problema, cazzo!
“Non prendermi per il culo, Harold, non mi sembra il caso. Già il mio meraviglioso sedere dovrà probabilmente stare al freddo per una settimana.”
Sto pensando a quanto in effetti sia meraviglioso il suo sedere, quando Lottie sbuca dalla cucina e sbuffa. “Lou, ti ho già detto che verrai a stare da me per questa settimana! Sarai anche il peggior fratello del mondo, ma non voglio che tu muoia congelato. Dopo dovrei imbalsamarti e non saprei proprio dove metterti!”
Appena Lottie torna dal tavolo in cui ha portato gli ordini, Louis la prende per i fianchi e la fa fermare davanti a lui. “Ti pago l'affitto, Lots, te lo giuro!”
Lottie posa le mani sulle spalle del fratello. “Lou, sono solo sette giorni, smettila. Per me basta che tu vada a fare la spesa ogni tanto! E poi sarebbe un grandissimo regalo per me se tu non trattassi male Niall per sette giorni. Ormai dorme quasi ogni sera da me, e lo sai!”
Vedo Louis mordersi la lingua, ed ingoiare le parole che vorrebbe dire. “Farò del mio meglio.”
Lottie si avvia dietro il bancone, ma Louis la riprende per una mano. “Ehi, Lots? Dicevi sul serio quando mi hai detto che sono il peggior fratello del mondo?”
Mi casca la mascella, perché non posso credere che Louis abbia pensato davvero che sua sorella fosse seria. Quel ragazzo ha dei seri problemi di autostima! Anche Lottie ha la mia stessa reazione, e preoccupata di averlo ferito si butta fra le braccia del fratello.
“Dio, Louis, ma sei cretino? Certo che no! Che c'è, adesso non stai più nemmeno agli scherzi?”
“No, è che a volte ho paura davvero di esserlo, Lots.”
Lottie sbuffa, e accarezza i capelli del fratello. “Sei perfetto, Louis, lo giuro!”
“Anche tu non sei male, Lots! Grazie per l'ospitalità!”
“Di niente, Lou!”
Louis si rilassa, e la stringe più forte. Poi Lottie si stacca, gli dà un bacio sulla guancia, e ritorna al lavoro.
Louis si gira verso di me, ed io lo guardo con gli occhi spalancati. “Mi dici cosa ti è preso?”
Louis si alza dalla sedia davanti al bancone e si va a sedere ad uno dei tavolini accanto alla finestra, facendomi segno di raggiungerlo.
Mi siedo accanto a lui e lo guardo negli occhi, aspettando una risposta.
“A volte penso che Lottie soffra per il mio modo di essere. O che si vergogni di avere un fratello che pensa solo a divertirsi.”
Lo prendo per mano, e intreccio le mie dita alle sue. “Smettila, Louis! Si vede lontano un miglio che Lottie ti adora! Perché non sei male come ti descrivi. Certo, a volte dovresti tenere la bocca chiusa! E altre volte sei uno stronzo di prima categoria, ma sai essere anche molte altre cose!”
Louis mi guarda da sotto le sue lunghe ciglia, poco convinto. “E cosa, ad esempio?”
Stringo la mano intrecciata alla sua, e gliela tiro su. Gli prendo il pollice. “Sei estremamente intelligente e brillante.”
Indice. “Sei una delle persone più dolci che abbia mai incontrato in vita mia.”
Medio. “Sei altruista, e ti preoccupi molto per gli altri, anche se ti nascondi dietro quella faccia a schiaffi per non farti scoprire.”
Anulare. Quando lo prendo ho un sussulto, perché penso a cosa di solito si tiene su quel dito. E l'idea di quello sul dito di Louis mi causa sudori freddi. “Sei divertente, e quando ci sei tu tutti stanno improvvisamente meglio.”
E infine mignolo. “E sei la cosa migliore che potesse capitarmi.”
Quando Louis alza lo sguardo dalle nostre mani e lo punta nei miei occhi, vedo che è emozionato. “Harry, dimmi qualcosa che mi distragga, perché sto per rapirti, portarti a casa tua, rimanere con te, e non andarmene mai più.”
Sorrido dolcemente e mi chino per baciarlo, quando una vocina acuta mi fa sobbalzare dalla paura, interrompendomi.
“Haz! Uì! Siete venuti a giocare con me?”
Joe ci guarda dai piedi del tavolo, con un pupazzo a forma di scimmietta in mano. Non credo che sia troppo sconvolto dal vedermi in atteggiamenti intimi con un uomo, perché spesso sono stato qui anche con Matty (anche se Joe non lo ha mai avuto troppo simpatico) e non ci ha mai badato troppo. E' troppo piccolino per farsi ancora delle domande.
Lo prendo in braccio e me lo stringo al petto. “Amore mio! Mi eri mancato tanto!”
Louis alza gli occhi al cielo, e mi sussurra: “Erano solo tre giorni che non lo vedevi, Haz! Tre!”
Faccio finta di non sentirlo e stringo Joe ancora più forte. “Joe, piccolino, cosa mi racconti?”
“Che mi eri mancato anche tu, Haz!”
Mi giro verso Louis e gli rifilo un'espressione di superiorità. “Ola pelò voglio andale in baccio a Uì!
Credo di sbiancare dalla gelosia, e Louis sta per soffocare nelle sue stesse risate. Mi allungo per passargli il bambino, ma mi accorgo da solo di star facendo il broncio. Louis se lo strattona sulle gambe e lascia che Joe tocchi tutto quello che gli capita a tiro.
“Dio santo, Lou! Puoi tenerlo un po' più fermo? Questa tovaglia sarà sicuramente sporca e lui si mette le mani in bocca dopo!”
Louis mi guarda come se avessi nove teste. “Harry, non sei mica sua madre! E poi batuffolo ha quattro anni, ormai si è fatto degli anticorpi!”
Fuori di me dalla gelosia, gli chiedo, a voce forse troppo alta: “Come hai chiamato il mio Joe?”
Stavolta è il piccoletto a rispondermi, tutto felice. “mi chiama 'tuffolo pecché... Pecché mi chiami 'tuffolo Uì?
Louis ride e si china a pizzicargli le guance ed io devo trattenermi dal toglierglielo dalle braccia. “Perché con questi capelli biondi, questi occhioni e quelle guanciotte sembri proprio un batuffolo!”
Joe scoppia a ridere ed io comincio a guardare il telefono, innervosito. Però ogni volta che alzo gli occhi e vedo Louis parlare con Joe o dargli un bacio non posso fare a meno di pensare che sia la cosa più bella che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Poi una mano sulla spalla mi riscuote dai miei pensieri.
“Ehi, ragazzone, non dirmi che sei geloso!”
Mi giro e mi trovo davanti Myrna, la nonna di Joe, nonché proprietaria del locale. La conosco molto bene, perché quando sono arrivato qui e non avevo amici spesso venivo in questa caffetteria. Myrna mi ha preso sotto la sua ala, e penso che consideri anche me un po' come se fossi suo nipote.
“Non sono geloso, Myrna!”
“Ma certo, come no!”
Poi la nonna di Joe si sporge per dare la mano a Louis. “Tu devi essere Louis, il fratello di Lottie! Mi ha parlato tanto di te!”
Louis arrossisce, e sempre tenendo Joe, stringe la mano a Myrna. “Sì, molto piacere, signora. So che Lottie si trova molto bene a lavorare con lei! E suo nipote è adorabile!”
Vedo che Myrna sorride, e capisco che Louis ha fatto una buona impressione. “Oh, chiamami pure Myrna, Louis! E non darmi del lei, non farmi sentire più vecchia di quello che sono. E adoro tua sorella a mia volta, è così dolce, e poi ci sa fare con i clienti.”
Louis lancia una breve occhiata a Lottie, che sta girando fra i tavoli, e posso capire che è orgoglioso della sua sorellina. “Sì, ci sa davvero fare!”
Myrna, però, decide che è arrivato il momento di cambiare argomento, quindi mi posa le mani sulle spalle e rivolgendosi sia a me che a Louis, ci chiede: “Allora, ragazzi, voi due state insieme?”
Sento che l'aria mi si ferma in mezzo ai polmoni, e non riesco a farla uscire fuori. Risponde Louis al posto mio.
“Sì, più o meno. Diciamo che ci frequentiamo!”
La signora batte le mani, contenta. “Oh, l'ho capito subito da come Harry ti guarda! Sono così felice! Tu mi sembri un bravissimo ragazzo, Louis. Non che l'altro non lo fosse ma...”
Si avvicina a Louis e gli sussurra, in maniera complice: “Tu mi piaci molto di più! Trattalo bene, questo ragazzo qui è speciale!”
Louis sorride, imbarazzato, e comincia ad accarezzare i capelli biondi di Joe, probabilmente per fare qualcosa, e non essere costretto a guardarmi. “Grazie mille, signo... Cioè, Myrna! Mi scusi! Cioè volevo dire scusami, io... Cazzo! Cioè, cavolo! Volevo dire, cavolo! Comunque sì, lo farò, lo prometto!”
Myrna non è certo una signora che si scandalizza per delle parolacce, anzi, ne dice anche troppe, e spesso sono costretto a coprire le orecchie a Joe, quando sua nonna è nei paraggi, quindi non si scandalizza a sentire Louis imprecare come una scaricatore di porto. Ma a me dà fastidio che vengano dette delle parolacce davanti al bambino, quindi prendo Joe e me lo porto sulle gambe.
“Dio, Louis, non davanti alla creatura, ti prego!”
Myrna alza gli occhi al cielo. “Dai, Harry, non ha detto niente di male! Che rompipalle che sei!”
Cosa dicevo sul fatto che la nonna di Joe adora dire le parolacce?
“Haz, nonna e Uì dicono tante brutte palole!”
Lancio un'occhiataccia ai due e poi giro Joe, così da poterlo guardare negli occhi. “Sì, amore, ne dicono troppe! Ma tu non le devi mai dire, va bene?”
“Ma, Haz...”
“Niente ma. O non dici parolacce o Louis non viene più a trovarti!”
Louis mi guarda, scettico. “Harry, penso di dover essere io a dover decidere se venire a questo bar o meno!”
Mi giro, puntandogli un dito contro. “Tu stai zitto!”
Joe ride a vederci litigare, ed anche Myrna non riesce a trattenere un sorriso. “Va bene, Haz, non le dico più!”
Me lo stringo al petto, e gli lascio un bacino sulla guancia morbida. “Che bravo, il mio amore!”
Myrna si intromette nella conversazione. “Posso chiedere ai suoi se posso regalartelo, Harry!”
“Oh, sì, Myrna, ti prego!”
La vecchia signora scoppia a ridere, poi dice a Joe: “Ehi, dobbiamo andare, tesoro. Dai un bacino ad Harry e Louis, poi devo riportarti a casa.”
Io e Joe esclamiamo, all'unisono: “No, per favore!”
Louis mi guarda, ridendo. “Haz, ti prego, hai ventidue anni! Smettila!”
Ma io sto già guardando Myrna mettere a Joe il cappottino. “Ti prego, Myrna, mettigli anche una sciarpa, fa freddo fuori!”
La donna prende la sciarpa del bambino e gliela gira intorno al collo. Devo trattenermi dal dirle che quella è troppo leggera.
“Sai, Harry, saresti un ottimo padre. Anche così giovane come sei!”
Abbasso gli occhi e mi intristisco, perché questo è un argomento molto delicato per me, anche relativamente alla mia sessualità e tutto il resto.
Louis poggia il mento sulla mia spalla. “Sono d'accordo con lei!”
Sorrido leggermente, e poi prendo Joe per dargli un ultimo bacino. “Ciao, amore, ci vediamo presto!”
“Haz, pecché non vieni a casa con me?”
“Amore, non posso, tu ora vai dai tuoi genitori! Noi ci vediamo presto, te lo prometto!”
Gli prendo il mignolo e lo intreccio al mio. Joe ride, e poi si gira per baciare e salutare Louis. Non posso fare a meno di pensare che ha chiesto a me di andare a casa con lui, e la mia gelosia si ridimensiona un po'.
Dopo che Joe è uscito, vedo Louis ridere di me.
“Ma guardati! Sei più felice quando vedi lui che quando vedi me!”
Mi giro e guardo Louis come se avesse constatato l'ovvio. “Beh, perché è così! E lo sarà sempre!”
Louis mette il broncio, ed io non posso fare a meno di pensare che sia carino anche così. Mi chino e gli lascio un bacio sulla guancia.
“Sei adorabile anche con il broncio!”
Louis incrocia le braccia sul petto. “Ma scommetto che Joe è più adorabile, giusto?”
“Non ti stai veramente mettendo a confronto con un bambino di quattro anni vero?”
“No. Ma io sono più adorabile.”
Gli pizzico una guancia, per scherzo. “E va bene! Hai vinto! Sei più adorabile tu!”
Louis sorride come una vecchietta che ha appena vinto a tombola il giorno di Natale, ma poi tutto a un tratto fa uno sbuffo sofferente, e lo vedo prendersi la testa fra le mani.
“Ehi, che succede?”
Louis non mi risponde. “Loulou?”
Finalmente alza la testa. “Niente, è che mi è tornato in mente che dovrò condividere per una settimana la casa con Neil, Lottie e le galline delle sue coinquiline.”
Sto per ribattere che andrà tutto bene, quando sento la parola conquiline.
Fingo indifferenza. “Lottie sta con altre ragazze?”
“Con una, ma questa ragazza porta sempre altre sue amiche lì a dormire, a quanto ho capito. E' una festaiola.”
Di male in peggio. “Ehi, Lou, perché non vieni a stare da me?”
Non glielo avrei mai offerto, perché penso che sia troppo presto stare insieme così tanto ma l'idea di Louis in una casa piena di ragazze mezze nude e vogliose non mi piace per niente.
Ok, tecnicamente non so se saranno mezze nude e vogliose, ma il succo è lo stesso.
Louis mi guarda, ridendo. “Ehi, Haz, sei geloso?”
“No, assolutamente! Cosa dici?!? Facevo per dire. Almeno Lottie può stare con Niall senza che tu interferisca. E tu mi fai compagnia, visto che non sono abituato a stare da solo.”
Gli occhi di Louis sono pieni di affetto, quando mi prende le mani. “Harry, non credo sia una buona idea. Non voglio andarci piano, ma allo stesso tempo voglio andarci piano. Non credo che sarebbe una buona idea stare sotto lo stesso tetto tutto quel tempo!”
Non capisco, ed aggrotto le sopracciglia. “Cosa vorresti dire? Guarda che sono un bravo coinquilino, sparecchio e faccio anche il bucato!”
Louis scoppia a ridere. “Non lo metto in dubbio, Haz, ma non è per questo che non voglio approfittare della tua ospitalità.”
“E allora perché?” Il dito di Louis sta disegnando cerchi immaginari sul palmo della mia mano, e a me risulta difficile concentrarmi.
“Perché sono pazzo di te, Harry Styles!”
Mi sento trattenere il fiato, ma è come se guardassi la scena dall'esterno, perché penso di essere morto dopo quelle parole. Ci metto un po', prima di ritrovare l'uso della parola.
“Anche io sono pazzo di te, Louis. E penso che se ne siano accorti tutti. Ma non capisco comunque perché non vuoi venire da me.”
Louis alza le sopracciglia. “Perché se venissi da te, beh... Ok, pessimo gioco di parole e pessima battuta! Diciamo che non credo che riusciremo a starci lontani.”
“A me va più che bene, tanto stiamo sempre appiccicati, e non mi sembra che ti dispiaccia.”
Le lunghe ciglia di Louis gli nascondono gli occhi, quando li abbassa per guardare le nostre dita intrecciate. “Harry, tu non capisci.”
“Cosa? Cosa non capisco?”
Louis punta gli occhi dentro i miei, ed io mi ci perdo. “Io ti desidero, Harry. Sotto ogni punto di vista. Capisci cosa voglio dire?”
Imbarazzato, capisco, ed annuisco, a testa bassa.
“E capisci che non voglio ancora che succeda? E che se ci chiudessimo in casa, da soli, succederebbe dopo esattamente trenta secondi?”
“Stai continuando a darmi del ninfomane.”
“Senti, Haz, non voglio darti del ninfomane, ok? E' solo che so cosa provo per te, e l'intensità del mio rapporto con te. Non dubito di te, dubito di me. Tu non sai com'è difficile a volte, per me, evitare di toccarti o di baciarti in ogni situazione sociale.”
Mi stupisco che la pensi così, perché è lo stesso per me. “Allora non evitarlo, Lou. Fallo ogni volta che vuoi. Baciami, toccami, fammi diventare pazzo, per me va bene!”
Louis si avvicina e mi dà un bacio ben poco casto, per essere dato in un locale pieno di gente. “Devo darmi dei limiti, a volte, Haz.”
“D'accordo. Ma... Chiamami se hai dei problemi, ok?”
“I problemi sarebbero le ragazze, Harold?”
“No, solo... Chiamami per ogni cosa, va bene?”
Louis mi lascia sulle labbra un bacio molto più tenero, questa volta.
“D'accordo, ti chiamo. Ti chiamo dopo che ho cenato, dopo che mi sono lavato i denti, dopo che mi sono messo il pigiamino... Dopo che ho messo le mani sotto il pigiamino, pensando a te!”
Arrossisco così tanto che nascondo il viso fra le mani. “Ti prego, Louis! Siamo in pubblico.”
“Sei stato tu a dirmi che non devo frenarmi.”
“Beh, sì, ma...”
Louis mi interrompe. “Tranquillo, Harry, farò il bravo da Lottie. Fidati di me.”
E in quel momento mi rendo conto che è così, che mi fido davvero di lui, ed è la sensazione più bella del mondo.

 

 



 

Louis'Pov

 

Non capisco perché quella cazzo di caldaia debba aver ceduto proprio agli inizi di Dicembre! Cavolo, odio stare da mia sorella.
La serata è cominciata con la cena insieme a lei e Neil. Ho cercato di fare il bravo, inventandomi un giochino ben poco divertente da me denominato “fai finta che Haz sia qui.
Gioco che ho odiato dopo due minuti perché mi ricordava ancora di più che Haz in effetti era a casa sua, dove potevo essere anche io, se non fosse che sto diventando un bravo ragazzo! A volte mi odio!
Dopo cena ho aiutato Lottie con le faccende, e dopo sono andato a farmi una doccia. Sto proprio bene sotto il getto dell'acqua, perché non devo pensare a Lottie, Neil e tutto quello che potrebbero fare nell'altra stanza. Solo che comincio inevitabilmente a pensare all'unica persona che riesce davvero a distrarmi, e la doccia, il pensiero di Harry Styles e niente a dividermi dal mio corpo non sono proprio la cosa migliore a cui rivolgere la mente. Mi serve un grande sforzo per bloccare il pensiero sul nascere, e tutto questo perché ho rispetto di mia sorella e dei suoi spazi.
Mi impongo di uscire, e dopo essermi asciugato, mi metto i pantaloni del pigiama, pronto per andarmene a letto e sperare che questa settimana passi velocemente.
Non ho ancora visto la coinquilina di Lottie, e sinceramente mi va più che bene. Una volta non avrei aspettato altro, mentre adesso voglio solo mettermi sotto le coperte e pensare al mio Harry.
Non che sia davvero mio, ma mi piace pensarla così.
Prima, però, mi avvio in cucina per prendere qualcosa da mangiare, visto che mi è presa un po' di fame.
Quello che vedo quando entro mi fa raggelare. Appoggiata al tavolino, in accappatoio, c'è Briana, una ragazza con cui purtroppo sono stato a letto un paio di volte nel mio periodo peggiore.
Dico purtroppo perché più la guardo e più non riesco a capire cosa ci trovassi in lei. E' carina, ma non condividevamo niente, né un'idea, né un interesse. Anzi, a volte mi sono chiesto se Briana avesse degli interessi, a parte a venire a letto con me.
E rivederla, qui, nella cucina di mia sorella, con nient'altro addosso che un accappatoio mi fa venire voglia di scappare a gambe levate.
Ma lei mi vede prima che possa filarmela e con quella sua vocina odiosa, mi saluta. “Oh, Louis, allora è vero che ci sei anche tu qui, stasera! Com'è piccolo il mondo! Io sono amica della coinquilina di Lottie. Come te la passi?”
Il fatto che la coinquilina sia un'amica di Briana me la dice lunga sulle persone che abitano con mia sorella. Devo assolutamente trovare un altro posto dove farla stare. Quasi quasi preferirei che stesse con Neil, piuttosto che con queste brutte compagnie.
“Tutto bene, Briana, ma sono un po' stanco. Credo che me ne andrò a letto.”
La ragazza mi si avvicina, io indietreggio e mi ritrovo fra lei e il tavolo. Questa cosa che le persone mi mettono in trappola deve finire. D'accordo che non sono alto, ma non posso sempre farmi soccombere così.
“Quanta fretta, Lou! Una volta ti piaceva stare con me.”
Si avvicina e mi mette le mani sui fianchi. Gliele tolgo gentilmente. “No, Briana, non mi sembra il caso, veramente.”
“Perché no? Ci divertivamo tanto insieme!”
“Io... Io vedo una persona. Un ragazzo.”
Briana si avvicina ancora di più e io sento il suo respiro su di me. Volto la testa, per non guardarla.
“Questo non ti ha mai fermato.”
“Questa volta è diverso. Ci tengo davvero a lui.”
“Una volta tenevi anche a me.”
Questa mi giunge nuova, veramente. Ma non posso certo dirle che non è vero. “No, senti, Briana, io... E' diverso, va bene?”
“Ah ah.”
Lei sembra non ascoltarmi, e mi prende per mano. Provo a spostarla ma lei mi tiene stretto. D'accordo, la farò parlare, così poi me ne potrò andare e...
Ma Briana non sembra voler parlare. Gioca un po' con le mie dita, e poi, prima che possa impedirlo, porta la mia mano sotto il suo accappatoio, dove mi vuole maggiormente. Le mie nocche la sfiorano, ma quel movimento non voluto da me è tutto ciò che avrà, perché tolgo la mano così velocemente e con così tanta forza che vedo che lei ci rimane male. Sinceramente non mi interessa. Quel contatto mi ha fatto venire la nausea e sono schifato.
“Ma Louis...”
“Devo... Devo andare, scusami!”
Mi chiudo la porta alle spalle e capisco che c'è un solo posto dove posso andare! Devo chiamare Harry, e devo chiedergli se posso stare da lui. Non voglio rimanere in questo posto un minuto di più!
Sarei dovuto andare da lui dal primo momento che me lo ha chiesto!
So che dovrei andare in camera, calmarmi e poi andare a letto (ovviamente chiudendomi a chiave, perché non sia mai che quella pazza voglia ritornare), ma non ce la faccio.
Prendo solo una felpa, passerò domani a prendere il resto della mia roba.
Poi però mi ricordo di mia sorella. Almeno a lei devo dire che me ne sto andando. Sono ancora sconvolto da quello che le mie povere nocche hanno dovuto toccare. Il ricordo della mia mano fra le gambe di quella mi fa quasi vomitare. Le mie mani vogliono stare fra le gambe di una sola persona, e quella è Harry Styles.
Entro in camera di mia sorella con così tanta furia che mi scordo perfino di bussare, ma me ne pento nel minuto stesso in cui varco la soglia.
Oh cazzo, Lottie! Cristo Santo!”
Lo spettacolo che mi si para davanti è quasi peggio di quello delle mie nocche che sfiorano parti di Briana che non voglio neppure ricordare.
Lottie è sdraiata sul suo letto, e Neil è sdraiato sopra di lei. Le loro labbra sono incollate, e mia sorella è in reggiseno. Non so se essere contento che sia ancora vestita o se devo incazzarmi.
Quando con la coda dell'occhio vedo che la mano destra di Niall sta massaggiando mia sorella sotto il reggiseno penso che potrei quasi svenire.
Appena Lottie si accorge di me spinge il povero Neil e quello, non aspettandoselo, casca dal letto. La scena potrebbe sembrare comica, se non fosse che sto per rigettare la cena di stasera. E tutti i pasti della settimana.
Lottie prende il lenzuolo e se lo porta sul petto, anche se non c'è nulla da nascondere, visto, che grazie a Dio, è ancora vestita. O quasi.
“Cazzo, Louis, non si usa più bussare?”
“Ma questa casa cos'è? Un luogo di perdizione?!? Ero venuto a dirti che me ne vado ma... Cristo, Lottie, lo sai che questa immagine non mi si toglierà più dalla mente, vero?”
“Louis, mi dispiace così tanto io...”
“Lots, cazzo! Sono dovuto scappare dalla cucina perché l'amica della tua coinquilina ha provato a sedurmi e...”
Lottie mi interrompe, strabuzzando gli occhi. “E tu non ci sei stato?”
Sono un po' offeso da questa domanda, ma cerco di non darlo a vedere. “Dio, Lottie, no! Che schifo! Io... Io credo che andrò da Harry. Non posso rimanere qui, scusami!”
“Lou, credo che dovresti sederti. Sei sconvolto!”
“Cazzo, Lottie, certo che sono sconvolto. Una tipa mi fa mettere la mano sotto il suo accappatoio e poi ti trovo mezza nuda qui con Neil!”
In quel momento mi rendo conto che il biondo è sempre a terra, quindi lo chiamo. “Ehi, Neil! Puoi alzarti! Ti è andata bene che sono un po' fuori di me, quindi non ho intenzione di picchiarti.”
Vedo Niall alzare la testa, come per controllare che sia tutto a posto, e quando vede che non voglio fargli del male si alza e si risiede sul letto. Lontano da mia sorella.
Inutile, visto che so bene che appena uscirò di qui faranno sesso.
Sono a metà fra il nauseato all'idea di mia sorella che va a letto con uno e il grato, perché almeno lei va a letto con una persona sola e non con gente a caso, come l'amica della sua coinquilina.
“Senti, Lottie, io me ne vado!”
Mia sorella sembra essersi rassegnata all'idea. “D'accordo! Ma mandami un messaggio se qualcosa non va, va bene?”
“D'accordo. Tu hai bisogno di qualcosa? Non saprei...” - sono imbarazzatissimo, ma voglio fare il buon fratello maggiore quindi, tirando fuori il portafoglio, glielo chiedo. - “Tipo... Tipo un preservativo? Dovrei averne uno qui...”
Lottie si nasconde il viso fra le mani, e Neil si sta trattenendo dal ridere.
Quando mia sorella mi risponde sta quasi urlando. “Cristo Santo, Louis, ce l'ho un preservativo!”
“D'accordo! Allora... Perfetto. Io vado da Harry. Ci vediamo! Beh... fate sesso sicuro!”
Mia sorella mi guarda come se stesse per vomitare, e vorrei dirle che siamo in due.

 

 

 

Appena esco capisco che ho sbagliato a non aver preso nemmeno il giacchetto. Sto morendo di freddo con addosso solo il pigiama ed una felpa. Ma dovevo uscire lì.
Solo che appena mi chiudo in macchina capisco che avrei fatto meglio a chiamare Haz prima di uscire. Magari è uscito, o è andato dalla bambolina, o....
Ma Harry mi risponde al secondo squillo, con voce assonnata.
“Cosa è successo, Loulou?
Prendo un respiro profondo, e poi gli rispondo: “Harry, posso venire da te? Giuro che dormo sul divano, non ti darò fastidio. Me ne vado domani mattina presto. Ma ti prego, fammi venire da te!”
Quando Harry mi risponde, sento che è preoccupato. “Certo che puoi venire, Lou! Ma è successo qualcosa con tua sorella?”
“No, è solo che... Haz, tu non hai idea di cosa ci si sia in quella casa. E' piena di donne. Di donne con delle vagine, Harold!”
Sento Harry soffocare una risata. “Sì, ho presente. E' una cosa che le donne tendono ad avere, Lou!”
“Ho beccato mia sorella in atteggiamenti intimi con Neil.”
“Quanto hai visto?”
Il ricordo mi fa sentire lo stomaco. “Poco, per grazia di Dio! Era ancora vestita.”
Sento Harry esalare un respiro. Probabilmente aveva paura che avessi picchiato a sangue il povero Neil. “E tu cosa li hai detto?”
“Ho offerto loro un preservativo.” La consapevolezza di quello che ho fatto si abbatte su di me come un'onda, ed adesso sto anche peggio di prima.
Harry, però, scoppia a ridere. “Oh Dio, Lou! Sei un caso perso!”
“Ma non è l'unica cosa che è successa...” Sono esitante nel dirlo, ed Harry se ne accorge.
Quando mi risponde è agitato. “Cosa hai fatto?”
Mi metto subito sulla difensiva. “Io?!? Io proprio niente. Solo che c'era un'amica della coinquilina di mia sorella.”
Sento Harry trattenere il respiro. “Ok. E...?”
“Ed era una ragazza con cui ero stato un paio di volte.” Harry non mi risponde, quindi decido di continuare. “E lei ci ha provato di nuovo. Ma le ho detto che vedo una persona, e ti giuro Haz, lei non è niente per me!”
“Ti credo, Lou!”
“E poi lei mi ha portato la mano sotto il suo accappatoio. Ma Harry, mi ha fatto schifo, te lo giuro! L'ho tolta così velocemente che non ho fatto in tempo a... a fare niente. Se capisci cosa intendo. Fidati di me, ti prego!”
Harry sta zitto un minuto, e quando riprende la parola è serio. “Lou?”
“Sì?”
“Vieni subito qui da me.”

 

 

 

Quando arrivo a casa di Harry suono il campanello. Haz mi viene ad aprire dopo poco e non faccio nemmeno in tempo a metterlo a fuoco, nell'oscurità dell'ingresso, che mi butto fra le sue braccia.
“Haz! Che bello vederti!”
Ho paura che ce l'abbia ma con me, ma a quanto pare Harry era serio quando ha detto di fidarsi di me, perché mi stringe più forte, a sua volta, e mi accarezza i capelli.
“Vale lo stesso per me!”
“Sarei dovuto venire subito qui da te!”
“Sì, avresti dovuto, ma sei qui ora!”
Mi alzo per lasciargli un bacio sulla guancia, poi mi stacco.
Anche nella penombra dell'ingresso noto un piccolissimo particolare che non avevo notato fino ad ora: Harry è fermo davanti all'ingresso, in boxer. E non ha nient'altro addosso. Stavolta il mio stomaco si contorce per un altro motivo. Ed è un motivo bellissimo.
Harry si accorge che lo ho notato, e dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, mi chiede, ridendo: “Ehi, cosa hai da guardare?”
Fortunatamente la casa è nell'oscurità, altrimenti la vista del corpo perfetto di Harold, con tutti quei tatuaggi in evidenza, non so a cosa avrebbe portato.
Mi schiarisco la gola, e poi gli rispondo: “Dormi sempre in boxer, Haz?”
Harry apre la porta della camera, e poi si siede sul letto. Io rimango sulla soglia. “No, in realtà di solito dormo nudo. Mi sono vestito solo perché pensavo che sarebbe stato sconveniente con te qui. Non ci conosciamo ancora così bene.”
Ok, adesso sto male sul serio. Harry mi guarda e ride. L'unica luce che illumina la camera è quella della luna, che entra attraverso la grande finestra.
“Ma guardati! Lo vedo persino al buio che sei arrossito! Dovresti esserne contento, no? Ti distraggo da tutte quelle donne. Con tutte quelle vagine! Cavolo, Loulou, quelle le trovi solo tu!”
Harry mi fa l'occhiolino, ed io devo distogliere lo sguardo. “Non prendermi in giro. Non è stato bello.”
“No, posso capirlo. Ma ora sei qui con me.”
Evito di rispondere, perché so che direi qualcosa di molto inappropriato e sdolcinato. “Allora, dov'è il divano?”
Harry si alza, e mi si posa davanti. “In sala. Ma perché ti preoccupi di questo?”
“Beh, sono un po' stanco, vorrei andare a dormire.”
“Anche io crollo dal sonno, Loulou. Per questo qui c'è un bel letto matrimoniale che non aspetta altro che essere usato.”
Sbaglio o Harry Styles mi ha appena proposto di dormire insieme?
“Ma... Io...”
“Smettila, Lou, ho solo detto che voglio dormire. Non volevo sottintendere altro.”
“Ok.”
“Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, Lou?”
Sono imbarazzato, ma non voglio che Harry pensi che non sia grato per quello che sta facendo per me. Mi avvicino a lui e lo bacio intensamente.
“No, è solo che... Grazie! Grazie davvero, tesoro!”
Harry mi prende il viso fra le mani. “Come mi hai chiamato?”
Ecco, cazzo, lo sapevo che avrei detto qualcosa che non dovevo dire.
“No, scusami, mi è sfuggito! Volevo dire Haz!”
Harry mi abbraccia ed io mi accoccolo sul suo petto. “In realtà mi è piaciuto molto. Puoi chiamarmi tesoro ogni volta che vuoi.”
Gli do un bacio sul collo, ma mi stacco subito, perché sono intenzionato a fare il bravo ragazzo. “Forse è meglio se ci mettiamo a letto, Haz!”
Harry soffoca un risolino divertito. “Forse è meglio, sì.”
Mi tolgo la felpa. “Tu da che parte del letto dormi?”
“Di solito su quella destra.”
“D'accordo.”
Faccio per mettermi nel letto, ma poi Harry si avvicina, e con un movimento deciso mi toglie la maglietta, e mi lascia un bacio sul petto, rimasto scoperto.
“Ehi! Ma cosa fai?”
Harry mi sorride malizioso e poi si mette sotto le coperte. “Scommetto che stanotte farà caldo.”
Mi sdraio vicino a lui e gli accarezzo i riccioli. “Harry Styles stai mandando a puttane ogni mio buon proposito. E' giusto che tu lo sappia.”
Mi metto a mia volta sotto le coperte, ed Harry mi si avvicina.
“Haz, credo che dovremmo dormire.”
“Ancora un minuto, Loulou.”
Harry sfiora il naso contro il mio, e poi mi bacia. Questo contatto è inaspettato, e per un secondo rimango fermo. Poi però sento che il bacio di Harry non è né dolce, né romantico, ma passionale e sentito, e allora ricambio. Harry si stacca per leccarmi il labbro superiore, ed io sento risvegliarsi parti del mio corpo che non pensavo nemmeno di avere. Mi avvento di nuovo su di lui, e faccio incontrare le nostre lingue. Harry geme, ed io aumento il ritmo del bacio.
Poi Harry fa una cosa che non avrebbe dovuto fare: muove i fianchi verso di me, e fa sfiorare ogni parte del nostro corpo. Anche le parti più importanti. Soprattutto quelle.
Un gemito mi muore in bocca, e mi stacco da lui, con gli occhi spalancati. “Haz!”
“Ti sei dimenticato di quella ragazza a casa di Lottie?”
“In realtà non ci stavo neppure pensando. E' stato molto difficile pensare a qualcosa che non fossi tu negli ultimi dieci minuti. Anzi, da quando sono entrato in casa tua e ti ho visto così.
Anzi in realtà da un mese a questa parte.
Harry sorride soddisfatto. “Perfetto, allora adesso possiamo dormire!”
Ma è pazzo? Adesso sì che non riuscirò a dormire.
“Vaffanculo, Harry!”
Il riccio si gira, dandomi la schiena. “Buonanotte, Lou!”
“Buonanotte un cavolo, Minniti.”
Ma poi Harry si gira a guardarmi, sorridendo e mostrando le fossette, ed io mi chiedo come faccia a passare dall'essere il mio sogno erotico più proibito all'esserino più adorabile sulla faccia della terra nell'arco di dieci secondi.
“Lou, mi abbracci? Dormo meglio se qualcuno mi abbraccia.”
E lì mi sciolgo definitivamente. “Ma certo, tesoro.”
Mi avvicino e premo il mio petto contro la sua schiena, circondandolo con le braccia. Harry si rilassa e si volta un'ultima volta per baciarmi una guancia. “Ripeto: amo quando mi chiami così.”
Faccio passare il naso sulla sua nuca, e poi gli ci lascio un bacio. “D'accordo! Ora, però dormi, tesoro.”
Harry ride un'ultima volta, e poi chiude gli occhi. Gli accarezzo i capelli finché non sento il suo respiro cambiare, e allora capisco che si è addormentato.
Mi stringo più forte a lui, e dopo meno di cinque minuti mi addormento a mia volta.





Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Anche se con un pochino di ritardo, ce l'ho fatta ad aggiornare anche questa settimana, evviva ahahah!
Voglio veramente ringraziarvi per tutto il sostegno che state dando alla storia, anche dopo che la scorsa settimana ho detto che non ero molto convinta di come stava venendo. Grazie per ogni commento che mi avete lasciato, e per avermi spronato ad andare avanti. Spero di non avervi deluso, con questo capitolo, perché mi dispiacerebbe molto.
Adesso passiamo alle informazioni di servizio: dalla prossima settimana la storia cambierà rating, passando dall'arancione al rosso. Non che succeda niente di scabroso, ma per le tematiche affrontate preferisco mettere un rating più alto. Niente di esplicito, come ho già detto, ma preferisco avere la coscienza a posto :). Se qualcuno dovesse avere dei problemi in proposito, me lo faccia sapere!
Io, anche per questa settimana, vi saluto e vi ringrazio per il tempo che impiegate a leggere e recensire questa storia, e se volete lasciarmi un parere, o farmi sapere qualcosa, sarei molto lieta di sentirvi :).
Grazie mille, un bacione e alla prossima,
S :).

 

 

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Capitolo 9
*** 8. Soddisfazioni e delusioni. ***


  



 8. Soddisfazioni e delusioni.

 


“Eravamo come dei all'alba del mondo,
e la nostra gioia era così accecante che non riuscivamo
a vedere niente ad eccezione dell'altro.”
La canzone di Achille, Madeline Miller


 


 

 

Louis' Pov

 

Appena apro gli occhi la luce che entra dalla finestra enorme della camera di Harry mi acceca. Ancora mezzo tramortito, cerco un cuscino sotto cui poter mettere la testa, ma tastando non ne trovo nessuno. In un secondo momento capisco che Harry se li è presi tutti.
Che stronzo! Vorrei svegliarlo e convincerlo a scusarsi, anche con malizia se necessario, ma poi mi accorgo di come è bello, così sdraiato fra le mie braccia, con il sole che gli accarezza il viso ed i boccoli sparsi lungo il viso. Basta una veloce occhiata al suo viso per rendermi conto che tutto quello che mi è successo ieri sera, da quella pazza che ha provato a sedurmi, all'aver visto mia sorella in atteggiamenti in cui mai avrei voluto trovarla, passa in secondo piano.
Sono consapevole che è ancora molto presto, e che non dovrò presentarmi al lavoro prima di almeno un'ora e mezza, quindi mi rimetto comodo e mi prendo tutto il tempo che voglio per osservare Harry dormire.
Lo so che è una cosa da stalker, come quel vampiro di quel libro che piace tanto a mia sorella, ma non posso evitarlo: guardare Harold dormire sta diventando il mio nuovo piacere proibito.
Facendo attenzione a non svegliarlo, passo le dita fra i suoi capelli, e lo stringo forte con le braccia. Con delicatezza, gli sposto i capelli dal viso, e gli lascio alcuni baci sul collo. Harry ha uno spasmo, ma non si sveglia.
Qualcos'altro, però, si è svegliato, ed ha intenzione di farmi notare che c'è.
Ho cercato di essere romantico con Harold, o almeno il più dolce possibile, ma sono comunque un ragazzo di ventiquattro anni, e la combinazione mattino, il mio braccio su Harry, e il suo corpo praticamente mezzo nudo attaccato al mio, ha delle ripercussioni.
Prima che possano succedere cose per cui probabilmente Minniti non è ancora pronto, decido di alzarmi, lasciargli un bigliettino ed avviarmi al lavoro, anche se con largo anticipo. Ma nel momento in cui provo a togliere il braccio dal corpo di Harold, quello sbuffa e se lo ritira vicino. Provo a vedere se è sveglio, ma lui continua a dormire beato.
Poi però Harry muove i fianchi all'indietro, contro di me, contro ogni parte di me, come se avesse il sonno agitato, ed io cerco di contenere un gemito (inutilmente).
Ed è in quel momento che mi accorgo del ghigno divertito, con tanto di fossetta, che si è venuto a creare sul volto di Harold.
Quello stronzo non sta dormendo proprio per niente, ma comunque non si convince ad aprire gli occhi.
Gli mordo il lobo dell'orecchio. “Guarda che lo vedo che stai ridendo! La recita è finita, Harold.”
Harry non ha intenzione di girarsi e con voce impastata dal sonno, mi risponde: “Ma se non sto ridendo!”
“Harry Styles sei un pessimo bugiardo.”
Ed allora, come se gli costasse uno sforzo indicibile, Minniti si gira a fronteggiarmi, portando il suo viso ad un millimetro di distanza dal mio. Alcune parti di me ne risentono più di altre.
“D'accordo, hai ragione, ma mi stavo divertendo a guardarti mentre mi contemplavi.”
“Non ti stavo contemplando proprio per niente!”
“Allora come hai fatto a vedere che ero sveglio?” Touché.
“Cristo Santo, Harold, ti agitavi come se stessi avendo un incubo.”
Harry si china a lasciarmi un bacio sul collo che dura più del dovuto. Nelle mie condizioni serve solo a far aumentare il fuoco che sta nascendo dentro di me. “In realtà volevo solo far agitare te!”
Oh, cazzo! Harry si è reso conto di quello che... ehm, di quello che sta succedendo qui sotto?
Adesso sono più che mai deciso ad alzarmi e ad andarmene. Volevo che il nostro primo contatto più intimo fosse in un contesto un po' più romantico di così, ma se continuo a rimanere qui, non lo sarà di sicuro.
Gli lascio un bacio sul naso. “Senti, Harold, devo andare, ci sentiamo do...”
Ma Minniti è più veloce di me, di nuovo, e con un colpo di reni si sdraia sopra di me, mettendo le mani ai lati della mia testa.
Ecco, sono in trappola. Di nuovo.
“No, non ci sentiamo dopo, Louis. Ci sentiamo adesso. Voglio sentirti proprio bene.”
Harold mi bacia ma io lo stacco leggermente. “Senti, Haz, non credo che sia il caso. Non so dove queste coccole mattutine potrebbero portare.”
“Nemmeno io, Loulou! Perché non lo scopriamo insieme?”
“Non mi sembra il caso.”
Ma poi Harold fa salire una mano lungo la mia gamba, per fortuna ancora coperta dai pantaloni della tuta, ed io mi zittisco.
“Spiegami perché non è il caso, Lou.” Harry sta tracciando con le labbra il contorno del mio viso. “Per caso non ti piaccio abbastanza?”
Cosa cazzo sta dicendo? “Che cosa?!? Harry, no! Assolutamente no! Ma come ti ho già detto voglio andarci piano con te e... Harry, cosa cazzo stai facendo?”
Non faccio in tempo a finire che Harry mi ha tolto i pantaloni della tuta. Adesso siamo entrambi in boxer.
“Cristo Santo, Minniti, è impossibile ragionare con te!”
“Perché io non voglio ragionare Louis. Vorrei soltanto che tu chiudessi quella bella bocca che ti ritrovi e mi lasciassi fare quello che voglio.”
Con uno sguardo malizioso Harry si impossessa delle mie labbra e mi morde il labbro inferiore. Questo mi fa uscire il suo nome in un gemito incontrollato, e ben poco dignitoso.
Harry si stacca e mi guarda con occhi pieni di desiderio. “Scherzavo, non devi per forza stare zitto. Puoi gemere il mio nome ogni volta che vuoi. Mi piace molto quando lo fai.”
Prima che perda completamente la testa gli porto le mani sul petto. “Harry, non dovremmo farlo.”
Ma Harold è irremovibile, e comincia a baciarmi il petto, scendendo sempre più giù. Adesso è palese che sono eccitato, ed un po' mi vergogno a mostrarmi così a lui.
“Io credo proprio di sì, invece, Loulou.”
“Ma Harry...”
Quando Minniti rialza la testa, capisco che è infastidito. “Louis, sei davvero il massimo a rovinare l'atmosfera, lo sai?”
“Mi dispiace, è solo che non voglio rovinare tutto.”
Harry mi accarezza una guancia, ed arrossisce. “Senti, non voglio fare... non voglio fare tutto quello che pensi. Solo... lascia che ti faccia divertire un po', va bene?”
“Harry Styles, sai benissimo che non vorrei altro che questo, ma ti prego, ho bisogno di essere rassicurato. Dimmi che non cambierà niente fra di noi, dopo questo.”
“Cosa dovrebbe cambiare, Louis? Te lo prometto, non cambierà niente.”
“D'accordo!”
Harry mi guarda con occhi divertiti. “Sei convinto adesso?”
“Non proprio.”
“Non mi sembri nelle condizioni di fare troppo il prezioso.”
Lo guardo, confuso e sorpreso. “A cosa ti riferisci?”
Harry indica con la testa i miei problemini evidenti nella parte inferiore del corpo ed io sbuffo infastidito. “Sai che non è educato farmelo notare?”
Ma Harry non mi ascolta, perché in circa tre secondi mi ha già sfilato i boxer e li ha tirati dall'altra parte della stanza.
“Harold! Adesso per ritrovarli dovrò fare tutto il giro e tu potrai ammirare il mio bel sedere! E' per questo che lo hai fatto, vero?”
Harry mi guarda da sotto le lunghe sopracciglia, con uno sguardo furbo. “Sì, forse.”
Ma poi i suoi occhi si abbassano ed io mi sento scoperto e vulnerabile come non lo sono mai stato in vita mia.
“Sei bellissimo, Louis.”
Arrossisco come non credo sia mai arrossito nessuno, e giro lo sguardo. “Ma per favore!”
“Dico davvero, Louis. Sei la cosa più bella che abbia mai visto.”
Non ci credo nemmeno per un minuto, ma poi giro impercettibilmente la testa, e la convinzione e il desiderio nello sguardo di Minniti mi sciolgono come neve al sole. “No, sei tu.”
Harry, che si era chinato a baciarmi l'interno di una coscia, rialza la testa, sorpreso. “Cosa?”
“Sei tu. Tu sei la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia.”
Harry mi guarda con una dolcezza disarmante, e poi china la sua testa su di me, ma non fa quello che mi aspetterei, anzi. Harold mi lascia un bacio, proprio lì, dove lo voglio di più ed è così dolce che rischia di eccitarmi di più di quello che avrebbe potuto fare.
Lo guardo ad occhi spalancati. “Harry!”
Harold alza un secondo lo sguardo, e arrossisce. “Scusami, credo di essere un inguaribile romantico, anche in queste situazioni.”
Gli accarezzo una guancia. “No, Harry, Dio, sei... sei perfetto, ecco cosa sei. Il tuo essere dolce è una parte di te, e non la scambierei per nulla al mondo, Harold!”
Harry sembra ritrovare un po' della precedente malizia, e mi sorride. “E posso essere molte altre cose.”
“Tipo?”
Ma Minniti non mi risponde, e la sua bocca torna sulla mia coscia. Nell'arco di un secondo, però, con un movimento improvviso e totalmente inaspettato, la posa dove la voglio davvero, e questa volta non è una finta. Il contatto della sua bocca su di me mi fa perdere il controllo, e mi ritrovo a stringere un cuscino.
Dalla mia bocca escono gemiti che non riesco a fermare, e dopo poco, involontariamente, stringo i capelli di Harold.
La mia mano, senza volerlo, gli spinge la testa in basso, e devo costringermi a fermarmi.
Harold è... cazzo, se è bravo.
Provo a trattenermi, ma dopo poco il suo nome mi esce dalla bocca in urlo troppo a lungo soffocato.
Con un sospiro, giro la testa sul cuscino, e mi costringo a guardarlo davvero. E quella visione riesce quasi a mandarmi fuori di testa. La testa di Harold su di me, è... è semplicemente troppo.
“Cristo, tesoro, tu vuoi uccidermi.”
Come in risposta affermativa, Harold aumenta il ritmo, ed io alzo i fianchi verso di lui, per ricercare ulteriormente il piacere. Ma Harry mi posa un braccio sulla pancia, come a volermi fermare, per far durare il tutto più a lungo. Ma io non credo di esserne capace.
Quasi non riuscendo a parlare, gli sussurro: “Minniti, tu giochi sporco.”
Harry ride, senza staccarsi da me, e quella sensazione, la sua risata su di me, la vibrazione della sua bocca, il rumore che fa, mi portano completamente al limite, e stavolta neppure Harold può fermarmi. Con un ultimo movimento dei fianchi raggiungo il piacere, urlando il nome di Harry come una preghiera.
Harold non si stacca finché non si rende conto che mi sono calmato, e quando stacca le labbra da me vorrei baciarlo, ma lui è più veloce e si alza, andando solo lui sa dove.
Rimango basito, ma poi Harold torna con un asciugamano, e mi pulisce dalle ultime prove evidenti del misfatto che abbiamo messo in atto.
Quando toglie l'asciugamano e la sua mano mi sfiora involontariamente, tremo. Harry mi guarda, curioso.
“Scusami, sono ancora estremamente sensibile.”
Harry si china a baciarmi su una guancia. “Un po' mi fa piacere pensare che è grazie a me.”
Rieccolo, l'Harry timido e dolce.
“E' totalmente grazie a te, tesoro mio.”
“Felice di sentirlo! E sono anche felice di sapere che adesso i miei vicini sapranno sicuramente il mio nome!”
Harry mi fa l'occhiolino, ed io arrossisco. “Sì, ehm, ecco... Scusami riguardo a quello.”
“Non ti scusare mai più per quello.”
Harold si china, e mi bacia di nuovo, con passione. Se non si fermerà subito, credo che fra poco potrà succedere di nuovo quello che è appena finito. Mi stacco e faccio strusciare i nostri nasi.
“Sei la cosa migliore che potesse capitarmi, Harry Styles.”
Minniti mi accarezza una guancia. “Credo che sia il post-orgasmo a parlare, Louis.”
Lo guardo, e cerco di fargli capire solo con uno sguardo quanto è importante per me. “Come fai in fretta a liquidare i miei sentimenti. E no, ovvio che non è solo il post-orgasmo, stupido.” - Vedo Harold trattenere un sorrisino. - “Anche se un po' influisce.”
Harry stavolta sorride divertito. “Ah sì eh? Beh, ti farò pentire di averlo detto, Loulou.”
E con un movimento deciso fa incontrare le nostre labbra. Quando si piega su di me, sento che anche Harold mi vuole, ed in quel momento mi sento uno stronzo per non averci pensato prima.
Ricambio con più forza il bacio e alzo i fianchi per far incontrare le nostre parti più importanti. Harold geme, ed io mi alzo, così che si ritrovi a sedere sulle mie gambe.
Comincio a lasciargli dei baci lunghi e studiati sul collo, e porto l'altra mano sopra i suoi boxer.
Sì, avevo proprio ragione. Harold mi vuole, decisamente.
Quando parla la sua voce è roca e carica di desiderio. “Lou, cosa vuoi fare?”
Continuo ad accarezzarlo, quando gli rispondo. “Ricambio.”
Harry fa dei respiri lunghi e spezzati, prima di rispondere. “Sarebbe fantastico, se non fosse che fra esattamente trenta minuti devi essere al lavoro. E non hai mezzo vestito, se non il pigiama, quindi devi passare da Lottie.”
Guardo il telefono, con sconcerto. “Non può essere...”
“E invece è così, Louis.”
“Posso ritardare cinque minuti.”
“No, Loulou, non puoi.”
So cosa ci vuole per farlo stare zitto, quindi stringo un po' di più la presa della mia mano su di lui, e ricomincio a baciargli il collo. Harry sta per scoppiare, posso constatarlo con mano. Letteralmente.
Harold mi stringe i capelli con passione, ma poi mi sposta la mano da dove invece so che la vorrebbe. “Ero serio, Louis, non puoi. Farai molto tardi.”
Ha ragione, se arrivo tardi quella nevrotica del mio capo mi licenzia, ed io ho bisogno di questo lavoro.
Prendo la sua mano e gliela bacio. “Se pensi che ti lasci qui, così, ti sbagli.”
Faccio un cenno della mano, come a fargli capire a cosa mi riferisco.
Harry soffoca una risata. “Posso sopportarlo, Louis.”
Poi si abbassa e mi sussurra all'orecchio. “Posso finire da solo.”
“Questo dovrebbe in qualche modo convincermi ad andarmene? No, perché non ci stai riuscendo, Haz.”
E quello, bastardo e malizioso com'è, mi morde sul collo. “E puoi giurare che penserò a te.”
Sento una familiare sensazione di eccitazione che si sta facendo strada in me, e allora capisco che devo andarmene. “Cazzo, Harry, vuoi proprio farmi impazzire.”
Harry si siede con le spalle appoggiate alla tastiera del letto. “Beh, sì, forse... Ma ora vattene, o farai davvero tardi.”
Mi alzo dal letto, e comincio a girare per la stanza, nudo come un verme. Io lo ammazzo quell'Harry Styles. “Certo, se riuscissi a trovare i miei boxer prima.”
Harry soffoca una risata, ed io li intravedo dietro l'armadio. Mi chino per raccoglierli e per tutto il tempo sento lo sguardo di Harold su di me. Me li rimetto con calma. “Ti stai godendo lo spettacolo, Minniti?”
Harry si sta mordendo un labbro, ed io mi rivesto il più in fretta possibile. “Forse.”
“Forse sei uno stronzo, Harold, ecco cosa sei. Ora vado, ci sentiamo più tardi, va bene?”
“Ok.”
Mi chino per lasciargli un bacio sulle labbra. “Beh, grazie per l'ospitalità e per... beh, quello.
Non ci credo! L'ho veramente ringraziato per il servizietto che mi ha fatto? Mi sono fuso il cervello?
Ma Harry scoppia a ridere, e poi mi ritira vicino e lui, per baciarmi. Quel ragazzo ha una resistenza pazzesca.
Con le labbra ancora praticamente attaccate alle mie, mi sussurra: “Penserò a te per tutta la mattina, Loulou!”
Cristo Santo! “Ok, adesso me ne vado davvero, tesoro.”
“A dopo, Lou.”
Esco dalla sua camera, e mi fermo un attimo nell'ingresso per cercare le chiavi. Poi però dall'altra stanza sento uscire il mio nome, come in un gemito, e quando mi rendo conto di quello che sta facendo Harold mi costringo ad uscire di casa senza guardarmi indietro.
Cazzo, Harry Styles, ti piace proprio giocare sporco eh?

 

 


 

Harry's Pov.

 

Dovevo incontrarmi con Ems un quarto d'ora fa, ma la mia amica non è ancora arrivata. Ci siamo dati appuntamenti all'unico Starbucks della città, perché Emma lo adora, specialmente in inverno, e chi sono io per negarle un Frappuccino al caramello?
Solo che Emma non è ancora arrivata, quindi ordino sia per me che per lei. Mangiucchio un po' del muffin al cioccolato che so che dovremmo dividere, ma sto quasi cominciando a preoccuparmi, quando la vedo entrare nel locale con un cappotto marrone lungo fino ai piedi, i capelli scompigliati dal vento, e le guance arrossate dal freddo.
Appena arriva al tavolo mi si siede accanto e si stringe al mio braccio. “Oh, Harry, sei caldo!”
Nascondo una risata e mi chino a stropicciarle le guance. “Eri ad amoreggiare con Zayn?”
Ems alza gli occhi al cielo. “Magari! Ero a seguire una noiosissima lezione di diritto privato. E poi ho dovuto attraversare l'Antartide, perché credimi, fuori è l'Antartide, solo per vederti.”
Si sporge per lasciarmi un bacio sulla guancia, e poi mi guarda, insospettita. “Sei troppo calmo.”
“Cosa intendi per troppo calmo?”
“Intendo che di solito, se ritardo anche solo di cinque minuti, ti arrabbi.”
“Non è vero, Ems.”
“Oh, certo che è vero, Haz. C'è qualcosa che non quadra.”
Alzo gli occhi al cielo, e bevo un po' del mio cappuccino. “Quando lo capisci informami.”
Emma strabuzza gli occhi, come se avesse avuto una rivelazione, e poi mi tira una gomitata. Non me lo aspettavo, quindi perdo leggermente l'equilibrio, e il cappuccino mi si riversa un po' sul tavolino.
“Ems! Ehi!”
“Haz, sei uno stronzo, perché non me lo hai detto?”
Ora sono confuso. “Perché non ti ho detto cosa?”
A voce un po' troppo alta, Emma mi risponde: “Che hai fatto sesso con Louis, strambo!”
Sto per strozzarmi con la mia stessa saliva, e le metto una mano sulla bocca. Due ragazzi al tavolo dietro di noi si sono girati a guardarci.
“Cavolo, Ems, puoi abbassare la voce?”
Emma brontola qualcosa che non capisco, perché ho sempre la mano sulla sua bocca. Colgo parole a caso come “togli”, “mano” e “bocca.”
“Se la tolgo mi prometti di non urlare?”
Emma annuisce.
“Sicura?”
Alza gli occhi al cielo, e so che se non la smetto mi beccherò un morso, quindi tolgo la mia mano.
Questa volta Emma sussurra, in modo concitato, come se fosse un affare di stato. “Allora, avete, sì insomma... ci avete dato dentro?”
Rispondendole nel solito modo concitato, per prenderla in giro, le dico: “No, Ems, non proprio.”
All'inizio non capisce, ma poi la consapevolezza si fa strada sul suo volto.
“Oddio! Vi siete dati da fare con i preliminari?”
Cerco di non guardarla in viso, quando le rispondo. “Vuoi troppi particolari, Ems.”
Ma Emma vuole sapere di più. “Bocca o mano, Haz?”
Il cappuccino, che non è destino che beva, mi si ferma in gola, e comincio a tossire. “Vuoi decisamente troppi particolari, Emma!”
“Eddai, Haz, cosa vuoi che sia? Sai che puoi dirmi tutto!”
“Sì, ma ci sono certe cose che non posso condividere nemmeno con te.”
Emma mette il broncio. “Pensavo che la nostra amicizia valesse molto più di così, Harry!”
“Il broncio con me non attacca! E non chiamarmi con il mio nome intero, Emma Charlotte.”
So che odia essere chiamata con il suo secondo nome, per questo lo faccio.
“Sei uno stronzo, Harry!”
“Eddai, Ems! Come ti sentiresti se ti chiedessi se con Zayn hai usato bocca o mano?”
Emma è decisa, quando mi risponde. “Non avrei problemi a dirtelo. Cosa credi, che tu e Louis abbiate inaugurato quel letto? Pivelli! Io e Zayn in quel letto abbiamo...”
Non la faccio finire, e quasi urlando, mi prendo la testa fra le mani, scuotendola furiosamente. “Emma, cazzo! Non lo voglio sapere veramente!”
La mia amica si mette a ridere, ignara che sto per sentirmi male. Il muffin mezzo mangiucchiato che giace dimenticato sul tavolino all'improvviso non mi sembra più una buona idea.
“Haz, quando la smetterai di comportarti come se fossi mio fratello?”
Mi giro e le prendo il viso freddo fra le mani. “Mai! Per questo non voglio sapere quello che fai sotto le coperte.”
Emma trattiene una risata, poi mi prende una mano e la stringe fra le sue. “Puoi anche chiamarlo col suo vero nome, Haz: sesso. Io e Zayn facciamo sesso.”
Quel sentimento di nausea si impossessa di nuovo di me, e stacco la mano dalle sue. “Sei veramente cattiva con me, Ems. Lo capisci che mi sta tornando su la cena di Natale dell'anno scorso?”
Emma si avvicina, e mi lascia un bacino sulla guancia. “Hai ragione, scusa Haz.”
La guardo di sottecchi. “Adesso è tardi per comprarmi con le coccole.”
“Harry, lo sai che ti compro sempre con le coccole, anche se dici che non sono in grado di farlo e...”
Ma poi Emma si interrompe all'improvviso ed io alzo gli occhi per guardarla. Il suo sguardo è fisso sulla porta, e questa volta penso che sia lei quella che sta per sentirsi male.
Preoccupato, la prendo per un braccio. “Ems, cosa succede?”
Ma poi seguo il suo sguardo, e il mio stomaco si contorce. Matty sta entrando nel locale, con gli occhiali da sole sulla testa, i soliti jeans strappati, ed un maglioncino nero che gli calza a pennello.
Emma prende la mia mano, ancora intenta a stringerle il braccio forse con un po' troppa forza. “Haz, se vuoi ce ne andiamo...”
Ma Matty è più veloce, e mi vede. Quando i suoi occhi incontrano i miei sobbalza. Ormai non c'è via d'uscita. Alzo una mano nella sua direzione, e lui ricambia imbarazzato, non sapendo se venirci a salutare o no.
Per un momento penso e spero che ci ignorerà, ma poi il mio ex si avvicina a noi, ed io devo usare tutta la mia forza di volontà per non nascondere il viso nella spalla di Ems e pregare che se ne vada.
“Ehi, ciao Harry! Ciao, Emma!”
Sono passate quasi due settimane dall'ultima volta che ho visto Matty, e la vista del mio ex-ragazzo mi fa più male di quello che mi piacerebbe ammettere. Va bene, adesso io e Louis ci vediamo, ed io non penso a nessun altro che non sia lui, lo giuro, ma rivedere la persona con cui hai passato tre anni della tua vita, e che hai amato con tutto il cuore, fa comunque male.
Con molto imbarazzo Matty scambia due baci sulle guance con la mia amica, e poi arriva a me. C'è un momento imbarazzante in cui non sappiamo cosa fare, ma poi Matty mi abbraccia, e io ricambio. E' un abbraccio troppo lungo e decisamente imbarazzante, per due persone che si sono lasciate da poco, e che si sono amate così tanto.
Quando ci stacchiamo Matty rimane in piedi, indeciso su cosa dirci, ed io gli faccio segno di sedersi con noi. D'accordo, ci siamo lasciati, ma io non sono, e non sarò mai, una persona maleducata. Emma mi prende la mano, come a farmi forza, e Matty, dopo un momento di confusione, si siede.
“Scusate, ragazzi, non volevo interrompervi.”
E' Emma a rispondere. “Tranquillo, Matt, non ci hai disturbato affatto. Come va?”
“Tutto bene, grazie mille, Emmina, e tu?”
Ma Matty è agitato, lo vedo da come si muove, da come si tocca i capelli, perfino da come respira. Dio, lo conosco così bene.
Non ce la faccio a vederlo così per un minuto di più, e quindi glielo chiedo: “Matty, cosa c'è che non va?”
Sta male, lo vedo dalla sua faccia, e mi ricorda una di quelle innumerevoli volte in cui è tornato a casa con una sbronza, e a me è toccato accudirlo mentre non si sentiva bene.
“Io? No, niente, Haz.”
Alzo gli occhi al cielo, e lo guardo, cercando di farmi strada sotto quei lunghi capelli. Quando gli parlo, provo a essere dolce. “Non me la dai a bere, uragano.”
Matty si riprende, forse un po' rinvigorito dal fatto che l'ho chiamato col suo vecchio soprannome. E' stato solo un riflesso, ma non me ne sono pentito. Alla fine gli voglio ancora bene, e le abitudini che erano nostre rimarranno nostre per sempre.
Matty guarda brevemente Emma, prima di rispondermi. “Io... Senti, Haz, non sapevo che tu fossi qui, ma già che ci siamo devo parlarti di una cosa.”
Mi preoccupo, ma penso che riguardi qualche questione burocratica. “Ci sono dei problemi con la vecchia casa? Ho lasciato qualcosa? Io...”
Ma Matt mi interrompe, con dolcezza. “Credo che dovremmo parlarne in privato, Haz.”
Emma fa per alzarsi. “Avete ragione, ragazzi, scusate, vado.”
Ma io la riprendo per la manica del giacchetto. “Qualsiasi cosa devi dirmi, puoi dirmela anche davanti ad Ems.”
Emma sorride, sorpresa, e si rimette a sedere.
Matty scuote la testa, e cerca le parole giuste. “Ok, senti Haz, so che ti stai vedendo con una persona.”
Stringo la tazza di cappuccino che ho davanti, come a darmi forza. “Anche se fosse non sono affari tuoi.”
“Hai ragione, se non che ciò mi ricorda quanto poco ci hai messo a sostituirmi. Ma non è per questo che voglio parlarti.”
Ho la decenza di restarmene in silenzio, perché so che ha ragione. Delle lacrime mi si formano ai lati degli occhi, ma cerco di trattenerle.
“Allora cosa vuoi dirmi, Matt?”
“Il ragazzo che stai vedendo, Louis Tomlinson, beh... Non credo sia il ragazzo giusto per te, Harry. Non sono affari miei ma...”
“Hai detto bene, Matt. Non sono assolutamente affari tuoi.”
Matt sembra rassegnato, ed un po' mi dispiace, anche se mi sta facendo incazzare. “Haz, ti prego, dammi retta: quel ragazzo ed io abbiamo conoscenze in comune, e credimi non è una brava persona.”
Questa volta è Emma a rispondergli, abbastanza infastidita. “Anche io lo conosco, Matthew, e ti posso assicurare che Louis è una persona fantastica. Non sempre quello che si dice in giro è vero.”
Matty risponde guardandomi dritto negli occhi. “Sai che aveva una ragazza fissa, l'anno scorso?”
“Sì, lo so. Io e Louis parliamo, Matty.”
Se il mio ex è sorpreso dal fatto che Louis me lo ha detto, non lo dà a notare. “E ti ha anche detto perché si sono lasciati?”
“Sì. Avevano idee di futuro diverse.”
Matty sorride, quasi come se fosse divertito. “Ah, ora si dice così? Perché a me risulta che Louis le abbia messo le corna, e poi la abbia mollata con una telefonata di trenta secondi in cui le diceva che lui poteva avere molto più di una come lei.”
Mi si ferma momentaneamente il cuore, ed Emma sembra notarlo. “Quali prove hai?”
Ma prima che Matty possa rispondere, gli dico: “Senti, non mi interessa neppure. Queste sono cose di cui discuterò con il mio ragazzo in sede privata. Grazie dell'informazione, ma non mi sono mai piaciute le persone che cercano di seminare zizzania. Alla prossima, Matt.”
Matty rimane a bocca aperta, mentre prendo il giacchetto e esco dal locale.
Emma mi segue, ed io, appena fuori, mi fermo in mezzo alla strada.
Non so più a chi credere, e sono deluso. Deluso da me stesso per aver creduto alle parole di Louis senza conoscerlo così bene, per aver mollato Matty per una persona che non mi dice la verità, deluso da Matty per essere diventato una persona che porta rancore e che vuole fare di tutto per rovinare la mia felicità, dopo tre anni in cui proclamava che la mia felicità era l'unica cosa ad importargli, e deluso da Louis, per avermi potenzialmente mentito.
Sento una mano che mi accarezza un braccio, con delicatezza. “Haz, stai bene?”
Intreccio le mie dita a quelle di Ems, e faccio un respiro profondo. “Non proprio.”
Emma mi guarda stupito. “Non puoi credere davvero alle parole di quello.
Il modo in cui lo dice, quasi con disprezzo, mi fa innervosire, perché comunque quello è stato il mio ragazzo per tre anni, e la persona che amavo più di ogni altro. E a cui continuerò a voler bene per tutta la vita. Ed Emma dovrebbe saperlo.
Quando gli rispondo, sono un po' brusco. “Guarda caso, quello è una persona di cui mi fido infinitamente, Emma.”
Emma incrocia le braccia al petto, risentita dal mio tono. “D'accordo! Quindi adesso cosa vuoi fare?”
“Vado in biblioteca. Devo parlare con Louis. Adesso.”
E appena lo dico capisco che è vero: è l'unica cosa che voglio e devo fare.
La mia amica alza le braccia al cielo. “Cavolo, Haz, no! Non puoi costringerlo a dirti qualcosa che magari non vuole raccontarti. Dagli tempo!”
Non posso credere a quello che Emma mi ha appena detto. “Ems, mi ha mentito!”
“Magari aveva le sue buone ragioni!”
“Chi mente non ha mai delle buone ragioni, Emma.”
“Oh, ma per favore, Harry, smettila di fare il moralista!”
Quest'ultima frase mi ferisce oltre misura, anche se cerco di non farlo notare. “Senti, Emma, ma tu da che parte stai?”
La mia migliore amica mi guarda con stupore. “Dalla tua, Haz! Sempre dalla tua! Come fai anche solo a metterlo in dubbio?”
Le rispondo quasi urlando. “A me non sembra proprio che tu sia dalla mia parte.”
Emma mi squadra, rossa dalla rabbia. “Questo non dovevi dirlo, Harry Styles. Sai che c'è? Io sto solo cercando di darti dei consigli, e tu mi tratti come se non te ne importasse niente. Vaffanculo, Harry!”
Io e Emma abbiamo litigato in passato, certo, ma non siamo mai arrivati ad offenderci seriamente. Questa è la prima volta, e le sue parole mi feriscono oltremodo.
Intenzionato a farla soffrire tanto quanto lei ha fatto soffrire me, le dico: “Io andrò anche a quel paese, Emma, ma perché tu non vai dal tuo nuovo migliore amico Louis, visto che adesso ti importa solo di lui?”
Emma mi guarda come se non mi conoscesse nemmeno, e poi in un impeto di rabbia, mi tira un pugno sul petto. “Sei uno stronzo, Harry, ecco cosa sei!”
Poi, con gli occhi pieni di lacrime, si gira e se ne va verso la sua macchina, senza mai voltarsi a guardarmi.
Sento a mia volta i miei occhi riempirsi di lacrime, ma decido che devo affrontare un problema alla volta. Mi dirigo a mia volta alla mia macchina, e poi guido fino alla biblioteca.

 

 

 

 

Louis' Pov

 

Sono al bancone all'ingresso, e sto catalogando vari libri al computer, quando vedo Harry entrare nella biblioteca come una furia, con gli occhi lucidi. Fermo Jennifer, una mia collega, e dico: “Anticipo la pausa di venti minuti. Le recupero più tardi. Coprimi con il capo, d'accordo?”
Poi mi avvio verso Harry, e appena sono davanti a lui gli metto le mani sul petto. “Harry, tesoro, cosa è successo?”
Ma lui si scansa da me. “Non toccarmi! Dobbiamo parlare.”
Se qualcuno mi avesse marchiato col fuoco, probabilmente avrebbe fatto meno male.
Apro la porta e gli faccio cenno di uscire. “Usciamo da qui.”
Fuori, nel parcheggio, Harry si appoggia ad un lampione, ed io mi metto davanti a lui, a debita distanza. “Mi spieghi cosa cazzo sta succedendo? Mi sembrava che fino a questa mattina andasse tutto bene. Anzi, molto più che bene.”
Harry non mi guarda negli occhi, e questo mi dà fastidio. “Oh, lo pensavo anche io, prima di scoprire che sei un bugiardo schifoso!”
Fermi tutti. Cosa?!?
“Harry, ma di cosa stiamo parlando?”
Lui mi risponde con un'altra domanda. “Perché ti sei lasciato con Eleanor, Louis? Il motivo vero, niente cazzate.”
Questa risposta mi colpisce come un pugno in pieno petto. Faccio un respiro profondo, e incontro il suo sguardo. “Quanto sai di questa storia?”
“Abbastanza. Molto carino da parte tua metterle le corna e poi dirle che non era abbastanza per te. Con una telefonata di trenta secondi, per di più.”
Ok, adesso sono stupito! “Harry, aspetta... cosa?!?”
“Non fare il finto tonto. Ho delle buone fonti!”
La rabbia si impadronisce di me, e devo fare un lungo respiro, prima di prendere la parola. “No, Harry, hai delle fonti di merda. E' vero, io e Eleanor ci siamo lasciati per un tradimento, ma di certo non è stato il mio.”
Harry sembra sempre incazzato con me, ma qualcosa deve aver sfondato la sua armatura, perché la sua espressione dura vacilla.
“Aspetta. E' lei ad aver messo le corna a te?”
Il ricordo è ancora doloroso, più per l'imbarazzo che per l'interesse che avevo verso di lei. “Cazzo, Harry, ho scoperto che mi tradiva con il suo migliore amico, con cui sta tuttora! Sì, so che diceva in giro che ero stato io a tradirla, probabilmente per non fare la figura della stronza, ma non ci ho mai dato troppo peso. Diciamo che a me andava più che bene non fare la figura del cornuto. Forse ho sbagliato a lasciarlo credere a tutti, ma così stanno le cose.”
Harry sembra ancora più confuso di prima. “Ma la telefonata?”
“Sì, è vero, l'ho lasciata in trenta secondi, perché ero incazzato! E le ho detto che meritavo di più di lei, perché, beh... Perché era vero, cazzo!”
Minniti adesso sembra pentito, e si sta nascondendo il viso nelle mani. “Cazzo, Louis, mi dispiace così tanto. Dovevo sapere dal primo momento che Matty mi aveva detto una cavolata, ma...”
Non lo faccio finire. “Aspetta! Il tuo ex ragazzo ti ha detto questo?”
Una rabbia cieca si impossessa di me, e devo cercare di mantenere la calma.
Harry capisce di aver fatto un passo falso, e mi guarda quasi con una supplica muta. “Sì, l'ho incontrato per caso al bar, e mi ha detto questo. Ero con Emma, te lo può confermare. L'ho incontrato per caso, Lou.”
“Ti credo, Harry. Mi fido di te.”
Haz mi prende le mani e se le porta alle labbra. Dopo averci lasciato un bacio, mi dice: “Lou, non dovevo credergli. Mi fido veramente di te. Mi perdoni?”
So che dovrei essere più offeso di così, ma la preghiera silenziosa negli occhi di Harry mi scioglie come neve al sole. “Ma certo che ti perdono, tesoro. Solo che se succede di nuovo una cosa del genere vieni subito da me, d'accordo?”
“Sono venuto subito da te, Loulou.”
Lo stringo fra le mie braccia, e lui affonda la testa nella mia spalla. Gli accarezzo i capelli. “Hai fatto benissimo!”
Stringendomi più forte, Harry esala un respiro troppo a lungo contenuto. “Dio, perdonami, sono un coglione!”
Lo bacio sulla fronte. “Haz, smettila di scusarti. E smettila di piangere.”
Harry si asciuga velocemente una lacrima. “Non piango solo per te. Ho trattato male, Emma. E lei mi ha mandato a quel paese. Sono stato uno stronzo con lei, Lou. Non vorrà più vedermi.”
Gli metto le mani sulle guance, per asciugargli le lacrime. “Ma per favore! Voi due non resisterete neppure un giorno l'uno lontano dall'altro.”
Harry soffoca un singhiozzo. “Le ho detto delle cose orribili, Loulou.”
Lo riporto fra le mie braccia, e lo stringo forte, sperando segretamente di avere la possibilità di proteggerlo da qualsiasi cosa. “Ci parlo io con la bambolina, Haz!”
Harry ride, e poi mi lascia un bacio sulle labbra. “Sono così fortunato ad averti incontrato, Louis Tomlinson.”
E c'è qualcosa nel modo in cui lo dice, forse la naturalezza, come se fosse la cosa più vera di questo mondo, che rischia di portare anche me alle lacrime. Ed io non piango. Mai.
Nascondo il viso nel suo petto, per non far vedere la mia debolezza. “No, Harry, il piacere è tutto mio.”

 

 

 

Appena stacco il turno telefono a Zayn. Il mio amico mi risponde dopo uno squillo.
“Ciao Lou! Senti, puoi dire al tuo ragazzo che passi da casa nostra stasera? Emma piange da mezza giornata, ormai, e non ce la faccio più a vederla così. Quei due devono chiarire.”
“Harry non sta tanto meglio. Ma stasera non posso portarlo lì. Stasera mi servi tu, Zayn.”
Il mio amico mi risponde, sorpreso. “E per che cosa? Non posso lasciare Emma in queste condizioni, stasera.”
Sospiro, infastidito. “Puoi passarmi la bambolina?”
“Cosa vuoi da lei, Louis?”
“Per favore, non la mangio, Zayn. Due minuti.”
“E va bene.”
Una vocina triste mi saluta, dall'altra parte del telefono. “Ehi, Lou, ciao!”
“Senti, bambolina, Minniti è disperato quanto te, d'accordo? Probabilmente domani mattina verrà davanti a casa tua e ti canterà una canzone d'amore. I miei poteri psichici presumono che sarà Wonderwall degli Oasis. Voi due farete pace, vi sbaciucchierete per un po' dicendovi quanto non potreste sopravvivere l'uno senza l'altra, e saremo tutti di nuovo felici. Ora, puoi lasciarmi il mio migliore amico per una serata, grazie?”
Emma mi risponde divertita: “Oh, ma certo che te lo lascio, Louis. E' che Zayn è un po' troppo protettivo nei miei confronti. E non fargli conoscere ragazze.”
“Uomini vanno bene?”
Emma soffoca una risata. “Smettila, Louis. No, neppure quelli. Aspetta la tua dolce metà ti rivuole, te lo passo. Passate una buona serata, Lou.”
“Pure tu, bambolina!”
E un secondo dopo, è di nuovo Zayn a parlarmi. “Allora, Lou, cosa ti ha detto la mia ragazza?”
“Che posso portarti a conoscere pollastre per tutta la notte.”
“Non è vero, non ti ha detto questo.”
“No, è vero, ma tu mi servi sul serio. Ehi, Zayn, perché io e te non ci diciamo mai delle cose diabetiche come Emma e Harry? Dovremmo cominciare. Non posso stare senza di te, Zay! Ti prego, accompagnami stasera. Sei la mia gioia, Zayn Malik!”
Zayn ride, divertito. “Se ti dico che ci sto chiudi la bocca?”
“Te lo giuro!”
“Allora considerami già lì!”
“Perfetto, ti passo a prendere fra un quarto d'ora.”
“Ehi, aspetta, Lou... Non mi hai detto dove si va.”
“Oh, stasera io e te andiamo ad un concerto rock, Zayn!”

 

 

 

“Ripetimi cosa ci facciamo fuori al freddo, con delle ragazzine di tredici anni, ad aspettare un fottuto cantante di una fottutissima band, Lou.”
“Ti ripeto che voglio solo parlare con l'ex ragazzo di Harry, niente di più. Per caso ho letto su Internet che il suo gruppo suonava qui stasera. E questa è l'unica uscita del locale.”
Zayn alza gli occhi al cielo, e si soffia sulle mani, per scaldarle. In effetti si congela stasera, cazzo. “Se Emma sa che sono qui, mi ammazza.”
“E tu non dirglielo.”
“Mi stai chiedendo di dire delle bugie alla mia ragazza, Lou?”
“E' esattamente quello che ti sto chiedendo, Malik.”
“E Harry? Non stai da lui questa settimana? Non ti aspettava per cena?”
“Gli ho detto che ceno da mia sorella, e che torno tardi.”
Zayn mi tira una gomitata nelle costole, forte. “Sei uno stronzo, Louis. E ti prego, non fare cazzate con Matty!”
“Tranquillo, Zayn, ma quello non si doveva permettere di parlare così di me a Harry.”
“Hai ragione, ma alla fine sono stati insieme per molto tempo.”
“Ma ora ci sto io con lui, Zayn!”
Zayn mi stringe un braccio, e poi posa la sua testa sulla mia spalla. Lo guardo con occhi spalancati. “Ehi, bello, cosa fai?”
“Scusami, stavo morendo di freddo.”
Sorrido, divertito, e poso la mia testa su quella di Zayn. Per il mio amico è un gesto innocente, invece io so che tutte le ragazze intorno a noi lo prenderanno per gay, e la cosa mi diverte.
“Va bene, non mi farò domande ed accetterò questo tuo momento in cui la tua omosessualità latente si mostra.”
Zayn ride contro la mia spalla. “Se fossi gay ti farei di brutto, Louis.”
“Hai bevuto per caso?”
“No, ti faccio solo sapere quello che vuoi sentirti dire da cinque anni.”
“Grazie, bello, ma arrivi in ritardo. Ormai mi interessa di una persona e basta.”
Zayn mi guarda con tanto d'occhi. “Aspetta. Ti sei fatto Harry?”
“No.” - Ma non riesco a trattenere un sorriso. - “Ma diciamo che Minniti ci sa fare con la boc...”
Ma prima che possa finire, vedo Matty uscire dal locale. Accanto a me c'è soltanto un gruppetto di ragazze locali. Probabilmente le uniche a conoscere questo gruppo di merda.
Matty e gli altri si fermano a parlare con queste ragazzine, e poi lui mi vede. Ovviamente non sa chi sono, quindi sono io a chiamarlo.
“Ehi, tu sei Matty vero?”
Lui arriva verso di me, sorridente. “Sì, in persona. Eravate al concerto, ragazzi?”
Zayn, che si è scostato da me, mi lancia uno sguardo di ammonizione.
“Io sono Louis Tomlinson.” Prima che l'informazione possa raggiungere il cervello di Matty, gli tiro un pugno in pieno viso, che, prendendolo alla sprovvista, gli fa anche più male del dovuto. “E non osare mai più raccontare cazzate su di me al mio ragazzo.”
Zayn mi guarda sconvolto. Prima che quello si alzi prendo il mio amico per un braccio e gli faccio cenno di andarcene.
Ma Matty è più veloce di me, e prima che possa girarmi mi assesta un pugno nello stomaco.
Provo a rifilargliene un altro a mia volta, ma le nocche di Matty mi spaccano un labbro, ed io cado in terra. L'ultima cosa che vedo prima di svenire è la faccia preoccupata di Zayn che mi chiede se sto bene.



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Rieccoci qui :).
Grazie mille per seguire questa storia e per essere arrivati fino a questo punto :).
Come forse avrete notato, non ho cambiato il rating, perché non avendo scritto nulla di dettagliato o scabroso non mi sembrava il caso.
Voglio dedicare questo capitolo a Martina, Lucrezia, e soprattutto a Marianna per avermi sopportato, supportato e aver revisionato alcune scene. Siete fantastiche! :).
Grazie anche a tutti voi che mi seguite, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e spero di non aver fatto pasticci. E' la mia prima volta con una scena un pò, ehm... hot (?).
E niente, se avete voglia fatemi sapere qualcosa perché a me fa sempre tanto piacere!
Un bacione, e alla prossima,
S. <3.


P.s: Il prossimo capitolo potrebbe venire pubblicato fra due settimane, poiché potrei andar via alcuni giorni di questa settimana, e non avere quindi il tempo per scriverlo. Mi dispiace :'(.

 

 






 

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Capitolo 10
*** 9. Hai mai...? ***




  




9. Hai mai...?


 
You know Monsieur Marius,
I think I was a little bit in love with you.
- Les Misérables by Victor Hugo.


 



Louis' Pov

 

Sento la testa estremamente pesante, e quando trovo la forza di riaprire gli occhi a lungo tenuti chiusi, mi rendo conto di essere steso sul retro della mia macchina. Non che riesca veramente a metterla a fuoco, ma riconosco l'odore familiare delle sigarette e della colonia che ci spruzzo ogni tanto, così da poter nascondere eventuali cattivi odori.
Solo che adesso, visto che ho un po' di nausea, li sento tutti.
Il profumo di Hugo Boss si mischia con l'odore di una bustina di ketchup del McDonald's aperta, che cola sul pavimento da non so quanto tempo.
Dovrei davvero pulire la macchina!
Questo misto di odori mi provoca un conato di vomito ed è in quel momento che sento una mano sostenermi la testa, e poi posarmela dolcemente sulle sue gambe. Per un secondo penso che sia Harry, ma poi capisco che non sarebbe così gentile con me se sapesse che ho appena preso a botte il suo ex. O farei meglio a dire che il suo ex ha appena preso a botte me.
Cazzo, quello sembra una mezza sega, ma sa picchiare sul serio!
Una mano mi accarezza i capelli.
“Ehi, Lou, tutto bene? Quel tipo te le ha suonate proprio per bene!”
In quel momento mi rendo conto che a parlarmi, e a sostenermi, è Zayn.
Provo a rimettermi a sedere, ma è difficile, visto che mi fa male tutto.
“Io direi che sono io ad averle suonate a lui.
Zayn mi guarda scettico, ma non ribatte, forse perché non vuole cominciare una discussione con me mentre non sono nemmeno in grado di stare seduto.
“Come ti senti?”
Giro la testa sulle gambe di Zayn, ancora scosso, e il mio viso si va posare vicino ad un punto molto preciso del suo corpo.
“Potrei sentirmi meglio se potessi farti un servizietto.”
Ok, sto esagerando, e forse sono un masochista che ricerca solo un altro pugno, ma non mi sono potuto trattenere.
Come mi aspettavo, Zayn si incazza. Mi tira una botta sulla testa e mi alza a sedere. Allora forse ce la faccio a stare seduto.
“Il fatto che tu sia in grado di fare ancora il coglione mi fa capire che quello avrebbe dovuto picchiarti più forte.”
Mi massaggio il viso, che mi fa ancora molto male, e mi giro verso il mio amico.
“Cristo, Zayn, tu sì che sai come rovinare un momento di amicizia profondo. Ti stavi quasi preoccupando per me, sono colpito.”
“Il momento l'hai rovinato tu quando mi hai chiesto se potevi prendermelo in bocca. Ed ora allacciati le cinture, e mettiti sul posto del passeggero, perché ti riporto a casa del tuo ragazzo.”
“Ehi, bello, non ti farò guidare la mia macchina!”
“O la smetti o ti lascio qui, Louis.”
“Non hai le chiavi.”
Zayn fa un sorrisetto furbo e poi me le fa tintinnare davanti.
“E quelle dove le hai prese? Le avevo nella tasca posteriore dei pantaloni! Malik, mi hai appena tastato il culo?”
Zayn fa finta di rabbrividire e si copre la faccia con le mani. “Non è stato per niente piacevole!”
“Cazzate, tutti amano il mio culo!”
Zayn apre la portiera, si mette sul sedile anteriore, e mette in moto. “Andiamo, Tommo, ti riporto da Harry.”
Mi siedo accanto a lui, ma la sua ultima frase non mi piace. “Riportami da Lottie, per favore.”
Zayn stringe le nocche sul volante. “Non ci pensare nemmeno.”
“Perché ti stai opponendo, Zayn? Dovresti essere amico mio.”
“Mi sto opponendo perché uno, devi fronteggiarlo prima o poi, lo dico per te. E due, perché voglio farti notare che sono senza macchina, ergo, devo farmi venire a prendere da Emma. Se ti lasciassi da Lottie si farebbe molte domande, e anche se sono sicuro che al momento ucciderebbe Harry, non sono molto sicuro che voglia che voi due non vi vediate. In ogni caso ci vado di mezzo anche io.”
“Perché non facciamo che ti lascio a casa e poi decido io dove andarmene?”
“Non ci pensare nemmeno. Non ti lascerò trattare male quel ragazzo, Louis.”
“Non lo tratto male. Tecnicamente lo evito.”
Zayn alza gli occhi al cielo, e poi, inaspettatamente, tira un pugno al volante. Io sobbalzo, sorpreso.
“Cosa ti prende?!?”
“Louis, per una buona volta, smettila di fare il coglione! Quello che hai appena fatto a Matty, seppur sbagliato per mille motivi diversi, mi fa capire che a quel ragazzo ci tieni davvero. Non buttare tutto via adesso. Dammi retta, per una cazzo di volta nella tua vita!”
Zayn non mi ha mai parlato così da quando ci conosciamo, e questo mi sprona, probabilmente, a fare la cosa giusta.
“D'accordo, vado da Harry, te lo giuro, ma prima passiamo da casa tua, e ti scendo lì.”
Zayn sembra considerare l'opzione ma è sempre scettico. “Chi mi assicura che ci vai veramente?”
Alzo le braccia al cielo, ormai esasperato. “Zayn ho un labbro spaccato, lividi sparsi più o meno in tutta la faccia, e un dolore assurdo allo stomaco. Ti giuro che torno a casa!”
Zayn non sembra ancora convinto, ma poi si avvia in direzione di casa sua. “Promettimi che mi mandi una tua foto davanti a casa di Harry!”
Sono indeciso se scoppiare a ridere o tirargli l'ultimo pugno della serata. “Col cazzo che mi faccio un selfie, Zayn Malik!”
Zayn ormai si è rassegnato. “Almeno mandami un messaggio, va bene?”
“Ci sto!”
Ormai siamo davanti a casa sua, e prima di scendere Zayn si volta e mi dà una pacca leggera sulla spalla. Io mi sporgo e lo abbraccio.
Il mio amico rimane stupito per un attimo ma poi mi circonda con le braccia.
“Grazie per stasera, Zayn!”
“Non che abbia avuto molta scelta, ma devo dire che sei stato fortunato ad avermi con te, Lou.”
Non mi sfugge il suo tono di rimprovero, e non posso fare a meno di dargli ragione.
Sospiro contro la sua spalla. “Lo so. Zayn, posso dirti una cosa?”
Zayn si scosta leggermente da me, e mi guarda da sotto un ciuffo di capelli che gli è cascato sugli occhi. “Se stai per dirmi che mi vuoi bene non ci provare nemmeno e stattene in silenzio, d'accordo Tommo? Siamo uomini grandi e vaccinati.”
Non dico una sola parola. Zayn ride, ed esce dalla macchina.
Poco prima di entrare in casa, si gira e mi sorride.
“Te ne voglio anche io, stronzo.”

 

 

 

Mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per suonare il campanello di casa di Harry, ma alla fine lo faccio.
Sul mio telefono ci sono due sue chiamate perse, forse perché si è insospettito dal fatto che è l'una ed io non sono ancora tornato da “casa di mia sorella.”
Harry apre la porta dopo circa tre secondi ed appena mi mette a fuoco il suo viso passa da sollevato a confuso ed arrabbiato nello stesso tempo.
Quando parla la sua voce è dura, ed io mi faccio piccolo piccolo.
“Dove cazzo sei stato, Lou?”
Cerco di prendere tempo. “Si congela fuori. Posso entrare?”
Harry si fa da parte ma non parla, e continua a fissarmi. La cosa sta diventando inquietante.
“Smettila di guardarmi, Harold.”
Harry è fermo immobile accanto alla porta, e quando trova la forza di parlare, guarda in terra. “Ti prego, ti prego, ti prego, Louis, dimmi che non hai fatto quello che sto pensando!”
Penso bene a cosa dire, prima di parlare. Punto sull'ironia. “Pensi che io sia caduto di faccia fuori dalla porta di mia sorella all'una del mattino?”
“No, non lo penso affatto!”
Provo a simulare una risatina. “Bene, perché saresti fuori strada.”
Ma ad Harold non è piaciuta la mia ironia, quindi mi si avvicina, e mi guarda dritto negli occhi. “Ti prego, non dirmi che sei andato a picchiare il mio ex ragazzo. E che lui ti ha ridotto così.”
“Se vuoi non te lo dico.”
La mia risposta lo fa incazzare ancora di più, ed esasperato, tira un calcio al tavolino davanti al divano, prendendosi in seguito la testa fra le mani.
“Ehi, ehi, calmo, Harold. Quel tavolino non ti ha fatto niente!”
Harry si toglie lentamente le mani dagli occhi, e poi mi urla in faccia quello che vuole dirmi.
“Perché, Matty ti aveva fatto qualcosa, Cristo Santo?”
Adesso comincio ad arrabbiarmi pure io. “Ti aveva detto delle stronzate su di me!”
“E tu per questo l'hai picchiato? Non giustifico la violenza, Louis, mai, credo che sia giusto che tu lo sappia. Cazzo, quasi ti odio per quello che hai fatto!”
La sua scelta di parole mi fa rimanere in silenzio, ed è come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nella pancia. Molto più forte di quello che ho preso veramente. Cazzo, quello non era niente, in confronto alle parole di Harold.
Ma lui si deve accorgere che ci sono rimasto male, perché si corregge, con urgenza, come se si fosse accorto di aver detto una cazzata.
“No, Louis, aspetta... Non odio te. Odio come ti sei comportato. Odio il fatto che mi fai desiderare di nuovo di sapere come sta Matty, quando volevo soltanto cancellarlo dalla mia vita, e crearne una nuova con te.”
Le sue parole mi colpiscono più del previsto. “Per quello che conta, Matty sta meglio di me.”
Harold sembra scocciato. “Devo comunque chiamarlo.”
Sospiro, rassegnato. “Ho proprio rovinato tutto, vero?”
“Un po'. Un po' sì, se devo essere sincero.”
La consapevolezza mi travolge. Devo andarmene subito, prima che Harold mi butti fuori. Ho ancora un po' di orgoglio anche se sono stato pestato da un coglione, e successivamente lasciato dall'unico ragazzo di cui mi importa.
Sono già a mezzo metro dalla porta, quando sento una voce alle mie spalle, scocciata. “Ed ora dove cazzo te ne vai, Louis?”
Lo guardo, esasperato. Che almeno mi lasci andarmene in pace! “Da Lottie, fuori da casa tua. Dove evidentemente vuoi che stia!”
Harry sembra sorpreso, e si avvicina cautamente a me, come se fossi un animale che potesse morderlo da un momento all'altro.
“Non ho mai detto che voglio che tu te ne vada!”
Stavolta sono io ad essere sorpreso. “Ma... Che cosa? Mi hai appena detto...”
Harry fa un cenno con la mano, come a zittirmi. “Lascia perdere cosa ho detto. Pensa alla realtà dei fatti. Fra due minuti tu prenderai la tua macchina, ed io comincerò a farmi le paranoie, chiedendomi se non sono stato troppo brusco con te. Mi chiederò se hai fatto tutto questo perché, sebbene tu lo abbia dimostrato in un modo sbagliato, ci tieni a me. E verrò a cercarti dopo esattamente due minuti, perché la verità è che non riusciamo a starci lontani. Quindi, per favore, metti il tuo culo sul divano, ed evitiamo ulteriori perdite di tempo!”
Per un minuto entrambi stiamo zitti. Harry in cerca di una mia risposta, ed io in cerca della mia voce, troppo emozionato per parlare.
Non pensavo che Harold accettasse così facilmente quello che io ho sempre saputo, ovvero che insieme stiamo bene, separati resistiamo male.
“Allora? Cosa fai? Rimani davanti alla porta tutta la notte?”
Questa volta Harry me lo chiede con una risata, ed è quello che mi scioglie definitivamente. Mi avvicino a lui e gli getto le braccia al collo.
Prima che possa avere una qualsivoglia reazione, lo bacio intensamente, sperando che non mi scansi.
Ma Harry non lo fa, anzi. Mi mette una mano dietro la nuca, e mi trascina con urgenza verso il divano. Indietreggio, fino a che non ci inciampo sopra e faccio cascare entrambi. Mi ritrovo con il peso del corpo di Harry sopra il mio, e gemo di dolore, perché casca precisamente sul livido enorme che devo avere sullo stomaco, ma lui non se accorge, troppo preso com'è a baciarmi. Ed io non ho certo intenzione di farglielo notare.
Muovo i fianchi verso di lui, poi circondo la sua schiena con una gamba. Un suono gutturale molto profondo si riversa dalla bocca di Harry alla mia, ed è in quel momento che perdo definitivamente il controllo.
Prima che lui se ne possa anche solo rendere conto, prendo i lembi della sua maglietta, e gliela tolgo. Cristo, ho veramente avuto paura di perderlo! Non farò mai più un errore del cazzo. Non posso permettermi di stare senza Harold.
Quando la sua maglietta finisce sul pavimento mi voglio prendere il tempo per ammirarlo per bene, ma Minniti non me ne dà occasione e si china per baciarmi. Schiudo subito le labbra, fino a che non sento un dolore allucinante al labbro superiore.
Lo ignoro, perché non mi sembra il momento di fare la femminuccia. Non con Harold sopra di me. E non scherzo quando dico che non l'ho mai visto più incline a farmi le coccole, se così le vogliamo chiamare.
Ma poi lui si stacca velocemente, e mi posa una mano sulla guancia.
“Louis, vieni subito con me!”
Mi spavento dal suo tono perentorio, e lo seguo ovunque stia andando, anche se scocciato per l'interruzione. Dopo un po' capisco che ci stiamo avviando verso il bagno.
“Vuoi farti una doccetta per calmare i bollenti spiriti, Harold? Potremmo farla insieme.”
Ma poi Harry si gira, e mi guarda, preoccupato. “Ti sanguina un labbro!”
Tutto qui?
“Harry, cazzo! Mi hai fatto morire di paura! E' solo un labbro, non sto morendo.”
Harold mi guarda come se proprio non ci arrivassi. “Ma sta sanguinando, Loulou.”
Il fatto che mi abbia chiamato con un nomignolo mi rincuora, e mi fa pensare che forse non è poi così arrabbiato come sembra.
“Harry, per favore, stai calmo. Non sei mia madre.”
Lo osservo frugare ovunque, fra i mobiletti bianchi che arredano la stanza. Ma tutto a un tratto si ferma e scuote le spalle.
“Scusami, ok? E' che odio l'idea che sia stato Matty a ridurti così! E odio il fatto che tu lo hai ridotto non so nemmeno io come.”
Lo interrompo subito. “Come ho già detto, lui sta meglio di me.”
Harry non ne sembra felice. “Un po' ti ci sta bene, se devo essere sincero, ma non è questo il punto. Odio che qualcuno abbia fatto tutto ciò per me. Non sono sicuro di valere così tanto. E non sono nemmeno sicuro di volerlo. Non voglio valere quanto una violenza indesiderata.”
Mi avvicino, e gli apro le mani che non si era nemmeno reso conto di aver chiuso a pugno, intrecciandole con le mie.
“Senti mi dispiace di aver fatto quello che ho fatto. Non mi controllo a volte, e sono esagerato. Me ne sono pentito, per quello che può contare.”
Harry mi guarda da sotto le lunghe sopracciglia. “Dici davvero?”
Non so se dico davvero, ma al momento per me l'importante è rassicurare Harold, per cui annuisco. Poi prendo le nostre dita intrecciate e me le porto alle labbra.
“E... Harold?”
“Sì?”
“Non pensare mai di non essere degno di qualcosa. Sei degno di qualsiasi cosa che faccio e anche di più. D'accordo? Sono io che non riuscirò mai a farti vivere tutte le cose di cui sei degno. Ma ti giuro che ci proverò.”
Vedo una difesa cadere da Harry, quindi lui si avvicina e mi abbraccia forte. Ricambio, godendomi l'odore della sua pelle.
Poi però sembra ricordarsi di una cosa, e con mio grande disappunto, si stacca da me.
“Il tuo labbro sta sempre sanguinando.”
Sospiro, come se la stanchezza di tutta la giornata si fosse abbattuta su di me tutta in un colpo. “Harold, davvero, non è necessario...”
Ma Minniti mi prende per mano e mi fa sedere sul bordo della vasca. “Stai fermo e non urlare come una femminuccia.”
“Haz cosa hai intenzione di...?”
Ma poi quello stronzo mi posa un pezzetto di cotton fioc imbevuto di disinfettante sul labbro, ed io devo trattenere un sussulto. Cavolo, se brucia!
Provo a scansarlo, ma la presa di Harry è ferma.
“Louis, ti prego, non muoverti.”
Non lo ascolto, e provo a togliere la sua mano dal mio labbro.
Harry sembra aver perso la pazienza. “Cazzo, Louis, ce la fai a stare fermo per due minuti?”
“Sai, preferivo quando stavi in ginocchio davanti a me per un altro motivo.”
Posso notare che Harry si è innervosito, infatti prende il cotton fioc e lo butta nel cestino. “Medicati da solo, puffo rompicoglioni!”
Non riesco a trattenere una risata, anche se dovrei essere offeso. “Come mi hai chiamato, scusa?”
“Hai capito benissimo. E anche l'altra cosa di cui parlavi, sai quella per cui devo stare in ginocchio? Beh, fattela da solo, se ce la fai! Uno si preoccupa, e questa è la ricompensa che riceve.”
E pensavo di essere io quello lunatico! Ma non mi sembra il momento di far incazzare ulteriormente Harry, quindi mi avvicino e lo abbraccio da dietro. “Ehi, tesoro, non arrabbiarti. Mi faceva piacere il fatto che tu ti preoccupassi per me.”
Harry non risponde, quindi gli lascio un bacio sulla schiena nuda. “Haz?”
Harry si gira a fronteggiarmi. “Cosa c'è?”
“Questo labbro non si medicherà da solo.”
Harold non sembra convinto, ma poi il suo spirito da crocerossina prevale, quindi sospira, e porta il disinfettante in camera da letto.
Si siede sul materasso del grande letto matrimoniale, allarga le gambe e mi fa segno di sedermici in mezzo. Mi arrampico sul letto e mi siedo dove vuole lui, poi poggio la testa sul suo petto.
“Questa volta non ti muovi, vero Lou?”
Faccio un piccolo sorriso, per convincerlo che sono sincero. “No, te lo giuro, Haz!”
Harry sembra soddisfatto, e comincia a pulirmi la ferita sul labbro, e in seguito quella sul sopracciglio. Tremo, ma non mostro il dolore. Harold, però, sembra accorgersene, perché ogni tanto alterna il disinfettante ad un bacio sulla guancia. Quando alla fine capisco che per ogni momento che sto in silenzio corrisponderà un bacio, non apro più bocca.
Quando ha finito con il viso, si china per lasciarmi un leggero bacio sulla fronte, e poi mi chiede: “Dove altro ti ha picchiato?”
Vorrei evitare di dirgli dell'imbarazzante pugno sulla pancia, ma decido che devo essere sincero con Harry.
“Mi ha dato un pugno sullo stomaco, ma non è niente, davvero.”
Prima che riesca a finire, la mia maglietta vola via, ed Harry si china per controllare che sia tutto a posto.
Anche io abbasso la testa, e quello che vedo mi sorprende. Ho un livido, ma non è nemmeno tanto grande, e comunque niente di cui preoccuparsi.
Harry ci passa un dito intorno, facendomi rabbrividire, ma non per il dolore. Nemmeno lui sembra troppo sconvolto.
“Non è niente di grave! Credo che tu e Matty vi siate picchiati come due femminucce.”
“Ehi, bello, picchiatelo da solo la prossima volta!”
Harry mi guarda severo, mentre cerco di divincolarmi, e mi stringe più forte a sé. “Non ci sarà una prossima volta, Louis.”
Sospiro, consapevole di avere utilizzato una brutta scelta di parole. “Hai ragione, perdonami Haz.”
Harry, però, con mio grande stupore, scoppia a ridere. “Non ci sarà una prossima volta perché sto facendo di te un gran bravo ragazzo, Louis Tomlinson.”
Probabilmente Minniti si aspetterebbe che gli rispondessi per le rime, ma non lo faccio. Mi giro, e gli lascio un bacio sul petto. “Per te, diventerò tutto quello che vuoi.”
Ho l'orecchio puntato precisamente sul cuore di Harry, per questo lo sento accelerare a quelle parole. Credo di non aver mai sentito un cuore battere così tanto. Gli accarezzo distrattamente quel punto della pelle.
“Ehi, Harold, calmati, non ho detto niente di che! Sembra che tu abbia appena corso una maratona.”
Harry arrossisce, ma cerca comunque di darsi un contegno. “Questo è il battito standard quando sono con te. Forse perché starti dietro è veramente come correre una maratona.”
“Mi piace che il tuo cuore abbia anche un battito-Tommo.”
Harry mi guarda, scoppiando a ridere. “Sei l'unico essere al mondo talmente egoista da dare il proprio nome al battito del cuore del suo ragazzo.”
Sto per scoppiare a ridere anche io, quando mi rendo conto di come mi ha appena definito Minniti. Sembra accorgersene anche lui, perché se prima era arrossito, adesso è incandescente.
Prova a salvarsi, balbettando qualcosa come “scusa, Lou, non volevo”, ma lo fermo subito, posandogli una mano sulla bocca.
“Ehi, tesoro, va bene così. Credo che sia arrivata l'ora di darci un'etichetta, se così vogliamo definirla. Non che a noi serva. Noi siamo quello che vogliamo essere, siamo al di sopra delle etichette Haz. Ma se a te fa piacere definirti il mio ragazzo, per me va benissimo.”
Harry mi guarda perplesso. “A te farebbe piacere?”
“Non rispondere ad una mia domanda con un'altra domanda, Harry Styles. E comunque sì, lo adorerei. Non avrei potuto sperare di avere un ragazzo migliore.”
Minniti è emozionato, lo vedo dalla luce nei suoi occhi, infatti si china e mi bacia con passione. Il labbro mi fa sempre un po' male, ma al momento non c'è niente di cui potrebbe importarmi di meno.
Quando si stacca, vedo che ha delle lacrime ai lati degli occhi. Quella visione mi fa stringere così tanto lo stomaco, che devo trattenermi dal dire qualcosa di cui potrei pentirmi amaramente.
“Grazie, Loulou, grazie veramente!”
E' l'unico essere umano al mondo che potrebbe ringraziarmi per il semplice fatto di averlo definito il mio ragazzo, e questo me lo fa adorare ancora di più. Lo stringo così forte che ho paura che per un momento non riesca a respirare.
“Non dirlo nemmeno per scherzo. E... Harry?”
“Sì.”
Credo di starmi innamorando follemente di te.
“Perché non ce ne andiamo a letto? Siamo distrutti! Lo vedo dai tuoi occhi che sei stanco.”
“Non sono stanco, per niente.” Harry mi fa l'occhiolino, e poi mi toglie i pantaloni, lasciandomi in boxer. Ripete la stessa operazione su di sé, ed io devo usare tutta la mia forza di volontà per non guardare. Poi si china a baciarmi. Ricambio, ma lo stacco subito.
“Non stasera, tesoro.”
Harry mette su il broncio, e sporge in fuori un labbro. Glielo bacio, e poi mi accoccolo sul suo petto. “E perché, se posso saperlo?”
Rido contro la sua pelle. “Lo hai detto tu che volevi fare di me un bravo ragazzo.”
Sbuffa, ma non ribatte alle sue stesse parole. “D'accordo. Sei un rompicoglioni, lo sai?”
“Lo so, ma ti piaccio anche per questo.”
Harry mi accarezza i capelli, e poi me li bacia. “Sbagliato. Mi piaci proprio per questo.”

 

 

 

 

Harry's Pov

 

 

Non ho chiuso occhio per tutta la notte, e questo perché non riesco a togliermi dalla mente l'immagine di Emma che se ne va in lacrime dopo la nostra discussione di ieri. L'unica cosa che mi aggrappa fermamente alla realtà è la consapevolezza che Louis è fra le mie braccia, e sta dormendo come un angioletto.
Quando ieri sera me lo sono visto arrivare alla porta, coperto di graffi e lividi, ho subito capito quello che era successo, e mi sono arrabbiato.
Non aveva nessun diritto di andare a picchiare come se niente fosse una persona che per me è stata davvero importante, ma ho subito capito che lo ha fatto per me, e la mia rabbia si è un po' ridimensionata.
Quelle tre parole orribili di cui mi pentirò per sempre, quel potrei quasi odiarti, mi sono uscite senza nemmeno pensarci, ma sono tutto tranne che vere.
E mi hanno tormentato tutta la notte, insieme al pensiero di aver ferito la mia migliore amica, e quello di Matty pestato da Louis.
Ok, è stato Matty a pestare Louis, ma poco importa.
La verità è che sono deluso da tutti e due. Da Matty, perché, anche se ha reagito per difesa, sapeva benissimo che avrebbe fatto del male a qualcosa di prezioso per me, e da Louis, perché non si sarebbe dovuto permettere di fare una mossa del genere.
Ma la realtà dei fatti è che non penso più a Matty, neanche un po', mentre sono quasi sicuro (con un buon 95%) di starmi innamorando follemente di Louis Tomlinson.
Continuo a non accettare quello che ha fatto, ma mentre lo guardo dormire sereno fra le mie braccia mi scordo di ogni cosa. Del mio litigio con Ems, di Matty, e persino della nostra discussione della sera prima.
Poi però, sebbene sia perso nel mio momento di ammirazione totale per Louis, mi rendo conto di che ora sia. Cristo, Louis deve essere al lavoro fra quindici minuti!
Lo scuoto velocemente, ma lui non si sveglia. Si rigira su un fianco e lo sento borbottare. Non è ancora sveglio, ma quello che dice mi immobilizza.
Amore, è presto. Cosa fai?”
So che non dovrei dare importanza ad una parola detta nel sonno, in stato di incoscienza più totale, ma Louis mi ha chiamato amore. E a me ha fatto decisamente troppo piacere.
Ma probabilmente non se ne è nemmeno reso conto. Mi avvicino e gli bacio prima una spalla, e poi un'altra.
Il mio ragazzo. Louis Tomlinson è il mio ragazzo. Quelle parole hanno un suono davvero fantastico!
“Loulou, fra tredici minuti devi essere al lavoro.”
Louis prende un cuscino, e se lo posa sopra la testa. “Non è vero.”
“Non farmi ricorrere alle maniere forti, Louis.”
A quel punto il mio ragazzo si sveglia completamente, e si volta con un sorrisino malizioso. “Le maniere forti comprendono la tua bocca in posti vietati ai minori?”
Lo spingo giù dal letto, con forza. “No, le mie maniere forti comprendono io che chiamo Lottie e le dico che porti la sua amica qui. Sai di chi parlo? Quella con la vagina, per intenderci.”
Louis alza la testa da terra, spaventato. “Vado via, subito!”
Lo guardo rivestirsi, quasi con ammirazione, e nel frattempo trattengo una risata. Prima di uscire Louis si china a darmi un dolcissimo bacio sulle labbra. E poi mi abbraccia forte.
“Lo so che stai male per la bambolina, ma lascia fare a me!”
Le sue parole mi confortano e spaventano allo stesso tempo. “Non voglio mettere un'amicizia che dura da ormai quasi vent'anni nelle tue mani.”
Louis prende il telefono e mette un piede fuori dalla porta della camera.
“E invece lo farai, perché sono il tuo ragazzo, nonché un essere splendido e ti fidi di me.”
Se c'è qualcosa di meglio di avere la certezza che Louis è davvero il mio ragazzo, è sentire Louis che dice di essere il mio ragazzo.
“Ehm... devo proprio fidarmi di te? Non c'è un piano B?”
Louis raccoglie un cuscino caduto in terra e me lo tira. “Ti manderei anche a quel paese, ma fra nove minuti devo essere in biblioteca. Alla bambolina ci penso io, discorso chiuso.”
Sospiro, rassegnato. “Fra tutte le persone, proprio tu dovevo trovare?”
“Lo penso anche io di te raggio di sole, ma senza il punto interrogativo finale.”
Poi mi fa l'occhiolino, ed esce di casa.
Rimango esterrefatto e guardo il soffitto, mentre rettifico quello che ho pensato prima: c'è un 100% di probabilità che mi stia innamorando follemente di Louis Tomlinson.

 

 

 

E così, nel tardo pomeriggio, mi ritrovo a bussare come un perfetto sconosciuto a casa di Emma e Zayn.
Louis mi ha telefonato verso le tre, per dirmi che lui e Zayn avevano organizzato una cena a casa della mia amica e del suo ragazzo. Gli ho chiesto se Emma era d'accordo, e Louis mi ha borbottato un “ma certo, Haz” non troppo sicuro. Così, invece di presentarmi all'ora stabilita per la cena, alle otto, sono qui con due ore d'anticipo, davanti alla porta della casa della mia migliore amica, con un mazzo di fiori in una mano e una scatola di biscotti nell'altra.
So che una scatola di cioccolatini sarebbe stata più appropriata, ma Emma è una tipa da biscotti. E non qualsiasi tipo di biscotti, ma quelli che hanno più burro che farina, al loto interno. So che fanno malissimo, e glielo ripeterò almeno dieci volte alla settimana, ma per oggi ho deciso di fare un'eccezione.
Prendo coraggio e suono al campanello. Emma apre dopo un minuto. Appena mi mette a fuoco, mi guarda con cattiveria.
“Non voglio niente, grazie”.
Prima che possa rendermi conto di quello che ha detto, mi chiude la porta in faccia. Non so se essere offeso da quello che è appena successo, o scoppiare a ridere.
Suono un'altra volta, ma nessuno mi risponde. Decido di passare alle maniere forti, quindi comincio a chiamarla da fuori.
“Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeems, per favore, apri la porta. Dobbiamo parlare.”
Nessuna risposta.
“Emmaaaaaaa, lo sai che ci tengo a te! Sono stato un coglione, ti prego, tesoro, apri.”
Questa volta sento dei passi, e quasi sicuro di aver vinto, sorrido soddisfatto. Ma quando la mia amica mi apre è tutto tranne che contenta di vedermi. Mi prende per una manica del cappotto, e mi fa entrare velocemente in casa.
“Per l'amor di Dio, entra prima che i miei vicini pensino che abbia un amante ubriaco.”
Con un sorrisetto che vorrebbe essere rassicurante, le passo i fiori e la scatola con i biscotti. “Per te.”
Emma li prende, senza prestarci troppa attenzione, e li mette sul grande e alto tavolo della cucina. “Grazie. Non era necessario. Lo sai che la cena è fra due ore, vero?”
Incrocio le braccia al petto, e la guardo risoluto. “Emma, dobbiamo parlare e lo sai anche tu.”
“Non c'è niente da dire. Sei uno stronzo, e questo è il fatto.”
Mi avvicino e le metto le mani sulle spalle. Non le sposta, il che mi sembra già una vittoria. “Hai ragione, lo sono. Scusami, tesoro, ieri ero nervoso, e avrei dovuto ascoltarti. Non volevo trattarti male, Ems, te lo giuro. Me ne sono pentito nel momento stesso che l'ho fatto.”
Emma non mi guarda negli occhi, quindi le metto un dito sotto il mento, e la faccio girare.
“Emma, ti prego, ti prego, ti prego, lascia che ti convinca che non volevo farti soffrire. Mi metto anche in ginocchio, se vuoi.” - aggiungo infine, con un sorriso triste.
Emma mi risponde in modo severo, ma alla fine mi sembra divertita. “Non provarci neppure, Harry Styles.”
Sospiro, rassegnato, e poi mi avvicino ancora di più a lei. “Dai, Ems, per favore, non farmi aspettare ancora. Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare, e lo faccio. Emma, lo sai benissimo che ti voglio bene, non avrei mai voluto farti soffrire intenzionalmente e...”
Ma Emma mi interrompe con una leggera botta sul braccio. “Smettila, strambo, ti ho perdonato due ore dopo esserci salutati. Aspettavo solo che tu ti facessi vivo. Ma se vuoi continuare ad adularmi un po' fai pure, la mia autostima ti ringrazia.”
Sono così felice che, abbracciandola, la prendo in braccio e la faccio girare. “Ti faccio tutti i complimenti che vuoi. Anzi, dimmi quali vuoi sentirti dire, e saranno quelli che ti farò.”
Emma ridacchia e mi fa segno di farla scendere, ma io la porto di peso sul divano e ce la butto senza troppa gentilezza, cascando sopra di lei.
“Harry!” - si lamenta la mia amica - “Mi pesi, spostati!”
Ma io comincio a farle il solletico, fino a quando entrambi non siamo senza respiro. In quel momento realizzo davvero che è tutto a posto fra me e lei, ed è come se un peso mi si fosse tolto dal petto.
Con un'emozione inaspettata persino per me, che sono un sentimentale, la prendo fra le braccia, e poso la testa sulla sua. “Non litighiamo mai più così, va bene? Ho veramente temuto il peggio, Ems.”
Emma poggia la testa sul mio petto, e quando mi risponde, si alza per guardarmi negli occhi. “Sai che non potremmo mai litigare seriamente noi due, Haz. Ti voglio troppo bene!”
“Oh, allora lo hai ammesso!”
“Non lo ho mai negato, strambo!”
“Te ne voglio tanto anche io, Ems.”

 

 

 

Stiamo per un altro po' sul divano, a guardare la tv, fino a che non arriva l'ora di cena, e aiuto Ems a preparare la tavola. Nessuno di noi due sa cucinare così bene, quindi ci buttiamo su Pizza Express ed il suo adorabile servizio a casa.
Alle otto, a distanza di cinque minuti l'uno dall'altro, arrivano i nostri rispettivi ragazzi.
Sì, se non si fosse capito adoro specificare che Louis Tomlinson è ufficialmente il mio ragazzo. Pensavo di non volere relazioni dopo Matty, e specialmente non così presto, ma con Louis voglio tutto. Tutto quello che posso avere e che è disposto ad offrirmi.
Zayn mi saluta e poi si avvicina ad Emma, per lasciarle un dolce bacio su una guancia. Devo distogliere lo sguardo, perché c'è talmente intimità e complicità, fra di loro, che ho paura di rovinare il momento solo con il mio sguardo. Ma poi la voce alta e prepotente di Louis si intromette fra noi, ed io mi ritrovo a sorridere, senza nemmeno pensarci.
“Ciao gente! Dove avete nascosto il mio Haz?”
Il mio Haz. Stasera credo che non risponderò di me.
Con il poco fiato che mi è rimasto in gola, esco dalla cucina e lo saluto.
“Sono qui, Loulou, come va? Tutto be...?”
Ma Louis non mi fa finire, perché mi prende per un braccio e mi trascina nell'ingresso, che si divide dalla cucina grazie ad un muro. Mi ci appoggia contro e comincia a baciarmi con passione. Niente a che vedere con il casto bacio sulla guancia che Zayn ha dato ad Emma. Presumo che la nostra relazione sia sempre in quel primo periodo in cui non riusciamo a toglierci gli occhi, e soprattutto le mani di dosso. E a me va più che bene.
Quando Louis si stacca da me abbiamo tutti e due il fiatone, e lui appoggia la fronte alla mia. “Mi sei mancato.”
Sempre senza respiro, poso le mani sulle sue spalle. “Dio, mi eri mancato anche tu, Loulou.”
Ma poi la voce di Zayn interrompe il nostro piccolo angolo di paradiso. “Ehi, ragazzi, cosa fate nell'ingresso? Aspettate il fattorino con le pizze o profanate casa nostra?”
Arrossisco violentemente, ma poi Louis intreccia una mano alla mia, e mi trascina dietro di lui in cucina, senza nessuna vergogna. “Più la seconda Zaynie, perdonami.”
Io sono sempre più in imbarazzo, ma Zayn scoppia a ridere, Emma ci guarda con aria sognante, e Louis mi dà un bacio su una guancia.
Nonostante tutto, forse, questa cena non sarà così imbarazzante.

 

 

 

Le ore passano senza nessun tipo di intoppo, e la compagnia di Emma, Zayn e Louis è tutto quello che voglio. Certo, i lividi sul volto di Louis sarebbero l'ultima cosa che vorrei vedere, e mi ricordo che devo ancora mandare un messaggio a Matty, ma quello può aspettare domani. Stasera ci siamo solo noi.
La mia mano e quella di Louis stanno intrecciate tutto il tempo, come quelle di una vera coppia, e il solo pensiero mi riempie di gioia.
Non so come, ma la conversazione è volata sulla mia scarsa resistenza all'alcol. Emma sta raccontando a tutti una storiella di quando eravamo alle superiori, quando ad una festa tracannai troppi bicchieri di birra e finii a vomitare nel bagno di Ems per tutta la notte.
Non è un bel ricordo, e ancora peggio è il fatto che Louis stia ridendo di me. Si gira verso di me e mi bacia una mano.
“Ricordami di non offrirti mai qualcosa che non sia un succo di frutta!”
Lo guardo, un po' offeso. “Ehi, bello, sono migliorato da allora.”
Emma sta ridendo e gli mima un “non è vero, Louis” con le labbra. Decido di prendermela anche con lei.
“Ehi, signorina, non mettertici anche tu! Non ne sai niente! Vuoi mettermi alla prova?”
Ems sembra avere un'idea, e la cosa mi fa paura. “Ma sì, dai, la vedo una buona serata per sbronzarci! Ehi, ragazzi, volete fare un gioco?”
Louis e Zayn sembrano entusiasti, ma io non lo sono per niente. Scherzavo quando dicevo di essere migliorato. Continuo a non reggere per niente l'alcol. Ma ormai i miei amici sono troppo contenti per deluderli, quindi deciso di starci anche io.
“Di che gioco si tratta?”
Emma sorride, con la luce negli occhi. “Avete mai giocato a Non ho mai..?”
Oh cazzo! Sì, ci ho giocato, e odio quel gioco. In pratica il gioco consiste in una serie di azioni che una persona può o non può aver compiuto. Se una persona ha fatto quello che dice la frase (come ad esempio “Non mi sono mai ubriacato”) allora deve bere un bicchiere di qualcosa di alcolico. Non mi piace per niente quel gioco perché, uno, mi fa sempre ubriacare come una spugna, e quando mi ubriaco divento molto loquace, quindi di conseguenza, due, mi fa sempre dire troppe verità.
Credo di aver cominciato a sudare freddo, perché Louis si gira e mi guarda preoccupato. “Ehi, tesoro, va tutto bene?”
Deglutisco, sperando di togliermi di bocca il fastidioso sapore della paura. “Sì, come no. Stiamo per giocare ad un bellissimo gioco.”
Il sarcasmo trabocca dalle mie parole, e Louis scoppia a ridere. Mi fa cenno di sedermi sulle sue gambe, ed io accetto, più che altro perché voglio essere rassicurato dal suo tocco.
Quando sono sulle sue ginocchia, Louis porta una mano sulla mia schiena, per accarezzarmela, e, facendo in modo che mi senta solo lui, mi sussurra: “Non preoccuparti per quello che potrebbe uscire allo scoperto, piccolo, ho fatto cose peggiori di te.”
Lo so, ma non per questo voglio raccontare i dettagli piccanti della mia vita, a tutti.
Provo a buttarla sul ridere. “Non sono un santo neppure io, Lou!”
Prima che possa anche solo formulare un pensiero di senso compiuto, Louis mi porta una mano sul cavallo dei pantaloni, senza farsi vedere da nessuno, e lo stringe. “Questo mi piace molto.”
Devo soffocare un gemito, e mi giro per guardarlo, facendogli capire che è un pazzo. Ma gli sembra il caso, qui davanti a tutti?
Ma Emma e Zayn non ci stanno prestando attenzione, anzi. Sono impegnati entrambi nella ricerca di alcuni bicchierini da shot, che evidentemente non stanno trovando, quindi Louis continua il suo massaggio.
Non mi sembra comunque giusto, quindi provo a spostare la mano di Louis dai miei jeans. Compito impossibile.
Poi Emma prende Zayn per un braccio, e infastidita, gli dice: “Forse sono sempre negli scatoloni da aprire. Quelli nello studio. Vieni, andiamo a cercarli.”
Zayn la segue, riluttante, probabilmente non troppo contenta di dover cercare dei semplici bicchieri. Ma i miei pensieri rivolti al povero Zayn durano poco, perché Louis ha cominciato a mordermi il lobo di un orecchio.
“Adesso siamo soli, Haz.”
“Siamo comunque in casa di altre persone” - gli sussurro, concitato. Ma la sua mano sulla stoffa dei miei pantaloni sta facendo magie, e non riesco a non volerlo.
“Non mi sembra che al tuo corpo questo interessi, Minniti.”
E' vero sono eccitato oltre misura, e mi picchierei per questo.
“Non importa, perché...”
Ma Louis non mi fa finire, perché porta la mano all'elastico dei miei boxer, e a me si spezza la voce. “Non hai detto che non eri un santo?”
“E' vero, ma...”
Louis mi dà un veloce bacio sulle labbra, per tranquillizzarmi. “Niente ma, Harold. Non so quando torneranno quei due, quindi per favore, fai silenzio.”
E poi, prima che possa ribattere, Louis porta la sua mano sotto i miei boxer, ed io credo che potrei morire dal piacere. Non riesco nemmeno a pensare che è la prima volta che lo sento davvero su di me, senza barriere, perché la sensazione è troppo forte, e rischia di travolgermi.
Forse, dopotutto, mi piace l'idea di essere beccato. Non lo avrei mai fatto con nessun altro, ma di Louis mi fido.
“Lou, cazzo...”
Louis, in risposta alle mie imprecazioni, intensifica i movimenti della sua mano, ed io credo che potrei finire in circa due minuti, se non la smette. E poi mi sento uno scemo, perché il significato di sveltina è proprio quello. Louis si china a baciarmi una guancia, poi la pelle dietro l'orecchio ed infine il collo, ed è questo che mi porta al limite. Affondando con forza le dita nelle sue cosce, mi dimeno fra la sue gambe, ricercando sempre di più la sua mano.
Anche la voce di Louis è spezzata. “Sei stupendo, Harold.”
“Mai quanto te!”
Un'altra spinta di Louis, unita ad un altro bacio sul collo, mi fanno capire che non posso sopportare tutto questo un altro minuto di più.
“Louis... Louis sto per...”
Ma il mio ragazzo mi porta una mano sulla bocca, probabilmente capendo che sennò mi sarei messo ad urlare, e con un ultimo colpo della sua mano, mi porta al limite. I miei suoni si attutiscono contro la mano di Louis e quello contribuisce a rendere questo momento ancora più proibito.
I respiri mi escono spezzati, e tendo l'orecchio per sentire le voci di Emma e Zayn, o i loro passi, ma sento soltanto un rumore di scatoloni.
Louis non stacca la mano da me, non finché non mi sono calmato, e poi velocemente, quando sente dei passi nel corridoio, mi chiude il bottone dei jeans. Io mi risistemo come meglio posso, cercando di ignorare il fatto che ho appena avuto l'orgasmo più soddisfacente della mia vita.
Louis si avvicina per sussurrarmi all'orecchio. “Allora è vero che non sei poi così bravo, Harry Styles.”
Sto per ribattere ma Zayn ed Emma entrano nella stanza.
Louis si sporge ancora di più contro di me. “E attento a quello che dici in quel gioco, Minniti, perché potrei eccitarmi davvero molto.”
Mai quanto me.

 

 

 

 

Louis' Pov

 

Emma posa al centro della tavola una bottiglia di Jack Daniels, probabilmente molto alcolica e posa un bicchierino da shot davanti ad ognuno di noi.
“Ok, ho scaricato le domande da internet. Chi ha dei problemi ad ammettere cose anche abbastanza personali di fronte a noi alzi una mano.”
Minniti ne alzo una, incerto, ed Emma lo incenerisce con lo sguardo.
“Ad eccezione tua, Haz.”
Harold mette il broncio, ed io lo bacio sulla schiena, dal momento che è sempre sulle mie ginocchia, per rassicurarlo.
Mi fa strano che Minniti non voglia parlare di certe cose, quando non ha esitato nemmeno un attimo a farmi mettere una mano fra le sue gambe e regalargli degli ottimi cinque minuti a casa dei suoi migliori amici.
Non so se quei cinque minuti sono stati più belli per lui o per me. Trovare Harry già pronto per me, e sentirlo per la prima volta, è stata un'esperienza indimenticabile. Non posso pensarci o rischio di avere la reazione di un ragazzino di quindici anni davanti al primo porno.
Sono già estremamente sensibile, e credo che Minniti lo senta, visto che è seduto su di me.
Ma la voce della bambolina mi riporta alla realtà. “Ok, siamo tutti d'accordo, tranne Harry, che non conta. Cominciamo?”
Uno sbuffo da parte di Harold, e cenni di assenso da me e Zayn.
Emma comincia con la prima domanda, leggendola dal suo cellulare.
“Ok, cominciamo con qualcosa di soft: non mi sono mai fumato una canna.”
Cazzo, cominciamo bene. Credo che stasera mi berrò pure un fiume, se partiamo così.
Io e Zayn tiriamo su quel liquido forte ed amaro e mi sporgo stupito a guardare Harry.
“Harold, stavi con un cantante diciamo rock, se così possiamo definirlo. Non dirmi che non ti sei mai fatto una cannetta?”
Haz mi guarda come se fosse ovvio che no, non ci aveva neppure pensato. “Dovevo?”
Gli metto una mano sotto la maglietta, e comincio ad accarezzare la sua pelle nuda. Adoro che rabbrividisca anche al minimo tocco.
“Non preoccuparti, ce ne faremo una insieme.”
Harry borbotta un “non credo proprio” ed io faccio ad Emma un cenno, come a dirle di andare avanti.
“Prego, Watson.”
La prossima sentenza è sempre abbastanza calma. “Non ho mai bevuto tanto da sentirmi male.”
Beviamo tutti, tranne Emma. Zayn le versa un goccetto.
“Mi stai facendo venire l'ansia, amore. Bevi anche tu.”
Emma lo guarda come a sfidarlo. “Tranquillo, aspetta di sentire le altre, vedrai che bevo. E tu berrai con me, Zayn Malik.”
Zayn impallidisce, ed io sorrido, lieto di sapere che presto saprò dei particolari piccanti sulla relazione del mio migliore amico e la bambolina. Harry non sembra tanto contento quanto me. All'improvviso capisco che per lui è come se io stessi giocando con Lottie e Neil, e allora provo un po' di pena nei suoi confronti.
“Non ho mai guardato un filmino hot.”
Con mio grande stupore, stavolta, beviamo tutti. Guardo sconvolto la bambolina, e lei scoppia a ridere. “Ehi, belli, anche io dovevo capirle certe cose!”
Harry la guarda negli occhi, serio. “Ora tu mi dici di preciso cosa hai visto, e perché lo hai fatto!”
Quel tono inquisitorio mi urta. “Eddai, Harold, è grande e vaccinata e non sei suo padre. Se devi fare il rompiballe non giocare neppure.”
Harry si risente, ma finalmente si zittisce, quindi decido che è il mio turno di intervenire. “Ora, bambolina, anche io voglio sapere cosa hai visto. Così per curiosità.”
Zayn mi guarda come a volermi mangiare, quindi faccio retromarcia. “Ok, ok, scherzavo, andiamo avanti.”
Emma ci avverte: “Ragazzi la prossima è abbastanza spinta, quindi potete non rispondere se volete.”
Sento Minniti irrigidirsi, ed io lo bacio sulla nuca, per calmarlo, poi rispondo alla bambolina: “Tranquilla, Ems, rispondiamo tutti.”
“Ok, allora... La domanda è: “Hai mai fantasticato su qualcuno in questa stanza? Bevi il numero di bicchieri uguale al numero delle persone su cui hai fantasticato.”
Zayn è l'unico che se ne versa uno. Io, Minniti e la bambolina ne beviamo due. Ne dovrei bere tre, visto che le tette di Emma sono meravigliose, e spesso ci ho pensato, ma non voglio prendere un pugno da Zayn, visto che mi sembra già piuttosto scosso.
Ci guardiamo tutti curiosi, come a voler sapere, ma timorosi di chiedere, e poi Zayn rompe il silenzio: “Non so se sono più sconvolto dal fatto che il mio migliore amico faccia pensieri su di me, o che Emma e Harry se li siano fatti a vicenda.”
Minniti attacca subito, sulla difensiva: “Zayn, scusami, ero in un periodo di scoperta, è successo una sola volta e...”
Ma Emma lo interrompe subito. “Zayn, amore, non fare il moralista. Non voglio neppure sapere su quante ragazze hai avuto dei pensieri, prima di conoscermi. Avevamo sedici anni, non ti conoscevo, eravamo migliori amici ed era una cosa normale. E a me è successo più di una volta, per la cronaca.”
Harry sta per vomitare dall'imbarazzo, mentre io scoppio a ridere.
Comincio a disegnargli dei piccoli cerchi sulle gambe. “Ehi, Minniti, non stupirti, sei bellissimo, mi sembra normale. Non sai quante volte ho fantasticato io su di te nell'ultimo mese.”
Questo fa allentare la tensione, e tutti scoppiamo a ridere, tranne Minniti che sembra sempre che stia per avere un infarto, ma c'è della verità nelle mie parole. Molta verità.
Non riesco nemmeno a contare il numero di volte in cui mi sono dato piacere negli ultimi tempi, pensando ad Harry, a come si muove, a come si morde le labbra, a lui che si piega davanti a me, alla sua bocca su di me, a lui che si tocca pensando a me.
Ok, sono ufficialmente eccitato. Ed Harry lo sente, e si sta divertendo da matti. Si sposta lentamente su di me, facendomi trattenere il respiro.
D'accordo, forse è già un po' brillo. E la perversione che c'è in questa stanza ci sta dando alla testa.
La prossima domanda è: “ Non ho mai fatto un bagno in mare completamente nudo.”
Con mio grande stupore, bevono solo Emma e Harold. E qualcosa dai loro sguardi, mi fa capire che erano insieme. Non so se esserne geloso o eccitato. Credo che Zayn conosca già questa storia, perché si trattiene dal ridere. Mi sento fuori dal gioco.
“Ok, mi sento escluso. Qualcuno mi racconti.”
Comincia Harold, e sento che strascica le parole. Perfetto, è già mezzo ubriaco. Cavolo, gli serve davvero poco.
“Io e Ems siamo andati in vacanza con la scuola in Spagna, al penultimo anno. Non sembra ma io e lei siamo abbastanza ribelli. Una sera ci è venuta voglia di farci un bagno, e quindi lo abbiamo fatto.”
Le parole mi muoiono in gola. “Nudi?”
Harry scoppia a ridere, e si struscia ancora un po' su di me. Lo odio. “Tranquillo, sapevo già che non mi piacevano le donne. Ed Emma non ha avuto certi pensieri a vedermi come mamma mi ha fatto.”
La bambolina si versa uno shottino, questa volta non per il gioco, ed io la guardo alzando le sopracciglia, ma non dico niente, per non metterla in imbarazzo. Zayn sembra non ascoltarci, forse perché sa già la storia, ed io penso che sia meglio così.
“Ok, ragazzi, ultime due.”
Mi dispiace che il gioco stia per finire, ma sono anche felice, perché se Minniti beve un altro po' sviene, me lo sento.
“Ok, vediamo: “Non ho mai fatto sesso nel letto di un mio amico.”
All'inizio nessuno sembra bere, ma poi mi ricordo della scorsa mattina, di come ci siamo svegliati io e Harold, nel vecchio letto di Emma, ed anche se non era sesso comunque era qualcosa, quindi bevo.
Minniti sembra capire e ridacchiando, beve a sua volta.
Zayn ci guarda, quasi offeso. “Non in quel letto, vi prego.”
Harry risponde allo sguardo, quasi sfidandolo. “Beh, ora è casa nostra.”
Cazzo, deve essere davvero ubriaco per definire casa sua casa nostra. Ed io devo essere davvero cretino, perché il mio stomaco si contrae di gioia alle sue parole.
Zayn non sembra mollare. “Sì, ma io e Ems abbiamo dei ricordi lì e..”
Ma Emma lo ferma subito. “E' casa loro, ci fanno quello che vogliono!”
Minniti, un po' troppo brillo, si intromette nella conversazione. “Diciamo che non era proprio sesso, era più, ehm... un servizietto mattutino? Diciamo che Louis si è svegliato con la pistola carica, ed io e la mia bocca l'abbiamo scaricata.”
Questa volta sono io ad arrossire, evento più unico che raro.
“Oddio, Harold, Emma e Zayn non lo vogliono sapere, davvero!”
I nostri amici scoppiano a ridere, ed io nascondo il viso fra le mani.
La bambolina mi dice: “Te lo avevo detto che si ubriaca per niente.”
Minniti si agita sulle mie gambe, colpendo zone ben precise di me, anche se involontariamente. Gli poso le mani sui fianchi, per farlo stare fermo.
“Eeeeeeeehi, non sono ubriaco!”
Come no, amore. Poi mi tiro uno schiaffo mentale. E' già la seconda volta che lo chiamo amore, nella mia testa, oggi.
Una volta questa mattina, e ora anche adesso. Se non starò attento, un giorno mi uscirà dalle labbra. E non sono ancora pronto ad ammettere a me stesso, o a qualcun altro, che amo Harry Styles. Il solo pensiero mi spaventa.
“Andiamo avanti con l'ultima domanda.”
“Non ho mai baciato qualcuno del mio stesso sesso.”
Ah, questa è facile, dai. Io, Minniti ed Emma beviamo, con mia sorpresa.
La bambolina ci guarda, scocciata. “Cosa avete da guardare? Era una mia amica, e ci siamo baciate per scherzo. Per provare. Cosa c'è di male?”
Le rispondo subito, perché non vorrei che pensasse che la sto giudicando. Posso fare tutto, tranne giudicarla. “Oh, tranquilla, non c'è niente di male, anzi...”
Ma poi Minniti, ormai ubriaco, si intromette. “Quindi il bel tenebroso è l'unico a non aver mai baciato un uomo. Mi dispiace per te, Zayn, non sai cosa ti perdi.”
Poi Harold si versa un altro bicchierino. Gli strappo la bottiglia di mano, perché sta esagerando.
“Credo che resisterò lo stesso, Haz.”
Ma poi ad Harry si illuminano gli occhi, ed io temo il peggio.
“Ehi, Zayn, perché non provi stasera?”
Ok, è decisamente troppo ubriaco.
“Tu non bacerai Zayn, Minniti.”
Ma Harold mi guarda innocentemente, da sotto le sue lunghe sopracciglia. “Infatti lo bacerai tu.”
Io e Zayn esclamiamo, in contemporanea. “Nemmeno per scherzo.”
Ma poi Emma si intromette, e prende le parti del suo migliore amico. “Harry ha ragione, amore, dovresti provare.”
Zayn ci guarda come se fossimo impazziti. “Ma neanche per sogno.”
Poi però vedo Zayn cambiare espressione ed io mi spavento. “Non pensarci neppure.”
“Potrebbe essere divertente invece, Tommo. Se ai nostri ragazzi e ragazze sta bene non ci vedo il problema.”
Io ce lo vedo eccome, invece! Il pensiero di baciare quelle belle labbra che Zayn si ritrova mi ha tenuto sveglio giorno e notte negli ultimi anni, ma adesso, con Harold accanto, non voglio fare nulla che potrebbe ferirlo. E' lui l'unico di cui mi importa.
Mi sporgo, per fronteggiarlo. “Haz, tesoro, sei sicuro che per te vada bene?”
Harry annuisce, un po' troppo brillo per avere veramente un'opinione.
“Quando sarai sobrio e te la prenderai con me, ricordati che è stata un'idea tua.”
“Non sono ubriaco, Lou!”
“Come no!” Poi Harry scende dalle mie gambe ed io mi alzo. Prima di avviarmi da Zayn mi chino per lasciare ad Harold un bacio sulla guancia.
“E ricordati che sei tu l'unico che voglio.”
Gli do un ultimo bacino sul naso, e mi avvio da Zayn.
Quando lo fronteggio, vedo che tutto a un tratto non pensa più che sia una buona idea.
“Puoi sempre tirarti indietro, Zaynie.”
“Non ho paura ti te, Tommo.”
“Ok, a noi due, Malik!”
Zayn si alza, e mi poggia le mani sul petto. “Se sento che ti ecciti ti tiro un pugno.”
Gli sorrido, malizioso. “Stai attento a non eccitarti tu, Malik.”
Poi, prima che possa ribattere, poso le labbra sulle sue. Zayn è sconvolto, e non fa niente, ma poi porto le mani fra i suoi capelli, e il mio amico comincia a ricambiare. Gli faccio schiudere le labbra, e provo a mettergli la lingua in bocca, ma Zayn mi scansa prima.
“Dio Santo, che schifo! Baci bene, Toms, ma non sei il mio tipo. Posso assicurartelo!”
Scoppiamo tutti a ridere, specialmente io. Non lo avrei mai ammesso, ma avevo davvero paura che mi sarebbe piaciuto. Invece non ha significato niente. Non ho sentito niente.
Vado verso le uniche labbra di cui ho bisogno, come se fossero acqua ed io stessi morendo di sete.
Harold sta ridendo con Emma, ed io mi chino per lasciargli un bacio profondo.
Ecco, queste sì che sono le mie labbra. Soffici, morbide, delicate e che sanno del mio Harold.
Ma poi, con mia grande sorpresa, Harry si stacca da me. Non vorrei che si fosse offeso per il mio bacio con Zayn, quindi lo guardo preoccupato.
“Harry, tesoro, è stata un'idea tua.”
Ma Harry mi guarda come se non sapesse di cosa sto parlando.
“No, Loulou, non è quello. E' che... sto male. Penso davvero di aver bevuto troppo.”
Poi si alza velocemente. “Oddio, credo di aver bisogno di un bagno.”
Emma si mette le mani a coprirsi la bocca. “Oddio, il pavimento nuovo! Harry il bagno è dietro l'ultima porta a destra.”
La fulmino con uno sguardo, e poi mi affretto a reggere Harold, che sta barcollando. “Piccolo, ce la fai ad arrivare a casa?”
Harry sembra sentirsi meglio per un secondo. “Sì... sì, ce la faccio.”
Non ne sono sicuro, ma prendo le chiavi della sua macchina dalla sua tasca e saluto velocemente Zayn ed Emma, ringraziandoli per l'ospitalità.
Poi mi metto il braccio di Harold su una spalla, e lo bacio sulla guancia.
“Vieni, tesoro, ti riporto a casa.”
“Andiamo a casa nostra?
Non mi sembra il caso di contraddirlo adesso. “Sì, Harold, andiamo a casa nostra.”



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Sono di nuovo qui, vi sono mancata? ;)
*coro delle cavallette*.
Ok, sto scherzando, ma scusate davvero il ritardo. La scorsa settimana non sono stata a casa, e quando sono tornata ho scoperto che questo capitolo era infinito da scrivere ahaha ;).
Perdonatemi per la lunghezza, ma preferivo spiegare per bene tutte le cose. E scusate se è anche un pò, ehm, spinto (?). Spero di non aver messo in imbarazzo nessuno.
In ogni caso, spero davvero che vi sia piaciuto, perché per l'ultimo non avevo ricevuto un grande riscontro ed ho paura che la storia cominci ad annoiare? Non saprei, voi in caso fatemi sapere. Ci terrei davvero ad un vostro commento, nel bene e nel male.
Grazie se siete arrivati fino a qui e scusate l'angolo autrice lunghissimo ahahah ;).
A settimana prossima (questa volta davvero).
Un bacione,
S. <3

 

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Capitolo 11
*** 10. Opera d'arte. ***


   




10. Opera d'arte



 
"Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro, e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante."

Inferno (Canto V), Dante Alighieri.

 




Louis' Pov.

 

Non sono mai stato credente, ma questa sera ho capito che una qualche divinità deve pur esistere, altrimenti non so spiegarmi come ho fatto ad arrivare a casa di Harry senza che lui vomitasse in macchina.
Per tutto il tragitto mi sono imposto di guardare la strada, perché ci sarebbe mancato giusto un incidente, ma l'idea di Harold tremante e sofferente accanto a me non mi ha fatto mantenere la giusta concentrazione. Ad un certo punto, a più o meno il quindicesimo gemito, gli ho stretto forte la mano e ho pregato di arrivare presto a casa.
Per fortuna Harry ha avuto la forza necessaria per arrivare fino a qui, e adesso, davanti a casa sua, dove posso finalmente prestargli attenzione, vedo quanto sta male.
Il suo viso è pallidissimo, alla luce della luna, qui davanti all'ingresso, e delle goccioline di sudore gli imperlano la fronte. Capisco che se non entriamo adesso, Harry avrà seriamente dei problemi, quindi mi avvicino a lui, e prendendogli entrambe le mani, gli sussurro: “Harold, tesoro, dove hai messo le chiavi?”
Il mio ragazzo mi guarda, ma non sembra capire. “Le chiavi?!?”
Ok, è peggio di quanto pensassi. “Sì, Harry, sai, quelle per aprire la casa.”
Un lampo di consapevolezza passa sul suo viso, e poi si rabbuia. “Non saprei.”
D'accordo, so che è ubriaco, ma ora sto seriamente perdendo la pazienza. “Cosa cazzo vuol dire non lo so, Harold?”
Harry continua a guardare per terra, confuso. “Vuol dire che non mi ricordo.”
Poi barcolla un po' e poggia una mano sul mio polso. “Dio, Lou, quella roba era proprio forte. Sto malissimo.”
Ok, è arrivato il momento che prenda in mano la situazione. Dove può tenere una persona le chiavi? Poi, però, vedo una sporgenza dalla sua tasca, e sorrido, perché Harold ha le chiavi in tasca, e nemmeno se ne è reso conto. Mi chino per prendergliele, e lui neppure se ne accorge.
Quando apro, mi guarda come se fossi un mago.
“E quelle da dove sono spuntate?”
Alzo gli occhi al cielo, e gliele porgo di nuovo. “Dal mio cilindro. Insieme ne è uscito anche un coniglietto bianco.”
Harry, adesso, mi guarda come se fossi pazzo. “Un coniglio?!? E dov'è? Possiamo tenerlo Loulou?”
Devo trattenermi dallo scoppiargli a ridere in faccia, ma questo Harold ubriaco mi fa morire. “Se fai il bravo! Ora entra, che fuori fa freddo!”
Harry sembra non riconoscere neppure casa sua, a momenti, e appena arriva nell'ingresso si guarda intorno, spaesato.
“Siamo in casa tua, Lou?”
Scuoto la testa, ormai sconsolato dal fatto che Harold, probabilmente, o vomiterà, o dirà sciocchezze per tutta la serata, o magari tutte e due insieme, quando alla fine sembra avere un'intuizione.
“No, ora mi ricordo! Questa è casa nostra!”
“Non proprio, tesoro.” Cerco di farlo ragionare, ma mi sa che stasera è impossibile.
“Ma sì che è casa nostra! Dovremmo proprio ridecorarla un po'. Prenderò alcuna di quelle lettere componibili e ne attaccherò alcune qui.”
Poi si dirige al divano, e mi indica la parete che lo sovrasta. Decido di stare al gioco, perché è più facile.
“E cosa ci vorresti scrivere?”
Harold si posa un dito sul mento, come se fosse un grande pensatore, e la cosa mi fa sorridere. Alla fine si illumina, come se avesse avuto un'idea eccezionale.
“Ci scriveremo Larry!
Ok, è più ubriaco di quello che pensavo! “E cosa cazzo vorrebbe dire, Larry?”
Harry mi guarda come se proprio non ci arrivassi, e spalanca quei suoi meravigliosi occhioni. “Ma come cosa vuol dire, Loulou? Louis ed Harry, no? E' il nome della nostra coppia! Ce l'hanno anche tutte le coppie famose, come Brad ed Angelina.”
Mi batto una mano sulla fronte, e cerco di trattenermi dal ridere. “Sto con un cretino. Un cretino molto ubriaco.”
“Senti, Lou, io non sono ub...”
Ma poi Harry si interrompe e corre verso il bagno. Ecco, lo sapevo.
Sono stato nella sua situazione tante di quelle volte che ormai so a memoria tutte le cose che succederanno. E purtroppo non c'è niente che io possa fare per farlo sentire meglio. La sbornia deve seguire il suo corso.
Gli corro dietro, in bagno, e quando apro la porta, lo trovo chino sul wc, intento a riversare ogni cosa che ha mangiato questa sera.
“Oh, Harold.”
Non so cosa fare, e mi sento completamente impotente. So che non è niente, e che Harry starà benissimo. Lo so perché ci sono passato talmente tante volte che ormai non riesco neppure più a contarle, ma non so perché, vedere la stessa cosa su Harold per me è devastante.
Vorrei prendere tutto il dolore che sta provando adesso, e trasferirlo su di me. Vorrei poter esserci io, chino su quel wc, e vorrei che Harold fosse qui, a guardarmi dalla porta, e per un momento mi stupisco di me stesso, chiedendomi cosa mi stia succedendo.
Una vocina nella testa mi parla di amore, e per una volta non la scanso. E' davvero questo l'amore? E' starsene qui a guardare Harold vomitare anche l'anima, ma rendendomi conto che è comunque la persona che preferisco al mondo? Ed è questa voglia irrazionale di voler fare cambio con lui e prendermi tutte le sue sofferenze?
Poi però mi rendo conto che non è il momento adatto per fare discorsi filosofici, quindi mi ricompongo, e mi inginocchio accanto a lui. Gli circondo la vita con le braccia, e provo, con il mio affetto, a rendergli il dolore un po' meno difficile da sopportare.
Harry prova a parlare, ma non ci riesce. Capisco che vorrebbe mandarmi via, perché non vuole che lo veda in quelle condizioni, ma lo zittisco subito.
“Shh, Harold. Ormai non potresti farmi scappare via neppure se tu lo volessi.”
Harry non riesce a ribattere, perché è scosso da un altro conato.
Gli sposto i capelli dal viso, ma poi vedo che ha un elastico al polso, quindi con dolcezza glielo sfilo e lo uso per fargli un codino.
Poi mi sposto, per lasciargli un bacio sulla guancia, e scopro che il suo viso è coperto di lacrime. Lo so, essere ubriachi fradici fa schifo, e capisco come si sente.
Provo a scacciargliele, con le mie mani, ma lui si sente di nuovo male, quindi non posso fare altro che starmene abbracciato a lui, e baciargli la nuca, nella speranza che si calmi.
Quando lo stomaco di Harry arriva al punto in cui non ha più niente contro cui prendersela, il mio ragazzo è scosso da tremiti, e si appoggia con la schiena contro il lavandino. Gli passo lo spazzolino, così che possa lavarsi velocemente i denti, e togliersi il cattivo sapore di bocca.
Io tiro lo sciacquone e poi gli tendo una mano. “Ce la fai ad alzarti?”
Harry mi prende la mano, ma poi scuote la testa. E' debole, lo vedo da come incurva le spalle.
“Neppure per arrivare fino in camera?”
La voce gli esce flebile, come in sussurro. “No, non credo.”
“Non c'è problema, allora ce ne stiamo qui.”
“No... No, tu vai a letto, Loulou. Io ti raggiungo quando sto meglio.”
Sbuffo, scocciato, e conto fino a dieci. Poi però dico lo stesso quello che penso. “Ma lo fai apposta o hai battuto la testa da piccolo?”
Harry sobbalza, e vedo che nel suo stato di incoscienza non riesce a capire cosa voglio dire, quindi mi pento subito e uso un tono più dolce.
“Harold, non ti deve neppure passare per la testa che ti lasci qui quando stai male. E' una cosa che non dovrebbe sfiorarti minimamente neppure un angolo del cervello.”
Mi chino, e lo trascino con me fino al muro accanto alla porta. Abbastanza vicino alla camera, se si sentisse meglio, e con il lavandino a portata di mano, se dovesse stare di nuovo male.
Harry si siede accanto a me, ma io lo prendo per la vita, e lo faccio sedere sulle mie gambe. Harold poggia la testa nell'incavo della mia spalla, e per un po' ce ne stiamo così.
Perdo completamente il senso della realtà, un po' per la stanchezza, un po' perché la sensazione del corpo di Harold sul mio mi fa sempre questo effetto, quindi quando mi sussurra nell'orecchio fra un po' nemmeno ci faccio caso.
“Grazie, Loulou, dico davvero.”
Ed è proprio perché non lo stavo ascoltando più di tanto, che rispondo nel modo più spontaneo, non appropriato, e stupido possibile. “Ma figurati, amore.”
L'avevo detto io, che se non avessi fatto attenzione quella parola mi sarebbe sfuggita di bocca! Stupido! Sei proprio uno stupido, Louis Tomlinson!
Mi rincuoro un po' a pensare che Harold è talmente ubriaco che probabilmente non se ne è nemmeno reso conto.
Ma poi quello stronzo alza la testa del mio collo, e con gli occhi lucidi per il troppo alcol, mi dice: “Mi piace quando mi chiami amore. Come questa mattina, quando ci siamo svegliati!”
Ma di cosa cazzo sta parlando? “Harry, sono abbastanza sicuro che io non abbia detto niente sta...”
Ma Harold mi blocca prima che possa finire, posandomi un dito sulle labbra, e quando mi risponde, strascica le parole: “Sì sì lo hai detto, Loulou!”
Non mi sembra il caso di mettermi a discutere con lui adesso, quindi annuisco, e gli do ragione, come si fa con i pazzi. “E va bene, mi hai beccato furbetto!”
“Lo so che non mi credi, ma ti assicuro che è così!”
Gli metto un dito sul naso, ed Harry comincia a ridere. “Non ti credo, perché sei completamente andato, Harold.”
“Eeeeehi! Io sto be-nis-si-mo.”
“Il fatto che tu scandisca le parole mi fa già pensare che non è vero, Harry.”
“Preferivo quando mi chiamavi amore.”
Sospiro, e penso che tanto Harry domattina non si ricorderà niente. “E va bene, amore, ma solo per stasera.”
Harry, che chiaramente adesso sta meglio, si sporge e mi bacia sul collo. Credo che sia l'alcol a dargli questa forza, ma non mi lamento.
“Perché solo per stasera, Loulou? O mi ami sempre o non mi ami per una serata e basta!”
Porgo le mani avanti, come a volerlo staccare da me. Il suo respiro sul mio collo è pesante, e sa di whiskey, e lo percepisco anche troppo bene.
“Io non ho mai parlato di amore, Harry, andiamoci piano, per favore.”
Gli occhi di Harold sembrano essere attraversati da un lampo di consapevolezza, e poi si stringe forte contro il mio petto. “Hai ragione, non ne hai parlato. Però tu mi piaci proprio tanto, Loulou.”
Mi viene da ridere, perché i suoi discorsi non hanno senso, e mi chino a baciargli una guancia. “Anche tu mi piaci proprio tanto, Harry.”
Harold incrocia le braccia, e mi lancia un'occhiata che dovrebbe sembrare minacciosa. “Come mi hai chiamato?”
Alzo gli occhi al cielo, ma non lo lascio andare. “E va bene. Mi piaci tanto anche tu... amore.”
Domattina Harry non si ricorderà niente, Louis. Niente.

Harold mi accarezza il petto, distrattamente, e molto soddisfatto per aver vinto. “Piaci di più a me, Loulou.”
“Oh dubito seriamente di questo.”
Ma Harry non mi ascolta più, perché mi sta passando l'indice sulle labbra, tracciandone il contorno. E' grave che io sia eccitato a causa di un ragazzo ubriaco? Mi possono mettere in prigione per questo?
Non lo so, ma stringo le gambe, così forse Harold non si accorgerà di niente.
“Mi piacciono le tue labbra, Loulou.” Poi si sposta a baciarmi sul mento.
“Mi piace anche il tuo mento. E le tue palpebre. Dio, mi piace tanto anche l'attaccatura dei tuoi capelli!”
So che dovrei ridere, ma sono senza parole. Cazzo, mi sto facendo sedurre da un ragazzo vicino al coma etilico. Sposto le sue labbra dalla mia fronte, e gli prendo il viso fra le mani.
“Tesoro, non sei in te in questo momento.”
Harry si china a baciarmi sulle labbra, velocemente, e poi avvicina il pollice e l'indice. “Ok, forse sono un taaaantino brillo, ma mi piaci davvero.” Poi si china ad accarezzarmi la pancia, sotto la maglietta. “E mi piace così tanto come mi fai sentire, Loulou.”
Respiri lunghi e ben distesi, Louis, è tutta una questione di respiri.
“Mi piace quando mi baci, e il sapore delle tue labbra. Mi piace quando mi stuzzichi con battute che non dovresti fare, ma che mi fanno eccitare subito...”
Lo interrompo, sconvolto. “L'Harold sobrio non avrebbe mai ammesso queste cose, e lo sai bene!”
Harry si sistema meglio sulle mie gambe, e mi accarezza il collo. Poi si china per sussurrarmi qualcosa all'orecchio.
Stasera va malissimo.
“L'Harry sobrio non ti direbbe nemmeno che ha adorato quello che gli hai fatto stasera, da Emma e Zayn.” Poi mi lecca la pelle dietro l'orecchio, ed io rabbrividisco. “Dio, Louis, nessuno mi aveva mai fatto provare quelle sensazioni, toccandomi.”
Mi si blocca il respiro in gola, e quando parlo, la mia voce è soffocata. “Harry, credo che sia meglio che andiamo a letto, perché davvero amore, sei ubriaco, ed io sto cercando di fare il bravo ma...”
Ma Harry non mi ascolta, e comincia a ragionare. “In realtà c'è solo una cosa che non mi piace del nostro rapporto.”
Ora sono interessato. “Cosa, tesoro?”
“Non mi piace per niente, il fatto che non facciamo sesso. Io credo che dovremmo farne taaaantissimo, Louis, perché tu e io, voglio dire, ma ti immagini....?”
Lo blocco subito, perché rischio di avere un infarto, se non la finisce subito. “Questa è una cosa di cui parleremo quando sarai sobrio. Sicuramente non stasera, Harold.”
Harold si rabbuia, ma so che a cose normali non mi terrebbe il muso per una cosa del genere, quindi non mi preoccupo.
“E' perché non ti piaccio abbastanza, vero?”
Ok, questa devo ammettere che non me l'aspettavo. Mi casca così tanto la mascella che penso che potrebbe staccarsi da un momento all'altro.
“Cazzo, Harry, quel whiskey era forte veramente!”
“Perché dici questo?”
Sospiro, e gli scompiglio i capelli. “Perché non esiste motivo per cui tu non debba piacermi abbastanza, Harry Styles. Tu sei più che abbastanza. Tu sei perfetto, ecco cosa sei.”
Harold sembra calmarsi un pochino, ma poi riparte all'attacco. “Quindi perché non facciamo sesso?”
Non so dargli una vera risposta, anche perché pure io me lo sono chiesto spesso di recente (specialmente di notte, con lui accanto a me, il suo respiro sul mio collo, ed un dolore intenso fra le gambe). “Io credo... beh, perché ci sono delle cose che hanno bisogno del loro tempo, Haz, e questa è una di quelle. Non è che dobbiamo programmarlo. Sarà una cosa spontanea, e capiterà quando capiterà.”
Harry, sempre con gli occhi rossi e gonfi, mi risponde: “Hai ragione, LouLou! Però voglio fare sesso per le feste programmate, tipo Natale e Pasqua. Ah e poi anche per il mio compleanno!”
Cazzo, è proprio andato! “E va bene, Harold, te lo prometto. Ora però andiamo a dormire!”
“D'accordo! Però mi abbracci perché...”
Non lo lascio nemmeno finire. “Perché ti addormenti meglio se qualcuno ti abbraccia. Lo so. Me lo hai detto come minimo ottocentocinquanta volte.”
Harry scoppia a ridere, ed io provo a farlo alzare. Ovviamente non ce la fa, quindi, sperando di non fare la figura del bambino rachitico, provo a prenderlo in braccio. Scopro con piacere che Harold è molto più leggero di quanto pensassi, e lo porto in camera senza nessuna fatica.
Arrivati davanti al letto, ce lo tiro senza troppi problemi, causandogli un attacco di riso isterico. Provo a restare serio, perché comunque so che le risate di Harold sono dovute al suo aver bevuto come una spugna, ma non ce la faccio, e dopo circa due minuti mi butto accanto a lui, scosso dalle risa a mia volta. Sul suo viso compaiono quelle adorabili fossette, e perdo dieci minuti buoni a baciargliele ripetutamente, cosa che lo fa ridere ancora di più.
Quando ad entrambi comincia a mancare il respiro, mi accoccolo sul suo petto, ed Harry mi passa una mano fra i capelli.
“Ce la fai a cambiarti, amore?”
Harold mi sorride maliziosamente. “No, non credo.”
Non me la dà a bere neppure per un secondo. “Lo dici perché non ce la fai davvero, o perché vuoi che ti vesta io?”
Harry non risponde, ed io gli tiro una leggera botta su un braccio. “Questo non è giusto, Harry Styles. Hai ventidue anni, vestiti da solo.”
“Ma io sto male, Loulou.”
“E guarda caso lo ammetti solo adesso...”
Harry ridacchia, soddisfatto. “O mi vesti tu, o dormo come mamma mi ha fatto. Puoi giurarci.”
Il respiro mi muore in gola, ed è in quel momento che capisco che dovrebbero darmi una medaglia per stare con Harry Styles e non essere ancora morto. “Non mi sembra il caso, Harold.”
“Mi cambi tu?”
“No, sei grande e vaccinato.”
“Perfetto, lo hai voluto tu!”
“No aspetta, Harold, ma cosa...?”
Harry si toglie la maglietta bianca, con un movimento fluido, ed io sto per svenire. O per venire. O entrambe le cose. Cristo Santo, Louis Tomlinson, stasera devi veramente calmarti.
Prendo la t-shirt di Harold e la piego. “E va bene, e va bene, ti vesto io, per la miseria!”
Prendo la felpa del suo pigiama, e gli ci faccio passare le braccia, come si fa con i bambini. Harry sorride soddisfatto. “Non c'è niente da ridere, Harold. Dovresti vergognarti! Sei un adulto, e ti comporti come un bambino di cinque anni. Scommetto che Joe non avrebbe...”
Ma Minniti mi blocca con un bacio mozzafiato, ed io, a discapito della mia volontà, mi ritrovo ad intrecciare le dita nei suoi capelli. Harry fa aderire ancora di più i nostri corpi, ed io, in modo completamente involontario, gemo senza ritegno. Quando Harry si scosta, ha la faccia di uno che ha appena vinto alla lotteria.
“Un bambino non avrebbe potuto farti questo.
Non ribatto, tanto credo che la mia faccia accaldata dica anche troppo, e continuo nella mia opera. Tolgo i jeans ad Harold, e prendo i pantaloni del suo pigiama. Quando gli ci faccio passare le gambe, cerco di non guardare troppo i suoi boxer (ed il rigonfiamento al loro interno).
Alla fine, alzo gli occhi, ed incontro i suoi. “Harry, mi farai morire un giorno o l'altro, credo che sia giusto che tu lo sappia.”
Harry ridacchia, ma poi, da un momento all'altro, le sue palpebre diventano pesanti, e capisco che sta per addormentarsi.
Io mi accoccolo sul suo petto, e lui mi bacia i capelli. “Grazie di prenderti cura di me, Loulou.”
“E' sempre un piacere, Harry Styles.”
Dopo poco il respiro di Harold cambia e capisco che si è addormentato. Mi sporgo per baciargli la fronte, e, consapevole che non può sentirmi, gli sussurro: “E' sempre un piacere farmi torturare il cuore da te.”
Detto questo, poso la testa sul suo cuore, e non mi addormento fino a che non mi accerto che stia bene.

 

 

 


 

 

Harry's Pov

 

A detta di Louis, ieri sera ho avuto una sbornia pazzesca, e non stento a credergli. Ho un mal di testa assurdo, e sento ogni suono acuito. Louis si diverte a prendermi in giro, e ogni tanto mi dà del ninfomane, cosa che mi porta a credere che ieri sera potrei aver provato a sedurlo in qualche modo. Alla mia domanda, però, lui si è limitato a ridere, ed io sono diventato rosso come un peperone, all'idea di quello che potrei aver detto.
Ci sono soltanto due momenti in cui potrei dire davvero di tutto: quando bevo, e quando... beh, quando sono in intimità con una persona, quindi spero vivamente di non aver detto cose troppo imbarazzanti ieri notte. Se così fosse, Louis non me lo ha comunque fatto notare, e per questo lo ringrazio.
Oggi pomeriggio avremmo dovuto studiare e mettere mano alla mia tesi, ma io mi sono svegliato all'una del pomeriggio passata, con un'emicrania fortissima, ragion per cui Louis ha pensato che sarebbe stato meglio portarmi a fare una passeggiata in centro, giusto per prendere una boccata d'aria. Lavoreremo alla tesi quando torneremo, questa sera.
Louis mi ha portato a mangiare un gelato in un bar molto carino, ma il ghiaccio non ha aiutato per niente il mio mal di testa. Questo, però, ho evitato di dirlo, perché lui invece ne sembrava entusiasta.
Quello che mi fa bene veramente è l'aria fresca sul viso. Fra poco sarà Natale, e le strade sono già decorate per la festività imminente.
Ogni tanto mi fermo ad ammirare qualche vietta, od un posticino particolarmente carino.
Quando siamo sulla strada principale della città, quella circondata da negozi e vetrine decorate a festa, intreccio le mie dita a quelle di Louis, sperando che non si ritragga, o che non si senta in imbarazzo.
Il mio ragazzo sobbalza, ma non si stacca da me. E' tutto così bello, che penso che potrei piangere dalla gioia. Poi però, quando passiamo davanti ad un negozio di dolci, e vedo una torta di compleanno in vetrina, mi ricordo di una cosa.
“Loulou, ma è il tuo compleanno fra poco!”
Louis fa una smorfia, e mi trascina via dalla vetrina. “Non è così importante! E poi tu come fai a saperlo?”
Arrossisco leggermente, e mi chino a lasciargli un bacio sulla guancia. “Potrei aver stalkerato un pochino il tuo profilo Facebook,” - ammetto - “ma non è questo il punto. Il punto è che venticinque anni si compiono una volta sola, e vanno celebrati.”
Louis alza gli occhi al cielo. “Come tutte le altre età, Harry.”
Sbuffo, infastidito dalla sua mancanza di interesse verso il giorno che dovrebbe preferire in tutto l'anno. “So che sei nato il 24 Dicembre, quindi sarà difficile averti per quel giorno, perché è la Vigilia di Natale, ma magari per quando torni dalle vacanze organizziamo una festa enorme. Chiamerò Emma, Zayn, Lottie, Niall e...”
Ma Louis mi interrompe. “Cazzo, Harry, ti prego, no! Non la voglio, una festa!”
Chino la testa di lato, un pochino offeso, e mi appoggio ad un lampione. “Per quale motivo?”
“Odio le feste con tanta gente. Specialmente se sono dedicate a me.”
Deciso a non mollare, incrocio le braccia, risoluto. “Non c'è verso che io non festeggi quella giornata, Loulou. E' nata una persona molto importante per me, in quel giorno.”
Louis sbuffa, e si sistema il cappellino di lana blu che porta in testa. “Gesù è nato il giorno dopo, Harold.”
Non riesco a contenere una risata, e gli tiro il cappellino sopra gli occhi.
“Parlavo di te, puffo!”
Louis si tira su il cappello, e mi guarda malissimo. “Non chiamarmi mai più così!”
“Mica è colpa mia se sei un nano. E poi anche tu che ti metti un cappellino blu non mi aiuti, Lou.”
“Torni a casa a piedi!”
“Questo me lo hai già detto varie volte. E non è mai accaduto.”
“Stavolta sono serio, Harry Styles.”
Louis si incammina verso la parte opposta della strada, quella dove non sono io, e so che sta facendo finta di essere offeso.
Lo rincorro, e mi ci vogliono giusto trenta secondi a riprenderlo, visto che ha le gambe corte, e un mio passo equivale a dieci dei suoi.
Lo raggiungo da dietro, e gli circondo la vita con le braccia. “Ed ora dove te ne vai?”
Louis si ferma, e non mi scansa. Meglio di niente. “Vado da persone che mi apprezzano per ciò che sono e che non si divertono a darmi del puffo.”
Mi chino a baciarlo sul collo. “Ma io ti apprezzo tantissimo, Lou.”
“Non mi sembra per niente.”
So che scherza, ma la sua risposta mi fa comunque male.
Continuando a tenerlo stretto nella mia morsa, lo bacio su una guancia. “E se ti dicessi che il tuo compleanno lo festeggiamo io e te, soli soletti?”
Louis si rilassa, e si appoggia al mio petto. “Non potrei volere niente di meglio, davvero.”
Accarezzo la sua guancia con il mio naso, e poi gli ci appoggio la fronte. “Sì, ti piacerebbe?”
Louis si gira, e mi ritrovo con le sue labbra a due centimetri dalle mie. Perfetto, questo momento è perfetto.
“Certo che mi piacerebbe, stupido gigante! Ecco, credo che ti chiamerò GGG, hai presente? Grande Gigante Gentile. Perché sei un orsacchiotto enorme, Haz e...”
Ma non lo lascio finire, ed appoggio le labbra contro le sue, facendole schiudere. Ci baciamo così, in mezzo a tutti, incuranti delle occhiate delle persone, del freddo, o del vento che ci batte addosso.
E' tutto straordinario, ma...
“Haz! Uì! Che fate?”
Riconosco immediatamente quella vocina, e con riluttanza mi stacco da Louis. Io adoro Joe, ma negli ultimi tempi ha sviluppato la capacità di spuntare ovunque, specialmente quando sono con Louis.
Faccio un respiro profondo, e mi abbasso alla sua altezza. “Joe, piccolino, cosa ci fai in giro da solo? Hai quattro anni!”
Louis trattiene a stento un sorriso. “Questi giovani di oggi sono avanti rispetto a noi, Haz!”
Ma poi una voce quasi senza fiato mi impedisce di rispondere a Louis. “Joe, amore, quante volte te l'ho detto che non devi correre così, quando sei con la mamma? E non devi importunare gli sconosciuti!”
Alzo lo sguardo, e vedo la mamma di Joe, Rose, che ci viene incontro, correndo. Quando si rende conto che sono io, si rilassa un po'.
“Harry, oddio, sei tu! Ciao tesoro, come stai? Scusami per Joe. Scappa sempre.”
Rose è sempre gentile con me, e spesso mi ha anche invitato a cena a casa sua. Le stringo la mano, e poi prendo il piccolino in braccio. Joe sembra scomparire nel suo cappottino enorme e nel cappello che gli casca sugli occhi. E' così carino che comincio a baciarlo sulle guance.
“Tranquilla, Rose, non mi ha dato fastidio.” - Poi mi rivolgo a Joe. - “Però tu non devi scappare dalla mamma, piccolo, hai capito?”
'Cusa, Haz!”
Gli punto un dito sul petto. “No, niente, 'cusa, Haz, perché tutte le volte che dici 'cusa, Haz, poi rifai esattamente la stessa cosa per cui ti rimprovero.”
Rose ride, e si china a scompigliare i capelli di suo figlio, sempre fra le mie braccia. “Ah, quindi non dà retta neppure a te?”
Ma Joe non ci ascolta, perché si è appena ricordato della presenza di Louis e sta ridendo per le boccacce che gli sta facendo il mio ragazzo. In quel momento mi rendo conto di quanto sono stato cafone, a non presentarlo.
“Rose, lui è Louis, il mio ragazzo.”
Arrossisco un po', perché non so se Rose era a conoscenza del fatto che mi sono lasciato da poco con Matty, ed ho paura di sembrare uno che cambia ragazzo molto facilmente. Ma se lo pensa non lo dà a vedere, perché stringe cordialmente la mano di Louis.
“Ciao, Louis, ho sentito molto parlare di te da Myrna, mia madre. So che vi siete conosciuti. Lei ti adora.”
Louis si sistema il cappello, notevolmente in imbarazzo. “Sì, è una signora molto simpatica.”
All'improvviso Joe comincia a scalciare contro il mio petto, ed io sobbalzo. “Ehi, monello, cosa vuoi?”
“Voglio Uì” Il suo dito paffutello indica il mio ragazzo, e Louis sporge le braccia per prenderlo. Io mi giro verso sua madre.
“Ehi, Rose, cosa ci fate in giro?”
Lei si copre il viso con le mani, e sospira. “Lascia perdere, Haz, è un casino spiegartelo.”
Ho paura che sia successo qualcosa di grave, e mi preoccupo. “Di che cosa si tratta?”
“In pratica settimana prossima io e mio marito dobbiamo andare via due giorni. Lui deve concludere un affare con una grande azienda, ed ha bisogno del mio sostegno. Solo che mia madre, proprio in quei giorni, andrà a trovare sua sorella, ed io non so a chi lasciare Joe. Ho cercato ovunque, ma in questa città non trovo delle baby sitter nemmeno per sbaglio. Sto quasi pensando di dover abbandonare mio marito, visto che non ho altra scelta.”
Le sorrido, tristemente. “Mi dispiace tanto, Rose, davvero.”
Lei scrolla le spalle. “Tranquillo, non è niente, a meno che...”
Ma poi si blocca, e i suoi occhi si illuminano, fermandosi su qualcosa alle mie spalle. Io seguo il suo sguardo, e sorrido a vedere Louis e Joe che guardano incuriositi dei giochi, nella vetrina di un negozio.
In quel momento la mia attenzione torna su Rose, che mi sta toccando un braccio. “Haz, quanto ti tornerebbe male guardarmi il bambino per il prossimo weekend? Non te lo chiederei mai ma sono disperata. E ti pagherei ovviamente.”
Non so cosa rispondere, perché sono un po' interdetto. “Io... Rose, mi farebbe molto piacere, ma ovviamente devi fidarti di me, io non ho mai...”
Rose si sporge a togliermi un ciuffo di capelli dagli occhi, in modo molto materno. “Ovvio che mi fido di te, Harry. Sei la persona più dolce e responsabile che conosca, e sinceramente preferisco molto di più lasciare il piccolino a te che a degli sconosciuti. E poi sembra adorare anche il tuo ragazzo.”
“A proposito di lui, c'è una cosa che voglio mettere in chiaro, Rose: ovviamente, se non vuoi, io e Louis non ci vedremo in quei due giorni. Voglio dire, è tuo figlio, devi decidere tu come educarlo.”
La mamma di Joe mi guarda ad occhi spalancati. “E perché mai non dovreste vedervi?”
“Beh, non so, magari non vuoi che tuo figlio veda, insomma... persone come noi.”
Rose è sempre più stupita, ma poi mi mette una mano su un braccio. “Quello che non voglio che mio figlio veda, Harry, sono persone che si odiano, persone che si fanno la guerra l'un l'altro o che usano violenza, non certo due ragazzi che si amano. Voglio che Joe cresca capendo che può amare quello che vuole. Tutto chiaro, adesso?”
Rose mi stringe leggermente la mano, ed i miei occhi si riempono di lacrime. L'abbraccio e lascio che le sue braccia mi tranquillizzino.
“Grazie davvero, Rose.”
“No, tesoro, grazie a te. In questo modo sono libera di andare con mio marito!”
In quel momento Louis e Joe tornano dalla vetrina, e Louis, vedendomi con gli occhi lucidi, si preoccupa. “Ehi, che succede qui?”
Mi asciugo con una manica del cappotto, e poi mi giro verso di lui, sorridendo a trentadue denti e prendendogli Joe dalle braccia. “Niente di che, Loulou.”
Rose dà un bacino a suo figlio, e poi gli dice: “Amore, abbiamo trovato da chi starai settimana prossima, quando mamma, papà e nonna saranno via.”
Joe la guarda, spalancando gli occhietti, tutto interessato. “Da chi, mamma?”
“Starai con Haz e Louis.” - gli risponde la madre, battendo le mani entusiasta.
Joe per un attimo sembra incredulo, ma poi si gira fra le mie braccia, e mi abbraccia. “Sìììì, Haz! Veramente 'tarò con te e Uì?”
“Sì, amore, veramente.”
Mi giro a guardare Louis. “Cioè, starai sicuramente con me, poi non so se Louis...”
Ma il mio ragazzo mi blocca. “Ma certo che starai con noi, Joe. Per quanto starà con noi, Haz?”
“Un weekend.”
Louis si illumina quasi più di Joe. “Ohh, batuffolo, ci divertiremo così tanto io e te, settimana prossima.”
Mi sento messo da parte, e lo faccio notare. “Ehi, ci sarei anche io qui, bellezze.”
Sia Joe che Louis scoppiano a ridere, ma poi Rose si riprende il bambino, e gli dice che ci deve salutare. Dopo aver sbaciucchiato un altro pochino Joe, prendo la mano di Louis, e anche noi decidiamo di tornarcene a casa.

 

 

 

 

“Dobbiamo proprio farlo, Loulou?”
“Sì, dobbiamo, Haz.”
Una montagna di libri ci guarda dai piedi del mio letto, ed io li guardo a mia volta, con repulsione e sfida. So che dovrei mettere a punto la mia tesi, una volte per tutte, ma oggi proprio non ne ho voglia. Quei volumi mi sembrano mostri pronti ad attaccare me e Louis in ogni modo possibile.
“Ma potremmo fare molto altre cose, Lou. Alla fine è il weekend. Non dovrei studiare! Potremmo guardare un film, ordinare della pizza, o...”
“O? Quali altre proposte hai, piccolo ninfomane?”
Chiudo con forza uno dei quaderni che avevo avuto il coraggio di aprire, e guarda malissimo Louis, che se ne sta seduto a gambe incrociate sul mio letto, ridacchiando.
“Ok, adesso basta! Cosa ti ho detto ieri sera?”
“Davvero non ti ricordi?”
Comincio a sudare freddo. “No. Dovrei?”
Louis scuote le spalle, e sottolinea una frase importante in qualche libro di cui non mi importa. “Oh, meglio così!”
“Voglio sapere se ti ho fatto delle proposte indecenti, Louis.”
Louis ride sotto i baffi, e mi tira uno dei biscotti che abbiamo portato in camera, in caso ci fosse venuta fame.
“Non me ne hai fatte. Altrimenti avrei accettato!”
Lo guardo, facendo finta di offendermi, e mi porto una mano al petto. “Avresti approfittato di me mentre ero incosciente?”
Louis si rabbuia un attimo, ma poi scoppia a ridere, e si muove a gattoni sul materasso, fino ad arrivare a me, e sfiora il naso contro il mio. “Sì, perché sono un cattivo ragazzo che non aspetta altro che entrarti nelle mutande, Harry Styles.”
Io arrossisco oltre misura, e lui torna dove era seduto fino ad un minuto prima. Torna a concentrarsi sul libro, e morde inconsciamente il coperchio di un evidenziatore. La sua bocca è... Dio, Harry, sei osceno.
“Smettila di fissarmi, Styles. Sei inquietante.”
“E tu sei bellissimo, Loulou.”
Louis alza lo sguardo, incontra i miei occhi, e poi sospira, come se avesse appena compiuto una fatica enorme, a sostenere i miei occhi fissi nei suoi.
“Io vado a farci una cioccolata calda, Harry!”
Si alza, e se ne va in cucina, senza che io lo fermi. Recentemente, questi momenti sono sempre più frequenti. E per questi momenti intendo il tipo di momenti della serie: “se non me ne vado subito potrei davvero fare in modo di essere entrambi nudi fra cinque minuti”.
Non so perché ci stiamo trattenendo così tanto, anche se entrambi lo vogliamo. Lui forse perché ha paura di mettermi fretta, io per la paura di tradire così velocemente il pensiero di Matty.
Pensiero che ho tradito per la prima volta quasi un mese e mezzo fa, sotto la doccia, quando l'acqua fredda ha portato via per la prima volta il frutto della mia eccitazione verso Louis, e il mio amore per il mio ex-ragazzo.
Dopo cinque minuti, Louis rientra nella stanza con due tazze fumanti di cioccolato e panna, interrompendo i miei pensieri.
Si china a raccogliere un quaderno che è caduto dal letto, e il suo sedere mi è pericolosamente vicino. Ok, forse li intensifica, quei pensieri.
Quando mi passa la mia tazza fumante le nostre dita si sfiorano, ed io mi ritrovo ad arrossire come un mese e mezzo fa, quando ci siamo conosciuti in biblioteca. Anche Louis è imbarazzato, e va a sedersi sul letto, dalla parte opposta rispetto a me.
Soffio sulla tazza, per far raffreddare un po' la cioccolata, e vedo che anche Louis fa lo stesso. Nessuno di noi due parla. Imbarazzante.
Louis prende un biscotto, e lo inzuppa nella sua tazza. Questo mi fa riprendere vita, e lo guardo schifato.
“Eddai, Loulou, cioccolata con tanto di biscotti ricoperti di gocce di cioccolato? Sei orribile! Sai quante calorie ci sono in quei biscotti?”
Faccio per strappargli la busta di mano, ma lui è più veloce, e la nasconde sotto il letto. Poi però sembra ripensarci, e la ritira su, sventolandomela davanti alla faccia. Mi fa un occhiolino che non ha niente di casto, e scherzando, mi chiede: “Vuoi che inzuppi io il biscotto per te, Harold?”
Non so se essere sconvolto, imbarazzato, o scoppiare a ridere, quindi mostro un misto di queste tre emozioni, tutte insieme.
“Forse è meglio se ci mettiamo a studiare.”
“Sì, forse è meglio, Harold.”

 

 


 

Un'ora e mezza dopo Louis è seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto, ed io sono spaparanzato sul suo petto, fra le sue braccia.
Abbiamo provato a fare i bravi e studiare nel metodo convenzionale, ma a quanto pare tutto quello che è convenzionale non fa per noi.
Louis sta leggendo ad alta voce un passo che devo approfondire per la tesi, ovvero l'episodio di Paolo e Francesca, ne “La Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Non so l'italiano, quindi purtroppo ne leggo una traduzione, ma sono sicuro che sto perdendo sicuramente molto a livello di musicalità. L'ho fatta leggere a Louis perché, almeno, se non posso godermi l'italiano, posso godermi la sua voce.
Probabilmente però, non sto prestando molta attenzione a quello che Louis dice, perché la sua voce mi incanta ed io mi perdo.
Ad un certo punto, prima del finale, Louis si ferma e comincia a baciarmi una guancia. “Sai come finisce la storia di Paolo e Francesca, tesoro?”
“Tre anni di Lettere mi hanno insegnato qualcosina, Loulou. Sì, so come finisce, ma sarebbe meglio che tu me la rileggessi, perché mi ricordo a grandi linee la fine, ma non mi ricordo proprio le parole. Parole che devo citare nella tesi, per essere precisi.”
Poi arrossisco, perché per quello che mi ricordo, la storia di Paolo e Francesca finisce con i due amanti che, interrompendo le loro letture, sono presi dalla passione e... Beh, ovviamente fanno quello che fanno tutte le persone innamorate. Tutte tranne me e Louis. Oddio, non posso credere di averlo pensato sul serio.
Louis, però, non sembra intenzionato a voler finire di leggere il libro, e lo sposta con un calcio.
“Cazzo, Louis, quel libro vale più di me! Per favore, trattalo bene!”
Ma lui non mi ascolta, e comincia ad accarezzarmi con la bocca tutto il perimetro del viso. “Ehi, Loulou, la storia non era finita.”
Ma Louis alza gli occhi al cielo, e mi accarezza il contorno delle labbra. Forse non mi interessa della storia, dopotutto.
“Zitto, Harold, ti sto mostrando con metodi alternativi come va a finire la vicenda. Sono un ottimo insegnante, io.”
“Tu mi dovresti aiutare con la storia dell'arte, Loulou.”
Louis mi morde il lobo di un orecchio, ed io tremo. Poi il mio ragazzo scrolla le spalle. “Oh, per Piero e Francesca useremo Blake. Sai, quello che era anche un poeta. Ha fatto un quadro bellissimo su quei due. E tu dovresti saperlo.”
Arrossisco, perché ha ragione, forse dovrei, ma poi Louis sorride, e chiude ogni libro che abbia davanti agli occhi. “Sai, Harold, la tua scarsa conoscenza della storia dell'arte mi sconvolge. Insomma, tesoro, non sei l'unica opera d'arte al mondo!”
Sobbalzo a quell'affermazione, e mi giro per guardarlo. “Infatti non sono affatto un'opera d'arte, Loulou.”
“Oh, Harold, eccome se lo sei.”
E detto questo Louis si china a baciarmi, ed in men che non si dica si sdraia sopra di me. Le sue labbra sono sempre un sollievo per me, come se ne fossi dipendente, e non potessi farne a meno.
Louis mi toglie la maglietta, e comincia a baciarmi sul petto, dal collo fino allo stomaco, e stavolta non lo scanso. Non lo scanso per niente, cavolo.
Mentre le sue labbra mi accarezzano la pancia, gli accarezzo i capelli.
Poi mi faccio coraggio, e glieli tiro leggermente, per richiamarlo, perché devo dirgli una cosa importante.
“Louis devi sapere che o ci fermiamo ora, o non sono sicuro di poterlo fare, dopo. Quindi o prendere o lasciare. Ti voglio, Louis Tomlinson. E ti voglio adesso.”
Louis mi guarda con gli occhi in fiamme, occhi nei quali vedo passione, affetto, ed anche un misto di paura ed emozione. “Prendo, Harold, prendo tutto quello che hai da offrirmi, cazzo.”
E in men che non si dica, anche il suo maglione finisce a terra, seguito dai suoi jeans e dai miei. Louis ha la capacità di spogliarmi senza smettere di baciarmi, e cavolo, non so davvero come faccia, ma è bravissimo.
Quando si stacca, per prendere fiato, il suo respiro mi solletica l'orecchio, mentre mi sussurra: “Harry, te lo chiederò una volta sola: ne sei sicuro, tesoro?”
Con le mani ad accarezzargli i capelli, poso le mie labbra sulla sua fronte. “Non sono mai stato tanto sicuro in vita mia, Loulou.”
Louis annuisce, nervoso, ed io annuisco a mia volta. “Ma guardaci, Louis, sembriamo due bambini nervosi all'idea di essere giudicati.”
Louis deglutisce, preoccupato. “E' che non l'ho mai fatto così, Harold.”
Adesso sono incuriosito. “Cosa intendi per così?”
“Non con qualcuno di cui mi interessa così tanto. Non con te.”
Lo guardo negli occhi, con convinzione, quando gli rispondo. “Sarà perfetto, Louis. E lo so per un semplice motivo, ovvero perché sono con te. Finché stai con me sarà tutto perfetto.”
Louis annuisce, più rilassato, e comincia ad accarezzarmi una guancia, poi riprende a baciarmi. Prima che possa rendermene conto i nostri boxer si uniscono agli altri vestiti dimenticati sul pavimento.
Adesso non ci sono più barriere, e siamo ad un punto di non ritorno.
Vorrei ammirare Louis nella sua interezza, ma sono troppo preso dal suo sguardo su di me, che mi scruta. Ed è in quel momento che mi rendo conto che è la prima volta che Louis mi vede così, senza nessun vestito a coprirmi. Il suo sguardo è talmente intenso che penso che se non la smette, potremmo finire anche prima di aver cominciato.
Il suo dito si ferma sul tatuaggio che rappresenta due foglie, che ho tatuato sul bacino, e poi me lo bacia. Cazzo. Partiamo malissimo.
“Parlando di Dante, ti sei fatto queste foglie perché annunciano l'entrata nella selva oscura, Harold?”
Arrossisco così tanto che penso che prenderò fuoco, fra poco. “Solo tu puoi rendere malizioso un riferimento letterario, Louis.”
Louis alza le spalle, come a dire che il suo commento era ovvio, e poi, con il dito, comincia a tracciare la lunghezza delle foglie. Sempre più vicino...
Ma poi, con mio grande dispiacere, torna indietro, ed io sbuffo di frustrazione. Louis si rende conto dell'effetto che mi fa, e sorride soddisfatto.
“Non so come fai ad avere tutto questo autocontrollo, Dio Santo.”
Louis mi accarezza nell'interno coscia, facendo finta di non sentirmi. Io faccio del mio meglio per non svenire. “Sai, Harold, avevo ragione prima. Sicuramente non sei l'unica opera d'arte al mondo, ma certamente sei la più bella.”
Le sue labbra accarezzano velocemente il mio collo, ed io tremo. “Smettila di dire queste cose, Louis, mi metti in imbarazzo.”
Quando parla il suo sussurro si riversa sul mio collo, ed io devo fare leva su tutta la mia forza di volontà per rimanere relativamente calmo. “Io dico solo la verità. Cazzo, Harry, Caravaggio, Friedrich, Millais, Delacroix, non erano niente in confronto a te.”
“Smettila, Louis.”
Louis si alza dal mio corpo, e appoggia il suo peso su un braccio, per guardarmi interamente e soffermandosi forse un po' troppo su alcune parti di me. “No, Harry, sono serio. Voglio dire, come ha fatto il mondo a tirare fuori una persona come te?”
Provo a rispondere, ma il respiro è diventato un lusso che sembra che non possa permettermi. “Mi stai idealizzando.”
“No, Harold, cazzo, proprio no! So con chi sto parlando.”
“Non ti merito nemmeno un po', Louis.”
Louis si china a baciarmi i tatuaggi che ho sul petto. “Mi hai rubato la battuta, tesoro.”
Faccio per ribattere, ma poi la sua bocca si posa su di me, nel punto che la richiede di più, e ogni senso mi abbandona, lasciandomi con nient'altro se non un accecante piacere. Per un po' nessuno di noi due parla più, e gli unici suoni a rompere il silenzio sono i miei gemiti, fino a quando non ce la faccio più e tiro leggermente i capelli di Louis, per richiamarlo.
“Loulou, se non la smetti subito tutto questo finirà molto presto.”
Louis non sembra ascoltarmi, e continua imperterrito. Il mio corpo è ormai mosso da spasmi. “Louis, non sto scherzando.”
Poi, un secondo prima di farmi arrivare al limite, Louis si stacca da me, lasciandomi insoddisfatto e dolorante. “Non sei simpatico, Loulou.”
“E non hai ancora visto niente, tesoro.”
“Cosa intendi per...?”
Ma poi le dita di Louis trovano la mia apertura, e comincia a prepararmi, in silenzio. La sensazione è talmente travolgente che stringo il cuscino in modo convulsivo. Gli prendo il viso, e comincio a baciarlo appassionatamente, cercando di espiare in qualche modo la sensazione delle sue dita dentro di me, pensando ad altro. Compito impossibile, perché quando il dito di Louis sembra trovare un punto magico, sono costretto a staccarmi da lui, per dar voce ad urlo che ha la forma del suo nome.
Quando Louis capisce cosa ha appena fatto, sposta di nuovo le sue dita, ed io sono scosso da nuovi tremori.
Il mio ragazzo si ferma un momento, e mi scruta, leccandosi le labbra. Alla fine di questa giornata devono darmi una medaglia per la resistenza.
“Harry, devo sentirti dire che sei pronto, perché ho bisogno di te, tesoro.”
Anche Louis è provato, e capisco che anche lui è al limite, come me.
Sorrido, pensando a come ci riduciamo, a vicenda.
“Lo sono, Louis, sono pronto ad accoglierti dalla prima volta che ti ho visto.”
E poi Louis si sdraia sopra di me, e comincia a baciarmi, questa volta dolcemente, senza fretta, come a volersi godere questo momento.
Quando si stacca, gli trema la voce, e posso vedere che è emozionato. Mi accarezza i riccioli, poi sussurra qualcosa che non sono certo di capire appieno.
L'amor che move il sole e le altre stelle.”
Non comprendo tutta la frase, ma capisco che è italiano. “Loulou, piccolo, io non lo so, l'italiano.”
Louis ride, e si china a baciarmi la fronte. “Nemmeno io, tesoro, ma questa frase è famosa, e dovresti saperla. Divina Commedia, Paradiso, Canto Trentatré.”
Scuota la testa. Conosco il canto, ma non capisco lo stesso il significato della sua frase. Louis, quindi me la traduce, e a me si ferma momentaneamente il battito cardiaco.
“E' questo che penso quando ti vedo, Harold, ovvero che quello che provo per te è in grado di smuovere fiumi, mari, montagne, sistemi solari, pianeti, tutto. Tutto è nuovo da quando ti conosco, Minniti. Sei in grado di muovere ogni cosa dentro e fuori di me, tesoro.”
Delle lacrime impercettibili si formano ai lati dei miei occhi. “Ora capisco, Loulou.”
Louis mi guarda incuriosito, da sotto le ciglia. “Cosa capisci, Harold?”
“Capisco perché le persone impazziscono quando si innamorano, perché si sono combattute delle guerre per amore, e capisco anche perché ho passato la mia vita cercando di dar voce a qualcosa che non sapevo esprimere. Poi sei arrivato tu, e ho ritrovato tutte le parole che avevo perso, o che non ero mai stato in grado di formulare, Louis. E ora non riesco a dirle, perché ho questo groppo in gola che non mi fa riuscire a respirare, e il mio cuore batte ad una velocità inaudita e...”
Louis poggia una mano sul mio petto. “Il Tommo-battito?”
“Il Tommo-battito, esattamente quello. Ma devi sapere che mi hai stravolto la vita, Louis Tomlinson. Cazzo, hai cambiato tutto, ed io non potrei esserne più felice e...”
Ma poi mi si spezza la voce, e non riesco ad andare avanti, perché sto tremando come una foglia. Louis ha il viso stravolto dall'emozione ed i suoi occhi azzurri traboccano di desiderio e anche di qualcosa di molto più dolce, che non riesco a decifrare. “Cristo, Harry, sei tutto per me, tutto.”
Mi sporgo per baciargli le labbra, trattenendo le lacrime. “Ti voglio, Louis, ti voglio tantissimo.”
Louis si china, e poggia la fronte sulla mia. Mi guarda negli occhi per tutto il tempo. “Sono tuo, Harry Styles. Irreparabilmente, totalmente e indissolubilmente tuo, Harold.”
E poi, con un movimento deciso dei fianchi, entra dentro di me.

 


 

 

Louis' Pov.

 

Pensavo che non ci fosse niente di più bello di Harry Styles, ma mi sbagliavo. Niente è più bello che stare dentro Harry Styles, stretto fra le sue gambe, e le sue braccia.
Alzo lo sguardo, per vedere la sua reazione, e quello che vedo mi preoccupa così tanto che penso di ritrarmi.
Il volto di Harold è rigato da due lacrime solitarie, che cerco disperatamente di eliminare dal suo viso, con le mie mani. “Harry, cosa c'è? Ti ho fatto male, tesoro?”
Ma Harry scuote la testa così velocemente che fra un po' nemmeno la vedo. “No, Louis è che sentirti così... Dio, è bellissimo. Ti sento ovunque.”
So cosa intende, perché è come se ogni parte di me fosse collegata ad ogni parte di lui, e mi rendo conto che distanti non potrebbero funzionare.
Sentirlo così, senza nessuna barriera mi sta uccidendo. Poi però mi salta alla mente un piccolo particolare di cui mi sono scordato.
Senza nessuna barriera. Cazzo, il preservativo!
“Harold, cavolo, le protezioni! Come abbiamo fatto a scordarcene?”
Harry sembra avere un mancamento, ma si riprende subito. “Io... Loulou, non le voglio. Non voglio niente a separarti da me. Non ho più avuto nessuno dopo Matty, e non c'è pericolo. Ho degli accertamenti che lo provano e...”
Non posso credere che ne stia parlando adesso! Lo interrompo con un bacio veloce. “Non sto con nessuno da due mesi, Harold. E ti assicuro che sono pulito. Ma se vuoi, posso sempre...”
“NO.”
Harry mi ferma così velocemente che mi viene da ridere. Poi però lui muove i fianchi verso di me, e non c'è proprio più niente da ridere.
“Harold, oh cazzo... Non sai quello che mi fai.”
Poi comincio a muovermi dentro di lui, ed in contemporanea a baciarlo. La lingua di Harry è un'arma, nella mia bocca, e mi manda fuori di testa.
Sto facendo l'amore con un ragazzo che fa concorrenza a tutti i soggetti efebici che ho studiato per tutta la vita. Sto facendo l'amore con un piccolo cherubino che è in realtà un giovane dio.
Sono solo vagamente consapevole di quello che gli faccio, di come mi muovo, perché il mio spirito artistico è volto a cogliere la bellezza, la perfezione e l'estasi suprema di questo momento.
Poi però sento Harry gemere vergognosamente, e capisco che è vicino al termine, quindi entro ancora di più dentro di lui, con una spinta più decisa, e nello stesso momento tocco la sua eccitazione evidente e comincio a muovere una mano su di lui. Colpisco un punto ben preciso dentro di lui, e dopo un bacio sul collo ed un'ultima spinta, sento il caldo risultato delle mie fatiche scorrermi sulla mano, mischiato alla voce di Harold che urla il mio nome.
Quando oso alzare la testa per scrutarlo, vedo Harry con gli occhi chiusi, scosso dal piacere, i boccoli che gli cadono sul cuscino, come nella più bella Venere di Giorgione, ed è questa visione, più di ogni altra, a portarmi al limite.
Mi chino a baciargli il collo e poi gli accarezzo una guancia. “Harry... Harry guardami.”
Harry apre gli occhi, e li punta nei miei. “Sono qui, Lou. Sono qui.”
Con un'ultima spinta decisa mi riverso dentro di lui, ormai stravolto dal piacere.
Dopo essermi sfogato faccio per uscire da lui, ma Harry mi ferma. “Non... non ancora.”
Rimango dentro di lui ancora un po', e gli lascio un bacio sulla fronte. “Harold è stato il momento migliore della mia vita.”
Harry mi accarezza il viso, con le sue dita fredde. “Per me il secondo.”
Provo a buttarla sul ridere, ma sono curioso. “Oh, e chi è che mi supera?”
“No, stupido, il momento migliore è stato quando ho conosciuto te.”
Lo bacio con trasporto, e poi esco da lui e mi accoccolo sul suo petto, lasciando che Harry mi accarezzi e mi abbracci, e godendo di questa piacevole stanchezza che ci aggredisce.
Ormai è scesa la sera, e la luce della luna accarezza il volto di Harold, creando delle bellissime ombre. Io spengo la luce, per godere ancora di più della bellezza di questo spettacolo.
Harold ha chiuso gli occhi, ed io gli bacio una guancia.
Il cielo è stellato e si riversa su di noi, come se anche noi fossimo infiniti, come l'universo. Come l'amor che move il sole e l'altre stelle.


Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Eccomi, ce l'ho fatta, finalmente! :)
Scusate se ho saltato l'aggiornamento di ieri, ma il capitolo non era proprio come lo volevo, e ho perso molto tempo ad aggiustarlo e riguardarlo. Se non si fosse capito, sono una persona molto nervosa quando riguarda questa storia ;).
E stasera lo sono più che mai, perché è la prima volta che scrivo di... sì, dai, avete capito, non fatemelo dire ;).
Spero che possiate apprezzare questo capitolo, perché io ce l'ho messa davvero tutta per cercare di far uscire una cosa decente :).
Come al solito grazie a tutte le persone che seguono la mia storia, e a quelle che la recensiscono. Come dico sempre, il vostro parere è la cosa più importante! Quindi, come dico sempre, spero che vogliate lasciarmi un piccolo parere, perché per me sarebbe davvero utile!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Noi ci sentiamo la settimana prossima :).
Un bacione enorme,
S.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 12
*** 11. Quella volta in cui ho fatto da babysitter. ***


 
 



11. Quella volta in cui ho fatto da babysitter.

 

“Love can change a person
the way a parent can change a baby, awkwardly,
and often with a great deal of mess.”
Horseradish, Lemont Snicket.


 



Louis' Pov.

 

E' un freddo e piovoso giovedì pomeriggio, ed io sono chiuso in un pub con Zayn Malik, mentre aspettiamo il ragazzo di mia sorella.
“Ripetimi perché abbiamo invitato Neil al nostro pomeriggio per soli uomini.”
Zayn alza gli occhi al cielo per quella che penso sia la milionesima volta oggi, e beve un sorso della sua birra. “Non lo abbiamo invitato. L'ho invitato io.”
“Senza chiedermi il permesso aggiungerei.”
“Questo perché non mi serve il permesso per invitare un mio amico ad un'uscita con te, Lou.”
Alzo le braccia al cielo. “Ma tu non sei nemmeno amico di quel Neil! Lo fai solo per darmi fastidio.”
Zayn punta al mio petto con la bottiglia ormai mezza vuota di birra. “Ehi, bello, non tutto ruota intorno a te. Ho invitato Niall perché mi sembra molto solo, e poi perché so che ci terrebbe molto a conoscerti meglio.”
“Quindi mi hai incastrato? Zayn, ti vedo una volta alla settimana se va bene, e devo raccontarti cose. Non voglio che ci sia anche Neil.”
“Ma smettila, Tommo. Non te ne è mai fregato un fico secco dei nostri pomeriggi insieme, ed una volta che invito Niall tu giochi a fare il mio amicone preferito.”
Questo mi punge un po' sul vivo, ma non lo dico. “Ma io sono il tuo migliore amico, Zaynie, sei tu che non mi apprezzi quanto dovresti.”
Riesco a strappare una risata a quel tenebroso di Zayn, ma poi torna subito serio. “Senti, Lou, lo sai benissimo che tu sei il mio migliore amico, ma devi dare una possibilità a Niall. E' una brava persona, davvero. E poi devi ringraziarmi, visto che ho invito Haz al posto tuo. Volevo fare davvero un pomeriggio tutti uomini oggi.”
A sentire il nome del mio ragazzo, mi si blocca per un secondo il respiro in gola. “Hai invitato Harold e non mi hai detto niente?”
Zayn scrolla le spalle. “Non può venire, aveva lezione.”
Sentir parlare di Harry mi destabilizza sempre un po', come se non fossi ancora abituato a pensare davvero a lui come al mio ragazzo. Non posso ancora credere che quel dono del cielo abbia deciso di stare davvero con me.
Da quando Lunedì sono venuti i tecnici ad aggiustarmi la caldaia e sono tornato a casa mia non sono più stato davvero con lui.
Certo, ci siamo visti tutti i pomeriggi, ma niente è come stare insieme quasi ventiquattro ore su ventiquattro ogni giorno. E mi manca. Cristo se mi manca. Ok, ci siamo visti questa mattina per colazione, ma è stato veloce, come tutte le volte questa settimana.
Una colazione prima di una sua lezione, un pranzo quando ho buco al lavoro, un caffè veloce fra una visita di Harry all'aula studio e l'altra.
Ho bisogno di sedermi con lui come facevamo quando stavo momentaneamente a casa sua, e sentirlo parlare della sua giornata, di quel professore che lo ha fatto annoiare, o di quel libro che ha letto fra le pause.
Ho bisogno di sentirlo di nuovo fra le mie braccia, le mie mani fra i suoi capelli e...
“Louis, ti sei incantato?”
Mi rendo conto solo in un secondo momento che la mano di Zayn sta sventolando davanti al mio viso.
“Ok, senti, so che vuoi saperlo, quindi te lo dico, ma non chiedermi dettagli: io e Harold siamo stati a letto insieme!”
A Zayn va la birra di traverso, e quando smette di tossire, mi guarda come se fossi pazzo. “E chi te lo ha chiesto, amico?”
Ok, è vero, non mi aveva chiesto niente, ma io glielo dovevo dire, o non sarei riuscito a parlare di nient'altro. “So che morivi dalla voglia di saperlo, Malik. Sei una piccola pettegola, nel profondo.”
Zayn strabuzza gli occhi, ma poi mi dà corda. “E certo! Proprio io lo volevo sapere. Non sei tu quello che moriva dalla voglia di dirmi che è entrato nelle mutande di Haz.”
“Ehi, bello, è del mio ragazzo che stai parlando!”
Zayn non riesce a trattenere una risatina. “Dai, raccontami. Com'è Harry a letto?”
“Non che voglia davvero dirtelo ma...”
“Ma? Eddai, Louis, non sto più nella pelle. Muoio dalla voglia di saperlo.”
Tiro una botta al braccio di Zayn, ma mi viene male, visto che è dalla parte opposta del tavolo rispetto alla mia. “Sento del sarcasmo Malik, e questo non mi piace. Ma visto che insisti posso dirti che Harry è molto meglio di quanto puoi pensare.”
“Non che io pensi a Harry in certe situazioni, Tommo, ma sono contento che ti sia piaciuto.”
Arrossisco un po' troppo, ma do la colpa all'alcol contenuto nella birra che sto bevendo. Poi prendo un'altra sorsata, perché devo fare una domanda importante a Zayn, e mi serve coraggio.
“Zaynie, devo chiederti una cosa seria.”
“Mi devo preoccupare?”
Arrossisco di nuovo, e poi prendo un respiro profondo, e butto fuori quello che penso da ormai quattro giorni. “Secondo te è normale, almeno in un primo periodo di un rapporto, desiderare costantemente l'altra persona? Intendo sia su un livello fisico che non. Voglio dire, ad un livello personale ho bisogno che Harry sia quasi sempre con me. Quando c'è sto bene e quando non c'è mi manca e...”
Non finisco, perché noto che Zayn si sta trattenendo dallo scoppiare a ridermi in faccia. “Ehi, io ti sto facendo una confessione a cuore aperto, bello, non dovresti ridere!”
“No ti prego, vai avanti, Lou, sei quasi adorabile.”
Cerco di non fare caso a Zayn, e continuo: “E poi non parliamo del livello fisico. Non sono mai stato così attratto da una persona, Zayn. Se vai a dire quello che sto per dirti in confidenza alla bambolina ti uccido, ma quando sono con Harold non vorrei fare altro che baciarlo, abbracciarlo, toccarlo, e stare con lui in ogni modo.”
“Cazzo, Haz deve essere davvero bravo per averti rincoglionito così, Tommo. Quasi quasi gli chiedo se dà una ripassatina anche a me, già che c'è. A quanto pare il pene di Harry ha poteri quasi salvifici, per averti ridotto così.”
Metto una mano intorno al bicchiere, e vedo che mi si cominciano a vedere le vene, per quanto lo sto stringendo. “Stai attento a come parli, Malik.”
Zayn alza le mani in segno di resa, quasi impaurito. “Sto scherzando, Louis! Continuiamo con la terapia di coppia: fino ad ora mi hai parlato di quando Harry è con te. Ma questa attrazione che senti continua anche quando lui non c'è?”
Mi sporgo verso di lui con aria confidenziale, e lui si sporge a sua volta, come se dovessimo confessarci dei segreti di stato. “In tutta onestà, Zayn, persino scrivere sta cominciando a diventare un problema, da quanto mi fa male il polso. Dio, Zaynie, sono sempre a mast..”
Zayn sbianca, e si appoggia di nuovo alla poltrona. “Cazzo, Tommo, non voglio sapere quante volte ti tocchi. E Haz è uno dei miei migliori amici, Dio Santo.”
“Sei tu che lo hai chiesto.”
Zayn si massaggia velocemente le tempie, come se non ne potesse più di tutto questo, ma poi il bene che mi vuole torna a farsi sentire, perché, gentilmente, mi rassicura, dicendomi: “Senti, Lou, è normale, davvero. Non pensare di essere un ninfomane, perché non lo sei. Non più di me o Emma almeno. Io e lei i primi tempi eravamo sempre senza vestiti e...”
Con un dito gli faccio cenno di saltare questa parte ed andare avanti, perché sono davvero troppe informazioni.
“E per quanto riguarda la parte sentimentale, Tommo, è normale sentirsi così. Se stai con una persona è ovvio che vuol dire che con lei stai bene, e che quindi quando non c'è ti manca. Io non potrei sopravvivere due giorni senza la mia Ems.”
“Sì, ma è diverso, Zayn. Tu la ami, la bambolina, te lo leggo negli occhi...”
Ma c'è qualcosa adesso nei suoi occhi che mi fa quasi paura e che mi costringe a scuotere la testa come un ossesso. “No, Zayn, NO. Assolutamente no. Non puoi sottintendere che io... Che io nei confronti di Haz... No, proprio no. Non dirlo nemmeno per scherzo.”
Zayn mi sorride molto dolcemente, in un modo che non mi sarei mai aspettato da lui. “Mi piace il fatto che io non abbia aperto bocca e che tu abbia fatto tutto da solo.”
“Questo è perché ci conosciamo da tanti anni, e ti capisco al volo ormai.”
“O forse è perché anche tu stai cominciando a pensare che forse ho ragione.”
“Senti io ora vado al bancone a chiedere un altro giro di bevute, perché ho bisogno di tanto alcol. Quando tornerò qui prenderò un po' per il culo Neil, e non parleremo più di quel tipo con i capelli strani e un gusto orrendo nel vestire conosciuto anche con vari soprannomi quali Minniti, Harold, Haz, o altri. Intesi?”
Mi avvio senza aspettare una sua risposta, ma la sua voce mi raggiunge alle spalle, gioiosa e allegra. “Il mio migliore amico si è innamorato, che bello! Posso farti da testimone, alle nozze?”
Senza nemmeno girarmi alzo un dito medio e urlo di rimando: “Vaffanculo, Zayn Malik.”
Quando arrivo al bancone chiedo due birre. Il barista me ne porge tre. E' uno nuovo, perché non l'ho mai visto prima, e deve avere più o meno la nostra età. Dal cartellino scopro che si chiama Liam, e a vederlo ha la faccia molto simpatica e dolce.
“Te ne ho chieste solo due, Liam.”
Ma lui sorride, comprensivo e spinge davanti a me anche la terza. “Insisto, veramente. Ho sentito che ti sei innamorato, e credimi, tre birre è il minimo sindacale per riuscire a sopportare una cosa del genere.”
E ora cosa cazzo vuole, questo? “Io non sono innamorato, va bene?”
La mia voce deve suonare talmente falsa che persino questo Liam, che neppure sa chi sono, si mette a ridere. “E va bene, se lo dici tu...”
“Sì, lo dico io. Ed ho ragione.”
Prendo le due birre da me richieste, poi però mi giro e prendo anche la terza, che non si sa mai.
Liam, che è andato momentaneamente a rifornire il barattolo con il ghiaccio, sorride pensando che non lo veda.

 

 

 

Dopo circa mezz'ora, con un ritardo su cui non sono deciso a passare sopra, arriva anche Neil.
E' bagnato fradicio, ed i capelli gli ricadono disordinatamente sugli occhi. Sembra quasi che abbia dovuto combattere un uragano, per arrivare qui. Guardo fuori, e vedo quanto diluvia. Ok, forse dopotutto lo ha dovuto attraversare davvero, quell'uragano.
Scuote i capelli, per togliersi l'umidità di dosso, come un piccolo cagnolino, di quelli che mi stanno antipatici e sono sempre ovunque. Tutta l'acqua di riversa dai suoi capelli sui miei jeans. Partiamo male.
E' agitato, lo vedo da come si muove, come se non sapesse nemmeno dove sedersi. Poi sceglie di mettersi vicino a me. Cavolo, questo ragazzo è davvero masochista.
“Scusate il ritardo, ragazzi, ma questa pioggia blocca tutto. E poi voi lo sapevate che le gioiellerie chiudono per l'ora di pranzo?”
Zayn scoppia a ridere, mentre io borbotto un “come tutti i negozi, Neil.”
Poi però gli porgo una domanda, preso da un dubbio, e la risposta che potrebbe darmi mi fa quasi paura. “Ehi, Neil! Cosa ci facevi in una gioielleria? E ti prego non dirmi che ha a che fare con mia sorella, perché potrei incazzarmi.”
Niall sembra perdere molti anni di vita, e poi si attacca all'altra birra che avevo ordinato per me. Sempre peggio.
“Senti Louis, non voglio farti arrabbiare, ma è quasi Natale e...”
“E? E questo ti dà l'opportunità di fare delle cazzate?”
Niall abbassa la testa, in imbarazzo, ed io incrocio lo sguardo di Zayn, che è tutto tranne che amichevole nei miei confronti, al momento.
Provo a risollevare la situazione e ad essere meno stronzo, ma non so se ne sarò in grado. Sospiro pesantemente e poi poso una mano sulla spalla di Neil. Quello sussulta, spaventato, ed è una reazione più che prevedibile.
Un po' mi dispiace ad essere sincero. Ok, più di un po'. Devo smetterla di essere così. “D'accordo, Niall, ricominciamo da capo. Cosa hai regalato a mia sorella per Natale?”
Quando Niall alza lo sguardo, è impaurito, ma deglutisce e mi risponde. “Sono... sono due piccoli anellini d'argento. Uno per me ed uno per lei. Così è come se, avendolo indosso, si ricordasse sempre un pochino di me, no?”
Zayn gli sorride con dolcezza, mentre io sbuffo. E' più forte di me, non riesco a resistere. “No, no, no, Neil. Così le farai subito capire che sei cotto perso. Con le donne bisogna giocare un po' d'astuzia.”
Neil si stringe nelle spalle, come se non capisse. “Ma io sono cotto perso.”
Mi viene da sorridere, ma deve essere stato sicuramente uno spasmo, perché non c'è verso che io provi simpatia nei confronti di quel biondo tinto. “Ho capito, Neil, ma questo non dobbiamo farlo capire a Lottie. Credi a me, impara dal migliore!”
Zayn sbuffa e si pulisce distrattamente la bocca. “Ha parlato l'esperto.”
Ignoro il suo commento, e poi ritorno a parlare con il biondo seduto accanto a me. “Senti, Neil, ormai hai comprato quelli anellini, e li darai a Lottie, ma falla stare un po' sulle corde, va bene?”
Zayn alza gli occhi al cielo, e si intromette. “No, Niall, non farai niente di tutto ciò, perché Louis è tutto tranne che un buon consigliere in fatto di relazioni amorose.”
“Ehi, bello, attento a come parli! Io gli ho solo detto di tirarsela un po'. Un rapporto senza mistero non è divertente.”
“Disse quello che racconta ad Harry anche quante volte va al bagno al giorno.”
“Senti io ed Harry abbiamo i nostri spazi. Non siamo una di quelle coppie che stanno sempre a scriversi messaggi o...”
Per un qualche assurdo scherzo del destino in quel momento il mio telefono si illumina, perché mi è arrivato un messaggio. Zayn e Niall cercano di soffocare una risata ed io mi sporgo per vedere chi è. Appena vedo il nome “Minniti” cerco di nasconderlo, ma è troppo tardi, perché Zayn lo ha già visto.
“Dicevi, Lou?”
Infame di un Harry Styles. “Non mi messaggia mai, sicuramente è successo qualcosa di importante, dovrei leggerlo.”
Zayn mi fa un cenno con la mano come a dire “fai pure”, ed io, impaziente, apro il messaggio.
Mi manchi, Lou. Anche se ci siamo visti questa mattina. Ma è stato tutto troppo veloce. Mi manchi e... Niente, vorrei far finta di averti scritto per dirti qualcosa di più importante, ma non è così. Mi manchi e basta.”
Gli rispondo velocemente, cercando di non farmi vedere da Neil che sta chiaramente cercando di leggere da sopra la mia spalla.
Oh Minniti, mi manchi anche tu. Non vedo l'ora di rivederti. Preparati ragazzaccio, perché ci divertiremo ;).”
Dopo essermi assicurato di aver fatto venire un infarto ad Harold, ripongo il telefono nella tasca e alzo lo sguardo. Zayn mi sta guardando in modo malizioso, come a voler insinuare qualcosa.
“Era importante, Tommo?”
“Sì, molto. Molto importante. Ma io stavo parlando con Neil, prima di tutto questo.”
Niall non sembra per niente contento di essere tornato al centro del mio interesse, ma mi sorride comunque. “Dimmi tutto, Louis.”
“Beh dal momento che sei praticamente mio cognato,” - a queste parole Niall sta per soffocare - “credo che sia giusto darti dei piccoli suggerimenti. Ad esempio, non le hai mica scritto pure un biglietto in cui le confidi tutto il tuo amore?”
Neil diventa di un'adorabile sfumatura di rosso, e poi guarda in terra. Io scuoto la testa. “Oddio, sei un caso perso!”
“Ma... ma io pensavo fosse una cosa carina!”
Zayn si sporge e gli batte una mano sulla spalla. “Lo è, Niall, davvero. Non stare a sentire questo insensibile.”
In quel momento, se per sua fortuna o sfortuna non saprei dirlo, il telefono di Niall suona. Lui mi guarda e con questo capisco che è mia sorella.
“Rispondi, Neil, non ti mangio.”
Niall mi ringrazia con gli occhi, e poi accetta la chiamata.
“Ciao piccolina! Dimmi tutto.”
Alzo gli occhi al cielo, e mi metto due dita in bocca, come a far capire che mi stanno facendo tornare su il pranzo. Zayn mi tira un calcio sotto il tavolo.
“Lottie? Lottie, non ti sento, aspetta, esco dal locale.”
“Ma fuori diluvia.” - gli sussurro.
Lui alza le spalle, come a dire che non ci può fare niente, e poi esce.
Mi giro, incredulo, e guardo Zayn. “Sbaglio o è andato nell'occhio del ciclone solo per parlare con mia sorella?”
“Questo ti fa capire che ci tiene, Tommo.”
“No, mi fa capire che è rincoglionito, ecco cosa è.”
Zayn mi guarda con disapprovazione, e fra noi crolla il silenzio. Poi mi giro, e vedo la busta della gioielleria, dove Niall ha probabilmente messo il regalo per mia sorella.
Poi alzo lo sguardo, e incrocio quello di Zayn. “Secondo te ci ha messo anche la lettera?”
Il mio migliore amico mi fulmina con lo sguardo. “No, Lou, assolutamente no. Non lo faremo.”
Supplico Zayn con gli occhi, sperando di convincerlo. “Eddai, Zay, pensa a come sarebbe divertente!”
“E tu pensa a quanto sarebbe sbagliato.”
“Tu controlla che lui non entri, va bene?”
“No, non ci sto Tommo.”
“Eddai, tanto mia sorella ci sta degli anni al telefono. E poi noi due siamo “partner nel crimine”. Per sempre. Ricordi?”
“Ce lo siamo detto a sedici anni!”
“Cosa vorrebbe dire? Che non conta più?”
“E va bene, faccio il palo, ma leggi veloce.”
Contento come un bambino il giorno di Natale, scopro che la busta di carta contenente la lettera è davvero in quel sacchetto, e la apro con cura, facendo in modo di non rovinare niente. Comincio a leggerla ad alta voce, scandendo bene le parole, così che Zayn capisca bene.

 

Lottie, tesoro mio, ti rendi conto che siamo già al primo Natale insieme? Non sai come sono felice che tu sia sempre qui con me, amore. Da quando ho incrociato il tuo sguardo, quel primo giorno alla festa di Betty, sapevo che mi sarei innamorato follemente di te, e così è stato, piccolina.
Quando quel giorno di sei mesi fa hai accettato di uscire con me, pensavo di essere l'uomo più felice del mondo, ma quello era niente, paragonato al nostro primo bacio, alla prima volta che ti ho toccato, alla nostra prima volta.”

 

Tiro giù la lettera, e guardo Zayn. “No, ok, basta, non posso andare avanti.”
Ma il mio amico mi fa cenno di continuare. “Eddai, Lou, questo Niall sembra uscito da un libro di Nicholas Sparks. Ti prego continua.”
“Ok, ma se continua a parlare di come mia sorella ha perso la verginità me ne vado, è giusto che tu lo sappia.”

 

Sei la persona che preferisco al mondo, amore, perché oltre ad essere bellissima, sei anche buona e ti interessi sempre agli altri più che a te stessa. Piano piano sei diventata tutta la mia vita, Lots, e per te sono disposto a sopportare ogni cosa, ogni litigio, ogni parola storta, persino tutte le angherie di tuo fratello (sbuffo sonoro da parte mia).
Sei tutta la mia vita, Lottie, e ti amo così tanto, piccolina.
Spero di poter passare anche il prossimo Natale, e tutti quelli a venire con te, amore.
Per sempre tuo,
Niall.”

 

Quando riesco a staccare gli occhi da quella lettera, non riesco a smettere di ridere, e Zayn sta facendo lo stesso. Siamo due stronzi, ma quel Neil è proprio perso per mia sorella.
Questo mi rassicura un po', perché capisco che non le farebbe mai niente di male. Non che questo mi impedisca di essere un po' maligno con lui, ma mi fa sentire meglio.
Poi, però, quando sta cominciando a sentirmi la pancia per il troppo ridere, Zayn mi tira una botta su un braccio, e mi fa notare che Niall sta rientrando.
Rimetto la lettera nella busta alla velocità della luce, giusto in tempo prima che Neil si sieda e si renda conto di cosa abbiamo fatto io e Zayn in sua assenza.
E' più bagnato di quando è entrato per la prima volta, ma gli brillano gli occhi. “Sei fradicio, Neil! Ti prenderai un raffreddore.”
“Sì, ma tua sorella voleva parlarmi. Penso che anche tu sappia quanto è insistente, quando ci si mette.”
Faccio finta di rabbrividire, perché so benissimo com'è quella, se non ottiene subito quello che vuole, e Niall scoppia a ridere. La sua risata fa ridere anche me, perché è spontanea e si sente che gli viene dal cuore.
Non posso credere di star davvero legando con quel Neil.
“Ehi, biondo, posso fartela una domanda?”
Niall mi scruta, incerto, da sotto gli occhiali da vista appannati, ma poi mi sorride. “Certo, spara!”
“Ne è valsa la pena di stare sotto la pioggia, per mia sorella?”
Neil non sembra capire appieno quello che gli chiedo, ma poi risponde sinceramente. “Certo che ne è valsa la pena. Lei voleva parlarmi, ed io cosa dovevo fare? Lasciar perdere?”
Gli poso una mano sulla spalla, stavolta con fare quasi fraterno, e gli sorrido. “Sai, Neil, stai cominciando a piacermi sempre di più.”
Niall arrossisce, ma Zayn mi guarda con orgoglio, come se avessi detto la prima cosa sensata della giornata.

 

 

 

 

Harry's Pov.

 

“Gems, tranquilla, non fa niente.”
Sono al telefono con mia sorella, e sto aspettando l'arrivo di Rose e Joe, e anche quello di Louis. Il mio ragazzo si è proposto di venire a darmi una mano per questo weekend in cui Joe starà da me, visto che sua mamma non ha trovato nessun altro disposto a guardarlo. Louis è stato gentilissimo, forse perché sa che sono un pochino nel panico. E' la prima volta che guardo un bambino tutto da solo, ed ho paura di non essere all'altezza.
Ora, però, prima di cominciare a preoccuparmi per il bambino, devo tenere a bada mia sorella. E' la milionesima volta che mi telefona, in un mese, e sempre per scusarsi perché la mia famiglia non potrà esserci a Natale.
Proprio così, quest'anno passerò Natale da solo, e non potrei esserne più triste. Mia mamma e il suo compagno si sono concessi una vacanza ai Caraibi, come hanno sempre sognato, pensando che io e Gems avremmo comunque festeggiato insieme. Solo che mia sorella aveva già fatto programmi con la famiglia di Ashton, il suo ragazzo, quindi anche lei avrà da fare.
“Dio, Haz, mi sento così in colpa! Vieni anche tu dai genitori di Ashton, è deciso!”
“No, Gem, non vengo a fare il fratello solo e depresso a casa dei tuoi futuri suoceri. Non c'è storia.”
Quando Gemma mi risponde, sento che ha la voce flebile, come se stesse per piangere. “Allora l'unica soluzione è quella di annullare tutto con Ashton. Ce ne staremo soli soletti, io e te. D'accordo?”
Sospiro, perché ho già sostenuto questa conversazione almeno cento volte, negli ultimi giorni. “No, Gem, non siamo d'accordo, perché non è giusto che tu rinunci ad una bella giornata per me. Tranquilla, io starò bene. Starò con Ems.”
Bugia, perché Ems se ne torna a casa, per Natale, ma mia sorella questo non lo sa.
“Guarda che le telefono, a Emma, per sapere se è vero.”
Quando le rispondo, cerco di essere convincente. “Vai, chiamala, tanto non ho niente da nasconderti.”
Tanto Emma mi parerà il culo in ogni caso.
Poi però suona il campanello, ed io capisco che deve essere Louis, visto che gli ho detto di venire un po' prima, per assicurarmi che fosse lì nel momento che il bambino sarebbe arrivato.
“Gem, scusa, è arrivato il mio ragazzo, ti devo salutare.”
“Ne riparliamo, Haz.”
“Certo, come no! Ciao Gem.”
Mia sorella continua a dire qualcosa, ma io ho già tirato giù. Sono impaziente di rivedere il mio Lou. E' troppo tempo che non stiamo da soli, io e lui, e non ho mai avuto la possibilità di abbracciarlo, baciarlo o toccarlo come avrei voluto fare.
Quando apro la porta, lo trovo con un sorriso a trentadue denti.
“Ciao, Haz! Come te la passi?”
Ma io sono più veloce, e gli metto una mano su una guancia, chiudendo la porta dietro di lui con l'altra. “Dio, mi sei mancato tanto, Loulou.”
“Anche tu, Haz, ma...”
Non lo faccio finire, perché appoggio le mie labbra sulle sue, e lascio che il loro sapore mi inebri e mi intorpidisca la mente, come fa ogni volta.
Louis però è impaziente, e si sporge sempre più su di me, fino a spingermi con le spalle contro il muro. Capisco subito cosa vuole fare, e purtroppo sono costretto a fermarlo. Quando mi stacco da lui, fa uno sbuffo che credo dovrebbe mostrare disapprovazione.
Gli poso una mano sulla guancia, e lui ci si appoggia. “Scusami, Loulou, ma il bambino arriva fra un quarto d'ora.”
“Sì, ma mi sei mancato Harold. Sei mancato ad ogni parte di me, capisci? E poi, nelle condizioni in cui sono adesso un quarto d'ora è anche troppo tempo. Abbiamo tutto il tempo del mondo!”
Mi stacco da lui, cercando di non piegarmi in due dalle risate. “Non posso credere che tu lo abbia detto davvero! Sei messo così male? Mi sembrava di ricordare che tu avessi un po' più di resistenza, Loulou.”
Louis alza un dito, con quell'atteggiamento a principessina viziata che si ritrova, ed a me viene anche più da ridere. “Senti, bello, è tutta colpa tua.”
Mi avvicino e gli lascio un bacio veloce sulle labbra. “Senti, Lou, mi dispiace, ma Joe sta per arrivare, ed io ho bisogno di sapere che sia tutto a posto, e fare gli ultimi controlli!”
Louis strabuzza gli occhi, e poi si siede sul divano. “Controlli?!? Cosa diavolo hai comprato, Haz?”
Arrossisco, e poi comincio ad elencare tutti i prodotti secondo me necessari quando si ha un bambino in casa. “Vediamo, ho preso gli omogenizzati, dei pannolini, perché non si sa mai, un ciuccio in caso Joe perdesse il suo, o si sporcasse. Poi ho comprato due dvd: uno è Cars, l'altro Monsters&Co, perché so che il piccolino li adora, cerotti di riserva, anche se prego il cielo che non ci servano, l'acqua ossigenata e...”
Louis mi interrompe, ma gli presto poca attenzione, perché sto continuando mentalmente la mia lista. “I preservativi gli hai comprati?”
“Oh, no, cazzo! Quelli me li sono scordati!”
Louis scoppia a ridere, si alza e mi abbraccia. “Harold, tesoro, Batuffolo ha quattro anni, non gli servono per ora. Stavo scherzando, stai tranquillo.”
“Sono tranquillissimo, Loulou.”
“Non è vero, sei nel panico. E poi, Haz, Joe starà da noi solo due notti, non ha bisogno di tutta questa roba.”
“Non sono nel panico.” Ma poi mi accoccolo ancora di più fra le sue braccia, e Louis sembra capire che ho bisogno del suo supporto, perché mi lascia un bacio fra i capelli.
“Hai ragione, Minniti, non sei nel panico. Sei al di là del panico. Qualsiasi cosa ci sia, tu sei lì.”
Ha ragione, sto esagerando. Devo fare la respirazione per l'ansia che mi ha insegnato mamma quando avevo sette anni ed avevo paura che gli altri bambini mi prendessero in giro. Comincio a respirare regolarmente, prendendo grosse boccate d'aria.
Louis, che mi tiene sempre fra le braccia, si scosta per guardarmi. “Harold, cosa cazzo stai facendo?!?”
Mi stacco da lui, e cerco di mantenere la concentrazione. “E' la respirazione per l'ansia, non interrompermi che poi devo ricominciare da capo.”
Louis mi scruta come se fossi pazzo, ma poi lascia perdere, e comincia a parlare da solo. “Un cretino. Ho deciso di stare con un cretino. Grande scelta, Louis.”
Però poi, tutto a un tratto, suona il campanello, e la mia respirazione non serve più a niente, perché sono di nuovo nel panico più totale.
Louis mi richiama all'ordine, con una pacca sulla schiena. “Tesoro, hanno suonato.”
Dopo un ultimo respiro, vado ad aprire.
Quello che mi trovo davanti mi fa sorridere. Rose è sulla soglia di casa mia, con Joe per mano, e il piccolino ha uno zaino che è quasi più grosso di lui. E mi sta sorridendo, mettendo in mostra quelle adorabili guanciotte.
Non faccio in tempo a dire niente, che mi corre incontro, ed io lo prendo in braccio, facendo entrare Rose, nello stesso tempo.
“Vuoi fermarti un secondo, Rose? Posso farti un caffè? O un po' di tè? Dovrei avere anche dell'orzo.”
Rose trattiene a stento una risata, e mi posa una mano sul braccio. “Hai un bar in casa?!? Tranquillo, Harry, non serve, devo andarmene subito, tanto.”
Louis si intromette, e mi mette un braccio intorno alle spalle. “Perdonalo, è un po' schizzato.”
Alzo gli occhi al cielo, e mi chino a lasciare un bacino sui capelli biondi di Joe. “Eeehi, io non sono schizzato, non dirlo davanti al bambino! Amore, stai tranquillo, sto bene, e ti divertirai tanto con me e Louis, in questi giorni.”
“Questo è auto-convincimento ai massimi livelli.”
“Oh, stai zitto, Lou.”
Rose ci guarda con dolcezza. “Non avrei potuto sperare di meglio, per Joe. Siete così carini, ragazzi.”
Poi prende un attimo in braccio suo figlio, e si siede sul divano. “Vieni Haz, ti faccio vedere cosa ha nello zainetto.”
Mi siedo accanto a Rose. “Allora, Harry, Joe mangia tutto, quindi non devi preoccuparti per il cibo. Fai quello che vuoi, e vedrai che Joe sarà felice. Va in bagno da solo, ma magari gli servirà una mano per la doccia, se non volete un bagno allagato. Nello zainetto gli ho messo i cambi per tre giorni, il pigiamino e il suo spazzolino. Penso che possa bastare così, giusto?”
“Oh, avevo comprato anche io uno spazzolino. Sai in caso il suo cadesse, o...”
Ma l'occhiataccia di Louis mi fa desistere dall'andare avanti. “Scusalo, Rose, è un caso perso.”
La mamma di Joe sorride, ma poi diventa seria, e guarda Joe negli occhi. “Ora parliamo di una cosa seria: il ciuccio. Questo bricconcello qui lo vorrebbe sempre, ma ormai è grande, e si deve abituare a non usarlo più. Però, di notte, non si addormenta senza, quindi credo che vi convenga metterglielo. Gliene ho messo uno nello zainetto.”
“Gliene avevo comprato uno anche io, sai se...”
Louis, poggiato al muro, dall'altra parte della stanza, mi interrompe: “Haz, ti prego, no.”
Rose trattiene a stento una risata, ma si ricompone subito. “Ok, credo sia tutto ragazzi. Grazie grazie grazie, di nuovo. Non so davvero come ringraziarvi. Mi avete salvato.”
“Niente, Rose, è un piacere, davvero. Dai, Joe, dai un bacino alla mamma, che poi deve andare.”
Rose si sbaciucchia per un po' il figlioletto, e poi, dopo averci ringraziato per la milionesima volta, se ne va.
A quel punto mi giro verso Joe, per toglierli il giacchettino e cose varie, ma Louis è più veloce di me, e lo prende in braccio, facendolo girare.
“Ed ora, batuffolo, comincia il divertimento.”
Mentre guardo Louis e Joe girare per la stanza, ridendo, non posso fare a meno di sentirmi veramente felice anche io.

 

 

 

“Haaaarold, vieni a giocare con noi, dai, non fare l'asociale.”
“Vi sto preparando cena, ingrati! Vuoi fare cambio, Loulou?”
Questo procura uno scoppio di ilarità in Joe, che ride come se avessi detto la cosa più divertente del mondo. Non lo vedo, perché è in camera a giocare con Louis a solo loro sanno cosa, ma posso sentirlo.
“Non ridere di me, amore! Perché non chiedi a Lou se viene a prepararti qualcosa da mangiare, così posso venire a giocare io con te?”
Louis mette su la voce più stupida che abbia mai sentito in vita mia, e fa finta di imitare Joe. “Ma Haz, è più bavo di te a giocale ai supeleloi.
Questa imitazione di Joe da parte di Louis mi fa ridere così tanto che sono costretto per un minuto a smettere di cuocere la carne che stavo preparando. “Louis, scemo, ti riconosco eh!”
Sento che anche Joe sta ridendo di gusto, quindi gli urlo, dalla cucina: “E tu non ridere di me, piccoletto! Siete un'associazione a delinquere, voi due!”
Sorridendo, ritorno a tagliare le verdure, fino a quando non sento un'imprecazione di Louis, e i passetti di Joe, che mi raggiungono in cucina. Capisco subito che c'è qualcosa che non va, e ovviamente mi preoccupo.
“Ehi, voi due, cosa succede?”
“Haz, ho trovato una spada per giocare ai supeleloi.”
“Una spada, amore? Ma cosa...?”
Quando mi giro per vedere di cosa sta parlando Joe, però, penso che potrei quasi vomitare. Il piccoletto ha trovato il mio ehm... giocattolino per adulti, e Louis è dietro di lui, che combatte per toglierglielo di mano.
“Vieni, batuffolo, questo dallo a me. E' una cosa per bambini grandi.”
“Ma io sono un bambino grande, Uì. Me lo dice sempe anche Haz.”
Louis alza gli occhi al cielo, e mi guarda malissimo come a dirmi “anche tu però non mi aiuti.”
Io sono talmente paralizzato, da non rendermi nemmeno conto di quello che sta succedendo. Per fortuna che Louis ha preso in mano la situazione.
“Joe, questo dallo a me, tu vai in camera di Haz e aspettami lì. Arrivo subito e ricominciamo a giocare, te lo prometto.”
Il piccolo fortunatamente dà retta a Louis, ma io sono ancora sconvolto.
Louis chiude la porta della piccola cucina, e ci si appoggia.
“Cristo, Harold, e lui chi è? Ho concorrenza per caso?”
Cerco di mantenere la calma, ma quando gli rispondo sto praticamente urlando. “LOUIS TOMLINSON, PERCHE' FAI FRUGARE JOE NEI MIEI CASSETTI?”
“Cazzo, Haz, l'ho perso di vista un secondo. Quello è più veloce della luce. Ma abbiamo fatto rientrare subito la situazione, stai calmo. Cioè io l'ho fatta rientrare, tu hai avuto un attacco di panico. Ma il sunto è lo stesso.”
“Rimettilo subito a posto. E chiudi il cassetto a chiave.”
Ma Louis non ha intenzione di andarsene, e mi sta fissando, con un sorrisino malizioso stampato in volto.
“E ora cosa vuoi?”
“Niente, Harold. Ma non è il massimo trovarmi con questa cosa in mano, considerando che in questo momento non vorrei essere altro che dentro di te. Sai, mi distrae un po' dal compito di bravo baby-sitter.”
Arrossisco talmente tanto che faccio cadere il cucchiaio con cui stavo girando la pasta. “Louis, c'è la creatura di là, ti prego.”
“Disse quello che tiene in casa, alla portata di tutti, i suoi giochini.”
“Non dirmi che tu non ne hai uno.”
Louis ride, a questa affermazione, come se gli avessi fatto una domanda stupida. “No, Harold, non ce l'ho, ad essere sinceri.”
“Peggio per te, dovresti procurartelo.”
Louis sbuffa, ma poi si illumina. “Vuoi che lo usiamo, quando... Beh, hai capito?”
Mi porto le mani alla faccia, per nascondermi il viso. “Cristo, Louis, ti prego, manteniamo un contegno.”
“No, hai ragione, io sono meglio.”
Sorrido, perché quello che dice è vero. “Beh, sì, sono d'accordo, tu sei meglio, ma non sottovalutare Nicholas.”
Louis si pietrifica sul posto, ed io sbianco, perché so che, sovrappensiero, ho appena fatto una gaffe enorme.
“Harold?”
“Loulou?”
“Dimmi che non hai chiamato questo coso col nome di Nick Grimshaw.”
“Non ho chiamato quel coso col nome di Nick Grimshaw.”
“Perfetto. Adesso dimmi la verità.”
Sospiro, rassegnato e soprattutto pieno di vergogna. “Senti, era prima di conoscerti, va bene? E poi era un sogno proibito, non lo sapeva neppure Matty. Del nome intendo. Ti prego, Loulou, non prendermi in giro, la situazione è già abbastanza imbarazzante così.”
Louis non mi risponde, quindi mi avvicino e lo bacio. “Lou, non dirmi che ti sei arrabbiato, dai.”
Ma Louis si scosta da me, e mi guarda negli occhi, con aria di sfida. “Io e te, stasera, camera tua, dopo aver messo batuffolo a letto. Ti farò provare cose che non avresti nemmeno mai immaginato. Altro che Nick Grimshaw.”
Non so se ridere o essere in imbarazzo per quello che Louis mi sta dicendo, ma mi si secca talmente tanto la gola, che tutto quello a cui riesco a rispondere è: “Ok, Loulou.”
Poi Louis riprende “l'oggetto incriminato” e si gira per andare in camera. “Adesso me ne vado a giocare con Joe, che è meglio. Grazie mille per avermi offerto l'immagine di te che giochi con questa cosa. Grazie davvero! Come se non ti pensassi già abbastanza, in quel senso.”
Provo a ribattere, ma Louis è già uscito. Per tutto il corridoio che conduce dalla cucina alla camera da letto lo sento borbottare: “Cosa avrà mai di bello, quel Nicholas Grimshaw?”

 

 

 

La serata passa senza nessun tipo di intoppi, sia ringraziato il cielo. Joe è un bambino bravissimo, ha mangiato tutto senza storie, e adesso è sul divano con me e Louis, mentre stiamo guardando Cars.
Il piccolino è stato felicissimo di sapere che avevo quel film, dandomi la conferma che ho fatto benissimo a comprarlo per lui.
Al momento, però, Joe è stravaccato su Louis, che gli sta accarezzando teneramente i capelli, e noto che sta morendo di sonno. Prendo in mano la situazione, e decido che è l'ora della nanna.
Sporgo le braccia verso di lui. “Vieni, amore, ti porto a letto. Stai crollando.”
Ma Joe non sembra volermi dare retta, per niente. “Volio vedele finire il cartone.”
“No, Joe, è tardi, devi andare a nanna.”
Inaspettatamente, è Louis a prendere in mano la situazione. “Dieci minuti e basta, e poi vai a letto batuffolo! Non accetto un no come risposta.”
“Ok, Uì.
“Ehi! Perché a te dà retta e a me no?”
“Io ci so fare con i bambini, Harry, è un talento naturale.”
Passati quei dieci minuti mi volto per annunciare a Joe che è arrivata l'ora della nanna, ma il piccoletto è già crollato, in braccio a Louis. E' così carino, col ciuccio in bocca, e quegli occhietti chiusi.
Alzo lo sguardo verso Louis. “Lo sapevi che sarebbe crollato, vero?”
“Esattamente, Harry. E non mi sembrava il caso di sorbirci un capriccio per niente.”
“Però! Sono impressionato, Loulou. Sei furbo!”
“Non dirlo come se fosse una sorpresa.”
Non gli rispondo, ma gli faccio un occhiolino complice, poi prendo il bambino e lo porto nella camera degli ospiti che ho preparato apposta per lui. Dopo avergli dato un bacino sulla fronte, gli rimbocco le coperte, e torno in salotto.
“Louis, do una sistemata e poi me ne vado a letto anche io, tu avviati se...”
Ma non riesco a finire, perché Louis si alza, e con una determinazione che non gli ho mai visto, mi bacia e mi trascina in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando mi stacco per prendere aria, sono accaldato, e mi gira anche un po' la testa. “Louis, ma cosa...?”
La pausa dura poco, però, perché il mio ragazzo mi fa schiudere di nuovo le labbra, e quando la sua lingua comincia a cercarmi, non riesco più a darmi un contegno. Mi è mancato così tanto.
Lo prendo per le spalle, e lo faccio appoggiare al muro, e poi con lentezza, comincio a baciarlo su una guancia, poi sul collo, e sugli addominali che spuntato da sotto l'orlo della maglietta.
Quando mi inginocchio, per aprirgli il bottone dei pantaloni, vedo che trema. “Haz, tesoro, cosa hai intenzione di fare?”
Con una smania che non so da dove arrivi, gli tolgo i pantaloni e i boxer, contemporaneamente. “Non possiamo fare tutto quello che vorresti, Loulou, perché il bambino è nell'altra stanza, e non posso rischiare che ci trovi intenti a... hai capito! Ma questo non vuol dire che non posso farti comunque divertire per dieci minuti buoni.”
Poi abbasso lo sguardo, e vedendo quanto mi vuole, il mio istinto è quello di leccarmi le labbra. So che lo farò impazzire, e infatti posso vedere l'effetto che gli faccio, facendolo eccitare ancora di più.
Involontariamente, scoppio a ridere. “Facciamo cinque minuti.”
Comincio ad accarezzarlo, ma quando vedo che Louis sta tremando, alzo gli occhi per guardarlo. “Non ti ricordavo così impaziente, Loulou.”
“E' tanto che non ci vediamo. Ho sentito la tua mancanza.”
“Questo posso notarlo.”
“Dovevo essere io a farti dimenticare di quel... di quel Nick Grimshaw, Haz!” - mi risponde Louis, le cui parole escono un po' per volta, perché è troppo concentrato a ricordarsi di respirare.
“Non mi sembri nelle condizioni di ribattere a quello che dico, Lou.”
E poi, prima che risponda, poso la bocca su di lui. Louis trema come se non avesse mai provato niente di tutto ciò prima d'ora, ed io non posso fare altro che sorridere felice, e provare a dargli piacere in ogni modo che posso. Il sapore di Louis è tutto ciò che voglio, in questo momento, e la sua mano che mi tira i capelli, come a farmi capire che vuole di più, porta quasi anche me al limite.
Quando sento che il corpo di Louis è arrivato ad un punto da non poter più sopportare le mie angherie, mi stacco lentamente, per un secondo, e Louis sbuffa infastidito.
“Prima che finisca, ricordati che nell'altra stanza c'è un bambino, e tu non devi urlare per nessun motivo al mondo.”
Lou mi fa il dito medio, incapace di parlare, tormentato dal piacere, ed io riprendo da dove avevo interrotto e finisco il lavoro, concentrato solo sui tremori del corpo di Louis, e sui suoi gemiti fatti a bassa voce.
Quando mi stacco, Louis continua ad accarezzarmi i capelli, in quello stato di beatitudine che ho imparato a riconoscere come il suo post-orgasmo.
Gli lascio un ultimo bacio nel punto in cui fino a un attimo primo era la mia bocca, ma poi capisco che Louis è sensibile, e se non la smetto potrei dover rifare tutto da capo, quindi mi alzo e gli tiro il pigiama, cambiandomi a mia volta.
“E adesso ce ne andiamo a nanna anche noi, Loulou.”
“Tu ogni volta mi stuzzichi e poi mi dici di andare a dormire. Non è giusto, Haz!”
Gli sorrido maliziosamente, e poi mi metto sotto le coperte. “Che vuoi farci? Sono un provocatore, sono fatto così.”
“No, sei uno stronzo, il che è ben diverso.”
Ma nonostante tutto, si sdraia dietro di me, e mi circonda la vita con le braccia.

 

 

 

Louis' Pov (molto consigliato l'ascolto.)

 

E' piena notte, quando vengo svegliato da un suono simile a qualcuno che piange. Apro velocemente gli occhi, e vedo Joe, ai piedi del letto che condivido con Harry, con le lacrime agli occhi, il ciuccio in bocca e il suo pupazzetto stretto al petto. Minniti è già sveglio, ovviamente, e lo sta consolando.
“Amore mio, non è niente, stai tranquillo.”
Mi alzo a sedere e poggio una mano sulla schiena di Haz. “Che è successo?”
“Joe ha avuto un incubo.”
“Oh, no, batuffolino! Dimmi, cosa hai sognato?”
“C'era... c'era un mostro e... E mi voleva mangiare.”
Harry prende il bambino in braccio e se lo porta in grembo, per poi baciarlo ripetutamente sulle guance. “Amore, calmati, non era vero, era solo un brutto sogno.”
Dopo un po' che Haz lo culla il bambino sembra calmarsi, così lo prendo dalle braccia del mio ragazzo e lo faccio sdraiare nello spazio vuoto fra me e Harry. “Non ti preoccupare, batuffolo, stanotte, e anche domani, dormi con noi.”
Joe sorride, e la sua gioia si riversa su di me, facendo in modo che anche io rida come un bambino piccolo.
Pelò volio una ninnananna.”
Incrocio lo sguardo di Harry, cercando il suo aiuto, ma anche lui sembra sperso. “Le ninnananne non me lo sono preparate, cavolo.”
Alzo gli occhi al cielo, perché Harry e la sua lista sono ridicoli. “Vuol dire che improvviseremo, Harold.”
Prendo un respiro profondo, e faccio una carezza a Joe. “Sei pronto per la ninnananna più bella che tu abbia mai sentito, piccolo?”
“Sì, , cantami una bella ninnananna.”
Provo a pensare a cosa potrei cantare, ma poi le parole mi escono fuori prima che possa fermarle, e comincio a cantare una delle mie canzoni preferite.
Oh, oh, oh, be my baby, oh oh oh be my baby, and I'll look after you.”
Continuo così per cinque minuti buoni, guardando gli occhietti di Joe chiudersi sempre di più, e sotto lo sguardo di Harry che mi studia come se non mi avesse mai visto prima, o almeno non davvero.
Abbasso sempre di più la voce, fino a che gli occhi di Joe non si chiudono, facendomi capire che si è addormentato.
Quando smetto di cantare, Harold continua a guardarmi. “E' successo davvero, quello che ho appena sentito, Lou?”
“Se intendi dire che mi sono appena messo in ridicolo con le mie doti canore, allora sì, è successo veramente, tesoro.”
Ma Harold non ci trova niente da ridere, e si avvicina, baciandomi una guancia. “Hai appena fatto diventare Look After You dei The Fray la mia canzone preferita al mondo.”
Arrossisco, e cerco di non guardarlo in faccia. “Esagerato...”
Ma Harry poggia la fronte contro la mia, mentre mi accarezza la guancia con il pollice. “Non sono esagerato. E' diventata la mia canzone preferita perché l'ha cantata la mia persona preferita, con una dolcezza che mi ha sconvolto.”
Ridacchio, e gli lascio un veloce bacio sulla bocca. “Ci sono ancora tanti modi in cui posso sconvolgerti, Harry. E mi divertirò a farteli scoprire tutti.”
Harry mi abbraccia, e poso la testa sulla mia spalla, mentre io lo stringo forte. “Sono pazzo di te, Louis Tomlinson.”
“Vale lo stesso per me, Haz.”

 

 

 

Questi giorni passano troppo velocemente, e purtroppo è già arrivata Domenica, e stasera Rose passerà a riprendere batuffolo.
Mi dispiace che se ne vada, perché ormai mi sono abituato a vederlo girare per casa a piedi scalzi, con Harold dietro che lo rincorre per fargli mettere un paio di calzini, o quando la notte non riesce ad addormentarsi e allora si stringe un po' a me, e un po' a Haz, così come capita.
Non posso credere di essere malinconico all'idea che il piccoletto se ne vada, ma è così.
Stamattina io e Haz abbiamo deciso di portarlo al parco, ed io ho preso anche un pallone da calcio, perché ho intenzione di insegnargli due o tre cosette. Per questo adesso mi trovo sul campetto da calcio del parco, con Joe davanti a me, ed Harold in porta.
“Joe, non devi mettere tutta la forza su un piedino solo, devi usarli tutti e due.”
Provo a fargli vedere come deve fare, e faccio un tiro, che Harold scansa palesemente. “Lo sai vero che il pallone devi pararlo?”
Harry sembra spaventato, come se stessi per colpirlo con una bomba a mano. “Lo tiri troppo forte, Louis, potresti farmi male.”
“Lo scopo è proprio quello di tirarlo con forza, Haz.”
“Questo gioco non fa per me.”
Joe si diverte a vederci discutere, e comincia a ridere. “Batuffolo, ora ti insegno a tirare con forza. Io ho imparato quando ero piccolino come te. Allora, devi fare finta che Haz sia il bersaglio e...”
Ma Harry alza una mano timido, per farmi cenno di voler parlare. “Dimmi, Harold.”
“Non mi piace dove vuoi andare a parare, e non mi piace la piega che sta prendendo questa discussione.”
“Se c'è qualcuno che deve parare qualcosa qui sei tu. Quindi taci.”
“Non parlarmi così, Louis, non dirmi...”
Ma in quel momento, Joe, approfittando del siparietto comico a cui lo stiamo facendo assistere io ed Harry, e della nostra distrazione, prende la mira e tira un calcio al pallone, più forte di tutti quelli che ha fatto in precedenza, e senza volerlo colpisce Harold proprio sui gioielli di famiglia. Io sbianco, spaventato.
“Oh, cazzo, quelli mi servono!”
Harry reprime un gridolino, e vedo che sta trattenendo il dolore, perché non vuole far capire a Joe che gli ha fatto male.
Io mi sento tirare per la manica della maglietta. “Hai vitto Uì? Sono 'tato bavo? Ho preso Haz come bezzaglio, come mi hai detto tu.
Harry mima con le labbra un “grazie tanto, Louis” ma vedo già che sta meglio. Io mi giro per parlare con Joe.
“Non in questo modo, batuffolo. Gli hai fatto male.”
Joe sembra dispiaciuto, e si volta per gridare ad Harry: “'cusa, Haz.”
Harold gli risponde con quella che secondo lui è convinzione, mentre per me è dolore puro. “Niente, amore, Haz sta già meglio!”
Mi volto verso Harold, e vedo che sta facendo dei grandi respironi. Mi avvicino a lui, e gli prendo una mano. “Tutto bene, tesoro?”
“Tutto bene, ma forse è meglio se torniamo a casa.”
Scoppio a ridere, e gli metto un braccio intorno alle spalle. “Sì, forse è meglio, Minniti.”

 

 

Arrivati a casa, Harry decide che Joe ha bisogno di una doccia, perché è molto sudato a causa del calcio, quindi lo spogliamo e lo mettiamo sotto il getto dell'acqua, mentre noi ce ne stiamo fuori, provando a pulirlo.
Capisco dal primo momento che lo scopo di Joe è fare quanto più casino possibile, perché comincia a tirare in terra tutti i bagnoschiuma possibili, e a schizzarci con l'acqua.
Harold prova a rimproverarlo, ma non ce la fa, perché è troppo buono. “Joe, amore, per favore, stai buono. Non fare così o mi arrabbio davvero.”
Io, che sono appoggiato al lavandino dietro di lui, alzo gli occhi al cielo. “Harry, hai la capacità di indurre spavento di un cerbiatto sperso nel bosco.”
Harry, esasperato, continua ad insaponare il bambino, senza rispondermi.
“Haz, volio fammela da 'tolo, la doccia.”
“Non sei in grado, amore mio. Dopo allaghi tutto il bagno.”
Ma io intervengo, e prendo dalle mani di Harry il getto da cui esce l'acqua. “Lascia fare a me.”
Poi mi avvicino e Joe, e gli dico: “Guarda, batuffolo, ora Lou ti insegna come si fa a farsi la doccia come i bambini grandi.”
Ma prima che qualcuno possa ribattere, giro il getto dell'acqua verso Harry, e lo bagno completamente. Harold mi guarda come se fossi pazzo, ma Joe scoppia a ridere talmente tanto che deve sedersi sul pavimento.
“Louis! Sono mezzo! Ma sei pazzo?”
La maglietta di Harry gronda d'acqua, così come i suoi jeans ed i suoi capelli, e vedo che si è arrabbiato, perché ho bagnato i suoi bei vestiti. Non voglio neppure sapere se erano della linea di Nick Grimshaw.
“Scusami, Harold, ma mi servivi per una causa superiore.”
“E quale cavolo sarebbe, questa causa?”
Io indico con un cenno del capo Joe, che adesso sta ridendo come un pazzo, senza pensare più a tirare all'aria tutti i prodotti da bagno di Harry.
Prendo il bagnoschiuma e finisco di lavarlo, ma lui non ci fa nemmeno caso, intento com'è a ridere del povero Harry, che si sta asciugando con il phon, un po' come capita.
“Voi due oggi ce l'avete con me!” - dice il mio ragazzo, come se fosse offeso. Ma dal riflesso dello specchio, vedo che anche lui sta sorridendo.

 

 

 

Asciughiamo e rivestiamo Joe giusto in tempo per l'arrivo di Rose, che è venuta a riprendersi il bambino.
Appena Joe vede la sua mamma le salta in braccio, ma poi si gira, con un visino molto triste, e punta un dito verso Harold.
“Haz venite anche tu e a casa con me!”
Harry, allegro e divertente fino a cinque minuti fa, adesso si rabbuia, e riesce solo a mormorare un “ora devi andare a casa con mamma, Joe”, prima di prendere il suo zainetto, che ha preparato meticolosamente e passarlo a Rose.
Mi chiedo cosa stia succedendo, perché l'umore di Minniti è cambiato in un batter d'occhi.
Ma Rose, probabilmente non accorgendosi di niente, si avvicina a lui e gli mette una mano sul braccio. “E' stata brava, questa piccola peste?”
Harry sospira, e si sporge per fare una carezza a Joe. “Tuo figlio è stupendo, Rose, davvero! Non potevi sperare per niente di meglio!”
La mamma del piccolo, soddisfatta, sorride. “Grazie davvero Harry, e grazie anche a te, Louis! Non avrei saputo come fare senza di voi.”
Io gli faccio un cenno con la testa, come a dire che non abbiamo fatto niente di che, ma Harold non risponde. Brutto segno.
Rose, poi, passa alle questioni pratiche, e tira fuori il portafoglio. “Allora, Haz, quanto ti devo? Dimmi tu una cifra, qualsiasi, veramente.”
Ma Harry fa un gesto brusco con la mano, e risponde a Rose in modo stizzito, lasciando sia me che lei senza parole. “Non li voglio i tuoi soldi, Rose, lascia perdere!”
La donna lo guarda ad occhi spalancati, e poi gli mette una mano sul braccio. Harold si scansa. “Harry, ma certo che devi prendere i soldi. Mi hai guardato il bambino per due giorni e...”
Ma Minniti la interrompe e quando alza lo sguardo su di lei vedo che delle lacrime gli si stanno formando ai lati degli occhi. “Non l'ho fatto per i soldi, Rose. Joe non è un bambino a cui faccio il babysitter perché devo pagarmi la retta dell'università, ok? Gli vooglio bene come se fosse il mio fratellino, o un mio cuginetto. Per favore, non chiedermi quanto voglio, perché mi offendi in questo modo.”
Sia io che Rose non sappiamo cosa dire, ma poi la mamma di Joe si sposta e abbraccia forte Harry. “Allora grazie mille, tesoro. Joe, amore, saluta Harry e Louis, e ringraziali.”
Joe dà un bacino sia a me che a Harry e poi ci saluta con la manina paffutella. “Ciao Uì, ciao Haz! Mi sono divettito tanto tanto tanto con voi.”
Con mio grande stupore, Harold non gli risponde, e cala il silenzio quindi sono costretto a prendere in mano la situazione. “Ci siamo divertiti anche noi con te, batuffolo. Ci torni a trovare poi, vero?”
Joe annuisce convinto, poi ci saluta un'ultima volta, e lui e Rose vanno via.
Finalmente sono rimasto solo con Harry, ma quando mi giro per chiedergli cosa sia successo che gli abbia fatto cambiare umore così velocemente, noto che non è più in salotto con me.
“Harold? Ma dove...?”
Ma poi sento dei singhiozzi provenire dalla porta chiusa di camera sua, e allora capisco. Busso, ma nessuno mi risponde.
“Harold? Harry, tesoro, posso entrare?”
Sento un suono soffocato probabilmente da un cuscino, e poi la voce di Haz mi arriva flebile alle orecchie, attutita dalla porta chiusa. “No, vattene, Louis! Voglio stare da solo!”
Ovviamente entro.
Harry è nascosto sotto una marea di cuscini, quindi non mi vede. Io mi siedo sul letto, cercando di fare meno rumore possibile, e comincio a togliergli i cuscini dal viso. Harry grugnisce qualcosa, e poi se li riporta sul viso. Io glieli tolgo di nuovo.
Questo siparietto va avanti per due minuti buoni, prima che Harry, preso da un attacco di rabbia, li prenda e li butti in terra.
“Cosa vuoi, Louis?”
Il suo viso è rigato di lacrime, ed io capisco cosa è successo prima ancora che me lo dica, quindi mi sporgo verso di lui, e lo abbraccio teneramente.
Harry all'inizio prova a scansarsi, ma io me lo stringo forte al petto, baciandogli i capelli, e provando a tenerlo fermo.
Harry non smette di lottare, quindi porto le mie labbra vicino al suo orecchio, e gli sussurro: “Harold, tesoro, puoi vedere Joe tutte le volte che vuoi, lo sai vero?”
Il mio ragazzo non smette di provare a scansarmi, tirandomi leggeri pugni sulle braccia, ma io gli fermo le mani. “Harold, vuoi parlare con me, per favore?”
Quando mi risponde il suo corpo è scosso da tremori, e la voce è rotta dal pianto. “Non è per Joe, cretino. Cioè sì, mi mancherà nei prossimi giorni, ma so che se voglio posso vederlo quanto voglio. Quindi non è per lui.”
Cerco di intercettare i suoi occhi ormai velati dal pianto, e gli dico: “E' perché sai che tu... che tu non potrai mai avere un figlio tutto tuo, Harold?”
Harry prova a rispondermi, ma poi è scosso da un'altra ondata di singhiozzi che non riesce a fermare, e questa volta è lui a buttarsi fra le mie braccia, ed io lo stringo forte a mia volta, baciandogli le guance, togliendogli le lacrime dal viso con le mie dita, e sussurrandogli in un orecchio di calmarsi.
“Shh, Haz, shh. Per favore, non piangere, fai stare male anche me.”
Ed è vero, vedere Harry così, e pensare a tutto quello che gli sta passando per la testa è così difficile che per un minuto penso che potrei crollare anche io.
Harold non ha intenzione di smettere di piangere, quindi provo a rassicurarlo in ogni modo possibile. “Harry, per favore, dimmi cosa ti passa per la testa, almeno forse posso tranquillizzarti. Parla con me tesoro mio, ti ascolto.”
“E'...è che mi piacerebbe così tanto avere un figlio, un giorno. Un figlio mio, che mi assomigli anche un pò, che giri per casa con i suoi piccoli piedini, che faccia casino ovunque, che mi chiami papà. Mi piacerebbe così tanto ma...”
Harry non riesce a finire, perché la voce gli si spezza. Non so cosa dirgli, perché non ho mai pensato veramente ad un figlio, è una possibilità così remota ora come ora, per me, che l'idea non mi ha mai sfiorato il cervello.
Però mi costringo a pensarci per un momento, a come sarebbe avere un figlio con Harold, un bambino con i miei occhi ed i suoi ricci, con la mia sfacciataggine, la sua dolcezza e la sua voglia di vivere, un mix dei nostri difetti e delle nostre qualità. Il pensiero porta quasi alle lacrime anche me.
“Lo faccio io un figlio con te, Harry! Te lo giuro! Lo voglio, Harold. Facciamolo! Adesso!”
Nonostante tutto, Harry scoppia a ridere e mi lascia un bacio sulla guancia.
Quando parla, però, è sempre triste. “Non possiamo, Loulou. E sappi che non ci sarebbe niente che vorrei di più al mondo che avere, in un futuro lontano, facciamo dieci anni, un bambino con te, Louis. Ma è per questo che piango. Non è una soluzione che ci è permessa, questa. Semplicemente non possiamo.”
Quando gli rispondo, cerco di smorzare il tono della conversazione, perché ciò che mi ha detto Harold mi ha emozionato, e non so se sono ancora pronto ad affrontare questo tipo di argomento. L'unica cosa che importa, per me, al momento, è rassicurare il mio ragazzo.
“Forse non possiamo concepirlo, però possiamo provarci. Molto.”
Con mia grande gioia Harold scoppia a ridere, e si sporge per baciarmi dolcemente. “Vuoi provarci adesso?”
Sorrido contro le sue labbra. “Perché no? Tutte le volte che vuoi.”
Harry china la testa, e le sue labbra mi baciano il collo. Mi piace molto la piega che sta prendendo questo pomeriggio. “Ad una condizione, Loulou.”
“Non so se mi piace avere delle condizioni, ma spara!”
Harry sorride e quel sorriso lo illumina, facendo sorridere anche me. “Se è donna il nome lo scelgo io.”
Sfioro il naso contro il suo, e poi lo bacio con passione, facendo intrecciare le nostre lingue, e prendendogli il viso fra le mani.
Quando mi stacco poso la fronte sulla sua. “Affare fatto, Harry Styles.”
Harold ride, e poi riprende a baciarmi.
Ed è così che nel pomeriggio io ed Harold proviamo ad avere un figlio. Una volta, poi due... poi tre, perché non si sa mai, magari è la volta buona.



Angolo autrice: Buona serata a tutti!
Allora, intanto voglio un applauso per il tempismo, perché voglio dire, ragazzi, non potevo scegliere un momento migliore per questo capitolo eh (ridiamo per non piangere). Beh, nella mia idea iniziale non era programmato che il nostro Louis diventasse papà tre giorni fa, a mio discapito posso dire solo questo, purtroppo.
Allora, questo è stato uno dei capitoli  più emozionanti per me da scrivere per ovvi motivi :'(. Vi basti sapere che l'ho scritto ascoltando "Small Bump" di Ed Sheeran, che per chi la conosce, sa cosa voglio dire.
Spero che vi sia piaciuto, anche al di là degli eventi, perché davvero, io non volevo affrontare questo tema proprio adesso, sono state coincidenze.
Ci terrei, questa settimana più che mai, a sentirvi, per ricevere i vostri insulti o anche solo per accertarmi di non avervi fatto deprimere ulteriormente.
Detto questo, vi auguro un buon proseguimento di serata, e noi ci sentiamo la prossima settimana (o prima, se avete voglia di dirmi qualcosina).
Un bacione, e alla prossima.
S. <3

 

 
 

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Capitolo 13
*** 12. Regali inaspettati. ***



   


12. Regali inaspettati.

 

“I loved her against reason,
against promise, against peace,
against hope, against happiness,
against all discouragement that could be.”
- Great Expectations, Charles Dickens.



 

Harry's Pov.

 

24 Dicembre, Vigilia di Natale.

 

Louis mi ucciderebbe, se sapesse quello che sto facendo, ma è il suo compleanno, e ci tengo a fargli una sorpresa.
Io e il mio ragazzo avremmo dovuto vederci questo pomeriggio, per festeggiare, visto che ha insistito per rimanere qui con me, invece di tornarsene a casa. Ha detto che preferisce festeggiare il suo compleanno con me, e Natale con i suoi, quindi ha deciso che partirà domani mattina presto, con Lottie, per arrivare in tempo per il pranzo con la famiglia.
Alla sua domanda sul perché io non andassi a casa per la Vigilia, gli ho inventato che quest'anno mamma e Gemma verranno qui da me.
Non credo che sia un bene per lui sapere che starò da solo, perché potrebbe arrabbiarsi, chiedendomi per quale motivo non sono andato da Emma, o addirittura invitarmi da lui. Al solo pensiero rabbrividisco. Ovviamente non voglio che si senta in obbligo di chiedermi niente, e poi la sola idea di incontrare la sua famiglia, e tutti i suoi fratelli e sorelle di cui continuo a non ricordare i nomi, mi spaventa.
Ho fatto giurare ad Emma di non dire niente neppure a Zayn, sui miei piani solitari, e lei, sebbene contrariata, ha accettato. Anche lei, come previsto, mi ha invitato a trascorrere il Natale con lei e i genitori di Zayn.
Per caso sembro a tutti un terzo incomodo? Io ce l'ho un ragazzo. Un ragazzo con cui non passerò Natale, ma comunque un ragazzo.
Non dovresti mentire al tuo ragazzo Harry, mi sussurra una vocina nell'angolo del cervello, ma la reprimo subito.
E' solo un Natale da solo, e starò bene. Ho ordinato qualcosa da mangiare al negozio di alimentari accanto a casa mia, ho preparato i popcorn per quando guarderò Love Actually, e niente andrà storto.
Sarò soltanto solo.
Mi obbligo a smettere di pensarci, e rivolgere i miei pensieri, invece, sulla faccia che farà Louis, quando lo sveglierò alle otto e trenta di mattina, per la Vigilia di Natale, nonché il suo compleanno. Se c'è una cosa che ho capito di Louis Tomlinson è che non si sveglia mai prima delle dieci, almeno non volontariamente, ma volevo che fossi la prima cosa che avrebbe visto il giorno del suo compleanno.
E il primo a fargli gli auguri di persona.
Lo so, è una cosa ridicola ed egoista, ma ci tengo.
Per strada non c'è nessuno, visto che è la Vigilia, e per di più sono le otto e un quarto. Accendo la radio e mi sintonizzo su una stazione locale, in cui un giovane speaker sta adulando una band del posto, che farà un concerto in zona nei prossimi giorni.
“Il gruppo si chiama Drive Like I Do, e questa è la loro nuovissima canzone: Settle Down.”
Sobbalzo a sentire il nome della band di Matty, e mentalmente correggo lo speaker. Settle Down non è nuova, Matty l'ha scritta tre anni fa, nel nostro periodo di corteggiamento, quello in cui pensava che a me non interessasse. E' sempre stato un po' stupido.
Sorrido involontariamente, perché anche se ci siamo lasciati sono comunque felice di sentirlo in radio. Anche se è solo una radio locale. Anzi, diciamo che ogni volta che sento Matty in radio, o so che ha fatto una serata mi riempo di orgoglio. E' stato il mio primo vero amore, e sono davvero contento che possa raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissato. E oltre a lui, amavo anche la sua musica, quindi la combinazione è vincente.
Per questo motivo non cambio stazione, ma anzi canto la canzone a squarciagola, battendo anche il tempo con le mani sul volante.
La forza dell'abitudine mi fa prendere il telefono, per fargli una registrazione, come tutte le volte che becco un suo pezzo in radio, per poi mandarglielo, ma appena mi rendo conto di cosa sto facendo, lo rimetto in tasca. A volte è difficile credere che nel giro di due mesi la mia vita sia così cambiata, e che la colpa sia tutta di Louis Tomlinson. Ma mentre Matty canta dalla radio delle parole che so che sono rivolte a me, e che parlano dei nostri primi momenti insieme, anche sotto una certa sfera intima, non posso fare a meno di pensare al mio splendido ragazzo con gli occhi di Tenerife. Ed è stato così anche due mesi fa, quando stavamo ancora insieme.
Matty parlava, e Louis Tomlinson si infiltrava nella mia vita, non facendomi prestare attenzione a nient'altro che non fosse lui.
E probabilmente piano piano mi sono innamorato di lui. Non so se sono pronto ad ammetterlo a lui, né tanto meno a me stesso, ma una parte di me mi dice che è così.
Sorridendo, tasto sovrappensiero il sedile vuoto accanto al mio, quello in cui ho appoggiato il regalo di compleanno di Louis.
Parlando, l'altro giorno, è venuto fuori che sia io che lui siamo stati al solito concerto dei The Script, quando sono venuti nelle vicinanze, due anni fa, ovviamente ignorando l'esistenza l'uno dell'altro.
La cosa ci ha fatto sorridere, come se fosse in qualche modo un segno. Ed è lì che ho avuto l'idea. Appena tornato a casa, ho acceso il portatile e ho cercato se i The Script facessero concerti nell'immediato futuro.
Ho scoperto che a Giugno saranno a Londra, ed ho subito prenotato due biglietti, uno per me e uno per Louis.
So che è fra un sacco di tempo, ma forse questo mi rassicura, perché penso che almeno avremo un obiettivo, per quanto stupido, da raggiungere insieme, fra sei mesi. Sperando di essere ancora insieme, ovviamente. Il solo pensiero mi fa stare male, e per poco non mi accorgo che mi trovo davanti al condominio dove abita Louis.
Con il cuore in gola, e pronto ad essere mandato a quel paese per averlo svegliato “all'alba”, mi incammino sulle scale, tenendo in una mano il mio regalo, e nell'altra un enorme palloncino che ho comprato con scritto “tanti auguri, amico mio.”
Lo so, non è proprio il massimo, ma sull'altro erano stampate le parole “tanti auguri, amore mio” ed io semplicemente non ero pronto a compiere un passo del genere, e sicuramente non per primo.
Quando mi trovo sul pianerottolo davanti alla sua porta faccio un respiro profondo, e poi suono il campanello. Ovviamente Louis non risponde, probabilmente perché sta dormendo come un ghiro.
Suono di nuovo, questa volta ripetutamente e con più insistenza, e finalmente sento dei passi, accompagnati da delle adorabili ed elegantissime imprecazioni da parte di Louis. Quando si avvicina, sento che, con voce assonnata, urla: “Zayn Malik, se mi hai svegliato per una puttanata io ti...”
Ma poi Louis apre la porta e mi mette a fuoco, non senza un po' di fatica. Quando parla, è molto sorpreso. “Harold!”
Mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per distogliere gli occhi dal suo petto nudo, dalle sue gambe toniche, e dai suoi boxer.
Quando alzo gli occhi, provo a sembrare disinvolto. “Apri sempre in mutande?”
“Solo quando le persone arrivano a casa mia all'alba, senza nessun preavviso. Perché sembri quel pagliaccio inquietante di quel film di cui non ricordo il nome? Quello che gira sempre con un palloncino in mano?”
A quel punto mi ricordo del palloncino, e soprattutto del perché l'ho comprato, quindi mi riscuoto, e mi chino a lasciare un bacio sulla guancia a Louis. “Tantissimi auguri Loulou!”
Louis mi prende il palloncino dalle le mani, e quando legge le parole stampate su di esso aggrotta le sopracciglia, poi lo posa accanto alla porta.
Quando si gira verso di me, il suo sguardo è contrariato. “Scommetto che mia nonna mi farebbe degli auguri più sentiti.”
Aggrotto le sopracciglia, spaesato. “Cosa intendi dire?”
Ma Louis si avvicina, mi prende la busta dalle mani, e la butta in terra, così che possa averle libere, ed intreccia le dita con le mie. “Non so cosa ci fosse in quella busta, ma al momento non mi interessa. Mi hai per caso scritto una poesia, Harold?”
“No, era il tuo regalo, ad essere sincero.”
“Ne parliamo dopo. Al momento devi scusarti per quelli auguri orribili, Minniti!”
Louis si sporge per baciarmi, e mi spinge per il corridoio, e poi in camera sua, fino a che non mi ritrovo sdraiato sul letto. “Questo intendevo, quando dicevo auguri più sentiti!”
Ridacchio e capisco cosa vuole, quindi lo faccio cadere sul letto, accanto a me. Speravo che la giornata andasse a finire così ad essere sincero, ma non pensavo così presto. “Non ti credevo già così attivo, Louis. Dopotutto è l'alba.
Louis mi si sdraia sopra, e il suo peso su di me mi fa già eccitare. “Sono sempre pronto quando sono con te, Haz. Sempre.”
Muovo i fianchi verso di lui, facendolo gemere. “Molto bene, perché credo di volermi scusare per quei bruttissimi auguri che ti ho fatto.”
Comincio a baciargli il collo, ma lui mi stacca. “Vado un attimo a lavarmi i denti, Harold, visto che mi sono appena alzato, ma quando torno voglio vederti nudo, Minniti. E' il mio compleanno, e non c'è verso che tu ti tenga i vestiti addosso per il mio compleanno. Oggi ci siamo soltanto io, te, queste lenzuola, e i nostri corpi, intesi?”
Annuisco, in stato comatoso, perché soltanto le sue parole potrebbero essere in grado di portarmi al piacere. “Fai presto, Loulou, non so se posso aspettarti tanto. Se non torni comincio da solo, ti avverto.”
Louis ormai sulla porta del bagno, si gira per mandarmi un'occhiata raggelante. “Non oseresti, Minniti.”
Lo sfido con gli occhi, e comincio a sfilarmi i pantaloni. “Vieni entro un minuto e mezzo, o potrei aver già finito senza di te.”
Louis abbassa lo sguardo ai suo boxer, e poi sussurra: “Credo che verrò fra meno di un minuto e mezzo.”
Scoppio a ridere per la battuta, e poi gli faccio cenno di andare e di sbrigarsi.
Louis torna dopo circa un minuto e dieci secondi.

 

 

 

Louis' Pov.

 

“Sai, Harold, credo che fra tutti i compleanni che ho mai festeggiato, questo sia stato il migliore!”
“Solo perché puoi guardarmi il culo?”
Ridacchio, a quella risposta. Harry è sdraiato sul mio letto, a pancia in giù, dopo che mi ha regalato un'ora celestiale in sua compagnia, e offrendomi, adesso, una visione ancor più paradisiaca.
Non mi aspettavo che Harold si presentasse a casa mia alle otto e mezzo del mattino, e anche se all'inizio non ero tanto felice all'idea di dover interrompere il mio sonno, è bastato vederlo sulla soglia, con quell'odioso palloncino che voleva sottintendere che io e lui eravamo soltanto amici, per farmi svegliare tutto in un colpo.
Io ed Harry siamo amici tanto quanto lo sono due persone che hanno passato la mattina a fare ogni genere di cose nudi in un letto.
E non ho assolutamente intenzione di finirla qui. E' il mio compleanno, lo sto passando con l'unica persona con cui mi interessi trascorrere la giornata, ed ho una missione: ammirare lo sguardo di Harry Styles pervaso dal piacere per quante più volte mi è possibile, e per quanto Harold sarà disposto a resistere.
Sdraiato accanto a lui, mi sporgo per baciargli la punta del naso, mentre con una mano comincio ad accarezzargli una natica. Il fatto che appena la stringo un po' lui tremi, fa tremare anche me. “In effetti hai un bellissimo culo, Harold, ma il mio è meglio.”
Harry, con la testa appoggiata al cuscino, sospira in modo molto teatrale. “Beh, devo darti ragione su questo, ma comunque non mi sembra che tu lo disprezzi, il mio culo, Loulou.”
“No, non lo faccio, però non è per il tuo sedere che ho deciso che questo è il mio compleanno preferito.”
Harry alza di un millimetro la testa, per scrutarmi. “E allora per che cosa, Loulou?”
Mi chino per baciargli una guancia. “E' perché ci sei tu, ovviamente. E ci tenevo a dirtelo. Però sappi anche che fra mezzo secondo dirò qualcosa di molto molto perverso per far svanire l'effetto della smanceria che ho appena detto.”
Harold ridacchia, e alza una mano, per accarezzarmi una guancia. “Oh, tranquillo, Loulou! Sono felicissimo di essere qui con te, e poter condividere insieme il tuo compleanno. Questa è la tua giornata, ed io sono qui per riuscire a farti realizzare tutto quello che vuoi.”
Estasiato da questa affermazione, avvicino la bocca al suo orecchio, e dopo avergli morso e leccato il lobo, gli sussurro: “Sai cosa vorrei veramente?”
Harry, ad occhi chiusi, sospira. “Non lo so, ma perché ho la sensazione che includerà tante mie urla?”
“Perché sei un ragazzo intelligente e perspicace Harry Styles.”
Quando Harold capisce di aver avuto ragione sulle mie intenzioni, mi supplica con lo sguardo. “Oh, no, Louis, ti prego non di nuo...”
Ma ormai le mie labbra sono sulla sua natica, ed Harold continua a tenere gli occhi chiusi. “Apri gli occhi, Minniti, sono bellissimi, non li devi nascondere. E poi voglio vederti, mentre urlerai Dio solo sa cosa.”
“Non è carino rinfacciarmi le cose che dico durante il sesso.”
Sorrido dolcemente, quando lo vedo arrossire. E sinceramente fa anche bene ad arrossire, perché Harry è la persona più eloquente che abbia mai sentito, a letto. Ed è anche molto specifico, nell'utilizzo dei termini.
“Non te le rinfaccio, Harold, mi piacciono davvero tanto, ad essere sincero.”
Mentre parlo, continuo a massaggiare Harold, fino a che lui, esasperato, non esclama: “Vuoi stare a guardarmi ancora per tanto, o pensi di fare qualcosa? Avrei delle esigenze, qui.”
Quando capisco cosa vuole dire, scoppio a ridere. “Non dirmi che sei già eccitato, Minniti!”
Harry arrossisce ancora di più, e scrolla le spalle. “Forse.”
“Ma gli amici non si eccitano per altri amici, Harold!”
Harry strabuzza gli occhi, come se non capisse quello che dico. “Cosa vorresti dire, scusami?”
Con la testa indico il palloncino accanto alla porta e Harold sbuffa, frustrato. “Quel cazzo di palloncino! Era l'unico che c'era, ok? Ovvio che non siamo amici, Louis. Gli amici non se ne stanno nudi nei letti di altri amici per il loro compleanno, e gli amici non fanno avere orgasmi ad altri ami...”
Ma non lo lascio finire, perché, prima che possa finire, le mie dita trovano la sua apertura, e cominciano a massaggiarlo. Harry, come da copione, urla cose che preferisco non ripetere. Né ora, né mai. Spero solo che la signora del piano di sopra sia a svolgere delle commissioni, o a casa di parenti, per la Vigilia di Natale.
“Stai calmo, Minniti, non ho ancora cominciato!”
Harry prende un respiro profondo, e affonda le dita nel materasso sotto di sé. “Ah, molto bene. Non ne hai ancora avuta abbastanza di torturarmi?”
“Avuto abbastanza? Harold non potrei mai averne abbastanza.”
Ed è così. Come faccio ad averne abbastanza di Harry che trattiene a stento dei gemiti, le sue mani decorate dalle vene messe in risalto dallo sforzo di stringere le lenzuola, i suoi occhi offuscati, le sue labbra ancora più gonfie e rosse del solito per i troppi baci?
Ma Harry ormai non mi ascolta più, perché è troppo distratto dalle mie dita che lo massaggiano, e quando trovo il suo punto preferito, lo capisco dai suoi tremori, ma soprattutto dal fatto che sto per perdere l'udito, a causa del suo urlo.
C'è una cosa che voglio chiedergli da un po', ma non ne ho mai avuto il coraggio, ma adesso, in queste circostanze “intime” non mi sembra così fuori contesto. “Hai mai fatto l'attivo, Harold?”
Tolgo per un momento le dita da lui, così che possa avere la sua totale attenzione, e lui geme di disapprovazione. “Era necessario?”
Con un sorriso, le rimetto dove erano fino a un minuto prima. “Mi ascolti anche così?”
“Certo che sì.” - mi risponde, ma il suo sguardo mi dice tutt'altro. - “Dicevi?”
“Ecco, appunto. Ti stavo chiedendo se... se hai mai preso il comando, in un rapporto.”
Adesso Harold è attento, sebbene io stia continuando a distrarlo con le mie dita, e si gira a farmi l'occhiolino. “Sì, sì l'ho fatto. Perché, vorresti che lo facessi con te?”
Sbuffo, infastidito, perché non mi piace non avere il pieno comando della situazione, ma realizzo che per lui lo farei, e non solo, ma che probabilmente lo adorerei. “Beh, se vuoi. Tu vuoi?”
Harry ride, e comincia a muoversi contro le mie dita. L'effetto che fa mi fa sudare freddo, per un momento. “Forse, in futuro. Certamente non adesso. Ora voglio solo che tu finisca quello che hai cominciato.”
Mi chino a baciargli un fianco, e lo sento fremere di impazienza. “Cristo, Harold, hai proprio fretta oggi.”
E prima che possa ribattere, gli prendo una mano, lo faccio girare, e poso la bocca sul punto che mi reclama.
La reazione di Harry è immediata, lo vedo da come si muove, da come spinge i fianchi verso di me, dalla sua voce roca.
“Lou, giuro che questa è l'ultima volta che mi fai...”
Ma poi il suo telefono squilla, come ad interrompere il nostro momento privato, ma io non ho intenzione di smetterla.
Harry mi tira i capelli, ma io faccio un cenno di disapprovazione, come a dire che ho sentito, ma che non voglio farci assolutamente niente.
Il mio ragazzo prende il telefono, per controllare chi è che lo sta chiamando. “Louis, è Emma, dovrei rispondere.”
Mi stacco da lui, e scrollo le spalle. “Va bene, rispondi.”
“Sarò breve. Non ci metterò molto.” - Poi Harry accetta la chiamata. - “Ciao, Ems, dimmi tutto.”
Ed è in quel momento che ritorno con la bocca su di lui, giusto per dargli fastidio. Constatando come è messo aveva ragione quando diceva che non ci avrebbe messo molto. Anche se lui parlava della telefonata, ed io della sua resistenza.
Harold soffoca a stento un gridolino, e mi fa cenno di staccarmi. Quando vede che non ne ho nessuna intenzione, mette in vivavoce, e mi posa le mani nei capelli, per cercare di farmi muovere.
Con le labbra mi mima le parole: “non è giusto e lo sai” ma io me ne frego. Non ho intenzione di farmi rovinare il momento per una chiacchierata con la bambolina! E poi chi ha detto che Harold non possa fare due cose insieme?
La voce della sua amica è squillante, quando spiega il motivo della telefonata. “Ciao Haz, che fai di bello?”
Una domanda più appropriata sarebbe stata “chi ti fai di bello?” La risposta sarebbe stata sicuramente vera, ad ogni modo.
Harry ha la voce roca, e strascicata, e non so come faccia la bambolina a non rendersi conto di cosa stiamo facendo davvero, al di là delle sue bugie.
“Oh, niente, stavo per andare da Louis, sai è il suo compleanno!”
“Lo so, ho provato a chiamarlo per fargli gli auguri, ma non mi risponde.”
Minniti abbassa lo sguardo e mi lancia un'occhiataccia. “Oh. Non saprei proprio dirti perché.”
A quel punto non riesco a trattenere una risata e Minniti sobbalza per la sensazione e la vibrazione che probabilmente ho riversato su di lui. Sento che è molto vicino, e mi chiedo come sarebbe se Emma dovesse assistere in diretta telefonica ad un orgasmo del suo migliore amico.
Emma continua imperterrita, come se nulla fosse. “Ad ogni modo, Haz, ti ho chiamato per chiederti se non hai ancora riconsiderato la mia offerta di venire con me e Zayn domani, invece che startene tutto da solo e...”
Fermi tutti, cosa?
Mi stacco da Harry all'improvviso e lo sento fremere per la disapprovazione. Quando alzo gli occhi il suo viso è stravolto dal piacere costretto a dover trattenere, ma anche da qualcos'altro. Come se non volesse ammettere qualcosa, ma si trovasse costretto a farlo.
Prende il telefono così velocemente che quasi non riesco neppure a vederlo. “No, Ems, non ci ho ripensato! Scusami, ma adesso devo andare. Ci sentiamo domani, ciao tesoro!”
“Ma Haz, aspetta...”
Ma Harold ha già tirato giù e mi sta guardando da sotto le lunghe ciglia. Quando abbasso lo sguardo al punto dove fino a un minuto fa era la mia bocca, noto che la sua eccitazione si è sciolta come neve al sole. E pure la mia.
Il momento magico è stato rovinato da una semplice telefonata innocente.
Gli tiro i vestiti che sono sparsi in terra, e comincio a rimettermi i miei, a mia volta. “Non so cos'è appena successo, ma credo che qualunque cosa sia, preferisco affrontarla da vestiti.”
Harold è arrossito, e mi fa quasi tenerezza, se non fosse che probabilmente mi ha mentito so solo lui sa cosa. E questo mi fa incazzare.
Quando entrambi ci siamo rivestiti, noto che Harry non ha detto mezza parola, neppure una, come se anche solo parlarmi lo mettesse in imbarazzo.
Sospiro profondamente, e mi giro per fronteggiarlo. “Allora, Minniti, cosa cazzo è questa storia che passerai Natale da solo, domani? Non dovevano venire tua madre e tua sorella qui?”
Harry si siede sul bordo del letto, e guarda il pavimento, palesemente a disagio. “Ehi, calmati! Purtroppo quello che ha detto Emma è vero: quest'anno me ne passerò il Natale solo soletto, perché i miei parenti sono tutti impegnati in altre faccende, e ho preferito non dirtelo, perché poi ti saresti preoccupato inutilmente. Ma non è un problema che ti riguardi, Louis.”
E se fino ad un minuto prima ero relativamente calmo, sebbene non avessi gradito per niente l'interruzione, adesso non rispondo più di me.
Come fa Minniti a non capire che i suoi problemi ormai sono anche i miei?!? E perché mi ha omesso questo piccolo particolare riguardo alla giornata di domani? Non è una cosa carina da fare, se si vuole mantenere una relazione seria con una persona, cazzo!
“Ma cosa cavolo ti passa per la testa, Minniti? Ma sei serio? Non è un problema che mi riguarda? Accetta il fatto che i tuoi problemi sono i miei, Harry! Dio Santo, non scherzavo quando ho detto che ci tengo tantissimo a te! Non è solo sesso, per me. Se pensi di potermi omettere le cose importanti, e poi arrivare qui e scoparmi senza legami emotivi, beh, non è così per me.”
Harry respira profondamente, e si muove sul materasso, per avvicinarsi, e sedersi più vicino a me. Io mi sposto di un centimetro. Mossa che lo fa sospirare, e portarsi una mano fra i capelli, gesto che fa sempre quando è frustrato, come ho imparato a riconoscere.
Ma quando parla la sua voce è dolce, a dispetto delle mie aspettative. “Louis, ma come fai a pensare che sia solo sesso per me?!? Ma veramente, Loulou? Se fosse solo sesso, mi rivestirei nel momento stesso che abbiamo finito, e me ne andrei da casa tua. O ti manderei via dalla mia. E invece ce ne stiamo abbracciati per ore, come se fosse l'unica cosa importante per noi. Ma non è questo quello di cui dobbiamo discutere, in questo momento. Lou, scusami se ti ho mentito su questa cosa ma... Ma non volevo che tu provassi pena nei miei confronti.”
Questa risposta non è sicuramente quello che mi aspettavo, quindi mi volto verso di lui, per fronteggiarlo seriamente. Appena vedo la tristezza nei suoi lineamenti, però, capisco che l'ho già perdonato. Perché come faccio a rimanere arrabbiato col mio Harold, se fa questo faccino?
Poso il palmo della mia mano sulla sua guancia, e lui sobbalza. Ma poi si sporge verso di me, e si azzarda a lasciarmi un bacio dolcissimo sul naso. Ma mi scruta, come se avesse paura che possa mandarlo a quel paese da un momento all'altro.
I suoi occhi mi chiedono se può avere il mio perdono, ed io sorrido per questa conversazione silenziosa che stiamo avendo.
Quando non ce la fa più a stare in silenzio, Harold posa la sua mano destra sulla mia, ancora appoggiata alla sua guancia. “Per favore, Loulou, non essere arrabbiato con me.”
Mi avvicino alla sua guancia, e gli ci lascio un bacio, nel momento stesso in cui comincia a sorridere, facendo in mondo che le mie labbra si appoggino sulla sua fossetta. Ho già detto che adoro le fossette di Minniti?
“Non sono arrabbiato con te, Harold. Ma domani vieni a casa mia. A Doncaster.”
Non so da dove mi è uscito questo coraggio, ma nel momento stesso in cui lo dico, capisco che è quello che voglio. Voglio Minniti seduto al tavolo con mia madre, Lottie, le mie sorelle e il mio fratellino. Anche se l'idea mi spaventa a morte.
Non so perché i genitori di Harold non possano stare con lui per Natale, ma l'idea di lui solo soletto mi fa stringere il cuore.
Ma quando incontro gli occhi del mio ragazzo vedo che sono pieni di paura, e la cosa non mi piace.
“Senti, Louis, non voglio dirti che non lo apprezzo, perché lo apprezzo tantissimo, non sai neppure tu quanto, ma non mi sembra il caso. E'... è ancora presto, d'accordo, Loulou?”
Gli sorrido, per rassicurarlo, e gli prendo le mani, intrecciandole alle mie. “Tesoro, senti, lo so che pensi che sia affrettato, ma non mi piace proprio l'idea di te tutto solo per Natale, va bene? La mia famiglia è un po' particolare, ma siamo brave persone nonostante le stranezze, e non ti faremo sentire a disagio. Dai, è deciso, chiamo mia mamma e...”
Ma Harry mi blocca, con un frenetico bacio sulle labbra. Quando si stacca, posa la fronte sulla mia. “Louis, grazie davvero, accetto la proposta... per il Natale del prossimo anno. Mi sentirei come un pesce fuor d'acqua, Loulou, non conosco nessuno.”
“Ma dai, Harry, starai sempre con me, te lo prometto.”
Ma Haz sta già scuotendo la testa, come se non volesse saperne niente. “Per favore, Lou, non costringermi. Sarei molto più a mio agio a starmene a casa. Davvero, sono solo poche ore. Possiamo stare un po' al telefono e puoi farmi compagnia se vuoi, però tu devi passare il Natale con le persone che ami, noi ci rivediamo quando torni. Tranquillo, non starò solo per sempre. Emma torna dopodomani. Starò bene, Louis, te lo giuro.”
Si bacia le dita, come fanno i bambini piccoli quando promettono una cosa, ma il mio cervello si è fermato ad analizzare delle sue parole.
Devi passare il Natale con le persone che ami. Beh, Harold, lo sei anche tu, anche tu sei in quella lista.
Ma, purtroppo, c'è qualcosa che mi trattiene dal dirlo ad alta voce. E comunque capisco le motivazioni di Minniti, anche se non mi piacciono. Lo abbraccio, e gli lascio un dolce bacio sulla bocca. “Promettimi che mi chiami. Due volte. Facciamo tre.”
Harry mi stringe forte, e ride contro la mia spalla. “Aggiudicato! Facciamo anche quattro, se vuoi! E... Louis?”
Gli accarezzo i capelli, cercando di tenermelo il più vicino possibile. “Sì?”
“Grazie davvero per la proposta. Per me è stato importante.”
“Oh, Minniti, non devi neppure ringraziarmi!”
Ma in quel momento Harold, con mio grande disappunto, si alza, e si avvia verso il corridoio. “E ora dove te ne vai?”
“Ora è arrivato il momento di scartare il tuo regalo di compleanno, piccolo mio.”
Io alzo gli occhi al cielo, ma lui mi fa cenno di seguirlo, e io mi ritrovo ad obbedirgli, come se non potessi fare altro che seguire Harry Styles.
Beh, probabilmente lo seguirei anche all'inferno. Andata e ritorno.

 

 

 

Quando arriviamo nella mia minuscola cucina, situata accanto all'ingresso, vedo per terra la busta che ho fatto cadere, quando Harold è entrato in casa mia, questa mattina, troppo preso com'ero dalla passione.
Harry la raccoglie, e sorridendo imbarazzato, me la porge. La prendo, sempre indeciso su cosa potrebbe contenere.
“E questo cos'è, Harold?”
“Il tuo regalo di compleanno. Spero di averci azzeccato! Non sapevo cosa farti, ma...”
Lo interrompo con un bacio, perché ho capito dal primo giorno che quando è in imbarazzo parla molto più del dovuto.
“Qualunque cosa sia, Minniti, lo adorerò soltanto perché me lo hai fatto tu, stai tranquillo.”
Haz diventa ancora più rosso, ed io mi avvicino a lasciargli un bacio sulla guancia. Un bacio che ne diventa improvvisamente dieci. E in quel momento capisco che non me ne frega niente del regalo. La mia giornata sarebbe già perfetta se potessi passarla a baciare le guance di Minniti.
“Ehi, Lou, non dovevi aprire il mio regalo?”
Lascio un ultimo bacio sulla guancia liscia di Haz (probabilmente non ha nemmeno bisogno di rasarsi, visto che non ha nemmeno un filo di barba), posandoci le labbra forse per un tempo eccessivamente lungo.
“Ora lo apro, tesoro. Grazie mille, non dovevi farmi nessun regalo!”
Harry fa un cenno con la mano, come a dirmi che non ha fatto niente di che. “E' una sciocchezza, Lou, veramente.”
“Questo lascialo decidere a me.”
Poi apro la busta, molto curioso, e ci trovo dentro un bigliettino.
Leggo quello, prima di guardare all'interno, per scoprire il regalo vero e proprio. La calligrafia di Haz è precisa, e un po' rotonda, ma presumo che abbia scritto tutto in stampatello per facilitarmene la lettura, perché il suo corsivo è orribile. Non riesco mai a leggere i suoi appunti.
Sono così felice di passare il giorno del tuo compleanno insieme a te. Spero di riuscire ad esserci anche per il prossimo, se me lo concederai. E anche per quello dopo ancora. Non sarebbe male, per niente. Tantissimi auguri Loulou!”
Poso il bigliettino sull'isolotto e mi volto verso Haz, per lasciargli un veloce bacio sulle labbra. “Sai che questo, da solo, potrebbe essere il mio regalo di compleanno? Quasi non mi interessa quello che c'è nella busta.”
Ma Harold sorride, impaziente, e mi fa cenno di aprirla.
“Tu guarda cosa c'è, e poi mi saprai ridire.”
Il suo sorriso è contagioso, e fa sorridere anche me. Poi metto una mano in quella bustina bianca e ne tiro fuori il contenuto. Mi ritrovo fra le mani due pezzettini di carta azzurri, e quando mi chino per vedere cosa c'è scritto (la mia miopia è sempre presente), vedo che sono due biglietti per il concerto dei The Script, a Giugno. Il fatto che Harold abbia comprato questi biglietti, dando per scontato che fra sei mesi saremo sempre insieme, mi fa scoppiare il cuore di gioia, e mi avvicino a lui, per abbracciarlo. “Grazie per il regalo, Minniti, è stupendo.”
Harry mi stringe forte, mentre mi bacia fra i capelli. “Ti piace?”
“Se mi piace? Lo adoro, Haz! Adoro il gruppo e adoro il fatto che questa volta saremo insieme, come forse il destino voleva che fosse!”
Harry scoppia a ridere, e il suo corpo trema contro il mio. “Sei talmente perso per me che cominci pure a parlare di destino, Loulou?”
Potrei ribattere, dirgli che non è vero, che non ha capito niente di me, o che non ha quel potere su di me, ma non lo faccio, perché semplicemente non sarebbe la verità. “Forse. Forse mi hai rincoglionito fino a questo punto, Minniti! Non so se è una bella cosa.”
“Dici che non sia una bella cosa eh?”
“Sì, dico, Harold!”
“Ora ti faccio vedere io, Loulou.”
“No, aspetta Harold, cosa fai?”
Ma Harry è più veloce delle mie lamentele, e senza troppi problemi, come se niente fosse, mi prende in braccio e mi fa sedere sul tavolo della cucina. Poi si posiziona davanti a me, e mi apre le gambe con un ginocchio, posizionandosi al loro interno. Io gliele stringo intorno alla vita.
“Ora ti farò vedere che stare con me è una bella cosa, Loulou. Oserei dire bellissima.”
“Esagerato, Haz! Il tuo ego rischia di non entrare in casa mia, tanto è grande.”
Ma poi Harry comincia a baciarmi sul collo, a mordermelo delicatamente, ed io non posso fare a meno di pensare che forse ha ragione.
Mi godo il momento, senza pensare a niente, quando tutto a un tratto mi viene in mente una cosa. “Haz, cazzo!”
Harry si stacca da me, col panico negli occhi. “Che ho fatto, Loulou? Ti ho fatto male? Io...”
Ma io, più veloce di lui, scendo dal tavolo, e velocemente comincio a scuotere la testa. “No, no tranquillo. E' solo che anche io ho un regalo per te! Quasi me ne ero scordato!”
Harry è ancora spaventato, glielo leggo negli occhi. “Un regalo per me?!?”
Mi stringo nelle spalle, e penso che questo gesto mi faccia risultare ancora più basso e indifeso di quello che sono. “E' Natale, Harold.”
“Sì, ma non dovevi farmi un regalo!”
Poi però mi ricordo che non l'ho incartato, ed arrossisco. “Harold, pensavo di dartelo questo pomeriggio, e lo avrei incartato questa mattina, quindi non ha proprio un pacchetto.”
Mi giro a guardare la carta e i fili dorati che giacciono dimenticati sul ripiano della cucina, e sospiro.
Ma Harold mi rassicura subito. “Tranquillo, Louis, io... Non so nemmeno cosa dire, ad eccezione che non dovevi, davvero.”
“Dovevo, Harold, e quando vedrai cosa è, capirai che a te ci tengo davvero molto.”
Vado un attimo in salotto, dove ho lasciato la busta con dentro il regalo per Harold, insieme ad un piccolo ed orribile biglietto che gli ho scritto, e quando glieli do arrossisco. “Spero che tu non ce l'abbia già.”
Ma quando Harry apre la busta, qualcosa nella sua espressione mi fa capire che il regalo è stato apprezzato. “Ma... Lou! E' una camicia della linea di Grimmy! Come hai fatto a trovarla?”
“C'è una cosa che si chiama Internet, Minniti. Tu vedi delle cose, e poi le puoi comprare, sai?”
Ma Harry alza gli occhi al cielo, poi tira fuori la camicia, e la guarda, estasiato. Almeno ci ho beccato!
“Harry, nella busta c'era... c'era anche un bigliettino.”
Mi sento un cretino a dirglielo, ma dopotutto l'ho scritto, e meglio che legga quella schifezza davanti a me, dove posso vedere la sua reazione, che a casa, dove sicuramente mi prenderebbe in giro.
Harry lascia cadere la camicia sul tavolo, e riprende la busta, come se trovare quel biglietto fosse la cosa più importante del mondo.
“Scusami Loulou, non l'avevo visto, sennò non avrei mai...”
“Ehi, calma Minniti, era solo per informazione!”
Ma Harold ormai sta cercando disperatamente quel pezzo di carta, e quando lo trova lo legge avidamente. Non serve neppure che lo legga ad alta voce, perché ricordo a memoria ogni parola che ci ho scritto.

Caro Harold, io faccio schifo a scrivere queste stronzate, ma sappi soltanto che anche se mi impegnassi, con te sarebbe comunque tutto inutile, perché con te semplicemente non ci sono parole. Neppure una riuscirebbe a descrivere quello che sei, o quello che rappresenti per me. Quindi neppure ci provo. Buon Natale, tesoro.
Sinceramente tuo, Louis.”

Quando Harry alza gli occhi, noto che è divertito, anche se non so se è proprio questa la reazione che volevo. Preferisco comunque averlo fatto ridere che averlo fatto scappare a gambe levate per le mie scarse capacità di scrittura.
“Mi sorprendi ogni giorno di più Louis Tomlinson.”
“Io? Perché? Faceva così schifo?”
Ma Harry fa un sorriso furbo, come se lui sapesse qualcosa che a me sfugge. “No, Louis, è che solo tu hai l'abilità di scrivere due o tre parole senza un nesso logico e renderle la cosa più dolce dell'universo.”
Ora sono veramente sorpreso, perché questa non me l'aspettavo proprio. “Io non sono dolce Harry Styles, neanche un po'.”
Ma Harry mi si avvicina, e mi pizzica le guance. Il mio istinto omicida sale a dei livelli mai raggiunti prima.
“E invece lo sei, Loulou, solo che non vuoi che io lo noti. O che chiunque altro lo noti. Ma io lo so che lo sei, altrimenti non mi avresti fatto un regalo di Natale, cosa che, fra parentesi, non eri assolutamente tenuto a fare.”
“Era una cavolata, Harry.” - Se per cavolata si intende stare delle ore a cercare su Amazon quelle orribili camice di quell'antipatico di Nick Grimshaw. - “Semmai se tu che non dovevi farmi quel regalo di compleanno, Haz.”
“Ma io ci tenevo a fartelo, Louis! L'ho fatto perché volevo, non perché mi sentissi obbligato. E poi alla fine è un po' un regalo anche per me, visto che al concerto andremo insieme.”
“Non credo che tu lo abbia fatto perché ti sentivi obbligato. Ma c'è un motivo molto più semplice per cui non serviva che tu mi facessi un regalo.”
Harry mi fissa, curioso, e probabilmente non capendo quello che voglio dire. “E allora perché?”
Faccio un respiro profondo. “Preparati, Harry Styles, perché se prima pensavi che fossi dolce, adesso penserai che sono un inguaribile romantico, cosa che non sono per essere precisi, ma la cosa che sto per fare, beh... Aspetta e vedrai!”
“Ma cosa...?”
Ma prima che Harry possa chiedermi ulteriori spiegazioni, prendo un pezzettino del nastro che avrei usato per incartare il suo regalo e lo taglio. Poi mi giro, e prendo la mano di Harold, e dopo avergliela accarezzata un po', lego il nastrino intorno al suo polso, facendo un fiocchetto.
Quando alzo gli occhi su di lui, vedo che la consapevolezza si fa strada in lui, e allora, spinto da una nuova forza, comincio a parlare.
“Il motivo per cui non dovevi farmi nessun regalo, Harry, è che tu sei il regalo più bello che potessi avere. Sei tu, sei tu, Harold. Il mio regalo più grande sei tu. Con tutte le tue paure, le tue insicurezze e i tuoi difetti. Ma anche con tutte le tue meravigliose e pazze idee e con tutti i tuoi pregi.”
Quando mi fermo, Harry non parla, ma se ne sta sta fermo, a guardarmi come se fossi una creatura a tre teste.
“Te l'avevo detto che sarei stato smielato, Harold.”
Ma Harry si avvicina, e appoggia la fronte sulla mia, non curandosi del nastrino ancora legato intorno al suo polso. “Non sei smielato, sei stupendo Louis, ed io non ti merito neanche un po'. Lo so che te l'ho già detto, ma te lo ridico di nuovo, Loulou. E per favore, per favore, per favore, non lasciarmi mai.”
Sorrido spontaneamente, inebriato dall'odore del suo respiro sul mio volto.
“Non ne avevo la minima intenzione, Harold. Neanche un po'.”
Ed è a quel punto che Harry mi bacia, e quello che ci scambiamo è il bacio più dolce, più lungo, e più perfetto che ci siamo mai scambiati da quando ci siamo conosciuti.
E non mi importa di essere stato smielato, diabetico od eccessivamente romantico. Mi importa solo che Harold non se ne vada mai. Perché in quel momento mi rendo conto che ho una fottuta paura di come potrebbe essere la mia vita senza Harry Styles, ora che ho avuto quello che sono certo è solo un piccolo assaggio di tutte le cose meravigliose che questa persona stupenda racchiude in sé.

 

 

 

 

Harry's Pov.
 

Mattina di Natale.
 

Sono le undici e mezza, e questo Natale si preannuncia già il più triste che abbia mai passato. Ieri ho detto a Louis che mi scrivesse nel momento stesso che sarebbe arrivato a casa, così sarei stato più tranquillo, e circa due ore e mezzo fa il mio ragazzo mi ha assicurato di essere arrivato a Doncaster sano e salvo, aggiungendo che devo smetterla di farmi paranoie inutili.
Ha inoltre ribadito quanto sia stato stupido a rifiutare il suo invito, e che gli dispiaceva tantissimo che sarei rimasto solo tutto il pomeriggio.
Gli ho risposto assicurandogli che stavo benissimo, e che me la sarei cavata, ma ho capito di aver detto una bugia nel momento stesso in cui Louis ha visualizzato il mio messaggio.
Non sto bene. Per niente. Sono triste e malinconico, e sono dovuto andare a prendere il pranzo che avevo ordinato al negozio di alimentari vicino a casa mia ben due ore fa, perché dopo avrebbe chiuso per la festività. Quindi con ogni probabilità anche il mio cibo è ghiaccio.
Avevo messo delle canzoni natalizie, come sottofondo, deciso a non farmi rovinare le festività dalla solitudine, ma le ho tolte dopo dieci minuti, quando mi sono reso conto che non ero proprio dell'umore per “Jingle Bells.”
Che bel Natale, Harry Styles, te ne ricorderai sicuramente! Lo ricorderai come il più brutto della tua esistenza.
Non ho intenzione di mangiare prima di mezzogiorno e mezza, anche se il cibo si raffredderà, perché non voglio sentirmi un vecchietto tutto solo più di quanto non sia già, ma non so davvero cosa fare in tutto questo tempo.
Il mio sguardo cade di nuovo su quel nastrino dorato che ho legato intorno al polso. Non l'ho tolto da quando Louis mi ce lo ha messo, ieri, perché mi ricorda lui, e mi fa piacere sentirlo vicino.
Ma pensare a Louis mi mette ancora più tristezza quindi decido di fare gli auguri a persone a caso nella mia rubrica, anche ad alcune che non sento da tanto, giusto per fare qualcosa.
Ed è lì che mi viene in mente che forse dovrei scrivere a Matty. Non che un messaggio sia dignitoso, dopo tutto quello che abbiamo passato, ma sinceramente non me la sento di chiamarlo. Non ancora. E' troppo presto.
Apro il suo contatto su Whatsapp, e vedo che gli ultimi messaggi che ci siamo mandati contengono ancora le parole “amore, piccolo mio, ti amo”, ed è in quel momento che butto via il telefono, perché mi rendo conto che sentire Matty mi farebbe solo rattristare e pensare a quanto sono stato stronzo. Perché più guardo quelle parole, più penso che forse sarebbe il caso che le dicessi ad un'altra persona, una per cui sento davvero tutte queste cose e...
Ma poi il suono di un campanello interrompe lo scorrere dei miei pensieri. No, non di un campanello, ma del mio campanello.
Sono stupito e per un momento ho paura ad alzarmi, perché penso che sia uno scherzo crudele. Insomma, chi è che va a bussare alle case degli altri il giorno di Natale?
Poi però mi avvio alla porta, perché potrebbe essere un'emergenza, e più mi avvicino, più mi rendo conto che quasi sicuramente è un'emergenza. Quale altro motivo avrebbero per bussarmi alla porta oggi, altrimenti?
Ma quando apro quello che vedo mi congela, e non metaforicamente. Quello che ho davanti fa in modo che tutti i muscoli del mio corpo non seguano più i miei comandi, che il mio cervello si blocchi, e che il cuore mi supplichi di farlo uscire dalla cassa toracica e lasciarlo libero. Perché la persona che è sulla soglia davanti a me è il mio Louis, con qualcosa in mano che non riesco a capire cosa sia. E nemmeno mi interessa, se proprio devo essere sincero.
Il suo sguardo si posa sul nastrino dorato al mio polso e sorride soddisfatto, a vedere che non l'ho tolto.
“Harold, allora, posso entrare o hai intenzione di pranzare fuori? Sarebbe adorabile, te lo concedo, ma forse fa un po' freddino.”
“Come?” - In quel momento mi rendo conto di non aver ascoltato neppure una parola di quello che mi ha detto, troppo intento com'ero a cercare di capire questa folle situazione.
“Ma ti sei rincoglionito in una notte? Ti ho chiesto se posso entrare.”
Mi scosto, ancora in stato di schock, e Louis mi supera, entrando in casa. Si toglie il cappotto, e posa quella che riconosco adesso come una torta, sul mio tavolino apparecchiato per uno.
Quando si gira, mi guarda come se fossi andato fuori di testa. “Harry per favore, parla, sto cominciando a preoccuparmi.”
Ed allora parlo. Ma le parole mi escono fuori in un modo molto diverso da quello che pensavo. “Cosa cazzo ci fai qui?”
Mi accorgo solo in un secondo momento di aver urlato, perché Louis rabbrividisce, e il suo sorriso svanisce. “Cosa vorresti dire? Cosa vuol dire cosa ci faccio qui? A te cosa sembra, Minniti?”
“Non lo capisco, è proprio per questo che te lo chiedo.”
“Ma sei scemo o cosa, Harold? Sono tornato per passare il Natale con te. Ho portato Lottie a casa, questa mattina, poi mi sono scusato con la mia famiglia, e ho spiegato loro che c'era una persona per me davvero importante da cui dovevo andare, perciò me sono tornato da te. Ovviamente non mi aspettavo un'accoglienza così fredda, in quel momento.”
Immaginavo che avesse fatto una cosa del genere, ma sentirlo uscire dalla sua bocca è comunque diverso. “Dio, Louis, non dovevi farlo! Hai rovinato il Natale alla tua famiglia! Aspettano tutto l'anno per stare con te, e tu te ne sei tornato da me. Non voglio essere responsabile di questo.”
Louis è scocciato, adesso, e sbuffa infastidito. “Non è una tua responsabilità, Minniti, e lo sai bene. Sono io che ho fatto questa scelta.”
“Non ne valgo la pena.”
“Smettila, d'accordo?” - La risposta di Louis è così immediata e inaspettata che sobbalzo. - “Smettila con questa storia, Harry! Decido io se ne vali la pena o meno. Non spetta a te mettere in discussione quello che vale la pena per me.”
Ammetto che avere Louis qui è quanto di più bello potesse succedermi oggi, o quanto di più bello potesse succedermi, punto, ma non riesco a superare l'idea di quello che si è lasciato alle spalle per me. Tutti i chilometri, tutta la stanchezza, e tutte le persone a cui vuole bene e che ci tengono a lui.
“Sì ma... Louis, sono loro la tua famiglia. Loro ti vogliono bene, e meritavano che tu passassi il Natale in loro compagnia. Forse se riparti adesso arrivi in tempo per il dolce. Ti pago la benzina, anche perché alla fine è colpa mia e...”
Ma questa volta non riesco a finire la frase, perché la voce di Louis, alta e decisa, molto simile ad urlo, mi perfora i timpani.
“Non ci torno a casa, Harold! Non ci torno perché, anche se loro sono la mia famiglia ed io li adoro, è te che amo, va bene? Ti amo, Harry, e non ho intenzione di passare il Natale lontano da te. Tutto chiaro?”
Non mi rendo conto di essermi messo a piangere fino a quando non sento qualcosa di umido solcarmi le guance, ma non ci faccio caso. Mi avvicino a Louis, e gli prendo il viso fra le mani, con urgenza, e in quel momento mi rendo conto che sta tremando.
“Ripetilo. Per favore, Louis, ripetilo.”
Louis è spaesato, e continua a tremare. “Cosa? Che non ho intenzione di ritornare a casa?”
“No. No, intendo l'altra cosa. Per favore, puoi ripeterlo?”
Mi rendo conto di arrossire oltre misura, ma non mi importa. Devo solo sapere che quello che ha detto è vero, e che non è stata una mia invenzione. Louis sembra capire, perché sorride in modo furbo, ma con la luce negli occhi. “Intendi che ti amo?”
Annuisco, velocemente e con impazienza.
“Ti amo, Harold, ti amo tantissimo. Ed è la prima volta che lo dico a qualcuno, quindi sentiti onorato.”
Questa volta le parole escono forti e chiare, e mi colpiscono dritto al cuore, tanto che per un secondo penso di non riuscire a respirare. Appoggio la fronte contro la sua, e credo di cominciare a piangere di nuovo.
“Ti amo anche io, Louis. E non ho mai amato nessuno tanto quanto amo te. E' giusto che questo tu lo sappia.”
“Mai?”
“No, amore mio, mai. Mai con questa intensità, mai con questa onestà, e mai con questa gioia.”
Mentre parlo lo trascino nella mia camera, perché sento che non c'è altro posto dove potrei andare al momento, ed ho bisogno di lui, ne ho un bisogno disperato. Louis nemmeno se ne accorge, tanto preso com'è a cercare di capire se sono serio, glielo leggo negli occhi. Ed io voglio dimostrargli che sono serissimo, che lo amo più di qualsiasi cosa amia volta.
Quando si accorge di dove siamo, mi guarda curioso. “Perché siamo qui?”
“Tu che dici, Loulou?”
“Non lo so, ma dovremmo mangiare, il cibo ghiaccerà e...”
“Il cibo è già ghiaccio, piccolo, tanto vale divertirci un po'.”
“D'accordo. Se lo dici tu...”
“Lo dico io. E visto che mi ami devi darmi retta.”
“Dio, Harold, ti piace proprio ripeterlo vero?”
Lo faccio sdraiare sul letto, e mi sdraio a mia volta sopra di lui, facendo scontrare il suo naso col mio. “Non credo che mi abituerò mai, ma lo ripeterò all'infinito.”
In quel momento gli tolgo la maglietta, e comincio a baciargli il petto, con calma e precisione, godendomi il momento. Poi mi stacco lentamente, e continuo a spogliarlo, e quando ho finito, Louis comincia a togliermi i vestiti. Mi sdraio sotto di lui, ma Louis è più veloce, e fa scambio con me, invertendo le posizioni.
Lo guardo stupito, non capendo appieno quello che vuole fare, ma i miei occhi devono porre una domanda, perché lui si china a baciarmi sul collo e mi dice: “Voglio sentirti dentro di me, Minniti.”
Per un momento è come se continuassi a non capire, troppo imbarazzato o troppo incredulo per comprendere appieno il significato delle sue parole, ma poi mi rendo conto di quello che mi sta dicendo e gli accarezzo una guancia. “Lou, nei sei sicuro? So che non l'hai mai fatto e...”
“Ed è proprio per questo che lo voglio fare. Non avevo neppure mai detto ti amo a nessuno, eppure nel complesso me la sono cavata abbastanza bene, no?”
Annuisco convinto. “Ma non devi farlo per me.”
“Non lo faccio per te, Harold. Lo faccio perché voglio vivere ogni mia prima volta con te, capito? Tu lo vuoi?”
Non posso credere che me lo stia chiedendo davvero. “Sei serio, Louis? Non c'è niente che vorrei di più al mondo. Anche se in linea di massima credo di preferire quando sei tu a stare dentro di me.”
“Beh, tentar non nuoce no? E poi, Minniti, non vedo l'ora di sentirti.”
Detto questo Louis si sporge in avanti e mi lecca il punto del collo dove fino ad un minuto prima c'era la sua bocca. Mi sento così eccitato che non so se arriveremo alla fine.
“Prima di cominciare voglio che tu ti ricordi che ti amo, Louis.”
“Stai cominciando a ripeterlo troppe volte.”
“Perché è la verità. Menomale che lo hai detto tu, perché te lo volevo dire da così tanto, ma...”
Ma non riesco a finire, perché la mano di Louis si è chiusa intorno alla mia ormai evidente eccitazione, e si sta muovendo su e giù. Le mie parole sono interrotte da un vergognoso gemito.
“Stavo... stavo dicendo una cosa seria.”
“Ti amo anche io tesoro, ma stavi diventando patetico. Sei tu che sei voluto passare all'azione. Bene, prego, sono tutto tuo.”
La mano di Louis su di me mi rende difficile pensare, quindi la sposto con un movimento deciso e comincio a giocherellare con la sua apertura, inserendo prima un dito e in seguito due.
Louis si contrae intorno a me dal piacere, ed io non pensavo di poter arrivare ad un punto in cui sarei stato così tanto bisognoso di lui.
Ma so che devo fare con calma, perché per Louis queste cose sono nuove, e potrei rischiare di fargli male. Quando con il dito tocco il punto che so che lo farà impazzire, Louis urla, ed io gemo a mia volta, eccitato dai suoi rumori e da come reagisce alle mie dita.
Mentre continuo la mia preparazione, con la mano libera comincio ad accarezzarlo sul davanti, prima piano, e poi sempre più veloce.
Louis prova a parlare, forse per fermarmi, ma non ci riesce.
“Harold... Harold per favore, basta, mi stai uccidendo.”
Quando mi rendo conto che lo sto torturando troppo, tolgo le dita da dentro di lui, e mi chino a baciarlo.
“Sei pronto Loulou? Perché non sono sicuro di poter aspettare oltre.” - gli dico, dopo aver lanciato un'occhiata alla parte a sud del mio corpo. Il dolore fra le gambe è lancinante e prepotente, ma so bene che se Louis non fosse pronto potrei aspettare anche altro tempo. Farei ogni cosa per lui.
“Sono pronto, Harold. Non preoccuparti, sono pronto, te lo assicuro.”
Mi sistemo meglio su di lui, e prendo la mia eccitazione in mano, ma poi mi fermo, e mi chino a baciarlo di nuovo.
“Prima di qualsiasi cosa, ricordati che ti amo. Te lo dico di nuovo, ed è importante che tu lo sappia. Ti amo, Louis, e se ti faccio male, o se non ti piace dimmelo d'accordo?”
“D'accordo, amore mio. Ora però procedi, perché non credo di poter resistere un minuto di più.”
Scoppio a ridere e lo bacio sul naso. “Tu sì che sai rovinare un momento romantico.”
Louis ride a sua volta, ma poi entro dentro di lui e la sua risata si affievolisce, lasciando il posto ad un suono strozzato, gutturale e profondo.
Louis si inarca per baciarmi, e le nostre lingue si intrecciano. Quando comincio a muovere la mia mano su Louis, e in contemporanea a spingermi dentro di lui, dal mio petto risale un suono profondo, molto virile, simile ad un ringhio impaziente.
Quel suono ha un effetto immediato su Louis, perché sento qualcosa di caldo sulla mano, e capisco che il mio ragazzo ha già raggiunto il piacere.
Questa impazienza mi manda fuori di testa, e dopo altre due spinte, mi riverso dentro di lui, sfinito, ed appoggio la testa sul suo petto.
Louis mi accarezza i capelli, e poi mi bacia gentilmente un angolo della bocca. Io gli prendo la mano e gli bacio le dita, una ad una.
“E' stato bellissimo, Louis.”
Ma Loulou arrossisce, e nasconde la testa fra i miei riccioli. “Scusami, lo so che è stato veloce, ma la sensazione di averti dentro di me, e quel suono che hai fatto... Era tutto così nuovo per me, e non ho resistito, perdonami.”
Non posso credere che si stia scusando per quello. “Lou, è stato bellissimo, te lo giuro. E comunque abbiamo tutto il pomeriggio per migliorarci, se proprio vuoi.”
“Mi piace come ragioni, Harold. Forse è per questo che ti amo. Perché ti amo, te l'ho mai detto?”
Rido di gusto, e bacio la punta del naso. “L'ho sentito dire sì.”
Louis si china su di me, per baciarmi, e mi fa sdraiare sotto di lui. Capisco che questa volta è il suo turno, e mi stupisco di quanto poco ci metta ad eccitarmi di nuovo.
Ma è quello che mi ha detto, più che il suo corpo, a darmi la certezza che con Louis sarò sempre al sicuro e felice.
E alla fine questo Natale, forse, non farà schifo come pensavo.



Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Anche questa settimana ce l'ho fatta a pubblicare, alla fine! Non so davvero cosa dire, ad eccezione che spero che il capitolo vi sia piaciuto. So che non è un capitolo in cui non succede praticamente niente, a parte per quelle due parole, e che è molto fluff, ma ci tenevo a fare un capitolo del genere. Un capitolo solo con Louis ed Harry, per mostrare l'evoluzione del loro rapporto, e la loro voglio di stare uno con l'altro.
E finalmente si sono dichiarata! Chi se lo aspettava? E' stato troppo presto, troppo tardi? Fatemi sapere che ci tengo ai vostri pareri :).
E come ogni volta grazie grazie grazie per seguire la mia storia, siete davvero gentili e mi date tantissime gioie :).
Spero che mi facciate sapere qualcosina, sia nel bene e nel male. Ci terrei davvero molto!
Ultima informazione tecnica: non so quando il prossimo capitolo potrà essere online. Purtroppo queste settimane sono settimane di esami, e quindi non so se avrò il tempo di offrirvi un capitolo a settimana, o uno ogni due.
Intanto spero di farcela per Domenica prossima, ma in caso volevo avvertirvi che, se per un pò non mi vedrete più, non vuol dire che sono sparita e che questa storia avrà una fine, lo prometto!
Detto questo, spero di sentirci settimana prossima. Vi auguro una buona settimana, e spero ancora che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima,
S. <3

 

 

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Capitolo 14
*** 13. Buon anno nuovo, amore mio! ***


Novità: La storia ha finalmente stupendo, regalatomi dalla mia talentuosissima Lu, come regalo per il mio compleanno. Non so davvero come ringraziarla :) <3.
Per vederlo potete cliccare qui.




 
 

13. Buon anno nuovo, amore mio!



 
“Is it really possible to tell someone else what one feels?”
Anna Karenina, Lev Tolstoy


 

 

Louis' Pov

Ultimo dell'anno.
 

“Credo che andrò a prendermi qualcosa da bere.”
Sospiro per quella che credo sia almeno la quindicesima volta questa sera, e ritiro Harry a sedere accanto a me. “Tu non vai da nessuna parte.”
“Smettila di farmi da mamma, Lou!”
Dall'altra parte del tavolo Zayn ed Emma stanno ridendo, e credo che anche mia sorella e quel Neil mi stiano prendendo per il culo per il mio atteggiamento protettivo. Ma non c'erano loro a tenere i capelli di Harry Styles mentre vomitava a causa della sbronza che si era preso, qualche settimana fa.
“Non voglio farti da mamma! Solo che non voglio doverti guardare impotente mentre stai male. Di nuovo.”
Qualcosa nel tono della mia voce deve averlo fatto desistere, perché Minniti mi scruta da sotto le lunghe ciglia, con quei suoi occhioni verdi, e poi mi prende per mano. “D'accordo, resto qui. Ma non ho bevuto tanto Loulou, te lo giuro.”
Mia sorella sta per strozzarsi con il cocktail rigorosamente analcolico che l'ho costretta a bere, divertita dal soprannome affettuoso usato da Harold.
Cerco di non farci troppo caso, e di chiudere ogni contatto con il mondo esterno, ad eccezione di Minniti. Non che sia difficile. Lo faccio ogni giorno, da circa due mesi e mezzo. Senza nessun minimo sforzo, aggiungerei.
“No, ma hai già bevuto due bicchieri di birra e uno di Jack Daniel's. Per altre due ore direi che può bastare.” - Poi abbasso la voce, e mi avvicino al suo orecchio, in modo che mi senta solo lui. - “Davvero amore, non voglio che tu stia male di nuovo.”
Harry sospira, e poi appoggia la testa sulla mia spalla, come se fosse stanco, o non si stesse divertendo. Un po' mi sento in colpa.
I rumori della discoteca sono forti ed assordanti, e al momento nessuno di noi sta ballando. Emma si è scatenata molto, prima, ed io l'ho seguita, ma adesso non credo che sia stata una buona idea, venire qui.
Harold non aveva voglia di passare l'ultimo dell'anno in discoteca, e preferiva una cena fra amici, mentre io ho insistito per venire tutti qui (con l'aiuto della bambolina, ad essere sinceri), per cambiare e fare qualcosa di nuovo. Sospiro, rassegnato all'idea che Harold ce l'abbia con me, nel profondo, quindi gli sposto i capelli dal viso, e gli lascio un bacio sulla fronte. Vedo Emma trascinare uno Zayn svogliato al centro della pista, e in contemporanea fare un occhiolino complice a mia sorella, che si alza a sua volta, accompagnata dal fedelissimo Neil.
Credo che la bambolina lo faccia per lasciarci un po' di privacy, e lo apprezzo molto. Le faccio un cenno veloce con la testa, per ringraziarla, approfittando del fatto che Harold non mi veda perché ha deciso di seppellire la sua testa nel mio collo.
Quando vedo che tutti sono abbastanza lontani, accarezzo distrattamente i capelli di Harold, pronto a prendermi tutte le mie colpe.
“Scusami, tesoro, so che ti stai annoiando. Non dovevo costringerti a venire. Se vuoi ce ne torniamo a casa.”
Ma Harry mi guarda con aria sorpresa, resa anche un po' sognante dalle luci stroboscopiche che gli danzano sulle guance. “Ma, Lou, io mi sto divertendo!”
Non ci credo nemmeno per un momento, e glielo dico: “Amore, hai la faccia di un gattino in mezzo alla strada nell'ora di punta. Lo so che non ti stai divertendo.”
Harry scoppia a ridere, poi mi prende una mano e se la porta alla bocca, per baciarla. “Certamente non ce ne andiamo ad un'ora dalla mezzanotte. Non siamo due vecchietti!”
Lo pizzico su un fianco, facendolo saltare dallo spavento, e ne ricevo in cambio un'occhiataccia. “Oh, io non lo sono di sicuro! Non credo di poter dire lo stesso di te, Harry Styles. Il tuo ideale di serata è starcene a casa a guardare vecchi film romantici. Mia nonna è più attiva di te!”
Il mio ragazzo alza gli occhi al cielo, e mi tira per la manica del giacchetto di jeans. “Sarà, ma per ora non mi hai ancora invitato a ballare, quindi il morto sei tu, fino a prova contraria.”
Non mi aspettavo questa risposta, quindi scoppio a ridere, un po' interdetto. Poi gli porgo una mano. “Vuoi ballare, Minniti?”
Harry intreccia le dita alle mie, e si avvia verso la pista da ballo, senza rispondermi, ma trascinandomi dietro di lui.
La musica è assordante, e non mi piace molto, ma Harry sembra avere in mano la situazione, perché si avvicina a me, premendo il corpo contro il mio... fino a che un movimento brusco non lo stacca da me.
Quando alzo lo sguardo, consapevole che l'incantesimo si è spezzato, vedo la bambolina che lo sta trascinando al centro della pista, insieme a lei e Lottie. Con un sospiro frustrato mi avvio verso di loro, e Harry alza le spalle, come a dire che non ci può fare niente.
Mentre Harry balla un po' con la bambolina, io, per non fare il terzo incomodo, e per non smentirmi mai, stacco Lottie da Neil, visto che stavano un pochino troppo vicini, e la porto lontano da lui.
“Scusami Neil, ma mi serve un attimo mia sorella. Tu puoi ballare con Zayn. Sai che lo adora.”
Faccio l'occhiolino al mio migliore amico, che se ne sta appoggiato ad una colonna, poco lontano, e lui mi fa il dito medio. Dio, io lo amo, Zayn Malik, ma a volte dovrebbe davvero sciogliersi un po'.
Lottie non mi rimprovera, per averla staccato dal suo fidanzato, ma anzi, balla molto volentieri con me. Mentre le prendo le mani per farle fare una giravolta, le urlo, sopra la musica: “So che Neil ti ha fatto un regalo, per Natale!”
Lottie mi sventola la mano davanti alla faccia, per farmi vedere quel patetico anellino. “Sì, Lou, è bellissimo, mi piace tanto.”
Io alzo gli occhi al cielo, ma scoppio a ridere. Mi piace vedere mia sorella felice, e risveglia in me una sorta di tenerezza che ero solito riservare solo a lei, mentre adesso è rivolta anche ad Harold.
Mi chino e le lascio un bacio sulla guancia, per poi stringermela al petto.
Lottie scoppia a ridere. “Lasciami Lou, mi stai soffocando.”
Io la tengo ferma, ma la nostra piccola lotta viene rotta da una vocina femminile che non ho mai sentito prima. “Lottie! Che bello vederti!”
Una ragazza che avrà giusto un anno o due più di mia sorella si sta avvicinando a noi. E' bassina, ed ha i capelli nerissimi. Nel complesso è carina, e capisco che deve essere un'amica di mia sorella.
La lascio andare, così che possa andare a salutarla. Appena mia sorella la vede, le corre incontro, per abbracciarla.
“Dani! Anche tu qui? Oddio, sono così felice di vederti!”
Le due si scambiano un bacio sulla guancia, e poi Lottie si avvicina per presentarmi la moretta. Quando mi si pone davanti vedo che questa Dani è arrossita. Oddio, spero che non voglia provarci con me!
“Louis, questa è Danielle, una mia amica che ho conosciuto al bar. Dani, lui è mio fratello Louis. Credo che ne avrai sentito parlare. Lou, Danielle è al primo anno di storia dell'arte. Intraprenderà il tuo stesso percorso di studi.”
A questa notizia mi illumino e allungo una mano verso di lei. Lei me la stringe, quasi con diffidenza. La ritrae subito, e non mi guarda mai negli occhi. Ok, forse c'è qualcosa che mi sfugge. Scelgo comunque di portare avanti la conversazione, perché mi sembra la cosa più educata da fare.
“Oh, che bello! Mi fa piacere che ci siano persone che continuano a studiare questa materia!”
Lei prova a rispondermi, ma le parole le escono in un balbettio. Anche Lottie la guarda spaesata, come se il suo comportamento non fosse quello che adotta nella norma. “S-sì, io s-sono d-davvero molto interessata alla ma-materia.”
Mia sorella, forse per cercare di salvare la conversazione, le dice: “Per qualsiasi chiarimento o dubbio sono sicura che mio fratello sarebbe più che felice di aiutarti. Vero Lou?”
A quelle parole lei si illumina, ed io mi affretto a rispondere, per non sembrare maleducato, anche se sono stato preso in contropiede. “Ma certo. Per qualsiasi cosa chiedi pure e...”
Ma non riesco a finire la frase, perché dall'altra parte della stanza vedo Harold, intento a parlare con un ragazzo alto almeno il doppio di me. Questo tipo è muscoloso e abbronzato, e la sua maglietta nera aderente non lascia niente all'immaginazione. Cazzo.
Mia sorella capisce subito cosa sto guardando, perché scoppia a ridere. Danielle ci guarda come se non ci arrivasse, e un po' mi dispiace, ma non posso spiegarle ora. Devo fare cose più urgenti.
Mi sporgo per stringerle leggermente una spalla. “Ciao, tesoro, è stato un piacere.”
Non ascolto nemmeno la sua risposta, perché sono diretto verso uno stronzo dai capelli lunghi.

 

 

Quando arrivo nelle vicinanze di Harold, vedo che la bambolina tira un sospiro di sollievo. Brutto segno.
In maniera poco distinta mi arriva la voce del palestrato che sta parlando col mio Harold e la rabbia cresce dentro di me in modo disumano.
“Senti, Harry, perché non vuoi darmi il tuo numero? Anzi, sai che facciamo? Ti do il mio! Mi chiamo Xander, e il mio numero è 33...”
Non so chi sia questo tipo o cosa voglia, ma mi affianco ad Harold così velocemente che per un secondo penso di aver volato.
Gli passo un braccio intorno alla vita, e per un attimo penso a quanto sia ridicola la situazione. Io, alto un metro e settantuno,massimo settantadue, a difendere l'onore del mio ragazzo, un metro e ottantacinque di bellezza, da un uomo che è il doppio di me. Ma è solo un secondo, perché quello che questo Xander ha detto al mio ragazzo è l'unica cosa a cui riesco a pensare.
“Non te lo dà, il numero, perché non sei il suo tipo, bello. Il suo ex era più basso di me, il che è tutto un dire. Ad Harold piacciono nani. Adesso scusami, ma abbiamo da fare.”
Mister Muscoli non sa cosa rispondere, e mi fa capire che è un tipo tutto fumo e niente arrosto. Harold e la bambolina sembra che si stiano trattenendo dallo scoppiare a ridergli in faccia, ed io intreccio le mie dita a quelle del mio ragazzo, e lo porto via da lì.
Quando ci siamo allontanati per quello che reputo uno spazio sufficiente dal quel tipo, Harold mi prende il viso fra le mani, e mi bacia con vigore.
“Ehi, tesoro, a cosa devo tutto questo?” - gli dico, quando decide di staccarsi, lasciandomi ancora più desideroso di lui.
Harold appoggia la fronte contro la mia, ed io gli accarezzo distrattamente il collo, con le mie dita fredde, facendolo rabbrividire. Lo adoro.
“Mi piace quando mi difendi da tipi alti il doppio di te, Loulou.”
“Ehi, non prendermi in giro gigante! Quello poteva picchiarmi, ed io ci avrei probabilmente rimesso la pelle. Quel ragazzo non era quella mezza sega di Matty.”
“Non tirare fuori Matty quando non serve, amore.” - sbuffa Harold, infastidito. Ma sotto sotto vedo che sorride, come se non potesse farne a meno. Dio, lo amo così tanto. E glielo dico.
“Ti amo tantissimo, Harold.”
Harry fa un sorrisetto malizioso, e poi si avvicina al mio orecchio. “Scusa, puoi ripetere? C'è confusione in questo posto, non ho sentito bene.”
“Hai sentito benissimo, Minniti, smettila di fare lo scemo.”
Il mio ragazzo scoppia a ridere, e poi si china a lasciarmi un bacio sulla guancia. “Giuro non ho sentito niente.”
Ha sentito benissimo, e non ho intenzione di dargli la soddisfazione di ripetermi. “Dicevo, Harry...”
“Sì?”
“Dicevo che il tuo cazzo stamattina mi è piaciuto davvero tanto.”
Harry sbianca come se gli avessi tirato un calcio nello stomaco, e mi punta un dito contro il petto. “Non è vero, non hai detto quello.”
Incrocio le braccia al petto, e i miei occhi gli lanciano una sfida. “Ah, sì? E cosa ti avrei detto?”
Harry si guarda i piedi, quando mi risponde. “Tu... tu hai detto che mi ami.”
“Ma figurati, Harry. Non ti ho detto quello. E poi tu come fai a saperlo? Hai detto di non aver capito!”
Harold arrossisce come un bambino beccato con le mani nel sacco, e non alza lo sguardo. “Forse avevo captato una parola o due.”
La sua tenerezza mi scioglie, e gli porgo un dito sotto il mento, facendogli alzare gli occhi, così da averli fissi nei miei. “Avevi capito bene, Harold, ti avevo detto che ti amo.”
Harry sorride soddisfatto, e posa le sue labbra sulle mie, facendomele schiudere. La sua lingua sta facendo qualcosa di eccezionale alla mia, qualcosa che non riesco nemmeno a descrivere, ed io rimango ad assaporarlo il più che posso.
Quando mi stacco, c'è qualcosa che voglio chiedergli. “E tu?”
Harry mi guarda come se non capisse, ancora intento a pensare alle mie labbra, ci potrei giurare. “Io cosa?”
“Tu mi ami?”
Harry alza gli occhi al cielo, e si riappropria della mia bocca. Dopo avermi baciato un altro po', mi sussurra, contro le labbra: “Ma và! Io sto con te solo per il tuo cazzo!”
“Sei proprio uno stronzo, Minniti!”
Gli tiro un leggero pugno sul petto, ridendo, ma dentro di me so che me lo sono meritato.

 

 

Non pensavo che Harry potesse finire col divertirsi, in discoteca, ma lo sta facendo. Al momento si sta divertendo molto più di me.
Sta ballando con chiunque gli capiti a tiro, ed è anche riuscito a staccare Zayn da quella colonna. Né io né Emma ci eravamo riusciti. Strabiliante. Scommetto che lo ha convinto con quelle sue maniere dolci ed educate, qualità che mi mancano completamente. Menomale che c'è lui che mi bilancia.
Tutto a un tratto, però, Harry mi prende per mano e mi trascina lontano dai nostri amici, in un altro punto della pista.
“Perché ci siamo allontanati, Harold?” - gli chiedo, quando ormai siamo ad una considerevole distanza dal resto del gruppo.
“Volevo stare un po' da solo con te.” - mi risponde semplicemente, con un'alzata di spalle.
“Siamo in una discoteca piena di persone, Harold, non saremo mai soli.”
Ma Harry non mi risponde,e comincia a muovere i fianchi contro i miei, con forza, al ritmo della musica. Mi sposta i capelli dalla fronte, e si china a baciarmi, prima piano, con dolcezza, e poi aumentando il ritmo, seguendo quello della canzone che il dj sta passando.
I suoi fianchi, ora, si stanno muovendo in cerchio, in contemporanea con i miei, ed è in quel momento che lo sento benissimo, senza possibilità di fraintendimenti, sulla mia coscia.
Gemo contro le sue labbra, provocando un suono che si riversa nella sua bocca. Il suo petto freme e sento un ringhio molto virile partire dal suo petto, e poi attraversare le sue labbra, per riversarsi sulle mie.
Adesso credo che anche lui mi senta chiaro e tondo, perché sono eccitato, e non è qualcosa che si può nascondere. Non mi stacco dal bacio, e poso le mani nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni, stringendogli leggermente il fondoschiena. Ma è la sua presenza davanti a farmi andare fuori di testa.
Non l'ho mai sentito così. E dire che nell'ultimo mese l'ho sentito davvero molto spesso.
Quando entrambi restiamo senza fiato, Harry stacca le labbra dalle mie e comincia a baciarmi sul collo, come se avesse fretta di memorizzarmi. Io arrossisco, perché, anche se mi piacciono le dimostrazioni di affetto in luogo pubblico, al momento ci sono molte persone che hanno voltato la loro attenzione su di noi, e la cosa mi irrita.
La cosa che mi irrita di più in realtà mi sta in mezzo alle gambe, ed è dolorante, ma cerco di non farci troppo caso.
“Harry... Harry cosa succede?”
Harold alza la bocca dal mio collo, e mi guarda negli occhi, in modo serio, senza umorismo negli occhi. L'unica emozione che riesco a cogliere in quella distesa di verde, è il desiderio puro.
Harry avvicina ancora di più i fianchi ai miei, fino a toccarci completamente, così che non ci siano più dubbi su cosa sta succedendo ai nostri corpi. “Succede che ti voglio da impazzire, Louis. Adesso.”
Mi si spezza il respiro in gola, e devo soffocare un gemito, rischiando di venire a quelle stesse parole. “E ti è venuto in mente mentre ballavamo con Zayn e gli altri?”
“Devi smetterla di muovere i fianchi in quel modo, Loulou.” - mi risponde, mordendosi il labbro inferiore in modo tutt'altro che casto.
“Stavo solo ballando, Harry.” Non riesco a staccare gli occhi dalla sua bocca stupenda, e questo limita un po' le mie capacità comunicative.
Harry se ne accorge, e, frustrato, si passa una mano fra i capelli. “Almeno non guardarmi così, Louis.”
“Così come?”
“Come se tu non volessi altro che le tue labbra sul mio corpo.”
Un'ondata di piacere si riversa fra le mie gambe, come uno spasmo, e sono costretto a chiudere gli occhi. “Non è possibile Harry. Non è possibile che non riusciamo ad uscire di casa senza avere il bisogno fisico di saltarci addosso. E' come se fosse una necessità primordiale.”
“Senti, Loulou, al momento non ho la concentrazione adatta per pensarci.”
Harold si china a leccarmi la pelle dietro all'orecchio, e in quel momento comincio a sentire qualcosa di umido in mezzo alle gambe.
Prendo Harry per una mano, e lo trascino via dalla pista.
“Adesso tu vieni con me.”
“E dove andiamo? Mancano venti minuti a mezzanotte!”
Sbuffo, infastidito. E' colpa sua e sta anche pensando di rifilare a me la responsabilità?
“Potevi pensarci prima di farmelo venire duro, Harold, che ne dici?”
Harry sorride soddisfatto, e mi spinge contro un muro, in penombra, per baciarmi di nuovo. Quando scende sul mio collo, penso che probabilmente non ce la farò ad arrivare alla macchina, come avevo sperato.
Per fortuna con la coda dell'occhio intravedo quello che è chiaramente un bagno per gli uomini, accompagnato da una targhetta con scritto “guasto.”
Forse, nonostante tutto, questa è la mia serata fortunata.
Senza staccarmi da Harold, mi trascino contro la porta del bagno, aprendola con le spalle, e richiudendola subito. Non c'è la chiave, ma non importa. Nessuno entra in un bagno guasto, a meno che non siano due pazzi come noi. In quel caso poco male, capiranno subito che è occupato.
L'interno è composto da quattro cubicoli e da alcuni specchi. Un piccolo divisorio è posto fra i lavandini ed un'altra parte della stanza. Faccio nascondere Harold dietro quello, appoggiandolo con le spalle al muro.
Gli sbottono i jeans, ed Harry freme. “Siamo in paradiso, Loulou?”
“In realtà siamo in un cesso, Harry.”
Harold scoppia a ridere, ed il solo suono della sua risata roca mi fa avere uno spasmo fra le gambe. “Tu sì che sai come rovinare un momento romantico, Louis.”
Alzo le braccia al cielo, esasperato ed impaziente. “Questo non è un bel momento, Harold. Siamo nel bagno guasto di una discoteca, ed io sto avendo l'erezione più drammatica e duratura della mia vita. Non c'è niente di romantico!”
Harry, quindi, mi fissa con desiderio, e si porta una mano nei pantaloni.
Con un sussulto, porto una mano sopra la sua, a fermarlo. Ma lui è più veloce, e la scansa. Con un movimento veloce ed elegante, nonostante la situazione, porta la sua eccitazione fuori dai jeans stretti, lasciandola libera. Non posso fare a meno di guardarla, perché è grande, enorme, molto più che di tutte le altre volte in cui l'ho vista.
Quando Harry vede che non gli tolgo gli occhi di dosso, scoppia a ridere di nuovo. “Perché mi fissi? Anche la mia è drammatica?”
Le parole mi muoiono in gola, e cerco di riprenderle, con scarsi risultati. “Cristo se è drammatica, Harold! E'...”
Non riesco a trovare un aggettivo, ed Harry sorride ancora di più, furbescamente. “Ho bisogno che tu mi tocchi Loulou.”
Ma non riesco a muovere un muscolo, perché sono incantato dalla perfezione del corpo di Harry.
“Guarda che faccio da solo, se non ti muovi.”
Non gli rispondo, forse perché la prospettiva non mi dispiace, ed Harry mi fissa incuriosito, con una strana luce negli occhi. “Aspetta, Lou, a te piacerebbe guardarmi, vero?”
Continuo a non proferire parola, sperando che prenda il mio silenzio come un assenso, ma poi vedendo che non si muove, e nonostante il dolore fra le gambe, non posso fare a meno di annuire, arrossendo.
“Non staccare mai gli occhi da me, Louis.”
Gemo involontariamente al tono della sua voce roca, e poi annuisco di nuovo.
Harry porta una mano su di sé, e comincia ad accarezzarsi piano, troppo piano per le mie esigenze, facendomi impazzire. Non so come faccia ad andare così piano, essendo in quelle condizioni. Le sue spinte sono lente e controllate, contro la sua mano, mentre con un dito si accarezza quella vena in rilievo che adoro, e con l'altra mano stringe leggermente ciò che si trova sotto la sua eccitazione. Quando arriva alla punta arrossata e ci gira intorno con il pollice, devo trattenermi dall'urlare.
“Harold... Harold, basta ti prego. Non ce la faccio più.”
Harry si ferma, e si avvicina a me, accarezzandomi da sopra i jeans, per poi farsi strada sotto. Il contatto della sua mano su quel punto così delicato mi fa sobbalzare. Quando Harry tira fuori il mio membro e lo guarda, leccandosi le labbra, rischio di concludere.
“Pensavo che tu fossi messo male, amore, ma non pensavo così male. Questa in effetti è molto drammatica.”
“Smettila, stronzo.”
Harry ride per la risposta scontrosa, ma continua ad accarezzarmi. Quando non ce la faccio più, sposto la sua mano, e lo conduco senza troppi problemi contro il muro, dove fino a pochi minuti era appoggiato.
“Però hai fretta, eh.”
Gli tiro giù i pantaloni, fino alle ginocchia, facendo attenzione che non entri nessuno o che non senta rumori sospetti fuori dalla porta, poi gli scosto i capelli dalla nuca, e gliela bacio ripetutamente. Harry geme senza ritegno. “Harold, ti amo, ma non ce la faccio più.”
Con un dito trovo la sua apertura, e comincio a stuzzicarlo. Quando trovo il suo punto preferito, urla. Circondati dal frastuono della musica, nessuno lo sente, e la cosa mi eccita ancora di più. “Non aspettare più, Louis.”
Continuando ad accarezzarlo, gli chiedo: “Posso?”
Harry annuisce convinto, quindi prendo in mano la mia eccitazione ed entro dentro di lui. Il contatto è travolgente, molto più delle altre volte, perché ho aspettato così a lungo che non mi sembra neanche vero.
Harold urla di nuovo, ed io lo tengo stretto per la vita, mentre con l'altra mano comincio a massaggiarlo davanti.
In quel momento capisco che anche lui si sta trattenendo da molto, e mi dispiace, quindi mi muovo dentro di lui, per cercare di dargli piacere più che posso, e di alleviare la sua sofferenza.
Harry si muove velocemente contro la mia mano, ma in quell'istante sento un rumore che mi fa sobbalzare. Per la paura che qualcuno possa averci beccati mi giro velocemente verso la porta. Quella continua ad essere chiusa, e penso di essermi immaginato tutto. Anzi ovviamente è così.
Harold non si è accorto di nulla, ed io torno a concentrarmi su di lui.
Dall'altra parte della porta sento un grande trambusto, e qualcuno che comincia a contare.
“Dieci, nove, otto...”
Harry ride, ed io allora comincio ad andare più piano, sincronizzando ogni spinta con il conto che sento arrivare da fuori.
Mi avvicino all'orecchio di Harry e gli sussurro: “Non provare nemmeno a venire prima di mezzanotte.”
Quando colpisco il punto magico, Harry geme senza ritegno, troppo scosso per formare una frase di senso compiuto. “A-ancora, Lou.”
Spingo di nuovo i fianchi in avanti, cercando di ripetere il gesto di prima, ed Harry a questo punto ha problemi perfino a respirare.
“Tre.”
“Due.”
“Uno.”
Con un ultimo movimento decisivo mi riverso dentro di lui, mentre, nello stesso istante, sento qualcosa di caldo scorrermi sulla mano con la quale sto massaggiando Harold. Un po' di quel liquido va a finire anche sul muro, e penso che non ci sarà modo, adesso, di nascondere il nostro piccolo delitto. Harry sembra non finire mai, e la cosa mi eccita ancora di più.
E' la prima volta che raggiungiamo il piacere nel solito preciso momento, e la cosa mi fa sorridere.
Quando vedo che anche lui ha concluso, dopo un tempo infinito, esco da lui, lentamente, e mi sporgo in avanti, per sussurrargli nell'orecchio. “Buon anno nuovo, amore.”
Harry si sta reggendo al muro con una mano, mentre cerca di riprendere fiato, rosso in volto, e con gli occhi lucidi. Dalla sua faccia si vede lontano un miglio che ci abbiamo dato dentro. I nostri amici ci prenderanno per il culo per tutta la vita.
“Buon... buon anno, Lou.” - balbetta Harry, ancora troppo scosso per formare delle frasi complete. - “Non... non potevo sperare di cominciarlo in modo migliore.”
La sua dichiarazione mi fa sorridere spontaneamente, e mi sporgo per baciarlo su una guancia. Prima che possa muoversi, prendo un fazzoletto di carta accanto al lavandino fuori uso, e mi sporgo per pulirlo dagli ultimi rimasugli del nostro momento di intimità.
Harry prova a scansarsi, perché so che odia essere toccato nel momento successivo all'amplesso, visto che è sempre troppo sensibile, ma io lo fermo. Quando la carta lo sfiora, Harold sobbalza, quindi lascio perdere, e mi risistemo come meglio posso, cercando di non far notare a chiunque che ho appena avuto l'orgasmo più sofferto e duraturo della mia vita.
Mi giro giusto in tempo per scorgere una macchietta bianca sui pantaloni di Harry. La indico, con disapprovazione. “Ora tutti sapranno cosa abbiamo fatto.”
Harry in un primo momento non capisce, ma poi abbassa lo sguardo, e vedendola, scoppia a ridere. “E' buio, non vedrà niente nessuno. E poi sono cose normali, tutti lo fanno.”
Faccio una smorfia, all'idea di cosa mi aspetta quando rientreremo. “Sì, ma c'è mia sorella nell'altra stanza.”
“Pensi che lei non faccia sesso?”
“No, Harold, mia sorella è pulita, giovane, e innocente.”
“Ma l'hai beccata sul fatto, quella sera a casa sua!”
Esasperato, alzo le braccia al cielo, alzando un po' troppo la voce. “Senti, Minniti, mia sorella non va a letto con Neil. Punto.”
“Sei in fase di negazione.”
Sospiro e poi faccio il dito medio al mio ragazzo.
“Quel dito lo hai usato per cose molto più interessanti, Loulou.”
Arrossisco come un ragazzino, perché di solito sono io che faccio le battute sporche. Adesso i ruoli si sono invertiti, e mi fa strano. Anche se mi piace molto.
“Si parte bene, in questo anno nuovo.”
Harry, ormai divertito, mi prende per le spalle, per condurmi fuori dal bagno. “Ho come l'impressione che andrà benissimo, invece. Sarà un anno fantastico.”
Mi giro per guardarlo, stupito dalle sue parole. “E cosa te lo fa dire?”
“Ovviamente il fatto che l'ho cominciato con te.”
Prima di uscire, mi fermo un attimo e mi stringo forte contro il suo petto. Harold mi circonda con le braccia, e per un po' mi lascio cullare da lui.
Il suo odore è familiare, e mi riempie le narici. Sa di cotone, di bagnoschiuma alla vaniglia, profumo di Gucci, e di qualcosa di molto, molto più virile. “Harold, odori di sesso.”
Minniti scoppia a ridere, e la vibrazione si riversa dal suo petto al mio, facendomi sobbalzare. “E' un male, Loulou?”
“No, in realtà lo amo. E amo te.”
Sto fermo ad aspettare la sua risposta, ma Minniti, stronzo com'è, mi sussurra contro i capelli: “E io continuo ad amare il tuo cazzo.”
Mi stacco da lui alla velocità della luce, ed apro la porta. “Questa me la paghi, Harold.”
“Eddai, Lou, era una battuta. Lo sai che ti amo anche io.”
Ormai non lo sto più ascoltando, mentre mi dirigo di nuovo verso la pista da ballo. “Quella cosa che dici di amare, Harold, non la vedrai per un bel po' di tempo.”
Harry alza gli occhi al cielo, e sospira teatralmente. “Potrei quasi dispiacermene, se non fosse che lo dici ogni volta. Ed ogni volta cedi dopo tre ore, più o meno.”
Arrossisco, furibondo per la sfida che mi sta lanciando. “Questa volta sono serio, Minniti.”
“Ti concedo il beneficio del dubbio, Louis, e ti dico dieci ore. Accetti la scommessa?”
Punto un dito contro il suo petto, con aria di sfida. “Accetto, Minniti. Preparati a perdere clamorosamente.”

 

 

 

Harry's Pov.

 

Ovviamente la scommessa la vinco io.
Io e Louis abbiamo un contatto intimo dopo quattro ore che mi aveva detto che non ci saremmo toccati per un po'. Sa essere molto deciso, se vuole, ma io so esserlo molto di più. Non racconterò mai a nessuno i metodi che ho usato per convincerlo, nemmeno ad Emma, ma sono stato convincente, ed ho ottenuto quello che volevo.
Adesso che la passione si è momentaneamente spenta, almeno per quelle che spero che saranno un po' di ore (non so se potrei sopportare un altro orgasmo), sto guardando Louis dormire serenamente fra le mie braccia.
Il suo respiro caldo sul mio petto nudo mi tranquillizza, e so che dovrei provare a dormire anche io, perché, dopo essere tornati a casa alle quattro, almeno per altre due ore non abbiamo chiuso occhio, ma è più forte di me: vedere Louis dormire combatte il mio sonno, e alla fine vince.
Ma un suono squillante mi fa sobbalzare, facendo così svegliare anche lui, che si strofina gli occhi in modo infantile. Il gesto mi fa tenerezza, e gli bacio una guancia.
“Amore, ti suona il cellulare.”
Louis si alza, ancora mezzo addormentato, e mi guarda spaesato. Nemmeno io capisco chi è che può chiamarlo alle dieci di mattina del primo giorno dell'anno, quindi scuote le spalle e gli faccio segno di rispondere.
Lou prende il cellulare dal comodino, e guarda la foto che gli compare sullo schermo. “Harold, è la bambolina. Perché chiama me?”
A questo punto cerco il mio telefono, pensando che magari avesse cercato me ma non mi avesse trovato, ma il mio cellulare è sulla scrivania davanti al letto, quindi lo avrei sentito. Ed è in quel momento che comincio a preoccuparmi. Fortunatamente Louis non indugia oltre, e risponde.
“Bambolina, dimmi tutto!”
Non riesco a capire cosa dice Ems, dall'altra parte, ma vedo l'espressione di Louis cambiare rapidamente, diventando da rilassata a tesa, quindi stringo il cuscino più forte.
“Emma, arrivo subito, non piangere per favore, stai calma!”
Cosa cazzo vuol dire non piangere? Cosa ha Emma?
Louis si sta già mettendo a caso un paio di jeans (che ho come l'impressione che siano miei), mentre io, non capendo, gli tiro la sua maglietta, che si infila con il cellulare sotto l'orecchio.
Sento che mi manca il respiro, perché Louis ha appena scongiurato la mia migliore amica di non piangere. Perché glielo ha detto? Cosa c'è che non va?
In men che non si dica anche io sono vestito, e quando Louis tira giù vedo che è sconvolto. Fa dei grossi respiri con la bocca, ed a me viene un'ansia assurda. “Louis, ti prego, parla.”
“E' Zayn. E' uscito in motorino, non so bene per andare a fare cosa. A quanto pare questa notte ha nevicato, e il terreno era scivoloso. E' cascato, e sembra che abbia battuto la testa. Un uomo che passava di lì ha visto la scena e ha chiamato l'ambulanza. Al momento è sotto osservazione.”
Il mio cuore si ferma per un minuto, e ricaccio indietro le lacrime, per non sconvolgere ancora di più Louis. “Emma dov'è?”
“In ospedale con lui, ma al momento è privo di coscienza. Gli stanno facendo delle radiografie. Ma mi ha chiesto di andare là, perché è sconvolta.”
Non riesco neppure a pensare alla mia Emma, sola nell'ospedale, ad aspettare di avere notizie che non stanno arrivando. Per un momento mi chiedo cosa ci facciamo ancora qui, ma poi mi rendo conto che l'unico motivo per cui non siamo in macchina è che sto trattenendo Louis con le mie domande.
“Lou io... mi dispiace, amore.”
Louis sospira, e intreccia le dita alle mie, come se avesse bisogno di supporto. “Ora come ora l'importante è andare da Emma, Harold. Del resto parliamo dopo. Adesso andiamo.”
Annuisco convinto, poi prendo le chiavi della macchina, e mi metto al posto del guidatore, visto che Louis è troppo sconvolto per guidare.
Il viaggio trascorre in silenzio, l'unico segno di vita che ho da Louis è la sua mano che disegna cerchi invisibili sulla mia, ferma sul cambio, come se questo potesse dargli forza in qualche modo.

 

 


Odio gli ospedali. Oltre agli ovvi motivi si aggiunge il fatto che odorano di malattia e di detersivo troppo invasivo, le poltroncine nella sala d'attesa sembrano strumenti di tortura, ed il caffè delle macchinette non è zuccherato. Ma tutto questo è niente rispetto alla sensazione che provo quando entro e vedo la mia piccola Ems, rannicchiata su una sedia, con ancora indosso la maglietta del pigiama, i capelli non pettinati, e gli occhi gonfi per le troppe lacrime.
Appena la vedo lascio la mano di Louis, per correre subito da lei, ma Emma è più veloce, e si alza, venendo verso di me.
Ma sorprendentemente, si butta fra le braccia di Louis. Non riesco nemmeno ad esserne un po' geloso, perché capisco che ricerca conforto nell'unica persona che conosce Zayn bene quanto lei.
La reazione di Louis, ad ogni modo, mi sorprende ancora di più. Il mio ragazzo stringe il fragile corpo di Emma come se fosse l'unica cosa che conta, come se lei desse forza a lui, e lui a lei.
Mi si stringe il cuore a vedere le due persone più importanti della mia vita, unite per una circostanza così triste e meschina.
Emma singhiozza contro la spalla di Louis, ed io vorrei poterla consolare, ma non mi muovo, capendo di essere solo un inerme spettatore della scena.
Louis trascina quasi di peso Emma su una sedia, ma lei non accenna a volersi staccare da lui, quindi, con un tatto e una dolcezza che non gli avevo mai visto utilizzare con nessuno che non fossimo io o Lottie, si siede, e se la trascina giù con lui, facendola sedere sulle sue ginocchia.
Quando i suoi singhiozzi si calmano un po', Emma alza la testa, e dice: “E' colpa mia. E' tutta colpa mia.”
Queste parole, dette con un dolore così profondo da non farla riuscire a respirare, mi perforano il petto, e mi fanno star male. Mi avvicino alla mia amica, e le accarezzo una guancia. “Ehi, ehi, Ems! Qualsiasi cosa ti stia passando per la testa, non è vera.”
Emma singhiozza di nuovo, e Louis si china a baciarle i capelli. “Sono d'accordo con Harold, tesoro. Quello che dici è senza senso.”
La mia migliore amica tira su col naso, ed io le passo un fazzoletto, che Emma ignora senza troppi problemi. “Sono io che gli ho detto che mi sentiva la testa. Ed in casa non c'erano aspirine. E... e lui è partito per andare a comprarmene una.”
Louis sospira, e se la stringe più forte contro il petto. “Emma, sarebbe potuto succedere a chiunque.”
“Ma tu non capisci, Louis!” - ribatte la mia amica, con un nuovo vigore. - “E' successo a me! E Zayn è la persona che amo di più al mondo, se dovesse succedergli qualcosa io...”
Louis la interrompe subito: “Non gli succederà niente, tesoro. Zayn ha la testa dura, ok? Credimi!”
Non so in che modo, ma questa frase fa sorridere Emma, ed io sono così felice che sarei disposto a pagare Louis perché continuasse a farla ridere.
In quel momento, però, mi rendo conto che anche il mio ragazzo è provato dalla situazione. Alla fine Zayn è il suo migliore amico, ed io non voglio neppure pensare a cosa sarebbe successo se i ruoli fossero invertiti, se ci fossimo io e Zayn in quella sala d'attesa.
La consapevolezza mi travolge come un'onda, e mi siedo accanto a Louis, stringendogli forte la mano.
Nelle due ore successive non c'è niente che possiamo fare, se non starcene seduti ad aspettare un verdetto che sembra non arrivare.
Io faccio il possibile per distrarre le due persone più importanti per me, con parole di conforto, carezze frequenti, e varie capatine al bar dell'ospedale, ma niente sembra rassicurarli.
Emma continua a stare abbracciata a Louis, e lui, a sua volta, sembra trovare sostegno e conforto in lei, tanto che non smette nemmeno per un minuto di accarezzarla.
Dopo quella che sembra un'eternità, un dottore esce dalla stanza di Zayn, e viene verso di noi. La mia amica e il mio ragazzo trattengono il fiato, ed io mi alzo per raggiungerlo, visto che credo di essere l'unico ad avere la capacità fisica di reggersi in piedi al momento.
Quando mi avvicino, però, il dottore mi sorride benevolo, e mi chiede: “Dov'è la ragazza? Porto buone notizie.”
E' come se un peso enorme sparisse all'improvviso dal mio stomaco, e riuscissi all'improvviso a respirare di nuovo.
Emma si alza rapidamente dalle gambe di Louis, e si avvicina a me, stringendomi un braccio, per sostegno. “Sono io.”
“Ragazzina, il tuo ragazzo è uno tosto. Diciamo che la caduta è stata violenta, ma il casco ha attutito molto il colpo. Le radiografie dicono che è tutto a posto, ma per un paio di giorni è meglio se non esce di casa, giusto per precauzione. Non farlo muovere troppo, e riportalo qui alla fine dei giorni di osservazione. Ora, se vuoi seguirmi, Zayn si è svegliato, e chiede di te.”
“A-arrivo subito, dottore. G-grazie mille.” Emma non riesce a respirare, e quando il dottore svolta l'angolo, si stringe forte a me.
“Ems, tesoro mio, va tutto bene.” La spingo contro il mio petto, appoggiando la guancia contro la sua testa, sperando di poterle togliere di dosso tutto il dolore e lo spavento che so che si ricorderà per tutta la vita.
Dei singhiozzi, questa volta di sollievo, le scuotono le spalle, mentre io le bacio i capelli con tenerezza.
Con passo felpato, Louis si pone dietro di me, e vedo che ha gli occhi lucidi, come se si trattenesse dal piangere. Tenendo Emma con un braccio, prendo Louis con l'altro e faccio entrare anche lui nel nostro abbraccio.
Ed è in quel momento che mi rendo conto che non mi importa di nessuno, ad eccezione dei miei familiari, tanto quanto mi importa di loro.
Dopo qualche secondo in cui tutto quello che faccio è provare a proteggerli da ogni cosa, Emma mi lascia un bacio sulla guancia, e poi si incammina verso la stanza dove è sparito il dottore, lasciando me e Louis da soli.
Lou nemmeno si accorge che la mia amica se ne è andata, e rimane stretto contro di me, non avendo nessuna intenzione di andare da nessun'altra parte. E a me va benissimo. Qui, fra le mie braccia, non ha nulla da temere, perché non permetterò che nessuno gli faccia del male. Mai.
Quando vedo che le sue spalle si stanno muovendo a ritmo dei suoi singhiozzi, lo costringo a guardarmi negli occhi.
Accorgendomi di quanto si è trattenuto, per non far preoccupare Emma, e di quanto abbia bisogno di sfogarsi, adesso, mi rendo conto di amarlo in un modo così profondo, che mi sconvolge.
“Ho avuto seriamente paura, Harold. Per la prima volta in vita mia, ho avuto paura per qualcuno che non fossi io.”
E' così fragile, con il cappuccio della felpa alzato, e le occhiaie scure sotto gli occhi, che gli accarezzo una guancia. Lui ce la appoggia, in un gesto che mi sembra molto umano in quel momento. “Lo so, Loulou. Lo so. So cosa hai dovuto passare in queste ore, so quello che abbiamo dovuto passare! Ti amo Louis, non so cosa altro dirti sinceramente, oltre che questo, ti amo così tanto che vorrei averlo provato io, il dolore che sicuramente hai provato.”
Ma quello che mi risponde, mi lascia senza fiato ancora di più: “Non voglio nemmeno pensare a come sarebbe stato se fosse successo a te, Harold.”
Scuoto la testa velocemente, così tanto che i boccoli mi sbattono sulle guance. “No, no, no, Louis. Non devi pensare a questo adesso. Io sto bene, Zayn sta bene, Loulou. Il tuo migliore amico sta bene, e fra due giorni tornerai a rompergli le palle come hai sempre fatto ok?”
Louis annuisce, poi mi prende per mano, intrecciando le nostre dita. “Harold?”
“Sì?”
“Andiamo a casa.”
“Non vuoi andare a trovare Zayn?”
“Per ora deve stare con la bambolina, domani andremo a trovarlo, a casa loro. Non hanno bisogno di noi, al momento. Io, d'altro canto, ho davvero bisogno di te, Harold. Tantissimo.”
Lo prendo fra le mie braccia un'ultima volta, e poi lo bacio sulla fronte, con fare protettivo. “Andiamo a casa, Loulou. Ci sono io con te.”
“Non potevo chiedere niente di meglio, Minniti.”
E per una volta nel suo tono non c'è né sarcasmo, né presunzione, né superiorità, ma solo gratitudine, e qualcosa che riconosco come amore.



 

 

Il giorno dopo, come promesso a Louis, e come ho promesso ieri sera ad Emma quando mi ha telefonato per dirmi che Zayn stava bene, io e il mio ragazzo andiamo a trovare Zayn.
Quando entriamo, Emma ci dice che il suo ragazzo è a letto, perché non può muoversi molto. Il mio sguardo vaga per l'ingresso, che è stato decorato rispetto all'ultima volta che ci sono stato, e noto su un piccolo ripiano di legno delle foto di me ed Emma, quando avevamo sedici anni, e sorrido di tenerezza. Quando però intravedo una foto di Zayn e Louis insieme, in un periodo di tempo che dato come tre anni fa, scoppio a ridere.
Zayn aveva un taglio assurdo, con delle orribili punte bionde, mentre Louis portava i capelli lisci, con una falda che gli cadeva sugli occhi.
La sollevo, e gliela sventolo in faccia. “E questa?”
Ma Louis è preparato, e tiene in mano a sua volta quella di me ed Emma. “Non provare a fare commenti, riccioli d'oro.”
“Ehi! Stavo benissimo! Ero un ragazzino adorabile, a sedici anni.”
Louis guarda la foto per dei secondi che mi sembrano interminabili, poi sorride dolcemente e la riposa, senza rispondermi.
Emma ci guarda senza dire niente, ma sono convinto che dentro di sé stia urlando dalla gioia, perché su noi due ha avuto ragione sin dall'inizio.
Quando io e Louis smettiamo di farci gli occhi dolci e di arrossire come due bambini delle medie, Emma ci conduce nella camera che lei e Zayn condividono.
Lui è sveglio, ed io mi avvicino per andarlo a salutare, sedendomi sul bordo del letto, pensando di essere seguito da Loulou.
Ma Louis rimane fermo, in piedi immobile contro lo stipite della porta, le mani chiuse a pugno, e lo sguardo cupo. Non capisco cosa sta succedendo e nemmeno Zayn, che chiama il suo migliore amico a gran voce.
“Ehi, Lou? Non vieni a salutarmi?” - gli dice, facendogli un cenno con la mano, come a volerlo avvicinare.
Io sorrido incoraggiante a Louis, ma lui non si muove, fermo accanto ad Emma, che ci guarda confusa.
“No, non ci vengo a salutarti.” - risponde, dopo quella che sembra un'infinità di tempo.
I lineamenti di Zayn subiscono un cambio radicale, passando da allegri, nel vedere il suo amico, a tristi, per come è stato trattato.
Io intervengo, perché credo di sapere quello che sta succedendo.
“Louis, senti...”
“Oh, sta zitto, Harold!” - mi interrompe - “Non voglio prendermela anche con te.”
Prendertela con lui?” - esclama a voce forse un po' troppo alta Zayn - “Perché con chi ce l'avresti, oltre ad Harry? Con me?”
Louis per un secondo guarda lontano, ed Emma mi implora con lo sguardo di capire cosa sta succedendo, perché Zayn non dovrebbe subire troppi stress, né fisici né psicologici.
Poi però Louis ritrova l'uso della parola, e si gira completamente verso Zayn, entrando a passi lunghi e veloci nella stanza. La sua voce è spezzata, quando finalmente parla. “Sì, Zayn! Ce l'ho con te, cazzo! Sei un coglione, pezzo di merda, per l'amore del cielo!”
Io mi alzo, e mi metto davanti a Louis, provando a guardarlo negli occhi sfuggenti. “Amore, non sei in te. Cosa c'è?”
“C'è che questo nemmeno capisce perché sono arrabbiato con lui.”
“No infatti, Lou, non lo capisco proprio per niente.” - La voce di Zayn è confusa e triste, e mi fa molta tenerezza.
A quel punto, però, Louis mi scansa, e si ferma accanto a Zayn. Io mi metto al suo fianco, che non si sa mai.
“Ce l'ho con te perché sei un'egoista! Cazzo, Zayn, lo sai vero che hai rischiato di morire?”
“Mica è colpa mia, stupido! Avevo anche il casco!”
“Non mi interessa se avevi il casco o no! Hai rischiato di morire, e tanto mi basta.”
Zayn a questo punto è a metà fra il divertito e l'interdetto, come me ed Emma. “Vuoi farmene una colpa, Tommo?”
“Certo che te ne faccio una colpa, perché poi se tu fossi morto io con chi avrei giocato alla playstation, brutto coglione?”
Io sorrido dolcemente ad Emma, perché capisco che questa è la cosa più simile ad un ti voglio bene che Louis gli abbia mai detto.
Zayn si sta ancora trattenendo dallo scoppiare a ridergli in faccia. “Ci giocavi con Haz, che problema c'era?”
Louis sbuffa, come se proprio non ci arrivasse. “Ma cosa cazzo dici? Ma quali problemi hai? Ma lo vedi? Ma secondo te Harold sa giocare alla playstation?”
Adesso mi sento colto sul vivo, e mi giro verso di loro. “Eeeehi, cosa vuoi da me?”
Louis alza gli occhi al cielo, e mi guarda con la coda dell'occhio, come se valessi meno di zero, in quel momento. “Da te proprio niente. Non sei sempre al centro dell'attenzione, Harold.”
Io sono sempre più sconvolto, e confuso, ma poi Zayn batte la mano sul materasso, e chiede a Louis: “Ehi, Tommo, vuoi farmi un po' di compagnia? Non posso ancora giocare alla playstation, ma potresti raccontarmi qualcosa! Mi perdoni per aver rischiato in modo del tutto involontario di morire?”
Louis sembra considerare l'ipotesi per un minuto. “Solo se prometti che non lo farai mai più.”
Zayn si mette una mano sul cuore, con fare teatrale. “Louis Tomlinson, ti giuro solennemente che non cercherò mai più di morire, sia volontariamente che non. Ok?”
Scoppiamo tutti a ridere, compreso Louis, che si butta sul materasso accanto a Zayn. “Così siamo d'accordo, Malik.”
Poi Zayn allunga un braccio, e lo cinge, stringendolo contro di sé e se non mi sbaglio credo di aver visto gli occhi di Louis scintillare, mentre lo stringeva forte a sua volta.

 

 

Io ed Emma ce ne andiamo in salotto, per lasciare un po' in pace Louis e Zayn, e per parlare un po' fra di noi.
Dopo un'oretta, quando non sento più il loro chiacchiericcio, e non vedo tornare Louis, mi preoccupo. “Secondo te va tutto bene, di là?”
Emma, accorgendosi a sua volta della mancanza di suoni, si preoccupa per la salute di Zayn e si alza per andare a vedere. Apre leggermente la porta, e dopo aver scrutato dentro per un secondo, mi chiama divertita, con un grosso sorriso sulle labbra e gli occhi che luccicano.
“Haz vieni subito” - bisbiglia, trafelata - “E porta il tuo cellulare.”
Io corro verso la porta, e quando sbircio dentro, vedo Louis e Zayn che dormono, il mio ragazzo con la testa accoccolata sul petto di Zayn, mentre lui gli circonda le spalle con un braccio.
Mi porto le mani alla bocca, capendo che devono essersi addormentati così, senza essersi mai lasciati da quando si sono abbracciati, da quando io ed Emma siamo usciti di camera.
Poi però la tenerezza passa, ed io tiro fuori il telefono. Tiro una leggera gomitata ad Ems, per richiamare la sua attenzione. “Tesoro, con questa li ricattiamo per tutta la vita.”
Scatto velocemente e poi chiudo la fotocamera. Emma torna in salotto ed io la seguo.
Quando si siede, noto la stanchezza nei suoi occhi, e capisco che quello che ha dovuto passare ieri rimarrà con lei per tutta la vita.
Mi siedo accanto a lei, e le circondo le spalle con un braccio, tirandola contro di me. Lei si accoccola sul mio petto e chiude gli occhi, dopo quello che presumo sia davvero troppo tempo.
“Ems, c'è qualcosa che posso fare per te?”
“No grazie, Haz, è tutto a posto. Sono solo stanca.”
“Vorrei che Louis si svegliasse, almeno potremo lasciarti e tu potresti dormire un po'. Se vuoi dormi pure anche adesso, non è un problema.”
Lei sospira forte, e poi apre gli occhi. “Sono stanca, ma non mi riesce dormire. Ho paura che se chiudo gli occhi, potrei...”
Ma non finisce, ed io gli accarezzo i capelli, rispettando il suo silenzio. “Hai paura che potresti ripensare a ieri?”
“Esattamente.”
Mi scosto da lei, per prenderle il viso fra le mani, e lasciarle un bacio sulla fronte. “Dio, tesoro, non voglio nemmeno immaginare cosa hai dovuto passare.”
Emma scuote la testa, convinta che facendo quel movimento, anche quello che ha nel cervello possa sparire miracolosamente. “E' passato, non devo pensarci.”
“Certo che è passato Ems, ma questo non vuol dire che non ti abbia comunque traumatizzato. Se senti il bisogno di parlarne, lo sai che ci sono.”
Sempre con la testa appoggiata contro il mio petto, Emma si stringe a me ancora un po' di più. “Ti voglio bene, Haz.”
“Io te ne voglio di più.”
“Sai che non è vero.”
Ridacchio divertito, perché tutte le volte che ci diciamo quanto ci vogliamo bene, io ed Ems mettiamo in atto questo simpatico siparietto.
“Per questa volta ti lascio vincere, tesoro.”
“Tanto lo sai che avrei vinto comunque.”
Io non ribatto, e per un momento cala il silenzio, quasi insopportabile da gestire, perché vorrei sapere cosa passa per la testa di Ems, e aiutarla in qualche modo. Ma prima che possa chiederglielo, è lei a parlare.
“Sai, non ci pensi mai fino a che non succede davvero. Una situazione del genere, intendo. Fino a un secondo prima va tutto bene, e il secondo dopo ti chiamano per dirti che sei il primo contatto in rubrica di una persona che è su un'ambulanza per un'incidente. E questa persona è quella che ami di più al mondo.”
La calma con cui lo racconta mi congela sul posto, non sapendo bene cosa fare. E poi decido di rispondere con l'unica cosa che non è mai un errore: la verità.
“Senti, Ems, potrei dirti che va tutto bene, ed in effetti è così, perché all'atto pratico Zayn tornerà a stare benissimo, ma a livello psicologico so che dentro di te per un po' ci sarà una ferita aperta: una ferita che né tu, né io, né Zayn o Louis possiamo curare. Solo il tempo lo farà. Un giorno capirai che non tremerai più all'idea che Zayn esca di casa per andare al lavoro, ed è lì che capirai di essere tornata serena. Nel frattempo posso soltanto offrirti tutto il mio appoggio per ogni cosa ok?”
Ad Emma si sono formate delle piccole lacrime ai lati degli occhi, e noto che si sta torturando le mani, come se non riuscisse a stare ferma.
Gliele tappo con le mie, e subito smettono di tremare. “Grazie, Haz.”
“Emma, non dirlo nemmeno per scherzo! So come ti senti, perché ti giuro che se fosse successo a Louis...”
Mi fermo e rabbrividisco, non riuscendo nemmeno a concepire un'idea del genere.
“E' questo che succede quanto ti innamori di una persona, Haz.”
Sospiro forte, e poggio la testa sopra la sua. “Lo so. Ero già stato innamorato, Ems. Io e Matty avevamo tutto, ma quello che provo per Louis è... è diverso, ed è travolgente, e a volte mi sembra perfino malsana la voglio continua che ho di stare con lui.”
Per la prima volta in tutta la giornata, Emma scoppia a ridere sinceramente, ed io sono contento che sia grazie a me. “Sei proprio perso eh, Haz?”
Rido anche io, contento che la tensione nella stanza si sia alleggerita. “Completamente.”
Tutto a un tratto, però, sento una vocina flebile che interrompe me ed Ems. Louis è sulla porta del salotto, e si sta schiarendo la voce.
“Mi dispiace di interrompere questa adorabile scena di amore fraterno, ma Zayn sta dormendo come un ghiro, e credo che io e te dovremmo andarcene Harold.”
Sorrido, un po' imbarazzato per quello che Louis può avere sentito, mentre parlavo di lui. “Ma certo, andiamo. E comunque anche tu e Zayn siete una coppia di migliori amici niente male.”
Stavolta è il turno di Louis di sentirsi in imbarazzo. Deve aver capito che ho visto lui e Zayn abbracciati, ed adesso fa il finto tonto. “Cosa vorresti insinuare, Haz?”
Faccio un occhiolino complice ad Emma, senza che Louis mi veda, e poi io e lui ci avviciniamo alla porta. “No no, niente, figurati.”
Vedo che non ci crede nemmeno per un secondo.
Quando ci sediamo in macchina, però, sono io a dovergli fare una domanda: “Lou, sii sincero, quanto hai sentito della conversazione fra me ed Ems, prima?”
Louis sospira pesantemente, e poi posa una mano sulla mia. “Quasi tutto.”
“Cazzo, lo sapevo.”
Louis si gira, stupito dalla mia imprecazione, e comincia ad accarezzarmi la mano. “Harold, calmati, non siamo più a un punto in cui devi vergognarti di dire quello che senti nei miei confronti.”
Guardo fisso la strada, perché non ce la faccio ad incontrare i suoi occhi azzurri. “Ho sempre paura che tu sparisca da un momento all'altro, Loulou. Che ti stia forzando troppo, e che una relazione così esclusiva non sia nella tua natura.”
Finalmente ho detto quello che penso da molto tempo, ed è un sollievo, sotto certi versi, anche se la sua risposta mi spaventa.
Louis, però, sembra sconvolto in questo momento. “Sai cosa è nella mia natura, Harry? Tu. Io ti amo, Harry Styles. Se prima non ero tipo da relazioni serie, era solo perché non avevo incontrato te.”
“Wow, Louis, ti ho proprio rincoglionito eh?”
“Lo dico dal primo giorno che ti ho visto, Harold, ma sai un ti amo anche io sarebbe stata la risposta più romantica.”
“Lo sai che ti amo, Loulou.”
“Tu dimmelo più spesso comunque.”
Incredulo, mi volto per vedere se è serio. Sul suo viso non c'è traccia di ironia. “Ho un ragazzo cretino.”
A questo punto il sorriso torna ad illuminargli il volto, e quegli splendidi occhi azzurri. Il mio personale mare di Tenerife. “Sono cretino ma per me faresti di tutto.”
Gli prendo la mano, ancora intrecciata alla mia, e gliela bacio delicatamente, mentre parcheggio davanti a casa. “Non me la sento di dissentire, ad essere sinceri.”
Poi mi sporgo e lo bacio con così tanto trasporto da togliergli ogni dubbio sulla sincerità dei miei sentimenti.



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Come va? :).
E' tantissimo che non pubblico, ne sono consapevole. Avevo avvertito che purtroppo nelle scorse tre settimane probabilmente non avrei avuto occasione di scrivere, e purtroppo così è stato, ma ora sono qui, e gli aggiornamenti ritorneranno ad essere regolari, se tutto va secondo i piani. Spero di non aver perso molti di voi, in queste settimane! Fatemi sapere, e fatemi sentire meno sola ;).
Allora, cosa dire del capitolo? Io lo avrei voluto chiamare "capitolo in cui tutti abbracciano tutti, con troppo fluff e i Larry che consumano contro un muro" ma sarebbe stato troppo lungo LOL.
Spero che a voi sia piaciuto, comunque. Mi farebbe davvero piacere avere delle opinioni, mi servono tantissimo. Fatevi sentire, nel bene e nel male.
Detto questo grazie dell'attenzione, e ci sentiamo settimana prossima.
Grazie della pazienza, e spero che qualcuno di voi mi abbia aspettato, in queste settimane ;).
Un bacione, e a settimana prossima.
S.

 




 


 

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