Unconventional Family

di Mitsuki no Kaze
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Unconventional Family
~ Parte Prima ~



 

- Buongiorno, Guren~ -
La voce trillante di Shinya di primo mattino non poteva preannunciare niente di buono. Alzò gli occhi dalle carte che fingeva di leggere e squadrò l’uomo dai capelli candidi che sostava in piedi, davanti alla sua scrivania ingombra di documenti. Come era prevedibile ,sorrideva. Uno di quei sorrisi che non prometteva nulla di buono.
- Dovresti fare un po’ d’ordine, sai?- commentò osservando il campo di battaglia che era il suo tavolo. Il portatile nero e ammaccato, che vantava almeno sette anni di lunga e gloriosa carriera, sorgeva tra pile disordinate di documenti. Un po’ ovunque erano disseminate matite, penne, un paio di chiavette USB, quello che sembrava il rimasuglio di un nikuman e tante cianfrusaglie – quella era una rivista sportiva? –.
Guren emise un verso simile ad un grugnito.
- Saranno affari miei, no? Piuttosto, cosa vuoi?-
Shinya rimase a fissarlo per un po’. I suoi occhi azzurri, dopo aver scrutato il ripiano della scrivania, si erano posati su di lui e sembrava che non avessero intenzione di rompere il contatto visivo con le sue iridi d’ametista. Alla fine cedette, sospirò rassegnato e con fare melodrammatico passò a l’uomo seduto alla scrivania un plico di carte.
- Questo è il nostro nuovo caso.-
Il moro prese i fogli e diede una lettura veloce. Nella prima pagina faceva bella mostra di sé una piccola fotografia quadrata di un ragazzino dai capelli neri, gli occhi verdi e un’espressione imbronciata. Dopo aver letto per sommi capi ciò che i documenti riportavano, si alzò dalla sedia e prese la giacca accavallata allo schienale.
- Andiamo Shinya, questo mocciosetto ci darà da fare.-
Shinya ridacchiò, prima di seguirlo fuori dall’ufficio e per Guren non sembrò affatto di buon auspicio.
 
* * *
 
La stazione di polizia non distava molto dall’edificio in cui lavoravano. Impiegarono circa un quarto d’ora per raggiungerla, percorrendo le strade di Tokyo a bordo dell’auto di seconda mano di Guren, dalla vernice scrostata e uno sportello che non ne voleva sapere di chiudersi con le buone maniere, costringendo il proprietario a sbatterlo ogni volta con forza, più per un gesto di stizza che per un reale bisogno.
- Dovresti cambiare auto, Guren.- costatò Shinya osservandolo mentre litigava con il suddetto sportello.
- Lo farei, se potessi. Ma non appartengo a una ricca famiglia, come qualcun altro qui.- insinuò l’uomo provocando solo una leggera ilarità nell’altro.
- Il fatto che il mio cognome sia Hiragi non significa che sia ricco, sai?- disse precedendolo verso le porte scorrevoli all’entrata della centrale.
Al bancone all’ingresso parlarono con un agente che li scortò lungo un grande corridoio intonacato di bianco sul quale si affacciavano vari uffici. Vennero condotti in quella che sembrava una piccola sala ricreativa. Su un divanetto era seduto a braccia incrociate il ragazzino ritratto nella foto. Aveva le stessa espressione imbronciata dell’immagine che avevano visto nei documenti e vestiva dei jeans strappati su un ginocchio e una maglia spiegazzata.
- Yuuichiro?- lo chiamò Guren entrando nella stanza.
Lui sollevò lo sguardo e lo osservò per un lungo attimo, squadrandolo da capo a piedi.
- Hyakuya-kun per te, vecchietto.- sbottò distogliendo lo sguardo.
L’uomo dovette serrare la mascella per trattenere una risposta a tono, mentre Shinya alle sue spalle ridacchiava senza contegno. Prese una sedia e l’avvicinò al ragazzo, mentre l’altro lo seguiva rimanendo però in piedi.
- Sono Guren Ichinose, un assistente sociale. Sono qui perché sei scappato dalla tua famiglia affidataria, e non è la prima vota che accade. Sono già quattro le case in cui vieni accolto e sei scappato da tutte.- fece una pausa per osservare le reazioni del ragazzino, che però non lo guardava in volto. - Lo sai che se continuerai così nessuno ti vorrà più adottare?-
Non ricevette alcuna risposta, Yuuichiro continuava ad evitare i suoi occhi.
- Ti dirò ancora di più.- riprese l’uomo, mentre estraeva dalla tasca interna della giacca dei fogli piegati in quatto. – Su di te pendono anche delle accuse: resistenza a gli ufficiali di polizia, lesioni aggravate e resistenza all’arresto. Non rispondi neanche di questo?-
Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle.
- Volete farmi arrestare? Non mi interessa.-
Guren sospirò e voltò lo sguardo verso Shinya che annuì brevemente con un cenno del capo. Si mosse per la stanza, raggiungendo un mobiletto sul quale era posta una macchinetta per il caffè, un bollitore per l’acqua calda e alcuni dolci.
- Dov’è la tua lista Yuu?- chiese mentre metteva a scaldare l’acqua per il the, dando le spalle al ragazzo. Si riferiva alla lista delle famiglie affidatarie. Ogni orfano che era stato ospitato da almeno tre famiglia ne teneva una, lui lo sapeva bene.
Lo sentì sobbalzare sul divano e, anche se non poteva vederlo, sapeva che i sui occhi si erano sgranati per la sorpresa.
Il ragazzo si ricompose in pochi attimi.
- Sei uno strizza cervelli, vero?- disse con fastidio, anche se tentava di mantenere un tono di voce neutro, come se non fosse turbato.
Shinya si voltò, stringendo la tazza fumante tra le mani, i suoi occhi verdi avevano puntato i propri e l’uomo mantenne il contatto finché non parlò.
- Sono uno psicologo, sì. Mi chiamo Shinya Hiragi. - ammise con un cenno del capo.
Yuuchiro si voltò, emettendo uno sbuffo.
- Non ho niente da dirvi.-
- Va bene, allora. Se tu non vuoi il nostro aiuto, allora possiamo andarcene.- concluse Guren, alzandosi dalla sedia e scrutando quel ragazzino. – Probabilmente parlare con noi sarebbe stata la tua ultima chance per evitare il riformatorio.-
Lui ricambiò il suo sguardo con fierezza, senza paura. Guren non ne era certo, ma vide qualcosa in quegli occhi, qualcosa che mentre riposava i fogli con il verbale dell’arresto, lo spinse a estrarre un bigliettino da visita.
- Ma se ci ripensi questo è il mio recapito.- disse piazzandoglielo sotto il naso come se gli avesse puntato contro una spada.
Yuuichiro lo prese, emettendo comunque un verso di stizza per poi vederli sfilare fuori dalla stanza. Non appena se ne furono andati, osservò quel rettangolino di carta.
E se davvero l’avesse aiutato…?
 
* * *
   
- Te lo sei preso a cuore quel ragazzo, Guren.- commentò Shinya una volta tornati in auto.
L’uomo sapeva che non gli avrebbe risparmiato una frecciatina del genere. Sospirò e mise in moto, poggiò entrambe le mani sul volante, ingranò la marcia e si immise nella carreggiata.
- Ti somiglia, sai?- riprese Shinya deciso a non dargli tregua. – E non solo d’aspetto, avete lo stesso carattere.-
Questa volta fu Guren a ridacchiare.
- Curioso.- disse lanciando un’occhiata di sbieco all’altro, seduto al suo fianco. – Io ho pensato che somigli a te.-
Notò con non poca soddisfazione che era ammutolito.
- A me? E perché mai?- chiese con voce nervosa. Shinya era bravo a scoprire i punti deboli degli altri e a fare pressione su di essi. Sapeva leggere un essere umano con una sola occhiata, ma non era immune agli attacchi diretti alla sua persona. Guren aveva scovato i suoi punti scoperti e sapeva quando era il caso di fargli cadere la maschera sorridente che portava sempre in viso.
 - Anche tu eri un orfano e sei passato per molte famiglie affidatarie, no?-
Lo sentì abbandonarsi contro lo schienale del sedile e abbassare le proprie difese.
Shinya sapeva quando era il momento di arrendersi e quando si trattava di Guren non provava nemmeno a combattere.
Il moro fece fermare l’auto ad un semaforo e colse l’occasione per prendere una mano dell’uomo dai capelli chiari, stretta sul ginocchio, portarla alle labbra per baciarne le nocche. Vide il viso di Shinya sciogliersi in un dolce sorriso, mentre gli zigomi si tingevano un po’ di rosso e la tensione dei suoi muscoli si allentava.
Si erano conosciuti quando Shinya era già un Hiragi e solo dopo Guren aveva scoperto il suo passato. Sapeva che quegli anni erano stati duri e si sentiva in colpa per non averlo potuto aiutare. In Yuuichiro credeva però di aver visto un po’ di lui, perciò se fosse riuscito ad aiutare quel ragazzino, forse avrebbe aiutato anche Shinya stesso.
 
* * *
 
-  Sei scappato pure dall’ultima famiglia?- esclamò Mitsuba facendo agitate i codini in cui raccoglieva i capelli biondi.
Yuuichiro sbuffò e diede un calcio ad una lattina vuota per terra, mentre gironzolava per il tetto della scuola con le mani nelle tasche dei pantaloni.
I suoi quattro amici lo guardavano preoccupati. Accanto a Mitsuba era seduta Shinoa, sua compagna di classe. Potava i capelli lilla legati alla nuca con un bel fiocco che faceva bella mostra di sé, due ciocche le incorniciavano il viso, mentre gli occhi castani scrutavano l’amico con rimprovero.
- Sei stato pure fermato dalla polizia, Yuu. Hai rischiato grosso questa volta!-
Lui fece una smorfia e mise le mani dietro la testa.
- Quelli parlano, parlano, ma alla fine non fanno nulla! Dicevano che mi avrebbero arrestato, ma mi hanno rilasciato ovviamente.-
- Sei stato in prigione?- chiese Yoichi, un altro compagno di classe.
Era forse quello più preoccupato di tutti, stava seduto in ginocchio con la schiena dritta e le mani chiuse a pugno. Osservava l’amico con i grandi occhi verdi leggermente umidi.
Kimizuki, l’unico in piedi oltre a Yuuichiro, gli diede un leggero scappellotto tra i capelli castani e mossi.
- Non dire sciocchezze. L’avranno portato alla stazione, chiamato i servizi sociali e riportato alla casa-famiglia, visto che la famiglia affidataria lo ha rifiutato.- disse mentre sistemava gli occhiali dalla montatura nera sul naso. – Mica è pericoloso, è solo idiota.-
- Chi sarebbe idiota?!- esclamò Yuuichiro avanzando a grandi passi verso Kimizuki.
- Tu sei l’idiota.- ripeté lui mentre si passava distrattamente la mano tra i capelli corti e rosa.
- Ripetilo se hai il coraggio!- continuò Yuu afferrandolo per l’uniforme verde-grigiastra e minacciandolo con il pugno chiuso.
Kimizuki stava per rispondergli ancora, ma il suo polso fu afferrato da Yoichi.
- Non aggravare la situazione, Shiho.-
I due rimasero a fissarsi in cagnesco per un attimo, poi il moro lasciò andare l’altro.
- Ti atteggi tanto, solo perché sei alto e hai la faccia da delinquente.- disse prima di allontanarsi.
- Io non sembro un delinquente!- proruppe agitandosi a sua volta.
A placare la lite fu il rumore della porta che conduceva al tetto, che annunciò l’arrivo di qualcun altro.
Un ragazzo varcò la soglia e avanzò per la terrazza, aveva lunghi capelli castani, raccolti in una coda di cavallo e un neo sotto l’occhio destro a caratterizzargli il viso.
- Narumi-senpai!- esclamarono Yuu e i suoi amici visibilmente sorpresi di vederlo.
- Ho saputo della tua ultima bravata!- sbottò avvicinandosi a Yuuichiro e assestandogli uno scappellotto. - Brutto scemo, ti caccerai davvero nei guai uno di questi giorni.-
Shinoa sospirò, chiudendogli occhi e incrociando le braccia, mentre Mitsuba tratteneva una risata con una mano pressata contro le labbra.
- E' quello che tentiamo di spiegargli anche noi!-
- Senpai!- pigolò Yoichi. - E' vero che potrebbero mettere Yuu-san in prigione?-
- Ancora con questa storia?!- inveì Kimizuki contro il castano.
Narumi negò con la testa.
- E' troppo giovane per andare in prigione, però rischia il riformatorio.- spiegò guardando torvo il moro che si massaggiava la testa, dove lui lo aveva appena colpito.
- E' sempre una brutta cosa!- sbottò Yoichi verso il ragazzo dai capelli rosa, dimostrandogli che non aveva torto nel preoccuparsi.
Anche Narumi si sedette a terra, vicino a lui e alle due ragazze.
- Allora, raccontaci come è andata.- gli chiese.
Yuu sbuffò, contrariato, ma rispose comunque.
- Che volete che vi dica? Non volevo stare in quella casa! Volevo andarmene per cercare Mika!-
A quelle parole Mitsuba si schiaffò una mano in fronte.
- Ancora con questa storia?- domandò esasperata.
- La famiglia che ha adottato Mikaela vuole restare anonima, no? E' inutile che continui a dire di volerlo trovare.- disse Shinoa, voltandosi a guardare Yuuichiro.
Il ragazzo si era seduto anche lui, poggiando la schiena contro il muretto della terrazza ed incrociando le braccia al petto.
- E questo non è giusto! Abbiamo vissuto insieme per sei anni! Non possono farlo sparire come se niente fosse!- proruppe arrabbiato.
- Quanti anni sono che lo cerchi?- s'inserì Kimizuki, l'unico rimasto in piedi.
- Quattro.- rispose il moro abbassando lo sguardo.
- E in questi anni le tue ricerche hanno portato a qualcosa?- chiese retorico, forse con un po' di crudeltà. Quella però era la realtà e Yuu doveva capirlo.
- No, ma...- provò a ribattere, ma Narumi s'intromise.
- Potrebbe non essere più in Giappone, hai pensato a questo?-
Il ragazzo non rispose. Piegò le gambe al petto e le avvolse con le braccia, poggiando la fronte sulle ginocchia.
- Yuu...- Yoichi si era avvicinato a lui e aveva poggiato una mano sulle sue. - Dovresti provare a non pensarci più. Se continui così potresti non avere più occasioni per essere adottato.-
- Mika è la mia famiglia.- rispose lui risoluto, rifiutandosi di alzare la testa e guardare il viso dell'amico.
- Puoi creartene una nuova, con le persone che ti adotteranno.- gli disse Mitsuba.
- E se nessuno volesse farlo?- esclamò. La sua voce risuonava di paura questa volta.
- In quel caso ci saremo noi.- rispose Shinoa con un sorriso.
Yuuichiro alzò il capo e vide che tutti gli stavano sorridendo. Sospirò.
- Posso provarci...-
 
* * *
 
Quando Shinya andò a cercare Guren alla sua scrivania, la trovò vuota. Vuota e più ordinata rispetto l'ultima volta che l'aveva vista: il nikuman era stato buttato, le penne e le matite sistemate in un porta penne da tavolo, di forma cilindrica e i documenti non erano più ammassati, ma erano posti in alcune pile ordinate e la rivista sportiva era sparita. Sorrise a quella vista, ma non si rallegrò molto, dato che doveva parlare con l’uomo e non riusciva a rintracciarlo. Riprovò per l'ennesima volta a chiamarlo al cellulare, ma il cattivo rapporto che esisteva tra il moro e il piccolo oggetto era ormai risaputo. Shinya ebbe però un colpo di fortuna.
- Pronto?- gracchiò una voce dall'altro capo del telefono.
- Guren, sono Shinya. Volevo parlarti del caso Hyakuya. Sono al tuo ufficio, ma non ti ho trovato.- rispose prendendo posto alla sua scrivania e cominciando a trafficare con una penna e un plico di post-it azzurri.
- Sì, sto arrivando. Sono in macchina, dieci minuti e sono da te.- disse Guren e Shinya non faticò ad immaginarlo con le mani sul volante e il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla.
- Va bene, allora ci vediamo al ristorante di okonomiyaki all'angolo della strada?- propose controllando l'ora sul proprio orologio da polso. Era proprio ora di pranzo.
- Ok, a fra poco.- accettò l'uomo.
Shinya chiuse la telefonata, ripose la penna e incollò il post-it su cui aveva scritto e  disegnato sulla scrivania, mentre riponeva il blocchetto in un cassetto. Mise sotto braccio i documenti che aveva portato con sé per farli vedere a Guren e uscì dall'ufficio canticchiando.
 
L’uomo arrivò di corsa all’appuntamento davanti al ristorante e con il fiato corto. Shinya lo aspettava ancora fuori e lui si sentì in colpa.
- Mi spiace per il ritardo!- si scusò immediatamente.- Si è spenta l’auto mentre ero per strada e mi ha fatto passare i cinque minuti più brutti della mia vita, credevo mi avesse abbandonato definitivamente!-
L’altro sorrise.
- Lo dico che devi cambiare auto, Guren!-
Ignorò le lagne del moro, mentre lo affiancava ed insieme entrarono nel locale. Si sedettero al tavolo e mentre aspettavano che il teppan si scaldasse, ripresero al conversazione avvenuta al telefono.
- Allora, dov’eri?- gli chiese Shinya schiacciandogli un dito contro una guancia, in un gesto fastidioso ed infantile.
Lui emise un borbottio.
- Sono stato alla scuola di Yuuichiro.- spiegò. – Ho parlato con i professori per scoprire il suo comportamento a scuola. Non è proprio uno studente modello, ma non è un cattivo ragazzo. E’ stato coinvolto in una rissa perché ha difeso un compagno da dei bulli.-
- Oooh~- cinguettò Shinya, con nel volto un sorrisetto felino. – Ti sei proprio affezionato. Hai preso la cosa a cuore!-
- Faccio solo il mio lavoro!- ribatté lui, mentre rimestava l’impasto sulla piastra, facendo ridere Shinya.- In ogni caso ha stretto amicizia con un gruppetto di ragazzi, tra cui proprio la vittima dei bulli. Ha tra gli amici anche un senpai del terzo anno.- concluse.
- Non è un ragazzo asociale, quindi.- constatò l’uomo dai capelli candidi, girando l’okonomiyaki con la paletta.
- E’ solo scontroso con gli adulti.- precisò Guren. – Tu di cosa volevi parlarmi?-
Shinya gli passò un plico.
- Contiene la sua scheda della casa famiglia e i rapporti degli altri psicologi e assistenti sociali che lo hanno seguito negli anni, per i vari tentativi di affidamento. L’ho preso al centro Hyakuya.- spiegò, girando la sua frittella e scrostando quella di Guren che si stava brucciacchiando dato che l’uomo non gli prestava più attenzione.
- Le richieste di adozione sono arrivate tardi, a quello che vedo la prima risale a quando aveva tredici anni.- osservò il moro, gli occhi ametista che scorrevano sui kanji e gli hiragana stampati.
- Già, è stato un ragazzo sfortunato.- convenne Shinya. – Potrebbe avere sviluppato un complesso verso gli adulti, dato che si è sentito rifiutato per tanto tempo. Ma non è questa la cosa interessante.- Si allungò sul tavolo, sopra il teppan e fece sfogliare i documenti a Guren, puntando il dito su un nome.
- Mika?- lesse a fatica il moro, dato che era un nome straniero, scritto in katakana e non riusciva a coglierne la pronuncia. – Mikaela? E’ un ragazzo che era alla casa- famiglia con Yuuichiro?- domandò sollevando gli occhi dai fogli per incrociare quelli di Shinya.
- Esatto, a quanto pare i due erano molto legati. Mikaela è stato però adottato quattro anni fa e da quel momento Yuu ha avuto un crollo. Ribellione verso gli adulti, chiusura in sé stesso, scatti violenti, peggioramenti dei risultati scolastici e via dicendo.- spiegò ricambiando lo sguardo dell’uomo.
Gli okonomiyaki erano ormai nei piatti, pronti per essere mangiati.
- Pensi che Yuuichiro debba superare il distacco con Mikaela per poter accettare una famiglia?- chiese prendendo le bacchette e staccando un pezzetto della pietanza e portandolo alla bocca.
Shinya alzò le spalle.
- Credo che dovremmo parlargli di questo e vedere come reagisce. Da lì potremmo capire come agire.- concluse. Prese anche lui un pezzo di frittella e dopo averlo raffreddato soffiandogli sopra, lo avvicinò alle labbra di Guren. – Assaggia il mio, su.-
Il moro arrossì, ma aprì la bocca e prese il boccone, sotto lo sguardo felice dell’uomo dai capelli chiari. Anche le sue gote si erano un po’ arrossate.
- Bene.- riprese Guren. – Allora dopo pranzo chiamo la casa-famiglia e chiedo se possiamo incontrare Yuuichiro.-
 
* * *
 
- Yuu, c'è una visita per te.-
La signora Hyakuya aprì la porta della camera e fece capolino. Yuuichiro stava disteso nel letto, in una posizione scomposta, a leggere un fumetto. Non appena vide la figura bassina e rotondetta della proprietaria della casa-famiglia, saltò su a sedere.
- Chi è?- domandò, posando il volume sul comodino.
La porta si aprì del tutto e il ragazzo vide l'assistente sociale e lo psicologo che avevano parlato con lui alla stazione di polizia.
- Che volete ancora?- domandò senza gentilezza e ritornando a stravaccarsi sul materasso.
- Grazie, signora. Ci pensiamo noi.- la congedò l'uomo dai capelli chiari, con un sorriso sul volto. Non appena lei se ne fu andata, lui chiuse la porta.
Quello che si chiamava Guren si guardò in torno, poi fissò lo sguardo su di lui.
- Che vuoi, perché mi guardi così?- domandò Yuuichiro tentando di imitare la sua occhiata torva.
- Vogliamo parlare con te di qualcosa. O meglio di qualcuno.- lo precedette lo psicologo. Aveva spostato la sedia vicina al tavolo in cui faceva i compiti e l'aveva avvicinata al letto. - Ti va di parlare di Mikaela?-
Gli occhi di Yuuichiro si sgranarono per lo stupore, ma in un attimo la sua espressione divenne furiosa.
- Come fate a sapere di Mika? Chi ve lo ha detto?- gridò balzando sul letto e artigliando le coperte.
- E' scritto nei documenti della casa-famiglia.- spiegò Guren. Si era avvicinato ed aveva affiancato lo psicologo.
- Ti manca, non è vero?- riprese quello. - Speri che Mika torni e che ti ritrovi qui? Per questo non vuoi essere adottato?-
- Voi non sapete niente di me, non sapete niente di Mika!- proruppe, scattando in piedi.
Guren si parò davanti a Shinya.
- Ehi ragazzino, datti una calmata! Non rivolgerti a lui così!- esclamò.
Yuu lo guardò con rabbia, mentre respirava velocemente. Spostò lo sguardo da lui all'altro, ancora seduto sulla sedia. Non sorrideva più, aveva un'espressione seria nel volto.
- Noi non sappiamo niente, è vero. Allora raccontaci tu.- disse con voce atona.
Il ragazzo ritornò a sedersi pesantemente sul letto.
- Io e Mika siamo cresciuti assieme, nella casa della signora Hyakuya. Eravamo molto legati, perciò quando chiedevano di adottare uno dei due la signora raccomandava alle famiglie di pensare di adottare entrambi, ma tutti si rifiutavano e optavano per bambini più piccoli. A noi non dispiaceva troppo, ci piaceva stare con la signora Hyakuya e finché eravamo assieme andava tutto bene.- raccontò Yuuichiro. – Un giorno però la signora ci ha detto che qualcuno era molto interessato a Mika, ovviamente si rifiutarono di adottare me. Questa famiglia non ha ceduto alle pressioni degli assistenti sociali e a quelle della signora Hyakuya e ha insistito per adottare solo lui. Perciò nel girò di qualche mese Mika se n’è andato e io non l’ho più visto.-
Lo sguardo del moro si era fatto triste, mentre ritornava con la mente a quei momenti lontani nel tempo, ma fin troppo vividi e vicini per lui.
- Non sai chi è la famiglia che lo ha adottato?- chiese Guren non appena finì di parlare.
Il ragazzo negò con la testa.
- A quanto pare vogliono restare anonimi.-
Shinya mosse il capo in senso affermativo, mentre rifletteva.
- Voi avete detto che potete aiutarmi.- riprese Yuu, cominciando a torturarsi le mani.
Gli occhi dei due uomini furono subito su di lui.
- Trovate Mika e permettetemi di vederlo. Allora accetterò qualunque famiglia affidataria.-
 
 
Shinya e Guren tornarono in auto senza dire una parola. La richiesta del ragazzo era effettivamente legittima, chiunque vorrebbe rivedere una persona così cara, con la quale si ha condiviso tanto. In particolare nella loro situazione, il distacco doveva essere stato molto duro.
Era però molto difficile riuscire ad accontentarlo. Avrebbero dovuto ottenere informazioni riservate e non sarebbe stato facile.
- Ha le idee chiare quel ragazzo.- commentò Guren una volta al volante.
Shinya annuì, ma non rispose.
- Stai pensando a qualcosa di brutto, non è vero?- riprese interpretando il silenzio dell’altro.
- Credo che dovremo chiedere aiuto a Kureto.- rispose l’uomo dai capelli candidi con un sospiro.
Guren dopo un attimo di silenzio, rispose.
- Per quanto non mi piaccia la cosa, credo pure io che sia necessario.-
 
 
Definire Kureto non era facile. Era il fratello di Shinya, essendo un Hiragi, ma era anche il superiore – o meglio il capo – di Guren, dato che gestiva l’associazione di assistenti sociali in cui lavorava il moro. Gli Hiragi erano inseriti un po’ in tutti gli ambiti: politica, economia, sanità, ambiente. Erano una famiglia potente e riuscivano a influenzare praticamente ogni settore. I servizi sociali erano inclusi nel pacchetto, anche solo per facciata, ma anche quella era necessaria per poter assicurarsi l’autorità che vantavano da generazioni.
Quello poteva essere considerato un vantaggio per Guren, avendo contatti con un Hiragi poteva essere privilegiato nel ricevere informazioni riservate, se solo Shinya non fosse considerato un po’ la pecora nera della famiglia. Il fatto di avere rapporti con lui, anzi lo metteva in cattiva luce agli occhi del suo capo, Kureto e, come se non bastasse, tra i due non scorreva simpatia anche per motivi personali.
Chiedere informazioni a Kureto significava, nella migliore delle ipotesi, dovergli un favore. Cosa che sia Guren, sia Shinya vedevano in modo totalmente negativo.
Mentre cercavano entrambi la via meno rischiosa per chiedere il nome della famigli adottiva di Mikaela, avvenne uno di quegli eventi straordinari, quasi miracolosi che i comuni mortali chiamano “Colpo di Fortuna”.
- Ehi Guren!-
Il moro scollò le mani dalle tempie e si voltò verso il collega che lo aveva chiamato.
Goshi, il biondo fumatore incallito dell’ufficio e risaputo amante delle belle donne, sgranò gli occhi.
- Ehi amico, hai una faccia che fa schifo!- esclamò vedendo le profonde occhiaie che segnavano il viso del moro.
- Non dormo da giorni, sono distrutto.- rispose lui stringendo le palpebre.
Quando le risollevò, vide il collega rivolgergli un sorrisetto poco raccomandabile.
- Te la sei spassata in questi giorni con…- non riuscì a finire la frase che vide volare verso di sé un blocchetto di post-it azzurri.
- Non dire idiozie!- sbottò Guren. – Devo rintracciare informazioni importanti per il caso Hyakuya e sarò costretto a chiederle a Kureto!-
- Ahi ahi.- commentò l’uomo – Non sarà facile ottenerle.-
- Esatto.- mugugnò il moro sconsolato.
- Ora che ci penso…- riprese il biondo carezzando il pizzetto sul mento. – Mito ha lavorato a un caso che riguarda la stessa casa-famiglia, mi sembra.-
Guren scattò in piedi, battendo le mani sulla scrivania, facendo svolazzare alcune carte.
- Prova a parlare con lei, forse sa qualcosa che può aiutarti.-
Il moro ringrazio un’infinità di volte il collega, promettendo che gli avrebbe offerto una bevuta, per poi scappar via, verso la scrivania di Mito, per chiederle informazioni.
La trovò mentre spillava alcuni documenti, il lunghi capelli rossi legati in una coda alta.
- Ehi Mito, buongiorno!- la salutò con un gesto della mano.
Lei sollevò lo sguardo.
- Hai una faccia spaventosa, Guren. Farai paura ai bambini.- disse con serietà ritornando alla sua attività.
Lui ridacchiò tentando di non apparire troppo nervoso.
- Hai ragione. Comunque volevo chiederti una cosa. Hai per caso lavorato ad un caso nella casa- famiglia Hyakuya?-
La donna riportò la sua attenzione su di lui.
- Sì, mi sono occupata dell’adozione di Mikaela Hyakuya.-
- Davvero?!- esclamò Guren spalancando gli occhi.
- S-sì…- balbettò la rossa stupita da quella reazione.
- Ok, allora devo chiederti una cosa molto importante.-
Le spiegò la situazione di Yuuichiro, il profondo legame che c’era tra i due e come la separazione da Mikaela gli aveva fatto male. Le disse anche che Shinya aveva ipotizzato che lo stesso Mika potesse soffrire come Yuu.
- In poche parole questo ragazzino ci ha chiesto di ritrovare l’altro ragazzo, per rivederlo. Mi serve sapere il nome della famiglia che l’ha adottato.-
Mito aveva ascoltato tutto con molta attenzione, ma negò con il capo.
- Non posso farlo, lo sai Guren.- disse con voce grave.
- Avanti Mito! Fallo per quel ragazzo!- la supplicò l’uomo.
- Non dipende da me!- ribatté lei sinceramente dispiaciuta. – Però posso provare a mediare con la famiglia. Posso parlar loro di Yuuichiro e chiedere se Mika sta bene o sembra sofferente. Posso anche fare una visita per appurare questo.- propose guardando gli occhi d’ametista dell’uomo.
- Va bene, prova questa strada. Tienimi informato.- accettò lui non avendo molta altra scelta.
- Certamente.- rispose lei con un cenno della testa.
- Grazie mille, Mito. Ti devo un favore.- le disse rivolgendole un sorriso colmo di gratitudine.
 

Note AutriceRitorno a sorpresa in questo fandom, con una storia che mi ha impegnata tanto (tre giornate di scrittura intensiva-), a sorpresa per così dire (?) Era partita con un'idea innocua, pensavo di scrivere una oneshot... ma scrivendo, la cosa mi è sfuggita di mano :'D Alla fine ho concluso la oneshot... solo che era un po' troppo lunga e la lettura sarebbe risultata pesante- perciò ho deciso di dividerla in due capitoli.
Sto pubblicando stasera senza averlo programmato, andando nel panico per il titolo del capitolo e i generi della fic (che ancora mi lasciano perplessa-), ma non volevo rimandare.
Spero che la storia vi possa piacere, che vogliate inserirla tra le preferite o le ricordate e mi farebbe un gran piacere riceve un vostro parere <3
La seconda parte arriverà settimana prossima, non vi farò aspettare molto, promesso u.u
In fine vorrei ringraziare MizuAzu, Akirtan e Anita per avermi sopportata durante la stesura e avermi aiutata con la revisione <3
Ho concluso! Grazie per l'attenzione e a presto!
Un bacione,
~ Mitsuki <3
 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Unconventional Family
~ Parte Seconda ~
 

La porta della camera di Yuuchiro fu aperta di colpo. Il ragazzo fece un balzò dal letto e la piccola consolle portatile con la quale stava giocando gli  sfuggì di mano. La riacciuffò per miracolo, proprio quando stava per cadere per terra, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo.
Volse lo sguardo verso la porta e vide Guren e Shinya appena fuori dalla camera.
- Ehi! Di chi è quella?- sbottò il moro, indiando la consolle.
Il ragazzo osservò prima il videogioco, poi l’uomo.
- E’ di Yoichi, un mio compagno di classe. Me l’ha prestata! Voi che volete, invece? Vi sembra il modo di entrare in camera delle persone?- proruppe lui rivolgendogli un’occhiata arrabbiata.- Mi avete fatto paura e stavo per rompere il gioco del mio amico!-
Guren gli sorrise e gli lanciò contro un borsone vuoto.
- Prepara i bagagli, andiamo via per un fine settimana.-
 
* * *
 
- Quanto ci vuole per arrivare a Nagoya?- chiese Yuuichiro agitandosi sul sedile del treno. Il paesaggio scorreva davanti ai suoi occhi con una velocità impressionante.
- Tre ore circa.- gli rispose Shinya seduto di fronte a lui e accanto a Guren, con le gambe accavallate. – Ringraziami, l’ho convinto a non andare in auto, sennò ci saremmo stati quasi il doppio.- aggiunse indicando l’uomo dai capelli scuri con l’indice, il quale mugugnò qualcosa che morì, ovattato dal palmo della sua mano, mentre guardava distrattamente verso il finestrino.
- E perché ci stiamo andando?- continuò il ragazzo.
Shinya sussultò.
- Hai fatto i bagagli in fretta e sei partito con noi senza fare storie, pensavo lo avessi capito!-
Yuu arrossì imbarazzato.
- Ho solo pensato che non sono mai stato a Nagoya. Mi piaceva l’idea di visitare un’altra città.-
Guren si voltò a guardarlo con gli occhi a mezz’asta.
- Sei proprio un ragazzino ingenuo.-
- Non sono un ragazzino!- esclamò lui. – Avanti ditemi che ci andiamo a fare!-
I due uomini si scambiarono un’occhiata.
- Sarà una sorpresa.- rispose infine Shinya.
 
 
Il viaggio fu più pesante del previsto, i sedili del treno erano scomodi per Yuu che presto si stancò di guardare il paesaggio fuori dal vetro. I suoi accompagnatori si erano addormentati, Shinya con la testa sulla spalla di Guren e lui con la propria sulla sua.
Era da un po’ di tempo che un pensiero gli era venuto in mente su quei due e, a vederli in quel modo, il sospetto divenne quasi una certezza.
Scrollò le spalle e decise di non dargli peso, infondo non erano affari suoi.
Scese dal sedile e si sollevò sulle mezze punte nel tentativo di prendere il suo borsone dal portabagagli assicurato alla parete. Era però troppo in alto e non riusciva a raggiungerlo neanche in punta di piedi.
Salì sul sedile e finalmente riuscì ad afferrare la tracolla del bagaglio, lo tirò in avanti, ma si sbilanciò rischiando di cadere, trascinato giù dal peso del borsone. Lasciò andare la tracolla e il bagaglio si schiantò a terra con un tonfo rumoroso.
Guren spalancò gli occhi a quel suono e cercò subito con lo sguardo Yuuichiro.
- Che succede? Ti sei fatto male?- gli chiese.
Il ragazzo lo guardò con gli occhi sgranati.
- No, sto bene.- rispose mentre scendeva dal sedile e andando a prendere il borsone da terra.
- Che stavi facendo?- chiese l’uomo. Questa volta il tono della sua voce era più arrabbiato.
- Volevo prendere un fumetto.- rispose frugando all’interno del proprio bagaglio. – Mi stavo annoiando, volevo leggere qualcosa.-
Guren sospirò e passò una mano sul volto.
- Mi dispiace averti svegliato.- disse Yuu con lo sguardo basso.
- Non ti preoccupare, non lo hai fatto apposta.- lo tranquillizzò l’altro.
Yuuichiro alzò il capo e vide l’uomo richiudere gli occhi e rilassarsi contro il sedile. Shinya ancora gli dormiva addosso, Guren non si era praticamente mosso per non svegliarlo.
La curiosità cominciò a rodere il ragazzo che non si trattenne più.
- Voi due state assieme?- chiese senza alcuno scrupolo.
Guren spalancò gli occhi, impallidendo.
- Che hai detto?-
- State assieme? Siete fidanzanti?- ripeté Yuu.
A quelle parole il volto dell’uomo divenne rosso.
- Che domande fai, accidenti!- proruppe, ma si zittì subito voltandosi preoccupato verso Shinya, spaventato di averlo svegliato.
- Lo chiedo proprio per questo!- riprese Yuuichiro.- Come vi guadate, come parlate tra di voi... Dormite l’uno sull’altro, fai in modo di non svegliarlo muovendoti il meno possibile e quando siete venuti in camera mia l’altra volta, ti sei messo davanti a lui come per proteggerlo, quando mi sono arrabbiato.-
- Queste cose si possono fare anche per un amico!- ribatté Guren controllando il tono di voce.
Il ragazzo sorrise.
- Se fosse solo un amico, non arrossiresti come un pomodoro.-
Per enorme fortuna dell’uomo, fu annunciata la loro fermata. Svegliò Shinya con delicatezza, scuotendolo piano, sotto lo sguardo indagatore del ragazzino che ormai aveva ottenuto la sua risposta.
 
* * *
 
Ad attenderli fuori dalla stazione di Nagoya trovarono un uomo alto dai lunghi capelli grigi, legati in una morbida coda e stretta da un fiocco.
- Ichinose-san, immagino.- disse mentre si inchinava in segno di saluto e Guren ricambiò.
- Bathory- san, grazie per essere venuto ad accoglierci e grazie soprattutto per aver accettato la nostra visita.-
L’uomo rise, facendo agitare la lunga coda.
- Per quello non dovete ringraziare me, ma mia cugina. E non vi preoccupate, non avreste avuto altro modo per raggiungere la nostra residenza. Venite, vi porto all’auto.-
Li condusse davanti a una limousine nera e lucente, che attirava l’attenzione di tutti i passanti. L’autista, non appena li vide arrivare, aprì una portiera per farli accomodare all’interno.
Yuuichiro e Guren la osservavano con tanto d’occhi e la bocca spalancata.
- Questa immagino che sia una cosuccia per lei, vero Hiragi-san?-  chiese l’uomo a Shinya con un sorriso poco raccomandabile sul volto. Sembrava proprio una provocazione quella.
Lui non fu da meno. Ricambiò il sorriso e rispose.
- Oh sì, mio padre ne avrà qualche dozzina, credo. Io però preferisco non usarle, danno troppo nell’occhio in pieno centro a Tokyo.-
- Capisco.- rispose l’altro, mentre prendevano posto nell’auto. – Scelta saggia.- poi si rivolse a Yuuichiro. – E tu sei Hyakuya-kun, giusto?-
- Sì, Bathory- san.- rispose Yuu irrigidendosi sul sedile, non appena gli occhi rossi dell’uomo si poggiarono su di lui.-
La limousine era nel mentre partita, uscendo dal centro cittadino della città e procedendo verso la periferia.
- Bathory-san, vogliamo fare una sorpresa a Yuuichiro.- disse Guren. – Non gli dica il motivo della nostra visita.-
Gli occhi dell’uomo brillarono.
- Oh certo! Non mi permetterei mai di rovinare questa magnifica sorpresa.-
 
Dopo circa mezz’ora l’auto rallentò la sua corsa, dopo essersi immessa in un lungo viale di pietrisco bianco, costeggiato da alberi ben curati.
In lontananza si poteva vedere un’imponente costruzione che diventava via via più nitida. Era una grande villa a tre piani, che sorgeva su un elegante e raffinato giardino.
Ancora una volta Yuu e Guren erano rimasti sconvolti.
Scesi dall’auto furono accolti dalla padrona di casa, Krull Tepes. Yuuichiro conosceva quel nome, era una nobile straniera andata a vivere in Giappone circa sei o sette anni prima. Aveva i capelli rosa, lunghi e gonfi e gli occhi rossi come quelli del cugino
Il signor Bathory le si era avvicinato e le aveva detto qualcosa all’orecchio. La donna sorrise e andò in contro ai propri ospiti.
- Spero abbiate fatto un buon viaggio.-
I tre si inchinarono.
- Non c’è male.- rispose Shinya con un sorriso. – Grazie per averci ricevuto.-
- Di niente, mi sembra il minimo.- rispose lei, poi si voltò verso Yuuichiro. – Mio cugino Ferid mi ha detto che ti stanno facendo una sorpresa. Non voglio tenerti sulle spine. Vieni con me, ti porto in biblioteca.- disse con un sorriso.
Yuu la seguì confuso, ma al contempo curioso. Dietro di loro, a qualche passo di distanza, li seguivano Guren, Shinya e il signor Bathory.
Krull Tepes si fermò davanti ad una porta a due battenti.
- Dietro questa porta c’è la tua sorpresa, spero possa farti felice.-
Il ragazzo poggiò le mani sulle ante e le spinse. Si trovò davanti agli occhi una sala immensa, le librerie ricoprivano le pareti dal pavimento fino al soffitto e per raggiungere gli scaffali più alti vi erano delle scale con delle rotelle che scorrevano per tutta l’estensione dei mobili.
Ma l’attenzione di Yuuchiro fu attratta dalla figura di un ragazzo biondo che sedeva a un grande tavolo rettangolare. Non appena aveva sentito aprire la porta, aveva sollevato il capo e i loro sguardi erano rimasti legati per un attimo che ad entrambi parve infinito.
Poi Yuu cominciò a muovere dei passi lenti verso il tavolo e l’altro ragazzi so alzò dal suo posto, andandogli incontro. In pochi secondi si trovarono a correre, l’uno verso l’altro. Il biondo quasi gli saltò addosso per abbracciarlo.
- Yuu-chan!- esclamò, la voce incrinata dal pianto.
E per Yuuichiro non c’erano più dubbi.
- Mika!- gridò tra le sua braccia senza più trattenere le lacrime e stringendolo con forza a sé.
 
* * *
 
Trascorsero l'intera giornata nella villa di Krull Tepes. Mikaela portò Yuuichiro in giro per la tenuta e gli mostrò la casa, finché non si ritirarono nella stanza del ragazzo a chiacchierare e a raccontarsi di quegli anni passati separati. Yuu tirò fuori il suo cellulare, un modello vecchissimo che a malapena faceva le fotografie.
- E' il vecchio telefono di un amico.- spiegò grattandosi il viso imbarazzato. - Io non avevo cellulare, perciò mi ha dato questo, dato che non lo usava più.-
Gli fece vedere una foto in cui era con il suo gruppo di amici: Shinoa, Mitsuba Yoichi, Kimizuki, il ragazzo che gli aveva dato il cellulare, e il senpai-Narumi. L'avevano scattata sul terrazzo della scuola un giorno di qualche mese prima, durante il pranzo. Gli parlò di tutti, mentre passava con il dito sulle loro facce. Poi insistette per fare una foto con Mikaela, per poterla sempre portare con sé e far vedere agli amici che alla fine erano riusciti a rincontrarsi. Il biondo accettò e dopo aver fatto la foto, si alzò dal proprio letto, in cui si erano seduti per chiacchierare e raggiunse la propria scrivania. Da un cassetto, prese un tablet, con tanto di cover protettiva. Lo passò a Yuuichiro dicendo che poteva portarlo con sé.
- Poi ti do anche il carica batterie.- disse porgendoglielo.
- Mika, non posso accettarlo! Deve esse costato una fortuna!- esclamò il moro mentre lo prendeva in mano e sollevava la cover dallo schermo.
- Sì che puoi, così potremmo vederci! Possiamo fare delle videochiamate con quello. E non ti preoccupare, come puoi aver capito la mia madre adottiva non ha problemi economici.- disse con un sorriso.
- Ma se lo dai a me, tu come fai?- chiese Yuu ingenuamente.
Mika indicò un computer portatile poggiato sulla scrivania. Era bianco, sottile e compatto, ma il moro non aveva dubbi che fosse uno dei migliori sul mercato.
- Userò quello.- rispose il biondo.
- Va bene allora.- accettò infine Yuuichiro. - Ma solo perché così potremo vederci!-
Poggiò il tablet ai piedi del letto e incrociò le gambe sul materasso. Mika lo raggiunse e si distese accanto a lui.
- Tu non hai stretto amicizia a scuola?- gli chiese.
Il viso del biondo si velò di tristezza.
- Non vado a scuola.- spiegò. - Studio privatamente, qui in casa con il cugino di Krull, Ferid, l'uomo che vi è venuto a prendere in stazione.-
Il moro si distese a sua volta sul letto.
- Capisco. E com'è?-
Mikaela scrollò le spalle.
- Krull dice che è molto più conveniente. Non ho distrazioni e il mio studio è mirato alle mie necessità e adatto ai miei ritmi di apprendimento.-
- E a te come sembra?-
Lui sospirò.
- E' noioso.- ammise tristemente. - Sono sempre solo, non ho nessuno con cui parlare di cose che non siano letteratura, arte e filosofia. Vorrei svagarmi un po'. Il massimo che posso fare è andare a cavallo o leggere.-
Yuuichiro aveva visto prima le stalle e il magnifico purosangue inglese di Mika.
- Questa sembrerebbe la casa dei sogni di chiunque.- commentò il moro.
- Lo sarebbe, se avessi con chi condividerla. Ma è troppo grande per sole tre persone.- rispose il biondo.
Poco dopo furono chiamati per la cena.
Scesero al piano di sotto, e videro una grande tavola imbandita, con tovaglie di fiandra, piatti di porcellana, posateria d'argento e bicchieri di cristallo.
- Di solito mangiamo con Krull seduta ad un capo di questa tavola enorme, io alla sua destra e Ferid all'altro capo.- sussurrò Mikaela all'orecchio di Yuu prima di avvicinarsi alla tavola.
Quella volta era però stati aggiunti quattro coperti, uno accanto a Mika e due alla sinistra della padrona di casa.
- Eccovi, ragazzi!- esclamò la signora Tepes, entrando dal giardino da una grande porta a vetri, seguita a ruota da Ferid, Guren e Shinya. - Spero vi siate divertiti.-
- Molto!- esclamò Mikaela, gli occhi azzurri che brillavano di gioia. - Sono sicuro che Yuu-chan ha ancora tante cose da dirmi.-
La donna non si fece sfuggire l'espressione felice che vide nel volto del figlio adottivo.
Al suo fianco Yuuichiro annuì vigorosamente con il capo, ma fu colto da uno sbadiglio, che coprì con una mano sul volto.
- Scusate.- mormorò asciugando una lacrima che gli era sfuggita da un angolo dell'occhio.
- Vedo che sei stanco.- commentò Krull. - Ho fatto preparare le camere per te e per i tuoi accompagnatori. Dopo cena puoi andare direttamente a dormire, il viaggio deve averti stancato.-
- Krull, Yuu-chan può dormire nella mia camera? Per favore!- chiese Mikaela, avvicinandosi alla donna.
- Ma non c'è un altro letto nella tua camera, Mika. Dove vuoi fare dormire il tuo ospite?- domandò lei accarezzandogli il viso.
- Dormirà con me, il letto è abbastanza grande per entrambi! E so che per Yuu-chan non è un problema!-
L'altro ragazzo infatti annuì con un cenno della testa.
- Quando eravamo nella stessa casa-famiglia capitava spesso che dormissimo insieme.- spiegò.
Krull sospirò.
- Se questo ti farà felice, allora non posso che accettare.- disse facendo un'altra carezza sul viso di Mikaela, che sorrise raggiante.
Oltre le spalle della donna, Yuuichiro vide Guren e Shinya sorridere.
 
Dopo la cena, non appena i ragazzi se ne andarono in camera, i quattro adulti si ritirarono in un salotto molto elegante, composto da comodi divani e poltrone foderati di stoffa rossa operata di una fantasia floreale.
- Non ho mai visto Mikaela così felice come oggi, in tutti questi quattro anni in cui vive qui.- commento Krull prendendo un sorso dal calice di vino rosso che teneva in mano.
Ferid l'accompagnava con la stessa bevanda, mentre Guren e Shinya avevano accettato del saké.
- La vicinanza di una persona cara vale più di una grande villa, lusso e ricchezza.- disse Shinya. - Non sentitevi offesi, so che state facendo di tutto per rendere Mika felice, ma parlo per esperienza. Capisco il ragazzo, la ricchezza non può mai sostituito la presenza di una persona verso cui provi affetto e che ricambia i tuoi sentimenti.- i suoi occhi scivolarono per un attimo verso Guren, il tempo di incrociare il suo sguardo e tornarono ad osservare i due padroni di casa.
Krull posò il calice di vino sul tavolo basso posto tra il divano e le poltrone.
- Penso che abbiate ragione e capisco il motivo della vostra visita. Penso che la vicinanza di un amico possa giovare a Mikaela. Sono stata ingenua a pensare che gli bastasse la nostra compagnia.- disse voltandosi a guardare il cugino. - Infondo è un ragazzino, ha bisogno di divertirsi e di stare con i suoi coetanei.-
- Posso chiederle una cosa?- chiese Guren, che quasi non aveva aperto bocca.
- Lei puoi farlo, Ichinose-san, ma non è detto che io risponda.- rispose la donna sorridendo. Sentiva che la domanda sarebbe potuta essere scomoda, perciò preferì mettere le mani avanti.
Guren ricambiò il sorriso.
- Come mai avete deciso di adottare Mika? Sembravate decisa ad adottare proprio lui. C'è un motivo preciso?-
Lei si concesse un respiro, poi rispose.
- Io e mio cugino non siamo sposati, non abbiamo figli. Visto che siamo possessori di un così grande patrimonio, abbiamo voluto adottare un ragazzo da crescere e a cui lasciare tutto questo. In più siamo stranieri, lo sa, e Mikaela è per metà russo. Diciamo che l'ho sentito simile a me. Per questo motivo ho insistito per adottare proprio lui.-
Shinya annuì con il capo.
- E' una motivazione sensata.-
Le sue parole sembrarono convincere anche Guren, che annuì a sua volta verso la donna e si versò un altro po' di sakè.
- Permetterà a Mika di vedere Yuu di tanto in tanto?- chiese lo psicologo.
- Certamente!- esclamò la donna. - Ho sbagliato una volta a non adottarli entrambi, le possibilità per mantenerli le avrei avute, ma non mi sono lasciata convincere dalla vostra collega e dalla signora Hyakuya e ho finito per far del male ad entrambi. Non voglio separarli ancora, ora che si sono ritrovati.-
Shinya sorrise.
- Grazie per la sua comprensione.-
- Sono ricca e discendo da una famiglia nobile, ma non sono senza cuore Hiragi-san.- disse lei prima di prende un sorso di vino, puntando gli occhi rossi in quelli azzurri dell'uomo.
- Lo so, mi scusi, ma sono abituato alla mia famiglia.- rispose ironicamente Shinya.
 
***
 
Il giorno dopo, Mikaela si svegliò avvolto in un piacevole calore. Yuuichiro dormiva contro la sua schiena, cingendogli il fianco con un braccio. Il biondo sorrise e tentò di girare su se stesso, senza svegliare l'altro. Si sedette sul materasso e Yuu finì per dormigli sul grembo. Cominciò a carezzargli la testa, affondando le dita nei suoi capelli neri, felice di poter risentire quella consistenza sui polpastrelli.
Il pensiero che presto si sarebbero dovuti separare gli mise addosso una profonda tristezza, che si manifestò come un dolore alla bocca dello stomaco. Non doveva essere triste, non mentre erano ancora insieme e potevano recuperare il tempo perduto.
Avrebbe chiesto a Krull di vedere Yuu, magari nel fine settimana. Avrebbe preso il treno fino a Tokyo e magari qualche volta avrebbe ospitato lui lì a Nagoya.
Avrebbero trovato il modo di sentirsi e di non perdersi di vista, si erano scambiati i numeri di telefono e con il tablet che gli aveva dato potevano restare in contatto.
Qualcuno bussò alla porta, allontanandolo dai suoi pensieri.
- Avanti.- rispose.
La porta si aprì e all’ingresso della stanza apparve uno degli accompagnatori di Yuuichiro. Era un uomo dai capelli candidi e gli occhi azzurri.
- Ciao Mikaela.- disse sorridendo, poi notando che era ancora a letto, aggiunse: - Scusa non volevo disturbanti. Posso passare dopo.-
- No, non si preoccupi.- rispose lui, fermandolo prima che richiudesse la porta.
L’uomo allora si permise di entrare.
- Ieri non abbiamo potuto parlare molto. Io sono Shinya Hiragi.-
- Piacere Hiragi-san.- lo salutò il ragazzo biondo. - Puoi anche chiamarmi solo Mika.-
- E tu puoi chiamarmi solo Shinya.- rispose l'uomo avvicinandosi al letto e vedendo Yuuichiro dormire. - E' proprio un dormiglione. Non sembra disturbato da noi che parliamo.-
- Sì, è sempre stato così fin da piccolo.- disse Mikaela abbassando lo sguardo sul ragazzo addormentato e ritornando a carezzargli i capelli. - Shinya, volevi parlarmi di qualcosa?-
Lui annuì.
- Volevo chiederti perché hai accettato la signora Krull come madre adottiva.-
Mika lasciò che la schiena affondasse tra i cuscini, mentre un sospiro scappava delle sua labbra.
- Diciamo che mi sono arreso.- confessò, chiudendo gli occhi. - Krull è ricca ed è una donna importante. Ho pensato che non mi sarebbe più capitata un'occasione come questa.-
Shinya mosse la testa in segno di assenso, comprendendo le motivazioni del ragazzo.
- Ho pensato pure io la stessa cosa, quando gli Hiragi mi hanno adottato. Pensavo di essere stato fortunato che una famiglia ricca come la loro avesse scelto proprio me.- raccontò scrutandolo e vedendo molto di sé in lui. - Mi sono dovuto ricredere. Gli Hiragi mi volevano manovrare come una pedina, per estendere il loro potere. Non appena l’ho capito, mi sono ribellato al loro volere e ho scelto da solo la mia strada, ricevendo il loro disprezzo. Sono divento psicologo per aiutare chi ne avesse bisogno, in particolare i bambini orfani, vittime senza alcuna colpa. Gli Hiragi mi hanno praticamente abbandonato a me stesso, non condivido niente con loro, se non il cognome.-  si fermò per un attimo e incrociò gli occhi azzurri di Mikaela e gli sorrise. – Il tuo caso è diverso. Krull ti vuole davvero bene e desidera che tu sia felice, non hai nulla da temere. Ma dimmi, tu non l’hai accettata solo per il vantaggio economico, non è vero?-
Mikaela abbassò lo sguardo su Yuu.
- Ho pensato che se io me ne fossi andato, allora anche Yuu-chan avrebbe avuto la possibilità di essere adottato.- disse con gli occhi lucidi dalle lacrime.
- Lo hai fatto per lui.- comprese Shinya sedendosi sul letto e carezzando le teste dei due ragazzi. - Credevi che separandoti da lui, lo avresti aiutato.-
- Invece mi sono sbagliato! Yuu-chan è stato triste per tutti questi anni, mi ha cercato e ha rifiutato tutte le famiglie che volevano adottarlo! Gli ho rovinato la vita!- esclamò singhiozzando tentando di contenere le lacrime.
Shinya gli prese una mano e la strinse tra le sue.
- Non fartene una colpa, le tue intenzioni erano buone, volevi solo aiutarlo. Hai accettato di vivere in solitudine, pur di dargli la possibilità di essere felice. E' un gesto molto nobile il tuo, devi essere fiero di te stesso.-
 
***
 
Era passato un mese. Un mese nel quale Yuuichiro aveva riacquistato la sua serenità e Mikaela il proprio sorriso. Guren e Shinya avevano saputo che Mika era stato a Tokyo ed aveva conosciuto tutti gli amici di Yuu e che poche settimane dopo Krull aveva permesso al ragazzo biondo di invitare i nuovi amici a Nagoya per un fine settimana. Yuu e Mika si erano pure presentati nell'ufficio di Guren per ringraziare lui e Shinya di persona per quello che avevano fatto per loro. I due uomini non poterono che essere fieri del compito svolto.
Una sera Shinya trovò Guren steso nel letto con le mani dietro la nuca, fissava un punto imprecisato della stanza, perso in chissà quale riflessione.
... No, sapeva benissimo a cosa stesse pensando.
- Ho lo stesso pensiero da qualche giorno.- disse stendendosi al suo fianco.  - E per farlo, dovremmo prima essere sposati.-
All'espressione stupita che Guren gli rivolse, rispose con un bacio. Premette le labbra sulle sue, mentre chiudeva gli occhi e aspettava che l'altro si rilassasse per poter approfondire il contatto. Quando si separarono avevano entrambi i volti arrossati.
- E tu sei d'accordo a farlo?- gli chiese incatenando il proprio sguardo d'ametista agli occhi azzurri dell'altro.
- Su cosa dovrei essere d'accordo?- chiese Shinya picchettando l'indice sulle labbra con fare ingenuo.
- Su entrambe le cose!- sbottò Guren infastidito da quel suo atteggiamento.
L'uomo dai capelli candidi scivolò sul suo corpo e poggiò la propria fronte contro quella del moro.
- Io non desidero altro che avere una famiglia con te, Guren.-
Sentì le braccia dell'altro cingergli i fianchi e le sue labbra cercare le proprie. Dopo quell'altro bacio, Shinya aggiunse:
- Devi però chiedere a Yuu se è d'accordo.-
A quell'ultima osservazione, Guren emise un verso a metà tra un brontolio e un grugnito.
 
***
 
- Ho capito bene?- esclamò Mitsuba agitando i codini biondi. - Quell'assistente sociale ti ha detto che vorrebbe adottarti?-
Erano tutti riuniti sul tetto della scuola, in cerchio. Yuuichiro stava poggiato come suo solito al muretto e tutti gli sguardi erano puntati su di lui.
- Esatto.- affermò mentre teneva gli occhi chiusi e le braccia incrociate al petto. - E stato divertente vederlo concentrarsi mentre me lo diceva. E' diventato tutto rosso, sembrava si stesse sforzando.- aggiunse alzando le palpebre e ghignando.
- E' una bella notizia!- esclamò Yoichi e Shinoa e Narumi annuirono.
Anche Yuu asserì con un cenno del capo.
- Hai accettato, vero?- chiese la ragazza dai capelli lilla.
- Dovrò vedere ogni giorno la brutta faccia di Guren, però ho saputo che Shinya cucina bene, quindi posso sopportarlo.- rispose lui con sufficienza.
Questa volta a ghignare fu Shinoa.
- Non vuoi proprio ammettere che ti sei affezionato a loro, eh?-
Il moro sussultò impercettibilmente ed arrossì. Quella reazione bastò  come risposta agli amici, che scoppiarono a ridere.
Lui mise su il broncio, ma non ribatté sapendo che quella era la pura verità.
Aveva visto più di una volta quanto quei due uomini tenevano a lui, dato come si erano impegnati per ritrovare Mika, e Yuu non avrebbe mai dimenticato cosa gli aveva chiesto Guren, dopo che aveva fatto cadere il borsone sul treno. Si era preoccupato per lui, gli aveva chiesto se si fosse fatto male.
Un qualunque altro assistente sociale avrebbe creduto che stesse tentando la fuga, ma non Guren. Sembrava che quando si erano visti la prima volta alla centrale di polizia, quando i loro sguardi si erano incrociati la prima volta, l'uomo avesse guardato dentro di lui, scorgendo il suo dolore e la sua richiesta d'aiuto. Infatti l'aveva accettata.
- Quanto tempo ci vorrà per la procedura di adozione?- chiese Kimizuki, distogliendolo dai suoi pensieri.
- Dobbiamo prima aspettare che quei due si sposino e poi apriranno la pratica. Non meno di un anno.- rispose alzando lo sguardo al cielo. Sembrava così tanto tempo.
La campanella suonò e i ragazzi furono costretti a rientrare nell'edificio. Si salutarono per i corridoio e si diressero verso le rispettive classi.
Yuuichiro, Yoichi e Shinoa andarono nella propria e presero posto.
Yuu si preparò psicologicamente ad una noiosissima lezione di storia, quando il professore entrò in aula.
- Bene ragazzi, vi presento un nuovo studente, che viene da Nagoya. E’ appena arrivato in città, però era impaziente di iniziare le lezioni, perciò inizia questa giornata solo dopo la pausa pranzo.- cominciò l’uomo ridacchiando. Poi fece un cenno con la mano, invitando il ragazzo ad entrare. - Vieni, presentati ai tuoi compagni.- disse lasciando che il ragazzo biondo avanzasse all'interno dell'aula.
Yuuichiro lo osservava con gli occhi spalancati e la bocca schiusa. Mika era lì, nella sua città, nella sua scuola, nella sua classe.
Shinoa tentava di ottenere la sua attenzione, sbracciandosi, mentre Yoichi fremeva sul suo posto.
Mikaela aveva intanto iniziato a parlare.
- Salve a tutti, mi chiamo Mikaela, ma voi potete chiamarmi Mika. Il mio cognome è Tepes, perché sono il figlio adottivo di Krull Tepes. All'inizio studiavo privatamente a casa, ma mia madre ha pensato che è meglio per me che stia in città, con le persone e con altri ragazzi. Che non viva nel lusso e che impari a cavarmela da solo. Per questo ora abito in un appartamento vicino alla scuola, che mi permetterà di essere vicino ai miei amici.-
Non appena finì di parlare, voltò gli occhi verso Yuu.
Sì, Mika era lì con lui.
 

Note AutriceSalve a tutti! Con (mia) grande sorpresa riesco ad aggiornare oggi, ad una settimana esatta dal primo capitolo! Non me lo aspettavo, perché tecnicamete domani avrei dovuto avere un esame, ma l'hanno spostato a lunedì... In origine pensavo di aggiornare nel fine settimana, ma dato questo cambio di programma la pubblicazione sarebbe slittata troppo, perciò ho preferito anticipare.
Ecco qui la conclusione della storia! Spero possa esservi piaciuta come (o anche di più!) del primo capitolo. Non mi trovo con molto da dire, solo grazie a tutti: a B rabbit che ha recensito il primo capitolo, a saylveon che agiunto la fic alle preferite, a primimesi, the shy one ed _Edward_ che l'hanno aggiunta alle preferite e a tutti voi che avete semplicemente letto! Mi farebbe piacere avere anche il vostro parere!
Bene, ho concluso.
Spero di ritornare con qualcosa di nuovo ^_^
Un bacione e a presto!
~ Mitsuki <3

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