Stiles' Anatomy

di fefi97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Solo un ragazzo in un bar ***
Capitolo 2: *** 1. L'inizio di una nuova vita (o la fine) ***
Capitolo 3: *** 2. Dottor Sourwolf ***
Capitolo 4: *** 3. Formidabile ***
Capitolo 5: *** 4. Questione di fiducia ***
Capitolo 6: *** 5.E alla fine,credere ***
Capitolo 7: *** 6. Annientato ***
Capitolo 8: *** 7. Tempo ***
Capitolo 9: *** 8. Ama me ***
Capitolo 10: *** 9. Increscioso ***
Capitolo 11: *** 10. Farcela da soli ***
Capitolo 12: *** 11. Zio Peter ***



Capitolo 1
*** Prologo - Solo un ragazzo in un bar ***


STILES' ANATOMY

Prologo

Solo un ragazzo in un bar

 

 

-Non ce l'ha il coraggio... -
-Oh mio Dio, lo sta facendo sul serio! -
-Oddio, é completamente fuori di testa! Lo amo. -
Stiles, a metà strada dal bancone del bar, si girò con un sorrisetto irriverente per mostrare il medio a Scott, Kira e Lydia, che soffocarono le proprie risatine nei loro boccali di birra.
Stiles alzò gli occhi al cielo, poi riportò la propria attenzione sul suo obbiettivo. Deglutì e dopo essersi auto incoraggiato mentalmente, continuò la propria avanzata, tentando di ignorare le risatine dei suoi amici che sentiva provenire dal loro tavolo poco lontano.
Era l'ultima volta che accettava una stupida scommessa di Scott, parola d'onore.
Cercando di non pensare a quanto tutto quello fosse ridicolo, si lasciò cadere con disinvoltura sullo sgabello accanto all'uomo moro con una camicia rossa e l'aria corrucciata che stava bevendo una birra, lo sguardo assorto puntato dritto davanti a sé.
Stiles lo sbirciò brevemente con gli occhi compiacendosi della sua avvenenza, poi intercettò lo sguardo di Danny, il barista.
-Ehi, Danny bello, me la dai una tequila? - domandò con voce allegra e appositamente alta, sperando di attirare l'attenzione del bel sconosciuto.
Danny distolse l'attenzione dal cocktail che stava preparando giusto il tempo di lanciare a Stiles uno sguardo tra il divertito e l'esasperato.
-Quando é che ti metterai in testa che nonostante il tuo indiscusso amore per la tequila, lei non ricambia per niente? -
Stiles scoppiò a ridere, gongolando internamente come un moccioso della cauta occhiata che lo sconosciuto gli stava rivolgendo.  Poteva sentire i suoi occhi su di sé.
-Anche lei mi ama, deve solo imparare a conoscermi meglio! -
Danny roteò gli occhi, mentre gli posizionava davanti un bicchiere.
-Vedi solo di non vomitare sul pavimento del bagno stavolta! - lo redarguì con un'occhiata severa, prima di spostare l'attenzione su un nuovo cliente.
E okay, l'uscita di Danny era stata piuttosto imbarazzante, ma almeno ora aveva la completa attenzione del figo musone su di sé, poteva percepire il suo sguardo sulla propria pelle.
Stiles prese tempo, sorseggiando la sua tequila e facendo finta di niente, un sorriso non totalmente soppresso sulle labbra.
-Dì ai tuoi amici idioti di piantarla di fissarmi se non vogliono essere brutalmente uccisi tra due secondi esatti. -
Stiles sputacchiò assai poco elegantemente la sua tequila tutto intorno, preso di sorpresa dal suono inaspettato e roco di una voce indubbiamente incazzata.
-Come? - boccheggiò Stiles, voltandosi finalmente a guardare in faccia lo sconosciuto.
-Oh Cristo. - si lasciò sfuggire non appena i loro occhi si incrociarono, ignorando le altezze allarmanti che avevano raggiunto le sopracciglia dell'altro.
Okay, credeva che nessuno sarebbe mai stato più arrapante di Brad Pitt in Troy per lui, ma l'uomo davanti a lui superava di gran lunga tutte le sue più elaborate fantasie.
"Da stupro" avrebbe detto Lydia. Da stupro, pensava Stiles.
Doveva ammettere che era già piuttosto affascinante visto da dietro, con quell'aria misteriosa e derelitta, i capelli scuri scompigliati e le spalle larghe fasciate da una camicia stretta che era la fine del mondo.
Ora che aveva constato che aveva persino gli occhi verdi, Stiles credeva di amarlo follemente.
-Ne hai ancora per molto? - lo apostrofò l'uomo, sgarbato, distogliendolo dalla sua contemplazione e riportandolo bruscamente alla realtà.
Stiles arrossì, dandosi mentalmente dell'idiota.
-Mio Dio scusa, io non... non pensare male di me, okay? Di solito non sono così, non importuno uomini seduti nei bar, né lo fanno i miei amici, che poi detto tra noi quelli non sono poi così amici miei, sono più dei conoscenti, capisci. Non volevo darti una cattiva impressione, ma Cristo, sei così bello, cioè no, no! - Stiles cominciò a sbraitare, agitando le mani in maniera ridicola - Non volevo dire quello che ho detto, non che non trovi sul serio che tu sia bello, ma non volevo dirlo ad alta voce, sai sempre per quella cosa del non sembrarti un molestatore e insomma quello che voglio dirti é... -
-Dio, ma ci stai zitto? - sibilò l'uomo, massaggiandosi le tempie come se Stiles gli causasse il mal di testa.
-... scusa! - concluse Stiles d'un fiato, chiudendo poi di scatto la bocca.
L'uomo lo guardò male per qualche istante, poi grugnì e riportò la propria attenzione sulla sua birra, decidendo che non valeva la pena affaticarsi ad uccidere quel ragazzino rachitico con due occhi enormi e spalancati.
Stiles continuò a fissarlo, incerto sul da farsi, poi quando stava per battere in ritirata e tornare con la coda tra le gambe da Scott e gli altri, l'uomo parlò.
-E' tutta la sera che tu e i tuoi amici mi guardate bisbigliando e ridacchiando. Si può sapere che volete?-
Stiles lanciò una breve occhiata alle sue spalle, intercettando i giovali gesti di incoraggiamento di Scott, il sorriso incredulo di Kira e il quieto sguardo beffardo di Lydia. Stiles roteò gli occhi prima di riportare l'attenzione sull'uomo, imbarazzato a morte.
-Potresti essere oggetto di una piccola scommessa. - confessò Stiles, beccandosi uno sguardo acuto con tanto di sopracciglia inarcate dall'altro. Stiles stiracchiò un sorriso quasi timido.
-Ehi, mi troverò a conversare tutta la sera con le tue sopracciglia? Non che mi stia lamentando, sono le sopracciglia più carine che abbia mai visto, senza dubbio! -
L'uomo non si scompose, ma Stiles provò l'infantile impulso di ballare una piccola e improvvisata danza della vittoria quando intercettò le sue labbra stendersi nell'ombra di un sorriso.
-Tu parli troppo. - affermò vagamente divertito più che totalmente infastidito, poi tornò serio - Una scommessa? -
-Ahm, si, ecco... - Stiles annaspò un attimo, allargandosi con le dita lo scollo della maglietta aderente che indossava.
-Cerca di capire, domani iniziamo il nostro nuovo lavoro, un lavoro di responsabilità, e questa é la nostra ultima possibilità di ubriacarci e fare cose di cui ci pentiremo il giorno dopo, in uno squallido bar di Beacon Hills. -
L'uomo inarcò un sopracciglio, in quella che Stiles suppose essere un'espressione sarcastica.
-Beh, molto maturo come ragionamento da parte vostra.-
Stiles roteò gli occhi con un sorriso, mentre l'uomo lo fissava intensamente.
-Che tipo di scommessa? -
Stiles lo guardò, arrossendo d'un botto ma sforzandosi di rimanere calmo e non farsi prendere un fottuto attacco di panico.
-Beh... ti abbiamo visto qui tutto solo in uno squallido bar di Beacon Hills e sembravi così triste, solo, depresso, deprimente e... -
L'occhiata assassina dell'uomo lo spinse a concludere in fretta.
-E insomma, Scott mi ha sfidato a strapparti un bacio entro la fine della serata.- disse tutto d'un fiato, mordendosi spasmodicamente il labbro.
L'uomo lo fissò per un lungo istante senza dire una parola, il bel volto assolutamente indecifrabile.
-Ma quanti anni avete? Sette? - esclamò poi, con un che di esasperato.
Stiles gonfiò le guance offeso.
- Guarda che in ballo c'è una settimana di alcolici offerti dal perdente, mica roba da poco! E smettila di insinuare tra le righe che siamo dei pivelli! -
Il moro inarcò le sopracciglia. Dio, Stiles già le amava quelle sopracciglia.
-Io non insinuo un bel niente. Sei un ragazzino, e lo dico apertamente.-
Stiles gli scoccò un'occhiataccia.
-Non sono un ragazzino! Ho ventisette anni! Solo che mi mantengo bene!-
L'altro alzò gli occhi al cielo.
-Diciamo piuttosto che hai la corporatura di un sedicenne! -
-Oh, molto simpatico Mr. Sopracciglio! Davvero uno spasso! - finse di complimentarsi Stiles, incrociando le braccia al petto magro - Mica possiamo essere tutti ben dotati come te sai? -
L'uomo inarcò le sopracciglia e Stiles arrossì non appena capì il doppiosenso della sua frase.
-Oh santo cielo... non farti strane idee! Non intendevo ben dotato in quel senso. Lo intendevo nel senso comune, nel senso che sei molto muscol... -
Le parole gli morirono sulle labbra non appena il bel sconosciuto - Stiles ormai lo chiamava così nella sua mente - sovrappose la sua bocca con la propria, in un contatto lieve ma che ebbe il potere di congelare e incendiare allo stesso tempo Stiles. L'uomo aveva una barba un po' pungente, che gli grattava le guance, ma Stiles non se ne sarebbe lamentato per nulla al mondo.
In fondo al bar si sentirono le esclamazioni di Scott, Kira e Lydia, ma Stiles ci fece appena caso, mentre chiudeva gli occhi e apriva un po' le labbra, permettendo al bel sconosciuto di approfondire il bacio.
Fu l'uomo a staccarsi per primo, mentre Stiles apriva timidamente gli occhi nocciola, puntandoli titubante in quelli tempestosi dello sconosciuto, che non aveva perso per nulla la propria aria burbera e corrucciata.
-Ho... ho vinto.-  esalò Stiles come un idiota, sfiorandosi con la punta delle dita le labbra leggermente arrossate.  Anche l'uomo fece scivolare lo sguardo sulle sue labbra e Stiles ebbe la netta impressione che il ghiacciò dei suoi occhi si incrinasse per lasciare spazio a un chiaro desiderio.
-Non la farò molto lunga. Ho davvero bisogno di una sana scopata e, per un qualche scherzo del destino, ti trovo piuttosto desiderabile, se stai zitto. - pronunciò l'uomo con assoluta noncuranza e volto indecifrabile, come se stesse dicendo una cosa normalissima e non che aveva voglia di farsi un ragazzino che conosceva a malapena da venti minuti di cui non sapeva neanche il nome.
Stiles sbatté un paio di volte le palpebre, gli occhi spalancati.
-Wow. - esalò infine, incapace di dire altro.
Il moro gli rivolse uno sguardo severo.
-Se vuoi anche tu bene, se non vuoi va bene lo stesso, ma allora levati di torno e lasciami finire la mia birra in pace. -
Stiles scosse freneticamente la testa, guardandolo scioccato.
-Se non voglio! Amico, non hai sentito quel che ti ho detto prima? Questa é la mia ultima sera pazza prima di una monotona vita di responsabilità e doveri quindi... - assunse un'espressione seria e quasi solenne -... voglio scolarmi tutto d'un fiato la mia tequila... - l'uomo sorrise leggermente con gli occhi mentre Stiles finiva con disinvoltura il suo alcolico -... e si, mille volte si, arrapante sconosciuto: voglio andare a letto con te, e non mi importa se non ci rivedremo mai più, la vita é una sola, cavolo! - concluse con un sorriso assurdamente grande e contortamente innocente, guardando il moro con quegli occhi enormi e dorati, che sapevano di aspettativa.
L'uomo sorrise con un angolo della bocca, lanciando un'occhiata agli amici di Stiles dietro di sé.
-E i tuoi amici? -
Stiles si strinse nelle spalle, senza smettere di sorridere.
-Sopravvivranno per una volta senza di me, almeno spero. Sai, dipendono totalmente dalla mia intelligenza e dal mio super mega carisma, per non parlare del mio fascino irresistibile. -
L'altro sbuffò una risata, cercando invano di non mostrarsi troppo divertito.
-Non stento a crederlo. - disse, poi guardò Stiles con serietà, facendo immediatamente preoccupare il ragazzo. Non é che ora aveva cambiato idea, eh?
-Forse sarebbe opportuno fare le presentazioni. -
Stiles lo guardò intensamente, fino quasi a metterlo a disagio, poi si risolse in un piccolo sorriso e in una scrollata di spalle.
-Non é importante. - dichiarò convinto.
L'uomo inarcò un sopracciglio.
- Non é importante che io sappia almeno chi sei? -
Stiles sorrise sghembo, alzandosi in piedi e porgendo una mano al bel sconosciuto, che lo fissava scettico ma in qualche modo interessato, come se fosse curioso di vedere dove diavolo sarebbe andato a parare.
-Sono solo un ragazzo. Un ragazzo in un bar. -
L'uomo sorrise e Stiles ebbe la netta impressione che la sua risposta gli fosse piaciuta.
-E io sono un uomo. Un uomo in un bar. - mormorò afferrando la mano di Stiles e alzandosi in piedi.
Il sorriso di Stiles si addolcì leggermente quando avvertì le dita dell'uomo accarezzargli fugaci il palmo della mano.
-Casa mia é qui vicino. - sussurrò Stiles, sporgendosi leggermente con il viso verso quello dell'uomo.
Stiles rabbrividì quando l'altro fece scontare la propria guancia ruvida di barba contro la sua liscia, strofinando i loro profili in un approccio tenero e sensuale insieme.
Le loro mani erano ancora unite e a Stiles quel piccolo particolare piaceva più di quanto fosse lecito.
-E' proprio quello che speravo dicessi. - gli sussurrò all'orecchio.

 


Stiles aveva vissuto innumerevoli risvegli post sesso occasionale.
E sapeva che la loro caratteristica principale era di essere imbarazzanti e spiacevoli. Il che era buffo, se si pensa che solo poche ore prima si era stati del tutto disinibiti con quella persona che alla luce del sole invece ci appare solamente per quel che in effetti é: uno sconosciuto.
Un'altra cosa che Stiles sapeva di questo tipo di risvegli, era che l'intimità finiva nell'esatto momento in cui terminava anche il rapporto sessuale.
Quindi niente coccole mattutine o svegliarsi abbracciati come in una coppietta sdolcinata, stile Scott e Kira.
Insomma, gli sarebbe parso strano, troppo intimo.
Ecco perché quella mattina, quando si svegliò, completamente nudo e con la schiena a pezzi a causa dell'aver dormito sul pavimento del salotto, gli venne quasi un principio di attacco di panico quando si rese conto di trovarsi tra le braccia di... del bel sconosciuto, insomma.
Stiles aveva gli occhi spalancati e il corpo completamente irrigidito, ma cercò di non muoversi e di non emettere il minimo suono, per non svegliare lo sconosciuto il cui lento respiro gli scaldava la nuca.
Erano entrambi sdraiati sul fianco, e lo sconosciuto circondava il busto magro di Stiles con le braccia, premendo la schiena del ragazzo al suo petto muscoloso e nudo. Aveva il viso affondato nel retro del suo collo e ogni suo respiro contro la pelle provocava a Stiles un piccolo brivido.
Avevano le gambe intrecciate e, oddio, chi diavolo é che fa sesso occasionale e poi si addormenta abbracciato e con le gambe intrecciate?!
Okay, doveva calmarsi, non doveva farsi venire un attacco di panico.
Magari ti é finito addosso durante la notte... non significa niente, siete ancora due sconosciuti che si sono divertiti per una notte. Stai calmo, si impose Stiles, cercando di ignorare quanto possessiva sembrasse la stretta dell'uomo sui suoi fianchi.
O quanto lui la trovasse piacevole.
E' solo sesso occasionale, sesso occasionale, occasionale, Stiles!
Fu in quel preciso momento che Stiles si rese conto, con profondo orrore, che le sue braccia stavano niente poco di meno che ricambiando l'abbraccio dello sconosciuto, sovrapposte mollemente alle braccia muscolose dell'uomo.
-Oh mio Dio! - esclamò d'impulso, allontanando immediatamente le braccia e cercando di divincolarsi dalla presa dell'altro.
L'uomo dietro di lui grugnì appena e strinse maggiormente la presa sul corpo di Stiles, addossandolo contro il suo petto e immobilizzandolo.
-Sta fermo. - mugugnò con voce impastata, rilasciandogli un piccolo bacio sul collo  che lo fece semplicemente impazzire.
-Sono iperattivo, é difficile per me stare fermo. - sussurrò Stiles, smettendo però di divincolarsi e fissando  la camicia rossa dell'uomo che era appallottolata a qualche centimetro dalla sua faccia.
-Allora stai zitto. - sospirò l'uomo, sfiorando con le labbra la pelle di Stiles.
-Beh, anche quello mi risulta un po' difficile. - rispose Stiles dopo un ridicolo istante di silenzio - Sai, parlo tanto.-
-Si, l'ho notato. - mormorò l'altro, palesemente sarcastico.
-Ehm si... - Stiles tergiversò un attimo, poi prese coraggio, ricominciando a divincolarsi piano - Non che mi dispiaccia stare tutto nudo su un pavimento duro e freddo, ma oggi é il mio primo giorno di lavoro e... -
-Intendi il tuo "lavoro di responsabilità" per il quale non potrai più scolarti tequila e abbordare sconosciuti? - sbuffò l'altro, liberandolo gradualmente dalla sua presa.
Stiles si tirò immediatamente in piedi non appena fu libero, premurandosi di afferrare i propri boxer dal pavimento e infilandoseli in fretta. Con le guance arrossate, lanciò un'occhiataccia in basso verso il bel sconosciuto, che invece era  il ritratto della tranquillità, completamente nudo e con un gomito a sorreggerlo.
Era troppo bello, doveva farlo rivestire immediatamente o avrebbe mandato al diavolo il lavoro per cui aveva faticato tutta una vita per trastullarsi con il bel sconosciuto.
-Punto primo... - cominciò Stiles, guardandosi intorno per individuare i vestiti dell'uomo - ... non ti ho "abbordato", punto secondo... - gli lanciò in faccia i suoi boxer, guadagnandosi quello che sembrava in maniera alquanto inquietante un vero e proprio ringhio -... rivestiti, ragazzone! Come ho detto, primo giorno di lavoro! Non posso permettermi di arrivare tardi! -
Il moro sbuffò e gli lanciò un'occhiata omicida, ma con immensa gioia di Stiles si rinfilò le dannatissime mutande, dando un po' di pace al suo dannatissimo cervello malato che non faceva che elaborare fantasie irripetibili ad alta voce.
Oddio, molte di esse a dire il vero le avevano realizzate la sera precedente...
Era un po' andato, ma non così tanto da scordarsi che quello era stato il sesso occasionale più meraviglioso della sua vita.
-Quindi... primo giorno di lavoro, eh? -
Stiles trasalì, distolto bruscamente dai propri pensieri. gettò un'occhiata al bel sconosciuto, che si era alzato e si stava riabbottonando la sua sexy, sexy camicia...
Stiles PIANTALA! Lavoro di responsabilità, ricordatelo!
-Già. - fece Stiles, leggermente imbarazzato, chiedendosi come diavolo doveva comportarsi.
Di solito era più semplice liberarsi dei partner occasionali, perché questa volta era tutto così dannatamente complicato?!
Non doveva andare così. Quell'uomo non doveva addormentarsi abbracciandolo, non doveva baciarlo sul collo impedendogli di districarsi dalla sua presa, non doveva cercare di intavolare una conversazione amichevole.
Non era così che funzionava il sesso occasionale, cazzo!
-Quindi da domani niente più bar di Danny? - domandò l'uomo, lanciandogli uno sguardo quasi beffardo.
Malgrado tutto Stiles sorrise leggermente.
-Ehi, va bene il lavoro di responsabilità, ma ho sempre ventisette anni! -
Il moro inarcò le sopracciglia, tornando d'un tratto serio e Stiles si trovò confuso da questo repentino cambio d'umore.
-Ed é una cosa che fai spesso? -
Stiles inclinò la testa, confuso.
-Cosa? -
L'uomo fece una smorfia.
-Andare con uomini conosciuti in quel bar. -
-Oh. - Stiles si grattò una guancia, cercando di capire perché gli interessasse tanto - Beh qualche volta. -
Gli parve di vedere l'altro incupirsi, lasciandolo sempre più disorientato.
-Dai, non dirmi che non hai mai avuto storie da una notte. Figo come sei proprio non ci credo che io sono stato il primo. - scherzò Stiles in tono leggero, cercando di smorzare la tensione.
L'uomo fece un'altra smorfia e Stiles provò l'impellente desiderio di sprofondare.
-Io sono stato il primo. - mormorò, guardando l'uomo che invece evitava il suo sguardo.
-Beh, ho sempre avuto storie serie.-  biascicò l'uomo, vago. Lanciò uno sguardo a Stiles, che si ritrovò stupidamente a pensare che aveva degli occhi stupendi.
-Io sono Derek, comunque. -si presentò, avvicinandosi di un passo e tendendogli la mano.
Stiles, ancora nudo eccetto i boxer, sorrise con un angolo della bocca, stringendogliela.
-Stiles, e lasciami dire che hai rovinato tutto Derek. Ora la mia mente malata e contorta non potrà più ricordarti come l'uomo del bar. Era molto romantico non conoscere il tuo nome. -
Derek lo fissò intensamente, in un modo che faceva impazzire Stiles perché, andiamo, che cavolo stava succedendo!? Avrebbe già dovuto essere fuori di casa dopo un vago ringraziamento per la scopata della sera precedente, invece era ancora lì, a tenergli la mano, tra le altre cose.
-Forse potremmo rivederci, così la tua mente malata e contorta non dovrà sforzarsi di ricordarsi di me. - mormorò Derek con un sorriso storto, sporgendosi per cercare di catturare le labbra di Stiles con le sue.
Stiles si ritrasse con una risatina nervosa,facendo un passo indietro e rischiando di scivolare  sulla propria maglietta dimenticata sul pavimento dalla sera prima.
-No, noi non ricominceremo a fare sesso, scordatelo! Ho un lavoro di responsabilità! - dichiarò Stiles, continuando a indietreggiare a ad agitare le mani in direzione di Derek, che lo guardava tra il divertito e l'esasperato.
-Stiles... -
-No, niente Stiles o sguardo da lupo cattivo terribilmente sexy! Noi non faremo di nuovo sesso! Ora io vado di sopra a farmi una doccia e quando tornerò tu sarai magicamente sparito dal mio salotto. Okay? -
Derek alzò gli occhi al cielo.
-Sei terribilmente logorroico. E sei anche stupido, perché non hai capito niente di quello che ti ho detto. -
Per tutta risposta Stiles si precipitò sulle scale che portavano al piano di sopra, seriamente intenzionato a mettere quanta più distanza tra lui e il bel... Derek, tra lui e Derek.
-Ci vediamo Derek! - urlò, da sopra le scale. Derek fissava le sue gambe nude, snelle e lisce, sparire gradualmente dalla sua visuale, percorrendo di corsa gli scalini.
-Ci vediamo Stiles.- mormorò, alzando gli occhi al cielo con un microscopico sorriso.

 

 


ANGOLINO


Ciao!
Allora premetto subito che non ho assolutamente abbandonato la long omega verse "Complicated" ( aggiornerò sicuro domani o domenica, mi scuso per il ritardo ma la scuola mi fa impazzire), ma essendo una patita di Grey's Anatomy ( e di Teen Wolf naturalmente), non ho resistito all'insana tentazione di fare un Au che incrociasse questi due mondi.
Si tratta di un esperimento scritto tutto oggi di getto, non so nemmeno se é venuto bene, ma se dovesse piacervi mi impegnerò ad aggiornare il più regolarmente possibile, cercando di non sovrapporre questa all'altra storia ^^
Beh, fatemi sapere!
Un bacione, Fede <3

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Capitolo 2
*** 1. L'inizio di una nuova vita (o la fine) ***



Capitolo Primo
L'inizio di una nuova vita (o la fine)

 

 

Bobby Finstock, specializzando anziano del Beacon Hills Memorial Hospital, squadrò con assoluto disgusto i quattro giovani specializzandi davanti a lui.
-E' solo il primo giorno e già voi novellini mi create dei problemi. Dovreste essere cinque, perché siete solo in quattro?-
Lydia si portò una ciocca rossa dietro l'orecchio, vagamente nervosa.
-Abbiamo contattato il dottor Stilinski, ha detto che sarebbe stato qui a momenti. - mentì abbastanza disinvolta, facendo vagare gli irrequieti occhioni chiari per l'atrio dell'ospedale.
Quell'idiota di Stiles...
Un conto era mollarli come dei deficienti nel bar di Danny per spassarsela con quell'uomo stupendo, un altro presentarsi in ritardo al primo giorno di specializzazione!
-Ma dove diavolo si é cacciato? - le sibilò Scott all'orecchio, anche lui nervoso.
Lydia gli lanciò una mezza occhiataccia.
-Non ho la scienza infusa McCall! -
Scott alzò gli occhi al cielo.
-Strano, di solito non fai che starnazzare su come tu sia riuscita a laurearti in medicina a pieni voti... -
Lydia lo fulminò, mentre Kira, accanto a Scott, sospirò, pacata come al solito.
-Non litigate, dai... -
Affianco a Kira, Theo Raken, lo specializzando che i tre avevano conosciuto appena venti minuti prima e che già detestavano a pelle, sghignazzò malevolo.
-Che c'è, il vostro amichetto ha gettato la spugna ancora prima di cominciare? -
-Senti tu... - cominciò Scott irrigidendo la mascella e voltandosi verso di lui, venendo prontamente placcato da Lydia e Kira.
-Lascialo perdere Scott, non ne vale la pena... - sussurrò Lydia guardando male il ragazzo, che per tutta risposta le sorrise strafottente.
Stava per dire qualcosa a Lydia, ma l'assordante suono dell'inseparabile fischietto che Finstock teneva al collo, manco fosse un allenatore di calcio, li fece sobbalzare e sibilare dal fastidio.
-Ehi voi quattro! Forse non ve ne siete resi conto, ma qui non siamo ai giardinetti! Se volete parlottare tra di voi di questioni futili che sono sicuro non mi interessino affatto, vi invito a togliervi il vostro bel camice bianco nuovo di zecca, consegnarmelo e uscire da questo ospedale! -ruggì il dottor Finstock, riportandoli istantaneamente l'ordine.
Scott si liberò bruscamente della presa della sua ragazza e di Lydia, non rinunciando a guardare male Theo.
-Non finisce qui.- sibilò, guadagnandosi un beffardo sguardo di sfida.
-Scusate il ritardo! -
Lydia si girò giusto in tempo per vedere una sorta di gigantesca macchia bianca che si stava abbattendo su di loro alla velocità di un tornado.
Stiles, camice spiegazzato, capello sconvolto e occhiaie che erano tutto un programma, arrestò la sua corsa con un brusco scivolone, fermandosi tra Lydia e Scott. Kira sospirò di sollievo, mentre Theo aveva smesso sorridere sprezzante e fissava serio Stiles, con una strana curiosità.
-Stiles! Alla buon'ora! Che cavolo ti é saltato in mente? - bisbigliò Lydia, furiosa.
-Sul serio amico, ci hai fatto preoccupare, é da ieri sera che non sappiamo che fine hai fatto! - si aggiunse Scott, ignorando lo sguardo assassino di Finstock.
Stiles non guardava nessuno dei due, aveva lo sguardo fisso in quello di Finstock e cercava di mantenere sul volto un sorriso largo e,soprattutto, affidabile.
-Ne parliamo dopo. - sussurrò solo, muovendo appena le labbra.
Bobby Finstock aveva incrociato le braccia al petto, guardando Stiles con un sorriso sarcastico e le sopracciglia inarcate.
Le sue sopracciglia non sono carine come quelle di Derek, pensò Stiles, odiandosi profondamente per il suo stesso pensiero.
-Bene, bene. Tu devi essere Bilinski. -
Stiles dovette far violenza su se stesso per non perdere il sorriso.
-E' Stilinski, signore.- 
Finstock fece una smorfia, agitando la mano come a dire che non importava.
-Quale che sia il tuo nome, arriva un'altra volta in ritardo e l'unico bisturi che vedrai da qui a molto tempo sarà quello che ti infilzerò nel cuore, mi sono spiegato?! -
Stiles spalancò gli occhi, guardando allarmato Scott, Kira e Lydia, che in risposta assunsero della facce sconsolate da “ é pazzo, lo sappiamo”.
-E' chiaro, Bilinski? -
-Ahm, cristallino. - ripose Stiles, stiracchiando malgrado tutto un sorriso amichevole.
Finstock alzò gli occhi al cielo. Sembrava che qualsiasi cosa i cinque specializzandi dicessero o facessero, li trovasse assolutamente irritanti, anche solo se respiravano.
Li squadrò con serietà, uno per uno, e di riflesso anche i cinque giovani assunsero delle pose serie e composte, intuendo che era in arrivo un discorso importante, che forse avrebbero ricordato per sempre.
Epico, in qualche maniera.
-Sturatevi le orecchie ragazzini. Io sono il dottor Robert Finstock e sarò il vostro responsabile per gran parte di questo triste periodo che sarà la vostra specializzazione. Premesso che vi ritengo solo un branco di incapaci, chiassosi e fastidiosi e che vi detesto già, io ho una sola regola che vi conviene rispettare se volete restare in questo ospedale – fece passare gli occhi chiari su tutti e cinque i ragazzi, che lo fissavano sconvolti, come paralizzati.
-Non uccidete nessuno o diventerò molto, molto, molto incazzato. Tutto chiaro? Ho detto, tutto chiaro?! - ripeté a voce più alta, quando nessuno degli specializzandi sembrava intenzionato a rispondergli.
-Si signore! - esclamarono all'unisono, terrorizzati da Finstock che, spazientito, aveva pericolosamente avvicinato la mano al proprio fischietto.
Stiles deglutì, a metà tra l'eccitato e il terrorizzato: in quell'esatto momento aveva inizio una nuova vita.

 


-Allora, non mi  aspetto molto da voi, ovviamente. -
Bobby Finstock si muoveva veloce fra i letti del pronto soccorso, mentre Stiles, Lydia, Scott, Kira e Theo facevano del loro meglio per stargli dietro e non perdersi neanche una parola.
-Siete delle nullità, l'ultimo anello della chirurgia. Tutto quello che pretendo da voi, mocciosi, é che vi muoviate quando mi muovo io e che facciate quel che vi dico, senza obiezioni. -
Bobby si fermò accanto a un'infermiera, prendendo da lei alcune cartelle mediche.
-Martin e Yumi... Yuki... insomma, Rossa e Giapponese, voi siete al letto tre.- sbottò Finstock, lanciando una cartella a Kira. Le due ragazze si rivolsero un breve sguardo prima di allontanarsi velocemente dal gruppo.
-Raken e McCall, voi lavorerete insieme al letto cinque. - continuò Finstock, porgendo una cartella a Scott, che fissò inorridito Theo, scontento quanto lui.
-Signore non voglio lavorare con McCall, finirà per uccidere il paziente!...-
-Signore, Raken é un idiota, non potrei lavorare con Stiles?... -
Finstock diede fiato al suo micidiale fischietto e i due si interruppero bruscamente, con una smorfia.
-Quale parte di “fate quello che vi dico di fare” non avete compreso? Muovetevi, ora! - tuonò il dottore, facendo disperdere Scott e Theo, che non rinunciarono a tirarsi spallate e occhiate omicide mentre si allontanavano per il corridoio.
Bobby si massaggiò stancamente le tempie con una mano.
-Questi mocciosi mi faranno impazzire... - mormorò in tono stanco.
-Ehm, Dottor Finstock? - fece timidamente Stiles, avanzando di un passo per farsi notare – E io cosa devo fare? -
Bobby gli rivolse un'occhiata profondamente infelice.
-Tu sei con me purtroppo, Stilinski. Muoviti! -
Bobby cominciò a muoversi rapidamente in direzione della parte opposta in cui erano andati gli altri specializzandi, mentre Stiles lo seguiva, con un incomprensibile sorriso sulle labbra.
E si, proprio una nuova vita.


-Presenta il caso, Stilinski. -
-Katie Bishop, quindici anni. - cominciò Stiles, leggendo la cartella clinica della giovane paziente che lui e Bobby avevano in cura – E' caduta durante un saggio di ginnastica ritmica, presentando fratture multiple alla caviglia e... -
Katie scoppiò in un piccolo singhiozzo, coprendosi gli occhi con le mani, chiaramente disperata.
-Ho la carriera rovinata! Non potrò partecipare alle nazionali! -
-Katie, amore, non fare così, sono sicura che i medici ti metteranno in piedi in un baleno... - mormorò la madre di Katie, una signora bionda che sembrava in tutto e per tutto una Barbie.
Stiles lanciò uno sguardo disorientato a Bobby che ricambiò con una smorfia annoiata e infastidita: detestava i pazienti piagnucolosi che si lamentavano per una banale frattura alla caviglia.
-Katie, il dottor Philip, é un ottimo ortopedico, sono sicuro che non devi preoccuparti... - tentò Stiles in tono rassicurante, ottenendo come solo risultato quello di far scoppiare Katie in  un pianto a dirotto sulla spalla della madre.
Stiles rivolse l'ennesimo sguardo smarrito a Bobby, che si passò una mano sulla faccia mugugnando cose incomprensibili.
-Signora Bishop, perché non esce un attimo dalla stanza di Katie, così le potrò parlare dell'intervento con calma? - domandò, con un tono gentile che non aveva ancora usato in presenza di Stiles e che lo sorprese molto.
La donna annuì e uscì dalla porta che il medico le teneva aperta. Stiles fece per seguirla, ma Bobby lo bloccò con lo sguardo.
-Dove credi di andare? - gli sibilò.
Stiles gettò uno sguardo perplesso alla signora Bishop, in piedi in corridoio con un 'aria preoccupata.
-Ha detto che doveva parlare alla signora Bishop... -
Bobby inarcò le sopracciglia.
-Esatto. Io devo parlare alla signora Bishop, tu resterai qui a tranquillizzare Baby Barbie, intesi? -
-Ma io … - tentò di protestare Stiles, che non aveva la minima intenzione di rimanere con quell'adolescente capricciosa. Si interruppe non appena percepì l'espressione di Bobby virare da “potenzialmente minacciosa” a “decisamente minacciosa”.
-Ma tu farai quello che dico io, Bilinski, o giuro che farò in modo che tu non veda mai una sala operatoria! -

 

 

-La mia vita é finita! -
Stiles sospirò, cercando di essere paziente mentre applicava uno speciale bendaggio alla caviglia di Katie.
-Non é finita... hai solo quindici anni e ti sei rotta una caviglia... non é la fine del mondo! -
Katie scostò le mani dal volto, rivelando due occhi azzurri rossi e gonfi dal pianto.
-Non é la fine del mondo per una noiosa e patetica sedicenne qualunque, ma per me si! Io sono una star, sono la migliore della mia squadra di ginnastica ritmica, non posso permettermi di rovinare così la mia carriera! -
Stiles ridacchiò, interrompendosi bruscamente all'occhiata di fuoco della ragazzina. Sospirò un sorriso, cercando di essere conciliante, e si sedette sul suo letto. Katie lo fissava guardinga, ma sembrava disposta a starlo ad ascoltare.
-Ascolta, so che in questo momento nulla ti sembra importante come la ginnastica, ma é solo perché in realtà é tutto quello che hai. Un giorno arriveranno i ragazzi, il college, il sesso … - Katie ridacchiò appena, cominciando a rilassarsi e a guardare Stiles con crescente simpatia - … e allora capirai che non tutto ruota intorno all'essere una star. Se poi la ginnastica é così importante per te, sono sicuro che tra qualche tempo, con l'adeguata fisioterapia, sarai di nuova in forma, pronta a fare il culo a tutte le altre ragazzine noiose e patetiche! -
Katie rise e Stiles le sorrise con calore, contento di averla tranquillizzata.
Quando Katie si fu calmata, gli rivolse uno sguardo curioso da sotto le ciglia chiare, guardandolo quasi timidamente.
-Sesso?... - bisbigliò, senza riuscire a trattenere la curiosità.
Stiles rise leggermente e le fece l'occhiolino.
-Del gran sesso, a tempo opportuno. -
Katie rise di nuovo, rivolgendogli un sorriso tutto fossette. Era decisamente più carina e simpatica quando non si atteggiava da diva navigata.
-Sei forte per essere un medico, sai? -
Stiles sorrise.
-Grazie, anche tu sei forte, per essere una paziente.-
Katie ridacchiò, poi gli rivolse un altro sguardo curioso.
-E tu... tu hai fatto del gran sesso? -
Stiles si guardò rapidamente intorno, poi si chinò su Katie, con l'aria di volerle confidare un gran segreto.
-Se ti rivelo una cosa non la dici nessuno? - mormorò, sorridendo soddisfatto alla vista di Katie che scuoteva freneticamente la testolina bionda.
-Ieri notte ho fatto il miglior sesso della mia vita, con l'uomo più bello che avessi mai visto. - le bisbigliò all'orecchio, facendola scoppiare a ridere.
Katie rise talmente forte che ricadde sui cuscini, in preda agli spasimi.
Stiles lo fissò sorridendo, sorriso che si trasformò rapidamente in una smorfia scioccata non appena si rese conto che c'era qualcosa che non andava. Il monitor di Katie era impazzito e la ragazzina si muoveva nel letto in preda a irrefrenabili convulsioni, la bava alla bocca e gli occhi rivolatati all'indietro.
-Oh mio Dio! Ha un attacco epilettico! Infermiera! - urlò Stiles, fissando con occhi sbarrati la piccola Katie, totalmente impotente.
Un'infermiera entrò immediatamente nella stanza, scostandolo immediatamente e cominciando a occuparsi di Katie.
-Dottore, chiami il dottor Finstock!- gridò l'infermiera e Stiles obbedì, risvegliandosi da una sorta di trance e distogliendo a fatica gli occhi dalla figura esanime di Katie.
Era l'inizio di una nuova vita, e per la prima volta Stiles cominciava a chiedersi se quella vita facesse per lui.

 

Stiles si staccò dal muro del corridoio non appena Finstock uscì dalla stanza di Katie, scuro in volto.
-Come sta? - gli domandò immediatamente, affiancandolo.
Finstock si passò una mano sul volto, ma non sembrava arrabbiato con Stiles, cosa che lo tranquillizzò molto.
-E' stabile, ora. Ma rimane il problema che una semplice frattura alla caviglia non dovrebbe provocare un attacco epilettico. -
-Non ne aveva mai sofferto prima? - domandò Stiles, preoccupato.
Cavolo, aveva guardato quella ragazzina dritto negli occhi e le aveva detto di non preoccuparsi, che era solo una frattura alla caviglia... e ora le veniva un attacco epilettico.
Finstock sospirò – Non a sentire la mamma di Katie. - lanciò un'occhiata attenta a Stiles, che fece mettere immediatamente sull'attenti il ragazzo.
-Stai bene Stilinski? - domandò, burbero – Immagino che non sia stato facile per te, assistere a una cosa simile il tuo primo giorno.-
Stiles non riuscì a trattenere un sorriso : aveva la netta impressione che Bobby Finstock giocasse soltanto a fare il burbero.
-Certo signore, é stato un po' scioccante, ma é anche per questo che ho deciso di diventare medico, per aiutare le persone come Katie e...-
Bobby alò gli occhi al cielo.
-Okay, Stilinski, non mi interessava sul serio saperlo, volevo solo essere gentile, ma ho deciso che non lo sarò più, dato che sai diventare insopportabilmente logorroico.-
Stiles roteò gli occhi, ma sorrideva ancora.
-Quindi ora come procediamo con Katie? - gli domandò poi, tornando serio.
Bobby si strinse nelle spalle.
-Ho chiesto un consulto al nuovo neurochirurgo dell'ospedale, sperando che sia uno in gamba. Si é trasferito ieri da New York. -
-Neurochirurgo? - Stiles si illuminò. Neurochirurgia era il tipo di specializzazione che più lo affascinava per il momento.
-Si, il dottor Hale. E' quello laggiù. - rispose Bobby indicando con il dito verso un gruppo di dottori che stava parlando accanto alla macchina di caffè.
Stiles si voltò curioso verso la direzione indicata.
In quell'esatto momento anche uno dei medici, quello che sul camice  aveva scritto Dr. Hale, si voltò, incrociando il suo sguardo con un'espressione scioccata.
Stiles sbarrò gli occhi.
Il cuore gli si fermò in gola.
Le dita gli si strinsero spasmodicamente intorno alla cartella di Katie.
-Stilinski stai bene?-
La voce di Finstock sembrava solo un eco lontano.
-Io... io vado a ritirare le analisi di Katie. - borbottò, dirigendosi a passo sostenuto verso l'ascensore, a testa bassa e attento a non incrociare lo sguardo del dottor Hale.
Non appena le porte si aprirono, Stiles vi si infilò dentro, sperando si sparire il prima possibile.
-Stiles! -
Una mano infilata all'ultimo momento fece bloccare le porte e Derek Hale si infilò nell'ascensore, che cominciò a muoversi immediatamente.
Stiles, in trappola, arretrò riparandosi il petto con le cartelle di Katie, gli occhi spalancati in un'espressione sconvolta.
La faccia di Derek Hale non era da meno, comunque.
-E'... é questo il tuo lavoro di responsabilità? - domandò e Stiles lo sentì appena perché, Cristo, col camice era ancora più bello che con la sua fottutissima camicia rossa!
Maledizione a Scott, alle scommesse e alla sua idiozia!
Però seriamente, quante probabilità c'erano che il bel sconosciuto fosse anche il suo capo?!
Queste cose succedevano solo a lui e ai protagonisti dei telefilm, sicuro.
-Dimmi che non lavori qui. - sussurrò Stiles, facendo un altro passo indietro, giusto per precauzione – Ti prego, dimmi che hai sbattuto la testa da qualche parte, ti sei rotto la mano o qualcosa di simile e che se qui solo per un controllo! Ti prego, ho bisogno che tu lo dica! -
Derek inarcò le sopracciglia, vagamente divertito.
-Stiles, indosso un camice, la mia testa sta benissimo e come vedi le mie mani sono perfettamente funzionanti. Mi spiace dirtelo, ma io lavoro qui.-
-Lo so che lavori qui!- strillò Stiles isterico. Perché cavolo l'ascensore andava così lento,cavolo!? - Stavo facendo del sarcasmo, okay? E stavo cercando di non farmi venire un attacco di panico il mio primo giorno di lavoro.... oh Cristo Santo!... Non ci posso credere, perché a me, perché... -
-Stiles! Calmati! - esclamò Derek, facendo un passo verso di lui e cercando di toccarlo.
Stiles si ritrasse, come un animale selvatico, colpendolo addirittura al braccio con la cartella di Katie.
-Ma sei idiota?! - esclamò Derek, guardandolo furibondo.
-Lei non mi deve toccare! Quello che é successo tra noi in realtà non é mai successo, chiaro? - domandò Stiles, perentorio.
Derek inarcò un sopracciglio.
-Da quando mi dai del lei? -
-Da quando ho scoperto che lei é il mio capo! Tra di noi non ci deve essere confidenza, okay? -
-Stiles, ti ho visto nudo e ti ho scopato in ogni angolo di casa tua e tu hai visto nudo me! Direi che é un po' tardi per preoccuparsi della confidenza, non ti pare? -
-Oh mio Dio, sta zitto! - esclamò Stiles inorridito, guardando implorante la pulsantiera dell'ascensore. Quanto ci metteva ad arrivare al suo dannato piano...
-Tu non mi hai mai visto nudo! Okay? -
Derek cercò di reprimere un sorrisetto malizioso, con scarso successo.
-Ma io ti ho visto nudo... e temo proprio che il ricordo sia inciso a fuoco nella mia memoria... insieme alla tua voce che mi diceva “ancora, ancora..”-
Stiles lo fulminò, le guance rosse.
-Sei uno stronzo! E comunque sei un neurochirurgo, se serve fatti una lobotomia al cervello, ma dimenticati che ci sia stato qualcosa tra noi! -
Derek spalancò gli occhi, tra il divertito e lo sconcertato.
-Stiles, stai esagerando! La stai facendo più grave di quello che é! Se solo mi lasciassi...-
In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e Stiles si affrettò a scendere, sgusciando abilmente via dalle braccia di Derek, che aveva cercato di trattenerlo.
-La terrò aggiornata sul caso di Katie, dottor Hale! - gli urlò da lontano, correndo a tutta velocità per i corridoi, cercando di mettere quanta più distanza tra lui e Derek e guadagnandosi le occhiatacce di tutte le infermiere del piano.
Allora, ricapitolando...
Era andato a letto con Derek Hale. Derek Hale era era uno strutturato. Era andato a letto con uno strutturato del suo stesso ospedale.
Non c'era che dire... gran bel primo giorno del suo lavoro di responsabilità!
Sperava solo che Scott, Kira e Lydia non facessero tanto presto due più due, o la sua carriera sarebbe finita fottuta.
Letteralmente.

 


ANGOLINO

 

Ciao!
Ecco il primo capitolo ^^
Spero vi piaccia!
Grazie a tutti coloro che hanno commentato il prologo, vedrò di rispondervi il prima possibile!
Un bacione e a presto!
Fede <3

 

 

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Capitolo 3
*** 2. Dottor Sourwolf ***



Capitolo secondo

Dottor Sourwolf

 


-Guarda come mangia quella carota... - sospirò Kira con aria sognante, ignorando l'occhiata indignata di Scott.
-Altro che guardarlo, la mangerei io la sua carota. - replicò Lydia, passandosi la lingua sulle labbra e ridendo poi maliziosa.
-Possiamo parlare d'altro, per favore?! - sbottò Stiles, che non aveva aperto bocca dall'inizio del pranzo, passato a trucidare con lo sguardo il suo tramezzino.
-Eh, non sarebbe male! - si accodò Scott, che stava ancora guardando male la sua ragazza.
Kira e Lydia distolsero di malavoglia lo sguardo da Derek Hale, storcendo gli occhi e voltandosi di malavoglia verso Scott e Stiles.
-Non sarai geloso? - ridacchiò Kira, sporgendosi lungo il tavolo per baciare la guancia di un oltremodo imbronciato Scott.
Anche Lydia rise, guardando allegra Stiles che invece era insolitamente silenzioso e con l'umore visibilmente sotto le scarpe.
-Oppure sei tu ad essere geloso, Stiles? Non ci avrai mica mentito quando  hai detto che alla fine ieri notte non ci hai fatto niente, eh? -
-No! - mentì immediatamente Stiles, precipitoso, alzando gli occhi su Lydia – No, non é successo niente davvero! Solo quello stupido bacetto a stampo che avete visto anche voi nel bar, poi ognuno é andato per la sua strada!-
Lydia sembrava scettica, ma per fortuna per Stiles Scott la interruppe, guardando l'amico con occhi enormi di sollievo.
-Menomale amico, sennò sai che casino se ci finivi a letto? -
Stiles produsse un sorriso tiratissimo.
-Eh già.-
-Certo che il mondo é proprio piccolo. - osservò Kira in tono pensieroso, lanciando un'occhiata al tavolo della mensa a cui Derek Hale stava mangiando con altri strutturati – Voglio dire, ieri sera era solo un bel sconosciuto triste per noi, oggi è il nostro capo! Buffo, no? -
-Buffissimo. - mormorò Stiles lugubre, prendendo un sorso d'acqua.
-Come mai non é andata in porto con il bel dottore? -indagò ancora Lydia, lanciando a Stiles uno sguardo penetrante.
Stiles si strinse nelle spalle, pregando che si passasse presto a un altro argomento di conversazione.
Da quando infatti i suoi amici avevano visto Derek nei corridoi e  si erano resi conto che  era lo stesso uomo del bar, avevano assalito Stiles di domande e anche quando il ragazzo aveva cercato di svincolare dicendo che tra loro alla fine non era successo un bel niente, Kira e Lydia avevano preso a sbavare sul bel dottore e non avevano smesso neanche durante la pausa pranzo.
Stiles voleva ucciderle.
O uccidersi, non sapeva quale delle due fosse meglio come opzione.
-Ehi Stiles – Scott gli aveva dato di gomito mentre Kira e Lydia avevano preso a bisbigliare e ridacchiare per conto loro – Hai visto che fa quello stronzo di Raken? -
-Eh? - fece Stiles, riscuotendosi dai suoi pensieri e guardando l'amico come se fosse appena cascato dalle nubi.
Scott alzò gli occhi al cielo.
-Raken, l'altro specializzando. Hai visto che se ne sta tutto solo a un altro tavolo? Come se fosse troppo importante per abbassarsi al livello degli altri specializzandi! -
Stiles lo guardò perplesso un istante, poi voltò la testa prendendo a cercare Theo Raken con gli occhi. Lo individuò seduto solo a un tavolo laterale, intento a sbocconcellare un panino mentre leggeva una cartella clinica.
Stiles tornò a guardare Scott, con le sopracciglia inarcate.
-E allora? Non mi pare stia uccidendo nessuno. - disse con voce incolore.
Sinceramente, in quel momento Theo Raken e la sua apparente asocialità era l'ultimo dei suoi problemi.
Scott lo fissò scioccato, come se Stiles lo avesse niente poco di meno che pugnalato alle spalle.
-Ma si può sapere che hai oggi?! Arrivi in ritardo al tuo primo giorno di lavoro, il lavoro dei tuoi sogni per inciso, e ora sei tutto strano e taciturno!  E' successo qualcosa? -
-No Scott, io... - cominciò Stiles, impacciato, ma si interruppe captando la conversazione tra Kira e Lydia.
-... dottor Bollore? - stava proponendo Kira in tono assorto, il mento tra le mani e lo sguardo indugiante sull'altro lato della mensa, dove sedeva Derek.
-Mh, no. - fece Lydia storcendo il naso – Dottor Focoso? -
Kira rise.
-Oh mio Dio,no! -
Scott aggrottò la fronte.
-Che state facendo?-
Lydia gli sorrise furba.
-Io e Kira vogliamo trovare un soprannome per il dottor Hale. Finstock é il Nazista, ma per il dottor Hale ne vogliamo trovare uno che esalti le sue... mh, come dire... qualità, ecco. -
Kira rise di nuovo, Stiles si sentiva lo stomaco attorcigliato e aveva un insana voglia di vomitare.
Scott roteò gli occhi.
-Oh andiamo! Non é poi questo granché! -
Kira e Lydia si limitarono a rivolgergli un brevissimo sguardo di pietosa sufficienza, poi ripresero a parlottare tra loro.
Stiles, gli occhi fissi sul suo tramezzino intonso e le mani strette a pugno accanto al suo vassoio, mormorò qualcosa, muovendo appena le labbra.
-Che dici, Stiles? - domandò Lydia, voltandosi a guardarlo.
-Dottor Sourwolf. - sussurrò Stiles in tono appena più udibile, sperando con tutte le sue forze di non essere arrossito e senza guardare in faccia nessuno – Dovrebbe essere Dottor Sourwolf il suo soprannome. Quando abbiamo... quando ci siamo conosciuti in quel bar, lui ha fatto un po' il lupo scontroso, anche se credo che in realtà sia più gentile di quello che vuol far credere.-
Gli amici lo fissarono stupiti un istante, poi Lydia assunse un'aria meditabonda, portandosi la mano sotto il mento.
-Mh, non é male come nomignolo in effetti. -
-E' perfetto! - sorrise Kira entusiasta.
Stiles si sforzò di sorridere, poi si alzò in piedi. Scott lo guardò stupito.
-Dove vai? Non hai nemmeno toccato il tuo panino! -
-Devo andare da Katie, il dottor Finstock mi ha detto di non perderla di vista.- disse e non era una bugia.
Lui doveva davvero andare da Katie.
Erano ordini, gli ordini non si discutono.
Era per questo che voleva allontanarsi il più velocemente possibile da quell'enorme sala che eppure sembrava così piccola e soffocante, dato che c'era anche lui.
Perché doveva controllare Katie, tutto qui.
Semplice, lineare e chiaro: doveva andarsene da lì perché doveva andare da Katie.
Gli occhi di Lydia si illuminarono.
-Oh, la ragazzina che ha avuto le convulsioni? Ho sentito dire che Finstock ha chiesto un consulto al dottor Hale! - fece un sospiro carico di invidia – Quanto sei fortunato Stiles! Tu si che hai un caso interessante, a me e Kira é capitato un vecchietto con la tosse! -
-Fortunatissimo – borbottò Stiles sarcastico, poi esclamò a tono più alto: - Beh, ci si vede dopo! Ciao! -
E prima che uno dei tre potesse dirgli anche solo una parola, sfrecciò a tutta velocità verso l'uscita. Quando passò vicino al tavolo di Theo Raken, il ragazzo alzò lo sguardo da ciò che stava leggendo, perforandolo con i suoi occhi azzurri e profondi.
Stiles ricambiò, diffidente. Scott gli aveva fatto un resoconto dettagliato su quanto Theo Raken fosse uno stronzo, per cui rimase a bocca aperta quando il suddetto stronzo gli rivolse un gran sorriso, tutto fossette. E non c'era niente di stronzo o subdolo il quel sorriso. Era solo un sorriso, un bel sorriso, anche. Stiles sbatté un paio di volte le palpebre, poi ricambiò con un sorriso timido e adorabile, stiracchiando appena le labbra rosse e carnose.
Uscì poi a passo rapido dalla mensa, ignaro di un paio di occhi verdi fissi sulla nuca.

 


Stiles trovò Katie intubata, pallida e spaventata a morte, ma fu comunque contento di riscontrare che i suoi parametri vitali erano stabili.
-Dottore... - lo chiamò Katie con voce debole mentre Stiles si avvicinava al suo letto, gli occhi azzurri pieni di lacrime – Dottore, sto morendo, non é vero? -
Stiles spalancò gli occhi, nella sua miglior espressione scioccata.
-Che cosa sentono le mie orecchie?! Innanzitutto, chiamami Stiles, conserva il termine dottore per il dottor Finstock. E poi, Katie, davvero hai così poca fiducia in me che credi lascerei morire la futura campionessa olimpionica di ginnastica ritmica?! -
Katie rise roca, mentre Stiles si sedeva sul bordo del suo letto, sorridendole.
-Come va, campionessa? -
-Mi sento uno schifo. - mormorò Katie, gli occhi di nuovo lucidi – Stiles, mia madre ha detto che mi farete visitare da un neurochirurgo. Ho qualcosa che non va nel cervello? Sono m-matta? - domandò e l'ultima parola le uscì sotto forma di singhiozzo.
Stiles la guardò allarmato, afferrandole una mano.
Ehi, ehi, Katie, non fare così, non pensarle nemmeno queste cose. Non hai niente che non vada in quel senso. Il tuo corpo ha qualche problema che al momento non riusciamo a capire, ma ti prometto che strai bene molto presto, mi credi? -
Katie esitò un attimo, poi annuì piano.
-Se me lo dici tu si.-
Stiles sorrise, accarezzandole la mano.
-Ora smettila di piangere, non ce ne é ragione. -
Katie però continuava a piangere silenziosamente e Stiles rimase a fissarla pensieroso, prima di esplodere in un sorriso trionfante.
-Okay, qui urge un rimedio contro la tristezza. Sai cosa mi faceva fare sempre mia madre quando da bambino ero triste? -
Katie scosse la testa e Stiles le sorrise.
-Mi faceva cantare a squarciagola, e lei cantava con me. Eravamo entrambi stonatissimi, ma poi stavo sempre meglio. -
Katie spalancò gli occhi, aprendosi in un sorriso incredulo e sconvolto.
-Stiles, é un ospedale, non possiamo... -
-I was beat incomplete – cominciò Stiles, chiudendo gli occhi e dondolando la testa a ritmo con la canzone, più o meno. Katie scoppiò a ridere fortissimo, tanto che le vennero di nuove le lacrime agli occhi.
Stiles sorrise, poi riprese a cantare a voce assolutamente poco moderata e, decisamente, poco intonata.
-I'd been had, I was sad and blue, but you made me feel...-
-Yeah,you made me feel shiny and new... - si unì Katie sorridendo, cantando con voce delicata e piuttosto piacevole.
Stiles le rivolse uno sguardo raggiante, stringendole la mano.
-Like a virgin! -
Stiles si era alzato di scatto in piedi e aveva dimenato le braccia in aria come una ragazzina al concerto del suo cantante preferito e Katie lo fissava ridendo a crepapelle. Rideva talmente tanto che riusciva a malapena a cantare.
-Eh! Touched for the very first time! Like a virgin! Oooh, oooh...-
-Like a vir... - Katie si interruppe improvvisamente, sbarrando gli occhi e fissandoli su qualcosa alle spalle di Stiles, ma lo specializzando era troppo preso per farci caso.
-Like a virgin! Touched for the very first time... -
-Stiles! - provò a chiamarlo Katie, ma il dottore si limitò a scuotere la testa con un gran sorriso.
-Canta Katie, ti sentirai meglio! - urlò mentre si dimenava e improvvisava una piroetta su se stesso, le braccia in aria – Like a virgin! Touch... -
Stiles sbarrò gli occhi, inorridito, ghiacciandosi sul posto. Nella stanza di Katie calò un opprimente silenzio.
Sulla porta, Derek Hale aveva le sopracciglia inarcate e un'aria vagamente divertita, Bobby Finstock era semplicemente il ritratto dello shock, con la bocca spalancata e la mano ancora sulla maniglia della porta.
Stiles abbassò lentamente le braccia, dando in un vago colpo di tosse.
Finstock parve riprendersi. Chiuse la bocca e si voltò a guardare Derek. C'era un certa disperazione nei suoi occhi.
-Specializzando, primo giorno. - disse solo, afflitto.

 

 

-Per la decima volta, stavo cercando solo di farla stare meglio! -
-Cantando like a virgin, like a virgin!, in un ospedale pieno di malati?! - sbraitò Finstock rosso di rabbia, sputacchiando nella foga addosso a Stiles, che cercò di mostrarsi imperturbabile.
-Mi aveva detto di tranquillizzarla, non mi aveva detto come fare! -
Finstock lo trucidò con lo sguardo.
-Gran bella figura che mi hai fatto fare con il dottor Hale, Stilinski. Penserà che Beacon Hills sia una gabbia di matti. - sibilò, cercando di non farsi sentire da Derek che, a qualche metro di distanza da loro, stava visitando Katie.
Stiles si morse il labbro, per non replicare che fosse stato per lui non avrebbe avuto nessun problema al fatto che Derek tornasse a New York.
Magari così avrebbe smesso di sentirsi maledettamente a disagio ogni volta che erano nella stessa stanza.
Finstock lo guardò male ancora un istante, poi sospirò.
-Resta con il dottor Hale e fai esattamente quello che ti dice di fare. E non mettermi ancora in imbarazzo, possibilmente. -
Stiles gli rivolse uno sguardo puramente sconvolto.
Resta con il dottor Hale?!
-Perché, lei dove va? - domandò, terrorizzato.
Finstock gli rivolse uno sguardo tra il sorpreso e l'esasperato.
-Sono un dottore, Stilinski. Ciò implica che oltre a Katie io abbia altri pazienti, pazienti da visitare  e possibilmente guarire. -
Fece per uscire dalla stanza di Katie, ma Stiles lo afferrò per un braccio, di impulso.
-La prego non mi lasci da solo con il dottor Hale! - pregò piano, in un sussurro urgente e precipitoso.
Finstock spalancò gli occhi, poi sbuffò, sottraendosi bruscamente dalla presa di Stiles.
-Non essere sciocco Stilinski! Il dottor Hale é un po' burbero ma non ti mangia mica! E poi...-  Bobby roteò gli occhi come a sottolineare l'assurdità di ciò che stava per dire – Penso ti trovi piuttosto simpatico, Dio solo sa perché! -
Stiles fece appena in tempo a spalancare la bocca, sconvolto, che Bobby era già sparito, imprecando sottovoce contro dottori bellocci e specializzandi stupidi.

 

-Guarda qui Katie, per favore... - mormorò Derek, agitando una piccola torcia davanti agli occhi di Katie.
Stiles era premuto contro il muro accanto al letto di Katie, in silenzio, giocando al dottore invisibile.
-Non credo che tu possa imparare qualcosa se stai laggiù Stilinski. Avvicinati. - mormorò Derek, senza guardarlo e continuando la sua visita.
-Mh, grazie sto bene qui. - biascicò Stiles, allargandosi il colletto del camice con due dita.
Soffocante... é soffocante una stanza con lui dentro.
-Stiles... -
Stiles si odiò per la fitta al basso ventre che la voce bassa e vagamente autoritaria di Derek gli aveva procurato. Comunque, seppur riluttante, dovette avvicinarsi di qualche passo al letto, con la brutta sensazione di essere più rosso di Finstock quando si incazzava.
Katie gli rivolse uno sguardo a sopracciglia inarcate, come a dire “che ti prende ora?”. Stiles la ignorò, fingendo di essere moltissimo interessato a ciò che Derek stava blaterando. Cercava di ascoltare, davvero, ma era troppo distratto a seguire la linea dura della sua mascella con lo sguardo e a chiedersi cose stupide come di che esatta sfumatura di verde fossero i suoi occhi o perché avesse dei capelli tanto perfetti.
Il succo del suo discorso, comunque, era che Katie non presentava a una prima visita nessun sintomo che avrebbe potuto provocare un attacco epilettico.
-Dovremo fare una risonanza.- stava dicendo Derek sollevandosi dal letto di Katie, mentre Stiles annuiva distrattamente, il naso immerso nella cartella clinica di Katie, la fronte aggrottata.
Come era possibile che Derek non avesse rivelato niente di anonimo? Doveva esserci una causa alle convulsioni di una ragazzina che fino a quel giorno era sempre stata perfettamente in salute. Forse poteva essere...
-Cosa fa stasera il ragazzo del bar, dottor Stilinski? -
Stiles si lasciò cadere la cartella dalle mani con un tonfo, mentre Katie spalancava gli occhi e si metteva seduta dritta, improvvisamente molto interessata.
Derek dava le spalle ad entrambi, stava controllando i parametri vitali di Katie dal monitor, ma indubbiamente non poteva essere stato che lui a porre quella domanda.
Stiles provò anche ad auto convincersi che era stata solo la sua immaginazione a parlare, ma poi Derek gli gettò un rapido sguardo da sopra la spalla e, no, non se l'era immaginato.
-Ehm, non saprei dottor Hale. - rispose Stiles, cercando di mostrarsi distaccato e di ignorare Katie che cercava di catturare il suo sguardo, marcia di curiosità.
-E se, mettiamo il caso, un uomo, l'uomo del bar, gli chiedesse di tornare in quel bar per, non so, una birra? - buttò lì Derek in tono apparentemente noncurante,  sempre senza guardarlo.
Okay, Stiles cominciava ad avere caldo. E le smorfie e gli sguardi scioccati che Katie gli lanciava non erano d'aiuto, affatto.
-Credo che accetterebbe, se l'uomo del bar fosse, che so, un salumiere e non, boh, il suo capo, tanto per dirne una. - fece Stiles nervoso, cercando di mantenersi sul vago e non riuscendoci molto, a giudicare da come gli occhi di Katie si spalancarono.
-Ma l'uomo del bar é solo un uomo in un bar. -
-Si, ma l'uomo resta l'uomo del bar finché é nel bar, poi diventa qualcun altro. -
-E il ragazzo del bar? -
-Anche lui non é più il ragazzo del bar, fuori dal bar. Lo é stato per una sera, ma poi ha iniziato un lavoro di responsabilità, ricordi? -
Gli occhi di Katie erano ormai palline da ping pong, vagavano impazziti da Stiles a Derek e ritorno.
Derek si voltò di scatto verso Stiles e il ragazzo rimase destabilizzato dal vederlo, se non proprio arrabbiato, decisamente infastidito.
Perché é così dannatamente Sourwolf e volubile? E' più volubile di Katie e Katie ha quindici anni, cazzo!
-Quindi il ragazzo del bar uscirebbe con l'uomo del bar ma non può perché l'uomo del bar é anche suo collega? -
-Esatto. - fece Stiles, che cominciava a sentirsi leggermente confuso.
-Eppure l'uomo del bar é sicuro di aver visto il ragazzo del bar guardare  un suo collega scemo oggi, ed era tutto un scodinzolare e sorrisi dolci. - disse Derek, a denti stretti.
Stiles aggrottò le sopracciglia, vagamente infastidito.
-Il ragazzo del bar non ha la minima idea a cosa l'uomo del bar si riferisca, ma comunque ci tiene a fargli sapere che lui non scodinzola e non fa sorrisi dolci a nessuno.-
Derek inarcò le sopracciglia.
-L'uomo del bar si riferisce a quel pivello con gli occhi azzurri e il latte alla bocca, e crede anche che il ragazzo del bar sappia benissimo di cosa stia parlando.-
Stiles guardò stupito Derek per un attimo, mentre il flash di Theo che gli sorrideva in mensa gli invadeva la mente.
-Dottor Hale, questa conversazione é ridicola! - esclamò poi, esasperato e anche vagamente, enormemente, lusingato.
C'è, Derek era geloso di lui? Sul serio?!
Cioè, non che gli importasse, ovviamente.
Derek lo guardò male.
-Certo che é ridicola Stilinski, ma forse saremmo riusciti ad avere una conversazione normale se tu non mi avessi evitato tutto il santo giorno!- sbottò brusco.
Stiles fece un passo indietro, terrorizzato.
-Ehi, stavamo parlando dell'uomo e del ragazzo del bar, non mettermi in mezzo! -
Derek gli rivolse uno sguardo chiaramente incredulo, come se si stesse chiedendo se davvero era così idiota o se faceva solo finta. La sua mascella si irrigidì e fece per dire qualcosa, ma poi incrociò lo sguardo di Katie, la cui bocca era talmente aperta che ci sarebbero potute entrare le mosche.
Guardò Stiles, che invece faceva di tutto per non guardarlo in faccia.
Soffocante, sei soffocante Derek. Il tuo sguardo, il tuo sguardo su di me é soffocante. Smettila di fissarmi così o mi metto ad urlare.
Derek lo fissò per interminabili istanti, istanti che Stiles impiegò per rievocare tutti i momenti che avevano passato la notte prima. Davvero, a volte si odiava.
-Monitora Katie e preparala per la risonanza. Per ogni cosa chiama immediatamente me o Finstock. - mormorò alla fine Derek, muovendosi per uscire dalla stanza.
Stiles rilasciò un sospiro di sollievo non appena sentì la porta chiudersi dietro l'uomo.
Con estrema riluttanza, alzò gli occhi verso Katie.
La ragazzina era semplicemente scioccata. Per un attimo Stiles temette che gli occhi potessero cascarle dalle orbite da quanto erano spalancati, ma poi Katie scoppiò in un sorriso enorme.
-Oh mio Dio! E' lui il sesso migliore della tua vita?! Il tuo capo?! -
Stiles si passò una mano sul volto, affranto.
Perchè, perché diavolo aveva deciso di fare il medico?!

 


-E' una storia così passionale! -
-Katie, piantala.- sospirò Stiles, cercando di controllarle la caviglia, cosa difficile dato che la ragazzina non stava ferma un attimo, troppo eccitata per quello che Stiles, volente o nolente, ha dovuto raccontargli.
-Cioè quindi tu te la fai con il tuo capo?! -
Stiles la guardò male, lasciando definitivamente perdere la caviglia.
-Io non me la faccio con il mio capo! E' successo solo una dannatissima volta e non avevo idea di chi fosse! -
Katie ridacchiò.
-Si, ma lui vuole uscire ancora con te! -
-Ma no, non é così.-  borbottò Stiles, tutto rosso, rifiutandosi di guardarla. Da quando poi fosse diventato il migliore amico di una ragazzina di quindici anni, era una cosa che assolutamente non voleva chiedersi.
Katie rise di nuovo.
-Invece si! E sai una cosa penso che... -
Katie si interruppe e Stiles roteò gli occhi.
-Pensi cosa, mocciosa? - domandò voltandosi verso di lei.
Katie era riversa sul letto, in preda alle stesse convulsioni che aveva avuto quella mattina e il suo monitor era impazzito.
Stiles si precipitò da lei, gli occhi fuori dalle orbite.
-Katie, Katie! Cazzo é in arresto! Ho bisogno d'aiuto qui! -
Due infermieri, un maschio e una femmina, entrarono di corsa, mentre Stiles faceva un iniezione a Katie, nel tentativo di bloccare le convulsioni.
-Non funzione, cazzo!- sbottò Stiles, fissando con occhi terrorizzati lo schermo che diceva che il battito del cuore di Katie era sempre più debole.
-Chiamate Hale o Finstock! - urlò Stiles ai due infermieri, completamente in panico.
-Lo abbiamo già fatto, non rispondono. -
Stiles chiuse un istante gli occhi, cercando di ordinare le idee e calmarsi. Guardò il volto di Katie, quel volto poco prima allegro e sorridente, ora incosciente, con gli occhi rivoltati.
Non poteva lasciarla morire. E non poteva lasciarla morire non solo perché era la sua prima paziente, ma perché era Katie.
Non poteva lasciare morire Katie.
-Va bene, portatemi un carrello! - ordinò Stiles, gli occhi puntati sul monitor. Era sempre più debole...
La ragazza spalancò gli occhi, mentre il maschio parve esitare.
-Dottore, dovremmo aspettare il dottor Hale... -
-Il dottor Hale non sta arrivando e intanto Katie sta morendo! Datemi un carrello, subito! - urlò Stiles, quasi fuori di sé. I due infermieri si scambiarono un'occhiata, poi si affrettarono ad obbedire.
Stiles scoprì velocemente il petto di Katie, poi afferrò le piastre che la ragazza gli porgeva.
-Carica a 200! -
-Carico a 200. -
-Libera! -
Il corpo di Katie si sollevò dal letto stimolato dall'impulso elettrico, ma il cuore era ancora in arresto.
-Maledizione... carica a 260! -
La ragazza questa volta parve esitare quando ripeté : - Carico a 260. -
Stiles usò un'altra volta il defibrillatore su Katie, sperando in un miracolo.
-Nessun segno di attività cardiaca. - mormorò l'infermiere, voltando la testa verso il monitor.
-Andiamo Katie... - ringhiò Stiles guardando furioso il volto incosciente della ragazza – Non puoi fare così, non puoi morire. Se muori Katie, se muori ti ammazzo! - si voltò verso l'infermiera – Carica a 300! - latrò poi.
La ragazza lo guardò incerta.
-Dottore, il dottor Hale ha detto che per qualsiasi cosa... -
-So cosa ha detto! - ruggì Stiles, nervoso come non lo era mai stato – Ma ora il dottore sono io e ti sto dicendo, ti sto ordinando di caricare a 300! -
La ragazza guardò l'infermiere maschio, che le fece un piccolo cenno col capo.
-Carico a 300! - esclamò la ragazza.
Stiles diede la scossa al petto di Katie, seguendo con lo sguardo l'andamento del monitor.
E poi, il miracolo accadde.
-C'è ritmo sinusale! - esclamò l'infermiere, mentre l'infermiera scoppiava a ridere di gioia. Stiles non aveva la forza di ridere o di fare qualsiasi altra cosa. Era totalmente prosciugato e fissava il ritmo cardiaco di Katie come ipnotizzato.
-Cosa succede?! -
Stiles si voltò di scatto. Derek Hale era appena entrato nella stanza, trafelato e inequivocabilmente incazzato.
-Era... era in arresto e ho dovuto... - cominciò Stiles, pallidissimo in volto, ma Derek lo interruppe con uno sguardo furioso, avvicinandosi a grandi passi e controllando i valori di Katie.
-Ti avevo detto di chiamarmi se succedeva qualcosa! - latrò poi, voltandosi verso Stiles.
Il ragazzo strinse i pugni, una lenta rabbia che si impadroniva di lui.
-Io ti ho chiamato! - urlò, rauco – Io ti ho chiamato e tu non rispondevi e Katie stava crepando! - gridò, sconvolto. Era tutto un tremito ed era talmente pallido che Derek temette che potesse svenirgli davanti agli occhi. Improvvisamente la rabbia di Derek cominciò a scemare.
-Potete andare. - mormorò rivolgendo un'occhiata ai due infermieri, che si affrettarono ad obbedirgli. Una volta soli si voltò di nuovo verso Stiles, facendo un passo nella sua direzione.
-Stiles... -
-No! - urlò Stiles e Derek sbarrò gli occhi quando si rese conto che Stiles stava piangendo, ma non in modo normale, in modo isterico, con forti singhiozzi che gli sconquassavano il petto e gli impedivano quasi di respirare – Tu ce l'hai con me perché ho agito da solo, ma io ho dovuto farlo! Io avevo bisogno di te e tu non rispondevi, Derek! E Katie, Katie stava morendo! Stava morendo davanti ai miei occhi! Dovevo fare qualcosa! -
-Stiles, calmati, stai avendo un attacco di panico. - intervenne Derek con voce pacata, anche se il suo sguardo era preoccupato.
Ma Stiles non lo ascoltava, continuava  a piangere e tremare, abbracciandosi il busto con le braccia.
-Io avevo bisogno di te  e tu non c'eri, e io non avevo mai rianimato qualcuno in tutta la mia vita! Io avevo bisogno di te e tu non c'eri! -
-Lo so, lo so, scusa. - mormorò Derek, facendosi avanti e abbracciandolo stretto. Stiles si divincolò, isterico.
-Non... non voglio che mi abbracci! - esclamò ma Derek sentiva già il corpo del ragazzo farsi più rilassato tra le sue braccia.
Derek alzò discretamente gli occhi al cielo.
-Non ti sto abbracciando, idiota. E' scientificamente provato che comprimere gli organi interni con un abbraccio rilassa il sistema nervoso. -
-Beh, non mi interessa, non voglio che comprimi un bel niente. - tirò su con il naso Stiles, ma intanto le sue braccia erano andate ad aggrapparsi con forza al camice di Derek, come un bambino piccolo che si attacca al maglione della mamma il primo giorno di asilo.
Derek gli avvolgeva la vita con un braccio, mentre l'altro era intorno alle sue spalle, la mano immersa nei capelli scombinati di Stiles.
Derek sbirciò Stiles, che aveva nascosto il viso contro il suo petto e che stava respirando più lentamente. Sembrava più calmo e Derek tirò un intimo sospiro di sollievo.
-Mi dispiace, non dovevo urlarti contro, dovevo capire che potessi essere sotto shock. So che ti sei affezionato a Katie. - mormorò Derek con tono sorprendentemente gentile, accarezzando i capelli di Stiles in lenti movimenti tranquillizzanti.
Stiles emise una risata priva di allegria, stringendo ancora di più la presa sul camice dell'altro.
-Che disastro di dottore che sono, eh? Non solo mi faccio venire un attacco di panico non appena la paziente va in arresto, ma stringo anche amicizia con i pazienti. -
-E invece sei stato bravissimo. - decretò Derek con fermezza, lo sguardo fisso in un punto imprecisato sopra la testa di Stiles – Katie é viva grazie a te, Stiles. -
Stiles non rispose niente, ma affondò maggiormente il viso contro il petto di Derek, che lo strinse più forte, facendogli da ancora di salvataggio umana.
In sottofondo c'era il battito cardiaco di Katie, perfettamente regolare.
-Dobbiamo guarire Katie. - mugugnò Stiles, con il viso ancora nascosto – Dobbiamo proprio farlo, perché non potrei sopportare che morisse.-
Derek annuì seccamente, lo sguardo deciso e determinato puntato sulla ragazzina che dormiva pacificamente nel letto.
-Lo faremo, te lo prometto. -
E Stiles gli credette.

 


ANGOLINO

Ciao!
Ecco qui il secondo capitolo! ^^
Come al solito, grazie a tutti coloro che si interessano alla storia, recensendo o anche solo leggendo!
Spero che il capitola vi piaccia, a me scriverlo é piaciuto molto!
Chiedo scusa se c'è qualche castroneria sul fronte medicina, ma io sono totalmente ignorante in materia e mi faccio guidare dalla fantasia e dalle vecchie puntate di Grey's Anatomy ^^”
Fatemi sapere cosa ne pensate finora della storia se vi va!
Un bacione e a presto,
Fede <3

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Capitolo 4
*** 3. Formidabile ***



Capitolo terzo

Formidabile

 


-Stiles!-
Stiles sobbalzò in mezzo al corridoio dell'ospedale, mentre veniva irrimediabilmente travolto da Lydia.
-Sei pazza?! Stavi per ucc... -
-Stiles, dobbiamo assolutamente collaborare al caso di Katie! - lo interruppe Lydia, aggrappandosi con forza alla manica del suo camice e guardandolo con occhi scintillanti.
-Di che stai parlando? - domandò Stiles, perplesso.
Lydia lo guardò sorpresa.
-Finstock non ti ha detto niente? Il dottor Hale gli ha chiesto l'aiuto di tutti i suoi specializzandi per capire cosa ha Katie. E vuoi sapere la parte migliore?! - dalla faccia esaltata di Lydia Stiles dedusse che la parte migliore doveva essere davvero eccitante – Il dottor Hale ha detto che lo specializzando che arriverà prima alla soluzione potrà assisterlo in sala operatoria! -
Stiles spalancò gli occhi, cercando di controllare il proprio ritmo cardiaco.
Stare per ore e ore in piedi in una stanza chiusa fianco a fianco con Derek? No grazie, voleva preservare la poca salute mentale che gli era rimasta.
-Ahm, ma é obbligatoria questa cosa? - domandò Stiles impacciato, grattandosi una guancia – Non posso collaborare al caso di Katie senza... senza, si insomma, senza dover assistere De... il dottor Hale? -
Lydia lo guardò a bocca aperta, con uno sguardo che diceva chiaramente quanto lo ritenesse scemo.
-Stiles, ma hai capito quello che ti ho detto? Hai la possibilità di assistere un neurochirurgo come Derek Hale e vuoi rinunciarci? -
Stiles le rivolse uno sguardo nervoso, prima di riprendere a camminare, immediatamente tallonato dall'amica. 
-Senti, se ho ben capito tu vuoi collaborare con me contro Scott, Kira e Raken. Non solo per me va bene, ma nel caso vincessimo ti cedo anche il mio posto in sala operatoria. Cosa vuoi di più? -
Lydia sembrava a corto di parole, come se neanche lei avesse nulla da obiettare all'ottimo pronostico che le aveva fatto Stiles. Tuttavia il suo sguardo suonava ancora un po' incerto.
-Sei sicuro? Voglio dire, hai lavorato fin dall'inizio al caso di Katie, avresti più diritto di tutti ad assistere... -
-Lydia, non ci tengo a lavorare con il dottor Sourwolf, davvero!-  esclamò Stiles, interrompendola.
La ragazza gli rivolse l'ennesimo sguardo sorpreso.
-Ma cosa hai contro di lui, si può sapere? -
Stiles alzò gli occhi al cielo, mentre internamente pregava di non essere arrossito.
-Ma niente! E' che ha la faccia troppo... - troppo sexy - … antipatica! -
Lydia lo guardò poco convinta, le labbra carnose strette in una linea sottile.
-Mh, se lo dici tu. -
Stiles roteò gli occhi.
-Lo dico io. Martin, vuoi salvare la vita a Katie o stare qui a chiacchierare? - la incalzò, lanciandole un sorriso storto.
Lydia ricambiò con un sorriso identico, prendendo l'amico sottobraccio.
-Voglio salvare la vita a Katie e voglio vincere l'intervento, Stilinski. -
Stiles alzò gli occhi al cielo, ma sorrideva.
-Allora siamo d'accordo.- 

 

-Allora ragioniamo... Katie non ha mai sofferto di attacchi epilettici né di nessun altro disturbo neurologico. Le analisi del sangue sono a posto... forse potrebbe trattarsi di un tumore oppure di...  -
-Stiles, perché ce l'hai con il dottor Sourwolf? -
Stiles si strozzò con la propria saliva e cominciò a sputacchiare in maniera spasmodica sul libro di medicina che teneva aperto sulle ginocchia. Lydia, seduta accanto a lui sul pavimento con la schiena appoggiata a uno degli  scaffali della biblioteca dell'ospedale, roteò gli occhi, prima di battergli sbrigativa una mano sulla schiena.
-Smettila di fare scena Stilinski! - Esclamò, ignorando l'occhiataccia di Stiles che nel frattempo aveva ripreso faticosamente a respirare -  Scott e Kira se la potranno anche bere, ma io non ci credo che non é successo niente tra te e il Sourwolf! -
-Beh, fai molto male a non credermi, anzi, ti dirò, sono molto offeso! Dovresti essere mia amica, la mia migliore amica, dovresti credermi sempre e comun... -
-Stiles, io ero lì quando Hale ha chiesto a Finstock aiuto per il caso di Katie. - lo interruppe Lydia, rivolgendogli uno sguardo penetrante che fece mettere sull'attenti Stiles – E vuoi sapere che cosa ha risposto quando Finstock gli ha chiesto come mai avesse tanto a cuore questo singolo caso? -
Stiles scosse la testa; lo sguardo di Lydia si fece troppo penetrante.
-Ha detto che aveva promesso a una persona importante che avrebbe fatto tutto il possibile per guarirla. -
Un fenomeno strano si manifestò nella mente di Stiles: per interminabili secondi fu come se un'esplosione di campane che suonano a festa risuonasse nella sua testa in un coro di si riferiva a te! Intendeva te! Sei una persona importante per lui!
L'espressione spazientita di Lydia lo riportò alla realtà, proprio mentre la mente malata, davvero malata, di Stiles si stava figurando il proprio corpo tra le braccia di Derek, le bocche rigorosamente attaccate in un bacio da film, di quelli che sembrano durare degli anni.
-Ovviamente si riferiva alla madre di Katie. - replicò Stiles, con una faccia impassibile degna del premio Oscar.
Lydia lo colpì con tutta la sua forza con un libro in testa, strappandogli un grido di dolore.
-Smettila di mentirmi! Sei sempre stato un ottimo attore, ma te l'ho detto, io non sono Scott, con me non attacca! -
Stiles si massaggiò la testa, guardandola con una faccia risentita e meditabonda insieme, il labbro inferiore incastrato tra i denti, come se stesse per prendere una decisione importantissima.
-Okay. - mormorò infine, gettando un'occhiata nei dintorni. La biblioteca era deserta fatta eccezione per lui e Lydia.
Puntò lo sguardo in quello della ragazza, la cui espressione era il ritratto della curiosità. Per un istante gli ricordò Katie,facendogli scappare un sorriso.
-Se ti dico una cosa, prometti di non dirla a nessuno? Neanche a Scott e a Kira. Soprattutto a Scott, non voglio che mi giudichi. -
Lydia annuì e nonostante l'aria pettegola di poco prima a Stiles sembrò eccezionalmente sincera.
-Sai che ti devo un favore dai tempi del college, Stilinski. Non tradirei mai la tua fiducia. - promise Lydia e Stiles annuì, capendo a che cosa l'amica si riferisse senza bisogno che nessuno dei due lo esplicitasse.
-Non é vero che non é successo niente con Derek Hale.-  bisbigliò Stiles, abbassando lo sguardo e lasciando che un grazioso rossore gli invadesse le guance – E' successo tanto, davvero tanto con Derek Hale. Tipo tanto tanto sesso. Sesso da favola, per intenderci.-
Lydia spalancò gli occhioni chiari e la bocca, ma prima che potesse dire anche una sola sillaba, Stiles le tappò di slancio la bocca con entrambe le mani, gettandole uno sguardo implorante.
-Non dire niente! Ti prego non dire niente! -
-Mh mh! - esclamò Lydia, cercando di esprimere con abbastanza veemenza i suoi sentimenti con il solo uso dei occhi.
-Si, lo so Lydia! E' un bel casino! Non c'è bisogno che tu lo dica!-  la rimbrottò Stiles nervosamente, senza spostare le mani dalla bocca della ragazza.
Lydia gli rivolse uno sguardo incazzato e Stiles sbuffò.
-Beh, anche se non lo dici lo capisco dal tuo sguardo! -
Stiles poi sospirò affranto, facendo scivolare lentamente le mani dalla bocca di Lydia al proprio grembo.
-Perché queste cose succedono solo a me Lydia? Perché sono l'essere più sfigato di questa terra? - mormorò e nessuno, percependo il suo tono amaro, avrebbe potuto dubitare che non si riferisse unicamente a Derek Hale.
Perlomeno, Lydia lo capì, perché il suo sguardo si addolcì, mentre faceva intrecciare una mano con quella di Stiles e appoggiava delicatamente la testa sulla sua spalla.
-Le cose più brutte succedono alle persone più belle, Stiles. Purtroppo, é così che funziona. -
Stiles sospirò, appoggiando la testa a quella di Lydia.
-Sai quale é il dramma? Che anche se potrebbe rovinarmi la carriera, anche se tutto ciò é potenzialmente pericoloso e autodistruttivo, non riesco a considerare Derek una cosa brutta. - sussurrò, sorridendo al ricordo di Derek che gli chiedeva, tra mille giri di parole, di uscire di nuovo con lui.
Doveva capirlo quando si era svegliato tra le sue braccia e con le gambe intrecciate che Derek gli avrebbe portato guai...
Lydia ridacchiò leggermente, facendo vibrare la spalla di Stiles a cui era appoggiata.
-Beh, mi sembra ovvio che sei cotto di lui. E che lui é cotto di te. Deve essere stata proprio una scopata pazzesca se siete già pazzi l'uno dell'altro... -
-Lydia! - esclamò Stiles con voce acuta, ma il suo tono scandalizzato ebbe come unico effetto quello di far ridere a crepapelle Lydia.
-Ora si che mi é chiaro perché oggi a pranzo volevi uccidere me e Kira! -
-Volevo uccidere te e Kira perché siete due pervertite! E nel caso di Kira pure adultere! -
-No, volevi uccidere me e Kira perché eravamo pervertite con il tuo dottor Sourwolf! - lo contraddisse Lydia, ridacchiando.
Stiles roteò gli occhi, odiandosi per essere arrossito.
-Puttana. - sibilò, guadagnandosi un sorriso storto da parte di Lydia.
-Puttana che se la fa con il capo, come la mettiamo? -
-Io non me la faccio con il capo! Non sempre almeno. - aggiunse all'occhiata scettica di Lydia, poi sbuffò – Gesù, sei peggio di Katie, e lei almeno é una ragazzina di quindici anni la cui morbosa curiosità é perlomeno giustificata dal fatto che il suo unico interesse sia la ginnastica ritmica mentre tu... - Stiles si interruppe, gli occhi spalancati e illuminati da una strana scintilla, come se fosse stato colto da un'improvvisa rivelazione. Lydia, che rideva appoggiata a lui, non fece caso all'espressione di Stiles.
-Io cosa, Stilinski? -
-Katie! - esclamò Stiles, alzandosi in piedi tanto repentinamente da rischiare di far dare a Lydia una testata per terra.
-Ma sei scemo!? - strepitò la ragazza, ma Stiles era troppo su di giri per ascoltarla.
-Ma certo! Perché non ci abbiamo pensato prima?! - Stiles gesticolava e farneticava quasi, mentre faceva avanti e indietro sotto lo sguardo perplesso di Lydia.
-Stiles, che hai? -
-Lydia! Sai perché Katie é stata ricoverata in ospedale, in principio? -domandò Stiles, con sguardo esaltato, quasi folle.
Lydia lo guardò perplessa, ancora seduta scomposta sul pavimento.
-Beh, é caduta, no? E'  caduta durante un saggio di ginnastica ritmica. -
Gli occhi di Stiles si illuminarono.
-Esatto. E cosa comporta una caduta? -
Lydia si portò una mano sotto al mento, pensierosa.
-Beh, fratture, traumi, ematomi e in casi più rari un...-
Gli occhi di Lydia si spalancarono e Stiles produsse un largo sorriso, capendo che la ragazza era giunta alla sua stessa conclusione.
-... un aneurisma! - terminarono insieme.

 

-Dottor Hale! Dottor Hale aspetti! -
Lydia e Stiles riuscirono a infilarsi nell'ascensore giusto in tempo prima che le porte si richiudessero, sotto lo sguardo scioccato di Derek e di altri medici presenti nell'ascensore.
-Martin, Stilinski, cosa...? -
-Abbiamo capito cosa ha Katie! - esclamarono in coro, senza dare il tempo a Derek di dire niente.
Il medico li guardò sorpreso, alternando lo sguardo tra Stiles e Lydia, poi gettò una rapida occhiata intorno.
-Sentite, perché non ne andiamo a parlare in un posto più... -
-Crediamo abbia un aneurisma! - lo interruppe Lydia, impaziente.
Derek inarcò le sopracciglia, chiaramente scettico.
-E su che basi faresti questa diagnosi, dottoressa Martin? -
-In rari casi le cadute possono provocare danni ai vasi sanguigni, con conseguente assottigliamento delle arterie e formazione di aneurismi! Inoltre spiegherebbe perfettamente il motivo degli attacchi epilettici di Katie! - le venne in soccorso Stiles, parlando velocemente e in tono agitato. Aveva una mano affondata nella tasca del camice e Derek intuì che doveva avere le dita incrociate, in un rito scaramantico che aveva come obiettivo finale quello di guarire Katie.
 Improvvisamente Derek provò un sentimento nei confronti di Stiles che se non lo era proprio ci si avvicinava molto, alla tenerezza.
-Stiles – cominciò Derek, cercando di essere paziente – Le probabilità che una caduta provochi un aneurisma sono una su un milione... -
-E allora Katie é una su un milione! - ribatté Stiles, con sguardo cocciuto e infuocato.
Lydia lo guardò ammirata, mentre Derek assottigliava pericolosamente le labbra.
-D'altronde é già speciale nel bene, perché non dovrebbe essere speciale anche nel male? - continuò Stiles, testardo, anche se il suo sguardo, fisso in quello di Derek, era tutt'altro che deciso.
Era supplichevole.
Supplicava:  ascoltami, fidati,credimi.
Derek lo fissò duramente, ma la sua volontà stava già cominciando a vacillare sotto lo sguardo color miele e ardente dell'altro.
-Dottoressa Martin, chiama Finstock e fatti prenotare una tac, dopodiché vai a parlare con la mamma di Katie. Dille che crediamo che Katie abbia un aneurisma cerebrale. - disse Derek, senza staccare gli occhi da Stiles.
Lydia e Stiles si lanciarono un'occhiata sbalordita e vittoriosa mentre Derek sbuffava e superava i due specializzandi con una spallata, per poter scendere dall'ascensore.
-Avanti, andiamo vedere se Katie é speciale anche nel male. -

 


-Allora? Hai visto niente? Non c'è niente? Sei sicuro che non ci sia niente? -
-Stiles. - sibilò Derek, che cercava di ignorare da ben dieci minuti la presenza invadente della testa di Stiles che si sporgeva oltre la sua spalla nel tentativo di leggere le lastre – Stai zitto o giuro che ti estrometto dal caso! -
-Scusami.-  sussurrò Stiles, anche se non c'era davvero pentimento nella sua voce – E' che sono molto nervoso. Voglio che Katie stia meglio, lo sai,no? -
Derek sospirò.
-Lo so. - si limitò a dire, prima di riprendere ad osservare le lastre.
A un certo punto Derek sorrise, indicando con il dito un punto del cervello di Katie.
-Vedi quello che vedo io, Stilinski? -
Si voltò verso Stiles e si ritrovò a provare uno strano orgoglio quando notò che lo specializzando aveva la sua stessa identica espressione trionfante, segno che aveva visto esattamente quello che aveva visto lui.
-C'è un aneurisma, dottor Hale. -
Derek ampliò il sorriso, tornando a osservare con estrema soddisfazione la lastra di Katie.
-Puoi dirlo forte Stiles. C'è proprio un aneurisma.-
Stiles sorrise, cercando di contenere la commozione che sentiva pizzicargli gli occhi.
-Quindi Katie guarirà? -
Derek si voltò di nuovo a guardarlo, rivolgendogli uno sguardo intenso. A Stiles sembrò che per un istante avesse indugiato sulle sue labbra, ma si convinse che era solo la sua stupida fantasia perversa.
-Te l'ho promesso.- borbottò l'uomo, quasi scorbutico e scocciato.
Stiles,per tutta risposta, gli rivolse il sorriso più caloroso e bello che Derek Hale avesse mai ricevuto in tutta la sua vita.
-Grazie.-

 

Non appena Stiles e Derek uscirono dalla sala adibita alla tac, trovarono Lydia ad aspettarli, trepidante e quasi elettrica.
Derek alzò gli occhi al cielo, mentre prendeva a camminare con Lydia e Stiles alle calcagna.
-Beh, a quanto pare voi due avevate ragione. Non so se si sia trattato di fortuna o bravura, ma avevate ragione.-
Lydia scoppiò in un sorriso esaltato, voltandosi di scatto verso Stiles.
-Ha un aneurisma? -
Stiles annuì , con un sorriso se possibile ancora più grande.
-Bene, Martin vai a prenotare una sala operatoria per stasera, opererò Katie immediatamente. Stilinski tu vai a fare rapporto a Finstock.- snocciolò Derek, continuando a camminare.
Stiles annuì, già pronto ad andarsene, ma Lydia non sembrava soddisfatta.
-Ma uno di noi potrà assisterla in sala operatoria, no? Ha detto così a Finstock! -
-Si. Stiles, ti laverai tu. - li liquidò Derek, senza tante cerimonie e senza nemmeno voltarsi. Lydia si bloccò e Stiles aprì la bocca per protestare, ma Derek li aveva già seminati con passo altero.
Lydia era bloccata in mezzo al corridoio e anche se dava le spalle a Stiles, il ragazzo non dovette usare molta fantasia per immaginare la sua faccia incazzata.
-Lydia. - sussurrò, mortificato, allungando titubante una mano.
-non toccarmi! - esclamò Lydia, cominciando ad allontanarsi a grandi passi.
-Lydia! - esclamò Stiles esasperato, trotterellandole dietro.
-Lydia ti prego, parlami! Non é stata colpa mia, lo sai! Posso provare a parlarci, a chiedergli di prendere te invece che me... -
Lydia si voltò di scatto, i pugni serrati lungo i fianchi e in volto un'espressione che non era affatto da Lydia, perché Lydia non l'aveva mai guardato con odio.
-Non servirebbe a niente! Lui non prenderebbe mai me al tuo posto! -
-Ma se gli parlassi... - insistette Stiles, cocciuto, ma Lydia lo incenerì con uno sguardo di fuoco.
-Stiles, lo vuoi capire o no?! Non sceglierebbe me perché io non ci sono andata a letto! - esclamò, spalancando gli occhi.
Stiles si ammutolì di un colpo, con un'espressione talmente ferita che Lydia per un istante si sentì la persona più cattiva del mondo.
Quando Stiles, con un piccolo “bene” detto a mezza voce la superò di fretta e furia, Lydia pensò che forse lo era, la persona più cattiva del mondo.

 

 

-E così ho un aneurisma? - domandò Katie con un filo di voce, le palpebre pesanti per la stanchezza.
Stiles le sorrise intenerito, pensando che Katie intubata e imbacuccata in una vestaglietta troppo larga per lei sembrava ancora più piccola di quel che era.
-E questa era la cattiva notizia. La buona notizia é che il dottor Hale ti opererà questa sera stessa e starai benissimo.-
Katie sorrise debolmente.
-Spero che con te nella stessa sala operatoria non si distragga troppo... sai, vorrei vivere.-
Stiles storse il naso, vagamente divertito.
-Stare con me ti fa male Katie, prima non lo usavi tutto questo sarcasmo! - osservò, facendola ridere leggermente. 
-Stiles... - sussurrò poi tornando seria – Grazie. Di tutto. -
Stiles ricambiò il sorriso, poi si chinò a baciarle una guancia.
-Ci si vede tra poco, campionessa. - le bisbigliò all'orecchio, affettuoso.

 


Stiles non si era mai lavato prima per assistere a un intervento, un intervento vero!, di chirurgia.
Farlo fu un'esperienza unica e nonostante fosse ancora amareggiato per la discussione con Lydia, non poteva negare di sentirsi emozionato.
-Pronto Stilinski? -
Stiles voltò appena la testa, osservando Derek prendere posto nel lavandino affianco al suo per lavarsi. Stiles osservò per lunghi istanti le braccia muscolose di Derek bagnarsi di piccole e trasparenti goccioline d'acqua, la fronte aggrottata.
-Mi hai scelto perché sono venuto a letto con te? - mormorò, senza nemmeno cercare di nascondere la delusione.
Derek si voltò di scatto a guardarlo, ma Stiles rifuggiva il suo sguardo. In realtà aveva un'insana voglia di piangere.
Per tutta la vita, aveva sognato di diventare medico e fin lì ce l'aveva fatta unicamente con le sue forze. Sapere che d'ora in poi avrebbe avuto un trattamento di favore solo perché aveva aperto le gambe a Derek, gli faceva venire da vomitare.
-Perché pensi questo? - domandò Derek, in tono apparentemente calmo.
Stiles fece una smorfia.
-Perché si. Perché ti ho fatto divertire ieri notte  e immagino che questo sia il tuo modo di ringraziarmi. - Stiles alzò di scatto lo sguardo su di lui, improvvisamente infuriato – Beh, lasciami dire Derek che fa schifo! Fa schifo come ringraziamento! Sarebbe stato meno umiliante trovare dei soldi al tuo posto al mattino, piuttosto che essere scelto al posto di Lydia! -
Lo sguardo di Derek era incazzato anche il doppio di quello di Stiles.
-Come fai ad essere così intelligente eppure così idiota? - domandò a denti stretti e Stiles non rispose, perché persino lui ci arrivava a comprendere che era una domanda retorica.
-Non mi é mai passato nemmeno per l'anticamera dal cervello di umiliarti, Stiles, in nessun modo. Dio Stiles, ho fatto la conversazione più  assurda della mia vita davanti a una ragazzina solo per cercare di uscire di nuovo con te! Secondo te questo é il comportamento di una persona a cui importa solo una scopata? -
-Non capisco. - ammise Stiles, sentendosi un po' idiota e allo stesso tempo tutto caldo e fluttuante. In testa, sentiva ancora quelle stupide campane che suonano a festa – Allora perché hai scelto me? -
Derek gli rivolse uno sguardo penetrante.
-Perché al contrario di quello che la dottoressa Martin sembra pensare e, cosa ancora più grave, al contrario  di quello che tu sembri  pensare, tu ti meritavi questo intervento più di lei. E perché sei bravo, molto bravo. -
Stiles lo fissò sbalordito mentre Derek, soddisfatto, ricominciava a lavarsi con assoluta tranquillità.
-E beh, poi perché mi piace il tuo culo ovviamente.-  aggiunse con noncuranza,dopo un po', senza guardarlo.
E Stiles non poté proprio trattenere una piccola risata.

 

 

Stiles non si era mai drogato.
Una volta, Isaac Lahey, un compagno di liceo, gli aveva offerto una semplice canna e Stiles per poco non collassava nei bagni della scuola.
Da quel momento aveva sempre preferito sballarsi con la tequila anche se, come diceva Danny, il suo non era un amore molto ricambiato.
Non si era mai drogato, ma immaginava che dovesse essere un'esperienza esaltante, no? Insomma, sapeva che faceva male e tutto il resto, ma da ciò che sentiva in giro pareva che ci sentisse invincibili per i primi cinque minuti, pareva di essere Dio. Forse erano solo cazzate, non lo sapeva, ma a lui piaceva pensarla così.
Per Stiles assistere all'intervento di Derek, fu come drogarsi, fu come essere Dio, anche solo per qualche ora.
Derek era così preciso nei movimenti, così attento, così veloce, così pulito.
Era un fenomeno raro e misterioso osservarlo operare Katie.
Stiles si era davvero sentito invincibile, anche se non era lui quello con il bisturi in mano.
Guardava Derek operare con la fronte aggrottata, lo sentiva parlargli con voce bassa e leggermente roca per spiegargli i vari passaggi e tutto quello che riusciva a pensare era: formidabile.
Tutto, tutto questo, era formidabile.

 

-E' stato formidabile. -
Derek, che si stava togliendo la cuffia dalla testa, si girò verso Stiles, che era appena entrato nella saletta adiacente alla sala operatoria. 
Derek gli rivolse un sorriso storto, mentre sembrava voler bruciare con lo sguardo Stiles, che si stava facendo sempre più vicino.
Era carino Stiles, era carino con la cuffia blu in testa e quel sorriso sincero, tutto labbra carnose, luminoso come Derek non era abituato a vedere.
-E' stato davvero formidabile, l'esperienza più bella di tutta la mia vita. -continuò Stiles, gli occhi accesi di un genuino entusiasmo, mentre continuava ad avanzare verso Derek.
L'uomo lasciò perdere la cuffia e si appoggiò con la schiena al lavabo, lo sguardo leggermente divertito e le braccia incrociate sul petto.
-Formidabile, eh? Cosa é formidabile di preciso? -
-Tutto. - sussurrò Stiles, continuando ad avvicinarsi. Derek cominciava a chiedersi se non fosse già troppo vicino. Aveva faticato a controllarsi per tutto l'intervento con la calda presenza di Stiles proprio a portata di braccio ma aveva resistito, perché il ragazzino aveva ragione, non era professionale un rapporto di quel genere tra uno specializzando e uno strutturato.
Però non doveva venire così vicino, no non doveva...
-E' stato formidabile il modo in cui hai fatta la prima incisione sul cranio, formidabile il ritmo del cuore di Katie regolare per tutto l'intervento, formidabile il modo in cui le hai salvato la vita... formidabile... - Stiles deglutì mentre faceva aderire totalmente il proprio corpo con quello di Derek, che lo guardava con occhi appannati.
-Tu sei formidabile. - sussurrò, prima di alzarsi in punta di piedi e catturare le labbra di Derek in un bacio delicato, in uno sfiorarsi di labbra.
Lentamente Derek sciolse la postura rigida delle braccia e le portò a circondare Stiles, posando delicatamente le mani sulla base della schiena del ragazzo.
Le mani che la notte prima lo avevano reclamato con passione, ora erano leggere, lo sfioravano appena e Stiles, Stiles le amava quelle mani, così come aveva amato a prima vista le sue sopracciglia.
Stiles aveva una folle paura che prima o poi sarebbe arrivato ad amare tutto di Derek, ed era semplicemente assurdo, perché si erano appena conosciuti e non sapevano niente l'uno dell'altro e tutto ciò che li accomunava era una bella scopata da ubriachi, eppure...
Eppure Stiles pensava di amare già anche le labbra di Derek, e i suoi baci e le sue dita che leggere gli sfilavano la cuffia per potergli accarezzare i capelli e lo sguardo intenso che gli lanciava non appena si separavano qualche istante per riprendere fiato.
Derek era completamente addossato al lavandino e Stiles era addossato completamente addosso a lui, una mano di Derek tra i capelli castani e scombinati e l'altra posata nell'incavo della schiena, calda e rassicurante.
Quando Stiles tirò appena indietro la testa, interrompendo il bacio, gli occhi di Derek brillavano, di una luce quasi dolce che Stiles non credeva potesse apparire negli occhi dell'altro.
-Questo non significa che voglia uscire con te o che non pensi più che una relazione tra noi sia assolutamente impossibile, ovviamente. - soffiò, senza fiato.
Derek sorrise sghembo.
-Ovviamente. - mormorò, strofinando delicatamente il proprio naso con quello piccolo e all'insù di Stiles.
-Davvero, io in realtà ti disprezzo. -boccheggiò Stiles, cercando di essere convincente.
Derek ridacchiò sommessamente, mentre gli baciava una guancia.
-Come no. Lo vedo. Lo sento. - sussurrò, premendo il proprio bacino contro quello di Stiles.
Stiles emise un respiro spezzato, rivoltando la testa all'indietro in una posa tanto sensuale che richiamò immediatamente alla mente di Derek ricordi legati alla sera precedente.
-Che ci faccio io con te? Sei uno specializzando e sei così... piccolo.- mormorò Derek scuotendo la testa, ma non sembrava arrabbiato con Stiles o amareggiato, il suo tono in realtà era stato sorprendentemente tenero.
-Dovremmo smettere di fare... di fare così. - dichiarò Stiles, cercando di assumere un'aria severa anche se si sentiva il viso schifosamente accaldato ed era ancora appiccicato per buona misura a Derek.
Derek inarcò un sopracciglio, divertito.
-Così come? -
-Così... così! - esclamò Stiles nervoso, gesticolando per indicare se stesso e Derek, abbracciati in maniera inequivocabile.
Derek rise, mentre Stiles lo guardò male, le guance rosse.
-Guarda che mi sei saltato addosso tu, Stiles! -
-Beh, non mi sembra che tu abbia fatto questa gran resistenza! - ribatté Stiles stizzito.
-Non l'ho fatta, infatti. Per niente. - confermò Derek, tranquillo.
Stiles scosse la testa, cercando disperatamente di nascondere uno stupido sorriso involontario a Derek.
-Non succederà più. - disse deciso, staccandosi definitivamente da Derek e facendo un passo indietro.
-No, non credo. - replicò Derek tranquillo, con un sorriso sornione.
Stiles gli lanciò un'occhiataccia, ma non doveva essere molto credibile, dato che continuava a sorridere come un completo idiota da quando Derek aveva implicitamente ammesso che aveva desiderato quel bacio contro lui.
-Invece si. -
Si avviò con passi decisi alla porta, sotto lo sguardo caldo di Derek. Quando aveva già una mano sulla maniglia, si voltò verso Derek, scoccandogli uno di quei sorrisi tutti caldi che destabilizzavano l'uomo.
-Ci vediamo Derek. - sussurrò, sgattaiolando poi via senza lasciargli il tempo di dire niente.
Derek sospirò, ancora appoggiato al lavandino. Si tolse con un movimento brusco la cuffia dalla testa, scaraventandola per terra quasi con rabbia.
-Ci vediamo, Stiles.-

 

 

Quando Stiles entrò nello spogliatoio degli specializzandi, fu accolto da una folla rumorosa, che gli chiedeva, elettrizzata, come fosse stato assistere all'intervento di Derek Hale.
Ovviamente Scott e Kira erano i più curiosi, mentre Lydia si limitava a cambiarsi in silenzio.
Stiles parlava con gli altri ma continuava a guardare Lydia e finalmente Kira se ne accorse.
Fece un sorriso incoraggiante a Stiles, poi con estrema pazienza cominciò a trascinare via Scott che continuava ancora a strepitare: “ E il bisturi? Che tipo di bisturi ha usato Stiles?!”
Quando Stiles e Lydia rimasero soli, la ragazza finalmente sollevò lo sguardo sull'amico, che lo ricambiò con volto inespressivo.
-Ho visto l'intervento. - esordì Lydia, impacciata, tormentandosi le mani – E' stato un bel intervento. -
-Già.- concordò Stiles, per nulla disposto a rendere a Lydia le cose più facili, anche se internamente era più divertito dall'insolito nervosismo di Lydia che ancora incazzato con lei.
Lydia sbuffò, esasperata.
-Stilinski piantala! Non mi metterò a supplicare il tuo perdono! Mi dispiace, ok? Sono stata stronza, meschina e cattiva e mi dispiace, va bene? -
Stiles finse di rifletterci su, poi sorrise.
-Si, forse potrei perdonarti. -
Lydia alzò gli occhi al cielo.
-Ma per favore Stiles! Io sono la tua unica amica decente! Hai bisogno di me! -
Stiles rise, evitando di dire a Lydia che l'aveva perdonata già al “ho visto l'intervento”.

 


-Stilinski! -
Stiles, che stava uscendo dall'ospedale, si bloccò al richiamo di Finstock, voltandosi verso di lui.
Stiles deglutì nervosamente: Finstock incedeva verso di lui con la stessa grazia di una carica di ippopotami e non pareva molto contento; il fischietto sul suo petto baluginava sinistro.
-Stilinski – ansimò Finstock, fermandosi a un centimetro dal volto dell'altro – Ho sentito che hai rianimato Katie Bishop anche se il dottor Hale ti aveva detto di non fare niente senza di lui, é esatto? - sibilò, minaccioso.
-Sissignore, ma l'ho fatto perché... -
-Taci, Stilinski! Ed é vero hai inseguito il dottor Hale in ascensore schiamazzando insieme alla tua amica Rossa su un presunto aneurisma?! -
Stiles chiuse gli occhi, rassegnandosi a un inevitabile sbudellamento.
-Si, signore... -
Quando dopo venti secondi Stiles realizzò di essere ancora miracolosamente vivo, si azzardò ad aprire un occhio, con cautela.
Finstock lo stava squadrando con il solito cipiglio di sempre, le braccia incrociate al petto, ma era solo un'allucinazione di Stiles oppure davvero quella strana smorfia intorno alla bocca significava che stesse tipo sorridendo?!
-Bel lavoro Stilinski. Forse potresti non essere così inutile come pensavo. -
Stiles scoppiò in un sorriso che era il ritratto della felicità.
-Oh signore, non sa per me cosa significhi il fatto che lei creda in me e...-
Il suono assordante del fischietto lo portò ad ammutolire di colpo.
-Non allargarti Stilinski! Penso ancora che tu sia fastidioso e logorroico! E ora sparisci di qui, prima che cambi idea ti prendi a calci in culo!-
Stiles varcò la soglia dell'ospedale con un gran sorriso, sorriso che si ampliò quando udì Bobby Finstock borbottare : “ dannato novellino”.

 

 


-Sai é stata una giornata molto intensa per essere il primo giorno di lavoro. Ho fatto amicizia con una ragazzina, Katie. Aveva un aneurisma, ma l'ho salvata. Beh,  non ho fatto tutto da solo in realtà. Hai presente il dottore di cui ti parlavo prima? Il dottor Sourwolf? Beh lui... é stato formidabile. Davvero, non ci sono altre parole. E' formidabile, un dottore formidabile. -
Stiles finalmente tacque, dopo un'ora passata a parlare a macchinetta, senza interruzioni.
Seduta sulla piccola poltrona davanti alla sua, la bella signora dagli occhi mielati e i capelli castani sorrideva gentile e paziente, forse solo un poco perplessa, come se fosse difficile per lei stare dietro al flusso di parole di Stiles.
-Scusa caro, sono sicura che me l'hai già detto, ma proprio non mi ricordo. Chi sei? Sei un medico dell'istituto? -
Stiles forzò fino all'inverosimile il suo sorriso, riuscendo a non farlo vacillare neanche un istante.
-No. Non sono un medico del tuo istituto, però si, sono un medico. Sono Stiles, sono tuo figlio, mamma, ricordi? -
Claudia Stilinski spalancò gli occhi, vagamente sorpresa.
-Stiles? - ripeté, con la sua voce dolce e amabile, sempre gentile.
Stiles annuì, il sorriso che iniziava a dolergli.
La cosa più devastante in quelle visite settimanali era il dover sorridere per tutto il dannato orario di visita.
-Si mamma. - confermò in tono paziente, sporgendosi per prenderle una mano. Claudia si lasciò toccare anche se sembrava leggermente diffidente. Comunque, Stiles continuò a sorridere – Sono tuo figlio,Stiles, ricordi? -
Claudia per un attimo sembrò ricordare davvero: le sue labbra tremarono per formare un sorriso, ma all'ultimo assunse un'aria terrorizzata.
-John? Dove é John? Credo... credo sia mio marito... - aggiunse, in tono confuso.
Stiles annuì', accarezzandole rassicurante una mano.
-Esatto, mamma. John Stilinski é tuo marito e io sono vostro figlio. Papà ti saluta tanto sai? Vorrebbe venire a trovarti più spesso, ma... - ma non ce la fa a vederti così -... lavora tanto, sai.-
Claudia annuì automaticamente, anche se logicamente non poteva saperlo, o meglio non poteva ricordarselo.
D'un tratto ritrasse la mano da quella di Stiles, guardandolo confusa.
-Scusa, ma tu chi sei, caro? -
Stiles continuò a sorridere, gli occhi leggermente lucidi, anche quando si ritrovò a spiegare a sua madre chi lui fosse per la quinta volta.

 

 

ANGOLINO


Ciao!
Ecco qui il terzo capitolo!
Scusate ma sono stanca morta, per cui non sto a dilungarmi troppo. L'ho riletto una volta ma temo mi siano sfuggiti degli errori, nel caso non esitate a segnalarmeli!
Grazie a tutti coloro che seguono la storia, cercherò di aggiornare presto anche “Complicated”!
Un bacione,
Fede <3

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Capitolo 5
*** 4. Questione di fiducia ***


Capitolo quarto

Questione di fiducia

 

Derek, ancora intontito dall'orgasmo, rotolò pesantemente giù dal corpo dell'altro, atterrando di schiena affianco a lui.
Stiles cercava di riprendere fiato, la bocca spalancata e gli occhi puntati al soffitto.
-Questa é l'ultima volta! -
Una risata soffocata.
-Lo dici ogni volta, Stiles. - mormorò Derek, in un tono tra il divertito e il rassegnato.
Stiles sorrise con un angolo della bocca, girandosi con la stessa grazia di una foca moribonda e avvinghiandosi a Derek con le braccia e le gambe.
-Questa é l'ultima davvero. - mormorò placido anche se, dopo due mesi, non ci credeva nemmeno lui.
Derek sbuffò un mezzo sorriso mentre faceva passare un braccio intorno alle spalle di Stiles.
-Se crederlo ti fa sentire meglio, fa pure. - lo prese in giro, rivolgendogli un ghigno stronzo e, purtroppo per Stiles, maledettamente sexy.
-Ti odio - borbottò Stiles nascondendo il volto contro il petto nudo di Derek, che alzò gli occhi al cielo – Davvero, mi chiedo perché continuo a venire a letto con te – continuò Stiles in tono lamentoso, parlando contro la pelle dell'altro – Non parli, sei scorbutico, antipatico, con un pessimo carattere e mi tratti pure male. E' una sorta di masochismo? Oh mio Dio – esclamò sollevando di scatto il viso, orripilato – Non dirmi che sono come quelle donne che scelgono uomini stronzi e poi si lamentano del fatto che i loro uomini siano stronzi! -
-Credi che anche il mio ostinarmi a venire a letto con te anche se sei logorroico e fastidioso sia da attribuire a una forma di masochismo? - domandò Derek ironico, passandosi una mano sul volto e appoggiandosi meglio ai cuscini, portandosi dietro anche il corpo di Stiles adagiato sul suo.
Stiles lo guardò male, gonfiando le guance.
-Se questo era un tentativo di fare il simpatico, non é riuscito per niente! -
-Non voglio fare il simpatico. - mugugnò Derek da dietro la sua mano, mentre Stiles alzava gli occhi al cielo – E poi io non ti tratto male. -continuò, quasi distrattamente.
Stiles inarcò le sopracciglia, riappigionandosi lentamente al petto di Derek, le braccia spalmante sul suo petto e il mento puntellato sulle mani intrecciate.
-Permettimi di dissentire. In ospedale mi ignori, non mi guardi quasi e se mi parli é solo per abbaiarmi contro. Mi chiami solo per scopare e anche in questi momenti in cui dovremmo essere un tutt'uno e disgustosamente intimi l'uno con l'altro,mi parli a stento e quando dopo magari ti chiedo di parlarmi un po' di te, tu ti chiudi e ti incupisci. Mi tieni sempre distante. - elencò Stiles, lo sguardo fisso sulle proprie dita.
Derek si scoprì la faccia e gli lanciò un'occhiata.
-Non ti tengo distante. - mormorò, ma parlò talmente piano che a Stiles venne comodo far finta di non aver sentito.
-Non importa comunque! - esclamò infatti, rivolgendogli un sorriso troppo largo e troppo allegro per risultare sincero – Va bene così, non siamo fidanzati o altro, non siamo Kira e Scott, grazie a Dio! -
Derek non rispose niente, dirottando lo sguardo su una fotografia di Stiles, Scott e Lydia che il ragazzo aveva appeso alla parete. Intanto le sue dita rilasciavano distrattamente lievi carezze sulla schiena di Stiles e il ragazzo socchiuse un po' gli occhi, godendosi quei tocchi.
-Possiamo, se vuoi. - sbottò improvvisamente Derek circa dieci minuti dopo, quando Stiles ormai si stava appisolando sul suo petto.
-Mh? - biascicò confuso, strofinando ad occhi chiusi il naso contro il petto dell'uomo.
Derek sbuffò e Stiles era davvero troppo fuso dai precedenti due orgasmi per coglierne l'imbarazzo, altrimenti lo avrebbe preso in giro a morte.
-Voglio dire, non é che possiamo dirlo in giro o uscire allo scoperto, ma...possiamo essere come i tuoi stupidi amici, se ti pare. -
Stiles si mise a sedere così in fretta che colpì inavvertitamente con una poderosa gomitata le costole di Derek, strappandogli un sibilo di dolore.
-Come? - bisbigliò, incerto, guardandolo da sotto le lunghe ciglia castane.
-Hai capito Stiles. - sbottò Derek, scrollandosi bruscamente di dosso una gamba di Stiles che gli era rimasta ancorata a un fianco e mettendosi seduto meglio, lo sguardo ostinatamente puntato alla parete di fronte.
Stiles rimase a fissarlo incredibilmente in silenzio, un pigro sorriso che andava a formarsi sulle labbra.
-E' il tuo modo da Sourwolf per dire che siamo una coppia? -
Derek alzò gli occhi al cielo.
-Stiles, andiamo insieme a letto da due mesi, anche se sono il tuo capo e anche se diciamo reciprocamente di non sopportarci. Secondo te chi altri lo farebbe se non una coppia? -
Stiles aggrottò la fronte, sinceramente perplesso.
-E questo invece sarebbe il tuo modo di dirmi che ci tieni a me al punto che sei disposto a mettere  rischio la tua carriera? -
Derek grugnì senza guardarlo e il sorriso di Stiles divenne così schifosamente ampio da prendere tutta la faccia.
-Oh Derek, le tue dichiarazioni d'amore fanno davvero schifo! - esclamò, su di giri e allegro come non lo era da parecchio.
-Non era una dichiarazion... - cominciò a protestare Derek, ma si interruppe con una sbuffo quando Stiles gli piombò sul petto con tutto il suo peso, abbracciandolo con la stessa leggiadria di un koala.
Okay, forse avere una relazione clandestina con il suo capo all'insaputa di tutti i suoi amici non era la cosa più romantica del mondo, ma si trattava pur sempre di Derek e Stiles aveva la frustrante sensazione che avrebbe accettato quasi qualsiasi cosa per lui.
Per questo, lo strinse ancora più forte.
-Spostati, mi pesi. - borbottò Derek in tono contrariato, ma Stiles sorrise sentendo le braccia dell'uomo andargli a circondare la schiena.
-Dormi qui stanotte? - sussurrò, sperando con tutto il cuore che gli dicesse di si. Non si fermava mai da lui la notte e Stiles presumeva tornasse a casa, anche se non c'era mai stato né Derek ne aveva mai parlato.
Quella notte però era diversa. Dannazione, Derek gli aveva detto più o meno esplicitamente che erano una coppia, non poteva fare il Sourwolf solitario proprio ora!
-Se ti va... - fu la vaga risposta di Derek, ma Stiles la trovò davvero la risposta migliore del mondo.
-Certo che mi va. - affermò con sicurezza, alzando appena il viso dal suo collo per rivolgergli un largo sorriso – Sei il mio cuscino preferito, non lo sai? -
Derek alzò gli occhi al cielo e facendo pressione con le braccia che lo stringevano lo mandò a schiantarsi più o meno delicatamente sul suo petto, la faccia premuta nell'incavo del suo collo e il corpo completamente addossato a quello dell'altro.
-Sta zitto e dormi. - ordinò Derek, stringendolo con un braccio e allungando l'altro per spegnere la luce del comodino.
Stiles sorrise e si sistemò meglio sul petto di Derek, chiudendo docilmente gli occhi.
Davvero la miglior  peggior non dichiarazione d'amore di sempre.
-Questo vuol dire che comincerai a parlarmi di te? -
Un bacio a fior di labbra, un sospiro lieve.
-Zitto e dormi, Stiles. -

 


Stiles mugugnò contrariato quando delle labbra calde e dispettose gli solleticarono una spalla, che fuoriusciva nuda dal lenzuolo.
-Ancora cinque minuti papà...- borbottò, cercando di sottrarsi a quel contatto.
Dietro di lui udì un sospiro esasperato e inconsciamente Stiles si ritrovò a sorridere, riconoscendo l'autore di quel suono.
-Alzati idiota, dobbiamo andare in ospedale. - mormorò Derek, chiudendo  delicatamente i denti sulla spalla  che prima aveva baciato, in un marchio gentile.
Stiles sorrise, ancora ad occhi chiusi e con la schiena voltata.
-Perché non prova ad usare argomenti più convincenti, dottor Hale? -
Stiles scoppiò a ridere quando si ritrovò con la schiena premuta al materasso e le gambe all'aria. Derek gli sorrise sfacciato mentre si faceva spazio tra le sue gambe e faceva aderire il petto al suo, intrecciandogli le dita nei capelli.
-L'ho sempre saputo che mi avresti portato guai, moccioso. - mormorò, mordendogli dispettoso un labbro.
Stiles ridacchiò, guardandolo con occhi pieni allegria.
-Scommetto che invece la tua vita era triste e vuota prima di incontrarmi. - affermò, con una serietà così assoluta da sembrare comica.
Derek inarcò le sopracciglia, vagamente divertito.
-Ah si, scommetti così tu? - mormorò, avventandosi giocosamente sul suo collo, solleticandogli la pelle con la barba. Stiles scoppiò a ridere, cominciando a scalciare nel tentativo di divincolarsi.
-Si, riesco benissimo a immaginarmi la tua vita prima di conoscermi! - ansimò Stiles tra le risate, mentre Derek continuava a baciarlo sul collo e su ogni porzione di pelle che riuscisse a raggiungere – Ti ci vedo a mangiare tutto solo nella tua piccola casetta di New York... -
-Stiles, avevo un attico a New York. - affermò Derek divertito, ma Stiles lo ignorò.
-... seduto al tuo triste tavolo di legno nella cucina illuminata solo da una misera candela a cenare con acqua e gallette di riso. Si, doveva essere davvero deprimente la tua vita prima di... -
Un bacio prepotente e dolce insieme interruppe il flusso inarrestabile di parole di Stiles e il ragazzo fu ben contento di tacere per rispondere con irruenza al bacio di Derek.
-Non conducevo una vita da eremita Stiles, spiacente di deluderti. - sussurrò poi Derek con un sorriso tenue, appoggiando la fronte a quella del ragazzo.
Stiles si imbronciò appena, poi sorrise luminoso, andando a circondare il collo di Derek con le braccia.
- Allora forse potresti sopperire le mie mancanze raccontandomi un po' della tua vita prima di me, non ti pare? - sussurrò, inarcandosi per baciargli la gola.
A Stiles bastò percepire l'irrigidirsi del corpo di Derek sul suo per capire di essere appena entrato in un argomento sgradito.
 -Stiles... - disse solo Derek, in un tono che sapeva di avvertimento, lo sguardo guardingo.
Stiles si affrettò a fare marcia indietro, perché l'ultima cosa che voleva fare era far scappare Derek proprio quando aveva praticamente ammesso di tenerci davvero a lui.
-Lo so, lo so. Non ti piace parlare di te, l'ho capito. - fece e, davvero, provò ad usare un tono comprensivo, ma il rancore era evidente nella sua voce, insieme al forte disappunto.
Cristo non é che pretendesse molto! Non voleva certo che Derek gli raccontasse vita, morte e miracoli di sé, voleva solo qualche informazione in più rispetto alle cospicue neurochirurgo- sexy – stronzo- irresistibile che aveva attualmente a disposizione.
Derek lo fissò per qualche attimo, poi sospirò, abbassandosi a baciargli le labbra imbronciate.
-Andiamo, non é così importante conoscere il mio passato. -
-Lo é!- ribatté prontamente Stiles, guardandolo quasi indignato – Per me lo é! -
Derek inarcò le sopracciglia, allacciato ancora al corpo seminudo di Stiles, coperto solo da qualche frammento di lenzuola e dai boxer.
-Perchè? -
Stiles lo fissò quasi esasperato.
-Derek, davvero capisco che tu non concepisca le normali regole di convivenza con il prossimo, ma si presuppone che in una coppia l'uno sappia tutto dell'altro. -
Derek alzò gli occhi al cielo, cominciando a spazientirsi.
-Certo, nei film e nei romanzi rosa. -
Stiles gonfiò le guance e Derek perse definitivamente la pazienza.
-Senti – cominciò scendendo dal suo corpo e lasciandosi ricadere seduto al suo fianco – Il solo fatto che tu mi abbia raccontato tutta la tua vita dopo tre giorni che ci frequentavamo non significa che lo debba fare anche io. E' questione di carattere, Stiles. -
Stiles lo fissò un istante, sorpreso, sentendosi anche vagamente in colpa. Derek non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto lontano fosse da conoscere tutta la vita di Stiles. Certo, era vero, Stiles gli aveva raccontato un sacco di cose su di sé, ma erano tutte cose futili, della serie ho una jeep azzurra, mi piacciono i videogiochi e  da piccolo avevo paura del buio.
 Niente cose tipo “ehi, mia madre ha l'Alzheimer, mio padre é caduto in depressione e io mi sento totalmente inutile”.
Scosse comunque la testa, mettendosi seduto dritto.
-No Derek. Non é questione di carattere. E' questione di fiducia. Ti fidi, mi parli. Non ti fidi, non mi dici niente. E' tutto qui. -mormorò tenendo lo sguardo basso sulle proprie mani che giocherellavano con il lenzuolo bianco.
Derek lo fissò intensamente, in silenzio.
-Non... non é facile per me fidarmi. - biascicò poi, dopo quella che era settembrata un'eternità.
Stiles si voltò versò di lui con un sorriso tenue ma speranzoso.
-Hai visto? Cominciamo già a fare passi avanti. Ora so una cosa di te che prima non sapevo. -
Derek lo guardò sorpreso un istante, poi non poté fare a meno di sorridere davanti all'assurda bontà che trasudava quel ragazzino.
-Vieni qui. - mormorò, afferrandogli la nuca con la mano e avvicinandolo a sé per baciargli le labbra.
Stiles sorrise sulla sua bocca, ricambiando il bacio.
-Sbaglio o dobbiamo andare in ospedale? - mugugnò poi, staccandosi per riprendere fiato.
-Mh purtroppo si. - borbottò Derek, facendolo ridere. L'uomo sorrise a sua volta, strofinandogli delicato il naso su una guancia liscia e morbida.
-Stasera ci vediamo? Possiamo addirittura vedere uno di quegli stupidi telefilm di fantascienza che ti piacciono tanto. – continuò a bassa voce ed era così smaccatamente palese il suo sporco tentativo di farsi perdonare che Stiles non riuscì a trattenere una risata.
-Sai che non rifiuto mai una salutare maratona di Doctor Who, ma stasera non posso. - ridacchiò, scostando gentilmente Derek da sé per potersi alzare dal letto. Per quanto fosse piacevole stare a poltrire con Derek, non poteva arrivare in ritardo se voleva evitare che Finstock lo accoltellasse con un bisturi.
Derek rimase in silenzio, osservando pensieroso un ignaro Stiles che stava con tranquillità prendendo dei boxer puliti dal cassetto.
-Sai é buffo - disse Derek dopo un po' e il suo tono era troppo piatto per far credere davvero che stesse dicendo qualcosa di buffo – Ogni martedì sera dici di non potermi vedere. -
Stiles si immobilizzò, chiudendo un istante gli occhi.
Se ne era accorto, alla fine.
Certo, quello che non poteva sapere era che il martedì sera fosse l'orario di visita settimanale previsto dall'istituto in cui si trovava sua madre.
-Beh, é che al martedì sera sono stanco. - buttò lì, sforzando un tono allegro.
-Davvero? - la voce di Derek era così pesantemente sarcastica che Stiles sapeva che le sue sopracciglia erano inarcate anche senza bisogno di guardarlo – Non sapevo che il martedì prevedesse un programma di specializzazione più intenso di quello degli altri giorni. -
Stiles si voltò verso di lui, con un'espressione nervoso.
-Senti Derek dove vuoi andare a parare?-
L'espressione di Derek era dura, quasi indecifrabile, ma i suoi occhi verdi erano animati da un'inequivocabile scintilla di rabbia.
-Parli tanto di fiducia,Stiles, allora dimmi che devi fare il martedì sera di così urgente. -
-Niente che ti riguardi. Cristo,non ti devo nessuna spiegazione, Derek!- scattò bruscamente Stiles sulla difensiva, mordendosi poi subito dopo il labbro, pentendosi di quanto detto.
Per un attimo gli parve di scorgere un'espressione ferita negli occhi dell'altro, ma fu solo un attimo, perché subito dopo Derek era in piedi, a radunare i suoi vestiti dal pavimento con una furia tale da renderlo momentaneamente incapace di parola.
Lo fissò sbalordito un istante prima di realizzare che, si, Derek se ne stava andando.
 -Che stai facendo? - mormorò, una buffa sensazione di panico che gli entrava veloce in circolo.
-Non lo vedi? - lo apostrofò Derek asciutto, mentre si rivestiva senza guardarlo – Me ne sto andando. -
-Derek ti prego, non fare così... rimani a colazione... - lo pregò Stiles avvicinandosi e appendendosi a un suo braccio in modo quasi capriccioso, ma Derek se lo scrollò di dosso, bruscamente.
-Dal momento che non ho nemmeno il diritto di sapere da chi cazzo si fa scopare il mio ragazzo ogni martedì sera, non ho proprio nessuna ragione per rimanere. - sibilò cattivo, a pochi centimetri dal volto dell'altro.
Stiles sbatté rapidamente le palpebre, confuso e ferito come poche altre volte in vita sua.
Perché da una parte Derek lo aveva appena definito il suo ragazzo, dall'altra gli aveva appena dato della puttana.
 Indietreggiò di qualche passo, fissando Derek come se lo vedesse davvero per la prima volta.
-Davvero pensi questo di me? - mormorò, una lenta rabbia che gli saliva in corpo.
Derek gli gettò una sguardo sprezzante, mentre finiva di abbottonarsi la camicia.
-Stiles ti ho conosciuto in un bar mentre ti scolavi tequila e cercavi di abbordarmi. Cosa dovrei pensare dal momento che sparisci un giorno alla settimana e a lavoro civetti con altri uomini? -
-Ma di che cazzo stai parlando, me lo spieghi?! - urlò Stiles, furioso.
-Lo sai di che sto parlando! - gli abbaiò Derek, gettandogli un' occhiata furiosa prima di allacciarsi nervosamente i pantaloni.
-Io so solo che sei un idiota! Io non vado a letto con altre persone, se c'è qualcuno che ha qualcosa da nascondere quello sei tu Derek, non certo io! -
Derek gli scoccò un'occhiata tra l'incredulo e il furioso.
-Ma cosa stai dicendo?! Non sono io quello che sparisce una volta alla settimana e a cui piace ubriacarsi nel bar di Danny a fine turno! -
-Allora, prima di tutto smettila di criticare il mio rapporto con la tequila, perché noi ci amiamo e tu proprio non puoi farci niente! - esclamò Stiles arrabbiato, farneticando cose senza senso che fecero ruotare gli occhi di Derek – Secondo, il solo fatto che io voglia ritagliarmi dello spazio per me non significa che vada a scopare con altri uomini! D'altro canto sei tu quello che perde l'uso della parola ogni volta che si accenna al passato! E sei sempre tu quello che non mi ha mai fatto vedere casa sua, non so nemmeno dove abiti! - Stiles scosse la testa, un sorriso triste sul volto – Ma d'altronde cosa mi stupisco a fare? Forse quelle di ieri notte erano solo cazzate, forse per te sono solo la tua piacevole scopata occasionale! Perché non provi a lasciarmi i soldi sul cuscino la prossima volta che te ne vai di qui, Derek?! -
Derek spalancò gli occhi, sinceramente meravigliato.
-Pensi davvero questo? - esclamò, rabbioso.
Stiles gli rivolse uno sguardo sarcastico.
-Che dovrei pensare? Questa notte é stata la prima in due mesi che hai passato la notte qui e ora mi stai praticamente accusando di avere non so che cavolo di tresche al lavoro! Che c'è forse sei geloso di Finstock? Pensi mi piacciano gli uomini con il fischietto? - lo investì, sarcastico e amareggiato.
Derek non gli rispose nemmeno, si limitò ad afferrare con un gesto violento la sua giacca dal pavimento e ad uscire a grandi passi dalla camera, sbattendo forte la porta.
Stiles rimase un secondo imbambolato prima di precipitarsi al suo inseguimento per le scale, nudo e furioso, una combinazione davvero pericolosa.
-Ma si, sai che ti dico?! Vattene, non me ne frega niente! -gli urlò dietro mentre molto coerentemente lo rincorreva, gli occhi animati da una strana scintilla di panico fissi sulla nuca di Derek.
-E' quello che sto facendo! - urlò di rimando Derek, continuando a scendere le scale.
-Bene! - gridò Stiles scendendo gli ultimi scalini.
-Bene! - ringhiò Derek, guardandosi intorno nel salotto incasinato di Stiles per cercare le sue cose.
Stiles lo fissò arrabbiato, fermi ai piedi delle scale, le braccia strette al petto nudo.
-Se cerchi il tuo stupido cellulare e il tuo stupido portafogli, sono sul  divano in cui hai scopato questa puttana la prima volta! -
Derek gli lanciò una singola occhiata in cagnesco prima di dirigersi verso il divano e recuperare le sue cose.
-Scusa se non ti lascio la mancia oggi. -ringhiò sarcastico Derek, infilandosi il portafogli nella tasca posteriore dei jeans.
Gli occhi di Stiles brillarono di rabbia mentre lo seguiva fino alla porta.
-Vaffanculo, stronzo! -
-Vaffanculo, idiota! -rispose Derek per le rime, spalancando la porta, Stiles proprio dietro di lui.
Quello che entrambi non si aspettavano, era di trovare Kira, Scott e Lydia davanti alla porta, tutti e tre con gli occhi enormi, Scott con la bocca spalancata e il braccio proteso verso il campanello.
Derek era furioso e con la camicia abbottonata male, Stiles era seminudo e altrettanto furioso, col il fiatone e i segni della notte precedente sul collo.
Non era una scena molto fraintendibile.
Derek degnò tutti e tre gli specializzandi di una sola occhiata furibonda, prima superarli con una spallata e dirigersi ad ampi passi verso la sua Camaro.
Scott, Kira e Lydia rimasero a fissarlo fino a che l'auto non si allontanò sgommando, poi riportarono lo sguardo su Stiles, sconvolti.
Il ragazzo si passò nervosamente una mano tra i capelli, rabbioso.
-Che c'è?! - sbottò, sentendo di odiare il mondo intero in quel momento – Non avete mai sentito due persone parlare?! -

 

 


-Mi avevi detto che c'eri andato a letto solo una volta! Cristo Stiles, sei cretino o cosa?! - esclamò Lydia furiosa, mentre seguiva un altrettanto furioso Stiles sulle scale che conducevano al piano di sopra.
Davvero, quella mattina sembrava che il destino di Stiles fosse fare avanti e indietro su quelle stupide scale.
-Che cosa?! Lui c'era già andato a letto e tu lo sapevi?! - strepitò Scott indignato, seguendo i due amici sulle scale.
Kira intanto aveva saggiamente optato per rimanere al piano di sotto a preparare il caffè, anche se onestamente non era tanto sicura che una bella dose di caffeina avrebbe giovato all'isterismo degli amici.
-Gli avevo promesso di non dirvi niente! - si difese Lydia, voltando il capo per gettare una rapida occhiata a Scott.
-Già e nel frattempo lui si rovinava la vita con il dottor Sourwolf! Bella mossa Lydia! -
-Io non mi sto rovinando affatto la vita! E smettetela di parlare di me come se io non ci fossi! - sbottò Stiles, entrando a passo di marcia nella sua stanza, tallonato dagli amici.
-Non puoi andare a letto con lui! E' uno strutturato e tu sei uno specializzando al primo anno!-  esclamò Scott, gli occhi grandi di preoccupazione mentre guardava Stiles raccattare nervosamente dei vestiti a caso dall'armadio.
-Beh, in ogni caso oggi abbiamo troncato, quindi é tutto risolto, contenti? - sbottò Stiles, cercando in ogni modo di non far tremare la propria voce.
Scott e Lydia si lanciarono un'occhiata, entrambi improvvisamente molto più calmi.
-Che é successo? - domandò piano Lydia, fissando la schiena di Stiles con occhi comprensivi.
-Se quel figlio di puttana ti ha fatto qualcosa io... - cominciò Scott in tono bellicoso, ma si interruppe a un'occhiata esasperata di Lydia.
-Sto bene! - fece Stiles, senza voltarsi verso gli altri due, la schiena curva e le mani aggrappate alle ante dell'armadio -Sto bene, solo non... non ne voglio parlare! Sto bene! - ripeté ma la sua voce si spezzò in maniera infraintedibile sul finale.
Scott e Lydia si lanciarono un'altra occhiata, incerti.
-Stiles mi dispiace, ma forse é meglio così – azzardò Lydia, in tono incerto – Voglio dire, rischiate entrambi la carriera e … - Lydia si interruppe perché la schiena di Stiles aveva cominciato a tremare in una maniera tale che ormai né lei né Scott potevano più fingere che non stesse piangendo.
-Stiles... - mormorò Scott in tono dispiaciuto, facendo un piccolo passo nella direzione dell'amico, non sapendo bene che fare.
-Per favore, potete lasciarmi solo? Solo un secondo e poi scendo. - esclamò Stiles, cercando il più possibile di controllare la voce.
Scott e Lydia si scambiarono un'ultima occhiata preoccupata, poi sospirando uscirono dalla stanza chiudendo piano la porta.

 


Theo Raken capì immediatamente che Stiles aveva qualcosa che non andava.
Finstock li aveva messi a lavorare insieme quel giorno e Theo non aveva potuto non notare lo strano comportamento di Stiles.
Aveva osservato Stiles a sufficienza da poter concludere che era uno degli specializzandi più in gamba e di sicuro anche uno dei più competitivi.
Stiles non era come la Martin, elogiata e idolatrata per la sua laurea con centodieci e lode.
Stiles era sorridente e modesto, ma ciò non toglieva che fosse bravo e,sotto sotto, terribilmente competitivo. Quel giorno però Stiles sembrava come spento, era silenzioso e inespressivo ed aveva lasciato che fosse  Theo ad occuparsi del loro paziente, il signor Carson, limitandosi a stare in disparte appoggiato alla parete.
Anche Finstock pareva alquanto sorpreso dall'atteggiamento di Stiles, abituato a vederselo saltellare con assoluta molestia da una parte all'altra.
-Esponi il caso, Raken. - si costrinse a dire con tono burbero, senza staccare gli occhi da Stiles.
Theo si schiarì la voce prima di parlare, distogliendo in fretta gli occhi azzurri da Stiles, che teneva i suoi puntati sul pavimento.
-Richard Carson, cinquantasei anni. Soffre di lieve ipertiroidismo e... -
-Lieve?! - sbottò il signor Carson dal proprio letto, tutto rosso in volto e indignato – Sono dimagrito di venti chili in un mese e tu hai il coraggio di chiamarlo lieve, testa di cazzo?! -
Theo sollevò entrambe le sopracciglia mentre dalla sedia accanto al letto la signora Carson sospirava, battendo pazientemente una mano sulla spalla ossuta del marito.
-Scusatelo, é molto nervoso. - bisbigliò in tono accondiscendente, ammiccando ai tre dottori.
-Lo vedo... - mugugnò Finstock a mezza bocca, mentre Theo nascondeva un ghigno  dietro la cartella clinica di Carson.
-Io non sono nervoso! Smettetela di dire che sono nervoso! - strillò il signor Carson, le vene del collo in pericoloso rilievo.
-Signor Carson, il suo nervosismo é solamente dovuto all'eccessiva attività della sua tiroide, così come il suo drastico dimagrimento. - spiegò Finstock, forzando un tono gentile.
Il signor Carson gli gettò un'occhiata furibonda.
-E allora faccia qualcosa pezzo di imbecille invece di stare lì a dire frasi incomprensibili! L'ha presa una dannata laurea in medicina o no?! -
Finstock strinse le labbra in una linea sottile, mentre Theo ormai si era morso spasmodicamente le labbra per non ridere.
Stiles invece versava ancora nel suo insolito stato di apatia, addossato alla parete con lo sguardo perso nel vuoto.
Nemmeno quando Finstock si voltò a guardarlo mostrò segni di vita.
-Stilinski, come procederesti per curare il signor Carson? - domandò bruscamente, ma il suo sguardo sullo specializzando era chiaramente preoccupato.
Quando Stiles diede segno di non voler rispondere, il signor Carson ricominciò a farsi sentire.
-Ecco, ci mancava pure il medico cerebroleso! - si voltò verso la moglie, furioso – Andiamocene Penny, non ho nessuna intenzione di morire per colpa di questi inetti! -
Finstock sospirò, mentre distoglieva di malavoglia lo sguardo da Stiles per posarlo su Theo, che fissava Stiles sconvolto.
Che gli succedeva? Non era mai successo che Stiles non rispondesse correttamente a una domanda di Finstock.
-Dillo tu Raken. - sbottò Bobby e Theo si riscosse.
-Procedo con la cura farmacologica per inibire l'ormone tireotropina, Signore. - rispose lo specializzando mente il signor Carson esclamava : - Oh, finalmente qualcuno l'ha capito cosa si deve fare! Forse riescono a non farmi schiattare, Penny! -

 


-Stilinski! -
Stiles si bloccò automaticamente in mezzo al corridoio, permettendo a un alquanto arrabbiato Bobby Finstock di raggiungerlo.
-Stilinski, si può sapere che diavolo stai facendo? - gli ringhiò contro, sondando irrequieto il volto stanco e apatico del ragazzo.
Stiles gli rivolse uno sguardo sinceramente perplesso, stringendosi di più le cartelle cliniche al petto.
-Vado a compilare la scheda del signor Carson mentre Theo gli somministra il farmaco, come ha detto lei. - mormorò, sinceramente confuso sul motivo per cui Finstock lo guardasse così arrabbiato.
-Stilinski tu non fai mai quello che ti dico! - sbottò Finstock, esasperato, sotto lo sguardo di uno Stiles sempre più confuso – Si può sapere che ti prende oggi?! -
Stiles scosse la testa, sinceramente perplesso – Dottore, non capisco in cosa ho sbagliato. Sto solo eseguendo... - Stiles si interruppe di colpo e Finstock si sorprese nel vederlo impallidire nel rivolgere uno sguardo quasi terrorizzato sopra alla sua spalla.
-Devo andare!- esclamò frettolosamente,voltandosi per allontanarsi velocemente.
-Stilinski! Stilinski aspetta! - lo richiamò Finstock frustrato, ma si ritrovò a imprecare tra i denti mentre osservava il lembo del camice di Stiles svoltare l'angolo.
Curioso di sapere cosa avesse turbato tanto lo specializzando, Finstock si voltò, giusto in tempo per intercettare le spalle di Derek Hale che si stavano allontanando in fretta verso la direzione opposta.
Strinse la mascella.
Ora basta.
Questa storia doveva finire.
 

 


-Dottor Hale? Ha un minuto? -
Derek, che stava parlando con un'infermiera, voltò appena la testa, incrociando lo sguardo deciso e scocciato di Bobby Finstock, che aveva una faccia ben poco rassicurante  e le braccia conserte sul petto.
-Gli somministri della morfina, andrò subito a visitarlo. - mormorò Derek congedando l'infermiera, poi si voltò del tutto verso Finstock, concedendogli la sua piena attenzione.
-Avevi bisogno Robert? - domandò asciutto, guardando perplesso il volto arrabbiato dell'altro.
-Volevo solo spiegarle una cosa, dotto Hale. - rispose Finstock, duro.
Derek inarcò un sopracciglio, spingendolo tacitamente a continuare.
Finstock prese un bel respiro prima di sbottare : - Gli specializzandi sono come dei cuccioli! -
Derek strabuzzò gli occhi.
-Cosa... -
-Gli specializzandi sono come cuccioli! - ripeté Finstock, fulminandolo con lo sguardo – Sono iperattivi e confusionari, non ti danno mai retta e sono testardi – spiegò alzando gli occhi al cielo in una smorfia disgustata – Sono cuccioli, detestabili cuccioli,  però alcuni di loro sono in gamba, alcuni di loro hanno le potenzialità per diventare grandi, se cresciuti bene e senza distrazioni – Finstock strinse gli occhi, mentre Derek era sempre più sbalordito.
-Stiles Stilinski é uno specializzando, dottor Hale, e gli specializzandi,  i miei specializzandi, sono cuccioli che non devono essere in alcun modo deviati dal loro processo di crescita. Basta poco per scombinare la mente di un cucciolo per cui bisogna stare attenti a non confonderli e a non sconvolgerli, capisce? -
Davanti alla faccia sempre più confusa di Derek, Finstock sbottò esasperato: - Santo cielo Hale, quel che voglio dire é:  stai lontano dai miei cuccioli! Stai lontano da Stiles Stilinski! -
E prima ancora che Derek potesse dire una sola parola, Finstock si era già allontanato a grandi passi dal corridoio, lasciandolo completamente sbalordito e senza parole.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!
Lo so, avevo detto che avrei aggiornato Complicated e lo farò, giuro!,  ma avevo troppe idee per questa storia per non metterle giù ^^”
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va fatemela sapere :)
Grazie come sempre a tutti coloro che seguono in qualche modo questa sciocchezzuola ^^
Un bacio,
Fede <3

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Capitolo 6
*** 5.E alla fine,credere ***


 

Capitolo quinto

 

E alla fine, credere

 

 

 

Va bene, Stiles sapeva di essere solo uno specializzando e di dover essere monitorato, ma lo sguardo insistente e duro di Finstock su di sé cominciava a metterlo a disagio.

Stavo solo mettendo dei punti a un paziente che era caduto sbattendo la testa, era una cosa che aveva fatto milioni di volte, che cosa mai avrebbe potuto sbagliare?

-Signore, sto facendo qualcosa di... -

-Vuoi rovinarti la carriera ancora prima di avercela una, Stilinski?-

Stiles si bloccò, voltando lentamente la testa verso il suo superiore, la bocca spalancata in un'espressione sconvolta.

-Signore... -

Finstock lo squadrò con serietà, la mascella rigida.

-D'ora in poi non ti voglio vedere nemmeno a un metro da Derek Hale, mi sono spiegato? -

Stiles impallidì.

Come faceva Finstock a sapere...?

-Signore... -

-Risparmiami le tue patetiche scuse Stilinski e vedi di non farmi incazzare. - sbottò Finstock, cominciando ad allontanarsi – Oggi ho deciso di parlare con te perché sei uno in gamba Stilinski e mi dispiacerebbe vederti buttare al vento una carriera promettente. Ma tu continua questa storiella con Hale e giuro che andò dritto dritto dal primario. -

Poi, prima che Stiles potesse muovere anche un solo muscolo, uscì dal Pronto Soccorso, sbattendo forte la porta.

 

 

 

 

Stiles non era mai stato bravo a gestire lo stress.

Sin da piccolo, quando faceva qualcosa di sbagliato e si metteva nei casini, lo stress era talmente grande che o si riempiva di bolle – e questo fortunatamente non gli accadeva da almeno cinque anni – o gli veniva un fottutissimo attacco di panico.

E questi purtroppo gli venivano spesso.

Se già era a pezzi per la litigata che aveva avuto con Derek, la consapevolezza che Finstock gli avesse appena dato un ultimatum non contribuiva a rilassarlo.

Non appena Stiles aveva realizzato che avrebbe dovuto scegliere tra l'essere un dottore e avere una storia con il suo capo, aveva cominciato a sentirsi vagamente agitato.

Quando poi si era reso conto che non c'era proprio un bel niente da scegliere perché Derek l'aveva mollato quella mattina dandogli della puttana, l'attacco di panico era dilagato senza nemmeno si rendesse conto del perché.

Era almeno mezz'ora che stava rannicchiato sul pavimento della stanzetta dove tenevano l'attrezzatura medica, tenendosi la testa tra le mani e cercando di ricordarsi come si respirasse.

Sarebbe potuto entrare qualcuno in qualsiasi momento e lo avrebbe trovato così, a dondolarsi come un malato di mente.

Forse avrebbe dovuto chiamare Scott... no, meglio Lydia, Lydia era più brava a gestire i suoi attacchi di panico, sapeva sempre cosa fare per calmarlo.

Stava per prendere il cerca persone appeso alla vita, quando la porta si aprì di scatto.

Stiles rimase zitto e si rannicchiò ancora di più nella penombra, sperando che chiunque fosse entrato non lo notasse.

-Prendi un catetere Raken... - borbottò tra sé il ragazzo appena entrato e Stiles con un tuffo al cuore riconobbe la voce di Theo Raken – Ma cosa crede che sono, un infermiere? Cazzo, dovrei essere già in una sala operatoria e invece quel nazista di Finstock mi manda in giro a prendere un catetere! -

Stiles cercò di calmare i propri singulti, avvertendo i passi di Theo farsi sempre più vicini.

Non doveva vederlo così, non doveva.

-Che poi, se potessi, il catetere glielo infilerei su per il... Stiles! -

Stiles avvertì i passi di Theo fermarsi proprio davanti a lui, ma si rifiutò categoricamente di alzare il viso.

-Oh mio Dio! Stiles, stai bene? Che ci fai lì per terra? -

Theo si chinò su di lui e cercò di toccargli una spalla, ma Stiles si ritrasse con uno scatto, liberando un singhiozzo.

-Stiles? Stiles che succede? Riesci a sentirmi? Guardami, avanti! -

Il tono di Theo saliva man mano che cresceva l'agitazione e questo di certo non aiutava Stiles a mantenere la calma.

-Okay, vado a chiamare qualcuno. Resta qui! - esclamò Theo allontanandosi di corsa e, davvero, se Stiles fosse stato in forma lo avrebbe guardato con sarcasmo e avrebbe ribattuto : “ e dove diavolo potrei andare?”

 

 

 

 

-Raken, si può sapere che é successo? - sbottò Derek al limite della pazienza, correndo dietro allo specializzando che con occhi da pazzo lo aveva bloccato in mezzo al corridoio e l'aveva supplicato di venire con lui.

-Uno specializzando signore... lui... si é sentito male! - ansimò Theo senza smettere di correre.

Derek aggrottò la fronte, cominciando a preoccuparsi.

-Che intendi? Ha perso i sensi? Dove é ora?- lo interrogò standogli dietro senza fatica e cercando di non usare un tono troppo brusco.

Raken non gli piaceva, non gli piaceva da quando lo aveva sorpreso a sorridere a Stiles in una maniera che lasciava adito a pochi dubbi, ma non voleva infierire su di lui quando era così sconvolto.

-E' qui signore! - esclamò Raken, fermandosi di fronte alla stanzetta e aprendo la porta per lasciar passare Derek.

Derek gli lanciò una breve occhiata prima di entrare a passo trafelato.

La stanza era al buio, per cui Derek dovette socchiudere gli occhi per riuscire a individuare la figura tremante e rannicchiata su un fianco sul pavimento.

-Ehi, va tutto bene, ora ci penso io a... -le parole gli morirono in gola non appena fu abbastanza vicino da riconoscere quegli inconfondibili capelli arruffati.

-Stiles! - esalò, lasciandosi crollare in ginocchio di fianco a lui.

Intanto Raken lo aveva raggiunto e si era chinato al suo fianco.

-Dottor Hale, che cosa ha? L'ho trovato che era già così, non rispondeva e non sembrava sentirmi! -

Derek non rispose, continuando a guardare con occhi sconvolti il corpo tremante di Stiles. Lo aveva già visto così, lo aveva visto così il primo giorno che avevano lavorato insieme, quando Katie era andata in arresto.

Stiles aveva avuto un attacco di panico, ma era bastato un suo abbraccio per calmarlo e la questione era finita lì, Derek aveva pensato si trattasse di un episodio sporadico e non aveva indagato oltre.

A quanto pare invece gli attacchi di panico di Stiles non erano così sporadici.

Quando si fu parzialmente ripreso dall'immagine di Stiles riverso sul pavimento, Derek si rese conto che l'ultima cosa che Stiles avrebbe voluto, conoscendolo, era essere visto da qualcuno che non fosse lui o i suoi amichetti specializzandi, McCall e la Martin.

Si voltò verso Theo, guardandolo duro.

-Raken, esci immediatamente da qui e torna a fare quello che stavi facendo! -

Derek se lo aspettava il lampo di ribellione che passò negli occhi dell'altro, ma questo non lo rese meno fastidioso.

-Ma lui sta male, io non posso... -

-Tu farai quello che ti dico, Raken! Adesso! - aggiunse alzando la voce, quando vide che l'altro non era intenzionato ad obbedirgli.

Theo esitò, gettando un'occhiata preoccupata a Stiles. Derek aveva voglia di spaccargli la testa contro il muro, se non fosse che al momento aveva cosa più importanti di cui occuparsi rispetto a uno stupido attacco di gelosia.

-Raken! Muoviti! - lo richiamò bruscamente e questa volta lo specializzando gli obbedì.

Derek rimase immobile finché il rumore della porta che si chiudeva non gli diede la certezza che l'altro se ne fosse andato.

Poi fu immediatamente su Stiles.

-Stiles, calmati! - sussurrò febbrile, mettendogli le mani sulle spalle e tirandolo su dal pavimento senza sforzo.

Stiles aveva gli occhi spalancati e umidi e le labbra tremanti e spalancate, da cui uscivano continui singhiozzi.

-Ehi... - Derek lo strinse tra le braccia, sedendosi contro il muro e portandosi il corpo magro di Stiles in braccio, premendogli la testa arruffata contro il proprio petto – Calmati adesso. Ci sono io, calmati. - mormorò rilasciando carezze ritmiche alla testa di Stiles.

Fu un enorme sollievo sentire il respiro di Stiles regolarizzarsi lentamente.

-Derek? - sussurrò poi con voce incerta e Derek lo avrebbe baciato per quanto era sollevato di sentire la sua voce, ma lo avrebbe anche strozzato per lo spavento assurdo che gli aveva fatto prendere.

-Sono qui. - confermò con voce calma, avvertendo le dita di Stiles serrarsi con dolorosa dolcezza sul suo camice – Sono qui e non ti lascio. -

Stiles non disse niente, si limitò ad esalare un sospiro tremulo e a nascondere la testa contro il suo collo.

 

 

Erano rimasti immobili in quella posizione per quelli che a Stiles parvero ore anche se probabilmente erano solo alcuni minuti.

Probabilmente in un altro momento si sarebbe vergognato a morte di stare in braccio a Derek a farsi accarezzare i capelli come un bambino di cinque anni.

Momentaneamente, non si sarebbe spostato dal calore delle sue braccia nemmeno per tutto l'oro del mondo.

Derek non aveva detto una sola parola da quando si era calmato – il che era molto in stile Derek – ma Stiles sapeva di dovergli dare delle spiegazioni.

Così sospirò e strofinò il naso contro il petto di Derek prima di parlare.

-Mi dispiace. Soffro di attacchi di panico da bambino, di solito riesco a controllarmi meglio di così. -

Derek per tutta risposta se lo strinse meglio addosso, passando ritmico le dita tra i capelli dell'altro.

-E' colpa mia. - mormorò alla fine, in tono tanto amaro da spingere Stiles ad alzare la testa e a fissarlo, sconvolto.

-Cosa? Non é colpa tua, non...-

Derek lo interruppe mettendogli due dita sulle labbra, con dolcezza.

-Sono stato un vero stronzo questa mattina. Ti ho detto cose che non penso e che ti hanno sconvolto. E' stata colpa mia Stiles, non tentare di farmi sentire meglio. -

Stiles lo guardò sorpreso per un attimo poi, inaspettatamente, sorrise sulle dita di Derek.

-Anche se concordo sul fatto che a volte puoi essere un vero stronzo, non é stata colpa tua. - sospirò – Non tutta almeno. -

Derek abbassò lentamente la mano che l'aveva zittito, guardandolo perplesso.

-Che intendi? -

Stiles lo guardò con occhi così terrorizzati che Derek non poté fare a meno di preoccuparsi di nuovo.

-Finstock sa di noi. E prima che tu possa dire qualsiasi cosa, giuro che non glielo ho detto io Derek! Non volevo nemmeno che lo sapessero Scott e Lydia, lo sai! - parlò velocemente Stiles, appendendosi con le mani al davanti del camice di Derek e guardandolo con occhi supplichevoli.

Derek sospirò e, con enorme sorpresa di Stiles, gli posò una mano sulla testa, in un gesto di conforto.

-Lo so. Mi ha anche detto di starti lontano,stamattina. -

Stiles spalancò gli occhi, incredulo.

-E tu che gli hai detto? - mormorò abbassando gli occhi quasi timoroso della risposta.

Le dita gentili di Derek che facevano pressione sotto il suo mento lo costrinsero a sollevare gli occhi e a incontrare quelli verdi e calmi dell'uomo.

-Non ho fatto in tempo a dirgli niente, Stiles, ma sono qui, qui con te e ti tengo in braccio. Secondo te che vuol dire? -

Gli occhi di Stiles si riempirono nuovamente di lacrime e, okay, era patetico, ma non poteva farci niente.

-Credevo ci fossimo mollati. - sussurrò, senza nemmeno tentare di nascondere il tono terrorizzato a quella prospettiva.

Derek sorrise con un angolo della bocca, passandogli il pollice su una guancia bagnata.

-Credevi male. -

Dopodiché Derek rischiò un serio trauma cranico per l'irruenza con cui Stiles si girò su di lui e gli gettò le braccia al collo, schiacciandolo con tutto il suo peso contro la parete.

-Non ti ho mai tradito Derek, non mi é mai nemmeno passato per l'anticamera del cervello anche solo di guardare un altro uomo che non sia tu! Insomma, ma ti sei visto? Sei perfetto e... -

-Lo so. - lo interruppe piano Derek, stringendolo forte tra le braccia – Sono stato un idiota Stiles, e mi dispiace. E' che per me non é facile fidarmi delle persone e tu... - sospirò e il suo tono si fece quasi frustrato – E tu mi rendi così geloso, maledizione. -

Stiles non disse niente, limitandosi a strofinare il viso contro il petto di Derek.

-Mia madre ha l'Alzheimer. - sussurrò dopo un lungo istante di silenzio.

La mano di Derek che lo stava accarezzando sui capelli si bloccò di colpo e l'uomo rivolse uno sguardo scioccato alla sua testa.

-Cosa? -

Stiles sospirò, sollevando piano la testa da Derek e guardandolo negli occhi, rimanendo seduto su di lui.

-Ha l'Alzheimer precoce, Derek, si é ammalata quando avevo diciotto anni – gli rivolse un sorriso triste - E' per questo che da giovane volevo fare il medico, sai ? Per guarirla – sospirò – Poi sono cresciuto e ho acquisito una buona dose di cinismo che mi ha fatto capire che non sarebbe mai potuta guarire. -

-Non puoi saperlo. - lo interruppe Derek, ancora frastornato – In futuro si potrebbero scoprire nuove terapie, nuovi farmaci. Il cervello é ancora in larga parte un mistero per la medicina, lo sai. -

Stiles annuì, sorridendogli con gli occhi leggermente lucidi.

-Sono diventato medico lo stesso, infatti. -

-Stiles...- provò Derek, confuso e non molto sicuro su cosa dire, ma Stiles non lo fece andare avanti.

-Ho convinto mio padre a farla ricoverare in una clinica specializzata. - gli confessò e anche se continuava a sorridere ormai le lacrime scendevano copiose sulle sue guance. A Derek faceva male vedere Stiles piangere – Lui non voleva all'inizio, sai. Diceva che la sapeva gestire, che si sarebbe preso cura di lei mentre ero al college a studiare medicina, che non dovevo preoccuparmi. All'inizio gli ho dato la fiducia. E' lo sceriffo ed é mio padre, sono abituato a dargli fiducia – Stiles chiuse un attimo gli occhi, emettendo un sospiro tremulo - Un mese dopo mia madre ha quasi dato fuoco alla casa dimenticandosi il fuoco acceso e a quel punto non potevamo più ignorare la cosa. Mio padre ha ceduto, ma non ha voluto più vivere nella loro vecchia casa. Così sono tornato a Beacon Hills, ho finto il college qui e sono andato a vivere nella nostra vecchia casa, mentre mio padre ha affittato un appartamento vicino alla centrale. Ogni martedì vado a trovare mia madre Derek, perché se non lo faccio io nessuno la andrà trovare. Mio padre non riesce nemmeno a pronunciare il suo nome senza spezzarsi. Ed é per questo che non esco con te il martedì. Solo per questo.-

Derek rimase a lungo in silenzio, scioccato, guardando Stiles, seduto a cavalcioni su di lui, bagnarsi le guance di calde lacrime.

-Mi dispiace. - lo sentì singhiozzare – So che avrei dovuto dirtelo prima invece di farti fare tutte quelle paranoie su me che ti tradivo, ma no riuscivo a dirtelo e mi dispiace Derek, giuro che mi dispiace! -

-Basta. - disse fermo Derek, guardandolo duro negli occhi.

Stiles spalancò i suoi e il fiato gli si spezzò bruscamente, interpretando quella reazione di Derek per un rifiuto. Spostò lo sguardo, amareggiato, e fece per scendere da Derek, ma le mani grandi e calde dell'uomo che premevano ai lati del suo volto lo bloccarono dolcemente.

-Ho due sorelle. - sussurrò Derek, velocemente sul suo viso. Stiles spalancò gli occhi, sorpreso, ma l'uomo lo ignorò – Si chiamano Laura e Cora e vivono a New York con mio zio Peter. I miei sono morti quando ero piccolo in un incidente d'auto, da allora mio zio si é preso cura di noi. Attualmente vivo in una roulotte su una collina, per questo non sei mai stato a casa mia, non pensavo che una roulotte fosse il posto adatto per uno come te. -

-Uno come me? - ripeté Stiles quasi balbettando, ancora scioccato dal fatto che Derek avesse appena fatto quella che si era sempre rifiutato di fare : raccontargli qualcosa di sé.

Derek lo fissò con severità.

-Speciale. - disse solo e Stiles si ritrovò a sorridere ampiamente, anche se gli facevano male le guance per via della pressione delle mani di Derek sul suo volto.

-Perché mi dici tutte queste cose? Perché adesso? - sussurrò, facendo vagare gli occhi ambrati su tutto il viso di Derek.

L'uomo si passò velocemente la lingua sulle labbra in un gesto nervoso prima di rispondere.

-Perché tu ti sei fidato. - il suo sguardo si addolcì e la pressione delle sue mani si trasformò in carezze – E perché voglio fidarmi anche io. -

Stiles si sentiva davvero un idiota a piangere e ridere insieme, molto stile ragazza disperata dei teen drama, ma per qualche assurdo motivo Derek sembrava trovarlo bello anche così, per cui andava bene.

-E voglio conoscere tua madre un martedì di questi. - continuò Derek in un sussurro e per la prima volta il suo tono era quasi incerto – Se lo vuoi anche tu. - aggiunse nervosamente, quando gli occhi stupiti e increduli di Stiles cercarono i suoi.

E la risposta di Stiles fu un bacio.

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!

Scusate il ritardo, davvero!

Quest'anno ho la maturità per cui non ho molto tempo a disposizione, scrivo quando posso...

Comunque, il capitolo non é lunghissimo ma spero che vi piaccia e vedrò di rispondere alle vostre meravigliose recensioni ( di cui vi ringrazio di cuore) non appena avrò tempo.

Perdonate se nel testo c'è qualche errore grammaticale, non l'ho riletto tutto, nel caso non esitate a segnalarlo!

Cercherò di aggiornare presto anche Complicated, per chi segue anche quella storia!

Un bacione e grazie a tutte, davvero!

Fede <3

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Capitolo 7
*** 6. Annientato ***


Capitolo sesto

 

Annientato

 

 

 

 

Stiles uscì dal bagno mezzo nudo, i capelli bagnati di doccia e un asciugamano in mano.

Derek, che era andato in bagno prima di lui, era in piedi vicino al letto, perfettamente vestito, e parlava a bassa voce al telefono, dandogli le spalle.

-...non mi interessa! Dovevi pensarci prima e... -

All'improvviso Derek girò la testa, accorgendosi della presenza di Stiles sulla soglia della camera, con un sorriso sincero ma lievemente perplesso.

Stiles ebbe la strana sensazione che l'espressione di Derek si fosse fatta ansiosa.

-Senti non posso parlare ora. Ti richiamo io più tardi. - disse brusco, chiudendo la chiamata.

Si voltò con un sospiro verso Stiles, che lo guardava con occhi incerti, un po' a disagio.

-Tutto bene? - domandò a bassa voce, quasi temendo una reazione negativa da parte dell'uomo.

Derek non rispose, ma si avvicinò a Stiles e gli prese l'asciugamano dalle mani, cominciando a frizionare con energia i capelli del ragazzo.

Stiles scoppiò a ridere, cominciando a rilassarsi lievemente.

Anche Derek sorrise, imprimendo un breve bacio sulle labbra ridenti di Stiles.

-Per quanto io preferisca il tuo corpo nudo forse dovresti vestirti per andare in ospedale, dottor Stilinski. - lo prese in giro, dandogli un'ultima strizzata ai capelli e poi allontanandosi facendo cadere l'asciugamano sul letto.

Stiles rimase immobile e stranamente silenzioso, guardando Derek che si aggiustava la camicia allo specchio.

-Chi era? Al telefono intendo. - si decise infine a dire, passandosi velocemente la lingua sulle labbra secche.

Lui e Derek avevano raggiunto da poco un faticoso equilibrio e anche se non sapeva il perché la scena di poco prima gli aveva lasciato una sensazione sgradevole in petto.

-Nessuno di importante. Faccende di New York rimaste in sospeso. - disse sbrigativo Derek, senza guardarlo.

-Me ne puoi parlare, se vuoi. Sono un buon ascoltatore, non parlo e basta. - insistette Stiles, tentando un sorriso.

Derek gli lanciò un'occhiata e il suo sguardo duro si ammorbidì non appena incrociò gli occhi grandi e ansiosi di Stiles.

-Non é niente di importante, davvero. Non preoccuparti Stiles.-

Stiles si morse un labbro, non del tutto convinto.

-Davvero? Ho notato che negli ultimi tempi ricevi molte chiamate a cui non rispondi e anche se apprezzo la maggior parte delle volte in cui lo fai perché questa persona ha l'irritante abitudine di chiamarti mentre ci stiamo baciando, se sei nei guai o hai qualsiasi altro problema, lo vorrei sapere, ecco. - disse Stiles tutto d'un fiato, serio come lo era raramente.

Derek si limitò a sorridergli in quella maniera provocante e maliziosa che era solo sua e, come al solito, il raziocinio di Stiles venne brutalmente annientato.

Sembrava che la sua intera relazione con Derek procedesse inesorabile all'annientamento della sua persona.

Derek si avvicinò lentamente, avvolgendogli le braccia intorno alla vita e tirandoselo contro.

A Stiles girava la testa.

-Stiles, momentaneamente il tuo unico problema é sono già le sei e mezza e probabilmente tutti gli altri specializzandi saranno già in ospedale pronti ad arruffianarsi Finstock – Derek fece una pausa, baciandogli il naso con una tenerezza che sapeva anche un po' di presa in giro – Sbaglio o oggi é il giorno dell'esercitazione in sala operatoria? -

Stiles rimase un attimo imbambolato, lo sguardo perso e confuso, poi spalancò gli occhi.

-Cristo santo! -

 

 

 

 

Stiles spinse via Scott e superò Kira, evitando per un pelo lo sgambetto di Theo e la gomitata di Lydia.

-Perché non vi arrendete e ammettete la sconfitta?! - urlò Stiles, continuando a correre per il corridoio tallonato dagli altri quattro specializzandi.

Ognuno di loro teneva ben stretta in mano una tazza di caffè destinata a Finstock.

-Neanche morta! - esclamò Lydia, dandogli una spallata e superandolo, mentre Scott sembrava impegnato in un duello all'ultimo sangue con Theo, reo di aver spinto Kira.

Mentre correvano per il corridoio alcuni infermieri li guardavano sospirando e scuotendo la testa, ma erano troppo abituati a scene di quel tipo per commentare o stupirsi.

-Oh santo cielo... - biascicò Finstock non appena vide arrivare di corsa i suoi cinque specializzandi nell'atrio dell'ospedale, tutti intenti a scapigliarsi con gli altri.

-Salve Dottor Finstock, le ho portato il caffè! - esclamarono tutti e cinque in coro, disponendosi con qualche difficoltà intorno a Finstock e guardandosi reciprocamente male.

Bobby incrociò le braccia, inarcando le sopracciglia.

-Perché percepisco questo vostro lecchinaggio come un patetico tentativo di essere assegnati in sala operatoria e non in pronto soccorso? -

Nessuno degli specializzandi sprecò tempo a negare. In fondo erano al Beacon Hills Memorial Hospital da quattro mesi e solo poche volte era stato concesso loro di assistere gli strutturati durante gli interventi. Ed era inutile specificare che ognuno di loro non stesse più nella pelle.

Stiles sorrise tra sé ripensando a Derek che, mentre se ne stavano abbracciati a letto la sera, gli raccontava per sua espressa richiesta sotto voce gli interventi che aveva eseguito durante la giornata, intervallando il suo discorso con carezze morbide sul suo viso e sui suoi capelli.

Stiles lo ascoltava adorante e sorridente finché, cullato dalla sua voce roca e calda, non si addormentava pacifico tra le sue braccia.

Beh, c'erano anche sere in cui si divertivano a fare altro, ma forse non era il caso di pensarci con Finstock che lo fissava, visto che tra le altre cose il suo responsabile ancora non era passato oltre alla storia tra lui e Derek, in qualunque modo l'avesse scoperto.

Negli ultimi due mesi, Stiles non era stato quasi mai assegnato a neurochirurgia, nonostante a lavoro lui e Derek si assicurassero di mantenere il più possibile le distanze e la formalità, sperando che Finstock credesse che la loro storia fosse finita.

A quanto pare, Finstock non ci credeva.

Ad ogni modo il fatto che nonostante le minacce non avesse detto niente al primario, consolidava l'opinione di Stiles sul fatto che Finstock non fosse poi così stronzo come gli piaceva far credere.

Finstock li guardò male ancora un istante, poi sbuffò e strappò il caffè dalle mani di Kira, che glielo cedette con sussiego.

-E va bene pivellini, in fondo questa settimana avete lavorato sodo. Vi meritate un po' di contatto diretto con la chirurgia.-

Scott, Kira e Lydia si scambiarono degli sguardi trionfanti, Stiles e Theo si limitarono a un sorriso complice. Da quando lo aveva trovato in pessime condizioni nella stanzetta medica, Stiles aveva avuto il modo di conoscere meglio Theo e i due avevano stretto una sorta di blanda amicizia.

A Derek la cosa non piaceva per niente, ma Stiles adorava vederlo geloso.

Era una cosa infantilmente esaltante sapere di avere tanto potere su Derek.

Se solo Derek avesse saputo quanto potere aveva lui su Stiles, con quale allarmante frequenza fosse in grado di monopolizzare i suoi pensieri.

-Bene... Rossa tu assisterai il dottor Philip di ortopedia in un intervento di ricostruzione della anche... - cominciò Finstock, consultando una cartella che teneva tra le mani.

Lydia fece una smorfia e Stiles le gettò uno sguardo solidale; sapeva che l'amica mal sopportava ortopedia.

Finstock sollevò le sopracciglia.

-Vuoi forse osare lamentarti, Martin? -

La ragazza si affrettò a scuotere freneticamente la sua coda di cavallo.

-No signore! -

-Bene. McCall, tu starai in traumatologia con Clarks. -

Scott strinse il pugno in segno di vittoria : amava traumatologia tanto quanto Stiles amava neurochirurgia.

-Raken tu sei in unità cardiotoracica con Harris... -

Theo gemette rumorosamente e Stiles non poteva dargli torto : Harris era uno degli strutturati più odiosi e bastardi dell'intero ospedale.

Finstock lo fulminò.

-... o forse Raken preferisce passare la giornata a mettere cateteri? -

-No signore! Cardiochirurgia va benissimo! - disse subito Theo, con il terrore negli occhi, mentre Scott cercava con scarso successo di nascondere una risata con un colpo di tosse.

-Bene. Giapponese tu invece sei con Hale in neurochirurgia, tu Stilinski con Tomson in chirurgia neonatale. -

La ribellione di Stiles fu inevitabile e immediata.

-Dottor Finstock, sono due mesi che non metto piede in neurochirurgia, Kira ha lavorato con il dottor Hale appena una settimana fa! - protestò, fissando Finstock con sfida e cercando stoicamente di ignorare l'irrigidirsi dell'uomo.

Theo fissava Stiles con tanto d'occhi, probabilmente convinto della sua pazzia, mentre Kira, Scott e Lydia, che sapevano della relazione clandestina tra Stiles e Derek, si scambiavano sguardi consapevoli e preoccupati.

-Stilinski, non credo che tu sia nella posizione di dettare condizioni. - sibilò Finstock, in tono di avvertimento.

-Stiles, per favore... - cercò di sussurrargli Lydia, ma Stiles la ignorò, continuando a fissare ribelle Finstock.

-Neurochirurgia interessa più a me che a Kira. Lei lo sa. -

-Stilinski, il programma di specializzazione di questo ospedale prevede che ogni specializzando si formi su ogni branca della chirurgia, nessuno di voi ha l'esclusiva su una specializzazione in particolare! - ribatté Finstock, cominciando ad alzare la voce.

Stiles capì che la situazione stava per precipitare e che doveva rischiare il tutto per tutto.

-Allora per lo stesso principio non dovrebbe essermi negata neurochirurgia! Non vorrei essere costretto a lamentarmi con il primario, signore. -

Gli altri quattro specializzandi trattennero il fiato, ormai convinti della follia di Stiles.

Finstock e Stiles si fissavano come due leoni in gabbia.

-Andate, tutti quanti. Devo scambiare due parole in privato con Stilinski. - pronunciò infine Finstock in tono lento, senza staccare gli occhi da quelli di Stiles.

 

 

 

-Non ti permettere mai più di sfidarmi in quel modo! - sibilò Finstock non appena furono rimasti soli, strattonando Stiles per un braccio verso di lui.

-E lei smetta di punirmi! - esclamò Stiles, sottraendo il braccio con uno scatto dalla presa dell'altro – Finora non ho detto niente perché la rispetto, ma ormai sono due mesi che mi tiene lontano da neurochirurgia! -

-Non é da neurochirurgia che ti tengo lontano e tu lo sai! - obiettò Finstock, incrociando le braccia al petto e cercando di calmarsi.

Dio, Stilinski lo avrebbe fatto impazzire.

-Ho chiuso la relazione con il dottor Hale e... -

-Oh Stilinski, ti prego non prenderti gioco della mia intelligenza! - sibilò Finstock.

-La prego! - lo supplicò Stiles in tono quasi disperato, guardandolo con occhi spalancati e imploranti.

Fu solo un caso se Finstock distolse lo sguardo, davvero.

Di certo Stilinski non gli faceva tenerezza. Certo che no.

-E' vero, ho una relazione con il dottor Hale, ma le giuro che quando é cominciata non avevo idea di chi fosse! Devo essere davvero penalizzato per questo? Devo davvero rinunciare a neurochirurgia per questo? Perché se le cose stanno così va bene, ma lei avrà questo peso sulla coscienza per tutta la vita. -

Finstock lo fissò a lungo, le labbra strette in una linea sottile.

-Dì alla Giapponese di andare da Tomson in chirurgia neonatale. Sta aspettando uno specializzando da un sacco. -

Stiles si aprì lentamente in un sorriso incredulo. Finstock continuava a fissarlo con serietà, ma a Stiles sembrava che il suo sguardo si fosse un poco ammorbidito.

-Qui dentro lui é solo il tuo capo e tu il suo specializzando. Ti conviene ricordartelo Stilinski se vuoi davvero diventare un neurochirurgo.-

-Si signore! - esclamò Stiles in tono allegro, allontanandosi poi per il corridoio praticamente saltellando.

Finstock dietro di lui alzò gli occhi al cielo, con un vaga smorfia che poteva assomigliare a un sorriso.

 

 

 

-Ho paura a chiederti come hai fatto a convincere Finstock. - ripeté Derek per l'ennesima volta, rivolgendo a Stiles un quieto sorriso mentre camminavano insieme lungo il corridoio.

-Giusto un po' di pressione psicologica e occhi da cucciolo bastonato! - rispose Stiles con noncuranza, sfoderando un sorriso enorme e pericolosamente innamorato.

Accidenti, doveva darsi una regolata se non voleva che Derek si rendesse conto che era pazzo di lui dopo appena quattro mesi.

Derek alzò gli occhi al cielo, ma Stiles sapeva che faceva solo finta di essere scocciato.

-So bene quanto possano essere irritanti e maledettamente pericolosi i tuoi occhi da cucciolo bastonato. -

Stiles gli rivolse un sorriso storto.

-Nah, sei tu che sei più tenero di quello che vuoi far credere e che alla fine mi accontenti sempre. -

Derek inarcò le sopracciglia.

-Già, mi chiedo perché semplicemente non ti soffoco nel sonno una notte di queste. Tanto per quanto russi non te ne accorgeresti neppure. -

Stiles si imbronciò indignato, mentre Derek si fermava davanti alla porta della stanza del loro paziente.

-Io non russo! - protestò, oltraggiato.

Okay, forse qualche volta, quando era particolarmente stressato dopo una lunga giornata in ospedale, poteva essergli capitato di respirare rumorosamente, ma era assolutamente sicuro di non russare.

E poi Derek doveva decisamente stare zitto sul tema fastidi notturni, dato che era lui quello che occupava sempre tutto il letto e lo schiacciava quando dormivano insieme.

Derek cercava pateticamente di difendersi dicendo che lo abbracciava semplicemente nel sonno, Stiles era convinto che fosse solo un subdolo modo per ucciderlo.

Derek gli rivolse un'occhiata eloquente mentre abbassava lentamente la maniglia.

-Stiles, io ti adoro, ma tu russi. -

Poi entrò velocemente nella stanza, salutando allegramente il signor Carter, pronto a sottoporsi per la terza volta a una delicata operazione al cervello.

Stiles rimase per una buona manciata di secondi paralizzato dietro la porta, chiedendosi se fosse davvero così patetico voler attaccare per tutto l'ospedale manifesti con su scritto : “Derek Hale mi adora, signore e signori !”

 

 

 

 

-Avete capito?! Cioè ha praticamente detto di amarmi! - esclamò con voce esaltata Stiles, lasciandosi cadere a uno dei tavoli rotondi della mensa.

Kira inarcò le sopracciglia con fare dubbiosa, mentre Lydia e Scott parevano solo totalmente e genuinamente esasperati.

-Non ha detto “ ti adoro”? - domandò Kira in tono cauto mentre si sedeva accanto a Scott con il suo vassoio di cibo.

-E non ha aggiunto che russi? - aggiunse Lydia, in tono spiccio.

Non le piaceva che il suo amico avesse una relazione con Derek Hale e in quei mesi non ne aveva fatto di certo un mistero.

Stiles sventolò la mano, senza perdere il suo sorrisone esaltato.

-Voi non capite... il tono in cui l'ha detto! E, oh mio Dio, sorrideva quasi! -

-Amico, sembri una ragazzina esaltata a un concerto. - storse il naso Scott, combattuto tra lo sentirsi divertito o preoccupato. A giudicare dall'espressione di Lydia, l'amica aveva evidentemente scelto la linea “preoccupata per il mio migliore amico deficiente che ha relazioni inopportune con i propri superiori”.

-Penso che gli dirò di amarlo! - esclamò invece Stiles, che chiaramente non aveva ascoltato una parola di Scott.

Kira si strozzò più o meno elegantemente con il suo caffè, Scott sputacchiò cibo tutto intorno e Lydia mandò a schiantarsi le posate nella sua ciotola di insalata.

-Sei impazzito?! Lo conosci da quattro mesi! - esclamò Lydia, guardandolo con tanto d'occhi.

-E in quattro mesi non hai saputo assolutamente niente di lui! - aggiunse Scott, decidendo che in quella situazione doveva decisamente fare l'amico preoccupato.

Un conto era che Stiles decidesse di portare aventi questa relazione suicida, un altro che Stiles davvero si illudesse che tale relazione suicida potesse avere il ben che minimo futuro.

-Non é vero! - protestò Stiles, guardandoli male – So che abitava a New York, che ha due sorelle e uno zio e che attualmente abita in una roulotte. E sono sicuro che presto mi ci porterà anche nella suddetta roulotte! -

-E per te questo significa conoscere una persona? - lo incalzò Lydia, dura – Sai almeno perché se ne é andato da New York, perché abita in una roulotte quando potrebbe sicuramente permettersi una stanza d'hotel o perfino una casa in affitto? -

Stiles strinse le labbra, odiando il fatto di essere appena stato messo in difficoltà.

-Derek... Derek non é uno che si fida. Ci sto lavorando. -

-Stiles, per l'amor del cielo, non capisci che ti farà soffrire? - insistette Lydia, guardandolo preoccupata.

Stiles le lanciò uno sguardo ribelle, cominciando ad arrabbiarsi.

-Si può sapere che hai contro Derek? E' da quando hai scoperto di noi che gli remi contro! -

-Ho un brutto presentimento, okay? - esclamò Lydia, nervosamente – Non so perché, ma non riesco a fidarmi completamente di lui! Sento che ti nasconde qualcosa! -

Sapeva che doveva mostrarsi imperturbabile e superiore, ma le parole di Lydia gli portarono spiacevolmente e inevitabilmente alla mente l'atteggiamento di Derek quella mattina.

Quella strana telefonata...

Tutte quelle telefonate che l'uomo riceveva e a cui non rispondeva...

Improvvisamente, scoprì che lo stomaco gli si era chiuso.

-Scusate. - mormorò, alzandosi velocemente dal tavolo e allontanandosi verso l'uscita, consapevole degli sguardi preoccupati dei tre amici su di lui.

 

 

 

 

Il cerca persone di Stiles suonava impazzito, ma il ragazzo faceva di tutto per ignorarlo.

Sapeva che Derek lo stava cercando per l'intervento del signor Carter, ma Stiles era momentaneamente troppo confuso e scosso per affrontare l'uomo di cui, ormai era inutile negarlo, si era innamorato.

Dieci minuti prima era convinto fosse giunto il momento di confessare chiaramente i suoi sentimenti a Derek, ora erano bastate poche parole di Lydia per gettarlo nel panico.

-Dottor Stilinski, crede che resterà ancora per molto qui a studiare a memoria il tabellone della sala operatoria? - lo apostrofò affettuosamente Teresa, un'anziana infermiera che stava passando accanto a lui.

Stiles le sorrise, cercando di non far trasparire la propria inquietudine.

-E' solo che non sono abituato a vedere il mio nome scritto qui sopra Teresa, cerca di capirmi se mi emoziono. -

Teresa si allontanò alzando gli occhi al cielo con un vago sorriso, borbottando a mezza bocca “specializzandi!”.

Stiles sospirò, riportando lo sguardo malinconico sul tabellone che stava osservando da almeno venti minuti.

In effetti era elettrizzante vedere il proprio nome, anche se in piccolo e scritto male (le infermiere continuavano a scrivere Bilinski invece che Stilinski), scritto affianco a quello di Derek.

Stiles scosse forte la testa, cercando di riprendersi.

Non poteva mettere in dubbio una storia di quattro mesi per qualche chiamata strana e le parole preoccupate di un'amica.

Derek meritava più fiducia e sicuramente non si meritava di essere piantato in asso prima dell'intervento del signor Carter.

Era risoluto a lasciare da parte i propri dubbi e andare da Derek, quando si sentì tamburellare due dita sulla spalla.

Stiles si girò, trovandosi davanti una donna molto bella e alta, bionda e curatissima, dall'aspetto altero.

Era vestita firmata da capo e piedi e portava una borsa di Prada agganciata al braccio.

-Salve.- fece Stiles, stiracchiando un sorriso e cercando di non pensare a quanti poveri animaletti dovessero essere morti per permettere a quella donna di avere quella pelliccia – Posso esserle utile? -

-Starei cercando il primario, Christopher Argent. - lo informò lei in tono di sufficienza, passandosi una mano tra i folti capelli biondi.

Stiles la stava declassando sempre più velocemente alla categoria “persone che non mi piacciono né mi piaceranno mai”.

-Potrei sapere chi lo cerca? Di norma il primario riceve i pazienti solo su appuntamento e in tal caso non é con me che deve parlare, sono solo uno specializzando. -

La donna scoppiò a ridere in maniera ostentata e Stiles cominciò a desiderare che il pavimento si aprisse sotto di lei e l'inferno la inghiottisse.

-Spero che per me non ci sia bisogno di un appuntamento! - la donna scosse la testa rivolgendo a Stiles quasi un'occhiata di commiserazione.

-Fammi un favore, Occhi Dolci. Dì a chi di dovere che la dottoressa Hale vorrebbe parlare con il primario. -

Forse Stiles si sarebbe infuriato per l'appellativo, ma al momento la sua attenzione era stata catalizzata da ben altro.

-Dottoressa Hale? - ripeté incerto, il cuore che cominciava a battergli più forte senza apparente motivo – Lei... lei é per caso una delle sorelle di Derek? -

La donna spalancò gli occhi, fissandolo sorpresa, poi scoppiò nuovamente a ridere, buttando indietro la bella testa in un tintinnio di gioielli.

-Oh caro! Allora sei tu lo specializzando di Derek! -

Stiles assottigliò gli occhi, sempre più confuso.

-Io non capisco cosa lei voglia... -

-Stiles! -

Stiles si girò di scatto e fu con sollievo che accolse l'avanzare deciso di Derek verso di lui. Sicuramente Derek avrebbe dato una spiegazione a quell'assurda situazione. Probabilmente gli avrebbe rivelato che la donna davanti a lui era una sua parente psicopatica.

-Stiles ti sto cercando da ore, si può sapere... - Derek si bloccò e si interruppe improvvisamente, non appena si rese conto della presenza della donna.

-Kate. - sussurrò e a Stiles si strinse lo stomaco perché non gli piaceva per niente il modo in cui aveva pronunciato quel nome, come se la conoscesse da anni. E non gli piaceva nemmeno il modo in cui la stava guardando.

-Derek! - la donna sorrise ampiamente, lanciando un'occhiata di sottecchi a Stiles – Credo che il tuo nuovo amichetto sia all'oscuro di alcune cosette, mi ha scambiato per una delle tue sorelle, sai. – chiosò, poi riportò lo sguardo su Derek, che aveva la mascella rigida e i pugni stretti lungo i fianchi.

Stiles lo stava guardando implorante, ma Derek aveva occhi solo per quella donna perfida.

-E' carino, ma un po' ordinario, non trovi? - domandò la donna, gli occhi taglienti e il sorriso che ormai risultava fasullo sulle sue belle labbra.

-Derek ti prego. Dimmi che non é vero. - sussurrò Stiles, prendendo finalmente parola. Derek non lo guardò nemmeno e questo faceva più male persino di quello che, purtroppo, aveva appena intuito.

La donna, Kate, si voltò lentamente verso di lui e gli porse la mano sinistra e Stiles, con occhi sbarrati, si rese conto per la prima volta che una fede d'argento brillava sul suo anulare.

-Katherine Argent Hale. - gli sorrise e Stiles voleva morire – La moglie di Derek. -

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

 

Ciao!

Aggiornamento lampo, con tanti avvenimenti!

Spero che apprezziate anche se il capitolo non é di certo allegro!

Allora prima che mi insultiate, ricordatevi che é una AU Grey's Anatomy e che nel telefilm, purtroppo, Derek prima di sposare Meredith aveva una stupida moglie (odio Addison con tutta me stessa. E odio Kate Argent, ovviamente).

Nel prossimo capitolo chiarirò per bene tutta la situazione, in modo che capiate bene tutto quanto!

Grazie a tutte coloro che seguono la storia, siete meravigliose <3

Un bacione e a presto!

Fede <3

 

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Capitolo 8
*** 7. Tempo ***


Capitolo settimo

 

Tempo

 

 

 

-Una moglie! Una fottuta moglie! Dio non ci posso credere, Derek, non ci posso credere! -

-Stiles, per favore calmati. - tentò Derek da dietro la mano che si teneva sulla faccia, appoggiato a uno scaffale pieno di mascherine. Stiles sembrò reputare il suo intervento irrilevante, perché continuò a passeggiare in tondo per la stanzetta semi buia, intervallando risate isteriche a imprecazioni.

Derek non si sentiva nella posizione di dirgli niente che non fosse un blando “calmati, per favore”.

E se Stiles lo ignorava, lui di certo non lo biasimava.

-”Ho avuto solo storie serie!” - esclamò Stiles rabbioso, scimmiottandolo e guardando Derek con dolore ardente – Si Derek, peccato che ti sei scordato di specificare che la tua storia era tanto seria che ti sei sposato, Cristo! -

-Stiles non é come pensi. Io e Kate... siamo separati, l'ho lasciata quando sono venuto qui da New York.- pronunciò Derek in tono stanco, scoprendosi il viso e sollevando gli occhi in quelli arrabbiati e ancora assurdamente speranzosi di Stiles.

Derek si sentì ancora di più una merda capendo che Stiles in realtà fosse pronto a perdonarlo molto più di quanto desse a vedere.

-E allora dimmi come stanno le cose Derek, perché al momento le cose stanno che tu sei sposato, io sono il tuo maledettissimo amante e che tua moglie, la tua bionda e bellissima moglie, la moglie che non avevo idea che avessi, mi ha appena fatto fare la figura dell'idiota davanti a metà ospedale! - urlò e Derek non aveva mai visto Stiles così arrabbiato.

-Prima di tutto smettila di camminare e cerca di calmarti. - sbottò Derek, cercando di recuperare un po' della sua autorità.

Non si stupì affatto dell'occhiata al cianuro di Stiles.

-Dovresti solo ringraziare che io sia così scemo da stare ancora ad ascoltarti Derek, quindi ora mi racconterai la verità, perché me la devi Derek e io avrò tutto il diritto di camminare e di non stare calmo, perché mi devi anche questo, CRISTO! -

Derek si passò velocemente la lingua sulle labbra, senza staccare gli occhi dal viso arrabbiato e deluso di Stiles.

-Ho conosciuto Kate al college, a New York. Studiava anche lei medicina, ma le interessava specializzarsi in chirurgia neonatale. - cominciò a bassa voce, arrendendosi implicitamente. Stiles lo guardava ancora furioso ma adesso si era fermato e si era appoggiato con la schiena allo scaffale di fronte a Derek ed era già qualcosa.

-Lei... lei era bellissima, come lo é ora. -

E, okay, questo faceva male, ma Stiles incassò e si impose di non far trasparire assolutamente niente dalla sua espressione.

Derek sospirò, passandosi velocemente la mano sul volto.

-Lei era solare ed estroversa, sapeva come prendermi ed io ero molto chiuso all'epoca, più di quanto lo sia ora. Avevo avuto poche ragazze ed erano state tutte storie piuttosto serie. Avevo capito che mi piacevano anche i ragazzi, ma ho avuto un ragazzo solo una volta, una cosa durata pochi mesi. Non avevo mai avuto una vera famiglia, con un padre e una madre e in Kate vedevo questa opportunità. Una moglie, dei figli, una casa. -

-Però, correvi veloce all'epoca. E dire che con me invece ci hai messo due mesi a dirmi che avevi delle sorelle. - intervenne Stiles in tono amaro e sarcastico, dicendosi con forza che se fosse scoppiato a piangere non se lo sarebbe mai perdonato.

Derek gli lanciò un'occhiataccia, che Stiles ricambiò senza problemi.

-Come ho detto, ero giovane, con un allarmante scompenso di affetto. -

-E così hai sposato Bionda Perfetta. - suggerì Stiles, inarcando le sopracciglia.

-Mi sembrava la scelta giusta allora. Io la amavo, o credevo di amarla, non lo so più ad essere sinceri. -

E, va bene, era patetico ad aggrapparsi così alle sue parole, ma Stiles non poté impedirsi di sperare.

Perché Derek aveva usato il passato e anche se era sposato e gli aveva mentito per mesi, Stiles lo amava, lo amava nel presente, e aveva bisogno che anche Derek lo amasse nel presente.

-Siamo stati anche felici per i primi anni. - continuò Derek, in tono lento e distante, lo sguardo perso tra i capelli disordinati di Stiles – Avevamo una bella casa a New York, un...-

-Un attico.- completò atono per lui Stiles, che di Derek si ricordava ogni singola parola detta.

Derek lo guardò sorpreso per un istante, poi annuì seccamente.

-Già. Un attico. Il matrimonio ha cominciato a deteriorasi dopo i primi tre anni. Litigavamo sempre, per ogni cosa, non andavamo d'accordo su niente. Io volevo trasferirmi in un luogo più tranquillo, lei amava New York. Io amavo andare a pesca, lei odiava i pesci. Io volevo dei figli e lei non era pronta. -

-E quindi vi siete lasciati? - chiese Stiles, in un bisbiglio, gli occhi incatenati a quelli di Derek.

L'uomo scosse la testa, con un sorriso amaro.

-Ricordi che ti ho detto che mi ha cresciuto mio zio? Beh, una sera sono tornato a casa e li ho trovati a letto insieme. -

Stiles spalancò gli occhi, per un istante dimentico della rabbia.

-Ti ha tradito con tuo zio? - domandò incredulo, una soave e vendicativa voce che dentro di lui ruggiva: “Troia!”.

Derek fece una smorfia.

-Sai, per me é stato come un padre. Lui c'era per me e le mie sorelle quando nessun altro c'era ed é stato lui a trasmettermi la passione per la chirurgia. E' un chirurgo plastico. - spiegò alla tacita domanda di Stiles.

-E... e che cosa hai fatto quando li hai scoperti? -

-Me ne sono andato. - rispose Derek, assolutamente indecifrabile in volto -Non ho nemmeno aspettato che mi dessero qualche inutile e stupida giustificazione, non ho aspettato niente. Mi sono limitato a guardare Kate negli occhi per qualche secondo, poi ho chiuso la porta e me ne sono andato. Ho passato la notte in albergo. Il giorno dopo ero già su un aereo diretto a Beacon Hills. Il fratello maggiore di Kate, Chris, era un mio vecchio amico e non é mai andato troppo d'accordo con la sorella. Sapevo che era diventato primario qui, così l'ho chiamato e gli ho chiesto se c'era posto per me. E poi il resto lo sai – lo sguardo di Derek si fece inaspettatamente caldo e Stiles si ritrovò ad odiarlo, perché non poteva farsi amare anche quando lo odiava – La sera stessa del mio arrivo qui ho incontrato te, il mio ragazzo nel bar. -

Stiles rimase a lungo in silenzio, le braccia strette al petto e una folle voglia di buttare la sua dignità nel cesso e gettarsi tra le braccia di Derek.

-E che ci fa Kate qui ora? Cosa vuole da te? Come faceva a sapere di noi?- domandò, dopo almeno cinque minuti.

Derek sospirò.

-Immagino voglia riprendermi. Oppure strapparmi una generosa cifra di divorzio. - Derek scosse la testa – Sinceramente non saprei. E non so nemmeno come abbia scoperto di noi, anche se la cosa non mi stupisce particolarmente. Kate ottiene sempre quello che vuole. -

Stiles ignorò il brivido che lo aveva attraversato al “riprendermi” e si apprestò a fare la domanda più importante.

-E tu Derek? Tu che vuoi fare? -

Derek lo fissò. Sembrava stanco.

-Non lo so Stiles, non lo so.-

Buffa, ma nemmeno tanto, la sensazione di panico che tutto d'un tratto invase Stiles.

-Come non lo sai? Cristo Derek, eri il mio fidanzato fino a venti minuti fa! - esclamò Stiles, staccandosi dallo scaffale e guardando Derek con occhi pieni di agitazione.

-Abbiamo fatto l'amore stanotte, sei stato dentro di me, mi hai baciato e mi hai scopato e dopo, dopo Derek, dopo mi hai stretto tra le braccia e hai dormito con me! E ora mi vieni a dire che non sai che fare?! Mi surclassi da fidanzato a tua puttana nel giro di qualche minuto?! - si sgolò Stiles, avvertendo per la prima volta gli occhi pizzicare.

-Maledizione Stiles, cosa vuoi che ti dica?! - reagì Derek, avanzando di un passo verso il ragazzo e fissandolo con occhi addolorati – Credi che per me questi mesi non abbiano significato nulla? Certo che sei il mio fidanzato, certo che lo sei Stiles, ma ho anche una moglie, ho dei doveri verso di lei nonostante tutto! Non é così semplice! -

Stiles lo fissò per un lungo istante, il fiato grosso, senza parlare.

-La ami ? - domandò infine, con voce bassa.

Derek si prese i capelli tra le mani ed era la prima volta da quando si conoscevano che Stiles non lo vedeva perfettamente padrone di sé.

-Io... non lo so. Di certo non provo per lei quello che provavo quando l'ho sposata. Negli anni é cambiata, si é fatta più egoista e cinica, o forse chissà, é sempre stata così e io sono stato troppo cieco per accorgermene. - Derek guardò il ragazzo dritto negli occhi, con un che di implorante. Stiles abbassò i suoi, ma avvertì comunque Derek avvicinarsi rapido a lui. Quando Derek gli prese le mani tra le sue e le strinse, Stiles voltò la testa dall'altra parte, ma non si sottrasse a quel contatto.

E pensare che meno di un'ora prima voleva dire a Derek di amarlo...

-Tutto quello che so é che non voglio perderti Stiles – le mani di Derek corsero sulle sue guance e Stiles chiuse gli occhi a quel tocco, mantenendo la testa voltata – Pensa quello che vuoi, pensa che sono uno stronzo, un bugiardo, un traditore... – continuò Derek, in un bisbiglio urgente - Ma non pensare nemmeno per un istante di essere stato solo un ripiego per me. Perché non lo sei Stiles. -

Lentamente, Stiles afferrò i polsi di Derek e gli fece scivolare le mani dal sui viso, sempre senza guardarlo.

-Stiles. - provò Derek addolorato, ma Stiles si limitò a fare un passo indietro, sempre a testa bassa.

-Voglio che divorzi Derek. - disse a bassa voce Stiles, abbracciandosi da solo con le braccia.

Derek spalancò gli occhi.

-Stiles... -

Stiles alzò di scatto il viso, trafiggendolo con uno sguardo duro ed arrabbiato.

Era leggermente lucido, anche.

-Dico sul serio Derek. O divorzi o tra noi é finita. Io l'amante non lo voglio fare e se tu vuoi restare con lei, bene, ma allora me ne vado io.-

Derek lo fissò, passandosi la lingua sulle labbra e pensando in fretta.

-Dammi solo un po' di tempo. - capitolò infine, in tono implorante – Dammi un po' di tempo, é tutto quello che ti chiedo. -

Stiles annuì rigido, prima di voltarsi e lasciare velocemente la stanzetta, sbattendo forte la porta dietro di sé.

 

 

 

Derek irruppe nell'ufficio di Chris Argent come una furia, senza nemmeno bussare. I suoi occhi verdi e furiosi individuarono immediatamente come si era aspettato Kate seduta davanti alla scrivania, sorridente e subdolamente tranquilla.

Chris, seduto davanti a lei, sospirò stancamente, avendo già previsto una scena simile.

-Derek, perché non entri e non ne parliamo con... -

-Non devi avvicinarti a lui, chiaro?! - ruggì Derek ignorandolo completamente e fissando Kate – Questa faccenda riguarda me e te, lascia fuori Stiles! -

Kate non perse il sorriso, per nulla scomposta.

-Derek trovo francamente ingiusto che tu mi addossi colpe che non ho. Giuro che non avevo idea che quel ragazzino con gli occhi da cerbiatto fosse lo specializzando con cui ti stai frequentando - il sorriso di Kate si fece decisamente più tagliente e i suoi occhi più freddi mentre aggiungeva: - E riguardo al fatto che debba lasciarlo fuori da questa faccenda, temo che non sia possibile, dato che va a letto con mio marito. -

-Scusa se detta da te questa cosa non mi fa sentire minimamente in colpa. - sibilò Derek, indurendo lo sguardo.

-Che ci fai qui, Kate? - domandò poi, brusco – Mi pareva di essere stato chiaro al telefono. Ho bisogno di spazio.-

-Ti ho lasciato quattro mesi di tempo Derek, direi che di spazio questo matrimonio ne ha avuto anche troppo. - esclamò Kate altera, perdendo definitivamente il sorriso.

-Non di certo per mia iniziativa! - scattò Derek, tendendosi violentemente con il corpo verso di lei, che pareva leggermente allarmata.

-Va bene, basta così! - intervenne Chris, alzandosi in piedi con le mani alzate – Calmatevi tutti e due. Derek, per favore, siediti, mh? -

Derek lo guardò ribelle per un istante, poi cogliendo lo sguardo esasperato e implorante di Chris sbuffò e si lasciò cadere nella sedia accanto a Kate, premurandosi comunque di creare una certa distanza tra lui e la moglie.

Chris parve parzialmente soddisfatto, perché si risedette lentamente. Passò lo sguardo tra Derek e Kate, molto serio in volto.

-Uno di voi due potrebbe spiegarmi cosa c'entra lo specializzando in quello che é successo tra voi? -

-Mi sembrava di essere stata chiara, Chris, si scopa mio marito! - sbottò Kate, guadagnandosi un'occhiata al cianuro da Derek.

Chris rivolse uno sguardo ammonitore e severo alla sorella, che malgrado tutto tacque.

-Questo l'ho capito Kate. Quello che non capisco é come tu lo sia venuta a sapere o... - improvvisamente lo sguardo di Chris si piantò in quello di Derek, affilato come lame - … o come tu abbia potuto essere tanto sconsiderato da iniziare una relazione con uno specializzando, Derek! Cristo, ti ho permesso di venire qui perché eri un uomo che aveva bisogno di aiuto e volevo aiutarti, non ti ho assunto per traviare le matricole! -

-Stiles non é stato un passatempo con cui mi sono divertito, questo deve essere chiaro a tutti e due. - sibilò Derek, guardando duro la moglie e poi Chris.

Kate lo guardò intensamente, le labbra strette in una smorfia di disappunto.

-Beh, qualsiasi cosa sia stato mi sembra ovvio che tu debba chiudere con lui, Derek. - sorrise con un angolo della bocca, i begli occhi illuminati da una scintilla perfida – Andiamo, non vorrai farmi credere davvero che vuoi buttare al vento cinque anni di matrimonio solo per una stupida ripicca nei miei confronti. -

-Non sarebbe una ripicca, Kate, non tutti agiscono solo in funzione di vendetta o risentimento. - sbottò Derek, alludendo all'umiliazione che Kate aveva inflitto poco prima a Stiles, davanti a tutti.

Kate perse il sorriso, poi guardò il fratello.

-Chris, puoi lasciarci un attimo soli? -

Chris sospirò, alzando le mani in segno di resa.

-Fate quello che volete, basta che non vi scanniate. Vi ricordo che questo é un ospedale. - si limitò a dire, in tono stanco. Lentamente lasciò l'ufficio e Kate si voltò verso Derek nell'istante stesso in cui la porta si chiuse.

-Mi dispiace per prima, per lo specializzando. Sono stata stronza, ma tu lo sai come divento quando sono gelosa. - disse a bassa voce, con inaspettato candore.

Sembrava quasi sincera ma Derek non smise di guardarla con distacco e diffidenza, ben conscio che la moglie era capace di mentire benissimo per raggiungere i propri scopi.

-Come hai saputo di Stiles? - domandò a denti stretti, senza guardarla. Dopo che se ne era andato da New York, Derek era convinto di odiarla con tutto il cuore. Ora che se la ritrovava davanti, bellissima e affascinante come al solito, non ne era poi tanto sicuro.

Kate si strinse nelle spalle.

-Le voci girano. Dimentichi che mio fratello é il primario e io conosco molti dei medici che lavorano qui. Una mia amica, Beth, quella di pediatria, vi ha visti un giorno battibeccare davanti all'ascensore e ha detto che sembrava in tutto per tutto un litigio da innamorati. -

Derek fece una smorfia.

-Non mi é mai piaciuta quella pettegola di Beth. -

Kate rise leggermente e Derek si ricordò che, tra tanti difetti, la risata di Kate gli piaceva ancora.

Gli venne in mente anche il sorriso luminoso di Stiles e improvvisamente gli parve impossibile scegliere tra una delle due cose.

-Derek – sussurrò poi Kate, guardandolo con i suoi occhioni che ora erano dolci, ma che non ci mettevano niente a diventare crudeli – So perché te ne sei andato e capisco che tu ora possa odiarmi, ma ti giuro che ti amo Derek e voglio risolvere le cose.-

Derek la guardò, incerto per la prima volta.

-Come puoi dire di amarmi dopo quello che é successo? - sussurrò.

-Sono stata con Peter solo quella volta – rispose lei precipitosa, sporgendosi con il busto verso il marito, ansiosa di farsi credere – Ero confusa e arrabbiata, noi litigavamo sempre e tu eri ogni giorno più distante e... -

-Mi stai scaricando la colpa? - ringhiò Derek, infiammandosi.

Kate strinse le labbra, fissandolo dura.

-No,Derek. Però non penso di essere l'unica con delle colpe qui. Io ho avuto un'avventura con tuo zio, tu hai un amante. -

Derek abbassò gli occhi, incapace di replicare. Era vero, lui non aveva nessun diritto di biasimare Kate, dal momento che lui l'aveva abbandonata a New York e non aveva perso tempo ad andare con Stiles.

Stiles... Dio, era lui la vera vittima di tutta quella situazione del cazzo, di certo non lui e tanto meno Kate.

-Derek... - lo chiamò piano Kate, toccandogli il braccio. Derek non si ritrasse e la guardò negli occhi e Kate la considerò già una piccola vittoria.

-Derek, hai due possibilità ora. - la donna si umettò le labbra, tradendo nervosismo per la prima volta – Puoi stare con il tuo specializzando dagli occhi dolci... oh, é carino, non posso dire di no, con quella faccia da innocente cerbiatto...oppure, oppure Derek, puoi scegliere di perdonare me, tua moglie, tua moglie che ha fatto un singolo, unico, fatale errore e darmi un'altra possibilità. -

Kate lo guardò con serietà e in assenza di risposta, sospirò ed estrasse dei moduli dalla borsetta, porgendoli a Derek.

-Queste sono le carte del divorzio. - pronunciò, con voce sicura, sotto lo sguardo sbalordito di Derek – Non voglio avere un marito a metà, né recitare la parte della moglie tradita ma docilmente rassegnata. Per cui, se vuoi rimanere con lui tutto quello che devi fare é firmare questo modulo Derek e porrai fine al nostro matrimonio. - Kate sorrise e Derek la guardò confuso e piacevolmente stupito, perché in quei quattro mesi si era scordato anche che amava quel sorriso. Il sorriso di Stiles però era sempre presente nella sua mente, sebbene sbiadito.

-Spero però che tu capisca che faresti un enorme sbaglio a rinunciare a noi per un ragazzino appena conosciuto. -

-Io ho bisogno di tempo Kate. - sbottò Derek, riprendendosi finalmente dal suo stato di catalessi.

Kate sorrise, dolce e pericolosa insieme, e si protese a baciargli una guancia ispida di barba. Derek tremò e Kate sorrise ancora di più contro la sua pelle.

-Tutto il tempo che vuoi, amore.-

 

 

 

 

 

 

C'era una tacita regola nell'ospedale : mai raccontare qualcosa a Nancy denti da cavallo della reception, se non volevi che nel giro di due minuti anche le pietre parlassero male di te.

Purtroppo, Stacy aveva assistito alla piccola scenetta tra Stiles, Derek e Kate.

E questo voleva dire che nel giro di tre giorni tutti in ospedale sapevano che Stiles Stilinski aveva una relazione adultera con lo strutturato di neurochirurgia Derek Hale e che sua moglie si trovava in città.

-Sul serio ragazzi! - ripeté Stiles per l'ennesima volta, un sorriso decisamente troppo allegro sul volto, mentre varcava la soglia dell'ospedale – Sto bene! Non dovete preoccuparvi! E' tutto sotto controllo! -

Lydia inarcò le sopracciglia, scettica.

-Stiles io ti voglio bene. Ed é per questo che sarò al tuo fianco quando la tua maschera di buon umore cadrà inevitabilmente in frantumi. -

Stiles roteò gli occhi, senza perdere il sorriso.

-Sono commosso dalla tua bontà Lyds. -

-No sul serio, perché sei così tranquillo? Non dovresti essere così tranquillo. - insistette Kira, protendendosi oltre Lydia per sbirciare Stiles in volto.

-Già, dovresti tipo disperarti o quanto meno essere incazzato. - si associò Scott, passando un braccio intorno alle spalle di Kira e guardando anche lui preoccupato Stiles.

Stiles scosse la testa sorridendo, mentre apriva la porta dello spogliatoio e gli altri tre, dietro di lui, si scambiavano occhiate perplesse e preoccupate.

-Ve l'ho detto, é tutto sotto controllo. Derek firmerà quelle benedette carte di divorzio e tutto tornerà come prima, so che é così. - affermò convinto, ma per nulla convincente.

Entrati nello spogliatoio, fino ad un attimo prima animato da un allegro chiacchierio, ognuno di loro si accorse del gelo calato improvvisamente. Gli altri specializzandi, non appena videro Stiles sulla soglia, cominciarono a guardarsi tra loro e a bisbigliare gli uni nelle orecchie degli altri e non era davvero difficile sentire cosa si dicessero.

-Hai visto? E' Stilinski. -

-Quello che se la fa con Hale? -

-Si si, ma hai sentito che Hale é tornato dalla moglie e lo ha scaricato?! -

-Accidenti, che botta!-

-Bah, se lo é meritato. Chi é così stupido da andare a letto con uno strutturato, per di più sposato? -

Stiles continuò a sorridere stoicamente, non badando a loro e avviandosi con serenità al proprio armadietto. Nell'avviarsi, intercettò lo sguardo di Theo Raken, serio e duro su di sé. Stiles accennò un sorriso poco convinto, ma non si stupì troppo quando Theo gli voltò con decisione le spalle continuando a cambiarsi come se lui non esistesse.

Stiles sorrise, amareggiato.

Derek era sposato, e questo faceva di lui la nuova sgualdrina rovina famiglie di Beacon Hills.

Persino Theo lo odiava, adesso.

Kira, dopo aver scoccato un'occhiataccia a Theo, seguì Stiles, non volendo lasciarlo solo.

Scott e Lydia rimasero indietro, entrambi seri e rigidi.

-Un altro giorno con tutti questi pettegolezzi e nemmeno Stiles riuscirà più a fingere di stare bene.- sussurrò Lydia, continuando a guardare preoccupata Stiles che chiacchierava come se niente fosse con Kira.

-Io non capisco,lui e Derek si sono lasciati o no? - mormorò Scott, avviandosi al suo armadietto seguito da Lydia.

La ragazza fece una smorfia.

-Stiles dice che stanno ancora insieme e che Derek deve solo firmare quelle dannate pratiche di divorzio. -

Scott inarcò le sopracciglia.

-Sono passati tre giorni... -

Lydia sospirò, riportando uno sguardo triste su Stiles.

-Lo so. E' per questo che dico che dobbiamo stargli vicino. Tra poco crollerà, lo sai anche tu. -

Scott si limitò ad annuire, senza dire niente. In realtà era distratto da Theo Raken. Se ne stava in silenzio davanti al suo armadietto, poco distante da quello di Stiles, e sembrava totalmente indifferente alla sua presenza. Eppure Scott giurò di non esserselo sognato, quando vide Theo girarsi verso un ragazzo brufoloso con degli occhiali enormi che stava palesemente spettegolando su Stiles e minacciarlo di spaccargli la faccia se non fosse stato zitto.

Il silenzio calò improvviso nello spogliatoio, tutti che fissavano Theo, rigido e in tensione, con occhi spalancati e intimoriti.

Anche Stiles si voltò verso di lui e dal suo sguardo stupito e grato insieme, Scott capì che nemmeno lui si aspettava solidarietà da Theo.

-Grazie. - lo sentì sussurrare con voce sottile, ma Theo non gli rispose neppure, limitandosi ad uscire velocemente dallo spogliatoio, dando una spallata più o meno intenzionale a Scott nella fretta.

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao!

Capitolo un po' di passaggio, il prossimo sarà molto importante e dovrei pubblicarlo presto, metà é già scritto, ma non assicuro niente perché sono piena di interrogazioni purtroppo in questo periodo.

Spero che il capitolo vi piaccia, come al solito grazie a voi che leggete, siete fantastici!

Un bacione :*

Fede <3

ps: cercherò di rispondere alle vostre recensioni il prima possibile!

 

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Capitolo 9
*** 8. Ama me ***


Capitolo ottavo

 

Ama me

 

 

 

 

Finstock non era di certo una persona accondiscendente o dal buon carattere, ma Stiles era sicuro che non poteva essere un caso il fatto che lo avesse messo di turno con lui tutto il giorno.

Era certo che Finstock volesse proteggerlo ed evitargli il più possibile contatti con gli altri specializzandi e con gli altri medici. Soprattutto con Derek.

Per cui Stiles consolidò ancora di più la propria opinione sul fatto che, in fondo, Robert Finstock fosse una gran bella persona.

-Muoviti Stilinski! Non ho tempo da perdere! -

sotto sotto, ovviamente.

-Scusi signore! - esclamò Stiles, affrettandosi a trotterellare dietro a Finstock fuori dall'ospedale, dove avrebbero dovuto aspettare un'ambulanza in arrivo.

Quando Stiles lo raggiunse, con il fiatone, Finstock gli rivolse una rapida occhiata di sufficienza.

-Mi chiedo per quale strano istinto masochista io abbia scelto te come specializzando per oggi. -

Stiles sfoderò un enorme sorriso, riprendendosi dalla fatica.

-Perché io le piaccio più di quello che vuole far credere e sa che se passo la giornata con lei non sarò costretto a sentire gli altri dottori che mi parlano dietro. -

Stranamente Finstock non lo liquidò con qualche parola brusca, ma si limitò a guardarlo con serietà, quasi pensieroso.

-Mh, spettegolano tanto, eh? - domandò e Stiles quasi sorrise nel constatare che il suo tono aveva una lieve ma chiara sfumatura di preoccupazione.

-Si, ma niente di originale. Dicono che vado a letto con il dottor Hale solo per la mia carriera e che sto rovinando un matrimonio – il sorriso di Stiles si fece leggermente amaro – Sono alquanto banali, a dire il vero.-

Finstock scosse la testa, emettendo un lieve verso di sdegno.

-Mi spiace Stilinski, ma ti avevo avvertito che non ne sarebbe derivato niente di buono da questa relazione. Anche se, santo cielo, non mi sarei mai immaginato che Hale fosse sposato. -

-Pensi io. - mormorò Stiles, che non sorrideva più e aveva lo sguardo triste e perso nel vuoto. Cristo, doveva concentrarsi, non era il momento di pensare a Derek e al fatto che non avesse ancora firmato quelle dannate carte di divorzio.

Finstock parve dispiaciuto e aprì la bocca per dirgli qualcosa di carino, perlomeno nelle sue capacità, quando la sirena dell'ambulanza risuonò in fondo alla strada.

Finstock si fece improvvisamente serio e anche Stiles si riscosse.

-Pronto Stilinski? -

Stiles annuì seccamente, mentre l'ambulanza si fermava nello spiazzo davanti a loro.

-Cosa abbiamo qui? - domandò Finstock al paramedico che era sceso dalla vettura trasportando con l'aiuto di una collega la barella su cui era coricato il paziente.

-Maschio, quarantasette anni. Stava pranzando con il compagno quando ha avuto un arresto cardiaco. L'abbiamo trattato con il defibrillatore, attualmente é stabile, ma privo di conoscenza. -

Mentre il paramedico parlava, dall'ambulanza scese una quarta persona, un uomo sulla quarantina, magro e alto, con gli occhiali da vista tutti storti sul naso e i capelli castani e arruffati. Sembrava estremamente preoccupato ed agitato.

-E' il suo secondo infarto! - esclamò nervoso, rivolto al paramedico che aveva ragguagliato Finstock – Maledizione, non ho fatto che ripeterglielo in quella fottuta ambulanza di dirlo ai medici che era il suo secondo infarto! - si voltò verso Finstock, ad occhi sgranati – Ha anche un bypass e mangia malissimo, non fa mai moto e ha uno stile di vita da vero coglione...ma potete fare qualcosa, vero? Cioè non morirà, eh? -

-No, se mi lascia fare il mio lavoro signore. - disse sbrigativo Finstock prima di dire rivolto ai paramedici : - Portiamolo dentro! -

Finstock cominciò a trasportare la barella all'interno dell'ospedale e quando passò accanto a Stiles gli rivolse una rapida occhiata.

-Occupati tu del compagno. - ordinò spiccio, superandolo prima che Stiles potesse lamentarsi.

L'uomo era ancora accanto all'ambulanza, preoccupato e sconvolto, gli occhi azzurri sgranati. Stiles gli si avvicinò cautamente, preoccupato per lo sguardo perso dell'altro.

-Signore?- lo chiamò gentilmente. Quando l'uomo abbassò gli occhi su di lui Stiles tentò un sorriso rassicurante – Qual é il suo nome? -

-Harry.- biascicò l'uomo, passandosi una mano nei capelli già incasinati, lo sguardo preoccupato e spaventato puntato verso le porte dell'ospedale.

Improvvisamente guardò Stiles, terrorizzato.

-Non morirà vero? Cazzo, abbiamo appena litigato e gli ho detto che é uno stronzo figlio di puttana! Non può morire con queste parole in testa! -

Stiles dovette mordersi le guance per trattenere un sorriso. Quell'uomo gli faceva simpatia ed era chiaramente innamorato perso del suo compagno.

-Sono sicuro che il tuo compagno starà bene Harry, é in ottime mani. Ora se vuoi seguirmi dentro ti informerò sulle sue condizioni. Nel caso ci fosse bisogno di un intervento e lui non si fosse ancora svegliato dovrai firmare il consenso all'operazione e... -

-Non é il mio compagno. - mormorò Harry, senza guardarlo. Stiles si interruppe, guardandolo perplesso e disorientato. Aveva visto il modo in cui Harry aveva guardato l'altro uomo prima che venisse portato via e aveva sentito il paramedico dire “stava pranzando con il compagno”.

Harry gli lanciò un'occhiata di sfuggita, prima di superarlo per entrare dentro l'ospedale.

-Se ci sarà bisogno di firmare qualche consenso, dovrete chiamare sua moglie. Potrebbe non rispondervi però; é una stilista e si trova a Parigi per la settimana della moda. - disse in tono strano, di forzata indifferenza, poi sparì all'interno dell'edificio.

Stiles rimase immobile dove si trovava, quasi paralizzato, gli occhi spalancati.

 

 

 

-Stilinski, tu vuoi scherzare, maledizione! -

-Quell'uomo ha una moglie e un amante. - sibilò Stiles, a dir poco furioso – Se c'è qualcuno che scherza lassù é Dio e mi lasci dire che ha proprio un pessimo senso dell'umorismo umorismo! -

Finstock lo fissò, a metà tra l'incredulo e l'incazzato. Infine strinse la mascella, e Stiles sapeva che non era mai un buon segno quando stringeva la mascella.

-Stilinski, sei un medico e come tale devi essere in grado di scindere il lavoro dalla vita privata. Non esiste che io ti sostituisca con un altro specializzando solo perché il paziente ti ricorda la tua tormentata storiella d'amore con Hale! -

-E lei si aspetta davvero che io assista tutto il giorno l'Adultero Cardiopatico? Non crede che io abbia già abbastanza problemi per conto mio?!-

Finstock lo guardò severo e inflessibile.

-E' esattamente quello che mi aspetto, Stilinski. - gli lanciò la cartella clinica di Bruce Raynold, o, come lo chiamava Stiles, l' Adultero Cardiopatico. Stiles lo guardò in cagnesco e anche un po' implorante, ma Finstock non batté ciglio.

-Ora é stabile e sveglio, Stilinski, ed é tuo compito fare si che rimanga così fino a quando non lo opereremo per sostituire il bypass o saprò con chi prendermela se schiatta! E vedi di smetterla di chiamarlo l'Adultero Cardiopatico! - gli abbaiò, più duro di quello che avrebbe voluto essere.

Stiles non rispose, limitandosi a rivolgergli un ultimo sguardo tradito prima di girare i tacchi ed allontanarsi e Finstock dovette ammettere che un po' si sentiva in colpa.

 

 

 

-Cazzo, mi sento una schifo... -

Stiles roteò gli occhi, senza rispondere.

Non solo Bruce Raynold era un adultero, ma era anche un adultero indisponente ed arrogante, il classico donnaiolo di mezz'età ancora affascinante e con la battuta sempre pronta, con tanto di irritante sorriso smagliante sempre sul viso.

Da quando Stiles era entrato nella sua stanza per fargli alcuni esami prima dell'intervento, Bruce non aveva fatto altro che parlare e Stiles avrebbe solo voluto iniettargli una dose potente di sonnifero.

Lo odiava, lo odiava per quei capelli neri brizzolati, la mascella squadrata e gli occhi verdi - verdi dannazione!

Lo odiava per quella stupida fede che aveva la dito.

Lo odiava semplicemente perché gli ricordava Derek.

Stiles continuò a misurargli la pressione senza spiaccicare parola e Bruce gli sorrise, irriverente.

-Ehi, dolcezza. E' una politica dell'ospedale trattare di merda i pazienti? - lo prese in giro con voce leggermente roca, emettendo un sibilo di dolore quando Stiles gli infilò l'ago della flebo con un po' troppa forza.

-Certo che no, signore.- finse cortesia Stiles, gelido.

Bruce lo fissò con gli allegri occhi verdi, un po' divertito un po' perplesso.

-Ehi, si può sapere che ti ho fatto? Sono sicuro di non averti mai visto prima e anche se ti avessi fatto qualche torto me lo ricorderei, ho la memoria lunga. -

-Non é a me che sta facendo un torto! - sbottò Stiles, senza riuscire a trattenersi e pentendosi immediatamente dopo di quello che aveva detto.

Bruce perse il sorriso, stringendo gli occhi.

-Ragazzino, cosa stai insinuando? - sussurrò, serio per la prima volta da quando Stiles aveva avuto il dispiacere di fare la sua conoscenza.

La pena di trovare una risposta adeguata fu risparmiata a Stiles dalla porta che si spalancava, rivelando la presenza di uno scarmigliato Harry sulla soglia.

Stiles storse la bocca quando notò il viso di Bruce illuminarsi. Gli veniva la nausea a pensare che Bruce potesse guardare in quel modo Harry e allo stesso tempo avere una fede al dito.

Gli veniva la nausea a pensare che quello che Bruce stava facendo ad Harry era esattamente quello che Derek stava facendo a lui.

Harry aveva un caffè in mano e sorrideva storto come i suoi occhiali mentre avanzava lentamente verso il letto di Bruce.

-Ucciderei per un caffè.- gli confessò quest'ultimo, fissandolo bramoso.

Harry lo fissò, tra il serio e l'esasperato.

-Giuro che se sopravvivi a questo cazzo di intervento hai chiuso per sempre con la caffeina. E comunque da oggi basta schifezze, cominci a mangiare sano! Ora che la tua carriera nel football é finita e non hai nemmeno lo sport a tenerti in forma devi stare attento a quel che mangi. -

Bruce sbuffò storcendo il naso e se Stiles non fosse ormai convinto di doverlo odiare lo avrebbe trovato perfino buffo.

-Vuoi per caso che diventi un coniglio come Stacy? -

Harry alzò gli occhi al cielo.

-Non devi necessariamente essere vegetariano come tua moglie, basta che smetti di mangiare schifezze. -

Bruce lo guardò scontento per un attimo, poi sfoderò il suo solito sorriso sfacciato.

-Stavo per morire, non credi di dovermi mostrare il tuo sincero sollievo di avermi ancora vivo, qui davanti a te? - domandò, fingendo un tono melodrammatico.

Harry lo fissò sorpreso per un attimo, come se temesse di non aver capito bene, ma quando Bruce gli fece l'occhiolino, alzò gli occhi al cielo e sorrise. Posò il caffè sul comodino accanto al letto, poi si chinò su Bruce e gli baciò velocemente le labbra. Stiles distolse lo sguardo, fingendo di star controllando i valori di Bruce. Quando il più grande cercò di approfondire il contatto appendendosi alle spalle dell'altro, Harry si ritrasse con una risata.

-Calmati stallone, non vogliamo rischiare un altro infarto, no? - scherzò e Stiles non riuscì a trattenere un lieve sorriso.

Bruce si imbronciò, poi lanciò un'occhiata a Stiles e di nuovo una ad Harry.

-Dì un po' mio piccolo Scriptor, anche con te lo specializzando é socievole quanto uno sciame di vespe assassine? -

Stiles gli scoccò un'occhiataccia in tralice, mentre Harry sorrideva, perplesso e sinceramente stupito.

-Ma chi Stiles? - sorrise allo specializzando, che ricambiò lievemente, sotto lo sguardo incredulo di Bruce – Con me prima é stato gentilissimo, forse se tu facessi un po' meno il pallone gonfiato lo sarebbe anche con te Bruce. - lo prese in giro con uno sguardo irriverente, facendo sbuffare l'altro.

-Scriptor? - domandò Stiles, senza riuscire a contenere la curiosità e premurandosi di guardare in faccia solo Harry.

L'uomo gli sorrise, passandosi una mano tra i capelli già arruffati.

-Mh, é un soprannome. E' latino, in realtà l'unica parola che credo questo caprone sappia... -

-Se avessi saputo che dopo un infarto diventavi così dolce me ne sarei fatti venire più di due in tutti questi anni! -

-...e significa scrittore.- concluse Harry, ignorando completamente l'altro.

-Sei uno scrittore? - domandò Stiles, piacevolmente stupito, guardando gli occhi chiari e leggermente imbarazzati di Harry.

-Il migliore.- lo anticipò Bruce, lanciandogli un sorriso affettuoso, che fece arrossire leggermente Harry. Si guardavano adesso, e il loro sguardo era quello che si potrebbe rivolgere una coppia per nulla perfetta, ma molto innamorata.

Stiles stava quasi per sorridere, prima che lo sguardo gli ricadesse sulla fede alla mano sinistra di Bruce.

Strinse le labbra, chiudendo di botto la cartella medica e facendo sussultare leggermente Harry.

-Bene Bruce, vado a far esaminare i tuoi valori per vedere se é tutto nella norma per l'intervento. - lo informò seccamente, prima di voltare le spalle e andarsene velocemente, senza guardare nessuno dei due in faccia.

Prima che la porta sbattesse dietro di lui, tuttavia, colse alla perfezione la voce di Harry che sussurrava arrabbiata: -Bruce, ma si può sapere che gli hai fatto a quel ragazzo? -

 

 

 

 

Quando le porte dell'ascensore si aprirono, Stiles non si stupì più di tanto nel trovarci Derek.

Aveva già attestato che la sua vita era un continuo cliché da telefilm americano, ormai non si stupiva più di niente.

Derek non sembrava imbarazzato quanto lui, ma Stiles riusciva a cogliere il nervosismo in fondo a quegli occhi verdi.

Comunque non c'era storia: gli occhi di Bruce, per quanto verdi potessero essere, non avrebbero mai battuto in bellezza quelli di Derek, almeno per Stiles.

-Sali o stai lì a fissarmi? -

La voce scocciata di Derek riuscì come al solito a riscuotere Stiles dai suoi voli di fantasia.

-Si, si salgo! - esclamò Stiles, infilandosi nell'ascensore giusto un secondo prima che il suo braccio venisse spietatamente maciullato dalla porte scorrevoli.

Derek lo fissò, nessuna espressione tangibile sul volto. Stiles a volte lo odiava quando faceva così, salvo poi ricordarsi che, paradossalmente, la sua mimica facciale monolitica era uno dei motivi per cui lo amava.

-Scendi o sali? -

-Scendo, ho appena ritirato le analisi di un paziente. - spiegò Stiles, anche se Derek non glielo aveva chiesto. L'uomo si limitò ad annuire e a premere in silenzio il bottone.

Stiles si chiese se avesse dovuto considerare un brutto segno il fatto che con quasi due metri quadri di ascensore liberi Derek occupasse comunque l'angolo più distante da lui.

Ad ogni modo, decise di dargli le spalle, masticandosi nervosamente un labbro e stringendosi la cartella di Bruce al petto come se fosse un salvagente.

Si ricordò vagamente del suo primo giorno di lavoro, quando Derek lo aveva seguito dentro l'ascensore e lui aveva utilizzato le cartelle di Katie come scudo.

Solo che allora Derek non era sposato e non aveva bisogno di fottuto tempo per decidere con chi stare.

Decisamente, gli stava più simpatico il Derek di prima.

-Mi manchi. - sussurrò Stiles alle porte dell'ascensore, dato che era masochista.

Dal brusco respiro che aveva esalato Derek dietro di lui, capì che l'altro aveva sentito.

-Cerco di essere positivo, sai? - continuò Stiles con un groppo in gola, sempre senza guardarlo – Continuo a sorridere e a scherzare con tutti, faccio finta di essere sicuro di me, ma la verità é che mi manchi e che sono terrorizzato.-

Il mio paziente ha gli occhi verdi, sta con un uomo ed é sposato e mi ricorda te, aggiunse mentalmente ma preferì non dirglielo.

Stiles chiuse gli occhi quando sentì il camice di Derek frusciare ed esalò un respiro spezzato quando l'uomo si fece tanto vicino da poterne percepire il calore contro la schiena e il fiato sul collo, ma non così tanto da poterlo veramente toccare.

Per un folle attimo Stiles ebbe la netta impressione che Derek fosse in procinto di dirgli qualcosa, ma poi le porte dell'ascensore si aprirono e un gruppo chiassoso di medici invase l'abitacolo. Derek si era già allontanato prima ancora che Stiles potesse rendersene conto.

Stiles scese un piano prima del suo, preferendo farsela a piedi piuttosto che farsi bucare la nuca dallo sguardo perforante di Derek.

 

 

 

Quando Stiles aprì la porta della camera di Bruce, per comunicargli l'orario dell'intervento, si immobilizzò sulla soglia, avvertendo le voci di Harry e Bruce parlarsi concitate, chiaramente immersi in un litigio.

Esitante, Stiles fece per richiudere la porta e tornare più tardi, non aveva voglia di mettere il naso nella loro relazione extra coniugale, ma la voce di Harry lo fece bloccare dove si trovava, una mano sulla maniglia e la porta aperta solo di uno spiraglio.

-... sei uno stronzo! Dio, e io che come un perfetto idiota ti ho dato retta per più di vent'anni! -

-Cristo Harry, vuoi darti una calmata? Cazzo, lo sapevo, lo sapevo che non dovevo dirtelo! -

-Oh davvero? - esclamò Harry con tono estremamente velenoso e sarcastico, che stupì Stiles. Fino a quel momento Harry gli era sempre parso calmo e gentile, gli faceva effetto sentirlo così furioso e amareggiato – Quindi il tuo piano era non dirmi affatto che tua moglie vuole trasferirsi in Florida? Cos'è, volevi mandarmi una fottuta cartolina da Disneyland?!-

-Lo vedi come sei?! Non si può parlare con te, ti incazzi sempre! -

-Oh no Bruce, il mio problema é proprio che non mi incazzo abbastanza o non avrei passato la mia vita a farti da puttana! -

-E' questo che pensi di essere per me? Una puttana? - domandò Bruce e Stiles riconobbe dell'autentico dolore nella voce solitamente scanzonata dell'uomo.

Harry rise, una risata cattiva.

-Bruce, andiamo! Ti conosco dai tempi del college, ti ho fatto da testimone quando hai sposato Stacy e poi te l'ho succhiato durante il ricevimento! Ho vissuto la mia vita in funzione della tua, adattandomi a tutte le tue stronzate pur di non perderti! E tu mi ripaghi così, nascondendomi che ti trasferisci con tua moglie tra meno di un mese! -

-Lo sai... lo sai che la mia carriera nel football sarebbe stata compromessa se avessi detto che ero gay. - disse Bruce, a voce bassa.

Harry fece un verso sprezzante con la gola.

-Se davvero fosse stato il football il problema, noi due ci saremmo messi insieme nel momento esatto in cui hai giocato la tua ultima stagione. Avresti mandato tua moglie a fanculo e saresti stato con me, ma la verità é che tu ti vergogni di ammettere che ti piace un altro uomo! Mi stupisco anche solo che tu prima mi abbia baciato davanti a quello specializzando, é stata la prima volta in vent'anni che mi hai baciato davanti a qualcuno! -

-Harry si può sapere cosa vuoi da me? - sbottò Bruce, sembrava arrabbiato e Stiles si aggrappò ancora di più alla maniglia, non riuscendo più ad andarsene – Vuoi che ammetta che di Stacy non me ne fotte un cazzo e che é di te che mi importa, che mi é sempre importato? Perché tu queste cose le sai, Cristo le hai sempre sapute! -

Quando Harry rispose, a Stiles la sua voce sembrò parecchio stanca e lenta, come prosciugata.

-Io vorrei solo che per una volta tu scegliessi me, Bruce. -

-Che intendi? -

Per la prima volta la voce di Bruce risuonò quasi spaventata.

-Intendo dire che non mi basta più vederti un paio di volte al mese o incontrarci alla casa al mare quando tua moglie é fuori città per lavoro. Non mi basta più dedicarti tutti i miei libri utilizzando stupidi pseudonimi invece del tuo vero nome! Non mi basta più essere l'unico fedele in questa relazione senza speranze o qualsiasi cosa sia! -

-Per me puoi vedere anche altri uomini, te l'ho sempre detto. L'importante é che poi tu ritorni da me. - intervenne Bruce, con voce contortamente dolce.

Harry sospirò e Stiles si sentì un meschino ficcanaso, ma ancora non riusciva ad allontanarsi da quella dannata porta.

-Ci ho già provato, ricordi? E ormai sono decisamente troppo vecchio per fare finta di poterti sostituire o tenere testa ai tuoi attacchi di gelosia ogni volta che ti rendevi effettivamente conto che frequentavo un altro. -

-Io non ero...-

-Si Bruce, lo eri. Eri geloso di me quanto io lo sono sempre stato di te e Stacy. Ed é per questo che penso sia giunto il momento di finirla, dopo vent'anni. -

-Mi stai lasciando? - ringhiò Bruce, una sfumatura di minaccia della voce.

-No, Bruce. Ti sto chiedendo, per una volta nella tua egocentrica esistenza, di scegliere me. Di amare me. -

Sulle ultime parole la voce di Harry tremò e anche Stiles si ritrovò ad esalare un sospiro tremulo. Rimase in attesa di una risposta di Bruce, ma dopo cinque minuti si rese conto che Bruce non avrebbe risposto a Harry.

E alla fine, anche Harry se ne rese conto.

-Bene. - disse con voce che voleva essere forte ma che invece tremolava tutta – E' finita. Questa é l'ultima volta che mi vedi. Ho chiamato tua moglie prima, ha detto che prenderà il primo aereo da Parigi. Buona fortuna per il tuo intervento Bruce, ti auguro di non crepare. -

Prima ancora che Stiles potesse realizzare che sarebbe stato meglio spostarsi dalla porta, Harry la spalancò, imbattendosi nella faccia imbarazzata e dispiaciuta di Stiles.

-Io...- cominciò balbettando, ma Harry non gli diede il tempo di dire niente.

Lo superò velocemente con espressione indecifrabile, senza voltarsi indietro.

 

 

 

-Lo so che origliavi dietro la porta, dolcezza. -

E' questo che gli sussurrò Bruce mentre Stiles lo portava in sala operatoria.

-Bruce, non é importante ora quello che ho o non ho sentito. - ribatté Stiles senza guardarlo. Era ancora scosso per il litigio a cui aveva assistito.

Si chiedeva se anche lui avrebbe fatto la fine di Harry. Sarebbe anche lui rimasto con Derek per più di vent'anni, rassegnandosi a dividerlo con Kate? No, Derek poteva assomigliare a Bruce in molti aspetti, ma di una cosa Stiles era sicuro: Derek era buono dietro a quei modi scorbutici e non avrebbe mai fatto soffrire due persone per lui importanti. Avrebbe scelto tra lui e Kate, e l'avrebbe fatto presto.

Sinceramente, Stiles non sapeva se fosse un bene o un male.

-Mh.- Bruce lo guardò, con quegli occhi verdi piccoli e furbi – Harry... Harry é qui per caso?- domandò. Sembrava che facesse fatica a pronunciare ogni singola parola.

Stiles lo fissò e per un attimo desiderò potergli dire di si, nonostante tutta l'antipatia che provava per quell'uomo.

-In sala d'attesa non c'era. Può darsi che ritorni una volta finito l'intervento. - tentò, ma Bruce rise amaro, scuotendo la testa.

-No, se ne é andato, giustamente. Anche io mi sarei rotto le palle, al posto suo.-

Stiles, non sapendo cosa replicare, continuò a trasportare il suo letto fino all'ascensore.

-Dolcezza, puoi farmi un favore? -

Stiles si limitò a guardarlo, in attesa.

Bruce sospirò, alzando lentamente una mano verso di lui. Stiles notò che nel pugno stringeva un foglio di carta tutto stropicciato, che probabilmente gli aveva portato qualche infermiera.

-So di non piacerti, anche se non so il perché. Ma se... se Harry dovesse tornare e io fossi, Dio non voglia, già all'ingresso dell'inferno, gli daresti questa lettera? Per favore? -

Stiles lo guardò sorpreso, senza accennare a prenderla.

-Perché proprio io? -

Bruce gli sorrise.

-Gli piacevi, a Harry. Prima mi ha fatto diventare scemo perché credeva ti avessi trattato male. -

Stiles non disse niente, ma dopo un attimo di esitazione prese la lettera da Bruce e se la mise nella tasca posteriore dei pantaloni.

Bruce lo fissava con gratitudine, un sorrisetto dei suoi a increspargli il volto.

-Grazie, dolcezza.-

-Lo faccio solo perché anche a me Harry piace. - sussurrò Stiles, poi non disse più nulla fino a che non salirono sull'ascensore.

 

 

 

 

-Ora del decesso venti e trentotto. - sussurrò Finstock, in tono sinceramente dispiaciuto.

Si voltò verso Stiles, che teneva ancora le piastre in mano e fissava ad occhi sbarrati il monitor, completamente paralizzato.

-Immagino... immagino che ci sia quel ragazzo, lo scrittore, da avvisare. - borbottò Finstock e Stiles registrò appena il fatto che evidentemente Finstock, come lui, ritenesse completamente superflua la moglie di Bruce.

-Ci penso io Stilinski, non ti... -

-No.- lo interruppe a sorpresa Stiles, deciso, guardando con occhi duri il volto senza vita di Bruce – Lui voleva che lo facessi io. - aggiunse, la voce appena incrinata e lo sguardo che cominciava a cedere alle prima lacrime.

Finstock non commentò, limitandosi a guardare Bruce con somma tristezza.

 

 

 

Harry era seduto su una delle sedie di metallo in sala d'aspetto, aveva gli occhiali storti sul naso e i capelli sconvolti, e non faceva che guardarsi intorno battendo nevroticamente i piedi sul pavimento.

Stiles lo osservò per quelle che gli parvero ore prima di riuscire a trascinarsi lentamente nella sua direzione.

Lo scrittore non appena sentì il suono dei passi alzò la testa di scatto, rivolgendogli poi un sorriso lievemente imbarazzato nel riconoscerlo, senza badare alla strana espressione di Stiles.

-Si lo so, lo so! - ridacchiò alzando le mani in segno di colpevolezza – Avevo detto che non mi sarei più fatto vedere – scosse la testa con un vago sorriso, mentre Stiles si fermava davanti a lui, le labbra che tremavano appena – Sono vent'anni che provo a distaccarmi da Bruce. Sono stato un idiota a pensare che sarei davvero riuscito a rompere con lui mentre stava sotto i ferri, quando non ci sono riuscito in tutti questi anni! -

Harry continuava a sorridere e Stiles avrebbe tanto voluto che non lo facesse, perché rendeva tutto più difficile.

-Allora? E' andato tutto bene vero? Scommetto che é già sveglio e sta stressando le infermiere, non é così? -

Stiles scosse piano la testa, le labbra strette così tanto da parere quasi bianche. Si sedette lentamente accanto a Harry, che intanto lo fissava ad occhi spalancati e non sorrideva più, consapevole di quello che doveva essere successo.

Stiles puntò gli occhi in quelli di Harry, e il suo sguardo esprimeva il più totale dispiacere e partecipazione, ma non compassione, e di questo Harry gliene era eternamente grato.

-Harry, durante l'intervento ci sono state delle complicazioni. - cominciò in tono calmo e pacato, senza mai staccare gli occhi da quelli grandi e spaventati di Harry – L'aorta si é lacerata e nonostante il dottor Harris abbia tentato di tutto per salvare Bruce, purtroppo il suo cuore non ce l'ha fatta. Mi dispiace davvero molto. -

Qualsiasi altra persona, alla notizia della morte del proprio compagno, sarebbe scoppiato a piangere o se la sarebbe presa con il dottore incaricato del triste annuncio.

Harry però non era qualsiasi persona, ed era per questo che Bruce lo aveva amato per più di vent'anni ed era sempre per questo che Stiles avrebbe preferito essere morto lui piuttosto che essere costretto a fronteggiare il sorriso più triste del mondo.

-Dovevo aspettarmelo – sussurrò Harry, asciugandosi velocemente una singola lacrima che premeva per uscire dall'occhio destro – Dio o chiunque altro ci sia a capo di questo universo mi sta punendo – scoppiò in una risata priva di allegria – Ma certo. Mollo Bruce prima del suo intervento al cuore dicendogli cose orribili, e lui muore sotto i ferri. Si chiama karma, giusto? -

Stiles fece un microscopico, triste sorriso, dicendosi che non sarebbe stato davvero giusto se fosse scoppiato a piangere.

-Si chiama sfiga, Harry. E non dipende da nessuno. - sussurrò, strappandogli una piccola risata intrisa di lacrime.

-Harry – continuò Stiles a bassa voce, portandosi una mano nella tasca posteriore dei pantaloni ed estraendone un foglio di carta, tutto stropicciato – Bruce mi ha dato questa per te prima dell'intervento. Mi ha chiesto di dartela nel caso non ce l'avesse fatta. -

Harry fissò ad occhi spalancati prima Stiles, poi la lettera e infine di nuovo Stiles.

-Leggila tu. - sussurrò infine, chiudendo gli occhi e liberando alcune lacrime – Leggimela tu ti prego. Io... io... non ce la faccio proprio. - sussurrò, liberando alcuni piccoli singhiozzi e nascondendosi il volto in una mano.

Stiles non voleva farlo, era già abbastanza penoso così e poi aveva valicato da un bel pezzo il confine tra paziente e medico. Non voleva farlo, ma sapeva che se non gliela avesse letta lui, in quel momento, in quella sala d'attesa, Harry non avrebbe mai letto la lettera di Bruce e Bruce, dovunque si trovasse ora, non gli avrebbe mai perdonato di aver infranto la promessa.

Così annuì, afferrò una mano tremante di Harry e si apprestò a leggere, sperando che la voce gli tremasse meno della mano.

-Mio piccolo Scriptor, se stai leggendo questa lettera vuol dire che, purtroppo, sono morto stecchito. -

Scoppiare a ridere fu inevitabile, per entrambi.

-Stupido bestione troglodita... - sussurrò Harry tra le dita, con un vago sorriso.

-E' un vero peccato che io sia morto, sai piccolo? - continuò Stiles dopo essersi ricomposto – Ci sono un'infinità di cose che avrei voluto dirti e che invece non ti ho mai detto. Ovviamente spero di sopravvivere a questo fottutissimo intervento al cuore e dirtele di persona, ma nel caso, con questa lettera, voglio che tu sappia quello che sono sicuro hai sempre saputo anche se non ti ho detto mai, nemmeno dopo vent'anni insieme. - le ciglia di Stiles sfarfallarono mentre si apprestava a pronunciare le parole successive - Ti amo Harry Walker, ti ho sempre amato. Tanto, intensamente, da star male. Te lo giuro, Harry, ti amo più della mia vita e tu sai quanto mi piaccia la mia vita. -

Harry adesso fissava Stiles e piangeva, piangeva senza limiti e non era un problema, perché anche Stiles stava piangendo.

-E mi dispiace se non sono stato il compagno che meritavi, se non sono stato all'altezza. Io te lo dicevo sempre che meritavi di meglio di me, ricordi? Tu mi rispondevi che era vero, ma che comunque continuavi a volere me. Dio, quanto ti amavo quando dicevi così Harry. Sei l'unica cosa bella della mia vita, lo sai vero? O forse eri, perché se stai leggendo evidentemente sono morto. Piccolo, trovati un avvocato, uno buono, perché la casa al mare é tua, io la lascio a te. -

Harry emise un suono strozzato di sorpresa e amplificò la stretta alla mano di Stiles, che sorrise appena prima di riprendere a leggere.

-Stacy avrà il resto ma quella é giusto che la abbia tu, amore, e conoscendoti so che é l'unica cosa che avresti mai accettato da me, il luogo dei nostri incontri negli ultimi vent'anni. Solo un'ultima cosa amore. Mi hai chiesto di scegliere te poco fa e io non sono stato capace di darti una risposta perché, fondamentalmente, sono un vigliacco, ma non ho mai avuto dubbi su quale sarebbe stata la mia risposta. Per cui Harry, con un po' di ritardo, te lo dico: prendo te, scelgo te. Amo te. Per sempre. Con infinito amore, Bruce. -

Le parole di Stiles aleggiarono nel silenzio per un istante, spegnendosi piano.

-Sai quale é la cosa più triste? E' che si aspettano parole del genere tutta la vita e poi quando finalmente arrivano, non si ha più nessuno da abbracciare. La verità é che la gente aspetta sempre troppo tempo e poi, quando si decide, é troppo tardi. Certe cose bisognerebbe dirle e basta. - sussurrò Harry dopo un'infinità di tempo, lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé.

E Stiles proprio non riuscì a non pensare a un paio di occhi verdi.

 

 

 

 

 

Stiles aveva ancora la cuffia in testa quando entrò nella saletta pre-operatoria, dove Derek si stava lavando per il suo intervento.

Quando sentì la porta chiudersi, si voltò di scatto e il suo volto ebbe un piccolo moto di sorpresa nel riconoscere Stiles.

-Stiles...- cominciò ma Stiles lo interruppe agitando freneticamente le mani davanti al suo viso, gli occhi pieni di agitazione.

-Okay, so che avevo detto ti avrei dato tempo, ma non posso proprio più farlo Derek perché oggi un mio paziente é morto e aveva un compagno e loro si amavano e non sono mai riusciti a dirselo chiaramente proprio perché hanno aspettato troppo e io non voglio succeda anche noi, non voglio e... -

-Stiles! - esclamò Derek, allarmato dalla straordinaria quantità di parole che usciva dalla bocca di Stiles come un fiume in piena. Stiles gli rivolse uno sguardo incerto, zittendosi ma attorcigliando le mani tra loro e spostando nervosamente il peso da un piede all'altro.

-Stiles, calmati per l'amore del cielo. - sussurrò cercando di toccarlo, ma Stiles si ritrasse, scoppiando in una risata isterica e a Derek venne dolorosamente in mente la mattina del loro primo incontro.

-No Derek, non puoi parlare né toccarmi fino a quando non avrò finito il mio discorso, perché quando mi tocchi io non capisco più niente e già in condizioni normali non sono capace di mettere insieme un discorso di senso compiuto, quindi non complicare le cose. -

Derek annuì, sebbene ancora molto perplesso.

-Okay. Va bene. -

-Bene. -

Stiles si passò la lingua sulle labbra, cercando disperatamente di fare mente locale.

Certe cose bisognerebbe dirle e basta.

-So di non poter competere con lei,okay? - sbottò d'un tratto, prendendo Derek di sorpresa - Insomma lei é bellissima, é alta dieci centimetri più di me, é bionda, ha un corpo fantastico e in più é uno strutturato, come te. - Stiles parlava velocemente, senza staccare gli occhi dai suoi e gesticolando come un matto. Derek lo fissava in silenzio, indecifrabile – Io invece sono... - Stiles emise un risolino, scuotendo la testa – Io sono solo io Derek, sessantasei chili di ossa fragili e sarcasmo, parlantina fastidiosa, attacchi di panico e insicurezza cronica. Per di più sono solo uno specializzando, l'ultimo anello della chirurgia. Non sono un buon affare Derek, davvero! -

-Stiles. - provò a intervenire Derek a bassa voce ma Stiles scosse la testa, sorridendo appena.

-E so anche che un buon amante, uno di quelli che ci sono nei libri o nei telefilm, si farebbe da parte e ti lascerebbe stare con la tua bellissima moglie, che conosci da anni e con cui condividi un passato di cui io invece non faccio parte. Un buon amante ti direbbe di non voler mettersi tra di voi, di tornare da lei e di dimenticarlo.-

C'era qualcosa di infinitamente triste negli occhi di Derek, mentre se ne stava appoggiato con la schiena al lavandino, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo che non si perdeva nemmeno un movimento agitato di Stiles.

-Ecco Derek, io sono un pessimo amante, perché sono terribilmente egoista e possessivo e tante altre cose e non ti dirò affatto di tornare da tua moglie e di dimenticarmi, perché vedi Derek, io ti amo.-

Una scintilla sorpresa attraversò gli occhi di Derek mentre Stiles spalancava la bocca in maniera adorabile,come se fosse sorpreso lui stesso di quello che si era lasciato sfuggire. Scosse forte la testa, imponendosi di andare avanti con il suo discorso.

-Ti amo in un modo davvero incredibile Derek – sussurrò, le labbra piegate in un sorriso insopportabilmente dolce, gli occhi fissi in quelli increduli e stranamente caldi di Derek – Io... io ti lascio occupare tutto il letto anche se mi schiacci, perché comunque amo quando alla fine rotoli su di me e mi abbracci. Sopporto i tuoi silenzi, perché in fondo amo anche quelli. Faccio finta di amare i tuoi orrendi gusti musicali e se me lo chiedessi salterei dalla finestra più alta per te e anche quando dovrei odiarti, Derek, mi ritrovo ad amarti più di prima.-

-Stiles... - sussurrò Derek sciogliendo le braccia e facendo un passo nella sua direzione, ma Stiles indietreggiò, agitato.

-Sto divagando. Ho divagato vero? Ho divagato. Ma quello che voglio dirti, Derek,non é dimenticami e vai da lei, perché come ho detto sono terribilmente egoista e, Dio, terribilmente, terribilmente innamorato di te, maledizione – Stiles prese un gran respiro e quando puntò gli occhi in quelli di Derek gli parve che quelli del maggiore fossero stranamente commossi – Per cui prendi me. Scegli me. Ama me. -

Derek lo fissava in un modo strano, le labbra leggermente dischiuse, come se non credesse a ciò che aveva appena sentito.

Stiles si domandò nebulosamente se sua moglie gliela aveva mai fatta una dichiarazione d'amore così.

Oddio, una dichiarazione d'amore.

Stiles non ne aveva mai fatta una prima e aveva scelto Derek per farla.

Si passò velocemente la lingua sulle labbra, mentre Derek lo fissava ancora come se fosse stato un fantasma.

-Bene. Dovevo dirti questo e te l'ho detto, ecco. Ora... se tu vuoi... si, insomma, se vuoi stare con me mi troverai ad aspettarti dopo il tuo intervento al bar di Danny – lo sguardo di Stiles si fece più caldo del solito, tanto che Derek dovette sforzarsi di non distogliere il suo – Ti aspetterò lì, dove ci siamo conosciuti e mi riconoscerai perché sarò il tuo ragazzo nel bar, che aspetta il suo uomo nel bar. -

Stiles uscì dalla stanza, senza sapere che in realtà Derek aveva preso la sua decisione già molto prima che lui entrasse.

 

 

 

 

 

Danny, le labbra strette e lo sguardo preoccupato, osservava con aria critica Stiles seduto un tavolo poco lontano dal bancone, intento a mandare giù tequila come se non ci fosse un domani e a chiacchierare allegro con una coppia che probabilmente non conosceva neppure e che si guardava a vicenda chiedendosi chi fosse quel tizio brillo che li stava importunando da due ore.

Danny sospirò di vero e proprio sollievo quando vide Scott e Lydia entrare nel bar.

-Grazie a Dio... - mormorò a denti stretti lasciando cadere lo straccio che stava utilizzando per pulire i bicchieri e facendo il giro del bancone per andare incontro ai due amici.

-Si può sapere perché ci avete messo tanto? Vi ho chiamato più di un'ora fa per dirvi di venirvelo a prendere! Mi stalkera i clienti e mi finisce la tequila! - sibilò non appena furono a una vicinanza accettabile.

Lydia sbuffò, portandosi una ciocca dietro l'orecchio e cercando con gli occhioni chiari Stiles.

-Lavoriamo in un ospedale, Danny. Non possiamo esattamente andarcene quando ci pare solo perché il nostro amico é sbronzo. -

Danny non rispose, ma volse anche lui come Scott e Lydia lo sguardo a Stiles, che si era messo in piedi tra la coppia e li abbracciava cantando a squarcia gola “ Livin' la vida loca”.

-Cazzo. - sibilò Scott, che sembrava combattuto tra il ridere e il sentirsi dispiaciuto – E' messo peggio di quel che credevo. -

Danny riportò lo sguardo su lui e Lydia, stranamente molto serio.

-Non verrà vero? Il neurochirurgo sexy per cui Stiles ha perso la testa e di cui ha parlato ininterrottamente tutta la sera. Non verrà. -

-Beh, magari é in ritardo... - tentò Scott, poco convinto, ma Lydia scosse con decisione la testa, sbuffando.

-Ti prego Scott. Sappiamo entrambi che Derek non verrà. -

Danny guardò Stiles, che si era messo a ballare al centro del bar sventolando un'intera bottiglia di tequila in mano.

-Che bastardo. - sibilò. Poteva fingere di non sopportare Stiles la maggior parte delle volte, alzare gli occhi al cielo quando si ubriacava nel suo bar, abbordava i suoi clienti e vomitava nel suo bagno, ma alla fine Stiles era anche il ragazzo che aveva una parola sempre buona per tutti, il ragazzo che aveva organizzato la festa per l'inaugurazione del suo bar, il ragazzo che si ricordava sempre di chiedergli come stava lui e come stava Ethan, anche dopo un turno disastroso in ospedale. Insomma, Stiles era suo amico e Danny gli voleva bene, mentre Derek Hale era solo un grandissimo figlio di puttana.

Stiles a un certo punto si bloccò e si piegò, lasciando cadere a terra la bottiglia di tequila in un mare di vetri rotti e portandosi una mano sullo stomaco.

-Sta per vomitare. - disse Scott semplicemente rassegnato, conoscendo ogni fase di Stiles ubriaco ormai.

Lydia e Danny rimasero fermi, ad osservare Scott avvicinarsi a Stiles, evitare un paio di goffi e convulsi gesti da parte del ragazzo e caricarselo praticamente in spalla, trascinandolo in bagno.

-Scott! Che bello, vuoi bere un po' di tequila? - lo sentirono ridacchiare, prima che Scott riuscisse a farlo passare per la porta, dopo aver lanciato un'occhiata eloquente a Lydia e a Danny.

Danny si voltò verso la ragazza, le sopracciglia inarcate.

-Dì la verità: c'è qualche speranza che Stiles dimentichi lo stronzo in tempi socialmente accettabili?-

Lydia sospirò, improvvisamente triste.

-Credo ci siano più probabilità che diventi astemio. -

Danny scosse la testa, dispiaciuto, riportando lo sguardo sulla porta chiusa del bagno.

-Sai, per i primi venti minuti Stiles sembrava abbastanza tranquillo. Ha ordinato una coca e continuava a sorridere a blaterare che il tizio sexy sarebbe venuto e che aveva fiducia in lui. Dopo un po' non sorrideva più e ha ordinato la prima tequila liscia.-

Danny si voltò verso Lydia, le sopracciglia inarcate e gli occhi brillanti di rabbia.

-E lì ho capito che il vostro Derek era un grandissimo stronzo. -

Lydia sospirò.

-Mai stata più d'accordo. E ora... - rovistò nella borsetta, tirando fuori il portafogli – Che ne dici di dare anche a me un drink? Ne avrò bisogno, se davvero dovrò passare le prossime tre ore a consolare Stiles. -

-Tre ore? Sei ottimista. -

Lydia lo guardò male e Danny le fece un sorriso affettato, poi si avviarono entrambi verso il bancone.

 

 

 

 

Derek bussò alla porta 202 del Beacon Hills Royal Hotel alle due di notte.

Kate gli aprì subito e Derek non si stupì di trovarla ancora sveglia e vestita, non doveva dormire molto da quando lui le aveva chiesto tempo.

Kate però parve stupita di vedere Derek fuori dalla sua stanza, aveva gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta.

-Derek! Cosa... -

Si interruppe quando con un gesto brusco Derek le mise davanti agli occhi i moduli del divorzio che lei gli aveva dato alcuni giorni prima.

-Non li ho firmati e non ho intenzione di farlo. - dichiarò con voce decisa, nonostante l'aria estremamente stanca sul suo volto.

Le labbra di Kate tremarono, come se volesse sorridere ma qualcosa la trattenesse ancora dal cantar vittoria.

-E lo specializzando?- domandò seria, inarcando un sopracciglio.

Derek ricambiò il suo sguardo, senza battere ciglio.

-E' finita. Come volevi tu. - aggiunse e Kate finse di non notare la sfumatura beffarda nel suo tono.

Sorrise, allungando una mano verso l'uomo.

-Oh Derek, ma é davvero... -

-Però – la interruppe Derek con voce seria, intercettando la mano della moglie prima che potesse toccargli il volto – Non voglio tornare a New York. Sono disposto a riparare il nostro matrimonio, ma voglio rimanere qui, nella roulotte. -

Le ciglia di Kate sfarfallarono creandole ombre sul bel viso, chiaramente scontenta della decisione del marito.

-Questa é la mia unica condizione. - rincarò Derek, come a leggerle nel pensiero.

-Va bene. - esclamò Kate inaspettatamente, guardandolo dritto negli occhi senza più sorridere – Ma voglio che tu mi garantisca che starai lontano da Stiles Stilinski. -

Derek annuì rigidamente e finalmente Kate sorrise di nuovo.

-Coraggio, entra. - sussurrò con un sorriso carico di promesse, tirandolo per la mano che Derek ancora stringeva nella sua.

La porta si chiuse dietro di loro con un tonfo sordo, suggellando così il primo bacio che si scambiavano da più di quattro mesi.

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao!

Capitolo bello lungo, anche perché con la maturità alle porte non so quando potrò ancora aggiornare (avrei dovuto finire la tesina, ma la pigrizia mi ha reclamata ^^” )

Spero vi piaccia e non odiatemi, vi ricordo che anche se sviluppata in maniera originale questa storia segue come traccia generale Grey' s Anatomy.

Penso che chi segue la serie se ne sia accorta, ma comunque per correttezza vi dico che il discorso di Stiles a Derek é preso dal celebre “prendi me, scegli me, ama me” di Meredith.

Grazie a tutte voi che leggete e seguite, vado a rispondere alle vostre recensioni! :*

Un bacione,

Fede <3

 

 

Ps: mi sono resa conto che la storia di Harry e Bruce richiama un po' la dinamica della bellissima coppia di "l'infinito e celeste", storia bellissima di cieloameta che consiglio vivamente.

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Capitolo 10
*** 9. Increscioso ***


 

Capitolo nono

 

Increscioso

 

 

 

 

 

La prima cosa che Stiles fece appena sveglio fu chiamare Lydia, senza staccare lo sguardo dalla parte destra del suo letto.

-Onto? - bofonchiò la voce assonnata di Lydia.

-Lyds – bisbigliò Stiles in tono allarmato – C'è un uomo. Un uomo nudo nel mio letto. Che dorme accanto a me. -

Dall'altro capo del cellulare, Lydia sospirò e dal frusciare delle lenzuola Stiles immaginò si stesse mettendo seduta sul letto.

-Di nuovo? Stiles... -

-Si, si lo so. - sussurrò Stiles, gettando un'occhiata preoccupata allo sconosciuto che aveva appena mosso un braccio – Non mi fa bene andare a letto ogni sera con sconosciuti solo per mitigare il dolore per la perdita di Derek.-

-No – sbottò Lydia in tono scocciato – Quello che volevo dire é che devi piantarla di chiamare me alle sei di mattina ogni volta che ti rendi conto di aver fatto una cazzata. Sveglia Scott ogni tanto! -

Poi Lydia buttò giù, prima che Stiles potesse dire qualsiasi cosa.

Stiles fissò un istante l'uomo al suo fianco, poi cominciò piano a divincolarsi dalle coperte e buttare una gamba giù dal letto. Forse sarebbe riuscito nel suo intento, se una mano non gli avesse afferrato l'altra gamba, strappandogli un urlo decisamente poco virile.

-Ehi, dove stai andando? - biascicò ad occhi chiusi lo sconosciuto, un sorriso da ebete sul volto.

-Ahm... - Stiles strappò senza particolare delicatezza la gamba dalla sua presa, mettendosi in piedi e portandosi dietro il lenzuolo in modo da coprire il suo corpo nudo.

Probabilmente non fu una grande idea, visto che in questo modo lo sconosciuto rimase completamente nudo, costringendo Stiles a distogliere in fretta lo sguardo.

Lo sconosciuto sembrava aver bisogno, di nuovo, di aiuto ai piani bassi e certamente Stiles non aveva tempo di dedicarglisi.

-Devo... ehm... devo andare in ospedale, tu... tu fai pure come se fossi a casa tua... usa la doccia... - risolvi da solo il tuo problemino - … fai colazione e quando vai via lascia la chiave sotto lo zerbino! - farfugliò, poi tagliò la corda verso il piano di sotto prima che l'uomo avesse il tempo di dire anche solo una parola.

Prevedeva niente doccia per lui stamattina.

Avrebbe dovuto rimettersi i vestiti che indossava la scorsa notte e sperava con tutto il cuore che lo sconosciuto non avesse squarciato la sua maglietta come aveva fatto con i suoi boxer.

 

 

 

 

 

-Stilinski sei in ritardo! - Finstock alzò un sopracciglio, esaminando Stiles che, con uno scivolone, arrestava la sua corsa accanto al gruppetto formato sa Theo, Scott, Kira e Lydia. Quest'ultima aveva delle occhiaie che facevano concorrenza solo a quelle di Stiles e non risparmiò un'occhiataccia all'amico.

-Stilinski, sei disgustoso! Dio, ma ti sei fatto la doccia? - aggiunse Finstock, squadrando con sommo disgusto i suoi capelli impastati e sparati in tutte le direzioni e gli occhi infossati e cerchiati di nero.

-Se dico di no mi rimanda a casa? - domandò Stiles, speranzoso.

Dio, non aveva dormito per niente quella notte e ora stava morendo di sonno.

Senza contare che meno stava in quell'ospedale dove c'era lui e meglio stava.

Finstock alzò gli occhi al cielo con una smorfia e Stiles capì che quello era il segnale che d'ora in poi non avrebbe più ascoltato le idiozie che uscivano dalla sua bocca.

-McCall, spero che tu non abbia un olfatto molto sviluppato, perché oggi farai coppia con Stilinski. Siete nel reparto di traumatologia con lo dottoressa Clarks. Sparite dalla mia vista, adesso. -

Stiles non se lo fece ripetere due volte, allontanandosi lungo il corridoio e sottraendosi dallo sguardo indagatore di Theo e quello un po' impietosito un po' incazzato di Kira e Lydia, ma Scott venne bloccato per un polso da Finstock, prima che potesse superarlo.

-Tienilo d'occhio, McCall, d'accordo? - mormorò Finstock, guardando con una preoccupazione che non riusciva del tutto a celare la schiena di Stiles.

Scott annuì, mortalmente serio e altrettanto preoccupato.

-Sarà fatto, dottor Finstock.-

Finstock lo fissò, stringendo le labbra.

-Cerca di tenerlo lontano dal reparto di chirurgia neonatale, mh? -

Scott lo guardò, sorpreso.

-Signore? -

Finstock scosse la testa, con un grugnito.

-Fallo e basta McCall. E ora sparisci! -

 

 

 

-Odio traumatologia. -

-Stiles. - sibilò Scott, esasperato, mentre si affaccendavano intorno a una donna che si era ustionata con l'olio bollente sotto lo sguardo vigile e severo della Clarks.

Stiles fece una smorfia mentre puliva la ferita che la paziente aveva sulla mano.

-E lui lo sa. Finstock lo sa e continua a non volermi assegnare a neurochirurgia. - continuò Stiles, petulante, ignorando Scott.

-Lo sai perché non vuole che tu lo veda. E secondo me fa anche bene. Quell'uomo é pericoloso. - sbottò Scott, spazientito.

Stiles sollevò gli occhi al cielo.

-E' un adultero Scott, non un serial killer professionista! -

-Ora basta Stilinski! - sbottò la Clarks perdendo la pazienza di fronte ai continui borbottii di Stiles – Se per te traumatologia é una branca della medicina così futile da non richiedere nemmeno attenzione e il minimo rispetto da parte tua, allora sei pregato di lasciare la mia unità e di farti riassegnare da Finstock! -

Stiles sollevò lo sguardo su di lei, preso di contro piede.

-Ma dottoressa... -

-Niente ma! - obiettò la donna con sguardo intransigente – Ci occuperemo io e McCall della signora Smith. Lasci immediatamente questa stanza.-

Scott guardò la Clarks, leggermente in panico.

Tienilo d'occhio, McCall, d'accordo?

-Dottoressa Clarks, il dottor Finstock ha detto... - tentò, ma la donna si limitò a scuotere la testa, inflessibile. Lanciò uno sguardo chiaramente ostile a Stiles, che senza volerlo si ritrovò a ricambiare con uno sguardo di sfida, la schiena dritta e il mento sollevato in una posizione nervosa.

-Francamente credo che lei debba solo ringraziare il fatto che dopo l'incresciosa relazione con un suo superiore le sia stato permesso di continuare a lavorare in questo ospedale, dottor Stilinski. -

Scott si irrigidì, lanciando un'occhiata ansiosa a Stiles, con uno sguardo che urlava “ti prego amico, non fare cazzate”.

Ma Stiles si limitò a scuotere la testa con un sorriso amabile, riponendo con calma gli utensili chirurgici e sfilandosi i guanti. Quando poco prima di varcare la soglia si voltò verso la Clarks il suo sguardo era duro.

-E' strano dottoressa Clarks, ma la mia definizione di “increscioso” comprende anche iniziare relazioni con un proprio sottoposto quando si é sposati con un'altra persona. -

La Clarks spalancò gli occhi, presa di contro piede, ma prima che potesse dirgli qualcosa Stiles era già sparito dalla sua vista, allontanandosi con una camminata veloce e nervosa.

 

 

 

 

 

Lydia Martin era sempre stata un'allieva perfetta.

Sin dalle elementari era sempre stata la prima della sua classe e al college ancora era una leggenda per gli ottimi risultati ottenuti a ogni esame dato.

Dare la risposta giusta per lei ormai era quasi scontato.

Perciò, nessuno degli altri specializzandi con cui era stata assegnata riusciva a spiegarsi perché diavolo non rispondesse a una semplice domanda del dottor Hale.

Derek pareva a disagio, anche se non lo dava troppo a vedere. Gli occhi verdi erano impenetrabili come al solito e le labbra strette in una linea sottile comunicavano soltanto pura irritazione.

-Dottoressa Martin. Le ho fatto una domanda. - ripeté per la terza volta, forzando un tono di voce calmo.

Per tutta risposta Lydia fece vagare gli occhioni chiari tutto intorno, canticchiando tra sé il motivetto di una canzone. Tutti la fissavano come se fosse impazzita.

Derek le rivolse per un momento uno sguardo di fuoco, prima di rivolgersi con un rigido movimento del capo a un'altra specializzanda.

-Sommers, lo vuole dire lei? -

La ragazza sbatté le palpebre, senza staccare lo sguardo meravigliato da una serafica Lydia, che continuava a canticchiare a mezza bocca.

-Mh, l'area di Broca?-

-Molto bene. Ora avete dieci minuti di pausa, dopo riprenderemo l'esaminazione del caso. - disse atono, senza staccare gli occhi da Lydia. Gli specializzandi, mormorando e continuando a lanciare occhiate a Lydia, cominciarono ad avviarsi fuori dalla sala delle lastre, dove il dottor Hale aveva appena presentato un caso.

-Dottoressa Martin, aspetti un istante. - la bloccò Derek con voce dura, poco prima che la ragazza uscisse insieme agli altri. Lydia si fermò e lo guardò, con chiara aria di sfida.

Derek attese che anche l'ultimo specializzando uscisse, poi le si avvicinò.

-Capisco che tu possa avercela con me, ma lasciami dire che non diventerai mai un bravo medico se non riesci a separare carriera e vita privata. – le comunicò in tono brusco, senza andare per il sottile.

Lydia lo fulminò, senza riuscire a impedirsi di arrossire leggermente.

-E l'esempio di bravo medico saresti tu? - sputò fuori con tutto il sarcasmo di cui era capace.

Derek strinse le labbra, punto sul vivo.

-Ovviamente no. Forse lo ero una volta. - mormorò amareggiato, per poi guardarla con esitazione. Lydia si irrigidì, prevedendo cosa Derek stesse per dire.

-Come sta... -

-Stiles? - lo anticipò Lydia inarcando le sopracciglia, con un sorriso sarcastico – Oh a meraviglia. Sta così bene che il suo nuovo stile di vita é diventato ubriacarsi e andare con il primo maiale che entri al bar di Danny. E pensa, é tutto merito tuo. -

La faccia di Derek tradì per la prima volta vera e propria rabbia e Lydia produsse un sorriso di cupa soddisfazione.

-E tu e Scott gli permettete di farlo? - ringhiò, mal nascondendo la gelosia.

Lydia perse il sorriso, guardandolo con odio.

-Io e Scott abbiamo cercato di stargli vicino e di certo lo abbiamo aiutato molto più di quanto abbia fatto tu! -

Derek distolse un istante lo sguardo dagli occhi arrabbiati di lei, passandosi velocemente la lingua sulle labbra.

-Ci tenevo a lui. Ci tengo ancora – sussurrò, a voce talmente bassa che Lydia si dovette forzare di udirlo – Non volevo farlo soffrire. -

-Beh, invece lo hai fatto. - sbottò Lydia, secca – E il minimo che adesso puoi fare per lui é stargli lontano visto che lui non ci tiene a te, lui é innamorato di te e non credo gli passerà tanto presto.-

Derek rimase in silenzio mentre Lydia, con un'ultima occhiata furibonda, gli dava le spalle e si avviava alla porta.

-Ah quasi dimenticavo! - esclamò fermandosi quando ormai aveva una mano sulla maniglia e voltando appena la testa per guardare Derek da sopra la spalla – Stiles é una persona fantastica, generosa e altruista. Immagino che tu sappia che tutti in ospedale sono convinti che mi sia laureata in medicina con il massimo dei voti. Non é esattamente così – si costrinse ad ammettere Lydia con una lieve smorfia – Presi il massimo dei voti, ma non la lode. Stiles la prese. -

Il volto di Derek tradì per un istante la sorpresa e Lydia continuò con un lieve sorriso: - A lui non importava, ma sapeva quanto per me fosse importante. Ha sempre fatto credere che non avesse preso la lode, per far passare me per quella più brava. - Lydia scosse la testa, sempre sorridendo – La verità é che Stiles é quello bravo – indurì lo sguardo – E che tu hai fatto un errore imperdonabile a preferirgli quella specie di top model con più pellicce che umanità. -

Ci fu un istante di silenzio tra loro, prima che Derek sospirasse.

-Digli... digli che mi dispiace. Per tutto. -

Lydia lo guardò malissimo, aprendo la porta.

-Il tuo dispiacere non lo farà sentire meglio.- sibilò prima di andarsene sbattendo la porta.

     

 

 

 

 

 

Stiles stava vagando nei corridoi cercando il modo di dire a Finstock che la Clarks lo aveva cacciato senza farsi staccare la testa, quando si imbatté in Theo, che sembrava alquanto indaffarato e aveva delle cartelle in mano.

-Stiles! - esclamò con voce nervosa, bloccandosi a qualche metro da lui e fissandolo ad occhi spalancati.

Stiles accennò un sorriso, non sapendo bene come comportarsi. Da quando la relazione tra lui e Derek era venuta a galla Theo non gli aveva rivolto più parola e per quanto ne sapeva poteva benissimo essere diventato uno dei tanti in quell'ospedale che ritenevano la sua sola presenza “incresciosa”.

Theo non lo guardava con odio o disgusto ma non sembrava comunque contento di vederlo.

Si guardava intorno e sembrava piuttosto nervoso.

-Tu... ahm, non eri con la Clarks? -

Stiles fece una smorfia buffa, stringendosi nelle spalle.

-A quanto pare sono troppo “increscioso” per lavorare con lei. - alla faccia perplessa di Theo dovette spiegare con un sospiro : - Mi ha buttato fuori perché mi fa schifo traumatologia e non facevo niente per nasconderlo.-

-Oh. Ora é tutto chiaro. - commentò distrattamente Theo, continuando a guardarsi intorno in maniera nervosa.

Stiles piegò il capo di lato, perplesso.

-Va tutto bene Theo? -

Theo assunse un'aria colpevole che mise subito in guardia Stiles.

-Stiles, Finstock ti ha mandato in traumatologia con Scott perché... -

-Raken, ce l'hai fatta a ritirare le analisi che ti avevo chiesto o devo invocare aiuto divino per questo? -

Stiles si irrigidì non appena riconobbe l'inconfondibile voce proveniente da dietro di sé. Theo lo fissò dispiaciuto, ma Stiles aveva gli occhi sbarrati persi nel vuoto.

Che ci faceva lei lì?

-Raken, sei in uno stato catatonico o cosa? E per l'amor del cielo, ragazzino, levati da mezzo il corridoio. -

Stiles si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia con una a dir poco scocciata Kate Argent.

Quando lo riconobbe, la sua espressione passò velocemente dalla sorpresa al divertimento malevolo.

-Occhi dolci. Mi chiedevo in effetti quanto tempo sarebbe passato prima di rincontrarti. -

-Che ci fa lei qui? - domandò Stiles, con voce bassa e stentorea.

Nelle ultime tre settimane aveva pensato che non avrebbe mai potuto stare peggio di così.

Evidentemente, si sbagliava.

La donna rise, portando indietro i lunghi capelli biondi.

-Che domande! Ci lavoro dolcezza! - la donna gli fece l'occhiolino, picchiettando con un'unghia smaltata di rosso il camice candido che indossava. Stiles odiò con tutto il cuore la scritta in azzurro “Dott.ssa Katherine Hale” ricamata in maniera impeccabile all'altezza del cuore.

La donna si esibì in una faccia fintamente dispiaciuta, per cui Stiles la odiò ancora di più.

-Ma come, nessuno ti aveva avvisato? - sorrise beffarda e Stiles dovette conficcarsi le unghie nei palmi delle mani per impedirsi di tremare di rabbia – Immagino che la comunicazione tra te e mio marito si sia, come dire, arrestata negli ultimi tempi.-

-Con permesso. - mormorò Stiles con voce vuota, prima di voltarle nuovamente le spalle senza nemmeno aspettare una risposta. Nel passargli accanto, fulminò Theo, che aveva una faccia dispiaciuta ma tutto sommato decisa.

-Stiles, non potevamo dirtelo. Finstock ci ha detto di non farlo, era per il tuo bene... - tentò di spiegargli, ma Stiles lo superò con una spallata, senza più degnarlo di uno sguardo.

 

 

 

 

 

 

Non appena Finstock si trovò davanti la faccia furibonda di Stiles Stilinski all'uscita dell'ambulatorio, sospirò pesantemente.

-McCall non doveva tenerti d'occhio? - riuscì appena a mormorare, prima che Stiles scoppiasse.

-Quando pensava di dirmi che il primario ha assunto Kate Argent come strutturato?!- strepitò Stiles, senza curarsi di tenere a bada il tono di voce né degli sguardi a metà tra il rimprovero e l'incuriosito che aveva attirato su di sé.

-Stilinski, non ho tempo ora per questo. Mi spiace che tu l'abbia scoperto così, ma ho dei pazienti da visitare. - replicò Finstock, in tono calmo ma deciso.

-Oh, invece il tempo lo trova! - lo contraddisse Stiles, troppo arrabbiato per fare caso a quello che diceva.

Finstock si irrigidì, guardandolo in maniera di avvertimento.

-Attento Stilinski. Io non sono Hale. Non ti conviene mancare di rispetto a me. - sibilò.

-Lei deve piantarla di proteggermi! - strillò Stiles, ignorandolo – Deve smetterla di farmi tenere d'occhio da Scott, smetterla di nascondermi le cose e soprattutto deve smetterla di negarmi neurochirurgia! -

-Ti é mai passato per l'anticamera del cervello, Stilinski, che se faccio certe cose forse é per il tuo bene? - replicò Finstock a denti stretti, cominciando ad arrabbiarsi.

-E' qui che sbaglia! E' qui che sbagliate tutti! - si sfogò Stiles, esasperato – Non sono il povero cucciolo sedotto e abbandonato da aiutare e consolare! Non ho bisogno della vostra dannata protezione! Posso gestire benissimo questa situazione da solo! -

-Oh a chi vuoi darla a bere Stilinski?! - abbaiò Finstock, rosso dalla rabbia – Puzzi costantemente come una distilleria, non dormi decentemente da quelle che paiono settimane e posso ben immaginare il perché dato i disgustosi succhiotti che hai sempre sul collo! E tu saresti uno che non ha bisogno di protezione?! -

-Sa di che cosa avrei bisogno?! - urlò Stiles, con le lacrime agli occhi – Avrei bisogno dell'unica cosa che mi farebbe stare meglio! Avrei bisogno che il mio fidanzato non fosse sposato e che continuasse a stare con me! Lei può darmi questo? Perché se non può allora dovrebbe farsi gli affari suoi e smetterla di proteggermi! Lei non é mio padre! -

-Ringrazio il cielo per non esserlo!- ruggì Finstock, incurante degli sguardi curiosi di medici e infermieri che si erano appostati a spiare il suo litigio con lo specializzando.

-E smetta di assegnarmi a traumatologia! Mi fa schifo! - urlò Stiles con quanto fiato aveva in gola, prima di cominciare ad allontanarsi velocemente, spintonando bruscamente i curiosi per poter passare.

-Sparisci dalla mia vista Stilinski, prima che decida di sospenderti! - gli urlò dietro Finstock, ma Stiles lo ignorò. A un certo punto si trovò faccia a faccia con Derek, che aveva un'espressione a metà tra il severo e lo sbalordito.

-Stiles... - cominciò e bastò quella lieve nota di rimprovero del tutto ingiustificata per far scattare Stiles.

-Stammi lontano o ti prendo a pugni! - sibilò, spingendolo via e scappando a gambe levate verso il suo nascondiglio.

Il fatto che Derek non avesse fatto resistenza o non gli avesse semplicemente spaccato la faccia, la diceva lunga sui suoi livelli di senso di colpa.

 

 

 

 

     

Il nascondiglio di Stiles consisteva nella saletta dell'attrezzatura medica dove aveva avuto mesi prima un attacco di panico.

Il problema di questo nascondiglio e che due persone ne erano a conoscenza.

Una era Derek, ma Stiles sapeva di averlo guardato con abbastanza odio da indurlo a tenersi alla larga da lui per un bel po'.

L'altra era Theo Raken, entrato in quel preciso momento.

Stiles era rannicchiato con le ginocchia a bocconi nell'angolo più buio della stanzetta, ma questo non impedì a Theo di trovarlo in dieci secondi scarsi.

Stiles emise un sospiro tremulo nel momento in cui le scarpe antinfortunio di Theo entrarono nella sua visuale.

-Vattene. - sussurrò, asciugandosi rabbiosamente gli occhi lucidi con una manica.

Dio, da quando la sua vita era diventata così patetica?

Come era potuto passare da “felicemente fidanzato” a “sedotto e innamorato” in così poco tempo?

-No. - replicò semplicemente Theo con il suo solito tono arrogante, lasciandosi cadere pesantemente seduto accanto a lui.

Stiles gli lanciò un'occhiataccia, non molto convincente a giudicare dal sorriso beffardo e vagamente intenerito di Theo.

-Ti tiro un pugno se non te ne vai. - bofonchiò, facendo scoppiare a ridere l'idiota. Lo guardò male, ma questo servì solo a farlo ridere più forte.

-Accidenti Stilinski, diventerai a breve il terrore dell'ospedale se continui a minacciare chiunque incroci il tuo cammino. -

-Meglio essere il terrore dell'ospedale che lo zimbello. - mormorò Stiles in tono amaro, distogliendo lo sguardo.

Theo lo fissò e, anche se Stiles non poteva vederlo in viso, la sua espressione era di nuovo perfettamente seria, senza nemmeno un grammo di quella pietà da lui tanto odiata.

-E' un idiota. Lo sai questo, vero? - domandò, a bassa voce.

Stiles si voltò verso di lui, guardingo.

-Chi? Finstock? -

Theo scosse la testa. Pareva quasi arrabbiato.

-No. Hale. E' un idiota. Solo un idiota potrebbe preferire quella bionda schiavista a te. E, se ti può consolare, sono quasi sicuro che le sue tette siano rifatte. Diciamo al novanta per cento. -

Fu il turno di Stiles di scoppiare a ridere e Theo si concesse un sorriso, godendosi ogni variazione della mimica facciale di Stiles mentre rideva.

-Beh, grazie. Questo mi fa sentire un pochino meglio. - sorrise Stiles, guardandolo sinceramente grato.

Theo ricambiò il sorriso, gli occhi azzurri che brillavano nella penombra.

-Lieto di sentirlo. -

Il sorriso di Stiles si fece lievemente malizioso e, in reazione, lo sguardo di Theo più attento.

-E così nessuno preferirebbe quella bionda schiavista a me, eh? -

Theo sbuffò e distolse lo sguardo e Stiles ridacchiò intuendo che era arrossito.

-Non montarti la testa. L'ho detto perché mi fai pena. -

Stiles gonfiò le guance, fingendosi offeso.

-Non é una cosa molto carina da dire. - gli fece notare e Theo alzò gli occhi al cielo, sorridendo appena. Stiles sobbalzò quando gli posò una mano sulla spalla, in un gesto che, per la prima volta nelle ultime tre settimane, non aveva nessun secondo fine sessuale. Era semplicemente un gesto di amicizia e Stiles gliene fu immensamente grato.

-Mi dispiace per quello che é successo con Hale. Ma la vita va avanti, Stiles. -

Stiles sospirò, assentendo appena con il capo.

-E' così maledettamente difficile però. Dimenticarlo, dico. -

Theo lo fissò, leggermente sorpreso.

-Sai, credevo che invece fossi a buon punto. -

Stiles inclinò il capo, perplesso.

-E perché lo pensavi? -

Theo parve imbarazzato, mentre ritirava la mano dalla sua spalla come se si fosse scottato.

-Beh... ora non ti offendere, non ti sto giudicando... ma... ecco... - si schiarì la gola – Non solo Finstock ha notato i tuoi succhiotti sul collo.-

Stiles inarcò le sopracciglia con un lieve sorriso consapevole, capendo a cosa Theo alludesse.

-Ah, bene. L'appellativo di puttana in effetti mancava alla mia nomea di frocio rovina matrimoni. -

Theo lo guardò male.

-Non ho mai detto che sei una puttana. Né l'ho mai pensato. -

Stiles gli sorrise, lievemente addolcito.

-Lo so. - sospirò tristemente – Ma probabilmente sei l'unico. Persino i miei amici trovano rivoltante il fatto che l'unico modo che abbia trovato per non pensare a Derek sia andare a letto con mezza città. -

Theo si morse un labbro, fissandolo in silenzio.

-E ha funzionato? Sei riuscito a smettere di pensare a lui? - chiese a bassa voce, avvicinandosi quasi impercettibilmente al suo viso.

Il sorriso di Stiles si fece immensamente triste.

-No.-

Theo stava per dire qualcosa, quando la porta della stanzetta si aprì bruscamente, rivelando una Kira piuttosto trafelata e agitata. Assottigliò gli occhi per adattarli al semi buio della stanza, e quando individuò Stiles la sua espressione si tinse di autentico sollievo.

Degnò Theo di una sola occhiata diffidente e lievemente stupita prima di rivolgersi all'amico.

-Stiles, per fortuna ti ho trovato! Devi venire subito con me. -

Stiles fece una smorfia, pensando internamente che doveva assolutamente cambiare nascondiglio.

-Kira, se si tratta di Finstock, non ho nessuna voglia di... -

-Non si tratta di Finstock. - lo interruppe Kira e Stiles si accorse con stupore che l'amica pareva lievemente in imbarazzo.

-Io... io oggi sono di turno in pronto soccorso. E'... é venuto un ragazzo che mi ha chiesto se ti conoscessi. -

Stiles inarcò un sopracciglio e si scambiò uno sguardo con Theo, che non sembrava aver capito più di lui.

-Un ragazzo? -

Kira arrossì violentemente e Stiles cominciò con orrore a intuire chi potesse essere.

-Dice che vi siete conosciuti ieri sera da Danny e che siete stati a letto insieme. -

-Oh! -Stiles si sentì arrossire di botto e cercò con tutte le sue forze di non incrociare lo sguardo di Theo puntato su di lui -Ehm si – cercò di ricordarsi il suo nome – Simon, giusto? -

Kira gli lanciò di sbieco un'occhiata di rimprovero.

-Sam! - lo corresse, mentre Theo sbuffava.

Stiles alzò gli occhi al cielo, sventolando con noncuranza una mano.

-E' uguale Kira! Che cosa voleva da me? -

-Questa é la parte imbarazzante. - mormorò Kira, spostando il peso da un piede all'altro sotto lo sguardo perplesso degli altri due – Senti, credo che dovresti semplicemente andare a vederlo di persona. -

-Kira – pronunciò Stiles con fermezza – Non mi muovo da qui finché non mi dici che cavolo sta succedendo. -

Kira lo guardò con occhi disperati, poi sospirò rumorosamente, arrendendosi. Mormorò qualcosa, ma talmente a bassa voce che Stiles le dovette chiedere di ripetere.

-E'... é eccitato. - disse Kira, vistosamente imbarazzata – Dice che...non é più riuscito... insomma... hai capito, no? - lo fissò implorante – Ti prego, dimmi che hai capito. -

-Yukimura, stai cercando di dire che questo tizio ha un'erezione da quando ha scopato con Stiles e che non riesce più a farsela passare?- intervenne Theo, con un evidente sforzo nel rimanere serio.

Kira lo fissò con lo stesso sguardo di adorazione che solitamente riservava a Scott.

-Si. Esattamente.-

Stiles era rimasto pietrificato, gli occhi sbarrati, realizzando lentamente che l'uomo con cui aveva scopato e di cui non si ricordava nemmeno il nome era nello stesso ospedale dove lavorava anche Derek, aveva un'erezione e chiedeva di lui. Ed era appena diventato un suo paziente.

Theo scoppiò a ridere, mentre Kira continuava a blaterare agitata sul fatto che per ora lo aveva nascosto in una stanza singola ma che doveva proprio andare da lui e che forse era il caso di chiamare qualcuno perché, santo cielo, lei non aveva la minima idea di cosa fare.

Stiles si prese il viso tra le mani, affranto.

Perché la sua vita doveva essere un tale casino?

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

 

Ciao!

Sono tornata finalmente! Niente più maturità ^^

Spero che il capitolo vi piaccia, a tratti é un po' drammatico ma spero anche divertente. La scena finale, con Stiles che scopre del “piccolo inconveniente del suo partner” é tratta da una puntata di Grey's in cui a Meredith succede lo stesso con un uomo con cui era andata a letto per cercare di dimenticare Derek.

Cercherò di aggiornare presto!

Grazie a tutti quelli che leggono!

Un bacione,

Fede <3

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Capitolo 11
*** 10. Farcela da soli ***


Capitolo decimo

 

Farcela da soli

 

 

 

Stiles non era stato mai imbarazzato così in tutta la sua vita, mentre se ne stava in un angolo della stanza di Simon – no, Sam – ad osservare l'urologo di turno, il vecchio dottor Brown, visitare il ragazzo con cui era andato a letto appena sei ore prima.

Quando Kira lo aveva portato nella stanza del Ragazzo Felice – così lo chiamavano ora quei completi deficienti dei suoi amici, Lydia in testa – Stiles aveva avuto la folle voglia di scappare, soprattutto quando Sam lo aveva accolto esclamando ad alta voce: - Stiles, sono così sollevato di vederti! -

Kira si era dovuta mordere le labbra per non ridere, poi biascicando che Finstock l'aveva chiamata per lavarsi per un caso di appendicite, era uscita frettolosamente dalla stanza, sbandando contro lo stipite della porta.

Stiles non aveva la minima idea di cosa fare. Aveva pregato Scott di chiamare Melissa che lavorava come infermiera nel reparto pediatrico di quello stesso ospedale, ma Scott gli aveva risposto che “ amico, non chiamerò mia madre perché hai rotto l'arnese a un tizio! E' imbarazzante!”.

Alla fine Lydia, impietosita, gli aveva suggerito di chiamare Richard Brown, il miglior urologo dell'ospedale.

-Ehm, dottor Brown? - azzardò Stiles mentre l'anziano dottore si sollevava lentamente dal letto di Sam – Allora é... ehm, rotto? -

Il vecchio ridacchiò, scuotendo la testa piena di capelli bianchi.

-Oh Signore, direi di no. Funziona anche troppo bene se capisci quello che intendo! - disse, facendogli l'occhiolino.

Stiles gemette, nascondendosi il volto tra le mani.

-Dottore, la prego, é già abbastanza imbarazzante così. -

Brown cercò di comporre una faccia seria e dispiaciuta, con scarsi risultati.

-Mh, si hai ragione Stilinski. Scusa. -

-Che cosa ho quindi? - intervenne Sam con voce acuta, cominciando a essere irritato da quella situazione.

Brown si voltò verso di lui, passandosi una mano sulla barba bianca.

-Vede giovanotto, ho motivo di credere che il suo sia un problema neurologico. Ho fatto chiamare il neurochirurgo di turno, vedrà che lui saprà risolvere il suo problema. -

Sam parve rinfrancato, Stiles semplicemente terrorizzato. Era sbiancato e fissava Brown che usciva lentamente dalla stanza con occhi spiritati.

-Dottor Brown! - strillò in tono quasi isterico, correndo al suo inseguimento – Dottor Brown, ha chiamato il neurochirurgo? -

Il vecchio dottore annuì sorridendo, beatamente ignaro del motivo della disperazione negli occhi di Stiles.

-Si e non faccia quella faccia,Stilinski! Vedrà che tutto... si ridimensionerà.- disse, ridendo della propria battuta.

-Dottore – insistette Stiles facendo uno sforzo sovrumano per non uccidere quel vecchio decrepito che aveva ancora la forza di fare doppi sensi irritanti – Chi ha chiamato? -

-Beh... -

-Dottor Brown? Mi ha chiamato? -

Stiles, con la faccia del condannato a morte, si voltò verso Derek, che si stava avvicinando con la sua solita faccia seria e corrucciata alla stanza di Sam. Quando vide Stiles accanto a Brown, la sua espressione si fece sorpresa.

-Stiles! - esclamò, una nota cauta nel tono di voce, gli occhi colmi di un senso di colpa che Stiles non poteva sopportare – Che ci fai qui? -

-Finstock mi ha assegnato a questo reparto. - mormorò Stiles, senza guardarlo negli occhi. Aveva una paura folle che Derek fosse ancora in grado di leggergli dentro con quella facilità che ancora adesso lo stupiva.

-Mh. - Derek non staccò gli occhi da Stiles, anche mentre parlava con Brown – Aveva bisogno di un consulto, Richard? -

-Oh si, Derek. Stilinski ti spiegherà tutto! - rispose Brown in tono giovale, dando una poderosa pacca sulla spalla a Stiles.

Probabilmente Richard Brown era l'unico abbastanza vecchio e immune ai pettegolezzi da non essere a conoscenza della relazione tra Stiles e Derek.

-Allora entriamo, Stilinski? - domandò Derek, ancora fissandolo in quel modo, quel modo come se volesse spogliarlo con gli occhi, che faceva venire voglia a Stiles di gridare di non guardarlo così, di lasciarlo respirare, di andare a guardare in quel modo sua moglie, dato che l'aveva preferita a lui.

-Mh, si certo dottore. - rispose invece in tono basso, precedendo Derek all'interno della stanza.

 

 

 

 

 

 

-Sam, ora le dovrò porre alcune domande. Cerchi di rispondermi con la massima sincerità, d'accordo? -

Sam cercò con gli occhi l'approvazione di Stiles a quella richiesta e Stiles avrebbe tanto preferito che non lo facesse. Ad ogni modo, finse di essere molto interessato alla cartella di Sam, evitando lo sguardo del ragazzo.

Derek seguì quel maldestro scambio di sguardi con le sopracciglia inarcate, poi si schiarì la gola e si rivolse di nuovo a Sam, con tono appena più aspro.

-Ha mai sofferto di disfunzioni erettili prima? -

-No, cazzo! Certo che no, cazzo! -

Stiles avrebbe preferito non usasse quella dannata parola.

Derek, comunque, non fece commenti, anche se le sue sopracciglia avevano raggiunto altezze allarmanti.

-Bene. Ha avuto rapporti sessuali nelle ultime ventiquattr'ore? -

-Si. - rispose Sam e Stiles si ritrovò a ringraziare il cielo per il fatto che non lo avesse guardato mentre lo diceva.

-E' riuscito a... portare a termine il rapporto? -

-Certo, cazzo! Con chi cazzo crede di star parlando, eh? -

Fantastico, Sam non lo aveva ancora guardato, forse Stiles sarebbe riuscito a uscire vivo da quell'incubo.

-Signor Williams, nessuno sta mettendo in dubbio la sua virilità. Devo capire il problema per risolverlo, capisce? - domandò Derek, una punta di impazienza nel tono della voce.

-Si, okay, ma lei mi vuol far passare per impotente, cazzo! -

Derek decise di non commentare ulteriormente e Stiles gliene fu immensamente grato.

-Quando ha eiaculato l'ultima volta? -

E alla fine, successe quello che Stiles aveva temuto per tutto il tempo. Sam si voltò verso di lui, con una disinvoltura davvero poco fraintendibile.

-Non lo so, Stiles tu te lo ricordi a che ora ti ho... insomma, hai capito no? - domandò, con un sorrisetto.

Anche se stava accuratamente evitando il suo sguardo, Stiles avvertì comunque Derek irrigidirsi dall'altra parte del letto,così come avvertì il suo sguardo che saettava su di lui.

-Ehm... -

Oddio, non stava accadendo sul serio, non a lui, non a Stiles Stilinski.

-Si, Stiles – intervenne Derek in tono gelido – A che ora avete... l'ultima volta? -

-Oh beh – Gesù, voleva morire – Ahm, l'una? -

-Nah, l'una l'abbiamo fatto sul divano, poi ci siamo spostati sul letto perché ti faceva male la schiena e lì l'abbiamo fatto altre due volte. -

Oh mio Dio, come diavolo aveva fatto a finire a letto con un idiota simile?!

-Però, che galantuomo. - commentò Derek, con un sorriso falso che Stiles non poteva, non voleva, vedere.

-Le tre! - esclamò Sam soddisfatto, ignaro della tensione tra Derek e Stiles – Credo che fossero proprio le tre dottore! -

-Benissimo. - sentenziò Derek glaciale, voltandosi per andarsene.

Stiles deglutì, prima di seguirlo.

 

 

 

 

 

-Non hai nessun diritto. - sibilò Stiles non appena entrarono nell'ascensore. Erano abbastanza incazzati in volto da indurre tutti gli altri a scendere e farsi le scale – Non hai nessun diritto di guardarmi in quel modo, Derek!-

-Quale modo? - ringhiò Derek, ponendosi nell'angolo più lontano da Stiles, dandogli le spalle.

-Come se ti facessi schifo o ti avessi tradito! -

-Per me puoi fare quello che vuoi Stiles. Dà il culo a cani e porci, sai che mi importa. - sbottò Derek, infastidito.

-Ma tu che ne sai? Che ne sai con chi vado a letto?- urlò Stiles, furioso, schiacciando il pulsante dell'ascensore con tanta forza da rompersi quasi un dito.

Derek si voltò di scatto, fronteggiandolo, gli occhi che mandavano lampi.

-Ringrazia la tua amica Lydia che ha voluto tenermi aggiornato. -

-Che cazzo ti ha detto Lydia?! - sibilò Stiles, avvicinandosi fino ad avere il volto a qualche centimetro da quello di Derek.

Derek gli gettò un'occhiata sarcastica.

-Puoi arrivarci da solo! E ora scusa, devo cercare di capire come abbassare l'uccello del tuo amico! -

-Non é mio amico, é il mio partner e se ci tieni a saperlo abbiamo avuto una focosissima notte insieme! - lo rimbeccò Stiles, desiderando ferirlo, solo per il gusto di vedere sulla faccia di Derek la sua stessa espressione quando aveva scelto di rimanere con sua moglie.

Derek ricambiò con uno sguardo che non sembrava più arrabbiato, solo stanco.

-Ed é stato come con me? - domandò piano,roco, avvicinandosi a Stiles ulteriormente, pressandolo con il proprio corpo a una delle pareti dell'ascensore – Dì Stiles, fare sesso con lui é stato come quando facevi l'amore con me? -

-Lasciami andare... - mormorò Stiles, sconvolto, cercando di sgusciare via. Derek glielo impedì, afferrandogli i polsi e inchiodandogli le braccia ai lati della testa.

- Rispondimi – sussurrò, le labbra che quasi toccavano le sue, provocando un brivido a Stiles – E' stato come con me? Ti baciava mentre ti preparava, come facevo io? Si fermava quando storcevi il viso perché stavi sentendo dolore, ma eri troppo orgoglioso per dirlo? Ti accarezzava le cosce, mentre avevi le gambe strette al suo bacino? Faceva tutto questo, Stiles? -

Stiles gli gettò uno sguardo quasi cattivo, nonostante dentro stesse andando letteralmente a fuoco. Stava tremando e la cosa peggiore era che stava dando a Derek la dimostrazione di essere ancora follemente e totalmente innamorato di lui, anche se era uno stronzo.

-Non vedo come possa importare ora. Non stiamo più insieme e sono libero di andare a letto con chi voglio. -

Gli occhi di Derek si fecero cupi mentre rafforzava la presa sui suoi polsi.

-Non lo sopporto – sussurrò, un'autentica scintilla di sofferenza in quegli occhi verdi che Stiles amava quanto odiava – Non sopporto l'idea di te con un altro. -

Stiles riprese a divincolarsi, furioso.

-Come puoi essere così egoista?! Tu puoi scopare con tua moglie e io non posso rifarmi una vita dopo che tu, tu e solo tu Derek, me l'hai completamente sconvolta? -

-Non ho detto questo e non mettere sullo stesso piano il mio essere tornato con mia moglie, verso la quale ho dei doveri, e il tuo andare con chiunque – replicò Derek freddamente, lasciandogli andare le braccia ma senza allontanarsi - E' solo che non pensavo avresti aperto le gambe a un perfetto sconosciuto così presto. -

Lo schiaffo di Stiles Derek se lo prese tutto, anche se avrebbe potuto facilmente scostarsi o bloccargli il braccio. Se lo prese perché sapeva di meritarlo. Stiles lo fissava con gli occhi pieni di lacrime e solo in quel momento Derek si rese conto di cosa stesse facendo. Si spostò lentamente, permettendo a Stiles di allontanarsi.

-Stammi lontano. - sussurrò Stiles gettandogli un ultimo sguardo arrabbiato, prima di scendere frettolosamente dall'ascensore.

Derek tirò un pugno contro la parete di metallo, non appena le porte si richiusero.

 

 

 

 

A quanto pare, Sam Williams aveva un tumore, un tumore al cervello che era stata la causa dei suoi problemi fisici.

Fortunatamente era operabile e l'intervento era andato al meglio.

Stiles era andato a trovarlo dopo, perché ammetteva che una parte di lui temeva che Derek l'avesse fatto morire sotto i ferri.

Fortunatamente, Sam era vivo e vegeto.

-Ehi Stiles – gracchiò con voce debole, ancora rintontito per l'intervento, non appena lo vide avvicinarsi – A quanto pare non morirò, cazzo. -

Stiles si lasciò scappare una risata mentre si sedeva sul bordo del suo letto.

-No Sam. Non morirai. Anzi, stai rispondendo benissimo ai farmaci. Continua così e non avrai una degenza molto lunga. -

Sam sorrise con un angolo della bocca, in quello che doveva essere un atteggiamento malizioso. Stiles inarcò divertito le sopracciglia ma aspettò di vedere dove il ragazzo volesse andare a parare.

-E quando mi sarò ripreso potremmo rivederci? -

Stiles sbuffò una risata, lanciandogli un'occhiata vagamente intenerita.

-Non credo. -

Sam mise appena un filo di broncio, ma non aveva l'aria di esserci rimasto troppo male. Doveva aspettarselo.

-E' per il dottore sexy vero? Mi dispiace se ho messo zizzania, mi sono accorto troppo tardi che volevate saltarvi addosso. -

Stiles gli rivolse un breve sguardo sorpreso prima di sospirare.

-Non preoccuparti, era solo un tizio con cui sono stato, niente di importante. - mentì, forzando un tono leggero.

Sam lo guardò scettico.

-Sarà, ma a me sembrava proprio innamorato perso, eh. -

Stiles distolse lo sguardo, amareggiato.

-Magari fosse così. - mormorò, desiderando davvero che quella fosse la verità e non che Derek fosse solo indispettito dall'aver perso il diritto di proprietà sul suo giocattolo preferito.

-Magari lo fosse. -

 

 

 

 

 

-Ehi Stilinski. -

Stiles, che stava per salire sulla sua jeep dopo una giornata disastrosa in ospedale in cui era riuscito a litigare con Finstock, Derek e Lydia che aveva detto quelle cose a Derek, si voltò di scatto, incrociando gli occhi azzurri di Theo Raken, in piedi davanti a lui con un sorrisetto accennato, un casco in mano.

Stiles sorrise, forse il vero sorriso da quando Kira lo aveva mandato a chiamare per il piccolo problema del “ragazzo felice”.

-Theo, ciao.-

Theo si passò una mano tra i capelli, prima di lanciargli un'occhiata esitante.

-Mi chiedevo... Ti va di prendere una cosa con me da Danny? Giusto un paio d'ore. -

Stiles spalancò gli occhi, preso di contropiede. Non ci aveva mai pensato prima, ma ora notava il modo in cui Theo lo guardava e doveva ammettere che anche lui trovasse Theo carino. Prendere una birra con lui significava inevitabilmente finire a fare altro. In un letto. Nudi.

-Io... -

Mentre cercava di capire cosa era meglio fare, il suo sguardo venne calamitato da Derek che, poco lontano, attendeva che la moglie salisse sulla Camaro per mettere in moto. Proprio in quel momento, Derek incrociò il suo sguardo, per una frazione di secondo, prima di distoglierlo frettolosamente. Gli occhi di Stiles si fecero inevitabilmente tristi. Se Derek lo avesse visto allontanarsi con Theo lo avrebbe fatto soffrire, ma a che scopo? Stiles avrebbe comunque desiderato che ci fosse lui al posto di Theo, mentre bevevano ridendo da Danny e magari finivano a fare altro a casa sua.

Theo seguì il suo sguardo e sospirò, consapevole.

-Forse in fondo é meglio di no – gli gettò un sorriso storto – Penseresti a lui per tutta la sera, dico bene? -

Stiles lo guardò, il ritratto del senso di colpa.

-Mi dispiace. Magari... magari un'altra volta. -

Theo continuava a sorridere, ma c'era una scintilla triste nei suoi occhi azzurri.

-Si, magari un'altra volta. -

Stiles gli rivolse un mesto sorriso di scuse prima di infilarsi nella sua jeep.

-Ehi Stiles! - lo richiamò Theo, facendolo voltare nella sua direzione.

Il ragazzo gli strizzò l'occhio.

-Se dovessi cambiare idea e decidere che vuoi fargli rodere il fegato, beh io sono sempre qui e, solo per tua informazione, sono decisamente sexy quanto lui. -

Stiles lo guardò per un istante strabuzzando gli occhi, poi scoppiò in una fragorosa risata.

-Me ne ricorderò Raken! - urlò, agitando una mano nella sua direzione prima di allontanarsi.

E per una volta aveva la ferma intenzione di tornare a casa, da solo.

 

 

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Capitolo 12
*** 11. Zio Peter ***


Capitolo undicesimo

 

Zio Peter

 

 

 

 

 

-Lo stai di nuovo fissando in modo ambiguo. E' imbarazzante, Stilinski. -

Stiles sospirò, voltandosi a gettare un'occhiataccia a Theo.

-Smettila. - sussurrò guardandolo male, mentre cercava di ascoltare con attenzione la spiegazione di Derek Hale su come procedere in quel complicato intervento al cervello.

-Smettila tu – gli sussurrò di rimando Theo, con un risolino – Gli altri specializzandi potrebbero insospettirsi e credere che il tuo interesse vada oltre alla neurochirurgia. -

-Oh, piantala.- sospirò Stiles, lasciandosi scappare un sorriso.

Derek interruppe improvvisamente la spiegazione, rivolgendo uno sguardo duro ad entrambi.

-Raken, Stilinski. Disturbo per caso la vostra chiacchierata? - domandò, inarcando un sopracciglio e facendo inevitabilmente voltare gli altri tre specializzandi nella sua direzione. Tra questi c'era anche Lydia, che roteò gli occhi al cielo, lanciando poi uno sguardo esasperato a Stiles.

-Scusi, dottor Hale. - disse piano Theo, mentre Stiles rimase in silenzio, gli occhi puntati in quelli di Derek in una muta sfida.

Derek resse duramente il suo sguardo per un istante, poi con un movimento brusco del collo riportò l'attenzione sulla lastra che stava mostrando.

 

 

 

-Okay. Spiegazioni. Ora.- ordinò Lydia, non appena Derek li lasciò liberi di andare.

Stiles la guardò, perplesso.

-Eh? -

Lydia alzò gli occhi al cielo, poi indicò con il mento la schiena di Theo che si stava allontanando per il corridoio.

-Da quando tu e Mr. Arroganza siete amici? -

Stiles la guardò, perplesso.

-Da un po'. Perché, è un problema? -

Lydia lo guardò in maniera eloquente.

-Beh, per me no. Per qualcun altro sembra esserlo, si. -

Stiles ancora la guardava senza capire e Lydia sbuffò, esasperata.

-Oh andiamo. Non dirmi che non ti sei reso conto di come Derek ha guardato Raken tutto il tempo. Sembrava volesse conficcargli un bisturi nel cuore. -

Stiles alzò gli occhi al cielo.

-Questo non ha senso. Perché dovrebbe avercela con Theo? Siamo solo amici, non facciamo niente. E anche in caso diverso, non sarebbero comunque affari suoi. -

Lydia lo guardò come se fosse scemo.

-Perché dovrebbe avercela con Theo? Oh, beh, vediamo... forse perché ti sta sempre appiccicato? Perché passate tutto il tempo insieme, a ridacchiare e parlottare? - sospirò -Non fraintendermi Stiles, sono la prima che vorrebbe che Derek soffrisse almeno la metà di quanto hai sofferto tu, ma Theo Raken non mi piace. -

Stiles roteò gli occhi, ma aveva un sorriso affettuoso sul volto.

-Lyds, se dovessi uscire solo con le persone che ti piacciono sarei ancora vergine. -

Lydia lo guardò male, offesa.

-Beh, però su Derek ho avuto ragione. - borbottò, imbronciata.

Stiles sorrise, leggermente ironico.

-Beh, non avevi previsto che avesse una moglie ma, si, in fin dei conti avevi ragione quando dicevi che non c'era da fidarsi. -

Lydia lo guardò dritto in faccia, con i suoi grandi occhioni chiari.

-Avrei voluto davvero non aver ragione, per una volta. - confessò, sincera.

Stiles sorrise e si sporse per baciarle una guancia.

-Lo so Lyds. Lo so. -

 

 

 

 

 

Col senno di poi, Stiles doveva ammettere che gridare contro il suo responsabile non era stato proprio un colpo di genio.

A distanza di settimane Finstock ancora ce l'aveva con lui e lo teneva praticamente recluso al pronto soccorso.

Peccato che lui volesse diventare un chirurgo e se avesse voluto svolgere ogni giorno le mansioni degli infermieri non avrebbe passato cinque anni della sua vita a buttare l'anima sui libri di medicina.

-... ma in fondo dovevo aspettarmelo che sarebbe finita così – continuò il suo sfogo Stiles, terminando una perfetta sutura con rabbia – Insomma, chi è così stupido da innamorarsi di un proprio superiore? E sa qual è la cosa peggiore? -

-Non lo so, ma qualcosa mi dice che me lo dirà lei... - mormorò tra i denti il paziente di Stiles, che forse rimpiangeva di non essere capitato sotto le cure di un altro medico, possibilmente non così logorroico.

Stiles gli gettò uno sguardo mortificato.

-L'ho annoiata? -

Per tutta risposta il paziente gli gettò uno sguardo implorante.

-Posso andare a casa vero? Per favore! -

-Stiles! -

Teresa, la capo infermiera, lo stava guardando con espressione semi severa, le mani puntate sui fianchi.

-Quante volte ti ho detto di non tormentare i pazienti? -

Stiles le fece un sorrisetto, ammiccando in un modo che fece ridere la donna, suo malgrado.

-Scusa, Teresa. D'ora in poi sarò muto come un pesce. - promise, sotto lo sguardo scettico dell'infermiera e quello speranzoso dell'uomo che aveva appena finito di medicare.

Molte suture e visite dopo Stiles stava svolgendo un'altra delle sgradevoli mansioni che Finstock gli aveva scaricato addosso: la compilazione delle cartelle dei pazienti.

Era chino sul banco della reception intento a compilare le varie schede, quando qualcuno dietro di lui si chiarì la gola, richiamando la sua attenzione.

Si voltò, sperando che Dio fosse buono con lui quel giorno e di non trovarsi faccia a faccia con Derek, come nei peggiori cliché.

Ma non era Derek Hale quello di fronte a lui, anche se l'impatto fu quasi uguale.

Quell'uomo era decisamente attraente, nonostante avesse più o meno l'età di Finstock.

Era alto, ben piazzato, con i capelli grigi e un paio di occhi azzurri estremamente brillanti. Erano occhi che ricordavano un po' quelli di Theo, solo più misteriosi e beffardi.

L'uomo gli sorrideva con un angolo della bocca, le mani affondate nelle tasche dei jeans, decisamente troppo attillati per un uomo di quell'età.

Stiles lo osservò un istante con sguardo critico, mettendoci meno di un istante per capire il tipo, poi buttò fuori un sorriso di circostanza.

-Posso aiutarla? - domandò, occhieggiando discretamente i moduli abbandonati dietro di lui, sperando che l'uomo capisse che era abbastanza impegnato.

Ma ovviamente il messaggio non arrivò.

L'uomo spalancò gli occhi non appena lo mise bene a fuoco e Stiles lo fissò, sorpreso e preoccupato.

-Signore, tutto... -

-Oh santo cielo. Dovrei seriamente fare due chiacchiere con Chris. Sei troppo bello per lavorare. -

Stiles lo fisso per un attimo, atterrito, poi scoppiò a ridere, sotto il sorriso accennato dell'altro.

-Oh mio Dio... ci sta provando con me? - si sincerò di aver capito bene, con le lacrime agli occhi.

L'uomo fece spallucce, continuando a rivolgergli quel sorriso decisamente sexy.

-Diciamo che sono un estimatore della bellezza. Non bado molto ai generi di appartenenza, se una persona è bella, la voglio, punto. -

Il sorriso di Stiles si fece lievemente sarcastico.

-Beh, dalla sua filosofia di vita traspare che lei ha molta sicurezza nelle sue capacità. -

-Sono sexy. Non posso farci niente. - confermò l'uomo, facendolo ridere nuovamente.

-Purtroppo credo di dover respingere il suo...mh, interessamento? - fece Stiles, fingendo un tono costernato, senza smettere di sorridere.

L'uomo fece un verso contrariato.

-Peccato, un vero peccato. Non sai cosa ti stai perdendo. -

Stiles lo fissò, divertito.

-Credo che sopravvivrò. E ora, la prego, mi dica, come posso aiutarla? -

-Oltre che accettando di prendere una birra con me, intendi? - ammiccò l'uomo, con un sorriso malizioso, avvicinandosi un po'.

Stiles scoppiò in una risata sconsolata e incredula.

-Lei non può fare sul serio! Mi ha visto per la prima volta mezzo minuto fa! -

L'uomo continuò a sorridere imperturbabile, porgendogli una mano.

-Permettimi almeno di sapere il tuo nome, se non vuoi proprio prendere una birra con me. - lo provocò, con un sorriso tra il gentile e il malizioso.

Stiles guardò esitante la mano per qualche secondo, poi si sciolse in un piccolo sorriso, allungando la propria per stringergliela.

-Sono... -

Le sue dita fecero appena in tempo a sfiorare quelle dell'uomo che Stiles si trovò prepotentemente spintonato indietro. Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo,l'uomo era a terra e Derek imprecava tenendosi la mano con la quale lo aveva colpito.

Stiles fissò incredulo la nuca di Derek, furioso e sconvolto.

-Derek! Che cavolo fai? - urlò, strattonando il braccio dell'uomo per farsi guardare.

Pur avendo il volto sanguinante, l'uomo a terra trovò sorprendentemente la forza di ridacchiare, muovendosi piano dalla posizione fetale che il colpo gli aveva fatto assumere.

-Non me lo dire Derek... è lui? E' lui lo specializzando sexy? -

Stiles sbarrò gli occhi, smettendo per un attimo di tirare Derek per il camice. Conosceva Derek? E che voleva dire “lo specializzando sexy”?

Derek continuava a dargli le spalle, ma Stiles poteva vedere le sue spalle tremare di rabbia.

-Tu devi stargli lontano, mi sono spiegato? -

-Derek – insistette Stiles con tono duro, riuscendo finalmente a far voltare l'uomo verso di lui. Lo sguardo di Derek faceva paura da quanto era furioso – Che sta succedendo? Perché hai colpito quest'uomo? Sei forse impazzito? -

Derek irrigidì la mascella, lanciando uno sguardo pieno d'odio all'uomo ancora a terra.

-Lui è Peter. - sputò quel nome come se fosse veleno.

Stiles spalancò gli occhi, portando velocemente lo sguardo sull'uomo a terra. Peter, l'aveva già sentito quel nome.

I miei sono morti quando ero piccolo in un incidente d'auto, da allora mio zio Peter si é preso cura di noi.

L'uomo, Peter, rise di nuovo, sollevandosi leggermente dal pavimento per rivolgere un mezzo ghigno a Stiles.

-Puoi chiamarmi zio, se ti va. -

Stiles non rispose, limitandosi a fissarlo a bocca aperta, scioccato.

 

 

 

 

 

-Ahia! Brucia! -

Stiles gli rivolse uno sguardo perforante, per nulla impietosito.

-Meriteresti di peggio. -

Peter, seduto su un lettino mentre Stiles gli disinfettava la ferita allo zigomo, sorrise leggermente, per quando il dolore al volto glielo permetteva.

-Già schierato dalla parte di Derek, eh? -

Stiles lo guardò male, mentre premeva con più forza del necessario il cotone contro la ferita, facendolo sibilare. Dopo che Derek gli aveva tirato un pugno, erano sopraggiunte sul luogo decine di infermiere e altrettanti medici, tra cui un' incredula e furiosa Kate che aveva trascinato via Derek prima che Stiles potesse dirgli qualunque cosa.

-Sei suo zio e sei andato a letto con la moglie di tuo nipote. Non è facile schierarsi dalla tua parte, sai? -

Peter rise leggermente, socchiudendo un po' gli occhi per il dolore.

-Ammetto che forse quello non è stato il mio massimo momento da zio esemplare. -

Stiles cercò con tutte le sue forze di trattenersi, ma un piccolo sorriso sbuffato gli attraversò comunque il volto.

-Non lo biasimo per aver tentato di romperti la faccia. - continuò Stiles, mettendo da parte il cotone e preparando gli strumenti necessari per mettergli qualche punto sulla ferita.

Il sorriso di Peter si accentuò, facendosi sempre più malizioso.

-Oh, ma lui non l'ha fatto per via di Kate. -

Davanti alla faccia sinceramente perplessa di Stiles, l'uomo scoppiò a ridere fragorosamente.

-Credimi dolcezza, Kate è l'ultimo motivo per cui Derek voleva gonfiarmi di botte – arricciò le labbra in un sorrisetto – Pensa: Derek mi coglie in flagrante mentre mi scopo sua moglie nel suo letto e non dice niente, si limita ad andarsene sbattendo la porta. Poi, mesi dopo,mi vede sfiorarti una mano e mi becco un pugno in faccia. Non ti dice niente su quelle che sono le sue priorità? -

Stiles arrossì, non riuscì proprio a impedirselo.

Peter piegò la testa da un lato, studiandolo, sempre con quell'irritante sorrisino sulle labbra.

-Sei famoso sai? Lo specializzando sexy di Derek... persino a New York si è sentito parlare di te. -

Stiles sembrò acquisire nuovamente sicurezza, mentre rivolgeva all'uomo un sorriso beffardo.

-Beh, anche io ho sentito parlare molto di te, lo zio stronzo di Derek. Quindi si può dire che sei famoso anche tu. -

Peter scoppiò a ridere mentre Stiles scrollò la testa con un sorriso, mentre avvicinava l'ago sterilizzato alla pelle dell'uomo. Improvvisamente Peter smise di ridere, scostandosi dall'ago e guardando Stiles a sopracciglia inarcate.

-Cosa credi di fare, dolcezza? -

Stiles lo guardò male.

-Mi chiamo Stiles. E sto cercando di ricucirti, anche se sei uno stronzo e non lo meriteresti.-

Peter gli strappò dalle mani l'ago, ignorando lo sguardo sorpreso e contrariato dello specializzando.

-Senza offesa, dolcezza, ma non voglio che il mio bellissimo viso rimanga deturpato per sempre solo perché mio nipote voleva marcare il territorio. Se vuoi renderti utile reggi lo specchio, eh? -

Stiles lo fissò, incredulo.

-Cosa... vuole... vuole ricucirsi da solo? - domandò, incerto.

Peter gli gettò uno sguardo ovvio.

-Tesoro, sono un chirurgo plastico. Avanti, reggi lo specchio e lascia fare a me, mh? -

Stiles gli gettò un'occhiataccia, prima di voltarsi a prendere un piccolo specchio, con un profondo sospiro.

-Allora... - continuò Peter mentre cominciava a medicarsi sotto lo sguardo suo malgrado ammirato di Stiles – Racconta un po'. E vero quello che si dice? Derek ti ha scaricato per riprendersi Kate? -

-Detta con molto tatto, si, più o meno è andata così. - disse Stiles, guardandolo male.

Peter fece una leggera smorfia.

-Sempre detto che mio nipote è un idiota. -

Stiles lo fissò, sorpreso.

-Cosa? -

Peter roteò brevemente gli occhi.

-Oh avanti. Credo che tu abbia avuto a che fare con Kate abbastanza a lungo da convenire con me che è una stronza. -

-Ma tu ci sei andato a letto! - obiettò Stiles, con un che di indignato nel tono della voce.

-Non di certo perché mi piaceva. Anzi, non mi è mai piaciuta, sin da quando ha cominciato a frequentarsi con Derek. -

Stiles mollò di scatto lo specchio facendolo precipitare sul carrello del pronto soccorso, ignorando lo sguardo scocciato di Peter.

-Mi stai dicendo che ci sei andato a letto anche se era la moglie di tuo nipote, anche se non ti piaceva, solo per il gusto di ferire Derek? - domandò con voce a malapena trattenuta, i pugni stretti lungo i fianchi fino a far diventare le nocche bianche.

Peter lo fissò sorpreso per un attimo, stupito da quella reazione, poi sorrise.

-Oh, è così allora – disse a bassa voce con tono suadente, guardandolo da sotto le ciglia -Devi amarlo davvero tanto se il fatto che io lo abbia ferito ti basta per odiarmi. Lo ami, non è così? -

-Di sicuro più di quanto abbia mai fatto tu. - fu la risposta arrabbiata di Stiles, prima di dirigersi a passo di marcia verso la porta.

-Ehi aspetta, devi tenermi lo specchio! - cercò di richiamarlo Peter, indignato, ma Stiles lo ignorò, sbattendosi forte la porta alle spalle.

 

 

 

Non sapeva bene neanche perché, ma Stiles sentiva di dover parlare con Derek, mettere in chiaro che non aveva la minima idea che quello stronzo fosse suo zio, che se l'avesse saputo non gli avrebbe nemmeno rivolto la parola.

Sentiva la necessità di sottolineare che lui non era come Kate.

Lo stava cercando per i corridoi da alcuni minuti, quando alla fine sentì la voce di Kate provenire da una stanza dalla porta socchiusa. Stiles si avvicinò, mantenendosi un po' discostato per poter origliare la conversazione senza essere visto.

-...per la decima volta, Derek, non avevo la minima idea che fosse qui a Beacon Hills! Ho tagliato tutti i ponti con lui da quella volta che ci hai scoperto insieme! Tu devi credermi!-

-Beh, mi risulta un po' difficile fidarmi di te visto i precedenti! - fu la risposta ringhiata di Derek e Stiles si morse un labbro. Anche dopo tutto quello che il neurochirurgo gli aveva fatto passare, non poteva impedirsi di essere preoccupato per lui.

-Comunque non importa se è qui per vedere te o semplicemente per irritare me, voglio che se ne vada! Adesso. -

-E in che modo potrei convincerlo io? - fu la replica frustrata di Kate.

La risposta di Derek, fu esattamente la stessa che avrebbe dato Stiles.

-Beh, aprirgli le gambe ha funzionato la prima volta, no? -

Stiles per un attimo pensò – sperò – che Kate fosse morta, dato il disumano silenzio che proveniva dalla stanza.

-Come osi dirmi una cosa del genere! - strillò poi, lievemente isterica -Sono tua moglie Derek! -

-Credimi, lo so, anche se a volte faccio di tutto per dimenticarlo – sibilò Derek, poi prima che Stiles riuscisse a realizzare che si stava avvicinando alla porta e che avrebbe dovuto spostarsi, si ritrovò faccia a faccia con un Derek livido di rabbia.

Stiles arrossì di fronte al suo sguardo accusatorio e fece un automatico passetto indietro.

-Io... mi dispiace, non volevo origliare... cioè in realtà volevo, ma io... -

Derek non gli diede tempo di dire altro: si limitò ad afferralo per un polso e condurlo lontano.

Stiles non fece resistenza, limitandosi a guardare perplesso la nuca dell'altro.

-Derek? - chiamò incerto.

Quando vide che l'altro si stava dirigendo nella stanzetta dell'attrezzatura medica, quella che una volta era il loro posto, ( prima che ne scoprissero l'esistenza Theo, Kira e circa altri cento medici per l'esattezza) si rilassò nella presa dell'altro, capendo che Derek volesse parlare da solo con lui. Intrecciò le dita in quelle di Derek, come a dire “io sono qui”.

Io ci sono, anche se tu sei uno stronzo.

Quasi sorrise quando Derek gliele strinse leggermente in risposta.

 

 

 

 

Stiles stava appoggiato con la schiena a uno scaffale, mentre guardava Derek fare avanti e indietro, scuro in volto.

-Hai parlato con lui? - si decise a domandare Stiles, dopo interi minuti di silenzio.

-No – disse Derek, incolore, poi si voltò a guardarlo con sospetto – Tu? -

Stiles inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, senza scomporsi.

-Si – ammise tranquillamente – Dovevo mettergli i punti, ma ho lasciato perdere appena ho capito quanto fosse stronzo. -

I lineamenti di Derek si distesero e Stiles quasi sbuffò un sorriso. Un po' lo infastidiva che Derek fosse ancora così geloso di lui, ma una parte di lui, una parte considerevole, amava questo suo lato.

-Ti ha detto perché è tornato?- domandò Derek, tornando imperscrutabile.

Stiles scosse la testa, evitando di dirgli quello che l'uomo gli aveva detto su Kate.

Derek lo guardò a lungo, stringendo i pugni.

-Non voglio che ti si avvicini. - decretò, deciso.

Stiles roteò gli occhi.

-Non vuoi che parli con Theo, non vuoi che vada a letto con sconosciuti... la lista delle cose che non vuoi che faccia è lunga Derek. Tu però puoi andare a letto con tua moglie, vero? - domandò, sarcastico e ferito.

-Stiles, Peter è un bastardo – sbottò Derek ignorando volutamente le parole dell'altro – Non ti sto dicendo che non puoi andare avanti, ti sto dicendo di non farlo con Peter. -

Stiles lo guardò in silenzio.

-E' per questo che gli hai dato un pugno in faccia?-

Derek ricambiò lo sguardo, serio. Poi qualcosa si incrinò nel suo sguardo.

-Gli ho tirato un pugno in faccia perché non voglio che tu vada avanti. Con nessuno. - ammise, quasi a malincuore.

Stiles sorrise, un sorriso triste.

-Beh, almeno lo hai ammesso. -

-Mi dispiace – mormorò Derek e sembrava sincero – Sul serio, non vorrei essere così egoista, ma non ci riesco. -

-Quello che non capisco è perché non hai scelto di stare con me quando te l'ho chiesto - confessò Stiles in un impeto di rabbia, facendo un passo verso di lui – Saremmo felici insieme a questo punto. Io non sarei infelice da solo e tu non lo saresti con tua moglie, e non negare, lo so che sei infelice con lei. -

Derek esitò, poi fece un piccolo passo verso di lui.

-Stiles, io non ho mai avuto una vera famiglia. Si, avevo Peter e le mie sorelle, ma non ho mai avuto un papà e una mamma, essendo morti quando ero piccolo e Cora era una neonata. Quando non hai una cosa, quella cosa diventa importante per te, preziosa – Derek sospirò – Kate è mia moglie ed è stata la mia famiglia per molto tempo. Non potevo buttare tutta all'aria senza provare a sistemare i pezzi. -

Stiles trasalì, senza cercare di nascondere quanto fosse ferito.

-E sta funzionando? - domandò acidamente – Perchè a me sembra che queste siano tutte scuse per non ammettere quello che entrambi sappiamo, che saresti dovuto stare con me, ma ti sei cagato sotto! -

Derek si irrigidì, avanzando poi minaccioso verso di lui.

-Stiles, non osare... -

Stiles gli lanciò uno sguardo furioso, prima di scagliarsi verso di lui. Derek si aspettava un pugno, ma invece tutto quello che ricevette fu un bacio feroce e arrabbiato insieme. Rimase completamente immobile mentre Stiles gli mordeva violento le labbra, stringendogli le guance tra le mani tanto forte da fargli male e addossandosi prepotentemente al suo corpo, strusciando il bacino contro il suo.

Quando si staccò, con il fiato grosso che si infrangeva sul volto immobile di Derek, lo guardò con cupa soddisfazione.

-Ti è venuto duro solo con un bacio. Spero per te che tua moglie sia capace di farti lo stesso effetto. - sibilò, lasciandolo poi andare di scatto e indietreggiando.

Derek rimase in silenzio, lo sguardo vuoto. Le sue mani strette a pugno però tremavano.

-Ora scusa ma si è fatto tardi – continuò Stiles sempre con quel tono ferito e arrabbiato insieme – Devo andare a trovare mia madre malata di Alzheimer, quella che ti avrei presentato, per inciso, se tu non mi avessi lasciato – il suo sguardo si indurì – Forse è meglio così. A mamma non sono mai piaciuti i codardi. -

Uscì dalla stanza senza dare il tempo a Derek di dire nemmeno una parola.

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao!

Ho aggiornato finalmente ^^ Quindi niente più velate minacce sul gruppo, okay? :”)

Presto aggiornerò anche Complicated, promesso!

Spero che il capitolo vi piaccia, anche se non è un granché, ma dal prossimo avremo una svolta!

Vi avviso che siamo quasi alla fine, credo che non mi dilungherò più di cinque, massimo sei capitoli ^^

Grazie davvero a chiunque si interessi di questa storia!

Un bacione grande,

Fede <3

 

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