Non ci si può fidare di nessuno
Non ci si può fidare di nessuno.
Erano
trascorse poche ore da quei fatti quando me ne tornai a casa. Ero furioso con i
guardiani perché mi sembrava che sì interessassero solo a ciò che ordinava il
conte.Quando tornai a casa ero pieno di rabbia e di voglia di prendere a pugni qualcosa o trovare qualsiasi modo per
cercare di tranquillizzarmi quindi optai per una doccia.
Mentre l'acqua scorreva ebbi il tempo di riflettere e pensare che
questi episodi erano stati
organizzati da qualcuno quindi dovevo riuscire scoprire chi era
l’artefice di quell’imboscata, ma più mi
sforzavo meno riuscivo a trovare la soluzione. Lady Lavinia aveva altri
complici? Ripensando a quella donna la rabbia contro me stesso
aumentava perché non l'avevo mandata al diavolo prima?
Perché ero un gentiluomo e non volevo ferila, ma anche
allontanare l'unica che per me è sempre stata importante.
Ripensai
anche a qualche giorno prima quando Paul De Villiers mi consegnò dei
manoscritti del conte che spiegavano quali erano i suoi reali piani. Per quello
avevo cercato di allontanarmi dalla donna che amavo, ma mi era difficile starle
lontano perché l’amavo.
Durante la doccia venivo sommerso da molti
pensieri, ma tra di essi c’era il fatto che non riuscivo a capire
della
guarigione così improvvisa della mia ragazza. Forse essendo il
rubino il potere di guarire era il grande dono di cui parlavo i
guardiani.
Credevo che la
doccia riuscisse ad eliminare tutta quella rabbia, quell’astio che provavo per
la loggia, ma era riuscito a risolvere in parte i miei dubbi. L’unica soluzione
era che dovevo escogitare qualcosa e quindi scoprire di chi mi potevo fidare.
Non riuscivo
ancora a capacitarmi di aver obbedito al conte da quando avevo memoria, ero
furioso che la mia famiglia seguiva gli ordini di un nostro antenato egoista.
Dovevo parlare con Gwen, dovevamo essere furbi per lottare contro la loggia e
il conte. Ero immerso in quei pensieri quando allo specchio del mio bagno vidi
il mio riflesso ciò che non mi piaceva. L’immagine che vedevo era quello di un
ragazzo dai lunghi capelli che gli avevo lasciati crescere per le missioni nel
1782, per praticità dei viaggi, per dimostrare a tutti che sapevo che una delle
regole fondamentali del viaggiatore era di nascondersi tra le persone di
quell’epoca in cui viaggiava. Al diavolo l’autenticità e la loggia e presi le
forbici e iniziai a tagliarmi i capelli per impedire l’avverarsi dei progetti
del conte avrei potuto anche rivelare chi eravamo.
Dopo un po’
di tempo ero riuscito ad ottenere il risultato che volevo. Finalmente ora non
avevo più quella codina che mi ricordava di essere stato quasi il cagnolino del
conte. Ora mi sentivo come un soldato pronto per partire per il fronte e in
effetti dentro di me c’era una guerra però insieme a Gwenny l’avremmo vinta.
Mentre mi vestii diedi un ultimo sguardo ed ebbi un flash dell’aggressione che
subì nel 1912 e capì chi mi aveva ferito. Dopo aver capito di essermi colpito
da solo provai un senso di vergogna per aver accusato la mia rubino di aver
partecipato a quell’aggressione. Dovevo assolutamente parlare con Gwen e provai
a chiamarla, ma inutilmente. Quando mai
aveva il cellulare libero quella ragazza?
Le dovevo
dire di quello che avevo scoperto e quindi partì per casa Montrose indossano le
prime cose che mi capitavano per mano. Per arrivare a quell’abitazione impiegai
un paio di minuti e quando bussai al portone d’ingresso sperai di trovare
Gwenny e non il loro maggiordomo, ma non fui particolarmente fortunato. Ad
aprirmi fu la sorella minore di Gwendolyn
“Buonasera, tu devi essere la sorella di Gwendolyn?
Per caso è in casa?” le chiesi perché poteva essere che sì fosse rifugiata da
Leslie.
“Buonasera
Gollum, mia sorella è in casa. La vado avvisare.” Nell’attesa mi passai una mano tra i capelli
in preda ad un vecchio tic, ma poi vidi Charlotte venirmi incontro.
“Buonasera
Gideon. Sei venuto per me?” mi guardò
con malizia, ma se non fossi stato così agitato ne sarei stato divertito. Mi
dispiaceva doverla deluderla, ma alla fine le dissi il reale motivo per cui ero
lì.
“No, ma sono
qui per tua cugina abbiamo importanti questioni su cui discutere!” le dissi un
po’ triste per averla ferita ma per lei provavo solo un affetto fraterno.
“Tranquillo.
Puoi salire.” mi disse dandomi un’ultima occhiata alla mia maglietta bianca,
per fortuna che non avevo il potere del conte. Anche se dubitavo che lui fosse
capace di leggere il pensiero altrui.
Mi dispiaceva
far soffrire Charlotte e mi vergognavo di essermi impegnato a farla innamorare
di me solo per obbedire a quel conte. Però invidiavo Charlotte per non aveva
ereditato il gene dei viaggi del tempo.
Mi sarebbe
piaciuto essere un ragazzo qualsiasi.
Arrivammo
nella sala da pranzo dove era riunita tutta la famiglia e ci furono momenti
leggermente imbarazzanti. Alla fine Gwen e io ci incamminammo verso la sua
camera però notai la sua agitazione perché continuava a parlare. Giunti alla
porta della sua stanza ormai sapevo diversi dettagli della famiglia Montrose. Anch’io
ero leggermente nervoso e nuovamente mi passai le mani nel ciuffo, ma ero
contento vedere in salute Gwenny.
Tutto ad un
tratto Gwen divenne silenziosa così decisi di sciogliere il ghiaccio in quella
deliziosa cameretta.
“Giornata
terrificante oggi, vero?”
“Vero, non
me lo dire. Nel 1782 in quella stanza ho davvero creduto di morire non pensavo
di avere così tanta immaginazione” mi rispose.
“No, non era
una ferita superficiale! C’ero anch’io, non ti ricordi?” le dissi sconvolto che
quasi manco la voce nel ripensare a quei momenti… però allo stesso tempo
detestavo mostrarmi debole con lei.
“Però hai
visto che c’è solo una cicatrice. Avresti dovuto intuirlo.”
“ Un taglio
superficiale non ti avrebbe provocato uno svenimento, lo so perché sono uno
studente di medicina e poi ti sei riempita di sudore. Quando ti ho prestato i
primi soccorsi hai esalato il tuo ultimo respiro.”
“Non è
possibile. Forse ce lo siamo immaginati per via di quello che è successo.
L’unica spiegazione è che sei immortale!”
“No, io
credo sia impossibile!”
“Credimi è
possibile, non c’è nessuna altra spiegazione. Inoltre, anche i documenti che
Paul De Villiers mi ha consegnato qualche giorno fa accenna a questa tua
caratteristica.
“Quindi non
sono altre strane poesie del conte?”
“No, i suoi
manoscritti erano chiari e dicevano che tu ,il rubino, dovresti morire quando
il cerchio di sangue si sarebbe chiuso per acconsentire la rinascita del conte.
La tua morte sarebbe dovuta venire a causa del diamante cioè io. Per quello il
giorno successivo all’incontro che hai avuto con il conte ho finto di averti
mentito, di non averti amato e di essere interessato solo ad un’amicizia. Per
amore ci si sacrifica… Non riuscirei a vivere in un mondo in cui non
esisti… Oggi è stato allucinante vederti
morire…” nemmeno quella volta ero riuscito ad esprimere ciò che avevo provato
in quei momenti, ma decisi di avvicinarmi per abbracciarla avevo bisogno di un
suo contatto, di sentire la sua presenza.
L’abbraccio
fu come ritornare a casa e ben presto si trasformò in un bacio. Appena le
labbra di Gwen toccarono le mie mi sentii come se qualcuno mi stesse bruciando
dall’interno e lei fosse l’unica a calmare l’incendio. Le sue mani passarono
dalle mie spalle ai miei capelli e me li arruffò, credo che d’ora in poi li avrei
portati sempre corti.
Con il fiato
corto ci staccammo e fu Gwen a parlare per prima.
“Mi piace
tanto il tuo nuovo taglio di capelli e poi adoro arruffarti quel ciuffo da
piccolo ribelle!” disse le ultime parole cercando d’imitare madame rossini.
Scoppiai a ridere e mi riavvicinai a lei.
“In effetti,
il mio è stato un gesto di ribellione. I capelli lunghi raccolti in una coda
erano di moda nel 1700 e anche ora, ma all’università erano uno strazio non
sono pratici le lunghe chiome in sala operatoria. Ero talmente furioso per
quello che è successo poche ore fa che mi sono ribellato all’immagine del
giovane damerino che si faceva mettere i piedi in testa quindi ho deciso di
tagliarli. Solo che erano giorni che avevo intuito che l’obiettivo della loggia!”
“Suppongo
che Madame Rossini e Giordano saranno contenti per l’autenticità in fondo
adesso dovresti viaggiare solo nel 1900. Per andare dal conte basta solo una
parrucca!”
“Hai
ragione. Ogni volta che dovevo andare da Lady Tinley cercava in qualche modo di
sistemarmi i capelli!”
“Forse la mia trisnonna inizialmente ti aveva confuso per un avventuriero o
per un tizio in cerca di fortuna…” mi rispose ironica
“La mia
fortuna è stata quella di conoscerti” e mi avvicinai per baciarla di nuovo
Purtroppo il
bacio fu interrotto dalla divertente suoneria del cellulare di Gwenny e sì scoprì che era Leslie, la migliore amica
della mia ragazza. Volevo raccontarle tutto, ma non ci riuscì perché arrivò la
ciurma composta dalla famiglia di Gwen eccetto Charlotte e sua madre e Lady
Arisia e Leslie. Se avessi chiamato mio fratello lo avrei avuto immediatamente
tra i piedi perché era cotto dell’amica della mia rubino.
Il resto
della serata fu piacevole e a volte mi imbarazzavo per i complimenti che mi
facevano i familiari della mia ragazza però finalmente mi sentivo a casa.
Dopo che i
fratelli di Gwenny, la madre e la sua prozia della mia rubino lasciarono la
camera dove avevamo chiacchierato e mangiato la torta al cioccolato, io con Gwenny,
Leslie e probabilmente rimanemmo a discutere dei misteri della loggia.
Il nostro
piccolo gruppo aveva discusso sulle scoperte delle vere intenzioni del conte,
dei messaggi di Lucas Montrose, dell’immortalità della mia ragazza ma anche
della nostra vulnerabilità, Gwenny convinse l’amica di fidarsi di me.
Leslie
leggendo Anna Kareina aveva intuito tutto in pochi giorni quello che io in anni
avevo imparato.
“Non credi
che qualcuno stia facendo la spia del conte? Che quella persona sia un passo
davanti a noi e che forse sia il conte stesso? Da quei documenti sì può intuire
che il conte sia ancora vivo, ma la vera domanda dove si nasconde il conte?”
chiese Leslie.
“Sono
d’accordo con te Leslie, ma alla tua ultima domanda non so come risponderti.
Però se fosse ancora tra di noi perché il conte ci fa trasmigrare nel 1782? Ci
può affrontare direttamente qui.”
“Probabilmente
non sì palesa per non farsi scoprire!” intervenne Gwenny.
La
fine di
quella serata si concluse con un nuovo mistero da svelare, ma decidemmo
di
essere entrambi favorevoli alla causa della loggia così avremmo
potuto indagare
senza destare sospetti. Avrei voluto rimanerre con la mia amata, ma
doveva riposare anche per il mitico rubino aveva bisogno di dormire e
di rilassarsi.
Angolo
tutto mio: in questa parte ho inserito delle parti dei film e dei
romanzi spero che gradirete. Se cìè qualcosa che non va
avvisatemi
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