Autunno.

di Teddy_bear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prologue}

 

1993 – settembre

 

Quando Autumn Miller vede Tate Langdon, per la prima volta, sta prendendo dal suo armadietto il libro di scienze. Il ragazzo dista a tre armadietti dal suo, dodici piastrelle del pavimento: ha delle cuffie gigantesche sulle orecchie, lo sguardo perso in un foglio di carta che sembra riportare l'orario ed ha un'aria stanca, come se non dormisse di notte, da un po' di notti.

Due ragazzi passano ridendo come dei cretini, così li definisce Autumn nella sua testa, e prendono dentro Tate, facendolo andare a sbattere leggermente contro l'armadietto; uno borbotta “scusa, amico”, l'altro ride e basta, poi se ne vanno.

L'espressione di Tate cambia, si trasforma, poi fa un respiro profondo.

Autumn, invece, ha dimenticato come si respira.

 

1993 – ottobre

 

Quando Autumn Miller vede Tate Langdon, per la seconda volta, è in biblioteca. Fa fatica a riconoscerlo: si è tinto i capelli di un biondo sbarazzino e appariscente, non passa inosservato, lei sorride lo stesso, perché lo trova comunque bello. Il ragazzo prende posto al tavolo davanti al suo, dopo aver scelto un libro sugli uccelli, inizia a leggerlo.

Autumn crede che Il ritratto di Dorian Grey ed il protagonista di quel romanzo, siano meno affascinanti del ragazzo che le siede di fronte.

 

1993 – novembre

 

Quando Tate Langdon vede Autumn Miller, per la prima volta, è finito in detenzione: ha insultato il professore Smith ma, d'altronde, odia quell'insegnante ed odia matematica. Tanto. Troppo. Borbotta qualcosa, mentre prende posto negli ultimi banchi, poi tira fuori le sue cuffie, e la voce di Kurt Cobain lo tranquillizza. D'un tratto poi si sente osservato, e si gira, nota una ragazza sulla sua sinistra, dista da lui due banchi, gli sorride. Lui aggrotta le sopracciglia, ma non si toglie le cuffie, e lei continua a sorridergli.

Forse le cuffie potrebbe togliersele.

 

 

1993 - dicembre

 

Quando Tate Langdon parla con Autumn Miller, per la prima volta, lei è intenta ad impacchettare un regalo di Natale, ed è così impacciata nel farlo, che lui si ritrova a sorridere, chiedendole se vuole una mano. Autumn annuisce piano, gli passa il libro poliziesco in questione ed alla fine riescono a ricoprirlo decentemente con la carta regalo.

“Non dovresti impacchettarli a casa?” le chiede, mettendo poi il fiocco.

“Già, dovrei”.

Autumn gli sorride ancora, mentre poi alza le spalle, facendogli capire molte cose.

Una di queste è che lei è molto bella.

 

1994 – gennaio

 

Quando Tate Langdon ed Autumn Miller diventano amici, scoprono il vero significato del tenere ad un'altra persona. Tate per lei sente un senso di protezione forte e potente, gli ricorda un fiore, da innaffiare, curare. Autumn per lui prova molto di più: purtroppo si è innamorata. E Tate non è un fiore, Tate è neve e ghiaccio, e devi stare attenta a non morire di congelamento.

 

1994 – febbraio

 

Tate Langdon ed Autumn Miller scoprono rispettivamente i segreti l'uno dell'altra.

Stanno camminando per una stradina isolata che Tate ama particolarmente, lui non le dice niente, tira solo fuori una bustina, con dentro delle pastiglie, che la ragazza riconosce al volo.

“Da quanto tempo?” gli chiede.

“Da pochi mesi prima di conoscerti.” le risponde.

A quel punto nemmeno lei dice nulla, alza la manica del suo maglione.

“Da quanto tempo?” le chiede.

“Oramai non me lo ricordo più.” gli risponde.

 

1994 – marzo

 

Tate Langdon ed Autumn Miller si sono aiutati molto. In un mese lui ha smesso con le pastiglie, iniziando a fare altetica per sfogarsi, è bravo, Autumn glielo dice sempre. Lei, invece, non sta meglio, non ce la fa più, a dire il vero; ma a Tate questo non lo vuole ancora dire.

Piuttosto gli dice ciò che prova per lui, seppur lui non possa corrispondere, perché non si sente pronto per farlo.

 

1994 – aprile

 

Tate Langdon è solo. Ha appena scoperto cosa vuol dire sentirsi solo, a dire il vero. Tre giorni fa è morta Autumn, si ricorda ogni secondo i loro discorsi su quanto odiavano il mondo. Tate lo odia ancora, un po' di più di prima però.

Poi si alza, e si prepara per la nobile guerra: sa cosa sta per fare ed infatti poi lo fa.

 

Mi avete portato via l'unico dono che avevo ricevuto.

 

2010 – settembre

 

“Allora, Tate... Quando sono iniziate queste fantasie? Due anni fa... Due anni fa, quando?” gli domanda il dottor Harmon, mentre scrive su un taccuino.

“Due anni fa ed iniziano tutte nello stesso modo.” risponde il ragazzo, giocherella con il filo che pende dai suoi jeans.

 

Il resto è storia.

Angolo autrice:
okaaaay, vediamo un po' come spiegare questa storia: ho sempre pensato che Violet non "ricambiava" Tate nel modo in cui avrebbe dovuto farlo, non l'ha amato con dedizione completa, ecco. Così ho pensato, e se ci fosse stata qualcuna che l'aveva amato davvero? Qualcuna che abbia sofferto per lui? Qualcuna che è persa per lui?
In questa storia vedrete un triangolo amoroso struggente, doloroso e non saprete davvero chi soffre di più.
E mi direte voi chi vedreste meglio di fianco a Tate, ovvio. Sempre se come storia vi piace :). 
Prima che voi vogliate uccidermi, sappiate che AMO ALLA FOLLIA Tate e Violet assieme, shippo la Parmiga come se non ci fosse un domani, eccetera eccetera. Ma volevo mostrarvi solo questa prospettiva.
Amatemi od odiatemi, ma ditemi cosa ne pensate, pleaseee :3.
A voi la parola, recensite in tanti :D siete la mia serenità.

Bacioni x.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I. ***


Capitolo 1}

 

Gli scatoloni sono troppi, ce ne sono di varie dimensioni: alcuni sono modesti, più piccoli e leggeri, altri sono grandi, scomodi, pesanti. Violet questo lo sa bene.

Gira attorno alla sua nuova casa, porta tre scatoloni uno sopra l'altro, contengono le cose a cui lei tiene di più, e non vuole permettere a nessuno di toccarle: il suo computer, il suo mp3, il suo celluare, i suoi romanzi russi, il suo diario segreto, i suoi dischi ed il suo quadretto con il teschio disegnato da lei stessa quando frequentava le scuole medie.

Apre la porta di quella che chiama già camera sua, e li butta su letto, incapace di trasportarli ancora per molto. I traslocatori poi penseranno al resto.

Fa un respiro di sollievo, dopo inizia a riporre i suoi oggetti nei vari mobili appositi. Si sente stanca, e pensa che questo trasloco non risolverà le cose tra i suoi genitori, ma perlomeno la casa le piace. Pensa che abbia un'anima.

 

Tate la osserva da dietro la porta, sta camminando avanti ed indietro e canticchia una canzone che lui non conosce; Violet è molto graziosa, ha i capelli castano chiaro, gli occhi color del miele. L'aria malinconica che lei possiede non gli è indifferente, gli ricorda quasi qualcuno. Poi sente gli occhi pizzicare, non capisce il perché, e se ne va.

Inizia a sentirsi troppo l'autunno in quella stanza.

 

***

 

1994 – gennaio

“Quindi è questa la tua stanza, giusto?” Autumn gli chiede, guardandosi attorno, la esplora con lo sguardo.

“Esatto. Molto allegra, lo so.” il biondo ridacchia mentre le risponde, è sarcastico, autoironico. Ma è camera sua, e gli piace coì com'è.

“Molto bella, più che altro.”

Ed a quanto pare non è l'unico a cui piaccia.

 

***

 

“Tate... Tate, mi stai ascoltando?”

La voce del dottor Harmon lo risveglia, non capisce bene del tutto dove si trova, finché non fa mente locale. Si sente un po' stordito, questi frammenti di ricordi che gli vengono qua e là lo riempiono di brividi lungo la colonna vertebrale, sente le viscere del suo stomaco attorcigliarsi, ha come dei conati, eppure non sente il bisogno di vomitare. Le mani gli tremano, e vede tutto appannato; decide di guardare in alto per qualche secondo, poi si ristabilizza, e respira profondamente. Guarda Ben, ed annuisce, iniziando poi a parlare.

“Queste fantasie sono iniziate circa due anni fa, tutte nello stesso modo.” proferisce, mastica un po' di parole, lascia una cantilena sulle ultime lettere, e prende pause di qualche secondo tra un vocabolo e l'altro.

“Come? Parlamene.” Lo psichiatra è disponibile, ha lo stesso taglio degli occhi di Violet, sebbene il colore dei due è diverso. Tate l'ha notato subito, è un buon osservatore.

“Mi preparo per la nobile guerra: sono calmo, conosco il segreto, so cosa sta per succedere e nessuno può fermarmi, neanche me stesso.”

 

***

 

1994 – aprile

 

Le voci per i corridoi sono soltanto dei mormorii, Tate ora li sente di più, sono amplificati: vede negli occhi delle persone tutti i loro sentimenti, tutte le loro emozioni, pura empatia, direbbe chiunque. Ma l'empatia provoca in te le stesse sensazioni altrui, Tate quelle sensazioni le percepisce, ma non le sente. Il piacere sadico gli scorre nelle vene quando preme il grilletto per la prima volta, nota come Andrew Meyers si accascia a terra, sente il cuore di quel ragazzo smettere di battere, come se fosse qualcosa di primordiale, di sovrannaturale.

“Me l'hai portata via.” sussurra a quel corpo ormai privo di vita. Poco dopo sente urla, grida, e rumori di gente che corre.

Non ve la caverete così facilmente, pensa. E poi, ancora, agisce.

E si sente libero e sempre più vicino a lei.

 

***

 

“Uccidi chi ti ha fatto qualcosa? Vuoi punirli?” Ben gli domanda ancora, questa volta scrive.

“Uccido chi mi piace. C'è chi mi prega di non esser ucciso ma non mi fa pena, non provo niente. Noi viviamo in un mondo schifoso. E' un mondo schifoso e assolutamente inutile. Ed ad essere sincero mi sembra di aiutarli visto che li tolgo dalla merda, dal piscio e dal vomito che riempiono le strade. Li aiuto ad andare in un posto pulito, ordinato.”

Lo psichiatra si inumidisce le labbra, cerca di non rendere visibile il suo evidente stato sconvolto, continua a scrivere e basta, come se niente fosse. Poi sente il ragazzo biondo continuare.

“C'è qualcosa in tutto quel sangue... che mi risucchia. Gli indiani credevano che il sangue contenesse gli spiriti cattivi ed una volta al mese celebravano il rito di tagliarsi apposta per farli uscire. Io la trovo una pratica saggia, molto saggia, mi piace.”

E mentre Tate proferisce queste parole, Violet, poco distante da loro, si fa il primo taglio sul braccio, che corrisponde ad ogni lettera del giovane: tre goccioline cadono sul bordo del lavandino.

 

***

 

1994 – marzo

 

“Tate, hey! Leggi qua!” Autumn gli passa il libro sulle usanze, sui riti e sulle credenze delle vecchie tribù indigene ed indiane, il ragazzo ci mette poco per leggere le righe che la ragazza gli indica, sgrana gli occhi, poi assume un'espressione incuriosita e perplessa allo stesso tempo.

“E' un modo per dirmi che sei affascinata da questa usanza, e che quindi ti autolesioni per i loro stessi motivi? Per scacciare gli spiriti cattivi, fogliolina?” le domanda, ridacchiando un pochino, per poi spostarle una ciocca di capelli castano chiaro dietro l'orecchio.

“No!” esclama, per poi mettersi a ridere “Io lo faccio perché mi sento io una persona cattiva, e perché fondamentalmente mi odio, lo sai. Solo che la trovo saggia come cosa.”

“Saggia, mh?” le chiede, poi passano pochi secondi, lui ci riflette bene, per poi affermare “In effetti hai ragione.”

 

***

 

“Crede che io sia matto?”

“No, hai molta fantasia e credo che tu abbia paura... non so ancora precisamente di cosa, del rifiuto forse.”

“Il mondo è un posto schifoso. E' uno schifoso maledetto film dell'orrore. C'è così tanto dolore, lo sa? Così tanto...”

Tate va avanti, e Violet si traccia la seconda riga profonda sul suo braccio sinistro, la sua espressione non cambia, sembra priva di qualsiasi male fisico.

 

***

 

“Stai sbagliando, se vuoi ucciderti devi tagliare in verticale: non si chiuderanno più.” Tate è sulla soglia della porta del bagno, la osserva, è stupito, i suoi ricordi sono sempre più sbiaditi, sembrano disegnati con pennarelli scarichi.

“Come sei entrato qui?” Violet è sconcertata, si volta in fretta, ma non ha paura.

“Se vuoi davvero ucciderti, ti consiglio di chiudere a chiave la porta.” il biondo fa un sorriso inquietante, dice queste parole in modo cantilenico, poi ci pensa lui a chiudere la porta del bagno.

E, non sa perché, ma sente il profumo dell'autunno.

 

***

 

1994 – aprile

 

“Autumn, indovina chi ti ha portato Ghost da vedere stasera?”

La casa della ragazza in questione era grande, spaziosa, solitaria. Talvolta i genitori di lei non vi erano quasi mai presenti, troppo occupati a pensare alle loro faccende lavorative e burocratiche.

Ma, quella sera, oltre che ad essere grande, spaziosa e solitaria, quella casa era anche silenziosa. Troppo.

“Autumn?”

Il biondo entra, tranquillamente, la chiave che i genitori di Autumn nascondono sotto al vaso di terracotta è scontata, banale, prevedibile.

“Autumn? Fogliolina?”

Tate la richiama, sale le scale, sente i piedi bagnarsi, un leggero vapore gli annebbia la vista.

Il bagno è a pochi passi da lui, da sotto la porta l'acqua tinta di rosso continua ad uscire, si espande, diffonde, non si ferma. Il cuore di Tate, invece, sì.

Quando spalanca d'impulso la porta, le lacrime iniziando a fare il proprio percorso, si getta nella vasca, le braccia di Autumn piene di segni concisi ed evidenti. Verticali, questa volta. Da loro esce sangue, tanto, troppo.

“No! No! No!”

Tate grida, la stringe a sé, forte.

“Non lasciarmi, non lasciarmi, resta con me.”

Le bacia la fronte, è fredda, così come il resto del suo corpo. L'acqua, invece, è ancora a temperatura ambiente.

“Non puoi morire proprio adesso che mi hai appena salvato la vita.”

Autumn non respira più e, quando ne prende davvero conoscenza, anche Tate smette di farlo.

 

***

 

“Questa l'ho fatta quando avevo all'incirca... dieci anni, dopo che mio padre se n'è andato.” Tate mostra a Violet la cicatrice bianca ben visibile sul polso, fa una smorfia.

“La settimana scorsa, primo giorno di scuola: fa schifo.” Violet fa la medesima cosa, i suoi segni sono più recenti, molto più recenti, più visibili, contornati da un rosso acceso.

“E' la Westfield, giusto? Mi hanno espluso da lì.”

“Odio questa città! Odio quella scuola! Odio tutti e tutto! Perlomeno dove abitavo prima si vedevano le nuvole, che mi piacciono molto.” Violet dice, si sfoga.

“Adoro le foglie che cadono.” Tate ribatte, sorridendo di poco.

 

Tate adora le foglie che cadono o, forse, Tate adora l'autunno.


Angolo autrice:
ed ecco qua il primo vero e proprio capitolo dove si intuiscono un po' di cosine in più.
Lo vorrei precisare subito: Autumn era innamorata persa di Tate, e Tate non si sentiva in grado di ricambiare, okay? 
Perciò, forse dovreste aspettarvi davvero qualcosa di un po' doloroso nei prossimi capitoli a venire. Magari, o magari no u.u chi lo sa!
Cosa ve ne pare di Autumn? E dei pensieri confusi di Tate? Del capitolo in generale?
Aspetto con tanta curiosità le vostre recensioni che mi onora sempre ricevere.
Bacioni x.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II. ***


Capitolo 2}
(Halloween pt.1)

 

1994 – marzo

 

“Dovresti dirglielo.”

Autumn guarda l'amica strabuzzando gli occhi, poi scoppia a ridere ironicamente, scuote la testa.

“Non lo farò, Virginia. Non lo farò.” afferma sicura e convinta: dire a Tate, dopo tutta la fatica che ha fatto per incontrare un ragazzo come lui, ciò che lei prova, non è l'idea migliore del mondo. Perciò non lo farà, no.

“Perché no? Tinnie, credimi. E' sbagliato che ti tenga tutto dentro, soprattutto con lui, sai quanto per Langdon sei importante.”

Ed era verissimo: Tate glielo diceva sempre, le faceva capire la sua importanza che lei aveva nella sua vita.

“Ho solo... paura.” sospira, Autumn, porta le sue mani al viso.

“Tinnie, lui quanto è importante per te?” le chiede, Virginia.

“Tantissimo, troppo.” riponde, alza gli occhi al cielo, trattiene le lacrime.

“Oh, vieni qui.” l'altra l'abbraccia, la stringe amichevolmente.

“Hai mai avuto paura di perdere qualcuno? Io con lui ce l'ho costante. Quando mi sveglio al mattino, c'è una... c'è una frazione di secondo, dove tutto sembra andare bene, dove non sono ancora consapevole... poi passa subito, e tutto mi torna in mente, tutto quanto... E -insomma- Tate è il mio primo pensiero ogni mattina, subito dopo quella frazione di secondo. Ho... Ho così tanto bisogno di proteggerlo, e di renderlo felice, così tanto... Lui è... così fragile e sensibile. Ed io non posso permettere che lui stia male, capisci? Non posso, non posso permettere che i dolori del mondo lo divorino, preferisco che siano sazi di me.” Autumn crolla, scoppia a piangere “Se solo fossi bella,” poi aggiunge “probabilmente ricambierebbe, probabilmente per lui sarei importante, probabilmente riuscirei ad amarlo con dedizione completa, senza impedimenti... lo amo così tanto, così tanto...” piange ancora, Autumn, trema, si sfoga.

“Ti prometto che andrà tutto bene.” le dice l'amica, abbracciandola di più, per poi concludere con “Fidati di me.”

 

***

 

2010 – ottobre

 

E' il giorno di Halloween. Sera.

Tate e Violet sono su una spiaggia, con un fuoco acceso, abbracciati, è lui quello che tra i due inizia a parlare.

“Venivo sempre qui,” Violet lo guarda, lo ascolta “quando il mondo mi stava stretto... così stretto, da togliermi il fiato. Me ne stavo a guardare l'Oceano e pensavo: andate tutti a fanculo, la scuola non conta proprio un cazzo. Kurt Cobain, Quentin Tarantino, Marlon Brando, De Niro, Al Pacino... tutti, hanno smesso di andare a scuola. Io odiavo, quella scuola... così me stavo qui, a guardare questa... infinita, distesa di acqua e mi dicevo: è questa la tua vita, tu puoi fare qualsiasi cosa, puoi essere chi vuoi. Chissene frega della scuola, è solo un puntino insignificante nella tua vita, non farci caso.” Violet lo osserva ancora, fa un mezzo sorriso, poi appoggia di nuovo la testa sula sua spalla.

Dopo un po' si sentono dei passi, Violet lo avverte che arriva qualcuno, la testa di Tate inizia ad andare in confusione.

“Ci sono tante spiagge, ragazzi.” prova a dire, spera che non sia come pensa.

“Tate, finalmente ti abbiamo trovato, non ti allontani mai da mammina, vero?” una ragazza lo sfida, lui inizia a respirare in modo più irregolare.

“Ah ah ah, divertente. Davvero un bello spettacolo di Halloween, anche se i costumi sono scontati. Mai visti degli zombie.” Violet dice sarcastica.

“Tu stai zitta, stronza.” la avverte una ragazza gotica, con i capelli biondi.

“Lasciatela stare.” Tate è serio, si incupisce lo sguardo.

“Oh già, poverino, lui ha la ragazza adesso. Vedo che Autumn l'hai già rimpiazzata. Complimenti, davvero.” gli dice un ragazzo con gli occhiali, scuotendo la testa.

“Autumn? Non so di cosa state parlando, vi state confondendo con qualcun altro.” Tate strabuzza gli occhi, inizia a tremare.

“Assolutamente no. Noi vogliamo te.” dice un'altra ragazza, con la coda ai capelli.

“Io non vi conosco, davvero.” il biondo s'innervosisce, poi si alza, e fa per andarsene.

“Andiamocene Violet, questa spiaggia è piena di spazzatura.” conclude infine, prendendo la ragazza in questione per mano, lasciando il posto ed i ragazzi, che gli urlano dietro che non è finita qui.

Dall'altro lato della spiaggia, invece, una ragazza ha visto tutta la scena, ha i capelli castano chiaro e trova Tate ancora più bello degli altri anni. Fa male, ciò che ha visto, si mette a piangere, e gli chiede silenziosamente perdono, per averlo abbandonato con la sua morte, per amarlo ancora.

Vorrei essere quella Violet, pensa. Ma ora lui è felice, si ripete.

“Autumn, hai visto come si ricorda di te, il tuo amichetto?” la gotica si prende gioco di lei, con la sua arroganza.

“Lasciala stare, dai. Mi dispiace molto, Tinnie... non doveva andare così tutto questo.”

Autumn piange, Violet è bella, Violet è perfetta per lui e lui la ama ed è felice.

“Non importa.” sorride malinconicamente.

Tate è finalmente felice, continua a ripetersi.

 

***

 

1994 – marzo

 

“Fogliolina, hey... Tutto bene?”

Stanno camminando, Tate ed Autumn, per le stradine tranquille della città, è marzo, inizia ad essere più calda la temperatura, si sta bene.

“Uhm, come? Ah sì, sì. Tutto bene, grazie.” gli dice, si sforza di sorridere.

“Come se ormai io non ti conoscessi, vero?” le domanda Tate e, sistemandole il colletto del giacchettino, le sorride.

“Non è importante, davvero. Mi stavi dicendo com'era andata a scuola, continua pure.”

“Autumn. Che cosa succede?” Tate diventa serio, ferma la camminata, le arriva di fronte. E' più alto di lei di almeno dieci -quindici, forse- centimentri.

“Nulla, davvero... solo... ormai non riesco più a contenere questa cosa... e quindi ho paura, ma io devo stare zitta, perché altrimenti ti faresti male, ed io non voglio questo, capisci? Preferisco lasciare che questo faccia male a me, non posso... ho queste sensazioni, e loro devono restere dentro...” Autumn spiega in fretta, inizia a tremarle la voce, le gambe e le mani. Il cuore lo sente nelle orecchie, la vista si appanna.

“Hey, hey... calma. Shh, no no.” Tate fa per abbracciarla, lei lo ferma, dicendo un sonoro verso di negazione, per poi aggiungere “Peggioreresti le cose.” con delle evidenti lacrime a contornarle il viso.

“Peggiorerei le cose? Quali cose? Dio, mi stai facendo preoccupare. Mi stai... cazzo, non mi stai abbandonando, vero? Lo sai che non posso farcela senza di te, sì?”

“Ed io non posso farcela senza di te. Non ti sto abbandondando... come... Tate, io non potrò mai abbandonarti. Vorrebbe dire morire.” Autumn prende la manica del suo maglione e si asciuga gli occhi.

“Allora... allora cosa..?” Tate si sente soffocare, s'innervosisce.

Passa qualche secondo, poi Autumn alza gli occhi, lo fissa nelle iridi scurissime, che vede sfocate per via delle lacrime, che continuando a scendere, non si fermano.

“Io ti amo.”

E Tate trova più bello questo suono che qualsiasi altra canzone di Kurt Cobain.

Angolo autrice:
eccomi qui, con un nuovo capitolo di questa storia.
Come state? Avete passato bene le feste? :) domani si ricomincia, ed io non ho voglia.
Comunque, qui, si inizia a capire meglio il personaggio di Autumn, ed a vedere anche l'ottica di Tate e Violet diversa.
Beh... chissà u.u voi cosa ne pensate? Cosa ve ne pare? Sono curiosa di saperlo!
Spero che vi piaccia, davvero.
Buon anno nuovo, anche se in ritardo, a voi.
Vi voglio bene.
Bacioni x.

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Capitolo 4
*** Capitolo III. ***


 Capitolo 3}
(Halloween pt.2)



2010 – ottobre

 

Tate ha il respiro affannato, la vista offuscata, la mente confusa. Non capisce niente, i ragazzi l'avevano seguito, correndogli dietro, erano riusciti a fermarlo, si era preso qualche spintone da loro, per poi vedere le loro lacrime scendere, specialmente quelle della ragazza che portava la coda di cavallo e con una divisa da cheerleader, gli continuava a chiedere il motivo per il quale lui l'avesse fatto. Ma fatto cosa? Lui non li conosceva, diamine, non li conosceva davvero.

Ha gli occhi ancora lucidi, si porta le mani alle tempie e le stringe forte, impreca.

“Tate, sai che ho sempre odiato vederti piangere.” una voce vellutata gli fa scendere, inconsapevolmente, la prima lacrima. Essa corre, gli traccia la guancia sinistra, è fredda.

“Cosa? Chi..?” Tate afferma subito, non capisce più nulla. Eppure quella figura per lui è così famigliare, così indelebile ma, allo stesso tempo, impercettibile. La sente dentro eppure, anche se è proprio lì, di fronte a lui, non la vede fuori.

“Non ti ricordi nemmeno di me, vero?” la ragazza prende posto di fianco a lui, fa un sorriso malinconico, sghembo. Trema un poco.

Il biondo scuote la testa, poi ricomincia a piangere, tantissimo.

“Ti è sempre piaciuto questo posto. Ti ricordi quando mi avevi portata qui? Avevi con te un sacco di canzoni dei Nirvana e dei Pink Floyd, avevamo mangiato tanto perché in quel periodo io non riuscivo a mangiare nulla, e le uniche volte che lo facevo erano accanto a te.”

 

1994 – febbraio

 

“Non ci provare, Tate. Non sto scherzando.”

Autumn è seria davanti a lui, mentre il ragazzo gli sventola davanti alla faccia una tavoletta di cioccolato con un pezzo di carta con scritto: “perché mi odi e non vuoi mangiarmi? Mangiami, io ti renderò felice”.

“Perché no? Guarda che la cioccolata ti vuole bene, tanto bene.” Tate ride, poi la smette subito.

“Fogliolina, mangia, te ne prego. Mangiala con me. Non è sano per l'altezza che hai, pesare trentotto chili, Autumn.”

“Io... non ho fame.” gli spiega “E, per favore, ho già mangiato tanto con te ieri e l'altro ieri, e quello prima ancora e tutto il resto... Tate, veramente...” proferisce.

“Tate nulla, fogliolina. Io non voglio che scompari dalla circolazione, non voglio che scompari da me.” la ferma subito lui, la avvicina alle sue labbra, per baciarle di poco la tempia.

“Non scompaio da te.” Autumn lo rassicura, stortando però la bocca.

“Allora mangia.”

 

2010 – ottobre

 

“Io non ricordo... non so chi sei...” Tate afferma sicuro, continua a piangere.

“Mi chiamo Autumn, eravamo molto amici prima che succedessero molte cose, molte complicazioni...”

Tate, a quel punto, inizia a vedere di più.

 

1994 – febbraio

 

Autumn sta per entrare a scuola, quando una mano la ferma, la prende per il braccio.

“Tate! Dio mio, mi hai spaventata.” respira, poi sbuffa e ridacchia.

“Ho voglia di portarti via da tutto. Via da tutti. Ora.” afferma il ragazzo, sicuro di sé.

“E dove mi vorresti portare?”

“Dove possiamo essere noi stessi.” lui le sorride, poi la porta lontano, mentre lei continua a sentirlo più vicino.

 

2010 – ottobre

 

“Autumn...” Tate trattiene le lacrime a quel ricordo frammentato, la ragazza è uguale a quella che intravede nella sua mente, che sente nelle sue ossa.

“Sì, Tate. Se un giorno ti ricorderai di me, allora potremmo parlare meglio, ma fino ad allora, io posso solo osservarti da lontano, amarti anni luce.”

“Tu..?” Tate si sente sempre più confuso, le lacrime iniziano ad asciugarsi.

“Io ti amo, Tate. E continuerò ad amarti qualsiasi scelta tu faccia,” il pollice a sfiorargli la guancia “qualsiasi cosa tu pensa,” l'indice ed il medio a sistemargli la frangia dei suoi capelli mossi “qualsiasi modo di fare tu abbia.” la mano a stringere la sua, entrambe fredde, entrambe tremanti. “Perché io conoscendo te, ho conosciuto l'amore.” continua a dirgli “E penso di non voler conoscere altro, perché grazie a te ho conosciuto tutto.” conclude, ad occhi lucidi.

Tate è scosso, non sa cosa dire, Autumn si allontana.

“Non ti ho mai lasciato, sono sempre rimasta con te. Credo proprio che tu sia l'unico mondo in cui io voglio vivere. Il mio mondo. Se un giorno ti ricorderai, se un giorno mi amerai, verrò da te. E se sei felice, lo sono anche io per te.” poi scompare piangendo, tremando.

“Ma non piangere più, tesoro mio.”

E Tate si sente confuso, ma non piange.

E' scosso, frastornato, ma non piange.

Trema come una foglia, però.

L'autunno è sempre stato dentro di lui, e se ne sta rendendo conto.


Angolo autrice:
eccomi qui, sono tornataaaa :D.
Che ve ne pare del capitolo? Di Autumn e Tate? Di Autumn?
Scusate, ma sono di fretta, heheh.
Recensite in tanti!
Grazie di tutto!
Bacioni x.


 

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