Avventura a Rotterdam

di MaryS5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Le nuvole scorrevano lente tra quel meraviglioso paesaggio azzurro e nebuloso. Qualche volta piccoli pezzettini di terra verde si intravedevano dalla foschia oppure fievoli raggi di luce squarciavano il cielo.

Lok stava con il viso schiacciato sul finestrino alla sua destra e guardava con noncuranza il paesaggio sottostante.
Sophie, accanto a lui, seduta elegantemente, leggeva un libro dalla copertina blu, molto spesso e sembrava non voler dare retta a nessuno.
Dan invece, alla sinistra della ragazza dava l’impressione di giocare con un videogame datogli dall’hostess, ma visto il punteggio ottenuto nel gioco e l’indifferenza nel giocarci o anche nel prestargli attenzione, scuramente stava facendo altro: forse guardava Sophie, oppure il finestrino accanto a Lok, sta di fatto che il giochino non stava ottenendo tutta la sua attenzione.
Nella fila avanti c’era Zhalia, vicino al finestrino, che guardava anch’essa il paesaggio, ma al contrario del ragazzo biondo non era stravaccata nel sedile grigiastro, stava invece a braccia conserte e con un’espressione concentrata, forse sui suoi pensieri.
Dante era accanto a lei e studiava esasperato delle carte disordinate sulle sue gambe. Harrison stava guardando annoiato lo stretto corridoio, a volte spostava lo sguardo sui passeggeri, oppure sul lungo tappetino rosso pieno buchi, o ancora alla borsa che pendeva sulla testa di un omone addormentato.

Lok sbuffò per attirare l’attenzione, ma nessuno sembrava averlo sentito. Si drizzò sul posto e sbuffò ancora guardando gli amici che sembravano ignorarlo di proposito. << qualcuno vuole ricordarmi perché stiamo andando a Rotterdam?! >> chiese.
<< te l’avrò già detto un miliardo di volte!! Stiamo andando a Rotterdam perché dobbiamo garantire alla direttrice dell’orfanotrofio di Dan e Harrison che sono sotto la nostra tutela! >> rispose Dante esasperato.
<< e perché sono venuto anch’io? >> chiese ancora.
Sophie gli lanciò una terribile occhiataccia che lui sembrò non notare. << sei venuto anche tu perché dopo questa faccenda Metz vorrebbe affidarci una missione e le tue capacità sono necessarie >> rispose ancora una volta l’uomo abbandonando, rassegnato, gli appunti. << pensavo ti piacesse viaggiare " grande avventuriero"! >> lo canzonò Sophie.
<< dai una vacanza gratis!! Paga tutto la fondazione!! Che puoi chiedere di meglio!?! >> lo invogliò Dan.
Il ragazzo biondo sbuffò ancora e Harrison si voltò a guardarli.
<< se è per questo, nemmeno io volevo venire!>> li interruppe Sophie << ora che abbiamo finito il liceo devo darmi da fare all’università e questo viaggio non aiuterà affatto i miei progressi nello studio >> chiuse il libro e lo rimise nella borsa.

<< perché non abbiamo portato anche Cherit!? >> continuò ancora Lok ignorando la ragazza. << dobbiamo ripeterti le stesse cose? >> si intromise Zhalia << Cherit non può venire perché darebbe troppo nell’occhio e poi alla fondazione hanno più bisogno di lui in questo momento …>> << se, se …>> .
Lok era stufo di sentirselo dire, ma non poteva fare a meno di chiedere, solo per spezzare quel momento di noia.
<< non preoccuparti! Tra poco arriveremo! Pensa ai lati positivi : andremo a stare in una casa tutta nostra, vero Dante?>> si unì Harrison. << si, Metz l’ha affittata apposta per noi ed è molto grande, così tutti voi potete fare quello che vi pare senza disturbarmi >> << e se volessimo girare un po’ la città? >> chiese Dan.
<< Ci hanno messo a disposizione delle macchine, ma nessuno di voi le può guidare tranne me e Zhalia >>. << Hey !!! io ho diciannove anni ed ho la patente, tecnicamente posso andare dove voglio!>> si lamentò Lok.
<< si, ma le macchine sono state prese solo per noi due >> insisté Dante. << così non è giusto!!! >> il ragazzo si mise a braccia incrociate e lo guardò storto.
<< ti prometto che se farai il bravo ti lascerò fare un giro >> sospirò l’uomo, mentre il ragazzo si sistemava nel sedile soddisfatto e i due fratelli ridevano.

<< buona sera. Vi preghiamo di indossare le cinture di sicurezza, l’aereo sta per atterrare a destinazione. Grazie >>
<< finalmente >> borbottò il biondo sistemandosi la cintura.



Rotterdam, Olanda:

Il pulmino si fermò a destinazione e, una volta scesi tutti e presi i bagagli, Dante pagò l’autista e lo ringraziò per la disponibilità.

<< “Villa dei sogni” ! buffo! >> sorrise Dan, << cos’è buffo? >> chiese Sophie osservando l’insegna della villa insieme a tutti gli altri.
<< beh … >> cercò di spiegare imbarazzato il ragazzino, << siamo venuti qui per accordare la nostra tutela e vivere con voi è il nostro sogno, quindi … >> disse arrossendo.
<< fratellino … solo tu riesci a trovare simili similitudini >> lo prese in giro Harrison. Evidentemente Dan non capì il tono di voce, visto che entrò nella villa tutto tronfio.

La casa presentava un grande giardino all’ingresso, molto accogliente, contornato da alberelli, fiori e piante di tutti i tipi che emanavano un profumo quasi stordente. La costruzione sembrava abbastanza grande dall’esterno e all’interno non si dimostrò da meno.
Appena entrati un grande salone li circondava, c’erano divani e poltrone ai lati, una bella tv al plasma, qualche vaso di fiori e un muretto che separava la stanza dalla cucina, anch’essa elegantemente decorata. Il tutto era messo il risalto dal colore chiaro delle pareti che rendevano le stanze molto luminose.
<< allora ragazzi! >> li chiamò a se Dante, << ognuno ha la propria stanza, tranne Dan e Harrison che la condivideranno >> spiegò distribuendo le chiavi, << le camere sono al piano di sopra, le scale vicino la cucina. C’è un seminterrato con un tavolo da biliardo, se volete giocare, c’è un giardino grandissimo fuori con un campetto da Basket e qualche amaca. Si può uscire in giardino o dalla cucina o da qui, entrambe le vie portano al retro: dall’ingresso principale o dalla porta a vetri alla mia destra >> disse indicandola.
<< c’è un bagno in questo piano, nel seminterrato e due sopra: uno lo useranno le ragazze, l’altro i ragazzi. Nel frigo c’è il necessario, se non va bene andremo a comprare qualcosa. Qui in giro, soprattutto nel seminterrato, c’è qualche gioco. Tutto chiaro? Qualche domanda? >>
<< ti sei organizzato bene!>> osservò Zhalia. << quando si mangia? >> chiese Dan scherzando.
<< dove sono le macchine? >> chiese Lok sognante. << sono nel garage ma … >> Dante non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che il ragazzo si era già fiondato fuori abbandonando il suo borsone.
<< aspetta!! Voi sistematevi di sopra, domani vedremmo il da farsi >> disse il mentore seguendo Lok. << Lok! Lok fermo!! >> ma era troppo tardi, il ragazzo era già entrato nella stanza attraverso la porta di servizio.

<< ohhhh, è bellissima! >> constatò osservando ammirato la prima macchina. << si, ma ti ho già detto che tu non hai il permesso di … >> << è una Bmw sezione i8 coupe? >> chiese interrompendolo, non smettendo di osservare e sfiorare con i polpastrelli il veicolo nero metallizzato.
Dante non poté fare a meno di annuire e osservare la sua curiosità. Era da poco che Lok aveva acquisito quella passione per le macchine, forse da quando aveva preso la patente, molti pensavano che fosse una fase di passaggio e speravano che ne uscisse in fretta, perché era difficile sentir parlare Lok sempre di macchine.

Accanto alla Bmw nera c’era una familiare grigia a otto posti, molto comoda ma non dava lo stesso brivido. << quando potrò guidarla? >> chiese impaziente. << chi ti ha detto che potrai guidarla?! >> << sei stato tu!! Hai detto che se mi fossi comportato bene avrei … >>
<< va bene! Va bene!! Hai ragione. Cercherò di lasciarla disponibile, ma non ti garantisco niente. >> acconsentì in mentore.
<< GRAZIE!! Grazie!! >> disse l’altro correndo via e lasciandogli una potente pacca sulla spalla.

Le stanze al piano di sopra erano grandi e molto luminose. I cercatori sistemarono i loro effetti personali, scesero a fare una cena veloce e si divisero ognuno nel proprio alloggio concordandosi di trovarsi tutti alle sette in punto a colazione.
L’indomani, puntuali o meno, riuscirono a ritrovarsi in macchina per le nove, dovevano andare a fare un primo sopralluogo all’orfanotrofio.

Quel posto era esattamente come i due fratelli e Zhalia lo ricordavano, non era cambiato di una virgola, tranne la direttrice forse, che era più vecchia e brutta che mai.
Dan, Harrison, Zhalia e Dante dovettero rinchiudersi nell’ufficio della donna per accordare le ore di trattazione e per prendersi la provvisoria responsabilità dei ragazzi. Sophie e Lok invece ne approfittarono per fare un giretto.

<< che brutto posto >> costatò la ragazza indicando le pareti grigie e sporche. << tutto sommato sono stata fortunata a non essere stata messa in un posto come questo >>.
Era vero, sia Sophie che Zhalia che i due fratelli avevano perso entrambi i genitori e Lok non si era mai reso conto, fino ad allora, di quanto fosse stato fortunato a vivere in una casa accogliente con sua madre e sua sorella.
A volte si sentiva un po’ egoista quando parlava di suo padre. Gli dispiaceva che solo lui avesse una seconda possibilità.
Desiderava conoscere, sotto grandi linee, anche l’infanzia di Dante, per ricevere una specie di sostegno, ma l’uomo declinava la domanda ogni volta che gli veniva posta o cambiava argomento e Lok non ne sapeva proprio il motivo.

<< già >> il ragazzo non sapeva che altro dire per allentare la tensione che lui stesso aveva creato. Rimasero quindi a camminare per i corridoi in silenzio, limitandosi a fare qualche commento sulle stanze che incrociavano.
<< almeno ci sono pochi residenti, no? >> disse Lok riferendosi ai bambini. << si, è vero, ma non penso che la maggior parte avranno la possibilità di essere adottati. Sono troppo grandi. >> dibatté l’altra. << chi lo sa, tutti loro hanno una possibilità. La gente buona esiste ed esiste per loro >>, lei gli rivolse un sorriso commosso.

Uscirono nel giardinetto trascurato, dove alcuni bambini stavano giocando in gruppi, sorvegliati da una giovane donna che li coinvolgeva in qualche attività.
Mentre passeggiavano osservavano minuziosamente ogni dettaglio: l’abbigliamento dei bambini, il muretto crollato per metà, l’erba scura sotto una dolce coltre di neve gelida, le altalene ghiacciate e le altre cose che attiravano la loro attenzione.
Improvvisamente un piccolo bambino, forse di tre anni, corse verso di loro e gli si fermò davanti. << Ciao!! >> li salutò affettuosamente mostrando un dolce sorriso sdentato. << ciao! >> risposero loro all’unisono.
Il piccolo aveva i capelli di un colore rosso acceso che si notava nonostante la sua testa fosse, in parte, coperta da un cappellino verde. Le lentiggini risaltavano sul suo visino tondo così come i sui capelli sulla neve candida.

Prima che qualcuno dei due potesse dire qualcosa il bambino chiese speranzoso: << siete venuti per adottare qualcuno ?! >> .
I ragazzi arrossirono velocemente e si guardarono imbarazzati, non volevano deluderlo. << è che siamo un po’ giovani e … >> << io sono bravo, se volete potete prendere me, ma se volete dovete prendere anche mia sorella perché io non la lascio. Però potete anche prendere Marco, è da tanto che vuole essere adottato ed ha aspettato molto. Oppure Giorgia che … >> continuò tutto d’un fiato.
<< tesoro, ascolta… >> lo interruppe Sophie accovacciandosi davanti a lui e prendendo le sue manine calde fasciate dai guanti. << non siamo venuti per adottare qualcuno, mi dispiace. >> << è perché non volete me, vero?! >> urlò mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
<< no! No! Noi non …>> << scusatelo!! >> una voce femminile interruppe Lok.
Una ragazzina verso i dieci anni e con gli stessi capelli rossi corse verso di loro e prese il piccolo per le spalle. << lui ci spera sempre, ma non sa che non tutti sono disposti ad adottare >>. La guardarono ancora imbarazzati. << sei sua sorella? >> chiese Lok. << si >> << mi raccomando resta vicino al tuo fratellino, lui ha molto bisogno di te >> continuò il ragazzo. << lo so, ci sto molto attenta, l’ho promesso alla mia mamma e io mantengo sempre le promesse >>.
<< brava! >> la elogiò la cercatrice. << vedi, ti dico questo perché anch’io ho una sorella più grande e le voglio tanto bene, siamo molto legati … >> << dov’è adesso? >> gli chiese la bambina. << beh … ora è a casa sua, con il tempo siamo andati a vivere in posti diversi, ma non vuol dire che ci vogliamo meno bene>>.
<< io e Silvia non ci separiamo mai!! Nemmeno da grandi!! >> disse il piccolo abbracciando la sorella e i due cercatori sorrisero.
<< ora dobbiamo andare, ciao! >> disse la ragazzina allontanandosi e trascinando con se il bambino.

Però il piccolo si dimenò dalla presa della sorella e corse ancora verso di loro, ma questa volta la sorella lo lasciò fare e si allontanò comunque sapendo che presto l’avrebbe seguita.
<< scusate per quello che ho detto >> disse dispiaciuto. Sophie si accovacciò di nuovo. << sei un bambino molto coraggioso, lo sai? >> << grazie >> il piccolo arrossì e la ragazza continuò << è nobile da parte tua preferire che i tuoi compagni trovino una famiglia prima di te >>, << è che so cosa si prova e non è bello, così preferisco che prima escono loro >> spiegò il piccolo, mentre i due sorridevano.
Senza nessun preavviso il piccolo rosso abbracciò la ragazza. << sono sicuro che quando volete dei bambini sarete dei bravi mamma e papà >> disse un volta sciolto l’abbraccio guardando entrambi, poi corse a giocare.

I ragazzi si guardarono stupiti e imbarazzati.
 << hey!! >> Dan correva verso di loro seguito dagli altri, << vi siete divertiti mentre noi non c’eravamo, eh? >> disse guardando il bambini che giocavano.
<< veramente noi … >> << hanno accettato la nostra tutela provvisoria, almeno fino a domani sera >> li informò Harrison interrompendo Lok. << bene … ora che facciamo? >> Chiese Lok sperando di ricevere un certo consenso. << andiamo in centro? >> propose Sophie. << perché no? Su muoviamoci >> disse Dante avviandosi per primo.
Il biondo lanciò un’occhiataccia alla ragazza, ma li seguì comunque, aveva promesso di comportarsi bene.
Dopo un’estenuante giornata di shopping, infreddoliti, tornarono alla villa, pronti affrontare un’altra giornata difficile.

Anche se i due fratelli non lo dicevano avevano molta paura di perdere la causa, l’avvocato non si era presentato, anche se per quel giorno non ce ne era stato bisogno.
Evitavano anche di parlare delle loro paure fra loro, non volevano demoralizzarsi.

Il mattino lo passarono tranquillamente; giocarono un po’ a basket , anche se presero delle botte tremende perché il terreno era ghiacciato, a biliardo a carte e ad altri giochi da tavolo trovati per la casa. Non avevano molta voglia di uscire visto il brutto tempo.
Trovarono anche qualche minuto per allenarsi; Dan migliorava considerevolmente.
Il pomeriggio invece dovettero ritornare in orfanotrofio, ma non conclusero niente visto che l’avvocato non si presentò nemmeno per quell’occasione.

Dante era furioso, continuava a chiamare l’avvocato, si lamentava con Metz e si arrabbiava per ogni piccola casa. Tutto sommato aveva ragione, quella era una questione delicata e c’era bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Il secondo giorno fu lo stesso risultato così Metz mandò un altro avvocato che l’indomani si sarebbe presentato all’udienza. Il giorno stabilito l’ansia era palpabile, nessuno parlò per tutta la mattina, quella non era certo l’ultimo incontro, ma era altrettanto importante.

<< non preoccupatevi, andrà bene >> disse Sophie davanti all’ingresso. Lei e Lok avevano deciso di rimanere in casa, non volevano essere d’intralcio, mentre Zhalia aveva promesso a Harrison che sarebbe venuta.
<< grazie Sophie >> Dan era lieto del suo sostegno, non altrettanto di quello di Lok che era molto di cattivo umore. << dai Lok i ragazzi hanno bisogno del tuo sorriso >> disse Zhalia, << scusate ragazzi è che vorrei trovare un modo per distrarmi da questa faccenda. Sono un po’ nervoso, ma sono sicuro che andrà magnificamente. >> e si sforzò di fare un sorriso.
<< forse c’è qualcosa che ti potrebbe alzare il morale >> suggerì Dante mostrando le chiavi della Bmw.
La faccia che fece il ragazzo in quel momento fece ridere tutti.

<< buona fortuna!! >> urlarono in coro i due ragazzi mentre gli altri si allontanavano in macchina, dopo di ché entrarono in casa per via del gelo.
Lok salì in camera, mentre Sophie ne approfittò per studiare un po’ sul comodo divano all’ingresso, con una calda coperta rossa.
<< ti va di fare un giro? >> gli chiese quello una volta sceso sventolando le chiavi.

Si era già preparato per uscire, con un maglione, i soliti jeans e un giubbotto comodo .
<< no, scusa. Vorrei approfittarne per studiare un po’ >> << capito … allora io vado. Tornerò prima di cena. >> << aspetta, sei sicuro di voler uscire? Il tempo non è dei migliori …>> << certo! Dovrò pure fare qualcosa e poi questa potrebbe essere la mia unica possibilità di guidare quel gioiellino >> << ok, allora vai. A stasera >>, << Ciao!! >> e uscì eccitato dalla porta.

Fuori c’era un po’ di freddo, ma non ci badò. Aprì la macchina con il telecomando ed entrò lentamente, cercando di assaporare per bene il momento.
Accarezzò con cura il volante prima di infilare la chiave e fu piacevolmente sorpreso quando questo vibrò leggermente sotto i suoi palmi una volta acceso il motore. Senza aspettare ancora partì.

Sentiva qualcosa di stano nella macchina, forse nello sterzare, ma l’adrenalina che gli circolava nelle vene oscurava quel presentimento. Si sentiva libero mentre guidava. Gli alberi, le case, i lampioni, le strade, tutto lo superava a grande velocità, ma lui stava comodo sul sedile con un grande sorriso stampato in faccia. Sentiva lo stomaco in subbuglio mentre cambiava marcia o girava lo sterzo, ma presto queste fantastiche sensazioni sparirono.
Il silenzio nella macchina non poteva fare a meno di portargli alla mente le preoccupazioni sul processo. Teneva moltissimo a Dan e non voleva separarsi da lui era diventato il suo migliore amico.
Per non ascoltare i suoi pensieri accese la radio e alzò il volume al massimo. Guidò fino al confine della città quando decise di tornare, visto che ormai si trovava su ripide collinette. Si era fatto buio, il vento si stava alzando, la strada era deserta. Decise di prendere una piccola stradina per girare e tornare indietro, prima di immettersi però notò un cartello di rischio frane, ma non ci fece molto caso, ormai nevicava.
Spense di colpo la radio: le ruote facevano uno strano rumore, sembrava si stessero sgonfiando, ma non era possibile, così ad una curva rallentò la corsa, soprattutto perché la strada era ghiacciata. Lui suppose che fosse per quel motivo che le ruote scricchiolavano in modo strano, oppure era per i trucioli sparsi ovunque.
Proprio quando era al centro della curva sentì un botto enorme che lo fece sobbalzare. Poi un altro ancora più forte e perse il controllo dell’auto, non riusciva più a sterzare.
Per la paura fece la cosa più istintiva che gli passò per la mente: frenare, ma pochi secondi dopo si rese conto che aveva fatto una pazzia.
La macchina slittò dritta verso il burrone sotto la curva e Lok riuscì solo ad urlare: << Honorguard!! >> prima di crollare nel vuoto.







Angolo dell’autrice:
Salve a tutti.
Mi dispiace se questa storia vi sta sembrando banale, ho cercato di raggruppare bene le mie idee per farne uscire qualcosa di buono, ma sono arrivata solo a questo ( ed ho paura di essere giunta al limite delle mie capacità).
Se ne avete vi prego di darmi qualche consiglio.
Grazie.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Rotterdam, orfanotrofio:


<< bene signori, forse potremmo trovare un accordo per la tutela dei ragazzi, anche se non siete sposati. >> << grazie tante >> disse Dante alla donna e i due fratelli, alle sue spalle esultarono silenziosamente.
<< avete detto di voler badare a loro entrambi, giusto? Lo confermate? >> << certo e se sarà necessario vivremo nella stessa casa. >> confermò l’uomo.
<< allora ci vedremo mercoledì, sono dell’idea che non servirà la sorveglianza del giudice, siete d’accordo? >> << si! >> dissero entrambi i cercatori più grandi.
<< però qualche volta dovrà controllare il vostro operato un assistente sociale. Comunque ci metteremo d’accordo la prossima volta, ormai e tardi. Prego possiamo ritirarci. >> disse la direttrice con un’aria severa.

<< l’avvocato è stato bravo!! >> constatò Dan prima di entrare in macchina. << Già, si può dire che senza di lui non saremmo arrivati a questo risultato. >> continuò Zhalia strofinandosi le mani congelate.

Ci misero un po’ di tempo a tornare alla villa, le strade erano quasi completamente ghiacciate.
Sophie, quando arrivarono, stava ancora studiando, ma cominciò a distrarsi spesso, sempre per guardare l’ora, c’era qualcosa che non andava.
<< Sophie, Lok è fuori con la macchina? >> chiese l’uomo dopo essersi cambiato i vestiti bagnati ed essere sceso in salotto. << si, ha detto che sarebbe tornato prima di cena >>. Ma dopo cena, ancora non si vedeva.
<< Tutto bene Sophie? >> chiese Dan che la guardava dal divano mentre lei scrutava impensierita la finestra. << si, si è solo che Lok dovrebbe già essere venuto >>
<< sai com’è fuori c’è molto traffico per via della neve, forse sta perdendo tempo. >> ma, vendendola ancora preoccupata, continuò: << oppure si è fermato in un pub e ha conosciuto una bella ragazza! >> Ma le sue parole non sembravano avere sortito nessun effetto, anzi sembrava ancora più preoccupata e Harrison se ne accorse subito, tanto che rimproverò di nascosto il fratello per ciò che aveva detto.




Nel frattempo, fuori città …

Riuscì ad aprire gli occhi, vedeva un po’ appannato, ma visto il volo che aveva fatto non era granché un problema.
Gli faceva male tutto e si sentiva stano. Per qualche minuto non capì dov’era, pensava fosse morto, ma poi gli fu tutto più chiaro. Il sangue gli scendeva alla testa. Era sottosopra, incastrato dalla cintura e le lamiere contorte sulle gambe. Un albero aveva bloccato la caduta del veicolo e si ritrovò a ringraziare per questo.
Gli sembrava che fosse tutto uno scherzo, non riusciva a capire come fosse potuto succedere. Ricordava ancora distintamente il viaggio in macchina, la sua felicità, ed ora si trovava al buio là sotto.
Stava cominciando a non ragionare più, il dolore era lancinante e il fatto di stare al contrario non aiutava. Riuscì a stento a trovare la cintura e la slacciò, ma non fu una buona mossa. Pensava che slacciandola sarebbe scivolato sul tettuccio, ma aveva fatto male i calcoli.
Le lamiere che aveva di fronte gli avevano bloccato le gambe e il peso passò su di loro. Riuscì a stento a trattenere un urlo. Non riusciva a sopportare il dolore. Doveva liberarsi il prima possibile o sarebbe morto in poco tempo.
Provò a ragionare, nonostante non fosse molto lucido. Non poteva riallacciare la cintura, non sarebbe servito a niente, così provò vari tentativi disperati. Cominciò a colpire il ferro ma con pochi risultati e non potendo evitare di colpire anche le sue cosce che gli bruciavano parecchio.
<< Boltflare!!! Touchram!! Doublespell!!! Dragonfist !Poisonfang!! Raypuls!! Touchram !!!Boltflare!! >> finalmente, dopo tempo, cadde pesantemente sul tettuccio, ma non riuscì a muoversi per un po’.
Steso in quella strana posizione si ritrovò a pensare; era stata una fortuna che Sophie non fosse venuta, non avrebbe proprio voluto che, in quel momento, si trovasse accanto a lui.

Poi ragionò un po’ più lucidamente: Sophie a casa … Dante e la squadra fuori … aiuto … incidente … aiuto …. telefono!!

Cercò disperatamente il cellulare tra le macerie, ma la sua visuale era molto limitata. Così provò a muoversi, ma non sentiva le gambe, tantomeno riusciva a spostarle.
Con una fatica immane alzò la testa puntellandosi sulle mani e guardò dietro di se. Ciò che vide lo allarmò e nauseò nello stesso tempo, tanto che le braccia cedettero sotto il suo peso.
I suoi jeans erano quasi completamente ricoperti di sangue scuro. Aveva visto, con la coda dell’occhio, un grosso pezzo di ferro che gli si era conficcato nella gamba. non riusciva a sentire niente dalla vita in giù.
Probabilmente non avrebbe mai più potuto camminare. Questo pensiero lo fece disperare: non avrebbe più potuto correre, sarebbe stato d’intralcio per tutti, non avrebbe più fatto parte della fondazione, niente più missioni, non avrebbe più potuto trovare suo padre.
E sua madre, e sua sorella! Che avrebbero detto? Cominciò a piangere con foga nascondendo il viso sporco tra le braccia e, di tanto in tanto, dava violenti pugni a tutto ciò che aveva intorno.
Non gli importava più niente della sua vita. Tanto, come avrebbe fatto a salvarsi se non riusciva a muoversi? In un lampo di lucidità si ricordò del telefono e cominciò a dimenarsi furiosamente.

Una parte di se voleva assolutamente trovarlo, chiamare aiuto e andare via da quel posto orribile. Ma la parte di se più riflessiva aveva paura di farsi vedere in quello stato e di essere giudicato da tutti per ciò che era successo.
Si sentiva in colpa, se non avesse insistito ora non si sarebbe trovato là. Finalmente riuscì a scorgere una scatoletta scura quasi in fondo alla macchina. Compì uno sforzo enorme per riuscire a prenderlo, soprattutto per via dei vari dolori a tutto il corpo, ma il solo pensiero della sua salvezza lo fece lottare.
Una volta afferrato se lo portò al petto sospirando, quasi credesse che gli sarebbe sfuggito di mano. Purtroppo il suo sollievo svanì in un lampo appena vide lo schermo spaccato dello strumento.
La collera che lo assalì lo portò a lanciare con furia l’oggetto fuori dalla macchina, il più lontano possibile da se, ma se ne pentì all’istante. Quello era il suo unico strumento di salvezza. Avrebbe almeno potuto guardarlo meglio. Era stato uno scemo. Sentiva di non ragionare più. Le lacrime non smettevano di attraversargli il viso e le parti del corpo, che riusciva a percepire, gli dolevano terribilmente. In più stava cominciando a nevicare.
Aveva freddo. Il metallo sotto di lui stava diventando gelido e cominciava ad emettere piccole nuvolette di vapore con la bocca quando espirava. Si maledisse per aver preso un giubbotto così leggero. Senza sapere il motivo si ritrovò a pensare ai suoi amici che erano andati all’orfanotrofio. Come se fosse stato estraneo a tutto ciò che gli stava succedendo, cominciò a sperare che l’incontro fosse andato bene, che Dan e Harrison potessero vivere una vita felice con le persone a loro care.
Iniziò a ridere e piangere nello stesso momento mentre pensava a Sophie, seduta sul divano comodo, mentre leggeva quel libro d’università ed era avvolta dalla coperta che chissà quale meraviglioso calore le trasmetteva. Desiderò stare con lei, perché non aveva ascoltato il suo consiglio di rimanere a casa? Ma, ripensandoci, lui ci sarebbe stato.
Sarebbe stato con tutti loro e li avrebbe accompagnati nel loro cammino, sempre. Un piccolo sorriso gli spuntò sulle labbra.
Una cosa positiva su tutto quel freddo c’era, almeno così sentiva meno dolore e più il freddo calava più avrebbe potuto addormentarsi inconsapevolmente.
Però voleva vedere il cielo prima di morire. Voleva vedere le nuvole scure, e la neve soffice che cadeva, non il sangue sulle mani e intorno a lui. Allungò le braccia intorpidite provando ad afferrare quello che capitava: macerie pesanti, erba, radici, sassi, tutto ciò che avrebbe potuto usare come sostegno. Poi si spinse in avanti e, attraversando lo sportello aperto, o meglio, spaccato, riuscì a toccare con il petto la terra bagnata. Ma non era ancora abbastanza. Con uno sforzo, che gli costò fatica e dolore, riuscì a girarsi. Ansimando rivolse lo sguardo al cielo buio e non ne fu deluso.
Tra le nuvole nere, mosse dal vento, si intravedevano piccole stelline luminose. Sorrise ancora e chiuse gli occhi, sperando che la morte lo accogliesse fra le sue braccia al più presto e il meno dolorosamente possibile.



Rotterdam, “ Villa dei sogni” :

Un forte dolore al petto prese alla sprovvista Sophie che si trovava ancora davanti alla portafinestra.
Era tardi ormai, ma di Lok nessuna traccia. Aveva anche provato a chiamarlo, ma non aveva risposto. Aveva paura.
<< Sophie >> una voce maschile alle sue spalle la distrasse dai suoi pensieri. << vai a letto, aspetto io Lok >>. Dante indicava le scale con fare paterno. La ragazza voleva ribattere in mille modi, ma si limitò a rivolgergli un debole sorriso e dirigersi verso le scale.
<< non preoccuparti, appena arriva lo sgriderò a dovere. Non vedrà più una macchina per molto tempo! >>.
Sophie annuì senza girarsi e continuò a salire le scale. Anche se non lo voleva ammettere, anche Dante era preoccupato.
Prima di entrare nella sua stanza, la ragazza, rimase ad ascoltare i respiri lenti e un po’ rumorosi dei suoi amici. Si sentiva un vuoto tremendo allo stomaco. Dopo essersi avvolta nel piumone del suo letto scoppiò a piangere. Percepì la tensione scivolare via con le lacrime, ma ne restava un po’, sempre sul suo cuore.

L’indomani un incubo la fece svegliare molto presto. C’era ancora buio. Il suo telefonino indicava le cinque e quarantatre . Non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi.
Si alzò di botto e corse davanti alla stanza di Lok. Cominciò a supplicare e a pregare, davanti alla porta chiusa, che lui fosse lì. La aprì trovandosi di fronte uno scenario disordinato, solo il letto era perfettamente intatto.
Con un nodo alla gola scese di sotto, ancora in pigiama, continuando a sperare. Forse era tornato molto tardi e si era addormentato sul divano. In effetti sul divano sonnecchiava qualcuno, ma era Dante che non era riuscito a resistere alla stanchezza.
Sophie lo chiamò piano e dopo la terza volta quello si risvegliò. << oh! Mi sono addormentato! >> disse in uno sbadiglio nervoso. << è tornato? >> le chiese. La cercatrice scosse il capo, ormai con le lacrime agli occhi. << dobbiamo chiamare la polizia! >> Dante si alzò afferrando il telefono.
Sapeva perfettamente anche lui che c’era qualcosa che non andava.
<< si, pronto? >>. Sophie si sedette sul divano ascoltando la conversazione. << bene, si. Vorrei denunciare una scomparsa. … Si …. Si …. Di un ragazzo …. Diciannove anni … >> l’uomo, mentre parlava, andava avanti e indietro gesticolando.
<< quanto tempo che è scomparso? Beh …. Non lo so di preciso … …. Sophie, tu lo sai? >> le domandò bisbigliando. Lei fece un calcolo veloce. << più o meno dieci o undici ore >> riferì. << si … undici ore … all’incirca …. … che intende dire? . …. COME NON POTETE FARE NIENTE!!? … No! … No! Mi ascolti lei!! … che significa “ non si può intervenire se non sono passate almeno ventiquattro ore?!!!?! … … Ha idea di quanti gradi ci sono fuori?!! … a quest’ora potrebbe anche … …. >>.
Sophie si portò una mano alla bocca e serrò gli occhi costringendo se stessa a non piangere. Non poteva essere … lui era ancora … era ancora con loro … non riusciva nemmeno a immaginare una cosa simile.
<< dovete intervenire subito?!?! Capito? … si …. …. Grazie …. Va bene, non lo dirò … grazie infinite …. … si, ha preso la macchina …. …. Certo che ha la patente!! … oh, mi scusi … si …. Ok … tra mezz’ora … certo … le do l’indirizzo …. >>.

Sophie non riuscì a trattenere le lacrime, ma le scacciò subito con il dorso della mano. Il cuore le batteva all’impazzata. << grazie … ci faremo trovare davanti alla porta … sicuro …. Arrivederci e grazie. >> chiuse la chiamata.

<< che sta succedendo? >>, entrambi voltarono lo sguardo sulle scale, dove Dan li guardava allarmato. Sicuramente aveva intuito qualcosa, era pallido e il suo sguardo vagava da l’uno a l’altra. Nessuno dei due però riuscì a dire niente. << chi avete chiamato? >>, Harrison raggiunse il fratello guardandoli allo stesso modo e poco dopo scese anche Zhalia.
<< venite tutti qua, ora vi spiego … >> Dante si sedette accanto a Sophie e cominciò a raccontare.

<< avete provato a chiamarlo? >> propose Dan una volta che l’uomo ebbe finito. Quello annuì. << telefono spento … >> li informò Sophie a bassa voce. << e questo esclude anche la possibilità di rintracciare il GPS …. >> continuò Zhalia. << la polizia arriverà a momenti, andate a prepararvi e inizieremo le ricerche. >> comandò l’uomo dirigendosi immediatamente al piano di sopra. Sophie però non riusciva a muoversi.
Dante aveva ragione, la temperatura stava calando ancora ed era stata una notte molto fredda, anche se non voleva crederci, dovevano tenere conto di tutte le possibilità, anche le peggiori.
Qualcuno le poggiò una mano sulle spalle e la fece sussultare. Alzando la testa vide lo sguardo dolce di Zhalia.
Non poté più controllarsi e scoppiò a piangere, così la donna le si sedette accanto e la abbracciò.






Angolo dell’autrice: un saluto a tutti!!
Mi dispiace se mi sono fatta aspettare tanto, ma è stato un periodo difficile e non ho potuto proprio aggiornare.
Per di più ho paura che questa storia possa deludere le vostre aspettative. Vi invito a lasciare una piccola recensione, solo per sapere se sto procedendo bene oppure se c’è qualcosa che non vi quadra.
Grazie a chi è arrivato a leggere fino a questo punto e grazie a caty_21 per aver recensito il primo capito.
Purtroppo non posso promettervi che aggiornerò in fretta. Alla prossima e spero …. a presto!

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Nel frattempo, fuori città:
Un debole raggio di sole lo colpì in piena faccia. Riuscì a malapena ad aprire gli occhi.
E così era stato in grado di resistere tutta la notte? Non poteva crederci.
Ormai tremava in modo convulsivo e ad ogni brivido partiva il dolore in tutto il corpo. Ma sentiva che anche quello stava diminuendo.
Alzò un po’ il capo e guardò il suo corpo, quasi completamente coperto di neve. Il sangue sembrava essersi asciugato, ma la situazione non era migliorata.
Tornò a guardare il cielo. C’erano ancora tante nuvole, ma si vedeva un piccolo pezzettino di sole.
Mentre si godeva la luce fioca che, si può dire, in parte lo riscaldava, pensava ai suoi amici.
Chissà cosa stavano facendo a quell’ora. Forse una ricca colazione al calduccio.
Ora che ci pensava aveva molta fame.
Ritornò alla realtà solo quando il raggio di sole scomparve, proprio com’era venuto.
Si sentì tanto solo. Non era mai stato così impaurito. Qualche lacrima calda gli uscì dagli occhi provocandogli un lieve sollievo.
Si guardò intorno. Non c’era assolutamente niente che potesse aiutarlo ad uscire di lì. Era spacciato, lo sapeva bene.



Rotterdam, “ Villa dei sogni” :

La polizia era stata di parola, alcuni agenti erano venuti alla villa, mentre, quelli disponibili, erano alla ricerca di Lok.
<< abbiamo avvertito tutte le centrali >> li informò un agente. << abbiamo anche chiesto un po’ in giro; in città, nei negozi, nei bar, nelle discoteche, ma nessuno ha visto la macchina che ci ha descritto >> continuò quello.
<< bene, grazie. Adesso anche noi ci uniremo alla ricerca >> Disse Dante. Il poliziotto si dileguò all’istante.
<< andiamo! >> Sophie era già pronta e incappucciata. Sorpassò Dante con decisione, ma quello la fermò.
<< Aspetta, dobbiamo organizzarci … >> e chiamò tutta la sua squadra in cerchio. << dobbiamo dividerci: la polizia lo sta cercando in tutta la città, noi invece cominceremo da fuori, è possibile che si sia spinto più in là e dobbiamo guadagnare tempo. Cominceremo tutti da ovest dividendoci in gruppetti e … >>, << NO! >> Sophie lo interruppe senza neanche rendersene conto, << cominceremo da est >> disse sicura, mentre tutti la guardavano sbigottiti.
Non sapeva perché ma aveva una strana sensazione e sentiva di doverla seguire, visto che non avevano alcuna traccia.
<< b-bene … allora … cominceremo da est. Ho affittato tre motorini. Zhalia, Sophie e Dan, voi prenderete quelli, mentre io e Harrison, visto che non ha ancora la patente, andremo in macchina. Tutto chiaro? >> << Si! >> dissero in coro. << dividiamoci! >> a quel segnale ognuno corse al proprio mezzo e partirono.

Ormai era da un po’ che viaggiavano, Dante non faceva altro che lanciare occhiate al telefonino sul sedile del passeggero, mentre Harrison, dietro di lui, si spostava da destra a sinistra per controllare tutto il perimetro fuori dalla macchina.
<< come mai la polizia ancora non chiama? >> chiese il ragazzino nervosamente non smettendo di muoversi.
<< non so, forse non hanno ancora notizie. >> lo liquidò l’uomo, svoltando in una curva di una collinetta.


Sophie, poco lontano da loro, era già esausta.
Aveva incrociato Zhalia un paio di volte, sembrava che stessero facendo la stessa strada. Non sentiva più le dita, aveva messo i guanti senza dita per guidare meglio, ma non era stata un’idea brillante.
Non era l’unica a sentirsi così spaesata e nervosa. Dan l’aveva chiamata almeno cinque volte facendole prendere dei colpi pazzeschi, solo per porle la stessa domanda: hai trovato qualcosa? La risposta però non cambiava.
Si fermò all’improvviso.
Percepiva qualcosa … …. Un potere … ma era molto debole, quasi si sorprese di essere riuscita a sentirlo.
Voleva lasciare perdere, ma non poté fare a meno di seguirlo, sentiva che si sarebbe estinto in poco tempo.
Fece un po’ di strada, poi si perse e ricominciò a girare alla cieca come prima.
Pensò di averlo solo immaginato, anche se, di solito, quella sua abilità funzionava molto bene.
Si ritrovò a svoltare in curve che sembravano infinite, tra collinette scoscese.
Per un secondo perse il controllo dello scooter per via della strada ghiacciata, ma riuscì a non cadere appoggiando i piedi sulla terra ferma.
Decise così di procedere a piedi, sul ciglio della strada.
Passavano poche macchine da lì, ma chi la vedeva si fermava per domandare se avesse bisogno d’aiuto. Lei chiedeva sempre se avevano visto una macchina nera, ma non ricevette risultati.

Mentre camminava, sempre più rassegnata, la sua attenzione fu attirata da piccoli pezzettini di un materiale nero, ma soprattutto da alcuni segni sulla strada.
Da quel che si poteva scorgere, erano segni di frenata e tutti portavano allo stesso punto … Proprio al limitare della stradina una bassa ringhiera era crollata. Sembrava essere stata urtata con una macchina. Forse c’era stata una frana, ma non c’erano segni che fosse successo veramente. Oppure c’era stato un incidente … forse qualche giorno prima.
Eppure le tracce sembravano fresche …. Sophie sbarrò gli occhi e spalancò la bocca sperando che, ciò che immaginava, non fosse vero. Lasciò cadere il motorino e corse in quel punto.
Era proprio come aveva immaginato, anzi era anche peggio. << LOK!!!!! Lok!! Lok!!!>> cominciò a piangere a dirotto cercando di distinguere qualcosa fra le macerie sparse un po’ ovunque.
<< Lokkkk!!!!!! >> vide qualcosa di simile ad una persona alla sua sinistra e senza pensarci troppo cominciò a correre, scivolando spesso per via del terreno instabile e pendente.
<< Lok!! >>, finalmente l’aveva trovato. – non è morto, non è morto! – continuava a ripetersi.
Si gettò in ginocchio, accanto a lui e, senza indugiare, gli prese il volto fra le mani accarezzandogli le guance per liberarlo dalla brina.
<< Lok … >> sussurrò ancora piangendo. Era ghiacciato, sinceramente non aveva idea di cosa fosse più freddo : la neve o lui.
Quello la guardò appena, sembrava non l’avesse nemmeno vista. Rimase completamente immobile.
<< Stai tranquillo, a- adesso chiamo aiuto. Resisti, mi r-raccomando >> disse togliendosi il cappotto. Gli mise velocemente l’indumento addosso. ma sentiva che non era abbastanza, cosi si tolse il cappello e gli coprì il capo zuppo.
Riuscì ad afferrare il telefonino dalla tasca, nonostante le tremassero le mani e compose il primo numero che le venne in mente: quello di Zhalia.
Mentre aspettava che lei rispondesse coprì, con parte del proprio corpo, il suo amico, naturalmente senza scaricare il suo peso su di lui. << Z-Zhalia l’ho trovato! Vieni! Chiama aiuto!! ….. >>.
Mentre la ragazza parlava a telefono Lok riuscì a comprendere chi aveva di fronte. Non era riuscito a vederla, forse perché era mezzo congelato e non aveva molte energie.
Ora che aveva percepito la sua voce si era sentito in parte sollevato. Ma qualcosa, dentro di lui, lo spingeva ad andare via, era giunto il momento, lo sentiva e a poco era servita quella cosa calda che gli aveva poggiato sul petto.
Però non poteva lasciarla così, doveva farlo, ma non in quel momento, non l’avrebbe abbandonata al freddo, da sola e con un cadavere accanto. Chiuse ancora gli occhi, che sembravano sempre più chiari.

<< hai sentito? S-stanno arrivando >> lo informò piangendo e continuando a strofinargli le mani sulle braccia o sul viso per riscaldarlo.
Lui non poté fare a meno che guardarla ancora e lei ricambiò il suo sguardo.
Lok era felice che la cercatrice non avesse guardato verso la macchina. Non voleva assistere alla sua reazione una volta che avesse visto come erano ridotte le sue gambe.
Sophie invece era distrutta dal terrore. Probabilmente il suo cuore stava per trasferirsi in un altro corpo tanto era stremato da quella tensione.
La ragazza continuava a ripetere, forse più a se stessa che a lui, che sarebbe andato tutto bene. Comunque non ne era del tutto sicura.
<< s-stanno arrivando, vedrai. >> non riusciva a darsi una calmata e smettere di piangere, così gli prese nuovamente il viso fra le mani per accertarsi che fosse ancora vivo.
Gli faceva quasi paura. Era molto pallido, con enormi occhiaie viola, anche le labbra erano blu-viola.
Gli passò il pollice sulla bocca ripetutamente. Desiderava tanto percepire qualcosa di caldo dentro di lui, ma sembrava che anche il suo respiro fosse congelato.
Lui, nel frattempo, la osservava. Gli dispiaceva il fatto di non riuscire a parlarle o a toccarla. Voleva tranquillizzarla, dirle che stava bene ( anche se non era del tutto vero) e che doveva lasciarlo andare. Dirle anche che non doveva insistere e sperare, perché a volte le speranze fanno male. Non doveva più continuare a sperare sulla sua vita.
Le sorrise, ma questo non sembrò rassicurarla, anzi!
La cercatrice sapeva che non avrebbe dovuto, per non provocare altre contusioni o rotture, ma lo sollevò appena e lo strinse forte.
Doveva resistere per forza. << se m-muori t-ti uccido! >> gli disse scoppiando in una risata isterica che si tramutò in pianto.
<< SOPHIE!!! >>. Zhalia la guardava a dir poco terrorizzata da sopra il dirupo. << Chiama aiuto!!!! Presto!! >> le urlò in risposta.
Poggiò dolcemente il ragazzo sulla neve e ricominciò a strofinare le mani su di lui mormorando “resisti” . La donna scese poco dopo, ancora con il telefono attaccato all’orecchio. Dopo averlo riposto velocemente il tasca si tolse il giubbotto e scostò Sophie stendendo l’indumento sopra Lok.
<< spostati un po’ >> le disse mentre si toglieva anche la sciarpa e la avvolgeva intorno al suo collo e in parte del viso.
<< Sophie, vai in strada e, quando arrivano, avverti gli altri che siamo qui >> le disse vedendo che stava per perdere il controllo.
Sophie si alzò, ma non intendeva allontanarsi. C’erano i motorini a fare da segnale, non serviva certo lei.
Con lo sguardo analizzò il corpo del cercatore partendo dalla testa coperta dal cappellino rosa. Il busto era protetto dai cappotti, mentre le gambe … … … << oh mio Dio! >>, si lasciò sfuggire portandosi le mani alla bocca.
Sentì il suo autocontrollo svanire così com’era comparso. Ecco l’aveva visto…. << Sophie! Va su!! >>. Evidentemente la donna, che stava continuando a strofinare le mani su Lok come aveva fatto prima la ragazza, aveva già intuito la gravità della situazione.
La cercatrice più giovane crollò in ginocchio sulla neve ricominciando a piangere. << Z-Zhalia … Zhalia!! Hai visto l-le sue gambe?! >>, << Sophie! Sali in strada!! >>. La ragazza non rispose restando immobile. << Sophie ascol …. >>.
<< NO! >> Dan scese velocemente verso di loro. << dove sono i soccorsi ?!!! >> urlò Zhalia disperata. << no.. no … no … no … no … >> continuava a ripetere il ragazzino ignorando la cercatrice più grande. << DAN CHIAMA DANTE!!! >> Zhalia era in preda ad una vera e propria crisi di nervi dovuta alla paura.
<< Adesso mi ascoltate entrambi!! >> urlò la donna. << Dan chiama Dante! ADESSO!! >> gli disse vedendolo indugiare.
<< tu Sophie, Sali!! Allontanati subito!!! >>.
 Dan eseguì l’ordine, ma la ragazzina rimase, ostinata, dov’era.

Lok, nel frattempo, era riuscito a capire che erano arrivate altre persone, anche se adesso non sentiva bene, oltre a non vederci.
Poteva andare via, abbandonarsi alla morte, lasciare Sophie in buone mani.
Ma …. …. In quel momento l’istinto di abbandonare tutto era completamente sparito, quasi come se non ci fosse mai stato. Sentiva che sarebbe riuscito a sopravvivere, che sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa desiderasse.
Probabilmente pensava questo per via della sua confusione post- incidente, sta di fatto che si sentiva felice, stranamente felice.
Provò a parlare, a urlare, per confortare tutti quelli che erano intorno a lui. Purtroppo tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un debole mugolio soffocato.
Strinse gli occhi e riprovò, ottenendo lo stesso risultato, ma questa volta Sophie gli si gettò affianco e gli sussurrò parole che non riuscì a capire.
Forse non stava sussurrando …. Stava urlando. Non riusciva a capire bene.
Sentì altre voci, altre mani, altre urla. Tutto ovattato. Poi del calore, ancora più calore. E dolore, soprattutto alle gambe.
Si sentì sollevato da qualcuno, oppure …. era ancora a terra? Ora era sottosopra? No, era in piedi! Aspetta … stava camminando? Correndo? Era fermo?
Tutto girava intorno a lui: i rumori, la luce il dolore, la confusione e il buio. Quest’ultimo avanzava sempre di più, lo avvolgeva, lo confondeva.
Una luce. Una piccola bianca luce brillava davanti a lui.
Più si avvicinava e più diventava grande e accecante, tanto accecante da non riuscire a tenere gli occhi chiusi.
Sbatté più volte le palpebre. la figura che aveva di fronte si fece più nitida.
Non era una figura. Era un muro.
No, era un tetto e c’era anche una lampadina sporca. Riuscì a percepire che si trovava supino, in un letto morbido.
Scattò a sedere tanto velocemente che la testa gli girò pericolosamente e i muscoli lo supplicarono di fare piano.
Aveva ancora la vista un po’ appannata, nonostante ciò riuscì a riconoscere una stanza d’ospedale. Non c’era nessuno con lui. Si guardò le mani non più piene di sangue, ma di qualche crosticina scura.
Era vivo!
Abbassò ancora lo sguardo, ricordando lentamente pochi dettagli. Le sue gambe … Era … era riuscito a muoverle senza problemi nell’atto di mettersi seduto sul materasso! Per esserne sicuro le piegò ancora tra le lenzuola.
Gli occhi cominciarono a pizzicare e sentì lacrime di commozione scendergli sulle guance. Senza aspettare oltre mise le gambe oltre il letto e, continuando a fissarsi i pantaloni del pigiama, poggiò i piedi a terra per poi alzarsi.
Gli girò ancora la testa e un po’ di nausea lo assalì, ma continuò a guardarsi intorno ignorando i sintomi.

Non era mai stato così felice di essere in piedi. Aveva sempre sottovalutato quella capacità, o anche il fatto di respirare, di muoversi a proprio piacimento, di osservare le cose, di sentirle, di toccarle.
Estasiato andò verso la porta, sbandando appena, la spalancò e corse fuori piangendo e ridendo contemporaneamente.
Corse fino a quando non intravide Sophie che camminava agitata con la testa bassa.
La abbracciò sorprendendola tanto da farla urlare di paura.
Le persone accanto a loro risero. << Sophie! Sophie! Sono vivo!! >> continuava a urlare piangendo e stringendola più forte.
Dopo un attimo di smarrimento anche lei lo abbracciò e cominciò a piangere allo stesso modo ripetendo quasi le sue stesse parole: << sei vivo!! >>, mentre gli stringeva affettuosamente i capelli spingendolo a se.
Ridevano. Ridevano così forte da contagiare tutti quelli che li guardavano. Ma piangevano anche, tanto da bagnarsi a vicenda le maglie.
Si separarono solo quando un ragazzo urlò il nome del biondo. << Dan! Harrison!!! >> disse quello guardando felice i due fratelli che, a loro volta, lo osservarono stupiti. Corse ad abbracciare anche loro, o forse è meglio dire stritolare.
Subito dopo toccò a Dante e Zhalia che non riuscirono a sottrarsi al suo entusiasmo.
Ci volle molto tempo prima che riuscissero a spingerlo nella sua stanza, comunque tutte le urla provocarono un’irrevocabile sgridata da medici e infermiere.
<< com'è possibile? >> chiese Lok una volta che si lasciò convincere a sedersi sul letto e a calmarsi un po’. << che intendi dire? >> gli chiese Dante senza smettere di sorridere.
<< ero … ero … >> un dolore lancinante gli trapassò la testa, ma non ci fece caso continuando a parlare con un po’ più di difficoltà. << ero m-morto … o … >>.
<< sei solo confuso. >> lo rassicurò Zhalia. Comunque il ragazzo si accorse degli sguardi tesi degli amici portandolo ad intuire che quei momenti non erano stati una passeggiata nemmeno per loro.

<< l-le mie gambe … >> sussurrò continuando ad osservarle, ancora con le guance umide. <<è stato tutto merito dei medici >> continuò il mentore, << con qualche complicata magia ti hanno rimesso in sesto. >> << m-magia? >>, << sei in un ospedale per cercatori >> lo informò.
<< hai dormito per moltissime ore >> disse Sophie abbassando lo sguardo. << c-come …. >> ma Dante lo interruppe. << hai usato qualche incantesimo durante l’incidente? >>.
Il ragazzo ci pensò un po’, poi riuscì a ricordare qualcosa. << s-si. Per liberarmi le gambe … e-ero sotto sopra e … e dovevo ….. non sapevo cosa … >> << immaginavo …. I tuoi pantaloni erano tutti bruciacchiati >> disse ancora l’uomo.
<< e … e quando stavo scivolando …. Nel … nel burrone …. M-mi sono protetto….. ASPETTATE !! >> scattò sull’attenti cominciando a ricordare meglio.
<< ho sentito …. Dei rumori come … … >> << degli scoppi! >> gli venne in aiuto Dan. << esatto!! >> << le ruote sono state manomesse. Qualcuno le ha danneggiate >> lo informò Harrison.
<< c-cosa? >> Lok era confuso, ciò si poteva intuire anche dalla sua faccia sconvolta. << gli agenti della fondazione stanno indagando >> Dan sembrava pronto alla sua reazione.
<< adesso devi riposare … non dovevi alzarti così in fretta! >> lo rimproverò Sophie.
Il ragazzo non riuscì a protestare, così si stese, però non aveva nessuna intenzione di dormire.
Rimase a guardare la squadra in silenzio con gli occhi sbarrati. Non voleva perdersi una parola, anche se era difficile riuscire a sentire i sussurri. Però quando gli chiesero se desiderasse che uscissero per farlo riposare lui dovette girarsi e far finta di dormire, supplicandoli di non allontanarsi.
Qualche minuto dopo però sentì la porta aprirsi e richiudersi. Abbassò il capo sconfitto, pensando di essere solo.
Sentì dei passi attutiti e il materasso abbassarsi dietro la sua schiena, poi qualcosa di fresco gli sfiorò il braccio.
<< lo so che non stai dormendo >> una voce dolce lo sorprese. Si girò, trovandosi davanti ad un sorriso sincero. << Sophie … >>, << non stavo scherzando quando ti ho detto che devi dormire. >> << ma hai detto anche che ho dormito per ore! >> protestò, << già, ma sei ancora molto debole >>.
Rimasero per qualche secondo in silenzio, mentre lui la guardava dal basso. << abbiamo scoperto cos’è successo alla macchina >> disse Sophie ad un tratto. Lok la spinse a continuare con lo sguardo. << è stato un cercatore …. Doveva provvedere lui a prendere i veicoli, infatti l’ha fatto, ma …. >>. << perché? C’è stato uno sbaglio, giusto? Una distrazione? >> la interruppe.
<< No, nessuno sbaglio. Ha manomesso le ruote di proposito. >>, << ma …non è possibile, non penso di aver mai fatto un torto a qualcuno tantomeno un cercatore. Era dell’organizzazione? >>.
<< no, no. Non era dell’organizzazione era della fondazione >> disse scuotendo la testa. << ma non intendeva colpire te, stava mirando a … … >> Sophie si bloccò, sembrava non voler andare avanti. << non è che voleva fare del male a te, vero?? >> chiese adirato mettendosi seduto.
<< NO! Appena quell’uomo ha saputo che la squadra era capeggiata da Dante ha deciso di fare qualcosa >>.
Di fronte allo sguardo confuso del giovane lei si decise a spiegare meglio. << vedi… lui e Dante si conoscevano, erano giovani reclute della fondazione a quel tempo. Erano entrambi i migliori tra i nuovi arrivati, ma Metz preferiva scegliere sempre Dante per accompagnarlo nelle missioni, visto che loro si conoscevano da molto prima.
A questo tipo non gli è mai andata giù la cosa. Nessuno sapeva di quanto fosse alla disperata ricerca di una gratificazione, di un premio. Era entrato alla fondazione solo per avere gloria. Dante gli aveva rovinato i piani, non era mai stato messo da parte prima di allora.
Con il passare del tempo divenne sempre più scontroso e impulsivo. Nelle missioni tendeva a fare tutto lui, allontanando i compagni e spesso mettendosi in pericolo da solo. Metz fu costretto a ritirarlo dal lavoro sul campo.
Quindi mentre Dante progrediva, lui restava fermo. Non posso credere che abbia covato rabbia per tutto questo tempo >>. << quindi … lui pensava di … che … che al mio posto dovesse esserci stato Dante. >> rifletté Lok abbassando lo sguardo.
<< lo stanno arrestando proprio ora, ha confessato tutto >> lo informò. Il ragazzo le sorrise.




Da qualche parte in cielo:
<< si informano i signori passeggeri che tra pochi minuti atterreremo, vi preghiamo di allacciare la cintura di sicurezza. grazie >> L’atmosfera era diversa rispetto all’andata.
I cercatori non vedevano l’ora di ritornare a Venezia e chiacchieravano eccitati, come un gruppetto di bambini.
<< non vedo l’ora di dare a Cherit la bella notizia!! >> disse Dan. << già, rimarremo con voi per moooolto tempo!>> continuò Harrison.
I ragazzi si misero a ridere. << che ne dite se fra qualche settimana andiamo a trovare mia madre e mia sorella? >> chiese Lok. Tutti acconsentirono felici e con l’acquolina in bocca al pensiero delle prelibatezze che la signora Lambert avrebbe preparato per loro.
Mentre loro parlavano, l’aereo si allontanava scivolando tra i deboli raggi del tramonto accompagnandoli in nuovo viaggio.









DRIIIINNN DRIIIIIINNN….
Uno squillo fece sobbalzare Dante.
Il cellulare nella tasca del suo impermeabile stava suonando imperterrito.
Lo prese velocemente e accettò la chiamata da parte di “Sconosciuto”. << pronto? >> << Salve, sono la direttrice dell’orfanotrofio dei fratelli Fears >> << ehmmm … salve, non mi aspettavo una sua chiamata… >> disse Dante perplesso.
<< si, immagino. Sono spiacente di darle una cattiva notizia, ma questa sarà addolcita da una buona notizia. >> << continui pure >> << comincerò con la brutta; il caso sui ragazzi non è ancora concluso, mi duole dirle che ho informato un giudice … >> << aspetti! Che cosa intende dire?! >>.
<< cercherò di spiegarmi meglio >> disse con un tono superiore. << la tutela di Dan e Harrison è ancora da trattare. Visto l’accaduto di qualche giorno fa, ovvero l’incidente del ragazzo sotto la sua supervisione, Lumberto mi pare … >> << Lambert >> la corresse. << oh certo Lambert … si. Deve comprendere la mia preoccupazione, non posso permettere che succeda una cos..>> << e la buona notizia qual è?! >> chiese Dante arrabbiatissimo.
<< si, stavo per arrivarci. La buona notizia è che potrete discutere della tutela dei giovani nella sede della vostra abitazione, ovvero Venezia. Ho informato personalmente il giudice addetto a quella zona in modo tale che possa agire subito evitando inutili spese di temp.. >> << ma pensavo che fosse tutto deciso! Non avremmo fatto intervenire il giudice!! >> << di dispiace tanto. Ho dovuto farlo. Ora la devo lasciare. Buona fortuna >> e chiuse la chiamata.
Dante rimase impietrito con il cellulare ancora fra le dita. Era ancora tutto da decidere.
Quei poveri ragazzi sarebbero potuti tornare in orfanotrofio. Forse il giudice avrebbe vietato visite da parte loro.
Un brivido gli attraversò la schiena al quel pensiero.
Non sarebbe accaduto. Avrebbero lottato per la loro tutela fino allo stremo delle forze. Era tutto da vedere.






Angolo dell’autrice: salve a tutti!!
Ebbene, mi dispiace informarvi che la storia è giunta al termine, ma non vi lascerò con il fiato sospeso, sono già all’opera per scrivere il continuo, non potevo scriverlo in questa storia perché il titolo è poco appropriato.
In realtà non volevo proprio continuare, ma ho ricevuto richieste chiare e mi tocca fare qualcosa.
La mia mente sta già lavorando entusiasta, spero che le mie mani la seguano senza capricci. Riguardo a questo; ci ho lavorato molto e spero che sia bastato. Personalmente credo che non sia granchè ( ahhh questa autostima...)
Fatemi sapere che ne pensate.
Arrivederci!!

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