Tutti tornano

di Erebos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché i compleanni normali ci fanno schifo ***
Capitolo 2: *** 2.L’oracolo non parla, Leo Valdez sì. ***
Capitolo 3: *** 3. Dovevo scegliere fra il mondo e me stessa. ***
Capitolo 4: *** 4. L'impresa ***
Capitolo 5: *** 5.Ci mandano a scuola ***



Capitolo 1
*** Perché i compleanni normali ci fanno schifo ***


                                                                                                                           Tutti tornano
1.Perchè i compleanni normali ci fanno schifo
Non era passato poi così tanto tempo dalla fine dell’ultima profezia, soltanto un anno, eppure per i due campi sembravano trascorsi secoli. La vita era ricominciata normalmente, al limite del concesso sia chiaro: piccole imprese, le serate trascorse fra Nuova Roma e il Campo Mezzosangue, le caccie alla bandiera. Percy e gli altri facevano l’impossibile perché tutti gli dei avessero una cabina in entrambi i campi e perché i figli venissero riconosciuti entro l’età prestabilita. Quel giorno era il compleanno di Percy Jackson. 18 anni, ed aveva ucciso il minotauro senza saper maneggiare una spada, lottato contro i più disparati mostri, titani e divinità. Erano tutti presi dalla caccia alla bandiera: greci, cacciatrici, romani e…no, le amazzoni erano sempre dell’idea che i maschi fosse meglio evitarli. Una sola bandiera, tre schieramenti.
Chris Rodriguez cercava di convincere Clarisse che appiccare fuoco alle tende delle cacciatrici, solo perché tiravano con l’arco, non era una buona idea ma lei era irremovibile: dopo la vittoria dei Greci (perché loro avrebbero vinto) le cacciatrici avrebbero dormito sotto le stelle.
Percy, Annabeth, Piper, Jason, Frank e Hazel si erano astenuti dal gioco. Stavano parlando seduti in cerchio nella cabina di Zeus, nonostante la statua li inquietasse non poco.  –Quindi Rachel non ha più detto nemmeno una profezia?- aveva chiesto Frank perplesso.
-Nemmeno mezza, anche se probabilmente mezza profezia sarebbe pure peggio- gli aveva risposto Piper mentre giocava con la piuma incastrata fra i suoi capelli.
Avevano cambiato argomento rapidamente per arrivare a parlare di come Percy sbavasse quando dormiva e del motivo per cui Hazel non riuscisse a capire cos’erano esattamente questi tablet. Le conversazioni vennero presto interrotte da un piccolo satiro volante con un mattone blu in mano.
-Coach! Possibile che suo figlio sia sempre con qualcosa di pericoloso in mano?!-
-Grover, come sei paranoico è solo un mattone!- i due satiri si misero a rincorrere per tutta la stanza il piccolo che venne fermato da Jason il quale aveva spiccato il volo poco dopo la loro entrata. Il piccolo satiro rideva come un matto alla faccia delle preoccupazioni di Grover. Senza che nessuno potesse dire nulla fece la sua comparsa Tyson che gesticolava borbottando parole sconnesse.
-Di nuovo….nave grande…i pony arcobaleno…fuoco…grande fuoco!...Tyson-
-Ehi, tranquillo fratello, che succede?-
-Fuori…-
Percy continuava a non capire così incontrando lo sguardo perplesso di Annabeth sospirò –Andiamo fuori-
Uscirono dalla cabina, lasciando i due satiri con il piccolo. Il campo era deserto, tutti si trovavano nella foresta. Seguirono Tyson fino al campo da basket, dove li attendeva Talia che fissava il cielo con sguardo assente.  
-Talia! Stai bene?- chiese Annabeth preoccupata guardando la postura rigida che la ragazza aveva assunto sentendoli avvicinare. Non molto tempo tutti si resero conto che il loro anno sabbatico era giunto al termine. Una stella cadente, sembrava, si avvicinava al campo.
-Gli Stoll hanno deciso di prenderci in giro, mettendo in scena un’apocalisse?- scherzò Percy, ma non sembrava molto convinto.
- Sembra un ammasso di metallo incandescente- commentò Frank in un sussurro.
Dalla “stella cadente” un po’ troppo caduta, precipitò un’oggetto altrettanto infiammato.
-Percy fa qualcosa!- strillò Annabeth appena la cosa toccò terra.
-E che posso fare?!- urlò lui in risposta preso dal panico.
-USA L’ACQUA!- urlarono i ragazzi intorno a lui che nel frattempo erano aumentati perché la caccia alla bandiera si era conclusa. Una volta spento, l’oggetto risultò essere una bottiglia. Nyssa, che essendo figlia di Efesto non ci faceva troppo caso al fuoco, raccolse la bottiglia e ne estrasse un foglio, lesse ad alta voce.
-Non…ma che diamine di scrittura…state lì a fissare il cielo come…dei…Babbuini? No, no babbei. Babbei? FATE QUALCOSA! Sempre il vostro magnifico…non ci credo…Leo Valdez. Fra parentesi: che preferirebbe evitare di appiccare fuoco al campo-
 
 
-Angolo Autore-
Salve a tutti abitanti del mondo! Questo è il mio primo primissimo, racconto che pubblico sul sito. Se state leggendo queste note vuol dire che questa “roba”  che ho scritto non è così terribile. Penso che il nostro caro zio Rick, ci abbia lasciato un po’ a bocca asciutta, perché nella mia testa bacata ci sono questioni ancora irrisolte. Quindi ho deciso di provare a cimentarmi in questo fandom (che io amo), pregando di non allontanarmi troppo dall’idea dei suoi personaggi. Fatemi sapere che ne pensate ;)
 

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Capitolo 2
*** 2.L’oracolo non parla, Leo Valdez sì. ***


2. L’oracolo non parla, Leo Valdez sì.

Dal capitolo precedente:
“Nyssa, che essendo figlia di Efesto non ci faceva troppo caso al fuoco, raccolse la bottiglia e ne estrasse un foglio, lesse ad alta voce.
-Non…ma che diamine di scrittura…state lì a fissare il cielo come…dei…Babbuini? No, no babbei. Babbei? FATE QUALCOSA! Sempre il vostro magnifico…non ci credo…Leo Valdez. Fra parentesi: che preferirebbe evitare di appiccare fuoco al campo-“

POV’S Talia
A quelle parole il fragore che c’era nel campo era piombato nel silenzio. Piper e Jason trattenevano il respiro dalla sorpresa, mentre tutti gli altri avevano strabuzzato gli occhi, Chirone compreso. Il signor D. aveva alzato un sopracciglio per poi tornare ad avere quell’espressione da “ho già visto tutto”, che mi dava parecchio il nervoso. Leo Valdez era riuscito a ritrovare l’isola di Ogigia e ad andarsene pure di lì!
I ragazzi del campo e i Romani si erano già messi a trafficare per costruire non so cosa, ma mio fratello era ancora impassibile che fissava quel pezzo di metallo incandescente che doveva essere Festus. Feci un passo nella sua direzione per poi rendermi conto che non mi potevo permettere di distrarmi dal mio ruolo di lungo tenente della dea Artemide. Infatti tutte le mie compagne si erano radunate intorno a me aspettando una mia direttiva.
Trattenni a stento uno sbuffo.
-Non possiamo certo aspettarci che se la cavino senza di noi, no? Metà di noi vada a chiedere cosa serve alla cabina di Efesto, le altre cerchino di aiutare nelle altre cabine a seconda delle loro capacità. Phoebe, vieni con me, andiamo a parlare con il Consiglio.-
Il Consiglio era stato istituito da poco, lì si prendevano le decisioni più importanti, si faceva il punto della situazione e altre robe noiosissime e burocratiche. Ci riunimmo nella solita stanza. C’erano tutti i capi cabina, Chirone, il signor D, Reyna e Frank (in quanto pretori), io e Phoebe. A dir la verità quest’ultima non ci sarebbe dovuta essere ma al mio ordine non aveva battuto ciglio, e per questo le ero immensamente grata.
Entrate nella stanza la scena era un capolavoro: i fratelli Stoll stavano parlando con Reyna che aveva un’espressione sconvolta, Clarisse aveva l’aria di chi sta per tirarti un pugno dritto sul naso (quindi esattamente come sempre), Nico era in un angolo della stanza a parlare con Piper, visibilmente preoccupatissima, gente a destra che rideva, gente a sinistra che diceva alla destra di smetterla e una gran baraonda generale. Annabeth mi si avvicina.

-E’ il caso di fare un punto della situazione. Così non funziona, dovremmo…-
Non termina la frase perché un gran fracasso si sente fuori dalla stanza.

POV’s Leo
Non sapevo veramente più cosa fare. Stavamo perdendo quota, Festus non rispondeva ai comandi, e là sotto i miei fratelli stanno costruendo una rete di salvataggio, ma non era possibile che la finissero in tempo. Dall’alto vedevo il campo brulicare di ragazzi che da quanto eravamo vicini potevo vedere quasi in faccia. Calypso era seduta dietro di me, le braccia salde attorno alla mia vita gli occhi serrati.
-Leo! Prendi  la mia mano!- Jason. Jason Grace, il mio migliore amico, ci aveva raggiunto ad alta quota e mi stava tendendo la mano.
-Non ci puoi reggere entrambi con una mano, Superman!-
-C’è Frank sotto!- così io e Calypso ci buttammo letteralmente nel vuoto per cadere sulla schiena di un grosso, enorme, rapace.  Biascicai un grazie prima di perdere coscienza.
                                                                                                                 

…Later…
-Valdez sei un idiota!- a quelle parole dette sul bordo delle lacrima da Piper, mi svegliai. L’infermeria del campo era parecchio affollata, non solo dai pazienti. Feci per tirami a sedere e venni travolto da un abbraccio di Piper. Sorrisi ricambiandolo.
-Lo so…- le risposi, meritandomi una gomitata da parte di Jason che non appena Piper mi lasciò respirare, mi abbracciò a sua volta. Mi voltai e nel letto accanto al mio vidi Calypso intenta a parlare con…oh Dei!
-Quindi sei proprio sicura di non avercela a morte con me?- chiese Percy con un espressione fra lo sconvolto e il rassicurato.
-Te lo farò sapere, più avanti per esserne più certi- aveva affermato lei ridendo. Risi anch’io.
-Leo!- esclamarono Percy e Annabeth (appena entrata nella stanza), per poi correre ad abbracciarmi.
Dalla porta vidi entrare Frank con Hazel accanto che lo aiutava a togliersi le piume che gli erano rimaste addosso.
-Hey, canarino gigante!- esclamai prendendomi l’ennesima gomitata per poi essere abbracciato di slancio da entrambi.
Mi dissero che dovevo riposare, ma la mia iperattività era decisamente contraria. Così non appena tutti uscirono dalla stanza per “sistemare l’apocalisse che un certo tizio ha combinato”, per citare le parole di Percy, mi misi ad osservare Calypso che fissava il soffitto.
-Sei felice?- mi chiese lei. Un sorriso euforico era stampato sulle mie labbra. Ed iniziai a raccontarle praticamente tutto dei miei amici. Le raccontai di come Jason aveva ritrovato sua sorella, Piper salvato suo padre, Percy ed Annabeth attraversato il tartaro. Lei sorrideva. Dovevo avere qualcosa di buffo in faccia. Così, senza pensarci troppo, le domandai semplicemente:
- Perché fai quella faccia?-
-Perché dalla felicità sei diventato logorroico!- esclamò. Lei lanciai un cuscino che mi venne subito rispedito contro. Penso si sarebbe aperte una guerra se non fosse arrivato Will.
-Possibile che tu sia arrivato da nemmeno tre ore e che ti sia già messo a far confusione? Poi, non so se avete capito, ma qui il medico sono io e vi ho detto che avete bisogno di riposarvi. Quindi Dormite!-
Appena Solace riaccostò la tenda scoppiamo a ridere. Ma poi decidemmo di seguire il consiglio del “dottore” e  cercare di riposarci. Sperai solo di non sognare: i semidei sognano che è uno schifo!    
 
 
-Angolo di chi ha avuto questa malsana idea-
Salve ancora abitanti del mondo! Ehm…ecco… non so che dire di questo secondo capitolo. Ho deciso che d’ora in poi farò descrivere ai personaggi stessi ciò che accade, sotto il loro punto di vista. Vi informo che nel prossimo capitolo ci sarà una scelta da compiere per qualche personaggio di nostra conoscenza. Se siete curiosi non vi perdete il prossimo capitolo!
 

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Capitolo 3
*** 3. Dovevo scegliere fra il mondo e me stessa. ***


3. Dovevo scegliere fra il mondo e me stessa.

POV’s Talia
Stavo finendo di sistemare le mie cose nella cabina 1 quando la porta sembra si stia scardinando da sola. Inizio a pensare che gli dei del vento si stiano prendendo gioco di me quando due colpi secchi sbattono contro il legno.
-Arrivo!-  urlo dirigendomi verso la porta che molto probabilmente si era incastrata. La apro e  davanti a me c’è niente meno che il capo della 5. Clarisse La Rue ha sempre il suo sguardo truce ma adesso infondo, molto, ma molto infondo sembra un po’ a disagio, forse imbarazza.
-ehm… sì… ecco, io volevo…chiedertiscusaperaverviincendiatoletende- mi trattengo dal scoppiarle a ridere in faccia o dal precisare che stava anche per buttarmi giù la porta.
-O stai dentro o stai fuori che mi entra il gelo- le rispondo io. A dire la verità il mio è un invito ad entrare e questo lei lo coglie subito. Probabilmente in questo ci capiamo.
Ci sediamo nella nicchia dove io dormo e rimane un lungo silenzio fra di noi. Io colgo l’occasione per pensare a come ricostruire le tende. Clarisse alza gli occhi e solo ora noto che ha una delle mie vecchie foto in mano. Penso che avrei dovuto toglierle già anni fa.
-Chissà come ha fatto- dice lei guardando la foto. Mi sporgo e riconosco subito l’immagine. Eravamo ancora solo io e lui ed era entrato in una cabina per le foto per “vedere quanto sono figo con questa felpa” ma io giusto in tempo per lo scatto ero entrata nella cabina e gli avevo tirato giù il cappuccio facendolo ribaltare.
-A fare cosa?- le chiesi senza capire.
-Ad avvelenare il pino, l’abete, l’aghiforme insomma. Te. Tu non gli avevi fatto nulla, anzi. Luke era capace di essere veramente idiota.-
Quelle parole mi prendono alla sprovvista e le avverto come un pugno nello stomaco. Un po’ perché vengono da lei, un po’ perché era la stessa domanda senza risposta che mi facevo da sempre, stesa sulla brandina accanto a Phoebe, incapace di dormire.
Clarisse, probabilmente perché si è accorta che ho smesso di respirare da un bel po’, tentò di deviare il discorso. E così esordì nuovamente con le care tende.
-Comunque mi dispiace, erano belle tende.- scoppiai a ridere nonostante fossi ancora tesa per la storia di Luke.  Lei mi guardò perplessa.
-Probabilmente, se non fossi io stessa una cacciatrice, l’avrei fatto pure io- le spiegai, sperando che Artemide non incoccasse una freccia per colpirmi.  

-Perché ti sei unita a quelle bambine immortali?- Ecco. Mi ero fregata da sola, avevo scritto la mia condanna a morte. Come potevo dire alla figlia di Ares che avevo paura? Che non avrei mai potuto affrontare Crono? O  meglio, lui sì che l’avrei affrontato. Lui l’avrei rispedito nel tartaro senza troppe premure. Ma Luke? Ogni volta che lo vedevo mi pareva di avere davanti quel bambino sorridente e scaltro che mi faceva lo sgambetto ogni tre passi, senza preoccuparsi del fatto che io avessi un ginocchio sfasciato, ma che poi mi aiutava anche ad alzarmi, sorridendomi e tendendomi la mano con un “Miss Grace, mi concede questo ballo?”. Io puntualmente lo mandavo a quel paese, mi rialzavo da sola e andavo avanti, sorridendo fra me e me. Era una delle nostre commedie più frequenti.
Ero rimasta talmente a lungo nel mio silenzio che quando mi ripresi Clarisse era sulla porta.
-Comunque qui mi ci ha mandato Chirone- affermò per poi sbattere la porta borbottando –ma guarda te se tocca a ME far da psicologa ad una cacciatrice arborea.-

Sentii una mano sulla spalla e mi voltai. Un brivido di freddo mi passo per la spina dorsale non appena vidi la smorfia di rammarico sul volto della Dea Artemide. Fantastico, ora stavo per morire e la mia ultima conversazione sarebbe stata quella con Clarisse.
-Legge anche nella mente, divina Artemide?- chiesi sarcasticamente.
-Non mi pare che servano doti eccelse per comprendere ciò su cui riflettevi- aveva constatato lei di rimando. Sorrisi. Un po’ perché dal modo in cui aveva formulato la frase mi ricordava Zoe e un po’ perché, nonostante suo fratello fosse Apollo, lei il sarcasmo e le battute proprio non le comprendeva.
Lei sospirò.
-Quando ti sei unita al mio gruppo hai fatto un giuramento…-
-Dovevo scegliere fra me e il mondo. E non ho potuto essere così egoista.- la interruppi. Se dovevo morire all’istante tanto valeva essere sinceri. Dopotutto io non ero mai stata una persona che gira attorno alle cose. Sono diretta, impulsiva.
-Sei una brava lungo tenente…-
-Non è vero, faccio pena. Sono un cattivo, un orrido, esempio. Questa conversazione ne è la prova.-
-Forse-
Silenzio. Sentivo quasi il rumore del sangue che mi scorre nelle vene.
-Sei stata accolta bene…- ci riprovò. Stava cercando di convincere se stessa.
-Quindi?-
-Se potessi lasciare le cacciatrici lo faresti?- Ahia. Il problema è che avrei voluto tanto dire che non ne avevo idea, e che comunque non è possibile. Ma non ci riuscii.
-Presumo di sì.- E chiusi gli occhi.
-Va bene- Io la guardai incredula.
-Sappi che, se ti rifarai vedere al mio cospetto, non verrai trattata con nessun riguardo. Lascia ciò che devi lasciare a Phoebe- detto ciò lei sparì. Lasciandomi lì con il mio stupore misto a qualcosa che penso di poter identificare come gioia. Gioia perché ero viva e perché non sarei dovuta rimanere con le cacciatrici, avrei potuto vivere al campo, con mio fratello (be’ circa, visto che lui faceva avanti e indietro per i campi), Annabeth…corsi verso l’armadio. Spalancai l’anta e guardai la mia immagine riflessa nello specchio. Sorrisi a quella ragazza che avevi davanti. Dimostravo esattamente i miei 23 anni. Non l’età persa da albero, non i quindici da cacciatrice. 23.
Non so con che coraggio andai a bussare alla cabina di Apollo per chiamare Phoebe. Non mi sarei mai immaginata di vederla così sconvolta.
 
POV’s Phoebe
Mi venne a chiamare un maschio. Il capo cabina, penso. Quello biondo, biondo che sorrideva sempre. E mi guardava con un’aria sconvolta.
-Ti cerca-
-Chi?-
-Facciamo che vai a vedere da te.-
Arrivai alla porta e mi ritrovai davanti una ragazza sui 22-23 anni, capelli neri tagliati a caso, lentiggini occhi azzurri, non troppo alta. Aveva lo sguardo un po’ vacuo e mi porgeva…
-Oh Dei!- strillai.
-Sì, sì, lo so. Senti, prima di prendermi a frecce in testa ascoltami.- non ebbi la forza di ribattere. La guardai e non mi uscì altro che un sussurro.
-Talia…tu…- lei mi raccontò. Della chiacchierata con Clarisse e di quella con Artemide. Serrai le labbra.
-E questo è tutto. Senti non mi fraintendere, io con voi stavo bene, solo che…non è il mio posto.- le ultime parole le disse come se si stesse liberando di un macigno. Era sincera.
-Phoebe- mi chiamò –Sarai, sei, un ottima lungo tenente. All’altezza di Zoe.- Non so se ci credetti sul serio. Eppure li per lì la buttai sul ridere.
-Se non le duole, la scorterei sino al luogo ove sono solite riunirsi le nostre compagne, durante il nostro soggiorno su questo terreno.- e scoppiammo entrambe a ridere. Lei non se ne accorse, o almeno fece finta, ma una lacrima scese dalla mia guancia.
 
-Angolo. E basta-
Salve a tutti abitanti del mondo! Sì, sì, la mia discesa agli inferi non è ancora accaduta. In questo strano, stranissimo capitolo ne sono successe di belle, no? Ma andiamo con ordine. Come prima cosa vediamo un incontro fra 2 personaggi che mi piacciono da morire. Clarisse, per una volta in difficoltà, difronte ad una Talia che non ha dimenticato Luke. Le 2 ragazze secondo me sono molto simili. Tutte e due forti fuori ma ognuna ha anche dei sentimenti che tira fuori con chi ama davvero. Basti pensare a come Clarisse sia affezionata a Chris, Silena e il coach Hedge e Talia ad Annabeth, Luke, Jason e presumo pure a Percy. Artemide, troppo affezionata alla figlia di Zeus, non la carbonizza all’istante (anche perché non posso uccidere i personaggi che mi piacciono…non sono così masochista…credo). Phoebe è un personaggio molto poco trattato da Riordan ma, mi pare di ricordare (non mi mandate al Tartaro se sbaglio), che sia figlia di Apollo. Ed essendo figlia sua e non solo cacciatrice ho pensato che, solo e rigorosamente fra ragazze, sia un po’ meno congelata. In tutto il capitolo aleggia un po’ il fantasma di Zoe Nightshade che essendo stata a lungo una cacciatrice penso abbia una grande importanza. Ora smetto con ste note che fra un po’ sono più lunghe del capitolo.

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Capitolo 4
*** 4. L'impresa ***


03.L’impresa

POV’s Percy
Quella sera il falò al campo era iniziato a gonfie vele. Leo ci raccontava dei suoi viaggi e noi di ciò che era accaduto dopo la sua quasi morte. Poi era arrivata una ragazza di circa 23 anni con uno strano sorriso, accompagnata da Phoebe. Ed Annabeth al mio fianco era quasi svenuta, Jason era caduto dal troco su cui era seduto e Clarisse aveva detto una cosa strana.
-Dovremmo chiacchierare più spesso se questi sono gli effetti, Grace-
A quel punto gli ultimi brusii si spensero immediatamente. Talia. Tanto per farmi riconoscere fui io a rompere il silenzio.
-T…ttalia?!- lo sussurrai appena ma il silenzio era tale che mi udirono tutti. Chirone sorrideva.
-Hai già parlato con le cacciatrici?- lei annuì e si sedette accanto ad Annabeth.
-Fantastico, hai parlato prima a loro che a me! Bella amica Tals, sul serio!- Annabeth era nervosa o emozionata o forse entrambe le cose eppure sorrideva euforica. Non l’avevo mai sentita chiamare Talia con quel soprannome. E mentre Annabeth pronunciava quella parola vidi nei suoi occhi la scintilla di quando parlava del suo passato, quel passato a cui io non appartenevo, di cui forse ero un po’ geloso. Annabeth non ne parlava spesso ma sapevo comunque molto di lei e del tempo in cui era fuggita di casa ed aveva incontrato Talia e Grover. E Luke.
Mentre io mi ero ormai perso nei miei pensieri i ragazzi avevano ricominciato a parlare e a cantare.
Jason e altri ci avevano raggiunti per sentire la storia di Talia, fra questi c’erano Clarisse e Chris. Quest’ultimo per giunta si prese anche una bella serie di sgomitate da Clarisse perché  “Non provare nemmeno a dire che non mi stai certamente prendendo in giro, che tanto non ti credo!”.
All’improvviso Chirone richiamò la nostra attenzione. Al suo fianco Nico, più pallido del solito che fissava Will Solace in cerca di coraggio.
-Come ben sapete…- Olimpi! Quando Chirone inizia così non porta mai nulla di buono
- l’oracolo sembra muto e i romani non hanno ancora trovato un nuovo augure- “probabilmente ai casting cercano qualcuno che sia sano di mente” mi aggiunsi io mentalmente
 – Ma Nico dice che l’anima del vecchio oracolo- o dei! Quella mummia!
-Gli ha riferito che occorre un’impresa. Come aveva detto Nico?- lui si schiarì la voce.
- Cinque eroi alla volta delle colonne salperanno,
vecchi amici o nemici a riconoscere impareranno,
fra fratellanze e unioni, l’equilibrio riporteranno,
nel campo da tempo perduto e di bene e male i conti salderanno.-
ù POV’s Elena Beckendorf
Per tutti i bulloni di mio padre! Forse ho la possibilità di…no, figuriamoci. Manderanno sempre i soliti, i leader, quelli con più esperienza.
Ecco, ora Chirone sta per fare la domanda.
-Come avete ben capito, dobbiamo almeno tentare..-
-Certo, ascoltiamo un vecchio oracolo mummificato! Mi pare proprio una splendida idea!-
-Signor D, per favore…- lo supplica sottovoce Chirone.
-Stupidi semidei e stupidi centauri- borbotta lui di rimando, ma poi tace.
-Stavo appunto per chiedere: chi vuole tentare l’impresa?-
Ma sì, tanto vale provarci. Alzo la mano. Con me la alzano Clarisse, Talia, Austin, Travis e Connor e Will Solace. Gli unici che non sono “celebri” al campo siamo io e Austin quindi siamo fuori dai giochi.
Il signor D e Chirone confabulano, poi il signor D sospira.
-Abbiamo deciso di variare un po’ e bla bla bla. Sta volta tocca a Clarisse, Connor, Austin ed Elena. Domattina alla casa grande alle 9.30 con zaino, nettere, abrosia e il solito. Siate puntuali e buona notte.-
 

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Capitolo 5
*** 5.Ci mandano a scuola ***


5. Ci mandano a scuola

POV’s Grover
-Ehm…signor D- sussurra Di Angelo alle sue spalle.
-Che vuoi?- risponde secco Dioniso
-Sono solo quattro, quelli che ha detto…i ragazzi, intendo-
-Come? Clara, Cornelius, Ambrogio, Emily… ah già. E la punk- poi alza la voce e annuncia al campo che ormai è in preda al caos.
-Thelma è la quinta-
Silenzio sguardi confusi. Travis continua a fissare preoccupato il fratello. Sembra pensare “Ora verrà divorato da qualche mostro o, peggio ancora, da Clarisse”.
Austin, che forse vuole dimostrare di essere all’altezza del compito fa notare al signor D che non c’è nessuna Thelma al campo. Nico guarda la faccia esasperata del Dio e spiega a tutti che intendeva dire Talia. Fa passi avanti il ragazzino, me l’avessero detto quando è sparito dal campo non ci avrei creduto. Tutti annuiscono, Percy sorride e incrocia il mio sguardo. Negli ultimi tempi non abbiamo avuto occasione di parlare molto: io avevo il messaggio di Pan da distribuire e lui affari semidivini come salvare il mondo, passeggiate nel tartaro, quasi rapimenti. Nonostante tutto la nostra complicità è sempre la stessa e lui resta il mio migliore amico. Chi mi regalerebbe le lattine altrimenti

Mandare Talia in impresa insieme a Clarisse non mi pare un’idea geniale. Talia non è stupida certo, è coraggiosa e tutto quel che si viole, ma è impulsiva, conosce le sue capacità fin troppo bene ed è testarda, molto testarda. Devo ammettere che somiglia inquietantemente a Clarisse. Trucco a parte, sia chiaro. Prima ho parlato con lei, le ho detto che poteva evitare di farsi quasi uccidere nuovamente. Lei ha riso, era troppo forte la sua risata per essere vera. Io ed Annabeth ce ne siamo accorti. Non è bello pensare a quei momenti, per nulla. Sono cambiate troppe cose, mancano troppe persone.
 
POV’s Connor
Mi sveglio con il Sole che filtra dalla finestra e guardo l’ora sulla sveglia appoggiata sul comodino: sono le 9.25. Mi metto a sedere sulla mia brandina per poi rendermi conto che per tutte le empuse del Tartaro sono in ritardo! Mi cambio a velocità razzo ed esco dalla cabina 11 rischiando di pestare i ragazzi che ancora dormono. Ieri sera ho fatto lo zaino con l’aiuto di Chris quindi è già pronto all’uscio, lo afferro e schizzo alla casa grande beccandomi un’occhiata confusa da Rachel. Arrivo in scivolata davanti alla casa grande e mi ci fiondo dentro; ad accogliermi ci sono Chirone sulla sedia a rotelle una ragazzina che avrà undici anni. Non l’ho mai vista. Sarà nuova. Mi piacciono i nuovi, o comunque me li devo far piacere visto che passano tutti per la mia cabina. Devo ammettere che ci restano sempre meno, gli dei si stanno impegnando. In parte mi dispiace.
-Connor, come mai già qui?- guardo il centauro stupito.
-Come sarebbe a dire “Già qui”?-
-Figliolo, il ritrovo era alle 9.30. Sono le sette.-
Lo fisso in silenzio mentre inizio a rielaborare la cosa. Respiro a fondo e senza proferire verbo esco di lì.
Mi avvio a grandi falcate verso la 11, spalanco la porta ed urlo con tutto il fiato e la rabbia che ho in gola.
-CHI E’ STATO IL SIMPATICONE?!- tutti sobbalzano e mi guardano assonnati. Nessuno risponde.
-Chi ha fatto cosa?- bisbiglia Jake al vicino di stuoino che non riesco ad identificare nella penombra. Lo vedo alzare le spalle.
-Che ci fai sveglio a quest’ora?- mi chiede Chris con un tono eccessivamente comprensivo.
-Non lo so Rodriguez, dimmelo tu?- penso che mi stiano fumando le orecchie.
-Io? In base a cosa dovrei sape- non finisce la frase e corre fuori dalla cabina con un’agilità che mi fa sorridere. Dopo il labirinto una cosa del genere sarebbe stata impossibile. Poi mi ricordo che ce l’ho con lui ed inizio a corrergli dietro.

POV’s Clarisse
Esco dalla mia cabina che sono le nove e venticinque. Io sarei uscita anche due ore prima per allenarmi prima di partire ma il capo della cabina di Apollo me l’ha proibito. Non che abbia veramente seguito il consiglio di Will Solace, solo che oggi non mi andava.
Accanto al campo da basket vengo travolta da uno Stoll che mi urla dietro che un giorno o l’atro farà fuori il mio ragazzo nonché suo fratello. Alla parola ragazzo arrossisco e sbuffo.
-Stoll, lo farai fuori al tuo ritorno, muoviti che non voglio star dietro ai tuoi comodi!-
 
Siamo tutti e cinque con Chirone e il signor D alla casa grande. Guardo con chi avrò a che fare nei prossimi giorni. Connor è…Connor e questo la dice lunga. La Grace è la classica complessata dark, Austin l’ho già preso a pugni un paio di volte, è troppo silenzioso, avrà quindici anni e poi è il classico figlio di Apollo con l’arco in mano ed il sorriso sulle labbra. Elena…sinceramente ho scoperto chi fosse solo alla morte di suo fratello. Figlia pure lei di Efesto, sempre chiusa in cabina. Silena diceva che lei si fosse chiusa in sé alla morte di Beckendorf, ma Silena non c’è ed io non ne ho la più pallida idea.  
-Ragazzi, abbiamo pensato che la profezia si riferisca a dei semidei da trovare e i satiri hanno rilevato la presenza di molti semidei in una scuola nelle vicinanze di San Francisco. Quindi qui fuori troverete un bus che vi porterà lì. Vi abbiamo iscritti alle lezioni sotto false identità.-
Ci consegna dei fogli di iscrizione con nomi falsi. Gli altri annuiscono io rimango perplessa. Talia strabuzza gli occhi.
-Ci mandate a…SCUOLA?!-
Sono valse poco le proteste della figlia di Zeus, che ci ha rallentato la tabella di marcia, ed ora siamo seduti in questo mezzo con quattro ruote. Sembra che debba cadere a pezzi da un momento all’altro. Io mi sono imbucata infondo, Talia sul lato destro e sta ascoltando musica con le cuffie, Connor è due posti davanti che tenta di dormire, cosa resa impossibile dalle canzoni dell’ipod di Talia. Sul lato sinistro c’è il biondino abbronzato che tenta di farsi spiegare il marchingegno che la sua coetanea ha in mano. Ascolto a tratti la conversazione e sembra che quell’affare glielo abbia regalato suo fratello, Valdez. Io dal mio canto pulisco la mia lancia e penso che forse sarei dovuta andare a salutare Chris. Ma forse no, forse sarebbe dovuto venire lui…lascio cadere la mia discussione interiore, tanto io ‘ste robe non le capisco.


Angolo di chi ha avuto questa malsana idea-
Questa introduzione all’angolo mi piace: potrei tenerla come definitiva. Comunque…Salve a tutti abitanti del mondo! Dite la verità…pensavate che avessi dimenticato il quinto della profezia, eh? Pff, illusi. Comunque nulla da fare, Dioniso ha preteso (minacciandomi con una vite) di dimenticarsi i nomi e così l’ho dovuto accontentare.
Che dire ancora? Quelli della casa 11 che si fanno gli scherzi mi è parso più che ovvio e Connor che è contento per il ritorno alla normalità di Chris pure. Una Clarisse indecisa e Grover che forse è un po’ cresciuto. Vi invito sempre a scrivermi qualcosina, anche “oh Dei, ma quanto male scrivi, vai a mungere le vacche di Apollo!”.
Tanti saluti!
 

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