All you need is love

di MagnusBane_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Leggete pls ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** AVVISO ***
Capitolo 23: *** AVVISO PT2 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

-Come sto?-domandò Percy, guardandosi allo specchio per la centesima volta ed aggiustandosi il colletto della camicia.
Nico sospirò, chiudendo il libro ed alzando lo sguardo verso il moro. –Sei uno schianto, Jackson-disse, arrossendo e mordendosi l’interno delle labbra.
-Uno schianto nel senso “Oh mio Dio, ora ti salto addosso”, oppure “Non mi importa assolutamente niente ma voglio che tu stia zitto”?-
-Ha importanza?-
Percy ci pensò su. –Veramente no.-
Il più piccolo ridacchiò, guardandolo ancora. Ormai Nico conosceva Percy da molto tempo, eppure non si era ancora abituato alla sua bellezza. La mattina si svegliava e lo trovava nel letto a pochi metri dal suo. Quando i suoi genitori e sua sorella avevano perso la vita in un brutto incidente stradale due anni prima, Nico pensava che non sarebbe mai più riuscito ad essere felice. Eppure Percy era lì, era sempre stato lì, anche quando si svegliava nel bel mezzo della notte, urlando e chiamando la sua famiglia, pregandoli di tornare da lui. Oppure quando aveva fatto coming out, e temeva soprattutto la sua reazione. Si era immaginato qualcosa del tipo “Va’ subito fuori di qui a cercare un altro posto in cui vivere la tua misera esistenza.” Invece, Percy aveva fatto un gran sorriso, e detto: “Quindi tutte quelle volte che mi chiedevi di fare un bagno insieme, era solo per sedurmi? Nico, sei davvero un cattivo ragazzo!” Il più piccolo sapeva che il ragazzo dagli occhi verdi stava scherzando, eppure non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse vero.
Si alzò dal suo letto,e arrivò alle spalle del fratellastro.
-Se non la smetti, Perseus, io dipingerò tutte le pareti di nero. Al diavolo quello che ha detto Sally!-gli sussurrò, sorridendo.
Percy si girò immediatamente, il viso a pochi centimetri da quello di Nico. –Senti, abbiamo fatto un patto: Due pareti blu e due nere. Faresti davvero questo a tuo fratello?-disse il moro, facendo il broncio.
Il più piccolo scacciò il pensiero di quanto fosse adorabile e sospirò. –Non giocarti la carta del fratello!-
Percy sorrise malizioso. –Io gioco sempre la carta del fratello. Ecco perché in bagno ho due scaffali in più!-
-Ti serviranno, perché avrai due costole in meno se farai aspettare Annabeth.-
Il più grande parve svegliarsi da una specie di trance. –Oh mio Dio, io la amo così tanto, ma a volte mi fa davvero paura, una volta ho ritardato di 15 minuti e ho veramente pensato di morire.-
“La amo così tanto”
“La amo”
“Così tanto”
Al sentir quelle parole, un pezzo del cuore di Nico andò in frantumi.
Non doveva cedere ora, non ora che Percy era davanti a lui  ed era così felice ed innamorato.
Lui ed Annabeth stavano insieme da quasi un anno, e mai il suo fratellastro era stato così felice.
Poi doveva ammetterlo, se avesse dovuto scegliere una ragazza per Percy, avrebbe scelto di sicuro lei. Bellissima, intelligente, forte e sicura di se’. Proprio quello che un ragazzo fantastico come il moro meritava.
Nico evidentemente non era molto bravo a nascondere i sentimenti, perché quando alzò lo sguardo, che si era precedentemente rivolto al pavimento, trovò il fratellastro che lo fissava preoccupato.
-Che c’è Nico, qualcosa non va?-chiese.
Nico sorrise amaramente. –Tutto okay. Meglio se vai, non ho voglia di perdere un altro fratello.-
Percy sapeva che la morte non era un argomento delicato da trattare con il fratellastro. Si diede dello stupido. Stava, ovviamente, scherzando, però il vuoto che la vera famiglia di Nico aveva lasciato dentro di lui, era irreparabile. Il ragazzo dagli occhi verdi aveva provato a riempirlo con se’ stesso, circondandolo di affetto, provando sempre a farlo sorridere, a svegliarlo ed accoglierlo nel proprio letto quando aveva uno dei suoi incubi. Si sentiva in parte responsabile per quell’orribile incidente.
Era il giorno del suo compleanno, e loro erano in macchina a causa della sua festa. Forse era stupido pensarlo. Però Nico era stato in coma per un paio di mesi, per colpa di una forte botta alla testa causata dallo scontro.E Percy aveva sperato che non si svegliasse, che non scoprisse mai che aveva perso tutta la sua famiglia in modo tremendamente inaspettato.
Quando il più piccolo si era svegliato, aveva avuto la sua stessa idea, insomma, che senso aveva vivere ormai? Perché accidenti si era svegliato?
Però il più grande era stato così egoista da non permettergli più di lasciarsi andare. Certo, aveva sperato che non riaprisse gli occhi e che non dovesse sopportare tutto quel dolore. Ma Nico era vivo, e lui era troppo felice per lasciare che qualcuno glielo portasse via di nuovo. Dopotutto, erano sempre stati migliori amici. Ed ora erano addirittura fratelli.
-Nico..io…-tentò Percy, cercando di afferrargli un braccio.
Il più piccolo si allontanò, con lo sguardo basso. –Perseus, tu non capisci. Se non vai ora, quella lì uccide anche me! Sa che viviamo insieme, sa anche dove abitiamo, potrebbe uccidermi in qualsiasi momento!-
La risata cristallina del moro riecheggiò in tutta la stanza. –Quindi..dici che sto bene vestito così-chiese Percy, facendo per girarsi di nuovo verso lo specchio.
Nico però lo afferrò per il braccio, facendolo voltare.
-Sentimi bene, Perseus Jackson, stai girando per la casa dalle 6 del pomeriggio, ed ora sono le 8, cercando qualcuno che ti dica che non sei sexy. Ed in casa ci siamo solo io e te! Mi dispiace tanto, ma stasera sei attraente, okay? Nei miei 15 anni non ho mai visto una persona più bella. Okay?Ora, per favore.-disse, aprendo la porta della stanza ed indicandogli la porta di ingresso. –Vattene!-
Percy fece per protestare, ma Nico lo precedette. –Adesso.-
Il più grande si rassegnò. Prese le chiavi della macchina, salutò Nico con un bacio volante sulla guancia e andò via velocemente.  Così velocemente da non accorgersi del rossore che tingeva le guance del più piccolo.
Quando sentì il rumore della porta che si chiudeva, Nico si buttò sul divano e afferrò il telefono per vedere se c’erano nuovi messaggi, rassegnato all’idea che Percy sarebbe tornato tardi.
Notò che c’era un messaggio da parte di Jason, il suo amico più fidato oltre Percy.
Ehi amico, ho sentito che oggi Percy e Annabeth escono (soffiata da parte di Piper), che ne dici di venire qui per passare un po’ il tempo?
J.”
Jason era l’unico che sapeva della sua cotta per Percy e non l’aveva mai giudicato, anzi a volte portava Annabeth e Piper a fare spese solo per concedergli un po’ di tempo solo con Percy, e lui gli era infinitamente grato per questo.  Perciò rispose subito.
“Mh… io mi scoccio di venire fin laggiù, se vuoi puoi venire qua più tardi. Ma tu e Piper non avete combinato nulla oggi?
N.”
Prima che avesse il tempo di attendere una qualsiasi risposta, bussarono alla porta.
Quando aprì la porta, si ritrovò davanti un Jason sorridente che entrò senza aspettare un esplicito invito.
-In realtà è uscita con Hazel.- disse, sedendosi sul divano.
Nico lo guardò allibito. –Ma tu… da quanto eri lì fuori?-
Jason lo guardò come se fosse impazzito. –Sapevo che ti saresti scocciato di venire da me, quindi mi sono trattenuto al bar qui sotto. Sai, fanno delle crêpes deliziose.-
-Come sapevi che non avevo nient’altro da fare?-
-Oh Nico, se anche avessi avuto altro da fare, io sono troppo figo per essere rifiutato-.
-Modesto il ragazzo.- borbottò Nico mentre Jason cercava qualcosa di decente in TV.
-Dove sono i tuoi genitori?- disse Jason riferendosi a Sally e Paul, ormai così abituato ad inquadrarli come una famiglia.
-Nel cimitero a quattro isolati da qui- rispose Nico, freddo.
Il biondo smise immediatamente di fare zapping tra i canali e fissò Nico.
-Sai che non intendevo questo.-
-E perdermi la tua faccia? Mai!-.
-Perché la prendi così alla leggera?-
Nico puntò il suo sguardo in quello dell’amico. –Perché se mi fermo a pensare a quello che ho perso è finita.-
-Beh… ora ti stai perdendo l’ultimo episodio di Sherlock.- sdrammatizzò Jason.
-Oddio!- uirlò Nico –E tu me lo dici così? Metti un campanello d’allarme la prossima volta! Vado a ordinare una pizza e torno subito.-
-Ehi! Voglio anch’io la pizza!-
Il moro gli puntò un dito contro, -Hai già avuto la tua crêpe, la cena per te è finita, Grace.-
-Ma questo è ingiusto- disse Jason alzandosi in piedi.
-La vita è ingiusta, Grace. Ora seduto.-
Jason obbedì, riluttante, buttandosi di nuovo sul divano.
--
Dall’altra parte della città, invece, Percy non si stava divertendo affatto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Percy guardò l’ora per la milionesima volta.
Era arrivato da più di venti minuti sotto casa di Annabeth, e la sua ragazza ancora non si era fatta viva.
Aveva provato a chiamarla, ma lei l’aveva liquidato con un breve “Scendo subito”. E quella intensa conversazione l’avevano avuta da quindici minuti ormai.
E pensare che Percy era terrorizzato per aver fatto cinque minuti di ritardo. “Nico mi ha anche cacciato”, pensò lui, borbottando.
Stava per accendere il motore della sua macchina ed andare via, quando lo squillo del suo cellulare interruppe la sua ipotetica fuga: Era Annabeth.
-Chi non muore si rivede-disse lui, seccato.
-Oddio Percy, per favore, vieni qui…Ho paura. Non so che fare…-
Percy non la fece nemmeno finire, tolse le chiavi dall’accensione della macchina e se le mise in tasca, uscendo in tutta fretta dall’autovettura.
Corse verso il cancello che portava all’ingresso, e, senza aspettare una risposta, entrò nell’abitazione.
Quello che vide lo fece sorridere. Avrebbe dovuto essere arrabbiato, perché l’aveva fatto aspettare fuori da solo, e perché gli aveva fatto prendere uno spavento che  Dio solo  sa come aveva fatto a reggere.
Però, nonostante tutto, rise e si ritrovò a stringere tra le braccia la ragazza che amava.
--                                                                             
Nico era davvero scocciato. Insomma, voleva vedere Sherlock in santa pace. Eppure doveva avere un occhio alla televisione, ed uno alla pizza che stava mangiando, perché Jason continuava ad allungare la mano in modo sospetto.
-Grace!-urlò Nico, esasperato. –Smettila di rubarmi la pizza!-
-Ma io ho bisogno di crescere!-
-E per fare cosa? Tu e Piper ancora non avete concluso niente! Insomma, state insieme da 8 mesi e non avete ancora…-
-Nico!-lo interruppe Jason. –Lei non è pronta, ed io non voglio farle pressione!-
Nico sogghignò. –Non è pronta lei, o non lo sei tu?-
Jason arrossì, cercando però di sembrare offeso. –Hey! Io sono un macho, io sono sempre pronto!-
-Oh mio Dio, scusa per aver messo in dubbio la tua mascolinità!-
-Sai, Di Angelo, dovresti prendere in considerazione l’idea di diventare bisex.-
Nico lo guardò stranito. –E questa come ti è uscita?-
-Beh, tu e Percy a scuola siete adorati come degli Dei! A quanto pare il tuo essere così “Tenebroso e accattivante”, cito testualmente, fa cadere le donne ai tuoi piedi! Nonostante tu sia gay, riesci a rimorchiare le ragazze senza nemmeno provarci!-
-Uno:quelle ragazze sono in piena crisi ormonale. Due: di sicuro quella di 3B ti avrà pagato per mettere una buona parola su di lei con me, ecco perché hai iniziato questa strana conversazione. Tre: hai iniziato questa conversazione perché, stranamente, hai capito che ti stavo prendendo in giro e non avevi via d’uscita se non cambiare argomento.-
Jason prese un pezzo di pizza. –Veramente volevo distrarti per fregarti un pezzo di pizza, ma anche quello che hai detto tu va bene. E ti assicuro che Sarah è carina e poi mi ha dato dieci dollari!-
Nico alzò un sopracciglio. –Era carina perché ti ha dato dieci dollari?-
Jason alzò le spalle. –Anche per quello.-
Il più piccolo lo fissò per un interminabile istante. –Ridammi la mia pizza!-urlò, buttandosi sopra il biondo, cercando di afferrare il trancio.
Proprio mentre stava per riuscire nell’impresa, sentirono la porta che si apriva,  videro Sally Jackson che li guardava stranita, ancora con le chiavi in mano.
-Okay, questa me la spiegate.-disse Sally, posando le chiavi sul tavolino di vetro che era all’ingresso e andando verso il divano.
Il moro si alzò con le braccia incrociate, per poi indicare Jason.
-Lui ha preso la mia pizza! E non mi fa guardare in pace Sherlock!-
Sally non poté fare a meno di ridere, dando un bacio sulla fronte a Nico.
-E tu Jason, che hai da dire a tua discolpa?-
-Signora Jackson, la invito a considerare due fattori. Il primo è che Nico mi ha negato la pizza, il che è un reato, perché la pizza è un cibo sacro, ed è di tutti. Il secondo è che il mio hobby preferito è infastidire questa piccola peste, e non sono il tipo da negare a se’ stesso i semplici piaceri della vita.-

Nico lo guardò accigliato. –Spero che tu da grande non faccia l’avvocato, perché gli innocenti andrebbero tutti al patibolo, ed i criminali andrebbero in giro a mangiare crêpes.-

 

Sally stava per ridere, quando un pensiero le si insinuò nella mente.

 

-Ragazzi, ma voi domani non avete scuola? Che ci fate in piedi, è mezzanotte passata!-

 

Il moro sbiancò. –Ehm…E tu che ci fai in piedi? Domani devi andare a lavoro! Quanto volte ti ho detto di non andare a spasso con Paul a quest’ora? Ma come devo fare con voi?-

 

-La carta del hai-sbagliato-tu-non-io, non funziona. E poi, dove diamine è tuo fratello?-

 

-E’ con Annabeth. E con lei non c’è rischio che faccia cretinate, Sally.-

 

-Non farebbe cretinate se si trovasse nel suo letto! Il coprifuoco è alle undici e mezza, lo sapete!-

-Ma io sono qui!-protestò Nico.

 

-Sì, ma non nel tuo letto.-

 

-E’ colpa di Jason!-

-Oh sì, diamo la colpa a Jason, tanto lui non è qui!-sbottò il biondo, borbottando.

Sally e Nico guardarono nella sua direzione, e scoppiarono a ridere.

-Oh sì, ridiamo di Jason-disse ancora il biondo, sbuffando.

-Perché parli di te in terza persona?-domandò Nico, ridacchiando ancora

-Jason è offeso, Jason non risponderà alla tua domanda!-

Sally si avvicinò al ragazzo dagli occhi azzurri, mettendogli una mano sulla spalla.

-Credo che la mamma di Jason, quando scoprirà che lui non ha rispettato il coprifuoco, gli darà tante botte.-disse Sally.

Il biondo impallidì. –Credo che Jason se ne andrà-disse, prendendo la giacca ed uscendo velocemente.

Quando sentì la  porta d’ingresso chiudersi, Sally si rivolse di nuovo al ragazzo moro.

-Ora, sarà meglio che tu chiami tuo fratello, e sarà meglio che lui risponda.-

Nico si portò una mano al petto con fare melodrammatico. –Che crudeltà!-

Sally si limitò a sorridere,  per poi andare in camera da letto per cambiarsi.

Nico si affrettò a prendere il cellulare e comporre il numero di Percy, il quale rispose dopo parecchi squilli.

-Hey Nico, che succede?-lo salutò Percy.

-Che succede? Brutto idiota, il coprifuoco del cavolo te lo sei dimenticato? Io ti uccido. Sally ha minacciato di ucciderci, e, secondo me, dipingerà le mie pareti di grigio, ed io odio i colori vivaci, capisci?-

-Cosa? Ma se sono appena le undic…-fece una pausa. –O per tutti gli dei! Non me n’ero accorto. Il tempo di vestirm….ceh volevo dire, di mettermi la giacca e arrivo!-

Nico fece per chiedere qualcosa, ma il più grande aveva già attaccato.

Bene, vedo che finalmente hanno fatto il grande passo. Buon per loro…Certo, come se davvero io riuscissi ad essere felice per loro. Per caso sono troppo egoista? Il mio migliore amico è felice con una ragazza, e tutto quello che riesco a pensare è a quanto sia ingiusto che lui la ami così tanto da perdere la cognizione del tempo.”pensò Nico, angosciato.

Lentamente, andò in bagno per cambiarsi, cercando di ignorare i suoi patetici pensieri.

Arrivò davanti allo specchio, e si ritrovò a buttare l’occhio sulla boccetta di profumo di Percy. Un ricordo gli balenò nella mente.

*-Percy a cosa ti serve questo profumo?-chiese Nico, prendendo in mano il piccolo flacone azzurro.

Percy ridacchiò. –Ero in profumeria con Annabeth, e lei ha detto che le piaceva tanto, come potevo non prenderlo?*

“Le piaceva tanto eh?”

“Non potevi non prenderlo, per carità!”

“Se piace ad Annabeth, piace anche a te, ovvio!”

Preso da uno scatto d’ira, afferrò la boccetta di profumo,  scaraventandola contro il muro.

-Patetico. Sono davvero…Patetico.-si disse, sedendosi per terra con le mani sugli occhi.

-Nico! Tesoro, ho sentito un rumore, stai bene?-chiese Sally, dall’altro lato della porta.

-Sisi…per sbaglio mi è caduta la bottiglietta di profumo di Percy…Credi che si arrabbierà?-

Sally rise. –Con te non si arrabbierebbe nemmeno se dipingessi tutta la stanza di nero. Adesso vado a dormire, mi raccomando, fai tu il discorsetto a Percy. E per favore, quando raccogli il vetro, stai attento, okay? Buonanotte, ti voglio bene.-disse, allontanandosi dalla porta e, probabilmente, lasciando la stanza.

La rabbia di Nico andò via via scemando, pensando a quanto fosse dolce Sally, ed a quanto Percy avesse preso da lei, perché infondo, il migliore amico non l’avrebbe mai fatto soffrire di proposito.

--

Percy entrò in casa in punta di piedi, attento a non fare rumore. Si aspettava di trovare Nico sveglio ad aspettarlo, pronto a fargli la ramanzina. Ma invece il divano era vuoto, con alcuni avanzi di pizza sul tavolino.

Entrò in camera, e trovò il più piccolo che dormiva in posizione fetale nel suo letto, e Percy notò subito che delle bende fasciavano le mani del suo migliore amico.

Il più grande era davvero troppo stanco per mettersi il pigiama, quindi si limitò a togliersi i vestiti e rimanere in boxer, per poi sgattaiolare nel letto del fratello, toccandogli la fronte con un dito.

-Nico. Psss…Sei sveglio?-

-Perseus, se tu continui a molestarmi la fronte, penso che non riuscirò mai a dormire, comprendi?-

Percy ridacchiò. –Cosa hai fatto alle mani, uomo dalle mille avventure?-

Nico abbassò lo sguardo. –Ecco..mi dispiace tanto Percy, ma per sbaglio ho fatto cadere il tuo profumo…Volevo raccogliere i vetri rotti da terra…ma sono un imbranato e…-

-Hey, va bene!-

-No, non va bene,  piaceva ad Annabeth, e l’avevi pagato venti dollari e…-

-Ma chi se ne frega del profumo, tu come stai?-chiese Percy, interrompendolo di nuovo e osservandogli le mani.

-Sopravvivrò. Io sopravvivo sempre.-

Il più grande capì subito l’allusione di Nico, e fece in fretta a cambiare argomento.

-Spero che sopravvivrai anche stanotte.-

Il più piccolo lo guardò confuso. –Che vuoi dire?-

-Oh andiamo, chi resiste ad un fisico come il mio?-

-Oh, di sicuro non Annabeth.-disse Nico, non riuscendo a trattenere un velo di fastidio.

Percy ridacchiò. –Sono io quello che non ha resistito oggi, amico.-

Il più piccolo sbuffò, girandosi di fianco e dandogli le spalle. –Comunque buonanotte, Percy.-

-Notte Nico.-

Passarono un paio di minuti.

-Ehm..Percy?-

-Sì, Nico?-

-Hai intenzione di dormire qui?-

-Sì, perché?-

-Tu ti prendi sempre tutto lo spazio, esci subito! Non ho intenzione di dormire per terra. Va’ via.-disse Nico, cercando di spingerlo fuori dal letto.

-Hey! Non è colpa mia se sono così alto e tu così piccolo!.-

Nico lo guardò, offeso. –Sono 1.70m, idiota!

-Ed io 1.83m!-

Il più piccolo boccheggiò, finendo per dargli uno schiaffo sul braccio.

-Oh, non mi interessa, va via!-

-Okay, però mi devi venti dollari.-disse Percy, borbottando.

-Non ne avevo dubbi, Perseus.-

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Sally Jackson andava molto di fretta.  Lavorava in un negozio di caramelle, l’unico che apriva alle 8 del mattino.
Dopo aver preparato la colazione, andò in camera per svegliare i suoi bambini.
Iniziò da Nico, perché beh, lui almeno non faceva finta di non sentirla.
Andò vicino al suo letto e prese ad accarezzargli i capelli scuri, sorridendo.
-Nico, tesoro, su, svegliati.-
Nico mugugnò qualcosa che sembrava “Tra poco mi alzo”.
-Ma Nico, ti perderai la puntata di Sherlock.-
Il moro si tolse le coperte di dosso, alzandosi di scatto, guardandosi intorno.
-Sherlock? A quest’ora? E’ una puntata speciale?.-
Sally sorrise intenerita. Nico sembrava un gattino con il pelo bagnato a cui era appena stato dato il suo gomitolo preferito.
-Ci sei cascato.-disse lei, ridendo.
Nico si portò una mano al petto e le puntò un dito contro. –Non si  scherza su Sherlock! Eresia! Eresia!-
Percy borbottò qualcosa, poi lanciò un cuscino addosso al fratellastro.
-Voi, stupidi impiastri. Zitti, qualcuno di fottutamente sexy sta cercando di dormire.-
Nico alzò un sopracciglio. –Ah si? E dov’è?-
-Divertente, Di Angelo.-borbottò di nuovo il più grande.
Sally si avvicinò a lui, con sguardo malizioso.
-Senti, tizio fottutamente sexy, è ora di alzarsi.-gli intimò lei, togliendogli le coperte di dosso. –E non pensare che mi sia dimenticata del fatto che ieri hai violato il coprifuoco.-
-Mi dispiace tanto tanto tanto. Solo che non me ne ero accorto che era così tardi, altrimenti sarei tornato te lo giuro, e poi sono stato già punito. Nico mi ha picchiato sai?-disse tutto d’un fiato. –Ho anche un livido!-disse ancora, mostrando un grosso livido alla base del fianco sinistro.
-Ma quello te lo sei fatto l’altro giorno, alla gara di nuoto, sbattendo contro il bordo della vasca!-protestò Nico.
-Non hai prove!-
-Ho un video. Una caduta così, merita di essere trasmessa ai posteri.-
-Mamma!-piagnucolò Percy.
-Mi dispiace tesoro, ma era divertente.-disse Sally, ridacchiando.
-E tu, donna, dici di essere mia madre?!-borbottò Percy.
-Andate a vestirvi, vi ho lasciato la colazione un cucina. E Percy, quando tornerai, discuteremo della tua punizione-disse lei, sorridendo.
Il moro sbiancò, mentre la madre usciva dalla porta lanciando un bacio ad entrambi i ragazzi.
-Non so cosa sia più inquietante: il fatto che mi abbia appena minacciato, oppure il fatto che dopo ci ha lanciato un bacio.-
-Di sicuro la minaccia.-disse Nico, guardando l’orologio.
-Percy! Tra venti minuti dobbiamo essere a scuola!-urlò, afferrando i vestiti e spogliandosi mentre si dirigeva verso il bagno.
-Hey! Vuoi provocarmi per caso?-disse Percy, fischiando in segno di ammirazione, per prenderlo in giro. Perché, ammettiamolo, lui amava far arrossire Nico.
-Perseus, attento a non saltarmi addosso eh.-
-Prima Annabeth e poi tu? Insomma, date ad un uomo la possibilità di riprendersi!-
Prima Annabeth”
“Prima lei”
“Amo lei”
“E’ la mia ragazza”
“Tu non sei nulla”.
Nico guardò Percy con occhi colmi di rabbia.
-Perché non vai a sfogare con la tua ragazza i tuoi ormoni adolescenziali?-
Percy lo guardò stranito. –Nico ma cosa…?-
Il più piccolo sorrise falsamente. –Niente. Adesso vado a lavarmi.-disse, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Il più grande non si arrese, ed iniziò a bussare alla porta.
-Perché sei così? Ti arrabbi all’improvviso. Fai sempre così. Nico, cosa c’è? Ti prego, se ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio..voglio saperlo. Non vuoi più che scherzi sul tuo corpo? Guarda che la palestra sta facendo effetto!-
Nico aprì l’acqua per sovrastare il tono di voce dell’amico.
-E’ inutile che apri l’acqua! Io urlo quanto mi pare!-urlò Percy.
Il più piccolo per tutta risposta accese la piccola radio che avevano in bagno.
-Da quando sei diventato così simpatico, Di angelo?-
--
Dopo aver rifiutato il solito passaggio che Percy gli dava a scuola, Nico uscì dall’autobus tutto sudato.
Per il momento avrebbe evitato di parlare con lui, insomma, avrebbe potuto farsi scappare qualcosa di compromettente, e non era proprio il caso.
Arrivò nel  cortile della scuola con 10 minuti di ritardo, avvistando l’auto di Percy nel parcheggio.
“Stupido autobus”.
Corse nell’edificio, salì le scale fino al secondo piano ed entro nella sua classe ancora con il fiatone.
-Signor Di Angelo, gentile da parte sua presentarsi a lezione-disse la prof Strauss.
-Ehm…Infatti io non volevo venire, ma il mio senso del dovere mi ha spinto fin qui. Sono troppo un bravo ragazzo.-
La classe scoppiò a ridere, e la professoressa ringhiò un “Siediti”, e continuò con la sua lezione.  Così si sedette accanto a Leo, il quale stava di nuovo scarabocchiando qualche suo strano marchingegno.
--
All’ora di pranzo, si sedette con Jason, Piper e Leo.
Stavano tranquillamente mangiando, quando Jason avvistò la ragazza dai dieci dollari.
-Nico, fammi guadagnare 10 dollari. Ti prego.-
Nico lo guardò scocciato. –Ti preeeeego.-ripetè Jason.
Il moro guardò Piper, in cerca d’aiuto.
-Fallo. O continuerà per tutto il pranzo. Ed io mi arrabbierò, e tu non vuoi che io mi arrabbi, vero?-disse, sorridendo falsamente.
-Oh, ti conviene farlo.-intervenne Leo.
Nico sbuffò, alzandosi ed andando dalla bella ragazza bionda che gli stava del tutto indifferente. Perché non capivano che le ragazze non lo attraevano? Insomma, lui l’aveva accettato. Era gay. Perché continuavano ad insistere.
-Hey, tu sei Sarah, vero? Jason mi ha parlato molto di te.-disse Nico, una volta arrivatole vicino.
La ragazza lo guardò, arrossendo fino alla punta dei capelli.
-Ehm…c-c-ciao N-n-n-n-Nico.-balbettò lei.
Lui sorrise. –Ciao.-
-Io devo andare…c—ciao.-rispose lei, alzandosi velocemente e correndo via.
Un braccio gli si appoggiò sulla spalla. –Amico, ma cosa fai tu alle donne!.-disse Jason ,ridacchiando.
-Ragazze in piena crisi ormonale.-rispose lui freddamente.
-Per te sono tutti in crisi ormonale-
Nico alzò un sopracciglio. –Perché, non è così?-
-Guarda il lato positivo, ora il tuo amico avrà 10 dollari. Hai fatto del bene alla comunità-
-Mi sento usato.-borbottò Nico.
-Sei la mia prostituta preferita.-disse il biondo, facendogli l’occhiolino.
-E anche la più sexy.-aggiunse il moro.
-Non lo metto in dubbio.-
Fecero per tornare al tavolo, ma Nico si bloccò alla vista di Percy ed Annabeth che ridevano allegramente.
Certo, era ovvio che si incontrassero. Stavano nella stessa scuola e frequentavano gli stessi amici. E poi, una volta tornato a casa, avrebbe dovuto affrontarlo comunque.
Alla sua vista, Percy distolse lo sguardo dalla sua ragazza.
-Nico! Carino l’autobus stamattina?-chiese il più grande, con un velo di fastidio.
-Molto comodo. Forse ci trovo un nuovo fratello.-
Leo fischiò. –Pesante.-
Piper gli diede una gomitata nelle costole, intimandogli di tacere.
-Come non detto.-disse Leo, con una mano sul fianco colpito.
-Forse l’autista? Visto che ti fidi così tanto di lui!-
Nico si ricordò la discussione che avevano avuto in garage.
*Flashback*
-Nico,andiamo.-disse Percy, entrando in auto.
Nico strinse i pugni. –No, non ci vengo in macchina con te.-
Percy alzò un sopracciglio. –Ma ci sei sempre venuto. Come hai intenzione di venire a scuola? Hai imparato a teletrasportati? Oddio, me lo insegni?-
Il più piccolo alzò un sopracciglio. –Vado con l’autobus.-
-Andiamo Nico. Sali su questa maledetta macchina. Da quando è successo quello sei sempre venuto in macchina solo con me o con mia madre. Mi dici perché tutt’ad un tratto non ti fidi più della mia guida?-
-Ci vediamo a scuola-rispose freddo Nico, avviandosi verso la fermata.
*Fine flashback*
-Beh, almeno lui lo fa di professione. A te ti hanno bocciato 2 volte all’esame di guida!-
Percy sorrise imbarazzato. –Andiamo..soffro di deficit dell’attenzione.-
-E se ti distraessi e ci schiantassimo contro un albero?-
Il più grande lo guardò. –Scusa, non ti ho seguito, ero distratto. Che hai detto?-
Nico alzò alzò gli occhi al cielo. –Appunto.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Nico odiava l’inverno. L’odiava davvero tanto. Odiava camminare sotto la neve, odiava il freddo, più di qualsiasi altra cosa, e questo era tutto dire. Ma era necessario, perché di tornare a casa con Percy non se ne parlava, e,anche se il pensiero di stare con lui, nella sua auto, al caldo (era sempre accaldato quando aveva il fratellastro affianco, ma era irrilevante), era piuttosto invitante, il suo orgoglio aveva avuto la meglio. Poi, non aveva nessuna voglia di affrontare Percy, visto che a mensa non era andata tanto bene. E prendere l’autobus di nuovo…era assolutamente fuori questione. Quella mattina non sapeva quale coraggio lo avesse fatto salire su quel mezzo infernale. Era trasalito ad ogni frenata, ad ogni ripartita e ad ogni più piccolo movimento. Per non parlare delle persone che lo guardavano stranite, sicuramente chiedendosi perché un ragazzo di 15 anni fosse così terrorizzato senza ragione. Nico non le aveva mandate al diavolo solo perché non aveva la forza. Una volta, lui e Percy erano stati costretti a prendere il pullman siccome la macchina di Percy era dal meccanico, e Nico aveva ricevuto le stesse identiche occhiatacce. Solo che quella volta c’era il migliore amico, e con lui era tutto diverso. Era lui a rispondere agli sguardi della gente, mettendoli a tacere con una linguaccia. In modo decisamente infantile, ma anche tenero. Anche se le persone, solo guardandolo in viso e notando la sua bellezza, si ammutolivano ugualmente. O almeno, era quello che pensava Nico.
-E allora io le ho detto: “Piper, sei impazzita? Ovvio che per me ci sei solo tu! Sei paranoica” E a quel punto mi ha fatto una sfuriata perché io le ho detto che è par…Ma mi stai ascoltando, Nico?-chiese Jason, infagottato nella sua sciarpa azzurra.
Nico si riscosse dai suoi pensieri, guardando l’amico come se solo allora si accorgesse della sua presenza.
-Oh sì, è terribile. Però tu hai completamente ragione!-
-Quindi, pensi davvero che io e Piper ci lasceremo?-chiese il biondo, allarmato.
Nico sussultò. –Eh?-
Jason sbuffò. –Idiota.-
-Senti, tu e Piper litigate almeno una volta a settimana. E poi fate pace iniziando a limonare come se non ci fosse una domani. Quindi non raccontarmi ‘ste cose, ti prego.-
-Sicuro che vuoi venire da me? Se vuoi possiamo prendere l’autobus insieme.-
Il moro lo guardò come se gli avesse detto che la BBC non avrebbe più mandato in onda Sherlock.
Jason alzò le mani in segno di resa. –Okay, okay. Non lo dico più, promesso!-
-Ma Percy lo sa che stai venendo da me?-aggiunse il biondo, poco dopo.
Nico alzò gli occhi al cielo. –Percy non deve sapere ogni mio singolo movimento.-
Jason alzò un sopracciglio. –Perché, tu non lo sai?-
-Oh,  e come farei a saperlo? Sono le due, in questo momento starà mangiando, e dopo pranzo farà i piatti perché oggi è il suo turno, poi dopo si metterà a studiare dato che domani ha una verifica di biologi…OH TU!-
Il biondo scoppiò a ridere. –Visto? Io ho sempre ragione.-
-Disse quello che sta per sbagliare strada per la sua stessa casa.-
-Hey, casa mia è a sinis..-guardò la strada. –Okay, stavolta hai ragione-disse, imboccando la destra.
--
Percy si sentiva davvero escluso quel giorno. Nico aveva rifiutato il suo passaggio per la seconda volta quel giorno, cosa che lo irritava, e non poco. Voleva solo sapere il motivo della sua chiusura. Era arrabbiato con lui, e questo lo aveva capito. Ma perché? Ogni volta che usciva che con Annabeth…Ogni volta che la metteva in mezzo in un discorso, lui cambiava atteggiamento, passando da disinvolto a distaccato.
Il perché, Percy non lo avrebbe mai capito.
Forse si sente solo…”pensò lui.
Ma è impossibile…Lui sa di essere la persona più importante per me.
“…Lo sa, vero?”.
Scacciò quei pensieri dalla sua testa e si buttò sul divano, accendendo la tv.
C’era una replica di Sherlock.
-Hey Nico! C’è Sher….-si interruppe.  –Oh…lui…lui non è qui.-
Se non avesse visto il più piccolo andare via con Jason dopo le lezioni, probabilmente avrebbe già chiamato pompieri, polizia, l’FBI…La CIA…e chi più ne ha più ne metta, perché il fratello, per la prima volta, non si era preso la briga di avvisare.
Probabilmente Percy sarebbe già dovuto essere alla scrivania…A studiare per il compito di biologia del giorno dopo. Il problema era che aveva bisogno di Nico. Era lui che lo aiutava a studiare, lui che aveva pazienza da vendere e lo riprendeva ogni volta che provava a distrarsi, quindi ogni cinque minuti. Era lui che ripeteva le cose talmente tante volte da fargliele imparare anche contro la sua volontà. Era un mistero, per Percy, di come Nico riuscisse a fare anche i suoi compiti, oltre ai propri. Annabeth si era offerta di aiutarlo, ma Percy aveva rifiutato, insomma, o era Nico, o nessun altro.
--
Nico sbuffò. Era la quarta volta che spiegava a Jason i logaritmi. Perché era circondato da idioti?
-Andiamo Grace! E’ facile!-
-Senti, tu sei un piccolo genietto irritante! Mai visto Criminal Minds? Io faccio Morgan, tu Reid!-
Il moro sbuffò e lo guardò male.
-Sei quasi peggio di Percy. Ma lui è dislessico! Tu che scusa hai?-
-Stai distruggendo la mia autostima, Di Angelo!-
Nico alzò un sopracciglio. –Perché, ne hai una?-
-Hey, vacci piano con il mio fratellino. Non è ancora abbastanza grande per questi affronti psicologici!-disse una voce alle loro spalle.
Talia Grace era appoggiata al bancone della cucina, mentre i due ragazzi erano appoggiati insieme ai libri sulla moquette azzurra.
La casa era abbastanza grande, molto meno rumorosa ora che Talia era andata al college. Eppure, quella era la stanza che Jason preferiva:la cucina.
-Talia? Già stanca del college? Aspetta, ci sono: Hai di nuovo spaccato il muro della palestra! Nono, aspetta! Hai di nuovo preso a pugni un ragazzo che ti prendeva in giro per come ti vesti! Nono, ci sono, ci sono! Hai consigliato al professore di riattivare la propria vita sessuale?-disse Jason, alzandosi e allargando le braccia per prendere la sorella tra le braccia.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, scansandosi. –Non li voglio i tuoi abbracci di Giuda! E poi quello della palestra era stato un incidente!-
Nico alzò un sopracciglio. –Due volte?-
-Che posso dirti, sono una persona sfortunata!-disse lei, alzando le spalle.
-E comunque, vedo solo l’idiota A… dov’è l’idiota B?-
Nico capì al volo che si trattava di Percy, ma non aveva voglia di parlare di lui, quindi fece finta di non capirlo.
-Ci sono tanti idioti nel mondo, signorina Grace. Potrebbe essere più specifica?- disse il moro.
Talia scrollò le spalle. –Okay. Allora: dov’è il tuo innamorato?-
 Nico si girò di scatto verso Jason, furioso. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Jason si sarebbe già ritrovato  sepolto tre metri sotto terra.
-Gliel’hai detto?- disse, stringendo i denti e alzandosi anche lui in piedi.
Jason fece un passo indietro. –Non è stato molto furbo da parte tua guardare me dandole così la conferma.-
Talia sorrise, nervosa. –Uh, che sbadata! Sono le sei, oh Dio! Devo tornare al campus, è stato un piacere vedervi!- disse, avviandosi verso l’uscio.
Si fermò all’improvviso, -Nico, vuoi un passaggio a casa? Ovviamente se mi lasci vivere.-
Nico sbiancò. –N-no grazie, vado a piedi.-
Talia lo guardò stranita. –Hey, ma devi camminare per quasi un’ora! Sicuro? Guarda che non mi costa niente…-
-No! No, davvero… e poi mi farà bene camminare un po’.-
Talia alzò un sopracciglio. –Al freddo? Nico, lo sanno tutti che odi il freddo!-
-Da quanto sai tutte queste cose di me?- Disse il moro, non riuscendo a trattenere un velo di fastidio.
Jason lanciò alla sorella uno sguardo d’intesa. –Talia… non eri in ritardo? Forse è meglio che vai, ti voglio bene.-
La ragazza fece un sorriso incerto. –Va bene, ehm… allora io vado… che possa la buona sorte sempre essere a vostro favore.-
Nico sorrise, - Hunger Games?-
Talia era già uscita, ma i ragazzi la sentirono urlare in risposta:-Hunger Games!-
Dopo vari minuti Nico ruppe il silenzio che si era formato tra loro:- Allora… io vado. Ce la fai con i logaritmi, no?-
Jasono alzò le spalle. –No, ma tanto copierò da qualcuno. Sai, io sono un genio nell’arte del copiare.-
-L’unica cosa in cui puoi considerarti un genio.-
-Basta urtare i miei sentimenti! Vattene prima di peggiorare la situazione!- disse il biondo, con fare melodrammatico.
Nico scoppiò a ridere e, prendendo il giubbotto, uscì dalla casa dell’amico.
--
Percy ci stava davvero provando, ma proprio non ci riusciva. 
Cosa diamine c’è scritto su questo coso?” pensò, squadrando il libro, mettendosi una mano tra i capelli corvini.
La sua dislessia lo irritava ogni giorno di più. Era davvero frustrante non riuscire a leggere come gli altri, ed era altrettanto imbarazzante che a scuola avesse un tutor che leggeva per lui.
Sally si era offerta di pagargli un tutor privato, ma Nico si era rifiutato, sapendo quanto spiacevole fosse per Percy ammettere il fatto che avesse bisogno di aiuto.
Così, era sempre stato Nico a leggere per lui, ad aiutarlo. Sempre. Infondo, se non ci fosse stato lui, Percy sarebbe stato bocciato chissà quante volte.
Okay Percy, puoi farcela. La dislessia non dev’essere un ostacolo! Se ti concentri, come ha detto il tutor, puoi riuscire a definire qualche parola. Uhh…una mosca!”
NO. CONCENTRATI.”
Da quanto c’è quella macchia sul muro….?”
Il moro cacciò un grido di frustrazione. –Sono un disastro.-si disse.
A interromperlo, fu sua madre, appena tornata dal lavoro.
-Hey tesoro.-disse, entrando nella stanza e schioccandogli un bacio sulla guancia. –Sei felice?-
-Veramente no…Non riesco a leggere. E domani ho un compito. Sono un vero disastro!.-disse lui, spingendo i libri per l’aria.
Sally sospirò e lo strinse in un abbraccio, accarezzandogli i capelli.
-Tesoro…mi dispiace. Se fai così però è davvero difficile punirti.-
-Shhh…sono tristissimo. Il tuo bambino è infelice.-ribattè lui, stringendosi alla madre.
-A proposito di bambini: dov’è Nico?-chiese Sally, staccandosi.
-Hey, io non sono un bambino!-disse una voce alle loro spalle.
Nico stava appendendo il giubbino all’appendiabiti che avevano nella loro stanza.
-Nico! Hai idea di quanto io sia stata preoccupata in quei due secondi in cui non sapevo dove fossi?-lo rimproverò la signora Jackson.
Il moro alzò le mani. –Ero da Jason.-
Sally sospirò, sorridendo. –Va bene, sei perdonato. Ma fammi un favore, aiuta questo piccolo sconsiderato. E la prossima volta, mandami un messaggio.-disse, dandogli un bacio sull’orecchio.
Nico si passò una mano sull’orecchio, infastidito. –Ugh! Sai che lo odio!.-
-Questa era la tua punizione.-ribattè lei, facendogli l’occhiolino. –Stasera esco con Paul. Vi ordinate una pizza?-
-Sei una madre davvero irresponsabile! Lasciare i tuoi figli così…Senza scrupoli.-disse Percy, facendo finta di asciugarsi una lacrima.
Sally piegò la testa di lato. –Forse preferiresti restare a casa con me tutti i giorni da un mese a questa parte, uscendo solo per andare a scuola?-
-Divertiti!-disse il moro, ridendo nervosamente.
-Percy, sei comunque in punizione per una settimana per aver violato il coprifuoco.-disse lei, uscendo.
-Pensavo che avessimo superato le nostre divergenze.-borbottò Percy.
Poi, voltandosi verso Nico, disse: -Chi non muore si rivede.-
Il più piccolo andò verso di lui, abbracciandolo.
-Nico…ma cosa?-
-Mi dispiace. E’ solo…Non volevo trattarti male. Scusami.-disse, stringendo la maglietta del più grande tra le dita.
Percy ridacchiò. –Tu che ti scusi? Questo è un giorno da ricordare-disse, stringendolo.
-Percy?-
-Sì?-
-Non lasciarmi più prendere l’autobus. Anche se sono arrabbiato, prendimi contro la mia volontà e buttami in auto. Okay?-
-Okay.-
-Adesso.-disse Nico, staccandosi a malincuore dall’abbraccio. –In cosa posso esserti utile, Perseus?-
Il più grande arricciò le labbra. –Biocila…bio…-
-Biologia?-
-Era quello che stavo per dire.-borbottò il primo.
-Allora, hai iniziato a fare qualcosa?-domandò Nico, sedendosi sul letto, affiancandolo.
-Certo. Ho sottolineato in verde quello che sono riuscito a leggere, e in rosso quello che proprio mi è sconosciuto.-disse Percy, mostrando i due pennarelli.
Nico guardò il libro, e poi di nuovo Percy. –E’ tutto sottolineato in rosso.-disse, seccato.
Il più grande assunse un’aria offesa. –Hey! Da qualche parte si deve pur cominciare! Ringrazia il cielo che l’ho letto.-
Il più piccolo non smise di guardarlo. –Ma tu non l’hai letto.-
-Eh sì ma se tu continui ad accusare non andremo da nessuna parte!-
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Angolo autrice: Buonsalve! Vi annuncio che purtroppo questa settimana parto, e tornerò la settimana prossima.Quindi probabilmente per il prosssimo capitolo dovrete aspettare martedì 29. Non mi uccidete pls. Spero davvero che mi aspettiate e che abbiate pazienza. Mi scuso >.<


Capitolo 5
 -Nico ti prego! Basta con la biologia!-disse Percy, esasperato.
Nico era steso sul letto di Percy a testa in giù, con i capelli che sfioravano il pavimento.
-No Perseus. Ora dimmi, quanti cromosomi ci sono in un essere umano?- Il più grande invece era sul pavimento, le braccia lungo i fianchi, ed il libro di biologia in faccia.
-46-rispose stancamente, con il tono di chi ne ha avuto abbastanza.
-Okay. E poi…-si interruppe. –Percy, mi hai appena lanciato il libro in faccia?-
L’altro annuì.
-Vuoi vivere davvero poco ragazzo mio.-
-Nico, ti ho ripetuto tutta l’anatomia umana, tutta la genetica conosciuta dall’uomo. Te l’ho ripetuta sdraiato, seduto, a testa in giù. In tutte le posizioni assumibili in 3 fottute di ore. Ed in più sono digiuno.-
Il più piccolo ridacchiò. –Va bene Perseus, va’ pure.-
-Grazie mio signore. Grazie.-disse l’altro, alzandosi dal pavimento e facendo un breve inchino, per poi dirigersi in cucina.
Nico si alzò dalla scomoda posizione in cui era stato nelle ultime ore, e, prendendo il libro  che aveva comprato tempo prima, dal comodino, si stese comodamente sul suo letto.
 -Nico, vuoi la pizza?-domandò Percy, affacciandosi alla porta della stanza. Il più piccolo non rispose, troppo immerso nella lettura.
-Nico?-domandò ancora Percy.
 -Sì?-
 -Stai leggendo?-chiese il più grande, entrando definitivamente.
-La tua perspicacia mi sorprende ogni giorno di più.-
 -Ha-ha-ha. Cosa leggi?-
-Hunger Games-
Percy piegò la testa di lato, confuso.
–Eh?-
-Vieni qui.-disse il più piccolo, indicando lo spazio vuoto accanto a lui.
Il più grande obbedì,andando verso il letto del fratello.
Quando arrivò, si stese accanto a quest’ultimo, mettendo la testa sulla sua spalla.
-Allora, mio cantastorie. Illustrami codesta faccenda.-
Nico lo guardò, cercando di focalizzarsi sulle sue parole, e non sul fatto che era talmente vicino da poterlo sentire respirare.
–Ma che cavolo stai dicendo?-
Percy sorrise. –Leggi per me.-
E Nico iniziò a leggere.
--
-Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo!-disse Nico, leggendo.
-Questa poi, è così scontato!-
-Ma è stata coraggiosa Katniss. Ha deciso di offrirsi volontaria, si è condannata a morte al posto della sorella. Agli Hunger Games o uccidi, oppure vieni ucciso. E visto che ci sono delle persone che si allenano da una vita per i Giochi, probabilmente lei sapeva che le sue possibilità di sopravvivere erano basse, quasi nulle. Ma si è offerta comunque.-disse il più piccolo, girandosi per guardare il migliore amico, che era ancora appoggiato sulla sua spalla.
Percy arricciò le labbra, non molto convinto. –Non vedo dove sia il grande coraggio. Insomma, io avrei fatto lo stesso per te.-
Nico sorrise, arrossendo visibilmente. –Oh andiamo Perseus, non saresti durato due minuti nell’arena.-
-E’ qui che ti sbagli, vecchio mio. La mia incredibile bellezza li avrebbe accecati, e sarebbero scappati via urlando, ed io li avrei uccisi-ribattè il fratello, sorridendo soddisfatto.
Quant’è vero”, pensò Nico.
Passarono così la serata. E stranamente Percy non si lamentò nemmeno una volta del fatto che alla fine non avevano mangiato.
Rimasero così: con Nico che leggeva, e Percy che lo ascoltava, quasi incantato.
--
Quando la mattina dopo Sally Jackson andò a svegliare i suoi figli, rimase piacevolmente sorpresa dalla scena che le si presentò davanti.
Nico dormiva con un libro tra le mani, con il viso nascosto nella spalla di Percy.
L’altro invece aveva unito le sue gambe a quelle del fratello, intrappolandolo in un abbraccio senza fine.
Era una scena talmente tenera che Sally non resistette.
Dopo aver scattato una foto, decise che sì, era ora che quei due sciagurati si svegliassero.
Decise, come al solito, di tentare prima con Nico.
-Tesoro.-lo chiamò, scuotendogli delicatamente una spalla. –Tesoro, è ora di andare a scuola.-
-No, non voglio andare agli Hunger Games. Peeta è un traditore.-biascicò lui, nel sonno.
Percy si alzò di scatto. –Chi ha detto Hunger Games? Mi offro volontario! Mi offro volontario come tributo!-disse, guardandosi intorno allarmato.
-Aspettate un secondo…Questa è la mia camera.-lanciò uno sguardo al fratello ancora addormentato. –E lui è Nico.-
-Sì, ed io sono tua madre. E’ ora di andare a scuola.-disse Sally, ridacchiando.
Percy aprì la bocca, poi la richiuse. –Posso andare agli Hunger Games?-
--
Era ormai l’ora di pranzo, e tutti quanti si erano riuniti al solito tavolo in mezzo alla mensa.
-Dov’è Percy?-chiese Annabeth.
-Ma non avevate la quinta ora insieme?-domandò Leo, a bocca piena.
-Leo, un po’ di contegno!-si lamentò Piper, indignata.
Il ragazzo alzò le mani. –Scusa Miss mondo.-
-No, lui aveva biologia, io matematica.-li interruppe Annabeth.
Tutti guardarono Nico.
-Che c’è? Non siamo nemmeno allo stesso anno!-protestò. –Tu!.-disse, indicando Jason. –Sei l’unico tra di noi che può sapere qualcosa!-
-Primo: abbassa quel dito! Secondo: è con Frank a biologia. E, dato che oggi c’era il compito, probabilmente starà piangendo in un angolino buio.-borbottò il biondo.
-Chiudi il becco, Grace!-disse Nico, trattenendo una risata.
-Vuoi prenderle, Di Angelo?-ribattè Jason, ridacchiando.
-Oddio, ragazzi, aiuto. E’ impazzito!-disse un Frank appena arrivato, con il fiatone.
Dietro di lui c’era Percy, che saltellava contento.
-Che succede? Sei riuscito ad avere una D-?-chiese Piper, guardandolo.
-Una C+ ragazzi! Capite? Sono un fottuto secchione!-disse Percy, non smettendo di saltellare.
Annabeth sorrise intenerita, alzandosi per andargli vicino.
-Il mio piccolo geniaccio.-disse, dandogli un veloce bacio a stampo, siccome il ragazzo non voleva proprio saperne di stare fermo.
Nico assistì alla scena e simulò un conato di vomito, che per fortuna fu colto solo da Jason, il quale gli sorrise, complice.
-Non ci credo! Voglio le prove, Jackson!-disse Leo, guardandolo.
Percy si portò una mano al petto. –Non vi fidate di me?-
-Da uno che è stato capace di prendere F in economia domestica?-disse Nico, alzando un sopracciglio.
-Dovevi solo passare l’aspirapolvere.-sottolineò Piper.
Il moro incrociò le braccia al petto. –Era difettosa!-
-C’era solo un bottone! Come hai fatto a sbagliarti?-disse Leo, esasperato.
-Era un bottone molto piccolo! Mica tutti hanno quelle manine ossute e minuscole!-
Nico liquidò il tutto con un veloce gesto della mano. –Lasciamo stare, Perseus.-
Percy e Frank si sedettero, e così, passarono dieci minuti.
--
Stavano parlando di cose molto serie, ma davvero serie…
-Capito? Perché le uova sono considerate cibo da colazione? Ceh, io non posso mangiare a pranzo uova, che subito diventa una colazione a pranzo! NO! E’ solamente un pranzo normale con le uova!-protestò Leo.
Piper si passò una mano nei capelli, esasperata.
-Io sono completamente d’accordo! Dobbiamo mettere fine a questo razzismo!-disse Percy, alzandosi in piedi.
-Oh no.-sospirò Nico.
Frank seguì Percy, alzandosi in piedi. –Per le uova libere!-
-Gli allievi che superano il maestro!-disse Leo, fingendo di asciugarsi una lacrima.
Jason alzò un sopracciglio. –Ah sì? Dai lezioni di demenza nei giorni festivi?-chiese.
Nico scoppiò a ridere, dandogli il cinque. –Questa era buona, Grace.-
-Ho imparato dal migliore, Di Angelo.-
Mentre Leo stava per saltare addosso al biondo con una zucchina come arma, un ragazzo che non avevano mai visto prima, si avvicinò al loro tavolo.
Annabeth fu la prima ad accorgersene. –Se hai visto quello che penso… Non  chiamare il 911, sono sempre così.-
Il ragazzo rise.
Era un bel ragazzo, i capelli color platino, ben piazzato. Non alto quanto Frank, ma nessuno lo era, quindi...Gli occhi erano color prato, con qualche sfumatura dorata. Aveva un sorriso incerto, ma comunque adorabile.
“Non è Percy, ma questo qui sa il fatto suo”, pensò Nico.
-Nico…Io…volevo…Siamo nella stessa classe di inglese, ed io oggi sono stato assente alla prima ora…E quindi, uhm, mi daresti l’assegno?-chiese il ragazzo, balbettando.
Il moro lo guardò. Era così insicuro, non l’aveva ancora guardato negli occhi. Continuava a spostare il peso da una gamba all’altra, torturandosi le mani. Nico non aveva mai conosciuto un ragazzo tanto bello quanto inconsapevole di esserlo.
-Uhm…sì, certo. Tu sei?-
-Sebastian.-rispose subito lui, guardandolo finalmente in faccia.
-Come mai non ti ho mai notato?-chiese Nico, stranito. Di solito lui notava tutti, era un osservatore infallibile.
-Io sono all’ultimo b-banco..ed evito di rispondere. Perché potrei sbagliare e… Sarebbe imbarazzante.-disse tutto d’un fiato.
Nico sorrise. –Allora devi solo dire la risposta giusta, non credi?-
Sebastian arrossì, abbassando di nuovo lo sguardo. –Sì, immagino di sì.-
-Comunque?- si intromise Percy, infastidito.
-Ah sì…Nico, vieni un attimo?-chiese il biondo.
-Certo.-rispose Nico, alzandosi.
Quando i due si furono allontanati, Percy sbuffò.
-Ma lo avete visto quel tizio? Come se si conoscessero da anni! E quel sorriso? Nico non sorride a nessuno in quel modo!-
 
Piper sorrise. –Nico ha trovato l’amore!-canticchiò.
-E che amore!- concordò Annabeth, riferendosi alla bellezza di Sebastian.
-Hey!-protestò il moro.
-Sai che amo solo te, testa d’alghe!-disse Annabeth, scompigliandogli i capelli.
-Meglio.-disse Percy, sorridendo vittorioso.
--
Una volta arrivati a casa, Percy e Nico si buttarono sul divano, lanciando le cartelle chissà dove.
-Allora?-chiese il più grande.
-Allora cosa?-
-Quel tizio…Sebastian. Ti piace?-
Nico lo guardò stranito. –Cosa? No.-
-Mi sembrava. Gli hai sorriso in quel modo-
-Ma di che cosa stai parlando?-
Percy gli diede le spalle, prendendo un cuscino dal divano su cui erano seduti, per poi appoggiarci il viso sopra.
-Gli hai sorriso come se gli stessi dicendo “Io.tu.il letto.ora”.-borbottò.
-Beh….E’ molto bello…-iniziò Nico.
-Lo sapevo. Ti piace.-
-Ma non è t..-si interruppe.
Percy si girò verso di lui.
-Ma non è tipologicamente il mio tipo-concluse il più piccolo.
-Ma almeno esiste la parola tipologicamente?-
Nico alzò le spalle.
-Ora Perseus, devo andare a fare la spesa. Altrimenti Sally mi ucciderà, ed io sono ancora troppo giovane e intelligente per morire!-disse.
Percy lo guardò mentre si alzava per prendere i soldi dal bancone, dove li aveva lasciati sua madre.
Il più piccolo stava per uscire, quando si sentì prendere la caviglia.
-Percy.-sbuffò. –Che stai facendo?-
-Portami con te!-disse il migliore amico, supplicandolo. –Mamma non mi vuole far uscire nemmeno per andare agli allenamenti di nuoto. Ed io ho una gara la settimana prossima. Sto per morire. Ho bisogno di aria…-
-Perseus, ma sei sceso stamattina per andare a scuola.-
-Ma non è la stessa cosa!-
Nico lo guardò. –Percy. Lascia.La.Mia.Caviglia.-
-Cattivo.-borbottò quest’ultimo.
--
Percy aveva cominciato e finito due dei suoi videogames. Aveva perfino iniziato a fare i compiti, il che era un segno di disperazione assoluta.
Ma dove diamine era finito Nico?
“E se mi avesse mentito? Se fosse andato da Sebastian?”
“Ma no… Perché avrebbe dovuto mentirmi?”
“Io mi annoio senza di lui. E sono confinato qui!”
“Al diavolo il coprifuoco e ad Annabeth che era così dannatamente sexy”.
I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del suo cellulare.
-Nico! Finalmente. Ho finito Price of Dawn, ho capito dove sbagliavamo,era tutta…-si interruppe.
Un singhiozzo. Aveva sentito un singhiozzo. Nico stava piangendo. A Percy gli si gelò il sangue nelle vene.
-Nico, dove sei?-
-P-Percy…voglio tornare a casa.-
Un altro singhiozzo.
-Ti vengo a prendere Nico, te lo giuro. Dove sei?-
-Voglio tornare a casa Percy! Mi fa male…Mi fa male tutto.-
Percy cercò di trattenere l’ansia, e di non spaventare ulteriormente Nico.
-Okay Nico.- disse, con la voce più ferma di cui era capace. –Andrà tutto benissimo. Okay?-
-Okay.-sussurrò il fratello.
-Però ho bisogno di sapere dove sei.-
Nico non rispose. 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
-Nico? Nico, mi senti?-domandò Percy, in preda al panico.
**“Sarà meglio prendere una scorciatoia, altrimenti Percy si ammazzerà se arrivo troppo tardi”si disse Nico, mentre prendeva le buste della spesa dalla cassa.
Si avviò con passo svelto  verso l’uscita, imboccando il vicolo che gli avrebbe risparmiato una decina di minuti di cammino.
Camminava da un paio di minuti, quando qualcuno gli si parò improvvisamente davanti.
-Ciao frocetto.-disse una figura incappucciata, con voce gelida.  Le buste gli caddero dalle mani.
Nico l’avrebbe riconosciuta tra mille. –Ethan-disse, facendogli un veloce cenno col capo.
-Cosa ti porta in questo vicolo,frocetto? Hai un appuntamento?-
-Oh…Ho capito. Lasciami il tuo numero, poi ne parliamo, anche se.-lo guardò da capo a piedi, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. –Non sei proprio il mio tipo.-
-Hai la lingua più lunga del solito, Di Angelo?-
La voce di Luke Castellan giunse alla spalle di Nico, facendolo rabbrividire.
-Oh non mi sto nemmeno impegnando. Siete così stupidi che siete una presa in giro vivente.-
-Le vuoi prendere, Di Angelo?-disse Ethan, avvicinandosi al moro.
Ethan si tolse il cappuccio, mostrando i suoi lucidi capelli. Uno dei suoi occhi blu era coperto da una rozza fasciatura, fatta probabilmente in fretta e furia.
Nico trattenne un sorrisetto. –Hey! Ti manca l’uncino e sei perfetto, Capitano!-
-Brutto idiota! Mia madre mi ha quasi accecato con una penna del cacchio!-
-Deve odiarti molto.-ribattè il più piccolo.
Si sentì afferrare violentemente le braccia, per poi sentirsele portare dietro la schiena.
-Forse è ora che qualcuno ti tolga quel sorrisetto insolente, Di Angelo.—**
-S-sì, Percy, sono qui.-
Il più grande sospirò di sollievo. –Va bene Nico. Dimmi dove ti trovi. Ti vengo a prendere.-
-La..la…la scorciatoia.-
Percy capì al volo e si precipitò fuori di casa.
--
Quando Percy Jackson trovò suo fratello, per poco non svenne dalla paura.
Nico era senza maglietta. Aveva la cerniera dei jeans aperta. Lividi ovunque sulla sua pelle pallida, su cui risaltavano in maniera sconcertante. Il labbro spaccato ed il volto rigato di lacrime.
Il più grande corse da lui, togliendosi istintivamente la felpa per coprire il suo corpo devastato.
-Nico ma sei pazzo? Dov’è la tua maglietta? Dio, fa un freddo cane! Cosa diavolo ti è passato per la testa?-
Percy vide suo fratello sussultare, e decise di abbassare il tono di voce.
-Nico.-disse, con dolcezza. –Mi dici che è successo?-
-Loro…loro…Mi dispiace per la maglietta, Percy. Me l’aveva  comprata tua madre e…ma loro…io non riesco a..a..mi fa male tutto.-disse il più piccolo, tremando. 
“Ti prego, fa che non lo abbiano…”ma si bloccò. “No…per favore, no.”
-Nico, è tutto okay. Ci sono io adesso. Andiamo in macchina.-
Il più piccolo fece per alzarsi, ma un dolore lancinante al fianco lo fece cadere nuovamente sul terreno freddo.
Nico…” “Non può essere…No..Fa che mi stia sbagliando, ti prego”.
-Andrò tutto benissimo. Andiamo.-disse Percy, prendendolo per i fianchi per aiutarlo ad alzarsi.
Un grido di Nico lo fece bloccare. Tolse la presa sui suoi fianchi immediatamente.
-Cosa c’è? Ti ho fatto male? Oddio, mi dispiace da morire.-
-No…Va tutto bene. E’ solo che…Non ci riesco. Non riesco ad alzarmi, le costole mi fanno male da morire ed io…Oh mio Dio, sono patetico.-disse lui, strappando un ciuffetto d’erba dal terreno.
Percy si accovacciò di fronte a lui, per avere il modo di guardarlo negli occhi.
-Nico, non è colpa tua. Quegli stronzi che ti hanno fatto questo…-si fermò un attimo per non esplodere di fronte a Nico. –Io li ucciderò, Nico. Fosse l’ultima che faccio. Pagheranno per quello che ti hanno fatto. Okay?-
-Percy…Non devi…-
-No!-lo interruppe il più grande, con voce ferma. –Io li ammazzo, okay? Li ammazzo tutti.-
Detto questo, mise una mano sotto le ginocchia del fratello ed una dietro la sua schiena, sollevandolo da terra.
-Così ti faccio male?-chiese.
-No.-rispose Nico, accoccolandosi al petto del maggiore.
--
**-Due contro uno? Siete così banali…-
Il primo pugno arrivò.
Ethan l’aveva colpito alla mascella, un colpo così forte che lo avrebbe di sicuro mandato a terra se Luke non lo stesse tenendo fermo. Una scarica di dolore gli pervase il corpo, ma questo non lo diede a vedere.
-Auch, mi avete fatto male.-disse Nico, con finto sarcasmo.
-Fai ancora il simpatico?-gli sussurrò Luke all’orecchio, torcendogli ancora di più le braccia.
-E tu mi stai ancora tenendo fermo? Non mi dai nemmeno la possibilità di reagire? Avete paura di me? Un “piccolo frocetto”.E poi, tra l’altro, non sono l’unico. Ho visto come mi guardi a mensa, Ethan.-disse Nico, sorridendo beffardo, per poi fargli un occhiolino.
In tutta risposta ricevette una ginocchiata nello stomaco.
-Tu!-ringhiò Ethan. –E’ tutta colpa tua!-
Nico si piegò in due dal dolore, alzando solo lo sguardo per impiantarlo in quello dell’altro. –E’ colpa mia se sei gay? Amico, se avessi il potere di convertire le persone, non avrei di certo puntato su di te!.-
Un altro pugno. Poi un altro. Il sangue gli scendeva dal labbro, ma Nico continuava a non reagire, Luke lo teneva stretto.  Troppo stretto.
-Sai.-iniziò Luke, lasciandogli le braccia. –Tutti dicono che sei un genio,  ma io non ne sono così sicuro.-
Nico si accasciò a terra. –Sai, ho saputo che al test di ingresso hai preso 40/100. Ed hai scopato con la signorina Leary per avere un 60. Uhm…Il tuo amichetto a quanto pare non valeva manco 65. Sinceramente amico, fai un po’ pena.-disse, in un sussurro, con il perenne ghigno sul volto. La ginocchiata nello stomaco gli aveva tolto il respiro, cercava aria, disperatamente, ma non gliene diedero il tempo.
Iniziarono i calci**
--
A casa, Percy appoggiò Nico sul divano.
-Andresti all’ospedale se te lo chiedessi?-
-No.-rispose Nico,con voce ferma.
Il più grande sospirò.
Le condizioni di Nico erano davvero pessime. In macchina era svenuto un paio di volte, e lui ne aveva approfittato per alzargli la zip dei jeans. Lo disgustava il fatto che qualcuno poteva avergliela abbassata.
E magari non solo quello.”
Percy sapeva che non lo avrebbe mai convinto ad andare in ospedale. Nico odiava gli ospedali da quando aveva avuto l’incidente. Ma era necessario. Il labbro era pieno di sangue raggrumato, ed era gonfio. La felpa che Percy gli aveva dato era già sporca di sangue. I lividi violacei erano verdognoli e ben estesi. Per non parlare del fatto che il minimo movimento gli causava un dolore lancinante. Costole incrinate, forse rotte.
Dimmi chi ti ha fatto questo, Nico…Dimmelo”.
Percy decise di chiamare i rinforzi.
-Hey Percy, che succede?-
La voce di Jason era allegra e squillante.
Il moro gli spiegò brevemente la situazione, e Jason non se lo fece ripetere due volte.
-Sono lì in 5 minuti.-
--
Ci mise 20 minuti, ma Percy apprezzò il gesto.
Appena entrato Jason si bloccò.
-Te le hanno date davvero, eh Di Angelo?-disse, cercando di assumere un atteggiamento scherzoso.
Nico accennò una risata, ma si fermò immediatamente, facendo invece uscire un gemito di dolore.
-Pare proprio di sì, Grace.-
Jason guardò Percy con uno sguardo di intesa.
-Senti Nico, ehm… Perché non vai a riposarti un po’?-
-Sono su un divano, credo di potermi riposare anche qua.-
Entrambi lo guardarono.
-Noi…andiamo a prendere delle bende. Tu sta’ fermo.-disse Percy.
-Oh andiamo! Ed io che volevo ballare il tip tap!-
Percy alzò gli occhi al cielo.
-Torniamo subito.-
--
Appena usciti in strada, Percy si scagliò contro un cassonetto, iniziando a prenderlo a calci.
-Hey, amico! Calma!-disse Jason.
-Come cazzo si sono permessi di toccarlo?-si girò verso il biondo. –Jason, aveva la zip aperta, ed era senza maglietta. Con 4 gradi non penso sia stata una scelta di stile!-
Il biondo sbiancò. –Al telefono questo non me l’hai detto!-
-Certo che non te l’ho detto. Come cazzo avrei potuto? Non può essere successo! Nico…il mio piccolo Nico! Li ammazzo Jason, io li ammazzo.-
-Arrabbiarti non cambierà nulla!-
-Quando si è svegliato dal coma, gli ho detto che sarebbe andato tutto bene.  Che non gli avrebbero mai più fatto del male, che io non lo avrei permesso. Gli ho detto che veniva a vivere con noi. Ed indovina, quando l’hanno picchiato, quando lo hanno…-si bloccò. –Io ero a casa. A giocare ad un fottuto videogame! Ti rendi conto? Lui soffriva, sanguinava, urlava. Ed io ero a casa, seduto sul divano. Io…non l’ho protetto, Jason. Ho lasciato che gli accadesse tutto questo!-
-Ma non potevi immaginare che sarebbe successa una cosa del genere!-disse il biondo, con calma. –Nessuno avrebbe potuto immaginarlo.-
-Quando ho visto che non tornava, io non ho fatto niente. Non l’ho chiamato, non sono andato a cercarlo. Io, semplicemente, non ho fatto nulla, capisci? Io gliel’avevo promesso, cazzo!-disse ancora, dando un altro calcio al cassonetto.
Le lacrime velarono il verde dei suoi occhi. Lacrime di frustrazione, di impotenza. Tristezza. Rabbia.
-Hey amico, stai dando spettacolo-disse il biondo, trascinando Percy in un vicolo isolato.
-Come cavolo fai a stare così calmo? Non ti importa niente di Nico?-
-Percy.-disse Jason prendendolo per le spalle. –Uno di noi due deve mantenere il controllo. Sta’ pur sicuro che troveremo quei bastardi, e gliela faremo pagare cara.-
-Tutta colpa di questa punizione di merda! Sarei andato con lui se non fossi stato impedito!-
-No percy.-tagliò corto Jason. –Se non fossi stato in punizione, saresti stato agli allenamenti di nuoto oppure in giro con Annabeth. Tu volevi andare con lui solo perché eri in punizione e non avevi niente di meglio da fare. Fai così tutte le volte.-disse il biondo, gelido.
Notando la faccia di Percy, però, si pentì subito delle sue parole.
-Oh..Percy…io…Non volevo dire che…-
-E forse sarebbe stato meglio, Jason. Lui era in quel vicolo per colpa mia. Lui aveva preso la scorciatoia perché sapeva che mi sarei annoiato a casa da solo. Lui era in quel vico per me. Come è stato anche in quella macchina per colpa mia!-
Il moro alzò lo sguardo che aveva tenuto basso fino a quel momento. –Ti rendi conto? Ogni cosa che è andata storta, nella vita di Nico,è in qualche modo colpa mia!-disse, facendosi sfuggire una lacrima.
Il biondo sgranò gli occhi, dandogli uno schiaffo in pieno viso.
-Che cazz…Perché mi picchi!?-
-Tu. Perseus Jackson. Non osare darti la colpa. Se la famiglia di Nico doveva morire, sarebbe morta anche andando al supermercato, accompagnando Nico a scuola, andando al cinema, okay? Non puoi sapere che cosa sarebbe successo. E’ stato un incidente. Tu non hai fatto niente per scatenarlo, okay? Non puoi cambiare il passato. Ma hai qualche possibilità di portare Nico all’ospedale e stargli vicino.  E fargli superare anche questa cosa, okay?-
--
Nico aveva la vista appannata dal dolore. I lividi sembravano premergli contro le ossa, il labbro gli bruciava e sentiva ancora in bocca il sapore del sangue. I fianchi sembravano in fiamme, come se stessero bruciando. Per non parlare delle costole. Sembrava che gli stessero scavando un buco nell’addome.
Gli dispiaceva. Aveva perso la maglietta che gli aveva regalato Sally, e per di più aveva fatto preoccupare Percy. Non avrebbe mai potuto dimenticare la faccia di Percy quando lo aveva trovato. Chissà che aspetto doveva avere, per far preoccupare il più grande in quel modo.
**Nico non ce la faceva più. Ogni sua parte del corpo urlava di dolore. Quel dolore che ormai faceva parte di lui, così familiare, ma comunque tremendo. Non sapeva da quanto tempo esattamente stessero andando avanti, ma gli sembrava un’eternità. I calci si alternavano a pugni, schiaffi, gomitate, ginocchiate, graffi. Non sapeva nemmeno da quanto tempo fosse rannicchiato per terra, ma desiderava solo che lo lasciassero in pace. Aveva perso i sensi, una volta o due. E l’avevano risvegliato, a suon di colpi, come se dovesse assistere alla propria tortura.
-Credo che abbia imparato la lezione, Ethan. Fermati, così lo uccidi.-disse Luke, allontanandosi dal corpo senza forze di Nico.
-No, aspetta. Tiralo su.-
Il biondo, anche se con un po’ di titubanza, fece come gli aveva chiesto.
Tenne Nico in piedi, di fronte al moro.
Ethan lo guardò con malizia. –Hai ragione, Di Angelo. Mi piaci. E adesso, visto che hai insistito tanto, te lo dimostrerò.-
Si avvicinò al più piccolo, togliendogli la maglietta con forza, rabbia.
Il più piccolo rabbrividì per il freddo.
-C—cosa vuoi fare…?-domandò Nico, scuotendo la testa.
-Non ci arrivi, Di Angelo?-disse il moro, iniziando a passargli una mano sul collo, iniziando a tracciare una linea immaginaria fino all’ombelico.
Nico provò a divincolarsi, ma Luke lo teneva stretto.
-Pensavo che tu odiassi i gay, Castellan.-
Luke sorrise. –Oh no, io odio te, Di Angelo.-
Ethan continuò la sua tortura, iniziando a baciargli il collo, con lentezza disarmante. Poi morse una porzione di quella pelle pallida ormai violacea.
Nico cercò di non gemere. “Che schifo.”pensò.
Cercò di nuovo di liberarsi dalla presa ferrea del biondo, ma non ci riuscì.
-Abbi pazienza.-gli sussurrò Ethan.  
Poi gli abbassò la zip dei jeans, guardandolo con desiderio.
-Io ti odio, Nico Di Angelo. Ti odio perché mi spingi ad odiare me stesso. Guarda cosa mi fai.-**
--
Quando Percy e Jason furono di ritorno, videro Nico con gli occhi chiusi, che cercava di ricordarsi come si respirava.
-Nico.-sussurrò Percy.
Il più piccolo aprì gli occhi, giusto il tempo per guardarlo con scetticismo.
-Non dovevate comprare le garze?-
-Ehm…Sì! Ora Jason le va a prendere.- disse il più grande, guardando il biondo.
Jason colse il suo sguardo. “Lasciaci soli”.
-Oh sì! Jason sta andando.-disse il biondo, uscendo di casa.
Appena la porta di casa si chiuse, Percy andò in camera a preparare una borsa.
-Percy, che stai facendo?-
-La borsa. Potresti rimanere in ospedale per un paio di giorni.-
-Cosa? Io in ospedale non ci vado!-
-Oh sì che ci andrai. E mentre saremo in macchina, chiamerò la mamma. E se non ti muovi, la chiamerò adesso e la farò venire qui. Così ti darà una padella in testa, ti farà perdere i sensi, e ti trascinerà con la forza.-
-No.-
Il più grande uscì dalla camera da letto, e, dopo aver posato il borsone ormai pieno di vestiti e cose varie, si sedette accanto a Nico.
-Per favore, non ce la faccio. Vederti così mi uccide.-
-Percy, io in ospedale non ci vado.-
-Ma non capisci? Non si tratta solo di te. Io…non ce la faccio più. Da quando mi ha chiamato da quel vicolo, mi sento come se stessi reggendo il peso del cielo. Mi è caduto tutto il mondo addosso in un secondo. Mi fa male vedere la tua sofferenza. E mi fa ancora più male sapere che non ho mosso un dito per proteggerti.-
-Percy…se stai anche solo minimamente pensando che la colpa sia tua..-
-Non lo penso. Io lo so. Ma Nico, piccolo…Per favore. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per me. Ti prego.-
Quando un’ennesima lacrima scese dall’occhio color mare di Percy, Nico pensò che avrebbe fatto di tutto, pur di non vederlo piangere. Lui non aveva mai visto il più grande piangere. Ed era una cosa orribile. E sapere che il motivo era lui…era anche peggio.
-E va bene, andiamo.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Angolo autrice: BuonSalve! Mi scuso se non rispondo alle recensioni del capitolo precedente, ma posto il capitolo proprio di corsa perché a casa non ho intenet e quindi sono dal pc di un'amica. Ringrazio tutte per le bellissime recensioni, le ho lette, e mi dispiace davvero tanto se non posso dare una risposta ad ognuna di voi. Spero che continuerete a recensire, perché leggere cosa pensate della storia, mi rende davvero felice! Ora mi dileguo, goodbye!

Capitolo 7
Quando Sally Jackson ricevette la chiamata di suo figlio Percy, gli cadde una scatola di caramelle dalle mani.
Al diavolo i clienti, al diavolo il negozio, al diavolo quella bambina che aspettava le sue caramelle da venti minuti. Suo figlio era in ospedale. Non aspettò nemmeno il consenso del suo capo, si limitò a prendere la giacca, e ad uscire in tutta fretta dal negozio.
Nico, che ti hanno fatto? Oh, la mamma li uccide”.
--
Jason e Percy erano in sala d’attesa da 15 minuti buoni. Percy si era calmato e si era asciugato le lacrime. Quando aveva avuto l’okay da Nico, non aveva aspettato un secondo, aveva chiamato il biondo ed insieme l’avevano portato in ospedale.
–Ma che gli stanno facendo, un’operazione a cuore aperto?-borbottò Percy, continuando a camminare avanti e indietro.
-E’ un ospedale, Percy. Non sta male solo lui.-ribattè Jason, con tono neutro.
-Sì, ma dovrebbero farlo. Lui è Nico. Capisci? Nico.-
-Oh mio Dio.-disse il biondo, alzando le mani al cielo. –Ed io che credevo che ci fosse Frank lì dentro!-
Percy si fermò. –Credi che dovremmo…-
-No.-lo interruppe Jason. –Non facciamoli preoccupare inutilmente.-
Percy stava per ribattere che gli amici avevano il diritto di saperlo, quando arrivò una Sally Jackson con il fiatone e la faccia stravolta.
Aveva i capelli legati in una coda disordinata, una delle scarpe aveva il tacco rotto, e aveva ancora addosso l’uniforme con cui lavorava.
-Dov’è?-chiese, allarmata. –Dov’è Nico?-
-Oh mamma.-disse il moro, con voce dolce. –Sono sicuro che se la sta spassando, starà vedendo Sherlock alla faccia nostra. E sono anche convinto che ha convertito i dottori in modo che lo guardassero con lui, e che sta sgranocchiando patatine del Mc Donald’s. –
Sally ridacchiò, cercando inutilmente di aggiustarsi i capelli. –Oh sì, sarebbe da lui.-
-Voi sapete chi è stato ad aggredirlo?-domandò la donna, tornando seria.
Percy alzò un sopracciglio. –Se lo sapessi, pensi che sarebbero ancora vivi?-
-Come fai a sapere che non era solo uno?-
-Beh.-disse il moro, con il fare di chi la sapeva lunga. –Nico sarà anche uno scricciolo, ma dubito che avrebbe subito di essere pestato in quel modo senza reagire. Non ha lesioni da difesa, quindi intuisco che mentre qualcuno lo teneva fermo.-strinse i denti.-Gli altri…Lo…Picchiavano.-
Sally sospirò, prendendo il figlio tra le braccia, ed accarezzandogli i capelli.
-Tesoro, quando Nico sarà pronto a dirci effettivamente quello che gli è accaduto, e se saprà dirci i nomi degli aggressori…Tu non devi andare a picchiarli. Okay?-
Percy si staccò di scatto dall’abbraccio. –Cosa? No!-
-Percy, li denunceremo. Ma niente più violenza. Non pensi che Nico ne abbia avuta abbastanza, per questa vita?-
Il moro sospirò, seccato. –Immagino di sì-borbottò.
-Perseus.-disse ancora Sally, prendendogli il viso tra le mani. –Promesso?-
-Promesso.-
-Momento intimo.-disse Jason, tossicchiando. –Allarme disagio, allarme disagio. BEE BEEEP BEE BEEEP BEEEE.-
Fu allora che si accorsero che il dottore era uscito dalla stanza, e li stava fissando allarmato. Aveva lo sguardo di chi stava per chiamare un consulto psichiatrico.
Percy guardò prima il dottore, poi Jason. –Ehm…Momento imbarazzante.-disse, ridacchiando.
Il medico aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse.
-Bene, ehm…Voi siete i familiari di..-diede un’occhiata veloce alla cartella.-Nico Di Angelo?-
Sally si fece avanti. –Sì, sono sua madre.-
-Bene signora di Angelo…Suo figlio…-
-No.-lo interruppe la donna. –Non abbiamo lo stesso cognome…Ma..Senta, non starò qui a spiegarle la storia. L’ho adottato, okay? Ma è mio figlio, e se non si sbriga a farmelo vedere e ad accertarmi che stia bene, lo prenderò a pugni in questa sala d’attesa. Da quando ho ricevuto quella telefonata, il mio cuore è andato in tachicardia. E lei sa che cosa vuol dire, vero? E’ un medico. O almeno spero che lo sia, perché ancora. Non. Ho. Visto.Mio.Figlio..-
Percy prese sua madre per le spalle, spostandola gentilmente indietro.
-Non vuole morire, vero?.-
Il dottore fece “no” con la testa, sconvolto.
Il moro sorrise angelico. –Allora le faccia vedere Nico.-
--
Quando Sally entrò nella stanza, le venne un colpo al cuore. Si portò le mani alla bocca, iniziando a piangere.
Suo figlio, il suo Nico. Il suo bambino.
Nico aveva il torace avvolto nelle bende. Le labbra rosse e gonfie. Lividi ovunque. Una macchina che gli controllava i battiti cardiaci, ed una flebo che evidentemente era piena di antidolorifico.
Il moro aveva gli occhi chiusi, e Sally si avvicinò al suo letto, accarezzandogli distrattamente un braccio.
Nico aprì leggermente gli occhi, stordito dagli analgesici. –Perché piangi, mamma?-
Il cuore della donna smise di battere.
Mamma. L’aveva chiamata mamma.
Sally sorrise dolcemente,e gli accarezzò i capelli.
-No Nico, non piango.-disse, asciugandosi  le lacrime. –Starai benissimo.-
-Okay…Però non piangere più…D’accordo?-
-Sì, tesoro. Te lo prometto.-
Nico sorrise, e chiuse gli occhi.
--
Sally uscì dalla stanza, e si scontrò con il dottore che evidentemente non si era mosso da lì.
Percy e Jason ridacchiavano per la faccia terrorizzata del dottore.
-Adesso posso spiegarle cos’ha Nico?-
-Mi dispiace per prima.-disse, sorridendo falsamente.
-Allora, suo figlio ha due costole incrinate, ma massimo tre settimane di riposo e dovrebbe stare meglio.-
-Dovrebbe?-chiese Sally, alzando un sopracciglio.
-Ehm…Sicuramente.  Ma non è questa la parte che mi preoccupa. Ha avuto un forte colpo alla testa, e sviene in continuazione. La TAC non ha rivelato niente di preoccupante, ma stanotte lo terremo qui per controllarlo. Il labbro dovrebbe sgonfiarsi in un paio di giorni. Per i lividi invece abbiamo prescritto una pomata da mettere due volte al giorno…-
“Gli hanno fatto tutto questo” pensò Percy. “Ed io l’ho preso in braccio, l’ho messo in macchina, e lui non si è fatto sfuggire nemmeno un lamento.”
-Vado da lui.-disse il moro, alzandosi dalla sedia su cui si era seduto appena aveva sentito “costole incrinate”, con Jason al seguito.
-Non potete ancora…-disse il dottore, ma si fermò quando vide lo sguardo di Percy.
-Ehm…Okay, fate presto.-
--
Mentre entravano, Jason non potè fare a meno di ridere.
-Ma come fate? Tu e tua madre avete il potere di convincere tutti a fare di tutto.-
Percy sorrise. –Oh andiamo, Jason. Chi resiste a questo?-disse, indicandosi il viso.
Il biondo sbuffò. –Naturalmente Percy.-
Poi videro Nico,e si zittirono.
-Jason, ti ricordi cosa ti ho detto prima?-
**-Sono crollato.-
Erano in macchina, Jason guidava, e Percy era sul sedile posteriore, con Nico tra le braccia.
Nico aveva perso conoscenza,esausto.
-Oh, l’ho visto. Hai conciato male quel povero bidone dell’immondizia.-
-No Jason.-disse, guardando Nico. –Sono crollato davanti a lui. Mi ero arrabbiato perché lui non voleva che lo portassi in ospedale, ero frustrato…Disperato. E non ce l’ho fatta. E lui è una persona talmente buona che adesso penserà che sia colpa sua tutto quello che è successo.-
-Beh, effettivamente potrebbe essere così stupido da pensarlo.-ammise il biondo, non togliendo gli occhi dalla strada.
Jason si era offerto di andare lui dietro e lasciar guidare Percy, ma il moro era distrutto e non credeva di riuscire a tenere le mani abbastanza ferme. Nico non se n’era nemmeno accorto.
-Non devo più crollare davanti a lui. Quando arriveremo in ospedale, mi comporterò come se tutto stesse andando bene, perché andrà tutto bene…E devo farlo credere anche a lui. Quindi, se vedi che sto per cedere, trascinami via.-
-Percy?-
-Sì?-
Gli occhi di Jason per un momento furono lucidi. Si era trattenuto così tanto, e tutta la rabbia, la tristezza e l’angoscia, minacciavano di uscire.
-Fa’ la stessa cosa con me.-**
Jason annuì.
-Tienilo a mente.-
-Okay.-
Il silenziò calò.
-Pensi che si arrabbierà se gli molesto la fronte?-chiese il moro a Jason, sussurrando.
-Io penso di sì.-ammise il biondo.
-Forte!-esclamò Percy, avvicinandosi al fratello.
-Nico.-lo chiamò, toccandogli la fronte con un dito. –Psss, Nico!-
-Perseus.-disse Nico,senza aprire gli occhi. –Lasciami in pace.-
-Ma tu sei il mio fratellino. Apri gli occhi.-disse Percy, facendo il broncio.
-Percy, sono così stanco…-disse il più piccolo, in un sussurro.
Il più grande si scambiò uno sguardo di intesa con Jason.
-Nico…-
-Mh?-
-Chi è stato?-
Nico aprì gli occhi, sospirando. –Non è importante.-
-Nico.-fece Jason, con voce ferma. –Certo che è importante.-
-Chi è stato?-ripetè Percy.
-Non li picchierete?-
-L’ho promesso alla mamma, Nico. Non li picchierò, promesso.-disse il più grande.
-Li punirà la legge.-aggiunse Jason.
-E—Ethan.-
Percy serrò la mascella. Ethan Nakamura era un suo compagno di nuoto. Bassino, con lucidi capelli neri. Occhi blu notte. Non era quel tipo di persona sempre allegra o socievole. Ma non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto…Oh, l’avrebbe ucciso.
-Chi altro?- chiese.
-Luke…-
-Quel  bastardo!-si lasciò sfuggire il biondo.
Luke Castellan lo conoscevano tutti. Aveva ripetuto l’ultimo anno due volte, ed era il classico bello e dannato. Cosa lo facesse dannare, però, non si era mai saputo.
Tutto nella sua vita, era iniziato ad andare a rotoli due anni prima. Non si sapeva il motivo, ma il dolce e tenero Luke, quello che aiutava tutti, era diventato un mostro.
-Percy..-
Le guance di Nico si rigarono di lacrime, che il più grande si affrettò ad asciugare.
-Sì, piccolo?-
-Perché io sono vivo e Bianca no?-
Percy sussultò a quella domanda.
-Perché doveva andare così.-
-Ma io…-Il più piccolo strinse i pugni. –Perché sono vivo?-
-La morte non colpisce i morti, Nico. Colpisce le persone che restano. E tu eri l’unico abbastanza forte da rimanere. L’unico in grado di sopportare ed andare avanti. Ma tu sai come starei io? Se tu fossi morto, io sarei diventato completamente pazzo.-disse il più grande, scostandogli una ciocca di capelli dal viso. (Cit=Teen Wolf 2x12)
Nico spalancò la bocca, non sapendo cosa dire.
Percy si girò verso Jason, con gli occhi velati da lacrime imminenti.
-Jason.-
Il biondo capì al volo. –Ehm..Percy! Tua madre secondo me sta per comprare il caffè. DECAFFEINATO!-
-Vado…a…v-vedere.-disse il moro, con voce rotta.
Percy uscì di corsa dalla stanza.
--
Nico guardò la porta dov’era appena sparito il fratello.
Jason ringraziò gli dei del cielo che gli antidolorifici avessero stordito Nico abbastanza da non fargli notare che Percy era stato sul punto di scoppiare in lacrime.
“Jackson non è il tipo che piange.”pensò Jason. “Dev’essere davvero difficile per lui. Forse mi sbagliavo…Forse è davvero Nico la persona più importante per lui”.
-Hey, Di Angelo. Come ti sei permesso di farti pestare da qualcuno che non sia io?-disse il biondo, avvicinandosi al letto del moro.
Nico accennò un sorriso. –Dici così solo perché non posso muovermi, eh bastardo? Quando guarisco te le suono.-
Jason scoppiò a ridere. –Oh sì Nico. Riprova tra una ventina di centimetri.-
Il moro sbuffò. –Io. Non.Sono.Basso. Siete voi il problema. Voi siete enormi.-
-Piccolo Nico!-lo canzonò il biondo.
-Non chiamarmi piccolo!-
-Oh, quello è solo un privilegio di Percy.-disse, sorridendo malizioso.
L’elettrocardiogramma che riportava i battiti cardiaci di Nico andò più veloce.
-Sai.-disse Jason, indicando il macchinario. –Quella potrebbe essere una macchina della verità.-
-Jason?-
-Sì?-
-Sta’ zitto.-
--
Percy entrò un paio di minuti dopo.
Aveva i capelli scompigliati, come se li avesse tenuti tra le mani per troppo tempo. Aveva le guance arrossate ed il respiro corto.
-Okay, scusatemi, ma io non ce la faccio più.-
Jason fece il gesto di tagliarsi la gola con la mano, per intimargli di calmarsi.
-No, Jason. Tutto questo mi sta facendo impazzire. Io devo saperlo.-
-Sapere cosa?- chiese Nico, confuso.
-Loro…Oltre a picchiarti…Hanno…Hanno…insomma… Posso sapere perché cazzo avevi la cerniera aperta?-
Nico sbiancò. –Niente.-
-Oh sì, scommetto che avevi caldo. Sai, siamo a dicembre, il mese più caldo dell’anno.-
-Percy, smettila.-disse il biondo.
-No, devo saperlo.-
-Sei talmente egocentrico da non capire che a Nico fa male parlarne! Cazzo, Percy. E’ successo solo oggi! Non è passato nemmeno un giorno. Te ne vai di qua e di là come un’anima in pena. Ma è Nico che ha subito una violenza. Non tu.  Sei accecato dalla rabbia, e alla fin fine, non te ne frega niente dei suoi sentimenti!-
-Lo so.-disse Percy, con tono gelido. –Sono un egoista, faccio schifo. Ma io non posso vivere un altro secondo senza saperlo.-
-Non ho subito una violenza.-
Entrambi si girarono verso Nico. –Cosa?-dissero, all’unisono.
-Giuro, non ho subito nessuna violenza.-
-Ma  ti hanno fatto qualcosa.- Il tono non tradiva alcuna emozione. I suoi occhi verdi erano spenti, stanchi. Distanti.
-Ethan continuava a…-strinse gli occhi dal dolore. –A toccarmi e…Avevo davvero paura che andasse oltre. E credetemi, l’avrebbe fatto. Ma Luke l’ha fermato, dicendo che stavano andando troppo oltre, che sarebbero stati di sicuro denunciati per stupro e…Per un attimo, Ethan non l’ha ascoltato. Ha continuato a…farlo e…poi, ad un certo punto, ha tolto la mano dai miei boxer e senza dire una parola, sono andati via..-
Percy si buttò sul pavimento freddo, appoggiandosi al muro.
-E pensare.-disse, sempre freddo. –Che ho promesso di non torcergli un capello.-concluse, scoppiando in una risata senza allegria.
-Devo andare in bagno.-disse Jason, sussurrando.
Percy capì che era il suo turno, che ormai non ce la faceva più. E che, probabilmente, sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
-Dì alla mamma di smetterla di placcare il dottore e…-guardò Nico. –Dille che il suo bambino sta bene.-
Jason annuì, precipitandosi fuori dalla stanza.
-Non ti hanno violato? Nico, anche solo il fatto che abbiano sfiorato, mi manda in bestia. Quel lurido bastardo ti ha messo le mani nelle mutande! .-
-Perseus…-tentò Nico.
-No.-lo interruppe. –Tu dici Perseus ed io urlo, ricordi?-
Nico annuì.
-Bene. Quindi ora parlo io, poi parli tu, okay?-
-Okay.-disse il più piccolo.
-Sappi che gli renderò la vita un inferno. Non importa cosa ho promesso, ci sono tanti modi di rovinare la vita di una persona. Io ti giuro, su quello che ho di più caro al mondo, che non gli darò un attimo di pace.-
-Percy, tu sei migliore di così.-
L’umore di Percy era precipitato. Prima aveva cercato di essere forte, poi era crollato. Poi aveva cercato di nascondere l’angoscia dietro una facciata gelida, che poi aveva preso il sopravvento e l’aveva reso diverso, spietato. Non era il Percy che Nico conosceva. Era un Percy annientato. Uno che aveva trattenuto le emozioni a lungo e che adesso gli precipitavano addosso, una dietro l’altra.
Oh Perseus, perché continui a tormentarti? Non è stata colpa tua. Nessuna delle due volte. Perché non lo capisci?”
-Dimmi una cosa, Nico. Ethan è gay fino al midollo, tutti lo sanno, Tranne lui, ovviamente. Quindi…Un po’ lo capisco. Ma Luke? Perché?-
Nico sorrise amaramente. –Lui era il fidanzato di Bianca. Mi odia. Perché io sono vivo…E lei no.-
 

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Capitolo 8
*** Leggete pls ***


Salve!
Se vi aspettavate un nuovo capitolo, sono davvero dispiaciuta. Penso che non ne vedrete fino a settembre, siccome la mia co-autrice è in vacanza. 
Mi dispiace davvero davvero tanto. 
Mi fa piacere che questa storia abbia avuto successo, non potete immaginare quanto ne sia felice. 
Per qualsiasi cosa, contattatemi su kik. Mi chiamo AntoMontella.

Vi adoro,
Ave atque vale. 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
-Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, dovresti proprio vederla.-disse Nico, trattenendo a stento una risata.
-Luke.E.Bianca?-disse Percy, piegando la testa a scatti.
-Sì-
-PERCHE’?-
-Vuoi davvero che io ti spieghi l’illogica ed irrazionale infatuazione che alcuni ignoranti osano definire amore?-
-Luke e Bianca-
-Sì-disse di nuovo Nico.
-Insieme-
-A-ha.-
-Veramente?-
-PERSEUS!-
Percy alzò le mani. –Scusa.-borbottò. –Ma ammettilo, sono una coppia davvero improbabile. Anche perché non li ho mai visti insieme a scuola-
-Se non avessi due costole incrinate, ti avrei già steso al secondo “Luke e Bianca”-
Il più grande sorrise maliziosamente. –Nah, tu mi ami troppo per farlo.-
Nico sussultò, avvertendo una fitta alle costole. Senza dare troppo peso al dolore, disse: -Cosa?-
Percy sorrise a trentadue denti. –Sei mio fratello. Io non ti torcerei nemmeno un capello, penso che sia lo stesso per te. O almeno lo spero.-
Il più piccolo riprese a respirare. –Non contarci troppo, Perseus.-
“Mi ha appena brotherzonato o sbaglio?” si chiese.
-Adesso però torniamo all’argomento che ci interessa.-disse Percy, serio.
-Il cibo blu?-
Il più grande sospirò di dolore. –A parte quello.-
-Cos’è più importante del cibo blu?-
-Tu.-disse semplicemente Percy.
-Biscotto blu?-disse Nico, con un sorrisetto.
-Biscotto blu.-
*Flashback*
-Percy! Nico! Smettetela di tirare le banane ai compagni!-
-Non sono degne della mia attenzione! Non sono blu! Capitano?-
-Sì, generale?-disse Nico, con una casco della bici in testa ed una mezza banana in mano.
-Attacchiamo!-urlò Percy.
-Per il cibo blu! Con questo attacco, Ade perde 200 punti di difesa!-urlò il più piccolo.
-Bambini, basta!-urlò la maestra, esasperata.
Percy Jackson e Nico Di Angelo erano il suo incubo. Niente poteva separarli. Anche se erano in stanze diverse, trovavano sempre un metodo per comunicare. Erano delle pesti, facevano dispetti a tutti e non risparmiavano nessuno. Non erano mai cattivi, ma Nico era un bambino prodigio, ed inventava piani così complessi ed imprevedibili che nemmeno l’FBI. Ed ovviamente il suo amico del cuore non esitava a metterli in atto.
-Percy, devi andare nella tua classe!-
Il moro continuò a fare da scudo a Nico per permettergli di continuare l’assalto, ma rispose comunque.
-Perché devo andare in terza? Io voglio stare con Nico!-
-Percy…-
-Tutti mi prendono in giro perché non so leggere…Tanto vale andare in prima-
-Oh tesoro…-
-Generale! Ritirata!-
-Ho distratto il nemico, codice blu! Ripeto:codice blu! Andare in posto segreto! Veloce, veloce!-disse Percy, prendendo Nico per un braccio, per poi fare un sorriso furbo alla maestra e andare via.
La maestra alzò gli occhi al cielo. –Oh no. Di nuovo i condotti di aereazione no!.-
--
-Percy!-
-Che c’’è Nico?-
Erano nella stessa stanza di castigo.
Prima erano separati, ma Percy aveva convinto una bambina che aveva una cotta per lui, a farsi portare nella stanza in cui era rinchiuso Nico.
-Ho una cosa da farti vedere! E’ bellissima-
-Spara.-
-Non ho una pistola. Sembra che sia illegale.-
-Nico!-
-Okay…sta a vedere!-
Nico prese un sacchetto dal suo zaino, con all’interno due biscotti. Due biscotti blu.
-Guarda, ho convinto mia mamma a farmene due!-disse, allungando un biscotto all’amico.
-Oddio, niente ha mai avuto questo aspetto in tutta la storia dell’umanità!-
Il più piccolo rise, di fronte alla felicità dell’amico.
-Nico, giura che saremo amici per sempre.-
-Perché, non siamo già per sempre?-             -
-Devi giurarlo su qualcosa di speciale-
Nico ci pensò un po’. –Okay, lo giuro su questo biscotto blu.-
-Sei un genio!-
-Biscotto blu?-
Percy sorrise. –Biscotto blu-
*Fine flashback*
-Stai cercando di distrarmi con queste smancerie? –
-Ci sto riuscendo?-
-Moderatamente, Di Angelo.-
Ci fu un attimo di silenzio.
-E se io ti chiedessi di dimenticare tutto e vivere un’esistenza pacifica da qui fino a quando il sole inghiottirà l’unica terra che avremo mai?-
-E se io ti dessi un pugno in faccia proprio adesso?-
-Non saresti il primo-
Percy si bloccò. Si era lasciato trasportare. Nico era capace di fargli dimenticare qualsiasi cosa.
Abbassò lo sguardo, colpevole. –Io..Io non volevo dire…Lo sai…Era solo…-
-Lo so. Ma vedere la faccia così è fantastico.-
-Fesso.-
-Puttana-
-Perché devo sempre essere io la puttana?-
-Perché hai perso la tua virtù.-
-E tu …come…come…-
-Non bisogna essere geniali come me per accorgersene. Ma dato che ho un Qi di 179 a me sono bastati 2,5 secondi per capirlo.-
-Io…Ma io stavo parlando di Luke e Bianca. Come siamo finiti a parlare della mia, ormai perduta, verginità?-
-Sono un manipolatore davvero bravo.-
-Ma come hai fatto a capirlo, Sherlock?-
Nico sorrise. –Me ne hai dato adesso la conferma.-
-Sei bravo.-
-Lo so.-
La porta della camera si aprì di scatto, per far entrare una Sally Jackson più ordinata. Le lacrime erano sparite ed i capelli erano stati domati.
-Percy, dobbiamo parlare un secondo.-disse, rivolta al figlio maggiore. Poi, si girò verso Nico. –Tutto bene, tesoro?-
Nico sorrise. –Sì, Sally.-
Quest’ultima sorrise amaramente, niente mamma stavolta.
Quando i due uscirono finalmente dalla stanza, solo allora Nico si concesse di piangere.
Pianse per tutto. Per Ethan, che l’aveva toccato, senza alcun pudore o esitazione. Per Luke, che come lui aveva perso Bianca, e che lo odiava con tutto il cuore per una cosa che lui stesso non poteva controllare. Pianse per Percy, che non lo amava, e mai l’avrebbe amato. Pianse per tutto quello che gli era successo, per tutto il dolore. Fisico e morale.  Pianse perché era la prima volta che veniva toccato in  quel modo, ed era stato contro la sua volontà. Ed infine, pianse per se’ stesso, perché si disgustava. Perché non era riuscito ad impedirlo, perché non era stato abbastanza forte. Un debole, ecco cos’era.
-Oddio, non vorrei essere al posto di Percy in questo momento.- disse Jason, entrando in camera.
-Voglio dire, Sally a volte…- si interruppe.
Nico stava piangendo.
-Cos’è successo? Nico! Stai bene?-
-Ti sembra che io stia bene? Davvero? Smettetela di credermi! Perché non mi hanno direttamente ucciso? Sarebbe stato più facile!-
 
-Nico, ma che cazzo stai dicendo?-
-Fa così maledettamente male, Jason. Mi sento una schifosa troia.-
-Non sei una troia, te l’avrei detto.-
-Non sei divertente, Jason. Smettila-
-La cosa è davvero grave se non mi trovi divertente.-
-Tu non capisci! Nessuno di voi può capire!-
-Hai ragione Nico, ma posso sempre prendere a calci quei figli di puttana.-
-Basta violenza!.-disse Nico, mettendosi le mani sulle orecchie.
-Nico…ma cosa…-
Il moro urlò, iniziando a divincolarsi dalle lenzuola. Voleva solo andare via di lì e dimenticare tutto. Cercò di strapparsi la flebo, e fu allora che i medici entrarono di corsa, seguiti a ruota da Percy e Sally.
-Cos’è successo?!-urlò Percy, ansimando.
Nico aveva ormai perso il controllo della respirazione. I suoi respiri erano corti e veloci, le mani premute sulle orecchie, come a voler bloccare l’accesso ad una voce che lo chiamava.
“Nessuno ti amerà mai.”
“Percy non ti ama”
“Sally non ti ama. Gli fai solo pena”
“Fai solo schifo”
“Sei un debole”
“Fossi in te mi ucciderei”
“Debole”
“Patetico”
“Debole.”
“Debole”
“Sei debole”
“Non riesci a smettere di piangere, vero?”
“Debole”
-BASTA! BASTA!-
I medici gli iniettarono un calmante, ed un’ infermiera andò a chiedere un consulto psichiatrico. Ma anche da sedato, il viso di Nico era una smorfia di dolore.
-Cos’è successo?-chiese di nuovo Percy, in un sussurro. –Lui…stava bene.-
-Non è mai stato bene, Percy.-disse Jason, buttandosi su una sedia.
-Mi ero illuso…Sapevo che non stava bene, ma speravo che ce la facesse.-disse, osservando il viso di  suo fratello, ora addormentato dai farmaci.
-Mamma, ma perché tutte a lui?-
-Perché è abbastanza forte da sopportarlo.-
-A quanto pare no.-
-Tesoro, i momenti  migliori sono sempre preceduti da quelli peggiori. Stavolta il peggio è stato troppo per lui, ma noi gli staremo accanto. Lo supereremo. Insieme. Come una vera famiglia.-disse la donna, prendendo il figlio tra le braccia.
-Ma noi siamo già una vera famiglia.-
Sally sorrise. –Sì-
--
Quando Nico si svegliò, il giorno dopo, si trovò la mano stretta da quella di Percy, il quale giaceva con il viso addormentato sull’estremità del lenzuolo.  Ma non per questo la stretta era meno decisa. La sua mano era calda, in netto contrasto con la propria, sempre pallida e gelida.
Si ricordò improvvisamente di quello che era successo prima che lo sedassero. Si domandò se Percy lo avesse visto in quello stato. 
Strinse più forte la mano del fratello, arrossendo a quel contatto.
Percy era rimasto con lui. Non era andato da Annabeth.
Forse, infondo, gli voleva bene davvero.
“Ma non ti ama”.
Cercò di scacciare quella stupida voce nella sua testa.
Non ti ama. Non tii aaamaaaa”.
Si stava prendendo gioco di lui. La sua vita era una presa in giro. Ottimo.
Ad un tratto, sentì Percy mugugnare qualcosa nel sonno.
-Nico.-disse, tutto assonnato. –Stai bene?-
-Sì, Percy.-
-Non è vero.-
-Hai ragione.-
-Oh mio Dio, la schiena.-disse, alzandosi dalla scomoda posizione in cui era. –La vecchiaia colpisce anche i più forti.-
-Non avresti dovuto dormire in quel modo.-
-Non volevo lasciarti.-disse, sbadigliando.
“Perché sei così fottutamente diretto?”
Percy si guardò intorno, facendo il punto della situazione. –Ospedale. Tu. Io. Mia figaggine. Jason. Sua non-figaggine. Mamma. Arrabbi—cosa?-
-E sarei io quello che ha bisogno di cure?-disse Nico, alzando un sopracciglio.
Oh Nico, non vuoi proprio parlarne di ieri, vero? Cosa ti passa per la testa?”pensò Percy, mortificato.
-Hey, mamma mi ha fatto controllare-
-A quanto pare non era uno bravo.-
-Chiamami pure Dr Jackson, figliolo-disse Percy, facendo la voce rauca.
-In questo momento ti chiamerei solo idiota. Dr idiota.-
Il più grande ci pensò su. –Uhm, per me va bene-

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
-A proposito di idioti, Jason dov’è?-chiese Nico, togliendosi un ciuffo di capelli dal viso.
Percy scrollò le spalle. –A scuola.-
L’altro piegò la testa di lato. –E tu?-
Il più grande pensò che fosse davvero adorabile con quell’espressione da cucciolo smarrito.
-Non ti avrei lasciato qui da solo! Questi medici sembrano appena usciti da un episodio di Grey’s Anatomy! Non vedono l’ora di aprire e tagliuzzare!-
-E da quando ti vedi Grey’s Anatomy?-
-Beh…da quando fai le gare di fisica ed io restavo a casa da solo…-disse Percy, grattandosi la nuca imbarazzato.
-Potevi venire con me!-
Percy lo guardò come se gli avesse appena chiesto di buttarsi dal ventesimo piano senza paracadute.
-Non essere sciocco.-
Nico incrociò le braccia al petto. –Ma io ci vengo alle tue gare di nuoto!-
L’altro sorrise malizioso. –Ci vieni solo per venire a vedere dei fisici del genere.-disse, indicandosi l’addome.
-Beh…Io…Ecco…Okay. Forse questo è il 60% del motivo. Ma vengo soprattutto per fare il tifo!-
-Oh sì, certo. E poi a fine gara dici sempre la stessa cosa: “Andiamo idiota, se gli esseri umani fossero fatti per nuotare, avremmo le branchie”-
-Ma è vero!-borbottò Nico.
-Allora non dovremmo nemmeno galleggiare, non pensi?-
-In realtà, noi galleggiamo perché abbiamo un alto tasso di…-
-Nico.-lo richiamò Percy, alzando gli occhi al cielo.
-Sì?-
-Non è interessante.-
-Adesso sai una cosa in più rispetto a un attimo fa!-
-Non hai concluso la frase.- osservò Percy.
-E secondo te di chi è la colpa?- sbottò l’altro, portandosi poi una mano alle costole per un dolore improvviso.
-Nico, tutto bene?- chiese il più grande, allarmato.
Nico aspettò un minuto  buono prima di rispondere. Le sue corde vocali erano come paralizzate dal dolore.
-S-sì, tutto bene. Non preoccuparti-
-Disse q               uello che aveva ancora la mano sulle costole. Io vado a chiamare l’infermiera.-
-No!-sbottò Nico, prendendo Percy per l’avanbraccio. –Ti prego.-
Il maggiore sospirò, guardando l’amico con sguardo malinconico.
La mano di Nico era ancora sulle costole, la smorfia di dolore era persistente e dura, come se gli appartenesse da sempre.
Percy  appoggiò la mano sulla sua, stringendola.
-Okay.-disse solamente. –Io non chiamo l’infermiera, ma tu stai tranquillo, moccioso.-
-Ho solo due anni in meno di te, ragazzino.-
-Moccioso.-
-Ragazzino.-
-Moccioso.-
-Ragazzino.-
-Sally!-
I due ragazzi si girarono immediatamente, trovando subito la figura di una donna in piedi, appoggiata allo stipite della porta.
-Ah, finalmente ho attirato la vostra attenzione.-sbuffò la donna, entrando nella stanza.
-Ah, ciao mamma-disse Percy, sorridendole.
-Perché non sei a scuola?-
-Ne avevamo parlato. Jason c’è andato perché sua madre è davvero cattiva. Ma tu no, vero?-
-Sì, come vuoi. Adesso vai a scuola.-
-Ma ho due ore di ritardo!-
Sally lo guardò, impassibile. –Va’  a scuola.-
-Sta per venire un uragano!-
-Va’ a scuola-
-Il terremoto! Nascondiamoci!-
-Va’ a scuola.-
-Oh mio Dio, un incendio! Mettiamo in salvo Nico!-
-Vai.-
-La gamba! La gamba! Penso di essermela rotta!-
-Da fermo?-si intromise Nico, alzando un sopracciglio.
Percy alzò le spalle. –Sono un ragazzo sfortunato.-
Sally fece qualche passo avanti, portandosi le mani ai fianchi. –Perseus Jackson.-
Mi ha chiamato con il nome intero. Sono fottuto”
-Adesso.-scandì la donna, indicando la porta.
-No!-
-Come, scusa?-
Percy si mise le mani davanti al viso. –Ti voglio bene mammina-
-Non usare la carta del ti voglio bene. Devi andare a scuola.-
Il figlio si avvicinò a Nico, sussurrandogli: -Work in progress-
Nico alzò gli occhi al cielo. –Oh certo, Dr Idiota-
--
-Ancora non capisco come l’hai convinta a farti rimanere qui.-
-Sono un ottimo manipolatore, Di Angelo.-
Nico alzò un sopracciglio. –Le hai detto che avresti fatto i piatti per un mese, non è vero?-
-Certo che no…-disse. –Due mesi.-aggiunse, a voce bassa.
-Oh mio Dio, non ci credo.-
-Mia madre è un osso duro.-
Furono interrotti da un’infermiera ,che irruppe nella stanza. –Nico,- disse –E’ arrivato lo psicologo.-
-Oh, bene. Fallo accomodare nella sala d’attesa per l’eternità.-
-Nico…- iniziò Percy.
-Okay, okay. Facciamo per mezzo secolo.-
-Bene, lo faccio accomodare.- disse l’infermiera, uscendo.
-Ma… ma… oh, le infermiere! Tu dici loro una cosa e fanno l’opposto!-  disse esasperato.
-Oh, andiamo. Andrà tutto bene, vedrai.- disse Percy, dolcemente.
Quando Chirone fece il suo ingresso nella stanza, Nico vide l’amico irrigidirsi.
Lo psicologo fissò il ragazzo per qualche istante, un’espressione indecifrabile sul viso, per poi rivolgere lo sguardo verso Nico.
-Ciao, Nico. Sei pronto?-
-Be’, è arrivato il momento di andare.- disse Percy, alzandosi.
-Ciao moccioso.-  disse, scompigliandogli i capelli.
Rivolse lo sguardo all’uomo, facendogli un breve cenno col capo .-Chirone.-
-Perseus.-
Quando il ragazzo uscì dalla porta, Nico non poté fare a meno di chiedere:- Per caso gli ha ucciso il gatto?-
Chirone sorrise amaramente. –La mia unica colpa è stata essere il migliore amico di suo padre.-
Nico capì subito a cosa si riferiva. Percy non parlava mai di suo padre. Aveva tagliato i ponti con qualsiasi cosa o persona che glielo ricordasse anche solo un po’. Il ragazzo una volta si era fatto coraggio e gli aveva chiesto cosa avesse di tanto brutto il padre per essere odiato in quel modo. Percy gli aveva sorriso, e gli aveva detto di non preoccuparsi, che lo odiava non tanto perché lo avesse lasciato solo a cinque anni, o perché avesse abbandonato la mamma. Percy lo odiava perché non aveva mantenuto la parola data. Ma Nico, il cuore di chiedere quale fosse stata la promessa infranta, non l’ aveva mai avuto.
-Uhm, capisco.-
Chirone si riscosse da quelli che probabilmente erano vecchi ricordi e, prendendo posto sulla sedia precedentemente occupata da Percy, iniziò a parlare.
-Bene Nico, come stai?-
-Uh, una meraviglia. Le costole mi bruciano manco stessi andando a fuoco, un labbro che sembra quello di Rocky Balboa dopo un incontro e dei bellissimi lividi all’ultimo grido!-
Lo psicologo sorrise, paziente. –Quello che ti è successo…-
-Oh, lei non lo sa che cosa mi è successo.-
-E allora raccontamelo. A me puoi dirlo.-
Nico si portò una mano al petto. –Aw, gli psicologi. Diventano i tuoi best friends in meno di venti minuti!-
-Ti nascondi sempre dietro queste battute pungenti o è un caso riservato solo a me?-
-Oh no, è il mio incredibile umorismo. Sa, faccio stragi di cuori.- disse, facendogli l’occhiolino.
-Io penso che a te non importi niente di fare stragi di cuori. Anzi, io penso che le ragazze non ti interessino.-
Nico tossì, strozzandosi con la sua stessa saliva. –Si vede così tanto?-
Chirone sorrise. –Ho visto come guardi Percy Jackson. Ed ho visto come lui guarda te. Quel tipo di affetto non finisce mai.-
-Ugh, lui non mi guarda in nessun modo.-
-Davvero? Quando ti muovi, lui ti segue con lo sguardo. Ogni tuo piccolo movimento non gli è indifferente. Ha come il terrore che tu possa cadere da un momento all’altro. E, fidati, vorrebbe essere lui ad afferrarti.-
“Già, come qualsiasi fratello maggiore guarda il suo stupido fratellino.”
-Non siamo qui per parlare dei miei problemi amorosi-
-Già, siamo qui per parlare di quello che ti è successo.-
Nico alzò gli occhi al cielo. –Oh mi hanno picchiato. Oh quanto sono triste. Oh perché, perché?!-
Tacque e guardò Chirone per qualche istante. –Contento?-
-No, Nico. Voglio sapere come ti senti, veramente. Non puoi inventare quello che provi.-
-Accidenti.-sussurrò Nico, punto nel vivo.
-E poi non ti hanno solo picchiato, non è così?-
-Ah no?-
-Non si reagisce così per un paio di pugni e qualche calcio. Tu sei stato colpito dentro.-
-Indovino. E’ così bravo che la pagano..uhm…settanta dollari all’ora.-
Lo psicologo guardò da un’altra parte, imbarazzato.
-Stai deviando il discorso.-
-Ho ragione, non è così?-canticchiò Nico. –Tutte quelle puntate di Sherlock sono servite!-
-Come ti sei sentito quando ti hanno stu…-
-NO!-urlò quasi il ragazzo, ansioso. –Assolutamente no. Non mi hanno stuprato!-
-Oh.-disse Chirone.
Con questo ragazzo la delicatezza non serve a niente, meglio andare dritti al punto.”pensò.
-Allora, come ti sei sentito quando ti hanno tocc...-
-Non lo dica.-ordinò Nico, gelido.-Non si azzardi a dirlo.-
-Ho ragione, non è così?-disse l’uomo, ripetendo quello che aveva detto il ragazzo in precedenza.
-Lei è davvero un figlio di buona donna-disse Nico, a denti stretti.
-Oh, è così. Però ho ragione. Dimmi un po’, ti sei sentito arrabbiato? Frustrato? Impotente?-
Nico sapeva quali erano le intenzioni di Chirone. Lo stava provocando, voleva farlo sfogare, fargli sputare tutta la rabbia che aveva dentro. Ma non avrebbe ceduto. Non poteva batterlo al suo stesso gioco.
-Perché dovrei dirlo ad un estraneo come lei?-
-Ah, allora dillo a Percy.-
Nico tacque.
-Non puoi parlarne con nessuno di loro, non è vero? Non vuoi farli preoccupare, ma questo non è nobile da parte tua, Nico. E’ solo incredibilmente stupido.-
-Ma lei che cosa può saperne? Io me ne vado a casa!- disse, tentando di alzarsi, ma il solito dolore alle costole lo inchiodò al letto.
-Ah, quindi casa Jackson è il tuo concetto di casa?-
-Non c’è nessun altro posto che chiamerei così.-
Chirone sorrise. –Questo è un passo avanti.-
-Come se cambiasse qualcosa.-
L’uomo sospirò. -Nico, tutto questo tuo atteggiamento di nascondere i tuoi sentimenti, di tenere tutto dentro, non ti fa bene. Ti distrugge giorno dopo giorno e dei pezzi di te se ne vanno. Quando non rimarrà più niente di te, e sarai completamente vuoto, credi che gli altri si sentiranno meglio? Devi imparare che esternare i tuoi sentimenti non è simbolo di debolezza, ma di forza.-
Nico stette in silenzio per qualche istante. –Dopo questo bel discorso le daranno cinque dollari in più?-
-Vedo che le mie parole ti hanno colpito.-
-Certo. Erano sotto la voce suicidio di wikipedia?-
-Oh, no. Sai, per diventare psicologo sono dovuto andare all’università. E indovina? C’erano dei libri!-
-Ma non mi dica, sul serio!? Dei libri? Dio, non ne avevo mai sentito parlare!-
--
Sally Jackson e suo figlio erano alla macchinetta delle merendine quando arrivò la telefonata.
-Pronto?- rispose la donna.
Dopo un paio di “Cosa? Dio, dove? No, non preoccuparti vado io” finalmente Sally chiuse la conversazione.
Percy la guardò interrogativo.
-Era la madre di Jason. E’ a lavoro e non può andare a scuola. Jason è in infermeria. A quanto pare ha fatto a pugni con Ethan Nakamura.-
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


ANGOLO AUTRICE: PERDONATEMI PER LA LUNGHEZZA (O CORTEZZA?) DEL CAPITOLO :CC E ANCHE PER NON ESSERCI STATA IN QUESTE ULTIME SETTIMANE. MA IL GRECO ED IL LATINO MI STANNO TENENDO MOLTO IMPEGNATA (LICEO CLASSICO AL ROGO).

Capitolo 10

-Jason Grace! Come hai potuto essere così stupido? Ho dovuto lasciare Percy e Nico in ospedale da soli! E tutto questo perché non sai tenere le mani apposto? Sono sinceramente disgustata!-

Jason si fece piccolo piccolo, per quanto lo permettesse la sua enorme statura. -Ti voglio bene anch'io Sally. Sei come una seconda madre per me, non so come avrei fatto senza di te e…-

-Sally-intervenne Annabeth.

Quando il ragazzo era arrivato a scuola quella mattina, era stato soffocato dalle tante domande dei suoi amici. Dopo aver onestamente risposto, non senza difficoltà, erano tutti andati fuori di testa. Non riuscivano a credere che qualcuno potesse fare una cosa del genere. Perfino Annabeth era stata sul punto di marinare la scuola per andare dall'amico. Ed era tutto dire. 

-Annabeth, lo sai che ti adoro, mio figlio ti ama, io ti amo e tutti ti amano. Ma, davvero, non è il momento.-

-Sally-insistette la ragazza. -Lo ha provocato. Anzi, più che altro è stato Ethan, Luke si è comportato stranamente bene.-

-Non mi importa.-tornò a rivolgersi al biondo. -Li ho denunciati, Jason. Okay? Non sta a te punirli, lo farà la legge. So che quello che hanno fatto è sbagliato e che Dio mi perdoni, se si trovassero nelle mie mani l'inferno gli sembrerà una passeggiata, ma non devi rispondere alle loro provocazioni. Vuoi davvero abbassarti al loro livello?-

Jason sospirò.

Era seduto sul lettino, Annabeth era al suo fianco. Tutti gli altri erano a lezione, e la ragazza era l'unica che poteva permettersi di saltarle. Perché aveva già fatto i compiti per il mese successivo. Non aveva di questi problemi. 

Il biondo aveva le nocche insanguinate, ed un occhio nero. Ma era Ethan quello che stava seriamente male, e Jason ne era molto  orgoglioso. Tutti dicevano che lui rendeva al di sotto delle sue capacità, ma nel darle ad Ethan Nakamura, era stato davvero un maestro.

-Lo so Sally, ma tu non sai come sono andate le cose. Io non volevo picchiarli, ceh ovvio che volessi farlo, ma mi tenevo alla larga!-

-Okay. Hai 5 minuti prima che chiami tua madre e le dica che sei stato espulso.-

-Ma non sono stato espulso!-

La donna fece un sorriso furbo. -Ma lei questo non lo sa.-

Annabeth sorrise. -Uh, è brava.-

FLASHBACK

*Jason aveva portato i suoi amici in cortile. Non c'era nessuno a quell'ora, siccome erano appena le sette e mezza. Ed era un bene che non ci fosse nessuno, visto che le notizie che il biondo aveva comunicato non erano stato prese tanto bene.

-Non posso accettarlo. Perché cazzo non ci avete chiamato?-urlò Leo, fuori di se'. 

Frank lo stava trattenendo per un braccio, per evitare che assalisse Jason. Era piccolo, ma in quel momento sembrava un minuscolo tornado. 

-Leo calmati.-disse Piper, mettendosi davanti a lui, poi si rivolse al biondo. 

-Perché diamine non ci avete chiamato?-lo assalì lei. 

-Ti amo?-disse il biondo, impaurito. 

-Non voglio i tuoi ti amo di Giuda! Dimmelo, Jas.-

-Pip…-

Jason si passò una mano tra i capelli, disperato. 

-Non volevo che vi preoccupaste inutilmente, finché non saremmo stati sicuri di cosa fosse realmente accaduto.-

-E alla fine? Cos'ha Nico?-chiese Frank, non lasciando la presa sul braccio di Leo. 

Il biondo sussurrò le sue condizioni fisiche, fino ad arrivare alla parte cruciale. 

-Ethan…Lui lo ha…Molestato.-

-COSA?-urlò Annabeth. 

Fino a quel momento, la riccia era stata in uno stato di inquieto silenzio. Era talmente scioccata dalla notizia, così devastata. Non aveva un rapporto stretto con Nico, non come ce l'aveva Jason. Lei aveva sempre saputo di essere al secondo posto nella vita di Percy. Prima di tutti e tutto veniva Nico, immaginava che il suo ragazzo stesse soffrendo come un pazzo in quel frangente. E Nico, oh no. Ne aveva passate talmente tante, sembrava che la vita lo stesse mettendo alla prova, che volesse vedere fin dove poteva spingersi la forza umana prima di spaccarsi in due. 

-Oh povero Nico. Oh sta soffrendo come una ragazzina. Oh Ethan gli ha fatto la bua, oh buhuh.-

Quella voce. 

-Nakamura.-lo chiamò il biondo. -Quale tipo di smog  ti porta da noi?-

-Non ci sai fare con l'ironia. Lasciala al tuo amichetto Di Angelo.-disse, facendogli l'occhiolino.

-Ethan.-lo richiamò Luke, alla sua destra. -Sei dalla parte del torto, andiamo via.- 

-Da quando ti fai degli scrupoli?-chiese il moro, guardando l'amico. 

-Da quando si è accorto che sei solo un figlio di puttana!-sbottò Annabeth, spingendo Ethan sul terreno umido. 

Il ragazzo fu colto di sorpresa, si aspettava che qualcuno avrebbe reagito, ma di certo era fin troppo distratto per accorgersene. 

-Tu…stupida puttanella.-disse, alzandosi. -Non te ne frega niente di Nico, non è così? In realtà tu lo odi. Non è vero? Tu lo odi, perché Percy tiene di più a lui che a te. Chi terrebbe a te, Annie? Perché dovrebbero scomodarsi a chiamarti se non in caso di bisogno? Cos'hai tu da offrire?-disse, a bassa voce, in modo da farsi sentire solo da lei. 

Il suo tono era subdolo ed ammaliatore. Alla ragazza scese una lacrima, ma l'asciugò in fretta. Non odiava Nico. Lei lo invidiava, era diverso. 

 Erano altre le cose che odiava. Odiava il sorriso di Percy quando parlava di lui. Odiava il "Devo andare, Sapientona, Nico ha bisogno di me". Odiava il "Stasera non posso fare tardi, ho promesso a Nico che l'avrei portato al cinema". Semplicemente odiava il fatto di essere sempre messa al secondo posto. Ma non odiava Nico. Non avrebbe mai potuto farlo.  

-E tu? Cosa mi dici di te? Non fai altro che sputare crudeltà, il tuo cuore è pieno di odio e furia cieca. Tu non accetti te stesso, perché allora gli altri dovrebbero farlo? A te non ferisce nulla, ma non perché sei forte, o perché sei figo. Ma perché sei morto dentro. Forse le cose però potrebbero cambiare. Inizia ad ammettere che provi disgusto per te stesso, non per gli altri. Ammetti che sei quello che tu stesso prendi in giro. Ammetti di essere gay.-

A quelle parole, Ethan non poté trattenersi. 

Le diede uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo pieno di crudeltà, di parole non dette. Uno schiaffo pieno di disperazione, un bisogno di ferire e respingere.

La ragazza si portò immediatamente una mano alla guancia, sconvolta. Poi sorrise. 

-Sei…-

-Dillo.-ordinò Ethan. 

-Un mostro.-

Il ragazzo fece per darle un altro schiaffo, ma la mano di Jason gli bloccò il braccio. 

-Sai.-gli disse. -Io non capisco se sei davvero così stupido o fai finta. Non puoi fare del male ai miei amici..-disse, prendendogli il polso e torcendoglielo. -Quando una persona non ti uccide di botte, non significa che sei più forte o che ha paura.-continuò, girandogli ancora di più il polso. -Significa che gli fai talmente pena, e che sei talmente ridicolo, che pensa che la tua sola esistenza sia una punizione sufficiente.-

Jason sorrise, cattivo. -Comprendi? Ebbene, visto che ti sei tanto divertito a fare il bullo con una ragazza e con un ragazzo che non aveva nemmeno la possibilità di difendersi, meriti una punizione, cattivo bambino.-gli tirò una ginocchiata nello stomaco. 

Ethan si lasciò sfuggire un gemito di dolore.

-Oh che c'è? Il bambino piange?-

Gli tirò un pugno in pieno viso, facendolo cadere indietro. 

-Oh no, non mi dire che sei già stanco. Ma io ho appena iniziato, così non mi diverto. Dai, tirati su.-

Lo prese per la maglietta e lo tirò su.

A quel punto Luke si fece avanti. - Jason. Capisco che tu sia arrabbiato, che tutti voi siate arrabbiati. E capisco di essere stato uno stronzo. Ed Ethan…Beh, lui è sempre uno stronzo. Quello che abbiamo fatto è orribile, e me ne sono pentito. Se io non l'avessi mantenuto fermo, non sarebbe successo tutto questo, non a questo livello, perlomeno. Quindi, per favore, se volete spaccarmi la faccia va bene, ma non toccate Ethan. Lui è un bastardo masochista, non smetterà mai di provocarvi.-

-Lurido stronzo.-sputò Ethan, sorridendo. -Bianca sarebbe orgogliosa di te. Probabilmente però non ti perdonerebbe mai:hai picchiato il suo fratellino. Sai, è fortunata ad essere morta, almeno non vede la bestia che sei diventato.-

Luke impallidì. -Sei solo un lurido verme schifoso. Io me ne vado, non so come abbia potuto anche solo pensare che tu avessi una possibilità di essere salvato dallo schifo che porti dentro. Sai, appena un minuto fa mi sarebbe importato se Jason ti avesse spaccato la faccia, ma adesso spero che lo faccia.-

-Pensi che dopo tutto quello che hai fatto, potremmo perdonarti?-urlò Piper. Era vicino ad Annabeth, e le cingeva la spalla con un braccio, nel tentativo di calmarla.

-Non ho mai chiesto il vostro perdono.-disse Luke, allontanandosi. 

-Non osare voltarmi le spalle, Castellan! Non osare!-urlò Ethan, ancora bloccato da Jason. 

-'Fanculo.-gli rispose l'altro, uscendo di scena. 

-Anche il tuo amichetto ti ha voltato le spalle. Sai, penso che la consapevolezza di essere ormai rimasto solo e che tutto il mondo ti odi, sia un castigo sufficiente, almeno per ora.-disse Jason, lasciandolo andare.

Prese la mano di Piper e, seguito dai suoi amici, si allontanò. 

Ma quando stavano per entrare nell'edificio scolastico, Ethan afferrò il braccio del biondo e, con tutta la forza che aveva in corpo, gli diede un pugno sull'occhio. 

Piper lanciò un urlo, sorpresa. 

Leo ridacchiò. -Oh amico, sul serio? Sai chi fa questo? I codardi.-disse, dandogli un calcio sul ginocchio. 

Ethan gemette di dolore, piegandosi. 

-Sono in grado di costruire una macchina in grado di far evaporare ogni tua singola inutile particella. Non provocarmi.-

--

-Se davvero sei intervenuto per difendere Annabeth, perché lei non ha nessun segno?- chiese Sally, scettica.

Annabeth mostrò un tubetto di fondotinta. -Me l'ha dato Piper- spiegò. 

-Ti fa male?- chiese preoccupata la donna.

-Oh, sì. Io sto benissimo. Grazie, Sally.- borbottò Jason.

Sally lo fulminò con sguardo. -Tu non meriti la mia compassione.- 

-Sally,- la richiamò la riccia -Non dirlo a Percy.- 

La donna si limitò ad annuire. 

--

-Trovo che sia stata una seduta illuminante, non trovi?- disse Chirone, alzandosi dalla sedia.

-Hai parlato tutto il tempo tu. Devi essere una persona molto egocentrica.-

-Tu non mi hai mai interrotto.-

-Questo non vuol dire che mi interessasse.-

- Sono contento che ti sia piaciuta la seduta. Perché avremo modo di farne molte altre, Nico.-

-Cosa? Non potresti limitarti a prendere i tuoi 70 dollari e a dire a i tuoi superiori che diventerò un bambino vero e farla finita?-

Chirone sorrise. - Purtroppo questo non è possibile, Nico.-

Nico lo guardò dritto negli occhi. -Okay, so che non dovrei giocare questa carta, ma…- prese fiato - PERCY!-chiamò a gran voce.

Il ragazzo apparve sulla soglia un paio di secondi dopo, con una brioche in bocca.

-Presente!-

Chirone sorrise. Percy era uguale al padre. Stesse espressioni, stessi movimenti, ed ora, perfino gli stessi modi di esprimersi. Gli fece una tenerezza infinita. 

-Codesto druido  ha appena detto che necessito di altre sedute! Ma non capisci? Non mi taglierò le vene, non mi impiccherò e non prenderò pillole. Sto bene. Al massimo potrei ammazzare te.-

L'altro piegò la testa di lato. -Che ti ho fatto?-

Nico storse la bocca. -Niente, penso solo che sarebbe divertente.- 

Percy fissò l'amico, e, scrollando le spalle, rivolse la sua attenzione a Chirone. 

-Davvero? Per quanto tempo? Lui non può muoversi.-

-Tempo indeterminato. E verrò io da voi.-

Il ragazzo sgranò gli occhi. -Cosa? No.-

-Percy, lo faccio per Nico. Pensi che mi diverta?-

-Il meglio che potresti fare per Nico, è stargli alla larga. Gli diresti solo bugie, su bugie, su bugie.-

Chirone sospirò. -Ancora con quella storia?-

Percy digrignò i denti. -Tu sai dov'è andato.-

-No, Percy. Non lo so.-

-Bugiardo! Tu…-

-Perce-lo richiamò Nico. -Non farlo.-

-Cosa?-

-Lo sai. Non farlo. Non dire qualcosa di cui potresti pentirti.-

L'amico lo fissò a lungo, sospirando. 

-Va bene.-guardò lo psicologo. -Ci sono delle regole:non mi parlerai, non parlerai a mia madre, non toccherai niente, e quando avrai finito la seduta, andrai via, e quando tutta questa storia sarà finita, ti dimenticherai di noi.-

Nico fu sorpreso dalla durezza che il suo migliore amico aveva messo in quelle parole. Non pensava che fosse capace di sputare così tanto veleno. Quello non era il suo Perce. Quello era un ragazzo divorato dalla mancanza del padre, dal rancore. 

-Va bene.-rispose Chirone, non senza un velo di tristezza. Fece un rapido cenno a Nico, e poi uscì dalla stanza. 

-Perce.-disse Nico, titubante. 

-Uhm?-

-Non pensi di aver esagerato?-

-Nico.-

-Sì?-

-Sta' zitto, ti prego.-gli rispose Percy, a mo' di supplica.

-Okay.-borbottò Nico, ferito.

Calò il silenzio. 

I minuti passavano, e quel silenzio stava diventando davvero imbarazzante. 

Nico non sapeva se doveva parlare, o se doveva continuare a stare zitto. Non voleva far arrabbiare Percy, e non voleva nemmeno rattristarlo chiedendogli qualcosa sul padre.

"Percy sa sempre cosa dire"

-Scusa Nico.-

L'altro sussultò. Cosa davvero controproducente, visto che le costole gli bruciavano ancora da morire. 

-Per cosa?-

-Per essermi comportato da stronzo. Ma sai, papà…Io so che se n'è andato per un motivo. E so anche che Chirone lo sa. Era il suo migliore amico. Mio padre mi aveva promesso di restare, capisci? E non l'ha fatto. E quando sono andato da quel pezzo di stronzo per una straccio di spiegazione, mi ha mentito spudoratamente. La vedevo sai? La compassione nei suoi occhi. Chirone sapeva. Chirone SA. Ma non vuole dirmelo. E…non so perché.-

Nico non sapeva cosa fare. Percy era in lacrime, gli aveva rivelato qualcosa di importante ed è come se lo sforzo lo avesse svuotato. 

L'amico era sulla sedia, proprio accanto a lui, e Nico non poteva far altro che pensare a quanto fosse bello, anche in lacrime. 

Voleva solo farlo stare meglio, fare qualcosa per alleviargli il dolore, fargli capire che non era solo. 

Nico era una persona molto calcolatrice. La sua vita era tutta fatta di numeri, pensava sempre dieci volte ad una cosa prima di farla. Ma quella volta non fu così. Non pensò a niente. Si allungò fino a raggiungere Percy e, con dolcezza, appoggiò le labbra sulle sue. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Percy non capì subito cosa stesse succedendo, un attimo prima pensava che Nico gli stesse per dare uno schiaffo per costringerlo a reagire. Ma non si aspettava questo. 

Nico lo stava baciando. Okay. Cazzo, lo stava baciando!

Mise velocemente una mano sul petto dell'amico, spingendolo via, scioccato.

-Nico! Ma cosa cazzo fai?-esclamò Percy, guardandolo con occhi sgranati. 

Se possibile Nico impallidì ancora di più.

Tutti quegli anni passati a fingere, a fare finta di niente. Tutti quei muri, quelle barriere che aveva eretto per tenere lontano il suo amore. Tutto era crollato in un minuto. 

-Percy…io…io…-cercò di spiegare. 

L'altro si alzò velocemente dalla sedia su cui era seduto. -Forse è meglio se vad…-

-No!-sbottò Nico, prendendolo per la manica. -Percy…Non è quello che pensi!-

Percy scoppiò in una risata isterica. -Ah no? Nico tu mi hai appena baciato! Io ho Annabeth, tu sei mio fratello. Non potrà mai esserci niente tra di noi!-sbottò, mettendosi una mano nei capelli corvini.

Il più piccolo perse un battito.Non che si aspettasse qualcosa di diverso, non si aspettava che l'avrebbe ricambiato. Diamine, allora perché c'era rimasto così male? Perché sembrava che avesse il petto in fiamme?

Sospirò, l'unica cosa che poteva fare in questo momento era fingere, e sperare che Percy fosse davvero così stupido ed ingenuo da crederci. 

Mise su la miglior espressione strafottente che aveva. -Perseus-disse, con aria annoiata. -Ma devo proprio spiegarti tutto?-

L'amico, che fino a quel momento sembrava nel bel mezzo di un vero attacco psicotico, si fermò, rivolgendo lo sguardo verso di lui. -Eh?-chiese, piegando la testa di lato.

"Sì Perseus ma se fai così ti bacio di nuovo"pensò Nico, irritato dall'espressione adorabile che il suo migliore amico aveva assunto. 

-Io non provo niente per te, Perce.-disse Nico, sentendo il primo crack. -Ti ho baciato perché volevo tirarti su di morale. E pensavo che ne avremmo riso insieme. Mia madre faceva sempre così quando ero piccolo. Te lo ripeto: io non provo niente per te. Almeno non in quel senso.-secondo crack. 

-Oh.-disse semplicemente Percy. 

Il più grande non sapeva come sentirsi. Da un lato era sollevato, ma che cos'era quella strana sensazione che sentiva all'altezza dello stomaco? Quasi come…una sorta di delusione. Scrollò le spalle, decidendo di lasciar perdere. Non era un bacio. Nico non provava niente per lui, il loro rapporto non sarebbe cambiato. E questo gli andava più che bene.

-E comunque-riprese Nico, con tono impassibile. -Non sei un granché come baciatore.-

Percy assunse un'espressione offesa. -Scusami se ero un po' sconvolto!-

-Oh certo. I grandi baciatori si vedono nei momenti più inaspettati!-disse il piccolo, con fare solenne. 

-Allora la prossima volta sarò io a coglierti di sorpresa.-esclamò il più grande, con un ghigno. 

-Non ci sarà una prossima volta.-sussurrò, tanto che per fortuna Percy non lo sentì. 

Furono interrotti dallo squillare del telefono di quest'ultimo. 

-Uh, è mamma, vado un attimo fuori.- disse, dopo aver visto il numero sul display, uscendo dalla porta.

Dopo che aver sentito la porta chiudersi, Nico buttò fuori l'aria che aveva trattenuto fin a quel momento. E, accasciandosi sui cuscini, iniziò a piangere.

Percy Jackson gli aveva appena spezzato il cuore.

 

--

 

Quando i suoi amici arrivarono, Percy stava ancora parlando con la madre che, dopo aver fatto la ramanzina a Jason, era tornata a casa per prendere il ricambio a Nico, il quale sarebbe rimasto un'altra notte in ospedale. 

-Perché non ce lo hai detto?- urlò Leo, andandogli addosso. 

Percy fece cadere il telefono, troppo occupato a schivare i pugni di Leo.

-Sto cercando di parlare a telefono ,Leo Valdez, e che caspio!- sbottò, irritato. Prese il telefono per terra e, dopo aver salutato brevemente sua madre, si rivolse ai suoi amici.

-Leo, smettila!-urlò, spingendo via l'amico che stava per dargli un morso sulla spalla.

Piper prese Leo per un braccio, facendolo indietreggiare. Poi si voltò verso Percy. -Perché non ce lo hai detto?- urlò cercando di addentargli il collo.

-Vai così Miss mondo!- la incoraggiò il riccio da dietro.

-Ma siete dei caspio di cannibali!- disse Percy, spingendo via Piper. 

Annabeth ridacchiò e gli andò vicino, cingendogli il collo con le braccia. Gli diede un leggero bacio sulle labbra, accarezzandogli il collo. 

Percy sorrise, abbracciando la sua ragazza, sentendo di nuovo quella strana sensazione allo stomaco.

-Perché non ce lo hai detto?-  sbottò all'improvviso, dandogli un pizzico sul fianco.

Il ragazzo trasalì. -Voi vi siete tutti coalizzati contro di me! Anche tu Frank?- disse guardando l'amico.

Frank abbassò lo sguardo, colpevole.

-Oh no, anche tu! Credevo che fossi mio amico!- disse con fare melodrammatico, portandosi una mano al petto. -Non solo la mia ragazza mi tratta come una puttana, ma adesso anche tu! Avevamo dei progetti! Volevamo dillo ad Hazel e ad Annabeth quando sarebbe stato il momento giusto! E adesso tu che fai? Mi tradisci così? Dopo tutto quello che avevamo costruito! Dopo tutte le merendine che ti ho passato!-sbottò. 

Si sentì subito addosso lo sguardo di tutti. 

-Percy, amore.-disse Annabeth, sinceramente preoccupata. -E' successo qualcosa?-

-Ma chi, a me?-disse, con una risatina nervosa.

-Sì, Perce…Voglio dire Percy.-stentò Piper. Tutti sapevano che solo Nico aveva il diritto di chiamarlo Perce. Nemmeno Annabeth poteva farlo. Solo Nico. 

-E' successo qualcosa a Nico?-chiese Leo, titubante. 

Il ragazzo impallidì. Di certo non poteva dire loro del bacio. Nico gli aveva spiegato di non provare niente per lui, ma l'aveva pur sempre baciato. Era troppo strano, troppo inverosimile. E quel ricordo era solo suo, ne era geloso e non voleva condividerlo con altri. 

-Mi sono solo spaventato.-disse Percy. Dopotutto non stava mentendo. 

-Lo immagino.-sbuffò Frank. -Tu e Nico sembrate gemelli siamesi.-

-Entrate, idioti.-ordinò Percy, indicando la camera di Nico. 

Tutti si avviarono, ma lui trattenne Annabeth per un braccio. 

-Jason dov'è?-

-Ha picchiato a sangue Ethan, quindi è in punizione. L'hanno sospeso per un paio di giorni, ma non espulso, per fortuna.-

-Oh, allora gli ha fatto male.-disse il ragazzo, ghignando. 

Annabeth fece un piccolo sorriso. -Già.-

-Quanto tempo vuoi continuare a mentirmi, Annie?-

La riccia rabbrividì, sentendo il soprannome con cui l'aveva chiamata Ethan. 

-L'ho notato che hai una chiazza scura, lì, sulla guancia. Tu non ti trucchi mai, Annabeth. Cosa stai cercando di nascondere?-disse, mettendole una mano sulla guancia, accarezzandole dolcemente il viso.

"Proprio ora dovevi diventare Sherlock Holmes, testa d'alghe? Accidenti."pensò Annabeth. 

Quando il ragazzo ebbe tolto con la mano la maggior parte del trucco, vide una macchia violacea. 

-Chi è stato?-sputò, furioso. 

-Percy…-

-No. Mi hai mentito, porca puttana! E' stato quel bastardo, non è così?-

La bionda rimase in silenzio. 

-Non è così?-ripeté, alzando la voce. 

Annabeth non parlò.

-Mi hai mentito. Hai provato a nasconderlo. Ed ora non vuoi nemmeno rispondermi. Perché diamine l'hai fatto? Lui ti ha picchiata, cazzo!-sbottò, dando un pugno al muro ed uscendo dall'ospedale. 

Alla riccia sfuggì una lacrima, ma non lo seguì. Non stavolta. 

Dopo un po', un dottore le si avvicinò, attirato da quei rumori. 

-Signorina, tutto bene? Perché quel ragazzo se n'è andato così all'improvviso?-le chiese, apprensivo. 

Annabeth stava per rispondergli, ma poi il dottore notò il livido. 

-E' stato lui a farle…-

-No! Assolutamente no, lui è solo arrabbiato…-

-Guardi che non deve giustificarlo, anche se è arrabbiato non deve picchi…-

-No!-lo interruppe di nuovo. -E' arrabbiato perché mi hanno picchiata! Lui non mi ha fatto niente. Lui non potrebbe mai farmi niente.-disse, nostalgica, girandosi verso il corridoio dal quale Percy era corso via. 

---

Nico fu piacevolmente sorpreso di vedere entrare i suoi amici nella stanza. 

-Good Morning Vietnaaaaaaaam-sbottò Leo, entrando nella stanza. 

-Valdez, non sei in un episodio di Supernatural, risparmiati.-disse Nico, ridacchiando leggermente. 

-Sono Batman!-urlò ancora il riccio. 

-Oh sì lo sei.-concordò Piper, assecondandolo. -Adesso smettila di fare l'idiota.- 

-Io non penso che si possa smettere di fare ciò che si è.-disse tranquillamente Frank. 

-Questo era alquanto offensivo. Mi piace!-esclamò, ridendo. 

-Dove sono gli amici che ti chiedono come stai, quando hai delle costole incrinate?-sospirò Nico. 

-Ma noi siamo degli amici migliori di così!-disse Piper. 

-Ti romperemo le scatole per sembre!-disse Leo, euforico. 

-Per sempre?-domandò Nico, turbato. 

-Sempre.-ammise Frank, con sguardo rassegnato. 

--

Mentre Piper cercava di convincere Nico a farsi mettere lo smalto, che a detta sua, "si intonava perfettamente con i suoi occhi", sentirono delle urla. 

Anzi, un urlo. Quello di Percy. 

"Mi hai mentito!"

"Come hai potuto?"

E poi un rumore tremendo, come di qualcosa che si spaccava. 

-Ed io che pensavo che stessero facendo cose piccanti!-fischiò Leo.

Piper lo ignorò, correndo fuori per vedere cosa stesse succedendo. 

Ritornò un paio di minuti dopo, con un'Annabeth sconvolta tra le braccia. 

-Cos'è successo?-domandò Nico, scioccato. 

-Gli ho mentito. Non gliel'ho detto. Era furioso… Ed è andato via!-

Nico era confuso. -Ma di che cosa stai parlando?-

-E' stato Ethan a farmi questo.-disse, indicandosi la guancia. 

Il ragazzo trasalì, sentendo quel nome. Il suo corpo fu scosso da dei brividi orrendi, ma si sforzò di parlare. 

-Quindi tu pensi…-

-Sì. Percy è andato da Ethan Nakamura.-

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Percy non perse nemmeno un attimo. Si fiondò nel parcheggio dell'ospedale, aprendo di tutta fretta la sua auto. 

Era così arrabbiato. Lui odiava le bugie. Le odiava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tutti gli avevano mentito. Annabeth, i suoi amici, perfino sua madre. Come suo padre.

Ci vollero una ventina di minuti prima che arrivasse di fronte all'edificio scolastico. 

Sapeva che Ethan era in infermeria. E ci sarebbe rimasto per un bel po'. A questo pensiero Percy non poté fare a meno di piegare le labbra in un sorrisetto compiaciuto. 

Scese dalla sua macchina, ignorando la voce di Nico nella sua testa che gli ripeteva che stava sbagliando. 

Arrivato nell'androne notò sua madre, che stava seduta fuori dall'infermeria, probabilmente in attesa della madre di Jason. 

A Percy non importava, non sarebbe stata di certo sua madre a fermarlo. Si avviò con passo deciso, ma Sally Jackson non era tanto facile da ignorare. 

-Conosco quello sguardo, Perseus. E' lo stesso sguardo che avevi quando hai scoperto che se n'era andato.-disse, in tono pacato, non muovendosi dalla sedia su cui era. 

Il ragazzo capì all'istante di chi parlasse. -Non nominarlo nemmeno.- 

-Hai quella luce, che non appartiene ai tuoi occhi, bambino mio. Sai che è un errore, Percy. Hai il fuoco dentro, non permettergli di bruciarti vivo. Tu non sei così. Tu sei quel bambino di cinque anni che prima di andare a dormire veniva in camera mia a controllare che non ci fossero mostri. E poi, tutto soddisfatto, mi dicevi: "Mamma, è tutto okay. Ho controllato benissimo, hanno troppa paura di me per uscire! Non ti faranno del male". Quando invece avrei dovuto essere io quella che scacciava i mostri dalla tua stanza-disse la donna, in tono amaro. 

-Non ho più cinque anni. Tu mi hai mentito.-disse, secco.

Sally si alzò dalla sedia, andando di fronte a suo figlio. Perseus la superava in altezza di una ventina di centimetri. Percy era sempre stato alto, aveva preso tutto dal padre. Bello, alto e forte. 

-Cosa stai dicendo?-chiese, confusa. 

-Annabeth. Lo sapevi, vero?-

La donna chiuse gli occhi, sospirando. -Non te l'ho detto perché non spettava a me dirlo. E se lei non te l'ha detto, Percy, c'è un motivo. Guardati:sei venuto qui per picchiare una persona, e questo già è grave, ma una persona che non è in grado di difendersi, Perce?-

Il ragazzo sussultò. Solo Nico lo chiamava così. Sally l'aveva fatto apposta. 

-Non m'importa della mia promessa.-

-Mio figlio non è un ipocrita. E mio figlio non infrange le promesse. Il mio bambino non picchierebbe mai una persona. Se vuoi, vai. Ma sappi che, in questo momento, e forse anche dopo, tu non sei mio figlio.-disse la donna, una lacrima solitaria che le scendeva dall'occhio sinistro.  

Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso. L'ultima volta che aveva visto sua madre piangere, era stato il mattino in cui si era svegliato ed aveva scoperto che suo padre era andato via.

Aveva odiato suo padre con tutto se' stesso, non solo per avergli mentito, ma anche perché nessuno, nessuno,poteva far piangere sua madre. 

Ed adesso la causa di quella lacrima era lui. Si sentì così stupido, così…cattivo. La rabbia che prima aveva preso possesso del suo corpo, iniettandogli adrenalina, scemò di colpo. 

Le sue spalle si rilassarono, ed il suo viso si addolcì. 

-Mamma…scusami.-sussurrò.

Sally guardò Percy negli occhi, la rabbia era scomparsa. 

Sorrise, abbracciandolo. Percy si abbassò un po', in modo da poter mettere la testa sulla spalla della madre. 

Quando si staccarono, Sally prese tra le dita il mento del ragazzo. 

-Questo è il mio bambino. Sei bellissimo, piccolo mio. Diventerai un grande uomo-

-Mi dispiace di non aver più controllato se sotto al letto ci fossero dei mostri. Rimedierò.-disse, sorridendo. 

---

Percy e Sally, dopo aver aspettato la madre di Jason, andarono in ospedale. 

Mentre la donna firmava dei documenti per la dimissione anticipata di Nico, il ragazzo andò nella stanza di quest'ultimo.

Quando aprì la porta, trovò una situazione alquanto strana. 

Leo e Piper che bisticciavano dicendo cose come "Non faremo mai in tempo", oppure "Ti dico che Percy mi darà un gancio destro". 

Annabeth e Nico che dicevano cose come "Ma tanto c'è Sally" oppure "Avrei dovuto seguirlo".

E poi c'era Frank, che guardava la scena allibito quanto lui. 

Fece un colpo di tosse per segnalare la propria presenza. 

Tutti i presenti si voltarono verso di lui con occhi sgranati. La prima a correrle incontro fu Annabeth, che gli buttò le braccia al collo. 

Percy la strinse a se', accarezzandole i capelli. -Non gli ho fatto niente.-la rassicurò. -E' tutto okay, Annie.-

---

Nico era davvero contento che Percy non avesse picchiato Ethan, alla fine.Certo, era meno contento dell'accoglienza che Annabeth gli aveva riservato, ma in fin dei conti era il suo ragazzo. 

Nico avrebbe tanto voluto che quel bacio gli avesse fatto capire qualcosa, che magari gli avesse fatto pensare al loro rapporto. Invece non era cambiato nulla. Percy amava Annabeth, lo dimostrava ogni secondo, e lui non poteva farci niente. Non poteva impedirgli egoisticamente di essere felice. 

Gli sarebbe passata prima o poi, non si resta innamorati della stessa persona per tutta la vita. O almeno così sperava. 

Perché davvero, Nico non ce la faceva più. 

-Percy, perché alla fine hai cambiato idea?-chiese Leo. 

Il ragazzo si staccò dall'abbraccio di Annabeth, guardando Nico. 

-Ho fatto una promessa ad una persona, una volta. Le ho promesso che non avrei fatto soffrire più del necessario un fottuto moccioso che di dolore ne aveva già avuto abbastanza.-disse, in tono pacato. 

Nico abbassò lo sguardo, sentendo una sensazione di calore in tutto il corpo. 

-Annabeth, posso parlarti un momento?-domandò Percy, ad un certo punto

La ragazza annuì in risposta.

"Staranno andando a sbaciucchiarsi"pensò il più piccolo, acido.

--

-Senti.-iniziò il ragazzo. -Io ho capito le tue ragioni. Ma mi prometti che non ci saranno mai più segreti tra di noi? Niente più bugie. Oppure per me finisce qui.-

La bionda sorrise. -Come potrei dirti di no? Mi piace troppo quando fai il duro, testa d'alghe.-

Annabeth cinse il collo di Percy con le braccia, per poi baciarlo. 

Le labbra della ragazza erano calde, al contrario di quelle Nico, e sapevano di lucidalabbra alla fragola. 

"Non è stato un bacio. Solo un contatto di pochi secondi. Auch, perché ci sto pensando?"pensò Percy.

 "Eppure…No! Non è stato niente."

Inconsapevolmente, però, quel contatto era piaciuto molto al ragazzo, anche se non l'avrebbe mai ammesso a se' stesso.  Perché lui amava Annabeth. L'aveva sempre amata. Perché avrebbe dovuto smettere così da un giorno all'altro? Lui doveva amare Annabeth, era una cosa così ovvia.

[…]

---

Dopo che tutti se ne furono andati, Sally entrò nella camera, rivelando a Nico che sarebbe uscito il giorno stesso. 

-Veramente?-gli occhi del ragazzo brillarono.

-Stai parlando di Sally Jackson, moccioso. Lei può tutto!-esclamò Percy, facendo ridacchiare il più piccolo.

La donna si sistemò i capelli. -Modestamente.-disse, con finto fare altezzoso. 

Sally portò la borsa di Nico in macchina, mentre Percy aiutava quest'ultimo ad alzarsi. 

-Perce…Non penso che sia una buona idea.-disse Nico, in tono terrorizzato. 

-Farò piano.-assicurò il più grande. 

L'amico fece un sorrisetto nervoso. -Non credo che cambi molto.-

-Vuoi rimanere qui?-

-Che aspetti? Andiamo!-si affrettò a dire il ferito. 

Percy sospirò, avvicinandosi a lui per prenderlo in braccio. 

-Woah, woah, che stai facendo?-chiese Nico, allarmato. 

-Ti prendo in braccio?-

-Assolutamente no, Perce. Ce la faccio.-

Percy fece una risatina falsa. -Sì come no.-

-Indurisci gli addominali. Così non ti pieghi su te stesso e non fa tanto male.-spiegò il ragazzo più grande. 

-Se lo faccio fa male!-

-Farà male di più se non lo fai.-

Nico sbuffò, e fece come gli era stato ordinato, suo malgrado.

Il più grande lo prese delicatamente tra le braccia, cercando in tutti i modi di non fargli male. 

L'amico gemette di dolore, respirando velocemente, cercando di non urlare. 

-Mi dispiace tanto. Sto veramente cercando di essere delicato.-disse Percy, in tono rammaricato.

Lo mise sulla sedia a rotelle, siccome il protocollo dell'ospedale prevedeva questo.

Nico cercò di nascondere il dolore meglio che poteva, ma Percy se ne accorse comunque. Ed avrebbe voluto strozzare Ethan Nakamura per quello che aveva fatto al suo Nico.

Una volta arrivati all'auto, il più grande prese di nuovo l'amico tra le braccia, cercando di ignorare i suoi lamenti, che gli spezzavano il cuore. 

Lo fece stendere sui sedili posteriori e, mentre la mamma andava a restituire la sedia a rotelle, Percy fece il giro dell'auto, entrando dalla portiera opposta, e, dopo che si fu seduto, prese la testa di Nico e se l'appoggiò sulle gambe magre. 

Durante il viaggio di ritorno, la strada piena di buche non fu certo d'aiuto. Ogni volta il più piccolo sussultava, e l'altro iniziò ad accarezzargli i capelli corvini per rassicurarlo. 

-Mi sento un caspio di gatto.-borbottò Nico ad un tratto. 

Percy sorrise.

--

Se Nico pensava di aver toccato l'apice del dolore, non aveva tenuto conto delle scale. 

Vivevano al secondo piano, ed il ferito aveva vietato categoricamente a Percy di prenderlo in braccio. Dopo la prima rampa di scale,però, il più grande non ce la fece più a vedere l'amico con quello sguardo intriso di dolore. Gli andò vicino e, dopo avergli fatto appoggiare la testa sul suo petto, lo alzò da terra. 

Nico era leggerissimo, ma fu comunque faticoso salire fino al secondo piano con lui in braccio stando attento a non fargli male.

--

[…]Nico si sentiva decisamente meglio ora che aveva preso una buona dose di antidolorifici ed era sul suo amato letto. 

-Hey moccioso.-lo salutò Percy, entrando nella stanza.

Il ragazzo accennò un sorriso. -Perce.-lo chiamò. 

-Sì?-

-Non riesco a dormire. Mi racconti una storia?-

Il più grande sgranò gli occhi, guardandolo. -Ma che hai, cinque anni? E poi con tutti gli anestetici che hai preso, dovresti essere nel mondo dei sogni.-lo canzonò Percy, ridacchiando. 

Nico non voleva dirgli che non riusciva a dormire perché la sua mente finiva sempre per naufragare, ed arrivare alla stessa identica meta:il bacio. 

-Raccontami una storia.-insistette.

Percy sospirò, sgattaiolando nel letto, stendendosi accanto a lui.

Il più piccolo era annebbiato dagli antidolorifici. -Mi piaceva quando mi accarezzavi i capelli Perce.-ammise.

-Okay, tu sei drogato.-sghignazzò il più grande, prendendo ad accarezzargli la chioma corvina. 

-C'era la storia del mio omonimo, Perseo, che mi raccontava sempre mio padre prima di andare a dormire. Non importava che la sapessi a memoria, ogni notte volevo ascoltarla di nuovo.-ammise Percy, nostalgico. -Ero così affascinato dalle grandi gesta dell'eroe, e mio padre non faceva che ripetermi che io sarei diventato ancora più coraggioso e forte. Mi sentivo così fiero, quelle volte. Era un ricordo così prezioso che non volevo condividerlo con nessuno. Ma adesso lo regalo a te, Nico.-disse. 

E così iniziò a raccontare. 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

La prima cosa che Nico sentì quando si svegliò, fu una fastidiosa sensazione di calore eccessivo. Voltò il capo, e vide Percy che dormiva sulla sua spalla, con le gambe attorcigliate alla sue. Non si ricordava molto della sera prima, solo un nome: Perseo. Non sapeva collegarlo a nulla, tranne a Percy, certo, ma cosa c'entrava lui con quell'eroe mitologico?

Vide la bottiglietta d'acqua che usava per mandare giù le pillole per il dolore, e fece un sorrisetto maligno. La mente lo riportò a dodici anni prima, quando lui ed il migliore amico facevano collassare le maestre con i loro scherzi geniali. Sorrise nostalgico. 

Prese la bottiglietta d'acqua, svuotando il contenuto sui capelli corvini dell'amico. 

Percy si alzò di scatto, agitandosi e cadendo dal letto.  -MA CHE CAZZO!-esclamò. 

Nico scoppiò a ridere, gli facevano davvero male le costole, ma non riusciva proprio a smettere. 

-Tu!.-disse l'amico, alzandosi ed indicandolo. -Tu, brutto nanetto! Come hai osato?-sbottò. 

Il più piccolo per tutta risposta rise ancora più forte. -Era solo uno scherzetto innocuo!.-protestò lui, con aria innocente. 

Percy alzò un sopracciglio. -Oh sì, e tu che ne dici se io, per scherzo, ti rompessi una gamba e poi, per renderlo ancora più divertente, ti rompessi anche l'altra?-

Nico mise il broncio. -Mi faresti tanto male.- 

-Non fare quella faccia da cucciolo ferito, moccioso.-lo riprese Percy, guardandolo male. 

Il più piccolo non smise di fare quella faccia, anzi, gonfiò anche le guance. 

Il più grande alzò gli occhi al cielo. -Almeno mi dici perché l'hai fatto?-

Non poteva di certo dirgli "Perché mi andava", così Nico decise di dire: -Perché ti sei infilato nel mio letto senza permesso.-

Percy aprì la bocca, poi la richiuse. -Ma sei stato tu a chiedermelo!-

-Non abbiamo fatto sesso, vero?-scherzò il più piccolo. 

L'altro perse il sorriso. -Non…ricordi niente di ieri sera?- 

Nico era  allarmato. -Abbiamo davvero fatto sesso?!-sbottò. 

-No!-esclamò Percy. -Certo che no. Ma come ti viene in mente?- disse, abbassando lo sguardo, con un'espressione indecifrabile sul viso.

"Ma come ti viene in mente…"

-Comunque.-aggiunse. -Non è successo niente, ti ho solo raccontato qualche sciocchezza per farti addormentare. Anche se eri piuttosto strafatto di antidolorifici ed hai provato ad attentare alla mia virtù-

"Ti ho solo raccontato uno dei ricordi più importanti della mia vita, ma certo, continua ad avere l'amnesia, prego. Già che ci sei, prendimi anche a calci"pensò Percy.

Nico stava per dire che Percy era tutto tranne che virtuoso, ma in quel momento entrò Sally Jackson.

-Buongiorno bambini. Ah, vedo che siete già svegli.-si fermò un attimo. -Percy, perché hai i capelli bagnati?-

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, nel vano tentativo di sistemarli, poi scoccò un'occhiata gelida a Nico. -Indovina di chi è la colpa?-

La donna sorrise intenerita. -Oh, ma che cosa adorabile. -

-Solo perché è ferito, non significa che tutto quello che fa è adorabile!-protestò Percy, incrociando le braccia al petto.

Sally gli scompigliò i capelli, sorridendo. -Sembri un piccolo cucciolo bagnato.-

Il ragazzo scostò con dolcezza la mano della madre dai propri capelli. -Smettila…-le intimò, piagnucolando.

-Ora su, muoviti a vestirti, farai tardi a scuola.-lo rimbeccò Sally, allontanandosi. 

-Ma non stavi dicendo che ero carino?-disse Percy, speranzoso. 

-Oh tu sei bellissimo, ma devi andare a scuola comunque.-gli disse, facendogli l'occhiolino.

-Io ci ho provato.-borbottò il ragazzo, andando in bagno.

La donna si girò verso Nico. -E per te è l'ora delle medicine, signorino.-

Il ragazzo iniziò a sudare freddo. -Ma io non posso perdere altri giorni di scuola. Perce, arrivo!-sbottò, facendo per alzarsi. 

La sua "corsa" non durò molto, perché il dolore alle costole lo trafisse, e fu come un getto d'acqua fredda. 

Sally gli andò vicino, preoccupata. -Tutto okay, tesoro? Mi sa che qualche altro giorno di scuola non ti farebbe male perderlo. Tanto sai tutto il tuo programma a memoria.-disse dolcemente.

-Sa anche il mio!-urlò Percy dal bagno. 

Nico arrossì, rimettendosi a letto. -Perce, ti perderai la maratona dei Power Rangers, sappilo!-urlò. 

Si sentì un forte tonfo, un "Auch" e poi un'imprecazione. 

…Percy probabilmente era appena caduto nella doccia. 

-Così non andrà più a scuola-sussurrò Sally.

-REGISTRALA!-gli urlò l'amico. 

-Contaci.-

---

Annabeth trovò davvero strano il fatto che Percy cercasse costantemente del contatto fisico con lei. Forse era per il fatto di Ethan, si disse. Forse aveva avuto così tanta paura, da aver capito quanto davvero ci tenesse al loro rapporto, o forse no. Ma alla ragazza sinceramente non importava. Nell'ultimo periodo, il suo ragazzo era stato molto distante, troppo occupato a prendersi cura di Nico per degnarla anche solo di un'occhiata. Ma adesso, con Nico a casa, lei aveva la sua completa attenzione. 

Non che la cosa migliorasse la situazione, insomma, aveva appena mentalmente ammesso che il suo fidanzato le dava un occhio solo quando il suo migliore amico non era in giro. E questo era molto triste.

"Ma lui mi ama," pensò "altrimenti non starebbe con me…giusto?"

 

Percy non sapeva cosa gli stesse succedendo. Da quando aveva avuto quel bacio da Nico, tutte le sue emozioni si erano amplificate e cercava, invano, di riprodurre la stessa sensazione che aveva provato, con Annabeth. Era davvero confuso. Prima era lui a scherzare riguardo al sesso per far arrossire Nico. Ma quando quella mattina era stato l'altro a prenderlo in giro, Percy si era sentito a disagio, come se all'improvviso si fosse svegliato da un lungo sonno e avesse scoperto che, sì, Nico era attraente e la cosa lo metteva in imbarazzo. Quel giorno voleva stare con Annabeth perché, diamine, era la sua ragazza e lui doveva dimenticarsi delle strane sensazioni che aveva provato. 

La giornata procedeva come al solito: Leo aveva fatto scoppiare qualcosa nel laboratorio di chimica, Piper e Jason avevano litigato per poi fare pace e sbaciucchiarsi davanti a tutti, Frank aveva fatto la sua solita chiamata mattutina ad Hazel per darle il buon giorno e Percy era finito dal preside. Due volte. Ma questo era normale. 

Sarebbe andato tutto alla grande se una chioma biondo platino non fosse spuntata dal nulla e si fosse avvicinata a lui e ad Annabeth che parlavano vicino agli armadietti. 

-Scusa… tu sei il fratello di Nico, vero?- chiese Sebastian, titubante. 

Percy si girò verso di lui, seccato: per qualche strano motivo non gli andava più bene il nominativo di "fratello". 

-Sì,- rispose secco -Sono io.-

Il ragazzo sorrise nervosamente. -Ehm…ecco, volevo sapere come sta Nico… io, beh, ho saputo che, insomma…- 

Il moro stava per rispondergli di farsi gli affari suoi, che Nico non era un fenomeno da baraccone, ma Annabeth lo precedette:-Perché non vai a controllare tu stesso? Sono sicura che sarebbe felice di vederti.-

Sebastian arrossì e la ragazza gli diede l'indirizzo, dopodiché il biondo se ne andò, salutando i due. 

Quando si fu allontanato abbastanza Percy si girò di scatto verso Annabeth, furioso. -Ma che cosa hai fatto?! Potresti aver dato il nostro indirizzo ad un serial killer!-

-Io sarei ben felice di farmi uccidere da lui. No, ma insomma, l'hai visto? Nico è fortunato.-disse la riccia, alludendo all'incredibile bellezza di Sebastian. Certo, aveva un po' gonfiato le cose, ma voleva vedere la reazione del suo ragazzo. 

-Ma tu da che parte stai? E poi non mi pare un buon partito per Nico.-borbottò il ragazzo.

"Nico.Nico.Nico. Sempre e solo Nico."

Annabeth era delusa, anche se si aspettava  una reazione del genere. Cercò di non darlo a vedere, come al solito del resto, ma non si dovette sforzare più di tanto, visto che il suo fidanzato non se ne sarebbe mai accorto. 

--

Quando Percy tornò a casa, quel giorno, alla vista del suo migliore amico sul divano, non poté fare a meno di scoppiare a ridere. 

Nico era steso a testa in giù, con le gambe stese sullo schienale del divano. 

-Okay, spiegami questa.-disse il ragazzo, cercando di trattenere le risa. 

-Non riesco a finire questo livello, e questa è l'unica posizione in cui le costole non mi fanno un male cane.-spiegò il più piccolo, lo sguardo fisso sullo schermo e la lingua tra le labbra. 

-Certo che non riesci a finirlo, sei a testa in giù.-

Percy posò lo zaino all'entrata, avvicinandosi alla "postazione" di gioco. 

-Capitan ovvio.-borbottò Nico.

Il maggiore stava per ridere di nuovo, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando vide che Nico stava giocando a quel gioco. 

Il gioco che lui era riuscito a finire dopo tanti sforzi, seppur bloccandosi a quello stesso livello che ora metteva in difficoltà l'amico. Era stato così felice, che quando Nico l'aveva chiamato, non l'aveva nemmeno fatto parlare. Era il livello che aveva finito prima che la chiamata in questione gli rivelasse l'orrore che aveva subito il suo moccioso. 

-Perce?-lo richiamò il più piccolo. 

-Uhm? Sì, ci sono. Fammi spazio, ragazzino.-gli disse Percy, sforzando un sorriso. 

-Din din din, qualcuno qui ha le costole incrinate e non sa nemmeno come ha fatto a mettersi in questa posizione senza morire, din din din!-borbottò Nico, cercando di vedere il videogioco anche se un colosso si era parato davanti allo schermo. 

Sbuffò. -Levati Perce.-disse, ma quando notò gli occhi lucidi del più grande, mise pausa tramite il joystick e, con un sopracciglio alzato ed un paio di gemiti, riuscì a rimettersi steso in modo normale. 

-Che hai Percy?-

Quest'ultimo sussultò. -Io? Oh niente moccioso. Stavo solo pensando che se facciamo una partita, ti straccio.- 

Nico sapeva che non era quello il motivo, ma preferì non insistere. -E stavi piangendo per la tua futura sconfitta?- 

Il più grande stava per protestare, quando suonò il campanello. 

-Percy!-urlò Sally dalla sua stanza. -Apri tu!-

-Sì mamma!.-

Quando aprì la porta, il ragazzo desiderò ardentemente di non averlo fatto. 

Sebastian era lì. Con i suoi maledetti capelli biondissimi ed i suoi maledettissimi occhi verdi. E quel fottuto sorriso che lo rendeva stupidamente adorabile. Diamine.

-Che ci fai qui?-disse, in modo freddo. 

Il sorriso del biondo vacillò per un momento, ma si riprese in fretta. -Sono venuto…a trovare Nico.-

-Perce? Chi è?-domandò il diretto interessato dal divano. 

-Posso…entrare?-chiese il ragazzo, illuminatosi dopo aver sentito la voce del ferito. 

-No guarda, ti lascio qui a morire di freddo.-disse, acido. -Entra, su.-si fece da parte per lasciarlo entrare, per poi chiudere la porta. 

-Seb?-mormorò Nico, visibilmente sorpreso. 

"Da quanto hanno tutta questa confidenza?"borbottò il maggiore tra se' e se'. 

-Ciao Nico.-disse il biondo, sorridendo.

-Che ci fai qui?-

-Ehm…sono venuto a vedere come stai.-

-Beh, adesso l'hai visto, no? Sta una meraviglia. Quindi…-cercò di dire il moro. 

Sebastian arrossì. 

-Perseus.-lo interruppe Nico. 

-Sì?-chiese innocentemente il migliore amico. 

-Vai in camera.-gli ordinò. 

-Ma io…-cercò di protestare l'altro. 

-Perce. Ora.-

Percy sbuffò, e borbottò un "Lascio la porta aperta, vedo e sento tutto", prima di andare in camera. 

Nico alzò gli occhi al cielo. 

-Deve volerti molto bene.-notò il biondo. 

-Oh. Non ne hai la minima idea.-

-SENTO TUTTO!-urlò il maggiore dalla sua stanza. 

-Anche io!-disse una Sally Jackson tutta sorridente, entrando in soggiorno. -E non vedo perché dobbiate urlare.-disse dolcemente. -Oh, chi è questo giovanotto?-

-Sally!-sbottò Nico. 

-Non c'è problema.-disse il biondo ridacchiando. -Sono Sebastian McCall, signora.-proseguì, porgendole la mano. 

-Oh, chiamami Sally, adorabile giovanotto-

-E' minorenne!-protestò il moro. 

-Oh Nico, sono felicemente fidanzata, lo sai. Ma riconosco la bellezza quando la vedo.- 

Il biondo aveva assunto varie tonalità di rosso. -G---grazie.-

"Non è poi questo granché"pensò Percy, che stava spiando la conversazione dallo stipite della porta. 

-Okay, ma lasciando stare i convenevoli, devo andare a lavoro. Mi sono fatta spostare al turno pomeridiano, così posso stare con Nico mentre Percy è a scuola. Quindi ora vado,a dopo bambini. E figlio, assicurati che questo idiota prenda le medicine!-urlò la donna, per poi uscire di casa. 

--

Sebastian era davvero nervoso all'inizio, non pensava nemmeno che l'avrebbero fatto entrare in casa,e non si era preparato niente da dire. 

Invece, sorprendentemente, scoprì che parlare con Nico era davvero facile, e che il ragazzo era divertente e spontaneo, insomma, non tenebroso come lo descrivevano tutti.

Gli piaceva davvero il moro. Gli era piaciuto dal primo momento in cui l'aveva visto sorridere. E pensava veramente che forse  sarebbe potuto succede qualcosa tra loro due. Pensiero che fu subito smentito quand'era arrivata l'ora per Nico di prendere le medicine e Percy Jackson era rientrato nella sua vita. 

Mentre il moro faceva i capricci, prendendo in giro il fratello, quest'ultimo provava a farlo ridere in tutti i modi per distrarlo. 

Doveva aver fatto una battuta davvero divertente, pensò Sebastian, che si era momentaneamente messo da parte, poiché il sorriso che Nico aveva riservato a Percy, era il più brillante che gli avesse mai visto fare. E si rese conto che quel sorriso non sarebbe mai stato rivolto a nessun altro.

Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì un urlo. 

-Mi hai appena fatto ingoiare una pillola con l'inganno, Perseus Jackson?-strillò Nico.

-Oh sì, messere, codesto è il mio nome. Non me lo rovinare!-

Nico assottigliò gli occhi. -Non sai parlare in modo colto! Smettila-

-Però intanto ho ingannato il piccolo ragazzino prodigio della città-gongolò il maggiore. 

-Percy Jackson…-

-E' un idiota-concluse Percy al posto suo. 

-Percy Jackson…-riprovò Nico. 

-Si trucca.-

-Percy Jackson urla quando fa sesso!-dissero entrambi all'unisono.

-Smettila di anticipare i miei insulti!-

-Ma dici sempre gli stessi, sei diventato prevedibile moccioso.-lo canzonò il più grande.

Se Sebastian aveva anche solo sperato di aver avuto una chance, si diede mentalmente del sempliciotto, perché era chiaro come il sole che Nico aveva occhi solo per Percy, e dal suo sorrisetto compiaciuto ogni volta che il fratello gli rivolgeva qualche attenzione, ne fu ancora più certo. Forse Percy non se ne accorgeva nemmeno, ma anche lui non riusciva a staccare gli occhi dal più piccolo. 

I due stavano ancora ridendo, quando il biondo si alzò dalla sedia su cui si era precedentemente appoggiato, e si congedò. 

Nico quasi non si accorse che Sebastian era andato via, troppo preso com'era dal tenere il fratello occupato per non farsi dare il resto delle pillole. 

Il maggior si bloccò. -Nico, posso sapere cos'hai contro le medicine?-disse sbuffando.

Il più piccolo sospirò, abbassando lo sguardo. -L'ho capito, sai Perce? Ho capito che hai condiviso con me un ricordo davvero importante. L'ho capito dal tuo sguardo ferito e anche un po' deluso quando ti ho detto che non ricordavo niente. E non voglio che succeda di nuovo. Quindi, in caso tu fossi di nuovo in vena di grandi rivelazioni, io sono qui-mormorò.

Percy lo guardò stranito. Aveva una così strana voglia impellente e bruciante di abbracciare l'amico, di stringerlo a se' e di baciarlo…sulla fronte. 

Ma cosa diamine stava pensando? Lui era Nico. Sempre il solito Nico. 

Sorrise. -Grazie moccioso, ma sai, preferisco di gran lunga che tu ti dimentichi i grandi discorsi depressi della mia vita, piuttosto che vederti soffrire. Però, se ti fa sentire meglio, ti prometto che te lo dirò quando starai meglio.-

-Promesso?-

-Promesso.-gli assicurò. 

--

-Ah Nico?-

-Uhm?-

-Hai registrato la maratona dei Power Rangers?-

"Cazzo".

-----

Era passato qualche giorno, e Nico, seppur lentamente, stava migliorando. Adesso poteva persino stare seduto senza aver voglia di uccidersi! I grandi miglioramenti, come li definiva dolcemente Percy.

La prima seduta con Chirone ebbe luogo mentre Percy stava agli allenamenti di nuoto, quindi andò tutto liscio, per quanto possibile. 

Ma la seconda…Nico se la sarebbe ricordata per tutta la vita. 

Chirone aveva sempre una strana malinconia negli occhi, ogni volta che entrava nella loro camera e notava qualche vecchio oggetto. 

Quel giorno anche Percy era in casa, ma all'arrivo dello psicologo, il ragazzo si era rintanato nella camera da letto della madre, prima che quest'ultima andasse a lavoro. 

-Mamma, io non posso sopportarlo.-si lamentò il ragazzo, buttandosi sul letto. 

Sally stava piegando i suoi vestiti per riporli ordinatamente nell'armadio,e quindi non poteva guardare suo figlio negli occhi e leggerci la tristezza che vi era dentro. 

-Certo che puoi. Tesoro, si tratta solo di dirgli "Salve" ed "Arrivederci" e poi lui non c'entra nulla con papà, lo sai.-gli ricordò la donna. 

-Primo, non nominarlo. Secondo, lui sa dov'è andato! Perché non vuole dircelo?-sbottò il ragazzo. 

La madre sospirò, smettendo di mettere in ordine e si avvicinò al materasso, prendendo la mano di Percy. 

-Amore, guardaci: io ho Paul, abbiamo un tetto sulla testa, ho un lavoro, tu vai a scuola, hai una ragazza e c'è Nico. Abbiamo ritrovato la felicità, piccolo. Non c'è bisogno di continuare a covare odio.-

-Ma tu non vorresti sapere che fine ha fatto?-sussurrò il ragazzo, puntando i suoi verdi in quelli della madre. 

-Certo che vorrei saperlo. Lui è stato il primo uomo che io abbia amato più di me stessa-sorrise nostalgica. -Il mio uomo-

Il figlio borbottò.-Ed il secondo chi è, lo stoccafisso?-

-No Percy, sei tu. Il mio piccolo, grande uomo.-

Il ragazzo abbassò lo sguardo, sorridendo. 

---

-Nico, non si dice questa parola!-lo rimproverò Chirone. 

-Ma io l'ho sentita dire in tv!-protestò Nico. 

-Sì ma non si usa tra persone civili! Mi dici qual è il problema?-disse lo psicologo, esasperato. 

-Il problema è che è ancora qui! E non da qualche altra parte a psicanalizzare i passanti-

-Va bene, per oggi abbiamo finito.-

-Oh, vedo che è giunto a grandi conclusioni!-lo beffeggiò Nico. 

Chirone lo fulminò con lo sguardo. -Ci vediamo la prossima settimana-

Il ragazzo aprì la bocca,stupito.-Ma lei non molla mai!-

L'uomo sorrise. -Mai.-

Uscì dalla stanza, e si ritrovò Percy Jackson davanti. 

-Hai finito di friggergli il cervello?-disse il moro, acido. 

Chirone ormai si era abituato al suo comportamento, ma non poteva fare a meno di confrontare quell'arrabbiato adolescente con il tenero bambino di cinque anni che gli saltava in braccio ogni volta che lo vedeva.

-Buon pomeriggio anche a te- 

Lo psicologo arrivò alla porta di ingresso ma, prima di aprirla, guardò un attimo Percy negli occhi. 

-Cosa?-sbottò il ragazzo. 

Chirone sorrise mentalmente:era così simile a suo padre. Prese un foglio stropicciato dalla ventiquattrore e lo porse a Percy. 

-Non so quanto sia giusto dartelo, l'ho trovato qualche giorno fa. Credo che ormai non mi appartenga più, o sbaglio?-

Il ragazzo lo guardò stranito e prese il foglio tra le mani, titubante. -Ma che…-

-Ciao Percy-disse l'uomo, uscendo di casa. 

--

Quando Percy raggiunse Nico in camera, non aveva ancora aperto il foglio. Sinceramente aveva paura di cosa potesse contenere. 

-Perce, cos'è?-gli chiese l'amico. 

-Non lo so…-rispose sinceramente il ragazzo mentre lo apriva. 

-Me l'ha dato Chir…-si bloccò. Il contenuto lo aveva completamente scioccato. 

Nico non sapeva descrivere l'espressione dell'amico. Piangeva, le lacrime scendevano copiose sul viso pallido, ma allo stesso tempo i suoi occhi erano accesi dalla rabbia. 

-Perce…?-tentò. 

-Quel bastardo!-urlò all'improvviso Percy, accartocciando il foglio e gettandolo in una parte indefinita del pavimento. -Stronzo!-disse, dando un calcio al comodino. -Sapeva che mi avrebbe ferito! Quell'uomo respira solo per farmi del male!-strillò ancora, dando un altro calcio al comodino. 

Inutili furono i deboli tentativi di Nico di riportarlo alla realtà. Aveva visto il fratello arrabbiato, a volte ferito. Ma mai così furioso. 

Prendeva a calci le cose, gemeva di dolore quasi, buttava per terra libri e quaderni. 

-Perce!-urlò il più piccolo. -Basta, ti prego! Mi stai facendo paura!-concluse Nico, gli occhi lucidi ed il corpo scosso da tremiti. 

Percy si fermò all'istante, guardandosi le mani, incredulo del casino che aveva combinato. 

-Io…Io…-

-Vieni qui-lo invitò il più piccolo, con voce dolce.

-No, non posso. Io ho fatto un casino…io…ti ho spaventato. Dopo tutto quello che hai passato…io…-

Il maggiore alzò finalmente lo sguardo, ed a Nico si strinse in cuore. Era distrutto.

-Vieni qui-disse di nuovo, questa volta più fermo.

Percy gattonò sul letto dell'amico, appoggiando la testa sulla sua spalla e rannicchiandosi contro il suo corpo. 

-Mi dispiace.-disse, scosso dai singhiozzi. -Mi dispiace davvero tanto.-

Nico si sentì strano. Non aveva mai visto il maggiore così fragile. Si chiese tanto cosa ci fosse in quel foglio, ma decise che non gli importava, che ora c'era solo Percy,e toccava a lui, per una volta, rimettere insieme i pezzi.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Tre settimane dopo quella sera, Nico era ormai guarito, e Percy non aveva mai più parlato di quello che, era evidente, lo divorava.

Era inutile mentire, Nico stava morendo dalla curiosità di sapere cosa ci fosse in quel foglio, ma non aveva avuto il cuore di domandarlo al migliore amico, e se Percy avesse voluto che lo sapesse, gliel'avrebbe detto lui stesso. 

Erano iniziate le vacanze di Natale, e certo, il moccioso aveva perso molte lezioni ma, come diceva sempre l'amico: "Ma che te ne frega? Tu già sai tutto. Ancora mi chiedo perché continui ad andare a scuola!"

Quella mattina del 23 dicembre, Nico era davvero felice, insomma, poteva finalmente uscire! E poteva camminare senza che nessuno accorresse ogni cinque minuti per sorreggerlo. Doveva uscire con Jason, e, visto che il suo amico era un ritardatario e si sarebbero dovuti incontrare alle nove  e mezza, Nico decise che alle dieci era il momento giusto per uscire di casa. 

Andò in camera sua, trovando Percy ancora felicemente addormentato.

-Perce-disse, scuotendogli la spalla. -Peeeeerce, io esco.-

Il maggiore si girò verso di lui, gli occhi semichiusi. -E dove vai?-disse assonnato. -Con chi?-disse ancora, con la voce impastata dal sonno. 

Il più piccolo ridacchiò. -Cos'è questo, un interrogatorio?-

Percy sbuffò. -Io devo uscire con Annabeth, ma insomma Nico, siamo nel bel mezzo della notte. Perché mi hai svegliato?-

-Perce, sono le dieci del mattino.-

-Cioè l'alba.-disse l'altro, per poi mugugnare qualcosa di incomprensibile. 

-Che hai detto?-

-Io voglio uscire con te, moccioso.-piagnucolò, cercando di portarlo sul letto con lui tirandolo per un braccio. 

Nico cadde sul letto boccheggiando. -Cosa?-

Percy non rispose, e prese l'amico tra le sue braccia, stringendoselo al petto. 

-Smettila di trattarmi come un caspio di peluche-borbottò il più piccolo. 

L'altro affondò il viso nell'incavo del su collo e ci lasciò un bacio. -Scusa, è che sei così caldo.-

Nico si doveva ancora riprendere. Il suo cuore batteva all'impazzata, così forte che aveva paura che Percy lo sentisse. Il collo gli bruciava, e lui si maledisse mentalmente per quella mancanza di contegno. Era solo un bacetto insignificante che l'amico gli aveva dato probabilmente in stato di dormiveglia. Però, cazzo, lo aveva baciato sul collo. Okay. Si doveva calmare. 

-Perce, devo andare-borbottò di nuovo, ringraziando che il maggiore avesse gli occhi chiusi e che non avrebbe notato il rossore delle sue guance. 

Percy mugugnò insoddisfatto. -No.-disse, stringendolo più forte a se'.

-Perseus, io non voglio morire per mano di Jason. E scommetto che tu non vuoi morire per colpa di un'arrabbiata ragazza bionda-

Una parte di Nico sperava vivamente che non lo lasciasse andare. Il corpo dell'amico era caldo, sicuro, confortante. Il più piccolo si sentiva così bene tra le sue braccia, non avrebbe mai voluto lasciarlo andare. L'altra parte però, quella un po' più razionale, gli urlava di correre ai ripari e che non si sarebbe riuscito a controllare, che avrebbe di nuovo rischiato di rovinare tutto. 

Percy non rispose, probabilmente si era riaddormentato. Nico sospirò, e ne approfittò per sgusciare fuori e mettersi in piedi. 

Stava per uscire, quando un "moccioso" lo fece fermare sulla soglia della porta. Si girò verso il letto, e vide l'amico seduto a gambe incrociate, intento a strofinarsi gli occhi. 

"Quanto è bello"si disse.

-Sì?-disse.

-Scrivimi dove sei almeno ogni venti minuti.-gli ordinò, in un tono che non ammetteva repliche. -Se succede qualcosa…io devo sapere dove venire a cercarti.-

Nico sorrise, una strana sensazione di calore che gli invadeva pian piano il petto. Si limitò ad annuire ed uscire in fretta dalla stanza, ancora con il sorriso sulle labbra.

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-COSA? LO HAI BACIATO? MA COME…MA QUANDO? TI HA RICAMBIATO? PERCHE' HAI ASPETTATO TUTTO QUESTO TEMPO PER DIRMELO?-

Nico alzò le mani in segno di resa. -Calmati Jas, uno: l'ho baciato quando ero in ospedale. Due: non potevo dirtelo, dato che era sempre appiccicato a me. Tre: JASON! No che non ha ricambiato, ma ti senti quando parli?-

Il biondo prese dei profondi respiri. -Tu non capisci! Tu non sai…Senti, lui deve lasciare Annabeth e mettersi con te. Basta, l'hai anche baciato, quanti segnali gli servono ancora? E' proprio un idiota!-

L'amico scoppiò a ridere. -Jas.-

-Sì?-

-Quanto tempo passi con Piper?-

Jason abbassò lo sguardo, colpevole. -Troppo-

-Lo immaginavo.- 

-Ma seriamente. Come…insomma, l'hai baciato. E lui, ovviamente, non ha collegato. Come ti senti al riguardo?-

Nico alzò gli occhi al cielo. 

-Oh no signorino, tu ora mi rispondi. Niente bugie con Jason Grace-disse, facendo una strana mossa con il collo. 

-Ma che cosa…-

-RISPONDI!-

Il moro alzò le braccia. -Okay! Un po'…mi ha ferito, va bene? Sei contento? Abbiamo finito? Mi sento come con Chirone.-

-So che c'è qualcosa di più. Svuota il sacco.-disse il biondo, rassicurandolo con lo sguardo. 

-Non mi aspettavo che ricambiasse, ma ci sono rimasto male lo stesso. Non era solo sorpreso, nemmeno spaventato. Era totalmente sconvolto, Jason. Come se quella fosse l'ultima cosa che sarebbe mai potuta accadere. Nemmeno la fine del mondo l'avrebbe scioccato tanto.-ammise l'altro, con sguardo basso. 

-E quindi…?-lo incoraggiò Jason. 

-Non lo so. E' come se la sola idea di noi due insieme lo…insomma, per lui è completamente impensabile!-

-Come se tu fossi il suo fratellino?-suggerì il biondo. 

Ahi. Colpito e affondato. 

-Oh ma sta zitto!-

-Nico, ho una domanda: come hai fatto? Con Percy sembravi come tutti i giorni.-

Il moro sorrise amaramente. -Non ci pensavo. Appena la mia mente si dirigeva verso il bacio, cercavo subito di distrarmi. Penso solo di aver rimandato il problema, che, grazie a  te, si è ripresentato-

-E' sempre un piacere per me-disse sogghignando. 

Nico gli diede un piccolo pugno sulla spalla, che lo fece arretrare un pochino. -Stronzo.-borbottò. 

Jason stava per dire all'amico che ce l'avrebbe fatta anche questa volta, che lui era forte, ma qualcosa distolse la sua attenzione, o meglio qualcuno.

-Hey-disse dando una piccola gomitata a Nico per richiamarlo. 

-No, non ti dirò ancora come mi sento, Grace-

-Non questo idiota-sussurrò, dandogli un'altra gomitata. 

Nico sbuffò, per poi rivolgere lo sguardo nel punto in cui Jason posava il suo.

Il moro sbiancò. -Ma quello…-

-E' Luke Castellan-concluse l'amico. 

Il più piccolo rabbrividì. 

-Seguiamolo-disse Jason. 

-Cosa? Ma sei completamente fuori di testa?-ormai il corpo di Nico era scosso da tremiti. 

Il biondo sorrise benevolo. -Non ti farà niente, ci sono io. Ora vediamo di superare questa paura, okay?-concluse, mettendogli una mano sulla spalla. 

Nico non voleva deludere l'amico, insomma, però era davvero terrorizzato. Non aveva mai avuto paura dei bulli che lo prendevano in giro a scuola, anzi, ci rideva su e gli rispondeva a tono. Ma si erano sempre limitati a questo e, se Ethan non lo avesse toccato, forse nemmeno le botte che aveva ricevuto lo avrebbero intimidito più di tanto.

-Jas-disse, scuotendo la testa. -Io…Io non posso farlo-

-Io so che hai paura, ma questo è il primo passo. Lui ha fermato Ethan dal…-si fermò. -Cioè…quello.-

-Non sei affatto rassicurante.-

-Muoviti moccioso.-

-Ma tu…-

-Lo so lo so, solo Percy può chiamarti così. Ma non mi dirai che Nico Di Angelo non sa affrontare qualche pauuuura?-disse sogghignando. 

-Nico di Angelo può fare quello che vuole, idiota. Però prima farà una telefonata!-

Jason lo guardò stranito. -Eh?-

-Tu inizia a seguirlo, ci sta sfuggendo!-gli intimò. 

Il biondo alzò le spalle, e si incamminò. 

Nico compose il numero di Percy, che ormai sapeva a memoria. 

-Pronto?-disse lui dopo un paio di squilli. -Nico? Che succede, moccioso?-un velo di preoccupazione gli avvolgeva la voce. 

-Perce, devo dirti una cosa, ma tu non devi arrabbiarti-

-Sono in un bar con Annabeth, ci sono tante persone. Mi metterò ad urlare?- 

-Probabilmente.-disse il più piccolo, alzando le spalle, consapevole del fatto che l'amico non poteva vederlo. 

-Okay.- 

Il più piccolo sentì un "Amore vado un attimo in bagno", e se si metteva a pensare a quello che era successo quella mattina, aveva voglia di urlare. 

-Ora sono da solo, dimmi pure.-

-IoeJasonstiamoperseguirelukecastellan-disse tutto d'un fiato. 

-Cosa? Nico, non ho capito nulla.-

-Io e Jason-

-Sì?-

-Stiamo per…-

-Sì?-

-Seguire…-

-Un cagnolino?-

-Luke Castellan.-

Ci furono pochi attimi di silenzio dall'altro capo del telefono. -Dove sei? Arrivo.-

-Cosa? Perce…c'è Jason e poi lui si è fermato… Se la situazione degenera ti chiamo, giuro.-

-Oh sì, si è fermato dopo averti spaccato il labbro e preso a calci nelle costole. Ma sì, sono sicuro che è un angioletto.-

-Perce…-

-E tu hai avuto sicuramente il tempo di chiamarmi mentre ti pestavano a sangue, mh?-

-Perseus.-disse, fermamente. -Devo andare, sto perdendo di vista Jason. Ne parliamo dopo.-

-Nico non osare attacc…-

Il più piccolo attaccò.

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Percy non ci poteva credere. Era ancora nel bagno di quell'insulso bar, con il cellulare tra le mani, sconvolto. 

Era la prima volta che Nico gli attaccava il telefono in faccia, e non era una bella sensazione. Soprattutto sapendo cosa stava facendo.Insomma, Luke Castellan? Davvero? 

L'ansia lo stava mangiando, era un'altra volta impotente. Ma perché non era andato con lui? Era la prima volta che usciva di casa da solo dopo quello.

Stare con Annabeth gli sembrò totalmente sbagliato. Avrebbe dovuto essere con il suo migliore amico in quel momento. Probabilmente il suo moccioso era completamente terrorizzato. 

"Fa che non faccia qualche stronzata."

Uscì dal bagno, avvistando la sua ragazza che lo aspettava al bancone. 

-Cos'hai?-chiese la bionda, allarmata dal suo viso. 

-Luke…Nico…Oh non lo so. Io devo andare Annie.-

Mentre stava per uscire, la ragazza lo prese per un braccio. -Vengo con te.-

-Annabeth…-iniziò Percy, in tono d'avvertimento. 

-No, Perce. Voglio bene a Nico, okay? E Luke gli ha fatto del male. Non voglio che succeda di nuovo.-

Il ragazzo trattenne una smorfia di fastidio:quando Nico lo chiamava Perce, andava bene. Ma… sentirlo pronunciare da qualcun altro, soprattutto Annabeth, gli dava sui nervi. 

Non aveva proprio voglia di discutere con lei in quel momento quindi disse solamente:-Okay, ma stammi vicino.-

La riccia sorrise. -Promesso.-

-Andiamo.-

-Sai dove andare?-

-Assolutamente no.-

-E quindi…?-

-Ragionamento deduttivo.-

Annabeth alzò gli occhi al cielo. -Cioè stai tirando ad indovinare.-

Percy la guardò. -Non è vero!-

La bionda alzò un angolo della bocca. -Bene, sai dove si incontrano sempre Nico e Jason?-

-Certo.-

-Allora partiamo da lì-

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-Perchè cazzo sta andando in un cimitero?-sussurrò Jason. 

Stavano seguendo Luke da un po' ormai, ed il ragazzo li aveva condotti al cimitero della città. 

Nico, da quando aveva capito la destinazione, era diventato completamente apatico. Non rispondeva ai richiami dell'amico, si limitava solo ad andare avanti, camminando automaticamente. '

Il biondo gli passò una mano davanti alla faccia. -Nico, ci sei?-

-Questo è il cimitero dove sono sepolti mamma, papà e Bianca-mormorò. 

-Oh…Nico vuoi che andiamo via? Non è stata una buona idea…-

Il moro lo zittì con un gesto della mano. -Non ho più paura, lo capisco. Mia sorella…lo amava. Lei è morta, ed io no. Anch'io mi odierei. Quello che non capisco…Perché lui è diventato così cattivo con tutti? Capisco il dolore della perdita, ma non ha senso…-

-Va' a chiederglielo.-

Nico guardò Luke che si chinava di fronte ad una tomba, con una rosa bianca tra le mani. 

Sospirò, e, prima che avesse il tempo di dire, per la terza volta in quella giornata, che il suo amico era impazzito, il ragazzo seguito parlò. 

-Le rose bianche erano le sue preferite. Ricordo che al primo appuntamento gliene portai una rossa, e lei mi disse che le preferiva bianche. Aveva sempre questa sincerità disarmante. Riusciva sempre a lasciarmi senza parole.-sorrise.-Il che, diceva lei, era un'impresa ardua. Passavamo le giornate a prenderci in giro, a punzecchiarci. Ma io la amavo…la amo.-si corresse. -E so che anche lei amava me. Mi ha dato tutto anche quando non aveva niente, mi ha dato amore, felicità, bontà d'animo. E quando è morta si è portata via ogni cosa buona della mia vita.-gli scese una lacrima. -Mi manca così tanto…-

Il moro uscì dal proprio nascondiglio, mostrandosi. -Manca anche a me, Luke. Era davvero fastidiosa, irritante certe volte, ma era mia sorella. Non avrei mai voluto che morisse.- 

-Tu l'hai uccisa.-sussurrò il biondo, ogni parola cosparsa di veleno.

Nico sussultò. -Non è vero. Sai che non è vero Luke. E' stato un incidente…-

-No! Lei mi ha scritto che dovevamo sentirci più tardi, siccome il suo fratellino stava diventando irritante. E secondo te cos'è che ha fatto distrarre tuo padre alla guida? Tu le hai dato fastidio, vi siete messi a litigare e lei…lei è morta-

Il più piccolo abbassò lo sguardo. Pensò al suo tempo in ospedale, dopo l'incidente, quando si era svegliato dal coma ed aveva scoperto l'orrenda e brutale verità. Ricordava di aver pensato la stessa ed identica cosa di Luke. Era lui ad aver scatenato tutto, ad aver innescato la miccia. E qualche volta quelle assurde convinzioni ritornavano a galla, ma Percy riusciva a mandarle via. Pensare al suo migliore amico gli ridiede la forza necessaria. Sorrise. 

Si avvicinò all'altro ragazzo. -Io e Bianca litigavamo sempre in macchina. Ogni giorno. A volte anche per colpa sua. Capisco il tuo dolore, eccome se lo capisco, quando succedono gli incidenti si cerca sempre qualcuno a cui dare la colpa, e credimi, io mi sono odiato per tanto di quel tempo…Ma la verità è che è successo e basta. Non c'è un vero colpevole, è stato solo il caso. Potevo morire io come poteva morire lei, come ci potevamo salvare tutti. Avrebbe potuto iniziare lei la discussione come l'ho iniziata io. Tu hai perso la tua ragazza, l'amore della tua vita, probabilmente. Ma io ho perso una sorella, un padre, una madre. Ho perso una famiglia, ed in quel momento…Ho perso tutto.-

Luke sapeva che Nico aveva ragione. Sapeva che era inutile odiarlo, e che quello che era diventato non era quello che Bianca aveva amato. Probabilmente se la ragazza lo avesse incontrato ora, non lo avrebbe degnato di uno sguardo. Ma lui non poteva farci nulla…non riusciva ad andare avanti, il ricordo della persona che aveva amato con tutto se' stesso era indelebile. Gli mancava, tanto da far male. 

Si voltò verso il ragazzino, gli occhi velati di lacrime. -Ci proverò Nico…ma non so se ci riuscirò.-

-Ce la farai se trovi un'ancora a cui aggrapparti.-

-E la tua qual è stata?-

-Penso che tu già lo sappia.-

Luke sorrise. -Percy Jackson è un ragazzo in gamba.-disse, per poi andarsene. 

Nico lanciò un altro sguardo alle tombe che aveva davanti. 

Bianca Di Angelo. Sorella, figlia e fidanzata devota. 

Maria Di Angelo. Moglie e madre amorevole. 

Ade Di Angelo. Padre, amico e marito rispettabile. 

Passò dolcemente una mano su quei nomi, soffermandosi su quello della madre. 

-Qui va tutto bene mamma. Sally si prende cura di me.-sussurrò.

-Oh sì. Percy Jackson è davvero un gran fico! Vorrei tanto essere come lui.-disse una voce alle sue spalle. 

Si voltò, trovando Jason, Annabeth e Percy, il quale aveva appena ricevuto pugno dalla ragazza. 

I ragazzi sorridevano, come dei genitori che guardavano un figlio muovere i primi passi.

Percy tese una mano verso il suo moccioso. -Andiamo, idiota. Mi hai fatto preoccupare da morire. Fortuna che sono un detective nato.-

-Ma se sono stata io a trovare la strada!-protestò la riccia.

-Questi sono dettagli inutili-disse il ragazzo, con un gesto sbrigativo della mano.

Nico sorrise ed afferrò la mano che gli stava porgendo l'amico. La sua ancora.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Era il 25 dicembre, Sally e Paul stavano apparecchiando la tavola per il cenone, che poi tanto grande non era, visto che sarebbero stati solo loro quattro. La cugina di Sally sarebbe passata solo a dare un saluto. I nonni di Percy erano morti da tempo, come quelli di Nico. 

Quest'ultimo aveva sempre amato il Natale, ma esso portava veramente troppi ricordi; da quando la sua famiglia era morta, Nico non poteva fare a meno di rattristarsi specialmente in quel periodo dell'anno. Si ricordava che faceva sempre lo speciale natalizio di Doctor Who, e se lo vedevano tutti insieme sul divano dopo cena. Si ricordava il profumo dei biscotti che sua madre preparava insieme a Bianca, e che lui ed il padre cercavano sempre di fare una missione speciale per introdursi in cucina e mangiarli prima del tempo. Ricordava anche di non aver mai avuto regali costosi perché non potevano permetterseli, ma non ne era mai stato dispiaciuto, perché adorava quelli che riceveva: semplici ma efficaci. 

Sally e Percy avevano cercato di adattarsi, ed avevano stabilito un prezzo massimo di venti dollari per regalo. Nico lo apprezzava, davvero, ma non era la stessa cosa. Gli dispiaceva perché la donna stava facendo di tutto per decorare la casa come piaceva  a lui, rinunciando alle sue tradizioni, volendolo solo mettere a suo agio e farlo sentire parte della famiglia. Il migliore amico aveva addirittura rinunciato ai suoi biscotti blu per permettere alla madre di preparare quelli che piacevano a Nico. Ma quest'ultimo sapeva che non sarebbe mai stato uguale, sapeva che Percy ci rimaneva male perché desiderava solo vederlo felice e proteggerlo dai ricordi, ma questi erano troppo forti. 

Era come se la felicità che aveva provato nei giorni precedenti fosse stata annullata dall'angoscia. Di solito a Nico bastava guardare il sorriso del suo migliore amico per essere felice e non pensare più a niente, ma ora nemmeno il ricordo di loro due che si tenevano per mano riusciva a scacciare l'infelicità.

Nico era sul suo letto, leggendo Peter Johnson e gli dei dell'olimpo. Ad un certo punto un uragano, chiamato idiota, per gli amici Percy, irruppe nella stanza, togliendogli il libro dalle mani e scaraventandolo contro il muro. Era successo tutto così in fretta che il ragazzo aveva ancora le mani in posizione di lettura. 

-Ma…Ma…Io…Ma…Perché?-sbottò il più piccolo, scocciato. Non voleva ferire Percy, ma non era proprio il momento di scherzare, non ne era assolutamente in vena. 

Il più grande non lo ascoltò, si avvicinò pericolosamente a lui e Nico fu sicuro di aver sentito il cuore fermarsi. -Nico…SORRIDI!-urlò all'improvviso il maggiore, prendendogli le guance e forzandogli un sorriso. 

Se il moccioso prima aveva perso un battito, ora era incredibilmente annoiato. -Perce, mi fai male. Lasciami.-gli ordinò, togliendogli le mani dal proprio viso. 

Percy sbuffò. -Fammi spazio, ragazzino-disse, mettendosi a fianco a lui sul letto. 

Con un gesto fulmineo prese Nico per i fianchi, portandoselo sulle gambe. -Ma che cazzo…-sbottò il minore. 

-Allora piccolino.-disse Percy, con voce profonda. -Cosa ti ha portato Babbo Natale?-

Nico stava cercando disperatamente di capire se lo stesse prendendo in giro o se fosse completamente pazzo. Optò per la seconda. 

Lo guardò con sufficienza. -Perce, mollami.-disse, acido. Cercò di liberarsi dalla sua stretta, ma l'amico era troppo forte per lui. 

-Oh Oh Oh, allora non ci siamo capiti ragazzino: cosa ti ha portato Babbo Natale?- 

-Io avevo chiesto un cervello per il mio amico, ma a quanto pare il caro Babbo non ha ricevuto la mia lettera.- 

-Jason non può essere così stupido, piccolino.-

Nico lo guardò male. -Il cervello era per te, Percy.-

-Ma io non sono stupido. Io sono…-si avvicinò, fino ad arrivare ad un centimetro dal viso dell'amico. -Il tutto!-si allontanò di nuovo. -Ed il niente!-

Lo sguardo del minore era un misto tra il basito e lo sconcertato. -Percy dai, finiscila-disse serio, scendendo finalmente dalle sue gambe. 

Il maggiore assunse un'espressione ferita. -Io…Stavo solo cercando di farti sorridere, Nico.-disse, abbassando lo sguardo. -Mi sono reso ridicolo per te, moccioso-

-Lo so, Perce. E lo apprezzo, veramente. Ma…-

-Noi non riusciremo mai a colmare il vuoto, non è così? Credi che non lo sappia? Ma io non ce la faccio a lasciarti perdere e basta, Nico. Io voglio che provi ad essere di nuovo felice. E sì, ti prenderò a calci finché non mi farai un fottuto sorriso, cavolo!-disse il maggiore, convinto. 

Percy sapeva che c'erano dei momenti, come il Natale, il compleanno di Bianca e dei genitori, perfino il suo stesso compleanno, in cui Nico era improvvisamente triste. Come una tempesta che si abbatteva all'improvviso in un ciel sereno. Il ragazzo odiava quei momenti, si sentiva così impotente di fronte all'infelicità dell'amico, voleva fare davvero qualcosa per aiutarlo, ma semplicemente non poteva. Percy voleva che questo Natale fosse diverso, che Nico sorridesse tutto il tempo, che si sentisse parte di qualcosa, ma stava fallendo, stava fallendo miseramente.

Nico dal canto suo accennò un sorriso. Perché sì, Percy non l'avrebbe mai amato, ma sapeva che sarebbe sempre stato lì. E la cosa lo rincuorò all'instante.

-Ah-ah! Ho visto un sorriso!- gongolò il maggiore. -Hai sorriso! Hai sorriso! Gne, gneee!-

Il minore sbuffò e gli diede un pugno sul petto. -Ma smettila!- borbottò.

Percy stava per ribattere, ma una voce li chiamò:-Bambini! E' arrivata zia Estia!- 

Il maggiore guardò Nico. -Scappa, io la distraggo.-

Zia Estia era davvero una cara persona, ma aveva una piccola, innocente, inquietante fissazione per Nico.

-Oh rivedrò i miei bambini!- disse una voce acuta proveniente da fuori la porta.

Il minore impallidì. -Perce, ti ho voluto bene. Ricordati di me.-

Prima che Percy potesse dire alcunché, l'amata zia varcò la soglia della porta.

-Ragazzi! Ma da quanto tempo!- disse, con le braccia allargate. 

Il maggiore sfuggì dal suo caldo abbraccio per un soffio. -Ciao zia! Che ne dici di una stretta di mano?-

-Ma non è abbastanza!- disse, scuotendo la folta chioma rossa, palesemente tinta.

-Una super mega stretta di mano?- riprovò Percy con un sorriso incerto.

La zia sbuffò, poi il suo sguardo si posò sulla figura di Nico, che aveva cercato invano di nascondersi sotto al letto. - Micetto mio! Ma come stai?- disse, stringendolo con forza.

-B-bene.- riuscì a dire il ragazzo. 

-E la fidanzatina?- disse, quando staccò la presa.

Percy scoppiò a ridere, mentre Sally cercava di darsi un contegno. Paul, invece, era in cucina, eppure si sentivano anche la sue risate. 

"Grazie per il supporto"pensò Nico.

-Ehm…Estia…-

-Oh, no!- lo interruppe lei.-Non dirmi che ti ha lasciato! Come ha osato? Oh, ma ora dimmi chi è, zia va a risolvere la situazione.-

Nico stava iniziando a sudare freddo. -Ehm… no. Estia… io sono…- 

-Vedovo?-

Nico vide Percy buttarsi a terra tenendosi la pancia per le troppe risa, e gli mimò un "andrai all'inferno per questo".

-Sono gay, Estia, g-a-y.-

La donna si bloccò per un paio di secondi, e Nico ebbe paura di una reazione negativa. Ma poi un lampo si accese negli occhi della signora. 

-Allora…Il fidanzatino ce l'hai?-

Il ragazzo pensava seriamente che Percy sarebbe morto, troppo impegnato a ridere dimenticandosi di respirare, ed ormai neanche Sally riusciva più a trattenersi. 

Nico si sbattè una mano sulla fronte. -No, non ho nemmeno il fidanzato.-

Estia sembrava davvero triste, abbassò lo sguardo. -Oh…Niente nipotini?-

Il piccolo alzò gli occhi al cielo. -Ho solo quindici anni!-

Sally ridacchiò. -Può darteli Percy, i nipotini-

Il ragazzo in questione smise immediatamente di ridere, alzandosi in piedi. -Nipotini? Cosa? Giuro che io ed Annabeth siamo stati attenti! Super attenti!-

-Tu ed Annabeth cosa?-urlò la madre. 

La testa di Paul fece capolino dalla porta della cucina. -Qui la situazione si fa piccante.- 

-Non è il momento Paul!-sbottò Percy, per poi rivolgersi alla madre. -Mamma, ti voglio bene.-

-Tu hai perso la verginità e non me l'hai detto?-

-Cosa dovevo dirti? Non è una cosa da dire alla mamma!-

-Potevi farla rimanere incinta!-

-Ma se ti ho detto che siamo stati attenti! Qui nessuno sfornerà nipotini per adesso!-

-Nipotini!-urlò entusiasta Estia. 

-Niente nipotini!-

Calò il silenzio. L'unica cosa che si sentiva era la squillante e vivace risata di Nico, che riecheggiava in tutta la stanza. 

Percy sorrise. Era riuscito nel suo intento. 

------

Dopo quell'imbarazzante performance, la zia era andata via, mimando ai ragazzi un  "fate tanti nipotini".

La cena era stata stupenda, Percy non avrebbe potuto chiedere di meglio, perché vedere Nico così sereno lo ripagava di tutto, ed anche se sapeva che non avrebbe mai dimenticato il suo passato, almeno avrebbe imparato a conviverci.

-E' ora dei regali!-squillò Sally, felice come una bambina.

 Paul la guardò teneramente, innamorato del suo folle entusiasmo. -Cara, dovrebbero essere i ragazzi quelli euforici, no?-

-Oh, ma sta zitto Paul.-disse affettuosamente la donna, abbracciandolo.

-Inizio io!-disse, prendendo un pacchetto dalla borsa. -Questo è per entrambi. La appenderete in camera vostra.-disse Sally, porgendogli il regalo. 

Nico prese il pacco ed insieme all'amico, lo scartò. 

Era una foto in una cornice, ed il minore sussultò. Erano loro due, addormentati. Nico aveva un libro tra le mani, Hunger Games, e dormiva nell'incavo del collo di Percy. Il maggiore stringeva l'amico a se' in modo quasi possessivo. Le loro gambe erano intrecciate. 

Percy sorrise a trentadue denti. -Ma quanto siamo sexy, Nico! Mi sto quasi per commuovere.-

Nico non sapeva cosa dire, la bellezza di quella foto lo aveva veramente sconvolto, sembravano così sereni, in pace l'uno con l'altro. Sembrava quasi una foto di due innamorati, come se l'unico posto in cui potessero essere al sicuro, era nelle braccia dell'altro. 

-Grazie Sally, è…è bellissima.-disse il piccolo, senza parole. 

Percy lo abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla. -Bellissima? E' meravigliosa! Dico, ci sono io, quindi è perfetta, ma neanche tu sei male!-

Il ragazzo con la foto tra le mani stava cercando di controllare la respirazione, seriamente compromessa dalla vicinanza dell'altro. Si girò, incrociando lo sguardo di Percy; e successe una cosa che nessuno dei due seppe spiegarsi. Lo sguardo che il maggiore gli stava rivolgendo, insieme ad un sorrisetto beffardo lo disarmò completamente. E l'altro, dal canto suo, aveva una strana, stranissima voglia di baciare Nico. E quest'ultimo lo aveva percepito. Le loro labbra era a pochi centimetri di distanza, ed al minore non importava se ci fossero Paul o Sally, voleva soltanto baciarlo. Cazzo, se voleva baciarlo. 

-Anch'io ho qualcosa per voi!-esclamò Paul, rompendo l'atmosfera. 

I ragazzi non si erano minimamente accorti che i genitori erano usciti dalla stanza per prendere gli altri regali. 

Nico si allontanò immediatamente, paonazzo in viso. Percy, invece, sbattè le palpebre, come appena svegliatosi da un sogno. 

Prese distrattamente il pacchetto dalle mani di Paul, scartandolo insieme all'amico. -Cosa…- 

Era un videogioco di realtà virtuale. Era ambientato nella mitologia greca, come lesse Nico dalle istruzioni, c'erano delle spade con dei sensori di movimento e l'obiettivo era uno:combattere. 

-Grazie mille Paul.-si lamentò Sally. -Adesso mi distruggeranno la casa.-

Il figlio maggiore ridacchiò, e pensò che almeno per il momento doveva accantonare quella stana sensazione che aveva provato poc'anzi.

-E' meraviglioso Paul! Grazie mille! Adesso potrò picchiare Percy!-esclamò Nico, cercando di mascherare la delusione per quel bacio mancato.

-Ma tanto le prenderai lo stesso, Di Angelo.-

-Paul, non avresti dovuto spendere così tanto.-mormorò Sally al fidanzato. 

L'uomo alzò le spalle. -In fondo era il regalo per entrambi. E poi Nico ne è felice, no?-

-Nico è tanto felice!-disse il diretto interessato, annuendo velocemente. 

-Ed ora…Il nostro regalo per voi, piccioncini!-annunciò Percy, prendendo una busta delle lettere e porgendola alla madre. 

Sally spalancò gli occhi quando scartò il regalo. -Perseus…questo è troppo.-

-Un grazie basterebbe.-

-Volete liberarvi di noi?-chiese Paul, ridacchiando. 

-No.-disse Nico, contemporaneamente al 'sì' di Percy. 

-Un viaggio di due settimane per una crociera? Dove diamine avete preso i soldi?-

I ragazzi scrollarono le spalle. -Ci siamo prostituiti.-disse Percy. 

Sally lo guardò male, ed il più piccolo diede uno schiaffo all'amico. -Idiota.-

-Okay okay. Nico ha trovato un'offerta su internet,e poi abbiamo venduto la mia vecchia console…Era un'edizione limitata, quindi ci è valsa un sacco di soldi…la mia bambina…-disse, in tono drammatico. -Poi li abbiamo aggiunti ai nostri risparmi e…Voilà!-

Sally e Paul assunsero un'aria rammaricata. -Non mi piace che facciate sacrifici per noi, Percy.-disse la donna. 

-Ma per noi è stato un piacere.-disse Nico, sorridendo sinceramente.

-Ma la mia bambina…-

-Perce!-

-Cioè…un piacere. E' stato veramente un piacere-

-Partenza il 27 dicembre? Ma è tra due giorni! Non ho ancora organizzato nulla! Come farete senza di me?- 

-Ma noi ce la sappiamo cavare! Parti tranquilla.-disse il maggiore. 

La donna guardò Nico. -Conto su di te.-

-Grande considerazione-borbottò Percy. 

-Grazie piccoli miei.-disse Sally, abbracciando i suoi ragazzi.

-Grazie davvero. Ma io non sono un tipo da abbracci.-disse Paul.

-Un punto a tuo favore Paulie.-dissero in coro i due.

-A proposito! Ho dimenticato il tuo regalo in macchina, Sally. Andiamo a prenderlo-disse l'uomo, prendendo la donna per mano e, dopo aver messo le giacche, uscirono di casa.

-Moccioso, anch'io ho un regalo per te.-disse Percy, illuminandosi. 

Prese un pacco da sotto l'albero e glielo porse, sorridendo. 

Il minore lo prese, con un'occhiata curiosa. 

-Perce.-disse, dopo averlo scartato.

-Sì?-

-Questo è il porta pranzo dei Power Rangers.-

-Già-

-Te l'ho chiesto quando avevo sette anni-

Percy sorrise. -Non ho un tempismo fantastico?-

Nico fece per aprirlo, ma l'amico lo bloccò. -Non farlo.-

-Perché no? Ci hai nascosto una bomba o qualcosa del genere?-chiese, sinceramente curioso. 

-No, ma non puoi aprirlo.-

-Sai che adesso voglio aprirlo ancora di più, vero?-disse il minore. 

-Sì, ma devi aspettare il momento giusto.-

-E quando so che è il momento giusto? Oddio, non starai per morire e questo è il tuo ultimo saluto? Sembri un suicida!-

Percy sorrise amaro. -No idiota, non è questo. Ma lo capirai.-

Nico era ancora parecchio confuso ma, anche se con una certa riluttanza, annuì.

-Bene, ora è il mio turno.-disse quest'ultimo, alleggerendo l'atmosfera che si era creata. 

Diede una piccola busta all'amico, il quale sorrise entusiasta. 

L'aprì. -Un buono studio! Nico, potrò chiederti di farmi i compiti per tre volte!-

Il minore annuì. -Usale bene, Perce!-

-Niente algebra per Percy!-disse il maggiore, improvvisando un balletto. 

La porta di ingresso si aprì, lasciando entrare Sally e Paul. 

-Vi siete già scambiati i regali?-

I ragazzi annuirono. -E voi?-

La donna indicò la collana che aveva al collo, sorridendo raggiante. 

-Molto carina.-disse Nico. 

Sally si avvicinò al ragazzo, dandogli un bacio sulla guancia. -Hey tesoro, che ne dici se ci vedessimo tutti insieme lo speciale di Doctor Who? Tra poco inizia-

Percy perse un battito. Come avrebbe reagito Nico? Quella era la tradizione della sua famiglia. Avrebbe trovato la cosa offensiva? Avrebbe pensato che volevano sostituire Bianca e gli altri? Si sarebbe rabbuiato di nuovo? Tutti questi pensieri affollavano la sua mente, ma quando vide l'enorme sorriso che aveva il suo moccioso sul volto, si tranquillizzò. 

-Certo!-disse questo, entusiasta. 

-Sì!-esultò Paul. 

Nico lo guardò. -Ti piace Doctor Who?-

-Io lo amo!-

-Ed io amo te!-

Percy si mise tra i due. -Wow wow, qui stiamo correndo un po' troppo secondo me.-

Il moccioso saltellò per la stanza. -Percy, andiamo! Tra poco inizia!-

Il maggiore sorrise intenerito da quella scena. -Sì dai-concesse. -Andiamo-

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Nico era davvero felice che stessero vedendo Doctor Who, anche se sia Sally che Percy avevano preso sonno nei primi dieci minuti. 

L'amico si era assopito sulla sua spalla, ed era davvero fastidioso, ma almeno Paul era di compagnia. 

-Certo che l'undicesimo dottore con quel papillon è davvero chic.-

-Hai visto cos'ha fatto?-esclamò il ragazzo.

-E' fantastico.-concordò l'uomo, fingendo di asciugarsi una lacrima. 

Nico mosse la spalla per portarsi più avanti e vedere meglio il televisore, ma Percy scivolò sul suo stomaco, mugugnando qualcosa nel sonno. La testa dell'amico era sulle sue gambe. Il piccolo si bloccò. 

Il maggiore era così vulnerabile in quel momento. Il suo viso appariva così calmo e rilassato che gli venne voglia di accarezzarglielo. Era sempre stato Percy a proteggerlo da tutto il mondo, forse anche troppo. Ma in quel momento, Nico si sentiva in dovere di cullarlo, di ripararlo da ciò che era fuori quella bolla che si era creato. Per questo, si fece più indietro sul divano, facendo appoggiare meglio l'amico, ed iniziò ad accarezzargli delicatamente i capelli. 

Quando lo speciale finì, Paul sorrise nel vedere Sally addormentata affianco a se'. -I nostri amati dormono.-disse. 

-Cosa?!-sbottò lui, forse un po' troppo forte, perché sentì Perce muoversi sulle sue gambe. 

-Non preoccuparti Nico. Non lo dirò a nessuno. Nemmeno a Sally, se è questo che vuoi.-

Il ragazzo spalancò la bocca. -Ma tu…ma come…-

-Oh andiamo, basta vedere come lo guardi. Ma ti dico una cosa: non sei solo. Non ho mai visto nessuno guardare qualcuno come Percy guarda te. Nemmeno Annabeth. Non so di che tipo di affetto si tratti, ma ti assicuro che è molto forte.-

Nico voleva disperatamente credere a quello che diceva Paul, ma si era illuso fin troppe volte. Quello che provava Percy nei suoi confronti era solo affetto fraterno… ma quando prima si erano guardati in quel modo, egli era stato certo che se lo avesse baciato, Percy avrebbe ricambiato. No. Scacciò via quel pensiero. Non ti devi illudere, si disse.

Paul prese in braccio Sally e la portò in camera, adagiandola delicatamente sul letto. Guardò Nico e gli fece un sorrisetto complice.

Il ragazzo scosse il braccio di Percy. -Perce, svegliati. E' finito lo speciale… beh, non che tu l'abbia visto.-

Il maggiore mugugnò qualcosa di incomprensibile. 

Nico alzò gli occhi al cielo.-Perce, io vorrei andare a letto.-

-Con chi?- sussurrò Percy.

-Dylan O'Brien.- 

Il più grande si tirò a sedere, gli occhi semichiusi. -Mh, io sono meglio di Dylan cosetto.-

-Sì certo, continua a crederci.- disse alzandosi. -Ce la fai?- aggiunse, guardandolo leggermente preoccupato.

Percy si alzò barcollando. -Certo, mica sono ubriaco.- 

Mai parola fu meno veritiera. Nico fu costretto a mettersi il braccio dell'amico intorno al collo e a portarlo in camera come se fosse moribondo.

Percy guardò il suo letto, ma era davvero troppo lontano. Quindi optò per quello di Nico.

Questi sbuffò. -Perce, questo è il mio letto.-

-Ottima osservazione.- 

-E perché non vai nel tuo?-

-Troppo lontano…-

Nico sbuffò di nuovo e, vedendo il letto di Percy ricoperto di oggetti non identificabili, si stese accanto a lui.

Il maggiore avvertì la sua presenza e si accoccolò sul suo petto. -Avevo ragione,- disse con la voce impastata dal sonno.-Sei caldo.-

Nico trovava sempre più difficile controllarsi e  tenere le mani a posto. Insomma, al momento avrebbe soltanto voluto tracciare il profilo dell'amico con la punta delle dita per poi baciarlo a più non posso. E si odiava per questo, odiava quando si dava una possibilità. Perché non ne aveva nemmeno una, e doveva accettarlo.

Stava per cedere alla tentazione, ma il maggiore si alzò di scatto, ansimante. 

-Nico.-sussurrò, in preda al panico. -Ti ho fatto male. Tu…le costole…Luke…Ethan…ti hanno fatto male. Io ti ho fatto male…Non me lo posso perdonare. Nico…Perdonami-

Il moccioso era leggermente, ma leggermente scioccato. -Perce-disse, confuso. -E' successo quasi un mese fa. Va tutto bene, sto bene-

-Veramente?-disse il maggiore, guardandolo con occhi sgranati. 

Nico era sempre più confuso, ma annuì. -Sì,sto bene.-

Percy annuì più volte. -Sì…stai bene. Giusto, giusto…sì,okay.-mugugnò, per poi risprofondare nel sonno. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Una carezza, i capelli corvini che si piegavano sotto delle mani delicate. 

Un mugugno. 

Un'altra carezza, accompagnata da una voce. -Perce-

Un altro mugugno. 

-Perce…-

-Nico.-sussurrò. 

-Svegliati Perce-

-Stai morendo?-

-No.-

-Mamma?-

-Sta bene-

-Lo stoccafisso?- 

-Respira ancora.- 

-La casa sta andando a fuoco?-

Nico sospirò. -No.-

Percy aprì gli occhi. -Allora perché mi hai svegliato nelle cazzo di vacanze natalizie?-

-Lo sai perché-

Il maggiore lo sapeva. L'aveva capito dal momento in cui aveva udito la voce di Nico nello stato di dormiveglia. Ma non aveva voglia di parlare dell'orrore che erano stati i suoi sogni, della paura matta che aveva avuto. Non poteva parlare di quella sensazione di soffocamento che aveva sentito quando pensava di star rivivendo quell'incubo. Non poteva e non voleva. Doveva cambiare discorso. 

-So cosa?-

-Quella cosa.-

-Quella cosa?-

-Quella che sai.-

-Ed io cosa so?- 

-Quella cosa!-

-Ma cosa?-

-Tu sai cosa-

-Tu sai chi?-

-Sì, certo.Voldemort.-disse Nico, alzando gli occhi al cielo. 

-Non pronunciare il suo nome!-

-Io?-

-Sì, tu!-

-Ma cosa?-

-Il nome!-

-Quale nome?-

-Quel nome!-

-Stavamo parlando di quello che è successo ieri!-gli ricordò Nico. 

-Quando?-

-Ieri.-

Percy alzò un sopracciglio. -Domani?-

-Ieri!-

-Ieri cosa?-

-QUELLA COSA!-

-Ma quale cosa?!-

-Stai sviando il discorso!-

-Ma quale discorso?-sbottò Percy disperato.

Sentirono un colpo di tosse. I ragazzi si girano all'unisono; Sally Jackson li guardava in modo leggermente perplesso.

-Vorrei tanto chiedervi cosa state facendo, ma sinceramente ho molta paura della risposta.-ammise la donna, uscendo dalla stanza. 

I due ragazzi si guardarono e scoppiarono a ridere per la loro stupidità. 

-Ah Percy!-disse la madre, tornando in camera. -E' arrivato.-disse, in tono grave.

Il sorrise del ragazzo si spense immediatamente. -Buttalo-il suo tono era gelido. 

La donna sospirò. -Lo lascio qui, come sempre. Deciderai tu cosa farne.-ammise, poggiando un pacco regalo sulla scrivania, per poi andarsene chiudendo la porta alle sue spalle.

Nico non capiva cosa stesse succedendo; da come ne aveva parlato Sally, sembrava che questi regali arrivassero tutti gli anni. Eppure, l'anno precedente non ci aveva fatto caso. E per un buon osservatore come lui, la cosa era molto insolita. 

-Perce-provò a chiamarlo dolcemente. 

L'amico lo ignorò, prendendo in malo modo il regalo e, con le mani tremanti, lo scaraventò nel proprio armadio, senza quasi degnarlo di un'occhiata. 

Ma non aveva detto di volerlo buttare?

Quella furia, quell'odio. Nico capì al volo. 

-E' da parte di Chirone, vero?-

Percy  finalmente lo guardò, gli occhi che trasudavano esasperazione. -Tutti i fottuti anni, Nico. Mi manda un cacchio di regalo di Natale. Io voglio solo essere lasciato in pace. Come pretende che dimentichi se lui non fa altro che ricordarmi la sua assenza? 'Fanculo.-sbottò, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, con la testa tra le mani.

-Perché non ne hai aperto nemmeno uno?-chiese Nico, andando verso l'armadio di Percy e spalancando le ante. -Ne saranno una decina qui dentro.-

-Sono dodici; uno per ogni anno.-mormorò il maggiore. 

-Aprine uno.-gli suggerì il moccioso.

-Neanche per idea.-

-Perce…-

-No Nico!-sbottò. -Perché dovrei? Quel coglione distrugge ogni cosa che tocca. Ha distrutto anche me!-

-E perché allora li conservi?-urlò. -Li tieni in questo armadio del cazzo, a prendere polvere. Non vuoi buttarli, non vuoi aprirli. Cosa vuoi farne?-

-Voglio solo…-

-Cosa, Percy? Tenerli qui finchè non si apriranno da soli? Hai quest'odio viscerale nei confronti di Chirone, e non hai il coraggio di gettare i suoi regali?-chiese Nico, freddo. 

Percy sussultò, il minore non gli aveva mai parlato in un modo così diretto. 

Nico se ne accorse, ma era così arrabbiato senza nessun motivo preciso, così continuò a ruota libera. 

-Perché tu non lo odi, vero? Tu odi tuo padre, anzi, non odi nemmeno lui. Tu non odi nessuno, è questo il problema. Odi come ti hanno fatto sentire: solo. Sai che Chirone non ha colpe, eppure non ti senti di dare tutta la colpa a tuo padre, perché tu, nonostante tutto, gli vuoi bene.-

Percy non disse niente, si limitò a rimanere immobile, cercando di trattenere la rabbia che in quel momento provava verso Nico.

Ma il minore si arrabbiò solo di più di fronte alla sua passività. Si sedette di fronte a lui e gli prese il viso tra le mani. -Reagisci! E' così, non è vero? Ti do una notizia flash: sei così arrabbiato in continuazione, lo sai perché? Perché non vuoi ammettere di essere semplicemente triste.-

-Sta zitto.-

-Ho ragione, Percy. Lo sai.- 

-Sta zitto, Nico. Ti prego.- 

Nico lo guardò dritto negli occhi e si sentì in colpa nel leggervi angoscia. 

Cosa aveva fatto? Perché si era comportato così quando sapeva che Percy ci soffriva? Voleva soltanto che lo guardasse, che reagisse in qualche maniera, per questo non oppose resistenza quando il maggiore lo spinse con forza di lato per alzarsi e andare via. Cadde sulla spalla, ma la consapevolezza di aver ferito Perce faceva più male.

--

Nico era steso sul suo letto a pancia in giù. Non era andato da Percy. Aveva esagerato, e non avrebbe sopportato un rifiuto da parte sua. 

Nico si odiava così tanto in quel momento. Si era arrabbiato, adesso lo sapeva, solo perché non aveva potuto fare niente per rendere felice l'amico e questo l'aveva mandato in bestia. Non riusciva a capire, di solito riusciva a controllarsi, ma quella volta era esploso. 

Voleva salvarlo e aveva finito per fargli ancora più male. 

Aveva rovinato tutto, di nuovo. 

-Nico?- 

Il ragazzo sussultò. Quella voce. Non si aspettava di sentirla così presto.

Si girò verso Percy. -Sì?- sussurrò.

-Ti ho fatto male?-

Il minore lo guardò, perplesso. -Cosa?-

-Quando ti ho spinto. Ti ho fatto male?- borbottò.

-No…- 

-Okay.- sussurrò e fece per andarsene.

-Perce!- chiamò a gran voce il minore.

Il maggiore si fermò sulla soglia della porta. -Che c'è?- disse, secco.

-Puoi venire qui per favore?- disse, con voce tremante.

Percy sospirò e si sedette sul bordo del letto, il più lontano possibile da Nico.

-Mi dispiace, Perce. Mi sono spinto troppo oltre. Ero così arrabbiato e…-

-Lo sai cosa mi fa più arrabbiare? Avevi ragione, tutte le volte.- 

-Ma Perce…-

Il maggiore alzò un dito, per fargli segno di tacere. -Sono insopportabile, me ne rendo perfettamente conto. Ma…Quando mi hai risposto con quel tono…Non avevo nemmeno voce per ribattere. Tu sei il mio moccioso, cazzo. Sei piccolo e…indifeso e…sono io a dover proteggere te, non il contrario.-

Nico si avvicinò, prendendogli le mani tra le proprie. -Non puoi difendermi per sempre.- 

-Posso provarci.-commentò il maggiore, sorridendo.

-Ragazzi, andiamo dai genitori di Paul-annunciò la madre. -Restate vivi, mi raccomando.-

Una porta che sbatteva. 

Silenzio. 

-Allora…tutto bene?-chiese incerto Nico. 

-No.-disse serio Percy. 

-Ma…Io…Perce…-

-Vendetta!-urlò il maggiore, prendendo il moccioso per i fianchi ed iniziando a fargli il solletico. 

-No!-urlò Nico, scosso dalle risate. Il suo corpo si muoveva a scatti, cercando di ripararsi dalle mani dell'altro. 

Il maggiore spinse il moccioso, facendolo stendere sul letto e mettendosi a cavalcioni su di lui. 

-Cazzo, pesi.-sbottò Nico, senza fiato per le risate. 

 -Ti arrendi?-disse l'altro, avvicinandosi al suo viso, non smettendo di fargli il solletico. 

-Sì, cazzo! Scusa. Scusa!-

Percy ridacchiò, portando le mani ai lati del corpo di Nico, senza tuttavia scendere dalla sua posizione. 

Non si era mai accorto di quanto il suo amico fosse effettivamente bello. Anzi, bellissimo. A scuola, Nico era odiato, oppure venerato. Non c'erano vie di mezzo. La maggior parte però, fortunatamente, pendeva dalle sue labbra. A niente servivano i suoi 'sono gay' ripetuti ogni minuto. Le ragazze non si davano pace, ed adesso Percy capiva perché. 

-Moccioso, sto per fare una cosa che voglio fare da un po' di tempo.-ammise, fissando le sue labbra. 

-Cosa?-chiese quest'ultimo, ridacchiando ancora. 

Percy lo baciò. 

Nico spalancò gli occhi dalla sorpresa, le labbra del maggiore si muovevano esperte su quelle di lui, come se non avessero fatto altro per tutta la sua vita. 

Il più piccolo ci mise un po' per trovare la forza di ricambiare. Il suo corpo era completamente paralizzato dallo stupore. Il suo cuore batteva all'impazzata. 

Quando il maggiore si staccò da lui, egli era senza fiato. 

-Io…Perce…ma…tu…-

Percy sorrise. -Non ne ho idea. Ma Nico…-

-S--sì?-

Il ragazzo con gli occhi verdi lo baciò di nuovo. 

--

Dopo mezz'ora di baci, Nico, seppur di malavoglia, trovò la forza di spingere via Percy. 

-Nico-piagnucolò questi. -Che c'è?-

-Perce, per quanto mi stia piacendo quello che stiamo facendo…Tu sei etero. Ed hai una ragazza.-

Il maggiore sospirò, alzandosi dal corpo caldo del piccolo, per poi sedersi semplicemente al suo fianco. 

-Non lo so, okay? E' successo tutto così in fretta…Ed è stato così bello e…Il pensiero di baciarti mi tormentava da un po' e se non l'avessi fatto sarei impazzito. Ma ora che ho provato, non voglio più smettere. Eterosessuale, omosessuale…Perché dobbiamo mettere un'etichetta su tutto?-sbuffò. -Per quanto riguarda Annabeth…Da quando mi hai baciato nessun contatto con lei è stato lo stesso. Forse ho solo frainteso tutto…Forse non l'ho mai amata veramente- 

-Percy, ma voi avete...-

-Sì lo so-lo fermò. -Ho detto di amarla, prima. Non lo nego. E così credevo. Ma i miei sentimenti per te sono del tutto differenti. Non ho mai saputo dargli un nome, e non lo so fare nemmeno adesso…Credo solo che…siano giusti. Quando stavo con lei tutto mi sembrava tremendamente sbagliato. Ma con te…è come se…oh non lo so. Come se avessi trovato qualcosa che cercavo da tanto tempo. Lo stesso cieco trasporto.-

Nico sorrise come un ebete. -Ti amo-

Percy sgranò gli occhi. -Cosa?-

-E' così. Ti amo da quando, quasi tre anni fa, ho aperto gli occhi in quel fottuto ospedale e ti ho trovato accanto a me.- 

-Quindi tu…Per tutto questo tempo…-

-Sempre.-annuì Nico.

-Tu mi hai…e non mi hai detto niente…Ed io…con Annabeth…-

-Eri felice. Come avrei potuto dirtelo?-

Il più grande strinse tra le sue forti braccia il suo moccioso. -Sei la persona più forte e maledettamente buona che io conosca.- 

Nico sorrise, una felicità mai provata prima. E lo baciò, perché questa volta poteva.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17 

Quando Nico si svegliò e sentì il corpo caldo di Percy accanto al suo, pregò tutti gli dei del cielo che il giorno prima non fosse stato frutto della sua immaginazione. Si mise su un fianco in modo da avere il viso del ragazzo di fronte al suo. 

-Perce-sussurrò, iniziando a delineare i contorni del suo viso con la punta delle dita. 

Prima gli accarezzò delicatamente le palpebre chiuse, per poi passare alle guance, al naso, ed infine alle labbra rosse e piene. 

Percy sorrise, lasciandogli un bacio sulle dita. -Buongiorno moccioso-disse, alzandosi su un gomito e dandogli un dolce bacio sulle labbra. Nico sorrise. Allora non era stato un sogno. 

Il più piccolo approfondì il bacio, avvicinandolo ancora di più a se'. Percy mugolò sulla sua bocca, staccandosi. 

-Cazzo, così mi uccidi. Cattivo ragazzo, mi tenti a prima mattina?-disse il ragazzo in tono malizioso, facendo per dargli un altro bacio. 

La porta si aprì di scatto, e Sally Jackson entrò nella stanza. Nico si staccò immediatamente dall'amico, facendo un salto all'indietro e cadendo dal letto. -Ahi!-gemette. 

Percy scoppiò a ridere. -Stai bene?-domandò tra le risate. 

-Se non ci fosse il tuo cazzo di dinosauro sotto il mio sedere starei molto meglio!-si lamentò il ragazzo.

-Will non c'entra niente! Will è un dinosauro libero!-

-Sì, ed il tuo dinosauro libero mi ha appena tolto la verginità.-

Il maggiore arrossì. 

-Sembra una conversazione privata, ma Paul è giù che mi aspetta, e devo fare presto. Starò via due settimane, restate vivi-disse Sally, aiutando Nico ad alzarsi.

-Ora le raccomandazioni: non distruggete la casa, i numeri dei pompieri, della polizia, dell'ambulanza e del cellulare di Paul sono sul frigo. Andate a fare la spesa insieme.-disse, calcando l'ultima parte. -Ci sono dei soldi in caso doveste ordinare una pizza e-guardò Percy. -Quei soldi servono solo per il cibo o per le emergenze.-

-Ma quella era un'emergenza!-protestò il ragazzo. 

-Percy, la fiera del cioccolato non era un'emergenza!- 

-Ma era cibo!-

-Non quello che intendevo io.-

-Allora dovresti imparare ad essere più specifica.-

Sally sospirò. -Confido in te Nico.-gli sussurrò all'orecchio. 

-Stai tranquilla.-

-Okay, io vado. Ciao amore.-disse, dando un bacio sulla guancia a Nico.

Percy sorrise, stringendola in un abbraccio e dandole un bacio sulla fronte. -Sta' attenta, divertiti e niente fratellini al ritorno-

-Perseus!-sbottò la madre, arrossendo e dandogli un piccolo schiaffo sul petto. -Non è una cosa di cui parlerò con mio figlio!-

-Okay, okay-disse, alzando le mani in segno di resa. 

-E poi hai Nico come fratellino.-

-Ma Nico è l'amore della mia vita-disse scherzosamente, scompigliando i capelli di quest'ultimo. 

La donna sorrise. -Vi chiamo quando arrivo-disse, mandandogli un ultimo bacio ed uscendo dalla stanza. 

Nico doveva ancora riprendersi da quello che aveva detto Percy. Si girò verso di lui. -Perce-lo chiamò. 

-L'ho detto senza pensare-lo anticipò lui, arrossendo. 

-Oh-disse solamente il più piccolo, con un pizzico di delusione. 

-Wil si è fatto male?-disse Percy, cambiando argomento. 

-No, però ha spaccato me in due-si lamentò Nico. 

-Lo punirò, ma solo se posso spaccarti io in due.-

-Percy!-lo richiamò il più piccolo, arrossendo indignato. 

-Scherzavo!-

Forse.

----

Percy era nella doccia, Nico desiderava tanto essere lì con lui, ma non aveva potuto.

Voleva tanto riuscire a non pensare alla frase detta poco prima dal maggiore. 

"Nico è l'amore della mia vita"

Per un momento si era sentito la persona più felice del mondo, ma avrebbe dovuto capire che stava scherzando. Cosa pretendeva? Lo aveva baciato solo ieri, forse sarebbe anche stata una cosa passeggera. Forse l'amico voleva solo fare nuove esperienze. 

Il suo telefono trillò. Aveva ricevuto un messaggio. 

Si alzò pigramente dal letto e raggiunse il comodino di Percy dove la sera prima aveva lasciato il suo telefono. 

Strano, era un numero che non conosceva. 

"Finalmente sono guarito, piccolo. Ci vediamo presto ;) Non vedo l'ora di riprendere da dove siamo stati interrotti.

-E"

A Nico si gelò il sangue nelle vene.

Ethan. 

Era lui, non ne aveva il minimo dubbio. La paura iniziò a scorrergli per il corpo, facendolo tremare. Pensava che fosse finita. 

"Percy non permetterebbe mai che Ethan ti faccia di nuovo del male"disse una voce rassicurante, che somigliava a quella di Chirone.

"Ma non puoi dirlo a Percy."disse un'altra voce, più maliziosa, subdola. Quella di Ethan. 

"Non puoi tenerglielo nascosto. Sai che si arrabbierebbe, vuole solo proteggerti"gli disse la prima voce. 

"Ma non vuoi che sappia quanto fai schifo e quanto sei debole, no?"domandò la seconda, ridacchiando. "Ti lascerà, come tutti. Sai che ci picchieremo, ed io potrei chiamare dei miei amici. Ma Percy? Oh, lui è schifosamente nobile, non metterebbe mai altre persone in mezzo. Sarebbe una cosa tra me, lui, ed un'altra ventina di persone dalla mia parte. Chissà come ritroveresti il tuo Percy"canticchiò. "O se lo ritroveresti. Il tuo Percy è morto"cantilenò.

-No!-urlò Nico, coprendosi le orecchie con le mani, nel tentativo di zittire quella voce. 

Percy uscì dal bagno, con dei jeans strappati ed il maglione azzurro tra le mani. -Nico?-chiamò. -Sei tu ad aver urlato oppure me lo sono immaginato?-

Il più piccolo corse tra le sue braccia, stringendolo forte. Inspirò il suo solito odore. La sua pelle era ancora umida per via della doccia, ma da lì poteva sentire il battito del suo cuore. Vivo. Percy era vivo. 

-Nico? Hey, tutto bene?-domandò preoccupato il maggiore, stringendolo a se'. Nico tremava. 

-S--sì-

-Non mi sembra affatto.-disse l'altro con voce seria, allontanandolo leggermente per poterlo guardare negli occhi. 

Nico fece del suo meglio per assumere un finto tono melodrammatico. Cacciò indietro le lacrime che minacciavano di uscire e sorrise. 

-Perce, Jason ha appena scritto una battuta così squallida che ho quasi le lacrime.-

Percy non credette nemmeno ad una parola, ma decise di lasciar perdere almeno per il momento, così stette al gioco. 

-Ho paura di sentirla.-scherzò, staccandosi da Nico ed infilandosi lentamente il maglione. 

-Oh, è terribile.-disse il minore, sollevato che l'altro non si fosse accorto di nulla. 

----

Nico aveva paura. Anzi, era completamente terrorizzato. Era in piedi vicino al divano, guardando un punto indefinito della stanza, perso nei suoi pensieri. Stringeva il bracciolo del divano in modo così disperato da avere le nocche bianche. 

All'improvviso sentì delle braccia forti e rassicuranti che lo stringevano da dietro. Si rilassò immediatamente. Percy era lì con lui.

Quest'ultimo gli diede un bacio sul collo, non smettendo di stringerselo al petto. -Hey moccioso, ti va di vedere un film?-

-Q--quale film?-mormorò Nico. 

-Mh…quello che vuoi-disse Percy, dandogli un altro bacio. 

-E' un po' difficile scegliere in questa posizione-

-Ah, perché, non ti piace?-sorrise l'altro, iniziando a dargli tanti piccoli baci, dalla mascella alla clavicola. 

-Mi piace fin troppo-gemette, allontanandolo. 

Il maggiore rise. -Ed a me piace baciarti e farti ridere.-

Nico arrossì. -Ed il film?-

-Oh, e adoro anche farti arrossire.-aggiunse Percy, prendendogli la mano e portandolo sul divano, per poi poggiare il minore sulle sue gambe. 

-Fino a stamattina eri tu quello che arrossiva.-borbottò Nico, girandosi verso di lui.

-Ah, quindi tu puoi farmi arrossire ed io no?-

-E' una sfida?-sussurrò Nico, sorridendo. 

-Una sfida che vincerò.-

-Vedremo.-

Percy sorrise e lo baciò. Gli piaceva davvero tanto baciare Nico, era così diverso dal baciare Annabeth. Se baciare la sua "ragazza" era carino, baciare l'amico era assolutamente esplosivo. Nemmeno il suo primo bacio era stato così, sentiva il bisogno fisico di baciare Nico, come per prendere aria. Gli piaceva avere la sua pelle pallida a contatto con la propria. Gli piaceva quando sorrideva realmente, gli piaceva tutto di lui. 

Il minore approfondì il bacio come quella mattina, ma stavolta Percy non si tirò indietro, anzi, ricambiò con trasporto. 

L'altro mugolò, sedendosi meglio sulle sue gambe e portando le mani al suo collo, premendo di più il corpo sul suo. 

-Nico…-si lamentò il maggiore, non smettendo di baciarlo. 

Nico non lo sentì, troppo preso da quel bacio. 

Percy infiltrò la mano sotto la maglietta dell'amico, accarezzandogli il fianco nudo. Nico gemette, e l'altro ritirò la mano, come scottato. 

-Perce? Qualcosa non va?-mormorò il minore, il respiro corto. 

-N-no…tutto bene. Forse ci stiamo spingendo un po' troppo oltre. Annabeth e gli altri ci aspettano per pranzo, no?-disse, spostando Nico dalle sue gambe per poi alzarsi. 

-Oh…sì, certo-disse, aggiustandosi la maglietta. 

Percy andò in camera e chiuse la porta. Nico rimase sul divano con i suoi pensieri.

----

Nico era felice di andare a casa di Jason con tutti i suoi amici, ma non si sarebbe mai aspettato questo. 

E per questo intendeva Annabeth che si era subito fiondata sulle labbra di Percy e che quest'ultimo, Dio, che non faceva niente per fermarla. 

Il moccioso credeva di aver già sofferto abbastanza per questo vita, di aver già sperimentato il dolore più forte. Ma si sbagliava, Cristo, quanto si sbagliava. Aver visto quelle labbra che per 48 ore erano state solo sue, baciare qualcun altro, faceva male da morire. 

Percy aveva tradito la sua fiducia, gli aveva detto che con lui era diverso che con Annabeth, che lui riusciva a farlo sentire giusto. Gli aveva mentito? No? E allora perché cazzo la stava baciando? 

Strinse i pugni, ma decise di tenere duro. Non si sarebbe fatto rovinare la serata da un idiota qualunque. 

Sorrise, Percy pensava di poter fare quello che voleva? No, non l'avrebbe passata liscia. Nico era stanco di farsi ferire, avrebbe reagito questa volta. 

Si     sedettero tutti sul divano a guardare un film. Annabeth aveva un braccio di Percy intorno al collo, eppure quest'ultimo non sembrava a proprio agio. Continuava a muoversi per cercare una posizione comoda e si allontanava sempre di più da lei. Lo guardava di continuo, ma appena Nico si girava nella sua direzione, egli abbassava lo sguardo. 

Piper mise pausa al film, girandosi verso tutti i presenti. -Aspettate un minuto, mi è appena venuta in mente una cosa importante. Una cosa di cui non abbiamo parlato per molto tempo-

-Cosa?-chiese Leo, sospirando. -Di quanto sia fantastica la tua stupida maglietta? Ne abbiamo parlato cinque minuti fa- 

Piper lo guardò male. -No, idiota. Sebastian!-guardò Nico. -Che fine ha fatto?-chiese, eccitata. 

Nico guardò Percy irrigidire la mascella, e sorrise.

-Oh, va molto bene. Sai, ci scambiamo decine di messaggi. Seb è molto simpatico.-

-Quindi siete una coppia?-chiese Annabeth, sorridendo. 

-Non ufficialmente.-

Jason era confuso. Nico, il suo migliore amico, non gli aveva detto niente del genere? Nah, non ci credeva. Guardò Percy, la rabbia dipinta in ogni suo lineamento, e poi il suo amico, che sembrava soddisfatto di se' stesso. Allora capì. E per quanto volesse bene a Percy, decise di dare corda a Nico. 

-Oh-disse, come se si fosse appena ricordato di una cosa importante. -Allora è con lui che sei uscito quando mi hai dato buca!-

ll ragazzo con gli occhi verdi sospirò pesantemente. 

-Oh andiamo Percy, sapevi che un giorno il tuo fratellino avrebbe trovato qualcuno degno di lui-

Percy sorrise falsamente. -Già.-

-Non vi dispiace se dopo il film vado da lui, vero?- disse Nico, con un sorrisetto malizioso.

-Certo che no! Solo… dammi il suo numero.- disse Piper, con un sorriso sciocco.

-Piper!- sbottò Jason, indignato. 

----

Durante il film, Percy non aveva staccato per un minuto gli occhi da Nico, che fingeva di non accorgersene, anche se si sentiva bruciare. 

Finito il film, Nico non rivolse la parola a Percy, si limitò a salutare tutti ed a uscire dalla porta.

-Nico-lo chiamò il maggiore. 

Il moccioso continuò a camminare verso la macchina, senza ascoltarlo. 

-Nico!-lo chiamò ancora. 

-Non puoi limitarti fottutamente a guidare e stare zitto?- 

-No-rispose, entrando in macchina con lui. 

-Parti-

-No.-

-Percy!-sbottò il ragazzo, esasperato. 

-Ah, adesso ti ricordi come mi chiamo?- 

-Non te lo meriteresti affatto, ma io non posso guidare, cazzo.- 

-Adesso mi devi ascoltare- 

-Cosa cazzo devo ascoltare? Mi hai trattato come una fottuta puttana-

-Nico ma io…-

-Ma tu cosa? Cosa?-urlò. -Mi hai solo usato! Che c'è, volevi vedere come ci si sente a stare con un ragazzo? Ovviamente, prima di morire si devono provare tutte le esperienze- 

-Non è così…-mormorò Percy. 

-Ah no? E allora com'è, Perseus? Dimmelo, perché io proprio non lo capisco. Stavamo per farlo su quel cacchio di divano e poi baci Annabeth davanti ai miei occhi. Dimmi, grande uomo, come dovrei prenderla?- 

-Stai zitto, ti prego. Non…non è come dici tu. Io provo davvero qualcosa per te. Ma non potevo dire la verità ad Annabeth ora. Mi ero completamente dimenticato di lei, non ero preparato. Quando mi ha baciato, non potevo semplicemente dirle che non l'amavo. Sarebbe stato crudele.- 

-Ah, che nobiltà d'animo, giustamente lei è una persona così piccola ed indifesa, giustamente non puoi dirle la verità, sarebbe troppo dura per lei, non lo sopporterebbe, le faresti troppo male. Ma sì, che scelta hai avuto se non spezzare il mio di cuore?-

Percy si sentì un verme. -Scusami. Non…non avevo pensato…-

-E' proprio questo il problema: tu non pensi fottutamente mai!-sbottò Nico, uscendo dalla macchina. 

-Nico!-urlò Percy, uscendo anche lui e seguendolo. -Dove vai?-

-Non mi seguire, cazzo. Mi fai schifo e basta, okay? Mi fai schifo!-

Il maggiore si bloccò. Il suo piccolo lo odiava. -Ma…Nico…-mormorò. 

-Vado da Ethan, magari mi faccio pestare un altro po', farà sempre meno male di quello che mi hai fatto tu oggi!-urlò ancora il minore, con gli occhi lucidi. Senza aspettare una risposta, scappò. E Percy stavolta non lo seguì.

----

Percy era tornato a casa. Da solo. E questo lo faceva sentire maledettamente male. 

Aveva fatto soffrire Nico per più di due anni e stava continuando a farlo. Non aveva per niente pensato  ad Annabeth quando erano andati da Jason. Non gli era nemmeno passata per la testa. Come faceva a spiegarlo a Nico? Come faceva a dirgli che gli faceva perdere la cognizione del tempo, che non pensava a niente se non a lui? Come faceva a dirgli che era arrivato da Jason ed era rimasto sbalordito quanto lui? 

"Non dovevi ricambiare il bacio"

Lo sapeva. Non avrebbe dovuto farlo, ma come poteva dirle che era tutto finito così su due piedi? Avrebbe voluto il tempo di dirglielo con calma, magari con un po' più di tatto. Non poteva chiudere una storia così importante in un paio di minuti. L'ultima cosa che voleva fare era ferire Nico. 

Sapere che avrebbe preferito rivivere quell'incubo con Ethan che stare ancora con lui…Lo fece sentire doppiamente male. 

Era la sua ancora, il suo eroe, ed invece che salvarlo, lo tirava sempre più giù. 

Era inutile. Non riusciva a fare la cosa che era davvero importante: proteggere il suo moccioso. 

Non poteva continuare così, lo sapeva, doveva dimostrare a Nico che non era una cosa passeggera, cazzo, non lo era affatto. L'altro giorno l'aveva baciato di impulso, ma non era stata realmente una cosa improvvisa. Ci stava pensando da tanto, troppo tempo. Non era la semplice curiosità di provare un bacio gay, altrimenti sarebbe finita subito dopo. No, era qualcosa di molto più profondo, ne aveva bisogno come respirare.

Doveva lasciare Annabeth. 

----

Nico correva. Correva per le strade della città  con il vento a graffiargli il viso. Voleva piangere, voleva farlo disperatamente, ma non ci riusciva. Probabilmente aveva finito le lacrime. 

Perché Percy non si rendeva conto di quanto gli faceva male? Perché non l'aveva seguito, cazzo? Nico adesso si pentiva di tutte le parole velenose che aveva detto, insomma, le pensava in quel momento, ci credeva fermamente, ma adesso, a mente fredda, pensò che avrebbe dovuto almeno lasciarlo parlare. Gli aveva fatto dire due frasi al massimo e poi era scattato. Infondo lui sapeva che Percy non lo avrebbe mai ferito di proposito. Ma lo aveva fatto, e questo lo faceva dannatamente arrabbiare. 

Dopo un'ora passata a correre senza meta, decise di tornare a casa di Jason e di dormire lì, perché non se la sentiva di affrontare tutto subito. Probabilmente se n'erano già andati tutti, e l'unica cosa che voleva era sfogarsi con il suo amico, quindi tornò sui suoi passi. 

[…]

Appena il biondo gli aprì la porta, fu accolto da un gran sorriso. 

-Sei venuto a festeggiare con me?- 

Nico era confuso. -Festeggiare cosa?- 

-Percy ha dato appuntamento ad Annabeth a casa sua-

-Ah sì? Sono contento-disse Nico, alzando gli occhi al cielo. 

-Non hai capito. Piper mi ha detto che Percy ha lasciato Annabeth. Per sempre- 

Cosa?

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18 

-E tu me lo dici così?!-

Jason aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata, e non accennava a volerla chiudere. 

Nico sbuffò. -E come avrei dovuto dirtelo?- 

-Non lo so, piano piano. Un bigliettino magari.-si bloccò. -Cioè tu e lui…e lui…e tu…e voi…insieme. Finalmente! Piper mi deve dieci dollari. Oh mio Dio, questo vuol dire che non farai più finta di provarci con quella tizia per farmi guadagnare soldi?-mise il broncio. 

-Sei serio?-

-Mi sarei potuto comprare qualcosa con quei soldi!-

-Ma…-

-Dai Nico, un occhiolino ogni tanto, qualche parolina sussurrata all'orecchio. Percy non sarà mica geloso!-si bloccò di nuovo. -Voi state insieme! Io l'ho sempre saputo!-canticchiò felice.

Il moro tossicchiò. -Noi non stiamo insieme-borbottò. 

-Non ufficialmente-suggerì Jason con sguardo malizioso. 

-Ha baciato la sua ragazza davanti ai miei occhi!-

-Ex ragazza-lo corresse il biondo, gesticolando. 

-Resta che l'ha fatto-

-Resta il fatto che ha rimediato-

-Vaffanculo-borbottò Nico, buttandosi sul divano. 

Jason lo guardò, con sguardo serio. -Nico, Percy è un maledetto idiota. E poi andiamo, pensi davvero che l'abbia fatto di proposito? Pensi davvero che se avesse la santa abitudine di pensare prima di fare qualcosa, l'avrebbe fatto? E poi penso che tu ti sia abbastanza vendicato con Sebastian. Non ho mai visto Percy così furioso in vita mia. Parola di Jason-

-Va' a dormire idiota.-

-Nico, sono le sette di sera-

-Dall'altra parte del mondo è notte!-

Jason si sedette accanto a lui sul divano, sbuffando. Non avrebbe più cavato nessuna informazione dall'amico, lo sapeva. Pensò che fosse meglio cambiare argomento.

-I miei genitori sono andati ad una stupida festa natalizia in ritardo, e Thalia è con i suoi maledetti amici punk. Torneranno tutti tardi. Vuoi dormire qui?-

Nico esitò. Non aveva mai dormito fuori casa, nemmeno quando i suoi genitori erano vivi. Infatti ci aveva messo un bel po' di tempo ad abituarsi al suo nuovo letto in casa Jackson. Era davvero arrabbiato con Percy al punto da fare una cosa del genere? 

-Sì.-affermò a Jason, che sorrise. 

-Vado a prendere dei biscotti, così vediamo un film-annunciò il biondo, andando in cucina. 

Il telefono di Nico vibrò per l'ennesima volta. Mentre correva lontano da Percy aveva cercato di ignorarlo, ma stava diventando insopportabile. Prese il cellulare di scatto e lo spense. Percy poteva andarsene al diavolo, non gli avrebbe risposto. Non stavolta.

Sapeva che infondo non l'aveva ferito di proposito, ma l'aveva fatto, e faceva troppo male per perdonarlo, non sarebbe tornato come sempre, come il suo insaziabile cagnolino.

----

Finito di vedere "The Amazing Spiderman 2", Jason era completamente, inevitabilmente, ossessionatamente, triste.

-Ma tu hai visto? E' morta! Loro dovevano stare insieme per sempre! Che razza di finale è mai questo? Perché è successa una cosa del genere?-

Nico era steso sul divano con uno sguardo annoiato, la mano a sostenere la guancia. -Sì, certo. Capisco-

-No, tu non capisci!-disse Jason, puntandogli il dito contro. -Gwen era l'amore della sua vita!-

-Mary Jane?-suggerì Nico, ancora più annoiato. 

-Mary Jane viene dopo, stupido nanetto ignorante!-

-Scusami se passo il mio tempo libero in modo più produttivo!-

Jason piegò la testa di lato. -Intendi leggendo Hunger coso e vedendo Sherlock?-

A Nico ricordò Percy. Percy piegava sempre la testa di lato quando cercava di spiegargli cosa gli piaceva. Era adorabile. Il cuore si strinse in una morsa ferrea, ed a Nico si mozzò il fiato. 

Cercò di scacciare il pensiero. -Hunger Games, idiota del cacchio, ed è molto produttivo!-

-Oh certo. Ti insegna come uccidere la gente- 

Il moro lo guardò male. -In questo momento sarebbe molto utile saperlo.-

Jason incrociò le braccia al petto. -Qualcuno qui non è di buonumore- 

Il più piccolo stava per dirgli dove poteva mettersi il suo cacchio di buonumore, ma il telefono di casa lo precedette. 

-Vado a rispondere, assicurati di non avere un cappio al collo quando torno-disse il biondo, andando nell'altra stanza.

Nico sospirò e si alzò dal divano per andare in cucina a prendere qualcosa da bere. Sentì Jason sussurrare qualcosa al telefono. Perché avrebbe dovuto sussurrare? 

Si avvicinò alla porta della sua camera. 

E sentì una serie di "Sì. E' qui. Sta bene. Certo che ha mangiato. No. Okay. Non ha bisogno di un orsacchiotto! Percy, non ha incontrato nessuno, te l'avrei detto. Sì che sta bene! Dorme qui."

Poi una lunga pausa. 

"Non preoccuparti. Lo so che è strano. Sì, ce la farà. Non posso accompagnarlo a casa, lo sai. Non ci viene in macchina con me. Lo convincerò a tornare, promesso. Hey, questo era un po' offensivo. Oh, cos'è questa volgarità, Jackson? Sì, ho capito! Ci sentiamo domani. Non richiamare. Ciao idiota"

Nico capì che la telefonata era finita e corse subito sul divano, cercando di assumere la posizione più naturale possibile. 

Quando Jason entrò in salotto, lo guardo stranito. -Perché sei a testa in giù?-gli chiese. 

-Chi era al telefono? Ci hai parlato un bel po'.-chiese invece il moro, rimettendosi composto. 

-Ehm…Era Piper. Sai, cose da…ragazze-

Nico decise di non fiatare su quella bugia, capendo che l'amico voleva solo proteggerlo. -Perché giustamente tu sei una ragazza-

-Intendevo che lei…che…io…Oh ma vaffanculo. Non è ora di andare a dormire?-

Il minore guardò l'orologio. -Sono quasi le dieci- 

-Beh chiudi gli occhi e vedi che il sonno arriva.-disse il biondo, facendo per andarsene. 

-Non ho un letto-gli ricordò Nico. 

-Ci sei seduto sopra- 

-Non ho una coperta- 

Jason sbuffò. -Ma quanto sei esigente!-

Due minuti tornò con un piumone pesante ed un cuscino. -Sua maestà è contento?-chiese sarcasticamente Jason. 

-Mh…sarebbe più contento se il suo suddito avesse un minimo di materia grigia, ma ahimè, nessuno può avere tutto ciò che vuole quando lo vuole-

Il biondo gli mostrò il dito medio e, senza aggiungere nulla, andò a dormire. 

Nico si stese sul suo "letto" e pensò alla telefonata cui aveva appena assistito. Percy era preoccupato per lui. E lui l'aveva lasciato solo. Cosa aveva fatto in tutto quel tempo? Come si era sentito dopo aver lasciato Annabeth? Stava male? E Annabeth? Lei come stava? Prima era tutto così facile per loro. Si amavano. 

"E cosa c'è di male se ora ad essere felice sei tu? Non devi sempre mettere gli altri davanti a te. Meriti anche tu un po' di pace."

La voce di Chirone gli rimbombava nella testa. Cacchio, quelle sedute gli avevano fatto davvero male. 

Sospirando, accese il telefono. Il minimo che potesse fare era rispondere ai suoi messaggi e farlo smettere di preoccuparsi. 

Non l'avesse mai fatto.

----

"Annabeth c'è una cosa che devo dirti."

"Cosa?"la riccia sorrideva. Annabeth sorrideva.

"Non sono più sicuro di quello che provo per te"

La ragazza tacque, il sorriso si spense. "Cosa?"

"Mi dispiace. Non sapevo come dirtelo."

"Smettila. Non è divertente"

Percy abbassò lo sguardo. "Non è uno scherzo Annie. Io…non ti amo più."

"Tu…non…mi ami?"

Sulle guance di Annabeth scesero delle lacrime. Il ragazzo fece per stringerla a se', ma ella si allontanò. 

"No…"

"Annabeth…Mi dispiace tanto."

"Lo immaginavo, sai? Non era più come prima. Chi è?"

Percy sgranò gli occhi. "Chi è chi?"

"Non fare l'idiota. Chi è lei?"

"Non c'è nessuna lei."

Annabeth alzò gli occhi al cielo. "Certo, come no."

La ragazza si asciugò le lacrime e diede un freno ai singhiozzi. Non perdeva mai la dignità, Percy l'aveva amata anche per questo. 

"Allora…ciao Percy Jackson"disse, per poi dargli le spalle e correre via. 

"Ciao Annabeth…"mormorò lui. 

[…]

Percy si sentiva solo, estremamente solo. Sapeva di aver fatto indubbiamente la cosa giusta, non poteva continuare a mentire ad Annabeth, e sicuro come la morte non avrebbe permesso che Nico soffrisse ancora a causa sua. Ma si sentiva così in colpa. Aveva ferito entrambi. Era un disastro, forse era per questo che anche il padre lo aveva abbandonato. 

Si alzò di scatto dal letto. Anche Nico lo avrebbe fatto? Anche lui si sarebbe stancato e l'avrebbe lasciato solo? No, non poteva permetterlo. 

La chiamata con Jason lo aveva tranquillizzato leggermente, ma non aveva sentito la sua voce, e questo lo faceva innervosire. Sapeva che Nico non voleva parlargli, e questo faceva dannatamente male. 

Era talmente patetico che era steso sul suo di letto, ed aveva Hunger Games sul petto. Non sarebbe mai riuscito a leggerlo, lo sapeva. Ma lo faceva sentire più vicino al suo moccioso. 

Sospirò di frustrazione, scagliando il libro contro il muro. 

-Dannazione!-imprecò. 

Dopo un po', fece dei respiri profondi per regolarizzare il battito. Doveva calmarsi. Nico era al sicuro, non gli sarebbe successo niente. Sarebbe tornato presto da lui.

Con questi pensieri, si addormentò.

------

Ethan. 

Non erano di Percy quei messaggi. Ma di Ethan. Uno ogni ora circa. 

12:47 

"Ciao piccolo. Non mi rispondi al messaggio? Questo mi rende molto triste :( Volevo venirti a trovare in ospedale, ma purtroppo ero in infermeria. Magari la prossima volta ci mando Percy dall'infermiera, così non ci disturberà più. ;)"

14:02

"L'attesa aumenta il piacere. Sai, non ho molto da fare, piccolo. I miei genitori sono super indaffarati, non sanno nemmeno che esisto. Ma non preoccuparti, sono sicuro che tu mi darai le attenzioni che merito.<3"

15:29

"Un'altra ora è passata. Sei proprio così testardo…Hai già detto al tuo fratellino di me? Spero di no. E' carino, mi dispiacerebbe rompergli il naso :( Ma tranquillo, tu sei più bello"

16:52

"Mi piacciono le persone che si fanno desiderare. I tuoi "no" quel giorno erano così eccitanti. Un giorno verrò a prenderti così potrò ascoltarli di nuovo."

18:16

"Come sta il tuo amico Jason? Se gli parli digli che sto bene, anche se i lividi non sono ancora del tutto andati via. Ricambierò con piacere il favore :)"

21:36

"Scusa se ci ho messo tanto, ma ero con i miei amici. Ho parlato di questa proposta di Percy. Sono molto felici di fargli un lavoretto come si deve. Quasi tutta la scuola lo invidia per la sua disgustosa e finta perfezione.Sono contenti di fare un favore all'umanità. Ma non preoccuparti, verrò da te il prima possibile"

 

Nico perse ogni traccia di colore. La paura, anzi no, il terrore che gli bruciava nei vasi sanguigni. Percy, Jason…Loro erano in pericolo per colpa sua. E lui…lui sarebbe di nuovo finito nelle sue mani, se lo sentiva. Quelle mani sudicie e sporche, così diverse da quelle gentili e calde di Percy. Quelle mani orribili che percorrevano tutto il suo corpo…avanti e indietro…su e giù. Non poteva sopportarlo ancora. 

Sentì distintamente la sensazione che aveva provato quel giorno, poteva sentire quelle mani su di se'. 

Corse in bagno e vomitò, vomitò tutta l'anima. 

Iniziò a piangere, non voleva che accadesse di nuovo. Si appoggiò con la schiena al muro del bagno, una volta finiti i conati di vomito, e si mise la testa tra le mani, non smettendo di piangere disperatamente. Voleva solo che qualcuno corresse a salvarlo. 

-Nico?-sentì bussare alla porta. -Nico, apri!-

-Vattene via!-urlò, la voce spezzata dal pianto. 

-No che non me ne vado! Apri questa cazzo di porta!-

-Chiama Percy…Ti prego!-singhiozzò senza vergogna. 

-Devo chiam…Nico che cazzo sta succedendo?- 

-No! Non lo chiamare.-

-Ora entro, Nico.-

-La porta è fottutamente chiusa a chiave!-

-Ed io vado fottutamente a prendere la cazzo di chiave di riserva!-

Quando Jason riuscì ad entrare in bagno, trovò Nico per terra, rannicchiato su se' stesso. Il corpo scosso dai singhiozzi e madido di sudore.

Il biondo sospirò, sedendosi affianco a lui, mettendogli una mano sulla spalla. -Nico, ti prego…cos'hai?-

-Esci…per favore-

-Col cazzo che esco. Hai bisogno di aiuto-

-Ho solo bisogno che tu esca di qui!-alzò la testa di scatto, gli occhi pieni di rabbia, arrossati per il pianto. 

Il suo viso era pallido, più del solito, e gli dava un aspetto cadaverico. Jason ne ebbe paura. 

-Calmati Nico. Respira piano. Ti sta venendo un cacchio di infarto.-

-Non sono così gli infarti!-

-E tu che ne sai, te n'è mai venuto uno?-

-Jason!-

-Okay, okay. Ora calmati però.-

Nico provò a calmarsi, perché non poteva farsi scoprire da Jason. Era stato così stupido a pensare di poter soffrire in silenzio. 

-Va bene. Ora mi dici cos'hai?-

Nico scosse la testa. -Voglio solo tornare a dormire. Per favore.- 

Il biondo lo guardò a lungo, per poi sospirare. -Certo, vieni qui-lo prese per una spalla e lo aiutò ad alzarsi.

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Nico si era sistemato di nuovo sul divano, e stavolta Jason aveva lasciato la porta della sua stanza aperta. 

Si sentiva un po' in colpa, infondo il suo amico era sinceramente preoccupato per lui, ma non voleva metterlo in pericolo raccontandogli tutto. 

E Percy…se Ethan lo avesse picchiato…Se si fosse fatto male per colpa sua…Se Nico non avesse più avuto la possibilità di baciarlo?

Non poteva sopportarlo…doveva chiamarlo. 

Dopo molti, troppi, squilli, sentì una voce assonnata dall'altro capo del telefono. 

-Pronto?-la voce di Percy era roca, rassicurante e sexy come al solito.

-Perce?-

-Nico!-disse entusiasta il ragazzo, già completamente lucido. 

-Perce, mi dispiace tanto. Sei arrabbiato?-

-Io? Pensavo che tu fossi arrabbiato.-

-Sì…beh…lo ero. Però adesso non più e…e…Ti amo Percy. Ti amo, ti amo, ti amo. Ti prego, non andare via-

Sentì il ragazzo trattenere il fiato, per poi tirare un gran sospiro di sollievo. -Nico…-tacque. 

Nico sorrise. -Lo so, Percy. Anch'io.-

Sentì il maggiore ridacchiare. -Mi dispiace. Sono stato un idiota. Ho lasciato Annabeth. Adesso ho voltato una bella pagina bianca. Tutta per noi-

All'improvviso la morsa che aveva stretto il cuore di Nico per tutto quel tempo, si sciolse. I tremiti si fermarono, Ethan sparì dalla sua mente. Ora c'era solo Percy. 

-Domani…Mi vieni a prendere?-

-Appena mi sveglio.-

-Okay-

-Okay-

-Okay.-

-Quindi…Buonanotte.- 

-Possiamo…puoi solo…stare con me, Perce?- 

-Al telefono?-

-Al telefono-confermò Nico. 

-Stai bene? E' successo qualcosa?-

Il più piccolo si morse le labbra. -No-

-Mh. Okay-

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La mattina dopo Percy si svegliò con il telefono attaccato alla guancia, e sentì un respiro lento e regolare dall'altra parte del telefono. Nico dormiva. Sorrise. 

Si girò e vide il suo armadio, la causa della sua discussione con Nico era al suo interno. Pensò che forse il minore aveva ragione quel giorno, avrebbe dovuto aprirli una volta per tutte. Ma non ne aveva la forza. 

Si alzò di fretta dal letto e, dopo essersi fatto una doccia veloce, si vestì e corse a prendere la macchina.

-------

Dopo il tragitto che a parer suo era durato veramente troppo, riuscì a salire le scale del palazzo di Jason senza inciampare per l'emozione. Gli era sembrato un secolo da quando aveva visto Nico l'ultima volta. 

Bussò alla porta e, nemmeno il tempo di prepararsi psicologicamente, che si ritrovò delle braccia strette al collo e delle labbra sulle sue. 

Nico. Finalmente.

Ricambiò con trasporto, stringendo a se' il suo moccioso. Era stato davvero frustrante non poterlo avere vicino per la notte, ed ora era finalmente tra le sue braccia.

Jason tossì. -Okay che siete novelli fidanzati, ma un po' di contegno.-li derise. 

Percy arrossì fino alla punta delle orecchie, mentre Nico alzava gli occhi al cielo. 

-Finalmente hai capito che il mio amico è un buon partito. Mi hai fatto penare per due fottuti anni-

-Ma quindi tu lo sap…-

-Tutti lo sapevano Percy! Si vedeva da chilometri! Ci mancava solo un fottuto cartello! "Hey, informazione gratuita: Nico ti ama!"- 

-Non avrei nemmeno potuto leggerlo-fece notare il ragazzo con gli occhi verdi. 

-Di male in peggio!-

-Va bene, va bene. Vado un attimo in bagno e poi andiamo via-disse Nico, dando un ultimo bacio a Percy per poi sparire nel corridoio. 

Il maggiore chiuse la porta alle sue spalle. 

Jason  voleva dirgli dello sfogo notturno di Nico, della sua preoccupazione nel vederlo così sofferente, e che era successo di sicuro qualcosa. Ma Percy era così dannatamente felice, il sorriso non voleva lasciargli le labbra, e non voleva essere di certo lui a spegnerglielo. 

----

Nico era felice di essere di nuovo a casa. Si era buttato subito sul suo adorato letto, che stranamente profumava di Percy. Sorrise al pensiero che egli avesse dormito lì.

-Nico…-

-Sì?-si girò verso il più grande, che era in piedi davanti al grande armadio sul lato della camera. 

Percy si portò una mano al collo, imbarazzato. -Apri i regali con me?-

-Quali re…Oh.- 

"Chirone. Vuole che io apra i regali con lui."

-Certo Perce-si alzò e gli andò vicino, circondandogli la vita con entrambe le braccia. 

-Puoi…farlo tu?-

Nico sorrise rassicurante. -Sì-

Aprì l'armadio ed estrasse i dodici pacchi. 

Iniziarono a scartarne qualcuno, ma anche i pacchi più grandi contenevano tutti la stessa cosa: un foglio di carta piegato. Non più grande di un biglietto d'auguri. 

Ora sul pavimento erano sparsi dodici bigliettini. Tutti uguali, tutti con la medesima scrittura. 

-Cosa c'è scritto?-mormorò Percy. 

Nico si morse le labbra. -Sono tutti uguali, Perce. C'è scritta la stessa cosa-

-Cioè?-

-E' un indirizzo.-

-Un indirizzo?-Percy era davvero confuso, ma sentì una tiepida speranza iniziare ad accendersi in lui. 

Il più piccolo annuì. -Forse abbiamo trovato tuo padre.-

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

-Secondo te è possibile? Papà secondo te è lì? E Chirone per tutto questo tempo…Dovrei chiedergli scusa? Ma perché non me l'ha detto subito invece di scriverlo in questi stupidi bigliettini del cazzo che tra l'altro non posso nemmeno leggere? E secondo te come reagirà mio padre quando mi vedrà? Ed io, come dovrei reagire? Oddio, sono così confuso…-

-Perce, prima di tutto calmati. Seconda cosa, sta zitto. Terza cosa, sei sicuro di voler andare? Forse tuo padre è cambiato…-

"O si è fatto una nuova famiglia"pensò Nico, ma non osò dirlo. 

-Io voglio sapere perché se n'è andato.-disse Percy, ma il suo tono tradiva un pizzico di insicurezza. Aveva paura di cosa avrebbe potuto scoprire. 

E se suo padre gli avesse confessato di essere andato via perché era stanco di lui? Perché non gli voleva più bene? Perché non era stato un buon figlio? E se avesse sposato un'altra? Se avesse una nuova famiglia che amava?

Nico capì al volo i suoi pensieri, e prese la mano di Percy tra le sue. -Ci andremo insieme, sicuro come la morte non ti lascio solo-disse, dandogli un leggero bacio sulle labbra.

Il più grande si chiese come il suo piccolo riuscisse a trovare le parole giuste per calmarlo. Sorrise e gli strinse forte la mano, così piccola fra le sue. Sorrise ancora di più a quel pensiero e, dopo aver guardato un altro po' lo splendido ragazzo che aveva di fronte decise che sì, ce l'avrebbe fatta ad affrontare tutto. Perché Nico era con lui. 

----

-Ottanta chilometri-sussurrò Nico, dopo aver inserito l'indirizzo su internet. 

-Cosa?-disse Percy, chiudendo la portiera dell'auto. 

-L'indirizzo. L'ho inserito nel gps e dista ottanta chilometri da qui-

-Ah, ti dice anche il posto esatto?- 

-No-mentì Nico, mordendosi le labbra.

"Non può essere vero. No. Poseidone…"

Percy notò il suo nervosismo. -Nico, se vuoi possiamo rimandare. Non hai mai fatto così tanta strada in macchina da quando hai avuto l'incidente…Se hai paura…Non fa niente- 

"Oh sì, certo. Non fa niente. Non sai proprio mentire Perce. Ma apprezzo lo sforzo"

Forse poteva ammettere di aver paura, cosa vera tra l'altro, ed evitandogli di scoprire quella verità straziante. Ma dopo tutti questi anni di sofferenza, Percy meritava una risposta. Anche se così dolorosa. 

Forzò un sorriso. -No, andiamo. Ce la faccio, giuro-

Il maggiore sorrise a sua volta, ma Nico sapeva che era molto più nervoso di quanto non volesse dare a vedere. 

-Bene piccoletto, mettiti comodo e leggi le indicazioni su quel coso, perché non voglio sentire quella stupida voce registrata che mi dice cosa fare.

Stava per accendere l'auto, quando si rese conto di non poterlo fare. Nico aveva paura, e lui non poteva fargli questo. Nemmeno per suo padre. 

-Scendi dall'auto-disse, fermo. 

-Cosa?-

-Non ci andiamo. Sei pallido e stai tremando.-

-Ma Percy…-

-Non ci andiamo-ripeté lui, facendo per scendere dalla macchina. 

Il più piccolo lo prese per la manica della giacca, facendolo sedere di nuovo sul sedile. 

-Non ti farò perdere l'occasione di scoprire la verità-disse, mordendosi il labbro inferiore ancora di più, fino a farlo sanguinare.

Percy sospirò, prendendogli il mento tra le dita e pulendogli con la punta di esse il sangue. Quel contatto bruciava, ma era così rassicurante che Nico non ce la fece a spingerlo via. 

-Non farò mai più niente che possa farti soffrire, nemmeno in minima parte.-sussurrò Percy sulle sue labbra, per poi baciarlo. 

Il più piccolo era contento del fatto che l'altro era disposto a rinunciare alla cosa a cui teneva di più per non ferirlo. Sorrise in quel bacio, ricambiando con trasporto.

Nico appoggiò la fronte sulla sua. -Voglio che tu scopra la verità.- non importa quanto farà male. 

Eccolo. Quello sguardo che Percy gli stava rivolgendo, quello sguardo che il più piccolo aveva ricercato inconsapevolmente per tutta la vita: lo sguardo di una persona che ti ama da impazzire. 

-Sei sicuro?- 

-Accendi questa cazzo di macchina, Perce-gli sussurrò sulle labbra. 

Percy sorrise. -Amo quando fai l'aggressivo-disse, allontanandosi e mettendo finalmente in moto. 

--

-Siamo arrivati?-

-Nico, non abbiamo fatto nemmeno un chilometro.-

-A me sembra che sia passata un'eternità-borbottò Nico.

-Sono passati appena due minuti-

-Okay, altri settantanove chilometri e mezzo. Okay-

-Se vuoi tornare a casa…-

-No, no. Sto benissimo-disse, le mani che stringevano forte il sedile.

-Sicuro? Perché io…- 

-Perce, sto bene. Non ti devi preoccupare.- disse, leggermente spazientito.

-Stai ancora tremando.- gli fece notare il maggiore. 

-Fa freddo.-

-Tutti i finestrini sono chiusi.-

-La macchina è fredda.-

-C'è il riscaldamento acceso.-

-Da quando in qua sei così sveglio?-

-Da quando le cose riguardano te.- 

Nico abbassò lo sguardo, sorridendo e arrossendo leggermente.

-Sei arrossito.- disse Percy, in tono malizioso.

-No!-

-Bugiardo.-

-Non dovresti guidare? Guarda la strada, idiota.-

Percy stava ancora borbottando su quanto la  sua guida fosse sicura, quando arrivò il messaggio. 

"Sai, ho pensato di mandartene uno al giorno. Come ho già detto, l'attesa aumenta il piacere ;) 

Sei con Perce? Spero che non ti abbia ancora scopato, voglio essere il primo e l'ultimo.

-E."

Nico strinse le labbra in una linea dura, tentando di non mostrare le proprie emozioni, che in quel momento stavano avendo la meglio. 

-Tutto bene? Se vuoi ci fermiamo. Sei estremamente pallido.- chiese Percy, notando il suo disagio. 

Il più piccolo si affrettò a bloccare il telefono e metterselo in tasca. -No, solo un messaggio da Sally. Si sta divertendo molto, sono felice per lei.- 

L'altro annuì poco convinto, anche perché sapeva bene che sua madre non sapeva e non avrebbe mai saputo inviare un messaggio.

Decise che dopo aver risolto il fatto di suo padre, avrebbe scoperto chi inviava i messaggi che tanto sconvolgevano il suo piccolo. 

Dopo ottanta chilometri e due soste-vomito di Nico, arrivarono. 

----

-Siamo nella fottuta Chester! Siamo quasi usciti dallo stato di New York, cazzo!-

-In realtà noi…-

-Nico, non è interessante-

Il più piccolo sbuffò, scendendo dalla macchina. Il grande edificio bianco era proprio di fronte a loro, ed aveva paura di guardare Percy negli occhi. Cosa vi avrebbe letto? 

-Allora? E' questo il posto? C'è scritto qualcosa sulla facciata…-disse, socchiudendo gli occhi per provare a leggere. -O…A…P…L…-

-Cazzo, non ci riesco-disse dopo un po', incrociando le braccia al petto. -Che c'è scritto?-

Nico si morse le labbra per l'ennesima volta quel giorno. -Meglio se entriamo-

Percy lo guardò stranito, ma non disse nulla. 

Entrarono nell'edificio, e subito le pareti perfettamente bianche li inghiottirono. Sulla destra notarono subito una piccola saletta adornata con sedie palesemente scomode, quasi vuota. Davanti a loro c'era un enorme bancone con una donna sulla trentina, bassa, che spulciava delle carte ed intanto parlava al telefono. 

Persone in camice bianco correvano di qua e di la', come se avessero tutti una gran fretta. 

-Nico…Questo è un ospedale?-

-Una specie…-mormorò Nico.

Percy lo guardò, incitandolo a continuare.

-Beh, diciamo che qui non curano problemi fisici…-

Il maggiore lo guardò per qualche attimo, prima che un barlume di consapevolezza lo attraversasse. -Siamo in un fottuto manicomio?-sussurrò, con gli occhi spalancati. 

-Clinica psichiatrica-lo corresse dolcemente Nico, come se questo cambiasse tutto. 

-No. Dobbiamo aver sbagliato indirizzo, per forza-disse l'altro, scuotendo la testa insistentemente, rifiutandosi di accettare la cosa. 

Il più piccolo gli prese delicatamente un braccio, accarezzandoglielo con cura. -Perce, è questo l'indirizzo. Adesso andiamo a chiedere di lui, che ne dici?-disse cautamente, temendo la sua reazione. 

Percy non disse niente, si limitò ad annuire. 

Si avvicinarono a quella buffa signora dietro il bancone, che li accolse con un sorriso. 

-Sì? Come posso aiutarvi?-

Fu Nico a parlare. -Stiamo cercando Poseidone Jackson-. Egli sentì l'amico accanto a lui rabbrividire all'udir di quel nome.

La signora guardò Percy. -Quanti anni hai?-

-Diciotto-disse il ragazzo, senza alcuna esitazione. 

La donna alzò un sopracciglio. -Hai un documento?-

-L'ho dimenticato a casa-disse, fingendo di tastarsi le tasche.  

-Tra quanto?-disse. 

-Li compio tra otto mesi. Ma infondo cosa sono otto mesi nel grande schema della vita?-disse, sorridendo. 

-Non puoi entrare, mi dispiace.- 

Il sorriso di Percy non si spense, guardò la donna, supplicandola con lo sguardo. -La prego, solo questa volta…Non posso aspettare otto mesi…Ho già aspettato dodici anni per sapere dov'era andato a finire, ed adesso lo so…Per favore-

Nico pensò che nessuno avrebbe potuto dire di no a Percy. Non con quella faccia. Non con quel tono. Non aveva mai sentito il maggiore pregare qualcuno, non seriamente almeno. E pensò che non ci sarebbe stato mai niente, nella storia dell'umanità, di più irresistibile. 

La signora alzò gli occhi al cielo. -A volte odio questo lavoro. Congratulazioni, hai appena fatto diciotto anni con otto mesi di anticipo. Va' pure, secondo piano, stanza 258.-

Percy sorrise riconoscente. -Grazie-

-

Quando arrivarono davanti alla porta della stanza, videro un dottore che ne usciva. 

Si fermò davanti a loro, squadrandoli. -Voi siete…- 

-Sono Percy Jackson, lui è Nico. Sono qui per vedere mio padre.-

Ancora non gli sembrava vero. 

Il dottore lo guardò, notando l'incredibile somiglianza. -Gli ho appena dato le medicine. Non so…-

-Per cosa?-chiese timidamente il ragazzo. Percy non sapeva se voleva davvero esserne messo a conoscenza, ma ormai non aveva scelta, e la curiosità era più forte. 

-Schizofrenia paranoide- 

Nico trattenne il fiato. Sapeva perfettamente cosa comportasse quella malattia, e non era bello. 

Percy, dal canto suo, era sempre più confuso. -Cosa?- 

Il dottore sorrise, un sorriso caldo, rassicurante. Sicuramente stava cercando le parole migliori per poter comunicare qualcosa di così triste. - Le persone affette sono molto sospettose nei confronti degli altri e spesso tutto il loro comportamento è dettato da un complicato delirio di persecuzione nei loro confronti. Le allucinazioni e, molto più spesso, i deliri persecutori sono l'aspetto predominante in questa forma di schizofrenia.-

-Oh…è schizofrenico.-

-Sì.-

-Complimenti per il tatto, dottore. Un'enciclopedia ne avrebbe avuto di più-borbottò Nico. 

L'uomo si portò una mano dietro al collo. -Non è il mio forte in effetti.- 

Nico guardò il ragazzo con cui era venuto, che aveva lo sguardo basso, la mente chissà dove. 

-Io devo andare, arrivederci ragazzi-si congedò il medico. -Potete entrare, ma evitate assolutamente il contatto fisico. Niente urla o movimenti improvvisi.-disse, ed andò via. 

Il quindicenne prese la mano di Percy, stringendola forte per farlo tornare alla realtà. -Possiamo andarcene in qualsiasi momento, dì solo una parola e siamo fuori-lo rassicurò. 

Il maggiore annuì. -Voglio entrare- 

-Okay-disse Nico, aprendo delicatamente la porta.

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Bianco. Era tutto maledettamente bianco. L'unica variazione era il grigio del pavimento e dei mobili. Nessuna traccia di colore. Nico si sentì immediatamente oppresso, e si guardò intorno alla disperata ricerca di un colore.

Poseidone era seduto sul letto, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto. Se non fosse stato il dottore a dirgli che quella era effettivamente la stanza del padre di Percy, lui non ci avrebbe mai creduto. L'uomo era irriconoscibile, stremato evidentemente dalla malattia. La barba era incolta, aveva le guance scavate ed il pallore del suo viso era inquietante. Il suo aspetto smorto traspariva sofferenza da ogni dove.

Meno male che qui dovrebbero prendersi cura di lui”pensò ironicamente Nico.

Si sentì stringere forte la mano. Per un momento si era dimenticato che Percy era lì con lui. Sentì l'irrefrenabile desiderio di portarlo via da lì, di fargli dimenticare tutto quello che aveva appena visto.

-Perce-sussurrò, stringendogli a sua volta la mano.

-Va tutto bene-disse lui, gli occhi sgranati fissi su Poseidone, il tono così pacato da sembrare vuoto, assente. -Resta qui-disse poi, lasciandogli la mano ed avvicinandosi al padre.

Si inginocchiò per guardare l'uomo bene in viso. -Papà?-suonò più come una domanda che altro. Non ci credeva nemmeno lui.

Gli occhi di Poseidone, così simili a quelli di Percy, erano puntati su quest'ultimo, ma erano vuoti. Lo guardava, ma non lo vedeva davvero.

-Papà-chiamò ancora, più deciso questa volta.

L'uomo sbatté leggermente le palpebre, il ragazzo era riuscito a farsi sentire.

-Chi sei tu?-domandò con voce strascicata. -Non ti ho mai visto qui. Sei uno di loro?-

Percy era confuso. -Loro chi?-

-Il Governo-disse, a voce così bassa che Nico lo sentì appena.

Poseidone guardò meglio il ragazzo che aveva di fronte, squadrandolo da capo a piedi. -Non sembri uno di loro. Ma non posso ancora fidarmi. Dì ai tuoi superiori che non farò niente di quello che mi avete ordinato tempo fa. Io amo la mia famiglia-

Il diciassettenne sospirò, doveva sforzarsi di mantenere la calma. Nico era lì. Niente poteva essere così brutto se Nico era con lui.

-Papà-tentò di nuovo. -Sono io la tua famiglia. Sono Percy, tuo figlio-

-Percy? Ma cosa dici. Mio figlio è un bambino, ha appena cinque anni. Sei un bugiardo! Sei uno di loro!-sbottò.

-Sono cresciuto, papà. Ora ho quasi diciotto anni e...non potevo restare bambino per sempre. Mi dispiace-disse, con gli occhi lucidi ma il tono sempre sorprendentemente calmo.

-No, no, no. E' impossibile. E' passato un mese da quando me ne sono andato-

-Sono passati dodici anni-

Poseidone scosse la testa con forza. -No. Mio figlio ha cinque anni, ama i power rangers e io tornerò presto da lui e Sally e racconterò ad entrambi la storia di Perseo. Piace tanto a Percy…-

Il ragazzo si alzò di scatto, allontanandosi dal padre di qualche passo. Poi inspirò profondamente per provare a mantenere la calma.

Nico voleva aiutarlo, voleva dirgli che era inutile. Non sarebbe mai riuscito a farlo ragionare.

-Perché te ne sei andato?-disse Percy, capendo che non ci sarebbe stata speranza di farsi riconoscere.

-Cosa?-chiese l'uomo, guardandolo spaesato.

-Perché hai lasciato Sally e Percy?-ripeté, calmo.

-Il Governo ci osserva ragazzino, vuoi farci ammazzare? Non posso rivelarlo qui, ci sono telecamere ovunque.-

-Le ho disattivate-mentì il ragazzo, assecondandolo. -Nessuno può sentirci-

-Ed il piccoletto lì?-disse Poseidone, indicando Nico.

-Mi ha aiutato lui a disattivarle. E' dalla nostra parte. Tranquillo.-

-Va bene. Ma non parlerò ad alta voce. Non si sa mai.-sospirò. -Il Governo un mese fa mi ha impiantato qualcosa nel cervello. Da allora ho sentito delle voci che mi ordinavano di fare del male alla gente intorno a me. Compresi Sally e Percy. Guardavo il mio bambino dormire e pensavo che non avrei mai potuto farlo. Ma le voci erano più forti. Ho chiesto aiuto a Chirone, lui è buono. Gli ho chiesto di portarmi in un posto sicuro e di non dirlo a nessuno, finché non mi avessero tolto il chip.-sussurrò, con una mano davanti alla bocca, come se qualcuno potesse spiarlo o entrare nella stanza da un momento all'altro.

Percy ingoiò le lacrime. -Sei andato via per proteggerli?-

-Sì-disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. -Io li amo-

-Papà…-disse il ragazzo, provando a mettergli una mano sulla spalla, spinto dalla tentazione di avere finalmente un qualche contatto con lui dopo tanti anni.

Poseidone sussultò, spingendolo via. -Sei uno di loro! Mi hai mentito! Non toccarmi! Adesso andrai da loro, vero? Bastardo! Tu non toccherai la mia famiglia!-urlò, mettendosi le mani sulle orecchie ed iniziando a dondolarsi avanti ed indietro. -Le voci avevano ragione. Mi avevano detto che eri pericolo appena hai varcato la porta. Mi avevano detto di ignorarti, che te ne saresti andato da solo prima o poi. Poi mi hanno detto di ucciderti, ma io non le ho ascoltate. Avrei dovuto farlo!-si alzò ed iniziò ad avvicinarsi a Percy, che lo guardava paralizzato.

-Non toccarlo.-ordinò Nico, mettendosi davanti all'uomo che stava evidentemente avendo una crisi isterica, facendo da scudo al ragazzo più grande. -Lui non ha fatto niente. Lui vuole bene a Percy e

Sally. Non gli farebbe mai del male. E' venuto lui perché ovviamente tuo figlio è troppo piccolo, no?-il suo tono di voce era persuasivo, calmo.

L'uomo inziò a rilassarsi, sedendosi nuovamente sul letto. -Non succederà niente. Loro staranno bene. Andrà tutto bene-si ripetè Poseidone, come un mantra. Iniziò di nuovo a dondolare su se' stesso, entrando in un mondo in cui solo la sua mente malata poteva accedere.

Nico sospirò, girandosi verso Percy. -Penso che dovremmo andare-

Il maggiore non disse nulla, si limitò a prenderlo per mano e farsi trasportare fuori dalla stanza, in un completo stato di apatia. Suo padre, il suo mito da sempre...era completamente fuori di testa.

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Uscirono dall'ospedale, e Nico decise che sarebbe stato meglio usare i soldi di Sally per le emergenze ed affittare una camera d'albergo nelle vicinanze. Percy era sotto shock, non avrebbe di sicuro potuto guidare.

Si voltò verso il ragazzo. -Andiamo, cerchiamo un motel.-

-Okay-sussurrò Percy, limitandosi a seguire il minore senza dire un'altra parola.

 

Arrivarono dopo una ventina di minuti in un motel malandato. C'era solo una camera libera, con un letto matrimoniale ed i muri coperti di muffa. Il pavimento era di un grigio scuro che a Nico ricordava tanto le pareti dell'ospedale da cui erano appena tornati.

Una volta in camera, il minore provò ad interagire in qualche modo con Percy, ma il ragazzo non fece altro che ignorarlo e raggomitolarsi sul letto.

Nico sospirò per l'ennesima volta quel giorno, stendendosi piano accanto a lui, ed abbracciandolo forte, mettendogli la testa sul petto.

-Perce, non tenermi fuori. So che fa male, so che fa schifo quello che stai provando. Ma non innalzare quel muro. Non farlo, parlami, baciami, fai quello che vuoi...ma reagisci. Quando mi sono svegliato dal coma, mi sono chiuso anch'io in me stesso, ricordi? E' stato difficile, ci sono passato anch'io. Ma giuro che ti senti meglio parlandone con qualcuno. Sono qui, non ti lascio-

Percy non disse niente, gli strinse solamente la mano.

–--------------------------------------------------------

Nico si svegliò, e subito notò l'assenza di Percy accanto a se'.

Allarmato, si alzò immediatamente ed uscì per andare a cercarlo.

-Percy!-chiamò.

-Perché urli, moccioso?-

Il minore, appena uscito dalla camera, non si era nemmeno accorto che il ragazzo che stava cercando era proprio fuori di essa, appoggiato sul pavimento.

-Perce? Che ci fa...Ma puzzi di alcool!-sbuffò Nico, tappandosi il naso.

-Vodka, amico mio.-disse l'altro, ridacchiando.

-Percy ma tu sei minorenne, come…-

-Sono andato in un bar ed ho fatto l'occhiolino alla barista.-scoppiò a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo.

-Tu cos...Ed hai speso tutti i nostri fottuti soldi per le emergenze?-

Percy rise più forte. -Non è divertente?-

Nico sbuffò. -Ce la fai ad alzarti, Batman?-

-Non sono riuscito ad aprire la porta, per questo sono qui fuori.-disse, cercando di trattenersi dal ridere ancora.

Il minore si mise un suo braccio intorno al collo e, non con poca fatica, riuscì a portarlo dentro ed appoggiarlo sul letto.

-Dirò a Jason di venirci a prendere domattina-

Percy alzò lo sguardo, guardandolo stranito, il broncio appena accennato. -E la mia macchina?-

-Verrà anche Piper, così guiderà lei la tua macchina-

-Ma tu non stai in macchina se non guido io-disse l'altro con un ghigno soddisfatto.

-Farò uno sforzo-disse bruscamente.

Nico era arrabbiato. No, era furioso. Sapeva che non doveva esserlo, Percy aveva affrontato così tanto in un solo giorno, e stava soffrendo come non mai...Ma insomma, aveva preferito ubriacarsi che sfogarsi con lui, che c'era sempre stato? Aveva davvero preferito la vodka a lui? Oh al diavolo. Aveva persino flirtato con la barista! Forse era questo che gli bruciava più di tutto il resto. Sì, perché la sessualità del maggiore era abbastanza compromessa ultimamente, e non voleva che Percy si rendesse conto di aver fatto un errore, che Nico era stato solo un passatempo.

Ma questo non era davvero il problema che doveva affrontare al momento. Il suo idiota era ubriaco, erano senza soldi, e lui doveva sistemare le cose. Non poteva dare spazio alla sua stupida gelosia.

Prese il cellulare per chiamare Jason, quando la risata di Percy lo fece voltare.

-Che c'è da ridere?-chiese, con una punta di fastidio.

-Non trovi che tutto questo sia buffo, Nico? Mio padre è uno schizzato, capisci? E' pazzo! Tipo uuuuuuuuuuu-disse, agitando le mani in aria. -Lo sai che la schizofrenia è ereditaria? Magari potremmo mettere su uno show! Schizzato 1 e 2. Schizzato più schizzato. I grandi pazzi a Beverly Hills.-

Nico lo guardò, gli occhi sgranati. -Cosa?-

-Non è stupendo? Preferirei che si fosse fatto una nuova famiglia...sai, che ci avesse lasciato per odio, non per amore. Magari sarebbe stato più facile odiarlo. Oppure che fosse morto, non che cambi molto-il ragazzo scoppiò in una risatina isterica.

-No. Tu non puoi dire questo-disse il moccioso, guardandolo severamente.

-Perché no? Tanto è come se lo fosse. Non mi riconosce nemmeno, pensa che abbia ancora cinque anni-

-Hai ragione. Non ti riconosce e non lo farà mai. Ma è vivo, Perce. Puoi andarlo a trovare se vuoi, puoi sentirlo respirare, puoi parlarci-

-E' come parlare ad un fottuto estraneo fuori di testa. Mio padre è stato ucciso il giorno in cui è andato via, lasciandomi solo-Percy non rideva più.

Nico si avvicinò al letto, gattonando sul materasso cigolante fino a raggiungere l'altro.

-Perce-sussurrò dolcemente, prendendo una porzione della sua maglietta tra le mani ed avvicinandolo così a se'. -Non sei solo. Mai. Brutto idiota, io ti sopporto dalla mattina alla sera. Vorrei almeno un qualche riconoscimento-scherzava, ovviamente, ma il piccolo sorriso che fece spuntare all'amico, lo rese felice.

-E' la cosa più brutta che mi sia mai capitata. Pensavo che al primo posto ci fosse la scena di te in quel vicolo...seviziato da Ethan e Luke...Mi dispiace di averti messo al secondo posto-

Nico sussultò un po'. Sapeva ovviamente che Percy si era preoccupato tanto, ma non immaginava che ci pensasse ancora così spesso. Lo aveva segnato per sempre.

-Hey, va tutto bene. Sto bene, e di certo non sarò arrabbiato con te perché soffri per quello che sta succedendo. E' il minimo.-

-Come hai fatto? A sopportarlo, intendo.-

-Dicono che il tempo aiuti-rispose Nico, alzando leggermente le spalle.

-Ed è vero?-

-Per niente-

Il maggiore ridacchiò un po'. -Ed allora come hai fatto?-

-Ho sempre avuto te al mio fianco. Non si può essere tristi con Percy Jackson intorno-

-Ma come siamo romantici. Nico, noi siamo una coppia?-

Nico sgranò gli occhi, dire che era sorpreso era un eufemismo. -Che?-

-Sì sai...le coppie. Tu sei mio...io sono tuo…ci prendiamo cura l'uno dell'altro...Sai, le coppie-si fermò un attimo. -Noi lo siamo?-disse, guardandolo pieno di aspettative.

Il minore sorrise. -Certo che lo siamo-

-Okay-disse l'altro, accoccolandosi sul petto di Nico.

-Moccioso-

-Mh?-

-Tu non mi lascerai mai, vero?-

-Mai-

-E mi dirai sempre la verità?-

-Certo-

Percy lo strinse di più, chiudendo gli occhi. -Allora, quando te la senti...puoi dirmi del fatto che Ethan ti manda dei messaggi, okay? Non mi arrabbio-

-C-cosa?-

Troppo tardi. Percy dormiva.

–--------------------------------------------------------

Nico non riusciva a dormire. Come faceva Percy a saperlo? Okay, poteva concedergli di aver captato che qualcosa non andava ultimamente...ma era stato molto preciso. Dei messaggi.

Come aveva fatto? Ripassò mentalmente tutti i loro discorsi nelle ultime settimane. Aveva lasciato trapelare qualcosa e non se n'era accorto? Jason aveva detto a Percy del suo attacco di panico? E Dio, se quest'ultimo l'aveva capito, anche il biondo l'aveva fatto? Aveva messo entrambi in pericolo? Cosa avrebbero fatto? Avrebbero picchiato Ethan? Sarebbero finiti nei guai per colpa sua?

Basta che parli con loro. Troverete di sicuro una soluzione”

No, di nuovo Chirone nella sua testa. Ma davvero la gente pagava per quello schifo?

Quello schifo? Modera il linguaggio Nicholas”

-Non sono Nicholas! Sono Nico, solo ed esclusivamente Nico.-

Shhh...Stai parlando ad alta voce. Percy sta dormendo”

-E' ubriaco, non si sveglierà-

Sai che stai parlando con la tua testa? Dovresti venire di nuovo nel mio studio lunedì”

-Non è invasione della privacy o qualcosa del genere entrare nella testa dei pazienti?-

Non è colpa mia se immagini i tuoi pensieri con la mia voce.”

-'Fanculo. E' l'ultima cosa che vorrei sentire al momento-

Il linguaggio”

-Cosa dovrei fare secondo te?-

Devi parlare con Percy. Ammettere di avere paura. Ammettere che c'è un problema, e che Ethan potrebbe farti del male da un momento all'altro”

-Questo è molto rassicurante. Percy ha già i suoi problemi. Ha scoperto oggi che il padre è un pazzo. A proposito, grazie mille per avermi avvisato, ciccione.-

Prima cosa, non sono grasso; seconda cosa...col cazzo che andavo a dire a te che suo padre è malato.”

-Adesso chi è che deve moderare il linguaggio?-

Sono nella tua testa, faccio quello che voglio.”
-E se domani non si ricordasse nulla di quello che mi ha detto?-

Probabilmente. Ma penso che se te l'abbia detto da ubriaco, ci sia arrivato da sobrio a questa conclusione. Non pensi?”

-Che ne sai? Forse l'alcool lo rende più intelligente-

Stai cercando di mentire a te stesso? Comunque l'amnesia derivata dalla sbronza è temporanea. Ricorderà tutto con il tempo”
-
Ma che bello-

Non pensi che sarebbe meglio se tu gli dicessi tutto spontaneamente prima che se lo ricordi da solo?”

-Io penso tante cose, tipo che dovresti uscire dalla mia testa...tipo ora-

Quanto siamo acidi. Okay, me ne vado. Meglio se dormi. Domani sarà una giornata dura. Anche perché non hai chiamato Jason”

-Cazzo-

 

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Capitolo 22
*** AVVISO ***


Salve cari lettori, 
Io e Gaia (La mia co-autrice), purtroppo siamo qui per comunicarvi una brutta notizia. Stavamo iniziando a scrivere il nuovo capitolo, ma purtroppo esso è rimasto incompleto per una serie di motivi che non sto qui a spiegarvi. "All you need is love" sarà interrotta. 
L'ultimo capitolo ha avuto davvero poche recensioni che ci hanno demoralizzate, ma non preoccupatevi, non è di certo per questo che la storia viene interrotta: insomma, siamo tra le storie più popolare di Efp, e non potremmo essere più felici. 
Eppure...stiamo iniziando una nuova storia. Il primo capitolo uscirà forse la settimana prossima se tutto va bene. Questo non è di certo un addio, più avanti continueremo anche quella che al momento è già in corso. Chiediamo scusa a tutti quelli che ci rimarranno male. 
Grazie per averci seguite, spero che passerete dalla nostra nuova storia. 

-Anto e Gaia. 

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Capitolo 23
*** AVVISO PT2 ***


Salve cari lettori, 
Qui è Anto che parla. Lo so, lo so...aspettavate il capitolo della nuova ff. Sono qui per darvi l'ennesima delusione, ma non smettete di leggere, perché ci sarà anche una piccola sorpresa. Allora, l'altra fan fiction non è cancellata, ma è stata rimandata. Io e Gaia vogliamo cimentarci in una fan fiction dei The Beatles, più precisamente siamo fan accanite della McLennon, e quindi vogliamo scriverci una fan fiction. Lo so...siamo imperdonabili. Comunque, passando alla sorpresa, ho deciso di mettervi qui sotto quello che sarebbe dovuto essere il nuovo capitolo di All you need is love. Come ho detto nel precedente avviso, avevamo iniziato a scriverlo perciò...spero che vi faccia piacere leggerlo <3 





Capitolo 21

 

Il mattino dopo, avendo ricevuto la telefonata di Nico, Jason si precipitò alla sua macchina, ovviamente non prima di aver mangiato le sue crêpes: insomma, lui aveva delle priorità.

Era già al volante quando qualcuno si piazzò davanti all'auto, sbarrandogli la strada.

-Cristo, stavo per mettere in moto ed ucciderti!-sbottò il biondo, uscendo dal veicolo.

Quando vide in faccia la persona che aveva rischiato di farlo condannare per omicidio, non credette ai suoi occhi.

-Ma tu sei…-

-Tu sei il biondino che gira sempre con Nico. La peste mi ha chiesto di trovarti e di venire con te a prenderlo.-

-Quindi tu sei…-

-Dobbiamo muoverci, Nico mi ha detto dove sono, e non sarà un viaggio breve.-

-Ma allora…-

-Sì, sono Chirone.-

-Sì però se continui a prendere le mie battute ci sarà un problema qui!-

-Ora capisco perché Nico è un ragazzo con così tanti problemi-

-Ed io capisco perché Percy ti guarda come se gli avessi ammazzato il gatto.-

-Tu mi piaci ragazzino.-disse lo psicologo, sorridendo. -Non hai la stessa grinta di Nico, ma chi ce l'ha?-

-E chi la vorrebbe?-

-Touchè-

-Okay andiamo. Ma 1)Non provare a psicanalizzarmi; 2)Non provare ad uccidermi; 3)Guido io.-

-Okay okay, basta che non ci uccidi entrambi.-sospirò Chirone, entrando in macchina.

-Hey, io sono un ottimo guidatore!-protestò il biondo, imitandolo.

-Disse quello che stava per investirmi-osservò l'uomo.

-Ma ti sei messo davanti!-

-E' questo che diresti in tribunale, eh biondino? “Signor giudice, mi dispiace, so che sono morti...ma si erano messi davanti!”-

Jason ci pensò su. -Forse.-

-Ricordami di non testimoniare mai a tuo favore-

-Ma non dovevamo andare da loro?-si lamentò il ragazzo.

-Sei tu quello che guida!-

-E allora andiamo!-


 

-Finalmente, piccolo. Finalmente da soli.-disse Ethan, in un sussurro, accarezzando con la punta delle dita la pelle scoperta di Nico.

Con una mano gli teneva le braccia sopra la testa, spingendolo con il proprio corpo contro il muro, e con l'altra lo bramava. Ethan poteva sentire il suo battito accelerato, il respiro corto sul suo viso. Lo faceva impazzire.

-Lasciami.-disse Nico, provando a risultare autoritario, ma tutto quello che venne fuori fu un gemito strozzato.

-Oh, ma tu non vuoi che io me ne vada. Mi hai aspettato così tanto, lo so...Ma non è troppo tardi per noi. Ci meritiamo un lieto fine…Vivremo felici, vedrai.-una risata isterica gli uscì dalle labbra.

Il più piccolo, le lacrime che gli scendevano calde su entrambe le guance, provò a gridare, a chiamare aiuto, ad urlare il nome di Percy. Ma ancora niente...neppure un flebile sussurro stavolta.

-Ah, stai cercando Percy vero? Povero piccolo Nico. Lui non verrà.-

Ethan ghignò, sparendo nel nulla.

Lo scenario cambiò.

Nico era in uno spazio bianco, a pochi passi da lui c'era Percy, steso per terra, sanguinante, il respiro debole ed affaticato. Pallido.

Il ragazzo provò a raggiungerlo, ma il suo corpo non rispondeva ai comandi. Provò ad urlare, a chiamare aiuto, a rassicurarlo, a dirgli che sarebbe andato tutto bene. Ma non riusciva a non fare nulla se non stare a guardare l'amore della sua vita in una tremenda agonia.

-Nico...Nico aiutami. Ti prego...fa male-gemette Percy alla sua vista.

Il piccolo provò a spostarsi, provò disperatamente a fare qualcosa...ma restò immobile, i piedi come saldati al pavimento.

Il ragazzo dagli occhi verdi iniziò a piangere. -Perché...perché non mi aiuti?-

Nico avrebbe tanto voluto sapere la risposta, ma la verità era che non sapeva spiegarselo nemmeno lui. Voleva disperatamente andare da lui e stringerlo a se', ma semplicemente non poteva.

Quando vide l'ultimo sprazzo di luce abbandonare gli occhi verdi che amava tanto, Nico credette davvero di spegnersi insieme a lui. Finalmente trovò la voce, ed urlò. Urlò più forte che poteva. Ma era inutile. Percy non c'era più.

Riuscì a fare un passo, ma il corpo senza vita del ragazzo era sparito.

Era rimasto solo. Si guardò invano intorno, alla ricerca di qualsiasi cosa.

Dopo un tempo che gli parve infinito, finalmente sentì qualcosa, o meglio, qualcuno.

Era una voce, rideva, si faceva beffe di lui.

-Percy è mortoooo, Percy è mortooo, morto morto mooorto.-canticchiò la voce.

-E tu non hai fatto nienteeee. E' morto sotto i tuoi occhiii lalalalaaaa! Sei un codardooo! Hai ucciso Percy Jackson!-

Nico si portò le mani alle orecchie. -No...no...non è vero. No-

-Nico! Nico svegliati-

Il più piccolo spalancò gli occhi. Era stato tutto un sogno. Un crudele, orribile sogno.

Vide gli occhi preoccupati di Percy fissi su di lui, e temette che gli avrebbe fatto un interrogatorio, ma non accadde. Lo sguardo dell'altro si spense di nuovo non appena constatò che il piccolo stava bene.

-Urlavi.-affermò il più grande, con nonchalance.

-Oh...mi dispiace. Era solo un incubo.-

-Okay-disse Percy, massaggiandosi le tempie con un'espressione sofferente in viso.

Da un lato Nico era contento che Percy non gli avesse chiesto niente, ma dall'altro sentiva un incredibile vuoto al cuore. Stava ancora tremando, e tutto quello che avrebbe voluto fare era stringere il più grande a se', ascoltare il suo respiro, verificare che stesse bene. Ma Percy non stava bene.

Quest'ultimo prima lo avrebbe abbracciato, gli avrebbe sussurrato parole di conforto, per poi costringerlo a sfogarsi con lui sul suo incubo. Infine lo avrebbe rassicurato, e lo avrebbe salvato.

Era sempre stato così, nei primi tempi dell'adozione gli incubi lo tormentavano, e l'amico gli era sempre stato accanto. Ma adesso era così immerso nel suo dolore da non accorgersi di ciò che lo circondava. E questo spaventava Nico.

-Come stai?-sussurrò il più piccolo.

-Sei tu quello che ha appena avuto un incubo, non io.-disse Percy, alzandosi e voltandosi per andare in bagno.

-Sì okay, ma voglio comunque sapere come stai.-

-Mi fa male la testa-disse lui, il tono aspro, chiudendosi in bagno.

Nico sospirò.


 

-Che ci fanno loro qui?-domandò Percy, scocciato, indicando con un cenno del capo Jason e Chirone.

-Ci portano a casa-

-Credo di essere ancora in grado di guidare, Nico.-osservò acidamente il maggiore.

-Sì, con tutto l'alcool che hai in circolo di sicuro vincerai il gran premio della formula 1. Per non parlare del tuo mal di testa: sarai di sicuro il prossimo campione dello schiantarsi contro un muro-

Jason trattenne una risata, Chirone invece continuava a fissare Percy con sguardo serio.

Percy alzò gli occhi al cielo. -Sì, okay. Chi guiderà la mia macchina?-

-Io.- affermò Chirone.

-Grandioso.- replicò il ragazzo, con evidente sarcasmo.

-Andiamo amico, si è fatto un sacco strada per venirti a recuperare. E l'ho dovuto sopportare: a quanto pare per il dottore qui presente io avrei un disturbo dissociativo della personalità, giusto per parlare, eh.-

-Non ho affermato che tu ne sei affetto, ho soltantodetto che data…-

-Sì, sì. Nico, dai, tu vieni con me. Lo psicologo è di Percy!-

Percy sollevò un angolo della bocca in quello che doveva essere un tentativo di sorridere. -Ti stai divertendo, eh bastardo?-

Jason ghignò.-Sono pur sempre venuto a prenderti, Jackson. Sembra sempre che debba riportare qui il tuo culo dall'inferno.-

-Non mi sarei saputo spiegare meglio, Grace.-

-Comunque,- li interruppe Nico -Non dovremmo, insomma… andare?-


 


 

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 22 ***


-Che ci fanno loro qui?-domandò Percy, scocciato, indicando con un cenno del capo Jason e Chirone.

-Ci portano a casa-

-Credo di essere ancora in grado di guidare, Nico.-osservò acidamente il maggiore.

-Sì, con tutto l'alcool che hai in circolo di sicuro vincerai il gran premio della formula 1. Per non parlare del tuo mal di testa: sarai di sicuro il prossimo campione dello schiantarsi contro un muro-

Jason trattenne una risata, Chirone invece continuava a fissare Percy con sguardo serio.

Percy alzò gli occhi al cielo. -Sì, okay. Chi guiderà la mia macchina?-

-Io.- affermò Chirone.

-Grandioso.- replicò il ragazzo, con evidente sarcasmo.

-Andiamo amico, si è fatto un sacco strada per venirti a recuperare. E l'ho dovuto sopportare: a quanto pare per il dottore qui presente io avrei un disturbo dissociativo della personalità, giusto per parlare, eh.-

-Non ho affermato che tu ne sei affetto, ho soltanto detto che data…-

-Sì, sì. Nico, dai, tu vieni con me. Lo psicologo è di Percy!-

Percy sollevò un angolo della bocca in quello che doveva essere un tentativo di sorridere. -Ti stai divertendo, eh bastardo?-

Jason ghignò.-Sono pur sempre venuto a prenderti, Jackson. Sembra sempre che debba riportare qui il tuo culo dall'inferno.-

-Non mi sarei saputo spiegare meglio, Grace.-

-Comunque,- li interruppe Nico -Non dovremmo, insomma… andare?-

Percy scrollò le spalle, entrando nella sua macchina al posto del passeggero, mentre Chirone lo aspettava già dentro.

Nico sospirò. Il dolore aveva già cambiato quel che era sempre stato Percy. Lo aveva reso apatico ed insensibile a ciò che gli succedeva intorno. Ma Nico sapeva che non era possibile, una persona non può cambiare in così poco tempo, sapeva che quella di Percy era solo una maschera. Il problema era: per quanto ancora si sarebbe nascosto dietro questa, cercando di evitare l'inevitabile sofferenza che prima o poi l'avrebbe senz'altro colpito?

Jason intanto era già entrato nella sua amatissima auto, aspettando che il suo amico lo raggiungesse.

-Di Angelo! Muoviti!-lo chiamò.

Nico entrò titubante al posto del passeggero, stringendo forte il braccio del suo amico biondo, che stava per impostare la marcia.

-Nico, mi stai facendo male-si lamentò il più grande, liberandosi dalla sua stretta.

-Solo, va' piano, okay?-

Jason annuì comprensivo. -Certo.-gli assicurò. Il biondo fece per premere con il piede sul pedale dell'acceleratore, ma la mano di Nico afferrò di nuovo il suo braccio, facendolo sospirare.

-Ti capisco amico, davvero. Ma non possiamo stare qui per sempre...Percy non può guidare, con Chirone non è che ti sentiresti più al sicuro...non c'è altra soluzione. Ti giuro che andrò piano e rispetterò tutti i cartelli stradali. Più di questo…-

-Sì...sì, hai ragione. Fa' pure-ammise il più piccolo, lasciandolo andare.

Finalmente l'auto si mosse, costringendo Nico a trattenere il fiato e sussultare ad ogni più piccolo brusco movimento.

-Allora, raccontami...cos'è successo a Percy?-chiese Jason, cercando di distrarlo.

-Ha trovato suo padre-sussurrò Nico.

-Ma è grandioso!-disse il biondo, con un sorriso. -E come stava? Spero abbia dato delle spiegazioni convincenti per il suo abbandono-

-E' stato molto esplicito, in effetti-sibilò il moro, pallido e tremante. -Va' piano, Jas-

-Qui c'è il minimo di sessanta-

-Questo non significa che tu debba andare a sessantasette-

Jason sospirò, rallentando. -Va tutto bene, mancano settantacinque chilometri-

Nico alzò gli occhi al cielo. -Oh meno male, ed io che pensavo mancasse tanta strada! Grazie mille.-commentò, ironico.

-Raccontami qualcosa, che cazzo ne so...un episodio di Sherlock-

Il più piccolo respirò profondamente. -Okay...allora, il mio preferito è quello del matrimonio di John, nella terza stagione-

Jason annuì, tenendo gli occhi sulla strada.

-Allora...durante il matrimonio, visto che Sherlock è il testimone, fa un discorso molto commovente, in cui dice che John l'ha salvato e che lui e Mary, sua moglie, dimostreranno di essere degni di questo suo amore spropositato…-

-Okay.-disse il biondo, incitandolo a continuare.

-E poi...Sherlock sdrammatizza raccontando alcuni dei loro vecchi casi...come ad esempio di quel tizio che è stato ucciso nella doccia, che però era chiusa dall'interno…-

Dal momento che Nico continuava a perdere colore, Jason insistette. -Già, niente meglio di un omicidio per smorzare la tensione. E poi? Come hanno risolto quel caso?-

Il più piccolo sorrise. -Sherlock non è mai riuscito a risolverlo-

-Cosa? Ma lui è Sherlock Holmes, di fama internazionale e blablabla.-

Nico fece spallucce. -Capita-

Jason rise. -Certo che è proprio un investigatore di merda allora-

Il biondo si aspettava una serie di insulti da parte del suo amico, che però non arrivarono. Confuso, si girò verso di lui, ma quello che vide fu Nico con la mano sulla bocca, che stava cercando di trattenere il vomito. D'istinto, frenò bruscamente l'auto, cosa che fece sussultare il più piccolo, e che successivamente lo fece uscire di corsa dall'auto.

-Nico!-gli urlò dietro Jason, uscendo anche lui.

Il moro si era piegato in due sull'asfalto, e stava vomitando violentemente.

La macchina di Percy accostò, e da lì scesero entrambi i passeggeri.

Percy uscì di tutta fretta, chinandosi accanto a Nico, che non voleva saperne di smettere.

-Nico, calmati. Va tutto bene, siamo su una statale, e stanno tutti bene, okay? Guardami-

Il viso del più piccolo era rigato di lacrime, ma si sforzò di rivolgere lo sguardo verso di lui.

-Sto bene. Tu stai bene. Jason sta bene. Non è successo niente, okay?-

-Okay-sussurrò debolmente Nico.

-Bene, adesso alzati, che non possiamo aspettarti tutto il giorno-disse freddamente, lasciando sbigottito sia Nico che Jason. Rientrò successivamente in macchina.

Chirone sospirò. -Provo a parlarci io-disse.

Il biondo aiutò il suo amico ad alzarsi, ed entrarono tutti nelle rispettive auto.

-Vuoi che ti dia un pugno per farti svenire? Magari dormi un po'- propose Jason a Nico.

Il più piccolo sorrise. -Certo, con un tuo pugno al massimo mi fai il solletico, Grace-

-L'ha presa tanto male?-chiese il più grande, tornando serio.

-Penso che si sia visto-

-Sai che non ce l'ha con te, vero? E' successo solo ieri, probabilmente vuole solo mettere quanta più distanza possibile tra lui e ciò che ha scoperto lì-

-Tu non sai cosa significhi, Jas. Non è una cosa che si risolve semplicemente schiacciando un sonnellino. Percy non starà mai completamente bene, e non potrà mentire su questo, non a me perlomeno. Perché io so cosa significa perdere un padre…-

Il mio Percy...non sarà più lo stesso”

-Quando hai perso la tua famiglia…-iniziò Jason. -Pensavo che non saresti più stato in grado di essere felice, o semplicemente di ridere. Pensavo che ti saresti chiuso per sempre in te stesso, e non avresti lasciato più entrare nessuno. Eppure...Percy era lì, c'è sempre stato, e guardati adesso: okay, forse non sarai mai più lo stesso Nico di prima, ma non vuol dire che la tua vita sia finita, o che non amerai più nessuno. Ma questo lo sai già, no?-sorrise. -Percy adesso è nella stessa situazione in cui eri tu due anni fa: non vede via d'uscita, allora devi essere tu a prenderlo per mano ed a condurlo verso la luce. Ricambia il favore-

Nico non rispose, si limitò ad annuire, perché sapeva che Jason aveva ragione. Avrebbe salvato Percy a tutti i costi.


 


 

-Perché hai trattato così Nico?-chiese distrattamente Chirone.

-Trovo molto interessante il fatto che tu non riesca a farti mai i cazzi tuoi. Sai, potrebbe essere una patologia, dico sul serio. Dovresti vedere uno psicologo, uno bravo però.-

L'uomo strinse le mani sul volante. -Sai che non potevo dirtelo-

-Oh certo. Però sarebbe stato carino almeno un biglietto dentro il bel pacchetto regalo che mi hai fatto. “Oh, a proposito...tuo padre è uno schizzato che non ti riconoscerà nemmeno se andrai a trovarlo. Baci baci”-

-Non parlare così di tuo padre-disse Chirone con voce pacata.

-Lui non è mio padre!-sbottò Percy. -Mio padre è morto quello stesso giorno in cui se n'è andato.-

-Percy…-

-Potevi dirlo a mia madre. Le avresti almeno evitato di piangere per mesi, domandandosi che cosa avesse fatto di sbagliato-

-Hai ragione. Allora glielo dirai tu appena arrivato a casa?-

Il ragazzo stette in silenzio.

-Esattamente. Sai meglio di chiunque che se glielo avessi detto non sarebbe mai riuscita ad andare avanti. Sarebbe andata in clinica ogni settimana per cercare di riportare indietro un uomo che non c'è più, non avrebbe mai dato una possibilità a Paul, non sarebbe mai stata felice. E se glielo dicessi adesso, lascerebbe tutto...lo sai-

-E perché l'hai detto a me allora?-

Chirone sorrise benevolo. -Il solo fatto che covassi ancora rancore per me, fa capire che non sei mai riuscito ad andare avanti, e mai lo avresti fatto. Sinceramente, mi aspettavo che non aprissi mai i regali-

-Nico mi ha...convito quanto fosse stupido portare ancora rancore.-

-Quello stesso Nico che dieci minuti fa aveva bisogno del suo migliore amico?-

-Ah sì? Ci sono sempre stato per lui in tutti questi anni!-urlò. -Mi concedete un attimo di respiro? Posso essere, per una volta, quello che sta male? Posso per una fottuta volta non dover fingere di star bene solo per far star bene gli altri?!-

-Va benissimo Percy. Ma questo dovresti dirlo agli altri-

-Oh sì, hai proprio ragione. Arrivato a casa andrò da Nico, mi farò un bel pianto sulla sua spalla e tutto tornerà come prima. Poseidone smetterà di essere un fottuto schizzato e la famiglia di Nico tornerà addirittura in vita! Ah, il miracolo del condividere le proprie emozioni-

-L'apatia ed il risentimento non ti porteranno da nessuna parte-

-Ed a quanto pare nemmeno questa conversazione-sibilò il ragazzo.

-Come vuoi. Spero soltanto che tu non distrugga Nico nel frattempo. Ti ama davvero, sai. Non mandare tutto all'aria.-

Percy scrollò le spalle, la maschera di apatia era tornata. -Già lo sto facendo-disse.


 


 

Quando furono arrivati a casa, Nico si rifugiò nel suo letto, estenuato dal viaggio per lui infinito. Percy invece preferì restare sul divano, la tv spenta. C'erano i suoi pensieri a fargli compagnia.

C'era una sorta di vocina, di pensiero martellante. Sentiva di dover fare qualcosa, ma non sapeva cosa fosse. Poi capì: quello era il momento in cui andava a chiedere a Nico come stesse, se avesse bisogno di qualcosa. Rise di se' stesso. Teneva a Nico, sapeva di tenere a lui più di qualsiasi altra cosa. Eppure...il dolore l'aveva travolto a tal punto da aver spazzato via qualsiasi altra cosa, qualsiasi altro sentimento. Non sentiva nulla: ne' il bisogno di andare a confortare quello che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo, ne' quello di confortare se' stesso.

Lo perderai, stupido. Nico si stancherà di te e ti butterà via”

Ma in quel momento, nemmeno quel pensiero riuscì a farlo alzare dal divano.

-Perce-lo chiamò quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

-Pensavo fossi andato a dormire-si limitò a dire.

-C'ero andato...ma non riesco a dormire, pur essendo stanco-

-Ah no?-il tono del maggior trasudava indifferenza, e ciò colpì Nico dritto al cuore.

-Vieni con me-lo invitò quest'ultimo, prendendolo per mano. Percy si liberò dalla sua stretta. -Non sono stanco, sono appena le due del pomeriggio-

Nico sospirò.

Percy sta male e tu pretendi che venga con te per consolarti? Sei uno stupido, Nico. Sei un idiota egoista, stagli accanto invece di pretendere che ti salvi da una tua sciocca fobia infantile”

Il minore si sedette accanto a lui, prendendogli nuovamente la mano. -Perce, so che stai male...ma parlami. Per favore.-

-Ti sto parlando, Nico. Non ho mica fatto voto di silenzio come te.-

Ahia. Dopo la morte dei suoi genitori, Nico, dopo l'iniziale sfuriata, si era chiuso in un silenzio tombale per giorni, era probabilmente stato il periodo peggiore della sua vita, e Percy ovviamente gli era stato accanto. Mai, mai e poi mai avrebbe potuto anche solo pensare che glielo avrebbe rinfacciato.

Si morse il labbro, tremante di rabbia. -Io avrò anche fatto voto di silenzio, ma tu per affrontare la cosa sputi veleno sugli altri. Cos'è peggio? Pensaci, Perce-

-Dio, è così da te fare una scena da prima donna quando ti senti minacciato-sibilò il maggiore, guardandolo dritto negli occhi. -L'hai fatta anche quando ho baciato Annabeth dopo le nostre ventiquattrore in una bolla di sapone. Sei un bambino.-

E' questo il tuo, problema, che non pensi fottutamente mai!”

Ti odio”

Ma certo, che altra scelta avevi se non spezzare il mio, di cuore?”

Mi fai schifo”

Il cuore di Nico perse un battito, indietreggiando. Fino a due giorni prima, credeva che non ci fosse nessuno su tutto il pianeta Terra che conoscesse Percy meglio di lui, forse neppure Sally. Nico conosceva ogni sua più piccola sfumatura, ogni angolo della sua anima. Conosceva tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, ed aveva scelto di amarlo comunque. La maggior parte dei matrimoni fallisce proprio perché, dopo tanti anni insieme, le persone iniziano a conoscersi davvero, e non si piacciono più. Non è vero che le persone cambiano, si limitano a rivelare se' stesse. Era questo ciò che stava accadendo a Percy? Stava rivelando se' stesso? No, Nico non ci credeva. Non poteva crederci. Quel groviglio di odio e rabbia non poteva essere il suo Perce. Percy era sempre stato una persona infinitamente buona, con una voglia assurda di aiutare sempre gli altri. Era sempre stato generoso, amichevole e leale. Si ripeté ciò che si era già detto in macchina: quella di Percy era solo una maschera.

-Sai una cosa? Io ti amo, ti amo davvero, e voglio aiutarti, ma tu devi lasciarmelo fare, okay? Non puoi ripararti dal dolore facendo lo stronzo, perché mi fai incazzare. E se mi fai incazzare le cose non andranno da nessuna parte.-

Il maggiore rise. -Il moccioso tira fuori la grinta, mh?-disse, alzandosi dal divano e sorpassandolo, per andare in camera da letto.

Il fatto che Percy lo chiamasse moccioso non gli aveva mai dato realmente fastidio, era un soprannome affibbiato giocosamente, con ilarità. Eppure, Nico si sentì offeso in quel momento, come se ad usare quella parola fosse stato un estraneo che voleva solo prendersi gioco di lui.

Sbuffò e, ricacciando indietro lacrime di rabbia, si fece forza.

Non è lui, Nico. Non è lui, non te la devi prendere. E' solo il dolore, quello non è Percy, lui non ti farebbe mai questo. Devi riportare a galla il Percy vero, stagli accanto, arrabbiarsi non serve a niente...E' già abbastanza arrabbiato lui per entrambi”

Andò in camera da letto, trovando il maggiore steso, con gli occhi chiusi. Respirò profondamente, stendendoglisi accanto. -Scusami-disse. -Non me la sarei dovuta prendere con te, non è colpa tua. Stai solo soffrendo-

-Non so cosa mi stia succedendo.-ammise l'altro, con voce rotta.

Nico gli accarezzò i capelli. -Okay, va bene-

-No, non va bene, Nico! Non va fottutamente bene! Sono costantemente arrabbiato, mi verrebbe voglia di distruggere tutto e tutti, compreso te! Non. Va. Bene.-sbottò, alzandosi di scatto dal letto, scappando da lui per l'ennesima volta, quel giorno.

Una porta che sbatteva.

Silenzio.

Nico si alzò, in preda al panico, ed uscì dalla stanza. Le chiavi della macchina erano sparite dal loro solito ripiano. Si mise le mani nei capelli, tirandoseli forte. “Stupido, stupido, stupido. Come hai potuto dirgli va tutto bene? Davvero, Di Angelo? SUL SERIO? Hai sofferto abbastanza da sapere che è la cosa peggiore che si possa dire, eppure l'hai detta? MA RAGIONI PRIMA DI APRIRE BOCCA?”

Si morse il labbro a sangue. Era un brutto vizio, lo faceva sempre quando era nervoso. Trattenne le lacrime al pensiero dell'ultima volta in cui Percy gli aveva asciugato quella gocciolina di sangue, per poi posare un dolce bacio sulle sue labbra devastate.

Si odiò. Se solo avesse tenuto la bocca chiusa, niente sarebbe successo, avrebbe dovuto lasciare quei regali dov'erano, avrebbe dovuto bruciare quei bigliettini, dicendo al maggiore che erano degli stupidi biglietti di auguri. Avrebbe dovuto proteggerlo dalla devastante verità. Certo, Percy avrebbe provato ancora rancore per suo padre, ma di certo lo avrebbe superato, prima o poi sarebbe andato avanti. Percy aveva amato tanto suo padre, per questo l'abbandono era stato atroce, portandolo a covare una profonda rabbia. Adesso era confuso, abbattuto, disorientato. Dodici anni di certezze distrutte in poche ore. Dodici anni di risentimento svaniti nel nulla. Dodici anni passati a crescere, a diventare ciò che era. Ogni cosa contribuisce a plasmare la persona che siamo, ogni più piccola ed apparentemente insignificante cosa. L'abbandono del padre aveva contribuito a rendere Percy protettivo, ma anche insicuro. Sì, perché, anche se non lo dimostrava mai, era insicuro. Aveva sempre paura di poter essere abbandonato da un momento all'altro, aveva paura di non essere abbastanza per le persone. Aveva paura di perdere chi amava. La verità aveva messo in discussione tutta la sua personalità: Percy non sapeva più chi fosse.

Nico sospirò affranto. Non gli restava che aspettare.








Angolo autrice: Hello people! Lo so, sono orribile perché non ho pubblicato più niente. Mi dispiace tantissimo, ma spero di farmi perdonare con questo nuovo capitolo pubblicato dopo secoli! L'inizio riprende quello precedente come forse noterete, spero che così riusciate a ricollegare un po' hahahahaha
Comunque cercherò di essere più presente, la storia riprende <3 I'm back. 

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Capitolo 25
*** Capitolo 22 ***


-Che ci fanno loro qui?-domandò Percy, scocciato, indicando con un cenno del capo Jason e Chirone.

-Ci portano a casa-

-Credo di essere ancora in grado di guidare, Nico.-osservò acidamente il maggiore.

-Sì, con tutto l'alcool che hai in circolo di sicuro vincerai il gran premio della formula 1. Per non parlare del tuo mal di testa: sarai di sicuro il prossimo campione dello schiantarsi contro un muro-

Jason trattenne una risata, Chirone invece continuava a fissare Percy con sguardo serio.

Percy alzò gli occhi al cielo. -Sì, okay. Chi guiderà la mia macchina?-

-Io.- affermò Chirone.

-Grandioso.- replicò il ragazzo, con evidente sarcasmo.

-Andiamo amico, si è fatto un sacco strada per venirti a recuperare. E l'ho dovuto sopportare: a quanto pare per il dottore qui presente io avrei un disturbo dissociativo della personalità, giusto per parlare, eh.-

-Non ho affermato che tu ne sei affetto, ho soltanto detto che data…-

-Sì, sì. Nico, dai, tu vieni con me. Lo psicologo è di Percy!-

Percy sollevò un angolo della bocca in quello che doveva essere un tentativo di sorridere. -Ti stai divertendo, eh bastardo?-

Jason ghignò.-Sono pur sempre venuto a prenderti, Jackson. Sembra sempre che debba riportare qui il tuo culo dall'inferno.-

-Non mi sarei saputo spiegare meglio, Grace.-

-Comunque,- li interruppe Nico -Non dovremmo, insomma… andare?-

Percy scrollò le spalle, entrando nella sua macchina al posto del passeggero, mentre Chirone lo aspettava già dentro.

Nico sospirò. Il dolore aveva già cambiato quel che era sempre stato Percy. Lo aveva reso apatico ed insensibile a ciò che gli succedeva intorno. Ma Nico sapeva che non era possibile, una persona non può cambiare in così poco tempo, sapeva che quella di Percy era solo una maschera. Il problema era: per quanto ancora si sarebbe nascosto dietro questa, cercando di evitare l'inevitabile sofferenza che prima o poi l'avrebbe senz'altro colpito?

Jason intanto era già entrato nella sua amatissima auto, aspettando che il suo amico lo raggiungesse.

-Di Angelo! Muoviti!-lo chiamò.

Nico entrò titubante al posto del passeggero, stringendo forte il braccio del suo amico biondo, che stava per impostare la marcia.

-Nico, mi stai facendo male-si lamentò il più grande, liberandosi dalla sua stretta.

-Solo, va' piano, okay?-

Jason annuì comprensivo. -Certo.-gli assicurò. Il biondo fece per premere con il piede sul pedale dell'acceleratore, ma la mano di Nico afferrò di nuovo il suo braccio, facendolo sospirare.

-Ti capisco amico, davvero. Ma non possiamo stare qui per sempre...Percy non può guidare, con Chirone non è che ti sentiresti più al sicuro...non c'è altra soluzione. Ti giuro che andrò piano e rispetterò tutti i cartelli stradali. Più di questo…-

-Sì...sì, hai ragione. Fa' pure-ammise il più piccolo, lasciandolo andare.

Finalmente l'auto si mosse, costringendo Nico a trattenere il fiato e sussultare ad ogni più piccolo brusco movimento.

-Allora, raccontami...cos'è successo a Percy?-chiese Jason, cercando di distrarlo.

-Ha trovato suo padre-sussurrò Nico.

-Ma è grandioso!-disse il biondo, con un sorriso. -E come stava? Spero abbia dato delle spiegazioni convincenti per il suo abbandono-

-E' stato molto esplicito, in effetti-sibilò il moro, pallido e tremante. -Va' piano, Jas-

-Qui c'è il minimo di sessanta-

-Questo non significa che tu debba andare a sessantasette-

Jason sospirò, rallentando. -Va tutto bene, mancano settantacinque chilometri-

Nico alzò gli occhi al cielo. -Oh meno male, ed io che pensavo mancasse tanta strada! Grazie mille.-commentò, ironico.

-Raccontami qualcosa, che cazzo ne so...un episodio di Sherlock-

Il più piccolo respirò profondamente. -Okay...allora, il mio preferito è quello del matrimonio di John, nella terza stagione-

Jason annuì, tenendo gli occhi sulla strada.

-Allora...durante il matrimonio, visto che Sherlock è il testimone, fa un discorso molto commovente, in cui dice che John l'ha salvato e che lui e Mary, sua moglie, dimostreranno di essere degni di questo suo amore spropositato…-

-Okay.-disse il biondo, incitandolo a continuare.

-E poi...Sherlock sdrammatizza raccontando alcuni dei loro vecchi casi...come ad esempio di quel tizio che è stato ucciso nella doccia, che però era chiusa dall'interno…-

Dal momento che Nico continuava a perdere colore, Jason insistette. -Già, niente meglio di un omicidio per smorzare la tensione. E poi? Come hanno risolto quel caso?-

Il più piccolo sorrise. -Sherlock non è mai riuscito a risolverlo-

-Cosa? Ma lui è Sherlock Holmes, di fama internazionale e blablabla.-

Nico fece spallucce. -Capita-

Jason rise. -Certo che è proprio un investigatore di merda allora-

Il biondo si aspettava una serie di insulti da parte del suo amico, che però non arrivarono. Confuso, si girò verso di lui, ma quello che vide fu Nico con la mano sulla bocca, che stava cercando di trattenere il vomito. D'istinto, frenò bruscamente l'auto, cosa che fece sussultare il più piccolo, e che successivamente lo fece uscire di corsa dall'auto.

-Nico!-gli urlò dietro Jason, uscendo anche lui.

Il moro si era piegato in due sull'asfalto, e stava vomitando violentemente.

La macchina di Percy accostò, e da lì scesero entrambi i passeggeri.

Percy uscì di tutta fretta, chinandosi accanto a Nico, che non voleva saperne di smettere.

-Nico, calmati. Va tutto bene, siamo su una statale, e stanno tutti bene, okay? Guardami-

Il viso del più piccolo era rigato di lacrime, ma si sforzò di rivolgere lo sguardo verso di lui.

-Sto bene. Tu stai bene. Jason sta bene. Non è successo niente, okay?-

-Okay-sussurrò debolmente Nico.

-Bene, adesso alzati, che non possiamo aspettarti tutto il giorno-disse freddamente, lasciando sbigottito sia Nico che Jason. Rientrò successivamente in macchina.

Chirone sospirò. -Provo a parlarci io-disse.

Il biondo aiutò il suo amico ad alzarsi, ed entrarono tutti nelle rispettive auto.

-Vuoi che ti dia un pugno per farti svenire? Magari dormi un po'- propose Jason a Nico.

Il più piccolo sorrise. -Certo, con un tuo pugno al massimo mi fai il solletico, Grace-

-L'ha presa tanto male?-chiese il più grande, tornando serio.

-Penso che si sia visto-

-Sai che non ce l'ha con te, vero? E' successo solo ieri, probabilmente vuole solo mettere quanta più distanza possibile tra lui e ciò che ha scoperto lì-

-Tu non sai cosa significhi, Jas. Non è una cosa che si risolve semplicemente schiacciando un sonnellino. Percy non starà mai completamente bene, e non potrà mentire su questo, non a me perlomeno. Perché io so cosa significa perdere un padre…-

Il mio Percy...non sarà più lo stesso”

-Quando hai perso la tua famiglia…-iniziò Jason. -Pensavo che non saresti più stato in grado di essere felice, o semplicemente di ridere. Pensavo che ti saresti chiuso per sempre in te stesso, e non avresti lasciato più entrare nessuno. Eppure...Percy era lì, c'è sempre stato, e guardati adesso: okay, forse non sarai mai più lo stesso Nico di prima, ma non vuol dire che la tua vita sia finita, o che non amerai più nessuno. Ma questo lo sai già, no?-sorrise. -Percy adesso è nella stessa situazione in cui eri tu due anni fa: non vede via d'uscita, allora devi essere tu a prenderlo per mano ed a condurlo verso la luce. Ricambia il favore-

Nico non rispose, si limitò ad annuire, perché sapeva che Jason aveva ragione. Avrebbe salvato Percy a tutti i costi.


 


 

-Perché hai trattato così Nico?-chiese distrattamente Chirone.

-Trovo molto interessante il fatto che tu non riesca a farti mai i cazzi tuoi. Sai, potrebbe essere una patologia, dico sul serio. Dovresti vedere uno psicologo, uno bravo però.-

L'uomo strinse le mani sul volante. -Sai che non potevo dirtelo-

-Oh certo. Però sarebbe stato carino almeno un biglietto dentro il bel pacchetto regalo che mi hai fatto. “Oh, a proposito...tuo padre è uno schizzato che non ti riconoscerà nemmeno se andrai a trovarlo. Baci baci”-

-Non parlare così di tuo padre-disse Chirone con voce pacata.

-Lui non è mio padre!-sbottò Percy. -Mio padre è morto quello stesso giorno in cui se n'è andato.-

-Percy…-

-Potevi dirlo a mia madre. Le avresti almeno evitato di piangere per mesi, domandandosi che cosa avesse fatto di sbagliato-

-Hai ragione. Allora glielo dirai tu appena arrivato a casa?-

Il ragazzo stette in silenzio.

-Esattamente. Sai meglio di chiunque che se glielo avessi detto non sarebbe mai riuscita ad andare avanti. Sarebbe andata in clinica ogni settimana per cercare di riportare indietro un uomo che non c'è più, non avrebbe mai dato una possibilità a Paul, non sarebbe mai stata felice. E se glielo dicessi adesso, lascerebbe tutto...lo sai-

-E perché l'hai detto a me allora?-

Chirone sorrise benevolo. -Il solo fatto che covassi ancora rancore per me, fa capire che non sei mai riuscito ad andare avanti, e mai lo avresti fatto. Sinceramente, mi aspettavo che non aprissi mai i regali-

-Nico mi ha...convito quanto fosse stupido portare ancora rancore.-

-Quello stesso Nico che dieci minuti fa aveva bisogno del suo migliore amico?-

-Ah sì? Ci sono sempre stato per lui in tutti questi anni!-urlò. -Mi concedete un attimo di respiro? Posso essere, per una volta, quello che sta male? Posso per una fottuta volta non dover fingere di star bene solo per far star bene gli altri?!-

-Va benissimo Percy. Ma questo dovresti dirlo agli altri-

-Oh sì, hai proprio ragione. Arrivato a casa andrò da Nico, mi farò un bel pianto sulla sua spalla e tutto tornerà come prima. Poseidone smetterà di essere un fottuto schizzato e la famiglia di Nico tornerà addirittura in vita! Ah, il miracolo del condividere le proprie emozioni-

-L'apatia ed il risentimento non ti porteranno da nessuna parte-

-Ed a quanto pare nemmeno questa conversazione-sibilò il ragazzo.

-Come vuoi. Spero soltanto che tu non distrugga Nico nel frattempo. Ti ama davvero, sai. Non mandare tutto all'aria.-

Percy scrollò le spalle, la maschera di apatia era tornata. -Già lo sto facendo-disse.


 


 

Quando furono arrivati a casa, Nico si rifugiò nel suo letto, estenuato dal viaggio per lui infinito. Percy invece preferì restare sul divano, la tv spenta. C'erano i suoi pensieri a fargli compagnia.

C'era una sorta di vocina, di pensiero martellante. Sentiva di dover fare qualcosa, ma non sapeva cosa fosse. Poi capì: quello era il momento in cui andava a chiedere a Nico come stesse, se avesse bisogno di qualcosa. Rise di se' stesso. Teneva a Nico, sapeva di tenere a lui più di qualsiasi altra cosa. Eppure...il dolore l'aveva travolto a tal punto da aver spazzato via qualsiasi altra cosa, qualsiasi altro sentimento. Non sentiva nulla: ne' il bisogno di andare a confortare quello che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo, ne' quello di confortare se' stesso.

Lo perderai, stupido. Nico si stancherà di te e ti butterà via”

Ma in quel momento, nemmeno quel pensiero riuscì a farlo alzare dal divano.

-Perce-lo chiamò quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

-Pensavo fossi andato a dormire-si limitò a dire.

-C'ero andato...ma non riesco a dormire, pur essendo stanco-

-Ah no?-il tono del maggior trasudava indifferenza, e ciò colpì Nico dritto al cuore.

-Vieni con me-lo invitò quest'ultimo, prendendolo per mano. Percy si liberò dalla sua stretta. -Non sono stanco, sono appena le due del pomeriggio-

Nico sospirò.

Percy sta male e tu pretendi che venga con te per consolarti? Sei uno stupido, Nico. Sei un idiota egoista, stagli accanto invece di pretendere che ti salvi da una tua sciocca fobia infantile”

Il minore si sedette accanto a lui, prendendogli nuovamente la mano. -Perce, so che stai male...ma parlami. Per favore.-

-Ti sto parlando, Nico. Non ho mica fatto voto di silenzio come te.-

Ahia. Dopo la morte dei suoi genitori, Nico, dopo l'iniziale sfuriata, si era chiuso in un silenzio tombale per giorni, era probabilmente stato il periodo peggiore della sua vita, e Percy ovviamente gli era stato accanto. Mai, mai e poi mai avrebbe potuto anche solo pensare che glielo avrebbe rinfacciato.

Si morse il labbro, tremante di rabbia. -Io avrò anche fatto voto di silenzio, ma tu per affrontare la cosa sputi veleno sugli altri. Cos'è peggio? Pensaci, Perce-

-Dio, è così da te fare una scena da prima donna quando ti senti minacciato-sibilò il maggiore, guardandolo dritto negli occhi. -L'hai fatta anche quando ho baciato Annabeth dopo le nostre ventiquattrore in una bolla di sapone. Sei un bambino.-

E' questo il tuo, problema, che non pensi fottutamente mai!”

Ti odio”

Ma certo, che altra scelta avevi se non spezzare il mio, di cuore?”

Mi fai schifo”

Il cuore di Nico perse un battito, indietreggiando. Fino a due giorni prima, credeva che non ci fosse nessuno su tutto il pianeta Terra che conoscesse Percy meglio di lui, forse neppure Sally. Nico conosceva ogni sua più piccola sfumatura, ogni angolo della sua anima. Conosceva tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, ed aveva scelto di amarlo comunque. La maggior parte dei matrimoni fallisce proprio perché, dopo tanti anni insieme, le persone iniziano a conoscersi davvero, e non si piacciono più. Non è vero che le persone cambiano, si limitano a rivelare se' stesse. Era questo ciò che stava accadendo a Percy? Stava rivelando se' stesso? No, Nico non ci credeva. Non poteva crederci. Quel groviglio di odio e rabbia non poteva essere il suo Perce. Percy era sempre stato una persona infinitamente buona, con una voglia assurda di aiutare sempre gli altri. Era sempre stato generoso, amichevole e leale. Si ripeté ciò che si era già detto in macchina: quella di Percy era solo una maschera.

-Sai una cosa? Io ti amo, ti amo davvero, e voglio aiutarti, ma tu devi lasciarmelo fare, okay? Non puoi ripararti dal dolore facendo lo stronzo, perché mi fai incazzare. E se mi fai incazzare le cose non andranno da nessuna parte.-

Il maggiore rise. -Il moccioso tira fuori la grinta, mh?-disse, alzandosi dal divano e sorpassandolo, per andare in camera da letto.

Il fatto che Percy lo chiamasse moccioso non gli aveva mai dato realmente fastidio, era un soprannome affibbiato giocosamente, con ilarità. Eppure, Nico si sentì offeso in quel momento, come se ad usare quella parola fosse stato un estraneo che voleva solo prendersi gioco di lui.

Sbuffò e, ricacciando indietro lacrime di rabbia, si fece forza.

Non è lui, Nico. Non è lui, non te la devi prendere. E' solo il dolore, quello non è Percy, lui non ti farebbe mai questo. Devi riportare a galla il Percy vero, stagli accanto, arrabbiarsi non serve a niente...E' già abbastanza arrabbiato lui per entrambi”

Andò in camera da letto, trovando il maggiore steso, con gli occhi chiusi. Respirò profondamente, stendendoglisi accanto. -Scusami-disse. -Non me la sarei dovuta prendere con te, non è colpa tua. Stai solo soffrendo-

-Non so cosa mi stia succedendo.-ammise l'altro, con voce rotta.

Nico gli accarezzò i capelli. -Okay, va bene-

-No, non va bene, Nico! Non va fottutamente bene! Sono costantemente arrabbiato, mi verrebbe voglia di distruggere tutto e tutti, compreso te! Non. Va. Bene.-sbottò, alzandosi di scatto dal letto, scappando da lui per l'ennesima volta, quel giorno.

Una porta che sbatteva.

Silenzio.

Nico si alzò, in preda al panico, ed uscì dalla stanza. Le chiavi della macchina erano sparite dal loro solito ripiano. Si mise le mani nei capelli, tirandoseli forte. “Stupido, stupido, stupido. Come hai potuto dirgli va tutto bene? Davvero, Di Angelo? SUL SERIO? Hai sofferto abbastanza da sapere che è la cosa peggiore che si possa dire, eppure l'hai detta? MA RAGIONI PRIMA DI APRIRE BOCCA?”

Si morse il labbro a sangue. Era un brutto vizio, lo faceva sempre quando era nervoso. Trattenne le lacrime al pensiero dell'ultima volta in cui Percy gli aveva asciugato quella gocciolina di sangue, per poi posare un dolce bacio sulle sue labbra devastate.

Si odiò. Se solo avesse tenuto la bocca chiusa, niente sarebbe successo, avrebbe dovuto lasciare quei regali dov'erano, avrebbe dovuto bruciare quei bigliettini, dicendo al maggiore che erano degli stupidi biglietti di auguri. Avrebbe dovuto proteggerlo dalla devastante verità. Certo, Percy avrebbe provato ancora rancore per suo padre, ma di certo lo avrebbe superato, prima o poi sarebbe andato avanti. Percy aveva amato tanto suo padre, per questo l'abbandono era stato atroce, portandolo a covare una profonda rabbia. Adesso era confuso, abbattuto, disorientato. Dodici anni di certezze distrutte in poche ore. Dodici anni di risentimento svaniti nel nulla. Dodici anni passati a crescere, a diventare ciò che era. Ogni cosa contribuisce a plasmare la persona che siamo, ogni più piccola ed apparentemente insignificante cosa. L'abbandono del padre aveva contribuito a rendere Percy protettivo, ma anche insicuro. Sì, perché, anche se non lo dimostrava mai, era insicuro. Aveva sempre paura di poter essere abbandonato da un momento all'altro, aveva paura di non essere abbastanza per le persone. Aveva paura di perdere chi amava. La verità aveva messo in discussione tutta la sua personalità: Percy non sapeva più chi fosse.

Nico sospirò affranto. Non gli restava che aspettare.








Angolo autrice: Hello people! Lo so, sono orribile perché non ho pubblicato più niente. Mi dispiace tantissimo, ma spero di farmi perdonare con questo nuovo capitolo pubblicato dopo secoli! L'inizio riprende quello precedente come forse noterete, spero che così riusciate a ricollegare un po' hahahahaha
Comunque cercherò di essere più presente, la storia riprende <3 I'm back. 

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