Le avventure di Morte e Destino

di NonnaPapera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Momementi della giornata ***
Capitolo 2: *** Colori caldi ***
Capitolo 3: *** Gli opposti ***
Capitolo 4: *** Il Natale di Morte e Destino ***
Capitolo 5: *** Babbo Natale ***



Capitolo 1
*** Momementi della giornata ***


Alba

Era sempre al mattino, quando il solo iniziava a sorgere, che a Destino veniva una forte malinconia. Non che amare ed essere amato da Morte fosse spiacevole anzi, neppure volendo avrebbe mai potuto immaginare la propria esistenza senza il compagno a fianco, però era in quei momenti che Destino si rendeva conto di quanto alle volte la sua vecchia natura di semplice essere mortale gli mancasse. Tutte quelle mattine in cui si svegliava nel letto e si ritrovava a sorridere ad un cuscino vuoto con il desiderio di stringere forte a sè il compagno che non era nel letto con lui perché non aveva bisogno del sonno per rigenerarsi. Poi però Morte tossicchiava e palesava la sua presenza nella stanza. Destino sorrideva e Morte si avvicinava a lui lentamente.
Destino adorava quei momenti, li trovava estremamente romantici… Purtroppo Morte trovava sempre il modo per rovinarli:
“Sai che sta notte hai russato un sacco?”
Era in quei momenti che Destino era felice che Morte non fosse un essere umano, altrimenti probabilmente, il calcio che immancabilmente gli tirava lo avrebbe ferito  gravemente e lui si sarebbe sentito in colpa.

Pomeriggio 

Il pomeriggio era sempre un’ora particolare della giornata. Destino aveva il suo compito da svolgere, perché l’essenza stessa della vita e l’equilibrio del cosmo  dipendevano solo da lui.
Aperto il grande libro dei sigilli, passava ore ed ore a tracciare disegni, incrociando la vita delle persone, valutandone i rischi i pro e i contro.
Ovviamente era un lavoro non solo faticoso ma anche delicato, necessitava di moltissima concentrazione, pazienza e… silenzio assoluto.

Quel pomeriggio in particolare però per Destino era un incubo
“Morte! Dannazione piantala”
Il compagno lo fissò con il viso imbronciato e poi offeso domandò:
“Ma cosa ho fatto? Sono qui tranquillo che mi faccio i fatti miei”
Destino lo fissò con sguardo pieno di odio e se avesse avuto il potere di incenerirlo di certo non ci avrebbe pensato su due volte.
Sorrise, un sorriso teso ed esasperato, si alzò dalla scrivania e con calma andò verso Morte.
“Capisco che questa sia anche casa tua amore” mormorò faticando a trattenere la rabbia: “Ma ti dispiacerebbe esercitarti con il bassotuba da un’altra parte?”

Tramonto

Destino amava molto i tramonti, era sempre stato un tipo romantico e sentimentale e i tramonti gli avevano sempre provocato dei moti di tenerezza.
La luce rossastra del sole illuminava tutto con leggerezza, conferendo ad ogni cosa un aspetto mistico e senza tempo.
Trovava che la cosa migliore di un tramonto fosse la possibilità di guardarlo assieme alla persona amata.
Era felice del fatto che anche Morte si fosse lasciato prendere dall’atmosfera magica di quel momento. Infatti, da ben dieci minuti non aveva proferito parola, immerso com’era nella contemplazione del sole morente.
“E’ bello non è vero?”

“Si bello, molto divertente” ribatté Morte prontamente.
“Divertente?” chiese Destino sorpreso girandosi verso il partner senza capire a cosa si riferisse.
Ma il dubbio durò poco.

Morte era girato spalle al tramonto e con le mani scheletriche stava proiettando delle ombre cinesi sulla grande facciata del loro castello.
Ombre che rappresentavano scheletri che danzavano.
“Possibile che tu non abbia neppure un minimo di romanticismo?” sbottò esasperato Destino.
“Oh scusa” disse Morte sorpreso “Ecco qui ora va meglio?” chiese sorridente, mentre sul muro riprendeva a proiettare le ombre…Questa volta di due scheletri che si baciavano.

Sera

“No, ho detto che non mi va!” disse Morte stizzito pestando un piede sul pavimento.
“Suvvia piantala, sembri un bambino capriccioso.”
“Non mi interessa non riuscirai a convincermi”
“Ma scusa, la sera è sempre il momento dedicato ai giochi, ed oggi tocca a me scegliere… Non puoi rifiutarti dopo che ieri sera mi hai obbligato a giocare a nascondino per due ore”
“E ti lamenti? Nascondino è un gioco divertente. Quello che hai scelto tu invece è brutto”
“Morte smettila, ora basta, si fa il gioco che ho deciso io!”
Morte sbuffò infastidito e poi per l’ultima volta tentò di dissuadere Destino.
“Ma almeno cambia gioco, scegline uno più interessante, anche le carte vanno bene se non ti viene in mente nulla di meglio”
“No” fu la lapidaria risposta di Destino.
Morte sbuffò e infine rassegnato decise di sedersi al tavolo:
“D’accordo gioco… però solo una partita .Comunque lo so che l’’hai fatto apposta! Hai scelto l’unico gioco in cui perdo sempre!” mormorò mesto e poi mesto si mise a sistemare i pezzi continuando a rimbrottare di tanto in tanto: “Stupidissimi scacchi!”

Notte

Destino quella notte si svegliò senza capirne bene il motivo. Si guardò attorno cercando di capire se il compagno stava nella stanza oppure no.
Di Morte non c’era l’ombra, non che questo fosse strano visto che lui non dormiva mai.
Si alzò dal letto indeciso sul da farsi. Solitamente aveva un sonno molto pesante e si chiedeva perché si fosse svegliato così d’improvviso senza una ragione.
Poi lo udì, pareva che qualcuno stesse singhiozzando nei corridoi del castello. Assurdo, visto che le uniche persone che vivevano nel maniero erano lui e Morte.
Che a Morte fosse successo qualcosa?
Si alzò ansioso dal letto e mentre stava per uscire dalla camera quasi rinunciò, dandosi mentalmente dello stupido, Morte era immortale ed indistruttibile, era impossibile che stesse male!
Comunque decise che era il caso di controllare comunque.
Quando fu giù dalle scale i lamenti che prima sentiva distanti si acuirono e Destino iniziò a preoccuparsi sul serio.
Stava per entrare nella sala da pranzo quando sulla soglia del salone da ballo vide una sagoma bianca muoversi nel buio e piangere.
“ODDIO” urlò Destino terrorizzato “UN FANTASMA”
La figura bianca si voltò e Destino riconobbe il suo fidanzato:
“Morte, accidenti a te! Ti sembrano scherzi da fare? Mi hai spaventato”
Morte si avvicinò singhiozzando e Destino nuovamente preoccupato per il compagno gli si avvicinò per calmarlo:
“Che è successo? Perché piangi?”
Morte sollevò lo sguardo e poi tra un singhiozzo e l’altro disse:
“ Una tragedia! Destino fai qualcosa ti prego… Il mio vestito, il mio bel vestito nero!” mugugnò “Guarda che disastro, ho sbagliato a mettere il detersivo e adesso è bianco BIANCO… che tragedia”
Destino roteò gli occhi e sospirò rassegnato, per colpa di quello stupidissimo vestito avrebbe di certo passato la notte insonne.


Piccolo spazio privato:

Partecipante alla challenge OneHundredPompt Challenge

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Capitolo 2
*** Colori caldi ***


Giallo

Di tutte le cose che Destino amava di Morte probabilmente il colore degli occhi era quello che adorava di più. Tutti quelli che avevano avuto a che fare con il suo fidanzato erano concordi nel dire che quel colore era inquietante. Gialli, innaturali, crudeli e spietati. Ma la verità era che nessuno riusciva a leggerci dentro. Destino tra tutti era l’unico che vedeva più in là di quel colore insolito, più in la della natura stessa di Morte. Quegli occhi sapevano essere dolci, buoni, compassionevoli, ma la maggior parte delle volte erano tristi. Tristi perché nessuno lo accettava, tristi perché tutti lo temevano, tristi per tutte le vite che doveva portare con sé anche se non voleva…tristi perché nessuno lo amava.
Invece era quel colore, così innaturale e così freddo, che aveva colpito Destino e lo aveva fatto innamorare di Morte. Ed ormai da molto tempo, oltre alle solite cose che leggeva nello sguardo di Morte, Destino riusciva a scorgere un’altra cosa: gratitudine, perché finalmente qualcuno era riuscito a vedere più in là dei pregiudizi ed aveva iniziato ad amarlo

Arancione

 Morte vestiva solo di nero. Nero il suo mantello, nere le camice, neri i pantaloni, nere le calze e nere pure le mutande.
Non che a Destino l’abbigliamento del compagno non piacesse, in fondo era anche quello a fare di Morte… Morte. Però non c’era mai nulla che lo sorprendeva. Quando lo spogliava per fare l’amore con lui non lo assaliva la curiosità di sapere cosa indossasse sotto, tanto sapeva già che quello che avrebbe visto sarebbe stato sempre e desolatamente nero.

Quella volta però una volta spogliato Morte come al solito Destino rimase a bocca aperta e senza parole.
Morte indossava un piccolissimo pezzo di stoffa, che a mala pena copriva il necessario, di colore arancio.
“Sorpresa” disse Morte gongolando nel vedere l’espressione del partner.
Destino non disse nulla, troppo eccitato per proferire parola, ma quella per Morte fu una notte davvero faticosa.

Rosso

Morte detestava il rosso, non che come colore lo infastidisse particolarmente, però era quello che più di tutti gli ricordava il suo compito.
Era rosso il sangue che sgorgava dai corpi senza vita dai quali doveva prendere le anime da far ascendere ed erano rosso porpora i rivestimenti delle bare nelle quali i cari ponevano con cura i propri morti.

Rosse infine erano le evanescenze delle anime che lui accompagnava nell’aldilà e che spesso lo pregavano di lasciarle rimanere sulla terra, per stare vicino ai propri cari per qualche attimo in più,
No, a Morte quel colore non piaceva per niente, perché nella sua testa era solo ed esclusivamente il colore del lutto.

Marrone

Era una giornata come le altre quando Morte entrò nel castello urlando a gran voce eccitato: “Destino, Destino vieni presto”
Quando l’uomo arrivò di corsa nel grande salone scrutò il compagno con fare interrogativo per capire cosa lo avesse portato a strillare così.
Morte senza proferire parola e con un sorriso enorme sollevò entrambe le braccia mostrando finalmente al fidanzato il motivo di tanta esaltazione.
“E’… un cane?” chiese Destino sconvolta fissando un piccolo ammasso di pelo marrone che scodinzolava tra le mani di Morte.
“Già” rispose quello tutto felice.
“No, non se ne parla! Quel coso deve uscire di qui subito”
Morte non disse nulla ma si limitò a fissarlo con due occhi tristi abbracciando stretto il cagnolino che cominciò a leccarlo.
Inutile dire che da quel giorno nel grande castello furono in tre: Destino, Morte ed il nuovo arrivato, il cagnolino Ghost.

Verde

Quel girono a Destino pareva che in Morte ci fosse qualcosa di strano. Continuò a fissarlo per lunghi istanti senza riuscire a capire cosa ci fosse che non andava nella figura del compagno.
Poi ad un tratto Morte si girò leggermente e così, Destino finalmente capì cosa aveva di strano.
“Orecchini?” domandò basito Destino.
“Oh, te ne sei accorto! Ti piacciono?” domandò entusiasta Morte, mentre con una mano si accarezzava i lunghi pendenti color verde che gli scendevano dalle orecchie.
“Ma… sono da donna!” ribatte sotto shock Destino.
Morte non rispose ma lo fissò con uno sguardo truce che Destino non faticò a riconoscere, perciò svelto si affrettò a dire.
“Comunque a te stanno veramente bene”
Morte tornò di buon umore e piroettando si allontanò per andare chissà dove.
Destino sospirò sollevato per lo scampato pericolo, l’ultima volta che aveva criticato Morte su una delle sue scelte di “stile” l’altro si era talmente inferocito che lo aveva inseguito con la falce per tutto il castello.
Destino scosse il capo rassegnato, era il caso che iniziasse ad abituarsi a quegli orrendi orecchini verde acido… in fondo ne andava della sua stessa incolumità.

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Capitolo 3
*** Gli opposti ***


 Bene

Il bene e il male erano una cosa molto relativa e Morte lo sapeva meglio di chiunque altro.
Lui, che nella sua lunghissima esistenza ne aveva viste di tutti i tipi, ormai quasi non usava più quelle due parole, convito com’era che fossero dei concetti troppo effimeri per poterli definire.
Solo dopo che aveva conosciuto il successore di Fato, e cioè il suo compagno Destino, allora quelle due parole avevano ricominciato ad avere un senso.
Fin dalla prima volta che si erano baciati, Morte aveva capito che in fondo bene e male erano due concetti molto più semplici di quanto credesse.
“Credi che sia un bene?” aveva chiesto Destino pensieroso.
“Cosa?”
“Sì, insomma noi due, pensi che sarebbe un bene o un male se finissimo per innamorarci uno dell’altro?”
Morte in quell’istante non aveva neppure avuto bisogno di riflettere sulla risposta: “Un bene” aveva detto con sicurezza, “Un bene per tutti” aveva concluso riprendendo a baciare Destino.
 Male

“Destino! Destino! Corri vieni qui presto, sto morendo. La mia vita è finita vieni, presto prima di andarmene voglio dirti addio!”
Destino sollevo esasperato gli occhi dal Libro dei Sigilli e poi sbuffando si alzò dalla sedia e si avviò, senza fretta, verso il salone da dove Morte stava vaneggiando.
“Fa presto vieni qui a darmi un ultimo bacio prima che sia troppo tardi!” continuò platealmente Morte.

Destino lo squadrò con sufficienza e poi scocciato rispose:
“Possibile che tu debba sempre essere così melodrammatico? Non stai morendo, sei solo uno stupido! Questo mese sarà già la quarta volta che ti tagli mentre pulisci quella stra maledetta falce!”

 Luce

Se c’era una cosa che Destino non capiva assolutamente di Morte era la sua assurda paura per il buio.
Insomma, Morte era immortale ed indistruttibile, visto che l’unica cosa che poteva ucciderlo era la sua stessa falce. Perciò ogni volta Destino si domandava come fosse possibile che uno come Morte fosse terrorizzato dall’oscurità.
Comunque col tempo aveva capito che poteva sfruttare questa sua paura a proprio vantaggio.
“Oddio, Destino, Destino! Dove sei? E’ andata via la luce, ti prego vieni qui ho paura”
“Eccomi eccomi sono qui” mormorò l’uomo avvicinandosi.

Morte appena ne percepì la presenza gli si avvinghiò addosso.
Destino sorrise coperto dal buio nel quale era piombato il salone e, mentre stringeva forte a sé il compagno, ringraziò mentalmente Caos che aveva accettato di far saltare la luce a tutto il castello.
Oscurità
Si dice che tutti abbiano un lato oscuro, Morte quel giorno aveva scoperto a sue spese che era dannatamente vero, e che anche il suo amato Destino ne aveva uno.

Destino mancava totalmente di senso dell’umorismo.
Morte aprì il suo diario e poi con la penna vergò il resoconto della giornata.
Caro diario, oggi ho scoperto una cosa nuova sul mio amato Destino che ancora non conoscevo.
Per gioco gli ho nascosto il libro. Si , proprio quel libro, quello dei Sigilli, quello che usa per intrecciare i destini delle persone.
Sai cosa è successo quando ha capito che ero stato io?
Ha rubato la mia falce
e poi urlando ha minacciato di bruciarla nel caminetto.
Che antipatico!

Ovviamente gli ho restituito il libro, anche se prima ci avevo fatto qualche modifica… Chissà che risate che ci faremo quando si accorgerà che gli ho incollato insieme un paio di pag…

“MOOOOOORTEEEEEEEEEEE! SE TI PRENDO TI DISTRUGGO!”
 Opposti

Ogni volta che Destino si soffermava a pensare al loro rapporto l’unica cosa che gli veniva in mente era che loro due erano agli antipodi.
Morte amava vestire sempre di nero, mentre lui prediligeva il bianco. Destino era un tipo riservato, Morte era chiassoso ed esuberante. Destino amava il silenzio, mentre a Morte piaceva riempire tutto con la musica e con le parole.
Morte era il responsabile del trapasso degli esseri viventi, Destino al contrario ne seguiva sempre la vita.
A vederli insieme parevano non essere neppure compatibili, però c’erano quelle piccole cose, cose forse insignificanti ma fondamentali per il loro rapporto, che li univano.
Morte amava venir coccolato e Destino era un uomo che riempiva la persona che amava di attenzioni.
Morte era sempre con la testa tra le nuvole, mentre lui aveva sempre l’istinto di pianificare tutto, anche ogni minima sciocchezza.
Destino era una persona introversa, poco incline a slanci impulsivi, Morte invece pareva non saper far altro se non improvvisare.
“Ehi Destino, che ne dici di uscire fuori e di andare a farci una passeggiata sulla Luna?”
“Come? Adesso? Sarebbe meglio fare domani, così posso anche guardare sul libro dei sigilli come sarà il tempo e sapremo come vestirci”
“Oh ammmmmmore, quanto sei previdente e premuroso” aveva urlato Morte abbracciandolo e baciandolo con trasporto.
“Si bhè, almeno uno dei due deve pur esserlo” aveva ribadito Destino in imbarazzo cercando di scostarsi il compagno di dosso.
“Ok, allora domani faremo una passeggiata romantica sulla Luna!”
“Già così sembra”
Attimi di silenzio e infine Morte domandò:
“Mi terrai per mano?”
Destino lo guardò e poi con tono dolce mormorò:
“Certo, e ti bacerò fino a che non sorgerà il sole”
Certo, loro erano diametralmente opposti… Ma andava bene così.

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Capitolo 4
*** Il Natale di Morte e Destino ***


Il Natale di Morte e Destino
Morte aveva sempre adorato il Natale.
Il clima di felicità che si respirava per le strade, l’amore per il prossimo che a Natale sbocciava più forte che in altri periodi dell’anno.
Tutto del Natale lo affascinava.
Certo, lui era il gran mietitore, lui era la Fine, però questo non gli impediva di amare con tutto sé stesso quella festa così particolare.
Quell’anno in particolare aveva deciso che, anche se loro non vivevano sulla terra, avrebbe decorato il castello con tutti i decori natalizi e avrebbe così portato la gioia del Natale anche lì.
Purtroppo si rese ben presto conto che il suo proposito non era affatto di facile realizzazione.
Inizialmente aveva pensato di prendere da un bosco un abete enorme e di trasportarlo nel grande salone del castello.
Quando però era riuscito a trovare uno splendido albero e lo aveva toccato, l’albero aveva perso all’istante tutti gli aghi ed era annerito completamente carbonizzandosi.
Insomma era morto.
Già, si era dimenticato del piccolissimo particolare che lo contraddistingueva… Se toccava degli esseri viventi ovviamente questi morivano.
Gli unici ad essere immuni dalla sua “capacità” erano il suo compagno Destino- perché tecnicamente lui era già morto una volta e poi era risorto come nuovo custode del libro dei Sigilli- e il loro cagnolino Ghost.
In effetti non sapeva perché Ghost fosse immune dai suoi poteri. Quando lo aveva visto era stato il cane a saltargli in braccio e, accorgendosi che nonostante tutto era ancora vivo, lo aveva portato a casa felice come un bambino.
Comunque il risultato era che ora aveva un grande abete rinsecchito tra le mani.
Decise che lo avrebbe portato comunque al castello, tanto una volta messi tutti i festoni, certamente Destino non si sarebbe accorto che l’albero era carbonizzato.
Ovviamente Morte aveva sbagliato anche a calcolare un altro piccolo dettaglio.
Andarsene in giro per le strade affollate della Terra, con la sua falce in mano e vestito di nero, a quanto pareva spaventava a morte tutti i terrestri.
Questo inaspettato contrattempo lo costrinse a girare per ore in cerca di festoni ed addobbi natalizi di vario genere, senza però riuscire a prendere neppure uno.
Ogni volta che entrava in un negozio, le persone puntualmente svenivano o scappavano terrorizzate.
Alla fine stanco ed un po’ abbattuto decise di fare ritorno al castello, avrebbe creato lui stesso gli addobbi per l’albero morto di Natale.
Così ritornò svelto verso casa e una volta arrivato si mise di buona lena per cercare qualcosa che andasse bene da appendere .
Purtroppo loro non avevano molte cose che potessero tornare utili per lo scopo ma Morte non si arese e presi alcuni dei suoi vecchi vestiti si mise seduto nel centro del salone con delle forbici e tanta buona volontà.
Ritagliò tante strisce e poi le depose con cura sui rami, avvolgendo l’albero con la stoffa, infine con gli scampoli di stoffa rimasti ricavò tanti piccoli fiocchi di neve e con dei fili li appese all’albero di Natale come decorazioni.
Si allontanò di alcuni passi per osservare il proprio lavoro soddisfatto.
Giusto in quel momento arrivò nel salone Destino, che era rimasto fino a quel momento nello studio per lavorare sul Libro dei Sigilli, intrecciando le vite degli esseri umani.
Quando sollevò lo sguardo, e vide l’albero, rimase a bocca aperta senza sapere cosa dire.
Un gigantesco albero carbonizzato, avvolto da strisce di stoffa nera e da cui pendevano delle specie di teschi anch’essi neri era nel centro del salone.
Destino scosse il capo sconsolato e poi fissando Morte con sguardo esausto mormorò:
“E’ bello… sul serio Morte sei stato davvero bravo, però… Il prossimo anno appendo io le decorazioni! Anzi no meglio, il prossimo anno decorerò io il castello per Natale!”

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Capitolo 5
*** Babbo Natale ***


Quando Babbo Natale sentì bussare alla porta della sua abitazione non immaginava certo di trovarsi davanti Morte.

Il vecchio rimase a bocca aperta fissando la figura apparentemente spettrale avvolta da un mantello nero che gli si parava davanti senza proferire parola.

Per un attimo il povero Babbo Natale pesò che fosse venuto il suo momento.

In fondo era vecchio e benché dotato di magia non era certo di essere eterno.

-Co… Cosa vuoi da me?- riuscì a balbettare cercando di scrutare quella figura nera con in mano la falce.

A quelle parole Morte si mosse e con le mani scheletriche e si tolse dal viso il cappuccio che lo copriva completamente.

Per alcuni interminabili attimi rimase con lo sguardo basso senza mostrare a Babbo Natale il proprio volto.

Infine sollevò il capo e Babbo Natale si trovò a specchiarsi in due occhi gialli che lo fissavano supplichevoli:

-Quest’anno sono stato bravo, direi bravissimo non ho mai fatto arrabbiare Destino…Non troppo almeno... Non sempre! Non è che potresti portarmi un regalino?- chiese infine Morte con voce lagnante srotolando una pergamena con su la lista dei desideri che arrivò fino al pavimento.

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