CAPITOLO 1-L’INIZIO DELLA
MALEDIZIONE
Germania
del Nord
Residenza
Drevis
I passi risuonarono all'interno del
corridoio buio dei sotterranei. La ragazzina aveva sempre odiato quel
luogo:
era troppo buio, troppo angosciante. Ma continuò ad avanzare
fino ad arrivare
di fronte ad una tavola che definirla porta era farle un complimento.
Alzò la
mano e bussò due volte sul legno.
-Papà...-
Bussò nuovamente.
-Papà, sei qui dentro?-
La vecchia porta si aprì
cigolando, e un
uomo alto e dai capelli castani uscì mettendosi di fronte a
lei,il camice bianco
che quasi toccava il pavimento.
-Papà!-
-Aya! Quante volte ti ho detto di
non
venire qui sotto?- disse lui, la voce soffocata dietro la mascherina
bianca.
La ragazzina abbassò lo
sguardo.
-Mi dispiace,
papà...ma... ecco... sono
troppo spaventata per dormire da sola...-
L'espressione arrabbiata dell'uomo
svanì.
-Aya...- si inginocchiò
di fronte a lei
-Non ti preoccupare. Tu non sei mai sola. La tua mamma è
sempre dalla tua
parte... lei ti guarda sempre, Aya. Okay? Ora per favore, vai a
dormire.-
Aya annuì.
-Sì, papà...-
-Brava bambina-
L'uomo si rialzò e lei
fece per
andarsene. Ricordandosi di qualcosa, si voltò nuovamente.
-Papà, domani
è...-
-Sì, l'anniversario
della sua morte...
visiteremo la sua tomba insieme.- continuò suo padre per lei.
-Okay.-
-Ora, vai a dormire, per favore.
Resterò
qui per poco.-
-Okay...- disse nuovamente la
figlia.
Osservò il padre
rientrare nella stanza
e cominciò ad andarsene.
Arrivata a metà del
corridoio, una voce
la fece fermare di botto.
-B-Basta!-
Una motosega venne accesa. -Nooo! AAAAAAAH! Aiutatemi!
AIUTOOOO!!-
La bambina velocizzò il
cammino, mentre
il rumore della motosega riempì i sotterranei.
Io
conosco il segreto di mio padre.
Mio
padre è uno scienziato.
Ama
la ricerca e sta sempre rinchiuso nel suo laboratorio nei sotterranei.
Ed
io ho sempre sentito delle strane cose provenire da quel laboratorio...
Urla
animali e umane...
Anche
in giovane età, sapevo cosa faceva mio padre.
Però
ho sempre fatto finta di nulla.
Di
non sapere o sentire nulla.
Ho
finto ignoranza tutto il tempo.
Perché
io volevo bene a mio padre.
Questo
non è l'unico segreto che conosco.
Quando
io e mia madre non eravamo vicine, lui e la sua assistente...
-Un campione
interessante…- affermò
l’uomo posando una provetta nell’armadietto.
La giovane donna si
voltò verso di lui.
-Andrò a smaltire i
materiali restanti.-
-Possono aspettare. Vieni, Maria.-
disse
l'uomo allargando le braccia.
-Dottore...- mormorò lei
tuffandosi nel
suo abbraccio. -Dottore...- ripeté.
D'un tratto divenne seria e lo
fissò
negli occhi.
-Lei è consapevole della
nostra...
relazione.-
L'uomo parve infastidito.
-Hm? Qual è il problema?-
-Io non credo mi accetti. Questo
è il
problema.-
-La bambina avrà 11 anni
fra poco. E'
un'età problematica, questo è certo... sii
gentile con lei, per favore.
Assicurati che stia bene. Lei è la mia più
preziosa...-
L’orologio
suonò la mezzanotte, mentre le luci ebbero un corto circuito.
Qualcuno
si trovava proprio dietro la coppia.
L'orologio ticchettava, mentre la
ragazzina era sdraiata sul letto, insonne.
-E' mezzanotte...oggi è
il giorno in cui
mamma è andata via...mamma...- si mise seduta. -Non riesco a
dormire quando
penso alla mamma...-
Si inginocchiò di fronte
alla bambola
accanto al suo letto, mentre il ricordo del giorno in cui suo padre
gliel'aveva
regalata riempiva la sua mente.
La
bambina con le codine fissava con occhi curiosi l'oggetto in mano al
padre.
-Ti
ho preso un regalo, Aya!-
-Yeee!
E' una bambola!- esclamò lei prendendola in braccio.
-Grazie, papà!-
La
fissò meglio.
-Quant'è
carina...(sembra quasi reale!)-
Aya sospirò e
appoggiò le braccia sul
comodino.
Un portafotografie era l'unica cosa
posta su di esso.
-Mamma...-
La foto raffigurava una donna dai
lunghissimi capelli castani e gli occhi blu, uguali a quelli della
figlia.
-Cosa posso fare, mamma? Io voglio
bene
a papà, però...- stette in silenzio per qualche
minuto.
-Lei mi spaventa... lei
è sempre... a
guardarmi con quegli occhi...- sospirò abbassando lo sguardo
-La odio. Ma so
che a papà piace. Se papà e lei si sposassero,
scommetto che diventerebbe la
mia nuova mamma...non voglio che lo diventi. Non ho bisogno di una
nuova mamma.
C'è solo una mamma nel mondo per me...- affermò
riprendendo a fissare il viso
che la guardava sorridente dalla fotografia.
-Mamma...perché te ne
sei andata?-
Si sedette accanto il giaciglio di
Palla
di Neve e prese ad accarezzargli il manto candido.
Lo sguardo le ricadde sulla
libreria in
mogano e gli angoli della bocca le si piegarono all'in su, pensando al
libro
che la madre le leggeva sempre prima di dormire.
Un brivido la riportò
all'improvviso
alla realtà.
-La stanza è diventata
così fredda...ho
paura..-
Si avvicinò alla porta.
-Papà
diventerà pazzo se esco un'altra
volta.. meglio tornare a dormire.-
Si coricò nuovamente sul
suo caldo
lettino e si addormentò.
Fiori
profumati di tanti colori riempivano la visuale della bambina, che
stava cantando
allegramente Green Sleeves, in attesa di chissà cosa da
parte di suo padre.
-Canti
così bene, Aya!- affermò lui continuando a
lavorare sul regalo per la figlia.
-Papà,
posso guardare?- chiese Aya impaziente.
-Dammi
un momento. Devo solo mettere questo qui...Sì! E' finita!-
Poggiò
qualcosa sul capo della figlia.
-Una
corona di fiori? Mi sta bene?- disse lei entusiasta voltandosi verso il
genitore.
-Sì,
penso ti stia davvero bene.- sorrise l’uomo di fronte a tutto
quell’entusiasmo.
La
bambina esultò battendo le mani.
-Grazie,
papà!-
-Mi
dispiace per il fatto che non posso giocare sempre con te.-
-Papà...
E' tutto a posto! Sono felice che tu abbia giocato con me oggi!-
Una
bellissima donna dai lunghi capelli castani si avvicinò ai
due, completando
così il quadretto familiare.
-Oh,
cielo! Voi due stavate giocando?-
-Mamma!-
Aya le si avvicinò saltellando -guarda! Papà mi
ha fatto una corona di fiori!-
-E'
così bella! Ti sta davvero bene, Aya.
Quindi
hai giocato con lui tutto il giorno?-
-Sì!
Dovremmo rifarlo, papà!- affermò Aya voltandosi
verso il padre.
-Sì,
dovremmo. La prossima volta, tua madre si unirà a noi.-
disse annuendo.
-Sarei
lieta di farlo...- un violento colpo di tosse interruppe la sua frase.
-Mamma!-
-M-Mi
dispiace... solo un altro...- dovette interrompersi nuovamente.
-Non
dovresti affaticarti così. Vieni, prendi delle medicine da
Maria. Ti faranno
sentire meglio- disse l’uomo alzandosi in piedi.
Il
sorriso della donna svanì.
-No...
posso farlo da sola...-
-Mamma,
stai male? Va tutto bene, giusto?- chiese Aya guardandola con i suoi
grandi
occhioni blu.
-Mi
dispiace averti fatto preoccupare. Sto bene... non essere ansiosa, ti
prego!
Aya, il tuo sorriso mi fa sentire sempre meglio! Se non ti vedo
sorridere... è
l'unica cosa che mi preoccupa...-
-Mamma...-
non sembrava molto convinta, ma fece un gran sorriso -okay!-
-Ora,
torniamo a casa per la cena. Ho preparato le bistecche, le tue
preferite, Aya!-
La
diretta interessata fece un gran salto dalla gioia.
-Urrà!!
Amo le bistecche della mamma! Giusto papà?-
L'uomo
rise.
-Certo!
Le sue bistecche sono le migliori al mondo!-
Eravamo
così felici allora.
C'era
anche Maria,sì, ma...
Noi
tre eravamo una famiglia felice.
Ma
quando la mamma è morta per la sua malattia... la
felicità che avevamo...
L'orologio si fermò di
botto.
Un urlo lacerò il
silenzio, strappando
Aya dal suo dolce sogno.
-Eh?! Quell'urlo...
papà?-
Si alzò dal letto,
completamente sveglia.
-E' successo qualcosa... devo
andare a
cercare papà! Ho un brutto presentimento...-
Uscì dalla sua stanza,
sentendo un
rumore che faceva accapponare la pelle.
-Cos'è questo suono...?
Una voce?-
Passi insanguinati coprirono
velocemente
il muro e il tappeto, facendola cadere dallo spavento.
Due mostri apparvero di fronte a
lei,il
primo con la pelle di un colore viola pallido, al quale mancavano gli
arti
inferiori, l’altro era di un verde malaticcio, e lunghi
capelli biondi sporchi,
unti e insanguinati.
-Noooo...!- si avvicinavano sempre
di
più.
-No... Non...-
-Da questa parte!- urlò
una voce
sconosciuta.
-Chi è?!-
-Vieni da questa parte!-
insisté senza
rispondere.
-C'è qualcuno qui...?-
chiese Aya
alzandosi.
Era poco convinta, ma comunque era
meglio seguire chiunque l’avesse chiamata che stare
lì con quei… cosi.
Corse in direzione della voce,
allontanandosi così dai due mostri.
Un ragazzino biondo, che sembrava
reggersi in piedi a stento. Era stato lui a chiamarla lì.
-Chi sei?- chiese Aya con voce
tremante.
-Da questa parte.- disse lui.
-Chi...?-
-Resta con me. Ho detto, da questa
parte!- disse fissandola con gli occhi color miele. O meglio, con
l'occhio.
L'occhio sinistro. Dove avrebbe dovuto esserci l'altro, c'era una
cavità
vuota,i nervi ottici in bella vista e la pelle morta.
Aya indietreggiò
spaventata tornando nel
corridoio da dove era venuta.
I mostri erano ancora
lì, allora si
infilò nuovamente nella sua camera.
Ma non era vuota.
Un uomo si trovava in piedi di
fronte
alla libreria. Indossava un completo nero, e un cilindro del medesimo
colore in
testa.
-Chi c’è qui?!-
-Ci sono dei libri davvero
interessanti
in questa camera...ti piacciono i libri, mia cara?- chiese lui con voce
lenta,
senza voltarsi.
-Chi sei?- chiese lei senza
rispondere
alla domanda.
-Non essere aggressiva. Sono solo
un
uomo d'affari- finalmente si voltò verso di lei, avanzando
fino al centro della
stanza.
-Un uomo d'affari...?-
ripeté
Aya,spaesata.
Cosa ci faceva un uomo
d’affari nella
sua camera, a quell’ora della notte, mentre fuori
c’erano dei mostri
spaventosi?
Lui si tolse il cilindro mostrando
il
capo calvo, facendo un profondo inchino.
-Chiamami Ogre. Speravo di
conoscerti,
giovane ragazza.- la fissava ardentemente con i piccoli occhi rossi.
-Ma c'è un problema
qui... questi corpi
che bighellonano dentro la casa...-
-Corpi...? Quei mostri qui fuori?
Sembravano i mostri di una storia...- disse Aya voltandosi brevemente
verso la
porta.
-Perché questi mostri..-
-E' una maledizione- la interruppe
Ogre
facendola sobbalzare.
-Quelli sono i corpi dei soggetti
degli
esperimenti di tuo padre. Sono tornati indietro grazie al potere della
maledizione. Per vendicarsi di tuo padre... è sicuro.-
affermò facendo un
sorriso divertito.
-Cosa? Quindi papà
è in pericolo? Devo
salvarlo!-
-Perché dovresti?-
Aya lo guardò interdetta.
-Per raggiungere i suoi obbiettivi,
ha
ucciso molte persone nei suoi esperimenti. Questo è il suo
castigo. Hai
conosciuto adesso... la vera natura di tuo padre... e vuoi lo stesso
salvarlo?-
La ragazzina abbassò gli
occhi. Dopo
qualche secondo di silenzio uscì dalla stanza.
-Cara,
cara... forse non può ancora capire il loro dolore...-
mormorò l’uomo scuotendo
la testa.
Aya avanzò lentamente
nel corridoio,dove
i mostri erano scomparsi, il rumore dei passi soffocato dal pesante
tappeto
rosso.
-Devo andare a salvare
papà!-
Angolo Autrice
Ma solo io, quando Aya sogna e suo
padre
dice ‘le sue bistecche sono le migliori del mondo’
ho pensato ad un altro tipo
di bistecche? Sadico com’è, poteva riferirsi a
tutto.
E quando Aya dice
“Papà diventerà pazzo
se esco un’altra volta”… è
già pazzo, non può diventarlo C:
Ciancio alle bande, eccomi con una
nuova
storia, stavolta tratta dall’RPG Horror Mad Father.
Cercherò di tenere fede
più possibile
agli avvenimenti del gioco. Metterò tutti i finali e
cercherò di includere i
due speciali, ovvero quello in cui si prendono tutte le gemme e
‘If’.
A proposito di gemme, le ho rimosse
dalla storia, perché non hanno molto senso se raccontata
così.
Una cosa: quando Aya
‘parla’ con il
ritratto della madre e dice di odiarla, si riferisce a Maria, infatti
non vuole
che prenda il posto di Monika.
Lo ammetto, la prima volta che ho
giocato,ho pensato fosse un po’ pazza e si riferisse alla sua
stessa madre.
Pubblicherò la storia
quando sarà
completa, quindi questo è l’unico Angolo Autrice.
Credo.
Ora concludo che altrimenti il mio
angolo diventa più lungo del capitolo intero. Non so nemmeno se sto angolo è venuto bene perché sto scrivendo in mezzo al codice html, ho creato un casino perché l'ho tipo copiato da un documento nel pc, si è creato un manicomio insomma.
Datemi il vostro parere e date
un’occhiata al mio profilo.
Ci si legge all’ultimo
capitolo, o in
qualche nota futura,
Miku.
|