Lacrime&Sorrisi

di LostHope92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tu devi tornare da me ***
Capitolo 2: *** Benvenuto ***
Capitolo 3: *** Per le mutande di Merlino ***
Capitolo 4: *** Incubi e Speranze ***
Capitolo 5: *** Il Ritorno ***
Capitolo 6: *** Ecco cosa ci salverà ***



Capitolo 1
*** Tu devi tornare da me ***



Tu devi tornare da me






-Lo faccio per la mia famiglia-

Lucius e Narcissa erano nel salotto scuro, illuminato fiocamente dalle lampade che rilasciavano una luce flebile, e dai raggi della luna, che si infiltravano dalla finestra e scivolavano sulle pareti.

L'uomo dava le spalle a sua moglie, mentre fissava il suo sguardo fuori dalla finestra, senza vedere veramente il paesaggio sottostante.

La voce di lui era una risposta allo sguardo accusatorio di Narcissa, che lo aveva accolto con freddezza quel giorno, tornato dal lavoro.

Lo sapeva.

Bellatrix alla fine doveva averglielo detto.

-Lo fai per me?Lucius, la tua morte non rientra nei miei desideri- disse lei con tono amaro.

Era ancora in piedi, dietro di lui, lontana qualche metro ad osservare con astio le spalle di suo marito.

-Hai così poca fiducia in me?- mormorò Lucius – Credi che qualche babbano senza poteri possa uccidermi?-

Lei lo raggiunse in fretta, portandosi dietro suo marito, per rispondere con forza:

-Non ho paura di loro, ma di Lui-

-Ho la sua benedizione, sono un suo seguace, non un suo schiavo, né un suo nemico- disse Lucius per voltarsi finalmente verso sua moglie e gelarla sul posto con uno sguardo freddo, lontano, ma nello stesso tempo dolorosamente pungente.

-Chi ti ha convinto?Che cos'è stato? Quando?-

La voce di Narcissa tremava di rabbia, di preoccupazione, aveva bisogno di dirigere quelle emozioni su qualcosa, su qualcuno.

-Smettila- rispose lui infastidito- Smettila di vedermi come un bambino che insegue un aquilone, non puoi vedermi davvero così stolto, non lo accetto!- la sua voce saliva sempre più di volume, abbattendosi sulla donna con rabbia.

-L'ho scelto io!- riprese sottolineando crudelmente l'ultima parola- Ho sentito del Signore Oscuro, delle sue grandi gesta e mi sono detto che lo avrei fatto, lo avrei seguito in capo al mondo, per vedere realizzato quel futuro che lui ci promette. Perchè non capisci Narcissa?Non sei stanca anche tu di vedere quegli insetti che hanno la pretesa, l'arroganza, di essere nostri pari?-

La donna non lo guardava negli occhi, aveva fissato il suo sguardo gelido sulla parete di fronte, mentre aspettava che quella marea di parole le passasse attraverso e scomparisse nel silenzio.

Narcissa odiava i babbani, i mezzibabbani, certo.

Non metteva in dubbio che fossero esseri assai spregevoli, come poteva essere altrimenti?

Erano privi di magia, che prima avevano disprezzato quest'ultima, avevano perseguitato tutti coloro che la possedevano, e poi tutto ad un tratto, come per incanto, desideravano ardentemente appropriarsi di quegli stessi poteri che secoli fa avevano odiato con forza.

Eppure lei non li disprezzava così tanto da mettere in pericolo la propria vita, il proprio futuro, si limitava a tenersi alla larga da quegli inetti, punto.

-Non ti sto dicendo di non odiarli, sai bene quanto me quanto quegli esseri abbiano il mio disgusto, ma preferirei che tu non mettessi la tua vita in pericolo, per un uomo che ha dei piani foll..-

-Attenta a quello che dici, moglie mia- l'avvertì Lucius interrompendola.

-Oh è così? Riponi in Lui tutta la fedeltà ora, anzichè in tua moglie?- rispose lei ora ancorando il proprio sguardo a quello glaciale dell'uomo davanti a lei.

-Perchè non lo capisci?- la voce di Lucius era stanca, spossata- Io lo faccio per te, per noi. Lo faccio per il figlio che vivrà in questo mondo, un mondo che, se i piani, che tu chiami folli, del Signore Oscuro, andranno come lui vuole, sarà libero da quei parassiti, ospitato solo da persone come noi, degne. Non lo vuoi anche tu?-

Lei immaginò quel mondo, si, era bello, molto bello.

Vedeva quel bambino dai capelli biondi, con il viso di Lucius, che non era più costretto a dividere la propria aria con quelle persone.

Eppure un'immagine arrivò bruscamente ad interrompere quella visione.

Lucius, morto.

Lo immaginò riverso al suolo, con i suoi bellissimi occhi privi di vita che fissavano il cielo, immaginava il suo corpo, prima scattante, ora gettato tra il fango, insieme al suo sangue.

E una lacrima scivolò sulla sua guancia.

Non era abituata a piangere, suo padre lo detestava, sua sorella la derideva, quindi si era imposta fin da bambina di centellinare le proprie emozioni, di farle uscire solo quando la sommergevano.

Quello era il momento.

Tutta la paura, la confusione, la tristezza per non essere compresa, riempirono il suo cuore e i suoi occhi.

-Io...io....- le sue labbra tremanti provavano a dar vita a parole, che però morivano senza alzarsi in volo.

Lucius, che prima stava di fronte a lei con gli occhi pieni di gelo, si sciolse, preso dai sensi di colpa, davanti allo sguardo di sua moglie, terrorizzata, come una bambina.

Non sapeva cosa dire, come comportarsi, se lasciarla sfogarsi, o se rimanere là, fermo sul posto.

Prestando ascolto al proprio cuore capì che era solo una, la cosa migliore da fare.

Si avvicinò sempre di più a sua moglie e la strinse in un abbraccio, così forte da farle male.

Lei si sciolse, lo strinse di rimando, aggrappandosi a lui come se fosse l'unica via di fuga in quel mare di disperazione.

E la voce di lei esplose in un singhiozzo, in uno straziante lamento:

-Ti prego Lucius, ti prego, non morire-

L'uomo si irrigidì un po' nel sentire quella frase, e la commozione si fece strada nel suo cuore.

Quella creatura era così disperata, così terrorizzata per lui, solo per lui.

Non le importava di sua sorella, non gli chiedeva implorante di salvare lei, non aveva paura per se stessa.

No, i pensieri della donna erano solo per lui, interamente per la sua vita.

E questi pensieri scossero Lucius, con forza, lasciandosi sfuggire un sospiro angosciato.

-Ti prometto che starò attento-

-Non mi basta- sussurrò di rimando lei duramente.

-Cosa vuoi che prometta? Dimmelo, dimmelo amore e lo farò-

-Promettimi che, quando arriverà il pericolo, pur di tornare a casa sacrificherai tutto. Non mi interessa del tuo Signore, non mi interessa dei suoi seguaci, che muoiano per le loro folli speranze, non tu. Non mi importa se ti vedranno come un vigliacco, un traditore, tu...-

Le lacrime si affollavano sui suoi occhi, ma era decisa a non lasciarle andare e, dopo aver preso un respiro profondo contro il petto di suo marito proruppe in un deciso:

-Tu devi tornare da me-

Alcune lacrime traditrici sfuggirono al suo controllo e si impigliarono sui capelli di Lucius, che cadevano candidi sulla sua spalla.

Lui stette un po' in silenzio, lasciando che il proprio cuore riprendesse il solito ritmo, e poi rispose, dopo averla stretta ancora un po':

-Lo prometto-

E il sollievo sciolse il cuore della donna, che si abbandonò tra le braccia di lui con un sospiro.

Che quel mostro marchiasse pure il braccio di suo marito, lei aveva marchiato il suo cuore.

Un lieve sorriso di soddisfazione si fece strada sul viso di lei, portandola a stringere ancora di più il corpo del suo Lucius.

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Capitolo 2
*** Benvenuto ***


Eccomi qua di nuovo a tormentarvi!

Innanzitutto ringrazio infinitamente tutti coloro che seguono questa storia, e in particolar modo due persone (che hanno commentato il precedente capitolo):


Francy_remus

TINAX86


Grazie mille davvero ragazze!

Spero che anche questo capitolo vi piaccia!

Un abbraccio ed un saluto a tutti!







-Benvenuto-




Lucius non era in grado di sopportare oltre le grida di sua moglie, che gli arrivavano alle orecchie dolorosamente attraverso la porta.

Gli regalavano una sensazione di impotenza, poteva solo riempirsi di quelle urla, che raggiungevano il cuore facendolo ora arrestare, ora correre, ora titubare.

Sarebbe impazzito di certo, questo pensava il povero Malfoy mentre si decise ad alzarsi dalla sedia solo per percorrere meccanicamente lo spazio che si affacciava sulla porta.

Avanti e indietro, avanti e indietro.

Un grido più potente lo scosse di terrore.

E si decise ad urlare esasperato:

-Winky, vuoi dirmi che diavolo sta succedendo!?- le vene del collo di lui erano così visibili che la povera elfa si avvicinò non senza tremare da capo a piedi.

-Signor Malfoy, padrone, c'è stata una complicazione col parto, ma io ora deve andare dentro per aiutare, mi scusi padrone, signor Malfoy.

La voce acuta e pigolante del piccolo esserino usciva frettolosa e incerta, e le sue parole furono in grado solo di far aumentare in maniera vertiginosa l'ansia e l'impazienza dell'uomo che ora guardava Winky con un misto di paura e rabbia.

-Corri allora! Vai, sbrigati per l'amor di Merlino!- la calciò dentro Lucius, mandando l'esserino a cozzare contro la porta.

-Io va signore, io va subito!- disse frettolosamente l'elfo.


La porta si aprì e si richiuse velocemente, in maniera così improvvisa che l'uomo non riuscì a rubare neanche un dettaglio, qualcosa, che gli permettesse di tirare un sospiro di sollievo.

Dopo diverso tempo nel quale Lucius valutava l'idea di irrompere nella stanza in barba a tutte le tradizioni e alle richieste di sua moglie, la piccola elfa comparsa precedentemente, affacciò la testolina, con i grandi occhi resi ancora più enormi dalla felicità.

-Signor Malfoy, padrone, il bambino sta bene, signore-

Lucius barcollò un po', per poi cadere, con sospiro sfinito, seduto.

Un bambino, il suo bambino, il primogenito che aveva sempre sognato.

Poi una cosa nella frase dell'elfa lo colpì, un dettaglio che doveva esserci.

-Narcissa- esalò spaventato in direzione dell'elfa domestica che lo osservava timorosa dal basso- come sta mia moglie? -

Non aspettò la risposta del piccolo esserino che aveva aperto bocca per rassicurarlo, ma entrò spalancando la porta e fendette la stanza con poche falcate impazienti.

Sua moglie era sul letto, sfinita ma...

Non l'aveva mai vista così felice.

Teneva fra le braccia il loro piccolo bambino, che si agitava piano mandando mugugni infastiditi.

Lei piangeva di gioia, e continuava a ripetere un nome, come una cantilena.

-Draco, il mio bambino- una, due, tre volte, e ogni volta che quella frase usciva dalla sua bocca sembrava rendere tutto più reale, facendola ridere tra le lacrime.

Lucius era rimasto vicino al letto, a riempire i propri occhi di quell'immagine, l'avrebbe conservata per sempre.

-Lucius, tesoro, guardalo, non è perfetto?Non è il bambino più bello che tu abbia mai visto?- disse lei richiamandolo vicino a lei.

Lui prese il pargolo che sua moglie gli porgeva, lo strinse al proprio petto titubante e lo guardò.

Aveva ragione.

Lucius non amava i bambini, li aveva trovati sempre piuttosto raccapriccianti, ma il suo bambino, pensò con orgoglio, era straordinario.

Aveva l'aspetto di una minuta bambola di porcellana, con dei ciuffi di capelli biondissimi che ricoprivano piccole porzioni di quella delicata testolina.

L'uomo ridacchiò, guardando sua moglie, che ricambiò lo sguardo confusa.

-E' un perfetto Malfoy, guarda come ci ignora bellamente-

La frase fece ridere anche sua moglie.

Il piccolo Draco infatti sembrava non prestare alcuna attenzione ai due genitori, girando la testolina da una parte e dall'altra, con gli occhi chiusi.

Lucius era sicuro che quando l'avrebbe aperti sarebbero stati il perfetto connubio tra il colore glaciale di sua moglie e quello più caldo dei propri, probabilmente avrebbero avuto le stesse sfumature del mare d'inverno.

E, prima di stampare un delicato bacio sulla fronte del bimbo, l'uomo sussurrò piano una frase, a poca distanza dal viso del nuovo arrivato:

-Benvenuto nella famiglia Malfoy, piccolo Draco-


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Capitolo 3
*** Per le mutande di Merlino ***




Salve a tutti!

Come sempre voglio prendere un po' di spazio per ringraziare di cuore le persone che seguono questa storia, in particolar modo tre ragazze, che hanno recensito l'ultimo capitolo:


TINAX86

Francy_remus

Manu75


Grazie mille ragazze!

Ora vi lascio al capitolo con la speranza che vi piaccia e vi strappi un sorriso :)





-Per le mutande di Merlino-




-Forza piccolo, perchè non provi a dire “mamma”?- il viso della donna era tutto concentrato sulla bocca di suo figlio, che si sforzava di mettere insieme la parola che da diversi minuti sua madre cercava di fargli ripetere.

-Andiamo, è semplice, “mam-ma”- lo aveva scandito in diecimila modi diversi e voci diverse, eppure il bimbo la osservava con gli occhi confusi e un po' annoiati.

-E' molto più semplice dire “papà”- la voce del signor Malfoy risuonò nella stanza, facendo sobbalzare sua moglie, che sedeva placidamente su una poltrona, quel giorno affaticata da un'ondata di caldo improvviso.

Il bambino con un urletto si precipitò verso il padre e gli abbracciò una gamba ridendo forte.

-Perchè non fa così anche con me?- chiese la moglie con uno sguardo sconcertato.

-Perchè passi ore ed ore a tentare di fargli dire la parola “mamma”, credo che non abbia sentito altro da te da giorni- disse lui con un sorriso strafottente accarezzando la piccola testa candida di suo figlio.

L'uomo lo prese in braccio, osservando da vicino il piccolo per mormoragli complice:

-Non è così Draco?-

Il bambino ridacchio più forte annuendo.

-Vedi?- riprese Lucius guardando sua moglie con uno sguardo soddisfatto.

-Se Draco dirà papà prima di mamma, ti farò dormire in giardino.- mormorò lei- Sono giorni che ci lavoro-

-E' questo il problema- disse lui mettendo giù il bimbo che reagì lamentandosi scontroso.

-Tra qualche giorno userà la parola “mamma” solo per associarla a qualche parolaccia- continuò lui ridacchiando e andando a salutare sua moglie con un bacio, prima che lei però si scansasse fingendosi oltraggiata.

-Come osi?- disse lei facendo sedere sulle sue gambe Draco, che tentava di scendere per giocare con una bacchetta giocattolo-Il mio angioletto mi adora, non è così?- disse lei cercando di dare un bacio al piccolo, che si dimenava con versi di stizza.

-Oh, lo vedo- disse Lucius con uno sguardo ironico verso i tentativi di fuga di suo figlio.

Lucius, prima di essere ripreso da sua moglie, che gli indirizzava uno sguardo poco raccomandabile, schioccò le dita per chiamare Dobby, l'elfo domestico.

Il piccolo elfo nervoso comparì con accompagnato da un forte rumore ed uno sbuffo di nube grigia, facendo sobbalzare Draco di stupore.

-Dì agli altri di anticipare il pranzo- disse il padrone di casa, sbrigativo.

Dobby annuì facendo sbatacchiare le grandi orecchie a pipistrello, e disse con un inchino profondo:

-Come desidera padron Malfoy signore.

Per poi sparire di nuovo.

Narcissa prese in braccio il bambino, che agitava la sua bacchetta giocattolo, rischiando di accecarla , e allontanava la manina di lui dal proprio viso.

Si diressero nella grande sala da pranzo, dove tutto era già apparecchiato e pulito.

Le pietanze apparirono in un baleno, facendo allargare di stupore gli occhi già grandi del bambino.

La prima portata era di carne, un succulento tacchino arrosto occupava gran parte del grosso tavolo, circondato da patate e altre condimenti saporiti.

Narcissa di tanto in tanto si voltava per far mangiare Draco, che a volte girava la testolina di scatto con un verso di disgusto, e smetteva solo quando suo padre con voce glaciale lo ammoniva con un :

-Non fare i capricci con tua madre Draco, mangia-

Tutto fu perfetto fino all'arrivo del dolce, che fu salutato dal particolare commento del padrone di casa:

-Per le mutande di Merlino, cos'è questa schifezza?- Il viso dell'uomo era attraversato dal disgusto, e dalla rabbia.

Le sopracciglia di Narcissa si alzarono al commento di suo marito, che difficilmente lo si sentiva parlare in quel modo.

Lui non rispose alla domanda silenziosa di lei, ma schioccò le dita con rabbia.

Tinky, l'elfa che dirigeva la cucina, arrivò in un baleno, e si inchinò subito al cospetto del suo padrone.

-Mi sai dire di grazia cosa sarebbe questo?- disse l'uomo porgendo al piccolo essere il piatto appena cominciato di dolce.

-E' budino all'arancia con panna, padron Malfoy signore- disse Tinky con voce incerta, quasi avesse paura che il suo padrone fosse diventato cieco.

-Ah davvero?- disse lui alzando un sopracciglio- Perchè non lo assaggi?-

-Io non può signore, non può proprio mangiare cibo di padrone- disse il povero esserino terrorizzato.

-Te lo ordino- fece lui con voce sempre più glaciale.

Tinky con gli occhi lucidi prese un pezzetto di dolce con le dita e lo mangiò, sotto lo sguardo disgustato del suo padrone.

All'inizio non capì la rabbia del signor Malfoy, ma poi, allargando gli occhi dal terrore, cominciò ad implorare perdono, con voce sempre più ansiosa.

-Me si scusa signore, oggi io non stava bene, io deve aver confuso il sale con lo zucchero, è stato uno sbaglio, io non voleva-

Lui con tono quasi divertito disse, asciugandosi la bocca con il tovagliolo candido:

-Ma certo, comprendo, ma vedi, sarebbe un vero peccato sprecarlo, perchè non lo finisci? Tutto quanto.-

-Signore, la prego- disse il piccolo esserino con gli occhi lucidi.

-Non vorrai buttare via il tempo speso a prepararlo, o gli ingredienti della mia cucina. E' questo che stai dicendo? Che dovrei gettare via dei soldi per un tuo errore?-

-No no signore, no, io...io...- per poi concludere con un atterrito- io mangia-

-Molto bene, portalo via e finiscilo, non voglio vederti vomitare davanti a me- concluse lui con un tono pregno di disgusto.

L'elfa fece sparire tutti i piatti dei dolci, e scomparve lei stessa in una nube grigia.

Narcissa era rimasta muta, ad osservare la scena, senza commentare.

Non provava pietà per quell'essere, lei e Lucius avevano però modi diversi di gestire la casa, ma evitò di alterare ancora di più suo marito, che sospirava irritato.

Poi, nel silenzio, sentirono la voce del piccolo Draco, che pigolò con fatica un :

-Pe he muande di mehino.

I due genitori si voltarono verso di lui, senza parole, mentre la stanza veniva attraversata dalla risata cristallina del bambino.


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Capitolo 4
*** Incubi e Speranze ***



Ciao a tutti!

Un grazie immenso a tutti coloro che seguono questa storia, davvero!

Un ringraziamento in particolare a tre persone, che come sempre riescono con le loro recensioni a spronarmi a migliorare ed andare avanti con questa storia:


Francy_remus

TINAX86

Manu75



Grazie mille ragazze! :)





-Incubi e Speranze-





La cella era umida, i capelli biondi si attaccavano al suo collo e alle sue spalle, che tremavano al contatto con le pareti scivolose e fredde.

Le grida degli altri detenuti sembravano non cessare mai, si ripetevano quasi ritmicamente, lasciando lo stremato Lucius Malfoy insonne, ed impaurito.

Alla fine Azkaban era riuscito a divorarlo, e ora lo masticava lento, con gusto, assaporando i pezzi della sua anima che di giorno in giorno si staccavano.

I dissennatori si affacciavano di tanto in tanto, per gelargli il sangue e la mente, per appesantire il suo cuore, che debole tentava di battere con la poca forza che gli rimaneva.

E quando arrivava la notte, Lucius temeva di morire, perchè non c'era neanche il sole a regalargli il conforto dei suoi raggi.

Il gelo si insinuava umido sotto la pelle, avviluppava le ossa fragili in una ferrea stretta mortale.

Una tenue nuvola di vapore usciva dalle sue labbra secche, lasciando i suoi denti tremare al suo passaggio.

Quando la mente glielo permetteva però, faceva risalire dalla corrente dei suoi ricordi, quelli più belli e caldi.

Il volto di Narcissa e di suo figlio gli riscaldavano un po' le membra e il petto, che si alzava e abbassava con sempre più fatica.

Pensava a sua moglie, la sua bellezza e la sua forza, ai loro momenti spericolati da giovani, quando maliziosi si rincorrevano in una danza senza fine, fatta di sospiri e fremiti.

Pensava a suo figlio, si chiedeva se il giovane sapesse quanto fosse orgoglioso di lui, del ragazzo che era diventato.

Così simile a sua madre, così vicino a lui, ma senza perdersi nei loro stessi errori .(*)

Non era facile piangere, e nello stesso tempo era difficile impedirlo.

Perchè i pensieri, e la gelida depressione che veniva forzata dentro al suo animo, volevano che lui si disperasse, ma nello stesso tempo, il gelo bloccava ogni tentativo di sfogo.

Le lacrime sembravano trasformarsi in cristalli, direttamente sulle sue ciglia.

Si accasciò a terra sfinito, toccando il terreno con una mano, immaginando di essere sul proprio letto, accanto alla sua Narcissa.

Allungò istintivamente una mano, verso sinistra, il lato del letto nella quale l'altra era abituata a dormire, e gli sembrò quasi di sentire il calore di lei, sotto i polpastrelli feriti.

Tirò un lungo sospiro chiudendo gli occhi per aiutare l'immaginazione, e fece seguire alla mano il percorso sul corpo di lei che ora, nella sua mente, gli sorrideva complice.

Si addormentò sussurrando il nome di sua moglie, finchè la voce non si spense nel buio.



Narcissa si svegliò urlando, con la fronte umida di sudore.

Si voltò di scatto verso destra, in cerca della figura di suo marito, ma la mano indagatrice, non trovò altro che il freddo lenzuolo di seta.

Si portò le mani sul viso, per calmare i brividi che non sembravano intenzionati a smettere di scuotere il suo corpo.

Era un sogno, solo un sogno.

Lo aveva visto, morente sulla cella, mentre urlava il suo nome, con gli occhi spiritati verso di lei.

Ancora il fantasma di quel suono le pulsava nelle orecchie.

E non riusciva a far andar via l'immagine di suo marito in quello stato, che con voce implorante urlava il suo nome.

Come avrebbe fatto?

Quante altre notti sarebbe stata visitata da quell'orribile visione?

Non un brutto sogno qualsiasi, ma uno così realistico da farle urlare di terrore puro.

Perchè il dubbio non la abbandonava mai, per quante fossero le volte che quel sogno si ripeteva, nei primi attimi era sempre certa di essere là, al cospetto del suo amato, dilaniato dal terrore.

Se non ci fosse stato Draco, che aveva bisogno di lei, ora più che mai, avrebbe implorato di essere accanto a lui, in quella cella oscura, a subire gli stessi tormenti di suo marito.

Narcissa avvertì dei passi poco fuori dalla sua porta.

Era Draco, lo sapeva.

Da quando era tornato da scuola per il periodo di Natale, lo sentiva di notte alzarsi, svegliato probabilmente dalle urla di lei, per assicurarsi che sua madre stesse bene.

Il suo Draco, l'unica luce che illuminava i suoi pensieri di speranza, la quale rischiava di morire silenziosa ogni volta che non aveva notizie di Lucius.

E come ogni volta, la voce di suo figlio le arrivava incerta da dietro la porta, dopo il suo titubante bussare.

-Madre...stai bene?-

-Si..non preoccuparti bambino mio, torna a dormire- sentì la propria voce rispondere.

I passi si affievolirono, fino a cessare.

Narcissa si alzò dal letto, ormai sicura di non riuscire a riprender sonno, e si diresse verso l'unica cosa che riuscisse a farla calmare nella notte.

Il Pensatoio d'argento era un po' pesante nelle sue mani, ma riuscì comunque a prenderlo e posarlo sul letto.

Aveva bisogno di vederlo, o sarebbe impazzita.

Quindi cercò tra i suoi ricordi più importanti e poi vi immerse il volto, lasciando che l'immagine di suo marito , lì sorridente e forte come lo ricordava, le venisse incontro.

E con il viso circondato dai quei ricordi, Narcissa riuscì a sorridere, di nuovo.







(*) So bene che Draco alla fine ha in realtà seguito le orme di suo padre diventando un mangiamorte, ma ho immaginato che ancora Lucius non ne fosse a conoscenza :)


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Capitolo 5
*** Il Ritorno ***


Eccomi di nuovo qua con un altro capitolo!

Ringrazio tutti coloro che seguono questa storia, grazie mille!

Un ringraziamento però in particolare a due ragazze, che hanno recensito l'ultimo capitolo:


TINAX86

Manu75


Grazie mille ragazze! :)







-Il Ritorno-






Quello non poteva essere suo marito.

No.

Non quell'uomo dall'aspetto esausto e stanco, con gli occhi affossati e oscurati da un velo di abbattimento.

Non quell'uomo dall'andatura incerta, dalle mani tremanti e le gambe scheletriche.

Non quell'uomo dall'anima tormentata.

Dov'era suo marito?

Lo riconosceva a stento attraverso le rughe fatte più marcate e numerose.

Notava qualche dettaglio familiare, ma era sfocato, quasi impercettibile.

Forse la forma del naso, prominente ma aristocratica, la mascella forte ma non troppo squadrata.

Si avvicinava a lei ora, strisciando i piedi a terra, si spostava con una lentezza tale da regalare l'illusione che l'aria fosse fatta di acqua scossa da forte corrente.

Le labbra fine tremavano, talvolta si fermavano per la morsa dei denti, che tentavano di non mostrare quella debolezza.

-Narc....Narcissa-

La voce era roca, spenta, come se le corde vocali fossero ricoperte da uno strato spesso di polvere scura.

Non era suo marito.

Ricordava bene la sua voce.

Era strascicata e strafottente, era calma ma potente.

Quelle note stentate, quei sussurri sbiaditi, non potevano appartenere a lui.

Ormai le era davanti, e alzò piano le mani verso il viso di lei.

Non si scostò, non ce la fece, immobilizzata da quella strana visione.

Un fantasma, ecco ciò che sembrava.

Un essere fatto di pura essenza vitale, privato di corpo mortale.

Le mani imprigionarono incerte il viso perlaceo di Narcissa e fu allora che lei li vide.

I suoi occhi.

Si immerse fino in fondo in quella pozza ghiacciata, in quell'oceano di cristallo.

Eccolo.

Ecco suo marito.



Quella non poteva essere sua moglie.

No.

Era certo che quella dama celeste, quella fata dei boschi non avesse a che fare con lei.

Con la sua Narcissa.

Si, coglieva delle somiglianze, certamente.

Il naso delicato, gli zigomi affilati.

Ma lei non aveva quei capelli fatti di luce lunare, raggi così accecanti da fargli male agli occhi.

Non possedeva quel corpo così aggraziato, modellato dalle mani di abili artisti, se non dalle dita stesse degli angeli.

Emetteva luce, da ogni singolo centimetro del suo corpo.

Eppure c'era qualcosa.

Sentiva che c'era qualcosa.

Si avvicinò, non poté farne a meno, alla donna.

Perchè doveva sapere.

-Narc...Narcissa-

La fata lo guardava sconcertata, ma allora era così.

Non era la sua amata.

Ma prima di andarsene, prima di tornare a casa, aveva bisogno di toccare quel viso, almeno una volta.

Voleva sapere se fosse fatto di vetro, di ceramica o di pura luce evanescente.

Le mani tremavano impercettibilmente ma senza sosta, come le ali delicate di un colibrì.

Ricordava quella pelle, la ricordava bene.

Con i polpastrelli ne aveva saggiato ogni curva, ogni sfumatura e dettaglio.

Alzò gli occhi su quelli di lei.

Una gelida ondata di vento invernale, una potente sferzata di spada di ghiaccio.

Non potevano essere di qualcun altro, perchè solo una persona aveva quello sguardo.

Solo una.

Ecco.

Ecco sua moglie.

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Capitolo 6
*** Ecco cosa ci salverà ***




Innanzitutto mi scuso tantissimo per il ritardo!

Poi passo a ringraziare tutti coloro che stanno seguendo questa serie, in particolare due persone che hanno commentato l'ultimo capitolo:


TINAX86

Manu75


Grazie mille ragazze!


P.S. Come avrete notato non mi sono alla fine fermata alle 6 one-shot, perchè ho sentito necessaria l'aggiunta di altri capitoli, non so quanti altri ne aggiungerò, e mi scuso per la confusione! (sono proprio disorganizzata -.-' )


Detto questo vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia!

Un abbraccio ed un saluto!










-Ecco cosa ci salverà-






-Lui morirà-

Narcissa guardava suo marito con uno sguardo colmo di terrore, la morte della speranza racchiusa nelle pozze gelide delle sue iridi grigie.

-Devi avere fiducia in lui, è un Malfoy- Lucius tentava di rassicurarla, ma nel suo sguardo colmo di stanchezza non sembrava che esserci rassegnazione.

-E' un ragazzino!-

-Ha quasi diciotto anni, è un uomo ormai, e un abile mago-

Narcissa fece scattare la sua mano sopra un vaso di fine vetro lavorato a mano, ricordo di un viaggio in Italia, la reliquia di un passato ormai morto.

L'oggetto che si infranse a terra esplose con un fragore acuto, stridette freddamente, facendo sobbalzare il marito.

-Non trattarmi da sciocca, non farlo mai-

La voce di lei era flebile ma così velenosa da farlo arretrare di mezzo passo.

-Cosa posso fare?- disse allora disperato, tentando di riportare alla ragione Narcissa, e anche se stesso.

Perchè sembrava non essere uscito da quella prigione, il freddo si era insinuato troppo in profondità, così come il germe della pazzia.

-Sei tornato- disse lei riportando lo sguardo di nuovo su di lui -Non c'è bisogno che lui continui a servirlo, no?Voglio dire, sappiamo che ha marchiato lui per punirti, per sostituirti ma ora che...ora che sei tornato...lui...lui-

L'urgenza nel suo tono e nelle sue parole era così chiara da far addolcire lo sguardo di suo marito, che prima invece la osservava spaesato e spossato.

-Non si smette di servire il Signore Oscuro mia cara, non finchè si ha anche solo un respiro o la speranza di continuare ad averlo-

-Ma lui...-il sussurrò morì nell'aria, mangiato dal silenzio che era secondo solo all'oscurità della stanza.

-Lui è nostro figlio, è Draco- i suoi occhi sembravano enormi, specchi della sua disperazione, della sua confusione.

-Se morirà...- riprese- non rimarrà niente di me-

Lucius sempre più spaventato dal tono della moglie, così confuso e delirante, si avvicinò a lei per stringerle una mano, che sembrava non avere intenzione di smettere di tremare.

-Io morirò con lui- concluse guardandolo negli occhi terrorizzata.

E la vista della sua metà, in quello stato, sconvolse Lucius.

Che era successo alla freddezza di quella donna, che cosa alla sua potente indifferenza allo scorrere degli eventi attorno a lei?

Che era successo al suo sguardo fiero, al suo portamento colmo di alterigia e vanità?

Che era successo a sua moglie?

Le prese il volto fra le mani, e per la prima volta sembrò essere così fragile da sbriciolarsi sotto le sue dita.

Osservò poi le sue stesse dita.

Non era abituato a vederle così secche, così ferite.

E il proprio riflesso alla finestra richiese la sua analisi.

La sua faccia sembrava essere priva di ogni vitalità, grigia e tumefatta come un corpo morto per la morsa del gelo.

Gli occhi erano spenti, non si nascondeva nessun orgoglio in essi, solo umile rassegnazione.

Cosa siamo diventati?

Due spiriti, due spiriti terrorizzati dalla vita, e dalla morte.

Possibile?

No, loro erano Malfoy.

-Lucius?- lo richiamò preoccupata alla realtà.

-Non salveremo nostro figlio con questo atteggiamento- mormorò gelido facendo sobbalzare sua moglie.

-Co-cosa?- la sua bocca era dischiusa, gli occhi ingigantiti dalla confusione.

-Ma guardaci, qua a disperarci, smarriti animali in gabbia- canzonò amaramente Lucius scansandosi per avvicinarsi al riflesso alla finestra che sembrava chiamarlo a sé insistentemente.

L'uomo prese a sistemarsi i capelli, che aggrovigliati se ne stavano placidi sulle sue spalle, poi passò a rassettare il colletto, che si limitava a cadere mollemente, con la stessa cura passò alla giacca.

-Noi non siamo animali braccati, noi siamo la trappola che riposa sotto le foglie secche- continuò avvicinandosi di nuovo a Narcissa con un sorriso derisorio- noi siamo i serpenti che se ne stanno acquattati in attesa della preda, che l'avvelenano con un morso e la guardano agonizzare-

-Che cosa?- la donna aveva osservato tutta la scena con stupore sempre maggiore.

Che suo marito fosse alla fine impazzito?

-Non aspetterò che il destino decida le mie carte, farò di tutto per vincere questa mano, a costo di giocare sporco...non metterò la vita di mio figlio nel piatto-

-Stai dicendo di...andarcene? Di portarlo via dal Signore Oscuro?-

-No, mia cara, perchè questo sarebbe come ucciderci tutti, dal primo all'ultimo...come ti ho detto...il Signore Oscuro non ammette dimissioni, né tanto meno disertori-

-Allora cosa stai....?-

La prese per le spalle, la strinse in una morsa ferrea ma non dolorosa e la guardò negli occhi.

-Le lacrime non lo salveranno, mio amore, né lo farà la paura-

-Cosa allora?- chiese impaziente, infastidita dalla misteriosità di suo marito.

-Faremo quello che ci riesce meglio tesoro, sopravviviamo, a costo di tutto e tutti. Il nostro vero Dio non è il Signore Oscuro, è la vita, e io intendo onorarla con ogni mezzo. Non faremo fuggire Draco, ma nessuno toccherà nostro figlio, nessuno farà cadere a terra neanche una goccia di quel sangue, del mio sangue, perchè ho intenzione di giocare la carta della pedina...ma non intendo essere mangiato alla fine di questa partita-

Lei ora aveva uno sguardo duro e concentrato, analizzava lentamente quelle parole nella sua testa.

-Ecco cosa ci salverà moglie mia: noi siamo Malfoy, e non moriamo per nessuno-


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