A Blast from the Past

di Robigna88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -PROLOGO- ***
Capitolo 2: *** -CAPITOLO 1- ***
Capitolo 3: *** -CAPITOLO 2- ***
Capitolo 4: *** -CAPITOLO 3- ***
Capitolo 5: *** -CAPITOLO 4- ***
Capitolo 6: *** -CAPITOLO 5- ***
Capitolo 7: *** -CAPITOLO 6- ***
Capitolo 8: *** -CAPITOLO 7- ***
Capitolo 9: *** -CAPITOLO 8- ***
Capitolo 10: *** -CAPITOLO 9- ***
Capitolo 11: *** -CAPITOLO 10- ***
Capitolo 12: *** -CAPITOLO 11- ***
Capitolo 13: *** -CAPITOLO 12- ***
Capitolo 14: *** -CAPITOLO 13- ***
Capitolo 15: *** -CAPITOLO 14- ***
Capitolo 16: *** -CAPITOLO 15- ***
Capitolo 17: *** -CAPITOLO 16- ***
Capitolo 18: *** -CAPITOLO 17- ***
Capitolo 19: *** -CAPITOLO 18- ***
Capitolo 20: *** -CAPITOLO 19- ***
Capitolo 21: *** -CAPITOLO 20- ***



Capitolo 1
*** -PROLOGO- ***


NDA: Un commento mi fa sempre piacere. Buona lettura, Roby.

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- PROLOGO -

 

 

 

 

 

Faceva male da morire. Il dolore di una pallottola in corpo era da sempre quello che odiava di più. Quel dannato piombo rimaneva dentro la carne e bruciava come l’inferno e non c’era verso di farlo smettere se non estraendolo.

Era quello che aveva intenzione di fare, ma il punto era che farlo da sola era impossibile; sarebbe svenuta non appena inserite le dita dentro quella dannata ferita e oltretutto credeva che non fosse proprio una buona idea considerato quanto sporche erano le sue mani.

Era consapevole del fatto che un’infezione era l’ultima cosa di cui avrebbe dovuto preoccuparsi in quel momento ma non poteva farne a meno. Salvarsi dalla pallottola e morire per un’infezione causata dalle mani sporche sarebbe stato il colmo. Non molto divertente come modo di morire.

Lei invece aveva sempre immaginato di morire in modo avventuroso, cacciando qualcosa o magari cadendo da un tetto mentre uccideva qualcosa o magari in un inseguimento mozzafiato per sfuggire a qualcosa… una morte non banale insomma. E con un qualcosa a darle filo da torcere.

Decisamente non a causa di uno stupido proiettile.

“Ah dannazione!” esclamò mentre si cambiava la benda e scopriva che stava ancora sanguinando. “Fantastico…”

Facendo un grosso respiro – e anche quello faceva male – pensò alle possibili soluzioni. Andare all’ospedale sarebbe stata la scelta più logica, ma cosa avrebbe detto ai medici? Che un mutaforma le aveva sparato? Probabilmente i medici avrebbero chiamato uno psichiatra oltre che la polizia.

Si rese conto che non le rimanevano molte altre opzioni… anzi, nessuna a parte una.

“Maledizione…” sussurrò mentre si trascinava fino alla porta di quella squallida camera di motel e poi fino all’auto.

La sua unica possibilità richiedeva alcuni minuti di guida e mentre metteva in moto sperava che non avrebbe perso i sensi durante il tragitto. Si chiese perché quell’incidente le fosse capitato proprio in quella maledetta città.

Dannata New Orleans! Non aveva un singolo bel ricordo legato a quel posto. Forse solo uno…

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Così la strega è fuggita.” Hayley posò l’abito che aveva in mano dentro una grande cassapanca dove ve ne erano conservati tanti altri.

“Non capisco” le disse Renekah dando una rapida occhiata ai suoi fratelli e Marcel. “Sa che lì fuori è pericoloso per lei, eppure è comunque fuggita.”

“Forse potrei averle detto che le streghe che la minacciavano sono tutte morte…”

“Ah, quindi è colpa tua se è fuggita. Ora Marcel, Klaus ed Elijah si metteranno a fare gruppetto e diventeranno insopportabili.”

“Oh non preoccuparti sorellina” intervenne Klaus raggiungendole, seguito da Marcel ed Elijah. “Non staremo insieme così a lungo perché io so come trovare Davina. Le chiederò gentilmente di non fuggire più e mi ascolterà.”

“E suppongo che la tua gentile richiesta somiglierà moltissimo ad una minaccia…” sentirono dire. “A meno che tu non sia cambiato in questi ultimi tre anni.”

Lo sguardo tutti si spostò in direzione della voce e questa prese forma; aveva lucenti capelli castani, due occhi nocciola e la fronte imperlata di sudore.

“Immagino che sia un brutto momento” continuò la voce abbozzando un sorriso, facendo spuntare sulle guance  due fossette profonde. “Ma ho davvero bisogno di aiuto.”

Klaus scosse il capo, allargando le braccia. “Hai un talento innato… riesci sempre a cacciarti nei guai. Com’è possibile?”

“Ho un dono” scherzò lei, ma cadde in ginocchio aggrappandosi ad una piccola sedia lì accanto.

Elijah, fino ad allora immobile, sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e la raggiunse. “Cosa ti è successo?” le chiese piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli occhi.

“Mi hanno sparato” rispose lei togliendo la mano che teneva poggiata sul fianco. “Ho provato ad estrarre da sola il proiettile ma fa dannatamente male.”

L’Originale le poggiò una mano sul viso e accarezzandole piano lo zigomo con il pollice si accorse che alcune lacrime le avevano bagnato le guance. Pensò che doveva soffrire molto, perché da quando la conosceva l’aveva vista piena di lividi e piena di graffi… ma non l’aveva mai vista piangere.

“Chi ti ha sparato?” le chiese.

“È una lunga storia, te la racconterò per filo e per segno, ma prima…” si fermò per riprendere fiato. “Prima puoi togliermi questo proiettile? Sembra che il fianco mi stia andando a fuoco.”

“Certo” Elijah le sorrise tristemente, poi si alzò e la prese piano in braccio. “Iniziate a cercare Davina, io devo prima occuparmi di lei.”

Gli altri lo guardarono mentre si allontanava con la donna sanguinante stretta tra le braccia. Klaus poteva percepire la confusione, gli occhi di Hayley fermi su Elijah e la misteriosa ragazza che non conosceva.

Gli venne da ridere ma non sapeva esattamente dire perché.

“Chi è quella donna?” chiese il lupo.

“Quella è Allison Morgan” rispose Rebekah. “Unica amica di mio fratello Niklaus, infallibile cacciatrice del soprannaturale e uno dei più grandi amori della vita di Elijah.”

Lo sguardo di Hayley sembrò colorarsi di uno strano sentimento e Klaus pensò che ci sarebbe stato da divertirsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** -CAPITOLO 1- ***


NDA: Buona lettura :) e ricordate che i commenti mi fanno sempre piacere. In fondo una piccola gif sull'amicizia Allison/Klaus.

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-CAPITOLO 1-

 

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi non sapeva quanto tempo fosse passato, ma il fianco non le faceva più male.

A dire il vero si sentiva benissimo, riposata e fresca come non le capitava da tanto. Si mise piano a sedere sul letto, guardando in basso verso la sua maglietta; era ancora sporca di sangue ma sollevandola si accorse che la ferita era sparita.

Abbozzò un sorriso stiracchiandosi e poi si accorse di Klaus che la fissava seduto su una sedia alla sua destra, accanto alla finestra. Attraverso le tende socchiuse Allison notò che fuori splendeva il sole…

Doveva aver dormito tutta la notte o meglio, doveva essere rimasta incosciente tutta la notte, perché non ricordava di aver chiuso gli occhi e di essersi abbandonata dolcemente al sonno.

“Che ci fai seduto lì? Odio che mi guardino mentre dormo, è inquietante” gli disse trascinandosi fino al bordo del letto.

Quando poggiò i piedi per terra, solo allora si accorse di essere scalza. Mosse le dita per un secondo, per abituarle al fresco del pavimento, poi rimandò indietro i capelli.

“Volevo accertarmi che stessi bene” le disse Klaus sorridendole. “Ieri sera non avevi una bella cera quando sei arrivata.”

“Non mi sembravi così preoccupato.”

L’Ibrido si alzò e andò a sedersi sul letto accanto a lei. “Oh andiamo, sai che io ho un modo tutto mio di dimostrare affetto.”

“Sì… lo so.” Allison gli diede un colpetto sul braccio, poi fece un grosso respiro. “Mi dispiace di essere piombata qui all’improvviso, ma per una volta non sapevo davvero cos’altro fare.”

“Non devi scusarti, sai di essere la benvenuta. Sei praticamente la mia unica amica e se ti succedesse qualcosa sarei molto turbato.”

“Se non altro perché dovresti dare ragione a chi sostiene che chiunque provi ad esserti amico finisce morto” il viso della donna si aprì in un grande sorriso  che Klaus ricambiò divertito.

“Sono felice che tu stia bene, dico davvero.”

La cacciatrice annuì appena prima di mettersi in piedi e avvicinarsi alla finestra. New Orleans risplendeva di luce, le strade ancora piene di colori, rimasugli della serata di festa appena passata.

Diede uno sguardo al suo orologio e si accorse che era rotto, così lo sganciò e lo strinse con entrambe le mani. Le dispiaceva, era di sua madre. Una delle poche cose che le erano rimaste di lei.

Senza rendersene conto si ritrovò a piangere, lo sguardo ancora puntato fuori dalla finestra.

Klaus le fu accanto in pochi secondi. Con delicatezza le circondò le spalle con un braccio e la strinse un po’. “Piangi pure dolcezza” le sussurrò baciandole la tempia. “Non tutte le lacrime sono un male.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Fammi capire” Rebekah si poggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia sul petto. “Arrivi improvvisamente, monopolizzi l’attenzione del mio fratello preferito sanguinando, sporchi di sangue le pregiate lenzuola di seta del letto che ti offriamo, usi il mio balsamo per capelli e poi usi anche i miei vestiti? Voi donne della California… vi si offre un dito e in men che non si dica vi prendete tutto il braccio.”

Allison rise versandosi un bicchiere di succo d’arancia, i capelli ancora bagnati le finirono davanti agli occhi mentre si metteva a sedere su una delle belle sedie imbottite in cucina.

“Scusa,” disse alla bionda originale. “Ho lasciato le mie cose nella camera di uno squallido motel e non potevo andare in giro tutta sporca di sangue e puzzolente di sudore. Non credi?”

Rebekah sembrò pensarci un attimo, poi la raggiunse e si mise a sedere accanto a lei. “Sì, credo di capire” le disse. Poi il suo bel viso si colorò di un grande sorriso. “Sono felice di vederti Allison. Avevo davvero bisogno di un’amica qui intorno.”

“Sono felice anche io” Allison le strinse la mano per un attimo. “Ma che ci fai qui Rebekah? Credevo che volessi essere libera, lontana da Klaus e dal suo brutto carattere.”

“Volevo. Ma poi Elijah ha avuto bisogno di me e così sono tornata. Avevo intenzione di ripartire subito dopo essermi accertata che stesse bene ma…”

“Ma c’è una lupa incinta di Klaus, Elijah si è ripromesso di tenerla al sicuro e tu sei rimasta col tuo fratello preferito anche se per farlo devi sopportare anche quello che non sopporti.”

“Già" confermò l’altra perdendo lo sguardo su un punto indefinito della stanza. “La storia della mia vita…”

Allison bevve l’ultimo sorso dal bicchiere, perdendosi per un attimo nei suoi pensieri si ritrovò a pensare che forse non era il caso di trattenersi lì ancora a lungo. Aveva la sensazione che presto un altro Mikaelson si sarebbe fermato a fare quattro chiacchiere con lei e che dopo averci parlato, andare via le sarebbe stato impossibile.

Non vedeva Elijah dalla sera prima, l’ultimo ricordo che aveva di quel viso bello e di quella voce virile ma delicata era la sua espressione seria mentre si preparava ad estrarre quel dannato proiettile dal suo corpo.

Ti chiederei che cosa ci fai qui, ad aiutare quel fratello che speri ardentemente di poter cambiare anche se è ovvio che Klaus non vuole essere aiutato, ma conosco già la risposta gli aveva detto, un po’ per provocazione, doveva ammetterlo.

Lui si era rimboccato le maniche della maglietta guardandola. E quale sarebbe? aveva domandato con quegli occhi scuri carichi di apprensione.

Allison aveva fatto un grosso respiro gemendo di dolore quando lui le aveva sollevato la maglietta sporca di sangue: Smetterai di cercare la sua redenzione solo quando crederai che non sia rimasto nulla da trovare. Giusto?

Poi più nulla. Almeno fino a quel momento.

L’Originale elegante, come lei lo chiamava, comparve infatti sulla soglia della porta e le sorrise guardandola. “Buongiorno” le disse.

“Buongiorno” ricambiò la donna. “E grazie. Non ricordo molto di ieri sera ma ho come la sensazione di non avertelo ancora detto.”

“Effettivamente sei svenuta non appena ho iniziato ad estrarre il proiettile e hai dormito tutta la notte.”

“A proposito,” intervenne Rebekah. “Come ci hai trovati?”

Allison sospirò poggiando il bicchiere dentro il lavabo, poi si schiarì la voce. “Ho parlato con Klaus una settimana fa, mi ha detto che eravate qui a New Orleans e che aveva un piano per riprendersi la sua città. Due giorni fa un caso mi ha portato in città ma risolverlo si è rivelato più difficile del previsto e sono finita con una pallottola nel fianco. Non sapevo chi chiamare e andare in ospedale era fuori questione, avrebbero chiamato la polizia. Così ho cercato di chiamare Klaus per chiedergli aiuto ma non mi ha risposto.”

Elijah che nel frattempo le si era avvicinato spostò una sedia e prendendole una mano la invitò a sedersi. Lei lo fece rivolgendogli un sorriso grato.

“Ad ogni modo, ho deciso di tracciare il GPS del suo cellulare e questo indirizzo è saltato fuori” spiegò ancora la cacciatrice. “Ma poi mi sono ricordata che quando abbiamo parlato ha detto che avete tutti un sacco di affari di cui occuparvi e ho pensato che non era il caso di venire a disturbarvi. Ho deciso di fare da sola ma quando ho provato ad estrarre il proiettile il dolore era talmente forte che ho quasi perso i sensi e così non ho avuto altra scelta che venire qui.”

“Saresti dovuta venire subito” la rimproverò Rebekah. “Ti avremmo aiutata e ti saresti risparmiata un sacco di dolore.”

“Considerato il livello di sconsideratezza di vostro fratello ho immaginato che aveste già il vostro bel da fare e oltretutto…”

“Oltretutto non ti piace chiedere aiuto perché sei terribilmente orgogliosa oltre che terribilmente testarda” concluse Elijah.

Allison abbozzò un sorriso. “Non avrei usato queste esatte parole ma sì, suppongo che si possa dire così.”

“Chi ti ha sparato?” chiese il maggiore dei Mikaelson. “Hai detto che mi avresti raccontato tutto per filo e per segno una volta sentita meglio e mi sembra che tu stia bene adesso; hai un aspetto magnifico.”

Rebekah chiuse per un attimo gli occhi. “Oh no, se avete intenzione di iniziare a flirtare fatemelo sapere così posso levarmi di torno.”

“È stato un mutaforma a spararmi” rispose Allison ignorando la battuta dell’amica. “Gli stavo dando la caccia ma ha avuto la meglio.”

“Da quando un mutaforma riesce a metterti al tappeto?”

“Ero distratta e stanca.”

“E stai mentendo!”

La donna poggiò lo sguardo su di lui, piegò poco il capo e si inumidì le labbra. “Non sto mentendo.”

“Sì invece. Ti conosco Allison, forse meglio di chiunque altro al mondo. Stai mentendo, o quantomeno non ci stai dicendo tutta la verità.”

“Elijah…”

“Mi basterebbe toccarti per avere accesso ai tuoi pensieri. Potrei farlo ma non voglio, quello che voglio è che tu mi dica tutto, senza tralasciare neppure una virgola” la interruppe lui. “Sei arrivata con un proiettile in corpo, solo altri due minuti e adesso saresti morta. So che non ci vediamo da molto ma l’idea che ti possa succedere qualcosa mi è insopportabile adesso come lo era l’ultima volta che ci siamo visti. Quindi dimmi la verità, per favore.”

Allison deglutì a vuoto senza distogliere lo sguardo. Vedeva un barlume negli occhi di Elijah, lo stesso che ricordava di aver visto tutte le volte che l’aveva stretta a sé.

Fece un grosso respiro e si strofinò gli occhi prima di rispondere. “Ho fatto incazzare una strega molto potente rovinandole i piani e lei… lei ha messo una taglia sulla mia testa. Chiunque riuscirà a catturarmi e portarmi da lei o a farmi fuori verrà lautamente ricompensato.”

Rebekah  corrugò la fronte perplessa. “E qual  è la ricompensa?”

“L’immortalità.”

Fu allora che Hayley entrò in cucina e, seppur per un motivo diverso, anche i suoi occhi si fissarono sulla cacciatrice.

 


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Capitolo 3
*** -CAPITOLO 2- ***


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-CAPITOLO 2-   

 

 

 

 

 

“Hey” Allison si poggiò allo stipite della porta e sorrise cordiale alla ragazza seduta a gambe incrociate sul letto. “Hayley giusto?”

L’altra annuì alzandosi. “Sì, sono Hayley…” affermò. “E tu sei Allison, giusto?”

“Esatto.” la cacciatrice si guardò intorno, poi sospirò. “Bella camera, un po’ claustrofobica se lo chiedi a me. Infatti, stavo per uscire a sbrigare una commissione e mi chiedevo se volessi venire con me. Sembra che tu abbia bisogno di prendere un po’ d’aria.”

“Non posso,” le fece sapere Hayley. “Forse Elijah non te lo ha detto, troppo impegnato a preoccuparsi per te, ma non posso lasciare la casa. Non senza che lui, Klaus o Rebekah vengano con me.”

La cacciatrice arricciò la bocca rimettendosi dritta, sorridendo in modo quasi impercettibile del modo in cui la ragazza di fronte a sé sembrava essere infastidita dalla sua presenza. Quel fastidio chiaro nel suo tono di voce.

Si chiese quale fosse la situazione tra lei e l’Originale elegante perché anche se era lì da due giorni non lo aveva ancora ben capito.

Hayley era una bella giovane donna, l’espressione perennemente imbronciata, avvolta dalla classica luce di una donna incinta. Però, pensò Allison stringendo tra le mani il suo cellulare, non sembrava il tipo di donna che ad Elijah potesse piacere.

O forse era proprio quello il tipo di donna adatta a lui e lei era stata una pura eccezione.

Si disse che, qualunque cosa fosse, non si sarebbe lasciata coinvolgere; era rimasta un giorno in più solo perché Elijah le aveva chiesto di rimanere per un po’, mentre lui muoveva i suoi fili per capirne di più su questa taglia su quella bella testa che ti ritrovi, le aveva detto.

E aveva deciso di rimanere anche perché in fondo aveva bisogno di un po’ di tempo per riordinare le idee e riorganizzare i piani. Ma se ne sarebbe andata via quanto prima, perché quello era il passato e lei col passato aveva chiuso.

“Allora, vuoi venire con me o no?” chiese ancora piegando poco il capo.

Hayley sollevò un sopracciglio. “Non hai sentito quello che ho detto? Se esco da questa casa, Klaus si arrabbierà e anche Elijah.”

“Quindi?” chiese di rimando la cacciatrice. “Klaus è sempre arrabbiato ed Elijah… a lui ci penso io. Penserò io anche a Klaus. Dimmi solo se ti va di fare una passeggiata o no e se ti va prendi la giacca e vieni con me.”

Passarono alcuni secondi, poi Hayley la seguì.

La seguì fuori e poi lungo le vie illuminate della città fino al centro. “Dove stiamo andando?”

Allison tirò fuori dalla tasca il suo orologio e glielo mostrò. “Devo far sistemare questo” la informò sistemandosi gli occhiali da sole quando l’altra lo prese in mano per guardarlo meglio.

“È piuttosto danneggiato, non faresti prima a comprarne un altro?”

“Sì, sarebbe più rapida come soluzione, ma quest’orologio è di mia madre.”

Hayley sorrise. “Sono sicura che capirà.”

“È morta. Mio fratello ha ucciso sia lei che mio padre dopo essersi fatto trasformare in vampiro per inseguire il sogno di una vita eterna.”

La lupa la guardò con gli occhi sgranati, poi si schiarì la voce restituendole l’orologio. “Mi dispiace molto.”

Allison sospirò. “Sì, anche a me” sussurrò. “Sai una cosa? Non ho proprio idea di dove trovare un orologiaio qui a New Orleans. Lo farò sistemare una volta tornata a casa.”

“E quando ci tornerai a casa?”

La cacciatrice la fissò a bocca aperta per alcuni secondi, poi scoppiò a ridere. “Wow, tu sì che sai come far sentire qualcuno benvenuto” riprese il controllo, poi guardò dall’altra parte della strada. “Vieni, ti offro un gelato. Così potrai raccontarmi qualcosa di te.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Cioccolato e fragola erano stati i gusti scelti da Hayley quando si erano sedute a prendere il gelato in quella piccola gelateria sulla Bourbon Street.

La lupa si era aperta un po’, raccontandole di non aver mai saputo molto della sua famiglia di origine, raccontandole di come si fosse sentita non appena aveva scoperto che la sua notte con Klaus aveva avuto delle conseguenze, della gioia di sapere che si trattava di una femmina.

Del suo strano rapporto con Rebekah e della sua relazione con Elijah.

Non possiamo stare insieme solo perché Klaus è uno stronzo le aveva detto. Poi si era scusata per aver parlato di quella cosa, proprio a lei che con Elijah aveva un passato. Allison aveva sorriso cordiale ma aveva capito molte cose; prima fra tutte che Hayley la percepiva come una minaccia, seconda che non era per preoccupazione o premura che Elijah le aveva chiesto di rimanere.

Quando varcarono la soglia della tenuta, i tre Originali si avvicinarono a loro con tre espressioni diverse ma al contempo simili sul viso.

“Che io sia dannata!” esclamò Rebekah incrociando le braccia sul petto; su quel viso bello preoccupazione e un sorriso.

“Dove siete state?” fu il turno di Elijah, sul cui viso c’era sollievo.

“Che ti è saltato in mente?” urlò invece Klaus fissando Hayley. “Cosa delle parole non devi uscire da questa casa non riesci a capire?” quegli occhi verdi iniettati di rabbia e indignazione.

“Mi sento soffocare in quella stanza e…” provò a difendersi Hayley.

“Meglio sentirsi soffocare che morire!”

“Calmati Klaus,” intervenne Allison. “Siamo solo andate a prendere un gelato, un po’ d’aria farà bene alla bambina anche” cercò di rabbonirlo. “E poi c’ero io con lei, non avrei permesso a nessuno di farle del male.”

“Tu” le disse l’ibrido mettendosi faccia a faccia con lei. “Hai una taglia sulla testa. Con te era più in pericolo che da sola.”

“Mancano mesi alla nascita della bambina,” replicò la cacciatrice guardandolo dritto negli occhi. “Non puoi tenerla chiusa in quella stanza fin quando non avrà partorito. E comunque, non le è successo niente… sta bene.”

“Perché non ascolti quello che dico?” Klaus allargò le braccia. “Non è questo il punto. Ci sono streghe lì fuori, streghe potenti che non esiterebbero un attimo ad ucciderla e non si fermerebbero davanti a niente avendone l’occasione. Neppure davanti alla grande Allison Morgan. Soprattutto non adesso che la tua presenza porta più svantaggi che utilità, visto che ogni essere soprannaturale del pianeta ti vuole morta. Noi qui abbiamo già abbastanza problemi.”

Allison indietreggiò di qualche passo. “Non preoccuparti, non rimarrò ancora a lungo. Anzi a dire il vero credo che me ne andrò immediatamente. La caccia non si ferma e oltretutto anche io ho già i mei problemi di cui occuparmi.”

“Allison…” mormorò lui mentre lei saliva su per le scale. “Non era questo che intendevo.”

“Fottiti!” esclamò la donna scomparendo al piano di sopra.

“È stata gentile con me” parlò Hayley rivolta a Klaus. “E ti ha difeso ogni volta che ho mosso un’accusa contro di te.”

“Lo fa sempre” intervenne Elijah sbottonandosi la giacca e mettendo le mani in tasca. “E puntualmente mio fratello la tratta così, come se non fosse praticamente la sua unica amica.”

“Non preoccupatevi” disse proprio Niklaus sospirando, mentre Elijah saliva su per le scale. “Fra dieci minuti le sarà passato.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Le chiavi dell’auto, quelle della camera di motel e quella vecchia giacca sporca di sangue erano praticamente le uniche cose che doveva prendere prima di lasciare quella casa.

Prima di scordarsi di quanto stronzo sapesse essere Klaus, prima di rendersi conto che anche se avrebbe voluto strozzarlo in quel momento, gli voleva bene.

Si tolse la giacca che le aveva prestato Rebekah, pensando che volente o nolente avrebbe dovuto tenere i vestiti, e la poggiò piano sul letto. Poi riavviò indietro i capelli e sospirò.

“Se sei qui per scusarti per le cattive maniere di tuo fratello non ce n’è alcun bisogno” disse accorgendosi di Elijah sulla porta. “So com’è fatto eppure non imparo mai la lezione.”

“Non sono qui per questo” replicò lui guardandola. “Vorrei che tu rimanessi. Ho chiesto ad una potente strega di rintracciare quella che ti minaccia, le ho chiesto di trovare un modo per aiutarti e…”

“Stronzate!” esclamò la donna voltandosi a guardarlo. “Sai benissimo che posso badare a me stessa. Vuoi che rimanga perché occuparti di me ti impedisce di pensare a ciò che ti tormenta veramente.”

“E sarebbe?” l’Originale si mise dritto, facendo qualche passo dentro la stanza, perso nel fuoco che bruciava dentro quelle iridi nocciola.

“Lo sai” rispose lei sorridendo nervosamente. “Io non rimarrò qui a farti da temporaneo ripiego.”

Elijah sembrò capire a cosa si stesse riferendo e con calma fece un grosso respiro. “Tu non sai di cosa stai parlando, Allison.”

“Non sarei dovuta venire qui, è stato un errore. Un altro nella già lunga lista di errori che ho fatto nella mia vita. Dimenticati di avermi vista, dimenticati di quello che ti ho detto, dimenticati queste ultime quarantotto ore Elijah.”

“Allison” la chiamò lui seguendola quando uscì dalla stanza dritta verso le scale per tornare al piano di sotto. “Fermati!”

La cacciatrice si voltò verso di lui; stava per urlargli di smetterla di seguirla, non era interessata a sentire niente di più. Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse sobbalzando quando un boato riempì la casa.

Correre fuori le fece scoprire che della sua auto non rimaneva più nulla.

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Capitolo 4
*** -CAPITOLO 3- ***


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-CAPITOLO 3-

 

 

 

 

 

“Grazie signore. Suggerirò che il caso venga archiviato come incidente.”

Elijah salutò l’agente mentre si allontanava e mantenne il suo sorriso di circostanza fino a quando fu necessario. Poi si voltò verso Allison sicuro che l’avrebbe trovata attaccata al telefono imprecando contro qualcuno, o con la sua pistola in mano mentre cercava di capire chi doveva uccidere per quello che la polizia era stata soggiogata a considerare come un incidente.

Invece, sorprendentemente, la trovò seduta su una sedia, la testa tra le mani e davanti a sé una tazza bollente di caffè. La sua postura tradiva insicurezza, non era la solita fiera Allison.

Sospirò sbottonandosi la giacca e la raggiunse a passi lenti, quasi avesse paura che muovendosi troppo in fretta o troppo rumorosamente avrebbe finito per spaventarla.

“Hey…” mormorò, ma lei sobbalzò, esattamente come lui aveva previsto. “Scusa, non volevo spaventarti.”

Lei scosse il capo allontanando la tazza, il viso pallido e gli occhi sgranati pieni di confusione. “Ero… persa nei miei pensieri.”

“Stai bene?”

“No” la donna si passò una mano tra i capelli, poi si strofinò gli occhi. “Quell’auto aveva un valore affettivo per me e il bagagliaio era pieno di armi e oggetti che uso ogni volta che caccio. Dovrò ricomprare tutto e non è facile come tutti pensano… C’erano le mie ricerche e tutti i miei appunti. C’era praticamente metà della mia vita su quell’auto e adesso è andata distrutta. A proposito, cosa hai detto alla polizia?”

“Ho detto loro che si è trattato di un incidente. L’auto era vecchia in fondo.”

“E ti hanno creduto?”

“Beh li ho soggiogati affinché mi credessero, non hanno avuto molta scelta.”

Elijah sorrise appena, sperando che anche sul bel viso della cacciatrice si aprisse un sorriso, anche solo un accenno. Ma lei rimase con lo sguardo fisso su un punto indefinito del tavolo, la gamba che si muoveva nervosamente.

Era bella… diamine se lo era; quella pelle di porcellana, quegli occhi dal colore indefinibile, quelle labbra rosate, quei capelli lucenti. Una donna da togliere il fiato e infatti glielo toglieva.

“Mi dispiace di aver convinto Hayley ad uscire con me prima” disse di improvviso la donna distogliendolo dai suoi pensieri. “Non avevo capito che la situazione fosse così grave per me… perché questa esplosione, non è stato un incidente, ne sono sicura.”

“Lo sono anche io” concordò l’Originale. “Vorrei sbagliarmi ma non credo sia questo il caso. Sembrava più una sorta di minaccia. Ma non scusarti per Hayley, le sei simpatica sai…”

“Forse le sarei più simpatica se mi togliessi dai piedi” finalmente la cacciatrice abbozzò un sorriso. “Anzi ne sono certa. Hai fatto colpo sulla bella lupacchiotta, ma non sono sorpresa.”

Lui si inumidì le labbra e arricciò poco la bocca. “È complicato.”

“Lo è sempre,” sussurrò Allison. “Soprattutto con te.”

“Che vorresti dire, esattamente?” l’Originale poggiò entrambe le mani sul tavolo, mettendosi dritto sulla sedia.

“Niente,” lei scosse il capo alzandosi. “Solo un pensiero ad alta voce.”

“Dove stai andando?”

“Al momento credo che andrò a comprarmi una nuova auto, poi non lo so” Allison si strinse nelle spalle. “Forse farei meglio a rinchiudermi da qualche parte per un po’, ho come la sensazione che i ruoli si siano tragicamente invertiti e che ora sia io la preda.”

“Rimarrai qui” le fece sapere Elijah. “Ma” continuò prima che lei potesse protestare, “non te ne starai con le mani in mano. Ho un piccolo lavoretto per te.”

“E sarebbe?”

“C’è una giovane strega ospite in questa casa.”

“La strega che stavate cercando la sera che sono arrivata? Davina, giusto?”

“Esattamente” l’Originale sorrise. “Lei ha molto potere ma non sa bene come gestirlo. Non si fida di nessuno e…”

“E tu vuoi che io conquisti la sua fiducia così voi poi potrete usarla in questa specie di guerra tra vampiri e streghe?”

“No, vorrei che tu ti guadagnassi la sua fiducia perché è una ragazzina e ha bisogno di un’amica” chiarì lui. “E vorrei che le insegnassi a controllare il suo immenso potere.”

Allison fece un grosso respiro, poi chiuse per un attimo gli occhi valutando le sue possibilità. Realizzò che, che le piacesse o no, aveva bisogno di aiuto e nessuno meglio degli immortali Originali poteva darglielo.

“Okay” accettò sospirando. “Rimarrò per un po’, ma sia ben chiaro che me ne andrò quando lo riterrò più opportuno e soprattutto, sarò libera di uscire ogni volta che vorrò, senza nessun accompagnatore indesiderato.”

“Perché ho come la sensazione che provare a negoziare con te sarebbe inutile?”

“Perché sei incredibilmente sveglio oltre che incredibilmente attraente” rispose lei allargando le braccia. “Però ho davvero bisogno di un’auto nuova” concluse salendo su per le scale.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“C’è qualcosa di cui mi piacerebbe discutere con tutti voi.”

Elijah mise a posto la teiera dopo aver versato a tutti una tazza di thè e si mise a sedere accanto al fratello e ad Hayley e di fronte a Rebekah. Poi fece un grosso respiro prima di continuare.

“I recenti avvenimenti hanno purtroppo messo in luce che una grande minaccia sta marciando verso Allison. C’è una taglia sulla sua testa e ogni essere soprannaturale che ne avrà la possibilità proverà ad ucciderla.”

Klaus abbozzò una risata, poi bevve dalla tazza. “Non è una novità, ha più nemici lei da sola che tutti noi messi insieme.”

Quel tono sarcastico gli fece beccare le occhiataccia dei suoi fratelli, così l’Ibrido si zittì bevendo un altro sorso mentre Elijah riprendeva la parola.

“Le ho offerto di rimanere qui fin quando tutta questa situazione non verrà chiarita, nessuno si spingerebbe così oltre da provare ad ucciderla mentre si trova dentro questa casa, ma la sua permanenza qui porterà inevitabilmente un nuovo possibile numero di nemici che si andranno ad aggiungere a quelli che abbiamo già. Ecco perché vorrei sapere se siete tutti d’accordo riguardo alla mia proposta di ospitalità.”

“Non capisco perché sono qui” intervenne Hayley alzando un sopracciglio perplessa. “Questa non è casa mia quindi io non ho alcuna voce in capitolo.”

“Al contrario” si affrettò a rispondere l’Originale Elegante guardandola. “Sei  parte della famiglia e quindi anche tu hai diritto ad esprimere la tua opinione.”

La donna sembrò riflettere per un attimo, le tornò alla mente la mattinata trascorsa con la cacciatrice e nonostante il pensiero del passato che lei ed Elijah condividevano la infastidisse, non poteva negare che Allison si era rivelata una persona simpatica ed onesta, che era stata gentile con lei.

“È stata gentile con me” disse annuendo. “Non siamo di certo amiche, non ancora almeno, ma non voglio che le succeda qualcosa. Quindi credo che debba restare.”

Elijah sorrise, poi volse lo sguardo a Rebekah. “Sorella…”

“È mia amica e le voglio bene. Oltretutto con lei intorno non ci si annoia mai quindi sì, deve decisamente rimanere.”

Fu infine il turno di Klaus che, fissando il tavolo, rimase in silenzio per un lungo istante.

“È una spina nel fianco” disse quando parlò. “Ma è praticamente la mia unica amica, parte della famiglia per quel che mi riguarda. E nessuno fa del male alla mia famiglia. Rimarrà e uccideremo chiunque proverà a farle del male.”

“È deciso allora” sorrise il maggiore dei Mikaelson. “Rimarrà. Ovviamente dovremo stabilire delle regole. Per evitare uno dei suoi soliti colpi di testa… uno di noi andrà con lei ogni volta che lascerà la casa.”

“Non accetterà mai” parlò di nuovo Hayley. “La conosco da poco ma non mi sembra il tipo di persona che prende ordini facilmente.”

“Dipende tutto da come li dai quegli ordini” disse Klaus alzandosi. “Fortunatamente io so esattamente quali tasti toccare con lei.”

Lasciò la stanza con andatura sicura e un sorriso sulle labbra ed Elijah sospirò sperando di non avere avuto la peggiore idea della sua intera esistenza.

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Capitolo 5
*** -CAPITOLO 4- ***


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-CAPITOLO 4-

 

 

 

 

 

Allison aveva deciso di rimanere e tre settimane erano volate via come il vento; il pancione di Hayley cresceva a dismisura e oramai la cacciatrice conosceva ogni angolo della casa in cui era ospite, come Elijah diceva.

Anche se i primi giorni era stato difficile per lei adattarsi a quella vita, senza poter uscire priva di accompagnatore, senza poter cacciare o aiutare nel risolvere i drammi della famiglia Mikaelson, quella specie di prigionia era diventata meno pesante quando aveva conosciuto Davina.

La giovanissima strega si era aperta quasi subito, con sua sorpresa, rivelandole quanto fosse disillusa dalla vita, quanto si sentisse sola e quanto odiasse Klaus.

Allison aveva provato a difenderlo ma era stato inutile.

Klaus non è un mostro, ha solo paura le aveva detto.

Vallo a dire al mio amico Tim morto perché Klaus ha deciso che era così che doveva andare era stata la risposta a cui la cacciatrice non aveva saputo come replicare.

Sospirò svuotando un altro sacchetto di popcorn dentro una ciotola e raggiunse l’atrio.

Lì due uomini erano appena entrati trasportando una scatola grandissima. Elijah li fissava perplesso.

“Scusatemi signori, ma credo che voi abbiate sbagliato indirizzo” disse loro.

“Non hanno sbagliato” gli disse Allison mangiando una manciata di popcorn. “Sono qui per consegnare il televisore che ho comprato per me e Davina.”

“Hai comprato un televisore?”

Lei annuì. “Sessantacinque pollici, ultra HD, connessione ad internet e tutto il resto.”

“Sessantacinque pollici… una cosa più discreta non sarebbe stata da te vero?”

“Dovrò rimanere chiusa in questa casa per chissà quanto tempo, e anche Davina. Un televisore era il minimo che potessi fare per non rendere la nostra permanenza più terribile di quanto già non sia.”

“Non ti piace la casa?”

Allison fece un sorriso sarcastico. “La adoro” mormorò con tono ironico per poi fissare i due uomini. “Seguitemi pure” disse loro salendo su per le scale.

Davina sgranò gli occhi quando vide Allison entrare in camera sua seguita da quei due tizi. La sua perplessità crebbe ancora di più quando i quadri attaccati alle pareti – creazioni di Klaus – vennero staccati per far largo al gigantesco televisore.

“A Klaus non piacerà tutto questo” disse quando rimase sola con Allison.

La cacciatrice si strinse nelle spalle porgendole la ciotola piena di popcorn. “A Klaus non piace mai nulla, ci penso io a lui.”

Solo allora la giovane strega si lasciò andare ad una risata che era perfettamente adatta alla sua età, in quegli occhi azzurri uno sguardo sereno che Allison non aveva mai visto da quando la conosceva.

“Cosa guardiamo?” le chiese battendo le mani dopo aver poggiato la ciotola sul grande letto.

“Guarderemo un grande classico, un sempreverde, un senza tempo… il film più bello mai creato.”

“Vi presento Joe Black?”

“No.”

“Titanic?”

“No, non è Titanic.”

“I passi dell’amore?”

Allison fece cenno di no col capo mentre inseriva nel televisore una pennetta USB. “Il Re Leone!” esclamò afferrando il telecomando.

Davina sollevò un sopracciglio. “Il Re Leone? Sono un po’ troppo vecchia per i cartoni animati.”

“Nessuno è troppo vecchio per Il Re Leone. E dopo di questo guarderemo La Sirenetta e poi La Bella e la Bestia.”

“Praticamente un quarto della filmografia della Disney…”

“Esatto mia cara Davina” Allison riafferrò la ciotola e si mise a sedere sul letto facendole cenno di fare lo stesso. “Stiamo per intraprendere un piccolo viaggio a Disneyland. Non quello a Parigi ma potremo andare anche lì se vorrai.”

“Non sono mai stata a Parigi.”

“Allora ci andremo. Ma solo dopo che avremo ucciso la strega che vuole farmi fuori e dopo aver ucciso quelle che vogliono far fuori te…” disse la cacciatrice. “In effetti potrebbe volerci un po’, ma ci andremo. Te lo prometto.”

La ragazza sorrise, poi si piegò e le diede un bacio sulla guancia. “Grazie per essermi amica. Ti voglio bene, Allison.”

L’altra sorrise. “Ti voglio bene anche io” le sussurrò. “Avanti, schiaccia play ora.”

Davina lo fece.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Davina sorrise mangiando ciò che rimaneva dei popcorn, la testa di Allison era poggiata sulla sua spalla mentre il film volgeva alla fine.

La cacciatrice si era addormentata più o meno a metà della visione, rimasugli di popcorn sulle ciocche di quei bei capelli castani.

I titoli di coda partirono nel momento stesso in cui Elijah fece capolino nella stanza, chiuso come sempre in un vestito elegante, ma questa volta senza la cravatta a dargli l’aspetto tanto formale e ingessato che però risultava affascinante.

Tra gli Originali lui era il più serio, il più nobile e le piaceva anche se preferiva Rebekah.

Non sapeva molto del rapporto che Allison aveva con l’intera famiglia Mikaelson, non le aveva ancora raccontato come li aveva conosciuti. Quello che sapeva era che la bella cacciatrice non sembrava temere Klaus, andava d’accordo con Rebekah e lei ed Elijah condividevano una forte attrazione che era impossibile da negare.

L’Originale elegante, come proprio Allison lo chiamava, la guardava con occhi dolci ogni volta che lo faceva, occhi colmi di preoccupazione e di premura, occhi colmi di tante cose.

Davina era giovane e dell’amore sapeva poco o niente ma se quello che i film raccontavano era vero quello che il vampiro e la donna condividevano ci somigliava tantissimo.

“Il film deve averla annoiata” disse lui avanzando dentro la stanza e fissando il gigantesco schermo piatto.

La ragazza sorrise voltandosi poco per guardare la sua amica. “Abbiamo guardato Il Re Leone ma è crollata a metà film. Credo che starsene con le mani in mano tutto il giorno le faccia venire sonno.”

Elijah abbozzò un sorriso, poi si avvicinò ad Allison e sfilò via dai suoi capelli ciò che rimaneva del loro piccolo snack.

“Lo faccio per tenerla al sicuro” disse a Davina accarezzando piano il viso di Allison. “Non voglio che le succeda qualcosa.”

“Lei ti piace non è vero?”

“Lei piace a tutti, è speciale.”

La strega annuì. “Posso chiederti una cosa?” e davanti allo sguardo calmo di Elijah continuò. “Come vi siete conosciuti?”

L’Originale si sbottonò la giacca, si mise piano a sedere sul bordo del letto e si perse per un attimo nei suoi pensieri; ricordava ogni momento del loro primo incontro, ma pensò che era meglio raccontarle la versione breve.

“Ci siamo incontrati a Mystic Falls, durante una festa. Un ballo per la precisione” disse. “Mi ha salvato da una petulante signora che non ne voleva sapere di lasciarmi sulla pista da ballo.”

“Dimmi di più.”

Elijah sospirò. “Indossava un bellissimo vestito nero che sembrava cucitole addosso. Ho pensato che fosse bellissima e lo era” si fermò un attimo e fissò lo sguardo su Allison, poi continuò. “E dopo, le nostre mani si sono strette per ballare, lei ha sorriso e le sono spuntate quelle deliziose fossette sulle guance e…”

“E…” incalzò Davina.

“E poi la musica è finita” concluse Elijah.

“Ma tu avresti voluto che continuasse a suonare.”

Il vampiro si rimise in piedi, poi con delicatezza prese Allison tra le braccia poggiando la guancia sulla sua fronte quando lei si mosse istintivamente sistemandosi meglio tra le sue braccia.

“Non ha importanza” sussurrò. “È il passato. Goditi il resto dei film.”

“Elijah” lo chiamò la ragazza mentre lui lasciava la stanza con Allison addormentata tra le braccia. “So che sono solo una ragazzina e che tu hai più di mille anni e tanta saggezza ma… la vita è breve, dovresti vivere tutto fino in fondo.”

“Io sono immortale Davina.”

“Si può morire dentro anche rimanendo vivi” sussurrò Davina. “Quindi se vuoi ballare, fai ripartire la musica e fallo.”

Elijah deglutì a vuoto, infine accompagnò Allison nella sua stanza.

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Capitolo 6
*** -CAPITOLO 5- ***


NDA: Sapere cosa ne pensate mi fa scrivere meglio e più in fretta quindi lasciatemi un pensiero. Buona lettura, Roby


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-CAPITOLO 5-

 

 

 

 

 

Allison non sapeva come era riuscita a strappare quel sì ad Elijah, ma pensò che era grata di averlo fatto soprattutto perché era una bellissima giornata e il sole splendeva caldo e abbagliante.

Le dispiaceva di non essere riuscita a far uscire di casa anche Davina, ma si rendeva conto che forse per la ragazza era davvero troppo pericoloso. Le aveva promesso che le avrebbe portato un gelato e qualche rivista e aveva tutte le intenzioni di mantenere quella promessa.

“Ho promesso a Davina che le avrei portato un gelato e qualche rivista al mio ritorno” disse sorridendo ad Hayley mentre parcheggiava la spider decappottabile che aveva preso in prestito da Rebekah senza che però l’Originale lo sapesse. “Ma prima voglio mangiare una dozzina di pancake.”

Hayley fece un grosso respiro quasi volesse inalare tutta l’aria intorno, grata di non avere tra i piedi uno di quei soliti vampiri che Klaus ed Elijah le avevano assegnato come guardie del corpo.

“Come hai fatto a convincere Elijah a lasciarci uscire senza la supervisione di nessuno?” chiese.

“L’ho convinto per sfinimento” rispose Allison  precedendola dentro la tavola calda. “Ho ripetuto così tante volte le stesse cose che alla fine ha detto di sì purché la smettessi. Ma gli ho promesso che non saremmo state via molto e soprattutto che non ci saremmo cacciate nei guai.”

“Elijah ha una pazienza monumentale, devi aver insistito parecchio per farlo crollare.”

“Credo che in realtà anche le nostre facce tristi abbiano fatto la loro parte,” le spiegò la cacciatrice. “La tua più della mia probabilmente.”

Hayley prese posto accanto a lei al bancone del locale, poi fece spallucce. “Non so” mormorò. “Tu hai parecchio ascendente su di lui.”

“Si beh,” Allison fece cenno alla cameriera che le raggiunse. “Condividiamo un passato, per così dire. Siamo abbastanza legati. Pancake per favore” chiese rivolgendosi alla cameriera con un sorriso.

“Come vi siete conosciuti?”

“Ci siamo conosciuti ad una festa.”

“E…”

“E abbiamo ballato. È stato bello ed intenso. Abbiamo danzato per un po’ e poi… poi la musica è finita.”

L’altra notò che il suo tono si era appiattito verso la fine della frase e si chiese se in fondo alla divertente e bellissima cacciatrice non sarebbe piaciuto che la musica continuasse a suonare.

C’era qualcosa di misterioso in quella donna, qualcosa di affascinante, di insolito. Non sapeva esattamente cosa fosse ma per quanto le desse fastidio pensarci, riusciva ad immaginare lei ed Elijah insieme; belli ed eleganti a fare coppia e a fare invidia al mondo in qualche modo.

“Hai avuto qualcuno dopo di Elijah?” chiese a bruciapelo.

Allison deglutì il grosso boccone che si era messa in bocca, poi la fissò perplessa. “Cos’è? Un’intervista per caso?”

“Sono solo curiosa.”

“No” Allison bevve un sorso di caffè, poi si girò sullo sgabello per guardarla meglio. “Tu mi percepisci come una minaccia, pensi che sia venuta qui per riprovarci con Elijah e non ti va a genio visto il vostro platonico rapporto.”

“Il mio rapporto con Elijah è complicato” si difese la lupa.

“Sì, so come ci si sente” la cacciatrice rispose fissando un punto dietro di Hayley. “Scusami un attimo” le disse alzandosi.

Lei si voltò a guardare dove andava, la vide raggiungere un tavolo a cui c’erano seduti tre giovani uomini; sembrava che due di loro se la stessero prendendo con l’altro.

Sobbalzò appena quando Allison afferrò uno dei due per i capelli e lo sbattè con la faccia dritta sul tavolo. Poi pensò che era il caso di andarle a darle una mano, o di fermarla… tutto dipendeva dal perché stesse litigando con loro.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah fu accompagnato alla piccola cella dentro la quale Allison ed Hayley erano state fatte accomodare; alla cacciatrice era stata data la classica divisa arancione mentre ad Hayley e al suo pancione era stato permesso di tenere i suoi comodi abiti.

Era stata proprio lei a chiamarlo per dirgli dove si trovavano, preoccupandosi di scagionare subito Allison quando lui aveva chiesto cosa la donna avesse combinato.

Quei due idioti se lo meritavano gli aveva detto spiegandogli che erano state arrestate perché Allison aveva preso le difese di un giovane bullizzato da due trogloditi che adesso avevano il naso rotto e diversi lividi su quelle facce di bronzo che si ritrovavano.

Aveva detto proprio così ed Elijah aveva sorriso silenziosamente immaginando la scena.

Poi era uscito per andarle a prendere e riportarle a casa.

“Hai chiamato Elijah?” chiese Allison alzando un sopracciglio. “Ti avevo detto di chiamare Rebekah.”

“Aveva il cellulare spento” sibilò Hayley mentre l’Originale elegante si avvicinava alle sbarre insolitamente vestito in modo casual.

“Cos’è successo?” chiese il vampiro fissando gli occhi su Allison.

La donna sentì quello sguardo pungente ed alzò un dito guardandosi intorno. “Posso assicurarti che non è colpa mia se siamo finite qui” disse finalmente guardandolo.

Lui la osservò, poi piegò poco il capo in attesa.

“Quei due se lo sono meritati” sbottò infatti Allison. “Erano degli idioti. Stavano tormentando quel povero giovane ed io… ah” mugugnò. “Ma che te lo dico a fare? Sono certa che qualunque cosa dirò non cambierà quello che stai pensando.”

“E cosa starei pensando?” domandò l’Originale dando una rapida occhiata ad Hayley prima di guardare di nuovo Allison.

“Che sono un’irresponsabile e che finisco sempre per combinare casini, anche quando sarebbe meglio evitare. Non mi scuserò per ciò che ho fatto, ma mi dispiace di aver coinvolto Hayley.”

“Hey” disse l’altra allargando le braccia. “Non mi hai coinvolta, mi sono messa in mezzo per mia scelta.”

“Questo non mi fa sentire affatto meglio” mormorò Elijah mentre un poliziotto arrivava ad aprire la cella. L’Originale diede la mano prima ad Hayley e la aiutò ad uscire sorridendole dolcemente, poi si fermò davanti ad Allison e la guardò per un istante. Infine si chinò e le diede un bacio sulla guancia. “Ben fatto con quei due idioti” le sussurrò.

“Bene!” esclamò l’agente porgendo ad Elijah una cartelletta con una penna. “Mi servono solo due firme e…”

Il collo dell’uomo fece uno scatto innaturale, si girò verso sinistra spezzandosi e il corpo senza vita cadde in terra.

Dietro di lui una giovane donna dai capelli neri tendeva la mano verso di loro.

“Allison Morgan…” mormorò. “Finalmente ti ho trovata.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

I denti di Elijah si fecero aguzzi mentre avanzava verso la donna, probabilmente una strega visto che era stata capace di uccidere un uomo solo muovendo la mano. Muovendo quella stessa mano la donna si difese e il vampiro fu costretto a fermarsi e a portarsi le mani sulla testa, gemendo di dolore.

“Smettila!” urlò Hayley avanzando decisa, spinta indietro da una forza invisibile che sembrava bruciare dentro gli occhi azzurri di quel nemico.

“Fermati, fermati!” esclamò Allison avanzando con le mani alzate verso di lei, pensando che era meglio non farla arrabbiare ancora, non senza alcuna arma a disposizione, non se Hayley era lì e rischiava la vita. “Cosa vuoi?”

“Quello che vogliono tutte le creature soprannaturali” rispose la donna stringendo i pugni e facendo gemere Elijah più forte. “Te. Voglio portarti da Iris ed avere la mia ricompensa.”

Allison guardò il vampiro per un attimo, poi annuì. “Okay okay, verrò con te. Ma fermati ti prego. Smetti di fare loro del male.”

“Allison, no” sussurrò Elijah paonazzo in viso.

“Mi dispiace di avervi trascinato in tutto questo” disse lei. “Io me la caverò, non preoccuparti.”

La strega spezzò il collo al vampiro muovendo la mano, poi puntò lo sguardo su Hayley; era semicosciente ma non avrebbe potuto reagire nemmeno volendo.

“Andiamo” disse rivolta ad Allison, “prima che cambi idea e li uccida. E giusto per essere chiari, se provi a scappare o se fai qualche mossa azzardata ti uccido e poi torno qui a far molto male ai tuoi amici.”

Lei fece un grosso respiro, poi si lasciò spingere fuori dalla centrale.

Sperò che Hayley non si fosse fatta molto male e sperò che non fosse l’ultima volta che aveva visto Elijah.

Pensò che uscire alla fine non era affatto stato una buona idea.

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Capitolo 7
*** -CAPITOLO 6- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un commento se vi va :)

PL

-CAPITOLO 6-

 

 

 

 

 

Allison pensò che sarebbe svenuta. Di sicuro il suo corpo avrebbe ceduto, crollando dopo settimane di tortura come quella.

La sua aguzzina, Mina, faceva le stesse cose ogni giorno; le portava un po’ d’acqua, qualcosa da mangiare e poi le faceva male fin quando non era soddisfatta. Infine guariva alcune delle sue ferite e la lasciava sola, al buio e al freddo, in quella specie di stanza fino al mattino dopo.

Non sapeva precisamente quanto fosse passato da quando era stata presa, costretta a seguirla per salvare la vita di Elijah e di Hayley. Aveva perso il conto dopo le prime due settimane ma era sicura che fossero molte molte di più.

O forse le sembravano tante solo perché soffriva, barbarizzata da quella strega che non l’aveva mai portata da Iris, che l’aveva tenuta con sé, come un giocattolo con cui fare ciò che voleva, per fare pratica di quella magia oscura che sembrava controllare maledettamente bene.

“Non capisco” mormorò cercando di sollevare la testa. “Credevo che volessi consegnarmi a Iris così da avere la tua ricompensa. Eppure di lei non c’è traccia e sono qui da quanto? Tre settimane?”

La buttò lì, sperando che la donna ci cascasse e le dicesse esattamente quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto i suoi amici e con suo stupore lei glielo disse.

“Sei qui da tre mesi” le rivelò facendole sgranare gli occhi. “E sì, hai ragione; volevo consegnarti ad Iris ma questo era il piano prima di scoprire che fai comunella con i Mikaelson. Ti stanno cercando in lungo e in largo sai? Soprattutto il nobile Elijah che non ha perso la speranza, che non demorde. Peccato che non ti troveranno, almeno non fino a quando io deciderò che è il momento.”

Allison lasciò cadere il capo in avanti, le braccia legate in alto con delle catene le facevano terribilmente male ma pensò che il fatto che riuscisse ancora a sentirle dopo tre mesi di agonia era un buon segno.

“Senti,” le disse faticando a tenere gli occhi aperti. “Io e i Mikaelson abbiamo molti trascorsi quindi puoi fidarti di me se ti dico che è meglio non averci niente a che fare. Qualunque cosa tu stia programmando di fare, qualunque ricatto tu stia architettando… finirà con te morta.”

“Oh ma io voglio morire” disse Mina girandosi per guardarla, passandole la punta di un dito su una ferita ancora sanguinante sul braccio. “E rinascere…”

La cacciatrice trattenne un gemito di dolore. “Vuoi che ti trasformino in un vampiro?”

“Voglio che Klaus Mikaelson mi trasformi in un ibrido e lo farà se userò te come merce di scambio” fantasticò la strega. “Vedi, volevo consegnarti a Iris e avere la mia immortalità ma di quella puttana non ci si può fidare e che tu viva o muoia per lei non fa nessuna differenza in fondo. Avrebbe ucciso te e forse anche me quindi la tua improbabile amicizia con gli Originali mi ha aperto la strada a nuove possibilità. Capisci quello che intendo?”

“Capisco che sei una pazza se credi che il tuo piano funzionerà. Io e Klaus Mikaelson siamo amici, è vero, ma non cederà mai al ricatto di qualcuno. Neppure se la mia vita è in pericolo.”

“E che mi dici di Elijah? Io credo che a lui importi. Sono certa che saprà persuadere il suo bastardo fratello ad esaudire ogni mia richiesta. Per salvarti la vita.”

Allison rise e facendolo scoprì che il petto le faceva male. “Credi che solo perché Elijah è un uomo nobile e di parola che tiene a me si metterà a fare la lezione a suo fratello dopo le tue folli richieste? Sai, è un malinteso comune credere che tutta la forza degli Originali risieda in Niklaus… quello che molti non sanno o fingono di non sapere, è che in realtà Elijah Mikaelson è il più forte tra loro, anche se il più ragionevole. Non sfidarlo stupida che non sei altro o…”

Si fermò, lasciando che il resto della frase le morisse in bocca mentre il viso di Mina si tingeva di paura pochi secondi prima di cadere in terra prima di vita.

Dietro di lei Marcel teneva stretto in una mano il suo cuore; la soddisfazione sul suo viso si trasformò in sollievo quando vide che Allison era ancora viva.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Hey!” urlò avanzando all’interno della tenuta. In quel posto cupo che era diventato ancora più buio da quando la piccola Hope Mikaelson era morta alla nascita.

Da allora ognuno si era chiuso in se stesso, affrontando il proprio dolore; Klaus diventando schivo e più misterioso del solito, Hayley, nuova Ibrida, più violenta ed Elijah passando giorno e notte alla ricerca di Allison Morgan.

Marcel era grato di averla trovata; perché Davina le voleva bene e sapeva che quel bene era ricambiato. Perché Allison era una brava donna ed una cacciatrice giusta e perché la strega che l’aveva catturata lo aveva sempre infastidito.

Era stato un piacere ucciderla. L’unica cosa di cui si pentiva era di non averla potuta guardare in faccia mentre cadeva vittima della sua mano. Trovarla era stato difficile ed era stato un processo lento, ma in fondo Marcel Gerard era il re, ora caduto, di quella città e la conosceva meglio di chiunque altro.

Conosceva i posti ma soprattutto conosceva le persone e nonostante avesse da sempre una guerra aperta contro le streghe in molti gli dovevano dei favori e li aveva riscossi tutti per ritrovare la cacciatrice.

“Elijah!” urlò ancora tenendola in braccio, sentendo che respirava appena, chiedendosi perché mai non avesse accettato di bere il suo sangue che l’avrebbe guarita subito.

“Marcel, che succede? Non ho tempo da perdere” il maggiore dei Mikaelson comparve sul balconcino che dava sull’atrio, stringendo in mano un vecchio libro dall’aspetto decadente. “Allison” mormorò non appena si accorse della donna in braccio al vampiro.

Con un salto li raggiunse, rimanendo però a qualche centimetro di distanza, allungando la mano senza però toccare il corpo della donna; era ferita, piena di lividi, smagrita e sporca di sangue e terra. Una visione terribile.

“È viva, ma è conciata male e non vuole prendere il mio sangue” gli spiegò Marcel.

Elijah si ridestò e con delicatezza la prese in braccio incamminandosi verso il piano di sopra. “Niklaus!” chiamò mentre lo faceva.

L’Ibrido si affacciò da una stanza con in mano un bicchiere di whisky, seguito da Hayley. “Quella è Allison?” chiese quasi non ci credesse lasciando cadere il bicchiere a terra, raggiungendo suo fratello dentro la stanza che Allison aveva occupato per parecchio tempo prima di essere rapita.

“Come l’hai trovata?” domandò Hayley spostandosi indietro i capelli, cercando di capire in che stato si trovasse la cacciatrice.

Elijah scosse il capo adagiandola sul letto. “Marcel l’ha trovata” specificò guardandola per intero, per capire quanto grave fosse la situazione.

Klaus diede una pacca sulla spalla all’amico, poi si avvicinò a suo fratello.

Fu allora che Allison aprì gli occhi, lentamente e a fatica perché erano gonfi e arrossati. “Sono morta per caso?” chiese con la sua voce roca e quel pizzico di sarcasmo che facevano di lei… lei.

“No dolcezza” le rispose l’Ibrido ridacchiando. “Ma lo sarai presto se non ci permetti di aiutarti.”

“Allora… Allora preparami un Bloody-Klaus” scherzò la cacciatrice piegando poco il capo fino a puntare lo sguardo su Elijah. Era pallido e assorto nei suoi pensieri, ma le stringeva la mano.

Klaus rise mordendosi il braccio, poi glielo avvicinò alla bocca lasciando che lei bevesse per un lungo istante.

Ci volle un po’ più del previsto, ma finalmente le ferite iniziarono a risanarsi e uno ad uno tutti lasciarono la stanza per permetterle di riposare. Tutti tranne Elijah che aspettò pazientemente seduto accanto a lei sul letto.

Quando dopo ore Allison si svegliò si sentiva meglio ma era ancora sporca. La prima cosa che percepì fu il tocco della mano dell’Originale elegante tra i suoi capelli, poi vide l’azzurro della sua camicia sporca.

Mosse poco la testa per cercare il suo viso e lo trovò concentrato nella lettura di un libro, un classico in pieno stile Elijah. Si fermò ad osservarlo per un istante, sorridendo davanti a quel viso serio e bello, quei lineamenti definiti, quegli occhi castani curiosi.

“Mi è stato detto che non hai smesso di cercarmi neppure per un attimo” gli disse per attirare la sua attenzione, e lui poggiò gli occhi su di lei. “Credo che sia il caso di ringraziarti.”

Lui sorrise senza smettere di accarezzarle i capelli, ma spostando il pollice sulla fronte e iniziando a disegnare dei piccoli cerchi con la punta. “Non avrei smesso se Marcel non ti avesse trovata,” le sussurrò. “La cosa ti sorprende?”

Allison scosse il capo. “No. Ma mi fa comunque piacere sapere che nonostante tutto e tutti conto ancora così tanto per te.”

Elijah chiuse il libro, scivolò piano sul letto e si sdraiò di fronte a lei, stendendo il braccio affinchè le facesse da cuscino, accarezzandole il viso per un attimo.

“Grazie di essere rimasto qui con me” continuò lei. “Dopo mesi di buio e solitudine è stato bello aprire gli occhi e vedere un viso amico, un viso che mi piace.”

“Non vado da nessuna parte” l’Originale le baciò la fronte. “E nemmeno tu.”

La donna chiuse gli occhi, poi si lasciò andare ad un pianto, stretta tra le braccia forti e sicure di Elijah.

 

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Capitolo 8
*** -CAPITOLO 7- ***


BANA


-CAPITOLO 7-

 

 

 

 

 

“Quindi tua figlia è viva?” Allison sgranò gli occhi mentre Klaus le versava un bicchiere di vino rosso. “Dove si trova? Con chi?”

L’Ibrido sorrise del tono sorpreso e curioso della sua amica e si mise a sedere accanto a lei sul divano. “Si trova con Rebekah in un posto sicuro. Nessuno deve sapere che è ancora viva Allison, lo sappiamo soltanto noi. Marcel le ha salvato la vita dalle streghe che volevano ucciderla ma l’ho soggiogato affinchè se ne dimenticasse.”

La cacciatrice bevve un sorso di vino, poi annuì stringendo il bicchiere tra le mani. Si lasciò andare contro il divano e sollevò i piedi nudi fino a poggiarli su di esso. Era incredibile quante cose si fosse persa in quei tre mesi ma d’altronde non era sorpresa.

Nella sua vita, nel suo lavoro, aveva potuto appurare che le cose accadono velocemente, che non c’è niente di certo e soprattutto che molto spesso niente è come sembra. Trovava sensata la scelta di Klaus ed Hayley, trovava sensato il fatto che avessero deciso di mandare via la piccola che, suo malgrado, era nata senza difese in un mondo e in una famiglia che di nemici ne aveva fin troppi.

Lo trovava sensato eppure terribilmente triste.

Ora, comunque, molte cose sembravano avere senso e il nervosismo di Hayley assumeva nuove sfumature di cui Allison non avrebbe mai pensato di dover tenere conto. Ne era felice però; anche se lontana la piccola Hope, così si chiamava, stava bene e un giorno sarebbe potuta tornare a casa.

“Alle belle notizie” sussurrò sorridendo al suo amico, alzando in alto il bicchiere pieno a metà. “E grazie di avermelo detto.”

Klaus fece tintinnare il bicchiere contro il suo e sospirò. “Mi fido di te, Allison. Sei una spina nel fianco a volte e anche tu ti porti dietro una buona dose di nemici, ma ti affiderei la mia vita senza avere alcun dubbio che te ne prenderesti cura come fosse la tua.”

Lei sorrise stendendosi fino a baciargli la guancia, poi si girò per guardarlo meglio. “Forse dovrei andarmene via” mormorò spostandosi alcune ciocche di capelli dal viso.

“Ti ho appena fatto una specie di dichiarazione di amicizia e tu mi rispondi dicendomi che vuoi andartene?” l’Ibrido rise. “Questo è troppo persino per te.”

Si aspettava che Allison ridesse andandogli dietro ma lei rimase seria e persa nei suoi pensieri si mordicchiò l’interno della guancia arricciando la bocca per riflesso. Su quel viso pallido e smagrito comparvero quelle fossette che erano capaci di far sorridere chiunque. Erano rilassanti, e Klaus ne aveva visto l’effetto su suo fratello.

“Stai bene, Allison?” le chiese.

Allison annuì. “Sì, stavo solo pensando che visto che, come tu stesso hai detto, mi porto dietro una buona dose di nemici, forse non sarebbe il caso per me di rimanere qui. Un giorno riuscirai a riportare a casa la tua bambina ma con me in questo posto i miei nemici andranno ad unirsi ai vostri. C’è ancora una strega che vuole la mia testa lì fuori e…”

“Basta sciocchezze!” esclamò lui scuotendo il capo. “Noi siamo guerrieri e non scappiamo davanti ai nostri nemici. Lascia che vengano, li uccideremo tutti.”

La cacciatrice fece un grosso respiro. “Sei sicuro?”

“Lo sono” l’Ibrido poggiò il bicchiere sul tavolino. “E oltretutto, anche se non lo fossi Elijah non mi perdonerebbe mai se ti mandassi via. Ti ha cercata in lungo e in largo, non riusciva a darsi pace.”

“Il mio rapporto con Elijah è complicato” Allison sembrò irrigidirsi un po’. “Ma non nel modo in cui molti credono.”

“Tu ed Elijah vi siete amati, Allison. In un modo intenso anche se per un periodo breve. Vi siete donati l’una all’altro e lo avete fatto in tutto e per tutto. Complicato o no quel tipo di amore non muore mai.”

La donna si alzò, mise via il bicchiere e sospirò. “Sei troppo sentimentale stasera, mi hai annoiata a morte” scherzò. “Ma grazie. Buonanotte Klaus.”

“Sogni d’oro” sussurrò lui in risposta.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah la stava aspettando di fronte alla sua camera quando lei arrivò strofinandosi gli occhi. Gli fece tenerezza anche se non avrebbe saputo dire esattamente perché; c’era qualcosa nel modo in cui si toccava gli occhi, nel modo in cui i suoi capelli erano spettinati, nel modo in cui arricciava le dita dei piedi sul pavimento freddo mentre camminava.

Stava fisicamente bene, anche se era molto dimagrita e pallida ma in fondo non era grave dopo tutto quello che aveva passato.

Gli pesava il fatto di averci messo così tanto a trovarla, anzi gli pesava il fatto che fosse stato Marcel e non lui.

Si chiese cosa avesse pensato mentre stava imprigionata in quella stanza alla mercé di quella maledetta strega che l’aveva presa senza che lui riuscisse a fare nulla per aiutarla.

Ricordava ancora con orrore il giorno in cui era stata portata via dentro quella stazione di polizia. Ricordava con tremenda amarezza il modo in cui aveva deciso di darsi a quella pazza solo per evitare che lui ed Hayley venissero feriti.

Se chiudeva gli occhi poteva ancora vedere i suoi occhi tristi che si sforzavano di sorridergli mentre gli diceva di non preoccuparsi perché se la sarebbe cavata.

“Hey” gli sussurrò lei strappandolo dai suoi pensieri. “Che ci fai qui?”

“Hey” lui le sorrise. “Ti aspettavo.”

“Aspettavi me? Quale onore… sei stato un po’ sfuggente recentemente, dopo la prima sera a seguito del mio ritorno.”

Elijah abbassò lo sguardo. “Sì, mi dispiace per quello.”

“Perché mi hai evitata per giorni Elijah? Quando sono tornata sana e salva sei stato così dolce e premuroso. E poi ti sei chiuso a riccio, come fai di solito. Perché?”

“L’hai detto tu stessa” rispose lui abbozzando un sorriso e rialzando lo sguardo. “È quello che faccio di solito, quasi un’abitudine.”

Allison scosse il capo, gli si avvicinò e gli poggiò una mano su una guancia. “Non è colpa tua okay? Non è colpa tua se quella strega è stata in grado di prendermi, non è colpa tua se ci è voluto così tanto prima che riusciste a trovarmi.”

Lui le prese la mano tra le sue e le baciò con dolcezza la punta delle dita. “Forse non lo è ma odio il pensiero di te nelle mani di quella strega, sofferente e impaurita…”

“Hey con chi credi di parlare?” lo interruppe lei sorridendo. “Non ho affatto avuto paura. Sapevo che in un modo o in un altro avremmo fatto il culo a strisce a quella tizia.”

“Ti prego” rise l’Originale. “Modera il linguaggio. Certe parole non ti si addicono.”

La donna scosse poco il capo con un’espressione divertita sul viso. “Hai un’idea troppo elegante e raffinata di me El… io sono una cacciatrice; viaggio in auto, mangio in squallide tavole calde e spezzo le braccia a tutti i camionisti che allungano le mani nelle stazioni di servizio.”

“E sono tanti scommetto.”

“Un discreto numero, ma non sono interessata.”

Rimasero per un attimo in silenzio, occhi dentro occhi, ad un soffio l’uno dall’altra. Come in bilico su un filo sottile, in equilibrio sulla distanza di un bacio. Sarebbe bastato fare mezzo passo in avanti e le loro bocche si sarebbero incontrate nella penombra del corridoio, ma era complicato. Come ogni cosa bella lo era.

“So che vorresti sempre prenderti cura di tutti” sussurrò lei improvvisamente, distogliendo lo sguardo e rompendo il silenzio. “Ma non puoi farlo purtroppo. Non avrei permesso a quella strega di fare del male a te e ad Hayley perché so che tieni a lei ed io… io tengo a te.”

Elijah le prese il viso tra le mani, la costrinse quasi a guardarlo negli occhi e le sorrise dolcemente. “Tengo anche a te. Ti prego non farlo…”

“Fare cosa?”

“Pensare che c’è anche solo una singola cosa che non farei per tenerti al sicuro. Darei la mia vita per te, esattamente come la darei per Hayley.”

Allison si divincolò dalla presa di quelle mani forti e calde e indietreggiò di qualche passo.

“No Elijah, ti prego” gli disse riprendendo il controllo delle sue emozioni. “Se non sei sicuro di potermi dare tutto allora non darmi niente. Mi spezzeresti di nuovo il cuore e non credo che lo sopporterei.”

Lui le si avvicinò, fece un grosso respiro e le baciò la guancia con dolcezza. Poi in silenzio scese giù per le scale. Decise che forse era tempo di fare un grosso respiro e rimettere in ordine tutto, perché in quel momento di sicurezze ne aveva molte meno di quante ne sentisse il bisogno.

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Capitolo 9
*** -CAPITOLO 8- ***


Buona lettura :) e lasciatemi un commento ;)

bhj

-CAPITOLO 8-

 

 

 

 

 

“Hey” Elijah si fermò sulla soglia della porta della camera di Allison e sorrise dandole un’occhiata; era immobile sul letto in posizione supina, gli occhi fissi sul soffitto. “Cosa stai facendo?”

Lei fece un grosso respiro, poi alzò un dito e indicò in alto. “Lo sapevi che sul soffitto c’è una crepa che somiglia ad un furetto?”

“Un furetto…”

“Esatto. Guardo nello stesso posto da ore ma solo adesso l’ho notata.”

L’Originale scosse il capo, si avvicinò e le porse una mano. “Andiamo…”

“Dove?” chiese lei afferrandola e alzandosi piano.

“Sei rinchiusa in questa casa da quando Marcel ti ha trovata e ora ho un piccolo compito per te. Credo che sia arrivato al momento giusto oltretutto, considerato che vedi delle crepe a forma di furetto.”

Lei arricciò la bocca, mordicchiandosi l’interno della guancia. “Okay, di che si tratta?”

“Marcel ha trasformato alcune persone in vampiri visto che il suo gruppetto è morto quasi tutto durante… beh quando tu non c’eri. Ora i licantropi li minacciano e noi gli insegneremo a combattere.”

Allison lo seguì fuori dalla stanza mandando indietro i capelli mentre scendevano giù per le scale. “Hai notizie di Davina?”

“Nessuna nuova dall’ultima volta che me lo hai chiesto. Ha riportato in vita mio padre e poi ha lasciato la città e non si sa dove sia andata.”

“Credi che stia bene? Mikael non è esattamente la migliore delle compagnie.”

Elijah la aiutò ad indossare una giacca. “Se c’è una cosa che ho imparato su Davina Claire è che è più tosta di quel che sembra. Sono certo che sta bene.”

Allison annuì ma in realtà non era molto convinta; Elijah aveva ragione, Davina era una tosta ma Mikael era il peggiore tra gli Originali, capace persino di far impallidire Klaus nei suoi giorni peggiori.

Decise che avrebbe provato a richiamarla di nuovo una volta tornata a casa. Magari questa volta le avrebbe risposto.

Mise le mani nelle tasche della giacca e fece un grosso respiro. “Quanti sono esattamente questi vampiri a cui dobbiamo insegnare a difendersi? E soprattutto, perché Hayley non dice ai lupi di piantarla? Non è il loro Alpha o qualcosa del genere?”

“Lo è, ma questo particolare gruppo di lupi segue un altro leader.”

“Che sarebbe?”

“Mia madre.”

Allison sgranò gli occhi, poi scosse il capo salendo in auto.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Come possiamo imparare a difenderci da un branco di super lupi mannari in un solo giorno?”

Fu sul finire di quella domanda che due vampiri caddero in terra col collo spezzato facendo indietreggiare per riflesso tutti gli altri. Elijah rimase immobile al centro della stanza mentre Allison avanzava a passo deciso verso tutti loro.

“Regola numero uno!” esclamò l’Originale.

“Mai abbassare la guardia” concluse la cacciatrice per lui.

Marcel fece un grosso respiro, poi allargò le braccia. “Grazie tante,” mormorò. “Ma questa perla di saggezza non ci sarà di nessuna utilità.”

“Siamo qui per aiutarvi” disse loro Elijah, facendo cenno ad Allison di avvicinarsi.

Lei lo fece. “Io ti devo ancora un favore” ricordò a Marcel. “E se stai per dire che sono solo un’umana e che quindi non vi sono di nessuna utilità, ti consiglio di non farlo. Non mi piace essere sottovalutata.”

Elijah abbozzò un sorriso, abbassò lo sguardo per un attimo e quando lo rialzò tutti li fissavano perplessi.

Marcel tuttavia prese quasi tutti i vampiri e raggiunse l’esterno, lasciando Gia e Josh con Elijah ed Allison.

“Bene!” esclamò la cacciatrice togliendosi la giacca. “Chi vuole cominciare?”

Gia fu la prima a farsi avanti, colpendo a vuoto diverse volte prima di fermarsi col fiatone. Allison pensò che forse era il caso di dare a quei due una dimostrazione pratica.

Facendole cenno a Gia di andare a sedersi, si mise di fronte ad Elijah e accennò un sorriso.

Gli strizzò l’occhio, gli girò intorno per un po’ e poi fece la sua mossa. Il primo colpo prese in pieno la parte destra del viso del vampiro, il secondo venne bloccato giusto in tempo.

“Il combattimento è come una danza” disse Elijah mentre sia lui che Allison si rimettevano in posizione stavolta però lui di fronte a Gia e lei davanti a Josh. “Ha un ritmo preciso.”

Sia Gia che Josh si mossero e i colpi di entrambi furono parati.

“Dovete trovare quello giusto” spiegò Allison avanzando di qualche passo verso il suo alunno. “I vostri sensi sono amplificati, imparate ad ascoltare tutto ciò che vi circonda.”

Crescendo” mormorò Elijah quando Gia colpì di nuovo. “E quando lo avrete  trovato.”

Con velocità lei lo spinse contro il muro e lo bloccò con un braccio all’altezza del collo e uno all’altezza del cuore. “Lo cambiamo…”

“Molto bene” Elijah sorrise afferrandole un braccio. “Ora scegli, il cuore o la testa. Niente di tutto questo significa qualcosa se non riesci ad uccidere.”

La ragazza lo guardò negli occhi per un lungo istante, poi scosse il capo indietreggiando appena. “Non so se riesco a farlo.”

“Ci riuscirai quando dovrai, per sopravvivere.”

“Ehm… ragazzi” Josh attirò la loro attenzione. “Qualcosa non va qui. E giuro che io non c’entro nulla.”

L’Originale si voltò giusto in tempo per vedere Allison sanguinare dal naso. Le mani le tremavano mentre se ne portava una al viso per pulire via il sangue.

“Allison” le disse raggiungendola. “Che ti prende?”

Lei chiuse per un lungo secondo gli occhi, quando li riaprì Josh le stava porgendo un bicchiere di acqua dal quale bevve un lungo sorso.

“Grazie” gli sussurrò alzandosi piano, lasciando che Elijah la aiutasse. “Sto bene.”

“No, non è vero.”

“Sì invece, te lo assicuro. Sono semplicemente fuori forma e il mio corpo è ancora un po’ provato dopo… beh dopo la mia piccola gita nella casa stregata. Sto bene e Josh non ha ancora imparato nulla. Credo che sarà più dura del previsto con lui.”

La cacciatrice gli diede un colpetto sul petto, con un sorriso lo sorpassò ma si fermò poggiandosi alla colonna di cemento nel centro della stanza; le girava la testa e aveva freddo.

“Hey hey” Elijah le fu subito accanto. “Perché non ti metti seduta per un po’?”

“Sto bene, davvero. Datemi solo un secondo.”

La donna fece un grosso respiro, poi riacquistò colore e tutto nel suo corpo sembrò tornare alla normalità. Sorrise ad Elijah per tranquillizzarlo e bevve un altro po’ di acqua. Davanti ai suoi occhi passarono le immagini di quei mesi in balia della follia di quella strega.

Le succedeva ogni tanto, da quando era tornata, ma decise che quel dettaglio se lo sarebbe tenuta per sé. Sarebbe passato, ne era sicura, non era necessario spaventare anche l’Originale, che ora la fissava preoccupato.

“Chi è pronto per un altro round?” chiese alzando le mani, cercando di apparire calma e serena.

“Possiamo riprovare” le disse Josh stringendosi nelle spalle. “Ma devo avvisarti che potrei non imparare nulla. Io non sono bravo a combattere.”

“Nemmeno io lo ero,” rispose lei avvicinandosi. “Ma imparerai o morirai. A te la scelta.”

Il ragazzo, Allison si chiese quanti anni avesse, respirò a fondo e si mise in posizione. Si trattava di vivere o morire e lui di andarsene all’altro mondo non aveva proprio voglia.

Beh tecnicamente era già morto, ma erano dettagli.

Seguendo il consiglio di Allison si mise in ascolto dei suoni intorno, di ogni piccolo rumore e con sua grande sorpresa, anzi con grande sorpresa di tutti i presenti, schivò il colpo che la cacciatrice provò a dargli e spinto dall’istinto la atterrò accertandosi però di non farle battere la testa.

Allison gemette di dolore, poi rise guardandolo.

“Molto bene” gli disse quando lui la lasciò. Rialzandosi si spostò i capelli indietro e si posizionò davanti a Gia. “Tempo di scambiarci i posti” mormorò.

Gia la guardò con occhi curiosi e lei pensò che sarebbe stato divertente.

 

 

 

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Capitolo 10
*** -CAPITOLO 9- ***


NDA: Lasciatemi un commento :) e in fondo l'outfit di Allison :D buona lettura, Roby.

bftp

-CAPITOLO 9-

 

 

 

 

 

Bruciava come il fuoco, la sua pelle era arrossata e si riempiva di macchie scure ad ogni passo che faceva. Correva, correva e non sapeva nemmeno da quanto. Ma non importava quanto veloce andasse, quell’oscurità sembrava raggiungerla sempre e comunque.

La avvolgeva e le faceva male. Non ne poteva più. Si nascose ma non servì a nulla. Così venne colpita di nuovo.

 

 

Allison si svegliò di soprassalto, la mano sul petto, all’altezza del cuore. Col viso bagnato di lacrime accese la luce sul comodino e si passò una mano sul viso.

Non aveva idea quanto fosse durato quell’incubo di cui era stata prigioniera, e non aveva idea quanto avrebbe potuto andare avanti in quel modo, quanto meno senza che qualcuno se ne accorgesse.

Aveva una grande quantità di cose da fare; trovare Davina, trovare la strega che ancora la voleva morta e farla fuori, chiamare Sam, Cass e Dean e far sapere loro che stava bene, trovare il modo di andarsene da lì per non portare in quella casa anche i suoi di nemici… eppure di tutte quelle cose non riusciva a fare assolutamente nulla.

I ricordi di quelle settimane in balia di quella strega la sconvolgevano in un modo capace di farle perdere il controllo e lei non poteva permetterselo.

“Allison” si sentì chiamare. Ma la porta si aprì prima che potesse rispondere ed Elijah fece il suo ingresso ancora in pantaloni scuri e camicia azzurra. Senza cravatta e con un’aria meno formale del solito; e in mano un bicchiere di bourbon.

“Elijah, cosa… cosa fai ancora in piedi?”

Lui le si avvicinò e si mise a sedere sul letto. “Non riuscivo a dormire e ti ho sentita… piangere.”

La donna deglutì a vuoto, poi gli prese il bicchiere di mano e bevve tutto d’un sorso il contenuto. “Ho avuto un incubo” gli fece sapere stringendosi nelle spalle. “Tutto qui.”

“Che tipo di incubo? Qualcosa che ha a che fare con i tuoi mesi lontana, con quella maledetta strega?”

“Più o meno” Allison si mise di nuovo supina. Fissando il soffitto si ritrovò a chiedersi se era davvero il caso di dirgli tutta la verità oppure se era meglio tenerla per sé. Non la sapeva neppure lei, non completamente almeno. “Sto bene, dico davvero. Mi dispiace di averti fatto preoccupare.”

“Non devi scusarti” le disse Elijah prendendole di mano il bicchiere vuoto. “Vuoi che me ne vada?”

Lei scosse il capo. “No, vorrei che rimanessi perché ho qualche domanda.”

“Chiedi pure.”

Allison si girò di lato per guardarlo e gli sorrise. “Mi è parso di capire che domani ci sarà una specie di festa.”

“Più che altro è una cena di riconciliazione. Hayley e il suo branco e i vampiri si stanno di nuovo facendo la guerra da quando mia madre è tornata. Vogliamo riportare l’equilibrio.”

“Quindi la casa sarà piena di esseri soprannaturali domani.”

“Sì, ma nessuno di loro ti farà del male, te lo assicuro.”

“Vuoi dire che devo partecipare anche io?” la cacciatrice sgranò gli occhi mettendosi di nuovo a sedere al centro del letto. “Non so se sono in vena.”

Elijah le baciò una mano. “È importante che tu partecipi. Voglio che tutti sappiano che sei una di famiglia e che se si mettono contro di te si mettono contro tutti noi.”

“Elijah…”

“Per favore,” la interruppe lui poggiandole una mano sul viso. “Puoi farlo per me?”

Allison chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suo tocco delicato ma deciso. Pensò, mentre istintivamente avvicinava il viso al suo, che sapeva già come sarebbe andata a finire e cioè con lei col cuore spezzato.

Alzò una mano e gli poggiò due dita sulle labbra mentre le loro fronti si incontravano.

“Perché finiamo sempre così io e te?” gli chiese. “Ad un soffio l’uno dall’altra. Incapaci di fare un passo avanti e per nulla intenzionati a farne uno indietro.”

L’Originale le sfiorò le labbra con le proprie senza però toccarle davvero. “Non lo so” sussurrò. “Ma voglio che tu sappia una cosa, Allison.”

“Cosa?”

“Fa’ male anche a me.”

Allison sospirò, poi deglutì a vuoto e si allontanò da lui. “Forse dovrei provare a dormire” gli disse. “E dovresti anche tu.”

L’Originale annuì, facendo un grosso respiro si alzò e lasciò la stanza.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Quella piccola festa, anche se Elijah l’aveva chiamata in un altro modo, era riuscita piuttosto bene. I vampiri e i licantropi avevano deciso di partecipare numerosi e così l’atrio di quella grande casa era pieno zeppo di esseri soprannaturali alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo quello perduto.

Allison sapeva che Elijah voleva che partecipasse ma non era proprio in vena di festeggiamenti.

Indossò il suo cappotto e sospirò legandosi i capelli. Era tesa e stanca e vedere Hayley sulla porta, riflessa nello specchio, non fece altro che peggiorare il suo umore.

Sapeva che lei non aveva alcuna colpa, al cuore non si comanda, ma non poteva fare a meno di sentirsi in quel modo. Quel dannato viso imbronciato poi…

“Cosa posso fare per te?” le chiese mettendosi il cellulare in una tasca, poi qualche dollaro nell’altra.

“Stai uscendo per caso?”

“Hai indovinato” Allison sorrise voltandosi a guardarla. “Bel vestito. Il rosso ti dona” continuò indicandola con un dito.

“Cos’hai che non va?” chiese l’Ibrida di rimando. “Sei nervosa da stamattina, sfuggente e scontrosa.”

“Non dormo molto bene ultimamente e questo si riflette sul mio umore. Ora, se vuoi scusarmi, vado a prendere una boccata d’aria.”

“C’è una taglia sulla tua testa, dopo quello che ti è successo non hai capito che non è prudente uscire da sola, per te?”

Allison allargò le braccia. “Quasi tutti gli esseri soprannaturali della città sono in questa casa stasera, sono più al sicuro fuori.”

La sorpassò sulla porta e scese giù per le scale in tutta fretta. Hayley la seguì a breve distanza arrivando al piano di sotto giusto in tempo per assistere all’inizio di un litigio tra Oliver, il migliore amico di Jackson, e uno dei nuovi ragazzi di Marcel.

“Smettetela!” esclamò Elijah afferrando Oliver e sbattendolo di faccia su un tavolo. “Siamo qui per ricostruire l’equilibrio e la pace che ci sono stati tolti.”

Hayley scosse il capo chiudendo gli occhi, quando li riaprì Jackson teneva Allison puntandole un coltello al viso.

“Jack!” esclamò guardandolo. “Lasciala andare, subito.”

“Non fin quando il tuo amico non lascia andare Oliver” rispose il lupo. Poi si rivolse ad Allison. “Scusa tesoro, ma sono certo che tu sia la seconda persona a cui lui tiene di più in questo posto. Niente di personale.”

Allison arricciò la bocca. “Ti sbagli sai…”

“Non credo, ho visto il modo in cui ti guarda.”

“Non mi riferivo a quello” la cacciatrice rise nervosamente. “Non so come funziona nel mondo fangoso da cui venite voi lupi, ma nel mio se mi attacchi e mi minacci diventa decisamente personale. Oltretutto, mi dispiace dirtelo ma mi hai beccata in un giorno in cui sono davvero davvero di cattivo umore. E questo non è un bene, per te.”

Con un movimento deciso Allison abbandonò indietro la testa e Jackson lasciò la presa tenendosi il naso sanguinante. La cacciatrice si voltò, con agilità gli sfilò il coltello di mano e lo bloccò faccia contro il muro piegandogli indietro il braccio fin quando non lo sentì gemere di dolore.

“Ti ho già detto che oggi sono di cattivo umore?” gli sussurrò stringendo più forte il braccio. “E io non sono seconda a nessuno.”

“Ah!” esclamò Klaus arrivando da chissà dove con in mano un bicchiere di champagne. “Tu sì che sai come movimentare le cose, dolcezza.”

“Allison, lascialo andare. Ora!” le intimò Hayley mentre gli occhi le si illuminavano di una luce non umana.

“Oppure cosa? Mi morderai?” la cacciatrice sfidò il suo sguardo per un lungo istante, poi con forza piantò il coltello in una sedia lì accanto e lasciò andare Jackson. “C’è qualcun altro che ha voglia di minacciarmi?”

Nessuno si mosse, neppure il tizio che Elijah aveva lasciato andare. Nessuno di loro.

“Bene!” esclamò Allison. “Per chi non mi conoscesse, sono Allison Morgan. Sì” confermò quando si alzò un leggero brusio. “Quella Allison Morgan. C’è una taglia sulla mia testa e io ho smesso di nascondermi. Quindi fate sapere a tutti che sono in città e provate a prendermi se ci riuscite.”

Senza aggiungere altro mise le mani nelle tasche del cappotto e lasciò la casa, dietro di sé un Klaus divertito e un Elijah preoccupato.


festa

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Capitolo 11
*** -CAPITOLO 10- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un commento ;)

ghgj

-CAPITOLO 10-

 

 

 

 

 

“L’hai trovata?” Elijah raggiunse Klaus non appena lo vide rientrare. Guardò dietro di lui, sperando di vederla ma lei non c’era.

Erano passate ore da quando Allison era uscita in preda ad una rabbia che le aveva visto poche volte sul viso, negli occhi. Il pensiero che le fosse successo qualcosa lo innervosiva e terrorizzava.

Quando sarebbe tornata, si disse, avrebbero dovuto chiarire alcune cose. Perché lei sarebbe tornata… doveva.

“Ho cercato dappertutto ma di lei non c’è traccia, sembra svanita nel nulla” l’Ibrido si lasciò cadere sul divano, preda degli stessi pensieri di suo fratello ma cercando di non tradire alcun nervosismo. La sua unica amica era lì fuori e in molti la volevano morta, ma era in gamba e sicuramente se la sarebbe cavata. “Tornerà dopo aver sbollito la rabbia. Non preoccuparti.”

Elijah si voltò a guardare Jackson e nel suo sguardo Hayley vide paura. Si accorse che non aveva capito, fino ad allora, quanto l’Originale tenesse a quella donna anche se era chiaramente visibile sul suo viso.

“Sono certa che sta bene” gli disse cercando di rassicurarlo.

Lui annuì passandosi una mano sul viso e fu allora che Allison entrò in casa con le mani nelle tasche del cappotto, i capelli ancora perfettamente legati e un’espressione indecifrabile sul viso.

“Dove sei stata?” gli chiese allargando le braccia. “Ti cerchiamo da ore. Pensavamo che ti fosse successo qualcosa.”

La donna si fermò davanti a loro e si schiarì la voce. “Avevo bisogno di stare da sola. Ho fatto una lunga passeggiata e poi mi sono rifugiata in un bar a bere soda.”

“Soda?” ripeté Klaus abbozzando un sorriso. “Lo sai che con quella non ti ubriachi vero?”

“Ah-ah” mormorò lei facendogli una specie di smorfia. “Da sbellicarsi dal ridere.”

Jackson, fino a quel momento in silenzio, si alzò e le si avvicinò di qualche passo. “Hey” le disse. “Senti, mi dispiace per prima. È stato un momento di… stupidaggine. Credevo che fosse stato il vampiro ad attaccare briga e mi sono sentito in dovere di difendere Oliver, ma ho scoperto che è stato lui ad iniziare e…”

“Queste sono le scuse più brutte e insensate che mi abbiano mai fatto. Mi hai minacciata con un coltello e ti stai scusando per aver… capito male la situazione?” lo interruppe Allison. “Risparmiami ti prego.”

Il lupo indietreggiò, le mani alzate mentre Hayley gli sorrideva gentile.

Elijah invece le si mise davanti. “Allison tu ed io dobbiamo parlare.”

“Magari quando tornerò in città la prossima volta, okay?”

“Che vuoi dire?”

“Non ho bevuto soda perché non avevano alcool, ho evitato di bere perché devo guidare e ho pensato che fosse meglio farlo da sobria.”

Klaus si alzò e con le mani incrociate dietro la schiena affiancò suo fratello. “E dove pensi di andare?”

“Non lo so” rispose lei stringendosi nelle spalle. “Non so se riuscirò a seminare la strega che mi vuole morta e non so tornerò a casa mia o se invece mi trasferirò da qualche parte alla ricerca di una vita normale. Non so nulla al momento, eccetto una cosa: non rimarrò qui un minuto di più. Ora, se volete scusarmi, vado a fare le valigie.”

Si allontanò salendo su per le scale e dopo aver scambiato una rapida occhiata con suo fratello Elijah la seguì fin dentro la sua stanza.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Credo che dovresti rimanere” le disse chiudendo la porta alle sue spalle. “Allison, guardami” aggiunse quando vide che lei continuava a preparare i bagagli, senza guardarlo.

Sentiva il cuore della bella cacciatrice battere all’impazzata, un ritmo furioso da fare quasi paura.

Quegli occhi pieni di tristezza, le guance arrossate, le mani tremanti mentre sistemava le sue cose alla rinfusa, impaziente di finire.

Non avrebbe saputo dire perché, ma in quel momento gli tornò alla mente un ricordo, il ricordo del loro primo incontro.

 

 

MYSTIC FALLS – 5 ANNI PRIMA

 

Perché avesse accettato di partecipare a quella festa a dire il vero non lo sapeva; non era stato perché Damon le aveva chiesto di andarci perché Esther che voleva vedere Elena significava sicuramente che la giovane donna era in pericolo. Forse ci era andata semplicemente perché le piaceva l’idea di mettersi in tiro, di indossare un bel vestito e provare a divertirsi.

Solo che di divertente in quella festa, una volta arrivata non ci aveva trovato assolutamente nulla. La famiglia degli Originali aveva accolto gli ospiti in piedi sulla scala, la madre al centro, tutti i figli ai lati, vestiti in modo elegante, con l’aria fiera e l’espressione di chi ha il pieno controllo della situazione.

Erano tutti belli, quasi regali ma se di Klaus sapeva già qualcosa, degli altri non sapeva assolutamente nulla, eccetto che erano più equilibrati dell’Ibrido irrequieto.

Mentre beveva da una coppa di champagne si accorse che uno di loro era sulla pista da ballo, stretto da una donna di mezza età che continuava a parlare. Lui la guardava, ma Allison ebbe le sensazione che non stesse ascoltando neppure una parola di quello che stava dicendo.

Senza pensarci, quasi in automatico, si mosse e li raggiunse.

“Salve,” disse attirando l’attenzione di entrambi, della signora soprattutto. “Ballate così bene che mi è venuta voglia di provare, le dispiace?” chiese proprio a lei indicando il vampiro con un gesto discreto del capo.

“Oh ma certo!” esclamò la donna indietreggiando appena. “Ne approfitterò per riposarmi un po’ in attesa del prossimo ballo” concluse allontanandosi, lanciando uno sguardo malizioso all’uomo prima di voltarsi e sparire tra la gente.

Allison sollevò un sopracciglio, poi volse lo sguardo all’Originale che era rimasto sulla pista. “Mi sembrava che avessi bisogno di aiuto e visto che mi piace aiutare la gente ho pensato che era il caso di darti una mano.”

Elijah sorrise inumidendosi le labbra con la punta della lingua e le porse la mano. Lei la accettò e si lasciò condurre al centro della pista da ballo sollevando poco il vestito che indossava per non inciampare.

“Ed esattamente chi devo ringraziare per questo salvataggio?” chiese il vampiro, ed Allison notò che aveva una voce calma e sensuale.

“Allison Morgan” rispose cercando di seguire la musica.

Lui sembrò illuminarsi. “Mio fratello Niklaus mi ha parlato di te,” le disse. “So che hai contribuito a risolvere alcune questioni che riguardavano mio padre.”

Allison annuì. “Sì l’ho fatto, ma stasera mi piacerebbe parlare di altro, voglio essere solo Allison e non Allison la cacciatrice.”

“Va bene” Elijah sussurrò facendola girare su se stessa, poi la strinse con decisione poggiandole una mano sulla schiena lasciata scoperta dal vestito. “Allora grazie Allison, quella signora sembra molto gentile ma parla troppo. Stavo per soggiogarla affinchè facesse silenzio.”

Lei rise e fu allora che Elijah notò le deliziose fossette che le spuntarono sulle guance. “È stato un piacere misterioso originale di cui non so ancora il nome.”

“Elijah Mikaelson” rispose subito lui.

Si fissarono per alcuni istanti, poi lei parlò.

“Forse dovresti soggiogarmi affinchè balli bene, non sono proprio capace e credo che anche gli altri invitati se ne siano accorti, visto che mi sento tutti gli occhi addosso.”

“Non credo che ti stiano guardando perché non sai ballare,” gli fece notare lui. “Credo che ci guardino perché sei la donna più bella della festa e perché la musica è finita da un pezzo ormai.”

Allison si fermò, costringendo anche lui a farlo. Si guardò intorno, tutti quegli occhi che la fissavano la mettevano a disagio eppure, si accorse, non riusciva a staccarsi da Elijah. Il suo sguardo si posò infine su Elena; sorrideva guardandoli, mentre Stefan e Damon la osservavano confusi.

“Sarà meglio che vada ora,” disse facendo un grosso respiro. “Grazie del ballo, Elijah” sorrise prima di allontanarsi.

Gli occhi dell’Originale la seguirono fin quando non riuscì più a vederla.

 

 

 

“Io non credo proprio!”

Fu la voce di Allison a riportarlo alla realtà e con un gesto rapido la donna chiuse il bagaglio e prese le poche cose che erano rimaste sulla scrivania.

“Allison,” cercò di ragionare lui. “Non voglio saperti da sola lì fuori, non con una strega che ti vuole morta e tutti gli esseri soprannaturali del pianeta che faranno di tutto per accontentarla. Ti prego, rimani.”

“Non posso” lei scosse il capo guardandosi intorno per accertarsi di non aver scordato nulla. “Ma grazie dell’invito.”

Elijah fece un grosso respiro, si passò una mano sul viso e parlò. “Che significa che non puoi? Dammi una sola motivazione, una soltanto, a causa della quale non puoi rimanere.”

“Elijah, ti prego, lascia perdere.”

“È perché pensi che ci metterai in pericolo forse? Sappiamo badare a noi stessi e…”

“È perché ti amo!” urlò quasi lei. “Non ho mai smesso e non ce la faccio più. Non ce la faccio più a vederti con… con Hayley. Non ci riesco, mi fa male, okay?”

L’Originale rimase immobile, in silenzio. In fondo pensò che lo sapeva ma sentirglielo dire era tutta un’altra cosa.

“Ora che lo sai” disse ancora lei. “Posso andare? Ti prego.”

La sua voce era spezzata, gli occhi pieni di lacrime. Elijah pensò che voleva abbracciarla, pensò a cosa dire ma prima che potesse parlare la porta si aprì.

“Rebekah ha chiamato” disse Klaus agitato. “Forse nostra madre l’ha trovata.”

“Hope” mormorò Elijah guardandolo. “Dobbiamo raggiungerla.”

“Hayley è già pronta per partire e Jackson è andato via” gli fece sapere il fratello.

Il maggiore dei Mikaelson si voltò a guardare di nuovo Allison. “Io…”

“Vai” gli disse lei. “Fate attenzione.”

Lui le baciò una mano. “Ti prego non andartene finché non torno.”

La casa si svuotò dopo pochi minuti. Allison pensò che quello fosse il momento perfetto per andarsene via, senza addii e senza discorsi.

Eppure, rimase.

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Capitolo 12
*** -CAPITOLO 11- ***


Wyrd_ me lo hai chiesto e ti ho accontentata ;) buona lettura a tutti :)

BP

-CAPITOLO 11-

 

 

 

 

 

Impossibile le aveva detto Marcel, che tu riesca a colpirmi bendata. Così Allison si era sentita quasi in dovere di dargli una dimostrazione concreta di quello che sapeva fare.

Gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi e sospirò versandosi un bicchiere di acqua che bevve tutto d’un sorso. Era stanca e si sentiva spossata ma quantomeno non era costretta a rimanersene chiusa in casa se Marcel era lì a farle compagnia. Era questo il termine che usavano adesso, da quando Allison aveva messo in chiaro che la parola guardiano non le piaceva affatto.

“Com’è possibile?” le chiese per l’ennesima volta il vampiro scuotendo il capo. Sbalordito, forse anche un po’ infastidito dall’essere stato messo al tappeto da una donna tanto minuta in confronto a lui, e umana per lo più.

“Mi sono allenata moltissimo nel corso degli anni, Marcel” rispose lei sistemandosi le bende con cui si era fasciata le mani. “Se sei un essere umano che combatte contro il soprannaturale parti svantaggiato a prescindere. Voi avete dei poteri, delle abilità che io non ho. Non posso battervi con la forza quindi uso l’astuzia e utilizzo al massimo tutti i miei sensi. Tu sei veloce e sei forte ma respiri e muovendoti muovi anche l’aria intorno quindi in qualche modo ti percepisco.”

Lui la fissava perplesso, un sopracciglio alzato e un’espressione indecifrabile sul viso. Era piena di soprese Allison Morgan, e lo aveva potuto appurare negli ultimi dieci giorni; giorni in cui aveva trascorso molto tempo da quel lato del fiume aiutandolo ad allenare i suoi vampiri.

“Continuo ad essere senza parole” le confessò sinceramente tirando fuori da sotto il mobile bar una bottiglia di vodka. “Ti va di bere qualcosa di più forte dell’acqua? O è ancora troppo presto per te?”

Allison guardò l’orologio; segnava le nove del mattino. Troppo presto per un bicchierino di vodka, ma in fondo, si disse, non doveva rendere conto a nessuno.

“Da qualche parte nel mondo è l’ora giusta,” gli disse. “Quindi versa pure.”

Marcel lo fece con un sorriso e le porse il bicchierino. La guardò berlo tutto d’un fiato, poi guardare il suo cellulare per la centesima volta da quando avevano iniziato ad allenarsi un’ora prima.

Pensava di sapere che telefonata stesse aspettando ma non glielo avrebbe chiesto perché dubitava che gli avrebbe risposto.

Inoltre, ricordò, aveva avuto una dimostrazione piuttosto chiara di quanto fosse suscettibile riguardo all’argomento, il giorno che Klaus ed Hayley erano tornati in città senza Elijah.

 

 

 

QUATTRO GIORNI PRIMA

 

 

I vampiri di Marcel si stavano allenando con Allison quando Klaus era arrivato. L’Ibrido si era fermato a guardarla con un sorriso divertito sul viso mentre lei atterrava Josh per la terza volta in due ore.

Marcel doveva ammetterlo, tre erano meno delle volte che immaginava sarebbe finito al tappeto.

“Ottimi riflessi! Come sempre” mormorò l’Originale incrociando le mani dietro la schiena. “Lasciatevelo dire,” continuò rivolto ai vampiri. “State decisamente imparando dalla migliore… dopo di me ovviamente.”

Allison ridacchiò, poi fece un cenno a Marcel e si allontanò poco con Klaus.

“Siete tornati” gli disse. “È tutto okay?”

Lui annuì. “Tutto sotto controllo ma Elijah è rimasto lì ancora per un po’, mi ha detto di darti questo.”

La cacciatrice afferrò il bigliettino che Klaus le porgeva e sospirò aprendo delicatamente la busta che conteneva il cartoncino chiaro.

 

Tornerò appena possibile.

Per favore, aspettami prima di decidere qualunque cosa.

 

Con un movimento lento rimise il biglietto dentro la bustina e guardò il suo amico. “Elijah si è preso qualche giorno in più perché c’è ancora bisogno della sua presenza oppure perché vuole ritardare la mia partenza?” gli chiese. Poi alzò un dito e glielo poggiò sul petto. “E non mentirmi.”

Klaus fece un grosso respiro. “Entrambe le cose, se lo chiedi a me.”

“Maledizione!” la donna si tolse le bende dalle mani, con rabbia afferrò la sua felpa e la indossò mentre andava via.

 

 

“Ancora?” le chiese Marcel alzando la bottiglia.

Lei scosse il capo e gli sorrise. “No, grazie” disse. “Ti va un altro round?” gli chiese prima che il suo cellulare prendesse a squillare.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Finalmente ti sei deciso a telefonarmi” fu la prima cosa che gli disse quando rispose. “Esattamente, perché ti ci sono voluti tre messaggi di testo e almeno una dozzina di telefonate prima che mi richiamassi?”

Dall’altra parte ci fu un sospiro, poi una specie di risatina. “Anche per me è bello sentire la tua voce…” mormorò.

“Trovi tutto questo divertente, Elijah? Perché io non mi diverto affatto. Mi stai trattando come fossi un burattino in mano al suo burattinaio. Mi chiedi di aspettare il tuo ritorno prima di decidere cosa fare, mi dici che tornerai presto ma, sorpresa delle sorprese, tutti tornano a New Orleans tranne te che mi mandi un bigliettino criptico in cui mi chiedi di nuovo di aspettare che tu torni” gli disse tutto d’un fiato. “Credi che sia un gioco per caso? Credi che trovi piacevole mettere la mia vita in stallo in attesa che tu decida…”

“Decida cosa?” la interruppe lui.

“Qualunque cosa tu debba decidere!” esclamò lei infastidita dal tono divertito dell’Originale.

Seguì un attimo di silenzio, poi Elijah parlò. “Sarò a casa domani, i bagagli sono già pronti e caricati in auto e, Allison io…”

Tutto quello che Allison sentì dopo, fu il rumore assordante di un’esplosione.

“Elijah!” lo chiamò. “Elijah che succede?”

Riattaccò mentre Marcel la raggiungeva e insieme a lui uscì diretta alla tenuta.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, mentre tutti aspettavano l’arrivo di Elijah, Camille e la piccola Hope nel grande atrio, Allison si ritrovò a pensare che, qualunque cosa l’Originale le avesse detto una volta arrivato, era davvero arrivato il momento che lei se ne andasse.

La paura che aveva provato quando aveva sentito quell’esplosione al telefono le aveva in un certo senso aperto gli occhi.

Era innamorata di Elijah Mikaelson, lo era da sempre e quell’amore la stava logorando. Non le piaceva la sensazione che provava, non le piaceva per niente. Era una specie di intenso solletico che però non la faceva ridere, le rigava solo le guance di lacrime.

Quando il maggiore dei Mikaelson varcò la soglia di casa accompagnato da quella giovane barista che Allison conosceva appena, con in braccio quella bellissima bambina che era finalmente tornata a casa, tutto quello che la cacciatrice riuscì a fare fu sospirare di sollievo prima di lasciarli da soli e salire a rifugiarsi in camera sua.

Sentire bussare alla porta, qualche minuto dopo, non la sorprese. Vedere Elijah sporco ma vivo la spinse sull’orlo delle lacrime.

“Sto bene” le sussurrò lui rimanendo immobile davanti alla porta chiusa.

“Ti detesto” rispose lei. “Dal più profondo del mio cuore.”

“Allison…”

“No!” esclamò lei avanzando di qualche passo, fino a raggiungerlo. “Non ti è permesso rimanere coinvolto in un’esplosione, non ti è permesso rischiare la vita. Non se io sono qui ad aspettarti. Non ti è permesso spaventarmi così, hai capito?”

Gli puntò le mani sul petto, a palmi aperti quasi volesse spingerlo via, ma non fece alcuna pressione. Scoppiò in lacrime ed Elijah sapeva che quel pianto non era solo causato dallo spavento che si era presa, era tutto un insieme di cose che si era tenuta dentro e che adesso stava lasciando uscire fuori.

“Sto bene” le disse prendendole il viso tra le mani, la voce spezzata. Vederla in quello stato gli faceva male e gli faceva tenerezza. “Sto bene” ripeté asciugandole il viso.

Si chiese se gli era permesso baciarla, perché voleva disperatamente farlo in quel momento. Ma chiederglielo gli sembrava fuori luogo.

Così, semplicemente, lo fece. Poggiò la bocca sulla sua e sorrise felice quando lei dischiuse le labbra lasciandosi andare.

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Capitolo 13
*** -CAPITOLO 12- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un commento ;) in fondo l'outfit di Allison

hajak

-CAPITOLO 12-

 

 

 

 

 

Giallo!

Forse non era il colore più adatto ad un matrimonio, ma ad Allison era sempre piaciuto e quel vestito, le avevano detto, metteva in risalto le sue forme e il castano caldo dei suoi capelli.

Non ne era del tutto certa ma non aveva molta altra scelta; il suo intero guardaroba era andato perduto quando la sua auto era esplosa mesi prima e quando aveva deciso di rifornirlo comprare dei vestiti eleganti non le era neppure passato per la testa.

Una cacciatrice del soprannaturale aveva bisogno di indumenti comodi, combattere i mostri sui tacchi alti e con un vestito stretto e corto non era certo il modo migliore.

Si guardò un’altra volta allo specchio e sospirò; quel vestito era davvero bello e le piaceva. Non si era mai preoccupata molto del giudizio degli altri ma sperava che anche ad Elijah piacesse.

Alzò due dita e se le poggiò sulle labbra, ripensando a quel bacio che si erano scambiati due giorni prima, chiedendosi cosa significasse. Poteva essere un inizio oppure una fine. Oppure un semplice momento di debolezza. Lei non lo sapeva e il dubbio le faceva paura. Ma più di tutto le faceva paura l’idea di scoprirlo. Soprattutto ora che Hayley si sposava…

Aveva come la sensazione che quel matrimonio avrebbe messo Elijah davanti ai suoi veri sentimenti, spazzando via ogni residuo di confusione e, temeva, spazzando via anche lei.

Incapace di controllare i suoi pensieri, come le capitava fin troppo spesso ultimamente, le tornò alla mente il loro primo bacio.

 

 

LOS ANGELES – 5 ANNI E MEZZO PRIMA

 

 

“Quindi è questo che fai nel tuo tempo libero?” Elijah si fermò per cederle il passo, poi la seguì e le si rimise a fianco appena possibile.

Lei sorrise mangiando l’ultimo cucchiaino di gelato, poi gettò quello che rimaneva in un cestino e si strinse nelle spalle. “Sembra quasi che tu sia sorpreso. Cosa ti aspettavi che facessi esattamente nel mio tempo libero?”

“Non lo so a dire il vero,” replicò lui. “Ma non mi aspettavo che aiutassi persone che hanno perso tutto a ricostruirlo, quel tutto.”

“Sono privilegiata sotto il punto di vista economico e di tutti i soldi che mi sono rimasti dopo la morte dei miei genitori non so davvero che farmene; sono una cacciatrice del soprannaturale, non ho bisogno di molto per sopravvivere. Così li utilizzo per fare del bene a chi ne ha bisogno.”

“Come quella giovane coppia a cui stai praticamente ricostruendo la casa dopo che la loro è andata distrutta” riassunse Elijah. “Avremmo potuto far prima se solo mi avessi permesso di comprarne loro una nuova.”

Allison scosse il capo energicamente. “Potrei comprarla io stessa, ma non è questo il punto. Quel posto è speciale per loro, e tutti dovrebbero avere un posto così… un posto che li rende felici.”

L’Originale si perse per un attimo in quegli occhi nocciola, ammaliato dalla luce che emanavano, intrigato dal movimento lento di quelle labbra rosate. Cercare quella donna che conosceva appena era stata una follia ma si accorse che potendo tornare indietro lo avrebbe rifatto.

Non aveva smesso di pensare a lei neppure per un istante da quando era ripartita dopo quel ballo a Mystic Falls. E non era solo perché era dannatamente bella, era qualcosa di più.

“Sto per fare una cosa adesso” le disse avvicinandosi a lei, prendendole una mano e poggiandosela sul petto. “Non credo sia questo il caso, ma se avessi frainteso… ti prego di perdonarmi.”

Lei abbozzò un sorriso piegando poco il capo. Credeva di sapere a cosa si riferisse ma non disse nulla.

Attese.

Il tocco delle labbra di Elijah sulle sue fu delicato, quasi insicuro. Ma quando la mano sul suo petto si spostò tra i suoi capelli, ogni cosa cambiò. Fu come se il mondo tutto intorno si fosse fermato per un attimo, proprio lì mentre baciava uno degli uomini più affascinanti che avesse mai incontrato, Allison si chiese quanto folle fosse quello che stava facendo.

Lo era tanto, forse troppo. Ma non gliene importava assolutamente nulla.

 

 

 

“Bel vestito” sentì mormorare.

Sobbalzando appena si voltò e vide Klaus fermo sulla soglia della porta, le braccia incrociate sul petto, un sorriso sul viso. “Grazie” gli disse. “Credi che il giallo sia… troppo? Voglio dire, non so che tipo di matrimonio sarà. Tutto quello che so è che si tratta di una specie di magico rituale oltre che di due persone che convolano a nozze.”

“Stai benissimo” la rassicurò l’Ibrido. “Come sempre.”

Allison sorrise e continuando a guardarlo fece un grosso respiro. “Tua figlia è davvero bellissima” gli disse con dolcezza. “Una bambina così solare e socievole. Non credo di avertelo ancora detto, ma sono incredibilmente felice per te, e per Hayley anche.”

“Grazie” Klaus sorrise avvicinandosi a lei di qualche passo. “Non sono un tipo sentimentale ma mia figlia… posso affermare con assoluta certezza che lei è capace di tirare fuori il meglio di me. O il peggio. Ma quel peggio è riservato solo a chi proverà a farle del male.”

La cacciatrice ridacchiò. “Semmai qualcuno dovesse provarci fammelo sapere e ti darò una mano ad occupartene” con un gesto gentile gli sistemò la cravatta e gli lisciò la giacca. “Stai molto bene tutto in tiro. Molto affascinante.”

“Come sempre” rispose lui con ironia. “Vogliamo andare? La cerimonia inizierà fra qualche minuto.”

“Vai avanti” lei annuì. “Indosso le scarpe e ti raggiungo.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah fece un grosso respiro mentre la cerimonia continuava. Suo fratello lì accanto rimase con lo sguardo concentrato sul piano di sotto ma i suoi occhi erano fissi su un’altra parte della casa.

Sul soppalco di fronte a quello dove si trovavano lui e Niklaus infatti, mentre la folla osservava Hayley e Jackson, stava la donna che era stata capace di stravolgergli la vita, due volte.

Molti anni prima e in quel preciso istante.

Non aveva alzato lo sguardo su di lui neppure una volta, persa nei suoi pensieri e bella come mai chiusa in quell’abito giallo che le calzava a pennello.

Lui invece non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso.

“Stai guardando nella direzione sbagliata, fratello” gli sussurrò Klaus con tono divertito. “Gli sposi sono al piano di sotto.”

Elijah non rispose, ma seguì Allison con lo sguardo, poi la raggiunse quando lei si rifugiò dentro la sua stanza.

“Queste scarpe sono bellissime e costosissime” gli disse lei quando si accorse di lui. “Ma sono anche molto scomode.”

“Sei bella da togliere il fiato” mormorò l’Originale chiudendo la porta dietro le sue spalle. “Scarpe o no.”

Allison abbozzò un sorriso. “Stai bene?”

“Sì, perché me lo chiedi?”

“Beh” la donna gli si avvicinò di qualche passo, fino ad essere a pochi centimetri da lui. “La donna di cui sei innamorato ha appena sposato un altro uomo Se fosse successo a me adesso mi starei ingozzando di gelato piangendo a dirotto.”

“Io credo invece che se fosse capitato a te adesso staresti cacciando qualcosa, per sfogare… la rabbia.”

Lei rise, poi si mordicchiò l’interno della guancia arricciando la bocca. “Sei arrabbiato quindi? Perché se lo sei posso infilarmi una tuta e possiamo andare da qualche parte ad allenarci fino allo sfinimento. Possiamo anche ubriacarci se vuoi e…”

Elijah colmò la breve distanza tra loro. Con decisione le passò un braccio intorno alla vita e se la strinse addosso poggiando la bocca sulla sua.

Allison sentì il viso prenderle fuoco, ogni parte del suo cervello le suggeriva di fermarsi, di chiedergli di parlare perché voleva chiarezza. Ma ogni parte del suo corpo bramava quelle mani, quelle labbra, fremeva a contatto col calore dell’Originale.

Gemette quando lui la sdraiò sul letto e quasi con prepotenza le sollevò in alto le braccia baciandole il collo, la parte di seni che il vestito lasciava scoperta, l’incavo tra le clavicole.

“Questo” gli disse respirando a fatica. “È sbagliato.”

Lui intrecciò le dita alle sue mentre affondava di nuovo la lingua dentro la sua bocca.

“Vuoi che mi fermi?” le chiese rauco, gli occhi chiusi, ad un passo dal perdere totalmente il controllo.

“No” lei scosse il capo. “Ma è davvero quello che vuoi anche tu?”

Lui lasciò che fossero le sue labbra a rispondere e lo fecero scendendo giù per il suo corpo. Giù fino a farla tremare di piacere.

 

 

 


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Capitolo 14
*** -CAPITOLO 13- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un commento ;)

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-CAPITOLO 13-

 

 

 

 

 

LOS ANGELES – TRE ANNI E MEZZO PRIMA

 

Allison gemette stringendo le mani di Elijah che stringevano le sue. Gli baciò il collo prima di spostarsi sulla sua parte di letto e rise fissando il soffitto.

“Cavolo Mikaleson,” gli disse. “Credo che mi mancherai quando sarai ripartito.”

Elijah si girò verso di lei e allungò una mano passandole due dita sulle labbra. “Credimi, il sentimento è reciproco” sussurrò abbozzando un sorriso. “Stasera vorrei portarti a cena.”

Lei incrociò il suo guardo prima di sollevare la testa sorreggendola con la mano. “A cena fuori?”

“Sì, un bel ristorante per una bella signora. Vorrei vederti con un bel vestito e vorrei tenerti la mano per tutta la sera.”

Allison sorrise. “Sotto tutta la passione si nasconde un animo romantico allora.”

“Se avessi l’anima direi di sì” scherzò lui, ma nei suoi occhi si poteva leggere una lieve malinconia.

“Hey” mormorò la donna poggiandogli una mano sulla guancia. “L’animo umano è pieno di potere ma non sono del tutto certa che sia ciò che fa di qualcuno una persona. Ho visto esseri soprannaturali comportarsi più umanamente e decentemente di tanti esseri umani, Elijah. Come te per esempio… Non hai l’anima ma sei più compassionevole, appassionato e buono di tanti uomini.”

L’Originale si prese un attimo per perdersi negli occhi belli e lucidi di Allison. Quello sguardo era pieno di ombre, colpa di un passato piuttosto ingombrante, un passato che gli aveva raccontato con molta tristezza. “Sei bellissima sai?”

“Più di tutte le donne che hai incrociato nel corso dei secoli?” la donna rise.

“Sì” ammise lui serio. “sì, molto di più.”

 

 

 

Con un gesto lento Allison si alzò dal letto e si sistemò il vestito, indossò nuovamente le scarpe e poi finalmente si voltò a guardare Elijah.

Si accorse, mentre lo faceva, che aveva evitato di farlo prima per paura di leggere qualcosa di terribile dentro il suo sguardo. E per terribile intendeva un’espressione che sapeva di addio o peggio ancora di pentimento.

Per lei era stato bello ed intenso e pieno di amore… ma non sapeva esattamente cosa fosse stato per lui.

Quella situazione era dannatamente complicata, tanto complicata che a volte sperava di poter tornare indietro a sei mesi prima, quando quella pallottola le aveva trafitto il fianco costringendola a chiedere aiuto.

Sarebbe stato meglio andare in ospedale, quantomeno si sarebbe risparmiata un sacco di complicazioni.

L’amore fa schifo le aveva detto una volta una ragazzina che aveva incontrato, in lacrime, al reparto surgelati di un supermercato, quando le aveva chiesto se stesse bene.

Allison aveva sorriso dandole una carezza gentile sui capelli, poi le aveva offerto un gelato e qualche consiglio; mai annullarsi per un uomo, mai piangere per lui perché nessuno merita le tue lacrime, neppure la persona che ami o credi di amare.

Eppure lei in quel momento, mentre piegava entrambe le braccia alla disperata ricerca della zip del suo vestito, aveva tanta voglia di piangere. C’era silenzio nella stanza e lei si sentì terribilmente in imbarazzo, senza sapere neppure esattamente perché.

“Faccio io” Elijah si spostò dietro di lei, alzò piano la zip, poi le posò un bacio sulla parte di collo lasciata libera dai capelli. “Stai bene?” le chiese incontrando il suo sguardo spezzato nel riflesso dello specchio di fronte a loro.

Allison abbassò gli occhi, mordicchiandosi il labbro nel tentativo di riprendere il controllo. Però, anche se voleva annuire, si ritrovò a scuotere prudentemente il capo. “Non lo so” gli rispose guardandosi le mani. “In questo momento un sacco di domande mi gironzolano in testa.”

“Chiedi pure” le disse lui facendola girare, baciandole entrambe le mani, una alla volta.

“Meglio di no” Allison si liberò da quella presa delicata ma decisa. “Non sono sicura che le risposte mi piacerebbero” disse sincera. “La cerimonia sarà finita a quest’ora. Meglio andare di sotto.”

“Hey” l’Originale la afferrò piano per un braccio e la tirò verso di sé. “Non è stato un capriccio e nemmeno un ripiego, se è quello che stai pensando.”

“Ma non è stato neppure amore, non per te almeno. Ecco a cosa stavo pensando.”

Si liberò di nuovo dalla presa, ma stavolta Elijah la lasciò andare. Anche se lo fece con un nodo in gola.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison era seduta in un angolo a bere vino, persa nei suoi pensieri; una mano stretta intorno al bicchiere, l’altra stretta intorno al ciondolo che portava sempre al collo.

Klaus aveva visto le occhiate che suo fratello le aveva lanciato, il suo viso triste, esattamente come quello della cacciatrice. Pensò che quel bel viso corredato di fossette gli piaceva di più quando sorrideva.

“Elijah mi ha vietato di uccidere e intimorire la gente…” le disse avvicinandosi. “Mi sto annoiando a morte. Ti va di ballare?”

Sperava di farla ridere ma lei annuì senza cambiare espressione e si alzò lasciando la presa sulla sua collana e poggiando il bicchiere di vino sul tavolo lì vicino.

L’Ibrido la condusse sulla pista da ballo e le fece fare una giravolta prima di stringerla con delicatezza iniziando a dondolare a ritmo di musica.

“Cosa ti turba?” le chiese.

“Perché pensi che qualcosa mi turbi?”

“Stavi stringendo la tua collanina” le fece notare Klaus. “Una volta mi hai detto che era di tua madre e che stringi il ciondolo ogni volta che sei turbata o confusa, quasi come se attraverso esso lei fosse capace di infonderti coraggio.”

Allison abbassò lo sguardo fino a fissare quella piccola A di oro bianco e diamanti che una volta, tanti anni prima, adornava il collo di sua madre. Poi abbozzò un sorriso e parlò senza alzare lo sguardo. “Non sono certa che stavolta abbia funzionato.”

L’Ibrido Originale si accorse, dal tono della sua voce, che stava per piangere. Gli occhi, colmi di lacrime quando li rialzò su di lui, glielo confermarono.

“Niente lacrime, guerriera le sussurrò accarezzandole il viso con il pollice. “Hai un sorriso troppo bello per permettere a quei lucciconi che minacciano di bagnarti il viso di oscurarlo.”

Lei sorrise, un bel sorriso luminoso, e fece un grosso respiro per riprendere il controllo. “Diventare padre ti ha davvero cambiato” gli disse piegando poco il capo.

“Forse” Klaus piegò le labbra in una specie di smorfia. “Ma non dirlo a nessuno. Ho una reputazione da mantenere.”

“Sarà il nostro piccolo segreto” Allison rise mentre la musica finiva. “Grazie, Klaus.”

Per tutta risposta lui le strizzò l’occhio prima di allontanarsi.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Non riesci a dormire?” Klaus fu sorpreso di vedere Elijah scendere giù per le scale a notte fonda. “Vuoi unirti a me per un bicchierino della staffa?”

Elijah scosse il capo, ma si poggiò di spalle al mobile bar e sospirò. “Credo di aver bevuto abbastanza per oggi” gli disse. “Ma ho bisogno di chiederti una cosa e ho bisogno che tu sia completamente onesto con me.”

“Parla pure fratello.”

“Ti ho visto ballare con Allison prima. Il modo in cui la guardavi, il modo in cui danzavate…”

“Fermati ti prego” Klaus scoppiò a ridere, interrompendo le parole del fratello. “Se stai per chiedermi quello che penso, hai ragione; hai davvero bevuto troppo Elijah.”

Il maggiore dei Mikaelson sospirò di nuovo. “Puoi biasimarmi per averlo pensato? Lei è…”

“Bella da togliere il fiato” concluse Klaus per lui. “Ed è una delle pochissime persone al mondo a cui affiderei la mia vita senza pensarci un secondo. L’unica persona che sa sputarmi in faccia la cruda verità senza farmi venire voglia di ucciderla” si fermò e abbozzò un sorriso. “Ma non provo niente di più che amicizia e affetto per lei.”

Elijah scosse il capo sentendosi incredibilmente stupido. “È stata una domanda stupida.”

“Lo è stata.” Klaus gli diede una pacca sulla spalla alzandosi. “Ma mentirei se ti dicessi che non mi fa piacere vederti geloso. Era decisamente ora che qualcuno ti scuotesse un po’. Buonanotte, Elijah.”

L’altro rimase da solo, scosso.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** -CAPITOLO 14- ***


Buona lettura e lasciatemi un pensiero :)

BDJD

-CAPITOLO 14-

 

 

 

 

 

Chiuse gli occhi mentre l’acqua calda le scendeva giù per la schiena accarezzandole la pelle che fino a poco prima era ferita. Quando uscì dalla doccia, dieci minuti dopo, Elijah era lì ad aspettarla.

Le si avvicinò e con delicatezza le mise le mani sui fianchi,  poggiò quelle labbra soffici sul suo collo.

“Non dovresti essere qui” gli disse lei piano, posandogli le mani sul petto.

“Posso andarmene se preferisci” Elijah sorrise accarezzandole il viso.

La cacciatrice rise, poi lo baciò, schiudendo le labbra quando lui premette con decisione la bocca contro la sua. “Starti lontana è l’ultima cosa che vorrei” gli disse quando si allontanarono l’uno dall’altra.

“Lo so.” Elijah le baciò una mano. “So che non puoi restare, ma voglio che tu sappia che mi mancherai.”

Lei si mordicchiò l’interno della guancia, poi sorrise prima di baciarlo di nuovo.

 

 

Allison si svegliò di soprassalto, si passò le mani sul viso mentre si metteva seduta sul letto e poi si spostò indietro i capelli.

Si guardò intorno, nel silenzio della stanza e si accorse che non sarebbe riuscita a riprendere sonno neppure volendo. Quindi decise di alzarsi e a piedi scalzi scese al piano di sotto, cercando di fare meno rumore possibile.

La piccola Hope dormiva dopo aver pianto per un’ora almeno e tutti dentro quella casa avevano un super udito, quindi meglio fare silenzio.

In casa, nonostante il matrimonio fosse stato due giorni prima, c’era ancora una quantità smisurata di fiori, un forte odore di primavera, se lo avessero chiesto a lei.

Pensò che era bello, indipendentemente da tutto, avere qualcuno da poter definire il proprio compagno per la vita. Hayley non si era sposata per amore, ma visto il modo in cui la guardava Jackson, Allison era certa che presto avrebbe imparato ad amarlo.

Sospirò raggiungendo la cucina, pentendosi di non aver indossato una giacca prima di scendere; quella notte faceva freddo o forse il freddo era dentro di lei.

“Non riesci a dormire?”

Quella voce… l’avrebbe riconosciuta tra un milione di voci. Non la sentiva da qualche giorno visto che lo aveva evitato e lo aveva fatto  perché aveva bisogno di riprendere il controllo.

Il loro stare insieme, il giorno delle nozze, l’aveva fatta felice ma le aveva anche fatto male. Così per i giorni a seguire si era come nascosta, rifugiata in se stessa. Ora era tempo di smettere di farlo.

“Più o meno” sussurrò abbozzando un sorriso e mettendosi a sedere su una sedia accanto a lui, a tavola. “E tu? Nemmeno tu ci riesci?”

Lui le versò una tazza di tè e gliela passò. “Più o meno” le disse sorridendo.

“Stavi dormendo e uno strano sogno ti ha svegliato? Perché a me è successo questo” Allison bevve un sorso dalla tazza pentendosi all’istante di aver parlato perché sapeva esattamene quale domanda sarebbe arrivata subito dopo.

“Un brutto sogno?” chiese infatti lui.

Lei rise scuotendo il capo; non era stato brutto, anzi… ma non era certa che fosse il caso di dirglielo. Cosa avrebbe potuto dirgli, in fondo, che aveva sognato un ricordo e che, in quel ricordo, loro due si baciavano ad un passo dall’amore?

Era inutile e non aveva senso; quel passato non esisteva più e lei doveva farsene una ragione.

Si diede della stupida perché non era mai stata così, non aveva mai perso il sonno dietro ad un uomo, neppure quando era una ragazzina. Doveva smetterla e doveva farlo subito.

Ma c’era qualcosa in quei maledetti occhi scuri di Elijah, qualcosa nelle sue labbra, qualcosa nel suo modo di parlare, di muovere le mani. Nell’odore virile che emanava… lei voleva allontanarsi ma allo stesso tempo voleva restare.

“Un ricordo più che altro” gli disse. “Piacevole ma… che mi turba.”

Il vampiro annuì. “Vuoi parlarne?”

Allison scosse il capo mettendosi in piedi, posizionandosi davanti a lui quando Elijah si alzò a sua volta.

“Non è necessario” mormorò bloccando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ma grazie dell’offerta. Sarà meglio che torni in camera adesso; fa freddo e non voglio rischiare di svegliare nessuno. Magari leggerò un libro oppure rifletterò.”

“Ho chiesto a mio fratello se è innamorato di te” disse lui di improvviso. “Vi ho visti ballare al matrimonio e ho… pensato che fosse innamorato di te.”

La donna alzò un sopracciglio perplessa. “Klaus? Innamorato di me?” scoppiò a ridere e si portò una mano alla bocca per cercare di non fare rumore.

“Sveglierai tutti” le disse lui con un sorriso chiudendo la porta, fermandosi ad osservarla mentre si poggiava al tavolo; il corpo scosso dalle risate che cercava di trattenere.

“Questa è la cosa più ridicola che io abbia mai sentito” gli disse quando riuscì a prendere respiro. “Come ti è venuto in mente?”

“Non lo so” ammise Elijah sincero. “Ero… geloso suppongo.”

“Credevo che Elijah Mikaelson non fosse geloso.”

“Non lo ero mai stato prima” rispose lui standole davanti. “Prima di te.”

Allison fece un grosso respiro, capì che stava per fare di nuovo qualcosa di cui si sarebbe in qualche modo pentita, ma capì anche che per quanto ci provasse non aveva altra scelta. Per la prima volta nella sua vita le ragioni del suo cuore riuscivano a sovrastare tutto.

Si rimise dritta e con un gesto deciso gli passò le braccia intorno al collo e lo baciò. La risposta dell’Originale si fece attendere il tempo di un respiro e in pochi secondi Allison gli si ritrovò in braccio, le gambe intrecciate intorno alla sua vita.

“Portami nella tua stanza, Mikaelson” gli disse passandogli la mano tra i capelli.

Lui lo fece.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le baciavano il collo, l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano il fuoco al loro passaggio. I gemiti si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il posto ad un caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.

Lui le strinse di più le mani poggiando le labbra sulle sue in un bacio forte, intenso, appassionato. Incontrò la sua lingua e si perse in quella danza calda e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno.

Le mani si spostarono sui fianchi, poi scesero giù lungo le gambe e ne piegarono una quel tanto che bastava per unire di più i loro corpi.

Allison si inarcò, poi le sue mani si persero tra i capelli di Elijah. Stringevano di più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che sentiva nascerle dentro.

“Elijah” sussurrò, un attimo prima che l’orgasmo la scuotesse facendola gemere profondamente.

Elijah la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sul suo corpo morbido, il viso perso tra i suoi capelli. Si sentì felice, come non si sentiva da secoli, mentre le dita della donna gli accarezzavano la nuca.

Con decisione la tirò su e la baciò con dolcezza senza staccarsi da lei.

Sapeva che quella felicità che sentiva, quella gioia, quel sollievo… quella leggerezza, avevano un nome. Sapeva anche qual era e sapeva che gli faceva paura, perché era pieno di attesa, di aspettative.

Le passò una mano tra i capelli, poi i loro occhi si posarono gli uni dentro gli altri per un tempo che sembrò infinito.

“Io ti amo” fu Allison a rompere il silenzio pronunciando tre semplici parole che furono capaci di scaldargli il cuore. Gli occhi le si riempirono di lacrime. “Mi dispiace ma non ce la faccio più a tenermelo dentro.”

“Non devi farlo” la rassicurò lui sorridendole. Con un movimento lento la sdraiò sul letto sistemandosi sopra di lei e coprendo entrambi con il fresco lenzuolo. “Mi scaldi il cuore ogni volta che lo dici.”

“Ma il mio si spezza ogni volta che non rispondi” replicò lei. “Cosa stiamo facendo Elijah? Voglio più di questo, io voglio te e ti voglio tutto.”

L’Originale la baciò di nuovo, poi le prese una mano e se la poggiò sul cuore. “Puoi averlo” le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.




 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** -CAPITOLO 15- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un pensiero :)

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-CAPITOLO 15-

 

 

 

 

 

LEBANON – KANSAN, QUATTRO ANNI PRIMA

 

 

“Esattamente dove stiamo andando?”

Elijah si mise comodo sul sedile del passeggero e volse lo sguardo ad Allison notando che sembrava meno stanca di quando erano arrivati. Meno stanca ma ancora preoccupata.

“Non lo so con precisione,” rispose lei mettendo in moto. “Ho solo bisogno di schiarirmi le idee e ho pensato che il mio saggio Originale potrebbe aiutarmi a rimettere in ordine i pezzi del puzzle.”

“Mio?” fece eco il vampiro alzando un sopracciglio e trasformando il suo viso in un misto di curiosità e divertimento.

“Mio!” ripeté lei. “Sai che divento velocemente possessiva. Trascorri con me almeno due settimane e diventerai di mia proprietà.”

Elijah sorrise pensando che era un bene; quello scambio di sciocche battute dimostrava che Allison stava tornando se stessa. “Ma davvero?”

Lei annuì svoltando a sinistra, pronta a percorrere la statale senza una destinazione precisa. “Davvero” gli disse abbozzando un sorriso mentre abbassava il finestrino per lasciare che il vento le scompigliasse i capelli. “Ieri ho mentito ad uno dei miei migliori amici,” aggiunse dopo un lungo minuto di silenzio. “E mi sento uno schifo.”

“A volte mentire è necessario Allison. Soprattutto se lo si fa per una buona ragione.” ragionò il suo passeggero fissando il panorama fuori dal finestrino.

Distese di prati verdi si estendevano per miglia e miglia. Erano erbe selvatiche ma in qualche strano modo lo facevano sentire calmo.

“Non è per il fatto che ho mentito che mi sento uno schifo,” spiegò lei. “Mi sento uno schifo perché non so davvero come aiutare Dean. Ho detto a Sam che avrei fatto qualche telefonata ma la verità è che non so proprio chi chiamare. O meglio, mi viene in mente solo una persona ma per quanto sia bravo, non credo che possa aiutarmi, non stavolta.”

“Non credi o ne sei certa?” domandò Elijah. “C’è una differenza e credo che, se tu semplicemente credi che non possa aiutarti, vale comunque la pena di chiamare e fare un tentativo.”

Allison sospirò fermandosi di fronte ad una piccola stazione di servizio. Spense il motore e strinse forte il volante. “Credo di aver paura. Paura che mi dica che non c’è niente che può fare per Dean. Non voglio deluderlo. Quei tre strambi personaggi sono la mia famiglia Elijah.”

“Proprio perché sono la tua famiglia devi fare quella telefonata Allison.”

La donna annuì e afferrò il cellulare. Si schiarì la voce mentre componeva il numero e diede una rapida occhiata ad Elijah.

 

 

Elijah sospirò mentre saliva al piano di sopra; non sapeva perché gli fosse venuto in mente quello specifico ricordo, ma credeva che fosse perché in quell’occasione lui ed Allison avevano avuto modo di riscontrare che, nonostante le eventuali insicurezze, a volte valeva davvero la pena provare.

Era quello che stavano facendo in quel momento della loro vita, provare a stare insieme nonostante le relazioni fossero complicate per entrambi. Ma per le cose belle ed importanti valeva la pena fare un tentativo; ed Allison Morgan era importante per lui.

Si fermò davanti alla porta della stanza della donna e alzò la mano per bussare. Non lo fece però e si mise in ascolto grato al fatto che il suo udito fosse amplificato perché altrimenti non sarebbe riuscito a sentirla canticchiare attraverso la spessa porta di legno.

Quando la bella notizia del ritorno di Davina era arrivata quella stessa mattina, aveva deciso di farle una sorpresa. Se c’era una cosa di cui era certo in quel mare di incertezze in cui stava navigando era che Allison adorava la piccola strega e il sentimento era reciproco. Non si era data pace da quando era tornata, cercandola ogni volta che aveva tempo, nervosa per il fatto che le sue ricerche erano dannatamente limitate dalla sua condizione…

Già, anche di quello avrebbero dovuto parlare. Ma non in quel momento.

Quel momento era per la gioia.

“Allison” la chiamò bussando con le nocche di due dita. “Posso entrare?”

“Non sono ancora vestita” replicò lei.

Elijah scosse poco il capo e si mise in attesa.

Passarono sì e no dieci secondi e la porta si aprì; Allison indossava solo dei jeans e un reggiseno. E la sua collana ovviamente.

“Cosa fai?” gli chiese.

Lui corrugò la fronte. “Aspetto che tu sia pronta.”

La donna gli prese una mano e lo trascinò dentro la stanza, richiuse la porta e si voltò a guardarlo facendo ondulare la coda di cavallo.

“Ti ho detto di entrare.”

“No, mi hai detto che non eri ancora vestita” disse lui indicandola con un dito. “Cosa che è vera. A metà quantomeno.”

“Elijah” lei fece un grosso respiro e alzò le mani sulla sua cravatta, iniziando a snodarla. “Se chiedi ad una donna di poter entrare nella sua stanza e lei ti risponde che non è ancora vestita, in realtà ti sta invitando ad entrare.”

L’Originale sorrise guardandole le mani. “Non avevo colto il messaggio tra le righe” le disse. “Me lo ricorderò per la prossima volta.”

“Uh” sussurrò Allison. “La prossima volta… è una proposta per caso?”

Elijah la prese in braccio avvolgendole la vita con un braccio. “Consideralo un invito” scherzò prima di baciarla.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Dove stiamo andando?” Allison strinse l’elastico dei capelli mentre Elijah le faceva segno di salire su per delle scale che si trovavano dentro una vecchia chiesa.

“Sii paziente” rispose lui. “Lo scoprirai tra un attimo.”

Lei si mordicchiò l’interno della guancia. Non aveva idea di cosa potesse esserci al piano di sopra di una chiesa sconsacrata ma, come aveva detto Elijah, bastava essere pazienti.

Superata un’altra rampa di scale arrivarono ad una porta ed Elijah si fermò lì davanti. “Vai avanti, entra.”

Lei corrugò la fronte. “Tu non vieni con me?”

“Sarò proprio qui fuori, ma credo che questo momento tu debba viverlo da sola.”

“Elijah” la donna scosse il capo perplessa e fu allora che la porta si aprì.

Quello che la cacciatrice vide fu il viso di una giovane strega che aveva tanto cercato e che temeva di non rivedere. Le sorrideva, con gli occhi lucidi e lei si accorse che forse aveva la stessa espressione.

“Davina…” mormorò avanzando di qualche passo e stringendola forte, una mano persa tra i suoi capelli castani. “Mi dispiace di non averti portato il gelato che ti avevo promesso.”

Davina rise tra le lacrime, fece un cenno ad Elijah e si lasciò stringere dalla sua amica.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah le sistemò le mani sui fianchi mentre lei si metteva a cavalcioni su di lui baciandolo con dolcezza e passione.

Sorrise stringendola con entrambe le braccia e respirò a fondo l’odore di vaniglia della sua pelle chiara.

“Grazie” gli disse lei tenendogli il viso tra le mani.

“Per cosa?”

“Per avermi fatto questa sorpresa con Davina. Voglio bene a quella ragazzina.”

“Lo so” l’Originale le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Credo che il sentimento sia reciproco.”

“Lo credo anche io” la donna si spostò sul suo lato di letto e afferrò il suo portatile poggiato sul comodino. “Ora che lei è tornata e sta bene posso finalmente dedicarmi completamente ad un’altra questione importante.”

“Che sarebbe?”

“Trovare la strega che mi vuole uccidere e farla fuori prima che ci riesca. Ho contattato una vecchia amica, una strega, una di quelle buone. È tornata da poco negli Stati Uniti dopo parecchi anni in Europa. Ha detto che farà qualche ricerca per trovare Iris. E una volta che ci saremo liberati di lei potrò finalmente riprendere la mia vita.”

“Allison” intervenne Elijah e quando lei si voltò a guardarlo si accorse che era serio.

“Elijah” rispose quasi per riflesso. “Che espressione seria…”

Lui si mise in piedi e deglutì a vuoto. “Devo dirti una cosa.”

Allison chiuse il suo portatile e annuì. “Ti ascolto.”

“La tua amica non riuscirà a trovare Iris.”

“Lo so che quella stronza è difficile da rintracciare, ma la mia amica è in gamba e…”

“Non la troverà perché è morta” la interruppe Elijah. “L’ho trovata e uccisa due giorni dopo che Marcel ti ha riportata a casa.”

La donna sgranò gli occhi, spalancò la bocca per parlare ma la richiuse e abbassò lo sguardo rimanendo zitta per un lungo istante. “Sono mesi che vivo in questa casa spaventata di mettere piede fuori perché un qualunque essere soprannaturale potrebbe tentare di uccidermi… E tu mi dici solo adesso che è morta? Perché?” chiese infine.

L’Originale mise le mani nelle tasche mentre lei si alzava, con fare nervoso, il viso colorato di una strana espressione. “Credevo che una volta saputo te ne saresti andata e non volevo che te ne andassi” le disse sincero.

Allison indossò le scarpe scuotendo il capo. “Odio che mi si menta e tu lo sai… se volevi che rimanessi bastava che me lo chiedessi. Oh giusto!” esclamò. “Sarebbe stato troppo sentimentale e non sia mai che il nobile Elijah Mikaelson esprima le sue emozioni in modo troppo evidente, vero?”

Lo sorpassò diretta verso la porta, Elijah la afferrò delicatamente per un braccio. “Parliamone, per favore.”

Ma lei si liberò dalla presa. “No” mormorò con la voce  che tremava. “Non ho niente da dire.”

“Allison” mormorò lui.

Ma lei era già fuori dalla stanza.

 

 

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Capitolo 17
*** -CAPITOLO 16- ***


NDA: Buona lettura.

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-CAPITOLO 16-

 

 

 

 

 

               TRE ANNI PRIMA

 

Allison pensò che tornare a dormire sarebbe stato impossibile, anche se ci avesse provato con tutte le sue forze.

Indossò una vecchia felpa e scese di sotto. I piedi scalzi si gelarono subito al contatto con il marmo pregiato della scala. Raggiunse la cucina ed aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa da bere. Dell’acqua sarebbe stata la scelta migliore ma una birra era decisamente quello che le serviva. Ne afferrò una e la stappò mentre con il piede richiudeva il frigorifero.

“Sicura che non ti serva qualcosa di più forte?”

La voce di Elijah la colse di sorpresa ma non la spaventò. “Dipende.” disse voltandosi per guardarlo in faccia.

“Da cosa?”

“Da cosa intendi con qualcosa di più forte.”

Elijah abbozzò un sorriso e la raggiunse allungandosi fino ad aprire il pensile sopra di lei. L’odore del vampiro le fece chiudere gli occhi per un attimo; sapeva di muschio e di pericolo. Una combinazione irresistibile per i suoi gusti.

Lui indietreggiò di pochi millimetri e le mostrò una bottiglia. “Tequila?” le chiese. Poi le baciò la fronte indugiando un attimo di troppo. “Non farlo mai più Allison.”

“Cosa?” chiese lei alzando gli occhi per fissarli dentro i suoi. “Salvare il tuo culo originale?”

“Rischiare la tua vita per me. Se ti fosse successo qualcosa, io…”

“Ma non mi è successo niente” lo interruppe lei. “Quindi non hai nulla di cui incolparti o preoccuparti.”

“Tu e la tua risposta sempre pronta, sei la donna più testarda che abbia mai incontrato.”

“Basta parlare!” esclamò Allison. “Ho avuto una pessima giornata e ho seriamente bisogno di qualcosa di forte. Quindi dammi quella dannata tequila oppure portami nella tua stanza. Scegli tu, ma smettila di parlare.”

Elijah la fissò per un minuto, poggiò la bottiglia sul mobile dietro di lei e sollevò Allison lentamente da terra, stringendola a sé quando lei gli circondò la vita con le gambe.

“Ottima scelta Mikaelson…” mormorò lei prima di poggiare la bocca sulla sua.

 

 

 

“Mi verseresti un altro bicchierino per favore?” Allison sorrise al cameriere e mangiò una manciata di noccioline mentre l’uomo le versava altra tequila.

Era stata stupida, e lo sapeva. Lasciare Elijah, arrabbiarsi per quello che aveva fatto… sapeva che era stata solo la bugia a farla infuriare, ma sapeva anche che non aveva alcun senso.

Aveva, per settimane, chiesto delle conferme, ci aveva sperato per mesi prima ancora che lui si lasciasse andare e quando poi gliele aveva date lei si era arrabbiata.

Perché mentirle per evitare che se ne andasse era il suo modo di farle sapere che teneva a lei. Era amore in qualche modo e lei aveva riposto andandosene e sbattendo la porta.

“Ti è mai capitato di fare una cosa assolutamente stupida?” chiese al povero ragazzo che le aveva appena rifornito il bicchiere e che ora la fissava confuso. “Ma davvero, davvero stupida?”

“Ho fatto delle cazzate nella mia vita ma non so quanto siano paragonabili alla tua.”

“L’uomo di cui sono innamorata mi ha mentito al solo scopo di tenermi con sé” cercò di riassumere Allison. “E invece di sentirmi… lusingata mi sono infuriata con lui.”

“Era una bugia grossa?”

“Abbastanza.”

“E ti ha in qualche modo danneggiata?”

Allison sembrò rifletterci per un attimo. “Non proprio” disse infine. “Anzi, diciamo che anche se mi ha mentito ha messo fine ad una situazione che avrebbe potuto crearmi diversi problemi.”

“E tu lo ami?”

“Moltissimo” la donna sospirò. “Volevo solo che fosse sincero”

Il cameriere scosse il capo. “No,” le disse. “Tu volevi che ti chiedesse di restare e che lo facesse in modo chiaro. Voi donne siete così; avete il vostro linguaggio segreto e molto spesso noi uomini dobbiamo leggere tra le righe, ma pretendete da noi la massima chiarezza sempre.”

La cacciatrice abbozzò un sorriso, poi bevve tutto d’un sorso dal bicchierino. “Credo che tu abbia ragione” gli disse. “Sono stata una stupida.”

“Puoi ancora rimediare…”

“Non so se posso.”

“Io dico di sì” l’uomo si mise dritto. “Se un uomo ti mente solo per paura di perderti deve amarti parecchio. Credo che ti perdonerà.”

Allison poggiò cinquanta dollari sul bancone e si mise in piedi. “Grazie. Tieni pure il resto.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Ciao” la donna si mise a sedere accanto a lui sul divanetto nell’atrio e sospirò togliendosi le scarpe prima di sollevare i piedi.

Odiava quando si creava quella strana situazione tra loro. Quella specie di imbarazzo misto a tensione che si andava ad aggiungere alle già complicate dinamiche tra di loro.

Ma per quanto la odiasse era certa che non avrebbe mai potuto cambiare del tutto le cose; loro due erano così, litigavano e lei si infiammava… lui invece attendeva paziente che le fiamme si estinguessero e quel suo atteggiamento finiva per farla sentire terribilmente in colpa.

“Ciao” le sussurrò lui guardandola con un sorriso. “Hai affogato la tua rabbia nella tequila?”

Allison annuì. “Nella tequila, nelle noccioline e negli incredibilmente saggi consigli di un barista gentile.”

Elijah allungò una mano e le accarezzò con dolcezza uno zigomo. “Ti senti meglio ora?”

“Mi sento stupida” confessò lei. “Non avrei dovuto arrabbiarmi con te. Quello che hai fatto è stato dolce e lo hai fatto perché non vuoi che me ne vada. E se non vuoi che me ne vada significa che tieni a me. Avrei solo voluto che mi chiedessi di restare, senza… giochetti. Senza bugie.”

“Non tutti sono capaci di esprimere i propri sentimenti con la facilità con cui li esprimi tu Allison” mormorò l’Originale. “Solitamente io non lascio entrare le persone, non sono geloso e non mi lascio sopraffare dalle mie emozioni. Con te mi sono aperto più di quanto mi credessi capace.”

Lei si mordicchiò il labbro arricciando la bocca. “Mi dispiace” si scusò. “Sono qui per rimediare. Dimmi cosa vuoi che faccia, come posso farmi perdonare.”

“Potresti,” Elijah bevve un sorso dal suo bicchiere e poi si girò per guardarla meglio. “fare silenzio per un attimo e ascoltarmi, okay?”

“Okay.”

“Ogni volta che entri nella mia vita tu mi sconvolgi Allison Morgan” le disse. “Mi lasci senza fiato e mandi a monte ogni mio proposito. E per quanto folle possa sembrare, non posso fare a meno di te. Ci provo e credo di riuscirci ma poi tu ritorni e…”

“Ho capito” lo interruppe lei prendendogli il viso tra le mani e baciandolo. “Non c’è bisogno che tu dica altro. Posso solo immaginare quanto ti costi parlare così.”

Allison rise facendo ridere anche lui e sospirò quando la strinse tra le braccia.

“Non vado da nessuna parte” gli disse guardandolo dritto negli occhi.

Lui la baciò; un bacio lento ed intenso, prima di parlare. “Bene” sussurrò ad un soffio dalle sue labbra. “Neppure io.”

“Bene!” esclamò lei facendogli eco, abbandonandosi di nuovo contro le sue labbra un attimo dopo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** -CAPITOLO 17- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un pensiero. Baci a tutti :)

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-CAPITOLO 17-

 

 

 

 

 

ALCUNI MESI PRIMA

 

Marcel le passò una bottiglietta di acqua e sorrise tamponandosi la fronte con un asciugamano. “Per essere una che due settimane fa era quasi morta per mano di una strega, te la stai cavando piuttosto bene.”

Lei si strinse nelle spalle, l’intensità del combattimento le toglieva il respiro, ma si sentiva bene. “Non sono ancora tornata in perfetta forma, ma allenarmi ogni giorno mi aiuta.”

“Dovresti comunque prendertela con calma.”

“Che c’è” Allison rise e bevve dell’acqua prima di continuare. “Elijah ha minacciato di farti male se io me ne faccio?”

“Non ho usato questi termini esatti, ma sì, il succo era quello” l’Originale elegante avanzò verso di loro, ma stavolta non era chiuso in un completo.

“Sei venuto ad allenarti anche tu?” gli chiese Marcel indicandolo.

“Sì,” confermò lui. “Ma non con te.”

Allison alzò un sopracciglio perplessa. “Con me? Credevo che fossi venuto per dirmi di smettere e mettermi a riposare.”

“Era questa l’intenzione,” il vampiro si mise in posizione. “Ma poi mi sono ricordato di una cosa.”

“Cosa?”

“Che non ti piace che ti venga detto cosa fare.”

“Vero” la donna si mise in posizione. “Fatti sotto Mikaelson.”

 

 

“Ancora” Allison fece un grosso respiro spostando indietro alcuni ciuffi di capelli sfuggiti alla presa dell’elastico.

Josh, di fronte a lei, la guardò perplesso per un lungo minuto, piegato con le mani sulle ginocchia cercava di riprendere il controllo del suo respiro senza però riuscirci.

Si allenavano da due ore ma quel povero ragazzo proprio non era in grado di combattere, anche se era notevolmente migliorato rispetto alla prima volta che si erano battuti.

“Sono stanco” le disse lasciandosi andare contro una parete, quasi quella dovesse sorreggerlo. “Tu non sei stanca?”

La cacciatrice si strinse nelle spalle. “Non proprio” gli disse. “Il che è alquanto anormale se ci pensi; tra noi sei tu l’essere soprannaturale quindi dovrei essere io quella stanca morta dopo due ore di allenamento.”

“Che posso dirti?” replicò lui muovendo la mano. “Sono un vampiro atipico.”

Allison rise stiracchiandosi, poi fece cenno ad un altro dei ragazzi di Marcel; Will, che si stava allenando con Gia. “Vuoi allenarti un po’ con me? Mostrare a Josh cosa un vampiro tipico dovrebbe fare?”

L’altro rise passandosi una mano tra i capelli, poi le si mise davanti in una posizione corretta che già di per sé mostrava quanta padronanza in più avesse rispetto al dolce e pacifico Joshua.

“Coraggio” lo incoraggiò Allison. “Cosa stai aspettando?”

“Tu cosa stai aspettando?” replicò Will piegando poco il capo per guardarla.

Lei fece roteare il collo una volta, poi si fece avanti.

La lotta durò per alcuni minuti e alla fine Allison si ritrovò a terra, il corpo del vampiro su di lei, un’espressione soddisfatta sul viso pulito del suo avversario.

“Atterrata!” esclamò proprio lui sorridendole.

“Era ora” mormorò Allison facendogli segno di spostarsi.

Will lo fece ma, a differenza di ciò che tutti si aspettavano, Allison rimase sul pavimento.

Si sentiva priva di ogni forza, le mani le tremavano, il naso prese a sanguinarle come era successo già durante il primo allenamento con Gia, Josh ed Elijah.

“Allison” la chiamò Will guardandola, in piedi sopra di lei. “Stai bene?”

Ma lei, anche se provò a rispondere, non sentì alcun suono uscire dalla sua bocca.

“Marcel!” urlò il vampiro quando vide che gli occhi della donna avevano preso a riempirsi di sangue. “Marcel!” gridò di nuovo, con più forza.

“Che diavolo succede?” Marcel lo raggiunse a passi svelti, piegandosi sulle ginocchia per guardare meglio la cacciatrice. “Cos’è successo?”

“Stava bene e poi…” Will si passò le mani tra i capelli. “Non so cosa le sia successo. Non si è rialzata.”

Marcel si morse il polso e glielo poggiò sulle labbra, serrando le mascelle quando la donna però non diede alcun segno di risposta. “Dannazione!” esclamò prendendola in braccio. “Chiama Elijah” disse rivolto a Gia. “La porto in ospedale.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

LOS ANGELES – CINQUE ANNI PRIMA

 

 

Stasera vorrei portarti a cena le aveva detto. Ed Allison aveva accettato con piacere. Le aveva fatto capire che gli sarebbe piaciuto vederla chiusa in un bel vestito elegante e lei lo aveva accontentato.

Era uscita e si era comprata quel vestito beige che la faceva sentire una signora per bene e allo stesso tempo una femme fatale e si era accorta che mai per nessun uomo aveva fatto quello che stava facendo per Elijah Mikaelson, non con quell’entusiasmo da ragazzina.

L’Originale le aveva dato appuntamento alle otto in punto in un bellissimo ristorante che stava al centro della città, al secondo piano di un palazzo meraviglioso e di nuova costruzione. Allison aveva pensato che fosse strano che non si fosse offerto di andarla a prendere, ma aveva preso la sua auto e si era diretta al posto stabilito.

Era salita su un ascensore tanto nuovo quanto lussuoso e una volta raggiunto il piano le porte si erano aperte direttamente sulla sala.

Era vuota, eccetto per Elijah che la aspettava in piedi vicino ad un tavolo a ridosso della vetrata con vista su un bellissimo parco. Quando la vide la raggiunse sorridendole dolcemente col suo completo blu addosso.

“Sei puntualissima” le sussurrò porgendole la mano. “E bella da togliere il fiato.”

Lei sorrise spostandosi una ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio, quelle fossette sulle guance comparvero quasi prepotenti ed Elijah notò che quella destra era più profonda dell’altra.

“Anche tu non sei niente male” gli disse lei afferrando la sua mano. “Ho solo una domanda.”

“Cosa?”

“Perché la sala è vuota?”

“Perché ho voluto che fosse solo per noi” le spiegò il vampiro accompagnandola al tavolo e facendola sedere, prendendo poi posto all’altro capo dello stesso.

Allison annuì, poggiò la borsa per terra e poi si alzò. Spostò la sedia sul lato del tavolo e gli si avvicinò. Con le mani prese a slegargli la cravatta e una volta snodata la tirò via e la ripiegò ben bene per poi poggiarla sul tavolo.

“Così va meglio” gli sussurrò. “E dopo cena avrò una cosa in meno da toglierti quando mi riporterai a casa per il dessert.”

Gli fece l’occhiolino ridacchiando ed Elijah la seguì a ruota. Pensò che lasciare Los Angeles, lasciare lei sarebbe stato complicato.

 

 

Elijah sorrise afferrando proprio la cravatta che indossava quella sera. Gli era tornata in mente la cena che avevano avuto cinque anni prima e quella cravatta che non aveva più indossato da allora. L’aveva custodita in un cassetto, ma quella sera, che l’avrebbe portata di nuovo a cena, aveva deciso di tirarla fuori. Era quasi del tutto certo che lei non avesse più quel bel vestito chiaro che aveva indossato in quell’occasione ma poco male; Allison Morgan avrebbe potuto indossare qualunque cosa e sarebbe comunque apparsa bella da togliere il fiato.

I vestiti sono superflui, le avrebbe detto lei se fosse stata lì, tanto poi li toglieremo.

Avrebbe alzato le sopracciglia in quel modo assurdo in cui solo lei sapeva fare e poi avrebbe riso catalizzando l’attenzione con quel tono rauco.

Sospirò scuotendo il capo mentre finiva di annodare la cravatta e fu in quel momento che Hayley entrò dentro la stanza. Il viso arrossato e il fiatone.

“Stai bene?” le chiese voltandosi a guardarla.

“Elijah” iniziò lei. “Marcel ha telefonato. Ha detto che ha provato sul tuo cellulare ma risulta spento.”

“Non so neppure dove sia” rispose sincero lui. “Cos’è successo? Si tratta di Allison?” fu istintivo chiederlo e l’annuire di Hayley gli mise addosso una grande inquietudine.

“Non sanno cosa le sia successo, ma Marcel l’ha portata in ospedale. Devi andare subito.”

Elijah lo fece.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Marcel” Elijah si fece largo tra la folla raggiungendo il vampiro poco distante. Se ci pensava si rendeva conto che non aveva mai fatto caso a quanto fossero affollati i pronto soccorso. Mai prima di quel preciso istante in cui ogni persona sul suo cammino gli sembrava un intralcio che lo teneva lontano da Allison.

“Elijah” sussurrò Gia quando le passò accanto, ma lui non si fermò neppure. Continuò dritto verso Marcel.

“Che cosa è successo?” chiese proprio a lui quando furono faccia a faccia.

Il vampiro allargò le braccia. “Non lo so. Stava bene e un minuto dopo… Ho provato a farle bere il mio sangue ma non beveva, era completamente priva di sensi.”

L’Originale si guardò intorno, la paura gli attanagliava lo stomaco. Allison era forte ma era solo un’umana in fondo e la vita umana era così… fragile. “Voglio vederla” disse.

“Un dottore si sta pendendo cura di lei, ci chiameranno appena ci saranno novità, appena potremo vederla.”

Elijah annuì, poi si mise a sedere tenendosi la testa tra le mani.

“Elijah!” si sentì chiamare e voltandosi vide Klaus. “Hayley mi ha telefonato. Che diavolo sta succedendo?”

“Non lo so ancora” replicò. “Si stanno occupando di lei e ci faranno sapere appena ci saranno delle novità. Niklaus, che succede se…”

“Non accadrà. Allison è una guerriera” l’Ibrido gli diede una pacca sulla spalla, poi si mise a sedere lì accanto. In attesa.

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Capitolo 19
*** -CAPITOLO 18- ***


NDA: Buona lettura e lasciatemi un pensiero :D e BUONA PASQUA anche se in ritardo <3

bfp

-CAPITOLO 18-

 

 

 

 

 

La macchina collegata al corpo di Allison iniziò ad emettere un segnale che Elijah non conosceva ma che non gli piaceva affatto.

Le stringeva la mano da circa un’ora, seduto su una sedia accanto al suo letto dopo che i dottori avevano detto chiaro e tondo di non avere idea di cosa avesse, di non sapere cosa fare per aiutarla perché clinicamente parlando, a parte un po’ di pressione alta, non aveva niente che non andasse.

L’Originale li aveva fissati perplesso, poi aveva preso posto accanto a lei e non si era mosso di un solo millimetro. Che stupido era stato a non dirle come si sentiva, ora correva il rischio di non poterlo fare mai più.

Era stato tentato di darle un po’ del suo sangue, giusto per essere certi che anche nel peggiore dei casi, e anche se diversa, avrebbe riaperto gli occhi prima o poi. Ma poi aveva pensato che sicuramente Allison non avrebbe gradito; non aveva niente contro i vampiri ma non voleva essere uno di loro.

Mi piacerebbe morire un giorno, anziana e nel caldo di un letto. Possibilmente circondata da amore, gli aveva detto una volta. E lui capiva perfettamente.

Solo che l’idea di perderla gli faceva paura.

“Che sta succedendo?” chiese allarmato all’infermiera che era entrata non appena il bip di quella macchina era iniziato.

“È in arresto cardiaco!” fu la risposta, terrificante, che ricevette.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison pensò che sarebbe svenuta. Di sicuro il suo corpo avrebbe ceduto, crollando dopo settimane di tortura come quella.

La sua aguzzina, Mina, faceva le stesse cose ogni giorno; le portava un po’ d’acqua, qualcosa da mangiare e poi le faceva male fin quando non era soddisfatta. Infine guariva alcune delle sue ferite e la lasciava sola, al buio e al freddo, in quella specie di stanza fino al mattino dopo.

Non sapeva precisamente quanto fosse passato da quando era stata presa, costretta a seguirla per salvare la vita di Elijah e di Hayley. Aveva perso il conto dopo le prime due settimane ma era sicura che fossero molte molte di più.

O forse le sembravano tante solo perché soffriva, barbarizzata da quella strega che non l’aveva mai portata da Iris, che l’aveva tenuta con sé, come un giocattolo con cui fare ciò che voleva, per fare pratica di quella magia oscura che sembrava controllare maledettamente bene.

“Non capisco” mormorò cercando di sollevare la testa. “Credevo che volessi consegnarmi a Iris così da avere la tua ricompensa. Eppure di lei non c’è traccia e sono qui da quanto? Tre settimane?”

La buttò lì, sperando che la donna ci cascasse e le dicesse esattamente quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto i suoi amici e con suo stupore lei glielo disse.

“Sei qui da tre mesi” le rivelò facendole sgranare gli occhi. “E sì, hai ragione; volevo consegnarti ad Iris ma questo era il piano prima di scoprire che fai comunella con i Mikaelson. Ti stanno cercando in lungo e in largo sai? Soprattutto il nobile Elijah che non ha perso la speranza, che non demorde. Peccato che non ti troveranno, almeno non fino a quando io deciderò che è il momento.”

Allison lasciò cadere il capo in avanti, le braccia legate in alto con delle catene le facevano terribilmente male ma pensò che il fatto che riuscisse ancora a sentirle dopo tre mesi di agonia era un buon segno.

“Senti,” le disse faticando a tenere gli occhi aperti. “Io e i Mikaelson abbiamo molti trascorsi quindi puoi fidarti di me se ti dico che è meglio non averci niente a che fare. Qualunque cosa tu stia programmando di fare, qualunque ricatto tu stia architettando… finirà con te morta.”

“Oh ma io voglio morire” disse Mina girandosi per guardarla, passandole la punta di un dito su una ferita ancora sanguinante sul braccio. “E rinascere…”

La cacciatrice trattenne un gemito di dolore. “Vuoi che ti trasformino in un vampiro?”

“Voglio che Klaus Mikaelson mi trasformi in un ibrido e lo farà se userò te come merce di scambio” fantasticò la strega. “Vedi, volevo consegnarti a Iris e avere la mia immortalità ma di quella puttana non ci si può fidare e che tu viva o muoia per lei non fa nessuna differenza in fondo. Avrebbe ucciso te e forse anche me quindi la tua improbabile amicizia con gli Originali mi ha aperto la strada a nuove possibilità. Capisci quello che intendo?”

“Capisco che sei una pazza se credi che il tuo piano funzionerà. Io e Klaus Mikaelson siamo amici, è vero, ma non cederà mai al ricatto di qualcuno. Neppure se la mia vita è in pericolo.”

“E che mi dici di Elijah? Io credo che a lui importi. Sono certa che saprà persuadere il suo bastardo fratello ad esaudire ogni mia richiesta. Per salvarti la vita.”

Allison rise e facendolo scoprì che il petto le faceva male. “Credi che solo perché Elijah è un uomo nobile e di parola che tiene a me si metterà a fare la lezione a suo fratello dopo le tue folli richieste? Sai, è un malinteso comune credere che tutta la forza degli Originali risieda in Niklaus… quello che molti non sanno o fingono di non sapere, è che in realtà Elijah Mikaelson è il più forte tra loro, anche se il più ragionevole. Non sfidarlo stupida che non sei altro o…”

 

 

La cacciatrice aprì gli occhi di improvviso, reclinandosi all’indietro e infine tornando dritta. Il cuore le batteva all’impazzata, Elijah poteva sentirlo, la macchina che prima suonava in modo strano lo segnalava a tutti gli altri.

“Signorina Morgan” la chiamò il dottore. Ed Elijah si rese conto che non si era neppure accorto di lui. “Si calmi, va tutto bene.”

Lei lo fece, si guardò intorno e poi si calmò chiudendo gli occhi per un attimo.

“Riesce a sentirmi?” le chiese il dottore.

“Sì” replicò lei in tono rauco. Riaprì gli occhi, colmi di lacrime, e girò poco il capo posando lo sguardo dentro quello di Elijah.

Lui deglutì a vuoto, poi si mise a sedere su una sedia passandosi una mano tra i capelli.

“Cosa ricorda?” chiese ancora il dottore accendendo una piccola lucina. “Segua la luce.”

“Vuole che segua la luce o che risponda alle sue domande?” sbottò Allison infastidita da tutta quell’ansia che percepiva intorno.

“Entrambe le cose, se ci riesce.”

Lei seguì la lucina con lo sguardo mentre rispondeva. “Ricordo che ero insieme ad alcuni amici, in una palestra e poi ho avuto un terribile mal di testa, la vista mi si è annebbiata e… e basta. Non ricordo altro. Può smetterla con quella luce? Mi fanno male gli occhi.”

“Visto che sembra star bene” il dottore annuì sorridendo e appuntando qualcosa sulla cartella, poi la guardò. “la lascio col suo fidanzato per un attimo e vado a prenotarle alcuni esami, torno subito.”

L’uomo lasciò la stanza seguito dall’infermiera e solo allora Elijah le si avvicinò.

“Stai bene?” le chiese cercando di apparire calmo.

“Sto bene” confermò lei con un gesto del capo. “Tu stai bene? Sei pallido… non sapevo neppure che i vampiri potessero impallidire.”

L’Originale fece un grosso respiro, poi le prese il viso tra le mani e la baciò con dolcezza.

“Mi hai spaventato” le sussurrò staccandosi solo per un attimo. Per poi baciarla di nuovo. “Stai davvero bene?”

Allison annuì poggiando le mani sulle sue. “Lo giuro” gli disse. “Ora puoi portarmi via da questo posto? Non ho bisogno di altri esami, mi sento bene.”

“Non se ne parla” le fece sapere lui quanto più risoluto poteva. “Lascerai questo posto solo quando il dottore dirà che puoi.”

La donna sospirò amareggiata. “Elijah…”

“Allison…”

“E va bene!” esclamò lei. “Posso almeno avere dell’acqua?”

L’Originale le sorrise allungando la mano per afferrare il bicchiere, quando glielo diede lei gli sfiorò le dita con le proprie e cercò il suo sguardo.

“Sto bene, davvero” mormorò piegando la bocca in un sorriso. “Te l’ho detto, non vado da nessuna parte.”

Elijah avvicinò il viso al suo per baciarla di nuovo, quando le loro labbra si staccarono fece un grosso respiro guardandola negli occhi. “Ti amo, Allison.”

Allison lo fissò sorpresa, poi lo baciò di nuovo.

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Capitolo 20
*** -CAPITOLO 19- ***


NDA: Eccomi di ritorno sperando che questa storia abbia ancora qualche lettore.
Baci, Roby.


bftp

-CAPITOLO 19-

 

 

 

 

 

“Ho vinto!” Davina alzò le mani in segno di vittoria e rise dell’espressione sbigottita della sua amica. “L’allieva ha superato il maestro.”

“Non è possibile” sussurrò Allison poggiando le carte su quell’improvvisato tavolino poggiato sul suo letto d’ospedale. “Hai imbrogliato non è vero?”

“Cosa? No certo che no!”

“Non prendermi in giro, sei una strega e sei anche potente e adesso che hai il pieno controllo dei tuoi poteri hai certamente imbrogliato senza che me ne accorgessi. Io non perdo mai a poker, soprattutto non con una novellina del gioco.”

“Tu” Davina le poggiò la punta dell’indice su un braccio. “Non sai perdere amica mia, ecco qual è il problema.”

Allison ridusse gli occhi ad una fessura per guardarla meglio, non c’era malizia in quegli occhi azzurri e aveva ragione, lei odiava perdere. Ma a volte succedeva, come quando aveva chiesto ad Elijah di farla uscire da quel dannato ospedale e nonostante avesse provato in tutti i modi lui non aveva ceduto.

Forse con Davina presente ci sarebbe riuscita; era certa che la ragazza sarebbe stata dalla sua parte e magari se a farla fossero state in due, la richiesta avrebbe sortito un maggiore effetto.

“Elijah” gli chiese guardandolo. Lui, che se ne stava seduto su una sedia accanto alla finestra a leggere un libro, alzò gli occhi e la guardò.

“Cosa? Va tutto bene?”

“Benissimo!” esclamò Allison. “E a tal proposito stavo pensando che forse, visto che mi sento magnificamente, potrei tornare a casa. E prima che tu dica no voglio prometterti che me la prenderò con calma e non farò sforzi e non caccerò e non farò nulla di faticoso. Ozierò tutto il giorno.”

“Se la tua intenzione è questa puoi farlo benissimo qui, anzi lo stai già facendo da tre settimane.”

Lei chiuse per un attimo gli occhi, scosse il capo e quando li riaprì Elijah era seduto sul letto, faccia a faccia con lei. Davina li osservava curiosa.

“Questo posto non mi piace” gli disse. “C’è odore di disinfettante e il letto è scomodo. Mi fanno dei test diversi ogni giorno, non sanno cosa mi è successo e sono decisi a scoprirlo bucandomi le braccia a loro piacimento. Sono stanca di questa stanza, sono stanca del rumore del carrello del pranzo, stanca del sorriso di cortesia delle infermiere.”

“Metti una firma e fatti dimettere” intervenne Davina. “Non possono trattenerti contro la tua volontà se accetti di firmare liberandoli da ogni responsabilità.”

Lo sguardo severo di Elijah la zittì e con un sorriso imbarazzato si alzò avvisandoli che sarebbe andata a prendere un caffè.

“Ha ragione” annuì Allison. “Perché non ci ho pensato prima? Deve essere questo posto che uccide i miei neuroni. Beh mio affascinante Elijah, come la mia amica Davina ha appena detto, se io e solo io, scelgo di mettere una firma e andarmene, posso farlo.”

Lui si mise a sedere poco più vicino a lei nel letto. “La tua amica Davina si è dimenticata un piccolo dettaglio.”

“Quale?”

“Io, e solo io, posso soggiogare il dottore a tenerti qui fin quando sarà necessario. Posso costringerlo a ignorare anche dieci delle tue firme.”

Il tono con cui glielo disse sapeva di potere ma anche di preoccupazione ed Allison sentì un brivido lungo la schiena. “Non parlarmi così” gli disse piegandosi per essere vicina al suo viso.

“Così come?” la mano dell’Originale le spostò un ciuffo di capelli dagli occhi.

“Con questo tono autoritario e calmo. Lo trovo incredibilmente sexy e trovo estremamente difficile ignorare i pensieri che mi suscita.”

Elijah abbozzò un sorriso. “Chi ha detto che devi?”

“E se qualcuno entrasse e ci vedesse?”

Lui le prese il viso tra le mani. “Farò in modo che se ne scordino” le baciò le labbra. “Posso soggiogare la gente, ricordi?”

Allison rise, con quelle belle fossette sulle guance, poi si abbandonò contro la sua bocca.

Fu allora che Marcel entrò nella stanza seguito da Will. Uno stringeva in mano tre palloncini rossi, l’altro un mazzo di fiori.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Abbiamo interrotto qualcosa?” Marcel trattenne a stento una risata mentre Will si guardava intorno fingendosi indifferente.

“No!” esclamò Elijah, nello stesso momento in cui Allison esclamò un sì deciso.

“Beh oramai è fatta,” mormorò il pupillo di Klaus. “E questi sono per te” le mostrò i palloncini e li legò al letto prima di darle un bacio sulla guancia.

Allison fece un grosso respiro, poi puntò lo sguardo su Will che se ne stava in un angolo stringendo i fiori in una mano. “Finalmente il mio studente preferito è venuto a trovarmi. Ti ci è voluto un po’.”

Il vampiro le si avvicinò lentamente e le porse i fiori tendendo il braccio. “Sono per te” le disse. “Per scusarmi.”

Lei li prese facendo un grosso respiro, riempiendosi i polmoni di quel profumo primaverile. “Non fa niente se non sei venuto prima Will. Va tutto bene.”

“Non è per quello” l’uomo le si avvicinò e le prese una mano guadagnandosi lo sguardo confuso di Elijah e Marcel. “Continuo a sentirmi in colpa per quello che ti è successo. Stavi battendoti con me quando… beh lo sai.”

“Ed esattamente come sarebbe colpa tua?”

“Forse se non ti avessi atterrata, se non…”

“Smettila Will” lo rimproverò Allison liberando la sua mano dalla presa di quella del vampiro e dandogli indietro i fiori. “Smetti di dire scemenze e trova un vaso per questi fiori prima che muoiano.”

Will sorrise, si piegò per darle un bacio sulla guancia. Un bacio che però era parecchio vicino alla bocca. La donna sentì il corpo di Elijah irrigidirsi, vide Marcel scuotere il capo in segno di disappunto.

“Marcel” iniziò Elijah alzandosi quando Will fu fuori dalla porta. “Sono perplesso e credo che tu possa capire perché.”

“Lo capisco” l’altro annuì. “Ma è giovane ed Allison è… bellissima e forte. Puoi biasimarlo per essersi preso una cotta?”

“Hey ma di che cavolo state parlando voi…” la voce di Allison si fece sempre più flebile, poi il suo corpo iniziò a tremare, gli occhi fissi su un punto, completamente assente mentre quelle macchine attaccate al suo corpo ricominciavano con quel rumore fastidioso e spaventoso e la stanza si riempiva di medici.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Quella stanza buia le diede la certezza che era successo di nuovo. Si ritrovava in quel posto freddo e cupo ogni qualvolta si sentiva male e succedeva da quando quella strega l’aveva rapita.

Non ci aveva mai dato peso, in fondo era stata una terribile esperienza e aveva lasciato dei segni probabilmente. Ora però iniziava a capire.

Portandosi le ginocchia al petto si ripromise che quando si sarebbe ripresa, se si sarebbe ripresa, avrebbe parlato a Davina dei suoi sospetti, perché se aveva ragione lei era l’unica che poteva aiutarla. Le dispiaceva gravarla di quel peso e di quelle preoccupazioni ma sentiva di non avere altra scelta.

Chiuse gli occhi e si mise a piangere aspettando pazientemente che finisse. Sperava che durasse meno dell’ultima volta.

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Capitolo 21
*** -CAPITOLO 20- ***


NDA: Ben arrivati al capolinea di questa storia, grazie per il viaggio e grazie per la compagnia. Un grazie speciale a Wyrd_ e a presto con nuove avventure.

gigoan

-CAPITOLO 20-

 

 

 

 

 

Davina era stata chiara; bisognava portare Allison a casa perché lì non poteva aiutarla e sembrava che lei fosse l’unica capace di farlo. Dopo quella specie di crisi non aveva più ripreso conoscenza e da tre giorni se ne stava addormentata in quel letto d’ospedale. I segni vitali stabili rendevano la situazione confusa per i medici ma per chi con le cose strane ci aveva a che fare da sempre era chiaro che non si trattava di una questione fisica.

C’era qualcosa che non andava nella cacciatrice e facendo due calcoli era certo che avesse a che fare con quella esperienza in mano alla strega da cui Marcel l’aveva salvata giusto in tempo.

Solo che nessuno di loro sapeva cosa fosse esattamente.

Davina aveva provato a mettersi in contatto con lei tramite una sorta di incantesimo ma i medici che continuavano ad entrare ed uscire interrompendola continuamente non le avevano permesso di finire e quindi si erano presentate due possibilità. Invece di chiudersi nella stanza a chiave e soggiogare metà dell’ospedale avevano deciso di portare Allison a casa dove potevano aiutarla senza dover dare spiegazioni.

Ora infatti la donna se ne stava adagiata sul letto di Elijah, circondata dalla famiglia Mikaelson e da alcuni altri vampiri e l’Originale elegante non le aveva lasciato la mano neppure per un attimo.

“Sono pronta” esclamò la strega accendendo l’ultima candela. “Ma avrò bisogno di un po’ di spazio.”

“Io non mi muovo neppure di un millimetro” le fece sapere Elijah senza neppure guardarla. E così fu Klaus a cederle il posto per farla sedere accanto al corpo addormentato della sua amica.

“Coraggio Allison” mormorò la ragazza prendendole una mano. “Mi devi ancora un gelato” sospirò e poi parlò. “Destruccive glas stav enfala. Destruccive glas stav enfala anima.”

Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì si ritrovò in un posto buio. C’era odore di sangue e alcuni sussurri rompevano il silenzio. Non vide subito Allison ma poi finalmente le poggiò gli occhi addosso. Era in un angolo, le ginocchia al petto e canticchiava una specie di canzone dondolandosi avanti e indietro.

“Allison” la chiamò avvicinandosi piano. “Allison, hey!”

La donna smise di canticchiare e alzò gli occhi. Le ci volle qualche secondo per mettere a fuoco o forse per capire se stava realmente succedendo e poi fece sgranò gli occhi. “Davina…” sussurrò. “Cosa ci fai qui?”

“Sono venuta ad aiutarti.”

“Non puoi aiutarmi, nessuno può. Persino io ho smesso di lottare” Allison si guardò intorno. “Devi andartene via prima che prenda anche te.”

“Chi?”

“Non chi, cosa. Questa… oscurità ti cambia Davina, ti afferra come con delle mani e ti trascina via fin quando tutto ciò che riesci a sentire è paura e niente di più. Vattene via, ora.”

“No” Davina scosse il capo. “Non senza di te. Un frammento della tua anima è bloccato qui da qualche parte ma posso aiutarti, fidati di me ti prego.”

L’altra sembrò rifletterci un istante, poi afferrò la mano che Davina le porgeva e si mise in piedi.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Allison gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le baciavano il collo, l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano il fuoco al loro passaggio. I gemiti si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il posto ad un caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.

Lui le strinse di più le mani poggiando le labbra sulle sue in un bacio forte, intenso, appassionato. Incontrò la sua lingua e si perse in quella danza calda e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno.

Le mani si spostarono sui fianchi, poi scesero giù lungo le gambe e ne piegarono una quel tanto che bastava per unire di più i loro corpi.

Allison si inarcò, poi le sue mani si persero tra i capelli di Elijah. Stringevano di più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che sentiva nascerle dentro.

“Elijah” sussurrò, un attimo prima che l’orgasmo la scuotesse facendola gemere profondamente.

Elijah la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sul suo corpo morbido, il viso perso tra i suoi capelli. Si sentì felice, come non si sentiva da secoli, mentre le dita della donna gli accarezzavano la nuca.

Con decisione la tirò su e la baciò con dolcezza senza staccarsi da lei.

Sapeva che quella felicità che sentiva, quella gioia, quel sollievo… quella leggerezza, avevano un nome. Sapeva anche qual era e sapeva che gli faceva paura, perché era pieno di attesa, di aspettative.

Le passò una mano tra i capelli, poi i loro occhi si posarono gli uni dentro gli altri per un tempo che sembrò infinito.

“Io ti amo” fu Allison a rompere il silenzio pronunciando tre semplici parole che furono capaci di scaldargli il cuore. Gli occhi le si riempirono di lacrime. “Mi dispiace ma non ce la faccio più a tenermelo dentro.”

“Non devi farlo” la rassicurò lui sorridendole. Con un movimento lento la sdraiò sul letto sistemandosi sopra di lei e coprendo entrambi con il fresco lenzuolo. “Mi scaldi il cuore ogni volta che lo dici.”

“Ma il mio si spezza ogni volta che non rispondi” replicò lei. “Cosa stiamo facendo Elijah? Voglio più di questo, io voglio te e ti voglio tutto.”

L’Originale la baciò di nuovo, poi le prese una mano e se la poggiò sul cuore. “Puoi averlo” le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.

 

 

Allison aprì gli occhi di improvviso, con un respiro talmente profondo da sembrare un gemito e si mise a sedere sul letto con espressione confusa. Una mano poggiata sul petto, l’altra ancora stretta dentro la mano di Elijah. Davina, di fronte a lei si alzò e barcollando raggiunse una sedia poco distante e vi si lasciò cadere sopra, stremata.

“Allison” sussurrò Elijah voltandosi per guardarla meglio negli occhi. “Stai bene?”

Lei annuì deglutendo a vuoto, si sforzò di sorridergli e poi si alzò e raggiunse Davina. Con una mano le accarezzò i capelli mentre si piegava sulle sue ginocchia per guardarla negli occhi. Tremava e anche la giovane strega, ma stavano bene. E insieme avevano vinto l’oscurità.

“Stai bene?” le chiese con gli occhi lucidi di lacrime.

“Sì” la ragazza annuì stringendole le mani. “Tu stai bene?”

“Ho solo un po’ di freddo” replicò Allison. “Ma sono pronta per quel gelato quando lo sei anche tu.”

Le due si guardarono per qualche istante, poi scoppiarono a ridere mentre Elijah poggiava una coperta prima sulle spalle di Davina, poi un’altra su quelle della donna che amava.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

UN MESE DOPO

 

 

Allison rotolò sulla sua parte di letto e si mise supina a fissare il soffitto. Con il fiato ancora corto e il piacere lì a solleticarle lo stomaco si girò poco di lato e guardò Elijah. Il petto del suo bell’Originale andava su e giù ad un ritmo veloce, ancora scosso dallo stesso piacere che scuoteva anche lei.

Con la punta di due dita gli accarezzò l’addome cercando rifugio tra le sue braccia e lui fu lieto di stringersela addosso. Le diede un bacio sui capelli, poi uno sulla fronte e infine strinse la sua mano piccola e calda. Era incredibile, si disse, il senso di totale appagamento che provava in quel momento. Una felicità che credeva impossibile, almeno per lui.

“Allison” la chiamò dolcemente. “Sei felice?”

Lei alzò la testa e la sostenne con una mano, gli baciò la bocca quando lui si girò a guardarla, in attesa di una risposta. “Sì lo sono” gli rispose staccando le labbra dalle sue. “Tu lo sei?”

Elijah le passò una mano tra i capelli. “Sì lo sono. Credo che non potrei esserlo di più di quanto lo sono in questo momento.”

Allison sorrise, i suoi occhi nocciola si colorarono di malizia e con le labbra lasciò una scia di baci lungo tutto l’addome dell’Originale mentre si distendeva sopra di lui. “Sicuro?” gli chiese con tono divertito.

Lui si sentì rabbrividire mentre le labbra di Allison gli baciavano il collo, le mani intrecciate alle sue. “Okay” ammise quando lei avvicinò la bocca alla sua. “Forse posso esserlo un po’ di più.” Le diede un bacio dolce e con uno scatto deciso la posizionò sotto il suo corpo. “Ti amo Allison, ti amo davvero.”

“Lo so” lei abbozzò un sorriso. “Ti amo anche io. Davvero.”

 

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