A Blast from the Past di Robigna88 (/viewuser.php?uid=62768)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -PROLOGO- ***
Capitolo 2: *** -CAPITOLO 1- ***
Capitolo 3: *** -CAPITOLO 2- ***
Capitolo 4: *** -CAPITOLO 3- ***
Capitolo 5: *** -CAPITOLO 4- ***
Capitolo 6: *** -CAPITOLO 5- ***
Capitolo 7: *** -CAPITOLO 6- ***
Capitolo 8: *** -CAPITOLO 7- ***
Capitolo 9: *** -CAPITOLO 8- ***
Capitolo 10: *** -CAPITOLO 9- ***
Capitolo 11: *** -CAPITOLO 10- ***
Capitolo 12: *** -CAPITOLO 11- ***
Capitolo 13: *** -CAPITOLO 12- ***
Capitolo 14: *** -CAPITOLO 13- ***
Capitolo 15: *** -CAPITOLO 14- ***
Capitolo 16: *** -CAPITOLO 15- ***
Capitolo 17: *** -CAPITOLO 16- ***
Capitolo 18: *** -CAPITOLO 17- ***
Capitolo 19: *** -CAPITOLO 18- ***
Capitolo 20: *** -CAPITOLO 19- ***
Capitolo 21: *** -CAPITOLO 20- ***
Capitolo 1 *** -PROLOGO- ***
NDA: Un commento mi fa
sempre piacere. Buona lettura, Roby.
-
PROLOGO -
Faceva
male da morire. Il dolore di una pallottola in corpo era da sempre quello che
odiava di più. Quel dannato piombo rimaneva dentro la carne e bruciava come
l’inferno e non c’era verso di farlo smettere se non estraendolo.
Era
quello che aveva intenzione di fare, ma il punto era che farlo da sola era
impossibile; sarebbe svenuta non appena inserite le dita dentro quella dannata
ferita e oltretutto credeva che non fosse proprio una buona idea considerato
quanto sporche erano le sue mani.
Era
consapevole del fatto che un’infezione era l’ultima cosa di cui avrebbe dovuto
preoccuparsi in quel momento ma non poteva farne a meno. Salvarsi dalla
pallottola e morire per un’infezione causata dalle mani sporche sarebbe stato
il colmo. Non molto divertente come modo di morire.
Lei
invece aveva sempre immaginato di morire in modo avventuroso, cacciando
qualcosa o magari cadendo da un tetto mentre uccideva qualcosa o magari in un
inseguimento mozzafiato per sfuggire a qualcosa… una morte non banale insomma.
E con un qualcosa a darle filo da torcere.
Decisamente
non a causa di uno stupido proiettile.
“Ah
dannazione!” esclamò mentre si cambiava la benda e scopriva che stava ancora
sanguinando. “Fantastico…”
Facendo
un grosso respiro – e anche quello faceva male – pensò alle possibili
soluzioni. Andare all’ospedale sarebbe stata la scelta più logica, ma cosa
avrebbe detto ai medici? Che un mutaforma le aveva sparato? Probabilmente i
medici avrebbero chiamato uno psichiatra oltre che la polizia.
Si
rese conto che non le rimanevano molte altre opzioni… anzi, nessuna a parte
una.
“Maledizione…”
sussurrò mentre si trascinava fino alla porta di quella squallida camera di
motel e poi fino all’auto.
La
sua unica possibilità richiedeva alcuni minuti di guida e mentre metteva in
moto sperava che non avrebbe perso i sensi durante il tragitto. Si chiese
perché quell’incidente le fosse capitato proprio in quella maledetta città.
Dannata
New Orleans! Non aveva un singolo bel ricordo legato a quel posto. Forse solo
uno…
****
“Così
la strega è fuggita.” Hayley posò l’abito che aveva in mano dentro una grande
cassapanca dove ve ne erano conservati tanti altri.
“Non
capisco” le disse Renekah dando una rapida occhiata ai suoi fratelli e Marcel.
“Sa che lì fuori è pericoloso per lei, eppure è comunque fuggita.”
“Forse
potrei averle detto che le streghe che la minacciavano sono tutte morte…”
“Ah,
quindi è colpa tua se è fuggita. Ora Marcel, Klaus ed Elijah si metteranno a
fare gruppetto e diventeranno insopportabili.”
“Oh non
preoccuparti sorellina” intervenne Klaus raggiungendole, seguito da Marcel ed
Elijah. “Non staremo insieme così a lungo perché io so come trovare Davina. Le
chiederò gentilmente di non fuggire più e mi ascolterà.”
“E
suppongo che la tua gentile richiesta somiglierà moltissimo ad una minaccia…”
sentirono dire. “A meno che tu non sia cambiato in questi ultimi tre anni.”
Lo
sguardo tutti si spostò in direzione della voce e questa prese forma; aveva
lucenti capelli castani, due occhi nocciola e la fronte imperlata di sudore.
“Immagino
che sia un brutto momento” continuò la voce abbozzando un sorriso,
facendo spuntare sulle guance due fossette profonde. “Ma ho davvero bisogno di
aiuto.”
Klaus
scosse il capo, allargando le braccia. “Hai un talento innato… riesci sempre a
cacciarti nei guai. Com’è possibile?”
“Ho un
dono” scherzò lei, ma cadde in ginocchio aggrappandosi ad una piccola sedia lì
accanto.
Elijah,
fino ad allora immobile, sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e la raggiunse.
“Cosa ti è successo?” le chiese piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli
occhi.
“Mi
hanno sparato” rispose lei togliendo la mano che teneva poggiata sul fianco.
“Ho provato ad estrarre da sola il proiettile ma fa dannatamente male.”
L’Originale
le poggiò una mano sul viso e accarezzandole piano lo zigomo con il pollice si
accorse che alcune lacrime le avevano bagnato le guance. Pensò che doveva
soffrire molto, perché da quando la conosceva l’aveva vista piena di lividi e
piena di graffi… ma non l’aveva mai vista piangere.
“Chi ti
ha sparato?” le chiese.
“È una
lunga storia, te la racconterò per filo e per segno, ma prima…” si fermò per
riprendere fiato. “Prima puoi togliermi questo proiettile? Sembra che il fianco
mi stia andando a fuoco.”
“Certo”
Elijah le sorrise tristemente, poi si alzò e la prese piano in braccio.
“Iniziate a cercare Davina, io devo prima occuparmi di lei.”
Gli
altri lo guardarono mentre si allontanava con la donna sanguinante stretta tra
le braccia. Klaus poteva percepire la confusione, gli occhi di Hayley fermi su
Elijah e la misteriosa ragazza che non conosceva.
Gli
venne da ridere ma non sapeva esattamente dire perché.
“Chi è
quella donna?” chiese il lupo.
“Quella
è Allison Morgan” rispose Rebekah. “Unica amica di mio fratello Niklaus,
infallibile cacciatrice del soprannaturale e uno dei più grandi amori della
vita di Elijah.”
Lo
sguardo di Hayley sembrò colorarsi di uno strano sentimento e Klaus pensò che
ci sarebbe stato da divertirsi.
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Capitolo 2 *** -CAPITOLO 1- ***
NDA: Buona
lettura :) e ricordate che i commenti mi fanno sempre piacere. In fondo
una piccola gif sull'amicizia Allison/Klaus.
-CAPITOLO
1-
Quando
aprì gli occhi non sapeva quanto tempo fosse passato, ma il
fianco non le
faceva più male.
A
dire il vero si sentiva benissimo, riposata e fresca come non le
capitava da
tanto. Si mise piano a sedere sul letto, guardando in basso verso la
sua maglietta;
era ancora sporca di sangue ma sollevandola si accorse che la ferita
era
sparita.
Abbozzò
un sorriso stiracchiandosi e poi si accorse di Klaus che la fissava
seduto su
una sedia alla sua destra, accanto alla finestra. Attraverso le tende
socchiuse
Allison notò che fuori splendeva il sole…
Doveva
aver dormito tutta la notte o meglio, doveva essere rimasta incosciente
tutta
la notte, perché non ricordava di aver chiuso gli occhi e di
essersi
abbandonata dolcemente al sonno.
“Che
ci fai seduto lì? Odio che mi guardino mentre dormo,
è inquietante” gli disse
trascinandosi fino al bordo del letto.
Quando
poggiò i piedi per terra, solo allora si accorse di essere
scalza. Mosse le dita
per un secondo, per abituarle al fresco del pavimento, poi
rimandò indietro i
capelli.
“Volevo
accertarmi che stessi bene” le disse Klaus sorridendole.
“Ieri sera non avevi
una bella cera quando sei arrivata.”
“Non
mi sembravi così preoccupato.”
L’Ibrido
si alzò e andò a sedersi sul letto accanto a lei.
“Oh andiamo, sai che io ho un
modo tutto mio di dimostrare affetto.”
“Sì…
lo so.” Allison gli diede un colpetto sul braccio, poi fece
un grosso respiro. “Mi
dispiace di essere piombata qui all’improvviso, ma per una
volta non sapevo
davvero cos’altro fare.”
“Non
devi scusarti, sai di essere la benvenuta. Sei praticamente la mia
unica amica
e se ti succedesse qualcosa sarei molto turbato.”
“Se
non altro perché dovresti dare ragione a chi sostiene che
chiunque provi ad
esserti amico finisce morto” il viso della donna si
aprì in un grande
sorriso che Klaus
ricambiò divertito.
“Sono
felice che tu stia bene, dico davvero.”
La
cacciatrice annuì appena prima di mettersi in piedi e
avvicinarsi alla
finestra. New Orleans risplendeva di luce, le strade ancora piene di
colori, rimasugli
della serata di festa appena passata.
Diede
uno sguardo al suo orologio e si accorse che era rotto, così
lo sganciò e lo
strinse con entrambe le mani. Le dispiaceva, era di sua madre. Una
delle poche
cose che le erano rimaste di lei.
Senza
rendersene conto si ritrovò a piangere, lo
sguardo ancora puntato fuori dalla
finestra.
Klaus
le fu accanto in pochi secondi. Con delicatezza le circondò
le spalle con un
braccio e la strinse un po’. “Piangi pure dolcezza”
le sussurrò baciandole la tempia. “Non tutte le
lacrime sono un male.”
****
“Fammi
capire” Rebekah si poggiò allo stipite della porta
e incrociò le braccia sul
petto. “Arrivi improvvisamente, monopolizzi
l’attenzione del mio fratello
preferito sanguinando, sporchi di sangue le pregiate lenzuola di seta
del letto
che ti offriamo, usi il mio balsamo per capelli e poi usi anche i miei
vestiti?
Voi donne della California… vi si offre un dito e in men che
non si dica vi
prendete tutto il braccio.”
Allison
rise versandosi un bicchiere di succo d’arancia, i capelli
ancora bagnati le finirono
davanti agli occhi mentre si metteva a sedere su una delle belle sedie
imbottite in cucina.
“Scusa,”
disse alla bionda originale. “Ho lasciato le mie cose nella
camera di uno
squallido motel e non potevo andare in giro tutta sporca di sangue e
puzzolente
di sudore. Non credi?”
Rebekah
sembrò pensarci un attimo, poi la raggiunse e si mise a
sedere accanto a lei. “Sì,
credo di capire” le disse. Poi il suo bel viso si
colorò di un grande sorriso. “Sono
felice di vederti Allison. Avevo davvero bisogno di un’amica
qui intorno.”
“Sono
felice anche io” Allison le strinse la mano per un attimo.
“Ma che ci fai qui
Rebekah? Credevo che volessi essere libera, lontana da Klaus e dal suo
brutto
carattere.”
“Volevo.
Ma poi Elijah ha avuto bisogno di me e così sono tornata.
Avevo intenzione di
ripartire subito dopo essermi accertata che stesse bene
ma…”
“Ma
c’è
una lupa incinta di Klaus, Elijah si è ripromesso di tenerla
al sicuro e tu sei
rimasta col tuo fratello preferito anche se per farlo devi sopportare
anche
quello che non sopporti.”
“Già"
confermò l’altra perdendo lo sguardo su un punto
indefinito della stanza. “La
storia della mia vita…”
Allison
bevve l’ultimo sorso dal bicchiere, perdendosi per un attimo
nei suoi pensieri
si ritrovò a pensare che forse non era il caso di
trattenersi lì ancora a
lungo. Aveva la sensazione che presto un altro Mikaelson si sarebbe
fermato a
fare quattro chiacchiere con lei e che dopo averci parlato, andare via
le
sarebbe stato impossibile.
Non
vedeva Elijah dalla sera prima, l’ultimo ricordo che aveva di
quel viso bello e
di quella voce virile ma delicata era la sua espressione seria mentre
si
preparava ad estrarre quel dannato proiettile dal suo corpo.
Ti
chiederei che cosa ci fai qui, ad
aiutare quel fratello che speri ardentemente di poter cambiare anche se
è ovvio
che Klaus non vuole essere aiutato, ma conosco già la
risposta gli
aveva detto, un po’ per provocazione, doveva ammetterlo.
Lui si
era rimboccato le maniche della maglietta guardandola. E
quale sarebbe? aveva domandato con quegli occhi scuri
carichi di
apprensione.
Allison
aveva fatto un grosso respiro gemendo di dolore quando lui le aveva
sollevato
la maglietta sporca di sangue: Smetterai
di cercare la sua redenzione solo quando crederai che non sia rimasto
nulla da
trovare. Giusto?
Poi
più
nulla. Almeno fino a quel momento.
L’Originale
elegante, come lei lo chiamava, comparve infatti sulla soglia della
porta e le
sorrise guardandola. “Buongiorno” le disse.
“Buongiorno”
ricambiò la donna. “E grazie. Non ricordo molto di
ieri sera ma ho come la
sensazione di non avertelo ancora detto.”
“Effettivamente
sei svenuta non appena ho iniziato ad estrarre il proiettile e hai
dormito
tutta la notte.”
“A
proposito,” intervenne Rebekah. “Come ci hai
trovati?”
Allison
sospirò poggiando il bicchiere dentro il lavabo, poi si
schiarì la voce. “Ho
parlato con Klaus una settimana fa, mi ha detto che eravate qui a New
Orleans e
che aveva un piano per riprendersi la sua
città. Due giorni fa un caso mi ha portato in
città ma risolverlo si è rivelato
più difficile del previsto e sono finita con una pallottola
nel fianco. Non
sapevo chi chiamare e andare in ospedale era fuori questione, avrebbero
chiamato la polizia. Così ho cercato di chiamare Klaus per
chiedergli aiuto ma
non mi ha risposto.”
Elijah
che nel frattempo le si era avvicinato spostò una sedia e
prendendole una mano
la invitò a sedersi. Lei lo fece rivolgendogli un sorriso
grato.
“Ad
ogni modo, ho deciso di tracciare il GPS del suo cellulare e questo
indirizzo è
saltato fuori” spiegò ancora la cacciatrice.
“Ma poi mi sono ricordata che
quando abbiamo parlato ha detto che avete tutti un sacco di affari di
cui
occuparvi e ho pensato che non era il caso di venire a disturbarvi. Ho
deciso
di fare da sola ma quando ho provato ad estrarre il proiettile il
dolore era
talmente forte che ho quasi perso i sensi e così non ho
avuto altra scelta che
venire qui.”
“Saresti
dovuta venire subito” la rimproverò Rebekah.
“Ti avremmo aiutata e ti saresti
risparmiata un sacco di dolore.”
“Considerato
il livello di sconsideratezza di vostro fratello ho immaginato che
aveste già
il vostro bel da fare e oltretutto…”
“Oltretutto
non ti piace chiedere aiuto perché sei terribilmente
orgogliosa oltre che
terribilmente testarda” concluse Elijah.
Allison
abbozzò un sorriso. “Non avrei usato queste esatte
parole ma sì, suppongo che
si possa dire così.”
“Chi
ti
ha sparato?” chiese il maggiore dei Mikaelson. “Hai
detto che mi avresti
raccontato tutto per filo e per segno una volta sentita meglio e mi
sembra che
tu stia bene adesso; hai un aspetto magnifico.”
Rebekah
chiuse per un attimo gli occhi. “Oh no, se avete intenzione
di iniziare a
flirtare fatemelo sapere così posso levarmi di
torno.”
“È
stato un mutaforma a spararmi” rispose Allison ignorando la
battuta dell’amica.
“Gli stavo dando la caccia ma ha avuto la meglio.”
“Da
quando un mutaforma riesce a metterti al tappeto?”
“Ero
distratta e stanca.”
“E
stai
mentendo!”
La
donna poggiò lo sguardo su di lui, piegò poco il
capo e si inumidì le labbra. “Non
sto mentendo.”
“Sì
invece. Ti conosco Allison, forse meglio di chiunque altro al mondo.
Stai
mentendo, o quantomeno non ci stai dicendo tutta la
verità.”
“Elijah…”
“Mi
basterebbe toccarti per avere accesso ai tuoi pensieri. Potrei farlo ma
non
voglio, quello che voglio è che tu mi dica tutto, senza
tralasciare neppure una
virgola” la interruppe lui. “Sei arrivata con un
proiettile in corpo, solo altri
due minuti e adesso saresti morta. So che non ci vediamo da molto ma
l’idea che
ti possa succedere qualcosa mi è insopportabile adesso come
lo era l’ultima
volta che ci siamo visti. Quindi dimmi la verità, per
favore.”
Allison
deglutì a vuoto senza distogliere lo sguardo. Vedeva un
barlume negli occhi di
Elijah, lo stesso che ricordava di aver visto tutte le volte che
l’aveva
stretta a sé.
Fece un
grosso respiro e si strofinò gli occhi prima di rispondere.
“Ho fatto incazzare
una strega molto potente rovinandole i piani e lei… lei ha
messo una taglia
sulla mia testa. Chiunque riuscirà a catturarmi e portarmi
da lei o a farmi
fuori verrà lautamente ricompensato.”
Rebekah corrugò la
fronte perplessa. “E qual
è la ricompensa?”
“L’immortalità.”
Fu
allora che Hayley entrò in cucina e, seppur per un motivo
diverso, anche i suoi
occhi si fissarono sulla cacciatrice.
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Capitolo 3 *** -CAPITOLO 2- ***
-CAPITOLO
2-
“Hey”
Allison si poggiò allo stipite della porta e sorrise
cordiale alla ragazza
seduta a gambe incrociate sul letto. “Hayley
giusto?”
L’altra
annuì alzandosi. “Sì, sono
Hayley…” affermò. “E tu sei
Allison, giusto?”
“Esatto.”
la cacciatrice si guardò intorno, poi sospirò.
“Bella camera, un po’
claustrofobica se lo chiedi a me. Infatti, stavo per uscire a sbrigare
una
commissione e mi chiedevo se volessi venire con me. Sembra che tu abbia
bisogno
di prendere un po’ d’aria.”
“Non
posso,” le fece sapere Hayley. “Forse Elijah non te
lo ha detto, troppo
impegnato a preoccuparsi per te, ma non posso lasciare la casa. Non
senza che
lui, Klaus o Rebekah vengano con me.”
La
cacciatrice arricciò la bocca rimettendosi dritta,
sorridendo in modo quasi
impercettibile del modo in cui la ragazza di fronte a sé
sembrava essere
infastidita dalla sua presenza. Quel fastidio chiaro nel suo tono di
voce.
Si
chiese quale fosse la situazione tra lei e l’Originale
elegante perché anche se
era lì da due giorni non lo aveva ancora ben capito.
Hayley
era una bella giovane donna, l’espressione perennemente
imbronciata, avvolta
dalla classica luce di una donna incinta. Però,
pensò Allison stringendo tra le
mani il suo cellulare, non sembrava il tipo di donna che ad Elijah
potesse
piacere.
O
forse era proprio quello il tipo di donna adatta a lui e lei era stata
una pura
eccezione.
Si
disse che, qualunque cosa fosse, non si sarebbe lasciata coinvolgere;
era
rimasta un giorno in più solo perché Elijah le
aveva chiesto di rimanere per un
po’, mentre lui muoveva i suoi fili per capirne di
più su questa taglia su quella
bella testa che ti ritrovi,
le aveva detto.
E
aveva deciso di rimanere anche perché in fondo aveva bisogno
di un po’ di tempo
per riordinare le idee e riorganizzare i piani. Ma se ne sarebbe andata
via
quanto prima, perché quello era il passato e lei col passato
aveva chiuso.
“Allora,
vuoi venire con me o no?” chiese ancora piegando poco il capo.
Hayley
sollevò un sopracciglio. “Non hai sentito quello
che ho detto? Se esco da
questa casa, Klaus si arrabbierà e anche Elijah.”
“Quindi?”
chiese di rimando la cacciatrice. “Klaus è sempre
arrabbiato ed Elijah… a lui
ci penso io. Penserò io anche a Klaus. Dimmi solo se ti va
di fare una
passeggiata o no e se ti va prendi la giacca e vieni con me.”
Passarono
alcuni secondi, poi Hayley la seguì.
La
seguì fuori e poi lungo le vie illuminate della
città fino al centro. “Dove
stiamo andando?”
Allison
tirò fuori dalla tasca il suo orologio e glielo
mostrò. “Devo far sistemare
questo” la informò sistemandosi gli occhiali da
sole quando l’altra lo prese in
mano per guardarlo meglio.
“È
piuttosto danneggiato, non faresti prima a comprarne un
altro?”
“Sì,
sarebbe più rapida come soluzione, ma
quest’orologio è di mia madre.”
Hayley
sorrise. “Sono sicura che capirà.”
“È
morta. Mio fratello ha ucciso sia lei che mio padre dopo essersi fatto
trasformare in vampiro per inseguire il sogno di una vita
eterna.”
La
lupa la guardò con gli occhi sgranati, poi si
schiarì la voce restituendole l’orologio.
“Mi dispiace molto.”
Allison
sospirò. “Sì, anche a me”
sussurrò. “Sai una cosa? Non ho proprio idea di
dove
trovare un orologiaio qui a New Orleans. Lo farò sistemare
una volta tornata a
casa.”
“E
quando ci tornerai a casa?”
La
cacciatrice la fissò a bocca aperta per alcuni secondi, poi
scoppiò a ridere. “Wow,
tu sì che sai come far sentire qualcuno benvenuto”
riprese il controllo, poi
guardò dall’altra parte della strada.
“Vieni, ti offro un gelato. Così potrai
raccontarmi qualcosa di te.”
****
Cioccolato
e fragola erano stati i gusti scelti da Hayley quando si erano sedute a
prendere il gelato in quella piccola gelateria sulla Bourbon Street.
La lupa
si era aperta un po’, raccontandole di non aver mai saputo
molto della sua
famiglia di origine, raccontandole di come si fosse sentita non appena
aveva
scoperto che la sua notte con Klaus aveva avuto delle conseguenze,
della gioia
di sapere che si trattava di una femmina.
Del suo
strano rapporto con Rebekah e della sua relazione con Elijah.
Non
possiamo stare insieme solo perché Klaus
è uno stronzo le aveva detto.
Poi si era scusata per aver
parlato di quella cosa, proprio a lei che con Elijah aveva un passato.
Allison
aveva sorriso cordiale ma aveva capito molte cose; prima fra tutte che
Hayley
la percepiva come una minaccia, seconda che non era per preoccupazione
o
premura che Elijah le aveva chiesto di rimanere.
Quando
varcarono la soglia della tenuta, i tre Originali si avvicinarono a
loro con
tre espressioni diverse ma al contempo simili sul viso.
“Che
io
sia dannata!” esclamò Rebekah incrociando le
braccia sul petto; su quel viso
bello preoccupazione e un sorriso.
“Dove
siete state?” fu il turno di Elijah, sul cui viso
c’era sollievo.
“Che
ti
è saltato in mente?” urlò invece Klaus
fissando Hayley. “Cosa delle parole non
devi uscire da questa casa non
riesci a capire?” quegli occhi verdi iniettati di rabbia e
indignazione.
“Mi
sento soffocare in quella stanza e…”
provò a difendersi Hayley.
“Meglio
sentirsi soffocare che morire!”
“Calmati
Klaus,” intervenne Allison. “Siamo solo andate a
prendere un gelato, un po’ d’aria
farà bene alla bambina anche” cercò di
rabbonirlo. “E poi c’ero io con lei, non
avrei permesso a nessuno di farle del male.”
“Tu”
le
disse l’ibrido mettendosi faccia a faccia con lei.
“Hai una taglia sulla testa.
Con te era più in pericolo che da sola.”
“Mancano
mesi alla nascita della bambina,” replicò la
cacciatrice guardandolo dritto
negli occhi. “Non puoi tenerla chiusa in quella stanza fin
quando non avrà
partorito. E comunque, non le è successo niente…
sta bene.”
“Perché
non ascolti quello che dico?” Klaus allargò le
braccia. “Non è questo il punto.
Ci sono streghe lì fuori, streghe potenti che non
esiterebbero un attimo ad
ucciderla e non si fermerebbero davanti a niente avendone
l’occasione. Neppure
davanti alla grande Allison Morgan. Soprattutto non adesso che la tua
presenza
porta più svantaggi che utilità, visto che ogni
essere soprannaturale del
pianeta ti vuole morta. Noi qui abbiamo già abbastanza
problemi.”
Allison
indietreggiò di qualche passo. “Non preoccuparti,
non rimarrò ancora a lungo.
Anzi a dire il vero credo che me ne andrò immediatamente. La
caccia non si
ferma e oltretutto anche io ho già i mei problemi di cui
occuparmi.”
“Allison…”
mormorò lui mentre lei saliva su per le scale.
“Non era questo che intendevo.”
“Fottiti!”
esclamò la donna scomparendo al piano di sopra.
“È
stata gentile con me” parlò Hayley rivolta a
Klaus. “E ti ha difeso ogni volta che
ho mosso un’accusa contro di te.”
“Lo fa
sempre” intervenne Elijah sbottonandosi la giacca e mettendo
le mani in tasca. “E
puntualmente mio fratello la tratta così, come se non fosse
praticamente la sua
unica amica.”
“Non
preoccupatevi” disse proprio Niklaus sospirando, mentre
Elijah saliva su per le
scale. “Fra dieci minuti le sarà
passato.”
****
Le
chiavi dell’auto, quelle della camera di motel e quella
vecchia giacca sporca
di sangue erano praticamente le uniche cose che doveva prendere prima
di
lasciare quella casa.
Prima
di scordarsi di quanto stronzo sapesse essere Klaus, prima di rendersi
conto
che anche se avrebbe voluto strozzarlo in quel momento, gli voleva bene.
Si
tolse la giacca che le aveva prestato Rebekah, pensando che volente o
nolente
avrebbe dovuto tenere i vestiti, e la poggiò piano sul
letto. Poi riavviò
indietro i capelli e sospirò.
“Se
sei
qui per scusarti per le cattive maniere di tuo fratello non ce
n’è alcun
bisogno” disse accorgendosi di Elijah sulla porta.
“So com’è fatto eppure non
imparo mai la lezione.”
“Non
sono qui per questo” replicò lui guardandola.
“Vorrei che tu rimanessi. Ho
chiesto ad una potente strega di rintracciare quella che ti minaccia,
le ho
chiesto di trovare un modo per aiutarti e…”
“Stronzate!”
esclamò la donna voltandosi a guardarlo. “Sai
benissimo che posso badare a me
stessa. Vuoi che rimanga perché occuparti
di me ti impedisce di pensare a ciò che ti
tormenta veramente.”
“E
sarebbe?” l’Originale si mise dritto, facendo
qualche passo dentro la stanza,
perso nel fuoco che bruciava dentro quelle iridi nocciola.
“Lo
sai”
rispose lei sorridendo nervosamente. “Io non
rimarrò qui a farti da temporaneo
ripiego.”
Elijah
sembrò capire a cosa si stesse riferendo e con calma fece un
grosso respiro. “Tu
non sai di cosa stai parlando, Allison.”
“Non
sarei dovuta venire qui, è stato un errore. Un altro nella
già lunga lista di
errori che ho fatto nella mia vita. Dimenticati di avermi vista,
dimenticati di
quello che ti ho detto, dimenticati queste ultime quarantotto ore
Elijah.”
“Allison”
la chiamò lui seguendola quando uscì dalla stanza
dritta verso le scale per
tornare al piano di sotto. “Fermati!”
La
cacciatrice si voltò verso di lui; stava per urlargli di
smetterla di seguirla,
non era interessata a sentire niente di più. Aprì
la bocca per parlare, ma la
richiuse sobbalzando quando un boato riempì la casa.
Correre
fuori le fece scoprire che della sua auto non rimaneva più
nulla.
|
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Capitolo 4 *** -CAPITOLO 3- ***
-CAPITOLO
3-
“Grazie
signore. Suggerirò che il caso venga archiviato come
incidente.”
Elijah
salutò l’agente mentre si allontanava e mantenne
il suo sorriso di circostanza
fino a quando fu necessario. Poi si voltò verso Allison
sicuro che l’avrebbe
trovata attaccata al telefono imprecando contro qualcuno, o con la sua
pistola
in mano mentre cercava di capire chi doveva uccidere per quello che la
polizia
era stata soggiogata a considerare come un incidente.
Invece,
sorprendentemente, la trovò seduta su una sedia, la testa
tra le mani e davanti
a sé una tazza bollente di caffè. La sua postura
tradiva insicurezza, non era
la solita fiera Allison.
Sospirò
sbottonandosi la giacca e la raggiunse a passi lenti, quasi avesse
paura che
muovendosi troppo in fretta o troppo rumorosamente avrebbe finito per
spaventarla.
“Hey…”
mormorò, ma lei sobbalzò, esattamente come lui
aveva previsto. “Scusa, non
volevo spaventarti.”
Lei
scosse il capo allontanando la tazza, il viso pallido e gli occhi
sgranati pieni
di confusione. “Ero… persa nei miei
pensieri.”
“Stai
bene?”
“No”
la donna si passò una mano tra i capelli, poi si
strofinò gli occhi. “Quell’auto
aveva un valore affettivo per me e il bagagliaio era pieno di armi e
oggetti
che uso ogni volta che caccio. Dovrò ricomprare tutto e non
è facile come tutti
pensano… C’erano le mie ricerche e tutti i miei
appunti. C’era praticamente
metà della mia vita su quell’auto e adesso
è andata distrutta. A proposito,
cosa hai detto alla polizia?”
“Ho
detto loro che si è trattato di un incidente.
L’auto era vecchia in fondo.”
“E
ti hanno creduto?”
“Beh
li ho soggiogati affinché mi credessero, non hanno avuto
molta scelta.”
Elijah
sorrise appena, sperando che anche sul bel viso della cacciatrice si
aprisse un
sorriso, anche solo un accenno. Ma lei rimase con lo sguardo fisso su
un punto
indefinito del tavolo, la gamba che si muoveva nervosamente.
Era
bella… diamine se lo era; quella pelle di porcellana, quegli
occhi dal colore
indefinibile, quelle labbra rosate, quei capelli lucenti. Una donna da
togliere
il fiato e infatti glielo toglieva.
“Mi
dispiace di aver convinto Hayley ad uscire con me prima”
disse di improvviso la
donna distogliendolo dai suoi pensieri. “Non avevo capito che
la situazione
fosse così grave per me… perché questa
esplosione, non è stato un incidente, ne
sono sicura.”
“Lo
sono anche io” concordò l’Originale.
“Vorrei sbagliarmi ma non credo sia questo
il caso. Sembrava più una sorta di minaccia. Ma non scusarti
per Hayley, le sei
simpatica sai…”
“Forse
le sarei più simpatica se mi togliessi dai piedi”
finalmente la cacciatrice
abbozzò un sorriso. “Anzi ne sono certa. Hai fatto
colpo sulla bella
lupacchiotta, ma non sono sorpresa.”
Lui
si inumidì le labbra e arricciò poco la bocca.
“È complicato.”
“Lo
è sempre,” sussurrò Allison.
“Soprattutto con te.”
“Che
vorresti dire, esattamente?” l’Originale
poggiò entrambe le mani sul tavolo,
mettendosi dritto sulla sedia.
“Niente,”
lei scosse il capo alzandosi. “Solo un pensiero ad alta
voce.”
“Dove
stai andando?”
“Al
momento credo che andrò a comprarmi una nuova auto, poi non
lo so” Allison si
strinse nelle spalle. “Forse farei meglio a rinchiudermi da
qualche parte per
un po’, ho come la sensazione che i ruoli si siano
tragicamente invertiti e che
ora sia io la preda.”
“Rimarrai
qui” le fece sapere Elijah. “Ma”
continuò prima che lei potesse protestare, “non
te ne starai con le mani in mano. Ho un piccolo lavoretto per
te.”
“E
sarebbe?”
“C’è
una giovane strega ospite in questa casa.”
“La
strega che stavate cercando la sera che sono arrivata? Davina,
giusto?”
“Esattamente”
l’Originale sorrise. “Lei ha molto potere ma non sa
bene come gestirlo. Non si
fida di nessuno e…”
“E
tu vuoi che io conquisti la sua fiducia così voi poi potrete
usarla in questa
specie di guerra tra vampiri e streghe?”
“No,
vorrei che tu ti guadagnassi la sua fiducia perché
è una ragazzina e ha bisogno
di un’amica” chiarì lui. “E
vorrei che le insegnassi a controllare il suo
immenso potere.”
Allison
fece un grosso respiro, poi chiuse per un attimo gli occhi valutando le
sue
possibilità. Realizzò che, che le piacesse o no,
aveva bisogno di aiuto e nessuno
meglio degli immortali Originali poteva darglielo.
“Okay”
accettò sospirando. “Rimarrò per un
po’, ma sia ben chiaro che me ne andrò quando
lo riterrò più opportuno e soprattutto,
sarò libera di uscire ogni volta che
vorrò, senza nessun accompagnatore indesiderato.”
“Perché
ho come la sensazione che provare a negoziare con te sarebbe
inutile?”
“Perché
sei incredibilmente sveglio oltre che incredibilmente
attraente” rispose lei
allargando le braccia. “Però ho davvero bisogno di
un’auto nuova” concluse
salendo su per le scale.
****
“C’è
qualcosa di cui mi piacerebbe discutere con tutti voi.”
Elijah
mise a posto la teiera dopo aver versato a tutti una tazza di
thè e si mise a
sedere accanto al fratello e ad Hayley e di fronte a Rebekah. Poi fece
un
grosso respiro prima di continuare.
“I
recenti avvenimenti hanno purtroppo messo in luce che una grande
minaccia sta
marciando verso Allison. C’è una taglia sulla sua
testa e ogni essere soprannaturale
che ne avrà la possibilità proverà ad
ucciderla.”
Klaus
abbozzò una risata, poi bevve dalla tazza. “Non
è una novità, ha più nemici lei
da sola che tutti noi messi insieme.”
Quel
tono sarcastico gli fece beccare le occhiataccia dei suoi fratelli,
così l’Ibrido
si zittì bevendo un altro sorso mentre Elijah riprendeva la
parola.
“Le ho
offerto di rimanere qui fin quando tutta questa situazione non
verrà chiarita,
nessuno si spingerebbe così oltre da provare ad ucciderla
mentre si trova
dentro questa casa, ma la sua permanenza qui porterà
inevitabilmente un nuovo
possibile numero di nemici che si andranno ad aggiungere a quelli che
abbiamo
già. Ecco perché vorrei sapere se siete tutti
d’accordo riguardo alla mia
proposta di ospitalità.”
“Non
capisco perché sono qui” intervenne Hayley alzando
un sopracciglio perplessa. “Questa
non è casa mia quindi io non ho alcuna voce in
capitolo.”
“Al
contrario” si affrettò a rispondere
l’Originale Elegante guardandola. “Sei parte della famiglia e
quindi anche tu hai
diritto ad esprimere la tua opinione.”
La
donna sembrò riflettere per un attimo, le tornò
alla mente la mattinata
trascorsa con la cacciatrice e nonostante il pensiero del passato che
lei ed
Elijah condividevano la infastidisse, non poteva negare che Allison si
era
rivelata una persona simpatica ed onesta, che era stata gentile con lei.
“È
stata
gentile con me” disse annuendo. “Non siamo di certo
amiche, non ancora almeno,
ma non voglio che le succeda qualcosa. Quindi credo che debba
restare.”
Elijah
sorrise, poi volse lo sguardo a Rebekah.
“Sorella…”
“È
mia
amica e le voglio bene. Oltretutto con lei intorno non ci si annoia mai
quindi
sì, deve decisamente rimanere.”
Fu
infine il turno di Klaus che, fissando il tavolo, rimase in silenzio
per un
lungo istante.
“È
una
spina nel fianco” disse quando parlò.
“Ma è praticamente la mia unica amica,
parte della famiglia per quel che mi riguarda. E nessuno fa del male
alla mia
famiglia. Rimarrà e uccideremo chiunque proverà a
farle del male.”
“È
deciso allora” sorrise il maggiore dei Mikaelson.
“Rimarrà. Ovviamente dovremo
stabilire delle regole. Per evitare uno dei suoi soliti colpi di
testa… uno di
noi andrà con lei ogni volta che lascerà la
casa.”
“Non
accetterà mai” parlò di nuovo Hayley.
“La conosco da poco ma non mi sembra il
tipo di persona che prende ordini facilmente.”
“Dipende
tutto da come li dai quegli ordini” disse Klaus alzandosi.
“Fortunatamente io
so esattamente quali tasti toccare con lei.”
Lasciò
la stanza con andatura sicura e un sorriso sulle labbra ed Elijah
sospirò
sperando di non avere avuto la peggiore idea della sua intera esistenza.
|
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Capitolo 5 *** -CAPITOLO 4- ***
-CAPITOLO
4-
Allison
aveva deciso di rimanere e tre settimane erano volate via come il
vento; il
pancione di Hayley cresceva a dismisura e oramai la cacciatrice
conosceva ogni
angolo della casa in cui era ospite, come
Elijah diceva.
Anche
se i primi giorni era stato difficile per lei adattarsi a quella vita,
senza
poter uscire priva di accompagnatore, senza poter cacciare o aiutare
nel
risolvere i drammi della famiglia Mikaelson, quella specie di prigionia
era
diventata meno pesante quando aveva conosciuto Davina.
La
giovanissima strega si era aperta quasi subito, con sua sorpresa,
rivelandole
quanto fosse disillusa dalla vita, quanto si sentisse sola e quanto
odiasse
Klaus.
Allison
aveva provato a difenderlo ma era stato inutile.
Klaus
non è un mostro, ha solo
paura le
aveva detto.
Vallo
a dire al mio amico Tim
morto perché Klaus ha deciso che era così che
doveva andare era
stata la risposta a cui la cacciatrice non aveva saputo come replicare.
Sospirò
svuotando un altro sacchetto di popcorn dentro una ciotola e raggiunse
l’atrio.
Lì
due uomini erano appena entrati trasportando una scatola grandissima.
Elijah li
fissava perplesso.
“Scusatemi
signori, ma credo che voi abbiate sbagliato indirizzo” disse
loro.
“Non
hanno sbagliato” gli disse Allison mangiando una manciata di
popcorn. “Sono qui
per consegnare il televisore che ho comprato per me e Davina.”
“Hai
comprato un televisore?”
Lei
annuì. “Sessantacinque pollici, ultra HD,
connessione ad internet e tutto il
resto.”
“Sessantacinque
pollici… una cosa più discreta non sarebbe stata
da te vero?”
“Dovrò
rimanere chiusa in questa casa per chissà quanto tempo, e
anche Davina. Un
televisore era il minimo che potessi fare per non rendere la nostra
permanenza
più terribile di quanto già non sia.”
“Non
ti piace la casa?”
Allison
fece un sorriso sarcastico. “La adoro”
mormorò con tono ironico per poi fissare
i due uomini. “Seguitemi pure” disse loro salendo
su per le scale.
Davina
sgranò gli occhi quando vide Allison entrare in camera sua
seguita da quei due
tizi. La sua perplessità crebbe ancora di più
quando i quadri attaccati alle
pareti – creazioni di Klaus – vennero staccati per
far largo al gigantesco
televisore.
“A
Klaus non piacerà tutto questo” disse quando
rimase sola con Allison.
La
cacciatrice si strinse nelle spalle porgendole la ciotola piena di
popcorn. “A
Klaus non piace mai nulla, ci penso io a lui.”
Solo
allora la giovane strega si lasciò andare ad una risata che
era perfettamente
adatta alla sua età, in quegli occhi azzurri uno sguardo
sereno che Allison non
aveva mai visto da quando la conosceva.
“Cosa
guardiamo?” le chiese battendo le mani dopo aver poggiato la
ciotola sul grande
letto.
“Guarderemo
un grande classico, un sempreverde, un senza tempo… il film
più bello mai
creato.”
“Vi
presento Joe Black?”
“No.”
“Titanic?”
“No,
non è Titanic.”
“I
passi dell’amore?”
Allison
fece cenno di no col capo mentre inseriva nel televisore una pennetta
USB. “Il
Re Leone!” esclamò afferrando il telecomando.
Davina
sollevò un sopracciglio. “Il Re Leone? Sono un
po’ troppo vecchia per i cartoni
animati.”
“Nessuno
è troppo vecchio per Il Re Leone. E dopo di questo
guarderemo La Sirenetta e
poi La Bella e la Bestia.”
“Praticamente
un quarto della filmografia della Disney…”
“Esatto
mia cara Davina” Allison riafferrò la ciotola e si
mise a sedere sul letto
facendole cenno di fare lo stesso. “Stiamo per intraprendere
un piccolo viaggio
a Disneyland. Non quello a Parigi ma potremo andare anche lì
se vorrai.”
“Non
sono mai stata a Parigi.”
“Allora
ci andremo. Ma solo dopo che avremo ucciso la strega che vuole farmi
fuori e
dopo aver ucciso quelle che vogliono far fuori
te…” disse la cacciatrice. “In
effetti potrebbe volerci un po’, ma ci andremo. Te lo
prometto.”
La
ragazza sorrise, poi si piegò e le diede un bacio sulla
guancia. “Grazie per
essermi amica. Ti voglio bene, Allison.”
L’altra
sorrise. “Ti voglio bene anche io” le
sussurrò. “Avanti, schiaccia play ora.”
Davina
lo fece.
****
Davina sorrise
mangiando ciò che rimaneva dei popcorn, la testa di Allison
era poggiata sulla
sua spalla mentre il film volgeva alla fine.
La
cacciatrice si era addormentata più o meno a metà
della visione, rimasugli di
popcorn sulle ciocche di quei bei capelli castani.
I
titoli di coda partirono nel momento stesso in cui Elijah fece capolino
nella
stanza, chiuso come sempre in un vestito elegante, ma questa volta
senza la
cravatta a dargli l’aspetto tanto formale e ingessato che
però risultava
affascinante.
Tra gli
Originali lui era il più serio, il più nobile e
le piaceva anche se preferiva
Rebekah.
Non
sapeva molto del rapporto che Allison aveva con l’intera
famiglia Mikaelson,
non le aveva ancora raccontato come li aveva conosciuti. Quello che
sapeva era
che la bella cacciatrice non sembrava temere Klaus, andava
d’accordo con
Rebekah e lei ed Elijah condividevano una forte attrazione che era
impossibile
da negare.
L’Originale
elegante, come proprio Allison lo chiamava, la guardava con occhi dolci
ogni
volta che lo faceva, occhi colmi di preoccupazione e di premura, occhi
colmi di
tante cose.
Davina
era giovane e dell’amore sapeva poco o niente ma se quello
che i film raccontavano
era vero quello che il vampiro e la donna condividevano ci somigliava
tantissimo.
“Il
film deve averla annoiata” disse lui avanzando dentro la
stanza e fissando il
gigantesco schermo piatto.
La
ragazza sorrise voltandosi poco per guardare la sua amica.
“Abbiamo guardato Il
Re Leone ma è crollata a metà film. Credo che
starsene con le mani in mano
tutto il giorno le faccia venire sonno.”
Elijah
abbozzò un sorriso, poi si avvicinò ad Allison e
sfilò via dai suoi capelli ciò
che rimaneva del loro piccolo snack.
“Lo
faccio per tenerla al sicuro” disse a Davina accarezzando
piano il viso di
Allison. “Non voglio che le succeda qualcosa.”
“Lei
ti
piace non è vero?”
“Lei
piace a tutti, è speciale.”
La
strega annuì. “Posso chiederti una
cosa?” e davanti allo sguardo calmo di
Elijah continuò. “Come vi siete
conosciuti?”
L’Originale
si sbottonò la giacca, si mise piano a sedere sul bordo del
letto e si perse
per un attimo nei suoi pensieri; ricordava ogni momento del loro primo
incontro, ma pensò che era meglio raccontarle la versione
breve.
“Ci
siamo incontrati a Mystic Falls, durante una festa. Un ballo per la
precisione”
disse. “Mi ha salvato da
una
petulante signora che non ne voleva sapere di lasciarmi sulla pista da
ballo.”
“Dimmi
di più.”
Elijah
sospirò.
“Indossava un bellissimo vestito nero che sembrava cucitole
addosso. Ho pensato
che fosse bellissima e lo era” si fermò un attimo
e fissò lo sguardo su
Allison, poi continuò. “E dopo, le nostre mani si
sono strette per ballare, lei
ha sorriso e le sono spuntate quelle deliziose fossette sulle guance
e…”
“E…”
incalzò Davina.
“E poi
la musica è finita” concluse Elijah.
“Ma tu
avresti voluto che continuasse a suonare.”
Il
vampiro si rimise in piedi, poi con delicatezza prese Allison tra le
braccia
poggiando la guancia sulla sua fronte quando lei si mosse
istintivamente
sistemandosi meglio tra le sue braccia.
“Non
ha
importanza” sussurrò. “È il
passato. Goditi il resto dei film.”
“Elijah”
lo chiamò la ragazza mentre lui lasciava la stanza con
Allison addormentata tra
le braccia. “So che sono solo una ragazzina e che tu hai
più di mille anni e
tanta saggezza ma… la vita è breve, dovresti
vivere tutto fino in fondo.”
“Io
sono immortale Davina.”
“Si
può
morire dentro anche rimanendo vivi” sussurrò
Davina. “Quindi se vuoi ballare,
fai ripartire la musica e fallo.”
Elijah
deglutì a vuoto, infine accompagnò Allison nella
sua stanza.
|
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Capitolo 6 *** -CAPITOLO 5- ***
NDA:
Sapere cosa ne pensate mi fa scrivere meglio e più in fretta
quindi lasciatemi un pensiero. Buona lettura, Roby
-CAPITOLO 5-
Allison non
sapeva come era riuscita a
strappare quel sì ad Elijah, ma pensò che era
grata di averlo fatto soprattutto
perché era una bellissima giornata e il sole splendeva caldo
e abbagliante.
Le dispiaceva di
non essere riuscita a
far uscire di casa anche Davina, ma si rendeva conto che forse per la
ragazza
era davvero troppo pericoloso. Le aveva promesso che le avrebbe portato
un
gelato e qualche rivista e aveva tutte le intenzioni di mantenere
quella promessa.
“Ho
promesso a Davina che le avrei
portato un gelato e qualche rivista al mio ritorno” disse
sorridendo ad Hayley
mentre parcheggiava la spider decappottabile che aveva preso in
prestito da
Rebekah senza che però l’Originale lo sapesse.
“Ma prima voglio mangiare una
dozzina di pancake.”
Hayley fece un
grosso respiro quasi
volesse inalare tutta l’aria intorno, grata di non avere tra
i piedi uno di
quei soliti vampiri che Klaus ed Elijah le avevano assegnato come
guardie del
corpo.
“Come
hai fatto a convincere Elijah a
lasciarci uscire senza la supervisione di
nessuno?” chiese.
“L’ho
convinto per sfinimento” rispose
Allison precedendola
dentro la tavola
calda. “Ho ripetuto così tante volte le stesse
cose che alla fine ha detto di
sì purché la smettessi. Ma gli ho promesso che
non saremmo state via molto e
soprattutto che non ci saremmo cacciate nei guai.”
“Elijah
ha una pazienza monumentale,
devi aver insistito parecchio per farlo crollare.”
“Credo
che in realtà anche le nostre
facce tristi abbiano fatto la loro parte,” le
spiegò la cacciatrice. “La tua
più della mia probabilmente.”
Hayley prese
posto accanto a lei al
bancone del locale, poi fece spallucce. “Non so”
mormorò. “Tu hai parecchio
ascendente su di lui.”
“Si
beh,” Allison fece cenno alla
cameriera che le raggiunse. “Condividiamo un passato, per
così dire. Siamo
abbastanza legati. Pancake per favore” chiese rivolgendosi
alla cameriera con
un sorriso.
“Come
vi siete conosciuti?”
“Ci
siamo conosciuti ad una festa.”
“E…”
“E
abbiamo ballato. È stato bello ed
intenso. Abbiamo danzato per un po’ e poi… poi la
musica è finita.”
L’altra
notò che il suo tono si era
appiattito verso la fine della frase e si chiese se in fondo alla
divertente e
bellissima cacciatrice non sarebbe piaciuto che la musica continuasse a
suonare.
C’era
qualcosa di misterioso in quella
donna, qualcosa di affascinante, di insolito. Non sapeva esattamente
cosa fosse
ma per quanto le desse fastidio pensarci, riusciva ad immaginare lei ed
Elijah
insieme; belli ed eleganti a fare coppia e a fare invidia al mondo in
qualche
modo.
“Hai
avuto qualcuno dopo di Elijah?”
chiese a bruciapelo.
Allison
deglutì il grosso boccone che
si era messa in bocca, poi la fissò perplessa.
“Cos’è? Un’intervista per
caso?”
“Sono
solo curiosa.”
“No”
Allison bevve un sorso di caffè,
poi si girò sullo sgabello per guardarla meglio.
“Tu mi percepisci come una
minaccia, pensi che sia venuta qui per riprovarci con Elijah e non ti
va a
genio visto il vostro platonico rapporto.”
“Il
mio rapporto con Elijah è
complicato” si difese la lupa.
“Sì,
so come ci si sente” la
cacciatrice rispose fissando un punto dietro di Hayley.
“Scusami un attimo” le
disse alzandosi.
Lei si
voltò a guardare dove andava, la
vide raggiungere un tavolo a cui c’erano seduti tre giovani
uomini; sembrava
che due di loro se la stessero prendendo con l’altro.
Sobbalzò
appena quando Allison afferrò
uno dei due per i capelli e lo sbattè con la faccia dritta
sul tavolo. Poi
pensò che era il caso di andarle a darle una mano, o di
fermarla… tutto
dipendeva dal perché stesse litigando con loro.
****
Elijah fu
accompagnato alla piccola
cella dentro la quale Allison ed Hayley erano state fatte accomodare; alla cacciatrice era stata
data la classica divisa
arancione mentre ad Hayley e al suo pancione era stato permesso di
tenere i
suoi comodi abiti.
Era stata
proprio lei a chiamarlo per
dirgli dove si trovavano, preoccupandosi di scagionare subito Allison
quando
lui aveva chiesto cosa la donna avesse combinato.
Quei
due idioti se lo meritavano gli
aveva detto spiegandogli che erano state arrestate perché
Allison aveva preso
le difese di un giovane bullizzato da due trogloditi che adesso avevano
il naso
rotto e diversi lividi su quelle facce di bronzo che si ritrovavano.
Aveva detto
proprio così ed Elijah
aveva sorriso silenziosamente immaginando la scena.
Poi era uscito
per andarle a prendere e
riportarle a casa.
“Hai
chiamato Elijah?” chiese Allison
alzando un sopracciglio. “Ti avevo detto di chiamare
Rebekah.”
“Aveva
il cellulare spento” sibilò
Hayley mentre l’Originale elegante si avvicinava alle sbarre
insolitamente
vestito in modo casual.
“Cos’è
successo?” chiese il vampiro
fissando gli occhi su Allison.
La donna
sentì quello sguardo pungente
ed alzò un dito guardandosi intorno. “Posso
assicurarti che non è colpa mia se
siamo finite qui” disse finalmente guardandolo.
Lui la
osservò, poi piegò poco il capo
in attesa.
“Quei
due se lo sono meritati” sbottò
infatti Allison. “Erano degli idioti. Stavano tormentando
quel povero giovane
ed io… ah” mugugnò. “Ma che
te lo dico a fare? Sono certa che qualunque cosa
dirò non cambierà quello che stai
pensando.”
“E
cosa starei pensando?” domandò
l’Originale
dando una rapida occhiata ad Hayley prima di guardare di nuovo Allison.
“Che
sono un’irresponsabile e che
finisco sempre per combinare casini, anche quando sarebbe meglio
evitare. Non
mi scuserò per ciò che ho fatto, ma mi dispiace
di aver coinvolto Hayley.”
“Hey”
disse l’altra allargando le
braccia. “Non mi hai coinvolta, mi sono messa in mezzo per
mia scelta.”
“Questo
non mi fa sentire affatto
meglio” mormorò Elijah mentre un poliziotto
arrivava ad aprire la cella. L’Originale
diede la mano prima ad Hayley e la aiutò ad uscire
sorridendole dolcemente, poi
si fermò davanti ad Allison e la guardò per un
istante. Infine si chinò e le
diede un bacio sulla guancia. “Ben fatto con quei due
idioti” le sussurrò.
“Bene!”
esclamò l’agente porgendo ad
Elijah una cartelletta con una penna. “Mi servono solo due
firme e…”
Il collo
dell’uomo fece uno scatto
innaturale, si girò verso sinistra spezzandosi e il corpo
senza vita cadde in
terra.
Dietro di lui
una giovane donna dai
capelli neri tendeva la mano verso di loro.
“Allison
Morgan…” mormorò. “Finalmente
ti ho trovata.”
****
I denti di
Elijah si fecero aguzzi
mentre avanzava verso la donna, probabilmente una strega visto che era
stata
capace di uccidere un uomo solo muovendo la mano. Muovendo quella
stessa mano
la donna si difese e il vampiro fu costretto a fermarsi e a portarsi le
mani
sulla testa, gemendo di dolore.
“Smettila!”
urlò Hayley avanzando
decisa, spinta indietro da una forza invisibile che sembrava bruciare
dentro
gli occhi azzurri di quel nemico.
“Fermati,
fermati!” esclamò Allison
avanzando con le mani alzate verso di lei, pensando che era meglio non
farla
arrabbiare ancora, non senza alcuna arma a disposizione, non se Hayley
era lì e
rischiava la vita. “Cosa vuoi?”
“Quello
che vogliono tutte le creature
soprannaturali” rispose la donna stringendo i pugni e facendo
gemere Elijah più
forte. “Te. Voglio portarti da Iris ed avere la mia
ricompensa.”
Allison
guardò il vampiro per un
attimo, poi annuì. “Okay okay, verrò
con te. Ma fermati ti prego. Smetti di
fare loro del male.”
“Allison,
no” sussurrò Elijah paonazzo
in viso.
“Mi
dispiace di avervi trascinato in
tutto questo” disse lei. “Io me la
caverò, non preoccuparti.”
La strega
spezzò il collo al vampiro
muovendo la mano, poi puntò lo sguardo su Hayley; era
semicosciente ma non
avrebbe potuto reagire nemmeno volendo.
“Andiamo”
disse rivolta ad Allison, “prima
che cambi idea e li uccida. E giusto per essere chiari, se provi a
scappare o
se fai qualche mossa azzardata ti uccido e poi torno qui a far molto
male ai
tuoi amici.”
Lei fece un
grosso respiro, poi si
lasciò spingere fuori dalla centrale.
Sperò
che Hayley non si fosse fatta
molto male e sperò che non fosse l’ultima volta
che aveva visto Elijah.
Pensò
che uscire alla fine non era
affatto stato una buona idea.
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Capitolo 7 *** -CAPITOLO 6- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un commento se vi va :)
-CAPITOLO
6-
Allison
pensò che sarebbe svenuta. Di sicuro il suo corpo avrebbe ceduto, crollando
dopo settimane di tortura come quella.
La
sua aguzzina, Mina, faceva le stesse cose ogni giorno; le portava un po’
d’acqua, qualcosa da mangiare e poi le faceva male fin quando non era
soddisfatta. Infine guariva alcune delle sue ferite e la lasciava sola, al buio
e al freddo, in quella specie di stanza fino al mattino dopo.
Non
sapeva precisamente quanto fosse passato da quando era stata presa, costretta a
seguirla per salvare la vita di Elijah e di Hayley. Aveva perso il conto dopo
le prime due settimane ma era sicura che fossero molte molte di più.
O
forse le sembravano tante solo perché soffriva, barbarizzata da quella strega
che non l’aveva mai portata da Iris, che l’aveva tenuta con sé, come un
giocattolo con cui fare ciò che voleva, per fare pratica di quella magia oscura
che sembrava controllare maledettamente bene.
“Non
capisco” mormorò cercando di sollevare la testa. “Credevo che volessi
consegnarmi a Iris così da avere la tua ricompensa. Eppure di lei non c’è
traccia e sono qui da quanto? Tre settimane?”
La
buttò lì, sperando che la donna ci cascasse e le dicesse esattamente quanto
tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto i suoi amici e con suo
stupore lei glielo disse.
“Sei
qui da tre mesi” le rivelò facendole sgranare gli occhi. “E sì, hai ragione;
volevo consegnarti ad Iris ma questo era il piano prima di scoprire che fai
comunella con i Mikaelson. Ti stanno cercando in lungo e in largo sai?
Soprattutto il nobile Elijah che non ha perso la speranza, che non demorde.
Peccato che non ti troveranno, almeno non fino a quando io deciderò che è il
momento.”
Allison
lasciò cadere il capo in avanti, le braccia legate in alto con delle catene le
facevano terribilmente male ma pensò che il fatto che riuscisse ancora a
sentirle dopo tre mesi di agonia era un buon segno.
“Senti,”
le disse faticando a tenere gli occhi aperti. “Io e i Mikaelson abbiamo molti
trascorsi quindi puoi fidarti di me se ti dico che è meglio non averci niente a
che fare. Qualunque cosa tu stia programmando di fare, qualunque ricatto tu
stia architettando… finirà con te morta.”
“Oh
ma io voglio morire” disse Mina girandosi per guardarla, passandole la punta di
un dito su una ferita ancora sanguinante sul braccio. “E rinascere…”
La
cacciatrice trattenne un gemito di dolore. “Vuoi che ti trasformino in un
vampiro?”
“Voglio
che Klaus Mikaelson mi trasformi in un ibrido e lo farà se userò te come merce
di scambio” fantasticò la strega. “Vedi, volevo consegnarti a Iris e avere la
mia immortalità ma di quella puttana non ci si può fidare e che tu viva o muoia
per lei non fa nessuna differenza in fondo. Avrebbe ucciso te e forse anche me
quindi la tua improbabile amicizia con gli Originali mi ha aperto la strada a
nuove possibilità. Capisci quello che intendo?”
“Capisco
che sei una pazza se credi che il tuo piano funzionerà. Io e Klaus Mikaelson
siamo amici, è vero, ma non cederà mai al ricatto di qualcuno. Neppure se la
mia vita è in pericolo.”
“E
che mi dici di Elijah? Io credo che a lui importi. Sono certa che saprà
persuadere il suo bastardo fratello ad esaudire ogni mia richiesta. Per
salvarti la vita.”
Allison
rise e facendolo scoprì che il petto le faceva male. “Credi che solo perché Elijah
è un uomo nobile e di parola che tiene a me si metterà a fare la lezione a suo
fratello dopo le tue folli richieste? Sai, è un malinteso comune credere che
tutta la forza degli Originali risieda in Niklaus… quello che molti non sanno o
fingono di non sapere, è che in realtà Elijah Mikaelson è il più forte tra
loro, anche se il più ragionevole. Non sfidarlo stupida che non sei altro o…”
Si
fermò, lasciando che il resto della frase le morisse in bocca mentre il viso di
Mina si tingeva di paura pochi secondi prima di cadere in terra prima di vita.
Dietro
di lei Marcel teneva stretto in una mano il suo cuore; la soddisfazione sul suo
viso si trasformò in sollievo quando vide che Allison era ancora viva.
****
“Hey!”
urlò avanzando all’interno della tenuta. In quel posto cupo che era diventato
ancora più buio da quando la piccola Hope Mikaelson era morta alla nascita.
Da
allora ognuno si era chiuso in se stesso, affrontando il proprio dolore; Klaus
diventando schivo e più misterioso del solito, Hayley, nuova Ibrida, più
violenta ed Elijah passando giorno e notte alla ricerca di Allison Morgan.
Marcel
era grato di averla trovata; perché Davina le voleva bene e sapeva che quel
bene era ricambiato. Perché Allison era una brava donna ed una cacciatrice
giusta e perché la strega che l’aveva catturata lo aveva sempre infastidito.
Era
stato un piacere ucciderla. L’unica cosa di cui si pentiva era di non averla
potuta guardare in faccia mentre cadeva vittima della sua mano. Trovarla era
stato difficile ed era stato un processo lento, ma in fondo Marcel Gerard era
il re, ora caduto, di quella città e la conosceva meglio di chiunque altro.
Conosceva
i posti ma soprattutto conosceva le persone e nonostante avesse da sempre una
guerra aperta contro le streghe in molti gli dovevano dei favori e li aveva
riscossi tutti per ritrovare la cacciatrice.
“Elijah!”
urlò ancora tenendola in braccio, sentendo che respirava appena, chiedendosi
perché mai non avesse accettato di bere il suo sangue che l’avrebbe guarita
subito.
“Marcel,
che succede? Non ho tempo da perdere” il maggiore dei Mikaelson comparve sul
balconcino che dava sull’atrio, stringendo in mano un vecchio libro
dall’aspetto decadente. “Allison” mormorò non appena si accorse della donna in
braccio al vampiro.
Con un
salto li raggiunse, rimanendo però a qualche centimetro di distanza, allungando
la mano senza però toccare il corpo della donna; era ferita, piena di lividi,
smagrita e sporca di sangue e terra. Una visione terribile.
“È viva,
ma è conciata male e non vuole prendere il mio sangue” gli spiegò Marcel.
Elijah
si ridestò e con delicatezza la prese in braccio incamminandosi verso il piano
di sopra. “Niklaus!” chiamò mentre lo faceva.
L’Ibrido
si affacciò da una stanza con in mano un bicchiere di whisky, seguito da
Hayley. “Quella è Allison?” chiese quasi non ci credesse lasciando cadere il
bicchiere a terra, raggiungendo suo fratello dentro la stanza che Allison aveva
occupato per parecchio tempo prima di essere rapita.
“Come
l’hai trovata?” domandò Hayley spostandosi indietro i capelli, cercando di
capire in che stato si trovasse la cacciatrice.
Elijah
scosse il capo adagiandola sul letto. “Marcel l’ha trovata” specificò
guardandola per intero, per capire quanto grave fosse la situazione.
Klaus
diede una pacca sulla spalla all’amico, poi si avvicinò a suo fratello.
Fu
allora che Allison aprì gli occhi, lentamente e a fatica perché erano gonfi e
arrossati. “Sono morta per caso?” chiese con la sua voce roca e quel pizzico di
sarcasmo che facevano di lei… lei.
“No
dolcezza” le rispose l’Ibrido ridacchiando. “Ma lo sarai presto se non ci
permetti di aiutarti.”
“Allora…
Allora preparami un Bloody-Klaus” scherzò la cacciatrice piegando poco
il capo fino a puntare lo sguardo su Elijah. Era pallido e assorto nei suoi
pensieri, ma le stringeva la mano.
Klaus
rise mordendosi il braccio, poi glielo avvicinò alla bocca lasciando che lei
bevesse per un lungo istante.
Ci
volle un po’ più del previsto, ma finalmente le ferite iniziarono a risanarsi e
uno ad uno tutti lasciarono la stanza per permetterle di riposare. Tutti tranne
Elijah che aspettò pazientemente seduto accanto a lei sul letto.
Quando
dopo ore Allison si svegliò si sentiva meglio ma era ancora sporca. La prima
cosa che percepì fu il tocco della mano dell’Originale elegante tra i suoi
capelli, poi vide l’azzurro della sua camicia sporca.
Mosse
poco la testa per cercare il suo viso e lo trovò concentrato nella lettura di
un libro, un classico in pieno stile Elijah. Si fermò ad osservarlo per un istante,
sorridendo davanti a quel viso serio e bello, quei lineamenti definiti, quegli
occhi castani curiosi.
“Mi è
stato detto che non hai smesso di cercarmi neppure per un attimo” gli disse per
attirare la sua attenzione, e lui poggiò gli occhi su di lei. “Credo che sia il
caso di ringraziarti.”
Lui
sorrise senza smettere di accarezzarle i capelli, ma spostando il pollice sulla
fronte e iniziando a disegnare dei piccoli cerchi con la punta. “Non avrei
smesso se Marcel non ti avesse trovata,” le sussurrò. “La cosa ti sorprende?”
Allison
scosse il capo. “No. Ma mi fa comunque piacere sapere che nonostante tutto e
tutti conto ancora così tanto per te.”
Elijah
chiuse il libro, scivolò piano sul letto e si sdraiò di fronte a lei, stendendo
il braccio affinchè le facesse da cuscino, accarezzandole il viso per un
attimo.
“Grazie
di essere rimasto qui con me” continuò lei. “Dopo mesi di buio e solitudine è
stato bello aprire gli occhi e vedere un viso amico, un viso che mi piace.”
“Non
vado da nessuna parte” l’Originale le baciò la fronte. “E nemmeno tu.”
La
donna chiuse gli occhi, poi si lasciò andare ad un pianto, stretta tra le
braccia forti e sicure di Elijah.
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Capitolo 8 *** -CAPITOLO 7- ***
-CAPITOLO
7-
“Quindi
tua figlia è viva?” Allison sgranò gli
occhi mentre Klaus le versava un
bicchiere di vino rosso. “Dove si trova? Con chi?”
L’Ibrido
sorrise del tono sorpreso e curioso della sua amica e si mise a sedere
accanto
a lei sul divano. “Si trova con Rebekah in un posto sicuro.
Nessuno deve sapere
che è ancora viva Allison, lo sappiamo soltanto noi. Marcel
le ha salvato la
vita dalle streghe che volevano ucciderla ma l’ho soggiogato
affinchè se ne
dimenticasse.”
La
cacciatrice bevve un sorso di vino, poi annuì stringendo il
bicchiere tra le
mani. Si lasciò andare contro il divano e sollevò
i piedi nudi fino a poggiarli
su di esso. Era incredibile quante cose si fosse persa in quei tre mesi
ma
d’altronde non era sorpresa.
Nella
sua vita, nel suo lavoro, aveva potuto appurare che le cose accadono
velocemente, che non c’è niente di certo e
soprattutto che molto spesso niente
è come sembra. Trovava sensata la scelta di Klaus ed Hayley,
trovava sensato il
fatto che avessero deciso di mandare via la piccola che, suo malgrado,
era nata
senza difese in un mondo e in una famiglia che di nemici ne aveva fin
troppi.
Lo
trovava sensato eppure terribilmente triste.
Ora,
comunque, molte cose sembravano avere senso e il nervosismo di Hayley
assumeva
nuove sfumature di cui Allison non avrebbe mai pensato di dover tenere
conto.
Ne era felice però; anche se lontana la piccola Hope,
così si chiamava, stava bene
e un giorno sarebbe potuta tornare a casa.
“Alle
belle notizie” sussurrò sorridendo al suo amico,
alzando in alto il bicchiere
pieno a metà. “E grazie di avermelo
detto.”
Klaus
fece tintinnare il bicchiere contro il suo e sospirò.
“Mi fido di te, Allison.
Sei una spina nel fianco a volte e anche tu ti porti dietro una buona
dose di
nemici, ma ti affiderei la mia vita senza avere alcun dubbio che te ne
prenderesti cura come fosse la tua.”
Lei
sorrise stendendosi fino a baciargli la guancia, poi si girò
per guardarlo
meglio. “Forse dovrei andarmene via”
mormorò spostandosi alcune ciocche di
capelli dal viso.
“Ti
ho appena fatto una specie di dichiarazione di amicizia e tu mi
rispondi
dicendomi che vuoi andartene?” l’Ibrido rise.
“Questo è troppo persino per te.”
Si
aspettava che Allison ridesse andandogli dietro ma lei rimase seria e
persa nei
suoi pensieri si mordicchiò l’interno della
guancia arricciando la bocca per
riflesso. Su quel viso pallido e smagrito comparvero quelle fossette
che erano
capaci di far sorridere chiunque. Erano rilassanti, e Klaus ne aveva
visto
l’effetto su suo fratello.
“Stai
bene, Allison?” le chiese.
Allison
annuì. “Sì, stavo solo pensando che
visto che, come tu stesso hai detto, mi
porto dietro una buona dose di nemici, forse non sarebbe il caso per me
di
rimanere qui. Un giorno riuscirai a riportare a casa la tua bambina ma
con me
in questo posto i miei nemici andranno ad unirsi ai vostri.
C’è ancora una
strega che vuole la mia testa lì fuori
e…”
“Basta
sciocchezze!” esclamò lui scuotendo il capo.
“Noi siamo guerrieri e non
scappiamo davanti ai nostri nemici. Lascia che vengano, li uccideremo
tutti.”
La
cacciatrice fece un grosso respiro. “Sei sicuro?”
“Lo
sono” l’Ibrido poggiò il bicchiere sul
tavolino. “E oltretutto, anche se non lo
fossi Elijah non mi perdonerebbe mai se ti mandassi via. Ti ha cercata
in lungo
e in largo, non riusciva a darsi pace.”
“Il
mio rapporto con Elijah è complicato” Allison
sembrò irrigidirsi un po’. “Ma
non nel modo in cui molti credono.”
“Tu
ed Elijah vi siete amati, Allison. In un modo intenso anche se per un
periodo
breve. Vi siete donati l’una all’altro e lo avete
fatto in tutto e per tutto. Complicato
o no quel tipo di amore non muore mai.”
La
donna si alzò, mise via il bicchiere e sospirò.
“Sei troppo sentimentale
stasera, mi hai annoiata a morte” scherzò.
“Ma grazie. Buonanotte Klaus.”
“Sogni
d’oro” sussurrò lui in risposta.
****
Elijah
la stava aspettando di fronte alla sua camera quando lei
arrivò strofinandosi
gli occhi. Gli fece tenerezza anche se non avrebbe saputo dire
esattamente
perché; c’era qualcosa nel modo in cui si toccava
gli occhi, nel modo in cui i
suoi capelli erano spettinati, nel modo in cui arricciava le dita dei
piedi sul
pavimento freddo mentre camminava.
Stava
fisicamente
bene, anche se era molto dimagrita e pallida ma in fondo non era grave
dopo
tutto quello che aveva passato.
Gli
pesava il fatto di averci messo così tanto a trovarla, anzi
gli pesava il fatto
che fosse stato Marcel e non lui.
Si
chiese cosa avesse pensato mentre stava imprigionata in quella stanza
alla
mercé di quella maledetta strega che l’aveva presa
senza che lui riuscisse a
fare nulla per aiutarla.
Ricordava
ancora con orrore il giorno in cui era stata portata via dentro quella
stazione
di polizia. Ricordava con tremenda amarezza il modo in cui aveva deciso
di
darsi a quella pazza solo per evitare che lui ed Hayley venissero
feriti.
Se
chiudeva gli occhi poteva ancora vedere i suoi occhi tristi che si
sforzavano
di sorridergli mentre gli diceva di non preoccuparsi perché
se la sarebbe
cavata.
“Hey”
gli sussurrò lei strappandolo dai suoi pensieri.
“Che ci fai qui?”
“Hey”
lui le sorrise. “Ti aspettavo.”
“Aspettavi
me? Quale onore… sei stato un po’ sfuggente
recentemente, dopo la prima sera a
seguito del mio ritorno.”
Elijah
abbassò lo sguardo. “Sì, mi dispiace
per quello.”
“Perché
mi hai evitata per giorni Elijah? Quando sono tornata sana e salva sei
stato
così dolce e premuroso. E poi ti sei chiuso a riccio, come
fai di solito.
Perché?”
“L’hai
detto
tu stessa” rispose lui abbozzando un sorriso e rialzando lo
sguardo. “È quello
che faccio di solito, quasi un’abitudine.”
Allison
scosse il capo, gli si avvicinò e gli poggiò una
mano su una guancia. “Non è
colpa tua okay? Non è colpa tua se quella strega
è stata in grado di prendermi,
non è colpa tua se ci è voluto così
tanto prima che riusciste a trovarmi.”
Lui le
prese la mano tra le sue e le baciò con dolcezza la punta
delle dita. “Forse
non lo è ma odio il pensiero di te nelle mani di quella
strega, sofferente e
impaurita…”
“Hey
con chi credi di parlare?” lo interruppe lei sorridendo.
“Non ho affatto avuto
paura. Sapevo che in un modo o in un altro avremmo fatto il culo a
strisce a
quella tizia.”
“Ti
prego” rise l’Originale. “Modera il
linguaggio. Certe parole non ti si
addicono.”
La
donna scosse poco il capo con un’espressione divertita sul
viso. “Hai un’idea
troppo elegante e raffinata di me El… io sono una
cacciatrice; viaggio in auto,
mangio in squallide tavole calde e spezzo le braccia a tutti i
camionisti che
allungano le mani nelle stazioni di servizio.”
“E
sono
tanti scommetto.”
“Un
discreto numero, ma non sono interessata.”
Rimasero
per un attimo in silenzio, occhi dentro occhi, ad un soffio
l’uno dall’altra.
Come in bilico su un filo sottile, in equilibrio sulla distanza di un
bacio.
Sarebbe bastato fare mezzo passo in avanti e le loro bocche si
sarebbero
incontrate nella penombra del corridoio, ma era complicato. Come ogni
cosa
bella lo era.
“So
che
vorresti sempre prenderti cura di tutti” sussurrò
lei improvvisamente,
distogliendo lo sguardo e rompendo il silenzio. “Ma non puoi
farlo purtroppo. Non
avrei permesso a quella strega di fare del male a te e ad Hayley
perché so che
tieni a lei ed io… io tengo a te.”
Elijah le
prese il viso tra le mani, la costrinse quasi a guardarlo negli occhi e
le
sorrise dolcemente. “Tengo anche a te. Ti prego non
farlo…”
“Fare
cosa?”
“Pensare
che c’è anche solo una singola cosa che non farei
per tenerti al sicuro. Darei
la mia vita per te, esattamente come la darei per Hayley.”
Allison
si divincolò dalla presa di quelle mani forti e calde e
indietreggiò di qualche
passo.
“No
Elijah, ti prego” gli disse riprendendo il controllo delle
sue emozioni. “Se
non sei sicuro di potermi dare tutto allora non darmi niente. Mi
spezzeresti di
nuovo il cuore e non credo che lo sopporterei.”
Lui le
si avvicinò, fece un grosso respiro e le baciò la
guancia con dolcezza. Poi in
silenzio scese giù per le scale. Decise che forse era tempo
di fare un grosso
respiro e rimettere in ordine tutto, perché in quel momento
di sicurezze ne
aveva molte meno di quante ne sentisse il bisogno.
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Capitolo 9 *** -CAPITOLO 8- ***
Buona
lettura :) e lasciatemi un commento ;)
-CAPITOLO
8-
“Hey”
Elijah si fermò sulla soglia della porta della camera di
Allison e sorrise
dandole un’occhiata; era immobile sul letto in posizione
supina, gli occhi
fissi sul soffitto. “Cosa stai facendo?”
Lei
fece un grosso respiro, poi alzò un dito e indicò
in alto. “Lo sapevi che sul
soffitto c’è una crepa che somiglia ad un
furetto?”
“Un
furetto…”
“Esatto.
Guardo nello stesso posto da ore ma solo adesso l’ho
notata.”
L’Originale
scosse il capo, si avvicinò e le porse una mano.
“Andiamo…”
“Dove?”
chiese lei afferrandola e alzandosi piano.
“Sei
rinchiusa in questa casa da quando Marcel ti ha trovata e ora ho un
piccolo
compito per te. Credo che sia arrivato al momento giusto oltretutto,
considerato che vedi delle crepe a forma di furetto.”
Lei
arricciò la bocca, mordicchiandosi l’interno della
guancia. “Okay, di che si
tratta?”
“Marcel
ha trasformato alcune persone in vampiri visto che il suo gruppetto
è morto
quasi tutto durante… beh quando tu non c’eri. Ora
i licantropi li minacciano e
noi gli insegneremo a combattere.”
Allison
lo seguì fuori dalla stanza mandando indietro i capelli
mentre scendevano giù
per le scale. “Hai notizie di Davina?”
“Nessuna
nuova dall’ultima volta che me lo hai chiesto. Ha riportato
in vita mio padre e
poi ha lasciato la città e non si sa dove sia
andata.”
“Credi
che stia bene? Mikael non è esattamente la migliore delle
compagnie.”
Elijah
la aiutò ad indossare una giacca. “Se
c’è una cosa che ho imparato su Davina
Claire è che è più tosta di quel che
sembra. Sono certo che sta bene.”
Allison
annuì ma in realtà non era molto convinta; Elijah
aveva ragione, Davina era una
tosta ma Mikael era il peggiore tra gli Originali, capace persino di
far
impallidire Klaus nei suoi giorni peggiori.
Decise
che avrebbe provato a richiamarla di nuovo una volta tornata a casa.
Magari
questa volta le avrebbe risposto.
Mise
le mani nelle tasche della giacca e fece un grosso respiro.
“Quanti sono
esattamente questi vampiri a cui dobbiamo insegnare a difendersi? E
soprattutto, perché Hayley non dice ai lupi di piantarla?
Non è il loro Alpha o
qualcosa del genere?”
“Lo
è, ma questo particolare gruppo di lupi segue un altro
leader.”
“Che
sarebbe?”
“Mia
madre.”
Allison
sgranò gli occhi, poi scosse il capo salendo in auto.
****
“Come
possiamo imparare a difenderci da un branco di super lupi mannari in un
solo
giorno?”
Fu sul
finire di quella domanda che due vampiri caddero in terra col collo
spezzato
facendo indietreggiare per riflesso tutti gli altri. Elijah rimase
immobile al
centro della stanza mentre Allison avanzava a passo deciso verso tutti
loro.
“Regola
numero uno!” esclamò l’Originale.
“Mai
abbassare la guardia” concluse la cacciatrice per lui.
Marcel
fece un grosso respiro, poi allargò le braccia.
“Grazie tante,” mormorò. “Ma
questa perla di saggezza non ci sarà di nessuna
utilità.”
“Siamo
qui per aiutarvi” disse loro Elijah, facendo cenno ad Allison
di avvicinarsi.
Lei lo
fece. “Io ti devo ancora un favore”
ricordò a Marcel. “E se stai per dire che
sono solo un’umana e che quindi non vi sono di nessuna
utilità, ti consiglio di
non farlo. Non mi piace essere sottovalutata.”
Elijah
abbozzò un sorriso, abbassò lo sguardo per un
attimo e quando lo rialzò tutti
li fissavano perplessi.
Marcel
tuttavia prese quasi tutti i vampiri e raggiunse l’esterno,
lasciando Gia e
Josh con Elijah ed Allison.
“Bene!”
esclamò la cacciatrice togliendosi la giacca. “Chi
vuole cominciare?”
Gia fu
la prima a farsi avanti, colpendo a vuoto diverse volte prima di
fermarsi col
fiatone. Allison pensò che forse era il caso di dare a quei
due una
dimostrazione pratica.
Facendole
cenno a Gia di andare a sedersi, si mise di fronte ad Elijah e
accennò un
sorriso.
Gli
strizzò l’occhio, gli girò intorno per
un po’ e poi fece la sua mossa. Il primo
colpo prese in pieno la parte destra del viso del vampiro, il secondo
venne
bloccato giusto in tempo.
“Il
combattimento è come una danza” disse Elijah
mentre sia lui che Allison si
rimettevano in posizione stavolta però lui di fronte a Gia e
lei davanti a
Josh. “Ha un ritmo preciso.”
Sia Gia
che Josh si mossero e i colpi di entrambi furono parati.
“Dovete
trovare quello giusto” spiegò Allison avanzando di
qualche passo verso il suo alunno.
“I vostri sensi sono
amplificati, imparate ad ascoltare tutto ciò che vi
circonda.”
“Crescendo” mormorò
Elijah quando Gia
colpì di nuovo. “E quando lo avrete trovato.”
Con
velocità lei lo spinse contro il muro e lo bloccò
con un braccio all’altezza
del collo e uno all’altezza del cuore. “Lo
cambiamo…”
“Molto
bene” Elijah sorrise afferrandole un braccio. “Ora
scegli, il cuore o la testa.
Niente di tutto questo significa qualcosa se non riesci ad
uccidere.”
La
ragazza lo guardò negli occhi per un lungo istante, poi
scosse il capo
indietreggiando appena. “Non so se riesco a farlo.”
“Ci
riuscirai quando dovrai, per sopravvivere.”
“Ehm…
ragazzi” Josh attirò la loro attenzione.
“Qualcosa non va qui. E giuro che io
non c’entro nulla.”
L’Originale
si voltò giusto in tempo per vedere Allison sanguinare dal
naso. Le mani le
tremavano mentre se ne portava una al viso per pulire via il sangue.
“Allison”
le disse raggiungendola. “Che ti prende?”
Lei
chiuse per un lungo secondo gli occhi, quando li riaprì Josh
le stava porgendo
un bicchiere di acqua dal quale bevve un lungo sorso.
“Grazie”
gli sussurrò alzandosi piano, lasciando che Elijah la
aiutasse. “Sto bene.”
“No,
non è vero.”
“Sì
invece, te lo assicuro. Sono semplicemente fuori forma e il mio corpo
è ancora
un po’ provato dopo… beh dopo la mia piccola gita
nella casa stregata. Sto bene e
Josh non ha ancora
imparato nulla. Credo che sarà più dura del
previsto con lui.”
La
cacciatrice gli diede un colpetto sul petto, con un sorriso lo
sorpassò ma si
fermò poggiandosi alla colonna di cemento nel centro della
stanza; le girava la
testa e aveva freddo.
“Hey
hey” Elijah le fu subito accanto.
“Perché non ti metti seduta per un
po’?”
“Sto
bene, davvero. Datemi solo un secondo.”
La
donna fece un grosso respiro, poi riacquistò colore e tutto
nel suo corpo sembrò
tornare alla normalità. Sorrise ad Elijah per
tranquillizzarlo e bevve un altro
po’ di acqua. Davanti ai suoi occhi passarono le immagini di
quei mesi in balia
della follia di quella strega.
Le
succedeva ogni tanto, da quando era tornata, ma decise che quel
dettaglio se lo
sarebbe tenuta per sé. Sarebbe passato, ne era sicura, non
era necessario
spaventare anche l’Originale, che ora la fissava preoccupato.
“Chi
è
pronto per un altro round?” chiese alzando le mani, cercando
di apparire calma
e serena.
“Possiamo
riprovare” le disse Josh stringendosi nelle spalle.
“Ma devo avvisarti che
potrei non imparare nulla. Io non sono bravo a combattere.”
“Nemmeno
io lo ero,” rispose lei avvicinandosi. “Ma
imparerai o morirai. A te la scelta.”
Il
ragazzo, Allison si chiese quanti anni avesse, respirò a
fondo e si mise in
posizione. Si trattava di vivere o morire e lui di andarsene
all’altro mondo
non aveva proprio voglia.
Beh
tecnicamente era già morto, ma erano dettagli.
Seguendo
il consiglio di Allison si mise in ascolto dei suoni intorno, di ogni
piccolo
rumore e con sua grande sorpresa, anzi con grande sorpresa di tutti i
presenti,
schivò il colpo che la cacciatrice provò a dargli
e spinto dall’istinto la
atterrò accertandosi però di non farle battere la
testa.
Allison
gemette di dolore, poi rise guardandolo.
“Molto
bene” gli disse quando lui la lasciò. Rialzandosi
si spostò i capelli indietro
e si posizionò davanti a Gia. “Tempo di scambiarci
i posti” mormorò.
Gia la
guardò con occhi curiosi e lei pensò che sarebbe
stato divertente.
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Capitolo 10 *** -CAPITOLO 9- ***
NDA: Lasciatemi un
commento :) e in fondo l'outfit di Allison :D buona lettura, Roby.
-CAPITOLO
9-
Bruciava
come il fuoco, la sua
pelle era arrossata e si riempiva di macchie scure ad ogni passo che
faceva.
Correva, correva e non sapeva nemmeno da quanto. Ma non importava
quanto veloce
andasse, quell’oscurità sembrava raggiungerla
sempre e comunque.
La
avvolgeva e le faceva male.
Non ne poteva più. Si nascose ma non servì a
nulla. Così venne colpita di
nuovo.
Allison
si svegliò di soprassalto, la mano sul petto,
all’altezza del cuore. Col viso
bagnato di lacrime accese la luce sul comodino e si passò
una mano sul viso.
Non
aveva idea quanto fosse durato quell’incubo di cui era stata
prigioniera, e non
aveva idea quanto avrebbe potuto andare avanti in quel modo, quanto
meno senza
che qualcuno se ne accorgesse.
Aveva
una grande quantità di cose da fare; trovare Davina, trovare
la strega che
ancora la voleva morta e farla fuori, chiamare Sam, Cass e Dean e far
sapere
loro che stava bene, trovare il modo di andarsene da lì per
non portare in
quella casa anche i suoi di nemici… eppure di tutte quelle
cose non riusciva a
fare assolutamente nulla.
I
ricordi di quelle settimane in balia di quella strega la sconvolgevano
in un
modo capace di farle perdere il controllo e lei non poteva
permetterselo.
“Allison”
si sentì chiamare. Ma la porta si aprì prima che
potesse rispondere ed Elijah
fece il suo ingresso ancora in pantaloni scuri e camicia azzurra. Senza
cravatta e con un’aria meno formale del solito; e in mano un
bicchiere di
bourbon.
“Elijah,
cosa… cosa fai ancora in piedi?”
Lui
le si avvicinò e si mise a sedere sul letto. “Non
riuscivo a dormire e ti ho
sentita… piangere.”
La
donna deglutì a vuoto, poi gli prese il bicchiere di mano e
bevve tutto d’un
sorso il contenuto. “Ho avuto un incubo” gli fece
sapere stringendosi nelle
spalle. “Tutto qui.”
“Che
tipo di incubo? Qualcosa che ha a che fare con i tuoi mesi lontana, con
quella
maledetta strega?”
“Più
o meno” Allison si mise di nuovo supina. Fissando il soffitto
si ritrovò a
chiedersi se era davvero il caso di dirgli tutta la verità
oppure se era meglio
tenerla per sé. Non la sapeva neppure lei, non completamente
almeno. “Sto bene,
dico davvero. Mi dispiace di averti fatto preoccupare.”
“Non
devi scusarti” le disse Elijah prendendole di mano il
bicchiere vuoto. “Vuoi
che me ne vada?”
Lei
scosse il capo. “No, vorrei che rimanessi perché
ho qualche domanda.”
“Chiedi
pure.”
Allison
si girò di lato per guardarlo e gli sorrise. “Mi
è parso di capire che domani
ci sarà una specie di festa.”
“Più
che altro è una cena di riconciliazione. Hayley e il suo
branco e i vampiri si
stanno di nuovo facendo la guerra da quando mia madre è
tornata. Vogliamo
riportare l’equilibrio.”
“Quindi
la casa sarà piena di esseri soprannaturali
domani.”
“Sì,
ma nessuno di loro ti farà del male, te lo
assicuro.”
“Vuoi
dire che devo partecipare anche io?” la cacciatrice
sgranò gli occhi mettendosi
di nuovo a sedere al centro del letto. “Non so se sono in
vena.”
Elijah
le baciò una mano. “È importante che tu
partecipi. Voglio che tutti sappiano
che sei una di famiglia e che se si mettono contro di te si mettono
contro
tutti noi.”
“Elijah…”
“Per
favore,” la interruppe lui poggiandole una mano sul viso.
“Puoi farlo per me?”
Allison
chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suo tocco delicato ma deciso.
Pensò,
mentre istintivamente avvicinava il viso al suo, che sapeva
già come sarebbe andata
a finire e cioè con lei col cuore spezzato.
Alzò
una mano e gli poggiò due dita sulle labbra mentre le loro
fronti si
incontravano.
“Perché
finiamo sempre così io e te?” gli chiese.
“Ad un soffio l’uno dall’altra.
Incapaci di fare un passo avanti e per nulla intenzionati a farne uno
indietro.”
L’Originale
le sfiorò le labbra con le proprie senza però
toccarle davvero. “Non lo so”
sussurrò. “Ma voglio che tu sappia una cosa,
Allison.”
“Cosa?”
“Fa’
male anche a me.”
Allison
sospirò, poi deglutì a vuoto e si
allontanò da lui. “Forse dovrei provare a
dormire” gli disse. “E dovresti anche tu.”
L’Originale
annuì, facendo un grosso respiro si alzò e
lasciò la stanza.
****
Quella
piccola festa, anche se Elijah
l’aveva
chiamata in un altro modo, era riuscita piuttosto bene. I vampiri e i
licantropi avevano deciso di partecipare numerosi e così
l’atrio di quella
grande casa era pieno zeppo di esseri soprannaturali alla ricerca di un
nuovo
equilibrio dopo quello perduto.
Allison
sapeva che Elijah voleva che partecipasse ma non era proprio in vena di
festeggiamenti.
Indossò
il suo cappotto e sospirò legandosi i capelli. Era tesa e
stanca e vedere
Hayley sulla porta, riflessa nello specchio, non fece altro che
peggiorare il
suo umore.
Sapeva
che lei non aveva alcuna colpa, al cuore non si comanda, ma non poteva
fare a
meno di sentirsi in quel modo. Quel dannato viso imbronciato
poi…
“Cosa
posso fare per te?” le chiese mettendosi il cellulare in una
tasca, poi qualche
dollaro nell’altra.
“Stai
uscendo per caso?”
“Hai
indovinato” Allison sorrise voltandosi a guardarla.
“Bel vestito. Il rosso ti
dona” continuò indicandola con un dito.
“Cos’hai
che non va?” chiese l’Ibrida di rimando.
“Sei nervosa da stamattina, sfuggente
e scontrosa.”
“Non
dormo molto bene ultimamente e questo si riflette sul mio umore. Ora,
se vuoi
scusarmi, vado a prendere una boccata d’aria.”
“C’è
una taglia sulla tua testa, dopo quello che ti è successo
non hai capito che
non è prudente uscire da sola, per te?”
Allison
allargò le braccia. “Quasi tutti gli esseri
soprannaturali della città sono in
questa casa stasera, sono più al sicuro fuori.”
La
sorpassò sulla porta e scese giù per le scale in
tutta fretta. Hayley la seguì
a breve distanza arrivando al piano di sotto giusto in tempo per
assistere all’inizio
di un litigio tra Oliver, il migliore amico di Jackson, e uno dei nuovi
ragazzi
di Marcel.
“Smettetela!”
esclamò Elijah afferrando Oliver e sbattendolo di faccia su
un tavolo. “Siamo
qui per ricostruire l’equilibrio e la pace che ci sono stati
tolti.”
Hayley
scosse il capo chiudendo gli occhi, quando li riaprì Jackson
teneva Allison
puntandole un coltello al viso.
“Jack!”
esclamò guardandolo. “Lasciala andare,
subito.”
“Non
fin quando il tuo amico non lascia andare Oliver” rispose il
lupo. Poi si
rivolse ad Allison. “Scusa tesoro, ma sono certo che tu sia
la seconda persona
a cui lui tiene di più in questo posto. Niente di
personale.”
Allison
arricciò la bocca. “Ti sbagli
sai…”
“Non
credo, ho visto il modo in cui ti guarda.”
“Non
mi
riferivo a quello” la cacciatrice rise nervosamente.
“Non so come funziona nel
mondo fangoso da cui venite voi lupi, ma nel mio se mi attacchi e mi
minacci
diventa decisamente personale. Oltretutto, mi dispiace dirtelo ma mi
hai
beccata in un giorno in cui sono davvero davvero di cattivo umore. E
questo non
è un bene, per te.”
Con un
movimento deciso Allison abbandonò indietro la testa e
Jackson lasciò la presa
tenendosi il naso sanguinante. La cacciatrice si voltò, con
agilità gli sfilò
il coltello di mano e lo bloccò faccia contro il muro
piegandogli indietro il
braccio fin quando non lo sentì gemere di dolore.
“Ti ho
già detto che oggi sono di cattivo umore?” gli
sussurrò stringendo più forte il
braccio. “E io non sono seconda a nessuno.”
“Ah!”
esclamò Klaus arrivando da chissà dove con in
mano un bicchiere di champagne. “Tu
sì che sai come movimentare le cose, dolcezza.”
“Allison,
lascialo andare. Ora!” le intimò Hayley mentre gli
occhi le si illuminavano di
una luce non umana.
“Oppure
cosa? Mi morderai?” la cacciatrice sfidò il suo
sguardo per un lungo istante,
poi con forza piantò il coltello in una sedia lì
accanto e lasciò andare
Jackson. “C’è qualcun altro che ha
voglia di minacciarmi?”
Nessuno
si mosse, neppure il tizio che Elijah aveva lasciato andare. Nessuno di
loro.
“Bene!”
esclamò Allison. “Per chi non mi conoscesse, sono
Allison Morgan. Sì” confermò
quando si alzò un leggero brusio. “Quella Allison
Morgan. C’è una taglia sulla
mia testa e io ho smesso di nascondermi. Quindi fate sapere a tutti che
sono in
città e provate a prendermi se ci riuscite.”
Senza
aggiungere altro mise le mani nelle tasche del cappotto e
lasciò la casa,
dietro di sé un Klaus divertito e un Elijah preoccupato.
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Capitolo 11 *** -CAPITOLO 10- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un commento ;)
-CAPITOLO
10-
“L’hai
trovata?” Elijah raggiunse Klaus non appena lo vide
rientrare. Guardò dietro di
lui, sperando di vederla ma lei non c’era.
Erano
passate ore da quando Allison era uscita in preda ad una rabbia che le
aveva
visto poche volte sul viso, negli occhi. Il pensiero che le fosse
successo
qualcosa lo innervosiva e terrorizzava.
Quando
sarebbe tornata, si disse, avrebbero dovuto chiarire alcune cose.
Perché lei
sarebbe tornata… doveva.
“Ho
cercato dappertutto ma di lei non c’è traccia,
sembra svanita nel nulla” l’Ibrido
si lasciò cadere sul divano, preda degli stessi pensieri di
suo fratello ma
cercando di non tradire alcun nervosismo. La sua unica amica era
lì fuori e in
molti la volevano morta, ma era in gamba e sicuramente se la sarebbe
cavata. “Tornerà
dopo aver sbollito la rabbia. Non preoccuparti.”
Elijah
si voltò a guardare Jackson e nel suo sguardo Hayley vide
paura. Si accorse che
non aveva capito, fino ad allora, quanto l’Originale tenesse
a quella donna
anche se era chiaramente visibile sul suo viso.
“Sono
certa che sta bene” gli disse cercando di rassicurarlo.
Lui
annuì passandosi una mano sul viso e fu allora che Allison
entrò in casa con le
mani nelle tasche del cappotto, i capelli ancora perfettamente legati e
un’espressione
indecifrabile sul viso.
“Dove
sei stata?” gli chiese allargando le braccia. “Ti
cerchiamo da ore. Pensavamo
che ti fosse successo qualcosa.”
La
donna si fermò davanti a loro e si schiarì la
voce. “Avevo bisogno di stare da
sola. Ho fatto una lunga passeggiata e poi mi sono rifugiata in un bar
a bere
soda.”
“Soda?”
ripeté Klaus abbozzando un sorriso. “Lo sai che
con quella non ti ubriachi
vero?”
“Ah-ah”
mormorò lei facendogli una specie di smorfia. “Da
sbellicarsi dal ridere.”
Jackson,
fino a quel momento in silenzio, si alzò e le si
avvicinò di qualche passo. “Hey”
le disse. “Senti, mi dispiace per prima. È stato
un momento di… stupidaggine.
Credevo che fosse stato il vampiro ad attaccare briga e mi sono sentito
in
dovere di difendere Oliver, ma ho scoperto che è stato lui
ad iniziare e…”
“Queste
sono le scuse più brutte e insensate che mi abbiano mai
fatto. Mi hai
minacciata con un coltello e ti stai scusando per aver…
capito male la
situazione?” lo interruppe Allison. “Risparmiami ti
prego.”
Il
lupo indietreggiò, le mani alzate mentre Hayley gli
sorrideva gentile.
Elijah
invece le si mise davanti. “Allison tu ed io dobbiamo
parlare.”
“Magari
quando tornerò in città la prossima volta,
okay?”
“Che
vuoi dire?”
“Non
ho bevuto soda perché non avevano alcool, ho evitato di bere
perché devo
guidare e ho pensato che fosse meglio farlo da sobria.”
Klaus
si alzò e con le mani incrociate dietro la schiena
affiancò suo fratello. “E
dove pensi di andare?”
“Non
lo so” rispose lei stringendosi nelle spalle. “Non
so se riuscirò a seminare la
strega che mi vuole morta e non so tornerò a casa mia o se
invece mi trasferirò
da qualche parte alla ricerca di una vita normale. Non so nulla al
momento,
eccetto una cosa: non rimarrò qui un minuto di
più. Ora, se volete scusarmi,
vado a fare le valigie.”
Si
allontanò salendo su per le scale e dopo aver scambiato una
rapida occhiata con
suo fratello Elijah la seguì fin dentro la sua stanza.
****
“Credo
che dovresti rimanere” le disse chiudendo la porta alle sue
spalle. “Allison,
guardami” aggiunse quando vide che lei continuava a preparare
i bagagli, senza
guardarlo.
Sentiva
il cuore della bella cacciatrice battere all’impazzata, un
ritmo furioso da
fare quasi paura.
Quegli occhi
pieni di tristezza, le guance arrossate, le mani tremanti mentre
sistemava le
sue cose alla rinfusa, impaziente di finire.
Non
avrebbe saputo dire perché, ma in quel momento gli
tornò alla mente un ricordo,
il ricordo del loro primo incontro.
MYSTIC
FALLS – 5 ANNI PRIMA
Perché
avesse accettato di partecipare a
quella festa a dire il vero non lo sapeva; non era stato
perché Damon le aveva
chiesto di andarci perché Esther che voleva vedere Elena
significava
sicuramente che la giovane donna era in pericolo. Forse ci era andata
semplicemente
perché le piaceva l’idea di mettersi in tiro, di
indossare un bel vestito e
provare a divertirsi.
Solo
che di divertente in quella festa, una
volta arrivata non ci aveva trovato assolutamente nulla. La famiglia
degli
Originali aveva accolto gli ospiti in piedi sulla scala, la madre al
centro,
tutti i figli ai lati, vestiti in modo elegante, con l’aria
fiera e
l’espressione di chi ha il pieno controllo della situazione.
Erano
tutti belli, quasi regali ma se di
Klaus sapeva già qualcosa, degli altri non sapeva
assolutamente nulla, eccetto
che erano più equilibrati dell’Ibrido irrequieto.
Mentre
beveva da una coppa di champagne si
accorse che uno di loro era sulla pista da ballo, stretto da una donna
di mezza
età che continuava a parlare. Lui la guardava, ma Allison
ebbe le sensazione
che non stesse ascoltando neppure una parola di quello che stava
dicendo.
Senza
pensarci, quasi in automatico, si
mosse e li raggiunse.
“Salve,”
disse attirando l’attenzione di
entrambi, della signora soprattutto. “Ballate così
bene che mi è venuta voglia
di provare, le dispiace?” chiese proprio a lei indicando il
vampiro con un
gesto discreto del capo.
“Oh
ma certo!” esclamò la donna
indietreggiando appena. “Ne approfitterò per
riposarmi un po’ in attesa del
prossimo ballo” concluse allontanandosi, lanciando uno
sguardo malizioso
all’uomo prima di voltarsi e sparire tra la gente.
Allison
sollevò un sopracciglio, poi volse
lo sguardo all’Originale che era rimasto sulla pista.
“Mi sembrava che avessi
bisogno di aiuto e visto che mi piace aiutare la gente ho pensato che
era il
caso di darti una mano.”
Elijah
sorrise inumidendosi le labbra con
la punta della lingua e le porse la mano. Lei la accettò e
si lasciò condurre
al centro della pista da ballo sollevando poco il vestito che indossava
per non
inciampare.
“Ed
esattamente chi devo ringraziare per
questo salvataggio?” chiese il vampiro, ed Allison
notò che aveva una voce
calma e sensuale.
“Allison
Morgan” rispose cercando di
seguire la musica.
Lui
sembrò illuminarsi. “Mio fratello Niklaus
mi ha parlato di te,” le disse. “So che hai
contribuito a risolvere alcune
questioni che riguardavano mio padre.”
Allison
annuì. “Sì l’ho fatto, ma
stasera
mi piacerebbe parlare di altro, voglio essere solo Allison e non
Allison la
cacciatrice.”
“Va
bene” Elijah sussurrò facendola girare
su se stessa, poi la strinse con decisione poggiandole una mano sulla
schiena
lasciata scoperta dal vestito. “Allora grazie Allison, quella
signora sembra
molto gentile ma parla troppo. Stavo per soggiogarla
affinchè facesse
silenzio.”
Lei
rise e fu allora che Elijah notò le
deliziose fossette che le spuntarono sulle guance.
“È stato un piacere
misterioso originale di cui non so ancora il nome.”
“Elijah
Mikaelson” rispose subito lui.
Si
fissarono per alcuni istanti, poi lei
parlò.
“Forse
dovresti soggiogarmi affinchè balli
bene, non sono proprio capace e credo che anche gli altri invitati se
ne siano
accorti, visto che mi sento tutti gli occhi addosso.”
“Non
credo che ti stiano guardando perché
non sai ballare,” gli fece notare lui. “Credo che
ci guardino perché sei la
donna più bella della festa e perché la musica
è finita da un pezzo ormai.”
Allison
si fermò, costringendo anche lui a
farlo. Si guardò intorno, tutti quegli occhi che la
fissavano la mettevano a
disagio eppure, si accorse, non riusciva a staccarsi da Elijah. Il suo
sguardo
si posò infine su Elena; sorrideva guardandoli, mentre
Stefan e Damon la
osservavano confusi.
“Sarà
meglio che vada ora,” disse facendo
un grosso respiro. “Grazie del ballo, Elijah”
sorrise prima di allontanarsi.
Gli
occhi dell’Originale la seguirono fin
quando non riuscì più a vederla.
“Io
non
credo proprio!”
Fu la
voce di Allison a riportarlo alla realtà e con un gesto
rapido la donna chiuse
il bagaglio e prese le poche cose che erano rimaste sulla scrivania.
“Allison,”
cercò di ragionare lui. “Non voglio saperti da
sola lì fuori, non con una
strega che ti vuole morta e tutti gli esseri soprannaturali del pianeta
che
faranno di tutto per accontentarla. Ti prego, rimani.”
“Non
posso” lei scosse il capo guardandosi intorno per accertarsi
di non aver
scordato nulla. “Ma grazie dell’invito.”
Elijah
fece un grosso respiro, si passò una mano sul viso e
parlò. “Che significa che
non puoi? Dammi una sola motivazione, una soltanto, a causa della quale
non
puoi rimanere.”
“Elijah,
ti prego, lascia perdere.”
“È
perché
pensi che ci metterai in pericolo forse? Sappiamo badare a noi stessi
e…”
“È
perché
ti amo!” urlò quasi lei. “Non ho mai
smesso e non ce la faccio più. Non ce la
faccio più a vederti con… con Hayley. Non ci
riesco, mi fa male, okay?”
L’Originale
rimase immobile, in silenzio. In fondo pensò che lo sapeva
ma sentirglielo dire
era tutta un’altra cosa.
“Ora
che lo sai” disse ancora lei. “Posso andare? Ti
prego.”
La sua
voce era spezzata, gli occhi pieni di lacrime. Elijah pensò
che voleva
abbracciarla, pensò a cosa dire ma prima che potesse parlare
la porta si aprì.
“Rebekah
ha chiamato” disse Klaus agitato. “Forse nostra
madre l’ha trovata.”
“Hope”
mormorò Elijah guardandolo. “Dobbiamo
raggiungerla.”
“Hayley
è già pronta per partire e Jackson è
andato via” gli fece sapere il fratello.
Il
maggiore dei Mikaelson si voltò a guardare di nuovo Allison.
“Io…”
“Vai”
gli disse lei. “Fate attenzione.”
Lui le
baciò una mano. “Ti prego non andartene
finché non torno.”
La casa
si svuotò dopo pochi minuti. Allison pensò che
quello fosse il momento perfetto
per andarsene via, senza addii e senza discorsi.
Eppure,
rimase.
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Capitolo 12 *** -CAPITOLO 11- ***
Wyrd_ me lo hai chiesto e ti
ho accontentata ;) buona lettura a tutti :)
-CAPITOLO
11-
Impossibile
le
aveva detto Marcel, che tu riesca a
colpirmi bendata. Così Allison si era sentita
quasi in dovere di dargli una
dimostrazione concreta di quello che sapeva fare.
Gli
porse la mano per aiutarlo ad alzarsi e sospirò versandosi
un bicchiere di
acqua che bevve tutto d’un sorso. Era stanca e si sentiva
spossata ma
quantomeno non era costretta a rimanersene chiusa in casa se Marcel era
lì a
farle compagnia. Era questo il
termine che usavano adesso, da quando Allison aveva messo in chiaro che
la
parola guardiano non le piaceva
affatto.
“Com’è
possibile?” le chiese per l’ennesima volta il
vampiro scuotendo il capo.
Sbalordito, forse anche un po’ infastidito
dall’essere stato messo al tappeto
da una donna tanto minuta in confronto a lui, e umana per lo
più.
“Mi
sono allenata moltissimo nel corso degli anni, Marcel”
rispose lei
sistemandosi le bende con cui si era fasciata le mani. “Se
sei un essere umano
che combatte contro il soprannaturale parti svantaggiato a prescindere.
Voi
avete dei poteri, delle abilità che io non ho. Non posso
battervi con la forza
quindi uso l’astuzia e utilizzo al massimo tutti i miei
sensi. Tu sei veloce e
sei forte ma respiri e muovendoti muovi anche l’aria intorno
quindi in qualche
modo ti percepisco.”
Lui
la fissava perplesso, un sopracciglio alzato e un’espressione
indecifrabile sul
viso. Era piena di soprese Allison Morgan, e lo aveva potuto appurare
negli
ultimi dieci giorni; giorni in cui aveva trascorso molto tempo da quel
lato del
fiume aiutandolo ad allenare i suoi vampiri.
“Continuo
ad essere senza parole” le confessò sinceramente
tirando fuori da sotto il
mobile bar una bottiglia di vodka. “Ti va di bere qualcosa di
più forte dell’acqua?
O è ancora troppo presto per te?”
Allison
guardò l’orologio; segnava le nove del mattino.
Troppo presto per un
bicchierino di vodka, ma in fondo, si disse, non doveva rendere conto a
nessuno.
“Da
qualche parte nel mondo è l’ora giusta,”
gli disse. “Quindi versa pure.”
Marcel
lo fece con un sorriso e le porse il bicchierino. La guardò
berlo tutto d’un
fiato, poi guardare il suo cellulare per la centesima volta da quando
avevano
iniziato ad allenarsi un’ora prima.
Pensava
di sapere che telefonata stesse aspettando ma non glielo avrebbe
chiesto perché
dubitava che gli avrebbe risposto.
Inoltre,
ricordò, aveva avuto una dimostrazione piuttosto chiara di
quanto fosse
suscettibile riguardo all’argomento, il giorno che Klaus ed
Hayley erano
tornati in città senza Elijah.
QUATTRO
GIORNI PRIMA
I
vampiri di Marcel si stavano
allenando con Allison quando Klaus era arrivato. L’Ibrido si
era fermato a
guardarla con un sorriso divertito sul viso mentre lei atterrava Josh
per la
terza volta in due ore.
Marcel
doveva ammetterlo, tre
erano meno delle volte che immaginava sarebbe finito al tappeto.
“Ottimi
riflessi! Come sempre” mormorò
l’Originale incrociando le mani dietro la schiena.
“Lasciatevelo dire,”
continuò rivolto ai vampiri. “State decisamente
imparando dalla migliore… dopo
di me ovviamente.”
Allison
ridacchiò, poi fece un
cenno a Marcel e si allontanò poco con Klaus.
“Siete
tornati” gli disse. “È
tutto okay?”
Lui
annuì. “Tutto sotto
controllo ma Elijah è rimasto lì ancora per un
po’, mi ha detto di darti
questo.”
La
cacciatrice afferrò il
bigliettino che Klaus le porgeva e sospirò aprendo
delicatamente la busta che
conteneva il cartoncino chiaro.
Tornerò
appena possibile.
Per favore, aspettami
prima di
decidere qualunque cosa.
Con
un movimento lento rimise il biglietto
dentro la bustina e guardò il suo amico. “Elijah
si è preso qualche giorno in
più perché c’è ancora
bisogno della sua presenza oppure perché vuole ritardare
la mia partenza?” gli chiese. Poi alzò un dito e
glielo poggiò sul petto. “E
non mentirmi.”
Klaus
fece un grosso respiro. “Entrambe le
cose, se lo chiedi a me.”
“Maledizione!”
la donna si tolse le bende
dalle mani, con rabbia afferrò la sua felpa e la
indossò mentre andava via.
“Ancora?”
le chiese Marcel alzando la bottiglia.
Lei
scosse il capo e gli sorrise. “No, grazie” disse.
“Ti va un altro round?” gli
chiese prima che il suo cellulare prendesse a squillare.
****
“Finalmente
ti sei deciso a telefonarmi” fu la prima cosa che gli disse
quando rispose.
“Esattamente, perché ti ci sono voluti tre
messaggi di testo e almeno una
dozzina di telefonate prima che mi richiamassi?”
Dall’altra
parte ci fu un sospiro, poi una specie di risatina. “Anche
per me è bello sentire la tua voce…”
mormorò.
“Trovi
tutto questo divertente, Elijah? Perché io non mi diverto
affatto. Mi stai
trattando come fossi un burattino in mano al suo burattinaio. Mi chiedi
di
aspettare il tuo ritorno prima di decidere cosa fare, mi dici che
tornerai
presto ma, sorpresa delle sorprese, tutti tornano a New Orleans tranne
te che
mi mandi un bigliettino criptico in cui mi chiedi di nuovo di aspettare
che tu
torni” gli disse tutto d’un fiato. “Credi
che sia un gioco per caso? Credi che
trovi piacevole mettere la mia vita in stallo in attesa che tu
decida…”
“Decida
cosa?” la
interruppe lui.
“Qualunque
cosa tu debba decidere!” esclamò lei infastidita
dal tono divertito
dell’Originale.
Seguì
un attimo di silenzio, poi Elijah parlò. “Sarò
a casa domani, i bagagli sono già pronti e caricati in auto
e, Allison io…”
Tutto
quello che Allison sentì dopo, fu il rumore assordante di
un’esplosione.
“Elijah!”
lo chiamò. “Elijah che succede?”
Riattaccò
mentre Marcel la raggiungeva e insieme a lui uscì diretta
alla tenuta.
****
Il
giorno dopo, mentre tutti aspettavano l’arrivo di Elijah,
Camille e la piccola
Hope nel grande atrio, Allison si ritrovò a pensare che,
qualunque cosa
l’Originale le avesse detto una volta arrivato, era davvero
arrivato il momento
che lei se ne andasse.
La
paura che aveva provato quando aveva sentito quell’esplosione
al telefono le
aveva in un certo senso aperto gli occhi.
Era innamorata
di Elijah Mikaelson, lo era da sempre e quell’amore la stava
logorando. Non le
piaceva la sensazione che provava, non le piaceva per niente. Era una
specie di
intenso solletico che però non la faceva ridere, le rigava
solo le guance di
lacrime.
Quando
il maggiore dei Mikaelson varcò la soglia di casa
accompagnato da quella
giovane barista che Allison conosceva appena, con in braccio quella
bellissima
bambina che era finalmente tornata a casa, tutto quello che la
cacciatrice
riuscì a fare fu sospirare di sollievo prima di lasciarli da
soli e salire a
rifugiarsi in camera sua.
Sentire
bussare alla porta, qualche minuto dopo, non la sorprese. Vedere Elijah
sporco
ma vivo la spinse sull’orlo delle lacrime.
“Sto
bene” le sussurrò lui rimanendo immobile davanti
alla porta chiusa.
“Ti
detesto” rispose lei. “Dal più profondo
del mio cuore.”
“Allison…”
“No!”
esclamò lei avanzando di qualche passo, fino a raggiungerlo.
“Non ti è permesso
rimanere coinvolto in un’esplosione, non ti è
permesso rischiare la vita. Non
se io sono qui ad aspettarti. Non ti è permesso spaventarmi
così, hai capito?”
Gli
puntò le mani sul petto, a palmi aperti quasi volesse
spingerlo via, ma non
fece alcuna pressione. Scoppiò in lacrime ed Elijah sapeva
che quel pianto non
era solo causato dallo spavento che si era presa, era tutto un insieme
di cose
che si era tenuta dentro e che adesso stava lasciando uscire fuori.
“Sto
bene” le disse prendendole il viso tra le mani, la voce
spezzata. Vederla in
quello stato gli faceva male e gli faceva tenerezza. “Sto
bene” ripeté
asciugandole il viso.
Si
chiese se gli era permesso baciarla, perché voleva
disperatamente farlo in quel
momento. Ma chiederglielo gli sembrava fuori luogo.
Così,
semplicemente, lo fece. Poggiò la bocca sulla sua e sorrise
felice quando lei
dischiuse le labbra lasciandosi andare.
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Capitolo 13 *** -CAPITOLO 12- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un commento ;) in fondo l'outfit di Allison
-CAPITOLO
12-
Giallo!
Forse
non era il colore più adatto ad un matrimonio, ma ad Allison
era sempre
piaciuto e quel vestito, le avevano detto, metteva in risalto le sue
forme e il
castano caldo dei suoi capelli.
Non
ne era del tutto certa ma non aveva molta altra scelta; il suo intero
guardaroba era andato perduto quando la sua auto era esplosa mesi prima
e
quando aveva deciso di rifornirlo comprare dei vestiti eleganti non le
era
neppure passato per la testa.
Una
cacciatrice del soprannaturale aveva bisogno di indumenti comodi,
combattere i
mostri sui tacchi alti e con un vestito stretto e corto non era certo
il modo
migliore.
Si
guardò un’altra volta allo specchio e
sospirò; quel vestito era davvero bello e
le piaceva. Non si era mai preoccupata molto del giudizio degli altri
ma
sperava che anche ad Elijah piacesse.
Alzò
due dita e se le poggiò sulle labbra, ripensando a quel
bacio che si erano
scambiati due giorni prima, chiedendosi cosa significasse. Poteva
essere un
inizio oppure una fine. Oppure un semplice momento di debolezza. Lei
non lo
sapeva e il dubbio le faceva paura. Ma più di tutto le
faceva paura l’idea di
scoprirlo. Soprattutto ora che Hayley si sposava…
Aveva
come la sensazione che quel matrimonio avrebbe messo Elijah davanti ai
suoi
veri sentimenti, spazzando via ogni residuo di confusione e, temeva,
spazzando
via anche lei.
Incapace
di controllare i suoi pensieri, come le capitava fin troppo spesso
ultimamente,
le tornò alla mente il loro primo bacio.
LOS
ANGELES – 5 ANNI E MEZZO PRIMA
“Quindi
è questo che fai nel tuo tempo libero?” Elijah si
fermò per cederle il passo,
poi la seguì e le si rimise a fianco appena possibile.
Lei
sorrise mangiando l’ultimo cucchiaino di gelato, poi
gettò quello che rimaneva
in un cestino e si strinse nelle spalle. “Sembra quasi che tu
sia sorpreso.
Cosa ti aspettavi che facessi esattamente nel mio tempo
libero?”
“Non
lo so a dire il vero,” replicò lui. “Ma
non mi aspettavo che aiutassi persone
che hanno perso tutto a ricostruirlo, quel tutto.”
“Sono
privilegiata sotto il punto di vista economico e di tutti i soldi che
mi sono
rimasti dopo la morte dei miei genitori non so davvero che farmene;
sono una
cacciatrice del soprannaturale, non ho bisogno di molto per
sopravvivere. Così
li utilizzo per fare del bene a chi ne ha bisogno.”
“Come
quella giovane coppia a cui stai praticamente ricostruendo la casa dopo
che la
loro è andata distrutta” riassunse Elijah.
“Avremmo potuto far prima se solo mi
avessi permesso di comprarne loro una nuova.”
Allison
scosse il capo energicamente. “Potrei comprarla io stessa, ma
non è questo il
punto. Quel posto è speciale per loro, e tutti dovrebbero
avere un posto così…
un posto che li rende felici.”
L’Originale
si perse per un attimo in quegli occhi nocciola, ammaliato dalla luce
che
emanavano, intrigato dal movimento lento di quelle labbra rosate.
Cercare
quella donna che conosceva appena era stata una follia ma si accorse
che
potendo tornare indietro lo avrebbe rifatto.
Non
aveva smesso di pensare a lei neppure per un istante da quando era
ripartita
dopo quel ballo a Mystic Falls. E non era solo perché era
dannatamente bella,
era qualcosa di più.
“Sto
per fare una cosa adesso” le disse avvicinandosi a lei,
prendendole una mano e
poggiandosela sul petto. “Non credo sia questo il caso, ma se
avessi frainteso…
ti prego di perdonarmi.”
Lei
abbozzò un sorriso piegando poco il capo. Credeva di sapere
a cosa si riferisse
ma non disse nulla.
Attese.
Il
tocco delle labbra di Elijah sulle sue fu delicato, quasi insicuro. Ma
quando la
mano sul suo petto si spostò tra i suoi capelli, ogni cosa
cambiò. Fu come se
il mondo tutto intorno si fosse fermato per un attimo, proprio
lì mentre
baciava uno degli uomini più affascinanti che avesse mai
incontrato, Allison si
chiese quanto folle fosse quello che stava facendo.
Lo
era tanto, forse troppo. Ma non gliene importava assolutamente nulla.
“Bel
vestito” sentì mormorare.
Sobbalzando
appena si voltò e vide Klaus fermo
sulla soglia della porta, le braccia incrociate sul petto, un sorriso sul
viso. “Grazie”
gli disse. “Credi che il giallo sia… troppo?
Voglio dire, non so che tipo di
matrimonio sarà. Tutto quello che so è che si
tratta di una specie di magico
rituale oltre che di due persone che convolano a nozze.”
“Stai
benissimo” la rassicurò l’Ibrido.
“Come
sempre.”
Allison sorrise
e continuando a guardarlo fece un
grosso respiro. “Tua figlia è davvero
bellissima” gli disse con dolcezza. “Una
bambina così solare e socievole. Non credo di avertelo
ancora detto, ma sono
incredibilmente felice per te, e per Hayley anche.”
“Grazie”
Klaus sorrise avvicinandosi a lei di
qualche passo. “Non sono un tipo sentimentale ma mia
figlia… posso affermare
con assoluta certezza che lei è capace di tirare fuori il
meglio di me. O il
peggio. Ma quel peggio è riservato solo a chi
proverà a farle del male.”
La cacciatrice
ridacchiò. “Semmai qualcuno dovesse
provarci fammelo sapere e ti darò una mano ad
occupartene” con un gesto gentile
gli sistemò la cravatta e gli lisciò la giacca.
“Stai molto bene tutto in tiro.
Molto affascinante.”
“Come
sempre” rispose lui con ironia. “Vogliamo
andare? La cerimonia inizierà fra qualche minuto.”
“Vai
avanti” lei annuì. “Indosso le scarpe e
ti
raggiungo.”
****
Elijah fece un
grosso respiro mentre la cerimonia
continuava. Suo fratello lì accanto rimase con lo sguardo
concentrato sul piano
di sotto ma i suoi occhi erano fissi su un’altra parte della
casa.
Sul soppalco di
fronte a quello dove si trovavano
lui e Niklaus infatti, mentre la folla osservava Hayley e Jackson,
stava la
donna che era stata capace di stravolgergli la vita, due volte.
Molti anni prima
e in quel preciso istante.
Non aveva alzato
lo sguardo su di lui neppure una
volta, persa nei suoi pensieri e bella come mai chiusa in
quell’abito giallo
che le calzava a pennello.
Lui invece non
era riuscito a staccarle gli occhi
di dosso.
“Stai
guardando nella direzione sbagliata, fratello”
gli sussurrò Klaus con tono divertito. “Gli sposi
sono al piano di sotto.”
Elijah non
rispose, ma seguì Allison con lo sguardo,
poi la raggiunse quando lei si rifugiò dentro la sua stanza.
“Queste
scarpe sono bellissime e costosissime” gli
disse lei quando si accorse di lui. “Ma sono anche molto
scomode.”
“Sei
bella da togliere il fiato” mormorò
l’Originale
chiudendo la porta dietro le sue spalle. “Scarpe o
no.”
Allison
abbozzò un sorriso. “Stai bene?”
“Sì,
perché me lo chiedi?”
“Beh”
la donna gli si avvicinò di qualche passo,
fino ad essere a pochi centimetri da lui. “La donna di cui
sei innamorato ha
appena sposato un altro uomo Se fosse successo a me adesso mi starei
ingozzando
di gelato piangendo a dirotto.”
“Io
credo invece che se fosse capitato a te adesso
staresti cacciando qualcosa, per sfogare… la
rabbia.”
Lei rise, poi si
mordicchiò l’interno della guancia
arricciando la bocca. “Sei arrabbiato quindi?
Perché se lo sei posso infilarmi
una tuta e possiamo andare da qualche parte ad allenarci fino allo
sfinimento.
Possiamo anche ubriacarci se vuoi e…”
Elijah
colmò la breve distanza tra loro. Con
decisione le passò un braccio intorno alla vita e se la
strinse addosso
poggiando la bocca sulla sua.
Allison
sentì il viso prenderle fuoco, ogni parte
del suo cervello le suggeriva di fermarsi, di chiedergli di parlare
perché voleva
chiarezza. Ma ogni parte del suo corpo bramava quelle mani, quelle
labbra, fremeva
a contatto col calore dell’Originale.
Gemette quando
lui la sdraiò sul letto e quasi con
prepotenza le sollevò in alto le braccia baciandole il
collo, la parte di seni
che il vestito lasciava scoperta, l’incavo tra le clavicole.
“Questo”
gli disse respirando a fatica. “È
sbagliato.”
Lui
intrecciò le dita alle sue mentre affondava di
nuovo la lingua dentro la sua bocca.
“Vuoi
che mi fermi?” le chiese rauco, gli occhi
chiusi, ad un passo dal perdere totalmente il controllo.
“No”
lei scosse il capo. “Ma è davvero quello che
vuoi anche tu?”
Lui lasciò che
fossero le sue labbra a rispondere e
lo fecero scendendo giù per il suo corpo. Giù
fino a farla tremare di piacere.
|
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Capitolo 14 *** -CAPITOLO 13- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un commento ;)
-CAPITOLO
13-
LOS ANGELES
– TRE ANNI E MEZZO PRIMA
Allison gemette
stringendo le mani
di Elijah che stringevano le sue. Gli baciò il collo prima
di spostarsi sulla
sua parte di letto e rise fissando il soffitto.
“Cavolo Mikaleson,”
gli disse.
“Credo che mi mancherai quando sarai ripartito.”
Elijah si
girò verso di lei e allungò
una mano passandole due dita sulle labbra. “Credimi, il
sentimento è reciproco”
sussurrò abbozzando un sorriso. “Stasera vorrei
portarti a cena.”
Lei
incrociò il suo guardo prima di sollevare
la testa sorreggendola con la mano. “A cena fuori?”
“Sì,
un bel ristorante per una bella
signora. Vorrei vederti con un bel vestito e vorrei tenerti la mano per
tutta
la sera.”
Allison sorrise.
“Sotto tutta la
passione si nasconde un animo romantico allora.”
“Se
avessi l’anima direi di sì”
scherzò
lui, ma nei suoi occhi si poteva leggere una lieve malinconia.
“Hey”
mormorò la donna poggiandogli una
mano sulla guancia. “L’animo umano è
pieno di potere ma non sono del tutto
certa che sia ciò che fa di qualcuno una persona. Ho visto
esseri
soprannaturali comportarsi più umanamente e decentemente di
tanti esseri umani,
Elijah. Come te per esempio… Non hai l’anima ma
sei più compassionevole,
appassionato e buono di tanti uomini.”
L’Originale
si prese un attimo per
perdersi negli occhi belli e lucidi di Allison. Quello sguardo
era pieno
di ombre, colpa di un passato piuttosto ingombrante, un passato che gli
aveva
raccontato con molta tristezza. “Sei bellissima
sai?”
“Più
di tutte le donne che hai incrociato
nel corso dei secoli?” la donna rise.
“Sì”
ammise lui serio. “sì, molto di
più.”
Con un gesto
lento Allison si alzò dal letto e si sistemò il
vestito, indossò nuovamente le
scarpe e poi finalmente si voltò a guardare Elijah.
Si accorse,
mentre lo faceva, che aveva evitato di farlo prima per paura di leggere
qualcosa di terribile dentro il suo sguardo. E per terribile intendeva
un’espressione che sapeva di addio o peggio ancora di
pentimento.
Per lei era
stato bello ed intenso e pieno di amore… ma non sapeva
esattamente cosa fosse
stato per lui.
Quella
situazione era dannatamente complicata, tanto complicata che a volte
sperava di
poter tornare indietro a sei mesi prima, quando quella pallottola le
aveva
trafitto il fianco costringendola a chiedere aiuto.
Sarebbe
stato meglio andare in ospedale, quantomeno si sarebbe risparmiata un
sacco di
complicazioni.
L’amore
fa schifo le aveva
detto una volta una ragazzina che aveva incontrato, in lacrime, al
reparto
surgelati di un supermercato, quando le aveva chiesto se stesse bene.
Allison
aveva sorriso dandole una carezza gentile sui capelli, poi le aveva
offerto un
gelato e qualche consiglio; mai annullarsi per un uomo, mai
piangere per lui
perché nessuno merita le tue lacrime, neppure la persona che
ami o credi di
amare.
Eppure lei
in quel momento, mentre piegava entrambe le braccia alla disperata
ricerca
della zip del suo vestito, aveva tanta voglia di piangere.
C’era silenzio nella
stanza e lei si sentì terribilmente in imbarazzo, senza
sapere neppure
esattamente perché.
“Faccio
io”
Elijah si spostò dietro di lei, alzò piano la zip,
poi le posò un bacio sulla
parte di collo lasciata libera dai capelli. “Stai
bene?” le chiese incontrando
il suo sguardo spezzato nel riflesso dello specchio di fronte a loro.
Allison
abbassò gli occhi, mordicchiandosi il labbro nel tentativo
di riprendere il
controllo. Però, anche se voleva annuire, si
ritrovò a scuotere prudentemente
il capo. “Non lo so” gli rispose guardandosi le
mani. “In questo momento un
sacco di domande mi gironzolano in testa.”
“Chiedi
pure” le disse lui facendola girare, baciandole entrambe le
mani, una alla
volta.
“Meglio
di
no” Allison si liberò da quella presa delicata ma
decisa. “Non sono sicura che
le risposte mi piacerebbero” disse sincera. “La
cerimonia sarà finita a
quest’ora. Meglio andare di sotto.”
“Hey”
l’Originale la afferrò piano per un braccio e la
tirò verso di sé. “Non è
stato
un capriccio e nemmeno un ripiego, se è quello che stai
pensando.”
“Ma
non è
stato neppure amore, non per te almeno. Ecco a cosa stavo
pensando.”
Si
liberò di
nuovo dalla presa, ma stavolta Elijah la lasciò andare.
Anche se lo fece con un
nodo in gola.
****
Allison era
seduta in un angolo a bere vino, persa nei suoi pensieri; una mano
stretta
intorno al bicchiere, l’altra stretta intorno al ciondolo che
portava sempre al
collo.
Klaus aveva
visto le occhiate che suo fratello le aveva lanciato, il suo viso
triste,
esattamente come quello della cacciatrice. Pensò che quel
bel viso corredato di
fossette gli piaceva di più quando sorrideva.
“Elijah
mi
ha vietato di uccidere e intimorire la gente…” le
disse avvicinandosi. “Mi sto
annoiando a morte. Ti va di ballare?”
Sperava di
farla ridere ma lei annuì senza cambiare espressione e si
alzò lasciando la
presa sulla sua collana e poggiando il bicchiere di vino sul tavolo
lì vicino.
L’Ibrido
la
condusse sulla pista da ballo e le fece fare una giravolta prima di
stringerla
con delicatezza iniziando a dondolare a ritmo di musica.
“Cosa
ti
turba?” le chiese.
“Perché
pensi che qualcosa mi turbi?”
“Stavi
stringendo la tua collanina” le fece notare Klaus.
“Una volta mi hai detto che
era di tua madre e che stringi il ciondolo ogni volta che sei turbata o
confusa, quasi come se attraverso esso lei fosse capace di infonderti
coraggio.”
Allison
abbassò
lo sguardo fino a fissare quella piccola A di oro
bianco e diamanti che
una volta, tanti anni prima, adornava il collo di sua madre. Poi
abbozzò un
sorriso e parlò senza alzare lo sguardo. “Non sono
certa che stavolta abbia
funzionato.”
L’Ibrido
Originale si accorse, dal tono della sua voce, che stava per piangere.
Gli
occhi, colmi di lacrime quando li rialzò su di lui, glielo
confermarono.
“Niente
lacrime, guerriera” le
sussurrò accarezzandole il viso con il
pollice. “Hai un sorriso troppo bello per permettere a quei
lucciconi che
minacciano di bagnarti il viso di oscurarlo.”
Lei sorrise,
un bel sorriso luminoso, e fece un grosso respiro per riprendere il
controllo.
“Diventare padre ti ha davvero cambiato” gli disse
piegando poco il capo.
“Forse”
Klaus piegò le labbra in una specie di smorfia.
“Ma non dirlo a nessuno. Ho una
reputazione da mantenere.”
“Sarà
il
nostro piccolo segreto” Allison rise mentre la musica finiva.
“Grazie, Klaus.”
Per tutta
risposta lui le strizzò l’occhio prima di
allontanarsi.
****
“Non
riesci
a dormire?” Klaus fu sorpreso di vedere Elijah scendere
giù per le scale a
notte fonda. “Vuoi unirti a me per un bicchierino della
staffa?”
Elijah
scosse il capo, ma si poggiò di spalle al mobile bar e
sospirò. “Credo di aver
bevuto abbastanza per oggi” gli disse. “Ma ho
bisogno di chiederti una cosa e
ho bisogno che tu sia completamente onesto con me.”
“Parla
pure
fratello.”
“Ti ho
visto
ballare con Allison prima. Il modo in cui la guardavi, il modo in cui
danzavate…”
“Fermati
ti
prego” Klaus scoppiò a ridere, interrompendo le
parole del fratello. “Se stai
per chiedermi quello che penso, hai ragione; hai davvero bevuto troppo
Elijah.”
Il maggiore
dei Mikaelson sospirò di nuovo. “Puoi biasimarmi
per averlo pensato? Lei è…”
“Bella
da
togliere il fiato” concluse Klaus per lui. “Ed
è una delle pochissime persone
al mondo a cui affiderei la mia vita senza pensarci un secondo.
L’unica persona
che sa sputarmi in faccia la cruda verità senza farmi venire
voglia di
ucciderla” si fermò e abbozzò un
sorriso. “Ma non provo niente di più che
amicizia e affetto per lei.”
Elijah
scosse il capo sentendosi incredibilmente stupido.
“È stata una domanda
stupida.”
“Lo
è
stata.” Klaus gli diede una pacca sulla spalla alzandosi.
“Ma mentirei se ti
dicessi che non mi fa piacere vederti geloso. Era decisamente ora che
qualcuno
ti scuotesse un po’. Buonanotte, Elijah.”
L’altro
rimase da solo, scosso.
|
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Capitolo 15 *** -CAPITOLO 14- ***
Buona lettura e
lasciatemi un pensiero :)
-CAPITOLO
14-
Chiuse
gli occhi mentre l’acqua
calda le scendeva giù per la schiena accarezzandole la pelle
che fino a poco
prima era ferita. Quando uscì dalla doccia, dieci minuti
dopo, Elijah era lì ad
aspettarla.
Le
si avvicinò e con
delicatezza le mise le mani sui fianchi, poggiò
quelle labbra soffici sul
suo collo.
“Non
dovresti essere qui” gli
disse lei piano, posandogli le mani sul petto.
“Posso
andarmene se preferisci”
Elijah sorrise accarezzandole il viso.
La
cacciatrice rise, poi lo
baciò, schiudendo le labbra quando lui premette con
decisione la bocca contro
la sua. “Starti lontana è l’ultima cosa
che vorrei” gli disse quando si
allontanarono l’uno dall’altra.
“Lo
so.” Elijah le baciò una
mano. “So che non puoi restare, ma voglio che tu sappia che
mi mancherai.”
Lei
si mordicchiò l’interno
della guancia, poi sorrise prima di baciarlo di nuovo.
Allison
si svegliò di soprassalto, si passò le mani sul
viso mentre si metteva seduta
sul letto e poi si spostò indietro i capelli.
Si
guardò intorno, nel silenzio della stanza e si accorse che
non sarebbe riuscita
a riprendere sonno neppure volendo. Quindi decise di alzarsi e a piedi
scalzi
scese al piano di sotto, cercando di fare meno rumore possibile.
La
piccola Hope dormiva dopo aver pianto per un’ora almeno e
tutti dentro quella
casa avevano un super udito, quindi meglio fare silenzio.
In
casa, nonostante il matrimonio fosse stato due giorni prima,
c’era ancora una
quantità smisurata di fiori, un forte odore di primavera, se
lo avessero
chiesto a lei.
Pensò
che era bello, indipendentemente da tutto, avere qualcuno da poter
definire il
proprio compagno per la vita.
Hayley
non si era sposata per amore, ma visto il modo in cui la guardava
Jackson,
Allison era certa che presto avrebbe imparato ad amarlo.
Sospirò
raggiungendo la cucina, pentendosi di non aver indossato una giacca
prima di
scendere; quella notte faceva freddo o forse il freddo era dentro di
lei.
“Non
riesci a dormire?”
Quella
voce… l’avrebbe riconosciuta tra un milione di
voci. Non la sentiva da qualche
giorno visto che lo aveva evitato e lo aveva fatto
perché aveva bisogno di riprendere il
controllo.
Il
loro stare insieme, il giorno delle nozze, l’aveva fatta
felice ma le aveva
anche fatto male. Così per i giorni a seguire si era come
nascosta, rifugiata
in se stessa. Ora era tempo di smettere di farlo.
“Più
o meno” sussurrò abbozzando un sorriso e
mettendosi a sedere su una sedia
accanto a lui, a tavola. “E tu? Nemmeno tu ci
riesci?”
Lui
le versò una tazza di tè e gliela
passò. “Più o meno” le disse
sorridendo.
“Stavi
dormendo e uno strano sogno ti ha svegliato? Perché a me
è successo questo”
Allison bevve un sorso dalla tazza pentendosi all’istante di
aver parlato perché
sapeva esattamene quale domanda sarebbe arrivata subito dopo.
“Un
brutto sogno?” chiese infatti lui.
Lei
rise scuotendo il capo; non era stato brutto, anzi… ma non
era certa che fosse
il caso di dirglielo. Cosa avrebbe potuto dirgli, in fondo, che aveva
sognato
un ricordo e che, in quel ricordo, loro due si baciavano ad un passo
dall’amore?
Era
inutile e non aveva senso; quel passato non esisteva più e
lei doveva farsene
una ragione.
Si
diede della stupida perché non era mai stata
così, non aveva mai perso il sonno
dietro ad un uomo, neppure quando era una ragazzina. Doveva smetterla e
doveva
farlo subito.
Ma
c’era qualcosa in quei maledetti occhi scuri di Elijah,
qualcosa nelle sue
labbra, qualcosa nel suo modo di parlare, di muovere le mani.
Nell’odore virile
che emanava… lei voleva allontanarsi ma allo stesso tempo
voleva restare.
“Un
ricordo più che altro” gli disse.
“Piacevole ma… che mi turba.”
Il
vampiro annuì. “Vuoi parlarne?”
Allison
scosse il capo mettendosi in piedi, posizionandosi davanti a lui quando
Elijah si
alzò a sua volta.
“Non
è necessario” mormorò bloccando una
ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ma
grazie dell’offerta. Sarà meglio che torni in
camera adesso; fa freddo e non
voglio rischiare di svegliare nessuno. Magari leggerò un
libro oppure
rifletterò.”
“Ho
chiesto a mio fratello se è innamorato di te”
disse lui di improvviso. “Vi ho
visti ballare al matrimonio e ho… pensato che fosse
innamorato di te.”
La
donna alzò un sopracciglio perplessa. “Klaus?
Innamorato di me?” scoppiò a
ridere e si portò una mano alla bocca per cercare di non
fare rumore.
“Sveglierai
tutti” le disse lui con un sorriso chiudendo la porta,
fermandosi ad osservarla
mentre si poggiava al tavolo; il corpo scosso dalle risate che cercava
di
trattenere.
“Questa
è la cosa più ridicola che io abbia mai
sentito” gli disse quando riuscì a
prendere respiro. “Come ti è venuto in
mente?”
“Non
lo so” ammise Elijah sincero. “Ero…
geloso suppongo.”
“Credevo
che Elijah Mikaelson non fosse geloso.”
“Non
lo ero mai stato prima” rispose lui standole davanti.
“Prima di te.”
Allison
fece un grosso respiro, capì che stava per fare di nuovo
qualcosa di cui si
sarebbe in qualche modo pentita, ma capì anche che per
quanto ci provasse non
aveva altra scelta. Per la prima volta nella sua vita le ragioni del
suo cuore
riuscivano a sovrastare tutto.
Si
rimise dritta e con un gesto deciso gli passò le braccia
intorno al collo e lo
baciò. La risposta dell’Originale si fece
attendere il tempo di un respiro e in
pochi secondi Allison gli si ritrovò in braccio, le gambe
intrecciate intorno
alla sua vita.
“Portami
nella tua stanza, Mikaelson” gli disse passandogli la mano
tra i capelli.
Lui
lo fece.
****
Allison
gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto
le spinte
decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le
baciavano il collo,
l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano il fuoco
al loro passaggio. I gemiti
si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito
camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il
posto ad un
caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.
Lui le
strinse di più le mani poggiando le labbra sulle sue in un
bacio forte,
intenso, appassionato. Incontrò la sua lingua e si perse in
quella danza calda
e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno.
Le mani
si spostarono sui fianchi, poi scesero giù lungo le gambe e
ne piegarono una
quel tanto che bastava per unire di più i loro corpi.
Allison
si inarcò, poi le sue mani si persero tra i capelli di
Elijah. Stringevano di
più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che
sentiva nascerle dentro.
“Elijah”
sussurrò, un attimo prima che l’orgasmo la
scuotesse facendola gemere
profondamente.
Elijah
la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sul suo corpo
morbido, il viso
perso tra i suoi capelli. Si sentì felice, come non si
sentiva da secoli,
mentre le dita della donna gli accarezzavano la nuca.
Con
decisione la tirò su e la baciò con dolcezza
senza staccarsi da lei.
Sapeva
che quella felicità che sentiva, quella gioia, quel
sollievo… quella leggerezza,
avevano un nome. Sapeva anche qual era e sapeva che gli faceva paura,
perché era
pieno di attesa, di aspettative.
Le
passò una mano tra i capelli, poi i loro occhi si posarono
gli uni dentro gli
altri per un tempo che sembrò infinito.
“Io ti
amo” fu Allison a rompere il silenzio pronunciando tre
semplici parole che
furono capaci di scaldargli il cuore. Gli occhi le si riempirono di
lacrime. “Mi
dispiace ma non ce la faccio più a tenermelo
dentro.”
“Non
devi farlo” la rassicurò lui sorridendole. Con un
movimento lento la sdraiò sul
letto sistemandosi sopra di lei e coprendo entrambi con il fresco
lenzuolo. “Mi
scaldi il cuore ogni volta che lo dici.”
“Ma il
mio si spezza ogni volta che non rispondi” replicò
lei. “Cosa stiamo facendo
Elijah? Voglio più di questo, io voglio te e ti voglio
tutto.”
L’Originale
la baciò di nuovo, poi le prese una mano e se la
poggiò sul cuore. “Puoi averlo”
le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.
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Capitolo 16 *** -CAPITOLO 15- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un pensiero :)
-CAPITOLO
15-
LEBANON
– KANSAN, QUATTRO ANNI
PRIMA
“Esattamente
dove stiamo
andando?”
Elijah
si mise comodo sul
sedile del passeggero e volse lo sguardo ad Allison notando che
sembrava meno
stanca di quando erano arrivati. Meno stanca ma ancora preoccupata.
“Non
lo so con precisione,”
rispose lei mettendo in moto. “Ho solo bisogno di schiarirmi
le idee e ho pensato
che il mio saggio Originale potrebbe aiutarmi a rimettere in ordine i
pezzi del
puzzle.”
“Mio?”
fece eco il vampiro
alzando un sopracciglio e trasformando il suo viso in un misto di
curiosità e
divertimento.
“Mio!”
ripeté lei. “Sai che
divento velocemente possessiva. Trascorri con me almeno due settimane e
diventerai di mia proprietà.”
Elijah
sorrise pensando che era
un bene; quello scambio di sciocche battute dimostrava che Allison
stava
tornando se stessa. “Ma davvero?”
Lei
annuì svoltando a sinistra,
pronta a percorrere la statale senza una destinazione precisa.
“Davvero” gli
disse abbozzando un sorriso mentre abbassava il finestrino per lasciare
che il
vento le scompigliasse i capelli. “Ieri ho mentito ad uno dei
miei migliori
amici,” aggiunse dopo un lungo minuto di silenzio.
“E mi sento uno schifo.”
“A
volte mentire è necessario
Allison. Soprattutto se lo si fa per una buona ragione.”
ragionò il suo
passeggero fissando il panorama fuori dal finestrino.
Distese
di prati verdi si
estendevano per miglia e miglia. Erano erbe selvatiche ma in qualche
strano
modo lo facevano sentire calmo.
“Non
è per il fatto che ho
mentito che mi sento uno schifo,” spiegò lei.
“Mi sento uno schifo perché non
so davvero come aiutare Dean. Ho detto a Sam che avrei fatto qualche
telefonata
ma la verità è che non so proprio chi chiamare. O
meglio, mi viene in mente
solo una persona ma per quanto sia bravo, non credo che possa aiutarmi,
non
stavolta.”
“Non
credi o ne sei certa?”
domandò Elijah. “C’è una
differenza e credo che, se tu semplicemente credi che
non possa aiutarti, vale comunque la pena di chiamare e fare un
tentativo.”
Allison
sospirò fermandosi di
fronte ad una piccola stazione di servizio. Spense il motore e strinse
forte il
volante. “Credo di aver paura. Paura che mi dica che non
c’è niente che può
fare per Dean. Non voglio deluderlo. Quei tre strambi personaggi sono
la mia
famiglia Elijah.”
“Proprio
perché sono la tua
famiglia devi fare quella telefonata Allison.”
La
donna annuì e afferrò il
cellulare. Si schiarì la voce mentre componeva il numero e
diede una rapida
occhiata ad Elijah.
Elijah
sospirò mentre saliva al piano di sopra; non sapeva
perché gli fosse venuto in
mente quello specifico ricordo, ma credeva che fosse perché
in quell’occasione
lui ed Allison avevano avuto modo di riscontrare che, nonostante le
eventuali
insicurezze, a volte valeva davvero la pena provare.
Era
quello che stavano facendo in quel momento della loro vita, provare a
stare
insieme nonostante le relazioni fossero complicate per entrambi. Ma per
le cose
belle ed importanti valeva la pena fare un tentativo; ed Allison Morgan
era
importante per lui.
Si
fermò davanti alla porta della stanza della donna e
alzò la mano per bussare.
Non lo fece però e si mise in ascolto grato al fatto che il
suo udito fosse
amplificato perché altrimenti non sarebbe riuscito a
sentirla canticchiare
attraverso la spessa porta di legno.
Quando
la bella notizia del ritorno di Davina era arrivata quella stessa
mattina,
aveva deciso di farle una sorpresa. Se c’era una cosa di cui
era certo in quel
mare di incertezze in cui stava navigando era che Allison adorava la
piccola
strega e il sentimento era reciproco. Non si era data pace da quando
era
tornata, cercandola ogni volta che aveva tempo, nervosa per il fatto
che le sue
ricerche erano dannatamente limitate dalla sua condizione…
Già,
anche di quello avrebbero dovuto parlare. Ma non in quel momento.
Quel
momento era per la gioia.
“Allison”
la chiamò bussando con le nocche di due dita.
“Posso entrare?”
“Non
sono ancora vestita” replicò lei.
Elijah
scosse poco il capo e si mise in attesa.
Passarono
sì e no dieci secondi e la porta si aprì; Allison
indossava solo dei jeans e un
reggiseno. E la sua collana ovviamente.
“Cosa
fai?” gli chiese.
Lui
corrugò la fronte. “Aspetto che tu sia
pronta.”
La
donna gli prese una mano e lo trascinò dentro la stanza,
richiuse la porta e si
voltò a guardarlo facendo ondulare la coda di cavallo.
“Ti
ho detto di entrare.”
“No,
mi hai detto che non eri ancora vestita” disse lui
indicandola con un dito. “Cosa
che è vera. A metà quantomeno.”
“Elijah”
lei fece un grosso respiro e alzò le mani sulla sua
cravatta, iniziando a
snodarla. “Se chiedi ad una donna di poter entrare nella sua
stanza e lei ti
risponde che non è ancora vestita, in realtà ti
sta invitando ad entrare.”
L’Originale
sorrise guardandole le mani. “Non avevo colto il messaggio
tra le righe” le
disse. “Me lo ricorderò per la prossima
volta.”
“Uh”
sussurrò Allison. “La prossima volta…
è una proposta per caso?”
Elijah
la prese in braccio avvolgendole la vita con un braccio.
“Consideralo un invito”
scherzò prima di baciarla.
****
“Dove
stiamo andando?” Allison strinse l’elastico dei
capelli mentre Elijah le faceva
segno di salire su per delle scale che si trovavano dentro una vecchia
chiesa.
“Sii
paziente” rispose lui. “Lo scoprirai tra un
attimo.”
Lei si
mordicchiò l’interno della guancia. Non aveva idea
di cosa potesse esserci al
piano di sopra di una chiesa sconsacrata ma, come aveva detto Elijah,
bastava
essere pazienti.
Superata
un’altra rampa di scale arrivarono ad una porta ed Elijah si
fermò lì davanti. “Vai
avanti, entra.”
Lei
corrugò
la fronte. “Tu non vieni con me?”
“Sarò
proprio qui fuori, ma credo che questo momento tu debba viverlo da
sola.”
“Elijah”
la donna scosse il capo perplessa e fu allora che la porta si
aprì.
Quello
che la cacciatrice vide fu il viso di una giovane strega che aveva
tanto
cercato e che temeva di non rivedere. Le sorrideva, con gli occhi
lucidi e lei
si accorse che forse aveva la stessa espressione.
“Davina…”
mormorò avanzando di qualche passo e stringendola forte, una
mano persa tra i
suoi capelli castani. “Mi dispiace di non averti portato il
gelato che ti avevo
promesso.”
Davina
rise tra le lacrime, fece un cenno ad Elijah e si lasciò
stringere dalla sua
amica.
****
Elijah
le sistemò le mani sui fianchi mentre lei si metteva a
cavalcioni su di lui
baciandolo con dolcezza e passione.
Sorrise
stringendola con entrambe le braccia e respirò a fondo
l’odore di vaniglia
della sua pelle chiara.
“Grazie”
gli disse lei tenendogli il viso tra le mani.
“Per
cosa?”
“Per
avermi fatto questa sorpresa con Davina. Voglio bene a quella
ragazzina.”
“Lo
so”
l’Originale le spostò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. “Credo che il
sentimento sia reciproco.”
“Lo
credo anche io” la donna si spostò sul suo lato di
letto e afferrò il suo
portatile poggiato sul comodino. “Ora che lei è
tornata e sta bene posso
finalmente dedicarmi completamente ad un’altra questione
importante.”
“Che
sarebbe?”
“Trovare
la strega che mi vuole uccidere e farla fuori prima che ci riesca. Ho
contattato una vecchia amica, una strega, una di quelle buone.
È tornata da
poco negli Stati Uniti dopo parecchi anni in Europa. Ha detto che
farà qualche
ricerca per trovare Iris. E una volta che ci saremo liberati di lei
potrò
finalmente riprendere la mia vita.”
“Allison”
intervenne Elijah e quando lei si voltò a guardarlo si
accorse che era serio.
“Elijah”
rispose quasi per riflesso. “Che espressione
seria…”
Lui si
mise in piedi e deglutì a vuoto. “Devo dirti una
cosa.”
Allison
chiuse il suo portatile e annuì. “Ti
ascolto.”
“La
tua
amica non riuscirà a trovare Iris.”
“Lo so
che quella stronza è difficile da rintracciare, ma la mia
amica è in gamba e…”
“Non
la
troverà perché è morta” la
interruppe Elijah. “L’ho trovata e uccisa due
giorni
dopo che Marcel ti ha riportata a casa.”
La
donna sgranò gli occhi, spalancò la bocca per
parlare ma la richiuse e abbassò
lo sguardo rimanendo zitta per un lungo istante. “Sono mesi
che vivo in questa
casa spaventata di mettere piede fuori perché un qualunque
essere
soprannaturale potrebbe tentare di uccidermi… E tu mi dici
solo adesso che è
morta? Perché?” chiese infine.
L’Originale
mise le mani nelle tasche mentre lei si alzava, con fare nervoso, il
viso
colorato di una strana espressione. “Credevo che una volta
saputo te ne saresti
andata e non volevo che te ne andassi” le disse sincero.
Allison
indossò le scarpe scuotendo il capo. “Odio che mi
si menta e tu lo sai… se
volevi che rimanessi bastava che me lo chiedessi. Oh giusto!”
esclamò. “Sarebbe
stato troppo sentimentale e non sia mai che il nobile Elijah Mikaelson
esprima
le sue emozioni in modo troppo evidente, vero?”
Lo
sorpassò diretta verso la porta, Elijah la
afferrò delicatamente per un
braccio. “Parliamone, per favore.”
Ma lei
si liberò dalla presa. “No”
mormorò con la voce
che tremava. “Non ho niente da dire.”
“Allison”
mormorò lui.
Ma lei
era già fuori dalla stanza.
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Capitolo 17 *** -CAPITOLO 16- ***
NDA: Buona lettura.
-CAPITOLO
16-
TRE
ANNI PRIMA
Allison
pensò che tornare a dormire sarebbe stato impossibile, anche
se ci avesse
provato con tutte le sue forze.
Indossò
una vecchia felpa e scese di sotto. I piedi scalzi si gelarono subito
al
contatto con il marmo pregiato della scala. Raggiunse la cucina ed
aprì il
frigorifero alla ricerca di qualcosa da bere. Dell’acqua
sarebbe stata la
scelta migliore ma una birra era decisamente quello che le serviva. Ne
afferrò
una e la stappò mentre con il piede richiudeva il
frigorifero.
“Sicura
che non ti serva qualcosa di più forte?”
La
voce di Elijah la colse di sorpresa ma non la spaventò.
“Dipende.” disse
voltandosi per guardarlo in faccia.
“Da
cosa?”
“Da
cosa intendi con qualcosa di più forte.”
Elijah
abbozzò un sorriso e la raggiunse allungandosi fino ad
aprire il pensile sopra
di lei. L’odore del vampiro le fece chiudere gli occhi per un
attimo; sapeva di
muschio e di pericolo. Una combinazione irresistibile per i suoi gusti.
Lui
indietreggiò di pochi millimetri e le mostrò una
bottiglia. “Tequila?” le
chiese. Poi le baciò la fronte indugiando un attimo di
troppo. “Non farlo mai
più Allison.”
“Cosa?”
chiese lei alzando gli occhi per fissarli dentro i suoi.
“Salvare il tuo culo
originale?”
“Rischiare
la tua vita per me. Se ti fosse successo qualcosa,
io…”
“Ma
non mi è successo niente” lo interruppe lei.
“Quindi non hai nulla di cui
incolparti o preoccuparti.”
“Tu
e la tua risposta sempre pronta, sei la donna più testarda
che abbia mai
incontrato.”
“Basta
parlare!” esclamò Allison. “Ho avuto una
pessima giornata e ho seriamente
bisogno di qualcosa di forte. Quindi dammi quella dannata tequila
oppure
portami nella tua stanza. Scegli tu, ma smettila di parlare.”
Elijah
la fissò per un minuto, poggiò la bottiglia sul
mobile dietro di lei e sollevò Allison
lentamente da terra, stringendola a sé quando lei gli
circondò la vita con le
gambe.
“Ottima
scelta Mikaelson…” mormorò lei prima di
poggiare la bocca sulla sua.
“Mi
verseresti un altro bicchierino per
favore?” Allison sorrise al cameriere e mangiò una
manciata di noccioline
mentre l’uomo le versava altra tequila.
Era stata
stupida, e lo sapeva.
Lasciare Elijah, arrabbiarsi per quello che aveva fatto…
sapeva che era stata
solo la bugia a farla infuriare, ma sapeva anche che non aveva alcun
senso.
Aveva, per
settimane, chiesto delle
conferme, ci aveva sperato per mesi prima ancora che lui si lasciasse
andare e
quando poi gliele aveva date lei si era arrabbiata.
Perché
mentirle per evitare che se ne
andasse era il suo modo di farle sapere che teneva a lei. Era amore in
qualche
modo e lei aveva riposto andandosene e sbattendo la porta.
“Ti
è mai capitato di fare una cosa
assolutamente stupida?” chiese al povero ragazzo che le aveva
appena rifornito
il bicchiere e che ora la fissava confuso. “Ma davvero,
davvero stupida?”
“Ho
fatto delle cazzate nella mia vita
ma non so quanto siano paragonabili alla tua.”
“L’uomo
di cui sono innamorata mi ha
mentito al solo scopo di tenermi con sé”
cercò di riassumere Allison. “E invece
di sentirmi… lusingata mi sono infuriata con lui.”
“Era
una bugia grossa?”
“Abbastanza.”
“E ti
ha in qualche modo danneggiata?”
Allison
sembrò rifletterci per un
attimo. “Non proprio” disse infine.
“Anzi, diciamo che anche se mi ha mentito
ha messo fine ad una situazione che avrebbe potuto crearmi diversi
problemi.”
“E tu
lo ami?”
“Moltissimo”
la donna sospirò. “Volevo
solo che fosse sincero”
Il cameriere
scosse il capo. “No,” le
disse. “Tu volevi che ti chiedesse di restare e che lo
facesse in modo chiaro.
Voi donne siete così; avete il vostro linguaggio segreto e
molto spesso noi
uomini dobbiamo leggere tra le righe, ma pretendete da noi la massima
chiarezza
sempre.”
La cacciatrice
abbozzò un sorriso, poi
bevve tutto d’un sorso dal bicchierino. “Credo che
tu abbia ragione” gli disse.
“Sono stata una stupida.”
“Puoi
ancora rimediare…”
“Non
so se posso.”
“Io
dico di sì” l’uomo si mise dritto.
“Se
un uomo ti mente solo per paura di perderti deve amarti parecchio.
Credo che ti
perdonerà.”
Allison
poggiò cinquanta dollari sul
bancone e si mise in piedi. “Grazie. Tieni pure il
resto.”
****
“Ciao”
la donna si mise a sedere
accanto a lui sul divanetto nell’atrio e sospirò
togliendosi le scarpe prima di
sollevare i piedi.
Odiava quando si
creava quella strana
situazione tra loro. Quella specie di imbarazzo misto a tensione che si
andava
ad aggiungere alle già complicate dinamiche tra di loro.
Ma per quanto la
odiasse era certa che
non avrebbe mai potuto cambiare del tutto le cose; loro due erano
così,
litigavano e lei si infiammava… lui invece attendeva
paziente che le fiamme si
estinguessero e quel suo atteggiamento finiva per farla sentire
terribilmente
in colpa.
“Ciao”
le sussurrò lui guardandola con
un sorriso. “Hai affogato la tua rabbia nella
tequila?”
Allison
annuì. “Nella tequila, nelle
noccioline e negli incredibilmente saggi consigli di un barista
gentile.”
Elijah
allungò una mano e le accarezzò
con dolcezza uno zigomo. “Ti senti meglio ora?”
“Mi
sento stupida” confessò lei. “Non
avrei dovuto arrabbiarmi con te. Quello che hai fatto è
stato dolce e lo hai
fatto perché non vuoi che me ne vada. E se non vuoi che me
ne vada significa
che tieni a me. Avrei solo voluto che mi chiedessi di restare,
senza…
giochetti. Senza bugie.”
“Non
tutti sono capaci di esprimere i
propri sentimenti con la facilità con cui li esprimi tu
Allison” mormorò l’Originale.
“Solitamente io non lascio entrare le persone, non sono
geloso e non mi lascio
sopraffare dalle mie emozioni. Con te mi sono aperto più di
quanto mi credessi
capace.”
Lei si
mordicchiò il labbro arricciando
la bocca. “Mi dispiace” si scusò.
“Sono qui per rimediare. Dimmi cosa vuoi che
faccia, come posso farmi perdonare.”
“Potresti,”
Elijah bevve un sorso dal
suo bicchiere e poi si girò per guardarla meglio.
“fare silenzio per un attimo
e ascoltarmi, okay?”
“Okay.”
“Ogni
volta che entri nella mia vita tu
mi sconvolgi Allison Morgan” le disse. “Mi lasci
senza fiato e mandi a monte
ogni mio proposito. E per quanto folle possa sembrare, non posso fare a
meno di
te. Ci provo e credo di riuscirci ma poi tu ritorni
e…”
“Ho
capito” lo interruppe lei
prendendogli il viso tra le mani e baciandolo. “Non
c’è bisogno che tu dica
altro. Posso solo immaginare quanto ti costi parlare
così.”
Allison rise
facendo ridere anche lui e
sospirò quando la strinse tra le braccia.
“Non
vado da nessuna parte” gli disse
guardandolo dritto negli occhi.
Lui la
baciò; un bacio lento ed intenso,
prima di parlare. “Bene” sussurrò ad un
soffio dalle sue labbra. “Neppure io.”
“Bene!”
esclamò lei facendogli eco,
abbandonandosi di nuovo contro le sue labbra un attimo dopo.
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Capitolo 18 *** -CAPITOLO 17- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un pensiero. Baci a tutti :)
-CAPITOLO
17-
ALCUNI
MESI PRIMA
Marcel
le passò una
bottiglietta di acqua e sorrise tamponandosi la fronte con un
asciugamano. “Per
essere una che due settimane fa era quasi morta per mano di una strega,
te la
stai cavando piuttosto bene.”
Lei
si strinse nelle spalle,
l’intensità del combattimento le toglieva il
respiro, ma si sentiva bene. “Non
sono ancora tornata in perfetta forma, ma allenarmi ogni giorno mi
aiuta.”
“Dovresti
comunque prendertela
con calma.”
“Che
c’è” Allison rise e bevve
dell’acqua prima di continuare. “Elijah ha
minacciato di farti male se io me ne
faccio?”
“Non
ho usato questi termini
esatti, ma sì, il succo era quello”
l’Originale elegante avanzò verso di loro,
ma stavolta non era chiuso in un completo.
“Sei
venuto ad allenarti anche
tu?” gli chiese Marcel indicandolo.
“Sì,”
confermò lui. “Ma non con
te.”
Allison
alzò un sopracciglio
perplessa. “Con me? Credevo che fossi venuto per dirmi di
smettere e mettermi a
riposare.”
“Era
questa l’intenzione,” il
vampiro si mise in posizione. “Ma poi mi sono ricordato di
una cosa.”
“Cosa?”
“Che
non ti piace che ti venga
detto cosa fare.”
“Vero”
la donna si mise in
posizione. “Fatti sotto Mikaelson.”
“Ancora”
Allison fece un grosso respiro spostando indietro alcuni ciuffi di
capelli
sfuggiti alla presa dell’elastico.
Josh,
di fronte a lei, la guardò perplesso per un lungo minuto,
piegato con le mani
sulle ginocchia cercava di riprendere il controllo del suo respiro
senza però
riuscirci.
Si
allenavano da due ore ma quel povero ragazzo proprio non era in grado
di
combattere, anche se era notevolmente migliorato rispetto alla prima
volta che
si erano battuti.
“Sono
stanco” le disse lasciandosi andare contro una parete, quasi
quella dovesse
sorreggerlo. “Tu non sei stanca?”
La
cacciatrice si strinse nelle spalle. “Non proprio”
gli disse. “Il che è
alquanto anormale se ci pensi; tra noi sei tu l’essere
soprannaturale quindi
dovrei essere io quella stanca morta dopo due ore di
allenamento.”
“Che
posso dirti?” replicò lui muovendo la mano.
“Sono un vampiro atipico.”
Allison
rise stiracchiandosi, poi fece cenno ad un altro dei ragazzi di Marcel;
Will,
che si stava allenando con Gia. “Vuoi allenarti un
po’ con me? Mostrare a Josh
cosa un vampiro tipico dovrebbe
fare?”
L’altro
rise passandosi una mano tra i capelli, poi le si mise davanti in una
posizione
corretta che già di per sé mostrava quanta
padronanza in più avesse rispetto al
dolce e pacifico Joshua.
“Coraggio”
lo incoraggiò Allison. “Cosa stai
aspettando?”
“Tu
cosa stai aspettando?” replicò Will piegando poco
il capo per guardarla.
Lei
fece roteare il collo una volta, poi si fece avanti.
La
lotta durò per alcuni minuti e alla fine Allison si
ritrovò a terra, il corpo
del vampiro su di lei, un’espressione soddisfatta sul viso
pulito del suo
avversario.
“Atterrata!”
esclamò proprio lui sorridendole.
“Era
ora” mormorò Allison facendogli segno di spostarsi.
Will
lo fece ma, a differenza di ciò che tutti si aspettavano,
Allison rimase sul
pavimento.
Si
sentiva priva di ogni forza, le mani le tremavano, il naso prese a
sanguinarle
come era successo già durante il primo allenamento con Gia,
Josh ed Elijah.
“Allison”
la chiamò Will guardandola, in piedi sopra di lei.
“Stai bene?”
Ma
lei, anche se provò a rispondere, non sentì alcun
suono uscire dalla sua bocca.
“Marcel!”
urlò il vampiro quando vide che gli occhi della donna
avevano preso a riempirsi
di sangue. “Marcel!” gridò di nuovo, con
più forza.
“Che
diavolo succede?” Marcel lo raggiunse a passi svelti,
piegandosi sulle
ginocchia per guardare meglio la cacciatrice.
“Cos’è successo?”
“Stava
bene e poi…” Will si passò le mani tra
i capelli. “Non so cosa le sia successo.
Non si è rialzata.”
Marcel
si morse il polso e glielo poggiò sulle labbra, serrando le
mascelle quando la
donna però non diede alcun segno di risposta.
“Dannazione!” esclamò prendendola
in braccio. “Chiama Elijah” disse rivolto a Gia.
“La porto in ospedale.”
****
LOS
ANGELES – CINQUE ANNI PRIMA
Stasera
vorrei portarti a cena le aveva detto. Ed Allison aveva
accettato con
piacere. Le aveva fatto capire che gli sarebbe piaciuto vederla chiusa
in un
bel vestito elegante e lei lo aveva accontentato.
Era
uscita e si era comprata quel vestito beige che la faceva sentire una
signora
per bene e allo stesso tempo una femme fatale e si era accorta che mai
per
nessun uomo aveva fatto quello che stava facendo per Elijah Mikaelson,
non con
quell’entusiasmo da ragazzina.
L’Originale
le aveva dato appuntamento alle otto in punto in un bellissimo
ristorante che
stava al centro della città, al secondo piano di un palazzo
meraviglioso e di
nuova costruzione. Allison aveva pensato che fosse strano che non si
fosse
offerto di andarla a prendere, ma aveva preso la sua auto e si era
diretta al
posto stabilito.
Era
salita su un ascensore tanto nuovo quanto lussuoso e una volta
raggiunto il
piano le porte si erano aperte direttamente sulla sala.
Era
vuota, eccetto per Elijah che la aspettava in piedi vicino ad un tavolo
a
ridosso della vetrata con vista su un bellissimo parco. Quando la vide
la
raggiunse sorridendole dolcemente col suo completo blu addosso.
“Sei
puntualissima” le sussurrò porgendole la mano.
“E bella da togliere il fiato.”
Lei sorrise
spostandosi una ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio,
quelle fossette
sulle guance comparvero quasi prepotenti ed Elijah notò che
quella destra era
più profonda dell’altra.
“Anche
tu non sei niente male” gli disse lei afferrando la sua mano.
“Ho solo una
domanda.”
“Cosa?”
“Perché
la sala è vuota?”
“Perché
ho voluto che fosse solo per noi” le spiegò il
vampiro accompagnandola al
tavolo e facendola sedere, prendendo poi posto all’altro capo
dello stesso.
Allison
annuì, poggiò la borsa per terra e poi si
alzò. Spostò la sedia sul lato del
tavolo e gli si avvicinò. Con le mani prese a slegargli la
cravatta e una volta
snodata la tirò via e la ripiegò ben bene per poi
poggiarla sul tavolo.
“Così
va meglio” gli sussurrò. “E dopo cena
avrò una cosa in meno da toglierti quando
mi riporterai a casa per il dessert.”
Gli
fece l’occhiolino ridacchiando ed Elijah la seguì
a ruota. Pensò che lasciare
Los Angeles, lasciare lei sarebbe stato complicato.
Elijah sorrise
afferrando proprio la cravatta che
indossava quella sera. Gli era tornata in mente la cena che avevano
avuto
cinque anni prima e quella cravatta che non aveva più
indossato da allora. L’aveva
custodita in un cassetto, ma quella sera, che l’avrebbe
portata di nuovo a
cena, aveva deciso di tirarla fuori. Era quasi del tutto certo che lei
non avesse
più quel bel vestito chiaro che aveva indossato in
quell’occasione ma poco
male; Allison Morgan avrebbe potuto indossare qualunque cosa e sarebbe
comunque
apparsa bella da togliere il fiato.
I
vestiti sono superflui, le avrebbe
detto lei se fosse stata lì, tanto poi li
toglieremo.
Avrebbe alzato
le sopracciglia in quel modo assurdo
in cui solo lei sapeva fare e poi avrebbe riso catalizzando
l’attenzione con
quel tono rauco.
Sospirò
scuotendo il capo mentre finiva di annodare
la cravatta e fu in quel momento che Hayley entrò dentro la
stanza. Il viso
arrossato e il fiatone.
“Stai
bene?” le chiese voltandosi a guardarla.
“Elijah”
iniziò lei. “Marcel ha telefonato. Ha
detto che ha provato sul tuo cellulare ma risulta spento.”
“Non
so neppure dove sia” rispose sincero lui.
“Cos’è
successo? Si tratta di Allison?” fu istintivo chiederlo e
l’annuire di Hayley
gli mise addosso una grande inquietudine.
“Non
sanno cosa le sia successo, ma Marcel l’ha
portata in ospedale. Devi andare subito.”
Elijah lo fece.
****
“Marcel”
Elijah si fece largo tra la folla
raggiungendo il vampiro poco distante. Se ci pensava si rendeva conto
che non
aveva mai fatto caso a quanto fossero affollati i pronto soccorso. Mai
prima di
quel preciso istante in cui ogni persona sul suo cammino gli sembrava
un
intralcio che lo teneva lontano da Allison.
“Elijah”
sussurrò Gia quando le passò accanto, ma
lui non si fermò neppure. Continuò dritto verso
Marcel.
“Che
cosa è successo?” chiese proprio a lui quando
furono faccia a faccia.
Il vampiro
allargò le braccia. “Non lo so. Stava
bene e un minuto dopo… Ho provato a farle bere il mio sangue
ma non beveva, era
completamente priva di sensi.”
L’Originale
si guardò intorno, la paura gli
attanagliava lo stomaco. Allison era forte ma era solo
un’umana in fondo e la
vita umana era così… fragile. “Voglio
vederla” disse.
“Un
dottore si sta pendendo cura di lei, ci
chiameranno appena ci saranno novità, appena potremo
vederla.”
Elijah
annuì, poi si mise a sedere tenendosi la
testa tra le mani.
“Elijah!”
si sentì chiamare e voltandosi vide
Klaus. “Hayley mi ha telefonato. Che diavolo sta
succedendo?”
“Non
lo so ancora” replicò. “Si stanno
occupando di
lei e ci faranno sapere appena ci saranno delle novità.
Niklaus, che succede se…”
“Non
accadrà. Allison è una guerriera”
l’Ibrido gli
diede una pacca sulla spalla, poi si mise a sedere lì
accanto. In attesa.
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Capitolo 19 *** -CAPITOLO 18- ***
NDA: Buona lettura e
lasciatemi un pensiero :D e BUONA PASQUA anche se in ritardo <3
-CAPITOLO
18-
La
macchina collegata al corpo di Allison iniziò ad emettere un
segnale che Elijah
non conosceva ma che non gli piaceva affatto.
Le
stringeva la mano da circa un’ora, seduto su una sedia
accanto al suo letto
dopo che i dottori avevano detto chiaro e tondo di non avere idea di
cosa
avesse, di non sapere cosa fare per aiutarla perché
clinicamente parlando, a
parte un po’ di pressione alta, non aveva niente che non
andasse.
L’Originale
li aveva fissati perplesso, poi aveva preso posto accanto a lei e non
si era
mosso di un solo millimetro. Che stupido era stato a non dirle come si
sentiva,
ora correva il rischio di non poterlo fare mai più.
Era
stato tentato di darle un po’ del suo sangue, giusto per
essere certi che anche
nel peggiore dei casi, e anche se diversa, avrebbe riaperto gli occhi
prima o
poi. Ma poi aveva pensato che sicuramente Allison non avrebbe gradito;
non
aveva niente contro i vampiri ma non voleva essere uno di loro.
Mi
piacerebbe morire un giorno,
anziana e nel caldo di un letto. Possibilmente circondata da amore, gli
aveva detto una volta. E lui capiva perfettamente.
Solo
che l’idea di perderla gli faceva paura.
“Che
sta succedendo?” chiese allarmato all’infermiera
che era entrata non appena il
bip di quella macchina era iniziato.
“È
in arresto cardiaco!” fu la risposta, terrificante, che
ricevette.
****
Allison
pensò che sarebbe svenuta. Di
sicuro il suo corpo avrebbe ceduto, crollando dopo settimane di tortura
come
quella.
La
sua aguzzina, Mina, faceva
le stesse cose ogni giorno; le portava un po’
d’acqua, qualcosa da mangiare e
poi le faceva male fin quando non era soddisfatta. Infine guariva
alcune delle
sue ferite e la lasciava sola, al buio e al freddo, in quella specie di
stanza
fino al mattino dopo.
Non
sapeva precisamente quanto
fosse passato da quando era stata presa, costretta a seguirla per
salvare la
vita di Elijah e di Hayley. Aveva perso il conto dopo le prime due
settimane ma
era sicura che fossero molte molte di più.
O
forse le sembravano tante
solo perché soffriva, barbarizzata da quella strega che non
l’aveva mai portata
da Iris, che l’aveva tenuta con sé, come un
giocattolo con cui fare ciò che
voleva, per fare pratica di quella magia oscura che sembrava
controllare
maledettamente bene.
“Non
capisco” mormorò cercando
di sollevare la testa. “Credevo che volessi consegnarmi a
Iris così da avere la
tua ricompensa. Eppure di lei non c’è traccia e
sono qui da quanto? Tre
settimane?”
La
buttò lì, sperando che la
donna ci cascasse e le dicesse esattamente quanto tempo era passato
dall’ultima
volta che aveva visto i suoi amici e con suo stupore lei glielo disse.
“Sei
qui da tre mesi” le rivelò
facendole sgranare gli occhi. “E sì, hai ragione;
volevo consegnarti ad Iris ma
questo era il piano prima di scoprire che fai comunella con i
Mikaelson. Ti
stanno cercando in lungo e in largo sai? Soprattutto il nobile Elijah
che non
ha perso la speranza, che non demorde. Peccato che non ti troveranno,
almeno
non fino a quando io deciderò che è il
momento.”
Allison
lasciò cadere il capo
in avanti, le braccia legate in alto con delle catene le facevano
terribilmente
male ma pensò che il fatto che riuscisse ancora a sentirle
dopo tre mesi di
agonia era un buon segno.
“Senti,”
le disse faticando a
tenere gli occhi aperti. “Io e i Mikaelson abbiamo molti
trascorsi quindi puoi
fidarti di me se ti dico che è meglio non averci niente a
che fare. Qualunque
cosa tu stia programmando di fare, qualunque ricatto tu stia
architettando…
finirà con te morta.”
“Oh
ma io voglio morire” disse
Mina girandosi per guardarla, passandole la punta di un dito su una
ferita
ancora sanguinante sul braccio. “E
rinascere…”
La
cacciatrice trattenne un
gemito di dolore. “Vuoi che ti trasformino in un
vampiro?”
“Voglio
che Klaus Mikaelson mi
trasformi in un ibrido e lo farà se userò te come
merce di scambio” fantasticò
la strega. “Vedi, volevo consegnarti a Iris e avere la mia
immortalità ma di
quella puttana non ci si può fidare e che tu viva o muoia
per lei non fa
nessuna differenza in fondo. Avrebbe ucciso te e forse anche me quindi
la tua
improbabile amicizia con gli Originali mi ha aperto la strada a nuove
possibilità. Capisci quello che intendo?”
“Capisco
che sei una pazza se
credi che il tuo piano funzionerà. Io e Klaus Mikaelson
siamo amici, è vero, ma
non cederà mai al ricatto di qualcuno. Neppure se la mia
vita è in pericolo.”
“E
che mi dici di Elijah? Io
credo che a lui importi. Sono certa che saprà persuadere il
suo bastardo
fratello ad esaudire ogni mia richiesta. Per salvarti la
vita.”
Allison
rise e facendolo scoprì
che il petto le faceva male. “Credi che solo
perché Elijah è un uomo nobile e
di parola che tiene a me si metterà a fare la lezione a suo
fratello dopo le
tue folli richieste? Sai, è un malinteso comune credere che
tutta la forza
degli Originali risieda in Niklaus… quello che molti non
sanno o fingono di non
sapere, è che in realtà Elijah Mikaelson
è il più forte tra loro, anche se il
più ragionevole. Non sfidarlo stupida che non sei altro
o…”
La
cacciatrice aprì gli occhi di improvviso, reclinandosi
all’indietro e infine
tornando dritta. Il cuore le batteva all’impazzata, Elijah
poteva sentirlo, la
macchina che prima suonava in modo strano lo segnalava a tutti gli
altri.
“Signorina
Morgan” la chiamò il dottore. Ed Elijah si rese
conto che non si era neppure
accorto di lui. “Si calmi, va tutto bene.”
Lei
lo fece, si guardò intorno e poi si calmò
chiudendo gli occhi per un attimo.
“Riesce
a sentirmi?” le chiese il dottore.
“Sì”
replicò lei in tono rauco. Riaprì gli occhi,
colmi di lacrime, e girò poco il
capo posando lo sguardo dentro quello di Elijah.
Lui
deglutì a vuoto, poi si mise a sedere su una sedia
passandosi una mano tra i
capelli.
“Cosa
ricorda?” chiese ancora il dottore accendendo una piccola
lucina. “Segua la
luce.”
“Vuole
che segua la luce o che risponda alle sue domande?”
sbottò Allison infastidita
da tutta quell’ansia che percepiva intorno.
“Entrambe
le cose, se ci riesce.”
Lei
seguì la lucina con lo sguardo mentre rispondeva.
“Ricordo che ero insieme ad
alcuni amici, in una palestra e poi ho avuto un terribile mal di testa,
la
vista mi si è annebbiata e… e basta. Non ricordo
altro. Può smetterla con
quella luce? Mi fanno male gli occhi.”
“Visto
che sembra star bene” il dottore annuì sorridendo
e appuntando qualcosa sulla
cartella, poi la guardò. “la lascio col suo
fidanzato per un attimo e vado a
prenotarle alcuni esami, torno subito.”
L’uomo
lasciò la stanza seguito dall’infermiera e solo
allora Elijah le si avvicinò.
“Stai
bene?” le chiese cercando di apparire calmo.
“Sto
bene” confermò lei con un gesto del capo.
“Tu stai bene? Sei pallido… non
sapevo neppure che i vampiri potessero impallidire.”
L’Originale
fece un grosso respiro, poi le prese il viso tra le mani e la
baciò con
dolcezza.
“Mi
hai spaventato” le sussurrò staccandosi solo per
un attimo. Per poi baciarla di
nuovo. “Stai davvero bene?”
Allison
annuì poggiando le mani sulle sue. “Lo
giuro” gli disse. “Ora puoi portarmi via
da questo posto? Non ho bisogno di altri esami, mi sento
bene.”
“Non
se ne parla” le fece sapere lui quanto più
risoluto poteva. “Lascerai questo
posto solo quando il dottore dirà che puoi.”
La
donna sospirò amareggiata.
“Elijah…”
“Allison…”
“E
va bene!” esclamò lei. “Posso almeno
avere dell’acqua?”
L’Originale
le sorrise allungando la mano per afferrare il bicchiere, quando glielo
diede
lei gli sfiorò le dita con le proprie e cercò il
suo sguardo.
“Sto
bene, davvero” mormorò piegando la bocca in un
sorriso. “Te l’ho detto, non
vado da nessuna parte.”
Elijah
avvicinò il viso al suo per baciarla di nuovo, quando le
loro labbra si
staccarono fece un grosso respiro guardandola negli occhi.
“Ti amo, Allison.”
Allison
lo fissò sorpresa, poi lo baciò di nuovo.
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Capitolo 20 *** -CAPITOLO 19- ***
NDA: Eccomi di ritorno
sperando che questa storia abbia ancora qualche lettore.
Baci, Roby.
-CAPITOLO
19-
“Ho
vinto!” Davina alzò le mani in segno di vittoria e
rise dell’espressione
sbigottita della sua amica. “L’allieva ha superato
il maestro.”
“Non
è possibile” sussurrò Allison poggiando
le carte su quell’improvvisato tavolino
poggiato sul suo letto d’ospedale. “Hai imbrogliato
non è vero?”
“Cosa?
No certo che no!”
“Non
prendermi in giro, sei una strega e sei anche potente e adesso che hai
il pieno
controllo dei tuoi poteri hai certamente imbrogliato senza che me ne
accorgessi. Io non perdo mai a poker, soprattutto non con una novellina
del
gioco.”
“Tu”
Davina le poggiò la punta dell’indice su un
braccio. “Non sai perdere amica
mia, ecco qual è il problema.”
Allison
ridusse gli occhi ad una fessura per guardarla meglio, non
c’era malizia in
quegli occhi azzurri e aveva ragione, lei odiava perdere. Ma a volte
succedeva,
come quando aveva chiesto ad Elijah di farla uscire da quel dannato
ospedale e
nonostante avesse provato in tutti i modi lui non aveva ceduto.
Forse
con Davina presente ci sarebbe riuscita; era certa che la ragazza
sarebbe stata
dalla sua parte e magari se a farla fossero state in due, la richiesta
avrebbe
sortito un maggiore effetto.
“Elijah”
gli chiese guardandolo. Lui, che se ne stava seduto su una sedia
accanto alla
finestra a leggere un libro, alzò gli occhi e la
guardò.
“Cosa?
Va tutto bene?”
“Benissimo!”
esclamò Allison. “E a tal proposito stavo pensando
che forse, visto che mi
sento magnificamente, potrei tornare a casa. E prima che tu dica no
voglio
prometterti che me la prenderò con calma e non
farò sforzi e non caccerò e non
farò nulla di faticoso. Ozierò tutto il
giorno.”
“Se
la tua intenzione è questa puoi farlo benissimo qui, anzi lo
stai già facendo
da tre settimane.”
Lei
chiuse per un attimo gli occhi, scosse il capo e quando li
riaprì Elijah era
seduto sul letto, faccia a faccia con lei. Davina li osservava curiosa.
“Questo
posto non mi piace” gli disse.
“C’è odore di disinfettante e il letto
è
scomodo. Mi fanno dei test diversi ogni giorno, non sanno cosa mi
è successo e
sono decisi a scoprirlo bucandomi le braccia a loro piacimento. Sono
stanca di
questa stanza, sono stanca del rumore del carrello del pranzo, stanca
del sorriso
di cortesia delle infermiere.”
“Metti
una firma e fatti dimettere” intervenne Davina.
“Non possono trattenerti contro
la tua volontà se accetti di firmare liberandoli da ogni
responsabilità.”
Lo
sguardo severo di Elijah la zittì e con un sorriso
imbarazzato si alzò
avvisandoli che sarebbe andata a prendere un caffè.
“Ha
ragione” annuì Allison.
“Perché non ci ho pensato prima? Deve essere
questo
posto che uccide i miei neuroni. Beh mio affascinante Elijah, come la
mia amica
Davina ha appena detto, se io e solo io, scelgo di mettere una firma e
andarmene, posso farlo.”
Lui
si mise a sedere poco più vicino a lei nel letto.
“La tua amica Davina si è
dimenticata un piccolo dettaglio.”
“Quale?”
“Io,
e solo io, posso soggiogare il dottore a tenerti qui fin quando
sarà
necessario. Posso costringerlo a ignorare anche dieci delle tue
firme.”
Il
tono con cui glielo disse sapeva di potere ma anche di preoccupazione
ed
Allison sentì un brivido lungo la schiena. “Non
parlarmi così” gli disse
piegandosi per essere vicina al suo viso.
“Così
come?” la mano dell’Originale le spostò
un ciuffo di capelli dagli occhi.
“Con
questo tono autoritario e calmo. Lo trovo incredibilmente sexy e trovo
estremamente difficile ignorare i pensieri che mi suscita.”
Elijah
abbozzò un sorriso. “Chi ha detto che
devi?”
“E
se qualcuno entrasse e ci vedesse?”
Lui
le prese il viso tra le mani. “Farò in modo che se
ne scordino” le baciò le
labbra. “Posso soggiogare la gente, ricordi?”
Allison
rise, con quelle belle fossette sulle guance, poi si
abbandonò contro la sua
bocca.
Fu
allora che Marcel entrò nella stanza seguito da Will. Uno
stringeva in mano tre
palloncini rossi, l’altro un mazzo di fiori.
****
“Abbiamo
interrotto qualcosa?” Marcel trattenne a stento una risata
mentre Will si
guardava intorno fingendosi indifferente.
“No!”
esclamò Elijah, nello stesso momento in cui Allison
esclamò un sì deciso.
“Beh
oramai è fatta,” mormorò il pupillo di
Klaus. “E questi sono per te” le mostrò
i palloncini e li legò al letto prima di darle un bacio
sulla guancia.
Allison
fece un grosso respiro, poi puntò lo sguardo su Will che se
ne stava in un
angolo stringendo i fiori in una mano. “Finalmente il mio
studente preferito è
venuto a trovarmi. Ti ci è voluto un
po’.”
Il
vampiro le si avvicinò lentamente e le porse i fiori
tendendo il braccio. “Sono
per te” le disse. “Per scusarmi.”
Lei
li prese facendo un grosso respiro, riempiendosi i polmoni di quel
profumo primaverile.
“Non fa niente se non sei venuto prima Will. Va tutto
bene.”
“Non
è per quello” l’uomo le si
avvicinò e le prese una mano guadagnandosi lo
sguardo confuso di Elijah e Marcel. “Continuo a sentirmi in
colpa per quello
che ti è successo. Stavi battendoti con me
quando… beh lo sai.”
“Ed
esattamente come sarebbe colpa tua?”
“Forse
se non ti avessi atterrata, se non…”
“Smettila
Will” lo rimproverò Allison liberando la sua mano
dalla presa di quella del
vampiro e dandogli indietro i fiori. “Smetti di dire scemenze
e trova un vaso
per questi fiori prima che muoiano.”
Will
sorrise, si piegò per darle un bacio sulla guancia. Un bacio
che però era
parecchio vicino alla bocca. La donna sentì il corpo di
Elijah irrigidirsi, vide
Marcel scuotere il capo in segno di disappunto.
“Marcel”
iniziò Elijah alzandosi quando Will fu fuori dalla porta.
“Sono perplesso e
credo che tu possa capire perché.”
“Lo
capisco” l’altro annuì. “Ma
è giovane ed Allison è… bellissima e
forte. Puoi
biasimarlo per essersi preso una cotta?”
“Hey
ma di che cavolo state parlando voi…” la voce di
Allison si fece sempre più
flebile, poi il suo corpo iniziò a tremare, gli occhi fissi
su un punto,
completamente assente mentre quelle macchine attaccate al suo corpo
ricominciavano
con quel rumore fastidioso e spaventoso e la stanza si riempiva di
medici.
****
Quella
stanza buia le diede la certezza che era successo di nuovo. Si
ritrovava in
quel posto freddo e cupo ogni qualvolta si sentiva male e succedeva da
quando
quella strega l’aveva rapita.
Non
ci aveva mai dato peso, in fondo era stata una terribile esperienza e
aveva
lasciato dei segni probabilmente. Ora però iniziava a capire.
Portandosi
le ginocchia al petto si ripromise che quando si sarebbe ripresa, se si
sarebbe
ripresa, avrebbe parlato a Davina dei suoi sospetti, perché
se aveva ragione
lei era l’unica che poteva aiutarla. Le dispiaceva gravarla
di quel peso e di
quelle preoccupazioni ma sentiva di non avere altra scelta.
Chiuse
gli occhi e si mise a piangere aspettando pazientemente che finisse.
Sperava
che durasse meno dell’ultima volta.
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Capitolo 21 *** -CAPITOLO 20- ***
NDA:
Ben arrivati al capolinea di questa storia, grazie per il viaggio e
grazie per la compagnia. Un grazie speciale a Wyrd_ e a
presto con nuove avventure.
-CAPITOLO
20-
Davina
era stata chiara; bisognava portare Allison a casa perché lì non poteva
aiutarla e sembrava che lei fosse l’unica capace di farlo. Dopo quella specie
di crisi non aveva più ripreso conoscenza e da tre giorni se ne stava
addormentata in quel letto d’ospedale. I segni vitali stabili rendevano la
situazione confusa per i medici ma per chi con le cose strane ci aveva a che
fare da sempre era chiaro che non si trattava di una questione fisica.
C’era
qualcosa che non andava nella cacciatrice e facendo due calcoli era certo che
avesse a che fare con quella esperienza in mano alla strega da cui Marcel l’aveva
salvata giusto in tempo.
Solo
che nessuno di loro sapeva cosa fosse esattamente.
Davina
aveva provato a mettersi in contatto con lei tramite una sorta di incantesimo
ma i medici che continuavano ad entrare ed uscire interrompendola continuamente
non le avevano permesso di finire e quindi si erano presentate due possibilità.
Invece di chiudersi nella stanza a chiave e soggiogare metà dell’ospedale
avevano deciso di portare Allison a casa dove potevano aiutarla senza dover
dare spiegazioni.
Ora
infatti la donna se ne stava adagiata sul letto di Elijah, circondata dalla
famiglia Mikaelson e da alcuni altri vampiri e l’Originale elegante non le
aveva lasciato la mano neppure per un attimo.
“Sono
pronta” esclamò la strega accendendo l’ultima candela. “Ma avrò bisogno di un
po’ di spazio.”
“Io
non mi muovo neppure di un millimetro” le fece sapere Elijah senza neppure
guardarla. E così fu Klaus a cederle il posto per farla sedere accanto al corpo
addormentato della sua amica.
“Coraggio
Allison” mormorò la ragazza prendendole una mano. “Mi devi ancora un gelato”
sospirò e poi parlò. “Destruccive glas stav enfala. Destruccive glas stav
enfala anima.”
Chiuse
gli occhi per un attimo e quando li riaprì si ritrovò in un posto buio. C’era
odore di sangue e alcuni sussurri rompevano il silenzio. Non vide subito
Allison ma poi finalmente le poggiò gli occhi addosso. Era in un angolo, le
ginocchia al petto e canticchiava una specie di canzone dondolandosi avanti e
indietro.
“Allison”
la chiamò avvicinandosi piano. “Allison, hey!”
La
donna smise di canticchiare e alzò gli occhi. Le ci volle qualche secondo per
mettere a fuoco o forse per capire se stava realmente succedendo e poi fece
sgranò gli occhi. “Davina…” sussurrò. “Cosa ci fai qui?”
“Sono
venuta ad aiutarti.”
“Non
puoi aiutarmi, nessuno può. Persino io ho smesso di lottare” Allison si guardò
intorno. “Devi andartene via prima che prenda anche te.”
“Chi?”
“Non
chi, cosa. Questa… oscurità ti cambia Davina, ti afferra come con delle mani e
ti trascina via fin quando tutto ciò che riesci a sentire è paura e niente di
più. Vattene via, ora.”
“No”
Davina scosse il capo. “Non senza di te. Un frammento della tua anima è
bloccato qui da qualche parte ma posso aiutarti, fidati di me ti prego.”
L’altra
sembrò rifletterci un istante, poi afferrò la mano che Davina le porgeva e si
mise in piedi.
****
Allison
gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte
decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le baciavano il collo,
l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano il fuoco al loro passaggio. I gemiti
si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito
camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il posto ad un
caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.
Lui
le strinse di più le mani poggiando le labbra sulle sue in un bacio forte,
intenso, appassionato. Incontrò la sua lingua e si perse in quella danza calda
e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno.
Le
mani si spostarono sui fianchi, poi scesero giù lungo le gambe e ne piegarono
una quel tanto che bastava per unire di più i loro corpi.
Allison
si inarcò, poi le sue mani si persero tra i capelli di Elijah. Stringevano di
più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che sentiva nascerle dentro.
“Elijah”
sussurrò, un attimo prima che l’orgasmo la scuotesse facendola gemere
profondamente.
Elijah
la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sul suo corpo morbido, il viso
perso tra i suoi capelli. Si sentì felice, come non si sentiva da secoli,
mentre le dita della donna gli accarezzavano la nuca.
Con
decisione la tirò su e la baciò con dolcezza senza staccarsi da lei.
Sapeva
che quella felicità che sentiva, quella gioia, quel sollievo… quella
leggerezza, avevano un nome. Sapeva anche qual era e sapeva che gli faceva
paura, perché era pieno di attesa, di aspettative.
Le
passò una mano tra i capelli, poi i loro occhi si posarono gli uni dentro gli
altri per un tempo che sembrò infinito.
“Io
ti amo” fu Allison a rompere il silenzio pronunciando tre semplici parole che
furono capaci di scaldargli il cuore. Gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Mi dispiace ma non ce la faccio più a tenermelo dentro.”
“Non
devi farlo” la rassicurò lui sorridendole. Con un movimento lento la sdraiò sul
letto sistemandosi sopra di lei e coprendo entrambi con il fresco lenzuolo. “Mi
scaldi il cuore ogni volta che lo dici.”
“Ma
il mio si spezza ogni volta che non rispondi” replicò lei. “Cosa stiamo facendo
Elijah? Voglio più di questo, io voglio te e ti voglio tutto.”
L’Originale
la baciò di nuovo, poi le prese una mano e se la poggiò sul cuore. “Puoi
averlo” le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.
Allison
aprì gli occhi di improvviso, con un respiro talmente profondo da sembrare un
gemito e si mise a sedere sul letto con espressione confusa. Una mano poggiata
sul petto, l’altra ancora stretta dentro la mano di Elijah. Davina, di fronte a
lei si alzò e barcollando raggiunse una sedia poco distante e vi si lasciò
cadere sopra, stremata.
“Allison”
sussurrò Elijah voltandosi per guardarla meglio negli occhi. “Stai bene?”
Lei
annuì deglutendo a vuoto, si sforzò di sorridergli e poi si alzò e raggiunse
Davina. Con una mano le accarezzò i capelli mentre si piegava sulle sue
ginocchia per guardarla negli occhi. Tremava e anche la giovane strega, ma
stavano bene. E insieme avevano vinto l’oscurità.
“Stai
bene?” le chiese con gli occhi lucidi di lacrime.
“Sì”
la ragazza annuì stringendole le mani. “Tu stai bene?”
“Ho
solo un po’ di freddo” replicò Allison. “Ma sono pronta per quel gelato quando
lo sei anche tu.”
Le
due si guardarono per qualche istante, poi scoppiarono a ridere mentre Elijah
poggiava una coperta prima sulle spalle di Davina, poi un’altra su quelle della
donna che amava.
****
UN
MESE DOPO
Allison
rotolò sulla sua parte di letto e si mise supina a fissare il soffitto. Con il
fiato ancora corto e il piacere lì a solleticarle lo stomaco si girò poco di
lato e guardò Elijah. Il petto del suo bell’Originale andava su e giù ad un
ritmo veloce, ancora scosso dallo stesso piacere che scuoteva anche lei.
Con
la punta di due dita gli accarezzò l’addome cercando rifugio tra le sue braccia
e lui fu lieto di stringersela addosso. Le diede un bacio sui capelli, poi uno
sulla fronte e infine strinse la sua mano piccola e calda. Era incredibile, si
disse, il senso di totale appagamento che provava in quel momento. Una felicità
che credeva impossibile, almeno per lui.
“Allison”
la chiamò dolcemente. “Sei felice?”
Lei
alzò la testa e la sostenne con una mano, gli baciò la bocca quando lui si girò
a guardarla, in attesa di una risposta. “Sì lo sono” gli rispose staccando le
labbra dalle sue. “Tu lo sei?”
Elijah
le passò una mano tra i capelli. “Sì lo sono. Credo che non potrei esserlo di
più di quanto lo sono in questo momento.”
Allison
sorrise, i suoi occhi nocciola si colorarono di malizia e con le labbra lasciò
una scia di baci lungo tutto l’addome dell’Originale mentre si distendeva sopra
di lui. “Sicuro?” gli chiese con tono divertito.
Lui
si sentì rabbrividire mentre le labbra di Allison gli baciavano il collo, le
mani intrecciate alle sue. “Okay” ammise quando lei avvicinò la bocca alla sua.
“Forse posso esserlo un po’ di più.” Le diede un bacio dolce e con uno scatto
deciso la posizionò sotto il suo corpo. “Ti amo Allison, ti amo davvero.”
“Lo
so” lei abbozzò un sorriso. “Ti amo anche io. Davvero.”
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