Un gatto una bambina e la fantasia

di milla4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: l'inizio di un'avventura ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo: l'inizio di un'avventura ***


Image and video hosting by TinyPic ecco a voi, Coco!



"C'era una volta, una bambina preziosa. La sua amica, la Principessa della Rosa Rossa, era sempre dalla sua parte. Un giorno però, la sua mamma ed il suo papà morirono improvvisamente. Anche la principessa scomparì, lasciandola completamente sola, e la povera bambina fu mandata in una strana casa”
(Incipit Rule of Rose)
 
 




-Howl, non così!- Il giovane mago rimase impietrito, in mano un pannolino pulito tutto arrotolato e, nell’altra, un barattolo il cui contenuto di talco era sparso su gran parte del pavimento del salotto.
 La voce della sua dolce ma agguerrita Sophie, lo scosse come brivido di freddo: la tempesta stava arrivando.
-Ma, cara, volevo solo darti una mano, solo che questo…”coso”- agitò la mano con l’ormai inutilizzabile pannolino – È impossibile da mettere senza un manuale d’istruzioni… è una lotta impari-
 
Sophie lo guardò e ogni suo intento punitivo svanì in una nuvola di talco profumato.
 Come poteva resistere a quel viso così teatralmente avvilito, con quegli occhi color del mare che tanto spesso l’avevano fatta sospirare invano, quando era ancora un’anziana versione di sé?
 
Sospirò:- Ti ringrazio mio caro, ma la prossima volta avvertimi prima di aiutarmi così che possa chiamare qualcuno che ti dia una mano a non farmi impazzire-.
La giovane donna dai capelli color della luna prese controvoglia una scopa dallo sgabuzzino vicino alle scale, da dove poco prima era scesa, e la porse con gentilezza al mago:
 - Ecco, se vuoi proprio fare qualcosa comincia a raccogliere un po’ del tuo “aiuto”... Sembra che abbia nevicato in casa- poi, rigiratasi, si mosse verso il tavolo, dove in quel momento c’era la cosa più importante al mondo, il suo scrigno d’amore.
Sorrise.
 - Io intanto penso a cambiare la nostra principessa-.
 
Howl sbuffò, ma subito incomincio ad eseguire l’ordine: aveva imparato sulla propria pelle che contraddire la sua giovane moglie era molto peggio di affrontare cento, minacciose Streghe delle Lande.
                                                                                                                                                        
-Wow, Howl, ma cosa stai facendo? Ti hanno promosso a sguattera, ora? – un guizzo infuocato entrò dalla finestra spalancata, proprio mentre il mago stava radunando mucchietti di polvere in angolo della stanza.
-Calcifer… arrivi sempre nel momento più opportuno- bofonchiò –Che ne dici di darmi una mano invece di ridacchiare senza far nulla, scansafatiche?-
Una vampata esplose nel camino in cui Calcifer era andato a posizionarsi: era un demone assai permaloso.
-Che? E secondo te come si muove questa casa, per inerzia? C…-
Cominciarono  a discutere animatamente, come quasi ogni giorno della loro strana convivenza eppure Sophie non sentì nulla, la sua attenzione era catalizzata su quelle piccole ciocche bionde come il suo papà, su quel visino dolce ma un po’ lungo, sulla sua piccola Diane.
Le accarezzò la pancia nuda, la bambina emise un risolino compiaciuto, quello era il punto in cui soffriva più il solletico; poi posizionò un nuovo pannolino sotto il sedere, su cui fortunatamente era andato a finire del talco ed infine lo richiuse con un’enorme spilla da balia, resa inoffensiva da una magia.
 
-Ecco fatto, sei pronta- la prese tra le mani stringendola a sé, per poi metterla pe terra.
Amava gattonare, la piccola Diane.
 
-Sophie?- qualcuno la stava chiamando eppure lei era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi di nulla finché, due calde e morbide mani le afferrarono i fianchi attirandola dal loro proprietario – Sono perdonato? Prometto che non ti aiuterò mai più- le sussurrò all’orecchio, baciandole, poi, delicatamente il collo.
 
Sì, lo avrebbe perdonato, come sempre. Non era debole Sophie, era tutto fuorché quello.
Era semplicemente innamorata e sapeva che Howl, il mago che strappa i cuori alle ragazze più belle, ora voleva solo il suo, di cuore.
 
-Vedremo- rispose sorridendo.


 
                                                                                                                                  ***

 
Aveva fame e molta, non perché non avesse posti in cui cercare, la cittadina era piena di luoghi stracolmi d’interiora di pesce, di scarti, ma a lei non interessava; era stata abituata a vivere in una casa dove le parti migliori del pesce erano riservati a lei, dove era stata viziata e accudita come una figlia: Mrs. Bizet l’aveva adorata e amata.
Il suo folto pelo rossiccio reso liscio dalle frequenti spazzolate, la lettiera sempre pulita… alla morte della sua padrona era tata scacciata dai nuovi proprietari della dimora, Moroan Hal, costretta quindi a vivere per strada, anche se era più difficile del previsto. Quello che le serviva era un nuovo padrone ,nel frattempo, però, avrebbe dovuto imparare ad arrangiarsi.
 


Note:
ehilà, benvenute/i!
Spero che abbiate apprezzato questo mio piccolo capitolo, sono voluta entrare in punta di piedi tra le file di questo rango, spernado di non deludere voi che probabilmente ne siete molto più esperti.
Se vi va di darci un'occhiata e magari di darmi il vostro parere, sarete i benvenuti/ e. Per far capire meglio, la storia è ambientata all'incirca tre anni dopo la fine del film.
Aggiornerò molto in fretta visto che la scadenza del contest a cui l'ho iscritta è vicina.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



C'era una volta, una bambina preziosa. La sua amica, la Principessa della Rosa Rossa, era sempre dalla sua parte. Un giorno però, la sua mamma ed il suo papà morirono improvvisamente. Anche la principessa scomparì, lasciandola completamente sola, e la povera bambina fu mandata in una strana casa.
Mai e poi si sarebbe aspettata di trovarvi un...
 
L’anziana donna smise improvvisamente di raccontare: era entrata Sophie e sapeva che la ragazza non voleva che venisse raccontata una simile storia alla sua bambina, la reputava troppo paurosa per lei.
 
Diane la guardò con i suoi occhioni color cioccolato aspettando che lei ricominciasse a narrare, ma l’ormai ex Strega delle Lande rimase invece guardinga, sorridendo di rimando ai  dolci sorrisi che le rivolgeva la giovane mamma, aspettando che se andasse.
Non voleva farla agitare e infatti si era ripromessa,  sin dalla prima volta che era stata ripresa, di cambiare favola, ma ogni volta ricadeva nel suo stesso errore, ogni volta divertendosi come non mai.
Certo, dimenticava in continuazione l'ordine degli avvenimenti, ma si sentiva orgogliosa della memoria che aveva ancora alla sua veneranda età.
 
Sophie uscì dalla camera della bambina, la vecchia Nonnina si scrutò sospettosa tutta la stanza, prima di ricominciare da dove aveva interrotto.
-… trovarvi una piccola porta color del mare, la bambina curiosa l’aprì e un vento la portò via con se… Uuuuuuu…uuuu- cominciò ad agitare le braccia e ad ululare imitando il vento; Diane era affascinata da quei racconti così movimentati ancor più quando la sua tata incominciava con le sue imitazione.
-È pronto in tavola! Howl, sai che odio il solletico…- .
Una risata accompagnò l’invito a cenare.
- Che bella coppia, quel bellissimo cuore non è andato del tutto sprecato- sospirò orgogliosa l’anziana donna.
Poi, rivolgendosi alla sua protetta: – È ora di fare un sonnellino e, se farai la brava, la Principessa della Rosa Rossa verrà a giocare con te-  le diede un bacio sulla fronte prima di farla stendere sul lettino e ricoprirla con una soffice coperta di lana.
 
 
 
 
-Sophie! Sophie! Markl sta venendo a trovarci-
Howl si precipitò in cucina proprio mentre la ragazza stava preparando i piatti da portare in tavola.
 
Sophie si mise una mano sul petto, spaventata –Howl, mi hai fatto prendere uno spavento… - si bloccò: aveva sentito bene? Markl sarebbe tornato a far lor visita?
-Ci ha inviato una lettera, dice che Klasio, il suo nuovo maestro, gli darà un mese di vacanza per conoscere la piccola... aaah, non vedo l’ora di vedere quanti progressi avrà fatto: gli avrà insegnato già a far levitare una sedia? O a eliminare le maledizioni più semplici?-
 Era un fiume straripante di energia, Howl; girava in tondo per la stanza facendo congetture su congetture su quello che, fino a pochi anni prima, era stata la sua vita.
 
Sophie sorrise vedendolo così pieno di vitalità, il suo entusiasmo era un degli aspetti che l’avevano fatto innamorare di lui, ma non poteva dimenticarsi di ciò che gli aveva fatto promettere il giorno in cui aveva scoperto di aspettare Diane: smettere di condurre una vita all’insegna della magia, così pericolosa, ed usarla solo per cose indispensabili. Come la vendita di sortilegi e amuleti, con cui la famiglia Pendragon sopravviveva
Aveva dovuto farlo, non poteva rischiare tanto… eppure ogni volta che lo vedeva emozionato per essa si sentiva sempre più in colpa, lo stava privando della sua natura.
 
Howl le si piantò davanti, scuotendola con le sue vigorose braccia e facendole quasi rovesciare il vassoio con gli spiedini : -…una ragazza-
-Eh?- Sophie era confusa, non aveva sentito l’inizio della frase.
-Markl ci porterà una ragazza per farcela conoscere. Ti creerebbe qualche problema?- la fissò con i suoi fari azzurro cielo, attendendo una sua risposta. Voleva solo il meglio per lei.
 
Basta pensieri negativi.
 
- Certo che no, siamo la sua famiglia -
Il giovane avvicinò il viso al suo e la bacio, con delicata passione, in quel modo che solo loro sapevano fare; subito dopo, prese  due piatti dal ripiano accanto al lavello per portarli al tavolo da pranzo.
Improvvisamente si fermò: -Ne ero certo- sussurrò.
-Di cosa?- rispose Sophie  perplessa.
Lui non soddisfò la sua curiosità, dileguandosi dietro la porta.



 
***

 
 
 
 
Era stremata, il suo lungo corpo ormai aveva perso quella floridezza che la contraddistingueva. Si era piegata a mangiare nei bidoni della spazzatura dei ristoranti della città, a dormire sotto i carri che rifornivano i mercati, ma la verità è che aveva bisogno di una casa.
 Era  stata una delle serate più orribili della sue breve vita, era stata scacciata dal suo rifugio abituale per la notte, quando si accasciò a terra davanti una porta verde.
 Il suo corpo la stava abbandonando, chiudere gli occhi, ecco quello di cui aveva bisogno.
E lo fece, ma per poco tempo.
-Oh, ma che bel gattino abbiamo qui. Vieni, ti porto dentro- una strana donna anziana si chinò per prenderla in braccio: non oppose resistenza.
-Uff, sembravi meno pesante- sussurrò la sua salvatrice prima di chiudere la porta che dava al mondo esterno.


Note: 
Ecco a voi il secondo capitolo, scusate la fretta: prometto che il prossimo arriverà tra un po', il tempo farvi digerire questi due primi.
A presto!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il silenzio imperversava in quella grande stanza, Sophie era accanto al tavolo su cui erano rimasti i resti della cena di  quella sera;  Howl, a braccia conserte, squadrava gli altri abitanti della casa riuniti nel salotto.
 La Nonnina, che si era accomodata su una vecchia poltrona usurata sullo schienale dal continuo utilizzo per i suoi sonnellini pomeridiani, aveva in braccio l’oggetto del crimine.
-No, assolutamente no. Non possiamo occuparci anche di lui- disse il mago, puntando il dito contro l’ospite, per lui, indesiderato.
-Lei- precisò la vecchietta serenamente.
-Come?- Howl sembrava confuso
-Lei: è una femmina e si chiama Coco.-   rispose risoluta; Howl sorrise – Oh, ma vedo che le avete dato già un nome, senza nemmeno chiedermi il permesso… ebbene, Coco dovrà andarsene, fine della discussione-.
Non avrebbe ceduto, non questa volta.  Era o non era il padrone di casa, era o non era uno dei più grandi maghi di tutti i tempi?
 
Non che gli importasse di tenere un gatto dentro casa, ma era una questione di principio: in quel  castello si aveva troppo potere femminile e lui,  l’uomo di casa, era in minoranza.
Certo, vi era anche Calcifer, ma da quando la maledizione era stata spezzata si divertiva a gironzolare e spesso, come in quel momento, non era presente.
 
-Ma, Howl… era sola e spaventata, guarda il suo pelo: non è una randagia,  è troppo curata per esserlo.
Probabilmente è scappata da casa, sola, senza cibo…- Sophie si avvicinò alla gatta acciambellata sulle gambe della donna che l’aveva salvata, si chinò per arrivare alla stessa altezza e cominciò ad arruffarle il pelo sulla testa esercitando con la mano, lenti e leggeri movimenti.
 
Coco sbadigliò. Tutta quella confusione era confortante, le voci, anche se alterate, erano sintomo di un posto caldo e di un luogo in cui vivere; alle persone si sarebbe abituata con il tempo.
 
Erano tutte contro di lui e lo guardavano con i loro occhi supplicanti; stava per cedere e cercò nella stanza un appiglio per mantenere la sua posizione inalterata.  Improvvisamente i suoi occhi trovarono una soluzione.
 
-Heen odia i gatti!- sputò quelle parole senza pensare, era l’ultima speranza di mantenere un minimo d’autorità in quella casa,  lo doveva a se stesso… e alla sua testardaggine.
 
Lo guardò negli occhi, non aveva mai avuto un rapporto con quel cane: anche se aveva scelto di vivere con loro, era stato pur sempre una spia di Suliman e solo questo rendeva Howl sospettoso.
Ora, però, cercava un appoggio basato sulla fiducia tra esseri dello stesso genere.
 
Heen, di tutta riposta, si avvicinò alla vecchia poltrona rossa, si alzò sulle zampe posteriori e annusò con perizia il nuovo acquisto della famiglia, poi, come se nulla fosse, si accucciò.
 
Traditore! Può dire addio agli scarti delle mie bistecche.
 
-Oh, Howl vedo che sei in minoranza. Direi che la decisone è presa: Coco resta con noi. -  annunciò l’anziana donna, raggiante.
 
Era esterrefatto: aveva perso, di nuovo.
 
-Fate come vi pare, io ho da fare- sbuffando salì le scale verso il bagno e un meritato bagno bollente.
 
 ***
 
Un, due, tre… tre colpi alla porta e la gioia riempì il castello: Markl era arrivato e, con lui, la sua ragazza.
Sophie si allisciò il vestito acquistato per l’occasione: era di un rosso rubino che, a detta del marito, si abbinava perfettamente con il colore dei suoi capelli.
 
Era agitata, ora era la padrona di casa e per la prima volta si trovava a dover farne gli onori.
 
-Howl, sono arrivati!- corse ad aprire la porta, le mani tremanti per l’emozione.
 
Un giovane uomo dai folti capelli castani apparve sull’uscio, all’inizio Sophie pensò ad uno sconosciuto, era troppo grande per essere il piccolo Markl. Troppo grande.
 
-Sophie… oh, Sophie!- lui le si lanciò contro abbracciandola con le sue grandi braccia, stringendola a sé.
 
-Markl! Come stai? Sei…sei cresciuto- non sapeva cosa dire, era davvero una strana situazione, quella. Erano passati appena tre anni eppure del bambino che conosceva non era rimasto nulla.
 Poi, un’illuminazione: - E la tua ragazza?-
 Nulla poteva prepararla a quella vista: dietro il ragazzo spuntò un viso fin troppo familiare che la fece sussultare.

-Tu?-
 
 



Note:
Nuovo capitolo, nuove novità... a presto!
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Quindi… come stai?- Sophie picchiettava con nervosismo la tazza del thè che aveva preparato; Howl l’aveva lasciata sola, insieme alla ragazza ospite,  per andare a  confabulare con Markl in segreto, chissà di cosa.
 
Olive.
 
La ragazza dai lunghi capelli rossi la guardava timidamente, sorridendo.
Erano passati anni da quando Sophie l’aveva vista l’ultima volta, era stata la sua tata per gran parte della sua infanzia, ma quando era morto suo padre , ella dovette occuparsi del negozio di cappelli, tralasciando tutto il resto.
 
-Bene, grazie S…- esitò- Signora Pendragon. Lei?- .
Sophie emise una risata benevola –Oh no, Olive! Sono e sarò sempre Sophie. E puoi darmi del tu-
Olive  rilasciò tutta l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento: quando aveva saputo che sarebbe stata presentata alla famiglia di Markl, di cui faceva parte anche la sua cara Sotì, come la chiamava da piccola, le era venuta una grande agitazione.
 
Voleva fare una buona impressione e, soprattutto, rendere orgogliosa quella donna che l’aveva aiutata d imparare a leggere da piccola.
 
-Come vi siete conosciuti?- chiese curiosa Sophie: ormai il ghiaccio era rotto e poterono conversare come le amiche che erano.
-Markl è il mio eroe, mi ha salvato la vita! La bottega del mago Klasio è proprio vicino alla nostra casa.- arrossì –Se devo essere sincera lo avevo visto già molte volte e mi era piaciuto sin da subito, ma  avevo paura persino di presentarmi finché, una mattina, mentre ero intenta a leggere la lista della spesa, scioccamente ho attraversato la strada senza guardare se passasse qualche carrozza; così, proprio mentre stavo per essere investita da un signore in biciletta, un giovane uomo mi ha spinto via e… niente, ora  siamo fidanzati ufficialmente. Mio padre non è molto d’accordo, non si fida molto dei maghi, ma io ho portato come esempio la tua storia, Sophie, e si è convinto-.
 
Era completamente rossa, Olive; i suoi occhi splendevano di una passione unica che Sophie conosceva molto bene.
Amore.
 
Prese la tazza per portarsela alla bocca, quando sentì degli schiamazzi provenire dal piano superiore, poco dopo vide suo marito fiondarsi in cucina con il suo antico allievo.
 
Howl entrò ridendo in salotto –Sophie, cara… perché non mostri la casa alla nostra ospite?-
-È un modo gentile per cacciarci dalla stanza?- ammiccò lei.
Howl non rispose a parole, ma con uno sguardo molto esaustivo. Le due giovani donne allora, si  diressero nella stanza di Diane, interrompendo la narrazione della “storia proibita”.
 
***
 
-… la bambina non era spaventata, in fondo aveva appena superato la Palude della Dimenticanza e il Deserto del Non ritorno, come poteva aver paura di un enrme castello nero? La fanciulla si…-
Gneek! La porta si aprì costringendo la nonnina a buttarsi sulla sedia in fretta, rinunciando alla sua  rappresentazione del castello della Regina Rossa anche se,  ad esseri sinceri, sembrava più un enorme uovo rugoso;  a Diane bastava: la sua fantasia di bambina avrebbe fatto il resto.
-Nonnina, questa è  Olive, la ragazza di Markl… e mia vecchia amica-
Cielo, non siera accorta di nulla! Pensò soddisfatta la vecchia donna.
-Benvenuta,  io sono Nonnina, ma tu mi avrai conosciuta meglio come Strega delle Lande- tese la mano che subito venne inglobata in quella dell’osprite, rimasta sbigottita dalla presenza, nella casa del mago, della sua più importante nemica di questi.
 Che famiglia bizzarra!
 
 
 
 
 
 
 
-Si può fare?- chiese Markl curioso; era una magia molto potente quella che aveva in mente Howl e, sinceramente, aveva molta paura del risultato.
-Ma certo! Ci sto lavorando ormai da alcuni mesi, Sophie ovviamente non ne sa nulla… è una sorpresa per la mia dolce Scimmiett… Diane, insomma. Tra poco compirà un anno e voglio regalarle una fiaba tutta per lei-
Markl annuì: quando il suo vecchio maestro si metteva i testa qualcosa era impossibile fargli cambiare idea; lui poteva solo sostenerlo nella sua follia e aiutarlo a metterla in pratica.
-Bene,  la nuova dimensione l’hai creata, l’accesso anche… ci manca solo il collegamento con il libro ed è fatta.-
-Calcifer è il tuo turno, pigrone- bisbigliò in direzione del camino, Howl.
 A quelle parole Calcifer, sbuffando, si levò in volo creando bizzarre piroette per la stanza; il suo corpo di fiamme si era diviso in tenui fiammelle che vorticavano intorno al corpo centrale,   che era proprio  sopra la testa di  Howl, il quale stava disegnando un cerchio sotto i suoi piedi con un gessetto color prugna.
Markl né disegnò uno identico sul tavolo, dove era posizionato il libro.
Era tutto pronto, i due maghi si allinearono uno di fronte all’altro, per sostenersi, mentre il demone continuava nella sua danza incendiaria.
 
E tutto cominciò a girare.
 
Un fascio di luce potentissimo sgusciò fuori dalla porta spalancata,   fino al libro, attraversando i corpi dei due maghi. Fu una cosa rapida e indolore;  la luce sparì come era venuta e i segni per terra e nella stanza scomparvero.
-Ecco, l’ho fatto, ma solo per Diane- disse Calcifer mentre si andava a riposare sul suo letto di legni; Howl, invece, si sedette sulla sedia lasciando che il suo giovane corpo riprendesse fiato.
Era fuori allenamento con le magia, specie per quelle così pesanti.
Al contrario, Markl, si sentiva immensamente bene: mai avrebbe pensato di poter arrivare a fare una simile cosa. Klasio era un valido maestro ma fin troppo prudente.
Bene, la prima fase era stata svolta… ora rimaneva solo quella più difficile: convincere Sophie.
 
Mai battaglia fu più temuta.
 
 
 
***
Era rimasta in disparte ad osservare la scena finché, presa dalla noia,  si mise a giocare con una strano rotolo bianco che perdeva pezzi ad ogni suoi graffio;  dopo poco però, ognuno di quei pezzi le si impigliò al pelo ancora sporco di fango, dopo l’ultimo acquazzone.
Coco cercò di liberarsi miagolando disperata,ma nessuno l’aiutò.
Che famiglia bizzarra!
 

  Note: ringrazio chi sta seguendo questa mia piccola storia , soprattutto, chi la sta recensendo. Grazie a tutti, davvero!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


A Diane non piaceva camminare,  gattonando si scoprivano più cose, come quella strana pallina di carta su cui erano disegnati strani simboli.
Delle linee concentriche di uno strano colore a lei familiare.
 
Diane amava il colore in generale, l’attirava come una torta con una mosca; la sua camera, infatti, era di un bel color lilla che, i suoi genitori, avevano tinteggiato dopo aver notato l’effetto rassicurante che aveva sulla loro bambina.
 
Quello strano disegno era proprio di un colore simile al lilla, più scuro forse, ma ai suoi occhi inesperti era uguale; così,  posò la sua piccola mano proprio al centro del foglio.
 
La porta si aprì.
 
 
***
 
-… Howl, non sarà pericoloso?-  chiese Sophie apprensiva; -Certo che no! Andremo noi con lei e nulla potrà farle del male, si divertirà e poi è un regalo per quando sarà più grande: promesso-
 
Le signore della casa stavano chiacchierando allegramente, riposando sui divani del salotto, quando Howl era entrato in evidente stato d’ansia; Sophie lo guardava senza capirne il motivo… era successo qualcosa alla sua Diane? Il castello aveva avuto un problema?
 
Niente di tutto questo, fortunatamente.
 
 
Parlavano, gli adulti; Diane riconobbe la voce della madre che sovrastava le altre e le piaceva quel miscuglio di parole per lei ancora molte senza senso, ma quando vide la porta aprirsi di scatto, tutta la sua attenzione fu rivolta ad essa.
 
Era blu, come  nella storia della sua amata Nonnina
Quelle parole le erano entrate in testa molto facilmente, come “pappa”, “mamma “ e “papà”.  
Muovendosi velocemente, raggiunse quell’antro che ben conosceva e, vi entrò, senza accorgersi che un intruso dal pelo fulvo e coperto da piccoli pezzi bianchi l’aveva seguita.
 
Caldo e granuloso, queste erano le sensazioni che percepiva al tatto, non le dispiaceva, ma era molto strano; avanzò lentamente, sapeva dove si trovava, era strano, ma era così.
 
Il Deserto del Non ritorno.
 
 
La porta le si richiuse alle spalle.
 
 
 
***



 
-Oh, no! Diane… Diane… Diane- Sophie urlava disperata, la sua bambina era intrappolata in un luogo per lei, madre, inaccessibile. Era stata creata in modo tale che solo la destinataria del regalo potesse decidere di aprirla, con una parola magica scelta quando sarebbe stata più grande.
 
Era inconcepibile, guardava la sua bambina disegnata nell’enorme libro che, Markl, le aveva spiegato avrebbe dovuto contenere le rappresentazioni su carta dei sogni e delle fantasie di sua figlia.
 
Ma invece, per una piccola distrazione, ora  il suo più grande tesoro era intrappolato in un mondo a lei sconosciuto.
E tutto per colpa di quell’irresponsabile di suo marito.
Lo aveva perso, aveva perso lui biglietto con l’iscrizione magica che fungeva da chiave e, per caso, era stato attivato dalla magia della piccola maga.
Era solo una congettura, certo, ma anche una certezza; l’unica di quel momento.
 
Chiedeva scusa Howl, implorava, piangeva ma non c’era nulla che potesse farla sentire bene.
Non lo odiava, ma si sentiva stanca e delusa. Tutto qui.
 
 
-Niente panico. Dobbiamo prima capire il luogo in cui si trova… ma… un momento. Ha solo un anno, come può già immaginare cose così complesse?-
 
Era vero, tutti in quella stanza corsero introno al tavolo su cui era posizionato il libro.
Non era un deserto quello che stava attraversando? E, non era una palude, quella stava fronteggiando?, Non era…
-Come corre veloce… e cos’è quella macchia rossa, accanto a lei? E quei fiocchi bianchi?- Olive straparlava, le succedeva sempre quando era nervosa.
-Nella fantasia, il tempo non scorre normalmente,  dipende dalla persona che la possiede- le spiegò sussurrando il suo fidanzato.
 
Provavano, si sforzavano di comprendere da dove venisse fuori quella strana storia; tutto era cominciato con un enorme deserto dove, Diane insieme alla macchia rossa, poi subito compreso fosse Coco, e alla strana neve aveva cominciato il suo strano cammino; in seguito un’enorme pozza d’acqua verdognola, una giungla fatta interamente di carta…
 
-Oh cielo!- la Nonnina si portò le mani davanti alla bocca: era la sua storia.
Quella della Regina Rossa.
-Cosa c’è?- chiese spaventato Howl.  Sapeva che non poteva succedere niente di male alla sua Scimmietta,   era stato il suo primo pensiero quando aveva pensato al regalo, ma non poteva accedere in quel luogo;  il fatto poi che la donna del suo cuore non lo guardasse neanche di sfuggita, gli stringeva l’anima.
-Sophie non ti arrabbiare, ma le ho raccontato la storia della Regina Rossa, quella che tu  non volevi le narrassi…-.
Silenzio.
-Non m’importa di nulla, del fatto che avessi detto niente magie, che non volessi  quella stupida storia… nulla di nulla: voglio solo la mia bambina con me, adesso- era esplosa, Sophie aveva urlato quelle parole con tutta se stessa.
 
Tutti la fissarono, non era da lei urlare così; tutti meno che Howl.
Era assorto nei suoi pensieri: conosceva quella storia, sua madre gliela ripeteva in continuazione per farlo stare buono... era un ricordo lontano, di untempo dimenticato.
 
Un’illuminazione.
 
-È un sortilegio, la favola è un sortilegio, ecco perché la sua fantasia è tanto nitida! La Strega delle Lande non la ricordava come tale perché oramai è umana. Se non sbaglio la prossima tappa è il Vento Portentoso.-  sospirò, non aveva recuperato sua figlia ma almeno qualcosa si  era chiarito… rimaneva solo quella strana neve, che, accompagnava la piccola e Coco.
 
 
Diane non aveva né fame né sete, camminava senza stanchezza, non come lo strano animale che l’aveva seguita sin dall’inizio del suo viaggio, che si era fermato varie volte nel corso del suo viaggio verso il Castello Nero, ogni volta addormentandosi.
 
Coco era esausta ma non si sarebbe mai allontanata da quella che, in quel momento, rappresentava l’unica parte della sua famiglia;  i suoi sensi non riconoscevano quel luogo.
 
Camminavano, anzi, gattonavano da ore ormai eppure Diane era allegra e sorridente, avrebbe incontrato la  Regina Rossa e  avrebbero giocato assieme.
Certo, nella storia della Nonnina, i suoi genitori erano morti, ma cos’era questa morte di cui parlava?
Era un concetto difficile da capire, anche se sotto magia.
 
All’improvviso un enorme boato fece rizzare la schiena del gatto, un’enorme tromba d’aria si alzò, travolgendo tutto ciò era attorno ad esso.
Diane non era spaventata, niente in quel luogo la faceva piangere, sapeva che tutto era suo amico.
 
Non la pensava allo stesso modo Sophie che, con angoscia, vide il suo amore travolto da una tromba d’aria; si portò le mani alla bocca e incominciò a piangere.
 
Howl le aveva detto che  quel sortilegio era fatto in modo da spingere ogni bambino verso la Regina Rossa che avrebbe donato loro calma e indotto il sonno, per poi dileguarsi. Solo che Diane era racchiusa in quel mondo e, quindi, forse non l’avrebbe lasciata andare.
 
Non poteva crederci,  tutto era perduto, si sentiva morire ad ogni respiro.
In qualche modo, l’enorme dolore che mostrava di possedere Howl, con le sue spalle incurvate, il suo sorriso spento, i suoi pugni chiusi, glielo faceva sentire vicino come mai prima d’ora.


Note:
Siamo quasi alla fine, direi che mi è uscita più tragico di quello che avevo in mente iniaziaemte, ma anche così mi piace. In fondo anche il film, in alcuni punti, lo è, no?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Woof-
Nessuno rispose.
-Woof!- 
Ancora nulla… eppure era importante che vedessero, che capissero.
Heen era impaziente, doveva mostrare la sua scoperta prima che fosse troppo tardi;  aveva sentito che la bambina era quasi arrivata al Castello Nero, una volta giunta sarebbe rimasta lì per sempre.
 
Senza pensarci due volte, il cane afferrò con la bocca il vestito rosso rubino di Sophie che inizialmente lo rimproverò, ma poi visto il bottino, richiamò il resto dei presenti.
 
-Heen, cosa c’è? Quella è solo carta igienica… non ci distrarr…-  Pausa.
 
-La realtà dentro la fantasia-  Howl e  Markl si era voltati di scatto e, all’unisono, avevano urlato la stessa frase.
 
Heen sospirò:  cos’avrebbero fatto senza di lui?
 
***
Piano semplice ma astuto:  dovevano aspettare che  nel libro comparisse la narrazione scritta della storia,  era una magia a scoppio ritardato di cui si erano totalmente dimenticati e, al primo “la” vi avrebbero aggiunto a penna la parola “carta igienica”.
Perché la neve era semplicemente carta igienica portata nella favola da quel gatto che ora Howl amava con tutto se stesso.
 
Il concetto era semplice: solo  la proprietaria della mondo immaginario e un suo probabile accompagnatore possono entrarvi anche se esseri reali mentre, il resto delle cose esistenti avrebbe negato la fantasia inducendo il mondo fantastico a scomparire.
 
Non possono coesistere insieme e, la realtà vince sempre.
 
Aspettarono pochi minuti ed ecco che  le prime parole cominciarono a  comparire sotto le immagini dell’avventura di Diane;  erano tutti in ansia, la piccola aveva appena attraversato senza problemi il Vento e ora si dirigeva verso il castello, attirata da qualcosa più grande di lei.
 
Finalmente arrivò il momento sperato «… preziosa. La …» ; con un gesto repentino ma accurato, Howl scrisse carta igienica accanto all’articolo.
Strana musica quella che sbucò dal libro, insieme ad acqua stagnante,  del vento, della sabbia: ogni singola scena del libro si cancellò nel momento in cui entrava a contatto con la realtà, finché per ultime non riemersero anche Coco e Diane.
 
Sophie prese al volo la piccola  cadendo poi nella sabbia; Coco, invece, si gettò sull’unica persona che reputava sana di mente i quel luogo, la Nonnina.
Howl, raggiante di felicità, raggiunse prima la sua bambina, baciandone le  guance rosate dal sole del deserto poi, si diresse verso Coco, quando questa gli mostrò le unghie come avvertimento.
 
Basta cose strambe per quel giorno.
 
-Ok, ok… scusa. Ti ringrazio molto per aver salvato la nostra Scimmietta, per aver inondato di sabbia, vento e acqua il nostro salotto. Benvenuta in famiglia, Coco- rise allegro il mago.
 
Era tutto sistemato, o quai: i due genitori stringevano a turno la loro figlioletta, baciandola e accarezzandola, Sophie era ancora adiratya con suo marito ma con il tempo le sarebbe passata, come sempre; la Nonnina si mise in testa di lavare il suo nuovo animale domestico,  era un eroe, ma emetteva cattivo odore comunque.
 
Markl, invece, rimase immobile ad osservare la sua Olive: l’avrebbe persa, era tutto troppo strano per lei.
Amava la magia, certo, ma avrebbe amato tutto ciò che comportava?
 
Certo che sì, o almeno gli parve di capire quando ella gli si gettò addosso, pregandolo di sposarla subito. Adorava le avventure e voleva viverle con lui.
 
-Ehi gente, cos’è successo in questa casa?-  Calcifer era appena tornato dal suo solito giretto, lasciava una parte di sé nel camino per far camminare il castello, ma non aveva un’anima senziente.
 
Tutti si girarono a guardarlo, persino Diane e risero.
Risero  per scacciare la paura appena provata, perché erano felici.
 
-Ma cos’avrò detto di tanto divertente? Mah, chi li capisce questi umani- Clacifer guardava stupefatto quello strano quadretto in cui, il sorriso faceva da padrone.
Gli sembravano ubriachi... sì, ubriachi di felicità.
 
 

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