Just Off The Key Of Reason. di ElsBells (/viewuser.php?uid=182895)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You are the dreamer. ***
Capitolo 2: *** One Foot On Your Bedroom ***
Capitolo 3: *** Far From The Madding Crowd. ***
Capitolo 4: *** Something Make My Chest Stir ***
Capitolo 5: *** My Bears ***
Capitolo 6: *** This Could Be the Real World Now ***
Capitolo 7: *** We Need Umbrellas on the Inside ***
Capitolo 8: *** Touch, Sight, Taste like Fire ***
Capitolo 9: *** The Signs are All Quiet ***
Capitolo 10: *** You Know, You're off the Tracks ***
Capitolo 11: *** Like Being in love, she said for the first time ***
Capitolo 12: *** What you said is ringing, ringing faster ***
Capitolo 13: *** No curing without listening ***
Capitolo 14: *** Hum Hallelujah ***
Capitolo 15: *** I Won't Be The One Lets Go of You ***
Capitolo 16: *** Sit back and wave through the Daylight ***
Capitolo 17: *** Walk a little walk, smile, walk big thoughts ***
Capitolo 18: *** Turn off the light and turn off the shyness ***
Capitolo 19: *** You Knew me better than I knew myself ***
Capitolo 20: *** With my eyes closed you're all I see ***
Capitolo 21: *** You've been the song in the background, turning up now ***
Capitolo 22: *** And my own two hands will comfort you ***
Capitolo 1 *** You are the dreamer. ***
-JUST OFF THE KEY OF REASON-
Ciao a tutti!
Io mi chiamo Linda, e traduco questa storia per conto di EllsBells. Onde evitare dubbi di qualsiasi genere, riporto il messaggio in cui Ella mi autorizza a tradurre la storia.
Hi Linda!
Thanks so much! I think it's a great idea to translate it, if you really think it's worth it. I say go for it!
Ella
Gli aggiornamenti avverranno, se possibile, una volta a settimana. Faccio quello che posso;)
http://www.fanfiction.net/s/7570489/1/Just_off_the_Key_of_Reason Questo è il link alla storia originale.
Per quanto riguarda le recensioni, per ogni capitolo che pubblicherò invierò ad Ella qualche parere complessivo, tipo “la storia piace, l’idea che piace di più è questa, l’idea che piace di meno è quest’altra, le critiche sono questa questa e quest’altra…” eccetera. Se c’è una recensione in particolare che vorreste inviare a Ella, fatemelo sapere e io la tradurrò per voi.
Devo ringraziare la splendida, meravigliosa, ashdfkweigro (?) _hurricane ! Mi ha aiutato con diverse cosette che mi davano dei problemi, e, beh, se amate la coppia Klaine, correte a leggere “Let Me Be Your Sun” scritta da lei, storia in cui Kurt ha una malattia che gli impedisce di esporsi alla luce del sole, ma Blaine sa essere meglio di centomila soli *__*, e “Until my Dying Breath”, traduzione in cui Kurt è un vampiro. Unico avvertimento, io sono sicura che la storia sia bellissima, ma non la leggo perché, purtroppo, sono MOLTO facilmente impressionabile, e dopo non dormo la notte c__c. Insomma, come Maria si preoccupa sempre di avvertire, se siete facilmente impressionabili sarà una faticaccia seguirla.
Questo è il link al suo profilo EFP: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=111351 :D Enjoy!
Inoltre ringrazio di cuore la mia cara, dolce beta, Mary **
Comunicazioni di servizio finite u.u
Se avete qualche domanda, anche da girare a Ella, chiedete pure, sono a vostra disposizione.
Vi avverto, io AMO questa storia. La amo, giuro.
Linda
Capitolo uno: You are the dreamer. (Tu sei la sognatrice.)
Ciao, sono Quinn, la tua nuova coinquilina. Ho portato qui le mie cose stamattina; immagino che tu sia al lavoro ma, sai, volevo lasciarti un biglietto così che tu non potessi pensare che qualcuno abbia cercato di derubarti. O qualcosa del genere. Comunque, sono andata a fare la spesa. –Quinn.
Oh, e se non sei Rachel Berry, riferiscile quello che ho scritto, per favore. Grazie.
Insomma… il biglietto sul frigo di Rachel era sicuramente curioso. Doveva ammettere che la prima cosa che aveva pensato quando aveva visto tutte quelle cose nuove sparse per il suo appartamento era stata: ”Oddio, qualcuno è entrato dentro e mi ha regalato tutti i suoi oggetti!” Poi aveva recuperato la sua abilità di pensare razionalmente e si era ricordata che la sua nuova coinquilina arrivava oggi, e buon Dio, aveva lasciato il gas acceso quella mattina, dopo colazione.
La sua nuova coinquilina era Quinn Fabray, che evidentemente aveva scritto con una calligrafia infantile, che andava su e giù per la pagina, anche dove la carta era a righe. Aveva fatto un disegnino di un elefante nell’angolo in basso a destra e aveva attaccato il biglietto al frigo usando un magnete a forma di pony che Rachel non aveva mai visto prima. Ovviamente, Rachel aveva approvato; le cose adorabili erano il suo forte. Accarezzò la testa del pony sorridendo.
Era stato il padrone del palazzo a trovare una coinquilina per Rachel, poiché lei era troppo occupata con le prove per perlustrare le strade di New York cercando qualcuno che potesse riempire lo spazio lasciato vuoto dalla sua ex compagna di stanza. Sapeva di aver spinto la precedente inquilina all’esaurimento nervoso, cantando, parlando e acquistando un iperattivo cucciolo di Golden Retriever con una strana passione per le scarpe. Insomma, alla fine o Barnaby o l’inquilina se ne dovevano andare, e per questo ora Barnaby stava gironzolando fuori dalla camera di Quinn, con la lingua penzoloni e gli occhi luccicanti.
Oddio, pensò Rachel. Deve aver distrutto qualcosa.
Rachel non voleva davvero entrare in camera di Quinn. Non era ficcanaso, spiona, o qualcosa del genere, davvero; era soltanto confusionaria e fastidiosa, secondo le altre persone. Ma in definitiva Rachel non voleva che la sua nuova coinquilina tornasse a casa e trovasse i suoi beni più preziosi sparsi per il pavimento e ridotti a brandelli pieni di bava. Così, aprì la porta socchiusa ed entrò.
Dritto per dritto nel fottuto Paese delle Meraviglie.
Quinn aveva evidentemente tirato fuori tutto, poiché non c’erano scatoloni. Ma, santa madre di Dio, come poteva una stanza essere così disordinata dopo che era stata occupata per meno di qualche ora? Rachel stava sull’entrata, frastornata, semplicemente pensando a tutto ciò e accarezzando Barnaby in maniera assente sulla sua testolina felice, visto che non aveva distrutto nulla.
Rachel prese le lenzuola a motivi geometrici e colorati, pieni di blu, verde, arancione e giallo. Si coordinavano con lampadine viola, nella scrivania e nel comodino, e c’erano, ehm, ok, merda, c’erano quattro scaffali lungo le pareti, riempiti in maniera decisamente critica. Dunque Rachel era preoccupata per la sicurezza di Quinn; non voleva essere svegliata nel cuore della notte per trovare la sua coinquilina morente sotto una libreria di quattro tonnellate piena di ciarpame.
Rachel non riuscì a resistere e si avvicinò per esaminare il “ciarpame”. La maggior parte di esso era formato da libri, più copie di classici che sembravano logori e sul punto di cadere a pezzi. Scorse i viaggi di Gulliver e Alice nel Paese delle Meraviglie, tutti i libri di C.S. Lewis, Roald Dahl e Dickens, Dr.Jeckyll e Mr. Hyde, Bellezza Nera e Sherlock Holmes.
La ragazza andò avanti, passando leggermente le dita sulle copertine dei libri, e guardò il resto del ciarpame.
Si chiese brevemente se Quinn fosse una collezionista compulsiva; i suoi occhi si spalancarono, oh Dio, sarebbero finite in TV e Rachel sarebbe stata la stupida coinquilina che aveva permesso a Quinn di vivere in una malsana montagna di spazzatura per un eccessivo lasso di tempo. Lei sarebbe stata quella che scoppiava in lacrime convincendo Quinn a lasciar andare quel dannato fazzoletto! Salvo che la roba di Quinn non era spazzatura. Era… favolosa.
Rachel adorava la mensola piena di palle di neve, clessidre e temperamatite. Le piacevano molto la collezione di palline antistress e il piccolo salvadanaio blu sulla scrivania; il branco di piccoli animali di ceramica che la guardavano da una delle librerie ricordavano a Rachel della sua infanzia. Sorrise debolmente quando scorse un orsetto, usurato, sbiadito e leggermente stempiato che sedeva al centro del letto, con le coperte tirate su per coprirlo.
“Ciao.”
Rachel non aveva mai saltato così in alto in tutta la sua vita. Si voltò con il cuore in gola, per trovare una donna dai capelli biondi e ondulati che stava in piedi sulla soglia, che ora sembrava leggermente ansiosa e apologetica.
“Scusa.” Disse Quinn, sorridendo nervosamente e accarezzando un estasiato Barnaby sulla testa. “Non volevo spaventarti.”
Rachel non sapeva dove fosse sparita la sua linguaccia. Aveva un vocabolario ricco e funzionale, davvero, solo che si era dileguato. Quinn stava ballonzolando avanti e indietro, ora focalizzata esclusivamente su Barnaby. Non voleva guardare Rachel negli occhi.
“Io.. ehm, no va tutto bene. Giuro, non stavo, sai, curiosando. A Barnaby piace mangiare cose che non dovrebbe e volevo solo essere sicura… beh, la tua camera è favolosa.”
Quinn arrossì.
Oh merda, questa era Quinn, giusto? Era l’inizio perfetto per un omicidio in una serie TV processuale. Seguire una star di Broadway, agire timidamente e in maniera distaccata, ucciderla violentemente di fronte a un tenero cagnolino.
“Tu sei Quinn, giusto?” Chiese Rachel, presa dal panico.
Quinn annuì e sorrise, incontrando brevemente gli occhi di Rachel prima di ritornare a Barnaby. Beh, almeno era di sicura di adorare quel cane.
Rachel inclinò la testa e li scrutò. Quinn si accovacciò quando Barnaby rotolò per strofinarsi la pancia, parlandogli sottovoce.
“Hai mai visto Hello, Dolly?” chiese Rachel, pensando che focalizzarsi sul cane sarebbe stato il miglior modo per ottenere l’attenzione di Quinn.
Quinn alzò lo sguardo e scosse la testa.
Rachel le sorrise leggermente; non voleva spaventare la ragazza così presto. “E’ uno splendido film con Barbra Streisand. Ci sono questi due personaggi che, insomma, lavorano insieme, Barnaby e Cornelius.”
Rachel si avvicinò e si inginocchiò all’altro lato di Barnaby; Quinn le guardò i piedi.
“Ho pensato che potesse essere un bel nome per un cucciolo.” Continuò Rachel, aspettando per vedere se la ragazza avesse intenzione di parlare ancora. “Sono felice che ti piaccia. A molti estranei succede, ma non alle coinquiline.”
Quinn alzò gli occhi, incontrando quelli di Rachel per un istante. Sembrava confusa. “Come si fa a non amarlo?”
Rachel ridacchiò e accarezzò dolcemente le orecchie di Barnaby. “Beh, come ho detto, il motivo per cui ero qui era accertarmi che non avesse distrutto nulla. Gli piace mangiare scarpe, cuscini e… lettori DVD.”
Quinn sorrise e il cuore di Rachel sobbalzò. Questa nuova ragazza era davvero bella.
Rachel si alzò e Quinn le guardò le ginocchia. “Dai, ti aiuto a sistemare la spesa. Possiamo iniziare a conoscerci.” Si offrì Rachel fiduciosamente.
Quinn annuì e si alzò, e Rachel la seguì in cucina, dove, sul bancone, si trovavano parecchie borse della spesa e un portachiavi di Scooby-Doo.
Rachel guardò furtivamente Quinn che tranquillamente svuotò alcune delle sportine e cominciò ad estrarre le cose.
Cioccolato al latte, Froot Loops, barattoli di Spaghetti-o’s e Lucky Charms. Si dovette trattenere per non fare una smorfia ad alcune delle scelte salutari che questa ragazza stava facendo.
“Quindi, Quinn, qual è il tuo cibo preferito?” Rachel pensò che fosse un modo come un altro per cominciare.
La voce di Quinn era così debole che Rachel dovette sforzarsi per sentirla.
“Maccheroni al formaggio.”
Rachel si illuminò, girando su se stessa con un sorriso. “Li so cucinare! Cioè, sono vegana, quindi, la versione vegana, ma hanno un sapore fantastico! Se vuoi li posso cucinare stasera… Prometto che ti piaceranno.”
Quinn annuì timidamente. “Ok.” Esitò un momento prima di incontrare nuovamente gli occhi di Rachel. “Qual è il tuo? Intendo, il tuo cibo preferito.”
“Hmmm….”
Quinn ridacchiò vedendo l’espressione pensierosa di Rachel.
“Pizza e lasagne. Oh, e spaghetti con un sugo fatto in casa. Oh, aspetta! Il curry del Mango Verde; è semplicemente pura… beatitudine. Il paradiso. Non so; l’hai mai provato?”
Rachel stava disperatamente tentando di controllare la sua logorrea. Finora era stato un successo, ma questa ragazza non sembrava il tipo che l’avrebbe interrotta con forza tanto presto; che avrebbe semplicemente detto, “Gesù Cristo, chiudi quella cazzo di bocca, mi stai facendo diventare deficiente.”
Quinn scosse la testa. “Dovresti farmelo assaggiare.”
“Oh, sicuramente. Mi salvano sempre quando le prove vanno avanti fino a tardi; penso che sarei morta di fame se non fosse per loro.”
Quinn chiuse l’armadietto e si girò verso Rachel. “Cosa, ehm, cos’è-Cioè, so che sei a Broadway, ma… qual è il tuo ruolo?” Quinn stava giocherellando con lo smalto verde e scorticato sulle sue unghie, con lo sguardo puntato su di esso, mentre Rachel la guardò tranquillamente, le labbra leggermente tirate in su.
“Hai visto Funny Girl, Quinn?”
Quinn scosse la testa.
Rachel le sorrise. “Ragazzina, bisogna educarti immediatamente a Barbra Streisand. Funny Girl è la storia di Fanny Brice e Nicky Arnstein, l’evoluzione della loro relazione e la carriera di Fanny. Commedia, romanticismo, dramma.” Rachel girò intorno alla cucina, gesticolando per aria con le mani per spiegarsi meglio. Si fermò vicino ad un’affascinata Quinn e la guardò dritta negli occhi. “Io ho il ruolo di Fanny.”
“E’… devi essere molto talentuosa.” Disse Quinn, leggermente intimidita.
Rachel arrossì. “Beh… Potresti venire a controllare personalmente… E tu cosa fai?”
Quinn abbassò lo sguardo.
“Cioè, non sei obbligata a dirmelo.” Si affrettò Rachel.
“Tranquilla. Ecco, io non ho un lavoro o qualcosa del genere. Diciamo che mia zia paga le spese per vivere qui.”
Rachel annuì e aspettò, ma Quinn non continuò. Alzò leggermente la testa per incontrare lo sguardo della ragazza più alta.
“Cosa ti piace fare? A parte ignorare palesemente le leggendarie opera di Barbra?”
Quinn sorrise. “Forse non è così straordinaria come pensi.”
Ok. Si trattava di un’estranea; non avrebbe perso le staffe e non sarebbe andata su tutte le furie. Controllati, Rachel. Non ti scomporre, puoi ancora salvare questa persona dalla sua Barbra-ignoranza.
Quinn doveva aver notato la bocca spalancata di Rachel, o la sua espressione di puro orrore, e si affrettò a parlare.
“Oppure, lo è. Straordinaria, intendo. Non saprei proprio. Mi piacciono gli animali."
L’espressione di Rachel mutò da puro orrore a un divertito stato confusionario. Queste due condizioni erano collegate?
“Ti piacciono gli animali?”
“Sì. E mi piace leggere.”
“Già, ho visto tutti I tuoi libri. E’ fantastico, ne hai tantissimi.”
Quinn sorrise e mantenne il contatto visivo. “Mi piacciono le vecchie librerie, e diciamo che scelgo cose a caso dai negozi di seconda mano… mercatini, vendite in giardino. Nel caso non lo si fosse notato.”
Rachel rise e aprì l’armadietto per tirare fuori gli ingredienti per i maccheroni al formaggio vegani. Barnaby arrivò saltellando e Quinn si illuminò quando lui le saltò addosso, accarezzandogli affettuosamente i fianchi.
Rachel gli sorrise. “Ti va di portarlo a passeggiare? C’è un parco un paio di isolati più in là, di solito vado lì.”
Quinn alzò lo sguardo; sembrava nervosa. “Davvero?”
“Certo! Lui ti adora, ovviamente più di quanto faccia con me.” Rachel fulminò Barnaby con lo sguardo in maniera esagerata e Quinn sorrise timidamente.
“Ok.”
Rachel le passò allegramente il guinzaglio e osservò Quinn che lo agganciava attentamente al collare, prima di essere trascinata fuori dall’eccitato Golden Retriever. Rachel sorrise tra sé e sé e prese un respiro profondo.
Così, Quinn era… diversa. Forse un pochino nervosa e ingenua, ma gentile. Sebrava una sognatrice. A Rachel piacevano i sognatori. Si chiese da dove la ragazza fosse venuta. Onestamente, Rachel si sorprese di non aver pronunciato ogni signola domanda che le era frullata in testa
.
Perché non mi vuoi guardare negli occhi? Perché sei così silenziosa? Perché tua zia ti sta sostenendo economicamente? Perché hai l’aspetto di qualcuno che è sceso dal Paradiso stesso?
Si trattenne fiduciosamente dall’impaurire la sua prima coinquilina che non odiava Barnaby con ogni singola fibra della sua anima.
Quinn tornò alla porta circa venti minuti dopo e Barnaby corse dritto alla sua ciotola dell’acqua, scodinzolando selvaggiamente.
“Ehi! Barnes, hai fatto il bravo?” Chiese Rachel, rivolgendo la sua domanda a Quinn, che attraversò il salotto e la cucina dopo di lui.
Quinn sorrise. “E’ stato bravissimo. Ti serve una mano?”
“E’ quasi finita. Deve solo stare in forno per dieci minuti. Potremmo guardare un film, o qualcosa del genere...?”
“Potremmo guardare-ehm, no, non importa in realtà.”
Rachel guardò Quinn che giocherellava di nuovo con le sue mani.
“No, dimmi pure.”
Quinn esitò e guardò i piedi di Rachel. “Beh, probabilmente sarai stanca di Funny Girl, giustamente. Stavo per dire che potremmo-“
“Stanca di Funny Girl! Dio, no! Mai! Quinn, se mai dirò che sono stanca di Funny Girl, voglio che tu ti prenda cura di Barnaby al posto mio, e che mi registri in una bella clinica psichiatrica, ok?”
Rachel ebbe delle visioni di infermieri non affatto belli che le facevano una terapia ad elettroshock e che la chiudevano in una torre a Shutter Island.
Quinn sbuffò e poi arrossì, coprendosi il naso. Rachel semplicemente rise.
“Lo guarderesti con me, Quinn?”
Quinn annuì, ancora rossa in faccia, e si diresse al divano con Rachel proprio dietro.
~ooooooooooo~
“Quindi?” Rachel, tre ore dopo, rivolse a Quinn uno sguardo pieno di aspettativa. “Ti è piaciuto?”
Rachel provò a ripetersi che questo non avrebbe condizionato il loro potenziale rapporto da amiche/coinquiline. Ci provò. Non ci riuscì.
Quinn picchettò le penne con cui aveva giocato contro la sua coscia come se fossero bacchette da batteria. Sorrise in maniera titubante. “Penso che la tua versione mi piacerebbe di più.”
Rachel inclinò la testa con un sorriso, e Quinn arrossì sotto lo sguardo.
“Mi piaci.”
Le orecchie di Quinn erano bordeaux, mentre roteava le penne intorno alle dita. “Ehm, grazie?”
Rachel rise. “Cioè, io penso di spaventare le persone, ma non sembra ancora che io ti abbia fatta diventare matta. In più, Barnes ti ha sbavato addosso per mezz’ora e tu non lo hai cacciato dal divano, quindi… coinquilina perfetta.”
Quinn cercò di controllare il sorriso per un attimo. “Anche io penso di spaventare le persone.”
Rachel sorrise gentilmente, e si infilò nello spazio tra i due divani indicando le penne nelle mani di Quinn, rivolgendo uno sguardo persuasivo ai suoi occhi cangianti per fare in modo che la ragazza le mettesse giù. Quinn lo fece, poi posò le mani sul suo grembo.
“Perchè pensi di impaurire le persone?” Chiese Rachel.
Quinn alzò le spalle e rise, in una sorta di auto-disapprovazione. “Non saprei. La gente pensa che io sia… strana… o pazza… o qualcosa del genere.”
Rachel studiò la ragazza che ora stava giocherellando con gli elastici intorno ai suoi polsi, gli occhi cangianti non incontravano quelli scuri.
“Non sei assolutamente più strana o pazza di me… e io sono fondamentalmente psicotica, Quinn.” Era completamente seria.
Quinn rise.
“Sul serio, sono impazzita al liceo e semplicemente sono rimasta così.” Rachel continuò, sorridendo. “Parlo costantemente. Canto canzoni della Disney mentre cucino e ballo con il mio aspirapolvere. Lo scorso Halloween ho fatto venti lanterne, una per ogni membro del mio cast di allora. Sono venti zucche, Quinn. Tutti sono un po’ matti.”
Quinn non poté controllare il suo sorriso, anche se era timido e a labbra serrate, incontrò gli occhi di Rachel e Rachel ricambiò con un sorriso radioso, poi sbadigliò, arricciando il naso dispiaciuta. Si stava divertendo in quel momento; le era mancato avere una coinquilina da assillare tutta la notte.
“Penso che andrò a letto ora. Vuoi il telecomando?”
Quinn scosse la testa e si alzò. “No, anche io. Buonanotte, Rachel.”
Rachel ridiede a Quinn le sue penne facendole l’occhiolino. “Notte, Quinn. Dormi bene nella tua nuova camera.”
~ooooooooo~
Rachel diceva di andare a letto più per abitudine, che per la convinzione che avrebbe davvero dormito. Funny Girl e una nuova, magnifica compagna di appartamento sfortunatamente non sono una cura per l’insonnia. Questo è il motivo per cui, solo due ore dopo essere andata a letto, fu svegliata da uno scricchiolio fuori dalla porta della sua stanza.
Non voleva assolutamente ammettere che il suo primo pensiero fu, “Oh cazzo. E’ davvero fuori di testa.”
Rachel rimase a letto per un altro minuto, ma poi sentì un altro scricchiolio, e degli eloquenti suoni di passi leggeri lungo il corridoio. Rachel si alzò dal letto e raggiunse la porta, aprendola silenziosamente.
Quinn stava in piedi fuori dalla porta della propria camera lungo il corridoio; sembrava ansiosa e insicura, non proprio entusiasta all’idea di tornare in camera sua. Aveva quell’orsetto impagliato, che aveva certamente visto giorni migliori, attaccato a una delle sue mani.
“Quinn.” Rachel sussurrò lievemente per non spaventare la ragazza. Camminò attraverso il corridoio fino a raggiungere la bionda.
Quinn guardò verso di lei con gli occhi spalancati, ovviamente sorpresa.
“Avevi bisogno di qualcosa?” Chiese Rachel. “E’ tutto a posto?”
In realtà stava chiedendo “stavi programmando di uccidermi nel sonno?” Ma, scherzi a parte, Rachel voleva solo aiutarla; sembrava così innocente e impaurita.
Quinn esitò, poi sembrò realizzare che stava tenendo il suo orsetto e lo spostò, in modo che fosse praticamente nascosto dietro di lei. Arrossì e fece un cenno con il capo.
Rachel notò il suo movimento e le sorrise gentilmente. “Sei sicura? So che è un posto nuovo-“
“Cos’è questo rumore?” la interruppe Quinn.
Rachel si fermò e ascoltò, gli occhi che scrutavano tutto intorno. Notò un leggero scricchiolio proveniente dal piano di sopra. “Oh, sono solo i condotti dell’acqua. L’edificio è abbastanza vecchio, sai.”
Quinn annuì. “Si ferma?” chiese tranquillamente.
“Non… non penso. Ti ci abitui dopo un po’. Avevo delle cuffie che annullavano i suoni, ma avevano annullato anche il suono della mia sveglia, quindi è stato un disastro.”
In realtà era stato più di un disastro. Si era svegliata a mezzogiorno, perdendosi metà di una prova, ed era andata in panico quando aveva pensato che era diventata completamente sorda e non sarebbe stata mai più in grado di cantare. Il solo pensiero le fece venire i brividi.
Quinn rise nervosamente e si mosse per tornare alla porta della sua camera. “Ok, scusa se ti ho svegliata.”
Rachel sorrise. “Non preoccuparti, non l’hai fatto. Starai bene?”
“Sì. Buonanotte, Rachel. Di nuovo.”
Rachel le augurò la buonanotte e tornò in camera sua. Ora avrebbe avuto incubi sulle cuffie che cancellano i suoni, e sogni ricorrenti portati da angeli biondi.
Note della traduttrice:
Ecco qui il cibo che compra Quinn: http://www.tutztutz.com/wp-content/uploads/2011/05/Spaghetti-Os-.jpg spaghetti O’s (non aprite se non volete vomitare l’anima, avviso personale xD)
Froot Loops: http://talesfromanopenbook.files.wordpress.com/2008/09/froot-loops.jpgCereali! Sono già più accettabili xD
Lucky Charms: http://4.bp.blogspot.com/-Oey8RYjWgYg/Trlln4jatNI/AAAAAAAAAnU/vUdCSUQJYCQ/s1600/35oz-bag-of-american-lucky-charms-cereal-save-by-buying-in-a-bag-not-box--11936-p.jpg Altri cereali che conosciamo fin troppo bene direi xD
Ovviamente la traduzione non è letterale, poiché ci sono modi di dire e frasi fatte che è impossibile tradurre in italiano; nonostante questo, ho cercato di mantenermi il più fedele possibile al testo originale. Se avete qualche appunto, qualche parola che avreste tradotto diversamente, qualsiasi cosa, davvero, non esitate a contattarmi ;) io sono a vostra completa disposizione!
Alla prossima!:D
Linda |
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Capitolo 2 *** One Foot On Your Bedroom ***
NOTA DELLA TRADUTTRICE: Ragazzi, mi dispiace moltissimo per il ritardo. Purtroppo ho avuto dei problemi con il betaggio del capitolo, beh, li ho ancora, questo capitolo di fatto non è ancora betato. Anzi, se conoscete un bravo beta da consigliarmi, vi sarei davvero grata.
Davvero, scusate, ma non dipende da me... il capitolo in sè era pronto due settimane fa.
Linda
A/N: Wow. Ragazzi, siete fantastici. Al momento ho scritto più della metà di questa storia, ma l’ho scritta in un unico documento, quindi la sto spezzando e revisionando. Posso ancora cambiare qualcosa se avete delle idee!
Just off the Key of Reason
Capitolo 2: One Foot in Your Bedroom (Un piede nella tua stanza.)
Quando Rachel si svegliò, prima delle maledette luci dell’alba, si preparò tranquillamente e ancora vagamente annebbiata dal sonno, e prese il caffè e una banana dalla cucina prima di uscire di casa. Le prove filarono lisce, nonostante la crescente mania di dare ordini che sembrava coglierla di sorpresa quando era stanca; pensò che fossero assolutamente pronti per la prima. Se ne andarono nel tardo pomeriggio, e Rachel si prese un frullato dal suo negozio preferito prima di tornare a casa. Pensò di mandare un messaggio a Quinn per chiederle se ne voleva uno, ma realizzò che non aveva ancora il numero della ragazza. Così, essendo la persona meravigliosa e generosa che era, ne prese lo stesso uno a Quinn.
Rachel entrò in casa, senza sapere realmente se aspettarsi che Quinn fosse a casa o no. Attraversò il corridoio ed entrò nel salotto, e sorrise quando scorse Quinn rannicchiata come una pallina, addormentata sul divano. Mise il frullato dentro il frigo e tirò fuori alcune cose per mettere insieme un’insalata per cena.
Barnaby entrò in cucina trotterellando felice, e poi una testa bionda e scompigliata apparì nella visuale di Rachel, con un timido sorriso sul suo volto.
“Ehi.” Salutò Quinn, la voce impastata dal sonno. “Come sono andate le prove?”
Rachel agitò per aria le sue pinze per l’insalata con entusiasmo. “Ehi! Sono andate benissimo! Siamo prontissimi per aprire, Quinn, sarà meraviglioso.”
“Sembra divertente.” Commentò Quinn, appoggiandosi al bancone e scuotendo la testa per sistemarsi i capelli.
Rachel era eccitata. “Molto divertente. Probabilmente incontrerai il mio cast qualche volta; sono semplicemente… fantastici. Oh! Ti ho preso un frullato alla fragola! E’ nel frigo, se lo vuoi.” Rachel non si preoccupò di aspettare che Quinn rispondesse, semplicemente andò verso il frigo, lo prese fuori e glielo passò.
Quinn sorrise. “Grazie.”
Rachel la studiò e si diede una calmata. “Stanca, eh? Non riesci a dormire un altro po’?”
Quinn sorseggiò la bibita. “Mmm, no. Io… ci vorrà un po’ per abituarsi.” Disse tranquillamente.
“Beh, dovresti andare a letto presto. Non lavoro domani, magari potremmo fare qualcosa? Vieni da- cioè, hai già visto la città?”
Quinn annuì. Sì, ho vissuto qui per… un po’.”
Rachel aspettò per vedere se Quinn avrebbe detto qualcosa di più. Non elaborò nulla. “Ok. Magari potremmo fare un giro a Central Park, sai, prenderci il pranzo o qualcosa del genere? Alcuni amici mi vengono a trovare la mattina, quindi dovrebbe essere dopo quell’ora.”
“Uhm, sì, ok.”
Rachel alzò le sopracciglia. “Beh, Quinn, cerca di contenere il tuo entusiasmo, per favore.”
Quinn arrosì. “No… davvero, sembra divertente. Solo che non sono abituata…. Alle persone. Cioè, a uscire con le persone. Persone che vogliono uscire con me.”
Rachel riflettè per un momento. “Porteremo Barnes. Gli piace rincorrere… beh, immagino ogni cosa. In realtà diventa leggermente psicotico. Sai, effettivamente, forse non dovremmo portarlo.”
“Aww, no, si comporterà bene.” Disse Quinn, sorridendo dall’alto al cane, steso contro la lavastoviglie. “Giusto Barnesy?”
“Psshht, sicuramente si comporterà bene per te. Pensa che tu sia il suo signore o qualcosa del genere. Una santissima divinità.” Disse Rachel beffarda.
Rachel si accucciò vicino a Barnaby e gli afferrò il capo con entrambe le mani, guardando dritto per dritto nei suoi allegri occhi marroni.
“Ascolta, B, so che lei somiglia a un angelo, e capisco perché tu sia innamorato di lei,” Rachel alzò lo sguardo verso un’imbarazzatissima Quinn e le fece l’occhiolino, “Ma in teoria tu dovresti amarmi di più. Ok? Bravo bimbo.”
Rachel si alzò e andò a sedersi vicino a Quinn sul bancone con la sua insalata. “Gli piace far finta di non capirmi. Ma io so che lo fa. Gli ho insegnato a ballare.” Disse Rachel con convinzione, mettendosi in bocca qualche pomodorino.
Quinn fece un’espressione confusa e divertita allo stesso tempo. “Lui balla?”
“Oh, certo. E’ un professionista. Basta fare in modo che muova quel pigro sedere e dire balla. Funziona meglio se fai un trenino.”
Rachel aveva insegnato al suo cane a ballare solo perché lei e Mercedes volevano vedere chi avrebbe insegnato al proprio cane il numero più bello. Barnaby aveva imparato a ballare. Il terrier di Mercedes aveva imparato a parlare, e da quel momento non era più stato zitto.
Quinn strinse gli occhi e studiò Rachel, cercando di capire se stesse scherzando o no. Rachel la vide con la coda dell’occhio e sorrise, mentre le foglie di insalata sporgevano dalla sua bocca.
“Seriamente, Quinn. Il mio cane è un ballerino.” Rachel pensò che dovesse essere ovvio. Aveva anche provato a insegnargli a cantare, ma i vicini avevano sporto molte lamentele.
Quinn si alzò e si avvicinò a Barnaby, che si alzò immediatamente per lei. Quinn sorrise, e Rachel si beffò dell’ingiustizia di tutto ciò.
“Cane traditore.” Borbottò Rachel fra sé e sé.
“Ok, Barnes, balla.”
Barnaby non fece nulla. Semplicemente si sedette e guardò Quinn soddisfatto. Quinn roteò gli occhi e sospirò, poi si girò. “Lo sapevo-“
“No, riprova. Davvero, non me lo sto inventando. Balla, Barnesy. Forza, B, balla.”
Barnaby saltò leggermente in alto e perse l’equilibrio, poi saltò di nuovo e ballò strisciando le zampe posteriori, così la sua lingua spenzolante si avvicinò al petto di Quinn. Quinn sorrise e scoppiò a ridere. “Oddio, il tuo cane balla! È fantastico!”
Rachel ridacchiò, leggermente sorpresa. Quello era il suono più alto che Quinn avesse mai pronunciato; sembrava così eccitata. Wow, la sua bocca era enorme.
“Non vuole imparare nient’altro. Non risponde al comando “seduto”, ma farà ballare il suo piccolo sedere flaccido se hai un dolcetto.”
Quinn continuò a sorridere e si accovacciò per strofinare la pancia di Barnaby.
“Avevi molti animali? Sembri davvero brava con gli animali. Beh, i cani. Cioè, un cane.” Balbettò Rachel.
“No.” Disse Quinn tranquillamente, continuando a sorridere in maniera gentile.
Rachel annuì e si morse il labbro, aspettando che la ragazza elaborasse qualcosa, ma non disse più nulla. “Ok, beh, io vado a letto.”
Rachel scivolò via dal suo sgabello e spinse delicatamente Barnaby allontanandolo per mettere la ciotola nella lavastoviglie. “Buonanotte Quinn.”
“Notte, Rach.”
Rachel sorride sentendo il soprannome mentre andava in camera sua. Pensò ad alcuni modi per insegnare a Barnaby a cantare.
Seriamente, il cane di Rachel Berry dovrebbe saper cantare come quegli husky su YouTube. Probabilmente sarebbero stati sfrattati se ci avesse provato, però.
~oooooooooo~
Tre ore dopo, Rachel era ancora sveglia ed era soggetta ad un deja vu. Sentì lo scricchiolio nel corridoio e non esitò a scivolare fuori dal letto e ad aprire la porta di camera sua. Quinn era ancora nel corridoio, trascinandosi in giro nervosamente fuori dalla porta della sua stessa camera.
“Sono ancora i condotti?” Chiese Rachel tranquillamente.
Quinn sussultò leggermente, ma annuì, tenendo gli occhi fermi a terra. Non si preoccupò nemmeno di tentare di nascondersi l’orsetto dietro la schiena questa volta.
Rachel serrò le labbra e pensò per un momento. “Forza.” Disse infine, gesticolando verso Quinn in modo che venisse verso di lei. “Puoi dormire nel mio letto.” Rachel era semplicemente convinta che le cose fossero meno paurose quando c’era qualcuno vicino a te.
Quinn sembrava nervosa; i suoi occhi erano ancora focalizzati sul pavimento.
“Barnaby è nel mio letto” Disse Rachel con nonchalance, cercando di convincere Quinn, Non voleva essere costretta a supplicare apertamente la ragazza perché venisse nel suo letto; sarebbe stato leggermente… disperato. Gli occhi di Quinn incontrarono i suoi per un momento.
“Sarebbe esageratamente compiaciuto se lo raggiungessi.” Continuò Rachel, le labbra leggermente socchiuse.
Quinn camminò esitando verso Rachel e Rachel sorrise. Fece entrare Quinn per prima nella stanza e la diresse all’altro lato del letto, quello da cui Barnaby non aveva rubato la zona calda. Scivolarono entrambe sotto le coperte, sorridendo mentre la coda del cane sbatté contro le coperte, anche se i suoi occhi rimasero chiusi.
“Ehm, posso spegnere le luci?” Chiese Rachel, non essendo sicura che la luce del corridoio che filtrava da sotto la porta sarebbe stata abbastanza per Quinn. Di solito le spegneva sempre, finché una notte non si era alzata per bere un bicchier d’acqua e aveva sbattuto un dito del piede nel buio, e per questo non aveva potuto ballare per due giorni. Notte orrenda.
“Sì.” Disse Quinn tranquillamente.
Rachel si guardò attorno nel buio e sorrise all’orsetto accoccolato sul petto della ragazza.
“Come si chiama?” Sussurrò Rachel, per poi accennare all’ombra del peluche quando Quinn si voltò per guardarla.
“E’… Orso Pooh.” Disse Quinn nel buio, imbarazzata.
Rachel sorrise. “Ma non è un Winnie the Pooh.”
“No… cioè, ne volevo uno, ma, non ho mai… ho avuto Orso Pooh al suo posto.”
Rachel si girò per trovarsi di fronte a Quinn, che era ancora sdraiata sulla schiena con l’orsetto premuto al petto.
“Ho un leone.” Rachel sorrise quando Quinn si girò dal suo lato per averla davanti. “Si chiama Fuzzy. Si era-ehy! Non ridere! Avevo tre anni, ok?” Rachel ridacchiò e diede un colpetto sul naso a Orso Pooh.
“Comunque, si era davvero consumato. Cioè, seriamente; non poteva proprio tenersi al passo con Rachel Barbra Berry. In realtà l’ho tenuto sul mio letto finché non è arrivato Barnaby, un anno fa. Poi B ha mangiato una delle gambe di Fuzzy e-“
Quinn ansimò e Rachel sorrise in maniera rassicurante, stringendole una mano. “E, ora vive nel mio armadio. Sano e salvo. Felicemente ricucito e affrontando le difficoltà con tre gambe.”
Quinn ridacchiò e affondò il naso nell’orso.
“Bene, Quinn.” Disse Rachel con un finto tono severo. “Buonanotte, sul serio questa volta. Non gironzolare più per la casa nel cuore della notte come una specie di incubo da Paranormal Activity, ok?”
Oh, fantastico. Ora avrebbe avuto incubi su Paranormal Activity.
Quinn annuì e, sorprendendo Rachel, baciò la piccola mano che stava stringendo la sua. Rachel era felice che il suo rossore non si potesse vedere nella stanza buia.
~oooooooooo~
Rachel si alzò il giorno dopo in un letto vuoto, con le braccia strette attorno a… Orso Pooh? Scese dal letto e infilò l’orso sotto le coperte, come era stato in camera di Quinn quel primo giorno. Poi indossò una felpa e una maglietta, in modo da essere più o meno presentabile per i suoi amici, e si diresse in cucina. Quinn era seduta nel bancone con i pantaloni del pigiama e una maglia a maniche lunghe, e un grave caso di capelli post-letto, ovviamente riempiendosi la bocca di Lucky Charms.
“Buongiorno!” Canticchiò Rachel. Scompigliò i capelli di Quinn mentre stava camminando per la cucina. Quinn rischiò di soffocarsi con i Lucky Charms e chinò la testa timidamente.
“Mbuongonno” Disse a bocca piena. Rachel rise e si versò del caffè.
“Hai dormito bene?” Chiese Rachel. Era sorpresa; in realtà si era addormentata appena Quinn l’aveva raggiunta. Ovviamente era stata tormentata da un incubo su persone sonnambule che stavano accanto al letto in maniera inquietante e la guardavano mentre dormiva, ma ehi, almeno era addormentata. E avrebbe bruciato la sua copia di Paranormal Activity.
Quinn annuì. “Ho portato fuori Barnaby stamattina. Ho cercato di svegliarti, perché stava abbaiando, ma eri come… sembravi-Io non volevo disturbarti.” Terminò Quinn con le guance tinte di rosa.
Rachel sorrise in maniera rassicurante appena sentirono bussare alla porta principale. Guardò la porta e roteò gli occhi.
“Questi sono i miei amici. E’ la prima volta in tutta la mia vita che li vedo alzarsi presto per qualcosa.” Commentò. “Ti piaceranno… sii semplicemente te stessa.” Disse più tranquillamente.
Quinn continuò a giocherellare con i marshmallow nel latte. Le sue gambe cominciarono a tremare, ma incontrò gli occhi di Rachel e annuì.
“Apri la porta Berry! Mi serve un fottuto sacchetto!”
Rachel scosse la testa e rise per calmare l’espressione nervosa di Quinn.
“Rachel!” Un’altra voce ovattata arrivò attraverso la porta. “Apri questa cazzo di porta! Ho mangiato un Hot Pocket stamattina! E’ stato un errore che si sta velocemente trasformando in un disastro!"
“Santo Dio Rachel, apri la porta!” Urlò una terza voce.
Rachel sembrava leggermente inorridita quando finalmente raggiunse la porta e la aprì. Quinn si concentrò sul mangiare i suoi marshmallows.
Rachel si inchinò con falsa ospitalità ai suoi ospiti, facendo loro segno di entrare. “Entrate, signore, signore. Grazie per essere stati pazienti e per non aver disturbato affatto i vicini.”
“Sto per vomitare, Rach.” Cominciò Puck, come correndo freneticamente per il salotto, preoccupandosi solo di lanciare uno sguardo a Quinn.
“Berry. Mi serve un santissimo sacchetto ora.”
“Perchè-Oddio, Santana! Cos’è quello?”
Rachel fissò, disgustata e incuriosita, l’animale morto che Santana stringeva in un pezzo di cartoncino, fuori dal campo visivo di Brittany.
“E’ una rana. Sto frequentando il corso di anatomia e dovremmo trovare degli insetti morti da ispezionare.”
Kurt roteò gli occhi. “Le rane non sono insetti. Lo sa. In teoria. Dice che più grande è meglio è per studiare anatomia; sei fortunata che l’abbiamo trattenuta dal raccogliere un armadillo da un sacchetto della spazzatura ieri.”
“Parlando di fottuti sacchetti,” intervenne Santana a voce alta, “Ho bisogno di un cazzo di sacchetto ora.”
“Cavoli, ok.” Rachel alzò le mani per fermare la ragazza che stava facendo ondeggiare l’anfibio morto nel suo salotto. Osservò la rana e poi il viso di Santana. “Non farla cadere.”
Santana sorrise e si strinse nelle spalle. “Come vuoi.”
Rachel passò dietro Quinn mentre entrò in cucina e le sussurrò all’orecchio. “Sono pazzi.” Quinn sorrise fra sé e sé.
“Ehi, c’è qualcuno di nuovo qui!” Esclamò Brittany, allontanandosi da Santana e sedendosi nello sgabello vicino a Quinn. Santana la seguì e piazzò la rana morta nel cartoncino sul fottuto banco.
“Ommioddio! Santana!” Rachel si precipitò sul banco e lanciò un sacchetto nella direzione di Santana. “Mettilo qui! Sei disgustosa.”
Rachel scosse la testa incredulamente. Dio, questa gente. Poi notò le gambe tremolanti e iperattive di Quinn, e i suoi occhi nervosi che rifiutavano di incontrare quelli blu, luminosi e innocenti rivolti a lei.
“Britt, Santana.” Disse Rachel. “Kurt!” lo chiamò leggermente più forte in modo che il ragazzo sul divano potesse sentire. “Lei è Quinn Fabray, la mia nuova e meravigliosa compagna di stanza.”
Quinn arrossì e sorrise timidamente, mantenendo i suoi occhi concentrati sulle labbra delle persone piuttosto che sui loro occhi.
“Oddio, ti hanno dato un’altra persona da far diventare pazza? Merda, Fabray, non sai cosa ti aspetta.”
“Stai zitta, Santana!” Si difese Rachel. “Probabilmente sei un’orrenda coinquilina per Brittany. Hai appena messo una rana morta sul mio bancone della cucina.
Santana roteò gli occhi, e trascinò Brittany perché si sedesse sul divano con lei. “Forza. Unisciti a noi, Quinn Fabray.” Disse, sventolando una mano e indicando le sedie vuote nel salotto. “Ho bisogno di sapere se riesci a sopportare la pazzia della Berry.”
Quinn lanciò un’occhiata a Rachel, che le sorrise dolcemente e si sporse in avanti per sussurrare in modo che solo Quinn potesse sentire.
“E’ innocua. Davvero. Come un Chihuahua. La puoi semplicemente ignorare se non le vuoi parlare ora. Si farà distrarre da qualcos’altro.”
Rachel poteva vedere che Quinn era tentata di tornare in camera sua, così si sorprese quando la bionda si alzò e mise la sua ciotola in lavastoviglie, per poi alzarsi e sedersi in una delle poltrone del salotto. Tirò su i piedi e mosse i capelli per sbrogliarli. Rachel sorrise; ora sembrava un leone.
Rachel si sedette sulla sedia vicino a lei, quando Puck finalmente emerse dal bagno, con Barnaby alle calcagna.
“Oddio, Puck,” disse Kurt, “Mi ero persino dimenticato che fossi qui.”
Puck annuì saggiamente. “Amico, gli Hot Pockets ti faranno lo stesso. Penso di aver bisogno di vedere un chiropratico, un agopunturista o qualcosa del genere.”
Rachel sussultò. Puck si spostò per sedersi vicino a Kurt e si illuminò non appena vide Quinn.
“Bel colpo, Rach! La nuova inquilina è una figa!”
“Noah!” lo riproverò Rachel. “Sii appropriato!”
“Rachel,” cominciò Brittany, “è come dire a una torta al cioccolato di essere alla vaniglia. E’ come, molto meno saporita. E razzista.”
Quinn era abbastanza distratta da quell’affermazione da guardare Brittany negli occhi. Brittany semplicemente le sorrise e Quinn ricambiò tremando prima di distogliere lo sguardo.
“Quindi, biondina, da dove vieni?” Chiese Santana, ispezionando attentamente Quinn.
Rachel pensò che Santana sembrasse una psicopatica. Non sapeva se intervenire o semplicemente lasciar perdere. Si avvicinò maggiormente al lato della sua sedia che era più vicino a Quinn. Forse avrebbe imparato qualcosa sulla sua nuova, strana coinquilina.
“Vengo da qui.” Disse Quinn, tranquillamente.
“Non ne sembri molto sicura.” Commentò Santana. Brittany le diede un pugno sul braccio.
“Dev’essere stato meraviglioso, crescere a New York.” Disse Kurt con uno sguardo luminoso. “Noi veniamo tutti dall’Ohio, che è davvero…” Arricciò il naso e Santana annuì con approvazione.
“Che cosa fai?” Chiese Puck, stiracchiandosi e appoggiando gli stivali sul tavolino.
Rachel combatté l’impulso di cacciarli fuori. Stivali, rane, ogni cosa. Le piaceva reputarsi una persona tollerante.
Quinn si morse il labbro, e cominciò a giocherellare con l’elastico che aveva attorno al polso. “Non ho un lavoro o che. Io, ehm, mi piace leggere.”
Rachel sorrise. “Ha un sacco di libri, è fantastico. Oh! E gli animali, Quinn. Barnaby si è innamorato di lei.
Santana annuì e strinse gli occhi. “Ne sono certa.”
Rachel la studiò con aria sospettosa.
“Come fai a permetterti di vivere in città se non hai un lavoro?” Chiese Santana, cambiando discorso.
“Santana!” Esclamò Rachel. “Non puoi chiedere queste cose!”
Rachel aveva davvero bisogno di un guinzaglio per la ragazza. O un collare che desse la scossa, o qualcosa del genere. Qualunque cosa per parare il suo comportamento inappropriato. Avrebbe potuto semplicemente zittire Santana ogni volta che avesse aperto la bocca.
Quinn sorrise a Rachel. “Mi finanzia mia zia.” Lo disse a tutti gli altri.
Rachel sapeva che Santana non avrebbe voluto smettere di stressarla finché non avrebbe costretto Quinn a dirle i segreti dell’universo. Sorprendentemente, Quinn continuò.
“Sono entrata alla Columbia un paio di anni fa, quindi non sono… sapete… Ehm, ma ho studiato a casa dopo le elementari e ho pensato che il college non fosse… giusto. Per me.”
Quinn abbassò la testa e allungò il suo elastico avanti e indietro rapidamente. Kurt la stava guardando rapidamente e precedette Rachel nel cambiare argomento.
“Questa era solo una sosta andando al mio negozio.” Disse gentilmente a Quinn. “Faccio l’interior designer, Puck è il mio tuttofare. Santana, beh, non so proprio perché sia con noi. Le piace far finta di odiarci, ma poi lascia che Britt la trascini ovunque andiamo, quindi…”
“Stai zitto, Hummel. Dio, sono già annoiata. Andiamo?”
Rachel roteò gli occhi e si alzò per recuperare la rana dalla cucina. Santana la seguì e la spinse contro un muro in modo che nessuno potesse vederle.
“Rachel. Cos’ha questa ragazza? C’è qualcosa di sbagliato in lei, o è solo una puttana? Perché sembra una puttana.”
Rachel era grata per quanto i suoi amici fossero attenti e premurosi.
“Cosa, no, Santana.” Rachel esalò esasperata. “E’ dolce. Penso che sia solo timida, e tu sei davvero spaventosa per le persone che non sanno che il tuo pigiama preferito è decorato con conigli teneri e rosa. E se dici un’altra volta la parola puttana, ti butto giù dal balcone.”
Santana decide di ignorare completamente quell’affermazione. “Non ci vuole guardare negli occhi. Sembra una serial killer. Una figa, ma una serial killer.”
“E’ timida.” Ripetè Rachel, con più fermezza. “Ha bisogno di conoscerci meglio.”
“Fantastico!” Santana sorrise. Rachel era spaventata. Perchè vi portiamo in un club domani sera. E mettiti qualcosa di più carino di quella merda di topo che hai ora, Berry.”
Rachel non si aspettava nulla di meno; scosse la testa e semplicemente se ne andò. Puck e Brittany erano alla porta, e guardò Kurt che stringeva leggermente la mano di Quinn dicendole che era stato un piacere. Quinn mormorò “piacere mio,” con un sorriso timido, guardando i suoi occhi blu.
La porta sbattè quando tutti quanti finalmente se ne andarono e Rachel si appoggiò al retro di essa con gli occhi chiusi. Scosse la testa guardando Quinn. “Dio, questa gente…”
Quinn le rivolse un breve sorriso e si versò altri Lucky Charms. |
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Capitolo 3 *** Far From The Madding Crowd. ***
A/N: Grazie mille per i commenti, ragazzi. Sono felice che tutti voi troviate Quinn così adorabile! Spero che tutti voi abbiate passato un felice giorno del Ringraziamento.
NOTE: *: Siri è un’applicazione per iPhone, sponsorizzato come “agenda personale”. Praticamente tiene gli appuntamenti, informa del tempo, ecc.
**: Ecco i Twinkies: http://www.todayifoundout.com/wp-content/uploads/2010/01/hostess-twinkies.jpg Non riesco a capire se siano crocchette al formaggio o plumcakes con la panna. Mmah. Comunque non penso siano molto buoni… certo, sempre meglio degli spaghetti OS. (vedi note capitolo 1. Ah, e, se vomitate, non è colpa mia. Sopra la foto c’è scritto in gigante che è meglio non aprire, ne va della propria salute.)
Just Off The Key Off Reason
Capitolo 3: Far from the Madding Crowd (Lontano dalla pazza folla)
Poichè era Febbraio, e loro erano a New York, passeggiando per Central Park, Rachel stava congelando. Il suo appartamento l’aveva indotta a pensare che fuori fosse molto più caldo di quanto non fosse in realtà. Ora, passeggiava accanto a Quinn, cercando di impedire ai suoi denti di battere. Il fottuto Siri (*) era un bugiardo.
Quinn guardò in basso e la studiò per un momento, aggrottando le sopracciglia.
“Hai freddo?”
Rachel sorrise a malincuore e annuì mentre i suoi denti sbatterono. “Lo so, lo so. Avrei dovuto prepararmi. Mi sembra di essere in una spedizione Artica”.
Quinn si tolse il cappotto dalle spalle e lo usò per coprire Rachel. “Ecco. Mettiti questo”. Rachel era sorpresa, ma lasciò che la ragazza più alta la aiutasse a infilare dentro le braccia.
“Non avrai freddo?” Chiese Rachel preoccupata.
Quinn semplicemente scosse la testa con un piccolo sorriso e tornò a giocherellare con i lembi dei suoi guanti. Avevano pranzato nel bar preferito di Rachel, e ora stavano smaltendo al parco. Rachel alzò lo sguardo quando notò la testa di Quinn che spuntava e i suoi passi che assumevano un leggero saltellare. Gli occhi della bionda erano innocenti ed eccitati, e Rachel seguì il suo sguardo. Dritto verso venditore di palloncini. Rachel sorrise.
Rachel non disse nulla; voleva vedere se Quinn si sarebbe fermata. Ne era abbastanza sicura, quasi passarono il venditore prima che Quinn rallentasse, per poi girarsi verso Rachel e fermarsi, mordendosi il labbro.
“Voglio prendere un palloncino.” Sbottò, poi fece una faccia stranita come se non sapesse perché l’aveva detto.
Rachel sorrise coscientemente e la spinse verso il venditore. “Anche io!”
Quinn sembrava sorpresa ed eccitata. Rachel ne chiese uno viola.
“Uhm, posso averne uno blu… e uno giallo, per favore? E uno verde?” Disse Quinn timidamente.
Rachel sorrise e mise una mano sulla spalla di Quinn. “Penso che la mia amica qui abbia bisogno anche di un cappellino con un palloncino a forma di animale.” Rachel la studiò per un momento, poi annuì decisa. “Un leone. Assolutamente un leone.”
Rachel sperò che quest’uomo sapesse quello che stava facendo, altrimenti sarebbe venuto fuori come un cappellino di salsicce gialle. Quinn non ne aveva proprio bisogno.
Il venditore sorrise alle ragazze. “Bene. Cosa ne dici di uno per te?”
Rachel cominciò a scuotere la testa, ma Quinn strinse la mano che era stata sulla sua spalla e la interruppe tranquillamente. “Anche a lei ne serve uno.” Abbassò lo sguardo verso Rachel. “Un orso. Per favore.”
L’uomo annuì allegramente, fece i loro cappelli e gli passò i palloncini colorati. In realtà sembravano degli animali, cosa che faceva sembrare Rachel e Quinn qualcosa come delle idiote, ma, pazienza. Erano favolose.
“E ora?” Chiese Rachel. Il suo cappello di palloncini era leggermente troppo grande, così era appoggiato sulla sua testa un po’ storto. Quinn si concentrò nel legare la cordicella di uno dei palloncini sul suo polso. Rachel cercò di non sorridere.
“Um, potremmo… Non so, stenderci un po’ al sole? Potrebbe riscaldarti. Solo che preferirei stare fuori, che…”
“Perfetto.” Disse Rachel vivacemente. Sorrise quando Quinn buttò un paio di dollari nel cappello di un senzatetto, offrendogli un cenno e un leggero “ciao”.
Si chiese come questa ragazza potesse essere così dolce, e perché non lo condividesse abbastanza con il mondo.
~oooooooooo~
“Quinn!” Proclamò Rachel, camminando a grandi passi fuori dalla sua camera quando arrivarono a casa. “Non ho ancora il tuo numero di cellulare.”
Quinn era raggomitolata in un angolo del divano con uno dei suoi libri. Rachel osservò un albore di consapevolezza sul suo viso.
“Non ce l’ho.” Disse Quinn piuttosto imbarazzata, riportando gli occhi sul suo libro.
Rachel non era in grado di elaborare questa cosa. La sua stessa vita sarebbe crollata a pezzi se non avesse avuto il suo telefono; sarebbe finita a vivere in un cartone sul fiume senza sapere il suo nome e cantando alle papere.
“Non… hai un telefono?” Rachel aveva gli occhi spalancati. Quinn stava cominciando a sembrare a disagio. Scosse la testa.
Rachel esitò e cambiò la sua espressione in qualcosa di meno… critico. Era solo davvero affascinata. “Perché no?” chiese.
Quinn si strinse leggermente nelle spalle. “Non mi serve.” Disse tranquillamente. Rachel la studiò per un momento e si sedette all’altra estremità del divano.
“Come fai a contattare le persone? A parlare con gli amici?” Chiese Rachel, lo stupore nella sua voce rimpiazzato dalla curiosità.
Quinn aggrottò le sopracciglia, ancora con il viso nel libro. “Chi?” chiese.
Rachel sospirò. “Quinn.”
Quinn non rispose. Rachel abbassò leggermente la testa.
“Puoi guardarmi, per favore?”
Quinn si morse il labbro e trascinò i suoi occhi verso l’alto per incontrare quelli caldi e marroni di Rachel.
“Grazie.” Rachel sorrise. “Ma, tua zia? Non devi parlarle?”
Gli occhi di Quinn guizzarono via, ma tornarono a quelli di Rachel dopo un momento. Si strinse nuovamente nelle spalle. “Se volesse parlare con me potrebbe usare il telefono fisso.”
“Non le parli?”
Quinn scosse la testa lentamente. “In realtà no.”
Beh, non era giusto, pensò Rachel. Se Rachel fosse stata la zia di questa dolce ragazza, l’avrebbe chiamata ogni giorno per assicurarsi che stesse mangiando qualcosa di più che cereali zuccherati e Twinkies (**) per cena, e che non venisse rapita dopo aver giocato con le altalene. In realtà, probabilmente farebbe ciò essendo Rachel. Quindi, conclusione logica, procurare a Quinn un telefono.
Rachel balzò giù dal divano e si diresse al bancone della cucina, dove aveva appoggiato la sua borsa.
“Forza, Quinn. Ti procureremo un telefono.”
Quinn non si mosse, semplicemente la osservò ad occhi spalancati dalla sua posizione sul divano.
Rachel calmò leggermente il suo entusiasmo, e tornò a sedersi, con il cappotto e la borsa di Quinn tra le mani.
“Cioè, non ti sto forzando, ma sarebbe carino poterti mandare messaggi durante la giornata.”
Quinn sembrava sorpresa. Stava passando le dita sui bordi delle pagine. “Mi manderesti messaggi?”
“Certo!” Rachel sorrise. “Puoi distrarmi durante le mie pause pranzo, e posso chiamarti e lamentarmi perché Santana fa la stronza, o metterci d’accordo su cosa prendere al take-away… inoltre, non penso di aver mai usato un telefono fisso in vita mia; non sono completamente sicura di come funzioni.”
Quinn sorrise e si morse il labbro. Rachel aspettò.
“Posso metterci dentro dei giochi?” Chiese Quinn, i suoi occhi nocciola che guardavano dritto in quelli luminosi di Rachel.
“Ommioddio, devo presentarti il mio amico Artie! Può insegnarti questo gioco chiamato Angry Birds, e poi ti distruggerà la vita e probabilmente non ti vedrò mai più.”
Rachel era seria. Quando aveva ricevuto Angry Birds per la prima volta, aveva perso un pezzo della sua anima. Essendo la perfezionista che era, aveva usato uno dei suoi libri di matematica per studiare gli angoli della fionda. Aveva persino cominciato a costruire una versione del gioco a grandezza naturale nel loro cortile, un modo perfettamente logico per guadagnare esperienza pratica per battere quella cosa, quando i suoi papà organizzarono un intervento.
Quinn sorrise e mise giù il suo libro. Più tardi tornarono a casa con un nuovo iPhone, una custodia blu con sopra un elefante, e la versione più nuova di Angry Birds dall’App Store.
~oooooooooo~
Il giorno dopo, dopo cena, Rachel era seduta in salotto con Quinn, aspettando che i suoi amici venissero lì per passarle a prendere per il club. Apparentemente, il giorno prima era stato l’unico giorno in cui sarebbero mai stati in anticipo per qualcosa, e non sarebbe mai più successo. Certo, avevano chiamato e avevano detto che Puck si era martellato l’unghia del pollice e che erano diretti all’ospedale, ma questa non era una scusa abbastanza buona nel libro di Rachel Berry.
Sospirò esasperata e si guardò intorno. Le ginocchia di Quinn stavano saltellando come un cavallo al galoppo ed era concentrata a scegliere tra i buchi della cintura del suo cappotto.
“Quinn.” Disse Rachel tranquillamente. Quinn fermò ogni movimento e alzò lo sguardo, gli occhi fissi sulle labbra di Rachel. Rachel le fece un piccolo sorriso e Quinn si sedette sulle sue mani, le orecchie che diventavano rosa.
Finalmente il cellulare di Rachel vibrò con un messaggio che diceva che erano di sotto in un taxi e le stavano aspettando. Beh, in realtà diceva “vieni qui di sotto, il nostro autista è un deficiente,” così Rachel guidò Quinn all’ascensore, poi fuori e dentro il retro di un taxi molto affollato.
Non era colpa di Rachel se era finita per metà sulle ginocchia di Quinn, la bionda che arrossiva profondamente e focalizzava i suoi occhi fuori dalla finestra. Santana e Puck sembravano davvero troppo divertiti da ciò. Arrivarono al club senza alcun incidente di palpaggio, beh, intenzionali incidenti di palpaggio, e uscirono dal taxi sollevati.
Quinn aveva di nuovo in viso quello sguardo ansioso. Non voleva smettere di giocherellare con i polsini della sua giacca, e infine Rachel semplicemente calmò le mani di Quinn con le sue, e le strinse quando si avvicinarono ad un separé in uno dei muri del club.
Rachel guardò Santana e roteò gli occhi; la ragazza stava già litigando con un qualche ragazzo al bar. Erano letteralmente appena entrati dalla porta e si scoprì a chiedersi se Santana fosse ubriaca. Rachel pensò che fosse semplicemente la personalità di Santana; il tipo di persona che sembrava perennemente ubriaca.
Lei e Brittany tornarono al tavolo con sei drink e Rachel prese un respiro profondo. Sarebbe stata una lunga notte.
Gli occhi di Quinn erano focalizzati sul drink che era posizionato di fronte a lei.
“Um, io non… bevo.” Disse tranquillamente. Santana semplicemente la fissò.
Rachel annuì con comprensione, e diede una gomitata alla bionda nervosa con la sua spalla rassicurandola. “Puck, puoi prenderle qualcos’altro da bere?”
Puck sembrava combattuto. O costipato. Sembrava che stesse avendo problemi di elaborazione. Rachel aspettò; avrebbe compreso tutto alla fine. Un attimo dopo chiuse la bocca, annuendo silenziosamente, e si diresse verso il bar.
Santana sembrò aver riguadagnato l’uso della parola. “Perché cazzo non bevi?” farfugliò incredula. Rachel si spostò da lei; davvero, Santana non sembrava afferrare questo fenomeno analcolico.
“Solo non, um, non mi piace.” Rispose Quinn tranquillamente, incurvandosi sul tavolo e giocando di nuovo con le sue maniche. “Scusa.” Borbottò.
“Ehi, non scusarti, Quinn.” Disse Rachel, con gli occhi spalancati e fulminando Santana. Strofinò distrattamente la schiena della bionda.
Santana la ignorò. “Cosa vuol dire che non ti piace?”
Brittany afferrò il viso di Santana e lo girò verso di lei. “San. Basta.” Disse lentamente. “Lasciala in pace.” Santana roteò gli occhi ma acconsentì.
“E’ solo strano.” Mormorò.
“Perchè non siamo tutti alcolisti come te?” Commentò Kurt. Rachel gli sorrise con gratitudine mentre Puck ritornava con dell’acqua per Quinn.
“Grazie.” Disse lei a bassa voce.
“Non preoccuparti.” Sorrise Puck.
Circa un’ora e mezza dopo, quando erano tutti adeguatamente intossicati, Brittany prese Santana e la trascinò fuori dalla pista. Kurt stava chiacchierando con il barista, Rachel non aveva idea del motivo. Non aveva mai visto un uomo più virile preparare i drink in tutta la sua vita. Puck era sparito circa dieci minuti dopo che erano entrati al club, per non essere mai più visto.
Rachel era felice che Quinn sembrava essersi rilassata un pochino. In realtà ora si stava guardando in giro, e stava sbattendo alcune cannucce in più sul tavolino come bastoncini da batteria.
“Sai, lo fai spesso.” Commentò Rachel attentamente.
Quinn rallentò il ritmo e guardò Rachel, ma non disse nulla.
“E’ come se tu non riesca a stare seduta e ferma.” Continuò Rachel. “Iperattiva.” Rachel cercò di procedere attentamente; davvero, era solo l’alcol che rendeva leggermente veloci e sciolte le parole come iperattiva.
Quinn annuì e smise di picchiettare tutto insieme. Strinse le sue mani come se non sapesse cosa farne. Rachel la guardò.
“Non è brutto.” Disse. “E’ carino.”
Quinn arrossì. “E’ un, cioè, è come un tic… una specie. Come, un’abitudine nervosa. Io, mia zia, lo odiava. Mi dava delle medicine per questo.”
Rachel aggrottò le sopracciglia. “Cosa? Per fermarlo?”
“Sì. Solo, non so… rendeva tutto monotono…” Quinn si affievolì tranquillamente.
Rachel ci riflettè, e poi raccolse le cannucce che Quinn aveva fatto cadere e batté il suo stesso ritmo sul tavolo. Sorrise a Quinn. “Non mi piace la monotonia. Tu sei molto meglio.”
Quinn si morse il labbro per contenere il suo sorriso e prese più cannucce dalla pila. Quando Kurt tornò, avendo ovviamente fallito il suo obbiettivo di convertire un uomo eterosessuale, stavano facendo una guerra di batteria. Beh, Quinn stava facendo una guerra di batteria. Rachel stava sembrando un’idiota dopo aver rovesciato il drink quando aveva provarlo a usarlo come un piatto della batteria. Non le importava; aveva trovato la timida risata di Quinn come confortante e voleva farlo ancora per far proseguire il suono.
“Sapete dove siano andate Britt e Santana?” Chiese Kurt, proteggendo il suo drink dall’ira delle cannucce di Rachel.
Rachel scosse la testa e smise di suonare. “Probabilmente stanno facendo sesso nel bagno.” Sentì che Quinn stava boccheggiando vicino a lei e si girò per guardare la bionda.
“Lo farebbero? Qui?” Chiese incredulamente, stranamente ad alta voce.
Rachel rise e alzò le sopracciglia. “Sì. Quando è stata l’ultima volta che sei stata in un club?” Quinn arrossì e abbassò la testa. Rachel si rimproverò. Rachel Barbra Berry, pensa prima di parlare. Non parlare senza riflettere. E smettila di rovesciare i fottuti drink della gente, sembri una villana.
Rachel battè la guancia di Quinn con una delle sue cannucce. “Scusa. Io non...“
“Non ci sono mai stata. In un club, intendo. Non sono mai stata in un club prima.” Disse Quinn prima che Rachel potesse sputare fuori altre parole. Era felice che Kurt avesse voltato la schiena e stesse facendo finta che tutto questo discorso non si stesse verificando.
“Oh.” Rachel si chiese quale fosse l’opposto di logorroica. Quinn lanciò un’occhiata e incontrò gli occhi marroni, e offrì a Rachel un piccolo, timido sorriso, che Rachel ricambiò. Non si preoccupò di cercarlo sul vocabolario.
Brittany e Santana tornarono nel separé un minuto più tardi, somigliando a due che, a scelta, o erano appena uscite da un tunnel ventoso o si erano stuprate a vicenda nel bagno.
“Ehi biondina,” chiamò Santana dall’estremità del tavolo. “Hai trovato qualcuno che puoi portare a casa? Cioè, sappiamo che Rachel qui è una fottuta eremita,” Rachel roteò gli occhi, “ma sono sicura che possiamo trovare un ragazzo carino per te.”
“Beh, qualunque cosa fai, non provarci con il barista. Non riesce ad apprezzare nessuna buona qualità che una persona potrebbe avere.” Commentò Kurt aspramente.
“A dire il vero sono lesbica.” Mormorò Quinn, gli occhi sul suo drink, facendo le bolle nell’acqua.
Rachel rovesciò di nuovo il suo fottuto drink su tutto il tavolo. Santa madre di- contieniti, Rachel. Controllati. Kurt strillò come se fosse lava che si stava avvicinando al bordo vicino alle sue ginocchia.
“Dio, amico, calmati.” Disse Santana, con un sorriso da maniaca, gli occhi fissi sulla faccia di Rachel. Quinn stava ancora facendo le bolle dalla cannuccia, leggermente più veloce, più bolle in preda al panico.
“Sei lesbica, Fabray?” Chiese Santana ad alta voce. Ovviamente aveva bisogno che tutto il club sentisse, tanto per essere sicura.
Quinn guardò nella sua direzione con circospezione. “Sì.”
Sembrava che per Santana fosse la mattina di Natale, o che stesse organizzando qualcosa che potesse finire in un disastro. Rachel sentì l’urgenza di porre il suo corpo tra quello di Quinn e quello di Santana per proteggere la ragazza vicino a lei.
“Sapevi che sei nella stessa squadra della Berry?” Santana sembrava il fottuto gatto che aveva mangiato il canarino. Rachel era di un rosso acceso e Quinn non sembrava messa meglio. Kurt stava ignorando tutto e tutti, cercando di togliersi il drink di Rachel dai pantaloni.
Quinn ovviamente non aveva idea di cosa dire. “Um, io… no?”
Rachel si coprì gli occhi con le mani per ricomporsi e coprire la maledetta faccia di Santana. Si girò per parlare a Quinn tranquillamente, sperando che i suoi occhi fossero calmi, ma sapendo che probabilmente sembravano quelli di un dannato drogato.
“Grazie per avercelo detto, Quinn.” Disse semplicemente, dopo aver alzato la testa per catturare gli occhi nocciola.
Quinn annuì con esitazione. “Io.. grazie per… avermelo detto. Santana, immagino.” Quinn fece una faccia strana. Rachel pensò che non volesse ringraziare Santana. La maggior parte della gente non lo fa; di solito è un incidente inevitabile.
“Va tutto bene. Te l’avrei detto comunque. Solo che a Santana piace infilare le sue piccole manacce negli affari di tutti gli altri perché sa che siamo più fighi di lei.” Disse Rachel, le labbra arricciate. Si aspettava di sentire un ‘stai zitta, cazzo!’ venire dal fondo del tavolo e fu piacevolmente sorpresa quando non successe. Poi quasi vomitò quando guardò Santana e la trovò agganciata alla faccia di Brittany.
Kurt era bloccato perennemente con una mano sul viso. O forse stava piangendo per la perdita dei suoi pantaloni preferiti per via del drink di Rachel e una disavventura con la batteria. Pazienza. Rachel si sentiva più leggera ora; più felice, come se nulla potesse succedere.
Linda's corner: Ciao cari! <3
Scusate per il ritardo, davvero! Purtroppo, di qui a Giugno le pubblicazioni saranno un po' altalenanti, perchè dall'alto dei miei quattordici anni (essì, sono piccola D:) posso dire di essere STRAPIENA di verifiche, pensate che di qui al 25 ne ho una ogni venerdì di latino e greco! Più tutte le altre! Non so come farò c_c
Ho qualche news per voi :)
Intanto, Ella vi ringrazia per i vostri commenti :)
Inoltre, le ho chiesto il permesso di tradurre per voi anche le altre One Shot che ha scritto, più una long, ovviamente tutto all'insegna del FABERRY!!! fvgerwdetrw **
Deve ancora rispondermi, ma penso che non ci siano problemi :)
Grazie anche da parte mia, davvero, siete fantastici!
Vi adoro!
E ringrazio la mia splendida beta, che ha betato il capitolo anche se aveva la febbre, è stata bravissima **
Al prossimo capitolo! <3
Linda
(scusate il poema xD)
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Capitolo 4 *** Something Make My Chest Stir ***
AngoloAutrice
Ciao a tutti!
Qui è ManuKaikan che vi parla!
Per prima cosa volevo scusarmi da parte di Linda - la vecchia traduttrice – per la sua sparizione, ma, sfortunatamente, non se ne può più occupare e allora io e _LaEle_ ci siamo messe d'accordo per portarla avanti al posto suo.
Dunque, piccole informazioni sul postaggio di questa FanFiction! Faremo un capitolo a testa, uno io e uno lei, così che possiate ricevere degli aggiornamenti un po' più frequenti.
Questo come avete capito è toccato a me :P spero che sia tradotto bene e che si capisca tutto!
Ci vediamo in fondo!
Enjoy!
Capitolo 4: Something Make My Chest Stir (Qualcosa nel mio petto si muove.)
Pochi giorni dopo, Rachel tornò a casa dalla prove sicura di trovare Quinn a casa. Quinn in realtà non andava da nessuna parte, se non a portare fuori Barnaby, e a Rachel piaceva avere qualcuno che l'aspettava a casa. In realtà le piaceva molto il fatto che riuscisse a dormire tutta la notte, visto che Quinn si era unita a lei, in silenzio e timidamente, con Pooh al seguito. Rachel aveva pensato subito che quella soluzione aveva beneficiato entrambe, quindi oltre ad essere logica era anche pratica.
Appena attraversata la soglia, i suoi occhi trovarono subito Quinn seduta al tavolo della colazione, con la bocca ripiena di quelli che sembravano biscotti al burro d'arachidi appena sfornati. Quinn guardò nella sua direzione, ormai manteneva spesso il contatto visivo e Rachel ne godeva appieno di quello, anche perché chi non l'avrebbe fatto?
Le arruffò i capelli biondi e Quinn abbassò la testa come faceva sempre, cercando di ingoiare il boccone che aveva in bocca. Sembrava entusiasta, e Rachel attese speranzosa, con un sorriso sul volto.
“Rachel.”
Rachel rise. “Si, Quinn?”
Quinn sembrava non riuscire a contenere il proprio sorriso. “Ti ho fatto dei celebrativi biscotti vegani al burro d'arachidi.”
Rachel sollevò le sopracciglia sorpresa. Il più grande passo che aveva visto fare a Quinn per la preparazione di qualcosa da mangiare, era stato versare il latte nei suoi Froot Loops*. Rachel guardò il piatto. Erano rimasti solo quattro biscotti.
“Allora hai mangiato, tipo dodici biscotti, prima che tornassi a casa?”
Quinn arrossì ma continuò a sorridere. “Beh, ci stavi mettendo tanto.” si difese, spingendo il piatto verso Rachel. “E sono una panettiera incredibile, non ho potuto resistere.”
Quinn aveva provato a fare la spiritosa? Si era appena vantata? Oh, grande, Rachel era fiera di lei.
Rachel arricciò il naso e diede un morso ad uno dei biscotti. Santa Madre di Dio, sapevano di paradiso. Quinn sorrise all'espressione di Rachel. Rachel provò ad assumere un'espressione meno orgasmica possibile.
“Hai detto che sono biscotti celebrativi?” chiese.
Quinn annuì, con un sorriso a bocca aperta e annuendo furiosamente. Rachel la studiò per un momento con un sorriso. Sapeva che Quinn stava aspettando che glielo chiedesse, ma attese. Si voltò, fingendo di andare in camera sua e Quinn fece un rumore di protesta.
Rachel si voltò nuovamente, con un'espressione innocente sul volto. Quinn si morse il labbro e Rachel non resistette più.
“Cosa stiamo celebrando, Quinn Fabray?” Rachel spinse il piatto di biscotti più all'interno del tavolo. Tendeva ad essere iperattiva quando si trattava di celebrare qualcosa e non voleva che questi finissero per terra, come la cena di Barnaby era solita fare.
"Ho trovato un lavoro."
Il visto di Rachel si illuminò. “Hai trovato un lavoro?”
Quinn rise e annuì. “In un rifugio per animali, a pochi isolati da qui. Potrò dar loro da mangiare e portarli a passeggiare e-”
Quinn si interruppe quando Rachel le gettò le braccia attorno al corpo. Si irrigidì all'inizio, ma Rachel non permetteva a nessuno di rifiutare un abbraccio targato Rachel Barbra Berry. Quinn odorava di orsetti gommosi.
“Questo è fantastico.” mormorò nel collo di Quinn, poi aggrottò le sopracciglia e si allontanò. “Quinn!”
Il sorriso di Quinn si spense un po', ma non ebbe il tempo di rispondere.
“Sei uscita e ti sei trovata un lavoro e sono molto orgogliosa e felice per te, però mi lasci solo quattro biscotti con cui festeggiare! Questo non è accettabile.” Rachel si portò le mani ai fianchi. Non stava scherzando. Quinn la guardò, un po' divertita e un po' spaventata.
“Uhm, potremmo farne di più … “ suggerì a bassa voce. Rachel la fissò per un attimo, prima di saltare e battere le mani.
“Si! Questo sarà divertente! Puoi farmi vedere come si fanno! Dio,” Rachel si fermò dal saltare e prese un respiro. Si sentiva come se gli occhi stessero per caderle a pezzi e il suo corpo era in ebollizione. “Sono così orgogliosa di te.”
Certo, conosceva Quinn da qualcosa tipo una settimana, ma era proprio impossibile non amare una ragazza così dolce. Sapeva che Quinn aveva problemi con la gente, e il fatto che avesse trovato un lavoro, lavoro che le permetteva di stare a contatto con i cuccioli tutto il dannato giorno, Dio … Rachel non riusciva proprio a trattenersi.
“Cosa, no, Rachel no-non piangere.” Quinn la guardò sconvolta.
Rachel agitò le mani attorno al volto, come a voler dire: 'no, sto bene, sono solo così felice', almeno era quello che sperava stessero dicendo il linguaggio dei segni che aveva improvvisato.
Quinn si alzò e sollevò le braccia con l'intento di abbracciare Rachel di nuovo, ma decise di non farlo e abbassò lo sguardo per terra. Rachel rise fra le lacrime e la strinse a sé. Quinn la tenne per un momento, fino a quanto Rachel non si tirò indietro con un enorme sorriso che contornava il suo volto lucido.
“Dio, ricomponiti donna.” la prese in giro Quinn con un piccolo sorriso. Rachel si limitò a ridere e si diresse in cucina con il suo piatto di biscotti.
Tre ore dopo, erano sedute sul divano, piatti biscotti al burro di arachidi e gocce di cioccolato in equilibrio sul loro corpo e sul tavolino. Rachel non poteva biasimare Quinn per essersi mangiata tutti i suoi biscotti celebrativi, visto che lei era al suo quattordicesimo biscotto con gocce di cioccolato al momento. La cucina era in disordine dietro di loro: Barnaby era ricoperto di bianco dopo una lotta di farina, ma Quinn aveva le mani sul suo grembo e un piccolo sorriso sul viso. In quel momento, era tutto quello che importava a Rachel.
*****
"Wake me up before you go-go
'cause I'm not plannin' on goin' solo
Wake me up before you go-go
Take me dancing tonight
I wanna hit that high"
* Rachel saltellò per la cucina, cantando sulla sua spatola, prima di vedere Quinn camminare, o inciampare alla cieca, ancora assonnata, fuori dalla sua camera da letto, e agitò l'oggetto che aveva in mano.
Quinn sbatté le palpebre per un minuto prima di accucciarsi al tavolo della colazione, appoggiando la testa sulle braccia. Rachel smise di cantare e la raggiunse per arruffarle i capelli biondi.
“Stai bene?”
Quinn alzò la testa ad annuì, arrossendo leggermente. “Hai mandato Barnaby a svegliarmi? O è solo, venuto da solo...?”
Rachel le voltò le spalle, incapace di nascondere il suo sorriso colpevole. In realtà non aveva mandato Barnaby 'a svegliare Quinn.'. Il suo cane non era così intelligente, così gli aveva semplicemente indicato la porta della sua stanza, saltellando su e giù eccitata, dicendo il suo nome più e più volte. A quanto sembrava, aveva recepito il messaggio e ora Quinn era svegliata.
“Colazione, Quinn?”
Quinn era probabilmente ancora troppo addormentata per averla notate, infatti ignorò completamente la sua domanda.
“Umh, prenderò solo un po' di pizza.”
Rachel si voltò a guardarla e Quinn vacillò.
“E … Lucky Charms?”
“Quinn Fabray: non è possibile iniziare la giornata con questo cibo disgustoso! Ecco, qualcosa di vegano e salutare. Ti piacciono le cipolle?”
Quinn arricciò il naso e Rachel roteò gli occhi.
“Usa le parole, Quinn.” disse per metà scherzosa.
Occhi nocciola incontrarono Rachel, anche se le mani di Quinn si misero a giocare con le chiavi sul bancone.
“No, non mi piacciono le cipolle. E nemmeno i peperoni … e sono allergica alle noci. Um, non so magari le mischi con qualcosa, ma, così per il futuro … lo sai.”
Rachel sorrise a Quinn, soddisfatta della risposta. Si voltò verso la cucina, sentendo il tintinnio delle chiavi fermarsi. Guardò da sopra la spalla e fece l'occhiolino a Quinn, guardandola diventare rossa fino alle orecchie, poi riprese a cantare la canzone degli Wham “Wake Me Up before you go-go.”
Purtroppo, Rachel arrivò alla seconda strofa prima che la sua voce si incrinasse. Si bloccò e chiuse la bocca subito. Si voltò verso Quinn che la fissava con attenzione. Lei ovviamente non era a conoscenza della gravità della situazione. Sul serio, la sua voce si era incrinata.
Rachel parlò a bassa voce, in modo da non danneggiarla ulteriormente. “Andrà tutto bene. E' solo un po' di solletico. Non ho bisogno di vedere un medico. La prima è fra due settimane e io non posso ammalarmi. Mi basta prendere in modo leggero le prove di oggi e di domani, tutto andrà bene.”
Quinn sembrava nervosa e osservava Rachel con attenzione, la quale le annuì per tranquillizzarla. Rachel spense il fuoco e divise il mangiare in due piatti.
Ne mise uno di fronte a Quinn e questa sussurrò un “Grazie.” a bassa voce.
Rachel non provò nemmeno a sussurrare questa volta, le mimò le parole “Non c'è di che”, cominciando a consumare la sua colazione mentre Quinn la guardava. I papà di Rachel, i suoi amici e i compagni di stanza, avevano sempre detto che era un po' psicotica quando si ammalava, così Rachel aveva pensato che la cosa migliore da fare in quel momento era ignorare possibili conseguenze. Il pensiero positivo era la miglior arma!
Quando arrivò il momento di partire per le prove, Rachel raccolse le sue cose e si fermò vicino a Quinn, guardandosi intorno per controllare che non avesse dimenticato niente. Si voltò per dire, o mimare, un arrivederci a Quinn, quando la bionda la sorprese con un abbraccio. Rachel cercò di mantenere l'equilibrio al gesto impulsivo di Quinn, e Rachel le strinse le braccia attorno al corpo. Quando si staccò era rossa in volto e gli occhi che guizzavano per la stanza.
Sembrava come se non potesse credere di averlo appena fatto.
“Buone prove.” mormorò Quinn.
Rachel le sorrise calorosamente. “Buon lavoro.” mormorò. “Ti mando un messaggio più tardi.”
Quinn annuì e tornò a sedersi, giocherellando con le sue chiavi. Rachel la guardò, poi afferrò il suo limone e il suo te, correndo fuori dalla porta. Pensa positivo, Rachel. Non ti ammalerai.
*****
Naturalmente, il giorno dopo, Rachel fu mandata a casa dal suo direttore. Non è come se non se lo fosse aspettato, specialmente visto che i suoi polmoni stavano annegando e sembrava che qualcuno le avesse versato dell'acido in gola. Per la prima volta da quando Quinn aveva iniziato a dormire con lei, non era riuscita a prendere sonno. Ed era per questo che era uscita un'ora in anticipo per il lavoro, prima che Quinn si svegliasse, sperando che l'aria fresca potesse aiutarla. Purtroppo, il maledetto Siri aveva mentito di nuovo e aveva finito per congelarsi semplicemente il sedere.
Quindi ora sedeva impotente sul pavimento della cucina. Aveva abbandonato il divano dopo essersi dovuta alzare ripetutamente per prendere l'acqua. Ed era troppo stanca per muoversi. Il pavimento era bello e fresco sulle gambe. Sentì la porta d'entrata aprirsi e chiudersi. Quinn sarebbe stata probabilmente sorpresa di trovarla a casa così presto, così si lasciò sfuggire un gemito per far intuire alla donna che c'era.
Quinn apparve sulla porta della cucina un secondo dopo. Sembrava divertita, poi preoccupata quando si rese conto in che stato era Rachel. Rachel la guardò con gli occhi lucidi ed imbronciata.
“Mi hanno mandato a casa.” mormorò, inclinando la testa all'indietro appoggiandosi contro la lavastoviglie. Barnaby si sedette al suo fianco, sembrando abbastanza allegro. Rachel sarebbe stata contenta del fatto che si stava comportando così bene, se non fosse stato che si sentiva come se stesse morendo.
Quinn sembrava non avere idea di cosa fare, ma i suoi occhi nocciola erano molto preoccupati. Batté le dita suoi suoi pantaloni un paio di volte prima di avvicinarsi esitante, inginocchiandosi di fronte a Rachel.
“Perché sei seduta sul pavimento? In cucina?”
“Non lo so.” piagnucolò Rachel con voce lamentosa e Quinn trasalì.
“Um … “ Quinn pensò per un momento, facendosi più vicina. “Lascia che ti-voglio dire, posso-posso portarti sul divano?”
Rachel annuì e Quinn l'aiutò ad alzarsi con cautela. A quando sembrava il liquido che era nel suo petto, decise di scenderle nei polmoni, e Rachel si ritrovò a tossire. Quinn le strofinò la schiena con lentezza attendendo che finisse l'attacco, sostenendo Rachel abbastanza da arrivare al divano. Rachel osservò Quinn raddrizzarsi e mordersi il labbro, gli occhi che iniziavano a vagare per l'appartamento. Si stava toccando i pantaloni di nuovo.
“Stai bene, Quinn.” mormorò Rachel. Vide le dita fermarsi, ma era troppo stanca e scomoda per essere confusa quando Quinn girò sui tacchi e se ne andò. Rachel sospirò, o almeno ci tentò, finì solamente per fare un rumore gorgogliante, prima di pulirsi il naso con il braccio.
Improvvisamente una coperta l'avvolse. Si rese conto che era morbida e calda, e aveva giraffe verdi disegnate sopra e sorrise leggermente. Un minuto più tardi Quinn appoggiò una tazza di qualcosa che fumava sul tavolino, insieme ad una scatola di fazzoletti e un libro da colorare con i pastelli. Rachel cercò di sollevare un sopracciglio e Quinn arrossì.
“Mi piace colorare quando sto male.” disse semplicemente, prima di correre via di nuovo. Rachel ridacchiò, e poi si rese conto che era la cosa più dolorosa che avesse mai provato e si fermò di colpo. Quinn tornò nuovamente e si sedette sul tavolino di fronte a Rachel.
Sollevò un film che non era di Rachel, Chitty Chitty Bang Bang, e le sorrise.
“Uhm, probabilmente l'hai già visto. Ma si tratta di una macchina volante ed è un'avventura bellissima … e c'è un grosso cane birichino … e Dick Van Dyke.”
Rachel le rivolse il miglior sorriso di cui era capace in quel momento. Certo che l'aveva visto, era Rachel Berry e quello era un musical. Era lo stesso motivo per il quale annuì con entusiasmo quando Quinn accennò verso il lettore DVD.
Poi Quinn sollevò il suo orso, timidamente e mordendosi il labbro inferiore, con il volto rosso. Rachel tese le braccia debolmente, il broncio tremendamente visibile.
“Orso Pooh.” piagnucolò. Quinn sorrise e le passò il suo orso. Rachel lo abbracciò stringendoselo al petto, rannicchiandosi sotto la coperta. Chiuse gli occhi quando Quinn, con fare esitante, allungò una mano e le scostò i capelli dalla fronte. L'ultima volta che qualcuno si era preso cura di lei quando era malata, era stato qualche anno prima, ed era stato Noah … e in realtà non era stato “prendersi cura, ma più “sono venuto a svaligiarti il frigo e ad assicurarmi che non sia morta.”
Quinn si mise dal lato opposto del divano e Rachel automaticamente appoggiò i piedi sulle sue ginocchia. Li agitò in segno di protesta quando Quinn cominciò a solleticarle le dita. Barnaby, come previsto, si mostrò davanti al divano e Rachel si aspettò quasi che lui trotterellasse da Quinn, ma a quanto pareva era deciso ad essere fedele. Per il momento.
Una decina di minuti dopo, Rachel si addormentò, la faccia sepolta nell'orso di Quinn. Si svegliò qualche ora dopo per scoprire che, diavolo, faceva caldo. Gemette districandosi e gettando la coperta sul pavimento. Quinn, che l'aveva vista svegliarsi, non aveva detto nulla, si era sporta a raccogliere la coperta, piegandola con cura sul tavolino da caffè.
“Sei riuscita a dormire un po'.” disse infine Quinn.
“Non ho bisogno di dormire, ho bisogno della mia voce.” mormorò. Dio, si era trasformata in una bambina capricciosa. “Spegni la televisione.” gemette. Rachel sentiva la canzone di Chitty Chitty Bang Bang in sottofondo e se quello non era una cosa che faceva uscire di testa e ti spingeva sull'orlo della pazzia, beh, nient'altro avrebbe potuto.
Quinn rispettò il suo volere, Rachel aveva gli occhi chiusi, quindi non la vide, sentì solo la musica fermarsi.
“Vuoi andare a letto?” udì una vocina chiederle e lei annuì debolmente in risposta, ma non si mosse dalla sua posizione. “Posso-va bene se ti porto io?”
E ancora una volta, Rachel annuì. Strinse orso Pooh sentendo le sue braccia sotto le ginocchia e la schiena, prima di trovarsi avvolta nel calore che sapeva di orsetti gommosi che era Quinn. Quinn la mise nel letto, con le medicine al suo fianco, prima di tornare verso la porta.
“Um, buonanotte Rachel.” disse a bassa voce.
Rachel aggrottò le sopracciglia, il volto premuto nel cuscino. Lei non aveva idea di cosa stesse accadendo nello stato di delirio in cui si trovava e, oh mio dio, si gelava.
“Dove stai andando?” allungò un braccio e lo agitò prima di farlo cadere esausta. “Tu dormi qui.” mormorò.
Ci fu silenzio per alcuni minuti e poi Rachel sentì qualche fruscio, poi le luci si spensero e l'altro lato del letto si mosse. Sentiva Quinn giocherellare con le sue mani, toccando l'elastico sul polso, sentendo le unghie fare rumore.
“Quinn.” pregò Rachel ribaltandosi. Dio, faceva così freddo. Voleva di nuovo la coperta con le giraffe, l'aveva fatta sentire felice. Invece, Rachel si rannicchiò sul fianco di Quinn, stringendo la sua maglietta e pregando per un po' di calore.
Sentì Quinn irrigidirsi, e le ci vollero dei buoni cinque minuti, ma alla fine Quinn la strinse e finalmente sentì di nuovo caldo. Quinn la tirò più vicina e Rachel fu consapevole di starle respirando addosso, come un vecchio bulldozer, ma non le importava, perché Quinn odorava di dolci vermi gommosi.
Rachel si svegliò il mattino dopo, beh, nel primo pomeriggio, in un letto vuoto. Agitò il bracciò in attesa di che si scontrasse con qualcosa, ma niente, il rumore della porta attirò la sua attenzione. Rachel sollevò la testa e vide la figura sulla soglia, gli occhi erano offuscati e, per quanto ne sapeva, poteva essere un dannato mostro marino. Ma il mostro marino parlò.
“Ti ho fatto una scodella di frutta.” disse Quinn a bassa voce, prima di fare qualche passo in avanti. “Hai bisogno di mangiare. Ora … per favore.”
Rachel si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi e registrò che il naso le colava ancora, ma il mal gola era sparito. Si concentrò su Quinn accanto al letto, la ciotola nella mano tesa e la bocca leggermente aperta in attesa di una sua reazione.
Rachel sorrise leggermente e la prese. “Grazie, Quinn.” e questa sospirò di sollievo.
“Ti senti meglio?” occhi nocciola cercarono il suo viso.
“Mi sento meglio. Anche se sono ancora un po' … colante.” Rachel alzò lo sguardo quando Quinn le prese la mano. “Che cosa hai mangiato per colazione?”
Quinn guardò per terra. “Um.” Rachel alzò un sopracciglio. “Ti ho fatto dei biscotti zuccherati per tirarti su il morale, quindi ho dovuto … “
“Hai mangiato dodici biscotti per colazione.” affermò Rachel, cercando di nascondere il sorriso con un pezzo enorme di melone.
“No!” esclamò Quinn gli occhi ad incrociare quelli di Rachel. “Li ho conservati per te. Ho mangiato … l'impasto rimasto … “ si interruppe.
“Oh mio dio, Quinn! Non puoi mangiare un mucchio di pasta per biscotti per colazione! Questo è ridicolo!”
“Mi piace.” disse con un piccolo sorriso. “Ed è anche meglio degli stessi biscotti.”
Rachel roteò gli occhi. “Ti farà sentire male. E ecco che ti dovrò prestare il famigerato Fuzzy* a tre gambe per dormire ed diventerai la favorita di Barnaby di nuovo. E per di più non vado molto d'accordo col vomito, scatenerebbe una reazione a catena.”
Quinn sembrò adeguatamente punita, visto che prese a dondolare avanti e indietro suoi talloni, facendo scattare l'elastico che aveva sul polso.
Rachel fece un cenno sorridendole più calorosamente. “Ora, aiutami a finire questa frutta, perché mi hai messo qualcosa come tipo nove meloni qui dentro e non posso mangiarli da sola.”
Rachel, in realtà, poteva mangiare melone da sola per tutto il giorno.
AngoloAutrice
Non sono carinissime??
In questa FanFiction trovo favolosa Rachel con i suoi pensieri folli e sono innamorata persa di questa strana, dolce e timida Quinn *__* fateci sapere che ne pensate, che l'autrice è ansiosa di sapere come reagisce il fandom italiano!
Prima di lasciavi in mano alla mia socia, volevo fare alcune precisazioni riguardati il capitolo, perché questa FanFiction è meravigliosa, ma ci sono tanti riferimenti che spesso fatico anche io a capire XD. Ho messo gli asterischi e sono sicura che li abbiate notati!
Prima * : Froot Loops. - Sono una marca di cereali che in questa FanFiction Quinn è solita mangiare. Sinceramente non mi sembrano il massimo, ma sono gusti u.u
Secondo * : Rachel jitterbugged around the kitchen per chi conosce la canzone degli Wham – Wake Me Up Before You Go, sa che la parola jitterbugged è una parola che il cantante ripete spesso nel testo. Letteralmente vuol dire ballo degli anni 80, ma sinceramente non avevo idea di come tradurlo quindi ho optato per qualcosa di semplice. Mi sembrava giusto dirvelo però!
Terzo * : Fuzzy: http://www.flickr.com/photos/48336728@N06/5762795399/ questo è il Fuzzy di cui parla Rachel, ci ho messo un po' capire che diavolo fosse, ma ci sono riuscita XD. Non capisco perché Rachel debba avere quell'orrore nell'armadio ma va bene lo stesso. Per sapere di cosa parlo, leggete il capitolo precedente, Rachel lo nomina quando Quinn le presenta l'orso Pooh.
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Capitolo 5 *** My Bears ***
Capitolo
5: My Bears- I miei orsi
Per
il giorno della prima, Rachel era tornata in perfetta forma, solo un
pochino più fuori di testa del solito perché,
beh, santo Dio, era
la Prima. Rachel camminava su e giù per il suo camerino,
aspettando
che i suoi amici andassero a trovarla, sicura che avrebbe avuto
qualche problema di salute.
Arresto
cardiaco? Soffocamento? Improvviso attacco d’epilessia sul
palco?
Rachel
girò su se stessa quando la porta si aprì,
vedendo Kurt che si
fermava e rimaneva a fissarla. Dio, doveva sembrare una maniaca.
“Muoviti,
Hummel.” disse una voce dietro di lui. “Fa un caldo
d’inferno
in questo corridoio”
Kurt
roteò gli occhi, ma entrò nella stanza
“Wow, fantastico, Santana”
Brittany
e Santana lo seguirono nella stanza e Rachel fermò il suo
vagare
abbastanza a lungo per salutarli con un sorriso nervoso.
“Allora,
hai già dimenticato le tue battute?” chiese
Santana. Sembrava
annoiata e prese a rovistare tra le cose sul cassettone di Rachel.
“Oh
mio Dio, Santana!” esclamò Kurt “Non si
chiede una cosa del
genere prima di uno show!”
"Beh,
si spera che la risposta sia no.” disse distrattamente
Santana,
intascandosi uno degli smalti di Rachel e aprendo uno dei cassetti.
“Sono
perfettamente preparata per questo, grazie mille Santana. Mi sono
preparata per ventiquattro anni, a dire il vero. Ed è
perfettamente
sano essere pieni di tensione nervosa prima di uno show.”
Rachel
decise di non menzionare come si stesse diagnosticando disordini
medici qualche minuto prima.
Santana la studiò con qualcosa
tipo orgoglio negli occhi, orgoglio fortemente mascherato e nascosto,
o intossicazione alcolica, poi riprese a rubarle le cose.
Kurt
prese una delle mani di Rachel nelle sue “Sei un bagel* in un
piatto pieno di pane alla cipolla, Rachel. Sei nata per questo, e noi
siamo orgogliosi di te, e sarai fantastica. Oh e io lo
filmerò
illegalmente con la schifosa videocamera di Puck perché
Mercedes mi
sta minacciando di violenza fisica”
Rachel lo attirò in un
abbraccio. “Grazie, Kurt.” lo lasciò
andare quando la porta si
aprì di nuovo e Quinn entrò esitante con le mani
nelle tasche del
cappotto. Sorrise quando vide Rachel. Rachel prese a camminare verso
di lei.
“Hey,
è Quinn!” esclamò Brittany, superando
Rachel e fermandosi con un
salto di fronte a Quinn. Non provò a toccarla, rimase solo
lì a
guardarla con un sorriso splendente e caldi occhi azzurri.
“Ciao,
Brittany.” disse Quinn, con le labbra leggermente curvate in
un
sorriso.
“Come
stai?” chiese Brittany.
Rachel
stava per scoppiare a ridere. Non aveva mai sentito Brittany
chiederlo in tutta la sua vita; erano quei noiosi convenevoli che,
solitamente, Brittany semplicemente saltava. Rachel lanciò
uno
sguardo a Kurt, che sembrava un po’ nervoso. Santana, con le
tasche
appesantite dalla roba di Rachel, studiava le due bionde con un
sorriso. Rachel poteva vedere le dita di Quinn muoversi nelle sue
tasche.
“Ehm,
sto bene, tu?”
“Sto
benissimo! Ma devo andare adesso, perché San ha detto che
possiamo
prendere dei churros** se riesco a mangiarlo prima che inizi lo
spettacolo. Quindi, ciao Quinn, ciao Rachel!”
Brittany
afferrò la mano di Santana e saltellò fuori dalla
porta. Kurt si
lasciò cadere sul divano e Rachel si avvicinò a
Quinn, che la
attirò in un abbraccio appena fu abbastanza vicina.
“Grazie
per essere venuta!” disse appena si separarono.
Quinn
sorrise “Era ovvio. Sarei arrivata prima, ma Barnaby, ehm, ha
mangiucchiato le scarpe che volevo mettere … quindi ho
dovuto
cambiare il vestito … ”
“Beh,
sei meravigliosa.” disse Rachel, sorridendo, mentre Quinn
arrossiva
e abbassava lo sguardo sui suoi piedi. “Starai bene qui?
Voglio
dire, sei a tuo agio, tra il pubblico?” chiese, leggermente
più
piano.
Kurt non stava prestando attenzione. Stava armeggiando
con una videocamera che sembrava non fosse stata usata dal 1992.
Le
orecchie di Quinn diventarono rosa, intonandosi con la sua faccia.
Annuì timidamente “Starò bene. Tu sarai
fantastica, Rach, e io mi
focalizzerò sulla tua voce.”
Rachel
controllò il suo viso per un momento, cercando qualsiasi
segnale che
indicasse che Quinn non stava bene. Sorrise quando gli occhi nocciola
incontrarono i suoi e si girò verso Kurt battendo le mani.
“Okay,
ho venti minuti, ragazzi! Kurt, se accompagni la signora ai vostri
posti, ci vedremo dopo lo spettacolo. Cena, giusto?”
Kurt
annuì, alzandosi. “Vai e diventa una stella,
Rachel.” disse,
offrendo il suo braccio a Quinn con un caldo sorriso. Quinn lo
afferrò e salutò Rachel con un lieve gesto della
mano prima che i
due lasciassero il camerino. Rachel riprese il suo vagare, contando i
minuti che mancavano allo show.
*****
Lo spettacolo
andò perfettamente, con l’unico disturbo
proveniente da una donna
ubriaca nel pubblico che sembrava avesse l’impressione di
star
vedendo “La Sirenetta”. Rachel era orgogliosa di
sé stessa, e
del suo cast, ovviamente. Era legittimamente preoccupata che ci fosse
troppa adrenalina che scorreva in lei quando fecero l’inchino
alla
chiamata alla ribalta, e che sarebbe svenuta sull’orchestra.
In
quel momento vide i suoi amici tra il pubblico che applaudivano
furiosamente. Puck stava fischiando, Santana cercava di mascherare il
fatto che stava piangendo, Quinn sembrava solo molto orgogliosa di
lei.
Quinn
appariva ancora orgogliosa mentre si sistemavano ad un tavolo in uno
stravagante ristorante per il quale avrebbe pagato Kurt, il cui nome
nessuno riusciva a pronunciare. A Rachel non importava. Avrebbe
mangiato anche dei petali di rosa se glieli avessero messi sul piatto
in quel momento. Era un ristorante affollato e diventava sempre
più
rumoroso mentre continuava a riempirsi di persone.
“Berry,
hai un cavolo di cartellino sul vestito.” dichiarò
calma Santana,
leggendo attentamente il suo menù.
Puck
sbuffò quando lo vide.
“Oh
mio Dio.” gemette Rachel, guardando sopra la sua spalla e
togliendo
attentamente il cartellino. Attentamente, perché una volta
aveva
tirato via un cartellino e aveva dovuto camminare fino a casa con un
buco semi-pornografico sul dietro del suo vestito. “Ragazzi,
avreste dovuto dirmelo prima."
Santana la schernì “Sei
fortunata che te lo abbia detto adesso.” mormorò.
Rachel
sospirò. Non riusciva a capire metà del
menù; probabilmente si
sarebbe ritrovata con quattro bocconi di cibo circondati da nove
libbre di decorazioni.
“Voi
cosa prendete, ragazzi?” chiese Rachel a tutto il tavolo.
“Cordon
bleu.” rispose Kurt istantaneamente “Ripieno di
prosciutto e
paprika.”
Puck
gli lanciò un’occhiata e annuì con la
testa “Sì, prenderò
anch’io quello.”
“Bistecca
di maiale con noci e brie au gratin” disse Santana
“Penso. A meno
che non significhi qualcosa come zoccoli di maiale fritti o qualcosa
del genere.”
“Mmmmh”
disse Rachel, cercando di ignorare quell’immagine
“E tu, Quinn?”
Quinn
alzò gli occhi dal menù “Um,
prenderò un grilled cheese”***
“Seriamente,
biondina? Siamo in questo ristorante costruito per dei cavolo di re e
tu scegli il grilled cheese?” osservò Santana
incredula.
Rachel
doveva ammettere che il grilled cheese suonava meglio che gli zoccoli
di maiale fritti che, probabilmente, Santana avrebbe accidentalmente
ordinato.
Quinn
aggrottò le sopracciglia e concentrò di nuovo il
suo sguardo sul
menù. “Non mi piace nessuna di queste cose
particolarmente.”
disse tranquillamente “Posso cambiare, prenderò
… ”
“No.”
la interruppe Rachel, prendendo il menù di Quinn e
piegandolo a metà
“Prendi quello che vuoi, Quinn. Probabilmente ci ritroveremo
tutti
a desiderare di aver ordinato il menù dei bambini.”
Quinn
annuì con gli occhi ancora fissi sul tavolo. Rachel
ordinò
tortellini con ricotta e spinaci, e quando arrivò il cibo
tutti
furono contenti di scoprire che avevano interpretato correttamente il
menù. La salsa sul cibo di Brittany e Santana fece quasi
vomitare
Brittany, ma comunque ne grattò via la maggior parte e si
sistemò
tutto. E non ci furono zoccoli di maiale.
Quinn
iniziò a giocare con le sue posate all’incirca a
metà della cena,
muovendo il cucchiaio su e giù con le dita e facendo
saltellare le
ginocchia. Il ristorante si stava facendo veramente
rumoroso.
“Quinn.” disse Rachel tranquillamente, mettendo
la mano sopra al cucchiaio in modo che Quinn non potesse prenderlo.
Quinn si fermò e riprese a masticare il suo panino, gli
occhi fissi
sulla mano di Rachel.
“Quinn
è tutto okay.” Rachel prese la mano libera di
Quinn per evitare
che riprendesse a giocare con le posate. Sorrise dolcemente quando
Quinn incrociò il suo sguardo e ammiccò quando
spostò il cucchiaio
vicino a Kurt e lontano dalla portata sua portata.
“Quindi,
Quinn.” iniziò Puck a voce alta, guardando le due
con un ghigno
“Rachel era parecchio sexy su quel palco stasera,
eh?”
Kurt
si soffocò con il cibo e Brittany lo picchiò
sulla schiena. Quinn
arrossì immediatamente, ma sorrise e guardò
Rachel.
“Era
fantastica.”
Puck
annuì come se stesse aspettando che lei continuasse, o
mettesse in
atto qualche tipo di fantasia. Rachel lo guardava sospettosa.
Sorprendentemente,
Quinn continuò “Penso di non aver mai sentito una
voce come la
tua, Rachel. E’ così … è
come - mi fa sentire felice dentro.”
Quello
fu il momento per Rachel di arrossire. Puck stava ancora
sghignazzando come un pazzo.
“So
che sei andata alla Tisch ma, ehm, cantavi anche al liceo,
giusto?”
Rachel
stava ancora tentando di far tornare la sua faccia al suo colore
normale, quindi fu Brittany rispose per lei. “Cavolo,
sì che lo
faceva! Era il capitano del nostro Glee Club. Abbiamo vinto le
nazionali l’ultimo anno, il che penso sia stato
più che altro per
la mia danza, ma immagino che anche Rachel abbiamo fatto un buon
lavoro cantando.”
Santana
annuì come una che la sapeva lunga.
“Oh
Dio, Brittany, mi stai procurando dei flashback sul liceo.”
Kurt si
massaggiò le tempie “Parli ancora con Finn, giusto
Rachel?”
Rachel annuì. Puck individuò la confusione sul
volto di Quinn “Il fratellastro di Kurt. Il mio migliore
amico. Il
suo ex.” spiegò succintamente. Quinn
aggrottò le
sopracciglia.
“Sono grata per tutto quello che è successo
al liceo. Ho superato quegli ostacoli e adesso sono la star di un
revival di Funny Girl a Broadway.” Rachel
enfatizzò le sue parole
gesticolando con le mani. Era ancora leggermente eccitata.
“Ho
lasciato indietro i bulli e sono esattamente dove volevo
essere”
sorrise a Quinn e sottolineò la sua frase sbattendo con
forza il
tovagliolo sul tavolo.
“Sei stata vittima di bullismo?”
chiese Quinn. Sembrava sconvolta.
Rachel
si morse il labbro e guardò Santana. “Prima del
Glee, non avevo
molti amici, ed ero una specie di bersaglio facile, sai. Ma la gente
rinsavì, realizzò che un giorno sarei diventata
una grande star, e
che sarebbero stati fortunati a potermi lavare il cane. Mi sono
goduta l’ultimo paio d’anni del liceo. Oh,
sì, e Barnaby ha
bisogno di un bagno.”
Rachel
diede un colpetto sulla spalla a Quinn, rassicurante, anche se la
bionda continuava a sembrare un po’ triste. “Posso
comprarti un
gelato?” chiese Quinn.
Rachel
esitò. Quello non c’entrava niente. Poi si
illuminò perché,
insomma, chi può dire di no a un gelato. Quinn si
rallegrò quando
Rachel annuì e finì il suo grilled cheese
contenta.
Dopo
cena, Rachel stava a lato del carretto dei gelati con Santana, mentre
tutti gli altri prendevano i loro coni. Santana faceva tintinnare gli
smalti rubati a Rachel nelle tasche del suo cappotto, canticchiando
con non-chalance.
“Dunque,
sei consapevole che piaci a quella ragazza, vero?”
Rachel
sollevò un sopracciglio “Beh, lo spero, visto che
è la mia
coinquilina.”
Santana
rise “No, Berry. Quella ragazza ti guarda come se fossi una
fottuta
dea, quando non si rannicchia da qualche parte come una
stramba.”
“Hey!”
Rachel la guardò furiosa e spinse Santana giù dal
marciapiede.
Santana alzò le mani per difendersi.
Per
una frazione di secondo, Rachel considerò l’idea
di spingerla
davanti a un ragazzo sulla bici, che sembrava che stesse comunque
travolgendo la folla.
“Cavolo!”
Santana ritrovò l’equilibrio “Sto
scherzando. Calmati. Lei … ”
Rachel
immaginò che Santana avrebbe detto qualcosa come
“è dolce” o “è
carina”
“...
sembra che sappia di zucchero filato.”
Okay,
il tizio sulla bici era quasi lì. Rachel si
preparò a spingere
Santana sulla sua traiettoria.
“No,
no, no. Tipo, dolce, come hai detto tu. Troppo carina.
Zuccherosa.”
Santana si allontanò da Rachel mentre si spiegava.
“Come
si può essere troppo carini?” mormorò
Rachel.
Santana
sogghignò, adesso salva, alcuni passi distante dalla pista
ciclabile. “E’ perfetta per te, Berry. Solo
assicurati di farmi
sapere quando, finalmente, scoprirai di cosa sa realmente.
Okay?”
Rachel
arrossì e camminò sul marciapiede, mentre Santana
scappava per
prendere il suo enorme gelato, con sopra le gomme da masticare, da
Brittany. Quinn la raggiunse e allungò a Rachel un cono alla
fragola
con un lieve sorriso. Rachel non riusciva a ricordare
l’ultima
volta che qualcuno le aveva comprato il gelato. Prese la mano di
Quinn per evitare che afferrasse l’orlo della manica e
raggiunsero
il resto dei loro amici per la camminata fino a casa.
*****
Il
week end successivo, la domenica mattina trovò Rachel che
rotolava
su una palla gigante nel suo salotto. Si era ripromessa che avrebbe
fatto un po’ di yoga, ma aveva scoperto che era molto
più
divertente rimbalzare in giro come una bambina di quattro anni. Stava
provando a rimanere in equilibrio sulla palla, sulle mani e le
ginocchia, come una foca, quando Quinn emerse dalla camera che,
fondamentalmente, condividevano.
Sbuffò
appena vide Rachel e si coprì velocemente il naso. Rachel si
spaventò, perse l’equilibrio, rotolò
giù dalla palla e sbatté
il piede sul muro con così tanta forza che si sorprese di
non averci
fatto un buco. Rimase distesa sul pavimento con una specie di sorriso
shockato, ascoltando Quinn che rideva in cucina. Alla fine Quinn
emerse con una tazza di Sugar Puffs**** asciutti e un bicchiere di
latte al cioccolato. Si sedette sulla palla vicino a Rachel.
“Stai
bene?” Rachel strinse gli occhi, ma sorrise. Non le ci era
voluto
molto per riprendersi. Quinn non sembrava tanto preoccupata, visto
che stava tentando di trattenere un sorriso.
Rachel
annuì e si massaggiò il piede.
“Perché
hai quasi demolito il nostro muro?”
Rachel
sbuffò “Non ho quasi demolito il nostro muro,
Quinn. L’ho
colpito … un po’ duramente.”
“Con
la forza di una palla demolitrice.”
Rachel
si sedette e guardò Quinn con un’espressione
esageratamente
infastidita. Osservò Quinn riempirsi le guance di Sugar
Puffs come
un criceto.
“Sei
chiacchierona stamattina.”
Quinn
sorrise timidamente e scrollò le spalle, gli occhi che
saettavano
per la stanza. Gesticolò verso la seconda palla che Rachel
aveva
pianificato di usare, insieme alla prima, per rotolare attraverso il
soggiorno come una macchina medievale. Seriamente, quando si era
svegliata, inconsciamente sapeva che non sarebbe stata fatta yoga
quel giorno.
“Posso
provare?” chiese Quinn
“Certamente.”
Rachel gesticolò con le mani “Non farti male. E
non bucare il
muro. E non … ”
“Caspita,
parla per te stessa. Non sono goffa come te.” disse Quinn
distrattamente, appoggiando la fronte sulla palla e rotolando un
po’.
Si stava ancora infilando i cereali in bocca, adesso a un angolo
così
strano che Rachel pensava meritasse un premio.
Rachel
alzò le sopracciglia e rise. Le piaceva quella Quinn. Quinn
estroversa. “Okay, sei tu quella che è inciampata
su Barnaby ieri
e che ha quasi distrutto il nostro tavolino da caffè nel
mentre.”
Quinn
la ignorò e, invece, chiamò Barnaby da loro. Lui
saltellò
attraverso il soggiorno allegramente, annusando la faccia di Quinn
finché lei non gli diede un Sugar Puff e Rachel
arricciò il naso.
“Oh,
e la settimana scorsa sei sgattaiolata fuori dal letto nel bel mezzo
della notte per andare al bagno, hai sbattuto il dito del piede sulla
vasca e hai tirato giù la mia tenda della doccia! Quinn, per
alcuni
secondi ho davvero pensato che ti stessero uccidendo.”
Rachel
era serissima. Aveva avuto flashback di Psycho per tutta la notte.
Quinn era una delle persone più goffe che avesse mai
conosciuto.
“Okay,
sono goffa.” Quinn era di schiena sulla palla, ora, che
provava a
rimanere in equilibrio senza appoggiare nessuno degli arti sul
pavimento. Rachel sapeva che era una terribile idea. “Ma
tu-”
Ed
eccola li, pensò Rachel. Quinn scivolò indietro
sulla palla,
rovesciò i suoi Sugar Puffs per tutta la stanza e
sbatté la testa
sul muro con un forte tonfo. Rachel rimase senza fiato, ma poi Quinn
iniziò a ridere, e la preoccupazione di Rachel si
trasformò in
divertimento. Con un po’ di fortuna non c’erano
stati traumi
neurologici. Se c’erano stati, beh, probabilmente ne era
valsa la
pena.
Poi
Rachel scoprì di non potersi trattenere. La risata di Quinn
era
forte, libera e melodica, e la bionda si stava tenendo la testa, cosa
che, okay, forse avrebbe dovuto controllare, ma era solo Quinn che
faceva Quinn. E Rachel lo adorava. Rise con lei, finché
Barnaby
iniziò a mangiare i cereali sparsi per la stanza e Rachel
dovette
intervenire prima che si facesse del male e vomitasse nelle sue
scarpe.
“Quinn.”
cercò di usare un tono duro, ma le uscì una cosa
affannata per aver
riso troppo “Raccogli i tuoi dannati cereali. Piantala di
insegnare
al mio cane le tue terribili abitudini alimentari.”
Quinn
si alzò a sedere e si guardò attorno, la faccia
rossa. Il suo
sorriso si spense alla vista del disastro “Oh …
no, scusa.”
Rachel
la osservò iniziare a muoversi in giro raccogliendo i
cereali uno ad
uno. Rachel fece una smorfia quando Quinn ributtò una
manciata di
cereali contaminati dal pavimento nella scatola. I cereali che erano
stati sul pavimento per più di dieci secondi. E poi stretti
nella
mano di Quinn. DI nuovo in quella dannata scatola. La scatola con un
orso con il cappello blu.
“Perché
ti piacciono gli orsi, Quinn?” chiese Rachel distrattamente,
raccogliendo i Sugar Puffs più vicini a lei.
Quinn
strofinò le mani sui pantaloncini del pigiama e
sparì dietro al
divano “Ehm, non lo so.” disse esitante la voce
senza corpo di
Quinn “Loro sono … loro sembrano teneri, sai.
Sembra come se si
potesse -se si potessero abbracciare. Cose così.”
Rachel
sorrise. Provò a non immaginare Quinn che veniva attaccata
da un
grizzly dopo aver provato ad abbracciarlo.
“Tu
sei come un orso, Quinn.” osservò. Rachel era
troppo pigra per
alzarsi in quel momento, quindi, semplicemente, infilò
discretamente
la sua manciata di Sugar Puffs nella bocca di Barnaby, mantenendo lo
sguardo sul divano per tutto il tempo.
La
testa di Quinn spuntò fuori un momento dopo, seguita dal suo
corpo.
Il suo naso era arricciato per la confusione. Rachel decise di
chiarire il concetto. Apparentemente dire a qualcuno che è
come un
orso non aveva un significato molto chiaro.
“Sei
tranquilla. E goffa. Ovviamente.” Rachel fissò
direttamente Quinn
mentre la bionda sedeva sul pavimento all’altro lato del
tavolino.
Quinn arrossì. “Voglio dire, gli orsi non sono
goffi, ma sai, ti
possono tramortire con una zampa, giusto?”
Rachel
non ne aveva idea. Non era una fottuta zoologa, cavolo. “In
più
sei tenera, solitaria, sai, cose da orso.”
Quinn
la fissava “Sono tenera?”
Rachel
ridacchiò, rotolando la schiena sulla palla gigante dietro
di lei.
“Sì.”
Quinn
sorrise e si perse nei suoi pensieri per un momento. Rachel la
guardava con interesse.
“Beh,
allora sei un orso anche tu.” disse alla fine Quinn.
Dio,
cosa aveva iniziato Rachel? No, cosa avevano iniziato quei cavolo di
Sugar Puffs!
“Gli
orsi possono essere rumorosi, a volte, e … energici, sai.
Credo che
ruggiscano. Ruggiscono?” Quinn guardò Rachel con
curiosità.
Rachel le rispose con una un'espressione da “cosa diavolo ne
posso
sapere”. Non aveva idea se gli orsi ruggissero.
Quinn
si strinse nelle spalle e continuò contenta
“Possono essere
fastidiosi, sai, del tipo “ti inseguo nel bosco
finché muori”,
cose del genere."
Rachel
sbuffò e Quinn sorrise. Rachel non aveva la pazienza di
inseguire
qualcuno nel bosco finché non moriva.
“E
sei tenera a volte, quando non ti pettini. Specialmente la mattina. E
hai grandi occhi marroni. E, non so, l’orso Pooh canta, a
volte. E
ci scambiamo dei bei abbracci da orsi.”
Rachel
la guardava con il sorriso mentre Quinn divagava, il rossore che
aumentava furiosamente, poi strinse la donna in un abbraccio da orso
quando finì. “Ti chiamerò Big Bear, da
adesso.” proclamò,
tirandosi indietro e scompigliando i capelli di Quinn. Rachel stava
scherzando solo a metà. Era davvero appassionata di
soprannomi;
Santana era stata conosciuta per tre anni come “puzzola”
al college.
Quinn
sorrise e piegò la testa prima di incrociare gli occhi di
Rachel.
“Allora
tu sei Little Bear.” disse Quinn, logica. Merda, cosa aveva
combinato Rachel. Fottuti soprannomi.
Non
poteva rinnegare la faccia eccitata di Quinn, però.
Maledetti Sugar
Puffs. Sorrise a Quinn e annuì consenziente.
“Adesso.”
disse Rachel, cercando di apparire seria “Raccogli il resto
dei
tuoi Puffs, Big Bear, o arriveranno le formiche.”
Quinn
obbedì e Rachel le diede una mano. Li buttarono nella
spazzatura
questa volta, da “adulti responsabili” quali erano.
Poi Quinn
spinse Rachel di nuovo sulle palle e iniziò una gara a chi
saltava
più in alto. Dovettero chiamare Puck quando Quinn fece un
buco nel
muro con il gomito, ma ne era valsa la pena.
__________________________________
Note:
*Il
Bagel
è una pasta lievitata, a forma di grosso anello, bollita
brevemente in acqua e poi cotta al forno.
**
Il churro
è un spuntino dolce, tipico della cucina spagnola, a base
di una pastella fritta spolverata di zucchero, che viene venduto
anche sulle bancarelle lungo la strada.
***
Grilled
cheese l’ho lasciato così per scelta,
perchè tradotto
sarebbe “Formaggio grigliato”, ma non è
quello che loro
intendono. Quello che loro chiamano Grilled cheese è in
realtà una
specie di toast...insomma, ce lo ricordiamo tutti il “Grilled
Cheesus” di Finn, no? Nel dubbio vi metto la foto:
****I
Sugar Puffs sono dei cereali ricoperti di una glassa al miele
e
zucchero di canna...i nostri Cheerios, insomma! Solo che sulla
scatola di questi c’è sto coso (che a me tutto
sembra, tranne che
un orso, comunque...) che vi lascio interpretare:
*****
Big Bear e Little Bear: di comune accordo abbiamo deciso di tenere i
due soprannomi così come sono in originale,
perchè tradotti non ci
suonavano un granché e poi ci sembra non rendano bene
l’idea della
FF, quindi rimarranno così per tutta la storia. Confido
nelle vostre
conoscenze, ma, nel dubbio, Big bear= Grande orso e Little bear=
Piccolo orso (letteralmente parlando).
Angolo
della traduttrice:
Cavolo,
quante note! Cooomunque...
Buonsalve!
Qui è _LaEle_ che scrive.
Come
vi aveva già anticipato la mia collega, questo capitolo
è toccato a
me, quindi eccomi qui, saltata fuori dal nulla a condividere con voi
questa meraviglia di Fan Fiction.
Vi informo che ho intenzione di
tradurre anche le shot della stessa autrice, quindi tenete
d’occhio
questo profilo, perché io le trovo fantastiche e credo che
meritino
parecchio!
Detto questo...fateci sapere cosa ne pensate del
capitolo (quello che ci dite, poi noi lo rigiriamo
all’autrice,
quindi ogni vostra parola conta) e se avete qualche critica da fare
sulla traduzione, fatela!
Lascio
la parola alla mia collega … ci vediamo al capitolo 7!
|
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Capitolo 6 *** This Could Be the Real World Now ***
Capitolo 6 - This Could Be the Real World Now
Rachel
non aveva idea di quando il Fruit-by-the
foot fosse diventato così
corto. Quando era una bambina sembravano essere così lunghi,
come se
lei avesse potuto usarlo come cintura e farci dei fiocchi e farlo
durare tutto il giorno. Certo, spesso le persone avevano riso di lei
e l'avevano persa in giro, ma erano massicce strisce di
bontà
fruttata, fabbricata per far impazzire anche gli Dei e a lei erano
sempre piaciute molto.
In
quel momento, ne stava rubando un po' della scorta di Quinn,
perché
era ora di pranzo o semplicemente perché il cibo cinese
avanzato era
vecchio ormai di quattro giorni, ed era sicura che fosse passato
prima per Barnaby. Si sorprese quando il telefono squillò,
lasciando
così cadere la sua palla di Fruit-by-the-foot sul pavimento.
Porca
vacca. Possibile che Quinn sapesse che stava rubando il suo cibo
disgustoso?
“Pronto?”rispose
Rachel piena d'apprensione guardandosi intorno in cerca di telecamere
nascoste.
“Salve,
parlo con Rachel Berry?” chiese un ragazzo in tono
preoccupato.
“Si,
sono Rachel.” rispose, gettando il suo spuntino nella
spazzatura e
cercando qualcosa di diverso.
Dio,
Quinn aveva quattro scatole di dannatissimi Hostess
Cupcakes. Questo
non era possibile. Rachel contemplò l'idea di buttarli tutti.
“Il
mio nome è Barry. Lavoro con la tua amica Quinn. Uh, lei ti
ha
indicato come suo contatto d'emergenza e ha come dire, un problema in
questo momento.”
Rachel
elaborò la cosa giusto mezzo secondo, gli occhi ancora fissi
suoi
Cupcakes. “Che cosa? Cos'ha che non va? Sta bene? Qualcosa
l'ha
morsa?”
Il
primo pensiero di Rachel fu. 'OhMioDio ha preso la rabbia da un
cucciolo selvatico e ha la bava alla bocca.' Stava già
raccogliendo
le sue cose prima che il ragazzo potesse rispondere.
“No,
sta fisicamente bene. Sta avendo, come non so, un attacco di panico o
qualcosa del genere … uno veramente forte. C'è,
non so, qualcosa
che non va in lei?” chiese Barry esitante
Rachel
stava per urlare un fiducioso “No!” ma si rese
conto che non ne
aveva idea. “Sto arrivando!” disse invece, correndo
fuori dalla
porta, chiudendola giusto in tempo prima che Barnaby la
seguisse.
Solo a due isolati di distanza si rese conto che
indossava i suoi pantaloni del pigiama e una maglietta da bambina di
sei anni. Rachel entrò nella reception e si fermò
davanti alla
donna dietro la scrivania.
“Ciao,
sono Rachel.” le disse in fretta, guardandosi intorno in
cerca
della sua amica o di animali feroci lasciati liberi.
“Oh,
Rachel, puoi venire con me.” le rispose la donna alzandosi e
accompagnandola attraverso alcune doppie porte, attraverso una stanza
con molti animali e in una piccola camera con un frigorifero e un
tavolo.
Un ragazzo alto, che sicuramente doveva essere Barry,
gironzolava vicino alla porta. Sembrava molto contento di vederla.
Rachel si guardò attorno e vide Quinn seduta sul pavimento
contro la
parete infondo, le ginocchia tirate fino al petto, le mani sulle
orecchie. Non riusciva a vederle il volto, ma si diresse rapidamente
verso di lei, inginocchiandosi ai suoi piedi. Barry e la receptionist
le osservavano dalla porta.
“Quinn.”
la chiamò a bassa voce.
Sentiva
Quinn respirare rapidamente nelle sue ginocchia, le dita dei piedi
toccavano il pavimento di tanto in tanto. Quinn non le rispose,
probabilmente perché non la sentiva.
“Hey.”
provò di nuovo Rachel, allungando una mano e appoggiandola
leggermente sulla testa di Quinn.
Quinn
si ritrasse cominciando a dondolare, ora stava sicuramente piangendo.
Rachel non aveva idea di cosa fare.
“Cos'è
successo?”chiese voltandosi verso Barry, completamente
impotente.
Lui
scosse la testa. “No-non lo so, io non c'ero. C'era questo
gruppo
di ragazzi che è venuto in gita e sono stati molto rumorosi,
e lei …
è venuta qui e non si più mossa …
”
Quinn
sembrava affannata e Rachel si sporse in avanti e con cautela le
tolse le mani dalle orecchie. Quinn nascose più
profondamente il
viso fra le ginocchia e scosse la testa violentemente.
“Quinn,
tesoro, hai bisogno di respirare.” la supplicò
Rachel. “Va tutto
bene, sei al sicuro, non c'è nessun altro nella
stanza.” fece un
gesto verso Barry e la receptionist facendo loro capire di uscire,
senza staccare gli occhi dalla testa dorata di fronte a lei.
“Quinn
per favore guardami.” le chiese con dolcezza.
Quinn
alzò la testa giusto quel tanto che bastava per poter
concentrare
l'attenzione sulla maglietta di Rachel. Era senza fiato e le lacrime
le scorrevano liberamente lungo le guance. Rachel si
avvicinò ancora
di più cambiando tattica, cercando di capire se Quinn era in
grado
di parlare, in tal caso era sarebbe stata anche in grado di
respirare.
“Guardami
negli occhi, Quinn.” le disse.
Gli
occhi di Quinn guizzarono ai suoi, rossi, nervosi e spaventati. Il
corpo dondolava avanti e indietro ogni volta che ansimava, e le sue
mani correvano sulle ginocchia con ansia.
Rachel
le afferrò e le tenne strette. “Parlami del tuo
animale preferito,
Quinn. Il mio è il leone, qual'è il
tuo?”
Quinn
gemette e cercò di ritirare le mani, scuotendo la testa e
schiacciandosi di più contro la parete. Rachel era vicina
alle
lacrime a sua volta.
“No,
no, tesoro. Ascoltami Big Bear, lo so che ti piacciono gli animali,
voglio sapere qual'è il tuo preferito.” Rachel
strofinò i pollici
dolcemente sulle mani di Quinn, in attesa di una risposta.
Quinn
fissò il pavimento dondolandosi ancora avanti e indietro,
agitando
anche le gambe. Rachel guardò
le lacrime cadere sulle piastrelle.
“Mhm
– io non – mhm … i c-cani.”
balbettò Quinn fra gli ansiti.
“Okay!
Okay, va bene tesoro.” Rachel le strinse le mani.
“Che cosa ti
piace dei cani?”
Quinn
rallentò il dondolio e chiuse gli occhi per pensare e
gemette di
nuovo.
“Va
tutto bene.” disse Rachel a bassa voce, tolse una mano dalla
sue e
le arruffò i capelli biondi; Quinn abbassò la
testa.
“Lor-loro
sono amichevoli … e-fel-felici.”
Rachel
sorrise. “Si, è vero. E che mi dici di Barnaby?
Che trucchi sa
fare?”
Non
voleva sembrare così accondiscendente, voleva solo che Quinn
sorridesse.
Quinn
si lasciò sfuggire una risata.
“Ballare.” il suo respiro era
affannoso e teneva gli occhi chiusi concentrandosi sulla
respirazione.
“Proprio
così.” Rachel sorrise dolcemente. “E che
cosa hai dato a Barnaby
per colazione stamattina?”
Quinn
non rispose, continuava a dondolarsi ad occhi chiusi. Rachel le prese
il mento fra le dita, alzandole la testa e attendendo che Quinn
aprisse gli occhi. Aveva smesso di piangere, ma erano ancora rossi e
vitrei, così le sorrise incoraggiante.
“Mhm,
alcuni-alcuni dei miei Cheetos, e, uhm, c-cibo per cani e
sciroppo.”
Rachel
non riuscì a trattenere un'espressione di sorpresa e di
disgusto,
perché, che cazzo? Quinn le rivolse un piccolo sorriso alla
reazione
e Rachel decise di lasciar perdere per il momento il fatto che stava
rovinando la dieta del suo cane. Si, ci sarebbero stati momenti
migliori per affrontare quel problema. Prese il volto di Quinn a
coppa e le asciugò le lacrime e questa non lasciò
mai andare i suoi
occhi.
“Ti senti meglio?”
Quinn
annuì e arrossì, cercando di puntare lo sguardo
sul pavimento, ma
Rachel la teneva stretta.
“Bene.”
disse e un attimo dopo l'attirò a se per un abbraccio.
Quinn si aggrappò a lei con disperazione. “Non ti
pulire il moccio
sulla mia maglietta, Big Bear.” mormorò fra i suoi
capelli biondi
con un sorriso.
Quinn tirò su col naso, cioè l'esatto
contrario che asciugarsi il moccio sulla sua maglietta e Rachel si
limitò solamente a strofinarle la schiena rassicurante.
Passò
qualche minuto e poi si tirò indietro prendendole la mano.
“Andiamo,
portiamo Barnaby a fare una passeggiata.”
Quinn
sembrava così piccola e spaventata quando si
rialzò. Rachel avrebbe
voluto mettersi a piangere di nuovo, lei davvero non aveva idea di
cosa diavolo fosse successo, ma sapeva che il suo cuore batteva forte
e che Quinn aveva ancora gli occhi nervosi.
Una
passeggiata nel parco era esattamente quello di cui avevano bisogno.
****
Quinn
teneva il guinzaglio di Barnaby mentre questo si agitava,
soffocandosi, ma nonostante tutto sembrava stesse passando il miglior
tempo della sua vita. Stavano passeggiando attorno ad uno stagno e
Quinn aveva affermato che a Barnaby non piacevano le oche. Rachel si
era limitata a sorridere alla sua considerazione.
A
parte quello, Quinn non aveva parlato e Rachel non aveva la
più
pallida idea di cosa dire. Si erano portate un boomerang, e
chissà
da dove Quinn l'aveva tirato fuori, ma a parte quel particolare,
perché un boomerang non faceva mai quello che doveva?
Quinn
slegò Barnaby dal guinzaglio e lanciò il
boomerang, questo cadde
una cinquantina di metri più in la e nessuno
sembrò molto sorpreso.
In fondo le cose che girano a mezz'aria e poi ti tornano indietro
sono solo, beh, sono solo delle pazzie fantascientifiche.
Barnaby
era entusiasta. Sfortunatamente, quando prendeva le cose, non gli
piaceva riportarle indietro sino a quando non erano distrutte,
così
Rachel e Quinn si sedettero a gambe incrociate sull'erba guardando il
cane mangiare la plastica.
Quinn
prese a fare una montagna di fronte a lei con l'erba che aveva
strappato dalla terra. Rachel rimase semplicemente seduta a guardare
mentre la montagna aumentava di misura.
“Sono
cresciuta in una casa-famiglia.” sbottò Quinn dal
nulla, così
veloce che a Rachel ci vollero alcuni secondi per realizzare che
avesse parlato.
Rachel
la fissò. “Come scusa?”
Quinn
prese un respiro profondo. “Sono cresciuta ... in una
famiglia
adottiva.” ripeté con più attenzione.
Rachel
annuì dopo qualche secondo, guardando il volto di Quinn
pronta ad
ascoltare qualsiasi cosa.
“Non
era davvero … una famiglia adottiva, è quel posto
dove vai quando
non hai una famiglia adottiva … come se nessuno ti
volesse.”
Rachel
allungò la mano e afferrò delicatamente quelle di
Quinn, spazzolò
via la terra e le tenne strette. Quinn finalmente la guardò.
“I
miei genitori sono morti quando avevo quattro anni, quindi …
ho
trascorso li sei anni p-prima che mia zia mi portasse via.”
“Mi
dispiace, Quinn.” disse Rachel a bassa voce, sinceramente,
stringendole forte le mani.
Quinn
si morse il labbro. “Era sempre … così
affollato e rumoroso, per
tutto il tempo. Ero la più piccola e … e gli
altri bambini si
comportavano male.” Rachel aggrottò le
sopracciglia mentre Quinn
continuava. “Ho avuto questo … attacco di panico,
perché mi sono
sentita come se fossi là dentro. È per questo
che- che...”
Rachel
si avvicinò. “Ti sei sentita …
sopraffatta?”
Quinn
annuì, guardando la sua mano in quella di Rachel e Rachel la
studiò
per un momento.
“Sei
davvero tranquilla, voglio dire, non solo ora, tutti i giorni
… ma
credo che non sia solo timidezza, vero?” anche in quel caso,
Quinn
annuì. “Hai visto uno psicologo?”
Okay,
forse Rachel avrebbe potuto usare un po' più di tatto, ma
Quinn non
sembrò farci molto caso. Entrambe guardarono Barnaby
trottare in
giro con una palla da tennis blu di qualche altro cane in bocca.
Piccolo ladro.
“Si.
Non mi piace molto … ” Quinn sospirò.
“Non mi piace parlare
con la gente.” Rachel si morse le labbra quando gli occhi
nocciola
incrociarono di nuovo i suoi. “Hanno detto che avevo
l'Asperger
quando ero una bambina. Ma non è davvero … dopo-
dopo il diploma
di scuola superiore, tutti mi dicevano che le mie emozioni erano
immagazzinate.” Quinn si strinse nelle spalle. “Mia
zia dice che
sono immatura … tutti gli altri che sono strana.”
“Tu
non sei strana.” disse subito Rachel e Quinn alzò
le sopracciglia
e sorrise. “Voglio dire, tu sei … non ti piace la
gente,
d'accordo. Sei vivace, innocente e felice, abbiamo bisogno di
più
persone – OH CAZZO, BARNABY ESCI DALL'ACQUA!”
Rachel
scattò in piedi e Quinn si voltò, sorpresa di
vedere il loro cane
nuotare intorno al laghetto pieno di oche. Sbuffò e
seguì
immediatamente Rachel fino al bordo dell'acqua.
Rachel
si chinò con le mani sulle ginocchia. “Avanti
Barnaby! Vieni qui
piccolo!” gridò con voce da bambina, battendo
insieme le mani.
“Avanti B!”
Barnaby
nuotò nella direzione opposta, Quinn cercò di
soffocare le risate.
Rachel
gemette e cambiò tattica. “Barnaby, vieni qui!
Adesso!” urlò
con rabbia. Si voltò verso Quinn quando la sentì
ridacchiare di
nuovo. “Quinn! Vai li e prendilo!”
Il
sorriso di Quinn si spense. “Come scusa?” chiese
incredula.
Rachel
sbuffò. “Sei stata tu quella che ha fatto
diventare il mio cane
una bestia disubbidiente, Quinn. Finirà per essere mangiato!
Dagli
alligatori e dai serpenti … dio, ho sentito parlare di
squali
d'acqua dolce!”
“Non
mi tufferò in uno stagno a zero gradi, Rachel. Il tuo cane
era pazzo
prima che arrivassi io … e queste oche si stanno preparando
ad
attaccarci, ma dubito che questo piccolo stagno di città
abbia
animali mangia uomini dentro.”
Rachel
si voltò e fece qualche passo allontanandosi dall'acqua.
“Va
bene, allontaniamoci.” disse metodicamente. “Non
gli piace essere
lasciato da solo, specialmente da te, forse ci
seguirà.”
Quinn
alzò gli occhi per il sottinteso che fosse la preferita di
Barnaby,
ma non disse nulla. Andarono a sedersi su una panchina sul sentiero.
Rachel
si voltò verso di lei del tutto tranquilla.
“Comunque stavo
dicendo che abbiamo bisogno di più persone come te al mondo,
se non
desideri un terapista reale o qualcosa del genere, potresti parlare
con me.”
Quinn
si limitò a fissarla e Rachel pensò che fosse la
cosa più logica
del mondo riprendere la conversazione da dove si era interrotta. Non
era sicura del perché Quinn scoppiò a ridere.
“Dio,
Rachel, little Bear, rendi le cose migliori, davvero.”
Rachel
sorrise agli occhi luminosi di Quinn. Certo, avevano perso un
boomerang, rubato una palla da tennis e il loro cane stava per essere
probabilmente mangiato da uno squalo d'acqua dolce nel laghetto di
Central Park, ma si, questa era stata decisamente una gita di
successo.
****
Quella
era un'idea orribile. Scherzi a parte. Invitare gli amici a cena non
avrebbe dovuto farla sentire come se stesse preparando una battaglia.
O un caos. O un omicidio di massa. Gli amici di Rachel le ispiravano
un sacco di sentimenti, e quando si gettava Finn nel mix, beh
…
questa era un'idea orribile. Corse attraverso quel pensiero
più
volte mentre preparava la tavola, in attesa che il campanello
suonasse.
Tante
cose potevano andare terribilmente storte.
Diede
un'occhiata al salotto e sorrise. Quinn era concentrata sul suo
gioco, a quanto pareva la sua famiglia Sims era morta perché
il loro
forno aveva preso fuoco più e più volte. Allora
Quinn si era
ritrovata con numerose lapidi in cucina che non riusciva a spostare
così Rachel quando aveva visto il suo sguardo sconsolato, le
aveva
detto di ricostruire la casa prima che arrivassero i loro ospiti.
Il
campanello suonò e Rachel entrò in salotto,
appoggiandosi alla
parte posteriore del divano. “Ehi, tu.” disse dando
una gomitata
alla spalla di Quinn.
Quinn
mise in pausa il gioco e la guardò con un sorriso nervoso.
“Non mi
dirai che sei a disagio, vero?” le chiese.
Quinn
annuì e scosse i capelli tanto che Rachel sorrise.
“Uhm, prendo
qualcosa da bere?” chiese Quinn.
Rachel
annuì e si avviò alla porta, che ora sembrava
picchiettata da un
ariete medievale.
“Accidenti,
Berry, siamo stati li per quattro ore!” si lamentò
Santana,
sorpassandola per dirigersi al divano dove si lasciò
crollare.
Kurt
e Brittany la seguirono, anche se l'accolsero con un po' più
di
cortesia e un abbraccio.
“Ciao
Rachel!” proclamò Finn con entusiasmo,
avvolgendola fra le sue
braccia.
Rachel
ridacchiò e lo abbracciò forte. “Ciao
Finn, Kurt si è preso cura
di te?”
Finn
si staccò e sorrise felice, mentre Puck scivolava attraverso
la
porta. “Oh si! Il suo appartamento è
impressionante. Salvo, il
letto degli ospiti che sembra un blocco di cemento e la sua doccia ti
fa sentire come se ti stessero sparando dei proiettili nelle spalle.
Ma ha un televisore enorme, Rachel! L'hai visto?”
Rachel
annuì divertita e Finn si sedette su una delle poltrone,
proprio
mentre Quinn usciva dalla cucina mordendosi il labbro e guardandosi i
piedi, trasportando anche tutto l'alcool.
“Finn,
questa è Quinn. Quinn, Finn.” disse agitando la
mani verso di
loro.
Finn
sorrise e alzò la mano. “Ehi, Quinn!”
Quinn
aprì la bocca e poi la richiuse, donandogli un piccolo
sorriso, alla
ricerca del senso della vita nelle bevande che aveva in mano. Santana
sembrava annoiata, Rachel sapeva che aveva bisogno di alcolizzarsi
per stare meglio.
“Che
hai portato, Quinn?” chiese Rachel con entusiasmo, tirando
Quinn
perché sedesse accanto a lei sul divano.
Quinn
appoggiò il vassoio sul tavolino in modo che tutti potessero
prendere una birra o versarsi un po' di vino. Rachel le
accarezzò la
gambe rassicurante.
“Allora
Rachel, cosa c'è per cena?” chiese Puck, puntando
i piedi sul
tavolino, Kurt lo guardò con disgusto per niente velato.
“Beh,
visto che io e Quinn non volevamo bruciare l'edificio tentando
qualcosa di complesso, abbiamo optato per spaghetti in salsa di
pomodoro e pane all'aglio.” rispose Rachel.
“....E
biscotti al burro d'arachide.” aggiunse Quinn sorseggiando il
suo
latte.
Rachel
sorrise. “E sorprendenti biscotti al burro d'arachide per
dessert.”
“Oh
dolce.” disse Finn. “L'unica cosa che Kurt mangia
sono queste
cene surgelate Healthy Choice che sanno di shampoo.”
Kurt
roteò gli occhi. “Sapeva così ieri
sera, Finn, perché hai fatto
esplodere il tuo nel forno a microonde.” Finn si strinse
nelle
spalle.
Rachel
si chiese come questo avrebbe potuto far sapere qualsiasi tipo di
cibo di sapone.
“Abbiamo visto un corpo morto sulla strada,
Rachel.” disse Brittany.
Rachel
la fissò, decidendo di aspettare qualche informazione in
più,
perché, beh, era Brittany.
“Era
un piccione.” chiarì Puck quando vide Brittany
rimanere seduta e
con il sorriso. “Già, abbiamo a malapena fermato
Santana
dall'impacchettarlo col salva fresco e portarlo a cena.”
"Sarebbe
stato un grande campione per la mia classe.” disse Santana
seria.
“Penso che potrei tornare indietro e farlo quando ce ne
andiamo.”
Rachel
non sapeva cosa rispondere a delle argomentazioni del genere.
“La
cena dovrebbe essere pronta adesso, ragazzi, se volete andare in sala
da pranzo. Sarà sul tavolo a minuti.” fu il meglio
che riuscì a
trovare.
Nel
momenti in cui tutti erano presi a mangiare, il discorso del cadavere
animale fortunatamente cadde, sostituito con la supposizione di
possibili serial killer che abitavano dall'altra parte del corridoi
di casa di Puck.
“Giuro
amico, una puzza terribile. E li ho visti portare il loro bucato
giù
in lavanderia la settimana scorsa, sembrava pesasse duecento chili.
Finn
ascoltava con gli occhi spalancati, ma Kurt lo derise. “Si, o
sono
solo deboli e non avevano fatto il bucato per un mese.”
“O
era pieno di schifezze e pezzi di corpo umano.”
dichiarò Puck
semplicemente.
“Okay,
basta con questa roba!” dichiarò Rachel con
notevole difficoltà
ad inghiottire la sua salsa di pomodoro.
Quinn
stava tracciando il disegno della tovaglia con le dita e Rachel
gliele batté delicatamente, guardandola con un sopracciglio
alzato e
Quinn si mise le mani in grembo.
Certo,
Rachel si era goduta per un po' la coinvolgente storia dello
smembramento dei serial killer, ma stava diventando un problema.
“Allora
Rachel, hai una ragazza?” chiese Finn, cercando di mettere la
metà
del suo piatto di spaghetti in bocca in una sola volta.
Rachel
scosse la testa e Kurt parlò per lei. “Non
dall'ultima, qual'era
il suo nome Rachel? Qualcosa del tipo-”
“No,
non parleremo della mia ex fidanzata stasera, Kurt, grazie
mille.”
lo interruppe Rachel prima che prendesse il via.
Santana
stava guardando Quinn con un sorrisetto. “E tu che ci dici
biondina?” disse con fare fin troppo innocente.
Le
gambe di Quinn presero a muoversi freneticamente, ma lei rispose
prima che Rachel potesse oltrepassare il tavolo e pugnalare negli
occhi Santana con la forchetta.
Era
nella sua mano. Pronta. Per. Andare.
“Non
ho mai avuto una ragazza.” disse Quinn a bassa voce.
La
mascella di tutti si spalancò, ma Puck la
recuperò per primo.
“Quindi sei un gay appena convertita.”
Anche
Santana la guardò con una faccia da come diavolo? Brittany
era
occupata a dare pezzi di cibo a Barnaby. Rachel non aveva idea di
come Puck fosse riuscito a inserire una frase come “gay
appena
convertito” in una conversazione a tavola.
Quinn
prese l'orlo del suo vestito. “Uhm, no? Non ho mai nemmeno
avuto …
un ragazzo … o … ” si interruppe,
mentre il viso prendeva ad
infiammarsi.
“Beh,
questo è uno schifo, perché tu sei molto molto
carina.” disse
Finn, prima che conati di vomito gli facessero sputare il cibo sul
tavolo. Kurt e Santana si alzarono di scatto come se fosse roba
tossica.
Rachel
fu felice della distrazione. “Ehy.” disse
sottovoce. Quinn
respirò forte e continuò a guardarsi in grembo.
“Quinn,
guardami.”
Rachel
le rivolse un sorriso gentile quando Quinn incrociò i suoi
occhi.
“Va tutto bene.” sussurrò per calmare la
gamba che continuava a
rimbalzare.
Quinn
annuì anche se le sue orecchie erano ancora rosse.
“Vado a
prendere un altro po' di latte.” disse a bassa voce.
Rachel
ci pensò un momento. Era un codice?
“Hai
bisogno d'aiuto?” chiese Rachel.
Quinn
alzò un sopracciglio e ridacchiò. “Per
versarmi un bicchiere di
latte? Um, credo di potercela fare … grazie, little
Bear.”
Rachel
si voltò verso il tavolo e arrossì leggermente
quando Quinn le
accarezzò la testa mentre si dirigeva in cucina.
"Non
le hai ancora chiesto di uscire, Rachel?” le chiese Finn non
appena
Quinn fu sparita.
Rachel
lo guardò incredula. Vedi, questo è
ciò che succede quando inviti
queste persone. Guardò Santana, che alzò le mani
innocentemente con
un dannato sorriso sul volto.
“Non
sono stata io, giuro. Voi due rilasciate delle folli vibrazioni,
Berry.”
Rachel
scosse la testa incredula, ma Finn continuò con la sua linea
di
interrogatorio.
“Perché
è come se, mi avesse lanciato uno sguardo assassino quando
ci hai
presentato.”
Kurt
lo guardò scettico, non riusciva a collegare la dolce Quinn
con una
frase come "sguardo assassino",Rachel aveva il suo
stesso problema.
“Più
uno sguardo tagliente.” disse Kurt. “Più
sottile, uno sguardo
tagliente che si avvicina a quello degli assassini.”
Rachel
sospirò. “Quinn non fulmina.” disse
semplicemente.
“Ma
tu si.” intervenne Santana. “Voglio dire, avresti
dovuto vedere
il tuo sguardo quando Finn le ha detto che era carina. Dei fottuti
laser di un disco volante.”
Okay,
sul serio. Quella conversazione doveva finire in quel momento. Quando
uno si ritrovava a dire cose come “Fottuti laser di
un disco
volante”, beh, Rachel sapeva che era necessario
smettere.
Puck
si accigliò. “A cosa assomigliano degli occhi a
forma di laser di
un disco volante?”
Quinn
tornò nella stanza giusto in tempo per sentire quella
domanda. Si
sedette e guardò Rachel interrogativa. Rachel
alzò gli occhi e
scosse la testa, poi rubò un sorso di latte di Quinn,
perché
l'alcool era l'ultima cosa di cui aveva bisogno con quel tipo di
conversazioni in corso. Tutti apprezzarono i biscotti al burro di
arachidi e Rachel fu costretta a darne un sacchetto a Finn, per
compensare il cibo-shampoo di Kurt.
Fu
solo quando si ritrovò rannicchiata nel letto qualche ora
più
tardi, accanto a Quinn e il suo orso di peluche, ascoltando il rumore
dei tubi, che si domandò come mai quella donna non aveva mai
avuto
un ragazzo o una ragazza. Era assolutamente meravigliosa.
Poi
si rese conto che Santana aveva assolutamente ragione. Su tutto.
_______________________________________________________
NoteAutrice:
Scusate il ritardo, ma ho avuto una settimana un
sacco impegnativa, ma come vedete, abbiamo pubblicato due cose! Il
capitolo e la bellissima Shot di Halloween per rimanere in tema con il
giorno!
Questo
capitolo non so perché mi ha dato problemi, quando mi
è arrivato il betaggio, c'era un cimitero di segni rosso.
Sarà stata l'aria, le urla, il tempo, non lo so! Quindi
ringrazio la mia collega che mi aiuta nella traduzione e che mi
corregge anche, sei mitica!
Finalmente
si scopre che cosa ha Quinn, non rimane comunque di una dolcezza
disarmatene non è vero? Mamma miaaa.
La scena
dell'attacco di panico secondo me è stata la migliore, una
tenerezza senza limiti *___*
In
questo capitolo non ci sono asterischi, è stato piuttosto
tranquillo! Passo la palla alla mia collega!
Prima di passarle la palla vi consiglio una shot tradotta sempre da lei
- come ho detto prima - della stessa autrice, è una
cosa troppo shdsdskjfkjfhfkjd
My Cuddly Little
Cubby By ElsBells
See
you soon!
ManuKaikan
|
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Capitolo 7 *** We Need Umbrellas on the Inside ***
Capitolo 7 - We Need Umbrellas on the Inside - Ci servono ombrelli all'interno
Il giorno dopo, Rachel si stava preparando per il suo spettacolo quando il suo telefono vibrò. Sorrise quando comparve il nome di Quinn.
Q: RACHEL
R: QUINN
Q: SEI IMPEGNATA IN QUESTO MOMENTO?
R: PERCHE’ MI STAI URLANDO CONTRO?
Q: C’E’ UN UCCELLO NEL NOSTRO APPARTAMENTO!
R: OH MIO DIO, QUINN, SBARAZZATENE! D:
Q: NON POSSO PRENDERLO, NON MI PIACCIONO GLI UCCELLI ...
R: OKAY, vai in un’altra stanza o qualcosa del genere Q, e non lasciare che B se lo mangi! Adesso devo andare.
Q: :( BUONA FORTUNA. CORRI.
R: Aww :D TORNERO’ PIU’ PRESTO POSSIBILE.
Rachel non sapeva cosa aspettarsi mentre arrancava su per le scale del loro palazzo. E se fosse stato un cavolo di avvoltoio? Avrebbe potuto esserci un avvoltoio nel loro appartamento.Un’aquila calva. Una gallina. Un tucano. Un dannato emu.Quinn non era stata molto specifica. Strizzò gli occhi quando individuò due figure che sedevano sul pianerottolo appena fuori dalle scale. Quinn e Barnaby.
“Quinn! Da quanto sei qui fuori?”
Quinn balzò in piedi, sembrava imbarazzata. “Qualche ora.” mormorò. “L’uccello mi stava innervosendo parecchio.”
Rachel guardò la porta con apprensione. “Allora, che tipo di uccello è? Perché mi stavo immaginando oche e gabbiani e...” Dio, qual era il plurale di albatross? Albatri?
Quinn si limitò a fissarla e Rachel scosse la testa per schiarirsi le idee. Non è il momento per questo, Rachel, concentrati.
Raddrizzò le spalle e mise una mano sulla maniglia “Vieni?”
Quinn deglutì e annuì lentamente, una mano saldamente aggrappata al retro del cappotto di Rachel, l’altra stretta sul guinzaglio di Barnaby. Rachel non poteva biasimarla; Barnaby probabilmente avrebbe voluto catturare e “giocare con”, o “uccidere accidentalmente” qualsiasi essere vivente che avrebbe potuto esserci nel loro appartamento.
Rachel aprì la porta, entrò, e venne attaccata da un piccione in picchiata. Urlò e corse attraverso l’appartamento fino al bagno principale, trascinando Quinn e il cane con lei. Quinn si stava stringendo il naso e spingeva l’aria fuori dalle orecchie mentre chiudevano la porta del bagno dietro di loro. "Rachel! Quello era-quello era un sonar. Come-come un pipistrello. Penso tu mi abbia danneggiato le orecchie.”
Rachel cercò di calmare il suo cuore scalpitante. Barnaby sembrava esaltato per tutta quella cavolo di agitazione. “Mi dispiace” soffiò fuori Rachel. Era più concentrata su quel dannato animale selvatico nel loro appartamento che sulla temporanea perdita dell’udito di Quinn. Dannazione. Dannazione. Dannazione. Cosa fare. Rachel tirò fuori il suo telefono per chiamare Puck, che non rispose, ovviamente. Sospirò e fece il numero di Santana, sì, oh Dio, con Quinn che la guardava.
“Berry, le hai già chiesto di uscire?”
“Chiudi il becco, Santana!” sibilò Rachel, lanciando un’occhiata a Quinn, che si stava distrattamente massaggiando le orecchie. Barnaby era entrato nella vasca.
“Cavolo, cosa hai da rompere, allora?”
“C’è un piccione selvaggio che vola per il nostro appartamento.”
Ci fu silenzio per un momento, e poi Santana scoppiò a ridere.
“Lasciato la finestra aperta?” Santana stava soffocando.
Rachel guardò dritto verso Quinn. “Ovviamente qualcuno deve aver lasciato una finestra aperta.” Quinn arrossì e smise di pasticciare con le proprie orecchie. “Vieni a prenderlo al posto nostro.”
Santana smise di ridere. “Cosa sono, un qualche esperto avicolo secondo te? Non sono una stramba cacciatrice di uccelli dello zoo, Berry, arrangiatevi.”
Rachel sospirò. “Santana-”
“Oh e fai un video per favore.” la interruppe Santana, prima di mettersi a ridere di nuovo e riagganciare.
Rachel e Quinn sedettero in silenzio per un momento; non c’era alcun segnale che indicasse che l’uccello fosse ancora lì fuori. Ovvio, è quello che lui vuole che tu pensi, Rachel. In realtà si sta nascondendo nel tuo letto, pronto a volarti tra i capelli e a beccarti gli occhi quando meno te lo aspetti.
Rachel si avvicinò a Quinn e mise entrambe le mani sulle sue orecchie. “Tutto okay?” chiese.
Quinn annuì e piegò la testa. “Sì, ehm, solo ... fischiano un pochino.”
Rachel ridacchiò. “La mia voce può raggiungere picchi soprannaturali. Voglio dire, sul serio, è assurdo.” si allontanò da Quinn quando la donna più alta sorrise, e poi cacciò la testa fuori in corridoio. Rachel sfoderò il suo ninja interiore o Jackie Chan, o qualsiasi altro asiatico con un’agilità particolare e aprì la porta dell’armadio, entrando completamente nel corridoio per tirare fuori una scopa e uno Swiffer che non aveva mai usato in vita sua. Diede la scopa a Quinn.
“Okay, manderò fuori B per primo. Spaventerà l’uccello, o, sai, lo farà muovere, così sapremo dov’è. Poi, lo inseguiremo con le scope e lo faremo uscire dalla finestra.”
Dopo che avrà cagato su tutti i nostri mobili.
Beh, era un piano fantastico. Assolutamente perfetto.
Quinn annuì scettica. Rachel afferrò un calzino dall’armadio, ne fece una palla, e lo lanciò in soggiorno. Barnaby saltò fuori dalla vasca e dietro l’angolo, fuori dalla vista. Rachel sentì il battito d’ali e caricò tenendo il suo Swiffer in alto, Quinn appena dietro di lei. Non avevano assolutamente idea di dove fosse l’uccello, o di cosa stessero facendo. Dio, probabilmente non c’era neanche un uccello là. Sostanzialmente, urlarono più forte che potevano e dimenarono le loro armi a caso, scuotendo le teste in modo che niente potesse atterrarci.
Quinn sembrava aver individuato il piccione, visto che si muoveva meno spasticamente di Rachel. Di nuovo, la maggior parte della gente si muoveva meno spasticamente di Rachel. Tutti i giorni. Rachel comunque la raggiunse, e riuscirono a mandarlo fuori dalla finestra.
“Non fargli male! Non fargli male! Esci!” urlò Rachel “Assicurati di non colpirlo! Vai fuori dalla finestra uccello! Aspetta, non fargli male!”
Quinn lasciò cadere la sua scopa e si lanciò quasi fuori dalla finestra nella fretta di chiuderla. Collassò contro il muro del soggiorno respirando profondamente “Porca puttana!” rantolò.
Rachel soffocò una risata nel mezzo dell’attacco cardiaco che stava avendo. Non aveva mai sentito Quinn imprecare. Si avvicinò e sedette accanto alla bionda, picchiettando i capelli alla “sono appena attaccata da un cazzo di uccello” per sistemarli. Quinn la guardò e fece lo stesso con quelli Rachel.
“E’ stato … ” soffiò fuori Rachel, senza sapere dove sarebbe andata a finire.
“Non aprirò mai più una finestra” giurò Quinn. Rachel appoggiò la testa sulla spalla dell’altra donna. Era assolutamente d’accordo. Mai più finestre. Mai più … uscire. Sì, sarebbe rimasta in quella posizione per sempre, e sarebbe andata bene così. Barnaby concordò, stravaccandosi sulle loro gambe, il calzino appallottolato in bocca, un sorriso soddisfatto sulla sua faccia da cane.
E Dio, c’era cacca di uccello sul loro tavolino da caffè.
***
Dopo lo show pomeridiano, il giorno successivo, Rachel si diresse verso casa con un’enorme sacchetto di vermi gommosi e una copia di Paranormal Activity 2 . Abbastanza per non doverlo rivedere. A quanto sembrava, Quinn non l’aveva visto, e sentiva che necessitava di essere educata perché la sua conoscenza di film di paura era veramente limitata. Rachel era scettica. Beh, no, era più che scettica. Era un’idea orribile; probabilmente entrambe sarebbero state dei catorci terrorizzati entro la fine della serata … ma, le caramelle erano per quello. I vermi gommosi potevano far sparire tutti i problemi. Sempre.
“Quinn.” chiamò distrattamente Rachel mentre entrava nel loro appartamento senza uccelli. Non avrebbe mai più dato per scontato quella cosa.
Quinn uscì dal corridoio che portava alle camere e andò in soggiorno. Rachel le lanciò uno sguardo, gettando i vermi gommosi sul tavolino da caffè e lanciando il suo cappotto su un gancio vicino alla porta.
“Hey, come è andata la tua giornata?” si informò Rachel. Smise di armeggiare con le sue cose e guardò Quinn quando questa non rispose. Quinn sembrava nervosa. I suoi occhi erano fissi sui piedi di Rachel, e teneva qualcosa dietro la schiena mentre dondolava da una parte all’altra. Rachel le si avvicinò lentamente.
“Quinn?”
Quinn prese un respiro profondo. “E’ andata bene … la mia giornata. E’ andata bene.”
Rachel annuì leggermente e guardò Quinn aprire e chiudere la bocca un po’ di volte “Parole, Quinn.” disse con un mezzo sorriso, piegando la testa per catturare gli occhi di Quinn.
Quinn dondolò sui talloni. “Io - io ho una domanda. Per te.”
“Okay.” disse Rachel calorosamente “Chiedi.”
“Ehm, ma prima … ti ho preso qualcosa.”
Rachel guardò mentre Quinn tirava fuori un leone di peluche da dietro la schiena. Era adorabile, giallo pallido con una grande, morbida criniera. Rachel sorrise e lo prese dalle mani leggermente tremanti di Quinn. La bionda era diventata rossa.
“Quinn! E’ così carino! Sembra una versione con quattro gambe di Fuzzy!”
Quinn sorrise timidamente e tirò l’elastico di gomma attorno al suo polso un paio di volte. “Sì, è quello che pensavo. Ehm, Fuzzy è sempre nell’armadio, quindi ho pensato che potesse usare un … amico.” Quinn scosse la testa come se non potesse credere a quello che aveva appena detto.
Rachel ridacchiò e passò le dita nella criniera del leone. “Lo adoro. lo chiamerò ... Cuddles.” disse. Gli animali di peluche di Rachel Berry dovevano avere nomi adorabili. Guardò pazientemente mentre Quinn si mordeva le labbra e cercava di trovare le parole giuste per qualsiasi cosa volesse dire. Rachel sembrava calma esternamente, ma, si sapeva, era un’attrice fantastica. Veramente fantastica. In realtà si sentiva come se stesse per avere un crollo mentale, per ... l’eccitazione? L’ansia? Quinn sembrava stesse soffrendo della stessa cosa. Avrebbero potuto avere i loro crolli psicotici insieme.
“Quinn, è tutto okay. Chiedimelo, Big Bear.”
Quinn le fece un sorriso preoccupato, e mise le mani nelle tasche. Poi bloccò gli occhi nocciola in quelli marroni di Rachel, e si leccò le labbra.
“Posso portarti fuori per un appuntamento?” chiese, così piano che Rachel dovette piegarsi verso di lei per sentire. Il suo cuore balzò, e cercò di smettere di sorridere come una pazza nel caso in cui stesse solo delirando in quel momento. O Quinn stesse delirando. O tutti stessero sognando e la vita non fosse reale.
“Vuoi uscire con me?” chiarì Rachel, cercando di fermare la sua faccia dal fare qualsiasi cosa stesse cercando di fare in quel momento.
Quinn, sorprendentemente, mantenne il contatto visivo e annuì leggermente, battendo le dita del piede coperte dal calzino sul tappeto.
Rachel permise alla propria faccia di trasformarsi, molto lentamente, così da non sembrare lunatica e non spaventare Quinn. Gli occhi di Quinn erano luminosi e pieni di speranza mentre guardavano il sorriso emergente di Rachel.
“Mi piacerebbe uscire per un appuntamento con te, Quinn.” disse Rachel, stringendo e abbracciando Cuddles più forte.
Quinn sorrise timidamente. Sembrava che anche lei stesse cercando di controllare la propria faccia, gli occhi guizzanti su Rachel. “Davvero?”
Rachel annuì con enfasi. “Sì. La mia risposta è sì.”
Quinn si lasciò sfuggire una specie di metà-risata, metà-sospiro e attirò bruscamente Rachel in un abbraccio. Rachel ridacchiò e avvolse le braccia attorno alla donna più alta, schiacciando Cuddles tra di loro. Rachel poteva sentire Quinn tremare, e le massaggiò la schiena per calmarla.
“Oh, tesoro, eri davvero nervosa.” mormorò dolcemente Rachel sorridendo sul collo di Quinn.
Quinn si tirò indietro con un sorriso timido e il viso rosso, e scrollò le spalle. Rachel lasciò che la donna più alta le prendesse il braccio e la trascinasse di nuovo sul divano. Osservò Quinn inserire il film e rise quando si gettò sul divano e si infilò una manciata di vermi gommosi in bocca.
Rachel mise la testa sulla spalla di Quinn e si riempì anche lei la bocca di vermi gommosi. Forse il fatto che si sentisse in cima al mondo avrebbe compensato i danni che quel film stava per infliggerle.
***
“Quinn, i tuoi piedi sono dei pezzi di ghiaccio.”
Quinn tirò le gambe verso il suo lato del letto “Scusa.” mormorò. Ci fu silenzio per qualche secondo “Rachel?”
“Sì.” soffiò Rachel, gli occhi chiusi così da non trasformare le ombre nella stanza in spaventosi demoni cacciatori di uomini.
“Posso accendere la luce del bagno?”
Dio, sì. Gesù, Signore onnipotente, un milione di volte sì.
Rachel sorrise nel suo cuscino. “Certo, Quinn … e prendi un paio di miei calzini. Quelli grossi. Cassetto in alto.”
Quinn accese la luce e si mise i calzini, poi si arrampicò di nuovo sotto le coperte e sospirò. Rachel socchiuse gli occhi, riusciva appena a vedere gli occhi di Quinn nella fioca luce.
“Hey, Quinn.”
Quinn annuì borbottando qualcosa di incomprensibile a bocca chiusa.
“Forse dovremmo provare a dormire in letti diversi. Voglio dire, non so quali siano le tue … intenzioni … ma … ” Rachel vide Quinn aggrottare le sopracciglia. “Scusa, è stato stupido. Intendevo, che sarebbe più … romantico, se non, sai, passassimo otto ore insieme tutte le notti” il viso di Rachel era in fiamme. Raggiunse il corpo tra il suo e quello di Quinn, e arruffò le orecchie di Barnaby, giusto per fare qualcosa.
“Okay.” concordò dolcemente Quinn “Io … dormirò da sola domani.”
Rachel si girò per guardarla. “Per una notte.”
“Una notte.” ripeté Quinn.
Rachel sorrise nell’oscurità. Cercò di non immaginare come sarebbe apparso con una videocamera per fantasmi/stalker/demoni a infrarossi. “Allora, hai deciso dove mi porterai?”
Quinn ridacchiò. “Sì. Ehm, non è, tipo, sofisticato o qualcosa del genere … ma, penso che ti piacerà.”
“Dimmi a cosa hai pensato.” Rachel punzecchiò Quinn sulla spalla finché l’altra rotolò su un fianco fino a guardarla.
“No.” Quinn sorrise.
“Quinn.” gemette Rachel.
“Rachel.”
Rachel sbuffò e si rigirò sulla schiena, guardò Quinn con la coda dell’occhio. “Quando, allora?”
“Sabato … ehm, pomeriggio.”
Rachel girò a testa di lato per guardare l’espressione divertita di Quinn. Probabilmente avrebbe potuto strapparle informazioni , ma era troppo impegnata a immaginare demoni sopra al suo corpo addormentato, che si preparavano a ucciderla.
“Si sono scaldati i tuoi piedi?” chiese invece “Sei come un rettile, Quinn.”
Quinn sbuffò nelle lenzuola. “No, sono un orso.” disse “E sì, i tuoi calzini hanno funzionato.”
“Tu e Barnaby state occupando, tipo, il novantotto percento del letto. Sto scivolando giù dal bordo, Quinn. Io sono nel due percento e mi state spingendo giù dal bordo.”
Mentre Rachel si lamentava, si avvicinò a Quinn, accoccolandosi sul pigiama caldo dell’altra. Bene. Ora se qualche forza paranormale avesse deciso di scagliarla per la stanza nel mezzo della notte, Quinn sarebbe andata con lei. Avevano un orso e un leone di peluche tra di loro. Quinn ridacchiò e diede dei colpetti sulla testa di Rachel.
“Ultima notte, Little Bear, dovresti godertela.”
Rachel sorrise. “Buonanotte, Quinn.”
Sorprendentemente, Paranormal Activity non invase i sogni di Rachel. Si addormentò tra le braccia di Quinn, e si svegliò solamente quando Barnaby decise di spaparanzarsi sulla sua faccia alla mattina. Sì, le sarebbe mancato avere il letto così pieno, ma, seriamente, aveva un appuntamento sabato.
***
“Mi stai prendendo per il culo Berry.”
“No che non lo faccio. Davvero, mi ha chiesto di uscire!” sostenne Rachel nel suo telefono il pomeriggio seguente. Era distesa sul pavimento del soggiorno con i piedi puntati sul divano. Solo Dio sapeva perché. Discutere con Santana faceva fare al suo corpo strane cose nel tentativo di scappare.
“Non ci credo. Sembra un dannato coniglio. Non esiste che ti abbia chiesto di uscire.”
Rachel si chiese come il fatto che Quinn “sembrasse un coniglio” avrebbe potuto impedirle di chiedere a Rachel di uscire. Sorrise al soffitto quando sentì la porta d’entrata aprirsi e chiudersi.
“Chiudi il becco, Santana. Puoi chiederglielo tu stessa.”
Rachel sentì qualcosa schiantarsi dall’altra parte della linea. Santana grugnì in lontananza. Quinn sedette con le gambe incrociate sul divano con i piedi di Rachel davanti e tamburellò con le dita su e giù per i suoi stinchi.
“Santana? Sei stata attaccata? Dovrei chiamare un’ambulanza? C’è un uccello nel tuo appartamento?” disse Rachel tutto d’un fiato, gli occhi spalancati.
La linea crepitò di nuovo prima che Santana parlasse. “Gesù Cristo. La prossima volta che c’è un fottuto uccello nel tuo appartamento, Rachel, vieni qui e prenditi il gatto di Britt, okay. Ucciderà qualsiasi cosa su cui poserà i suoi dannati occhi a raggi laser mortali.”
Rachel sussultò. Sentì un gatto lamentarsi in sottofondo.
“Comunque, sì, passami la biondina. Ho bisogno di sentire questa cosa da lei.”
Rachel passò il telefono a Quinn e la punzecchiò sulle costole con le dita dei piedi. “Quinn, Santana non ci crede che usciremo. Puoi dirglielo tu?”
Quinn sembrava un cervo catturato dai fari, e Rachel la colpì di nuovo sul fianco con il piede.
“Dille solo che mi hai chiesto di uscire. Se fa la stronza, riattacca. E’ come un’impostazione predefinita per lei.” Rachel sorrise quando Quinn prese il telefono. Ascoltò attentamente la parte della conversazione di Quinn.
“Ciao … sì” Quinn aggrottò le sopracciglia “Hey, non chiamarla così” Rachel sorrise tra sé e sé. “Ehm, le ho dato un leone di peluche … Cuddles … no, non lo è. Smettila di chiamarla così.”
Quinn arrossì improvvisamente e poi tenne il telefono lontano dall’orecchio per un minuto prima di ridarlo a Rachel.
“Cosa le hai detto?” chiese Rachel a Santana, sospettosa. Quinn era ancora rosso brillante e iniziò a giocare con le dita dei piedi di Rachel.
“Non sono affari tuoi, Berry, ma adesso ti credo.”
Rachel roteò gli occhi “Te l’avevo detto.”
Ovviamente Santana la ignorò. “Rachel, sii carina con lei. E’ dolce, e probabilmente non sa quello che sta facendo” disse con voce più dolce.
Rachel arrossì; Dio, sentì le lacrime salirle agli occhi. Un commento carino da Santana poteva alterare le fondamenta su cui aveva costruito la propria vita. Gesù, probabilmente poteva spostare le placche tettoniche. Stranissimo.
“Certamente.” disse piano Rachel, osservando Quinn giocare con le sue dita dei piedi come se fossero piccoli maialini. Quando Rachel ebbe riagganciato, si rialzò dal pavimento e si spostò dietro al divano, scompigliando i capelli di Quinn lungo la strada. Quinn piegò la testa e sbuffò. Rachel sorrise.
“Dov’è B?” chiese Quinn, dando un’occhiata in giro per l’appartamento. Anche Rachel si guardò attorno; solitamente Barnaby assaliva Quinn nel momento in cui varcava la porta. Aggrottò le sopracciglia.
“Forse sta dormendo.” suppose Rachel.
“Hey, B! Barnaby!” chiamò Quinn in direzione delle camere. Quando si alzò per andare a cercarlo lei stessa, Barnaby arrivò lentamente in soggiorno. Lento e abbattuto. Rachel si preoccupò immediatamente. Si avvicinò e si inginocchiò di fronte al cane insieme a Quinn.
“E’ stato parecchio tranquillo nell’ultimo paio di giorni.” mormorò Quinn, accarezzandogli dolcemente le orecchie.
Rachel si alzò per andare a controllare la sua ciotola di cibo in cucina, e Santa Madre di Dio era piena. Era fottutamente piena. Non aveva mai visto la ciotola di Barnaby piena per più di due secondi. E, cosa cavolo erano quelli? Cheetos? E cibo per cani, ovviamente.
“Non ha mangiato la colazione.” disse Rachel, tornando a fianco di Quinn. Nemmeno Rachel avrebbe mangiato quella schifezza, ma, insomma, non si stava parlando di lei. Quinn la guardò preoccupata.
“Dovremmo-dovremmo portarlo dal veterinario, giusto? Se ci fosse qualcosa che non va?” gli occhi di Quinn sfrecciavano sulla faccia di Rachel. Rachel mise una mano sul retro del suo collo per calmarla.
“Probabilmente ha solo mal di pancia, Quinn. Ma, sì, possiamo portarlo dal veterinario. Meglio essere sicuri”
Quinn annuì vigorosamente, e poi si mise ad accarezzare la dorata pancia pelosa di Barnaby, mentre Rachel volava per casa e prendeva le sue carte e il guinzaglio. Barnaby sembrò non avere problemi con la camminata di otto isolati fino al veterinario, quindi Rachel non lasciò che Quinn lo portasse in braccio, cosa che l’altra donna era disposta a fare. Quinn si era semplicemente trascinata dietro al cane molto lentamente per tutta la strada, pronta a prenderlo, letteralmente, se fosse caduto.
Sedettero nella sala d’attesa per un po’. Rachel rinunciò a cercare di placare l’agitazione di Quinn, e le diede un quarto di dollaro per il distributore di gomme da masticare, così il saltellare continuo delle gambe della bionda non l’avrebbe fatta impazzire completamente. Finalmente il dottore le chiamò nella piccola stanza per gli esami, e Rachel fece un sospiro di sollievo, seguendo Quinn nella stanza.
“Allora, come sta oggi il signor Barnaby?” chiese il veterinario, facendo correre la mano lungo il fianco di Barnaby controllando eventuali gonfiori e segni di disidratazione.
Rachel lanciò un’occhiata a Quinn, che si stava mordendo il labbro e batteva le dita sul bordo del tavolo ansiosa.
“Non bene.” disse Rachel, sorridendo leggermente quando Barnaby scodinzolò debolmente al suono della sua voce. “E’ letargico, e, voglio dire, è particolarmente evidente, perché è il cane più eccitabile del mondo.”
Guardò di nuovo Quinn, che annuì leggermente in accordo con lei.
“E non ha mangiato la colazione, il che è-è insensato. Per lui.” concluse Rachel.
Il dottore annuì, controllando le orecchie di Barnaby e le gengive. “Ha mangiato niente di strano durante la scorsa settimana?”
Quinn arrossì e fissò le zampe di Barnaby. Rachel le si avvicinò e le prese le mani che stavano ancora battendo sul tavolo.
“Niente che non abbia mai mangiato prima.” rispose Rachel. “Voglio dire, ha mangiato dalla spazzatura troppe volte per contarle, e ha mangiato zampe di animali di peluche e lettori DVD … ”
“Stomaco di ferro, eh.” ridacchiò il veterinario. “E per quanto riguarda la cioccolata? Magari uva, caffeina, cipolle, caramelle? Qualcuna di queste cose?”
Rachel iniziò a scuotere la testa, ma Quinn si congelò. Rachel guardò verso la sua espressione angosciata.
“Gli ho dato le-le cipolle del mio hamburger qualche giorno fa. Gli fanno male? Sono stata io a fare questo?” Quinn emise un piccolo gemito. Sembrava spaventata e lanciò un’occhiata in giù verso Rachel, che mise una mano tranquillizzante sulla schiena della donna più alta.
“Rachel, mi dispiace tanto. Non volevo-”
“Hey, sta bene.” intervenne il dottore prima che Quinn potesse avere un crollo nervoso per come stava per uccidere il cane di Rachel. Rachel continuò semplicemente a massaggiarle la schiena. Rimosse dolcemente l’elastico di gomma dal polso di Quinn prima che Quinn potesse farlo scattare un’altra volta.
“Un paio di cipolle di un hamburger non avrebbero causato tutto questo.” continuò il veterinario “Come hai detto tu, aveva rovistato nella spazzatura anche prima. Adesso, guardando le sue gengive, è leggermente anemico. Probabilmente ha mangiato qualcosa durante una passeggiata o qualcosa che non avrebbe dovuto a casa vostra. Possiamo fare gli esami del sangue se volete, ma penso che se vi assicurerete che mangi bene e gli date un giorno di riposo, e molta acqua, si riprenderà.”
Quinn stava muovendo la mandibola su e giù, senza parole. Rachel grattò la schiena di Barnaby. “E’ sicuro? Di certo ha mangiato qualche … cosa non adatta.” Rachel lanciò un’occhiata a un’imbarazzata, un po’ più tranquilla, Quinn. “Sembra così triste.”
Il veterinario sorrise e diede dei colpetti sulla testa del cane. “Assolutamente. Tornerà alla sua solita pazzia in men che non si dica.”
Bene. Perché Barnaby era fondamentalmente un umano in casa loro.
Rachel cercò di tirare su Quinn durante la loro lenta camminata verso casa. Molto lenta. Forse se Quinn avesse davvero ucciso il suo cane, Rachel sarebbe stata arrabbiata, ma Quinn sembrava si vergognasse così tanto. Rachel sbatté di nuovo contro la sua spalla.
“Quindi, niente più Cheetos, giusto?” disse con un sorriso.
Quinn annuì risoluta, l’espressione seria fissa al suo posto.
“Quinn, starà bene. E’-oh Dio, guarda, lo vedi. Ha appena mangiato la gomma di qualcuno dal marciapiede. Gomma da masticare, Quinn. Il tuo odio infantile verso le cipolle non ha niente a che fare con questo. E’-oh Dio, non riesce nemmeno a ingoiarla.”
Quinn si aprì in un sorriso e Rachel la solleticò sulle costole, osservando Barnaby fare a pezzi e poi ingoiare la gomma. Quinn si piegò in avanti e pizzicò la sua coda pelosa.
“Hey, B, è disgustoso. Niente più Cheetos per te, cane. Ti metterò a dieta. Di cibo per cani. E mi dispiace per questo.”
“E’ stato viziato” sottolineò Rachel.
Quinn ridacchiò. “Beh sì, apparentemente tu gli lasci mangiare i lettori DVD...”
Per la cronaca, Rachel non aveva realmente dato da mangiare al suo cane un lettore DVD. Sì, l’aveva lasciato sul pavimento quando B era un cucciolo, ma sicuramente quello non significava “mangiami”. Comunque, aveva imparato la lezione, e adesso tutti i pezzi del loro centro di intrattenimento erano dentro a delle vetrinette sotto alla TV.
Quella sera per cena, Barnaby ebbe solo cibo per cani, per la prima volta da quando Quinn si era trasferita.
Angolo della traduttrice
Buongiorno! Sono in ritardo, lo so, ma ho avuto una settimana parecchio impegnata.
Cooomunque, qui c'é; il nuovo capitolo. Niente da dichiarare a riguardo, se non il fatto che "Cuddles"; letteralmente significa "coccole", quindi immaginate che il nome del leone possa essere qualche variante di questa parola.
Piccolo appunto: io e Manu volevamo capire se ha senso continuare a tradurre, sia questa che le shot. Il punto è che qui ci sono tipo 2 recensioni per capitolo, alla shot nemmeno una. Siccome noi ci perdiamo tempo a lavorarci, e io anche la vista, considerando che ho un problema agli occhi e stare al pc mi ammazza, se la cosa vi interessa continuiamo a farla più che volentieri, altrimenti tanto vale che stiamo qui a farlo. Se non abbiamo una risposta da parte vostra possiamo pensare che non vi interessi. E poi abbiamo detto ad Ella (l'autrice) che le avremmo riferito i commenti, se non ce ne sono abbiamo poco da dirle.
Nel caso in cui voleste darci un'occhiata la shot è questa: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1348678&i=1
La prossima dovrebbe essere sul Giorno del Ringraziamento...
Ci vediamo al prossimo capitolo!
_LaEle_
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Capitolo 8 *** Touch, Sight, Taste like Fire ***
Capitolo
8: Touch, Sight, Taste like Fire
Rachel
fu sorpresa da un leggero bussare alla porta quel sabato pomeriggio.
Accarezzò i capelli che aveva lasciato sciolti e si
passò le mani
sopra i jeans scuri, avevo scelto quelli perché si rifiutava
di
permettere a Siri di ingannarla su quel clima che diceva essere
più
mite, e aprì la porta della camera.
Quinn stava lì, con
indosso già il suo cappotto, mordendosi le labbra e
porgendole
alcuni fiori. Alcuni dei fiori più colorati che Rachel
avesse mai
visto. Davvero, sembravano una giungla. Un paese delle meraviglie
tropicale in mano a Quinn.
“Ciao.” esordì Quinn. “TI ho
preso questi. Um, Barnes ne ha mangiati un paio, così
… non lo so,
spero che ti piacciano.”
Ovviamente lui l'aveva
fatto.
Rachel le sorrise prendendo i fiori. “Sono splendidi
Quinn.”
“Tu sei splendida.” disse istintivamente Quinn,
prima di scuotere la testa e arrossire. “Voglio dire sei
bellissima.”
“Grazie, big Bear.” le rispose Rachel con
un piccolo sorriso, poi picchiettò i bottoni del cappotto di
Quinn.
“Sei bella anche tu, e ti sei anche lavata i
capelli.”
Quinn
vide il luccichio giocoso nei suoi occhi e la spinse leggermente e
Rachel rise. Lei proprio non doveva parlare, visto che aveva speso
quattro ore per prepararsi.
“Andiamo?”
chiese esitante Quinn porgendole il braccio.
Rachel annuì e
fece un passo in avanti, e depositarono i fiori in un vaso prima di
uscire. Quinn aveva sulle spalle uno zaino misterioso e Rachel si
ritrovò a morire di curiosità. Cosa aveva
lì dentro? Armi?
Animali?
Perché quelli erano senz'altro gli oggetti più
probabili da portare con sé ad un appuntamento.
Quinn rifiutò
di dirle dove stavano andando, per niente toccata dai piagnucolii di
Rachel e dal suo broncio. Rachel era sorpresa, solitamente la gente
non era propensa a dirle no. Quinn sembrava essere a suo agio mentre
la trascinava per le strade di Manhattan.
Improvvisamente
Quinn si fermò voltandosi nervosamente verso Rachel.
“Ho
dimenticato di chiederti se per te va bene prendere la metropolitana?
Voglio dire, potrei pagare per un taxi ma-”
Rachel la
interruppe con un cenno del capo e alzò le sopracciglia.
“Perché
dovrei essere contraria a prendere la metropolitana? Si tratta di un
elemento classico della vita newyorkese, Quinn.”
Rachel
aveva preso la metropolitana molto volte prima, aveva finalmente
smesso di perdersi solo qualche mese prima.
Quinn si strinse
nelle spalle e continuò a camminare. “Io la odio
un po', ci sono
troppe persone.” Rachel la fissò mentre
camminavano. “Ma
arrivare a destinazione è, um, una parte
importante.”
Rachel
sorrise. “Assolutamente! Ora, riguardo alla destinazione di
cui
parli … “ alzò lo sguardo verso la
bionda in attesa.
Quinn
sollevò gli occhi e Rachel le strinse il braccio
più forte. Presero
la metropolitana a Brooklyn e nel momento in cui scesero, Rachel si
trasformò in una palla di pura energia infantile. Rimbalzava
suoi
piedi e si appendeva forte al braccio di Quinn, mentre questa
camminava tranquillamente con un piccolo sorriso sul volto,
giocherellando con il guanto che aveva nella mano libera.
Rachel
si bloccò in mezzo alla strada quando si rese conto di dove
erano
dirette. Quinn si voltò a fissarla preoccupata.
“Stai
bene?”
“Mi stai portando a Coney Island.” disse Rachel
guardandola con i suoi grandi occhi nocciola.
L'espressione di
Quinn si rilassò un po'. “Si.” rispose
circospetta. “Uhm, e-e
c'è qualcosa di sbagliato in questo?”
Rachel scosse la
testa e strinse il suo braccio. “No, no, certo che no.
È come –
è un classico appuntamento a New York. È
perfetto.”
Rachel
era intimidita, non era mai stata ad un appuntamento che non
comprendesse cena o film. O entrambe le cose. O entrambe le cose
più
vomito, pianto e urla. Quinn stava accuratamente studiando le sue
reazioni.
“Davvero, Quinn, è perfetto. Ora voglio sapere
cosa c'è nella tua borsa
da serial
killer.”
Quinn
sbuffò proprio come si era aspettata Rachel e prese a
trascinarla
lungo la strada di nuovo. Raggiunsero la spiaggia dopo qualche minuto
di cammino e dato che faceva troppo freddo per andare in acqua, a
meno che uno non fosse fottutamente pazzo, c'erano solo dei gruppi di
persone rilassate sulla spiaggia. Il lungo mare era leggermente
più
popolato e Rachel sentiva l'odore del cibo, ma era sinceramente
contenta che le giostre non funzionassero quel giorno. Certo, era una
grande fan delle montagne russe, ma Dio, si sarebbe congelata. Era
l'occasione perfetta per perdere la sua dignità ammalandosi
proprio
di fronte a Quinn.
Rachel guardò Quinn e la trovò che si
tirava nervosamente il lembo dei guanti, studiando tutte le sue
reazioni. Rachel le sorrise e le lasciò andare il braccio,
poi le
prese la mano e le indicò il lembo mimandole un
“no” e Quinn
arrossì.
“Quindi, se hai fame, ho pensato che avremmo
potuto mangiare sulla spiaggia.” le disse Quinn con un
piccolo
sorriso. “Questo è quello che c'è nella
mia, um, borsa
da serial killer.”
Rachel
annuì e respirò l'aria salmastra, guardando Quinn
tirare fuori una
coperta sistemandola con cura in un posto soleggiato della spiaggia.
Si sedettero a gambe incrociate l'una accanto all'altra e Quinn
iniziò a tirare fuori il cibo dalla borsa. Biscotti al burro
di
arachidi. Altri biscotti al burro di arachidi. Santo cielo, altri
biscotti e Rachel cercò di trattenere un sorriso. Quinn
aggiunse
patatine fritte, pasta, Fruit-by-the-Foot, latte e cioccolato, poi si
voltò a guardare Rachel in attesa.
“Quinn penso che tu
abbia un problema.” disse con sguardo serio.
Il viso di
Quinn si sgretolò e la fissò sconvolta.
“Cosa c'è?” chiese
preoccupata.
“Penso che tu abbia un attaccamento malsano ai
biscotti al burro di arachidi.” disse sorridendo.
Quinn
rimase in silenzio per qualche secondo, poi le gettò un
guanto,
cercando di contenere il suo sorriso.
“Li ami, probabilmente
ne mangerai la metà.” mormorò Quinn.
Rachel tirò il
contenitore di plastica pieno di biscotti verso di lei, e ne prese
uno. Rilanciò il guanto a Quinn "Un biscotto è
andato, ne
rimangono altri settecentomila"
****
Quinn
pressò tre Fruit-by-the-Foots insieme per creare un enorme,
folle,
palla fruttata di bontà proprio mentre Rachel terminava i
suoi
tramezzini e metà dei biscotti. Questa si stese sulla
coperta con le
mani sul ventre e sospirò soddisfatta. Non andava spesso in
spiaggia, ma il suono delle onde la rilassava molto. Rachel si
voltò
a guardare Quinn, l'altra la stava osservando, le guance gonfie di
quell'ammasso di roba da masticare.
Rachel le sorrise.
“Buono?” le chiese con sarcasmo. Quinn
annuì alzò i pollici
all'insù e Rachel la schiaffeggiò scherzosamente
la guancia. “Non
soffocare, tesoro.”
Anche in quel caso Quinn annuì, respirò
profondamente e fece fatica a masticare quello che aveva in bocca.
Rachel ridacchiò e aspettò che Quinn finalmente
inghiottisse per
farle la sua domanda.
“Vieni spesso qui, Quinn?”
Quinn
si rilassò accanto a lei, facendo in modo che entrambe
guardassero
il cielo prendendo il sole. “Mmhmm.”
affermò.
Rachel
sospirò di beatitudine. “È bello e
calmo. E tranquillo, beh,
almeno in questo momento.”
Ci fu un silenzio lungo prima che
Quinn parlasse. “Sono scappata qui.” disse a bassa
voce.
Rachel
si voltò a guardare il suo profilo, Quinn stava scuotendo la
testa
avanti e indietro, facendole finire i capelli attorno al volto. La
raggiunse a toccarle l'orecchio e Quinn si acquietò,
continuando a
guardare il cielo.
“Siamo venuti qui in una, ehm, sorta di
gita quando avevo sette anni ed è stato … non lo
so, bello? Come
se non mi sentissi chiusa da qualche parte …
libera.”
“È
così.” accordò Rachel guardando il sole
riflesso negli occhi di
Quinn.
Quinn continuò. “E poi, quando avevo nove anni, ho
avuto un attacco di panico quando alcune ragazze - alcune ragazze
più
grandi, loro um, mi chiamarono con dei nomignoli. Era il mio
compleanno, così ho provato a venire qui … ma non
sono riuscita a
prendere la metropolitana.”
Rachel prese una delle
mani di Quinn, invitandola a continuare. Aveva avuto lei stessa
esperienze con ragazze cattive sui compleanni, non era mai stato
piacevole.
“Poi quando mia zia mi ha adottato, sono venuta
qui un sacco di volte. Lei si arrabbiava, ma … penso anche
di aver
dormito sul lungomare una volta, e sulla spiaggia.”
Quinn
finalmente girò la testa per incontrare gli occhi di Rachel,
questa
semplicemente attese e la bionda le sorrise leggermente. Rachel
ghignò quando vide la lingua di Quinn blu.
“Va meglio ora,
te l'ho detto che tu rendi tutto migliore.” disse Quinn con
un filo
di voce, sorrise quando vide che Rachel le stava fissando la lingua.
“E volevo solo condividerlo con te.”
Rachel le baciò la
mano che ancora teneva, dandole un piccolo sorriso. “Grazie,
lingua
blu.”
Quinn si passò la lingua tra i denti e con un sorriso
si mise a sedere, fece alzare Rachel e dopo aver lasciato la loro
roba lì, presero a camminare lungo la passerella, ancora
mano nella
mano.
Era decisamente affollato anche se le giostre erano
spente, ma evidentemente il cibo, i giochi e la musica attiravano un
sacco l'attenzione. Rachel si domandò come mai non le era
venuta
l'idea di andarci prima. Certo, forse non avrebbe mangiato la
metà
di ciò che vendevano, fritto hot dog, ma Quinn e Barnaby
l'avrebbero
fatto sicuramente. Oddio, quel pensiero la fece sorridere. Rachel
vide Quinn guardarsi intorno con occhi luminosi, stringendo forte la
sua mano quando la gente si avvicinava troppo.
Si fermarono a
guardare un ragazzo che ballava la break dance, poi un mago che
sicuramente sembrava più un pedofilo. Quinn si era tenuta un
sacco a
distanza da loro e Rachel non si era lamentata, ma la bionda
batté
allegramente la mani quando l'uomo tirò fuori dal cilindro
apparentemente vuoto un coniglio.
Quando arrivarono agli hot
dog di Nathan, Quinn si voltò verso Rachel e insistette
perché
potessero scattare una foto.
“È un chiosco di hot dog,
Quinn, ne abbiamo passati circa una decina.”
Quinn saltellò
e oscillò avanti indietro e Rachel non poté fare
a meno di
sorridere.
“No, questo è – questo è
dove- gli hot dog
del-del quattro luglio-”
“Quinn.” Rachel alzò le
sopracciglia e sorrise a Quinn calorosamente, sembrava così
eccitata. “Rallenta, okay, usa le parole,
d'accordo?”
Gli
occhi di Quinn scintillarono. “Il quattro di luglio, questo
è
dove-dove vengono a mangiare gli hot dog per il concorso, è
divertente da guardare. Mi piacciono gli hot dog, con il
ketchup.”
Rachel rise. “Solo ketchup? Non senape?”
Quinn
fece una faccia disgustata e scosse la testa.
Rachel guardò
Nathan. “Va bene, facciamo una foto.”
Rachel era fin
troppo felice di documentare quell'uscita, nessuno avrebbe potuto
credere che un primo appuntamento potesse coinvolgere un chiosco di
hot dog per dieci minuti. Rachel aveva effettivamente preso parte ad
una gara di abbuffata prima, aveva dieci anni e si trattava di torte
alle ciliegie il giorno del ringraziamento, e lei ne aveva mangiata
solo una, ed era sembrato come se l'avessero picchiata in faccia
ma... si, era stato divertente.
Quinn tirò fuori la
macchina fotografica dalla tasca posteriore e guardò la
gente che
camminava attorno a loro un po' ansiosa. Prese a giocherellare con la
cinghia mentre Rachel la guardava, ma non si mosse per avvicinarsi a
nessuno. Rachel le prese dolcemente la fotocamera dalle mani e dopo
averle fatto l'occhiolino e averle sorriso, si mosse verso una coppia
carina che stava passando per di là
“Ciao!” disse lei
guardandoli dritto negli occhi. “Vi dispiacerebbe fare una
foto a
me e la mia amica? È un po' ossessionata da questo
chiosco.” disse
e guardò Quinn che era arrossita con un luminoso e innocente
sorriso.
La coppia rise e annuì, Rachel tornò indietro e
mise un braccio attorno alla vita della donna più alta.
“Non
sono ossessionata, solo che è bello.”
mormorò Quinn attraverso il
suo sorriso, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di
Rachel.
Rachel prese la mano che le pendeva sopra la spalla e
l'appoggiò sul suo fianco. “Lo so.”
mormorò nel suo orecchio.
“È dolce.”
Il ragazzo scattò la foto proprio quando
Rachel sorrise e si voltò verso la fotocamera, mentre Quinn
guardava
Rachel con un sorriso e il labbro sporto in fuori. Era una cosa
perfetta.
Dopo aver scattato la foto a Astroland e
Wonder Wheel, e aver guardato Quinn ricostruire un poster di una
donna di spade, senza la spada, conclusero la loro camminata ad una
ringhiera che separava il lungomare dalla spiaggia. Si appoggiarono
contro di essa, guardando il sole scendere più basso nel
cielo.
Rachel sperò che nessuno avesse rubato le loro cose sulla
spiaggia.
Ma chi l'avrebbe fatto? Seriamente, per dei contenitori Tupperware
vuoti che sapevano da burro d'arachidi e una pila di incarti di
Fruit-by-the-Foot.
“Tutto questo è stato perfetto, Quinn.”
disse Rachel sinceramente voltandosi verso di lei.
Quinn le
sorrise timidamente. “Davvero? Ti è piaciuto? Ti
sei
divertita?”
Rachel annuì e le strinse le mani. “Non
credo, in realtà no. Questo è stato il miglior
primo appuntamento
che io abbia mai avuto.” decretò, decidendo di non
dire che aveva
avuto solo un paio di primi appuntamenti in realtà, visto
che il
secondo non era quasi mai arrivato.
Quinn non poté contenere
il sorriso e tacque, ascoltando il suono delle onde. Quinn
cominciò
a suonare le dita contro la ringhiera pochi secondi dopo e Rachel la
fissò.
“Rachel.” disse bruscamente. Rachel era di fronte
a lei e mise la mano sulla sua.
“Quinn.”
Quinn
deglutì e Rachel aggrottò le sopracciglia. Uh.oh.
“Non ho
mai avuto un vero e proprio bacio prima d'ora.” Quinn
arrossì fino
alla punta delle orecchie.
Oh dio, dove avrebbe portato tutto
quello? E, oh, buon dio, smettila di guardarle le labbra, Rachel.
Smettila! Rachel aspettò con calma, fino a quando quegli
occhi
nocciola incontrarono i suoi. Le sorrise dolcemente.
“Che
vuol dire un vero bacio?” chiese con calma. Rachel si
domandò come
potesse essere un falso bacio.
Quinn esitò. “Uhm, beh, un
paio di ragazzi della casa famiglia mi hanno baciato, ma …
erano un
po' fuori, non è stato bello … ” si
spense.
Rachel la
sentì passare le mani sulle proprie, non sapeva se doveva
fare una
mossa. Dio, si sentiva come se fosse fra la vita o la morte. Filo
rosso o filo blu! Il tempo stava per scadere!
Prese una
decisione.
Tirò via una della mani di Quinn dalla ringhiera,
poi si mise davanti a lei, sempre più vicina. E
più vicina. Gli
occhi di Quinn rimasero chiusi per tutto il tempo. Mise una mano
attorno al collo di Quinn, spazzolando via i capelli biondi,
tenendole stretta la mano ancora sulla ringhiera. Poi si
sollevò
sulle punte e la baciò.
Dio, il modo sembrava essersi
incastrato, o qualcosa del genere. Sul serio. Quinn fu titubante in
un primo momento, ma quando rispose, avvolse un braccio attorno alla
vita di Rachel e fu semplicemente perfetto. Dannatamente perfetto.
Non passò molto tempo, perché Rachel non voleva
sembrare una
puttana pronta a baciare immediatamente alla francese o qualcosa del
genere proprio il primo appuntamento, il primo bacio di Quinn, ma Dio
voleva farlo ancora e ancora.
Guardò Quinn che stava
scuotendo un po' la testa, scompigliando i suoi capelli attorno alla
sua faccia. Rachel glieli accarezzò, le labbra formicolanti,
il viso
in fiamme. Quinn sembrava stordita, le sorrideva dolcemente e si
morse il labbro, non appena Rachel alzò lo sguardo verso di
lei.
Rachel sorrise come una fottuta pazza. Non stava nemmeno cercando di
controllarlo, era impossibile perché Dio, aveva appena
baciato la
ragazza più bella del mondo. Il sorriso dolce di Quinn si
trasformò
in un sorriso sciocco, quando tirò Rachel in un
abbraccio.
Qualunque cosa fosse, potevano essere stupide
insieme.
****
Santana:
Berry sei lì?
Rachel: Si, Santana. Sono le cinque
del mattino. Cosa c'è di sbagliato in te?
Rachel si strofinò
gli occhi ancora assonnati, appoggiandosi contro la testata del
letto. Scherzi a parte, i messaggi prima che sorgesse il sole erano
legali?
Santana: Come è stato il tuo
appuntamento?
Rachel: Davvero? Vuoi sapere come è
stato il mio appuntamento. Che dolce.
Santana: Chiudi
quella dannata bocca. Questa conversazione sarebbe più breve
se mi
rispondessi.
Rachel: È stata perfetto :)
Santana:
Disgustoso.
Rachel: Siamo andati a Coney
Island.
Santana: Disgustoso.
Rachel: E
l'ho baciata.
Santana: Coooosì disgustoso …
ma bel
lavoro, Berry. Fuori dalle palle, perché sono le cinque del
mattino.
Davvero, chi messaggia alle cinque del mattino?
Rachel:
Ridicolo.
Rachel stava per tornare a dormire quando sentì
un movimento in cucina. Certo, probabilmente Barnaby aveva dormito
con Quinn, e aveva deciso di farsi uno spuntino. Si alzò
ugualmente
a controllare.
Si diresse in cucina e trovò Quinn con la
bocca piena di vermi gommosi, seduta al tavolo, una ciotola di
Froot
Loops con gelato davanti a lei. Rachel la fissò.
Oh Dio, le veniva
da vomitare.
Quinn si voltò quando si rese conto di non
essere più sola e alzò una mano in segno di
saluto, cercando di
ingoiare in fretta tutti i vermi gommosi.
“Quinn, non puoi –
come fai a mangiare in questo modo? Non è sano,
tesoro.” le disse
con un sorriso leggero quando Quinn abbassò la testa,
dandole modo
di scompigliarle i capelli. “Ti farà
male.”
Quinn si
accigliò guardando il suo cibo, Rachel poteva vedere che
voleva
mangiarlo. Stava proprio chiamando il suo nome.
“Mi piace.”
rispose semplicemente Quinn guardandola e Rachel prese un verme
gommoso dal bancone e ne morse metà.
“Non
mi piace la parte gialla.” le spiegò, lasciando
cadere l'altra
metà nella ciotola ricolma di colori di Quinn, quel
pasticcio pieno
di zucchero.
Dio, avrebbe avuto bisogno di una siringa di
insulina dopo quella roba. Quinn prese un cucchiaio di gelato e
cereali e masticò, gemendo esageratamente in segno
d'apprezzamento.
Rachel ridacchiò e le strinse le spalle.
“Perché sei
sveglia prima del sole? Tu odi la mattina.”
Quinn si voltò
a guardare il suo cibo. “Non riuscivo a dormire.”
Rachel
si diresse verso l'altro lato del bancone e vi si appoggiò
guardandola. “Colpa dei rumori?”
Quinn scosse la testa.
“No, Barnaby mi aiuta con quello, ero …
” arrossì e cominciò
ad impilare un po' di Foot Loops sul bancone. “Stavo
rivivendo la
giornata di ieri, ancora e ancora.”
Un sorriso spuntò sul
volto di Rachel mentre ascoltava Quinn, batté la mano di
Quinn così
da convincerla a guardarla, facendo crollare la torre di Foot Loops
sul pavimento. Barnaby si preoccupò di ripulire le
macerie.
“Dovremmo farlo di nuovo.” le disse Rachel e
Quinn sorrise. “So che i miei spettacoli finiscono tardi
così
avere degli appuntamenti è difficile, ma che ne dici di un
appuntamento domani a pranzo? Durante la tua pausa?”
Quinn
annuì con entusiasmo e mise il cucchiaio nella sua ciotola
facendola
ridere.
“Oh, Rachel, volevo chiederti una cosa.”
Rachel
si versò del caffè, sapeva che non sarebbe
tornata a letto presto.
“Quinn, ti ho appena chiesto di uscire di nuovo, non
c'è bisogno
che lo fai anche tu.” la prese in giro e Quinn le
gettò alcuni
Foot Loops.
“C'è un cucciolo al rifugio, è un
border
collie … è davvero
soffice e dolce … ”
Rachel si
fermò dal versarsi il caffè e sorrise
consapevolmente a Quinn. “E
tu lo vuoi.” dichiarò.
Quinn annuì esitante, osservando la
reazione di Rachel. “Ho pensato che avremmo potuto chiamarlo
Cornelius, da quel film di cui mi hai parlato. E sai avrebbe potuto
essere amico di Barnes quando non siamo a casa … ”
Rachel
concentrò i suoi occhi sulla caffettiera pensando per
qualche
minuto. Si, poteva essere bello salvare un cucciolo, dando a Barnaby
un nuovo amico. Forse sarebbe stato in grado di fermare alcune follie
di B, e sarebbe stata una cosa impressionante. Poteva essere anche
solo il primo passo dal possedere una mandria di cani, Quinn sembrava
un tipo da voler sciami di animali in giro.
“Ti prometto che
ti piacerà.” disse supplichevole Quinn.
Il suo gelato si
stava sciogliendo.
Dio, il “No” non era nemmeno un'opzione
per Rachel. Si voltò verso Quinn con un sorriso riluttante e
roteò
gli occhi.
“Va bene, porta a casa Cornelius dopo il lavoro e
vediamo se piace a B.”
Gli occhi di Quinn si illuminarono e
si lasciò sfuggire un grido eccitato. Scivolò
giù dalla sgabello e
corse a darle un abbraccio. Rachel era divertita e la strinse
più
forte.
“Ma non gli puoi dare del cibo spazzatura e bisogna
che gli insegni le buone maniere.” dichiarò nella
sua spalla e
Quinn si limitò ad annuire.
___________________________________________
NoteTraduttrice:
Questa volta siamo state puntuali! Una settimana esatta da quando
abbiamo pubblicato l'altro!
Questo è uno dei miei capitoli
preferito, penso che Rachel abbia avuto il miglior primo appuntamento
della storia *__* voi che ne dite?
Non ho molto d'aggiungere, perché questo capitolo
è stato abbastanza scorrevole e senza paroloni
difficili.
Lasciate i vostri pareri così da poterli
dire all'autrice americana! Alla prossima!
ManuKaikan
|
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Capitolo 9 *** The Signs are All Quiet ***
Capitolo 9: The Signs are All Quiet
“No, Quinn, non soprannomineremo il nostro cucciolo Nelly.”
Non che ci fossero molte altre opzioni, a dire il vero, con un nome come Cornelius. Cosa rimaneva? Corny? Assolutamente no, cazzo. Tuttavia, Rachel necessitava ancora di qualcosa di più corto per chiamarlo se, e quando, si fosse ritrovata consumata da un’irrazionale indignazione per le sue azioni.
Si dava il caso che Cornelius feceva sembrare Barnaby un cavolo di angelo. Con l’aureola.
Addestrato da Dio stesso. Barnaby sembrava orgoglioso che Rachel l’avesse messo su un piedistallo per il suo “buon” comportamento. Certo “Corny” o “Nelly” era probabilmente la più tenera e adorabile creatura esistente sulla terra, a parte la ragazza di Rachel ovviamente, ma Gesù, era una peste. O fuori di testa. Per essere gentili.
La prima cosa che fece quando attraversò la porta, senza iniziare a parlare di cosa aveva fatto fuori dalla porta, quel pomeriggio fu pisciare allegramente sul tavolo della sala da pranzo. Quinn lo trascinò via e lo riportò fuori mentre Rachel roteava gli occhi e tratteneva Barnaby.
Quinn sembrava un po’ colpevole quando tornarono, e Rachel la guardò asciugare la gamba del tavolo mentre cercava di convincerla a non soprannominare il loro nuovo cane come un rapper.
“Quinn! Aveva un singolo intitolato Pimp Juice. E’ inaccettabile! Devi trovare un altro nome!” sbraitò Rachel, raccogliendo Cornelius quando affondò i denti nel deodorante attaccato alla spina che profumava da albero di Natale a marzo.
“Non so chi sia, e non so cosa significa Pimp Juice.” dichiarò Quinn, gettando via la carta assorbente e avvicinandosi a Rachel così da poter prendere il muso del cucciolo tra le mani.
Dio, come può un demone avere un aspetto così adorabile?
“Seal.” disse Quinn. (seal significa foca)
Che cazzo? Rachel sapeva che Quinn era un po’ tra le nuvole, ma...
“Il soprannome.” chiarì Quinn. Beh, non chiarì molto, più che altro la confuse ancora di più “Tipo, Cornelius al contrario.”
Rachel la fissò, e cercò di sillabare il nome Cornelius al contrario nella sua mente. Non ebbe successo, e si allontanò quanto più possibile dal suonare foneticamente come “seal”, prima di arrendersi e agitare le mani esasperata. Maledetti animali, accidenti.
Quinn sorrise. Okay, il loro cucciolo sarebbe stato chiamato come un mammifero marino semi-acquatico. D’accordo.
Il telefono suonò, e Rachel mise - Cornelius, no non avrebbe usato quel soprannome finché non fosse stato completamente necessario - giù, e lui se ne andò sovraccaricato in camera di Rachel con Barnaby, Quinn alle loro calcagna. Era la linea fissa, il che era strano, e le ci volle circa un minuto per capire quale bottone premere prima di farlo funzionare.
Dio, sembrava il Medioevo.
“Salve, sto cercando Quinn. E’ lì?”
Rachel lanciò un’occhiata alla porta attraverso la quale la sua esuberante ragazza era sparita.
“Ehm.” era sorpresa, primo del fatto che qualcuno stesse cercando Quinn, e secondo che Cornelius fosse appena uscito correndo dalla camera e dritto addosso alla porta vetrata del balcone. Sussultò, e gesticolò verso Quinn.
“Sì, è proprio qui. Posso chiedere chi sta chiamando?” disse Rachel.
“Sono Lisa. Sua zia.”
Rachel annuì lentamente e Quinn la guardò interrogativa. Rachel le allungò il telefono con la mano sul microfono.
“Tua zia.” sussurrò.
Gli occhi di Quinn si spalancarono e fece automaticamente un passo indietro. Quasi immediatamente le sue mani iniziarono a giocare con le cuciture del giocattolo sonoro che aveva in mano.
“Cosa vuole?” chiese Quinn con circospezione.
Rachel scrollò le spalle e le fece un sorriso compassionevole. Quinn si portò il telefono all’orecchio e Rachel le prese gentilmente il giocattolo dalle mani, e andò a sedersi alla penisola.
“Pronto?” disse Quinn piano.
Rachel la guardò annuire con la testa e a bocca chiusa un paio di volte. No, non stava origliando, non era sua abitudine. Semplicemente voleva essere sicura che Quinn non perdesse le staffe e avesse un attacco di panico, lasciando lei a vedersela con il cucciolo demonio. L’ora neurologicamente discutibile cucciolo demonio. Era in casa da sette minuti.
Quinn sembrava calma per il momento, eccetto per la mano che stava tamburellando rapidamente sul bancone.
“No, ho un lavoro.” disse Quinn, la voce leggermente più alta di prima. Stava scuotendo la testa e i capelli le caddero sugli occhi.
“Un rifugio per animali.” continuò.
Rachel osservò attentamente, e raccolse Cornelius quando le attaccò la gamba, stringendolo al petto anche solo per placare la sua esuberanza. Barnaby cercò inutilmente di scivolare sulla sedia per unirsi a loro.
Quinn aggrottò le sopracciglia. “Non è-mi piace. Non è una perdita di tempo.”
Rachel strinse gli occhi.
Quinn si diede una spinta lontano dal bancone e iniziò a girare intorno nella piccola cucina. “No, ho smesso-ho smesso di prenderle.” Si strofinò la fronte e sospirò. “Non penso che mi servano. Io non-non ne ho mai avuto bisogno.”
Rachel aveva solamente sentito la zia di Quinn dire esattamente dodici parole e voleva schiaffeggiare la stronza. Quinn sospirò e annuì a bocca chiusa un altro paio di volte prima di riagganciare. Si passò entrambe le mani tra i capelli, e scosse la testa, muovendo i piedi.
Rachel mise giù Cornelius con il suo nuovo amico Barnaby e afferrò alcuni vermi gommosi e ritornò dall’altra parte della penisola. Quinn le guardò i piedi.
“Tutto ok?” chiese Rachel cautamente, spingendo gentilmente Quinn addosso al bancone in modo che smettesse di agitarsi. Quinn strinse le labbra. Rachel fece penzolare un verme di gomma davanti alla faccia di Quinn in modo che gli occhi nocciola guardassero in sù.
Sorrise quando lo fecero e annuì incoraggiante affinché Quinn prendesse il verme gommoso. Invece Quinn prese il sacchetto dalle mani di Rachel e se ne infilò un po’ in bocca. Rachel ridacchiò.
“Puoi dirmelo se c’è qualcosa che non va, Quinn.”
Quinn scosse la testa, le guance piene. Finalmente le sue spalle si rilassarono, ma non aveva intenzione di incontrare gli occhi di Rachel
“Lei solo - è il mio … tra - tra due settimane-”
Rachel mise le mani sulle spalle di Quinn e piegò la testa finché Quinn incrociò i suoi occhi. “Le parole, tesoro. Rallenta.”
“E’ il mio compleanno tra due settimane, e lei-lei, ehm, ha messo del denaro nel mio conto per questo … e, smetterà di pagare per me. Per le mie cose. Presto.”
Rachel annuì. “E’ tutto?” le chiese con attenzione. Ovviamente no.
Quinn comunque annuì leggermente. “Sì.” disse piano.
Rachel la studiò per un secondo, poi le prese a coppa il viso e si allungò e le diede un rapido bacio sulle labbra. Quinn arrossì e sorrise. Anche Rachel sorrise.
Effetto desiderato, ottenuto.
***
L’appuntamento a pranzo il giorno dopo andò bene, o meglio, bene come può andare con un’orda di fan a conoscenza della tua posizione. Quindi … non proprio tanto bene. Rachel si sentiva male perché Quinn era un fascio di nervi, ma scoprì anche che Quinn era probabilmente una delle persone più protettive che avesse mai incontrato. Tenne le braccia attorno a Rachel per tutta la notte, quindi, insomma, c’era un lato positivo...
In più, avevano pianificato un appuntamento a cena per quel fine settimana.
In quel momento Rachel si stava preparando per lasciare il suo camerino dopo il suo spettacolo di quella sera, e si stava chiedendo chi le aveva rubato tutti gli smalti dal cassettone. Guardò nello specchio quando sentì la porta aprirsi per vedere Quinn entrare e fermarsi dietro la sua sedia con un sorriso.
Quinn si piegò in avanti e le baciò una guancia da dietro. “Sei stata fantastica stasera.”
Rachel arrossì. “Lo dici tutte le sere.”
Quinn sorrise e abbassò lo sguardo sui suoi piedi. “Perché tu sei fantastica tutte le sere.”
Oh Dio. La dolcezza. Rachel non sapeva se sarebbe stata in grado di gestirla.
“Arriva qualcun altro?” chiese a Quinn quando riuscì a riprendersi.
Quinn collassò sul divano e scosse la testa, trafficando con le vecchie riviste, le caramelle e la cioccolata sul tavolo.
“Solo io. Sei pronta?”
Rachel annuì e si avviarono fuori dalla porta laterale del teatro dove una fila di fan stava aspettando l’autografo. Rachel lanciò uno sguardo colpevole a Quinn, e Quinn le diede solo un mezzo sorriso e le fece segno di andare, aprendo lo Starbust vecchio di sette anni che aveva appena trovato.
“Fa quello che devi, Little Bear.”
Rachel si avvicinò alle transenne e iniziò a firmare le cose che le venivano allungate. Fece alcune foto con le persone mentre si muoveva lungo la fila.
“Rachel, sei stata fenomenale stasera!”
“Miss Berry, lei è il mio idolo! E’ bellissima!”
“Hey Rachel, quella ragazza con cui sei stata tutto il giorno è sexy. E’ la tua ragazza?”
Quella frase era diversa da quelle che era abituata a sentire.
Rachel fece un sorrisetto. “È molto bella.” disse, senza alzare lo sguardo mentre firmava l’iPhone di qualcuno. Sì, iPhone. Non capiva come la gente potesse spendere centinaia di dollari per quello solo per farle scrivere sopra. Lei avrebbe preso qualcuno a pugni se avessero scritto sul retro del suo.
Ma, insomma, era grata che la gente la apprezzasse così tanto. Ovviamente.
Rachel si allontanò di un passo dalle transenne quando scoppiò una piccola rissa un po’ più avanti lungo la fila. Quinn fu al suo fianco in un istante, sembrando ansiosa e turbata. Rachel le lasciò afferrare il suo braccio.
“Chi diavolo sei?” urlò un ragazzo da dietro la fila.
Rachel roteò gli occhi; certa gente era davvero cretina.
“Hey Rachel, quanto sono vere le voci sull’atteggiamento da diva che circolano?”
Cretino.
“Sei davvero una così grande stronza con cui lavorare?”
Cretino.
Rachel semplicemente li ignorò, ma sentì la presa di Quinn sul suo braccio aumentare.
“Smettetela-smettetela di essere cattivi con lei.” disse Quinn alla folla in generale, la voce alzata per farsi sentire. Alcune persone le sorrisero e Rachel le diede un colpetto sulle costole, poi l’attenzione di tutti venne catturata da una vera e propria rissa.
Signore e signori, il Funny Girl fight club.
Quinn cercò di allontanarsi, tenendo ancora Rachel. Le urla si stavano facendo sempre più forti; Rachel sperò che non ci fosse nessun bambino impressionabile nella folla. Se c’erano, beh, i loro genitori avrebbero avuto qualche problema più tardi.
“Non mi piacciono le risse.” disse Quinn direttamente nell’orecchio di Rachel.
Rachel realizzò che la bionda stava fondamentalmente vibrando, e fece cenno alle guardie del corpo che erano pronte per andare. Rachel si limitò a guardare Quinn mentre sedevano nel taxi tornando a casa. Non stava tremando così tanto, aveva solo le gambe accavallate e stava scuotendo il piede come una matta.
“Forse non dovresti, sai, uscire di nuovo con me dal retro.” suggerì gentilmente Rachel.
La faccia di Quinn si sgretolò e Rachel sentì qualcosa stringersi nel suo cuore.
“Ma, ci-ci sono così tante persone. E se-e se ti fanno del male?”
Rachel mise una mano sul ginocchio di Quinn. “Guardami Quinn.” Sorrise dolcemente quando gli occhi nocciola incontrarono i suoi. “Ci sono bodyguards e poliziotti che mi circondano dopo ogni spettacolo. Sono sempre attenta. Non mi succederà niente. Tornerò sempre a casa, okay?”
Quinn annuì lentamente e riluttante.
“Ma ti chiamerò se avrò bisogno che picchi qualcuno.” aggiunse Rachel, con un luccichio negli occhi. Quinn dovette sorridere. “Oppure posso picchiarli da sola.” disse Rachel.
Quinn sorrise e mise la testa sulla spalla di Rachel. Rachel passò la mano tra i capelli biondi finché Quinn smise di tremare, e si ricordò di qualcosa che Kurt aveva accennato il giorno prima. Non proprio accennato, fatto intendere.
“Kurt mi ha scritto e vuole che usciamo a pranzo venerdì, tipo un doppio appuntamento. Apparentemente si è trovato un nuovo ragazzo.”
Rachel era scettica. Di solito i nuovi ragazzi di Kurt erano o etero o asini.
Quinn annuì lentamente.
“Quindi ti va bene?” chiese Rachel.
“Sì. Mi piace Kurt.” disse piano Quinn, premendo il viso sul collo di Rachel.
Rachel sorrise e la strinse più forte, ridacchiando quando Quinn la baciò appena sotto l’orecchio. Si riprese un po’ quando pensò all’inevitabile distruzione bavosa che le aspettava quando sarebbero tornate a casa.
***
Rachel si svegliò la mattina seguente quando sentì Quinn fare rumore nell’appartamento e poi in camera. Sbatté le ciglia con aria assonnata e lanciò Cuddles contro l’intruso. Andò nella direzione opposta.
Quinn saltò sul letto con una scatola tra le mani. “Rachel, hai un pacchetto.” disse eccitata.
Rachel grugnì e si girò dall’altra parte. Quinn premette uno dei suoi piedi da rettile contro la gamba di Rachel che usciva da sotto le coperte. Rachel gemette e si dimenò prima di mettersi a sedere controvoglia.
Quinn le passò la piccola scatola con impazienza, e poi spostò i piedi sotto alle coperte. Rachel li strofinò assentemente per scaldarglieli mentre studiava il pacco.
“Oh, sono solo i miei papà. Mi mandano pacchi di cibo fin dal college.” disse con un sorriso. “È soprattutto cibo spazzatura conveniente come- oh, hey, in effetti, tu lo adoreresti!” Rachel passò il pacco a Quinn che alzò un sopracciglio.
Gli occhi di Quinn guizzarono dal pacco a Rachel “Vuoi che lo apra io?”
Rachel scrollò le spalle. “Non credo di aver mai mangiato niente che i miei papà mi hanno mandato in sette anni.” Quinn la fissò. “Seriamente, Quinn, aprila così posso tornare a dormire.”
Quinn tirò via il nastro adesivo a casaccio, strappando il cartone nel processo. Barnaby e Cornelius arrivarono saltellando nella stanza e salirono sul letto. Sembrava che potessero annusare la confusione.
Come previsto, Quinn tirò fuori Fritos, Twinkies, Ho-Ho, dolcetti di Little Debbie, mini brownies, Funions, Fruit Roll-Up e delle strane gomme di Scooby-Doo. Quinn era in paradiso. Rachel grugnì e spinse i cani giù dal letto. Sì, sarebbero morti se si fossero avvicinati e quella scorte. Rachel sarebbe morta se si fosse avvicinata a quelle scorte. Quinn stava probabilmente morendo in quel momento.
“I tuoi papà sono fantastici.” disse Quinn distrattamente, mordendo un Ho-Ho. Rachel pensò che fosse una fantastica scelta per la colazione. Fece una smorfia e si stese di nuovo sul fianco fronteggiando Quinn.
“Com’è stato, crescere con loro?” chiese Quinn attraverso il boccone di dolce e panna. Rachel scelse di concentrarsi sugli occhi nocciola invece che su quella vista.
“Intendi crescere con genitori gay? Beh-” iniziò Rachel; Quinn la interruppe.
“No. Come, ehm, solo con dei genitori. Sai, che sono felici.”
Rachel al guardò attentamente. Stava succhiando la panna dal centro di un Ho-Ho. Incantevole. Ma, seriamente, non poteva non sorridere a quella vista.
“Mi supportavano molto. O, supportano, credo. Mi hanno tipo sempre dato quello che volevo, quindi, sai, alcune persone mi chiamano egocentrica-”
“Non sei egocentrica.” disse Quinn immediatamente. Uscì come un “Om fei eofentica”. Rachel ridacchiò.
“Big Bear, stai spargendo briciole su tutto il mio letto. Per favore, controllati.”
Quinn sembrò adeguatamente castigata.
“Comunque, questo ha peggiorato il bullismo, perché la gente pensava che io pensassi di essere meglio di chiunque altro. Ma i miei genitori erano fantastici. Giocavano a Scarabeo e a Monopoli con me tutti i venerdì sera, e facevamo delle maratone di film.”
Rachel diede un’occhiata a Quinn. Stava ascoltando e masticando con attenzione, gli occhi luminosi.
“Mi racconti qualcosa di più su tua zia?”
Quinn smise di masticare e iniziò a spostare tutto il cibo attorno a lei per scendere dal letto.
Merda, pensò Rachel. Merda. Merda. Merda. Si allungò e catturò il polso di Quinn.
“No, no, aspetta. Mi dispiace. Parlami di qualcos’altro. Cosa vorresti per il tuo compleanno?”
Quinn si riaccomodò con diffidenza e riprese a mangiare. “Tu non-tu non devi farmi niente, Rachel.” disse dopo un momento.
Rachel le lanciò uno sguardo. “Mi stai prendendo in giro?”
Seriamente, Rachel era conosciuta per esagerare con i suoi regali di compleanno. Aveva dato a Kurt un cavallo da corsa qualche anno prima, quando aveva accennato che sarebbe stato figo averne uno. Un fottuto cavallo da corsa. Che era stato venduto immediatamente. Ma Rachel non poteva essere negata.
“Se non mi dici cosa vuoi, ti prenderò qualcosa di ridicolo e stupido.” Rachel stava per dire “come un cavallo da corsa”, ma realizzò che Quinn l’avrebbe adorato.
“C’è una cosa che voglio.” disse piano Quinn, mordendo un altro dannato Ho-Ho. Rachel aspettò. “Sarai-voglio-vorrei che fossi la mia ragazza.”
Rachel non era nemmeno sorpresa. Era estasiata, ma non sorpresa. Com’era che Quinn era quella che faceva quei passi nella loro relazione? Seriamente, fatti avanti Berry. Cercò di calmare il suo cuore così da poter rispondere.
“Certo che sarò la tua ragazza, Quinn.” sorrise caldamente all’altra donna. Il suo sorriso stava spezzando la sua faccia a metà.
“Sei sicura? Perché io-io so che siamo state solo a, ehm, pochi appuntamenti. E io non ho mai avuto-”
“Sì, sono sicura.” la interruppe Rachel.
Stava per dire baciami, ma lanciò di nuovo un’occhiata alla bocca di Quinn e ci ripensò. Quinn non era al corrente di quei pensieri, e si abbassò e diede a Rachel un dolcioso, cremoso, cioccolatoso bacio a bocca aperta dritto sulle labbra.
“Mm, perfetto.” disse Rachel, mezza sarcastica.
Perché, seriamente, era stato perfetto. Fece stendere Quinn vicino a lei e leccò via l’Ho-Ho dalle sue stesse labbra. Sì, era distesa su un letto pieno di cibo spazzatura, con due cani dal carattere orribile ai suoi piedi, e una ragazza vicino a lei che stava soffocando con dei dolcetti, ma non si sarebbe spostata per niente al mondo.
***
“No, Kurt, non ho dimenticato il nostro appuntamento per pranzo. Non l’avevo dimenticato le quattrocento volte in cui mi hai chiamata prima di adesso, e non me lo dimenticherò nelle prossime sei ore. Quindi smettila di chiamarmi prima che il sole sia sorto o lo annullerò. Sto per attaccare ora!”
Rachel sentì dei deboli strilletti provenire dalla linea mentre chiudeva la chiamata e ficcò la testa di nuovo nel cuscino. Fu tre ore dopo che si trascinò in cucina, vestita e in attesa che Quinn tornasse a casa per la pausa pranzo.
Si sedette al bancone e mangiò la parte blu di alcuni vermi gommosi, rimettendo le parti gialle nel sacchetto per Quinn. Rachel capì che Quinn era arrivata quando Barnaby e il suo nuovo amico del cuore Cornelius, partirono a razzo dalla cucina per precipitarsi alla porta d’ingresso.
Rachel sorrise e aspettò che le esclamazioni di adorazione di Quinn per i cani riempissero l’appartamento; sorprendentemente non arrivarono. Quinn attraversò il soggiorno spingendoli via dolcemente dopo aver semplicemente dato dei colpetti sulle loro teste. Barnaby sembrava offeso. Cornelius era un po’ troppo stupido allora per notarlo.
“Hey Quinn.” Rachel scese dallo sgabello e le si avvicinò, mettendo le braccia attorno al collo di Quinn per un bacio. Quinn sorrise e la tirò più vicina.
“Tutto okay?” chiese Rachel.
Barnaby sembrava ancora abbastanza deluso. Quinn era il suo fottuto eroe.
Quinn annuì con convinzione e afferrò la borsa di Rachel sul bancone. “Pronta ad andare?” chiese.
Rachel le prese la mano e si avviarono verso l’ascensore e poi fuori al taxi che le stava aspettando.
Quinn non disse veramente niente lungo il loro viaggio fino al ristorante, ma Rachel non poteva biasimarla, considerando che il loro tassista sembrava un serial-killer ottantenne. O la vittima di un serial-killer. Quinn era in effetti sorprendentemente calma, il che doveva essere una buona cosa.
Individuarono Kurt e il suo nuovo ragazzo, Blaine, appena uscirono sul patio del ristorante. Fondamentalmente c’erano arcobaleni che sgorgavano dalle loro sedie. Rachel fece un sottile esame rapido al ragazzo … beh, lei pensò che fosse sottile. Kurt strinse gli occhi nella sua direzione. Rachel gli fece l’occhiolino.
“Stai avendo un ictus?” chiese Kurt, facendo loro segno di sedersi.
“Kurt, sii gentile.” disse Blaine allegramente, girandosi a guardare Rachel e Quinn con un enorme sorriso. Okay, quel ragazzo era decisamente allegro. “Ho sentito parlare così tanto di voi, ragazze!” esclamò Blaine.
Rachel sorrise. Veniva sempre contagiata dall’entusiasmo delle altre persone, era come la sua droga. Sorrisi. Risate. Si stava definitivamente facendo la sua dose.
“Beh, è fantastico conoscere il ragazzo che ha catturato il cuore di Kurt.” proclamò Rachel. Quinn annuì, gli occhi fissi sul colletto di Blaine. “E, hey Kurt, è davvero gay!” continuò Rachel nel suo tono congratulatorio.
Kurt roteò gli occhi.
“Quindi, cosa c’è di buono qui?” interruppe Blaine, battendo le mani.
Wow, quel sorriso non se ne sarebbe sicuramente andato.
Rachel aprì il suo menu mentre Kurt iniziava a declamare ogni singolo piatto che era elencato. Apparentemente viveva in quel posto. Era abbastanza semplice, sapete, in cui poteva pronunciare tutto quanto. Guardò le mani di Quinn con la coda dell’occhio. Completamente ferme. Benissimo. C’era bisogno di zucchero.
“Vuoi un frullato, Quinn?” chiese Rachel indicando l’immagine nel menu. “Probabilmente ti piacerebbe quello alla cioccolata. Ci mettono la panna sopra. Oh! E hanno i pancake con le gocce di cioccolato.” aggiunse eccitata.
Quinn scosse la testa. “No, grazie. Prenderò il club sandwich.”
Rachel si avvicinò in modo da poter dire qualcosa all’orecchio di Quinn, lanciando un’occhiata per assicurarsi che Kurt e Blaine stessero ancora discutendo su a chi appartenesse l’ultimo panino, Ovviamente lo stavano facendo.
“Sei sicura di stare bene, Quinn?”
Quinn si girò e incrociò i suoi occhi con un sorriso. “Rachel, sto benissimo. Lo giuro.”
Rachel la studiò. Forse esibirsi ogni sera la stava facendo impazzire o qualcosa del genere; scosse la testa e ricambiò il sorriso di Quinn. Quinn mise una mano sul collo di Rachel e massaggiò delicatamente, e oh Dio sì. Stava decisamente delirando perché quello era fantastico. Cercò di controllare la sua faccia quando Kurt e Blaine iniziarono a guardarla in modo strano. La cambiò in un’espressione meno orgasmica e li guardò calma.
“Beh, sono pronta per ordinare.”
Per la fine del pranzo, Rachel era innamorata del nuovo ragazzo di Kurt. Aveva decretato che lui e Kurt sarebbero stati sposati per la fine dell’anno, con lei come … testimone? Damigella d’onore?
E che i bambini sarebbero arrivati durante l’anno successivo. Blaine si era limitato ad arrossire e la seguì nella sua pazzia. Kurt le diede un calcio sullo stinco. Quinn sedeva silenziosa mangiando i suoi panini e sorridendo occasionalmente. Nessun battito con le dita. A malapena guardò le cannucce extra sul tavolo. Totalmente normale.
Kurt si sporse sul tavolo quando Quinn andò al bagno e Blaine andò a parlare con il suo gigantesco sorriso a qualcuno che aveva riconosciuto dall’altra parte del patio. Le maniche da designer di Kurt finirono direttamente nella ciotola del ketchup. La indicò distrattamente mentre sfregava il punto con alcune salviette.
“Smettila di ridere, Rachel, questa camicia costa duecento dollari.”
Rachel sussultò. Soprattutto perché aveva pagato duecento dollari per una camicia.
“Quindi, come va tra te e Quinn?” chiese Kurt, apparentemente soddisfatto del suo lavoro di pulizia. Si sporse di nuovo sul tavolo e fece la stessa identica cosa con il ketchup.
“Ah porca puttana!”
Rachel decise di rispondere comunque alla domanda, passando a Kurt alcuni tovaglioli che aveva bagnato con la condensa del suo bicchiere.
“E’ la mia ragazza adesso.” disse orgogliosamente.
Kurt smise di fare quello che stava facendo e alzò lo sguardo. Rachel vide un qualche tipo di realizzazione sorgere nei suoi occhi blu. “Oh.” disse lui lentamente. “Questo spiega tutto.”
Rachel aggrottò le sopracciglia. “Spiega cosa?”
Kurt ricominciò a sfregare freneticamente la sua manica. “Si sta comportando in modo strano … beh, no, si sta comportando in modo normale, il che è strano.”
Rachel lo fissò.
“Si sta comportando al meglio.” chiarì Kurt “Sai, ha attenuato la pazzia.”
“Non chiamarla pazza.” disse Rachel immediatamente.
Kurt le sorrise consapevolmente, aveva finito con la sua manica. Rachel coprì la ciotola del ketchup con una salvietta per assicurarsi che non ci fossero altri dannati problemi con quello.
“Ha fatto qualcosa. O ha … cambiato qualcosa. Per te. E-Gesù Cristo mi sono appena seduto sulla senape!” esclamò Kurt.
Dio, qualcuno aiuti questo ragazzo con i condimenti.
“Cosa significa?” chiese Rachel immergendo una pila di tovaglioli nella sua bibita abbandonata, anche se il completo di Kurt era già rovinato.
Kurt sospirò frustrato e interruppe i suoi tentativi di pulizia. “Solo … conoscila meglio. Assicurati che sappia che tu non vuoi che lei … cambi. Credo.”
“Abbiamo un appuntamento per domani sera.” offrì Rachel, mentre Blaine tornava al tavolo, il sorriso ancora più luminoso di prima.
Kurt le sorrise e guardò oltre la testa di Rachel dove Quinn stava tornando dal bagno.
“Perfetto” disse.
Passò la sua manica attraverso il ketchup di Blaine mentre usciva dal tavolo.
Angolo della traduttrice:
Sono in ritardissimo, lo so! Mea culpa. Ultimamente non ho neanche il tempo di respirare, avrei bisogno di giornate da 36 ore. Anzi, se qualcuno di voi avesse una Giratempo che gli avanza e me la potesse prestare gliene sarei grata. Tre giri dovrebbero bastare. (Se avete colto la citazione 50 punti a Corvonero, altrimenti andate all'angolo a voi più vicino e pentitevene.) In più aggiungiamoci che ho anche pensato bene di ammalarmi e che Manu, che mi doveva controllare il capitolo, come ben sapete (e se non lo sapete andate nell'angolino di prima) è impegnata con la Faberry Week e quindi anche lei ha poco tempo. Ma ce l'abbiamo fatta, è questo l'importante!
Coooomunque, mi sembra che sia tutto abbastanza chiaro, quindi...ci sentiamo alla prossima, che dovrebbe essere, tempo permettendo, la shot di Natale. Vi lascio nelle mani della mia collega.
See you soon.
_LaEle_
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Capitolo 10 *** You Know, You're off the Tracks ***
Capitolo
10 - Sai, Sei fuori le tracce.
“ Il
primo capitolo di questo romanzo di Hawthorne è intitolato
'L'antica
famiglia Pyncheon.'”
Rachel
non aveva assolutamente idea di quello di cui stava parlando Alex
Trebek. Aveva iniziato a giocare
distrattamente con le dita di Quinn, guardando il salotto un po'
annoiata.
“ Dovrebbe
essere la casa dei sette abbaini.” disse Quinn a bassa voce.
Rachel
si voltò a guardarla e poi di nuovo il Jeopardy in TV. Come
previsto, il tipo strano alla televisione fu entusiasta
quando
il suo campanello annunciò che la
risposta era giusta. La casa dei sette abbaini. Rachel
accarezzò il
braccio di Quinn con un sorriso, ma questa rimase concentrata sulla
televisione.
Hmm,
Rachel guardò la scatola di biscotti fra di loro. Era
il momento di fare un gioco. Dal momento che non avrebbe
risposto a molte di quelle ridicole domande, e Alex Trebek le faceva
venire voglia di fare male a qualcuno, si
ripromise di mangiare un biscotto ogni volta che Quinn
azzeccava la domanda.
“ Questa
giraffa in via d'estinzione si trova più a suo agio nella
foresta
pluviale più che in pianura.”
“ Cos'è
l'okapi.” disse Quinn.
Un
altro biscotto.
“ Nel
febbraio del 1779 il barone Friedrich von Steuben arrivò in
Pennsylvania per addestrare l'esercito continentale.”
Quinn
tentennò un secondo su quello. “Cos'è
Valley Forge?”
Si,
Rachel quella sera si stava riempiendo. Quinn non sembrava nemmeno
notare i biscotti che stavano rapidamente scomparendo. Rachel era
sorpresa, Quinn era un dannato mostro divora biscotti .
“ Questo
compositore della 'Symphonie Fantastique' ha ricevuto 20,000 franchi
da Paganini, che l'ha dichiarato un genio musicale.”
“Chi
è Berlioz?” Quinn fissò con calma lo
schermo.
Cazzo.
Rachel si infilò un altro biscotto in bocca.
“I
microscopi elettronici forniscono immagini con una risoluzione
misurata in queste unità, anche dette millicrons, che
equivalgono a
circa 1/50,000 il diametro di un capello umano."
“Cosa
sono i nanometri?”
Gesù Cristo.
Rachel stava per vomitare.
Okay, ragazza, focalizzati sulla partita. Focalizzati. Finisci a
effetto. Quinn e i biscotti non possono sconfiggere Rachel.
"The
accuracy of the dreams we brothers do not know...one thing we are
sure about the dreamer has to go."
Quinn
era silenziosa; Rachel iniziò a mormorare una canzoncina
immediatamente, perché l'attacco sembrava familiare.
Aspetta.
Aspetta un fottuto secondo.
Rachel si
immobilizzò e si lanciò
giù dal divano. “JOSEPH
AND
THE-DREAMCOAT-TECHNICOLOR AMAZING-JOSEPH AND THE-WHAT IS JOSEPH AND
THE AMAZING-”
“E
ora una pausa pubblicitaria.”
Fanculo.
La pressione aveva avuto la meglio. Maledetto Joseph e the Amazing
Technicolored Dreamcoat. Davvero,
chi diavolo avrebbe potuto tirare fuori
quel nome sul momento Rachel sospirò. Si diede comunque un
punto, perché conosceva la risposta nella sua mente.
Si voltò
a guardare il divano e trovò Quinn che
la guardava con gli occhi spalancati.
“La sapevo
quella.”
Mormorò Rachel sulla difensiva, crollando di nuovo sul
divano e
appoggiandosi a Quinn.
“Si, la
sapevi.” le ripose
distrattamente.
Stava guardando verso il
contenitore di
biscotti vuoto. Uh-Oh. Con grande sorpresa di Rachel, Quinn
semplicemente ignorò il fatto che ne aveva mangiati quasi
metà e si
voltò verso il televisore per rispondere a Final
Jeopardy.
“Il poeta inglese Thomas
Hoccleve, contemporaneo di questo uomo, lo
dichiarò uno degli inventori della nostra fantastica
lingua.”
“ Chi
è Chaucer?” disse tranquillamente Quinn.
A Rachel venne da
ridere, scosse leggermente la testa contro la spalla di Quinn.
L’aggiunta di questo gioco al
fatto
che Quinn era diventata una persona diversa nell’ultima
settimana,
beh, rendeva tutto semplicemente ridicolo. L'appuntamento
serale sarebbe stato il momento delle risposte).
Il giorno dopo Ma
Rachel non tentò nemmeno di convincersi sdi essere una
persona
paziente,
perché sapeva di essere un’irreprensibile
psicopatica la maggior
parte del tempo, quindi, decise di iniziare con qualcosa. In quel
preciso momento.
“Perché
non sei andata al college ,
Quinn?”
Quinn si scostò un
secondo per guardare Rachel
stranamente.
Rachel chiarì
subito. “Voglio dire, so che è
per gli attacchi di panico.” iniziò lentamente.
“E c’è un
sacco di gente e di rumori, ma hai pensato a lezioni on-line? Sei
solo … così intelligente, Quinn.”
Quinn non si mosse. Non
disse niente e non era per niente inquietata, Rachel era appoggiata
ad una cazzo di statua.
Infine Quinn rispose.
“Te l’ho
detto, non pensavo che il college fosse giusto per me.”
Rachel
sospirò e passò le dita sopra
l’avambraccio di Quinn. Va
bene, nessun problema") Quella
non era la sera per scoprire perché Quinn si stava
trasformando in
un robot. Rachel inclinò la testa per parlarle
all’orecchio.
“Beh,
forse puoi semplicemente andare
a Jeopardy e vincere centinaia
di migliaia di dollari per noi, così possiamo andare a
vivere in
Africa con le nostre zebre, elefanti e leoni.”
Il corpo di
Quinn si rilassò, si voltò, sorridendo leggermente
e
baciò la guancia di Rachel. Rachel continuò a
guardarla quando
Quinn si voltò verso la televisione. Si era aspettata che
Quinn
desse i nomi alle loro zebre, elefanti e leoni. Fluffy e Muffin e
Puddle. Tirare
fuori un
altro po’ di animali d’aggiungere, di
che colore dipingere
la loro casa, poteva Cornelius raggruppare un gruppo di gazzelle?
Invece Quinn rimase seduta con faccia impassibile a guardare una
replica di The Office.
E, per la cronaca, Rachel
sosteneva che
Cornelius potesse raggruppare un mandria, o branco/allevamento/
sciame di gazzelle. Con Quinn come maestra avrebbe potuto fare di
tutto.
****
La
sera dopo, Rachel stava mezza andando fuori di testa, si
trovava nel bel mezzo di un moderato attacco di pazzia per
il suo appuntamento con Quinn, quando questa bussò
alla porta
della sua stanza, con un mazzo di fiori, viola questa volta e un
sorriso in volto. Rachel le sorrise di rimando.
Aveva
un
obiettivo. Non era proprio un piano geniale, e si, probabilmente
avrebbe dovuto lavorarci meglio, ma aveva un obiettivo. E Rachel
Berry non aveva mai mancato ad un suo obiettivo. Tranne quando
si trattava di sconfiggere gli Angry Birds, naturalmente.
Rachel
si mise il cappotto, prese i fiori e baciò dolcemente Quinn
sulle
labbra prima di trascinarla fuori dalla porta.
Si
diressero in un ristorante moderatamente popolato, che era ad una
decina di minuti di distanza in taxi, Rachel prese dei maccheroni al
formaggio, che, dio, non erano nemmeno vegani. E Quinn
ordinò un
maledetto hamburger. Aveva sfogliato il menu, e aveva ordinato un
hamburger con una faccia seria e Rachel la fissò.
Era
arrivato il momento di mettere in scena il suo inesistente
piano.
Rachel
pensava di dover iniziare quella
conversazione lenta e costante, tutto l’opposto di strappare
un
cerotto. Il che significava che poteva far male come
l’inferno, per
lungo tempo, ma non aveva avuto il tempo di pensarci,
voleva solo riavere Quinn indietro.
“Allora,
come pensi che
stia andando lo
show, Quinn?” chiese Rachel casualmente, sorseggiando la sua
limonata. Stava cercando si sembrare disinvolta,
quindi c'era
la speranza che Quinn non si accorgesse che stava per rovesciarsela
tutta addosso.
Quinn
sorrise. “È incredibile. Tu sei la parte migliore,
Rachel. Penso
che rendi tutti gli altri migliori.”
Accidenti
a te Quinn e
i tuoi sentimenti commoventi. Rachel si focalizzò sugli
occhi di
Quinn in modo da non dimenticare il suo obiettivo e venne risucchiata
in un buco nero. Aspetta, aspetta, che cosa stava succedendo? Oh, si,
gli occhi di Quinn erano opachi, stranamente.
Vitrei. Da quanto tempo erano in quel modo?
Rachel
aggrottò le sopracciglia preoccupata. “Ti senti
bene?” chiese a
Quinn.
Quinn
annuì immediatamente. Dio, non provocarti
una distorsione al collo, donna. Rachel lo prese per buono, per ora.
Ma i Berry non erano altro
che persistenti.
Si
rese conto che quella notte probabilmente sarebbe finita in lacrime,
o una sorta di melodrammatica meravigliosa scena pubblica, ma non
importava. Continua.
Rachel
prese una mano di Quinn
nella sua, una
delle due mani che stavano completamente ignorando le cannucce giusto
davanti a lei.
Quinn
le sorrise e
intrecciò le dita con le sue.
“Oggi
ho visto un cane che sembrava una tigre.” disse
Rachel con
un
sorriso.
Quinn
spalancò gli occhi. “Non è
vero!”
Rachel
ridacchiò e annuì. “Era adorabile.
Non ho mai visto un cane a righe prima. Oh,
ed era alto tipo due metri. Sai, piedi e metri non sono esattamente
la cosa ... ”
Rachel
non stava esagerando in realtà. Quella cosa
doveva essere stata allevata in una sorta di metropolitana,
dal governo, in una struttura scientifica sotterranea e
governativa per animali da guerra con superpoteri perché non
era...di questo mondo. E
poi era semplicemente capitato che un ragazzo grasso lo portasse a
fare una passeggiata a Central Park.
“Ce
n’è uno al rifugio in questo momento che sembra un
orso polare.”
Osservò Quinn.
“E
come si chiama?”
Quinn
si
strinse nelle spalle. “Io lo chiamo Fuzzy, ma solo
perché ha tre
gambe.” Occhi vitrei incontrarono quelli caldi e marroni di
Rachel.
Rachel continuò a
spingere Quinn a parlare finché non arrivarono le loro
portate e si
concentrò sulle
sue fajitas,
mentre Quinn sbocconcellava il
suo hamburger. Seriamente,
lo sbocconcellava. Piccoli
morsi mescolati a smorfie. Beh, non ti forzare, Quinn. Rachel doveva
assolutamente dire qualcosa adesso,
se non altro perché una mucca era morta per quella
cosa.
“Davvero,
Quinn, stai bene?” Cavolo, se
quella non era una domanda carica...era meglio che chiedere 'Cosa
diavolo c'è che non va?'. Quella sarebbe stata una domanda
veramente
prevenuta.
Quinn
annuì lentamente, gli occhi fissi sulla sua forchetta.
“Sto
bene.”
Pssht.
D’accordo. Niente più giochi. Rachel
lasciò andare la forchetta e incrociò le braccia
davanti a
sé.
“Tu
non stai bene.”
Quinn
la
guardò con quegli occhi spenti. Sembrava pronta a
protestare, ma
Rachel scosse leggermente la testa per zittirla.
“Qualcosa
non va, tesoro. Lo so, puoi dirlo. Puoi dirmi cosa succede, ma non
puoi solo continuare a comportarti come
questa … questa ...”
Rachel non riusciva nemmeno a pensare ad una parola.
Questa
persona normale? Questo guscio di chi eri? Rachel aveva parlato a
bassa voce e in modo gentile, si aspettava che Quinn le
rispondesse.
“Non
c’è niente che non va, Rachel.”
disse Quinn a bassa voce.
Quinn
la guardò con quegli stessi
occhi spenti. Sembrava pronta a protestare, ma Rachel scosse
leggermente la testa per
bloccarla.
Rachel
strinse gli occhi. “Allora cosa c’è di
diverso? È successo
qualcosa? Hai cambiato qualcosa per me, perché Quinn -
”
“Sono
migliore ora.” Quinn la interruppe, un po’
più forte di
prima.
Rachel
la guardò. Quinn aveva le mani in grembo,
ma stava mantenendo il contatto visivo. Rachel davvero non riusciva a
vedere nulla attraverso lo smalto.
“Che
cosa vuol
dire?” chiese.
Quinn
strinse la mascella e distolse lo
sguardo, prima di respirare
profondamente
e
guardare il suo hamburger quasi del tutto intatto.
“Le
mie medicine mi rendono migliore.” le mormorò.
Rachel
non
aveva idea di cosa dire, scelse di rimanere lì con la bocca
leggermente aperta, fissandola come
una pazza. Processò
il tutto dopo qualche istante.
“Stai-
stai prendendo le medicine di nuovo?”
Quinn
annuì
leggermente, ma non rispose a parole.
“Beh,
cosa stai
prendendo?” chiese Rachel. Per quanto ne sapeva, il farmaco
poteva
essere l’aspirina. Diavolo, il caffè era il suo
farmaco.
Quinn
sembrava addolorata, Rachel si sentì inspiegabilmente
sollevata,
solo un po’, perché l’irrequieta, e a
disagio Quinn di fronte a
lei era più simile alla vera Quinn.
“Rachel, questo
non - ”
Rachel
alzò una mano. “No, Quinn, dimmi quello che stai
prendendo.” lo
disse con calma. I suoi occhi non erano scortesi, ma non stava per
niente scherzando. I
farmaci non erano male, se erano necessari.
Quinn
sospirò. Rachel non riusciva a vedere quello che le mani
della donna
stavano facendo sotto il tavolo, ma
se stavano
facendo la stessa cosa di quelle di Rachel, allora ci sarebbero stati
una mezza luna di lividi su entrambi i loro avambracci la mattina
successiva.
“Prendevo il
Ritalin.” Iniziò Quinn. Rachel dovette
piegarsi a metà sopra al tavolo,
tanto che i suoi capelli si immersero nel vassoio del burro, per
poter sentire. “Ma ora prendo l'Adderall …
più
l’Ativan, per
prevenire le crisi – “
Beh,
fanculo. La mascella di Rachel
cadde. “Aspetta, tu hai-“
“L’Adderall
mi ha provocato
convulsioni precedentemente.
L’Ativan è solo una precauzione.” Okay,
Quinn sembrava
completamente fuori ora. Sembrava stanca.
Rachel
non disse
nulla per un intero minuto, poi i suoi occhi guardarono
l’hamburger
di Quinn. “Con aggiunta di nausea.”
dichiarò, non era nemmeno
una domanda.
Quinn
annuì leggermente. “L’Ativan la
causa.”
disse a
bassa voce.
Rachel
era sbalordita. Rachel Berry non rimaneva
sbalordita da nulla. Credeva fosse una parola ridicola, ma
… era
perfetta per
quello che provava in
quel momento.
Cazzo
era sbalordita. E, Dio, stava avendo un attacco di cuore? Si sentiva
come se il cuore le si stringesse.
“Perché
prendi
tutta questa roba?” sbottò ad alta voce, gli occhi
spalancati.
“Quinn, tu non devi – stai bene senza questa
roba!”
Quinn
scosse la testa e sorrise leggermente. “Rachel, tu non
sai-“
“Non
dirmi che non ti conosco!” dichiarò Rachel con un
po’ di rabbia.
Questo era semplicemente ridicolo.
“Beh,
tu – tu non
mi conosci bene. Ascolta, ho parlato con mia zia qualche giorno fa, e
ha ragione.” disse rapidamente.
Okay,
Rachel aveva
bisogno di assumere un killer e cercare il cognome di quella
maledetta stronza della zia di Quinn.
“Se
continuo
come stavo, mi limiterò … ad allontanare la
gente. Verrò
licenziata e – e perderò te, e non ho soldi e non
potrò più
vedere Barnaby di nuovo.”
“Quinn,
non c’è un
cazzo di sbagliato in te!” disse Rachel con un mezzo urlo.
Alcune
persone si voltarono verso di loro, ma lei non perse il contatto
visivo con il relitto davanti a lei.
Quinn
scosse la testa
rapidamente, ma non disse nulla. Respirava un po’
più
pesantemente ora.
Rachel si chiese se spingerla oltre il limite potesse essere una
buona cosa.
“Dimmi
perché le prendi!” insistette
Rachel. Il tatto che aveva pensato di mantenere se n’era
andato.
“Rachel,
ho un disturbo dell’ansia, va bene! Uno
vero, che mi da attacchi di panico
che mi fa sembrare una stupida ogni altro giorno .
Sono iperattiva. Probabilmente ho l’ADHD
(N.D Sindorme da
deficit di attenzione),
e, oh, non posso mai giocare a Scarabeo con te perché sono
dislessica. Sono entrata alla Columbia, solo
perché quando stavo con mia zia e alla casa di accoglienza
tutto
quello che facevo era leggere,
Rachel.” gli occhi di Quinn erano lucidi, Rachel non riusciva
a
distogliere lo sguardo. "E'
tutto quello che posso fare perché non piaccio alla gente. So-sono
strana, infantile e immatura. Non riesco a gestire di stare in mezzo
alla gente e mi hanno sempre preso in giro per questo, io sono un -
”
la voce di Quinn si incrinò e si lasciò sfuggire
un lamento. “Sono
sola, non voglio perderti perché pensi che sono pazza, il
farmaco mi
rende migliore. E la gente mi lascia stare. Non è
così
cattiva.”
Quinn
finì e guardò fissa verso il suo
piatto. I capelli biondi a coprirle il volto, ma Rachel poteva vedere
le lacrime che atterravano sul suo hamburger. Dio, ricordava
quando
le mucche
erano il peggiore dei suoi problemi.
Rachel avrebbe potuto essere scambiata per una statua in quel
momento. La fissò a bocca aperta, le lacrime che riempivano
i suoi
occhi. Perché, cavolo, questo era molto più di
quello che si
sarebbe aspettata. E santa merda, la mano intorno al suo cuore era
sul punto di dividerlo a metà.
Non
aveva la minima idea
di cosa dire. In realtà, la sua mente era vuota, solo la
consapevolezza delle lacrime di Quinn che cadevano più
rapidamente
nel suo
piatto, la leggere oscillazione delle sue spalle. Cazzo,
l’unica
cosa che la sua mente le diceva di fare era abbracciarla. Non era
nemmeno la sua mente che le diceva di farlo, era il suo cuore che si
stringeva.
Il
corpo di Rachel si spostò dalla sua parte
della cabina e scivolò accanto a Quinn, ignorando gli
stronzi che
pensavano di ottenere uno spettacolo gratuito per cena.
“Quinn,
tesoro.” Le disse con dolcezza, e dio la sua voce tremava.
Ancora
più instabile delle sue
mani. Quinn trasalì quando
Rachel cercò di avvolgerle il
braccio intorno alle spalle. Rachel fece marcia indietro, non voleva
farla sentire a disagio.
“Andiamo
a casa, tesoro,
okay?” le disse piano, pulendole le lacrime.
L’unica
indicazione che Quinn l’aveva sentita, era il respiro un
po’ più
tranquillo.
Rachel
scivolò fuori dalla cabina e Quinn
la seguì lentamente, avvolgendo le braccia intorno a se
stessa e non
lasciando che Rachel la prendesse per mano. Rachel fece strada fuori
dal ristorante e nel taxi, con Quinn che la seguiva dietro, tirando
su col naso, ma con la respirazione tranquilla.
Appena
attraversata la porta di casa, Quinn si chiuse immediatamente in
camera sua. Aprì la porta quando Barnaby la
graffiò e poi cinque
minuti più tardi quando Cornelius gettò il
proprio morbido corpo da
cucciolo contro la maniglia.
Rachel
rimase in salotto
per tutto il tempo. Non aveva idea di cosa diavolo fare. Dio, voleva
andare da Quinn e abbracciarla fino a quando non fosse stata meglio.
Ma l’ultima cosa che Rachel voleva era spaventarla, o
spingerla
ulteriormente su quel maledetto bordo. Sospirò e finalmente
si
diresse in camera, tirando fuori Fuzzy e nascondendo il volto nella
criniera di Cuddles.
Beh, aveva ragione.
Quella notte era finita in lacrime.
****
Rachel
scoprì che era difficile dormire quando stavi piangendo.
Un’ora
più tardi e Cuddles fradicio, che era si, un po’
disgustoso.
Il suo cuore voleva andare da Quinn, ma la sua mente non era in grado
di prendere nessun tipo di decisione in quel momento, così
la ignorò, si alzò dal letto e si diresse in
camera di
Quinn. Aprì la porta lentamente con Cuddles e Fuzzy
penzolanti dalle
sue mani ed entrò con cautela.
Rachel sentiva il
respiro irregolare e il tirare su col naso proveniente da una delle
tre masse scure sul materasso, e si mosse verso il letto sedendosi
sul lato non occupato, Quinn era su un lato, rivolta verso il muro e
Rachel si chinò con attenzione appoggiando Fuzzy sul petto
di Quinn.
Questa lo abbracciò subito e Rachel si stese contro il
cuscino, coi
piedi su Barnaby, che si era preso la metà del letto. Rachel
ascoltò
il pianto di Quinn calmarsi.
Dopo circa cinque minuti,
Quinn
si girò ad affrontare Rachel, che allungò la
testa a destra per vederla. Quinn spostò sempre
più esitante il
braccio attorno al suo petto, stringendo tutti
gli animali di peluche tra i loro corpi. Rachel si inclinò a
destra e avvolse le braccia attorno a Quinn così che potesse
rilassarsi. Le scostò una ciocca di capelli dagli occhi e
sorrise
quando Quinn sospirò.
“Non voglio che tu
permetta a nessuno
di tirarti fuori dalla nuvole, Quinn.” Disse Rachel a bassa
voce,
in quei capelli biondi che sapevano di gelatine.
Quinn
si spostò incredibilmente vicino e
rimosse un braccio da Rachel per
strofinarsi gli occhi. “Tu mi fai sentire meglio.”
Tirò
su col naso.
Rachel sorrise leggermente e
distrattamente prese
a canticchiare “Hushabye
Mountain” proveniente da Chitty
Chitty Bang Bang. Baciò la testa di Quinn mentre il suo
respiro si
normalizzava e Rachel si addormentò subito dopo. Almeno il
suo cuore
non si sentiva più come se fosse tenuto in una morsa. Ora
svolazzava
ad ogni respiro caldo contro il collo.
Rachel
si svegliò
la mattina dopo quando Barnaby si spostò e le
passò oltre le gambe
per scendere dal
letto,
seguito da
Cornelius. Lei e Quinn erano nella stessa posizione di quando si
erano addormentate, il che era strano perché Quinn
solitamente
dormiva a stella marina. Rachel guardò il ciuffo di capelli
biondi
sul (suo) petto e il volto
di Quinn, arrossato, pacifico e senza problemi.
Rachel
passò
una mano nei capelli disordinati di Quinn, guardando la finestra e
notando che pioveva. Quinn si scostò e sbatté gli
occhi e Rachel la guardò con un piccolo sorriso.
“Buongiorno.”
le disse sottovoce. Quinn roteò un po’ e mise il
mento sul petto
di Rachel , guardando nei suoi caldi occhi castani.
“Come
ti senti?” chiese Rachel, Quinn le stava toccando le guance
con una
mano. Gli occhi di Quinn schizzarono via e si morse il labbro. Rachel
guardò le dita pallide toccare le lenzuola.
“Hey.”
La
chiamò Rachel in attesa che Quinn incontrasse
di nuovo i suoi occhi prima di continuare. “Voglio farti
sapere che
nulla è cambiato, okay. La scorsa notte,
beh, grazie per avermelo detto. Tutto. Sono ancora qui, sono ancora
la tua ragazza e Barnaby ti costringerà a vederlo ogni
giorno per il
resto della sua vita, perché questo è quello che
fai alle persone.”
Rachel sorrise quando Quinn accennò un sorriso. “E
non c'è modo di uscire da tutto questo,
big bear.”
Quinn
sorrise pienamente e girò la testa in modo
che la guancia potesse riposare sul petto di Rachel.
“Forse.”
continuò con più cautela Rachel. “potremmo parlare
con qualcuno … di professionale. Oppure puoi parlare con me.
Solo
come sei più … a
tuo agio,
giorno per
giorno.”
Quinn
rimase in silenzio per un momento, ma annuì contro il suo
petto. Rachel decise di lasciare le cose come stavano,
e rimase in silenzio, passando le dita fra i capelli di
Quinn.
“Torna
a dormire, Rachel.” Borbottò Quinn.
“È ancora buio, sei pazza ad essere già
sveglia.”
Rachel
ridacchiò. Certo. Lei era dannatamente pazza.
Quando
Rachel
si svegliò di nuovo, era sola e si sentì presa
dal panico per un
minuto prima di guardare l’orologio di Quinn e realizzare,
mio dio,
che era quasi mezzogiorno. Era quasi pronta a saltare freneticamente
giù dal letto per iniziare la sua giornata, ma
poi realizzò, che fretta c'era? Si
rilassò di nuovo e guardò il
casino che c’era in camera di Quinn.
Guardò
il
cuscino di Quinn, che aveva disegnato sopra Pongo della carica dei
101 e sorrise. Spostò la testa e affondò il volto
nel cuscino
respirando l’odore di orsetto gommoso, quando la porta si
aprì.
Oh,
merda, cosa? No, no, non era inquietante. Per
niente.
Quinn
era incerta sulla soglia. “Mi dispiace,
non volevo svegliarti.” disse.
Rachel
scosse la testa, si
sentiva come se fosse stata colta a fare un atto scandaloso e di
nascosto spinse Pongo verso il lato del letto di Quinn.
“No,
ero già sveglia.” Rispose. E annusavo il
cuscino.
Poi
notò che Quinn era bagnata. Aveva bolle di sapone nei
capelli, la
camicia in disordine, i pantaloni erano bagnati dal ginocchio in
giù.
Il primo pensiero di Rachel fu che Quinn aveva dovuto salvare Barnaby
dall’acqua mangia-uomini di Central Park di nuovo. Poi si
rese
conto che Quinn stava gocciolando acqua ovunque.
“Quinn!
Che
cosa hai fatto?” scese al letto e la raggiunse, non voleva
avvicinarsi troppo finché non non
fosse stata sicura che,
sai, non fosse tossica o qualcosa del genere.
Quinn
aprì
la bocca per rispondere, quando Barnaby e Cornelius entrarono in
camera, fradici e saltarono sul letto. Rachel spalancò gli
occhi, ma
si trattenne perché non era camera sua. Lei riusciva a
controllarsi.
Sul serio.
“Lì
ho portati a fare la loro
passeggiata.” Iniziò Quinn, giocherellando con le
mani davanti a
lei. “E si sono buttati in una
pozza di fango, tipo, enorme, voglio dire era carino e volevo -
”
“Quinn!”
la interruppe con un sorriso esasperato. “Lo
so che volevi rotolarti nella pozza di fango.
Cos’è successo
dopo?”
Loro
sembravano così … puliti. Era
sconcertante.
Quinn
arrossì e sorrise quando si rese
conto che Rachel non era arrabbiata.
Psshht, naturalmente Rachel non poteva essere arrabbiata con la
biondina fradicia davanti
a lei. Era come una randagia. Su una porta di casa. In una piovosa
vigilia di Natale.
“Così ho
fatto loro il
bagno, e, um, sono fuggiti prima che io potessi – stavo per
asciugarli, ma … ”
Rachel
strinse gli occhi quando il suo
naso sentì un odore nell’aria. Spalancò
la bocca.
“Hai
usato il mio shampoo?” esclamò.
Quinn
si morse le
labbra e fece qualche passo nella stanza nella fretta di spiegare.
“Già. Io – non abbiamo lo shampoo per i
cani, e mi piace, mi
piace come profumi …”
Quinn aggrottò le fronte a come suonava sbagliata quella
frase.
Rachel cercò di trattenere una risata. Si, chi era
raccapricciante
adesso? “E ho pensato che sarebbe stato bello –
bello se avessero
profumato … come te.” continuò rossa in
volto.
Rachel
ridacchiò e chiuse la distanza fra loro. Si fermò
proprio davanti a
Quinn, e vide i suoi occhi chiari e luminosi. Quinn la guardava,
rossa in volto, giocando con l’orlo della sua maglietta.
Rachel
arruffò i capelli di Quinn, sbarazzandosi delle bolle e
Quinn
abbassò la testa. Poi accorciò la distanza con le
labbra di Rachel.
Quinn sorrise nel bacio e Rachel l’avvolse in un bacio
fradicio.
Rachel
gemette, mezza seccata e mezza accesa.
Certo aveva pensato molto a Quinn nuda, perché, sul serio,
era
Quinn, non aveva mai detto quei pensieri ad alta voce,
perché
non voleva spingere. Quei vestiti bagnati però non
lasciavano molto
all’immaginazione.
Rachel
si stava bagnando, ma un po’
d’acqua non era una ragione
sufficiente per allontanarsi. Barnaby e Cornelius corsero
oltre a
loro
sino alla sala, pronti a devastare anche la sua camera da letto, e
si, aveva bisogno di fermare quello. Rachel si allontanò per
seguirli, ma vide il salotto e Gesù Cristo, che diavolo era
successo? C’era schiuma dappertutto, macchie umide lungo i
lati di
tutti i mobili in cui i cani si erano strofinati, pozze
d’acqua
in attesa di
ferire qualcuno di loro.
Rachel
sospirò.
Gelato
che si stava sciogliendo sul bancone.
Ma,
Dio, non poté
non sorridere. Tutto questo lo stava facendo Quinn. La vera Quinn.
La sua Quinn.
__________________________________________________
NoteTraduttrice:
Buon
Salveeee!
Rieccomi
qui con questa traduzione, prima di tutto mi dispiace per l'attesa,
ma la mia vita mi ha risucchiato in un vortice senza speranza -.-, ma
non abbandoniamo questa ff anche se ci mettiamo un po' ad
aggiornarla.
Siamo
al decimo capitolo, quindi vuol dire poco meno della metà
dell'opera, mancano solo 20 capitoli, yeahhh!!
State
in campana, dovrei essere tornata più o meno a buon ritmo,
ora vi
lascio nelle mani della mia collega a cui spetta l'altro capitolo!
Go,
baby, goo!
See
you soon!
ManuKaikan.
|
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Capitolo 11 *** Like Being in love, she said for the first time ***
NOTA
TRADUTTRICE:
È
ManuKaikan che vi parla, again, volevo solo dirvi che la traduzione
riprenderà a pieno ritmo, avrete un aggiornamento ogni
mercoledì,
la storia è stata ripresa solo da me per il momento, non se
in
futuro magari qualcuno si aggiungerà di nuovo al team per
rimpiazzare la precedente ragazza. Ogni volta che Quinn
nominerà un
cibo a noi sconosciuto, vi metterò l'immagine se cliccate
sulla
parola, così da poter entrare nel mondo di questo
personaggio così
dolce.
MI
scuso ancora per l'assenza così prolungata, non dovuta a me
vorrei aggiungere. Se avete voglia di lasciare dei commenti ne sarei
più
che felice! State in campana, visto che ora abito in Inghilterra e
voglio imparare più inglese possibile, ci saranno altre
traduzioni
Faberry :P
Ora bado
alle ciance, ci si vede alla prossima settimana!
Just
off the Key of Reason
Capitolo
11
Like Being in love, she said for
the first time
Rachel
si svegliò la mattina dopo quando si rese conto che il sole
la stava
accecando. Qualcosa aveva tirato le tende e lei aprì gli
occhi per
indagare: oh Dio, una sottospecie di mammifero le saltò
sulle gambe.
Un mammifero alto 165 centimetri coi capelli biondi disordinati e un
sorriso felice sul volto. Rachel gemette e nascose il volto sotto il
cuscino. Era.Dannatamente.Troppo.Presto.
“Rachel!”
Quinn
la chiamò, rimbalzando su e giù.
Rachel non rispose.
“Raaaaachel.”
Rachel sorrise sotto il
cuscino,
muovendo le gambe e cercando di far cadere Quinn.
“Rachel,
è il mio compleanno! Devi giocare con me.”
proclamò Quinn,
tirando via la coperta dal corpo di Rachel.
Rachel parlò nel
cuscino. “Lo so, tesoro. Buon compleanno. Sarò
più entusiasta
verso le 8:oo.”
E dopo
il caffè. E quando non sarebbe stata accecata dal sole. E si
sarebbe
seduta al tavolo della colazione con la sua ragazza. E i cani.
Quinn
fece il broncio e tirò indietro le coperte così
da poter
raggiungere i piedi di Rachel, passò le dita sopra la parte
inferiore di uno e quando Rachel si agitò per allontanarsi,
le
afferrò l'alluce.
“Questo
porcellino è andando al
mercato.” mormorò sottovoce.
Rachel sorrise nel
cuscino,
sbavando dappertutto e soffocando la risata nel cuscino.
“Questo
porcellino è rimasto a casa.” continuò
Quinn.
Rachel sentì
gli occhi nocciola su di lei e cercò di non muoversi. Fu
inutile,
perché non aveva mai incontrato nessuno più
delicato di lei. Rachel
sentì chiaramente il sorriso nella voce di Quinn.
“Questo
porcellino aveva del roast beef.”
Rachel fece una smorfia.
Okay, era meglio passare al successivo porcellino. Suo padre era
solito cambiare la strofa con: “Questo piccolo porcellino
aveva una
lasagna vegana”, ma, ehy, la maggior parte della gente
l'avrebbe
trovato fottutamente ridicolo.
“Questo porcellino
non aveva
nessuno...”
Beh, aww, questa era una strofa
davvero triste.
Dopodiché Quinn fece una pausa per creare suspance, tanto
che Rachel
cercò di non soffocare nel cuscino.
“Questo
porcellino...” Quinn le tenne il mignolo, agitandolo un po',
Rachel
cercò di preparare il proprio corpo. Rilassa i muscoli,
respira, non
farti la pipì addosso.
“È andato,
andatooo, andatooooo a
casa!” esclamò, facendo il solletico sulla pianta
del piede di
Rachel, camminando sul letto e raggiungendo il suo torso.
Rachel
riuscì solo in uno dei tre propositi che si era data: non si
era
fatta la pipì addosso, era una buona cosa. Rotolò
nel letto, il
viso rosso perché le mancava l'ossigeno, certo, aveva avuto
il volto
premuto contro il cuscino troppo a lungo. Diede accidentalmente un
calcio a Barnaby che finì giù dal letto, mentre
cercava di chiedere
pietà fra le risate.
Quinn finalmente si
fermò e appoggiò
il proprio peso morto su Rachel e questa provò a dipingersi
una
faccia piena di disappunto, ma non accadde, sembrava aver perso il
controllo dei suoi muscoli facciali.
“Quinnnn.”
piagnucolò prima che la donna rotolasse via da lei,
sedendosi a
gambe incrociate accanto alla sua testa.
Rachel
la fissò per un attimo e si limitò a sorridere,
perché Quinn era
di nuovo un disastro. Un meraviglioso disastro biondo e con un
sorriso dipinto fra le labbra.
“Buon compleanno,
Quinn.”
disse nuovamente Rachel, con un po' più di entusiasmo questa
volta.
Si sporse su un gomito e arricciò le labbra nella sua
direzione.
“Dammi un bacio di compleanno.” le disse.
Quinn obbedì
felice e Rachel passò le dita nei disordinati capelli
biondi, nel
vago tentativo di districarli dai nodi.
“Allora, ho dei
grandi progetti per noi oggi, tesoro.” disse Rachel quando si
tirò
indietro.
Quinn la guardò
sorpresa e piena di speranza. “Hai
dei piani?”
Rachel inclinò la
testa. “Ovviamente!”
I
suoi meravigliosi, magnifici piani di cui era incredibilmente
orgogliosa e incredibilmente modesta al riguardo, sopratutto da come
ne aveva parlato ai suoi amici il giorno prima. Tranne a Quinn,
ovviamente.
“E li amerai. Ma devi
prima lavarti i capelli e
vestirti e fare colazione.”
Quinn aveva gli occhi
spalancati e annuì scendendo dal letto e trotterellando
verso il
corridoio, Rachel la guardò scomparire con affetto, poi
ridacchiò
quando riapparve sulla soglia.
“Cosa devo
indossare?”
domandò preoccupata.
Rachel guardò i
morbidi pantaloni a
forma di renna che Quinn indossava. A marzo. “Qualcosa di
comodo e
caldo, niente di particolare.”
Quinn annuì di nuovo
e
corse verso la sua stanza senza una parola. Rachel era pronta e stava
preparando la colazione quando Quinn riemerse in un paio di jeans ed
un maglione, capelli pettinati e occhi luminosi. Non stava facendo un
enorme pasticcio in cucina per fare un paio di pancake per colazione,
non lo stava facendo.
“Colazione,
milady?” chiese Rachel
mentre Quinn si sedeva su uno degli sgabelli.
“Pancake con
gocce di cioccolato?” chiese Quinn, ovviamente in soggezione
per
quel meraviglioso cibo degli dei. Rachel annuì, aveva usato
anche
del vero cioccolato.
Rachel girò un
pancake, urtando la
confezione di zucchero a velo che volò sul pavimento e il
suo
telefono prese a squillare.
“Puoi rispondere,
Quinn?”
chiese Rachel, iniziando a ripulire quella che sembrava un enorme
nuvola di cocaina prima che tutti iniziassero ad inalarlo e finissero
per morire. Quinn la guardò con occhi nervosi.
“Per favore,
tesoro?” le chiese di nuovo, mostrandole le mani.
Barnaby e
Cornelius la stavano placcando nella speranza di raggiungere la
montagna zuccherosa e Rachel la guardò con la coda
dell'occhio.
“Pronto?”
disse Quinn con calma, giocherellando con il
guinzaglio del cane che era appoggiato sul bancone. “Si, ora
gliela
passo, aspetti un attimo.”
Quinn le porse il telefono
mentre Rachel si lavava le mani e Barnaby leccava il pavimento
pulito. Rachel aggrottò le sopracciglia.
“È il
posto che
hai chiamato ieri.” spiegò Quinn tranquillamente.
“Qui è
Rachel Berry.” disse Rachel tenendo gli occhi fissi su Quinn,
dopo
essersi assicurata che i suoi pancake non prendessero fuoco.
“Ciao
Rachel, qui è il Medison Family Psychology, abbiamo ricevuto
il tuo
messaggio e ci piacerebbe avere un incontro con te e la tua
fidanzata. Sarebbe un incontro preliminare, prima di decidere se
volete tornare. Se per te va bene, il nostro primo posto libero
è
dopo domani, mercoledì.”
Rachel mise una mano sul
microfono
per potersi consultare con Quinn. “Mercoledì
mattina va bene per
te, Quinn?” chiese dolcemente. Quinn annuì
leggermente e lei le
sorrise rassicurante. “Mercoledì sarebbe perfetto
per noi.”
Poi prese una manciata di
orsetti gommosi dal barattolo dei
biscotti e li mise di fronte a Quinn. Rinforzi. Ricompensa. In ogni
caso, sapeva che a Quinn avrebbe fatto piacere aver alcuni orsetti
gommosi prima di colazione.
“Puoi disegnare delle
facce con
la crema?” chiese Quinn quando Rachel mise giù il
telefono e tornò
ai pancake.
Rachel sorrise e
afferrò il Reddi
Whip
dal frigorifero.
“E gli occhi con le
fragole?”
Rachel
aveva già afferrato il contenitore delle fragole.
“E i
capelli con lo zucchero a velo?”
Okay, Gesù, Rachel
avrebbe
creato un intera civiltà fatta di pancake e topping
alimentare.
“E
gli arti con Hershey's
Syrup?”
Rachel arricciò il
naso e si voltò sorridendo a guardarla.
“Sai, se ci metto
tutta questa roba ti farò mangiare
almeno dieci pancake e spenderai tutta la mattina a vomitare e
lamentarti, quindi è bene che tu sappia in cosa ti stai
infilando,
prima di giocare con me, Fabray.”
Quinn le rispose con una
manciata di orsetti gommosi in bocca. “Volevo vedere quanto
effettivamente avresti fatto per me.”
“Farei
tutto.”
rispose Rachel automaticamente, spruzzando del cioccolato sul
pavimento.
E per Dio, venne fuori pieno di
drammaticità e
carico di troppi sentimenti. Lei davvero si stava riferendo a tutti
gli alimenti della prima colazione. Arrossì violentemente e
cercò
di fermare Cornelius dal mangiare del cioccolato che avrebbe potuto
ucciderlo.
“Bene, allora ne
voglio anche uno con dei vermi
gommosi per capelli.” dichiarò Quinn.
Rachel poteva vedere
che era arrossita anche lei e che teneva le dita strette con forza al
bancone della cucina, ma le sorrise felice di obbedire.
Riuscì
a fare sei pancake accettabili, che non erano crudi all'interno e
bruciati all'esterno e decise di lasciare il disordine per i suoi
amici, avrebbero potuto pulirlo loro dopo. In quel momento lei aveva
dei piani per rendere un compleanno speciale.
****
Rachel
si ritrovò ad avere seri problemi a controllare se stessa
osservando il volto di Quinn, che fissava il cartello dello zoo di
Central Park. Quinn sembrava aver appena incontrato Dio in persona.
Rachel sembrava star per avere un attacco epilettico nel tentativo di
controllare la propria risata.
Quinn finalmente si
voltò,
dopo quattro interi minuti a fissare il cartello. “Stiamo per
entrare lì?” chiese incredula.
Rachel stava per
risponderle: “No, ti ho portato qui solo per vedere
l'esterno.”,
ma non era una stronza senza cuore, così annuì.
“Certamente!
Andiamo!” le prese la mano pienamente intenzionata ad
accompagnarla, ma Quinn corse in avanti e finì per essere
lei a
trascinarla fino al botteghino, poi si fermò improvvisamente
e si
mise dietro Rachel.
Rachel inclinò la
testa, non voleva
essere troppo affettata e fare una valutazione psicologica prima
della loro sessione, perché era sicura che sarebbe finita in
un
disastro, ma poteva darle una piccola spinta. Un modo per farla stare
con degli estrani, anche se l'ultima volta che l'aveva spinta, beh,
non era andata proprio bene.
“Benvenuti allo
zoo!” disse
il ragazzo nel botteghino. “Quanti?”
Rachel stava
scavando nella sua borsa fingendo di essere distratta. Beh, fingendo,
no davvero, dove diavolo era la sua carta di credito?
Quinn
fece un passo in avanti dopo qualche secondo. “Uhm, due per
favore.” disse tranquillamente attraverso l'altoparlante.
Rachel
sorrise.
“Avete degli sconti o
particolari esigenze per
disabili?” chiese il ragazzo quando finalmente Rachel
riuscì a
pescare la carta dal caos che era la sua borsa.
“No.”
Quinn rispose rimbalzando sulle punte dei piedi.
Rachel
consegnò la propria carta e attese i biglietti. Fu
piacevolmente
sorpresa, quando Quinn parlò di nuovo. Forse la sua
strategia stava
avendo successo.
“Avete
leoni?” chiese senza mezzi
termini, dondolando suoi talloni.
Il ragazzo scosse la testa.
“Abbiamo un leopardo delle nevi però.”
Il sorriso di
Quinn si sciolse per un momento e guardò Rachel e lei si
dovette
mordere la lingua per evitare eventuali manifestazioni pubbliche di
affetto totalmente inappropriate e cercò di assumere il
controllo
del proprio corpo. Guardò il ragazzo nel botteghino.
“Avete
gli orsi, vero?”
Il ragazzo annuì,
come se volesse in
qualche modo compiacerle. “Si, abbiamo gli orsi
polari.”
La
testa di Quinn scattò verso di lui quando sentì
quelle parole e
Rachel sorrise prendendo i loro biglietti con un rapido
ringraziamento. Non appena attraversarono i cancelli, Quinn si
voltò
a guardarla.
“Possiamo andare a
vedere gli orsi polari per
primi?” chiese eccitata, dondolando le mani davanti a lei.
Rachel
rise. “Quinn, tesoro, è il tuo compleanno.
Smettila di chiedere,
siamo qui per fare tutto quello che vuoi.”
E fu così che
Rachel si trovò attaccata al braccio di Quinn fuori dal
recinto
degli orsi polari, nel tentativo di impedire a Quinn di scagliarsi
oltre la ringhiera. Oddio, cosa sarebbe successo se avesse voluto
davvero abbracciare un orso polare? Rachel doveva ammetterlo,
sembravano ridicolmente soffici.
Non voleva essere una di
quei temerari e idioti turisti che guardavano la propria ragazza
correre nelle fauci di un animale e morire. Non sarebbe finita su
YouTube in quella maniera. Sarebbe stato altamente dannoso per la sua
carriera.
Dopo circa una mezz'ora a
guardare gli orsi
dormire, Rachel riuscì a convincerla a sedersi su una delle
panchine. Cercò di non sembrare annoiata, ma seriamente, non
si
stavano muovendo. Rachel aveva bisogno di stimoli per sopravvivere.
“Sei mai stata in uno
zoo prima, Quinn?” chiese con
curiosità, era sicura che Quinn l'avrebbe intrattenuta.
Quinn
scosse la testa senza staccare gli occhi dagli animali. Rachel era
sorpresa, la ragazza era abbastanza brava da poter essere addirittura
un guardiano di uno zoo.
“Perché
no?”
Anche in
quel caso, Quinn si strinse nelle spalle, concentrata sempre sugli
orsi. Rachel le sorrise affettuosamente, era adorabile.
“Tesoro,
le parole per favore.”
Quinn la guardò per
un attimo, poi
le drappeggiò un braccio attorno alle spalle. “Non
è solo lo zoo.
Non ho mai- non sono mai andata da nessuna parte. Da nessuna parte
interessante.”
Rachel strinse gli occhi,
perché diamine,
viveva nella maledettissima New York. “Da nessuna parte? Per
niente?”
Quinn scosse la testa e Rachel
sospirò, si chiese
quanto poteva chiedere, domandare, senza scatenare un qualche tipo di
attacco. Ma decise di continuare, Quinn era distratta dall'orso
polare, e questo poteva essere beh, un bene o un male. Dannazione,
era così annoiata.
“Hai qualche fratello
o sorella?”
chiese Rachel stringendole la mano che la ragazza aveva avvolto sulla
sua spalla e Quinn scosse di nuovo la testa. “Quinn, per
favore, le
parole.” disse Rachel con un sorriso.
Quinn incrociò
brevemente i suoi occhi e sorrise. “No, ero figlia
unica.”
Beh,
questa era davvero una brillante idea di conversazione Rachel. Ora le
uniche cose che poteva tirare in ballo erano genitori morti, le case
famiglie e traumatizzanti e stronze zie.
Così ci
riprovò di
nuovo.
“Se fossi un frutto,
quale saresti?”
Pff
era una tipica domanda da psicoterapista, Rachel lo sapeva
bene.
“Una
pesca.” rispose Quinn istintivamente.
Beh,
cavolo, non aveva nemmeno avuto bisogno di pensarci. Rachel si
domandò se fosse una cosa buona che la sua fidanzata sapesse
che
tipo di frutto le sarebbe piaciuto essere. Pensò che
sì, era giusto
essere preparati.
“Io sarei una fragola
o un lime.” disse
Rachel, anche se Quinn non sembrava essere intenzionata ad
ascoltarla.
“Se
dovessi essere in qualche parte del mondo, quale sarebbe?”
chiese,
giocherellando con le dita di Quinn.
“Ovunque sei
tu.”
rispose Quinn distrattamente, continuando a fissare gli orsi, non si
era per niente accorta che Rachel aveva perso il controllo del suo
corpo.
Rachel stava lottando per
respirare. Dio, il suo cuore
faceva male. Stava morendo? Fissò la testa dell'ignara
Quinn,
cercando di guardarle nel cervello, era sicura che avrebbe trovato
una palla di zucchero filato lì dentro. O un orsacchiotto.
“Dio
mio.” disse squittendo per la sua gola per niente
cooperativa.
Corpo dannazione, non fallire ora.
Quinn la guardò in
un
misto di contentezza e preoccupazione. “Stai bene?”
No,
non stava bene.
Rachel fissò quei
meravigliosi occhi
nocciola. “Tu sei così...”
sospirò. Era senza parole. Era senza
precedenti e pressoché inaccettabile. Controllati, puoi
farcela.
“Voglio farti il tuo regalo adesso.”
Quinn
la guardò sorpresa. “Ho pensato-ho pensato che
diventare la mia
ragazza fosse il mio regalo... ricordi?”
Rachel sorrise e
mise le mani sulle guance arrossate di Quinn. “Ti ho fatto un
vero
regalo, piccola.”
“Questo non
è vero?” chiese Quinn
indicandole. Dio, ma la stava ascoltando?
“No, te ne ho
preso un reale.” le disse di nuovo, aspettando che Quinn
mettesse a
fuoco.
Quinn sorrise e si sporse in
avanti, guardandosi
intorno come se fosse nascosto da qualche parte nel recinto. Wow,
questo era esattamente quello che Rachel avrebbe dovuto fare.
Nascondere il regalo nel recinto. Bene, ora era delusa da se stessa
per non averci pensato prima.
“Dov'è?
Cos'è?” chiese
Quinn eccitata.
Rachel raggiunse la sua borsa
piena di
spazzatura e Quinn la osservò con attenzione.
Scavò per qualche
minuto – Dio, aveva bisogno di fare pulizia in quella borsa
– e
tirò fuori la prima parte del regalo di Quinn. Una scatola
di Zebra
Cakes
per pranzo. Rachel aveva perso un piccolo pezzo della sua anima
quando l'aveva comprato.
Quinn rimase a bocca aperta nel
vedere cosa aveva tirato fuori, prese la scatola con entusiasmo e
Rachel rise, prima di venire soffocata in un abbraccio. Quinn le
baciò il lato della testa.
“Li amo questi!
Grazie, little
bear.”
Rachel si tirò
indietro e sistemò il bavero del
giaccone di Quinn. “Aspetta, Quinn, non ti ho preso solo una
scatola con del cibo spazzatura. C'è dell'altro.”
Quinn la
guardò speranzosa, era a pochi secondi da mordere una torta
strigliata come una zebra, Rachel le strinse la mano. Ora o mai
più.
“Quinn, prima di
darti questa cosa, voglio prima dirti
qualcosa. Quindi... quindi concentrati, okay?”
Gli occhi di
Quinn si fissarono sui suoi con determinazione. Rachel sorrise e
cercò il vocabolario colorito che aveva posseduto sino a
qualche
istante prima. In realtà non c'era un modo semplice per
dirlo, beh,
sì, c'era, ma la mente di Rachel l'aveva oscurato,
così lo fece...
brevemente e dolcemente.
“Ti amo,
Quinn.” disse infine
Rachel.
Non lo disse con calma, ma
almeno con... fiducia. Non
c'era voluto molto per capitolo, ma era reale e ne era sicura. Quinn
era una sorta di piccolo pasticcio pieno di felicità e
Rachel voleva
aiutarla con i suoi problemi, essere al suo fianco passo dopo passo.
Aspettò. L'aveva
detto ad alta voce, vero? Perché quei
meravigliosi occhi nocciola la stavano solo fissando e... Oddio
sembrava tutto un sogno. Rachel era a pochi attimi da gettarsi nella
gabbia dell'orso quando si rese conto che le iridi di Quinn stavano
brillando.
“Non
devi rispondere, Quinn” disse
in fretta Rachel. “E-e volevo darti questo, questo
è l'altro
regalo.” disse porgendole un'altra scatola, ma Quinn la
ignorò, la
Zebra Cakes aveva ricevuto un'accoglienza migliore.
Dio,
quegli occhi le stavano bruciando l'anima. Rachel aspettò
che Quinn
dicesse qualcosa. Aspettò dannati anni. E anni.
“Se-sei
sicura?” chiese infine Quinn.
Rachel sorrise con gli occhi
pieni di lacrime, come sollevata, non era completamente delirante.
“Aspetta, sei Quinn
Fabray, giusto? Oddio, l'ho appena
detto alla persona sbagliata?” ridacchiò dandole
una gomitata
giocosa.
Quinn la stava ancora fissando,
la sua espressione
non era cambiata. “Ti amo anch'io.” disse infine.
Rachel
si ridusse ad un ammasso tremante e gocciolante. Davvero. Rimettiti
insieme, maledizione. Ma si sentì un po' vittoriosa ad
essere
riuscita a fare un passo nella loro relazione prima di Quinn. Non
aveva idea di cosa le stessero facendo i sentimenti in quel momento,
ma si ritrovò di nuovo davanti a Quinn che la stava
fissando.
Rachel si sentì come
se la stesse passando ai raggi X, così
si chinò in avanti e baciò Quinn sulle labbra.
Magicamente.
Amorevolmente. Sdolcinatamente. Quinn ricambiò, mettendo le
mani ai
lati della testa di Rachel e lasciandosi andare ad un'intensa
sessione di baci. Le zebra cakes cadde a terra.
Qualche
minuto dopo delle donne con dei passeggini, con bambini piagnucolanti
al loro interno, si schiarirono la gola per rendere nota la loro
presenza.
Rachel si fece indietro, si
leccò le labbra e
sfilò la mano dai capelli di Quinn, felice di vederla
sorridere.
Sorridere raggiante. Passò di nuovo la scatola alla ragazza
e
appoggiò le mani sulle sue guance calde. Stava andando a
fuoco,
letteralmente.
Quinn l'aprì e
tirò fuori una collana con due
ciondoli attaccati: un grande orso e un piccolo orso.
Davvero,
erano un orso mamma e il suo cucciolo, così le aveva detto
il
gioielliere, ma Rachel preferiva non pensarci in quel modo,
perché...
solo. No.
Quinn non l'avrebbe mai saputo.
Aveva gli occhi
spalancati quando si voltò a guardarla.
“Rachel, questo
è
perfetto! Li amo!” esclamò.
Rachel sorrise e si sporse a
prendere la collana per legargliela al collo. “Davvero?
Perché è
la stessa cosa che hai detto della zebra cakes...”
Quinn
sembrava essere sull'orlo di una crollo emotivo, così Rachel
si
chinò a stringerla in un abbraccio e la tenne per qualche
minuto.
Passarono altre tre ore prima
che se ne andassero dal recinto
degli orsi. L'orso non si svegliò nemmeno una volta.
|
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Capitolo 12 *** What you said is ringing, ringing faster ***
Just
Off The Key of Reason
Capitolo
12
What
you said is ringing, ringing faster
I
piedi di Rachel la stavano uccidendo. Non aveva mai saputo che si
potesse camminare così tanto in uno zoo di soli sette acri.
Beh, ora
non stava propriamente camminando, stava ondeggiando come una sorta
di ubriaca, mentre i suoi piedi dentro agli stivali probabilmente
stavano sanguinando. Quinn però aveva continuato a portarla
in giro,
dai pinguini, al leopardo delle nevi, così Rachel aveva
sorriso e si
era lasciata condurre mano nella mano dalla fidanzata. Aveva
camminato finché le sue gambe non avevano ceduto. Era
inevitabile
che succedesse prima o poi.
Il sole stava tramontando quando
Quinn, davanti al recinto del panda rosso, finalmente si
voltò verso
di lei, chiedendole se era pronta ad andare. Rachel cercò di
non
dimostrare troppo entusiasmo a quelle parole, mosse i piedi negli
stivali e Santa Madre di Dio, era la cosa più dolorosa che
avesse
provato.
“Sono pronta se tu sei pronta.” le disse
debolmente, sorridendole.
Quinn annuì e Rachel le comprò
sulla via del ritorno, un orso polare farcito, che chiamò
lei chiamò
Puffin.
“Stai bene, Rachel?” le domandò Quinn,
quando
iniziarono a dirigersi verso casa.
Decisamente no.
Rachel
si rese conto che stava ondeggiando come una pazza ubriaca nei suoi
stivali, mentre Quinn aveva un braccio sulle sue spalle.
“Mi
fanno male i piedi.” ammise infine. Ed era un eufemismo.
Avrebbe
dovuto smettere di camminare, semplicemente non stava portando a
niente di buono. Gli stivali non avrebbero dovuto far sentire le
persone come se avessero le dita rotte.
“Vuoi che ti porti
a porcellino?” le chiese Quinn completamente seria,
chinandosi in
avanti così che Rachel potesse salirle sulla schiena.
Rachel
rise e scosse la testa. “No, tesoro, solo... fammi togliere
le
scarpe.” si chinò sulla spalla di Quinn per
tenersi in piedi e, oh
Dio, finalmente i suoi piedi erano liberi.
Finalmente
era libera. Si sentiva come se fosse... nata. Rinata. Semplicemente
fantastico.
Rachel sospirò di sollievo e cominciò a
camminare con indosso le sue calze di lana. I suoi calzini di lana
gialli con stampate sopra delle pecore. Sorrise alle persone che
camminavano dal lato opposto come a dire: “Yeah, ti
piacerebbe
avere delle calze come queste.” Quinn la seguì
osservando
attentamente i suoi piedi.
“Va
meglio?” chiese Quinn. “Vuoi prendere un
taxi?”
Rachel
le prese la mano nella sua e la fece oscillare avanti e indietro.
“Va
molto meglio.” la rassicurò.
Quinn annuì e si morse un
labbro. “Facciamo un gioco.” disse dopo che ebbero
passato alcuni
isolati.
Rachel la guardò e inarcò un sopracciglio.
Stavano
per camminare al punto che avrebbe rovinato i suoi calzini, lo
sapeva. Quinn guardò intorno, davanti a loro e poi
giù al
marciapiede.
“Okay, il marciapiede e la strada sono lava.
Devi rimanere sul bordo e sulle strisce pedonali per rimanere in
vita.”
Oh merda. Sfida accettata. Rachel Berry non si
sarebbe fatta sconfiggere dalla lava. Cominciò subito a
mantenere
l'equilibrio sul bordo del marciapiede, Quinn sembrò
sorpresa che
avesse accettato, ma poi sorrise e cominciò a saltare
davanti a lei.
Rachel mise le mani sul dietro della cintura del suo cappotto per
bilanciarsi, mentre Quinn la guardava in caso avesse bisogno di una
mano.
Rachel lasciò perdere solo quando il suo telefono
vibrò, salto sulle strisce pedonali proprio dietro Quinn.
Kurt:
Torni a casa presto? Credo che siamo in anticipo. E credo che
Santana non sappia veramente come fare una torta. Quinn si sta
divertendo? Verrai a salvarmi da queste persone, per favore?
Santana:
BERRY, IL TUO CAZZO DI CANE E' FOTTUTAMENTE FOLLE. Come si fa
a
preriscaldare il forno?
Brittany: Rachel, Tubby
ha attaccato il vostro cucciolo e ora non vuole uscire da sotto il
letto.
Rachel strinse gli occhi continuando a bilanciarsi
sul marciapiede e si preparò a rispondere a quelle folli
persone che
sarebbero dovute essere al suo appartamento a preparare a Quinn una
torta. A quanto sembrava erano più propensi a dare fuoco
alla casa e
uccidere i loro cani.
Rachel:
Kurt, siamo per strada. Assicurarti che S non ci avveleni, per
favore. Sì e sì.
Rachel:
Santana stai lontano dai miei cani! Ed il pomello è
sulla destra.
Rachel chiese a Brittany se intendeva che Tubby era sotto il
letto o era Cornelius, aveva bisogno di chiarire i pronomi. Rachel
rispose ai messaggi come se fosse una spogliarellista appesa ad un
palo, continuando a cercare di rimanere in equilibrio.
Sì,
sembrava una pazza, ma almeno non stava morendo nella lava.
Rachel:
Britt lascialo lì sotto, uscirà da solo.
Santana:
Capito. Oh già, ho assaggiato quella merda vegana e
ho vomitato
un po', quindi la torta sarà per persone normali, okay? ;)
Rachel
scese dal marciapiede quando un autobus arrivò alla fermata.
Fanculo. Quello sembrava un percorso per la sopravvivenza.
Rachel:
D'ACCORDO VORRA' DIRE CHE NON LA MANGERO'. ASSICURATI CHE
ABBIA UN
BUON SAPORE.
Santana:
SMETTILA DI URLARE. E dhu, come si usa il frullatore?
Dio,
cosa stava- no, calma. Rachel gemette e Quinn si voltò a
vedere se
la stava ancora seguendo. Si, la stava seguendo. Presto sarebbe stata
investita probabilmente.
Rachel: QUALSIASI COSA TU
STIA PIANIFICANDO, NON HAI BISOGNO DEL FRULLATORE. SAREMO A CASA IN
CINQUE MINUTI, SE NON VENIVAMO INVESTITE O SE NON CI ARRESTANO PER UN
INVOLONTARIO PARKOUR E TIENI BRITTANY LONTANO DAI MIEI CANI.
Santana:
LoL, no ;)
Rachel
raggiunse la porta del palazzo proprio dietro Quinn, dopo aver
eseguito delle brillanti manovre da ginnasta per restare sul
marciapiede e le strisce bianche. Era orgogliosa di se stessa. Anche
Quinn era fiera e il bacio che le diede era un'indicazione piuttosto
ovvia.
Davvero,
tutta la frustrazione si sciolse. Smise di chiedersi perché
Santana
avesse dei problemi con gli apparecchi elettronici, per le calze e
per i cani, lasciò solo che Quinn la baciasse.
“Ti amo.”
disse Quinn con un sorriso timido, giocherellando coi capelli di
Rachel.
“Ti amo anch'io, piccola.” rispose Rachel.
“E
ho un'altra sorpresa per te.”
Rachel
non avrebbe detto alla gente che c'era una festa a sorpresa,
ovviamente, ma... Quinn non era come gli altri. Quinn non era la
gente. Quinn probabilmente si sarebbe buttata dalla finestra del
salotto pur di evitare una cosa del genere.
“Che cos'è?”
chiese Quinn, avvolgendo le mani intorno alla vita e guardandola con
occhi luminosi.
Rachel le tolse qualche ciocca bionda dagli
occhi. “Kurt, Santana, Brittany e Puck sono in
casa.” la sentì
irrigidirsi un attimo. “Ti stanno facendo una torta, ma non
rimarranno a lungo, volevano solo darti i loro auguri.”
Quinn
si rilassò e annuì. “Okay... m...mi
piace la torta. Mi piacciono
loro. E s-se l-loro vogliono rimanere un po' di
più.”
Rachel
alzò le sopracciglia. “Non ti
dispiacerebbe?”
Quinn
scosse la testa esitante. Rachel sorrise e si chinò a
baciarla sulla
guancia. “Un passo alla volta, mmh?” disse piano al
suo orecchio.
Mentre uscivano dall'ascensore, Rachel fu contenta di non
trovare una nube di fumo nel corridoio. O urla. O animali deliranti
che correvano. Era tutto completamente silenzioso. Quinn si
spostò
dietro di lei mentre raggiungevano la porta d'ingresso e Rachel
rimase sorpresa quando nessuno-
“SORPRESA!!”
urlò Brittany, saltando fuori dall'armadio nel corridoio,
anche se
l'aspettava, il suo cuore fece un balzo. “Buon compleanno,
Quinn!”
strillò ancora la ragazza.
Brittany
aggirò Rachel per dare un veloce e stretto abbraccio a
Quinn, prima
di fare immediatamente un passo indietro, per darle il suo spazio.
Rachel osservò, diagnosticandosi da sola un'aritmia cardiaca
ormai
permanente. Brittany era come un'animale intuitivo, sapeva
esattamente come trattare le persone.
Kurt le raggiunse
all'ingresso tenendo in braccio Cornelius, salutò Rachel con
un
abbraccio e Quinn con un dolce sorriso, prima di consegnarle il cane.
Oddio. Doveva aver distrutto qualcosa.
“Gli
sei mancata, festeggiata. Penso che Tubby lo stesse tormentando o si
è innamorato di lui, che voglio dire diventerebbe un
ridicolo
circolo gay fra specie diverse, destinato chiaramente a non
funzionare.”
Probabilmente
no, ma era meglio che rimpiazzare i fili dietro il televisore quando
Barnaby lì aveva mangiati tutti qualche mese prima.
Quinn
si chinò a grattare la pancia di Barnaby e mise Cornelius
sul
pavimento e Rachel continuò a interrogarsi se non era il
caso per
lei di vedere un cardiologo. Trascinò Quinn in salotto, dove
Puck la
salutò con un gesto e un sentito: “Buon
Compleanno.”
“Rachel,
dov'è il colorante alimentare?” chiese Santana
dalla cucina.
Rachel si mosse sul divano e roteò gli occhi.
“Qualsiasi
cosa tu stia facendo, non richiede il colorante alimentare.”
le
rispose.
“Tu non sai che cazzo sto facendo, Berry! Sii
grata, ti piacerà. Ora dimmi dov'è il dannato
colorante
alimentare.”
Rachel
vide Quinn giocare con gli elastici che aveva al polso e le prese le
mani per farla fermare. “Santana, smettila di
imprecare.”
Ovviamente,
se Rachel aveva detto a Santana di non imprecare, automaticamente la
ragazza avrebbe trovato il modo di costruire una frase composta
probabilmente solo da parolacce. Era davvero ammirevole, ma Quinn non
l'avrebbe apprezzato.
“Te
lo sto per l'ultima volta, Berry. Dov'è.Il.Colorante.Alimentare?”
Rachel
sospirò e Quinn la strinse fra le braccia.
“Dispensa, ripiano
superiore.”
Rachel sentì qualche altro borbottio dalla
cucina, poi ci fu silenzio, a parte il programma televisivo:
“I
video più divertenti d'America” in sottofondo.
Puck sosteneva,
alla fine di ogni video, che lo stesso era successo a lui. Rachel lo
trovò difficile da credere, sopratutto quando un ragazzo
indossò un
collare elettroshock e abbaiò volontariamente, lasciandosi
fulminare. Sorrise e sentì Quinn ridacchiare nel suo petto.
Era
concentrata nel guardare Kurt cercare di far ballare Barnaby come uno
dei cani dello show, quando l'allarme antincendio scattò.
Non il
rivelatore di fumo, ma direttamente l'allarme, come un fottuto raid
aereo. Il primo pensiero di Rachel fu che Santana aveva dato fuoco a
qualcosa e non fu sorpresa di pensarlo.
Santana guardò
attraverso la porta con le mani in alto, decretando la sua innocenza.
Rachel non vide alcun fumo, quindi probabilmente proveniva da qualche
altra parte, ma Dio era forte.
Quinn stava tremando, la mani
premute contro le orecchie, così come Puck e Kurt, ma i suoi
occhi
erano serrati e istintivamente Rachel le strofinò la
schiena.
“Dovremmo evacuare?” urlò a Puck,
perché Kurt era
troppo impegnato a sfuggire all'ira di un Tubby terrorizzato, ma non
staccò gli occhi da Quinn nemmeno per un secondo.
Puck
si strinse nelle spalle. “È il vostro
appartamento!” rispose
altrettanto forte.
Barnaby
stava cercando di salire in braccio a Rachel e Quinn iniziò
a
piagnucolare, così Rachel si alzò in piedi e fece
segno a tutti i
corpi terrorizzati nella stanza di fare lo stesso. Brittany venne
fuori dalla cucina, seguita da una Santana piuttosto arrabbiata e
prese Tubby dalla braccia di Kurt, avviandosi alla porta. Puck mise
il guinzaglio a Barnaby e Rachel prese Cornelius così che
Quinn non
si togliesse le mani dalle orecchie.
Dio, Santana era quella
che aveva preparato una torta nel suo forno ed era stato qualcun
altro a mandare a fuoco qualcosa. Ridicolo.
Rachel tenne la
mano sulla base della schiena di Quinn, guidandola per il corridoio e
fuori nella hall affollata. Dannazione, Rachel non aveva mai visto
nemmeno la metà di quelle persone prima di allora. Vivevano
davvero
tutti lì? Avrebbe dovuto cominciare a fare attenzione.
Sembravano
tutti incazzati come lei, avrebbero potuto diventare benissimo
migliori amici.
Rachel
lasciò i suoi amici nel palazzo e portò Quinn a
prendere una
boccata d'aria. Lì sarebbe stato silenzioso e non sembrava
come le
stessero bombardando. Con una mano continuò a tenere il
soffice
cucciolo, mentre con l'altra prese la mano di Quinn ancora premuta
sul suo orecchio.
Quinn
la guardò e Rachel le annuì leggermente.
“Va tutto bene.” le
disse.
Quinn
si tolse le mani dalle orecchie: si poteva ancora sentire l'allarme
in sottofondo, ma almeno non rompeva più i loro timpani.
Quinn prese
un profondo e tremolante respiro e Rachel si sporse a scompigliarle i
capelli, prima di porgerle Cornelius. Quinn prese il cane facendo
correre le dita nel suo pelo bianco e nero, più e
più volte.
“Beh...” iniziò Rachel.
“Questo è-”
“Peggio
delle tubature.” sbottò Quinn lanciando uno
sguardo alla hall
affollata.
Rachel
si chiese perché nessuno stesse evacuando. Erano idioti?
Forse non
avrebbe dovuto essere migliore amica con loro. Se ci fosse stato un
vero incendio, sarebbero tutti morti solo perché fuori
faceva
freddo. Però poi convenne che nemmeno lei stessa aveva preso
in
considerazione di evacuare l'appartamento, perché,
davvero... chi
prendeva sul serio gli allarmi antincendio?
“Sì, sì, lo
è.” convenne Rachel alla fine. Quinn strinse
Cornelius e
drappeggiò un braccio attorno alle spalle di Rachel.
Rachel
le baciò il capo. “Va meglio?” Quinn
annuì.
Rachel
le prese la mano e la trascinò lungo la strada. Aveva speso
un'eccessiva quantità di tempo a camminare coi suoi calzini
per i
marciapiedi newyorchesi. Si chiese perché ancora non si era
tolta
quell'ammasso di germi dai piedi.
Quinn la seguì, stringendo
Cornelius al petto e assicurandosi che Rachel non finisse nel
percorso destinato agli autobus in arrivo. Rachel non la
lasciò
andare finché non raggiunsero Midnight Cupcakes, un negozio
di
capcakes aperto tutta la notte. Si voltò e baciò
Quinn dolcemente e
successivamente anche il capo di Cornelius.
“Aspettami
qui un attimo, va bene, Quinn? Non lasciano entrare gli animali. Urla
se hai bisogno di qualcosa.”
Certo, Rachel sarebbe stata a
tipo, sei metri di distanza, ma era solo per sicurezza. Quinn
annuì
e lei entrò. Il posto era praticamente vuoto, ma aveva
senso, visto
che era pressoché specializzato in consegne. Chi era
l'idiota che
usciva di casa a mezzanotte per comprare dei cupcakes?
Pfff,
Rachel naturalmente.
“Salve, come posso aiutarla?” chiese
vivacemente una ragazza dietro il bancone.
Rachel sorrise.
“Ciao, vorrei un cupcake vegano alla vaniglia, ripieno e
glassa
alle fragole; uno normale con burro d'arachidi, ripieno e con
zucchero a velo. Puoi metterci degli orsetti gommosi in cima? Oh e
per quest'ultimo una candelina, per favore e un anello di quelli di
plastica.”
I
cupcakes furono pronti qualche minuto dopo e Rachel smise di
immaginare cuccioli che saltavano fuori dal lavandino per persuadere
la ragazza ad accedere la candelina al suo posto, annunciandole che
l'edificio dove viveva era in fiamme in quello stesso momento.
C'erano alte probabilità che si trovasse in due edifici che
prendevano fuoco lo stesso giorno. Un ragionamento inattaccabile.
Rachel
iniziò a cantare non appena uscì dalla porta. Era
tranquillo e
fresco fuori, si sedette vicino a Quinn, cercando nel suo corpo un
po' di calore.
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti
auguri cara Quinn, tanti auguri a te.
Quinn
la guardò sorpresa e felice e Rachel rise quando vide i suoi
occhi
illuminarsi alla vista degli orsetti gommosi prima di soffiare sulla
candelina. Rachel appoggiò l'anello a forma di tigre sul
palmo di
Quinn e la ragazza trascorse un buon minuto a fissarlo con un
sorriso.
Rachel morse il proprio cupcake e Dio, il ripieno
sembrava essere stato fatto dagli angeli. Quinn sembrò
pensare la
stessa cosa riguardo il burro d'arachidi e il suo gemito glielo
confermò.
“Spero ti sia piaciuto il tuo compleanno,
Quinn.” disse Rachel con voce impastate, il capcake che si
faceva
strada nella sua gola. Era davvero come mangiare nuvole. E
arcobaleni. Aveva bisogno di un litro d'acqua ed un po' di insulina
dopo tutto quello.
“È il miglior compleanno che abbia mai
avuto.” rispose Quinn, completamente seria, concentrando il
proprio
sguardo sulla glassa.
Rachel
la vide prendere con un dito un po' di glassa e avvicinarla a
Cornelius. Dio, avrebbe mai imparato? Quinn si rese conto che Rachel
l'aveva vista e arrossì, facendola ridere di gusto. Rachel
si sporse
e baciò il burro d'arachidi dal volto di Quinn, con la sua
bocca che
sapeva di fragola, che si rivelò... una combinazione di
sapori
interessanti. Avrebbero dovuto provare di nuovo.
Quando
tornarono a casa, l'atrio era vuoto e l'edificio era ancora in piedi,
che di per sé, era un buon segno, no? Sperava che i suoi
vicini
avessero imparato quello che non si doveva fare quando suonava
l'allarme antincendio.
Il
forno di Rachel non era stato distrutto e i suoi animali, compreso
Tubby, erano vivi e vegeti. Ah sì, e i suoi amici popolavano
il suo
appartamento come se non fosse successo niente.
Rachel e
Quinn mangiarono altro dolce in loro compagnia, e Rachel non
poté
impedirsi di abbracciare Santana quando vide il leone fatto di glassa
blu sulla cima della torta. Quinn ne fu entusiasta ed
abbracciò
spontaneamente Santana e paradossalmente non venne spinta via in malo
modo come aveva fatto con Rachel. Quinn mangiò tutto il
leone e poi
rimase stesa sul divano a lamentarsi del fatto che aveva mangiato
troppo.
Rachel si stava infilando sotto le coperte quando
sentì un leggero bussare alla porta. “Entra,
tesoro.” disse.
Quinn entrò nella stanza con una mano sullo stomaco e un
broncio sul volto, orso Pooh in una mano e Barnaby e Cornelius
trotterellanti dietro di lei. Dio, aveva portato tutta la maledetta
flotta.
Rachel
sorrise dolcemente e fece un segno a Quinn, e tutti gli animali che
la seguivano come se fosse Noè, mentre si infilava nel
letto. Quinn
strinse immediatamente Rachel borbottando del suo stomaco dolorante e
di leoni fatti di glassa.
Rachel
si chiese brevemente perché diavolo avessero smesso di
dormire
insieme. Era perfetto. Non c'era nessun aspetto negativo: Quinn
odorava di glassa zuccherata, Barnaby russava come un elicottero e
Rachel poteva ancora sentire il sapore del burro d'arachidi sulle
labbra.
****
Rachel Berry era sempre preparata.
Per tutto. Sapeva cosa fare con un incendio, un terremoto, un
maremoto che avrebbe potuto sorprendere New York, trascinando tutte
le persone impreparate verso l'Adriatico. Dio, era addirittura pronta
per un'apocalisse zombie. Sì, aveva tenuto una delle vecchie
mazze
da baseball di Puck nel proprio armadio. Non l'avrebbero più
presa
in giro quando sarebbe stata lei ad impugnarla, spazzando teste e
salvando i loro culi flaccidi.
Rachel andava sempre a
lavorare prima, aveva sempre qualche costume da sistemare e non
voleva mai farsi trovare impreparata quando indossava i suoi tacchi.
Sopratutto non da uno psicologo che aveva la salute mentale della sua
fidanzata – non per essere troppo melodrammatica –
nelle proprie
mani.
Ma
in realtà, Rachel Berry era melodrammatica.
Motivo
per il quale Rachel aveva speso tutto il martedì a fare
ricerche sui
disturbi psicologici e cominciando a farsi enormi complessi al
riguardo, perché Dio, era sicura di possedere ognuno di
loro. Kurt
l'aveva anche definita sociopatica al liceo.
Una
persona con un comportamento estremamente antisociale e con assenza
di coscienza. Assenza di coscienza.
Gesù.
Ma,
no, Rachel avrebbe dovuto smettere di chiedersi cosa avrebbe pensato
la gente se si fosse trasformata in un'assassina psicopatica,
perché
doveva concentrarsi su Quinn. Cose tipo, e se fosse stata Quinn a
trasformarsi in un'assassina psicopatica?
Sarebbe
stata in grado di rispondere a domande come: “Ti
eri accorta che
stava per accadere?” con un semplice: “No,
pensavo solo
che le piacessero gli orsetti gommosi e i cani.”
Ma
Quinn era la più innocua, innocente creatura sulla faccia
della
terra, così essere indagate per omicidio non divenne una
preoccupazione legittima di Rachel. Anche se la sua immaginazione
continuava a portarla in quella direzione di tanto in tanto.
Lei
non voleva etichettare Quinn o qualcosa del genere, non prima della
loro prima sessione, ma la ragazza aveva elencato alcuni dei disturbi
in quella semi-disastrosa – completamente
disastrosa –
cena qualche settimana prima, quindi... aveva cominciato a cercare i
disturbi dell'ansia e...wow. Erano un sacco. Escluse il disturbo
dell'ansia generalizzato nella sua mente, non aveva scritto niente su
carta non voleva lasciare nessuna prova di quello che stava facendo.
Era
una professionista. Niente prova su carta.
Attacchi di panico
e disturbo di ansia sociale, sembravano i più probabili.
Dannazione
addirittura PTSD
sembrava plausibile, Rachel non aveva idea di
cosa Quinn aveva dovuto affrontare. Era in realtà molto
eccitata per
la sessione del giorno successivo, aveva davvero voglia di conoscere
meglio Quinn.
Rachel
era nel bel mezzo del diagnosticare a Barnaby una schizofrenia,
quando Quinn attraversò la soglia di casa.
Rachel
chiuse di scatto il computer presa improvvisamente da un panico
irrazionale. Sì, esattamente quello che avrebbe fatto un
porno
dipendente, realizzò. Questo prima di ricordarsi che
probabilmente
la parola porno non esisteva nemmeno nella mente di Quinn.
Quinn
non sembrava avere nessun pensiero riguardante il porno e Rachel
cercò di capire perché la sua mente continuasse a
focalizzarsi solo
su quel concetto. Si ritrovò di nuovo d'accordo con i
disordini
psicologici che aveva esaminato in precedenza.
Quinn
si lasciò cadere vicino a Rachel, sul divano, spingendo la
testa
all'indietro e chiudendo gli occhi stancamente. Rachel si
chinò,
baciandola dolcemente e sulle labbra di Quinn si dipinse un piccolo
sorriso.
“Stanca?”
chiese Rachel, passandole le dita nei biondi capelli arruffati.
Quinn
mormorò di apprezzamento. “Mal di
testa.”
Rachel
si imbronciò, appoggiando la testa sulla spalla di Quinn e
continuando ad accarezzarle il collo.
“Abbiamo
dovuto fare l'inventario oggi.” continuò Quinn.
“Contare tutto
il cibo e le medicine... poi metterli nel computer e tutti i prezzi
e...” sospirò. Rachel si sporse a baciarle la
mandibola. “Non mi
piace questa parte.” disse crucciata.
“Perché è
noiosa?” chiese Rachel.
Quinn
arricciò le labbra e scosse la testa.
“Numeri.”
Ah, sì,
Rachel poteva capire il suo punto di vista. Perché una
persona
doveva mettersi a litigare coi numeri, quando poteva giocare con i
cuccioli?
“Forse
dovresti andare a letto presto stasera, invece di venire al mio
show.” suggerì Rachel.
Rimase
sorpresa di quanto velocemente la testa di Quinn si mosse per
guardarla. Per l'amor del cielo donna, non spezzarti il collo. Dalla
sua espressione sembrava che le avesse appena chiesto di tagliarsi un
braccio.
“No.”
disse risolutamente Quinn, sussultando per il dolore che il movimento
le aveva causato, Rachel le strofinò il collo amorevolmente.
“Certo
che verrò al tuo show, non me lo perderei mai.”
Rachel
sorrise all'espressione determinata di Quinn, era bello avere
qualcuno fra il pubblico tutte le sere. Sopratutto qualcuno che
amava. Qualcuno a cui cantare. Qualcuno d'ancorare. Qualcuno che
applaudiva in quelle notti in cui pensavi di essere la peggiore
persona al mondo. Qualcuno che ti rassicurava che non sembravi
vittima di un ictus quando avevi pronunciato la tua ultima strofa.
Quinn
era sempre li col suo sorriso orgoglioso e Rachel non aveva
intenzione di convincerla ad essere da qualche altra parte.
“Come
ti senti riguardo a domani?” chiese Rachel, il mento
appoggiato
alla spalla di Quinn e il naso premuto contro la sua guancia. Quinn
scrollò le spalle, Rachel sorrise e le batté un
dito sulla bocca.
“Le parole, per favore, piccola.”
Quinn
aprì un occhio e la fissò. Rachel era gelosa.
Sembrava
un'epilettica ogni volta che provava a fare un occhiolino.
Semplicemente i suoi muscoli facciali non erano così
collaborativi.
“Io...” cominciò Quinn, mordendosi
l'interno della
guancia. “Andrà bene.”
terminò.
Okay,
meno entusiasta di Rachel, ma era un inizio.
Rachel si mise a
cavalcioni di Quinn e questa la strinse come se fosse un
orsacchiotto.
“Vuoi
una tazza di thè?” le chiese dolcemente in un
orecchio. Faceva
sempre effetto per lei quando aveva mal di testa. Lo riempiva di cose
dolci, come zucchero e miele. Cose come Quinn.
“No.”
mormorò Quinn, gli occhi chiusi e il volto nascosto nel
collo di
Rachel.
“Aspirina?”
domandò Rachel.
“No.”
“Minestra?”
“No.”
“Il
restante della torta con la glassa blu?” glielo
domandò con un
sorriso sulle labbra, perché sapeva già quale
sarebbe stata la
risposta.
Quinn
rimase in silenzio per un momento. “...
sì.” disse con calma,
non muovendo la testa, nè tanto meno aprendo gli occhi.
Rachel
le baciò l'orecchio e si sciolse dalla sua presa per portare
un po'
di torta alla sua fidanzata.
Alcune
persone non imparavano mai.
________________________________________________________________________________
Note
Traduttrice:
Sì,
lo so, sembra un miraggio o un miracolo di Natale, ho pubblicato in
tempo, anzi, con un giorno d'anticipo, ma siccome domani
probabilmente non avrò molto tempo per me, ho deciso di
anticipare
di un giorno!
Questo
capitolo è dolcissimooooo! Nel prossimo finalmente si
entrerà un
po' nella testa di Quinn, ma non preoccupatevi, come dice Rachel
più
di una volta è fatta di zucchero filato :P
Ci
si vede settimana prossima, lasciate qualche commentuccio, ve ne
sarei immensamente grata!
See
you soon! :)
ManuKaikan
|
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Capitolo 13 *** No curing without listening ***
Just
off the key of reason
Capitolo
13
No
curing without
listening
Essere
in quella sala d'attesa era come stare in fondo al mare. Veramente.
Come essere ne “La Sirenetta”. C'era un enorme
acquario lungo
quanto una parete, gli occhi di Quinn erano fissi in quel punto. Le
altre pareti erano dipinte d’azzurro-acqua e decorate con
immagini
di onde e animali marini. Rachel poteva dire con certezza che fosse
una sala d'attesa per famiglie: c'era una pila di giocattoli
nell'angolo e una donna con suo figlio era in bagno da quasi venti
minuti.
Forse
avrebbe dovuto mandare qualcuno a controllare.
“Signorina
Berry, signorina Fabray, il dottor Madison è
pronto a ricevervi” le disse la segretaria facendole un segno
verso
il corridoio che portava all'ufficio.
Rachel
si alzò e vide
Quinn distogliere lo sguardo da un pesce. Sorrise perché le
labbra
di Quinn erano verdi per via del
Ring
Pop
che aveva mangiato lungo la strada.
Rachel
prese la mano di
Quinn nella sua, anche se era gelida e un po' viscida, ed entrarono
nell'ufficio insieme. Rachel sorrideva brillantemente, senza mai
smettere di guardare la ragazza al suo fianco.
“Buongiorno
signorina Berry! Signorina Fabray!” il medico le accolse con
un
sorriso. I suoi occhi azzurri brillarono, mentre gli faceva segno di
sedersi.
Beh,
almeno non sembrava raccapricciante. E non era
tipo, quattro volte la loro età o altro. O più
giovane di loro. In
più la sua sala d'attesa era impressionante. Fino a quel
momento,
Rachel approvava.
“Sono
il dottor Madison, ma potete
chiamarmi Tom. Va bene se vi chiamo Rachel e Quinn?” chiese.
Rachel
annuì. “Certo, è un piacere
conoscerti.” si voltò
verso Quinn per vedere se avrebbe detto qualcosa.
Gli
occhi
di Quinn sfrecciarono su tutta la roba che c'era sulla scrivania del
medico. Cose del tutto normali: una spillatrice, una grossa tazza
piena di graffette, una palla antistress con una faccia sorridente
disegnata sopra e un polipo
Beanie
baby.
Quinn non rispose, sporse solo la mano a toccare il polipo.
Rachel
sorrise con affetto, mentre Tom appoggiava le mani sulla scrivania e
si sporgeva a guardarla.
“Okay,
io non sono il tipo di
ragazzo a cui piace tergiversare” iniziò.
“Cominciamo a
conoscerci l'un l'altro, va bene? E perché sentite di aver
bisogno
di un aiuto professionale.”
Rachel
l'ascoltò con
attenzione e pensò a cosa dire. Era grata che il dottor
Madison non
avesse tirato fuori un blocco iniziando a scriverci delle cose sopra.
Era quello che aveva fatto il terapista al liceo dandole un complesso
di paranoia. Era uscita da quelle sedute più pazza di quando
era
entrata, visto che aveva avuto l'impressione di essere presa,
registrata e giudicata a sua insaputa.
Tom
sedeva in attesa e
Rachel capì di dover essere la prima a parlare, il che era
perfettamente soddisfacente visto che era Rachel Berry. Quinn sedeva
in silenzio, le mani in grembo e gli occhi fissi sul polipo.
Rachel
fece un respiro profondo e cercò di formulare qualcosa che
non
l'avrebbe mandata via per la tangente. Era difficile.
“Beh,
io... Quinn e io abbiamo sentito il bisogno di venire a parlare con
qualcuno. Un professionista perché...”
Dio,
come poteva
continuare senza far sembrare come se Quinn fosse una pazza? Tom
continuò a fissarla pazientemente.
“Il
passato di Quinn
è...”
Misterioso?
Bloccato in un caveau che si apriva solo
alimentandolo con caramelle e
Twinkies?
“Accidentato”
disse infine, guardando Quinn mentre
parlava. “E lei non si sente a suo agio o... funzionale con
le
persone.”
Gesù,
quella suonò terribilmente male. Rachel
si zittì, aggrottando la fronte e riprendo quella frase
nella sua
testa.
Il
dottor Madison annuì e fissò Quinn.
“Okay,
quindi siete qui principalmente per Quinn.”
Rachel
annuì
insicura. Era quello che aveva detto? Non era così sicura.
Dio, e se
qualcuno le stava registrando?
“E
Rachel sei qui, perché
Quinn ti voleva qui, giusto?” chiese Tom.
Rachel
annuì di
nuovo. Inoltre, molto probabilmente avrebbe avuto bisogno anche lei
di un aiuto professionale, visto le parole che le erano uscite.
“Stiamo
per farti parlare, okay Quinn?” chiese dolcemente
Tom.
Quinn
voltò lo sguardo a fissare Rachel nervosamente,
la ragazza le prese una mano nella sua e la strinse.
“Me
l'ha portato mio figlio” continuò Tom indicando il
polipo, prima
di prenderlo e porgerlo a Quinn. “Ha sei anni, l'aveva
chiamato
Pussy, finché mia moglie non gli ha fatto cambiare
idea.”
Rachel
ridacchiò e Quinn arrossì prendendo il polipo.
“L'ha
chiamato Henry. Non ho idea del perché, ma ora Henry
è amico dei
miei pazienti più giovani, Li fa sorridere”
continuò Tom.
Okay,
a Rachel piaceva quel ragazzo ed Henry. Decisamente le piaceva Henry.
Non le piaceva la pianta all'angolo che avrebbe potuto
tranquillamente nascondere una telecamera.
Quinn
sedeva con
il polipo in grembo, iniziando a giocherellare coi suoi tentacoli,
arrotolandoci il dito attorno, gli occhi fissi sul colletto del
dottore.
“Sarebbe
molto utile se tu mi parlassi un po'
della tua storia con la terapia, Quinn. Tipo, quante volte sei andata
a vedere qualcuno? Cosa ti hanno detto? Cosa pensi tu?”
Rachel
si morse la lingua, avrebbe voluto riempire il silenzio di Quinn, ma
aspettò e strinse la mano sudaticcia della ragazza.
Sì, le ci volle
tutta la forza di volontà per farlo.
Quinn
deglutì
rumorosamente, aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima
che le
parole fuoriuscissero. “Non mi piace parlare con le
persone”
disse sottovoce.
Tom
si sporse sulla scrivania per poterla
sentire. “Comprensibile” rispose.
“Il
mio primo...
terapista... ci sono stata solo due volte. Lu-lui ha detto che poteva
essere, uhm, Asperger, ma... ho smesso di andarci, così non
è
stato... definitivo.”
Dio,
Rachel stava per mordersi a
sangue il labbro inferiore per quanto voleva aiutare Quinn con la sua
spiegazione.
“La
volta dopo, mia zia mi ha fa-fatto vedere
uno psicanalista e lui, uhm-” Quinn iniziò a
balbettare e Rachel
allungò la mano libera posandola sul suo ginocchio.
“Rallenta,
piccola” sussurrò. Il medico le osservò
con un sorriso, ma rimase
in silenzio così che Quinn potesse finire.
“Mia
zia
fondamentalmente gli ha dat-dato una lista con quello che pensava che
fosse sbagliato in me. E lui, uhm... era d'accordo con la maggior
parte delle cose che c'erano scritte. Credo.” Quinn
aggrottò le
sopracciglia.
Rachel
aggrottò le sopracciglia a sua volta.
Che diavolo?
Tom
guardò Quinn con calma. “E cosa c'era
scritto in questa lista?” chiese.
Quinn
sospirò e si prese
qualche secondo prima di rispondere. Rachel sperava davvero che la
lista non fosse così
lunga.
“ADHD,
disturbi della crescita, PTSD,
ansia sociale, dislessia.”
Beh,
dannazione. Rachel lasciò
andare il ginocchio di Quinn e spostò la mano dietro il suo
collo.
Quando
Tom rispose, stava sorridendo. “Beh, Quinn, tutti
questi sono disturbi che vanno in conflitto l'uno con l'altro. Ti
assicuro che non li hai tutti, nessuno li ha tutti. Anzi, ti
dirò
che tu non ne hai nessuno, almeno fino a quando non avrò una
panoramica generale, okay?”
Gli
occhi di Quinn erano
spalancati quando annuì. Rachel sorrise, decisamente aveva
approvato
Tom.
Poi
Tom si voltò a guardarla e le chiese di descrivere
Quinn e si immobilizzò. Dio, avrebbe potuto descrivere Quinn
tutto
il giorno, ma l'avrebbe fatta apparire come una pervertita o come
un'idiota se avesse cominciato a dare libero sfogo ai suoi pensieri
nell'ufficio di un terapista. Beh, avrebbe potuto sembrare una pazza
ovunque, quindi… Quinn le strinse la mano e Rachel le
sorrise
fissando i suoi occhi nocciola. Cominciò da lì.
“Ha
gli
occhi felici” disse Rachel e poi arricciò le
labbra.
Perché
che cazzo le era appena uscito dalla bocca? Dio, patetica. Fatti
coraggio, Rachel. Quinn era rosso fuoco e stava sorridendo
imbarazzata.
“Voglio
dire, i suoi occhi sono luminosi e mi
fa venire voglia di giocare in continuazione.”
Certo,
continua a dipingerti come una poppante, Rachel.
“Lei
è la
più dolce e gentile persona che abbia mai incontrato ed
è
bellissima.”
Ecco,
quello era decisamente meglio. Il viso
di Quinn sembrava sul punto di andare in fiamme e Rachel le
batté un
dito sulla guancia con un sorriso.
“Ha
un cuore
meravigliosamente innocente e crede in tutte le cose buone del mondo.
La sua immaginazione è stupenda, ama gli animali e gli
dà da
mangiare cibo spazzatura finché non si sentono
male.”
Tom
ridacchiò e Quinn arrossi furiosamente e scosse la testa.
“E
sono contenta che sia in grado di portarmi sulle nuvole con lei. Ed
ho una voglia matta di baciarla in questo momento.”
Rachel
non aveva idea se fosse contro qualche regola non scritta, ma Tom le
fece segno con la mano di esaudire il proprio desiderio. Rachel si
sporse dalla sedia e afferrò le guance di Quinn per tirarla
più
vicina a sé. Quinn ridacchiò quando le loro
labbra si toccarono e
Rachel quasi cadde fuori dalla sedia. Si tirò indietro e
cercò di
rimettersi in sesto, guardando Tom come se niente fosse.
Cosa
dovevano fare adesso?
Tom
si appoggiò allo schienale della
sedia e guardò Quinn. “Adesso tocca a te. Descrivi
Rachel per me.”
Quinn
non sembrava per niente pietrificata come lo era stata
Rachel, anzi, sembrava piuttosto eccitata.
Rachel
era un po'
agitata. Quando la gente la descriveva finiva sempre in lacrime.
Semplicemente perché la gente non poteva gestire il suo
talento.
“Rachel
è la migliore. È bellissima e piccolina e
perfetta per me, e il suo cane è il mio secondo migliore
amico.”
gli occhi di Quinn erano luminosi e si muoveva un po' incomoda sulla
sedia. “E lei, uhm, ha l-la voce più bella che io
abbia ma-mai
sentito e-”
“Rallenta
un po', Quinn.” Tom sorrise.
“Riesco a malapena a capirti.”
Rachel
ridacchiò e mosse
le labbra a pronunciare “Le parole, per favore”.
Quinn annuì e
prese un respiro profondo, accarezzando il polipo sul proprio grembo.
“È
piena di talento e ha degli occhi enormi, e mi capita
di perdermici a volte.”
Rachel
quasi sospirò, ma decise
invece di sciogliersi in una pozza di sentimenti. Nessuno le aveva
mai detto che aveva degli occhi enormi. Era sconcertante. Al diavolo,
almeno non erano gli occhi più piccoli che avesse mai visto.
Quinn
si calmò un po'. “E lei mi ascolta. Penso che
nessuno... lei è
l'unica che lo fa. E non è mai cattiva con nessuno e non le
piacciono le persone che sono cattive con me. E mi sento
effervescente, quando sono con lei, almeno credo.”
Hu-oh,
era così brava? Rachel sapeva di avere una
personalità
elettrizzante, ma non pensava così tanto.
“E
la amo.”
Quinn terminò tranquillamente.
Rachel
stava ancora cercando
di assorbire tutto e cercando di non piangere, quando Quinn la
strinse in un forte abbraccio. Tom le osservò calorosamente
e poi
chiese a Rachel di raccontare come fosse finita a New York e chiese a
Quinn di parlare del suo lavoro al rifugio degli animali. Dopo
un'altra mezz'ora guardò l'orologio appeso al muro e strinse
le
mani.
“Okay,
Rachel e Quinn, il vostro tempo è finito, ma
mi piacerebbe che tornaste, credo che ci sia molto su cui lavorare.
Sareste interessate?”
Rachel
annuì subito, Quinn la seguì
con un po' meno entusiasmo e Tom sorrise.
“Okay,
il nostro
piano è cercare di tirarti fuori un po' di cose, Quinn. Per
cercare
di capire perché ti senti così, perché
agisci in una determinata
maniera e reagisci in altro modo e magari renderti un po'
più
confortevole con la gente. Non vogliamo che diventi dipendente da
Rachel, d'accordo?”
Rachel
vacillò un po'. “Pensa che
sia dipendente da me?”
Tom
scosse immediatamente la testa.
“Non posso determinarlo ancora, ma da quello che ho visto
oggi, tu
l'aiuti molto ad espandersi, che è esattamente quello che
deve
imparare a fare Quinn proprio per evitare la dipendenza.”
Quinn
reagì nervosamente, cominciando a battere il dito sul
bracciolo
della sedia, finché Rachel non le prese la mano per
fermarla.
“Non
sto dicendo che diventerai una farfalla loquace, Quinn. Trova solo
altre cose o persone a cui dedicare tempo o qualcosa su cui
focalizzarti. Non preoccuparti, stabilirai tu i tuoi tempi.”
Quinn
annuì lentamente e gli rivolse un sorriso timido
quando Tom sorrise ad entrambe per salutarle. Tom riprese il polipo
con un occhiolino e le accompagnò cordialmente alla porta.
Quinn
si distrasse per qualche secondo con i pesci e Rachel si chiese se la
mamma e il bambino erano più usciti dal bagno.
Rachel
si
sorprese che quella seduta non fosse finita in lacrime o che non
fosse andata completamente storta. Era stato addirittura un po'
emozionante. E fu ancora più emozionante quando Quinn le
comprò un
gelato e la baciò con la bocca che sapeva di fragola mentre
si
dirigevano a casa.
****
Un
paio di giorni più tardi, Rachel arrivò alla
conclusione che
Cornelius era un genio del male, che faceva cose come masticare i
tubi sotto al lavandino sino a che non si rompevano, solo per il
proprio piacere.
In
quel momento Rachel era rotta.
Aveva
fermato “l'emorragia” premendo ogni singolo
asciugamano che
possedeva attorno al buco, con l'acqua che scivolava su tutto il
pavimento della cucina, mentre lei lanciava maledizioni in direzione
del cucciolo.
Il
tutto cercando di non cedere alla paura
irrazionale che il pavimento avrebbe ceduto, schiacciandola sotto il
condominio.
Aveva
chiamato l'addetto alla manutenzione quattro ore prima e aveva
saltato quando la porta si era aperta, solo per scoprire che si
trattava di Quinn.
Con
le mani dietro la schiena, ovviamente nascondendo qualcosa e cercando
di sembrare indifferente, Quinn non aveva notato Rachel, che intanto
la guardava muoversi attraverso l'ingresso e il salotto come se
avesse delle incredibili abilita ninja.
Rachel
sorrise nel vedere Quinn che credeva di essere riuscita a nascondersi
bene.
“Quinn.”
chiamò Rachel, cercando di assumere un tono serio, guardando
un
vortice di capelli biondi roteare e un paio di occhi nocciola
spalancarsi.
Sì,
decisamente aveva uno sguardo colpevole.
Rachel
strinse gli occhi. “Che hai combinato? Hai rotto
qualcosa?”
Perché
davvero, non poteva di certo essere
peggio del lavandino.
Quinn
fece un passo indietro, guardando
la sua fidanzata. Sembrava in conflitto, così Rachel la
raggiunse in
salotto. Quinn fece ancora un passo indietro e scosse la testa.
Rachel
si fermò. “Stai bene, piccola?”
Quinn
annuì in silenzio e Rachel la fissò.
“Che
cos'hai dietro
la schiena?” chiese Rachel alzando un sopracciglio. Aveva
stabilito
che Quinn non era sconvolta o ansiosa, stava solo... nascondendo
qualcosa.
Quinn
si morse il labbro inferiore ed esitante tirò
fuori una scatola da scarpe. Con dei buchi.
Cazzo.
Un altro
animale.
“Quinn”
sospirò Rachel facendo un passo verso
la scatola. “Che cos'è quello?”
Quinn
deglutì. “Un
gattino” disse lentamente, tirando su il coperchio della
scatola e
rivelando un piccolo e peloso animale. Dio, era arancione.
“E
che cosa ci stai facendo?” chiese Rachel, gli occhi nocciola
incollati su di lei.
Quinn
aprì la bocca per qualche secondo
e prima che ne venisse qualcosa fuori, batté la mano sulla
piccola
testa arancione.
“È
rimasta orfana... ed è cieca da un
occhio.” spiegò Quinn.
Perfetto.
Un mezzo cieco,
adorabile, gattino orfano. Come cazzo faceva qualcuno a dire di no
senza risultare senza cuore?
Quinn
continuò a parlare,
quando vide che Rachel si limitava a fissarla. “Il dottor
Madison
ha detto che devo avere, uhm, altri interessi, giusto? Come, roba a
cui dedicare il mio tempo, quindi...” si interruppe guardando
il
gattino.
Rachel
sorrise dolcemente verso di lei. “Allora
hai portato a casa un gattino?”
Quinn
annuì sbuffando e
gonfio le guance di proposito o era solo l'universo che stava
cercando di circondare Rachel con le cose più carine di
sempre.
Rachel aggrottò la fronte: allora perché Quinn si
era comporta come
un ninja quando era tornata?
“Avevi
intenzione di tenerlo
in camera tua? Oppure...” si interruppe, sollevando un
sopracciglio.
“Non
ti piace Seal.” sbottò Quinn
scuotendo la testa, lasciando che i capelli le ricoprissero il volto.
Rachel si sporse a scostarglieli. “Così ho pesato
che tu non...
nessuno la vuole perché è mezza cieca.”
Dio,
ridicolo.
Semplicemente ridicolo.
“Quinn,
Cornelius è il male, ma io
lo amo comunque. Ma non credo che un altro animale domestico, fosse
quello che intendeva il dottor Madison quando si riferiva a trovare
altri interessi.”
L'entusiasmo
di Quinn si sgretolò e
distolse lo sguardo, puntandolo sul gattino.
“Ma!”
disse
Rachel con enfasi, piegandosi sulle ginocchia per incrociare il suo
sguardo “Probabilmente gli hai dato già un nome,
giusto?”
“Jelly
Bean.”
rispose Quinn tranquillamente.
Una
brillante caramella
arancione.
Rachel
si morse l'interno della guancia per non
crollare. In realtà, quel nome sarebbe stato perfetto anche
per
Quinn. A quel punto si rassegnò al fatto che sì,
avrebbero avuto un
altro dannato animale in casa.
Dio,
entro la fine dell'anno
sarebbe stato uno zoo. Orde di selvaggi animali che dormivano nel
letto di Quinn e masticavano il loro impianto idraulico.
Rachel
vide gli occhi di Quinn che cominciavano a brillare e si
affettò per
evitare che cominciasse a piangere.
“Penso
che dovremmo
tenerla.”
E
probabilmente suonò molto più entusiasta di
come era suonato nella sua testa, ma non le importava. Stava solo
pensando: mi
rassegno al mio destino, perché se piangi il mio cuore si
romperò a
metà.
Per
niente drammatico.
Quinn
guardò Rachel piena di speranza e
questa sorrise leggermente. “Tu ami gli animali e io amo te,
quindi
penso che dovremmo tenerla.”
Quinn
sorrise e fece un passo
in avanti pronta ad appoggiare la scotola per terra per abbracciarla,
ma Rachel la fermò.
“Ma!”
disse con enfasi e Quinn si
focalizzò su di lei.
Rachel
si sentiva tremendamente potente
in quel momento. Poteva probabilmente ottenere da Quinn tutto quello
che voleva. Oh, quante possibilità. Ma tutto quello che le
veniva in
mente, era sfidare Quinn a bere una bottiglia di ketchup. Quinn
sicuramente l'avrebbe fatto e Rachel avrebbe vomitato, così
si
concentrò su qualcosa di più fattibile.
“Se
davvero vuoi
fare qualcosa per seguire i consigli di Tom, penso che potresti
cominciare stasera. Con l'idraulico... che ha tipo, sette ore di
ritardo, ma okay. Che ne dici?”
Quinn
si morse l'interno
della guancia e Rachel allungò una mano per fermarla.
“Che
intendi?” chiese infine.
“Solo...
occupati
dell'idraulico” Rachel rispose semplicemente. “Mi
siederò in
salotto, e tu, sai, parli con lui. Salutalo, digli di che cosa
abbiamo bisogno...”
Rachel
non aveva mai avuto a che fare
con un idraulico prima di allora. Sapeva che era gente simpatica.
Sembravano essere dei duri lavoratori onesti.
Quinn
dondolò
suoi talloni e guardò il gattino con desiderio. Rachel
sorrise,
sapeva che l'animale l'avrebbe convinta.
“Va
bene.” disse
Quinn semplicemente. “Posso farlo.”
“Certo
che puoi”
accordò Rachel, spostando la scatola sul pavimento e
lasciando il
tempo a Barnaby di esaminare il nuovo
amico.
Si chinò e baciò Quinn, stringendola fra le
braccia.
Rachel
le passò le mani fra i capelli biondi e Quinn
aprì la bocca per
darle più spazio. Un colpo alla porta le interruppe. In quel
momento
l'idraulico decideva di presentarsi.
Rachel
si tirò indietro
e scompigliò i capelli di Quinn, incoraggiante, prima di
andare a
sedersi sul divano con Jelly Bean sul grembo. Quinn sembrava nervosa;
si diresse velocemente verso la porta e la spalancò,
lanciando un
ultimo sguardo a Rachel.
“Ehi,
ragazze, avete una perdita?”
chiese l’idraulico, alzando la cassetta degli attrezzi.
Sembrava
annoiato.
Quinn
annuì, gli occhi puntati suoi bottoni della
sua camicia. Non disse niente, gli fece solo segno di seguirla,
Rachel attirò la sua attenzione e le mimò:
“le
parole”
con un sorriso rassicurante. Sollevò il gattino per darle
conforto e
Quinn sorrise con le labbra serrate.
“Uhm,
è sotto il
lavello. Uno dei no-nostri cani ha masticato la crepa ne-nel tubo e
si è allagato, credo.” spiegò Quinn,
facendo scattare l'elastico
che aveva al polso.
Il
ragazzo annuì leggermente e si fece
strada sulle pozzanghere che c'erano per terra. Quinn si sedette sul
bancone mangiando orsetti gommosi, mentre Rachel la guardava.
L'idraulico semplicemente sostituì il tubo, con Cornelius
appostato
nel corridoio per tutto il tempo. Rachel immaginò che stesse
progettando come distruggere la prossima cosa.
“Grazie.”
disse Quinn mentre accompagnava l'idraulico alla porta. “Mi
piace
il tuo cappello” aggiunse.
Rachel
alzò la testa per vedere
che sul cappello c'era un leone. Un Detroit Lion. Rachel sorriso a se
stessa, Quinn probabilmente non aveva idea che si trattasse di una
squadra di football.
“Vedi,
non è stato così male!”
dichiarò Rachel quando Quinn si sedette al suo fianco
prendendo
Jelly Bean. Barnaby balzò accanto a loro e il demone
Cornelius lo
seguì velocemente. “Sei stata meravigliosa,
Quinn” disse
appoggiando una testa sulla sua spalla.
Quinn
arrossì. “Non
ho fatto niente.”
Rachel
sorrise e le baciò una tempia.
“Piccoli passi, big bear.”
Jelly
si voltò e Quinn
sorrise brillantemente. Rachel strofinò la pancia del
gattino. Poi
strofinò la pancia soffice di Cornelius. Poi la pancia di
Quinn solo
per farla ridere.
Dio,
non poteva proprio resistere a tutto
quello che stava intorno a lei.
____________________________________________
Eccomi
qui, anche questa settimana in anticipo, sono rientrata in Italia
domenica e avrò una settimana molto impegnativa, domani
nuovo
tautaggio (yeyyyy!) e quindi starò tutto il giorno fuori, ho
approfittato di questo momento a casa per pubblicare!
Posso
solo dirvi che adoro questo capitolo, perché si comincia ad
entrare
nella testa di Quinn e ci sarà molto da scoprire.
Con
questo, vi auguro Buon Natale in ritardo e Buon anno in anticipo,
spero che tutti voi abbiate passato buone feste e che il nuovo anno
vi porti tutto quello che desiderate :)
Fatemi
sapere cosa ne
pensate, come sapete i commenti sono sempre graditi!
Ci
si
vede settimana prossima, un bacione,
ManuKaikan
|
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Capitolo 14 *** Hum Hallelujah ***
Just
off the key of reason
Capitolo
14
Hum
Hallelujah
Quinn
stava piangendo. Anche se ovviamente stava cercando di nasconderlo,
prendendo piccoli morsi del chili vegano che Rachel aveva fatto,
sulle labbra era dipinto una sorta di sorriso terrorizzato.
Le
lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, ma lei
continuò a
mangiare. Eccolo lì il vero amore.
Rachel
ne aveva assaggiato un po' e l'aveva sputato nel lavandino. Dopo aver
danneggiato il suo esofago quasi in modo permanente, aveva optato per
latte e biscotti. Quinn a quanto sembrava, non era pronta ad
ammettere che il chili era infuocato e continuò a mangiarlo.
Rachel
fece una smorfia quando Quinn cominciò a tirare su col naso.
I suoi
occhi erano iniettati di sangue e stava cominciando a sudare.
Gesù
Cristo, che cosa era andato storto con quella ricetta?
“Piccola,
fermati” supplicò Rachel, cercando di raggiungere
il suo cucchiaio
per fermarla dall'immergerlo in quella roba che apparentemente era
lava. “Qualcosa è andato storto, ti farai
male.”
Quinn
scosse la testa e respirò profondamente. Beh, almeno i suoi
polmoni
funzionavano ancora. Sicuramente gli altri suoi organi non sarebbero
durati a lungo.
“No,
va bene” insistette Quinn, anche se non riuscì a
nascondere lo
sguardo terrorizzato quando prese un altro boccone col cucchiaio.
Rachel
lasciò uscire un rumore che era un misto fra un sospiro e
una
risata, e prese il piatto di Quinn versandolo nel lavandino. O nella
spazzatura. Probabilmente avrebbe corroso i tubi e sarebbero state
costrette a chiamare di nuovo l'idraulico.
“Ehi!”
protestò debolmente Quinn.
Sembrava
stordita, come se non avesse idea di cosa stesse succedendo. Rachel
le mise di fronte un bicchiere di latte al cioccolato e le mise una
mano sulla fronte. Dio, era in fiamme.
Rachel
aveva dato fuoco alla sua fidanzata.
La
fissò terminare la protesta sul quel pasto, bere il suo
latte e
lasciare andare la testa sul ripiano della cucina.
“Te
l'avevo detto che non c'era bisogno di mangiarlo, piccola”
disse
Rachel avvicinandosi e accarezzandole la schiena amorevolmente.
Quinn
si lamentò, anche se la protesta venne attenuata dalle sue
braccia.
“Aveva un buon sapore e avevo fame. E avevi detto che ci
sarebbero
stati dei biscotti per dessert... e ora mi fa male lo
stomaco.”
Rachel alzò gli occhi
al cielo, ma non smise di
accarezzarle la schiena, prima di spostare la mano fredda sul collo
di Quinn. Le aveva detto più e più volte di
smettere di mangiarlo.
Quinn semplicemente non l'ascoltava. A quanto sembrava il suo stomaco
di ferro le aveva fatto credere che ci sarebbe riuscita.
Pfff.
Nemmeno Barnaby si era avvicinato a quella pentola di lava.
Quinn
si sedette di colpo e guardò Rachel con espressione
addolorata.
Rachel conosceva quello sguardo. Purtroppo.
“Stai
per sentirti male?” le chiese in fretta.
Quinn
era già in piedi mentre annuiva e Rachel la seguì
in fretta in
bagno, giusto per scostarle i capelli biondi dal volto.
Rachel
fece una smorfia quando Quinn vomitò. Le sarebbe venuto da
vomitare
a sua volta se si fosse concentrata troppo sui rumori ed ehi, non era
proprio quello di cui avevano bisogno. Dio, Quinn probabilmente si
sentiva come Charizard, lanciando piccole fiamme. Anzi, forse
più
come Charmander. Un piccolo, piccolo Charmander.
Quinn
svuotò lo stomaco, con Rachel che le accarezzava la schiena
e
concentrava l'attenzione sui disegni di pesci stampati sulla tenda
della doccia.
Quello
era un pesce palla. Quello era un delfino. Quella era il suono del
vomito. Quello era un cavalluccio marino. Quello è l'odore
di acido
gastrico.
Dio,
Rachel era a pochi secondi dallo scostare Quinn e prendere il suo
posto, quando la ragazza si fermò, respirando
affannosamente. Rachel
riprese il controllo del proprio stomaco e tolse i capelli dal volto
di Quinn con un piccolo sorriso.
“Va
meglio?” chiese, bagnando un panno e passandolo sul volto
della
ragazza.
Quinn
arricciò il volto. Ovvio che non andava meglio. Il fuoco ci
metteva
un po' per passare attraverso un corpo.
“Posso
avere i miei biscotti adesso?” chiese Quinn un po'
pateticamente,
mentre Rachel la faceva alzare e la scortava fino al divano in
salotto.
Sul
serio?
“No,
Quinn, questo è ridicolo. Il tuo stomaco è
sottosopra, devi
lasciargli il tempo di riprendersi” le sistemò la
testa così che
potesse essere sul suo grembo e accese la tv. Quinn si voltò
ad
affrontarla quando sentì Animal Planet menzionare dei
cavalli.
“Mi
hai avvelenato” borbottò Quinn. “Proprio
così, in modo d'avere
tutti i biscotti per te.”
Rachel
si chiese se sapesse quello che stava dicendo. “Quinn, sei tu
il
mostro dei biscotti, non io.” le passò le mani fra
i capelli,
cercando di districarne i nodi.
In
realtà erano entrambe mostri dei biscotti, ma Rachel
approfittava
del fatto che Quinn non era chiaramente nello stato d'animo giusto
per contraddirla.
“Non
mi piace il chili” disse dopo un po', sulla coscia di Rachel.
“O
l'insalata di uova. Mi piacciono i pomodori. E i biscotti.”
Rachel
cercò di non ridere troppo, avrebbe semplicemente spintonato
la
testa di Quinn in giro. Di che diavolo stava parlando?
“Mi
sono sentita male l'ultima volta che l'ho mangiata.” Quinn
continuò, lasciando cadere la mano sulla testa di Cornelius
quando
il cane appoggiò la fronte sul divano. “Me l'aveva
preparata la
zia e ci aveva messo le cipolle dentro.” Rimase in silenzio
per un
lungo momento. “Non mi piacciono le cipolle.”
Rachel
annuì. “Lo so, piccola.”
“Ho
vomitato in salotto. No-non era a casa, quindi poi ho dovuto
ripulire, è stato... disgustoso.”
Rachel
annuì di nuovo cercando di controllarsi, avrebbe vomitato
lei nel
salotto, se Quinn non avesse smesso di parlare di vomito.
“Riposati,
tesoro.” sussurrò. “Devi sentirti in
forze per la nostra
sessione di domani.”
Quinn
sospirò e indicò la televisione.
“Anch'io ne voglio uno.”
Rachel
sorrise vedendo il cavallo nella TV. Beh, non sarebbe accaduto.
Avevano già tre animali e Rachel sapeva dove si trovava solo
uno di
loro.
Sperò
che non mangiassero il chili rimanente, altrimenti sarebbero
diventati due molto presto.
****
“Va
bene, Quinn, stiamo per fare un gioco.” dichiarò
il dottor
Madison, sporgendosi in avanti e appoggiando i gomiti sulla
scrivania.
Quinn
si sedette più composta, guardandolo con occhi scintillanti.
“Beh,
più che un gioco è un esercizio”
sorrise quando vide l'entusiasmo
di Quinn sgonfiarsi un po'. “Ma, ho un contenitore pieno di
biscotti che mi ha fatto mia moglie, che darò a te e Rachel
se
proverai a fare del tuo meglio.”
Rachel
rise alla faccia determinata di Quinn. Decisamente sapeva come
convincerla.
“Oggi
ci concentreremo sul contatto visivo e sul mantenere una
conversazione, okay? Ti darò un piccolo trucco per quando
devi
parlare con gli sconosciuti, poi chiamerò la mia
receptionist e
faremo una prova, d'accordo?”
Quinn
si morse il labbro inferiore ma annuì. Rachel si
sentì carica di
orgoglio: alcune persone avrebbero detto che era una perdita di
tempo, ma Quinn stava davvero cercando di migliorare le sue
abilità
sociali. In più, nulla di quello che comportava biscotti
come
ricompensa era una perdita di tempo. Mai.
Tom
si voltò verso Rachel per farle una domanda.
“Quinn non ha
nessun problema a guardarti negli occhi, Rachel, secondo te
perché?
Perché è così difficile per lei
mantenere il contatto visivo con
gli altri?”
Dio, Rachel non ne aveva idea.
Sapeva perché
lei guardava negli occhi di Quinn, perché erano fari di
felicità e
lei non riusciva a distogliere lo sguardo. Poteva dire quello che
Quinn sentiva, solo guardandola negli occhi.
Rachel
aveva sempre mantenuto il contatto visivo, tranne quando mangiava
ghiaccioli o banane, perché insomma... era strano.
“Amo
Rachel e amo i suoi occhi” rispose Quinn, ma Rachel era
immersa nei
suoi pensieri e su tutto quello che c'era di sbagliato in un hotdog.
Tom
la fissò. “Ma non ami me, ma stai iniziando a
mantenere il
contatto visivo nei miei confronti.”
Quinn aggrottò le
sopracciglia e fissò il polipo che aveva in grembo.
“Penso
che si tratti... di fiducia.” intervenne Rachel.
“Le ci vuole un
po' per fidarsi delle persone, ma poi ci mostra quei meravigliosi
occhi e...”
Quinn
arrossì e annuì. “Io…non mi
piace-non…mi sento come se le
persone, uhm, guardassero nella mia... anima? Credo. Come se
potessero...”
“Vedere
tutto” concluse Tom, mentre Quinn giocherellava con un
tentacolo.
“D'accordo” continuò. “E che
mi dici della balbuzie che arriva
quando sei nervosa o eccitata? Sento come se tu fossi incapace di
mentire, Quinn, o tenerti le cose dentro. Tutto, anche i tuoi tic
nervosi, sono un modo per esternare le tue emozioni. Che mi dici di
quello?”
Quinn
guardò Rachel insicura e lei le prese la mano nella sua. Era
completamente d'accordo, ma stava aspettando di vedere cosa avrebbe
detto Quinn. La sua ragazza era una enorme palla di onestà
involontaria.
“Uhm...
io non mento. È brutto.”
Rachel
le prese la mano e se la portò alle labbra per baciarla.
Sì,
mentire era brutto. Quinn aveva ragione.
“È
brutto” accordò Tom con un sorriso, poi
guardò Rachel.
Oh,
questa la sapeva! Sentiva come se sapesse esattamente quello che
c'era nella testa di Quinn. Sorrise alla ragazza prima di rispondere.
“Quando
è eccitata balbetta, perché ha un sacco da dire e
non può dirlo
abbastanza velocemente.” Rachel conosceva perfettamente la
sensazione.
Anche
lei era facilmente eccitabile, ma aveva imparato a contenere le
emozioni e questo l'aveva resa piuttosto psicotica.
“Quando
è nervosa, penso che Quinn cerchi di dire tutto il
più velocemente
possibile, come se volesse in qualche modo parlare meno...
credo.”
Rachel
guardò il medico, insicura. Aveva senso quello che aveva
detto?
“Credo
che tu capisca molto bene come funziona la sua testa” disse
Tom.
“Ora, Quinn, ti darò un trucco che do a tutti i
miei pazienti che
devono occuparsi delle ansie sociali.”
Quinn
si raddrizzò e si fece attenta.
“Voglio
che tu pensi per immagini, che è una cosa che penso tu
faccia già.
Mantieni il contatto visivo, ma non concentrarti su quello che stai
vedendo. Concentrati su quello che stai dicendo e figurarlo nella tua
mente. Credo che nel tuo caso, ti aiuterà a tenerti
concentrata
quando diventi troppo eccitata o nervosa.”
Quinn
rimase in silenzio per un secondo. “Pensare per
immagini”
dichiarò.
Tom
annuì. “Pensare per immagini. Nel tuo caso possono
essere animali
o libri. Sei pronta a provare?”
Rachel
sorrise quando Quinn si voltò a guardarla, poi
annuì con
risolutezza.
“Sì,
posso farlo.”
Il dottor Madison lasciò la stanza e
Rachel
si chinò in avanti per scompigliare i capelli di Quinn e
ridacchiò
quando Quinn li scosse di nuovo. Quando Tom tornò con Sara,
la sua
segretaria, lei e Quinn si trasferirono sul divano e il dottore prese
posto di fianco a Rachel. Sara salutò calorosamente Quinn e
questa
le rivolse un sorriso timido.
Rachel
vide gli occhi di Quinn passare dai suoi occhi al colletto della
camicia di Sara. Quello doveva essere il modo più scomodo
per avere
una conversazione. Davvero. Rachel non riusciva a pensare ad una
situazione più imbarazzante al momento.
Tom
accavallò le gambe e guardò le due donne in
attesa. Rachel prese in
considerazione di mettersi a cantare, era tutto così
dannatamente
silenzioso.
“Quinn,
ho sentito che lavori ad un rifugio per animali. Deve essere
divertente” cominciò Sara.
Oddio,
finalmente qualcuno stava parlando.
“Sì”
rispose Quinn, passandosi le mani suoi jeans. “Um, po-posso
portare
a spasso i cani. E dargli da mangiare. Il mio capo dice che sono
attratti da me... o qualcosa del genere. Mi piacciono anche i gatti e
i conigli. Ma n-non ne abbiamo di conigli.”
Rachel
sorrise con affetto alla sua ragazza. Sapeva che si sarebbe aggiunto
un coniglio alla loro maledetta flotta di animali. Gli occhi di Quinn
si muovevano lentamente. Non erano fissi su Sara, ma non stavano
guardando ovunque nella stanza.
“Avevo
un coniglio!” proclamò Sara. “Il suo
nome era Snow.”
“Era
bianco?” chiese Quinn, fissando un punto sopra la testa di
Sara,
lasciandolo poi scendere lentamente verso il basso.
Sara
scosse la testa. “Era nero in realtà, mio fratello
ha cercato di
fare ironia quando gli ha dato il nome.”
“Il
mio cucciolo è nero.” disse Quinn. “E
bianco.”
Sì,
nero come il diavolo che era insediato dentro di lui, mascherato da
una criniera angelica.
Sara
la guardò sorpresa per quel cambio di rotta, ma sorrise.
“Dovrò
venire un giorno al rifugio.” Quinn si morse il labbro e
annuì.
“Vai molto allo zoo?”
Per
Rachel, quella conversazione stava avvenendo fra due bambini della
scuola materna. Ma Quinn stava mantenendo il contatto visivo,
probabilmente immaginando soffici conigli o qualcosa del genere. Era
semplicemente fantastico.
Quinn
annuì. “Mi piacciono i leoni e gli orsi”
dichiarò.
Ed
eccolo lì il contatto. Rachel sorrise, quella era la sua
ragazza.
“I
miei animali preferiti sono le zebre” disse invece Sara.
Rachel
guardò Quinn iniziare a dondolarsi avanti e indietro sulla
sedia. La
sua ragazza prese un paio di respiri e batté le palpebre
esageratamente, come se stesse cambiando le immagini nella sua testa.
“Amo
anche quelle” rispose Quinn, non troppo lentamente e nemmeno
in un
ingarbugliato misto di parole.
“Si?”
disse Sara. “Ho vissuto ad Honolulu, è
lì che le ho viste la
prima volta da bambina, allo zoo.”
Gli
occhi di Quinn si illuminarono ancora di più.
“Davvero? Io
n-no-ho-” si bloccò per prendere un profondo
respiro. “Per il
mio compleanno siamo andate alla zoo, quello di Central Park, non
hanno zebre lì.”
Sara
le sorrise calorosamente. “No, non le hanno. Non sei ancora
stata
al Bronx zoo, li le hanno e anche gli elefanti.”
Gli
occhi di Quinn si spalancarono e girò di scatto la testa
verso
Rachel.
Rachel
cercò di non ridere, perché Dio, la sua fidanzata
sembrava avere
quattro anni. Rachel annuì, sapeva che sarebbe stata
trascinata a
quello zoo molto presto.
Quinn
si voltò di nuovo a guardare Sara e seriamente le disse:
“Grazie
per avermelo detto.”
Sara
sorrise calorosamente. “Nessun problema! Voi due dovreste
andarci
qualche volta, siete una coppia meravigliosa.”
Quinn
sorrise a Rachel. Dio, Rachel l'amava da morire.
Quando
Sara se ne andò, Quinn le diede un abbraccio spontaneo,
probabilmente per averle detto dove trovare altri enormi mammiferi da
poter andare a vedere. Anche Rachel le diede un abbraccio,
perché le
dava sempre le caramelle quando se ne andavano.
“Quinn
sei andata alla grande oggi” le disse Tom.
Rachel
annuì con vigore e le sorrise con orgoglio. Quinn
arrossì e
ricambiò timidamente.
“Mi
piacerebbe se ti concentrassi su questo esercizio per questa
settimana, okay Quinn? E per le prossime due sessioni, mi piacerebbe
vederti da sola. Parleremo un po' del tuo passato e cercheremo di
trovare la radice del problema. Penso che ci siano delle cose che tu
debba affrontare da sola, prima di poter tirare dentro
Rachel.”
Quinn
rimase in silenzio, Rachel si limitò a fissarla. Avrebbe
accettato
qualsiasi decisione Quinn avrebbe preso.
“Pensi
di sentirti abbastanza a tuo agio per farlo?” le chiese Tom
dolcemente.
Quinn
si leccò le labbra e annuì. “Pos-posso
ancora parlare con Rachel
delle cose che ci diciamo, vero? Vogli-voglio essere sicura di
essere... giusta. Così da poter essere giusta per
lei.”
Ed
eccola lì. Mescolata a tutta la sua ingenuità e
innocenza, c'era
un'adulta razionale che voleva far funzionare un rapporto. Rachel
aveva voglia di piangere. Rimettiti insieme, donna.
“Certo,
Rachel è parte del tuo recupero” rispose Tom,
scavando sotto la
scrivania per prendere un contenitore con dei biscotti.
Gli
occhi di Quinn li seguirono quando lui li spinse sulla scrivania; il
dottore le sorrise e la salutò dicendole che l'aspettava
impaziente
per la sessione successiva.
Rachel
prese in consegna i biscotti per evitare che Quinn iniziasse ad
inalarli per tutta la strada. Voleva praticare con Quinn il
“pensare
per immagini”, ma in quel momento doveva informarsi sugli
orari
d'apertura del Bronx zoo.
****
Rachel
non andava al karaoke, beh dal mese prima, ma non importava. Le
mancava. Era l'attività ideale per lei. Cantare col cuore,
suonare
meglio degli altri, ricevere applausi ubriachi e lodi. Semplicemente
meraviglioso.
Ora
sperava di condividerlo con Quinn e costringere la sua fidanzata a
cantare con lei, fornendole così una possibilità
di interazione
sociale. Era diventata una psicologa navigata, ormai. Quinn aveva
rifiutato ovviamente, mentre sedevano nel loro appartamento in attesa
che i loro amici arrivassero, ma Rachel Berry avrebbe trovato il
modo. O si sarebbe ubriacata talmente tanto da dimenticarsene, non le
importava in realtà.
Puck
le mandò un messaggio, dicendole che lui, Santana e Brittany
erano
in un taxi che le attendeva sotto casa. Rachel chiuse Cornelius in
bagno e uscì dall'appartamento con Quinn che la seguiva.
“Salve
a tutti!” salutò eccitata Rachel scivolando nel
suo posto e
facendo segno a Quinn di sedersi al suo fianco.
Brittany
sorrise e le abbracciò velocemente, mentre Santana si
limitava a
chiederle perché ci avessero messo così tanto a
scendere.
E
se erano state “rumorose.”
Quinn
arrossì sino alle orecchie e Rachel pestò accidentalmente
il
piede di Santana.
“Allora,
come sta andando Fabray? La Berry ti sta facendo desiderare di
staccarti le orecchie e saltare giù da un
grattacielo?”
Dio,
insomma, no. Rachel sapeva che alcune persone potevano sentirsi in
quel modo davanti a lei. Aveva quel grande, insormontabile talento
che non poteva essere domato. Era sicura di intimidire le persone.
Quinn
scosse la testa e fece un respiro profondo, poi si bloccò
sugli
occhi di Santana. E la fissò. Solo la fissò. Non
disse nulla e
Santana sembrò parecchio terrorizzata e Rachel rise.
Picchiettò
la cosca di Quinn in incoraggiamento. “Bel lavoro, piccola.
Un modo
eccellente per iniziare.” Quinn sorrise, ma non interruppe il
contatto visivo. “Cosa stai immaginando?”
Puck
le stava fissando come se non avesse la più pallida idea di
cosa
stesse succedendo, ma in ogni caso non gli importava. Brittany stava
parlando con il tassista cercando di convincerlo a cambiare stazione
radio.
“Barnaby”
rispose Quinn, gli occhi ancora fissi.
La
mascella di Santana si spalancò. “Stai pensando al
tuo cazzo di
cane? Ma che diavolo!”
Gli
occhi di Quinn scesero sulle labbra di Santana e Rachel le diede una
gomitata nelle costole.
“Santana
ti prego, non imprecare. È perché hai i suoi
occhi” dichiarò
Rachel.
In
realtà tutte le persone che avevano gli occhi scuri,
potevano essere
ricondotti a Barnaby. Ma nessuno poteva competere con la sua
iperattività, tranne Rachel da quello che diceva Quinn.
Santana
sembrò stesse per dire a Rachel e Quinn di infilarsi il loro
esercizio su per il cu-
“Sai
cosa, perché non ti infili questo esercizio su per il
cu-”
“San!”
esclamò Brittany, saltellando sul sedile quando finalmente
il
tassista cambiò la stazione.
Il
karaoke bar era piccolo, questo garantiva che non sarebbero stati
assaliti dai fan di Rachel, ed era pieno di cabine e tavolini, tutti
di fronte ad un palco che sembrava sul punto di crollare. Non
importava, se Rachel fosse morta lì, dopo che il palco
avesse
ceduto, sarebbe morta facendo quello che amava. Cantare... non con
Quinn. Sfortunatamente. Per il momento.
Scivolarono
in una delle cabine, cercando di ignorare la persona che sembrava
stesse uccidendo Bon Jovi, quando un cameriere si avvicinò
per
prendere le loro ordinazioni. Quinn si sistemò sulla sedia,
un
braccio drappeggiato su Rachel e puntò i suoi occhi in
quelli del
ragazzo mentre ordinava.
“Posso
avere del latte, per favore?” chiese lentamente,
tamburellando con
le dita sulla pila di sottobicchieri.
Dio,
venne fuori come James Bond. Quinn sembrava così seria.
Doppio
latte, zero-zero-sette.
Rachel
sorrise e accarezzò la coscia di Quinn, lasciando la mano
lì,
Santana le stava fissando con uno sguardo incomprensibile. Fa niente,
avrebbe iniziato a bere a breve. Dannazione, forse era già
ubriaca.
Kurt
e Blaine si unirono a loro mezz'ora dopo l'inizio della serata, nel
bel mezzo della performance di Brittany, Baby
got Back,
completo di balletto. Lei e Santana scomparvero per il resto della
serata.
“Hai
intenzione di cantare, Rachel?” chiese Blaine, mentre metteva
in
lista lui e Kurt per cantare You
Should Be Dancing.
Rachel
annuì eccitata, quasi facendo cadere il proprio bicchiere.
No, non
era ubriaca. Era solo felice, perché Quinn era felice e non
sopraffatta e stava giocando a calcio con una piccola palla di carta.
“Ovvio!
E Quinn canterà con me.” dichiarò.
Quinn
si strozzò con il proprio latte. “Uhm, no, no,
n-non andrò là
sopra” farfugliò.
Blaine
alzò le sopracciglia confuso.
“Piccola,
ti preeeegooo” si lamentò Rachel.
Forse se fingeva di
essere ubriaca e patetica, Quinn avrebbe avuto pietà di lei.
Oppure,
biscotti! I biscotti risolvevano i problemi della vita.
“Ti
farò i biscotti domani” patteggiò, li
avrebbe fatti anche se non
fosse salita, ma Quinn non doveva saperlo.
“Rachel,
io no-non posso, non ancora. Per favore, m-mi dispiace”
balbettò
Quinn.
Rachel
ammorbidì il sorriso e le strinse la coscia. Prese quella
come una
vittoria, aveva lasciato la mano lì per tutta la sera, senza
che
dicesse niente. Non avrebbe forzato Quinn a salire sul palco, non
importava quanto avesse voglia di sentirla cantare.
“Non
fa niente, big bear. Non essere dispiaciuta, solo, fa il tifo per me,
okay?”
Quinn
sorrise e la baciò e Blaine e Kurt sospirarono di
felicità nel
vederle.
Rachel
si diresse verso palco orgogliosa quando fu il suo turno, poi
puntò
la mano verso una testa bionda e sorrise.
“Questa
è per te, big bear!”
Rachel
non era nello stato d'animo adeguato per analizzare il testo di
Believe di Cher, sperava soltanto che Quinn non lo prendesse alla
lettera. Si mosse per il palco e fece una sorta di danza ridicola
quando vide Quinn ridere.
Do
you believe in life after love
I
can feel something inside me
say
I
really don't think you're strong enough
Now
Rachel
esagerò ogni strofa. Okay, forse era ubriaca, stringendo la
maglietta vicino al cuore e cantando a squarciagola nel microfono,
cercando di imitare la voce elettronica della canzone. Era difficile.
I karaoke avrebbero dovuto fornire dei microfoni specifici per quei
tipi di esibizione.
Rachel
quasi cadde dal palco troppo concentrata a guardare Quinn. Ma Cher
sarebbe stata orgogliosa di lei, era stata fottutamente sorprendente.
Quinn
la strinse, baciandole tutto il volto arrossato e quando si sedette
si rese conto di essersi resa ridicola. Quinn però non smise
di
ridere, così decise che andava bene anche in quel modo.
Riusciva
addirittura a ignorare le beffa di Kurt e Blaine: si stavano
preparando per cantare You
Should Be Dancing, non
potevano permettersi di prenderla in giro.
Quinn
salutò tutti i loro amici, felice e con frasi complete, o
almeno
quelli che erano rimasti e non si erano assentati per fare sesso. Il
che riduceva tutto solo a Kurt e Blaine. Tenne il contatto visivo con
il tassista per venti secondi buoni, quando gli disse la loro
destinazione e Rachel l'aveva guardata orgogliosa. E un po' ubriaca.
Ma
era sobria quando si misero a letto, i piedi ghiacciati di Quinn
contro gli stinchi, Jelly Bean accanto al volto, Barnaby ai piedi del
letto e Cornelius accoccolato contro il lato di Quinn.
Tutto
al completo.
“Rachel”
disse esitante Quinn. “Sei sveglia?”
Rachel
sorrise anche se aveva gli occhi chiusi. Mormorò qualcosa in
affermazione. Quinn rimase un attimo in silenzio e Rachel la
lasciò
processare quello che voleva dirle.
“Voglio
cantarti una canzone.” disse a bassa voce.
Un
momento, ora?
Rachel
aprì gli occhi e sbatté le palpebre e
rotolò così da poter vedere
il volto di Quinn. Era euforica, il canto era la chiave per il cuore
di Rachel Berry. A meno che non fossi Quinn Fabray. Quinn avrebbe
sempre avuto la chiave.
“Mi
piacerebbe sentire una canzone cantata da te” disse Rachel.
Quinn
giocherellò con le guance di Pooh. “La cantavo
sempre a me stessa
perché i- perché io volevo che qualcuno, ehm, si
sentisse così per
me. O che io potessi sentirmi così per qualcuno.”
Rachel
le tolse i capelli dal volto. “Vai avanti, tesoro”
sussurrò.
“Devi
promettermi di non piangere” continuò Quinn,
saggiamente. “Perché
sono una cantante bravissima. Non come te, ma sono davvero
fantastica, Rachel.”
Rachel
ridacchiò e le spinse la spalla. “Canta,
donna.”
Quinn
si leccò le labbra, Rachel appoggiò la testa sul
suo petto e
cominciò a cantare, piano.
There
comes a time, a time in everyones life
Where
nothin seems to go
your way
Where
nothing seems to turn out right
There
may come a
time, you just cant seem to find your place
For
every door you
open, seems like you get two slammed in your face
Rachel
la riconobbe subito. Era Ray Lamontagne e Dio, era meraviglioso.
Quinn aveva ragione. Era ad un passo dal piangere e si strinse i
piedi gelidi di Quinn fra le gambe, in una specie di terapia d'urto
per evitare le lacrime. Quinn
alzò la voce, continuando.
Thats
when you need someone, someone that you can call.
And when all
your faith is gone
Feels like you cant go on
Let it be me
Let
it be me
If its a friend that you need
Let it be me
Let it
be me
Quinn
si spense verso la fine e Rachel prese un respiro profondo cercando
di calmare le proprie emozioni così da poter parlare. Ma non
successe. Dio, nemmeno i piedi gelidi e il respiro del gatto sul suo
volto riuscirono a fermare le lacrime.
Quinn
doveva averla sentita tirare su col naso perché avvolse le
braccia
attorno al corpo. “Stai bene?” le chiese.
“Mi dispiace, n-non
volevo-”
“No.
Dio, Quinn...” la interruppe Rachel, rimettiti insieme,
donna!
“Dio, io ti amo. La tua voce è meravigliosa. E
chiunque ti abbia
fatto sentire com-come se tu avess-avessi bisogno, Dio, non riesco
nemmeno...”
Davvero,
Rachel, parole sensate per favore.
“Non
importa cosa succederà, sarò sempre tua amica,
Quinn. E tu sarai la
mia.”
E
anche di più, ovviamente.
“Molto
di più” mormorò Quinn nei suoi capelli.
Rachel
ridacchiò. “Certamente.”
“Quindi
non stai piangendo perché cantavo meglio di te?”
chiese dopo un
momento Quinn, ma Rachel poté sentire il sorriso nella sua
voce.
Rachel
ignorò la domanda e si strinse di più a lei,
spostando animali
reali e non dalla sua via.
Non
poteva dire con esattezza chi stesse russando o chi si stesse
agitando o che cosa diavolo fosse il peso che sentiva sullo stomaco,
sapeva solo che le piaceva. E si addormentò subito.
____________________
NoteTraduttrice:
Eccoci
qui, puntuale puntuale, per un momento ho temuto di non farcela per
colpa delle vacanze di Natale e il mio successivo viaggio in Italia,
ma ci sono riuscita, yay!!
Questo
capitolo è uno dei miei preferiti, perché Quinn
è così dolce e
Tom è davvero un grande terapista a mio avviso. Stiamo per
entrare
nella mente di Quinn, siete pronti???
L'inizio
del prossimo sarà, booommmm!
Vi
avverto che ho già tradotto 4 capitoli di un'altra
FanFiction che è
molto famose nel fandom Faberry, appena avrò finito (sono in
totale
8 capitoli, ma sono piuttosto lunghi) inizierò a pubblicare
anche
quella. Quindi, state in campana!!
Un
bacione, ci vediamo settimana prossima!!
|
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Capitolo 15 *** I Won't Be The One Lets Go of You ***
Just
off The Key of Reason
Capitolo
15
I
Won't Be The One Lets Go of You
Rachel
non era una sorta di maniaca sessuale. Davvero. Non lo era. Ma era
umana, aveva una splendida ragazza che amava e che, per fortuna, era
altrettanto umana. Molto umana. Anche se sembrava un angelo.
E
a quella ragazza era capitato di avere le mani sotto la sua
maglietta, la bocca attaccata al suo collo e Rachel, beh, stava per
perdere il controllo. Non era sicura di dove si trovasse in quel
momento. O di cosa stesse accadendo. O quale fosse il suo nome. O
perché ci fosse un cane sulla soglia che le guardava.
Non
era nello stato d'animo giusto per notare quanto raccapricciante
fosse.
Rachel
sapeva solo che era sul punto di scoppiare in fiamme e che Quinn
sorrideva deliziosamente mentre le accarezzava i seni, come se
fossero giocattoli.
Rachel
gemette e questo fece ridacchiare Quinn che la baciò di
nuovo,
costringendola a passarle le mani sulla schiena per tenerla vicina.
Dio, era in fiamme? Doveva essere in fiamme. Non poteva esserci altra
spiegazione.
“ Quinn,
no-noi dobbiamo smettere... dobbiamo smettere.”
riuscì a dire
Rachel.
Come
avesse fatto, non ne aveva idea. Aveva solo un vago controllo del suo
corpo. Non stava partecipando, stava solo lasciando che Quinn
l'esplorasse.
Quinn
stava avendo il miglior intrattenimento della sua vita, a quanto
sembrava.
Ripensò
a quello che Santana aveva detto, che probabilmente Quinn non aveva
idea di quello che stava facendo. E poi se ne pentì,
perché in quel
momento stava immaginando Santana. Che probabilmente aveva ragione.
Quinn era goffa e innocente, ma oh così entusiasta
nell'amare
Rachel.
Quinn
mise il broncio e la baciò di nuovo, prima di lasciar cadere
la
testa sul petto ansante di Rachel e fissandola nei suoi occhi
marroni. O meglio occhi neri. Rachel immaginò che
probabilmente
sembrava un demone in quel momento.
“ Perché?”
chiese Quinn riprendendo fiato.
Rachel
aspettò di essere in grado di rispondere con frasi complete
e notò
Cornelius seduto sulla soglia. Maledetto demone perverso.
“ Ci
stiamo lasciando trasportare. E so che non sei pronta...”
Rachel
si fermò prima che le parole: andare fino in
fondo, uscissero
dalla sua bocca. Oh, autocontrollo, guarda un po'.
“ A
fare cosa?” chiese Quinn inconsapevolmente, gli occhi
luminosi,
ancora stesa su Rachel, mentre le passava le dita sulla mascella.
“ Sei
vergine, vero?” chiese Rachel gentilmente.
Gli
occhi di Quinn scesero sul collo di Rachel e fermò le dita.
Poi
annuì silenziosamente.
“ Quinn,
guardami” sussurrò Rachel.
Le
tolse i capelli dagli occhi e le sorrise, aspettando che Quinn
incrociasse di nuovo il suo sguardo.
“ Va
tutto bene, piccola. Non faremo niente per cui non siamo
pronte” disse a bassa voce.
Quinn
mosse la testa, in modo che il suo orecchio fosse sul petto di
Rachel.
“ Ti
amo e tu sei così...” ridacchiò
leggermente. “Ci dovevamo
fermare.”
Passò
una mano nei capelli di Quinn e la sentì sospirare di
felicità.
“ Tu
sei pronta?” chiese esitante Quinn dopo qualche minuto.
Un
momento, cosa? In quel momento?
Rachel
fece vagare gli occhi per la stanza e combatté con la voglia
di
dire: diavolo sì e rimase in silenzio
per un momento. Non
poteva mentire e dire di no. Mentire a Quinn era come colpire dei
cuccioli. E non un cucciolo demoniaco come Cornelius.
“ Quando
lo sarai anche tu.” disse a bassa voce e con
onestà,
accarezzandole il retro della testa. “Settimane, mesi, anni.
Quando
sarai pronta. Ti amo, big bear.”
Quinn
annuì contro il suo petto e rimase in silenzio.
“Potre-potrei...”
Rachel
rimase in silenzio e lasciò che Quinn raccogliesse i
pensieri.
Quando però non parlò, la pizzicò
vicino le costole.
“ Bear.”
Quinn
sospirò tremante. “E se io... i-io non voglio
essere negata.”
Rachel
la fissò le sorrise. “Ti amo, piccola”
le strinse le mani
attorno al corpo. “Non preoccuparti, quando...
succederà, ti
aiuterò e tu aiuterai me e chiuderemo la porta
così i nostri
animali perversi non si immischieranno.”
Quinn
sospirò di nuovo, ma Rachel poté sentire il
sorriso sul suo petto.
Quinn rimase in silenzio per un po' e Rachel giocherellò con
le
ciocche bionde.
“ Profumi
di burro d'arachide.” disse Quinn qualche istante dopo,
battendole
il dito sul braccio al ritmo del suo cuore.
Dio,
quei cazzo di biscotti. Stavano diventando parte di lei. Avrebbero
cominciato a scorrerle nel sangue sino a colarle giù dalla
pelle.
Avrebbe avuto un'anima al burro d'arachide molto presto.
Rachel
si sporse per annusare i capelli di Quinn, non in un modo
raccapricciante. Davvero, non si stava comportando in modo strano.
Sorrise e li scompigliò, ridacchiando quando Quinn
infilò la testa
nello spazio fra la spalla e il suo collo.
“ E
tu profumi di
Airheads blu.” ribatté Rachel.
Quinn
sorrise. “Mi piacciono quelli blu. E quelli bianchi
perché si
suppone che debbano essere misteriosamente aromatizzati, ma hanno lo
stesso sapore di quelli bianchi... quindi non sono misteriosi. E mi
piacciono quelli verdi. E quelli rossi.”
In
sostanza, tutti. Rachel sorrise nella luce del mattino. Rimase in
silenzio per qualche minuto, la temperatura corporea stava salendo di
nuovo a livelli intollerabili, visto che Quinn era ancora stesa su di
lei.
“ Quinn”
la spinse gentilmente, ma la ragazza non si mosse.
Era
un peso morto, con la guancia premuta contro il collo di Rachel. Dio,
sentiva caldo e il respiro di Quinn non la stava aiutando.
Fortunatamente
Barnaby riuscì a capire che era necessaria la sua assistenza
e corse
in camera da letto, seguito da Cornelius, prima che entrambi
saltassero per mettersi vicino a Quinn. Rachel la spinse per farle
coccolare i cani, asciugandosi il collo prima di scendere e andare a
preparare pancake con gocce di cioccolato.
****
Quinn
mangiò tutti i pancake e il restante delle gocce di
cioccolato che
c'erano nella busta, costringendo Rachel ad andare al negozio a
comprarne altre. La sua fidanzata non poteva vivere in una casa dove
non c'erano delle gocce di cioccolato.
In
quel momento Rachel stava camminando verso casa, cercando di non far
sembrare che stesse inseguendo la donna che c'era davanti a lei. In
realtà stavano solo andando nella stessa direzione... e lo
stesso
palazzo... e lo stesso piano. Rachel non riconobbe la donna, ma non
conosceva la maggior parte dei suoi vicini, quindi non voleva dire
niente.
Magari
era una stalker che la stava cercando.
Sembrava
sulla cinquantina, i capelli biondi un po' spenti e piccole rughe a
disturbarle la faccia. Continuarono a guardarsi in ascensore, in un
imbarazzate teatrino alla:
io-non-so-chi-sei-ma-non-posso-smettere-di-fissarti-come-se-fossi-un-idiota.
Rachel sorrise educatamente, anche se odiava già
quella
sconosciuta.
No,
in realtà, Rachel non odiava le persone. Semplicemente lei
non...
era entusiasta di quella donna. O del suo viso che sembrava sparare
giudizi o – chi diavolo indossava i tacchi nel bel mezzo
della
giornata? Rachel aveva una t-shirt e i pantaloni della tuta di Quinn
e li portava orgogliosa.
Quando
l'ascensore si aprì, Rachel percorse il corridoio avviandosi
al suo
appartamento, la sconosciuta che ancora la seguiva. Oh, no, stava per
essere uccisa. Ecco cosa sarebbe successo. Sperava che Quinn sentisse
le urla e che Barnaby si rendesse utile.
Rachel
alzò lo sguardo verso le telecamere di sicurezza. Non
c'erano. Dio,
quanto cazzo era vecchio quell'edificio? Tubi che facevano rumore,
nessuna sicurezza, omicidi commessi nel bel mezzo del giorno.
Rachel
arrivò alla propria porta e armeggiò con le
chiavi per poi morire
di paura quando l'assassina si rivolse a lei.
“ Oh
lei vive qui?”
No,
stava entrando nell'appartamento di qualcun altro con un sacchetto di
gocce di cioccolato, così per gioco. Che razza di domanda
era?
Eppure,
Rachel sorrise educatamente, con una mano sul cuore.
“Sì, vivo
qui.” disse infine.
La
realizzazione sembrò scorrere negli occhi nocciola della
donna, che
le riservò un sorriso a denti stretti. E le
sembrò di vedere un
babbuino e Rachel semplicemente aspettò che dicesse
qualcosa. O che
la uccidesse. La porta era ancora chiusa, ma era sicura che la donna
avrebbe tirato fuori un coltello in qualsiasi momento.
“ Sono
Lisa.” Il babbuino tese la mano e Rachel spalancò
la bocca.
La
porta si spalancò improvvisamente e Rachel voltò
lo sguardo per
trovarsi davanti una Quinn sorridente, con tanto di baffi al
cioccolato e latte, e cani al seguito che cercavano di infilarsi nel
corridoio. Apparentemente Quinn aveva sentito i pensieri sconcertanti
di Rachel.
“ Quinn!”
esclamò Rachel, non sapendo come gestire quella situazione.
Ignorò
la mano della donna per fare un passo verso la sua ragazza. Non
appena Quinn vide Lisa, il suo sorriso si spense e il suo sguardo si
puntò sulle scarpe di Rachel.
“ Ciao,
Quinn” disse Lisa.
Dio,
la sua voce era come un frullatore. O qualcosa di altrettanto forte e
fastidioso. Un aspirapolvere. Un bulldozer.
“ Ciao,
zia Lisa” disse piano Quinn, mentre Rachel le puliva il latte
sul
labbro.
Rachel
si voltò mettendo Quinn dietro di lei e fissando il babbuino
in
attesa di vedere cosa aveva da dire.
“ Beh,
Quinn, non possiamo stare in corridoio. Dove sono le buone
maniere?”
dichiarò Lisa, guardando sopra la spalla di Rachel.
Rachel
raddrizzò le spalle. “Magari Quinn non
vuo-”
“ Si,
mi dispiace, entra” la interruppe Quinn.
Le
avvolse un braccio intorno alla vita per spostarla dalla porta e
bloccando gli animali dallo scappare fuori. Rachel si voltò
di
scatto dandole uno sguardo interrogativo, Quinn annuì
leggermente.
Rachel
si fermò sulla soglia, mentre Quinn scortava sua zia nel
soggiorno.
Guardò Cornelius cercare di salirle sulle gambe e scosse la
testa.
Non sarebbe finita bene, lo sapeva. Forse doveva chiamare Tom o
chiamare un sicario. Forse un'ambulanza.
Invece,
Rachel prese le buste della spesa e si diresse in cucina.
Mise
via le gocce di cioccolato e poi il gelato, che Quinn aveva lasciato
fuori dopo che se ne era andata, decidendo di avere una seconda
colazione non troppo salutare e poi la raggiunse sedendosi al suo
fianco sul divano.
Oh,
aveva dimenticato di chiedere a Lisa se le andava qualcosa da bere.
Che peccato.
“ Quindi,
tu devi essere Rachel” dedusse Lisa, rifilandole un altro dei
suoi
sorrisi da babbuino. “Abbiamo parlato al telefono una
volta.”
Rachel
si limitò ad annuire, non sapeva cosa dirle, ma: “Sei
una
persona orribile e vattene fuori da casa mia” non
sembrava una
frase piena di tatto.
Quinn
stava giocando con l'elastico al
suo polso e stava facendo rimbalzare le gambe come una disperata.
Barnaby scivolò proprio di fronte a lei, schiacciandosi fra
le
ginocchia e il tavolino, sedendosi sui suoi piedi. Fissava Lisa, come
se stesse sparando laser dagli occhi, Rachel sentì
addirittura un
ringhio partire dalla sua gola e Quinn cominciò a
giocherellare con
le sue orecchie invece che con l'elastico.
Bravo.
Bravo cane. Cane fottutamente impressionante.
Rachel
si sentì stranamente orgogliosa di Barnaby. Non come
Cornelius che
si stava rotolando sula schiena come un pazzo, Rachel pensò
fosse
inesperienza. O possessione demoniaca.
Quinn
deglutì e Rachel le mise una mano sulla coscia, guardando
gli occhi
di Lisa seguirne il movimento.
“Che
ci fai qui?” chiese
Quinn, con lo sguardo fissò sul capo del cane.
“ Guarda
negli occhi la gente quando parli, Quinn” dichiarò
Lisa. “Ero in
città per dello shopping con alcune amiche, volevo parlare
con te.”
Rachel
strinse la coscia di Quinn e la guardò alzare lo sguardo
faticosamente.
“ Riguardo
cosa?” chiese con cautela.
Gli
occhi di Lisa erano concentrati sulla mano di Rachel, poi
fissò la
ragazza per un momento, prima di portare la sua attenzione a Quinn.
“ Ti
sto tagliando fuori.”
Beh,
quello era brusco.
Lisa
continuò. “Hai ventiquattro anni e hai bisogno di
responsabilizzarti, quindi non pagherò più per
l'appartamento o per
le spese di soggiorno. Ho pensato di dirtelo di persona.”
Perché
le era capitato di fare shopping in città.
Quinn
rimase in silenzio per un minuto, mordendosi il labbro.
“Okay”
rispose piano.
Rachel
mosse la mano dalla coscia alla schiena di Quinn, scorrendo su e
giù,
la manteneva occupata così che lei non facesse movimenti
bruschi.
Insomma, nel caso il babbuino avesse voluto fornire una spiegazione,
cosa che poi fece.
“ Devi
lasciare quel lavoro ridicolo e cercarne uno vero e probabilmente
trasferirti in un appartamento più economico”
proclamò Lisa.
Rachel
si rese conto che sembrava un roditore ogni volta che la
conversazione progrediva. Occhi tondi. Capelli stopposi. Denti
affilati.
Un
ratto-babbuino.
Dov'era
Jelly? Poteva graffiarla, accidentalmente.
“ Il
lavoro di Quinn è meraviglioso” disse infine
Rachel. “E lei non
ha bisogno di trasferirsi.”
Quinn
si sedette più composta ma sempre silenziosa, fissando la
testa di
Barnaby. Lisa inarcò le sopracciglia verso Rachel.
“ Mi
dispiace, ma... solo per essere chiari, tu che ruolo hai esattamente
nella vita di Quinn?”
Oh,
bene. Rachel vide gli occhi di Lisa puntarsi sulla mano con la quale
stava accarezzando la schiena di Quinn, si rifiutò di
fermarla. Si
rifiutò di fermarsi perché la sua ragazza si
sarebbe fatta prendere
dal panico e a lei non importava poi molto di quella sconosciuta.
Non
sapeva cosa rispondere, però poi, guardò Quinn.
Sembrava volesse
essere risucchiata dai cucini e sparire per sempre.
“ Sono
la sua ragazza” dichiarò Rachel ad alta voce. Era
pronta ad uno
scontro. Predi questo stronza.
Con
sua enorme sorpresa, Lisa si limitò ad annuire.
“Sto per
raccontarti un po' di Quinn, che è troppo spaventata
e...troppo
bambina, per avertelo raccontato lei stessa.”
Un
momento. Rachel non era sicura. Sarebbe finito in un disastro, cazzo.
Si piegò verso Quinn per guardarla.
“ Va
bene per te, bear?”
Non
voleva che Lisa le raccontasse i più profondi segreti di
Quinn senza
il suo consenso. E senza nemmeno avere con sé una arma
migliore di
un cucchiaino da budino. Rachel non lo mangiava nemmeno il budino. Da
dove diavolo era uscito? Forse Quinn aveva mangiato un budino e aveva
poi infilato il cucchiaino nella sua borsa?
Cazzo,
focalizza, non era quello il momento.
“ Quinn,
guardala quando ti parla” dichiarò Lisa.
Gesù,
chiudi la cazzo di bocca donna. Questo fu il messaggio che Rachel
cercò di trasmetterle con i suoi occhi. Non aveva mai detto
a
nessuno di “chiudere la cazzo di bocca” nella sua
vita.
Sopratutto perché nessuno era mai riuscito a parlare troppo.
Era
emozionante. Avrebbe dovuto farlo più spesso.
Rachel
si voltò di nuovo verso Quinn e le sorrise dolcemente. Quinn
annuì,
Rachel però vide paura nei suoi bellissimi occhi nocciola,
ma anche
fiducia. Si appoggiò allo schienale e prese la mano di Quinn
nella
sua, facendo un cenno a Lisa.
“ Ho
adottato Quinn quando aveva 11 anni” iniziò.
“Mi chiamarono
dicendomi che stava avendo dei problemi. Non stava collaborando, non
andava sempre d'accordo con gli altri bambini. Non ero molto vicina a
mio fratello, così non conoscevo nemmeno Quinn e mi sono
rifiutata
di prenderla.”
Rachel
deglutì e ascoltò con attenzione, strinse di
più la mano di Quinn.
“ Poi,
una settimana dopo, mi hanno chiamata di nuovo dicendomi che era
scappata a Coney Island. Ed era stata via per tre giorni, non aveva
portato nulla con se, tranne quel disgustoso orso che aveva
sempre.”
Rachel
poteva immaginare tale orso in quel momento. Fresco dal lavaggio in
lavatrice perché Quinn aveva insistito che Pooh aveva
bisogno di un
bagno. Rachel le aveva detto che la lavatrice avrebbe potuto
strappargli la testa, Quinn era momentaneamente inorridita. Per
fortuna, Rachel si era sbagliata.
Ora
era sotto le coperte insieme a Fuzzy, Cuddles e probabilmente anche
Jelly. Dio solo sapeva dove fosse il gattino.
Sperava
non nella lavatrice.
“ Non
aveva mangiato niente per tre giorni, aveva bevuto dalla fontanella
della spiaggia. Quando l'avevano trovata, aveva rifiutato di parlare.
Non aveva detto una sola parola.
Mi
hanno offerto dei pagamenti mensili per prenderla con me, ma
ciò non
significa che sia il motivo per il quale ho accettato. Solo che io...
io non la conoscevo.”
Lisa
aggrottò le sopracciglia,
mentre Rachel stringeva la mascella per evitare di piangere.
Controllati. Probabilmente stava per rompere la mano di Quinn o era
Quinn che stava per rompere la sua? Quinn era stata tre giorni senza
cibo, lei non lo sapeva, ma la faceva stare male.
Guardò
il contenitore dei biscotti mezzo vuoto sul bancone.
Mai
più Big Bear, biscotti per tutta la vita.
“ Ad
ogni modo, le ho fatto prendere lezioni a casa per le medie e le
superiori. Poi mi sono resa conto...”
Guardò
Quinn come se la stesse studiando e questa si riparò dietro
al
spalla di Rachel.
“ Non
è normale. Ho fatto il meglio che ho potuto. Andava a Coney
Island
quando avrebbe dovuto studiare o la trovavo nel cortile del vicino a
giocare col suo cane. Diceva cose strane, faceva cose strane, si
rifiutava di vedere il terapista che le avevo trovato. È
durato anni
e non è mai cambiata.”
Lisa
prese un respiro profondo e puntò gli occhi su Rachel.
“L'ho fatta
trasferire quando l'ho trovata seduta su una panchina di Central Park
a piangere, invece di andare al colloquio alla Columbia che le avevo
organizzato. Si rifiuta semplicemente di cambiare, Rachel. Non
può
giocare coi cani per tutta la vita e ha bisogno di trovare un altro
lavoro da qualche parte dove non gli importa se è
socialmente...
ritardata.”
Oh,
no, non lo stava facendo.
“ Per
mancanza di parola migliore” aggiunse Lisa prima che Rachel
saltasse oltre il tavolino da caffè. “Quinn aveva
ventitré anni,
disoccupata, senza istruzione universitaria. Non se ne sarebbe andata
da casa mia. Non parlava con la gente. Aveva bisogno di crescere,
prendere il farmaco e iniziare a vivere nel mondo reale.”
Rachel
strinse la mano di Quinn come se dipendesse da quello, il che, viste
le circostanze era la verità. Esistevano davvero persone
come quelle
al mondo. Forse sarebbe stato meglio se fosse stata uccisa nel
corridoio, perché in quel momento... era in un limbo.
Si
chiese se sarebbe stata in grado di attraversare il tavolino con un
solo balzo o so sarebbe caduta sul pavimento come un cucchiaino.
Probabilmente l'avrebbe scoperto presto.
“ Io
n-non so come puoi entrare in casa sua e dire queste cose”
disse
Rachel incredula fissandola. Quinn la stava guardando con la coda
dell'occhio. “L-lei ha trovato un lavoro in questa spaventosa
e
grande città e fa quello che ama. Ha degli amici che si
prendono
cura di lei e sta imparando a stare in mezzo alla gente. E m-mi ha
trascinata verso di lei e mi ha fatta innamorare fra biscotti e
animali.”
Rachel
non sapeva cosa stava dicendo. La sua coordinazione cervello-bocca
non era buona quel giorno. Non era una buona giornata.
“ La
sto tagliando fuori” la interruppe Lisa, il che forse era un
bene.
“Non sarà in grado di permettersi questo posto e
tu sei una debole
se le permetti di approfittarsi di t-”
“ Whoa!”
sbottò Quinn irrigidendosi.
Scosse
la testa come se lei non sapesse cosa dire, poi chiuse gli occhi
tenendo Barnaby per l collare.
Rachel
la fissò intensamente. Sì, whoa, cazzo. Rachel
Berry era la persona
più forte che qualcuno potesse
incontrare. Ed era fiera di
esserlo.
“ N-non
essere cattiva con lei. Rachel è forte e-e coraggiosa. E
le-lei lo
sa ch-che io ci sto pro-provando” disse Quinn, voltandosi
verso
Rachel, il respiro un po' pensate. “Ci sto provando,
Rachel”
disse debolmente.
Rachel
annuì e l'attirò a se per un abbraccio,
stringendola forte. Le
sussurrò che lo sapeva, che andava tutto bene e che l'amava
e Quinn
si aggrappò a lei come un koala. Rachel si chiese se poteva
davvero
lasciare che Barnaby l'attaccasse. Doveva solo dire
“prendila”
come nei film? Avrebbe probabilmente iniziato a giocare o qualcosa
del genere. Rachel voleva che fosse un po' più drammatico.
Lei
era Rachel Berry. Rachel Berry dalla mente forte. In grado di
trasformare un cucchiaino in un arma se qualcuno diventava cattivo
con la sua fidanzata.
“ Penso
che dovresti andartene adesso” disse Rachel, appoggiando il
viso su
quei meravigliosi capelli biondi. Gettò uno sguardo a Lisa,
ma era
troppo preoccupata per vedere se aveva afferrato il concetto.
Sentì
un sospiro esasperato, poi Lisa si alzò in piedi. Barnaby
fece lo
stesso, pronto ad attaccare se fosse stato necessario. Oh
sì, si
prendeva cura di Quinn.
“ Sei
una ragazza brillante, Quinn” dichiarò Lisa,
stringendo la borsa.
“Ma prendi le tue medicine, sei inutile senza di
loro.”
Si
voltò e si diresse verso la porta, prima che Rachel le
potesse
distruggere la testa col vaso che c'era sul tavolino. Rachel
lasciò
andare dolcemente Quinn, togliendole i capelli dagli occhi e dandole
un rassicurante sorriso, poi si alzò per seguire Lisa.
Non
così in fretta, stronza.
Oh
un momento, l'aveva detto ad alta voce. Lisa si voltò
alzando un
sopracciglio. Non aveva filtro. Nessun filtro.
Rachel
non vacillò, nonostante stesse sentendo una certa adrenalina
per
aver chiamato qualcuno stronza ad alta voce. Era elettrizzante. Come
stare sul palco, solo meno...appagante.
Non
voleva essere cattiva. A Quinn non sarebbe piaciuto.
Rachel
parlò velocemente e piano, in modo che Quinn non sentisse.
Barnaby
le si mise vicino ai piedi, fissando Lisa intensamente.
O
puntò Lisa. Sembrava pronto a buttarla per terra.
“ Io
non ti conosco, Lisa ma... hai preso con te Quinn quando era una
bambina, quindi deve esserci qualcosa di buono in te” disse
Rachel
umilmente. “Non so come sia successo, ma Quinn è
la più dolce e
gentile donna che io abbia mai conosciuto. Nonostante la
tua
influenza. Non so perché non riesci a vedere che lei
è perfetta
così com'è, ma devi lasciarla in pace,
perché sei una terribile
influenza.”
Davvero.
La peggiore. Rachel sarebbe diventata una drogata se fosse cresciuta
con una come Lisa. Rachel si voltò per tornare da Quinn, ma
si
bloccò di nuovo, ammorbidì lo sguardo e
guardò negli occhi
apprensivi di Lisa.
“ Grazie...
per averla portata da me. Per aver scelto questo
appartamento.”
Lisa
la fissò per un attimo e poi annuì mestamente,
uscendo dalla porta.
Rachel sospirò e si voltò, sorprendendosi di
trovare Quinn proprio
di fronte a lei. Quinn si lamentò e Rachel l'avvolse in un
caldo
abbraccio. Il respiro di Quinn era pesante e Rachel la
trasportò
sino al divano facendola sedere.
Rachel
doveva trovare il modo di calmarla prima che si trasformasse in un
crollo vero e proprio. Così prese a dondolare e le
canticchiò
all'orecchio Hushabye Mountain.
“ Va
tutto bene, big bear” disse piano Rachel. Quinn
tirò su col naso e
nascose la testa nel suo collo. “Respira con me” la
incoraggiò.
Iniziò
a fare dei grandi respiri perché potesse sentirli e si
portò una
mano al cuore per farle sentire il suo battito. Quando Quinn smise di
tramare, Rachel si tirò indietro appena per vedere i suoi
occhi
nocciola arrossati.
“ Va
meglio?” chiese dolcemente.
Quinn
annuì, ma non la lasciò andare. Si
asciugò il naso con la manica
del suo pigiama. Aveva dei dinosauri stampati sopra. Rachel le
baciò
il naso perché sapeva che Quinn l’avrebbe
imbrattata e non era
molto contenta della cosa.
“ Quinn,
tua zia è una psicopatica” disse con
serietà.
Le
labbra di Quinn si piegarono e lei allentò la presa per
prendere
Jelly, che era apparso dal nulla. Alcuni gatti apparivano dal nulla
come negli Aristogatti. Ah, avrebbero dovuto chiamarla Abraham
Dalecey Giuseppe Casey Thomas O'Malley. Un sacco di
opportunità per
dei soprannomi, sicuramente meglio di Seal.
“ Come
mi ha chiamata?” chiese in modo sarcastico. “Debole
e pietosa?”
“ Non
lo sei” rispose subito Quinn, giocherellando con una pancia
soffice
e arancione.
Rachel
sorrise. “Lo so e ti ringrazio per avermi difesa. Ma solo
perché
tu lo sappia... se la vedo un'altra volta, la randellerò col
mio
cucchiaino da budino” la informò Rachel.
Quinn
sorrise e annuì, lasciando che Rachel le pulisse le ultime
lacrime
sul volto, prima di abbracciarla di nuovo.
“ Uh,
penso che sia mio il cucchiaino da budino, però.”
Rachel
sbuffò. Lo sapeva, cazzo.
****
Dopo
quel disastro, Rachel pensò che ci
volesse qualcosa di più
dei biscotti per tirare su di morale Quinn. Se qualcosa di
più,
non erano i biscotti, doveva essere altro.
Era
pazzia. I biscotti non risolvevano tutto.
Così
Rachel la portò in libreria, perché
pensò che sarebbe stato quello
il luogo che era la personificazione di Quinn. Silenziosa. Calda.
Dolci. Cioccolata calda. Immaginazione. Libri. Semplicemente
meravigliosa. Rachel sarebbe stata la personificazione di un
giradischi.
Quando
aveva detto “Barnes e Noble”, Barnaby aveva perso
ogni attitudine
da cane da caccia e aveva cominciato a scodinzolare freneticamente,
prima di capire che non stava parlando con lui. Si era steso sul
pavimento della cucina con un broncio.
Rachel
vide Quinn dargli due interi biscotti al burro d'arachide per farlo
sentire meglio.
In
quel momento Rachel stava tornado dalla sezione caffetteria con un
muffin al cioccolato e vide Quinn seduta fra gli scaffali,
completamente assorda nell'enciclopedia degli animali che le aveva
dato dieci minuti prima.
Era
a gambe incrociate ed era piegata in avanti, i capelli ad offuscarle
i volto. Si contorceva un po' e scuoteva la testa, Rachel non
poté
che guardarla con affetto. Rachel avrebbe voluto buttarle qualcosa,
tipo marshmallow o altro, giusto per vedere se si sarebbe distratta
da quello che stava facendo.
In
realtà, Rachel era tornata alla caffetteria per prendere dei
mini
marshmallow quando Quinn alzò lo sguardo e le sorrise.
Già, sesto
senso o qualcosa del genere. Rachel le sorrise a sua volta e si
avvicinò sedendosi al suo fianco. Gli occhi di Quinn si
illuminarono
alla vista del muffin al cioccolato e lo prese avidamente.
Perché
un sacchetto di gocce di cioccolato e una coppa di gelato, non erano
lontanamente sufficienti per quel giorno.
“ Dovresti
farlo” disse Rachel indicando il libro, aperto sulla pagina
degli
elefanti.
Quinn
annuì vagamente e Rachel raccolse le briciole del muffin
prima che
cadessero sul libro.
Che
disastro. Era un disastro. Ma come poteva qualcuno essere
lontanamente uguale a lei? Quinn era troppo concentrata sul muffin
per curarsene e Rachel sorrise dolcemente. Mangiò il proprio
dolcetto, osservando Quinn leggere attentamente.
“ Sai,
potresti frequentare alcuni corsi al college, Quinn. Corsi di scienze
animali e potresti trovare un lavoro allo zoo... o qualcosa del
genere” disse Rachel attentamente, accartocciando l'involucro
del
suo muffin alla banana.
Quinn
la guardò con gli occhi spalancati e le guance piene di
cibo. Si
affettò ad ingoiare. “Pensi che potrei lavorare
allo zoo?”
Rachel
annuì con entusiasmo. Dio, Quinn avrebbe potuto fare tutto
quello
che voleva. Rachel poteva vederla: Quinn la custode dello zoo.
Giocava con le tigri. Con gli ippopotami. L'avrebbero adorata.
“ Se
lo vuoi. Sei la persona più intelligente che conosca, bear.
Il
rifugio degli animali è bellissimo, ma non puoi, che so,
avere una
promozione, giusto?”
Quinn
annuì pensierosa. Rachel sorrise dolcemente e le
pulì il volto
dalla briciole. Era ancora arrossato per l'incontro che avevano avuto
con Lisa e Rachel mise una mano fresca sulla sua guancia.
“ Basta
che tieni a mente che non devi fare niente che non vuoi. Io, Barnaby,
Seal e Jelly non ti lasciamo andare da nessuna parte.”
Dio,
l'aveva detto ad alta voce: Seal. Mai più.
Quinn
sorrise e appoggiò il muffin per terra, concentrandosi come
se fosse
un oggetto prezioso, prima di sporgersi in avanti sulle mani e
puntando dritto sulle labbra di Rachel. Rachel rimase piacevolmente
sorpresa e dovette usare le braccia per non cadere all'indietro.
Essere
beccata a pomiciare in una libreria non poteva essere utile per la
sua carriera. Beh, in realtà sì, dal momento che
la sua carriera si
svolgeva a Brodway. Passione. Amore fra negli scaffali di Barnes e
Noble. Poteva quasi immaginarlo.
Ma
Quinn stava arricciando le pagine del libro e schiacciando il suo
muffin. Stava combinando un disastro.
“ Mmmh,
piccola” disse Rachel. “Non qui, stiamo
disseminando muffin-”
Rachel
non finì nemmeno la frase che Quinn si tirò
indietro, pronta a
salvare il muffin. Rachel sistemò le pagine e si
pulì, leggermente
stizzita. Okay, d'accordo, il muffin stava bene. Andava tutto bene.
Il muffin stava bene.
Sollevò
lo sguardo per vedere Quinn che cercava di infilarsi tre quarti di
muffin in bocca in una volta sola. Beh, sembrava che qualcuno avesse
fretta, sorrise fissandola.
“ Pndmo
qsto ndmo u cs” disse Quinn.
Rachel
la fissò e si tolse alcune briciole che Quinn le aveva
riversato
addosso. Quinn sorrise scusandosi, era davvero poco attraente tutto
quello, poi prese il libro e aiutò Rachel ad alzarsi.
“ Prendiamo
questo e andiamo a casa” le disse dopo aver impiegato quasi
due
minuti a cercare di ingoiare, teneva in una mano il libro e l'altra
stringeva la mano di Rachel.
“ Per
fare qualche ricerca sul college?” chiese Rachel eccitata.
La
spavalderia di Quinn scivolò un po' via e il suo sguardo
cominciò a
vagare per il negozio. “Sì” si morse il
labbro inferiore. “E
io... ho voglia di baciarti ancora. E-e fare anche altre
cose...”
disse tranquillamente.
Oh,
beh, giusto. Rachel si guardò intorno con il volto in
fiamme,
cercando di assicurarsi che nessuno in fila con loro avesse sentito.
Se avessero fatto, beh, altre cose, poteva
essere... lavorare
a maglia. Bere. Esorcizzare cuccioli. Cercare un sicario.
Tutto
era plausibile. Niente era probabile.
Tranne
che rotolarsi nel letto con la sua splendida ragazza che sapeva di
cioccolato, il cui nuovo giocattolo preferito era il corpo di Rachel.
__________________________________
NoteTraduttrice:
Eccomi!
Non mi sono già dimenticata, ma ieri giuro non ho avuto un
buco di
tempo per sedermi un attimo tranquilla a pubblicare, ho rimandato a
stamattina prima di portare i bambini a scuola, perché anche
oggi
sarà un vero busy day ç_ç
Qui,
finalmente, si capisce cosa è accaduto a Quinn dopo che i
suoi
genitori sono morti. Io personalmente prenderei a randellate Lisa, ma
come ha detto Rachel, bisogna ringraziarla per averla condotta da
lei. E il finale... eheheh, Quinn sta entrando in quel mondo che non
conosce molto bene, ma che non vede l'ora di esplorare.
Ci
vediamo la settimana prossima, ancora grazie per aver ripreso a
seguire questa storia,
Un
bacione,
ManuKaikan
|
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Capitolo 16 *** Sit back and wave through the Daylight ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
16
Sit back and wave through the Daylight
Rachel
si svegliò quella mattina con l'intenzione di fare esercizi
sulle gigantesche palle da yoga che aveva comprato: ovviamente non
c'era stato nessun esercizio, stava solo rimbalzando per il salotto a
tempo con Matt e Kim. Davvero, si agitava a ritmo, fingendo di
conoscere le parole.
Cornelius
si unì a lei con il canto, no con la danza,
perché a quanto
sembrava Barnaby aveva il primato per quello ed era abbastanza sicura
che presto i vicini l'avrebbero denunciata. Come biasimarli se stava
rimbalzando per l'appartamento come una palla?
Era
sul punto di inciampare su Jelly durante il suo tentativo di fare del
moonwalk, quando Quinn apparve in salotto, le sopracciglia aggrottate
e uno sguardo confuso. Era abbastanza sveglia per vedere il sorriso
di Rachel.
“ Quinn!”
esclamò Rachel, dopo essersi scusata con Jelly e vide Quinn
sedersi
al sicuro sul divano. Rachel si precipitò verso di lei per
abbracciarla. “Balla con me!” provò a
trascinarla nel centro del
salotto, ma Quinn sembrava un peso morto e non si mosse.
Rachel
la fissò e poi sbuffò, il minimo che la sua
ragazza poteva fare era
ballare con lei. Prima che venissero sfrattati o denunciati. O prima
che qualcuno si facesse seriamente male.
“ Quinn,
balla con me!” chiese di nuovo, tirandole le mani
più forte.
Quinn
scivolò con la schiena contro lo schienale del divano e si
stese sul
pavimento in una palla irremovibile. Rachel avrebbe pensato che fosse
svenuta se non fosse stato per il sorrisino sulle sue labbra.
Rachel
la fissò esasperata e le mise un piede sullo stomaco e lo
sentì
rombare. Uh oh, era tempo di nutrire il suo orso. Ma prima l'orso
doveva ballare con lei. Rachel mosse il dito sino alla sua faccia e
premette le dita sulla sua guancia sorridente; Quinn aveva chiuso gli
occhi.
Come
se la stesse prendendo in giro.
“ Se
non ti alzi a ballare con me, Quinn, ti metterò il mio piede
in
bocca” minacciò Rachel.
Pensò
che quello fosse abbastanza disgustoso per convincere qualcuno a fare
qualcosa. A meno che Quinn non fosse una feticista dei piedi.
“ Mi
piacciono i tuoi piedi” commentò Quinn con gli
occhi ancora
chiusi.
Quel
sorrisetto divenne ancora più grande, Quinn prese il piede
di Rachel
e lo baciò, aprendo un occhio per guardarla, trionfante.
Rachel si
morse l'interno della guancia. Maledetta Quinn e la sua maledetta
dolcezza.
Era
impossibile costringerla. Non aveva dei
biscotti. Sentì di nuovo la pancia di Quinn fare rumore e
decise che
la colazione poteva essere una buona arma da ricatto.
“ Quinn,
se non balli con me, non ti farò più i waffles ai
mirtilli con le
faccine al cioccolato disegnate sopra.”
Gli
occhi di Quinn si spalancarono e sorrise nervosamente. Si mise a
sedere così da poterla guardare meglio, santo cielo sembrava
sconvolta. Era quello che facevano i waffle ai mirtilli con le
faccine di cioccolato.
“ Rachel,
non poss- non posso ballare” balbettò Quinn.
“Puo-puoi ballare
con Barnaby?”
Il
sorriso vittorioso di Rachel si ammorbidì. “No,
piccola, voglio
ballare con te. E nemmeno io so ballare, sembra che non ho ossa
quando ci provo.”
Che,
in realtà, avrebbe dovuto trasformarla in una ballerina
fantastica,
no? Non era il caso di Rachel. Era un problema di cui si occupava
tutti i giorni.
Quinn
sembrava in conflitto, così Rachel la lasciò
seduta sul pavimento e
andrò ad alzare il volume, al diavolo i vicini. Non era
nemmeno
sicura di avere dei vicini, potevano essere anche dei serial killer o
qualcosa del genere, l'importante è che pensassero agli
affari
propri.
Rachel
saltò sul tavolino, riuscendo con successo a non uccidersi,
eseguendo un esagerato tentativo di convincimento, prima di
cominciare ad imitare un irrigatore con le braccia. Cantò
insieme
alla canzone, perché questa volta conosceva le parole, prima
di
rendersi conto che non erano in realtà le parole giuste e
che stava
ripetendo la stessa strofa sbagliata più e più
volte.
Ma
era una strofa davvero meravigliosa, doveva ammetterlo.
Guardò
Quinn cercare di contenere la propria risata. D'accordo, fai l'idiota
per un altro po' Rachel, l'hai conquistata.
Solo
quando Rachel sollevò le braccia, tagliandosi quasi le dita
con le
ventole sul soffitto, Quinn si mosse esitante verso di lei. Rachel
non perse tempo ad afferrarle le mani e la fece volteggiare un paio
di volte, godendosi la sua risata.
Stava
per tirare Quinn sul tavolino con lei, ma non voleva decapitare la
propria fidanzata con il ventilatore al soffitto. Quinn si
lasciò
manovrare da Rachel e infine iniziò a ballare la conga con
Barnaby.
“ Quinn
sei una ballerina fantastica!” proclamò Rachel,
guardandola
fermarsi dalla sua esibizione 'dell'uomo che correva',
i
capelli che rimbalzavano selvaggiamente. Era bravissima. La ragazza
di Rachel ci sapeva fare. In quel pigiama soffice con le renne.
Quinn
scosse la testa ridendo, il volto acceso. Rachel non riuscì
a capire
se per il movimento o per le risate. Sapeva per certo che il suo di
rossore era dovuto allo sforzo, aveva ballato, tipo, per un'ora
interrottamente come un idiota. Forse avrebbe dovuto fare
più
esercizio. Non con quelle inutili palle giganti.
Quinn
crollò sul pavimento e tutti gli animali le si misero in
grembo. E
per quelli che non riuscivano a starle in grembo, le si misero di
fianco. Rachel cercò di fare il verme sopra di loro, prima
di
arrivare alla conclusione che aveva bisogno di un gastroenterologo
per rimettere a posto tutti i suoi organi interni. Quinn nel
frattempo non riusciva a smettere di ridere.
Rachel
era maledettamente stanca per cercare di farla smettere,
così la
spinse e crollò al suo fianco, respirando pesantemente. Dio,
erano
solo le nove del mattino e aveva già bisogno di tornarsene a
letto.
“ Dovremmo
fare più esercizio fisico” ansimò
Rachel, giocando con le
orecchie di Jelly, avrebbe voluto abbassare la musica per poter
sentire Quinn, ma... era così lontana.
Quinn
si illuminò per un secondo. Un 'Uh oh' attraversò
la mente di
Rachel al pensiero che stesse pensando ad un gioco. O le stesse
chiedendo di essere nutrita con delle caramelle.
“ So
cosa possiamo fare” dichiarò Quinn, guardandola
con occhi
luminosi.
Come
aveva fatto a recuperare così in fretta? Rachel era una
stella di
Broadway, Quinn era solo una palla di energia zuccherina.
Rachel
le strinse la coscia e sorrise. “Cosa possiamo fare
tesoro?”
Quinn
cominciò a dondolarsi mentre la guardava.
“C'è una corsa di 5
chilometri a-a Central Park per celebrare l'inizio della primavera e
c-ci sono u-un sacc-sacco di-”
Rachel
ridacchiò e strinse la coscia di Quinn più forte.
Qualche cosa
fosse sapeva che l'avrebbe fatta, anche se appena aveva sentito 5
chilometri le era venuta voglia di buttarsi dal balcone.
“ Più
lentamente, bear” disse, salendo sul suo ginocchio.
Quinn
deglutì. “Per aumentare la consapevolezza
dell-della adozioni
sugli animali. Una corsa per cani.”
Dio,
poteva Cornelius correre per 5 chilometri? Seriamente, la sua
resistenza da cucciolo avrebbe potuto, ma il suo lato da cucciolo
demoniaco l'avrebbe portato in un lago del New Jersey a rincorrere
anatre. Con attaccato al guinzaglio chi lo stava accompagnando alla
corsa per cani.
Rachel
sapeva già che sarebbero finite per adottare un altro
animale.
Guardò la mezza cieca gattina sul suo grembo e la felice
fidanzata
al suo fianco. Poteva essere effettivamente una cosa buona per Quinn.
Sarebbe stato pieno di persone.
E
ci sarebbero stati cani ovunque. Sarebbe stata circondata da cani. Un
paradiso per Quinn.
“ Si,
potremmo farlo” rispose Rachel con un sorriso.
Scompigliò
i capelli di Quinn e la ragazza si sporse a baciarla di impeto,
sbattendo quasi la testa contro il muro. Quinn era sempre entusiasta
delle piccole cose, rendeva la vita più divertente.
“ Ora
mi farai i waffles ai mirtilli con le faccine sorridenti?”
chiese
con entusiasmo quando si tirò indietro.
Rachel
annuì e si guadagnò un altro bacio. Finalmente
spense la musica
mentre andava in cucina e calciò in salotto le palle da yoga
perché
Quinn potesse giocarci.
Era
tempo di nutrire il suo orso affamato.
****
Dopo
lo show di Rachel, quella stessa sera, lei e Quinn si ritrovarono a
passeggiare per Central Park invece di andare subito a casa. Al
buio. E al freddo. Rachel sembrava una morta vivente e pensava che
sarebbero presto imbattute in una scena del crimine alla "Law &
Order", ma Quinn stava felicemente parlando di come gli struzzi
maschi fossero in grado di ruggire come leoni o di come il latte
degli ippopotami fosse rosa, così non disse nulla.
Rachel
fu costretta a fermarla quando Quinn le disse che le mucche
producevano al giorno, 200 volte gas più di quanto facesse
un essere
umano. Non aveva bisogno di saperlo. Sfortunatamente, Quinn
passò
all'argomento che riguardava i polipi che si mangiavano i tentacoli
sotto stress e Rachel fu costretta a metterle una mano sulla bocca
per fermare le immagini che le si stavano formando nella mente.
Era
troppo tardi. Era completamente disgustata.
Voleva
mangiare il proprio braccio.
“ Sono
pronta ad incontrare il tuo cast” disse Quinn, dopo aver
leccato la
mano di Rachel così che gliela togliesse dalla bocca.
Rachel
si fermò e si domandò se la gente potesse
rimanere cosciente
abbastanza a lungo per mangiare più parti del proprio corpo.
Guardò
Quinn saltare sul marciapiede cercando di bilanciarsi, mentre lei le
camminava affianco. Perché era buio. E Quinn non era una
ginnasta. E
qualcuno sicuramente si sarebbe rotto la caviglia.
E
non sapeva perché, era sicura che sarebbe stata lei stessa.
“ Domani?”
chiese Rachel.
Quinn
la fissò e si sbilanciò, Rachel le prese la mano.
“ Uhm,
sì. Tom ha de-detto in un ambiente che mi fa sentire bene.
E, sai
queste persone... tu le incontri tutti i giorni, co-così le
voglio
incontrare. Voglio incontrarli.”
Rachel
sorrise incoraggiante, guardandola camminare attentamente.
“Ti amo,
Quinn” proclamò. “Possiamo farlo prima
dello show di domani. Nel
mio camerino magari, o non so, a casa? Così sarai
più a tuo agio
e-”
“ Ovunque
tu voglia, Rachel” la interruppe Quinn sorridendo
nervosamente e
concentrandosi di nuovo sul marciapiede.
Infine
saltò giù e camminò in silenzio
affianco a Rachel. I pensieri di
Rachel stavano correndo: si chiese se il cast si sarebbe comportato
bene e se lei si sarebbe dovuta ricordare che i suoi papà
stavano
andando a trovarla.
Probabilmente
avrebbe dovuto. Sicuramente avrebbe dovuto. Quinn dormiva nel letto
con lei, così, alla fine l'avrebbe scoperto, quando si
sarebbero
presentati alla sua porta.
“Ehi,
bear” iniziò Rachel esitante. Quinn si
fermò dall'agitare la
cintura del cappotto come se fosse una spada laser e la
guardò. “I
miei papà verranno qui fra due settimane. Gli piace venire,
sai,
ogni paio di mesi, se non vado io in Ohio... ma non devi incontrarli
se non vuoi, posso pagare un albergo e-”
“ Cosa,
no!” disse istintivamente Quinn, arrestando la sua avanzata.
“Non
mandarli-voglio incontrare i tuoi genitori. Possono stare con noi,
giusto? Non-non vogliono conoscermi?” chiese Quinn facendo
guizzare
gli occhi su di lei.
Dio,
Rachel non aveva parole per descrivere quanto i
suoi padri
volessero conoscere Quinn. Per loro Quinn era una donna senza volto,
ma che loro amavano già più di quanto amassero
Rachel. Era un po'
ridicolo, in realtà.
Ma
era del tutto comprensibile.
Rachel
ormai non faceva nemmeno più caso alle domande che le
facevano:
'Come sta oggi Quinn?' O 'Come stanno i
suoi animali?'
e 'Che tipo di biscotti le hai fatto per colazione oggi?'.
In
realtà quelle domande erano sul suo soggetto preferito,
quindi non
le importava.
Sorrise
dolcemente e prese le mani di Quinn fa le sue. Le mani ghiacciate di
Quinn, perché aveva perso i guanti durante una delle loro
passeggiate. Come fosse successo, Rachel non ne aveva idea, sarebbe
dovuto essere impossibile perderli mentre passeggiavano. Ma
ovviamente Quinn non rientrava fra quelle persone.
Le
strofinò le mani con dolcezza e poi le infilò
nelle tasche della
sua giacca.
“ Tesoro,
i miei papà ti adorano. Ovviamente vogliono
conoscerti. Ma
sono più pazzi di me e questo dovrebbe dirti
qualcosa.” Rachel
sorrise quando Quinn scosse la testa. “Sono davvero vivaci...
per
essere di una certa età e ho l'impressione che ti abbiano
etichettata già come una seconda figlia.”
E
Dio solo sapeva perché l'avessero già fatto.
“ Volevo
solo che tu fossi d'accordo.”
Rachel
sentì le dita di Quinn muoversi nelle sue tasche,
però la vide
annuire con serietà.
“ Voglio
incontrare le persone che ti hanno creata”
dichiarò.
Rachel
sorrise dolcemente e si chinò a baciarla. Il respiro di
Quinn era
caldo e la sua bocca era calda, e Rachel avrebbe voluto
raggomitolarsi in essa e- no un momento. Era troppo strano.
Lasciò
che Quinn la stringesse e sospirò nel suo petto.
“ Lo
sai che è fisicamente impossibile per i maiali guardare il
cielo?”
chiese Rachel a bassa voce.
Non
aveva idea di come facesse a saperlo. Era l'informazione più
inutile
che avesse conservato nel suo cervello, ma era una di quelle cose che
una persona sentiva una sola volta e non riusciva più a
dimenticare.
Quinn
si tirò indietro con gli occhi brillanti, spalancati, che
riflettevano la luce della luna e della città. Oh, cazzo,
Rachel non
ci aveva pensato.
Ora
sarebbe stata costretta a trovare un maiale per dimostrare quella
teoria alla sua fidanzata.
*****
“Voglio
comprare quelli viola” disse con determinazione Quinn, stesa
sullo
stomaco nel salotto di casa e guardando il tabellone del monopoli.
Rachel
sorrise e si preparò a gettare i dadi. “Allora
devi fermarti su di
loro, piccola.”
Merda.
Quattro. Tassa di lusso invece che parco
della vittoria. Rachel
voleva comprare tutti gli
immobili blu per costruirci alcuni hotel e mandare tutti in
bancarotta. In particolare Santana, che aveva spadroneggiato con i
suoi immobili verdi e aveva tenuto in pugno tutti per venti minuti.
Dio
solo sapeva perché Quinn volesse quelli viola. Erano senza
valore.
Eppure,
Quinn fissò il tabellone come se fosse in cerca di una
scappatoia.
Un modo per acquistare le proprietà senza davvero fermarsi
su di
loro. Mise il broncio quando non ebbe successo. Rachel sorrise e le
diede una spinta con la spalla.
“ Puck,
smettila di rubare dalla banca!” disse Santana prendo una
carta
delle probabilità e accigliandosi quando finì
direttamente in
prigione.
Puck
aveva ipotecato tutti i suoi beni e stava semplicemente cercando
disperatamente di non atterrare su un pezzo dell'impero di Santana.
Rachel non poteva biasimarlo perché stava rubando dalla
banca.
Avrebbe
dovuto semplicemente dichiarare bancarotta come aveva fatto Brittany
venti minuti prima. O forse era una settimana prima? Da quanto cazzo
di tempo stavano giocando?
Quinn
ridacchiò quando vide Santana pagare per uscire di prigione,
ma
vacillò un po' quando questa la guardò.
“ Sa-sapete
che i canguri non possono camminare all'indietro?” chiese
Quinn.
Quando lo sguardo di Santana non vacillò, tirò i
dadi e spostò la
sua pedina a forma di cane su una delle proprietà di Rachel.
Lo
sguardo di Santana rimase fisso, Rachel ridacchiò e prese
milleduecento dollari dalla pila di soldi finti di Quinn, poi di
nascosto ne rimise cinquecento al suo posto. Quinn sarebbe andata in
bancarotta molto presto e tutto quello che voleva fare era comprare
le proprietà viola.
“ Ha-hanno
la coda, uhm, si tengono in piedi” continuò a
guardare Santana.
Questa non disse nulla, probabilmente voleva vedere per quanto tempo
avrebbe parlato di canguri.
Rachel
sapeva che avrebbe potuto farlo tutto il giorno.
“ Lo
sapevate che i maiali hanno l'orgasmo che dura trenta
minuti?”
chiese Puck improvvisamente, tirando il dato dritto sulla pedina di
Rachel. Atterrò sulla ferrovia di Santana e
dichiarò fallimento
immediato.
Ma,
Santo Cielo, Rachel non poteva ignorare una dichiarazione del genere.
Qualcuno avrebbe potuto? E si chiese come sarebbe stato avere un
orgasmo di trenta minuti. Sarebbe stato fatale, no? Esisteva qualcuno
che era morto a causa di un orgasmo?
Rachel
tenne la bocca chiusa e guardò Quinn: era completamente
rossa e
stava tirando su una costruzione con le pedine verdi.
“ A
me è successo!” proclamò Brittany dal
divano, dove stava legando
attorno al collo di Jelly un nastro multicolore per fargli un
collare. O per strangolare il gattino, pensò Rachel
guardandola
attentamente.
E
poi si rese conto di quello che aveva detto Brittany.
No.
Non esisteva. Non avrebbero avuto una conversazione su
quell'argomento. Santana stava ghignando con il suo solito sorrisino,
ed era sicura che Puck avrebbe ripreso presto il discorso sugli
orgasmi dei maiali, ma si sentì bussare e successivamente
alcuni
membri del cast di Rachel entrarono nella stanza.
Meno
male.
“ Ciao,
ragazzi!” salutò, un po' troppo a voce alta,
Rachel.
Fece
un gesto a Quinn di rotolare sulla schiena e sedersi. Quinn
obbedì e
timidamente guardò il gruppo di persone rumorose che stavano
raggiungendo il salotto, lasciandosi cadere su ogni superficie
possibile, come se fosse casa loro.
“ Bene,
conoscete tutti Brittany, Santana e Puck” indicò
Rachel, mentre
scivolava verso Quinn. Poi le mise una mano sulla testa.
“Questa è
la mia ragazza, Quinn.”
Quinn
si voltò a guardarla e Rachel le sorrise incoraggiante.
“ Quinn,
questi sono James ad Alison e quel vecchio laggiù
è Matt” Rachel
sorrise ai membri del cast. “Li conosci come Nick Arnstein,
Georgia
James e il signor Ziegfled.”
Quinn
rispose con una piccola vocina e un sorriso. “Voi siete-voi
siete
tutti pieni di talento. Ho visto tutti gli spettacoli del mese
scorso” disse, sistemandosi meglio fra le gambe di Rachel.
Rachel
passò le mani fra i capelli biondi di Quinn, cercando di
farle una
cresta. Sorrise quando la ragazza si agitò.
“Rachel!”
esclamò James da una delle poltrone del salotto.
“La tua ragazza è
reale! Ed è più bella di quanto tu ci abbia
detto!”
D'accordo
amico, fai un passo indietro. James gli fece l'occhiolino e Quinn
arrossì e nascose il volto nel ginocchio di Rachel e questa
sorrise.
“ Allora,
che cosa stiamo facendo?” chiese Alison vivacemente,
sedendosi a
gambe incrociate di fianco a Santana. “Monopoli?”
Sì,
nelle ultime sette ore.
“ E
stavamo parlando degli orgasmi dei maiali” disse Puck con un
sorrisetto.
I
membri del cast si illuminarono e Rachel si ritrovò a
pensare a che
razza di gente lavorava con lei.
Rachel
scelse di ignorarli e tirò il dado, beccando volutamente la
scatola
e facendola finire sui dannati alberghi di Santana. Rachel era stata
costretta ad ipotecare tutte le sue proprietà per pagare
l'affitto.
La
sua fonte di reddito era sparita, era intrappolata sulla New York
Avenue ed era ad un passo di distanza dal finire in prigione.
Insomma, sembrava fosse la vita reale. Rachel si chiese come sarebbe
stata la vita se fosse stato come giocare a Monopoli. Tutti sarebbero
finiti a lottare, piangere e a tirarsi pezzi di gioco.
“ Sono
sicuro che potremmo andare in una fattoria, prendere un maiale e
dimostrare-”
“ Noah!”
esclamò Rachel, combattendo l'impulso di stringere le mani
attorno
alle orecchie di Quinn.
Le
strinse le mani sulle spalle e si domandò se
quell'allevamento di
maiali potesse dimostrare che i maiali non potevano guardare il
cielo.
Quinn
si mosse nella sua stretta e si mise a sedere, raddrizzando le spalle
e mettendosi composta. “Penso che potremmo, uhm, parlare
d'altro,
tipo come che le lingue delle giraffe sono lunghe 43
centimetri.”
Uh.
Quinn
deglutì e Rachel le accarezzò la testa come se
fosse un cucciolo.
Si domandò se sarebbe stata l'unica a trasformare tutto a
doppio
senso in quel momento. Sperava proprio di no.
Matt
fu il primo a parlare. “Dio mio” disse, guardando
Quinn.
Sembrava
impressionato. Probabilmente non da Quinn, ma dalla lunghezza della
lingua delle giraffe. Anche Rachel era impressionata, si chiese per
che cosa la utilizzassero.
Dio,
pervertita. Controlla i tuoi pensieri.
Santana
la stava fissando con un sorriso soddisfatto e Rachel
arrossì per un
secondo prima di accorgersi di essersi fermata di nuovo sulla
ferrovia e quindi di essere in bancarotta. Gemette e nascose il volto
nel pasticcio di capelli biondi di fronte a lei.
Poi
si rese conto che non aveva più voglia di giocare, quindi
sì, era
in bancarotta!
Sfortunatamente
Quinn non volle rinunciare a giocare, voleva comprare le
proprietà
viola, così il gioco andò avanti per un'altra
ora. O di più. Forse
dieci. Si mise a parlare con i suoi colleghi e così tutti
rimasero
occupati.
Rimase
senza fiato quando a Quinn uscì un cinque e le
afferrò le spalle,
aspettando che si rendesse conto su che cosa era atterrata. Quinn
prese un profondo respiro, fece un rumore incomprensibile per
festeggiare la vittoria, guardando Rachel con un sorriso enorme.
“ Ho
un altro viola!”
Rachel
si mise a ridere, mentre lei, Puck e Brittany, rubavano i soldi alla
banca per permetterle di comprare la proprietà.
“ Santana,
sei proprietaria di mezzo tabellone, togliti quella faccia
abbattuta”
osservò James, facendo scivolare cento dollari verso Quinn.
Non
scivolare, lì passo attraverso il tavolo proprio alla luce
del sole.
Shh,
non importava, Quinn aveva comprato un proprietà viola.
Il
turno successivo finì su una delle proprietà di
Santana e finì in
bancarotta, ma lo fece con un sorriso sulle labbra.
Dannazione
a Santana, era una specie di divinità a quel gioco. Un
magnate
immobiliare. Probabilmente perché non si era fatta scrupoli
a
manipolare le persone, vendendo le proprietà al doppio del
loro
valore.
Rachel
stava cercando di tirare fuori dei pezzi di gioco dalla bocca di
Barnaby, quando finalmente si rese conto. La partita era finita.
Avevano
finito di giocare a Monopoli. Non pensava fosse possibile. E aveva
perso.
Quinn
abbracciò James, Alison e Matt quando se ne andarono,
spontaneamente, e Rachel si sentì molto orgogliosa di lei. E
del suo
cast. Di aver parlato di orgasmi di maiale solo per un'ora.
Rachel
si stava mettendo a letto quella sera, quando Quinn uscì dal
bagno,
la bocca piena di dentifricio e lo spazzolino in mano.
“Lo
sai che alcuni leoni si accoppiano più di cinquanta volte al
giorno?” chiese Quinn attraverso la schiuma del dentifricio.
Wow,
finisci di lavarti i denti, donna. Prima di entrare in camera e dare
a Rachel un attacco cardiaco. Perché sì, Dio,
Rachel non era
preparata a cose del genere.
Quinn
l'avrebbe uccisa prima o poi.
_____________________________________
NoteTraduttrice:
Sono
ancora in tempo, sono ancora in tempooo, è ancora
mercoledì!
Sono
tornata mezz'oretta fa e dopo aver cenato, essermi lavata e mettermi
nel letto,
la
prima cosa che ho fatto è stato stato venire a pubblicare,
proud :3
Questo
capitolo l'ho trovato molto dolce, anche se chiaramente di
transizione,
tenetevi
forte perché nei prossimi ci saranno un sacco di decisioni
importanti per Quinn!
Ci
vediamo settimana prossima,
Un
bacione,
ManuKaikan
|
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Capitolo 17 *** Walk a little walk, smile, walk big thoughts ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
17
Walk
a little walk, smile, walk big thoughts
Quinn
si chiese perché tutte le sale d'aspetto, fossero piene di
acquari.
Beh, okay, solo due, ma comunque c'erano. Quinn non aveva un
acquario, avrebbe dovuto concentrarsi su quello. Attiravano
sicuramente l'attenzione delle persone, sopratutto se i pesci erano
tropicali o predatori o... meduse. O polipi. E avevano poteri
calmanti. I nervi di Quinn per il suo imminente incontro con il
supervisore della NYU stava sparendo.
Ma
poteva ancora sentirli. Sotto la superficie.
Si
concentrò sulla stella marina attaccata al vetro invece che
sugli
studenti universitari tutti attorno a lei.
Per
cosa erano lì? Esami andati male. Doppie classi. Aggiunta di
nuove
lezioni. L'aggiunta di lezioni che non centravano niente con il corso
di studi che stavano seguendo.
Quinn
era in anticipo, il che era sorprendente visto che aveva passato
quindici minuti a baciare Rachel quando si era svegliata. E poi altri
dieci a rincorrere Cornelius che era scappato nel corridoio e
giù
dalle scale. Rachel l'aveva ripreso in casa, scuotendo la testa e poi
aveva augurato buona fortuna a Quinn, prima di tornare a letto.
In
quel momento Quinn fissava la stella marina con un sorriso.
“ Non
andrà bene. Non andrà. Fanculo. Fanculo. Ho
mandato tutto a
puttane.”
Un
ragazzo uscì dall'ufficio del supervisore, ovviamente
completamente
fuori di testa. Si strofinò il volto con una mano e
lanciò uno
sguardo distratto a Quinn, mentre si dirigeva verso l'uscita. Quinn
gli sorrise, leggermente e con felicità e sembrò
che fosse tutto
quello di cui aveva bisogno. Un sorriso per fagli capire che c'erano
persone lì fuori che erano nella stessa situazione, ma che
tutto
sarebbe andato bene.
Questo
si fermò, si strofinò di nuovo il volto e poi le
sorrise di
rimando. Che tipo strano, sembrava uno zombie impazzito e Quinn
sperava davvero che non gli si avvicinasse troppo. Non lo fece, prese
un respiro profondo, le sorrise di nuovo e si diresse all'uscita.
“ Signorina
Fabray” il supervisore chiamò il suo nome,
sporgendo la testa
dalla porta. “Può venire ora”.
Quinn
fece un profondo respiro e riempì la propria mente di
immagini, cose
che le ricordavano perché si trovava lì. Zoo.
Voleva lavorare allo
zoo, con gli animali, in modo completamente professionale. Voleva
studiare il loro comportamento e contribuire al loro benessere.
Poteva
gestire il college. Non era stata pronta per la Columbia, ma sarebbe
stata
pronta per la New York University.
Quinn
era calma, mentre
sedeva sulla sedia di fronte alla Dr.ssa Regan. Le sue gambe stavano
rimbalzando su e giù, ma si fermò sedendosi
composta, pronta a
fargli una buona impressione.
La
supervisore sembrava
un tucano. O un iguana. Un qualsiasi animale esotico con degli
occhiali arancioni e lo sguardo luminoso. Quinn avrebbe voluto degli
occhiali del genere.
“ Buongiorno,
Quinn” la salutò, incrociando le mani davanti a
lei e dandole la
sua completa attenzione. “Grazie per aver espresso il tuo
interesse
per la New York University. Cosa posso fare per te oggi?”
Quinn
fece un profondo respiro. Ricordò le parole del dottor
Madison e di
Rachel. Immagine e parole. Poteva farlo. Figurò un orso
grizzly
nella mente quando finalmente parlò.
“ Sono
interessata a sapere che tipo di programmi offrite nel capo delle
scienze animali” disse piano.
“ Oh
bene, okay” disse la Dr.ssa Regan con entusiasmo, tirando
fuori una
serie di opuscoli da sotto la scrivania.
Quinn
si chiese che altro ci fosse lì sotto. C'era forse una
botola? Che
cosa sarebbe successo se quel supervisore avesse avuto una botola che
conduceva al paese delle meraviglie o a Narnia?
No.
No, Quinn, metti a fuoco. Orso grizzly.
“ Noi
ti offriamo un diploma in scienze animali, ma la maggior parte dei
nostri studenti prima di accedere a veterinaria, si laureano in
biologia e seguono tutti i corsi che veterinaria richiede. Sei
interessata a veterinaria?”
Quinn
deglutì. “Voglio... lavorare allo zoo. Voglio
dire, sì, sarei
interessata a veterinaria. M-ma forse è meglio prima
concentrarsi
sulla laurea e poi decidere se fare veterinaria”.
La
Dr.ssa Regan annuì. “Si, hai molto tempo per
decidere. Tieni solo
in considerazione che ti conviene iniziare ad accumulare esperienza
da subito. Sai, come volontariato, lavorare da un veterinario e con
gli animali in qualsiasi contesto”.
Quinn
ascoltò attentamente, giocherellando con le proprie mani e
facendo
rimbalzare le gambe e l'orso scomparve dalla sua mente.
“ Anche
se non farai veterinaria, la tua migliore opzione, per una carriera
che coinvolga gli animali, è biologia e ti consiglierei
anche studi
animali. Visto che non ti vuoi iscrivere da subito dopo il liceo,
sono sicura che sarai interessata alla nostra laurea accelerata. Se
inizi quest'estate come studentessa a tempo pieno, puoi laurearti in
due anni. Devi solo fare qualche test per vedere se sei
qualificata”.
Quinn
annuì lentamente. Sembrava... perfetto. Si
dondolò sulla sedia
pensando a cosa chiedergli prima. Aveva così tante domande.
“ Che
tipo di aiuti finanziari avete?” poi arricciò il
naso, perché fra
tutte le immagini e gli scenari che le erano sfrecciati per la mente,
quella era stata la prima domanda che era venuta fuori.
La
Dr.ssa Regan sorrise. “Beh, l'università offre
centinaia di borse
di studio. Devi solo fare gli adeguati controlli e fare domanda. Ora,
non so la tua situazione finanziaria, ma ci sono sempre aiuti statali
che gli studenti possono chiedere”.
“ Si
possono portare i cani all'università?” Quinn si
rese conto che
forse quella non era una priorità, ma non rimpiangeva di
averlo
chiesto.
“ Sì,
non nelle aule ovviamente”.
Andava
bene, Quinn poteva gestirlo. Cornelius non sarebbe andato bene in una
classe in ogni caso. O in qualsiasi ambiente.
“ Quante
ore di credito deve avere uno studente a tempo pieno? E che, lezioni
comprende il corso di laurea di biologia?” Quinn aveva
rallentato
il tono di voce e il ritmo della conversazione, perché
poteva
sentire l'emozione crescere e il cuore che le batteva all'impazzata.
Aveva
le mani sotto il sedere ed osservava la donna con occhi luminosi.
“ Devi
avere dodici ora di credito per semestre. Le lezioni sarebbero:
chimica, cose di base e organica e cose di quel genere. Ovviamente
biologia, microbiologia, fisica, genetica e biochimica. Se decidi per
gli studi animali, puoi scegliere zoologia comportamentale. Ma con il
corso accelerato non hai bisogno di scegliere materie di lingua,
quali letteratura, storia, scienze sociali e cose
così”.
Un
momento. Quinn aggrottò la fronte. E i suoi libri? Lei
voleva dei
professori che amavano le terre immaginarie e le persone che le
avevano create, che le insegnavano tutto quello che sapevano.
“ Ma
posso prendere letteratura se voglio, vero?” chiese
giocherellando
con l'elastico sul suo polso.
La
Dr.ssa Regan sembrò un po' sorpresa, ma le sorrise.
“Certo. Un
sacco di ragazzi che studiano biologia tendono ad evitarlo,
perché
insomma, è piuttosto impegnativo. Voglio solo che tu capisca
in cosa
ti stai immergendo”.
Gli
occhi di Quinn guizzarono al colletto della donna, prese un profondo
respiro e poi tornò ai suoi occhi.
“ Lo
so, so che non sarà facile. Ma sono pronta alla sfida. Sono
stata
messa... molto alla prova ultimamente. E sto migliorando ed
imparando, posso gestirlo”.
Quinn
poteva sentire di nuovo quell'emozione dentro di lei. Lo stomaco che
faceva le capriole e il cuore che le batteva all'impazzata, come se
non potesse contenerlo. Batté le palpebre esageratamente,
per
cercare di concentrarsi.
'Parole,
big bear'
Immaginò
Rachel.
Rachel e i suoi bellissimi occhi castani sotto di lei quella mattina.
I capelli arruffati e che si rifiutava di alzarsi da letto
perché:
“era dannatamente troppo presto per una star di
Broadway”, ma
allo stesso tempo non riusciva a resistere ai baci di Quinn.
Quinn
lo sapeva e le
piaceva usarlo a suo vantaggio.
Immaginò
Barnaby,
Cornelius e Jelly che rubavano i waffle dal bancone della cucina, e
scodinzolare fra le sue gambe il mattino dopo in attesa che lei
glieli desse per colazione.
Gli
piacevano i waffle
e Quinn glieli avrebbe dati.
Immaginò
la torta che
le aveva fatto Santana, i rassicuranti occhi azzurri di Kurt, il
sorrisino di Puck e gli abbracci amorevoli di Brittany.
Quinn
immaginò tutto,
perché era meraviglioso e la faceva sentire a casa, ben
voluta ed
emozionata. Tamburellò con le dita sulle gambe e
continuò a
dondolarsi, sorridendo alla Dr.ssa Regan.
“ Ho
ottenuto un punteggio di 2340 agli esami d'ammissione, con una media
di 5.8 quando ho fatto domanda alla Columbia. Non ci sono
più
andata, ho dovuto far fronte ad alcuni problemi su cui sto ancora
lavorando, ma posso farlo. Sapeva che i pinguini possono saltare un
metro e mezzo d'altezza?”
Okay,
l'aveva detto.
Quinn
si fermò dal
saltellare per vedere se la Dr.ssa Regan avrebbe risposto. Non
rispose. Rimase seduta a fissarla con un sorriso. Quinn non distolse
lo sguardo, il suo cuore e la sua bocca non l'avrebbero delusa.
Inoltre,
Quinn si rese
conto che non era una domanda casuale, ma che doveva far in fretta a
raggiungere il proprio punto. Tom e Rachel sarebbero stati
orgogliosi. Non riusciva a smettere di parlare.
“ Conosco
un sacco di cose del genere e-e in questo momento mi sono
completamente inutili. Ma so anche i gruppi funzionali chimici, come
alcool, amidi, acidi carbossilici. Io so
queste
cose. Lavorare sodo non è un problema.”
Quinn
si fermò e prese
un respiro profondo, non perché le parole si erano fermate,
ma
perché non riusciva a respirare. Forse era così
che si sentiva
sempre Rachel.
Dio,
Rachel, il suo
sorriso si fece ancora più grande.
“ H-ho
anche un lavoro, lavoro ad un rifugio per animali. Di cui so-sono
responsabile quando il mio capo è indaffarato. E
i-io...”
Quinn
si leccò le
labbra e fissò i suoi occhi in quelli della donna.
“ Posso
farcela. Sono pronta per questo e voglio frequentare la NYU”
finì,
silenziosamente.
Non
si ricordava
nemmeno quello che aveva detto. Dio, aveva detto a che altezza i
pinguini saltavano. Perché l'aveva fatto? Adesso capiva un
po' il
ragazzo zombie che aveva incontrato nel corridoio.
“ Quinn,
penso che la NYU sarà fortunata ad averti
quest'estate” rispose
infine la Dr.ssa Regan.
Quinn
lasciò uscire un
lungo, lunghissimo respiro.
“ Sei
intelligente, appassionata, c'è qualcosa, o meglio un mix di
cose
che la maggior parte delle persone non hanno. Se ho risposto a tutte
le tue domande, beh, non devo l'ora di vederti a Giugno”.
Quinn
si alzò e
strinse la mano alla Dr.ssa Regan in modo confusionario. Era rossa in
volto ed esausta, ma così orgogliosa di se stessa. Non
vedeva l'ora
di vedersi con Rachel per pranzo. Si fermò davanti
all'acquario
mentre andava via, solo per guardare la stella marina per ben cinque
minuti con un sorriso sulle labbra.
Piccoli
passi si
stavano trasformando in grandi passi.
Quinn
camminò
tranquilla sul marciapiede e non sul bordo, non aveva bisogno di
tenere la mente occupata. Sorrise alla gente per strada e le piacque,
le piaceva vedere la gente sorridere.
****
“Sei
bellissima”.
Quinn
non era sicura
che Rachel l'avesse sentita, era troppo occupata a volteggiare nel
suo abito antico nel bel mezzo del negozio di articoli usati. Quinn
ridacchiò quando la vide urtare un manichino e scusarsi,
prima di
rendersi conto che non era una persona. Quinn probabilmente avrebbe
fatto lo stesso, anche se sapeva che era un manichino.
Aveva
visto The
Twilight Zone. Sapeva cosa potevano fare. Era il motivo per il quale
si trovava a dieci metri di distanza dal manichino.
Rachel
si voltò verso
di lei. “Ti piace?”
Quinn
annuì con
entusiasmo. Lo amava. Ma le piaceva ancora di più senza il
vestito.
Un
momento...
“ Sei
bellissima” ripeté Quinn per distrarre Rachel dal
rossore che le
aveva colorato le guance.
Rachel
guardò per
terra timidamente e poi si sporse a baciarla. Quinn amava anche
quello. Come Rachel si adattasse fra le sue braccia e come la sua
testa si infilasse nel suo collo facendole sentire il suo respiro
caldo. Un corpo caldo a cui lei voleva sempre stare vicino, in
continuazione.
Come
quando Barnaby e
Cornelius cercavano di rubarle il cuscino di notte, finendo per
respirarle in faccia.
Solo
che Rachel era più
bella.
“ Lo
devo comprare?” chiese Rachel, facendo di nuovo una
giravolta, ma
tenendo una discreta distanza fra lei e i manichini.
Quinn
annuì e dondolò
sui talloni. Non aveva ancora detto a Rachel come era andato
l'incontro e sapeva che Rachel non le avrebbe fatto pressioni per
saperlo. Ma Quinn era eccitata, era sul punto di scoppiare.
E
si concentrò su Rachel e si riscoprì davvero
eccitata.
“ L-la
lunghezza è giusta per te. Ti valorizza le gambe. E il
colore mi fa
pensare all'oceano. E alle balene. E ai delfini”.
Quinn
non stava elencando gli animali che abitavano l'oceano per distarsi
dalle gambe di Rachel, perché era impossibile. Erano solo
così
lunghe e bellissime e morbide e- delfini.
Delfini. Delfini.
Quel
colore davvero le
ricordava i delfini. Era rilassante. Rachel la stava osservando con
un sorriso.
Quinn
si agitò un po'.
“E va bene col colore della tua pelle”.
Rachel
continuò a
guardarla. Che altro poteva dire su un vestito? Senza ovviamente
perdersi a parlare delle sue gambe? Quinn si perse nei suoi occhi e
scoppiò.
“ Rachel
ho intenzione di frequentare la New York University per due anni come
studente a tempo pieno a partire da quest'estate, così posso
prendere una laurea in biologia e un master in scienze animali.
Pagherò con aiuti finanziari e i miei risparmi e il lavoro e
io
voglio-penso che...”
Quinn
si fermò
immaginando la stella marina nella sala d'attesa. Rachel aveva
spalancato la bocca e allargato gli occhi e Quinn poté dire
che
stava aspettando il continuo pazientemente.
Sapeva
anche che la
stava capendo, anche se era così eccitata.
“ Potrò
studiare gli animali e letteratura s-se voglio. Il campus ha degli
edifici bellissimi e io lo sto... lo sto facendo”.
Rachel
la fissò a
lungo per assicurarsi che avesse finito, poi le si avvicinò
avvolgendole la braccia al collo. Rachel profumava di marshmallow e
Quinn l'adorava.
“ Sei
sorprendente, Quinn”.
Quinn
sorrise e le
baciò la testa e cominciò a dondolare con lei,
sentendo tutta la
tensione nel suo corpo evaporare. La sua ragazza raccolse
l'entusiasmo e l'eccitazione, lasciandola uscire in una forte e
rumorosa risata.
Quando
Rachel si
ricompose, indossò di nuovo i suoi abiti normali, Quinn la
condusse
verso gli occhiali da sole e cominciò a guardarsi intorno,
in cerca
di qualcosa che potesse attirare la sua attenzione.
Troppo
noioso. Troppo
noioso. Bello, ma troppo nero. Troppo noioso. Bello, ma troppo
argento. Noioso. Noioso.
Rachel
provò un paio
di Ray Bans e si voltò verso Quinn, indicandosi il volto.
“Ti
piacciono?”
No,
a Quinn non
piacevano, non riusciva a vedere i suoi occhi.
Quinn
scosse la testa e
l'espressione di Rachel si accigliò un po' prima che un paio
di
occhiali da lettura le calassero sul volto con attenzione. L'ultima
cosa che voleva fare era accecare la sua ragazza con un dito.
Si
chiese se qualcuno
fosse davvero in grado di estrarre un occhio con un dito,
perché a
lei non sembrava possibile. Era convinta che per rimuovere un bulbo
oculare servisse un oggetto più appuntito di un dito. Quinn
non
avrebbe consigliato a nessuno di provarci... Dio, focalizza.
Quinn
sorrise
soddisfatta di sé, ora gli occhi di Rachel erano
più grandi.
Rachel
provò a fare un
passo verso di lei, ma calcolare la profondità o mantenere
l'equilibrio con quelli occhiali risultava difficile, tanto che
barcollò e si aggrappò alla torre degli occhiali
da sole.
Quinn
ne provò un paio
di colore verde neon, sapendo perfettamente che quelli neri sarebbero
stati più attraenti, ma di quel colore fecero ridere Rachel.
Quinn
si voltò a
fissarla completamente seria. “Voglio questi”.
Rachel
strinse gli
occhi, poi rinunciò e si tolse gli occhiali da lettura,
sbatté le
palpebre un paio di volte e cercò di non vomitare per le
vertigini,
prima di iniziare a ridere di gusto, di quella sua risata contagiosa.
Sì,
decisamente Quinn
avrebbe comprato quelli.
Amava
vedere il sorriso di Rachel. Amava essere la
causa
del sorriso di Rachel.
****
Quinn
avrebbe voluto cancellare la seduta di terapia quel giorno,
perché
il suo colloquio con la NYU l'aveva costretta a posticiparlo e
significava che avrebbe perso lo spettacolo di Rachel. Ma Tom le
aveva detto che era una seduta importante e Quinn si sarebbe persa un
sacco di spettacoli non appena iniziati i corsi, e Puck le aveva
detto che sarebbe andato ad assicurarsi che Rachel fosse fantastica
come sempre, così aveva ceduto.
Si
sedette di fronte al
dr. Madison con Henry sul grembo e cantando “tutti i
frutti”
nella propria testa. In realtà non conosceva tutta la
canzone o se
ci fosse qualcosa a parte la strofa “tutti i frutti, all
rooty”,
così aveva continuato con quella ancora e ancora.
Era
quasi sul punto di
sospirare di frustrazione, quando Tom mise le mani sulla scrivania.
Dio, non riusciva a smettere di cantare quella canzone.
“ Asperger”
disse infine.
Quinn
deglutì e
mantenne il contatto visivo, si sporse in avanti immaginando gli
occhi grandi di Rachel. “Asperger”
ripeté.
Tom
annuì. “Dopo
averti conosciuta in queste ultime settimane, mi sento a mio agio nel
confermare che hai la sindrome di Asperger”.
Quinn
poté sentire il
proprio respiro accelerare un po' e fece cadere gli occhi sui bottoni
della camicia di Tom, ma annuì lentamente.
“ Okay”
disse piano, giocando con i tentacoli di Henry.
Tom
non disse niente,
continuò a guardarla per darle il suo tempo. Quinn si
agitò sulla
sedia, non era sorpresa, le avevano già detto che aveva
l'Asperger,
ma le avevano detto un sacco di cose. Ma lei credeva in Tom, era
sempre così calmo e sempre contento, così fece un
respiro profondo.
“ Questo,
uhm, cosa significa? So cosa comporta l'Asperger, ma per me cosa
significa?”
Tom
strinse le labbra e
Quinn continuò a giocare col tentacolo. “Beh, non
molto, Quinn.
Sai che è un disturbo dello spettro autistico e che non
esistono
medicine, quindi dobbiamo solo concentrarci sulle principali
componenti. Quelli principale per te, è ovviamene, l'ansia
sociale”.
“ E
tutto il resto?” chiese Quinn, alzando lo sguardo per
fissarlo
cercando di mantenere il contatto visivo.
Si
figurò i pinguini
che salvano in alto, sarebbe voluta andare da qualche parte a vedere
se era vero. Probabilmente non lo facevano quelli dello zoo, forse
nel loro habitat naturale. A Rachel probabilmente sarebbe piaciuto
andare con lei, le sarebbe piaciuto l'Antartide.
“ E
gli altri aspetti che vengono con l'Asperger, non li tratteremo, o
cercheremo di cambiare o modificare. Come ad esempio il voler
approfondire determinati argomenti, o la tua intelligenza sopra la
media, le stranezze dei tuoi discorsi, l'umorismo... anche i tuoi
piccoli tic, Quinn, li ignoreremo, per ora, perché derivano
tutti
dall'ansia e dall'eccitazione ed è esattamente su quello che
dobbiamo lavorare”.
Quinn
elaborò tutto
per un momento. Smise di giocare col polipo e il suo respiro
tornò
piano piano alla normalità.
“ Allora,
non dobbiamo cambiare nulla. Sto facendo... bene?”
Tom
sorrise
calorosamente. “Stai facendo meravigliosamente. Abbiamo solo
dato
un nome a tutto quello su cui abbiamo lavorato in questi
mesi”.
Quinn
si rilassò sulla
sedia. Stava andando bene. Poteva farlo. Era tutto okay.
“ Sei
una persona molto regolata, Quinn, per la tua situazione. Io non
credo che il tuo passato abbia contribuito ai tuoi problemi odierni.
Sei molto... felice e giovane, e stai andando alla grande”.
Il
Dr. Madison sorrise
e si sporse sulla scrivania, per strizzare la palla antistress con la
faccia di uno smile, mentre sistemava le graffette colorate e
–
come faceva a fare tutto il suo lavoro? Passava tutto il tempo a
giocare coi suoi pazienti?
Quinn
arrossì e
sorrise. Rimise a posto il polipo prima di dargli una pacca sulla
testa.
Quinn
immaginò Henry
mangiare le sue stesse braccia, ma per un momento si sentì
spaventata, così... chiamò Rachel mentre andava a
casa. Il suo
spettacolo era finito un'ora prima. Dio, qual'era lo psicologo che
teneva delle sessioni così tardi?
Tom
Madison, ecco chi.
Quinn
pensò che doveva
fargli un regalo, magari un nuovo pesce. O una tartaruga.
“ Ehi,
tesoro! Come è andata?” le chiese Rachel.
Quinn
sorrise
rendendosi conto che la ragazza aveva messo in pausa quello che stava
facendo e uno dei cani si lamentò in lontananza.
“ Come
è andato lo spettacolo?” chiese Quinn con
altrettanto entusiasmo.
“ Te
l'ho chies-” ci fu un rumore sordo, come se Rachel avesse
appoggiato il telefono da qualche parte.
C'era
rumore di
lamenti, graffi... e acqua? Che cosa stava succedendo? Quinn strinse
gli occhi e attese.
“ Barnaby,
tu imbecille!”
Quinn
sentì Rachel
urlare in lontananza, sbuffò dal naso e se lo
coprì, anche se non
c'era nessuno in giro. Doveva dissentire. Barnaby non era un
imbecille. Era un genio che sapeva come usare i suoi poteri per
infastidire Rachel nella misura più ampia possibile e
riuscire
comunque a farsi amare da lei.
Era
un arte. Era un
maestro.
“ Vieni
fuori dalla maledetta lavastoviglie!” sentì, un
po' più forte.
Okay,
forse Barnaby in
quel momento era un imbecille. Probabilmente voleva farsi il bagno.
Quinn glielo avrebbe fatto il giorno dopo. Si chiese se Rachel non
avesse finito lo shampoo.
Ci
furono dei rumori
sordi e poi un fruscio e Rachel tornò al telefono, fece un
paio di
respiri profondi e poi sorrise.
“ L'ho
chiesto per prima” disse Rachel con noncuranza, ignorando
completamente i precedenti due minuti.
“ Ho
l'Asperger” sbottò, poi scosse la testa mentre
camminava.
Dio,
non era
riuscita... le era semplicemente uscito.
Rachel
rimase in
silenzio per qualche secondo. Stranamente silenziosa. Che cosa aveva
fatto Barnaby?
“ È
sicuro?” chiese piano.
“ Sì,
Tom era sicuro della diagnosi. Ma par- possiamo parlarne quando vengo
a casa? Voglio sapere del tuo spettacolo”.
Rachel
rimase in
silenzio per qualche altro secondo, poi rispose felicemente.
“ Certo,
big bear. Allora, Puck mi ha pedinata tutta la sera, perché
ha detto
che la mia spaventosa ragazza l'aveva minacciato di assicurarsi che
stessi bene e che non fossi... beh, pedinata. E ovviamente sono stata
fantastica come sempre, perché, insomma, sono io”.
Anche
a quella frase
Quinn sbuffò, ma poteva sentire il sorriso di Rachel anche
attraverso il telefono.
“ James
ha anticipato le battute di qualche secondo e poi è
ruzzolato per le
scale del backstage, poi, vediamo... una mia fan mi ha detto che la
bionda con cui giro sempre è stupenda e mi ha chiesto se
è una star
del cinema...”
Quinn
rise e Rachel
parlò finché non arrivò a casa,
perché i suoi spettacoli erano il
suo secondo argomento preferito. E Quinn l'ascoltò,
perché Rachel
la faceva ridere. E a Quinn piaceva come Rachel rideva ogni volta che
la faceva sbuffare dal naso e questo instaurò una reazione a
catena
di risate finché non raggiunse casa.
Ed
era una bella cosa
in cui essere intrappolati.
Rachel
rendeva sempre
tutto migliore, anche quando non ci provava.
______________________
NoteTraduttrice
Non
ho molto da dire se
non che questo è il primo capitolo – non sono
sicura che ve ne
siano altri in realtà – dal punto di vista di
Quinn, ma mi ha
fatto felice fare un salto nella sua mente.
C'è
stato un disguido
con i nomi dei capitoli, ho messo il nome del 17 al 16, non so
perché
XD ho sistemato comunque.
In
ogni caso mi farebbe
piacere sapere che ne pensate, perché sono davvero piena di
lavoro e
faccio del mio meglio per riuscire a pubblicare in tempo. So che
è
stata ferma per un bel po', ma è una bella FanFiction e mi
piacerebbe sapere i vostri pensieri e sopratutto che non sto
lavorando in più per niente.
State
in campana perché
il prossimo capitolo è il mio preferito in assoluto!!
Un
bacione, ci si vede
settimana prossima,
ManuKaikan
|
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Capitolo 18 *** Turn off the light and turn off the shyness ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
18
Turn
off the light and turn off the shyness
Rachel
non aveva nessuna intenzione di correre cinque chilometri attraverso
Central Park. O essere trascinata attraverso Central Park per cinque
chilometri dalla sua ragazza e dal suo cane. Era circondata da
persone che sembravano prepararsi per la triathlon.
E’
una corsa per cani, gente. Gesù, calmatevi.
Rachel
prese la mano di Quinn per impedirle di saltellare quando arrivarono
dove si teneva la corsa. Gli occhi di Quinn si spalancarono e Rachel
si irrigidì sul posto.
Cani.
Cani ovunque. Cani, cani, cani. Rachel inarcò le
sopracciglia e
Quinn era eccitata.
La
bionda venne risvegliata dal suo sogno ad occhi aperti quando Cornelius
la tirò perché un cucciolo stava giocando con
lui.
Rachel
controllò che il braccio della sua fidanzata non fosse
slogato.
Infine
le diede una piccola gomitata nelle costole, indicando il tavolo del
cheek-in. “Che ne dici di registrarci, Quinn?”
Quinn
guardò il tavolo che era circondato da un bel numero di
persone, poi
guardò Rachel e si sistemò meglio il guinzaglio
di Cornelius
attorno alle dita. Rachel attese con pazienza.
Paziente
come poteva essere, con il loro cane che cercava di trascinarle in
cinque direzioni diverse.
Quinn
annuì con fiducia e Rachel le diede uno schiaffo sul sedere
quando
si mise davanti a lei, sorridendo quando la vide arrossire.
Alzò i
pollici verso di lei; perché l'avesse fatto non ne aveva
idea. Per
il suo sedere? Sì, decisamente. Era meraviglioso.
Si
sedette sull'erba - si rialzò velocemente quando Barnaby
cercò di
salirle in grembo - e si mise ad osservare tutte le persone e i cani
davanti a lei. Ah! Avrebbe dovuto comprare dei vestiti per Barnaby e
Cornelius!
Rachel
era delusa da se stessa, aveva a portata di mano l'occasione per
poter vestire i suoi cani e se l'era lasciata sfuggire. Non sarebbe
accaduto molto spesso. Halloween era solo una volta all'anno.
Guardò
Quinn in silenzio in fila, per poi appoggiarsi al banco del cheek-in
e sorridere alla donna che le consegnò i loro numeri. Le
mani di
Quinn tramavano sul guinzaglio, ma salutò comunque con
allegria la
donna quando se ne andò. Poi fece un cenno a Rachel che
stava
sorridendo felice.
Non
aveva idea del perché. Stava per correre per cinque
chilometri. Non
c'era nulla per cui essere felici.
“ Pronte!”
gridò eccitata Quinn, ancora qualche metro di distanza da
lei.
Rachel
aprì la bocca per risponderle, non sapendo bene cosa dirle,
quando
un ragazzo le offuscò la vista.
“ Sono
Jeremy” disse con sicurezza, porgendole la mano.
Rachel
strinse gli occhi, ma gli strinse la mano e si presentò.
Dov'era il
cane di quel tizio? Davvero si stava infilando nella corse dei cani
per rimorchiare delle ragazze? Rachel si morse la guancia per non
ridergli in faccia, ma poi si fermò quando notò
l'espressione di
Quinn. Non sembrava per niente contenta, mentre osservava la schiena
del ragazzo.
Occhi
vigili. Pronti a balzare per la sua donna. O sulla
sua
donna.
Rachel
scosse la testa, voleva vedere fino a che punto il ragazzo si sarebbe
spinto. Quinn la guardò con circospezione e poi
annuì, mettendo le
mani davanti a lei e dondolando sui talloni.
Rachel
si concentrò di nuovo su Jeremy attendendo, non aveva
sentito niente
negli ultimi trenta secondi, così si limitò ad
annuire, sperando
che non facesse domande.
“ Da
quello che vedo questa corsa non dovrebbe essere un problema per
te”
sottolineò.
Woah
amico. Prima cosa, quella sarebbe stata la cosa più
difficile della
vita di Rachel. Seconda cosa, woah amico. Rachel arrossì e
guardò
Quinn.
Uh
oh, uno sguardo laser. Proprio sulla nuca di Jeremy.
Rachel
avrebbe dovuto schiaffeggiarlo, ma voleva vedere come andava avanti,
era divertente, magari si sarebbe lasciata trascinare in una lunga
conversazione e si sarebbe persa la corsa.
“ Davvero!”
continuò il ragazzo. “Sembri molto in forma. Fai
esercizio?”
Oh,
per piacere, Rachel aveva bisogno di metterlo su youtube. Portare
gioia a milioni di ragazzi che stavano avendo problemi di stima.
Le
dita di Quinn si agitarono sulle sue cosce, continuando a dondolarsi
sui talloni.
Jeremy
sollevò un sopracciglio. “Parli?”
chiese.
Apparentemente,
non negli ultimi tre minuti. Rachel era troppo concentrata sulle
cagate che le uscivano dalla bocca. E non riuscire a far parlare
Rachel, beh, eri fuori strada amico.
Quinn
che aveva osservato tutto in silenzio, passò di fianco a
Jeremy e si
chinò su Rachel baciandola e mordendole il labbro inferiore,
prima
di lasciarla andare. Rachel si leccò le labbra stordita.
Chi
era quel ragazzo di fronte a lei? Che stava succedendo?
“ Sì,
parla” dichiarò Quinn, tirando Rachel al suo
fianco e fissandolo
senza battere ciglio.
Rachel
si limitò a sorridere fra le nuvole con aria sognante.
Jeremy
non rispose, si allontanò per andare a parlare con una
ragazza
bionda con un chihuahua, mentre Rachel la baciava di nuovo e le
appuntava il suo numero.
Trentatré
e trentaquattro. Rachel era pronta.
Venti
minuti dopo, Rachel giunse alla conclusione che non
era
per niente pronta per
quello. Si era solo illusa. Era in forma, ma non era un corridore e
non era abbastanza forte da tenere Barnaby, che la stava trascinando
per tutto il percorso.
Perché
diavolo lo stava facendo?
“ Corri
più veloce, little bear!” disse Quinn da sopra la
propria spalla,
facendo jogging e tenendo i cani davanti a lei.
Sembrava
avere completamente il controllo, anche se probabilmente era in
procinto di essere lanciata in avanti, rompersi una caviglia o
slogarsi un braccio. Rachel alzò gli occhi al cielo e
cercò di
correre più veloce. I capelli le ricadevano sul volto, aveva
il
ginocchio sporco dove Barnaby l'aveva trascinata a terra, ma la
raggiunse e la guardò. Provò a guardarla male,
era troppo
disorientata e sudata per riuscirci.
“ È
stata... un... idea... orribile” disse fra gli affanni.
I
suoi polmoni bruciavano. I piedi le facevano male. Non era in una
buona situazione.
Quinn
la guardò, tirando Cornelius che voleva trascinarla in un
canale. “È
per una buona causa!” disse con felicità.
Dio,
aveva i polmoni di ferro. Lo stomaco d'acciaio. La ragazza di Rachel
era un robot? Sapeva che non lo era. Era troppo morbida. Forse era
una di quei cuccioli meccanici imbalsamati, che correvano
finché non
si rompevano, continuando a fare quei rumori fastidiosi
finché non
venivano buttati contro il muro per la frustrazione.
Dio,
doveva essere priva di ossigeno. Rachel desiderò essere un
robot in
modo che potesse finire la gara senza svenire.
Solo.
Continua. A muoverti.
E
Quinn continuò brillantemente. “E ci sono un sacco
di cani!”
Oh,
davvero, Rachel non l'aveva notato. Che cos'erano quelli? Oddio, le
sue gambe stavano per cedere.
“ Quiiinnnn”
si lamentò Rachel, rallentando drammaticamente.
Quinn
rallentò a sua volta, i cani che cercavano di spingerla in
avanti,
la guardò con le sopracciglia aggrottate.
“ Stai
bene?”
Rachel
cercò di focalizzare e riprendere fiato. Se avesse potuto
parlare,
l'avrebbe fatto, perché insomma, era Rachel.
“ Stai
bene, Rachel? Vu-vuoi che ti porto io?” chiese preoccupata.
Rachel
ancora non riusciva a parlare. Dio, che cosa non andava nel suo
corpo? Affrontava otto spettacoli a Broadway alla settimana, ma venti
minuti in una corsa per cani e gettava la spugna. Immaginò
che fosse
fatta solo per il palcoscenico. In realtà, era semplicemente
destinata a quello. Era l'unica
cosa
per la quale il suo
corpo era fatto.
Rachel
stava cercando la forza per risponderle, quando Quinn si
chinò in
avanti e la fece salire sulla sua schiena. Bene, d'accordo. Rachel
non protestò, perché non ci riusciva, prese i
guinzagli dalle mani
di Quinn e nascose la testa nei suoi profumati capelli biondi.
Molto
meglio. Rachel sentiva addirittura di potersi addormentare. Con le
mani di Quinn che le tenevano le cosce e le gambe di Rachel attorno
alla sua vita.
Dio
mio.
Quinn
attraversò a grandi passi il traguardo, dieci minuti dopo,
saltellando allegra.
“ Abbiamo
finito!” disse allegra e accidentalmente scaricò
Rachel sull'erba.
“ Tu
hai finito” borbottò Rachel.
Quinn
sorrise e le pulì il fondoschiena. “Sei qui,
Rachel, al traguardo.
Quindi abbiamo finito!”
Rachel
continuò a guardarla con malumore e cercò di
togliersi la terra
dalla ginocchia, tanto che l'espressione felice di Quinn
vacillò un
po'. Non stava ignorando Quinn, si stava solo domandando se la terra
fosse diventata un tutt'uno con lei e sarebbe stata costretta a
togliersi l'epidermide per farla sparire.
“ Mi
dispiace, Rachel. Noi possiamo- ti porterò ad un altro
appuntamento
questa settimana e sarà meglio. Possiamo-”
Okay,
quindi quello era un appuntamento, Rachel non era stata informata.
“ No,
Quinn è stato divertente. Era per una buona causa e sono con
te, mi
diverto sempre quando sono con te” la rassicurò.
Ed
era vero. A parte il sudore, lo sporco e la corsa.
Dio,
la corsa. A Rachel
piaceva guardare le persone. E i cani. Sopratutto se i cani erano
più
maleducati dei suoi.
Era
una cosa rara. Le dava speranza.
Quinn
la guardò per un momento, assicurandosi che stesse dicendo
la
verità. Poi sorrise e cominciò a saltellare.
“ Possiamo
andare a vedere i cani ora?”
Rachel
sorrise, la sua fidanzata era un'anima semplice. Quinn la
trascinò
verso l'area dove si potevano adottare i cani ancora prima che
potesse rispondere. Erano ammessi solo tre cani nel loro
appartamento, così... Quinn voleva scegliere bene.
Quinn
dondolò avanti e indietro con impazienza mentre aspettava
che le
persone si muovessero di fianco alle gabbie. Rachel le strinse la
mano per farla stare ferma e si mosse con lei.
“ Awww...”
mormorò Quinn, accovacciandosi e mettendo le dita fra le
sbarre,
così che il meticcio potesse leccarle le dita.
Rachel
mise le mani attorno alla spalle di Quinn, cercando di impedire a
Cornelius di sbattere contro la gabbia per spaventare il cucciolo.
Così si mise sulla schiena e cercò di soffocarsi
con il suo stesso
guinzaglio.
Una
signora si accovacciò al fianco di Quinn, con le braccia
conserte e
la ragazza si diresse alla gabbia successiva. Guardò con
desiderio
il successivo cane e Rachel sorrise.
Si,
prendi i cani. Prendili tutti. Sarebbero stati fortunati ad avere
Quinn.
Quinn
passò alla gabbia successiva, dove c'era un soffice, bianco
ed
enorme samoiedo. Rachel non riusciva a vedergli bene il volto a causa
della pelliccia. Dio, chissà quanto ne perdeva. Sarebbe
stato come
vivere in un paese delle meraviglie invernale. Solo nel loro
appartamento.
Tranne
che sarebbero stati peli di cane. Sarebbe stato orribile. Rachel
sarebbe stata costretta a comprare l’aspirapolvere. Dio solo
sapeva
perché non ne possedeva già una. Quinn
guardò il cane-pupazzo di
neve con gli occhi dolci e si spostò in avanti per
accarezzarlo.
Rachel
lesse l'etichetta sulla gabbia. Il suo nome era Pongo. Rachel
sorrise. Come nella carica dei 101. Quinn l'avrebbe amato.
E
Dio, aveva sedici anni. Rachel si fece più vicino per
guardare e sì,
quel cane... non sarebbe rimasto vivo ancora a lungo. Ma i suoi occhi
erano brillanti quando Quinn gli gratto l'orecchio. La donna si mise
di nuovo accanto a Quinn, gridando qualcosa ai suoi figli, ma la sua
fidanzata non si mosse.
Rachel
sapeva che aveva trovato il suo cane. Era ovvio che Quinn avrebbe
scelto l'orso polare.
Non
si sorprese quando Quinn la guardò coi suoi occhi nocciola
pieni di
emozione. “Può venire a casa con noi?”
Dio,
ovviamente sì. Chi poteva dire di no?
Rachel
tenne compagnia a Pongo, mentre Quinn pagava la tassa di adozione.
Guardò Cornelius accanto alla gabbia, la schiena premuta
contro
quella peluria bianca: la sua famiglia continuava a crescere.
“ Dovrei
portalo io?” chiese Quinn seria quando tornò
indietro.
Si,
certo, Quinn, porta un orso polare di 12 chili nella sua gabbia, per
nove isolati. Ti farà sicuramente bene. Rachel scosse la
testa con
affetto.
“ No,
può camminare. Solo... vai piano.”
Sperava
vivamente che il nuovo cane arrivasse a casa senza, beh... morire.
Una volta a casa avrebbe potuto oziare come un re.
La
passeggiata fino a casa fu lenta, perché Pongo non poteva
camminare
veloce e si fermava spesso, ma scodinzolava felice. È fu la
prima
volta nella vita di Rachel che Barnaby non la tirò in giro
come uno
psicopatico, ma rimase composto accanto del suo nuovo migliore amico.
Barnaby
si era fatto una flotta di nuovi migliori amici recentemente.
Quinn
era felice. Rachel era contenta di aver finito la corsa di cinque
chilometri senza essere portata in ospedale. E il pensiero che la
terra fosse stata assorbita dai suoi organi era ormai svanita. Ed era
anche contenta per il nuovo cane.
Quinn
avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, se aveva intenzione di
trasformare il loro appartamento in uno zoo.
****
Pongo
non dormiva nel letto di Quinn e Rachel, semplicemente
perché non
riusciva a salirci, così gli avevano comprato una cuccia e
l'avevano
messa dalla parte del letto occupata da Quinn e lui era felice.
Rachel spesso si svegliava di notte per andare al bagno e inciampava
in quella luminosa palla di pelo bianca, che le dava sempre un
attacco di cuore, prima di ricordarsi che sì, ora avevano un
cane-orso polare.
In
quel momento, però, Quinn stava spingendo Pongo e Jelly
fuori dalla
stanza, chiudendo la porta e tornando verso il letto dove si trovava
una mezza nuda Rachel. Una Rachel in topless, che non aveva idea di
quando si fosse tolta la maglietta.
L'aveva
prima? Probabilmente.
Il
cuore di Rachel cominciò a battere più
velocemente. Quinn non
chiudeva mai gli animali fuori. Riprendi.
Il. Controllo.
Quinn
si mise dolcemente al suo fianco, appoggiandosi su un gomito, la mano
che accarezzava lo stomaco di Rachel. Questa la guardò con
attenzione, senza mai vacillare sotto il suo luminoso sguardo
nocciola.
Era
una radiografia. Era come se Quinn potesse leggerle nell'anima.
Quinn
si chinò verso di lei e la baciò, appoggiando poi
la guancia contro
Rachel e sussurrò. O meglio, soffiò.
“ Ti
amo, Rachel”.
Rachel
stava tremando. Sapeva cosa stava per succedere, ma, allo stesso
tempo, non lo sapeva. Era tutto nuovo. Aveva i pensieri più
folli
che le attraversavano la mente in quel momento. Immaginò i
loro
quattro animali con le orecchie contro la porta ad ascoltare come
pervertiti.
Scosse
via l'immagine e passò le mani sui fianchi di Quinn.
“Ti amo
anch'io, bear”.
Quinn
sorrise e si leccò le labbra prima di baciarla di nuovo,
muovendo la
mano dal suo stomaco ai suoi seni. E fu diverso. Quinn non ci stava
allegramente giocando, suscitando in lei risatine e lamentele. Era
lento e attento e-
Oh
merda. Merda. Oddio.
“ Rachel,
sono pronta” disse tranquillamente al suo orecchio.
Il
cuore di Rachel fece una capriola, perché Santa Madre di Dio
quella
voce. Non l'aveva mai sentita prima.
Voleva
sentirla di nuovo.
E
poi si rese conto di quello che Quinn aveva effettivamente detto e si
impedì di svenire. O di avere un attacco cardiaco. No, non
ci
provare, Rachel Berry. Non rovinerai questo momento finendo
incosciente.
Prima
di avere un motivo più che legittimo per andare in stato di
incoscienza.
Alzò
lo sguardo suoi quei meravigliosi occhi nocciola, che erano in
realtà
di un vorticoso e inebriante verde in quel momento. Non riusciva a
distogliere lo sguardo.
“ Sei
sicura, Quinn?” respirò Rachel, cercando di
ignorare i disegni che
le stava facendo sullo stomaco.
Dio,
era fottutamente impossibile.
Quinn
annuì lentamente e baciò il collo di Rachel,
appena sotto la
mascella. “Sono pronta per te, Rachel, se mi...
aiuti”.
Beh,
Rachel era sul punto di prendere fuoco. Di questo ne era certa. E fu
quello il pensiero più lontano che la sua mente
elaborò. Perché,
insomma, che altro c'era da dire? Quelle erano le migliori parole che
avesse mai sentito.
Oltre
a: “Congratulazioni,
miss Berry, ha ottenuto la parte di Funny Brice”.
E
il: “Ti
amo anch'io”
detto fuori ad un recinto degli orsi polari, dalla stessa bionda con
cui stava per fare l'amore.
Fare
l'amore.
Dio
mio. Il corpo di Rachel era in subbuglio. La pressione arteriosa, la
pressione cardiaca, la temperatura. Dovevano essere tutti a livelli
critici.
Rachel
si voltò così da poter essere mezza stesa su
Quinn. Potevano farlo.
Il suo ultimo pensiero del “mondo reale” fu rivolto
ai cani, che
privi di sorveglianza stavano sicuramente distruggendo il salotto.
Ma
Rachel lo bloccò fuori dalla testa. Nemmeno consapevolmente.
Semplicemente scomparve.
Andò
piano. Dio, andò così
piano.
Ignorò
la crescente pila di vestiti sul pavimento. I pantaloni con le renne
e la maglietta coi dinosauri e il grattare alla porta, concentrandosi
solo sugli occhi nocciola, pieni di fiducia, sotto di lei.
Dopo
aver tolto tutti i vestiti di Quinn e i suoi, fece correre le mani su
tutta la pelle che riusciva a raggiungere. C'era così
tanto.
Ed era tutto così
morbido.
E profumava come
dei dannati orsetti gommosi. Era composta da loro? Quinn aveva
un'anima fatta di orsetti gommosi?
Dio,
Rachel stava tremando. Cominciò a muoversi ancora
più lentamente.
Rachel
sostituì il rumore dei tubi, con dei suoni che erano
decisamente
migliori, sussurrando “ti amo” per tutto il tempo.
Tutto l'amore
e l'energia che aveva sentito in quel momento, infine , venne
rilasciato fra le loro coperte e Quinn si sentiva allo stesso modo,
sopratutto dai lievi gemiti che continuava a rilasciare.
Rachel
prese fuoco, si calmò e si calmò e tenne stretta
Quinn, nascondendo
il viso nel suo collo. Quinn aveva le lacrime agli occhi, ma
sorrideva e baciò la testa di Rachel tenendola stretta. Non
disse
nulla e Rachel si fermò dall'iniziare un qualsiasi tipo di
conversazione, che normalmente avrebbe fatto con prodezza, ma ora...
voleva solo godersela.
Quinn
si addormentò subito dopo, respirando nei capelli di Rachel,
mentre
lei si spostava per appoggiare la testa sul petto di Quinn.
Intrecciò
le gambe alle sue e ignorò il persistente grattare alla
porta.
I
piedi di Quinn, per una volta, erano caldi e se Rachel avesse trovato
il salotto distrutto la mattina dopo, beh, ne era valsa completamente
la pena.
****
Quando
Rachel si svegliò, era perché durante la notte
Quinn era rotolata
nel letto e le aveva schiacciato un braccio sulla faccia. Rachel
smorzò il suo grido istintivo: “Oh mio Dio,
qualcuno sta cercando
di soffocarmi!” e afferrò il braccio dolcemente,
allontanandolo
dalla faccia, si mosse vicino a Quinn e la strinse.
Quinn
era stesa sullo stomaco di fronte a lei e Rachel disegnò dei
cuoricini sulla sua spalla nuda, fissandola mentre dormiva. Quinn era
sotto il lenzuolo, perché la temperatura nell'appartamento
era scesa
durante la notte, ma Rachel poteva vederne il contorno e non riusciva
a smettere di guardarla.
Non
riusciva a smettere di guardarla.
Probabilmente
si sarebbe dovuta alzare per preparare biscotti o pancake, ma... no.
Non in quel momento. Aveva di meglio da fare. Come stare lì
a
guardare la sua fidanzata.
Quando
Rachel allontanò gli occhi dal suo corpo per puntarlo sul
volto,
trovò quegli occhi nocciola che la fissavano. Quinn si
puntellò
suoi gomiti e la guardò. Dannazione.
Era
strano? Fissare la sua ragazza mentre dormiva? Sì, era un
po'
strano.
Quinn
la fissò e Rachel le sorrise dolcemente.
“Perché le tue guance
sono così rosse?” chiese innocentemente,
appoggiando una mano
sulla guancia di Quinn.
Quinn
arrossì ancora di più e Rachel
ridacchiò nel vedere le sue
orecchie andare a fuoco. “Non lo sono” disse con
calma, premendo
il volto nel cuscino, ma afferrando la mano perché rimanesse
sulla
sua guancia.
“ Sembri
una fragola” sussurrò Rachel con una risatina.
Quinn
la fissò da un occhio solo, l'altro soffocato nel cuscino e
tirò
Rachel più vicino, finché i loro volti non furono
a pochi
centimetri.
“ Buongiorno,
bella ragazza” disse Quinn sottovoce.
Allungò
una mano e le scompigliò i capelli e Quinn
seppellì tutto il volto
nel cuscino, Rachel aspettò che le mancasse l'aria per
ricevere il
suo bacio del buongiorno, grattandole il retro della testa come
incoraggiamento.
“ Piccola,
girati” piagnucolò Rachel dopo alcuni minuti in
cui Quinn non si
era ancora mossa.
Come
faceva a respirare? Un momento, stava
respirando,
vero?
Il
cuore di Rachel smise di battere un momento in una sorta di panico
irrazionale prima che Quinn rotolasse, le linee del cuscino sulle
guance. Dio, non era giusto.
Il
lenzuolo scivolò via e nemmeno quello era giusto.
Eppure
Rachel voleva il suo bacio del buongiorno, così si
chinò verso la
sua partecipante consenziente. Quinn aveva un sorriso timido ed era
ancora rossa, probabilmente per la mancata asfissia.
Rachel
non riuscì a fare a meno di premere i loro petti insieme e
così
avvolse Quinn in un abbraccio del buongiorno. Non poteva farne a
meno. Doveva accadere. Voleva accadere. Ha lasciato che accadesse.
“ Vuoi
biscotti o pancake questa mattina?” chiese Rachel sedendosi e
fissando il petto nudo di Quinn con affetto.
Probabilmente
la ragazza stava facendo la stessa cosa. Tranne che i capelli di
Rachel assomigliavano ad un nido di uccelli, mentre quelli di Quinn
assomigliavano più: “Spazzati dal vento, come una
dea del sesso”.
Quinn
annuì vivacemente e Rachel aggrottò le
sopracciglia. “Biscotti o
pancake?”
Quinn
annuì di nuovo. “Sì, grazie”.
Rachel
sbuffò e si chinò, una mano su entrambi i lati di
Quinn, i loro
nasi a poca distanza. “Scegline uno, bear. Biscotti o
pancake?”
Quinn
sorrise di nuovo, come se stesse sfidando Rachel a fare qualcosa, gli
occhi scintillanti. “Sì, grazie”.
D'accordo,
va bene, te la sei cercata.
Crollò
sul corpo di Quinn e cominciò a solleticarle i fianchi,
tenendola
ferma quando cominciò a calciare e agitarsi. Cerco di
contenere la
sua risate e provò ad evitare la testa di Quinn che
continuava ad
agitarsi.
“ Rach-Rachel!
Ra-Rac-ahh! Fer,
Rach-Ra!”
Rachel
non riusciva a decifrare quello che Quinn stava cercando di dire fra
le risate. Erano delle preghiere? Non credeva proprio.
E
poi maledizione, tutta la situazione le si ritorse contro. In un modo
buono. Il modo migliore. Rachel ritrovò a rotolarsi con la
sua
ragazza nuda sotto le coperte che rendevano tutto molto più
caldo.
Si fermò e guardò Quinn, che la stava fissando
con le lacrime per
le risate, il petto ansante, gli occhi luccicanti e... mio Dio.
Così,
biscotti o pancake?
Shhh.
Non era il momento. Rachel aveva di meglio da fare.
__________________________
NoteTraduzione:
Eccomi!
Eccomi!
Scusateeeee,
sono stata super impegnata, ma ci sono riuscita, ho trovato cinque
minuti. Questo capitolo, non ha bisogno di molte spiegazioni, dice
tutto da sé, io l'ho trovato moooolto dolce tutto quanto. La
prima
volta che l'ho letto ero tutta awwwwwwwwww *___*
Grazie
di seguirmi così in tanti e ci si vede settimana prossima!
|
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Capitolo 19 *** You Knew me better than I knew myself ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
19
You
Knew me better than I knew myself
I
padri di Rachel sarebbero dovuti arrivare al JFK un giorno di Maggio.
Rachel non aveva idea di cosa fosse un giorno di Maggio, a parte il
primo giorno del mese, ma le piaceva continuare a ripeterlo
perché
le dava una bellissima sensazione sulla lingua. E Quinn diceva che le
faceva pensare alla primavera e ai conigli. E alle uova di
cioccolato.
In
quel momento Rachel stava correndo come una pazza in mezzo al
traffico, cercando di non arrivare all'aeroporto con un'ora di
ritardo, perché lei e Quinn erano state distratte quella
mattina.
Quinn era seduta sul sedile del passeggero, tenendosi alla maniglia,
cercando un po' di stabilità, stringendo la coscia di Rachel
ogni
volta che questa gridava “May Day” fuori dal
finestrino a qualche
guidatore imbecille.
Dovevano
davvero sbrigarsi. Fanculo la legge. Rachel Berry non era mai in
ritardo.
Cornelius
aveva la faccia fuori dal finestrino, sul sedile posteriore, quasi ad
incitarla ad andare più veloce. Sì, Cornelius era
nella cazzo di
macchina. Quinn aveva passato tutta la mattinata a coccolare lui,
Pongo e Barnaby perché la facevano tranquillizzare.
Cornelius aveva
avuto solo la fortuna di essere il più piccolo e quindi il
più
facile da trasportare.
Aveva
provato a saltare giù dal finestrino e Quinn l'aveva chiuso
in modo
che gli uscisse solo la testa.
“ Rachel!”
gridò Quinn, quando Rachel inchiodo a pochi centimetri da un
taxi.
Questo
era stato emozionante!
Quinn
fissò il profilo di Rachel con gli occhi spalancati, e
Rachel figurò
che stesse avendo dei ripensamenti sulla sua fidanzata.
Perché non
l'aveva vista ancora guidare?
Rachel
fissava davanti a sé, muovendo le gambe nervosamente. Si
domandò
come sarebbe stato bello schiacciare e far andare la macchina su di
giri, ma poi si fermò al pensiero che questo avrebbe
costretto
probabilmente Quinn a schiaffeggiarla.
Dio,
sì, basta.
Si
voltò a guardarla con un sorriso innocente. “Vuoi
guidare sulla
via del ritorno, piccola?”
Orrore,
paura per la sua vita ed esasperazione, scomparvero dal volto di
Quinn venendo sostituiti immediatamente dall'espressione dolce e
timida che Rachel amava.
“ Non
posso guidare” mormorò, allentando finalmente la
presa dalla
maniglia.
Bene,
ora Rachel era sicura che non si sarebbe gettata dall'auto, mentre
guidava come una spericolata nel traffico.
“ Vuoi
dire che non hai la parante o-”
“ Non
so come,
nessuno mi ha mai insegnato”.
D'accordo,
Rachel aveva un nuovo obiettivo. Trasmettere le sue meravigliosi doti
d'autista alla sua ragazza. Sarebbe stato divertente, avrebbe pot-
“ Ehi
idiota! May Day, stronzo!” urlò Rachel dal
finestrino quando un
taxi suonò il clacson interrompendola. Stavano andando
lentissimi,
non avrebbero potuto andare più veloce nemmeno volendo.
“ Non
dire le parolacce” disse piano Quinn, aggrottando la fronte e
sporgendosi verso il deodorante che era appoggiato allo specchietto
retrovisore, per sentirne l'odore. Arricciò il naso al forte
odore
tropicale, rimettendolo al suo posto.
Dio,
quella ragazza. Rachel allungò una mano e prese quella di
Quinn
baciandole il dorso.
“ Hai
ragione, bear. Mi dispiace”.
Certo,
quell'uomo era un idiota. Ma dirglielo l'avrebbe trasformato solo in
un idiota ancora più grande e tutto quello che Rachel voleva
era
raggiungere il maledettissimo aeroporto.
Rachel
era distratta e perse un perfetto spazio per la macchina,
così si
ritrovò a fare tre volte il giro intorno all'aeroporto e
dopo aver
sprecato altri venti minuti, si arrese ed entrò in quello a
pagamento. Le sarebbe costato una fortuna, ma non aveva nessuna
intenzione di fare giro giro tondo inutilmente.
Quinn
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e Rachel la
fissò con gli
occhi socchiusi. Non essere così
sollevata donna. Cornelius rimase in macchina perché era
fresca e il
finestrino era socchiuso, probabilmente le avrebbero arrestate se
l'avessero portato con loro.
O
sarebbe finito su un volo per Timbuktu.
Perché
Rachel l'avrebbe messo su un volo per Timbuktu.
L'aeroporto
era affollato come sempre e Rachel si tirò sul capo il
cappuccio
della felpa degli Yankess a coprirsi il volto. Non voleva che la
riconoscessero, ma non voleva assomigliare ad una terrorista. Era una
linea sottile.
Rachel
cercò velocemente il monitor degli arrivi e quando lo
trovò, vide
che il volo dei suoi padri era in ritardo di due ore.
Bene,
dannazione. Rachel Berry era sempre in orario. Sorrise compiaciuta e
guardò Quinn vicino a lei. Proprio appiccicata a lei. Non
c'era
spazio. Gli occhi di Quinn schizzavano da una parte all'altra ed era
così agitata che giocherellava con l'elastico sul suo polso.
Chiuse
gli occhi e scosse la testa sentendo gli occhi di Rachel su di lei.
Rachel
prese la mano sudata e tremante di Quinn, trascinandola in un punto
più calmo, le tenne il volto per permetterle di guardarla.
“ Dobbiamo
aspettare fuori, Quinn, o magari in macchina?” chiese Rachel.
Quinn
scosse la testa vigorosamente e sbatté le palpebre
esageratamente.
“No, io-no possiamo-sto bene”.
Rachel
la guardò. “Sei sicura?”
“ Possiamo
esplorare?” sbottò Quinn scuotendo la testa,
Rachel allungò una
mano e le accarezzò i capelli.
“ Esplorare
l'aeroporto?” chiese con un sopracciglio alzato.
Era
stata in quell'aeroporto così tante volte da non riuscire
nemmeno a
contarle. Lo conosceva come le sue tasche. Cazzo, quasi ci viveva.
Addirittura un giorno un addetto alla sicurezza le aveva dato un
passaggio sulla sua macchinetta da golf, in una corsa folle per
l'aeroporto perché era in ritardo per prendere un volo.
Era
abbastanza sicura che fosse contro la legge, ma lui doveva essere
stato ammaliato dal suo talento ed era riuscita a prendere
quell'aereo, perché Rachel Berry non era mai in ritardo. E
rompere
le regole funzionava sempre per lei.
Quinn
annuì e le si avvicinò, mentre la gente camminava
tutta attorno a
loro. Quinn avrebbe potuto trasformare quell'aeroporto, l'avrebbero
tramutato in un paese delle meraviglie e non in un posto dove Rachel
aveva speso sempre una quantità eccessiva di tempo alla
ricerca del
gate giusto, o il bagno o un posto che vendeva caffè in
mezzo ad una
folla di stranieri o alla ricerca dei suoi bagagli perduti.
Rachel
annuì e le mise un braccio suoi fianchi, permettendo alla
sua
fidanzata di trascinarla per l'aeroporto. La mano di Quinn era ancora
sudata, ma il suo sguardo vagava in giro cercando di decidere dove
andare per prima.
E poi
portò Rachel al dannatissimo distributore automatico.
Rachel
non poteva biasimarla. Non avevano fatto colazione quella mattina
perché erano in ritardo e perché aveva dato il
loro ultimo waffle
ai cani.
“ Dovresti
smettere di mangiare queste schifezze, Quinn”
osservò Rachel,
anche se mise un paio di dollari nella macchinetta, mentre Quinn si
muoveva irrequieta.
“ Voglio
quello lì, per favore” disse Quinn, baciandole la
guancia e
indicando il D4.
Un
enorme biscotto Mrs
Field's e Rachel roteò gli occhi.
“ Puoi
averne la metà” offrì Quinn e poi
aggrottò le sopracciglia, aprì
l'involucro e si riempì la bocca con tre quarti del
biscotto. “Beh,
non è vegano, però puoi... possiamo... che cosa
vuoi?”
Rachel
la fissò e le pulì la bocca dalle briciole.
“Aspetterò finché
non arriviamo a casa” le disse, pungendole una guancia.
Quinn
si pulì la bocca, ma non servì a niente visto che
dopo si infilò
in bocca il resto del biscotto. Rachel si morse l'interno della
guancia per non ridere, Dio, era adorabile.
Quinn
comprò comunque a Rachel delle Starburst,
ma ne mangiò la metà mentre passeggiavano per
l'aeroporto. O per
meglio dire, mentre strisciavano contro i muri per cercare di evitare
la folla. Quinn si lasciò cadere su una delle sedie lontano
dalle
persone, tirandosi Rachel sul grembo e avvolgendole le braccia
attorno. Rachel le prese le mani che erano appoggiate sul suo stomaco
e sospirò.
Sentiva
l'odore di Starburst nel respiro della sua fidanzata. Le mani di
Quinn cominciarono a tremare di nuovo e Rachel le tenne più
strette.
“ Va
tutto bene, Quinn, ti amo” e sentì Quinn annuire
contro la sua
spalla.
“ Vuoi
fare il gioco del cavallo?” le chiese Quinn qualche istante
dopo.
Uh oh.
Rachel non ne aveva mai sentito parlare. E alcuni dei giochi di Quinn
erano... beh, si trovavano in un luogo pubblico. E non voleva essere
arrestata.
“ Qual
è il gioco del cavallo?” chiese cautamente.
Quinn
si raddrizzò e stese le braccia di Rachel di fronte a loro.
Poi
iniziò a rimbalzare su e giù, facendo si che
Rachel rimbalzasse con
lei. Come un cavallo. O un terremoto. Oh oh oddio...
Oddio.
Quinn sorrideva deliziata, completamente ignara, ma Rachel stava
avendo dei seri problemi. Con quella posizione. E il movimento. Si
chinò all'indietro e fermò il movimento di Quinn
e si voltò a
guardarla.
“ Forse
quando siamo a casa, piccola”.
Quando
non ci fossero stati i suoi genitori.
Perché
era davvero un gioco divertente. Davvero tanto divertente.
“ Lo
sapevi che i conigli possono saltare più in alto di 90
centimetri?”
chiese Quinn, mentre Rachel la portava verso il ritiro bagagli.
I suoi
genitori sarebbero sbarcati da un momento all'altro, Quinn si mosse
irrequieta e Rachel le sorrise.
“ Hanno
delle gambe davvero fo-forti” balbettò Quinn.
Bene.
Era tempo di adottare un coniglio e testare quella teoria. Rachel
sapeva che era questione di tempo prima che si trovasse un coniglio
che saltava per casa. Si domandò dove si potessero comprare
i
conigli “super jump”, quando sentì i
suoi papà.
Sì,
lì sentì.
Vicino
al rullo per il ritiro bagagli, mentre parlavano a voce veramente
alta.
“ Dove
sono, Hiram?”
“Non
lo- stiamo andando nella direzione giusta?”
“ Oh
oh, laggiù! È stupenda!”
Dio
mio. Rachel si voleva portare la mano alla faccia ancora prima di
averli effettivamente visti.
A
quanto sembrava avevano visto Rachel e Quinn, perché stavano
facendo
gli arieti in mezzo alla folla, il più educatamente
possibile e
agitando le mani come bambini eccitati. Rachel si allontanò
da Quinn
giusto per stringerli in un abbraccio ed entrambi la fecero roteare
lasciandosi andare ad esclamazioni di gioia.
Quando
la misero giù, si voltarono eccitati verso Quinn. Suo padre
Leroy
aveva un sorriso quasi maniacale. Hiram invece sembrava trattenersi
un po' meglio. Rachel si precipitò da lei, perché
sembrava davvero
terrorizzata.
“ Papà,
babbo, questa è Quinn, la mia ragazza” si
chinò a darle un dolce
bacio sulla guancia. “Quinn, questi sono i miei
papà, Leory e
Hiram.”
Leroy
fece un passo verso di loro e Quinn ne fece istintivamente uno
indietro e Rachel le mise una mano sulla schiena per calmarla.
“ È
meraviglioso incontrarti finalmente, Quinn. Abbiamo sentito parlare
così tanto di te!” dichiarò Leroy
brillantemente, tenendole la
mano. Sembrava che stesse facendo del suo meglio per non stringerla
in un abbraccio.
Quinn
lo fissò intensamente e poi gli sorrise timidamente,
stringendogli
la mano. “Anch'io, uhm, Mr. Berry” disse con calma,
rivolgendosi
poi ad Hiram.
Era
più alto e decisamente più intimidatorio, ma
questo le sorrise
dolcemente e Quinn incrociò i suoi occhi.
“ E
anche lei... Mr. Berry”.
“ Oh,
no, Leroy e Hiram, per favore!” esclamò Leroy a
voce troppo alta.
D'accordo,
calma. Abbiamo capito come vi chiamate. Mezza New York l'aveva
capito.
Quinn
annuì. “Um, Hiram e Leroy, sono così
felice che abbiate cresciuto
una figlia del genere” disse con serietà, con gli
occhi che
vagavano suoi due uomini.
Rachel
si mise quasi a ridere, ma Quinn si schiarì la gola e i suoi
papà
sembravano ad un metro da terra.
“ Volete
de-delle Starburst?”chiese Quinn timidamente, tirando fuori
le
caramelle dalla tasca e offrendole ai due uomini.
Ne
erano rimasti solo due rossi. Il gusto preferito di Quinn.
Dio,
avevano le lacrime agli occhi? C'erano sicuramente lacrime negli
occhi di Rachel. Avevano bisogno di rimettersi in piedi. Erano solo
caramelle alla frutta, non oro.
Rachel abbracciò la vita di Quinn con orgoglio. La sua
fidanzata
condivideva le sue caramelle, i suoi papà dovevano essere
persone
importanti.
“ Il
proprietario di Audi berlina targata UFR7G9 è pregato di
presentarsi
alle autorità del parcheggio immediatamente. Il proprietario
dell'auto targata UFR7G9 è desiderato
urgentemente”.
Rachel
smise di sorride e guardò l'interfono.
Maledetto
Cornelius.
****
Rachel
aveva finito di riscaldare la sua salsa vegana per le patatine, che
aveva accidentalmente fatto andare per sei minuti invece che sessanta
secondi, visto che non aveva ancora preso familiarità con il
suo
stupido e nuovo microonde. Prese il piatto e si diresse in soggiorno.
Aveva carote, cetrioli, salsa ranch e naturalmente, biscotti al burro
d'arachide.
Sempre
biscotti al burro d'arachide.
Quinn
ci aveva anche aggiunto le gocce di cioccolato per i suoi
papà.
Rachel
appoggiò tutto sul tavolino da caffè e poi si
lasciò cadere sul
divanetto, appoggiando i piedi sulle ginocchia di Quinn. I suoi
papà
stavano condividendo il divano con Puck che stava giocando in modo
indemoniato a Rock
Band Drum cercando di tenere il passo con Brittany
e Santana.
Non
era così difficile dal momento che Santana stava
“cantando”
attraverso grida e gemiti, cercando di capire se il gioco era in
grado di riconoscere le vibrazioni invece che i colpi. A quanto
sembrava stava funzionando.
Sfortunatamente.
Mentre
Brittany sembrava stesse giocando a Dance Dance Revolution con
Barnaby e la sua chitarra era stata completamente dimenticata.
Cornelius
era stato rinchiuso in bagno dopo la sua scappatella di quella
mattina. Rachel si era sentita sicura
del
fatto che non sarebbe
riuscito a scappare dal finestrino così poco aperto, ma...
beh,
qualcuno l'aveva visto saltare fuori coi suoi stessi occhi. E non era
che stesse scontando davvero la punizione. Quinn andava ogni venti
minuti con dolcetti e giocattoli così rumorosi che era
sicura che
tutto il palazzo li stava sentendo.
Rachel
inzuppò distrattamente una patatina nella salsa e se la
portò alle
labbra, realizzando in ritardo quanto fosse incandescente. Fece degli
strani rumori e poi sputò tutto quello che aveva in bocca
sulla
propria mano.
“ Aaarllghghblagghhh!”
e c'era un po' di salsa sul lato della sua bocca.
Dio,
addirittura Quinn fece una smorfia. Quinn che aveva un'enorme chiazza
di formaggio sulla maglia, da quanto si era elettrizzata troppo nello
spruzzarlo suoi sui cracker a forma di animali. Rachel si ricompose
in fretta e Quinn le accarezzò i piedi facendola ridere.
“ Quinn!
Pongo si sta ambientando?” chiese Hiram ad alta voce.
Quinn
scivolò giù dal divano, accanto al tavolino da
caffè, proprio
accanto a dove il suo orso polare era accucciato. La coda
cominciò a
muoversi al suono del suo nome.
“ È
un tenerone” disse con un sorriso, sporgendosi e infilando la
testa
nella sua pelliccia. In profondità nella sua pelliccia,
praticamente
scomparve.
Rachel
cercò di non guardarle il sedere, perché,
insomma, i suoi padri
erano proprio
lì. Fallì
miseramente ed accettò le loro provocazioni in assoluto
silenzio.
E Gesù
Santissimo, Santana doveva tacere.
Quinn
riemerse dalla pelliccia di Pongo e si accorse che nessuno stava
più
giocando, ma tutti la stavano fissando intensamente.
“ Gl-gli
piacciono i Froot Loops” disse con un filo di voce, salendo
di
nuovo sul divano e accarezzando con i piedi la schiena di Pongo.
Afferrò i piedi di Rachel e se li rimise in grembo.
“ Quanti
anni ha?” chiese Leroy incuriosito. “Sembra... beh,
non è
certamente un cucciolo”.
“ Sedici”
rispose Quinn.
Rachel
diede una gomitata nelle costole al padre. “Ed è
assolutamente
felice. Ha una vita meravigliosa” disse incoraggiante.
Una
vita meravigliosa dove gli venivano serviti dei cazzo di Froot Loops
come colazione.
“ Fabray!
Prendi la chitarra!” ordinò improvvisamente
Santana, prendendosi
una pausa dal suo cantare senza parole.
O era
meglio dire lamenti. Come una gatta. Stava respirando pesantemente,
forse avrebbe perso la voce a breve. Rachel era ottimista al
riguardo.
Quinn
sembrava titubate.
“ Vieni
Q, stiamo facendo un po' di Flaming Lips” la
esortò Santana.
“ Uhm”
Quinn guardò Rachel esitante. “Non ho idea di cosa
voglia dire”.
Rachel
sorrise e strofinò un piede sulla coscia di Quinn.
“È una band,
Q. Ma non ti preoccupare, il signor H è pronto. Puoi avere
la
prossima”.
Puck
consegnò la chitarra ad un ansioso Hiram che sembrava averne
troppa
familiarità per la sua età. Quinn
osservò i suoi movimenti con
attenzione. Sarebbe stata una professionista per la fine della
giornata.
“ Rachel!”
esclamò Brittany improvvisamente, dopo aver rinunciato a
ballare e
aver preso a giocare con Jelly e la stringa della sua scarpa.
Santana
aveva ricominciato a cantare e Rachel era sul punto di buttare la ps3
di Quinn giù dal balcone. Anzi no, era pronta a gettare
Santana giù
dal balcone.
Rachel
inarcò le sopracciglia in direzione di Brittany e permise a
Barnaby
di saltarle in grembo.
“ Hai
intenzione di venire alla giornata delle porte aperte di
Quinn?”
chiese, cercando Jelly.
Probabilmente
era terrorizzata, Rachel pensò che avrebbe fatto meglio a
correre in
bagno e a nascondersi. Non quello dove c'era Cornelius. L'avrebbe
attirata nella sua rete di perversione.
Poi
Rachel si rese conto di quello che Brittany aveva detto e si
voltò
verso Quinn. “Al rifugio? Giornata aperta?”
Quinn
la stava guardando, ma immediatamente abbassò lo sguardo sui
piedi
di Rachel, dove le mani avevano cominciato a giocherellare.
“Sì”.
Brittany
riprese. “Sì, ha detto che hanno tutti i tipi di
animali. Anche le
anatre. Così ci andrò sicuramente”.
Rachel
fissò Quinn che le stava fissando i piedi. I padri di Rachel
gettarono ad entrambe uno sguardo, poi cominciarono a riempirsi la
bocca di carote, come dei conigli con dei denti enormi. Buon Dio.
Rachel
tirò via i piedi dalle ginocchia della ragazza e si sedette
a gambe
incrociate davanti a lei. “Ehy” disse con calma.
In
realtà i piedi di Rachel non erano così
interessanti, i piedi di
nessuno lo erano. Rachel la guardò un attimo, poi le prese
la mano e
la tirò in piedi dirigendosi verso la camera.
“ Torniamo
subito” disse ai suoi padri, dubitando che potessero sentirla
visto
il fracasso che stava facendo Santana.
Rachel
amava dormire nella camera di Quinn. Il letto era come un
marshmallow. E tutti i suoi libri, i gadget e le cose di Quinn, la
facevano sentire come se stesse dormendo in una favola. Con una luce
notturna che Cornelius prontamente staccava dal muro.
Fottuto
Cornelius.
“ Non
mi avevi detto della giornata a porte aperte” disse Rachel
dolcemente, chiudendo la porta e girandosi per parlare con la sua
fidanzata.
Quinn
si stava passando le dita lungo i palmi, deglutì, ma non
rispose.
Stava ancora fissando i piedi di Rachel.
“ Bear,
guardami, pensa per immagini, d'accordo?”
Rachel
sorrise quando nervosi occhi nocciola incrociarono i suoi.
“ Il
rifugio ha una giornata a porte aperte”.
D'accordo, sì.
Rachel aveva capito quella parte. Attese pazientemente che Quinn
continuasse e le colpì dolcemente la guancia con un dito
quando non
lo fece.
Quinn
sospirò. “Vo-vogliono che io faccia un
discorso”.
Rachel
spalancò gli occhi e la sua bocca. Discorsi erano il pane
quotidiano
di Rachel Berry. Sopratutto perché coinvolgeva l'accettare
premi o
fare presentazioni stellari.
“ Barry
dice che i-io sono la migliore con gli animali. E i-io-loro
vog-vogliono-”
“ Bear”
mise una mano su quella di Quinn e la sentì sospirare.
“ Pensano
che l-la gente vedrebbe quanto tengo agli animali se facessi io il
discorso. H-hanno detto che sto andando bene e io... s-se te lo
dicevo, tu sa-saresti voluta venire e avresti visto come io sono...
non sono buona con tutti gli occhi puntati addosso o discorsi in
pubblico e la gente sarà cattiva e-”
“ Quinn”
disse Rachel a bassa voce, avvicinandosi per guardare in quegli occhi
nocciola che sembravano frenetici.
Avrebbe
voluto abbracciarla, ma il formaggio spray sulla maglietta di Quinn
non sembrava molto appetitoso.
“ E
se in questo modo aiutassi un cane?” chiese, cercando di
calmare le
mani irrequiete di Quinn. Sembrava confusa e triste. “E se,
alzandoti in piedi e pronunciando qualche parola per gli animali,
aiutassi un cane? Salvassi un animale? Come Pongo”.
Quinn
la fissò.
“ Lo
puoi fare, la gente ti ascolterà proprio come ho fatto
io” le
prese il volto fra le mani. “Quinn, quando ti sei trasferita,
c'era
solo Barnaby e basta”. Quinn annuì, ascoltando con
attenzione.
“Ora ho un orso, un demone e una Jelly all'arancia. Pensi che
lì
avrei adottati da sola?”
Rachel
sorrise all'espressione di Quinn. No, Rachel non avrebbe preso nessun
altro animale se non fosse stato per Quinn.
“ Puoi
aiutare questi animali, bear. Fai in modo che non possano dire di no
e io ti aiuterò, okay? Ti aiuto col discorso, ti
darò consigli.
Perché sono una stella e tanto altro” le disse
facendole
l'occhiolino. “E puoi parlare con Tom se lo senti necessario.
Starai bene, va tutto bene. Possiamo salvare alcuni
cuccioli!”
Quinn
arrossì e sorrise. “Sì, posso
farlo”.
Rachel
ridacchiò. “Certo che puoi”.
Strinse
Quinn in un abbraccio, uno veloce, perché non voleva venire
a
contatto col formaggio e magari vomitarle sulle schiena. Rachel si
prese la libertà di toglierle la maglietta e mettergliene
una
pulita.
“ Tutto
bene?” chiese Hiram quando tornarono in salotto sedendosi sul
divanetto, osservando la maglietta nuova di Quinn.
“ Abbiamo
avuto un bel
discorso”
disse Rachel, rendendosi conto che tutto era silenzioso.
Silenzioso.
Santana
aveva smesso di
regalar loro quei bellissimi lamenti, anzi, la stava fissando
sorridendo.
“ Vuoi
un po' di latte e cioccolato, Leroy? O Hiram? O magari... una
birra?”
chiese Quinn.
Rachel
notò che le orecchie di Quinn erano rosse e sorrise.
“ Oh,
tesoro, sì, latte e cioccolato per favore!”
esclamò Leroy.
Anche
Hiram annuì e Quinn scomparve in cucina con Barnaby alle
calcagna.
Rachel avrebbe sicuramente trovato residui di latte e cioccolato
nella sua ciotola, ne era sicura. Era probabilmente meglio del succo
di frutta che ci aveva trovato la volta precedente.
“ Sta
bene?” chiese Hiram preoccupato.
Santana
sbuffò. “Hanno appena fatto una sveltina, certo
che sta bene”.
Gli
occhi di Santana si spalancarono all'istante quando si
ricordò che
stava parlando con il papà di Rachel e immediatamente
borbottò uno
“mi dispiace”, prima di tornare a concentrarsi sul
gioco che
aveva dimenticato poco prima.
Quinn
probabilmente non aveva nemmeno idea di cosa fosse una sveltina,
Rachel sorrise rassicurante ai suoi genitori.
“ Sta
bene”.
Leroy
sorrise e si sporse verso il tavolo da caffè.
“È un tesoro, Rach.
Si prende cura di te? Perché se lo fa, noi
approviamo” sussurrò,
come se lei non lo sapesse già.
Ma
Dio, erano a New York da nemmeno tre ore e già le stavano
dando la
loro approvazione. Doveva essere un record. In realtà
conoscevano
Quinn da ormai tre mesi. Rachel era in grado di parlare molto in tre
mesi. Un
sacco.
Nella
mente di Rachel figurò l'immagine di Quinn felice alla corsa
dei
cani, che le dava i suoi libri da colorare, che si prendeva cura di
lei quando era malata, che faceva i biscotti solo per divertimento.
“ Si
prende molta cura di me”.
“ Dio,
sei disgustosa” esclamò Santana gettandole una
carota, mentre
sceglieva un nuovo brano dal gioco.
“ Io
penso che sia dolce” commentò Brittany. Jelly non
si vedeva da
nessuna parte, Rachel sperò che fosse ben nascosto.
“ Io
penso che sia eccitante” Puck giocherellò con le
bacchette che
aveva fra le mani, facendole cadere una quando incrociò lo
sguardo
di Hiram.
Rachel
aveva bisogno di insegnare ai suoi amici un po' di autocontrollo.
Beh, no, sarebbe stato un disastro, visto che nemmeno Rachel ne aveva
da vendere. Qualcun altro aveva bisogno di insegnare a Rachel e a i
suoi amici un po' di autocontrollo.
Furono
interrotti dal bussare alla porta e Rachel si alzò per
andare ad
aprire, proprio mentre Quinn si sedeva con il suo bicchiere di latte
e cioccolato. Gli occhi di Rachel si spalancarono quando vide dallo
spioncino- c'era un poliziotto dall'altro lato- e tornò
velocemente
in soggiorno.
“ Va
bene, state tutti calmi!” disse ad alta voce.
“Fingete di essere
normali!”
I suoi
padri avevano di nuovo la bocca piena di carote, Santana piagnucolava
nel microfono, Puck stava per rompere il set della batteria a
metà e
Barnaby era sulle ginocchia di Quinn, che gli stava dando da mangiare
orsetti gommosi gialli.
Dannazione.
Questo è quello che ottieni quando rompi le regole, Rachel.
Sarebbe
dovuto succedere prima o poi. Erano lì per il suo eccesso di
velocità? Oddio, stava per andare in prigione.
Rachel
riuscì a ricomporsi e aprì la porta, cercando di
essere disinvolta.
“ Salve,
signorina Berry, ho ricevuto delle lamentale per disturbo alla
quiete, le devo chiedere di diminuire i rumori. Se riceve un'altra
lamentela, sarà costretta a pagare una multa.”
Il
rumore del salotto si fermò all'istante. O forse Rachel era
diventata sorda.
Maledetta
Santana.
Rachel
si sorprese che non fosse successo quando lei aveva provato ad
insegnare a Barnaby a cantare. O quando aveva comprato le enormi
palle per lo yoga. O quando cantava ogni singolo giorno per
divertimento. Nella doccia. Quando cucinava. Quando puliva. Quando
aveva iniziato ad istruire Quinn con i musical.
C'erano
state così tante opportunità. E wow, Rachel aveva
effettivamente
dei vicini e no, non erano serial killer.
“ Certo,
signore, saremo più silenziosi” disse Rachel
educatamente,
prendendo un respiro profondo e chiudendo la porta.
Il
salotto era stranamente silenzioso quando si sedette di nuovo. Rachel
si chiese quanto effettivamente i suoi vicini potessero sentire, ma
decise di ignorarlo. Forse il canto lamentoso di Santana era stato la
goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Quinn
premette un orsetto gommoso alle labbra di Rachel, questa sorrise e
aprì la bocca, poi si inclinò e la
baciò dolcemente. I suoi padri
fecero dei versi estasiati e si strozzarono con le carote.
“ Sai
Quinn, la prima conversazione che abbiamo avuto riguardava
Barnaby”
le disse all'orecchio, assicurandosi che i suoi amici fossero
distratti a controllare, con le orecchie contro il muro, se potevano
sentire i vicini.
Non
sembravano riuscirci.
“ Credo
che dovresti parlare di questo. Come gli animali aprano nuovi mondi,
come forniscano sbocchi, sai... per unire per le persone”
Rachel
appoggiò la testa sulla sua spalla.
Non
sapeva bene quello che stava dicendo, ma si adattava perfettamente a
Quinn. Qualsiasi cosa riguardante quell'argomento. Animali. Mondi
paralleli. I suoi genitori la stavano fissando con piccoli sorrisi.
“ E
puoi parlarle di come abbiamo adottato Pongo, Cornelius e
Jelly”.
Quinn
premette un altro orsetto sulle sue labbra, ma Rachel stava ancora
parlando e non prese il suggerimento.
“ E
di quali sono i tuoi programmi per il futuro”.
Quinn
sorrise e premette la caramella più forte sulle sue labbra,
Rachel
le schiaffeggiò una mano.
“ E
potremmo-”
“ Little
Bear, mangia l'orsetto gommoso” disse Quinn, sorridendo
trionfante
quando fu in grado di metterglielo fra le labbra.
Rachel
alzò gli occhi al cielo e smise di parlare, poi
controllò il
sacchetto che aveva Quinn e sorrise. Sì, c'erano
metà orsetti
gialli, che erano destinati a Barnaby e metà blu.
Quelli
erano i preferiti di Rachel e sapeva che sarebbe stata nutrita con
quelli per il resto della serata.
_____________________________________
Note
traduttrici:
Su
questo capitolo non ho molto da dire, è stato un po' di
transizione,
ma Rachel mi uccide sempre coi suoi pensieri da pazza XD quindi, non
vi ammorbo molto con le mie note stavolta.
Ci si
vede settimana prossima con un bel capitolo importante!
|
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Capitolo 20 *** With my eyes closed you're all I see ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
20
With
my eyes closed you're all I see
La
mente di Quinn era come un meraviglioso ragno immaginario o un paese
delle meraviglie. Un labirinto di colori, immagini e sensazioni,
legati insieme da logica creativa e amore. Rachel lo sapeva. Aveva
capito che Quinn non pensava come gli altri, ma quando lesse la bozza
del discorso che aveva scritto Quinn, si ritrovò
ipnotizzata. In
completa soggezione.
La
mente della sua fidanzata era bella.
Perché
Rachel non poteva essere uguale a lei? Eliminare la paranoia e le sue
manie e cercare di essere più simile a Quinn. Se l'avesse
fatto
probabilmente sarebbero finite entrambe senza casa e si sarebbero
trovate a vivere allo zoo.
Oh
Dio, Rachel si rese conto della grande responsabilità che
aveva nel
rapporto. Oh cielo. Rachel guardò la sua fidanzata e si
chiese che
cosa sarebbe successo se si fossero scambiate la mente. Una tipica
Rachel Berry durante la sua domenica di riposo.
Quinn
giaceva sullo stomaco sull'erba, proprio affianco a Rachel,
disegnando un labirinto sul retro di una carta di caramella, con un
evidenziatore blu acceso, mentre i padri di Rachel giocavano con i
cani poco distanti.
La
favolosa testa di Quinn, non sarebbe stata in grado di gestire quella
di Rachel. Era folle e talvolta perversa, ma così
piena
di talento. Rachel
stessa riusciva a malapena a gestirla. Ne era terrificata a volte.
E come
diavolo aveva fatto virare il suoi pensieri in quella maniera?
Le
menti lavoravano in modi strani, quella di Quinn lavorava in un
guazzabuglio incomprensibile di luci, caramelle, animali e parole.
Forse Barnaby avrebbe potuto capirla, ma non altri.
“ Dovresti
scrivere un libro” disse Rachel, tracciando distrattamente le
lettere sul foglio.
Quinn
sorrise, si sedette a gambe incrociate e fissò un bambino
seduto
poco lontano da loro, che fissava gli altri giocare con una palla.
“ Davvero,
Quinn” disse Rachel, distogliendo gli occhi dal foglio e
spingendo
il suo ginocchio contro quello di Quinn. “Scrivere di... non
so, la
tua esperienza con l'Asperger. Del tuo passato, degli animali, del
fatto che stai per andare al college. E puoi inserirmi, sono
così
d'ispirazione”.
A
Rachel sarebbe piaciuto essere in un libro. Oltre, ovviamente,
all'autobiografia che avrebbe scritto. Quinn ciondolò la
testa di
lato per fissarla. Arricciò il naso e Rachel le spinse
leggermente
la spalla con la sua.
“ Papà
diglielo. Falle scrivere un libro”.
Sì,
costringila. Legala e mettile una penna in mano, così che
non possa
avere altra scelta. Probabilmente Quinn non avrebbe scritto
ugualmente, avrebbe lanciato la penna in giro o si sarebbe messa a
scarabocchiare elefanti o cose del genere.
“ Sei
una persona molto interessante, Quinn. Sono sicuro che là
fuori ci
sono un sacco di bambini come te, Asperger o meno, a cui potresti
dare molta speranza” dichiarò Hiram, guardando
Quinn e ignorando
suo marito che stava lottando al suo fianco.
Leroy
era aggrappato al collare di Barnaby, con tutte le sue forze, per
evitare che il cane corresse a gettarsi nello stagno. Cornelius stava
mangiando le croste dal panino di Quinn e Pongo era rimasto a casa
perché era in grado di fare solo brevi passeggiate.
Quinn
guardò Hiram e arrossì.
“Grazie”.
Rachel
scavò nel mucchio di cose da mangiare e trovò un
Ho-hos. Dio,
pensava di aver buttato via tutto. Continuavano a tornare.
Quinn
si alzò in piedi e portò con se la coperta,
quella con le giraffe
che Rachel aveva usato quando si era sentita male.
Oddio,
non era stata lavata. Era assolutamente disgustoso.
“ Quinn,
dove stai andando?” chiese Rachel, domandandosi se usando il
disinfettante in quell'istante, l'avrebbe potuta salvare
dall'imminente contagio di quell'ammasso di germi che erano stati li
per tre mesi.
I
germi rimanevano in vita così tanto? I germi erano vivi?
Dio, metti
a fuoco.
Quinn
si voltò e sorrise dolcemente a Rachel e poi si
avvicinò al
ragazzino seduto da solo poco distante. Sembrava avesse sei o sette
anni, coi capelli castani e gli occhi luccicanti. Quinn si
inginocchiò di fronte a lui con un'espressione dolce. Il
bambino si
sentiva timido e giocherellava con i lacci delle scarpe, mentre Quinn
gli sussurrava qualcosa.
Rachel
guardò i suoi genitori e vide che erano altrettanto assorti
in
quello spettacolo.
Quinn
indicò la palla da calcio rossa e il bambino scosse la testa
tristemente. Quinn si sedette sui talloni per un minuto e lo
studiò,
poi tirò fuori la palla da tennis di Barnaby da
chissà dove.
Sul
serio? Dove cazzo era stata nascosta?
Quinn
si alzò e tirò la palla, a quel punto Leroy non
ebbe nessuna
ulteriore speranza di tenere Barnaby. Il cane scattò, prese
la
palla, oltrepassò Rachel e si gettò sulle gambe
di Quinn, non
facendo nessun tentativo per fermarsi.
Quinn
era il suo muro.
Tenne
il collare di Barnaby, diede la palla al bambino e si alzò
fissandola con espressione interrogativa. Dio, era un cazzo di
cortometraggio, Rachel avrebbe dovuto registrarlo.
Quinn
disse qualcosa e il bambino lanciò la palla più
forte che poté e
in realtà andò abbastanza lontano. Quel bambino
era innaturalmente
forte. O Rachel era innaturalmente debole. Sì, i suoi cani
preferivano di gran lunga quando era Quinn il lanciatore.
Barnaby
scattò e scivolò lungo il terreno mentre
afferrava la palla. Si
mise in piedi e trotterellò da loro con la palla in bocca.
Ma non
c'era da fidarsi di lui, quella palla ormai era sua, l'avrebbe
distrutta e non l'avrebbe ridata indietro per nulla al mondo. Rachel
lo sapeva bene e lo rispettava. La palla era sua e se la teneva.
Rachel
sorrise quando vide Quinn inginocchiarsi di nuovo, posando una mano
sulla schiena del bambino e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Lui
ridacchiò e anche Rachel lo fece.
Sul
serio, non sapeva nemmeno che cosa si erano detti.
Il
bambino fece uno scatto verso Barnaby, che si mise a giocare a
rincorrerlo, e il bambino rise forte e Rachel non riuscì a
trattenersi e rise a sua volta.
Rachel
si rese conto che la sua risata era tremendamente forte,
così Quinn
si voltò con un sorriso e tornò verso di lei,
baciandola sulla
testa prima di sedersi al suo fianco.
“ È
stato molto carino da parte tua, Quinn” disse Leroy,
trattenendo
Cornelius in grembo.
Quinn
si strinse nella spalle e guardò di sfuggita Rachel.
“Sembrava
solo”.
Rachel
le toccò la spalla e sporse il mento verso di lei, in cerca
di un
bacio. Quinn fece finta di non vederla e le spazzolò un po'
di erba
dalla ginocchia, ma Rachel poteva vedere il sorriso sulle sue labbra.
“ Piccola,
dammi un bacio” le disse.
“ Sì,
Quinn dalle un- merda! No! Corny, vieni qui!”
Leroy
saltò per inseguire il cane che aveva deciso di unirsi a
Barnaby e
al bambino. A quanto sembrava nessuno lo aveva informato che
“Corny”
non era stato contemplato come soprannome.
Rachel
gemette e sporse il mento di nuovo, infine Quinn ridacchiò e
l'accontentò. Si tolse l'erba dalla mani e ne mise una
dietro la
testa di Rachel, l'altra sulla mascella e poté sentire il
sapore
fruttato delle caramelle di Quinn in quel bacio.
Si
trovarono a guardare alcuni bambini che lasciavano la partita di
calcio, per unirsi a Barnaby, portando con loro più palle e
frisbee,
chiedendo al primo di loro se potevano giocare mentre questo annuiva
felice.
Wow.
Barnaby era in grado di controllare i bambini. Tutti
i
bambini. Avrebbe dovuto
imparare ad utilizzare tale talento. Cornelius li stava facendo
pascolare come pecore, mentre Barnaby si rifiutò di dare la
sua
palla da tennis a chiunque altro.
Poi si
annoiò venti minuti più tardi e i bambini
tornarono a casa e il
maledetto Cornelius si buttò nello stagno, costringendo
Quinn ad
andare a recuperarlo.
Ci
entrò solo sino alle ginocchia, ma Rachel non
poté fare a meno di
registrarla e mandare il video a Santana e Kurt.
Entrambi
convennero che Cornelius era uno psicopatico e Quinn matta.
****
I papà
di Rachel sarebbero dovuti essere sulla via dell'aeroporto in dieci
minuti, ma avevano praticamente rapito Quinn mezz'ora prima e
l'avevano trascinata in balcone. Naturalmente, Rachel aveva provato a
spiare ed era stata cacciata ogni volta che si era affacciata al
vetro.
Nessuno
si stava buttando dal balcone. Nessuno stava per essere buttato dal
balcone, il che, era un buon segno. Quinn non sembrava turbata,
così
Rachel decise di lasciarli soli.
Per un
minuto esatto e poi strisciò di nuovo verso il vetro. Era
accucciata
quando Cornelius corse verso di lei dritto dentro la porta a vetri,
esattamente come aveva fatto quando era un cucciolo.
Rachel
si chiese, legittimamente, se fosse cerebroleso.
Si
rialzò e vedendo che non poteva uscire sul balcone, corse
verso
Rachel che vide che i suoi papà la stavano fissando e
strisciò
verso Pongo per grattargli la pancia. Cornelius fu subito al suo
fianco, Jelly e Barnaby lo seguirono, sino a circondarla, e i suoi
padri la trovarono così quando tornarono dentro. Rachel
fissò
Quinn, aveva gli occhi rossi e residui di lacrime, ma stava
sorridendo e la tirò in piedi stringendola in un abbraccio.
“ Va
bene ragazze, appuntamento su Skype fra due settimane, okay?”
disse
Leroy, trascinando due enormi valige fuori dalla camera di Rachel.
“ Sì,
papà” confermò Rachel stringendolo in
un abbraccio. Odorava di
birra e gomma da masticare e successivamente ne diede uno anche a
Hiram.
“ Quinn”
disse Hiram, aprendo le braccia verso di lei.
La
ragazza si morse il labbro inferiore e si mosse verso di lui
esitante, ma rise di gusto quando Hiram la fece volteggiare.
“Okay
ragazze, state al sicuro, divertitevi e prendetevi cura l'una
dell'altra, okay?”
Rachel
mise il braccio sulla vita di Quinn e le baciò una guancia.
“Ovviamente”.
“ Quinn”
disse Leroy facendole l'occhiolino.
Fu
probabilmente l'occhiolino più ridicolo che avesse mai
visto, oltre
ad aver coinvolto il volto, aveva coinvolto anche metà della
spalla.
Quinn
arrossì e annuì, fissando le proprie scarpe. I
suoi padri
salutarono e baciarono tutti gli animali e si soffermarono di
più su
Pongo, perché c'erano forte probabilità che non
l'avrebbero
rivisto. Rachel si offrì di dargli un passaggio, ma
rifiutarono
dicendole di prepararsi per lo show di quella sera.
Sì,
okay, aveva colpito un segnale di stop una volta quando era in
macchina con loro. Ma non era una così terribile guidatrice.
Sì,
aveva colpito uno stop e non aveva nemmeno idea di come avesse fatto.
Aveva fatto una strana manovra e nella retromarcia l'aveva colpito.
Rachel
si lasciò cadere al fianco di Quinn. “Che cosa ti
hanno detto?”
prendendo i piedi della ragazza sul suo grembo.
Quinn
sorrise timidamente. “Amo i tuoi papà”.
Bene,
wow, ma non era l'informazione che Rachel stava aspettando e le fece
il solletico sotto il piede.
“ Ma
cosa ti hanno detto?”
Quinn
agitò il piede nella sua presa in modo da potersi
concentrare,
mentre Rachel la fissava.
“ Hanno
detto che sei il loro mondo e di prendermi cura di te. E io ho detto
che lo farò, perché sei anche il mio mondo. Hanno
detto delle cose
su, uhm, il mio discorso e...me. E mi hanno detto che se mi spezzi il
cuore ti diseredano e adottano me”.
Rachel
sbuffò. I suoi padri. Tipico.
“ Ora
gioca con me” le disse con leggerezza, tirando la maglietta
di
Rachel per toglierla.
Beh,
non poteva discutere con quello.
Lasciò
che Quinn le sfilasse la maglietta dalla testa e le scompigliasse i
capelli, così che non potesse vedere. Caddero giù
dal divano, a
causa del salto esuberante di Quinn e vennero attaccati dai loro
animali sul pavimento e si spostarono in camera da letto.
In
quella di Quinn. Non in quella di Rachel, perché i suoi
genitori se
ne erano appena andati e l'avrebbe fatta sentire strana.
Ma i
suoi padri erano andati via e avrebbero potuto finalmente giocare al
cavallo!
*****
Lo
spettacolo di Rachel andò bene, come sempre,
perché era una stella
e uscì dopo coi colleghi a bere. Non ci andava spesso,
sopratutto
perché aveva una ragazza angelica che l'aspettava a casa, ma
non
voleva che i suoi colleghi si sentissero trascurarti. Non poteva
essere una stella senza che il cast la supportasse.
E
ovviamente erano anche suoi amici.
Rachel
non era ubriaca. Aveva solo dimenticato temporaneamente come si
camminava. Come si pensava e parlava con chiarezza. Aveva trascorso
due minuti buoni a chiedersi perché la sua gamba non aveva
fatto
altro che vibrare, prima di rendersi conto che aveva ricevuto un
messaggio.
“Da
Quinn!” Strillò Rachel.
Dio,
Quinn era incantevole. Quinn era bella e meravigliosa. Aveva la
migliore fidanzata.
Quinn:
Hey, Rach. Torni presto? Ho bisogno di parlarti xx
C'erano
voluti cinque minuti buoni perché Rachel mettesse a fuoco lo
schermo, leggesse e sopratutto comprendesse il messaggio. Quinn aveva
bisogno di lei. Rachel uscì dal locale come Flash.
Beh,
provò ad uscire dal locale come Flash. Diede a Matt un po'
di soldi
per pagare il conto, molti soldi, poi si distrasse e
cominciò a
cantare la canzone che stava andando nel locale. Era sicura di
conoscere le parole, solo che non le ricordava, così decise
di
inventarle.
Uno
stronzo si avvicinò e fermò la sua danza
improvvisata, rendendosi
conto che era James e oh, Quinn aveva bisogno di lei!
Rachel
prese un taxi per andare a casa e salì le scale fino
all'appartamento, perché si dimenticò
dell'esistenza degli
ascensori. Dopo aver visitato due piani sbagliati, raggiunse il
proprio e trascorse dieci minuti a cercare di aprire la porta.
Perché
diavolo non funzionava? Doveva chiamare il fabbro. Dov'era il suo
telefono?
La
porta si aprì e Quinn la stava guardando un po' preoccupata.
“ Big
Bear!” esclamò Rachel, gettandosi fra le sue
braccia.
Dio,
ne aveva sentito la mancanza. Erano state sperate così
tanto.
Quinn profumava di
caramelle, Rachel avrebbe voluto mangiarle un braccio.
“ Ehi,
piccola” rispose Quinn baciandole la testa e trasalendo
quando
sentì il suo respiro.
“ Sono
venuta a casa per te, Q. Quinnie, bear, Quinnie-Quinn-Quinn!”
A
Rachel piacevano da morire i soprannomi. Dov'era Seal? Tolse la testa
dal petto di Quinn e si guardò intorno. Amava
così tanto Seal,
voleva dargli un abbraccio.
“ Qualcuno
è un po' ubriaco” disse Quinn scortandola in
salotto.
Rachel
camminò dritta verso il tavolo e sobbalzò quando
lo urtò con
forza. “Quinn chiama un ambulanza!”
piagnucolò. Dio, l'anca,
aveva bisogno di farla sostituire.
Quinn
la prese in braccio e la portò verso la camera da letto con
un
piccolo sorriso. “No, little bear, va tutto bene. Ma ora
è tempo
di dormire”.
Rachel
provò a lottare fra le sue braccia, ma queste non
allentarono. La
sua fidanzata era forte, avrebbe potuto battere i cattivi.
“Sono
tornata a casa perché hai detto che volevi parlare con me.
Quindi
parliamo. Parla, parla, parla”.
Lasciò
che Quinn la mettesse sul letto e scoprì di essere in grado
di stare
seduta, infine si stese e la guardò scostarle una ciocca di
capelli
dal volto.
“ Domani
mattina, Rachel. Sei una specie di pasticcio”.
Andiamo.
Rachel Berry non era mai un pasticcio. Certo, non riusciva a
sostenere la parte superiore del suo corpo, ma non era un pasticcio.
Quinn
iniziò a tirarle via i jeans e Rachel sorrise vivacemente
verso di
lei. Le scompigliò i capelli facendoglieli finire in bocca e
Quinn
sfuggì alla sua presa.
“ Lascia
che ti tolga i pantaloni, Rachel”.
Ehi,
non aveva da chiedere, poteva farlo quando voleva. Lasciò
che Quinn
la spogliasse e poi la costrinse a darle la parte superiore del suo
pigiama. Profumava di magia. Quinn strisciò al suo fianco e
cercò
di calmare le sue mani curiose.
Beh,
ora non era più divertente.
Rachel
avvolse tutti e quattro gli arti attorno a Quinn e seppellì
il volto
nel suo collo. “Ti amo, biggy bear”
mormorò, sbavandole sulla
pelle.
Quinn
non si ritrasse, la tenne stretta. “Ti amo, drunky. Notte,
notte”
mormorò, accarezzandole i capelli sino a che non cadde
addormentata
due secondi dopo.
Rachel
si svegliò esattamente quattro ore più tardi e
rimase immobile per
venti minuti cercando di calmare il pulsare alla tesa e la nausea,
domandandosi cosa diavolo fosse successo. Si ricordò cosa
era
accaduto e si voltò, trovando gli occhi di Quinn lucidi e
aperti
rivolti al soffitto.
“ Ehi,
Quinn” disse piano, sedendosi lentamente.
Dio,
stava per vomitare, non c'era niente di peggio del vomito su tutto il
letto. Sperava di non doverlo sperimentare.
“ Sono
le tre del mattino, Rach, torna a dormire” le disse con voce
roca.
Rachel
scosse la testa. Dannazione, non l'avrebbe rifatto molto presto,
allungo una mano verso il comodino e accese la luce.
“Non
vomitarmi addosso” disse Quinn tranquillamente. Non si era
seduta,
aveva sepolto il volto in Pooh.
“ Non
lo farò” la rassicurò Rachel, nella
speranza di poter mantenere
la promessa.
Si
chinò verso di lei per guardarle gli occhi. Erano rossi e
Rachel
sentì il cuore batterle forte.
“ Quinn,
cosa c'è che non va?” le chiese dolcemente.
“Perché avevi
bisogno di parlare con me?”
Quinn
deglutì e asciugò il naso sull'orso.
“Possiamo parlarne quando si
alza il sole”.
“ No,
sei triste e io voglio farti stare meglio”.
Rachel
le tolse i capelli dal volto e guardò Quinn sedersi, schiena
contro
la spalliera e Pooh stretto al petto.
“ Non
posso permettermi la New York University” disse infine.
Rachel
la fissò, quella conversazione sarebbe stata lunga e i suoi
postumi
della sbronza gli rendevano tutto più difficile.
“ Cosa?
E gli aiuti finanziari?”
“ No-non
sono abbastanza. Coprono solo la metà e poi...” la
voce di Quinn
si affievolì e Rachel le toccò un braccio.
“ Beh
e se copro io il resto? Posso-”
“ No”
la interruppe Quinn. “Questo è esattamente-questo
è il genere di
cosa che Tom-Tom ha detto di evitare”.
Rachel
socchiuse gli occhi nelle luce fioca. “Troveremo una
soluzione. Hai
intenzione-”
“ Ho
intenzione di chiamare mia zia” sbottò Quinn, per
poi nascondere
di nuovo il volto nell'orso.
Rachel
passò le dita nervosamente fra i suoi capelli biondi, non
sembrava
un meraviglioso piano. Quinn riprese la parola prima che Rachel
potesse iniziare a farneticare su Lisa e le sue qualità
orribili.
“ Voleva
pagare per la Columbia. Credo che pa-pagherebbe pe la NYU. Voglio
dire, lo sto facendo, così da poter trovare un vero posto di
lavoro”.
“ Tu
hai già un vero lavoro” la interruppe
tranquillamente Rachel.
Lasciò
andare il braccio di Quinn e si alzò in piedi. Dio, lei
aveva
sostanzialmente bandito Lisa dalla vita di Quinn. Cazzo.
E wow,
indossava una maglietta con dei dinosauri.
Gli
occhi di Quinn la seguirono per la stanza. “Sai cosa voglio
dire...” disse dolcemente. “È la mia
famiglia. Non... lei non è
così male come pensi”.
Rachel
sospirò e smise di camminare, incrociò gli occhi
ansiosi di Quinn.
Era fottutamente troppo presto per quello. O in ritardo, a seconda
dei punti di vista.
“ Quinn,
piccola, è un'influenza orribile. Forse
le stai a cuore ma-”
“ Non
l'ascolterò” disse Quinn in fretta, come se stesse
cercando di
convincerla. “So quello che sto facendo, so chi sono e non
l'ascolterò. Qualunque cosa lei dica. Io ascolto te e Tom,
e... me
stessa”. Arricciò il volto e venne fuori
un'espressione strana.
Rachel
sorrise leggermente, Quinn non era così influenzabile o
credulona
come quando si era trasferita lì. Aveva riso forte quando
Rachel le
aveva detto che stava per dare via Cornelius ad una famiglia che
viveva in una fattoria. Forse la zia non sarebbe stata un cazzo di
padrone.
Un
padrone malvagio.
“ La
vuoi chiamare domani?” chiese Rachel con attenzione,
avvicinandosi
di nuovo al letto.
Quinn
annuì lentamente, i suoi occhi erano lucidi di nuovo, Rachel
si
arrampicò sul letto e la strinse forte.
“ Sei
arrabbiata con me?” borbottò Quinn, con la testa
sepolta dentro
Pooh.
“ Certo
che no, Quinn. Io sono sempre dalla tua parte, qualunque essa
sia”.
Quinn
sorrise leggermente. “Rendi tutto meglio”.
“ Tutto
meglio” confermò Rachel, mettendo la testa sulla
spalla di Quinn
quando il male alla testa tornò per vendetta.
Dio,
non avrebbe più bevuto. Quinn aveva avuto una grande idea,
latte e
cioccolato per la vita. Spostò Pooh dal petto di Quinn
così da
poterla usare come cuscino.
“ C'era
qualcosa che Pooh diceva... che mi ricorda te” disse Quinn
con
calma, passandole le dita fra i capelli.
Cosa,
quel
Pooh?
Parlava? Era così dannatamente presto.
Quinn
continuò. “Ha detto, if you want to make a song
more hummy, add a
few tiddely poms”.
Rachel
si innamorò di nuovo, con tutta la sua sbronza alle tre del
mattino,
sul punto di vomitare e con la testa che era sul punto di rompersi in
due. Poteva però sentire il sorriso nel tono di Quinn.
“ Ha
anche detto, è difficile essere coraggiosi quando si
è un piccolo
animale”.
Rachel
le baciò la pancia, non aveva la forza di raggiungerle il
volto.
“Sei coraggiosa, piccola” mormorò.
Dio,
non riusciva a tenere gli occhi aperti.
“ Perché
sono più grande di lui”.
Aspetta,
più grande di chi?
Okay,
quella conversazione era deviata ad un certo punto. Rachel si
rannicchiò, sperando in qualche altra ora di sonno.
“ Sì,
sei più grande di lui”.
“ Più
grande di Pooh”.
Rachel
sorrise sullo stomaco di Quinn, la sua mano nei capelli era
semplicemente meravigliosa.
“ Sì,
perché tu sei il mio big bear”.
Rachel
realizzò di star dicendo un sacco di cose stupide e
sentimentali, ma
si addormentò fra le braccia di Quinn prima che potesse
anche solo
pensarci approfonditamente.
___________________
NoteTraduttrice:
Mi
scuso per il ritardo, ma ieri non ho avuto un attimo di tempo, ma
state tranquille che finirò la traduzione, potrei avere
qualche
volta un giorno di ritardo per problemi di vita e lavoro, ma
arriverò
sempre.
Non ho
molto da dire se non che siamo al capitolo 20 e ne mancano solo 10
alla fine! Yey!
Enojy,
see next week! :)
ManuKaikan
|
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Capitolo 21 *** You've been the song in the background, turning up now ***
Just
off the Key of Reason
Capitolo
21
You've
been the song in the background, turning up now
Rachel
stava riempiendo due tazze di Dinosaur
Egg, quando si
decisero a fare la chiamata. Quinn li aveva visti al negozio e aveva
chiesto di comprarli, Rachel l'aveva accontentata perché
sembravano
interessanti. Piccoli dinosauri colorati emersero dalla farina
d'avena.
Fu
fottutamente magico e Quinn sembrò felice.
Ma
in quel momento Quinn era seduta rigidamente al bancone della cucina,
con Jelly di fronte a lei che era seduta sul telefono in cerca di
attenzioni. Quinn non gliele stava dando, facendo invece correre le
mani sul suo pigiama con le renne.
Rachel
cercò di tenere per se i pensieri: “Questa
è la peggior idea
di sempre” e “Questo
determinerà il destino di Quinn e il
resto delle nostre vite per sempre”. Era
consapevole che
fossero un po' drammatici, ma non riusciva a smettere di pensarci.
E
guardò i dinosauri emergere.
“ Quinn,
questo è incredibile!” dichiarò Rachel,
guardando la tazza e
sedendosi vicino a lei.
Quinn
alzò lo sguardo dal gatto e lo puntò sul suo cibo
e i suoi occhi si
illuminarono per un momento. Guardò la tazza di Rachel e i
suoi
occhi si allargarono ancora di più.
“ Aspetta,
perché tu hai così tanti triceratopi? Io ho solo
stegosauri”.
Wow,
Rachel aveva una fidanzata che poteva pluralizzare la parola
stegosauro e non era sicura riguardo i triceratopi, non era una
cavolo di paleontologo. In realtà, Rachel avrebbe potuto
mangiare
valanghe di velociraptor per quanto le importava. Avrebbe volentieri
scambiato le ciotole, ma Quinn aveva già mangiato tutti i
suoi
dinosauri prima di passare alla farina d'avena.
Infine,
Quinn tolse Jelly dal telefono per chiamare Lisa e Rachel
capì che
probabilmente sarebbero diventate diabetiche prima dei
trent’anni.
Quinn la guardò nervosamente, passando le dita suoi numeri
del
telefono, Rachel le dedicò un pollice sollevato e un cenno
del capo
fiducioso.
Non
era sicura che fosse una buona idea. Per niente. Quinn sorrise
leggermente e Rachel le prese la mano libera, impedendole di giocare
con i cucchiai sul tavolo.
“ Pronto?”
disse Lisa dall'altro capo.
Rachel
sobbalzò a quel suono, quella donna riusciva ad inquietarla
anche
attraverso il telefono. E sì, anche in quel modo suonava
come un
frullatore.
“ Ciao,
zia Lisa. Sono Quinn... e Rachel”.
Ci
fu una lungo momento di silenzio e Rachel deglutì lentamente
la
farina d'avena, perché sembrava come se fosse il rumore
più forte
di sempre.
Dio,
le persone potevano ingoiare rumorosamente? Era impossibile. Quinn
l'aveva sentita? Perché il loro appartamento era
così silenzioso?
Dove erano tutti i loro maledetti animali?
“ Oh.
Quinn. Come stai?” Lisa non sembrò fredda o poco
accogliente, era
forse un po' insicura. E sorpresa.
Rachel
non ne fu sorpresa, avevano avuto un bel confronto l'ultima volta che
si erano viste.
“ Sto
bene, grazie” rispose lentamente Quinn.
Rachel
deglutì di nuovo, contraendo i muscoli dietro al collo, come
un
pitone. E cominciò a soffocare. Quinn la fissò e
cominciò a
batterle una mano sulla schiena.
“ Che
succede? È Rachel? Sta bene?” disse Lisa
dall'altro capo, sembrava
sinceramente preoccupata.
Rachel
annuì vigorosamente. Dio, rimettiti insieme. Fottuta farina
d'avena.
“ Si,
Lisa, sto bene, grazie” disse Rachel allontanando la tazza.
“Quinn
ha una notizia per te!”
Anche
in quel caso ci fu silenzio.
“ D'accordo,
sentiamo”.
Rachel
guardò Quinn in attesa e questa annuì prendendo
un respiro. Rachel
era pronta a fermarla e a riportarla sul dritto percorso se per caso
avesse perso le parole.
“ Andrò
alla New York University” iniziò Quinn, le sue
dita si agitarono
sotto la presa di Rachel. “Farò un corso di laurea
accelerato in
biologia, con master nello studio degli animali, perché
voglio
lavorare allo zoo in modo professionale. Co-comincio quest'estate e
posso prendere veterinaria se voglio, m-ma ancora non ho
deciso”.
Quinn
prese un respiro e si leccò le labbra, di nuovo ci fu
silenzio. Dio,
Lisa era un'esperta nell'arte della suspense. O dell'indignazione.
“ Beh...
immagino che alla fine tu abbia deciso di ascoltarmi”.
Hmm.
Quinn
sembrò spiazzata, quindi Rachel si sentì felice
di intervenire.
Molto volentieri. Ma decise di trattenersi, perché insomma,
stavano
per chiedere a quella donna di pagare un sacco di soldi per le tasse
universitarie. Quindi era il caso di essere gentile con lei.
O
forse passiva-aggressiva che si mascherava da gentile.
“ Quinn
ha preso effettivamente questa decisione da sola. Coi suoi tempi,
quanto sentiva che fosse giusto per lei e con supporto
incondizionato” Rachel sentì Lisa sospirare al
telefono.
“ Va
bene, allora. In entrambi i casi, è la decisione giusta. Ora
potrai
avere davvero un futuro, Quinn”.
Quinn
fissò il proprio grembo e Rachel strinse gli occhi.
“ Ma
non capisco perché me lo stai dicendo. La tua fidanzata ha
reso
abbastanza chiaro che sono una terribile influenza per te”
dichiarò
Lisa.
Quinn
prese un respiro e guardò Rachel come se preferisse essere
ovunque
ma non lì, non a quel bancone e non in quella conversazione.
Quinn
sembrava sconvolta e Rachel si alzò stringendola da dietro,
poi le
baciò l'orecchio incoraggiante.
“ H-ho
fatto domanda per alcune borse di studio, con quelle e gli aiuti
statali e i miei risparmi... posso permettermi di pagare solo la
metà
delle tasse scolastiche. E ho pensato che-”
“ Hai
pensato che io potessi pagare il resto” terminò
Lisa.
Quinn
scosse la testa come se stesse fisicamente male. Lo fu per Rachel, la
testa della ragazza le colpì la mascella, ma strinse forte
la presa
su Quinn quando questa provò a girarsi.
“ Ho
pensat- voglio dire, vo-volevi pagare per la Columbia e questo
è
comunque... un college. Sto iniziando tardi. Posso sempre-noi
possiamo-voglio dire-”
Rachel
le toccò la guancia e Lisa la interruppe immediatamente.
“ Quinn,
Quinn, ascolta. Ovvio che pagherò per la New York
University. È
quello che ho sempre voluto per te e lo sai”.
Okay,
d'accordo, era il momento giusto per riagganciare.
“ Ma
voglio che tu faccia veterinaria”.
Merda.
Quinn
rimase in silenzio, Rachel cercò di non soffocare con la sua
saliva.
“ Va
bene” disse tranquillamente Quinn dopo poco istanti.
Rachel
la fissò con gli occhi spalancati, poi il telefono, come se
stesse
per prendere vita.
“ Okay,
allora-”
“ Cosa!
No!” esclamò Rachel, lasciando andare Quinn.
“Signora Fabray,
non può solo-”
“ Rachel,
Rachel, va tutto bene” disse Quinn a bassa voce, cercando di
tirare
Rachel lontano dal telefono.
Rachel
era talmente sconvolta, che si lasciò spostare come una
palla da
ping pong.
Non
aveva bisogno di sentire quello che Quinn avrebbe detto a Lisa prima
di riattaccare. Tutta la sua energia si diresse dritta nell'anima di
Quinn. Nell'anima di Quinn. Sapeva che la sua
fidanzata poteva
sentirlo.
“ Quinn!”
Quinn
sembrava spaventata e piuttosto confusa, mentre si alzava dalla
sedia.
“ Come
puoi permetterle di farti questo?” chiese Rachel a voce alta,
agitando le braccia con forza. Sì, con forza, avrebbe potuto
addirittura decollare, volare sino a casa di Lisa.
“ Farmi?”
chiese Quinn in shock ed immobile.
“ Lasciare
che ti manipoli di nuovo! Legarti di nuovo! Quinn, sapevo che questa
era una cattiva idea!”
Quinn
si guardò intorno come se stesse cercando delle risposte.
“No, lei
non mi sta manipolando. Farò v-veterinaria perché
voglio, non
perché lei-”
“ No,
tu pensi di volerlo! Te lo sta mettendo in testa,
perché è
l'unico modo perché lei paghi il college!” Rachel
non stava
urlando, stava solo cercando disperatamente di avere ragione.
“ Rachel,
sto facendo questo per me stessa! Lo sai. Sai che posso pensare da
sola” dichiarò Quinn a voce alta.
Era
pacato, così non fece molta differenza, ma tutti gli animali
uscirono dalla camera quando lo sentirono.
Quello
era strano. Cosa stava succedendo? Stavano discutendo? Oh Dio, no.
Rachel
vide gli occhi lucidi di Quinn sbattere. Era il giorno del discorso.
Non era quello che voleva. Prese il guinzaglio di Barnaby e lui la
raggiunse saltellando allegramente.
“ Lo
so, lo so, Quinn” disse ammorbidendo la sua espressione.
“Non era
quello che volevo dire... vado a fare una passeggiata, okay? Ci
vediamo lì”.
Quinn
annuì tristemente e Rachel andò a darle un dolce
bacio sulla
guancia, prima di scortare Barnaby fuori dalla porta.
La
prima cosa che Rachel fece non appena uscì dal palazzo fu
chiamare
Tom. La giornata delle porte aperte sarebbe iniziata a mezzogiorno,
così aveva esattamente due ore per calmarsi e rimettersi
insieme.
****
La
prima cosa che le chiese Tom fu dove diavolo poteva trovare la farina
d'avena coi dinosauri, perché era sicuro che suo figlio ne
sarebbe
andato matto. Dopo averglielo comunicato, Rachel gli spiegò
quello
che era successo e Tom le disse che stava esagerando. Rachel lo
sapeva e poi aggiunse che si stava sì, comportando da
ragazza brava
e amorevole, ma che si era lasciata trasportare come sempre. L'unica
cosa che doveva fare era parlare con Quinn.
Solo
parlare con lei. Era facile.
Gli
disse che le persone come Quinn, con la sua sindrome, non erano in
grado di gestire delle liti del genere, bisognava parlargli
lentamente e senza agitarsi.
Rachel
poteva farlo, aveva già visto che poteva farlo.
Barnaby
apprezzò molto la sua camminata di due ore ed era piuttosto
soddisfatto quando Rachel lo condusse alla giornata delle porte
aperte. Era piuttosto affollato, pieno di cani e gatti. E di bambini
che avrebbero fatto meglio ad essere chiusi in gabbia al posto dei
cani.
Rachel
oltrepassò la porta principale trascinando un Barnaby
eccitato con
lei, dirigendosi verso il cortile che avrebbe ospitato l'evento.
“ Rachel!”
Rachel
saltò spaventata al suono stridulo di quella voce e si
voltò per
vedere Brittany che la raggiungeva, un'anatra fra le braccia.
“ Brittany,
ehi! Che cos'hai lì?” chiese, facendo un passo
indietro quando un
becco la morse.
Santana
si fece strada fra la folla, l'espressione più cupa che le
avesse
mai visto dipinta in volto. Sembrava rassegnata ad una sorta di
destino.
“ Salvano
le anatre qui, sai quelle che magari hanno mangiato qualcosa che non
dovevano o cose così” spiegò
brillantemente Brittany. “Questa è
nata qui e non è mai stata fuori in natura,
perché le altre anatre
potrebbero ferirla o potrebbe morire. La stiamo adottando!”
Rachel
si morse l'interno della guancia sino a farla sanguinare pur di non
ridere, Santana invece sembrava sul punto di voler uccidere qualcuno.
Preferibilmente un'anatra, ma non sarebbe mai accaduto, così
il suo
sguardo omicida si posò su Rachel.
“ L'abbiamo
chiamata Flappy!” esclamò Brittany.
Oh
mio Dio.
“ È
meraviglioso il fatto che stai salvando un animale, Britt”.
Le
immagini che si stavano formando nel cervello di Rachel, le stavano
rendendo quasi impossibile non ridere di Santana. “Ragazze
avete
per caso visto Quinn?”
Brittany
annuì, cullando l'anatra come se fosse un bambino, ignorando
il suo
frenetico, quanto arrabbiato, starnazzare. Lo sguardo di Santana si
ammorbidì un po' e inclinò la testa facendo segno
verso il piccolo
palco.
“ Sta
andando un po' fuori di testa, Berry, vai a calmarla”.
Brittany
annuì con entusiasmo. “Sì, San le ha
detto che picchierà
qualcuno se a questo non piacerà il suo discorso. Non credo
che
Quinn le abbia creduto”.
Rachel
sorrise in ringraziamento e poi persa nei suoi pensieri,
allungò una
mano per accarezzare la testa dell'anatra. Si bendò il morso
con un
tovagliolo, sorpresa che le anatre potessero far sanguinare,
perché
non avevano denti, giusto? Rachel non aveva comunque voglia di
controllare se li avessero o meno.
Trovò
Quinn piuttosto facilmente, seduta sui gradini sul retro del palco
che si dondolava avanti e indietro. Quinn saltò in piedi
quando la
vide e la raggiunse velocemente per stringerla fra le braccia.
Rachel
restituì l'abbracciò. “Va tutto bene,
bear. Ti amo”.
“ Ti
amo. Ti amo anch'io. Ti amo così tanto” disse
Quinn fra i suoi
capelli.
Rachel
le sorrise e si scostò giusto il tempo per legare Barnaby ad
un
palo, aveva quasi pensato di legarlo ad uno dei supporti del palco,
ma sarebbe stato un disastro.
“ Quinn,
voglio farti una sola domanda, okay?” le disse afferrando le
mani
tremanti della ragazza.
“ Cos'è
successo alla tua mano?” chiese guardando il bendaggio che
aveva
fatto.
Il
sangue aveva imbevuto il fazzoletto, era piuttosto disgustoso.
Rachel
scosse la testa. “Niente, l'anatra di Brittany mi ha
morso”.
Quinn
aggrottò le sopracciglia e prese la mano di Rachel pronta a
darle un
bacio, ma si fermò a metà strada, ripensandoci.
Rachel pensò che
fosse la cosa migliore, chi poteva dire dove fosse stata quella
papera.
Oh
Dio, aveva bisogno di un qualche tipo di vaccinazione?
Quinn
le accarezzò la mano. “Vai, chiedi”.
Brillanti ed ansiosi occhi
nocciola si puntarono su di lei.
“ Vuoi
essere un veterinario?”
Una
domanda. Era tutto quello di cui Rachel aveva bisogno. Semplice e
facile.
“ Sì”
rispose Quinn.
Sembrava
eccitata e anche nervosa. Rachel passò in rassegna il suo
volto,
anche se sapeva perfettamente che Quinn non era in grado di mentire.
E quel sì era abbastanza buono per loro.
Rachel
sorrise e si chinò a baciarla. “Mi dispiace per
prima. Sei un
tesoro amore, ma il mondo no e io voglio solo proteggerti”.
Quinn
arrossì e Rachel le scompigliò i capelli,
ridacchiando quando la
vide tirarsi via.
“ Grazie”.
Rachel
guardò la folla crescere e poi diede un'occhiata all'orario.
Mancavano cinque minuti prima del discorso di Quinn. Era un maledetto
manicomio. Animal House.
“ Come
ti senti?” le chiese Rachel, spingendo Barnaby con un piede
per
evitare che si strangolasse nel tentativo di rincorrere un gruppo di
bambini che gli passò di fronte.
Cosa
avesse intenzione di fare una volta raggiunti tali bambini, Rachel
non lo sapeva.
Quinn
fece un profondo respiro e la guardò con espressione
preoccupata.
Rachel non si era aspettata niente di meno. Erano circondate da
persone e Quinn stava per fare un discorso per loro. Rachel le
strinse le mani tremanti e Quinn saltellò da un piede
all'altro.
“ Va
tutto bene, piccola. Ricordati di respirare” le disse
rassicurante.
“Hai fatto le prove per questo, puoi farlo, okay? Se succede
qualcosa, io salto sul palco e comincio a cantare My Man”.
O
Don't Rain on my
Parade. Forse
la folla l'avrebbe apprezzato di più? In entrambi i casi,
avrebbero
lasciato quel posto con degli applausi.
Quinn
scosse la testa e alzò il volto verso il cielo, i suoi occhi
guizzarono da una parte all'altra. Rachel si chiese cosa fare.
Saltarle
addosso? No, non avrebbe funzionato.
Citare
un orso di peluche? Sì, quello avrebbe funzionato.
“ Quinn,
bear, guardami” disse Rachel a bassa voce, attendendo che
Quinn la
guardasse. “Tu... mi hai citato Orso Pooh l'altra
sera”.
Quinn
prese un profondo respiro e Rachel capì che la stava
ascoltando.
“ Quindi
ora, ho una pillola di saggezza per te, sei pronta?” chiese
Rachel
come se le stesse per dire un segreto importantissimo. Quinn
annuì e
si sentì stringere di più le mani. “Sei
sicura?” Quinn annuì
di nuovo. “Sei assolutamente sicura, Quinn,
perché-”
“ Rachel!”
si lamentò Quinn, guardando di nuovo il cielo.
“Va
bene, va bene. Big Bear... se accadrà ed un giorno non
saremo più
insieme, c'è qualcosa che devi sempre ricordare”.
Rachel
non riusciva ad immaginare un futuro come quello, ma aveva bisogno di
seguire con accortezza la citazione. Pooh sarebbe stato orgoglioso.
Quinn probabilmente conosceva quella citazione e sarebbe stata
orgogliosa anche lei.
“ Tu
sei più coraggiosa di quanto credi” disse Rachel.
“Più forte di
quello che sembri... e più intelligente di quanto
pensi”. Parlò
lentamente e gli occhi delle ragazza erano puntati su di lei.
“Ma
cosa più importante, anche se siamo separate... io sono
sempre con
te” terminò.
Quinn
non disse nulla e Rachel le toccò una guancia, ma
continuò a non
dire nulla, così la strinse in un abbraccio.
“ Quinn,
sei qui per gli animali. Per quello che ami, quindi vai li fuori e
parla per loro”.
“ Orsi”
borbottò Quinn.
Okay,
d'accordo. Orsi. Orsi per la vittoria.
Rachel
le sorrise e le sistemò il fiocco del vestito, poi sciolse
Barnaby
dal palo e il cane celebrò come se fosse stato rinchiuso su
un'isola
deserta. Rachel si complimentò per quel pensiero -e accadeva
spesso,
perché insomma, era brillante- e diede il guinzaglio a
Quinn.
“ Portalo
con te. Se salta giù dal palco... mi occuperò io
di riprenderlo”.
Diavolo,
se Barnaby fosse saltato giù dal palco sarebbe stato un
problema
recuperarlo.
Quinn
annuì e gli accarezzò il capo, arrotolando il
guinzaglio alla mano.
Rachel le diede un ultimo bacio, indugiando sulle sue labbra.
Raggiunse gli altri e si sedette di fianco a Santana, Brittany e
Flappy. Rimase lontana da Flappy. Per quanto possibile. Se avesse
voluto attaccarla l'avrebbe fatto, non sarebbe riuscita a fermarlo.
Era
un'anatra piuttosto arrabbiata.
“ Oggi
parlerà della gioia di adottare gli animali, è
qui solo da tre
mesi, ma sa perfettamente come far innamorare gli animali di lei e
sì, anche lo staff” disse Barry dal palco e un
uccello si posò
sulla sua spalla.
Dio,
erano ovunque.
“ Diamo
il benvenuto a Quinn Fabray e al mostro Barnaby”.
Rachel
batté forte le mani e fischiò quando Quinn
salì gli scalini, o
meglio quando Barnaby la trascinò sul palco. Santana
fischiò a sua
volta e ovviamente terrorizzò l'anatra che
cominciò a muovere le
ali e a starnazzare come se qualcuno avesse acceso un fuoco.
Se
solo Rachel avesse avuto un accendino.
Quinn
sembrava piuttosto allarmata sopra il palco. Rachel lo capì
subito,
era terrorizzata. Distolse lo sguardo dall'anatra e lo puntò
sulla
ragazza. La bocca di Quinn si aprì leggermente, ma non
uscì nulla,
stava fissando la folla. Scosse la testa e guardò Rachel,
che le
sorrise esageratamente sporgendo le labbra.
Parole.
Usa le parole.
“ Ciao
a tutti!” salutò brillantemente Quinn,
aggrappandosi saldamente al
guinzaglio di Barnaby.
“ Yo!”
gridò Santana.
Rachel
roteò gli occhi, ma sorrise anche in gratitudine, quella era
la
famigliarità di cui aveva bisogno Quinn.
“ Gr-grazie
per essere venuti a sostenere il rifugio degli animali, anche se non
adotterete, ma guarderete solo gli animali. Il vostro supporto
significa molto”.
Quinn
prese un profondo respiro, torcendosi le mani. Aveva detto due frasi
e probabilmente era già esausta, si morse il labbro. Rachel
avrebbe
voluto farla parlare. Parlare di qualsiasi cosa. Orsi. Stegosauri.
Fiocchi d'avena.
Barnaby
saltò sulle zampe posteriori e puntò quelle
anteriori sullo stomaco
di Quinn, era probabilmente in cerca di cibo. Tutto quello che aveva
avuto per colazione era stato cibo per cani, il che era pazzesco.
Dov’erano i suoi waffle?
Quinn
lo spinse in giù e ridacchiò, visibilmente
rilassata mentre gli
accarezzava la testa.
“ Questo
è Barnaby, il mio secondo migliore amico. I suoi cibi
preferiti sono
Sugar Puffs e sciroppo d'acero e ama andare a nuotare nel lago in
pieno inverno, se l'acqua non è ghiacciata”.
Il
pubblico rise, probabilmente pensavano che Quinn stesse scherzando.
In realtà stava elencando la realtà dei fatti e
Rachel rise
nervosamente, perché quello poteva essere considerato
maltrattamento
di animale e non poteva essere arrestata.
Quinn
sbatté le palpebre esageratamente e batté qualche
volta il pugno
sul podio, pronta ad iniziare il suo breve discorso.
“ Il
volto di un cane... può cambiare la vita. Può
cambiare una mente...
una prospettiva. Può darti emozioni e conforto. In una
giornata
orribile, o sei in ritardo o hai bruciato i biscotti o semplicemente
la gente non ti parla... Un cane ci sarà. Un gatto. O
un'anatra”.
Quinn
fece una pausa e guardò Flappy affettuosamente.
“ E-e
non chiedono niente in cambio, tranne forse waffle e Sugar Puffs. Se
ne stanno lì con le orecchie alte, occhi fiduciosi, cuori
fedeli e
le loro anime. Ti ascoltano piangere, ridere, lamentarti e continuano
a tornare. E non cambiano. Le persone talvolta possono dire: Oh, oggi
voglio essere un gufo, i cani invece sono coerenti”.
Rachel
si perse, chiedendosi improvvisamente come potesse fare a
trasformarsi in un gufo, quel discorso era meraviglioso.
“ Gli
animali non capiscono perc-perché le persone dovrebbero
prendersi
cura di loro, amarli... o abbandonarli. La loro negligenza li fa
finire qui, se sono fortunati. E saranno costretti a stare in gabbia
tutti i giorni, sperando che qualcuno li adotti e li porti a casa con
loro”.
Quinn
fece una piccola pausa e accarezzò la testa di Barnaby.
“ Non
credo che sia divertente. Seduto in gabbia, in attesa che qualcuno ti
salvi. Voglio dire, so che non lo è. Sono cresciuta in un
orfanotrofio per otto anni, finché mia zia non mi ha
adottata. Anche
allora, non ero felice, o amata... o al sicuro. Questo
finché
Barnaby non è entrato nella mia vita”.
La
vista di Rachel cominciò a diventare sfuocata e
afferrò l'erba
sotto di lei per evitare di alzarsi in piedi, mostrando rumorosamente
e pubblicamente le sue emozioni. Santana continuava a ripetere che
pioveva. Solo sul suo volto e in nessun altro posto.
“ E
la prima conversazione che ho avuto con la mia fidanzata, il mio
primo amore, il mio unico amore, era su Barnaby. Poi si è
steso
sulla schiena e mi ha permesso di grattargli la pancia”.
Santana
aveva appena afferrato il braccio di Rachel per impedirle di correre
sul palco. Quinn sorrideva con i suoi brillanti occhi nocciola e la
fissò con amore, e Rachel si sentì
così fiera. Era sopraffatta.
Rimetti
insieme. Non era così semplice.
“ Barnaby
è stato un ponte fra di noi. Io no-non sono brava con la
gente e
lui... l'ha reso più semplice. Gli animali uniscono le
persone.
Vedono i colori in modo diverso, anche se, sarebbe interessante se
gli esseri umani potessero vedere in bianco e nero, ma-”
Quinn
perse il filo del discorso per un momento, mentre osservava la folla.
Anche Rachel l'aveva perso. Da tempo ormai. C'era solo Quinn nella
sua testa, questo finché Barnaby non provò a
saltare giù dal palco
e la ragazza lo tirò verso di lei.
“ E,
um” Quinn sbatté di nuovo gli occhi.
“Forse gli animali non ci
rendono così felici quando mangiano i nostri lettori dvd o
inondano
la nostra cucina... ma lo fanno. Quando avete bisogno di un viso
felice, loro ci sono”.
Rachel
si era persa cinque minuti prima. Quinn la stava facendo innamorare
di Barnaby e non andava bene. Non poteva innamorarsi del suo cane.
Dio, ora voleva adottare tutti quei cani. Tutti. Portarli
tutti a casa.
“ Teoricamente,
Barnaby appartiene alla mia ragazza, Rachel”.
“ Si,
come no!” urlò Santana e si sporse verso Rachel,
cercando di
mantenere una certa distanza dall'anatra infuriata fra le braccia di
Brittany.
Quinn
sorrise. “Rachel è la più gentile,
premurosa e amorevole donna
che io conosca e insieme abbiamo adottato altri tre animali. Lei li
chiama: il demone, l'orso polare e Jelly Bean...e in un certo senso
lo sono. Ma lor-loro sono la nostra famiglia”.
Rachel
si chiese che cosa il demone stesse distruggendo in quello stesso
momento.
“ Spero
solo che alcuni di voi, o tutti voi, darete una possibilità
a uno di
loro. Solo una possibilità. Non vi deluderanno, vi ameranno
e
sorrideranno per tutto il tempo in cui vivranno”.
Pssht.
Flappy non sembrava d'accordo con quelle parole.
“ Quindi
grazie di essere venuti. E se vi piacciono gli animali, vi suggerisco
di visitare gli zoo. È possibile sedersi ad osservare gli
orsi
polari a Central Park oppure i leoni nel Bronx. Oh e-e lo zoo del
Bronx ha anche le zebre. E gli elefanti”.
E
gli elefanti. Elefanti era l'ultima parola del discorso e Quinn
trascinò Barnaby verso le scale, mentre il pubblico
applaudiva.
La
folla intorno a lei cominciò a disperdersi andando a
guardare gli
animali, Rachel si diresse verso il palco e si incontrarono a
metà
strada.
“ È
stato perfetto!” strillò Rachel, saltandole fra le
braccia per
baciarla.
Quinn
sorrise nel bacio e le orecchie le divennero rosse. “Tu
pen-tu
pensi che abbiano ascoltato?”
“ Oh
mio Dio, bear, hai fatto piangere Santana. Hanno ascoltato, hai
toccato un sacco di cuori, piccola”.
Quinn
si morse il labbro inferiore. Sembrava eccitata. Oh oh.
“ Ho
qualcosa da mostrarti” dichiarò, prendendo la mano
di Rachel.
Si
fecero strada fra la folla e finirono nella sezione dei gatti.
Merda.
Quinn
si fece da parte in modo che Rachel potesse vedere la gabbia che
aveva davanti e Rachel fece un passo avanti, esitante. Quinn si morse
il labbro, sembrava speranzosa, occhi brillanti e sorriso.
All'interno
della gabbia, c'erano due dei più grandi gatti che Rachel
avesse mai
visto. Erano delle bestie. Rachel lesse le targhette. Quello grande
bianco era una femmina di nome Butter.
Burro.
Come si poteva essere qualcosa di diverso, se non un obeso gatto, se
ti chiamavi così?
Butter
aveva gli occhi di colore diverso. Uno blu e uno giallo. Il suo
compagno era una palla di pelo grigio di nome George. A quanto pareva
erano stati abbandonati, malnutriti e lasciati morire di fame,
avevano compensato diventando enormi.
“ Quinn”
Rachel non sapeva cosa dire.
Potevano
quei due gatti stare in un trasportino? Oh Dio e nel loro
appartamento?
“ Little
bear” sussurrò Quinn fissandola.
Rachel
la guardò, poi spostò sui gatti. Sembravano
giocosi. Avevano la
circonferenza delle palle che Rachel usava per fare yoga, ma erano
giocosi.
Rachel
sospirò e lasciò cadere la fronte sul petto di
Quinn con un
sorriso. “Bisogna metterli a dieta”.
Quinn
fece un rumore eccitato che le partiva dalla gola e
abbracciò
ermeticamente Rachel. Barnaby fece un verso quando Butter lo
colpì
sul naso.
“ Mi
prenderò cura di loro” promise Quinn.
E
così fu. Divennero sei. Rachel aveva guadagnato quattro
animali in
quattro mesi, più un big bear di nome Quinn che necessitava
di
essere alimentato quotidianamente.
Rachel
rise nel petto di Quinn. Era tutto come doveva essere.
______________________
NoteTraduttrice
Eccomi
qui, mi scuso ancora per il ritardo, forse il mercoledì non
era il
giusto giorno, quindi direi che possiamo fare così, il
giorno
oscilla fra mercoledì e giovedì XD
perché sono sempre super busy e
sto provando davvero, poi sto cambiando lavoro e tutto un gran
casino. Ma non vi abbandono!!
Ci
si vede settimana prossima!
|
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Capitolo 22 *** And my own two hands will comfort you ***
Just off The Key
Of Reason
Capitolo
22
And
my own two hands will comfort you
Rachel
si stava rendendo conto di un sacco di cose riguardanti la sua auto,
cose di cui non avrebbe dovuto rendersi conto solo in quel momento,
con Quinn che guidava con cautela in un parcheggio semi vuoto nella
periferia della città. Non sapeva come si facessero le
segnalazioni
luminose di pericolo. O come azzerare il contachilometri, o aprire il
cofano, o modificare le impostazioni del suo stesso stereo.
Non
era nemmeno sicura di come si reclinasse il proprio sedile.
Avrebbe
dovuto saperle. Quinn le sapeva.
Quinn che si era letta il manuale non appena Rachel le aveva detto
che le avrebbe dato lezioni e ora guidava come una professionista. In
realtà era Rachel che stava imparando da lei.
Rachel
stava provando a muovere il proprio sedile, senza farsi notare da
Quinn, in modo da non avere la schiena così dritta.
Riuscì nel suo
intento e si sistemò meglio, guardando fuori dal finestrino
ed
ignorando la faccia divertita di Quinn.
Sì,
era ovvio che l'avrebbe vista. Shhh, era la sua cazzo di macchina
quella.
Rachel
non riusciva ad immaginare un solo scenario dove Quinn avrebbe dovuto
guidare in città, ma non importava. Era divertente. E Quinn
aveva
bisogno di un altro documento di riconoscimento visto che avrebbe
cominciato l'università in una settimana.
Una
sola settimana. Avevano comprato i libri di testo quella mattina e
Rachel stava ancora cercando di farsi entrare in testa, come fosse
possibile che un libro di chimica generale potesse costate duecento
cazzo di dollari. Era come se Quinn stesse pagando per il suo tragico
destino.
Anche
se non era un tragico destino per Quinn. Era l'inizio del suo
destino, ed erano entrambe molto eccitate.
“ Vuoi
provare a fare un parcheggio parallelo, Quinn?”
Rachel
era in ansia, era sempre stata un disastro con i parcheggi paralleli,
aveva distrutto il retro di due macchine e sbattuto contro un
lampione prima di arrivare a quella conclusione otto anni prima.
“ Non
mi piace il tuo deodorante per la macchina, Rachel.”
dichiarò
Quinn senza mezzi termini invece di risponderle.
Rachel
aggrottò le sopracciglia, fissandola per un lungo momento,
prima di
darle una spallata. “A me sì, è al
gusto di foresta tropicale, è
stimolante”.
Quinn
la guardò con un sorriso suggestivo, occhi nocciola
brillanti,
Rachel sbuffò e le diede un'altra spallata, più
forte questa volta.
Quinn lasciò andare il volante, si chinò verso il
bracciolo e le
baciò una guancia.
“ Quinn
fai attenzione! Sbanderemo a sinistra, finiremo in strada, moriremo e
non vedrai mai più i tuoi animali!”
Quinn
gemette e le sbatté un dito sul braccio, sporgendosi
ulteriormente,
Rachel sospirò e si morse le labbra per non ridere. Si
sporse verso
la guancia di Quinn e le depositò un bacio, accarezzandole i
capelli
biondi.
Quinn
sorrise felice. “Grazie”.
Rachel
sorrise e la guardò dirigersi verso la strada, pronta per il
parcheggio. Non era propriamente sicura di essere la persona giusta
per insegnarglielo.
“ Che
tipo di deodorante vorresti?” chiese Rachel.
La
foresta tropicale era piuttosto soffocante. E nauseante. In
realtà
Rachel l'aveva comprato per coprire l'odore del vomito di Barnaby.
Non avrebbe funzionato molto se fosse stata Quinn a vomitare a sua
volta.
Quinn
girò il volante ed indietreggiò, guardando Rachel
distrattamente.
Quello non era il momento migliore per una conversazione.
“ Uhm,
tu. Voglio dire- è quello che mi piace”
guardò l'albero dietro di
lei e continuò a tenere le mani sul volante. “Ma
voglio che la mia
auto profumi di te, s-se mai avrò un auto mia”.
Beh,
era strano, molto, ma dolce. Rachel si chiese se potesse davvero
imbottigliare il suo profumo. Era una stella, la gente probabilmente
l'avrebbe acquistato nella speranza di assorbire parte del suo
talento.
“ O
biscotti al burro d'arachide. O zucchero. O biscotti al cioccolato.
O-”
Rachel
sorrise. “Esistono in realtà”.
Quinn
sbatté contro il marciapiede e guardò Rachel con
occhi luminosi,
ignorando il terrore nei suoi occhi. “Lì
fanno?”
Rachel
afferrò la maniglia e il cruscotto nervosamente.
“Si, lì fanno...
piccola, concentrati, okay?”
Certo,
era stata Rachel ad averla distratta... Ma era Quinn che stava per
sbattere con la sua Audi contro un palo o finire nella vetrina della
lavanderia a lato.
Quinn
si concentrò di nuovo sul parcheggio e Rachel le
accarezzò la
coscia dandole un bacio quando finì. Erano storte e Rachel
era quasi
del tutto sicura che una delle ruote fosse sul marciapiede, ma non
aveva messo sotto nessuno, o colpito un palo e nemmeno sfondato una
vetrina.
Quindi,
era stato un successo.
****
Butter
e George stavano perdendo piano piano peso, ma erano ancora in grado
di farle mancare il respiro quando si gettavano sullo stomaco di
Rachel la mattina. Quella mattina, lei rotolò semplicemente
nel
posto vuoto del letto e gemette, quando cominciarono a miagolare in
cerca di cibo.
Erano
gli animali più rumorosi che avesse mai sentito.
Anche
se Quinn gli dava da mangiare prima di andare a lavoro, non ne
avevano mai abbastanza. Quinn probabilmente stava facendo molta
fatica, non dandogli da mangiare Cap'n Crunch e bacon o qualunque
altra schifezza era solita dare a Jelly.
Rachel
si mise a sedere sul letto e si stiracchiò, ma poi si stese
di
nuovo, abbracciando Pooh e il cuscino della carica dei 101 di Quinn,
prendendo un respiro dell'odore di orsetti gommosi. Poi Butter si
sedette sul suo volto e fu costretta ad alzarsi a sedere.
Notò
Barnaby accucciato accanto a Pongo, il che era strano, solitamente il
cuscino di Quinn era il suo posto preferito e Cornelius le
passò la
coda sulle gambe, ma non la seguì quando lei lo
oltrepassò. Rachel
diede da mangiare ai gatti mentre preparava il caffé, prima
di
tornare in camera a vestirsi.
Barnaby
non si era mosso. Cornelius non si era mosso. Pongo non aveva nemmeno
aperto gli occhi.
Oh
merda. No.
“ Pongo”
disse piano Rachel dalla porta.
Infine
Barnaby e Cornelius la raggiunsero, trotterellando fra le sue gambe,
ma la soffice palla bianca non si mosse.
Oh
no. Oh no. Merda.
Rachel
si inginocchiò davanti a Pongo, le bruciavano già
gli occhi e
seppellì la mano nella sua pelliccia, scuotendolo.
“ Po”
disse a voce più alta.
Non si
mosse. Rachel si sedette suoi talloni e si lasciò sfuggire
un
respiro tremante, il cuore stretto in una morsa. Si prese il volto
fra le mani, finché Barnaby e Cornelius non la raggiunsero
per darle
un po' d'amore.
Cosa
doveva fare? Chiamare Quinn? Oddio.
Rachel
passò la mano nella pelliccia folta un paio di volte, poi
gli baciò
la testa e si diresse in salotto per chiamare Puck. Fece un paio di
respiri profondi cercando di combattere le lacrime.
“ Ehi,
piccola, che succede?” disse Puck vivacemente.
Rachel
poteva sentire le urla in sottofondo. Non ricordava nemmeno l'ultima
volta che era stata al telefono con uno dei suoi amici, senza sentire
qualcuno urlare in sottofondo.
Persone
o animali. Qualcuno era sempre indignato.
“ Noah”
disse Rachel piano.
“ Rachel?
C'è qualcosa che non va?”
“ Pongo
è morto... Puoi venire qui e-”
Puck
la interruppe immediatamente e il forte rumore in sottofondo si
spense. “Oh Dio, Rachel, si. Sono già per strada.
Quinn sta bene?”
Rachel
chiuse gli occhi. “Sarà a casa per la pausa pranzo
fra mezz'ora.
Pensi che-dovrei lasciarglielo vedere?”
Puck
rimase in silenzio per un lungo momento, poi sospirò.
“Si,
assolutamente sì. Voglio dire, non è una persona,
è sempre uguale,
no?”
Rachel
immaginò la grande palla di pelo bianco e
cominciò a piangere. “Sì”
disse fra i singhiozzi, sedendosi sul divano e strofinandosi gli
occhi.
“ Ehi,
arrivo il prima possibile, okay?” disse piano Puck.
“ Sì,
Noah, grazie” annuì Rachel.
“ Nessun
problema, piccola”.
Quando
Rachel riattaccò, si asciugò le lacrime e si
diresse in bagno a
lavarsi la faccia. Cercò di rendere Pongo presentabile,
anche se non
ne aveva bisogno, perché sembrava stesse dormendo. Diede a
Barnaby
un waffle e a Cornelius un po' di Sugar Puff perché erano
dei bravi
cani e lei li amava tanto.
Così
tanto. Gli avrebbe dato da mangiare un sacco di quelle cose se glielo
avessero chiesto.
Non
sapeva cosa fare.
Sentì
Quinn entrare dalla porta, uno scatolo di ciambelle fra le mani e un
sorriso luminoso, che si spense non appena vide lo sguardo di Rachel.
“ Rachel
c'è qualcosa che non va? Cosa è
successo?” chiese Quinn
dolcemente, lasciando cadere le ciambelle sul bancone e correndo ad
abbracciarla.
Era
esattamente quello di cui aveva bisogno.
“ Si
tratta di Pongo, piccola” disse con calma.
Quelle
parole era tutto ciò di cui aveva bisogno, non c'era altro
d'aggiungere. Quinn cercò i suoi occhi per un minuto e
Rachel li
vide riempirsi di lacrime, poi fece un passo indietro e
cercò per
l'appartamento. Quando si voltò confusa verso di Rachel, lei
le
prese la mano e la guidò in camera da letto.
Quinn
gemette quando vide Pongo, ma rimase composta e strinse la mano di
Rachel, poi si sedette a gambe incrociate davanti a lui, passandogli
le mani nella pelliccia. Rachel si sedette accanto a lei e vide che
Quinn non stava facendo nessun rumore.
Sentì
Puck entrare dalla porta, quindi baciò la testa di Quinn e
si alzò
per andare a salutarlo. Sembrava triste. Più triste di
quanto Rachel
l'avesse mai visto e aveva portato con lui Santana, Brittany e Kurt.
Brittany
piangeva. Kurt aveva portato dei fiori.
E
avevano visto Pongo solo due volte.
“ Dove
vuoi seppellirlo, piccola?” chiese Rachel una volta che tutti
i
loro amici le avevano strette in un abbraccio.
Erano
tutti in cucina con un sacchetto di vermicelli gommosi, Puck aveva
avvolto Pongo in una coperta e l'aveva portato sul retro del suo
camion. Santana stava facendo una ricerca suoi luoghi dove si
potevano seppellire dei corpi e Rachel si meravigliò che non
lo
sapesse già.
“Da
qualche parte... fu-fuori città” rispose Quinn
tirando su col
naso. Rachel allungò una mano e le accarezzò la
testa.
Kurt
le mise una mano sulla spalla e lei si voltò a guardarlo.
“La
famiglia di Blaine ha un posto in New Jersey. Ci sono un sacco di
campi e api e sua madre ha già dato il consenso... voglio
dire, è
solo a due ore di distanza, ma...” scrollò le
spalle e guardò
Quinn negli occhi.
“ Ci
sono un sacco di alberi?” chiese Quinn e Kurt
annuì.
Quinn
sospirò e fissò Rachel allungandosi a toglierle
un residuo di
lacrime dagli occhi. Rachel le picchiettò il naso
amorevolmente e
Quinn sorrise.
“ Okay”.
La il
posto era in realtà molto bello. Non era un grande campo
aperto con
margherite, uno stagno, arcobaleni e unicorni che trotterellavano
allegramente, ma era bello. Quinn disse che a Pongo sarebbe andato
bene.
Era
semplicemente un cane.
Il
loro cane.
Quinn
era seduta sull'erba con Rachel, mentre Puck e Blaine scavavano una
buca vicino ad un albero e rimase così anche quando
appoggiarono
Pongo nella buca, afferrando stretta la mano di Rachel.
“ Vuoi
dire qualcosa, bear?” chiese Rachel nell'orecchio di Quinn.
Quinn
scosse la testa, alzò lo sguardo verso Brittany che si era
avvicinata per accucciarsi vicino a loro, le prese delicatamente la
mano.
“ Ehi,
Quinn, posso dire qualcosa io per Pongo? Lo so che... l'ho incontrato
due volte, ma mi piaceva”.
Quinn
fissò gli occhi azzurri di Brittany e annuì
lentamente, la ragazza
si alzò in piedi e diede la mano di Quinn a Santana
così che
potesse stringerla.
Brittany
si schiarì la gola. “Pongo sembrava un pupazzo di
neve”.
Beh,
era una bella frase d'apertura e fece ridere Quinn.
“Era
un pupazzo di neve felice. Queste ultime settimane sono state molto
belle per lui. Insomma ha potuto dormire in un appartamento caldo con
altri due cani e un branco di gatti”. Brittany
indicò Barnaby e
Cornelius, che erano stati legati ad un albero, che cominciarono a
tirare il guinzaglio quando videro che li stava additando.
“ Ed
è stato nutrito con vermicelli gommosi e crocchette di
pollo”.
Rachel
si rivolse a Quinn. Non era a conoscenza di quel particolare, i
vermicelli gommosi erano pressoché sacri. Erano solo per
Quinn e
Rachel ogni tanto. Nemmeno Barnaby e Seal ne avevano mai avuti
alcuni. Quinn sorrise arrossendo e Rachel le diede una piccola
gomitata sulle costole.
“ Non
poteva camminare molto bene, ma era impressionante. Assolutamente
incredibile. Insomma, ho provato ad insegnare a Flappy alcuni
trucchi, ma si è arrabbiata e -”
“ Britt!
Britt, vai avanti” disse Santana agitando la mano e
stringendo la
mano di Quinn in segno di scusa.
“ Oh,
um... Pongo il pupazzo di neve che non sarà mai
dimenticato”.
Brittany si
piegò e sistemò alcuni fiori sul cumulo di
terra, vicino alla roccia dove Blaine aveva inciso: Po.
Rachel
sperò che i prossimi proprietari non pensassero che c'era un
Teletubby sepolto in giardino.
Rachel
diede un altro abbraccio a Quinn e si tolsero a vicenda la terra dai
vestiti quando si alzarono.
“ Gli
piacerà qui” disse Quinn con un piccolo sorriso,
tirando Rachel
contro il suo fianco e baciandole la testa.
Rachel
annuì, poteva vedere tutti gli alberi e le api di cui Kurt
aveva
parlato. Poi si rese conto che c'erano api e strillò e si
strinse a
Quinn. Barnaby era stato punto sul naso una volta ed era diventato
quasi un clown.
Almeno
Rachel era in grado di far ridere Quinn.
Barnaby
fu il primo a salire sul camioncino di Puck. Cornelius invece aveva
preso a correre in giro, anche quando tutti erano ai loro posti e
Rachel aveva dovuto chiamarlo un paio di volte perché li
raggiungesse.
Quinn
controllò che nessun ape le avesse seguite all'interno
dell'abitacolo. A quegli insetti piaceva salire a bordo di nascosto e
mettersi in agguato, aspettando che fossero ad ottanta chilometri
orari in autostrada prima di pungerli, facendoli impazzire e
schiantare. Era un piano astuto, Rachel ammirava quegli insetti.
Quinn
finì il controllo e diede a Rachel un dolce bacio, prima di
guardare
fuori dal finestrino, giocherellando con il collare di Pongo.
“ Probabilmente
è una nuvola adesso” disse Quinn con un sorriso
dopo qualche
minuto, senza staccare gli occhi dal cielo.
Rachel
appoggiò la testa sulla sua spalla e annuì.
Certo
che era diventato una nuvola. La loro enorme e soffice balla bianca.
*****
“Gli
orsi polari possono nuotare per sessanta miglia all'ora senza
riposarsi” dichiarò casualmente Quinn, con gli
occhi luminosi
mentre attraversavano il cancello dello zoo del Bronx.
Rachel
sorrise. “Possono?”
Quinn
annuì eccitata e afferrò la mappa, la
studiò per un minuto buono,
pensierosa e poi indicò con un sorriso i leoni.
“ Dove
vuoi, Quinn, questi sono i tuoi futuri pazienti”.
Probabilmente
non proprio quelli, ma non importava, avrebbe lavorato in uno zoo.
Quinn
si paralizzò come se lo avesse appena realizzato,
guardò la mappa e
poi Rachel. Rachel sollevò un sopracciglio.
Non
voleva passare tutto il giorno allo zoo. Quinn però aveva
bisogno di
un po' di incoraggiamento e Rachel aveva sentito il bisogno di
passeggiare per sei ore consecutive nei suoi scomodi stivali e per di
più Cornelius aveva cominciato ad ululare come se fosse il
cane più
solo della terra.
Aveva
fatto diventare Quinn triste. Aveva fatto diventare Rachel triste.
Aveva indignato i vicini.
Inoltre,
Rachel era lì perché voleva vedere la lingua
lunga delle giraffe.
Quinn
si chinò spontaneamente e la baciò, poi le prese
la mano e si
avvivarono. Okay, bene, stavano per andare dai leoni.
“ E
gli elefanti non possono saltare” dichiarò Quinn
come se stesse
finendo un discorso, anche se in realtà era uscito dal
nulla.
Attirò
l'attenzione di Rachel che si era spostata su delle tigri, mentre si
chiedeva se sarebbe stata in grado di cavalcarne una se fosse stata
addomesticata.
Si,
stronzo, sto cavalcando una tigre, qualche problema?
“ Non
credo” rispose Rachel, scuotendo la testa.
Certo
che ci credeva, era Quinn, ma le piaceva stuzzicarla, la sua
fidanzata era molto sulla difensiva quando si trattava di parlare di
animali. Forse anche un po' egocentrica. Sapeva tutto.
Quinn
si fermò voltandosi ad affrontare Rachel, la
fissò con occhi seri.
“Non mi credi?”
Rachel
si morse la lingua. “No”.
Vide
le dita diventare immediatamente irrequiete, occhi che guizzavano e
la mascella testa.
“ So-sono
gl-gli unici animali che non possono saltare. Hanno le ossa come
tutti gli altri, m-ma so-sono gli animali più pesanti del
mondo.
Lor-loro no-n-”
Rachel
le mise una mano sulle labbra con un sorriso e Quinn prese un
profondo respiro.
Dio,
era una cucciola eccitabile.
“ Sai,
puoi portare una mucca su per le scale, ma non sarai in grado di
riportarla giù”.
Aspetta,
cosa? Rachel si era forse persa un pezzo della conversazione?
Quinn
continuò inaspettatamente. “Per gli elefanti,
è la dimensione del
corpo. Per le mucche è la costituzione delle loro gambe. Sai
le
articolazioni, le ossa e in più la pigrizia.
Cioè, potrebbero, se
volessero. Penso che se una mucca si trovasse al piano superiore di
una casa in fiamme, sarebbe in grado di scendere le scale senza
bisogno di saltare dalla finestra”.
Santa
Madre di Dio, di che diavolo stava parlando Quinn? Mucche che
saltavano da edifici in fiamme? Rachel si limitò a sbattere
le
palpebre. L'ultima cosa che ricordava era che Quinn le aveva detto
che gli elefanti non potevano saltare, si sentiva un po' persa.
Come
una mucca incastrata al piano superiore.
Chi
diavolo portava una mucca al secondo piano?
“ Allora,
mi credi, vero?” chiese Quinn con gli occhi luccicanti.
Beh,
al momento Rachel non aveva idea in cosa credere, così
scosse la
testa e sorrise. “No”.
Il
viso di Quinn si sgretolò e scosse la testa furiosamente,
sospirò
esageratamente e Rachel sorrise quando le vide le orecchie diventare
rosse.
“ Rachel”
si lamentò.
Rachel
rise e le scompigliò i capelli, toccandole il naso quando
tornò
verso il volto, perché sapeva che a Quinn piaceva sfuggirle.
“ Sei
ridicola, bear” le disse con un sorriso.
Quinn
non stava ascoltando, semplicemente andò avanti, verso la
gabbia.
Quinn osservò i leoni dormire per mezz'ora prima di
dirigersi verso
le zebre e le giraffe. Rachel guardò approfonditamente la
lingua
della giraffa.
Quinn
si fermò nuovamente quando vide gli orsi polari,
gonfiò le guancie
come faceva quando era triste e si lasciò cadere su una
delle
panchine guardandoli mangiare carote. Avevano carote nella regione
artica? Rachel non ne aveva idea.
Si
sedette sulla panchina al suo fianco, reprimendo un sospiro di
sollievo e abbracciò Quinn stretta.
“ A
cosa stai pensando?” le domandò, baciandole la
tempia.
Rachel
si stava preparando ad una risposta tipo: “se un orso e uno
squalo
si trovassero a combattere, chi vincerebbe?” o qualcosa
“mi manca
Pongo”.
Rachel
era ancora fissa sull'argomento delle mucche in fiamme. Mucche che
facevano esercitazioni antincendio. Mucche che correvano, saltavano
dalle finestre e rotolavano.
Oh
Dio.
“ Sono
una buona amica?” chiese Quinn, con gli occhi fissi sugli
orsi.
Rachel
la guardò sorpresa. “Quinn, tu sei un'amica
fantastica!”
Quinn
si voltò. “Voglio dire... lor-Santana e Britt e
Puck e Kurt, sono
mie amici, vero?”
Rachel
si tese mentre ascoltava. “Certo che sì, ti
amano”.
Quinn
si morse il labbro “Ma... sono una buona amica per loro? Io
n-no-non ho mai avuto amici prima e sono stati cosi gentili ieri, e
io vo-voglio...”
Quinn
arricciò il volto e Rachel la fissò dolcemente.
“ Quinn,
tu sei la migliore amica che si possa desiderare” le disse.
“Sei
onesta, disponibile, leale e amabile e non porti rane morte negli
appartamenti dei tuoi amici mettendole sul bancone della cucina, non
mangi tutti i cereali delle persone e non parli di serial killer a
cena”.
Quinn
rise e Rachel le diede una piccola spallata. Non avrebbe cambiato i
suoi amici per nulla al mondo, ma avrebbe volentieri voluto avere un
telecomando per spegnere alcuni dei loro comportamenti ogni tanto.
Le
venne in mente un collare che dava l'elettroshock.
“ Fai
i biscotti per tutti loro” continuò Rachel,
accarezzandole la
coscia. “E fai sempre le loro cose preferite. Hai fatto
l'avena
all'uva per Kurt anche se non ti piace. Puck beve più latte
con il
cioccolato che birra. Un gran lavoro, no? Sanno che li ami,
Quinn”.
Quinn
arrossì e appoggiò la testa sulla spalla di
Rachel. “Grazie”.
Rachel
sorrise. “Ti amo”.
Quinn
non disse nulla, Rachel non riusciva a vedere il suo volto,
così si
scostò per poterla vedere.
“ Dillo,
bear” chiese con un sorriso, poteva vedere le labbra di Quinn
atteggiate in ghigno. “Quinn andremo via immediatamente e non
torneremo mai più se non lo dici”.
Pfff,
certo come no.
Quinn
scosse la testa sulla sua spalla. “No, grazie”.
Rachel
sbuffò e avvolse un braccio attorno alla testa di Quinn,
baciandole
i capelli scombinati. Quinn alzò lo sguardo per fissarla,
Rachel
inarcò le sopracciglia, attendendo.
“ Ti
amo anch'io. Ti amo tanto” mormorò Quinn.
Rachel
toccò il naso di Quinn e le sorrise.
Non
era poi così difficile, era la cosa più facile
del mondo.
______________________
NoteTraduttrice
Mi
scuso innanzitutto per la settimana di pausa che mi sono presa, ma se
siete fan di the 100, potete capire come mi sentivo. Ero già
in
ritardo e avrei pubblicato venerdì, ma mi mancava l'ultimo
paragrafo, ma ho passato tutto il giorno a fissare il vuoto e a
disperarmi con le mie compari su telegram.
Ieri
avrei dovuto pubblicare, ma ho lavorato tipo sino alle 10 (stendiamo
un velo pietoso) e sono svenuta nel letto, quindi vi chiedo scusa.
Ora che il lutto c'è, ma sta un po' passando, si
ritornerà alla
pubblicazione settimanale.
See
you next week!
ManuKaikan
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